***Assurdamente Noi***

di Danielle Johnson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Qualcosa di nuovo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Quando meno te lo aspetti... ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Tornerò ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Lui ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Quando Torna L'Amore ***



Capitolo 1
*** Prologo - Qualcosa di nuovo ***


***Assurdamente Noi***

Eccoci, trasportati dalla follia del momento, trasportati dal nostro sbagliato amore, perchè così non può andare, non può davvero succedere, non a noi, noi amici, noi inseparabili, noi innamorati...
Non mi interessa tutto questo, volevo vivermi questo momento e lo sto facendo, da persona grande, da persona adulta che sa ciò che le spetta, quello a cui sta andando incontro, che non sa quanti problemi la scelta che in quel momento sta facendo le causerà...

Prologo

Era una giornata normale, almeno per me e la mia vita monotona, un normalissimo sole d'estate che veniva attraversato
ogni tanto da qualche nube bianca come il latte, e lì ripensai a quella volta che a casa di mia nonna io e Jay ci divertivamo
ad immaginare la forma delle nuvole, certo, era successo qualche anno prima, ma era sempre bello rivivere i ricordi, soprattutto
se quei ricordi mi facevano tornare in mente lui.
Jay era un ragazzo col viso da diavolo, come amavo chiamarlo.
I lineamenti erano un po' spigolosi e gli conferivano un aria matura nonostante i 18 anni appena compiuti, la sua pelle era diafana,
i capelli castani avevano un'aria curatissima ma spettinata e i suoi occhi erano di un verde brillante, molto chiaro e ben visibile
anche da una distanza notevole... per non parlare poi del suo fisico da urlo!
Ma non era questo che mi aveva conquistata, anzi, prima di conoscerlo realmente lo consideravo perfino un ragazzo superficiale e
privo di principi... e poi... e poi mia sorella si era fidanzata con suo fratello rendendoci praticamente costretti a conoscerci.
INIZIO FLASHBACK
"Ciao" dissi sbuffando, non mi piaceva affatto quella situazione.
"Ehi, che sorpresa... Quindi siamo praticamente imparentati" disse alzando un sopracciglio, non si aspettava di vedere me
"Decisamente inopportuno" concordai con il suo sguardo, ovviamente sapeva che lo consideravo ripugnante, non l'avevo mai nascosto
nonostante ci fossimo parlati appena due volte.
"Già, orribile" disse, intuendo il mio finto sarcasmo.
"Oh taci, razza di scemo, non ho chiesto io questa maledetta situazione!" dissi, stava facendo la parte dell'indifeso, del cucciolo da curare.
"Perchè non provi a trattarmi civilmente una volta tanto? Si può sapere perchè sei tanto ostinata nei miei confronti?" mi chiese,
la nostra conversazione stava predendo una piega inaspettata.
"Vediamo se riesco a rinfrescare la tua memoria: Olly" risposi, mi accorsi subito che il suo sguardo, a quel nome, si fece strano,
ma non lo conoscevo abbastanza per giudicare da cosa era dovuto.
"Ah, la tua amica... Lo sapevo che eri una ragazza piena di pregiudizi" mi disse facendomi arrabbiare ancora di più.
"Tu non sei da meno" con lui era facile controbattere, se fosse stata un'altra persona probabilmente mi sarei curata di rispondere un
po' meno a tono, ma lui, dal mio punto di vista, meritava di essere attaccato.
"No, infatti, ma almeno io non ti critico... Anzi..." stava per dire qualcosa ma lo fermai.
"Sei solo un deficiente!" commentai.
"Lo so... Ora per favore possiamo ricominciare da capo?"la sua espressione era indecifrabile, la sua mano tesa era verso di me,
ma come? Io lo attaccavo e lui voleva essermi amico? Non riuscivo a capirlo...
"Non ci penso minimamente... Ho le mie idee su di te e mi rifiuto di esserti amica" per l'ennesima volta lui s'incupì per poi
riportare la mano sulla gamba.
"Ero innamorato di Olly" bisbigliò con un tono di voce appena percettibile, possibile che fosse vero?
Decisi di concedergli il beneficio del dubbio, al riguardo, ma ciò scatenò una mia reazione rabbiosa, Olly era la mia migliore amica e
era uscita distrutta dalla loro rottura.
"Ma questo non ti ha impedito di spezzarle il cuore, vero?" chiesi, se fossi stata in lui mi sarei data uno schiaffo, infondo io ne sapevo
ben poco di come era finita tra loro.
"Spezzarle il cuore?" mi chiese alzando un sopracciglio, la sua espressione da angelo indifeso mi calmò.
"Esatto, l'hai lasciata..." bisbigliai frastornata, perchè il mio cuore aveva appena fatto un gesto che non avrebbe dovuto fare.
"L'ho lasciata perchè mi tradiva con il mio migliore amico" mi spiegò, la ferita era ancora aperta, e si vedeva bene,
eppure erano passati mesi da quando si erano lasciati.
"Ehhh? Non ci posso credere!" esclamai, ecco perchè Olly aveva sempre evitato quel discorso...
"Credici, d'accordo?" disse sorridendo della mia espressione decisamente buffa.
"Ok, ricominciamo da capo... Io sono Dany" stavolta fui io a tendere la mano, sorridente.
"Eh no... Mi devi delle scuse... Ho le mie idee su di te e mi rifiuto di esserti amico" mi rinfacciò,
io sorrisi facendo una linguaccia e lui tese la mano stringendo la mia "Jay" disse in un soffio...
FINE FLASHBACK

Ma questo era successo tre anni prima, ormai io e Jay eravamo inseparabili, ci potevamo dire tutto,
un rapporto che con altri o altre non avevo mai avuto. Le nostre famiglie ci consideravano una coppia sicura, che aspettava solo una conferma ufficiale,
ma ogni volta che qualcuno ci chiedeva se stavamo insieme noi precisavamo che eravamo amici e nient'altro.
Mi chiedevo sempre se lui mi considerasse effettivamente solo un'amica e quel giorno ne ebbi la conferma.
Ero sul terrazzo di casa mia a godermi gli ultimi giorni dell'estate, appena un mese dopo sarebbe ricominciata la scuola e
non avrei avuto neppure un attimo per me... Quindi perchè sprecare così il tempo?
Il citofono in terrazzo, collegato con quello di casa, squillò, e fui costretta a rispondere.
"Si?"
"Sono io" era lui, come non riconoscere la sua voce?
"Sono in terrazzo, vieni qui?" chiesi
"No, meglio in casa" mi disse, aveva quel tono grave che così poche volte avevo sentito che mi mise in stato di preoccupazione.
Aprii e scesi le scale, arrivando in salotto dove c'era lui ad aspettarmi. La sua faccia, solitamente perfetta, era decisamente... da pugile!
"Ma che diavolo...?"
"Niente ramanzine, per favore..."
"Ivan?" chiesi, a giudicare dal sopracciglio rotto e lo zigomo arrossato si erano presi a pugni... e non solo!
"Sì, è successo" mi rispose comminando verso la mia camera e sedendosi sul letto
"Oh" notò la mia faccia triste ma non disse niente, pensando che ero triste per lui. Era stato con Alice, Ivan li aveva scoperti...
"Non fare quella faccia" mi disse accennando un sorriso, pessima mossa, una smorfia di dolore affiorò sul suo viso.
"Non faccio assolutamente nessuna faccia... Ringrazia che sei ancora tutto intero, si può sapere che ti salta in mente? Ivan ha quasi 10 anni in più di te!"
"Ha anche il cervello di una gallina, se è per questo..." cominciò, lo zittai io con un gesto
"Vado a prendere la cassetta del pronto soccorso, tu intanto spogliati..." gli dissi, avevo notato che zoppicava, nulla sfuggeva al mio occhio critico
"Guarda che ti prendo in parola, eh..."
"...Scemo!"urlai, dal bagno. Quando tornai in camera lui aveva solo i boxer, ero abituata a vederlo così,
in fondo era capitato di dormire insieme, ma a quei tempi rifiutavo di essere così presa da lui...
Invece da un po' di tempo l'avevo accettato... Ed ero imbarazzatissima!
Mi avvicinai noncurante del suo sorriso malizioso e diedi un occhiata abbastanza veloce al suo petto e alle sue braccia,
aveva qualche graffio, probabilmente dovuto ad una caduta a terra o a qualcosa di simile. Anche le gambe avevano qualche taglio.
Disinfettai le ferite e mi ritrovai a riempirlo di cerotti.
Ad un certo punto, mentre mi avvicinavo alla sua faccia notai che il suo zigomo, quello non violaceo, era arrossato.
Stavamo praticamente ad un millimetro l'uno dal viso dell'altra.
Lui sospirò e fece per avvicinarsi ulteriormente ma cercando di accertarsi se era ciò che volevo anch'io.
Esitante le nostre labbra si fecero più vicine, impercettibilmente lente, cercandosi e ci scambiammo un bacio.
Così le sue mani si fecero più avide e dai miei capelli si portarono al bordo della maglietta bianca larga che usavo per dormire,
talmente piena di buchi da sembrare una groviera, sfilandomela.
Si fermò, staccandosi appena per parlare.
"Sicura?"
"Sicura" confermai portando le mie labbra alle sue.
Poco dopo se ne andarono anche i pantaloncini con il resto della biancheria..

.
Quando mi svegliai la sera era calata insieme al mio buonumore, sul letto accanto a me si poteva vedere un bigliettino,
scritto con la sua scrittura assurdamente bella ed elegante:
"Scusami, Scusami tanto... Ma credimi...
E' meglio così...
Jay"

--------------------------------------------------->To be continued!

Questa storia è nata dalla mia fantasia, da un mio sogno notturno, più che altro... Beh, che dire? E' la mia prima storia, spero che vi piaccia e... RECENSITE!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Quando meno te lo aspetti... ***


***Assurdamente Noi***
Tutte quelle lacrime che avrei dovuto e voluto versare, tutte quelle lacrime che non ho versato per paura, paura di ammetterlo realmente,
paura di quei sospetti che ormai sono certezze, perchè a volte, un semplicissimo errore può compromettere l'intera esistenza.
E' come vivere un incubo dalla quale non riesco a svegliarmi, non sono pronta ad affrontare ciò che verrà...
Non sono pronta a divenire madre.

Capitolo 1 - Quando meno te lo aspetti...

Era una sicurezza dalla quale non riuscivo a venir fuori, era una sicurezza che avevo ormai da tre giorni.
Erano passati due mesi dall'ultima volta che l'avevo visto, da quando mi aveva lasciata sola.
Da sola davanti ad un futuro che non volevo assolutamente ammettere, un futuro che comportava una famiglia... A diciassette anni!
"Su, avanti Dany, di cosa hai paura! Chiamalo..." mi capitava spesso, quando ero nervosa, arrabbiata o solo triste, di parlare da sola.
Purtroppo lui era il mio unico amico e con un solo e maledettissimo errore l'avevo perso...
"Pronto Dany, ho aspettato tanto la tua chiamata... Come stai?"
"Allora perchè non hai chiamato tu?" dissi mentre sentivo il mio viso rigarsi di lacrime
"Vomito, svengo e sono pallidissima, secondo te come sto?" chiesi con un certo sarcasmo, non mi smentivo mai, potevo essere incinta, ferita e innamorata ma dovevo stare sulla difensiva, altrimenti sentivo che sarei morta.
"Volevo farlo, ti giuro, ma..." s'interruppe "Perdonami, ma sai meglio di me che non si può"
"Sono incinta, Jay, è l'unica cosa che mi ha spinto a chiamarti... Lo so anch'io che non si può... Ma so anche che non posso abortire"
"Sei a casa?"
"Certo"
"Arrivo subito"...
...
...
Dopo pochissimi minuti sentii il rombo della sua moto, era arrivato, e prima che potesse suonare avevo già aperto la porta.
Lui si fiondò tra le mie braccia e mi accarezzò i capelli mentre singhiozzavo sulla sua spalla.
Mi sentivo imperfetta, sbagliata, avrei dovuto pensarci, prendere precauzioni e non l'avevo fatto.
Mi prese in braccio e, chiudendo la porta con la scarpa mi portò in salone.
"Non so che fare, Jay" iniziai
"E' normale, Dan, ma ci sono io, qui con te"
"No, Jay, non voglio"
"Che diavolo stai dicendo?"
"Non voglio che fai da padre a... lui" era difficilissimo ammetterlo per me ma non potevo permettergli di rovinare la sua vita per me, noi saremmo andati avanti comunque senza di lui.
Perchè quando si ama veramente una persona allora si fa di tutto per farla felice.
Cominciai a pensare che non era stata una buona idea informarlo sui fatti, così optai per una bugia...
"Non puoi farcela da sola"
"Non sarò sola, e non sono neppure sicura che sia tuo..."
"... E'... E' successo con altri?" io annuii e per un attimo lo vidi passarsi una mano fra i capelli, lo conoscevo abbastanza bene per interpretarlo come un gesto di nervosismo, come se reprimesse qualcosa.
"Jay, ragiona, se non è tuo non sei obbligato a starmi accanto"
"Dany, è per il tuo bene..."
"Facciamo così... Chiamo l'altro presunto padre, andiamo a fare un test di paternità e il gioco è fatto" la mia mente stava macchinando un'idea per allontanarlo da me, come futura pediatra sapevo bene che i test di paternità non si potevano effettuare su un feto, e tantomeno su un embrione...
Ma Jay non poteva mica saperlo, lui era più tipo da interessarsi alla tecnologia e alla caccia, alla pesca.
"D'accordo... Oggi?"
"Certo! Meglio ci togliamo questa storia dai piedi meglio è" Però mi serviva un favore, un favore urgente, anche.
"Vado in bagno" dissi dirigendomi verso la toilette...
"Eric... Ti devo chiedere un favore enorme"
-------
....... 3 ore dopo, tornati a casa dal ginecologo....
"Che bastardo, ti ha detto che non ne vuole sapere"
"Non mi interessa... Lo crescerò da sola"
"No, piccola, ci sono io..." questo mi fece surriscaldare molto più del dovuto, in effetti non credo mi avesse mai vista così arrabbiata:
"Ma non capisci che ho fatto di tutti per allontanarti da noi?!? Non capisci che ti rovini la vita? Non capisci che non voglio che tu stia con me!" lui interpretò questa frase molto male e ancora più male prese la seguente
"Tornatene da Alice!" lui, triste come non l'avevo mai visto si avvicinò a me e mi baciò lentamente, per poi staccarsi lasciandomi irrigidita e sorpresa
"Se è questo ciò che vuoi me ne andrò... Chiodo schiaccia chiodo" mi spiegò prima di sparire dalla porta.
Quello fu il nostro piccolo addio, un addio che durò cinque lunghissimi anni.
--------------------------------------------------->To be continued!

Anche questa è fatta, devo assolutamente dire che questi erano i due capitoli tristi della storia, d'ora in poi è tutto molto più leggero ed armonioso...
Spiegazione: Chiodo schiacchia chiodo è un modo che lui usa per dire che si è infatuato di Alice solo per poter dimenticare Dany, che quindi è innamorato di quest'ultima ma sa che è una cosa sbagliata, sia per la loro amicizia che per la loro famiglia.
Grazie a Kabubi, che ha recenzito praticamente subito.. in fondo hanno paura che se si lasciano creano scompiglio tra le loro famiglie, ma soprattutto creano scompiglio ai due fratelli.
Grazie a chiunque voglia recenzire,
Scusate per il carattere e per la forma dell'html, lo correggerò appena mi sarà possibile

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Tornerò ***


***Assurdamente Noi***

Devo andarmene di qui, scappare, non posso continuare la mia vita, non qui.
Non dov'è lui, non dove rischio di incontrarlo ogni giorno con quella morza al cuore che mi distrugge.
Non posso continuare a guardarlo, ad ammirarlo a confidarmi con lui...
Non posso far vedere a nessuno che sono incinta, anche se non mi interessa di ciò che dice la gente mi interessa ciò che direbbe mia madre, quanto la deluderei...
Sono un'egoista ma partirò...


Capitolo 2 - Tornerò


Passai il resto della mia giorata sul letto, a piangere, a pensare, a dare continui pugni su muro, cercando una soluzione a quella situazione irrisolvibile, una cosa sola mi era veramente chiara...
Lui mi amava...
E da qualche parte dentro di lui voleva stare con me...
Ma era sbagliato, molto sbagliato, il nostro amore era sbagliato "Meglio lasciarselo alle spalle" continuavo a ripetermi, eppure qualcosa in me mi chiedeva di rimanere con lui, ma ormai avevo preso la mia decisione...
Andai alla stanza accanto alla mia, dovevo parlare con mia sorella, la mia unica vera confidente, ma probabilmente non avrei detto nulla del bambino neppure a lei.
Mia sorella era una ragazza mora, con anonimi occhi castani, carina ma non molto somigliante a me.
Io avevo il nasino un po' all'insù, capelli castani scalati in avanti, frangetta che mi copriva l'occhio sinistro e carnagione chiarissima, talmente chiara da sembrare di origine albina.
I miei occhi avevano una forma allungata e un colore verde/blu.
"Dany... Ma che hai fatto?" chiese con aria vagamente preoccupata, dovevo star conciata proprio male per attirare subito la sua attenzione.
"Niente, Sam, niente... E' solo che... Beh, sei la prima a cui lo dico... Vado via" dissi tutto d'un fiato lanciando uno sguardo alla parete, non volevo vedere la sua reazione
"Via? Via dove?" chiese alzando un sopracciglio
"Non è qui il mio posto, lo sai. Mi hanno offerto una borsa di studio a Los Angeles..."
"Los Angeles? Ma è assurdo... E' lontanissima"
"Lo so, ma è lì dove voglio andare. Domani prendo l'aereo, da lunedì comincerò a frequentare L'University of California"
"Oddio... Un'università?" chiese spalancando gli occhi
"Esatto, dopo il quarto anno da loro c'è l'università..." spiegai
"Quarto anno? Ma tu non fai il terzo?" chiese confusa, doveva essere rimasta indietro con la mia carriera scolastica
"No, ho finito il quarto lo scorso anno, sorellina, ricordi che ho fatto l'esame per fare il doppio anno?"
"Wow, l'America... Non credi sia un po' lontana?"
"Lo so, ma sai che muoio dalla voglia di andare lì..." dissi sbattendo i piedi a terra come una bimba capricciosa.
"Mi mancherai..." commentò prima di liquidarmi.
Con il cuore spezzato in due uscii dalla camera di mia sorella e passai a quella di mia madre, il punto più difficile.
Avrei lasciato un messaggio in segreteria a mio padre, e il gioco era finito.
"Mamma?" chiesi entrando nella stanza
"Dany... Hai aperto la lettera?" chiese seriosa
"Sì, era..." iniziai, ma mi bloccò
"Una borsa di studio per Los Angeles, lo so... Hanno chiamato per sapere se l'accetterai... Gli ho detto che partirai al più presto" Corsi verso mia madre, abbracciandola.
"Non ci vedremo per molto, mamma, non credevo che avresti accettato"
"Sei cresciuta, è una scuola prestigiosa e hai tutto il diritto di crescere lontano di qui" mi spiegò, io sorrisi
"Grazie Mamma, vado a fare le valigie" dissi sciogliendo l'abbraccio ed andando verso la mia camera.
Lasciai un messaggio in segreteria a mio padre e mi misi a letto, sperando con tutto il mio cuore che fosse tutto un sogno e che mi sarei svegliata accanto a lui, prima di quel maledetto biglietto, per impedirgli di fare la cosa giusta.
La mattina seguente presi un taxi ed andai all'aereoporto, sotto mia esplicita richiesta non c'era nessuno, odiavo gli addii e sapevo che se fossero stati tutti presenti mi si sarebbe spezzatò il cuore ancora di più.
"Dany" mi sentii chiamare, prima di imbarcarmi, corsi verso quello che era il mio migliore amico, chissà per quanto tempo non l'avrei rivisto.
"Jay...Che ci fai qui?" ero a dir poco stupita... e triste
"Sam mi ha detto che parti..." brutto segno, mi guardava negli occhi, voleva essere serio...
"Già, mi hanno offerto una borsa di studio che non potevo rifiutare" spiegai
"Non partire" mi disse
"Ho preso la mia decisione, Jay, rispettala" lo ammonii io
"Verrò con te" disse indicandomi la sacca che aveva in spalla
"No, non te lo posso permettere." ribadii con fare indifferente, peer quanto ancora sarei riuscita a fingere?
"Non capisci che non sono nulla senza di te?" Ok, non ci sarei più riuscita, ma almeno dovevo mantenere la mia lucidità.
"Non mi rendere tutto più difficile, Jay. E' sbagliato, e lo sappiamo entrambi" Apriì la bocca per controbbattere ma si lascio le braccia in segno d'arresa e disse:
"Ti amo, Dany" sentii le guance piano piano bagnarsi, cominciavo a piangere.
"Per favore, Jay... Va via..." mi prese le spalle con le sue mani
"Ho bisogno di sapere che cosa provi per me, prima. Ti giuro che se mi dici che non provi niente me ne vado all'istante"
"Sai bene che non posso farlo, sai bene che ti amo. Ma dobbiamo allontanarci, per il nostro bene" il mio nostro era un po' forzato, era solo il suo bene che cercavo di fare.
"Dany, non posso arrendermi così" Disse, scostando la testa al lato, sulla sua spalla
"Scusami, Jay, Scusami tanto, Ma credimi... E' meglio così..." dissi, con una strana espressione sul viso "Tornerò" con un scottò repentino corsi ad imbarcarmi, avevo ripetuto le parole di quel maledetto biglietto, lo sapevo, eppure...
Eppure sapevo di aver fatto la cosa giusta, mi ero fatta del male per non farne alla sua vita.
Quel bambino sarebbe cresciuto senza un padre, ma giurai di non farglielo pesare mai.
Giurai che sarebbe cresciuto anche meglio di un qualsiasi bambino con entrambi i genitori, mi promisi di non fare i stessi errori dei miei, mi promisi che sarei diventata qualcuno, durante la mia permenenza a Los Angeles.

--------------------------------------------------->To be continued!

Ed anche questo è andato... Che dire?
Gia, Kabubi, la mia povera Dany aveva una vita monotonissima, ho solo provveduto a movimentarle un po' le cose...
Grazie mille Hatori, personalmente ci sono passata a dover rinunciare qualcosa per una persona a cui tenevo tantissimo, e non me ne sono mai pentita, perchè ora ha trovato la felicità e, a distanza di due anni, tra noi due si è istaurato un bellissimo rapporto di amicizia.
Dany, come me, è ancora piccola [ho 15 anni...] eppure è costretta a crescere e maturare per una serie di eventi [totalmente diversi dai miei, ma comunque difficili].

Grazie a chiunque voglia continuare a recenzire...

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Lui ***


***Assurdamente Noi***


Sono passati 5 anni, forse è tempo di tornare, forse si sono calmate le acque, forse sono cambiata io.
Sicuramente non sono più innamorata di lui.
Cosa me lo fa credere? Semplice... Non ci penso più.
Non penso più che in questi cinque anni potrebbe essere stato tra le braccia di 1825 ragazze diverse, ragazze che non sono me, ragazze che non mi somigliano affatto, ragazze che non si fanno troppi problemi con lui.
Non penso più che potrebbe essersi sposato ed aver creato una sua famiglia.
Non mi chiedo più se il mio è stato un errore.
Faceva davvero così male alla sua vita vivere con noi ? Infondo io ho realizzato tutti i miei sogni in tempo record anche con una bambina a carico...
E non è cosa da poco. Anche se, senza il sostegno di tre persone fondamentali della mia vita, tutta la mia perfezione, tutti i miei sogni, non sarebbero mai divenuti realtà.


Capitolo 3 - Lui...


Forse era l'aria dell'estate alle porte, nel caldo focoso della gigantesca Los Angeles, che mi fece venire l'assurda idea di voler tornare a casa, nella mia patria.
Forse l'insistenza assidua del mio piccolo angioletto per vedere dove la sua mamma era cresciuta.
Forse perchè i miei amici sarebbero partiti e sarei rimasta sola.
O più probabilmente per tutti e tre i motivi.
Come tutti i giorni mi recai all'asilo, grazie ai miei due lavori, entrambi parecchio impegnativi, ero sempre in ritardo, ma per Bonnie non era un problema.
Bonnie era la giovane maestra d'asilo, nonchè mia amica dell'università.
"Ehi, Elle, sei in ritardo anche oggi... Qualche problema?" Mi chiese, notando la mia espressione carica di scetticismo.
"Credi che sia ora che porti Jane in Italia?" chiesi alzando un sopracciglio mentre lanciai un occhiata alla bimba dai riccioli castani che sedeva al tavolino colorando su un foglio con dei colori a cera.
"E' una scelta che spetta a te. Dipende... L'hai dimenticato?" mi chiese guardinga, lei era l'unica a sapere cosa mi era successo veramente, l'unica con il quale io mi sia mai confidata.
"Certo, ricordi? Sono stata un anno con Will."dissi scrollando le spalle, non ero più innamorata di Jay, a mal'appena ci pensavo quando vedevo i suoi bellissimi lineamenti in mia figlia.
Perchè Jay mi aveva regalato la cosa migliore di tutta la mia esistenza, la cosa migliore che potesse capitarmi nonostante fossi solo una ragazzina, ma ormai avevo 23 anni e un brillante futuro davanti.
La mia carriera era impeccabile, seguita dallo studio di tre lauree contemporaneamente andate a buon fine.
Era stata dura, ma ce l'avevo fatta.
"Jane... La mamma è qui" disse la mia migliore amica, sorridendo verso la bimba che si girava e correva velocemente verso di me abbracciandomi le gambe, dove arrivava la sua statura.
Mi abbassai e la presi in braccio, sorridendo verso la mia piccina.
"Saluta zia Bonnie, piccola, stasera partiremo per l'Italia" dissi mettendola giù. Lei di tutta risposta prese a correre intorno a me urlando "Evvivaaaaaaaaa" tendendo le braccia verso gli estremi.
"Attenta che ti fai male" neppure il tempo di dirlo e la bimba cadde a terra con un tonfo, iniziando a piangere.
Mi avvicinai abbassandomi.
"Dove ti fa male?" chiesi, avevo assunto un'aria professionale, da medico qual'ero.
"Qui, qui e qui" mi disse, indicando i visibili graffietti. Estrassi i cerottini colorati e l'acqua ossigenata bagnai le ferite appena percettibili ad occhio nudo e le coprii.
"Ciao zia Bonnie" disse la piccola stampando un bacio sulla guancia alla mia coetanea, per poi rivolgergli un bel sorriso.
"A presto piccolina..." disse accarezzandogli la testa per poi spostare la sua attenzione su di me "Non ti cacciare nei guai, se serve mi fai una chiamata, passo a trovarvi a Roma appena io e Jim finiamo la vacanza a Parigi" mi disse, abbracciandomi.
Quell'abbraccio, a mio parere, durò secoli, erano 5 anni che stavamo tutti i giorni insieme, quel distacco ci avrebbe fatto male, anche perchè Bonnie, in cuor suo, sapeva che forse non sarei tornata in America.
"Perchè ti sei decisa?" mi chiese la bimba appena prima di entrare in macchina in perfetta lingua italiana.
"La nonna mi ha chiesto se ritornavo lì, vuole rivedermi"
"Cosa dirà quando mi vedrà?" alzai un sopracciglio, evidentemente aveva ascoltato una mia chiacchierata con Bonnie, ero sicura di non averle mai detto quanto fosse stata indesiderata, a suo tempo.
"Tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, la nonna capirà perchè ti ho tenuta" naturalmente avevo istruito io stessa mia figlia fino a quando era arrivata l'ora di mandarla all'asilo, quindi sapeva già correttamente due lingue, l'inglese e l'italiano.

Quella sera, del tutto elettrizzate, io e la piccola Jane prendemmo l'aereo dirette a Roma.

Suonai alla porta di quella che riconobbi casa mia, era stranamente piacevole ritrovarmi lì dopo cinque lunghissimi anni.
"Eccola, tutti zitti" riuscii a sentire, mia madre era la solita e naturalmente aspettava solo me, quindi non diedi peso alla sua faccia stupita mentre, appena aperta la porta, portava i suoi occhi sul mio piccolo angelo.
"Non ti avevo detto niente feste?" La ammonii io, abbracciandola. Mi rivolse uno sguardo curioso, mentre tutti i presenti ci guardavano ammutoliti.
A quanto pare aveva fatto le cose in grande, c'erano i miei cugini di terzo grado, addirittura.
C'era anche la famiglia del neomarito di mia sorella e con sollievo notai che lui non era presente.
"Lei è...?" mi chiese ad un certo punto, non riuscendo a tenere a bada la sua curiosità.
"Jane, Jane Valenti" dissi, mentre molti si portavano le mani alla bocca per la sorpresa, Jane aveva il mio cognome, questo significava che era mia figlia e senza un padre.
"GODIAMOCI LA FESTA" disse mia madre con aria risoluta e imperativa, per non mettermi a disagio tutti continuarono il chiacchiericcio continuo che sentivo prima che mia madre aprisse la porta.
"Tesoro, non abbiamo una stanza libera per voi"
"Lo so, mamma, per stasera vado in albergo. Ho affittato una casa alla via della scuola elementare, da domani."
"Ma ma ma... L'unica in affitto lì è quell'enorme villa"
"Già, proprio quella"
"Devi essere veramente qualcuno, lì in america, per potertela permettere"
"Ho avuto la mia dose di fortuna" dissi, girandomi, come per andarmene.
"Già te ne vai? E' la tua festa..."
"Appunto, e poi Jane deve andare a letto, mamma"
"D'accordo, allora ciao"
Chiusi la porta, fuori pioveva, non lo presi come un presagio... Ma in qualche modo sapevo che doveva accadere qualcosa di lì a poco.
Infatti la paura si materializzò in me quando lo vidi, era ad una distanza tale che chiunque non avrebbe saputo riconoscerlo, ma sentivo la sua presenza come adrenalina nelle vene.
Aprii l'ombrello piccolo rosa per la bambina e quello viola grande per me.
"Jay, che ci fai sotto la pioggia?" chiesi, quasi urlando, mentre camminavo verso di lui, mentre una piccola manina stringeva paurosa la mia, i cambiamenti non erano un bene per la stabilità e l'equilibrio psicologico di Jane.
"Danielle..." fu il suo solo sospiro, poi spostò il suo sguardo sulla bambina mentre io ci coprivo entrambi con l'ombrello.
Eravamo così vicini che andai in iperventilazione mentre il mio cuore non voleva saperne di decelerare.
"Jay, che ci fai qui?"
"Mi avevano detto del tuo ritorno" spiegò "Ero venuto ad assicurarmi che tu e... lei... voi... stiate bene"
"Grazie per la premura" ribattei gelida "Ma ora io e Jane dovremmo proprio andare in albergo"
"Permettimi d accompagnarvi, per favore" io alzai un sopracciglio in segno di disapprovazione ma mia figlia mi diede uno strattone sull'abito.
"Fa freddo..." disse con voce piagnucolosa mentre le sue mani si scaldavano le spalle.
La presi in braccio ed annuii all'affascinante ragazzo cresciuto che avevo davanti.
Salimmo in macchina.
"Allora come ve la siete passata in America? Sei diventata medico come volevi?" mi chiese, guardando la strada.
"Bene, grazie. Faccio la pediatra part-time e lavoro alla NASA come progettista, in più ho una laurea in chimica ma ancora non so come sfruttarla..."
"Tu, piccolina, quanti anni hai?" lo guardai con l'aria che diceva chiaramente: come se non lo sapessi ma attesi la vocina flebile della mia bambina.
"Quattro" disse sorridendo docilmente, era fatta così, appena uno sconosciuto si dimostrava gentile si imbarazzava.
"Parla correttamente italiano?" mi chiese, ma la bimba sorrise e annuì prima che io potessi rispondere mentre un piccolo sorriso affiorava anche sul volto di Jay.
"Ti assomiglia" mi disse, con occhi assurdamente dolci che mi sciolsero, erano passati cinque anni eppure... Eppure non era cambiato niente. "Già, anche a te" dissi con voce bassa in modo che Jane non sentisse mentre lui mi guardava, mi stava studiando.
"Guarda la strada, Jay, o rischiamo di fare qualche incidente"
"Non rischierei mai di perderti di nuovo" mi disse mentre io gli lanciavo un occhiataccia, solitamente tenevo i miei uomini fuori dalla vita di mia figlia, flirtare in quel modo davanti a lei era decisamente da evitare.
"Jay, per favore..." sussurrai.
"Venite da me?" chiese con un tono talmente... talmente gentile che non seppi rifiutare.
"Hai una camera degli ospiti?" chiesi, lui annuì.
Eravamo arrivati davanti al suo villino, con tanto di giardino, canestro, garage e piscina.
"Vado a preparare qualcosa per cena" mi disse, indicandoci il divano.
"Sei migliorato in cucina? Non ci vorrai avvelenare"
"Non proprio ma..." Non gli diedi tempo di replicare, gli indicai il divano ed andai in cucina.
"Fai come se fossi a casa tua" mi disse sarcastico mentre mi allontanavo facendomi ridacchiare.

--------------------------------------------------->To be continued!

Un fortissimo grazie a Kabubi, che, da brava lettrice, ha commentato tutti i capitoli.
Beh, in teoria no, io ho 15 anni, lei all'inizio ne aveva 17... Ora ne ha addirittura 22!
Grazie anche a DennyPenny: Non ti preoccupare, hanno i loro difetti... Solo che ancora non ho avuto modo di farli uscire fuori!
A presto il nuovo Capitolo!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Quando Torna L'Amore ***


***Assurdamente Noi***



Che devo fare?
Vivere questo amore e prendere ciò che viene o fuggire, fuggire in un posto dove non mi posso far male, dove lui non può ferirmi.
Dove lui non può ferirci! Ho una figlia da tutelare, prima della mia felicità c'è lei.
Dany non esiste più, ormai, è sepolta in un qualche angolo nascosto di me, ora sono Elle.
Due facce della stessa medaglia.
Possibile che la vita sia così difficile? Perchè non sono rimasta a casa mia?



Capitolo 4 - Quando torna l'amore...


Quando la cena fu pronta uscii fuori a chiamare Jay e Jade, non ce la facevano più a stare sul divano senza fare nulla quindi erano usciti in giardino.
A quella vista il mio cuore s'addolcì, Jay rincorreva Jade, facendola ridere.
Era una cosa stupida, suppongo, ma le lacrime ricacciate dentro per chissà quanto tempo volevano debordare dai miei occhi.
Jade era mia figlia, e Jay suo padre... Che c'era di più perfetto?
Forse il fatto che io e Jay non stavamo insieme? Forse il fatto che Jade non sapesse affatto chi fosse suo padre?
Quest'ultimo si accorse della mia presenza e si girò verso di me, sorridendomi.
"E' pronto..." la mia piccola corse subito verso di me.
"Mamma, Mamma! Jay è il mio papa'?" ok, non avevo mai affrontato il discorso 'perchè tutti i bambini hanno un papa' e io no'... Guardai Jay, non lasciando trapelare il mio sconcerto.
"No, tesoro, tu non hai un papa'" risposi tranquillamente per poi prenderla per mano e portarla in sala da pranzo dove diverse leccornie sostavano sul tavolo in attesa di essere ingurgitate.
Dopo cena, messa a letto la bambina, io e il mio vecchio amico rimanemmo soli.
"A Jane manca un padre" notò lui.
"Lo so, ma non mi va che si affezioni troppo a nessuno" confessai.
"Sei stata brava, a tirarla su tutta sola"
"Avevi qualche dubbio?"
"E tu?" proferì prima di alzare un sopracciglio
"Molti, ma lei è una bimba d'oro... Mi ha facilitato le cose"
"Quando sarà grande? Quando vorrà sapere chi è il suo padre biologico?"
"Jay, non capisco dove tu voglia arrivare..."
"E' mia figlia, Dan. E' qui che voglio arrivare"
"Dan se n'è andata nel momento stesso in cui tu l'hai lasciata con quello stupido biglietto" commentai, lui si passò una mano nei capelli, lo conoscevo bene, era nervoso e aveva un pensiero fisso.
"Prima che tu partissi ti ho chiesto di restare, mi pare"
"Tu credevi di amarmi solo perchè c'era lei, Jay, non negarlo"
"No, ti sbagli..."
"Per favore, Jay, per una volta vuoi rendermi tutto più semplice?" sospirai "Oggi ti ho concesso di conoscere mia figlia"
"Non sei cambiata affatto, Dan o Elle o come diavolo vuoi che ti si chiami... Ma ti sei rattristata, spenta..."
"Prova a dire che sto invecchiando e ti uccido" ridacchiammo entrambi, poi sospirai nuovamente "Jay, se è questo che ti preoccupa, non dirò mai che sei tu... il suo padre naturale." avevo tratto la conclusione sbagliata e lui abbassò lo sguardo.
"Dan, ti stavo solo chiedendo di rimanere nei paraggi"
"V-v-vuoi entrare nella sua vita?" balbettai, no, non gliel'avrei concesso.
"Voglio conoscerla... Come farebbe un padre vero" lui si avvicinò a me, e mi sfiorò la guancia con il rovescio della mano, delicatamente.
"Non posso darti una risposta precisa, ora, Jay. Forse sarebbe meglio aspettare..." ma proprio in quel momento il mio cellulare squillò.
Guardai il display 'Bonnie' misi il vivavoce visto che non funzionava bene il telefonino.
"Elle, dove sei?" l'inglese era rigoroso, Bonnie capiva poco l'italiano.
"A Roma, come ben sai. Come va, lì?"
"Uno schifo! Ho litigato a morte con Jim. Abbiamo mollato tutto, mi ha davvero stufata!"
"Ehi ehi calma! Sei pazza o cosa? E Jason?" Jason era il figlio di Bonnie, aveva l'età di Jade.
"Jason... Ha ascoltato tutto..."
"Bonnie, ragiona, Jason potrebbe uscire traumatizzato da questa cosa, ti avevo o no avvisato di non far conoscere mai il tuo uomo a tuo figlio? E tu guarda che vai a combinare!"
"Comunque ho preso la macchina, entro 4 ore sarò da te" Bonnie attaccò, senza aspettare risposta, guardai Jay.
"Una tua amica?"
"Sì, sarà qui tra..."
"Quattro ore, sì, l'ho capito..."
"Ma... Ma... Noi parliamo velocemente... Come?" chiesi...
"Sono stato in America per un po'" confessò, io gli lanciai un occhiata scettica che sicuramente non gli sfuggì.
"Davvero?" dissi con sarcasmo.
"San Diego" disse, io sbuffai "A La Jolla, University of California" mi disse, questo rinfresco la mia memoria.
"Accademia Militare?"
"La conosci?" mi chiese alzando un sopracciglio.
"Ho lavorato lì per un progetto della NASA" spiegai, lui sorrise.
"L'H314B?" chiese, io annuii pensierosa, poi spalancai gli occhi
"Tu che ne sai?"
"Ero un ufficiale Generale, lì..." confessò, io chiusi gli occhi per assorbire l'impatto di quelle parole e cercare un singolo momento in quel periodo dove credevo di averlo visto."La festa al Karl Strauss" mi rinfrescò la memoria.
"C'eri anche tu? Assurdo!" dissi accennando un sorriso, che scomparve quasi immediatamente "Pe-Pe-Perchè non hai provato a parlarmi?"
"Non sapevo se fossi realmente tu e quando ho chiesto di te..."
"Gli altri me l'hanno detto..." dissi, quasi in uno stato di trance "'C'è un generale, laggiù, che vuole informazioni su di te...' mi disse Gooch, io risposi 'Beh, non è il primo e non sarà l'ultimo... Ditegli che sono impegnata, non mi piacciono i guerrieri'" conclusi,ecco perchè non si era avvicinato! Avevo detto la parola 'impegnata'...
"Sì, qualcosa del genere, ho pensato che se stavi davvero con qualcuno non avresti voluto vedermi"
"Sei stato uno stupido" commentai "Io..." 'ti amo' pensai, ma dissi "ne sarei stata felice, ovviamente." ero molto diplomatica, e questo lo preoccupò.
"Dan, andiamo a letto" mi disse, io lo guardai come se fosse matto "Non insieme, scemotta... Non cambierai mai"...
Fece una piccola pausa e mi bloccai, sapevo ciò che stava per dire e mi bloccai.
"E rimarrai per sempre la mia piccola Dany" Ecco, era proprio ciò che temevo, tutto quell'autocontrollo, affinato con gli anni era svanito, ora cercavo solo protezione in un suo abbraccio, poggiando l'orecchio sul suo petto.
"Il cuore..."
"Ce l'hanno tutti" mi disse, sarcastico, io sorrisi.
"Intendevo dire che batte"
"Il tuo no?"
"Batte forte." finii, lui mi guardò dolcemente, senza proferire altro.
Non so per quanto rimanemmo così, ma ricordo chiaramente che mi piacque.
Non successe nulla oltre quell'abbraccio, ma andai a letto contenta così, con la strana sicurezza che l'avrei sognato.


--------------------------------------------------->To be continued!

Allora eccoci qua all'angolo della scrittrice. Allora? Questo chappy vi è piaciuto?
Devo dire che è il mio preferito (tra quelli che ho scritto fin'ora).
Grazie a Miau, mia nuova lettrice, spero che ti piaccia anche questo come i precedenti, se non di più.

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