Under the Rose di Dryas (/viewuser.php?uid=48167)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Condannato ***
Capitolo 2: *** Prigioniera ***
Capitolo 3: *** Presuntuoso e illusa ***
Capitolo 4: *** Grazie ***
Capitolo 5: *** Soli ***
Capitolo 6: *** Rivincita ***
Capitolo 7: *** Mostro ***
Capitolo 8: *** Fiducia ***
Capitolo 9: *** Byakugan ***
Capitolo 10: *** Risposte ***
Capitolo 11: *** Verità ***
Capitolo 12: *** Hinata ***
Capitolo 13: *** Uomo ***
Capitolo 14: *** Neve ***
Capitolo 15: *** Ultimatum ***
Capitolo 16: *** Prima che l'ultimo petalo cada ***
Capitolo 17: *** Amare ***
Capitolo 18: *** Egoismo ***
Capitolo 19: *** Addio ***
Capitolo 20: *** Separazione ***
Capitolo 21: *** Abbracci ***
Capitolo 22: *** Missione ***
Capitolo 23: *** Ricordi ***
Capitolo 24: *** Compagni ***
Capitolo 25: *** Decisioni ***
Capitolo 26: *** Rivelazioni ***
Capitolo 27: *** Team Gai ***
Capitolo 28: *** Giustizia ***
Capitolo 29: *** Impiccagione ***
Capitolo 30: *** Giustizia ***
Capitolo 31: *** Libertà ***
Capitolo 1 *** Condannato ***
—Under
The Rose–
“I've been burning in
water and drowning in flame
To prove you wrong and scare
you away.
I admit my defeat and want back
home...
In your heart under the
rose…”
*
PRIMO
CAPITOLO
-Condannato-
La folla di curiosi si
alzò sulle punte dei piedi e scosse il capo a destra e a
sinistra per cercare lo spiraglio migliore da cui assistere allo
spettacolo. Tutti gli occhi erano rivolti al palco in legno costruito
al centro della piazza principale, la più grande, la
più capiente. I bisbigli aumentarono quando si intravidero
sulle scale della struttura alcuni individui incappucciati. Procedevano
a passo lento e misurato, come in una processione. Una volta saliti sul
patibolo la folla si scaldò ed espose in grida e parole
urlate nella confusione.
Tre soldati erano ora
davanti al pubblico impaziente, con indosso la divisa e accuratamente
coperti in viso. Si avvicinarono al quarto e ultimo uomo presente sulla
scena, facendolo inginocchiare con prepotenza. Rassegnato e debole, le
sue ossa incontrarono il pavimento con un sordo tonfo, accompagnato dal
rumore metallico delle catene che gli legavano mani e piedi. I polsi,
insanguinati dallo strofinare del metallo sulle sua pelle, non si
posero in avanti per frenare la caduta, ma rimasero stretti al busto,
come se stesse pregando.
Un altro soldato gli si
avvicinò e gli strappò il cappuccio dal capo,
afferrandogli anche delle ciocche di capelli e costringendolo
così a piegare all’indietro la testa. Per qualche
attimo i suoi occhi furono visibili alla folla che rimase in un anomalo
silenzio nel momento in cui gli fu mostrato il condannato. Ma la testa
tornò a ripiegarsi in avanti servendosi dei lunghi capelli
neri per nasconde il viso.
-il consiglio ha
deciso- tuonò la voce potente di uno dei soldati,
rivolgendosi alla massa e portandosi contemporaneamente accanto al
prigioniero -è stato giudicato colpevole-
In quel momento la
grande moltitudine di gente si agitò ulteriormente,
cominciando a scuotere nell’aria bastoni e forconi. Il
soldato si spostò quando cominciarono a volare frutta e
verdura marcia indirizzata al prigioniero. Lasciò che
venisse punito così indegnamente e andò ad
assistere divertito con gli altri compagni messisi al riparo. Non lo
videro muovere un muscolo per difendersi, né per ribellarsi:
come se fosse già morto, lasciava che qualsiasi cosa lo
colpisse e lo ferisse.
-smettetela! Gli fate
male così!-
Una acuta voce fuori
dal coro stonò con i pesanti insulti che piovevano addosso
al condannato, richiamando l’attenzione dei soldati.
Esattamente di fronte al palco, una ragazzina si sbracciava e sbraitava
affinché la gente smettesse di lanciare uova marce. Il
soldato che aveva parlato, allora, si mosse verso di lei e si
abbassò per poterle parlare.
-sai chi è
quest’uomo?- le chiese e lei si voltò, scuotendo
la testa negativamente -è un assassino. Non pensi che meriti
tutto questo per aver strappato la vita a una persona innocente?-
-ha già la
sua condanna- ribatté con coraggio l’altra -non
serve sottoporlo a questa umiliazione-
-è un
assassino- ripeté infastidito l'uomo -meriterebbe di peggio.
Vattene se non vuoi guai-
-io non l’ho
uccisa- la voce roca e soffocata del condannato interruppe la loro
conversazione. La ragazzina alzò lo sguardo sorpreso verso
di lui e poté finalmente vedere parte del suo viso,
sollevato apposta per parlare. Gli occhi chiari come il ghiaccio si
riaprirono, paradossalmente audaci e irriverenti.
-sta zitto tu- lo
bacchettò il soldato -è inutile che lo ripeti.
Sei stato giudicato colpevole, chi credi di convincere?-
A quel punto il
prigioniero spostò lo sguardo verso quella ragazzina
impertinente che aveva osato andare contro la massa. La vide
sussultare, con la bocca semiaperta per l’apprensione, ma i
suoi occhi non mostravano né paura né
pietà: solo dolore. Osservò le sue iridi marroni
finché un calcio sul viso lo fece barcollare dal lato
apposto, mandandolo a terra con il labbro insanguinato.
-finiscila!- gli
gridò lo stesso soldato, dirigendosi poi verso la folla
-signori, questi sono gli ultimi momenti che avete a disposizione.
Scatenatevi-
Un’altra
ondata di pomodori e uova marce cadde sul condannato steso a terra.
Passivo e inerme, ancora una volta non provò a sottrarsi
alla tortura collettiva. La sua testa si spostò leggermente
solo quando vide una rosa rossa cadergli di fronte agli occhi.
Osservò il suo florido colore e respirò il
profumo fresco, prima di spostare lo sguardo verso la mano che
l’aveva lanciata. Ancora una volta, la ragazzina se ne stava
in prima fila e lo fissava con le braccia lungo ai fianchi, sconfitta.
Dopo di che se ne andò facendosi largo tra la folla e
lasciandolo solo.
L’uomo allora
tornò a guardare la rosa rossa caduta di fronte al suo viso
e con un gemito tentò di distendere le braccia. I passi
decisi del soldato lo fecero affrettare e urlò per il dolore
quando le sue mani afferrarono il fiore e tornarono a distendersi.
Soddisfatto, sospirò e non fece caso alle spine che si
conficcarono nelle sue dita già martoriate.
-Neji Hyuga- gli disse
il soldato mettendosi di fronte a lui -ora sarai consegnato alla tua
famiglia. Essa deciderà la pena che ti spetta
così come concordato con l’Hokage-
Dopo di che fu
sollevato a forza da terra dagli altri due uomini, che scesero dal
patibolo con poca cura delle sue ossa rotte. Fu sbattuto
nell’angolo di una cella umida e puzzolente di urina, ma non
passò molto tempo che la porta di legno spesso si
riaprì e comparve sulla soglia una figura che ben conosceva.
-Hiashi Hyuga-
mormorò -che piacere vederla-
-Neji- disse
l’altro -insolente come al solito-
L’uomo alto e
dal portamento nobile squadrò il ragazzo steso a terra senza
un briciolo di pietà negli occhi. Quando il viso, fino a
quel momento imperturbabile, assunse una smorfia di disgusto,
alzò una mano e fece un cenno alle sue spalle. Subito due
uomini, vestiti della medesima divisa, gli si avvicinarono.
-prendetelo- disse loro
scansandosi.
I due obbedirono e
afferrarono Neji per le braccia, costringendolo a trattenere un lamento
di dolore. I piedi ancora incatenati gli impedivano di reggersi sulle
sue gambe ed evitare di essere trascinato bruscamente per i corridoi
della prigione. Hiashi Hyuga se ne stava davanti a loro e faceva luce
con una torcia, impassibile.
-malauguratamente non
ti possiamo uccidere- disse poi -l’Hokage ha esplicitamente
vietato la pena di morte per i minori. Così abbiamo dovuto
pensare a un’altra condanna che fosse all’altezza
del tuo crimine-
-il vostro, vorrete
dire- lo corresse Neji e a quel punto Hiashi si fermò e si
girò, illuminando sia il suo volto severo sia quello gonfio
e tagliato dell’altro. I loro occhi così simili si
fissarono con odio per qualche istante, fin quando l’uomo
più anziano ritrovò la calma e
ricominciò a camminare.
-ti sarà
applicato un nuovo sigillo- continuò con maggiore durezza
-ma stavolta non sarà definitivo: ti ucciderà
all’età di ventitre anni se non riuscirai a
dimostrare di esserti pentito e redento dal crimine che hai commesso.
Nel frattempo sarai mandato in isolamento alla nostra tenuta nella
foresta di Kurushimi**. Addio Neji-
Hiashi si
fermò accanto al portone di ingresso della prigione,
lasciando libero il passaggio per i due uomini che trasportavano Neji.
Questo fu sbattuto dentro una carrozza che li aspettava di fronte alla
gradinata d’ingresso, munita di sbarre di ferro e di sigilli.
Una volta rinchiuso, il cocchiere frustò i cavalli e
partì.
Nel bel mezzo della
notte dell’equinozio d’autunno, Neji Hyuga
lasciò Konoha per non farvi più ritorno.
*Him, “Under
the rose”
**traduzione:
“dolore”
ANGOLO AUTRICE:
Dopo secoli e secoli mi sono decisa a pubblicare questa FF, e
probabilmente è stato il notevole calo di NejiTen che mi ha
convinto a buttarmi. Questo è un capitolo introduttivo, dopo
di che la storia procederà in maniera un pò
diversa, ovvero comparirà ufficialmente Tenten. IL titolo
è preso da una stupenda canzone degli Him, Under the rose
appunto, e bisogna anche dire che alcuni spunti sono presi dalla Bella
e la Bestia, di cui sono dipendente dall'età di cinque anni.
Ecco, ho finito le spiegazioni ^^. Spero che vi abbia incuriosito!
Bye!
Dryas
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Capitolo 2 *** Prigioniera ***
NOTE DELL’AUTORE
Dopo
millenni, ritorno a pubblicare … dal secondo capitolo. Ho
deciso di
revisionare la Fanfiction e ho cambiato troppe cose per poter mantenere
i vecchi capitoli. Spero che anche la nuova versione vi piaccia, la mia
speranza è che sia più scorrevole e chiara.
Buona
lettura!
SECONDO CAPITOLO
-Prigioniera-
Neji Hyuga. Neji Hyuga.
Chi diavolo è Neji Hyuga?”
Parole sussurrate in una
stanza fosca, alla luce di una sola forte candela. Vicino ad essa, sul
tavolo disordinato di carte e libri, si trovava l’origine di
quella voce. Una giovane donna, con gli occhi chiusi e i capelli
arruffati, muoveva lentamente la bocca ripetendo quella cantilena.
La sua testa era
stancamente appoggiata al tavolo, e il suo corpo completamente sdraiato
su di esso.
-il tuo compito
è decifrare il sigillo, non dormire-
La voce, fredda e
severa, che risuonò alle sue spalle la fece sussultare per
la paura. Sollevò il capo con uno scatto e altrettanto
velocemente si voltò, trovandosi di fronte un uomo, alto e
dal viso irsuto: Neji Hyuga.
-non stavo dormendo- si
difese -stavo pensando-
-non vedo la differenza-
continuò l’altro con superiorità -il
tuo lavoro non lo stavi facendo-
-tanto non ho scoperto
nulla di nuovo- rispose debolmente la ragazza, scorgendo una smorfia di
fastidio sul suo volto.
-non pensavo che ninja
di Konoha fossero così inutili- commentò acido
l’uomo -sempre che tu sia di Konoha-
-certo che lo sono-
rispose l’altra - ma non passo le mie giornate a decifrare
codici. Io combatto e vado in missione con la mia squadra, non faccio
il topo di biblioteca, Neji Hyuga-
-hai imparato il mio
nome, che brava-
-i miei compagni ti
conoscevano. Perché?- domandò la ragazza
prendendo coraggio -sei anche tu di Konoha?-
-non sono affari tuoi,
donna- rispose irritato Neji.
-mi chiamo Tenten- lo
corresse altrettanto infastidita -e vorrei capire che cosa sta
succedendo, se non ti dispiace-
-sì che mi
dispiace- la fermò l’altro -finiscila di fare
domande che non avranno risposta. Così peggiori solo la tua
situazione-
-dove sono Gai Rock
Lee?- chiese ignorandolo -almeno questo potresti dirmelo-
-sei sorda per caso? Ti
ho detto di stare zitta-
Tenten seguì
caldamente seguito il consiglio, notando lo sguardo carico
d’odio rivolto verso di lei. Si rassegnò
così a non avere risposte nemmeno per quel giorno, il
settimo da quando si trovava lì, in quel luogo sconosciuto e
piuttosto decadente.
Era entrata di sua
spontanea volontà, con Gai e Rock Lee per cercare riparo
dalla tempesta che li aveva sorpresi. Non avrebbe mai pensato di fare
quella fine, prigioniera per un motivo che nemmeno conosceva.
Ed era sola.
-facciamo un patto. Se
tu vinci, io ti dirò dei tuoi compagni-
Incuriosita e spaventata
da quelle parole, Tenten lo guardò di nuovo.
-per dimostrarmi che sei
un vero ninja di Konoha, combatterai contro di me. Nel caso tu vinca,
risponderò alle tue domande-
Non che Tenten avesse
avuto dei dubbi, ma quell’uomo era certamente un ninja. Lo si
vedeva dal modo in cui si guardava attorno, dalla sua attenzione ai
dettagli e dalla forza fisica che solo l’aspetto lascia
intuire.
Esitò, i suoi
occhi, chiari e profondi, le mettevano paura. Vi leggeva il desiderio
di sfida, ma anche crudeltà e sicurezza. Non sarebbe stato
un avversario facile.
Bisognava poi
considerare che nemmeno Gai e Rock erano riusciti a sconfiggerlo, se
non erano ancora corsi a liberarla.
-se non l’hai
capito è un ordine- insistette Neji di fronte al suo
silenzio -quindi alzati e seguimi-
Tenten
sospirò, rassegnata ad obbedire. Lo seguì fuori
dalla stanza in cui ogni giorno la portava per “svolgere il
suo compito”, e si incamminarono per corridoi che non aveva
mai percorso.
Si fermarono di fronte a
una porta scorrevole in legno. Dopo averle lanciato
un’occhiata, Neji l’aprì mostrando la
palestra all’interno.
La ragazza
salì il gradino che portava sulla piattaforma e si mise di
fronte all’uomo che la stava aspettando. Con gli occhi bassi
fissava il parquet in legno chiaro che copriva il pavimento.
-se davvero sai
combattere, forse per prima cosa ti converrebbe guardarmi-
Tenten alzò
lo sguardo aggrottando le sopracciglia. Lo trovò
già in posizione di combattimento e i suoi occhi chiari la
fissavano intensamente, con sarcasmo. Timidamente anche lei
alzò le mani e sistemò i piedi, imitandolo, ma la
sua espressione non cambiò. Ad un tratto, però,
Neji abbandonò la posizione d'attacco.
-non mi sforzo nemmeno
di cominciare- disse -sarebbe inutile-
-sono pronta ora-
aggiunse l’altra.
-non è vero-
ribatté -la tua faccia dice che non hai un briciolo di
combattività. Saresti al tappeto due secondi dopo aver
cominciato-
A quel punto anche
Tenten rilassò i muscoli, abbassando le braccia.
-se mi ridessi le mie
armi potrei impegnarmi di più- lo provocò.
-scordatelo- rispose
duro l’altro -è così che fanno ora a
Konoha? Insegnano solo una disciplina per studente? Sono caduti davvero
in basso-
-non è
così- disse Tenten rimettendosi in posizione.
Neji fece altrettanto. A
rompere la situazione di calma fu la ragazza che si
precipitò correndo a colpire il suo avversario. Il pugno
diretto al viso non andò a segno e nemmeno i successivi.
Ogni mossa veniva prontamente fermata o evitata.
Cercò di
passare ad azioni più elaborate e più efficaci
ricordandosi degli insegnamenti di Maito Gai. Tuttavia il suo nemico
non sembrava per nulla stupito o quanto meno non mostrava alcuna
difficoltà nell’affrontarla. Stanca e ansimante fu
allora costretta a fermarsi: il suo corpo non reggeva più.
-hai già
finito?- domandò l’uomo a qualche metro di
distanza da lei -non mi hai dato una grande dimostrazione-
Risparmiando il fiato,
Tenten ripartì all’attacco, ma nel momento di
allungare il braccio e caricare di energia il polso, le gambe le
diventarono molli, facendola sbilanciare in avanti. Approfittando di
quel momento di debolezza, Neji scansò il colpo, ormai
morto, diretto al suo viso per caricare il proprio e colpire la ragazza
allo stomaco.
Tenten sentì
le nocche schiacciarsi contro la sua pelle e premere verso
l’interno con tanta forza da farla cadere
all’indietro. Stesa a terra, cominciò a tossire
stringendosi lo stomaco. Non notò che il suo avversario si
stava avvicinando nuovamente e fu presa alla sprovvista quando la
sollevò da terra afferrandola per il collo della maglia.
-e questo
cos’era?- le domandò irritato -ti stai prendendo
gioco di me?-
La ragazza non rispose,
né lo guardò negli occhi. Le dita,
però, le si strinsero tremanti e arrabbiate, chiudendosi in
due impotenti pugni. Con un rapido gesto, poi, le portò di
fronte a sé, appoggiandole al petto di Neji e spingendolo
lontano. Riuscì così a liberarsi dalla sua presa
e ad allontanarsi ad una distanza di sicurezza.
Dopo attimi di silenzio
in cui si sentiva solo il respiro pesante di Tenten, l’uomo
si mosse verso la porta scorrevole ancora aperta. La ragazza
seguì i suoi piedi, domandandosi cosa avesse in mente.
-ti riporto alla tua
cella- le disse poi Neji e la ragazza, tranquillizzandosi, lo
seguì.
A mano a mano che
avanzavano Tenten si domandava se anche all’andata il
percorso fosse stato così lungo. Temeva di non farcela, di
crollare prima di raggiungere l’unico posto che in quel
momento riteneva sicuro. La vista era offuscata e i muscoli
già deboli rischiavano di abbandonarla da un momento
all’altro.
Quando arrivarono di
fronte all’ormai familiare porta smussata agli angoli
superiori, evitò di mostrare il viso, immaginando il pallore
che lo colorava.
Per quel giorno si era
mostrata sufficientemente debole.
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Capitolo 3 *** Presuntuoso e illusa ***
TERZO
CAPITOLO
-Presuntuoso
e Illusa-
La routine si
ripeté anche quel giorno.
Come tutte le mattine
Tenten fu rinchiusa nello studio in cui l’aspettavano nuovi,
vecchi e polverosi libri. Un regalo del suo aguzzino per stimolarla ad
impegnarsi.
La ragazza
sbuffò pesantemente prendendo in mano per
l’ennesima volta il foglio su cui era disegnata la chiave
della sua libertà. Guardò l’immagine,
apparentemente così semplice e chiara, ma che in
realtà nascondeva un messaggio nascosto. Era quello il suo
compito, decifrare il messaggio di quel sigillo.
La notte passata a
sopportare i dolori allo stomaco, però, le aveva portato
consiglio, e tanta rabbia. Non si era opposta quando l’aveva
trascinata in quella stanza, sicura che i suoi compagni non
l’avrebbero lasciata nelle mani di quel fantomatico Neji
Hyuga ancora per molto. Ma non era andata come sperava, e di Gai e Lee
non c’era traccia.
Allora avrebbe dovuto
continuare a sopportare passivamente? Avrebbe dovuto accettare
così facilmente che la sua libertà fosse rubata?
E per cosa poi? Non lo sapeva, ed era questo a farla arrabbiare: non
capire il perchè.
-ti darò
un’altra possibilità anche oggi- le disse Neji
quando rientrò nello studio, a fine giornata -potrai
batterti ancora con me, e tentare di avere le tue risposte-
-possibilità?-
ripeté con ironia la ragazza -forse volevi dire che
dovrò assecondare i tuoi desideri come una schiava anche
oggi-
-il senso è
quello-
-sei disumano-
La rabbia e il disgusto
con cui Tenten gli aveva rivolto quelle parole, catturarono
l’attenzione dell’uomo. Fissò i suoi
occhi grandi e scuri, che per la prima volta erano in preda a un
sentimento sincero.
-credi che
così cambierai qualcosa?- le domandò
-è passato molto tempo da quando ho smesso di dare
importanza alle parole della gente, e sta tranquilla che anche le tue
verranno scavalcate. Non mi importa niente di te e di quello che pensi-
La ragazza
abbassò gli occhi, vittima di un’improvvisa
tristezza. Si sentiva così inutile, era come se avesse
davanti a sé un muro impossibile da scavalcare. E quegli
occhi chiari le dicevano chiaramente che era la verità, lei
non contava niente, era solo un oggetto.
-alzati- le
ordinò Neji, intuendo di averla zittita una volta per tutte.
Tenten obbedì
docilmente, continuando a tenere lo sguardo basso. Tuttavia, non appena
l’uomo si fu girato verso la porta, scattò.
Approfittò di quel momento in cui le diede le spalle per
posizionare le mani sul foglio appoggiato al tavolo e subito dopo una
nuvola bianca si alzò nell‘aria.
Il piccolo boato che
seguì mise in allarme Neji, che si voltò
già pronto ad intervenire. Invece si bloccò:
osservò con curiosità e irritazione la katana che
Tenten stringeva con sicurezza tra le mani. Nello stesso istante,
però, la ragazza sussultò, rendendosi conto di
averlo provocato oltre ogni limite. Aspettò con ansia le sue
taglienti parole e soprattutto il suo attacco.
Ma invece tutto
ciò che ottenne fu un sorriso.
-stai ridendo?-
domandò con ostilità, continuando ad osservare le
labbra pallide alzate all’insù e i denti bianchi
lasciati per la prima volta scoperti.
-apprezzo
l’inventiva- le disse con tono canzonatorio -vuol dire che un
po’ di carattere ce l’hai-
-stai zitto e combatti-
ribatté l’altra -voglio farla finita una volta per
tutte-
-come vuoi- rispose
pacatamente Neji, continuando, però, a mantenere un piccolo
sorriso ironico.
Questa volta fu lui ad
attaccare per primo, quasi volesse provocarla volontariamente.
L’insolito stile che Tenten aveva già notato il
giorno precedente ora era più accentuato dagli strani
movimenti delle mani e dei piedi. Sembrava sapere esattamente dove
colpire, ma le sue mosse non erano potenti e devastanti come se volesse
distruggere un organo vitale. Non capiva qual‘era il suo
scopo.
Cercare una risposta a
quelle domande era, però, in quel momento impossibile.
Animata da nuova speranza, Tenten contrattaccava con tutta
l’energia che aveva. Maneggiava la spada con evidente
abilità e fu più volte sul punto di ferire
gravemente il suo avversario. Tuttavia, i risultati che
riuscì ad ottenere dopo numerosi minuti di combattimento
furono solo alcuni graffi superficiali.
Stanca di non riuscire a
colpirlo con un affondo, fece in modo di trovarsi con
l’uscita alle sue spalle e, obbligando il suo nemico a
coprirsi il viso per difendersi, ne approfittò per lasciare
la piccola stanza. Si ritrovò così a
correre per i corridoi dell’immenso edificio con Neji alle
calcagna.
Nei momenti in cui
ritornavano a scontrarsi sentiva che il suo chakra si stava pian piano
esaurendo mentre il suo nemico, nonostante il fiato corto, non perdeva
energia. Entrando in un’ampia stanza con grandi porte
finestre dai tendoni scuri e pesanti, l’uomo
cominciò a non darle più tregua, impedendole di
sfuggirgli di nuovo.
-che
c’è?- le domandò -la stanchezza
comincia a farsi sentire? La tua attenzione è notevolmente
calata-
-come la tua poco fa?-
ribatté tagliente la ragazza -non fa piacere essere
raggirati, non è vero?-
-in questo caso ha reso
le cose più interessanti- fu la risposta
dell’altro -e poi sarò comunque io ad avere la
meglio-
-presuntuoso-
-illusa-
A quel punto Tenten,
sperando di averlo distratto con le chiacchiere, partì in
avanti impugnando la katana con entrambe le mani. Mirava
all’addome. Vide Neji rimanere sorpreso per quella sua
inaspettata mossa e l’esitazione gli costò una
ferita al fianco.
Tuttavia, come se non
fosse successo niente, si girò rapidamente verso Tenten
ancora piuttosto sbilanciata in avanti e l’afferrò
per i fianchi, facendola poi volare in aria contro una finestra. Il
vetro andò in frantumi al contatto con la schiena della
ragazza, che cadde a terra pesantemente. Circondata dai frammenti di
cristallo, tante piccole armi attorno a lei, rimase stesa a terra,
aspettando che il dolore per il colpo si attenuasse. Nel frattempo
percepiva il suo abito diventare umido e freddo a livello del fianco
destro. Alzando una mano lo toccò e sentì di
avere un coccio di vetro conficcato nella pelle.
I passi di Neji la
distrassero, costringendola ad alzare lo sguardo e a cercare una
soluzione. Cominciò ad indietreggiare, ma ad ogni movimento,
altri piccoli frammenti penetravano nella sua carne.
-non è molto
intelligente quello che stai facendo- commentò acido
l’altro -come se avessi bisogno di altri tagli-
Tenten stavolta non
ribatté, ma si fermò. Rapidamente
tornò a concentrarsi sul suo fianco e con un gesto rapido,
secco e brutale, estrasse il vetro. Non riuscì a trattenere
un gemito di dolore e subito cercò di placarlo posando le
mani sulla ferita e premendo intensamente. Il tempo, però,
le era anch’esso nemico e fu costretta a rimettersi in piedi
nonostante le fitte lancinanti che provava.
Guardando Neji, che con
passo lento continuava ad avvicinarsi, notò che anche la sua
camicia era sporca sull‘addome, ma non sanguinava sicuramente
come la sua.
-lasciami andare- gli
disse con tono stanco -fammi tornare dai miei compagni-
-e chi ti dice che non
siano qui?- domandò a sua volta l’uomo -non ti ho
mai detto di averlo lasciati andare-
-la tua
crudeltà è mostruosa- lo attaccò
apertamente la ragazza con tono affaticato -ti diverti a torturare la
gente? Sei un mostro-
A quel punto, la rabbia
la spinse ad attaccarlo. Più che la ragione era
l’istinto a guidarla, ma dopo i primi colpi andati a vuoto si
ritrovò con le mani imprigionate dalla stretta presa di
Neji.
-tieni a freno la
lingua- le sibilò in un orecchio quest’ultimo -chi
ha il coltello dalla parte del manico sono io, non tu-
Con prepotenza la fece
cadere, spingendola a terra. Dopo di che si abbassò e
l’afferrò per i lunghi capelli sciolti,
costringendola ad alzare il capo. Sofferente, Tenten non oppose
resistenza.
-perdente- le disse con
disprezzo, ma inaspettatamente una mano della ragazza scattò
verso il suo collo e strinse. Gli occhi di Tenten tornarono a
riaccendersi, così come quelli dell’uomo che le
afferrò il braccio e riuscì a sollevare entrambi.
Il tentativo di soffocamento della ragazza non durò molto a
causa della sua debolezza e si ritrovò un’altra
volta imprigionata tra le forti braccia dell‘avversario.
-bel tentativo- lo
sentì commentare, ma i suoni si facevano sempre
più lontani e confusi. Anche la vista era più
sfuocata e l’unico pensiero che la sua mente riusciva a
formulare era di placare il dolore al fianco che la stava uccidendo.
La sua presa, che
inizialmente aveva lo scopo di proteggersi da Neji, divenne
l’unico sostegno a sua disposizione per non cadere. Le gambe
cedettero, così come le sue spalle, e se non ci fossero
state le mani del suo avversario a stringerla sarebbe caduta a terra
un’altra volta, senza sensi.
Sentì la
testa appoggiarsi erroneamente al petto del suo nemico e, senza che
potesse fare nulla per impedirlo, svenne tra le braccia
dell’uomo che più odiava al mondo.
ANGOLO
AUTRICE
Purtroppo (per un certo
senso) alcune scene saranno uguali alla versione precedente,
perchè tagliarle tutte era una sofferenza atroce! Ormai mi
ci sono affezionata ^^ Per questo tenterò di aggiornare
più frequentemente.
grazie a francyXD
(finalmente mi sono decisa!!) e a Tenny_93 per i commenti!!
Dryas
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Capitolo 4 *** Grazie ***
QUARTO CAPITOLO
-Grazie-
Tenten aprì
gli occhi come se quello fosse il suo primo giorno di vita.
Prima non
c’era nulla, non ricordava niente, ma non se ne
preoccupò, non subito. Istintivamente attivò i
suoi sensi e si accorse del buio attorno a lei. Le pupille si
spostavano freneticamente alla ricerca di un oggetto conosciuto, di un
indizio che le facesse capire dove si trovasse. Non ci
riuscì.
Poi l’udito
superò la vista. Si accorse che nel sottofondo un tranquillo
e melodioso canto le faceva compagnia. Era alla sua sinistra e subito
si mosse per voltarsi.
A quel punto il dolore
provato a livello del fianco la riportò indietro, a
quell’incidente, a quel combattimento, a
quell’uomo. Il volto di Neji Hyuga le comparve
improvvisamente nella mente, facendola sussultare. Provò
paura e il suo cuore accelerò eccessivamente.
Sforzandosi
guardò di nuovo alla sua sinistra. Non era lui.
Tuttavia la sua
agitazione fu percepita, e il canto cessò. Nel buio a cui i
suoi occhi si erano abituati, vide una figura muoversi e uno spiraglio
di luce entrò dalla porta che si aprì subito
dopo.
Doveva raggiungerla.
Assolutamente. Era la sua unica possibilità di salvezza.
Con fatica si
sollevò dal letto, cercando di ignorare le fitte
all’addome. Si appoggiò a tutto ciò che
trovò per raggiungere quella stessa porta e la
spalancò.
Piegata in avanti per
cercare di sopportare la sofferenza, seguì i passi leggeri
che sentiva nell’eco del vuoto edificio. Chiunque fosse non
si era accorto dalla sua presenza, dato che per sua fortuna continuava
a mantenere un’andatura moderata.
Il fiato corto comparve
presto e non la lasciò più finché non
sbucò in un piccolo cortile interno, mai visto prima di
allora. Il rumore dei passi, però, scomparve. Tesa e
affaticata, Tenten si appoggiò alla parete e si
guardò attorno.
-fermo!- grido non
appena notò un’ombra muoversi velocemente tra le
colonne del portico. Per non farsi sfuggire quella
possibilità, azzardò una corsa, ma aveva speso
troppa energia, il suo corpo indebolito non reggeva più.
Tutto ciò che la spingeva a muovere le gambe era la
determinazione.
-aiutami!-
gridò prima di fermarsi e appoggiarsi disperatamente alla
parete per non cadere a terra. L’aveva perso, non era stata
abbastanza forte. Lentamente si lasciò scivolare lungo la
parete, vinta dal dolore e dallo sconforto.
-il tuo scopo
è quello di morire dissanguata?-
Una voce
nell’oscurità le fece rialzare il capo e
accelerare di nuovo il cuore. Quella voce sì che la
conosceva, era di Neji Hyuga. Lo vide avanzare lentamente nella
penombra, con il solito sguardo di disprezzo e disgusto. I suoi occhi,
invece, si caricarono d’odio.
-guardati-
continuò fermandosi a pochi passi da lei -pallida, gracile,
sanguinante e senza un briciolo di energia. Tutto il mio lavoro per
medicarti è andato sprecato per i tuoi stupidi schizzi-
-se credi che mi
dispiaccia ti sbagli di grosso- ribatté Tenten recuperando
un po’ di grinta.
-ti ricordo che mi devi
la vita-
-io non ti devo un bel
niente-
-bastava anche solo un
grazie- disse con ironia Neji -di solito è così
che si fa-
-di solito non si
ammazza la gente per divertimento- fu la sua risposta -mi hai tolto
tutto- continuò poi con rabbia e infelicità
-potevi togliermi anche la vita, forse per questo ti avrei ringraziato-
-finché mi
servirai, sarai viva e vegeta- rispose l’uomo, per nulla
toccato dalle sue parole -e ora alzati, te ne torni in camera tua-
Le diede le spalle,
voltandosi e allontanandosi. Tenten rimase a guardarlo, con il
desiderio di colpirlo in quell’attimo in cui era scoperto. Se
solo il suo corpo glie l’avesse permesso.
-cosa ti dice che non mi
ammazzi da sola?- lo provocò.
Neji si
fermò, e tornò a girarsi nella sua direzione. La
fissò intensamente, tanto che la ragazza non
riuscì a sostenere il suo sguardo penetrante.
Odiava essere sconfitta
da due soli occhi.
-prima di tutto
perché non te lo permetterei- esordì -e secondo,
se sei tanto debole e vigliacca da arrenderti prima di aver combattuto
fino alla fine, significa che non vali nulla. Questo, ovviamente,
dipende da te. La mia opinione me la sono già fatta-
Tenten
ascoltò le sue parole con attenzione, stupendosi che
provenissero dalla sua bocca. Dure e spietate come sempre, ma alle sue
orecchie suonarono straordinariamente vere. Sembrava averle letto nel
pensiero, sembrava aver portato alla luce quella voce lontana nella
sua mente che la spingeva ad andare avanti. Involontariamente e
inconsapevolmente le ridiede forza.
-non so la strada- gli
disse debolmente, fingendo di dimenticare la piccola discussione -e non
riesco ad alzarmi. Nemmeno se lo volessi potrei tornare indietro-
Lo sentì
sbuffare irritato. I suoi piedi, però, si mossero e si
avvicinò fino a piegarsi su di lei e sollevarla da terra. La
rimise in piedi.
-muoviti-
ringhiò lasciandola al suo destino, con il solo muro a
sorreggerla. Era già stato troppo gentile rispetto al
normale, non doveva aspettarsi di più. Cercando di fare del
suo meglio, lo seguì, ma aveva un’andatura troppo
veloce per la sua condizione. Ciò le diede la
possibilità di osservarlo meglio e lo strano pensiero che il
suo comportamento fosse in parte una maschera la rese più
tollerante e comprensiva. A dar forza a questa idea fu la sorpresa di
scoprire che zoppicava.
-sei ferito- gli disse
-il tuo fianco … -
-non è un tuo
problema- la interruppe.
-allora non sei
immortale- scherzò con naturalezza, ma non
ottenne risposta. Continuò a guardarlo con attenzione,
sentendo una certa fierezza nascere in lei sapendo che era merito suo
se si trovava in quelle condizioni. Era stata lei a colpirlo. Tuttavia
l’orgoglio scomparve presto: lei era stata medicata da lui, ma chi aveva medicato lui? A quanto pare nessuno.
la vita.
-senti Neji-
esordì con il senso di colpa a spingerla -forse dovrei dare
un’occhiata a quel taglio. Me ne intendo di medicina e
… -
-so badare a me stesso-
rispose l’altro -smettila di impicciarti, Tenten-
-allora lo sai il mio
nome- esclamò stupita la ragazza -non l’avevi mai
usato, prima-
-e tu usi troppo spesso
il mio- ribatté l’altro -e parli troppo-
-però
così hai rallentato il passo- disse Tenten, contenta di
essere finalmente arrivata alla porta della sua stanza. Neji si
voltò a guardarla, scoprendo il leggero sorriso sul viso
della ragazza.
Le aprì la
porta, in modo da lasciarle lo spazio per potergli
passare avanti ed entrare.
-mi servono dei libri-
continuò, invece, Tenten, fermandosi accanto a lui -non
voglio perdere tempo-
-per altri tuoi
ingegnosi trucchi?- chiese Neji -guarda dove ti hanno portato-
-no- rispose Tenten
alzando lo sguardo infastidito -per continuare la ricerca-
-non prenderti gioco di
me- disse l’uomo con serietà.
-non lo sto facendo,
voglio solo … mostrarti un po’ di riconoscenza-
ribatté l’altra prima di entrare nella stanza e
chiudere la porta alle sue spalle.
Affaticata si
appoggiò ad essa per riprendere fiato e riordinare le idee.
Si sentiva confusa, stupidamente confusa: perché provare
riconoscenza per lui? Non l’avrebbe meritato, lo sapeva,
eppure era proprio quello che sentiva.
Per distrarsi,
cominciò a togliersi la maglietta e vide le bende fino a
poco prima pulite e candide, abbondantemente rosse. Con delicatezza
cominciò a sfilarle, facendole giare attorno alla sua vita.
Ma improvvisamente la
porta si spalancò. Sobbalzando si voltò e vide
Neji dirigersi a grandi passi verso di lei. Immediatamente
afferrò la maglietta e si coprì il seno, nascosto
dal solo reggiseno.
-esci- gli disse con un
filo di voce -lasciami sola-
L’uomo non si
fermò se non a pochi passi da lei.
-queste ti serviranno-
le disse continuando a guardarla negli occhi. Tenten, però,
fu costretta a spostare i suoi verso la mano che le aveva teso.
Ciò che le stava porgendo erano rotoli di bende. Il suo
sguardo tornò verso gli occhi azzurri.
-non li vuoi?- le chiese
duramente e a quel punto anche la sua mano si alzò,
afferrando i doni offerti. Una volta tra le sue mani, lui si
girò per andarsene. Aveva già aperto la porta
quando fu Tenten a fermarlo.
-Neji- lo
chiamò con energia, facendolo fermare. Poi, però,
calò il silenzio. Entrambi rimasero zitti e fermi, in una
attesa nervosa.
-non ho tempo da
perdere- le disse Neji, stanco di aspettare -se hai qualcosa da dire,
fallo in fretta-
Tenten esitò.
Le parole faticavano a uscire dalle sue labbra, ma il suo viso
esprimeva chiaramente il desiderio di parlare
-vorrei dirti grazie-
esordì sinceramente e con dispiacere -ma non ci riesco-
-tutto qui?- chiese
l'altro voltandosi, con sguardo sarcastico -sai quanto me ne importa-
Le sue parole ferirono
Tenten, come mostrarono i suoi occhi, abbassati non appena le ebbe
pronunciate.
-grazie- disse
però la ragazza con maggiore convinzione -grazie, te lo devo-
-ti ho detto che non me
ne importa niente- ripeté l’uomo, infastidito
-quanto sei stupida-
-invece a me sta molto a
cuore- rispose lei -non so se farà stare meglio te, ma sento
di doverti ringraziare, voglio ringraziarti-
-tieniteli i tuoi
ringraziamenti- continuò con lo stesso tono di irritazione
-le parole non sono nient’altro che aria. Mi hai fatto
perdere solo tempo, come immaginavo-
Di nuovo Neji fece per
uscire dalla stanza, ma una improvvisa domanda di Tenten lo
bloccò. Teso e ancor più innervosito rimase ad
ascoltare le sue parole.
-c’è
qualcun altro oltre a noi qui?-
Tenten osò
porgli la domanda. Non che rischiasse gran che, al massimo non avrebbe
ottenuto nessuna risposta anche per quella volta. Tuttavia il silenzio
prolungato di Neji la insospettì, dando alimento ai suoi
dubbi, ormai tanto vicini alla realtà.
Con ansia aspettava di
sentire la sua voce.
NOTE DELL'AUTRICE
Come detto, ho
aggiornato prima che ho potuto. Non so nemmeno io se può
essere veritiero questo capitolo, ma credo che Tenten sia una tipa da
dire un sincero grazie anche al suo peggior nemico, e forse per questo
Neji potrebbe cominciare a farsi una diversa opinione di lei, no? Io me
la sono immaginata così, spero che vi sia piaciuto anche
questo capitolo!
Mille grazie per chi
lascia un commentino:
tenny_93
VaMpIrA89
Francy
XD:
ahahahahah, Neji versione Babbo Natale! Questa non l'avevo pensata! No,
dai, io pensavo un pò a quella barbettina che rende ancora
più sexy no? Non che Babbo Natale non sia sexy,
intendiamoci! XD Grazie mille per la tua bellissima recensione (come
sempre), ogni volta mi fai notare particolari di cui mi capita di non dare
troppa importanza. Comunque, non potevo togliere la versione di
Neji-infermiere!! c'è c'è, non ti preoccupare! ^^
Un saluto a tutti!
Dryas
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Capitolo 5 *** Soli ***
QUINTO CAPITOLO
-Soli-
-c’è
qualcun altro oltre a noi qui?-
La domanda di Tenten,
inaspettata e invadente, sorprese Neji che per un istante
lasciò trapelare tutta la sua sorpresa. Ben presto,
però, ritrovò il contegno freddo e formale che lo
caratterizzava.
-è una
domanda inutile e fuori luogo- le disse con estrema serietà
-ti ricordo che io non ho il dovere di dirti nulla, né tu
hai il diritto di sapere quello che vuoi-
-ma ho sempre una bocca
per parlare- ribatté Tenten infastidita dalla sua
ostilità -e tentar non nuoce-
-non ne sarei
così sicuro- rispose sibillino Neji -non dimenticare in che
situazione ti trovi-
-appunto per questo non
posso far altro che rischiare- disse la ragazza con convinzione
-più in basso di così non posso cadere, al
massimo posso solo migliorare-
-sei solo
un’illusa- continuò Neji, stavolta con un sorriso
sarcastico -tu non sai cosa significa toccare il fondo. Ancora ti sto
trattando bene, credimi, e quindi smettila di provocarmi, se non vuoi
che le mie maniere peggiorino-
Tenten rimase in
silenzio, spaventata da quelle parole, e dalla sua
ingenuità.
Di nuovo si stava
sottomettendo a lui, accettando passivamente ogni sua
volontà e ogni sua minaccia. Ma non vedeva alternativa.
-perché
questa domanda?- le chiese, però, Neji -lo sai che non ti
dirò nulla dei tuoi compagni-
-non intendevo loro con
“qualcun altro”- rispose debolmente la ragazza.
-e allora chi?-
insistette l’uomo.
-non lo so, ho solo
avuto la sensazione che ci fosse qualcuno prima, qui con me- disse
Tenten -qualcuno che non eri tu-
-no- le disse dopo un
attimo di silenzio con tono basso, quasi rassegnato -non
c’è nessun altro in questo palazzo, oltre a me e a
te-
Tenten non aggiunse
altro, soddisfatta di aver ottenuto almeno quella risposta.
Aspettò
pazientemente che se ne andasse, pensando fosse la cosa più
naturale, ma Neji non sembrava più intenzionato ad uscire
come poco prima. Sollevando lo sguardo interrogativo su di lui, la
ragazza notò che la sua attenzione era attirata dal suo
addome.
-medicati- le disse
accennando al sangue che macchiava i suoi abiti.
-sto aspettando che tu
te ne vada- rispose secca Tenten.
-chi credi che ti abbia
medicata fino ad ora?- le domandò l’uomo,
voltandosi per dirigersi verso le grandi finestre. Nel frattempo le
guance della ragazza si tinsero di un leggero rossore e, dandogli le
spalle, appese di nuovo la maglia allo specchio e ricominciò
a sfilare le bende sporche.
-mi porterai i libri
allora?- gli domandò, tentando di rompere il momento di
imbarazzo.
-non credo a una sola
parola di quello che hai detto, non vedo perché dovrei
portarteli- rispose lapidario l’uomo -stai solo cercando di
prenderti gioco di me-
-non è
affatto vero- rispose con calma serietà Tenten mentre
utilizzava quel che restava di incontaminato delle bende sporche per
ripulire la ferita. Nonostante sanguinasse ancora abbondantemente, era
pulita e non infetta -come ti ho già detto, so cosa
è la riconoscenza-
-non farmi ridere-
sbottò l’uomo -sei incoerente, poco fa mi hai
detto che non mi dovevi nulla-
Tenten a quel punto si
girò verso di lui, stringendo con una mano le bende per
evitare di farle allentare.
-prima non ero in
condizioni di ragionare lucidamente- esordì con convinzione
-e, a differenza tua, cerco sempre di ripagare in qualche modo le
persone che mi aiutano, anche se si tratta di gente come te. Non
è incoerenza, è gratitudine, ma tu a quanto pare
non hai la più pallida idea di cosa sia-
Una volta finito di
parlare i suoi occhi color nocciola persero pian piano la grinta che
aveva accompagnato le sue parole, turbati dallo sguardo acuto che Neji
le rivolgeva. Per evitare di sentirsi eccessivamente osservata
tornò a dargli le spalle e concluse la fasciatura.
Intenta
com’era a dare troppa attenzione ai suoi pensieri, non
sentì i leggeri passi dell’uomo che si
avvicinavano a lei. Sobbalzò quando le sue dita, impegnate a
legare le estremità delle fasce dietro alla schiena,
incontrarono quelle fredde di Neji. Rimase immobile, paralizzata e
impaurita sentendo la sua presenza così vicina. Nel
frattempo le mani più grandi dell’uomo usurparono
il compito delle sue e cominciarono sistemare le bende.
-ingenua e credulona,
ecco quello che sei- le disse con voce bassa -il tuo buon cuore non ti
porterà lontano, così come la tua impertinenza.
Un nemico rimane un nemico, l’odio non scompare da un giorno
all’altro. Non dimenticarlo-
Appena finì
il discorso, con un gesto secco e improvviso strinse il nodo che
chiudevano la medicatura. Dopo di che le sue mani abbandonarono la
schiena di Tenten e lui si allontanò. La ragazza rimase per
tutto il tempo con le braccia lungo i fianchi, inerme e disarmata, ad
ascoltare le sue dure parole. Lo specchio, troppo basso, non le
permetteva di vedere il viso dell’uomo, né i suoi
occhi.
Sentì, poi,
la porta aprirsi e chiudersi: se n’era andato.
Tenten rimase ancora per
qualche secondo immobile sul posto. Aspettò che il suo
respiro ritornasse normale e regolare dopo le diverse apnee in cui la
tensione l’aveva mandata.
In quello stato di
spossatezza ripensò alle dure e lapidarie parole di Neji e,
riflettendoci, si trovò d’accordo su un punto:
l’odio muore difficilmente, e lei era la prova più
evidente. Nonostante lui l’avesse aiutata nel momento in cui
aveva più bisogno, l’avversione che provava nei
suoi confronti non era scomparsa. Prima di tutto perché era
evidente che non era stato affatto un gesto gratuito, ma frutto della
convenienza: il suo compito non era ancora terminato. E secondo
perché non poteva dimenticare il passato: anche con tutta la
volontà che poteva metterci, una buona azione non avrebbe
potuto cancellare i giorni che aveva appena trascorso come sua
prigioniera.
Poi improvvisamente la
porta si spalancò di nuovo, facendo spaventare. Voltandosi
vide Neji entrare a grandi passi, tenendo tra le braccia numerosi
libri. Li appoggio senza troppa cura sulla scrivania accanto al letto,
poi la guardò.
-vedi di arrivare a un
risultato- le disse -dato che sembri tanto impaziente di rimetterti a
lavorare-
Tenten annuì,
incapace di pronunciare il grazie che le nasceva naturalmente nella
testa.
-ci proverò
Neji- rispose, credendo di dover comunque essere educata.
-non mi conosci,
dovresti chiamarmi per cognome- osservò l’uomo
sentendo il suo nome pronunciato per l’ennesima volta
-dovresti chiamarmi Hyuga-
-nemmeno tu mi conosci,
ma mi chiami Tenten- ribatté la ragazza.
-qual è il
tuo cognome?-
-non ho cognome-
-non hai cognome?-
-non ho cognome-
Neji rimase in silenzio
ad osservarla. Sentendo di nuovo il suo sguardo intenso posato su di
lei, Tenten si diresse verso la scrivania e sfogliò un libro
a caso per cercare di distrarsi, e di distrarlo.
Odiava quegli occhi.
-come puoi non avere un
cognome?- domandò alla fine l’uomo.
-non mi sembra che siano
affari tuoi- rispose infastidita la ragazza -e poi io non mi faccio
problemi se mi chiami Tenten-
-da quale paese vieni?-
continuò Neji -come fai a conoscere Rock Lee e Gai?-
-come fai a conoscerli
tu- esclamò Tenten, voltandosi a guardarlo -non sei tu qui
quello che ha bisogno di risposte. Sono io che sto cercando di capire
che diavolo sta succedendo-
-ti consiglio di
rinunciarci. Non potresti mai capire-
-no che non rinuncio-
insistette l’altra -è assurdo quello che sta
succedendo, completamente assurdo. Se conosci Rock Lee e Gai vuol dire
che anche tu sei di Konoha, o ne sei un nemico-
-lo stesso
può valere per te- rispose l’uomo -o sei un
alleato o un ninja senza cognome di Konoha-
-io sono la compagna di
squadra di Rock Lee e Gai è il mio maestro!-
esclamò Tenten scaldandosi -non era tanto difficile da
capire!-
-tu? Una loro compagna
di squadra?-
-beh? Che
c’è di strano?- chiese la ragazza, offendendosi.
-assolutamente niente-
-bene- concluse Tenten
incrociando le braccia al petto -sei irritante-
-anche tu-
ribatté Neji, ricevendo in risposta
un’occhiataccia della ragazza.
-per forza, con uno come
te- si difese -devo essere così, mi costringi tu. Sarei ben
diversa se tu fossi più gentile, civile ed educato. E per di
più sono anche una donna! Dovresti trattarmi ancora meglio
di un uomo, Neji Hyuga-
-beh, Tenten, forse in
un altro posto e in un altro tempo- rispose l’altro -io non
ho nessun motivo per essere gentile, civile ed educato. Sei solo un
mezzo, ricordatelo, non voglio né devo costruire nessun tipo
di relazione con te. Mettitelo in testa-
La ragazza
sospirò, di nuovo sconfitta. Non solo non aveva ottenuto
nessuna risposta, ma si era pure sentita dire di non essere
nient’altro che un oggetto. Di nuovo, la tristezza si
impadronì di lei.
-esci, per favore- gli
disse andando a sedersi sul letto e dandogli le spalle.
-hai finalmente finito
di parlare?- la provocò Neji -era ora-
-ti prego di uscire-
insistette la ragazza, completamente scoraggiata -lasciami sola-
-sei sempre sola- la
corresse con serietà l’altro -ricordatelo-
Neji non ottenne
risposta, la vide soltanto abbassare il capo e nasconderlo alla sua
vista nel momento in cui le passò di fianco per raggiungere
la porta. Silenziosamente se ne andò, lasciando la stanza e
con lei la sua inquilina, che ancora nascondeva le lacrime.
ANGOLO AUTRICE
Nuovo capitolo, che ha ancora rimandi alla precedente versione. Che ne
pensate? Rileggendolo mi sono accorta che efffettivamente non si
capiscono proprio bene le intenzioni di Neji, a volte è
lapidario altre sembra avere momenti di gentilezza. Bah, non so se
anche a voi ha dato questa impressione.
Intanto ringrazio:
tenny_93:
Bene bene, mi fa piacere che tu abbia intuito che sia l'altra persona!
Sarà la sorpresona. E mi fa piacere anche che tu abbia
notato che Neji infondo prova almeno un pò di stima per
Tenten, no? Per lo meno non se ne sta passiva e rassegnata, e credo che
questo sia un punto a suo favore. Poi più avanti se vedra
cosa diventerà questa stima ^_^
FrancyXD: Le
tue analisi dei capitoli mi stupiscono ogni volta! Intanto, visto che
c'è la famosa scena?! No no, mi piaceva troppo tanto per
tagliarla! Ritornando alla tua recensione, quel primo e UNICO posto a
cui tu hai accennato credo che sia un pò il punto un cui
Neji comincia ad avere un'altra opinione di Tenten. Anche se fa di
tutto per trattarla per quello che è, una prigioniera, ha
comunque le orecchie per sentire le sue parole e gli occhi per vedere
quello che fa. Un pò ne rimarrà influenzato!
Sì Tenten credo che sia la più matura tra tutti i
personaggi, e questo grazie agli insegnamenti di Gai, ovvio XD Nemmeno
Neji secondo me è così maturo, ha troppo
pregiudizi per esserlo a mio parere. Tenten, invece, dimostra un
pò più di senso critico. Chissà che
non gli farà cambiare idea ... ^^
A presto!
Dryas
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Capitolo 6 *** Rivincita ***
SESTO CAPITOLO
-Rivincita-
Quel giorno il sole
splendeva insolitamente brillante per essere pieno autunno, di solito
piovoso e grigio. Tenten approfittava dei raggi tiepidi e piacevoli per
favorire il suo lavoro di interprete, iniziato già da
mattina presto.
Erano diversi giorni che
si impegnava più del solito: voleva arrivare a un risultato,
forse tanto intensamente quanto Neji. Quest’ultimo, invece,
si faceva vedere molto più raramente. Le discussioni avute i
giorni precedenti non si erano ripetute, né sembrava che si
dovessero ripetere.
C’era una
strana e innaturale calma.
Poi, un piccolo urlo
trattenuto ruppe il silenzio della stanza, e probabilmente
dell’intero edificio. Tenten si alzò in piedi con
un sorriso sulle labbra, stringendo tra le mani un foglio ingiallito.
Con attenzione guardava
il sigillo disegnato su di esso: linee sinuose si intrecciavano in
forma allungata, creando un’immagine apparentemente astratta.
Erano poi accompagnate da un’incisione, scritta in una lingua
antica.
Il compito di Tenten era
di tradurre quella frase ed era appena arrivata a un risultato
significativo.
Subito uscì
dalla stanza per dirigersi in grande fretta al primo piano, dove
sperava di trovare Neji. Finalmente avrebbe potuto prendere una piccola
rivincita su di lui, e non vedeva l’ora di vedere la sua
faccia. In realtà non sapeva esattamente dove cercarlo e
andò a naso, percorrendo i pochi ambienti che conosceva. Fu
solo la fortuna che l’aiutò a trovarlo.
Involontariamente
spostò lo sguardo all’esterno, verso il verde
prato oltre l’ampia finestra, e lo vide.
Impaziente
aprì la finestra e, dopo averla scavalcata, gli corse in
contro sventolando il foglio tra le mani.
-Neji!- gridò
sorridente-devo farti vedere una cosa!-
L’uomo le
rivolse un solo breve e irritato sguardo, e non la degnò
più di attenzione.
-mi stai disturbando- le
disse secco -vattene-
-ma è
importante- protestò la ragazza, ma il silenzio
dell’altro la costrinse a prestare più attenzione
a ciò che stava facendo. Se n’era accorta subito
che era nel bel mezzo di un allenamento, eppure non gli aveva dato
importanza. Ora che lo osservava meglio fu subito impressionata dalla
sua agilità e dagli inconsueti movimenti che compieva:
tenendo il palmo delle mani aperto eseguiva colpi brevi e rapidi,
mentre il resto del corpo si muoveva elastico e flessibile. Non aveva
mai visto nulla di simile.
-ci tieni poco alla tua
salute- commentò Tenten scorgendo la fatica dal suo volto di
solito impassibile -non ti sei ancora ripreso del tutto, dovresti
evitare certi sforzi-
-non ho bisogno di
consigli- ribatté l’altro -specialmente dei tuoi-
-sembra quasi lo stile
Xing Yi Quan- affermò, poi, Tenten ignorando le sue parole
-passi rapidi, attacchi camuffati e poco prevedibili, ma simili tra
loro. Però c’è qualcosa di diverso, ti
muovi come se sapessi già dove colpire-
Neji sorrise e,
terminata l’ultima sequenza di calci e pugni,
abbandonò la posizione di attacco. Sospirò e si
soffermò a guardare Tenten con una certa
curiosità.
-Xing Yi Quan-
ripeté -mi stupisco che tu sappia della sua esistenza-
-Wi Ji, nulla assoluto,
Tai Ji, preparazione all’azione, Liang Yi, i poteri opposti
dello Yin e dello Yang- elencò -questi sono i tre momenti
principali, da cui poi derivano le sessantaquattro modalità
dello Yin e dello Yang. Ho studiato, ai miei tempi-
-ma tu non sei di
Konoha- affermò con sicurezza Neji, continuando a guardarla
interessato.
-sono un ninja di
Konoha- fu la semplice risposta della ragazza.
-ma non sei nata a
Konoha- insistette l’altro -conosci troppo bene lo Xing Yi
Quan per esserci cresciuta-
-e tu che ne sai?-
domandò sospettosa Tenten -come mai conosci così
bene il mio villaggio?-
-affari miei- rispose
distaccato Neji -e tu non hai vissuto a Konoha se non negli ultimi anni-
-intanto tu non mi hai
ancora spiegato che c’è di strano nel tuo Xing Yi
Quan- fece osservare indispettita la ragazza -e non fai altro che
parlare di Konoha. Se ti piace tanto, vacci a vivere-
-è
esattamente il contrario- commentò rapidamente
l’uomo -e, comunque, non sono tenuto a dare spiegazioni sulle
mie tecniche di combattimento a una prigioniera. Piuttosto, questa
potrebbe essere la volta buona che ricomincio a chiuderti a chiave dato
che di nuovo te ne vai a spasso invece che fare il tuo lavoro-
A quel punto Tenten
alzò il braccio destro e tese verso Neji il foglio logoro
che teneva tra le dita. Non aprì bocca, ma la sua
espressione diceva tutto sulla stizza ed irritazione che avevano
causato quelle parole. L’uomo non diede peso al suo viso e
afferrò il foglio, esaminandolo.
-allora?-
domandò brusco -è lo stesso che ti ho dato io.
Non mi sembra una grande novità, se è questo che
volevi dimostrare-
-me ne serve uno nuovo-
disse Tenten con tono non meno gentile -è troppo rovinato.
Non riesco a decifrare la prima parola della scritta-
-dimmi le altre allora-
ordinò Neji senza perdere tempo.
Tenten lo
guardò di sbieco per un attimo, ma alla fine cedette al suo
sguardo diventato estremamente inclemente e intenso. Sospirò.
-“prima che
l’ultimo petalo cada”- pronunciò con
voce piatta -tutto qui. Ma non so cosa,
prima che l’ultimo petalo cada, per questo mi serve un
disegno migliore-
Neji guardò
il foglio con aria seria, come se stesse cercando una spiegazione tra
le righe di quel sigillo così stranamente antico e raro.
-è una rosa-
spiegò Tenten, pensando di aiutarlo -nella simbologia
rappresenta l’amore che sopravvive alla morte, la
rigenerazione. Credo che il modo per rompere il sigillo sia
nell’iscrizione, ma, come ti ho già detto, da
lì non posso capire che c’è scritto-
-una rosa- disse
pensieroso Neji -sicura che sia una rosa?-
-sì- rispose
la ragazza avvicinandosi -vedi? Ci sono le spine e i petali sono questi
che si aprono. È un po’ stilizzata, ma si capisce-
Tenten gli
mostrò con il dito indice le caratteristiche direttamente
sul foglio che teneva in mano, dopo di che gli spiegò le
parole della scritta. Neji ascoltò tutto in religioso
silenzio.
-vedo che oltre lo Xing
Yi Quan conosci qualcos’altro- commentò -ti ha
fatto bene non vivere a Konoha-
-ancora con questa
storia- si lamentò la ragazza -sei fissato!-
-non la
smetterò finché non mi dirai che ho ragione-
ribatté l’uomo.
-e io non ti
darò ragione finché non mi dirai grazie!-
-scordatelo- disse Neji
-non era un favore, ma un ordine. Non ha senso ringraziare, gli ordini
si eseguono senza fiatare e tu, tra l’altro, parli troppo-
-e tu troppo poco, e sei
ripetitivo!- replicò strappandogli il foglio dalle mani -non
capisco perché non puoi trattarmi da semplice essere umano.
Hai un comportamento medievale-
-perché non
me ne importa niente di te- fu la lapidaria risposta di Neji.
Tenten non
aprì bocca, colpita da quelle parole spietate e dolorose.
Abbassò lo sguardo, dando a se stessa della stupida per aver
dimenticato la sua posizione, per un attimo. Sapeva che
l’uomo la stava fissando e si immaginava un bel sorriso
malefico stampato sul suo volto irsuto.
-vieni- le disse,
invece, con tono calmo e disteso -non credere che fin quando non ti
darò una nuova copia del sigillo sarai disoccupata, ti ho
già trovato un lavoro-
Tenten alzò
lo sguardo, meravigliata, ma Neji si era già messo in
cammino: non ebbe altra scelta se non quella di seguirlo. Rimasero in
silenzio entrambi mentre rientravano nel palazzo e imboccavano corridoi
ora più familiari anche alla ragazza. L’uomo
entrò in una stanza piccola, sulla quale si aprivano altre
due porte. Avvicinandosi a una piccola credenza appesa al muro,
l’aprì e prese una chiave, dirigendosi poi verso
una delle due porte.
Quando la
spalancò, la scarsa luce non permise a Tenten di capire che
cosa contenesse e rimase vicino alla soglia della prima piccola stanza,
sospettosa. Neji, al contrario, entrò con passo sicuro e
improvvisamente una luce intensa illuminò il misterioso
locale.
A mano a mano che
l’uomo apriva le imposte delle finestre, gli occhi di Tenten
si illuminavano e dopo tanto tempo un sorriso cominciò a
spuntare sul suo viso bronzeo.
ANGOLO AUTRICE
Lo Xing Yi Quan esiste,
non l’ho inventato io. È un tipo di arte marziale
e ho trovato così tanta somiglianza con le tecniche di Neji
che non ho resistito a citarlo. Purtroppo ora non trovo più
il collegamento alla pagina da cui ho preso le informazioni, appena
ricompare lo aggiungerò.
Non vi sembra,
però, identico alla tecnica di Neji?!
In questo capitolo
cominciano a spuntare un po’ di sorrisi, e le conversazioni
vanno altre ai soliti insulti XD. Comincia a svelarsi anche cosa sia
questo fantomatico sigillo. Spero vi sia piaciuto!
Vorrei poi chiarire un
punto che magari non si era capito: Neji e Tenten non si sono mai
frequentati a Konoha, Neji è stato condannato prima che
Tenten avesse la possibilità di conoscerlo. Tenny_93, spero
ora sia chiaro ^^
RiNgRaZiAmEnTi per i
tanti commenti XD:
Ramiza: grazie per i
complimenti, sono contenta che ti piaccia! Eh sì le Neji/Ten
scarseggiano anche se ultimamente mi è sembrato di vederne
più del solito. Buon segno!
VaMpIrA89: stavolta
Tenten si prende un po’ di rivincita però, no? Non
è così incapace come crede Neji XD
Tenny_93: eh
sì, Neji è lento! Però migliora sempre
di più … vedrai!
FrancyXD: eeeh, per
Rock Lee bisognerà aspettare un bel po’ purtroppo
per la sua entrata in scena ufficiale. Anche se il suo fantasma aleggia
in continuazione! Si vedrà XD Forse Tenten è n
po’ troppo spensierata in questo capitolo, no? Ho avuto un
sacco di dubbi in proposito. Però mi viene spontaneo pensare
che una piccola rivincita può far dimenticare per un attimo
le parole dure che le ha detto. Tu che dici? (risponderò
alla tua mail al più presto!!)
Hikari_Uchiha: ciao!
Mi fa piacere che ti piaccia! Note cruente … a dir la
verità non so bene cosa intendi, però non ci sono
spargimenti di sangue esagerati né teste mozzate o cose del
genere. Il mio stomaco non regge XD. Per quanto riguarda la seconda
domanda, per i primi capitoli aggiornerò circa due volte a
settimana perché li avevo già pubblicati, ma li
ho modificati. Penso che più avanti aggiornerò
una volta a settimana. Grazie per il commento!
Alla prossima!
Dryas
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Capitolo 7 *** Mostro ***
SETTIMO
CAPITOLO
-Mostro-
Tenten
afferrò lo straccio grigio e impolverato che poco prima
aveva lasciato sul davanzale della finestra. Lo sbatte al di fuori di
essa per cercare di pulirlo, dopo di che ritornò a sedersi
sullo sgabello che aveva trovato nella spaziosa stanza.
Con un sorriso stampato
in viso afferrò una vecchia nagitana e la fece ruotare
parecchie volte tra le mani per poterla osservare meglio.
Così aveva fatto con la maggior parte delle armi depositate
nello stanzone in cui una settimana prima Neji l’aveva
condotta.
Era suo paradiso.
Con grande gioia aveva
accettato l’impegnativo compito di lucidarle una per una, ed
erano centinaia. Ma lei era Tenten, la migliore maestra
d’armi di Konoha, e quel lavoro non era altro che fonte di
piacere e soddisfazione.
Quella nagitana,
però, le piaceva particolarmente. Aveva sempre amato le armi
ad asta lunga e si era esercitata parecchio per poterle maneggiare alla
perfezione. Esattamente come faceva da quando l’aveva
trovata, percorse con le dita la doppia lama tagliente, anche se opaca
per il tempo, e tastò le decorazioni in oro che si snodavano
per tutto il solido bastone fino alla punta.
-è antica- si
sentì improvvisamente dire e, alzando lo sguardo,
trovò Neji sulla soglia della porta.
-l’ho notato-
rispose tranquillamente la ragazza, rimettendosi a studiarla
-è splendida, come la maggior parte delle armi qui dentro-
-erano della mia
famiglia- spiegò l’uomo -non vedevano la luce del
sole da secoli-
-peccato- disse un
po’ soprappensiero Tenten -sono veramente ottime-
-forza, esci da qui- le
ordinò Neji e l’altra, sorpresa, alzò
interrogativa lo sguardo, ma come sempre non trovò risposta
nei suoi occhi chiari. Fece semplicemente come le aveva comandato e si
alzò in piedi, avvicinandosi a lui.
-prendila- la
fermò con voce perentoria l’uomo e Tenten si
bloccò confusa -la nagitana- fu costretto a precisare. Alla
ragazza si illuminarono gli occhi e corse indietro ad afferrare la
tanto adorata arma.
-combattiamo?- gli
domandò una volta che si erano incamminati uno dietro
l’altro, ma non ottenne nessuna risposta.
-sei sicuro che posso
usarla?- insistette incerta -è antica e apparteneva alla tua
famiglia. Non vorrei rovinarla-
-che vuoi che me ne
importi- rispose brusco l’uomo -puoi anche farla a pezzi, per
quel che mi riguarda-
Nessuno dei due aggiunse
più una parola: il tono con cui Neji aveva parlato
consigliava Tenten di non innervosirlo ulteriormente. Così,
silenziosamente uscirono all’aria aperta, esattamente nello
stesso posto in cui la ragazza aveva trovato l’uomo ad
allenarsi da solo qualche giorno prima.
-prendi anche questo- le
disse Neji lanciando ai suoi piedi un kit ninja -ti servirà-
Tenten lo raccolse e
rimase ad osservarlo per qualche secondo quando si accorse che era il
suo. Avrebbe voluto fare molte domande, ma decise di non indagare:
sapeva che non avrebbe ottenuto una risposta.
L’uomo, nel
frattempo, si era già messo in posizione estraendo una
katana dalla fodero legato alla vita. Tenten fece lo stesso, impugnando
saldamente la pesante arma e guardandolo in viso.
L’espressione perennemente imbronciata era particolarmente
fredda e seria, quel giorno. Non ebbe il tempo di pensare ad un
possibile motivo del suo eccessivo malumore perchè fu
costretta a bloccare la katana con il bastone della sua arma.
Il combattimento era
iniziato.
Facendo scivolare la
lama della spada lungo il manico, sfruttò la mossa per
spostare in avanti la sua nagitana e colpire l’avversario.
Fallì il primo tentativo e iniziò una lotta alla
pari tra entrambi i combattenti: se Neji poteva sfruttare la maggiore
agilità e maneggevolezza della katana, Tenten aveva dalla
sua parte l’abilità e soprattutto la maggior
potenza della nagitana.
-è vero-
disse la ragazza nel pieno del combattimento -non sono di Konoha-
-lo sapevo
già- ribatté Neji.
-sono arrivata cinque
anni fa- continuò l’altra -e, pensa, dopo solo
un’ora che ero in città volevo già
tornarmene indietro-
-avresti dovuto farlo-
commentò acido l’uomo.
-no, ne è
valsa la pena rimanere- rispose Tenten -sono cambiate molte cose da
quel giorno-
-non ci giurerei- disse
velenoso Neji -e ora stai zitta. Parli perfino quando combatti; e poi
avevi detto che l’avresti ammesso solo quando ti avrei
ringraziato, e non l’ho fatto, né lo
farò mai-
L’altra
rispose con un semplice sorriso. Poi, però, stanca di
mancare l’avversario, decise di cambiare le carte in tavola.
Evitando un affondo dall’alto, ruotò su
sé stessa portando in avanti il manico dell’arma e
colpendo Neji nello stomaco. Lui si piegò in avanti,
permettendole di puntare alla sua mano: con un calcio colpì
il polso che stringeva la spada e la fece cadere lontano.
Con aria soddisfatta,
Tenten portò la lama della nagitana sotto il collo di Neji.
Lo sguardo
dell’uomo non vacillò: rimase fermo e deciso a
fissare intensamente gli occhi di Tenten, che espressero tutta la sua
perplessità.
-uccidimi- le disse con
convinzione.
-cosa?-
domandò Tenten incredula.
-uccidimi-
ripeté l’uomo -fallo-
-io … non
… -
-fallo-
La ragazza non
riuscì più a parlare. Confusa, premette la lama
contro la pelle di Neji, guardandolo con un misto di pietà e
orrore. Fece scorrere la nagitana sul suo collo, come se stesse
disegnando il taglio che lo avrebbe ucciso. Gli occhi estremamente
chiari dell’uomo non mostrarono mai un attimo di esitazione.
Una solitaria goccia di
sangue fuoriuscì da una piccola ferita creata dalla lama
affilata e scivolò su di essa, lasciando la sua scia rossa.
A quel punto Tenten spostò la nagitana dalla gola di Neji e,
continuando a tenerla per il manico, lasciò che la punta si
appoggiasse a terra.
-no- disse ritrovando
fermezza.
-perdente-
mormorò Neji, scattando in piedi. Prendendola alla
sprovvista, si precipitò su di lei, colpendola al fianco
destro e mandandola a terra con un urlo di dolore. La ragazza
portò la mano sul lato dolorante e strinse i denti per
trattenere i gemiti della sua atroce sofferenza.
Sentì le sue
vesti bagnarsi nuovamente di sangue che le sue mani non riuscirono a
fermare.
-alzati- le
ordinò l’uomo avvicinandosi. Tenten
spostò verso di lui lo sguardo addolorato e al tempo stesso
deluso.
-perché?-
domandò.
-dovrei fartela io
questa domanda- disse lapidario Neji -le persone come te mi fanno
andare su tutte le furie! Io ti avrei ucciso, ma tu no-
-non potevo farlo-
spiegò la ragazza amareggiata -nonostante tutto …
-
-non avere
pietà di me!- gridò l’uomo,
interrompendola e costringendola a guardarlo -tu mi odi, mi detesti.
Non osare avere compassione di me, del mostro come ti piace tanto
chiamarmi, perché non ce n‘è motivo-
-non è stata
la pietà a fermarmi- aggiunse debolmente Tenten, e a quel
punto Neji la sollevò da terra.
L’afferrò per il collo della maglia tenendola
così in alto che i piedi della ragazza non toccavano
più il suolo.
-e allora che cosa?- le
ringhiò in faccia. Gli occhi terrorizzati di Tenten
esitarono e si abbassarono, distogliendosi dalla rabbia furiosa che
animava quelli dell’uomo.
-sei un essere umano-
disse, allora, con voce tremante -esattamente come me. Ti ho odiato,
è vero, e ho desiderato vederti morto. Ma ora non potrei mai
farlo- continuò con maggior convinzione, riuscendo a
guardarlo di nuovo in viso -tu non sei più il mostro, sei
Neji Hyuga. Sei un essere umano … -
-no, io sono
l’essere disumano- insistette l’uomo -e
chissà quante altre definizioni hai da aggiungere, no?-
-dimentica quelle
parole- lo supplicò Tenten.
-l’ho detto
fin dall’inizio che sei bugiarda- continuò
l’altro -ma per un attimo sei riuscita a confondermi, lo
ammetto. Ora, però, la tua eccessiva bontà ti ha
tradita, perché l‘odio non scompare
così facilmente. Stai solo cercando di raggirarmi, ma non ci
riuscirai-
Neji la
lasciò cadere a terra pesantemente e si allontanò
dandole le spalle.
-se non avessi cambiato
idea su di te, pensi davvero che non ti avrei ucciso?- gli chiese
Tenten alzando la voce per farlo fermare -ricorda che io sono un ninja,
non una santa, e questa sarebbe stata l‘occasione perfetta
per tornare ad essere libera-
L’uomo si
bloccò e raccolse la katana caduta a terra, di fianco a lui.
-hai commesso un errore,
e ora stai cercando di rimediare- rispose senza voltarsi -smettila di
sprecare fiato-
-sono stanca di odiare,
Neji- esclamò, invece, la ragazza -anche se è
più facile. Ma è così orribile, mi
sentivo io un mostro per volerti morto, per volerti uccidere
… togliere la vita ad un altro essere umano è
agghiacciante … anche se sono un ninja-
Tenten finì
di parlare e con sguardo speranzoso fissò le spalle
dell’uomo, che ancora non si erano mosse. Neji non parlava,
non ribatteva, non commentava spregiudicatamente come suo solito, se ne
stava solo fermo, immobile come una statua.
-non sei proprio di
Konoha- lo sentì poi dire, e si mosse, andando verso la
nagitana e raccogliendola. Dopo di che si voltò verso di
lei, ancora seduta sull’erba umida.
-alzati- le disse -hai
del lavoro da fare in camera tua-
Tenten si
portò una mano al fianco mentre con l’altra si
appoggiò a terra, dandosi la spinta per mettersi in piedi.
Barcollante, trovò un inaspettato sostegno ad accoglierla:
Neji, fattosi più vicino, le tese la nagitana e Tenten
l’accettò volentieri, utilizzandola come sostegno.
Stanca e dolorante, si
incamminò dietro il suo carceriere che, stranamente, aveva
un passo più lento del solito.
ANGOLO AUTRICE
Capitolo movimentato stavolta, ed enigmatico. Che ne pensate? Aspetto
le vostre interpretazioni o semplicemente pareri,
positivi e negativi, ovviamente. Magari io non me ne accorgo, ma
sbaglio nel descrivere un personaggio, chi lo sa.
Altra informazione: credo che non riuscirò più ad
aggiornare due volte a settimana, ma solo una, verso il weekend.
I prossimi cominceranno a essere molto più chiari ... la
verità è molto vicina!
RiNgRaZiAmEnTi:
tenny_93:
sì sì, nel primo capitolo avevo scritto che per
certe parti mi sono ispirta alla Bella la Besta (mio cartone disney
preferito, per la cronaca XD). In questo momento sono un pò
presa per lo studio, ma appena posso do volentieri un'occhiata alle tue
FF. Che ne pensi invece di questo capitolo?
VaMpIrA89:
sono contenta che ti piaccia!! Anche questo capitolo è stato
all'altezza delle tue aspettative? Spero di sì ^^.
Ramiza: ah
aah! allora abbiamo un lato in comune! Cinismo nella vita e
romanticismo nelle FF !! Arriveranno le parti diabetiche, tranquilla,
sto solo preparando il terreno ^^. Tenten per il momento è
l'unica che mostra un lato ... sentimentale, nel senso che esprime
quello che prova. Però anche Neji stavolta ci tenta, no?
Anche se in negativo XD. Grazie per le recensioni!
Hikari_Uchiha:
grazie mille per i complimenti! ^^ Ti è piaciuto il
capitolo? Cosa ne pensi di questo Neji? Avere più opinioni
spesso aiuta a correggersi ^^.
FrancyXD:
non offenderti se ti ho lasciata ultima, ma devo avere concentrazione
per rispondere alle tue analisi testualiXD
Purtroppo i quattro giorni soliti della pubblicazione
diventaranno il doppio, si ricomincia l'uni :-(. Mi complimento con
lei, signorina FrancyXD, per aver azzeccato: un arsenale!! Neji
è riuscito incredibilmente a fare un gesto gentilo O.O.
Però l'incanto è finito praticamente subito. Che
uomo ... I termini tecnici a dire la verità sono stato un
caso. Non sono nemmeno io un esperta, ma girovagavo in internet per
trovare qualche decrizione di tecniche ed è spuntato quel
sito (che non trovo più). Per quanto riguarda Tenten, ha
preso una batosta sta volta, non credi? La posizione vittoriosa non
l'ha mantenuta per molto purtoppo. Aspetto di sapere cosa ne
pensi!!Ciao cara!
Un saluto a tutti!
Dryas
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Capitolo 8 *** Fiducia ***
OTTAVO
CAPITOLO
-Fiducia-
Nonostante il passo di
Neji non fosse eccessivamente accelerato, Tenten faticava come se
stesse partecipando una gara di resistenza. Aveva caldo e sudava fin
troppo, ma i brividi di freddo erano in contraddizione con i normali
sintomi del classico affaticamento fisico.
Stringendo con
una mano il fianco destro, trovò la risposta ai
suoi problemi. Con l‘altra, invece, stringeva la nagitana, un
ottimo mezzo di sostegno se non fosse stato per la sua debolezza e
spossatezza, che la rendevano più un peso.
Salire tutti i gradini
che portavano alla sua stanza fu un’atroce tortura.
Respirando affannosamente, fu costretta più volte a
sfruttare la parete come supporto per far placare il dolore che la
costringeva a trattenere il fiato.
Neji non si
voltò nemmeno una volta per vedere le sue condizioni, ma
continuò per la sua strada come se non ci fosse. E pensare
che era per colpa sua se era ridotta così.
Nemmeno quando
aprì la porta della sua stanza, ebbe la cortesia di
tenergliela aperta, e Tenten dovette spingerla con la spalla per poter
entrare. Una volta dentro, lasciò cadere la nagitana a
terra. La caduta provocò un rumore metallico, forte ed
improvviso, di cui non si curò e sfruttò quel
briciolo di energia che le rimaneva per raggiungere il bagno.
Sospirando, si
appoggiò alla parete accanto al lavandino e
sollevò la maglietta: le bende erano di nuovo bagnate del
suo sangue, ma stavolta in maniera ben più grave.
Riuscì a trovare il capo delle fasce e cominciò a
srotolarle, fin quando si trovò di fronte la sua pelle nuda.
Alla vista della ferita aperta e sanguinante, le gambe non le ressero e
scivolò a terra. Emise un gemito di dolore, dovendo piegare
il busto e sfregando così la carne lesionata, ma fu debole
come era debole il resto del suo corpo.
Cercando in tutti i modi
di ignorare il dolore lancinante che la stava facendo morire, Tenten
appoggiò la testa al muro alle sue spalle e, senza che
potesse controllarlo, le braccia le caddero lungo i fianchi, sfinite.
Stava per chiudere gli
occhi e assecondare il torpore che le aveva pervaso il corpo, quando si
sentì afferrare proprio per quelle braccia accasciate e
trascinare sul pavimento liscio.
Neji l’aveva
trovata così, a terra, mentre stringeva tra le mani le bende
insanguinate che le avevano sporcato quello che rimaneva dei suoi abiti
puliti. Assieme alla sua innaturale posizione, spiegavano il pallore
spettrale che colorava la pelle della ragazza e i suoi occhi chiusi.
Trascinandola fuori
dall’incavo in cui si era cacciata, la fece distendere
completamente sulle piastrelle azzurrognole del bagno e, con un gesto
secco, le divise in due la maglietta.
Dopo di che si
alzò e prese tutte le salviette che trovò.
Scegliendone alcune, le inzuppò con l’acqua del
lavandino e le strizzò con energia. Dopo di che
tornò ad inginocchiarsi accanto alla ragazza.
-ah, sei sveglia- disse
notando gli occhi marroni che lo fissavano stupiti e intimoriti -i
punti non si sono rotti- continuò ignorandoli e afferrando
un asciugamano bagnato che lanciò poco garbatamente sulla
fronte della ragazza -è solo questione di tempo, prima che
si riasciughi, ma siamo costretti ad aspettare-
-se qualcuno avesse
usato il cervello ora non sarei qui in questo stato-
rinfacciò pungente Tenten, sistemando meglio il rigenerante
panno fresco.
-se tu non fossi
così lunatica e complicata non sarebbe successo niente-
ribatté Neji, che nel frattempo aveva cominciato a pulire la
ferita dal sangue in eccesso.
-se tu ti fossi
comportato meglio non ci sarebbe nulla di complicato!-
esclamò l’altra, ritrovando le forze.
-e tu avresti accettato
di tua spontanea volontà di tradurre il sigillo?-
domandò l’uomo -non credo proprio-
-magari se mi avessi
spiegato il perché
lo devo fare, avrei accettato- rispose la ragazza.
-non te lo
dirò, se è questo che stai cercando di ottenere-
disse Neji seriamente -né ora né mai. E poi, non
hai nessun diritto di saperlo. Non sei nessuno-
-vattene fuori-
sibilò Tenten, attirando lo sguardo dell’uomo
-sì, vattene fuori ho detto- ripeté di fronte al
suo sguardo interrogativo.
-perché ora
dovrei andarmene?- domandò insolente -ti sto aiutando-
-vai via-
ribadì con voce ferma la ragazza, ma vedendo che non si
muoveva di un passo, appoggiò i gomiti a terra e, sollevando
il busto, gli strappò l’asciugamano che teneva in
mano e si allontanò, appoggiandosi con la schiena alla
parete.
-non mi hai sentito?-
gli chiese stavolta con voce tremante -voglio che tu te ne vada-
-posso persino capire
che tu sia arrabbiata- disse Neji impassibile -ma quello che mi chiedi
è da idioti. Da sola non saresti in grado di fare un bel
niente e …-
-arrabbiata?- lo
interruppe Tenten -furiosa vorrai dire! E delusa … oh, Neji,
ma perché sei così … così
cieco ed egoista? Propormi di ucciderti quando io … e mi
staresti anche aiutando, certo … aiuti Nessuno …
ma perché, quando io … -
Non riuscì a
finire la frase e si nascose il viso tra le mani. Dall’altra
parte, l’uomo la guardava e la ascoltava con attenzione,
senza però riuscire a nascondere del tutto la confusione che
quella reazione gli aveva causato.
-stai piangendo?-
domandò con poco tatto. La ragazza scosse la testa
negativamente, ma togliendo le mani, mostrò gli occhi gonfi
e le guance rigate dalle lacrime.
-so già che
lo considererai un gesto da debole- gli disse -ma che ci posso fare?
Sarò una stupida e debole ninja che ha avuto la brillante
idea di cominciare a fidarsi di te e ovviamente ne è rimasta
ferita, in tutti i sensi. Sono proprio un‘idiota di prima
categoria-
-già lo sei-
rispose Neji -e come pochi, tra l’altro-
Dopo di che
seguì silenzio. La ragazza smise di piangere e
fissò lo sguardo su un punto imprecisato, mentre
l’uomo continuava il suo lavoro.
-Tenten-
esordì poi quest’ultimo con tono grave ma
più disteso del solito -non provare più a fidarti
di me, è meglio. Non sono quel genere di persona che cura i
legami con gli altri individui né ho intenzione di
cominciare a farlo. Pensa solo che sono un tuo nemico e sopravvivi con
questa idea, so che ce la farai. Dopotutto, non sei di Konoha-
Una volta finito di
parlare, l’uomo si alzò in piedi e, dopo aver dato
un ultimo sguardo alla ragazza, fece per andarsene.
-aspetta!-
gridò invece lei fermandolo con una incerta mano lanciata in
avanti -potresti … mi faresti il favore di mettermi in
piedi? Ti chiedo solo questo-
A quel punto Neji
sospirò profondamente, ma si voltò e
tornò indietro. Si abbassò verso la ragazza,
lanciandole solo un’occhiata significativa, e afferrando il
braccio che lei le offriva, lo mise attorno al suo collo. Tenten si
lasciò scappare un lamento nel momento in cui
l’uomo la sollevò senza mostrare la minima fatica,
ma cercò di sopportare il dolore.
-dove ti metto?- le
domandò.
-sul letto
andrà bene- rispose la ragazza.
Così facendo,
intrapresero il loro cammino in due.
-hai le mani fredde-
commentò Tenten. Le dita dell’uomo erano
appoggiate al suo fianco sano e la sorreggevano, ma il tocco,
benché stranamente cortese, era freddo al contatto con la
sua pelle nuda e risultava poco piacevole.
Neji abbassò
lo sguardo per un attimo, guardando la sua mano bianca a contatto con
quella più scura della ragazza. Solo in quel momento si
ricordò che a coprirle il seno c’era una semplice
fascia nera e distolse velocemente lo sguardo quando si accorse che
Tenten alzava il suo verso di lui. Inaspettatamente la vide arrossire e
distogliere gli occhi con altrettanta velocità.
Nessuno dei due
parlò più fin quando l’uomo
appoggiò la ragazza sul morbido materasso.
-non ti dirò
grazie perché sei un mio nemico- gli disse Tenten, non
appena fu sul comodo giaciglio.
-non ti offenderai se ti
dico che sei un idiota, vero?- ribatté Neji -l’ha
detto tu stessa di te-
-prima di andartene- lo
ignorò la ragazza -mi diresti dove posso trovare altri
abiti, dato che mi hai squarciato la maglia in due?-
-mi hai preso per il tuo
maggiordomo?- ribatte Neji fulminandola con gli occhi -cercateli negli
armadi-
-d’accordo-
rispose la ragazza, assumendo un’aria seria -e per il lavoro?-
-lì, sulla
scrivania- spiegò l’altro -ti ho recuperato una
copia migliore del sigillo. Ora dovresti riuscire a tradurlo, in fretta-
-farò il
possibile- rispose la ragazza, mettendo fine alla loro conversazione.
Diede le spalle a Neji, girandosi verso il cassetto del comodino in cui
aveva riposto le bende pulite, dando per scontato che se ne andasse.
-dicevo sul serio prima-
esordì, invece, l’uomo -non fidarti di me, se non
vuoi farti male di nuovo-
Tenten, sorpresa,
spalancò gli occhi, ma non si voltò.
-tu ti alleni tutti i
giorni?- domandò la ragazza, come se non l’avesse
sentito.
-questo che
c’entra?- chiese Neji.
-se lo vuoi ancora,
potrei allenarmi con te- rispose l’altra -appena arrivata, me
l’avevi ordinato, ma mi ero rifiutata. Sono in tempo per
cambiare idea?-
-perché ora
vuoi allenarti con me?- indagò, sospettoso, Neji -per non
tradurre l’iscrizione?-
-no- disse Tenten
-farò anche quello nel tempo restante-
-e allora
perché?- insistette l’altro.
-se io non posso fidarmi
di te- cominciò a spiegare la ragazza girando solamente il
capo -forse tu potresti fidarti di me. Voglio solo che mi metti alla
prova, tutto qua, non ho altri scopi subdoli, giuro-
Neji rimase zitto e
pensieroso, guardandola, come sempre, con gli intensi occhi azzurri. A
forza di trovarseli addosso, la ragazza aveva imparato a sopportarli e
teneva loro testa con tutta la determinazione possibile.
-va bene- disse, infine,
l’uomo -ma ti dico subito che il mio scopo è
unicamente quello di allenarmi. Quindi, già da adesso
togliti dalla testa quelle fantasie sulla fiducia. Non faranno altro
che distrarti-
-non ti preoccupare-
ribatté Tenten -io farò del mio meglio-
Con un sorriso, la
giovane ninja di Konoha salutò Neji Hyuga che usciva dalla
stanza dicendole bruscamente di farsi trovare il giorno seguente,
all’alba, in palestra. L’uomo, invece, se ne
andò chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta: odiava
sentirsi in colpa.
ANGOLO AUTRICE:
Prima di tutto ringrazio chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e
tra le suguite (perdonate il ritardo^^).
Come vi è sembrato il capitolo? Io mi sono divertita un
sacco a scriverlo! Aspetto i vostri pareri!!
RINGRAZIAMENTI
VaMpIrA89:
commovente al punto giusto no? Quando vuol dire una cosa Tenten la dice
senza tanti problemi, non trovi? Io me la sono sempre immaginata
così, per lo meno. Grazie per la recensione!
tenny_93:
già, Neji non sa proprio come comportarsi con Tenten e in
questo capitolo c'è la spiegazione: è lui che gli
chiede esplicitamente di non trattarlo come una persona normale,
proprio perchè non ne è abituato, non sa cosa
fare. Ovvero è in difficolta!! Strano ma vero, no? Credo che
sia stato difficile per lui (anche nel manga intendo) avere
dei rappoti normale quando non ne ha mai avuti. Che dici? grazie per la
recensione!
Hikari_Uchiha:
ahah, apprezzo l'entusiasmo! Purtroppo, come ho già detto,
da ora in poi riuscirò ad aggiornare solo una volta a
settimana per motivi di studio e tempo. Spero che il capitolo ti sia
piaciuto e sia stato all'altezza delle tue aspettative! Eh,
sì lo ammetto, mi sono cacciata in un bel pò di
problemi con questa FF a causa della mia mente contorta XD. Ciao!
Ramiza:
altro che parecchio tempo! Ci impiega una vita per sciogliersiXD no
però sono d'accordo, non può comportarsi
normalmente quando sono anni che non vive più da persona
normale, no? Credo di aver dato la spiegazione in questo capitolo,
credi sia plausibile? Grazie per il commento!
FrancyXD:
allora, sì forse non è molto chiaro il
perchè di quella reazione negativa di Neji dello scorso
capitolo (però è anche molto probabile che si sia
svegliato con la luna stortaXD). Il problema principale è
che Tenten lo vorrebbe trattare da persona normale e lui non
può (è una sua prigioniera) e ne ha paura in
certo senso. Le delusioni del passato bruciano ancora diciamo ...
più avanti si capirà meglio! Beh, sì
un pò fa tenerezza, è un imbranato con la "I"
maiuscola! E quella assurda richiesta di ucciderlo era per metterla
alla prova, in un certo senso non riesce a inquadrarla (è
italiano?? bo). Insomma, ha un bel problema! ahahah ne sono contenta,
ben gli sta mi vien da dire XD. Che ne dici di questo capitolo? La
spiegazione ti sembra realistica? aspetto il tuo parere cara!! Ciao
ciao e grazie!
A presto!
Dryas
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Capitolo 9 *** Byakugan ***
NONO
CAPITOLO
-Byakugan-
Guardando fuori dalla
finestra Tenten si accorse che il sole non era ancora sorto. Era
nettamente in anticipo, ma Neji aveva più volte ripetuto di
essere puntuale, e sembrava proprio il tipo da non accettare nemmeno un
secondo di ritardo. Meglio non rischiare, pensò Tenten,
guardando la pioggia cadere dal cielo grigio: l’autunno stava
lasciando spazio all’inverno.
-è un mese-
sussurrò a se stessa.
Erano passati trenta da
giorni da quando era rinchiusa in quel palazzo, trenta giorni che non
aveva più contatti con altri esseri umani se non Neji
né che ricevesse notizie sui cari che aveva lasciato a
Konoha.
Cercando di scacciare
gli infelici pensieri e la nostalgia verso Gai e Rock Lee, la ragazza
si diresse verso l’immenso armadio e aprì con
familiarità una delle ante. Per prepararsi al primo
allenamento, aveva scoperto un interessante apparato di abiti non solo
ordinari, ma anche per ninja. Non sapeva di chi fossero o chi li avesse
portati, ma era certo che le calzassero a pennello.
La vecchia ferita al
fianco era ormai del tutto rimarginata e non dava più grandi
problemi.
Una volta vestita, prese
la sua attrezzatura e uscì dalla stanza, diretta alla
cucina. Il suo carceriere-cameriere si era stufato di fare tante scale
per portarle da mangiare e le aveva detto di arrangiarsi da sola
andando in cucina quando le pareva. Tenten aveva obbedito senza troppa
fatica.
Fece una rapida e
leggera colazione, per non essere eccessivamente pesante poi si diresse
verso la palestra. Quando fece scorrere la porta, il cielo cupo si
rischiarò debolmente, segno che il sole stava sorgendo.
-buongiorno Neji- disse
salutando l’uomo che armeggiava all’altro lato
della grande stanza. Non ottenne risposta come la maggior parte delle
volte. Al che, lo ignorò, e legò il kit ninja
alla fascia attorno alla vita.
Una volta pronta, si
voltò sistemandosi gli chignon e si diresse verso il centro
della stanza. Con sorpresa trovò Neji a fissarla.
-che
c’è?- chiese bloccandosi -ho qualcosa di strano?-
La ragazza
cominciò a guardarsi. Gli abiti non sembravano aver nulla di
rotto, anzi erano perfetti: un semplice paio di pantaloni chiari e una
maglia stile chimono, stretta alla vita con una fascia. Non trovando
alcuna imperfezione tornò ad interrogare l’uomo.
-ho qualcosa in faccia?-
insistette.
-non hai niente- rispose
bruscamente l’altro -sbrigati a venire qui in mezzo-
Facendo le spallucce,
Tenten lo raggiunse. Come sempre Neji indossava un abito tradizionale,
ma che non stonava, anzi, si adattava perfettamente al suo corpo alto e
atletico. Spesso Tenten si era chiesta che muscoli nascondessero quelle
stoffe chiare, data la forza che dimostrava di avere.
-tu tiri, io evito-
pronunciò asciutto -il solito-
-ancora?- si
lamentò la ragazza -avevi detto che mi avresti spiegato a
cosa servono quelle vene attorno ai tuoi occhi, non far finta di non
ricordartelo-
Già dal primo
allenamento Neji aveva stabilito che il compito di Tenten era di
lanciare kunai, o una qualsiasi arma, con lo scopo di colpirlo. Lui li
avrebbe evitati tutti. Se la ragazza rise in un primo momento, dovette
ricredersi e rimase sbalordita dalla tecnica usata dall’uomo:
appena ebbero dato il via al combattimento, attorno agli occhi argentei
di Neji erano emerse delle strane vene di cui si rifiutò di
dare una qualsiasi spiegazione.
-non sei pronta- le
disse Neji scocciato -ora smettila di brontolare e combatti-
-se mi fai fare sempre
la stessa cosa, come fai a dire che non sono pronta?-
protestò la ragazza incrociando le braccia -ti avevo chiesto
di mettermi alla prova, non di farmi fare il burattino-
A quel punto Neji
assottigliò gli occhi e indurì lo sguardo: odiava
essere contraddetto. Dal canto suo, anche Tenten si fece forza e
sostenne la sua posizione con grande determinazione.
-poi non venire a
frignare perché muori dissanguata- sibilò
l’uomo -te la sei andata a cercare-
-farò il
possibile per rimanere in vita, lo giuro- esclamò Tenten
sorridendo, contenta di aver ottenuto ciò che voleva.
-usciamo- le disse
brusco, andando a raccogliere i suoi strumenti e dirigendosi verso la
porta senza aspettarla. La ragazza fece lo stesso e, con una piccola
corsa, lo raggiunse. Lo seguì docilmente e senza aprir bocca
fino a quando uscirono sul verde prato umido.
Il clima non era
migliorato e la pioggia continuava a cadere incessante. Tenten
maledisse se stessa per non averci pensato, in fondo poteva pazientare
ancora un giorno.
-bene- disse Neji
mettendo a terra, sotto un albero solitario, la sua attrezzatura -se
proprio vuoi vedere a cosa servono questi occhi, preparati a un corpo a
corpo-
Tenten obbedì
e assunse la posizione da combattimento. Lo sguardo attento era puntato
su Neji, che senza fretta si posizionò. Poi lo vide muovere
le labbra e gli occhi si decorarono delle misteriose vene. Subito dopo
le fece segno di attaccare.
La ragazza gli
balzò addosso con grande agilità, ma il suo
avversario non era da meno. In un primo momento, cercò di
colpirlo alle gambe, in modo da mandarlo a terra senza ferirlo.
Tuttavia, vedendo che la strategia non aveva successo, passò
a mosse di arti marziali più potenti ed efficaci.
-fatti beccare almeno
una volta- protestò, dato che qualsiasi cosa facesse veniva
accuratamente schivata o attenuata.
-non sono io
l’idiota- rispose sarcastico l’altro.
Il combattimento
continuò senza che nessuno dei due avesse la meglio,
finché il piede destro di Tenten scivolò
sull’erba: le gambe le si spostarono in avanti mentre il
resto del busto si piegò all’indietro e le braccia
si aprirono per attenuare lo sbilanciamento. Fortunatamente
riuscì a ritrovare l’equilibrio e a non cadere a
terra come un sacco di patate, ma quando rialzò lo sguardo
sul suo avversario capì che il suo grossolano errore le
sarebbe costato caro.
Neji
approfittò dello sbaglio della ragazza e dalla sua minor
attenzione. Scoperta com’era e senza alcuna difesa, gli stava
regalando la possibilità di mettere in atto la sua
specialità. Si avvicinò rapidamente e la
colpì con due semplici dita, per poi ripetere
l’operazione altre indefinite volte.
Tenten, inerme, non
poté far altro che lasciarlo avvicinare a sé e,
quando mise in atto il singolare attacco, un brivido di paura le corse
lungo la sua schiena. Sentì i suoi colpi perforarla in vari
punti del corpo apparentemente scelti a caso e, nonostante non
sembrassero eccessivamente pericolosi, il dolore che causavano era
notevole.
La pressione esercitata
era tanto forte da spingerla all’indietro, fin quando
andò a sbattere con la schiena l’albero sotto Neji
aveva appoggiato i suoi oggetti. A quel punto l’uomo si
fermò.
-bene, ora hai visto a
cosa servono- le disse abbandonando la posizione d’attacco.
Tenten lentamente sollevò la manica del braccio sinistro e
con sorpresa trovò un livido nero esattamente in uno dei
punti in cui Neji l’aveva colpita.
-non riesco a richiamare
il chakra- esclamò con preoccupazione -sei stato tu?
È per quello che mi hai fatto?-
-sì- rispose
Neji -con il mio Byukugan, non solo ho una visuale a trecentosessanta
gradi, ma riesco a vedere il sistema circolatorio del chakra e i punti
di fuga. Premendoli posso bloccarne l‘afflusso-
-Byakugan … -
ripeté a bassa voce l’altra -incredibile. Ha
un’abilità innata davvero straordinaria, Neji. E
come si fa a contrastare?-
-non si può-
rispose l’uomo avvicinandosi e abbassandosi verso le sue cose
-l’unico modo per non morire è evitare di essere
colpiti nei punti vitali-
Improvvisamente Tenten
si lasciò scivolare contro il tronco dell’albero
fino a sedersi per terra, debole. I begli abiti che aveva indosso ora
erano completamente fradici e sporchi di fango. La frangia, bagnata
come il resto dei capelli, si attaccava alla sua fronte, nascondendole
gli occhi.
-forse ti ho chiuso
troppi punti- commentò Neji mettendosi anche lui seduto con
la schiena contro lo spazioso albero e cominciando a bere avido dalla
borraccia.
D’un tratto,
però, si sentì tirare per i lunghi capelli
bagnati. Spostando lo sguardo vide che la ragazza stringeva tra le mani
una ciocca della sua chioma corvina. La fulminò con gli
occhi.
-mi daresti un
po’ d’acqua?- gli chiese invece Tenten non appena
la guardò.
-va a prenderti la tua-
le rispose sgarbatamente, allontanando la borraccia e mettendola fuori
dalla sua portata.
-credo che tu mi abbia
chiuso troppi punti- disse stancamente lei -non ce la faccio ad
arrivare fino là, ora come ora-
-lasciami i capelli- le
ordinò, notando che continuava a stringerli. Tenten
obbedì e riabbassò lo sguardo, sospirando. Fu
allora che si vide porgere la borraccia.
-te l’avevo
detto che eri troppo debole- la rimproverò l’uomo.
-grazie- rispose lei
afferrando il desiderato contenitore. Dopo che ebbe bevuto, lo
restituì a Neji abbozzando un sorriso.
-quando mi ritorneranno
le forze?- domandò, spostando lo sguardo in avanti, verso la
pioggia.
-presto- rispose
l’altro -e non tirarmi più i capelli-
-sono belli-
commentò soprappensiero la ragazza, girandosi poi a fissarlo
negli occhi -non ho mai visto delle iridi così chiare, tanto
da sembra argentee-
-sinceramente non mi
importa dei tuoi gusti estetici- ribatté l’uomo
poco interessato.
-se non li usassi
esclusivamente per incenerirmi, sarebbero anche più belli-
replicò acida l’altra -solo chi possiede il
Byakugan ha quegli occhi?-
-certamente- rispose
Neji -tutti gli Hyuga hanno questi occhi. A Konoha avresti dovuto
vederne qualcuno-
-quindi come pensavo sei
di Konoha- disse Tenten.
-no, non lo sono
più- ribatté l’altro innervosendosi -e
non voglio nemmeno tornare ad esserlo-
-se ti chiedo cosa
è successo non me lo dirai, vero?- osò domandare
la ragazza.
-certo che no- disse
Neji secco -non sono affari tuoi-
-eh, già-
fece Tenten rassegnata -ho l’impressione che me ne
andrò di qui senza sapere nulla su di te, a parte che sei
uno Hyuga-
-perché ti
interesserà tanto sapere chi sono, lo sai solo tu-
esclamò Neji rialzandosi -nemmeno io so niente di te, ma non
me ne faccio un problema. Tu sei quello che dimostri di essere, cosa me
ne importa del passato? Saperlo non mi serve-
-il passato fa parte di
noi- ribatté Tenten -anche se non avrà
importanza, ci ha portato ad essere quello che siamo, non credi?-
-proprio per questo
è meglio che tu non sappia il mio- disse a voce bassa
l’uomo -ora dovresti farcela a camminare- le disse cambiando
argomento -vai a lavorare-
Dopo aver raccolto le
sue cose, Neji se ne andò, lasciando Tenten che si rialzava
in piedi da sola. La ragazza rimase a guardarlo, pensierosa e inquieta:
ora era certa che quell’uomo nascondeva un passato che voleva
a tutti i costi tener nascosto, un segreto che non doveva essere
svelato.
Tenten tornò
nella propria camera animata da maggiore curiosità: forse la
chiave per scoprire la verità era proprio sotto il suo naso.
ANGOLO AUTRICE
Scusate il ritardo di quasi una settimana!
Dunque, in questo capitolo direi che avviene il primo dialogo senza
minacce di morte serie tra Neji e Tenten. Un gran progresso non
credete?XD Seriamente, c'è qualche cambiamento nell'aria no?
Tentendo conto anche del fatto che è già un
pò di tempo che si allenano insieme e questo dovrebbe averli
resi almeno un pò più complici direi. Fatemi
sapere cosa ne pensate!^^
Ringraziamenti
Ramiza:
"vissute", che bella parola! Mi fa piacere che questo lato della FF ti
piaccia, nonostante la lentezza, è vero. Ma tra Neji e
Tenten, due persone che non si sono mai viste prima e nella particolare
situazione in cui si trovano, non può nascere una semplice,
normale, amicizia. Non credi? I momenti love-love arriveranno! Ciao!
Hikari_Uchiha:
ebbene sì, anche Neji sa cosa sono i sensi di colpa grazie
(o a causa) di Tenten! Ben gli sta XD. L'età dei personaggi
e l'ambientazione precisa verranno chiariti in seguito, però
penso si sia almeno intuito che non hanno quindici anni ma un
pò di più. Spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo!
tenny_93:
sono contenta che continui a piacerti la mia storia! E il romanticismo
arriverà, sarà un pò complicato
però ci sarà. E credo che un legame tra Neji e
Tenten si stia già creando, non trovi? Gli allenamenti sono
praticamente il pane di Neji XD ciao! Grazie per la recensione!
VaMpIrA89:
grazie per il commento! Fa sempre piacere sapere di essere
apprezzati!!^^
FrancyXD: eh
eh, le hai azzeccate proprio tutte! Mamma mia, mi sembrava che mi
stessi leggendo nel pensiero quando ho letto la tua recensione, giuro.
Neji l'hai inquadrato alla perfezione! Tenten lo spiazza, questo
è certo, e il motivo è proprio perchè
non è passiva, come hai detto tu. In un certo senso sta
risvegliando anche lui. Ed ecco perchè si porta avanti e
cerca di fermare sul nascere una situazione che non sarebbe in grado di
gestire (ah ah!). Però, hai detto bene, non lo fa solo con
la testa, perchè parlare di fiducia vuol dire iniziare
già a parlare di sentimenti. L'ha incastrato Tenten!XD
Già, sono d'accordo con te riguardo al "contatto fisico". E'
forse più potente delle parole, no? Alla fine crea un
"legame" (non so se è la parola esatta) fra due persone, che
direi unico, una svolta in un certo senso. Più avanti si
chiarirà meglio!
grazie, come sempre, per la bellissima recensione!
Un saluto a tutti!
Dryas
|
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Capitolo 10 *** Risposte ***
DECIMO
CAPITOLO
-Risposte-
Tenten
non era mai stata in quel luogo. L’aveva intravisto diverse
volte dalle ampie vetrate del palazzo, ma non si era mai avventurata
tanto lontano. Pian piano si rese conto che la strana struttura non era
che uno di quei gazebo di pietra, che ricordava tempi ormai passati.
Più
si avvicinava più ne rimaneva colpita da quel cerchio di
colonne bianche di un’altra era, e dagli archi perfettamente
scolpiti. Dei rovi spinati si arrampicavano su di essi e, nonostante
fosse pieno inverno, rose e boccioli rossi spuntavano dai sottili rami.
Incredula,
afferrò delicatamente in mano uno dei fiori:
ammirò il vivace colore scarlatto e inspirò il
profumo così inusuale per la stagione. Le rose erano
decisamente i suoi fiori preferiti.
Spostando
la sua attenzione, alzò lo sguardo sull’ombra che
già sapeva di trovare sotto il piccolo tempietto. Salendo i
pochi gradini trovò Neji di spalle, seduto sulla panchina in
marmo al centro della struttura.
Non
lo raggiunse.
-che
vuoi, Tenten?- le domandò lui senza nemmeno voltarsi.
La
ragazza non si stupì che l’avesse vista. Gli
allenamenti insieme allo Hyuga le avevano chiaramente dimostrato che le
sue capacità andavano ben oltre all’avere un campo
visivo completo.
-non
dovrei essere qui, lo so- esordì la ragazza -ma io
… -
-cosa
vuoi, Tenten?- ripeté l’altro, bloccandola -non
fare tanti giri di parole. Sai che mi danno fastidio-
-risposte-
gli disse con tono serio e rassegnato -non pensi che me le meriti dopo
due mesi?-
Neji
a quel punto spostò la testa all’indietro, in modo
tale da poterla guardare. Stretta nel cappotto nero la ragazza teneva
le mani infilate nelle tasche e sembrava avere un’aria
intimidita. A quel punto l’uomo cominciò a
prestarle più attenzione: da parecchio tempo non vedeva la
paura nei suoi occhi, da poco meno di due mesi per la precisione.
-non
è mai stata una questione di merito- le disse -ma di
circostanze. Per questo nemmeno se volessi potrei darti delle
spiegazioni. Mettiti il cuore in pace-
-non
posso- insistette la ragazza -ne ho bisogno. Non posso lavorare se non
ho delle risposte, mi dispiace-
-hai
tutto quello che ti serve per lavorare- ribatté con maggiore
durezza Neji -e ora vattene, odio essere disturbato quando sono qui-
Si
girò di nuovo, in modo da mettere fine alla conversazione.
La sentì sospirare, ma sapeva che non se n’era
andata. Era più testarda di quanto si aspettasse.
Attivando
il Byakugan vide che si era appoggiata ad una colonna, le mani dietro
alla schiena e il capo abbassato. Sembrava una persona qualunque, vista
così, non il ninja con cui migliorava le proprie tecniche.
Forse fu questo ad impietosirlo.
-stare
lì impalata non ti servirà a niente- le disse
-rientra, sta calando la sera-
-non
ho paura del buio- rispose Tenten.
-e
di me?-
La
domanda, inaspettata e azzardata, stupì Tenten che
rialzò la testa e spalancò gli occhi. Sapeva che
la stava guardando, era inutile fingere o cercare di ingannarlo.
Almeno
lei sarebbe stata sincera.
-sì-
disse infelicemente -ora sto ricominciando ad avere paura di te-
-mi
fa piacere- commentò l’uomo alzandosi in piedi e
guardandola -è così che avrebbe dovuto andare. Se
tu mi avessi temuto sin dall’inizio non ci troveremmo in
questa situazione, tu non faresti domande e vivremmo senza
complicazioni. Ma stiamo parlando di te, e il ragionamento non vale per
gli sciocchi curiosi e dal cuore tenero-
-mi
dispiace averti deluso- rispose Tenten -avresti dovuto scegliere con
maggiore attenzione quando mi hai imprigionata. Così hai
davvero complicato la vita ad entrambi-
-ad
essere sincero ho scelto te per pura curiosità- disse Neji
-non perché sapevo di qualche tua particolare dote. Gli
altri tuoi compagni non avevano proprio la faccia da gente seria e
competente, tu per lo meno, non eri vestita da pagliaccio-
A
sentir citare Gai e Rock Lee, a Tenten si strinse il cuore, e si
incupì. Ecco un’altra domanda che non aveva mai
avuto risposta: il loro destino. Non sapeva se fossero vivi o morti, ma
aveva voluto credere che Neji li avesse lasciati andare, in fondo non
c’era bisogno di ucciderli. Ora si rendeva conto di quanto
era stata ingenua, lei si sarebbe comportata così, non Neji.
-non
posso- gli disse con voce tesa, guardandolo negli occhi -lo capisci? Io
non … -
-cosa
te ne importa?- la interruppe l’uomo con freddezza -una volta
finito il tuo lavoro, nessuno saprà che sei stata tu. Io non
ho alcun interesse a fare la spia, ho ben altre aspirazioni-
-non
è giusto- ribatté Tenten -tu sei … un
assassino. Non posso aiutarti a liberarti dalla tua condanna, devi
scontarla, per ciò che hai fatto-
-tu
sai cosa ho fatto?- le domandò Neji avvicinandosi di qualche
passo -lo conosci il motivo per cui sono stato condannato a questa
esistenza?-
-hai
ucciso un tuo parente- rispose Tenten intimorita -ho potuto dedurre
solo questo dal sigillo e dai libri-
-sei
stata intelligente- commentò l’uomo -sapendo il
nome della mia famiglia sei risalita alle antiche condanne che venivano
applicate ai nostri stessi membri. Complimenti, hai scoperto che sulla
mia pelle porto il Shin no ikuin, il marchio dell’assassino.
Ora che intenzioni hai? Sono davvero curioso-
La
ragazza cercò di mantenere il controllo di fronte alla
verità che tanto aveva temuto, ma i suoi occhi tradivano
tutta la sua inquietudine e angoscia. Aveva voluto sperare che nel
peggiore dei casi Neji avesse mostrato quanto meno dispiacere e
pentimento, ma la facilità e la disinvoltura con cui aveva
ammesso la sua orribile colpa l’aveva lasciata di stucco.
Ecco come le sue ultime speranze andarono in frantumi.
-niente-
rispose a stento -proprio niente-
-sbagliato-
la corresse l’uomo con innaturale calma -voglio
l’ultima parola in questo preciso istante. Adesso. Ora.
Subito-
Il
tono, da disteso e disponibile, si era caricato di disprezzo e rabbia.
Un ordine che non ammetteva contraddizioni né tanto meno
disubbidienze e che feriva l’animo di chi ascoltava per
l’odio che trasmetteva.
Tenten,
spaventata dal suo improvviso cambiamento, si appiattì
contro la colonna alle sue spalle, cercando di diventare più
piccola possibile. Il suo istinto le sbraitava di andarsene, di fuggire
in qualsiasi modo, ma era stata abbastanza coscienziosa da zittirlo e
ricordarsi delle vere capacità di chi aveva di fronte: Neji
Hyuga, un assassino con un’abilità innata a cui
non poteva tener testa e che la poteva uccidere con due sole dita
posizionate nel punto giusto.
Un
avvenire così tragico non l’aveva immaginato
nemmeno nel peggiore degli incubi.
-smettila
di tremare e parla!- sbraitò l‘uomo -so che la
sai, dimmela!-
-non
aiuterò un assassino- disse coraggiosamente Tenten -sei
davvero un mostro! Sei … !-
Inaspettatamente
Neji si scaraventò su di lei, attivando il Byakugan e
afferrandola per il collo del cappotto. Poi spostò un
braccio e lo appoggiò alla gola della ragazza, e premette.
Subito, anche le mani di Tenten si sollevarono nel tentativo di
toglierlo ed impedire che la soffocasse.
-l’ultima
parola- sibilò annientandola con lo sguardo carico
d’odio.
-non
ti servirà- balbettò la ragazza fissando
terrorizzata le venature attorno ai suoi occhi di ghiaccio
-è inutile-
-dimmela!-
insistette l’altro -o preferisci morire?!-
La
presa si rafforzo e respirare divenne davvero difficoltoso per Tenten,
anzi impossibile. Impaurita, non rispose alla provocazione di Neji, ma
i suoi occhi gli diedero la risposta: non avrebbe aperto bocca.
-stupida-
ringhiò -se me la dici sarai libera. Te ne andrai,
ritornerai a Konoha e non vedrai più il mostro. Non
è quello che vuoi?-
-è
inutile- ripeté invece Tenten -tu provi solo odio-
-sputa
questa dannata parola!- sbraitò l’uomo, ormai
fuori controllo -dilla!-
L’aria
non arrivava più ai polmoni di Tenten. Furioso
com’era, Neji aveva stretto eccessivamente il collo della
ragazza con la sua mano, soffocandola e impedendole di parlare. Gli
occhi sconvolti di Tenten lo supplicavano di lasciarla andare, ma lui
non se ne accorse. Solo quando si arrese, quando le braccia caddero
flosce lungo i fianchi e gli occhi si chiusero, si rese conto di aver
esagerato. La stava uccidendo davvero.
Subito
mollò la presa e l’afferrò tra le
braccia prima che cadesse a terra, priva di coscienza: Il capo di
Tenten si spostò all’indietro e i suoi arti
penzolarono nell’aria assolutamente impotenti. Neji,
ritrovando la calma, sospirò e, continuando a tenere la
ragazza in braccio, si avviò verso il palazzo mentre dal
cielo cominciavano a cadere i primi soffici fiocchi di neve.
ANGOLO AUTRICE
Informazioni tecniche: "Shin no ikuin" dovrebbe significare
realmente "marchio dell'assassino". L'ho trovato vagando qua e
là per la rete, e devo dire che è capitato
proprio a proposito!
Per il resto ... Ritorno a pubblicare stabilmente una volta a settimana
(sabato/domenica). Sperando di riuscire a tenere il ritmo!
Grazie a chi ha commentato, pochi mi buoni oso dire!! Dove siete finiti
tutti??
Ramiza:
grazie per l'incoraggiamento! Comincia a cambiare qualcosa adesso ...
ciao!
francyXD:
per fortuna che sei arrivèe! Allora, ho un mucchio di cose
da scrivere. Primo, Tenten cerca (con tanta, ma tanta fatica) di
trattare Neji come una persona normale, quindi lo saluta anche se
l'altro è meno loquace di un muto e non lo ritiene
infallibile/imbattibile. Tutti hanno un punto debole infondo. E credo
che questo comportamento sia la giusta punizione per Neji! Trattandolo
in maniera "speciale" (in senso negativo anche) Tenten non farebbe
altro che accontentarlo, no? La sua alterigia è famosa
dopotutto.
Sono contenta che ti sia piaciuta la scena sotto l'albero! Per mia
esperienza personale, quando si è stanchi morti
(così come quando si è ubriachiXD) spesso si
dicono cose che altrimenti non uscirebbero mai di bocca. Quindi Tenten
si lancia in un commento che normalmente non avrebbe mai fatto. Ma Neji
è, appunto, un muro.
Dici che era malinconica l'ultima parte? A me sembrava solo la
verità XD. Riguardo al passato, hanno ragione tutti e due in
un certo senso: il passato non si può cancellare, ma rimane
nel presente in quello che si diventa, senza però doverlo
per forza vincolare. Che riflessioni profonde all'ora di pranzo! Ho
scritto fin troppo, ti saluto cara e ti ringrazio! Spero ti piaccia
anche questo di capitolo!
Un saluto a tutti!
Dryas
|
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Capitolo 11 *** Verità ***
UNDICESIMO
CAPITOLO
-Verità-
La neve cadeva
abbondante e pian piano stava ricoprendo di bianco il prato verde del
giardino, senza dare l’impressione di voler smettere.
Distratto, Neji guardava
quella lenta e silenziosa caduta, ma i suoi pensieri erano ben lontani
dalle condizioni atmosferiche dei giorni seguenti. Il momento che
segretamente aveva temuto era arrivato, perché in fondo lo
sapeva. Sapeva che quella ragazza non era ingenua come poteva sembrare,
che l’avrebbe scoperto e che l‘avrebbe spinto a
confessare la verità.
Era costretto a farlo.
Intanto alle sue spalle,
sdraiata su un divano, Tenten riprendeva coscienza. La gola le faceva
male e il suo primo pensiero fu di bere. Aprendo gli occhi,
però, si irrigidì: ricordò il motivo
per cui le doleva tanto il collo e si spaventò quando non
riconobbe la stanza in cui si trovava. Il camino poco distante da lei
scoppiettava ed emanava un calore caldo e piacevole. Fu osservando
quella luce che vide Neji alla finestra, perso a guardare qualcosa di
indefinito al di fuori di essa.
Fu presa dalla paura e,
allarmata, cercò immediatamente una via di fuga.
Fortunatamente la porta era dietro di lei e se avesse fatto attenzione,
avrebbe potuto andarsene senza che l’uomo se ne fosse
accorto. Ovviamente, tutto questo sarebbe potuto succedere se il
Byakugan non fosse stato attivo e ottimisticamente lo diede per
scontato.
Mettendo in pratica gli
insegnamenti di tanti anni di accademia, si mosse silenziosa e cauta.
Non uno scricchiolio, non un fruscio di troppo, niente la
tradì: era stata perfetta, Neji non si era accorto di nulla.
Sollevata, mise la mano sulla maniglia e
l’abbassò. Tirandola verso di sé,
però, constatò che non si muoveva. Allora
provò a spingerla, ma non funzionava nemmeno in quel modo:
era chiusa a chiave.
Sull’orlo
della disperazione, cercò un altro modo per fuggire. Una
seconda porta si apriva sulla stanza, ma era troppo vicina
all’uomo e non avrebbe potuto raggiungerla senza che non si
accorgesse di lei. Forse, però, se avesse corso …
Con la stessa cura di
poco prima, ricominciò a muovere i piedi per raggiungere la
sua ultima possibilità di salvezza. Poi, una volta
avvicinatasi abbastanza, scattò. Corse senza far
più attenzione al rumore che provocava: prima che Neji
avesse capito cosa stava succedendo, lei non sarebbe più
stata lì.
Afferrando la maniglia,
l’abbassò e stavolta la porta si aprì.
La spalancò e si precipitò fuori, ma una mano
afferrò il suo braccio e la fermò. Impallidendo
si voltò e trovò Neji che senza troppa fatica la
tratteneva. Incrociando i suoi occhi, le mancò il fiato.
-non
c’è un’uscita da quella parte- le disse
calmo -torna dentro-
Inaspettatamente la
presa attorno al suo polso si allentò fino a sciogliersi e
Neji si girò per tornare sui suoi passi. Rientrò
nella stanza senza aspettarla, sicuro che l’avrebbe seguita.
Tenten, però, non ascoltò le sue parole e
guardò nel buio locale in cui era entrata: non
c’erano finestre da cui fuggire e nemmeno una porta. Era
sicuramente opera dell’Arte Magica.
Quando
ritornò nella stanza illuminata, Neji non era più
alla finestra, ma si era spostato verso il camino a cui si teneva
appoggiato con una mano, il viso basso a guardare le fiamme.
-ascoltami prima di
andartene- le disse come se sapesse che aveva adocchiato le grandi
finestre -dopo sarai libera di fare quello che preferisci-
Tenten si
fermò: il tono rassegnato e amaro la colpirono, nonostante
considerasse l’uomo come la minaccia più mortale
in cui si fosse mai imbattuta. Sembrava stranamente stanco e in qualche
modo inoffensivo, con quell’aria demoralizzata. Poi,
però, il bruciore alla gola le riportò alla mente
ancora una volta che cosa le aveva fatto e capì il motivo di
tanta depressione: non era riuscito a estorcerle l’ultima
parola.
-sono un assassino-
cominciò a dire Neji, attirando la sua attenzione -ho ucciso
mia cugina all’età di diciassette anni. Il motivo
è il potere: lei era l’erede del clan Hyuga, io
soltanto un cadetto. L’odio mi ha sopraffatto, Hinata non era
niente in paragone a me, io ero lo Hyuga più forte e quindi
il più degno di diventare il capo del clan. Così
l’ho uccisa con la speranza che suo padre scegliesse me come
suo successore- a quel punto si girò per vedere la reazione
di Tenten.
La ragazza ascoltava con
attenzione e con una certa agitazione. Di nuovo, c’era paura
nei suoi occhi
-questo è
quello che è stato detto e che troverai scritto nei registri
di Konoha. Ma non è la verità-
Tenten
sussultò. Neji fu sollevato che l’avesse fatto e
prese un respiro profondo.
-non mi incanti- disse
Tenten diffidente -se quello che dici è vero, allora
mostrami che non hai il sigillo-
A quel punto Neji,
allentò il kimono bianco e ne spostò un lembo,
scoprendo il petto. Appena sotto la clavicola sinistra, sopra il cuore,
quello che sembrava un tatuaggio era inciso nella sua pelle chiara. Il
sigillo dell’assassino, lo Shin no ikuin, brillava sotto la
luce calda del fuoco e spiccava nel suo profondo nero come se fosse
stato appena impresso. Tenten aggrottò le sopracciglia,
spaventata e confusa.
-non ho detto che non
sono stato condannato- spiegò l’uomo -mio zio in
persona mi ha marchiato. Io sono l’assassino di sua figlia,
così sbadato da non nascondere le impronte di sangue che mi
avrebbero incastrato. Avrebbe voluto la mia morte, ma
l’Hokage glie lo impedì. E così
rimandò la mia fine a quando fossi stato maggiorenne,
sviando l’ostacolo e salvando la faccia-
Senza fretta
ricoprì il sigillo e tornò a guardare la ragazza.
Non era ancora convinta, era evidente, ma stava per capire il motivo
per cui l’aveva imprigionata e obbligata a lavorare per lui.
Tuttavia non era sufficiente.
-sono stato rinchiuso
qui e mi è impossibile uscire- continuò allora
-condannato ingiustamente-
-è facile
parlare- esclamò Tenten -l’unica prova che mi hai
mostrato non fa che dimostrare il contrario di quello che stai cercando
di farmi credere-
-è stato mio
zio a uccidere Hinata- insistette l’altro -l’ha
fatta assassinare perché si era reso conto che non era in
grado di portare aventi il clan, ma non poteva nominare altri eredi,
finché fosse stata in vita-
-ancora parole- disse la
ragazza -e per di più poco convincenti. Tu odi tuo zio e
odiavi tua cugina Hinata, è fin troppo banale far cadere
l‘accusa su di lui-
-certo che lo odio-
ribatté Neji ritrovando la solita determinazione -ha ucciso
mio padre e mi ha fatto rinchiudere qui, perché mi temeva.
Lui voleva nominare come erede la sua secondogenita, Hanabi, non uno
appartenente alla casata cadetta come me, che per di più gli
portava rancore-
-no, il tuo discorso non
sta in piedi- disse Tenten sempre più confusa
-perché chiedere ad altri di tradurre? Perché non
farlo tu o chiedere a loro di dire la verità a Konoha?-
Neji sospirò
profondamente e si passò una mano sul viso, sempre
più stanco. Tenten non riusciva a capire se si stesse
arrendendo, se quella farsa fosse finita o si stesse preparando a dirle
un’altra verità ancora più sconvolgente.
-non posso far nulla per
cercare di rompere il sigillo, io personalmente- continuò
l’uomo -ma il patto non prevede che siano altri a farlo,
piccola pecca degli antenati che probabilmente avevano in mente un
luogo completamente isolato in cui scontare la pena. Ma mio zio voleva
un posto vicino da poter tenere d’occhio facilmente, per
questo scelse un palazzo a poche miglia da Konoha-
-perché non
puoi farlo?-
-perché
morirei- rispose bruscamente Neji -i miei nervi cerebrali verrebbero
colpiti e in pochi minuti il mio cervello non esisterebbe
più. Erano spietati e ingegnosi quei dannati vecchi Hyuga-
Più che le
parole, erano le movenze stesse dell’uomo a impressionare
Tenten. Se stava recitando, lo stava facendo davvero bene: percepiva la
sua sofferenza e la frustrazione dell’essere impotente in una
situazione che gli aveva rovinato l‘esistenza.
-e per l’altra
domanda- continuò -il palazzo è protetto. Chi
entra, esce senza ricordarsi di aver messo piede qui dentro. Un utile
Genjutsu, degno di mio zio. Questo è tutto, ora sai la
verità-
Una volta finito di
parlare, alzò gli occhi sulla ragazza che lentamente si era
avvicinata al divano e si era seduta su di esso. Stava pensando, stava
decidendo se credergli o meno. Riponeva più speranza di
quanto si aspettasse in un risvolto positivo, ma era pronto anche al
peggio. Sapeva di aver esagerato, e tutti hanno un limite, anche Tenten.
Quando la vide scuotere
la testa, capì che non era riuscito a persuaderla.
-hai il sigillo- disse
la ragazza -questa è l’unica cosa concreta che mi
hai mostrato. Il resto … può essere falso
… -
-ti fidi più
di me o di un disegno e di qualche pagina ingiallita?- le
domandò istintivamente e Tenten lo guardò con gli
occhi spalancati. Neji capì l’errore. Proprio lui
andava a parlare di fiducia quando aveva sempre rifiutato di costruire
un qualsiasi rapporto con lei, anzi, che l’aveva ferita
irrimediabilmente.
-capisco- le disse
-nemmeno io mi fiderei di un individuo come me. E hai ragione, io il
sigillo ce l‘ho ben evidente sulla pelle, anzi, ne ho due-
Tenten seguì
con attenzione le sue mani che si sollevarono fino al capo e sciolsero
il nodo della bende attorno alla sua fronte. Una volta tolta la fascia,
le mostrò un secondo sigillo: di colore verde, al centro
c’era una croce e ai lati due lunghi fili ad uncino.
-il segno maledetto-
spiegò Neji -ce l’ho dall’età
di quattro anni e simboleggia che appartengo alla casata cadetta.
È questo che mi ucciderebbe se tentassi di liberarmi-
La ragazza lo fissava
ancora più sconvolta. Stavolta stava vacillando seriamente,
lo vedeva da come gli occhi nocciola si spostavano, nervosi e inquieti,
da un punto all’altro senza trovare pace. Avrebbe voluto
aggiungere ancora qualche parola, aiutarla a credergli, ma rimase
zitto, temendo di rovinare quel briciolo di fiducia che era riuscito a
conquistare.
-mi dispiace- disse,
infine, la ragazza, raccogliendo il viso tra le mani -io ormai posso
solo pensare che tu voglia approfittarti di me, sfruttarmi, niente di
più … come le altre volte … non posso
crederti, non ce la faccio … se tu mi tradissi ancora una
volta, non mi fiderei più di nessuno … -
Neji
l’ascoltò in silenzio. Dopo di che
tornò a guardare le fiamme del fuoco. Mise un gomito sul
davanzale in pietra e appoggiò la testa alla sua mano,
tenendola stancamente sollevata. I lunghi capelli neri ricadevano
liberi sul viso irsuto e a Tenten sembrò stranamente
più giovane del solito.
-adesso sì
che è questione di merito- lo sentì sussurrare
prima di risollevarsi e girarsi a guardarla -una prova ce
l’ho e sono sicuro che ti convincerà- le disse
-anche se non avrei mai voluto … mostrartela- fece una pausa
-Hinata Hyuga, mia cugina, è viva-
Tenten
spalancò gli occhi e trattenne il respiro fissando quelli
dell’uomo, seri e intensi, che ricambiavano lo sguardo. Poi
l’occhio le cadde sul sigillo sulla sua fronte e
improvvisamente ebbe la certezza che non stesse mentendo.
ANGOLO AUTRICE:
Prima di tutto, mi scuso per il ritardo. Mi spiace davvero non essere
riuscita a mantenere le scadenza che avevo dato e spero non ricapiti, o
per lo meno avviserò in anticipo.
Passando al capitolo, lo so, è un po’ troppo
discorsivo, ma era necessario che questo dialogo/colloquio/confessione
avvenisse. Finalmente direi XD D’ora in avanti ci
sarà meno mistero e più, come dire, romanticismo?
Se così si può chiamare!
Che ne pensate??
RiNgRaZiAmEnTi:
FrancyXD:
arrivo subito a commentare il tuo bellissimo capitolo! Aspettami, eh!
Riguardo alla tua recensione (che come sempre è un piacere
leggere, non ti sfugge niente!), hai colto in pieno i dubbi e le paure
di Tenten, così come quelli di Neji. La pacchia è
finita, in un certo senso, sia l’uno che l’altra si
devono schierare e mostrare le loro carte. Tenten, anche se voleva
costruire un rapporto con lui, non può ignorare il fatto che
è prima di tutto un ninja. Quindi, di fronte a
ciò che scopre, deve fare un bel po’ di passi
indietro.
Neji, dal canto suo, non le ha mai chiesto di costruire un legame o
qualcosa di simile, ma ha sempre cercato (o imposto) di non aver alcun
tipo di rapporto. Quindi è meno difficile tornare ad essere
dei semplici sconosciuti. Però, alla fine, arriva a
riconoscere che non è così che sono le cose. Lui
stesso si comporta in maniera diversa.
Bene! Sono curiosa di sapere cosa mi dirai di questo capitolo!^^ a
presto!
VaMpIrA89:
grazie per la recensione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Le
risposte tanto attese sono finalmente arrivate!
Hikari_Uchiha:
America?? *o* Wow! Ti perdono per il ritardo XD Allora, scene macabre
di sangue esageratamente violente direi che non ci sono, mi spiace
deluderti (anche perché personalmente non mi piacciono gran
che). Solo verso la fine, come penso immagini, ci sarà
qualcosa. Cosa ne pensi di questo capitolo? Spero ti sia piaciuto!
Un saluto a tutti i
lettori!
Dryas
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Capitolo 12 *** Hinata ***
DODICESIMO
CAPITOLO
-Hinata-
-come …
viva?- chiese Tenten incredula -hai detto che era stata uccisa, ora mi
dici che … -
-ho un buon motivo per
averlo tenuto nascosto- la interruppe Neji, teso.
La ninja di Konoha
ancora non riusciva a capire: probabilmente, se non fosse stata
così coinvolta, avrebbe pensato che era tutto un bello
scherzo e che la stessero prendendo in giro facendosi grasse risate
alle sue spalle. Eppure non poteva ignorare quello sguardo, la sua
inquietudine e la sua ansia. Neji Hyuga stava soffrendo, per questo
continuò ad ascoltarlo.
-in realtà
Hinata non era morta- disse -era pur sempre una Hyuga e si è
difesa strenuamente. Hiashi fu il primo a trovarla e si accorse che
respirava ancora, ma non ebbe il coraggio di ucciderla. Fece in modo
che sembrò morta iniettandole, poi la fece rinchiudere in
gran segreto qui, con me, il suo assassino-
-quindi è
qui?- domandò con apprensione Tenten, Neji annuì.
-ma non è
più lei- continuò -da quel giorno non
è più stata la stessa. È debole e
fragile. Tutti quelli che fallirono prima di te non hanno fatto altro
che peggiorare la situazione, nutrendo le sue speranze e distruggendole
subito dopo-
La ragazza
ascoltò le sue parole rimanendo a bocca aperta. Si
risvegliò dai suoi ragionamenti mentali solo quando Neji si
mosse. Camminando lentamente, con il suo portamento distinto,
passò dietro al divano su cui era seduta, diretto alla porta
della stanza cieca.
-dove vai?-
domandò Tenten.
-a prendere Hinata-
rispose lui chiudendosi la porta alle spalle.
Ora Tenten era sola, il
fuoco continuava a scoppiettare. Inquieta si alzò dai comodi
cuscini e si avvicinò a una delle ampie finestre: in quel
momento avrebbe potuto scappare senza nessuna fatica. Ma non lo fece.
Pensò che per lasciare in mano a una prigioniera le chiavi
che aprivano le sue manette bisognava essere stupidi oppure fiduciosi.
E dato che la sua esperienza le dimostrava che Neji non era affatto un
idiota, decise di credere alla sua sincerità.
-nevica-
sussurrò guardando malinconicamente all’esterno e
sentendo caldo si accorse di indossare ancora il cappotto. Lo tolse e
l’appoggiò sul bordo del divano, avvicinandosi poi
al fuoco per scaldarsi.
Perdendosi ancora una
volta nei suoi pensieri, non sentì il rumore della porta
alle sue spalle che si apriva.
-Tenten- quando si
sentì chiamare si voltò di scatto e si
trovò di fronte Neji. Alle sue spalle poteva intravedere una
figura esile, ma non minuta, dai capelli lunghi e neri e la carnagione
chiara. Neji spostò la testa all’indietro, verso
la giovane donna, e le fece segno di avvicinarsi, ma lei non si mosse.
Tenten, allora, decise di semplificare le presentazione e farsi avanti.
-piacere di conoscerti-
disse con il tono più cortese che riuscì a
sfoderare -Hinata vero?-
Sia Neji che la ragazza
la guardarono con stupore e Tenten si trovò a disagio,
sentendosi quegli occhi uguali e altrettanto particolari puntati
addosso.
Però il suo
azzardo funzionò e Hinata si fece avanti, allontanandosi
dalle spalle protettive del cugino e mettendosi al suo fianco. Ora
Tenten poteva vedere tutta la loro somiglianza: non solo la carnagione
pallida e gli occhi argentei, ma anche il portamento alto e slanciato.
Sembravano due dei nordici.
La ragazza,
però, non aveva tutto il vigore che mostrava Neji. Lo
sguardo era incerto e insicuro, mentre l’eccessiva bianchezza
le dava un’aria malaticcia, ma, esattamente come il cugino,
anche lei aveva una fascia scura a coprirle la fronte.
-piacere mio, Tenten- le
disse con voce debole e che riconobbe.
-la tua voce
l’ho già sentita- confessò sorridendo
debolmente -grazie, per avermi tenuto la mano quando stavo male. Mi
è stata molto d’aiuto-
Hinata
arrossì violentemente e guardò di soppiatto il
cugino, con aria colpevole. Neji, però, non gli fece caso,
ma continuò a guardare Tenten e ad osservare la sua estrema
gentilezza. Con il viso arrossato per l’eccessiva vicinanza
al fuoco, la ragazza non mostrava più turbamento
né esitazione. Sorrideva.
-il tuo collo
… sei ferita?- domandò poi Hinata, avvicinandosi
con preoccupazione a Tenten. Quest’ultima fu presa alla
sprovvista e si portò istintivamente una mano a proteggere i
lividi che sicuramente erano spuntati sulla sua pelle.
-oh, non è
niente- rispose senza indugio -sono sbadata per natura e questo
è quello che ne deriva-
-ti fa male?- insistette
Hinata -ti serve qualcosa?-
-solo un bicchiere
d’acqua- osò rispondere, ma la sua gola stava
davvero bruciando e parlare era diventato una tortura.
L’altra le disse subito che sarebbe andata a prenderlo e
uscì dalla stanza con passo veloce. Tenten
sospirò pesantemente e si lasciò cadere sul
divano.
-ho appena parlato con
una morta- disse, facendosi sentire anche da Neji.
-sei stata brava- le
disse l’altro avvicinandosi al camino -a nascondere le tue
emozioni, e a mentire-
-già-
confermò con poco entusiasmo la ragazza, massaggiandosi il
collo -ma mai quanto te-
-io non ho mentito-
disse Neji -ho solo tenuto nascosto la verità-
-mi hai ingannata-
ribatté Tenten -non è la stessa cosa che mentire?
Se solo me l’avessi detto subito, ti avrei aiutato senza
problemi-
-quelli prima di te non
la pensavano allo stesso modo- rispose con freddezza l’altro
-e poi non mi piace raccontare i fatti miei ad estranei. La mia
esperienza mi ha insegnato che è sicuramente meglio passare
subito ai fatti e non perdersi a raccontare storielle deprimenti che
non verrebbero capite-
-io ho capito- disse la
ragazza -più o meno. Anzi, devo dire che ho le idee
piuttosto confuse e un gran mal di testa. Devi migliorare il tuo
metodo, Neji, o farai venire l’emicrania o un infarto a chi
ti ascolta-
-credi che sia stato
semplice per me?- domandò Neji serio -credi che mi renda
felice raccontare la mia vita al primo che capita? Che sia fiero di
essere stato cacciato qui dentro con una condanna a morte che pesa
sulla mia testa? Tu non hai idea di cosa voglia dire e ho
l‘impressione che tu non abbia capito bene come è
la situazione-
-l’ho capita
benissimo- ribatté Tenten con altrettanta serietà
-anche se forse non sono riuscita ancora a cogliere tutte le
conseguenze. Non voglio caricarti di ulteriori preoccupazioni e credo
che i miei veri pensieri non ti interessino. Cerco solo di alleggerire
la mia mente, ora che sono qui, ma non pensare che l’abbia
presa con leggerezza. Sono più sconvolta di quanto possa
sembrare-
-hai ancora paura di
me?- le chiese inaspettatamente l’uomo. Tenten
esitò.
-devo aver paura di te?-
domandò la ragazza con timore e ansia. Che non avesse
dimenticato il passato, Neji lo leggeva nei suoi occhi. Certo che aveva
paura di lui, e come non avrebbe potuto? L’aveva quasi
ammazzata, più di una volta.
-sì, se ti
proteggerà- le disse -io non posso farlo, quindi fa come ti
pare. Per raggiungere il mio scopo, sono disposto a tutto e non ti
posso assicurare niente. Lo capisci?-
-no, non del tutto-
rispose sinceramente Tenten -credo di non poter nemmeno immaginare
quello che provi, quello che hai passato in questi anni. Per cui
scusami, se non riesco a capirti completamente-
La porta si
aprì e si chiuse con un rumore secco. Hinata
rientrò con un piccolo vassoio in legno su cui
c’era un bicchiere e una brocca d’acqua. Subito
percepì che l’atmosfera era più pesante
di quando se n’era andata e capì di aver
interrotto un discorso importante. Sforzandosi di non apparire a
disagio, mostrò un leggero sorriso malinconico e
appoggiò il vassoio al tavolino di fronte al
divano, offrendo l’acqua a Tenten.
-grazie mille- le disse
la ragazza dopo aver bevuto avidamente -stavo morendo-
-prego-
mormorò Hinata.
-ehm, sono piuttosto
stanca- continuò l’altra -potrei tornarmene nella
mia stanza?-
-seguimi- rispose subito
Neji, incamminandosi verso la porta chiusa a chiave.
-ci vediamo, Hinata-
disse la ragazza facendosi avanti -vienimi a trovare qualche volta. Mi
manca la compagnia femminile, e tuo cugino è troppo burbero
e permaloso per poterci scherzare insieme-
Hinata
arrossì leggermente, ma sorrise. Tenten vide che era in
difficoltà per ciò che aveva detto su Neji, ma
aveva apprezzato la sua sincerità, e il suo invito.
Ricambiando il sorriso, le diede la buona notte e inseguì
l’uomo che già era sparito, lasciandola indietro.
La condusse in zone del
palazzo che conosceva e, senza pochi convenevoli, la lasciò
per tornare indietro. Tenten, però, lo richiamò,
facendolo voltare. C’era un’ultima domanda.
-tu ora ti fidi di me?-
domandò senza nascondere l’agitazione.
Neji la
scrutò con i suoi occhi di ghiaccio che non lasciavano
trapassare nessuna emozione, nessun sentimento. Tenten attese
pazientemente.
-vattene a dormire- le
disse bruscamente l’uomo -domani all‘alba
c‘è l‘allenamento-
Soddisfatta, la ragazza
lo salutò e tornò nella propria stanza. Ormai ci
aveva quasi fatto l’abitudine a interpretare le frasi di
Neji, mai che dicesse chiaramente i suoi sentimenti. Si
buttò sul letto, sfinita da quella giornata che le sembrava
interminabile, ma non riuscì a prendere sonno.
Un’ultima
domanda la tormentava.
ANGOLO AUTRICE
Dai, solo un giorno di ritardo, miglioro no?XD
Capitolo dodici, che è in pratica una continuazione del
precedente. Da questo in poi si avrà un bel cambiamento!
Patti chiari, amiciazia lunga, no? Vedrete vedrete. Ringrazio che ha
aggiunto la FF tra le preferite e seguite! e chi legge ovviamente ...
RiNgRaZiAmEnTi:
Ramiza: eh
eh, stavolta le parti sono un pò invertite, è
Tenten che parla di fiducia. Grazie per il commento!
VaMpIrA89: grazie!
Spero che anche questo capitolo sia stato all'altezza delle tue
aspettative!
francyXD: ma
che bella la recensione notturna!XD E' finalmente spuntata Hinata! Ora
ne manca solo uno all'appello, anzi due, dato che sono come un'unica
cosa^^ Cooomunque, avevo paura di rendere un pò troppo
noioso il capitolo prima, con tutte quelle spiegazioni. Quindi puntare
sulle reazioni dei personaggi, con frasi che riguardassero
più loro che la trama mi sembrava la soluzione migliore.
Neji, in particolare, come hai notato. Tenten, beh, era prevedibile,
no? Aspetto di sapere cosa ne pensi di questo capitolo! ciao, e grazie!
Hikari_Uchiha: grazie!
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! e che ti abbia chiarito
ancora meglio le idee ^^
Saluti!
Dryas
|
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Capitolo 13 *** Uomo ***
TREDICESIMO
CAPITOLO
-Uomo-
Tenten si
alzò dal letto, incapace di prendere sonno. Voleva parlare
con Neji, porgli quell’unica domanda che le rimaneva: Gai e
Rock Lee. Come stavano? Dov’erano? Beh, forse era
più di una domanda.
Il buon senso
dell’orientamento la riportò alla stanza in cui
aveva incontrato Hinata, sperando che si trovasse ancora lì.
Arrivata fuori dalla porta, bussò con educazione e attese
che qualcuno le aprisse. Con sollievo, vide la maniglia abbassarsi e si
trovò di fronte gli occhi chiari della ragazza.
-Tenten?-
domandò vedendola.
-scusa se ti disturbo-
le disse -sto cercando Neji. È qui?-
-no- rispose
l’altra -qui ci sono solo le mie stanze. Vieni, ti accompagno
da lui-
Ringraziandola, Tenten
seguì la sua nuova guida. Nonostante la
disponibilità, notò il suo imbarazzo e i
tentativi falliti di dirle qualche cosa. Sorrise, pensando a quanto
fosse diversa dal cugino.
-quanti anni hai
Hinata?- le domandò, cercando di sciogliere la tensione e
metterla a suo agio.
-il ventisette di questo
mese, ventidue- rispose -e tu?-
-esattamente come te-
disse l’altra, stupita della coincidenza.
-davvero?- chiese Hinata
guardandola con altrettanta sorpresa -mio cugino, invece, ne ha uno in
più di noi-
-dici sul serio?- la
interrogò diffidente l’altra -ne ha solo uno in
più di noi?-
-sì-
-non dirglielo-
esordì Tenten -ma glie ne davo minimo trenta.
Sarà tutta quella barba che lo fa sembrare più
vecchio-
-è sempre
sembrato più grande- disse Hinata con tenerezza e una certa
malinconia -anche quando eravamo bambini, lui era sempre serio e
posato, non giocava quasi mai. Però è sempre
stato gentile e sorrideva spesso, fin quando … -
-fin quando?-
incalzò Tenten, incuriosita.
-beh, suo padre
è stato ucciso- rispose insicura -ma io non dovrei
parlartene. Se vuole, lo farà lui-
-temo che con la sua
loquacità non lo farà mai-
sdrammatizzò l’altra, non volendo toccare
argomenti eccessivamente drammatici con Hinata -però
sembrate molto diversi voi due. Tu sei così gentile e
carina, mente lui è scorbutico e perennemente imbronciato.
Sicuri di essere cugini?-
-oh, beh, in
realtà Neji non è sempre così- rispose
l’altra sorridendo -lo fa solo per essere forte. Credo che
abbia paura di fallire se si lascia andare, se smette di combattere.
È il suo modo per proteggersi-
-oh- riuscì
solo a dire Tenten.
-siamo arrivati-
annunciò Hinata prima che l’altra potesse
aggiungere altro -ora vi lascio. Dovrete parlare, immagino-
-grazie di tutto,
Hinata- le disse, e l’altra con gentilezza la
salutò, andandosene.
Voltandosi verso la
porta della stanza di Neji, Tenten deglutì. Forse era stata
avventata, forse si sarebbe arrabbiato se l’avesse
disturbato, pensò. Ed ebbe quasi la tentazione di andarsene,
ma poi si scosse e si ricordò il motivo per cui era arrivata
fin lì. Bussò.
Spostandosi nervosa su
un piede all’altro, attese che la porta si aprisse, ma non
accadde. Fino a quel momento non aveva sentito nemmeno un rumore che le
potesse suggerire che fosse effettivamente dentro, quindi decise di
rinunciare. Glie l’avrebbe chiesto il giorno dopo.
E stava già
tornando indietro, quando sentì il rumore della porta che si
apriva.
-scusa Hinata-
sentì dire -ero sotto … la … doccia
… che ci fai tu qui?-
Neji, con indosso solo
dei pantaloni neri, si affacciò dalla soglia e la
guardò dubbioso. I capelli lunghi erano bagnati e sembravano
ancora più neri, mentre sulla fronte spiccava il segno
maledetto.
-oh, ehm, sono venuta
per chiederti una cosa- rispose imbarazzata per il momento in cui era
capitata -ma non fa niente, te la chiederò
un’altra volta-
-entra- le disse,
invece, Neji -tanto ormai mi hai disturbato-
Il ragazzo
rientrò lasciando la porta spalancata e Tenten lo
seguì all’interno, non senza un certo disagio. La
stanza era grande, più grande della sua, ma più
sobria e decisamente più ordinata. Non se ne
meravigliò, se lo aspettava da un tipo preciso come Neji.
-che vuoi allora?- le
chiese Neji spuntando dal bagno a torso nudo e tenendosi un asciugamano
in testa. Tenten arrossì involontariamente constatando
mentalmente che non aveva mai visto un fisico più bello,
muscoloso e tonico di quello.
-ehm, dato che oggi sei
in vena di risposte … - esordì senza riflettere
troppo.
-non è
divertente- aggiunse immediatamente Neji.
-sì, scusa-
si affrettò a dire Tenten -non volevo … essere
insensibile-
-arriva al sodo-
incalzò l’altro incrociando le braccia.
-beh, riguarda i miei
compagni- confessò la ragazza -pensavo che adesso avresti
potuto dirmi qualcosa. Non hai più motivo di tenermelo
nascosto, giusto?-
-dipende- disse Neji -se
lo posso usare come ricatto, non ti dirò assolutamente
niente-
-ricatto?- chiese
sorpresa Tenten -e per cosa? A questo punto io … -
-l’ultima
parola- la interruppe Neji, mettendosi poi di fronte alla ragazza e
portando una mano al petto -cosa c’è scritto qui?
Tenten guardò
il suo dito che le indicava la parola scritta in rune incisa sul suo
torace. Il sigillo dell’assassino risaltava ancora di
più in contrasto con la pelle bianca del busto di Neji, ma
rapidamente distolse lo sguardo.
-te la dirò-
gli disse con gli occhi bassi -quando lo riterrò opportuno-
-opportuno?-
ripeté Neji -credi che abbia tempo da perdere?-
-voglio parlarne con
Hinata, prima- gli disse, facendo rimanere basito l’altro.
Quando Tenten alzò lo sguardo, se lo ritrovò
talmente vicino da spaventarsi.
-lascia stare Hinata- le
disse con tono minaccioso e gli occhi di nuovo duri -questa
è una faccenda tra me e te. Lei non c’entra niente-
-centra eccome- rispose
Tenten -e voglio solo … un consiglio, nulla di
più. E poi è per aiutare te che lo faccio, non
per profitto personale. Speravo l’avessi capito, dopo tutto
quello che è successo-
-perché devi
complicare le cose?- chiese Neji -dimmelo e basta-
-senti, non sono venuta
qui a parlare di questo- sbottò Tenten -se non vuoi
rispondermi dillo chiaramente, che così me ne vado-
L’uomo
sbuffò, alzando lo sguardo al cielo. Poi tornò a
guardare Tenten e i suoi occhi speranzosi.
-li ho lasciati andare-
le disse rassegnato -il giorno dopo che vi ho catturati, li ho
rimandati nella foresta. Stavano abbastanza bene per riuscire a
raggiungere Konoha-
Tenten, con la bocca
semiaperta per lo stupore, si sedette sul letto dietro di lei,
sollevata. Era come se si fosse liberata da un peso enorme e
spontaneamente si portò una mano al petto.
-grazie-
sussurrò -grazie, grazie davvero-
Stavolta
portò le mani sul viso, per cercare di frenare le lacrime di
contentezza. Neji, intanto, rimaneva di fronte a lei, ad osservarla.
-piangi sempre-
commentò -sei proprio una donna-
-sono lacrime di
felicità- rispose Tenten asciugandole e cercando di
ritrovare il controllo -e poi anche gli uomini piangono, non solo le
donne. Il mio compagno di squadra, per esempio, piange più
di me, te l’assicuro-
-chi? Rock Lee?-
domandò Neji -lui non fa testo-
-lo conosci davvero
allora?- chiese stupita Tenten.
-abbastanza da essermi
fatto un’opinione su di lui- rispose Neji -certo che sei
capitata proprio nella peggiore squadra di Konoha. Rock Lee non
è un vero uomo e Gai …-
-non offendere la mia
squadra!- esclamò Tenten rialzandosi in piedi e mettendosi
di fronte a lui -e Lee è sicuramente più uomo di
te!-
-più uomo di
me?- domandò Neji guardandola dall’alto e
sorridendo inaspettatamente divertito. Intanto Tenten perdeva la sua
sicurezza, notando la loro estrema vicinanza. Se avesse mosso i piedi
di un solo centimetro sarebbe finita contro il suo petto nudo, robusto,
atletico e decisamente attraente. Arrossì, e stavolta fino
alle orecchie.
-come mai sei tutta
rossa?- chiese Neji, mettendo il dito nella piaga volontariamente.
-diventeresti rosso
anche tu ad avermi mezza nuda di fronte a te!- si difese con grinta la
ragazza, alzando il viso. Mossa sbagliata, si disse, dato che non
avrebbe più potuto distogliere lo sguardo dai suoi occhi
azzurro ghiaccio.
-io ti ho presa in
braccio quando eri mezza nuda, e non sono arrossito per niente- rispose
prontamente Neji -come lo spieghi?-
-perché tu
sei un automa che non mostra sentimenti- disse imbronciata Tenten -e
non ti guardavo con quella faccia!-
-quale faccia?-
insistette l’altro.
-quella!-
ripeté Tenten ritornando a sedersi sul letto -togliti quel
sorrisino e vatti a coprire, scostumato!-
Neji a quel punto
sorrise ancor più di prima, ma, capendo di averla avuta
vinta, si allontanò e tornò in bagno. Tenten si
lasciò cadere sul letto, allargando le braccia con un
rumoroso sospiro. Avrebbe voluto sotterrarsi in quel momento, ma si
ricordò di Gai e Rock Lee.
-nemmeno loro si
ricordano nulla?- chiese ad alta voce, facendosi sentire fa Neji.
-no- sentì
rispondere -non sanno che sei qui-
A quel punto ci fu
silenzio. Neji rimase in bagno il tempo di vestirsi e asciugarsi con la
salvietta i capelli. Poi uscì, deciso a sbattere fuori dalla
sua stanza quella scocciatrice che ancora non se n’era
andata, ma quando la vide addormentata sul suo letto, dovette
abbandonare i suoi propositi.
Quella sera era troppo
stanco anche solo per svegliarla, l’unica cosa che voleva
fare era dormire.
E dormì.
ANGOLO AUTRICE
Scusate, ma sono di fretta! Ho solo il tempo per ringraziare FrancyXD,
Hikari_Uchiha e VaMpIrA89 per le recensioni!
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo ^_^
Dryas
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Capitolo 14 *** Neve ***
QUATTORDICESIMO CAPITOLO
-Neve-
-Lee … la
coperta … - bofonchiò Tenten con la testa
sprofondata nel morbido cuscino di piume. Allungando una mano
afferrò la bramata coperta e tentò di tirarla
verso di sé per coprire quella gamba destra rimasta esposta
al gelo della notte.
-Lee …
-ripeté quando capì che era tutto inutile. Tirava
e tirava, ma non guadagna un centimetro. Però non aveva
voglia di svegliarsi, si stava così bene sotto quel pesante
e caldo piumone. Per rimediare, allora, decise di andare più
vicina al suo compagno e ottenere calore dalla sua vicinanza. Gli
sollevò il braccio, unico ostacolo che li divideva, e
trovò un’ottima posizione proprio di fronte al suo
petto. Lì si accoccolò, raccogliendo le mani
vicino al viso. Respirò profondamente, contenta di aver
trovato l’habitat perfetto, ma improvvisamente si
irrigidì. Respirò di nuovo, stavolta con
l’esplicito intento di annusare l’uomo che le era
accanto. Non era Lee.
Spalancò gli
occhi e alzandoli fu sconvolta dal trovare di fronte a sé il
viso rilassato e addormentato di Neji. Poi, con la bocca semiaperta,
guardò se stessa e la posizione in cui si trovava. Gli era
praticamente appiccicata addosso: il suo seno spingeva contro il petto
del ragazzo e le loro gambe erano attorcigliate in maniera decisamente
ambigua, tanto che i loro bacini si sfioravano. Se non avesse avuto il
braccio del ragazzo sopra di se si sarebbe allontanata alla
velocità della luce.
Invece rimase immobile,
incollata al torace di Neji che sembrava immenso rispetto alle sue
dimensioni. Smise di respirare, incapace di trovare una spiegazione
razionale a quella situazione.
-che ci fai
così addosso?- sentì poi. Nonostante fosse
impastata, riconobbe la voce di Neji. Si era svegliato. Immediatamente
si spinse lontano da lui, sollevandosi dal materasso e mettendosi
seduta.
-che ci fai nel mio
letto?!- chiese sconvolta.
-dovrei fartela io
questa domanda- rispose l’altro, ancora beatamente sdraiato.
-che intenzioni avevi?!-
continuò Tenten, più agitata di prima.
-intenzioni?-
ripeté Neji con sincera innocenza -dormire-
-nel mio letto?!-
insistette la ragazza.
-è il mio
letto e questa è la mia stanza- rispose scocciato
l’uomo, girandosi dall’altra parte -se mai sei tu
quella con delle intenzioni-
A quel punto Tenten
rimase zitta. Guardandosi attorno si era effettivamente resa conto che
non era nella sua stanza, ma in quella di Neji. Non che questo
migliorasse la situazione, anzi.
-che ci faccio nel tuo
letto?!- domandò stavolta preoccupata.
-dormivi- rispose sempre
più svogliato l’altro -esattamente come me fin
quando non mi sei venuta addosso-
E, tutt’a un
tratto, Tenten si ricordò. Si ricordò di essere
andata in quella stanza, di aver parlato con Neji mezzo nudo e di aver
finalmente saputo che Gai e Lee stavano bene. Non ricordava,
però, di aver lasciato quella stanza.
-mi sono addormentata-
disse -qui, mi sono addormentata qui, nella tua camera-
-finalmente
l’hai capito- rispose Neji alzandosi -è ora di
prepararsi- mugugnò.
-perché non
mi hai svegliato?- domandò Tenten.
-e sentire di nuovo la
tua fastidiosa voce?- chiese Neji -non sia mai-
-avresti almeno potuto
dormire da un’altra parte- commentò aspra la
ragazza -non con me-
-il letto è
mio e ci dormo io- ribatté con convinzione l’uomo
-anche con te dentro-
-ma un uomo e una donna
… - cercò di protestare Tenten per poi bloccarsi,
imbarazzata.
-Lee appartiene al
genere maschile fino a prova contraria- disse Neji dirigendosi verso il
bagno -con lui ci devi dormire spesso, a quanto ho sentito. Non
dovresti avere problemi a dormire con un altro uomo-
-è diverso!-
esclamò la ragazza lanciando il cuscino, ma colpendo solo la
porta del bagno chiusa appena in tempo -lui è un mio
compagno di squadra, capita di dormire nello stesso letto a volte. Tu
sei uno sconosciuto!-
-non mi sembrava stessi
scomoda accanto a uno sconosciuto- sentì commentare
dall’interno.
-è solo
perché pensavo fossi Lee!- protestò
l’altra arrossendo di nuovo -e poi se mi avessi dato la
coperta non mi sarei mai avvicinata!-
-hai i piedi freddi-
-Lee mi avrebbe passato
la coperta-
-io non sono Lee e non
voglio nemmeno assomigliargli-
-peggio per te- concluse
Tenten con decisione -io me ne vado-
A grandi passi la
ragazza si diresse verso la porta, ignorando il “non
sentirò la tua mancanza” che Neji le diede in
risposta. Era arrabbiata, in imbarazzo e non riusciva a smentirlo. Era
vero, i suoi piedi diventavano due blocchi di ghiaccio quando aveva
freddo e c’era stata più che bene accanto a lui.
Solo che non sapeva che era lui.
Spalancò la
porta con determinazione e avrebbe voluto richiuderla altrettanto in
fretta. Hinata era di fronte a lei con una fumante tazza di
caffè e dei biscotti al cioccolato sul vassoio che teneva
con una mano. L’altra era pronta a bussare.
-Tenten?-
domandò con gli occhi spalancati.
-Hinata!-
esclamò l’altra incapace di nascondere lo stupore.
-oh, io non …
- tentò di dire la ragazza -voi due … -
-ma che dici- la
fermò Tenten con una risata nervosa -ero solo venuta a dire
a Neji che oggi non ci sarò all’allenamento. E
stavo giusto per andarmene-
-e per quale motivo non
ci saresti?- domandò Neji uscendo dal bagno, di nuovo senza
maglietta.
-motivi personali-
rispose con fredda formalità Tenten costringendosi a
guardare solo i suoi occhi.
-che scusa banale-
commentò Neji -fatti trovare alla solita ora-
-non ci sarò-
ribadì Tenten -e ora devo andare. Ci vediamo Hinata-
Senza aspettare oltre,
la ragazza uscì dalla stanza chiudendo dietro di
sé la porta. Poi quasi correndo si diresse alla sua camera
e, una volta dentro, era fermamente convinta di non lasciarla
più per un bel po’.
Sbuffando
andò alla finestra. Stava giocando, si disse, Neji si
divertiva a confonderla, tutto qua. La sua crudeltà era
anche questo. Perché, ne era certa, quell’uomo non
era in grado di amare. Era passato troppo tempo dall’ultima
volta che l’aveva fatto e non aveva la minima intenzione di
ricominciare. L’unica cosa che voleva era vendetta, e avrebbe
fatto di tutto per averla. Gli affetti non avrebbero fatto altro che
ostacolarlo, li avrebbe spazzati via come fa il vento coi coriandoli.
All’improvviso
sentì bussare.
-chi è?-
domandò con riluttanza dopo un attimo di silenzio.
-sono io, Hinata-
sentendo la debole e dolce voce della ragazza, Tenten andò
ad aprirle.
Le aveva portato la
colazione, una tazza di tè e dei biscotti al cioccolato come
quelli di Neji. Le brillarono gli occhi.
-sei un angelo!-
esclamò Tenten imbevendo un biscotto nel tè e
mangiandolo -tuo cugino al massimo mi dava un tozzo di pane, da vero
carceriere-
-mi dispiace- disse
Hinata abbassando gli occhi -è solo che … -
-ah, non ti scusare- la
fermò l’altra -tu non devi nemmeno provarci. Lo
ammetto, è stata dura ma ora che so la verità
capisco le vostre ragioni e mi è tutto più
chiaro. E poi non dimenticare che sono un ninja, sono stata addestrata
a sopportare questo ed alto-
-sei troppo buona
Tenten- rispose la giovane Hyuga -sei comprensiva, gentile e anche
sorridente. Ho l’impressione che sia tu l’angelo,
qui-
-no, affatto-
ribatté la ragazza -sono troppo cinica, vendicativa e
imprudente per esserlo. Ti cedo il titolo, lo meriti di gran lunga
più di me-
-devi parlarmi di
qualcosa?- chiese improvvisamente Hinata -Neji mi ha accennato al fatto
che avresti voluto dirmi qualcosa, è vero?-
-già-
confermò Tenten, facendo una pausa e avvicinandosi alla
finestra -ti va di venire fuori, Hinata?- le domandò poi -a
me piace tanto la neve ed è per questo che salto gli
allenamenti. Credo di essere innamorata di quei bianchi e freddi
batuffoli. Strano, vero? Ma non dirlo a Neji, non mi perdonerebbe mai
se sapesse il vero motivo-
-e così siamo
a due segreti tra di noi- disse sorridendo l’altra -certo che
vengo con te. Anche a me piace molto la neve, ma non la calpesto da
molto tempo-
Vestendosi pesantemente
e indossando stivali alti fino alle ginocchia, le due ragazze scesero
nel giardino completamente imbiancato. Gli alberi erano ancora coperti
della neve della notte e dai loro rami pendevano i cristalli di
ghiaccio.
-e così il
tuo compleanno è vicino- disse Tenten abbassandosi e
raccogliendo un po’ di neve tra i guanti -il ventisette-
-già-
confermò Hinata.
-dobbiamo festeggiare-
continuò l’altra -e ti devo fare un regalo-
-no, non è
necessario- si sbrigò a dire la Hyuga -tutto questo disturbo
per … -
-non voglio sentire
storie- la interruppe Tenten giocando con una pallina di neve
-festeggeremo e berremo un … -
-tu- si sentì
improvvisamente dire la ragazza e voltandosi si trovò di
fronte Neji con aria minacciosa -vieni immediatamente ad allenarti-
-ti ho detto che oggi
non vengo- rispose tornando a girarsi dall’altra parte
-rassegnati-
-non mi sembra che tu
abbia una buona motivazione per non esserci- insistette
l’altro -quindi muoviti-
-ti ho detto di no-
ripeté Tenten con fermezza.
-mi costringi ad usare
la forza- affermò Neji, cominciando ad avanzare a grandi
passi sulla soffice neve. A quel punto Tenten, sentendosi minacciata
sul serio, si voltò di scatto e lanciò la pallina
che aveva tra le mani. Colpì Neji in piena faccia.
-ops- disse la ragazza
capendo di aver fatto danno -scusa, non volevo- si sbrigò ad
aggiungere con tono che suonò palesemente falso.
-sì, come no-
rispose Neji togliendosi la neve dalla faccia con una mano. Riaprendo
gli occhi fulminò Tenten che nel frattempo stava
sghignazzando sotto i baffi e cercava di trattenersi. Gli diede
addirittura le spalle per non farsi vedere a ridere.
Poco dopo,
però, una pallina di neve le colpì la nuca, e
smise di ridere. Si voltò verso Neji che già era
pronto a lanciarne un’altra.
-ti ricordo che sono la
migliore maestra d’armi di Konoha- gli disse con
serietà -la mia mira non sbaglia mai. Accetti comunque la
sfida?-
-ovvio- rispose Neji con
il medesimo tono -il mio Byakugan spazzerà via la tua
fantomatica mira-
-mi dispiace deluderti-
continuò Tenten con superiorità -ma ce
l’ho anche io. Forza Hinata!-
E fu così che
Neji Hyuga si ritrovò colpito da due palline di neve
lanciate contemporaneamente verso la sua faccia. Byakugan o no, non le
evitò, ma il contrattacco partì subito dopo e non
fu certamente clemente. La battaglia era cominciata e sarebbe
continuata fino a quando qualcuno non si fosse arreso.
ANGOLO AUTRICE
Devo dire che mi sono
piuttosto divertita a scrivere questo capitolo. Rileggendolo mi
è sembrato anche un po’ banale, ma ci stava
qualcosa di leggero, o no?
Spero vi sia piaciuto!
Ringrazio chi legge e
chi lascia un commento, ovviamente!!
Ramizia: grazie per
i complimenti! Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo!
Beh, non che Neji e Lee non siano grandi amici, ma sono talmente
differenti che ce lo vedo benissimo Neji a punzecchiare acidamente ogni
stranezza di Lee, no? E Tenten, ovviamente, è nel mezzo!
FrancyXD:
ahahahahahahahaha! Neji con il turbante! Ma no! Così mi
rovini tutta la scena ipersupermega sexy!
Tornando alle cose serie
… complimenti signorina FrancyXD, si merita un bel trenta e
lode per l’analisi psicologica di Neji e Tenten. Riguardo a
Lee e Gai, loro non ricordano niente del periodo trascorso
lì dentro, non di tutto il resto. Quindi, dato che Tenten
manca all’appello, la staranno cercando di sicuro! Il Neji
senza pudore è di suo gradimento? Ho pensato: dato che
è insensibile a tutto e tutti, perché non
dovrebbe esserlo nemmeno per quelle cose? Sempre con moderazione eh, si
parla di Neji Hyuga! Ah! Abbonda pure con la recensione! Mi fanno
sempre piacere! Mi sento capita XD grazie mille!!
VaMpIrA89: sono
contenta che ti sia piaciuto! Cosa ne pensi di questo??
Ciao!
Dryas
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Capitolo 15 *** Ultimatum ***
QUINDICESIMO CAPITOLO
-Ultimatum-
Tenten
posizionò l’ennesimo pezzo di legno sulla fiamma
già alta e viva del camino. Alzando le mani, le mise in modo
tale da catturare più calore possibile e si strinse ancora
di più nella coperta in cui era avvolta.
-etciù!-
-salute, Hinata- disse
guardando la compagna seduta a terra accanto a lei, altrettanto
raffreddata. Ricevette il solito gentile grazie in risposta, ma
osservandola fu felice di trovare un rossore insolito a colorarle le
guance. Un po’ di sana attività fisica le aveva
fatto bene.
-tu e la tua stupida
neve- brontolò Neji seduto alle loro spalle, sul divano
-l’hai fatta ammalare-
-è solo un
raffreddore- pronunciò Tenten in sua difesa -che vuoi che
sia-
-ha ragione, non
è nulla- confermò Hinata -e poi è
stato molto divertente-
-è stato
stupido- la corresse acidamente il ragazzo.
-stupido ma divertente-
aggiunse Tenten -e, scusate, ma che giorno è oggi?-
-domenica ventiquattro-
rispose immediatamente Neji -perché?-
-oh, accidenti- disse
l’altra -il tuo compleanno è solo fra tre giorni,
Hinata. Dovrò ingegnarmi. A proposito, Neji, sei invitato a
festeggiare con noi esattamente fra tre sere-
-scordatelo- rispose
secco l’uomo -non mi farò mai più
trascinare in qualche tua stupida iniziativa-
-è il
compleanno di tua cugina, non è una stupida iniziativa-
ribatté Tenten girandosi a guardarlo storto.
-è una tua
idea- continuò -questo basta e avanza-
-fa come vuoi- concluse
con fredda indifferenza lei -con o senza di te festeggeremo comunque,
giusto Hinata?-
La ragazza
annuì debolmente, senza però guardarla in viso.
Era ovvio che le dava ragione per educazione. E Tenten se
n’era accorta. Non aveva ancora capito che tipo di rapporto
c’era tra i due, ma era evidente che Hinata nutriva una sorta
di adorazione per Neji e avrebbe fatto di tutto per avere la sua
approvazione. Che fosse una specie d’amore? Non
l’aveva ancora capito, ma era altrettanto evidente che Neji
la trattava con più cortesia e gentilezza.
Decisamente
più che con lei.
Nel pomeriggio Tenten
cedette alle fastidiose insistenze, o per meglio dire agli
incontestabili ordini di Neji e andò ad allenarsi con lui.
Nonostante si alzasse tutte le volte che veniva sconfitta e che
accettasse di continuare anche se esausta, diventava sempre
più faticoso per lei mantenere i suoi ritmi. Era come se
Neji fosse più teso e nervoso rispetto a quando avevano
cominciato.
A fine giornata la sua
testa era una massa di confusi e inspiegabili pensieri. Nemmeno una
calda doccia riuscì a rilassarla e a svuotare almeno un
po’ la sua mente. Sembrava che nel momento in cui tutto
doveva essere stato chiarito, in realtà ci fossero
più domande senza risposta che in precedenza.
Uscendo dal bagno
avvolta in un asciugamano bianco, sospirò pesantemente.
-che hai da sbuffare?-
si sentì dire -non ti sei divertita abbastanza oggi?-
Subito Tenten
strillò e si rinchiuse di nuovo nel bagno. Neji se ne stava
comodamente sdraiato sul suo letto e giocherellava con un paio di
kunai.
-vattene da qui!- gli
urlò arrabbiata.
-tu mi hai disturbato
ieri, io ti disturbo oggi- rispose placidamente l’altro.
-che ragionamento idiota
è?!- sbraitò dal bagno Tenten -ma non ti hanno
insegnato che non si entra senza permesso nella stanza di una donna,
specialmente quando è nuda?!-
-sì, e lo
farei con qualsiasi altra donna, ma tu sei tu- disse con la medesima
calma filosofica -sei l’eccezione per antonomasia-
-quindi potrei uscire
nuda come un verme e tu non batteresti ciglio?- domandò la
ragazza.
-esattamente- rispose
Neji -non sono certo interessato a quel tipo di cose-
A quel punto la porta si
spalancò e Tenten uscì accompagnata dal vapore
ancora intrappolato nel bagno. A coprirle il corpo atletico
c’era solo un asciugamano bianco.
-non dire idiozie- disse
guardando Neji con astio -tutti gli uomini sono uguali, e tu sei un
uomo, in fondo. Molto in fondo. Parecchio in fondo-
-e con questo cosa
vorresti dire?- chiese l’uomo osservandola avvicinarsi a dei
cassetti e aprirli.
-lo sai cosa voglio
dire- rispose Tenten richiudendo i cassetti e voltandosi di nuovo verso
di lui -e passami il pigiama, è sotto di te-
-vieni a prendertelo-
disse secco -non sono certo venuto qui per farti da cameriere-
-e allora sparisci-
sibilò Tenten dirigendosi a grandi passi verso il letto.
Afferrò la manica del pigiama su cui Neji era sdraiato, ma
in quel momento l’uomo smise di far girare
nell’aria i kunai e si voltò a guardarla.
La vide piegata verso di
lui, con i capelli sciolti e gocciolanti messi tutti da una parte a
coprirle un lato del collo e le sopracciglia piegate in
un’espressione di fastidio. Le labbra piene e gli occhi
grandi esprimevano, però, stupore e una certa insicurezza.
-tu sai
perché sono qui- le disse approfittando di quel momento.
-no, non lo so- rispose
Tenten fingendo indifferenza e liberando il pigiama con un colpo secco
-e ora ti prego di uscire-
-no- disse subito Neji,
sollevandosi dal letto e afferrandola per un polso -le hai parlato?-
chiese a Tenten, costretta a bloccarsi.
-perché non
l’hai chiesto a Hinata se ci tieni tanto a saperlo?-
domandò in risposta Tenten -e lasciami-
Neji, però,
non mollò la presa, ma si alzò in piedi
continuando a tenerla stretta. I suoi occhi chiari erano diventati di
nuovo duri e inflessibili, e misero in allerta la ragazza. Sapeva bene
con chi stava parlando.
-l’ho chiesto
a te- ribatté con freddezza l’uomo.
-dovresti parlare di
più con tua cugina- disse Tenten -se comunicaste di
più, forse a quest’ora tu saresti meno frustrato e
lei meno triste. Condividete la stessa esperienza, infondo-
-sta zitta, non sono
venuto per sentire la tua predica, ma per sapere cosa le hai detto-
inveì l’altro, innervosito -qual è
l’ultima parola?-
-non ancora, Neji-
rispose intristita la ragazza -mi serve più tempo. E, per
favore, lascia riflettere Hinata da sola. So che se tu pretendessi di
saperlo da lei te lo direbbe di sicuro, quindi ti prego, dammi ancora
un po’ di tempo-
-non ce
n’è più- disse Neji -tra una settimana
al massimo te ne devi andare, Tenten-
-cosa?- chiese sconvolta
la ragazza e a quel punto, Neji lasciò la presa. Fece per
voltarsi e allontanarsi ma fu Tenten a fermarlo stavolta, afferrandogli
il polso con entrambe le mani.
-perché?-
domandò supplicante.
-non fare quella faccia-
le disse Neji con un certo ribrezzo -pensavi di fare la salvatrice del
mondo adesso che sai la verità? Tu te ne devi andare e devi
essere felice di andartene esattamente come lo saresti stata il primo
giorno se avessi ricevuto una notizia del genere. Cosa credi, il tuo
ruolo non è certo cambiato qui, in questa casa. Ci servivi e
nient‘altro, ricordatelo. Ma ora il tuo compito è
finito, non c‘è motivo per cui tu rimanga-
Tenten a quel punto,
lasciò che le mani sul braccio di Neji cadessero lungo i
suoi fianchi. Abbassò il viso, per nascondere
l’espressione che sapeva si sarebbe dipinta sul suo volto e
rimase in silenzio.
-allora?- insistette
l’uomo -non dici niente? Potrei anche ritornare alle vecchie
maniere, se non ti decidi a parlare-
-lo faresti?- chiese
d’istinto Tenten e improvvisamente si sentì
afferrare per un braccio. La sua grande mano stringeva sulla sue pelle
e la scosse, tirandola a sé violentemente.
-ti potrei fare a pezzi
adesso- le disse -perché in questo momento non assomigli
affatto a un ninja. Smettila di farti coinvolgere, è una
regola anche di Konoha se non mi sbaglio-
-la regola
più stupida del mondo- commentò Tenten
continuando a non opporre resistenza e a non alzare lo sguardo. Pian
piano, però, sentì la forte presa attorno al suo
braccio sciogliersi fin quando fu completamente libera. Ma la mano di
Neji non lasciò la sua pelle; percorse il resto del suo
braccio fino ad arrivare alla spalla nuda e, con lo stesso tocco
delicato, raggiunse il suo collo, dove si fermò.
-non rifarò
questo- le disse con voce calma e Tenten sapeva che si era bloccato su
uno dei lividi che ancora si intravedevano sulla sua gola -te lo devo-
aggiunse. Dopo di che tolse la mano e la serie di brividi che corsero
lungo la schiena di Tenten, cessarono.
Quando la ragazza
alzò lo sguardo, non trovò, come si aspettava, i
suoi occhi ad attenderlo.
-mi stai fissando il
seno- disse assottigliando pericolosamente gli occhi.
-stavo solo notando che
hai il respiro e i battiti più accelerati del normale-
ribatté Neji -non è così?-
-è solo
perché volevo ringraziarti- rispose Tenten -richiede molto
sforzo, questo gesto. E comunque mi stavi fissando il seno, pervertito-
-non tentare di cambiare
argomento- disse Neji -anche se mi conterrò, voglio sapere
quella parola-
-te la dirò
tra due giorni- fece Tenten -se verrai al compleanno di Hinata. E poi
sei tu che cambi argomento!-
-non ci
verrò- aggiunse subito l’uomo.
-se la vuoi sapere,
fatti trovare- replicò la ragazza -e ora vattene che devo
vestirmi. Non voglio che tu veda altro-
-non ci sarò
quel giorno- continuò Neji, ma ormai Tenten se
n’era andata in bagno e non diede alcuna risposta se non un
“vattene” sommesso. Quando la ragazza
uscì dal bagno, la sua stanza era di nuovo vuota e
sospirando si lasciò cadere sul morbido letto che non
toccava da due giorni.
Una settimana, soltanto
una settimana la separava dalla sua vera vita, da Rock Lee, da Gai. Ma
l’avrebbe separata per sempre da Neji e Hinata.
Alla fine, non si
sentiva così felice.
ANGOLO AUTRICE:
Scusateeeeeeeeeee!! Che ritardo ABNOME!! Ma è proprio un
periodaccio... Rimando le risposte ai commenti per il prossimo capitolo
(che spero di riuscire a pubblicare il più presto
possibile). Devo però ringraziare Ramiza, Hikari_Uchiha
(apprezzo l'entusiasmo ^_^), VaMpIrA89,
Elysha (che
bello! Sono contenta che ti piaccia) e FrancyXD (caraaaaa!
Non preoccuparti, come vedi anche io sono piuttosto impegnata! Non
c'è nessun problema, so bene che sei la mia più
fedele commentatrice [si dice?]! Risponderò al
più presto alla mail, e tu invece quando aggiorni??XD )
Spero che sia piaciuto anche questo capitolo!
A presto!
Dryas
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Capitolo 16 *** Prima che l'ultimo petalo cada ***
SEDICESIMO CAPITOLO
-Prima
che l‘ultimo petalo cada-
Quando Tenten scese
nelle stanze di Hinata era in un elegante ritardo di dieci minuti, o
così voleva farlo apparire. In realtà era in
mostruoso ritardo per una festa che era stata di sua iniziativa.
Tentò di
correre, ma il kimono era troppo stretto per permetterle di assumere
un’andatura rapida. Forse ne aveva scelto uno eccessivamente
aderente, pensò guardandosi per l’ennesima volta:
le sue curve spiccavano un po’ troppo per i suoi gusti. Se
non fosse stata in ritardo sarebbe tornata indietro a cambiarsi.
-scusa il ritardo
Hinata!- urlò spalancando la porta ed entrando con aria
affannata. La festeggiata sembrò seriamente spaventata da
quell’entrata improvvisa, ma poi il suo viso si
rilassò e assunse la tipica espressione di bontà.
-non fa niente, Tenten-
le disse con un leggero sorriso -sei davvero incantevole-
-beh, comunque non sono
l’ultima- fece osservare l’altra guardandosi
attorno alla ricerca di Neji -ah, è proprio vero che ci
sarà sempre qualcuno più in ritardo di te-
-mi hai battuto di pochi
secondi- disse una voce maschile alle sue spalle -non vantarti tanto-
-Neji!-
esclamò Tenten con un sorriso sincero -sono contenta che tu
sia venuto!-
-smettila di sorridere-
le disse l’altro facendo un cenno ad Hinata e dirigendosi
verso il divano -non sono venuto qui per festeggiare, lo sai-
-oh, beh,
l’importante è che tu sia qui- rispose Tenten per
nulla scoraggiata -a proposito Hinata, sei magnifica. Quel kimono
bianco, ti dona davvero-
-tu piuttosto- disse,
invece, Hinata avvicinandosi all’altra ragazza e sistemandole
un lembo del kimono color pesca -sembri un’altra persona-
-non scherzare-
ribatté Tenten continuando a sorridere -non sono mai stata
brava in queste cose e ho pure scelto un kimono troppo piccolo. Sono
una vera frana-
-non direi proprio-
continuò Hinata con aria esperta. Tenten si strinse nel
kimono ricoperto di fiori di ciliegio, imbarazzata per lo sguardo
attento della ragazza. Lo aveva notato anche lei, la fascia di seta
legata in vita era troppo stretta e la scollatura troppo evidente. Era
eccessivamente femminile.
-sei davvero stupenda-
disse infine Hinata -credo che anche nii-san lo ammetterebbe stasera.
Non è così?-
Neji, sentendosi
chiamare in causa, girò leggermente il capo verso le due
donne. Hinata, con un’insolita aria speranzosa lo fissava in
attesa che parlasse. Anche Tenten lo guardava, ma sembrava intimorita.
-che
c’è?- le domandò -senza abbigliamento
da ninja ti senti indifesa? Dovresti portarlo sempre allora, almeno ti
sembrerà di essere più forte-
-cugino … -
mormorò Hinata, preoccupata per l’effetto di
quella osservazione poco gentile poteva avere su Tenten.
-hai ragione- disse,
invece, l’altra -sono decisamente goffa in questi abiti e
preferirei indossare la mia divisa. Non ho l’eleganza di
Hinata né il suo portamento, ma almeno mi sforzo di
cambiare. E per cambiare bisogna soffrire almeno un po’, non
sei d’accordo Neji? Altrimenti è troppo semplice-
-dove vuoi arrivare?-
domandò Neji sospettoso.
-da nessuna parte-
rispose Tenten con leggerezza -era solo una mia osservazione. Ma ora
smettiamola con questi discorsi noiosi e festeggiamo. Il mio regalo,
Hinata-
Ci aveva pensato molto
nei giorni precedenti, Tenten, ma non le era venuto in mente proprio
niente da regalarle. Non che avesse grandi possibilità di
scelta, né una così profonda conoscenza di Hinata
da sapere i suoi gusti. Così aveva optato per qualcosa di
semplice e concreto: una torta.
Per lo meno sarebbe
servita a riempire lo stomaco, aveva pensato.
Ma forse il regalo
più grande fu la sua compagnia. Neji non aprì
bocca se non per criticare e commentare acidamente; Hinata era troppo
timida per aprirsi con lei, poco più che una sconosciuta. E
allora dovette impegnarsi e parlare per entrambi.
Ogni suo sforzo,
però, fu ricambiato dai sorrisi dolci e imbarazzati di
Hinata e, per la prima volta, ebbe l’impressione che fosse
felice.
-buona notte, Hinata- la
salutò con affetto Tenten quando fu ora di andarsene -e buon
compleanno-
La ragazza,
però, non rispose. Abbassò il viso e si
portò una mano sotto gli occhi. Stava piangendo.
-perché sei
così buona con me, Tenten?- le chiese con voce rotta
-è tutta colpa mia se io e Neji siamo qui, è
colpa mia se tu sei rinchiusa qui. Perché non mi odi,
Tenten?-
La ragazza
alzò istintivamente lo sguardo verso Neji, ma dai suoi occhi
non ricevette alcun segno di incoraggiamento, anzi, sembravano dirle
“ecco, te l‘avevo detto”. Così
dovette arrangiarsi.
Appoggiò le
mani sulle sue spalle, facendole sollevare il viso che esprimeva una
profonda tristezza.
-non è colpa
tua, Hinata- le disse guardandola direttamente negli occhi -certe volte
succedono cose che vanno al di là del nostro controllo.
Ciò che noi possiamo fare è affrontarle come
meglio possiamo, e quindi perché dovrei odiarti quando posso
volerti bene?-
I bianchi occhi la
fissarono con inquietudine e stupore, per poi perdersi nella seta del
suo kimono. La strinse e pianse contemporaneamente. Tenten
cercò di calmarla, ricambiando l’abbraccio e
accarezzandole il capo. Funzionò e poco dopo Hinata
lasciò la stanza, troppo scossa per rimanere in compagnia
del cugino.
Tenten
sospirò. Sapeva che Neji la stava fissando e che avrebbe
avuto sicuramente da ridire sulle sue parole. Sapeva che le considerava
una bugia.
-vai da lei- gli disse
anticipandolo -sei l’unico che la può capire
davvero-
Non aspettò
nemmeno una risposta e lasciò la stanza. Sapeva che sarebbe
andato e che non l’avrebbe seguita, anche solo in ricordo
dell’affetto che aveva provato per lei, e che forse provava
ancora.
E così fu.
Neji non seguì Tenten per farle sapere la sua opinione,
ovviamente contraria. E la ragazza se ne tornò in camera
sua, sedendosi sul letto apparentemente tranquilla. Si chiese cosa
avrebbe potuto dire Neji per consolare Hinata, lui, che non aveva mai
sentito parlare con delicatezza a qualcuno né se lo
immaginava. Però era Hinata, e Hinata non solo la conosceva
da quando era nato ma con lei condivideva la tragedia della loro vita.
Quei due potevano capirsi anche senza parlare, ne era certa.
Per questo sapeva che
presto avrebbe scoperto il suo segreto e dalla sua reazione dipendeva
tutto ciò che sarebbe avvenuto in seguito.
Così, quando
Neji spalancò la porta non mostrò stupore, ma
solo ansia. Si alzò in piedi, desiderosa di sentirlo
parlare. E probabilmente lui glie lo lesse in faccia.
-a che razza di gioco
stai giocando?- le domandò con notevole irritazione -lei non
sa niente-
-sapevo che glie
l’avresti chiesto- disse Tenten -ma tenerlo nascosto ad
entrambi era l’unico modo per … -
-sono stanco di fare i
tuoi comodi- la interruppe Neji avvicinandosi pericolosamente -sono
stanco delle tue parole al vento e delle tue risposte vuote. Sono
stanco di te-
-oh, è molto
probabile- disse Tenten -in fondo ti ho detto una bugia. Chi non si
arrabbierebbe? Però ho una valida motivazione per aver
… -
-zitta!- urlò
Neji -ancora inutili parole. Me ne serve una sola, una sola dannata
parola, e la voglio sapere adesso!-
Tenten a quel punto
esitò. Abbassò lo sguardo e il fiato le
morì in gola. Sapeva che non avrebbe dovuto fare quella
pausa, che Neji non avrebbe più retto. Ormai le sembrava di
conoscerlo come le sue tasche.
Le tirò uno
schiaffo, tanto forte da farla sbilanciare e cadere sul letto al suo
fianco. Poi la prese per gli orli del kimono e la sollevò di
nuovo. Guardò la guancia rossa, e i suoi occhi, che non
avevano un minimo di combattività.
-e tu ti fai chiamare
ninja- le disse disgustato -dovresti vergognarti-
-perché
dovrei oppormi?- domandò Tenten -hai ragione tu, ti ho
mentito-
-perché
dovresti avere un minimo di dignità per non farti trattare
così da nessuno- rispose immediatamente Neji.
Tenten spostò
lo sguardo.
-la parola dello Shin no
ikuin- ordinò subito dopo lapidario e la ragazza
tornò a guardarlo.
-“ama”-
gli disse muovendo appena le labbra -“ama prima che
l’ultimo petalo cada”. Questo è quello
che c’è scritto sul sigillo-
Neji non disse nulla per
qualche minuto. Tenten vide prima lo stupore e poi la rabbia dipingersi
sul suo volto. Pian piano mollò la presa sul suo abito e la
fece ricadere sul materasso, per poi voltarsi e darle le spalle.
-ne sei certa?- le
domandò con voce grave.
-sì- rispose
Tenten.
-dannato Hiashi- lo
sentì mormorare. E i suoi pugni si strinsero per la rabbia,
seguiti da dei tremiti dovuti allo stesso sentimento. A quel punto
Tenten si alzò di nuovo in piedi, facendo qualche passo
verso di lui. Avrebbe voluto prendere tra le sue mani quei pugni chiusi
e scioglierli, ma non ebbe il coraggio di farlo.
A malapena ebbe il
coraggio di parlare.
...
Scusate il ritardo, Dryas.
|
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Capitolo 17 *** Amare ***
DICIASSETTESIMO
CAPITOLO
-Amare-
Per i primi attimi
Tenten rimase indecisa su come comportarsi. Neji provava solo rabbia in
quel momento e non era certamente un sentimento piacevole. Non sapeva
come aiutarlo e temeva che si sarebbe rifugiato ancora una volta nella
fredda indifferenza. Se si chiudeva in se stesso non avrebbe
più potuto raggiungerlo.
-Neji-
pronunciò sforzandosi di dire qualcosa -se ci pensi,
è logico- disse e riuscì ad attirare la sua
attenzione, come le suggerì un piccolo movimento del capo
-tu sei stato condannato per omicidio e ciò che
può portare a compiere quell’atto disumano
è l’odio, perché l’odio ti fa
dimenticare che di fronte a te hai un altro essere umano.
L’amore ha pari intensità dell’odio, ma
gli è opposto. Ecco perché amare è
l’unico modo per poter rimediare, Neji-
L’uomo si
voltò a guardarla. Nei suoi occhi c’era ancora
rabbia e sdegno, ma le sue mani non erano più strette in due
pugni rabbiosi.
-amare?- le chiese
facendo due passi verso di lei -che cosa vuol dire amare? Si
può amare una persona come si può amare una
pianta. Il termine amare è troppo vago e interpretabile,
è senza alcun senso. Che diavolo dovrei fare allora? Io non
voglio amare, io voglio la mia vendetta-
-temevo che
l‘avresti detto- disse Tenten con un sospiro -ma solo i
legami ti possono salvare, Neji. Se non avrai affetti, l’odio
sarà per sempre la tua vita. Per questo devi ricominciare ad
amare-
-no- replicò
l’uomo -non accetterò mai questo assurdo patto-
-potresti almeno
sforzarti- lo rimproverò la ragazza -saprai quali sono i
gesti che si fanno di solito, anzi, sono sicura che un tipo acuto come
te li conosca, anche se non li mette in pratica. Che ne so, anche solo
un grazie potrebbe essere un buon inizio per te, un sorriso, un
abbraccio … -
La ragazza non
riuscì a finire la frase. Mentre parlava teneva gli occhi
bassi, imbarazzata dal pronunciare quelle parole, e non si accorse in
tempo dei rapidi passi che Neji compì verso di lei. Quando
alzò il viso, riuscì appena a incrociare i suoi
occhi e subito dopo si sentì afferrare per il capo. Senza
che se lo aspettasse, le sue labbra si posarono su quello
dell’uomo.
Stupefatta e
disorientata, fu talmente concentrata sulla sensazione delle lebbra
morbide che toccavano la sua bocca da dimenticarsi di respirare. Tutti
i suoi sensi erano attenti a quel bacio rubato, ma quando il bisogno
vitale divenne più forte dalla miriade di emozioni che la
stavano investendo, riacquistò il senno e lo costrinse ad
allontanarsi.
-sei impazzito?!-
domandò coprendosi la bocca -che volevi fare?-
-questo è
quello che fanno due persone quando si amano, no?- chiese Neji con
serietà.
-appunto, quando si
amano- ripeté Tenten, visibilmente scossa -e noi due non ci
amiamo-
-non bastava il gesto?-
insistette l’uomo, irritato dalla risposta negativa.
-certo che no!- rispose
Tenten -può baciare cento volte una persona, ma se non
c’è amore sarà un bacio freddo come
quello che mi hai appena dato, anzi strappato. E non farlo mai
più, chiaro? Ti infilo un kunai nello stomaco la prossima
volta, giuro-
-non è che
stimoli gran che le mie capacità di amare in questo modo-
ribatté -è stato piuttosto difficile e faticoso
costringe me stesso a farlo, e per di più si è
rivelato inutile. E smettila di arrossire tutte le volte che mi
avvicino a te-
-mi hai appena baciato,
cosa ti aspetti che faccia?!- protestò Tenten, ancora
più imbarazzata.
-io non sono arrossito-
disse Neji -né ho quella faccia sconvolta-
-perché tu
sei un pezzo di ghiaccio, ecco qual è la differenza!-
continuò la ragazza -cosa credi, un bacio resta sempre un
bacio-
-anche se dato da me?-
chiese l’uomo.
-soprattutto se dato da
te- confermò Tenten, e Neji la osservò con fare
interrogativo. Al che la ragazza si accorse del possibile
fraintendimento che potevano avere le sue parole. Dicendo che il suo
bacio era speciale si era appena dichiarata, ecco quello che le
orecchie dell’uomo avevano captato.
-non ci si aspetta certo
che un iceberg come te ti salti addosso all’improvviso- si
sbrigò a chiarire -sei sempre stato impassibile, freddo e
calcolatore. Chi non ne rimarrebbe sorpreso? Perfino tu hai ammesso che
ti è costato fatica-
-sì, e sono
stato un vero idiota- commentò Neji -non
rinuncerò alla mia vendetta per quella stupida scritta. Non
faticherò per niente-
-ti ricordi di tuo
padre?- incalzò la ragazza -gli volevi bene, non
è così? Non ti piacerebbe riprovare quella
sensazione? È scontato, bisogna faticare per meritarsi e
donare affetto sincero e gratuito come quello di un padre, ma ne vale
la pena-
-pensando a mio padre
provo solo odio- rispose Neji adirato -odio per mio zio e per il mio
clan. Io non ricordo affetto, l’hanno ucciso prima che
potessi capire cosa fosse-
-Hinata allora-
insistette Tenten -da quello che mi ha raccontato da bambini eravate
abbastanza uniti. E anche adesso si nota subito che la tratti con
maggior riguardo. Sono sicura che potreste amarvi, voi due-
L’uomo non
disse nulla, ma si limitò ad osservarla.
-ecco il
perché di tutta questa messa in scena- esordì
poco dopo -la neve, la festa e tutto il resto. Tu volevi farmi
avvicinare ad Hinata, non è così?-
-già-
confermò Tenten -è l’unico modo. E
Hinata ti vuole un gran bene-
-Hinata mi è
completamente indifferente e lo sarà sempre- disse Neji
-anche lei è una vittima, ma ciò non toglie il
fatto che sia stata la sua debolezza la causa di tutto. Non la incolpo,
ma non voglio aver nulla a che fare con lei-
-non direi- lo
contraddisse la ragazza -l’hai tenuta nascosta,
l’hai protetta. Questo conterà qualcosa-
-non volevo che mi
causasse altri guai né che si immischiasse nei miei metodi-
ribatté con energia l’altro -non potrei mai
provare nulla per lei-
-devi- disse Tenten con
rassegnazione -è l’unica scelta che hai, se vuoi
uscire vivo da qui. E poi so che menti, tu e Hinata … -
-perché ti
escludi?- chiese interrompendola l’uomo.
-mi hai esclusa tu per
primo- rispose la ragazza, sorpresa dalla domanda inaspettata -non hai
mai provato alcuna forma di affetto per me, ma sono sempre stata al di
sotto del tuo livello, indegna e immeritevole. E poi, Neji, seriamente,
mi hai mai considerato come una donna? Sono la tua marionetta per gli
allenamenti, fine del nostro legame-
-mi credi davvero
così cieco? - chiese l’altro con
serietà - se il tuo kimono non mi avesse tratto in inganno
non te la saresti cavata con un solo ceffone, credimi-
-allora non dimenticare
più che sono un ninja- disse Tenten con altrettanta
serietà -piuttosto ricordarti di Hinata. Te lo ripeto,
è lei la tua unica scelta-
-no, perché
non sceglierò affatto- affermò Neji con decisione
-non mi abbasserò a scontare una pena che non è
mia-
-appunto
perché non è la tua dovresti riuscire a
superarla!- esclamò esasperata la ragazza -tu non hai ucciso
nessuno, non hai provato così tanto odio da desiderare di
uccidere un’altra persona. Sei ancora in tempo-
-non ho ancora ucciso-
ribatté l’uomo -ma la tentazione è
forte-
-è questo il
tuo piano?- chiese Tenten scaldandosi -uccidere tuo zio?-
-certo- rispose Neji
-non aspetto altro da cinque anni-
-e allora
perché decifrare il sigillo se il tuo scopo è
sempre stato quello di ammazzarlo?-
-per velocizzare la
procedura- disse Neji senza pietà -per riprendermi la mia
vita il prima possibile. Lo trovi così sbagliato? No, io non
credo proprio-
-ma Hinata …
?-
-non mi importa di
Hinata- la interruppe l’uomo -uccidendolo riavrà
anche lei la libertà. Cosa vuole di più? Suo
padre ha tentato di ucciderla, lo odia anche lei-
-no, non credo- rispose
Tenten addolorata -non soffrirebbe così tanto se
l’odiasse. Il fatto che l’abbia risparmiata
… -
-lo stai giustificando?-
chiese Neji avvicinandosi alla ragazza.
-no, affatto, solo che
… -
-è quello che
stai facendo invece- insistette Neji arrabbiandosi di nuovo -lo stai
salvando-
-l’unico che
voglio salvare qui sei tu- rispose con altrettanta energia Tenten -hai
il sigillo maledetto, ti distruggerà non appena
capirà le tue intenzioni, Neji, credi che me ne sia
dimenticata?-
-non sono affari tuoi di
come ho intenzione di agire- sibilò l’altro.
-beh, finché
starò qui li considero affari miei- ribatté per
nulla intimorita la ragazza.
-allora è una
fortuna che fra tre giorni te ne vai fuori dai piedi-
continuò l’uomo allontanandosi da lei e
avvicinandosi alla porta -cominci davvero a darmi sui nervi-
-anche tu-
rimbeccò l’altra -e hai ragione, è una
fortuna non doverti più sopportare!-
-lo stesso vale per me-
Il battibecco si
concluse con il forte rumore della porta che sbatteva. Neji se ne
andò più infuriato di quando era entrato, ma
anche Tenten si accorse di stringere i pugni per la rabbia. Sfinita per
quella lunga e complessa discussione si abbandonò sul letto,
prendendosi il viso tra le mani.
Quella situazione stava
diventando davvero troppo difficile, troppo impegnativa, troppo
dolorosa. Quella sera vide di buon occhio la prospettiva della sua
vicina partenza. Non avrebbe più dovuto convincere Neji a
non diventare un assassino.
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Capitolo 18 *** Egoismo ***
DICIOTTESIMO CAPITOLO
-Egoismo-
Come tutte le mattine,
Neji andò nella palestra per compiere i suoi giornalieri
allenamenti. Solo.
Dopo la discussione
avuta la sera precedente con Tenten dava per scontato che non si
sarebbe presentata, né quel giorno né altri.
Anche se non l’aveva espresso chiaramente, era palese che non
l’avrebbe più aiutato a migliorare per raggiungere
il suo scopo: uccidere Hiashi Hyuga.
Era contraria e lui non
l‘avrebbe costretta. Ormai i dadi erano tratti, un giorno in
più o in meno non cambiava molto. E poi sarebbe stato sempre
solo, dopo la sua partenza. Mancava solo un giorno, dopo di che si
sarebbe dimenticata di tutta la faccenda, di Hinata e della loro
storia. E anche di lui.
-Potevi almeno
aspettarmi-
La voce, che
immediatamente riconobbe, esprimeva chiaramente irritazione e una certa
ostilità. Si fermò, osservando Tenten entrare e
lanciare con poco garbo la sua felpa a terra. Dopo di che si diresse
verso di lui stiracchiandosi un braccio dietro la schiena. La sua
faccia non era distesa e serena come si era abituato a vederla, ma
piuttosto imbronciata.
-Allora?- gli
domandò aspra, incrociando le braccia al petto -ti sei
imbambolato?-
-Mi stavo solo domando
perché sei qui- rispose Neji tentando di ignorare il tono
scortese -dal momento che non approvi ciò che ho intenzione
di fare-
-Devo per forza avere
una motivazione?- chiese Tenten seccata.
-Solitamente si ragiona
prima di agire- disse sarcasticamente l’uomo -e solitamente
si ha un motivo, per agire-
-Beh, io non ce
l’ho- rispose con schiettezza la ragazza -se non quello di
far sapere a tutti la verità, ma dato che tu non hai
intenzione di cercare una soluzione più pacifica sono
costretta ad adattarmi-
-Non sei costretta a
rimanere- le disse Neji -puoi anche andartene e dimenticare tutto.
Forse è meglio che tu lo faccia, dato che va contro i tuoi
principi uccidere una persona, anche se è colpevole-
-No, non lo
farò- ribatté Tenten -il mio senso di giustizia
è più forte. E poi voglio proprio capire come
farei a non rimanere ucciso dopo i primi tre secondi, Neji-
-Ti ho detto di non
preoccuparti per questo- ribadì l’altro mettendosi
in posizione -e ora smettila di parlare se vuoi davvero essermi di
aiuto. Combattiamo-
Tenten obbedì
senza protestare, ma sul viso le si leggeva ancora la sua totale
disapprovazione. Cominciò a lanciare kunai e shuriken contro
il suo avversario, ma aveva troppi dubbi per poter rimanere in
silenzio, troppa paura di non impegnarsi abbastanza. Eppure Neji non
sembrava minimamente preoccupato, anzi, sprizzava sicurezza e
determinazione da tutti pori. Forse era proprio stata la sua ferrea
volontà a convincerla a scendere quella mattina, forse in
cuor suo sapeva anche lei che era la via migliore, e la più
giusta. Però, non riusciva a dimenticare i rischi che
correva.
-Ti rendi conto che se
tu muori ogni speranza di salvare Hinata e di far sapere la
verità scompare?- domandò nel bel mezzo della
battaglia.
-Ti sembro stupido?-
disse seccato l’altro -certo che lo so-
-W allora
perché vuoi farti ammazzare a tutti i costi?-
continuò aspra l’altra -tieni così poco
alla tua vita?-
-Quale vita?-
ribatté Neji -io qui non ho una vita. Tanto vale rischiarla-
-E non pensi agli
altri?- insistette -a chi rimane, a chi sentirà la tua
mancanza?-
A quel punto la
situazione si bloccò. Neji afferrò tutte le armi
rimanenti e Tenten smise di lanciarle. Sul viso dell’uomo si
dipinse un sorriso divertito, mentre la ragazza rimase incupita.
-Sei comica quando dici
queste cose- le disse Neji, incapace di trattenere un sorriso divertito.
-Non sto scherzando- lo
rimproverò Tenten -sei tu che sei cieco a non accorgertene-
-Oh, no, io vedo molto
meglio di te, se non l’hai ancora notato- ribetté
l’altro -qui, chi prende degli abbagli, sei tu. Non
l’hai capito? Il bello è proprio questo, posso
morire senza che nessuno senta la mia mancanza, senza dovermi
preoccupare degli altri-
-Stupido-
Con disprezzo, Tenten
espresse tutto il suo disappunto. Lo fulminò con gli occhi,
dopo di che gli diede le spalle, decisa a lasciare la palestra, e Neji.
-Staresti cercando di
dirmi che tu sentirai la mia mancanza?- le chiese, però,
l’altro con serietà. La ragazza si
fermò sulla soglia della porta, incapace di ignorare una
domanda talmente diretta e personale. Solo che non era sicura della
risposta.
-Sei un gran egoista,
Neji- gli rispose dopo un attimo di esitazione, ma con convinzione
-guardati attorno. Apri gli occhi, e non vedere solo quello che
interessa a te. Provaci, una volta tanto-
La ragazza
uscì senza lasciargli il tempo di ribattere. Per una volta
voleva averla lei l’ultima parola, e sentiva di averne tutti
i diritti. L’unico termine che la sua mente
concepì prima di fermarsi e calmarsi fu
“stupido”. Lo ripeté un centinaio di
volte, nel tentativo di placare la rabbia che l’animava. Era
frustrante non essere capiti. Estremamente frustrante. E aveva solo un
giorno a disposizione.
Quasi senza accorgersene
i suoi piedi smisero di camminare. Finalmente aveva avuto
un’idea, l’unica veramente valida fino a quel
momento, ed era anche piuttosto ovvia. Se Neji non le dava retta, forse
Hinata avrebbe potuto far qualcosa.
Soddisfatta, si
recò immediatamente dalla ragazza, che l’accolse
con gioia, ignara di tutto. Tenten non poté sottrarsi alle
buone maniere di Hinata e accettò di bere del tè,
anche se ne avrebbe volentieri fatto a meno.
-Scusami per
l’altra sera- le disse la Hyuga, arrossendo -non so cosa mi
sia preso. Un attacco di tristezza, credo-
Tenten non
faticò a ricordarsi l’episodio: era stato il
giorno del suo compleanno, quando le era scoppiata a piangere tra le
braccia. E improvvisamente la sua brillante idea non le
sembrò più così brillante.
- Volevi dirmi qualcosa
vero?- le chiese Hinata, riferendosi alle prime parole che Tenten le
aveva detto appena entrata -di cosa si tratta?-
-oh, beh, ecco
… - esitò. Temeva le conseguenze, temeva di
rovinare il fragile equilibrio che era riuscita a trovare. Se le avesse
detto del sigillo, sarebbe stata costretta a confessarle anche il piano
di Neji, e non era certo bello sentirsi dire che il proprio padre
sarebbe stato ammazzato dal proprio cugino. Specialmente per Hinata,
così sensibile e delicata.
-In realtà
non so se è il caso di dirtelo- disse infine -ma in un
rapporto di amicizia la sincerità viene prima di tutto, no?-
-Non è una
bella notizia, vero?- domandò l’altra
intristendosi.
-No, non lo
è- rispose con franchezza Tenten -ecco, Hinata, io domani me
ne andrò e, come sai, chi lascia questa casa non ricorda
più nulla del tempo che ha passato qui dentro, ma,
purtroppo, il mio tempo è scaduto-
-Neji non può
fare nulla per farti rimanere?- chiese con ansia Hinata -sei speciale,
Tenten, perché te ne devi andare anche tu? Sei
l’unica amica che ho avuto dopo tanti anni di solitudine, ti
prego, rimani-
-Non posso- disse
rassegnata e colpita dalla reazione della ragazza -però, sta
tranquilla, Neji ha un piano e sono sicuro che riuscirà a
tirar fuori da qui entrambi. Così poi potrai venirmi a
cercare, no?-
-Ha un piano?- chiese
Hinata, tutta speranzosa -e quale?-
-Ho decifrato
l’iscrizione del sigillo dell’assassino-
spiegò Tenten -e sono sicura che Neji ce la farà,
anche se lui non ne è convinto-
-Che cosa
c’è scritto?- domandò
l’altra, stranamente impaziente.
-Non ti preoccupare per
questo- eluse Tenten -l’importante è che tu gli
stia vicino e gli faccia sentire il tuo affetto. Perché tu
vuoi bene a Neji, non è vero?-
-Sì- rispose
Hinata abbassando il viso -ormai è molto più che
un semplice cugino. Ma io voglio bene anche a te, Tenten,
perché te ne devi andare? Perché Neji vuole farti
andar via? Anche lui ti vuole bene, no?-
-Questo devi chiederlo a
lui- rispose l’altra, abbozzando un sorriso per nulla
divertito -però sono sicura che ha le sue buone ragioni. Non
vorrebbe mai farti soffrire-
-Sì
… lo so … - disse Hinata sconsolata -e forse
è proprio perché non vuole fare soffrire anche te
che ti manda via così presto, non credi? In fondo il destino
che ci attende non è certo felice-
-Invece sono sicura che
lo sarà- replicò Tenten con tono soave, dolce
-fidati di Neji. Io mi fido di lui-
Improvvisamente la porta
si spalancò e sbatté contro il muro. Entrambe le
ragazze, sedute a un piccolo tavolo circolare, sussultarono, spaventate
da quell’improvviso e forte rumore. Girandosi a guardare,
videro Neji correre loro incontro e afferrare Tenten per un polso.
Prima che la ragazza si accorgesse di cosa stava succedendo,
però, era già fuori dalla stanza, trascinata
dall’uomo che continuava a correre come un forsennato.
-Che diavolo succede?!-
chiese con preoccupazione, percependo il nervosismo e
l’inquietudine di Neji, nonché
l’evidente fretta. Tuttavia non ottenne risposta; allora,
infastidita da quel comportamento senza senso, tentò di
liberarsi dalla sua presa. A quel punto Neji si voltò a
guardarla.
-Devi andartene- le
disse con voce grave -il tuo tempo è scaduto prima del
previsto-
-Perché?-
chiese Tenten, continuando a non capire.
-Perché sta
venendo qui- esclamò a voce alta Neji, fermandosi e
mettendosi di fronte a lei -Hiashi Hyuga sta arrivando-
Tenten
spalancò gli occhi. Finalmente aveva scoperto il motivo, ma
a quel punto avrebbe tanto voluto non conoscerlo. Guardò
Neji negli occhi e fu stupita di notare che c’era una sorta
di complicità tra loro due; erano gli unici a sapere
veramente cosa avrebbe significato quell‘evento, cosa sarebbe
successo in futuro. Tenten, però, sperava ancora in un
finale positivo, nonostante la sua presenza, come il suo potere di
cambiare le cose, stessero per finire.
ANGOLO AUTRICE
Dopo quasi un anno, un nuovo capitolo.
Vedrò di migliorare i tempi di aggiornamento!
Capitolo un pò statico, ma è la calma che precede
la tempesta!
Ringrazio, con un ritardo decisamente abnorme, i fantastici quattro che
hanno commentato il cap.17 (e probabilmente neanche se lo ricordano
ahah).
Hikari Uchiha:
questa volta dirai "finalmente dopo millenni un altro capitolo!" Spero
non ti sia passata la voglia di leggere la mia FF, eri una lettrice
affezionata! Grazie per aver apprezzato ancora una volta quello che
esce dalla mia testa!
Lorelei95: anche a te (o voi?) chiedo scusa per il
ritardo. Mi fa piacere che vi piaccia! Spero continuerete a seguirla.
Giluna: una nuova lettrice! Bevenutissima! Grazie per il
messaggio in posta, è stato un incitamento a riprendere a
scrivere =) e sono contenta che la trovi scritta bene e soprattutto che
il carattere dei personaggi sia interessante. La banalità
è sempre in agguato, e spero sempre di non cascarci, anche
se si scrive con personaggi praticamente presi in prestito. Ma se sono
banale, dimmelo pure in faccia senza problemi! :-)
FrancyXD: buongiorno carisssima :-) è un
piacere rispondere ai tuoi commenti, te l'ho mai detto? Ci sente
apprezzati come veri scrittori! Dunque, pensavi che si sarebbero
avvicinati...ma non si sono già avvicinati? Ci sono tanti
modi per avvicinarsi, il fatto di andare d'accordo su ogni singolo
argomento secondo me non è l'unico segno di essere legati,
piuttosto lo scontrarsi e conoscere l'altro indica che c'è
interesse reciproco e alla fine ci si ritrova a conoscersi come le
proprie tasche. Almeno, io lo vedo il miglior modo per i due diretti
interessati della storia!
Hai preso in pieno i sentimenti di Neji. Sono anni e anni che cerca un
modo per liberarsi, i sentimentalismi proprio in quel momento non
risultano nient'altro che un ostacolo. A parte il fatto che credo non
avrebbe mai immaginato potessero far parte della sua vita, ora, come
hai detto tu, non solo il passato lo tormenta, ma anche il presente si
sta incasinando! Non può fare a meno che ci siano nuovi
sentimenti/pensieri (lo ammette lui stesso con i suoi
gesti-->kimono. Con le parole non è mai stato bravo),
e SE se ne accorge, fa di tutto perchè non ci
siano. E' il caso di dire che le ha addosso tutte lui XD
Tenten...é più in aria di lui! Sono due imbranati
cronici, ammettiamo, ma è per questo che sono adorabili! La
risposta che dà a Neji di considerarla come una ninja e
niente di più mi è venuta in mente per due
motivi: il primo che lei stessa non s'è mai interessata
troppo di apparire femminile, è una ninja ed è
per le sue capacità che vuole essere apprezzata. Il secondo,
è che Neji è un invasato del mondo ninja, nota
solo doti ninja ed ha sempre vissuto con quel mondo. Non gli dice molto
lo charme di una donna (è un uomo bizzarro XD ... per ora!).
Che dici? Quando l'ho scritto non sono stata lì a pensarci
molto, ma i motivi sono questi: alla fine un interesse comune ce
l'hanno.
Il problema rimangono, come sempre, i sentimenti. Possono fare tutto
quello che vogliono, ma quando ci sono ci sono. Tenten è
demoralizza per il comportamento indifferente di Neji (non sentirsi mai
apprezzati fa calare l'autostima), e Neji non sa cosa gli sta
succedendo. Il succo è questo =)
Ci sarebbero altre mille altre cose da dire: Hinata, Tenten
calcolatrice, l'amore per la pasta ... ma il commento sta diventando
più lungo della storia! Solo un ultima cosa: grazie! Per il
sostegno, per avermi fatto riscoprire quanto è bello
scrivere, per il confronto che ogni volta mi offri, per un sacco di
cose! A presto =)
Un saluto a tutti!
Dyas
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Capitolo 19 *** Addio ***
DIACIANNOVESIMO
CAPITOLO
-Addio-
Neji
la trascinò nella sua stanza, continuando a tenerla stretta
per il polso. Da parte sua Tenten poteva benissimo correre da sola e
tenere il suo veloce passo senza alcun problema, ma trovava
irragionevolmente piacevole la sensazione delle sue dita che le
stringevano la pelle: si poteva considerare quasi un gesto gentile.
E
piacevole trovava anche quell’espressione di preoccupazione
che gli leggeva in viso. Nonostante sapesse che in fondo era la
situazione generale a renderlo così angosciato, non
poteva fare a meno di pensare, o immaginare, che fosse
preoccupato un po’ anche per lei.
-Prendi
le tue cose- le disse frettolosamente -tutto quello che avevi quando
sei arrivata. E un cappotto pesante, fa freddo-
La
ragazza fece come le aveva detto e infilò tutto nello zaino
che si era portata da Konoha. Neji, intanto, camminava nervoso avanti e
indietro, pensando intensamente.
-Quanto
tempo abbiamo?- gli domandò Tenten continuando a riempire lo
zaino.
-Poco
più di un ora- rispose con premura -ma è strano
che sia già qui. Il giorno è ancora lontano-
-Il
giorno?- chiese l‘altra, infilandosi il cappotto.
-Quando
verrò giudicato- precisò Neji -manca ancora un
mese. Sapevo che Hiashi sarebbe venuto prima, da solo, ma non pensavo
così presto-
-Perché
viene da solo?- domandò Tenten non capendo.
-Per
portare via Hinata- rispose l’altro guardandola con aria
severa -nessuno sa che è viva. E ora deve nasconderla da
un’altra parte se non vuole che i ninja di Konoha che
l’accompagneranno per giudicarmi la scoprano. Probabilmente
ha più paura di quanto pensassi. Sei pronta?-
Tenten,
con aria ancora confusa e rattristata per quella spiegazione
così precisa e paurosamente reale, annuì con il
capo. Dopo di che seguì Neji e lasciò per sempre
quella che era stata la sua stanza per due mesi. Cominciò a
provare una sorta di sconforto pensando che era l’ultima volta
che percorreva quei corridoi, che scendeva quelle scale e che svoltava
quegli angoli. Ogni passo diventava sempre più pesante.
-Se
manca ancora un mese- cominciò rivolgendosi a Neji
-perché hai deciso di farmi andare via così
presto?-
-Per
precauzione- rispose l’altro -mio zio è astuto.
Avrebbe anche potuto intuire che tu sei stata qui se ti avessero
trovata fuori dal palazzo solo pochi giorni prima del mio giudizio. Ti
avrebbe fatta uccidere-
-E
ora?- domandò con preoccupazione Tenten -se esco adesso, mi
troverà di sicuro. Nascondimi, questo posto è
enorme, non mi troverà-
-No-
disse Neji con fermezza -con il Byakugan ti troverebbe di certo. E poi
non uscirà più di qui, ricordatelo-
-Allora
fammi rimanere, combatterò con te- insistette Tenten nel
momento in cui Neji si fermava. L’uomo esitò nel
rispondere. Si trovavano vicino al piccolo pantheon, ricoperto dalle
rose ora chiuse in boccioli, e Neji vi entrò ricominciando a
camminare con passo pesante, lasciandola indietro. La ragazza attese
speranzosa.
-No,
devi andartene- disse, infine, senza voltarsi a guardarla -devo
già fare attenzione a Hinata, se ti aggiungi anche tu non
riuscirò a dare il meglio di me-
-Ti
potrei aiutare- continuò la ragazza raggiungendolo e
fermandosi alle sue spalle -ci siamo allenati insieme per due mesi,
ognuno conosce le tecniche dell’altro. Perché non
farlo?-
-Questa
è la mia battaglia, Tenten- rispose Neji con convinzione
-è la mia vendetta. Non voglio che tu rischi la tua vita per
uno scopo che non è il tuo. Sono io che ho vissuto gli
ultimi cinque anni solo per questo momento, non tu. Tu hai una vita
fuori di qui, qualcuno che tu aspetta. Non ti farei mai sprecare la tua
vita per uno scopo che nemmeno condividi, quindi vattene-
-Ma
anche io ho vissuto qui. Un pezzo della mia vita l’ho
trascorso qui, con te, con Hinata. Come posso ignorarlo? Non ci riesco
… non riesco proprio a far finta di niente- aggiunse Tenten,
incapace di accettare il suo rifiuto.
-Dimenticherai
tutto- precisò l’altro -tu non avrai mai vissuto
qui, quindi non farti venire inutili sensi di colpa, chiaro?-
Tenten
non rispose. In quel momento si sentivano solo i rumori della natura e
la neve che soffice aveva ricominciato a scendere. Con leggeri tocchi
si univa a quella già caduta e rendeva terra e cielo
ugualmente bianchi. Neji si perse nei suoi pensieri, ma
l’eccessivo silenzio attirò la sua attenzione.
Si
voltò per capire il motivo per cui Tenten aveva smesso di
parlare. Notò che la ragazza non era più dietro
di lui, ma vicino a una delle numerose, regolari, colonne di marmo
bianco. La guardò con attenzione, e vide che tra le sue mani
stringeva l’ultima rosa rossa. Senza temerne le spine, la
faceva girare tra le sue dita e la guardava con aria assorta.
Poi
improvvisamente, come se si sentisse osservata, alzò lo
sguardo e incrociò il suo. Neji sussultò. I
grandi occhi color nocciola di Tenten gli riportarono alla mente un
ricordo di cui aveva perso ogni traccia. Quella ragazzina che il giorno
della sua condanna gli aveva teso la mano, che gli aveva creduto, che
gli aveva donato una rosa se ne stava ora davanti a lui nelle sembianze
di un ninja, di una donna, di Tenten.
La
stessa rosa tra le sottili dita, lo stesso dolore negli occhi, gli
stessi occhi.
Ora
sì che lasciarla andare diventava davvero difficile, nel suo
cuore stava nascendo lo stesso sentimento di gratitudine.
-Allora
sei proprio deciso- gli disse con aria mesta la ragazza -promettimi
solo che glie le suonerai di santa ragione anche per me-
Abbozzò
un sorriso, ma si spense subito dopo negli occhi di ghiaccio di Neji.
Non li avrebbe mai più rivisti, ma come avrebbe potuto
dimenticarli? Era una tortura sapere che tutti suoi ricordi sarebbero
scomparsi.
-Farò
il possibile- rispose l’uomo con tono ingentilito, cercando
di stare al gioco. Tenten sorrise, ma il suo viso si abbassò
di nuovo. Era il momento di lasciarsi.
-Io
devo andare da Hinata- le disse Neji -c’è un
cancello nascosto tra gli alberi laggiù- spiegò
indicandoglielo -esci da lì, è abbastanza lontano
dall’ingresso e sarà difficile che
Hiashi riesca a trovarti in questo modo-
-D’accordo-
confermò Tenten, e dopo alcuni attimi di silenzio e
immobilità, vide Neji tenderle la mano. La ragazza lo
guardò con un certo stupore, poi gli si avvicinò
e allungo il suo braccio destro. Però la sua mano, avvolta
in un caldo guanto di lana, nemmeno sfiorò quella
dell’uomo, ma l’oltrepasso e si diresse verso
un’altra meta.
Fece
altri passi in avanti, fino a trovarsi a pochi centimetri da lui,
mentre la sua mano si appoggiava al petto dell’uomo,
esattamente sopra il cuore. Per i primi attimi non osò
alzare lo sguardo, che tenne fisso sull’ampio torace di Neji,
per paura della sua reazione. Nemmeno quando lui lasciò
cadere sul fianco la mano che aveva teso per il formale gesto ebbe il
coraggio di guardarlo in viso e spiegargli il suo, di gesto.
-Non
seguirò l’iscrizione del sigillo-
affermò lui, anticipandola -lo sai, ho già fatto
la mia scelta. Continuerà a stare lì sulla mia
pelle, ma per me sarà come se non esistesse-
-Non
sto cercando il sigillo- disse Tenten, seguitando a tenere il viso
basso -ma il tuo cuore-
Neji
fu colto alla sprovvista. Guardò la ragazza, ormai appoggiata
a lui, e incrociò i suoi occhi scuri. La mano sul suo petto si era chiusa in un pugno sofferente e tra le dita stringeva
il tessuto del suo cappotto.
-Promettimi
che mi verrai a cercare- gli chiese Tenten con voce rotta ma
determinata -promettimi che vincerai, ti taglierai la barba e verrai a
Konoha per trovarmi, anche se io non mi ricorderò di te-
Di
nuovo, Neji non aveva una risposta. Non capiva perché
avrebbe dovuto farlo, perché lei voleva che lo facesse.
Eppure quegli occhi, che già una volta gli avevano dato la
forza per andare avanti, lo stavano spingendo a dire di sì.
Li avrebbe visti allegri per un’ultima volta almeno, prima
che si dimenticasse anche di quella promessa.
Fu
così che sollevò il suo braccio sinistro e la sua
mano strinse quella più minuta della ragazza. La
sentì sussultare e il suo respiro divenne più
accelerato, come spesso era successo in passato, quando le andava
troppo vicino. I suoi occhi erano pieni di speranza.
-Non
cercarlo, Tenten- le disse, invece lui. La voce profonda, grave e
dispiaciuta. Gli occhi intensi, addolorati, severi -non cercarlo-
continuò -il mio cuore non c’è
più, l’odio e la vendetta l’hanno
divorato. Lo cerchi invano, Tenten-
-Sono
sicura che c’è- ribatté la ragazza, non
riuscendo ad accettare le sue parole.
-No,
Tenten- ripeté l’altro togliendole la mano -e poi
perché dovrei tagliarmi la barba?-
-Perché
sembri molto più vecchio così- rispose
l’altra -e perché punge, quando baci-
A
quel punto Tenten alzò il viso e liberò la sue
dita dalla presa di Neji. I suoi piedi si sollevarono sulle punte e la
mano tornata libera si appoggiò sulla guancia irsuta e
pallida dell‘altro. Le sue labbra sfiorarono la bocca
già assaporata dell’uomo, ma non si unirono. Il
desiderio era forte, i loro respiri si confusero, e il battito del
cuore di Tenten confermava la violenta emozione, ma non sentiva quello
di Neji.
-Trovalo-
gli sussurrò, soffiando sulle morbide e fredde labbra.
-Vai-
le disse, invece, l’altro -quando sarai fuori da qui, starai
meglio-
-Non
dimenticherò- insistette la ragazza allontanandosi -non
posso-
-Vai-
A
quel punto Tenten si allontanò definitivamente da lui.
Appoggiò la rosa, che ancora stringeva nella mano sinistra,
sul tavolo in pietra al centro del pantheon. Poi si voltò
verso Neji, gli diede un’ultima occhiata, ricambiata, dopo di
che gli disse addio.
Inoltrandosi
nella fitta neve che cadeva silenziosa e disordinata dal cielo,
scomparve: aveva lasciato il palazzo, per non tornarci mai
più.
ANGOLO
AUTRICE
Sì, Neji ha davvero lasciato andare Tenten. Cosa ne pensate?
Personalmente credo che le motivazioni di Neji siano sufficientemente
valide. Tenten, invece, forse per ingenuamente, crede ciecamente nella
vittoria di Neji e spera.
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno commentato lo scorso
capitolo e hanno aggiunto "Under the rose" nelle preferite e seguite.
In particolare:
Giluna: Uh, sono
contentissima di averti fatto un regalo =) Suspance finita...Tenten se
ne va sul serio! Eh lo so, sono crudele. Ma chi lo sa cosa
può succedere! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo,
e di aver scritto tutto al meglio! Ciao ciao.
valehinata1992: grazie
per averla aggiunta alle preferite! Spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto, fammi sapere!
Hikari_Uchiha: ehm, il
pazzesco ritardo ha mille ragioni, ma bisogna finire quello che si ha
cominciato no? Quindi direi che almeno questa FF devo portarla a
termine, poi si vedrà. Hinata è molto carina e
tenera, ma personalmente non ce la vedo proprio come compagna di Neji.
Quindi tranquilla, c'è un tentativo di NejiHina ma fallisce
miseramente XD Spero che anche questo capitolo sia stato all'altezza!
francyXD: Tenten
sta volta mi sembra piuttosto sicura dei proprio sentimenti, no? Sono
proprio curiosa di sapere cosa ne pensi! So di essere stata
eccessivamente sdolcinata, ma non ho saputo resistere! Anche se sono
stata piuttosto incerta sul comportamente di Neji. Forse avrebbe dovuto
essere molto più gelido, ma sarebbe stato esagerato no?
Cioè, considerando tutta la storia e non solo il carattere
del personaggio, direi che era il momento giusto per mostrare il suo
cambiamento. L'unico modo con cui Neji può dimostrare il suo
affetto per Tenten è proteggerla, e l'unico modo per
proteggerla è allontanarla da lui. Tenten se ne va,
perchè sa che non c'è maniera di far cambiare
idea a Neji, ma è solo la speranza che le da la forza di
farlo. Quindi, niente combattimento a tre! Delusa?
Non
so, poi, se si è capito bene nello scorso capitolo, e temo
che sia così: Tenten va da Hinata per dirle la
verità, tutta la verità, sigillo e scritta
compresi. In questo modo sarebbero state in due contro uno, ma Tenten
capisce che Hinata non solo non sarebbe stata in grado di aiutarla a
combattere la testardaggine di Neji, sicuramente l'avrebbe fatta
sofrire ancora di più, caricandola di una
responsabilità troppo grande. Non ho scritto tutti i
passaggi mentali di Tenten perchè mi sembrava di strafare,
però forse avrei dovuto...
Sappi,
inoltre, che hai azzeccato un punto fondamentale che verrà
dopo, proseguendo con la storia :-)
Grazie
ancora per la recensione!
Al prossimo
capitolo!
Dryas
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Capitolo 20 *** Separazione ***
Capitolo un pò descrittivo che forse aiuterà a
capire meglio sia la posizione di Neji che la scelta di Tenten. Spero
che sia tutto chiaro, in caso contrario sarei felice di sapere le
vostre opinioni. Buona lettura!
Dryas
VENTESIMO
CAPITOLO
-Separazione-
Neji tenne lo sguardo
fisso su Tenten, sui suoi capelli castani, fin quando scomparve,
nascosta dalla neve e dalla vegetazione. Era solo, di nuovo. Il suo
impeccabile contegno si crepò e le sue spalle si
incurvarono, facendogli assumere un’aria stanca e
malinconica. Con passi lenti si avvicinò al tavolo in pietra
e sfiorò la fredda rosa che la ragazza aveva lasciato.
Quel rosso stonava
decisamente con il bianco che la circondava, e come un sottile raggio
di luce nell’oscurità era fastidiosa, ma ignorarla
era altrettanto impossibile. La rosa stava già appassendo,
pian piano, al freddo e al gelo dell’inverno.
Neji ancora una volta la
prese con sé, dopo di che il suo volto tornò ad
assumere un’austera e determinata espressione. Con rapidi
passi lasciò il pantheon, calpestando le impronte che aveva
lasciato nel raggiungerlo, solo che questa volta a seguirle non
c’erano più le altre, quelle più
piccole e ravvicinate. Stavolta doveva camminare da solo.
Se i suoi calcoli non
erano errati, dal momento in cui aveva ricevuto segnale del Nensan
Jutsu, posto con lo specifico compito di intercettare visitatori
nell’area attorno al palazzo, erano passati quindici minuti.
Aveva ancora del tempo per prepararsi all’agognato incontro.
Rientrò e
senza rallentare il passo si diresse verso la palestra. Doveva cambiare
le fasciature, rifornire il suo kit, scegliere le armi migliori. Doveva
essere perfetto.
Non era nemmeno nervoso,
perché mai avrebbe dovuto esserlo? Morire combattendo per
rivendicare se stesso e la giustizia non era un’alternativa
che disdegnava così tanto. Tutto quello che non voleva era
sottomettersi di nuovo così facilmente. Questa volta era
pronto a morire, niente più clan da proteggere, niente
più orgoglio Hyuga, niente l’avrebbe fermato.
In silenzio
preparò l’attrezzatura e quando ebbe finito si
concesse un attimo di calma. Sì sedette e chiuse gli occhi
per concentrarsi, ma poco dopo sentì la porta scorrevole
della palestra aprirsi. Timidi e silenziosi piedi mossero i primi passi
verso di lui, per poi fermarsi ancora distanti. Neji ne
percepì la presenza, come se fosse un fantasma.
-Hinata- disse atono,
guardandola.
-Dove hai portato
Tenten?- chiese con un certo sforzo l’altra, raccogliendo le
mani di fronte al petto. Neji non rispose, ma riprese a stringere la
fasciatura dell’avambraccio, ignorandola volontariamente.
-Neji … - lo
chiamò l’altra, sofferente.
-L’ho lasciata
andare- disse l’uomo con fredda indifferenza -sarebbe
successo comunque, lo sai-
-Ma così
presto- aggiunse Hinata -avresti potuto farla rimanere ancora un
po’, il giorno è così lontano
… -
-No- rispose
l’altro con fermezza -non è così
lontano. E poi sarebbe stata solo d’intralcio, quello che
doveva fare l’ha fatto-
-Parli del sigillo?-
domandò la ragazza e Neji alzò lo sguardo,
sorpreso.
-Te ne ha parlato?-
-Mi ha detto di aver
fiducia in te- disse Hinata -perché lei ne aveva, ed era
sicura che ci saresti riuscito-
-Che stupida-
commentò l’uomo a voce così bassa che
solo lui poté sentirla.
-Cugino- lo
richiamò, però, l’altra -se posso, cosa
c’è scritto sul sigillo?-
-Niente di importante,
è completamente inutile. Seguirò il mio piano
originale-
-Ma Tenten … -
-Tenten si sbagliava- la
interruppe irritato -si era fatta un’idea sbagliata-
-Su di te?-
osò domandare Hinata, con una anomala impertinenza.
-Sì- rispose
l’uomo, con sicurezza.
-Non credi che forse sei
tu ad esserti fatto un’idea sbagliata?-
-Certo che no- disse
immediatamente Neji, innervosito da quelle domande sfacciate -io ho
vissuto questa esperienza sulla mia pelle, non lei. Non mi faccio
influenzare così facilmente dal primo che passa-
-Ma è Tenten!
Ci ha trattati come due persone normali dopo cinque anni di solitudine
e ci ha voluto bene nonostante quello che le abbiamo fatto. Non credi
che meriti un po’ di fiducia? Non credi che sia ora che tu le
dimostri un po’ di gratitudine? Così
l‘hai semplicemente usata!-
Hinata, rossa in viso
per l‘improvviso sfogo fatto tutto d‘un fiato,
aveva gli occhi vivi di una innaturale determinazione e sicurezza.
Tuttavia, la sua fermezza cominciò a venire meno quando
incrociò lo sguardo severo e inclemente dell’uomo.
I dubbi ricominciarono ad impossessarsi di lei e abbassò lo
sguardo, tornando a stringersi le mani nervosamente. Temeva di aver
esagerato, di averlo ferito e offeso.
-So di averla usata e
anche lei lo sa: questi erano gli accordi. Ora, Hinata, vai a metterti
in un posto sicuro. Tuo padre è qui-
La ragazza divenne
improvvisamente più pallida del solito e cominciò
a tremare. Senza un minimo di pietà Neji si alzò
in piedi prendendo la sua attrezzatura e dirigendosi verso la porta.
Solo quando fu sulla soglia si fermò.
-Lo ucciderò-
le disse con freddezza -solo in questo modo saremo liberi e faremo
sapere a tutti la verità. E vedi di non metterti in mezzo,
non voglio altri ostacoli-
Appena sentì
i primi singhiozzi, Neji lasciò la palestra, e la cugina. Si
incamminò con passi lenti all’entrata, sicuro che
Hiashi sarebbe sicuramente passato per l’ingresso principale
per fare visita a sua figlia e a suo nipote.
E così fu: lo
vide entrare con la sua tipica aria superba e sicura di sé,
ma gli occhi bianchi lo fissarono senza trasmettere alcuna emozione.
Non ebbe un attimo di stupore nel trovarsi di fronte quel ragazzino che
aveva rinchiuso nella tenuta nella foresta di Kurushimi, ora diventato
un uomo più alto e robusto di lui.
Dal canto suo anche Neji
cercò di non lasciar trasparire alcun sentimento:
osservò quello zio tanto odiato avanzare verso di lui, il
viso con qualche ruga in più, il fisico meno atletico.
Eppure sapeva di doverlo temere come se non fosse passato un secondo
dall’ultima volta che l’aveva visto, sapeva quale
potere nascondeva.
-Neji- disse
l’uomo fermandosi di fronte a lui -vedo che sei notevolmente
cresciuto. Assomigli molto a tuo padre, e a me-
-Non sei qui nemmeno da
cinque minuti e già mi offendi- ribatté pungente
Neji.
-Sono contento di notare
che il tuo sarcasmo non è affatto cambiato-
commentò Hiashi con un leggero sorriso in volto -peccato.
Sono state proprio tua arroganza e impertinenza a portarti qui. Devo
quindi dedurre che nulla è cambiato da quel giorno di
autunno-
-Oh, no, è
cambiato qualcosa- lo corresse l’altro -il mio odio ha
raggiunto un livello tale che sarò felice di ucciderti, zio-
-Lo dico per te,
risparmiati anche questa sconfitta. Sinceramente Neji credevo che
questa reclusione ti facesse capire che non hai nessuna
possibilità contro di me. Avrei persino potuto avere
pietà se tu ti fossi dimostrato consapevole della tua reale
posizione-
-Tienitela la tua
pietà- rispose l’altro con disprezzo -tutto
ciò che ti appartiene mi ripugna. E poi sei tu che meriti
pietà, non io-
-Non fare
l’ipocrita- disse Hiashi -anche tu avresti fatto di tutto per
il potere, e non hai appena detto che mi vuoi uccidere? Sei uguale a
me, devi ammetterlo. Il tuo corpo ora è quello di un uomo,
ma non sono certo che la tua mente sia altrettanto cresciuta. Sei
ancora il ragazzino di un tempo, Neji? -
-Non commettere
l’errore di sottovalutarmi. Io non sono affatto uguale a te-
sibilò Neji -io ho una ragione valida a guidarmi, la
giustizia. Ed è per riavere la mia vita che ti
sconfiggerò-
-Si chiama vendetta,
nipote- precisò l’uomo -e ti renderà
tale e quale a me-
-Te l’ho
già detto, non paragonarmi a te-
-Non sei nemmeno in
grado di accettare la verità? Mi deludi davvero- Hiashi rise
-apri gli occhi, Neji. Ciò che ti muove è solo
l’odio, il desiderio di vendetta, la brama di potere. E io ti
capisco benissimo, danno tante più soddisfazioni che una
vita fatta di quelle assurde favole sull’amore e i legami.
Non sei d‘accordo? Non muori dalla voglia di vedermi spirare
il mio ultimo respiro? Di vedermi chiudere gli occhi per sempre e di
essere proprio tu a farlo?-
-Stai zitto-
ringhiò Neji, tremante da capo a piedi per la rabbia -stai
zitto. È tutta colpa tua se sono arrivato a questo punto,
sei stato tu a volerlo, non io-
-Potevi scegliere-
-No che non potevo!-
sbraitò l’altro -e per questo non sarò
mai uguale a te, perché io non avevo la libertà
di scegliere! Tu me l‘hai tolta!-
-Ne sei sicuro?
Riflettici bene … -
-Muori- disse Neji a
denti stretti, correndo verso di lui, pronto a sferrare il primo colpo.
—–
Tenten si
allontanò dal pantheon con un’incontrollabile
tentazione di voltarsi e dare un’ultima occhiata a Neji, ma
si costrinse a guardare avanti e a mettere un piede dopo
l’altro.
Avrebbe seguito i suoi
comandi, sì, lo avrebbe fatto. Sarebbe arrivata a quel
cancello seminascosto e l’avrebbe oltrepassato senza
indugiare. Era questo che voleva lui.
Però, il
pensiero di perdere ogni singolo ricordo della vita vissuta in quel
luogo tanto strano la terrorizzava. Non erano tutti piacevoli,
specialmente quelli dei primi giorni, ma alla fine si sentiva quasi in
obbligo ad aiutare quei due Hyuga dopo tutto quello che le avevano
faticosamente confessato.
E poi c’erano
i ricordi di Neji. Le immagini del loro ultimo incontro la fecero
arrossire. Era stata spudorata e sfrontata, ed esserlo non rientrava
assolutamente nel suo carattere. Le sembrava di sentire ancora la sua
barba pungerle il viso, e la sua mano si stringeva al pensiero di
averlo toccato, sfiorato e accarezzato.
Non l’aveva
fatto. Non l'aveva baciato. Sapeva bene che le sue labbra tanto
invitanti le erano anche altrettanto proibite.
Il suo senso di
giustizia le aveva categoricamente vietato di premerle sulle sue.
Perché nella sua testa volteggiava il pensiero di Hinata.
“Ormai
è più che un semplice cugino” le aveva
detto la ragazza. Chiara, concisa, evidente.
Con fatica, repulsione e
confusione era arrivata ad ammettere a se stessa che provava una forte
attrazione per Neji, l’uomo che l’aveva fatta
rinchiudere, che l’aveva sfruttata, ferita, avvilita,
ingannata.
La sua ipotesi
principale per quei sentimenti impossibili nei suoi confronti era la
sindrome di Stoccolma. Quella sorta di innamoramento era sicuramente un
meccanismo di difesa del suo inconscio verso i maltrattamenti del suo
rapitore. Fu l’unica opzione che la sua mente
riuscì a trovare.
Eppure il calore che
sentiva diffondersi dal cuore quando pensava a lui non sembrava essere
tanto d’accordo e una lieve vocina le sussurrava che alla
fine Neji era stato sincero e aveva avuto dei buoni motivi a
giustificare il suo comportamento, più che comprensibili.
Inoltre, era davvero certa che sarebbe stato in grado di amare.
Per questo non
l’aveva baciato. L’unica che poteva amare era
Hinata, non lei. Quel bacio improvviso che il giorno prima le aveva
dato le aveva fatto amaramente capire che non c’era alcun
sentimento d’amore verso di lei. Solo freddezza.
Poteva addirittura
capirlo. Chi era lei? Una ninja di Konoha, il paese che
l’aveva ingiustamente condannato a quell’esistenza,
anche se inconsapevolmente. Hinata, invece, era la compagna delle sue
disavventure, l’amica di infanzia, l’unica che lo
poteva capire in profondità. Quel bacio le era destinato,
non poteva rubarglielo e rovinare l’unica
possibilità di salvare Neji.
Doveva mettersi il cuore
in pace e tornare da Lee e Gai, soprattutto da Lee. In quel momento
provò un incredibile desiderio di stare con lui per infinite
ore, anche a costo di sentirlo cantare e vederlo ballare. In fondo,
persino quei suoi lati ridicoli le erano mancati terribilmente. Le
mancava quell’affetto regalato ogni volta senza che gli
chiedesse nulla, le mancava il suo calore e la sua energia. Le mancava
tutto di Lee.
-Eccoci qua- disse
sospirando.
La vista
dell’alto cancello di ferro la distrasse dai suoi pensieri.
Era arrivato il momento di tagliare definitivamente i ponti con quel
luogo e con quelle persone. Si voltò, ma non vide nessuno.
Forse Neji aveva
già iniziato la sua battaglia, forse si stava già
battendo contro quell’uomo che gli aveva rovinato la vita e
probabilmente lei non avrebbe mai saputo l’esito dello
scontro, perché anche se avesse vinto sapeva che non sarebbe
venuto a cercarla, e lei non avrebbe ricordato nulla.
E con lui sicuramente
c’era Hinata, era da lei che stava andando, era lei che
andava a proteggere e a salvare.
Sospirò.
Ormai non faceva più parte di quel mondo e forse non ne era
mai stata realmente partecipe. Alla fine era stata semplicemente usata,
lo sapeva, i patti erano chiari.
Tuttavia non riusciva a
rassegnarsi. Quell’esperienza era stata molto di
più, quelle emozioni e quei sentimenti provati non potevano
essere così inutili e vani. Si rifiutava di crederlo.
Eppure aprì
il cancello, sopprimendo dentro di sé le lacrime. Poi, passo
dopo passo, arrivò sulla soglia: dietro di sé il
passato, davanti il futuro. Lasciava Neji, andava da Lee.
Opprimente, pesante,
insostenibile. Quella tensione era assurdamente insopportabile, ma
aveva già scelto e non avrebbe cambiato idea. Muovendo la
gamba come se fosse fatta di piombo varcò l’altro
cancello grigio e una lacrima fuggitiva scese dai suoi occhi.
Dopotutto rimaneva una
stupida e debole ninja che ha avuto la brillante idea di cominciare ad
amare Neji Hyuga.
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Capitolo 21 *** Abbracci ***
VENTUNESIMO
CAPITOLO
-Abbracci-
Le tende della piccola
stanza d’ospedale erano ancora tirate e impedivano al sole
ormai alto di illuminare la stanza con la sua debole luce invernale. In
quell’artificiale semioscurità, Tenten infilava
l‘ultimo bottone della camicia e lo zaino già
pronto l‘aspettava accanto alla porta.
-Posso entrare?- la
voce familiare e discreta le fece alzare il viso.
-Certo, Sakura-
rispose alzandosi in piedi.
Faticò
ancora una volta a riconoscere quell’amica
d’infanzia che ora indossava un camice bianco e leggeva con
attenzione la sua cartella clinica appoggiata ai piedi del letto, ma
quando gli occhi smeraldini si posarono su di lei con disappunto non
poté che lasciarsi sfuggire un sorriso. In fondo non era
cambiata così tanto.
- Ti trovo in forma,
nonostante tutto- le disse –anche se sai che è
troppo presto-
-Sto bene- rispose
Tenten, con una cadenza monocorde, stanca di ripetere quelle due
semplici parole.
-Il medico qui sono
io- ribatté l’altra avvicinandosi –e ti
dico che ti sembra di stare bene, ma potresti avere una ricaduta. Lo
sai questo vero? La perdita della memoria non è un evento da
nulla, ma potrebbe nascondere qualcosa di più grave-
-Se avrò
qualche strano sintomo, ti chiamerò immediatamente- la
rassicurò –per il momento il mio fisico sta bene e
la mia mente continua ad avere un enorme buco nero. Ma non per questo
smetterò di vivere la mia vita come ho sempre fatto-
-Tu e la tua
testardaggine-
-Tu e la tua
apprensione-
-Ingrata- disse Sakura
fingendosi offesa –se la mia squadra non ti avesse trovata a
vagare senza meta tra i boschi, ora staresti ancora là a
fare compagnia ai lupi-
-E per questo ti sono
infinitamente debitrice, però ora sono benissimo in grado di
cavarmela da sola-
-Se ne sei convinta-
concluse con poca determinazione l’altra. Dopo di che
alzò una mano e le porse una sacca bianca su cui compariva
lo stemma dell’ospedale.
-Sono le tue cose-
spiegò il medico –c’è tutto
quello che avevi con te-
-Grazie- disse Tenten
afferrandola e infilandola frettolosamente nello zaino.
-Allora ci vediamo-
disse a Sakura –grazie-
-Cerca di non
esagerare- fu il consiglio dell’altra, seguito da un
abbraccio.
Tenten
lasciò l’ospedale con immensa gioia: finalmente un
po’ di sana solitudine e di privacy. Lì non poteva
riflettere in tranquillità, non poteva sforzarsi di mettere
un po’ d’ordine nella sua testa con infermieri,
medici e pazienti lagnosi da tutte le parti. Ed era quella la sua
priorità, capire da che parte proveniva quell’
amnesia di ben tre mesi. Anomala e preoccupante.
Stancamente
infilò la chiave nella serratura ed entrò nel suo
piccolo appartamento, vuoto e impolverato anch’esso da tre
mesi, come la sua mente. Sorrise. In fondo era sempre piacevole
ritornare a casa propria, anche se era buia e silenziosa. Accese la
luce e si diresse con familiarità all’angolo
cucina, appoggiando lo zaino sul tavolo. Dopo una calda doccia si
avvicinò al frigorifero. Moriva di fame, ma aprendolo
trovò esattamente ciò che pensava: niente. Lo
richiuse sbuffando e si appoggiò con la schiena al tavolo,
cercando di convincersi ad uscire a comprare qualcosa.
Poi, però,
l’occhio le cadde sul suo zaino, abbandonato al suo destino
lì accanto a lei. Lo prese e lo aprì, estraendo
la sacca che Sakura le aveva consegnato.
Slacciando il nodo che
la chiudeva, dentro trovò il kit ninja e i suoi abiti, i
pantaloni bordeaux e la maglia bianca.
E un pesante cappotto
nero.
Afferrandolo per le
spalle lo osservò con curiosità. No, proprio non
se lo ricordava, e non si ricordava nemmeno dove l’avesse
preso o chi glie l’avesse dato. Sospirò e proprio
in quel momento la sua attenzione si focalizzò su una delle
tasche. Allungando la mano prese un piccolo foglietto bianco che
spuntava dalla tasca destra e lo portò al viso.
Improvvisamente una
fitta alla testa la costrinse a sedersi per non cadere a terra.
Spaventata per l’improvvisa vertigine cercò di
calmare il respiro pesante che tutt’a un tratto le gonfiava
il petto e a ignorare la nausea. Istintivamente allontanò il
foglio e si concentrò su se stessa con una certa ansia. Pian
piano, però, tutto passò inspiegabilmente
così come era accaduto.
In quel silenzio, in
cui l’unico suono che sentiva era il suo ansimo pesante, il
campanello suonò. Sorpresa e allo stesso tempo infastidita,
nascose di nuovo il biglietto e si sforzò di alzarsi per
andare ad aprire.
-Sorpresa!-
esclamò stordendola la persona alla porta –ho
portato i rifornimenti!-
-Rock Lee- disse lei,
sorridendo alla vista dell’amico –entra-
Il ragazzo, sprizzante
energia e felicità da tutti i pori, si diresse verso la
cucina saltellando. Tenten cercò di ricomporsi in quei brevi
momenti in cui non era sotto il suo vigile controllo. Per non destare
sospetti si sedette di nuovo sulla sedia.
-Meno male che ci sei
tu- gli disse –stavo giusto per uscire a compare qualcosa-
-Ho pensato che dopo
così tanto tempo avessi voglia di assaggiare il ramen di
Teuchi- disse con un sorriso trentadue denti –almeno questo
te lo ricordi, vero?-
-Sì, Lee-
rispose scocciata l’altra –sono gli ultimi tre mesi
che restano un mistero-
-Non ti avvilire,
Tenten!- esclamò il jonin in tuta verde –vedrai
che con il mio aiuto e quello di Gai sensei presto ricorderai tutto!-
-Lo spero- disse
sempre più rassegnata Tenten. Fu a quel punto che Lee le si
avvicinò, abbassandosi a prenderle una mano. La ragazza
alzò gli occhi su di lui, sorpresa da quel gesto improvviso
e gentile.
-Non sai quanto siamo
stati in pensiero per te, Ten- esordì con un tono serio, che
non gli apparteneva –ti abbiamo cercato in ogni angolo del
paese del Fuoco e ci stavamo preparando ad uscire dai confini. Non un
indizio, non una speranza. È stato orribile-
-Mi dispiace-
-No, dispiace a me-
continuò l’altro –sono stato
completamente inutile, non ti ho aiutato quando ne avevi bisogno mentre
tu l’hai sempre fatto. Potrai mai perdonarmi?-
-Certo, Lee-
esclamò Tenten scandalizzata stringendogli la mano
–e perdonarti di cosa? Tu e il maestro avete fatto tutto il
possibile, ne sono certa. Per questo vi ringrazio infinitamente-
-Non sai che sollievo-
disse Lee con un sospiro –sono così felice che tu
sia tornata, che tu stia bene. Ho voglia di cantare e di ballare, tu
no? Dai, alzati! Festeggiamo!-
Con forza ma allo
stesso tempo con una delicatezza di modi, la costrinse ad alzarsi dal
suo comodo posto, afferrandole entrambe le mani e cominciando a muovere
il bacino in maniera anomala. Tenten si allarmò.
-Stai
fermò- gli disse perentoria –non sono ancora
pronta per questi ricordi-
-E dai, Tenten,
sciogliti- insistette il ragazzo –la felicità non
va trattenuta! E io sono così felice di averti ritrovata!
Sei diventata essenziale per me, vitale!-
A quel punto Rock Lee
si fermò, bloccato dalle braccia di Tenten che gli
stringevano il busto. Dalla sua altezza poteva solo vedere la testa
castana della compagna appoggiata al suo petto e sentirne il calore del
corpo sul suo. Con sicurezza e disinvoltura ricambiò
l’abbraccio tanto desiderato, avvolgendole le spalle
affettuosamente.
-Non ti sei mai fatta
abbracciare- le disse appoggiando il viso sul suo capo –sono
contento che tu l’abbia fatto. Io non avevo il coraggio-
-Ho paura Lee-
confessò Tenten, stringendo le mani –ho
così tanta confusione in testa, non so cosa devo fare o
pensare. Non so più niente, e non so perché mi
sento triste, sempre, in ogni momento, tranne quando ci sei tu-
-Allora
starò sempre con te- rispose il ragazzo con
naturalità –se ti rende felice-
-Avevo così
tanta voglia di abbracciarti- disse l’altra –sin
dal primo momento che ricordo ho pensato che dovevo assolutamente
abbracciarti. Non so perché, ma sapevo che la tristezza
sarebbe scomparsa-
-Vedrai che
passerà, Tenten- la tranquillizzò Lee
–ti senti così per l’esperienza che hai
vissuto. Ma io e Gai ti staremo vicini, non ti lasceremo
più, tanto vicini che io starò abbracciato a te
in ogni istante, se vorrai-
-Non è
necessario- rispose la ragazza alzando il viso e mostrandogli un
sorriso –ne basta uno ogni tanto, finché non
starò meglio, ma grazie lo stesso-
-E’ molto
giovanile abbracciarsi- commentò l’altro
–nessuno dovrebbe nascondere i propri sentimenti-
-Verissimo-
concordò l’altra allontanandosi definitivamente da
lui –ma non tutti sono bravi quanto te. Allora? Mangiamo?-
Il
ramen di Teuchi fu finalmente messo in tavola, fumante e invitante.
Tenten lo gustò pienamente, felice di ricordarsi almeno il
suo buon sapore. Fu un pranzo piacevole in cui per la prima volta
riuscì a dimenticare la malinconia che
l’opprimeva da quando aveva riaperto gli occhi. Tutto questo
grazie a Lee, e ringraziò il cielo di averle donato un amico
unico come lui.
ANGOLO AUTRICE
francyXD questo è tutto per te! Dai che forse ce la faccio!
^^ grazie!
....rientro in scena che non si sa quele scopo abbia. Spero solo che
questa FF piaccia ancora.
Dryas
|
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Capitolo 22 *** Missione ***
Un
grazie infinito a chi ha letto e commentato lo scorso capitolo! Ecco
qui l'aggiornamento velocissimo.
Dryas
VRNTIDUESIMO CAPITOLO
-Missione-
Tenten quel giorno
uscì di casa con il sorriso sulle labbra. Indossava
pantaloni comodi, stretti alle caviglie e una maglietta semplice,
bianca, con solo quattro bottoni sul petto a decorarla. Tutto nascosto
da un pesante cappotto che si era ritrovata nell’armadio.
Era il primo giorno di
allenamento dopo tre mesi.
Lee si era opposto con
tutte le sue forze a quella sua “malsana idea” e
l’aveva minacciata di farle trovare Sakura fuori dal campetto
se solo avesse osato metterci piede. Ovviamente bluffava, non avrebbe
mai avuto il coraggio di rivolgersi all’affascinante medico
dai capelli rosa, su cui voleva fare una buona impressione, per una
sciocchezza simile. Voleva forse dire che lui non era in grado di
fermare una donna appena dimessa dall’ospedale? No, era certa
che Lee non l’avrebbe mai fatto, anche perché
aveva balbettato parole senza senso dopo che gli l’ebbe fatto
notare.
Con
l’eccitazione e l’impazienza di una bambina diretta
al negozio di giocattoli girò l’angolo e sbucò nella via in cui si trovava l’ingresso del
campetto, convinta che niente e nessuno l’avrebbe fermata.
-Mi scusi- una voce
maschile, dalla singolare piattezza, la costrinse a fermarsi -sto
cercando il numero sette di via Shikijuku. Mi può aiutare?-
L’uomo era
molto alto, dal portamento distinto e così composto che per
un attimo Tenten si chiese se invece della via non avesse sbagliato
secolo. Aveva occhi così chiari e penetranti che liquidarlo
con una banale scusa, come già aveva pensato di fare, non
era possibile.
-La via è
questa- gli disse -che numero ha detto?-
-Sette-
ripeté, abbozzando un sorriso.
-E’ proprio
dove sto andando!- esclamò con allegra sorpresa per la
fortunata coincidenza -cerca un campo d’allenamento?-
-Cerco Maito Gai e mi
hanno detto che l’avrei trovato lì-
-Gai è il
mio sensei- spiegò -da questa parte-
L’uomo si
spostò accanto a lei e insieme si avviarono verso la meta comune.
Tenten si sentì così a disagio in compagnia di
quello sconosciuto che non trovò altro da aggiungere. Si
limitò a guardare i suoi lunghissimi capelli neri che
ondeggiavano armoniosamente al ritmo del suo passo e a chiedersi
perché mai non li raccogliesse in una bella coda.
-Così sei
un’allieva di Gai- con sua sorpresa fu il suo compagno a
parlare -non sarai per caso Tenten, vero?-
-Sì, sono
proprio io- rispose l’altra -ci siamo già
conosciuti?-
-Ti conosco per fama-
le disse lanciandole uno sguardo -la ragazza sparita da tre mesi da
Konoha e tornata sana e salva una settimana fa. E’ vero quel
che si dice? Che non ricordi niente?-
-E’ stato
informato bene, niente di niente. I medici mi hanno consigliato di
imparare a conviverci-
-Un antico detto dice
che la memoria può essere una maledizione, ma anche il dono
più sublime perché se perdi quella, perdi tutto*-
fu il suo commento -dev’essere frustante non sapere cosa si
è fatto per tre mesi della propria vita. Penso che io non
riuscirei mai a mettermi il cuore in pace, ma cercherei in ogni modo di
riaverli indietro-
-Mi hanno assicurato
che non c’è alcun modo-
-Ti hanno assicurato
male- le disse fermandosi e guardandola negli occhi -io ce
l’ho un modo, o meglio, il mio clan lo possiede. E’
antico, è vero, ed è rischioso, ma ti metterebbe
l’anima in pace. Cosa ne pensi?-
-Forse dopo che tutte
le medicine che mi hanno prescritto avranno fallito- rispose Tenten,
sorridendo educatamente -sa, non sono molto coraggiosa. Siamo arrivati,
comunque, questa è l’entrata-
Aprì il
vecchio cancello di ferro che cigolando rumorosamente
annunciò il loro arrivo. Non dovette aspettare molto prima
che Gai e Rock Lee le venissero incontro.
-Sei la kunoichi
più testarda dei cinque regni!- gridò il suo
compagno -cosa ti avevo detto …?-
Di colpo si
fermò e guardò l’uomo appena dietro di
lei.
-Hiashi?- chiese Gai,
che aveva raggiunto l‘allievo prediletto.
-Buongiorno Gai-
salutò l’estraneo con cortesia -vengo in nome
dell’Hokage: per voi c’è una missione di
livello A -
-Impossibile, il
nostro team non è al completo. Chieda a qualche altra
squadra- ribatté con tono aspro Gai e Tenten non
poté fare a meno di guardarlo interrogatoria. Da quando
rifiutava una sfida?
-Non ci sono squadre
disponibili al momento. Voi siete gli unici-
-Rifiutiamo-
insistette Gai, serio come mai si era visto
-Ma non ha nemmeno
sentito di cosa si tratta!- si intromise Tenten. Ricominciare la
carriera con una missione A era meglio di tutto quello che potesse
sperare e non riusciva proprio a capire l’improvvisa
ostinazione di Gai. Se si stava facendo tanti scrupoli per lei stava
proprio sbagliando.
Hiashi sorrise con
soddisfazione per quella improvvisa alleanza.
-Tenten mi ha
assicurato che sta bene- continuò Hiashi -e avrete ancora un
paio di giorni prima della partenza. Ha tutto il tempo per allenarsi.
Non è così?-
-Assolutamente-
rispose la ragazza e nel frattempo afferrò il foglio che
l‘uomo le stava porgendo. Sopra c’erano tutti i dettagli
della missione e a quel punto l’entusiasmo di Tenten si
attenuò.
-Oh- disse con una
nota di delusione -di solito rifiutiamo missioni che richiedono questo
genere di … compito-
-Non stavolta-
L’autorità
delle sue parole le fece venire i brividi. Confusa, guardò
gli altri membri del suo team per cercare consiglio, ma la situazione
non fece che peggiorare. Gai e Lee erano così scuri in volto
che pensò stessero male e si accorse solo in quel momento
della tensione che si era creata. Lo guardavano con un tale disprezzo
che rimase a bocca aperta.
-Mi spiego meglio-
continuò Hiashi -l’ordine viene
dall’Hokage, non può essere rifiutato, e poi non
vorrete farmi andare da solo, vero?-
Quel giorno
l’allenamento fu un disastro, sebbene si stupì di
avere una forma fisica invidiabile e, per quello che si ricordava, non
si era mai sentita così bene. L’umore dei suoi due
compagni di allenamento, però, non si era più
risollevato dopo la visita di Hiashi.
Avevano accettato. Non
potevano fare altro, d’altronde, se era l’Hokage a
ordinarlo. Gai non aveva nemmeno preso il foglio della missione quando
Tenten glie l’aveva rivolto e Lee si era limitato a dare una
rapida occhiata per poi allontanarsi con aria disgustata.
Sta di fatto che la
mattinata fu un fallimento tale da decidere che per quel giorno non
avrebbero continuato. Ma Tenten non era dello stesso parere e dopo una
breve pausa pranzo fu di nuovo in campo.
-Tutte quelle
flessioni sono inutili-
Sorrise riconoscendo
la voce di Lee, ma alzandosi a guardarlo non trovò il suo
solito sorriso.
-Sapevo avresti
cambiato idea!- disse esultante.
-No, non ho cambiato
idea, sono solo preoccupato per te. Ti devo ricordare che sei uscita
solo ieri dall’ospedale?-
-Come vedi non ha
importanza, i miei muscoli non sono mai stati meglio- rispose
cominciando a fare strechting.
-Non dovresti
… -
-Fare una missione di
livello A- sbuffò -lo so-
Lee rimase in
silenzio. L’unica cosa che aggiunse fu che
l’avrebbe aspettata finché l'allenamento non fosse finito, e così fece. Il sole era tramontato da qualche
minuto quando Tenten si caricò in spalla il proprio zaino e
uscì dal campo di allenamento con Lee al suo fianco.
-Hai intenzione di
rimanere zitto per tutto il tempo?- chiese dopo dieci minuti di
silenzio -sto cominciando a preoccuparmi-
-Non
c’è molto da dire oggi-
-Hiashi mi ha proposto
un metodo alternativo per farmi tornare la memoria- disse Tenten,
stanca di scontrarsi contro un muro -gentile da parte sua, non credi?-
-Non avrai accettato
spero!- esclamò agitato Lee.
-Perché non
dovrei?- chiese l’altra con tranquillità -non ho
niente da perdere in fondo-
-La vita per esempio?
Quello Hyuga è un pazzo manipolatore senza scrupoli, crudele
come poche persone a questo mondo e … -
-Hai detto Hyuga? Come
… ?-
Lee si
fermò a guardarla.
-Sì, come
Neji Hyuga. Sai chi è, no?-
-Neji Hyuga-
ripeté Tenten spostando gli occhi al cielo pensierosa -no,
mai sentito prima-
*in realtà
non è un antico detto, ma una citazione da “il
vampiro Marius”
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Capitolo 23 *** Ricordi ***
VENTITREESIMO
CAPITOLO
-Ricordi-
Il tempo era sereno e
il cielo di un limpido azzurro rendeva più piacevole la
partenza del team Gai. Era da poco sorta l’alba e ormai tutti
i preparativi erano stati completati: la loro missione stava per
cominciare. A differenza di tutte le altre volte, però, la
persona ad aver il morale più allegro e propenso alla
solarità era Tenten.
Gai e Lee sfioravano
la tristezza e quel giorno erano decisamente riluttanti a partire. Solo
il senso del dovere li spinse a mettersi in cammino. La presenza di
Hiashi Hyuga, inoltre, li rendeva ancor meno socievoli e aprirono bocca
solo in rare occasioni.
-Non capisco- disse
Tenten a Lee -perché queste facce scure? Neji Hyuga non
è un assassino?-
-Sì-
rispose l’altro -solo che non è un qualunque
assassino, è Neji-
-Lo conoscevi? E me lo
dici solo adesso?- lo rimproverò.
Con un rapido sguardo,
Lee valutò la vicinanza di Hiashi e constatando che non li
poteva sentire, si rivolse di alla compagna di squadra.
-Lo conoscevo
pochissimo in realtà- spiegò -era un tipo
piuttosto solitario, anzi asociale. Non amava parlare di sé,
né di nient‘altro-
-Era già
sulla buona strada quindi- scherzò la ragazza, ma ottenne
solo di far zittire ancor di più Rock Lee.
Sospirò.
-C’è
sempre la possibilità che si sia pentito- cercò
di consolarlo -in quel caso non dovrà essere giustiziato-
-Sono più
che certo che non sappia nemmeno il significato della parola
“pentimento”- ribatté con amarezza
l’altro -anzi, dovremo stare attenti noi a non essere
ammazzati da lui. Odia Hiashi e odia ancor di più Konoha-
-Beh, a chi sta
simpatico Hiashi? Ed è piuttosto prevedibile che non ami il
villaggio che l’ha condannato-
-No, tu non capisci-
disse Lee -è più complicato. Il suo odio ha
radici così profonde che niente ormai potrà
più cancellarlo. Niente può più
salvarlo-
-Ne sembri
dispiaciuto- osservò Tenten, non riuscendo a capire da che
parte stava Lee: non voleva ucciderlo, ma era certo che avrebbe
meritato di morire. Era una contraddizione piuttosto problematica.
-Non che io voglia la
sua morte- continuò -e nemmeno ho pregiudizi contro di lui,
ma se è un assassino ancora pronto ad uccidere,
perché non ritieni giusto che sconti la sua pena?-
-Le mie mani avranno
lo stesso colore delle sue- spiegò Lee.
-Sono
d‘accordo con te- ribatté Tenten -ma ricordati che
non andiamo a giustiziare un innocente, Neji è un uomo
condannato dalla legge-
-E tu
perché sei così sollevata? Un tempo odiavi questo
tipo di missioni-
-Non sono sollevata-
disse la ragazza -per nulla, anzi, sono piuttosto confusa. Da un lato
non vedevo l’ora di riprendere a lavorare, ma
dall’altro vorrei tanto che ci fosse stato assegnato
qualcos’altro. E poi sono speranzosa-
-Ah, lascia perdere-
-Perché? Io
credo che anche il peggiore degli uomini possa trovare qualcosa che lo
salvi dall’inferno. E questo Neji non fa eccezione-
-Ne dubito- fu la
pessimista risposta di Lee -aspettati il peggio-
Per il resto del
viaggio dominò il silenzio. Solamente Gai e Hiashi si
scambiarono qualche parola, ma furono brevi discorsi formali sul da
farsi. Tenten, intanto, sentiva crescere in lei la tensione, quasi
aveva timore di arrivare alla meta, e maledì Rock Lee per
averla suggestionata.
Il viaggio non fu
lungo, durò solo una giornata e verso sera erano
già di fronte al cancello di quella che doveva essere la
prigione del loro uomo. L’antica villa spiccava
dall’oscurità della foresta con le sue torri
bianche e gli archi a sesto acuto che le davano un’aria
medievale. I resti di quella che doveva essere una pianta rampicante,
ormai secca, si attorcigliavano sulle colonne e sul terrazzo che
incorniciavano il grande ingresso monumentale. Colpita dalla decadenza
di tanto splendore, Tenten si chiuse in se stessa.
-Non ho più
saputo nulla di te-
Ancora una volta
Hiashi Hyuga la sorprese alle spalle e in un momento poco adatto. Si
sforzò di sorridere e di nascondere il suo fastidio.
-Sto bene- rispose con
educazione.
-Ancora nessun
ricordo?- domandò di nuovo.
-No, nessuno- disse
Tenten.
-Forse è
meglio così- commentò l’altro
-perché darsi tanto disturbo quando possono rivelarsi
inutili memorie, non credi?-
Tenten non rispose, ma
espresse il suo consenso con un segno del capo e con un sopracciglio
alzato per l’incredulità lo guardò
allontanarsi. Possibile che tre giorni prima fosse disposto a vendere
una tecnica segreta per aiutarla e ora l’avesse liquidata con
tanto disinteresse? Quel dubbio confermò che aveva fatto la
scelta giusta a non fidarsi di quella voce inespressiva e quegli occhi
glaciali.
Hiashi fece strada
agli altri membri del gruppo. Nonostante avesse ceduto
l’antica dimora della sua famiglia a Konoha ricordava ancora
ogni corridoio e ogni finestra.
-Sta attenta- le
sussurrò Lee passandole accanto -non sappiamo dove si trovi
di preciso-
-Non ci
darà fastidio- esclamò invece Hiashi -Neji
è già sconfitto, non ci attaccherà-
Tenten
guardò Lee, ma il ragazzo non ricambiò. A
differenza sua non sembrava domandarsi di da dove venisse tutta la
sicurezza del loro capo squadra. Lo osservò meglio, con
curiosità e sospetto, e solo dopo che si fu voltato verso di
loro notò le vene in rilevo attorno ai suoi occhi. Ne aveva
sentito parlare solo all’accademia, ma ancora non aveva avuto
la possibilità di vederlo di persona.
Il Byakugan, una
capacità strettamente del clan Hyuga , che permette di
vedere "oltre le cose", fino all’interno del corpo umano e di
individuarne il flusso del chakra. Con il tocco di sole due dita si
può provocare la morte del ninja più abile.
-E’ qui-
disse Hiashi fermandosi improvvisamente di fronte a porta socchiusa
-seguitemi-
Entrò nella
stanza buia. Alzando la lanterna cercò con gli occhi il suo
obbiettivo e subito si diresse verso di lui. Seduto scompostamente su
una poltrona Neji non si voltò, ma continuò a
tenere lo sguardo fisso sulle finestre, verso un paesaggio ormai
diventato invisibile a causa dell’oscurità.
-Non mi dai il
benvenuto, nipote?- lo provocò Hiashi, che si
innervosì ulterioriormente non ricevendo nessuno risposta
-finalmente hai imparato a tenere la tua boccaccia chiusa. Ora alzati-
Di nuovo non ci fu
nessuna reazione. Allora Hiashi diede a Gai la lanterna e si diresse
verso di lui. Con forza lo afferrò per il collo della maglia
e lo sollevò in modo da averlo faccia a faccia.
-Obbedisci agli
ordini- gli ringhiò -o sei troppo debole anche per questo?-
Con la stessa violenza
di poco prima lo strattonò all’indietro. Neji per
evitare di cadere fu costretto a girarsi e a usare le mani come
appoggio. Alzando svogliatamente il volto si trovò di
fronte, come si aspettava, la squadra mandata da Konoha, solo che non
aveva previsto di trovare proprio quella squadra.
La luce della lanterna
illuminava chiaramente il volto di Gai e alle sue spalle era certo di
riconoscere Rock Lee. Da entrambi le parti ci fu stupore e disagio, che
da parte di Neji si trasformò in ostilità.
-Credo che tu li
conosca già- si intromise Hiashi portandosi di fianco a lui
-non vorrai fare brutta figura spero. Muoviti-
Di nuovo lo spinse,
costringendolo ad avvicinarsi alla porta e alla debole luce, ma fu in
questo modo che anche quell’ombra appena intravista ed
ignorata assunse le sue vere sembianze.
Rimase a fissarla,
tutto il resto scomparve e divenne silenzio. La sua bocca si
aprì come se volesse dir qualcosa, ma non si
sentì nessuna parola, solo un leggero sospiro.
-Non fare scherzi
Neji- si sentì poi dire.
Stavolta era Gai a
parlargli e quella distrazione lo riportò alla
realtà. Distolse in fretta lo sguardo da Tenten, e si
voltò alle sue spalle, verso Hiashi.
-Io non
obbedirò mai a un tuo ordine- gli disse, facendo risuonare
la sua voce profonda nel vuoto edificio -ma per il mio vecchio maestro
posso fare uno sforzo-
Un sorriso sarcastico
si dipinse sul suo volto segnato, mentre Hiashi si scuriva e gli occhi
si assottigliarono per l’affronto. Soddisfatto, Neji
tornò a voltarsi e sfruttò quegli istanti per
fermarsi con il suo sguardo perforante prima su Gai, poi Rock Lee e
infine Tenten. Se i primi due sfoggiavano maschera di tristezza e
malinconia, l’ultima lo colpì per lo stupore e la
paura che le lesse in faccia. I suoi occhi spaventati rimasero impressi
a lungo nella sua mente.
-Potevate almeno dirle
quanti bei pomeriggi abbiamo passato insieme. O l‘avete
dimenticato?- disse continuando a guardare la ragazza, e un piccolo
sorriso gli sfuggì dalle labbra, subito cancellato
dall’espressione ancor più angosciata di lei.
-Noto che la tua
simpatia non è ancora morta- disse Hiashi raggiungendolo -ma
lo sarà fra poco, credimi- gli sussurrò.
Dopo di che lo spinse
fuori e lo portò nelle vaste e umide cantine della villa.
Una di quelle buie stanze divenne la sua cella, l‘ultima
dimora prima del verdetto finale.
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Capitolo 24 *** Compagni ***
VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO
-Compagni-
La
verità, come è risaputo, può far male,
può far soffrire, può tormentare, ma non
sarà mai meno dolorosa dell’illusione o
dell’inganno di una bugia. È una sensazione simile
al tradimento.
Ed era così
che si sentiva Tenten.
Seguì Gai e
Rock Lee con lo sguardo, incapace di muoversi e di raggiungerli
giù per le scale. Se si fossero voltati anche solo per un
attimo avrebbero capito il suo stato d’animo, la rabbia per
essere stata lasciata all’oscuro della verità e la
delusione per la mancanza di fiducia che avevano in lei.
Ma non si voltarono e
nemmeno si accorsero della sua assenza. Rimase sola in quella stanza
buia in cui solo la pallida luce della luna faceva risaltare i contorni
dei mobili e degli oggetti. Improvvisamente le sembrò che
tutta la stanchezza del viaggio la colpisse e avrebbe tanto voluto che
la sua testa smettesse di pensare. Si sentiva sfinita, sia fisicamente
che mentalmente.
-E la missione non
è nemmeno cominciata- ironizzò con se stessa,
lasciandosi cadere sulla stessa poltrona in cui Neji, l’ex
membro del team Gai, sedeva pochi istanti prima.
Sorrise amaramente a
quel pensiero: il suo predecessore era un assassino. In
realtà aveva sempre pensato che prima di lei non ci fosse
stato nessun altro membro fisso in squadra con Gai e Lee, visto che non
ne avevano mai parlato.
Ma a quanto pare
avevano preferito tenerla all’oscuro.
Sospirò.
Che il silenzio fosse
stato il loro modo per difendersi? Soluzione alquanto bizzarra
considerati i due individui sotto accusa, ma appunto per questo motivo
la loro scelta le suonava più che mai vera e sincera. In
fondo non era certo una bella storia dal finale in cui tutti vivono
felici e contenti.
Cominciandosi a
sentire in colpa e dandosi della capricciosa si rialzò in
piedi, decisa a non farne una tragedia. Non appena si girò
per tornare indietro trovò Lee sulla porta che
l’aspettava.
-Mi dispiace- le disse
con voce addolorata -avrei dovuto dirtelo-
-Non fa niente Lee-
rispose lei sorridendogli -capisco perché non
l’hai fatto-
-Persino lui se
n’è accorto- continuò senza cambiare
tono -che ti ho ferita. Vuol dire che l’ho fatta davvero
grossa-
-Gai?-
domandò Tenten non capendo.
-No, Neji. Il che vuol
dir tanto- disse con sarcasmo -sono riuscito a farmi rimproverare dal
più insensibile degli uomini-
Tenten non rispose,
incapace di non riprovare almeno una parte di quella forte e spiacevole
sensazione. I suoi occhi che la fissavano, il suo sorriso e le sue
parole. Tutto rivolto a lei.
-Ti ripeto che non me
la sono presa- si decise a dire, notando che Rock Lee era ancora in
attesa di una sua risposta definitiva -piuttosto, solo ora mi rendo
conto di cosa voglia dire per te e Gai questa missione. È
davvero credule da parte dell’Hokage-
-Non è
colpa dell’Hokage- ribatté Lee -è stato
Hiashi a insistere. Siamo praticamente stati obbligati ad
accompagnarlo. È un uomo senza cuore, l’ha fatto
solo per farlo soffrire il più possibile-
-E’
disumano!- fu il naturale commento di Tenten.
Rock Lee
alzò le spalle in un gesto di sconfitta, come se ormai fosse
rassegnato.
-Deve essere stato
davvero duro per te rivederlo dopo tanto tempo, dopo quello che
è successo- continuò la ragazza -ciò
che ha fatto … mi riesce difficile credere che sia stato nel
nostro team, davvero-
-Non è mai
stato uno con lo spirito di squadra- chiarì Lee -troppo
presuntuoso, troppo egoista, troppo solitario. Si sentiva superiore a
tutti solo per il cognome che portava. Ma anche lui è un
essere umano e alla fine sono riuscito a capirci qualcosa del suo
caratteraccio, anche se è troppo tardi-
-Troppo tardi per
cosa?- domandò incuriosita Tenten.
-Per fargli sapere che
gli credevo- disse Lee -lui mi disse che era innocente, che lo avevano
incastrato, ma non gli ho dato ascolto. Ero troppo sconvolto per
accettare una sola parola, mi sembravano tutte banali scuse-
-E cosa ti ha fatto
cambiare idea?-
-Prima che lo
portassero via mi disse che, nonostante tutto, mi riteneva
più intelligente, che da nessun altro se non da me si
sarebbe aspettato almeno il dubbio- raccontò con tristezza
-è stato il commento meno offensivo che sentii uscire dalla
sua bocca in dieci anni di conoscenza. Sapere che aveva un minimo di
fiducia in me mi ha aperto gli occhi-
-Non avresti potuto
fare nulla comunque- tentò di consolarlo Tenten.
-Avrei potuto dargli
sostegno. Se davvero è innocente, ora dubito che il suo
animo sia più buono-
-Mi dispiace Lee-
disse Tenten appoggiando una mano sulla sua spalla -forse,
però, questa è la tua occasione per fargli sapere
che gli credi, no?-
-Non penso che
servirà a qualcosa- rispose sconsolato -non hai visto come
mi ha guardato? Odio puro. Ma ora dobbiamo andare, Gai ci sta
aspettando-
Tenten
accettò molto volentieri, anche se la sensazione di disagio
per quella nuova e improvvisa situazione non
l’abbandonò. Entrando in cucina trovarono Gai che
subito guardò Tenten con aria preoccupata. Lei, da brava
allieva, si sbrigò a rassicurarlo che la notizia inaspettata
non avrebbe cambiato nulla.
Hiashi li aveva
già congedati per quel giorno e anche loro tre non vedevano
l’ora di chiudere gli occhi e dimenticare per un attimo dove
si trovavano. Così si separarono per andare ciascuno nella
stanza a loro assegnata. Solo Tenten non la raggiunse. Le venne in
mente che nessuno di loro aveva portato qualcosa da mangiare al
prigioniero e dubitava che Hiashi fosse stato così gentile.
Allora scese per le buie scale del sotterraneo con un vassoio in una
mano e la torcia nell’altra.
Non sapeva esattamente
dove si trovasse, me le sbarre in ferro non passarono inosservate tanto
stonavano con il resto dell’edificio. Hiashi aveva un gusto
davvero cinico.
Avvicinandosi lo vide
seduto con le spalle contro il muro e le braccia appoggiate alle
ginocchia sollevate. Non aveva notato che i suoi capelli fossero
così lunghi né che fosse tanto pallido. I suoi
occhi, però, le diedero la strana sensazione di essere in un
dejà vu.
-Ti ho portato
qualcosa da mangiare- gli disse non appena ebbe sollevato il suo
sguardo su di lei.
-Vattene- fu la breve
e scortese risposta.
Tenten ne rimase
sorpresa, ma non si lasciò scoraggiare. Si
avvicinò alle sbarre e si inginocchiò per terra
per poter appoggiare oltre di esse le varie vivande che gli aveva
portato. Una volta che ebbe finito, tornò a guardarlo.
-Non te
l’avevano detto vero?- le chiese subito lui, con un
improvviso interesse -che anche io sono stato un membro del team Gai-
-No- rispose la
ragazza senza ombra di delusione -ma non è difficile
immaginare il perché-
Lui sorrise.
-Bugiarda- le disse
come se la stesse deridendo, come se sapesse che era rimasta davvero
ferita e che stava solo cercando di giustificarli. Intimorita da tanta
perspicacia si allontanò da lui, decisa ad andarsene e
mettere fine a quella spiacevole conversazione.
-Scappi?- le
domandò.
-Sto andando a
dormire- rispose infastidita, facendo una breve pausa -siamo perfetti
estranei, perché dovrei darti spiegazioni? Anzi, se lo vuoi
sapere, dovrei odiarti per quello che hai fatto a Gai e Lee-
-Fallo allora-
ribatté lui -odiami-
I suoi occhi intensi e
penetranti la costrinsero ad abbassare lo sguardo. Erano troppo freddi
e troppo crudeli ed esprimevano troppa convinzione per essere
sostenuti. Al confronto lei sembrava completamente disarmata, e odiava
sentirsi indifesa.
-Lee e Gai non ti
odiano- rispose con la volontà di prendere una posizione -e
io mi fido del loro giudizio. Odiarti non servirà a niente-
-Se ti dicessi che vi
ammazzerei tutti, mi odieresti?- le domandò -il primo
sarebbe quella femminuccia sentimentale di Rock Lee, seguito da quel
buffone di Gai … -
-Sta zitto- lo
fermò la ragazza, inorridita al solo pensiero.
Decise di andarsene.
Era inutile starlo a sentire, anzi, avrebbe solo peggiorato la
situazione. Voleva continuare a non provare nulla per lui, nemmeno
l’odio. Solo con l’indifferenza sarebbe riuscita ad
assistere alla sua esecuzione, solo in quel modo l’avrebbe
dimenticato. Odiandolo l’avrebbe comunque ricordato.
Velocemente si diresse
verso le scale, con la certezza che la prossima volta che
l’avrebbe visto sarebbe stato per la sua condanna. E lei non
avrebbe avuto nulla in comune con quell’uomo destinato a
morire. Lo guardò un’ultima volta, prima di
imboccare le scale.
-Buonanotte, Tenten-
si sentì dire.
Neji a quel punto la
vide fermarsi: si appoggiarsi con una spalla alla parete e si
portò una mano alla testa. Quando si voltò la
vide spaventata e confusa, il viso smorto e la debolezza del suo corpo
gli fecero capire che qualcosa non andava. Ma lei corse via.
-Aspetta!-
gridò Neji, alzandosi di scatto. Le sbarre di ferro lo
fermarono e il braccio destro, testo verso l’esterno ricadde,
sconfitto e rassegnato. Non sarebbe mai più tornata indietro.
Senza fretta
ritornò a sedersi per terra, appoggiando il capo stanco alla
parete umida e fredda alle sue spalle. Quella era la sua penultima
notte.
Angolo autrice
Mi spiace molto per il ritardo
dell'aggiornamento. Troppi inpegni extra-efp e connessione a internet
capricciosa. Ma mi farò perdonare con un capitolo moooolto a
breve. Grazie a chi commenta e a chi solo continua a leggere questa
ormai centenaria FF ^^
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Capitolo 25 *** Decisioni ***
VENTICINQUESIMO CAPITOLO
-Decisioni-
Quando il mattino dopo
Rock Lee scese in cucina per prepararsi la colazione passò
davanti alla porta del seminterrato e la trovò aperta. Era
più attirato dall’andare a mettere qualcosa sotto
i denti che dall’incontrare Neji di prima mattina, ma il suo
senso del dovere ebbe la meglio.
Sospirò.
Dopotutto poteva anche esserci qualcosa che non andava. Animato da quel
sospetto ritrovò un po’ di grinta e cercando di
far più silenzio possibile cominciò a scendere le
scale.
-E’ questa la verità?- sentì domandare
e immediatamente riconobbe la voce di Tenten.
Compì gli ultimi due passi rapidamente per poter vedere con
i suoi occhi cosa stesse succedendo. Con sorpresa vide la compagna
di squadra conversare con Neji.
-Come sospettavo- disse con tono amareggiato lei.
-Vattene ora- le disse Neji con il solito tono stizzito -hai avuto quel
volevi, no? Ora lasciami in pace-
Tenten, però, esitò. Sembrava non volersene
andare e ciò insospettì ancor più Rock
Lee che già non poteva credere che Neji avesse anche solo
accettato di aprir bocca. Il fatto che nessuno dei due sembrasse
completamente estraneo all’altro era decisamente preoccupante.
-Perché non mi hai uccisa?- chiese la ragazza con timore.
-Posso sempre rimediare- fu la brutale risposta e Rock Lee fu sul punto
di intervenire se non fosse stato per Tenten.
-Sono seria, Neji- gli disse con familiarità -anche se sono
terrorizzata solo all’idea, non posso non pensare che sia
strano che tu non l’abbia fatto. Per lo meno sulla base di
quello che so di te-
-Perché sarebbe stato uno spreco di tempo sporcarsi le mani
per una nullità come te- rispose con rabbia -e ora vattene o
il tuo amico laggiù sverrà per lo spavento-
Tenten si voltò e poco dopo vide uscire
dall’oscurità Rock Lee. Con aria preoccupata e
addolorata lo guardò avvicinarsi a lei.
-Rock Lee … - cercò di parlare, ma il fiato le
morì in gola: il suo obbiettivo era Neji.
-Toccala solo con un dito- gli disse con una cattiveria che non aveva
mai sentito provenire da lui -e morirai prima del previsto-
Neji sorrise divertito e si mise in piedi. Raggiunse il suo avversario
alle sbarre, portandosi a una distanza di pochi centimetri. Solo in
quel momento Tenten notò la sua corporatura più
massiccia e la sua altezza che superava quella già notevole
di Lee. Sembrava fatto apposta per combattare.
-Non ti preoccupare- gli disse con sarcasmo -nell’elenco
vieni prima tu di lei-
Rock Lee lo guardò con disprezzo, ma non aggiunse altro. Si
girò, allontanandosi e afferrando Tenten per un polso.
Voleva andarsene e non aver più nulla a che fare con quello
che un tempo era stato il suo compagno di squadra. Ora era soltanto un
mostro.
Una volta lasciato il sotterraneo si fermò e prese Tenten
per le spalle, deciso a conoscere ogni singola parola che si erano
scambiati.
-Che diavolo ci facevi da lui?- le chiese con concitazione.
Tenten mise la mano in tasca ed estrasse un foglio di carta
stropicciato.
-Questo era nel mio cappotto quando mi hanno trovata- gli disse,
consegnandoglielo.
Lee lesse le poche e appena abbozzate parole: “torna da Neji,
fidati”. Stupito tornò a guardare la ragazza.
-E’ la mia scrittura, non ho alcun dubbio-
continuò lei -e volevo spiegazioni. Ora so perché
solo a sentire la parola Hyuga mi sento male-
-Che cosa ti ha fatto?- domandò con apprensione.
-Mi ha tenuta prigioniera- rispose -per aiutarlo a liberarlo da questo
posto, ma non sono stata in grado di farlo e mi ha cacciata via,
cancellandomi la memoria. Anche tu e Gai siete stati qui, per poco meno
di un giorno, ed esattamente come me non ricordate nulla-
-Ora ricordi quindi?-
-No- disse con un sospiro -ma ha saputo spiegarmi come mi sono ferita
al fianco: è stato lui, lanciandomi contro una finestra-
-E’ assurdo- le disse e la prese tra le braccia, stringendola
-avrei dovuto esserci, avrei dovuto proteggerti-
-Non dire così Lee- le rispose, appoggiandosi al suo petto.
Tenten chiuse gli occhi, finalmente si era tolta quel peso, finalmente
aveva detto a Lee la verità. Ora poteva contare su di lui
-non è colpa tua, non è colpa di nessuno-
-E’ colpa di Neji sicuramente- la corresse lui -come ho fatto
anche solo a pensare che potesse essere innocente. È un
mostro, un … -
-C’è un perché a tutto- lo
fermò lei guardandolo negli occhi -io non do la colpa a lui,
perché se Neji è diventato quello che
è c’è un motivo-
-Hiashi- affermò Lee.
-Non mi fido di lui, anzi, ti dirò che mi fa più
paura di Neji- spiegò -quindi non dirgli nulla. Non
è necessario che lo sappia-
-Sono d’accordo- disse sorridendole -ma ora andiamo a
mangiare, sto morendo di fame-
Nonostante entrambi si sforzassero di apparire spontanei e allegri i
momenti di silenzio erano troppo numerosi rispetto al normale e solo
l’arrivo di Gai riportò un po’ di
movimento.
Appena entrato in cucina abbracciò entrambi i suoi allievi e
improvvisò un solenne discorso sulla forza d’animo
e sull’appoggio che una squadra può offrire ai
suoi componenti. Non era difficile percepirne il messaggio nascosto,
l’incoraggiamento per quei due faticosissimi giorni che li
aspettavano.
Come suo solito Tenten cominciò a criticare il suo esagerato
sentimentalismo, scatenando il quotidiano battibecco sulla giovinezza e
sull’espressione spassionata dei propri sentimenti. Era una
sfida impari, Rock Lee e Gai contro di lei, ma non si era ancora decisa
ad arrendersi. In quel momento più che mai si rese conto di
quanto fu utile per far assaporare a tutti e tre un po’ di
normalità.
Il clima rimase sciolto fin quando Hiashi fece loro l’onore
di unirsi a colazione. Non bevve che del caffè e non
sfiorò nemmeno con un dito le provviste che si erano portati
di Konoha. In breve fu pronto a mettersi al lavoro ed era scontato che
anche loro lo fossero. Con la sua solita aria solenne e impettita li
invitò a scendere dal prigioniero.
-Che inquietante riunione di famiglia- commentò sarcastico
Neji, ma nessuno gli prestò ascolto, offuscato dalla
imponente figura di Hiashi che si posizionò di fronte a lui
dandogli le spalle.
-Vorrei chiudere in fretta questa faccenda- esordì con
serietà rivolgendosi all‘intero team -quindi, se
non vi dispiace, propongo di giudicare subito Neji Hyuga. Sapete bene
in quale penosa situazione mi trovo e stare qui mi fa tornare in mente
vecchi ricordi-
Tra i presenti calò il silenzio.
-Intende anticipare la condanna?- chiese Lee.
-E’ esattamente quello che ho detto- rispose
l’altro -Hinata mi ritorna in mente ogni volta che lo guardo,
è insopportabile-
Dalle sue spalle provenne una piccola risata, che stonò con
la tensione che si era creata. Neji, come suo solito, non perdeva
occasione per far sentire il proprio disprezzo verso Hiashi.
Gli altri, però, erano troppo impegnati a prendere una
decisione per ridere.
Rock Lee lottava con se stesso, lottava tra la sua nuova convinzione
che Neji non fosse nient’altro che un mostro e la vecchia
radicata idea che in fondo anche lui avesse un cuore.
Gai era semplicemente impietrito. Aveva cercato di prepararsi, di
concentrarsi e di affrontare la situazione come un perfetto ninja. Ma
non riusciva proprio ad essere solo professionale: con quel ragazzo
aveva avuto un legame e sentiva che non era ancora del tutto spezzato.
Dopotutto era anche colpa sua: come maestro non era stato in grado di
insegnargli i giusti valori. Aveva fallito.
Tenten, invece, cercò subito gli occhi di Neji, ma lui non
la guardava.
-Ucciderlo … oggi?- domandò con un filo di voce,
senza spostare lo sguardo.
-Adesso- rispose lapidario Hiashi.
In quello stesso momento Neji alzò il viso. Fu un attimo e si rese
conto che quel ninja sconosciuto, quella ragazza, aveva un nome. La
profonda intesa che vi leggeva non poteva essere un abbaglio e i suoi
occhi non avevano più paura di lui, ma della sua morte.
Istintivamente si alzò in piedi, ma attirò su di
sé anche lo sguardo degli altri presenti.
-Prima finiamo questa storia meglio è- disse.
-Strano, nipote, è la prima volta che mi trovo
d’accordo con te- gli rispose ironico Hiashi -allora?
Procediamo?-
-Secondo le disposizioni del tribunale di Konoha Neji Hyuga
potrà essere condannato solo dopo il venticinque gennaio-
ribatté con inquietante freddezza Gai -quindi, signore,
dovremo aspettare ancora un giorno-
Hiashi sorrise e a Tenten vennero i brividi. Tuttavia Gai non sembrava
per nulla intimorito, anzi, i suoi occhi esprimevano la sua solita e
salda determinazione. Tenten con un po’ meno di avventatezza
si espresse in perfetto accordo con il suo maestro.
-Vi credevo persone a cui non piacesse seguire così
rigidamente le regole- fu il commento di Haishi ancora leggermente
sorridente -ora manca solo Rock Lee-
L’attenzione si focalizzò sul ragazzo in divisa
verde, che sospirò.
-Sono d’accordo con la mia squadra- disse semplicemente e
senza un minimo di entusiasmo. Anzi, sembrava aver scelto la migliore
delle peggiori ipotesi che avesse a disposizione.
Trovandosi in minoranza, il capo clan Hyuga assottigliò lo
sguardo, cercando di mascherare la sua rabbia per
quell’affronto e se non poteva sfogarsi con loro aveva sempre
il suo giocattolo da usare.
-Sei contento?- chiese a Neji -potrai respirare l’aria che
respiro io ancora per un giorno-
-Trattieni il fiato allora- rispose tenendogli testa l’altro
-Hiashi Hyuga può fare tutto, no?-
-Non ti darò la soddisfazione di prenderti gioco di me,
nipote-
-Non è mia intenzione, zio. So bene che nessuno è
più abile di te a nascondere la verità, persino a
un‘intera nazione. Come potrei competere?-
-Non vedo l’ora di vederti morto-
-Hiashi!-
Gai interruppe i due Hyuga e la loro lite che andava degenerando. Anche
Hiashi si accorse di aver detto troppo e lanciò solo un
breve sguardo a Neji prima di andarsene visibilmente irritato. Ora il
team Gai, vecchio e nuovo, era solo.
-Neji … - Gai tentò di avvicinarsi a quello che
un tempo era stato un suo allievo, spinto dal bisogno di chiarire i
loro rapporti.
-Lasciatemi in pace- lo fermò l’altro.
-Ma Neji, dobbiamo parlare, dobbiamo … -
-No!- esclamò -non dobbiamo parlare, noi insieme non
dobbiamo fare proprio niente perché non esiste e non
è mai esistito un “noi“. E questo
discorso vale per tutti i presenti-
Una volta che ebbe finito di parlare, il vuoto lasciato del silenzio
sembrò più rumoroso della sua voce decisa e
potente. Il ragazzo ritornò ad appoggiarsi al muro ormai
familiare, lasciando gli altri attoniti e scoraggiati. Ben presto
lasciarono la stanza, e l’ultima ad andarsene fu Tenten.
ANGOLO AUTRICE
Aggiornamento super rapido per farmi perdonare :)
Per chi fosse interessato ho iniziato un'altra FF, "Per Aspera ad
Astra", in cui Neji e Tenten sono sempre i protagonisti principali. E'
completamente diversa da "Under the Rose", ma vecchia più o
meno come lei ^^
Grazie a chi legge e commenta!
Dryas
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Capitolo 26 *** Rivelazioni ***
VENTISEIESIMO CAPITOLO
-Rivelazioni-
Tenten non
si vedeva da un pezzo, e precisamente da quando avevano lasciato Neji.
In realtà
tutti e cinque si erano allontanati spontaneamente l’uno
dall’altro. Ciascuno con i propri pensieri con cui fare i
conti.
All’ora di
cena, però, Tenten non si era ancora fatta vedere. Se Gai
esprimeva una certa ma non allarmante preoccupazione, Rock Lee non
riusciva ad aspettare standosene con le mani in mano. Andò a
cercarla.
Non la
trovò nella sua stanza, non la trovò proprio tra
le mura del palazzo e andò così a cercarla fuori,
nel giardino. Il piccolo pantheon attirò subito la sua
attenzione e intravedendo un figura tra le bianche colonne si
tranquillizzò.
-Stai bene?-
domandò salendo i pochi gradini.
La ragazza, seduta su
una panchina anch’essa in pietra, si voltò e
sorrise vedendo il viso familiare dell’amico.
-Che ci fai qui Lee?-
-Sono venuto a
cercarti- rispose -è ora di cena-
-Di già?
Devo aver perso la cognizione del tempo-
Rock Lee non aggiunse
altro, ma si sedette accanto a lei. Tenten sospirò e la
maschera cadde. Sapeva di non poter ingannare Lee.
-Tu non stai bene- le
disse l’altro -devi tornare a Konoha-
-Non ci penso nemmeno-
rispose lei con convinzione.
-Tenten, questa storia
ti sta distruggendo- insistette l’altro -guardati, sei
pallida e debole, sembri sul punto di svenire da un momento
all’altro. Sakura ti farebbe ricoverare all’istante-
-Ma Sakura non
c’è e io non ho alcuna intenzione di andarmene-
-Perché no?
Il ricordo di quello che ti ha fatto Neji ti porta solo dolore,
perché non te ne vuoi andare?-
-Lee … -
riscì solo a dire Tenten, investita da una forte emozione -
… ci siamo così sbagliati su di lui … -
-Cosa vuoi dire?-
chiese l’altro e la faccia sofferente della ragazza fu la sua
risposta -cosa ti ha fatto Tenten?-
La strinse forte tra
le sue braccia, come una bambina che ha bisogno della protezione e
dell’aiuto del proprio padre. Lei lo lasciò fare,
rassicurata dal familare contatto.
Ma Lee non si sentiva
tanto un padre, e poterla abbracciare liberamente stava diventando
ciò che desiderava di più al mondo. Con
delicatezza le accarezzo il capo e inspirò il suo dolce
profumo.
-Morirà- la
sentì sussurrare.
-Sì-
rispose Lee -devi solo aspettare qualche giorno-
Improvvisamente lei si
allontanò: lo stava guardando con sorpresa e idignazione.
-Ne sei felice?- gli
chiese.
-Certo che lo sono-
rispose l’altro -verrà punito per i crimini che ha
commesso, ma ne sono felice soprattutto perchè ti sta
facendo soffrire. Non dovrei volere la sua morte?-
-Lee!-
esclamò Tenten -ma non hai capito niente! Neji è
innocente!-
-Che stai dicendo?-
chiese il ragazzo dopo un attimo di stordimento -ti ha fatto
prigioniera, ti ha ferito, ti ha umiliata, ti ha … -
-Mi ha lasciata
andare!- lo interruppe lei -mi ha dato la libertà per
salvarmi la vita. Non è come sembra, Neji sta solo
recitando. Ora lo so, Lee, mi sono ricordata di tutto-
-Tutto?-
-Ricordo lo sguardo
che aveva quel giorno, quando mi ha liberata- continuò -Lee,
è tutta una finzione. Credo … credo che voglia
proteggermi -
-Ti stai sbagliando-
ribatté Lee -non è possibile. Quello che ci ha
detto, come ti ha trattata … non stava fingendo, non si
sforzava di apparire spontaneo. Neji Hyuga è un assassino,
devi accettarlo e non inventarti strane fantasie-
-Strane fantasie?!-
esclamò alzandosi in piedi di scatto -è la
verità! Quel “fidati“ del biglietto era
un “fidati di
lui”-
-Come fai a saperlo
con certezza? Potrebbe averti ingannata-
-Perché
Hinata è viva!- rispose Tenten, zittendolo una volta per
tutte -è viva- continuò con più calma
-Hiashi non ha avuto il coraggio di ucciderla e l’ha
rinchiusa qui con lui. Neji mi ha costretto ad andarmene prima che suo
zio venisse a riprenderla, per non farla trovare a noi, la squadra di
Konoha mandata per giustiziarlo. È questa la
verità-
Il ragazzo la
fissò con la bocca spalancata. Non riuscì a
formulare una frase di senso compiuto per parecchi minuti, ed entrambi
rimasero in silenzio a riflettere.
Se Lee stava ancora
digerendo la notizia appena ricevuta, Tenten era già un
gradino più in su e stava cercando un modo per poter aiutare
Neji. Ma l’amico non tardò a raggiungerla.
-Dobbiamo salvarlo-
esclamò con grinta -dobbiamo far sapere la verità
all’Hokage-
-Senza prove non ci
crederà nessuno- rispose con protezza Tenten.
-Tu potresti
testimoniare-
-Non mi crederanno
mai- disse scoraggiata -diranno che mi sono inventata tutto-
-No se Sakura dichiara
che ti è realmente tornata la memoria- ribatté
l’altro con sempre più entusiasmo -e sono sicuro
che lo farà. Devi tornare a Konoha, Tenten, e fermare tutta
questa messa in scena!-
-Ma se non mi
credessero, Neji … -
-Tanto vale rischiare
non credi? Se nemmeno ci proviamo, non sapremo mai come sarebbe potuta
andare a finire e io farò il possibile per ritardare
l‘esecuzione-
-Se solo sapessimo
dove è Hinata … -
-L’unica
soluzione per salvare Neji è che tu ritorni a Konoha-
cercò di convincerla Lee -è la sola
possibilità che abbiamo-
Tenten non disse
nient’altro. Sembrava pensierosa e agitata. Rock Lee le mise
un braccio attorno alle spalle per darle forza. Lei alzò lo
sguardo e gli sorrise. Amava vederla sorriderle, e odiava vederla
soffrire. Avrebbe voluto che fosse sempre felice.
-Voglio vederlo- disse
infine lei -prima che me ne vada. Poi partirò subito-
-Non puoi, Hiashi
potrebbe intuire qualcosa- ribatté Lee -e credo che abbia
già qualche sospetto-
-Devo dirgli che
è tutta colpa sua se ho avuto incubi per mesi-
continuò senza ascoltarlo -e che la sua lontananza mi dava
così tanta malinconia-
-La sua lontananza?-
domandò sorpreso l’altro.
-L‘ho
abbandonato, ho fallito. Non ho saputo aiutare né
lui né Hinata- rispose lei -è così
strano, sono passata dall’odiarlo più di chiunque
al mondo al volergli salvare la vita a tutti i costi. Neji è
così … così … singolare.
Non è facile da capire-
-Io non lo capisco
nemmeno adesso- commentò l’altro, zittendosi.
-Mi aiuterai?-
domandò Tenten.
-Sì, certo
che lo farò- fu la sua risposta.
-Lo diciamo al maestro
Gai?-
-Lo farò io
al momento giusto- rispose l’altro -non possiamo tenerlo
all’oscuro. Dobbiamo solo riuscire a essere convincenti con
Hiashi, deve credere che tu stai male sul serio-
-Farò del
mio meglio- rispose l’altra.
-Allora vai,
io ti copro-
Tenten
mostrò uno dei suoi sorrisi migliori e saltò
giù dalla panchina, pronta a correre nel palazzo.
-Solo una cosa- la
richiamò l’altro, avvicinandosi con sicurezza a
lei. Non erano molti i passi che li separavano e Lee era agile,
così agile da non far nemmeno venire il sospetto a Tenten
sulle sue intenzioni, prima di baciarla.
Tenten sorpresa,
stupida, sconcertata, non riuscì a muovere un muscolo. Solo
quando lui si fu allontanato cominciò ad avere una vaga idea
di quello che significava quel gesto.
-Sta attenta- le disse
a pochi centimetri dal suo viso -io ti aspetterò qui-
-Lee, io …
-
-Vai Tenten- la
interruppe -non c’è bisogno di dire niente-
Tenten dentro di
sé lo ringraziò, parlare in quel momento sembrava
l’azione più difficile al mondo.
L’ultima cosa che fece prima di voltarsi e dargli le spalle
fu di dargli un piccolo bacio sulla guancia.
Dopo di che lo
lasciò, con l’anima e il cuore in subbuglio. Solo
l’idea che stava andando da Neji riuscì a farla
tornare con i piedi per terra. Doveva essere razionale, in quel momento
era essenziale affinchè il piano riuscisse. Ma il ricordo di
quel bacio così come le sensazioni e le emozioni che le
aveva dato non la abbandonarono mai, nemmeno di fronte a Neji.
Prima di aprire la
porta, Tenten si guardò attorno furtiva per essere certa che
nessuno la vedesse scendere da Neji. Sapeva che Lee probabilmente era
intento ad intrattenere Hiashi e questo le diede sicurezza, ed
entrò. Una volta sulle scale, però, ebbe un
momento di esitazione.
Come avrebbe reagito
Neji? Cosa avrebbe detto? Improvvisamente cominciò a farsi
un’infinità di domande. Sapeva che senza il suo
appoggio il piano non avrebbe funzionato, se non avesse collaborato
tutto sarebbe saltato. Arrivò così alla
conclusione che non doveva sapere niente. Mentiva per il suo bene,
cercò di convincersi. In fondo non le aveva mentito tante
volte anche lui? E si ricordò della bugia più
recente: farle credere di averla solo trattata come una prigioniera.
A quel punto si
precipitò lungo le scale, tenendo tra le dita la chiave
della cella che Hiashi aveva consegnato ad ognuno di loro. Con passo
deciso si diresse verso le sbarre di ferro e la inserì nella
serratura.
Con la coda
dell’occhio vide Neji fissarla con sorpresa.
-Che diavolo stai
facendo?- non tardò a domandarle -ehi, tu, rispondimi, cosa
hai intenzione di fare?-
Ma Tenten continuava a
ignorarlo, sorda alle sue provocazioni.
-Non è
una cosa saggia- continuò alzandosi in piedi
-potrei approfittarne per ucciderti, e a quel punto il tuo caro amico
Lee sarebbe così affranto dal dolore da avere la folle idea
di attaccarmi e così anche Gai … -
-Sta zitto- lo fece
tacere l’altra, poi spalancò la porta e a grandi
passi si diresse verso di lui, che ancora la guardava con fare
interrogativo. Anche Tenten era piuttosto agile e anche lei non fece
intuire alla sua vittima ciò che voleva fare: lo
colpì in piena faccia con un pesante destro.
L’altro fece
un passo indietro, completamente preso alla sprovvista.
-Ma sei pazza?!-
esclamò con sguardo furioso una volta ripreso il controllo
-lo sai che non ho problemi a ritornartelo!-
-Certo che lo so, e
non me ne importa niente!- rispose l’altra avvicinandosi di
nuovo. A quel punto Neji era preparato e non si sarebbe fatto
imbrogliare per la seconda volta. Chiuse la mano in un pugno, pronto a
reagire non appena la sua avversaria fosse partita di nuovo
all’attacco. Ma non fu pronto nemmeno all’attacco
successivo e le braccia di Tenten lo circondarono, stringendolo contro
il suo corpo con delicatezza. La sentì appoggiare la testa
al suo petto e affondare le dita tra i suoi vestiti.
Lui rimase con le
braccia leggermente aperte, incapace di fare altrettanto.
Sapeva cosa
significava quel gesto, ed era ciò che più
temeva.
Per questo la
respinse: l’afferrò per le spalle e
allontanò il suo calore da sé.
-Vattene Tenten- le
disse dandole le spalle.
-Il pungo era per
avermi mentito di nuovo- precisò con una certa irritazione
la ragazza -l’abbraccio era perché sono felice di
rivederti-
-Io no, quindi esci da
qui- rispose semplicemente l’altro -sei solo un peso-
-Smettila di recitare
Neji- lo rimproverò l’altra -o finirò
per crederci sul serio-
-Fallo,
perché stavolta non sto fingendo-
-Non ti credo-
-Vattene, Tenten-
-Non ti credo-
ripeté l’altra con convinzione. E Neji a questo
punto si voltò, evidentemente spazientito.
-Complicherai solo le
cose in questo modo- le disse -non ti sembrano già
abbastanza difficili?-
Tenten lo
guardò negli occhi, chiari come il ghiaccio e si perse nei
ricordi.
-Avresti preferito non
vedermi mai più?- gli chiese.
-Che domanda assurda
è?- fece Neji allargando le braccia in segno di
disapprovazione -il punto non è questo-
-E allora qual
è?- insistette l’altra.
-E’ che tu
farai di tutto per impedire che io muoia- rispose con franchezza -e io
mi ero rassegnato a questa idea, dopo che Hiashi … -
-Hinata!-
esclamò l’altra -cosa è successo a
Hinata?-
Neji divenne
improvvisamente scuro in volto. I suoi occhi chiari tornarono freddi e
assunse la familiare espressione di serietà. Tenten in quel
cambiamento vide solo dolore.
-L’ha presa-
rispose -e io ho perso-
-Mi dispiace -disse
con sentito sentimento.
-Risparmiati la
pietà- abbaiò l’altro -io non dovevo
perdere. Hiashi Hyuga ora dovrebbe essere a decomporsi a due metri
sotto terra! Ma per la mia debolezza, di nuovo, ha vinto lui. Per
questo merito di morire-
Tenten rimase in
silenzio.
Certo che voleva
dirgli quanto assurde erano le sue parole, ma non trovava il modo.
Credeva di meritare la morte per una sconfitta, credeva di aver fallito
in tutto. Credeva di essere solo.
Come poteva dirgli che
avrebbe rischiato la sua vita per permettergli di vivere?
-Non so dove sia
Hinata- continuò l’altro, ritrovando la calma
-quella stupida si è fatta abbindolare dalle parole di un
finto padre ed è caduta nella trappola. Ho sempre saputo che
era una sciocca sentimentale, ma non pensavo fosse ingenua fino a
questo punto!-
-Ingenua? O
disperata?- domandò Tenten -non ti sei ancora chiesto cosa
deve aver provato lei avendo di fronte suo padre? Il solo fatto che non
l’ha uccisa le avrà dato speranza-
-E lei non si
è chiesta quali conseguenze avrebbe avuto la sua scelta? Non
ho solo perso, ma ha messo in pericolo te! Se ti avesse trovata, se si
fosse accorto della tua presenza, ti avrebbe uccisa-
-Ma sono viva, e anche
tu lo sei- ribatté lei -da quando sei così
vittimistico Neji? Ti credevo una persona combattiva e ostinata, non un
perdente, e con perdente intendo uno che molla senza provarci fino
infondo-
-Che diavolo posso
fare Tenten?! Non vedi in che condizioni sono?!-
-Prima di tutto non
avresti dovuto startene seduto ad aspettare Hiashi su una poltrona!- lo
rimproverò l’altra -cosa pensavi di risolvere
rimanendo passivo e rassegnato? Gli hai dato solo la
possibilità di prenderti gioco di te e non avrei mai pensato
che glie l’avresti lasciato fare. Dov’è
finito il tuo orgoglio Neji? Mi è insopportabile vedere come
ti tratta, accidenti!-
L’uomo
rimase a guardarla con interessata curiosità. Se
all’inizio il suo discorso suonava come una solenne predica,
alla fine aveva assunto una piega diversa. Aveva
l’impressione che Tenten si sentisse protettiva nei suoi
confronti: Hiashi aveva ferito lui, non lei, eppure anche Tenten si
sentiva toccata nell’orgoglio tanto quanto lui.
-Non so come fai, ne
tenterò mai più di capirlo- le disse
avvicinandosi -ma solo tu sei in grado di rispondermi senza finire in
una pozza di sangue-
-Se è un
complimento, è davvero orribile-
-Sono serio Tenten-
continuò prendendole una mano e stringendola tra le sue dita
fredde -avrei voluto che capitassi nella mia vita molto tempo fa. Forse
ora sarei una persona diversa-
-Puoi ancora cambiare,
Neji-
-So che lo cerchi
ancora- disse appoggiando la mani sul suo petto -ma non voglio che vivi
nella speranza di qualcosa che è impossibile, come ho fatto
io. Esci da qui, torna da Rock Lee e vivi felice. Non sprecare oltre la
tua vita per qualcosa di inutile, hai fatto tutto il possibile-
-Cosa stai cercando di
dirmi?- domandò con preoccupazione lei -Neji, sai che non ti
lascerò mai. Non voglio ancora arrendermi-
-Non sei tu che ti
devi arrendere. Ti sto chiedendo di non combattere più per
me, è mia una mia scelta-
Tenten ritrasse la
mano e fece due passi indietro. Il viso sconvolto e confuso.
-Mi stai chiedendo di
abbandonarti?-
-Ti sto chiedendo di
lasciare questa faccenda solo a me- precisò
l’altro -è della mia vita che si sta parlando-
-Non hai capito
assolutamente niente- sentenziò lapidaria Tenten -io ti sto
dicendo di reagire, di dimostrare chi sei realmente e tu mi vieni a
dire che sono solo fatti tuoi? Dannazione, Neji, non pensavo davvero
che fossi rimasto l’egoista di quattro mesi fa!-
-A quanto pare
è proprio così-
-Stai recitando di
nuovo- disse lei sospettosa, e speranzosa.
-Credi a quello che ti
pare, come fai sempre dopotutto- rispose l’altro -io la mia
opinione te l’ho data-
Stavolta la ragazza
rimase in silenzio. A parlare erano solo gli occhi: quelli chiari e
determinati di Neji e quelli scuri ed emotivi di Tenten. Alla fine a
chiudersi furono quelli color nocciola, accompagnati da un sonoro
sospiro.
-Fai come vuoi-
esordì lei -non ti obbligherò di certo a seguire
il mio consiglio, ma nemmeno tu puoi obbligarmi a fare ciò
che mi chiedi. Non ti lascerò solo ad affrontare tutto
questo, stanne certo-
-La tua testardaggine
ti farà solo del male-
-Non mi importa- disse
con convinzione. Poi gli si avvicinò di nuovo e
alzò una mano appoggiandola sulla sua guancia
-perché tu stai più male di me-
Neji rimase
pietrificato, mostrando disagio, ma in realtà sapeva che
desiderava stringere le sue dita esili, per non lasciarsi sfuggire quel
gesto per lui così intenso e significativo. Lei, la sua
voce, il suo viso, il suo calore gli erano mancati da morire e da
quando se n’era andata tutto era diventato più
difficile, più pesante da sopportare.
Non aveva
più la sua complice.
-Ora devo andare. Non
fare l’idiota-
L’annuncio
di Tenten lo scosse e sentì il suo palmo scivolare via
dolcemente dal viso provato, portandosi con sé il calore
della carezza. Tenten richiuse la cella e lo salutò
definitivamente con uno sguardo di intesa e un sorriso appena
accennato.
Stavolta era lei a
recitare.
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Capitolo 27 *** Team Gai ***
VENTISETTESIM0
CAPITOLO
-Team
Gai-
Tenten tornò
in camera sua.
Doveva riempire lo zaino, prepararsi ad affrontare Hiashi Hyuga e
iniziare il viaggio di ritorno verso Konoha, ma tutto ciò
che riuscì a fare fu di buttarsi sul letto e chiudere gli
occhi.
Neji era continuamente, perennemente, assiduamente nei suoi pensieri. E
le venne naturale chiedersi se per anche lui fosse lo stesso.
Non ci volle molto perché scattasse in avanti scuotendo la
testa.
Pensare a cose così sdolcinate in un momento come quello era
da idioti: era ovvio che Neji pensasse solo alla sua situazione e alla
ghigliottina sospesa sulla sua testa. Anche lei inoltre avrebbe dovuto
agire razionalmente e fare qualcosa di utile invece che starsene
sdraiata a discutere con se stessa.
Sospirò. Come poteva non essere preoccupata per lui quando
credeva di meritare di morire? Non aveva mai sentito
un’assurdità simile e detta proprio da lui,
così orgoglioso e fiero, aveva un retrogusto dolceamaro che
era impossibile da dimenticare.
-Posso entrare?-
La voce di Rock Lee la sorprese e come un lampo le tornò in
mente il loro bacio, mentre nelle sue orecchie risuonarono le parole di
Neji: “torna da Rock Lee e vivi felice”. Era forse
quella la scelta giusta? Lee le era così vicino e
così complice. Si portò le dita sulle labbra,
proprio dove quelle del ragazzo si erano appoggiate.
-Tenten?- di fronte al suo silenzio, Lee aveva aperto la porta per
sbirciare all’interno -allora ci sei-
-Sì, scusa, ero sovrappensiero-
-E’ qui- disse entrando e facendo spazio a Gai e,
inaspettatamente, anche ad Hiashi Hyuga.
-Li ho informati sul tuo stato di salute- continuò con uno
sguardo significativo -vedo che non va meglio-
-Affatto- rispose prontamente mettendosi seduta -anzi, è
sempre peggio-
-Mia cara, come ti senti?- Gai, con i profondi occhi neri pieni di
preoccupazione, si avvicinò con premura e le si sedette
accanto -c‘è qualcosa che posso fare per te?-
-Non credo maestro- rispose lei sorridendogli per la gentilezza
dimostrata -penso che mi serva un aiuto diverso, ma grazie lo stesso-
-Precisamente, quale sarebbe il tuo malessere?- a parlare fu Hiashi
Hyuga. Serio e formale come sempre, e non molto convinto. O
così apparve a Tenten e a Rock Lee, i più attenti
a un qualsiasi suo sospetto.
-Credo sia dovuto al mio vuoto di memoria- spiegò la ragazza
-temo di non poter sopportare una missione così …
ehm, così … dura. La concentrazione, la fermezza
e il sangue freddo necessari sono davvero faticosi da mantenere per me.
Forse è troppo presto per tutto questo stress-
-Avresti dovuto seguire il consiglio di Sakura- la
rimproverò Lee -se fosse per lei, staresti ancora ricoverata
in ospedale-
-Pensavo di potercela fare- rispose lei, addolorata.
-Non essere così severo Lee- intervenne Gai -è
evidente che sta male. Sei così pallida, Tenten, dovevi
parlarcene prima invece di aspettare tanto. Ne va della tua salute-
-E vorresti tornare a Konoha?- domandò Hiashi -mancano pochi
giorni alla fine della missione, puoi sempre startene in disparte e non
partecipare alle fasi più cruenti-
-Forse non ha esattamente capito il problema di Tenten- intervenne Rock
Lee -il suo non è solo un malessere fisico, ma psichico.
Perché farla soffrire inutilmente quando si ha la
possibilità di aiutarla?-
-Perché dovrebbe avere la forza di farcela-
-Sia comprensivo Hiashi- disse Gai -è uscita da poco
dall’ospedale e ha subito un trauma non ininfluente. Ed
è solo una ragazza-
-Signore, se lei riterrà più giusto che io
rimanga lo farò senza fiatare- affermò con
decisione Tenten che con grande forza d’animo guardava dritto
negli occhi Hiashi -non ho alcuna intenzione di venir meno ai miei
doveri e tanto meno di essere accusata di non essere
all’altezza di questa missione. Sono pronta a fare del mio
meglio se lei me lo chiederà-
-Attenta a quello che dici, potrei approfittarne-
-Lo faccia pure, il leader qui è lei e io non le
dirò certo cosa è giusto o sbagliato-
continuò -sono sicura che ha tutto il buon senso che serve
per poter fare la scelta giusta-
-Ha detto solo una ragazza Gai?- domandò l’uomo al
maestro del team -dal modo in cui esprime le sue opinioni si direbbe
che sia molto di più. Ha carattere, e questa è
una dote indispensabile per un ninja-
-La lascerà partire?- chiese Lee.
-Ad una condizione- rispose l’altro, tornando a guardare la
diretta interessata -dovrai tornare da sola. Non ho intenzione di
perdere altri uomini, o la missione risulterebbe impossibile da
realizzare-
-Non è certo un problema, signore- fu il commento di Tenten
-la ringrazio per la comprensione-
-Spero sia meritata-
Haishi uscì dalla stanza non senza una vena di irritazione
per l‘improvvisa complicazione e rimasero solo i componenti
del team Gai, stranamente silenziosi.
-Avrebbe almeno potuto lasciare che ti accompagnassimo fino a
metà strada- commentò Gai -come posso lasciare
che la mia adorata e sofferente allieva affronti un viaggio tutta da
sola?-
-Vi farò avere mie notizie appena arrivo al villaggio- lo
confortò Tenten -e non sto così male da non
riuscire a camminare, maestro-
-Ma se ti succedesse qualcosa di brutto?-
-In qualsiasi momento può succedere qualcosa di brutto, ma
sarò pronta, glie l’assicuro-
-Tenten sa quello che fa, sensei- l’aiutò Lee -non
si dimentichi che è membro del team Gai! La sua resistenza
è superiore a quella di qualsiasi ninja!-
-Hai ragione, mio pupillo!- esclamò l’altro -non
dubiterò più di te, cara, anzi ho piena fiducia
nelle tue capacità-
Tenten lo ringraziò e subito dopo la lasciarono sola per
darle la possibilità di prepararsi per la partenza. Alle
prime luce dell’alba sarebbe partita. Aveva le ore contate,
se a Konoha non le avessero creduto Neji sarebbe stato condannato a
morte ingiustamente.
Doveva fare in fretta, per questo decise di partire prima.
-Non è ancora l’alba-
La voce di Lee la sorprese alle spalle, ma fu contenta che fosse andato
a salutarla. Un po’ di sostegno le avrebbe fatto bene.
-Ho pensato che fosse meglio accelerare i tempi- rispose lei voltandosi
verso l’amico -prima risolviamo la questione, meglio
è per tutti-
-Basta che tu sia prudente. Non me lo perdonerei mai se ti succedesse
qualcosa-
-E’ una mia scelta, Lee. E ti avverto, sono pronta a correre
qualsiasi rischio, quindi mettiti l’anima in pace. Parto in
veste di kamikaze-
-Non è divertente- ribatté l’altro.
Calò il silenzio. Tenten sapeva che le sue parole avevano un
significato più profondo di una semplice e normale
preoccupazione, ma non osava accennare all’argomento: aveva
avuto troppo poco tempo e troppi pensieri per poter prendere una
decisione definitiva.
-Che cosa ti ha detto Neji?- le domandò improvvisamente lui.
-Oh, beh, in realtà non gli ho detto niente di questa
storia- rispose con il senso di colpa a incalzarla -sono sicura che
avrebbe fatto mille storie solo per quel suo stupido orgoglio-
-Vedo che hai imparato a conoscerlo bene- commentò Lee non
senza una nota di amarezza -ma vi sarete pur detti qualcosa-
-Niente, il solito, che lui è un idiota e che io sono
un’impicciona- rispose facendo le spallucce -le nostre
discussioni finiscono sempre in questo modo-
-Quindi, quando ti trovavi qui, avete discusso parecchie volte?-
-Altroché! Non c’è
n’è stata una in cui ci siamo lasciati senza
litigare- rispose sorridendo l’altra -è una testa
calda quel dannato Hyuga-
-Allora non ho nulla di cui preoccuparmi?- commentò Lee
avvicinandosi a lei -se non andate d’accordo, posso smettere
di essere geloso?-
-Che dici? Geloso di chi?- farfugliò Tenten, cominciando
seriamente a temere la loro vicinanza.
-Avevi detto che ti era mancato- la fermò l’altro
-ed era un indizio poco rassicurante. Ma se dici che litigate sempre,
posso tirare un sospiro di sollievo, non è così?-
Tenten esitò nel rispondere e Lee approfittò di
quel momento per alzarle gentilmente il mento con una mano.
L’intento era chiaramente quello di baciarla e già
si era chinato verso di lei quando la ragazza lo fermò
appoggiandogli le dita sulle labbra.
-Non è così, Lee- gli disse rattrista -e ora ti
prego, non ho molto tempo a disposizione-
Senza osare guardarlo negli occhi, la ragazza si caricò lo
zaino in spalle e si diresse verso la porta.
-Mi stai dicendo che sei innamorata di lui?-
Domanda secca e perentoria a cui non poteva certo evitare di
rispondere. Tornò allora a voltarsi e il suo viso
serio e grave. Odiava dovergli fare del male, ma le bugie
l’avrebbero ferito ancor di più. Scelse la
sincerità.
-Ti sto dicendo che non sono innamorata di te, Lee-
Cercò di essere il più delicata possibile, ma
allo stesso tempo voleva chiarire una volta per tutte il loro rapporto.
Era amicizia ciò che la legava a lui, anche se profonda e
intensa, rimaneva solo amicizia. Per questo non dimenticò
mai l’espressione di dolore con cui lo lasciò per
partire verso Konoha.
Rock Lee rimase immobile anche dopo che Tenten ebbe chiuso la porta.
Ciò che più temeva al mondo era successo. Con una
semplice frase, secca e concisa, aveva distrutto i suoi sogni e le sue
speranze. Sospirò pesantemente e si passò una
mano sul viso stanco e addolorato.
Ogni prospettiva di felicità gli sembrò sfumare.
Da quando l’aveva baciata aveva capito che era soltanto lei
l’unica donna di cui desiderava le labbra, l’unica
che accendesse il suo entusiasmo senza bisogno di canti, balli o prove
di fatica. Era la sola che voleva rendere felice, la sola con cui
voleva costruire un futuro pieno di bambini per poi invecchiare
felicemente insieme.
Tutto andò in frantumi.
-E’ impossibile- si disse, sentendo nascere in sé
un contrasto che non poteva sedare. Non riusciva ad accettare che
bastasse quell’alito di vento ad abbattere il futuro che
aveva appena iniziato a costruire. Il motto del team Gai gli
risuonò nelle orecchie: “niente
è impossibile”. In passato aveva
avuto così tanta convinzione in quelle parole che erano
state le uniche a permettergli di andare avanti, di migliorare e di
diventare il ninja che desiderava. Era quella la sua fede.
-Sì! Niente è impossibile!- esclamò
alzando un braccio al cielo.
Tenten non era ancora
innamorata di lui, si disse. Nessuno gli avrebbe tolto la
possibilità di farla cadere tra le sue braccia, e ci avrebbe
messo tutto se stesso per farlo. L’avrebbe conquistata da
vero gentleman.
L’unico piccolo ma cruciale particolare che ancora lo
angosciava portava il nome di Neji Hyuga. Tenten, infatti, non gli
aveva esplicitamente dato una risposta riguardo ai sentimenti che
provava per lui. Non si era sbilanciata. Eppure il suo istinto lo
portava ad essere geloso dell‘ex compagno di squadra, e di
conseguenza questo faceva di lui un potenziale avversario.
Con uno scatto felino uscì dalla stanza, diretto a quelle
scale che l’avrebbero portato nel piano più
profondo dell’edificio. Voleva parlare con Neji, e capire se
almeno da parte sua c’era una chiara inclinazione verso la
sua amata.
-Neji!- esclamò una volta davanti alla sua cella. Il
prigioniero, seduto a terra senza non molta comodità,
aprì svogliatamente un occhio.
-Ti prego, risparmiami le tue visite almeno la mattina presto-
commentò acidamente -così la giornata ha un
inizio peggiore di quello che mi aspettavo-
-Sarò breve, non ti preoccupare- lo liquidò
l’altro -e tu devi rispondere solo con un sì o con
un no-
-Se ne avrò voglia-
Neji, che si era deciso ad aprire entrambi gli occhi, alzò
il solito sopracciglio di stizza, ma si preparò ad ascoltare
le tanto urgenti parole di Lee. Non che pensasse fosse qualcosa di
importante, anzi, si mostrava disponibile solo per farlo sparire dalla
sua vista il prima possibile. Aveva tutt’altro in mente e
quello che usciva dalla bocca di un ex compagno traditore non aveva il
minimo interesse per lui. Per questo si aspettava una domanda insulsa e
priva di valore.
-Sei innamorato di Tenten?-
-Che cosa?!- esclamò completamente preso alla sprovvista.
-Sei innamorato di Tenten?- ripeté l’altro
-sì o no? Non è così difficile Neji-
-E di grazia, potrei sapere il motivo di questa domanda idiota alle
quattro del mattino fatta, tra l‘altro, a uno che tra un
giorno si troverà appeso a un cappio?-
-Beh, mi sembra ovvio- rispose Lee -perché io sono
innamorato di Tenten-
-E perché vieni a infastidire un condannato a morte per le
tue pene d’amore?-
-Mi fai sentire stupido se la metti in questo modo-
-Lo sei-
-Non sei cambiato di una virgola, accidenti a te- commentò
irritato Lee -ogni occasione è buona per insultarmi-
-Lasciatelo dire, stavolta te la sei proprio andata a cercare-
ribatté Neji -me l’hai servita su un piatto
d’argento-
-Senti, per me è importante avere una risposta-
cercò di ignorarlo Lee -Tenten mi ha detto la
verità, so tutto. So che è stata qui con te tre
mesi per cercare un modo per salvarti. Quindi mi piacerebbe sapere se
tra voi è successo qualcosa. È successo qualcosa?-
-Ma perché non lo chiedi direttamente a lei se ti interessa
tanto?- esclamò infastidito Neji.
-Perché se n’è andata- rispose
l’altro, e solo quando quelle parole gli uscirono dalle
labbra si ricordò che Neji non doveva saperne niente. Non
conosceva il vero motivo della partenza di Tenten e lei gli aveva dato
una buona ragione per tenerlo all’oscuro. Doveva stare
attento a quello che diceva.
L’altro intanto si era alzato in piedi e si stava avvicinando
alle sbarre di ferro.
-Se n’è andata?- domandò interessato.
-Sì, è stata una decisione improvvisa- rispose
Lee -la sua partecipazione alla missione si è conclusa
questa mattina all’alba-
-E il motivo?-
-Senti, smettila di fare domande quando tu non hai ancora risposto alla
mia- svicolò Lee, che finalmente si era accorto di essere
manipolato -sei innamorato di Tenten?-
Gli occhi chiari di Neji, che stranamente non lo stavano incenerendo,
vagavano nel buio attorno a loro. La fronte corrugata e il sopracciglio
nella sua sede normale erano gli unici altri segni del suo turbamento.
-Secondo te?- gli domandò poi, tornando finalmente a
guardarlo e stavolta il suo sguardo feriva -ti sembro una persona in
grado di amare una donna quando non ho mai amato nessuno?-
Rock Lee, colpito dalla franchezza e dalla verità lapidaria
delle sue parole, provò quel senso di comprensione che da
anni aveva nei suoi confronti e si pentì di ciò
che aveva fatto. Andare a parlare di amore a un uomo che stava per
morire era davvero una crudeltà atroce.
-Beh, perché no?- tentò di tamponare
intraprendendo la strada della riconciliazione -Tenten è una
persona speciale, chissà che non ti abbia fatto cambiare
idea-
-Osa solo avere pietà di me e non ci penserò due
volte ad allungare la mia mano verso il suo collo- lo
minacciò visibilmente alterato Neji -e ora vattene-
Rock Lee si rattristò. Capiva perfettamente il motivo della
sua ostilità, e capiva come fosse difficile riacquistare
quel briciolo di fiducia che Neji aveva mostrato di avere nei suoi
confronti dieci anni prima. Ma quel giorno nulla era impossibile.
-Anche se so che ai tuoi occhi sembrerò un pazzo-
continuò animato da buona volontà -ti chiedo di
perdonarmi-
-Ma fammi il piacere- sbottò Neji.
-Avrei dovuto crederti fin dall’inizio, avrei dovuto aver
fiducia in te senza esitazione- affermò con decisione -ma
quando ho capito il mio errore era troppo tardi-
-Ecco, bravo, hai detto bene: è troppo tardi-
-Voglio solo che tu sappia che farò di tutto per impedire
che tu sia condannato- continuò l’altro -io e Gai
ci batteremo per te-
-Lee, stai rischiando seriamente la vita- disse Neji, stringendo i
pugni per la rabbia -sai quanto me ne importa ora che non
c’è più niente da fare? Voi, che tanto
vi prodigate in buoni propositi, siete stati i primi a voltarmi le
spalle. I primi ad abbandonarmi!-
-No, il maestro Gai no, ma io sì- rispose tristemente
l’altro -tutto mi sembrava contro di te, non avevi mai
mostrato simpatia o gentilezza per nessuno e il tuo odio per Hinata era
risaputo. Non avevo idea che tu ti fidassi di me e mi sono sentito un
verme per non averti aiutato. Per questo ti chiedo perdono-
-Non accadrà mai- fu la definitiva risposta di Neji.
Rock Lee lo guardò addolorato e lentamente gli diede le
spalle, deciso ad andarsene.
-Non perdere la speranza, Neji- gli disse poi con decisione -ti
prometto che mi farò perdonare, non permetterò
che tu muoia. Avrai di nuovo fiducia in me-
-E’ impossibile- fu l’ennesima risposta negativa
dell’altro, subito incalzata da quella entusiasta di Lee:
-Niente è impossibile!- disse con lo sguardo infiammato
-è il motto del team Gai, ricordi? E tu ufficialmente ne fai
ancora parte, quindi vale anche per te-
-Vattene- lo liquidò Neji -posso passare almeno le mie
ultime ore in santa pace?-
-Ti ho detto che non morirai- ribatté l’altro
-fidati di me, e del team Gai-
Non ottenne risposta, ed esaltato per questo, lasciò Neji
saltellando. Non sapeva, invece, che il suo ex compagno di squadra si
era sdraiato a terra, distrutto e incapace anche solo di insultarlo
come suo solito. Tutto gli sembrava vano, inutile, privo di senso. E la
sua rassegnazione alla morte non gli sembrò più
tanto dolorosa: perché vivere in un mondo dove anche le
persone che ami ti abbandonano?
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Capitolo 28 *** Giustizia ***
VENTOTTESIMO
CAPITOLO
-Giustizia-
Il giorno era
arrivato. Quello stesso pomeriggio Neji sarebbe stato giudicato: se si
fosse pentito avrebbe continuato a scontare la sua pena come semplice
carcerato, ma in caso contrario la sua vita sarebbe finita.
Il metodo per
procurargli la morte era stato scelto da Hiashi Hyuga: impiccagione.
Uno dei più antichi, uno dei più usati, e uno dei
più dolorosi se il processo di regolazione del cappio non
è eseguito correttamente. Invece che una morte quasi
istantanea, si ha un lungo e doloroso travaglio.
Gai lo sapeva bene.
Non era la prima volta nella sua lunga carriera che assisteva a quella
macabra esecuzione, ma né Neji né Rock Lee
avevano abbastanza esperienza e nessuno dei due sapeva che il rischio
maggiore era la decapitazione.
Quando Hiashi gli
comunicò in quale modo intendeva portare avanti la condanna
si era sentito mancare. Non aveva avuto il coraggio di dirlo a Neji,
anche se avrebbe dovuto farlo fin dal primo giorno. Non aveva la forza
di annunciare l’arrivo della morte ad un suo allievo ed era
certo che mai l’avrebbe trovata.
La sua speranza,
però, si era riaccesa nel momento in cui Lee gli
raccontò la verità. Provò vergogna per
essere stato debole nel momento in cui avrebbe dovuto dimostrare la
propria forza, e non quella fisica. Aveva dubitato di se stesso, delle
sue convinzioni e di Neji.
E la notte da quel
momento era diventata un tormento: quando le sue difese venivano meno e
la stanchezza gli affaticava la mente, rievocava quel doloroso ricordo
e non trovava pace se non cadendo nell’oblio senza sogni dei
sonniferi. Perché infondo non aveva mai risolto la
questione, si era solo voltato dall’altra parte, ignorandola.
-Neji è
innocente, è stato Hiashi a incastrarlo-
L’aveva
sempre saputo. Eppure non aveva mai avuto il coraggio di portare avanti
la sua convinzione.
Ciò che gli
aveva impedito di prendere le difese del suo allievo era stata la
paura, subdola ed egoista, che gli aveva mostrato l’immagine
di come sarebbe stato accusato di incapacità e avrebbe perso
tutta la stima che con tanta fatica e sudore si era guadagnato negli
anni. Era stato più facile scegliere di credere a una
verità preconfezionata.
-Tenten ha cercato di
trovare una soluzione al sigillo, ma il suo aiuto non è
stato sufficiente. Ora è tornata a Konoha per far sapere la
verità all’Hokage e tornerà per salvare
Neji-
Ciò che
provava per Tenten andava oltre l’ammirazione.
A differenza sua non
si era tirata indietro e stava rischiando tutto per aiutare un amico,
persino sfidare un ninja come Hiashi contro il quale non aveva alcuna
possibilità di vincere. Dubita che anche lui ne avesse, ma
sapeva che era quello che avrebbe dovuto fare cinque anni prima.
L’allieva
aveva superato il maestro, e ne andava fiero.
-Sensei, noi ora
dobbiamo trovare un modo per fermare l’esecuzione nel caso
Tenten arrivi troppo tardi, non è d’accordo?-
Anche Lee si era messo
in gioco, aveva deciso di prendere una posizione, di rivestire un ruolo
e di portarlo avanti fino alla fine. Glie ne fu grato,
perché si era ritrovato con il fatto compiuto senza dover
combattere con la parte vile del suo animo per prendere quelle scelte
così faticose.
Eppure non si sentiva
in grado di fare niente. Aveva già sbagliato una volta,
aveva dimostrato di non essere in grado di sostenere la situazione e di
non essere all’altezza. Poteva reggere il confronto con Lee e
Tenten?
Forse avrebbe solo
peggiorato la situazione.
Per questo
andò da Neji.
Per ammettere le sue
colpe e per essere perdonato. Quella era la sua unica speranza di
trovare un po’ di forza con cui perdonare anche se stesso.
Non si aspettava, però, che il senso di colpa potesse
soffocarlo ancora di più. Bastò uno sguardo al
suo allievo privo della voglia di vivere per distruggere le briciole di
stima che aveva di sé e provare un’angoscia
così profonda da farlo impazzire.
Neji aveva rinunciato,
aveva smesso di combattere e aveva aperto le braccia alla morte, di cui
sembrava la rappresentazione. Debole, come se il sangue non gli
scorresse più nelle vene, pallido, perché privo
dei vivaci colori della vita, e vuoto, come un uomo che non ha
più una ragione per vivere, non una speranza a cui
appigliarsi, non un sogno in cui rifugiarsi.
-Vorrei tanto poter
fare cambio- gli disse.
Neji era sdraiato, con
le spalle contro il muro, ma non riusciva a capire se fosse sveglio.
-Anzi, dovrei fare
cambio. Sono io che merito di essere dentro quella cella, non tu-
Non ottenne risposta,
solo lo spostamento dei suoi occhi su di lui.
-So che non ami molto
le parole- continuò -e hai ragione, non servono proprio a
niente, specialmente in questo momento. È con i gesti che
una persona dimostra il suo valore, cosa che io non ho fatto. Sono
consapevole di non valere niente, Neji-
Di nuovo il ragazzo
non accennò a voler rispondere. Sentiva, ma non ascoltava.
Gai avrebbe potuto dirgli qualunque cosa e qualsiasi parola non
l‘avrebbe nemmeno sfiorato.
Si decise, allora, a
mettere in atto ciò che diceva, per una volta.
Aprì la
cella e gli si avvicinò, abbassandosi verso di lui.
-Quando ho detto che
voglio fare cambio con te non stavo scherzando- abbassò la
voce, in modo che solo lui potesse sentirlo -io ora prenderò
il tuo posto e tu il mio. Io sarò Neji e tu Gai, chiaro? Mi
sembra di avertela insegnata la trasformazione del corpo ai tempi
dell’addestramento-
Finalmente Neji
reagì.
I suoi occhi chiari,
riflessivi e calcolatori, erano in moto. Stava valutando quella
strategia così azzardata, così inaspettata,
così indesiderata.
-Mi lasci in pace-
Gai avrebbe preferito
sentirsi insultare, avrebbe preferito percepire quella rabbia che per
tanto tempo si era tenuto dentro e che scagliava su chiunque cercasse
di fare breccia nel suo cuore piuttosto che vedere la rassegnazione.
Allora lo scosse afferrandolo per la maglia e alzandolo da terra, per
poterlo avere faccia a faccia.
-Ho detto che io
prenderò il tuo posto- ripeté scaldandosi -che ti
piaccia o no. Se tu non hai il coraggio di decidere, sarò io
a farlo-
-E’ inutile-
rispose Neji -la mia decisione l’ho già presa-
-Ma è
quella sbagliata!- alzò la voce Gai -rassegnarsi
è sempre la scelta sbagliata! Potrai ammettere la sconfitta
solo dopo che sarai morto, chiaro? E ora alzati. Alzati ho detto!-
Il ragazzo rimase a
guardarlo con aria incerta, disorientata. Almeno la reazione del dubbio
l’aveva avuta, e Gai non perse tempo per approfittarne.
-La verità
è sempre quello che hai cercato Neji- gli disse -ma non
è detto che il modo per ottenerla sia per forza il
più corretto. Questo è quello che penso e me ne
prendo tutta la responsabilità. Imperfetti gli uomini,
imperfetta la loro giustizia-
Con
quell’ultima provocazione finì il suo discorso.
Non faticò
a muovere il suo allievo verso la porta ancora aperta. Con una lieve
spinta gli fece oltrepassare la soglia, sbilanciandolo
all‘indietro. Nello stesso istante in cui Neji recuperava
l’equilibrio, Gai chiudeva la porta mettendosi la chiave in
tasca.
I ruoli erano
realmente ribaltati.
-Che diavolo vuole
fare?!-
Neji alzò
la voce e si lanciò contro le sbarre di ferro che pochi
attimi prima lo tenevano imprigionato. Guardò Gai, incredulo
e spazientito. Non era così che doveva andare, non era
così che aveva programmato ciò che rimaneva del
suo fragile futuro. Di nuovo c’era qualcuno di metteva tra i
piedi.
Tutto ciò
che ottenne dal jonin di Konoha fu un sorriso alla vista del fuoco nei
suoi occhi. Aveva raggiunto il suo scopo: Neji doveva combattere, ne
aveva tutto il diritto, anche a costo di qualche sacrificio.
-Fa in modo che Rock
Lee non si precipiti qui quando gli riferirai il piano- gli disse -so
quanto è impulsivo, tenterà di prendere il mio
posto. Tu impedisciglielo-
-Ma quale piano?!
Crede che risolverà qualcosa andando alla forca al mio
posto?! Quello che sta facendo è assurdo!-
-Ecco il Neji che
volevo! Bravo ragazzo mio, ritrova la tua combattività- si
complimentò Gai -e sconfiggete Hiashi. So che potete
farcela, tutti insieme-
-Ma perché
diavolo lei deve prendere il mio posto?!-
-Perché non
voglio che tu muoia nel caso qualcosa vada storto e in più
abbiamo l‘effetto a sorpresa, in stile team Gai-
Neji strinse le dita
attorno alle sbarre di ferro. Incapace di rispondere e incapace di
trovare una soluzione. Ma non era giusto che Gai morisse al posto suo,
in questo modo ancora una volta non avrebbe trovato pace. Quella catena
di ingiustizie avrebbe mai avuto fine?
-Io non voglio che lei
si prenda le mie colpe- esordì -se lei muore … -
-Fa in modo che non
accada- rispose prontamente Gai, guardandolo dritto negli occhi.
-Non può
essere certo che vada tutto bene! Non può essere sicuro che
ne uscirà vivo!-
-Ho fiducia in voi, e
poi non si può mai essere certi di niente per quando
riguarda il futuro. Ma almeno cerchiamo di fare in modo che sia
migliore, no?-
Neji
abbassò il viso. Le dita allentarono la presa e gli occhi si
chiusero. Non poteva più sopportare di vedere quella
determinazione negli occhi del suo maestro, quella pazzia.
Perché non trovava altra spiegazione, doveva essere
completamente fuori di testa.
Si era dimenticato di
un dettaglio fondamentale.
-Io non so se posso
farcela, sensei- confessò alzando lo sguardo -mi guardi, non
ho la forza per combattere. Non l’ho mai avuta, altrimenti
non sarei qui. Io non ce la faccio più, voglio solo che
tutto questo finisca il più presto possibile e nel modo
più semplice-
-Certo che hai la
forza Neji, ne hai da vendere- rispose Gai -non è colpa tua
se sei qui, ma mia, nostra, di tutta Konoha. Perché credi
che esistano le squadre? Perché anche l’uomo
fisicamente più forte fallisce quando è solo. Ma
ora non lo sei più e ce la farai. Quindi muoviti e vai fuori
di qui, o Hiashi si insospettirà-
-E lei? È
davvero disposto a morire senza un motivo?-
-Ce l’ho un
motivo ed è validissimo: salvo il mio allievo. Cosa
può volere di più un sensei?- disse Gai
abbozzando un sorriso -e poi potrò mettere in atto le mie
doti di attore. Vedrai, sarò perfetto! Ma ora vai, non
è rimasto molto tempo-
Neji rimase ancora
esitante così per smuoverlo Gai si trasformò,
assumendo le sue sembianze. Lo guardò con gli stessi occhi,
anche se con grinta e determinazione.
-Che diavolo ci fai
ancora qui?- gli disse, immedesimandosi nel personaggio -sei sordo o
cosa? Ti ho detto di andartene-
Fu allora che una
nuvola bianca avvolse anche Neji, diventando un uomo sulla quarantina,
dai capelli a scodella e con folte sopracciglia. Guardò se
stesso dall’atra parte delle sbarre, ma non sentì
quella forza di cui Gai gli aveva parlato.
Sentì solo
il dovere di salvarlo.
Ma era stanco di
vivere di doveri.
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Capitolo 29 *** Impiccagione ***
.... siamo agli scoccioli,
ultimi capitoli. Questo dovrebbe essere il terzultimo!
VENTINOVESIMO
CAPITOLO
-Impiccagione-
Neji
salì le scale che l’avrebbero portato verso
l’esterno, trascinando con sé le catene invisibili
che ancora sentiva legate ai polsi. Nell’aria non
c’era profumo di libertà.
Gai avrebbe potuto
dire qualsiasi cosa, ma niente avrebbe cancellato il debito che sentiva
di avere con lui. Non si spiegava nemmeno come avesse potuto lasciare
che succedesse. Forse Gai almeno su una cosa aveva ragione: sulla sua
mancanza di combattività.
Avrebbe dovuto
fermarlo prima.
Aprendo la porta,
sospirò. La luce del sole, che non vedeva da giorni, lo
accecò e l’aria tiepida riscaldò i suoi
polmoni. Guardandosi attorno riconobbe quelle mura, quegli angoli, quei
corridoi tanto familiari e l’angoscia gli fece desiderare di
tornare nella sua prigione.
Lo avrebbe fatto, se
l’arrivo frettoloso di Rock Lee non l’avesse
fermato.
-Maestro, Hiashi sta
arrivando!-
L’espressione
di preoccupazione e apprensione disegnata sul suo volto lo confuse e
non riuscì a ignorarla. Probabilmente Lee scambiò
quella confusione con la reazione che Gai avrebbe realmente avuto.
Neanche per un istante dubitò che ci fosse qualcosa di
strano.
-Non abbiamo altra
scelta, l’unica possibilità è fermare
l’esecuzione nell’attimo in cui Hiashi abbassa la
guardia. È d’accordo?-
L’arrivo del
capo clan degli Hyuga gli impedì di rispondere. Con passo
deciso e la solita aria spavalda si stava avvicinando. Neji
sentì nascere in sé il desiderio di attaccarlo,
immediatamente, senza perdere il tempo. L’odio non era ancora
scomparso.
Ma Hiashi lo
guardò e subito capì che aveva percepito la sua
ostilità. Non era così ingenuo da farsi ingannare
da quella tecnica così semplice e banale.
-Qualcosa non va Gai?-
gli chiese.
Incerto su cosa
dovesse fare e sulle parole da usare fu costretto a reggere il gioco.
Anche se la tentazione di lanciarlo contro la dura roccia della parete
alle sue spalle era forte, un minimo di senno lo aveva conservato e
saggiamente gli aveva ricordato che non aveva neanche la forza di
alzarlo da terra di un centimetro. Quindi, per il momento, avrebbe
recitato.
-La tensione comincia
a farsi sentire- rispose -lo sa anche lei, non è una
missione semplice per noi-
-Metta da parte i
sentimentalismi, stiamo solo facendo ciò che è
giusto-
A quella risposta
l’istinto di saltargli al collo gli percorse la spina dorsale
come un brivido.
Mentiva
spudoratamente, senza un briciolo di pietà. Era lui il
mostro.
-Ora lo porteremo
fuori. E’ già tutto pronto per
l’esecuzione-
-Non è
detto che debba essere giustiziato- intervenne Rock Lee, con
un’audacia che non aveva mai sentito da parte sua -potrebbe
essersi pentito, non se lo ricorda?-
-Sei un ingenuo se hai
ancora fiducia in quell’assassino- ribatté Hiashi,
fulminandolo con lo sguardo -e sei ancora più idiota a
pensare che io me ne sia dimenticato. Ora muoviamoci-
Spalancando la porta
cominciò a scendere le scale.
Rock Lee, scuro in
volto, gli fu subito dietro e anche Neji li seguì, sebbene
con passo più incerto. Il piano si stava attuando senza che
avesse avuto la possibilità di dire a Lee la
verità, ma ormai non poteva più tirarsi indietro:
non avrebbe permesso di essere in debito con uno stupido e impulsivo
ninja dai capelli a caschetto.
Quando Hiashi
arrivò di fronte Gai nelle sue sembianze studiò
ogni mossa con attenzione, ma non colse alcun accenno di sospetto
mentre lo guardava, mentre gli parlava o si avvicinava per alzarlo da
terra.
Non dubitò
di quegli occhi vuoti né dell’atteggiamento
passivo. Anzi, fu lui a stupirsene: Gai esprimeva al meglio quello che
sentiva dentro di sé ed che in quel momento era costretto a
nascondere.
E ora poteva capire la
rabbia di Tenten nel vederlo arreso e, anzi, probabilmente al suo posto
e di fronte a un comportamento simile avrebbe utilizzato parole ben
peggiori.
Perdente, gli aveva
detto, ma debole e vigliacco suonavano meglio.
Nonostante tutto,
però, se n’era andata. Il solo pensiero che lei
non avesse avuto abbastanza fiducia in lui bastava per rimandare a
terra ogni debole speranza che resuscitava nel suo spirito.
Tenten aveva preferito
ascoltare il suo consiglio e non immischiarsi in faccende troppo grandi
e di cui non doveva venire a conoscenza. Era ancora convinto delle sue
parole, e il suo unico sollievo era di essere riuscito a
proteggerla.
-Gai non glie
l’hai detto?-
Improvvisamente Hiashi
si rivolse a lui, ma si accorse di non aver ascoltato il loro discorso.
A toglierlo dai pasticci fu il vero Gai, che con una perfetta
interpretazione attrasse tutta l’attenzione su di
sé.
-Non mi importa niente
di come morirò- disse rivolgendosi ad Hiashi -basta che vi
sbrighiate. Ne ho abbastanza di questa storia, e specialmente di vedere
la tua faccia-
-Sarai accontentato.
La forca è già pronta, prepara il collo caro
nipote-
Nell’ombra
Rock Lee strinse i pugni. Velocemente li nascose dietro la schiena per
evitare che Hiashi se ne accorgesse, ma la sua rabbia non rimase
nascosta a Neji. Era proprio vero, allora, che era in cerca di perdono.
-Hiashi, lascia fare a
me. Sei troppo nervoso- decise di buttarsi. Si avvicinò a
Gai e terminò il lavoro iniziato da suo zio. Gli
legò i polsi e lo guidò verso le scale. Senza
perdere tempo l’anziano Hyuga si era già
precipitato fuori dalla porta, facendo loro strada.
Vide Rock Lee
lanciargli un’occhiata di intesa; Gai invece non si
sbilanciò mai, nemmeno quando il suo allievo prediletto si
avvicinò per dirgli qualche parola non esitò nel
rispondere in versione “Neji”. Rimase distante e
freddo in ogni momento.
Quando uscirono
all’esterno, sull’ampio cortile di pietra grigia,
vide il patibolo di legno scuro spiccare solitario e minaccioso. Il
silenzio lasciava percepire che la tensione nell’aria era al
massimo e guardando il viso di Lee ne ebbe la conferma: pallido e
agitato, lanciava continuamente occhiate furtive prima Hiashi e poi
Neji, in attesa spasmodica di un colpo di scena.
-Bene-
esclamò Hiashi una volta che fu salito sul patibolo
-è il momento della verità. Ti sarai pentito
nipote? O il tuo cuore è ancora pieno di odio e furia
omicida? Io potrei scommetterci la vita sulla risposta-
Gai non rispose alla
provocazione, ma rimase a fissarlo con sguardo al limite del disgusto.
L’odio che trasmetteva sembrava quasi vero. Solo quando
Hiashi si calò su di lui per spostare il lembo della sua
maglia e scoprirgli il petto posò lo sguardo su Neji.
Lo vide calmo e al
tempo stesso coinvolto, mentre Lee era eccessivamente nervoso. In quel
momento Gai capì che non sapeva nulla del piano, ma tornando
a guardare di nuovo Neji non incrociò i suoi occhi.
-Come mi aspettavo-
disse Hiashi mostrando a tutti i presenti lo Shin no ikuin
-è colpevole-
A Rock Lee
scappò un lamento di delusione, ma fu costretto a prestare
più attenzione alla rapidità con cui il capo clan
Hyuga aveva già posizionato Neji sopra la botola e si
apprestava a legargli il cappio al collo.
-E’ troppo
tardi- sussurrò a colui che credeva il suo maestro, ma non
ottenne risposta.
Neji non riusciva a
parlare, riusciva a mala pena a pensare. Tutta la sua attenzione era
concentrata a individuare il momento giusto, l’istante esatto
in cui avrebbe potuto mettere fine con un colpo solo tutta quella
storia. Il morto ci sarebbe stato, ma non sarebbe stato né
lui né Gai.
-Qualche ultimo
desiderio?- domandò Hiashi a Nej, ormai pronto per
l’esecuzione.
-Non lo
dirò certo a te- fu la risposta del ragazzo.
-Meglio
così, risparmiamo tempo- continuò -di addio al
tuo team, nipote. È l‘ultima volta che lo vedi, da
vivo-
Il condannato
spostò lo sguardo verso Gai e Lee mentre Hiashi si
allontanava e raggiungeva la leva che avrebbe aperto la botola sotto i
suoi piedi. Di nuovo cercò una risposta negli occhi
trasformati di Neji, ma ciò che vide non fece altro che
aumentare la sua confusione.
-Fermo-
Sentì la
sua stessa voce ordinare a Hiashi con tono autoritario e deciso di non
muovere la leva. Ma la stranezza non stava in questo: quello che non
capiva era perché puntava un kunai alla gola di Lee e non a
quella eburnea del capo clan Hyuga.
Il suo ordine
funzionò, Hiashi obbedì, e soltanto
perché il sospetto di essere stato raggirato lo stava
angosciando tanto da renderlo ancor più pallido di quello
che normalmente era.
-Esatto, zio, sei
caduto in trappola- continuò Neji mostrando una certa
soddisfazione -stavi per impiccare l’uomo sbagliato-
-Che cosa?- chiese
Lee, incredulo -Gai sensei … -
-Gai sensei
è quello sulla forca- gli rispose bruscamente
l’altro -io sono Neji-
-L’entrata
in scena non sarebbe stata male- commentò Hiashi, dopo un
attimo di smarrimento -ma a quanto pare il tuo talento tanto ammirato
non è poi così speciale. Hai sprecato
un’occasione d’oro per uccidermi, lo sai? E per
uccidere questi due idioti-
-A differenza tua, io
non voglio morti sulla coscienza. Ovviamente tu fai eccezione- lo
contraddisse immediatamente Neji -il mio ultimo desiderio è
quello di battermi con te- continuò indurendo lo sguardo
-voglio vendetta, voglio il tuo sangue. Voglio dar sfogo a tutto il mio
odio su di te, perché è solo per causa tua se
è nato. Voglio che tu te lo riprenda, zio, ti appartiene-
Hiashi non rispose.
Ascoltò con attenzione le sue parole e non ne
sembrò minimamente turbato. Le sue mani, ancora appoggiate
sulla leva, si strinsero attorno ad essa. Un sorriso spuntò
sul suo viso.
-Se non ti importa di
loro- esordì -non ti dispiacerà se lo impicco,
vero?-
Prima che potessero
fermarlo, tirò la leva. La botola sotto i piedi di Gai si
aprì. Il vuoto sotto di lui lo fece precipitare, fin quando
la corda si tese e si strinse attorno al suo collo con violenza.
L’uomo a sua volta si irrigidì, nel tentativo di
opporre resistenza.
-Sensei!-
urlò Lee con disperazione.
Ignorando il kunai che
Neji ancora gli teneva premuto sul collo, si precipitò verso
di lui. Il sangue cominciò a scorrere lungo il suo collo, ma
non si fermò. Estrasse uno shuriken e lo lanciò
verso la corda, nel tentativo di tagliarla e di salvarlo.
Ma Hiashi si mise in
mezzo e lo deviò. Rock Lee si fermò, sconvolto e
disarmato.
Poteva sentire lo
scricchiolio delle fibre in tensione e vedere le gambe di Gai che si
muovevano nel vuoto, nell’inutile tentativo di trovare un
appoggio.
Stava vedendo il suo
sensei morire e non riusciva a salvarlo.
ANGOLO
AURTICE:
Oooooooh
ma quante recensioni lo scorso capitolo, grazie mille a tutti! Mi
mancherete ç.ç
Se
non si capiscono i dialoghi, ditemelo vi prego. Io, sapendo
già la storia, non ho un occhio molto obbiettivo. Quindi, se
come Hiashi vi confondente tra chi è Gai e tra chi
è Neji, non preoccupatevi, non state impiccando nessuno, ma
sono solo io che ho scritto male.
Per
DarkShadowShyra mi dispiace, domenica non ce l'ho fatta, ma spero che
questo capitolo possa comuque esserti un pò di sollievo in
questa settimana e farti dimenticare un pò lo stess ;)
A presto cari lettori!
Dryas
|
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Capitolo 30 *** Giustizia ***
TRENTESIMO CAPITOLO
-Giustizia-
Rock Lee tremava da
capo a piedi. Rabbia, frustrazione, paura, tutti sentimenti che
nacquero in lui in un breve istante e che lo investirono come un fiume
in piena. Non poteva stare fermo, non doveva.
-Si sposti!-
gridò ad Hiashi, frapposto fra lui, Gai e l’unica
possibilità di salvarlo.
Non ottenne risposta.
L’uomo era completamente assorto a guardare Neji, a
osservarlo divertito. Non gli importava se un uomo innocente stava
morendo alle sue spalle.
Lee ripartì
all’attacco.
Tutti gli shuriken che
lanciò vennero intercettati e il suo attacco frontale ad
Hiashi fallì. Lo rispedì indietro, impedendogli
di avvicinarsi anche solo di un passo. Ma non si diede per vinto, non
era disposto a rinunciare tanto facilmente.
-Non riuscirai mai a
salvarlo- gli disse Hiashi mentre si preparava a riceve il pugno di
Lee.
Lo parò con
il palmo di una mano e tenne testa anche a tutti gli altri attacchi con
grande facilità. La loro potenza, però, aumentava
più il tempo passava e presto attorno ai suoi occhi
comparvero le vene del Byakugan. Come se non le avesse viste, Lee
continuò imperterrito il suo assalto. Non sapeva, o non
voleva sapere, che il colpo mortale stava per arrivare.
La mano di Hiashi
scattò in avanti. Le dita irrigidite per sferrare un unico
colpo secco superarono le braccia di Lee, uniche sue difese, e si
diressero al cuore. Quando Lee capì era già
troppo tardi. Si rese conto del pericolo quando vide la mano di Neji,
ormai libero dalle sembianze di Gai, afferrare con una presa salda e
irremovibile il polso di Hiashi. Pochi centimetri separavano il suo
cuore dalle dita che l’avrebbero ucciso.
-Finalmente ti sei
messo in gioco- commentò compiaciuto Hiashi -cominciavo a
pensare che li avresti lasciati morire davvero-
Rock Lee
guardò stupefatto Neji. Il suo sguardo poteva uccidere, ma
non era lo sguardo di un assassino. Era il suo stesso sguardo.
-Lee- il solo fatto
che lo chiamò gli fece capire quali erano le sue intenzioni.
Rapidamente si
allontanò da Hiashi, mentre Neji lo sostituiva nel
combattimento corpo a corpo. Il suo compito era di salvare Gai. Subito
spostò lo sguardo verso di lui e vide che i suoi movimenti
erano più lenti e affaticati. Passò solo un
attimo da quando le braccia gli caddero lungo i fianchi e smise di
muoversi.
-Gai!-
gridò, correndo a liberarlo.
Ora non aveva
più alcun ostacolo, ma forse era arrivato troppo tardi.
Lanciò l’ennesimo shuriken, che andò a
buon fine. La corda si taglio e il corpo di Gai fu libero di cadere.
Lee lo afferrò al volo e lo posò a terra.
-Sensei!-
urlò di nuovo a quel volto pallido.
Con le mani tremanti
sciolse la corda attorno al suo collo lesionato, per permettergli di
respirare. Rimase a guardarlo per un istante, come se si aspettasse che
ricominciasse a muoversi, ma non accadde.
-Sensei, si svegli!-
Tastò prima
il polso, ma non sentì nessuna pulsazione. Pensò
di aver sbagliato, non era mai stato pratico di quelle cose. Lo
cercò di nuovo, ma più continuava più
si allarmava e le sue speranze svanivano. Non c’era polso.
Provò
allora a sentire il respiro. Il petto era apparentemente immobile e a
quella considerazione si lasciò sfuggire un lamento di
dolore. Non poteva essere davvero morto e intanto continuava a
chiamarlo, a parlargli, nel tentativo di attirare la sua attenzione.
-Se solo ci fosse
Tenten!-
Si lasciò
sfuggire e in quel momento si ricordò le parole che la
compagna aveva detto durante un corso di primo soccorso
all‘accademia: “il naso, Lee, ricordati del naso
se, come è facile che succeda, vai in panico“. Se
non sentiva aria uscire, significava che non c’era proprio
più niente da fare. Con timore, Lee spostò la
mano sotto le narici di Gai e attese.
Quando il suo cervello
gli disse che sulla pelle ruvida dei suoi palmi c’era
dell’aria tiepida, avrebbe voluto urlare per la gioia.
Subito si
voltò indietro a cercare l’attenzione di Neji.
Lo vide di fronte a
Hiashi, entrambi in posizione da combattimento. Avevano la stessa posa
e la stessa corporatura, tanto simile da sembrare padre e figlio.
Eppure erano così diversi.
-Sai che morirai-
disse Hiashi -sei completamente in mio controllo, non hai alcuna
possibilità di uscirne vivo. Non credi che
l‘impiccagione sarebbe stato un modo migliore per andarsene?-
-Il mio unico scopo
è sempre stato quello di battermi con te- rispose Neji -non
mi importa se morirò, sarà per una causa giusta.
Ma tu sei così vigliacco da usare simili mezzi per
sconfiggermi? Hai paura di non riuscire a battermi se non usi il
sigillo, zio?-
Hiashi rise.
-Quindi è
un combattimento equo quello che vuoi. Bene, farò in modo di
accontentare il tuo ultimo desiderio. Poi penserò agli altri-
-Gai e Lee sono stati
solo dei burattini nelle mie mani- precisò Neji -non sono
coinvolti in questa storia. Lo stupido sei stato tu, non li hai tenuti
dalla tua parte. Potrebbero tornarti utili fra poco, chi può
dirlo-
-Utili? Non credo
proprio. Basteranno le mie sole forze per sconfiggerti-
A quel punto
partì all’attacco, ma Neji non gli andò
in contro: lanciò un lacrimogeno. Una nuvola bianca avvolse
il suo avversario ed era certo che in questo modo i suoi occhi
sarebbero stati chiusi per qualche secondo. Ne approfittò
per raggiungere Lee.
-Come sta?- chiese
riferendosi a Gai con tono preoccupato.
-Respira- rispose
semplicemente Lee -è ancora vivo-
-Mettilo al sicuro,
dentro il palazzo. Poi corri a cercare un medico- elencò
rapidamente –forse possiamo ancora fare in modo che Hiashi
creda nella vostra innocenza, ma andatevene il prima possibile. Qui ci
penso io-
-Da solo? Ma Neji, non
puoi … -
-Fa come ti ho detto-
Senza perdere tempo si
allontanò dai due. Attivò il Byakugan appena in
tempo per rendersi conto che il lacrimogeno stava finendo il suo
effetto. Alle sue spalle vide Lee sollevare Gai e correre
all’interno del palazzo. Una questione era sistemata, ora
poteva concentrarsi sul duello.
Partì
all’attacco.
Sentiva i suoi muscoli
assecondare ogni movimento, ogni contrazione. La forza scorreva in
tutto il suo corpo e unita con la volontà della sua mente,
lo fecero sentire invincibile. Era libero, finalmente.
A ogni colpo che
assestava seguiva una scarica di adrenalina dovuta a quella sensazione
di libertà che non sentiva più da anni. Hiashi
era agile, ma lui lo era di più e stava vincendo. Non ci
mise molto a capirlo nemmeno il suo avversario.
Vide la rabbia
dipingersi sul suo volto. Il timore di perdere era ora diventato
realtà. Neji, invece, trovava energia in ogni ricordo, dalla
morte di suo padre alla tristezza di Hinata.
Non stava combattendo
da solo e, senza accorgersene, pensò che Tenten sarebbe
stata fiera di lui. Non stava combattendo per ucciderlo, non gli
avrebbe dato quella soddisfazione, ma stava combattendo solo per
sconfiggerlo, per ristabilire l’ordine esatto delle cose, la
verità e la giustizia.
Solo così
avrebbe riavuto la sua vita.
E in quel momento,
proprio quando era al massimo della sua forza fisica e mentale,
sentì un dolore lancinante colpirgli la testa. Sapeva bene
di cosa si trattava, l’aveva già provato altre
volte.
Cadde a terra, in
ginocchio, incapace di sostenere quella sofferenza.
-Vigliacco!-
gridò in preda alla rabbia.
Mentre era piegato in
due, con la testa tra le mani, vide Hiashi avvicinarsi di qualche passo.
-Non vedo cosa mi
impedisca di usare tutti i mezzi che ho per vincere- si difese -sei
stato tu l’ingenuo a credere alle mie parole-
-Hai paura di me, come
avevi paura di mio padre!- continuò Neji -perché
tu hai perso!-
-Vogliamo vedere chi
ha perso davvero?-
Le fitte si
intensificarono, tanto che a Neji sembrò che la sua testa
stesse per esplodere da un momento all’altro. Stava morendo,
lo sapeva e non desiderava altro che quella tortura finisse.
Quando finalmente
cessò, tutto d’un colpo, si lasciò
cadere a terra. Attorno a lui c’era solo buio, la sua mente
non esisteva più. Era come se stesse dormendo.
Si sarebbe convinto di
essere davvero morto se il suono del suo respiro affannoso non
l’avesse distratto. Pian piano sentì tornare a
sé la capacità di muovere i muscoli a suo
piacimento e si rilassò emettendo un sospiro. Quando
aprì gli occhi, la vista era ancora sfuocata mentre alle sue
orecchie arrivavano suoni confusi di cui non sapeva dare una
spiegazione.
-Ehi, Neji! Stai
bene?-
Una voce familiare lo
accolse di nuovo nel mondo reale. Una voce che, però, non
doveva esserci. Velocemente cercò di individuarne il
proprietario.
-Ti avevo detto di
andartene Lee- cercò di rimproverarlo -devi starne fuori-
-Non questa volta-
rispose l’altro.
Poi si
sentì sollevare. Le mani del ragazzo lo afferrarono per le
braccia e lo costrinsero a stare in piedi. Barcollando per qualche
istante, ritrovò l’equilibrio e lentamente le
forze cominciarono a tornargli.
-Hai subito un bel
colpo. Pensavo di essere arrivato troppo tardi. Ma tu sei Neji Hyuga,
non è vero?-
-E tu sei un idiota-
ribatté alterato l’altro -ora farà
fuori anche te. Bravo, mi complimento, ero riuscito a salvarti la
pelle, adesso guarda che hai combinato-
-E’ inutile
che urli, non cambierò idea. Io questa volta combatto
insieme a te- si impuntò Lee -la morte non spaventa quei
giovani grintosi ed energici come me e te! Specialmente se combattono
per una buona causa!-
-Gai morirà
se non vai a cercare un medico, esaltato di un ninja!-
-Non preoccuparti, il
sensei è abbastanza forte da resistere- fu la sua sbrigativa
risposta -concentriamoci su Hiashi, ora-
-Ne sei certo, Lee?-
-Più che
certo!- esclamò pieno di determinazione -siamo una squadra,
Neji. Uno per tutti, tutti per uno!-
....Chiedo
venia per il ritardo, Dryas
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Capitolo 31 *** Libertà ***
TRENTUNESIMO
CAPITOLO
-Libertà-
Di fronte a loro
Hiashi sorrideva divertito. Non aveva ucciso Neji per un soffio e ora
gli sarebbe risultato più difficile provarci. Il ruolo di
Rock Lee era di impedirgli di attivare il sigillo, mentre Neji
l’avrebbe sconfitto con le abilità degli Hyuga. Un
piano semplice e scontato, ma c’era bisogno di trovare una
soluzione alternativa: bastava eliminare l’unico ostacolo che
si frapponeva al suo obbiettivo.
-Un ammutinamento-
disse Hiashi, osservando con attenzione i due ragazzi di fronte a lui
-ho sempre amato i tradimenti-
Lo scontro
ricominciò. Come previsto, fu Lee ad attaccare per primo in
modo da permettere a Neji, che lo seguì subito dopo, di
trovare un punto scoperto. L’allievo prediletto di Gai era
estremamente rapido, teneva testa a tutti i colpi di Hiashi. La sua
agilità superava quella di Neji e nelle arti marziali non
aveva rivali. Questa superiorità, però, non
innervosì Hiashi: aveva imparato la pazienza che le tecniche
Hyuga richiedono e l’esperienza gli aveva insegnato che
nessun guerriero è perfetto.
Non erano molti gli
attacchi che portava avanti, tanto che all’apparenza sembrava
in svantaggio, ma quei pochi erano precisi e mirati, quasi invisibili
agli occhi di un normale ninja.
-Lee, stai attento. Ti
sta chiudendo i punti del braccio destro- lo avvertì Neji,
cercando poi di mandare a segno un suo colpo.
-Cosa?!- chiese con
stupore il compagno, ma Hiashi era già pronto a sferrare
l’ultimo attacco, quello che avrebbe messo fuori uso il
braccio di Lee e quindi Lee stesso.
Fu Neji a fermalo
frapponendosi tra loro. Così facendo però rimase
scoperto. Il suo avversario non stava aspettando altro che quel banale
errore: colpì Neji all’addome, costringendolo a
piegarsi in due per il dolore, per poi mandarlo a terra qualche metro
più avanti con un calcio al fianco destro. Non si
rialzò e Lee rimase solo.
Neji non aveva dubbi:
Hiashi l’avrebbe ucciso. Si portò una mano al
fianco ferito, sentendo un dolore lancinante alle costole. Erano rotte,
ma cercò lo stesso di rialzarsi, ignorando le fitte e
sollevandosi sulle braccia con tutte le forze che gli rimanevano.
Doveva proteggerlo,
doveva salvarlo, ma quando stava per rimettersi faticosamente in piedi
fu scaraventato a terra una seconda volta. Qualcosa di pesante lo
colpì, senza che avesse il tempo di capire di cosa si
trattasse. Il suo primo pensiero fu che Hiashi gli avesse lanciato
addosso Lee, ma si rese conto che le sue fattezze erano troppo grandi
per essere quelle del corpo che si ritrovò ad avere sul
proprio. Riaprì gli occhi, giusto in tempo per
vedere una testa castana sfioragli pericolosamente il naso. Fu
costretto a richiuderli un secondo dopo e a trattenere un gemito di
dolore nell’attimo in cui lo sconosciuto sfruttò
il suo addome come appoggio per rialzarsi.
-Che diavolo
…?-
-Alzati!-
Si rivolgeva a lui,
quella voce di donna, ma pensò di aver avuto
un’allucinazione. La mente gli faceva brutti scherzi, il
dolore e la stanchezza fisica gli confondevano i sensi. Non poteva
essere lei, perché lei se n’era andata. Doveva
esserci un’altra spiegazione, si disse.
Cercare di convincersi
fu tutto inutile. Si accorse di non essersi mai rassegnato, di non aver
mai accettato il fatto che l’avesse lasciato, anche se era
stato lui a chiederglielo. Quel tormento, che sperava di placare
accettando il suo destino, non se n’era mai andato
perché in ogni momento aspettava di sentire la sua voce
chiamarlo per nome.
In
quell’istante si rese conto di sperare.
Si alzò con
decisione: doveva vederla.
Il suo sguardo fu
catturato dalla figura snella che insieme a Lee si accaniva contro
Hiashi: inconfondibilmente, era Tenten. Una miriade di domande gli
bombardarono la mente, che non trovava una spiegazione logica per la
sua presenza, ma le zittì tutte per concentrarsi a
guardarla.
Sorrise quando vide
Hiashi rivolgerle occhiate irritate: non riusciva a colpirla nei punti
strategici e i suoi colpi andavano di continuo a vuoto.
Ricordò l’allenamento dei mesi precedenti quando
le aveva insegnato ad evitare che tutto il flusso di chakra le venisse
chiuso e fu fiero nel vedere con quanta abilità metteva in
pratica i suoi insegnamenti.
Lee, invece, sembrava
non sentire la stanchezza: la sua tenacia vinceva di gran lunga sulla
fatica fisica e la sincronia che aveva con la compagna di squadra gli
fece desiderare di essere al loro fianco. In quello stesso
momento Tenten lo guardò, e si capirono
all’istante: da sola non ce l’avrebbe mai fatta a
impedire che Hiashi continuasse a chiudere le fonti di chakra di Lee. A
quel punto Neji rientrò in gioco.
Bastò un
solo contatto visivo di una frazione di secondo, un solo impercettibile
cenno e si mise a correre. Vide Tenten fronteggiare apertamente e
sfrontatamente le pericolose mani di Hiashi, mentre Rock Lee puntava a
indebolirlo sul piano fisico con foga crescente. Confuso, indispettito
e assolutamente impreparato a un attacco così massiccio, il
capo clan Hyuga si lasciò sopraffare dalla rabbia e
dall’odio.
Un colpo al petto,
potente e concentrato, fermò la sua lotta. Sbatté
le palpebre degli occhi bianchi, la cui cornice di vene stava sparendo,
incredulo. Neji lo fissava tenendo ancora il braccio teso verso di lui,
con un’espressione calma e ferma. Niente sorrisi, niente
rabbia, niente odio.
-Tu … -
riuscì solo a dire con disprezzo.
-Sei cieco- gli disse
Neji -lo sei sempre stato, zio. Ora avrò finalmente
giustizia-
Hiashi si
accasciò a terra. Era bastato chiudere un solo punto: quello
vicino al cuore. In questo modo non sarebbe più stato in
grado di affrontare uno sforzo fisico che richiedesse più
energia del respirare. Se l’avesse fatto, il suo cuore
avrebbe ceduto, perché non sarebbe stato in grado di
adattarsi alle nuove richieste del suo corpo. La fatica che aveva
accumulato fino a quel momento sarebbe bastata a tenerlo fuori gioco
per un bel po’ di ore.
Rock Lee non perse un
attimo di tempo e si assicurò che non potesse avere
possibilità di fuga. Mani e piedi furono legati, anche se
c’era la certezza che non avrebbe avuto chakra a disposizione
per un bel pezzo.
Nel frattempo Tenten
si era avvicinata a Neji. Quest’ultimo rimase immobile come
una statua, sul viso un’espressione seria e pensierosa.
-Sei libero- gli disse
Tenten con un sorriso di sincera gioia.
-Sei tornata- le disse
fissandola dritta negli occhi, come se volesse trovare le risposte nel
suo sguardo.
-Non me ne sono mai
veramente andata- rispose -mi dispiace non avertelo spiegato, ma hai un
caratteraccio ed era necessario che io tornassi a Konoha-
-Konoha?-
-Sanno tutto- aggiunse
subito Tenten -mi hanno creduto, o meglio, ti hanno creduto. In questo
momento stanno venendo a tirarti fuori da qui e a catturare il vero
colpevole. Io li ho solo anticipati di qualche ora. Ho avuto paura che
se te l’avessi detto chiaramente non mi avresti mai lasciata
andare-
-No, non avrei voluto
che tu te ne andassi- rispose Neji con sincerità -ma non ero
in grado di fermarti fisicamente e tentare di convincerti con le parole
è fuori discussione, avresti finito solo per farmi
innervosire come al solito. Quindi te ne saresti andata in ogni caso-
Tenten rise e anche
Neji si concesse un sorriso.
-Mi avresti lasciata
libera di scegliere allora- gli disse -se l’avessi saputo
… -
-L’importante
è che tu ora sia qui-
-Ragazzi!- Rock Lee
allargò le braccia, mettendone una sulle spalle di Neji e
l’altra su quelle di Tenten -siamo o non siamo la migliore
squadra ninja in circolazione? Nelle nostre vene scorre il fuoco, fuoco
vivo!-
-Lee, ti sei
appoggiato a noi perché non riesci più a stare in
piedi- commentò acidamente Neji.
-Hiashi ti chiudeva i
punti di chakra come sei li avesse disegnati prima con un pennarello-
commentò Tenten -invece di tirare pugni in continuazione al
suo naso, avresti dovuto pensare un po’ più a te
stesso-
-Le mie gambe sono
molli come spaghetti- ammise Lee sconsolato -e le mie braccia sono
morbide caramelle mentre la mia testa è pesante come una
ciotola di ramen a mezzanotte-
-Credo che abbia anche
fame- disse Tenten a Neji.
-Sei diventato un
piagnucolone- aggiunse quest’ultimo, afferrandolo
però per un braccio e sistemandolo meglio sulla sua spalla
–immagina cosa direbbe ora Gai-
-Il maestro Gai!-
esclamò Lee, animato da nuova energia -devo andare a vedere
come sta!-
Detto questo,
abbandonò i suoi comodi e utili sostegni e si
avviò correndo verso il palazzo. Prima di entrare,
però, si voltò e sventolando una mano
attirò di nuovo la loro attenzione.
-Ottimo lavoro!-
gridò, mettendosi in posa e sfoggiando un deciso pollice
all’insù.
Sparì,
lasciando Tenten che ancora rideva e Neji che scuoteva la testa.
-Ora non ci resta che
aspettare- disse Tenten mettendosi a camminare -ormai staranno per
arrivare. Tornerai a Konoha con noi vero?-
Neji le
lanciò uno sguardo poco convinto. Aveva sempre avuto le idee
chiare sul Villaggio della Foglia, ma non aveva mai pensato a dove
sarebbe andato dopo essersi scontrato con Hiashi. Non aveva una casa,
non aveva un posto in cui tornare o una famiglia pronta ad accoglierlo.
Era solo.
-Potresti tornare a
far parte della squadra- continuò Tenten -ricomincerai la
tua vita da ninja, ci alleneremo fino allo stremo e andremo in missione
insieme. Tutto tornerà normale-
-Normale?- chiese
Neji, a cui quella parola non era mai piaciuta. Forse perché
non aveva mai creduto che per lui ci sarebbe stata
un’esistenza normale, e nemmeno in quel momento gli sembrava
possibile averla.
-Beh, normale per
quanto le nostre risorse ci permettono: Rock Lee e Gai spostano la
bilancia nettamente a favore dell’anormalità e tu
fai la tua parte, eh, non ti si può certo definire un tipo
ordinario che la mattina beve il caffè leggendo il giornale.
Per fortuna ci sono io che riporto i piatti all‘equilibrio-
-A me piace il
cafè- disse Neji.
-E immagino tu sappia
anche leggere-
Tenten si mise di
fronte a lui, con un leggero sorriso in volto. Lo guardava come se non
credesse che fosse davvero lui quello davanti ai suoi occhi.
Aspettarono qualche secondo e si guardarono a vicenda senza dirsi
niente, pensando a quanto tempo, fatica e incomprensioni c'erano voluti perchè arrivassero fin lì.
-E’ davvero
finita?- gli chiese Tenten.
-Credo proprio di
sì-
-Niente più
sigilli, niente più segreti, niente più zii tra i
piedi?-
-No, basta, solo
… - si fermò.
-Solo?-
Neji non aggiunse
altro, ma allungò una mano verso la sua. La
afferrò e Tenten fu costretta ad avvicinarsi a lui per poter
seguire i suoi movimenti. Appoggiandosi al suo petto,
abbassò con imbarazzo gli occhi, al contrario di Neji, che
non glie li staccava di dosso.
-Solo tu che diventi
rossa ogni volta che ti sono vicino-
Le labbra di Neji
toccarono quelle nascoste di Tenten con un bacio delicato ma non
timido, e senza permettere che quel contatto svanisse ripeté
il gesto. Questa volta premette con maggior intensità e
portò una mano al capo di Tenten, facendo scorrere le dita
tra i suoi capelli. Lei allora sollevò il viso e si
alzò sulle punte dei piedi, cercando la sua bocca con lo
stesso desiderio e portando le braccia attorno al suo collo. Il
contatto tra i loro corpi li fece avvicinare ancora di più ed
entrambi smisero di pensare: con gli occhi chiusi al mondo sentivano
solo le loro emozioni, trasformate in un bacio sognato e destinato.
Fine
Dopo
quasi quattro anni si conclude “Under the Rose”.
Ammetto che la malinconia c’è, ma
c’è anche tanta soddisfazione: ho amato questa
storia come nessun’altra e sono felice di aver messo
finalmente una fine.
Ringrazio
tutti quelli che hanno lasciato una recensione, dandomi così
incoraggiamento, e tutti quelli che hanno anche solo continuato a
leggere.
Spero
che questo capitolo vi soddisfi. Io non sono mai riuscita ad andare
oltre a questo punto, quindi lascio a voi la libertà di
immaginare cosa succederà dopo il ritorno di Neji a Konoha.
Sbizzarritevi!
Vado
a spuntare la voce “conclusa” sulla pagina di
questa FF, con la speranza di risentirci presto, magari su altre
storie. Con tanto affetto,
Dryas
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