Under the Rose

di Dryas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Condannato ***
Capitolo 2: *** Prigioniera ***
Capitolo 3: *** Presuntuoso e illusa ***
Capitolo 4: *** Grazie ***
Capitolo 5: *** Soli ***
Capitolo 6: *** Rivincita ***
Capitolo 7: *** Mostro ***
Capitolo 8: *** Fiducia ***
Capitolo 9: *** Byakugan ***
Capitolo 10: *** Risposte ***
Capitolo 11: *** Verità ***
Capitolo 12: *** Hinata ***
Capitolo 13: *** Uomo ***
Capitolo 14: *** Neve ***
Capitolo 15: *** Ultimatum ***
Capitolo 16: *** Prima che l'ultimo petalo cada ***
Capitolo 17: *** Amare ***
Capitolo 18: *** Egoismo ***
Capitolo 19: *** Addio ***
Capitolo 20: *** Separazione ***
Capitolo 21: *** Abbracci ***
Capitolo 22: *** Missione ***
Capitolo 23: *** Ricordi ***
Capitolo 24: *** Compagni ***
Capitolo 25: *** Decisioni ***
Capitolo 26: *** Rivelazioni ***
Capitolo 27: *** Team Gai ***
Capitolo 28: *** Giustizia ***
Capitolo 29: *** Impiccagione ***
Capitolo 30: *** Giustizia ***
Capitolo 31: *** Libertà ***



Capitolo 1
*** Condannato ***


—Under The Rose



“I've been burning in water and drowning in flame
To prove you wrong and scare you away.
I admit my defeat and want back home...
In your heart under the rose…”
*




PRIMO CAPITOLO

-Condannato-






La folla di curiosi si alzò sulle punte dei piedi e scosse il capo a destra e a sinistra per cercare lo spiraglio migliore da cui assistere allo spettacolo. Tutti gli occhi erano rivolti al palco in legno costruito al centro della piazza principale, la più grande, la più capiente. I bisbigli aumentarono quando si intravidero sulle scale della struttura alcuni individui incappucciati. Procedevano a passo lento e misurato, come in una processione. Una volta saliti sul patibolo la folla si scaldò ed espose in grida e parole urlate nella confusione.
Tre soldati erano ora davanti al pubblico impaziente, con indosso la divisa e accuratamente coperti in viso. Si avvicinarono al quarto e ultimo uomo presente sulla scena, facendolo inginocchiare con prepotenza. Rassegnato e debole, le sue ossa incontrarono il pavimento con un sordo tonfo, accompagnato dal rumore metallico delle catene che gli legavano mani e piedi. I polsi, insanguinati dallo strofinare del metallo sulle sua pelle, non si posero in avanti per frenare la caduta, ma rimasero stretti al busto, come se stesse pregando.
Un altro soldato gli si avvicinò e gli strappò il cappuccio dal capo, afferrandogli anche delle ciocche di capelli e costringendolo così a piegare all’indietro la testa. Per qualche attimo i suoi occhi furono visibili alla folla che rimase in un anomalo silenzio nel momento in cui gli fu mostrato il condannato. Ma la testa tornò a ripiegarsi in avanti servendosi dei lunghi capelli neri per nasconde il viso.
-il consiglio ha deciso- tuonò la voce potente di uno dei soldati, rivolgendosi alla massa e portandosi contemporaneamente accanto al prigioniero -è stato giudicato colpevole-
In quel momento la grande moltitudine di gente si agitò ulteriormente, cominciando a scuotere nell’aria bastoni e forconi. Il soldato si spostò quando cominciarono a volare frutta e verdura marcia indirizzata al prigioniero. Lasciò che venisse punito così indegnamente e andò ad assistere divertito con gli altri compagni messisi al riparo. Non lo videro muovere un muscolo per difendersi, né per ribellarsi: come se fosse già morto, lasciava che qualsiasi cosa lo colpisse e lo ferisse.
-smettetela! Gli fate male così!-
Una acuta voce fuori dal coro stonò con i pesanti insulti che piovevano addosso al condannato, richiamando l’attenzione dei soldati. Esattamente di fronte al palco, una ragazzina si sbracciava e sbraitava affinché la gente smettesse di lanciare uova marce. Il soldato che aveva parlato, allora, si mosse verso di lei e si abbassò per poterle parlare.
-sai chi è quest’uomo?- le chiese e lei si voltò, scuotendo la testa negativamente -è un assassino. Non pensi che meriti tutto questo per aver strappato la vita a una persona innocente?-
-ha già la sua condanna- ribatté con coraggio l’altra -non serve sottoporlo a questa umiliazione-
-è un assassino- ripeté infastidito l'uomo -meriterebbe di peggio. Vattene se non vuoi guai-
-io non l’ho uccisa- la voce roca e soffocata del condannato interruppe la loro conversazione. La ragazzina alzò lo sguardo sorpreso verso di lui e poté finalmente vedere parte del suo viso, sollevato apposta per parlare. Gli occhi chiari come il ghiaccio si riaprirono, paradossalmente audaci e irriverenti.
-sta zitto tu- lo bacchettò il soldato -è inutile che lo ripeti. Sei stato giudicato colpevole, chi credi di convincere?-
A quel punto il prigioniero spostò lo sguardo verso quella ragazzina impertinente che aveva osato andare contro la massa. La vide sussultare, con la bocca semiaperta per l’apprensione, ma i suoi occhi non mostravano né paura né pietà: solo dolore. Osservò le sue iridi marroni finché un calcio sul viso lo fece barcollare dal lato apposto, mandandolo a terra con il labbro insanguinato.
-finiscila!- gli gridò lo stesso soldato, dirigendosi poi verso la folla -signori, questi sono gli ultimi momenti che avete a disposizione. Scatenatevi-
Un’altra ondata di pomodori e uova marce cadde sul condannato steso a terra. Passivo e inerme, ancora una volta non provò a sottrarsi alla tortura collettiva. La sua testa si spostò leggermente solo quando vide una rosa rossa cadergli di fronte agli occhi. Osservò il suo florido colore e respirò il profumo fresco, prima di spostare lo sguardo verso la mano che l’aveva lanciata. Ancora una volta, la ragazzina se ne stava in prima fila e lo fissava con le braccia lungo ai fianchi, sconfitta. Dopo di che se ne andò facendosi largo tra la folla e lasciandolo solo.
L’uomo allora tornò a guardare la rosa rossa caduta di fronte al suo viso e con un gemito tentò di distendere le braccia. I passi decisi del soldato lo fecero affrettare e urlò per il dolore quando le sue mani afferrarono il fiore e tornarono a distendersi. Soddisfatto, sospirò e non fece caso alle spine che si conficcarono nelle sue dita già martoriate.
-Neji Hyuga- gli disse il soldato mettendosi di fronte a lui -ora sarai consegnato alla tua famiglia. Essa deciderà la pena che ti spetta così come concordato con l’Hokage-
Dopo di che fu sollevato a forza da terra dagli altri due uomini, che scesero dal patibolo con poca cura delle sue ossa rotte. Fu sbattuto nell’angolo di una cella umida e puzzolente di urina, ma non passò molto tempo che la porta di legno spesso si riaprì e comparve sulla soglia una figura che ben conosceva.
-Hiashi Hyuga- mormorò -che piacere vederla-
-Neji- disse l’altro -insolente come al solito-
L’uomo alto e dal portamento nobile squadrò il ragazzo steso a terra senza un briciolo di pietà negli occhi. Quando il viso, fino a quel momento imperturbabile, assunse una smorfia di disgusto, alzò una mano e fece un cenno alle sue spalle. Subito due uomini, vestiti della medesima divisa, gli si avvicinarono.
-prendetelo- disse loro scansandosi.
I due obbedirono e afferrarono Neji per le braccia, costringendolo a trattenere un lamento di dolore. I piedi ancora incatenati gli impedivano di reggersi sulle sue gambe ed evitare di essere trascinato bruscamente per i corridoi della prigione. Hiashi Hyuga se ne stava davanti a loro e faceva luce con una torcia, impassibile.
-malauguratamente non ti possiamo uccidere- disse poi -l’Hokage ha esplicitamente vietato la pena di morte per i minori. Così abbiamo dovuto pensare a un’altra condanna che fosse all’altezza del tuo crimine-
-il vostro, vorrete dire- lo corresse Neji e a quel punto Hiashi si fermò e si girò, illuminando sia il suo volto severo sia quello gonfio e tagliato dell’altro. I loro occhi così simili si fissarono con odio per qualche istante, fin quando l’uomo più anziano ritrovò la calma e ricominciò a camminare.
-ti sarà applicato un nuovo sigillo- continuò con maggiore durezza -ma stavolta non sarà definitivo: ti ucciderà all’età di ventitre anni se non riuscirai a dimostrare di esserti pentito e redento dal crimine che hai commesso. Nel frattempo sarai mandato in isolamento alla nostra tenuta nella foresta di Kurushimi**. Addio Neji-
Hiashi si fermò accanto al portone di ingresso della prigione, lasciando libero il passaggio per i due uomini che trasportavano Neji. Questo fu sbattuto dentro una carrozza che li aspettava di fronte alla gradinata d’ingresso, munita di sbarre di ferro e di sigilli. Una volta rinchiuso, il cocchiere frustò i cavalli e partì.
Nel bel mezzo della notte dell’equinozio d’autunno, Neji Hyuga lasciò Konoha per non farvi più ritorno.






*Him, “Under the rose”
**traduzione: “dolore”









ANGOLO AUTRICE:
Dopo secoli e secoli mi sono decisa a pubblicare questa FF, e probabilmente è stato il notevole calo di NejiTen che mi ha convinto a buttarmi. Questo è un capitolo introduttivo, dopo di che la storia procederà in maniera un pò diversa, ovvero comparirà ufficialmente Tenten. IL titolo è preso da una stupenda canzone degli Him, Under the rose appunto, e bisogna anche dire che alcuni spunti sono presi dalla Bella e la Bestia, di cui sono dipendente dall'età di cinque anni.
Ecco, ho finito le spiegazioni ^^. Spero che vi abbia incuriosito!
Bye!

Dryas


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Capitolo 2
*** Prigioniera ***


NOTE DELL’AUTORE
Dopo millenni, ritorno a pubblicare … dal secondo capitolo. Ho deciso di revisionare la Fanfiction e ho cambiato troppe cose per poter mantenere i vecchi capitoli. Spero che anche la nuova versione vi piaccia, la mia speranza è che sia più scorrevole e chiara.
Buona lettura! 




SECONDO CAPITOLO


 -Prigioniera-










Neji Hyuga. Neji Hyuga. Chi diavolo è Neji Hyuga?”
Parole sussurrate in una stanza fosca, alla luce di una sola forte candela. Vicino ad essa, sul tavolo disordinato di carte e libri, si trovava l’origine di quella voce. Una giovane donna, con gli occhi chiusi e i capelli arruffati, muoveva lentamente la bocca ripetendo quella cantilena.
La sua testa era stancamente appoggiata al tavolo, e il suo corpo completamente sdraiato su di esso.
-il tuo compito è decifrare il sigillo, non dormire-
La voce, fredda e severa, che risuonò alle sue spalle la fece sussultare per la paura. Sollevò il capo con uno scatto e altrettanto velocemente si voltò, trovandosi di fronte un uomo, alto e dal viso irsuto: Neji Hyuga.
-non stavo dormendo- si difese -stavo pensando-
-non vedo la differenza- continuò l’altro con superiorità -il tuo lavoro non lo stavi facendo-
-tanto non ho scoperto nulla di nuovo- rispose debolmente la ragazza, scorgendo una smorfia di fastidio sul suo volto.
-non pensavo che ninja di Konoha fossero così inutili- commentò acido l’uomo -sempre che tu sia di Konoha-
-certo che lo sono- rispose l’altra - ma non passo le mie giornate a decifrare codici. Io combatto e vado in missione con la mia squadra, non faccio il topo di biblioteca, Neji Hyuga-
-hai imparato il mio nome, che brava-
-i miei compagni ti conoscevano. Perché?- domandò la ragazza prendendo coraggio -sei anche tu di Konoha?-
-non sono affari tuoi, donna- rispose irritato Neji.
-mi chiamo Tenten- lo corresse altrettanto infastidita -e vorrei capire che cosa sta succedendo, se non ti dispiace-
-sì che mi dispiace- la fermò l’altro -finiscila di fare domande che non avranno risposta. Così peggiori solo la tua situazione-
-dove sono Gai Rock Lee?- chiese ignorandolo -almeno questo potresti dirmelo-
-sei sorda per caso? Ti ho detto di stare zitta-
Tenten seguì caldamente seguito il consiglio, notando lo sguardo carico d’odio rivolto verso di lei. Si rassegnò così a non avere risposte nemmeno per quel giorno, il settimo da quando si trovava lì, in quel luogo sconosciuto e piuttosto decadente.
Era entrata di sua spontanea volontà, con Gai e Rock Lee per cercare riparo dalla tempesta che li aveva sorpresi. Non avrebbe mai pensato di fare quella fine, prigioniera per un motivo che nemmeno conosceva.
Ed era sola.
-facciamo un patto. Se tu vinci, io ti dirò dei tuoi compagni-
Incuriosita e spaventata da quelle parole, Tenten lo guardò di nuovo.
-per dimostrarmi che sei un vero ninja di Konoha, combatterai contro di me. Nel caso tu vinca, risponderò alle tue domande-
Non che Tenten avesse avuto dei dubbi, ma quell’uomo era certamente un ninja. Lo si vedeva dal modo in cui si guardava attorno, dalla sua attenzione ai dettagli e dalla forza fisica che solo l’aspetto lascia intuire.
Esitò, i suoi occhi, chiari e profondi, le mettevano paura. Vi leggeva il desiderio di sfida, ma anche crudeltà e sicurezza. Non sarebbe stato un avversario facile.
Bisognava poi considerare che nemmeno Gai e Rock erano riusciti a sconfiggerlo, se non erano ancora corsi a liberarla.
-se non l’hai capito è un ordine- insistette Neji di fronte al suo silenzio -quindi alzati e seguimi-
Tenten sospirò, rassegnata ad obbedire. Lo seguì fuori dalla stanza in cui ogni giorno la portava per “svolgere il suo compito”, e si incamminarono per corridoi che non aveva mai percorso.
Si fermarono di fronte a una porta scorrevole in legno. Dopo averle lanciato un’occhiata, Neji l’aprì mostrando la palestra all’interno.
La ragazza salì il gradino che portava sulla piattaforma e si mise di fronte all’uomo che la stava aspettando. Con gli occhi bassi fissava il parquet in legno chiaro che copriva il pavimento.
-se davvero sai combattere, forse per prima cosa ti converrebbe guardarmi-
Tenten alzò lo sguardo aggrottando le sopracciglia. Lo trovò già in posizione di combattimento e i suoi occhi chiari la fissavano intensamente, con sarcasmo. Timidamente anche lei alzò le mani e sistemò i piedi, imitandolo, ma la sua espressione non cambiò. Ad un tratto, però, Neji abbandonò la posizione d'attacco.
-non mi sforzo nemmeno di cominciare- disse -sarebbe inutile-
-sono pronta ora- aggiunse l’altra.
-non è vero- ribatté -la tua faccia dice che non hai un briciolo di combattività. Saresti al tappeto due secondi dopo aver cominciato-
A quel punto anche Tenten rilassò i muscoli, abbassando le braccia.
-se mi ridessi le mie armi potrei impegnarmi di più- lo provocò.
-scordatelo- rispose duro l’altro -è così che fanno ora a Konoha? Insegnano solo una disciplina per studente? Sono caduti davvero in basso-
-non è così- disse Tenten rimettendosi in posizione.
Neji fece altrettanto. A rompere la situazione di calma fu la ragazza che si precipitò correndo a colpire il suo avversario. Il pugno diretto al viso non andò a segno e nemmeno i successivi. Ogni mossa veniva prontamente fermata o evitata.
Cercò di passare ad azioni più elaborate e più efficaci ricordandosi degli insegnamenti di Maito Gai. Tuttavia il suo nemico non sembrava per nulla stupito o quanto meno non mostrava alcuna difficoltà nell’affrontarla. Stanca e ansimante fu allora costretta a fermarsi: il suo corpo non reggeva più.
-hai già finito?- domandò l’uomo a qualche metro di distanza da lei -non mi hai dato una grande dimostrazione-
Risparmiando il fiato, Tenten ripartì all’attacco, ma nel momento di allungare il braccio e caricare di energia il polso, le gambe le diventarono molli, facendola sbilanciare in avanti. Approfittando di quel momento di debolezza, Neji scansò il colpo, ormai morto, diretto al suo viso per caricare il proprio e colpire la ragazza allo stomaco.
Tenten sentì le nocche schiacciarsi contro la sua pelle e premere verso l’interno con tanta forza da farla cadere all’indietro. Stesa a terra, cominciò a tossire stringendosi lo stomaco. Non notò che il suo avversario si stava avvicinando nuovamente e fu presa alla sprovvista quando la sollevò da terra afferrandola per il collo della maglia.
-e questo cos’era?- le domandò irritato -ti stai prendendo gioco di me?-
La ragazza non rispose, né lo guardò negli occhi. Le dita, però, le si strinsero tremanti e arrabbiate, chiudendosi in due impotenti pugni. Con un rapido gesto, poi, le portò di fronte a sé, appoggiandole al petto di Neji e spingendolo lontano. Riuscì così a liberarsi dalla sua presa e ad allontanarsi ad una distanza di sicurezza.
Dopo attimi di silenzio in cui si sentiva solo il respiro pesante di Tenten, l’uomo si mosse verso la porta scorrevole ancora aperta. La ragazza seguì i suoi piedi, domandandosi cosa avesse in mente.
-ti riporto alla tua cella- le disse poi Neji e la ragazza, tranquillizzandosi, lo seguì.
A mano a mano che avanzavano Tenten si domandava se anche all’andata il percorso fosse stato così lungo. Temeva di non farcela, di crollare prima di raggiungere l’unico posto che in quel momento riteneva sicuro. La vista era offuscata e i muscoli già deboli rischiavano di abbandonarla da un momento all’altro.
Quando arrivarono di fronte all’ormai familiare porta smussata agli angoli superiori, evitò di mostrare il viso, immaginando il pallore che lo colorava.
Per quel giorno si era mostrata sufficientemente debole.











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Capitolo 3
*** Presuntuoso e illusa ***


TERZO CAPITOLO

 -Presuntuoso e Illusa-







La routine si ripeté anche quel giorno.
Come tutte le mattine Tenten fu rinchiusa nello studio in cui l’aspettavano nuovi, vecchi e polverosi libri. Un regalo del suo aguzzino per stimolarla ad impegnarsi.
La ragazza sbuffò pesantemente prendendo in mano per l’ennesima volta il foglio su cui era disegnata la chiave della sua libertà. Guardò l’immagine, apparentemente così semplice e chiara, ma che in realtà nascondeva un messaggio nascosto. Era quello il suo compito, decifrare il messaggio di quel sigillo.
La notte passata a sopportare i dolori allo stomaco, però, le aveva portato consiglio, e tanta rabbia. Non si era opposta quando l’aveva trascinata in quella stanza, sicura che i suoi compagni non l’avrebbero lasciata nelle mani di quel fantomatico Neji Hyuga ancora per molto. Ma non era andata come sperava, e di Gai e Lee non c’era traccia.
Allora avrebbe dovuto continuare a sopportare passivamente? Avrebbe dovuto accettare così facilmente che la sua libertà fosse rubata? E per cosa poi? Non lo sapeva, ed era questo a farla arrabbiare: non capire il perchè.
-ti darò un’altra possibilità anche oggi- le disse Neji quando rientrò nello studio, a fine giornata -potrai batterti ancora con me, e tentare di avere le tue risposte-
-possibilità?- ripeté con ironia la ragazza -forse volevi dire che dovrò assecondare i tuoi desideri come una schiava anche oggi-
-il senso è quello-
-sei disumano-
La rabbia e il disgusto con cui Tenten gli aveva rivolto quelle parole, catturarono l’attenzione dell’uomo. Fissò i suoi occhi grandi e scuri, che per la prima volta erano in preda a un sentimento sincero.
-credi che così cambierai qualcosa?- le domandò -è passato molto tempo da quando ho smesso di dare importanza alle parole della gente, e sta tranquilla che anche le tue verranno scavalcate. Non mi importa niente di te e di quello che pensi-
La ragazza abbassò gli occhi, vittima di un’improvvisa tristezza. Si sentiva così inutile, era come se avesse davanti a sé un muro impossibile da scavalcare. E quegli occhi chiari le dicevano chiaramente che era la verità, lei non contava niente, era solo un oggetto.
-alzati- le ordinò Neji, intuendo di averla zittita una volta per tutte.
Tenten obbedì docilmente, continuando a tenere lo sguardo basso. Tuttavia, non appena l’uomo si fu girato verso la porta, scattò. Approfittò di quel momento in cui le diede le spalle per posizionare le mani sul foglio appoggiato al tavolo e subito dopo una nuvola bianca si alzò nell‘aria.
Il piccolo boato che seguì mise in allarme Neji, che si voltò già pronto ad intervenire. Invece si bloccò: osservò con curiosità e irritazione la katana che Tenten stringeva con sicurezza tra le mani. Nello stesso istante, però, la ragazza sussultò, rendendosi conto di averlo provocato oltre ogni limite. Aspettò con ansia le sue taglienti parole e soprattutto il suo attacco.
Ma invece tutto ciò che ottenne fu un sorriso.
-stai ridendo?- domandò con ostilità, continuando ad osservare le labbra pallide alzate all’insù e i denti bianchi lasciati per la prima volta scoperti.
-apprezzo l’inventiva- le disse con tono canzonatorio -vuol dire che un po’ di carattere ce l’hai-
-stai zitto e combatti- ribatté l’altra -voglio farla finita una volta per tutte-
-come vuoi- rispose pacatamente Neji, continuando, però, a mantenere un piccolo sorriso ironico.
Questa volta fu lui ad attaccare per primo, quasi volesse provocarla volontariamente. L’insolito stile che Tenten aveva già notato il giorno precedente ora era più accentuato dagli strani movimenti delle mani e dei piedi. Sembrava sapere esattamente dove colpire, ma le sue mosse non erano potenti e devastanti come se volesse distruggere un organo vitale. Non capiva qual‘era il suo scopo.
Cercare una risposta a quelle domande era, però, in quel momento impossibile. Animata da nuova speranza, Tenten contrattaccava con tutta l’energia che aveva. Maneggiava la spada con evidente abilità e fu più volte sul punto di ferire gravemente il suo avversario. Tuttavia, i risultati che riuscì ad ottenere dopo numerosi minuti di combattimento furono solo alcuni graffi superficiali.
Stanca di non riuscire a colpirlo con un affondo, fece in modo di trovarsi con l’uscita alle sue spalle e, obbligando il suo nemico a coprirsi il viso per difendersi, ne approfittò per lasciare la piccola stanza. Si ritrovò così  a correre per i corridoi dell’immenso edificio con Neji alle calcagna.
Nei momenti in cui ritornavano a scontrarsi sentiva che il suo chakra si stava pian piano esaurendo mentre il suo nemico, nonostante il fiato corto, non perdeva energia. Entrando in un’ampia stanza con grandi porte finestre dai tendoni scuri e pesanti, l’uomo cominciò a non darle più tregua, impedendole di sfuggirgli di nuovo.
-che c’è?- le domandò -la stanchezza comincia a farsi sentire? La tua attenzione è notevolmente calata-
-come la tua poco fa?- ribatté tagliente la ragazza -non fa piacere essere raggirati, non è vero?-
-in questo caso ha reso le cose più interessanti- fu la risposta dell’altro -e poi sarò comunque io ad avere la meglio-
-presuntuoso-
-illusa-
A quel punto Tenten, sperando di averlo distratto con le chiacchiere, partì in avanti impugnando la katana con entrambe le mani. Mirava all’addome. Vide Neji rimanere sorpreso per quella sua inaspettata mossa e l’esitazione gli costò una ferita al fianco.
Tuttavia, come se non fosse successo niente, si girò rapidamente verso Tenten ancora piuttosto sbilanciata in avanti e l’afferrò per i fianchi, facendola poi volare in aria contro una finestra. Il vetro andò in frantumi al contatto con la schiena della ragazza, che cadde a terra pesantemente. Circondata dai frammenti di cristallo, tante piccole armi attorno a lei, rimase stesa a terra, aspettando che il dolore per il colpo si attenuasse. Nel frattempo percepiva il suo abito diventare umido e freddo a livello del fianco destro. Alzando una mano lo toccò e sentì di avere un coccio di vetro conficcato nella pelle.
I passi di Neji la distrassero, costringendola ad alzare lo sguardo e a cercare una soluzione. Cominciò ad indietreggiare, ma ad ogni movimento, altri piccoli frammenti penetravano nella sua carne.
-non è molto intelligente quello che stai facendo- commentò acido l’altro -come se avessi bisogno di altri tagli-
Tenten stavolta non ribatté, ma si fermò. Rapidamente tornò a concentrarsi sul suo fianco e con un gesto rapido, secco e brutale, estrasse il vetro. Non riuscì a trattenere un gemito di dolore e subito cercò di placarlo posando le mani sulla ferita e premendo intensamente. Il tempo, però, le era anch’esso nemico e fu costretta a rimettersi in piedi nonostante le fitte lancinanti che provava.
Guardando Neji, che con passo lento continuava ad avvicinarsi, notò che anche la sua camicia era sporca sull‘addome, ma non sanguinava sicuramente come la sua.
-lasciami andare- gli disse con tono stanco -fammi tornare dai miei compagni-  
-e chi ti dice che non siano qui?- domandò a sua volta l’uomo -non ti ho mai detto di averlo lasciati andare-
-la tua crudeltà è mostruosa- lo attaccò apertamente la ragazza con tono affaticato -ti diverti a torturare la gente? Sei un mostro-
A quel punto, la rabbia la spinse ad attaccarlo. Più che la ragione era l’istinto a guidarla, ma dopo i primi colpi andati a vuoto si ritrovò con le mani imprigionate dalla stretta presa di Neji.
-tieni a freno la lingua- le sibilò in un orecchio quest’ultimo -chi ha il coltello dalla parte del manico sono io, non tu-
Con prepotenza la fece cadere, spingendola a terra. Dopo di che si abbassò e l’afferrò per i lunghi capelli sciolti, costringendola ad alzare il capo. Sofferente, Tenten non oppose resistenza.
-perdente- le disse con disprezzo, ma inaspettatamente una mano della ragazza scattò verso il suo collo e strinse. Gli occhi di Tenten tornarono a riaccendersi, così come quelli dell’uomo che le afferrò il braccio e riuscì a sollevare entrambi. Il tentativo di soffocamento della ragazza non durò molto a causa della sua debolezza e si ritrovò un’altra volta imprigionata tra le forti braccia dell‘avversario.
-bel tentativo- lo sentì commentare, ma i suoni si facevano sempre più lontani e confusi. Anche la vista era più sfuocata e l’unico pensiero che la sua mente riusciva a formulare era di placare il dolore al fianco che la stava uccidendo.
La sua presa, che inizialmente aveva lo scopo di proteggersi da Neji, divenne l’unico sostegno a sua disposizione per non cadere. Le gambe cedettero, così come le sue spalle, e se non ci fossero state le mani del suo avversario a stringerla sarebbe caduta a terra un’altra volta, senza sensi.
Sentì la testa appoggiarsi erroneamente al petto del suo nemico e, senza che potesse fare nulla per impedirlo, svenne tra le braccia dell’uomo che più odiava al mondo.













ANGOLO AUTRICE
Purtroppo (per un certo senso) alcune scene saranno uguali alla versione precedente, perchè tagliarle tutte era una sofferenza atroce! Ormai mi ci sono affezionata ^^ Per questo tenterò di aggiornare più frequentemente.
grazie a francyXD (finalmente mi sono decisa!!) e a Tenny_93 per i commenti!!

Dryas

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Capitolo 4
*** Grazie ***




QUARTO CAPITOLO


 -Grazie-








Tenten aprì gli occhi come se quello fosse il suo primo giorno di vita.
Prima non c’era nulla, non ricordava niente, ma non se ne preoccupò, non subito. Istintivamente attivò i suoi sensi e si accorse del buio attorno a lei. Le pupille si spostavano freneticamente alla ricerca di un oggetto conosciuto, di un indizio che le facesse capire dove si trovasse. Non ci riuscì.
Poi l’udito superò la vista. Si accorse che nel sottofondo un tranquillo e melodioso canto le faceva compagnia. Era alla sua sinistra e subito si mosse per voltarsi.
A quel punto il dolore provato a livello del fianco la riportò indietro, a quell’incidente, a quel combattimento, a quell’uomo. Il volto di Neji Hyuga le comparve improvvisamente nella mente, facendola sussultare. Provò paura e il suo cuore accelerò eccessivamente.
Sforzandosi guardò di nuovo alla sua sinistra. Non era lui.
Tuttavia la sua agitazione fu percepita, e il canto cessò. Nel buio a cui i suoi occhi si erano abituati, vide una figura muoversi e uno spiraglio di luce entrò dalla porta che si aprì subito dopo.
Doveva raggiungerla. Assolutamente. Era la sua unica possibilità di salvezza.
Con fatica si sollevò dal letto, cercando di ignorare le fitte all’addome. Si appoggiò a tutto ciò che trovò per raggiungere quella stessa porta e la spalancò.
Piegata in avanti per cercare di sopportare la sofferenza, seguì i passi leggeri che sentiva nell’eco del vuoto edificio. Chiunque fosse non si era accorto dalla sua presenza, dato che per sua fortuna continuava a mantenere un’andatura moderata.
Il fiato corto comparve presto e non la lasciò più finché non sbucò in un piccolo cortile interno, mai visto prima di allora. Il rumore dei passi, però, scomparve. Tesa e affaticata, Tenten si appoggiò alla parete e si guardò attorno.
-fermo!- grido non appena notò un’ombra muoversi velocemente tra le colonne del portico. Per non farsi sfuggire quella possibilità, azzardò una corsa, ma aveva speso troppa energia, il suo corpo indebolito non reggeva più. Tutto ciò che la spingeva a muovere le gambe era la determinazione.
-aiutami!- gridò prima di fermarsi e appoggiarsi disperatamente alla parete per non cadere a terra. L’aveva perso, non era stata abbastanza forte. Lentamente si lasciò scivolare lungo la parete, vinta dal dolore e dallo sconforto.
-il tuo scopo è quello di morire dissanguata?-
Una voce nell’oscurità le fece rialzare il capo e accelerare di nuovo il cuore. Quella voce sì che la conosceva, era di Neji Hyuga. Lo vide avanzare lentamente nella penombra, con il solito sguardo di disprezzo e disgusto. I suoi occhi, invece, si caricarono d’odio.
-guardati- continuò fermandosi a pochi passi da lei -pallida, gracile, sanguinante e senza un briciolo di energia. Tutto il mio lavoro per medicarti è andato sprecato per i tuoi stupidi schizzi-
-se credi che mi dispiaccia ti sbagli di grosso- ribatté Tenten recuperando un po’ di grinta.
-ti ricordo che mi devi la vita-
-io non ti devo un bel niente-
-bastava anche solo un grazie- disse con ironia Neji -di solito è così che si fa-
-di solito non si ammazza la gente per divertimento- fu la sua risposta -mi hai tolto tutto- continuò poi con rabbia e infelicità -potevi togliermi anche la vita, forse per questo ti avrei ringraziato-
-finché mi servirai, sarai viva e vegeta- rispose l’uomo, per nulla toccato dalle sue parole -e ora alzati, te ne torni in camera tua-
Le diede le spalle, voltandosi e allontanandosi. Tenten rimase a guardarlo, con il desiderio di colpirlo in quell’attimo in cui era scoperto. Se solo il suo corpo glie l’avesse permesso.
-cosa ti dice che non mi ammazzi da sola?- lo provocò.
Neji si fermò, e tornò a girarsi nella sua direzione. La fissò intensamente, tanto che la ragazza non riuscì a sostenere il suo sguardo penetrante.
Odiava essere sconfitta da due soli occhi.
-prima di tutto perché non te lo permetterei- esordì -e secondo, se sei tanto debole e vigliacca da arrenderti prima di aver combattuto fino alla fine, significa che non vali nulla. Questo, ovviamente, dipende da te. La mia opinione me la sono già fatta-
Tenten ascoltò le sue parole con attenzione, stupendosi che provenissero dalla sua bocca. Dure e spietate come sempre, ma alle sue orecchie suonarono straordinariamente vere. Sembrava averle letto nel pensiero, sembrava aver portato alla luce quella voce lontana nella sua mente che la spingeva ad andare avanti. Involontariamente e inconsapevolmente le ridiede forza.
-non so la strada- gli disse debolmente, fingendo di dimenticare la piccola discussione -e non riesco ad alzarmi. Nemmeno se lo volessi potrei tornare indietro-
Lo sentì sbuffare irritato. I suoi piedi, però, si mossero e si avvicinò fino a piegarsi su di lei e sollevarla da terra. La rimise in piedi.
-muoviti- ringhiò lasciandola al suo destino, con il solo muro a sorreggerla. Era già stato troppo gentile rispetto al normale, non doveva aspettarsi di più. Cercando di fare del suo meglio, lo seguì, ma aveva un’andatura troppo veloce per la sua condizione. Ciò le diede la possibilità di osservarlo meglio e lo strano pensiero che il suo comportamento fosse in parte una maschera la rese più tollerante e comprensiva. A dar forza a questa idea fu la sorpresa di scoprire che zoppicava.
-sei ferito- gli disse -il tuo fianco … -
-non è un tuo problema- la interruppe.
-allora non sei immortale- scherzò con naturalezza, ma non ottenne risposta. Continuò a guardarlo con attenzione, sentendo una certa fierezza nascere in lei sapendo che era merito suo se si trovava in quelle condizioni. Era stata lei a colpirlo. Tuttavia l’orgoglio scomparve presto: lei era stata medicata da lui, ma chi aveva medicato lui? A quanto pare nessuno. la vita.
-senti Neji- esordì con il senso di colpa a spingerla -forse dovrei dare un’occhiata a quel taglio. Me ne intendo di medicina e … -
-so badare a me stesso- rispose l’altro -smettila di impicciarti, Tenten-
-allora lo sai il mio nome- esclamò stupita la ragazza -non l’avevi mai usato, prima-
-e tu usi troppo spesso il mio- ribatté l’altro -e parli troppo-
-però così hai rallentato il passo- disse Tenten, contenta di essere finalmente arrivata alla porta della sua stanza. Neji si voltò a guardarla, scoprendo il leggero sorriso sul viso della ragazza.
Le aprì la porta, in modo da lasciarle lo spazio per potergli passare avanti ed entrare.
-mi servono dei libri- continuò, invece, Tenten, fermandosi accanto a lui -non voglio perdere tempo-
-per altri tuoi ingegnosi trucchi?- chiese Neji -guarda dove ti hanno portato-
-no- rispose Tenten alzando lo sguardo infastidito -per continuare la ricerca-
-non prenderti gioco di me- disse l’uomo con serietà.
-non lo sto facendo, voglio solo … mostrarti un po’ di riconoscenza- ribatté l’altra prima di entrare nella stanza e chiudere la porta alle sue spalle.
Affaticata si appoggiò ad essa per riprendere fiato e riordinare le idee. Si sentiva confusa, stupidamente confusa: perché provare riconoscenza per lui? Non l’avrebbe meritato, lo sapeva, eppure era proprio quello che sentiva.
Per distrarsi, cominciò a togliersi la maglietta e vide le bende fino a poco prima pulite e candide, abbondantemente rosse. Con delicatezza cominciò a sfilarle, facendole giare attorno alla sua vita.
Ma improvvisamente la porta si spalancò. Sobbalzando si voltò e vide Neji dirigersi a grandi passi verso di lei. Immediatamente afferrò la maglietta e si coprì il seno, nascosto dal solo reggiseno.
-esci- gli disse con un filo di voce -lasciami sola-
L’uomo non si fermò se non a pochi passi da lei.
-queste ti serviranno- le disse continuando a guardarla negli occhi. Tenten, però, fu costretta a spostare i suoi verso la mano che le aveva teso. Ciò che le stava porgendo erano rotoli di bende. Il suo sguardo tornò verso gli occhi azzurri.
-non li vuoi?- le chiese duramente e a quel punto anche la sua mano si alzò, afferrando i doni offerti. Una volta tra le sue mani, lui si girò per andarsene. Aveva già aperto la porta quando fu Tenten a fermarlo.
-Neji- lo chiamò con energia, facendolo fermare. Poi, però, calò il silenzio. Entrambi rimasero zitti e fermi, in una attesa nervosa.
-non ho tempo da perdere- le disse Neji, stanco di aspettare -se hai qualcosa da dire, fallo in fretta-
Tenten esitò. Le parole faticavano a uscire dalle sue labbra, ma il suo viso esprimeva chiaramente il desiderio di parlare
-vorrei dirti grazie- esordì sinceramente e con dispiacere -ma non ci riesco-
-tutto qui?- chiese l'altro voltandosi, con sguardo sarcastico -sai quanto me ne importa-
Le sue parole ferirono Tenten, come mostrarono i suoi occhi, abbassati non appena le ebbe pronunciate.
-grazie- disse però la ragazza con maggiore convinzione -grazie, te lo devo-
-ti ho detto che non me ne importa niente- ripeté l’uomo, infastidito -quanto sei stupida-
-invece a me sta molto a cuore- rispose lei -non so se farà stare meglio te, ma sento di doverti ringraziare, voglio ringraziarti-
-tieniteli i tuoi ringraziamenti- continuò con lo stesso tono di irritazione -le parole non sono nient’altro che aria. Mi hai fatto perdere solo tempo, come immaginavo-
Di nuovo Neji fece per uscire dalla stanza, ma una improvvisa domanda di Tenten lo bloccò. Teso e ancor più innervosito rimase ad ascoltare le sue parole.
-c’è qualcun altro oltre a noi qui?-
Tenten osò porgli la domanda. Non che rischiasse gran che, al massimo non avrebbe ottenuto nessuna risposta anche per quella volta. Tuttavia il silenzio prolungato di Neji la insospettì, dando alimento ai suoi dubbi, ormai tanto vicini alla realtà.
Con ansia aspettava di sentire la sua voce.










NOTE DELL'AUTRICE
Come detto, ho aggiornato prima che ho potuto. Non so nemmeno io se può essere veritiero questo capitolo, ma credo che Tenten sia una tipa da dire un sincero grazie anche al suo peggior nemico, e forse per questo Neji potrebbe cominciare a farsi una diversa opinione di lei, no? Io me la sono immaginata così, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!
Mille grazie per chi lascia un commentino:

tenny_93
VaMpIrA89
Francy XD: ahahahahah, Neji versione Babbo Natale! Questa non l'avevo pensata! No, dai, io pensavo un pò a quella barbettina che rende ancora più sexy no? Non che Babbo Natale non sia sexy, intendiamoci! XD Grazie mille per la tua bellissima recensione (come sempre), ogni volta mi fai notare particolari di cui mi capita di non dare troppa importanza. Comunque, non potevo togliere la versione di Neji-infermiere!! c'è c'è, non ti preoccupare! ^^


Un saluto a tutti!
Dryas

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Capitolo 5
*** Soli ***


QUINTO CAPITOLO

 -Soli-








-c’è qualcun altro oltre a noi qui?-
La domanda di Tenten, inaspettata e invadente, sorprese Neji che per un istante lasciò trapelare tutta la sua sorpresa. Ben presto, però, ritrovò il contegno freddo e formale che lo caratterizzava.
-è una domanda inutile e fuori luogo- le disse con estrema serietà -ti ricordo che io non ho il dovere di dirti nulla, né tu hai il diritto di sapere quello che vuoi-
-ma ho sempre una bocca per parlare- ribatté Tenten infastidita dalla sua ostilità -e tentar non nuoce-
-non ne sarei così sicuro- rispose sibillino Neji -non dimenticare in che situazione ti trovi-
-appunto per questo non posso far altro che rischiare- disse la ragazza con convinzione -più in basso di così non posso cadere, al massimo posso solo migliorare-
-sei solo un’illusa- continuò Neji, stavolta con un sorriso sarcastico -tu non sai cosa significa toccare il fondo. Ancora ti sto trattando bene, credimi, e quindi smettila di provocarmi, se non vuoi che le mie maniere peggiorino-
Tenten rimase in silenzio, spaventata da quelle parole, e dalla sua ingenuità.
Di nuovo si stava sottomettendo a lui, accettando passivamente ogni sua volontà e ogni sua minaccia. Ma non vedeva alternativa.
-perché questa domanda?- le chiese, però, Neji -lo sai che non ti dirò nulla dei tuoi compagni-
-non intendevo loro con “qualcun altro”- rispose debolmente la ragazza.
-e allora chi?- insistette l’uomo.
-non lo so, ho solo avuto la sensazione che ci fosse qualcuno prima, qui con me- disse Tenten -qualcuno che non eri tu-
-no- le disse dopo un attimo di silenzio con tono basso, quasi rassegnato -non c’è nessun altro in questo palazzo, oltre a me e a te-
Tenten non aggiunse altro, soddisfatta di aver ottenuto almeno quella risposta.
Aspettò pazientemente che se ne andasse, pensando fosse la cosa più naturale, ma Neji non sembrava più intenzionato ad uscire come poco prima. Sollevando lo sguardo interrogativo su di lui, la ragazza notò che la sua attenzione era attirata dal suo addome.
-medicati- le disse accennando al sangue che macchiava i suoi abiti.
-sto aspettando che tu te ne vada- rispose secca Tenten.
-chi credi che ti abbia medicata fino ad ora?- le domandò l’uomo, voltandosi per dirigersi verso le grandi finestre. Nel frattempo le guance della ragazza si tinsero di un leggero rossore e, dandogli le spalle, appese di nuovo la maglia allo specchio e ricominciò a sfilare le bende sporche.
-mi porterai i libri allora?- gli domandò, tentando di rompere il momento di imbarazzo.
-non credo a una sola parola di quello che hai detto, non vedo perché dovrei portarteli- rispose lapidario l’uomo -stai solo cercando di prenderti gioco di me-
-non è affatto vero- rispose con calma serietà Tenten mentre utilizzava quel che restava di incontaminato delle bende sporche per ripulire la ferita. Nonostante sanguinasse ancora abbondantemente, era pulita e non infetta -come ti ho già detto, so cosa è la riconoscenza-
-non farmi ridere- sbottò l’uomo -sei incoerente, poco fa mi hai detto che non mi dovevi nulla-
Tenten a quel punto si girò verso di lui, stringendo con una mano le bende per evitare di farle allentare.
-prima non ero in condizioni di ragionare lucidamente- esordì con convinzione -e, a differenza tua, cerco sempre di ripagare in qualche modo le persone che mi aiutano, anche se si tratta di gente come te. Non è incoerenza, è gratitudine, ma tu a quanto pare non hai la più pallida idea di cosa sia-
Una volta finito di parlare i suoi occhi color nocciola persero pian piano la grinta che aveva accompagnato le sue parole, turbati dallo sguardo acuto che Neji le rivolgeva. Per evitare di sentirsi eccessivamente osservata tornò a dargli le spalle e concluse la fasciatura.  
Intenta com’era a dare troppa attenzione ai suoi pensieri, non sentì i leggeri passi dell’uomo che si avvicinavano a lei. Sobbalzò quando le sue dita, impegnate a legare le estremità delle fasce dietro alla schiena, incontrarono quelle fredde di Neji. Rimase immobile, paralizzata e impaurita sentendo la sua presenza così vicina. Nel frattempo le mani più grandi dell’uomo usurparono il compito delle sue e cominciarono sistemare le bende.
-ingenua e credulona, ecco quello che sei- le disse con voce bassa -il tuo buon cuore non ti porterà lontano, così come la tua impertinenza. Un nemico rimane un nemico, l’odio non scompare da un giorno all’altro. Non dimenticarlo-
Appena finì il discorso, con un gesto secco e improvviso strinse il nodo che chiudevano la medicatura. Dopo di che le sue mani abbandonarono la schiena di Tenten e lui si allontanò. La ragazza rimase per tutto il tempo con le braccia lungo i fianchi, inerme e disarmata, ad ascoltare le sue dure parole. Lo specchio, troppo basso, non le permetteva di vedere il viso dell’uomo, né i suoi occhi.
Sentì, poi, la porta aprirsi e chiudersi: se n’era andato.
Tenten rimase ancora per qualche secondo immobile sul posto. Aspettò che il suo respiro ritornasse normale e regolare dopo le diverse apnee in cui la tensione l’aveva mandata.
In quello stato di spossatezza ripensò alle dure e lapidarie parole di Neji e, riflettendoci, si trovò d’accordo su un punto: l’odio muore difficilmente, e lei era la prova più evidente. Nonostante lui l’avesse aiutata nel momento in cui aveva più bisogno, l’avversione che provava nei suoi confronti non era scomparsa. Prima di tutto perché era evidente che non era stato affatto un gesto gratuito, ma frutto della convenienza: il suo compito non era ancora terminato. E secondo perché non poteva dimenticare il passato: anche con tutta la volontà che poteva metterci, una buona azione non avrebbe potuto cancellare i giorni che aveva appena trascorso come sua prigioniera.  
Poi improvvisamente la porta si spalancò di nuovo, facendo spaventare. Voltandosi vide Neji entrare a grandi passi, tenendo tra le braccia numerosi libri. Li appoggio senza troppa cura sulla scrivania accanto al letto, poi la guardò.
-vedi di arrivare a un risultato- le disse -dato che sembri tanto impaziente di rimetterti a lavorare-
Tenten annuì, incapace di pronunciare il grazie che le nasceva naturalmente nella testa.
-ci proverò Neji- rispose, credendo di dover comunque essere educata.
-non mi conosci, dovresti chiamarmi per cognome- osservò l’uomo sentendo il suo nome pronunciato per l’ennesima volta -dovresti chiamarmi Hyuga-
-nemmeno tu mi conosci, ma mi chiami Tenten- ribatté la ragazza.
-qual è il tuo cognome?-
-non ho cognome-
-non hai cognome?-
-non ho cognome-
Neji rimase in silenzio ad osservarla. Sentendo di nuovo il suo sguardo intenso posato su di lei, Tenten si diresse verso la scrivania e sfogliò un libro a caso per cercare di distrarsi, e di distrarlo.
Odiava quegli occhi.
-come puoi non avere un cognome?- domandò alla fine l’uomo.
-non mi sembra che siano affari tuoi- rispose infastidita la ragazza -e poi io non mi faccio problemi se mi chiami Tenten-
-da quale paese vieni?- continuò Neji -come fai a conoscere Rock Lee e Gai?-
-come fai a conoscerli tu- esclamò Tenten, voltandosi a guardarlo -non sei tu qui quello che ha bisogno di risposte. Sono io che sto cercando di capire che diavolo sta succedendo-
-ti consiglio di rinunciarci. Non potresti mai capire-
-no che non rinuncio- insistette l’altra -è assurdo quello che sta succedendo, completamente assurdo. Se conosci Rock Lee e Gai vuol dire che anche tu sei di Konoha, o ne sei un nemico-
-lo stesso può valere per te- rispose l’uomo -o sei un alleato o un ninja senza cognome di Konoha-
-io sono la compagna di squadra di Rock Lee e Gai è il mio maestro!- esclamò Tenten scaldandosi -non era tanto difficile da capire!-
-tu? Una loro compagna di squadra?-
-beh? Che c’è di strano?- chiese la ragazza, offendendosi.
-assolutamente niente-
-bene- concluse Tenten incrociando le braccia al petto -sei irritante-
-anche tu- ribatté Neji, ricevendo in risposta un’occhiataccia della ragazza.
-per forza, con uno come te- si difese -devo essere così, mi costringi tu. Sarei ben diversa se tu fossi più gentile, civile ed educato. E per di più sono anche una donna! Dovresti trattarmi ancora meglio di un uomo, Neji Hyuga-
-beh, Tenten, forse in un altro posto e in un altro tempo- rispose l’altro -io non ho nessun motivo per essere gentile, civile ed educato. Sei solo un mezzo, ricordatelo, non voglio né devo costruire nessun tipo di relazione con te. Mettitelo in testa-
La ragazza sospirò, di nuovo sconfitta. Non solo non aveva ottenuto nessuna risposta, ma si era pure sentita dire di non essere nient’altro che un oggetto. Di nuovo, la tristezza si impadronì di lei.
-esci, per favore- gli disse andando a sedersi sul letto e dandogli le spalle.
-hai finalmente finito di parlare?- la provocò Neji -era ora-
-ti prego di uscire- insistette la ragazza, completamente scoraggiata -lasciami sola-
-sei sempre sola- la corresse con serietà l’altro -ricordatelo-
Neji non ottenne risposta, la vide soltanto abbassare il capo e nasconderlo alla sua vista nel momento in cui le passò di fianco per raggiungere la porta. Silenziosamente se ne andò, lasciando la stanza e con lei la sua inquilina, che ancora nascondeva le lacrime.











ANGOLO AUTRICE
Nuovo capitolo, che ha ancora rimandi alla precedente versione. Che ne pensate? Rileggendolo mi sono accorta che efffettivamente non si capiscono proprio bene le intenzioni di Neji, a volte è lapidario altre sembra avere momenti di gentilezza. Bah, non so se anche a voi ha dato questa impressione.
Intanto ringrazio:

tenny_93: Bene bene, mi fa piacere che tu abbia intuito che sia l'altra persona! Sarà la sorpresona. E mi fa piacere anche che tu abbia notato che Neji infondo prova almeno un pò di stima per Tenten, no? Per lo meno non se ne sta passiva e rassegnata, e credo che questo sia un punto a suo favore. Poi più avanti se vedra cosa diventerà questa stima ^_^

FrancyXD: Le tue analisi dei capitoli mi stupiscono ogni volta! Intanto, visto che c'è la famosa scena?! No no, mi piaceva troppo tanto per tagliarla! Ritornando alla tua recensione, quel primo e UNICO posto a cui tu hai accennato credo che sia un pò il punto un cui Neji comincia ad avere un'altra opinione di Tenten. Anche se fa di tutto per trattarla per quello che è, una prigioniera, ha comunque le orecchie per sentire le sue parole e gli occhi per vedere quello che fa. Un pò ne rimarrà influenzato! Sì Tenten credo che sia la più matura tra tutti i personaggi, e questo grazie agli insegnamenti di Gai, ovvio XD Nemmeno Neji secondo me è così maturo, ha troppo pregiudizi per esserlo a mio parere. Tenten, invece, dimostra un pò più di senso critico. Chissà che non gli farà cambiare idea ... ^^




A presto!
Dryas

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Capitolo 6
*** Rivincita ***


SESTO CAPITOLO

 -Rivincita-









Quel giorno il sole splendeva insolitamente brillante per essere pieno autunno, di solito piovoso e grigio. Tenten approfittava dei raggi tiepidi e piacevoli per favorire il suo lavoro di interprete, iniziato già da mattina presto.
Erano diversi giorni che si impegnava più del solito: voleva arrivare a un risultato, forse tanto intensamente quanto Neji. Quest’ultimo, invece, si faceva vedere molto più raramente. Le discussioni avute i giorni precedenti non si erano ripetute, né sembrava che si dovessero ripetere.  
C’era una strana e innaturale calma.
Poi, un piccolo urlo trattenuto ruppe il silenzio della stanza, e probabilmente dell’intero edificio. Tenten si alzò in piedi con un sorriso sulle labbra, stringendo tra le mani un foglio ingiallito.
Con attenzione guardava il sigillo disegnato su di esso: linee sinuose si intrecciavano in forma allungata, creando un’immagine apparentemente astratta. Erano poi accompagnate da un’incisione, scritta in una lingua antica.
Il compito di Tenten era di tradurre quella frase ed era appena arrivata a un risultato significativo.
Subito uscì dalla stanza per dirigersi in grande fretta al primo piano, dove sperava di trovare Neji. Finalmente avrebbe potuto prendere una piccola rivincita su di lui, e non vedeva l’ora di vedere la sua faccia. In realtà non sapeva esattamente dove cercarlo e andò a naso, percorrendo i pochi ambienti che conosceva. Fu solo la fortuna che l’aiutò a trovarlo.
Involontariamente spostò lo sguardo all’esterno, verso il verde prato oltre l’ampia finestra, e lo vide.
Impaziente aprì la finestra e, dopo averla scavalcata, gli corse in contro sventolando il foglio tra le mani.
-Neji!- gridò sorridente-devo farti vedere una cosa!-
L’uomo le rivolse un solo breve e irritato sguardo, e non la degnò più di attenzione.
-mi stai disturbando- le disse secco -vattene-
-ma è importante- protestò la ragazza, ma il silenzio dell’altro la costrinse a prestare più attenzione a ciò che stava facendo. Se n’era accorta subito che era nel bel mezzo di un allenamento, eppure non gli aveva dato importanza. Ora che lo osservava meglio fu subito impressionata dalla sua agilità e dagli inconsueti movimenti che compieva: tenendo il palmo delle mani aperto eseguiva colpi brevi e rapidi, mentre il resto del corpo si muoveva elastico e flessibile. Non aveva mai visto nulla di simile.
-ci tieni poco alla tua salute- commentò Tenten scorgendo la fatica dal suo volto di solito impassibile -non ti sei ancora ripreso del tutto, dovresti evitare certi sforzi-
-non ho bisogno di consigli- ribatté l’altro -specialmente dei tuoi-
-sembra quasi lo stile Xing Yi Quan- affermò, poi, Tenten ignorando le sue parole -passi rapidi, attacchi camuffati e poco prevedibili, ma simili tra loro. Però c’è qualcosa di diverso, ti muovi come se sapessi già dove colpire-
Neji sorrise e, terminata l’ultima sequenza di calci e pugni, abbandonò la posizione di attacco. Sospirò e si soffermò a guardare Tenten con una certa curiosità.
-Xing Yi Quan- ripeté -mi stupisco che tu sappia della sua esistenza-
-Wi Ji, nulla assoluto, Tai Ji, preparazione all’azione, Liang Yi, i poteri opposti dello Yin e dello Yang- elencò -questi sono i tre momenti principali, da cui poi derivano le sessantaquattro modalità dello Yin e dello Yang. Ho studiato, ai miei tempi-
-ma tu non sei di Konoha- affermò con sicurezza Neji, continuando a guardarla interessato.
-sono un ninja di Konoha- fu la semplice risposta della ragazza.
-ma non sei nata a Konoha- insistette l’altro -conosci troppo bene lo Xing Yi Quan per esserci cresciuta-
-e tu che ne sai?- domandò sospettosa Tenten -come mai conosci così bene il mio villaggio?-
-affari miei- rispose distaccato Neji -e tu non hai vissuto a Konoha se non negli ultimi anni-
-intanto tu non mi hai ancora spiegato che c’è di strano nel tuo Xing Yi Quan- fece osservare indispettita la ragazza -e non fai altro che parlare di Konoha. Se ti piace tanto, vacci a vivere-
-è esattamente il contrario- commentò rapidamente l’uomo -e, comunque, non sono tenuto a dare spiegazioni sulle mie tecniche di combattimento a una prigioniera. Piuttosto, questa potrebbe essere la volta buona che ricomincio a chiuderti a chiave dato che di nuovo te ne vai a spasso invece che fare il tuo lavoro-
A quel punto Tenten alzò il braccio destro e tese verso Neji il foglio logoro che teneva tra le dita. Non aprì bocca, ma la sua espressione diceva tutto sulla stizza ed irritazione che avevano causato quelle parole. L’uomo non diede peso al suo viso e afferrò il foglio, esaminandolo.
-allora?- domandò brusco -è lo stesso che ti ho dato io. Non mi sembra una grande novità, se è questo che volevi dimostrare-
-me ne serve uno nuovo- disse Tenten con tono non meno gentile -è troppo rovinato. Non riesco a decifrare la prima parola della scritta-
-dimmi le altre allora- ordinò Neji senza perdere tempo.
Tenten lo guardò di sbieco per un attimo, ma alla fine cedette al suo sguardo diventato estremamente inclemente e intenso. Sospirò.
-“prima che l’ultimo petalo cada”- pronunciò con voce piatta -tutto qui. Ma non so cosa, prima che l’ultimo petalo cada, per questo mi serve un disegno migliore-
Neji guardò il foglio con aria seria, come se stesse cercando una spiegazione tra le righe di quel sigillo così stranamente antico e raro.
-è una rosa- spiegò Tenten, pensando di aiutarlo -nella simbologia rappresenta l’amore che sopravvive alla morte, la rigenerazione. Credo che il modo per rompere il sigillo sia nell’iscrizione, ma, come ti ho già detto, da lì non posso capire che c’è scritto-
-una rosa- disse pensieroso Neji -sicura che sia una rosa?-
-sì- rispose la ragazza avvicinandosi -vedi? Ci sono le spine e i petali sono questi che si aprono. È un po’ stilizzata, ma si capisce-
Tenten gli mostrò con il dito indice le caratteristiche direttamente sul foglio che teneva in mano, dopo di che gli spiegò le parole della scritta. Neji ascoltò tutto in religioso silenzio.
-vedo che oltre lo Xing Yi Quan conosci qualcos’altro- commentò -ti ha fatto bene non vivere a Konoha-
-ancora con questa storia- si lamentò la ragazza -sei fissato!-
-non la smetterò finché non mi dirai che ho ragione- ribatté l’uomo.
-e io non ti darò ragione finché non mi dirai grazie!-
-scordatelo- disse Neji -non era un favore, ma un ordine. Non ha senso ringraziare, gli ordini si eseguono senza fiatare e tu, tra l’altro, parli troppo-
-e tu troppo poco, e sei ripetitivo!- replicò strappandogli il foglio dalle mani -non capisco perché non puoi trattarmi da semplice essere umano. Hai un comportamento medievale-
-perché non me ne importa niente di te- fu la lapidaria risposta di Neji.
Tenten non aprì bocca, colpita da quelle parole spietate e dolorose. Abbassò lo sguardo, dando a se stessa della stupida per aver dimenticato la sua posizione, per un attimo. Sapeva che l’uomo la stava fissando e si immaginava un bel sorriso malefico stampato sul suo volto irsuto.
-vieni- le disse, invece, con tono calmo e disteso -non credere che fin quando non ti darò una nuova copia del sigillo sarai disoccupata, ti ho già trovato un lavoro-
Tenten alzò lo sguardo, meravigliata, ma Neji si era già messo in cammino: non ebbe altra scelta se non quella di seguirlo. Rimasero in silenzio entrambi mentre rientravano nel palazzo e imboccavano corridoi ora più familiari anche alla ragazza. L’uomo entrò in una stanza piccola, sulla quale si aprivano altre due porte. Avvicinandosi a una piccola credenza appesa al muro, l’aprì e prese una chiave, dirigendosi poi verso una delle due porte.
Quando la spalancò, la scarsa luce non permise a Tenten di capire che cosa contenesse e rimase vicino alla soglia della prima piccola stanza, sospettosa. Neji, al contrario, entrò con passo sicuro e improvvisamente una luce intensa illuminò il misterioso locale.
A mano a mano che l’uomo apriva le imposte delle finestre, gli occhi di Tenten si illuminavano e dopo tanto tempo un sorriso cominciò a spuntare sul suo viso bronzeo.












ANGOLO AUTRICE
Lo Xing Yi Quan esiste, non l’ho inventato io. È un tipo di arte marziale e ho trovato così tanta somiglianza con le tecniche di Neji che non ho resistito a citarlo. Purtroppo ora non trovo più il collegamento alla pagina da cui ho preso le informazioni, appena ricompare lo aggiungerò.
Non vi sembra, però, identico alla tecnica di Neji?!

In questo capitolo cominciano a spuntare un po’ di sorrisi, e le conversazioni vanno altre ai soliti insulti XD. Comincia a svelarsi anche cosa sia questo fantomatico sigillo. Spero vi sia piaciuto!

Vorrei poi chiarire un punto che magari non si era capito: Neji e Tenten non si sono mai frequentati a Konoha, Neji è stato condannato prima che Tenten avesse la possibilità di conoscerlo. Tenny_93, spero ora sia chiaro ^^


RiNgRaZiAmEnTi per i tanti commenti XD:

Ramiza: grazie per i complimenti, sono contenta che ti piaccia! Eh sì le Neji/Ten scarseggiano anche se ultimamente mi è sembrato di vederne più del solito. Buon segno!

VaMpIrA89: stavolta Tenten si prende un po’ di rivincita però, no? Non è così incapace come crede Neji XD

Tenny_93: eh sì, Neji è lento! Però migliora sempre di più … vedrai!

FrancyXD: eeeh, per Rock Lee bisognerà aspettare un bel po’ purtroppo per la sua entrata in scena ufficiale. Anche se il suo fantasma aleggia in continuazione! Si vedrà XD Forse Tenten è n po’ troppo spensierata in questo capitolo, no? Ho avuto un sacco di dubbi in proposito. Però mi viene spontaneo pensare che una piccola rivincita può far dimenticare per un attimo le parole dure che le ha detto. Tu che dici? (risponderò alla tua mail al più presto!!)

Hikari_Uchiha: ciao! Mi fa piacere che ti piaccia! Note cruente … a dir la verità non so bene cosa intendi, però non ci sono spargimenti di sangue esagerati né teste mozzate o cose del genere. Il mio stomaco non regge XD. Per quanto riguarda la seconda domanda, per i primi capitoli aggiornerò circa due volte a settimana perché li avevo già pubblicati, ma li ho modificati. Penso che più avanti aggiornerò una volta a settimana. Grazie per il commento!



Alla prossima!
Dryas  

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Capitolo 7
*** Mostro ***


SETTIMO CAPITOLO

 -Mostro-






Tenten afferrò lo straccio grigio e impolverato che poco prima aveva lasciato sul davanzale della finestra. Lo sbatte al di fuori di essa per cercare di pulirlo, dopo di che ritornò a sedersi sullo sgabello che aveva trovato nella spaziosa stanza.
Con un sorriso stampato in viso afferrò una vecchia nagitana e la fece ruotare parecchie volte tra le mani per poterla osservare meglio. Così aveva fatto con la maggior parte delle armi depositate nello stanzone in cui una settimana prima Neji l’aveva condotta.
Era suo paradiso.
Con grande gioia aveva accettato l’impegnativo compito di lucidarle una per una, ed erano centinaia. Ma lei era Tenten, la migliore maestra d’armi di Konoha, e quel lavoro non era altro che fonte di piacere e soddisfazione.
Quella nagitana, però, le piaceva particolarmente. Aveva sempre amato le armi ad asta lunga e si era esercitata parecchio per poterle maneggiare alla perfezione. Esattamente come faceva da quando l’aveva trovata, percorse con le dita la doppia lama tagliente, anche se opaca per il tempo, e tastò le decorazioni in oro che si snodavano per tutto il solido bastone fino alla punta.
-è antica- si sentì improvvisamente dire e, alzando lo sguardo, trovò Neji sulla soglia della porta.
-l’ho notato- rispose tranquillamente la ragazza, rimettendosi a studiarla -è splendida, come la maggior parte delle armi qui dentro-
-erano della mia famiglia- spiegò l’uomo -non vedevano la luce del sole da secoli-
-peccato- disse un po’ soprappensiero Tenten -sono veramente ottime-
-forza, esci da qui- le ordinò Neji e l’altra, sorpresa, alzò interrogativa lo sguardo, ma come sempre non trovò risposta nei suoi occhi chiari. Fece semplicemente come le aveva comandato e si alzò in piedi, avvicinandosi a lui.
-prendila- la fermò con voce perentoria l’uomo e Tenten si bloccò confusa -la nagitana- fu costretto a precisare. Alla ragazza si illuminarono gli occhi e corse indietro ad afferrare la tanto adorata arma.
-combattiamo?- gli domandò una volta che si erano incamminati uno dietro l’altro, ma non ottenne nessuna risposta.
-sei sicuro che posso usarla?- insistette incerta -è antica e apparteneva alla tua famiglia. Non vorrei rovinarla-
-che vuoi che me ne importi- rispose brusco l’uomo -puoi anche farla a pezzi, per quel che mi riguarda-
Nessuno dei due aggiunse più una parola: il tono con cui Neji aveva parlato consigliava Tenten di non innervosirlo ulteriormente. Così, silenziosamente uscirono all’aria aperta, esattamente nello stesso posto in cui la ragazza aveva trovato l’uomo ad allenarsi da solo qualche giorno prima.
-prendi anche questo- le disse Neji lanciando ai suoi piedi un kit ninja -ti servirà-
Tenten lo raccolse e rimase ad osservarlo per qualche secondo quando si accorse che era il suo. Avrebbe voluto fare molte domande, ma decise di non indagare: sapeva che non avrebbe ottenuto una risposta.
L’uomo, nel frattempo, si era già messo in posizione estraendo una katana dalla fodero legato alla vita. Tenten fece lo stesso, impugnando saldamente la pesante arma e guardandolo in viso. L’espressione perennemente imbronciata era particolarmente fredda e seria, quel giorno. Non ebbe il tempo di pensare ad un possibile motivo del suo eccessivo malumore perchè fu costretta a bloccare la katana con il bastone della sua arma.
Il combattimento era iniziato.
Facendo scivolare la lama della spada lungo il manico, sfruttò la mossa per spostare in avanti la sua nagitana e colpire l’avversario. Fallì il primo tentativo e iniziò una lotta alla pari tra entrambi i combattenti: se Neji poteva sfruttare la maggiore agilità e maneggevolezza della katana, Tenten aveva dalla sua parte l’abilità e soprattutto la maggior potenza della nagitana.
-è vero- disse la ragazza nel pieno del combattimento -non sono di Konoha-
-lo sapevo già- ribatté Neji.
-sono arrivata cinque anni fa- continuò l’altra -e, pensa, dopo solo un’ora che ero in città volevo già tornarmene indietro-
-avresti dovuto farlo- commentò acido l’uomo.
-no, ne è valsa la pena rimanere- rispose Tenten -sono cambiate molte cose da quel giorno-
-non ci giurerei- disse velenoso Neji -e ora stai zitta. Parli perfino quando combatti; e poi avevi detto che l’avresti ammesso solo quando ti avrei ringraziato, e non l’ho fatto, né lo farò mai-
L’altra rispose con un semplice sorriso. Poi, però, stanca di mancare l’avversario, decise di cambiare le carte in tavola. Evitando un affondo dall’alto, ruotò su sé stessa portando in avanti il manico dell’arma e colpendo Neji nello stomaco. Lui si piegò in avanti, permettendole di puntare alla sua mano: con un calcio colpì il polso che stringeva la spada e la fece cadere lontano.
Con aria soddisfatta, Tenten portò la lama della nagitana sotto il collo di Neji.
Lo sguardo dell’uomo non vacillò: rimase fermo e deciso a fissare intensamente gli occhi di Tenten, che espressero tutta la sua perplessità.
-uccidimi- le disse con convinzione.
-cosa?- domandò Tenten incredula.
-uccidimi- ripeté l’uomo -fallo-
-io … non … -
-fallo-
La ragazza non riuscì più a parlare. Confusa, premette la lama contro la pelle di Neji, guardandolo con un misto di pietà e orrore. Fece scorrere la nagitana sul suo collo, come se stesse disegnando il taglio che lo avrebbe ucciso. Gli occhi estremamente chiari dell’uomo non mostrarono mai un attimo di esitazione.
Una solitaria goccia di sangue fuoriuscì da una piccola ferita creata dalla lama affilata e scivolò su di essa, lasciando la sua scia rossa. A quel punto Tenten spostò la nagitana dalla gola di Neji e, continuando a tenerla per il manico, lasciò che la punta si appoggiasse a terra.
-no- disse ritrovando fermezza.
-perdente- mormorò Neji, scattando in piedi. Prendendola alla sprovvista, si precipitò su di lei, colpendola al fianco destro e mandandola a terra con un urlo di dolore. La ragazza portò la mano sul lato dolorante e strinse i denti per trattenere i gemiti della sua atroce sofferenza.
Sentì le sue vesti bagnarsi nuovamente di sangue che le sue mani non riuscirono a fermare.
-alzati- le ordinò l’uomo avvicinandosi. Tenten spostò verso di lui lo sguardo addolorato e al tempo stesso deluso.
-perché?- domandò.
-dovrei fartela io questa domanda- disse lapidario Neji -le persone come te mi fanno andare su tutte le furie! Io ti avrei ucciso, ma tu no-
-non potevo farlo- spiegò la ragazza amareggiata -nonostante tutto … -
-non avere pietà di me!- gridò l’uomo, interrompendola e costringendola a guardarlo -tu mi odi, mi detesti. Non osare avere compassione di me, del mostro come ti piace tanto chiamarmi, perché non ce n‘è motivo-
-non è stata la pietà a fermarmi- aggiunse debolmente Tenten, e a quel punto Neji la sollevò da terra. L’afferrò per il collo della maglia tenendola così in alto che i piedi della ragazza non toccavano più il suolo.
-e allora che cosa?- le ringhiò in faccia. Gli occhi terrorizzati di Tenten esitarono e si abbassarono, distogliendosi dalla rabbia furiosa che animava quelli dell’uomo.
-sei un essere umano- disse, allora, con voce tremante -esattamente come me. Ti ho odiato, è vero, e ho desiderato vederti morto. Ma ora non potrei mai farlo- continuò con maggior convinzione, riuscendo a guardarlo di nuovo in viso -tu non sei più il mostro, sei Neji Hyuga. Sei un essere umano … -
-no, io sono l’essere disumano- insistette l’uomo -e chissà quante altre definizioni hai da aggiungere, no?-
-dimentica quelle parole- lo supplicò Tenten.
-l’ho detto fin dall’inizio che sei bugiarda- continuò l’altro -ma per un attimo sei riuscita a confondermi, lo ammetto. Ora, però, la tua eccessiva bontà ti ha tradita, perché l‘odio non scompare così facilmente. Stai solo cercando di raggirarmi, ma non ci riuscirai-
Neji la lasciò cadere a terra pesantemente e si allontanò dandole le spalle.
-se non avessi cambiato idea su di te, pensi davvero che non ti avrei ucciso?- gli chiese Tenten alzando la voce per farlo fermare -ricorda che io sono un ninja, non una santa, e questa sarebbe stata l‘occasione perfetta per tornare ad essere libera-
L’uomo si bloccò e raccolse la katana caduta a terra, di fianco a lui.
-hai commesso un errore, e ora stai cercando di rimediare- rispose senza voltarsi -smettila di sprecare fiato-
-sono stanca di odiare, Neji- esclamò, invece, la ragazza -anche se è più facile. Ma è così orribile, mi sentivo io un mostro per volerti morto, per volerti uccidere … togliere la vita ad un altro essere umano è agghiacciante … anche se sono un ninja-
Tenten finì di parlare e con sguardo speranzoso fissò le spalle dell’uomo, che ancora non si erano mosse. Neji non parlava, non ribatteva, non commentava spregiudicatamente come suo solito, se ne stava solo fermo, immobile come una statua.
-non sei proprio di Konoha- lo sentì poi dire, e si mosse, andando verso la nagitana e raccogliendola. Dopo di che si voltò verso di lei, ancora seduta sull’erba umida.
-alzati- le disse -hai del lavoro da fare in camera tua-
Tenten si portò una mano al fianco mentre con l’altra si appoggiò a terra, dandosi la spinta per mettersi in piedi. Barcollante, trovò un inaspettato sostegno ad accoglierla: Neji, fattosi più vicino, le tese la nagitana e Tenten l’accettò volentieri, utilizzandola come sostegno.
Stanca e dolorante, si incamminò dietro il suo carceriere che, stranamente, aveva un passo più lento del solito.









ANGOLO AUTRICE
Capitolo movimentato stavolta, ed enigmatico. Che ne pensate? Aspetto le vostre interpretazioni o semplicemente pareri, 
positivi e negativi, ovviamente. Magari io non me ne accorgo, ma sbaglio nel descrivere un personaggio, chi lo sa.
Altra informazione: credo che non riuscirò più ad aggiornare due volte a settimana, ma solo una, verso il weekend.
I prossimi cominceranno a essere molto più chiari ... la verità è molto vicina!

RiNgRaZiAmEnTi:
tenny_93: sì sì, nel primo capitolo avevo scritto che per certe parti mi sono ispirta alla Bella la Besta (mio cartone disney preferito, per la cronaca XD). In questo momento sono un pò presa per lo studio, ma appena posso do volentieri un'occhiata alle tue FF. Che ne pensi invece di questo capitolo?
VaMpIrA89: sono contenta che ti piaccia!! Anche questo capitolo è stato all'altezza delle tue aspettative? Spero di sì ^^.
Ramiza: ah aah! allora abbiamo un lato in comune! Cinismo nella vita e romanticismo nelle FF !! Arriveranno le parti diabetiche, tranquilla, sto solo preparando il terreno ^^. Tenten per il momento è l'unica che mostra un lato ... sentimentale, nel senso che esprime quello che prova. Però anche Neji stavolta ci tenta, no? Anche se in negativo XD. Grazie per le recensioni!
Hikari_Uchiha: grazie mille per i complimenti! ^^ Ti è piaciuto il capitolo? Cosa ne pensi di questo Neji? Avere più opinioni spesso aiuta a correggersi ^^.
FrancyXD: non offenderti se ti ho lasciata ultima, ma devo avere concentrazione per rispondere alle tue analisi testualiXD
Purtroppo i quattro giorni soliti della pubblicazione diventaranno il doppio, si ricomincia l'uni :-(. Mi complimento con lei, signorina FrancyXD, per aver azzeccato: un arsenale!! Neji è riuscito incredibilmente a fare un gesto gentilo O.O. Però l'incanto è finito praticamente subito. Che uomo ... I termini tecnici a dire la verità sono stato un caso. Non sono nemmeno io un esperta, ma girovagavo in internet per trovare qualche decrizione di tecniche ed è spuntato quel sito (che non trovo più). Per quanto riguarda Tenten, ha preso una batosta sta volta, non credi? La posizione vittoriosa non l'ha mantenuta per molto purtoppo. Aspetto di sapere cosa ne pensi!!Ciao cara!



Un saluto a tutti!
Dryas

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Capitolo 8
*** Fiducia ***


OTTAVO CAPITOLO

 -Fiducia-









Nonostante il passo di Neji non fosse eccessivamente accelerato, Tenten faticava come se stesse partecipando una gara di resistenza. Aveva caldo e sudava fin troppo, ma i brividi di freddo erano in contraddizione con i normali sintomi del classico affaticamento fisico.
Stringendo con una  mano il fianco destro, trovò la risposta ai suoi problemi. Con l‘altra, invece, stringeva la nagitana, un ottimo mezzo di sostegno se non fosse stato per la sua debolezza e spossatezza, che la rendevano più un peso.
Salire tutti i gradini che portavano alla sua stanza fu un’atroce tortura. Respirando affannosamente, fu costretta più volte a sfruttare la parete come supporto per far placare il dolore che la costringeva a trattenere il fiato.
Neji non si voltò nemmeno una volta per vedere le sue condizioni, ma continuò per la sua strada come se non ci fosse. E pensare che era per colpa sua se era ridotta così.
Nemmeno quando aprì la porta della sua stanza, ebbe la cortesia di tenergliela aperta, e Tenten dovette spingerla con la spalla per poter entrare. Una volta dentro, lasciò cadere la nagitana a terra. La caduta provocò un rumore metallico, forte ed improvviso, di cui non si curò e sfruttò quel briciolo di energia che le rimaneva per raggiungere il bagno.
Sospirando, si appoggiò alla parete accanto al lavandino e sollevò la maglietta: le bende erano di nuovo bagnate del suo sangue, ma stavolta in maniera ben più grave. Riuscì a trovare il capo delle fasce e cominciò a srotolarle, fin quando si trovò di fronte la sua pelle nuda. Alla vista della ferita aperta e sanguinante, le gambe non le ressero e scivolò a terra. Emise un gemito di dolore, dovendo piegare il busto e sfregando così la carne lesionata, ma fu debole come era debole il resto del suo corpo.
Cercando in tutti i modi di ignorare il dolore lancinante che la stava facendo morire, Tenten appoggiò la testa al muro alle sue spalle e, senza che potesse controllarlo, le braccia le caddero lungo i fianchi, sfinite.
Stava per chiudere gli occhi e assecondare il torpore che le aveva pervaso il corpo, quando si sentì afferrare proprio per quelle braccia accasciate e trascinare sul pavimento liscio.
Neji l’aveva trovata così, a terra, mentre stringeva tra le mani le bende insanguinate che le avevano sporcato quello che rimaneva dei suoi abiti puliti. Assieme alla sua innaturale posizione, spiegavano il pallore spettrale che colorava la pelle della ragazza e i suoi occhi chiusi.
Trascinandola fuori dall’incavo in cui si era cacciata, la fece distendere completamente sulle piastrelle azzurrognole del bagno e, con un gesto secco, le divise in due la maglietta.
Dopo di che si alzò e prese tutte le salviette che trovò. Scegliendone alcune, le inzuppò con l’acqua del lavandino e le strizzò con energia. Dopo di che tornò ad inginocchiarsi accanto alla ragazza.
-ah, sei sveglia- disse notando gli occhi marroni che lo fissavano stupiti e intimoriti -i punti non si sono rotti- continuò ignorandoli e afferrando un asciugamano bagnato che lanciò poco garbatamente sulla fronte della ragazza -è solo questione di tempo, prima che si riasciughi, ma siamo costretti ad aspettare-
-se qualcuno avesse usato il cervello ora non sarei qui in questo stato- rinfacciò pungente Tenten, sistemando meglio il rigenerante panno fresco.
-se tu non fossi così lunatica e complicata non sarebbe successo niente- ribatté Neji, che nel frattempo aveva cominciato a pulire la ferita dal sangue in eccesso.
-se tu ti fossi comportato meglio non ci sarebbe nulla di complicato!- esclamò l’altra, ritrovando le forze.
-e tu avresti accettato di tua spontanea volontà di tradurre il sigillo?- domandò l’uomo -non credo proprio-
-magari se mi avessi spiegato il perché lo devo fare, avrei accettato- rispose la ragazza.
-non te lo dirò, se è questo che stai cercando di ottenere- disse Neji seriamente -né ora né mai. E poi, non hai nessun diritto di saperlo. Non sei nessuno-
-vattene fuori- sibilò Tenten, attirando lo sguardo dell’uomo -sì, vattene fuori ho detto- ripeté di fronte al suo sguardo interrogativo.
-perché ora dovrei andarmene?- domandò insolente -ti sto aiutando-
-vai via- ribadì con voce ferma la ragazza, ma vedendo che non si muoveva di un passo, appoggiò i gomiti a terra e, sollevando il busto, gli strappò l’asciugamano che teneva in mano e si allontanò, appoggiandosi con la schiena alla parete.
-non mi hai sentito?- gli chiese stavolta con voce tremante -voglio che tu te ne vada-
-posso persino capire che tu sia arrabbiata- disse Neji impassibile -ma quello che mi chiedi è da idioti. Da sola non saresti in grado di fare un bel niente e …-
-arrabbiata?- lo interruppe Tenten -furiosa vorrai dire! E delusa … oh, Neji, ma perché sei così … così cieco ed egoista? Propormi di ucciderti quando io … e mi staresti anche aiutando, certo … aiuti Nessuno … ma perché, quando io … -
Non riuscì a finire la frase e si nascose il viso tra le mani. Dall’altra parte, l’uomo la guardava e la ascoltava con attenzione, senza però riuscire a nascondere del tutto la confusione che quella reazione gli aveva causato.
-stai piangendo?- domandò con poco tatto. La ragazza scosse la testa negativamente, ma togliendo le mani, mostrò gli occhi gonfi e le guance rigate dalle lacrime.
-so già che lo considererai un gesto da debole- gli disse -ma che ci posso fare? Sarò una stupida e debole ninja che ha avuto la brillante idea di cominciare a fidarsi di te e ovviamente ne è rimasta ferita, in tutti i sensi. Sono proprio un‘idiota di prima categoria-
-già lo sei- rispose Neji -e come pochi, tra l’altro-
Dopo di che seguì silenzio. La ragazza smise di piangere e fissò lo sguardo su un punto imprecisato, mentre l’uomo continuava il suo lavoro.
-Tenten- esordì poi quest’ultimo con tono grave ma più disteso del solito -non provare più a fidarti di me, è meglio. Non sono quel genere di persona che cura i legami con gli altri individui né ho intenzione di cominciare a farlo. Pensa solo che sono un tuo nemico e sopravvivi con questa idea, so che ce la farai. Dopotutto, non sei di Konoha-
Una volta finito di parlare, l’uomo si alzò in piedi e, dopo aver dato un ultimo sguardo alla ragazza, fece per andarsene.
-aspetta!- gridò invece lei fermandolo con una incerta mano lanciata in avanti -potresti … mi faresti il favore di mettermi in piedi? Ti chiedo solo questo-
A quel punto Neji sospirò profondamente, ma si voltò e tornò indietro. Si abbassò verso la ragazza, lanciandole solo un’occhiata significativa, e afferrando il braccio che lei le offriva, lo mise attorno al suo collo. Tenten si lasciò scappare un lamento nel momento in cui l’uomo la sollevò senza mostrare la minima fatica, ma cercò di sopportare il dolore.
-dove ti metto?- le domandò.
-sul letto andrà bene- rispose la ragazza.
Così facendo, intrapresero il loro cammino in due.
-hai le mani fredde- commentò Tenten. Le dita dell’uomo erano appoggiate al suo fianco sano e la sorreggevano, ma il tocco, benché stranamente cortese, era freddo al contatto con la sua pelle nuda e risultava poco piacevole.
Neji abbassò lo sguardo per un attimo, guardando la sua mano bianca a contatto con quella più scura della ragazza. Solo in quel momento si ricordò che a coprirle il seno c’era una semplice fascia nera e distolse velocemente lo sguardo quando si accorse che Tenten alzava il suo verso di lui. Inaspettatamente la vide arrossire e distogliere gli occhi con altrettanta velocità.
Nessuno dei due parlò più fin quando l’uomo appoggiò la ragazza sul morbido materasso.
-non ti dirò grazie perché sei un mio nemico- gli disse Tenten, non appena fu sul comodo giaciglio.
-non ti offenderai se ti dico che sei un idiota, vero?- ribatté Neji -l’ha detto tu stessa di te-
-prima di andartene- lo ignorò la ragazza -mi diresti dove posso trovare altri abiti, dato che mi hai squarciato la maglia in due?-
-mi hai preso per il tuo maggiordomo?- ribatte Neji fulminandola con gli occhi -cercateli negli armadi-
-d’accordo- rispose la ragazza, assumendo un’aria seria -e per il lavoro?-
-lì, sulla scrivania- spiegò l’altro -ti ho recuperato una copia migliore del sigillo. Ora dovresti riuscire a tradurlo, in fretta-
-farò il possibile- rispose la ragazza, mettendo fine alla loro conversazione. Diede le spalle a Neji, girandosi verso il cassetto del comodino in cui aveva riposto le bende pulite, dando per scontato che se ne andasse.
-dicevo sul serio prima- esordì, invece, l’uomo -non fidarti di me, se non vuoi farti male di nuovo-
Tenten, sorpresa, spalancò gli occhi, ma non si voltò.
-tu ti alleni tutti i giorni?- domandò la ragazza, come se non l’avesse sentito.
-questo che c’entra?- chiese Neji.
-se lo vuoi ancora, potrei allenarmi con te- rispose l’altra -appena arrivata, me l’avevi ordinato, ma mi ero rifiutata. Sono in tempo per cambiare idea?-
-perché ora vuoi allenarti con me?- indagò, sospettoso, Neji -per non tradurre l’iscrizione?-
-no- disse Tenten -farò anche quello nel tempo restante-
-e allora perché?- insistette l’altro.
-se io non posso fidarmi di te- cominciò a spiegare la ragazza girando solamente il capo -forse tu potresti fidarti di me. Voglio solo che mi metti alla prova, tutto qua, non ho altri scopi subdoli, giuro-
Neji rimase zitto e pensieroso, guardandola, come sempre, con gli intensi occhi azzurri. A forza di trovarseli addosso, la ragazza aveva imparato a sopportarli e teneva loro testa con tutta la determinazione possibile.
-va bene- disse, infine, l’uomo -ma ti dico subito che il mio scopo è unicamente quello di allenarmi. Quindi, già da adesso togliti dalla testa quelle fantasie sulla fiducia. Non faranno altro che distrarti-
-non ti preoccupare- ribatté Tenten -io farò del mio meglio-
Con un sorriso, la giovane ninja di Konoha salutò Neji Hyuga che usciva dalla stanza dicendole bruscamente di farsi trovare il giorno seguente, all’alba, in palestra. L’uomo, invece, se ne andò chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta: odiava sentirsi in colpa.









ANGOLO AUTRICE:
Prima di tutto ringrazio chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e tra le suguite (perdonate il ritardo^^).
Come vi è sembrato il capitolo? Io mi sono divertita un sacco a scriverlo! Aspetto i vostri pareri!!
 
RINGRAZIAMENTI

VaMpIrA89: commovente al punto giusto no? Quando vuol dire una cosa Tenten la dice senza tanti problemi, non trovi? Io me la sono sempre immaginata così, per lo meno. Grazie per la recensione!
tenny_93: già, Neji non sa proprio come comportarsi con Tenten e in questo capitolo c'è la spiegazione: è lui che gli chiede esplicitamente di non trattarlo come una persona normale, proprio perchè non ne è abituato, non sa cosa fare. Ovvero è in difficolta!! Strano ma vero, no? Credo che sia stato difficile per lui (anche nel manga intendo) avere dei rappoti normale quando non ne ha mai avuti. Che dici? grazie per la recensione!
Hikari_Uchiha: ahah, apprezzo l'entusiasmo! Purtroppo, come ho già detto, da ora in poi riuscirò ad aggiornare solo una volta a settimana per motivi di studio e tempo. Spero che il capitolo ti sia piaciuto e sia stato all'altezza delle tue aspettative! Eh, sì lo ammetto, mi sono cacciata in un bel pò di problemi con questa FF a causa della mia mente contorta XD. Ciao!
Ramiza: altro che parecchio tempo! Ci impiega una vita per sciogliersiXD no però sono d'accordo, non può comportarsi normalmente quando sono anni che non vive più da persona normale, no? Credo di aver dato la spiegazione in questo capitolo, credi sia plausibile? Grazie per il commento!
FrancyXD: allora, sì forse non è molto chiaro il perchè di quella reazione negativa di Neji dello scorso capitolo (però è anche molto probabile che si sia svegliato con la luna stortaXD). Il problema principale è che Tenten lo vorrebbe trattare da persona normale e lui non può (è una sua prigioniera) e ne ha paura in certo senso. Le delusioni del passato bruciano ancora diciamo ... più avanti si capirà meglio! Beh, sì un pò fa tenerezza, è un imbranato con la "I" maiuscola! E quella assurda richiesta di ucciderlo era per metterla alla prova, in un certo senso non riesce a inquadrarla (è italiano?? bo). Insomma, ha un bel problema! ahahah ne sono contenta, ben gli sta mi vien da dire XD. Che ne dici di questo capitolo? La spiegazione ti sembra realistica? aspetto il tuo parere cara!! Ciao ciao e grazie!
 


A presto!

 Dryas

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Capitolo 9
*** Byakugan ***




NONO CAPITOLO


 -Byakugan-











Guardando fuori dalla finestra Tenten si accorse che il sole non era ancora sorto. Era nettamente in anticipo, ma Neji aveva più volte ripetuto di essere puntuale, e sembrava proprio il tipo da non accettare nemmeno un secondo di ritardo. Meglio non rischiare, pensò Tenten, guardando la pioggia cadere dal cielo grigio: l’autunno stava lasciando spazio all’inverno.
-è un mese- sussurrò a se stessa.
Erano passati trenta da giorni da quando era rinchiusa in quel palazzo, trenta giorni che non aveva più contatti con altri esseri umani se non Neji né che ricevesse notizie sui cari che aveva lasciato a Konoha.
Cercando di scacciare gli infelici pensieri e la nostalgia verso Gai e Rock Lee, la ragazza si diresse verso l’immenso armadio e aprì con familiarità una delle ante. Per prepararsi al primo allenamento, aveva scoperto un interessante apparato di abiti non solo ordinari, ma anche per ninja. Non sapeva di chi fossero o chi li avesse portati, ma era certo che le calzassero a pennello.
La vecchia ferita al fianco era ormai del tutto rimarginata e non dava più grandi problemi.
Una volta vestita, prese la sua attrezzatura e uscì dalla stanza, diretta alla cucina. Il suo carceriere-cameriere si era stufato di fare tante scale per portarle da mangiare e le aveva detto di arrangiarsi da sola andando in cucina quando le pareva. Tenten aveva obbedito senza troppa fatica.
Fece una rapida e leggera colazione, per non essere eccessivamente pesante poi si diresse verso la palestra. Quando fece scorrere la porta, il cielo cupo si rischiarò debolmente, segno che il sole stava sorgendo.
-buongiorno Neji- disse salutando l’uomo che armeggiava all’altro lato della grande stanza. Non ottenne risposta come la maggior parte delle volte. Al che, lo ignorò, e legò il kit ninja alla fascia attorno alla vita.  
Una volta pronta, si voltò sistemandosi gli chignon e si diresse verso il centro della stanza. Con sorpresa trovò Neji a fissarla.
-che c’è?- chiese bloccandosi -ho qualcosa di strano?-
La ragazza cominciò a guardarsi. Gli abiti non sembravano aver nulla di rotto, anzi erano perfetti: un semplice paio di pantaloni chiari e una maglia stile chimono, stretta alla vita con una fascia. Non trovando alcuna imperfezione tornò ad interrogare l’uomo.
-ho qualcosa in faccia?- insistette.
-non hai niente- rispose bruscamente l’altro -sbrigati a venire qui in mezzo-
Facendo le spallucce, Tenten lo raggiunse. Come sempre Neji indossava un abito tradizionale, ma che non stonava, anzi, si adattava perfettamente al suo corpo alto e atletico. Spesso Tenten si era chiesta che muscoli nascondessero quelle stoffe chiare, data la forza che dimostrava di avere.
-tu tiri, io evito- pronunciò asciutto -il solito-
-ancora?- si lamentò la ragazza -avevi detto che mi avresti spiegato a cosa servono quelle vene attorno ai tuoi occhi, non far finta di non ricordartelo-
Già dal primo allenamento Neji aveva stabilito che il compito di Tenten era di lanciare kunai, o una qualsiasi arma, con lo scopo di colpirlo. Lui li avrebbe evitati tutti. Se la ragazza rise in un primo momento, dovette ricredersi e rimase sbalordita dalla tecnica usata dall’uomo: appena ebbero dato il via al combattimento, attorno agli occhi argentei di Neji erano emerse delle strane vene di cui si rifiutò di dare una qualsiasi spiegazione.
-non sei pronta- le disse Neji scocciato -ora smettila di brontolare e combatti-
-se mi fai fare sempre la stessa cosa, come fai a dire che non sono pronta?- protestò la ragazza incrociando le braccia -ti avevo chiesto di mettermi alla prova, non di farmi fare il burattino-
A quel punto Neji assottigliò gli occhi e indurì lo sguardo: odiava essere contraddetto. Dal canto suo, anche Tenten si fece forza e sostenne la sua posizione con grande determinazione.
-poi non venire a frignare perché muori dissanguata- sibilò l’uomo -te la sei andata a cercare-
-farò il possibile per rimanere in vita, lo giuro- esclamò Tenten sorridendo, contenta di aver ottenuto ciò che voleva.
-usciamo- le disse brusco, andando a raccogliere i suoi strumenti e dirigendosi verso la porta senza aspettarla. La ragazza fece lo stesso e, con una piccola corsa, lo raggiunse. Lo seguì docilmente e senza aprir bocca fino a quando uscirono sul verde prato umido.
Il clima non era migliorato e la pioggia continuava a cadere incessante. Tenten maledisse se stessa per non averci pensato, in fondo poteva pazientare ancora un giorno.
-bene- disse Neji mettendo a terra, sotto un albero solitario, la sua attrezzatura -se proprio vuoi vedere a cosa servono questi occhi, preparati a un corpo a corpo-
Tenten obbedì e assunse la posizione da combattimento. Lo sguardo attento era puntato su Neji, che senza fretta si posizionò. Poi lo vide muovere le labbra e gli occhi si decorarono delle misteriose vene. Subito dopo le fece segno di attaccare.
La ragazza gli balzò addosso con grande agilità, ma il suo avversario non era da meno. In un primo momento, cercò di colpirlo alle gambe, in modo da mandarlo a terra senza ferirlo. Tuttavia, vedendo che la strategia non aveva successo, passò a mosse di arti marziali più potenti ed efficaci.
-fatti beccare almeno una volta- protestò, dato che qualsiasi cosa facesse veniva accuratamente schivata o attenuata.
-non sono io l’idiota- rispose sarcastico l’altro.
Il combattimento continuò senza che nessuno dei due avesse la meglio, finché il piede destro di Tenten scivolò sull’erba: le gambe le si spostarono in avanti mentre il resto del busto si piegò all’indietro e le braccia si aprirono per attenuare lo sbilanciamento. Fortunatamente riuscì a ritrovare l’equilibrio e a non cadere a terra come un sacco di patate, ma quando rialzò lo sguardo sul suo avversario capì che il suo grossolano errore le sarebbe costato caro.
Neji approfittò dello sbaglio della ragazza e dalla sua minor attenzione. Scoperta com’era e senza alcuna difesa, gli stava regalando la possibilità di mettere in atto la sua specialità. Si avvicinò rapidamente e la colpì con due semplici dita, per poi ripetere l’operazione altre indefinite volte.
Tenten, inerme, non poté far altro che lasciarlo avvicinare a sé e, quando mise in atto il singolare attacco, un brivido di paura le corse lungo la sua schiena. Sentì i suoi colpi perforarla in vari punti del corpo apparentemente scelti a caso e, nonostante non sembrassero eccessivamente pericolosi, il dolore che causavano era notevole.
La pressione esercitata era tanto forte da spingerla all’indietro, fin quando andò a sbattere con la schiena l’albero sotto Neji aveva appoggiato i suoi oggetti. A quel punto l’uomo si fermò.
-bene, ora hai visto a cosa servono- le disse abbandonando la posizione d’attacco. Tenten lentamente sollevò la manica del braccio sinistro e con sorpresa trovò un livido nero esattamente in uno dei punti in cui Neji l’aveva colpita.
-non riesco a richiamare il chakra- esclamò con preoccupazione -sei stato tu? È per quello che mi hai fatto?-
-sì- rispose Neji -con il mio Byukugan, non solo ho una visuale a trecentosessanta gradi, ma riesco a vedere il sistema circolatorio del chakra e i punti di fuga. Premendoli posso bloccarne l‘afflusso-
-Byakugan … - ripeté a bassa voce l’altra -incredibile. Ha un’abilità innata davvero straordinaria, Neji. E come si fa a contrastare?-
-non si può- rispose l’uomo avvicinandosi e abbassandosi verso le sue cose -l’unico modo per non morire è evitare di essere colpiti nei punti vitali-
Improvvisamente Tenten si lasciò scivolare contro il tronco dell’albero fino a sedersi per terra, debole. I begli abiti che aveva indosso ora erano completamente fradici e sporchi di fango. La frangia, bagnata come il resto dei capelli, si attaccava alla sua fronte, nascondendole gli occhi.
-forse ti ho chiuso troppi punti- commentò Neji mettendosi anche lui seduto con la schiena contro lo spazioso albero e cominciando a bere avido dalla borraccia.
D’un tratto, però, si sentì tirare per i lunghi capelli bagnati. Spostando lo sguardo vide che la ragazza stringeva tra le mani una ciocca della sua chioma corvina. La fulminò con gli occhi.
-mi daresti un po’ d’acqua?- gli chiese invece Tenten non appena la guardò.
-va a prenderti la tua- le rispose sgarbatamente, allontanando la borraccia e mettendola fuori dalla sua portata.
-credo che tu mi abbia chiuso troppi punti- disse stancamente lei -non ce la faccio ad arrivare fino là, ora come ora-
-lasciami i capelli- le ordinò, notando che continuava a stringerli. Tenten obbedì e riabbassò lo sguardo, sospirando. Fu allora che si vide porgere la borraccia.
-te l’avevo detto che eri troppo debole- la rimproverò l’uomo.
-grazie- rispose lei afferrando il desiderato contenitore. Dopo che ebbe bevuto, lo restituì a Neji abbozzando un sorriso.
-quando mi ritorneranno le forze?- domandò, spostando lo sguardo in avanti, verso la pioggia.
-presto- rispose l’altro -e non tirarmi più i capelli-
-sono belli- commentò soprappensiero la ragazza, girandosi poi a fissarlo negli occhi -non ho mai visto delle iridi così chiare, tanto da sembra argentee-
-sinceramente non mi importa dei tuoi gusti estetici- ribatté l’uomo poco interessato.
-se non li usassi esclusivamente per incenerirmi, sarebbero anche più belli- replicò acida l’altra -solo chi possiede il Byakugan ha quegli occhi?-
-certamente- rispose Neji -tutti gli Hyuga hanno questi occhi. A Konoha avresti dovuto vederne qualcuno-
-quindi come pensavo sei di Konoha- disse Tenten.
-no, non lo sono più- ribatté l’altro innervosendosi -e non voglio nemmeno tornare ad esserlo-
-se ti chiedo cosa è successo non me lo dirai, vero?- osò domandare la ragazza.  
-certo che no- disse Neji secco -non sono affari tuoi-
-eh, già- fece Tenten rassegnata -ho l’impressione che me ne andrò di qui senza sapere nulla su di te, a parte che sei uno Hyuga-
-perché ti interesserà tanto sapere chi sono, lo sai solo tu- esclamò Neji rialzandosi -nemmeno io so niente di te, ma non me ne faccio un problema. Tu sei quello che dimostri di essere, cosa me ne importa del passato? Saperlo non mi serve-
-il passato fa parte di noi- ribatté Tenten -anche se non avrà importanza, ci ha portato ad essere quello che siamo, non credi?-
-proprio per questo è meglio che tu non sappia il mio- disse a voce bassa l’uomo -ora dovresti farcela a camminare- le disse cambiando argomento -vai a lavorare-
Dopo aver raccolto le sue cose, Neji se ne andò, lasciando Tenten che si rialzava in piedi da sola. La ragazza rimase a guardarlo, pensierosa e inquieta: ora era certa che quell’uomo nascondeva un passato che voleva a tutti i costi tener nascosto, un segreto che non doveva essere svelato.
Tenten tornò nella propria camera animata da maggiore curiosità: forse la chiave per scoprire la verità era proprio sotto il suo naso.









ANGOLO AUTRICE
Scusate il ritardo di  quasi una settimana!
Dunque, in questo capitolo direi che avviene il primo dialogo senza minacce di morte serie tra Neji e Tenten. Un gran progresso non credete?XD Seriamente, c'è qualche cambiamento nell'aria no? Tentendo conto anche del fatto che è già un pò di tempo che si allenano insieme e questo dovrebbe averli resi almeno un pò più complici direi. Fatemi sapere cosa ne pensate!^^


Ringraziamenti
Ramiza: "vissute", che bella parola! Mi fa piacere che questo lato della FF ti piaccia, nonostante la lentezza, è vero. Ma tra Neji e Tenten, due persone che non si sono mai viste prima e nella particolare situazione in cui si trovano, non può nascere una semplice, normale, amicizia. Non credi? I momenti love-love arriveranno! Ciao!
 
Hikari_Uchiha: ebbene sì, anche Neji sa cosa sono i sensi di colpa grazie (o a causa) di Tenten! Ben gli sta XD. L'età dei personaggi e l'ambientazione precisa verranno chiariti in seguito, però penso si sia almeno intuito che non hanno quindici anni ma un pò di più. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!

tenny_93: sono contenta che continui a piacerti la mia storia! E il romanticismo arriverà, sarà un pò complicato però ci sarà. E credo che un legame tra Neji e Tenten si stia già creando, non trovi? Gli allenamenti sono praticamente il pane di Neji XD ciao! Grazie per la recensione!

VaMpIrA89: grazie per il commento! Fa sempre piacere sapere di essere apprezzati!!^^

FrancyXD: eh eh, le hai azzeccate proprio tutte! Mamma mia, mi sembrava che mi stessi leggendo nel pensiero quando ho letto la tua recensione, giuro. Neji l'hai inquadrato alla perfezione! Tenten lo spiazza, questo è certo, e il motivo è proprio perchè non è passiva, come hai detto tu. In un certo senso sta risvegliando anche lui. Ed ecco perchè si porta avanti e cerca di fermare sul nascere una situazione che non sarebbe in grado di gestire (ah ah!). Però, hai detto bene, non lo fa solo con la testa, perchè parlare di fiducia vuol dire iniziare già a parlare di sentimenti. L'ha incastrato Tenten!XD
Già, sono d'accordo con te riguardo al "contatto fisico". E' forse più potente delle parole, no? Alla fine crea un "legame" (non so se è la parola esatta) fra due persone, che direi unico, una svolta in un certo senso. Più avanti si chiarirà meglio!
grazie, come sempre, per la bellissima recensione!



Un saluto a tutti!
Dryas


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Capitolo 10
*** Risposte ***




DECIMO CAPITOLO


 -Risposte-








Tenten non era mai stata in quel luogo. L’aveva intravisto diverse volte dalle ampie vetrate del palazzo, ma non si era mai avventurata tanto lontano. Pian piano si rese conto che la strana struttura non era che uno di quei gazebo di pietra, che ricordava tempi ormai passati.
Più si avvicinava più ne rimaneva colpita da quel cerchio di colonne bianche di un’altra era, e dagli archi perfettamente scolpiti. Dei rovi spinati si arrampicavano su di essi e, nonostante fosse pieno inverno, rose e boccioli rossi spuntavano dai sottili rami.
Incredula, afferrò delicatamente in mano uno dei fiori: ammirò il vivace colore scarlatto e inspirò il profumo così inusuale per la stagione. Le rose erano decisamente i suoi fiori preferiti.
Spostando la sua attenzione, alzò lo sguardo sull’ombra che già sapeva di trovare sotto il piccolo tempietto. Salendo i pochi gradini trovò Neji di spalle, seduto sulla panchina in marmo al centro della struttura.
Non lo raggiunse.
-che vuoi, Tenten?- le domandò lui senza nemmeno voltarsi.
La ragazza non si stupì che l’avesse vista. Gli allenamenti insieme allo Hyuga le avevano chiaramente dimostrato che le sue capacità andavano ben oltre all’avere un campo visivo completo.
-non dovrei essere qui, lo so- esordì la ragazza -ma io … -
-cosa vuoi, Tenten?- ripeté l’altro, bloccandola -non fare tanti giri di parole. Sai che mi danno fastidio-
-risposte- gli disse con tono serio e rassegnato -non pensi che me le meriti dopo due mesi?-
Neji a quel punto spostò la testa all’indietro, in modo tale da poterla guardare. Stretta nel cappotto nero la ragazza teneva le mani infilate nelle tasche e sembrava avere un’aria intimidita. A quel punto l’uomo cominciò a prestarle più attenzione: da parecchio tempo non vedeva la paura nei suoi occhi, da poco meno di due mesi per la precisione.
-non è mai stata una questione di merito- le disse -ma di circostanze. Per questo nemmeno se volessi potrei darti delle spiegazioni. Mettiti il cuore in pace-
-non posso- insistette la ragazza -ne ho bisogno. Non posso lavorare se non ho delle risposte, mi dispiace-
-hai tutto quello che ti serve per lavorare- ribatté con maggiore durezza Neji -e ora vattene, odio essere disturbato quando sono qui-
Si girò di nuovo, in modo da mettere fine alla conversazione. La sentì sospirare, ma sapeva che non se n’era andata. Era più testarda di quanto si aspettasse.
Attivando il Byakugan vide che si era appoggiata ad una colonna, le mani dietro alla schiena e il capo abbassato. Sembrava una persona qualunque, vista così, non il ninja con cui migliorava le proprie tecniche. Forse fu questo ad impietosirlo.
-stare lì impalata non ti servirà a niente- le disse -rientra, sta calando la sera-
-non ho paura del buio- rispose Tenten.
-e di me?-
La domanda, inaspettata e azzardata, stupì Tenten che rialzò la testa e spalancò gli occhi. Sapeva che la stava guardando, era inutile fingere o cercare di ingannarlo.
Almeno lei sarebbe stata sincera.
-sì- disse infelicemente -ora sto ricominciando ad avere paura di te-
-mi fa piacere- commentò l’uomo alzandosi in piedi e guardandola -è così che avrebbe dovuto andare. Se tu mi avessi temuto sin dall’inizio non ci troveremmo in questa situazione, tu non faresti domande e vivremmo senza complicazioni. Ma stiamo parlando di te, e il ragionamento non vale per gli sciocchi curiosi e dal cuore tenero-
-mi dispiace averti deluso- rispose Tenten -avresti dovuto scegliere con maggiore attenzione quando mi hai imprigionata. Così hai davvero complicato la vita ad entrambi-
-ad essere sincero ho scelto te per pura curiosità- disse Neji -non perché sapevo di qualche tua particolare dote. Gli altri tuoi compagni non avevano proprio la faccia da gente seria e competente, tu per lo meno, non eri vestita da pagliaccio-
A sentir citare Gai e Rock Lee, a Tenten si strinse il cuore, e si incupì. Ecco un’altra domanda che non aveva mai avuto risposta: il loro destino. Non sapeva se fossero vivi o morti, ma aveva voluto credere che Neji li avesse lasciati andare, in fondo non c’era bisogno di ucciderli. Ora si rendeva conto di quanto era stata ingenua, lei si sarebbe comportata così, non Neji.
-non posso- gli disse con voce tesa, guardandolo negli occhi -lo capisci? Io non … -
-cosa te ne importa?- la interruppe l’uomo con freddezza -una volta finito il tuo lavoro, nessuno saprà che sei stata tu. Io non ho alcun interesse a fare la spia, ho ben altre aspirazioni-
-non è giusto- ribatté Tenten -tu sei … un assassino. Non posso aiutarti a liberarti dalla tua condanna, devi scontarla, per ciò che hai fatto-
-tu sai cosa ho fatto?- le domandò Neji avvicinandosi di qualche passo -lo conosci il motivo per cui sono stato condannato a questa esistenza?-
-hai ucciso un tuo parente- rispose Tenten intimorita -ho potuto dedurre solo questo dal sigillo e dai libri-
-sei stata intelligente- commentò l’uomo -sapendo il nome della mia famiglia sei risalita alle antiche condanne che venivano applicate ai nostri stessi membri. Complimenti, hai scoperto che sulla mia pelle porto il Shin no ikuin, il marchio dell’assassino. Ora che intenzioni hai? Sono davvero curioso-
La ragazza cercò di mantenere il controllo di fronte alla verità che tanto aveva temuto, ma i suoi occhi tradivano tutta la sua inquietudine e angoscia. Aveva voluto sperare che nel peggiore dei casi Neji avesse mostrato quanto meno dispiacere e pentimento, ma la facilità e la disinvoltura con cui aveva ammesso la sua orribile colpa l’aveva lasciata di stucco. Ecco come le sue ultime speranze andarono in frantumi.
-niente- rispose a stento -proprio niente-
-sbagliato- la corresse l’uomo con innaturale calma -voglio l’ultima parola in questo preciso istante. Adesso. Ora. Subito-
Il tono, da disteso e disponibile, si era caricato di disprezzo e rabbia. Un ordine che non ammetteva contraddizioni né tanto meno disubbidienze e che feriva l’animo di chi ascoltava per l’odio che trasmetteva.
Tenten, spaventata dal suo improvviso cambiamento, si appiattì contro la colonna alle sue spalle, cercando di diventare più piccola possibile. Il suo istinto le sbraitava di andarsene, di fuggire in qualsiasi modo, ma era stata abbastanza coscienziosa da zittirlo e ricordarsi delle vere capacità di chi aveva di fronte: Neji Hyuga, un assassino con un’abilità innata a cui non poteva tener testa e che la poteva uccidere con due sole dita posizionate nel punto giusto.
Un avvenire così tragico non l’aveva immaginato nemmeno nel peggiore degli incubi.
-smettila di tremare e parla!- sbraitò l‘uomo -so che la sai, dimmela!-
-non aiuterò un assassino- disse coraggiosamente Tenten -sei davvero un mostro! Sei … !-
Inaspettatamente Neji si scaraventò su di lei, attivando il Byakugan e afferrandola per il collo del cappotto. Poi spostò un braccio e lo appoggiò alla gola della ragazza, e premette. Subito, anche le mani di Tenten si sollevarono nel tentativo di toglierlo ed impedire che la soffocasse.
-l’ultima parola- sibilò annientandola con lo sguardo carico d’odio.
-non ti servirà- balbettò la ragazza fissando terrorizzata le venature attorno ai suoi occhi di ghiaccio -è inutile-
-dimmela!- insistette l’altro -o preferisci morire?!-
La presa si rafforzo e respirare divenne davvero difficoltoso per Tenten, anzi impossibile. Impaurita, non rispose alla provocazione di Neji, ma i suoi occhi gli diedero la risposta: non avrebbe aperto bocca.
-stupida- ringhiò -se me la dici sarai libera. Te ne andrai, ritornerai a Konoha e non vedrai più il mostro. Non è quello che vuoi?-
-è inutile- ripeté invece Tenten -tu provi solo odio-
-sputa questa dannata parola!- sbraitò l’uomo, ormai fuori controllo -dilla!-
L’aria non arrivava più ai polmoni di Tenten. Furioso com’era, Neji aveva stretto eccessivamente il collo della ragazza con la sua mano, soffocandola e impedendole di parlare. Gli occhi sconvolti di Tenten lo supplicavano di lasciarla andare, ma lui non se ne accorse. Solo quando si arrese, quando le braccia caddero flosce lungo i fianchi e gli occhi si chiusero, si rese conto di aver esagerato. La stava uccidendo davvero.
Subito mollò la presa e l’afferrò tra le braccia prima che cadesse a terra, priva di coscienza: Il capo di Tenten si spostò all’indietro e i suoi arti penzolarono nell’aria assolutamente impotenti. Neji, ritrovando la calma, sospirò e, continuando a tenere la ragazza in braccio, si avviò verso il palazzo mentre dal cielo cominciavano a cadere i primi soffici fiocchi di neve.














ANGOLO AUTRICE
Informazioni tecniche: "Shin no ikuin" dovrebbe significare realmente "marchio dell'assassino". L'ho trovato vagando qua e là per la rete, e devo dire che è capitato proprio a proposito!
Per il resto ... Ritorno a pubblicare stabilmente una volta a settimana (sabato/domenica). Sperando di riuscire a tenere il ritmo!

Grazie a chi ha commentato, pochi mi buoni oso dire!! Dove siete finiti tutti??
Ramiza: grazie per l'incoraggiamento! Comincia a cambiare qualcosa adesso ... ciao!
francyXD: per fortuna che sei arrivèe! Allora, ho un mucchio di cose da scrivere. Primo, Tenten cerca (con tanta, ma tanta fatica) di trattare Neji come una persona normale, quindi lo saluta anche se l'altro è meno loquace di un muto e non lo ritiene infallibile/imbattibile. Tutti hanno un punto debole infondo. E credo che questo comportamento sia la giusta punizione per Neji! Trattandolo in maniera "speciale" (in senso negativo anche) Tenten non farebbe altro che accontentarlo, no? La sua alterigia è famosa dopotutto.
Sono contenta che ti sia piaciuta la scena sotto l'albero! Per mia esperienza personale, quando si è stanchi morti (così come quando si è ubriachiXD) spesso si dicono cose che altrimenti non uscirebbero mai di bocca. Quindi Tenten si lancia in un commento che normalmente non avrebbe mai fatto. Ma Neji è, appunto, un muro.
Dici che era malinconica l'ultima parte? A me sembrava solo la verità XD. Riguardo al passato, hanno ragione tutti e due in un certo senso: il passato non si può cancellare, ma rimane nel presente in quello che si diventa, senza però doverlo per forza vincolare. Che riflessioni profonde all'ora di pranzo! Ho scritto fin troppo, ti saluto cara e ti ringrazio! Spero ti piaccia anche questo di capitolo!


Un saluto a tutti!


Dryas





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Capitolo 11
*** Verità ***





UNDICESIMO CAPITOLO


 -Verità-







La neve cadeva abbondante e pian piano stava ricoprendo di bianco il prato verde del giardino, senza dare l’impressione di voler smettere.
Distratto, Neji guardava quella lenta e silenziosa caduta, ma i suoi pensieri erano ben lontani dalle condizioni atmosferiche dei giorni seguenti. Il momento che segretamente aveva temuto era arrivato, perché in fondo lo sapeva. Sapeva che quella ragazza non era ingenua come poteva sembrare, che l’avrebbe scoperto e che l‘avrebbe spinto a confessare la verità.
Era costretto a farlo.
Intanto alle sue spalle, sdraiata su un divano, Tenten riprendeva coscienza. La gola le faceva male e il suo primo pensiero fu di bere. Aprendo gli occhi, però, si irrigidì: ricordò il motivo per cui le doleva tanto il collo e si spaventò quando non riconobbe la stanza in cui si trovava. Il camino poco distante da lei scoppiettava ed emanava un calore caldo e piacevole. Fu osservando quella luce che vide Neji alla finestra, perso a guardare qualcosa di indefinito al di fuori di essa.
Fu presa dalla paura e, allarmata, cercò immediatamente una via di fuga. Fortunatamente la porta era dietro di lei e se avesse fatto attenzione, avrebbe potuto andarsene senza che l’uomo se ne fosse accorto. Ovviamente, tutto questo sarebbe potuto succedere se il Byakugan non fosse stato attivo e ottimisticamente lo diede per scontato.
Mettendo in pratica gli insegnamenti di tanti anni di accademia, si mosse silenziosa e cauta. Non uno scricchiolio, non un fruscio di troppo, niente la tradì: era stata perfetta, Neji non si era accorto di nulla. Sollevata, mise la mano sulla maniglia e l’abbassò. Tirandola verso di sé, però, constatò che non si muoveva. Allora provò a spingerla, ma non funzionava nemmeno in quel modo: era chiusa a chiave.
Sull’orlo della disperazione, cercò un altro modo per fuggire. Una seconda porta si apriva sulla stanza, ma era troppo vicina all’uomo e non avrebbe potuto raggiungerla senza che non si accorgesse di lei. Forse, però, se avesse corso …
Con la stessa cura di poco prima, ricominciò a muovere i piedi per raggiungere la sua ultima possibilità di salvezza. Poi, una volta avvicinatasi abbastanza, scattò. Corse senza far più attenzione al rumore che provocava: prima che Neji avesse capito cosa stava succedendo, lei non sarebbe più stata lì.
Afferrando la maniglia, l’abbassò e stavolta la porta si aprì. La spalancò e si precipitò fuori, ma una mano afferrò il suo braccio e la fermò. Impallidendo si voltò e trovò Neji che senza troppa fatica la tratteneva. Incrociando i suoi occhi, le mancò il fiato.
-non c’è un’uscita da quella parte- le disse calmo -torna dentro-
Inaspettatamente la presa attorno al suo polso si allentò fino a sciogliersi e Neji si girò per tornare sui suoi passi. Rientrò nella stanza senza aspettarla, sicuro che l’avrebbe seguita. Tenten, però, non ascoltò le sue parole e guardò nel buio locale in cui era entrata: non c’erano finestre da cui fuggire e nemmeno una porta. Era sicuramente opera dell’Arte Magica.
Quando ritornò nella stanza illuminata, Neji non era più alla finestra, ma si era spostato verso il camino a cui si teneva appoggiato con una mano, il viso basso a guardare le fiamme.
-ascoltami prima di andartene- le disse come se sapesse che aveva adocchiato le grandi finestre -dopo sarai libera di fare quello che preferisci-
Tenten si fermò: il tono rassegnato e amaro la colpirono, nonostante considerasse l’uomo come la minaccia più mortale in cui si fosse mai imbattuta. Sembrava stranamente stanco e in qualche modo inoffensivo, con quell’aria demoralizzata. Poi, però, il bruciore alla gola le riportò alla mente ancora una volta che cosa le aveva fatto e capì il motivo di tanta depressione: non era riuscito a estorcerle l’ultima parola.
-sono un assassino- cominciò a dire Neji, attirando la sua attenzione -ho ucciso mia cugina all’età di diciassette anni. Il motivo è il potere: lei era l’erede del clan Hyuga, io soltanto un cadetto. L’odio mi ha sopraffatto, Hinata non era niente in paragone a me, io ero lo Hyuga più forte e quindi il più degno di diventare il capo del clan. Così l’ho uccisa con la speranza che suo padre scegliesse me come suo successore- a quel punto si girò per vedere la reazione di Tenten.
La ragazza ascoltava con attenzione e con una certa agitazione. Di nuovo, c’era paura nei suoi occhi
-questo è quello che è stato detto e che troverai scritto nei registri di Konoha. Ma non è la verità-
Tenten sussultò. Neji fu sollevato che l’avesse fatto e prese un respiro profondo.
-non mi incanti- disse Tenten diffidente -se quello che dici è vero, allora mostrami che non hai il sigillo-
A quel punto Neji, allentò il kimono bianco e ne spostò un lembo, scoprendo il petto. Appena sotto la clavicola sinistra, sopra il cuore, quello che sembrava un tatuaggio era inciso nella sua pelle chiara. Il sigillo dell’assassino, lo Shin no ikuin, brillava sotto la luce calda del fuoco e spiccava nel suo profondo nero come se fosse stato appena impresso. Tenten aggrottò le sopracciglia, spaventata e confusa.
-non ho detto che non sono stato condannato- spiegò l’uomo -mio zio in persona mi ha marchiato. Io sono l’assassino di sua figlia, così sbadato da non nascondere le impronte di sangue che mi avrebbero incastrato. Avrebbe voluto la mia morte, ma l’Hokage glie lo impedì. E così rimandò la mia fine a quando fossi stato maggiorenne, sviando l’ostacolo e salvando la faccia-
Senza fretta ricoprì il sigillo e tornò a guardare la ragazza. Non era ancora convinta, era evidente, ma stava per capire il motivo per cui l’aveva imprigionata e obbligata a lavorare per lui. Tuttavia non era sufficiente.
-sono stato rinchiuso qui e mi è impossibile uscire- continuò allora -condannato ingiustamente-
-è facile parlare- esclamò Tenten -l’unica prova che mi hai mostrato non fa che dimostrare il contrario di quello che stai cercando di farmi credere-
-è stato mio zio a uccidere Hinata- insistette l’altro -l’ha fatta assassinare perché si era reso conto che non era in grado di portare aventi il clan, ma non poteva nominare altri eredi, finché fosse stata in vita-
-ancora parole- disse la ragazza -e per di più poco convincenti. Tu odi tuo zio e odiavi tua cugina Hinata, è fin troppo banale far cadere l‘accusa su di lui-
-certo che lo odio- ribatté Neji ritrovando la solita determinazione -ha ucciso mio padre e mi ha fatto rinchiudere qui, perché mi temeva. Lui voleva nominare come erede la sua secondogenita, Hanabi, non uno appartenente alla casata cadetta come me, che per di più gli portava rancore-
-no, il tuo discorso non sta in piedi- disse Tenten sempre più confusa -perché chiedere ad altri di tradurre? Perché non farlo tu o chiedere a loro di dire la verità a Konoha?-
Neji sospirò profondamente e si passò una mano sul viso, sempre più stanco. Tenten non riusciva a capire se si stesse arrendendo, se quella farsa fosse finita o si stesse preparando a dirle un’altra verità ancora più sconvolgente.
-non posso far nulla per cercare di rompere il sigillo, io personalmente- continuò l’uomo -ma il patto non prevede che siano altri a farlo, piccola pecca degli antenati che probabilmente avevano in mente un luogo completamente isolato in cui scontare la pena. Ma mio zio voleva un posto vicino da poter tenere d’occhio facilmente, per questo scelse un palazzo a poche miglia da Konoha-
-perché non puoi farlo?-
-perché morirei- rispose bruscamente Neji -i miei nervi cerebrali verrebbero colpiti e in pochi minuti il mio cervello non esisterebbe più. Erano spietati e ingegnosi quei dannati vecchi Hyuga-
Più che le parole, erano le movenze stesse dell’uomo a impressionare Tenten. Se stava recitando, lo stava facendo davvero bene: percepiva la sua sofferenza e la frustrazione dell’essere impotente in una situazione che gli aveva rovinato l‘esistenza.
-e per l’altra domanda- continuò -il palazzo è protetto. Chi entra, esce senza ricordarsi di aver messo piede qui dentro. Un utile Genjutsu, degno di mio zio. Questo è tutto, ora sai la verità-
Una volta finito di parlare, alzò gli occhi sulla ragazza che lentamente si era avvicinata al divano e si era seduta su di esso. Stava pensando, stava decidendo se credergli o meno. Riponeva più speranza di quanto si aspettasse in un risvolto positivo, ma era pronto anche al peggio. Sapeva di aver esagerato, e tutti hanno un limite, anche Tenten.
Quando la vide scuotere la testa, capì che non era riuscito a persuaderla.
-hai il sigillo- disse la ragazza -questa è l’unica cosa concreta che mi hai mostrato. Il resto … può essere falso … -
-ti fidi più di me o di un disegno e di qualche pagina ingiallita?- le domandò istintivamente e Tenten lo guardò con gli occhi spalancati. Neji capì l’errore. Proprio lui andava a parlare di fiducia quando aveva sempre rifiutato di costruire un qualsiasi rapporto con lei, anzi, che l’aveva ferita irrimediabilmente.
-capisco- le disse -nemmeno io mi fiderei di un individuo come me. E hai ragione, io il sigillo ce l‘ho ben evidente sulla pelle, anzi, ne ho due-
Tenten seguì con attenzione le sue mani che si sollevarono fino al capo e sciolsero il nodo della bende attorno alla sua fronte. Una volta tolta la fascia, le mostrò un secondo sigillo: di colore verde, al centro c’era una croce e ai lati due lunghi fili ad uncino.
-il segno maledetto- spiegò Neji -ce l’ho dall’età di quattro anni e simboleggia che appartengo alla casata cadetta. È questo che mi ucciderebbe se tentassi di liberarmi-
La ragazza lo fissava ancora più sconvolta. Stavolta stava vacillando seriamente, lo vedeva da come gli occhi nocciola si spostavano, nervosi e inquieti, da un punto all’altro senza trovare pace. Avrebbe voluto aggiungere ancora qualche parola, aiutarla a credergli, ma rimase zitto, temendo di rovinare quel briciolo di fiducia che era riuscito a conquistare.
-mi dispiace- disse, infine, la ragazza, raccogliendo il viso tra le mani -io ormai posso solo pensare che tu voglia approfittarti di me, sfruttarmi, niente di più … come le altre volte … non posso crederti, non ce la faccio … se tu mi tradissi ancora una volta, non mi fiderei più di nessuno … -
Neji l’ascoltò in silenzio. Dopo di che tornò a guardare le fiamme del fuoco. Mise un gomito sul davanzale in pietra e appoggiò la testa alla sua mano, tenendola stancamente sollevata. I lunghi capelli neri ricadevano liberi sul viso irsuto e a Tenten sembrò stranamente più giovane del solito.
-adesso sì che è questione di merito- lo sentì sussurrare prima di risollevarsi e girarsi a guardarla -una prova ce l’ho e sono sicuro che ti convincerà- le disse -anche se non avrei mai voluto … mostrartela- fece una pausa -Hinata Hyuga, mia cugina, è viva-
Tenten spalancò gli occhi e trattenne il respiro fissando quelli dell’uomo, seri e intensi, che ricambiavano lo sguardo. Poi l’occhio le cadde sul sigillo sulla sua fronte e improvvisamente ebbe la certezza che non stesse mentendo.










ANGOLO AUTRICE:
Prima di tutto, mi scuso per il ritardo. Mi spiace davvero non essere riuscita a mantenere le scadenza che avevo dato e spero non ricapiti, o per lo meno avviserò in anticipo.
Passando al capitolo, lo so, è un po’ troppo discorsivo, ma era necessario che questo dialogo/colloquio/confessione avvenisse. Finalmente direi XD D’ora in avanti ci sarà meno mistero e più, come dire, romanticismo? Se così si può chiamare!
Che ne pensate??


RiNgRaZiAmEnTi:

FrancyXD: arrivo subito a commentare il tuo bellissimo capitolo! Aspettami, eh! Riguardo alla tua recensione (che come sempre è un piacere leggere, non ti sfugge niente!), hai colto in pieno i dubbi e le paure di Tenten, così come quelli di Neji. La pacchia è finita, in un certo senso, sia l’uno che l’altra si devono schierare e mostrare le loro carte. Tenten, anche se voleva costruire un rapporto con lui, non può ignorare il fatto che è prima di tutto un ninja. Quindi, di fronte a ciò che scopre, deve fare un bel po’ di passi indietro.
Neji, dal canto suo, non le ha mai chiesto di costruire un legame o qualcosa di simile, ma ha sempre cercato (o imposto) di non aver alcun tipo di rapporto. Quindi è meno difficile tornare ad essere dei semplici sconosciuti. Però, alla fine, arriva a riconoscere che non è così che sono le cose. Lui stesso si comporta in maniera diversa.
Bene! Sono curiosa di sapere cosa mi dirai di questo capitolo!^^ a presto!
VaMpIrA89: grazie per la recensione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Le risposte tanto attese sono finalmente arrivate!
Hikari_Uchiha: America?? *o* Wow! Ti perdono per il ritardo XD Allora, scene macabre di sangue esageratamente violente direi che non ci sono, mi spiace deluderti (anche perché personalmente non mi piacciono gran che). Solo verso la fine, come penso immagini, ci sarà qualcosa. Cosa ne pensi di questo capitolo? Spero ti sia piaciuto!




Un saluto a tutti i lettori!

Dryas

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Capitolo 12
*** Hinata ***


DODICESIMO CAPITOLO

 -Hinata-









-come … viva?- chiese Tenten incredula -hai detto che era stata uccisa, ora mi dici che … -
-ho un buon motivo per averlo tenuto nascosto- la interruppe Neji, teso.
La ninja di Konoha ancora non riusciva a capire: probabilmente, se non fosse stata così coinvolta, avrebbe pensato che era tutto un bello scherzo e che la stessero prendendo in giro facendosi grasse risate alle sue spalle. Eppure non poteva ignorare quello sguardo, la sua inquietudine e la sua ansia. Neji Hyuga stava soffrendo, per questo continuò ad ascoltarlo.
-in realtà Hinata non era morta- disse -era pur sempre una Hyuga e si è difesa strenuamente. Hiashi fu il primo a trovarla e si accorse che respirava ancora, ma non ebbe il coraggio di ucciderla. Fece in modo che sembrò morta iniettandole, poi la fece rinchiudere in gran segreto qui, con me, il suo assassino-
-quindi è qui?- domandò con apprensione Tenten, Neji annuì.
-ma non è più lei- continuò -da quel giorno non è più stata la stessa. È debole e fragile. Tutti quelli che fallirono prima di te non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, nutrendo le sue speranze e distruggendole subito dopo-
La ragazza ascoltò le sue parole rimanendo a bocca aperta. Si risvegliò dai suoi ragionamenti mentali solo quando Neji si mosse. Camminando lentamente, con il suo portamento distinto, passò dietro al divano su cui era seduta, diretto alla porta della stanza cieca.
-dove vai?- domandò Tenten.
-a prendere Hinata- rispose lui chiudendosi la porta alle spalle.
Ora Tenten era sola, il fuoco continuava a scoppiettare. Inquieta si alzò dai comodi cuscini e si avvicinò a una delle ampie finestre: in quel momento avrebbe potuto scappare senza nessuna fatica. Ma non lo fece. Pensò che per lasciare in mano a una prigioniera le chiavi che aprivano le sue manette bisognava essere stupidi oppure fiduciosi. E dato che la sua esperienza le dimostrava che Neji non era affatto un idiota, decise di credere alla sua sincerità.
-nevica- sussurrò guardando malinconicamente all’esterno e sentendo caldo si accorse di indossare ancora il cappotto. Lo tolse e l’appoggiò sul bordo del divano, avvicinandosi poi al fuoco per scaldarsi.
Perdendosi ancora una volta nei suoi pensieri, non sentì il rumore della porta alle sue spalle che si apriva.
-Tenten- quando si sentì chiamare si voltò di scatto e si trovò di fronte Neji. Alle sue spalle poteva intravedere una figura esile, ma non minuta, dai capelli lunghi e neri e la carnagione chiara. Neji spostò la testa all’indietro, verso la giovane donna, e le fece segno di avvicinarsi, ma lei non si mosse. Tenten, allora, decise di semplificare le presentazione e farsi avanti.
-piacere di conoscerti- disse con il tono più cortese che riuscì a sfoderare -Hinata vero?-
Sia Neji che la ragazza la guardarono con stupore e Tenten si trovò a disagio, sentendosi quegli occhi uguali e altrettanto particolari puntati addosso.
Però il suo azzardo funzionò e Hinata si fece avanti, allontanandosi dalle spalle protettive del cugino e mettendosi al suo fianco. Ora Tenten poteva vedere tutta la loro somiglianza: non solo la carnagione pallida e gli occhi argentei, ma anche il portamento alto e slanciato. Sembravano due dei nordici.
La ragazza, però, non aveva tutto il vigore che mostrava Neji. Lo sguardo era incerto e insicuro, mentre l’eccessiva bianchezza le dava un’aria malaticcia, ma, esattamente come il cugino, anche lei aveva una fascia scura a coprirle la fronte.
-piacere mio, Tenten- le disse con voce debole e che riconobbe.
-la tua voce l’ho già sentita- confessò sorridendo debolmente -grazie, per avermi tenuto la mano quando stavo male. Mi è stata molto d’aiuto-
Hinata arrossì violentemente e guardò di soppiatto il cugino, con aria colpevole. Neji, però, non gli fece caso, ma continuò a guardare Tenten e ad osservare la sua estrema gentilezza. Con il viso arrossato per l’eccessiva vicinanza al fuoco, la ragazza non mostrava più turbamento né esitazione. Sorrideva.
-il tuo collo … sei ferita?- domandò poi Hinata, avvicinandosi con preoccupazione a Tenten. Quest’ultima fu presa alla sprovvista e si portò istintivamente una mano a proteggere i lividi che sicuramente erano spuntati sulla sua pelle.
-oh, non è niente- rispose senza indugio -sono sbadata per natura e questo è quello che ne deriva-
-ti fa male?- insistette Hinata -ti serve qualcosa?-
-solo un bicchiere d’acqua- osò rispondere, ma la sua gola stava davvero bruciando e parlare era diventato una tortura. L’altra le disse subito che sarebbe andata a prenderlo e uscì dalla stanza con passo veloce. Tenten sospirò pesantemente e si lasciò cadere sul divano.
-ho appena parlato con una morta- disse, facendosi sentire anche da Neji.
-sei stata brava- le disse l’altro avvicinandosi al camino -a nascondere le tue emozioni, e a mentire-
-già- confermò con poco entusiasmo la ragazza, massaggiandosi il collo -ma mai quanto te-
-io non ho mentito- disse Neji -ho solo tenuto nascosto la verità-
-mi hai ingannata- ribatté Tenten -non è la stessa cosa che mentire? Se solo me l’avessi detto subito, ti avrei aiutato senza problemi-
-quelli prima di te non la pensavano allo stesso modo- rispose con freddezza l’altro -e poi non mi piace raccontare i fatti miei ad estranei. La mia esperienza mi ha insegnato che è sicuramente meglio passare subito ai fatti e non perdersi a raccontare storielle deprimenti che non verrebbero capite-
-io ho capito- disse la ragazza -più o meno. Anzi, devo dire che ho le idee piuttosto confuse e un gran mal di testa. Devi migliorare il tuo metodo, Neji, o farai venire l’emicrania o un infarto a chi ti ascolta-
-credi che sia stato semplice per me?- domandò Neji serio -credi che mi renda felice raccontare la mia vita al primo che capita? Che sia fiero di essere stato cacciato qui dentro con una condanna a morte che pesa sulla mia testa? Tu non hai idea di cosa voglia dire e ho l‘impressione che tu non abbia capito bene come è la situazione-
-l’ho capita benissimo- ribatté Tenten con altrettanta serietà -anche se forse non sono riuscita ancora a cogliere tutte le conseguenze. Non voglio caricarti di ulteriori preoccupazioni e credo che i miei veri pensieri non ti interessino. Cerco solo di alleggerire la mia mente, ora che sono qui, ma non pensare che l’abbia presa con leggerezza. Sono più sconvolta di quanto possa sembrare-
-hai ancora paura di me?- le chiese inaspettatamente l’uomo. Tenten esitò.
-devo aver paura di te?- domandò la ragazza con timore e ansia. Che non avesse dimenticato il passato, Neji lo leggeva nei suoi occhi. Certo che aveva paura di lui, e come non avrebbe potuto? L’aveva quasi ammazzata, più di una volta.
-sì, se ti proteggerà- le disse -io non posso farlo, quindi fa come ti pare. Per raggiungere il mio scopo, sono disposto a tutto e non ti posso assicurare niente. Lo capisci?-
-no, non del tutto- rispose sinceramente Tenten -credo di non poter nemmeno immaginare quello che provi, quello che hai passato in questi anni. Per cui scusami, se non riesco a capirti completamente-
La porta si aprì e si chiuse con un rumore secco. Hinata rientrò con un piccolo vassoio in legno su cui c’era un bicchiere e una brocca d’acqua. Subito percepì che l’atmosfera era più pesante di quando se n’era andata e capì di aver interrotto un discorso importante. Sforzandosi di non apparire a disagio, mostrò un leggero sorriso malinconico e appoggiò  il vassoio al tavolino di fronte al divano, offrendo l’acqua a Tenten.
-grazie mille- le disse la ragazza dopo aver bevuto avidamente -stavo morendo-
-prego- mormorò Hinata.
-ehm, sono piuttosto stanca- continuò l’altra -potrei tornarmene nella mia stanza?-
-seguimi- rispose subito Neji, incamminandosi verso la porta chiusa a chiave.
-ci vediamo, Hinata- disse la ragazza facendosi avanti -vienimi a trovare qualche volta. Mi manca la compagnia femminile, e tuo cugino è troppo burbero e permaloso per poterci scherzare insieme-
Hinata arrossì leggermente, ma sorrise. Tenten vide che era in difficoltà per ciò che aveva detto su Neji, ma aveva apprezzato la sua sincerità, e il suo invito. Ricambiando il sorriso, le diede la buona notte e inseguì l’uomo che già era sparito, lasciandola indietro.
La condusse in zone del palazzo che conosceva e, senza pochi convenevoli, la lasciò per tornare indietro. Tenten, però, lo richiamò, facendolo voltare. C’era un’ultima domanda.
-tu ora ti fidi di me?- domandò senza nascondere l’agitazione.
Neji la scrutò con i suoi occhi di ghiaccio che non lasciavano trapassare nessuna emozione, nessun sentimento. Tenten attese pazientemente.
-vattene a dormire- le disse bruscamente l’uomo -domani all‘alba c‘è l‘allenamento-
Soddisfatta, la ragazza lo salutò e tornò nella propria stanza. Ormai ci aveva quasi fatto l’abitudine a interpretare le frasi di Neji, mai che dicesse chiaramente i suoi sentimenti. Si buttò sul letto, sfinita da quella giornata che le sembrava interminabile, ma non riuscì a prendere sonno.
Un’ultima domanda la tormentava.










ANGOLO AUTRICE
Dai, solo un giorno di ritardo, miglioro no?XD
Capitolo dodici, che è in pratica una continuazione del precedente. Da questo in poi si avrà un bel cambiamento! Patti chiari, amiciazia lunga, no? Vedrete vedrete. Ringrazio che ha aggiunto la FF tra le preferite e seguite! e chi legge ovviamente ...


RiNgRaZiAmEnTi:

Ramiza: eh eh, stavolta le parti sono un pò invertite, è Tenten che parla di fiducia. Grazie per il commento!
VaMpIrA89: grazie! Spero che anche questo capitolo sia stato all'altezza delle tue aspettative!
francyXD: ma che bella la recensione notturna!XD E' finalmente spuntata Hinata! Ora ne manca solo uno all'appello, anzi due, dato che sono come un'unica cosa^^ Cooomunque, avevo paura di rendere un pò troppo noioso il capitolo prima, con tutte quelle spiegazioni. Quindi puntare sulle reazioni dei personaggi, con frasi che riguardassero più loro che la trama mi sembrava la soluzione migliore. Neji, in particolare, come hai notato. Tenten, beh, era prevedibile, no? Aspetto di sapere cosa ne pensi di questo capitolo! ciao, e grazie!
Hikari_Uchiha: grazie! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! e che ti abbia chiarito ancora meglio le idee ^^


Saluti!


Dryas


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Capitolo 13
*** Uomo ***


TREDICESIMO CAPITOLO

 -Uomo-






Tenten si alzò dal letto, incapace di prendere sonno. Voleva parlare con Neji, porgli quell’unica domanda che le rimaneva: Gai e Rock Lee. Come stavano? Dov’erano? Beh, forse era più di una domanda.
Il buon senso dell’orientamento la riportò alla stanza in cui aveva incontrato Hinata, sperando che si trovasse ancora lì. Arrivata fuori dalla porta, bussò con educazione e attese che qualcuno le aprisse. Con sollievo, vide la maniglia abbassarsi e si trovò di fronte gli occhi chiari della ragazza.
-Tenten?- domandò vedendola.
-scusa se ti disturbo- le disse -sto cercando Neji. È qui?-
-no- rispose l’altra -qui ci sono solo le mie stanze. Vieni, ti accompagno da lui-
Ringraziandola, Tenten seguì la sua nuova guida. Nonostante la disponibilità, notò il suo imbarazzo e i tentativi falliti di dirle qualche cosa. Sorrise, pensando a quanto fosse diversa dal cugino.
-quanti anni hai Hinata?- le domandò, cercando di sciogliere la tensione e metterla a suo agio.
-il ventisette di questo mese, ventidue- rispose -e tu?-
-esattamente come te- disse l’altra, stupita della coincidenza.
-davvero?- chiese Hinata guardandola con altrettanta sorpresa -mio cugino, invece, ne ha uno in più di noi-
-dici sul serio?- la interrogò diffidente l’altra -ne ha solo uno in più di noi?-
-sì-
-non dirglielo- esordì Tenten -ma glie ne davo minimo trenta. Sarà tutta quella barba che lo fa sembrare più vecchio-
-è sempre sembrato più grande- disse Hinata con tenerezza e una certa malinconia -anche quando eravamo bambini, lui era sempre serio e posato, non giocava quasi mai. Però è sempre stato gentile e sorrideva spesso, fin quando … -
-fin quando?- incalzò Tenten, incuriosita.
-beh, suo padre è stato ucciso- rispose insicura -ma io non dovrei parlartene. Se vuole, lo farà lui-
-temo che con la sua loquacità non lo farà mai- sdrammatizzò l’altra, non volendo toccare argomenti eccessivamente drammatici con Hinata -però sembrate molto diversi voi due. Tu sei così gentile e carina, mente lui è scorbutico e perennemente imbronciato. Sicuri di essere cugini?-
-oh, beh, in realtà Neji non è sempre così- rispose l’altra sorridendo -lo fa solo per essere forte. Credo che abbia paura di fallire se si lascia andare, se smette di combattere. È il suo modo per proteggersi-
-oh- riuscì solo a dire Tenten.
-siamo arrivati- annunciò Hinata prima che l’altra potesse aggiungere altro -ora vi lascio. Dovrete parlare, immagino-
-grazie di tutto, Hinata- le disse, e l’altra con gentilezza la salutò, andandosene.
Voltandosi verso la porta della stanza di Neji, Tenten deglutì. Forse era stata avventata, forse si sarebbe arrabbiato se l’avesse disturbato, pensò. Ed ebbe quasi la tentazione di andarsene, ma poi si scosse e si ricordò il motivo per cui era arrivata fin lì. Bussò.
Spostandosi nervosa su un piede all’altro, attese che la porta si aprisse, ma non accadde. Fino a quel momento non aveva sentito nemmeno un rumore che le potesse suggerire che fosse effettivamente dentro, quindi decise di rinunciare. Glie l’avrebbe chiesto il giorno dopo.
E stava già tornando indietro, quando sentì il rumore della porta che si apriva.
-scusa Hinata- sentì dire -ero sotto … la … doccia … che ci fai tu qui?-
Neji, con indosso solo dei pantaloni neri, si affacciò dalla soglia e la guardò dubbioso. I capelli lunghi erano bagnati e sembravano ancora più neri, mentre sulla fronte spiccava il segno maledetto.
-oh, ehm, sono venuta per chiederti una cosa- rispose imbarazzata per il momento in cui era capitata -ma non fa niente, te la chiederò un’altra volta-
-entra- le disse, invece, Neji -tanto ormai mi hai disturbato-
Il ragazzo rientrò lasciando la porta spalancata e Tenten lo seguì all’interno, non senza un certo disagio. La stanza era grande, più grande della sua, ma più sobria e decisamente più ordinata. Non se ne meravigliò, se lo aspettava da un tipo preciso come Neji.
-che vuoi allora?- le chiese Neji spuntando dal bagno a torso nudo e tenendosi un asciugamano in testa. Tenten arrossì involontariamente constatando mentalmente che non aveva mai visto un fisico più bello, muscoloso e tonico di quello.
-ehm, dato che oggi sei in vena di risposte … - esordì senza riflettere troppo.
-non è divertente- aggiunse immediatamente Neji.
-sì, scusa- si affrettò a dire Tenten -non volevo … essere insensibile-
-arriva al sodo- incalzò l’altro incrociando le braccia.
-beh, riguarda i miei compagni- confessò la ragazza -pensavo che adesso avresti potuto dirmi qualcosa. Non hai più motivo di tenermelo nascosto, giusto?-
-dipende- disse Neji -se lo posso usare come ricatto, non ti dirò assolutamente niente-
-ricatto?- chiese sorpresa Tenten -e per cosa? A questo punto io … -
-l’ultima parola- la interruppe Neji, mettendosi poi di fronte alla ragazza e portando una mano al petto -cosa c’è scritto qui?
Tenten guardò il suo dito che le indicava la parola scritta in rune incisa sul suo torace. Il sigillo dell’assassino risaltava ancora di più in contrasto con la pelle bianca del busto di Neji, ma rapidamente distolse lo sguardo.
-te la dirò- gli disse con gli occhi bassi -quando lo riterrò opportuno-
-opportuno?- ripeté Neji -credi che abbia tempo da perdere?-
-voglio parlarne con Hinata, prima- gli disse, facendo rimanere basito l’altro. Quando Tenten alzò lo sguardo, se lo ritrovò talmente vicino da spaventarsi.
-lascia stare Hinata- le disse con tono minaccioso e gli occhi di nuovo duri -questa è una faccenda tra me e te. Lei non c’entra niente-
-centra eccome- rispose Tenten -e voglio solo … un consiglio, nulla di più. E poi è per aiutare te che lo faccio, non per profitto personale. Speravo l’avessi capito, dopo tutto quello che è successo-
-perché devi complicare le cose?- chiese Neji -dimmelo e basta-
-senti, non sono venuta qui a parlare di questo- sbottò Tenten -se non vuoi rispondermi dillo chiaramente, che così me ne vado-
L’uomo sbuffò, alzando lo sguardo al cielo. Poi tornò a guardare Tenten e i suoi occhi speranzosi.
-li ho lasciati andare- le disse rassegnato -il giorno dopo che vi ho catturati, li ho rimandati nella foresta. Stavano abbastanza bene per riuscire a raggiungere Konoha-
Tenten, con la bocca semiaperta per lo stupore, si sedette sul letto dietro di lei, sollevata. Era come se si fosse liberata da un peso enorme e spontaneamente si portò una mano al petto.
-grazie- sussurrò -grazie, grazie davvero-
Stavolta portò le mani sul viso, per cercare di frenare le lacrime di contentezza. Neji, intanto, rimaneva di fronte a lei, ad osservarla.
-piangi sempre- commentò -sei proprio una donna-
-sono lacrime di felicità- rispose Tenten asciugandole e cercando di ritrovare il controllo -e poi anche gli uomini piangono, non solo le donne. Il mio compagno di squadra, per esempio, piange più di me, te l’assicuro-
-chi? Rock Lee?- domandò Neji -lui non fa testo-
-lo conosci davvero allora?- chiese stupita Tenten.
-abbastanza da essermi fatto un’opinione su di lui- rispose Neji -certo che sei capitata proprio nella peggiore squadra di Konoha. Rock Lee non è un vero uomo e Gai …-
-non offendere la mia squadra!- esclamò Tenten rialzandosi in piedi e mettendosi di fronte a lui -e Lee è sicuramente più uomo di te!-
-più uomo di me?- domandò Neji guardandola dall’alto e sorridendo inaspettatamente divertito. Intanto Tenten perdeva la sua sicurezza, notando la loro estrema vicinanza. Se avesse mosso i piedi di un solo centimetro sarebbe finita contro il suo petto nudo, robusto, atletico e decisamente attraente. Arrossì, e stavolta fino alle orecchie.
-come mai sei tutta rossa?- chiese Neji, mettendo il dito nella piaga volontariamente.
-diventeresti rosso anche tu ad avermi mezza nuda di fronte a te!- si difese con grinta la ragazza, alzando il viso. Mossa sbagliata, si disse, dato che non avrebbe più potuto distogliere lo sguardo dai suoi occhi azzurro ghiaccio.
-io ti ho presa in braccio quando eri mezza nuda, e non sono arrossito per niente- rispose prontamente Neji -come lo spieghi?-
-perché tu sei un automa che non mostra sentimenti- disse imbronciata Tenten -e non ti guardavo con quella faccia!-
-quale faccia?- insistette l’altro.
-quella!- ripeté Tenten ritornando a sedersi sul letto -togliti quel sorrisino e vatti a coprire, scostumato!-
Neji a quel punto sorrise ancor più di prima, ma, capendo di averla avuta vinta, si allontanò e tornò in bagno. Tenten si lasciò cadere sul letto, allargando le braccia con un rumoroso sospiro. Avrebbe voluto sotterrarsi in quel momento, ma si ricordò di Gai e Rock Lee.
-nemmeno loro si ricordano nulla?- chiese ad alta voce, facendosi sentire fa Neji.
-no- sentì rispondere -non sanno che sei qui-
A quel punto ci fu silenzio. Neji rimase in bagno il tempo di vestirsi e asciugarsi con la salvietta i capelli. Poi uscì, deciso a sbattere fuori dalla sua stanza quella scocciatrice che ancora non se n’era andata, ma quando la vide addormentata sul suo letto, dovette abbandonare i suoi propositi.
Quella sera era troppo stanco anche solo per svegliarla, l’unica cosa che voleva fare era dormire. E dormì.











ANGOLO AUTRICE
Scusate, ma sono di fretta! Ho solo il tempo per ringraziare FrancyXD, Hikari_Uchiha e VaMpIrA89 per le recensioni!
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo ^_^


Dryas

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Capitolo 14
*** Neve ***




QUATTORDICESIMO CAPITOLO


 -Neve-











-Lee … la coperta … - bofonchiò Tenten con la testa sprofondata nel morbido cuscino di piume. Allungando una mano afferrò la bramata coperta e tentò di tirarla verso di sé per coprire quella gamba destra rimasta esposta al gelo della notte.
-Lee … -ripeté quando capì che era tutto inutile. Tirava e tirava, ma non guadagna un centimetro. Però non aveva voglia di svegliarsi, si stava così bene sotto quel pesante e caldo piumone. Per rimediare, allora, decise di andare più vicina al suo compagno e ottenere calore dalla sua vicinanza. Gli sollevò il braccio, unico ostacolo che li divideva, e trovò un’ottima posizione proprio di fronte al suo petto. Lì si accoccolò, raccogliendo le mani vicino al viso. Respirò profondamente, contenta di aver trovato l’habitat perfetto, ma improvvisamente si irrigidì. Respirò di nuovo, stavolta con l’esplicito intento di annusare l’uomo che le era accanto. Non era Lee.
Spalancò gli occhi e alzandoli fu sconvolta dal trovare di fronte a sé il viso rilassato e addormentato di Neji. Poi, con la bocca semiaperta, guardò se stessa e la posizione in cui si trovava. Gli era praticamente appiccicata addosso: il suo seno spingeva contro il petto del ragazzo e le loro gambe erano attorcigliate in maniera decisamente ambigua, tanto che i loro bacini si sfioravano. Se non avesse avuto il braccio del ragazzo sopra di se si sarebbe allontanata alla velocità della luce.
Invece rimase immobile, incollata al torace di Neji che sembrava immenso rispetto alle sue dimensioni. Smise di respirare, incapace di trovare una spiegazione razionale a quella situazione.
-che ci fai così addosso?- sentì poi. Nonostante fosse impastata, riconobbe la voce di Neji. Si era svegliato. Immediatamente si spinse lontano da lui, sollevandosi dal materasso e mettendosi seduta.
-che ci fai nel mio letto?!- chiese sconvolta.
-dovrei fartela io questa domanda- rispose l’altro, ancora beatamente sdraiato.
-che intenzioni avevi?!- continuò Tenten, più agitata di prima.
-intenzioni?- ripeté Neji con sincera innocenza -dormire-
-nel mio letto?!- insistette la ragazza.
-è il mio letto e questa è la mia stanza- rispose scocciato l’uomo, girandosi dall’altra parte -se mai sei tu quella con delle intenzioni-
A quel punto Tenten rimase zitta. Guardandosi attorno si era effettivamente resa conto che non era nella sua stanza, ma in quella di Neji. Non che questo migliorasse la situazione, anzi.
-che ci faccio nel tuo letto?!- domandò stavolta preoccupata.
-dormivi- rispose sempre più svogliato l’altro -esattamente come me fin quando non mi sei venuta addosso-
E, tutt’a un tratto, Tenten si ricordò. Si ricordò di essere andata in quella stanza, di aver parlato con Neji mezzo nudo e di aver finalmente saputo che Gai e Lee stavano bene. Non ricordava, però, di aver lasciato quella stanza.
-mi sono addormentata- disse -qui, mi sono addormentata qui, nella tua camera-
-finalmente l’hai capito- rispose Neji alzandosi -è ora di prepararsi- mugugnò.
-perché non mi hai svegliato?- domandò Tenten.
-e sentire di nuovo la tua fastidiosa voce?- chiese Neji -non sia mai-
-avresti almeno potuto dormire da un’altra parte- commentò aspra la ragazza -non con me-
-il letto è mio e ci dormo io- ribatté con convinzione l’uomo -anche con te dentro-
-ma un uomo e una donna … - cercò di protestare Tenten per poi bloccarsi, imbarazzata.
-Lee appartiene al genere maschile fino a prova contraria- disse Neji dirigendosi verso il bagno -con lui ci devi dormire spesso, a quanto ho sentito. Non dovresti avere problemi a dormire con un altro uomo-
-è diverso!- esclamò la ragazza lanciando il cuscino, ma colpendo solo la porta del bagno chiusa appena in tempo -lui è un mio compagno di squadra, capita di dormire nello stesso letto a volte. Tu sei uno sconosciuto!-
-non mi sembrava stessi scomoda accanto a uno sconosciuto- sentì commentare dall’interno.
-è solo perché pensavo fossi Lee!- protestò l’altra arrossendo di nuovo -e poi se mi avessi dato la coperta non mi sarei mai avvicinata!-
-hai i piedi freddi-
-Lee mi avrebbe passato la coperta-
-io non sono Lee e non voglio nemmeno assomigliargli-
-peggio per te- concluse Tenten con decisione -io me ne vado-
A grandi passi la ragazza si diresse verso la porta, ignorando il “non sentirò la tua mancanza” che Neji le diede in risposta. Era arrabbiata, in imbarazzo e non riusciva a smentirlo. Era vero, i suoi piedi diventavano due blocchi di ghiaccio quando aveva freddo e c’era stata più che bene accanto a lui. Solo che non sapeva che era lui.
Spalancò la porta con determinazione e avrebbe voluto richiuderla altrettanto in fretta. Hinata era di fronte a lei con una fumante tazza di caffè e dei biscotti al cioccolato sul vassoio che teneva con una mano. L’altra era pronta a bussare.
-Tenten?- domandò con gli occhi spalancati.
-Hinata!- esclamò l’altra incapace di nascondere lo stupore.
-oh, io non … - tentò di dire la ragazza -voi due … -
-ma che dici- la fermò Tenten con una risata nervosa -ero solo venuta a dire a Neji che oggi non ci sarò all’allenamento. E stavo giusto per andarmene-
-e per quale motivo non ci saresti?- domandò Neji uscendo dal bagno, di nuovo senza maglietta.
-motivi personali- rispose con fredda formalità Tenten costringendosi a guardare solo i suoi occhi.
-che scusa banale- commentò Neji -fatti trovare alla solita ora-
-non ci sarò- ribadì Tenten -e ora devo andare. Ci vediamo Hinata-
Senza aspettare oltre, la ragazza uscì dalla stanza chiudendo dietro di sé la porta. Poi quasi correndo si diresse alla sua camera e, una volta dentro, era fermamente convinta di non lasciarla più per un bel po’.
Sbuffando andò alla finestra. Stava giocando, si disse, Neji si divertiva a confonderla, tutto qua. La sua crudeltà era anche questo. Perché, ne era certa, quell’uomo non era in grado di amare. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che l’aveva fatto e non aveva la minima intenzione di ricominciare. L’unica cosa che voleva era vendetta, e avrebbe fatto di tutto per averla. Gli affetti non avrebbero fatto altro che ostacolarlo, li avrebbe spazzati via come fa il vento coi coriandoli.
All’improvviso sentì bussare.
-chi è?- domandò con riluttanza dopo un attimo di silenzio.
-sono io, Hinata- sentendo la debole e dolce voce della ragazza, Tenten andò ad aprirle.
Le aveva portato la colazione, una tazza di tè e dei biscotti al cioccolato come quelli di Neji. Le brillarono gli occhi.
-sei un angelo!- esclamò Tenten imbevendo un biscotto nel tè e mangiandolo -tuo cugino al massimo mi dava un tozzo di pane, da vero carceriere-
-mi dispiace- disse Hinata abbassando gli occhi -è solo che … -
-ah, non ti scusare- la fermò l’altra -tu non devi nemmeno provarci. Lo ammetto, è stata dura ma ora che so la verità capisco le vostre ragioni e mi è tutto più chiaro. E poi non dimenticare che sono un ninja, sono stata addestrata a sopportare questo ed alto-
-sei troppo buona Tenten- rispose la giovane Hyuga -sei comprensiva, gentile e anche sorridente. Ho l’impressione che sia tu l’angelo, qui-
-no, affatto- ribatté la ragazza -sono troppo cinica, vendicativa e imprudente per esserlo. Ti cedo il titolo, lo meriti di gran lunga più di me-
-devi parlarmi di qualcosa?- chiese improvvisamente Hinata -Neji mi ha accennato al fatto che avresti voluto dirmi qualcosa, è vero?-
-già- confermò Tenten, facendo una pausa e avvicinandosi alla finestra -ti va di venire fuori, Hinata?- le domandò poi -a me piace tanto la neve ed è per questo che salto gli allenamenti. Credo di essere innamorata di quei bianchi e freddi batuffoli. Strano, vero? Ma non dirlo a Neji, non mi perdonerebbe mai se sapesse il vero motivo-
-e così siamo a due segreti tra di noi- disse sorridendo l’altra -certo che vengo con te. Anche a me piace molto la neve, ma non la calpesto da molto tempo-
Vestendosi pesantemente e indossando stivali alti fino alle ginocchia, le due ragazze scesero nel giardino completamente imbiancato. Gli alberi erano ancora coperti della neve della notte e dai loro rami pendevano i cristalli di ghiaccio.
-e così il tuo compleanno è vicino- disse Tenten abbassandosi e raccogliendo un po’ di neve tra i guanti -il ventisette-
-già- confermò Hinata.
-dobbiamo festeggiare- continuò l’altra -e ti devo fare un regalo-
-no, non è necessario- si sbrigò a dire la Hyuga -tutto questo disturbo per … -
-non voglio sentire storie- la interruppe Tenten giocando con una pallina di neve -festeggeremo e berremo un … -
-tu- si sentì improvvisamente dire la ragazza e voltandosi si trovò di fronte Neji con aria minacciosa -vieni immediatamente ad allenarti-
-ti ho detto che oggi non vengo- rispose tornando a girarsi dall’altra parte -rassegnati-
-non mi sembra che tu abbia una buona motivazione per non esserci- insistette l’altro -quindi muoviti-
-ti ho detto di no- ripeté Tenten con fermezza.
-mi costringi ad usare la forza- affermò Neji, cominciando ad avanzare a grandi passi sulla soffice neve. A quel punto Tenten, sentendosi minacciata sul serio, si voltò di scatto e lanciò la pallina che aveva tra le mani. Colpì Neji in piena faccia.
-ops- disse la ragazza capendo di aver fatto danno -scusa, non volevo- si sbrigò ad aggiungere con tono che suonò palesemente falso.
-sì, come no- rispose Neji togliendosi la neve dalla faccia con una mano. Riaprendo gli occhi fulminò Tenten che nel frattempo stava sghignazzando sotto i baffi e cercava di trattenersi. Gli diede addirittura le spalle per non farsi vedere a ridere.
Poco dopo, però, una pallina di neve le colpì la nuca, e smise di ridere. Si voltò verso Neji che già era pronto a lanciarne un’altra.
-ti ricordo che sono la migliore maestra d’armi di Konoha- gli disse con serietà -la mia mira non sbaglia mai. Accetti comunque la sfida?-
-ovvio- rispose Neji con il medesimo tono -il mio Byakugan spazzerà via la tua fantomatica mira-
-mi dispiace deluderti- continuò Tenten con superiorità -ma ce l’ho anche io. Forza Hinata!-
E fu così che Neji Hyuga si ritrovò colpito da due palline di neve lanciate contemporaneamente verso la sua faccia. Byakugan o no, non le evitò, ma il contrattacco partì subito dopo e non fu certamente clemente. La battaglia era cominciata e sarebbe continuata fino a quando qualcuno non si fosse arreso.















ANGOLO AUTRICE
Devo dire che mi sono piuttosto divertita a scrivere questo capitolo. Rileggendolo mi è sembrato anche un po’ banale, ma ci stava qualcosa di leggero, o no?
Spero vi sia piaciuto!

Ringrazio chi legge e chi lascia un commento, ovviamente!!


Ramizia: grazie per i complimenti! Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Beh, non che Neji e Lee non siano grandi amici, ma sono talmente differenti che ce lo vedo benissimo Neji a punzecchiare acidamente ogni stranezza di Lee, no? E Tenten, ovviamente, è nel mezzo!
FrancyXD: ahahahahahahahaha! Neji con il turbante! Ma no! Così mi rovini tutta la scena ipersupermega sexy!  
Tornando alle cose serie … complimenti signorina FrancyXD, si merita un bel trenta e lode per l’analisi psicologica di Neji e Tenten. Riguardo a Lee e Gai, loro non ricordano niente del periodo trascorso lì dentro, non di tutto il resto. Quindi, dato che Tenten manca all’appello, la staranno cercando di sicuro! Il Neji senza pudore è di suo gradimento? Ho pensato: dato che è insensibile a tutto e tutti, perché non dovrebbe esserlo nemmeno per quelle cose? Sempre con moderazione eh, si parla di Neji Hyuga! Ah! Abbonda pure con la recensione! Mi fanno sempre piacere! Mi sento capita XD  grazie mille!!
VaMpIrA89: sono contenta che ti sia piaciuto! Cosa ne pensi di questo??


Ciao!

Dryas

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Capitolo 15
*** Ultimatum ***


QUINDICESIMO CAPITOLO

 -Ultimatum-









Tenten posizionò l’ennesimo pezzo di legno sulla fiamma già alta e viva del camino. Alzando le mani, le mise in modo tale da catturare più calore possibile e si strinse ancora di più nella coperta in cui era avvolta.
-etciù!-
-salute, Hinata- disse guardando la compagna seduta a terra accanto a lei, altrettanto raffreddata. Ricevette il solito gentile grazie in risposta, ma osservandola fu felice di trovare un rossore insolito a colorarle le guance. Un po’ di sana attività fisica le aveva fatto bene.
-tu e la tua stupida neve- brontolò Neji seduto alle loro spalle, sul divano -l’hai fatta ammalare-
-è solo un raffreddore- pronunciò Tenten in sua difesa -che vuoi che sia-
-ha ragione, non è nulla- confermò Hinata -e poi è stato molto divertente-
-è stato stupido- la corresse acidamente il ragazzo.
-stupido ma divertente- aggiunse Tenten -e, scusate, ma che giorno è oggi?-
-domenica ventiquattro- rispose immediatamente Neji -perché?-
-oh, accidenti- disse l’altra -il tuo compleanno è solo fra tre giorni, Hinata. Dovrò ingegnarmi. A proposito, Neji, sei invitato a festeggiare con noi esattamente fra tre sere-
-scordatelo- rispose secco l’uomo -non mi farò mai più trascinare in qualche tua stupida iniziativa-
-è il compleanno di tua cugina, non è una stupida iniziativa- ribatté Tenten girandosi a guardarlo storto.
-è una tua idea- continuò -questo basta e avanza-
-fa come vuoi- concluse con fredda indifferenza lei -con o senza di te festeggeremo comunque, giusto Hinata?-
La ragazza annuì debolmente, senza però guardarla in viso. Era ovvio che le dava ragione per educazione. E Tenten se n’era accorta. Non aveva ancora capito che tipo di rapporto c’era tra i due, ma era evidente che Hinata nutriva una sorta di adorazione per Neji e avrebbe fatto di tutto per avere la sua approvazione. Che fosse una specie d’amore? Non l’aveva ancora capito, ma era altrettanto evidente che Neji la trattava con più cortesia e gentilezza.
Decisamente più che con lei.
Nel pomeriggio Tenten cedette alle fastidiose insistenze, o per meglio dire agli incontestabili ordini di Neji e andò ad allenarsi con lui. Nonostante si alzasse tutte le volte che veniva sconfitta e che accettasse di continuare anche se esausta, diventava sempre più faticoso per lei mantenere i suoi ritmi. Era come se Neji fosse più teso e nervoso rispetto a quando avevano cominciato.
A fine giornata la sua testa era una massa di confusi e inspiegabili pensieri. Nemmeno una calda doccia riuscì a rilassarla e a svuotare almeno un po’ la sua mente. Sembrava che nel momento in cui tutto doveva essere stato chiarito, in realtà ci fossero più domande senza risposta che in precedenza.
Uscendo dal bagno avvolta in un asciugamano bianco, sospirò pesantemente.
-che hai da sbuffare?- si sentì dire -non ti sei divertita abbastanza oggi?-
Subito Tenten strillò e si rinchiuse di nuovo nel bagno. Neji se ne stava comodamente sdraiato sul suo letto e giocherellava con un paio di kunai.
-vattene da qui!- gli urlò arrabbiata.
-tu mi hai disturbato ieri, io ti disturbo oggi- rispose placidamente l’altro.
-che ragionamento idiota è?!- sbraitò dal bagno Tenten -ma non ti hanno insegnato che non si entra senza permesso nella stanza di una donna, specialmente quando è nuda?!-
-sì, e lo farei con qualsiasi altra donna, ma tu sei tu- disse con la medesima calma filosofica -sei l’eccezione per antonomasia-
-quindi potrei uscire nuda come un verme e tu non batteresti ciglio?- domandò la ragazza.
-esattamente- rispose Neji -non sono certo interessato a quel tipo di cose-
A quel punto la porta si spalancò e Tenten uscì accompagnata dal vapore ancora intrappolato nel bagno. A coprirle il corpo atletico c’era solo un asciugamano bianco.
-non dire idiozie- disse guardando Neji con astio -tutti gli uomini sono uguali, e tu sei un uomo, in fondo. Molto in fondo. Parecchio in fondo-
-e con questo cosa vorresti dire?- chiese l’uomo osservandola avvicinarsi a dei cassetti e aprirli.
-lo sai cosa voglio dire- rispose Tenten richiudendo i cassetti e voltandosi di nuovo verso di lui -e passami il pigiama, è sotto di te-
-vieni a prendertelo- disse secco -non sono certo venuto qui per farti da cameriere-
-e allora sparisci- sibilò Tenten dirigendosi a grandi passi verso il letto. Afferrò la manica del pigiama su cui Neji era sdraiato, ma in quel momento l’uomo smise di far girare nell’aria i kunai e si voltò a guardarla.
La vide piegata verso di lui, con i capelli sciolti e gocciolanti messi tutti da una parte a coprirle un lato del collo e le sopracciglia piegate in un’espressione di fastidio. Le labbra piene e gli occhi grandi esprimevano, però, stupore e una certa insicurezza.
-tu sai perché sono qui- le disse approfittando di quel momento.
-no, non lo so- rispose Tenten fingendo indifferenza e liberando il pigiama con un colpo secco -e ora ti prego di uscire-
-no- disse subito Neji, sollevandosi dal letto e afferrandola per un polso -le hai parlato?- chiese a Tenten, costretta a bloccarsi.
-perché non l’hai chiesto a Hinata se ci tieni tanto a saperlo?- domandò in risposta Tenten -e lasciami-
Neji, però, non mollò la presa, ma si alzò in piedi continuando a tenerla stretta. I suoi occhi chiari erano diventati di nuovo duri e inflessibili, e misero in allerta la ragazza. Sapeva bene con chi stava parlando.
-l’ho chiesto a te- ribatté con freddezza l’uomo.
-dovresti parlare di più con tua cugina- disse Tenten -se comunicaste di più, forse a quest’ora tu saresti meno frustrato e lei meno triste. Condividete la stessa esperienza, infondo-
-sta zitta, non sono venuto per sentire la tua predica, ma per sapere cosa le hai detto- inveì l’altro, innervosito -qual è l’ultima parola?-
-non ancora, Neji- rispose intristita la ragazza -mi serve più tempo. E, per favore, lascia riflettere Hinata da sola. So che se tu pretendessi di saperlo da lei te lo direbbe di sicuro, quindi ti prego, dammi ancora un po’ di tempo-
-non ce n’è più- disse Neji -tra una settimana al massimo te ne devi andare, Tenten-
-cosa?- chiese sconvolta la ragazza e a quel punto, Neji lasciò la presa. Fece per voltarsi e allontanarsi ma fu Tenten a fermarlo stavolta, afferrandogli il polso con entrambe le mani.
-perché?- domandò supplicante.
-non fare quella faccia- le disse Neji con un certo ribrezzo -pensavi di fare la salvatrice del mondo adesso che sai la verità? Tu te ne devi andare e devi essere felice di andartene esattamente come lo saresti stata il primo giorno se avessi ricevuto una notizia del genere. Cosa credi, il tuo ruolo non è certo cambiato qui, in questa casa. Ci servivi e nient‘altro, ricordatelo. Ma ora il tuo compito è finito, non c‘è motivo per cui tu rimanga-
Tenten a quel punto, lasciò che le mani sul braccio di Neji cadessero lungo i suoi fianchi. Abbassò il viso, per nascondere l’espressione che sapeva si sarebbe dipinta sul suo volto e rimase in silenzio.
-allora?- insistette l’uomo -non dici niente? Potrei anche ritornare alle vecchie maniere, se non ti decidi a parlare-
-lo faresti?- chiese d’istinto Tenten e improvvisamente si sentì afferrare per un braccio. La sua grande mano stringeva sulla sue pelle e la scosse, tirandola a sé violentemente.
-ti potrei fare a pezzi adesso- le disse -perché in questo momento non assomigli affatto a un ninja. Smettila di farti coinvolgere, è una regola anche di Konoha se non mi sbaglio-
-la regola più stupida del mondo- commentò Tenten continuando a non opporre resistenza e a non alzare lo sguardo. Pian piano, però, sentì la forte presa attorno al suo braccio sciogliersi fin quando fu completamente libera. Ma la mano di Neji non lasciò la sua pelle; percorse il resto del suo braccio fino ad arrivare alla spalla nuda e, con lo stesso tocco delicato, raggiunse il suo collo, dove si fermò.
-non rifarò questo- le disse con voce calma e Tenten sapeva che si era bloccato su uno dei lividi che ancora si intravedevano sulla sua gola -te lo devo- aggiunse. Dopo di che tolse la mano e la serie di brividi che corsero lungo la schiena di Tenten, cessarono.
Quando la ragazza alzò lo sguardo, non trovò, come si aspettava, i suoi occhi ad attenderlo.
-mi stai fissando il seno- disse assottigliando pericolosamente gli occhi.
-stavo solo notando che hai il respiro e i battiti più accelerati del normale- ribatté Neji -non è così?-
-è solo perché volevo ringraziarti- rispose Tenten -richiede molto sforzo, questo gesto. E comunque mi stavi fissando il seno, pervertito-
-non tentare di cambiare argomento- disse Neji -anche se mi conterrò, voglio sapere quella parola-
-te la dirò tra due giorni- fece Tenten -se verrai al compleanno di Hinata. E poi sei tu che cambi argomento!-
-non ci verrò- aggiunse subito l’uomo.
-se la vuoi sapere, fatti trovare- replicò la ragazza -e ora vattene che devo vestirmi. Non voglio che tu veda altro-
-non ci sarò quel giorno- continuò Neji, ma ormai Tenten se n’era andata in bagno e non diede alcuna risposta se non un “vattene” sommesso. Quando la ragazza uscì dal bagno, la sua stanza era di nuovo vuota e sospirando si lasciò cadere sul morbido letto che non toccava da due giorni.
Una settimana, soltanto una settimana la separava dalla sua vera vita, da Rock Lee, da Gai. Ma l’avrebbe separata per sempre da Neji e Hinata.
Alla fine, non si sentiva così felice.











ANGOLO AUTRICE:
Scusateeeeeeeeeee!! Che ritardo ABNOME!! Ma è proprio un periodaccio... Rimando le risposte ai commenti per il prossimo capitolo (che spero di riuscire a pubblicare il più presto possibile). Devo però ringraziare Ramiza, Hikari_Uchiha (apprezzo l'entusiasmo ^_^), VaMpIrA89, Elysha (che bello! Sono contenta che ti piaccia) e FrancyXD (caraaaaa! Non preoccuparti, come vedi anche io sono piuttosto impegnata! Non c'è nessun problema, so bene che sei la mia più fedele commentatrice [si dice?]! Risponderò al più presto alla mail, e tu invece quando aggiorni??XD )


Spero che sia piaciuto anche questo capitolo!


A presto!

Dryas

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Capitolo 16
*** Prima che l'ultimo petalo cada ***




SEDICESIMO CAPITOLO


 -Prima che l‘ultimo petalo cada-









Quando Tenten scese nelle stanze di Hinata era in un elegante ritardo di dieci minuti, o così voleva farlo apparire. In realtà era in mostruoso ritardo per una festa che era stata di sua iniziativa.
Tentò di correre, ma il kimono era troppo stretto per permetterle di assumere un’andatura rapida. Forse ne aveva scelto uno eccessivamente aderente, pensò guardandosi per l’ennesima volta: le sue curve spiccavano un po’ troppo per i suoi gusti. Se non fosse stata in ritardo sarebbe tornata indietro a cambiarsi.
-scusa il ritardo Hinata!- urlò spalancando la porta ed entrando con aria affannata. La festeggiata sembrò seriamente spaventata da quell’entrata improvvisa, ma poi il suo viso si rilassò e assunse la tipica espressione di bontà.
-non fa niente, Tenten- le disse con un leggero sorriso -sei davvero incantevole-
-beh, comunque non sono l’ultima- fece osservare l’altra guardandosi attorno alla ricerca di Neji -ah, è proprio vero che ci sarà sempre qualcuno più in ritardo di te-
-mi hai battuto di pochi secondi- disse una voce maschile alle sue spalle -non vantarti tanto-
-Neji!- esclamò Tenten con un sorriso sincero -sono contenta che tu sia venuto!-
-smettila di sorridere- le disse l’altro facendo un cenno ad Hinata e dirigendosi verso il divano -non sono venuto qui per festeggiare, lo sai-
-oh, beh, l’importante è che tu sia qui- rispose Tenten per nulla scoraggiata -a proposito Hinata, sei magnifica. Quel kimono bianco, ti dona davvero-
-tu piuttosto- disse, invece, Hinata avvicinandosi all’altra ragazza e sistemandole un lembo del kimono color pesca -sembri un’altra persona-
-non scherzare- ribatté Tenten continuando a sorridere -non sono mai stata brava in queste cose e ho pure scelto un kimono troppo piccolo. Sono una vera frana-
-non direi proprio- continuò Hinata con aria esperta. Tenten si strinse nel kimono ricoperto di fiori di ciliegio, imbarazzata per lo sguardo attento della ragazza. Lo aveva notato anche lei, la fascia di seta legata in vita era troppo stretta e la scollatura troppo evidente. Era eccessivamente femminile.  
-sei davvero stupenda- disse infine Hinata -credo che anche nii-san lo ammetterebbe stasera. Non è così?-
Neji, sentendosi chiamare in causa, girò leggermente il capo verso le due donne. Hinata, con un’insolita aria speranzosa lo fissava in attesa che parlasse. Anche Tenten lo guardava, ma sembrava intimorita.
-che c’è?- le domandò -senza abbigliamento da ninja ti senti indifesa? Dovresti portarlo sempre allora, almeno ti sembrerà di essere più forte-
-cugino … - mormorò Hinata, preoccupata per l’effetto di quella osservazione poco gentile poteva avere su Tenten.
-hai ragione- disse, invece, l’altra -sono decisamente goffa in questi abiti e preferirei indossare la mia divisa. Non ho l’eleganza di Hinata né il suo portamento, ma almeno mi sforzo di cambiare. E per cambiare bisogna soffrire almeno un po’, non sei d’accordo Neji? Altrimenti è troppo semplice-
-dove vuoi arrivare?- domandò Neji sospettoso.
-da nessuna parte- rispose Tenten con leggerezza -era solo una mia osservazione. Ma ora smettiamola con questi discorsi noiosi e festeggiamo. Il mio regalo, Hinata-
Ci aveva pensato molto nei giorni precedenti, Tenten, ma non le era venuto in mente proprio niente da regalarle. Non che avesse grandi possibilità di scelta, né una così profonda conoscenza di Hinata da sapere i suoi gusti. Così aveva optato per qualcosa di semplice e concreto: una torta.
Per lo meno sarebbe servita a riempire lo stomaco, aveva pensato.
Ma forse il regalo più grande fu la sua compagnia. Neji non aprì bocca se non per criticare e commentare acidamente; Hinata era troppo timida per aprirsi con lei, poco più che una sconosciuta. E allora dovette impegnarsi e parlare per entrambi.
Ogni suo sforzo, però, fu ricambiato dai sorrisi dolci e imbarazzati di Hinata e, per la prima volta, ebbe l’impressione che fosse felice.
-buona notte, Hinata- la salutò con affetto Tenten quando fu ora di andarsene -e buon compleanno-
La ragazza, però, non rispose. Abbassò il viso e si portò una mano sotto gli occhi. Stava piangendo.
-perché sei così buona con me, Tenten?- le chiese con voce rotta -è tutta colpa mia se io e Neji siamo qui, è colpa mia se tu sei rinchiusa qui. Perché non mi odi, Tenten?-
La ragazza alzò istintivamente lo sguardo verso Neji, ma dai suoi occhi non ricevette alcun segno di incoraggiamento, anzi, sembravano dirle “ecco, te l‘avevo detto”. Così dovette arrangiarsi.
Appoggiò le mani sulle sue spalle, facendole sollevare il viso che esprimeva una profonda tristezza.
-non è colpa tua, Hinata- le disse guardandola direttamente negli occhi -certe volte succedono cose che vanno al di là del nostro controllo. Ciò che noi possiamo fare è affrontarle come meglio possiamo, e quindi perché dovrei odiarti quando posso volerti bene?-
I bianchi occhi la fissarono con inquietudine e stupore, per poi perdersi nella seta del suo kimono. La strinse e pianse contemporaneamente. Tenten cercò di calmarla, ricambiando l’abbraccio e accarezzandole il capo. Funzionò e poco dopo Hinata lasciò la stanza, troppo scossa per rimanere in compagnia del cugino.
Tenten sospirò. Sapeva che Neji la stava fissando e che avrebbe avuto sicuramente da ridire sulle sue parole. Sapeva che le considerava una bugia.
-vai da lei- gli disse anticipandolo -sei l’unico che la può capire davvero-
Non aspettò nemmeno una risposta e lasciò la stanza. Sapeva che sarebbe andato e che non l’avrebbe seguita, anche solo in ricordo dell’affetto che aveva provato per lei, e che forse provava ancora.
E così fu. Neji non seguì Tenten per farle sapere la sua opinione, ovviamente contraria. E la ragazza se ne tornò in camera sua, sedendosi sul letto apparentemente tranquilla. Si chiese cosa avrebbe potuto dire Neji per consolare Hinata, lui, che non aveva mai sentito parlare con delicatezza a qualcuno né se lo immaginava. Però era Hinata, e Hinata non solo la conosceva da quando era nato ma con lei condivideva la tragedia della loro vita. Quei due potevano capirsi anche senza parlare, ne era certa.
Per questo sapeva che presto avrebbe scoperto il suo segreto e dalla sua reazione dipendeva tutto ciò che sarebbe avvenuto in seguito.
Così, quando Neji spalancò la porta non mostrò stupore, ma solo ansia. Si alzò in piedi, desiderosa di sentirlo parlare. E probabilmente lui glie lo lesse in faccia.
-a che razza di gioco stai giocando?- le domandò con notevole irritazione -lei non sa niente-
-sapevo che glie l’avresti chiesto- disse Tenten -ma tenerlo nascosto ad entrambi era l’unico modo per … -
-sono stanco di fare i tuoi comodi- la interruppe Neji avvicinandosi pericolosamente -sono stanco delle tue parole al vento e delle tue risposte vuote. Sono stanco di te-
-oh, è molto probabile- disse Tenten -in fondo ti ho detto una bugia. Chi non si arrabbierebbe? Però ho una valida motivazione per aver … -
-zitta!- urlò Neji -ancora inutili parole. Me ne serve una sola, una sola dannata parola, e la voglio sapere adesso!-
Tenten a quel punto esitò. Abbassò lo sguardo e il fiato le morì in gola. Sapeva che non avrebbe dovuto fare quella pausa, che Neji non avrebbe più retto. Ormai le sembrava di conoscerlo come le sue tasche.
Le tirò uno schiaffo, tanto forte da farla sbilanciare e cadere sul letto al suo fianco. Poi la prese per gli orli del kimono e la sollevò di nuovo. Guardò la guancia rossa, e i suoi occhi, che non avevano un minimo di combattività.
-e tu ti fai chiamare ninja- le disse disgustato -dovresti vergognarti-
-perché dovrei oppormi?- domandò Tenten -hai ragione tu, ti ho mentito-
-perché dovresti avere un minimo di dignità per non farti trattare così da nessuno- rispose immediatamente Neji.
Tenten spostò lo sguardo.
-la parola dello Shin no ikuin- ordinò subito dopo lapidario e la ragazza tornò a guardarlo.
-“ama”- gli disse muovendo appena le labbra -“ama prima che l’ultimo petalo cada”. Questo è quello che c’è scritto sul sigillo-
Neji non disse nulla per qualche minuto. Tenten vide prima lo stupore e poi la rabbia dipingersi sul suo volto. Pian piano mollò la presa sul suo abito e la fece ricadere sul materasso, per poi voltarsi e darle le spalle.
-ne sei certa?- le domandò con voce grave.
-sì- rispose Tenten.
-dannato Hiashi- lo sentì mormorare. E i suoi pugni si strinsero per la rabbia, seguiti da dei tremiti dovuti allo stesso sentimento. A quel punto Tenten si alzò di nuovo in piedi, facendo qualche passo verso di lui. Avrebbe voluto prendere tra le sue mani quei pugni chiusi e scioglierli, ma non ebbe il coraggio di farlo.
A malapena ebbe il coraggio di parlare.











... Scusate il ritardo, Dryas.

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Capitolo 17
*** Amare ***


DICIASSETTESIMO CAPITOLO

 -Amare-







Per i primi attimi Tenten rimase indecisa su come comportarsi. Neji provava solo rabbia in quel momento e non era certamente un sentimento piacevole. Non sapeva come aiutarlo e temeva che si sarebbe rifugiato ancora una volta nella fredda indifferenza. Se si chiudeva in se stesso non avrebbe più potuto raggiungerlo.
-Neji- pronunciò sforzandosi di dire qualcosa -se ci pensi, è logico- disse e riuscì ad attirare la sua attenzione, come le suggerì un piccolo movimento del capo -tu sei stato condannato per omicidio e ciò che può portare a compiere quell’atto disumano è l’odio, perché l’odio ti fa dimenticare che di fronte a te hai un altro essere umano. L’amore ha pari intensità dell’odio, ma gli è opposto. Ecco perché amare è l’unico modo per poter rimediare, Neji-
L’uomo si voltò a guardarla. Nei suoi occhi c’era ancora rabbia e sdegno, ma le sue mani non erano più strette in due pugni rabbiosi.
-amare?- le chiese facendo due passi verso di lei -che cosa vuol dire amare? Si può amare una persona come si può amare una pianta. Il termine amare è troppo vago e interpretabile, è senza alcun senso. Che diavolo dovrei fare allora? Io non voglio amare, io voglio la mia vendetta-
-temevo che l‘avresti detto- disse Tenten con un sospiro -ma solo i legami ti possono salvare, Neji. Se non avrai affetti, l’odio sarà per sempre la tua vita. Per questo devi ricominciare ad amare-
-no- replicò l’uomo -non accetterò mai questo assurdo patto-
-potresti almeno sforzarti- lo rimproverò la ragazza -saprai quali sono i gesti che si fanno di solito, anzi, sono sicura che un tipo acuto come te li conosca, anche se non li mette in pratica. Che ne so, anche solo un grazie potrebbe essere un buon inizio per te, un sorriso, un abbraccio … -
La ragazza non riuscì a finire la frase. Mentre parlava teneva gli occhi bassi, imbarazzata dal pronunciare quelle parole, e non si accorse in tempo dei rapidi passi che Neji compì verso di lei. Quando alzò il viso, riuscì appena a incrociare i suoi occhi e subito dopo si sentì afferrare per il capo. Senza che se lo aspettasse, le sue labbra si posarono su quello dell’uomo.
Stupefatta e disorientata, fu talmente concentrata sulla sensazione delle lebbra morbide che toccavano la sua bocca da dimenticarsi di respirare. Tutti i suoi sensi erano attenti a quel bacio rubato, ma quando il bisogno vitale divenne più forte dalla miriade di emozioni che la stavano investendo, riacquistò il senno e lo costrinse ad allontanarsi.
-sei impazzito?!- domandò coprendosi la bocca -che volevi fare?-
-questo è quello che fanno due persone quando si amano, no?- chiese Neji con serietà.
-appunto, quando si amano- ripeté Tenten, visibilmente scossa -e noi due non ci amiamo-
-non bastava il gesto?- insistette l’uomo, irritato dalla risposta negativa.
-certo che no!- rispose Tenten -può baciare cento volte una persona, ma se non c’è amore sarà un bacio freddo come quello che mi hai appena dato, anzi strappato. E non farlo mai più, chiaro? Ti infilo un kunai nello stomaco la prossima volta, giuro-
-non è che stimoli gran che le mie capacità di amare in questo modo- ribatté -è stato piuttosto difficile e faticoso costringe me stesso a farlo, e per di più si è rivelato inutile. E smettila di arrossire tutte le volte che mi avvicino a te-
-mi hai appena baciato, cosa ti aspetti che faccia?!- protestò Tenten, ancora più imbarazzata.
-io non sono arrossito- disse Neji -né ho quella faccia sconvolta-
-perché tu sei un pezzo di ghiaccio, ecco qual è la differenza!- continuò la ragazza -cosa credi, un bacio resta sempre un bacio-
-anche se dato da me?- chiese l’uomo.
-soprattutto se dato da te- confermò Tenten, e Neji la osservò con fare interrogativo. Al che la ragazza si accorse del possibile fraintendimento che potevano avere le sue parole. Dicendo che il suo bacio era speciale si era appena dichiarata, ecco quello che le orecchie dell’uomo avevano captato.
-non ci si aspetta certo che un iceberg come te ti salti addosso all’improvviso- si sbrigò a chiarire -sei sempre stato impassibile, freddo e calcolatore. Chi non ne rimarrebbe sorpreso? Perfino tu hai ammesso che ti è costato fatica-
-sì, e sono stato un vero idiota- commentò Neji -non rinuncerò alla mia vendetta per quella stupida scritta. Non faticherò per niente-
-ti ricordi di tuo padre?- incalzò la ragazza -gli volevi bene, non è così? Non ti piacerebbe riprovare quella sensazione? È scontato, bisogna faticare per meritarsi e donare affetto sincero e gratuito come quello di un padre, ma ne vale la pena-
-pensando a mio padre provo solo odio- rispose Neji adirato -odio per mio zio e per il mio clan. Io non ricordo affetto, l’hanno ucciso prima che potessi capire cosa fosse-
-Hinata allora- insistette Tenten -da quello che mi ha raccontato da bambini eravate abbastanza uniti. E anche adesso si nota subito che la tratti con maggior riguardo. Sono sicura che potreste amarvi, voi due-
L’uomo non disse nulla, ma si limitò ad osservarla.
-ecco il perché di tutta questa messa in scena- esordì poco dopo -la neve, la festa e tutto il resto. Tu volevi farmi avvicinare ad Hinata, non è così?-
-già- confermò Tenten -è l’unico modo. E Hinata ti vuole un gran bene-
-Hinata mi è completamente indifferente e lo sarà sempre- disse Neji -anche lei è una vittima, ma ciò non toglie il fatto che sia stata la sua debolezza la causa di tutto. Non la incolpo, ma non voglio aver nulla a che fare con lei-
-non direi- lo contraddisse la ragazza -l’hai tenuta nascosta, l’hai protetta. Questo conterà qualcosa-
-non volevo che mi causasse altri guai né che si immischiasse nei miei metodi- ribatté con energia l’altro -non potrei mai provare nulla per lei-
-devi- disse Tenten con rassegnazione -è l’unica scelta che hai, se vuoi uscire vivo da qui. E poi so che menti, tu e Hinata … -
-perché ti escludi?- chiese interrompendola l’uomo.
-mi hai esclusa tu per primo- rispose la ragazza, sorpresa dalla domanda inaspettata -non hai mai provato alcuna forma di affetto per me, ma sono sempre stata al di sotto del tuo livello, indegna e immeritevole. E poi, Neji, seriamente, mi hai mai considerato come una donna? Sono la tua marionetta per gli allenamenti, fine del nostro legame-
-mi credi davvero così cieco? - chiese l’altro con serietà - se il tuo kimono non mi avesse tratto in inganno non te la saresti cavata con un solo ceffone, credimi-
-allora non dimenticare più che sono un ninja- disse Tenten con altrettanta serietà -piuttosto ricordarti di Hinata. Te lo ripeto, è lei la tua unica scelta-
-no, perché non sceglierò affatto- affermò Neji con decisione -non mi abbasserò a scontare una pena che non è mia-
-appunto perché non è la tua dovresti riuscire a superarla!- esclamò esasperata la ragazza -tu non hai ucciso nessuno, non hai provato così tanto odio da desiderare di uccidere un’altra persona. Sei ancora in tempo-
-non ho ancora ucciso- ribatté l’uomo -ma la tentazione è forte-
-è questo il tuo piano?- chiese Tenten scaldandosi -uccidere tuo zio?-
-certo- rispose Neji -non aspetto altro da cinque anni-
-e allora perché decifrare il sigillo se il tuo scopo è sempre stato quello di ammazzarlo?-
-per velocizzare la procedura- disse Neji senza pietà -per riprendermi la mia vita il prima possibile. Lo trovi così sbagliato? No, io non credo proprio-
-ma Hinata … ?-
-non mi importa di Hinata- la interruppe l’uomo -uccidendolo riavrà anche lei la libertà. Cosa vuole di più? Suo padre ha tentato di ucciderla, lo odia anche lei-
-no, non credo- rispose Tenten addolorata -non soffrirebbe così tanto se l’odiasse. Il fatto che l’abbia risparmiata … -
-lo stai giustificando?- chiese Neji avvicinandosi alla ragazza.
-no, affatto, solo che … -
-è quello che stai facendo invece- insistette Neji arrabbiandosi di nuovo -lo stai salvando-
-l’unico che voglio salvare qui sei tu- rispose con altrettanta energia Tenten -hai il sigillo maledetto, ti distruggerà non appena capirà le tue intenzioni, Neji, credi che me ne sia dimenticata?-
-non sono affari tuoi di come ho intenzione di agire- sibilò l’altro.
-beh, finché starò qui li considero affari miei- ribatté per nulla intimorita la ragazza.
-allora è una fortuna che fra tre giorni te ne vai fuori dai piedi- continuò l’uomo allontanandosi da lei e avvicinandosi alla porta -cominci davvero a darmi sui nervi-
-anche tu- rimbeccò l’altra -e hai ragione, è una fortuna non doverti più sopportare!-
-lo stesso vale per me-
Il battibecco si concluse con il forte rumore della porta che sbatteva. Neji se ne andò più infuriato di quando era entrato, ma anche Tenten si accorse di stringere i pugni per la rabbia. Sfinita per quella lunga e complessa discussione si abbandonò sul letto, prendendosi il viso tra le mani.
Quella situazione stava diventando davvero troppo difficile, troppo impegnativa, troppo dolorosa. Quella sera vide di buon occhio la prospettiva della sua vicina partenza. Non avrebbe più dovuto convincere Neji a non diventare un assassino.





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Capitolo 18
*** Egoismo ***


DICIOTTESIMO CAPITOLO

 -Egoismo-











Come tutte le mattine, Neji andò nella palestra per compiere i suoi giornalieri allenamenti. Solo.
Dopo la discussione avuta la sera precedente con Tenten dava per scontato che non si sarebbe presentata, né quel giorno né altri. Anche se non l’aveva espresso chiaramente, era palese che non l’avrebbe più aiutato a migliorare per raggiungere il suo scopo: uccidere Hiashi Hyuga.
Era contraria e lui non l‘avrebbe costretta. Ormai i dadi erano tratti, un giorno in più o in meno non cambiava molto. E poi sarebbe stato sempre solo, dopo la sua partenza. Mancava solo un giorno, dopo di che si sarebbe dimenticata di tutta la faccenda, di Hinata e della loro storia. E anche di lui.
-Potevi almeno aspettarmi-
La voce, che immediatamente riconobbe, esprimeva chiaramente irritazione e una certa ostilità. Si fermò, osservando Tenten entrare e lanciare con poco garbo la sua felpa a terra. Dopo di che si diresse verso di lui stiracchiandosi un braccio dietro la schiena. La sua faccia non era distesa e serena come si era abituato a vederla, ma piuttosto imbronciata.
-Allora?- gli domandò aspra, incrociando le braccia al petto -ti sei imbambolato?-
-Mi stavo solo domando perché sei qui- rispose Neji tentando di ignorare il tono scortese -dal momento che non approvi ciò che ho intenzione di fare-
-Devo per forza avere una motivazione?- chiese Tenten seccata.
-Solitamente si ragiona prima di agire- disse sarcasticamente l’uomo -e solitamente si ha un motivo, per agire-
-Beh, io non ce l’ho- rispose con schiettezza la ragazza -se non quello di far sapere a tutti la verità, ma dato che tu non hai intenzione di cercare una soluzione più pacifica sono costretta ad adattarmi-
-Non sei costretta a rimanere- le disse Neji -puoi anche andartene e dimenticare tutto. Forse è meglio che tu lo faccia, dato che va contro i tuoi principi uccidere una persona, anche se è colpevole-
-No, non lo farò- ribatté Tenten -il mio senso di giustizia è più forte. E poi voglio proprio capire come farei a non rimanere ucciso dopo i primi tre secondi, Neji-
-Ti ho detto di non preoccuparti per questo- ribadì l’altro mettendosi in posizione -e ora smettila di parlare se vuoi davvero essermi di aiuto. Combattiamo-
Tenten obbedì senza protestare, ma sul viso le si leggeva ancora la sua totale disapprovazione. Cominciò a lanciare kunai e shuriken contro il suo avversario, ma aveva troppi dubbi per poter rimanere in silenzio, troppa paura di non impegnarsi abbastanza. Eppure Neji non sembrava minimamente preoccupato, anzi, sprizzava sicurezza e determinazione da tutti pori. Forse era proprio stata la sua ferrea volontà a convincerla a scendere quella mattina, forse in cuor suo sapeva anche lei che era la via migliore, e la più giusta. Però, non riusciva a dimenticare i rischi che correva.
-Ti rendi conto che se tu muori ogni speranza di salvare Hinata e di far sapere la verità scompare?- domandò nel bel mezzo della battaglia.
-Ti sembro stupido?- disse seccato l’altro -certo che lo so-
-W allora perché vuoi farti ammazzare a tutti i costi?- continuò aspra l’altra -tieni così poco alla tua vita?-
-Quale vita?- ribatté Neji -io qui non ho una vita. Tanto vale rischiarla-
-E non pensi agli altri?- insistette -a chi rimane, a chi sentirà la tua mancanza?-
A quel punto la situazione si bloccò. Neji afferrò tutte le armi rimanenti e Tenten smise di lanciarle. Sul viso dell’uomo si dipinse un sorriso divertito, mentre la ragazza rimase incupita.
-Sei comica quando dici queste cose- le disse Neji, incapace di trattenere un sorriso divertito.
-Non sto scherzando- lo rimproverò Tenten -sei tu che sei cieco a non accorgertene-
-Oh, no, io vedo molto meglio di te, se non l’hai ancora notato- ribetté l’altro -qui, chi prende degli abbagli, sei tu. Non l’hai capito? Il bello è proprio questo, posso morire senza che nessuno senta la mia mancanza, senza dovermi preoccupare degli altri-
-Stupido-
Con disprezzo, Tenten espresse tutto il suo disappunto. Lo fulminò con gli occhi, dopo di che gli diede le spalle, decisa a lasciare la palestra, e Neji.
-Staresti cercando di dirmi che tu sentirai la mia mancanza?- le chiese, però, l’altro con serietà. La ragazza si fermò sulla soglia della porta, incapace di ignorare una domanda talmente diretta e personale. Solo che non era sicura della risposta.
-Sei un gran egoista, Neji- gli rispose dopo un attimo di esitazione, ma con convinzione -guardati attorno. Apri gli occhi, e non vedere solo quello che interessa a te. Provaci, una volta tanto-
La ragazza uscì senza lasciargli il tempo di ribattere. Per una volta voleva averla lei l’ultima parola, e sentiva di averne tutti i diritti. L’unico termine che la sua mente concepì prima di fermarsi e calmarsi fu “stupido”. Lo ripeté un centinaio di volte, nel tentativo di placare la rabbia che l’animava. Era frustrante non essere capiti. Estremamente frustrante. E aveva solo un giorno a disposizione.
Quasi senza accorgersene i suoi piedi smisero di camminare. Finalmente aveva avuto un’idea, l’unica veramente valida fino a quel momento, ed era anche piuttosto ovvia. Se Neji non le dava retta, forse Hinata avrebbe potuto far qualcosa.
Soddisfatta, si recò immediatamente dalla ragazza, che l’accolse con gioia, ignara di tutto. Tenten non poté sottrarsi alle buone maniere di Hinata e accettò di bere del tè, anche se ne avrebbe volentieri fatto a meno.
-Scusami per l’altra sera- le disse la Hyuga, arrossendo -non so cosa mi sia preso. Un attacco di tristezza, credo-
Tenten non faticò a ricordarsi l’episodio: era stato il giorno del suo compleanno, quando le era scoppiata a piangere tra le braccia. E improvvisamente la sua brillante idea non le sembrò più così brillante.
- Volevi dirmi qualcosa vero?- le chiese Hinata, riferendosi alle prime parole che Tenten le aveva detto appena entrata -di cosa si tratta?-
-oh, beh, ecco … - esitò. Temeva le conseguenze, temeva di rovinare il fragile equilibrio che era riuscita a trovare. Se le avesse detto del sigillo, sarebbe stata costretta a confessarle anche il piano di Neji, e non era certo bello sentirsi dire che il proprio padre sarebbe stato ammazzato dal proprio cugino. Specialmente per Hinata, così sensibile e delicata.
-In realtà non so se è il caso di dirtelo- disse infine -ma in un rapporto di amicizia la sincerità viene prima di tutto, no?-
-Non è una bella notizia, vero?- domandò l’altra intristendosi.
-No, non lo è- rispose con franchezza Tenten -ecco, Hinata, io domani me ne andrò e, come sai, chi lascia questa casa non ricorda più nulla del tempo che ha passato qui dentro, ma, purtroppo, il mio tempo è scaduto-
-Neji non può fare nulla per farti rimanere?- chiese con ansia Hinata -sei speciale, Tenten, perché te ne devi andare anche tu? Sei l’unica amica che ho avuto dopo tanti anni di solitudine, ti prego, rimani-
-Non posso- disse rassegnata e colpita dalla reazione della ragazza -però, sta tranquilla, Neji ha un piano e sono sicuro che riuscirà a tirar fuori da qui entrambi. Così poi potrai venirmi a cercare, no?-
-Ha un piano?- chiese Hinata, tutta speranzosa -e quale?-
-Ho decifrato l’iscrizione del sigillo dell’assassino- spiegò Tenten -e sono sicura che Neji ce la farà, anche se lui non ne è convinto-
-Che cosa c’è scritto?- domandò l’altra, stranamente impaziente.
-Non ti preoccupare per questo- eluse Tenten -l’importante è che tu gli stia vicino e gli faccia sentire il tuo affetto. Perché tu vuoi bene a Neji, non è vero?-
-Sì- rispose Hinata abbassando il viso -ormai è molto più che un semplice cugino. Ma io voglio bene anche a te, Tenten, perché te ne devi andare? Perché Neji vuole farti andar via? Anche lui ti vuole bene, no?-
-Questo devi chiederlo a lui- rispose l’altra, abbozzando un sorriso per nulla divertito -però sono sicura che ha le sue buone ragioni. Non vorrebbe mai farti soffrire-
-Sì … lo so … - disse Hinata sconsolata -e forse è proprio perché non vuole fare soffrire anche te che ti manda via così presto, non credi? In fondo il destino che ci attende non è certo felice-
-Invece sono sicura che lo sarà- replicò Tenten con tono soave, dolce -fidati di Neji. Io mi fido di lui-
Improvvisamente la porta si spalancò e sbatté contro il muro. Entrambe le ragazze, sedute a un piccolo tavolo circolare, sussultarono, spaventate da quell’improvviso e forte rumore. Girandosi a guardare, videro Neji correre loro incontro e afferrare Tenten per un polso. Prima che la ragazza si accorgesse di cosa stava succedendo, però, era già fuori dalla stanza, trascinata dall’uomo che continuava a correre come un forsennato.  
-Che diavolo succede?!- chiese con preoccupazione, percependo il nervosismo e l’inquietudine di Neji, nonché l’evidente fretta. Tuttavia non ottenne risposta; allora, infastidita da quel comportamento senza senso, tentò di liberarsi dalla sua presa. A quel punto Neji si voltò a guardarla.
-Devi andartene- le disse con voce grave -il tuo tempo è scaduto prima del previsto-
-Perché?- chiese Tenten, continuando a non capire.
-Perché sta venendo qui- esclamò a voce alta Neji, fermandosi e mettendosi di fronte a lei -Hiashi Hyuga sta arrivando-
Tenten spalancò gli occhi. Finalmente aveva scoperto il motivo, ma a quel punto avrebbe tanto voluto non conoscerlo. Guardò Neji negli occhi e fu stupita di notare che c’era una sorta di complicità tra loro due; erano gli unici a sapere veramente cosa avrebbe significato quell‘evento, cosa sarebbe successo in futuro. Tenten, però, sperava ancora in un finale positivo, nonostante la sua presenza, come il suo potere di cambiare le cose, stessero per finire.












ANGOLO AUTRICE
Dopo quasi un anno, un nuovo capitolo.
Vedrò di migliorare i tempi di aggiornamento!
Capitolo un pò statico, ma è la calma che precede la tempesta!
Ringrazio, con un ritardo decisamente abnorme, i fantastici quattro che hanno commentato il cap.17 (e probabilmente neanche se lo ricordano ahah).



Hikari Uchiha: questa volta dirai "finalmente dopo millenni un altro capitolo!" Spero non ti sia passata la voglia di leggere la mia FF, eri una lettrice affezionata! Grazie per aver apprezzato ancora una volta quello che esce dalla mia testa!

Lorelei95
: anche a te (o voi?) chiedo scusa per il ritardo. Mi fa piacere che vi piaccia! Spero continuerete a seguirla.

Giluna
: una nuova lettrice! Bevenutissima! Grazie per il messaggio in posta, è stato un incitamento a riprendere a scrivere =) e sono contenta che la trovi scritta bene e soprattutto che il carattere dei personaggi sia interessante. La banalità è sempre in agguato, e spero sempre di non cascarci, anche se si scrive con personaggi praticamente presi in prestito. Ma se sono banale, dimmelo pure in faccia senza problemi! :-)

FrancyXD
: buongiorno carisssima :-) è un piacere rispondere ai tuoi commenti, te l'ho mai detto? Ci sente apprezzati come veri scrittori! Dunque, pensavi che si sarebbero avvicinati...ma non si sono già avvicinati? Ci sono tanti modi per avvicinarsi, il fatto di andare d'accordo su ogni singolo argomento secondo me non è l'unico segno di essere legati, piuttosto lo scontrarsi e conoscere l'altro indica che c'è interesse reciproco e alla fine ci si ritrova a conoscersi come le proprie tasche. Almeno, io lo vedo il miglior modo per i due diretti interessati della storia!
Hai preso in pieno i sentimenti di Neji. Sono anni e anni che cerca un modo per liberarsi, i sentimentalismi proprio in quel momento non risultano nient'altro che un ostacolo. A parte il fatto che credo non avrebbe mai immaginato potessero far parte della sua vita, ora, come hai detto tu, non solo il passato lo tormenta, ma anche il presente si sta incasinando! Non può fare a meno che ci siano nuovi sentimenti/pensieri (lo ammette lui stesso con i suoi gesti-->kimono. Con le parole non è mai stato bravo), e SE se ne accorge, fa di tutto perchè non ci siano.  E' il caso di dire che le ha addosso tutte lui XD
Tenten...é più in aria di lui! Sono due imbranati cronici, ammettiamo, ma è per questo che sono adorabili! La risposta che dà a Neji di considerarla come una ninja e niente di più mi è venuta in mente per due motivi: il primo che lei stessa non s'è mai interessata troppo di apparire femminile, è una ninja ed è per le sue capacità che vuole essere apprezzata. Il secondo, è che Neji è un invasato del mondo ninja, nota solo doti ninja ed ha sempre vissuto con quel mondo. Non gli dice molto lo charme di una donna (è un uomo bizzarro XD ... per ora!). Che dici? Quando l'ho scritto non sono stata lì a pensarci molto, ma i motivi sono questi: alla fine un interesse comune ce l'hanno.
Il problema rimangono, come sempre, i sentimenti. Possono fare tutto quello che vogliono, ma quando ci sono ci sono. Tenten è demoralizza per il comportamento indifferente di Neji (non sentirsi mai apprezzati fa calare l'autostima), e Neji non sa cosa gli sta succedendo. Il succo è questo =)
Ci sarebbero altre mille altre cose da dire: Hinata, Tenten calcolatrice, l'amore per la pasta ... ma il commento sta diventando più lungo della storia! Solo un ultima cosa: grazie! Per il sostegno, per avermi fatto riscoprire quanto è bello scrivere, per il confronto che ogni volta mi offri, per un sacco di cose! A presto =)




Un saluto a tutti!
Dyas




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Capitolo 19
*** Addio ***



DIACIANNOVESIMO CAPITOLO


 -Addio-









Neji la trascinò nella sua stanza, continuando a tenerla stretta per il polso. Da parte sua Tenten poteva benissimo correre da sola e tenere il suo veloce passo senza alcun problema, ma trovava irragionevolmente piacevole la sensazione delle sue dita che le stringevano la pelle: si poteva considerare quasi un gesto gentile.
E piacevole trovava anche quell’espressione di preoccupazione che gli leggeva in viso. Nonostante sapesse che in fondo era la situazione generale a renderlo così angosciato, non poteva fare a meno di pensare, o immaginare, che fosse preoccupato un po’ anche per lei.
-Prendi le tue cose- le disse frettolosamente -tutto quello che avevi quando sei arrivata. E un cappotto pesante, fa freddo-
La ragazza fece come le aveva detto e infilò tutto nello zaino che si era portata da Konoha. Neji, intanto, camminava nervoso avanti e indietro, pensando intensamente.
-Quanto tempo abbiamo?- gli domandò Tenten continuando a riempire lo zaino.
-Poco più di un ora- rispose con premura -ma è strano che sia già qui. Il giorno è ancora lontano-
-Il giorno?- chiese l‘altra, infilandosi il cappotto.
-Quando verrò giudicato- precisò Neji -manca ancora un mese. Sapevo che Hiashi sarebbe venuto prima, da solo, ma non pensavo così presto-
-Perché viene da solo?- domandò Tenten non capendo.
-Per portare via Hinata- rispose l’altro guardandola con aria severa -nessuno sa che è viva. E ora deve nasconderla da un’altra parte se non vuole che i ninja di Konoha che l’accompagneranno per giudicarmi la scoprano. Probabilmente ha più paura di quanto pensassi. Sei pronta?-
Tenten, con aria ancora confusa e rattristata per quella spiegazione così precisa e paurosamente reale, annuì con il capo. Dopo di che seguì Neji e lasciò per sempre quella che era stata la sua stanza per due mesi. Cominciò a provare una sorta di sconforto pensando che era l’ultima volta che percorreva quei corridoi, che scendeva quelle scale e che svoltava quegli angoli. Ogni passo diventava sempre più pesante.
-Se manca ancora un mese- cominciò rivolgendosi a Neji -perché hai deciso di farmi andare via così presto?-
-Per precauzione- rispose l’altro -mio zio è astuto. Avrebbe anche potuto intuire che tu sei stata qui se ti avessero trovata fuori dal palazzo solo pochi giorni prima del mio giudizio. Ti avrebbe fatta uccidere-
-E ora?- domandò con preoccupazione Tenten -se esco adesso, mi troverà di sicuro. Nascondimi, questo posto è enorme, non mi troverà-
-No- disse Neji con fermezza -con il Byakugan ti troverebbe di certo. E poi non uscirà più di qui, ricordatelo-
-Allora fammi rimanere, combatterò con te- insistette Tenten nel momento in cui Neji si fermava. L’uomo esitò nel rispondere. Si trovavano vicino al piccolo pantheon, ricoperto dalle rose ora chiuse in boccioli, e Neji vi entrò ricominciando a camminare con passo pesante, lasciandola indietro. La ragazza attese speranzosa.
-No, devi andartene- disse, infine, senza voltarsi a guardarla -devo già fare attenzione a Hinata, se ti aggiungi anche tu non riuscirò a dare il meglio di me-
-Ti potrei aiutare- continuò la ragazza raggiungendolo e fermandosi alle sue spalle -ci siamo allenati insieme per due mesi, ognuno conosce le tecniche dell’altro. Perché non farlo?-
-Questa è la mia battaglia, Tenten- rispose Neji con convinzione -è la mia vendetta. Non voglio che tu rischi la tua vita per uno scopo che non è il tuo. Sono io che ho vissuto gli ultimi cinque anni solo per questo momento, non tu. Tu hai una vita fuori di qui, qualcuno che tu aspetta. Non ti farei mai sprecare la tua vita per uno scopo che nemmeno condividi, quindi vattene-
-Ma anche io ho vissuto qui. Un pezzo della mia vita l’ho trascorso qui, con te, con Hinata. Come posso ignorarlo? Non ci riesco … non riesco proprio a far finta di niente- aggiunse Tenten, incapace di accettare il suo rifiuto.
-Dimenticherai tutto- precisò l’altro -tu non avrai mai vissuto qui, quindi non farti venire inutili sensi di colpa, chiaro?-
Tenten non rispose. In quel momento si sentivano solo i rumori della natura e la neve che soffice aveva ricominciato a scendere. Con leggeri tocchi si univa a quella già caduta e rendeva terra e cielo ugualmente bianchi. Neji si perse nei suoi pensieri, ma l’eccessivo silenzio attirò la sua attenzione.  
Si voltò per capire il motivo per cui Tenten aveva smesso di parlare. Notò che la ragazza non era più dietro di lui, ma vicino a una delle numerose, regolari, colonne di marmo bianco. La guardò con attenzione, e vide che tra le sue mani stringeva l’ultima rosa rossa. Senza temerne le spine, la faceva girare tra le sue dita e la guardava con aria assorta.
Poi improvvisamente, come se si sentisse osservata, alzò lo sguardo e incrociò il suo. Neji sussultò. I grandi occhi color nocciola di Tenten gli riportarono alla mente un ricordo di cui aveva perso ogni traccia. Quella ragazzina che il giorno della sua condanna gli aveva teso la mano, che gli aveva creduto, che gli aveva donato una rosa se ne stava ora davanti a lui nelle sembianze di un ninja, di una donna, di Tenten.
La stessa rosa tra le sottili dita, lo stesso dolore negli occhi, gli stessi occhi.
Ora sì che lasciarla andare diventava davvero difficile, nel suo cuore stava nascendo lo stesso sentimento di gratitudine.
-Allora sei proprio deciso- gli disse con aria mesta la ragazza -promettimi solo che glie le suonerai di santa ragione anche per me-
Abbozzò un sorriso, ma si spense subito dopo negli occhi di ghiaccio di Neji. Non li avrebbe mai più rivisti, ma come avrebbe potuto dimenticarli? Era una tortura sapere che tutti suoi ricordi sarebbero scomparsi.
-Farò il possibile- rispose l’uomo con tono ingentilito, cercando di stare al gioco. Tenten sorrise, ma il suo viso si abbassò di nuovo. Era il momento di lasciarsi.
-Io devo andare da Hinata- le disse Neji -c’è un cancello nascosto tra gli alberi laggiù- spiegò indicandoglielo -esci da lì, è abbastanza lontano dall’ingresso e sarà difficile che Hiashi riesca a trovarti in questo modo-
-D’accordo- confermò Tenten, e dopo alcuni attimi di silenzio e immobilità, vide Neji tenderle la mano. La ragazza lo guardò con un certo stupore, poi gli si avvicinò e allungo il suo braccio destro. Però la sua mano, avvolta in un caldo guanto di lana, nemmeno sfiorò quella dell’uomo, ma l’oltrepasso e si diresse verso un’altra meta.
Fece altri passi in avanti, fino a trovarsi a pochi centimetri da lui, mentre la sua mano si appoggiava al petto dell’uomo, esattamente sopra il cuore. Per i primi attimi non osò alzare lo sguardo, che tenne fisso sull’ampio torace di Neji, per paura della sua reazione. Nemmeno quando lui lasciò cadere sul fianco la mano che aveva teso per il formale gesto ebbe il coraggio di guardarlo in viso e spiegargli il suo, di gesto.
-Non seguirò l’iscrizione del sigillo- affermò lui, anticipandola -lo sai, ho già fatto la mia scelta. Continuerà a stare lì sulla mia pelle, ma per me sarà come se non esistesse-
-Non sto cercando il sigillo- disse Tenten, seguitando a tenere il viso basso -ma il tuo cuore-
Neji fu colto alla sprovvista. Guardò la ragazza, ormai appoggiata a lui, e incrociò i suoi occhi scuri. La mano sul suo petto si era chiusa in un pugno sofferente e tra le dita stringeva il tessuto del suo cappotto.
-Promettimi che mi verrai a cercare- gli chiese Tenten con voce rotta ma determinata -promettimi che vincerai, ti taglierai la barba e verrai a Konoha per trovarmi, anche se io non mi ricorderò di te-
Di nuovo, Neji non aveva una risposta. Non capiva perché avrebbe dovuto farlo, perché lei voleva che lo facesse. Eppure quegli occhi, che già una volta gli avevano dato la forza per andare avanti, lo stavano spingendo a dire di sì. Li avrebbe visti allegri per un’ultima volta almeno, prima che si dimenticasse anche di quella promessa.
Fu così che sollevò il suo braccio sinistro e la sua mano strinse quella più minuta della ragazza. La sentì sussultare e il suo respiro divenne più accelerato, come spesso era successo in passato, quando le andava troppo vicino. I suoi occhi erano pieni di speranza.
-Non cercarlo, Tenten- le disse, invece lui. La voce profonda, grave e dispiaciuta. Gli occhi intensi, addolorati, severi -non cercarlo- continuò -il mio cuore non c’è più, l’odio e la vendetta l’hanno divorato. Lo cerchi invano, Tenten-
-Sono sicura che c’è- ribatté la ragazza, non riuscendo ad accettare le sue parole.
-No, Tenten- ripeté l’altro togliendole la mano -e poi perché dovrei tagliarmi la barba?-
-Perché sembri molto più vecchio così- rispose l’altra -e perché punge, quando baci-
A quel punto Tenten alzò il viso e liberò la sue dita dalla presa di Neji. I suoi piedi si sollevarono sulle punte e la mano tornata libera si appoggiò sulla guancia irsuta e pallida dell‘altro. Le sue labbra sfiorarono la bocca già assaporata dell’uomo, ma non si unirono. Il desiderio era forte, i loro respiri si confusero, e il battito del cuore di Tenten confermava la violenta emozione, ma non sentiva quello di Neji.
-Trovalo- gli sussurrò, soffiando sulle morbide e fredde labbra.
-Vai- le disse, invece, l’altro -quando sarai fuori da qui, starai meglio-
-Non dimenticherò- insistette la ragazza allontanandosi -non posso-
-Vai-
A quel punto Tenten si allontanò definitivamente da lui. Appoggiò la rosa, che ancora stringeva nella mano sinistra, sul tavolo in pietra al centro del pantheon. Poi si voltò verso Neji, gli diede un’ultima occhiata, ricambiata, dopo di che gli disse addio.  
Inoltrandosi nella fitta neve che cadeva silenziosa e disordinata dal cielo, scomparve: aveva lasciato il palazzo, per non tornarci mai più.















ANGOLO AUTRICE
Sì, Neji ha davvero lasciato andare Tenten. Cosa ne pensate? Personalmente credo che le motivazioni di Neji siano sufficientemente valide. Tenten, invece, forse per ingenuamente, crede ciecamente nella vittoria di Neji e spera. 
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo e hanno aggiunto "Under the rose" nelle preferite e seguite. In particolare:


Giluna: Uh, sono contentissima di averti fatto un regalo =) Suspance finita...Tenten se ne va sul serio! Eh lo so, sono crudele. Ma chi lo sa cosa può succedere! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, e di aver scritto tutto al meglio! Ciao ciao.
valehinata1992: grazie per averla aggiunta alle preferite! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere!
Hikari_Uchiha: ehm, il pazzesco ritardo ha mille ragioni, ma bisogna finire quello che si ha cominciato no? Quindi direi che almeno questa FF devo portarla a termine, poi si vedrà. Hinata è molto carina e tenera, ma personalmente non ce la vedo proprio come compagna di Neji. Quindi tranquilla, c'è un tentativo di NejiHina ma fallisce miseramente XD Spero che anche questo capitolo sia stato all'altezza!
francyXD: Tenten sta volta mi sembra piuttosto sicura dei proprio sentimenti, no? Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensi! So di essere stata eccessivamente sdolcinata, ma non ho saputo resistere! Anche se sono stata piuttosto incerta sul comportamente di Neji. Forse avrebbe dovuto essere molto più gelido, ma sarebbe stato esagerato no? Cioè, considerando tutta la storia e non solo il carattere del personaggio, direi che era il momento giusto per mostrare il suo cambiamento. L'unico modo con cui Neji può dimostrare il suo affetto per Tenten è proteggerla, e l'unico modo per proteggerla è allontanarla da lui. Tenten se ne va, perchè sa che non c'è maniera di far cambiare idea a Neji, ma è solo la speranza che le da la forza di farlo. Quindi, niente combattimento a tre! Delusa?
Non so, poi, se si è capito bene nello scorso capitolo, e temo che sia così: Tenten va da Hinata per dirle la verità, tutta la verità, sigillo e scritta compresi. In questo modo sarebbero state in due contro uno, ma Tenten capisce che Hinata non solo non sarebbe stata in grado di aiutarla a combattere la testardaggine di Neji, sicuramente l'avrebbe fatta sofrire ancora di più, caricandola di una responsabilità troppo grande. Non ho scritto tutti i passaggi mentali di Tenten perchè mi sembrava di strafare, però forse avrei dovuto...
Sappi, inoltre, che hai azzeccato un punto fondamentale che verrà dopo, proseguendo con la storia :-)
Grazie ancora per la recensione!



Al prossimo capitolo!
Dryas



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Capitolo 20
*** Separazione ***



Capitolo un pò descrittivo che forse aiuterà a capire meglio sia la posizione di Neji che la scelta di Tenten. Spero che sia tutto chiaro, in caso contrario sarei felice di sapere le vostre opinioni. Buona lettura!

Dryas





VENTESIMO CAPITOLO


 -Separazione-











Neji tenne lo sguardo fisso su Tenten, sui suoi capelli castani, fin quando scomparve, nascosta dalla neve e dalla vegetazione. Era solo, di nuovo. Il suo impeccabile contegno si crepò e le sue spalle si incurvarono, facendogli assumere un’aria stanca e malinconica. Con passi lenti si avvicinò al tavolo in pietra e sfiorò la fredda rosa che la ragazza aveva lasciato.
Quel rosso stonava decisamente con il bianco che la circondava, e come un sottile raggio di luce nell’oscurità era fastidiosa, ma ignorarla era altrettanto impossibile. La rosa stava già appassendo, pian piano, al freddo e al gelo dell’inverno.
Neji ancora una volta la prese con sé, dopo di che il suo volto tornò ad assumere un’austera e determinata espressione. Con rapidi passi lasciò il pantheon, calpestando le impronte che aveva lasciato nel raggiungerlo, solo che questa volta a seguirle non c’erano più le altre, quelle più piccole e ravvicinate. Stavolta doveva camminare da solo.
Se i suoi calcoli non erano errati, dal momento in cui aveva ricevuto segnale del Nensan Jutsu, posto con lo specifico compito di intercettare visitatori nell’area attorno al palazzo, erano passati quindici minuti. Aveva ancora del tempo per prepararsi all’agognato incontro.
Rientrò e senza rallentare il passo si diresse verso la palestra. Doveva cambiare le fasciature, rifornire il suo kit, scegliere le armi migliori. Doveva essere perfetto.
Non era nemmeno nervoso, perché mai avrebbe dovuto esserlo? Morire combattendo per rivendicare se stesso e la giustizia non era un’alternativa che disdegnava così tanto. Tutto quello che non voleva era sottomettersi di nuovo così facilmente. Questa volta era pronto a morire, niente più clan da proteggere, niente più orgoglio Hyuga, niente l’avrebbe fermato.
In silenzio preparò l’attrezzatura e quando ebbe finito si concesse un attimo di calma. Sì sedette e chiuse gli occhi per concentrarsi, ma poco dopo sentì la porta scorrevole della palestra aprirsi. Timidi e silenziosi piedi mossero i primi passi verso di lui, per poi fermarsi ancora distanti. Neji ne percepì la presenza, come se fosse un fantasma.
-Hinata- disse atono, guardandola.
-Dove hai portato Tenten?- chiese con un certo sforzo l’altra, raccogliendo le mani di fronte al petto. Neji non rispose, ma riprese a stringere la fasciatura dell’avambraccio, ignorandola volontariamente.
-Neji … - lo chiamò l’altra, sofferente.
-L’ho lasciata andare- disse l’uomo con fredda indifferenza -sarebbe successo comunque, lo sai-
-Ma così presto- aggiunse Hinata -avresti potuto farla rimanere ancora un po’, il giorno è così lontano … -
-No- rispose l’altro con fermezza -non è così lontano. E poi sarebbe stata solo d’intralcio, quello che doveva fare l’ha fatto-
-Parli del sigillo?- domandò la ragazza e Neji alzò lo sguardo, sorpreso.
-Te ne ha parlato?-
-Mi ha detto di aver fiducia in te- disse Hinata -perché lei ne aveva, ed era sicura che ci saresti riuscito-
-Che stupida- commentò l’uomo a voce così bassa che solo lui poté sentirla.
-Cugino- lo richiamò, però, l’altra -se posso, cosa c’è scritto sul sigillo?-
-Niente di importante, è completamente inutile. Seguirò il mio piano originale-
-Ma Tenten … -
-Tenten si sbagliava- la interruppe irritato -si era fatta un’idea sbagliata-
-Su di te?- osò domandare Hinata, con una anomala impertinenza.
-Sì- rispose l’uomo, con sicurezza.
-Non credi che forse sei tu ad esserti fatto un’idea sbagliata?-
-Certo che no- disse immediatamente Neji, innervosito da quelle domande sfacciate -io ho vissuto questa esperienza sulla mia pelle, non lei. Non mi faccio influenzare così facilmente dal primo che passa-
-Ma è Tenten! Ci ha trattati come due persone normali dopo cinque anni di solitudine e ci ha voluto bene nonostante quello che le abbiamo fatto. Non credi che meriti un po’ di fiducia? Non credi che sia ora che tu le dimostri un po’ di gratitudine? Così l‘hai semplicemente usata!-
Hinata, rossa in viso per l‘improvviso sfogo fatto tutto d‘un fiato, aveva gli occhi vivi di una innaturale determinazione e sicurezza. Tuttavia, la sua fermezza cominciò a venire meno quando incrociò lo sguardo severo e inclemente dell’uomo. I dubbi ricominciarono ad impossessarsi di lei e abbassò lo sguardo, tornando a stringersi le mani nervosamente. Temeva di aver esagerato, di averlo ferito e offeso.
-So di averla usata e anche lei lo sa: questi erano gli accordi. Ora, Hinata, vai a metterti in un posto sicuro. Tuo padre è qui-
La ragazza divenne improvvisamente più pallida del solito e cominciò a tremare. Senza un minimo di pietà Neji si alzò in piedi prendendo la sua attrezzatura e dirigendosi verso la porta. Solo quando fu sulla soglia si fermò.
-Lo ucciderò- le disse con freddezza -solo in questo modo saremo liberi e faremo sapere a tutti la verità. E vedi di non metterti in mezzo, non voglio altri ostacoli-
Appena sentì i primi singhiozzi, Neji lasciò la palestra, e la cugina. Si incamminò con passi lenti all’entrata, sicuro che Hiashi sarebbe sicuramente passato per l’ingresso principale per fare visita a sua figlia e a suo nipote.
E così fu: lo vide entrare con la sua tipica aria superba e sicura di sé, ma gli occhi bianchi lo fissarono senza trasmettere alcuna emozione. Non ebbe un attimo di stupore nel trovarsi di fronte quel ragazzino che aveva rinchiuso nella tenuta nella foresta di Kurushimi, ora diventato un uomo più alto e robusto di lui.
Dal canto suo anche Neji cercò di non lasciar trasparire alcun sentimento: osservò quello zio tanto odiato avanzare verso di lui, il viso con qualche ruga in più, il fisico meno atletico. Eppure sapeva di doverlo temere come se non fosse passato un secondo dall’ultima volta che l’aveva visto, sapeva quale potere nascondeva.
-Neji- disse l’uomo fermandosi di fronte a lui -vedo che sei notevolmente cresciuto. Assomigli molto a tuo padre, e a me-
-Non sei qui nemmeno da cinque minuti e già mi offendi- ribatté pungente Neji.
-Sono contento di notare che il tuo sarcasmo non è affatto cambiato- commentò Hiashi con un leggero sorriso in volto -peccato. Sono state proprio tua arroganza e impertinenza a portarti qui. Devo quindi dedurre che nulla è cambiato da quel giorno di autunno-
-Oh, no, è cambiato qualcosa- lo corresse l’altro -il mio odio ha raggiunto un livello tale che sarò felice di ucciderti, zio-
-Lo dico per te, risparmiati anche questa sconfitta. Sinceramente Neji credevo che questa reclusione ti facesse capire che non hai nessuna possibilità contro di me. Avrei persino potuto avere pietà se tu ti fossi dimostrato consapevole della tua reale posizione-
-Tienitela la tua pietà- rispose l’altro con disprezzo -tutto ciò che ti appartiene mi ripugna. E poi sei tu che meriti pietà, non io-
-Non fare l’ipocrita- disse Hiashi -anche tu avresti fatto di tutto per il potere, e non hai appena detto che mi vuoi uccidere? Sei uguale a me, devi ammetterlo. Il tuo corpo ora è quello di un uomo, ma non sono certo che la tua mente sia altrettanto cresciuta. Sei ancora il ragazzino di un tempo, Neji? -
-Non commettere l’errore di sottovalutarmi. Io non sono affatto uguale a te- sibilò Neji -io ho una ragione valida a guidarmi, la giustizia. Ed è per riavere la mia vita che ti sconfiggerò-
-Si chiama vendetta, nipote- precisò l’uomo -e ti renderà tale e quale a me-
-Te l’ho già detto, non paragonarmi a te-
-Non sei nemmeno in grado di accettare la verità? Mi deludi davvero- Hiashi rise -apri gli occhi, Neji. Ciò che ti muove è solo l’odio, il desiderio di vendetta, la brama di potere. E io ti capisco benissimo, danno tante più soddisfazioni che una vita fatta di quelle assurde favole sull’amore e i legami. Non sei d‘accordo? Non muori dalla voglia di vedermi spirare il mio ultimo respiro? Di vedermi chiudere gli occhi per sempre e di essere proprio tu a farlo?-
-Stai zitto- ringhiò Neji, tremante da capo a piedi per la rabbia -stai zitto. È tutta colpa tua se sono arrivato a questo punto, sei stato tu a volerlo, non io-
-Potevi scegliere-
-No che non potevo!- sbraitò l’altro -e per questo non sarò mai uguale a te, perché io non avevo la libertà di scegliere! Tu me l‘hai tolta!-
-Ne sei sicuro? Riflettici bene … -
-Muori- disse Neji a denti stretti, correndo verso di lui, pronto a sferrare il primo colpo.



 —–





Tenten si allontanò dal pantheon con un’incontrollabile tentazione di voltarsi e dare un’ultima occhiata a Neji, ma si costrinse a guardare avanti e a mettere un piede dopo l’altro.
Avrebbe seguito i suoi comandi, sì, lo avrebbe fatto. Sarebbe arrivata a quel cancello seminascosto e l’avrebbe oltrepassato senza indugiare. Era questo che voleva lui.
Però, il pensiero di perdere ogni singolo ricordo della vita vissuta in quel luogo tanto strano la terrorizzava. Non erano tutti piacevoli, specialmente quelli dei primi giorni, ma alla fine si sentiva quasi in obbligo ad aiutare quei due Hyuga dopo tutto quello che le avevano faticosamente confessato.
E poi c’erano i ricordi di Neji. Le immagini del loro ultimo incontro la fecero arrossire. Era stata spudorata e sfrontata, ed esserlo non rientrava assolutamente nel suo carattere. Le sembrava di sentire ancora la sua barba pungerle il viso, e la sua mano si stringeva al pensiero di averlo toccato, sfiorato e accarezzato.
Non l’aveva fatto. Non l'aveva baciato. Sapeva bene che le sue labbra tanto invitanti le erano anche altrettanto proibite.
Il suo senso di giustizia le aveva categoricamente vietato di premerle sulle sue. Perché nella sua testa volteggiava il pensiero di Hinata.
“Ormai è più che un semplice cugino” le aveva detto la ragazza. Chiara, concisa, evidente.
Con fatica, repulsione e confusione era arrivata ad ammettere a se stessa che provava una forte attrazione per Neji, l’uomo che l’aveva fatta rinchiudere, che l’aveva sfruttata, ferita, avvilita, ingannata.
La sua ipotesi principale per quei sentimenti impossibili nei suoi confronti era la sindrome di Stoccolma. Quella sorta di innamoramento era sicuramente un meccanismo di difesa del suo inconscio verso i maltrattamenti del suo rapitore. Fu l’unica opzione che la sua mente riuscì a trovare.
Eppure il calore che sentiva diffondersi dal cuore quando pensava a lui non sembrava essere tanto d’accordo e una lieve vocina le sussurrava che alla fine Neji era stato sincero e aveva avuto dei buoni motivi a giustificare il suo comportamento, più che comprensibili. Inoltre, era davvero certa che sarebbe stato in grado di amare.
Per questo non l’aveva baciato. L’unica che poteva amare era Hinata, non lei. Quel bacio improvviso che il giorno prima le aveva dato le aveva fatto amaramente capire che non c’era alcun sentimento d’amore verso di lei. Solo freddezza.
Poteva addirittura capirlo. Chi era lei? Una ninja di Konoha, il paese che l’aveva ingiustamente condannato a quell’esistenza, anche se inconsapevolmente. Hinata, invece, era la compagna delle sue disavventure, l’amica di infanzia, l’unica che lo poteva capire in profondità. Quel bacio le era destinato, non poteva rubarglielo e rovinare l’unica possibilità di salvare Neji.
Doveva mettersi il cuore in pace e tornare da Lee e Gai, soprattutto da Lee. In quel momento provò un incredibile desiderio di stare con lui per infinite ore, anche a costo di sentirlo cantare e vederlo ballare. In fondo, persino quei suoi lati ridicoli le erano mancati terribilmente. Le mancava quell’affetto regalato ogni volta senza che gli chiedesse nulla, le mancava il suo calore e la sua energia. Le mancava tutto di Lee.
-Eccoci qua- disse sospirando.
La vista dell’alto cancello di ferro la distrasse dai suoi pensieri. Era arrivato il momento di tagliare definitivamente i ponti con quel luogo e con quelle persone. Si voltò, ma non vide nessuno.
Forse Neji aveva già iniziato la sua battaglia, forse si stava già battendo contro quell’uomo che gli aveva rovinato la vita e probabilmente lei non avrebbe mai saputo l’esito dello scontro, perché anche se avesse vinto sapeva che non sarebbe venuto a cercarla, e lei non avrebbe ricordato nulla.  
E con lui sicuramente c’era Hinata, era da lei che stava andando, era lei che andava a proteggere e a salvare.
Sospirò. Ormai non faceva più parte di quel mondo e forse non ne era mai stata realmente partecipe. Alla fine era stata semplicemente usata, lo sapeva, i patti erano chiari.
Tuttavia non riusciva a rassegnarsi. Quell’esperienza era stata molto di più, quelle emozioni e quei sentimenti provati non potevano essere così inutili e vani. Si rifiutava di crederlo.
Eppure aprì il cancello, sopprimendo dentro di sé le lacrime. Poi, passo dopo passo, arrivò sulla soglia: dietro di sé il passato, davanti il futuro. Lasciava Neji, andava da Lee.
Opprimente, pesante, insostenibile. Quella tensione era assurdamente insopportabile, ma aveva già scelto e non avrebbe cambiato idea. Muovendo la gamba come se fosse fatta di piombo varcò l’altro cancello grigio e una lacrima fuggitiva scese dai suoi occhi.
Dopotutto rimaneva una stupida e debole ninja che ha avuto la brillante idea di cominciare ad amare Neji Hyuga.







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Capitolo 21
*** Abbracci ***


VENTUNESIMO CAPITOLO

 -Abbracci-









Le tende della piccola stanza d’ospedale erano ancora tirate e impedivano al sole ormai alto di illuminare la stanza con la sua debole luce invernale. In quell’artificiale semioscurità, Tenten infilava l‘ultimo bottone della camicia e lo zaino già pronto l‘aspettava accanto alla porta.
-Posso entrare?- la voce familiare e discreta le fece alzare il viso.
-Certo, Sakura- rispose alzandosi in piedi.
Faticò ancora una volta a riconoscere quell’amica d’infanzia che ora indossava un camice bianco e leggeva con attenzione la sua cartella clinica appoggiata ai piedi del letto, ma quando gli occhi smeraldini si posarono su di lei con disappunto non poté che lasciarsi sfuggire un sorriso. In fondo non era cambiata così tanto.
- Ti trovo in forma, nonostante tutto- le disse –anche se sai che è troppo presto-
-Sto bene- rispose Tenten, con una cadenza monocorde, stanca di ripetere quelle due semplici parole.
-Il medico qui sono io- ribatté l’altra avvicinandosi –e ti dico che ti sembra di stare bene, ma potresti avere una ricaduta. Lo sai questo vero? La perdita della memoria non è un evento da nulla, ma potrebbe nascondere qualcosa di più grave-
-Se avrò qualche strano sintomo, ti chiamerò immediatamente- la rassicurò –per il momento il mio fisico sta bene e la mia mente continua ad avere un enorme buco nero. Ma non per questo smetterò di vivere la mia vita come ho sempre fatto-
-Tu e la tua testardaggine-
-Tu e la tua apprensione-
-Ingrata- disse Sakura fingendosi offesa –se la mia squadra non ti avesse trovata a vagare senza meta tra i boschi, ora staresti ancora là a fare compagnia ai lupi-
-E per questo ti sono infinitamente debitrice, però ora sono benissimo in grado di cavarmela da sola-
-Se ne sei convinta- concluse con poca determinazione l’altra. Dopo di che alzò una mano e le porse una sacca bianca su cui compariva lo stemma dell’ospedale.
-Sono le tue cose- spiegò il medico –c’è tutto quello che avevi con te-
-Grazie- disse Tenten afferrandola e infilandola frettolosamente nello zaino.
-Allora ci vediamo- disse a Sakura –grazie-
-Cerca di non esagerare- fu il consiglio dell’altra, seguito da un abbraccio.
Tenten lasciò l’ospedale con immensa gioia: finalmente un po’ di sana solitudine e di privacy. Lì non poteva riflettere in tranquillità, non poteva sforzarsi di mettere un po’ d’ordine nella sua testa con infermieri, medici e pazienti lagnosi da tutte le parti. Ed era quella la sua priorità, capire da che parte proveniva quell’ amnesia di ben tre mesi. Anomala e preoccupante.
Stancamente infilò la chiave nella serratura ed entrò nel suo piccolo appartamento, vuoto e impolverato anch’esso da tre mesi, come la sua mente. Sorrise. In fondo era sempre piacevole ritornare a casa propria, anche se era buia e silenziosa. Accese la luce e si diresse con familiarità all’angolo cucina, appoggiando lo zaino sul tavolo. Dopo una calda doccia si avvicinò al frigorifero. Moriva di fame, ma aprendolo trovò esattamente ciò che pensava: niente. Lo richiuse sbuffando e si appoggiò con la schiena al tavolo, cercando di convincersi ad uscire a comprare qualcosa.
Poi, però, l’occhio le cadde sul suo zaino, abbandonato al suo destino lì accanto a lei. Lo prese e lo aprì, estraendo la sacca che Sakura le aveva consegnato.
Slacciando il nodo che la chiudeva, dentro trovò il kit ninja e i suoi abiti, i pantaloni bordeaux e la maglia bianca.
E un pesante cappotto nero.
Afferrandolo per le spalle lo osservò con curiosità. No, proprio non se lo ricordava, e non si ricordava nemmeno dove l’avesse preso o chi glie l’avesse dato. Sospirò e proprio in quel momento la sua attenzione si focalizzò su una delle tasche. Allungando la mano prese un piccolo foglietto bianco che spuntava dalla tasca destra e lo portò al viso.
Improvvisamente una fitta alla testa la costrinse a sedersi per non cadere a terra. Spaventata per l’improvvisa vertigine cercò di calmare il respiro pesante che tutt’a un tratto le gonfiava il petto e a ignorare la nausea. Istintivamente allontanò il foglio e si concentrò su se stessa con una certa ansia. Pian piano, però, tutto passò inspiegabilmente così come era accaduto.
In quel silenzio, in cui l’unico suono che sentiva era il suo ansimo pesante, il campanello suonò. Sorpresa e allo stesso tempo infastidita, nascose di nuovo il biglietto e si sforzò di alzarsi per andare ad aprire.
-Sorpresa!- esclamò stordendola la persona alla porta –ho portato i rifornimenti!-
-Rock Lee- disse lei, sorridendo alla vista dell’amico –entra-
Il ragazzo, sprizzante energia e felicità da tutti i pori, si diresse verso la cucina saltellando. Tenten cercò di ricomporsi in quei brevi momenti in cui non era sotto il suo vigile controllo. Per non destare sospetti si sedette di nuovo sulla sedia.
-Meno male che ci sei tu- gli disse –stavo giusto per uscire a compare qualcosa-
-Ho pensato che dopo così tanto tempo avessi voglia di assaggiare il ramen di Teuchi- disse con un sorriso trentadue denti –almeno questo te lo ricordi, vero?-
-Sì, Lee- rispose scocciata l’altra –sono gli ultimi tre mesi che restano un mistero-
-Non ti avvilire, Tenten!- esclamò il jonin in tuta verde –vedrai che con il mio aiuto e quello di Gai sensei presto ricorderai tutto!-
-Lo spero- disse sempre più rassegnata Tenten. Fu a quel punto che Lee le si avvicinò, abbassandosi a prenderle una mano. La ragazza alzò gli occhi su di lui, sorpresa da quel gesto improvviso e gentile.
-Non sai quanto siamo stati in pensiero per te, Ten- esordì con un tono serio, che non gli apparteneva –ti abbiamo cercato in ogni angolo del paese del Fuoco e ci stavamo preparando ad uscire dai confini. Non un indizio, non una speranza. È stato orribile-
-Mi dispiace-
-No, dispiace a me- continuò l’altro –sono stato completamente inutile, non ti ho aiutato quando ne avevi bisogno mentre tu l’hai sempre fatto. Potrai mai perdonarmi?-
-Certo, Lee- esclamò Tenten scandalizzata stringendogli la mano –e perdonarti di cosa? Tu e il maestro avete fatto tutto il possibile, ne sono certa. Per questo vi ringrazio infinitamente-
-Non sai che sollievo- disse Lee con un sospiro –sono così felice che tu sia tornata, che tu stia bene. Ho voglia di cantare e di ballare, tu no? Dai, alzati! Festeggiamo!-
Con forza ma allo stesso tempo con una delicatezza di modi, la costrinse ad alzarsi dal suo comodo posto, afferrandole entrambe le mani e cominciando a muovere il bacino in maniera anomala. Tenten si allarmò.
-Stai fermò- gli disse perentoria –non sono ancora pronta per questi ricordi-
-E dai, Tenten, sciogliti- insistette il ragazzo –la felicità non va trattenuta! E io sono così felice di averti ritrovata! Sei diventata essenziale per me, vitale!-
A quel punto Rock Lee si fermò, bloccato dalle braccia di Tenten che gli stringevano il busto. Dalla sua altezza poteva solo vedere la testa castana della compagna appoggiata al suo petto e sentirne il calore del corpo sul suo. Con sicurezza e disinvoltura ricambiò l’abbraccio tanto desiderato, avvolgendole le spalle affettuosamente.
-Non ti sei mai fatta abbracciare- le disse appoggiando il viso sul suo capo –sono contento che tu l’abbia fatto. Io non avevo il coraggio-
-Ho paura Lee- confessò Tenten, stringendo le mani –ho così tanta confusione in testa, non so cosa devo fare o pensare. Non so più niente, e non so perché mi sento triste, sempre, in ogni momento, tranne quando ci sei tu-
-Allora starò sempre con te- rispose il ragazzo con naturalità –se ti rende felice-
-Avevo così tanta voglia di abbracciarti- disse l’altra –sin dal primo momento che ricordo ho pensato che dovevo assolutamente abbracciarti. Non so perché, ma sapevo che la tristezza sarebbe scomparsa-
-Vedrai che passerà, Tenten- la tranquillizzò Lee –ti senti così per l’esperienza che hai vissuto. Ma io e Gai ti staremo vicini, non ti lasceremo più, tanto vicini che io starò abbracciato a te in ogni istante, se vorrai-
-Non è necessario- rispose la ragazza alzando il viso e mostrandogli un sorriso –ne basta uno ogni tanto, finché non starò meglio, ma grazie lo stesso-
-E’ molto giovanile abbracciarsi- commentò l’altro –nessuno dovrebbe nascondere i propri sentimenti-
-Verissimo- concordò l’altra allontanandosi definitivamente da lui –ma non tutti sono bravi quanto te. Allora? Mangiamo?-
Il ramen di Teuchi fu finalmente messo in tavola, fumante e invitante. Tenten lo gustò pienamente, felice di ricordarsi almeno il suo buon sapore. Fu un pranzo piacevole in cui per la prima volta riuscì a dimenticare  la malinconia che l’opprimeva da quando aveva riaperto gli occhi. Tutto questo grazie a Lee, e ringraziò il cielo di averle donato un amico unico come lui.










ANGOLO AUTRICE
francyXD questo è tutto per te! Dai che forse ce la faccio! ^^ grazie!
....rientro in scena che non si sa quele scopo abbia. Spero solo che questa FF piaccia ancora.

Dryas

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Capitolo 22
*** Missione ***


Un grazie infinito a chi ha letto e commentato lo scorso capitolo! Ecco qui l'aggiornamento velocissimo. 
Dryas




VRNTIDUESIMO CAPITOLO


 -Missione-





Tenten quel giorno uscì di casa con il sorriso sulle labbra. Indossava pantaloni comodi, stretti alle caviglie e una maglietta semplice, bianca, con solo quattro bottoni sul petto a decorarla. Tutto nascosto da un pesante cappotto che si era ritrovata nell’armadio.
Era il primo giorno di allenamento dopo tre mesi.
Lee si era opposto con tutte le sue forze a quella sua “malsana idea” e l’aveva minacciata di farle trovare Sakura fuori dal campetto se solo avesse osato metterci piede. Ovviamente bluffava, non avrebbe mai avuto il coraggio di rivolgersi all’affascinante medico dai capelli rosa, su cui voleva fare una buona impressione, per una sciocchezza simile. Voleva forse dire che lui non era in grado di fermare una donna appena dimessa dall’ospedale? No, era certa che Lee non l’avrebbe mai fatto, anche perché aveva balbettato parole senza senso dopo che gli l’ebbe fatto notare.
Con l’eccitazione e l’impazienza di una bambina diretta al negozio di giocattoli girò l’angolo e sbucò nella via in cui si trovava l’ingresso del campetto, convinta che niente e nessuno l’avrebbe fermata.
-Mi scusi- una voce maschile, dalla singolare piattezza, la costrinse a fermarsi -sto cercando il numero sette di via Shikijuku. Mi può aiutare?-
L’uomo era molto alto, dal portamento distinto e così composto che per un attimo Tenten si chiese se invece della via non avesse sbagliato secolo. Aveva occhi così chiari e penetranti che liquidarlo con una banale scusa, come già aveva pensato di fare, non era possibile.
-La via è questa- gli disse -che numero ha detto?-
-Sette- ripeté, abbozzando un sorriso.
-E’ proprio dove sto andando!- esclamò con allegra sorpresa per la fortunata coincidenza -cerca un campo d’allenamento?-
-Cerco Maito Gai e mi hanno detto che l’avrei trovato lì-
-Gai è il mio sensei- spiegò -da questa parte-
L’uomo si spostò accanto a lei e insieme si avviarono verso la meta comune. Tenten si sentì così a disagio in compagnia di quello sconosciuto che non trovò altro da aggiungere. Si limitò a guardare i suoi lunghissimi capelli neri che ondeggiavano armoniosamente al ritmo del suo passo e a chiedersi perché mai non li raccogliesse in una bella coda.
-Così sei un’allieva di Gai- con sua sorpresa fu il suo compagno a parlare -non sarai per caso Tenten, vero?-
-Sì, sono proprio io- rispose l’altra -ci siamo già conosciuti?-
-Ti conosco per fama- le disse lanciandole uno sguardo -la ragazza sparita da tre mesi da Konoha e tornata sana e salva una settimana fa. E’ vero quel che si dice? Che non ricordi niente?-
-E’ stato informato bene, niente di niente. I medici mi hanno consigliato di imparare a conviverci-
-Un antico detto dice che la memoria può essere una maledizione, ma anche il dono più sublime perché se perdi quella, perdi tutto*- fu il suo commento -dev’essere frustante non sapere cosa si è fatto per tre mesi della propria vita. Penso che io non riuscirei mai a mettermi il cuore in pace, ma cercherei in ogni modo di riaverli indietro-
-Mi hanno assicurato che non c’è alcun modo-
-Ti hanno assicurato male- le disse fermandosi e guardandola negli occhi -io ce l’ho un modo, o meglio, il mio clan lo possiede. E’ antico, è vero, ed è rischioso, ma ti metterebbe l’anima in pace. Cosa ne pensi?-
-Forse dopo che tutte le medicine che mi hanno prescritto avranno fallito- rispose Tenten, sorridendo educatamente -sa, non sono molto coraggiosa. Siamo arrivati, comunque, questa è l’entrata-
Aprì il vecchio cancello di ferro che cigolando rumorosamente annunciò il loro arrivo. Non dovette aspettare molto prima che Gai e Rock Lee le venissero incontro.
-Sei la kunoichi più testarda dei cinque regni!- gridò il suo compagno -cosa ti avevo detto …?-
Di colpo si fermò e guardò l’uomo appena dietro di lei.
-Hiashi?- chiese Gai, che aveva raggiunto l‘allievo prediletto.
-Buongiorno Gai- salutò l’estraneo con cortesia -vengo in nome dell’Hokage: per voi c’è una missione di livello A -
-Impossibile, il nostro team non è al completo. Chieda a qualche altra squadra- ribatté con tono aspro Gai e Tenten non poté fare a meno di guardarlo interrogatoria. Da quando rifiutava una sfida?
-Non ci sono squadre disponibili al momento. Voi siete gli unici-
-Rifiutiamo- insistette Gai, serio come mai si era visto
-Ma non ha nemmeno sentito di cosa si tratta!- si intromise Tenten. Ricominciare la carriera con una missione A era meglio di tutto quello che potesse sperare e non riusciva proprio a capire l’improvvisa ostinazione di Gai. Se si stava facendo tanti scrupoli per lei stava proprio sbagliando.
Hiashi sorrise con soddisfazione per quella improvvisa alleanza.
-Tenten mi ha assicurato che sta bene- continuò Hiashi -e avrete ancora un paio di giorni prima della partenza. Ha tutto il tempo per allenarsi. Non è così?-
-Assolutamente- rispose la ragazza e nel frattempo afferrò il foglio che l‘uomo le stava porgendo. Sopra c’erano tutti i dettagli della missione e a quel punto l’entusiasmo di Tenten si attenuò.
-Oh- disse con una nota di delusione -di solito rifiutiamo missioni che richiedono questo genere di … compito-
-Non stavolta-
L’autorità delle sue parole le fece venire i brividi. Confusa, guardò gli altri membri del suo team per cercare consiglio, ma la situazione non fece che peggiorare. Gai e Lee erano così scuri in volto che pensò stessero male e si accorse solo in quel momento della tensione che si era creata. Lo guardavano con un tale disprezzo che rimase a bocca aperta.
-Mi spiego meglio- continuò Hiashi -l’ordine viene dall’Hokage, non può essere rifiutato, e poi non vorrete farmi andare da solo, vero?-
Quel giorno l’allenamento fu un disastro, sebbene si stupì di avere una forma fisica invidiabile e, per quello che si ricordava, non si era mai sentita così bene. L’umore dei suoi due compagni di allenamento, però, non si era più risollevato dopo la visita di Hiashi.
Avevano accettato. Non potevano fare altro, d’altronde, se era l’Hokage a ordinarlo. Gai non aveva nemmeno preso il foglio della missione quando Tenten glie l’aveva rivolto e Lee si era limitato a dare una rapida occhiata per poi allontanarsi con aria disgustata.
Sta di fatto che la mattinata fu un fallimento tale da decidere che per quel giorno non avrebbero continuato. Ma Tenten non era dello stesso parere e dopo una breve pausa pranzo fu di nuovo in campo.
-Tutte quelle flessioni sono inutili-
Sorrise riconoscendo la voce di Lee, ma alzandosi a guardarlo non trovò il suo solito sorriso.
-Sapevo avresti cambiato idea!- disse esultante.
-No, non ho cambiato idea, sono solo preoccupato per te. Ti devo ricordare che sei uscita solo ieri dall’ospedale?-
-Come vedi non ha importanza, i miei muscoli non sono mai stati meglio- rispose cominciando a fare strechting.
-Non dovresti … -
-Fare una missione di livello A- sbuffò -lo so-
Lee rimase in silenzio. L’unica cosa che aggiunse fu che l’avrebbe aspettata finché l'allenamento non fosse finito, e così fece. Il sole era tramontato da qualche minuto quando Tenten si caricò in spalla il proprio zaino e uscì dal campo di allenamento con Lee al suo fianco.
-Hai intenzione di rimanere zitto per tutto il tempo?- chiese dopo dieci minuti di silenzio -sto cominciando a preoccuparmi-
-Non c’è molto da dire oggi-
-Hiashi mi ha proposto un metodo alternativo per farmi tornare la memoria- disse Tenten, stanca di scontrarsi contro un muro -gentile da parte sua, non credi?-
-Non avrai accettato spero!- esclamò agitato Lee.
-Perché non dovrei?- chiese l’altra con tranquillità -non ho niente da perdere in fondo-
-La vita per esempio? Quello Hyuga è un pazzo manipolatore senza scrupoli, crudele come poche persone a questo mondo e … -
-Hai detto Hyuga? Come … ?-
Lee si fermò a guardarla.
-Sì, come Neji Hyuga. Sai chi è, no?-
-Neji Hyuga- ripeté Tenten spostando gli occhi al cielo pensierosa -no, mai sentito prima-








*in realtà non è un antico detto, ma una citazione da “il vampiro Marius”





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Capitolo 23
*** Ricordi ***





VENTITREESIMO CAPITOLO


 -Ricordi-










Il tempo era sereno e il cielo di un limpido azzurro rendeva più piacevole la partenza del team Gai. Era da poco sorta l’alba e ormai tutti i preparativi erano stati completati: la loro missione stava per cominciare. A differenza di tutte le altre volte, però, la persona ad aver il morale più allegro e propenso alla solarità era Tenten.
Gai e Lee sfioravano la tristezza e quel giorno erano decisamente riluttanti a partire. Solo il senso del dovere li spinse a mettersi in cammino. La presenza di Hiashi Hyuga, inoltre, li rendeva ancor meno socievoli e aprirono bocca solo in rare occasioni.
-Non capisco- disse Tenten a Lee -perché queste facce scure? Neji Hyuga non è un assassino?-
-Sì- rispose l’altro -solo che non è un qualunque assassino, è Neji-
-Lo conoscevi? E me lo dici solo adesso?- lo rimproverò.
Con un rapido sguardo, Lee valutò la vicinanza di Hiashi e constatando che non li poteva sentire, si rivolse di alla compagna di squadra.
-Lo conoscevo pochissimo in realtà- spiegò -era un tipo piuttosto solitario, anzi asociale. Non amava parlare di sé, né di nient‘altro-
-Era già sulla buona strada quindi- scherzò la ragazza, ma ottenne solo di far zittire ancor di più Rock Lee. Sospirò.
-C’è sempre la possibilità che si sia pentito- cercò di consolarlo -in quel caso non dovrà essere giustiziato-
-Sono più che certo che non sappia nemmeno il significato della parola “pentimento”- ribatté con amarezza l’altro -anzi, dovremo stare attenti noi a non essere ammazzati da lui. Odia Hiashi e odia ancor di più Konoha-
-Beh, a chi sta simpatico Hiashi? Ed è piuttosto prevedibile che non ami il villaggio che l’ha condannato-
-No, tu non capisci- disse Lee -è più complicato. Il suo odio ha radici così profonde che niente ormai potrà più cancellarlo. Niente può più salvarlo-
-Ne sembri dispiaciuto- osservò Tenten, non riuscendo a capire da che parte stava Lee: non voleva ucciderlo, ma era certo che avrebbe meritato di morire. Era una contraddizione piuttosto problematica.
-Non che io voglia la sua morte- continuò -e nemmeno ho pregiudizi contro di lui, ma se è un assassino ancora pronto ad uccidere, perché non ritieni giusto che sconti la sua pena?-
-Le mie mani avranno lo stesso colore delle sue- spiegò Lee.
-Sono d‘accordo con te- ribatté Tenten -ma ricordati che non andiamo a giustiziare un innocente, Neji è un uomo condannato dalla legge-
-E tu perché sei così sollevata? Un tempo odiavi questo tipo di missioni-
-Non sono sollevata- disse la ragazza -per nulla, anzi, sono piuttosto confusa. Da un lato non vedevo l’ora di riprendere a lavorare, ma dall’altro vorrei tanto che ci fosse stato assegnato qualcos’altro. E poi sono speranzosa-
-Ah, lascia perdere-
-Perché? Io credo che anche il peggiore degli uomini possa trovare qualcosa che lo salvi dall’inferno. E questo Neji non fa eccezione-
-Ne dubito- fu la pessimista risposta di Lee -aspettati il peggio-
Per il resto del viaggio dominò il silenzio. Solamente Gai e Hiashi si scambiarono qualche parola, ma furono brevi discorsi formali sul da farsi. Tenten, intanto, sentiva crescere in lei la tensione, quasi aveva timore di arrivare alla meta, e maledì Rock Lee per averla suggestionata.
Il viaggio non fu lungo, durò solo una giornata e verso sera erano già di fronte al cancello di quella che doveva essere la prigione del loro uomo. L’antica villa spiccava dall’oscurità della foresta con le sue torri bianche e gli archi a sesto acuto che le davano un’aria medievale. I resti di quella che doveva essere una pianta rampicante, ormai secca, si attorcigliavano sulle colonne e sul terrazzo che incorniciavano il grande ingresso monumentale. Colpita dalla decadenza di tanto splendore, Tenten si chiuse in se stessa.
-Non ho più saputo nulla di te-
Ancora una volta Hiashi Hyuga la sorprese alle spalle e in un momento poco adatto. Si sforzò di sorridere e di nascondere il suo fastidio.
-Sto bene- rispose con educazione.
-Ancora nessun ricordo?- domandò di nuovo.
-No, nessuno- disse Tenten.
-Forse è meglio così- commentò l’altro -perché darsi tanto disturbo quando possono rivelarsi inutili memorie, non credi?-
Tenten non rispose, ma espresse il suo consenso con un segno del capo e con un sopracciglio alzato per l’incredulità lo guardò allontanarsi. Possibile che tre giorni prima fosse disposto a vendere una tecnica segreta per aiutarla e ora l’avesse liquidata con tanto disinteresse? Quel dubbio confermò che aveva fatto la scelta giusta a non fidarsi di quella voce inespressiva e quegli occhi glaciali.
Hiashi fece strada agli altri membri del gruppo. Nonostante avesse ceduto l’antica dimora della sua famiglia a Konoha ricordava ancora ogni corridoio e ogni finestra.
-Sta attenta- le sussurrò Lee passandole accanto -non sappiamo dove si trovi di preciso-
-Non ci darà fastidio- esclamò invece Hiashi -Neji è già sconfitto, non ci attaccherà-
Tenten guardò Lee, ma il ragazzo non ricambiò. A differenza sua non sembrava domandarsi di da dove venisse tutta la sicurezza del loro capo squadra. Lo osservò meglio, con curiosità e sospetto, e solo dopo che si fu voltato verso di loro notò le vene in rilevo attorno ai suoi occhi. Ne aveva sentito parlare solo all’accademia, ma ancora non aveva avuto la possibilità di vederlo di persona.
Il Byakugan, una capacità strettamente del clan Hyuga , che permette di vedere "oltre le cose", fino all’interno del corpo umano e di individuarne il flusso del chakra. Con il tocco di sole due dita si può provocare la morte del ninja più abile.
-E’ qui- disse Hiashi fermandosi improvvisamente di fronte a porta socchiusa -seguitemi-
Entrò nella stanza buia. Alzando la lanterna cercò con gli occhi il suo obbiettivo e subito si diresse verso di lui. Seduto scompostamente su una poltrona Neji non si voltò, ma continuò a tenere lo sguardo fisso sulle finestre, verso un paesaggio ormai diventato invisibile a causa dell’oscurità.
-Non mi dai il benvenuto, nipote?- lo provocò Hiashi, che si innervosì ulterioriormente non ricevendo nessuno risposta -finalmente hai imparato a tenere la tua boccaccia chiusa. Ora alzati-
Di nuovo non ci fu nessuna reazione. Allora Hiashi diede a Gai la lanterna e si diresse verso di lui. Con forza lo afferrò per il collo della maglia e lo sollevò in modo da averlo faccia a faccia.
-Obbedisci agli ordini- gli ringhiò -o sei troppo debole anche per questo?-
Con la stessa violenza di poco prima lo strattonò all’indietro. Neji per evitare di cadere fu costretto a girarsi e a usare le mani come appoggio. Alzando svogliatamente il volto si trovò di fronte, come si aspettava, la squadra mandata da Konoha, solo che non aveva previsto di trovare proprio quella squadra.
La luce della lanterna illuminava chiaramente il volto di Gai e alle sue spalle era certo di riconoscere Rock Lee. Da entrambi le parti ci fu stupore e disagio, che da parte di Neji si trasformò in ostilità.
-Credo che tu li conosca già- si intromise Hiashi portandosi di fianco a lui -non vorrai fare brutta figura spero. Muoviti-
Di nuovo lo spinse, costringendolo ad avvicinarsi alla porta e alla debole luce, ma fu in questo modo che anche quell’ombra appena intravista ed ignorata assunse le sue vere sembianze.  
Rimase a fissarla, tutto il resto scomparve e divenne silenzio. La sua bocca si aprì come se volesse dir qualcosa, ma non si sentì nessuna parola, solo un leggero sospiro.
-Non fare scherzi Neji- si sentì poi dire.
Stavolta era Gai a parlargli e quella distrazione lo riportò alla realtà. Distolse in fretta lo sguardo da Tenten, e si voltò alle sue spalle, verso Hiashi.
-Io non obbedirò mai a un tuo ordine- gli disse, facendo risuonare la sua voce profonda nel vuoto edificio -ma per il mio vecchio maestro posso fare uno sforzo-
Un sorriso sarcastico si dipinse sul suo volto segnato, mentre Hiashi si scuriva e gli occhi si assottigliarono per l’affronto. Soddisfatto, Neji tornò a voltarsi e sfruttò quegli istanti per fermarsi con il suo sguardo perforante prima su Gai, poi Rock Lee e infine Tenten. Se i primi due sfoggiavano maschera di tristezza e malinconia, l’ultima lo colpì per lo stupore e la paura che le lesse in faccia. I suoi occhi spaventati rimasero impressi a lungo nella sua mente.
-Potevate almeno dirle quanti bei pomeriggi abbiamo passato insieme. O l‘avete dimenticato?- disse continuando a guardare la ragazza, e un piccolo sorriso gli sfuggì dalle labbra, subito cancellato dall’espressione ancor più angosciata di lei.
-Noto che la tua simpatia non è ancora morta- disse Hiashi raggiungendolo -ma lo sarà fra poco, credimi- gli sussurrò.
Dopo di che lo spinse fuori e lo portò nelle vaste e umide cantine della villa. Una di quelle buie stanze divenne la sua cella, l‘ultima dimora prima del verdetto finale.  




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Capitolo 24
*** Compagni ***








     VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO

 -Compagni-










La verità, come è risaputo, può far male, può far soffrire, può tormentare, ma non sarà mai meno dolorosa dell’illusione o dell’inganno di una bugia. È una sensazione simile al tradimento.
Ed era così che si sentiva Tenten.
Seguì Gai e Rock Lee con lo sguardo, incapace di muoversi e di raggiungerli giù per le scale. Se si fossero voltati anche solo per un attimo avrebbero capito il suo stato d’animo, la rabbia per essere stata lasciata all’oscuro della verità e la delusione per la mancanza di fiducia che avevano in lei.
Ma non si voltarono e nemmeno si accorsero della sua assenza. Rimase sola in quella stanza buia in cui solo la pallida luce della luna faceva risaltare i contorni dei mobili e degli oggetti. Improvvisamente le sembrò che tutta la stanchezza del viaggio la colpisse e avrebbe tanto voluto che la sua testa smettesse di pensare. Si sentiva sfinita, sia fisicamente che mentalmente.
-E la missione non è nemmeno cominciata- ironizzò con se stessa, lasciandosi cadere sulla stessa poltrona in cui Neji, l’ex membro del team Gai, sedeva pochi istanti prima.  
Sorrise amaramente a quel pensiero: il suo predecessore era un assassino. In realtà aveva sempre pensato che prima di lei non ci fosse stato nessun altro membro fisso in squadra con Gai e Lee, visto che non ne avevano mai parlato.
Ma a quanto pare avevano preferito tenerla all’oscuro.
Sospirò.
Che il silenzio fosse stato il loro modo per difendersi? Soluzione alquanto bizzarra considerati i due individui sotto accusa, ma appunto per questo motivo la loro scelta le suonava più che mai vera e sincera. In fondo non era certo una bella storia dal finale in cui tutti vivono felici e contenti.
Cominciandosi a sentire in colpa e dandosi della capricciosa si rialzò in piedi, decisa a non farne una tragedia. Non appena si girò per tornare indietro trovò Lee sulla porta che l’aspettava.
-Mi dispiace- le disse con voce addolorata -avrei dovuto dirtelo-
-Non fa niente Lee- rispose lei sorridendogli -capisco perché non l’hai fatto-
-Persino lui se n’è accorto- continuò senza cambiare tono -che ti ho ferita. Vuol dire che l’ho fatta davvero grossa-
-Gai?- domandò Tenten non capendo.
-No, Neji. Il che vuol dir tanto- disse con sarcasmo -sono riuscito a farmi rimproverare dal più insensibile degli uomini-
Tenten non rispose, incapace di non riprovare almeno una parte di quella forte e spiacevole sensazione. I suoi occhi che la fissavano, il suo sorriso e le sue parole. Tutto rivolto a lei.
-Ti ripeto che non me la sono presa- si decise a dire, notando che Rock Lee era ancora in attesa di una sua risposta definitiva -piuttosto, solo ora mi rendo conto di cosa voglia dire per te e Gai questa missione. È davvero credule da parte dell’Hokage-
-Non è colpa dell’Hokage- ribatté Lee -è stato Hiashi a insistere. Siamo praticamente stati obbligati ad accompagnarlo. È un uomo senza cuore, l’ha fatto solo per farlo soffrire il più possibile-
-E’ disumano!- fu il naturale commento di Tenten.
Rock Lee alzò le spalle in un gesto di sconfitta, come se ormai fosse rassegnato.
-Deve essere stato davvero duro per te rivederlo dopo tanto tempo, dopo quello che è successo- continuò la ragazza -ciò che ha fatto … mi riesce difficile credere che sia stato nel nostro team, davvero-
-Non è mai stato uno con lo spirito di squadra- chiarì Lee -troppo presuntuoso, troppo egoista, troppo solitario. Si sentiva superiore a tutti solo per il cognome che portava. Ma anche lui è un essere umano e alla fine sono riuscito a capirci qualcosa del suo caratteraccio, anche se è troppo tardi-
-Troppo tardi per cosa?- domandò incuriosita Tenten.
-Per fargli sapere che gli credevo- disse Lee -lui mi disse che era innocente, che lo avevano incastrato, ma non gli ho dato ascolto. Ero troppo sconvolto per accettare una sola parola, mi sembravano tutte banali scuse-
-E cosa ti ha fatto cambiare idea?-
-Prima che lo portassero via mi disse che, nonostante tutto, mi riteneva più intelligente, che da nessun altro se non da me si sarebbe aspettato almeno il dubbio- raccontò con tristezza -è stato il commento meno offensivo che sentii uscire dalla sua bocca in dieci anni di conoscenza. Sapere che aveva un minimo di fiducia in me mi ha aperto gli occhi-
-Non avresti potuto fare nulla comunque- tentò di consolarlo Tenten.
-Avrei potuto dargli sostegno. Se davvero è innocente, ora dubito che il suo animo sia più buono-
-Mi dispiace Lee- disse Tenten appoggiando una mano sulla sua spalla  -forse, però, questa è la tua occasione per fargli sapere che gli credi, no?-
-Non penso che servirà a qualcosa- rispose sconsolato -non hai visto come mi ha guardato? Odio puro. Ma ora dobbiamo andare, Gai ci sta aspettando-
Tenten accettò molto volentieri, anche se la sensazione di disagio per quella nuova e improvvisa situazione non l’abbandonò. Entrando in cucina trovarono Gai che subito guardò Tenten con aria preoccupata. Lei, da brava allieva, si sbrigò a rassicurarlo che la notizia inaspettata non avrebbe cambiato nulla.
Hiashi li aveva già congedati per quel giorno e anche loro tre non vedevano l’ora di chiudere gli occhi e dimenticare per un attimo dove si trovavano. Così si separarono per andare ciascuno nella stanza a loro assegnata. Solo Tenten non la raggiunse. Le venne in mente che nessuno di loro aveva portato qualcosa da mangiare al prigioniero e dubitava che Hiashi fosse stato così gentile. Allora scese per le buie scale del sotterraneo con un vassoio in una mano e la torcia nell’altra.
Non sapeva esattamente dove si trovasse, me le sbarre in ferro non passarono inosservate tanto stonavano con il resto dell’edificio. Hiashi aveva un gusto davvero cinico.
Avvicinandosi lo vide seduto con le spalle contro il muro e le braccia appoggiate alle ginocchia sollevate. Non aveva notato che i suoi capelli fossero così lunghi né che fosse tanto pallido. I suoi occhi, però, le diedero la strana sensazione di essere in un dejà vu.
-Ti ho portato qualcosa da mangiare- gli disse non appena ebbe sollevato il suo sguardo su di lei.
-Vattene- fu la breve e scortese risposta.
Tenten ne rimase sorpresa, ma non si lasciò scoraggiare. Si avvicinò alle sbarre e si inginocchiò per terra per poter appoggiare oltre di esse le varie vivande che gli aveva portato. Una volta che ebbe finito, tornò a guardarlo.
-Non te l’avevano detto vero?- le chiese subito lui, con un improvviso interesse -che anche io sono stato un membro del team Gai-
-No- rispose la ragazza senza ombra di delusione -ma non è difficile immaginare il perché-
Lui sorrise.
-Bugiarda- le disse come se la stesse deridendo, come se sapesse che era rimasta davvero ferita e che stava solo cercando di giustificarli. Intimorita da tanta perspicacia si allontanò da lui, decisa ad andarsene e mettere fine a quella spiacevole conversazione.
-Scappi?- le domandò.
-Sto andando a dormire- rispose infastidita, facendo una breve pausa -siamo perfetti estranei, perché dovrei darti spiegazioni? Anzi, se lo vuoi sapere, dovrei odiarti per quello che hai fatto a Gai e Lee-
-Fallo allora- ribatté lui -odiami-
I suoi occhi intensi e penetranti la costrinsero ad abbassare lo sguardo. Erano troppo freddi e troppo crudeli ed esprimevano troppa convinzione per essere sostenuti. Al confronto lei sembrava completamente disarmata, e odiava sentirsi indifesa.
-Lee e Gai non ti odiano- rispose con la volontà di prendere una posizione -e io mi fido del loro giudizio. Odiarti non servirà a niente-
-Se ti dicessi che vi ammazzerei tutti, mi odieresti?- le domandò -il primo sarebbe quella femminuccia sentimentale di Rock Lee, seguito da quel buffone di Gai … -
-Sta zitto- lo fermò la ragazza, inorridita al solo pensiero.
Decise di andarsene. Era inutile starlo a sentire, anzi, avrebbe solo peggiorato la situazione. Voleva continuare a non provare nulla per lui, nemmeno l’odio. Solo con l’indifferenza sarebbe riuscita ad assistere alla sua esecuzione, solo in quel modo l’avrebbe dimenticato. Odiandolo l’avrebbe comunque ricordato.
Velocemente si diresse verso le scale, con la certezza che la prossima volta che l’avrebbe visto sarebbe stato per la sua condanna. E lei non avrebbe avuto nulla in comune con quell’uomo destinato a morire. Lo guardò un’ultima volta, prima di imboccare le scale.
-Buonanotte, Tenten- si sentì dire.
Neji a quel punto la vide fermarsi: si appoggiarsi con una spalla alla parete e si portò una mano alla testa. Quando si voltò la vide spaventata e confusa, il viso smorto e la debolezza del suo corpo gli fecero capire che qualcosa non andava. Ma lei corse via.
-Aspetta!- gridò Neji, alzandosi di scatto. Le sbarre di ferro lo fermarono e il braccio destro, testo verso l’esterno ricadde, sconfitto e rassegnato. Non sarebbe mai più tornata indietro.
Senza fretta ritornò a sedersi per terra, appoggiando il capo stanco alla parete umida e fredda alle sue spalle. Quella era la sua penultima notte.








Angolo autrice
Mi spiace molto per il ritardo dell'aggiornamento. Troppi inpegni extra-efp e connessione a internet capricciosa. Ma mi farò perdonare con un capitolo moooolto a breve. Grazie a chi commenta e a chi solo continua a leggere questa ormai centenaria FF ^^

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Capitolo 25
*** Decisioni ***




VENTICINQUESIMO CAPITOLO

 -Decisioni-







Quando il mattino dopo Rock Lee scese in cucina per prepararsi la colazione passò davanti alla porta del seminterrato e la trovò aperta. Era più attirato dall’andare a mettere qualcosa sotto i denti che dall’incontrare Neji di prima mattina, ma il suo senso del dovere ebbe la meglio.
Sospirò.
Dopotutto poteva anche esserci qualcosa che non andava. Animato da quel sospetto ritrovò un po’ di grinta e cercando di far più silenzio possibile cominciò a scendere le scale.
-E’ questa la verità?- sentì domandare e immediatamente riconobbe la voce di Tenten.
Compì gli ultimi due passi rapidamente per poter vedere con i suoi occhi cosa stesse succedendo. Con sorpresa vide la compagna di squadra conversare con Neji.
-Come sospettavo- disse con tono amareggiato lei.
-Vattene ora- le disse Neji con il solito tono stizzito -hai avuto quel volevi, no? Ora lasciami in pace-
Tenten, però, esitò. Sembrava non volersene andare e ciò insospettì ancor più Rock Lee che già non poteva credere che Neji avesse anche solo accettato di aprir bocca. Il fatto che nessuno dei due sembrasse completamente estraneo all’altro era decisamente preoccupante.
-Perché non mi hai uccisa?- chiese la ragazza con timore.
-Posso sempre rimediare- fu la brutale risposta e Rock Lee fu sul punto di intervenire se non fosse stato per Tenten.
-Sono seria, Neji- gli disse con familiarità -anche se sono terrorizzata solo all’idea, non posso non pensare che sia strano che tu non l’abbia fatto. Per lo meno sulla base di quello che so di te-
-Perché sarebbe stato uno spreco di tempo sporcarsi le mani per una nullità come te- rispose con rabbia -e ora vattene o il tuo amico laggiù sverrà per lo spavento-
Tenten si voltò e poco dopo vide uscire dall’oscurità Rock Lee. Con aria preoccupata e addolorata lo guardò avvicinarsi a lei.
-Rock Lee … - cercò di parlare, ma il fiato le morì in gola: il suo obbiettivo era Neji.
-Toccala solo con un dito- gli disse con una cattiveria che non aveva mai sentito provenire da lui -e morirai prima del previsto-
Neji sorrise divertito e si mise in piedi. Raggiunse il suo avversario alle sbarre, portandosi a una distanza di pochi centimetri. Solo in quel momento Tenten notò la sua corporatura più massiccia e la sua altezza che superava quella già notevole di Lee. Sembrava fatto apposta per combattare.
-Non ti preoccupare- gli disse con sarcasmo -nell’elenco vieni prima tu di lei-
Rock Lee lo guardò con disprezzo, ma non aggiunse altro. Si girò, allontanandosi e afferrando Tenten per un polso. Voleva andarsene e non aver più nulla a che fare con quello che un tempo era stato il suo compagno di squadra. Ora era soltanto un mostro.
Una volta lasciato il sotterraneo si fermò e prese Tenten per le spalle, deciso a conoscere ogni singola parola che si erano scambiati.
-Che diavolo ci facevi da lui?- le chiese con concitazione.
Tenten mise la mano in tasca ed estrasse un foglio di carta stropicciato.
-Questo era nel mio cappotto quando mi hanno trovata- gli disse, consegnandoglielo.
Lee lesse le poche e appena abbozzate parole: “torna da Neji, fidati”. Stupito tornò a guardare la ragazza.
-E’ la mia scrittura, non ho alcun dubbio- continuò lei -e volevo spiegazioni. Ora so perché solo a sentire la parola Hyuga mi sento male-
-Che cosa ti ha fatto?- domandò con apprensione.
-Mi ha tenuta prigioniera- rispose -per aiutarlo a liberarlo da questo posto, ma non sono stata in grado di farlo e mi ha cacciata via, cancellandomi la memoria. Anche tu e Gai siete stati qui, per poco meno di un giorno, ed esattamente come me non ricordate nulla-
-Ora ricordi quindi?-
-No- disse con un sospiro -ma ha saputo spiegarmi come mi sono ferita al fianco: è stato lui, lanciandomi contro una finestra-
-E’ assurdo- le disse e la prese tra le braccia, stringendola -avrei dovuto esserci, avrei dovuto proteggerti-
-Non dire così Lee- le rispose, appoggiandosi al suo petto. Tenten chiuse gli occhi, finalmente si era tolta quel peso, finalmente aveva detto a Lee la verità. Ora poteva contare su di lui -non è colpa tua, non è colpa di nessuno-
-E’ colpa di Neji sicuramente- la corresse lui -come ho fatto anche solo a pensare che potesse essere innocente. È un mostro, un … -
-C’è un perché a tutto- lo fermò lei guardandolo negli occhi -io non do la colpa a lui, perché se Neji è diventato quello che è c’è un motivo-
-Hiashi- affermò Lee.
-Non mi fido di lui, anzi, ti dirò che mi fa più paura di Neji- spiegò -quindi non dirgli nulla. Non è necessario che lo sappia-
-Sono d’accordo- disse sorridendole -ma ora andiamo a mangiare, sto morendo di fame-
Nonostante entrambi si sforzassero di apparire spontanei e allegri i momenti di silenzio erano troppo numerosi rispetto al normale e solo l’arrivo di Gai riportò un po’ di movimento.
Appena entrato in cucina abbracciò entrambi i suoi allievi e improvvisò un solenne discorso sulla forza d’animo e sull’appoggio che una squadra può offrire ai suoi componenti. Non era difficile percepirne il messaggio nascosto, l’incoraggiamento per quei due faticosissimi giorni che li aspettavano.
Come suo solito Tenten cominciò a criticare il suo esagerato sentimentalismo, scatenando il quotidiano battibecco sulla giovinezza e sull’espressione spassionata dei propri sentimenti. Era una sfida impari, Rock Lee e Gai contro di lei, ma non si era ancora decisa ad arrendersi. In quel momento più che mai si rese conto di quanto fu utile per far assaporare a tutti e tre un po’ di normalità.
Il clima rimase sciolto fin quando Hiashi fece loro l’onore di unirsi a colazione. Non bevve che del caffè e non sfiorò nemmeno con un dito le provviste che si erano portati di Konoha. In breve fu pronto a mettersi al lavoro ed era scontato che anche loro lo fossero. Con la sua solita aria solenne e impettita li invitò a scendere dal prigioniero.
-Che inquietante riunione di famiglia- commentò sarcastico Neji, ma nessuno gli prestò ascolto, offuscato dalla imponente figura di Hiashi che si posizionò di fronte a lui dandogli le spalle.
-Vorrei chiudere in fretta questa faccenda- esordì con serietà rivolgendosi all‘intero team -quindi, se non vi dispiace, propongo di giudicare subito Neji Hyuga. Sapete bene in quale penosa situazione mi trovo e stare qui mi fa tornare in mente vecchi ricordi-
Tra i presenti calò il silenzio.
-Intende anticipare la condanna?- chiese Lee.
-E’ esattamente quello che ho detto- rispose l’altro -Hinata mi ritorna in mente ogni volta che lo guardo, è insopportabile-
Dalle sue spalle provenne una piccola risata, che stonò con la tensione che si era creata. Neji, come suo solito, non perdeva occasione per far sentire il proprio disprezzo verso Hiashi.
Gli altri, però, erano troppo impegnati a prendere una decisione per ridere.
Rock Lee lottava con se stesso, lottava tra la sua nuova convinzione che Neji non fosse nient’altro che un mostro e la vecchia radicata idea che in fondo anche lui avesse un cuore.
Gai era semplicemente impietrito. Aveva cercato di prepararsi, di concentrarsi e di affrontare la situazione come un perfetto ninja. Ma non riusciva proprio ad essere solo professionale: con quel ragazzo aveva avuto un legame e sentiva che non era ancora del tutto spezzato. Dopotutto era anche colpa sua: come maestro non era stato in grado di insegnargli i giusti valori. Aveva fallito.
Tenten, invece, cercò subito gli occhi di Neji, ma lui non la guardava.
-Ucciderlo … oggi?- domandò con un filo di voce, senza spostare lo sguardo.
 -Adesso- rispose lapidario Hiashi.
In quello stesso momento Neji alzò il viso. Fu un attimo e si rese conto che quel ninja sconosciuto, quella ragazza, aveva un nome. La profonda intesa che vi leggeva non poteva essere un abbaglio e i suoi occhi non avevano più paura di lui, ma della sua morte.
Istintivamente si alzò in piedi, ma attirò su di sé anche lo sguardo degli altri presenti.
-Prima finiamo questa storia meglio è- disse.
-Strano, nipote, è la prima volta che mi trovo d’accordo con te- gli rispose ironico Hiashi -allora? Procediamo?-
-Secondo le disposizioni del tribunale di Konoha Neji Hyuga potrà essere condannato solo dopo il venticinque gennaio- ribatté con inquietante freddezza Gai -quindi, signore, dovremo aspettare ancora un giorno-
Hiashi sorrise e a Tenten vennero i brividi. Tuttavia Gai non sembrava per nulla intimorito, anzi, i suoi occhi esprimevano la sua solita e salda determinazione. Tenten con un po’ meno di avventatezza si espresse in perfetto accordo con il suo maestro.
-Vi credevo persone a cui non piacesse seguire così rigidamente le regole- fu il commento di Haishi ancora leggermente sorridente -ora manca solo Rock Lee-
L’attenzione si focalizzò sul ragazzo in divisa verde, che sospirò.
-Sono d’accordo con la mia squadra- disse semplicemente e senza un minimo di entusiasmo. Anzi, sembrava aver scelto la migliore delle peggiori ipotesi che avesse a disposizione.
Trovandosi in minoranza, il capo clan Hyuga assottigliò lo sguardo, cercando di mascherare la sua rabbia per quell’affronto e se non poteva sfogarsi con loro aveva sempre il suo giocattolo da usare.
-Sei contento?- chiese a Neji -potrai respirare l’aria che respiro io ancora per un giorno-
-Trattieni il fiato allora- rispose tenendogli testa l’altro -Hiashi Hyuga può fare tutto, no?-
-Non ti darò la soddisfazione di prenderti gioco di me, nipote-
-Non è mia intenzione, zio. So bene che nessuno è più abile di te a nascondere la verità, persino a un‘intera nazione. Come potrei competere?-
-Non vedo l’ora di vederti morto-
-Hiashi!-
Gai interruppe i due Hyuga e la loro lite che andava degenerando. Anche Hiashi si accorse di aver detto troppo e lanciò solo un breve sguardo a Neji prima di andarsene visibilmente irritato. Ora il team Gai, vecchio e nuovo, era solo.
-Neji … - Gai tentò di avvicinarsi a quello che un tempo era stato un suo allievo, spinto dal bisogno di chiarire i loro rapporti.
-Lasciatemi in pace- lo fermò l’altro.
-Ma Neji, dobbiamo parlare, dobbiamo … -
-No!- esclamò -non dobbiamo parlare, noi insieme non dobbiamo fare proprio niente perché non esiste e non è mai esistito un “noi“. E questo discorso vale per tutti i presenti-
Una volta che ebbe finito di parlare, il vuoto lasciato del silenzio sembrò più rumoroso della sua voce decisa e potente. Il ragazzo ritornò ad appoggiarsi al muro ormai familiare, lasciando gli altri attoniti e scoraggiati. Ben presto lasciarono la stanza, e l’ultima ad andarsene fu Tenten.









ANGOLO AUTRICE
Aggiornamento super rapido per farmi perdonare :)
Per chi fosse interessato ho iniziato un'altra FF, "Per Aspera ad Astra", in cui Neji e Tenten sono sempre i protagonisti principali. E' completamente diversa da "Under the Rose", ma vecchia più o meno come lei ^^
Grazie a chi legge e commenta!

Dryas

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Capitolo 26
*** Rivelazioni ***





VENTISEIESIMO CAPITOLO

 -Rivelazioni-





 

Tenten non si vedeva da un pezzo, e precisamente da quando avevano lasciato Neji.
In realtà tutti e cinque si erano allontanati spontaneamente l’uno dall’altro. Ciascuno con i propri pensieri con cui fare i conti.
All’ora di cena, però, Tenten non si era ancora fatta vedere. Se Gai esprimeva una certa ma non allarmante preoccupazione, Rock Lee non riusciva ad aspettare standosene con le mani in mano. Andò a cercarla.
Non la trovò nella sua stanza, non la trovò proprio tra le mura del palazzo e andò così a cercarla fuori, nel giardino. Il piccolo pantheon attirò subito la sua attenzione e intravedendo un figura tra le bianche colonne si tranquillizzò.
-Stai bene?- domandò salendo i pochi gradini.
La ragazza, seduta su una panchina anch’essa in pietra, si voltò e sorrise vedendo il viso familiare dell’amico.
-Che ci fai qui Lee?-
-Sono venuto a cercarti- rispose -è ora di cena-
-Di già? Devo aver perso la cognizione del tempo-
Rock Lee non aggiunse altro, ma si sedette accanto a lei. Tenten sospirò e la maschera cadde. Sapeva di non poter ingannare Lee.
-Tu non stai bene- le disse l’altro -devi tornare a Konoha-
-Non ci penso nemmeno- rispose lei con convinzione.
-Tenten, questa storia ti sta distruggendo- insistette l’altro -guardati, sei pallida e debole, sembri sul punto di svenire da un momento all’altro. Sakura ti farebbe ricoverare all’istante-
-Ma Sakura non c’è e io non ho alcuna intenzione di andarmene-
-Perché no? Il ricordo di quello che ti ha fatto Neji ti porta solo dolore, perché non te ne vuoi andare?-
-Lee … - riscì solo a dire Tenten, investita da una forte emozione - … ci siamo così sbagliati su di lui … -
-Cosa vuoi dire?- chiese l’altro e la faccia sofferente della ragazza fu la sua risposta -cosa ti ha fatto Tenten?-
La strinse forte tra le sue braccia, come una bambina che ha bisogno della protezione e dell’aiuto del proprio padre. Lei lo lasciò fare, rassicurata dal familare contatto.
Ma Lee non si sentiva tanto un padre, e poterla abbracciare liberamente stava diventando ciò che desiderava di più al mondo. Con delicatezza le accarezzo il capo e inspirò il suo dolce profumo.
-Morirà- la sentì sussurrare.
-Sì- rispose Lee -devi solo aspettare qualche giorno-
Improvvisamente lei si allontanò: lo stava guardando con sorpresa e idignazione.
-Ne sei felice?- gli chiese.
-Certo che lo sono- rispose l’altro -verrà punito per i crimini che ha commesso, ma ne sono felice soprattutto perchè ti sta facendo soffrire. Non dovrei volere la sua morte?-
-Lee!- esclamò Tenten -ma non hai capito niente! Neji è innocente!-
-Che stai dicendo?- chiese il ragazzo dopo un attimo di stordimento -ti ha fatto prigioniera, ti ha ferito, ti ha umiliata, ti ha … -
-Mi ha lasciata andare!- lo interruppe lei -mi ha dato la libertà per salvarmi la vita. Non è come sembra, Neji sta solo recitando. Ora lo so, Lee, mi sono ricordata di tutto-
-Tutto?-
-Ricordo lo sguardo che aveva quel giorno, quando mi ha liberata- continuò -Lee, è tutta una finzione. Credo … credo che voglia proteggermi -
-Ti stai sbagliando- ribatté Lee -non è possibile. Quello che ci ha detto, come ti ha trattata … non stava fingendo, non si sforzava di apparire spontaneo. Neji Hyuga è un assassino, devi accettarlo e non inventarti strane fantasie-
-Strane fantasie?!- esclamò alzandosi in piedi di scatto -è la verità! Quel “fidati“ del biglietto era un “fidati di lui”-
-Come fai a saperlo con certezza? Potrebbe averti ingannata-
-Perché Hinata è viva!- rispose Tenten, zittendolo una volta per tutte -è viva- continuò con più calma -Hiashi non ha avuto il coraggio di ucciderla e l’ha rinchiusa qui con lui. Neji mi ha costretto ad andarmene prima che suo zio venisse a riprenderla, per non farla trovare a noi, la squadra di Konoha mandata per giustiziarlo. È questa la verità-
Il ragazzo la fissò con la bocca spalancata. Non riuscì a formulare una frase di senso compiuto per parecchi minuti, ed entrambi rimasero in silenzio a riflettere.
Se Lee stava ancora digerendo la notizia appena ricevuta, Tenten era già un gradino più in su e stava cercando un modo per poter aiutare Neji. Ma l’amico non tardò a raggiungerla.
-Dobbiamo salvarlo- esclamò con grinta -dobbiamo far sapere la verità all’Hokage-
-Senza prove non ci crederà nessuno- rispose con protezza Tenten.
-Tu potresti testimoniare-
-Non mi crederanno mai- disse scoraggiata -diranno che mi sono inventata tutto-
-No se Sakura dichiara che ti è realmente tornata la memoria- ribatté l’altro con sempre più entusiasmo -e sono sicuro che lo farà. Devi tornare a Konoha, Tenten, e fermare tutta questa messa in scena!-
-Ma se non mi credessero, Neji … -
-Tanto vale rischiare non credi? Se nemmeno ci proviamo, non sapremo mai come sarebbe potuta andare a finire e io farò il possibile per ritardare l‘esecuzione-
-Se solo sapessimo dove è Hinata … -
-L’unica soluzione per salvare Neji è che tu ritorni a Konoha- cercò di convincerla Lee -è la sola possibilità che abbiamo-
Tenten non disse nient’altro. Sembrava pensierosa e agitata. Rock Lee le mise un braccio attorno alle spalle per darle forza. Lei alzò lo sguardo e gli sorrise. Amava vederla sorriderle, e odiava vederla soffrire. Avrebbe voluto che fosse sempre felice.
-Voglio vederlo- disse infine lei -prima che me ne vada. Poi partirò subito-
-Non puoi, Hiashi potrebbe intuire qualcosa- ribatté Lee -e credo che abbia già qualche sospetto-
-Devo dirgli che è tutta colpa sua se ho avuto incubi per mesi- continuò senza ascoltarlo -e che la sua lontananza mi dava così tanta malinconia-
-La sua lontananza?- domandò sorpreso l’altro.
-L‘ho abbandonato,  ho fallito. Non ho saputo aiutare né lui né Hinata- rispose lei -è così strano, sono passata dall’odiarlo più di chiunque al mondo al volergli salvare la vita a tutti i costi. Neji è così … così … singolare. Non è facile da capire-
-Io non lo capisco nemmeno adesso- commentò l’altro, zittendosi.
-Mi aiuterai?- domandò Tenten.
-Sì, certo che lo farò- fu la sua risposta.
-Lo diciamo al maestro Gai?-
-Lo farò io al momento giusto- rispose l’altro -non possiamo tenerlo all’oscuro. Dobbiamo solo riuscire a essere convincenti con Hiashi, deve credere che tu stai male sul serio-
-Farò del mio meglio- rispose l’altra.
 -Allora vai, io ti copro-
Tenten mostrò uno dei suoi sorrisi migliori e saltò giù dalla panchina, pronta a correre nel palazzo.
-Solo una cosa- la richiamò l’altro, avvicinandosi con sicurezza a lei. Non erano molti i passi che li separavano e Lee era agile, così agile da non far nemmeno venire il sospetto a Tenten sulle sue intenzioni, prima di baciarla.
Tenten sorpresa, stupida, sconcertata, non riuscì a muovere un muscolo. Solo quando lui si fu allontanato cominciò ad avere una vaga idea di quello che significava quel gesto.
-Sta attenta- le disse a pochi centimetri dal suo viso -io ti aspetterò qui-
-Lee, io … -
-Vai Tenten- la interruppe -non c’è bisogno di dire niente-
Tenten dentro di sé lo ringraziò, parlare in quel momento sembrava l’azione più difficile al mondo. L’ultima cosa che fece prima di voltarsi e dargli le spalle fu di dargli un piccolo bacio sulla guancia.
Dopo di che lo lasciò, con l’anima e il cuore in subbuglio. Solo l’idea che stava andando da Neji riuscì a farla tornare con i piedi per terra. Doveva essere razionale, in quel momento era essenziale affinchè il piano riuscisse. Ma il ricordo di quel bacio così come le sensazioni e le emozioni che le aveva dato non la abbandonarono mai, nemmeno di fronte a Neji.
 

Prima di aprire la porta, Tenten si guardò attorno furtiva per essere certa che nessuno la vedesse scendere da Neji. Sapeva che Lee probabilmente era intento ad intrattenere Hiashi e questo le diede sicurezza, ed entrò. Una volta sulle scale, però, ebbe un momento di esitazione.  
Come avrebbe reagito Neji? Cosa avrebbe detto? Improvvisamente cominciò a farsi un’infinità di domande. Sapeva che senza il suo appoggio il piano non avrebbe funzionato, se non avesse collaborato tutto sarebbe saltato. Arrivò così alla conclusione che non doveva sapere niente. Mentiva per il suo bene, cercò di convincersi. In fondo non le aveva mentito tante volte anche lui? E si ricordò della bugia più recente: farle credere di averla solo trattata come una prigioniera.
A quel punto si precipitò lungo le scale, tenendo tra le dita la chiave della cella che Hiashi aveva consegnato ad ognuno di loro. Con passo deciso si diresse verso le sbarre di ferro e la inserì nella serratura.
Con la coda dell’occhio vide Neji fissarla con sorpresa.
-Che diavolo stai facendo?- non tardò a domandarle -ehi, tu, rispondimi, cosa hai intenzione di fare?-
Ma Tenten continuava a ignorarlo, sorda alle sue provocazioni.
-Non è una cosa saggia- continuò alzandosi in piedi -potrei approfittarne per ucciderti, e a quel punto il tuo caro amico Lee sarebbe così affranto dal dolore da avere la folle idea di attaccarmi e così anche Gai … -
-Sta zitto- lo fece tacere l’altra, poi spalancò la porta e a grandi passi si diresse verso di lui, che ancora la guardava con fare interrogativo. Anche Tenten era piuttosto agile e anche lei non fece intuire alla sua vittima ciò che voleva fare: lo colpì in piena faccia con un pesante destro.
L’altro fece un passo indietro, completamente preso alla sprovvista.
-Ma sei pazza?!- esclamò con sguardo furioso una volta ripreso il controllo -lo sai che non ho problemi a ritornartelo!-
-Certo che lo so, e non me ne importa niente!- rispose l’altra avvicinandosi di nuovo. A quel punto Neji era preparato e non si sarebbe fatto imbrogliare per la seconda volta. Chiuse la mano in un pugno, pronto a reagire non appena la sua avversaria fosse partita di nuovo all’attacco. Ma non fu pronto nemmeno all’attacco successivo e le braccia di Tenten lo circondarono, stringendolo contro il suo corpo con delicatezza. La sentì appoggiare la testa al suo petto e affondare le dita tra i suoi vestiti.
Lui rimase con le braccia leggermente aperte, incapace di fare altrettanto.
Sapeva cosa significava quel gesto, ed era ciò che più temeva.
Per questo la respinse: l’afferrò per le spalle e allontanò il suo calore da sé.
-Vattene Tenten- le disse dandole le spalle.
-Il pungo era per avermi mentito di nuovo- precisò con una certa irritazione la ragazza -l’abbraccio era perché sono felice di rivederti-
-Io no, quindi esci da qui- rispose semplicemente l’altro -sei solo un peso-
-Smettila di recitare Neji- lo rimproverò l’altra -o finirò per crederci sul serio-
-Fallo, perché stavolta non sto fingendo-
-Non ti credo-
-Vattene, Tenten-
-Non ti credo- ripeté l’altra con convinzione. E Neji a questo punto si voltò, evidentemente spazientito.
-Complicherai solo le cose in questo modo- le disse -non ti sembrano già abbastanza difficili?-
Tenten lo guardò negli occhi, chiari come il ghiaccio e si perse nei ricordi.
-Avresti preferito non vedermi mai più?- gli chiese.
-Che domanda assurda è?- fece Neji allargando le braccia in segno di disapprovazione -il punto non è questo-
-E allora qual è?- insistette l’altra.
-E’ che tu farai di tutto per impedire che io muoia- rispose con franchezza -e io mi ero rassegnato a questa idea, dopo che Hiashi … -
-Hinata!- esclamò l’altra -cosa è successo a Hinata?-
Neji divenne improvvisamente scuro in volto. I suoi occhi chiari tornarono freddi e assunse la familiare espressione di serietà. Tenten in quel cambiamento vide solo dolore.
-L’ha presa- rispose -e io ho perso-
-Mi dispiace -disse con sentito sentimento.
-Risparmiati la pietà- abbaiò l’altro -io non dovevo perdere. Hiashi Hyuga ora dovrebbe essere a decomporsi a due metri sotto terra! Ma per la mia debolezza, di nuovo, ha vinto lui. Per questo merito di morire-   
Tenten rimase in silenzio.
Certo che voleva dirgli quanto assurde erano le sue parole, ma non trovava il modo. Credeva di meritare la morte per una sconfitta, credeva di aver fallito in tutto. Credeva di essere solo.
Come poteva dirgli che avrebbe rischiato la sua vita per permettergli di vivere?
-Non so dove sia Hinata- continuò l’altro, ritrovando la calma -quella stupida si è fatta abbindolare dalle parole di un finto padre ed è caduta nella trappola. Ho sempre saputo che era una sciocca sentimentale, ma non pensavo fosse ingenua fino a questo punto!-
-Ingenua? O disperata?- domandò Tenten -non ti sei ancora chiesto cosa deve aver provato lei avendo di fronte suo padre? Il solo fatto che non l’ha uccisa le avrà dato speranza-
-E lei non si è chiesta quali conseguenze avrebbe avuto la sua scelta? Non ho solo perso, ma ha messo in pericolo te! Se ti avesse trovata, se si fosse accorto della tua presenza, ti avrebbe uccisa-
-Ma sono viva, e anche tu lo sei- ribatté lei -da quando sei così vittimistico Neji? Ti credevo una persona combattiva e ostinata, non un perdente, e con perdente intendo uno che molla senza provarci fino infondo-
-Che diavolo posso fare Tenten?! Non vedi in che condizioni sono?!-
-Prima di tutto non avresti dovuto startene seduto ad aspettare Hiashi su una poltrona!- lo rimproverò l’altra -cosa pensavi di risolvere rimanendo passivo e rassegnato? Gli hai dato solo la possibilità di prenderti gioco di te e non avrei mai pensato che glie l’avresti lasciato fare. Dov’è finito il tuo orgoglio Neji? Mi è insopportabile vedere come ti tratta, accidenti!-
L’uomo rimase a guardarla con interessata curiosità. Se all’inizio il suo discorso suonava come una solenne predica, alla fine aveva assunto una piega diversa. Aveva l’impressione che Tenten si sentisse protettiva nei suoi confronti: Hiashi aveva ferito lui, non lei, eppure anche Tenten si sentiva toccata nell’orgoglio tanto quanto lui.
-Non so come fai, ne tenterò mai più di capirlo- le disse avvicinandosi -ma solo tu sei in grado di rispondermi senza finire in una pozza di sangue-
-Se è un complimento, è davvero orribile-
-Sono serio Tenten- continuò prendendole una mano e stringendola tra le sue dita fredde -avrei voluto che capitassi nella mia vita molto tempo fa. Forse ora sarei una persona diversa-
-Puoi ancora cambiare, Neji-
-So che lo cerchi ancora- disse appoggiando la mani sul suo petto -ma non voglio che vivi nella speranza di qualcosa che è impossibile, come ho fatto io. Esci da qui, torna da Rock Lee e vivi felice. Non sprecare oltre la tua vita per qualcosa di inutile, hai fatto tutto il possibile-
-Cosa stai cercando di dirmi?- domandò con preoccupazione lei -Neji, sai che non ti lascerò mai. Non voglio ancora arrendermi-
-Non sei tu che ti devi arrendere. Ti sto chiedendo di non combattere più per me, è mia una mia scelta-  
Tenten ritrasse la mano e fece due passi indietro. Il viso sconvolto e confuso.
-Mi stai chiedendo di abbandonarti?-
-Ti sto chiedendo di lasciare questa faccenda solo a me- precisò l’altro -è della mia vita che si sta parlando-
-Non hai capito assolutamente niente- sentenziò lapidaria Tenten -io ti sto dicendo di reagire, di dimostrare chi sei realmente e tu mi vieni a dire che sono solo fatti tuoi? Dannazione, Neji, non pensavo davvero che fossi rimasto l’egoista di quattro mesi fa!-
-A quanto pare è proprio così-
-Stai recitando di nuovo- disse lei sospettosa, e speranzosa.
-Credi a quello che ti pare, come fai sempre dopotutto- rispose l’altro -io la mia opinione te l’ho data-
Stavolta la ragazza rimase in silenzio. A parlare erano solo gli occhi: quelli chiari e determinati di Neji e quelli scuri ed emotivi di Tenten. Alla fine a chiudersi furono quelli color nocciola, accompagnati da un sonoro sospiro.
-Fai come vuoi- esordì lei -non ti obbligherò di certo a seguire il mio consiglio, ma nemmeno tu puoi obbligarmi a fare ciò che mi chiedi. Non ti lascerò solo ad affrontare tutto questo, stanne certo-
-La tua testardaggine ti farà solo del male-
-Non mi importa- disse con convinzione. Poi gli si avvicinò di nuovo e alzò una mano appoggiandola sulla sua guancia -perché tu stai più male di me-
Neji rimase pietrificato, mostrando disagio, ma in realtà sapeva che desiderava stringere le sue dita esili, per non lasciarsi sfuggire quel gesto per lui così intenso e significativo. Lei, la sua voce, il suo viso, il suo calore gli erano mancati da morire e da quando se n’era andata tutto era diventato più difficile, più pesante da sopportare.
Non aveva più la sua complice.
-Ora devo andare. Non fare l’idiota-
L’annuncio di Tenten lo scosse e sentì il suo palmo scivolare via dolcemente dal viso provato, portandosi con sé il calore della carezza. Tenten richiuse la cella e lo salutò definitivamente con uno sguardo di intesa e un sorriso appena accennato.
Stavolta era lei a recitare. 

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Capitolo 27
*** Team Gai ***


VENTISETTESIM0 CAPITOLO

 

 -Team Gai-

 

 

 

 

 





Tenten tornò in camera sua.
Doveva riempire lo zaino, prepararsi ad affrontare Hiashi Hyuga e iniziare il viaggio di ritorno verso Konoha, ma tutto ciò che riuscì a fare fu di buttarsi sul letto e chiudere gli occhi.
Neji era continuamente, perennemente, assiduamente nei suoi pensieri. E le venne naturale chiedersi se per anche lui fosse lo stesso.
Non ci volle molto perché scattasse in avanti scuotendo la testa.
Pensare a cose così sdolcinate in un momento come quello era da idioti: era ovvio che Neji pensasse solo alla sua situazione e alla ghigliottina sospesa sulla sua testa. Anche lei inoltre avrebbe dovuto agire razionalmente e fare qualcosa di utile invece che starsene sdraiata a discutere con se stessa.
Sospirò. Come poteva non essere preoccupata per lui quando credeva di meritare di morire? Non aveva mai sentito un’assurdità simile e detta proprio da lui, così orgoglioso e fiero, aveva un retrogusto dolceamaro che era impossibile da dimenticare.   
-Posso entrare?-
La voce di Rock Lee la sorprese e come un lampo le tornò in mente il loro bacio, mentre nelle sue orecchie risuonarono le parole di Neji: “torna da Rock Lee e vivi felice”. Era forse quella la scelta giusta? Lee le era così vicino e così complice. Si portò le dita sulle labbra, proprio dove quelle del ragazzo si erano appoggiate.
-Tenten?- di fronte al suo silenzio, Lee aveva aperto la porta per sbirciare all’interno -allora ci sei-
-Sì, scusa, ero sovrappensiero-
-E’ qui- disse entrando e facendo spazio a Gai e, inaspettatamente, anche ad Hiashi Hyuga.
-Li ho informati sul tuo stato di salute- continuò con uno sguardo significativo -vedo che non va meglio-
-Affatto- rispose prontamente mettendosi seduta -anzi, è sempre peggio-
-Mia cara, come ti senti?- Gai, con i profondi occhi neri pieni di preoccupazione, si avvicinò con premura e le si sedette accanto -c‘è qualcosa che posso fare per te?-
-Non credo maestro- rispose lei sorridendogli per la gentilezza dimostrata -penso che mi serva un aiuto diverso, ma grazie lo stesso-
-Precisamente, quale sarebbe il tuo malessere?- a parlare fu Hiashi Hyuga. Serio e formale come sempre, e non molto convinto. O così apparve a Tenten e a Rock Lee, i più attenti a un qualsiasi suo sospetto.
-Credo sia dovuto al mio vuoto di memoria- spiegò la ragazza -temo di non poter sopportare una missione così … ehm, così … dura. La concentrazione, la fermezza e il sangue freddo necessari sono davvero faticosi da mantenere per me. Forse è troppo presto per tutto questo stress-
-Avresti dovuto seguire il consiglio di Sakura- la rimproverò Lee -se fosse per lei, staresti ancora ricoverata in ospedale-
-Pensavo di potercela fare- rispose lei, addolorata.
-Non essere così severo Lee- intervenne Gai -è evidente che sta male. Sei così pallida, Tenten, dovevi parlarcene prima invece di aspettare tanto. Ne va della tua salute-
-E vorresti tornare a Konoha?- domandò Hiashi -mancano pochi giorni alla fine della missione, puoi sempre startene in disparte e non partecipare alle fasi più cruenti-
-Forse non ha esattamente capito il problema di Tenten- intervenne Rock Lee -il suo non è solo un malessere fisico, ma psichico. Perché farla soffrire inutilmente quando si ha la possibilità di aiutarla?-
-Perché dovrebbe avere la forza di farcela-
-Sia comprensivo Hiashi- disse Gai -è uscita da poco dall’ospedale e ha subito un trauma non ininfluente. Ed è solo una ragazza-
-Signore, se lei riterrà più giusto che io rimanga lo farò senza fiatare- affermò con decisione Tenten che con grande forza d’animo guardava dritto negli occhi Hiashi -non ho alcuna intenzione di venir meno ai miei doveri e tanto meno di essere accusata di non essere all’altezza di questa missione. Sono pronta a fare del mio meglio se lei me lo chiederà-
-Attenta a quello che dici, potrei approfittarne-
-Lo faccia pure, il leader qui è lei e io non le dirò certo cosa è giusto o sbagliato- continuò -sono sicura che ha tutto il buon senso che serve per poter fare la scelta giusta-
-Ha detto solo una ragazza Gai?- domandò l’uomo al maestro del team -dal modo in cui esprime le sue opinioni si direbbe che sia molto di più. Ha carattere, e questa è una dote indispensabile per un ninja-
-La lascerà partire?- chiese Lee.
-Ad una condizione- rispose l’altro, tornando a guardare la diretta interessata -dovrai tornare da sola. Non ho intenzione di perdere altri uomini, o la missione risulterebbe impossibile da realizzare-
-Non è certo un problema, signore- fu il commento di Tenten -la ringrazio per la comprensione-
-Spero sia meritata-
Haishi uscì dalla stanza non senza una vena di irritazione per l‘improvvisa complicazione e rimasero solo i componenti del team Gai, stranamente silenziosi.
-Avrebbe almeno potuto lasciare che ti accompagnassimo fino a metà strada- commentò Gai -come posso lasciare che la mia adorata e sofferente allieva affronti un viaggio tutta da sola?-
-Vi farò avere mie notizie appena arrivo al villaggio- lo confortò Tenten -e non sto così male da non riuscire a camminare, maestro-
-Ma se ti succedesse qualcosa di brutto?-
-In qualsiasi momento può succedere qualcosa di brutto, ma sarò pronta, glie l’assicuro-
-Tenten sa quello che fa, sensei- l’aiutò Lee -non si dimentichi che è membro del team Gai! La sua resistenza è superiore a quella di qualsiasi ninja!-
-Hai ragione, mio pupillo!- esclamò l’altro -non dubiterò più di te, cara, anzi ho piena fiducia nelle tue capacità-
Tenten lo ringraziò e subito dopo la lasciarono sola per darle la possibilità di prepararsi per la partenza. Alle prime luce dell’alba sarebbe partita. Aveva le ore contate, se a Konoha non le avessero creduto Neji sarebbe stato condannato a morte ingiustamente.
Doveva fare in fretta, per questo decise di partire prima.
-Non è ancora l’alba-
La voce di Lee la sorprese alle spalle, ma fu contenta che fosse andato a salutarla. Un po’ di sostegno le avrebbe fatto bene.
-Ho pensato che fosse meglio accelerare i tempi- rispose lei voltandosi verso l’amico -prima risolviamo la questione, meglio è per tutti- 
-Basta che tu sia prudente. Non me lo perdonerei mai se ti succedesse qualcosa-
-E’ una mia scelta, Lee. E ti avverto, sono pronta a correre qualsiasi rischio, quindi mettiti l’anima in pace. Parto in veste di kamikaze-
-Non è divertente- ribatté l’altro.
Calò il silenzio. Tenten sapeva che le sue parole avevano un significato più profondo di una semplice e normale preoccupazione, ma non osava accennare all’argomento: aveva avuto troppo poco tempo e troppi pensieri per poter prendere una decisione definitiva.
-Che cosa ti ha detto Neji?- le domandò improvvisamente lui.
-Oh, beh, in realtà non gli ho detto niente di questa storia- rispose con il senso di colpa a incalzarla -sono sicura che avrebbe fatto mille storie solo per quel suo stupido orgoglio-
-Vedo che hai imparato a conoscerlo bene- commentò Lee non senza una nota di amarezza -ma vi sarete pur detti qualcosa-
-Niente, il solito, che lui è un idiota e che io sono un’impicciona- rispose facendo le spallucce -le nostre discussioni finiscono sempre in questo modo-
-Quindi, quando ti trovavi qui, avete discusso parecchie volte?-
-Altroché! Non c’è n’è stata una in cui ci siamo lasciati senza litigare- rispose sorridendo l’altra -è una testa calda quel dannato Hyuga-
-Allora non ho nulla di cui preoccuparmi?- commentò Lee avvicinandosi a lei -se non andate d’accordo, posso smettere di essere geloso?-
-Che dici? Geloso di chi?- farfugliò Tenten, cominciando seriamente a temere la loro vicinanza.
-Avevi detto che ti era mancato- la fermò l’altro -ed era un indizio poco rassicurante. Ma se dici che litigate sempre, posso tirare un sospiro di sollievo, non è così?-
Tenten esitò nel rispondere e Lee approfittò di quel momento per alzarle gentilmente il mento con una mano. L’intento era chiaramente quello di baciarla e già si era chinato verso di lei quando la ragazza lo fermò appoggiandogli le dita sulle labbra. 
-Non è così, Lee- gli disse rattrista -e ora ti prego, non ho molto tempo a disposizione-
Senza osare guardarlo negli occhi, la ragazza si caricò lo zaino in spalle e si diresse verso la porta.
-Mi stai dicendo che sei innamorata di lui?-
Domanda secca e perentoria a cui non poteva certo evitare di rispondere. Tornò allora a voltarsi  e il suo viso serio e grave. Odiava dovergli fare del male, ma le bugie l’avrebbero ferito ancor di più. Scelse la sincerità.
-Ti sto dicendo che non sono innamorata di te, Lee-
Cercò di essere il più delicata possibile, ma allo stesso tempo voleva chiarire una volta per tutte il loro rapporto. Era amicizia ciò che la legava a lui, anche se profonda e intensa, rimaneva solo amicizia. Per questo non dimenticò mai l’espressione di dolore con cui lo lasciò per partire verso Konoha.


Rock Lee rimase immobile anche dopo che Tenten ebbe chiuso la porta.
Ciò che più temeva al mondo era successo. Con una semplice frase, secca e concisa, aveva distrutto i suoi sogni e le sue speranze. Sospirò pesantemente e si passò una mano sul viso stanco e addolorato. 
Ogni prospettiva di felicità gli sembrò sfumare. Da quando l’aveva baciata aveva capito che era soltanto lei l’unica donna di cui desiderava le labbra, l’unica che accendesse il suo entusiasmo senza bisogno di canti, balli o prove di fatica. Era la sola che voleva rendere felice, la sola con cui voleva costruire un futuro pieno di bambini per poi invecchiare felicemente insieme.
Tutto andò in frantumi.
-E’ impossibile- si disse, sentendo nascere in sé un contrasto che non poteva sedare. Non riusciva ad accettare che bastasse quell’alito di vento ad abbattere il futuro che aveva appena iniziato a costruire. Il motto del team Gai gli risuonò nelle orecchie: “niente è impossibile”. In passato aveva avuto così tanta convinzione in quelle parole che erano state le uniche a permettergli di andare avanti, di migliorare e di diventare il ninja che desiderava. Era quella la sua fede.
-Sì! Niente è impossibile!- esclamò alzando un braccio al cielo.
Tenten non era ancora innamorata di lui, si disse. Nessuno gli avrebbe tolto la possibilità di farla cadere tra le sue braccia, e ci avrebbe messo tutto se stesso per farlo. L’avrebbe conquistata da vero gentleman.
L’unico piccolo ma cruciale particolare che ancora lo angosciava portava il nome di Neji Hyuga. Tenten, infatti, non gli aveva esplicitamente dato una risposta riguardo ai sentimenti che provava per lui. Non si era sbilanciata. Eppure il suo istinto lo portava ad essere geloso dell‘ex compagno di squadra, e di conseguenza questo faceva di lui un potenziale avversario.
Con uno scatto felino uscì dalla stanza, diretto a quelle scale che l’avrebbero portato nel piano più profondo dell’edificio. Voleva parlare con Neji, e capire se almeno da parte sua c’era una chiara inclinazione verso la sua amata.
-Neji!- esclamò una volta davanti alla sua cella. Il prigioniero, seduto a terra senza non molta comodità, aprì svogliatamente un occhio.
-Ti prego, risparmiami le tue visite almeno la mattina presto- commentò acidamente -così la giornata ha un inizio peggiore di quello che mi aspettavo-
-Sarò breve, non ti preoccupare- lo liquidò l’altro -e tu devi rispondere solo con un sì o con un no-
-Se ne avrò voglia-
Neji, che si era deciso ad aprire entrambi gli occhi, alzò il solito sopracciglio di stizza, ma si preparò ad ascoltare le tanto urgenti parole di Lee. Non che pensasse fosse qualcosa di importante, anzi, si mostrava disponibile solo per farlo sparire dalla sua vista il prima possibile. Aveva tutt’altro in mente e quello che usciva dalla bocca di un ex compagno traditore non aveva il minimo interesse per lui. Per questo si aspettava una domanda insulsa e priva di valore.
-Sei innamorato di Tenten?-
-Che cosa?!- esclamò completamente preso alla sprovvista.
-Sei innamorato di Tenten?- ripeté l’altro -sì o no? Non è così difficile Neji-
-E di grazia, potrei sapere il motivo di questa domanda idiota alle quattro del mattino fatta, tra l‘altro, a uno che tra un giorno si troverà appeso a un cappio?-
-Beh, mi sembra ovvio- rispose Lee -perché io sono innamorato di Tenten-
-E perché vieni a infastidire un condannato a morte per le tue pene d’amore?-
-Mi fai sentire stupido se la metti in questo modo-
-Lo sei-
-Non sei cambiato di una virgola, accidenti a te- commentò irritato Lee -ogni occasione è buona per insultarmi-
-Lasciatelo dire, stavolta te la sei proprio andata a cercare- ribatté Neji -me l’hai servita su un piatto d’argento-
-Senti, per me è importante avere una risposta- cercò di ignorarlo Lee -Tenten mi ha detto la verità, so tutto. So che è stata qui con te tre mesi per cercare un modo per salvarti. Quindi mi piacerebbe sapere se tra voi è successo qualcosa. È successo qualcosa?-
-Ma perché non lo chiedi direttamente a lei se ti interessa tanto?- esclamò infastidito Neji.
-Perché se n’è andata- rispose l’altro, e solo quando quelle parole gli uscirono dalle labbra si ricordò che Neji non doveva saperne niente. Non conosceva il vero motivo della partenza di Tenten e lei gli aveva dato una buona ragione per tenerlo all’oscuro. Doveva stare attento a quello che diceva.
L’altro intanto si era alzato in piedi e si stava avvicinando alle sbarre di ferro.
-Se n’è andata?- domandò interessato.
-Sì, è stata una decisione improvvisa- rispose Lee -la sua partecipazione alla missione si è conclusa questa mattina all’alba-
-E il motivo?-
-Senti, smettila di fare domande quando tu non hai ancora risposto alla mia- svicolò Lee, che finalmente si era accorto di essere manipolato -sei innamorato di Tenten?-
Gli occhi chiari di Neji, che stranamente non lo stavano incenerendo, vagavano nel buio attorno a loro. La fronte corrugata e il sopracciglio nella sua sede normale erano gli unici altri segni del suo turbamento.
-Secondo te?- gli domandò poi, tornando finalmente a guardarlo e stavolta il suo sguardo feriva -ti sembro una persona in grado di amare una donna quando non ho mai amato nessuno?-
Rock Lee, colpito dalla franchezza e dalla verità lapidaria delle sue parole, provò quel senso di comprensione che da anni aveva nei suoi confronti e si pentì di ciò che aveva fatto. Andare a parlare di amore a un uomo che stava per morire era davvero una crudeltà atroce.
-Beh, perché no?- tentò di tamponare intraprendendo la strada della riconciliazione -Tenten è una persona speciale, chissà che non ti abbia fatto cambiare idea-
-Osa solo avere pietà di me e non ci penserò due volte ad allungare la mia mano verso il suo collo- lo minacciò visibilmente alterato Neji -e ora vattene-
Rock Lee si rattristò. Capiva perfettamente il motivo della sua ostilità, e capiva come fosse difficile riacquistare quel briciolo di fiducia che Neji aveva mostrato di avere nei suoi confronti dieci anni prima. Ma quel giorno nulla era impossibile.
-Anche se so che ai tuoi occhi sembrerò un pazzo- continuò animato da buona volontà -ti chiedo di perdonarmi-
-Ma fammi il piacere- sbottò Neji.
-Avrei dovuto crederti fin dall’inizio, avrei dovuto aver fiducia in te senza esitazione- affermò con decisione -ma quando ho capito il mio errore era troppo tardi-
-Ecco, bravo, hai detto bene: è troppo tardi-
-Voglio solo che tu sappia che farò di tutto per impedire che tu sia condannato- continuò l’altro -io e Gai ci batteremo per te-
-Lee, stai rischiando seriamente la vita- disse Neji, stringendo i pugni per la rabbia -sai quanto me ne importa ora che non c’è più niente da fare? Voi, che tanto vi prodigate in buoni propositi, siete stati i primi a voltarmi le spalle. I primi ad abbandonarmi!-
-No, il maestro Gai no, ma io sì- rispose tristemente l’altro -tutto mi sembrava contro di te, non avevi mai mostrato simpatia o gentilezza per nessuno e il tuo odio per Hinata era risaputo. Non avevo idea che tu ti fidassi di me e mi sono sentito un verme per non averti aiutato. Per questo ti chiedo perdono-
-Non accadrà mai- fu la definitiva risposta di Neji.
Rock Lee lo guardò addolorato e lentamente gli diede le spalle, deciso ad andarsene.
-Non perdere la speranza, Neji- gli disse poi con decisione -ti prometto che mi farò perdonare, non permetterò che tu muoia. Avrai di nuovo fiducia in me-
-E’ impossibile- fu l’ennesima risposta negativa dell’altro, subito incalzata da quella entusiasta di Lee:
-Niente è impossibile!- disse con lo sguardo infiammato -è il motto del team Gai, ricordi? E tu ufficialmente ne fai ancora parte, quindi vale anche per te-
-Vattene- lo liquidò Neji -posso passare almeno le mie ultime ore in santa pace?-
-Ti ho detto che non morirai- ribatté l’altro -fidati di me, e del team Gai-
Non ottenne risposta, ed esaltato per questo, lasciò Neji saltellando. Non sapeva, invece, che il suo ex compagno di squadra si era sdraiato a terra, distrutto e incapace anche solo di insultarlo come suo solito. Tutto gli sembrava vano, inutile, privo di senso. E la sua rassegnazione alla morte non gli sembrò più tanto dolorosa: perché vivere in un mondo dove anche le persone che ami ti abbandonano? 

 

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Capitolo 28
*** Giustizia ***




VENTOTTESIMO CAPITOLO


 -Giustizia-






Il giorno era arrivato. Quello stesso pomeriggio Neji sarebbe stato giudicato: se si fosse pentito avrebbe continuato a scontare la sua pena come semplice carcerato, ma in caso contrario la sua vita sarebbe finita.
Il metodo per procurargli la morte era stato scelto da Hiashi Hyuga: impiccagione. Uno dei più antichi, uno dei più usati, e uno dei più dolorosi se il processo di regolazione del cappio non è eseguito correttamente. Invece che una morte quasi istantanea, si ha un lungo e doloroso travaglio.
Gai lo sapeva bene. Non era la prima volta nella sua lunga carriera che assisteva a quella macabra esecuzione, ma né Neji né Rock Lee avevano abbastanza esperienza e nessuno dei due sapeva che il rischio maggiore era la decapitazione.
Quando Hiashi gli comunicò in quale modo intendeva portare avanti la condanna si era sentito mancare. Non aveva avuto il coraggio di dirlo a Neji, anche se avrebbe dovuto farlo fin dal primo giorno. Non aveva la forza di annunciare l’arrivo della morte ad un suo allievo ed era certo che mai l’avrebbe trovata.
La sua speranza, però, si era riaccesa nel momento in cui Lee gli raccontò la verità. Provò vergogna per essere stato debole nel momento in cui avrebbe dovuto dimostrare la propria forza, e non quella fisica. Aveva dubitato di se stesso, delle sue convinzioni e di Neji.
E la notte da quel momento era diventata un tormento: quando le sue difese venivano meno e la stanchezza gli affaticava la mente, rievocava quel doloroso ricordo e non trovava pace se non cadendo nell’oblio senza sogni dei sonniferi. Perché infondo non aveva mai risolto la questione, si era solo voltato dall’altra parte, ignorandola.
-Neji è innocente, è stato Hiashi a incastrarlo-
L’aveva sempre saputo. Eppure non aveva mai avuto il coraggio di portare avanti la sua convinzione.
Ciò che gli aveva impedito di prendere le difese del suo allievo era stata la paura, subdola ed egoista, che gli aveva mostrato l’immagine di come sarebbe stato accusato di incapacità e avrebbe perso tutta la stima che con tanta fatica e sudore si era guadagnato negli anni. Era stato più facile scegliere di credere a una verità preconfezionata.
-Tenten ha cercato di trovare una soluzione al sigillo, ma il suo aiuto non è stato sufficiente. Ora è tornata a Konoha per far sapere la verità all’Hokage e tornerà per salvare Neji-
Ciò che provava per Tenten andava oltre l’ammirazione.
A differenza sua non si era tirata indietro e stava rischiando tutto per aiutare un amico, persino sfidare un ninja come Hiashi contro il quale non aveva alcuna possibilità di vincere. Dubita che anche lui ne avesse, ma sapeva che era quello che avrebbe dovuto fare cinque anni prima.
L’allieva aveva superato il maestro, e ne andava fiero.
-Sensei, noi ora dobbiamo trovare un modo per fermare l’esecuzione nel caso Tenten arrivi troppo tardi, non è d’accordo?-
Anche Lee si era messo in gioco, aveva deciso di prendere una posizione, di rivestire un ruolo e di portarlo avanti fino alla fine. Glie ne fu grato, perché si era ritrovato con il fatto compiuto senza dover combattere con la parte vile del suo animo per prendere quelle scelte così faticose.
Eppure non si sentiva in grado di fare niente. Aveva già sbagliato una volta, aveva dimostrato di non essere in grado di sostenere la situazione e di non essere all’altezza. Poteva reggere il confronto con Lee e Tenten?
Forse avrebbe solo peggiorato la situazione.
Per questo andò da Neji.
Per ammettere le sue colpe e per essere perdonato. Quella era la sua unica speranza di trovare un po’ di forza con cui perdonare anche se stesso. Non si aspettava, però, che il senso di colpa potesse soffocarlo ancora di più. Bastò uno sguardo al suo allievo privo della voglia di vivere per distruggere le briciole di stima che aveva di sé e provare un’angoscia così profonda da farlo impazzire.
Neji aveva rinunciato, aveva smesso di combattere e aveva aperto le braccia alla morte, di cui sembrava la rappresentazione. Debole, come se il sangue non gli scorresse più nelle vene, pallido, perché privo dei vivaci colori della vita, e vuoto, come un uomo che non ha più una ragione per vivere, non una speranza a cui appigliarsi, non un sogno in cui rifugiarsi.
-Vorrei tanto poter fare cambio- gli disse.
Neji era sdraiato, con le spalle contro il muro, ma non riusciva a capire se fosse sveglio.
-Anzi, dovrei fare cambio. Sono io che merito di essere dentro quella cella, non tu-
Non ottenne risposta, solo lo spostamento dei suoi occhi su di lui.
-So che non ami molto le parole- continuò -e hai ragione, non servono proprio a niente, specialmente in questo momento. È con i gesti che una persona dimostra il suo valore, cosa che io non ho fatto. Sono consapevole di non valere niente, Neji-
Di nuovo il ragazzo non accennò a voler rispondere. Sentiva, ma non ascoltava. Gai avrebbe potuto dirgli qualunque cosa e qualsiasi parola non l‘avrebbe nemmeno sfiorato.
Si decise, allora, a mettere in atto ciò che diceva, per una volta.
Aprì la cella e gli si avvicinò, abbassandosi verso di lui.
-Quando ho detto che voglio fare cambio con te non stavo scherzando- abbassò la voce, in modo che solo lui potesse sentirlo -io ora prenderò il tuo posto e tu il mio. Io sarò Neji e tu Gai, chiaro? Mi sembra di avertela insegnata la trasformazione del corpo ai tempi dell’addestramento-  
Finalmente Neji reagì.
I suoi occhi chiari, riflessivi e calcolatori, erano in moto. Stava valutando quella strategia così azzardata, così inaspettata, così indesiderata.
-Mi lasci in pace-
Gai avrebbe preferito sentirsi insultare, avrebbe preferito percepire quella rabbia che per tanto tempo si era tenuto dentro e che scagliava su chiunque cercasse di fare breccia nel suo cuore piuttosto che vedere la rassegnazione. Allora lo scosse afferrandolo per la maglia e alzandolo da terra, per poterlo avere faccia a faccia.
-Ho detto che io prenderò il tuo posto- ripeté scaldandosi -che ti piaccia o no. Se tu non hai il coraggio di decidere, sarò io a farlo-
-E’ inutile- rispose Neji -la mia decisione l’ho già presa-
-Ma è quella sbagliata!- alzò la voce Gai -rassegnarsi è sempre la scelta sbagliata! Potrai ammettere la sconfitta solo dopo che sarai morto, chiaro? E ora alzati. Alzati ho detto!-
Il ragazzo rimase a guardarlo con aria incerta, disorientata. Almeno la reazione del dubbio l’aveva avuta, e Gai non perse tempo per approfittarne.
-La verità è sempre quello che hai cercato Neji- gli disse -ma non è detto che il modo per ottenerla sia per forza il più corretto. Questo è quello che penso e me ne prendo tutta la responsabilità. Imperfetti gli uomini, imperfetta la loro giustizia-
Con quell’ultima provocazione finì il suo discorso.
Non faticò a muovere il suo allievo verso la porta ancora aperta. Con una lieve spinta gli fece oltrepassare la soglia, sbilanciandolo all‘indietro. Nello stesso istante in cui Neji recuperava l’equilibrio, Gai chiudeva la porta mettendosi la chiave in tasca.
I ruoli erano realmente ribaltati.
-Che diavolo vuole fare?!-
Neji alzò la voce e si lanciò contro le sbarre di ferro che pochi attimi prima lo tenevano imprigionato. Guardò Gai, incredulo e spazientito. Non era così che doveva andare, non era così che aveva programmato ciò che rimaneva del suo fragile futuro. Di nuovo c’era qualcuno di metteva tra i piedi.
Tutto ciò che ottenne dal jonin di Konoha fu un sorriso alla vista del fuoco nei suoi occhi. Aveva raggiunto il suo scopo: Neji doveva combattere, ne aveva tutto il diritto, anche a costo di qualche sacrificio.
-Fa in modo che Rock Lee non si precipiti qui quando gli riferirai il piano- gli disse -so quanto è impulsivo, tenterà di prendere il mio posto. Tu impedisciglielo-
-Ma quale piano?! Crede che risolverà qualcosa andando alla forca al mio posto?! Quello che sta facendo è assurdo!-
-Ecco il Neji che volevo! Bravo ragazzo mio, ritrova la tua combattività- si complimentò Gai -e sconfiggete Hiashi. So che potete farcela, tutti insieme-
-Ma perché diavolo lei deve prendere il mio posto?!-
-Perché non voglio che tu muoia nel caso qualcosa vada storto e in più abbiamo l‘effetto a sorpresa, in stile team Gai-
Neji strinse le dita attorno alle sbarre di ferro. Incapace di rispondere e incapace di trovare una soluzione. Ma non era giusto che Gai morisse al posto suo, in questo modo ancora una volta non avrebbe trovato pace. Quella catena di ingiustizie avrebbe mai avuto fine?
-Io non voglio che lei si prenda le mie colpe- esordì -se lei muore … -
-Fa in modo che non accada- rispose prontamente Gai, guardandolo dritto negli occhi.
-Non può essere certo che vada tutto bene! Non può essere sicuro che ne uscirà vivo!-
-Ho fiducia in voi, e poi non si può mai essere certi di niente per quando riguarda il futuro. Ma almeno cerchiamo di fare in modo che sia migliore, no?-
Neji abbassò il viso. Le dita allentarono la presa e gli occhi si chiusero. Non poteva più sopportare di vedere quella determinazione negli occhi del suo maestro, quella pazzia. Perché non trovava altra spiegazione, doveva essere completamente fuori di testa.
Si era dimenticato di un dettaglio fondamentale.
-Io non so se posso farcela, sensei- confessò alzando lo sguardo -mi guardi, non ho la forza per combattere. Non l’ho mai avuta, altrimenti non sarei qui. Io non ce la faccio più, voglio solo che tutto questo finisca il più presto possibile e nel modo più semplice-
-Certo che hai la forza Neji, ne hai da vendere- rispose Gai -non è colpa tua se sei qui, ma mia, nostra, di tutta Konoha. Perché credi che esistano le squadre? Perché anche l’uomo fisicamente più forte fallisce quando è solo. Ma ora non lo sei più e ce la farai. Quindi muoviti e vai fuori di qui, o Hiashi si insospettirà-
-E lei? È davvero disposto a morire senza un motivo?-
-Ce l’ho un motivo ed è validissimo: salvo il mio allievo. Cosa può volere di più un sensei?- disse Gai abbozzando un sorriso -e poi potrò mettere in atto le mie doti di attore. Vedrai, sarò perfetto! Ma ora vai, non è rimasto molto tempo-
Neji rimase ancora esitante così per smuoverlo Gai si trasformò, assumendo le sue sembianze. Lo guardò con gli stessi occhi, anche se con grinta e determinazione.
-Che diavolo ci fai ancora qui?- gli disse, immedesimandosi nel personaggio -sei sordo o cosa? Ti ho detto di andartene-
Fu allora che una nuvola bianca avvolse anche Neji, diventando un uomo sulla quarantina, dai capelli a scodella e con folte sopracciglia. Guardò se stesso dall’atra parte delle sbarre, ma non sentì quella forza di cui Gai gli aveva parlato.
Sentì solo il dovere di salvarlo.
Ma era stanco di vivere di doveri.











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Capitolo 29
*** Impiccagione ***


.... siamo agli scoccioli, ultimi capitoli. Questo dovrebbe essere il terzultimo!

VENTINOVESIMO CAPITOLO




-Impiccagione-








Neji salì le scale che l’avrebbero portato verso l’esterno, trascinando con sé le catene invisibili che ancora sentiva legate ai polsi. Nell’aria non c’era profumo di libertà.
Gai avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma niente avrebbe cancellato il debito che sentiva di avere con lui. Non si spiegava nemmeno come avesse potuto lasciare che succedesse. Forse Gai almeno su una cosa aveva ragione: sulla sua mancanza di combattività.
Avrebbe dovuto fermarlo prima.
Aprendo la porta, sospirò. La luce del sole, che non vedeva da giorni, lo accecò e l’aria tiepida riscaldò i suoi polmoni. Guardandosi attorno riconobbe quelle mura, quegli angoli, quei corridoi tanto familiari e l’angoscia gli fece desiderare di tornare nella sua prigione.
Lo avrebbe fatto, se l’arrivo frettoloso di Rock Lee non l’avesse fermato.
-Maestro, Hiashi sta arrivando!-
L’espressione di preoccupazione e apprensione disegnata sul suo volto lo confuse e non riuscì a ignorarla. Probabilmente Lee scambiò quella confusione con la reazione che Gai avrebbe realmente avuto. Neanche per un istante dubitò che ci fosse qualcosa di strano.
-Non abbiamo altra scelta, l’unica possibilità è fermare l’esecuzione nell’attimo in cui Hiashi abbassa la guardia. È d’accordo?-
L’arrivo del capo clan degli Hyuga gli impedì di rispondere. Con passo deciso e la solita aria spavalda si stava avvicinando. Neji sentì nascere in sé il desiderio di attaccarlo, immediatamente, senza perdere il tempo. L’odio non era ancora scomparso.
Ma Hiashi lo guardò e subito capì che aveva percepito la sua ostilità. Non era così ingenuo da farsi ingannare da quella tecnica così semplice e banale.
-Qualcosa non va Gai?- gli chiese.
Incerto su cosa dovesse fare e sulle parole da usare fu costretto a reggere il gioco. Anche se la tentazione di lanciarlo contro la dura roccia della parete alle sue spalle era forte, un minimo di senno lo aveva conservato e saggiamente gli aveva ricordato che non aveva neanche la forza di alzarlo da terra di un centimetro. Quindi, per il momento, avrebbe recitato.
-La tensione comincia a farsi sentire- rispose -lo sa anche lei, non è una missione semplice per noi-
-Metta da parte i sentimentalismi, stiamo solo facendo ciò che è giusto-
A quella risposta l’istinto di saltargli al collo gli percorse la spina dorsale come un brivido.
Mentiva spudoratamente, senza un briciolo di pietà. Era lui il mostro.
-Ora lo porteremo fuori. E’ già tutto pronto per l’esecuzione-
-Non è detto che debba essere giustiziato- intervenne Rock Lee, con un’audacia che non aveva mai sentito da parte sua -potrebbe essersi pentito, non se lo ricorda?-
-Sei un ingenuo se hai ancora fiducia in quell’assassino- ribatté Hiashi, fulminandolo con lo sguardo -e sei ancora più idiota a pensare che io me ne sia dimenticato. Ora muoviamoci-
Spalancando la porta cominciò a scendere le scale.
Rock Lee, scuro in volto, gli fu subito dietro e anche Neji li seguì, sebbene con passo più incerto. Il piano si stava attuando senza che avesse avuto la possibilità di dire a Lee la verità, ma ormai non poteva più tirarsi indietro: non avrebbe permesso di essere in debito con uno stupido e impulsivo ninja dai capelli a caschetto.
Quando Hiashi arrivò di fronte Gai nelle sue sembianze studiò ogni mossa con attenzione, ma non colse alcun accenno di sospetto mentre lo guardava, mentre gli parlava o si avvicinava per alzarlo da terra.
Non dubitò di quegli occhi vuoti né dell’atteggiamento passivo. Anzi, fu lui a stupirsene: Gai esprimeva al meglio quello che sentiva dentro di sé ed che in quel momento era costretto a nascondere.
E ora poteva capire la rabbia di Tenten nel vederlo arreso e, anzi, probabilmente al suo posto e di fronte a un comportamento simile avrebbe utilizzato parole ben peggiori.
Perdente, gli aveva detto, ma debole e vigliacco suonavano meglio.
Nonostante tutto, però, se n’era andata. Il solo pensiero che lei non avesse avuto abbastanza fiducia in lui bastava per rimandare a terra ogni debole speranza che resuscitava nel suo spirito.
Tenten aveva preferito ascoltare il suo consiglio e non immischiarsi in faccende troppo grandi e di cui non doveva venire a conoscenza. Era ancora convinto delle sue parole, e il suo unico sollievo era di essere riuscito a proteggerla. 
-Gai non glie l’hai detto?-
Improvvisamente Hiashi si rivolse a lui, ma si accorse di non aver ascoltato il loro discorso. A toglierlo dai pasticci fu il vero Gai, che con una perfetta interpretazione attrasse tutta l’attenzione su di sé.
-Non mi importa niente di come morirò- disse rivolgendosi ad Hiashi -basta che vi sbrighiate. Ne ho abbastanza di questa storia, e specialmente di vedere la tua faccia-
-Sarai accontentato. La forca è già pronta, prepara il collo caro nipote-
Nell’ombra Rock Lee strinse i pugni. Velocemente li nascose dietro la schiena per evitare che Hiashi se ne accorgesse, ma la sua rabbia non rimase nascosta a Neji. Era proprio vero, allora, che era in cerca di perdono.
-Hiashi, lascia fare a me. Sei troppo nervoso- decise di buttarsi. Si avvicinò a Gai e terminò il lavoro iniziato da suo zio. Gli legò i polsi e lo guidò verso le scale. Senza perdere tempo l’anziano Hyuga si era già precipitato fuori dalla porta, facendo loro strada.
Vide Rock Lee lanciargli un’occhiata di intesa; Gai invece non si sbilanciò mai, nemmeno quando il suo allievo prediletto si avvicinò per dirgli qualche parola non esitò nel rispondere in versione “Neji”. Rimase distante e freddo in ogni momento.   
Quando uscirono all’esterno, sull’ampio cortile di pietra grigia, vide il patibolo di legno scuro spiccare solitario e minaccioso. Il silenzio lasciava percepire che la tensione nell’aria era al massimo e guardando il viso di Lee ne ebbe la conferma: pallido e agitato, lanciava continuamente occhiate furtive prima Hiashi e poi Neji, in attesa spasmodica di un colpo di scena.
-Bene- esclamò Hiashi una volta che fu salito sul patibolo -è il momento della verità. Ti sarai pentito nipote? O il tuo cuore è ancora pieno di odio e furia omicida? Io potrei scommetterci la vita sulla risposta-
Gai non rispose alla provocazione, ma rimase a fissarlo con sguardo al limite del disgusto. L’odio che trasmetteva sembrava quasi vero. Solo quando Hiashi si calò su di lui per spostare il lembo della sua maglia e scoprirgli il petto posò lo sguardo su Neji.
Lo vide calmo e al tempo stesso coinvolto, mentre Lee era eccessivamente nervoso. In quel momento Gai capì che non sapeva nulla del piano, ma tornando a guardare di nuovo Neji non incrociò i suoi occhi.
-Come mi aspettavo- disse Hiashi mostrando a tutti i presenti lo Shin no ikuin -è colpevole-
A Rock Lee scappò un lamento di delusione, ma fu costretto a prestare più attenzione alla rapidità con cui il capo clan Hyuga aveva già posizionato Neji sopra la botola e si apprestava a legargli il cappio al collo.
-E’ troppo tardi- sussurrò a colui che credeva il suo maestro, ma non ottenne risposta.
Neji non riusciva a parlare, riusciva a mala pena a pensare. Tutta la sua attenzione era concentrata a individuare il momento giusto, l’istante esatto in cui avrebbe potuto mettere fine con un colpo solo tutta quella storia. Il morto ci sarebbe stato, ma non sarebbe stato né lui né Gai.
-Qualche ultimo desiderio?- domandò Hiashi a Nej, ormai pronto per l’esecuzione.
-Non lo dirò certo a te- fu la risposta del ragazzo.
-Meglio così, risparmiamo tempo- continuò -di addio al tuo team, nipote. È l‘ultima volta che lo vedi, da vivo-
Il condannato spostò lo sguardo verso Gai e Lee mentre Hiashi si allontanava e raggiungeva la leva che avrebbe aperto la botola sotto i suoi piedi. Di nuovo cercò una risposta negli occhi trasformati di Neji, ma ciò che vide non fece altro che aumentare la sua confusione.
-Fermo-
Sentì la sua stessa voce ordinare a Hiashi con tono autoritario e deciso di non muovere la leva. Ma la stranezza non stava in questo: quello che non capiva era perché puntava un kunai alla gola di Lee e non a quella eburnea del capo clan Hyuga.
Il suo ordine funzionò, Hiashi obbedì,  e soltanto perché il sospetto di essere stato raggirato lo stava angosciando tanto da renderlo ancor più pallido di quello che normalmente era.
-Esatto, zio, sei caduto in trappola- continuò Neji mostrando una certa soddisfazione -stavi per impiccare l’uomo sbagliato-
-Che cosa?- chiese Lee, incredulo -Gai sensei … -
-Gai sensei è quello sulla forca- gli rispose bruscamente l’altro -io sono Neji-
-L’entrata in scena non sarebbe stata male- commentò Hiashi, dopo un attimo di smarrimento -ma a quanto pare il tuo talento tanto ammirato non è poi così speciale. Hai sprecato un’occasione d’oro per uccidermi, lo sai? E per uccidere questi due idioti-
-A differenza tua, io non voglio morti sulla coscienza. Ovviamente tu fai eccezione- lo contraddisse immediatamente Neji -il mio ultimo desiderio è quello di battermi con te- continuò indurendo lo sguardo -voglio vendetta, voglio il tuo sangue. Voglio dar sfogo a tutto il mio odio su di te, perché è solo per causa tua se è nato. Voglio che tu te lo riprenda, zio, ti appartiene-
Hiashi non rispose. Ascoltò con attenzione le sue parole e non ne sembrò minimamente turbato. Le sue mani, ancora appoggiate sulla leva, si strinsero attorno ad essa. Un sorriso spuntò sul suo viso.
-Se non ti importa di loro- esordì -non ti dispiacerà se lo impicco, vero?-
Prima che potessero fermarlo, tirò la leva. La botola sotto i piedi di Gai si aprì. Il vuoto sotto di lui lo fece precipitare, fin quando la corda si tese e si strinse attorno al suo collo con violenza. L’uomo a sua volta si irrigidì, nel tentativo di opporre resistenza.
-Sensei!- urlò Lee con disperazione.
Ignorando il kunai che Neji ancora gli teneva premuto sul collo, si precipitò verso di lui. Il sangue cominciò a scorrere lungo il suo collo, ma non si fermò. Estrasse uno shuriken e lo lanciò verso la corda, nel tentativo di tagliarla e di salvarlo.
Ma Hiashi si mise in mezzo e lo deviò. Rock Lee si fermò, sconvolto e disarmato.
Poteva sentire lo scricchiolio delle fibre in tensione e vedere le gambe di Gai che si muovevano nel vuoto, nell’inutile tentativo di trovare un appoggio.
Stava vedendo il suo sensei morire e non riusciva a salvarlo. 

















ANGOLO AURTICE:

Oooooooh ma quante recensioni lo scorso capitolo, grazie mille a tutti! Mi mancherete ç.ç

Se non si capiscono i dialoghi, ditemelo vi prego. Io, sapendo già la storia, non ho un occhio molto obbiettivo. Quindi, se come Hiashi vi confondente tra chi è Gai e tra chi è Neji, non preoccupatevi, non state impiccando nessuno, ma sono solo io che ho scritto male. 

Per DarkShadowShyra mi dispiace, domenica non ce l'ho fatta, ma spero che questo capitolo possa comuque esserti un pò di sollievo in questa settimana e farti dimenticare un pò lo stess ;)


A presto cari lettori!

Dryas

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Capitolo 30
*** Giustizia ***





TRENTESIMO CAPITOLO


 -Giustizia-







Rock Lee tremava da capo a piedi. Rabbia, frustrazione, paura, tutti sentimenti che nacquero in lui in un breve istante e che lo investirono come un fiume in piena. Non poteva stare fermo, non doveva.
-Si sposti!- gridò ad Hiashi, frapposto fra lui, Gai e l’unica possibilità di salvarlo.
Non ottenne risposta. L’uomo era completamente assorto a guardare Neji, a osservarlo divertito. Non gli importava se un uomo innocente stava morendo alle sue spalle.
Lee ripartì all’attacco.
Tutti gli shuriken che lanciò vennero intercettati e il suo attacco frontale ad Hiashi fallì. Lo rispedì indietro, impedendogli di avvicinarsi anche solo di un passo. Ma non si diede per vinto, non era disposto a rinunciare tanto facilmente.
-Non riuscirai mai a salvarlo- gli disse Hiashi mentre si preparava a riceve il pugno di Lee.
Lo parò con il palmo di una mano e tenne testa anche a tutti gli altri attacchi con grande facilità. La loro potenza, però, aumentava più il tempo passava e presto attorno ai suoi occhi comparvero le vene del Byakugan. Come se non le avesse viste, Lee continuò imperterrito il suo assalto. Non sapeva, o non voleva sapere, che il colpo mortale stava per arrivare.
La mano di Hiashi scattò in avanti. Le dita irrigidite per sferrare un unico colpo secco superarono le braccia di Lee, uniche sue difese, e si diressero al cuore. Quando Lee capì era già troppo tardi. Si rese conto del pericolo quando vide la mano di Neji, ormai libero dalle sembianze di Gai, afferrare con una presa salda e irremovibile il polso di Hiashi. Pochi centimetri separavano il suo cuore dalle dita che l’avrebbero ucciso.
-Finalmente ti sei messo in gioco- commentò compiaciuto Hiashi -cominciavo a pensare che li avresti lasciati morire davvero-
Rock Lee guardò stupefatto Neji. Il suo sguardo poteva uccidere, ma non era lo sguardo di un assassino. Era il suo stesso sguardo.
-Lee- il solo fatto che lo chiamò gli fece capire quali erano le sue intenzioni.
Rapidamente si allontanò da Hiashi, mentre Neji lo sostituiva nel combattimento corpo a corpo. Il suo compito era di salvare Gai. Subito spostò lo sguardo verso di lui e vide che i suoi movimenti erano più lenti e affaticati. Passò solo un attimo da quando le braccia gli caddero lungo i fianchi e smise di muoversi.
-Gai!- gridò, correndo a liberarlo.
Ora non aveva più alcun ostacolo, ma forse era arrivato troppo tardi. Lanciò l’ennesimo shuriken, che andò a buon fine. La corda si taglio e il corpo di Gai fu libero di cadere. Lee lo afferrò al volo e lo posò a terra.  
-Sensei!- urlò di nuovo a quel volto pallido.
Con le mani tremanti sciolse la corda attorno al suo collo lesionato, per permettergli di respirare. Rimase a guardarlo per un istante, come se si aspettasse che ricominciasse a muoversi, ma non accadde.
-Sensei, si svegli!-
Tastò prima il polso, ma non sentì nessuna pulsazione. Pensò di aver sbagliato, non era mai stato pratico di quelle cose. Lo cercò di nuovo, ma più continuava più si allarmava e le sue speranze svanivano. Non c’era polso.
Provò allora a sentire il respiro. Il petto era apparentemente immobile e a quella considerazione si lasciò sfuggire un lamento di dolore. Non poteva essere davvero morto e intanto continuava a chiamarlo, a parlargli, nel tentativo di attirare la sua attenzione.
-Se solo ci fosse Tenten!-
Si lasciò sfuggire e in quel momento si ricordò le parole che la compagna aveva detto durante un corso di primo soccorso all‘accademia: “il naso, Lee, ricordati del naso se, come è facile che succeda, vai in panico“. Se non sentiva aria uscire, significava che non c’era proprio più niente da fare. Con timore, Lee spostò la mano sotto le narici di Gai e attese.
Quando il suo cervello gli disse che sulla pelle ruvida dei suoi palmi c’era dell’aria tiepida, avrebbe voluto urlare per la gioia.
Subito si voltò indietro a cercare l’attenzione di Neji.
Lo vide di fronte a Hiashi, entrambi in posizione da combattimento. Avevano la stessa posa e la stessa corporatura, tanto simile da sembrare padre e figlio. Eppure erano così diversi.
-Sai che morirai- disse Hiashi -sei completamente in mio controllo, non hai alcuna possibilità di uscirne vivo. Non credi che l‘impiccagione sarebbe stato un modo migliore per andarsene?-
-Il mio unico scopo è sempre stato quello di battermi con te- rispose Neji -non mi importa se morirò, sarà per una causa giusta. Ma tu sei così vigliacco da usare simili mezzi per sconfiggermi? Hai paura di non riuscire a battermi se non usi il sigillo, zio?-
Hiashi rise.
-Quindi è un combattimento equo quello che vuoi. Bene, farò in modo di accontentare il tuo ultimo desiderio. Poi penserò agli altri-
-Gai e Lee sono stati solo dei burattini nelle mie mani- precisò Neji -non sono coinvolti in questa storia. Lo stupido sei stato tu, non li hai tenuti dalla tua parte. Potrebbero tornarti utili fra poco, chi può dirlo-
-Utili? Non credo proprio. Basteranno le mie sole forze per sconfiggerti-
A quel punto partì all’attacco, ma Neji non gli andò in contro: lanciò un lacrimogeno. Una nuvola bianca avvolse il suo avversario ed era certo che in questo modo i suoi occhi sarebbero stati chiusi per qualche secondo. Ne approfittò per raggiungere Lee.
-Come sta?- chiese riferendosi a Gai con tono preoccupato.
-Respira- rispose semplicemente Lee -è ancora vivo-
-Mettilo al sicuro, dentro il palazzo. Poi corri a cercare un medico- elencò rapidamente –forse possiamo ancora fare in modo che Hiashi creda nella vostra innocenza, ma andatevene il prima possibile. Qui ci penso io-
-Da solo? Ma Neji, non puoi … -
-Fa come ti ho detto-
Senza perdere tempo si allontanò dai due. Attivò il Byakugan appena in tempo per rendersi conto che il lacrimogeno stava finendo il suo effetto. Alle sue spalle vide Lee sollevare  Gai e correre all’interno del palazzo. Una questione era sistemata, ora poteva concentrarsi sul duello.
Partì all’attacco.
Sentiva i suoi muscoli assecondare ogni movimento, ogni contrazione. La forza scorreva in tutto il suo corpo e unita con la volontà della sua mente, lo fecero sentire invincibile. Era libero, finalmente.
A ogni colpo che assestava seguiva una scarica di adrenalina dovuta a quella sensazione di libertà che non sentiva più da anni. Hiashi era agile, ma lui lo era di più e stava vincendo. Non ci mise molto a capirlo nemmeno il suo avversario.
Vide la rabbia dipingersi sul suo volto. Il timore di perdere era ora diventato realtà. Neji, invece, trovava energia in ogni ricordo, dalla morte di suo padre alla tristezza di Hinata.
Non stava combattendo da solo e, senza accorgersene, pensò che Tenten sarebbe stata fiera di lui. Non stava combattendo per ucciderlo, non gli avrebbe dato quella soddisfazione, ma stava combattendo solo per sconfiggerlo, per ristabilire l’ordine esatto delle cose, la verità e la giustizia.
Solo così avrebbe riavuto la sua vita.
E in quel momento, proprio quando era al massimo della sua forza fisica e mentale, sentì un dolore lancinante colpirgli la testa. Sapeva bene di cosa si trattava, l’aveva già provato altre volte.
Cadde a terra, in ginocchio, incapace di sostenere quella sofferenza.
-Vigliacco!- gridò in preda alla rabbia.
Mentre era piegato in due, con la testa tra le mani, vide Hiashi avvicinarsi di qualche passo.
-Non vedo cosa mi impedisca di usare tutti i mezzi che ho per vincere- si difese -sei stato tu l’ingenuo a credere alle mie parole-
-Hai paura di me, come avevi paura di mio padre!- continuò Neji -perché tu hai perso!-
-Vogliamo vedere chi ha perso davvero?-
Le fitte si intensificarono, tanto che a Neji sembrò che la sua testa stesse per esplodere da un momento all’altro. Stava morendo, lo sapeva e non desiderava altro che quella tortura finisse.
Quando finalmente cessò, tutto d’un colpo, si lasciò cadere a terra. Attorno a lui c’era solo buio, la sua mente non esisteva più. Era come se stesse dormendo.
Si sarebbe convinto di essere davvero morto se il suono del suo respiro affannoso non l’avesse distratto. Pian piano sentì tornare a sé la capacità di muovere i muscoli a suo piacimento e si rilassò emettendo un sospiro. Quando aprì gli occhi, la vista era ancora sfuocata mentre alle sue orecchie arrivavano suoni confusi di cui non sapeva dare una spiegazione.
-Ehi, Neji! Stai bene?-
Una voce familiare lo accolse di nuovo nel mondo reale. Una voce che, però, non doveva esserci. Velocemente cercò di individuarne il proprietario.
-Ti avevo detto di andartene Lee- cercò di rimproverarlo -devi starne fuori-
-Non questa volta- rispose l’altro.
Poi si sentì sollevare. Le mani del ragazzo lo afferrarono per le braccia e lo costrinsero a stare in piedi. Barcollando per qualche istante, ritrovò l’equilibrio e lentamente le forze cominciarono a tornargli.
-Hai subito un bel colpo. Pensavo di essere arrivato troppo tardi. Ma tu sei Neji Hyuga, non è vero?-
-E tu sei un idiota- ribatté alterato l’altro -ora farà fuori anche te. Bravo, mi complimento, ero riuscito a salvarti la pelle, adesso guarda che hai combinato-
-E’ inutile che urli, non cambierò idea. Io questa volta combatto insieme a te- si impuntò Lee -la morte non spaventa quei giovani grintosi ed energici come me e te! Specialmente se combattono per una buona causa!-
-Gai morirà se non vai a cercare un medico, esaltato di un ninja!-
-Non preoccuparti, il sensei è abbastanza forte da resistere- fu la sua sbrigativa risposta -concentriamoci su Hiashi, ora-
-Ne sei certo, Lee?-
-Più che certo!- esclamò pieno di determinazione -siamo una squadra, Neji. Uno per tutti, tutti per uno!-














....Chiedo venia per il ritardo, Dryas

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Capitolo 31
*** Libertà ***





TRENTUNESIMO CAPITOLO

 -Libertà-












Di fronte a loro Hiashi sorrideva divertito. Non aveva ucciso Neji per un soffio e ora gli sarebbe risultato più difficile provarci. Il ruolo di Rock Lee era di impedirgli di attivare il sigillo, mentre Neji l’avrebbe sconfitto con le abilità degli Hyuga. Un piano semplice e scontato, ma c’era bisogno di trovare una soluzione alternativa: bastava eliminare l’unico ostacolo che si frapponeva al suo obbiettivo.
-Un ammutinamento- disse Hiashi, osservando con attenzione i due ragazzi di fronte a lui -ho sempre amato i tradimenti-
Lo scontro ricominciò. Come previsto, fu Lee ad attaccare per primo in modo da permettere a Neji, che lo seguì subito dopo, di trovare un punto scoperto. L’allievo prediletto di Gai era estremamente rapido, teneva testa a tutti i colpi di Hiashi. La sua agilità superava quella di Neji e nelle arti marziali non aveva rivali. Questa superiorità, però, non innervosì Hiashi: aveva imparato la pazienza che le tecniche Hyuga richiedono e l’esperienza gli aveva insegnato che nessun guerriero è perfetto.
Non erano molti gli attacchi che portava avanti, tanto che all’apparenza sembrava in svantaggio, ma quei pochi erano precisi e mirati, quasi invisibili agli occhi di un normale ninja.
-Lee, stai attento. Ti sta chiudendo i punti del braccio destro- lo avvertì Neji, cercando poi di mandare a segno un suo colpo.
-Cosa?!- chiese con stupore il compagno, ma Hiashi era già pronto a sferrare l’ultimo attacco, quello che avrebbe messo fuori uso il braccio di Lee e quindi Lee stesso.
Fu Neji a fermalo frapponendosi tra loro. Così facendo però rimase scoperto. Il suo avversario non stava aspettando altro che quel banale errore: colpì Neji all’addome, costringendolo a piegarsi in due per il dolore, per poi mandarlo a terra qualche metro più avanti con un calcio al fianco destro. Non si rialzò e Lee rimase solo.
Neji non aveva dubbi: Hiashi l’avrebbe ucciso. Si portò una mano al fianco ferito, sentendo un dolore lancinante alle costole. Erano rotte, ma cercò lo stesso di rialzarsi, ignorando le fitte e sollevandosi sulle braccia con tutte le forze che gli rimanevano.
Doveva proteggerlo, doveva salvarlo, ma quando stava per rimettersi faticosamente in piedi fu scaraventato a terra una seconda volta. Qualcosa di pesante lo colpì, senza che avesse il tempo di capire di cosa si trattasse. Il suo primo pensiero fu che Hiashi gli avesse lanciato addosso Lee, ma si rese conto che le sue fattezze erano troppo grandi per essere quelle del corpo che si ritrovò ad avere sul proprio.  Riaprì gli occhi, giusto in tempo per vedere una testa castana sfioragli pericolosamente il naso. Fu costretto a richiuderli un secondo dopo e a trattenere un gemito di dolore nell’attimo in cui lo sconosciuto sfruttò il suo addome come appoggio per rialzarsi.
-Che diavolo …?-
-Alzati!-
Si rivolgeva a lui, quella voce di donna, ma pensò di aver avuto un’allucinazione. La mente gli faceva brutti scherzi, il dolore e la stanchezza fisica gli confondevano i sensi. Non poteva essere lei, perché lei se n’era andata. Doveva esserci un’altra spiegazione, si disse.
Cercare di convincersi fu tutto inutile. Si accorse di non essersi mai rassegnato, di non aver mai accettato il fatto che l’avesse lasciato, anche se era stato lui a chiederglielo. Quel tormento, che sperava di placare accettando il suo destino, non se n’era mai andato perché in ogni momento aspettava di sentire la sua voce chiamarlo per nome.
In quell’istante si rese conto di sperare.
Si alzò con decisione: doveva vederla.
Il suo sguardo fu catturato dalla figura snella che insieme a Lee si accaniva contro Hiashi: inconfondibilmente, era Tenten. Una miriade di domande gli bombardarono la mente, che non trovava una spiegazione logica per la sua presenza, ma le zittì tutte per concentrarsi a guardarla.
Sorrise quando vide Hiashi rivolgerle occhiate irritate: non riusciva a colpirla nei punti strategici e i suoi colpi andavano di continuo a vuoto. Ricordò l’allenamento dei mesi precedenti quando le aveva insegnato ad evitare che tutto il flusso di chakra le venisse chiuso e fu fiero nel vedere con quanta abilità metteva in pratica i suoi insegnamenti.
Lee, invece, sembrava non sentire la stanchezza: la sua tenacia vinceva di gran lunga sulla fatica fisica e la sincronia che aveva con la compagna di squadra gli fece desiderare di essere al loro fianco.  In quello stesso momento Tenten lo guardò, e si capirono all’istante: da sola non ce l’avrebbe mai fatta a impedire che Hiashi continuasse a chiudere le fonti di chakra di Lee. A quel punto Neji rientrò in gioco.
Bastò un solo contatto visivo di una frazione di secondo, un solo impercettibile cenno e si mise a correre. Vide Tenten fronteggiare apertamente e sfrontatamente le pericolose mani di Hiashi, mentre Rock Lee puntava a indebolirlo sul piano fisico con foga crescente. Confuso, indispettito e assolutamente impreparato a un attacco così massiccio, il capo clan Hyuga si lasciò sopraffare dalla rabbia e dall’odio.
Un colpo al petto, potente e concentrato, fermò la sua lotta. Sbatté le palpebre degli occhi bianchi, la cui cornice di vene stava sparendo, incredulo. Neji lo fissava tenendo ancora il braccio teso verso di lui, con un’espressione calma e ferma. Niente sorrisi, niente rabbia, niente odio.
-Tu … - riuscì solo a dire con disprezzo.
-Sei cieco- gli disse Neji -lo sei sempre stato, zio. Ora avrò finalmente giustizia-
Hiashi si accasciò a terra. Era bastato chiudere un solo punto: quello vicino al cuore. In questo modo non sarebbe più stato in grado di affrontare uno sforzo fisico che richiedesse più energia del respirare. Se l’avesse fatto, il suo cuore avrebbe ceduto, perché non sarebbe stato in grado di adattarsi alle nuove richieste del suo corpo. La fatica che aveva accumulato fino a quel momento sarebbe bastata a tenerlo fuori gioco per un bel po’ di ore.
Rock Lee non perse un attimo di tempo e si assicurò che non potesse avere possibilità di fuga. Mani e piedi furono legati, anche se c’era la certezza che non avrebbe avuto chakra a disposizione per un bel pezzo.
Nel frattempo Tenten si era avvicinata a Neji. Quest’ultimo rimase immobile come una statua, sul viso un’espressione seria e pensierosa.
-Sei libero- gli disse Tenten con un sorriso di sincera gioia.
-Sei tornata- le disse fissandola dritta negli occhi, come se volesse trovare le risposte nel suo sguardo.
-Non me ne sono mai veramente andata- rispose -mi dispiace non avertelo spiegato, ma hai un caratteraccio ed era necessario che io tornassi a Konoha-
-Konoha?-
-Sanno tutto- aggiunse subito Tenten -mi hanno creduto, o meglio, ti hanno creduto. In questo momento stanno venendo a tirarti fuori da qui e a catturare il vero colpevole. Io li ho solo anticipati di qualche ora. Ho avuto paura che se te l’avessi detto chiaramente non mi avresti mai lasciata andare-
-No, non avrei voluto che tu te ne andassi- rispose Neji con sincerità -ma non ero in grado di fermarti fisicamente e tentare di convincerti con le parole è fuori discussione, avresti finito solo per farmi innervosire come al solito. Quindi te ne saresti andata in ogni caso-
Tenten rise e anche Neji si concesse un sorriso.
-Mi avresti lasciata libera di scegliere allora- gli disse -se l’avessi saputo … -
-L’importante è che tu ora sia qui-
-Ragazzi!- Rock Lee allargò le braccia, mettendone una sulle spalle di Neji e l’altra su quelle di Tenten -siamo o non siamo la migliore squadra ninja in circolazione? Nelle nostre vene scorre il fuoco, fuoco vivo!-
-Lee, ti sei appoggiato a noi perché non riesci più a stare in piedi- commentò acidamente Neji.
-Hiashi ti chiudeva i punti di chakra come sei li avesse disegnati prima con un pennarello- commentò Tenten -invece di tirare pugni in continuazione al suo naso, avresti dovuto pensare un po’ più a te stesso-
-Le mie gambe sono molli come spaghetti- ammise Lee sconsolato -e le mie braccia sono morbide caramelle mentre la mia testa è pesante come una ciotola di ramen a mezzanotte-
-Credo che abbia anche fame- disse Tenten a Neji.
-Sei diventato un piagnucolone- aggiunse quest’ultimo, afferrandolo però per un braccio e sistemandolo meglio sulla sua spalla –immagina cosa direbbe ora Gai-
-Il maestro Gai!- esclamò Lee, animato da nuova energia -devo andare a vedere come sta!-
Detto questo, abbandonò i suoi comodi e utili sostegni e si avviò correndo verso il palazzo. Prima di entrare, però, si voltò e sventolando una mano attirò di nuovo la loro attenzione.
-Ottimo lavoro!- gridò, mettendosi in posa e sfoggiando un deciso pollice all’insù.
Sparì, lasciando Tenten che ancora rideva e Neji che scuoteva la testa.
-Ora non ci resta che aspettare- disse Tenten mettendosi a camminare -ormai staranno per arrivare. Tornerai a Konoha con noi vero?-
Neji le lanciò uno sguardo poco convinto. Aveva sempre avuto le idee chiare sul Villaggio della Foglia, ma non aveva mai pensato a dove sarebbe andato dopo essersi scontrato con Hiashi. Non aveva una casa, non aveva un posto in cui tornare o una famiglia pronta ad accoglierlo. Era solo.
-Potresti tornare a far parte della squadra- continuò Tenten -ricomincerai la tua vita da ninja, ci alleneremo fino allo stremo e andremo in missione insieme. Tutto tornerà normale-
-Normale?- chiese Neji, a cui quella parola non era mai piaciuta. Forse perché non aveva mai creduto che per lui ci sarebbe stata un’esistenza normale, e nemmeno in quel momento gli sembrava possibile averla.
-Beh, normale per quanto le nostre risorse ci permettono: Rock Lee e Gai spostano la bilancia nettamente a favore dell’anormalità e tu fai la tua parte, eh, non ti si può certo definire un tipo ordinario che la mattina beve il caffè leggendo il giornale. Per fortuna ci sono io che riporto i piatti all‘equilibrio-
-A me piace il cafè- disse Neji.
-E immagino tu sappia anche leggere-
Tenten si mise di fronte a lui, con un leggero sorriso in volto. Lo guardava come se non credesse che fosse davvero lui quello davanti ai suoi occhi. Aspettarono qualche secondo e si guardarono a vicenda senza dirsi niente, pensando a quanto tempo, fatica e incomprensioni c'erano voluti perchè arrivassero fin lì.
-E’ davvero finita?- gli chiese Tenten.
-Credo proprio di sì-
-Niente più sigilli, niente più segreti, niente più zii tra i piedi?-
-No, basta, solo … - si fermò.
-Solo?-
Neji non aggiunse altro, ma allungò una mano verso la sua. La afferrò e Tenten fu costretta ad avvicinarsi a lui per poter seguire i suoi movimenti. Appoggiandosi al suo petto, abbassò con imbarazzo gli occhi, al contrario di Neji, che non glie li staccava di dosso.
-Solo tu che diventi rossa ogni volta che ti sono vicino-
Le labbra di Neji toccarono quelle nascoste di Tenten con un bacio delicato ma non timido, e senza permettere che quel contatto svanisse ripeté il gesto. Questa volta premette con maggior intensità e portò una mano al capo di Tenten, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli. Lei allora sollevò il viso e si alzò sulle punte dei piedi, cercando la sua bocca con lo stesso desiderio e portando le braccia attorno al suo collo. Il contatto tra i loro corpi li fece avvicinare ancora di più ed entrambi smisero di pensare: con gli occhi chiusi al mondo sentivano solo le loro emozioni, trasformate in un bacio sognato e destinato.








Fine






Dopo quasi quattro anni si conclude “Under the Rose”. Ammetto che la malinconia c’è, ma c’è anche tanta soddisfazione: ho amato questa storia come nessun’altra e sono felice di aver messo finalmente una fine.
Ringrazio tutti quelli che hanno lasciato una recensione, dandomi così incoraggiamento, e tutti quelli che hanno anche solo continuato a leggere.
Spero che questo capitolo vi soddisfi. Io non sono mai riuscita ad andare oltre a questo punto, quindi lascio a voi la libertà di immaginare cosa succederà dopo il ritorno di Neji a Konoha. Sbizzarritevi!
Vado a spuntare la voce “conclusa” sulla pagina di questa FF, con la speranza di risentirci presto, magari su altre storie. Con tanto affetto,

Dryas

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