Would you destroy something perfect in order to make it beautiful?

di Red Rope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo+First Chap: The Future is Bulletproof, the Aftermath is Secondary. ***
Capitolo 2: *** Second Chapter ***
Capitolo 3: *** Third Chapter ***
Capitolo 4: *** Fourth Chapter ***
Capitolo 5: *** Fifth Chapter: A Traffic Report. ***
Capitolo 6: *** Sixth Chapter: The Honly Hope For Me Is You. ***
Capitolo 7: *** Seventh Chapter ***
Capitolo 8: *** Eighth Chapter ***
Capitolo 9: *** Ninth Chapter+Epilogue: The Light Behind Your Eyes ***



Capitolo 1
*** Prologo+First Chap: The Future is Bulletproof, the Aftermath is Secondary. ***


the future is bulletproof
the aftermath is secondary
it's time to do it now and do it loud

 

Apro gli occhi e osservo il soffitto. Bianco. Mi alzo.
Mi vesto.
Vado in bagno.
Faccio colazione.
La stessa routine.
Guardo il flaconcino di pillole della Better Living che sta sul tavolo bianco, vicino alla tazza bianca di latte, e al piatto bianco con il pane e marmellata. Il flaconcino vuoto.

Ho rotto la routine.
Improvvisamente mi alzo, gettando tutto a terra, e corro in camera, dove prendo un barattolo di vernice da sotto il letto: ci infilo le mani dentro, fino ai polsi e inizio a imbrattarmi in vestiti di tinta verde.
Tutto diventa improvvisamente una tela bianca ai miei occhi, una di quelle tele che prima della venuta della BL/ind ero solita dipingere all'Accademia.
Mi passo le mani tra i capelli corti, e infilando di continuo le dita nel barattolo inizio a tracciare segni ovunque sui muri, sul tavolo, sulle porte, le finestre. E poi lo lancio, lancio il barattolo e la tinta cade ovunque; ne raccolgo un po' con le dita e dipingo gli obiettivi delle telecamere che ci sono per casa.
Ho distrutto la routine, e devo andarmene.

***

Non so dove avessi trovato la forza, la volontà di farlo. Forse vedere i Killjoy schizzare fuori città a tutta velocità aveva risvegliato in me qualcosa, i loro colori accecanti mi avevano ricordato un passato che non mi apparteneva più.
La sera prima avevo gettato il contenuto del flacone nel cesso, ed ero andata a dormire; dopo anni avevo fatto un sogno, un fottutissimo sogno dove correvo, correvo, correvo, e c'erano colori ovunque, e potevo disegnare cosa volevo dovunque volessi, senza paura di niente. La mattina l'avevo fatto, avevo spezzato il cerchio e dovevo scappare, di conseguenza. Sapevo che a breve sarebbero arrivati i Draculoidi, delle telecamere che improvvisamente diventano verdi destano quasi sicuramente dei sospetti. Anzi, potrei togliere quel “quasi”. Ma non potevo permettermi di essere catturata, non ora, assolutamente!
Così mi sono messa un cappello bianco e un impermeabile dello stesso colore, per nascondere i vestiti e i capelli pieni di tinta, e sono uscita.
Sapevo che Martha mi stava aspettando appena fuori dal tunnel. Era riuscita a contattarmi quasi per miracolo la sera precedente, appena era riuscita a percepire le mie onde cerebrali libere da quella merda delle pillore della BL/ind: Martha aveva dei poteri psichici molto forti, ed era telepatica, roba da non credere, se non fosse che era la mia migliore amica da una vita, ed era riuscita a scappare appena prima che tutti diventassero degli automi.
Uscii di casa, e scesi per strada, guardandomi attorno; strano che i Draculoidi non fossero già lì. Oltre a me, per strada non c'era nessuno, del resto erano le tre del mattino: chi vuoi che vada a giro a quest'ora – a parte qualcuno che sta scappando? Meglio così, comunque.
Arrivai alla mia auto senza intoppi, e iniziai a guidare verso il tunnel che portava fuori Battery City.
Tutto troppo semplice, troppo tranquillo.
Fossi stata zitta: nemmeno il tempo di pensarlo, che erano lì. Appena imboccai il tunnel, una macchina dei Draculoidi spuntò dietro la mia.
Pigiai sull'acceleratore, e sfrecciai via. O meglio. Fece forse cinquecento metri in avanti ad una velocità pazzesca per poi decelerare fino a fermarsi e spegnersi definitivamente.
Merda, occhei?
Bene, macchina, mi hai abbandonata e tradita, sei solo una venduta alla BL/ind, ma io non ho intenzione di farmi prendere, quindi...
Aprii la portiera e scesi ad una velocità folle, correndo a rotta di collo verso la fine del tunnel, consapevole di essere in netto svantaggio: io a piedi, loro in auto. E disarmata, tra le altre cose.
Mancavano pochi metri, i polmoni mi scoppiavano, il mio fisico non era più abituato allo sforzo, e li sentivo sempre più vicini.
Delle mani mi afferrarono e mi tirarono via dalla strada; il mio primo istinto fu quello di gridare, dimenarmi, liberarmi. Ma poi sentii quella voce.
Dio, Jill! Fermati e sali sul camion, presto!”
Oh, Martha, solo in quel momento mi resi conto di quanto tu mi sia mancata. Mi voltai, e salii sul camioncino azzurro. “Dai, Zack, fa' muovere questo catorcio e andiamocene!” le sentii dire. Mi sdraiai sul pavimento del mezzo, e respirai, mentre la testa mi girava enormemente; gli occhi grandi e celesti di Martha mi guardarono, e mi sorrise.
E' bello rivederti, Jill” disse con una punta di nostalgia. La fissai, riconoscevo tutto di lei, i boccoloni rossicci, che ora aveva riempito di ciocche tinte di nero, le efelidi su tutto il viso e il collo sottile.
Anche per me, Martha, anche per me” le risposi, sorridendole a mia volta, mentre il mio cuore smetteva di battere all'impazzata e ricominciavo a sentire l'ossigeno arrivarmi al cervello. Maledetta auto, e maledetta corsa.
Rimanemmo in silenzio per quasi tutto il viaggio; alla giuda c'era un ragazzo giovane, forse vent'anni, con i capelli di un verde acceso e gli occhiali da sole sul naso. Non spiccicò parola nemmeno una volta.
Jill, che ne diresti di andare a prendere qualcosa di migliore di quei panni incolori che hai tentato di devastare?”. La guardai: non ricordavo assolutamente di avere ancora addosso quella roba, quindi annuii.
Zack, andiamo al Mercato, allora” disse, rivolgendosi al ragazzo. Lo vidi voltare la testa indietro, di poco, e poi tornare a guardare la strada. Aveva un'aria davvero antipatica.
Dovevamo aver viaggiato veramente tanto, perché quando uscii dal camioncino il sole era già alto nel cielo, e il mio stomaco reclamava del cibo. Ci eravamo fermati davanti ad una piccola costruzione in legno, e io non riuscivo a capire come potesse essere un mercato. Guardai Martha, interrogativa.
“Seguimi” disse raggiante. Posai l'impermeabile e il cappello dentro il camioncino, e mi voltai verso di lei, che aprì la porticina della costruzione, e mi fece entrare in un piccolo spazio angusto. Spingendomi verso una delle pareti, aprii una botola nel terreno, da cui partivano delle scaline che scendevano in un corridoietto fiocamente illuminato, e mi fece segno di iniziare a scendere: ancora una volta le rivolsi uno sguardo confuso, ma feci come aveva detto. La sentii che mi seguiva e si richiudeva la botola alle spalle, poi mi venne vicino e mi sorpassò. “Dai, andiamo, Jill!” fece, come se stessimo andando a fare una passeggiata in qualche parco. Era sempre la solita solare Martha.
Percorremmo il corridoio, illuminato da lampadine che andavano ad intermittenza. Ci fermammo solo davanti ad una porta di ferro, rugginosa. Martha la aprì, e quello che mi si presentò davanti aveva ben poco a che vedere con tutto ciò che mai avrei potuto immaginare: un'enorme stanza dal soffitto altissimo era stata scavata nella terra; sul fondo si trovavano innumerevoli baracche di lamiera, e una grandissima quantità di persone si muoveva tra di esse, con borse di stoffa cariche di roba in mano. Lungo tutte le pareti correvano delle passerelle di metallo, su diversi livelli, che si univano da un estremo all'altro attraverso altre passerelle che andavano tutte verso un centro unico, dove una lunga scala a chiocciola partiva dal piano più alto e arrivava ai livelli più bassi. Le passerelle servivano da accesso a varie nicchie che dovevano essere a loro volta delle specie di negozi, a giudicare dalle insegne. Era un posto veramente caotico, e si capiva anche da quell'architettura intrigata.
Io e Martha eravamo sbucate al quinto livello, il più alto. Si voltò verso di me, raggiante.
Benvenuta al Mercato Nero!” disse.  

 


Angolo dell'autrice
 
Cari miei! Allora, è la prima volta che mi cimento seriamente in una fanc fiction, preferisco di gran lunga le originali, MA SENTIVO IL BISOGNO MATERIALE DI SCRIVERE QUALCOSA SUI KILLJOY. Quindi abbiate pietà di me e della mia mente malata :3
 
Disclaimer: I MCR non mi appartengono, non li conosco neppure (sigh!), e non scrivo a scopo di lucro!

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Capitolo 2
*** Second Chapter ***


Guardavo la California scorrere fuori dal finestrino del camioncino azzurro, ripensando a cosa era successo fino a quel momento: il mio risveglio, la fuga e il Mercato. E Martha nuovamente al mio fianco, che era la cosa più importante. Mi voltai a osservarla mentre guidava, guardai le sue mani piccole strette attorno al volante, gli occhi concentrati sulla strada, la sigaretta stretta tra le labbra sottili. Non era cambiata per nulla in tutti questi anni, era solo più trascurata a causa della vita da Killjoy, e aveva i capelli polverosi e arruffati; pensai che anch'io avrei avuto un aspetto trasandato nel giro di qualche giorno. Strinsi il blocco da disegno a me, mentre tornavo a guardare la strada.
Lo avevo comprato al Mercato Nero con i soldi che ero riuscita a portarmi via da Battery City, insieme ad una penna e qualche pacchetto di sigarette – senza più l'effetto delle pillole avevo ricominciato a sentire molti bisogni della mia precedente vita, come fumare. Martha, a parte comprare ricariche per la sua pistola a raggi, e qualche pacchetto per sé, era riuscita a recuperare dei vestiti per me: anfibi scuri della misura giusta, sicuramente di seconda – ma anche di terza o quarta – mano a giudicare dalla polvere e da come erano comodi, dei pantaloni color senape e una t-shirt bianca, con un grosso ragno nero con la saetta sull'addome stampato sopra. Sempre meglio di quegli odiosi vestiti bianchi della BL/ind. Tutto aveva dei prezzi esorbitanti, a causa dei pericoli che la merce trovava per arrivare lì.
Girammo a lungo dentro il Mercato, mangiando anche un paio di pagnotte che Martha aveva recuperato a poco, e raccontandoci varie cose: lo scorso anno era tornata in America da Parigi, e subito si era recata da Dr. Death Defying, che era un vecchio amico di famiglia, e adesso lavorava con lui, Zack e il fratello di Zack, Ricky; a quanto pare tutto ciò che facevano era raccogliere informazioni per lui, che dirigeva la radio, trovare vinili da mettere, e aiutare la banda di Party Poison. Sembrava interessante come lavoro, e Martha pensava che avrei potuto aiutarli. Mi attirava l'idea di conoscere Party Poison e i suoi, sapevo che erano quelli che avevo visto sfrecciare fuori da Battery City due giorni prima: nessun'altro Killjoy aveva il coraggio di entrare direttamente in città e fare tutto quel casino, solo loro erano così pazzi da fare le cose in modo eclatante ogni singola volta e non venir mai presi.
Davvero ti piacerebbe conoscerli?” mi chiese Martha.
Beh, sì” risposi, guardandola sospettosa. “Visto che comunque lavorerò per Dr. D...e poi sono loro ad avermi riportato alla realtà, in un qualche modo”
Allora vieni, seguimi!”. Mi prese la mano e mi trascinò in mezzo alla gente che girava per il Mercato. Ci fermammo solo arrivati davanti ad una baracca che vendeva colori; c'erano tubetti di tempere mezzi vuoti ovunque, e pennelli spelacchiati, acquerelli, matite già un po' consumate: era un tripudio di colori dappertutto, e tutto sapeva di vissuto.
Questo è il negozio preferito da Party, e vedrai che da un momento all'altro arriveranno Jet Star e Kobra Kid a comprargli nuovi colori” disse sorridente. Il proprietario ci guardò, e sorrise a sua volta a Martha.
Vedo che sei riuscita a trovare ciò che avevi perduto, Shiny” disse indicandomi con la pipa che teneva in bocca. Era un uomo anziano, seduto su un panchetto, e vestito come gli indios, con pantaloni marroncini e un poncho di lana a righe.
Certo, Agua Limpia, dopo tanto tempo ci sono riuscita”. Martha aveva un sorriso largo sul volto, un sorriso vero di felicità, non il sorriso che aveva avuto fino a quel momento – non che quello che aveva prima fosse stato finto, solo era diverso.
Aspettammo qualche minuto, poi iniziò ad avvicinarsi un ragazzo castano, con grossi capelli ricci, un naso camuso e un paio di Ray Ban scuri. Aveva una pistola a raggi blu alla cintura, e una busta in mano, vistosamente piena di barattoli di cibo in scatola e munizioni per le armi. Cominciò a guardare in silenzio i vari colori, cercando sicuramente quelli che Party gli aveva chiesto di prendere, ed era talmente concentrato nello scegliere quelli giusti che non si accorse di me e Martha che ci avvicinavamo a lui.
Oggi quel matto di Kobra non è venuto a darti una mano nelle compere?”
Jet Star sobbalzò, sentendosi interpellato, e si voltò, sorridendo a Martha.
Shiny Sun!”
E' bello rivedersi ogni tanto, l'ultima volta stavate correndo a tutta velocità fuori Battery City e non mi sembrava proprio il momento per intraprendere una cordiale conversazione!”
Jet Star rise a quelle parole, scuotendo i capelli enormi, poi si voltò verso di me, guardandomi da capo a piedi. “Lei deve essere la tua famosa amica” disse. Com'è che tutti mi conoscevano? Martha parlava così tanto di me? Mi guardò da dietro gli occhiali, inclinando la testa e sorridendo. “Piacere di conoscerti” esclamò, porgendomi la mano; la strinsi, farfugliando un “Piacere mio” appena biascicato.
Beh, Jet, mi dispiace ma dobbiamo lasciarti ai colori per Party Poison” disse Martha, prendendo la mia mano. “Noi dobbiamo andare, prima che Weightless ci dia per disperse”.
Stasera passate dal Diner? Party Poison sarebbe molto felice di conoscere la tua amica, visto che hanno anche fatto entrambi la stessa scuola”. Davvero Party Poison aveva fatto la Visual Art a New York?
Credo che Party dovrà aspettare, prima dobbiamo parlare con Dr Death di alcune cose” Martha mi fece l'occhiolino, e io la guardai senza capire. Chissà di cosa dovevamo parlare, o cosa realmente intendesse. Vidi il viso di Jet Star rabbuiarsi.
Dr Death è andato ”. Martha rabbrividì, cercando di sforzarsi di continuare a sorridere. Dov'era ? Cosa significava? Avrei voluto chiederlo, ma il modo in cui entrambi avevano reagito mi faceva presupporre che avrei fatto meglio a non chiedere niente – e questo mi incuriosiva ancora di più e mi faceva sorgere nuove domande.
Bene, vorrà dire che verremo da voi questa sera” concluse raggiante prima di trascinarmi via verso l'uscita.

Questa sera non sembrava arrivare mai. Passammo l'intero pomeriggio a caccia di telecamere per le Zone, dentro il furgoncino blu, che avevo scoperto era anche il posto dove abitavano Martha e Zack, il quale a quanto pareva aveva trent'anni suonati. E stava con Martha da un annetto ormai. Occhei, era una cosa che mi disturbava, in qualche modo, anche se di preciso non sapevo dire perché; forse era dovuto al fatto che erano anni che non ci vedevamo, e io lo desideravo così fortemente, e poi venivo a scoprire che aveva un uomo. E occhei, forse ero un pochino gelosa della mia migliore amica; ma in fondo ero anche felice per lei, che aveva qualcuno che la amava.
Quando finalmente arrivò il momento di incontrare i Killjoys ero terribilmente emozionata: voglio dire, erano i Killojys! Senza di loro sarei stata ancora a Battery City a mandar giù pillole su pillole!
Martha parcheggiò il furgoncino davanti ad un vecchio edificio con una grande scritta Diner sopra la porta, abbastanza fatiscente ma comunque stabile. Fuori c'era una macchina sportiva, di un bianco sporco, e con un enorme ragno, lo stesso che avevo sulla maglia, sul cofano; la osservai, girandoci intorno, fino a che Martha non richiamò la mia attenzione, dicendomi di seguirla. Zack non era venuto con noi, aveva da fare alcune cose, così noi due eravamo andate dai ragazzi, come ci aveva suggerito Ray; e ora eravamo lì, stavo per conoscere gli altri tre.
Martha aprì la porta del Diner, e la seguii dentro. Era proprio un Diner classico, con il bancone e i tavolini tutti lungo il perimetro; dietro il bancone si apriva un grosso arco nel muro, e s'intravedeva una stanza con dei letti.
Eccole le nostre care ragazze!”. La voce allegra di Ray mi arrivò addosso come un'onda fresca, mi risvegliai completamente dal torpore dell'osservare dov'ero finita. Gli sorrisi timidamente, la sua massa di ricci si mosse con tranquillità e dietro di lui spuntarono un paio di persone sedute ad un tavolo, intente ad aprire delle scatolette della Better Living: storsi il naso, odiavo quel cibo. Come diavolo facevano a mangiarlo tutti i giorni?
Ehi, Frank!” disse allegramente Martha, avvicinandosi alle figure sedute; un ragazzo moro, dal volto simpatico, ma stanco, le rivolse un gran sorriso, mentre finiva di aprire la sua scatola e ci infilava dentro la forchetta.
Oe, Martha! Quanto tempo!”. Sembrava sinceramente contento di vederla, e pensai che forse lui ci provava con la mia amica. Dio, dovevo smetterla di vedere in chiunque qualcuno che potesse allontanarla da me!
Vidi l'altro ragazzo voltarsi verso di me, serio. Due occhi verdi mi fissarono per qualche istante, e la bocca piccola rimase ferma, serrata. Mi sentii avvampare, e cercai di trovare il modo di non sentirmi più in imbarazzo – per cosa, poi? Distolsi lo sguardo, guardandomi attorno con forzata nonchalance, fino a che la voce di Martha non mi riportò alla realtà.
Ragazzi, lei è Jillian, la mia migliore amica” esordì, prendendomi per un braccio e tirandomi verso di lei. Frank, il ragazzo moro mi sorrise, tendendomi la mano con un allegro “Piacere, io sono Frank!”; l'altro tenne la sua espressione impassibile, e mi guardò ancora un secondo prima di dire “Io sono Mikey”. Mi sforzai di sorridergli, mi sentivo terribilmente a disagio – non un disagio negativo, era un disagio più...timido, oserei dire, quello che provi di fronte ad una persona carina e non sai come comportarti di preciso.
Ehi” mormorai, cercando di sembrare il meno impacciata possibile. Mi sentivo quasi come ai tempi dell'Accademia, quando Martha mi portava alle feste e conoscevo qualcuno di nuovo: era un tempo così lontano, irreale a confronto con ciò che era il presente. La Better Living, le pillole, i Killjoys, il deserto: tutto sembrava che in quel momento si stesse affievolendo, lasciando il posto ad una normale serata tra amici.
Vidi Ray posare una vecchia caffettiera sul tavolino dove erano seduti i due ragazzi, e mettere sei tazze grandi, la maggior parte delle quali erano sbeccate.
Visto che gli alcoolici sono vietati in questa casa, sono riuscito a recuperare del caffé”. Fece l'occhiolino a Mikey, la cui faccia cambiò repentinamente espressione: da neutra, inespressiva diventò improvvisamente raggiante e sorridente. Allungò una mano verso una tazza, come un bambino potrebbe fare con una torta al cioccolato, e la portò verso di sé, aspettando impaziente che gli fosse versato il caffé. Mi venne da sorridere, il disagio e l'imbarazzo andavano lentamente sciogliendosi.
Prendi anche te il caffé, Jill?” mi chiese Ray.
Ah, no!” dissi “Non ho mai bevuto caffé, ha un sapore orribile per me” spiegai, storcendo il naso. Mikey mi lanciò un occhiataccia, poi tornò a concentrarsi sulla sua tazza.
Meglio così, ci sarà più caffè per me e Mikey” disse una voce alle mie spalle. Mi voltai.
Gee!”. Frank scattò in piedi e si gettò tra le braccia di un ragazzo alto e dalla chioma spettinata rosso fuoco, che lo accolse felicemente, schioccandoli un bacio tra i capelli neri. Li guardai, mentre un pensiero mi passava nel cervello.
Finalmente ti sei svegliato, sei veramente un pigro!” gli disse ridendo Ray, porgendogli una tazza con il liquido scuro dentro. 'Gee' la prese, sorridendogli di rimando, mentre Frank continuava a cingergli la vita in un abbraccio. Il rosso bevve un sorso, mentre Ray versava il caffè nelle restanti tazze – con conseguente crescita di felicità in Mikey, che iniziò a sorseggiare avidamente la bevanda, rendendosi poi conto che così non sarebbe durata per niente e iniziando a bere sorsi piccoli. C'era qualcosa in lui che mi ispirava terribilmente tenerezza.
E così tu sei Jill, eh?” Gee si avvicinò a me, squadrandomi con un sorriso sbilenco. Gli occhi verdi e il naso a punta mi fecero sospettare che fosse fratello di Mikey, ma non avevo tempo per pensare a questi particolari. Gee mi si era avvicinato veramente troppo, e se c'era una cosa che odiavo, erano gli sconosciuti che mi venivano troppo vicini; dovette notarlo, però, perché fece un passo indietro, rimettendo una giusta distanza tra noi.
Sì, sono io”. Il ragazzo mi porse la mano, sorridendo con quel suo sorriso particolare.
Beh, piacere di conoscerti, io sono Gerard” disse. “Finalmente avrò qualcuno con cui confrontarmi sui disegni, senza che mi venga solo detto 'wow, sono meravigliosi!'”. Wow, felice di conoscerti anch'io. Davvero, ero solo utile per il riscontro su questo? Rimasi un po' delusa, pensando però che forse lui non l'aveva detto in modo negativo. In fondo, è difficile trovare veramente qualcuno che guardi i tuoi disegni e dica qualcosa per consigliarti: tutti sono troppo impegnati a dire 'a me non riuscirebbe mai' o 'wow, è bellissimo!' anche quando a te non piace per niente.
Frank era tornato a sedere al tavolo, e Martha si era messa accanto a Mikey. Gerard si sedette accanto a Frank, mettendogli un braccio intorno alle spalle. Dio, sembrava davvero che stessero insieme; e forse era così. Io presi uno sgabello dal bancone, e mi misi in un angolo del tavolo, in silenzio, mentre bevevano il loro caffé.
Allora, Martha” cominciò Frank. “Con Zack tutto a posto?”. Bene, si prospettava una lunga serata di frasi di circostanza. Ascoltai Martha parlare del più e del meno sulla sua storia con il ragazzo, e chiedere a Frank e a Gerard come funzionasse tra di loro – così io potei avere la mia conferma sulla relazione tra i due. Per un primo momento pensai che eravamo in guerra, e come dice il detto, 'in guerra ogni buco è trincea'; però poi li osservai bene, c'era una dolcezza nei modi protettivi di Gerard che una relazione unicamente basata sul sesso non avrebbe mai concesso. Un po' mi vergognai dei pensieri di poco prima, invidiando i due: sembravano volersi davvero bene, io non avevo mai avuto una persona accanto che mi guardasse come Frank guardava Gerard, uno sguardo totalmente adorante e completamente ricambiato.
La serata continuò tranquilla. Non fui particolarmente considerata, e la cosa era a mio favore: non avevo assolutamente voglia di mettermi a parlare di come me ne ero andata dalla Better Living e blablabla. Quel poco di normalità che stavo vivendo in quell'istante era tutto ciò che desideravo. Dai loro discorsi capii che Mikey e Gerard erano davvero fratelli, che in quella casa abitava anche una bambina di dieci anni, Grace, in quel momento nella stanza da letto che dormiva, e che i due fratelli avevano una disperata dipendenza dalla caffeina. Cosa difficile da gestire, per altro, visto che al Mercato Nero era complicato recuperare del caffè.
Poi la porta si aprì ed entrò Zack, seguito da un ragazzo longineo, dai capelli neri e con un disegno rosso vicino all'occhio destro. Aveva dei ridicoli leggins bianchi a pois azzurri con delle mutande nere sopra: dio, ricordava fottutamente Superman!
Buonasera a tutti” esordì Zack, avvicinandosi a Martha e dandole un bacio lieve sulle labbra. L'altro ragazzo avanzò pattinando, scoccandomi un'espressione sostenuta. Che diavolo voleva quel pagliaccio?
I ragazzi salutarono i nuovi arrivati, mentre Ray versava loro due tazze di caffè. Con la coda dell'occhio vidi Gerard guardare in direzione di Mikey, che aveva un'espressione indecifrabile – di nuovo – e faceva di tutto per non guardare in direzione del ragazzo con i leggins.
L'aria si era fatta pesante, in qualche modo. Frank aveva un'espressione terribilmente tirata, Mikey era inquieto, e Gerard tentava di apparire il più tranquillo possibile. Mi chiesi il perché di quel cambiamento improvviso, pensando che sicuramente c'entrasse il ragazzo di cui non sapevo ancora il nome – senza però riuscire a collegare come c'entrasse.
Martha e Zack sembravano tranquilli, ma erano silenziosi, e l'unico che non subiva l'influsso di qualunque cosa stesse succedendo era Ray – che però era ben conscio di cosa stava succedendo, e cercò di correre ai ripari parlando di qualunque cosa.
Qualcun'altro vuole del caffè?”. Mikey alzò la tazza, e riprese a bere nervosamente. Ancora silenzio.
Il Dr. D domani dovrebbe essere di ritorno, Ricky – Ricky era il ragazzo con i leggins – ci farai sapere come è andata?”. Ricky sorrise, in cenno d'assenso, e non posso non dire che ebbi i brividi, quel ragazzo mi ispirava veramente poca simpatia. Mi venne in mente che era fratello di Zack, e capii il perché. Di nuovo silenzio.
Quell'atmosfera era davvero insopportabile. Ray sparò qualche altra stronzata, tanto per cercare di creare un minimo di discussione, ma naturalmente fu infruttuoso. Dio, dovevo trovare un qualunque modo di uscirne. E uno di questi era alzarmi e uscire dal Diner per fumare.
Dove vai?” mi chiese Martha.
Ho voglia di fumare, non sono ancora riuscita a farlo” dissi, tirando fuori una sigaretta dal pacchetto. Speravo non si fosse resa conto che avevo fretta di scappare da quell'aria tesa.
Uscii dal Diner, e mi misi contro la parete, a sedere, accendendo la sigaretta: amarissima, ma meglio di niente. La porta si aprì dopo poco, e apparve Mikey, con la tazza in una mano, e un'altra tazza. “Uhm, ho pensato che se non ti piaceva il caffè forse poteva piacerti del tè” borbottò. Beh, potevi fartelo venire in mente prima, pensai, ma accettai comunque con un sorriso la bevanda. Sapeva tanto di scusa per scappare dall'atmosfera che c'era dentro il Diner, ma mi andava bene.
Non è il massimo, è anche senza zucchero, e riutilizziamo le foglie due o tre volte” mi spiegò, come per scusarsi. “Sai, il tè è ancora più difficile del caffè da trovare, però ne teniamo sempre un pochino per Grace, non vogliamo farle bere il caffè”
Non preoccuparti” sorrisi. Non era buonissimo, ma sempre meglio del cibo della BL/ind era. Feci ancora qualche tiro, alternando con il tè, poi spensi la sigaretta nella sabbia accanto a me. Rimanemmo in silenzio, anche se non era il silenzio pesante che c'era stato prima all'interno.
La porta si aprì ancora, per far uscire Ricky. Mikey s'irrigidì.
Kobra, io vado” disse, schioccandoli un'occhiata veramente molto lasciva. Rabbrividii: che sia chiaro, per me non fa differenza chi ama chi, ma dio, quel modo di fare mi dava veramente noia. Sembrava farlo apposta in modo plateale, ed era una cosa che odiavo. Mikey comunque annuì poco convinto, mentre Ricky rimaneva lì, immobile.
Embeh?” fece. Mikey lo guardò, senza capire.
Show, cosa vuoi?”
Come cosa voglio!” disse, come se il biondo accanto a me non capisse una cosa ovvia. “Voglio un bacio della buonanotte!”. Mikey dovette sentirsi come se l'avessero colpito con un pugno allo stomaco, perché rimase immobile, con gli occhi spalancati dal terrore, oserei dire. Ricky fece una faccia dispiaciuta, quasi addolorata, poi sorrise compiaciuto vedendo la mia espressione basita, e se ne andò sui suoi pattini.
Noi rimanemmo nel silenzio e nel buio, però stavolta imbarazzati. Quel ragazzo era qualcosa di odioso, veramente tanto. Guardavo il deserto davanti a me, senza sapere cosa dire; insomma, ero appena arrivata, non sapevo com'era realmente la situazione, ma Mikey non mi sembrava così...diciamo, legato? a Ricky. Dopo un po' feci per alzarmi, anche lì l'atmosfera diventava invivibile, ma il ragazzo mi mise una mano sul braccio.
Scusa” disse. Lo guardai senza capire. “Io, intendo...scusa per Ricky”.
Ah..” mi lasciai sfuggire. “Cioè, no, non importa che ti scusi!” mi affrettai ad aggiungere.
Il fatto è che ho avuto la cattiva idea di...” cominciò a dire; poi alzò gli occhi, e rimasi col fiato sospeso, senza sapere cosa sarebbe successo. Perché si era fermato? “Scusa, di sicuro non t'interessa” rise nervoso, rigirandosi la tazza tra le mani. Non sapevo cosa dire: avevo l'impressione che se avessi detto che m'interessava sarei stata invasiva, ma se avessi detto che non m'importava sarei stata scortese in qualche modo, superficiale. Così rimasi in silenzio, però senza andarmene come avrei voluto. Rimanemmo lì, fino a che Gerard non apparve dalla porta, guardandoci.
Beh? Avete intenzione di rimanere lì per molto?” disse, sorridendo sornione. “Martha e Zack se ne vanno, e tu, Jill, per stasera rimani qua”.
Cosa? E perché?”
Devo farti un disegnino o riesci ad arrivarci da sola?”. Avvampai d'improvviso, come potevo non averci pensato subito? Semplice, non ero una depravata. Vero? Mentre ero persa nei miei pensieri sulla sanità della mia mente, Martha e Zack spuntarono da dietro Gerard, tenendosi per mano.
Jill, fai la brava, mi raccomando” sorrise Martha, dandomi un buffetto sulla guancia.
Ehi, smettila di trattarmi come una bimbetta” le risposi, facendo finta d'imbronciarmi. Lei scoppiò a ridere, e mi fece un gesto di saluto, mentre si avviava verso il camioncino azzurro.
A domani, allora!” disse, mentre il furgoncino rientrava in strada e spariva.
Rientrammo dentro; Frank e Ray stavano lavando le tazze e la caffettiera, e tutto sembrava così...familiare, come se i Draculoidi non esistessero e loro non li combattessero tutti i giorni della loro vita.
Non abbiamo molti letti, e quindi dovremo stringerci un po'” disse Gee, rivolgendo uno strano sguardo a Frank, che d'improvviso sorrise, un sorriso a trentadue denti, enorme e scintillante. Dio, ero circondata da allupati, ma per mia fortuna nessuno sembrava rivolgere le sue attenzioni a me. Frank e Gerard no di sicuro, Mikey era troppo preso dalla sua disperazione causata da Ricky, e Ray...beh, Ray mi sembrava tutto tranne che qualcuno che potesse saltarti addosso da un momento all'altro. Fui piuttosto contenta di sapere che avrei dormito tra Mikey e Ray, nel letto di Frank che 'con molto dispiacere' mi cedeva il suo letto per dormire scomodamente avviluppato a Gerard nella piccola brandina del rosso.
Mi sdraiai nel letto, che era tutto fuorché comodo, e senza nemmeno togliermi i vestiti, come del resto gli altri; a pensarci mi viene un po' lo schifo, ma in fondo chi mai farebbe caso ad una cosa del genere quando nel deserto, lontano dalla città, puoi farti la doccia sì e no una volta alla settimana, se sei fortunato? Ebbi un brivido, pensandoci, ma fu subito scacciato dal sonno che lentamente mi stava calando addosso. Feci in tempo a vedere appena gli occhi verdi di Mikey guardarmi e girarsi veloci, forse sperando di non essere stato visto a sua volta, prima di chiudere i miei e cadere nel mondo dei sogni.

Nota dell'autrice:

Bien, è lunghino come capitolo, e forse un po' noiosetto. Ma mi serviva scrivere una cosa del genere per spiegare (soprattutto a me) alcune cose D: Spero non sia così terribile come me lo immagino io! Cercherò di aggiornare più spesso, se la scuola non mi mangia prima D:

Ma passiamo oltre.

Evazick: Evaa! Io e te ci stiamo spronando a vicenda a fare le cose, temo!
Sono contenta che ti piaccia (addirittura tra le preferite, mi rendi una persona felice *O*), comunque sono io che devo ringraziare te e la tua serie Eve ù_ù Senza di quella non avrei mai avuto lo sprone (?) a scrivere questa e a continuare Yapsira! Frerard: Palese!
Per Showpony ti prego di non odiarmi! ç___ç

Black Mariah: Ohh *^* Intanto grazie! I Killjoys sono spuntati fuori, spero di non averti deluso con il modo in cui sono apparsi XD Frerard è inevitabile che ci sia, e forse cado nel banale mettendola D: Però ho intenzione di far apparire Het ovunque mi sarà possibile, Jill ne ha bisogno (??) dopo anni rinchiusa alla BL/ind!

Simokilljoys: Mi sento veramente come se stessi dicendo una frase di circostanza (e forse è così), ma grazie sinceramente che segui la storia *^* Mi sento veramente contenta che la trama e il modo di scrivere piaccia, io mentre le rileggo spesso sono poco soddisfatta :/ Spero di non deluderti con il seguito XD

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Capitolo 3
*** Third Chapter ***


Il sole era sorto illuminando di luce chiara la stanza in cui avevo passato la notte con i Killjoys; i ragazzi si erano alzati prima di me, forse all'alba, e avevano mi avevano lasciata da sola con Grace e Ray. Trovai la bambina seduta al bancone che mangiava da un barattolo della BL/ind. Mi guardò con i suoi occhioni azzurri e mi sorrise, per nulla sorpresa della mia presenza – i ragazzi probabilmente le avevano detto di me.
Ehi” mormorai, la voce ancora impastata dal sonno, mentre mi sedevo accanto a lei, e poggiavo stancamente la testa sul piano: era una posizione piuttosto scomoda, devo ammetterlo, ma mi faceva fatica anche solo sostenere la mia testa, sembrava dovesse scoppiarmi da un momento all'altro.
Non mangi?” fece lei con la sua vocetta da bambina. Scossi la testa, non avevo particolarmente fame. Rimanemmo in silenzio ancora per un po', poi lei si voltò, strusciandosi gli occhietti.
E' vero che sei scappata da Battery City?” mi chiese fissandomi intensamente. Annuii, e mi sollevai dal bancone per guardarla. “Wow” fece “E come mai hai i capelli verdi?”. Capelli verdi? Oh, già! La tinta! Risi, passandomi una mano tra le ciocche appiccicate tra loro dal colore.
E' una storia lunga, Grace” risposi sorridendo. Lei annuì, e dopo pochi istanti le si illuminarono gli occhi chiari.
Posso...Posso tingerteli io a modo?” chiese timidamente. Per un attimo rimasi perplessa da quella richiesta, ma in fondo che male c'era? Così avrei anche potuto lavarli.
Certo!” le risposi. Lei sorrise solare, prima di scendere rumorosamente dalla sedia e fiondarsi fuori dalla porta del Diner, per rispuntare poco dopo con un barattolo di tinta azzurra in mano.
E' l'unico colore che abbiamo al momento” disse, arrossendo. “Forse non ti piace?”. Scossi la testa.
No, va benissimo, è il colore del cielo” sorrisi. Lei mi sorrise di rimando e mi fece segno di seguirla fuori.
Dietro il Diner, Ray stava parlando alla radio, seduto su un masso. Sentii solo pochi scorci di conversazione. “E' strano, Frank” gli sentii dire. “Sei sicuro che siano passati da lì?”. Frank disse qualcosa che non riuscii a distinguere. “Mh, terrò gli occhi aperti”. Si voltò verso me e Grace e si affrettò a chiudere la conversazione, poi si avvicinò a noi. “Che fate di bello?” chiese raggiante.
Tingo i capelli di Jill” esclamò Grace, eccitata. Ray sorrise.
Oh, fantastico!”
Grace mi prese la mano e mi costrinse a sedermi su una sedia vicino ad un lavandino – che diavolo ci faceva un lavandino fuori dall'edificio? – poi iniziò a grattare via la tinta verde dai miei capelli. Appena ebbe finito ci passò sopra quella azzurrina, e mi guardò soddisfatta.
Bene, tra una mezzora te li lavo e sarai apposto!” disse sorridente. Ray ci guardò divertito, e scosse la testa.
Non sai in che pasticcio sei andata ad infilarti!” scherzò. Grace fece una faccia offesa molto buffa e io e Ray non potemmo fare a meno di scoppiare a ridere.
Dai, facciamo qualcosa per far passare questa mezzora” suggerii. Non avevo per nulla voglia di stare lì a non fare nulla per tutto quel tempo, e Grace sembrava d'accordo con me. Ci pensò un attimo su, poi corse dentro il Diner, ridendo. Chissà cosa le era venuto in mente.
Io e Ray rimanemmo ad aspettare.
E' una bambina simpatica” dissi, tanto per parlare un po'. Lui annuì.
Già” abbassò gli occhi. “Non si direbbe mai che porta il peso di aver visto i propri genitori morire davanti a lei”. Trattenni il fiato.
I-io...scusa, non lo sapevo...”
Oh, Jill, non preoccuparti” sorrise tristemente. “Non potevi saperlo!”. Annuii, per nulla convinta.
Di te invece, che mi dici?”
La domanda di Ray mi prese alla sprovvista. “Cosa devo dire di me?”
Non so, hai un ragazzo?” si mise a ridere da solo. Lo guardai stranita, poi risi anch'io. “Non penso proprio che la Better Living vi lasciasse avere dei rapporti così umani”. Risi.
No, in effetti no” sospirai. “Ma nemmeno prima per me erano tempi felici”
Come mai?”
Sono sempre stata un po' troppo...strana per i ragazzi”. Feci una smorfia. “Di sicuro non amavo le feste e troppe persone tutte insieme, e non ero proprio il tipo di ragazza che si potrebbe definire facile...sotto nessun punto di vista”.
Ahh” fece lui, come se avesse capito chissà che segreto. “Beh, direi che sei capitata tra le persone giuste, allora”. Lo guardai confusa. “Beh...” si bloccò, il rumore di un motore lo fece impallidire.
Sono tornati i ragazzi?” chiesi ingenuamente.
E' troppo sofisticato per essere il motore di quel vecchio catorcio di Gee”.
E allora chi...?”. Un proiettile di pistola a raggi fece esplodere il vetro vicino a noi, e ci buttammo a terra. Cristo, un momento migliore non potevano sceglierlo, non avevo ancora finito di sistemare i miei fottuti capelli – certo, Jill, stai probabilmente per morire e te pensi ai tuoi capelli? Tutto nella norma! Infilai la testa sotto il getto d'acqua del lavandino, e liberai i capelli dalla tinta. Se proprio devo fare una brutta fine, per lo meno facciamola in modo decoroso.
Ray rise nervoso, e tirò fuori la sua pistola.
Avranno preso Grace?” gli chiesi. La risposta arrivò subito: la bambina spuntò da un piccolo passaggio nel muro, poco distante da noi, imprecando e tossendo.
Maledetti Draculoidi” disse. “Arrivano sempre nel momento meno opportuno”. Guardò i miei capelli gocciolanti, facendo una smorfia. “Ecco, potevano venire meravigliosi! Con i tuoi capelli scuri sarebbero stati di un bellissimo azzurro oceano, e invece per colpa di quei...”
Un altro proiettile passò attraverso il muro, proprio vicino alla testa di Ray. “Grace, quanti sono?” chiese con urgenza.
Sono entrati in due dentro il Diner, ma mi pare di aver visto qualcun'altro davanti”. Vidi Ray mordersi il labbro inferiore, guardandoci.
Maledizione” imprecò tra sé. “Abbiamo solo una pistola, e loro sono entrambi armati”. Potevo quasi vedere le rotelle del suo cervello muoversi alla ricerca di un piano d'attacco. “Maledizione, se andassi così allo scoperto rischierei e basta..”
Ray, cazzo, dobbiamo muoverci” dissi. “Se rimaniamo qui ci prendono, siamo solo dietro al Diner!”
Lo so, Jill, ma cosa pensi di fare?” s'infuriò. “Dove possiamo andare? Sono in auto, e armati! Ci uccideranno!”. Mi guardai attorno, per non incrociare il suo sguardo arrabbiato, e vidi la radio.
Grace, devi chiamare i ragazzi con la radio” dissi, indicandola. “Devi dirgli di venire qui immediatamente!”. Grace annuì energica, e prese la radio, cercando le frequenze giuste per contattare i Killjoys. Io cercai velocemente qualcos'altro di utile, e vidi una spranga di ferro. Faceva proprio al caso mio.
Coprimi, Ray” dissi, slanciandomi per andare davanti al Diner.
Che diavolo...?” sentii Ray gridare, ma io ero abbastanza lontana ormai. Se non mi seguiva ero in guai seri, e non potevo nemmeno tornare indietro, soprattutto non ora che uno dei Draculoidi era apparso davanti a me, fin troppo vicino. Oh, merda. Accidenti a me e alla mia impulsività – che mi aveva abbandonata.
Il Draculoide puntò l'arma verso di me – impossibile sbagliare il colpo da quella distanza. Oh, merda, Jill, riprenditi! Feci roteare la spranga come se fosse una mazza da baseball, e colpii in pieno la sua testa, sentendo qualcosa rompersi. Il Draculoide si accasciò contro il muro del Diner, e vidi il sangue colare da sotto la maschera bianca. Occhei, Jill, calma. Hai ucciso un uomo – se un Draculoide si può ancora definire tale – ma devi calmarti. Feci un respiro profondo, e il mio cuore smise di martellare nel petto. Avevo un vago senso di nausea, ma rimandai tutto indietro e presi l'arma dalle sue mani ancora calde; mi girai, vedendo Ray apparire dietro di me. “Coprimi? Qui sono io che ho bisogno di essere coperto, per evitare che tu mi uccida!” disse, ridendo. Gli sorrisi di rimando, ancora scossa.
Andiamo” farfugliai. Barcollai per qualche passo, poi mi nascosi dietro l'angolo, osservando i due Draculoidi fermi davanti alla porta del Diner. O la va o la spacca. Mi lanciai contro di loro, sparando a caso con l'arma del loro compagno, seguita da Ray. Il Draculoide più vicino a me fece la triste fine del suo compagno, gli sfracellai il cranio – dio, che schifo! Le ossa che si rompevano facevano un rumore orribile!
Fu un attimo, Ray cadde a terra, non sapevo se morto o solo svenuto, e io mi ritrovai in ginocchio, mentre il Draculoide sopravvissuto mi teneva per i capelli, puntandomi la pistola alla testa. Avevo scioccamente lasciato cadere sia la spranga che la pistola, e ora ero indubbiamente in pericolo. Oh, perfetto.
Bene, bene” gli sentii dire. “Cosa abbiamo qui? Ma tu non sei Jillian Black?”. Grugnii, cercando di liberarmi dalla sua presa. “Calma, ragazzina, non ti ucciderò, Korse vuole finirti con le sue mani” ringhiò.
Lasciami!”
Stai calma, carina, o sarò costretto ad ucciderti qui e ora”
Korse non sarà contento” ghignai, sperando che non fosse così stupido da spararmi sul serio. Lui tirò di più i miei capelli, facendomi sentire più intensamente la canna della pistola sulla nuca.
Oh, mi basterà dire che hai tentato di scappare, e sono stato costretto a ucciderti”.
Rabbrividii, avevo paura, ma non volevo mostrarlo. Dove cazzo erano quei fottuti idioti? Diedi uno sguardo a Ray, steso per terra; sanguinava da una spalla, ma mi sembrava di vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi – sebbene con irregolarità. Oh, vi prego! Vi prego, salvatemi. Non voglio tornare a Battery City, non voglio morire. Non ora, vi prego. Ho faticato così tanto!
Caddi di faccia in terra, senza capire come, mentre sentivo il rumore di uno sparo, fin troppo vicino per i miei gusti. Ero morta, ecco. Accidenti a me e alla mia impulsività.
Che diavolo..?”. Era la voce del Draculoide. Non ero morta?
Sta' giù, Jill!”. Quella voce. Sentii il corpo del mio nemico cadere a terra, vicino a me. Cosa stava accadendo? La vista mi si offuscò, e tutto si fece sempre meno distinto.
Jill!” ancora quella voce. Chi diavolo era?
Ray, per l'amor del cielo!” Oh, lui si che lo riconoscevo, era Frank. “Mikey, porta dentro Jill! Gerard, aiutami, dobbiamo medicare Ray! Presto!”.
Sentii le braccia di Mikey – era davvero lui? – sollevarmi. Mi strinsi alla giacchetta di pelle rossa, la potevo sentire sotto le mie mani, vedevo a malapena i colori. Sentii la porta aprirsi, e dopo quel breve tempo in braccio a lui, il materasso scomodo sotto di me.
Jill?” la sua voce giungeva da lontano. “Jill, mi senti?”. Mugugnai, cercando di muovermi. “Jill, sei ferita?”. Scossi debolmente la testa: non pensavo di essere ferita, per ora non sentivo niente del genere; mi prese la mano. Era grande, calda. La strinsi, cercando di aggrapparmi alla realtà attraverso quel contatto.
Non ho grandi ricordi di cosa successe dopo. Scivolai in una specie di dormiveglia, l'ultima cosa che ricordo era la mano di Mikey. Poi puff, più niente. Il buio, la voce lontana di Gerard che dice qualcosa, una specie di risata...stavano tutti bene? Che fine avevano fatto i Draculoidi che avevo ammazzato? E Grace?
Grace!” scattai a sedere sul letto gridando. Ray, nel letto accanto al mio, fece un verso incazzato e mi guardò di traverso.
Maledizione, Jill” sbraitò. “Sta bene, non c'è bisogno di gridare. Stavo dormendo!”. Farfugliai qualche scusa, e decisi di alzarmi dal letto. Mi dispiaceva aver svegliato Ray in quel modo.
Entrai nella stanza principale dei Diner, e ci trovai un Frank piuttosto stanco, con il capo poggiato sul bancone, seduto su uno sgabello.
Ehi” feci, per annunciarmi. Lui sollevò la testa, guardandomi con i suoi occhi color nocciola, e sorrise debolmente. “Che hai?” gli chiesi. Era pallido, nauseato.
Non fa per me vedere i crani sfondati” disse. Ohh, doveva star parlando dei Draculoidi che avevo ucciso. “Gee e Mikey li stanno seppellendo, forse hanno bisogno di una mano...”. Annuii, avevo comunque intenzione di andare a dargli una mano. Uscii dal Diner, trovando Grace tutta rannicchiata vicino al muro. Mi guardò, e si strinse ancora di più: doveva aver visto i Draculoidi, non avevo dubbi. Cercai Mikey e Gerard, e li trovai mentre trasportavano un corpo senza vita per le gambe e le braccia. Mi avvicinai.
Avete bisogno di una mano?” chiesi. Gerard mi guardò, mollando subito i piedi dell'uomo, e Mikey si mise davanti al corpo.
No, torna dentro, Jill”. Non aveva la voce dura, ma la sua espressione era seria. Mi sporsi, per cercare di vedere il Draculoide. Dio, a volte sono veramente stupida. La parte sinistra della testa del Draculoide era come incavata, appena appena, e dal suo orecchio partivano rivoli secchi di sangue. Gli occhi erano rivoltati, e mostravano solo la parte bianca.
Sentii un conato di vomito salirmi su, e feci appena in tempo a voltarmi e a rigettarlo vicino a me; Gerard mi di avvicinò, tenendomi indietro i capelli mentre vomitavo.
Ti avevo detto di tornare dentro, Jill”.
Dio...io avevo fatto quello? Mi guardai le mani, sentendomi sporca. Avevo ucciso due uomini in maniera così brutale. Vomitai ancora, mentre Gee pazientemente mi sosteneva.
Tremavo violentemente, e mi lascia cadere verso il ragazzo; mi sentivo un mostro, un orribile mostro. Avevo paura di me stessa.
Mikey, falli sparire te, io la porto dentro” sentii dire da Gerard. Mi lasciai guidare dal rosso fin dentro il Diner. Vidi Frank guardarmi curioso, e Gerard rispondere qualcosa tipo “Hai trovato una compagna di sventure”. Mi sedetti ad un tavolo, e Frank mi versò una tazza di tè.
Bevi, Jill, sei uno straccio”. Presi la tazza di latta e guardai il liquido scuro. Non riuscivo ancora a credere a cosa avevo fatto, mi sentivo scossa. Svuotata di tutto e riempita solo di terrore. Iniziai a piangere sommessamente, sotto gli occhi dei due ragazzi.
Sono un mostro” singhiozzai. Due piccole braccia mi strinsero.
Jill, non dire così” Grace mi strinse a sé. “Io so che l'hai fatto solo per proteggerci tutti, o noi o loro”. La guardai: era così piccola, e aveva appena detto una cosa più grande di tutti noi. 

Angolo dell'autrice

Buoooonasera a tutti! c:
Finalmente sono riuscita a caricare il terzo capitolo! Era ora di un combattimento, tre capitoli senza che succeda nulla sono pallosi!

Evazick: Dio, non so cosa risponderti! XD Ci vediamo troppo spesso e ti dico tutto a voce D:

simokilljoy: Ti prego, non voglio commentare su Jill e Mikey! Nella mia mente malata è tutta una confusione assurda! XD Io speravo di riuscire poi a non rendere la cosa così evidente, ma pare non ci sia riuscita :c

Ora, alla prossima! Spero di aggiornare presto (scuola permettendo!)

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Capitolo 4
*** Fourth Chapter ***


Aprii gli occhi. La testa mi faceva male da impazzire, e sentivo male ovunque a causa della posizione scomoda in cui avevo dormito. Mi mossi, sentendo il piccolo corpo di Grace rannicchiato contro il mio, sempre addormentata. La sera prima si era infilata nel mio letto, diceva perché così mi avrebbe dimostrato che non ero un mostro. Sollevai delicatamente la testa, per non svegliare la bambina, e vidi Mikey nel suo letto, un braccio a mo' di cuscino sotto la testa, che mormorava qualcosa a fior di labbra nel sonno; dietro di lui c'era il letto vuoto di Grace, e dopo ancora quello dove Gerard e Frank dormivano abbracciati: il moro si era completamente accoccolato contro il petto del più grande, che teneva una mano sotto la maglia del ragazzo. Sorrisi, avevano un che di terribilmente tenero. Per un po' rimasi ad osservarli, poi decisi di alzarmi, attenta a non disturbare la bambina, che mugugnò qualcosa e si appallottolò su se stessa. Mi voltai, e vidi che anche Ray era già sveglio, il suo letto era vuoto e sfatto: beh, tanto valeva cercarlo.
Nella cucina del Diner non c'era, quindi uscii; camminando attorno al Diner, nell'aria fresca di quella parte della notte appena prima dell'alba, rabbrividii per il fresco, e trovai Ray. Era in piedi, si stagliava contro l'orizzonte, un piede poggiato su un masso, e sembrava un supereroe.
Ray” lo chiamai. Si voltò, con la mano sulla pistola,e per istinto alzai le mani.
Ah, Jill” mormorò. “Sei tu”. Sorrisi, abbassando le braccia.
Non riesci a dormire?” dissi. Scosse la testa.
Ho troppi pensieri, e una brutta sensazione...”. Annuii. “Tu? Come stai? Ieri eri distrutta, dopo...” lasciò la frase in sospeso, guardandomi. Mi venne in mente il Draculoide steso a terra, con il cranio sfondato – da me – e sentii un conato di vomito salire.
...quello che ho fatto” deglutii, finendo la sua frase. Calò il silenzio tra noi per pochi attimi, poi lui riprese la parola.
Uccidere qualcuno non è una cosa che si possa prendere alla leggera” disse, guardando l'orizzonte davanti a sé, mente il sole piano si levava e ci bagnava il viso di timidi raggi chiari. “Non tutti sono in grado, e non è una cosa che andrebbe fatta. Normalmente non succede di uccidere qualcuno”
Ma noi ora non siamo in una situazione che si possa definire normalmente
No, ed è per questo che nessuno di noi si è sorpreso di come hai reagito quando hai realizzato di aver ucciso”. Lo guardai. “Non riesco a spiegarmi bene, forse, però, pensando ai tempi che corrono, e al fatto che è quasi routine uccidere qualcuno, che sia anche un Draculoide, quando uccidi qualcuno è normale che i tuoi nervi non reggano, e tu ti senta un mostro: è proprio questo che ti rende più umana”. Dovevo avere un'espressione estremamente confusa – del resto non capivo come sentirmi un mostro mi facesse più umana, era un contro senso – perché lui sospirò, guardandomi. “Quello che voglio dire è che la consapevolezza di ciò che hai fatto, il rendersi conto che non dobbiamo uccidere, ci allontana dall'essere degli efferati assassini”. Sospirò. “Frank, la prima volta che ha sparato ad un Draculoide non ha voluto toccare la pistola per giorni, ne era terrorizzato. Questo perché il foro nel corpo del Draculoide era un'immagine che lo tormentava tutte le notti da quando aveva sparato, e che continua a tormentarlo. Ognuno di noi, la prima volta che ha ucciso ha sentito dentro di sé la consapevolezza che non bisogna alzare un'arma verso chiunque ci capiti a tiro, che la vita è importante e bisogna tenersela stretta”.
...Oh” mormorai. “Grazie”. Le sue parole mi avevano tranquillizzata, in qualche modo, avevano allontanato la paura che avevo di essere un mostro.

Avevo fumato la seconda sigaretta del pacchetto, mentre aspettavo che il sole salisse definitivamente dalla linea d'orizzonte, e i ragazzi iniziassero a svegliarsi. Gerard fu il primo. Ero appena rientrata nel Diner, quando lui entrò in cucina, grattandosi la pancia, vestito con la solita roba, e un enorme rigonfiamento sul cavallo dei pantaloni. Mi voltai, imbarazzatissima. Occhei, si era appena alzato, e quello dell'alzabandiera è un processo fisiologico, ma cazzo, cazzo! Un po' di decenza! Per lo meno non era nudo, ma anche dai pantaloni si vedeva benissimo. E a lui sembrava non fregare nulla del fatto che si vedesse chiaramente, e che io vedessi chiaramente. Biascicò un “'giorno” e uscì, probabilmente a fare pipì. Dopo poco anche Frank si alzò, sulla porta della cucina mi vide, arrossì violentemente, portandosi una mano al cavallo dei pantaloni e passò come un fulmine, uscendo fuori. Beh, per lo meno lui il senso della decenza ce l'aveva.
Grace invece entrò in cucina incazzata. Borbottò qualcosa nella mia direzione, accennando qualcosa a Mikey che non riuscii a capire e guardando in cagnesco Ray si fece dare qualcosa da mangiare. Ray rise sommessamente, ricevendo diversi sguardi d'odio dalla bambina, e le passò una tazza con del tè. Intanto anche Gerard e Frank erano rientrati, ma stavolta non da soli.
Showpony pattinò dentro il Diner, in mano teneva un vecchio vinile. Grace guardò in cagnesco anche lui, gli occhietti azzurri strizzati per lo sforzo di essere arrabbiata. Dopo di lui entrò Martha, che mi si catapultò praticamente addosso, sbilanciandomi.
Jill!” gridò. “Ommioddio, stai bene? Ho saputo che ieri dei Draculoidi...”inghiottì la frase, guardandomi. “Che diavolo hai fatto ai capelli?”. Ah, giusto. Chissà di che colore erano, adesso.
Grace mi stava tingendo i capelli, poco prima che...”
No, non il colore, Jill!” Cosa? “Hanno un taglio strano!”. Impallidii, e mi toccai i capelli – i miei lunghi capelli! - e sentii che in parte erano stati recisi. A ciocche erano più corti, e guardandoli mi resi conto che erano bruciati. Ah! Era stato quando il Draculoide mi aveva lasciato i capelli, era perché il proiettile probabilmente gli aveva colpito la mano, sfiorando anche i miei capelli e bruciandoli.
Storsi la bocca. Diavolo, mi piacevano i miei capelli. Dovevo trovare il modo di sistemarli, di sicuro non potevo lasciarli così. Decisi che più tardi me li sarei tagliata, dovevo solo decidere quanto corti. Alzai gli occhi, sovrappensiero, e il mio sguardo cadde sul vano che dava sulla stanza da letto: Showpony si era sporto sul letto di Mikey, e lui, ignaro e beatamente addormentato – o almeno speravo – stava ricevendo un bacio. Era una scena molto alla Biancaneve o alla Bella addormentata nel bosco, solo che il principe azzurro era un totale stronzo. Voltai lo sguardo, era una scena che mi dava piuttosto noia – non perché fossero due ragazzi, non m'interessava questo, era che Showpony stava baciando Mikey, e Mikey rispondeva. Provavo una strana sensazione di gelosia, del tutto immotivata del resto: non ero mica fidanzata con Mikey, o ci uscivo. A dire la verità non ho mai nemmeno pensato che potessi avere una cotta, in fondo lo conoscevo da tre giorni, no?
Bene, quali sono i programmi di oggi?” dissi, cercando di cambiare argomento. Gerard bevve un ultimo sorso d'acqua, e si pulì la bocca con la manica della giacca.
Ray deve andare a comprare delle cose, e Grace andrà con lui, mentre io e Frank rimarremo qua a sorvegliare il Diner” disse con tono da comandante. “Te e Mikey andrete a distruggere qualche telecamera per le Zone, con Martha e Zack”. Annuii, poi mi venne in mente una cosa.
Ah, e...Ehm, come dovrei distruggerle io le telecamere?”. Mi guardò, senza capire. “Voglio dire, non ho un – inghiottii una quantità di saliva enorme, prima di dire quella parola, e rabbrividii mentre lo facevo – arma...”. Gerard mi guardò con un'espressione dura sul viso, poi mi porse una pistola bianca.
Terrai questa” disse. “Apparteneva a uno dei due Draculoidi che hai ucciso, e ti servirà per ricordare il valore della vita”. Deglutii a vuoto, mentre prendevo la pistola che mi stava porgendo. Me la rigirai tra le mani, e trattenni il respiro.
Anche le nostre appartenevano a dei Draculoidi” disse Frank, avvicinandomisi. “Tu poi puoi colorarla come preferisci” sorrise. Strinsi l'arma, e sorrisi a mia volta.
Bene, appena la principessa di là ha finito con il suo principe, io sono pronta per partire!” dissi, con una punta d'acidità, riferendomi a Mikey.
La principessa non ha un principe” disse una voce alle mie spalle. Mikey mi guardava in cagnesco, cercando di tenersi a debita distanza da Show che lo mangiava letteralmente con gli occhi, passandosi la lingua sulle labbra sottili. “E ora andiamo” ringhiò, infilandosi la pistola nella fondina. A passo di marcia filò fuori dal Diner, sbattendo la porta. Rimanemmo tutti abbastanza perplessi, e ci guardammo come a cercare una risposta; gli unici due che sembravano indifferenti a tutto ciò erano Ricky, che se la rideva sotto i baffi, e Ray, che aveva la faccia di chi la sapeva lunga e mi guardava come a dire ah, non capisci proprio nulla!. Bene, promemoria per me: chiedere a Ray che diavolo significasse quello sguardo.

...be your surgeon, your proctor, your helicopter. Pumpin' out the slaughtermatic sounds to keep you alive. A system failure for the masses, empty matter for the master plan, louder than God's revolver and twice as...”. Mikey spense la radio, con un gesto violento. Prese una sigaretta, l'accese, e aprì il finestrino, facendo uscire il fumo. Chiariamoci subito: il silenzio mi piaceva, le parole molto spesso erano superflue. Ma mai come in quel momento avevo desiderato che Mikey mi dicesse una qualunque cosa. Appena avevo aperto bocca per tentare un discorso qualsiasi lui aveva acceso la radio, e la voce del dj aveva riempito l'abitacolo dell'auto.
Incrociai le braccia sul petto, e piantai i piedi sul cruscotto. Lo vidi lanciarmi uno sguardo d'odio, ma non disse nulla. Maledizione, urlami di togliere i miei maledetti piedi dalla tua cazzo di auto! Niente. Non capivo. Ce l'aveva con me per averlo chiamato principessa?
Mikey...”. Non fece nulla. “Perché mi stai trattando così?”. Strinse la presa sul volante, facendo sbiancare le nocche, ma non disse una parola. Stirò le labbra della piccola bocca a cuore, ma più di così non le mosse. Al diavolo, se non voleva parlarmi erano cazzi suoi.
Girammo per tutta la mattina, sparando alle telecamere di due diverse Zone, mangiammo in auto, sempre in silenzio, e verso metà pomeriggio ci fermammo al confine con la Zona dove si trovava il Diner. O meglio, lui inchiodò, e si voltò a guardarmi con uno sguardo terribile. “Non capisci un cazzo, ecco cosa c'è” disse freddo. Per un attimo rimasi interdetta, poi, mentre stavo per rispondere uno sparo passò attraverso i finestrini aperti. Mi voltai di scatto, e vidi un'auto nera della Better Living venire verso di noi da un lato. Dovevo rispondere al fuoco, così tirai fuori la pistola, ma mentre la puntavo vidi le maschere, e mi tornarono in mente i Draculoidi che avevo ucciso, e la forza di volontà mi venne meno. Tremavo, occhei? Ero terrorizzata, e se Mikey non mi avesse abbassato la testa d'improvviso sarei sicuramente stata uccisa dal proiettile che passò a velocità pazzesca proprio dove poco prima c'era la mia fronte.
Che diavolo fai?” mi ringhiò contro, pigiando come un folle sull'acceleratore. Sfrecciammo via, verso il Diner, mentre io ancora tremavo. Non riuscivo a dire una parola, ero spaventata, e la paura aveva rischiato di uccidermi.
I-io...” farfugliai. Non ero in grado di dirgli niente. Mi guardò di sottecchi, e mi strinse una spalla con una mano.
Stai zitta, e pensa a guardare davanti, non ti voltare” disse. Gli obbedii, in silenzio, e fissai lo sguardo davanti a me. Mikey guidava come un pazzo, sfrecciando sulla strada lunga. Ad un certo punto mi resi conto che avevamo superato il Diner e glielo dissi. “Lo so, testa! Cosa pensi, che porti i nemici in casa? Ci stanno attaccati al culo, non penserai mica che ci lascino parcheggiare e scendere dall'auto, prima di spararci una scarica di proiettili?!” gridò. Trattenni il fiato, offesa.
Ma non possiamo nemmeno continuare a correre a questa velocità! La benzina finirà, prima o poi!” gli urlai di risposta. Era veramente un idiota.
Beh, e allora tu spera che finisca prima a loro” rispose, come se fosse una cosa ovvia. Lo guardai, sbalordita, e incazzata. Aveva il viso concentrato sulla strada, e quando urlò quasi mi prese un colpo. “Presto, Jill! Prendi il volante!” disse, lasciandolo e aprendo il finestrino nel tettuccio della macchina. La macchina sbandò, ora senza pilota, e mi fiondai sul volante.
Che diavolo ti salta in mente?” gli gridai, ancora più incazzata. Era un matto, matto da legare! Non ottenni risposta, però dovevo comunque guidare, quindi scivolai al suo posto, mentre lui si sporgeva dal tettuccio. Sentii dei colpi, Mikey stava sparando. Beh, in effetti era la cosa più ovvia: io tremavo come una foglia al solo pensiero di sparare, quindi l'unico che poteva farlo era lui.
Lo sentii gridare, e per un attimo ebbi il terrore che l'avessero colpito; poi mi resi conto che erano grida di vittoria. Maledetto. Strinsi forte il volante, e sbandai di proposito: Mikey perse l'equilibrio, e cadde sdraiato sul sedile posteriore.
Ma che diavolo...?”. Frenai, e lui volò contro il cruscotto, a testa in giù. Mi guardò storto. “Ah, è così, eh?”. Cercò il modo di districarsi dalla scomoda posizione, per buttarmisi addosso, e tentare una contromossa molto stile ti faccio il solletico, ma fui più veloce di lui, e ripartii, dirigendomi verso il Diner. Per esperienza data dalle molteplici storie lette, sapevo benissimo che dopo il solletico c'era sempre una scena terribilmente sdolcinata che si concludeva con un bacio – e io non ero sicura di voler dargli un bacio. Arrossii, tra l'altro: che diavolo andavo pensando? Pigiai sull'acceleratore, come se questo potesse scacciare quei pensieri, e mi diressi verso il Diner. Inutile dire che continuammo il viaggio in silenzio.

Sbattei il portello dell'auto il più forte possibile, e mi diressi a grandi falcate verso la porta dell'edificio. Mikey mi prese per un braccio, tirandomi indietro e mettendomi una mano sulla bocca. Si appoggiò con la schiena al muro del Diner, e mi tenne ferma; cercai di divincolarmi, che diavolo succedeva? Mi intimò il silenzio, e fece un respiro profondo. In un attimo, la risposta – o quello che credevo fosse la risposta – mi passò nel cervello: Draculoidi. Feci per mettere mano alla pistola, ma Mikey mi fermò. Dall'interno del Diner venivano dei rumori soffusi, dei piccoli gemiti. Per quanto potevo, girai lo sguardo verso il biondo. “Gee e Frank” rispose, come se fosse una cosa ovvia.
Uno, vaffanculo, dalla tua reazione pensavo che ci fosse Korse in persona in casa. Due, che diavolo è quel tono di ovvietà con cui me lo dici?
Rimanemmo immobili, Mikey appoggiato al muro, e io con la schiena appoggiata a lui, mentre continuava a tenermi la bocca chiusa con la mano, e rimanemmo così, fino a che un basso ringhio non ci diede la conferma della fine dell'amplesso. Mikey mi lasciò andare, e io continuai a rimanere immobile, chiedendomi come avrei potuto guardare i due ragazzi dopo che ero stata costretta – perché alla fine era di questo che si trattava, Mikey mi aveva costretta – ad ascoltarli mentre lo facevano.
Sigaretta. E' sempre un ottima scusa per andarsene.
Ne tirai fuori una dal pacchetto, e andai verso le rocce dietro il Diner, sedendomi su una delle più alte. C'era una bella arietta fresca, lì, si stava bene. Feci un tiro, poi un altro, e lasciai che il fumo mi uscisse dal naso. Che sensazione di tranquillità. Il deserto era immerso in un aria di immobilità, di chiarezza quasi innaturale, e tutto sembrava essere sparito: Korse, Battery City, tutto.
Poi naturalmente tutto si sgonfiò come un palloncino bucato non appena mossi una gamba e sentii la pistola nella sua fondina. Che palle. Gettai la sigaretta finita, era ora che trovassi un paio di forbici per i miei capelli.
Entrai dentro il Diner, trovando Mikey, Frank e Gerard che discutevano.
...e poi niente, mi ha totalmente scansato” stava dicendo il biondo. Frank mi vide e tossì: parlavano di me, per caso?
Ciao Jill” sorrise cordiale Gerard. Sorrisi più per cortesia che altro, e iniziai ad aprire tutti i cassetti possibili che riuscissi a trovare per avere delle forbici. Appena le trovai, uscii di nuovo fuori, imbattendomi in Ray e Grace che tornavano dal Mercato Nero. Bene, era ora anche di avere delle risposte. Feci un cenno al ragazzo, e gli dissi di seguirmi. Ray mi guardò confuso, ma non fece storie e lasciate le buste a Grace mi seguì dietro il Diner.
Sapevo che c'era uno specchio vicino a dove Grace aveva tentato di colorarmi i capelli, e quindi era ottimo per tagliarmi i capelli. Guardai il mio riflesso allo specchio: avevo il viso completamente sfatto, pieno di terra (materiale presente anche tra i miei capelli annodati), e dei capelli di colore indefinito, un azzurrino tendente al marroncino – non avevo idea di come fosse possibile, ma quello era il colore che era venuto fuori. Feci una smorfia, mi tirai su i capelli in una coda e tagliai con le forbici, il più corto possibile. I capelli che mi rimasero in mano erano una matassa intricata, sporca: la gettai via, e guardai il risultato allo specchio. Mh, erano corti, e sicuramente più funzionali, visto che non me li sarei lavati molto spesso.
Cosa volevi dirmi, Jill?” mi chiese Ray, che era arrivato.
Cos'era quello sguardo di prima?” esordii.
Cosa?”
Ray, stamani nel Diner!”
Non capisco di cosa parli, Jill!”
Sbuffai.
Maledizione, Ray, stamani mi ha guardata con una faccia assurda quando ho chiamato Mikey principessa!
Ah, quello sguardo!”. Oh, bene, visto che hai capito, spiegamelo. “Oh, niente, non significa nulla” disse sbirgativo.
Ray”
Jill?”
Ray, dimmi la verità”
Te l'ho detta!”
No, se no non avresti capito di che sguardo parlavo!”
Silenzio da parte sua. Avevo centrato il punto.
...gli piaci”.
Cosa?”
Gli piaci” ripeté.
A chi?”
A Mikey, stupida”.
No. Oh. No. No, cioè, sì. No. Occhei, calma, Jill. Non è questo il momento di farsi prendere dal panico – o dalla gioia. Mi sentivo contenta all'idea di piacergli, ma insicura. Lo ripeto, erano tre fottuti giorni che ci conoscevamo, con la mia fortuna di sicuro era un infatuamento momentaneo. E poi, c'era Showpony. Mikey e Ricky non avevano una relazione? Ero totalmente confusa.
Occhei” dissi.
Occhei?”
Sì, occhei”
Ti ho appena detto che piaci a Mikey e tu rispondi...occhei?”. Ray era allibito, e in effetti anch'io. Ma insomma, cosa avrei potuto rispondere di meglio? Feci un gesto vago con la mano, e tornai verso il Diner. E siccome le cose da malino possono sempre peggiorare, ecco a voi il grande Ricky Rebel in tutta la sua magnificenza, che aveva completamente immobilizzato Mikey al bancone, e lo guardava con occhi famelici. Gli piaccio una bella ceppa di minchia, ecco. Aprii di nuovo la porta e me ne andai, sbattendola. Volevo andare via dal Diner, schiarirmi le idee. Che diavolo mi prendeva? Era la seconda volta nella stessa giornata che la vista di loro due mi faceva quest'effetto.
Jill”. Gerard stava vendendo verso di me, con un passo estremamente aggraziato. Stava sorridendo, ma guardandomi tornò serio. “Cos'è successo?”
Niente” mi sbrigai a rispondere, anche perché non so cos'altro avrei potuto dire. Non c'era nulla da dire in generale, stavo solo diventando matta.
Hai una faccia...”
Anche te, e proprio come me hai due occhi, un naso e una bocca...”
Jill, sai a cosa mi riferisco!” alzò la voce, guardandomi male. Ma che diavolo volevano tutti?
Strinsi i pugni, e mi misi a camminare. Mossa stupida, non sapevo dove andare, ma volevo allontanarmi il più possibile. Per mia fortuna passò in quel momento Martha con il furgoncino.
Jill, dove stai andando?” mi urlò. La fissai dalla strada, e andai ad aprire il portello dalla parte del passeggero.
Portami da qualunque parte che non sia qui” dissi.
E' successo qualcosa?”
Non lo so, ma voglio andarmene per ora”. Lei annuì, in silenzio, e lanciò uno sguardo a Zack.
Porto io il messaggio a Party Poison” disse, e aprì le portiere dietro, scendendo. Martha fece un'inversione di marcia e ricominciò a guidare sulla strada, nella direzione opposta al Diner. Strinsi le gambe al petto e mi accoccolai. Ero terribilmente confusa da tutto.
Dovevo essermi addormentata, perché quando mi risvegliai il furgoncino si stava fermando davanti ad un edificio ancora più fatiscente del Diner, se possibile. Basti pensare che la porta era sprangata con delle assi di legno. Martha ne sollevò una, facendomi segno di entrare. C'era una sala di registrazione, in fondo al corridoio in cui sbucammo, e un uomo enorme di spalle stava dicendo qualcosa in un microfono. Facemmo silenzio fino a che non fu lui a girarsi e a farci segno di avanzare.
Ehi, Doc” salutò Martha.
Shiny Sun” disse lui. “E tu sei Jillian, dico bene?”. Annuii: ormai era palese che tutti sapevano chi ero, quindi non mi stupii.
Jill cerca un posto dove stare per il momento, al Diner ci sono troppe distrazioni” spiegò Martha in breve. Dr. Death mi scrutò da dietro gli occhiali da sole, e annuì.
Può restare qui, nessun problema” acconsentì. “Showpony ultimamente non torna mai la notte, e la sua stanza è libera”. Quindi Show abitava con lui? Dalla padella alla brace.
Ah, sì?” chiese Martha piena d'interesse. “E dove va?”
Sta intrattenendo dei rapporti con loro” disse l'uomo serio. Martha si cucì la bocca, e rise nervosamente.
Bene, è ora che vada” mormorò, guardandomi. Mi abbracciò, dandomi un bacio su una guancia. “Cerca di stare bene, Jill”. Le sorrisi, cercando di risultare convincente, e lei se ne uscì.
Silenzio. Ultimamente era una componente essenziale della mia vita tutto quel silenzio. Mi guardai intorno, cercando qualcosa da dire, o da fare. Un segno, che so! Volevo sapere chi fossero loro, perché Showpony stesse così attaccato a Mikey, volevo sapere perché Mikey la prima volta mi era sembrato così restio nei confronti di Ricky e invece stamani si era lasciato baciare. Volevo sapere che diavolo dovevo fare, cosa sarebbe successo in futuro.
Jill”. Mi voltai verso il Dj. “Dimmi cosa ti turba”. Non era una proposta gentile, era un'ordine. Sospirai. Meglio partire da cose meno importanti.
Chi sono loro?”. Dr. D mi guardò in silenzio per un po', poi sospirò a sua volta.
Fuori dalla California, al confine, si trovano dei nuclei terroristici, e stiamo cercando un accordo per mettere fuori combattimento la Better Living”
Ma...?”
Ma a quanto pare Korse paga meglio di noi, e si divertono terribilmente a vederci fare i topi che tentano di ribellarsi ai gatti”.
E Showpony cosa c'entra con loro?”
Ricky è una persona estremamente volubile”. Guardò i suoi strumenti elettronici. “E' ambiguo, è difficile capire cosa gli passi per quella zucca vuota”. Sorrise. “Ma una cosa di cui sono certo è che non ci tradirebbe”
Come fai ad esserne così sicuro?”
Lo so e basta” rispose. Non era una risposta per chiudere lì un discorso, era convinto seriamente di cosa diceva. A-ah, perfetto. Ero scettica sulla questione, ma decisi che tanto valeva fidarsi.
Doc, avrei fame” dissi infine. Lui scoppiò a ridere.
Se vai nella stanza qui accanto c'è una cucina e qualche cosa da mangiare” rispose infine, quando riuscì a riprendere fiato. “Prepara qualcosa, vengo anch'io appena ho finito di mettere a posto”.
La cena fu una cosa tranquilla. Seduti ad un tavolino di legno, mangiando dei fagioli in scatola e un po' di carne secca – che prelibatezza, al Mercato Nero costava un occhio della testa a quanto ne sapevo. Non mi fece domande, e io non ne feci a lui. Ricky non si fece vedere, e questo mi tranquillizzò alquanto. Potei fumare una sigaretta, la quarta, e poi mi misi a letto.
La mattina trovai Ray e Grace seduti al tavolo, che bevevano.
Che ci fate qui?” chiesi, un po' più duramente di quanto volessi. Grace fece una faccia tristissima, e mi buttai ad abbracciarla, in colpa.
Te ne sei andata senza dire niente” mi rimproverò Ray.
Lo so, scusate”
Per quanto hai intenzione di rimanere qui?”
Voglio che la questione con Mikey si appiani”
Ovvero?”
Ray, se davvero piaccio a Mikey prima o poi verrà a cercarmi, e per quando me lo ritroverò davanti saprò dargli una risposta”
E se lui venisse oggi?”. Entrai nel panico. No, non doveva venire oggi, avevo bisogno di almeno una settimana. Avevo bisogno di pensare, e volevo farlo con calma.
Te digli di non farsi vedere per almeno una settimana”.  Ray sospirò, alzandosi dalla sedia, e guardandomi negli occhi.
Lo so che per te è successo tutto molto in fretta, ma nel deserto le regole della vita normale non esistono, Jill” sospirò. “Il tempo si dilata e si restringe in maniera diversa, qualunque istante potrebbe essere l'ultimo. Lo so che per te il fatto che vi conosciate da poco – veramente poco – è un freno, ma devi pensarci bene. Davvero non provi nulla per lui?”
Il fatto è che non sono sicura di quello che anche lui prova per me”
Gli piaci, cazzo! Gli piaci davvero, non te ne rendi conto!” urlò.
Sì, ma gli piace anche Ricky!” ringhiai. Ray mi studiò per un attimo.
Cosa c'entra Ricky?”
Gli sta sempre attaccato al culo, porca miseria!”
Jill, guarda che Ricky è una cosa passata...”
Non mi sembra”
Dio, Jill! E' per Ricky che Mikey non è passato! Non vuole lasciarlo andare, e Mikey è una persona troppo buona per mandarlo semplicemente a quel paese”.
Rimasi in silenzio, imbronciata. Non me ne fregava un cazzo, non ero nemmeno sicura che Mikey mi piacesse davvero. Erano solo tre fottuti giorni che ci conoscevamo, e ci eravamo parlati veramente poco.
Jill...”
Va via”
Jill, che diavolo...”
VA VIA, VOGLIO STARE IN PACE!”. Ray mi guardò con l'espressione più ferita che avessi mai visto, e uscì. Mi voltai verso Grace.
Mikey è una brava persona” mormorò. La abbracciai nuovamente.
Siete tutte delle brave persone, Grace” le risposi. “Solo che a volte è più complicato di come si possa pensare”. Lei annuì, facendomi segno di aver capito. Sentimmo il rumore del motore dell'auto di Ray. “Non vai?”.
No, sono qui per stare con te oggi” disse, sorridendo.
Oh, Grace!” la strinsi più forte.
Ehi, attenta che mi soffochi!” cercò di districarsi dal mio abbraccio. Rise, e mi riempì il cuore per un attimo.

Grace rimase un paio di giorni con me e il Dj, poi venne il giorno in cui Gerard doveva venire a riprenderla. Eravamo state bene, in tranquillità, e io non avevo più pensato a Mikey: Grace mi aveva totalmente riempito la testa. Ma la serenità non dura mai troppo, giusto?
Eravamo in cucina quando sentimmo il rumore dell'auto. Troppo presto per Gerard. Dr. Death spalancò la porta, e ci fissò.
Rimanete qui nascoste in silenzio, non fiatate”
Doc, ma che...?”. Chiuse la porta di scatto. Mi avvicinai, e sentii dei rumori: volevo vedere che succedeva. Mi voltai verso Grace, mimandole di stare in silenzio, e immobile, e cercai nel muro di legno uno spiraglio, fino a trovarlo. Dr. D era stato spinto contro il tavolo con le apparecchiature radiofoniche da un Draculoide che gli puntava la pistola alla gola.
Se mi dici dove si trova la bambina ti lascerò vivere” ringhiò il Draculoide. Death stava zitto. “Vecchio, non farmi perdere tempo!”
Non lo so”
Non raccontarmi stronzate!”. Spinse la pistola sotto il mento dell'uomo, costringendolo a tirare la testa indietro. Dovevo fare qualcosa, presto.
Che ne dici se ti faccio un buco in testa, eh?”.
La pistola. Era nella sua fondina, al mio fianco. Ci posai la mano sopra, tremante. Dannazione, Jill.
Non vuoi collaborare?”
Calmati, Jill. Ora apri questa porta, e gli spari. Respirai, lentamente, e strinsi la pistola, togliendola dalla fondina.
Vecchio di merda, ora te lo faccio vedere io a non voler collaborare!”
Successe tutto in un attimo. Aprii la porta, e sparai. Il Draculoide cadde a terra, senza dire una parola, la maschera e la testa bucata.
Jill...”mormorò il Dr. D. Caddi in ginocchio, senza riuscire a pensare a nulla. “Jill, come stai?”
Tutto bene” biascicai, cercando le forze per parlare. Avevo agito d'istinto, e ora potevo annoverare un terzo morto sulla mia coscienza.
Dai, Jill, alzati, non stare a pensarci” Dr. Death mi prese per un braccio, cercando di sollevarmi. Gerard apparve improvvisamente dal corridoio, con il fiato corto.
Per l'amor del cielo, state bene!” gridò. Mi buttai al suo collo, iniziando a piangere. “Jill?” Strinsi più forte, avevo solo bisogno di piangere. “Jill, stai tranquilla, è normale essere sconvolti...”
Oh, Gee!” singhiozzai.
Jill, è tutto a posto, hai sparato per difendermi” tentò di consolarmi Dr. Death. Lasciai la presa su Gerard e lo guardai, asciugandomi le lacrime.
Sto bene” dissi, tirando su con il naso. “Sto bene, io...credo di dovermi ancora abituare”. Gerard mi passò un braccio dietro le spalle, e vidi Grace avanzare piano verso di me. La abbracciai, e la strinsi, mentre lei ricambiava.
Gerard riportò Grace al Diner, e io rimasi di nuovo da sola con il Dr. Death. Non era male, non era indiscreto e io potevo starmene tranquilla a non fare nulla. Bruciammo il cadavere del Draculoide insieme all'auto, poco più in là della stazione radiofonica, e ce ne tornammo dentro. Cena, sigaretta, e poi mi misi alla ricerca di un libro da leggere. Dr. D me ne prestò uno dalla copertina e le pagine consunte, 'La storia infinita'. Lo avevo già letto anni addietro, ma per passare il tempo poteva andare benissimo.
Mi misi a pensare a Mikey. Forse potevo accettare il fatto che gli piacessi, e provare ad avere una piccola relazione. Per non essere da sola, completamente. Beh, non lo sarei comunque stata, ma avere un appoggio del genere poteva essere perfetto. E Mikey era simpatico. E carino. Nella mia testa ripercorsi il profilo del naso appuntito, delle labbra piccole. Occhei, bello. Aprii il libro, tentando di concentrarmi sulla lettura, ma non ci niente da fare. Meglio cercare di dormire, a questo punto. 



Angolo dell'autrice

Cieo c:
Allora, mhh, sto avendo qualche problema con la scuola, quindi pubblico a rilento, non odiatemi!
Per il resto, questo capitolo. Jill e Mikey mi sono sfuggiti di mano, al solito, ahahah
Non avevo assolutamente intenzione di farli avere una relazione velocemente, o per lo meno fargli pensare di piacersi, però Mikey è così aww. E mi diverto incredibilmente a mettere Showpony da ogni parte, per far incazzare Jill. Quindi aspettatevi scenate everywhere d'ora in poi :3

Bene, sperando di non aver scritto una merdata *certo, convinta!*, lascio a voi ogni commento! 

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Capitolo 5
*** Fifth Chapter: A Traffic Report. ***


Jill?”. Che voce era questa? Nel mio dormiveglia cercai di ricollegarla a qualcuno. “Jill, sei sveglia?”
Ora che mi hai chiamata sì” biascicai, la bocca impastata dal sonno.
Stai bene?”. Chi diavolo era? E cosa voleva? Mi stropicciai gli occhi, sbadigliando, e mi ritrovai davanti il visino preoccupato di Mikey. Tempo di realizzare che era lui, e poi un battito perso nella lunga strada della California.
Ah..sei tu” mormorai, guardandolo nella penombra. Lui fece una smorfia.
Chi credevi che fossi?”
Speravo nel principe azzurro” scherzai, ridendo, mentre tentavo di riprendere possesso delle mie facoltà mentali. Mi portai un braccio sugli occhi, girandomi da una parte, e mugolando. Poi un pensiero fece capolino nella mia mente e scattai a sedere.
Che diavolo ci fai tu qui?”. Lo gridai, con un tono di voce assurdamente alto e acuto. Mikey mi guardò per un attimo, torcendosi nervoso le mani. Era seduto sul bordo del mio letto, non troppo lontano da me. Se avessi allungato una mano, senza troppo sforzo lo avrei sfiorato.
Avevi detto una settimana e invece sono qui dopo soli cinque giorni ma Gerard mi ha detto del Draculoide e io ero preoccupato da morire e alla fine sono venuto qui” buttò fuori tutto d'un fiato, guardando dovunque tranne che me. Incrociai le gambe davanti a me, e lo osservai attentamente. “Dio, Jill, lo so, è più presto di quanto avresti voluto, ma io sono sicuro che tu mi piaccia” disse tutto d'un botto anche questp. Sospirai. Era il momento della verità, mi guardava con occhi pieni di speranza.
Mikey” dissi infine. “Voglio che tu mi dica tutto, tutto”. Mi guardava confuso. “Parlami di cosa c'era tra te e Ricky, parlami di te”.
Jill, io non credo che tu voglia saperlo” rispose serio. Scossi la testa.
Lo voglio sapere”. Abbassai gli occhi sulle lenzuola che stavo torturando tra le dita. “Io...probabilmente anche io ho una cotta per te, ma voglio sapere. Voglio conoscerti, non posso esserne sicura fino a che non saprò di più. Non abbiamo tutto il tempo del mondo, domani un Draculoide potrebbe averci fatto un buco in testa senza che abbiamo avuto il tempo di...di qualunque cosa. Raccontami, parlami, dimmi tutto”.
Sospirò. “Ho conosciuto Ricky e Zack quando abbiamo cominciato a fare i Killjoys. Niente di particolare, Frank e Ray non erano ancora con noi, eravamo solo io e Gerard. Io e Ricky diventammo molto amici, lui era un ottimo informatore e collaboravamo spesso. Fino a che...” s'interruppe di botto. Lo guardai, esortandolo a continuare. “Jill, davvero, è una stronzata, io...”
Mikey, davvero, voglio saperlo”
Mi sentivo solo” piagnucolò. Mi sembrava di essere la fidanzata storica che scopre che il suo ragazzo l'ha tradita – una merda, insomma. “Sono una persona orribile, non mi ero reso conto che lui era davvero innamorato di me, e l'ho usato per non sentirmi più solo. Mi fratello non mi bastava affettivamente parlando, Dio, avevo bisogno anche di scaricare il serbatoio!”. Arrossì, e io con lui.
E cosa mi dice che non sia così anche ora?”
Cosa vuoi dire?”
Chi mi dice che anche con me non sia così?”. Mi guardò serio, e offeso.
Nessuno, in effetti”. Annuii.
Come è finita?”
Quando mi resi conto che per lui era una cosa seria, mi sentii una merda, e cercai di rimediare il più possibile, affinché mi odiasse”
Non mi sembra che il tuo intento sia realizzato” dissi, sarcasticamente. Lui voltò gli occhi da un'altra parte.
Non sono d'accordo. Mi odia, dal profondo, e ha capito subito che eri potenzialmente una ragazza che mi sarebbe potuta piacere. Per questo si comporta così” disse.
Cosa?”
Il bacio quella mattina, oppure le sue allusioni di continuo, i suoi sguardi! Lo sta facendo apposta, per vedere come reagisci te e come reagisco io!”. Rimasi in silenzio. Possibile che fossi cieca a quella maniera?
Mikey, ho bisogno di pensare”. Lo disse senza pensarci troppo, e me ne pentii in realtà. Fece la faccia più triste possibile, e mi maledii mentalmente. Cervello di gallina io. Piccolo topino lui.

Mikey se ne era andato, e io ero rimasta da sola in balia dei miei pensieri. Dr. Death aveva il suo daffare quel giorno, era da loro e così me ne rimasi molto tempo nella cucina, fino a che il cielo non pensò che non avevo abbastanza a cui pensare. Showpony entrò con tutta la sua gaiezza nella stanza, pattinando amabilmente. Mi guardò per un lungo secondo, sorridendo viscido.
E così il piccolo Mikey ha scoperto le sue carte, eh?” disse. Feci appello a tutta la mia – pochissima – calma per ignorarlo. “Uhh, ma non preoccuparti! Sarà una roba da una botta e via, non è capace di tenersela la gente” ghignò. Tremavo, tremavo di rabbia, di tristezza. Voleva portarmi all'esasperazione, glielo leggevo negli occhi. “Sai, poi non è nemmeno tutto questo granché! A carrozzeria non è messo così bene” disse allusivo.
Si può sapere che diavolo vuoi da me?” sbottai.
Uh, niente!” rise lui. Poi si diresse verso la dispensa, prese un pezzo di pane e se ne riuscì. Cosa avevo fatto di male, nella mia vita?
Doc non si fece vedere per un paio di giorni, e Show nemmeno per mia fortuna. Ebbi così il tempo di pensare spesso a tutto, e presi la mia decisione. Appena Dr. Death tornò nel rifugio, gli comunicai che sarei tornata al Diner, e contattai Ray, che venisse a prendermi.
Non ci eravamo più parlati da quando lo avevo cacciato, all'inizio della settimana, e ero terrorizzata all'idea che fosse arrabbiato con me. Terrore infondato, visto che appena uscii dalla stazione radio, mi accolse con un gran sorriso e mi abbracciò.
Sono contento che hai deciso di tornare da noi” disse raggiante. Gli sorrisi di rimando, mentre mi ripercorrevo mentalmente quello che avevo da dire a Mikey. Il deserto filava accanto a noi, veloce, e Ray mi aggiornò su molte cose. Il Diner era stato risistemato, avevano aperto altre stanze per creare delle vere camere – immaginavo che Frank e Gerard fossero la mente del tutto, per avere la loro intimità. In quella settimana i Draculoidi avevano attaccato due volte, e Mikey ci aveva ricavato un proiettile nel braccio, mentre Frank era stato costretto a stare a letto per due giorni a causa di una febbre dovuta ad un proiettile passato un po' troppo vicino ad una vena della gamba, ma si era ripreso bene e in fretta, anche se zoppicava un po'.
Quando arrivammo, scesi dall'auto con più lentezza del normale. Aprii la porta del Diner, e vidi gli occhi di Frank illuminarsi appena mi notò.
Jill! Sei tornata!” disse cinguettando. Gli sorrisi, imbarazzata. Gerard apparve dalla vecchia camera da letto e mi sorrise tranquillo.
Grace?” chiesi.
E' nel garage”. Annuii.
Senti, Frank, che ne dici di andare a caccia di telecamere?”
Oh, Gerard, sì, ti prego!”. Mi prendevano in giro? Cioè, cos'era quell'ostentata voglia di andarsene?
Grace fece capolino dall'entrata principale, mi salutò di rincorsa e poi riuscì, salendo nell'auto di Ray, che partì. Avevano intenzione di lasciarci da soli? Guardai sparire anche gli altri due, impotente, e mi sentii schiacciare dal vuoto della stanza. Deglutii, per farmi forza, e iniziai a camminare per il piccolo corridoi che si apriva da una parte. Una stanza era socchiusa, e sentivo un respiro arrivare dall'interno. Spinsi la porta, silenziosamente, e vidi Mikey sdraiato su un letto ricavato con due brandine accostate. Sembrava non essersi accorto di me, e non ne diede segno nemmeno quando mi avvicinai. Aveva gli occhi chiusi, e pensai che stesse dormendo. Lo studiai un po'. Era a pancia in su, una mano sul petto, e l'altra vicino al bordo del pantaloni. Respirava con regolarità, per nulla turbato. Mi sedetti su un lato del materasso, e ci pensai un po' prima di sdraiarmi accanto a lui, su un fianco, dandogli le spalle.
Lo sentii muoversi dietro di me, e non ebbi il tempo di girarmi che le sue braccia mi circondarono. Strusciò il nasino sul mio collo, facendomi rabbrividire.
Alla fine hai deciso?” mormorò. Mi girai, guardandolo. Aveva gli occhi pieni di sonno, ma erano bellissimi ugualmente, verdi. Sentivo il suo respiro confondersi al mio, le sue braccia intorno a me.

All the clever
things I should say to you
They got stuck somewhere
Stuck between me and you
Oh I’m nervous
I don’t know what to do

La pelle sembra fondersi se baci troppo intensamente, le labbra si modellano perfettamente ed è difficile capire dove iniziano le proprie e dove quelle dell'altro, le lingue diventano un'unica cosa che si muove danzando.
Direi di sì” mormorai, poggiando la testa nell'incavo del suo collo, mentre ancora stavamo stretti l'uno all'altra. Erano una bella sensazione stare così, non sembrava quasi vero poter sentirsi così bene mentre fuori imperversava la distruzione.

Aprii gli occhi, presa da un brivido di freddo, e nel voltarmi non vidi Mikey. Mi misi a sedere, intontita, chiedendomi dove potesse essere, mentre fuori stava scendendo la sera, e guardai verso la porta. Gerard mi guardava silenzioso, con un'espressione indecifrabile.
Gee?” dissi. Sembrò risvegliarsi da un pensiero.
Jill...”
Volevi dirmi qualcosa?”
Oh, no, niente d'importante” fece per andarsene, poi ci ripensò. “Ah, ecco! Mikey mi ha detto di dirti che è dovuto partire con Ray per una piccola missioncina, e di non preoccuparti” sorrise sornione e se ne andò. Una missione? Mi ridistesi, coprendomi gli occhi con un braccio, e presi a pensare a prima. Lo avevo baciato. O lui aveva baciato me. Insomma, chiunque fosse stato...ora cosa succedeva? Voglio dire, stavamo insieme? Mi riaddormentai, per un breve periodo, e mi alzai quando iniziai a sentire l'odore fetido del cibo della BL/ind aleggiare ovunque nel Diner. Entrai nella cucina, dove Frank stava tentando di dargli un sapore più commestibile cucinandolo con qualcosa che identificai come pancetta secca. Gerard era seduto ad un tavolo, con Grace, Martha e Zack. Appena entrai nella stanza, mi guardarono tutti con occhi della serie ti abbiamo scoppiata in pieno. In preda al disagio, mi sedetti comunque al tavolo, pronta a qualunque tipo di domanda – che non tardò ad arrivare.
E così, tu e Mikey...” iniziò Martha.
Io e lui?”
Sì, tu e lui state insieme, adesso?”. Mi torsi le mani, nervosa.
Io...cioè, credo di sì” mormorai, forse arrossendo. Per fortuna Frank mi salvò, piazzando la pentola con il cibo – se così poteva essere chiamato – sul tavolo.
Bene, ragazzi” annunciò. “La cena è pronta!”. Aveva un sorriso enorme su quel viso dolce, e sembrava soddisfatto del suo operato. Dio, se aveva lo stesso sapore dell'odore avrei dovuto imparare ad essere una brava attrice, non avevo intenzione di dirgli che faceva schifo. Iniziò a colare quella specie di sbobba marrone nei piatti. Era...dio, solida come un budino? La toccai con la punta della forchetta, vedendolo poi molleggiare. La sensazione di nausea incominciò in quel momento. Guardai Frank per farmi forza, e notai che tutti guardavano diffidenti il piatto.
Bene, o la va o la spacca. Infilai la forchetta a fondo, e ne tirai su un pezzo che mi misi repentinamente in bocca.
Oh, beh.
Ho mangiato di meglio. Decisamente meglio. Credo che l'unica cosa peggiore sia il cibo della BL/ind senza pancetta secca: almeno quella levava un po' quel sapore di fetido e di rancido. Frank ci guardava tutti, speranzoso.
Se chiudo gli occhi siamo a cavallo, potrei provare a immaginare che sia fagioli e pancetta” dissi. Il voltò di Frank si illuminò, mentre anche gli altri assaggiavano e confermavano che era commestibile. Se c'è un Dio lo ringraziavo per aver permesso a Frank di avere questa magnifica idea.

Uscii a fumare l'ultima sigaretta del pacchetto, mentre gli altri stavano dentro a chiacchierare. Avevano preparato del caffè, come la prima volta che ero andata là. Sospirai, sperando che Mikey tornasse presto, avevo il bisogno di rifugiarmi di nuovo in quell'abbraccio e buttare tutto il resto fuori. Rimasi appoggiata al muro per molto tempo, più di quanto mi ce ne volesse a fumare la sigaretta, e alla fine vidi Martha uscire dal Diner e sedersi per terra, accanto a me.
Quanti anni che ci conosciamo, Jill...” disse malinconica. Mi voltai a guardarla, a guardare la mia amica d'infanzia.
Troppi, Martha” dissi ridendo. Lei rise a sua volta.
Già, quasi vent'anni!” cinguettò. “Te lo ricordi il vecchio Aziz? Ci correva dietro ogni volta che entravamo nel suo giardino a rubare le pesche”
Sì, e te gli tiravi sempre i sassolini per farlo inciampare!”. Era bello ritirare fuori ricordi sepolti in angoli remoti.
E quella volta che tua madre ci ha beccate a fumare al parco?”
Dio, avevo pensato di morire! E invece mi disse solo che da lei non avrei più ricevuto un soldo, e se volevo fumare che me le guadagnassi le sigarette” risi più forte, ricordando il viso tranquillo di mia madre mentre me lo diceva.
Che fine ha fatto la buona vecchia Christine?”. Abbassai lo sguardo.
Poco dopo la venuta della Better Living, mamma è morta a causa di un rigetto delle pillole” dissi stancamente.
Oh...scusa, io non...”
Non potevi saperlo, Martha” mi sforzai di sorridere. “Papà invece era in viaggio fuori dalla California, e non è stato preso. Ma ho perso i contatti con lui”.
Tuo fratello invece?”
Andrew è uno S/C/A/R/E/C/R/O/W” dissi, stringendo i denti. Aveva preferito allearsi con loro e tenersi ben stretta la vita. “I tuoi invece?”
Australia” disse semplicemente. “Quando sono partita per l'Europa loro si sono trasferiti. Sai, anche papà aveva dei poteri tipo i miei, e si è reso conto che qualcosa non sarebbe andato...sono fuggiti, semplicemente”.
Forse hanno fatto la cosa migliore” mormorai. Martha si strinse nelle spalle, e si alzò, stiracchiandosi.
Sarà meglio che recuperi Zack e me ne vada” sorrise. “Domani dobbiamo accompagnare Dr. D da loro, di nuovo”. Mi fece l'occhiolino, e rientrò dentro. Sentii il rumore di una macchina, e scattai a sedere, la mano già sulla pistola al mio fianco, ma poi riconobbi il gigantesco ragno nero sul cofano dell'auto e il mio cuore prese a battere all'impazzata.
Mikey saltò letteralmente giù dall'auto, passando dal finestrino aperto, senza nemmeno aprire la porta, e mi corse incontro, ancora pieno di polvere e di odore di spari. Mi strinse, come se volesse assicurarsi che non sarei scoppiata come una bolla di sapone, e poi mi guardò con gli occhi verdi, stanchi.
Non ci dicemmo nulla, semplicemente presi la sua mano e entrammo dentro, appena dopo Ray. Zack e Martha sorrisero, augurandoci la buona notte, per poi uscire dal Diner. Grace era già andata a dormire, e Frank aveva il viso di un bambino piccolo che è stato sveglio per troppo tempo. Gerard se lo caricò sulle spalle e lo portò a letto. Ray dal canto suo annusò poco convinto la sbobba rimanente e se la divise con Mikey.
Come è andata la missione?” chiesi, sedendomi al tavolo con loro.
Benissimo, siamo tornati interi!” disse Ray, sorridendo. Risi.
C'erano solo dei Draculoidi da far sparire nella Quarta Zona, e qualche telecamera di troppo, niente di particolare” aggiunse Mikey, masticando quella roba che aveva cucinato Frank. Sembravano apprezzare quel cibo molto più di me...
Finirono di cenare e Ray se ne andò a dormire, così rimanemmo solo io e lui. Era calato di nuovo il silenzio, sembrava che non avessimo molto da dirci. Così pensai di porgli quella domanda, chiarire.
Io e te adesso cosa siamo?” mormorai, ma senza guardarlo. Ci mise un po' a rispondere.
Penso che possiamo dire che stiamo insieme” rispose alla fine. Annuii, e mi alzai per riscaldare un po' del caffè avanzato. Era tutto così strano. In fondo era poco più di una settimana che ero in quel posto, e che lo conoscevo. Sembrava essere stato tutto così veloce: eppure non mi sembrava sbagliato. Mi era successo di avere relazioni che iniziavano alla velocità della luce, e lo sentivo, lo sentivo dentro che semplicemente bruciavamo le tappe. Ma non stavolta. Forse Ray aveva ragione, nel deserto il tempo si muove diversamente, un giorno sei vivo, il giorno dopo non lo sai, e l'istinto di conservazione ti muove a trovare qualcuno. Ma potevo quindi definire il mio affetto vero? Non lo sapevo, ma sicuramente quando mi strinse le braccia attorno alla vita, mentre versavo il caffè in una tazza per lui, tutti i possibili dubbi si dissolsero come neve al sole.
Lasciai che mi stringesse a sé, che mi passasse la punta del naso sul collo. Sarei potuta morire in quel momento e sarei stata contenta. Mi prese la tazza dalle mani, e bevve un piccolo sorso, continuando a tenermi stretta.
Quando sono uscito oggi avevo paura di non rivederti più, paura di non farcela” mormorò. Strinsi la presa sulle sue mani, per rassicurarlo. “E invece ora sono qui, ti sento, sei reale”. Mi voltai, togliendogli la tazza di latta dalle mani, e sfiorandogli le labbra. Non avrei mai saputo come rispondere alle sue parole, e forse non c'era risposta.
Andiamo a dormire, Kobra, domani ci aspetta un'altra giornata” sussurrai, prendendogli le mani e iniziando a camminare verso la camera.
Ci addormentammo subito, nel letto sfatto, stretti tra di noi come se avessimo un'unica pelle.

Jill, tu non hai ancora un nome!” era la quinta o sesta volta che Grace lo ripeteva, quel giorno, e io continuavo a pensarci. Era ormai un mese che stavo nel deserto con i Killjoys, e da qualche settimana i Draculoidi che venivano a deliziarci con le loro visite erano sempre di più, e tutti sentivamo la necessità di far sì che anch'io avessi un'identità segreta. Il Dr. D continuava ad andare regolarmente da loro, e regolarmente se ne ritornava senza aiuti.
Bene, e allora dammelo te!” le risposi brusca. Pensai che si sarebbe imbronciata per il mio tono di voce, e invece sorrise.
Cotton Candy?” disse, mordendosi il labbro inferiore. Fece una smorfia. “Bleah, ma cosa mi viene in mente?” Ci pensò ancora un po'. “Che ne dici di...”
Red Rope” la interruppi. Lei mi guardò, alzando un sopracciglio. “E'...è una lunga storia” mormorai, abbassando gli occhi. La persona a cui era legato quel nome era ormai un ricordo lontano, un amico scomparso da tempo, e rivangare vecchi ricordi sarebbe servito solo a portare a galla del dolore.
Mh, però è carino! Può andare!” trillò. Scese dallo sgabello e corse fuori; la sentii urlare a Ray il mio nuovo nome, e le sue risate.
Ripresi a leggere la rivista che mi aveva dato Mikey: a parte le scene di sesso tra animale, per cui ero scoppiata a ridere mentre la sfogliavo davanti a lui, avevo trovato alcuni articoli sulla situazione mondiale. A quanto buona parte dell'America era attualmente disabitata, più che altro nelle zone di New York e Washington si trovavano ancora qualche grande città, ma niente di più, e la maggior parte della popolazione mondiale si concentrava in Asia. L'Europa sembrava essere l'unica a non aver subito danni di alcun tipo.
Sospirai, e mentre chiudevo la rivista, Show entrò pattinando. Mi irrigidii mentre lo vedevo avvicinarsi a me senza alcun espressione particolare.
Vieni con me” disse, il tono che non ammetteva repliche.
Dove diavolo vuoi che venga?” ringhiai. Lui mi fulminò, e non me la sentii di dire altro. Mi alzai e gli andai dietro. Gerard stava entrando in quel momento.
Jill, dove...”
Dr. D vuole farle conoscere loro” disse Ricky. Guardai a bocca aperta il ragazzo, e poi Gerard. Il suo viso si era incupito, e guardava Show in silenzio. Poi annuì.
Ci sono novità?” disse.
Ci siamo, avremo la risposta definitiva” aveva mormorato Show, riprendendo a pattinare. Rimasi immobile, fino a che non si girò, ringhiandomi di seguirlo. Guardai Gerard.
Gee...”
Non preoccuparti, Jill” sussurrò, sorridendo debolmente. “Tornerai presto, e rivedrai Mikey”
Ti prego, fa che non si faccia male” lo supplicai, con le lacrime agli occhi. Lui mi mise una mano su una spalla, e annuì, convinto. In fondo era suo fratello, ne ero certa che non gli sarebbe successo nulla.
Corsi dietro a Ricky e salii nella macchina con il Dr. D.
Prima di arrivare a Underground, ci sono delle cose che ho bisogno che tu sappia” disse il Dr. mentre guidava. Continuava a scrutare la strada da dietro gli occhiali scuri, imperturbabile. Lo guardai, invitandolo a continuare. “Quest'organizzazione non ha nome, e sono tutte persone che vengono da Battery City, riuscite a scappare, esattamente come te, oppure chi è riuscito ad andarsene prima delle Better Living”.
E allora perché non voglio aiutarci?” dissi, accigliata. Scrollò le spalle.
E' la stessa cosa che ci chiediamo noi” sospirò. “Un'altra cosa...”
Ovvero?”
Martha mi ha raccontato di tuo padre”. Deglutii. “E' probabile che anche lui si trovi con loro, ma sono talmente tanti che non possiamo esserne sicuri”. Annuii, torturandomi nervosamente le mani. Quanto tempo era passato? Due anni? Tre? Dio, non ero così sicura di voler rivedere mio padre, pensavo ancora che ci avesse abbandonati e che la mamma fosse morta per colpa sua. Di Andrew non mi preoccupavo, la scelta era stata sua, che papà ci fosse stato o meno le cose non sarebbero andate diversamente. Persa a ricordare, non mi accorsi di tutte le ore che passarono, e mi addormentai. Quando mi svegliai era notte inoltrata, e la macchina era ferma.
Dove siamo?” biascicai a qualcuno e a nessuno in particolare.
Oltre il confine della California” la voce di Showpony mi svegliò del tutto, e così scattai. Mi voltai e lo vidi seduto sul sedile dietro della macchina. Quando era salito? “Red, da ora in avanti non chiamare nessuno con il vero nome” disse serio. Annuii, cercando di assimilare a pieno la situazione. La mia portiera si aprì, e mi ritrovai faccia a faccia con Doc.
Andiamo, Red, Show” disse. Scendemmo dalla macchina, e un ragazzo con tanto di fucile ci scortò attraverso lunghi corridoi semi bui. Le pareti sembravano scavate, e delle travi a intervalli regolari sostenevano il peso del soffitto. Ovunque passavano tubi che si collegavano a lampade a malapena funzionanti, e cavi rotti pendevano ovunque, insieme a valvole che soffiavano vapore. Svoltammo svariate volte, e persi completamente il senso dell'orientamento. Alla fine ci ritrovammo davanti ad una porta in metallo, ermetica. Il ragazzo la aprì girando la grande ruota davanti, e lo seguimmo all'interno di una sala enorme. Assomigliava al Mercato Nero, ma gli oculi nelle pareti non erano occupati da negozi, bensì da case, e le passerelle erano molto più intricate, senza la grande scala a chiocciola che partiva dal basso. Qualche migliaio di persone abitava in quel posto, come profughi. Sembrava stessero peggio di noi, che per lo meno vivevamo alla luce del sole. Al centro del grande reticolo di strade si trovava una grande piazza con un palco, e alcune persone vi erano riunite intorno. Ci dirigemmo verso quella, e alla fine ci ritrovammo davanti ad un uomo che ero sicura di aver già visto.
Agua Limpia” disse Dr. Death, facendo un lieve cenno con il capo. Per poco non mi cadeva la mascella. Era il vecchio indio che aveva salutato Martha. E lei non lo sapeva che lui era uno di loro?
Vedo che hai portato la ragazza come avevamo concordato” mormorò. Sentii molte paia d'occhi puntarsi su di me.
E' lei” rispose Dr. D. “Ora possiamo parlare d'affari?”. Cosa? Volevano per caso scambiarmi per avere dell'aiuto? Guardai terrorizzata Show e i due uomini.
Doc, siamo vecchi amici” cominciò Agua. “La nostra risposta è ”. Vidi il volto di Dr. Death illuminarsi per un attimo, ma non ero sicura, visto che ancora portava gli occhiali. “A patto però che ci venga data la possibilità di ricostruire ciò che ci è stato tolto”.
Certo, Agua. E' ciò che vogliamo anche noi” rispose Doc. Mi schiarii la voce, e per poco non persi ogni capacità di parlare quando si voltarono tutti verso di me.
Posso sapere per quale motivo sono qui, io?” dissi titubante. Rimasero in silenzio entrambi, e un uomo si fece avanti, guardandomi silenzioso. Aveva il volto segnato dal tempo e da una grande cicatrice, e gli occhi grandi e chiari erano pieni di severità.
Tuo padre non ti ha mai insegnato che quando i grandi parlano bisogna stare in silenzio?” tuonò. Vidi Dr. D fare un gesto per avvicinarsi, ma Agua lo fermò. Chi si credevano di essere? Strinsi i pugni prima di parlare.
Mio padre non è mai stato un grand'uomo” sbottai. “Mi ha abbandonata con mia madre e ha lasciato che lei morisse alla Better Living. Non ho stima per lui e per nulla di ciò che mi ha insegnato, tranne che per una sola cosa”. Ripresi fiato, prima di continuare. Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene. “Se hai qualcosa da dire, ed è un dubbio legittimo, esprimiti, è un tuo diritto e nessuno te lo può togliere” citai le parole di mio padre, le uniche che rispettavo. L'uomo mi scrutò per un attimo, poi sospirò, addolcendo il suo sguardo.
Sei cresciuta proprio tanto” disse. Lo guardai confusa, e, lentamente, il mio cervello sovrappose l'immagine di mio padre come lo conoscevo – il volto curato, la barba sempre fatta, i capelli scuri al loro posto – a quell'uomo che avevo di fronte.
Papà?”. Ero incredula. Lui sorrise, composto. Ero un mix di emozioni contrastanti, la voglia di prenderlo a schiaffi, la gioia di rivederlo, e altre cose.
Ecco la risposta che cercavi” disse Agua Limpia, avvicinandosi. Scappare. Dovevo scappare. Mi sentivo in trappola a causa delle mie emozioni. Semplicemente non volevo affrontarle ora. Feci un passo indietro.
Signori, direi che è il momento di lasciar stare la povera Red, e occuparci dei nostri affari” intervenne Dr. Death. Grazie, grazie, grazie! I due si voltarono e lo seguirono parlottando tra loro.
E' difficile saper cosa dire al proprio padre dopo anni che non lo vedi, eh?” disse Show. Mi voltai a guardarlo, annuendo. Volevo tornare a casa, al Diner, da Mikey e abbandonarmi nel letto con lui.

Non è che mi fidassi molto. Showpony mi raccontò che loro ci avevano lasciato senza aiuti per tutto quel tempo in modo tale che la Better Living li finanziasse per non intervenire e riuscissero ad accumulare abbastanza soldi per poter comprare le armi adatte a combattere. Mi suonava tutto di scusa, ma se Dr Death si fidava, mi fidavo anche io – o almeno ci provavo. Rimanemmo là per tre giorni, al termine dei quali io e Ricky tornammo indietro. Eravamo in una delle zone più vicine al Diner quando successe. L'auto si fermò, e non sembrava aver intenzione di ripartire. Ricky tentò in tutte le maniere di riaccenderla, ma nulla, così iniziò a cercare alla radio qualcuno che potesse aiutarci, ma sembrava che qualcosa disturbasse il segnale. Io dal canto mio avevo un brutto presentimento, e tenevo la mano ferma sulla pistola, in attesa. E ciò che aspettavo non tardò ad arrivare.
L'auto nera correva sotto il sole cocente, e i primi colpi arrivarono proprio mentre la voce di Ray gracchiò nel microfono della radio.
Jet, presto!” disse Show. “Siamo nella Zona 7, ci hanno appena attaccato!”.
Arriviamo!” gracchiò. E la comunicazione cadde. Ci riparammo dietro l'auto, e cominciammo a rispondere al fuoco. La mia repulsione per le pistole era sparita, ma non il senso di nausea.
Dobbiamo andarcene!” gridò Ricky.
Sei proprio un genio, dove credi che possiamo andare se continuano a spararci addosso?” gli risposi, sarcastica. Lui si guardò attorno.
Il deserto” disse infine. Lo guardai, esasperata. “Le loro auto non sono fatte per il terreno sconnesso. Se corriamo a più non posso ce la possiamo fare!”. Era ammattito, ne ero sicura, ma effettivamente che alternativa avevamo? Scattammo in contemporanea, in due direzioni diverse, e l'auto dei Draculoidi frenò di botto, per poi riprendere a correre dietro a me, con molta difficoltà. Merdamerdamerda. Uno sparo mi passò anche troppo vicino, ferendomi ad un braccio. Continuai a correre.
Jill!” sentii urlare. Mi voltai, vedendo l'auto di Mikey tagliare la strada a quella nera, che subito iniziò a seguirla. Subito dopo apparve il furgoncino di Martha, e salii al volo, afferrando la mano che Showpony mi stava tendendo.
Mikey” sussurrai.
Starà bene” disse bruscamente Zack, che stava guidando a tutta velocità verso il Diner. “Lui e Ray li porteranno lontano e riusciranno a tornare a casa”. Chiusi gli occhi, cercando di respirare, ma la sabbia mi era entrata nei polmoni e mi dava noia. Caddi in uno stato d'incoscienza, in cui sentivo l'auto percorrere la strada, ma fino a che non frenò davanti a Diner tutto era sfuocato.
Jill, Ricky!” Frank aprì di colpo il portello. Show scese giù, e se ne pattinò via. Frank sbuffò, e poi tornò a guardarmi. “Ehi, Jill”
Torneranno, vero?” dissi, con le lacrime agli occhi. Avevo il terrore, come non mi era mai capitato, che Mikey non potesse tornare. Frank annuì, risoluto.
Certo”.

Bad news from the zones tumbleweeds, it looks like Jet-Star and the Kobra kid had a clap with an exterminator that went all Coaster Rica, and, uh, got them selves ghosted, dusted out on route Guano. So it’s time to hit the red-line and up thr-”.
Spensi la radio, e guardai gli altri, in silenzio. Non sapevamo cosa dire, eravamo scioccati.
Cosa significa...che si sono dileguati?” mormorò Frank. Gerard aveva l'espressione più accigliata che gli avessi mai visto.
Non ne ho idea, ma non è nulla di buono. Ormai è da ieri che sono via, e il bollettino di Doc non è per nulla tranquillizzante”.
Speriamo stiano bene” disse Grace, guardandoci tutti. Io rimasi in silenzio. Una sparatoria. Dio, non ho mai creduto in te, ma se ci sei, fa' che stiano entrambi bene. Ti prego.



Nota dell'autrice:
Bene, e anche questo capitolo è andato! Scusatemi il ritardo, ma sono piena di lezione da fare ç___ç E chiuedo venia anche per il fluff ovunque tra Mikey e Jill, ma il mio cuore traboccava d'amore per loro e non riuscivo in nessuna maniera ad evitarlo *O*
Poi, il testo ad un certo punto è di una canzone che si chiama "I Like You So Much Better When You Are Naked" di Ida Maria, se vi interessa c:
Bien, non credo di avere altro da dire, quindi...RECENSITE! :3


 

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Capitolo 6
*** Sixth Chapter: The Honly Hope For Me Is You. ***


Che posto è questo?
E' tutto buio. Sento le braccia intorpidite, non riesco a muovermi. Ho un dolore fortissimo al petto, respiro male. Cerco di muovere la testa e gli occhi: ce la faccio.
Un'auto con un grande disegno sul cofano. Mi sembra di conoscerla. Mi volto dall'altra parte. Ray? Non riesco a far uscire nessun suono dalla mia bocca, e lui se ne sta lì, i riccioli ovunque, riverso a terra, non riesco a vederlo nemmeno in viso.
Dove diavolo sono? Chi sono?
Tento in ogni modo di alzare le mani, e alla fine ci riesco. Mani grandi, da uomo. Una giacchetta di pelle rossa. Ho le mani dello stesso colore della giacca, rosse di sangue forse.

Mikey!” urlai con quanto fiato avevo in corpo. Gerard aprì la porta in quell'istante, apparendo con i suoi rotolini di ciccia e le mutande tirate su di rincorsa.
Jill, che diavolo...”
Io...ho sognato di essere Mikey” singhiozzai. “E' stato terribile, ero nel deserto e Ray era accanto a me, sembrava morto”. Nascosi il viso tra le ginocchia, come a proteggermi. Sentii due braccia scivolarmi attorno, e Frank che mi baciava i capelli.
Stai tranquilla, stai tranquilla” mormorò, dondolandosi. “Racconta, dai”. Tirai su con il naso, e cominciai.
All'inizio non avevo capito, però...ero Mikey, nel sogno intendo”. Deglutii. “Ero ferita, e non riuscivo a muovermi. La macchina era lì, e Ray pure e...oh, non riesco a pensarci!”. Ripresi a piangere, più forte. Frank mi strinse di più, e dondolava, dondolava, fino a che i singhiozzi non si fecero meno forti, le lacrime affogavano la mia coscienza in un mare salato e tutto si fece più confuso.

E' strano, abbiamo girato tutto il deserto, e di loro nessuna traccia”. Martha stava bevendo una tazza di caffè mentre lo disse. Era venuta a portarmi alcuni pacchetti di sigarette, ultimamente fumavo più spesso. Non che fosse un vizio, era il nervoso, qualcosa a cui mi attaccavo per non sprofondare. Non le avevo raccontato del sogno di ieri notte, e so che lei me lo poteva benissimo leggere in faccia, senza bisogno dei suoi poteri, che avevo dormito malissimo: nonostante Frank fosse riuscito a calmarmi, avevo continuato a vedere il posto in cui il mio cervello faceva essere Mikey e Ray, ed era sempre buio, senza stelle. Non riuscivo a vedere nulla a parte Ray, le mie – di Mikey – mani, e l'auto, che ero sicura fosse quella di Kobra.
Annuii distrattamente alle parole della mia amica, e feci un altro tiro. “Non c'è qualche posto che possiamo aver dimenticato?”. Martha scosse la testa.
Senti, Jill, io sto cercando di fare di tutto, anche cercare la loro coscienza con la mente, ma nulla...” mormorò. “Non ho appigli di nessun genere, niente. E in genere, quando succede così, vuol dire che...”
Non lo dire nemmeno, loro sono vivi!” Grace glielo gridò, le lacrime di rabbia agli occhi. “Malconci, sicuramente, ma vivi!”
Io credo che non lo saranno ancora per molto, se non li troviamo” asserì Frank. “Insomma, i sogni di Jill non possono...”
I sogni di Jill?” Martha mi guardò, e solo allora la mia coscienza si risvegliò del tutto. “Jill, che sogni hai fatto?”
Io...ho sognato di essere Mikey” balbettai. Un lampo passò nei suoi occhi.
Jill, possiamo ritrovarli!” disse, entusiasta. “Raccontami i tuoi sogni, e non dimenticare nulla”
Martha, non c'è nulla da dire” mormorai. “Sogno di essere lui, ferito, e Ray è steso accanto a me, esanime. E' tutto buio, non vedo nulla, a parte le mie mani, Ray e l'auto”. Gli occhi di Martha si oscurarono.
Da punto e da capo” disse, facendo una smorfia. “Sei sicura che non ci sia nient'altro?”. Scossi la testa. Sembrava stesse pensando.
Non puoi fare nulla? Che so, mentre dormo e lo sogno cercare di capire dove sono loro...”
Non abbiamo la certezza che tu sia in contatto con la sua coscienza, Jill, visto che non hai mai mostrato avere poteri telepatici, come me” disse. “E non so fare una cosa del genere, in ogni caso. E' uno sforzo troppo grande”. Sembrava seriamente dispiaciuta.
E cosa pensavi di fare comunque con i miei sogni?”
Se ci fossero stati altri elementi avremmo potuto cercare qualcosa nel paesaggio, e sperare che tu fossi in contatto con lui”
Speranze vane, insomma” dissi, più duramente di quanto avrei voluto. Abbassò gli occhi, farfugliando delle scuse. Mi alzai, andando nella mia stanza: non sopportavo stare altro tempo lì così, a guardarci e a chiederci cosa fare. Li avrei cercati io, costi quel che costi.
Dio, se ci sei, ti prometto che smetterò di fumare se li troviamo.
Mi infilai una vecchia giacca di pelle di Mikey, azzurra, e presi la mia pistola.
Dove credi di andare?”. Mi voltai, guardando Dr. Death fermo sulla soglia della stanza.
Mi pare ovvio, a cercarli” dissi, infilando la pistola nella fondina, e avvicinandomi alla porta. “E ora lasciami andare”. Lo superai, guardando risoluta davanti a me.
Aspettiamo che faccia notte” disse. Mi voltai a guardarlo, come se fosse ammattito.
Doc, sono quattro giorni che sono scomparsi! Se non ci muoviamo rischiamo di perderli” sentivo le lacrime salirmi agli occhi, e un groppo in gola enorme. Lui non si mosse.
Aspettiamo la notte, Jill, dammi retta”. Si voltò, e fece un passo verso di me. “Ora dormi. Il sonno rivela molte cose”.
Non so per quale motivo seguii il suo consiglio. Forse perché mi fidavo ciecamente di lui, o forse per non pensare oltre, per paura che sarei potuta partire alla loro ricerca da sola.

Il deserto sotto i miei piedi era quasi inconsistente. Strana sensazione, devo ammetterlo. Alzo gli occhi, e il buio piano piano si dirada. Vedo il cielo azzurro, il deserto sempre uguale. E vedo la macchina. Sono Mikey? No, lui è lì, per terra. Riesco a vedere il foro della pallottola, il sangue rappreso sulla maglia gialla. Vedo Ray, vicino a lui, a pancia in giù.
Improvvisamente un'idea mi coglie. Devo guardarmi attorno, presto! Deserto a perdita d'occhio, niente strade nelle vicinanze. Inizio a camminare sempre più velocemente, alla ricerca di qualcosa.
Jill?”
Tutto torna buio, sempre più velocemente.

Tutto diventa nitido, sempre più velocemente.
Frank mi guardava il viso, preoccupato. Feci una smorfia, passandomi una mano sul volto. “Che succede?”
Ti stavi agitando tremendamente”. Grugnii.
Ero quasi riuscita a trovare il posto, Frank” mormorai. Lui spalancò la bocca, boccheggiando.
C-cosa?”
Ma è inutile quello che ho visto” continuai. “Deserto ovunque, niente rocce, niente arbusti. Niente di niente”.
Fece una faccia strana, quasi delusa direi. “Capisco”. Gerard entrò in quel momento, e si appoggiò allo stipite della porta.
Dr. D dice che dobbiamo prepararci. Sta calando la sera, dobbiamo uscire ora a cercarli”
E perché?” ribatté Frank, per nulla contento. Party Poison si strinse nelle spalle, abbassando la mascherina gialla da carnevale sul viso, e sparendo fuori dalla porta. Sospirai, mettendo i piedi giù dal letto, proprio dentro gli anfibi.
Montammo in macchina, lasciando Ricky con Grace – tra le proteste di entrambi.
Come mai questa escursione notturna?” fece ad un certo punto Frank. Dr. Death si strinse nelle spalle.
Ho una mezza idea, ma non so quanto possa essere valida” rispose, continuando a guidare. Accesi una sigaretta, e soffiai via il fumo nella notte del deserto. Poteva essere anche un'idea del tutto infondata, ma se ci poteva dare un minimo di speranza per trovarli sarei stata ben felice di provarla: non avevamo più niente da perdere, ormai. Non avevo più niente da perdere.
Viaggiammo per ore, fino ad arrivare lontani dagli ultimi nascondigli dei Killjoys, e scendemmo. Martha e Zack erano lì che ci aspettavamo.
Alla buon ora!” ci accolse Martha. Si stringeva in uno spolverino scuro per combattere il fresco, e teneva la pistola in mano.
Bene” cominciò Dr. Death. “Il piano è questo. Ci dividiamo in tre coppie, e perlustriamo la zona, come sempre. Abbiamo ancora quattro ore prima dell'alba, e per quel momento vi rivoglio qua”. Annuimmo, pronti ad andare alla ricerca dei nostri compagni.
E se li troviamo?” chiese Zack.
L'auto dovrebbe essere ancora con loro, caricateli là sopra e portateli qua” rispose Dr. D.
Io e Martha iniziammo a camminare, i sensi attenti e la pistola in mano. Non dicemmo una parola, sapevo che lei aveva la mente aperta per cercare le loro coscienze e poteva leggere i miei pensieri. Camminammo per diverso tempo, forse un'ora, fino a che non vedemmo un'auto nera parcheggiata nel mezzo del deserto.
Draculoidi pensai.
Dobbiamo stare attente, fu la sua risposta. Mi voltai, facendole segno che sarei andata avanti, e di coprirmi le spalle. Di nuovo una sensazione spiacevole si fece strada in me. Tentai di scacciarla, dicendomi che era tutta una suggestione a causa della sorte di Kobra e Jet. Mai mi sono sbagliata così tanto.
Ci eravamo avvicinate all'auto, per scoprire il corpo di un Draculoide che puzzava di marcescente in maniera nauseante. Doveva essere lì da una settimana, ormai. Martha si avvicinò per vedere come fosse morto, e uno sparo la colpì alla coscia. Crollò a terra, gridando dal dolore, e io non potei fare nient'altro che gettarmi a terra, cercando di capire da dove provenisse lo sparo. Strisciai fino a lei, e la trascinai con me fino all'auto. Si teneva la gamba, stringendola e digrignava i denti.
Martha” le dissi, preoccupata. “Fa' vedere, dobbiamo fermare l'emorragia!”. Levò lentamente le mani: il sangue usciva come se non avesse freno. Merda, l'arteria femorale era stata colpita? Merda. Merda. Merda. Strappai la manica della mia maglia e gliela strinsi attorno alla coscia, cercando di tirare il più possibile. Il sangue sembrò rallentare un minimo, ma non pareva intenzionato a smettere. Se non mi fossi sbrigata, sarebbe morta dissanguata. Rimaneva comunque il fatto che non sapevo dove portarla per poterla medicare.
Uno sparo ruppe il vetro vicino alla mia testa. Dovevo fare qualcosa per uscire da quella situazione di merda. Mi alzai, sparando alla cieca, e riabbassandomi subito. Un altro colpo passò proprio dove un secondo prima c'era la mia testa.
Vieni fuori, maledetto!” gridai. Il respiro di Shiny era irregolare, mi stavo preoccupando da morire. Nessuno rispose, a parte il vento. Forse lo avevo colpito? Provai ad alzarmi, e un altro colpo arrivò a sfiorarmi una guancia. No, era sempre lì il gran bastardo. “Vieni fuori!” gridai di nuovo.
Un colpo risuonò nell'aria, ma lontano da me e Martha. Aspettai qualche secondo.
Red, so che sei qui”. La voce mi era tremendamente familiare. “Red, sono io, papà”. Mi misi a piangere, sollevata, e mio padre apparve da dietro l'auto, la pistola ancora fumante. Asciugai le lacrime e mi alzai in piedi.
Dobbiamo curare Martha” dissi, cercando di farla alzare in piedi, ma lei era come svenuta, e terribilmente fredda. Il suo respiro era appena udibile.
Te stai bene?” mi chiese, avvicinandomisi. Annuii, tirando su con il naso.
Solo qualche graffio” risposi secca. “Aiutami, piuttosto. Quel Draculoide l'ha presa in pieno nella gamba”. Papà prese Martha in braccio, e cominciò a camminare, seguito da me.
Cosa ci fai qui?” gli chiesi. Lui mi guardò, sistemandosi meglio la mia amica in braccio.
Mi ha chiamato Dr. D”
Per cercare Kobra e Jet?”
Sì”.
Continuammo a camminare in silenzio.
E sai dove sono?” dissi, interrompendo il silenzio. Ero impaziente.
Non ancora” sospirò.
Non dicemmo più nulla. Lo seguii senza pensare, ero troppo stanca.

Il medico fece quel che poté. Era ormai passata l'alba quando uscì dalla piccola stanza che era stata usata come sala operatoria, ed era pieno di sangue dalla testa ai piedi. Mi guardò, in silenzio.
Signore?” dissi timidamente. Lui abbassò gli occhi.
Il proiettile ha colpito l'arteria femorale. E' morta mentre lo estraevo, aveva perso troppo sangue” disse con un fil di voce. “Fossero stati altri tempi, fossimo stati equipaggiati, avrei potuto tentare una trasfusione, ma con i tempi che corrono non so nemmeno quale sia il suo gruppo sanguigno, e non ne avrei avuto comunque a disposizione”.
Annuii, quasi non sentendo le sue parole. E' morta. Il mio cervello era capace solo di ripetere queste parole. Mi sedetti a terra, con gli occhi fissi in basso, senza dire nulla.
Red, puoi entrare a vederla se vuoi”. Mio padre parlò con una dolcezza che mi fece quasi paura. Annuii di nuovo, e deglutendo mi alzai per dirigermi verso la stanza.
Martha era stesa sul tavolo, gli occhi chiusi ed un espressione di dolore. Non mi ricordavo di avergliela mai vista, quell'espressione. Il suo viso era sempre stato sorridente, senza ombre. Le carezzai una guancia, sistemandole i capelli e allontanandoli dalla fronte imperlata. Non riuscivo a piangere, anche se sentivo quel tremendo groppo in gola che spingeva per uscire. Avevo perso prima Mikey, e ora lei. Cosa avrebbe detto Zack? Cosa avrebbe detto Grace? Mi sentivo responsabile della sua morte: se fossi riuscita ad uccidere quel Draculoide...
...non avresti potuto salvarla in ogni caso”.
La voce del Dr. D mi fece girare di scatto. Erano tutti lì in piedi sulla porta: Gee, Frank, Zack, il Dr.
Zack si avvicinò, lentamente, guardando la sua donna. Le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandola con delicatezza, bagnandola di calde lacrime. Non sapevo cosa fare, mi sentivo soffocare.
Zack...” dissi, piano. Lui si voltò a guardarmi, e per un attimo mi aspettai che mi urlasse contro, che mi dicesse che era tutta colpa mia. Invece mi abbracciò, e fu allora che cominciai a piangere anch'io. Singhiozzava come un bambino, e io con lui: rimanemmo così, in piedi, abbracciati a piangere, e sembrava che le nostre anime si potessero toccare, entrambe dilaniate dalla disperazione per aver perso qualcuno di caro.

Non riesco a capire” mio padre stava guardando la cartina della California, indicando la Route Guano. “Il Draculoide che abbiamo trovato morto è quello proveniente dalla Costa Rica, con cui Kobra e Jet hanno avuto la sparatoria”.
E l'altro?” chiesi, torcendomi le mani.
L'altro era molto probabilmente quello che guidava”
Sì, ma come mai era sempre lì?” chiese Frank.
Lo avevano colpito ad una gamba, non poteva muoversi” rispose mio padre, serio. “Quello che non riesco a capire è dove possano essere finiti i vostri amici. Non possono essere andati lontani”. Il silenzio calò tra di noi, ognuno perso a scrutare la mappa.
Nel mio sogno il posto dove si trovano è vuoto, senza massi, arbusti o che” dissi ad un certo punto. Gli occhi di mio padre brillarono.
Sì, ma che posto può essere?” chiese Gerard.
La cisterna” disse mio padre, indicando con un dito un punto sulla cartina. Non era lontano da dove eravamo noi, circa a metà tra il rifugio e il posto dove avevamo trovato i Draculoidi.
Che aspettiamo?” dissi, balzando in piedi. “Dobbiamo trovarli! Ormai sono quasi sei giorni che sono là fuori”. Mi guardarono, spenti. Zack aveva portato Martha al Diner, a sotterrarla, e da quel momento nessuno di loro sembrava più sperare che Mikey e Ray fossero vivi. Vedere come la morte si era portata via velocemente Martha li aveva disillusi. “Avanti, ragazzi! Se non muovete quei culi andrò a cercarli da soli”
Jill, io...” Gerard cercava le parole.
Sono morti, ormai, non possiamo farci nulla” continuò Frank, prendendosi la testa tra le mani. Senti le mani prudermi.
Come potete dire una cosa del genere?” sbottai. “Gerard, è tuo fratello quello là fuori! Non sono morti! Non pensatelo nemmeno! Dobbiamo trovarli, per l'amor del cielo!”
Jill, è inutile ormai” rispose Party Poison, distrutto.
E' tuo fratello!” gridai, ancora più forte. “Se anche fosse morto, e io sono sicura di no, non ti piacerebbe sotterrarlo? Ma che diavolo vi salta in mente?”. Guardavano tutti le proprie mani, senza dire nulla. “Non valete davvero un cazzo” dissi duramente. “I Killjoys, i Fabulous Killoys. Non è vero nulla, è stata una menzogna finora. Dove sono finiti Party Poison, Fun Ghoul, Dr. Death? Dove sono finiti quelli che entrano a tutta velocità a Battery City e fanno un gran casino?”. Sentivo le lacrime vicine ad uscire. “Fate come volete, io vado a cercarli”. Mi voltai, prendendo la giacca che mi avevano dato e la mia pistola.
Vengo anch'io”. La voce di Gerard mi fece fermare. “Hai ragione. Solo il fatto che sia mio fratello avrebbe dovuto risvegliarmi: non possiamo lasciarli là, vivi o morti che siano”.
Contate su di me”. Il medico mi si avvicinò, posandomi una mano sulla spalla. “Quanto meno, se sono vivi potrò fare dei medicamenti rudimentali per portarli qua”. Gli sorrisi, riconoscente.
Figuratevi se vi lascio tutto il divertimento!” Frank scattò in piedi. “Andiamo, ragazzi!”.

La luce del primo pomeriggio era chiara in quella giornata di ottobre. La macchina correva sulla strada, veloce come mai: Gerard guidava come se ne andasse della sua di vita. Arrivammo alla cisterna dopo nemmeno un'ora, e scendemmo dall'auto.
Nel mio sogno non c'è nulla vicino a loro”
Dobbiamo allontanarci molto dalla cisterna, quindi” disse Frank. Annuii, e cominciai a camminare. Girammo a vuoto per oltre mezzo pomeriggio, e ormai l'imbrunire era sempre più vicino.
Jill, da queste parti non c'è nulla” mi disse Gerard. Stava perdendo di nuovo la speranza di ritrovarli. Scossi la testa, cercando di orientarmi.
Devono essere qui” dissi, risoluta. “Devono per forza”. Camminammo ancora, e scese la sera. Frank continuava a guardarsi attorno come un cane da tartufo che ha perso l'olfatto, sempre più disperato, e il medico trascinava pesantemente le gambe e la borsa con i medicamenti.
Jill, adesso basta” disse ad un certo punto Party. “Non possiamo continuare così!”. Mi girai, per urlargli chissà cosa, quando la mia testa fu catturata da una voce. ...only hope for me. Rimasi lì, a bocca aperta, con le parole che volevo dire sulla lingua e la voce nella mia mente. “Jill?”
Shh” feci, zittendolo. Cercai di capire da dove proveniva. The only hope for me is you. Destra. Mi misi a correre come una matta, tra le grida degli altri.

The only hope for me is you. Ancora a destra. Mi voltai e presi la direzione.

The only hope for me is you. La voce era più vicina, ma veniva dalla mia sinistra.

The only hope for me is you. La voce era sempre più vicina, davanti a me.

The only hope for me is you.

La scena che mi si presentò davanti era esattamente quella del mio sogno.
L'auto. Mikey a pancia in su, con la ferita all'altezza delle costole. Ray vicino a lui, a faccia in giù, la pozza di sangue vicino alla sua testa.
Jill...” la voce di Gerard si perse nell'aria, tra il fiatone per la corsa e il trattenere il respiro per lo stupore.
Li abbiamo trovati” sussurrai, talmente piano che sembrava avessi paura che scomparissero se solo lo avessi detto un po' più forte. 


Angolino dell'autrice!

Bene, ed eccoci al sesto capitolo! Io sono sicura che se Jill fosse reale non avrebbe così tanti ripensamenti a spararmi e a prendermi a sprangate come le succede con i Draculoidi, lol
La mia parte Angst sta prendendo il sopravvento, comunque. Mi sento una persona orribile, ma non odiatemi çAç E' una cosa molto sofferta anche per me far andare tutto storto! *dite voi: e allora perché lo fai? Perché ho un animo angst, ecco perché (?)*

Bene, dopo questo aspetto di sapere che ne pensate :3 (e in che modo avete intenzione di uccidermi, lol)

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Capitolo 7
*** Seventh Chapter ***


Che non fossero morti era un vero e proprio miracolo. Soprattutto Mikey. Beh, Ray in fondo aveva solo un gran bel taglio sul viso, una pallottola era andata vicinissimo ad aprirgli un buco nel cranio, ma nulla di particolare, insomma, e tra disidratazione e ferite aveva perso i sensi per tutto il tempo – non voglio dire nulla, se l'era vista brutta pure lui, ma non era messo così male.
Mikey invece il buco ce l'aveva, e messo male tra l'altro. Appena li trovammo, il medico si era già reso conto che lui era in condizioni peggiori, e aveva tagliato la maglietta: il foro era circondato da pus e carne sulla via per la cancrena. Frank vomitò, aveva lo stomaco debole come una donnicciola. Li caricammo sull'auto abbandonata là, e Gerard la fece partire, riportandoci tutti all'altra auto, e così tornammo al Refugio.
Nel tragitto non si sentì la voce di nessuno, tutti erano persi chissà dove.
Trascorsero altri due giorni prima che Ray si svegliasse. Il medico gli aveva somministrato flebo di qualche strano intruglio pieno di sali minerali, e alla fine pallido ed emaciato, si risvegliò. Dire che quasi stavo per ucciderlo con un abbraccio non appena lo vidi tentare di sollevarsi dalla brandina forse è relativo, ma la gioia per il fatto che fosse vivo mi aveva fatto perdere il senso delle misure. Avrei pianto di nuovo, se non avessi deciso che dovevo essere forte.
Dove sono?” strizzò gli occhi, parlando con la voce impastata.
Al Refugio, poco lontano dalla Route Guano” risposi, cercando dell'acqua per farlo bere. Lui mugugnò qualcosa, mettendosi un braccio sul volto, ma d'improvviso tentò di sollevarsi, beccandosi un capogiro che lo ributtò giù. “Ray!” esclamai.
Mikey? Dov'è Mikey?”.
E'...è sempre addormentato” dissi. Addormentato era un modo più che sminuente per descrivere la sua situazione, ma ne morto ne in coma erano adatti. Ray si rabbuiò.
La sua ferita era profonda” mormorò.
Il medico l'ha operato come meglio poteva” dissi, versando dell'acqua in un bicchiere e porgendoglielo. Lui si tirò su lentamente, e altrettanto lentamente buttò giù un piccolo sorso. Tossì, e si asciugò la bocca con il dorso della mano.
Cos'è successo dopo che ci avete salvati?” chiesi d'un tratto.
Puoi ben immaginarlo, Jill” sospirò. “Abbiamo giocato al gatto e al topo, e alla fine quei due sono riusciti a colpirmi. L'auto ha sbandato, e poco prima di perdere i sensi ho visto Mikey uscire dall'auto con la pistola in mano”.
Annuii, riuscivo a immaginare bene la scena. Mikey che esce dall'auto, la sparatoria, lui riesce a colpire loro, e loro colpiscono lui.
Quanti giorni sono passati?”
Sette” risposi.
Sono tanti”. Annuii.
Siete rimasti là fuori per quasi cinque giorni” mormorai. “E' un miracolo che siate sopravvissuti”
Evidentemente qualcuno ci ama” abbozzò un sorriso. Sorrisi debolmente anch'io, prima di alzarmi.
Vado a vedere come sta Mikey”. Lui annuii, e si risistemò nella brandina.
Kobra era nella stanza di fianco, gli occhi chiusi, un'espressione sofferta e il volto arrossato: aveva la febbre alta, così gli passai un panno umido sul viso e sul collo, sperando di abbassargliela un po'.
Ray si è svegliato”. La voce di Gerard mi fece sobbalzare, non lo avevo sentito arrivare, presa com'ero dal prendermi cura di Mikey.
Lo so” mormorai, continuando il mio lavoro. Gerard si avvicinò e mi prese il panno di mano.
Vai a riposarti, non voglio che Mikey veda quella faccia distrutta appena si sveglia” sorrise debolmente, costringendomi ad andarmene. D'improvviso sentii tutta la stanchezza degli ultimi due giorni passati senza dormire, a vegliare su Ray e Mikey. Uscii dalla stanza, e andai nella cucina a farmi del tè. Mentre l'acqua iniziava a bollire pensai che appena Mikey si fosse svegliato gli avrei preparato del caffè, ne sarebbe stato contento. Non vedevo l'ora che aprisse gli occhi, per perdermi nel verde delle iridi, per abbracciarlo ancora, sentire la sua voce, il suo respiro tanto vicino al mio appena prima di un bacio. Mi sedetti e posai la testa sul tavolo, stringendo la tazza calda tra le mani, e così mi addormentai.

Jill?”. Aprii gli occhi, ritrovandomi quelli chiari di Grace nei miei. Era arrivata in giorno prima, all'incirca due settimane dopo che avevamo trovato Ray e Mikey: aveva costretto Ricky a portarla là, e Zack con loro. Quando Zack mi aveva vista mi aveva abbracciata di nuovo, non so se per via di Martha o di Mikey. Dr. Death poi aveva portato via i due fratelli, con la scusa di dover fare il Traffic Report degli ultimi avvenimenti: con tutto il gran casino che era successo, non c'era stato il tempo nemmeno di far sapere della morte di Martha. “Dormi veramente tanto!” cinguettò Grace, distogliendomi dai miei pensieri. Le sorrisi, stiracchiandomi e sollevandomi dalla brandina
Volevi dirmi qualcosa, Grace?”. Tornò seria.
Si è abbassata la febbre di Mikey” mormorò. “Il medico dice che è un buon segno”. Scattai in piedi: finalmente una bella notizia! Corsi diretta verso la sua stanza, e per la prima volta vidi un'espressione tranquilla sul suo volto: passai lentamente lo sguardo sul suo profilo, percorrendo il naso appunta, la forma delle labbra a cuore, il piccolo mento. Mi sedetti accanto a lui, prendendogli la mano – ora più fresca dopo gli ultimi giorni – sperando che potesse almeno percepire il mio tocco.

Mi ero addormentata tenendo stretta la mano di Mikey, e quando mi svegliai mi accorsi di non stringere più nulla; sentivo qualcosa sulla mia testa, un peso delicato, così aprii gli occhi e sollevai un po' il capo: Mikey mugugnò, e lo vidi portarsi la mano al petto, discosto dalle bende. Si stava svegliando?
All'improvviso ero completamente lucida: trattenni il fiato, mentre il Killjoy apriva gli occhi.
Mikey?” mormorai. Lui sbatté le palpebre, e si voltò verso di me, mentre nella mia testa si formava sempre di più il pensiero che potesse essersi dimenticato di tutti, di me, di noi – e il suo silenzio era tutto tranne che tranquillizzante.
Chi sei?” chiese con voce roca, impastata, gli occhi stretti in due fessure. Sentii le lacrime pizzicarmi gli angoli degli occhi, pronte ad uscire, ma cercai di contenerle: se non si ricordava chi ero, di sicuro mostrarmi debole era un punto a svantaggio per me.
I-Io...” tentennai. Mikey scoppiò a ridere, tossendo per la ferita e lasciandomi totalmente basita: ma che diavolo faceva? Doveva essere impazzito completamente.
Oh, Jill, dovresti vedere la tua faccia!”. Cosa? Lo guardai come se fosse ammattito sul serio, e probabilmente la mia espressione lasciava trasparire completamente il mio sconcerto. Quando realizzai che mi aveva preso in giro, sentii la rabbia montarmi dentro, e dovetti trattenermi dal prenderlo a pugni.
Tu” ringhiai. “Lurido bastardo! Mi hai fatta preoccupare! Ci hai fatti preoccupare, tutti!” sbraitavo in preda alla più cieca rabbia. “Ma tu guarda! Hai un buco nella pancia, hai perso una marea di sangue, hai dormito per dodici giorni, avevi la febbre altissima...e la prima cosa che pensi di fare appena apri gli occhi è farmi prendere un colpo? Come se tutto quello successo finora non sia stato abbastanza!”. La mia voce si era incrinata sulle ultime parole, un po' per lo stress accumulato, un po' per il dispiacere dato dal fatto che le prime parole che gli avevo rivolto erano un rimprovero. Lui voltò gli occhi dall'altra parte, sospirando, e io lasciai che quel dannato singhiozzo che mi stringeva la gola si liberasse, che le lacrime scendessero incontrollate. Chiusi gli occhi, affondando il viso sul materasso. “Avevo così paura, Mikey” piansi. “Così paura che tu non tornassi più. Dio, avrei dato qualunque cosa per poterti rivedere”. La sua mano si posò lieve sui miei capelli.
Dovresti ritingerli” disse, tirandoli leggermente. “Questo azzurro sbiadito non ti sta bene”. Sollevai gli occhi, affogando per un attimo nei sui verdi. “Mi sei mancata, Jill” mormorò. “Ma ero sicuro che mi avresti ritrovato, tu sei l'unica speranza per me”. Mi tirò leggermente per una manica, costringendomi ad avvicinarmi a lui, e si sporse un po', per lasciarmi un piccolo bacio a fior di labbra.
Mikey!”. La vocetta squillante di Grace la anticipò mentre si fiondava sul letto, abbracciando il ragazzo. Mikey si lamentò per il dolore, ma non la lasciò, stringendo la bambina a sé. “Io lo sapevo! Lo sapevo che non potevi morire! Tu sei Kobra Kid!”.
Ehi, Grace, lascialo respirare!”. Frank entrò nella stanza, aiutando Ray a camminare, e dietro di loro anche Gerard fece la sua apparizione. “Ben tornato tra noi, Mikey” trillò Frank, felice come una pasqua. Glielo si leggeva negli occhi nocciola, nel viso dolce. Ray fece un gesto veloce di saluto, e Gerard sorrise. Una lacrima era corsa sulla sua guancia, ma un gesto della mano l'aveva prontamente cancellata. Party Poison non piange.
E così la bella addormentata si è svegliata” disse, avvicinandosi al letto e inginocchiandosi accanto ad esso. Mikey lo guardò, un sorriso velato sul viso stanco, e si sollevò dalla brandina, lasciando andare Grace, che raggiunse gli altri.
Gee” sussurrò, gli occhi lucidi. Gerard gli sorrise dolcemente di rimando, prendendo la sua mano e baciandone il palmo, con un espressione di pura preoccupazione sul volto mista a dolore e sollievo.
Oh, Mikey, quanto mi sono preoccupato” la sua voce era incrinata, ma si vedeva che non avrebbe ceduto alle lacrime. Io li guardavo dalla mia sedia vicino al letto, invidiando quell'amore che erano capaci di darsi, quell'affetto tra fratelli che mai ero riuscita a vedere in nessun'altro, nemmeno nel rapporto con il mio. Un volersi bene senza riserve, sapere che quando tutti gli altri saranno scomparsi, l'altro sarà sempre lì. Erano completi così com'erano nel loro rapporto fraterno. Vidi Mikey gettare le braccia al collo di Gerard, stringendolo e gemendo per il movimento che gli aveva procurato dolore – o forse era solo un singhiozzo trattenuto.
Per l'amor del cielo, ragazzi!” il medico entrò, interrompendo l'atmosfera. “Kobra non dovrebbe fare tutto quegli sforzi!”
Oh, andiamo, ho dormito anche abbastanza” protestò Mikey, che però si lasciò docilmente aiutare da Gerard a sdraiarsi di nuovo.
Assolutamente no! Non provare a rialzarti fino a che non lo dirò io!” disse severamente il medico, facendo per uscire. Quando fu alla porta si voltò, un sorriso mesto che addolciva il suo volto. “Ben tornato tra noi, ragazzo”.

Uscirono tutti dalla stanza dopo un'ora buona, in cui tutti avevano chiesto a Mikey come si sentisse, se ci fosse qualcosa che potevano fare per lui, e altre carinerie varie. Stavo per andarmene anch'io, quando mi prese la mano.
Resta con me” disse, quasi supplicante. Mi rimisi a sedere, in silenzio, e mi appoggiai al letto, carezzandogli i capelli biondi. “Gli altri?” mi chiese.
Doc e Ricky stanno bene, sono alla radio” dissi. “Martha...è morta”. Mi morsi il labbro inferiore, ed evitai di guardarlo.
Come...come è successo?”
Vi stavamo cercando, e uno dei due Draculoidi che vi hanno inseguito ha sparato a Martha” sospirai. “Il medico non è riuscito a salvarla”
E Zack?”
Non ho idea di come si senta, non mi ha mai detto nulla”. Lo guardai in volto. “L'unica cosa che è riuscito a fare è stato abbracciarmi”
Per lui ha un grande significato che tu non abbia abbandonato Martha al suo destino”
Non lo avrei mai fatto, è – era la mia migliore amica”. Mi sentivo offesa dall'idea che si potesse anche solo pensare una cosa del genere.
Beh, è la legge del combattimento. Se un ferito può mettere a repentaglio la tua vita nel mezzo di una sparatoria, o di una fuga, abbandonalo”. Guardò il soffitto, serrando le labbra. “E' una cosa orribile, ma nel deserto la morale non ha più senso, Jill”.
Calò il silenzio tra di noi, ma la mano di Mikey che stringeva la mia valeva più di mille parole.



Angolino dell'autrice
Lo so, è corto, e lo so, sono in ritardissimo, ma abbiate pietà di me! Ho dovuto recuperare matematica, e sono stata inglobata dalle equazioni çAç
Però spero che il capitolo vi soddisfi è____é (sono sempre più convinta che se mai i miei personaggi potessero prendere vita, verrebbero a uccidermi...). Forse è un po' sbrigativo, però non mi andava di aggiungerci altro, penso che qualunque cosa io voglia far succedere dopo debba far parte di un altro capitolo (e poi se no col cavolo che aggiornavo, non finiamo più qui!)
Comunque volevo ringraziare chi segue la storia, e chi recensisce *^* Vi amo tutti/e!
Basta, mi ritiro! Ancora tanto love for yaah! (?) 

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Capitolo 8
*** Eighth Chapter ***


Sembrava che tutto fosse tornato normale al Diner. Erano passate altre due settimane prima che il medico ritenesse che Mikey fosse in grado di viaggiare, e appena avevamo avuto l'occhei eravamo subito partiti, tutti con la nostalgia nel cuore di rivedere l'unica cosa che realmente assomigliava alla nostra casa. Ray si era completamente rimesso in sesto, ben prima di Mikey, ma anche il biondino era sulla via della guarigione – la ferita quanto meno non era più nera da tempo, e si rimarginava con una certa velocità, anche se la cicatrice non se ne sarebbe andata.
Quando arrivammo al Diner, Ricky e Zack erano là che sistemavano le ultime cose. Zack aveva anche portato dei fiori per Martha, così pensammo di fare una piccola cerimonia per lei – niente di particolare, solo un funerale in ritardo. L'avevano sepolta dietro il Diner, con una rudimentale croce di legno a segnare il luogo. Tirai fuori una vecchia foto che conservavo.
Se avessimo della plastica, potremmo creare un piccolo porta foto da attaccare sulla croce” dissi, rigirando il pezzo di carta tra le mani. Martha era sorridente, come lo era sempre stata, mentre si stagliava sul deserto, la pistola dorata in una mano e l'altra a tenere indietro alcuni ciuffi ramati che le finivano sul viso. Frank scomparve nel garage e ne uscì dopo poco con un porta foto dalla cornice squadrata e semplice, della grandezza giusta.
Potremmo scrivere il nome e la data sulla croce” suggerì Grace. “Come se fosse una tomba vera”. Annuii, e uscimmo fuori. Fu una cosa semplice, silenziosa: mentre Gerard incideva Martha 17/10/1995 – 10/10/2019, io continuavo a rigirarmi la foto tra le mani. Quando potei fissarla alla croce, mi ci volle un po' per rialzarmi, troppo presa dal guardare l'immagine e dal rendermi conto che non l'avrei più rivista. Zack incastrò i fiori un po' ovunque, per dare una parvenza di decoro alla tomba, e rimanemmo così, in silenzio e rispettosi a guardarla ancora.
Rabbrividii nella fredda aria di inizio novembre, e mi resi conto che era passato un mese preciso da quando Mikey e Ray erano scomparsi. Sentii un braccio di Mikey sulle spalle, mentre mi stringeva malamente a sé e mi baciava i capelli.
Rientriamo, avanti”. Mi lasciai guidare dalla sua traballante andatura, e lentamente ci incamminammo verso il Diner. Gli altri ci seguirono poco dopo, e il silenzio opprimente continuò a farci da sottofondo; era una cosa che mi innervosiva, e soprattutto mi innervosivano tutte quelle persone che si ostinavano a stare nella cucina. Volevo stare da sola, o al massimo in compagnia di Mikey, però mi astenni dal rinchiudermi in camera, e anzi preparai del caffè per tutti. Gerard sembrò risollevarsi completamente non appena sentì l'aroma acre del caffè, e suo fratello non fu da meno, dato che balzò in piedi – con un forte lamento a causa della ferita – e prese subito una tazza, mettendosi a sedere buono buono, in attesa della sua dose. Mi ricordava la prima volta che ci eravamo visti, la sua impazienza nel guardare la macchinetta con il liquido scuro e la malcelata felicità quando glielo versai nella tazza di latta. Mi sedetti al bancone, un po' discosta dagli altri, a osservare il cielo che andava verso l'imbrunire, nelle corte giornate che preannunciano l'inverno. Gli altri non fecero particolarmente caso a me, e Ricky evitò fortunatamente di fare l'allusivo con Mikey – non avrei risposto delle mie azioni, data la confusione nella mia testa. Solo quando fuori fu completamente buio Ricky e Zack decisero che era il momento di tornare da Dr. D, e Grace andò con loro. Ray si diresse nella sua stanza, sbadigliando e stiracchiandosi, e Frank lo imitò, però con una pesantezza nei movimenti tipica di chi è turbato.
Frank è un bravo Killjoy” mormorò Gerard, guardando la sua tazza vuota. “Però è sensibile, troppo. A volte ho paura che questo suo lato lo possa cogliere nel mezzo della battaglia e lui ci rimetta”. Era preoccupato, molto più di quanto non lasciasse vedere, e in fondo lo capivo: era innamorato di Frank, e la vita là era molto dura. Martha era stato l'esempio di quanto fosse facile morire, e un'altra morte era l'ultima cosa che tutti noi volevamo – a meno che non fosse quella di Korse.
Frank sa badare a se stesso, è capace” gli rispose Mikey, guardando però me. Nei suoi occhi leggevo lo stesso desiderio che avevo io: riposare, finalmente insieme. Non avrebbe importato se ci fossimo addormentati, o se avremmo fatto altro, era stare insieme che c'importava. E sicuramente la presenza di Gerard non era d'aiuto – ma chi mai avrebbe avuto il coraggio di lasciare Party Poison da solo nel momento del bisogno? Mi alzai dallo sgabello vicino al bancone su cui mi ero appollaiata, e mi diressi verso la camera. Lanciai un'ultima occhiata a Mikey, supplicante, e mi rivolsi a Gerard.
Sta tranquillo, Gee. Stanotte non succederà nulla” dissi, cercando di sembrare convincente. Lui mi sorrise debolmente, e continuò a rigirarsi la tazza tra le mani. Io intanto sparii nella stanza, sedendomi ai piedi del letto; Mikey non tardò a raggiungermi, e si fermò per un attimo sulla soglia della camera, a guardarmi. La luce pallida della luna offriva una scarsa illuminazione, e la sua pelle risultava incredibilmente pallida. Si avvicinò con passi lenti e misurati, sedendosi accanto a me. Lo aiutai a togliere la giacca scura, e poggiai la testa sulla sua spalla.
Sono così stanca, Mikey” mormorai. Lui sfiorò la mia mano. “Finirà tutto questo? Vorrei tanto poter avere una vita normale”.
Ce la faremo, Jill”. Il suo tono era rassicurante; mi voltò il viso verso il suo, dandomi un piccolo bacio delicato. “Sai, mi piacerebbe avere una bella casa a Parigi” disse, stringendomi. “Con un giardino abbastanza grande, così che possano starci un cane e magari anche dei gatti”
Se fosse un bel giardino curato potrebbero giocarci dei bambini” azzardai. Lui rise.
Già. Una sarebbe una bambina, avrebbe i capelli castano chiaro e gli occhi verdi, si chiamerebbe Martha” mi attirò a sé ancora di più, se possibile. “L'altro un maschio, gli occhi scuri...”
Si chiamerebbe Don” dissi. “Come tuo padre”. Lui rise ancora, piano.
Sarebbe bello” sussurrò, prima di baciarmi di nuovo. Fece scivolare via la mia giacchetta, e mi costrinse a mettermi cavalcioni sulle sue gambe. Passai lenta le mani sulle sue braccia, i muscoli sottili e sentii la piccola cicatrice del proiettile che lo aveva colpito quando ero andata a vivere dal Dr. Death. Mikey mi teneva delicatamente per la vita, e aveva poggiato la fronte su una mia spalla, in un gesto stanco. Continuai a far scorrere le mani su di lui, fino al collo lungo, fino alle guance, sollevandogli il viso e costringendolo a guardarmi negli occhi – e per un attimo credetti di poter annegare in un mare verde e tempestoso. Premei le mie labbra sulle sue, mentre le sue mani salivano fino alle mie spalle. Mi trascinò giù, sdraiati sul materasso e ci ritrovammo faccia a faccia, a guardarci negli occhi. Non ci preoccupavamo di cosa stava per succedere, dell'elettricità che solo sfiorarci provocava, c'era solo il qui e ora, e c'eravamo solo noi.
Onde, fusi come acque dello stesso mare.

La luce entrava dalla finestrella sopra il letto, corposa e viva in quel giorno di fine aprile. Mi svegliai, mentre lui ancora dormiva tenendo un braccio come cuscino e l'altro intorno alla mia vita: il sole di inizio primavere colpiva il suo viso, e sembrava una visione di un tempo lontano, con la luce così chiara e la sua pelle che pareva uscire da un ricordo. Aveva un'espressione serena, e nulla lo turbò, nemmeno quando spostai delicatamente la sua mano, per alzarmi. Recuperai i miei vestiti, e tirai la coperta su di lui, perché non avesse freddo. Mugugnò qualcosa nel sonno, ma non diede segno di essere sveglio.
Nella cucina Ray stava preparando qualcosa da mangiare, e l'odore inconfondibile delle scatolette della BL/ind mi fecero arricciare il naso.
Buongiorno” dissi, sedendomi su uno sgabello vicino al bancone. Lui si voltò sorridendo da dietro la massa di riccioli, e mi rispose con entusiasmo; poi tornò alla sua occupazione. “Oggi cosa c'è da fare?” chiesi.
Zack passa più tardi a portare Grace, e poi va a comprare alcune cose al Mercato Nero” disse, mentre apriva un'altra lattina. “Potresti accompagnarlo, sembra che tu sia l'unica di cui accetta la compagnia, a parte suo fratello”. Non avevo molta voglia di andare al Mercato Nero, e soprattutto di andarci con Zack.
E allora perché non può andare Showpony?” domandai. Ray sospirò, aprendo un cassetto.
Va da loro, con Doc”. Annuii, e mi rassegnai ad accompagnare Zack. Mikey si alzò poco dopo, mentre Frank e Gerard scoprii che erano già usciti - “Sono andati a controllare le Zone, ultimamente non siamo andati molto a caccia di telecamere” aveva spiegato Ray.
Guardai i due ragazzi, ognuno nei propri pensieri, e sorrisi, ripensando agli ultimi tempi: erano passati sei mesi, ed entrambi erano guariti alla perfezione, anche se Mikey portava ancora la cicatrice della ferita, il segno di un foro largo un dito; i Draculoidi passavano di tanto in tanto a fare qualche attacco, ma sapevamo difenderci; ed infine, io aspettavo un bambino. Dovevo essere incinta di due, tre mesi, quindi per l'autunno avrei avuto mio figlio: Mikey era più agitato di me, stava attento che non facessi sforzi di alcun genere, e mi aveva fatto promettere che una volta che la pancia fosse diventata troppo ingombrante per correre sarei andata a stare da mio padre, oltre il confine, dove era più sicuro. Ripensandoci era la cosa migliore da fare.
All'ora di pranzo arrivarono Zack e Grace, così mangiammo insieme. Gerard e Frank non erano ancora tornati, ma avevano avvisato, si erano fermati in una vecchia taverna. Dopo aver mangiato, Zack mi disse che dovevamo muoverci, così salutai gli altri, e montai sul furgoncino azzurro. Appena chiusi lo sportello, un pesante groppo mi prese alla gola: era una sensazione sgradevole, insistente, come se fosse dovuto succedere qualcosa di brutto, ma decisi di scacciarla, anche se ricordavo bene l'ultima volta che l'avevo provata.

Gerard fermò la Trans Am davanti a Diner, e scoccò uno sguardo a Frank. “Dai, carichiamo quei tre sull'auto e andiamo” disse, sorridendo. La paura che a Fun Ghoul succedesse qualcosa era sempre forte in lui, ma mai come in quel periodo. Suonò il clacson, e la testa ricciuta di Ray apparve dalla porta, subito seguita da Grace e Mikey. Party Poison sorrise ancora, quella era davvero la sua famiglia, insieme al Dr. Death, Jill e i fratelli Rebel.
L'auto partì, e Grace non stava ferma un attimo per l'impazienza: le era sempre piaciuto andare a distruggere le telecamere con i Killjoys, e quello era un giorno speciale, il giorno del suo compleanno. Grace si sporgeva di continuo, e alla fine si accorse dell'auto nera e delle due moto che li seguivano.
Party, i Draculoidi!” gridò. Gerard si voltò, e vide anche lui l'auto.
Maledizione, quello è Korse!” ringhiò. “Frank, Ray! Sparate alle ruote quanto meno!”. I due si alzarono sul sedile e iniziarono a far fuoco, mentre dall'auto e dalle moto arrivava i proiettili nemici. Anche Mikey si mise a sparare, e alla fine la Trans Am fu colpita ad una ruota, finendo fuori strada.
Grace, sta attenta, mettiti dietro di noi!” disse Mikey, scendendo dall'auto insieme agli altri. Grace afferrò la Boom Box, a corse dietro ai ragazzi. L'auto nera e le moto si fermarono, e ne scesero i Draculoidi, seguiti da Korse.
Miei cari”. La voce tagliente dell'uomo li fece rabbrividire, non erano abituati a parlarci. “Consegnatemi la ragazzina, suo padre la sta cercando”.
Mai” tagliò corto Ray. Grace strinse la giacca nera. Korse inspirò.
Non fatemelo ripetere” ringhiò.
Mai” disse di nuovo Ray. I Draculoidi si disposero accanto a Korse, e alzarono le armi.
Grace, va nell'auto”. La voce di Gerard suonò incredibilmente tranquilla.
Ma..” tentò di protestare Grace.
VA NELL'AUTO HO DETTO!”. Grace rimase immobile per qualche istante, e poi si fiondò nell'abitacolo.
E così volete sfidarci, eh?” Korse sorrise malignamente. I ragazzi non dissero nulla, sfoderarono solo le armi, e le puntarono.
Grace poté sentire gli spari nonostante si fosse messa le mani sulle orecchie. Non aveva avuto il coraggio di guardare, e quando la portiera si aprì sperò con tutto il cuore che fossero i Killjoy. Due mani la strattonarono.
Andiamo, ragazzina” disse una voce. Grace cercò di divincolarsi, usando anche la Boom Box per colpire, ma un altro Draculoide gliela prese. Fu trascinata fino da Korse, che stava in piedi, la pistola fumante e guardava i corpi scomposti dei Killjoy.
Non sono morti” disse, puntando comunque la pistola verso i ragazzi. “Non è ancora il loro momento”. Una strana smorfia gli deformò il volto. “Keep Running”.

Arrivarono a sera tarda, e la Trans Am si fermò pesantemente, come se fosse sfiancata. Mi fiondai fuori dal Diner, con una preoccupazione addosso che mi uccideva, e li guardai uscire dall'auto. Sembravano malconci e feriti.
Dov'è Grace?” chiesi, non vedendola. Gerard alzò lo sguardo verso di me, e cercò di raddrizzare le spalle.
L'hanno presa” disse, con un fil di voce, prima di appoggiarsi a Frank. Sembrava che le sue gambe avessero ceduto. Rimasi a fissarli, come se non avessi compreso le sue parole. “Dannazione, Jill, non guardarci così! Pensi che gliel'abbiamo data noi?” sbraitò lui.
Gerard, io...” deglutii. “Sono sicura che avete combattuto” dissi infine, e corsi verso Mikey, che si era seduto vicino ad una ruota, appoggiandosi all'auto. Mi inginocchiai accanto a lui, passandogli una mano sui capelli per toglierli dal viso.
Mikey” lo chiamai. Lui mi rivolse uno sguardo triste, e passò una mano sulla mia guancia.
Non siamo riusciti a proteggerla” disse, sull'orlo delle lacrime. Cercai di zittirlo, dandogli anche un bacio sulla fronte. “Lo avevamo promesso a sua madre, Jill, e non ci siamo riusciti” piagnucolò, appoggiando la testa nell'incavo del mio collo.
Va tutto bene, riusciremo a salvarla” dissi, risoluta. Lui tirò su con il naso, e si sollevò da terra.
Sì, hai ragione” rispose, anche se non troppo convinto. Gli sorrisi, per incoraggiarlo, e raggiungemmo gli altri all'interno del Diner.

Show, Zack e Dr. Death arrivarono la mattina dopo, armati di carte della città e di mille piani diversi. Due ore di discussione, e non arrivavamo a capo di nulla: era una missione suicida, nessuno si era spinto mai così lontano all'interno di Battery City, e chi lo faceva non tornava. Gerard rimase in silenzio per quasi tutto il tempo.
Potremmo provare per le fogne” suggerì Show. “Con la mappa è semplice orientarsi, e basterà trovare l'uscita più vicina al palazzo”
Hai idea di quanti SCARECROW e Draculoidi ci saranno?” sbottò Dr. Death.
Beh, che idee migliori ci sono? L'unica soluzione è quella di entrare direttamente dalla porta principale” ribatté Ricky. Gerard sollevò la testa. “Oh, non ci pensare nemmeno, io di lì non ci passo!”
Non devi farlo te” rispose Mikey. “Ci andremo noi”, e guardò Ray, suo fratello e Frank.
Sono d'accordo” rispose Jet Star, e gli altri annuirono.
Ma siete impazziti?” quasi gridai. “Mikey, è una missione suici-”
Hai una soluzione migliore?” disse lui, guardandomi intensamente. Mi zittii, in effetti non ne avevo.
Bene, e allora è deciso” sorrise Gerard, parlando per la prima volta. “Noi quattro entriamo con la Trans Am. Voi ci aspetterete fuori con il furgoncino, e dopo un'ora entrerete, per prendere Grace. Noi usciremo sulla Trans Am, coprendovi le spalle”
Siete matti” borbottò Zack, e si alzò dal tavolo. Il silenzio calò nella stanza, e nessuno osò interromperlo.








Angolino dell'autrice

Intanto mi scuso per il mostruoso ritardo, ma è periodaccio. E mi scuso perché forse è un po' corto, però c'è tutto, angst e fluff in un colpo solo!
E questo è il penultimo capitolo, miei cari ewe
Siamo quasi in fondo, e anche se non voglio fare spoiler, credo che sia intuibile l'angst del prossimo (ultimo) capitolo. 
Spero che non mi uccidiate *cerca scudi da qualche parte, per ripararsi*
Su su! Alla prossima! :3

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Capitolo 9
*** Ninth Chapter+Epilogue: The Light Behind Your Eyes ***


 

Siete sicuri?”. Jill guardò i quattro ragazzi, uno per uno, probabilmente sperando che rinunciassero per trovare un piano migliore. Gerard le mise una mano sulla spalla.
Sicurissimi” disse, ricambiando il suo sguardo. Mikey le si avvicinò, e tirò fuori da una tasca qualcosa.
Questo è per te” mormorò. Jill prese dalle sue mani una collana: il cordoncino era semplice caucciù nero, mentre il pendaglio era formato da due piume, bianca e nera, tenute insieme da una perlina rossa. “Avrei voluto dartela quando saresti partita prima del parto, ma non credo che-”
Mikey, non pensarlo nemmeno!” gli gridò. “Tu devi tornare, promettimelo”. Mikey la guardò, e le mise la collana al collo. “Promettilo” ripeté lei, la voce che si incrinava mentre parlava. Mikey le posò un bacio leggero sulle labbra.
Abbi cura del bambino, Jill” le disse a fior di labbra.
Mikey, promettimi che tornerai”. Jill sentiva le lacrime scendere sulle sue guance, e Mikey si voltò, camminando veloce verso la Trans Am.
Jill”. La ragazza alzò gli occhi verso Ray, che le si avvicinò. “Ce la metteremo tutta, voi prendete Grace e scappate a tutta velocità, non guardatevi mai indietro”
Ray, dovete tornare”. Jill non ce la faceva più, il peso e la sensazione terribile che aveva sul cuore non accennavano a scomparire. Ray abbassò gli occhi, e poi guardò i suoi compagni.
Dobbiamo andare” disse, e si voltò anche lui.

So long to all of my friends, 
Everyone of them met tragic ends, 
With every passing day, 
I’d be lying if I didn’t say, 
That I miss them all tonight

Gerard guardava dritto davanti a sé mentre guidava nel tunnel che portava a Battery City, tutti e quattro erano silenziosi. Frank si aggiustò un guanto, e controllò la pistola: sapeva di star andando incontro alla morte, ma era tranquillo. La sua unica preoccupazione era per Gerard, aveva il terrore che anche lui morisse, anche se in un certo senso se fossero morti assieme sarebbe stato perfetto: nessuno dei due sarebbe sopravvissuto all'altro, nessuno dei due avrebbe sofferto per la perdita.
Dopo qualche minuto, iniziarono a vedere il posto di blocco: la sbarra era abbassata, e a meno che i Draculoidi non fossero tanto gentili da alzarla, avrebbero dovuto sfondarla. Mentre si avvicinavano, videro due Draculoidi uscire dal casello e puntargli contro i fucili: fecero fuoco, ma Gerard accelerò, e si aprì un varco. Un ultimo sguardo dietro, e poi dritto ancora avanti.
Mikey deglutì, stringendo con una mano la maniglia dello sportello: pensò a Jill, pensò al figlio che aspettava. Pensò a come sarebbe stata meravigliosa la loro vita insieme, la casa, il cane, i bambini: sarebbe bastato non partecipare a quella missione. E poi pensò che il suo sacrificio avrebbe dato a Jill tutto ciò: sarebbe potuta andare via, lontano, e avrebbe avuto la casa, il giardino, il cane. E loro figlio. Sorrise debolmente, e si passò una mano tra i capelli.
L'auto ormai era uscita dal tunnel, presto sarebbero arrivati davanti al quartier generale della BL/ind. Ray sospirò, tirandosi indietro una ciocca di riccioli ribelli: sembrava essere arrivata la fine della loro carriera come Killjoys. Gli sarebbe mancata, sicuramente, ma non rimpiangeva nulla: aveva fatto il suo corso, le sue esperienze, ed era soddisfatto. Avrebbe pagato il prezzo per la propria vita.
Si fermarono, proprio davanti all'imponente palazzo su cui torreggiava lo smile nero, simbolo della Better Living.
Ragazzi” Gerard si voltò e li guardò uno per uno. “E' stato un piacere”. Poche parole, quanto bastava: non c'era bisogno di infondere coraggio a nessuno, erano tutti determinati e glielo si leggeva negli occhi. “Andiamo”. Gerard aprì la portiera e scese, mentre suo fratello scivolava fuori dal finestrino. Gli altri due li seguirono subito.
 

And if they only knew, 
What I would say, 
If I could be with you tonight 
I would sing you to sleep, 
Never let them take the light behind your eyes 
One day, I’ll lose this fight 
As we fade in the dark, 
Just remember you will always burn as bright 

Grace continuava a rigirarsi tra le mani la palla che la signora giapponese le aveva dato: era stata portata al quartier generale della BL/ind, e lì aveva scoperto che suo padre era un Draculoide. Ma in fondo era tutta una scusa per attirare nel cuore di Battery City i Killjoys, e lo sapeva perfettamente, come lo sapevano anche loro. Adesso aspettava in silenzio che qualcosa le dicesse che erano venuti a prenderla, a portarla a casa. E il segnale non tardò ad arrivare: una sirena cominciò a suonare nell'edificio, e i Draculoidi davanti a lei iniziarono ad agitarsi ai computer.
Il nemico ha passato il posto di blocco del tunnel, signora” disse uno di loro.
Schierate le guardie al piano terra” rispose la donna, con voce tagliente. “Avranno un degno benvenuto”. Abbassò gli occhi su Grace, il cui cuore aveva iniziato a battere all'impazzata per la gioia. La bambina guardò la signora giapponese, e sorrise beffarda: gliel'avrebbero fatta vedere loro a quei maledetti. La signora rispose, sorridendo fredda e falsa, e poi tornò a guardare gli uomini che lavoravano.

Be strong, and hold my hand. 
Time becomes for us, you’ll understand. 
We’ll say goodbye today, 
And we’re sorry how it ends this way 
If you promise not to cry, 
Then I'll tell you just what I would say. 

I Killjoys attraversarono il ponte che portava alla porta del palazzo, camminando svelti e in silenzio. Gli spari cominciarono tutti d'un tratto, e loro risposero senza esitazione, gli sguardi fissi e duri sul bersaglio: era una carneficina, nessuno poteva essere risparmiato. Non era solo il salvataggio di Grace, era il tentativo di mettere fine alla distopia che era Battery City. Spararono, si aprirono il passo con i proiettili, e sempre con lo stesso passo arrivarono fino a dove si trovava Grace. I Draculoidi non ebbero nemmeno il tempo di rispondere al fuoco, erano già a terra.
Party!” gridò Grace, alzandosi in piedi e correndo verso il ragazzo, che si abbassò e la abbracciò stretta. Era bello sentirla là, viva, ma dentro di lui nasceva la consapevolezza di doverla abbandonare ancora: Grace era la loro figlia, l'avevano presa con loro e cresciuta, portata tutti i giorni alla cassetta delle lettere a spedire una busta ad una madre che non avrebbe mai più potuto ricevere le parole della bambina. La strinse più forte, e prese la sua mano.
Andiamo a casa, Grace” disse, e fu come se una lama gli avesse passato il cuore da una parte all'altra. Camminarono più veloci che potevano per i corridoi, e presto arrivarono alla porta. Mikey per un momento sperò, solo per uno, di poter riabbracciare Jill, prima che l'immagine si distruggesse al suono dello sparo.

If I could be with you tonight, 
I would sing you to sleep, 
Never let them take the light behind your eyes. 
I’ll fail and lose this fight, 
Never fade in the dark 
Just remember that you will always burn as bright. 

Quaranta minuti erano passati da un pezzo. “E' meglio iniziare a muoversi”. Zack accese il motore, e partì, attraversando il tunnel. Jill si rigirò il ciondolo tra le mani, seduta sul pavimento del furgoncino, e pregò con tutto il cuore che i ragazzi stessero bene. Portò una mano sulla pancia, sul gonfiore che si vedeva appena, e sospirò pesantemente.
Mikey lo sa?” Showpony si sedette accanto a lei, e allungò le gambe.
Certo”. Jill rispose più acida di quanto avesse voluto, ma Ricky sembrò non farci caso.
Non dev'essere stato facile decidere di partire per la missione, sapendo che sei incinta”. Jill annuì, e non disse nulla. Attraversarono il tunnel, senza trovare ostacoli di alcun genere, e spensero il furgoncino.
Aspettiamo dieci minuti ancora” disse Zack, e strinse le mani sul volante, nervoso.

The light behind your eyes
The light behind your eyes

Lo scontro era cominciato prima ancora che se ne rendessero conto, e le loro mani si erano mosse in automatico, rispondendo al fuoco nemico. Gerard aveva visto chiaramente il volto di Korse tra i Draculoidi; schiena contro schiena con Mikey, sparava. Con la coda dell'occhio vide Frank nascondersi dietro ad una colonna, e riapparire dall'altra parte per uccidere altri Draculoidi: al momento stava bene, non doveva distrarsi. Ray stava vicino a Grace, che si era tappata le orecchie con le mani, e si guardava attorno, smarrita.
Gerard sparò ancora, e fece qualche passo, allontanandosi da Mikey. Ancora uno sparo alla schiena di un Draculoide, lo afferrò per il capelli della maschera, e lo vide cadere a terra: perse un colpo al cuore, quando si accorse che era Agent Cherri Cola, Jimmy, scomparso tempo prima. Tutti pensavano che fosse morto, e invece lo avevano fatto diventare uno di loro. Improvvisamente la cosa divenne una consapevolezza, tutti i loro compagni che credevano scomparsi erano là, avevano fatto loro il lavaggio del cervello ed erano diventati Draculoidi. Si guardò attorno, in confusione, mentre gli spari continuavano. Sparò ancora, appena in tempo, e lanciò un ultimo sguardo a Jimmy, steso a terra accanto a lui. Si accorse troppo tardi di Korse, che si avvicinò lento e gli mise una mano attorno al collo, costringendolo a retrocedere contro il muro.
Party Poison” mormorò con quella sua voce fredda. Sul suo volto il sorriso gelido di sempre, i denti bianchi e in fila. “E così è arrivata la tua fine” disse ancora, posando la canna della pistola sotto la sua mascella, e Gerard deglutì. Korse lo fissò a lungo, ghignando, e poi premette il grilletto.
Gerard sentì a malapena l'urlo di Grace, mentre invece il dolore lancinante che lo prese al collo sovrastava ogni cosa. Tutto si stava facendo confuso, e anche suo fratello che gridava il suo nome sembrava provenire da un altro mondo. Un sparo.
Mikey cadde a terra, il foro appena sotto la cassa toracica, e ingoiò il sangue che gli risalì in bocca. La botta che prese alla schiena lo fece boccheggiare, e i lampi dei proiettili laser sembravano scintille mentre la sua vista si offuscava sempre di più. Tutti i rumori si affievolivano lentamente.
Frank li guardò, guardò Gerard lì a terra, e una morsa gli strinse il cuore: ma non era quello il momento di distrarsi. “Jet, prendi la bambina!”. Ray afferrò la mano di Grace, e sparò per aprirsi la strada fino a Frank, vicino alla porta. Il moretto aprì le porte e li fece passare. Il rumore della porta che si richiudeva li fece girare, e Ray si rese conto di cosa stava facendo Frank.
Andate via!” gridò Fun Ghoul. Ray prese la mano di Grace e ricominciò a correre, mentre la bambina gridava il nome dei compagni e piangeva.
Frank deglutì, come a darsi coraggio, e si voltò, il volto una maschera di pietra, ricominciò a sparare. Un colpo alla spalla, ma avanzò comunque. Un altro colpo, più vicino al cuore, e cadde a terra. Il rumore degli spari sembrava allontanarsi sempre di più, mentre la spalla pulsava da impazzire. Voltò gli occhi verso Gerard, e per un attimo credette di vederlo respirare. Poi sorrise, e guardò il soffitto. Era la fine. Chiuse gli occhi, mentre la coscienza scivolava via, come un sogno.
Corri Grace!” gridò Ray, mentre sparava ancora e ancora contro i loro inseguitori. La Trans Am non era lontana, e gli altri sarebbero arrivati presto. Corse ancora, sparando, e Grace era davanti a lui, per fortuna troppo bassa per essere colpita. La Trans Am era là, davanti a lui. Deglutì, ricacciando indietro la paura della morte, si voltò, e sparò. Un proiettile lo colpì al petto, e lui cadde di schiena sul cofano dell'auto. La botta gli fece mancare quel poco di fiato che ancora aveva. Sentì Grace gridare ancora, poi il rumore del furgoncino, la voce di Jill che gridava alla bambina di salire in fretta. E poi il buio.

Jill aprì lo sportello, e guardò la scena, cercando con gli occhi gli altri Killjoys. Nessuno di loro, a parte Ray sdraiato sul cofano, era in vista. Morti, sicuramente, stavolta sul serio. Afferrò la mano di Grace, gridandole di salire in fretta. Showpony sparò qualche colpo, per rallentare i Draculoidi, e poi risalì di corsa. Il furgoncino partì a tutta velocità, mentre il sole lentamente iniziava a sorgere.
Jill stringeva Grace a sé, e la bambina singhiozzava. “Dove andremo adesso?” domandò. Dr. Death la guardò.
Da loro” rispose, e poi si chiuse nel proprio dolore, senza dire altro. Si fermarono al covo del Dj, e lui scese, seguito da Showpony. “Aspettate, e accendete la radio” disse, prima di dileguarsi nell'edificio fatiscente.
Jill si sporse, e accese, sintonizzandosi sul canale. Grace si era addormentata tra le sue braccia, ancora in lacrime. La radio gracchiò un pochino, poi la voce di Dr. Death esplose nella macchina.
Alright, Children. The lights are out and the party’s over. It’s time for me – Doctor D – to start running and say goodbye for a little while. And I know you’re gonna miss me. So I’ll leave you with this: you know that big ball of radiation we call the sun? Well, it’ll burst you into flames, if you stay in one place too long – that is if the static don’t get you first...So remember: even if you’re dusted, you may be gone, but out here in the desert your shadow lives on without you. This is Dr. Death Defying. Signing off.”.
L'inno americano partì subito dopo, e pochi istanti più tardi, mentre la musica continuava, Dr. Death riapparve, seguito da Ricky. Zack mise in moto, e il furgoncino prese a scivolare nuovamente sulla strada, oltre i confini della California.
E' la fine, pensò Jill. La favolosa vita dei Killjoys è finita stanotte.

Sometimes we must grow stronger 
And, you can’t be stronger in the dark. 
When I’m here, no longer, 
You must be stronger 

 

***
 

Valle del Willamette, 2024.

Martha, non ti allontanare troppo!”. Jill seguiva con gli occhi la piccola bambina di cinque anni che scorrazzava nel giardino del cottage in cui vivevano; il labrador che avevano adottato la seguiva passo passo, e giocava con lei, prendendole a volte tra i denti il vestitino e tirandola, tra gli urli giocosi della bambina. Jill sorrise, e si voltò a prendere in braccio il piccolo bambino biondo che le stava tirando la stoffa dei pantaloni. “Vieni qua, piccolo!” trillò, sollevandolo e stampandogli un bacio su una guancia. Il bambino di appena due anni le sorrise, e gli occhi scuri brillarono mentre con le piccole manine afferrava il volto della madre. “Andiamo da papà!”.
Jill aprì con un piede la porta-finestra della veranda, e rientrò in casa. Mise il bambino a sedere sul bancone della cucina, prestando le orecchie ai rumori della bambina che giocava là fuori.
Grace, dai un occhio a Martha!” gridò. La ragazzina scese le scale di rincorsa e le passò accanto, sorridendo con i suoi grandi occhi azzurri. Da quando erano andati a vivere nell'Oregon, Grace si era praticamente fatta adottare da lei: aveva bisogno di una famiglia, una madre e un padre, e non c'era nessun'altro che potesse ricoprire quel ruolo. Erano passati tre anni da quando la Better Living era stata definitivamente debellata, grazie all'aiuto di loro. Ed erano passati cinque anni da quella notte nel quartier generale, quella terribile notte. Jill sospirò, ripensando a quel periodo: avevano sofferto molto, pianto, sanguinato, ma erano riusciti a superare tutto, il sole era tornato a splendere su di loro.
Jill, stavo cercando la mia giacca rossa!”. La voce di suo marito le arrivò dal piano di sopra, e lei sorrise, distogliendosi dai pensieri. “Nell'armadio non c'è”
L'ha presa tuo fratello, non te lo ricordi?” rispose. Sentì i suoi passi mentre scendeva, e lo guardò fermarsi sulla soglia della porta, appoggiandosi allo stipite.
No, in effetti no” disse, accigliato. Jill rise sommessamente, era sempre così nel suo mondo adesso che non c'erano più preoccupazioni di alcun genere. Nessun Draculoide a cui sparare, nessun Korse dietro l'angolo pronto a portarti via tutto, nessuna pillola da ingurgitare. Smise per un attimo di giocare con il bambino, e si avvicinò all'uomo, posandogli un bacio leggero sulle labbra piccole.
Cinque lunghi anni da quella notte che nessuno aveva dimenticato. Cinque anni dal giorno in cui suo padre aveva recuperato i corpi dei Killjoys dai sacchi di plastica bianca in cui Korse li aveva messi, per deporli nell'obitorio, morti. Cinque anni dal giorno in cui lei aveva aperto gli occhi, nella sua camera nel covo degli alleati, e lui era lì, seduto sulla sedia, malconcio, bendato all'inverosimile e con l'espressione più stanca che gli avesse mai visto.
Sarà bene che cominci a preparare da mangiare, abbiamo dodici bocche a tavola oggi” disse Jill, allontanandosi dall'uomo. Lui la prese per la vita e la attirò a sé, in un gesto abitudinario.
Ricordati che ti amo” disse, posandole un bacio sulla fronte.
Non l'ho mai scordato, nemmeno una volta” rispose Jill, posando la testa sul suo petto largo. “Anche io, Mikey”. Si sciolse dall'abbraccio, sorridendo e cominciò con i suoi lavori.

 



Quella notte di cinque anni fa avevano creduto che fossero morti, ma loro erano più furbi di Korse: paralizzante che simula la morte e quattro Draculoidi morti da mettere nei sacchi al loro posto. Il gioco era fatto.
Si ricordava perfettamente quel momento di cinque anni fa in cui lo aveva visto, il cuore le era balzato in gola, e la sua frase: Siamo i Favolosi Guastafeste, e roviniamo i piani di tutti, anche della morte.

 

Here we are and we won’t stop breathing
Yell it out ’til your heart stops beating

(The Kids from Yesterday)

 

Angolino dell'autrice.

Bene, e questo è l'ultimo capitolo! Avevo promesso angst ovunque, e angst c'è stato. All'inizio pensavo di lasciar finire la storia con la loro morte, come in SING, ma siccome già far morire la povera Martha mi sembrava troppo per Jill, ho deciso di regalarle per lo meno la possibilità di avere i Killjoys di nuovo con lei. Mi rendo conto che forse è un lieto fine un po' forzato, ma in fondo la storia è mia, no? :3
Ho cercato di non far capire fino alla fine che Mikey era vivo, ma insomma, lo so che non siete stupidi e io non sono un genio della scrittura!
E poi avevo bisogno di sapere che almeno nella mia storia loro erano ancora tutti insieme ç____ç Di lutto mi basta già quello reale per lo scioglimento della band, direi che anche nella mia storia non fa bene. 
Vi lascio, suu!
Se vi è piaciuta, recensite! :3

Baci
Red Rope

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