The Pony ZONE

di Audax
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Hoofburg ***
Capitolo 3: *** Schifo ***
Capitolo 4: *** Rosso sangue e verde follia ***
Capitolo 5: *** Caccia ***
Capitolo 6: *** La peggior giornata di sempre ***
Capitolo 7: *** Le Tre barricate ***
Capitolo 8: *** Serie P ***
Capitolo 9: *** Paranoia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



The pony Zone

By Audax

Prologo



Cos'è? Ho dedicato anni al suo studio, ed ho ottenuto solo altri interrogativi...

E' una nostra creazione? E' l'impronta di un'antica civiltà ormai perduta?

Sono i resti di una scampagnata nel nostro mondo di una razza superiore?

So solo che c'è! So solo che la nostra terra ha visto la nascita di un miracolo... La Zona!

Un luogo incredibile, quasi onirico, pieno di meraviglie ed orrori di qualsiasi genere.

Un luogo dove la magia impregna il terreno, aleggia nell'aria, è dissolta nell'acqua... Insomma signore, la Zona è magia pura! Il fatto che nemmeno le nostre principesse non siano riuscite minimamente ad intaccare questa magia dimostra la sua potenza [...] Come vede non sono riuscito a rispondere in modo esaustivo a nessuna delle sue domande, neppure io ho delle risposte... So solo una cosa: la Zona è sia un dono che una punizione. Sta a noi decidere come andrà a finire.


  • (Parte di un'intervista a Marcus Masquerade, Fisico e scrittore di Canterlot, noto come il più famoso studioso della zona. Deceduto il 4 febbraio 185 R.R.# A causa di un avvelenamento da radiazioni contratto nella Zona)
    #
    Riunificazione Regno: Sistema di date che ha come anno 0 la sconfitta di Nightmare Moon ed il ritorno del sistema diarchico delle principesse Celestia e Luna.


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Una tenue luce mattutina filtrava attraverso le fronde degli alberi riflettendosi sul plexiglas che separava il suo viso dall'esterno, producendo un affascinante quanto molesto gioco di luce; come al solito un'innaturale silenzio dominava quel bosco, un silenzio assoluto, quasi assordante.

L'unico rumore che poteva sentire era quello prodotto dalla ventola del sistema respiratorio a ciclo chiuso: uno snervante e monotono ronzio. Era rimasto lì impalato ad ascoltare il ronzio della ventola per diversi minuti, cosa del tutto naturale dato che era vicinissimo a quella che in termini scientifici era conosciuta come la “Fascia di Masquerade”, chiamata così in onore del primo studioso che documentò i suoi effetti sulla psiche dei pony, anche se tra gli Stalkers era conosciuta semplicemente come “Il friggicervella”, i suoi effetti in quel luogo non erano dannosi, ma la presenza di queste radiazioni si faceva sentire: le orecchie fischiavano, il corno doleva ed una crescente apatia stava invadendo la sua mente, annichilendo ogni pensiero logico, sarebbe rimasto imbambolato per delle ore, ma qualcosa riuscì ad attirare la sua attenzione: un piccolo esserino alato stava volteggiando di fronte a lui, sembrava un insetto con due paia di grosse ali color ruggine, l'unicorno rimase immobile per non spaventarlo osservando ogni suo movimento, fino a quando l'essere non si posò sulla sua maschera trasparente sondando con una piccola lingua rosea il plexiglas... Osservò i due grandi occhi, sproporzionati rispetto al resto del corpo, riconobbe subito una certa somiglianza con i Parasprites, fece levitare lentamente fuori dalla sua bisaccia un taccuino ed una penna e cominciò a disegnare l'essere descrivendo le misure ed i colori in ogni minimo particolare mentre l'insetto stava cercando invano di rosicchiare la maschera.

“Doc! Credo sia ora di smettere di giocare con gli insetti” Una voce roca risuonò dietro di lui, l'unicorno sussultò colto di sorpresa voltandosi di scatto, ad un paio di metri di distanza era comparso dal nulla un enorme pony avvolto in uno spolverino nero con tanto di cappuccio, il muso sfregiato era quasi del tutto avvolto in una pesante sciarpa anch'essa nera, lasciando scoperti solo i due grandi occhi azzurri, era un pony piuttosto inquietante: non a caso lo chiamavano “Il Mietitore”.

“Per Celestia Amos! Per poco non mi fai venire un infarto! Sei troppo silenzioso... Guarda hai fatto scappare lo spellicciato”

“Il che?”

“Spellicciato, credo sia una mutazione dei Parasprites, sono molto simili a loro, solo che non hanno la peluria, quindi ho deciso di chiamarli così”

“Io opterei più per “Luridi insettacci che ti non ti fanno dormire cercando di succhiarti il sangue”

“Sono parassiti!? Hai già avuto a che fare con loro? Che abitu...”

“Le spiegherò tutto quello che vuole dopo!” Lo interruppe il pony con fare frettoloso “Adesso è meglio tornare al bunker, credo che stia per arrivare un'emissione”

L'unicorno controllò i suoi rivelatori: non segnalavano nulla di anomalo, ma i suoi sei mesi di lavoro con Amos, lo stalker che aveva ingaggiato come guida e guardia del corpo gli avevano insegnato che era meglio fidarsi della parola della sua guida,  piuttosto che dei suoi strumenti.

“Va bene... Andiamo” disse raccogliendo tutte le sue cose e seguendo il pony incappucciato che stava già sparendo tra gli alberi.


Mentre gli camminava dietro osservò le due lunghe doppiette legate ai fianchi della sua guida, erano circondate da un ingegnoso meccanismo artigianale che permetteva di sparare e ricaricare armeggiando un paio di leve assicurate allo zoccolo anteriore destro del pony... Un pony... Già, non sapeva nemmeno a che razza appartenesse, anche se i piccoli rigonfiamenti sotto il dorso dello spolverino facevano pensare che fosse un pegaso, ma potevano anche essere qualsiasi altra cosa.


Continuò così per quasi un'ora, Amos camminava con circospezione, fermandosi ogni tanto per lanciare un grosso bullone legato ad un pezzo di stoffa rosso per scovare l'eventuale presenza di anomalie fisiche, e l'unicorno lo seguiva a poca distanza mettendo gli zoccoli esattamente dove li aveva messi il pony incappucciato, era ancora immerso nei suoi pensieri quando sentì uno schianto... Intorno a lui si alzò un gran polverone insieme ad un turbinio di foglie, e si ritrovò a terra senza avere il tempo di capire cosa stesse succedendo, preso dal panico cercò di rialzarsi, con l'unico risultato di cadere nuovamente a terra gridando per il dolore che gli attanagliava tutte e quattro le zampe, guardò in basso e capì il motivo del dolore: le ginocchia erano piegate di lato, disarticolate... Era finito in un'anomalia! Il terrore prese il sopravvento, com'era potuto accadere? Stava camminando esattamente nel punto dove pochi secondi prima era passato lo stalker e le strumentazioni non avevano segnalato la presenza di anomalie... Pure Amos sembrava stupito, si era voltato al suono dello schianto ed adesso gli stava gridando di rimanere immobile, l'unicorno si limitò a guardarlo con aria spaventata mentre l'altro si toglieva di dosso le due doppiette e lo spolverino spalancando le ali color verde scuro per poi fiondandarsi su di lui “Lo sapevo, è un pegaso!” pensò mentre tendeva lo zoccolo al suo soccorritore. Ancora una volta si alzò un gran polverone insieme ad un forte schianto.

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Capitolo 2
*** Hoofburg ***


Capitolo 1: HoofBurg


Cronologia degli insediamenti orientali e della zona di esclusione

Si ringrazia il Prof. Masquarade per l'aiuto nella stesura di questa cronologia.


170 R.R.: Dopo il boom economico e tecnologico dovuto alla rivoluzione industriale, le più grandi menti di Equestria fondano Pony: un agglomerato di centri abitati, industrie e laboratori con l'obiettivo di creare una città dove la tecnologia e la magia si fondano in “Un'armoniosa perfezione”.

175 R.R.: La città di Pony diventa una metropoli, attirando da ogni parte di Equestria ingegneri, scienziati, alchimisti, filosofi e semplici cittadini desiderosi di partecipare al compimento di questo “Miracolo tecnologico, magico ed intellettuale” Intorno alla città sorgono nuovi insediamenti come HoofBurg (nata da un semplice scalo ferroviario per Pony) Hayville, Klopachi ed Equijat.

177 R.R.:  Un incendio nel reattore a combustibile non magico porta all'evacuazione della città, un tempestivo intervento dei liquidatori: unicorni addestrati per fronteggiare queste genere di situazioni, riescono a contenere le radiazioni entro l'area industriale della città, la quasi totalità di loro perde la vita.

178 R.R.: Dopo mesi di lavoro la zona industriale viene ripulita. Vengono fondati centri come il C.M.M. (Centro Monitoraggio Magia) ed Equijat 2 un complesso di depositi, basi ed alloggi militari. Il numero di laboratori cresce, mentre Pony si spopola.

180 R.R.: La fine di Pony e l'inizio della Zona: Nella notte del 26 Marzo una gigantesca esplosione squarcia il cielo sopra Pony, arrivando addirittura a cambiare la morfologia del terreno ed uccidendo ogni essere vivente nel raggio di decine di chilometri, più tardi si scoprì che l'epicentro era la zona industriale di Pony, le prime incursioni dei soccorritori all'interno della zona finiscono tutte tragicamente, l'aria è satura di radiazioni normali e magiche, inoltre viene riscontrata la presenza di anomalie fisiche. Vengono un'altra volta chiamati i liquidatori, questa volta capitanati dalle due sorelle reali in persona, per tentare di dissolvere questa magia: ogni tentativo si rivela inutile, viene dato l'ordine di interdire un'area di 80km quadrati intorno a pony. Nasce la Zona.

180-[...]: Gruppi di temerari chiamati STALKER si avventurano all'interno della Zona forzando il cordone militare che la circonda, riportando da essa strabilianti materiali chiamati “I manufatti della Zona” o “Gli artefatti”, nonostante la dura repressione attuata verso questi individui, la popolazione di Stalkers è in continuo aumento. La Zona al momento tra stalkers, militari e ricercatori conta una popolazione di migliaia di pony di tutte le razze... Le prime traccie di attività ST.





Red annoiato chiuse il libro “La zona: un mondo nel mondo” sbuffando, era l'unico passeggero dentro quel lurido scompartimento, quindi non si fece tanti problemi ad accucciarsi sul sedile occupandolo tutto, era sporco e pieno di tagli, ma sempre meglio che starsene in piedi o seduto sui quarti posteriori; Si mise ad osservare il paesaggio invernale che scorreva davanti a lui attraverso il finestrino appannato,  i ritmici sobbalzi del treno sulla ferrovia stavano avendo un effetto soporifero, appoggiò il musetto sulla sgualcita e puzzolente imbottitura del sedile chiudendo gli occhi “Riposo gli occhi per cinque minuti, poi ricomincio a leggere” pensò prima di addormentarsi profondamente.


Redstorm non era un avventuriero, od un mercenario, era solo un semplice studente della facoltà di ingegneria di Fillydelphia, il suo aspetto lo confermava: era un ordinario pegaso, con un manto color Bordeaux, e dalla lunga criniera ramata raccolta in una piccolo codino che gli copriva la nuca, al contrario della criniera la coda era piuttosto corta, e anch'essa legata con dei grossi elastici neri. Pure il suo Cutie mark era terribilmente ordinario: Un sole che sorgeva tra due nubi nere.

Poteva sembrare molte cose, ma di certo non un avventuriero.

“Signore... Ehi! Si svegli e scenda! Siamo al capolinea” Si svegliò alzando la testa di scatto e vide che vicino a lui c'era un piccolo unicorno baffuto che vestiva la divisa da controllore ferroviario, lo guardò con uno sguardo assonnato per qualche secondo, quanto aveva dormito? Ormai aveva poca importanza, afferrò la sua borsa e seguì il controllore che lo accompagnò all'uscita, “Benvenuto ad HoofBurg! Capolinea di questa linea ferroviaria ed ultimo baluardo di civiltà dell'est!” annunciò con un grande sorriso mentre Redstorm ricambiò: un falsissimo e smieloso sorriso a trentadue denti.

Gli bastarono un paio di passi sulla banchina per capire quando facesse schifo quella città, la stazione in realtà era solo un enorme capannone industriale con parte del tetto sventrato da chissà cosa, una densa nebbia aleggiava nell'aria rendendo ovattati i suoni e sfocando le figure che scivolavano silenziosamente vicino a lui, e come se non bastasse fiocchi di neve cadevano attraverso i buchi del tetto, creando piccole montagnole nevose. Un folto gruppo di militari in divisa verde chiaro bloccava le uscite, e stavano radunando tutti i pony che erano scesi con lui dal treno controllando i loro documenti, Redstorm si avvicinò aspettando il proprio turno, e quando questo arrivò si fece trovare già pronto con i documenti in bocca; una giovanissima e graziosa unicorno bianca vestita in alta uniforme con la criniera nascosta da un grosso berretto da ufficiale prese i documenti facendoseli levitare davanti ai bellissimi occhi verdi “Sono falsi! Portatelo via” Disse con aria annoiata, mentre un paio di soldati si avventarono su Redstorm “Falsi? Come falsi? Maledizione Mi chiamo Redstorm sono nato a Cloudsdale, sono residente a Fillydelphia, volete anche il mio codice fiscale?” Disse mentre cercava di divincolarsi dalla presa dei due pony sbattendo le ali all'impazzata “Dannazione! Il mio codice è RSTRM035...” ma un rumore metallico gli fece gelare il sangue, si voltò e vide a qualche metro sulla sua destra un altro soldato che gli puntava contro una pistola, Red non ne aveva mai vista una dal vivo, era un vecchio modello Pegaso/Pony composto da un bracciale che avvolgeva la zampa destra a cui era assicurato il meccanismo di sparo e ed una lunga canna a scomparsa, in modo da non intralciare i movimenti del suo possessore quando non era sfoderata, una piccola leva era posizionata sotto lo zoccolo, in modo da poter sparare con un semplice piegamento dello stesso. Vedersi puntare contro quella cosa bastò a Redstorm per calmarsi “Bravo ragazzo! Un solo movimento sbagliato e ti ammazziamo qui senza tanti complimenti” disse l'unicorno con il solito tono annoiato “Avanti! Vieni con noi” disse uno dei soldati che lo avevano bloccato, liberandolo con una spinta, Red seguì i due soldati senza dire una parola mentre quello che ormai nella sua mente aveva identificato come “Il Pistolero” raccoglieva la sua borsa e lo seguiva continuando a puntargli la pistola zompettando sulle tre zampe.


Un gigantesco elicottero trimotore scortato da diversi pegasi pesantemente armati passò rombando a poche decine di metri dalle loro teste, descrivendo un piccolo circuito sopra di loro per poi avviarsi verso est, verso la Zona. Redstorm si incantò a guardare l'enorme macchina volante, cercando di mettere a fuoco il volto del pony che sbucava da un portellone brandeggiando una mitragliera grande il doppio di lui, ma una poderosa zoccolata sul sedere da parte del “pistolero” bastò per farlo rimettere in marcia, venne condotto dentro una piccola caserma limitrofa al capannone della stazione. L'ambiente non era dei migliori, un fortissimo odore di muffa regnava incontrastato insieme alla puzza di sudore e fumo che gli facevano da vassalli, la caserma era composta da un piccolo atrio sovraffollato di soldati sporchi fino al collo di fango e chissà cos'altro e pony qualunque che sedevano su delle panche di legno piantonati anche loro da diversi soldati che li guardavano con aria disgustata e severa, era un ambiente molto opprimente e poco illuminato. “Il Pistolero” fece rientrare la canna dell'arma con uno scatto, per poi afferrare Red dietro il collo, trascinandolo avanti, o meglio usandolo come ariete per farsi largo tra la folla che popolava l'atrio, facendolo incespicare sul pavimento dissestato e scivoloso a causa del fango; una volta arrivati alla fine dell'atrio si ritrovarono davanti a quella che una volta doveva essere una biglietteria, o qualcosa del genere: attraverso una piccola finestra rinforzata con delle sbarre arrugginite, un pony di terra vestito con una leggera camicia cachi su cui erano affissi i gradi lo squadrava anch'esso con aria piuttosto annoiata.

“Beh!?” disse reggendosi la testa con lo zoccolo

“E' un sorcio sospetto che abbiamo beccato alla stazione, dobbiamo interrogarlo”

“Eeeeh... Giovanotto mi sa che oggi non è proprio la tua giornata” disse premendo un bottone e sbloccando una porta blindata accanto alla finestra.

Continuarono a spintonarlo attraverso angusti corridoi dai muri incrostati di muffa per diversi minuti, fino a quando non fu letteralmente gettato dentro una stanza “Siediti ed aspetta il comandante!” latrò il “il pistolero” prima di sbattere la porta chiudendola a chiave, il pegaso si trovava all'interno di una piccola stanza, anch'essa con i muri ricoperti di muffa e macchie d'umidità, malamente illuminata da una deprimente lampadina gialla che pendeva dal soffitto. Al centro di essa si trovava un tavolino di legno con due sgabelli, si sedette ed aspettò per diversi minuti; gli parve un'eternità.

Poi finalmente qualcuno aprì la porta, era un grosso unicorno barbuto; indossava sempre la classica uniforme da ufficiale con diverse medaglie e gradi che gli appesantivano il petto, si sedette di fronte a Red guardandolo con fare quasi disinteressato, nel frattempo entrarono altri due soldati, una pony di terra rosa con un liscio crine azzurro che scendeva a caschetto sulle spalle, mentre la coda era lunga fino a terra e fluente, ed un unicorno giallo, la prima era completamente svestita, tranne che per un piccolo berretto a bustina verde indossato di sbieco sulla testa, mentre l'unicorno indossava una divisa da combattimento ed un elmetto.

L'unicorno Barbuto si accese una sigaretta, ispirò una grande boccata di fumo (quasi mezza sigaretta) e disse:

“Nome!”

“Redstorm... Signore” rispose con la voce tremante

La pony rosa dietro di lui gli assestò una zoccolata sul collo per poi rimettersi sull'attenti.

“Facciamo gli spiritosi? Perché sei qui!?”

Red non sapeva se era meglio dire la verità o mentire, optò per una via di mezzo.

“Sono... Sono qui per un amico, un compagno di corso per la precisione, università di Fillydelphia, è un ricercatore nella Zona, sicuramente risiede qui” disse massaggiandosi il collo dolorante.

Il comandante non rispose, gli passarono i suoi documenti e prese ad esaminarli.

“Hanno detto che sono falsi! Ma non è vero! Sono completamente in regola signore!”

Anche questa volta la pony scattò verso di lui, arrivandogli di fianco e colpendolo sull'occhio sinistro con un'ennesima zoccolata, questa volta di malrovescio.

“Non parlare se non sei interpellato” Disse mentre il povero pegaso si piegava in due dal dolore.

“Nei tuoi bagagli abbiamo trovato un libro che parla della Zona... Ti sei portato il manuale dello stalker? Te cosa ne pensi Rough”

“Potrebbe essere un trafficante signore” Esordì con tono militaresco l'unicorno giallo “Magari non è venuto qui solo per comprare artefatti, potrebbe voler importare armi o qualcos'altro...”

“Mi sembra un'ottima teoria, nella borsa non c'era niente... Ma potrebbe aver nascosto la merce in qualche altro posto” Guardò la pony rosa con aria sadica “propongo un bell'esame degli orifizi!”

Red rimase a bocca aperta, si voltò e vide la pony che mostrava tutta contenta un sorrisone a pieni denti e l'unicorno che si stava avvicinando a lui per afferrarlo.

“No fermi, lo giuro! Non ho n...” L'unicorno lo colpì alla nuca con un manganello stordendolo, per poi afferrare con la magia le sue zampe posteriori, trascinandolo come un sacco di patate sul pavimento, mentre la pony li seguiva trottando. Si riprese pochi minuti dopo grazie ad una secchiata d'acqua in faccia, la testa gli sembrava sul punto di esplodere, era dentro quella che sembrava un'infermeria, stranamente pulita ed asettica rispetto agli altri ambienti della caserma.

“In piedi e zoccoli anteriori sul muro! Ora!” Gridò la pony mentre si infilava un guanto di lattice sullo zoccolo.

“Tranquillo cucciolo! Il tenente Astra ha lo zoccolo d'oro per queste cose” disse l'unicorno sghignazzando.

“Ma...Ma... vi prego! Non ho nulla, poi figuriamoci se lo nascondo... lì! Per piacere credetemi!” li supplicò.

L'unicorno tirò fuori dalla fondina un grosso revolver levitandolo davanti alla fronte di Red, che si arrese alzandosi in piedi e poggiando gli zoccoli sulla parete con le lacrime agli occhi, attendendo il dolore...


Ma questo non arrivò mentre al suo posto sentì solo un leggero formicolio nella pancia e sul posteriore, guardò in basso e notò che il suo corpo era avvolto fino al petto da una luminescenza bianca, sbirciò dietro di se e notò un nuovo unicorno; un medico a giudicare dal camice, che gli stava colpendo il corpo con un raggio magico.

“Beh, il ragazzo qui è in ottima forma! Flora batterica, movimenti intestinali... Tutto nella norma!”

“Ehm signore, noi vorremmo sapere se nasconde qualcosa!” la voce dell'unicorno giallo risuonò alle sue spalle.

“Si, si, a parte un po' d'aria è pulito”

“Hai sentito? Ti è andata veramente di lusso, meno male che è arrivato il dottore all'ultimo momento, altrimenti mi sarei divertita con te! Eccome se mi sarei divertita!” Ringhiò la pony colpendolo di nuovo sulla nuca.


Poco dopo la porta sul retro della caserma, si spalancò mentre la pony gettava Redstorm nella neve, seguito subito dopo dai suoi effetti personali.

“Questi me li tengo io!” Disse la pony agitando un borsello contenente buona parte dei suoi risparmi “Come risarcimento per il mancato divertimento... Goditi il soggiorno a HoofBurg,  feccia!” gridò chiudendo la porta.

Il pegaso intontito per le botte ricevute ed ancora sotto shock si alzò a sedere, quel pony nella caserma aveva ragione... Non era proprio la sua giornata.

 

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Capitolo 3
*** Schifo ***


CAPITOLO 2: SCHIFO


Se la stazione era una rara perla di bruttezza e decadenza, la città era un capolavoro degno del più cupo e depresso artista: decine e decine di casermoni in rovina si innalzavano ai lati della strada imbiancata da una spessa coltre di neve in un clima misto tra uno scenario di guerra ed uno post apocalittico. Red stava cercando di camminare dritto nonostante il forte dolore alla coscia destra, dovuto al duro atterraggio sul selciato stradale avvenuto pochi minuti prima. Un carro armato sfrecciò accanto a lui schizzando di neve sporca il candido impermeabile Trench che aveva appena tirato fuori dalla borsa.

“Ma porc...” esclamò Red osservando il carro che spariva nella nebbia sferragliando, “Adesso faccio pendant con questo schifo di città” pensò mentre indossava l'impermeabile.

E così era questa HoofBurg: l'ultimo insediamento civilizzato prima della famigerata Zona. Red si aspettava una grande città piena di studiosi e ricercatori pronti a condividere con lui le loro scoperte davanti ad un buon bicchiere di vodka del posto, invece si era ritrovato nel mezzo di una grande accozzaglia di ruderi popolata esclusivamente da soldati e brutti ceffi vestiti come senzatetto; questi ultimi sembravano prodotti in serie: indossavano cappotti o impermeabili con il cappuccio abbassato, i maschi avevano tutti la barba lunga, mentre le femmine portavano delle corte criniere trascurate; le code erano nascoste dagli abiti pesanti, sicuramente tagliate corte pure quelle.

Doveva trovare un posto dove passare la notte, per poi cercare qualcuno in grado di fornirgli informazioni sulla Zona e sui ricercatori che vi lavoravano, ormai aveva capito che chiedere alle autorità non sarebbe stata una buona idea.

“Ma chi me lo ha fatto fare!?” pensò alzando lo sguardo al cielo: “Tutta colpa di Forcefield, lui e quella sua fissazione per la Zona! Ed adesso che non dà più sue notizie, lo scemo di turno deve andare a cercarlo rischiando di farsi violentare da una pazza dopo neanche un'ora di permanenza in questo schifo di città... Schifo!”. Continuò a camminare senza meta preso dai suoi pensieri per molti minuti, fino a quando non notò un grande manifesto appiccicato ad un muro mezzo demolito, era un semplice foglio rosso con una scritta nera che recitava:

S.T.A.L.K.E.R.

Sciacalli

Trasgressori

Avventurieri

Lupi solitari

Killers

Esploratori

Rapinatori

La ZONA non ha nulla da offrirvi, se non MORTE e MISERIA

L'esercito reale vi protegge dalla zona! NON PROTEGGE LA ZONA DA VOI

Armata di contenimento


“Bel modo di proteggere i pony...” borbottò portandosi istintivamente lo zoccolo sull'occhio tumefatto.

Presto divenne sera, e Red iniziò a svolazzare sopra i tetti di quei tristi casermoni in cerca di un posto dove riposarsi e mangiare qualcosa; fino a quando non notò un certo movimento di pony davanti ad uno di questi edifici, atterrò, perciò, di fronte all'entrata rischiando di essere travolto da un gruppo di soldati ubriachi fradici che stavano attraversando la strada cantando a squarciagola una canzoncina riguardante la castità della madre di qualche comandante.

Quello che si trovò davanti, una volta schivati i soldati, lo lasciò di stucco: a prima vista sembrava un bar, anche se non mostrava alcuna insegna, ed al contrario del resto della città era pieno di vita: diverse decine di pony tra cui molti soldati entravano ed uscivano chiacchierando sorridenti; questa visione convinse Red ad entrare. Fu accolto dal solito odore acre di fumo e sudore, solo che questa volta esso era accompagnato da un'allegra musica di chitarra elettrica diffusa da quattro altoparlanti fissati alla meglio negli angoli alti del salone; iniziò a trottare tra i tavoli occupati da soldati ed i soliti pony dal pessimo gusti in fatto di vestiario, fino a quando non arrivò al bancone; fortunatamente la soldatessa non aveva rubato tutti i suoi averi, e quelli rimanenti costituivano una discreta quantità di denaro. Chiamò un pony di terra piuttosto magrolino, ma dall'aspetto ben curato e gli chiese di versargli un buon liquore del posto; il barista, senza dire una parola, prese in bocca una bottiglia dal bianco vetro opaco versandone il contenuto dentro una piccola tazza per poi porgerla a Red, che ne bevve un sorso non appena la ebbe a portata di zoccolo. Era una bevanda incredibilmente densa, dolce e zuccherosa; all'inizio gli fece ribrezzo tutto quel dolce, ma al secondo sorso un piacevole calore si diffuse nella sua gola, mentre il gusto gli sembrò meno sciropposo. Vuotò la tazza in un paio di sorsi chiedendo il bis e dopo che ebbe di nuovo la tazza piena andò a sedersi su di una sgangherata sedia imbottita, rimase immobile a sorseggiare il liquore godendosi la musica, fino a quando la sua attenzione non venne attratta da una bacheca di sugaro appesa nella parete di fronte a lui: era ricoperta di fogli e bigliettini di ogni genere. Si avvicinò, curioso, per leggerne qualcuno e subito ne rimase stupito: erano tutti annunci dove mettevano in vendita svariati tipi di artefatti, armi e accessori militari; in un bar pieno di soldati il cui unico obiettivo era quello di impedire che nulla entri od fuoriesca dalla Zona senza l'apposito visto.

Red si guardò attorno con fare imbarazzato, quasi come se fosse stato lui ad affiggerli. Notò, poi, un piccolo bigliettino bianco sul quale vi era scritto, con calligrafia arrotondata e ben leggibile, “Oltre il cordone 223456910 TAGLIO”. Sapeva bene cosa voleva dire. Tornò al bancone:

“Mi può dire una cosa?”, chiese al barista;

“Dipende da cosa vuoi sapere” gli rispose mentre lavava dei bicchieri.

“La Zona... Cioè i ricercatori che lavorano nella Zona, abitano in un quartiere della città o cosa?”

“Non credo proprio. Le teste d'uovo vedono solo la stazione di questa città, poi montano su di un elicottero e vanno nella Zona”

“Vivono nella Zona?”

“Mi sembra ovvio, dato che, tra anomalie ed emissioni, non è mai una buona idea fare avanti e indietro”.

Red rimase per un attimo fermo in preda a mille pensieri che si accavallavano tra di loro, si guardò intorno e con uno sguardo negli occhi che tradiva paura e rassegnazione chiese una penna.

Stava inserendo l'ultima moneta occorrente per una chiamata nel telefono pubblico di fronte al bar, indossò le cuffie dotate di microfono: la sensazione del metallo gelido sul collo gli fece rizzare il pelo. Compose il numero che si era appuntato su di una zampa, la tastiera era un modello per unicorni e dovette usare il naso per premere i piccoli tasti. Attese, il telefono cominciò a squillare in attesa di una risposta, qualcuno alzò la cornetta.

“Pronto!?” disse Red con voce tremante; il suo interlocutore riattaccò. Si ricordò di quella parola scritta in maiuscolo nell'annuncio; ricompose il numero e non appena qualcuno rispose disse la parola: “Domani mattina alle sette in punto nel vicolo di fronte al bar” disse una voce squillante per poi riattaccare nuovamente. Red non terminò subito la chiamata, rimase dentro la cabina con lo sguardo fisso sulla tastiera: stava già iniziando a pentirsene.

“Ma che cosa ho appena fatto? Non so neanche chi siano, come minimo mi deruberanno dei miei ultimi averi per poi lasciarmi in balia di questa città!”

Red stava sorvolando la strada principale ormai deserta ripensando alla conversazione telefonica che aveva avuto poco prima, quando una voce femminile aveva appena terminato di annunciare, attraverso i vari altoparlanti posizionati lungo le strade, l'inizio del coprifuoco e il bar, che si era rivelato essere pure un albergo, non aveva camere libere. Doveva trovare un posto dove passare la notte senza incappare in pattuglie militari: decise che la soffitta di un vecchio magazzino sarebbe stato l'ideale. Il pegaso entrò attraverso un grosso buco nel tetto e iniziò a disfare il bagaglio creando una sorta di giaciglio fatto di vestiti per poi coprirlo con un telone che aveva trovato in un angolo della soffitta; costruì una tenda, o almeno quella che lui stava considerando una tenda. Inizialmente faceva molto freddo, poi pian piano l'interno di quel rifugio cominciò a scaldarsi. Red si accoccolò sul suo giaciglio di fortuna, con il pensiero rivolto su cosa avrebbe dovuto fare il giorno dopo, ma la spossatezza si fece sentire e si addormentò.

Il lamentoso suono di una sirena riecheggiò per le strade di HoofBurg, inizialmente simile ad un piagnisteo lontano, poi sempre più forte fino a diventare assordante. Red si svegliò con un forte dolore alla schiena, pensò che la sirena fosse il segnale della fine del coprifuoco, ma c'era ancora poca luce per essere l'alba. Uscì dal suo rifugio affacciandosi ad una piccola finestra rotta che dava sulla strada principale e quello che vide lo inquietò: molti soldati di pattuglia si affrettavano ad entrare dentro i vari edifici. Mentre uno strano bagliore rosso baluginava ad est, pensò che fosse l'alba e si tranquillizzò, ma un fortissima luce bianca si sprigionò da quel bagliore accecandolo momentaneamente; indietreggiò spaventato e, quando riaprì gli occhi, vide centinaia di piccole striature rosse che correvano lungo il cielo partendo dalla zona dove aveva avuto origine il bagliore. Inizialmente pensò di essersi ferito i bulbi oculari, ma ben presto capì che quelli erano fulmini, giganteschi fulmini di un colore rosso acceso che attraversavano il cielo anch'esso cremisi; il fatto incredibile era che non erano dei fulmini normali: duravano diversi secondi illuminando la città a giorno e non generavano alcun frastuono. L'unico rumore che Red riusciva a percepire era il forte sibilo del vento che soffiava da est: gli sembrò che la terra avesse preso a vibrare. Ormai in preda al terrore decise di prendere esempio dai soldati e di rifugiarsi in un posto che potesse tenerlo il più isolato possibile da quella cosa; senza pensare ai suoi effetti personali si precipitò giù per le malandate scale di legno che collegavano la soffitta al magazzino sottostante: un grande stanzone pieno di piccoli container vuoti e rugginosi. Mentre scendeva le scale in tutta fretta un gradino marcio si ruppe sotto il suo peso facendolo cadere in avanti, tentò di aprire le ali per evitare la rovinosa caduta, ma aveva ancora addosso il suo impermeabile che le avvolgeva e, perciò, cadde di muso dopo un volo di tre metri schiantandosi sul duro pavimento di cemento, vide le stelle. Poi più nulla.

“Svegliati idiota!” risuonò una voce poco amichevole nell'oscurità; non sembrava nulla di importante, decise di ignorarla tenendo gli occhi chiusi, ma una forte fitta al costato lo riportò alla realtà e aprì gli occhi vedendo sopra di se un soldato che lo guardava in cagnesco. Un dolore alla fronte gli riportò alla mente ciò che era successo la notte scorsa; si rialzò con un lamento: era tutto un dolore. Il soldato era fermo vicino a lui, era armato di una mitragliatrice da fianco a canna corta.

“E adesso?” gli chiese preoccupato; non voleva partecipare ad un altro interrogatorio.

“Adesso prendi tutte le tue cose e te ne vai prima che mi arrabbi” disse tranquillamente.

Red salì le scale seguito dal soldato ed iniziò a smontare il suo giaciglio.

“Posso sapere cosa è successo ieri sera?”

Il soldato non rispose, limitandosi a zittirlo con un gesto stizzito del capo.

Stava di nuovo camminando senza meta per le strade di HoofBurg contemplando quelle scene che già gli sembravano familiari: soldati che pattugliavano le strade chiacchierando, tizi incappucciati che scivolavano silenziosamente vicino a lui e camionette stracariche di soldati che sbandavano a causa della neve sulla strada. Erano quasi le sette, doveva decidersi se andare a vedere se quei tipi erano veramente in grado di portarlo nella Zona (anche se era molto più probabile che fossero dei rapinatori) o spendere i pochi soldi che gli rimanevano per tornarsene a casa. Non poteva tornare a casa, doveva andare a trovarlo; non sapeva perché, ma ogni volta che pensava alla Zona un brivido gli fulminava la schiena, ma non era un brivido di paura, era un irrefrenabile istinto che gli riempiva le viscere: doveva penetrate nella Zona.

Alla luce del giorno gli fu facile trovare il vicolo, che, in realtà, sembrava più una trincea, ingombra com'era di macerie e spazzatura. Si sedette su di un cumulo di mattoni, aspettò molto tempo e, quando stava per andarsene, un pony coperto da uno spolverino grigio imboccò anche lui il vicolo: aveva il viso coperto da una sciarpa verde e da un paio di occhialoni dalle lenti scurite e l'unica cosa che era visibile erano pochi ciuffi della sua criniera argentea ed arruffata.

“Sei il cretino che non aveva capito la parola d'ordine?” chiese continuando a bloccare l'uscita; Red annuì cercando di sembrare un duro mentre alcune goccie di sudore gli scendevano lungo il collo.

“Benissimo, adesso rimani fermo lì” rispose il pony sconosciuto sollevando la manica dello spolverino e mostrando una pistola agganciata allo zoccolo sinistro. Red, che nel frattempo si era alzato, si risedette, terrorizzato, sui quarti posteriori alzando gli zoccoli; sentì dei passi dietro di lui, non fece in tempo a girarsi che un sipario nero calò sulla sua vista: era stato incappucciato.

“Dove sono i soldi?” chiese piuttosto acuta una voce dietro di lui.

“Nella giacca interna dell'impermeabile” rispose subito Red maledicendosi.

Qualcuno infilò i suoi freddi zoccoli sotto il suo impermeabile andando a prelevare il suo borsello.

“Non sono molti, ma hai della bella robetta nella borsa e nella Zona non ti serviranno tutti quei vestiti."

Il cuore di Red fece un tuffo.

“Non... Non mi volete rapinare?”

Diverse voci risero.

“E perché mai dovremmo?” disse la solita voce dietro di lui.

“Siamo mercenari professionisti e lei, signore, ha appena acquistato i nostri servigi!”.




“In cerca di fama e di fortuna eh? Negli ultimi tempi stiamo lavorando come somari con tutti i pony che vogliono entrare nella Zona, anche se molti riescono a forzare il cordone di sicurezza da soli... Amico, io ci sono stato una settimana, una! E ti dico che mi è bastata...”

Ormai erano passati diversi minuti da quando lo avevano caricato sul pianale di un camion inseme a quel tipo così logorroico e, anche se incappucciato, poteva distinguere il contorno del tipo: non sembrava un pony dall'aspetto “normale”.

“Allora? Perché vuoi avventurarti dentro quel postaccio? Per gli artefatti?”

“Non proprio! Devo trovare una persona a me cara che è un anno che non dà più sue notizie” Rispose Red al limite della sopportazione.

“Beh! Avrà tirato le cuoia!”

Red rimase sconcertato dalla leggerezza con cui aveva pronunciato quelle parole: stava parlando di morte come se fosse una cosa normalissima e sicuramente non si stava riferendo ad una tranquilla morte di vecchiaia al calduccio nel proprio letto; stava parlando di morte prematura e, con molta probabilità, violenta.

Finalmente il tipo smise di cianciare e Red ne approfittò per farsi una dormita, anche se i vari sobbalzi della camionetta rendevano quasi impossibile ogni tentativo di rilassarsi. Dopo quasi un'ora di viaggio arrivarono a destinazione. Una volta sceso, il tipo logorroico gli fece sapere che poteva togliersi il cappuccio, Red lo fece subito: erano in una piccola ed isolata stazione di rifornimento ferroviaria brulicante di pony, molti dei quali indossavano le solite vesti pesanti e luride, ma questi erano armati fino ai denti; non c'era un solo pony che non avesse un'arma attaccata allo zoccolo, al fianco o al dorso (alcuni avevano diverse armi di ogni tipo).

“Avanti seguimi!” Red obbedì voltandosi e notò che quello che gli aveva tenuto compagnia sul camion non era un pony ma un grifone: un titanico essere dal manto e dalle piume brune, mentre testa e becco erano simili a quelle di un falco. Egli indossava un giaccone da aviatore marrone e sulla schiena ciondolava, appesa ad una cinghia, una enorme mitragliatrice grande quanto Red.

“E così questo è un accampamento Stalker... Quanto siamo penetrati nella Zona?” chiese Red guardandosi intorno meravigliato dalla vitalità del posto: pony di tutte le razze sciamavano da un posto all'altro e alcuni di loro avevano addirittura allestito delle bancarelle dove vendevano ogni tipo di munizione e accessorio militare.

“Non siamo nella Zona, è solo una stazione da dove partono i “diretti” per oltrepassare il confine” rispose il grifone indicando una zona della stazione recintata da filo spinato e presidiata da una decina di soldati. Ancora una volta Red rimase interdetto: quei soldati dovrebbero combattere gli stalkers, ed invece eccoli lì in mezzo a loro. Si avvicinarono ad un tavolo posizionato accanto ad un cancello che permetteva l'ingresso nella zona recintata e, dietro ad esso, sedeva un pegaso in uniforme da ufficiale. Il grifone si fece avanti e gli porse una parte dei soldi che gli aveva dato Red; tale scena gli fece capire il perché di tanta indifferenza dei soldati del bar nei confronti di quella bacheca: una volta dentro vide uno di questi “diretti” che altro non erano che dei semplici carrelli a motore magico anch'essi muniti di pianale coperto da un telo verde. Una volta salito notò di essere in compagnia di altri due pony, anche loro sconvolti da quell'ambiente come Red.

Il Grifone si affacciò dentro il pianale, passò una piccola mappa militare scarabocchiata ad ognuno di loro e cominciò a parlare: “Allora, una volta nella Zona vi faremo scendere uno alla volta e, dato che ultimamente alcuni banditi stanno prendendo di mira i novellini, eviteremo di farvi viaggiare in gruppo. Nella cartina ho segnato la posizione del campo stalker più vicino: precipitatevi laggiù e presentatevi al “trafficante”... Evitate le strade perché sono pattugliate ed i militari sparano a vista... Detto questo buona caccia a tutti voi! Che la Zona sia misericordiosa”. Fece un gesto a qualcuno, sicuramente il conducente; il carrello cominciò a muoversi con uno stridio prendendo velocità.

Nessuno parlò durante il viaggio. Red passò il tempo a guardare il paesaggio innevato attraverso un buco nel telone e notò che, più avanzavano, più la neve si diradava fino a sparire del tutto lasciando spazio a grandi distese d'erba.

Fu il primo a scendere, fece in tempo a dare un stretta di zoccoli al conducente e agli altri, prima che il carrello ripartisse lasciandolo da solo.

In un campo d'erba alta, un palo del telegrafo si piegava pericolosamente verso il terreno ed un piacevole odore d'erba fresca e fiori di campo saturava l'aria; tale atmosfera così viva e pacifica non aveva nulla da spartire con quella marcia e marziale di HoofBurg. Anche se doveva partire subito per il più vicino accampamento decise di riposarsi un attimo sdraiandosi tra l'erba alta e di studiare la cartina: quel viaggio lo aveva stancato.

Stava camminando in mezzo ad una lingua d'asfalto spaccato da innumerevoli crepe di diverse dimensioni; gli alti palazzi ricoperti di rampicanti incorniciavano quel paesaggio buio e spettrale rendendo l'ambiente surreale. Red si ritrovò davanti ad un incrocio e, sebbene sapesse benissimo dove andare, non capiva il perché di questa sicurezza, ma c'era: era come se qualcosa lo guidasse. Si ritrovò a correre a perdifiato fino a quando, voltato un angolo, si ritrovò davanti ad un muro che interrompeva la strada: non era un muro di mattoni o cemento come gli altri muri della città, bensì un semplice e rassicurante muro dall'intonaco bianco ed in mezzo c'era una porta di legno semi scardinata. Doveva esserci qualcosa di straordinario oltre quella porta e, perciò, il pegaso si affrettò a raggiungerla volando per poi mettere lo zoccolo sulla maniglia; il cielo si fece rosso come la sera precedente.

Red aprì gli occhi: si era addormentato in mezzo all'erba. Diversi rivoli di sudore gli bagnavano la schiena e le ali: doveva essere proprio stressato per fare dei sogni del genere. Con il sogno ancora vivido nella mente si rialzò.

“Dormito bene?” Disse una voce femminile dietro di lui.

Red si girò di scatto e vide una bella pony dal colore blu elettrico che gli sorrideva sorniona puntandogli contro una doppietta a canne mozze montata su di un bracciale per pistole; Red rimase pietrificato dal terrore, ma tentò la via della mediazione:

“Non ho nulla con me...”

“Chi se ne frega! Rimani fermo dove sei e forse non ti faccio saltare quella bella testolina, ok?”

Il tono di voce dolce e pacato della pony lo terrorizzò ancora di più e l'istinto prese il sopravvento sulla ragione: si sfilò velocemente l'impermeabile e decollò volando a bassa quota verso un bosco nelle vicinanze.

Ci fu un boato seguito dal ronzio dei pallettoni che gli passavano pericolosamente vicino, poi un altro boato che questa volta andò a segno: Red sentì un rumore simile ad uno "splat" e, poi, un fortissimo dolore all'attaccatura delle ali; cadde rovinosamente al limitare del bosco, ma l'adrenalina lo fece rialzare e continuare a correre a perdifiato. Ma un altro colpo si fece sentire e questa volta il suo suono era più secco e vicino: un'altra fitta gli azzannò la coscia posteriore facendolo nuovamente cadere e, perciò, Red fece per rialzarsi, ma un altro pony (un unicorno più precisamente) sbucò dalla boscaglia: indossava una maschera antigas grigia ed un giubbotto antiproiettile nero coperto da una mantella dai motivi mimetici e stava levitando di fronte a se un lungo fucile a canna basculante. Dal tipo di calcio e di impugnatura Redstorm capì che non era un'arma tipica dei pony, anche se la cosa non era molto importante per un unicorno. Si alzò zoppicando, quando un altro proiettile si piantò nel terreno vicino a lui.

“Muoviti ancora ed il prossimo te lo ficchiamo in fronte!” gridò ansimando la pony blu elettrico che nel frattempo lo aveva raggiunto volando, infatti anche lei era una pegaso.

Red, sotto shock, si limitò a sedersi alzando gli zoccoli e mostrando una faccia congelata in una espressione terrorizzata dagli occhi spiritati.

“Mi arrendo!” disse con voce roca prima di venir raggiunto da una randellata sulla nuca proveniente dall'unicorno che lo spedì nuovamente nel mondo dei sogni.

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Capitolo 4
*** Rosso sangue e verde follia ***


CAPITOLO 3: Rosso sangue e verde follia




Riuscì ad aprire gli occhi e riemerse dall'oscurità. Una forte luce lo accecò scaldandogli il viso.

“Ecco, lo sapevo... Sono morto! Per lo meno questo posto sembra piacevole” pensò sorridendo.

Quando notò un pacchetto di sigarette poggiato sulla sua fronte, capì con rammarico di essere ancora vivo. Un viso dai tratti angelici si frappose tra di lui ed il cielo e questo sarebbe stato un bel modo di risvegliarsi, peccato che era il viso della pazza di prima. Adesso la vedeva molto meglio di come l'aveva scorta prima: aveva lucenti occhi verde chiaro e una folta e stopposa criniera dai crini mossi, anch'essa verde, però, più scuro, che scendeva dietro la testa coprendole il collo e parte delle spalle.

“Ma guarda, il centometrista si è svegliato! Te lo avevo detto di non muoverti eh!” disse la pegaso blu, prelevando una sigaretta dal pacchetto sulla fronte di Red dopo essersi seduta sul suo petto, provocandogli un dolore lancinante all'ala ferita.

Una voce ovattata gracchiò da un punto imprecisato; la pegaso si accese la sigaretta guardando alla sua destra.

“Eh!? Dannazione Spillo! Togliti quella maschera che non capisco un cazzo!”

“Ho detto: non vedi come sta sanguinando? Dai, Quickzip! Sarà meglio fare qualcosa, non vorrei che schiatti prima del dovuto!”

“E che problema c'è? Se proprio hai paura che la mammoletta qui si prosciughi cominciamo subito!”

“Io non comincio proprio niente!”, una terza voce piuttosto squillante si aggiunse alla conversazione.

“Tu stai zitto! Se non hai degli artefatti con te vorrà dire che ce li procurerai!” sbraitò la pegaso di rimando.

“Dentro la friggitrice? Ma voi siete pazzi, nessun pony sano di mente si avventurerebbe dentro quel campo anomalo! Troppe anomalie elettrostatiche. Ci sarà un motivo se la chiamano così!”

“Appunto per questo abbiamo rimediato un sostituto”, disse tranquillamente la pegaso sollevando Red e mettendolo, così, in piedi con disappunto della sua zampa ferita; egli barcollò mentre la sua vista si oscurava di nuovo, ma la tipa dal presunto nome Quickzip lo afferrò al volo e gli assestò una sberla facendolo rinvenire:

“Eccolo qui! Barcolli un po', ma con il giusto incentivo si può fare tutto! Saluta il tuo sostituto in caso di dipartita!”

“Ciao” disse controvoglia un unicorno verde scuro agitando lo zoccolo. Egli aveva un aspetto molto debilitato: diverse macchie di sangue gli sporcavano il manto mentre dei rivoli di sangue ancora fresco scendevano dalla sua criniera nera tagliata a spazzola. Non indossava niente e ciò permise a Redstorm di vedere il suo strano cutiemark: il simbolo della radioattività con una faccina sorridente all'interno del disco centrale.

Al pegaso rosso girava la testa e a stento si manteneva in piedi, l'ala ferita penzolava sul fianco inanimata, mentre del sangue proveniente da tre squarci posti all'attaccatura dell'ala colava lungo le sue piume.

“Sarà meglio mandare avanti quello mezzo morto: mi sa che tra qualche minuto questo crepa...”, disse l'unicorno, adesso smascherato, mentre lo squadrava dall'alto al basso; oltre al fucile a canna basculante possedeva una pistola di piccolo calibro indossata sullo zoccolo sinistro e diverse granate dal lungo manico di legno (in modo da poter essere lanciate lontano ed agevolmente con la bocca) infilate sotto una larga bandoliera marrone che gli avvolgeva il corpo e colma di cartucce per il suo fucile.

“Eh, ma non lo vedi come sbanda? Se finisce subito in un'anomalia potrebbe spostare degli artefatti e renderli irraggiungibili! Prima mandiamo Mr. Simpatia: mi sono rotta di ascoltarlo”

Sollevò Red, che, nel frattempo, era di nuovo crollato a terra e se lo caricò in groppa. L'odore del suo cappotto catramato unito all'acre odore di sudore e polvere da sparo del suo manto mozzò il fiatò a Redstorm, che si lasciò trascinare vicino agli altri due pony, dove venne messo a sedere vicino all'unicorno armato, il quale prese a levitare il suo fucile puntando la sua fredda canna sulla tempia destra del povero pegaso, che non ci fece molto caso, preso com'era a fissare con sguardo vacuo “La friggitrice”: una piccola collina di terra battuta che riluceva di un leggero bagliore biancastro emettendo in continuazione un forte crepitio elettrico.

“Tieni! Sonda il terreno con questo!”, disse Quickzip lanciando all'unicorno verde una piccola staffa di metallo arrugginita, che prontamente egli afferrò con la magia e si diresse tranquillamente verso la collina; lanciò la staffa: non appena tocco terrà un lampo la avvolse illuminando l'area circostante di una forte luce bianca, mentre diverse scariche elettriche scaturirono dal terreno rombando e si arrampicarono nell'aria circostante come in cerca di qualcosa da fulminare con i loro artigli luminosi. Red indietreggiò, spaventato, vicino all'unicorno chiamato “Spillo” rischiando di cadere a terra e, mentre volgeva lo sguardo verso terra per non rimanere accecato, notò l'erba sporca del suo sangue.

L'unicorno verde rimase impassibile di fronte a quello spettacolo di luci e boati e, senza girarsi, esordì con la solita voce squillante:

“Sapete una cosa? Siete riusciti a fregarmi con quel trucchetto del finto morto, ma avete fatto un grave errore da bravi pivelli che siete!”

Red sentì diversi “click”, si voltò nella direzione da cui provenivano e vide con orrore che le sicure delle granate di Spillo levitavano via dalle loro sedi; anche lui se ne accorse e tentò disperatamente di slacciarsi la bandoliera mentre Red cercò con altrettanta disperazione di allontanarsi, zoppicando, per poi gettarsi a terra.

Cinque granate esplosero simultaneamente straziando il corpo dell'unicorno e scaraventandolo diversi metri più indietro, lasciando al suo posto una densa nube di sangue nebulizzato e pulviscolo giallo.

L'esplosione stordì Red, mentre la pegaso gridava a gran voce il nome del defunto e, dopo essersi resa conto che non c'era più nulla da fare per lui, tirò indietro i due cani della sua doppietta a canne mozze e caricò l'unicorno verde che nel frattempo stava cercando di dileguarsi dietro la collinetta anomala.


“BLAM”

“BLAM”


Le due canne vomitarono lingue di fuoco in rapida successione verso il bersaglio, che si trovava a circa otto metri di distanza e, con una rapidità impressionante, l'unicorno si voltò con il corno illuminato da un forte bagliore verde e davanti a lui si formò una grande semisfera traslucida dello stesso colore. I pallettoni impattarono su quella barriera in un tripudio di stridii metallici e rimbalzarono indietro colpendo in pieno il fianco destro della pegaso, che cadde a terra urlando e, nonostante le sue ferite, prese a caricare febbrilmente la sua arma aprendo le canne. Aveva già inserito una cartuccia quando l'unicorno verde la colpì in pieno volto con una zoccolata che la fece rotolare a terra.

Nel frattempo Red si era ripreso e, incredulo del fatto di essere uscito illeso da quella letale pioggia di schegge, si stava guardando attorno spaesato: vide l'unicorno che disarmava con la levitazione la pegaso ormai semi-incosciente, finì di caricare la doppietta e la accostò alla sua fronte.

“Beh, che aspetti!? Vuoi spararmi o preferisci ballare il tango? Non ho tutta la giornata, imbecille!”, sbraitò la pegaso con le lacrime agli occhi.

L'unicorno rise mentre caricava un cane dell'arma; Red rimase sconcertato e disgustato da quella scena.

“Nononono! Fermo! È disarmata e ferita, non è più un pericolo... Lasciala stare, ti prego”, gridò alzandosi a fatica.

Sia l'unicorno sia la pegaso iniziarono a guardarlo male; poi l'unicorno prese parola: “Sai una cosa? Hai proprio ragione, così è troppo facile, che ci pensino i lupi!” e colpì un'altra volta Quickzip; questa volta non si rialzò e rimase a terra gemendo.

“Sarà meglio darsi una mossa, quel botto potrebbe attirare delle brutte compagnie, io vado a vedere se c'è qualche altro bandito da strapazzo nascosto nei dintorni, tu guarda se il petardo laggiù aveva con se qualcosa con cui curarti quelle ferite, non ho voglia di sprecare la mia roba per te!" disse con una cadenza simile ad una mitraglia, “Ah, comunque mi chiamo Rontgen! Piacere di conoscerti fratello!”.



Red si avvicinò cautamente al corpo straziato dell'unicorno, si guardò indietro: quel tipo, Rontgen, aveva svestito la pegaso approfittando della sua incoscienza rubandogli il giaccone ed era sparito dietro la collinetta anomala. Intanto egli era arrivato a pochi metri dal cadavere, che era riverso supino con le quattro zampe spalancate in modo simile ad una croce di San Andrea... O meglio ciò che rimaneva delle sue zampe: lo zoccolo anteriore sinistro era stato mozzato e causa scoppio e giaceva a pochi metri di distanza dal suo proprietario con ancora, la pistola indossata, mentre quello destro era stato semplicemente fatto a pezzi insieme a buona parte del petto; gli occhi vitrei fissavano il cielo mentre dalla bocca aperta fuoriusciva un rivolo di sangue nerastro.

Tutto ciò, unito all'odore del sangue che sporcava l'erba nelle vicinanze, fece venire la nausea a Red, che non riuscì a trattenere un conato di vomito. Fortunatamente l'esplosione aveva squarciato lo zaino del defunto spargendo il contenuto nelle immediate vicinanze e, perciò, non fu costretto ad avvicinarsi ancora al corpo; tra le varie cose Red notò una piccola scatola rossa con una croce bianca nel mezzo: un kit di pronto soccorso. Lo raccolse con la bocca mentre sentiva un gemito più avanti: la pegaso si stava riprendendo.

“Una pallottola in fronte sarebbe stata più veloce, sadico bastardo!”, sibilò cercando di rialzarsi senza successo; il fianco era deturpato da diversi fori che iniziavano dalla coscia fino al ventre: perdeva molto sangue.

Red zoppicò verso di lei e lasciò cadere il kit di pronto soccorso di fronte alla giovane pony, che nel frattempo era a malapena riuscita a mettersi accucciata. Lei lo guardò con aria interrogativa.

“Ehi pivello! Hai trovato qualcosa di interessante?”, la voce di Rontgen si fece sentire in lontananza: l'unicorno era riemerso da un piccolo boschetto e adesso indossava il giaccone della pegaso.

“No, niente”, rispose Red, cominciando a zoppicare verso il pony verde. Quickzip guardò prima lui e, poi, il kit che gli aveva lasciato: “Tu non durerai un giorno qui!”, disse prima di avventarsi avidamente sulla scatola.

“Umpf, posso sapere come ti chiami pivello?”, disse Rontgen, che stava trottando allegramente al confinare di un boschetto mentre Redstorm lo seguiva, zoppicando ed ansimando.

“Rrr... Redstorm... Chi diavolo erano quei... tipi?”

“Banditi, anche se mi sembrava che non appartenessero a nessuna banda, insomma dai! Vuoi sottomettere un unicorno e gli lasci fare magie? Tzè stupidi, pivelli ed inconscenti! Bel nome comunque! Mi piace, ti chiamerò Malpelo, anzi no! Meglio che ti chiami semplicemente Red, al momento non mi vengono in mente altri soprannomi interessanti... Che fai di bello in questa landa dimenticata da ogni divinità esistente?”

Nessuno gli rispose.

“Ehi novellino! Sei sordo?” Disse con disappunto voltandosi “Ho dett... Oh cielo!”, esclamò vedendo che Red era svenuto pochi metri più indietro.




Red era di nuovo in quella strada e il cielo era rosso cremisi. Diversi pony correvano in tutte le direzioni mentre i fulmini illuminavano il cielo; Red si girò: aveva superato la porta, a quanto pare. Ricominciò a correre, fino a quando una fitta all'ala non lo fece accasciare, sollevò gli occhi al cielo e vide un elicottero che volava sopra di lui senza emettere alcun rumore; dal portellone era visibile un pony che somigliava molto a Red: reggeva tra gli zoccoli un cartello con su scritto “Il sangue ed il centro”.




“Uff, non sono mai stato un ortopedico, ma credo che le ossa dell'ala siano a posto ora... Passiamo alla coscia, farà un po' male.”

Un fortissimo dolore al fianco lo fece svegliare urlando.

“Te lo avevo detto pivello...”, disse Rontgen levitando davanti alla faccia di Redstorm una grossa pallottola ogivale lurida di sangue. Erano all'interno di una specie di scantinato: un forte odore di legno marcio e muschio impregnava l'aria, mentre un sottile raggio di sole penetrava attraverso una piccola finestrella vicina al soffitto.

“Sappi che ho finito tutta la ViKa per fermarti l'emorragia sulla coscia, ora dobbiamo pensare all'ala.”

Frugò dentro la sua borsa (o meglio la borsa della pegaso) e ne estrasse una piccola pietruzza vetrosa dal colore simile all'ambra.

“Questa è una Mica.”

"...hai degli amici strani tu, eh?”

“Ma che cazzo hai capito!? Una Mi-Ca! E' un artefatto, favorirà la coagulazione del sangue sulle ferite.”

Red guardò Rontgen mentre sistemava lo strano sasso direttamente sopra le sue ferite, per poi bendarle.

“Si vede che sei nuovo, che ci fai qui nella Zona?”

“Cerco una persona.”

“Uno stalker?”

“Uno scienziato... Credo...”

“Quindi non sei venuto qui per fama e fortuna. Sei un turista allora, posso chiamarti così?”

“No, ho un nome... Anzi, chiamami Red!”

“Bene Red, sappi che io sono riuscito solo a non farti morire dissanguato, ma per aggiustarti quelle ferite servirà un medico, c'è un accampamento a pochi chilometri da qui, sarà meglio affrettarsi o mi sa che dovranno tagliarti l'ala, non vorrai mica diventare come il vecchio Slim!”

Red stava per chiedere cosa fosse successo a Slim, ma l'unicorno se lo caricò in groppa con un grugnito; la pegaso blu puzzava molto, ma anche questo tipo non scherzava in fatto di odori sgradevoli.

Quando uscirono fuori da quello che rimaneva di una vecchia capanna semidistrutta notò che il tempo era cambiato repentinamente: se prima il cielo era azzurro e soleggiato, adesso mostrava una densa coltre di nubi plumbee che si estendeva a vista d'occhio.

“Ah, sappi anche questo”, disse Rontgen mettendosi in marcia: “Da oggi sei in debito con me!”.



“Mmmh, forse ho sbagliato i calcoli... Non mi sembrano pochi chilometri, poco importa! Fermiamoci qui, ho sete!” esclamò Rontgen interrompendo due ore di chiacchiere e scaricando senza tanti complimenti Red sul sottobosco umido, per poi trottare verso un piccolo stagno.

“Woah! Di questi tempi è piuttosto difficile trovare uno specchio d'acqua che non sia anomalo o irradiato” strillò eccitato prima di infilare la testa sott'acqua.

Anche Red si avvicinò allettato da un po' di ristoro, si specchiò nell'acqua e notò quanto era malconcio: oltre al solito occhio nero, adesso c'era pure del sangue che gli incrostava le sopracciglia e la sua criniera ramata, che aveva perso l'elastico che la teneva legata, ora scendeva disordinatamente dietro la sua testa insieme ad un ciuffo scuro sulla sua tempia destra e che, diversamente dal resto della criniera, calava sino alla guancia. Cercò di sistemare quella ciocca ribelle, ma quando questa rimase appiccicata allo zoccolo capì che non era una ciocca di criniera sporca, bensì un brandello di carne. Soffocò un ennesimo conato di vomito infilando pure lui la testa nell'acqua.

Dopo quella breve fermata i due ripresero il viaggio e, in questo caso, Red chiese di poter camminare da solo, ma la sua andatura non piacque a Rontgen, che decise di aiutarlo a camminare sollevando leggermente il suo posteriore con la telecinesi.

Questa volta fu Red a parlare: “Tu... Invece che ci fai qui?”

“Bah... Sai che non lo so di preciso? Mi piacerà l'ambiente...”

“Un ambiente dove pony sconosciuti ti rapiscono senza un buon motivo costringendoti a cercare strani sassi in mezzo ad una anomalia?”

“Esattamente! Un bell'ambiente fresco, soleggiato, accogliente, divertente e con regole semplici da capire... Poi a parte questo i miei genitori abitavano a Pony e dopo il primo disastro si sono trasferiti ad HoofBurg, insomma sono cresciuto nella Zona.”

Red si stava convincendo sempre di più che il suo salvatore fosse un folle pronto a farlo a pezzi nel momento più opportuno.

“Regole? Scommetto che la prima di esse recita: fai saltare in aria chi ti sta antipatico e sbriciola la testa delle belle donzelle disarmate”, rispose Red in tono sarcastico;

“No, dice che se vuoi sottomettere un unicorno senza usare un inibitore magico, almeno abbi l'accortezza di troncargli il corno.”

Ci furono diversi minuti di silenzio.

“Beh, io non so perché ce l'avevano con me. Forse credevano che portassi qualcosa di prezioso... Anche tu non avevi niente di valore?”.

“Io avevo fin troppa roba di valore, prima che una banda di banditi ben più organizzata e professionale di quei pivelli mi spogliasse di tutto... Una cosa è certa: non giocherò mai più a poker con il loro capo.”

Ormai Red aveva perso ogni speranza di arrivare all'accampamento con la sua sanità mentale integra, quando lo raggiunsero: il pegaso si sarebbe aspettato il classico accampamento militare con tende e tutto il resto, ma quello era un intero villaggio occupato da brutti ceffi armati fino ai denti.

“Ed eccoci arrivati... Casa dolce casa!” disse l'unicorno e, interrotta improvvisamente la magia che aiutava Red a camminare,  trottò verso un posto di blocco costruito ammonticchiando sacchi di sabbia e macerie di varia natura. Un grifone era spaparanzato dietro ad una barriera di sacchetti, con le zampe leonine chiuse in stivali dalla punta di ferro appoggiate sopra una grossa mitragliatrice posizionata su di un tripode: indossava un lungo giaccone trench grigio coperto sul petto da una pettorina militare piena di tasche per le munizioni. Stava leggendo una rivista dedicata ai motori quando distolse lo sguardo dalla sua lettura e salutò Rontgen con un cenno del capo.

“Oh, ciao Rontgen... C'è Dealer che vorrebbe parlarti: oggi stava battendo il campo insieme ad i suoi scagnozzi chiedendo di te e mi sembrava arrabbiato” disse prima di salutare anche Red con i suoi grandi artigli;

“E lui chi è? Uno nuovo?”

“Si, ha avuto un brutto incontro con dei pony di bassa lega, e poi che si fotta Dealer! Lui e le sue stupide idee!”

Superarono lo sbarramento ed entrarono nel villaggio: esso consisteva di una decina di case che sorgevano a ridosso di una strada sterrata che portava ad un gigantesco silo per il grano. Numerosi pony sedevano su materassi intorno a dei piccoli fuochi: stavano arrostendo su delle griglie del pane con diverse varietà di verdure e della carne. Red pensò subito che quella carne fosse per i grifoni come quello che sorvegliava l'entrata, ma rimase di stucco quando vide un pony afferrare un salsiccia addentandola. Man mano che si avvicinavano al silo i pony armati aumentavano e Red ne contò almeno cinquanta che pattugliavano la strada o passeggiavano avanti ed indietro sui tetti delle casette osservando quello che accadeva sotto di loro.

“Senti, tu vai lì dentro” disse Rontgen indicando una piccola casa dal tetto collassato con una croce rossa su sfondo bianco dipinta sulla porta scrostata.

“Io devo andare a parlare con il trafficante” e si avviò verso un ennesimo posto di blocco che proteggeva insieme al muro di cinta l'entrata che dava sul cortile del silo: quest'ultimo, a differenza del primo, era pesantemente fortificato con lastre di cemento, sacchi di sabbia e filo spinato ed era sorvegliato da almeno una decina di pony vestiti con spolverini di tela cerata e pesanti piastre blindate che gli proteggevano i fianchi ed il petto; come ciliegina sulla torta su di un tetto (il più basso) dell'edificio svettava una grande mitragliera antiaerea a canne binate da 20mm. Un dispiegamento di forze in grado di incutere timore a Celestia in persona.

“Se non fosse stato per l'artefatto saresti morto dissanguato lo sai?” disse tranquillamente Strappabudella (Red non sapeva se quello era il suo vero nome o semplicemente uno pseudonimo canzonatorio). Il medico del campo, In antitesi con il suo nome era un pony di terra viola molto socievole e abile nel suo mestiere, come testimoniava il suo cutiemark: un cuore suturato.

“La zampa non è un problema, ti hanno solo fatto un buco nella carne: con un po' di magia di qualche unicorno volenteroso te la rimetto subito in sesto, ma il problema sono le ali... I proiettili ti hanno fracassato l'articolazione e troncato diversi nervi” disse mentre piantava una siringa piena di antidolorifico nella schiena di Red, che subito cominciò a sentirsi intorpidito e rilassato mentre il dolore all'ala spariva.

“Devo operarti! Vieni, sdraiati sul tavolo” suggerì indicando un tavolone di legno massiccio sporco di sangue;

“Se sei un tipo sensibile guarda fuori dalla finestra, non sarà un bel panorama ma è sempre meglio che vedere la tua ala mentre viene fatta a pezzi e rimessa insieme”.

Un paio di ore più tardi Red stava dormendo su di una brandina all'interno di quella marcia e decadente infermeria, il dottore, che durante l'operazione gli aveva raccontato di come avesse disertato l'esercito dopo che gli vietarono di prestare soccorso agli stalkers che si presentavano agli avamposti in cerca di aiuto. Era riuscito perfettamente nell'operazione, e si era raccomandato di evitare qualsiasi tipo di volo per un po' di tempo. “Non che tu possa volare molto, con tutte le anomalie che infestano l'aria a poche decine di metri sopra di noi...” aveva aggiunto ridendo.


“Per le sorelle reali! Ma sei un pegaso o un ghiro? Alzati! Il trafficante vuole conoscerti, quella lurida bistecca bruciacchiata vorrà proporti qualcuno dei suoi loschi affari!” la voce di Rontgen gli penetrò nel cervello come un trapano.

Red era ancora stordito dall'effetto dell'antidolorifico, ma riuscì comunque ad alzarsi. Mentre uscivano rimase sorpreso della bravura del medico: L'ala sapientemente fasciata e steccata non gli doleva più, e della ferita sulla coscia era rimasta solo la cicatrice.

Salirono diverse rampe di scaloni fino ad arrivare a quello che una volta doveva essere l'ufficio dell'amministratore di quell'immenso magazzino di grano: tre pony pesantemente armati con mitragliatrici sui due fianchi e talmente corazzati da farli somigliare più a degli antichi paladini del passato piuttosto che a mercenari fiancheggiavano un pony dallo strano manto chiazzato che si avvicinò a loro sorridendo.

Quando fu più vicino Red capì che quelle chiazze non erano altro che decine e decine di cicatrici e deformazioni della pelle lasciate da ustioni gravissime che gli percorrevano tutto il corpo. Aveva delle ali, era un pegaso, o meglio lo era: Al posto dell'ala destra c'era un cortissimo moncherino a differenza di quella sinistra, che era completamente implume e anch'essa sfregiata dalle bruciature; i tratti della pelle privi di manto erano coperti alla meglio con dei fantasiosi tatuaggi in stile pegaso, probabilmente anche quel pony era originario di Cloudsdale. Aveva una lunga criniera bionda legata in modo simile a quella che aveva Red prima di finire in quel postaccio, solo che questa era molto più lunga ed era avvolta intorno al collo; diversamente dagli altri pony che aveva incontrato fin'ora anche lui era nudo come Red (anche se Red era in quelle condizioni perché i banditi gli avevano preso l'impermeabile e di certo non per gusto estetico).

“E così è lui quello che era con te?”

Rontgen annuì.

“Bene, bene... Allora novellino voglio essere chiaro con te... Rontgen mi ha detto che sei qui per trovare qualcuno e si dà il caso che io sia mooooolto informato su chi entra ed esce dalla zona, potrei aiutarti... Ad una sola condizione.”

Mentre pronunciava l'ultima frase un sorriso si disegnò sul volto sfregiato del pegaso.

“E cioè?” Chiese Red preoccupato.

Il pegaso fece un segno ad una delle sue guardie, che si allontanò un attimo per poi tornare portando in bocca un fagotto che appoggiò ai piedi di Red: conteneva quella che sembrava una strana divisa militare, molto simile a quelle che portavano i pony del villaggio, un contatore Geiger, un palmare a connessione magica modello pony/pegaso ed una pistola dal telaio arrugginito.

“Cioè dovrai lavorare per me!” stava ancora sorridendo.

“Dipende dai lavori che mi vuole far svolgere”, Red sapeva che ormai era completamente alla sua mercé: egli era un trafficante, un pony con tante conoscenze ed equipaggiamenti, era l'unico che poteva dargli un aiuto concreto.

“Beh, avrai capito che ci sono dei brutti pony cattivi che si divertono a giocare al Far West e, finché vanno a rapinare gli sfigati come te, posso anche lasciar correre, ma hanno fatto un bello sbaglio ultimamente! Hanno attaccato e razziato un mio convoglio pieno di artefatti pronti per essere esportati fuori dalla Zona, e indovina un po'? Appartengono allo stesso gruppo di quelli che volevano usarti come fusibile nella friggitrice... Allora ecco il piano: tu ed un altro paio di novellini capitanati da Rontgen raggiungerete il loro accampamento e li massacrerete TUTTI, semplice no?”

“Per niente!” rispose Red inorridito. Quel pazzo gli aveva appena chiesto di prendere una pistola e tentare di uccidere dei pony che neanche conosceva. Non gli importava nulla del fatto che svolgere quell'incarico era l'unico modo per ottenere informazioni su Forcefield: non lo avrebbe fatto; anche a costo di girare nudo com'era per la Zona urlando il suo nome.

“Gentilmente... Declino la sua offerta!” rispose con tono inespressivo per poi avviarsi verso le scale.

Rontgen scambiò un paio di parole con Dealer per poi raggiungerlo di corsa.

“Allora! Che cosa abbiamo imparato oggi novellino!?”

“Oggi ho imparato che rimarrò per sempre in questo lurido posto...” disse Red con aria abbattuta.

“No! Oggi hai imparato che non è mai una buona idea avventurarsi dentro un'anomalia termica senza le dovute protezioni!”

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Capitolo 5
*** Caccia ***


Capitolo 4: Caccia



Rontgen lasciò cadere sul tavolo un piatto stracolmo di funghi bolliti ed iniziò a mangiarli con gusto di fronte ad un affamatissimo Redstorm.

“Certo che sei un vero idiota! Quella era una buona occasione per rimediare dell'equipaggiamento gratis! Chi se ne frega se per averlo devi far saltare la testa ad un paio di banditi!” biascicò con la bocca piena di funghi. Lo stomaco di Red cominciò a gorgogliare mentre osservava i funghi con aria famelica; Rontgen lo notò e avvicinò il piatto a sè, proteggendolo con le zampe.

“Visto? A quest'ora non avresti fame! Dealer ti avrebbe dato qualche spicciolo come anticipo.”

“Anche tu sei stato derubato. Dove hai preso quei soldi?”

“Dalla nostra amica blu” rispose sorridendo.

Red stava per dire qualcosa riguardo quei soldi, che, molto probabilmente, erano quelli che gli erano stati sottratti, ma evitò di farlo per paura di apprendere un'altra “regola della Zona” da parte del suo mentore improvvisato.

Presto capì che Rontgen, al contrario di lui, aveva accettato di buon grado quell'incarico. Dopo aver speso gli ultimi soldi in munizioni e granate e aver salutato Redstorm asserendo che gli avrebbe portato un pensierino, infatti, era partito insieme ad altri quattro pony.

 

Non avendo molto da fare passò un paio di giorni ad assistere Strappabudella nella sua putrescente “clinica” chiacchierando con i pony che vi transitavano a causa di ferite più o meno gravi. Gli spiegarono che, sebbene l'accampamento non avesse un “comandante” ufficiale, tre individui si spartivano il potere all'interno del campo in virtù della loro influenza:

Lynx: un pony di terra dal manto crema chiarissimo e dalla criniera nera, veterano della zona che doveva la sua importanza al gran numero di novellini che lo consideravano come mentore e maestro; molti di loro erano ancora vivi grazie ai suoi consigli su come affrontare la zona.

Kharina: una zebra dalla corporatura minuta che possedeva la “zona bar” dell'accampamento (un insieme di tavoli sgangherati ed un bancone costituito da assi inchiodate alla meglio sotto una tettoia assieme ad una cucina da campo militare parcheggiata nel retro). Com'era facile intuire lei possedeva la quasi totalità delle derrate alimentari del campo.

Dealer: Il trafficante del villaggio. Era uno stalker come tutti gli altri prima di finire dentro ad un'anomalia termica che lo ridusse in quel modo, ma ne uscì vivo e con una discreta quantità di artefatti nello zaino: grazie ai soldi guadagnati riuscì a mettere in piedi il suo piccolo impero finanziario della Zona. Oltre a possedere un ricchissima armeria egli dirigeva il traffico di moltissimi oggetti sia in entrata sia in uscita: armi, artefatti, attrezzature, munizioni, cadaveri e posta. Egli aveva, inoltre, ai suoi ordini una decina di mercenari armati di tutto punto.

Tutti e tre si contendevano a pari merito il comando dell'accampamento, senza riuscire in nessun modo a prevalere l'uno sull'altro. Se uno stalker con poca esperienza voleva anche solo sopravvivere una settimana in quell'inferno doveva rivolgersi a loro.

Red chiese a Strappabudella perchè mai l'unico medico del campo non appartenesse a quella piccola oligarchia; il pony liquidò il tutto con un:

“Se volessi comandare qualcuno sarei rimasto nell'esercito a fare l'ufficiale medico, non credi?”.

Ormai erano quasi passati due giorni dalla partenza di Rontgen e l'unica cosa che il pegaso rosso era riuscito a fare fu quella di scroccare un piatto di minestra dalla zebra, che lo aveva preso molto in simpatia, forse perché egli era sempre disposto ad ascoltare con interesse le storie dense di nostalgia della gioventù e della terra di origine di Kharina.

 

“Inizialmente volevo arrivare al centro di Equestria, sai, per curiosità... Poi durante il mio viaggio mi sono imbattuta in questo posto, non so perché ma lo adoro... Ti chiedi come si possa adorare un postaccio come questo, eh?” gli chiese la zebra mentre Red era occupato a lavare alcune scodelle di metallo in un catino pieno di acqua ormai sporca.

“Beh, in effetti... Non mi sembri neanche la tipa a cui piace sparare ad altri pony o andare a caccia di tesori. Avresti potuto aprire un bel ristorante” rispose il pegaso mentre guardava disgustato una scodella con, all'interno, delle piccole ossa di chissà quale animale.

“Credo che sia colpa del senso di libertà che senti una volta dentro la Zona: qui non c'è nessuna legge...”

“Kharina! Smettila di dire stronzate! Te l'ho già detto che qui ci son fin troppe regole! Certo, son regole da Far West, ma son pur sempre regole! Altro che libertà... Prova a fare quello che vuoi in territorio Loyalty! Hahaha!” la interruppe un pony che, fino a pochi momenti prima, aveva il muso sprofondato in una crepa del bancone; la discussione morì lì.

Red si guadagnò una zuppa di funghi che consumò voracemente ma, purtroppo per lui, essa non riuscì a sfamarlo del tutto. Trascorse ancora un paio di ore a chiacchierare con gli stalker che si fermavano alla locanda per ottenere un po' di ristoro, poi si ritirò nella soffitta semidistrutta della “clinica”, che egli stesso aveva convertito in alloggio dopo avervi posto un materasso trovato nel retro del bar.

Erano da poco passate le tre del mattino quando un grido riecheggiò lungo la strada coprendo il dolce suono degli strumenti musicali suonati da alcuni stalkers mentre si riscaldavano vicino ai vari falò.

 

“Dottore!”

 

Red si affacciò allo squarcio presente nel tetto e vide due pony che ne trasportavano un terzo sul dorso; Strappabudella aprì la porta e li fece entrare, ordinando loro di poggiare il malcapitato sul tavolo e, poi, chiamò il pegaso. Red saltò giù dal soffitto entrando nella “sala operatoria”: una giovane pegaso marrone rantolava agitandosi sul tavolo in preda alle convulsioni mentre il dottore stava cercando di impedirle di cadere; uno dei pony che l'aveva portata all'infermeria la spogliò della sua tuta con una velocità impressionante e, poi, iniziò ad aiutare il dottore.

“Cos'è successo?” domandò Strappabudella mentre cercava di inserire una siringa nel collo della pegaso.

“Un'anomalia gassosa... Era dentro un fosso, era buio e non ha visto il bordo... Ci è scivolata dentro...” rispose il pony che l'aveva spogliata, mentre teneva il viso terrorizzato della pegaso tra gli zoccoli nel tentativo di calmarla e togliendole ciuffi di criniera dalla faccia.

“Red! Vai all'armadietto nero! Ci sono degli artefatti, prendi quello che con tre aculei!”

Il pegaso scattò immediatamente per aiutare il medico, che, una volta preso l'artefatto, conficcò una delle sue lunghe spine in profondità tra le costole della pony, che subito smise di tremare, emettendo unicamente alcuni guaiti soffocati.

“Celestia... Quello schifo gli ha bruciato la trachea e non immagino osare cosa ha fatto ai suoi polmoni. Andate a chiamare un unicorno! Svelti!” gridò il medico mentre afferrava un convertitore magico chirurgico: uno strumento creato per incanalare la magia di un unicorno per diversi scopi (quello del dottore era concepito per convertire il potere magico in magia curativa) da applicare sul corno di un volontario che fungesse da “generatore”.

Uno dei due pony, che era rimasto sulla soglia a guardare la scena obbedì galoppando fuori; l'altro stava ancora cercando di calmare la pegaso quando, improvvisamente, questa smise di lamentarsi e, infine, di muoversi.

I successivi tentativi di rianimarla con l'aiuto di un unicorno furono del tutto inutili.

Strappabudella uscì fuori dalla sala per prendere una boccata d'aria mentre gli altri pony raccoglievano in silenzio gli effetti personali della defunta facendone un fagotto; Red lo seguì.

Nel campo nessuno sembrava curarsi di tale sciagura dato che, sicuramente, tutti si erano abituati, nel corso del tempo, ad evvenimenti di questo genere; sarebbe stato meglio se anche il pegaso bordeux avesse seguito il loro esempio, pensò Red, rifiutando una sigaretta che Strappabudella gli offrì.

Dopo pochi minuti i due uscirono dalla "sala operatoria": uno portava in groppa il corpo della compagna e l'altro teneva in bocca la sua tuta militare modificata artigianalmente.

“Fu fei uel nofellino che è fato rapinafo vevo?” chiese prima di buttare la tuta vicino a lui.

 

“Tieni: preferisco che la usi tu piuttosto di venderla al trafficante. Come vedi ha retto benissimo ai gas e, se avesse indossato anche una maschera, non si sarebbe fatta nulla... Spero che a te vada meglio” disse mentre gli si allontanava insieme al compagno che borbottava qualcosa a voce bassa.

Red osservò il dono e, mentre i due pony sparivano nell'oscurità, gli chiese come si chiamava la sfortunata pony.

“Citrusy” gli risposero senza voltarsi.

 

“Sei fortunato, è una bella tuta questa! Ha pure le tasche per le ali” osservò il medico, che diede un paio di zoccolate sulla pettorina imbottita generando tonfi sordi.

“Ha pure una piastra a protezione del petto... Questa è roba di qualità. Mi dispiace che non sia riuscita a proteggere la signorina”

“Perdi molti pazienti?” chiese Red con, ancora, il volto della pegaso marrone stampato nella mente.

“No, la maggior parte dei feriti gravi muore prima di arrivare qui... Mi va di lusso...”

Senza dire altro il pony viola si alzò, prese la tuta e tornò dentro al rudere. Red rimase seduto sul ciglio della strada sterrata per alcuni minuti: erano due giorni che era nella Zona ed aveva già visto due pony morire in modo atroce e, perciò, si chiese cosa spingesse così tanti esseri di tutte le razze ad avventurarsi in un posto a tal punto orrendo abbandonando ogni cosa per una vita piena di pericoli e brutalità.

Il pegaso attirato dal suono di un'armonica, si incamminò verso uno dei piccoli fuochi ancora accesi; attorno a quest'ultimo sedevano quattro pony, uno dei quali si rivelò essere era Lynx, “la lince”. Costui era un pony di terra nella media: il suo manto crema riluceva alla luce del fuoco, mentre l'unta criniera corvina sembrava risucchiare, come un buco nero, ogni luce, lasciando al suo posto una oscura spennellata sulla testa chinata e sul muso. Il pony posò la piccola pagnotta di pane che stava sgranocchiando e guardò Red, che era appena entrato nel piccolo cerchio definito dalla luce del fuoco.

“Ma guarda chi c'è! L'amichetto rosso di Rontgen! Vieni, siediti!” disse sorridendo mentre porgeva la pagnotta al nuovo arrivato.

Il suono dell'armonica gestita con maestria da un unicorno riuscì a cancellare momentaneamente il ricordo dall'aver appena assistito agli ultimi terribili attimi di vita di una giovane pony.

Gli stalker chiacchieravano spensieratamente ridendo, fino a quando Lynx non cambiò bruscamente discorso.

“Pare che un Gaueko abbia deciso di far diventare territorio di caccia la zona intorno alla stazione di smistamento ferroviario”.

Tutti i pony presenti si ammutolirono, Red non sapeva cosa fosse un Gaueko, ma a giudicare dalla reazione degli altri pony non doveva essere un insetto molesto. Lynx fece una terribile pausa ad effetto poi ricominciò a parlare.

“E si è velocemente stufato di mangiare cani e porci mutati. Infatti di recente ha tentato di assaltare un piccolo accampamento militare da quelle parti e le divise sono riuscite a cacciarlo a fatica... Non che mi dispiaccia di qualche soldato morto, ma come ben saprete quel posto è pieno di anomalie: un campo di artefatti con i fiocchi! Vi lascio solo immaginare il numero di stalker che vagano da quelle parti. Ho già parlato con Dealer: anche lui ci tiene a vedere quella bestia morta. Ci fornirà il tigrotto, mentre io fornirò il personale... Ho già chiamato Crossbow, solo che è l'unico cacciatore disponibile e ci servono dei pony abili... Se siete interessati presentatevi di fronte al silo domani mattina.”

 

Una volta finito di parlare Linx si alzò, disse di voler dormire, entrò dentro la casetta più vicina e tornò poco dopo con una pistola in bocca che diede a Red.

“Tu domani ti fai trovare pronto di fronte al silo, siamo intesi? Mi sono stufato di vederti ciondolare qui senza far nulla...”

Red guardò inorridito l'arma: lo stavano costringendo ad andare a caccia di chissà quale bestia senza che egli potesse ribattere.

“Naturalmente ti pagherò... E magari Dealer ti dirà qualcosa riguardo a quel tuo amico. Ci si vede domani” troncò il discorso prima di rientrare nella casa. Redstorm guardò la pistola: era un vecchio modello di revolver a canna corta; non sapeva nemmeno come usarla. Si alzò anch'egli dopo aver salutato gli altri pony e si avviò verso l'infermeria.

 

Due ore dopo Strappabudella stava aiutando Red ad indossare la tuta e, sebbene l'ala fasciata rendesse difficoltosa l'operazione, quella strana divisa di tela gli calzava a pennello.

“Ricordati di tenere su il cappuccio! Il pulviscolo radioattivo sulla criniera non è una bella cosa” disse il medico con un tono simile a quello di una madre che dava le ultime raccomandazioni al figlio prima di mandarlo a scuola. Red obbedì indossandolo e un forte odore di limone gli saturò le narici.

“Citrusy... Si metteva un profumo al limone... Che coincidenza” pensò mentre sorrideva senza saperne il motivo.

Il dottore dovette addirittura spiegargli il funzionamento della pistola, ma in poco tempo Red fu pronto; si specchiò sui vetri di una finestra miracolosamente intatta: quella tuta e i grossi scarponi indossati sugli zoccoli posteriori gli conferivano l'aspetto di un soldato post apocalittico, tipico personaggio dei libri che soleva leggere.

 

“Allora... Vedi queste tasche sul cinturone? Sono contenitori rivestiti in piombo per gli artefatti... Basta che li metti qui dentro e potrai beneficiare dei loro effetti senza rischiare un avvelenamento da radiazioni, ammettendo che abbiano degli effetti positivi. Se trovi un'artefatto non chiedere a nessuno se è di qualità: ti diranno che è pericoloso solo per prendertelo... Portalo da me e ti dico io gli effetti, ok?”

Red annuì sorridendo ed uscì. Una densa nebbia aleggiava nell'aria opprimendo il suo respiro: era incredibile come il tempo mutasse velocemente in quel posto. I rumori metallici generati dai pony che camminavano vicino a lui gli fecero compagnia; passò davanti alla zona bar e vide una figura sfocata nella nebbia che stava trafficando intorno al bancone: sicuramente era Kharina che preparava il suo piccolo ristorante per accogliere gli stalker che tornavano dalle spedizioni notturne. Ben presto Redstorm fu davanti al silo e scoprì cosa fosse il famigerato “tigrotto”: una camionetta semicingolata completamente blindata artigianalmente, enorme, il cui radiatore, coperto da un'imponente paraurti dotato di affilate lame atte a fendere rovi, era alto quasi il doppio di Red; un riflettore da stadio era stato montato sopra all'abitacolo su di un supporto girevole. Il pegaso rosso girò intorno al mezzo e vide il gruppo di pony che era nascosto dalla mole del semicingolato: erano almeno otto pony di tutte le razze e tra di essi riconobbe due con cui aveva trascorso la serata intorno al falò; un piccolo unicorno con il volto coperto da un passamontagna mimetico stava parlando ad un pegaso con la divisa macchiata di grasso e olio di motore. Sulla schiena coperta da un giaccone da aviatore marrone egli portava un gigantesco fucile ad otturatore bolt action munito di mirino telescopico e, sebbene diverso dalle armi da fianco e da dorso, a giudicare dalla grandezza del ponticello e dalla forma del grilletto, sembrava essere progettato per i pony..

Dietro al pianale Lynx e Dealer erano impegnati a litigare su chissà cosa; Red esordì con un “Buongiorno a tutti” che venne prontamente ignorato. Dopo pochi minuti il motore si accese rombando e il camion cominciò, cigolando, a muoversi lentamente verso l'uscita del villaggio.

Quel mezzo non ricordava minimamente l'agile e omonimo felino, ma, al contrario, sembrava un ottuso e sgraziato mostro preistorico che si trascinava rumorosamente nella polvere. Red lo seguì trottando fino alla fine della strada e, una volta giunto in quel luogo, il pony con il passamontagna fece riunire tutti i presenti. Il grifone che montava la guardia incontrato alcuni giorni prima, intanto, agganciava, imprecando, un grosso carrello al blindato e, vedendo che Redstorm lo stava osservando incuriosito, gli disse che quel mezzo utilizzava molta benzina per muoversi e, dato che nella Zona non ci sono stazioni di rifornimento, la benzina non sarebbe bastata per il ritorno; il carrello, infatti, serviva per sollevare i cingoli da terra in modo da riuscire a trainare la camionetta.

“Di solito lasciano fare tutto il viaggio ai novellini” aggiunse, sghignazzando, prima di tornare a vegetare sulla sua sedia.

“Ok, ascoltate!” esordì a voce alta l'unicorno;

“Partiremo dalla  stazione di interscambio; poi da lì seguiremo le tracce lasciate dalla preda... Qui comando io, quindi fate tutto quello che vi dico o giuro che vi lego ad un albero e vi uso come esca, chiaro?”

I pony annuirono.

“So che siete tutti dei novellini... Quindi ecco le regole per una buona caccia tra amici nella Zona:

Uno! Se trovate o avvistate un reperto, artefatto o materiale anomalo potete raccoglierlo unicamente nel caso in cui questa operazione non provochi ritardi sulla tabella di marcia.

Due! Il primo che lo trova lo prende e basta! Non voglio litigate su chi l'ha visto per primo eccetera.

Tre! Non sparate fino a quando non ve lo dico io, dato che colpire la preda al momento giusto è vitale.

Quattro! Rimanete ligi ai vostri doveri! Ognuno di voi è un elemento vitale per la buona riuscita della caccia e, perciò, ogni negligenza o atto di codardia verrà punito con una bella fucilazione sommaria.

Tutto chiaro!”

Uno sconvolto Redstorm annuì così forte da rischiare di rompersi il collo.

“Il Gaueko è una bestia solitaria e prevalentemente notturna: una volta trovata la tana ci apposteremo nelle vicinanze e aspetteremo che torni dalla caccia, ovvero quando sarà stanca e, quindi, cercherà di evitarci piuttosto che attaccare. Essa è molto resistente ma di certo non potrà reggere una raffica di amore perforante” indicò una mitragliatrice stazionaria montata sul parapetto all'inizio del pianale;

“Detto questo controllate la vostra roba e salite!”

“Ma cosa diavolo è un Gaueko?” chiese Red ad un unicorno dal manto rosso simile al suo, ma con una criniera dorata dai lunghi ciuffi sulla nuca; questo si voltò mostrando delle stranissime pupille dal taglio verticale che gli attraversavano gli occhi blu: "Credo che sia una manticora mutata” rispose, prima di salire sul blindato. La reazione di sorpresa di Redstorm suscitata dalle strane pupille del pony cambiò in una inorridita. Si chiese cosa ci potesse fare una manticora di tal genere ad est di Equestria.

“Ehi rosso! Sali o no!?” la voce del cacciatore dal volto coperto lo strappò ai suoi pensieri: era seduto sui quarti posteriori sopra l'abitacolo della camionetta e stava facendo scorrere avanti ed indietro l'otturatore del suo fucile (curiosamente lo imbracciava maneggiandolo senza utilizzare alcun tipo di magia). Red salì sul pianale con lo sguardo e le orecchie basse mentre il motore si accendeva ed il mezzo, poi, si mosse con un ruggito, sparendo nella nebbia.

 

Silenzio. Un forte silenzio che penetrava nei timpani facendo tremare il cervello.

Si erano fermati di fronte ad un terrapieno su cui correva una ferrovia che portava alla stazione di interscambio; nella nebbia si intravedeva un'ombra squadrata sopra al terrapieno e l'atmosfera assorbiva tutti i rumori: persino l'irregolare respiro di Red sembrava lontano ed appannato a tal punto che un'orrenda sensazione di isolamento lo investì.

“Un campo anomalo?” la voce del pony alla guida del blindato ruppe il silenzio.

I più "esperti" del gruppo iniziarono a parlottare relativamente al fatto che non avevano mai visto quell'anomalia, fino a quando il cacciatore non zittì tutti con poche frasi:

“Dev'essere comparsa con l'ultima emissione. Voi due rossi! Venite con me!”

Il pegaso e l'unicorno si irrigidirono contraendo i muscoli del viso e creando, in tal modo, delle smorfie che tradivano mille emozioni diverse. Scesero dalla camionetta seguendo Crossbow e, più si avvicinavano, più la figura nella nebbia diventava nitida, fino a diventare quasi riconoscibile: si trattava di un vagone merci arrugginito sospeso a circa 5 metri da terra;  alcune sezioni di ferrovia assieme a scaglie di ruggine fluttuavano sotto ed intorno al vagone stesso.

L'unicorno rosso prese in bocca un grosso bullone legato ad un nastro bianco.

“Niente magia?” chiese Red mentre l'unicorno, con un secco movimento del collo, lanciava il bullone sotto al vagone che cadde a terra senza alcuna conseguenza.

“No, non mi è mai piaciuta... Avrei preferito nascere pony di terra” rispose, sorridendo, mentre Crossbow era occupato a sondare il terreno circostante il terrapieno con uno strumento simile ad un contatore Geiger.

“Non capisco, non segnala nessuna anomalia... E di certo quel coso non vola perché gli fa schifo il terreno! Bah, chi se ne frega... Tanto non siamo scienziati”

Si voltò facendo segno agli altri di ripartire; ancora una volta il ruggito del motore squarciò il silenzio. Mentre il blindato si arrampicava lentamente sul terrapieno Red, senza riflettere, aprì le ali per raggiungere il volo quello strano relitto sospeso: un acuto dolore sul dorso gli fece ricordare la sua condizione.

“Siamo quasi arrivati ormai!” disse il cacciatore mentre saliva sul blindato che, nel frattempo, aveva raggiunto la cima del terrapieno. Ben presto superarono la stazione di smistamento, che altro non era che un piccolo campo stalker: nella nebbia si riuscivano a distinguere solo i grandi serbatoi idrici a torre che svettavano sul complesso e le luci lontane dei fuochi da campo, il cacciatore scese per sondare le varie traccie (che Red non riusciva a vedere, o meglio rinunciò a cercare dopo dieci minuti di tentativi) mentre il blindato lo seguiva a marcia bassa. Ad un certo punto l'unicorno alzò lo zoccolo;  il motore si spense.

“Ci siamo!”

Molti pony emisero dei nitriti sommessi. Mentre tutti scendevano controllando le armi il cacciatore sparì nella nebbia; mezz'ora più tardi riemerse con qualcosa che levitava al suo fianco e, quando fu abbastanza vicino, l'aura magica intorno all'oggetto si dissolse ed esso cadde a terra con uno “splat”: era quello che rimaneva di una zampa equina con tanto di scarpone e brandelli di vestiario ancora attaccati. Una vasta sequela di imprecazioni si levò dal gruppo mentre Red ed un altro pony correvano dietro al blindato rigurgitando quel poco che avevano mangiato la sera precedente.

“Signori... Ho trovato la tana!”

Un sorriso enorme si stampò sulla faccia del pony: era a tal punto grande che si poteva benissimo vedere completamente anche sotto al passamontagna.

“Fino a quando la luna non sarà alta nel cielo dovremo rimanere sul blindato in silenzio: non vogliamo certo diventare le prossime vittime della sua caccia... Dopo potrete fare salotto quanto volete.”

In pochi secondi tutti i pony erano rimontati sul veicolo e si erano affrettati a coprire il pianale con un telo.

 

Poche ore dopo poterono scendere; mentre gli altri accendevano un piccolo fuoco con del legname secco trovato nelle immediate vicinanze Crossbow disse che si sarebbe appostato lì vicino e, dopo aver reso eterea la propria figura con un incantesimo, sparì nuovamente nella nebbia.

Una volta sistematisi tutti tirarono fuori le proprie cibarie, la maggior parte delle quali consisteva in fagotti di plastica dal dubbio contenuto. Red era affamato, sia perché aveva mangiato poco sia perché quel poco adesso era sull'erba vicino ai cingoli della camionetta;  l'unicorno rosso notò la fame che attanagliava il pegaso e, perciò, dopo aver estratto dallo zaino un altro fagotto, gli offrì il suo; Red, felice, ringraziò e scartò il sacchetto con aria famelica: esso consisteva in una grossa fetta di carne bollita ed una fetta di pane secco; a giudicare dall'odore la carne era, addirittura, in principio di marcire.

“È carne...” disse Red, disgustato.

“Lo so, ma considerando che la maggior parte delle piante producono frutti contaminati e immangiabili sappi che il tuo stomaco dovrà abituarsi: da queste parti è più facile rimediare della carne piuttosto che una macedonia."

Red mangiò in fretta il pane, poi diede un morso poco convinto alla carne: un terribile gusto amarognolo gli invase la bocca e, non appena egli ingoiò il boccone per non sentire quel gusto, il suo stomaco iniziò immediatamente a protestare emettendo gorgoglii e provocando forti fitte all'addome. Mentre Red tentava di non vomitare il tutto; un pony che era rimasto sul pianale del blindato per compiere alcune riparazioni intorno al riflettore gli fece notare che le sue budella, che si contorcevano, producevano un rumore a tal punto disgustoso che veniva percepito addirittura a tal distanza. Il pegaso tentò di sorridere, ma il dolore glielo impediva.

L'unicorno rosso tirò fuori dallo zaino una piccola chitarra, e cominciò a suonarla senza usare alcun tipo di magia. Inizialmente una dolce e malinconica melodia si diffuse nelle vicinanze, ma, gradualmente, prese velocità, per poi rallentare di nuovo una volta raggiunto l'apice;  era incredibile il fatto che quella musica riusciva a istillare, senza apparente motivo,  tristezza in Red. Essa passò ad un ritmo più scandito, caratterizzato da suoni acuti, ma, in seguito, tale melodia si interruppe bruscamente, trasformandosi in un'energica musica dai toni gravi per poi, successivamente, retrocedere al precedente ritmo; infine, dopo un crescendo, la musica ritornò ad essere forte, grave ed solenne. Un brivido fulminò la schiena di Red, che immediatamente non si curò più del mal di pancia e trascorse un'ora ad ascoltare, rapito, le varie e dolci melodie suonate dall'unicorno, domandandosi come potesse suonare così magistralmente quello strumento senza sfruttare alcun tipo di magia. Una volta terminato il piccolo concerto tutti commentarono a loro modo:

“Senza nemmeno usare la magia, bravo cazzo!”

“Dai menestrello! Facci il bis!”

“Mio cugino suona meglio, eh”

“Siete fortunati che Dust non ha portato la sua fisarmonica! Hahaha”

“Che hai contro la mia fisarmonica?”

Red smise di ascoltare i loro discorsi e alzò lo sguardo al cielo notturno che, nel frattempo, si era schiarito ed appariva nitido e ben visibile: miliardi di stelle illuminavano la volta celeste assieme ad una luna quasi nuova, mentre una leggera scia bianca percorreva il cielo. Red non aveva mai visto la bellissima via lattea.

L'unicorno rosso gli rivolse la parola:

“Come ti chiami?”

“Redstorm, tu?” rispose sebbene, meravigliato, continuasse a contemplare la volta stellata;

“Mmmh, preferisco non dire il mio vero nome, riporta alla mente brutti ricordi. Però tutti mi chiamano Strangeye... Quando si dice mancanza di fantasia hahahaha”

Red distolse un attimo lo sguardo dal cielo e lo posò sul volto di Strangeye;

“A proposito, ma sei nato così oppure...”

“Nono, ero fin troppo normale prima, poi un mese fa sono finito dentro un'anomalia... Ne sono uscito vivo, ma come vedi quella roba mi ha cambiato... In un certo senso non sono molto diverso dal mutante a cui stiamo dando la caccia” pronunciò l'ultima frase sfoggiando un sorriso imbarazzato. Red rispose al suo sorriso e tornò a guardare il cielo.

“Beh... Tu non mangi i pony... Vero?” disse ridacchiando, per poi scoppiare a ridere inseme all'unicorno e, per un momento, dimenticò gli orrori della Zona.

Per un momento.

Un boato risuonò dietro di lui, mentre un linea gialla gli passò sopra emettendo un fruscio.

“Eccola dannazione! Ai vostri posti svelti!” gridò Il cacciatore, che doveva essersi appostato nelle vicinanze. Due pony balzarono sopra il blindato: uno accese il riflettore mentre l'altro si posizionò dietro la mitragliatrice; il conducente entrò nell'abitacolo ad una velocità sorprendente.

Erano rimasti in quattro a terra: Il pegaso tolse la sicura alla pistola e la puntò verso l'oscurità, aprendo e chiudendo l'ala sana in un tic nervoso.

“Strange! Cosa vedi!?” la voce del pony alla mitragliatrice tremava.

“Non vedo nulla dannazione! Punta il riflettore laggiù!”

Passarono diversi ed interminabili secondi mentre il riflettore illuminava a giorno l'area senza trovare nulla.

Crossbow dalla sua postazione aveva intravisto la silhouette dell'essere che cercava di passare inosservato a pochi metri da dove si erano accampati gli altri. Mancò il primo colpo e questa sparì nell'oscurità. Dopo aver avvisato gli altri si tolse il passamontagna rivelando una riccioluta criniera blu e appoggiò l'occhio sul mirino attendendo la sua ricomparsa.

Strangeye continuava a scalpitare avanti ed indietro e, mentre Red e gli altri pony a terra si stringevano attorno al blindato, fu allora che qualcosa piombò dall'alto sullo sventurato unicorno, che lanciò un grido di dolore. Il riflettore illuminò la scena in un terribile gioco di ombre. Una grossa creatura quadrupede dotata di lunghe ali grigie spiegate era piombata dal cielo e stava schiacciando un urlante Strangeye sotto la sua zampa; Red aveva visto l'illustrazione di una manticora un tempo, ma la creatura che avava davanti a sè non era quella fiera e potente bestia, bensì una sua orrenda caricatura: il corpo leonino era lungo e inarcato come quello di una faina; la normale pelliccia gialla era scomparsa lasciando posto a macchie di setole irsute dal colore biancastro che coprivano parte della sua pelle nuda; la folta criniera si era ridotta ad un misero ciuffo ed il collo era molto più lungo del normale e dava sostegno ad una grossa testa priva di manto dalla forma vagamente equina; non aveva più la caratteristica coda di scorpione, ma una finissima coda che terminava con una protuberanza irta di aculei. Era immobile ed osservava, intanto, gli altri pony con i suoi occhi grigi mentre le grida di Strangeye si stavano trasformando in rantoli. Sarebbero rimasti congelati in quella stupida posa, ma un altro sparo da parte di Crossbow riuscì a galvanizzare le loro menti terrorizzate; il proiettile saettò verso la bestia e la colpì sul fianco. Questa abbandonò l'unicorno e si lanciò con un ruggito simile al suono di una buccina e corse verso il blindato, saltò sopra l'abitacolo mentre il mezzo stava girando per permettere alla mitragliatrice di colpirlo e spazzò via con una zampata il riflettore ed il pony che stava dietro ad esso. La lampada si accartocciò facendo da scudo al pony e salvandogli, perciò, la vita ma facendolo volare diversi metri lontano dal mezzo. Il secondo pony puntò la sua mitragliatrice da zoccolo verso il Gaueko, ma esso si voltò colpendolo in pieno con una sferzata della coda: gli aculei gli trafissero il petto e l'addome facendolo cadere esanime sul fondo del pianale con le spine piantate nel corpo.

Red si riprese dallo choc e galoppò in direzione della camionetta nel momento esatto in cui il mutante, saltato giù dal veicolo, dopo aver afferrato un cingolo, rovesciava il mezzo. Red stava per fare dietro front ma venne travolto e non poté fare altro che accucciarsi urlando; fortunatamente il macchinario cadde su Red all'altezza del pianale e, quindi, lo coprì senza schiacciarlo.

Red tenne gli occhi chiusi, sentì un forte rumore metallico seguito da urla e spari; si potevano distinguere i boati del fucile di Crossbow che risuonavano con cadenza regolare. Il pegaso aprì gli occhi e spostò il corpo del suo compagno caduto per uscire. Mentre si affacciava fuori il Gaueko gli passò sopra correndo verso la postazione di Crossobow; l'essere era ricoperto di fori e squarci nella pelle ma sembrava non accusare alcun tipo di danno. Red sollevò la pistola e sparò tutti e sei i colpi nella sua direzione. Dovevano essere andati a segno dato che la creatura si voltò aprendo l'enorme bocca piena di denti dalla forma irregolare in un forte ruggito per poi caricare Red, che, terrorizzato, si coprì il volto con gli zoccoli. In un piccolo spiraglio tra di essi, però, vide la mitragliatrice che si era staccata dal parapetto e che adesso giaceva sul corpo del pony morto e, mosso dalla disperazione, Red spostò la mitragliatrice in modo da puntarla fuori da pianale e tirò la leva tra il manico e il telaio.

 

L'arma emise il suo caratteristico latrato rabbioso, ma in quel momento gli sembrò il dolce canto di una divinità benevola. Un fiume di traccianti travolse il muso della creatura che si impennò dando modo alle pallottole di straziarle anche il corpo; cadde a terra a pochi metri dal blindato senza emettere alcun rumore. Red, terrorizzato, continuò a sparare sul corpo della bestia fino a quando la canna non si fuse zittendo la mitragliatrice. Rimase in silenzio respirando affannosamente e fissando il corpo smembrato della sua “preda”; poi un volto si affacciò: era quello del pony alla guida della camionetta. Chiese al pegaso se stava bene ed imprecò quando si accorse del cadavere che Red aveva usato come sostegno per la mitragliatrice. Presto arrivarono anche tutti gli altri e lo aiutarono ad uscire. Erano tutti malconci ma vivi, anche Strangeye, che giaceva sdraiato su un fianco lamentandosi e bestemmiando per il dolore.

Il pony che era stato estirpato dalla camionetta insieme al riflettore sputò sulla carcassa sanguinolenta della bestia: “Figlio di puttana!”.

“Bene signori, non è andata come speravo ma alla fine ce la siamo cavata fin troppo bene. Mi dispiace per il ragazzo, ma come ben sapete era uno stalker... Sapeva a cosa andava in contro.

I miei complimenti al novellino dall'aluccia spezzata che ha salvato il collo di tutti noi! Ti regalo volentieri la mia vodka... Ragazzi, rimettete in ordine e riposatevi, io intanto vado a far saltare la tana.” Dopo aver detto ciò il cacciatore caricò il fucile e trottò nell'oscurità.





 

Neve... Troppa neve per una città come quella. Red stava camminando ai lati di una grande strada nel bel mezzo di una tormenta... Non era la stessa città in rovina degli altri suoi sogni... Era una città viva, o almeno lo era. Stava camminando sul selciato mentre delle esplosioni e spari ovattati risuonavano in lontananza; era imbacuccato in una grossa divisa militare invernale ed il suo sguardo incuriosito era filtrato dalle lenti affumicate di una maschera antigas. Non capiva cosa stesse succedendo e, non appena vide una giumenta coperta di stracci insieme ad i suoi piccoli, si avvicinò per chiedere cosa stesse succedendo, ma questa lo ignorò abbassando lo sguardo e accelerando il passo, seguita a ruota da due puledri tremanti. Red la seguì e più camminava più riconosceva le strade ed i luoghi: era a Canterlot. La giumenta arrivò sino all'entrata di uno scantinato sorvegliato da un folto gruppo di soldati e sparì nella scalinata. Red voltò lo sguardo e vide un altro gruppo di soldati che scortavano un carro armato, si avvicinò a loro e notò che erano tutti pony di terra, non appena lo videro, si nascosero dietro al carro. Quest'ultimo ruotò la torretta in direzione di Red ed aprì il fuoco.

Urlò mentre una pioggia di schegge lo faceva a pezzi.




 

Si svegliò urlando; vide il cielo azzurro: era mattina inoltrata.

“Che cazzo succede?” la voce di Crossbow si fece sentire;

“Niente, l'eroe ha smaltito la sbornia, finalmente”

Red si rizzò a sedere e si accorse di essere sul pianale del blindato; il corpo del pony ucciso giaceva sul fondo di esso coperto da un telo verde e vicino a lui c'era Strangeye, che sembrava meno malconcio rispetto alla sera precedente. Si alzò e vide che tutti gli altri pony tranne Crossbow, il conducente e, naturalmente, Strangeye erano impegnati a trainare il mezzo.

“Ti abbiamo concesso l'onore di poltrire dato che ci hai salvati tutti... Ma non prenderci l'abitudine” disse Crossbow senza voltarsi.

“Incubi eh?” sussurrò Strangeye, “Qui nella Zona è facile averne... Ma io ho un trucchetto per mantenere intonsa la propria sanità mentale”, frugò nel suo zaino e tirò fuori prima dei pezzi della sua chitarra, che era andata in frantumi durante il combattimento, poi trovò quello che cercava e lo porse a Red: una corposa rivista osé con una bella unicorno che sorrideva in una posa provocante in copertina. “Quattrocento pagine della migliore pornografia di Equestria, amico mio! Solo Celestia sa di cosa sono capaci quelle puledre! Non c'è niente di meglio per staccare un attimo e portare la mente lontano dalla Zona” l'unicorno ammiccò;

“Se non fosse per te a quest'ora sarei a fare colazione con quel mostro... Te lo regalo, poi vedremo se continuerai ad avere gli incubi, ah!” Red sorrise, aveva sempre snobbato quel tipo di “prodotto”, ma forse l'unicorno aveva ragione: prese la rivista e la mise dentro la tuta, si sdraiò sul pianale godendosi il caldo sole mattutino.




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Note a piè di FIC

*Il Gaueko è un mostro iberico, per la precisione un grande cane da caccia nero, che divora i pastori ed i loro greggi. Il nome mi è sembrato consono ad una creatura che attacca gli stalker intenti a raccogliere artefatti e reperti.
*Recensire questa fanfic con critiche costruttive e/o offese distruttive, è un'ottimo rimedio contro l'avvelenamento da radiazioni

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Capitolo 6
*** La peggior giornata di sempre ***


CAPITOLO 5: La peggior giornata di sempre

Ovvero la giornata media di uno stalker ancor più nella media.


Una mattinata da dimenticare.

Redstorm era uscito dall'accampamento alla ricerca di artefatti da vendere, dato che era l'unico modo per comprare le informazioni che voleva da Dealer senza dover necessariamente massacrare pony a caso o dare la caccia a pericolosi mutanti. Aveva raggiunto un campo di anomalie gravitazionali poco pericoloso e prolifico; vide un gruppo di stalker dall'altra parte del campo anomalo, li salutò e questi ricambiarono il suo amichevole gesto aprendo il fuoco e costringendo Red, perciò, a correre via schivando le pallottole.

Pessimo inizio...

Stava camminando alla ricerca di un altro posto dove ricominciare la sua ricerca, quand'ecco che il detector di anomalie che Dealer gli aveva dato come ringraziamento per aver ucciso il Gaueko iniziò ad emettere dei bip. Il pegaso non sapeva dove si trovasse l'anomalia e, quindi, prese in bocca un bullone e lo lanciò di fronte a se; esso rimase sospeso a pochi centimetri da terra. Red, incuriosito da tal fatto, si avvicinò e allungò lo zoccolo verso il bullone: gli sembrò di immergere lo zoccolo nella melassa e, dunque, tentò di ritirarlo ma questo rimase invischiato nel nulla; trascorse un'ora cercando di liberarsi. Nel frattempo giunsero sul luogo, attirati dalle imprecazioni di Red, un paio di altri stalker, sicuramente dei banditi. Lo presero in giro per qualche minuto ridendo della sua situazione per poi andarsene con l'unico carico “prezioso” che il pegaso si era portato appresso: una bottiglia di vodka e le munizioni di riserva per la sua pistola.

Di bene in meglio...

Dopo essersi liberato con uno sforzo immane, il pegaso iniziò a vagare per i boschi della Zona maledicendosi; poi vide degli edifici: erano diversi capannoni e magazzini, probabilmente una segheria. Egli continuò ad osservare il complesso attraverso le lenti del binocolo mentre una leggera pioggia cadeva ticchettando sul suo cappuccio e bagnandogli la sciarpa che gli copriva metà volto. Red non vide nulla di particolare oltre alle piccole nubi di condensa che uscivano da sotto la sciarpa, ma, successivamente, notò una cosa che sporgeva dal tetto di uno dei magazzini; mise a fuoco e vide il corpo semi putrefatto di un pony appeso a testa in giù ad una trave sporgente. Sul corpo era stato attaccato un cartello, ma da quella distanza Red riuscì solo a distinguere il simbolo che, come una firma, chiudeva il messaggio: delle ali ed un corno che si incrociavano con delle sciabole; il simbolo dei Loyalty.

Red non aveva mai visto un Loyalty, ma gli avevano spiegato che era una organizzazione di stalker paramilitari impegnati a combattere la Zona: nessuno di loro aveva il minimo interesse per i “prodotti” della Zona e, infatti, erano gli unici stalker che regalavano gli artefatti trovati agli scienziati. Per questo erano in aperto conflitto con un'altra grande organizzazione: gli Honesty, ovvero un gruppo di stalker anarchici che consideravano la Zona un miracolo che avrebbe portato tutte le razze di Equestria ad una nuova età dell'oro. A Red, in realtà, importava solo una cosa: tutti e due erano amichevoli con gli stalker solitari come lui.

Qualsiasi cosa avessero fatto i Loyalty in quella segheria di certo non sarebbe stato un pericolo per Red, che decise di entrarci.

Una volta al suo interno il pegaso riuscì a vedere meglio la scritta del cartello che recitava: "Abbiamo pallottole in abbondanza per ogni bandito che infesta la Zona”.

Schifato dalla vista del cadavere affrettò il passo arrivando nel mezzo di un piccolo cortile. Si ritrovò davanti ad una scena degna del più cupo film di guerra: decine di pony morti giacevano disordinatamente ovunque; probabilmente si era verificato uno scontro poco tempo prima. Red si fece coraggio ed iniziò a ispezionare i corpi alla ricerca di qualcosa di utile ma, sfortunatamente, qualcuno li aveva già razziati prima di lui. Mentre frugava tra le macerie di un piccolo capanno degli attrezzi sentì uno sfrigolio provenire dal retro del piccolo edificio; una volta uscito vide la fonte del rumore: un pony giaceva a terra con la faccia dentro un'anomalia acida che gli aveva corroso la testa lasciando solo la nuca e le vertebre cervicali. Red cercò di distogliere lo sguardo da quella macabra scena, ma vide due cose che vinsero il suo sdegno: la prima era una grossa doppietta a canne sovrapposte da imbracciare, molto più utile di quel revolver rugginoso che il pegaso cremisi indossava sullo zoccolo.

Ma il secondo oggetto fu quello che lo attrasse di più: da una tasca del povero pony sporgeva quella che in origine doveva essere una testa di martello e che, ora, riluceva di una tenue luce gialla e sembrava pulsare. Era un artefatto. Red, soddisfatto, trottò verso il cadavere pensando che, dopotutto, quella non era una brutta giornata.

“Che cazzo aspetti!? Spara!”

Red rizzò le orecchie e scattò via mentre una raffica di mitra si abbatteva nel punto dove si era trovato pochi attimi prima; egli riuscì a mettersi al riparo mentre una seconda scarica di colpi, accompagnata dai cupi boati di un fucile a pallettoni, sbriciolava i mattoni del muretto che lo proteggeva.

Il volto interdetto di una pony lavanda con la criniera coperta da un berretto di lana nero si sporse da un buco nel muro al secondo piano di un magazzino adiacente, mentre una voce maschile vicino a lei si fece sentire.

“L'abbiamo preso?”

Uno sparo ed il successivo sibilo di un proiettile risposero alla domanda dello stallone mentre la pony si accucciava dietro al suo riparo stringendo tra gli zoccoli un fucile a canna basculante.

“Figlio di...! Esci fuori e dacci tutto quello che hai se ci tieni alla vita!”

Red stava osservando i suoi assalitori tramite uno specchietto usato solitamente per rasarsi la barba; gli rimanevano cinque proiettili e quei due dominavano tutto lo spiazzo; decise di prendere tempo.

“Ma brutti idioti! Se sono venuto qui a frugare nelle tasche dei morti vorrà dire che non ho niente come me, no!?”

“Non ce ne frega niente! Esci allo scoperto intanto!”

“Sì certo! Ma perché tutti devono pensare che io sia così stupido!?” borbottò mentre frugava nello zaino estraendo un sacco a pelo verde scuro, lo stesso colore della sua tuta.

Era un'idea idiota, lo sapeva benissimo, ma in quel momento era l'unica cosa che gli era venuta in mente. Si tolse il cappuccio da sopra la testa e si passò uno zoccolo sulla criniera bagnata; qualcosa cadde a terra: era una piccola fotografia che ritraeva la vecchia proprietaria della tuta mentre, sorridente, stringeva in un caloroso abbraccio i due pony che l'avevano portata dal medico. La pony doveva averla in qualche modo nascosta nel cappuccio. Red la raccolse chiedendosi perché quel pony avesse deciso di regalare la tuta di una sua amica (o anche qualcosa di più) ad un novellino sconosciuto. Senza pensarci mise la foto dentro ad una tasca interna della sua veste. La pony assalitrice, intanto, tentava nuovamente di strisciare fuori dal suo riparo, ma Red la vide e sporse lo zoccolo sparando un colpo alla ceca come aveva fatto prima; in risposta la mitragliatrice dell'altro pony ricominciò a "cantare". Era ora di mettere in atto il piano del pegaso. Fece sporgere una parte del sacco a pelo muovendolo e, come sperava, i due pony iniziarono a sparare con lunghe raffiche riducendo la parte esposta in brandelli; Red si gettò al galoppo fuori dal suo riparo e si diresse verso il pony con la faccia riversa dentro l'anomalia mentre i suoi assalitori erano intenti a caricare le armi; prese l'artefatto e la doppietta e, poi, corse via a perdifiato nel momento in cui i due, terminata la ricarica, ricominciavano a sparare.

Era fuori; smise di correre e si voltò osservando la segheria distante ormai più di cento metri.

“Hahahahaha! Scemi! Dai, siete una bella coppietta: consolatevi a vicenda dato che certe attività fanno bene alla vista e alla mira! Hahaha!”

Due fuochi si accesero nella segheria ed i proiettili iniziarono a fischiare intorno a Red, che smise subito di ridere e ricominciò a correre.


Il grifone distolse lo sguardo dalle nuvole mentre un pegaso rosso gli passava vicino, barcollando.

“Ancora vivo?”

Red lo ignorò, stava male, malissimo. Una forte nausea gli attanagliava lo stomaco mentre la sua testa girava come una giostra; cercò di non vomitare mentre sbatteva la faccia sul bancone del bar di Kharina. La zebra lo salutò e Red, invece, si limitò a tirare fuori da una tasca una manciata di bacche.

“Celestia! Le hai prese sul serio, come sei dolce... Grazie! Mi servivano proprio!” passò energicamente lo zoccolo sulla criniera di Red, scompigliandogliela, e lui rispose con un gemito.


“Avvelenamento da radiazioni... Stavo per morire perché non ho messo l'artefatto dentro l'apposito contenitore... Idiota!” pensò Red mentre si massaggiava il collo, dove pochi minuti prima il dottore gli aveva iniettato una forte dose di droga anti-radiazioni; la nausea stava diminuendo, sostituita da una sonnolenza che gli appannava la vista e rendeva le palpebre pesanti. Avrebbe dormito dopo dato che adesso doveva vendere quell'affare che per poco non lo aveva ammazzato. Superò lo sbarramento pieno di mercenari ed entrò all'interno del silo; Dealer stava parlando con due pony che si girarono sentendo il rumore dei suoi passi: una era una pony di terra bianca dal crine giallo canarino con striature blu e dalla criniera raccolta in una treccia che scendeva fino al collo; era molto alta e slanciata e ciò la rendeva simile ad un alicorno. Ella vestiva una divisa militare nera con pettorina antiproiettile rossa sovrastata da un largo mantello ricoperto di strisce di stoffa sfilacciata per la mimetizzazione. L'altro pony (purtroppo) era Rontgen.

Un'espressione irritata si dipinse sul volto sfregiato di Dealer:

“Senti rosso! Qui stiamo discutendo di cose serie, torn...”

“GINGER!” Rontgen interruppe il pegaso gridando e subito trottò verso Red, mentre Dealer si afferrava la criniera in preda alla disperazione.

“Hahaha! Ma guardati! Tuta, pistola e doppietta... Adesso sei proprio un vero stalker! Complimenti!”

“Non sono uno stalker e non mi chiamo Ginger!” ringhiò Red, indietreggiando.

“Sisi certo come no! Beh!? Che mi dici?”

“Dannazione Rontgen!” Dealer si alzò sbattendo rumorosamente lo zoccolo sulla scrivania: “Ci sono cose più importanti ora!”

Rontgen si scusò con Red e, prima di tornare alla scrivania, tirò fuori dalla tasca un piccolo palmare ed un braccialetto elettronico e li appoggiò sulla testa del pegaso.

“Te lo avevo detto che ti avrei portato un pensierino, ci si vede dopo eh!”.

Il pegaso cremisi scorreva i vari file contenuti nel diario del palmare (o PDA: Pony Digital Assistant): era un modello Pegaso-Pony utilizzabile tramite pensiero in quanto, infatti, era sufficiente indossare il braccialetto al di sopra ad un nervo della zampa per calibrarlo con gli impulsi elettrici del proprio cervello; esso era un perfetto esempio di unione tra tecnologia e magia (tale tipologia di tecnologia, ovviamente, era stata sviluppata a Pony prima del disastro). Red conosceva bene quella strumentazione in quanto usava un oggetto simile a scuola, sebbene quello che stava scrutando fosse molto più pesante e resistente dato che, probabilmente, era antiproiettile. A giudicare dalle note presenti nel dispositivo, esso doveva essere appartenuto ad un bandito poichè conteneva diverse annotazioni relative a transazioni di armi che i militari gli vendevano sottobanco; dato che tale attività era prevista anche per gli stalker Red non fu sorpreso. Una annotazione lo fece sorridere: “Non digerirò mai la carne, mi mancano le pesche che coltivavo a casa... Mi manca la mamma... Mi manca la dolce compagnia della bella Stone Dust... Voglio tornare a casa.” Si compiacque per il fatto di aver trovato un altro pony che aveva i suoi stessi pensieri: anche Redstorm voleva andarsene da quell'inferno e tornare a casa, ma prima doveva accertarsi dello stato di Forcefield in quanto erano mesi che non dava più notizie. Il pegaso si chiese se, come il bandito a cui apparteneva il palmare, anche lui fosse morto: il solo pensiero gli gelò il sangue. Red scosse la testa per scacciare quei pensieri nefasti: no, era vivo e lui doveva trovarlo.

“Vabbeh! Allora, siamo io, fondo di bottiglia ed il guercio; gli altri novellini si erano appostati sopra ad una scavatrice, cazzo! Ma ti sembra una cosa intelligente accamparsi in fondo ad una cava!? Vabbeh, vabbeh! Stiamo scendendo per trovare una buona posizione di tiro quando sto cretino del guercio si avvicina troppo al bordo del sentiero e cade giù” Rontgen indicò un unicorno rosa che rise imbarazzato.

“Una guardia, una unicorno piuttosto fica, ci sgama e invece di chiamare gli altri ci spara contro un incantesimo incendiario! Ed indovinate un po'? Questo incantesimo finisce dritto dritto dentro un'anomalia a gorgo di gravità esplodendo sopra l'accampamento ricoprendolo con una pioggia di fiamme, inutile dire le risate che mi son fatto guardando sti qui che uscivano dalle tende e cercavano di spegnere l'incendio con le borracce... Dopodiché, beh... È stato un tiro al piccione!”

Un boato di zoccoli che applaudivano si levò dal grande gruppo di pony che stavano ascoltando le gesta di Rontgen e dei suoi compagni.

“Insomma, dopo due minuti di fuochi d'artificio ne rimane in piedi solo uno, un grifone! Avreste dovuto sentire come implorava pietà! Somigliava molto a Themistocles! Hehehe!”

La voce del grifone che stranamente non era a vegetare sulla sua sedia si fece sentire in una colorita sequela di offese a Rontgen.

“Povero cucciolo, l'abbiamo lasciato andare, così impara a fare il bandito senza saper sparare!”

Altro rombare di zoccoli. Red stava ascoltando il tutto dalla cima di un tetto: era stato assegnato al turno di guardia quel pomeriggio e, stringendo la sua nuova doppietta tra le zampe, era accucciato sulle tegole rotte e osservava la prateria che circondava il villaggio; il vento piegava l'erba mentre alcune piccole anomalie gravitazionali (per la precisione delle salterine, chiamate così perché creavano una gravità contraria che scagliava in alto gli oggetti che vi entravano dentro) talvolta si attivavano proiettando in aria grossi sbuffi di polvere. Il pegaso sentì un rumore che distolse la sua attenzione dal panorama: un leggero fruscio proveniente da un cespuglio posizionato a pochi metri dalla casa su cui Red si era appostato. Al suo interno vide due pony in tuta mimetica: uno osservava il campo con un binocolo mentre l'altro stava scrivendo qualcosa su di un taccuino.

“Ehi! Chi siete!?” gridò e, immediatamente, questi lo guardarono terrorizzati e risposero alla sua domanda con un colpo di fucile che lo prese in pieno petto. La piastra posizionata sotto l'imbottitura della tuta resse al colpo proteggendolo dai pallettoni e ribaltandolo di schiena sui cocci delle tegole; si rialzò sconvolto e vide che i due pony stavano fuggendo a zampe levate; Red non era sicuro che gli altri avessero sentito il colpo. I due fuggitivi erano a cinquanta metri di distanza: Red si sedette mentre in preda alla rabbia imbracciava la doppietta caricata con grossi proiettili per fucili a canna liscia, inquadrò nel mirino il fuggitivo più vicino a lui e fece fuoco; non lo colpì ma il pony doveva aver sentito il fischio del proiettile, dato che abbassò la testa riparandosi la nuca con lo zoccolo.

Prese di nuovo la mira e, sebbene ormai più di ottanta metri lo distanziassero dai nemici, trattenne il respiro e mirò un po' più in alto rispetto al suo bersaglio: tirò il grosso grilletto per zoccoli. La pallottola volò bruciando la distanza tra Red ed i due pony in meno di un secondo, centrando il fianco di quello meno distante: il proiettile forò lo spazio tra il fianco e l'ascella anteriore del malcapitato trapassandolo; il petto esplose in una eruzione di sangue, cartilagine e materiale isolante della tuta sbalzando il pony diversi metri più avanti; Red lo vide sparire dentro ad una nube rosa. Non c'era tempo per ricaricare e, inoltre, il secondo pony era troppo lontano, perciò il pegaso mollò la doppietta, tolse la sicura alla pistola, cercò di districare la sua ala dalla fasciatura e, quando ci riuscì, decollò. Un forte dolore all'ala malata gli fece vedere le stelle mentre sfrecciava ad un paio di metri dal suolo sparando contro il secondo fuggitivo:

BANG

BANG

Gli rimanevano solo due colpi; atterrò e prese la mira: stava per tirare il grilletto, quand'ecco che il pony piegò indietro la testa portandosi lo zoccolo sul collo e cadde scomparendo nell'erba alta. Red si acquattò cercando di capire da dove provenisse il colpo che aveva centrato il secondo fuggitivo, si voltò verso il villaggio e vide un luccichio sopra al tetto del silo; tirò un sospiro di sollievo.


Rise: ce l'aveva fatta; poi capì.

Il corpo del primo pony giaceva faccia a terra in un lago di sangue. Quando lo vide le zampe del pegaso cedettero ed egli cadde a sedere: aveva ucciso un pony, lo aveva ucciso e stava ridendo. Non era una questione di sopravvivenza: stava scappando e lui gli aveva sparato, era un assassino. Il suo cuore fece un tuffo, il mondo gli si strinse vicino soffocandolo, le orecchie cominciarono a fischiare, un forte suono che gli trapanava il cervello; si morse il labbro mentre le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi. Il fischio si fece più intenso e molesto; non riusciva più a pensare a niente, il fischio glielo impediva:

il pony morto si rialzò mettendosi a sedere e mostrò l'enorme buco che gli squarciava il petto e le costole divelte. Sorrise a Red ed applaudì. Il pegaso indietreggiò terrorizzato strusciando il posteriore sul terreno, ma il pony continuava ad applaudire mentre lo spazio si piegava dietro di lui.

“BENVENUTO NEL MONDO REALE!” disse ammiccando a Red, che inciampò cadendo di schiena. Il fischio cessò nello stesso momento in cui egli toccò terra.


La pony di terra bianca allontanò l'occhio dal mirino del fucile di precisione e si alzò a sedere.

Si aspettava una rappresaglia da parte dei banditi e, perciò, non appena aveva sentito gli spari, si era precipitata sul tetto troncando la sua discussione con Dealer, il pegaso rosso aveva scovato due esploratori intenti a sondare il terreno. Aveva osservato il magistrale colpo di fucile con cui Red aveva abbattuto il primo. Dato che il secondo era troppo lontano, ella si era sdraiata a terra e si era occupata della sua eliminazione: niente di più semplice; non a caso era una delle migliori tiratrici dei Loyalty.

Il capo del gruppo di mercenari si avvicinò a lei togliendosi la maschera antigas; la pony lo guardò ghignando.

“Mi sa che il tuo cliente non potrà tenere la cosa segreta”

“Eh già! Se ci tiene ad uscire vivo da questa situazione dovrà sborsare un bel po' di grana”

Mentre il pony in armatura scendeva le scale la tiratrice tornò ad osservare la situazione.

Red era sdraiato supino con le ali aperte: quella posizione gli provocava dei forti dolori all'ala destra, ma non ci faceva caso. Non riusciva a pensare a niente, sentiva unicamente un forte dolore che gli ghermiva il cuore e la gola; continuò ad osservare con sguardo assente il cielo azzurro fino a quando non arrivarono gli altri.

“Ma cosa è successo qui?” chiese il grifone dallo strano nome mentre sollevava il cadavere vicino a Red per la collottola;  Rontgen si avvicinò alla faccia del defunto osservando il suo sguardo vacuo, frugò nelle sue tasche e prese il suo taccuino.

“Allora... Numero di pony, posizioni di possibili tiratori, armi... Sono esploratori dei banditi; con la nostra precedente incursione abbiamo sterminato gli emissari di due bande rivali: quando gliele abbiamo suonate stavano trattando una sorta di armistizio insieme a qualche altro losco affare che ci c'entrava in qualche modo con Dealer. Inutile dire che adesso vogliono stipulare un bel trattato di pace sui nostri corpi sforacchiati... Che figata!”

Il grifone lasciò cadere il corpo come se avesse appena scoperto che fosse affetto dalla lebbra.

“Merda! Lo sapevo che Dealer ci avrebbe fatto ammazzare tutti prima o poi! Che si fa?”

“Mi sembra ovvio, andiamo da lui e gli spulciamo quanti più soldi possiamo, Red che cazzo ci fai lì sdraiato a piagnucolare?” rialzò il pegaso ancora sotto shock; “Complimenti eh! Un colpo da maestro, il bastardo non ha avuto scampo!”; le orecchie di Red si abbassarono fin quasi a diventare un tutt'uno con la sua testa.


“Ok... Questi tizi ce l'hanno con Dealer, è stato lui a commissionare l'attacco. Lasciamo che lo secchino! Adiamocene!” propose Themistocles, dopo che tutti gli stalker del villaggio, tranne Dealer ed i suoi mercenari, si erano radunati al bar di Kharina.

“Neanche per idea!” Lynx percosse lo zoccolo sulla terra battuta: "Ho versato sangue, sudore e lacrime per tirare su questo accampamento e non lo lascerò in mano al primo cretino che tenta di prenderselo!”

“Quindi ti farai ammazzare per Dealer? Se sei dell'altra sponda e ti piace dillo subito invece di fare la figura del coglione"

Crossbow si alzò in piedi e fronteggiò il grifone;

“Il trafficante ci pagherà duemila pezzi... A testa! Quindi pure i vigliacchi senza onore come te hanno una bella scusa per combattere!”

“Ma chi ti ha chiamato in causa? Sei un membro fisso di questo posto? No! Tu sei uno di quei cacciatori che si credono eroi perché vanno a sparare ai cani! Ma tornatene ad Hayville! E poi a che cazzo servono duemila bits se non abbiamo nemmeno delle armi decenti?”

“Scusatemi eh! Ma qui abbiamo un membro dei Loyalty” uno stalker indicò la pony bianca che se ne stava seduta in disparte ad ascoltare la riunione.

“Non potremo chiederle di chiamare i suoi compagni?”

La pony tentò di prendere la parola ma venne subito interrotta da Kharina.

“Cosa!? No, no e no! Non voglio neanche uno di quei fascisti nel mio bar! È già tanto se sopporto la presenza di questa fanatica!”

“Come, prego?”, proferì la pony dal manto candido;

“Ho detto che preferisco morire piuttosto che vedere altra feccia come te da queste parti” Kharina cercò di avvicinarsi al membro dei Loyalty, ma venne bloccata prima che potesse scatenare ulteriori disordini.

Red era seduto nelle vicinanze fiancheggiato da Rontgen e Strangeye e osservava, sconvolto, la riunione che si stava trasformando in rissa. Quella visione riuscì addirittura a fargli dimenticare per un attimo di aver ucciso un pony.

“Noi... Da che parte stiamo?”

“Dalla parte di chi paga di più” rispose l'unicorno verde.

“Ovviamente” confermò Strangeye.


“Beh!? Che avete deciso?” chiese irritato Dealer ai pony che affollavano il suo ufficio. Lynx si fece avanti.

“Gioisci! Abbiamo deciso che rimarremo qui, ma bada che difenderemo l'accampamento e non il tuo sedere arrostito!”

Dealer fulminò il pony crema con uno sguardo carico di odio: non tollerava il fatto che si parlasse delle sue ustioni. Indossò un elmetto con visiera balistica e cominciò a caricare una grossa pistola.

“Bene! Come ho già detto duemila a testa, adesso andate a preparare le dif...”

“Ah giusto! Combatteremo solo se ci darai libero accesso alla tua armeria” un sorriso soddisfatto conquistò la faccia di Lynx.

“Scordatelo!”

“Bene! Allora ce ne andremo!”

“Benissimo! Io e Shinbone possiamo difenderci benissimo da soli” si voltò sorridendo al capo dei mercenari.

“Ehm, Senta! Io ed i miei ragazzi siamo bene armati, ma siamo dieci... Non ce la faremo mai da soli e se non avremo il supporto degli stalker le ridaremo il nostro compenso e ce ne andremo pure noi.”

Dealer sembrò sul punto di esplodere e, mentre il moncherino della sua ala si agitava, prese dalla sua scrivania un mazzo di chiavi. Più tardi decine di pony sciamarono dentro un magazzino sotterraneo pieno zeppo d'armi nitrendo eccitati e afferrando qualsiasi cosa capitasse loro a tiro mentre Dealer, avvilito, osservava la scena. Red rimase in disparte ed il pegaso sfregiato lo notò.

“Sono a tua disposizione, serviti cretino!”

“Io... Io credo che non toccherò mai più un'arma in vita mia, veramente...”

Dealer roteò gli occhi in segno di protesta ed entrò nel magazzino; pochi secondi dopo uscì stringendo tra i denti la cinghia di una mitragliatrice da fianco. Quest'ultima era piuttosto lunga e possedeva un caricatore a tamburo appena sopra la canna ed era completo di maniglia, necessaria per maneggiare l'arma con la bocca; essa aveva anche diverse cinghie che permettevano di legarla al corpo ed una staffa di ferro che si poggiava sul petto atta ad assorbire il rinculo. La lasciò cadere ai piedi di Red.

“Sai come si usa?”

Red scosse la testa, Dealer si assicurò l'arma al fianco ed incastrò il calcio biforcuto all'attaccatura delle ali mugugnando per la disperazione.

“Allora... Questa è una mitragliatrice da pegaso, molto maneggevole, brutale e imprecisa. Come vedi è ben legata al tuo corpo tramite cinghie e staffe, ma puoi spostarla su e giù con l'ala; caricatore, sicura ed otturatore sono tutti  all'altezza della bocca, chiaro? Ora passiamo a come si spara, vedi questa pinzetta? Questa la piazzi sullo pseudo-mignolo dell'ala, e per sparare basta fare il giusto movimento” aprì l'ala senza piume per dare una dimostrazione, Red si schifò a vedere quell'affare nudo muoversi, ma imparò a sopportarne la visione.

“Nonostante si possa volare in sicurezza senza la sicura ti consiglio di tenerla sempre inserita: non vorrai mica che ti parta una raffica per errore dopo aver visto una bella giumenta, te lo dico per esperienza personale hehehe!”.

Poco dopo Red uscì fuori dal silo con il peso di un nuovo strumento di morte sul corpo; diversi pony stavano erigendo delle barricate in mezzo alla strada mentre Rontgen dominava l'ingresso del villaggio da sopra “il tigrotto” che era stato ribaltato per creare una barriera blindata dal peso di  diverse tonnellate.

“Allora! Noi combatteremo qui in prima linea! Non ci ritireremo! Ma sopratutto non ci faremo prendere vivi! Allora, chi è con me?”

“Rontgen, sinceramente... Va' a quel paese e crepa!”

Mentre osservava il nuovo litigio Red ripensò al pony che aveva ucciso nemmeno un'ora prima: il solo ricordo gli fece venire un nodo alla gola e, perciò, andò ad accucciarsi vicino ad un rudere e non riuscì a trattenersi dal singhiozzare. Pensò pure a quella specie di allucinazione che aveva avuto e si chiese se quel posto non l'avesse già fatto impazzire; una voce lo distolse dai suoi pensieri.

“Giovanotto, che cosa ci fai ancora qua? Si vede che questo posto non è per te... Sei l'unico pony che ha dimostrato di avere un minimo di rimorso per quello che ha fatto”;

era Strappabudella, il quale, sedutosi vicino a lui, accese una sigaretta. Red sorrise.

“Non posso, devo trovare un pony, è per questo che sono qui... Ed è per questo che ho tolto la vita ad un altro pony...” abbassò lo sguardo tirandosi il cappuccio sulla testa.

“Mi somigli sai? Poco dopo il mio arrivo nella Zona mi misero a guardia di un avamposto: hanno messo un ufficiale medico a fare la sentinella, renditi conto di quanto eravamo messi male... Avvistai quattro pony che stavano tentando di passare oltre il cordone strisciando in una macchia d'alberi, aprii il fuoco... Non passa giorno senza che mi tornino in mente le loro urla” gettò via la sigaretta semi nuova;

“Dicono che la Zona sia un miracolo... Bah, fin'ora ho notato solo che riesce a mettere a nudo la vera natura di un pony... Magari è per questo che Equestria sta andando a rotoli... Ma ho visto ci sono degli individui che mantengono gli antichi valori, come te... Lo sai che se resti metterai fine alla vita di molti altri pony? Dammi retta, vattene prima di crepare come un cane, o peggio, farti corrompere da questo posto”

“Non posso” rispose il pegaso con voce tremante;

“Ma che cosa ha di così importante questo tizio? È un tuo parente per caso?”

Red alzò lo sguardo mostrando un sorriso stentato:

“Si... Mio fratello...”

Il pony viola non disse nulla, ma si limitò a dargli una pacca sulla testa per poi andarsene. Red rimase seduto guardando il vuoto mentre ripensava alle parole del medico.

“Metterai fine alla vita di molti altri pony”

Appoggiò la testa sulla canna della mitragliatrice sospirando.

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Capitolo 7
*** Le Tre barricate ***



CAPITOLO 6: Le tre barricate


Una vecchia sveglia cominciò a trillare, diffondendo l'orrendo suono delle sue campanelle per tutta la stanza. A Red sembrò che qualcuno gli stesse prendendo a martellate la testa; senza aprire gli occhi allungò lo zoccolo di fronte a sé sperando di trovare un caldo corpo da coccolare, ma, come al solito, trovò solo le coperte raggrinzite e madide di sudore. La sua seconda mossa fu quella di zittire la dannatissima sveglia con una spazzata di zoccolo degna del migliore lottatore di arti marziali.

Si alzò mugugnando ed osservò la sua immagine riflessa nello specchio del bagno: profonde occhiaie marcavano i suoi grandi occhi arrossati e la criniera era sparpagliata senza alcuna logica sulla sua testa. Red sbuffò e cominciò a prepararsi.

Era ancora presto ed il sole non era sorto, ma affacciandosi alla finestra notò che le strade di Fillydelphia erano già animate dai lavoratori più mattinieri, che si avviavano a lavoro. Dopo le ultime sommosse fomentate da un gruppo di pegasi le autorità avevano vietato ogni traffico aereo, impedendo a Red di volare fino all'università. Tale fatto, però, non lo infastidiva in quanto adorava trottare per le strade perdendosi nei suoi pensieri. Presto arrivò all'edificio dell'università: era di costruzione recente e riprendeva uno stile architettonico famoso ed apprezzato che però il pegaso odiava. L'unica cosa che gli piaceva di quel posto era la sua forma, che consisteva in un semplice quadrato.

Nonostante le scalinate che portavano all'ingresso dell'edificio fossero deserte, diversi unicorni si erano già piazzati in punti strategici della scalinata e distribuivano volantini ai pochi pony presenti, mentre uno si esibiva in un monologo.

“Da quando le principesse hanno abdicato ad un governo totalmente democratico Equestria sta cadendo nel caos! Ormai nessuno sa più qual'è il suo posto e pensa solo al proprio tornaconto. Basti pensare alla città di Cloudsdale, il polo industriale della nostra patria... Che nonostante la sua ricchezza sta diventando sempre più indipendente, sostituendo il normale governo provinciale con una dittatura militare!”

Red abbassò la testa e passò vicino agli unicorni mentre l'oratore stava cambiando discorso, accusando il progresso tecnologico dei pony di terra ed il fatto che essi volessero rendere inutili gli unicorni. Entrò nella grande aula dove avrebbe dovuto tenersi la lezione, ma, come al solito, il docente era sparito e una decina di pony erano impegnati in una accesa discussione sulla rivolta dei pegasi che aveva messo a ferro e fuoco la città qualche giorno prima. Nessuno fece caso a Redstorm, che prese posto e cominciò a studiare.

“Ehi Red! Tu cosa ne pensi!?”

“Di cosa?”

“Di quello che è successo... Dai, sei un pegaso! Dovresti saperlo! Dicono che le armi usate dai sovversivi vengano dal regno dei Grifoni... quelli sono degli armaioli con la A maiuscola”

“E io cosa c'entro? Non ho mai visto un'arma da vicino, figuriamoci se so qualcosa su questi pazzi”

“No, sai... Tu sei nato a Cloudsdale... Beh sai...”

“Ti ho già detto mille volte che ci sono solamente nato! Dopo tre giorni la mia famiglia era già tornata a fillydelphia, mio padre è un unicorno e questo implica che egli non possa camminare sulle nubi. Non trovi?”

“Si ma...”

“Basta! Devo studiare”

Una volta uscito vide che gli unicorni stavano ancora distribuendo volantini, ma non ci fece caso dato che vide un pony molto più interessante: una graziosa pony di terra dal manto verde limone e la criniera nera gli sorrideva in fondo alla scalinata. Red spiegò le ali e volò nella sua direzione atterrandole di fronte e appoggiando affettuosamente il muso sul caldo manto del suo collo; la sua lunga criniera odorava di more e gli stuzzicava il naso, rischiando di farlo starnutire. La pony non ricambiò il gesto; Red sollevò la testa felice.

“Ma che brava! Sei venuta a trovarmi finalmente! Conosco un ristorante qui vicino che...”

Si accorse che la giumenta stava cercando di non incrociare il suo sguardo con quello di Red e che non sorrideva più; pure il sorriso del pegaso morì.

“È successo qualcosa?” chiese mentre accarezzava la guancia della pony con lo zoccolo.

“Vedi... Io... Lo sai...”

La sua voce si era fatta roca e tremante; continuava a non guardarlo.

“Lo sai come la pensa la mia famiglia sui pegasi... E dopo quello che è successo...” cadde a sedere borbottando la stessa frase un paio di volte. Red la abbracciò e iniziò a sussurrarle.

“Successo cosa!? Seriamente credete che io sia un sovversivo militarista!? Lo pensi pure te?”

La pony non gli rispose, abbassò ancor più la testa mentre le prime lacrime iniziavano a scivolare sul suo musetto. Red, sconvolto, si separò da lei ed iniziò a pestare gli zoccoli.

“RISPONDIMI!”

La pony sussultò continuando a singhiozzare. Finalmente parlò con una voce appena udibile:

“Papà dice che i pegasi e gli unicorni porteranno alla rovina Equestria... Io ti amo... Ma non può, non possiamo continuare...”

Il pegaso indietreggiò: non riusciva a credere che quello che stava succedendo fosse reale.

“Non è vero, sono tutte idiozie! Smettila di dire scemenze... Anche io ti amo. Freghiamocene di questo posto, fuggiamo inseme” disse mentre la abbracciava di nuovo. Tutto questo accadde nella sua testa. In realtà era ancora pietrificato di fronte a lei.

Un altro pegaso passò in mezzo ai due e si diresse a passo svelto verso l'oratore, che stava ancora esponendo le sue tesi relative al come i pegasi e i pony di terra avessero perso di vista la retta via. Gli puntò contro lo zoccolo e sparò alcuni colpi, ma nessuno di essi andò a segno e, approfittando del panico generale, volò via mentre l'unicorno sbraitava su come quell'atto fosse la dimostrazione di quello che stava dicendo.

Red non ci fece caso. L'altra invece sembrava ancor più sconvolta ed adesso guardava il pegaso rosso di fronte a lei con le lacrime agli occhi.

“Hai visto? Ti prego, perdonami... Ma veramente noi...”

Red spiccò il volo prima ella potesse finire la frase.




“Che stai leggendo?”

Red sollevò lo sguardo da una pegaso intenta a fare cose poco canoniche con le sue ali stampata su due pagine della rivista di Strangeye; si ritrovò faccia a faccia con il musetto affilato di una pony.

Un bel volto celeste scurito da un pesante strato di fuliggine con alcuni ciuffi gialli che fuoriuscivano dal cappuccio nero si stagliava davanti al pegaso rosso. Red girò la rivista mostrandole la pony stampata e indicò con lo zoccolo il colbacco che le copriva la testa.

“Fedor Dosthorsesvkij”

La pony guardò l'immagine dubbiosa, poi sembrò realizzare.

“Uuuuh, non so quale sia il delitto... Ma questo castigo mi sembra alquanto sopra le righe! Hahahahahaha”

La risata della pony riuscì a strappare un sorriso a Red.

Erano le quattro di mattina e, dopo che l'accampamento era stato diviso in tre linee difensive delimitate da tre barricate sulla strada sterrata, Red si era appostato con altri due pony in una casa posizionata dietro la prima barricata; lui e la pony azzurra si erano recati nella soffitta, mentre un unicorno aveva preso posizione al piano terra. La strategia era quella di cogliere di sorpresa gli invasori, falciando la loro avanguardia nella strada e costringendo il resto dei nemici ad un combattimento casa per casa.

Erano stati lasciati accesi alcuni falò e avevano piazzato intorno ad essi dei sacchi a pelo riempiti con degli stracci in modo da simulare una normale notte di riposo.

Rontgen era accoccolato dietro la seconda barricata in compagnia di Kharina e di altri pony: odiava dover rimanere in silenzio e decise di occupare il tempo giocando con alcune cartucce usandole come soldatini.

La pony bianca si era appostata sul tetto del silo, controllando attraverso il mirino un eventuale movimento nel buio delle praterie. Un mercenario aveva preso posizione sulla mitragliera antiaerea vicino a lei e stava fumando una sigaretta.

Strangeye era schiacciato dietro ad un riflettore in un nido di mitragliatrice fortificato sulla terza linea, brandeggiata da Lynx.

Ognuno era al proprio posto nelle per difendere il villaggio, tranne Crossbow e Dealer. Il primo era sdraiato in mezzo all'erba alta poco lontano dal villaggio, pronto a colpire gli ipotetici cecchini nemici; il secondo si era barricato dentro il silo e, armato di una pistola posizionata sullo zoccolo, stava preparando una pipa attendendo lo scontro.

“Te ci credi al paradiso o all'inferno?” chiese la pony azzurra al fianco di Red.

“All'inizio non credevo a nessuno dei due... Poi ho conosciuto la Zona” gli rispose il pegaso. La pony smise di puntare la sua mitragliatrice da zoccolo e guardò Red sorridendo.

“Questo è proprio un bel paradiso, vero? Solo che al posto dell'ardesia e dei cherubini abbiamo la vodka ed i corvi”

Red rise ancora, una risata nervosa e ansiosa, ma pur sempre una risata. Si stupì di come la compagnia di quella pony riusciva a metterlo un po' al suo agio. Un poco.

La pony diventò seria.

“No seriamente! Secondo te perché la Zona raccoglie la peggiore feccia di Equestria? Semplice! È un inferno in terra che richiama a se tutti i malvagi per far espiare le loro colpe, mi sa che di questi tempi l'inferno vero e proprio sia pieno”

“Ti riteni una malvagia?”

Alla domanda di Red la pony si scoprì il capo mostrando le orecchie abbassate.

“Sono fuggita nella Zona perché sono ricercata per aver ucciso tre pony durante una rapina... Mi faccio schifo, per questo sopporto tutte le avversità della Zona, me lo merito!”

Red si avvicinò a lei, poggiandole uno zoccolo sul dorso; ella sembrava veramente affranta.

“Saprai di sicuro che qualche ora fa ho ucciso un pony e, nonostante questa cosa salverà la vita di diversi nostri compagni, non riesco a non sentirmi in colpa... Pure io mi faccio schifo. Facciamo così: Siamo tutti e due delle anime prave intrappolate in questo inferno... E se un fardello è più semplice da portare in due... Affrontiamo questo posto insieme!”

Non sapeva il perché delle parole, non conosceva nemmeno il nome di quella pony. Ma si sentiva vicino a lei: capì perché gli stalker erano soliti chiamarsi “fratelli”. La pony rizzò di colpo le orecchie e gli porse lo zoccolo:

“Che scema! Non mi sono presentata, ciao sono Summer Tip!”


Crossbow era immobile. Non vi era un fiato di vento, neppure l'erba si muoveva.

Ad un certo punto egli udì un fruscio, alzò lievemente la testa e vide diverse ombre muoversi cautamente a pochi metri da lui; portò lentamente lo zoccolo alla radio e la accese.

“...eccoli...”


“Allora... Ciao! Io sono Redstor...”

“In campana ragazzi!” un pony passò di casa in casa avvertendo gli occupanti.

I due pony interruppero la loro conversazione e si prepararono; Summer Tip si appostò su di una finestra che dava sulla strada, mentre Red si posizionò su di una che si affacciava sullo spazio che separava la casa da un'altra simile; tolse la sicura al mitra: il rumore gli gelò il sangue, il suo cuore iniziò a battere in modo folle ed il respiro era affannoso.

“Ucciderai molti altri pony”

Pregò Celestia che ciò non accadesse, almeno non per quella notte.

Uno sparuto gruppo di pony apparì pochi metri di fronte al villaggio; la tiratrice sul tetto li individuò subito: stavano cercando di aggirare il posto di blocco all'entrata del villaggio, non sapendo ancora che esso era disabitato.

Fu la pony bianca a dare inizio a tutto.

Ci fu uno sparo seguito da un grido, sette riflettori si accesero accecando il gruppo di pony e decine di armi da fuoco emisero il loro cupo canto mentre quindici pony cadevano contemporaneamente come burattini ai quali fossero stati tagliati i fili. Ci fu un attimo di silenzio, poi i banditi risposero al fuoco: purtroppo per i difensori gli assalitori non erano degli sprovveduti e avevano circondato il villaggio bersagliandolo da ogni lato. Red vide decine e decine di piccole luci accendersi nell'oscurità mentre una fiumana di traccianti percorreva la strada abbattendosi sulla prima barricata.

La tiratrice bianca inquadrò un pony appostato in lontananza e illuminato dal fuoco della sua mitragliatrice e lo colpì in pieno petto; il fuoco si spense nascondendo gli effetti del tiro.

La pony vicino a Red sparava delle brevi raffiche con la sua mitragliatrice, mentre il pegaso osservava la battaglia principale.

La tiratrice sparò un altro colpo che andò a segno: un pony nelle vicinanze delle prime case si afflosciò a terra come un sacco vuoto, un bandito attraversò la strada correndo tra le pallottole gettandosi eroicamente sul corpo del compagno. La pony lo osservò: mentre gli faceva da scudo con il corpo pallottole di piccolo calibro smembravano la sua veste rivelando una pesante corazzatura al di sotto di essa; una volta cessato il fuoco questo afferrò con la bocca il ferito e cercò di trascinarlo al sicuro nell'oscurità; una pallottola della Loyalty gli forò la nuca prima che ci riuscisse.


“Lynx! Lynx! Lynx! Perché non spari dannazione!? Hai una mitragliatrice pesante tra gli zoccoli, usala!” Strangeye gridava terrorizzato mentre cercava di illuminare il campo di battaglia con il riflettore.

“Ma sei scemo!? Abbiamo decine di compagni davanti, vuoi avvantaggiare i banditi?!!”

Una pallottola vagante colpì la canna della mitragliatrice rimbalzando a pochi centimetri dalla faccia di Lynx, che si acquattò, imprecando.

I primi gruppi di banditi riuscirono a penetrare nei fianchi del villaggio ingaggiando sparatorie ai limiti del corpo a corpo con i difensori che non erano impegnati sulle barricate.

Un pony di terra in tenuta mimetica emerse improvvisamente dal buio proprio sotto la finestra su cui Red si era appostato: il pegaso lo osservò impietrito mentre questo puntò una mitragliatrice da fianco verso di lui, ma una raffica si abbatté sul suo dorso ed egli cadde a terra contorcendosi. Red inalò il forte odore di cordite e polvere da sparo esplosa osservando lo zoccolo armato che aveva sparato, salvandogli la vita. La pony azzurra si avvicinò al suo viso guardando interdetta gli occhi sgranati del pegaso rosso.

“Redstorm! Ti hanno colpito? Ehi mi senti? Red!!”

Un bandito si sedette nell'erba alta portando sulla spalla un lungo tubo e un secondo pony infilò un razzo nel retro del cilindro stesso collegando dei morsetti sulla coda di esso. Diede una leggera zoccolata sulla nuca del compagno e si acquattò a terra mentre questo schiacciava una leva sulla parte superiore del tubo.

Un missile attraversò la strada per tutta la sua lunghezza colpendo in pieno la prima barricata, facendola a pezzi inseme ad un paio di pony appostati dietro di essa; l'unica parte che resistette allo scoppio fu il blindato rovesciato. Alcuni unicorni approfittarono della confusione e cominciarono a bersagliare i pony superstiti con le loro armi da fuoco e con i loro incantesimi; dei circa dieci pony appostati in prima linea ne erano rimasti in vita solo tre, che si affrettarono a galoppare verso la seconda barricata.

L'unicorno che presidiava la casa insieme a Redstorm e Summer Tip esaurì i colpi del suo fucile da combattimento e, mentre faceva levitare nuove cartucce dentro l'arma, sradicò con la telecinesi una vecchia vasca da bagno e la scaraventò fuori dalla finestra, aprendo un grosso buco nella parete lignea e costringendo alcuni assalitori a fare dietro front.

“Ma che cazzo fate lassù!? Sparate maledizione!” gridò dalle scale che portavano alla soffitta.

La pony celeste prese in bocca una granata e, dopo averla innescata, la gettò fuori. Una esplosione squarciò l'aria e, come indicarono le alte grida che si sentirono, anche le carni di alcuni nemici.

“Red! Calmati... Se non mi aiuti moriremo tutti e due!” lasciò perdere la sparatoria e si sedette di fronte al pegaso  afferrandolo dolcemente per le spalle.

“Non ti ricordi cosa hai detto prima? Un peso è più leggero se portato in due, combattiamo e salviamoci da questo schifo insieme!” nonostante la situazione tragica la pony riuscì a mostrare a Red, tentando di rassicurarlo, un grande sorriso. Quest'ultimo si tramutò in una orrenda smorfia di dolore mentre un proiettile le crivellava la testa da tempia a tempia sporcando la bella criniera gialla di sangue e materia grigia; si accasciò senza vita sul petto di Red, che osservò sconvolto il fiotto di sangue che colava dalla testa della pony sulla sua tuta, tingendola di un malato rosso scuro.

Il pegaso non reagì: si limitò a scendere lentamente al piano terra, dove infuriava una violenta sparatoria, ignorò le domande dell'unicorno riguardo la sua compagna, si acciambellò in un angolo della stanza e vi rimase, tremando.

La tiratrice sorrise mentre osservava il suo ultimo colpo mozzare la testa ad un pegaso che stava tentando di aggirare le difese volando sul lato sinistro del silo.

Ella allineò il piccolo triangolo del mirino alla nuca di un bandito intento ad iniettare dell'antidolorifico nel corpo di un compagno ferito e tirò di nuovo il grilletto; il fucile si limitò ad emettere un click. Cominciò a sbuffare rovistando in una sacca alla ricerca di un caricatore pieno ma non ne trovò alcuno.

“Beh, io ho finito le munizioni e insieme ad esse la festa... Cerca di tenerli lontani dal silo mi raccomando” non sentendo né il fuoco della mitragliera né una risposta da parte del mercenario la pony si voltò e vide che egli giaceva seduto nella sua postazione con il cuore spaccato da un proiettile di grosso calibro.

“Fanculo... Adesso parlo pure con i morti” si alzò sulle quattro zampe e, dopo aver posizionato il suo fucile sulla schiena, scese all'interno del silo.

Un'altra esplosione sconquassò la stanza e l'unicorno cadde di fronte a Red con il dorso devastato dalle schegge. Il pegaso non riusciva più a muoversi, a pensare, a reagire; guardò con aria distaccata la bellissima unicorno grigia dalla criniera rosa mentre entrava nella stanza guardandosi intorno con circospezione. Egli non aveva paura, non riusciva a provarne; neppure quando questa lo vide e gli puntò contro due carabine ed una pistola. Voleva chiudere gli occhi per non vedere quella bella creatura mentre lo uccideva, ma non riuscì nemmeno in quello.



Era nel bel mezzo di una larga strada cosparsa di cespugli ed erba: era la stessa grande città in rovina che aveva sognato appena giunto nella Zona. Stava camminando quando, all'improvviso, vide due figure sedute di fronte a lui: una diede una zoccolata all'altra per attirare la sua attenzione ed indicò Red; si alzarono in piedi e si avvicinarono. Anche il pegaso si avvicinò a loro, ma si bloccò quando fu abbastanza vicino da riconoscerle.

Uno era il pony che aveva ucciso, che lo guardava mostrando una orripilante ma contemporaneamente serena espressione nonostante il gigantesco squarcio nel petto.

L'altra era Summer Tip che, al contrario del primo, aveva ancora impressa sul volto la smorfia che fece quando morì.

Red cadde a sedere ricominciando a tremare come una foglia.

“Quando si parla di farsi fighi con gli altri uccidendo un esploratore sei pronto a sparare a tutti i pony di questo mondo, vero Redstorm? Ma quando si parla di aiutare una pony che aveva fiducia in te nonostante fossi un completo sconosciuto ci facciamo prendere dagli attacchi di panico, eh?”

L'esploratore morto si frappose tra lui e Summer.

“Lascialo stare, non vedi che è poco più di un puledro?” trottò al suo fianco e gli cinse le spalle con la zampa.

“Vedi caro... Stai per morire, ed io non voglio questo. Non chiedermi il perché! Ma sappi solo che da queste parti se non ti dai una mossa a raggiungere il tuo obiettivo finisci male... Come te!”

Red vide il volto dell'esploratore trasformarsi nel suo. Non era il suo volto abituale: era straziato e pieno di fori sanguinolenti.

Sentì degli spari. Ritornò ad avere paura. Urlò.



Era di nuovo dentro la casa e tra il polverone poteva vedere il cadavere della unicorno; l'arma del pegaso aveva ancora la canna fumante. Si alzò di scatto e scappò verso le retrovie.

I due gruppi di stalker continuarono a lottare casa per casa ancora per alcuni minuti; i banditi riuscirono a sfondare la seconda linea difensiva, ma quando capirono che non avevano abbastanza forze per sopprimere l'ultima resistenza sulla terza barricata e sul silo decisero di raccogliere i feriti e di ritirarsi.

Dealer tirò un sospiro di sollievo osservando gli stalker esultare sparando colpi in aria, quand'ecco che udì una voce muliebre dietro di lui.

“Anche questa volta ti è andata di lusso, trafficante”

Sperava fosse morta, una speranza fin troppo vana.

“Io ho seguito i banditi, io ho ucciso i vecchi capi per far calmare le acque, io ho guidato quel branco di bifolchi al luogo dell'incontro... Adesso voglio ciò che mi spetta!” disse la femmina.

Dealer, silente, aprì una vecchia cassaforte nascosta sotto la sua scrivania e ne tirò fuori una consunta e sporca scheda magnetica: il tempo e l'usura aveva cancellato gran parte di una scritta stampata su uno dei suoi lati. Le lettere visibili recitavano: Prto H sez. Tg sl.

Sul candido volto della pony si delineò un enorme sorriso mentre il pegaso le porgeva la scheda.

“Lo sai che questa roba si trova al centro della Zona vero?”

“Quel che so non sono affari tuoi, storpio”

Dealer ringhiò sommessamente.

“Fottuti Loyalty, mi porterete alla rovina”

“A quanto vedo un Loyalty ti ha appena salvato dalla rovina... Dovresti essere riconoscente”

“Sì, sì certo come no! Adesso sparisci dalla mia vista e porta i miei saluti a quella gallina frigida di Cloudsdale”

“Lo farò senz'altro”

Mise la scheda dentro ad una tasca interna della tuta e fece per uscire dalla stanza.

“È stato un piacere fare affari con lei, signor Smile!”

Al suono del suo vero nome Dealer digrignò i denti guardando la pony che spariva nell'oscurità della rampa di scale.

Era sorto il sole mentre tutti gli stalker erano impegnati a raccogliere i morti ed i feriti. Red era accucciato dietro all'ultima barricata con Themistocles, che, ferito, gli teneva compagnia con le sue bestemmie mentre Strappabudella lo medicava. Dei settanta e più pony che popolavano il villaggio ne erano rimasti ventidue; di fronte al pegaso vi era un grosso mucchio di cadaveri e, intanto, due stalker erano occupati a spogliare i morti di ogni loro avere.

Nella macabra pila vide Summer Tip, Kharina e la unicorno che egli aveva ucciso. Non provava senso di colpa per aver provocato la morte di due creature così belle, non percepiva dispiacere per la morte della zebra che lo aveva rifocillato e fatto sognare con le storie della propria terra natia. Era vuoto.

I mercenari superstiti erano passati a ritirare le armi di Dealer e stavano distribuendo la paga pattuita ai pony; Red consegnò la mitragliatrice senza battere ciglio.

“Rosso! C'è Dealer che vuole pagarti di persona!”

Red entrò nel silo senza rivolgere la minima attenzione al mercenario. Ad attenderlo vi erano Dealer ed il capo della banda di mercenari

“Ebbene mio caro, un trafficante rispetta sempre i propri patti... Tu hai lavorato per me, ed ecco la tua ricompensa!” indicò il suo computer.

“Lì dentro ci sono le coordinate sui vari avamposti governativi e scientifici, dammi il tuo palmare che le carico”

Dealer restituì il PDA a Red insieme al denaro pattuito. Non appena uscì Redstorm cercò immediatamente il nome di Forcefield.


Forcefield Storm

Gruppo: E

Bunker E23

Zona di operazione: Klopachi


“Porca puttana Klopachi!” Rontgen si era posizionato dietro a Red spiando il palmare.

“Cucciolo, Klopachi è oltre la fascia di Masquarade, il friggicervella, non crederai di poterla attraversare saltellando e cogliendo fiori di bosco?”

Red si limitò a guardare l'unicorno

“Ti servirà una guida, ne conosco una buona al campo di Hayville”

“Bene” rispose Red con aria assente.

“E guarda un po'? Pure io sto andando ad Hayville, andiamoci insieme!”

“Come vuoi tu...”

“Ha ha! Perfetto, Crossbow è già partito, lui frequenta quel posto in continuazione, ci farà da cicerone una volta arrivati! Quel tuo amico con gli occhi strani ci sta aspettando fuori dal villaggio”. Il corno del pony si illuminò, materializzando addosso a Red la sua mitragliatrice e, poi, tre fucili a pallettoni con un caricatore a tamburo uguale a quello dei revolver che, invece, si infilarono velocemente in altrettante fondine sui fianchi e sul dorso di Rontgen. Quest'ultimo trottò rapidamente all'esterno mentre Red, interdetto, lo scrutava.

“Dai cazzo! Veloceeee prima che Dealer si accorga che mancano alcune armi!”

Red guardò prima l'unicorno, poi il mitra assicurato al suo fianco, capì che quella tortura mentale e fisica era solo all’inizio. Raggiunse Rontgen al galoppo.

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Capitolo 8
*** Serie P ***


Capitolo 7: Serie P



“Coso lì! Come cazzo ti chiami... Fermati!”
Strangeye raccolse il manico di una granata inesplosa che stava utilizzando per sondare il terreno e si voltò verso Rontgen, che si era fermato pochi metri più indietro.
“Oa uoi?” biascicò con ancora il manico in bocca.
“Mi sa che abbiamo sbagliato strada...”
L'unicorno rosso sputò il manico guardando stranito Rontgen.
“Come 'abbiamo sbagliato strada' ?”
“Hai presente quando vuoi andare in un posto ma invece di prendere la strada giusta ne prendi un'altra che porta da tutt'altra parte?”
“Cavolo! Meno male che c'è il prof che mi spiega le cose...” gli rispose con un tono sia ironico sia adirato, per poi continuare:
“Tralasciando il fatto SIAMO IN MEZZO AD UNA CAVOLO DI STEPPA!”
“Bada a come parli novellino! Io esploravo la Zona quando tu eri ancora nella pancia di tua mamma.”
“Ma smettila! Si vede lontano un chilometro che hai la nostra età!”
Red approfittò del bisticcio dei due per sedersi: aveva marciato a testa bassa seguendo gli altri, immerso nei suoi tormentati pensieri. Ovviamente essi erano rivolti al giorno precedente.
Aveva ucciso due pony e ne aveva portata una al macello, a causa della sua debolezza.
“Quando si parla di uccidere un esploratore...” le parole di Summer durante quello strano sogno ad occhi aperti riecheggiarono nella sua mente; l'esploratore, perché gli aveva sparato?
Ciò che accadde con la unicorno era stata legittima difesa: Red non si era nemmeno reso conto di aver aperto il fuoco; ma quel pony non era un pericolo, in quanto stava scappando e lui aveva agito con lucida ferocia.
Ripensò al momento in cui aveva trattenuto il respiro prima di tirare il grilletto, cercò di ricordare cosa avesse pensato in quel momento, ma non ci riuscì: in quel momento la sua mente era vuota, fredda, priva di ogni sentimento.

Si coprì la faccia con gli zoccoli mentre la sua gola si stringeva dolorosamente.

“Ora tu spiegami perché non usi la cazzo di magia! Che ce l'hai moscio il corno?”
“Il mio corno funziona alla perfezione! Ma ho sempre odiato gli unicorni, idioti e snob!” Strangeye scandì le parole sbattendo gli zoccoli a terra,
“Ma tu sei un unicorno!”
“Certo che sei perspicace, eh! Guarda come uso bene la tua fottuta magia!”
Il corno del pony si illuminò di una tenue luce arancione e, a quel punto, un sasso venne avvolto da una leggera aura scintillante dello stesso colore e schizzò verso il volto di Rontgen, che prontamente evitò il proiettile, il quale andò a colpire la tempia di Red. Nessuno fece caso a tal fatto, nemmeno lo stesso pegaso: il contraccolpo gli fece scoprire il volto fino a quel momento nascosto dai suoi zoccoli. Si guardò intorno: un fitto mare di erba secca e cespugli sommergeva i pony all'altezza del garrese, mentre una forte nebbia oscurava il paesaggio attenuando ogni suono. L'unica cosa che Red riusciva a sentire, oltre alle grida dei suoi compagni, era il fruscio dell'erba piegata da una debole brezza caldiccia e umida come il respiro di un malato.
Il dolore alla tempia lo aveva distratto per pochi secondi dai sensi di colpa, ma un altro pensiero fece rinsavire il pegaso: Summer Tip. Immediatamente l'immagine della pony mentre veniva colpita gli ricomparì in mente, vivida come se si verificasse nuovamente davanti a Red. Ella era morta per causa sua nel tentativo di calmarlo: avrebbe potuto abbandonarlo al suo destino, ma, invece, era rimasta con lui, aveva ignorato lo scontro, i nemici e le pallottole che fischiavano intorno a loro solo per farlo ragionare e salvarlo. Era morta per lui.
Un senso di orrore e disgusto pervase il pegaso: egli non si sentiva in colpa.
Una pony, una bellissima e dolce pony in cerca di redenzione aveva dato la vita per salvarlo; Red, al contrario, era rimasto egoisticamente apatico. Nella sua mente rimbombava un solo pensiero che si abbatteva impetuosamente sulla sua coscienza: “Perché? Perché? Perché!?”.
“Ginger!” Finalmente la voce argentina di Rontgen lo riportò alla tanto agognata realtà.
“Mi chiamo Redstorm...” non si azzardò ad alzare lo sguardo.
“Questo lo so Ginger! Guarda se c'è una mappa aggiornata sul tuo palmare dai!”
Il pegaso tirò fuori lentamente il PDA dalla sua tasca e selezionò la voce “mappa”: una fotografia della Zona apparve sullo schermo zoomando sulla sua posizione e un piccolo quadrupede blu stilizzato segnava la sua posizione all'interno di una distesa di acquitrini.
“Dice che siamo in una palude e che ci sono degli edifici a quasi un chilometro da qui, verso nord”
La sua voce era roca e bassa.
“Ma che diamine... Fa vedere!” Rontgen strappò il PDA dagli zoccoli di Red facendolo levitare davanti a sè.
“Eh cazzo, ste mappe son vecchie di vent'anni!”
Strangeye sembrò dimenticare la litigata e si avvicinò a Rontgen incuriosito:
“Dai, l'importante è che mostri la nostra posizione, chi se ne frega se dice che siamo in una palude... Dai magari quegli edifici son un quartiere satellite di Hayville, controlla!”
“Nah, conosco quel posto, è una fattoria collettiva di cui non ricordo il nome, il grano che stipavano al villaggio del silo veniva da lì, cavolo! Stiamo andando da tutt'altra parte!”
“Ovviamente, meno male che tu sei l'esperto”
“Biondo! Forse non hai capito che la Zona ha una sua logica indecifrabile, se ci siam persi di certo non è colpa mia!”
Ricominciarono a battibeccare. Red sospirò; doveva distrarsi e togliersi dalla testa quei pensieri o sarebbe impazzito del tutto. Frugò nello zaino e ne estrasse una bussola militare ed una cartina turistica, vide la piccola macchia grigia con su scritto Klopachi: non riusciva a stabilire la sua posizione su quel vecchio pezzo di carta, ma quella città gli sembrava comunque molto lontana. Spostò lo sguardo verso la bussola e quello che vide lo lasciò interdetto: inizialmente stava segnando correttamente il nord, poi l'ago iniziò a girare vorticosamente in senso antiorario.
Si limitò a commentare lo strano evento con un "bah": la Zona era un posto strano e sicuramente quella era una cosa all'ordine del giorno. Il vento smise di soffiare e la nebbia sembrò diventare meno opprimente; Red sentì il calore di un raggio di sole sul collo dato che le nubi si erano diradate: finalmente qualcosa di piacevole.
Rontgen troncò la sua litigata con Strangeye guardando il cielo, imprecò e accese frettolosamente il contatore geiger che portava in una piccola borsa a tracolla. Non fece in tempo ad estrarre la sonda che l'apparecchio cominciò a risuonare: inizialmente era un semplice ticchettio nervoso che indicava una poco pericolosa radiazione di fondo, ma il ticchettio si trasformò rapidamente in un forte ed irruento crepitio.
“Merda! Andiamo a quella fattoria, qui sal...”
Un potentissimo boato interruppe Rontgen: sembrava che il mondo fosse esploso, il terreno cominciò a vibrare mentre un altro scoppio si ripercosse sul petto dei tre pony.
Ad ogni scoppio corrispondeva una colonna di luce blu semitrasparente che si schiantava a terra. Alcuni fulmini caddero producendo uno strano rumore metallico molto diverso dal normale rombo di tuono. Un fortissimo bagliore accecò i pony mentre un violento vento che soffiava da est rischiò di far cadere Red a terra.
“Maledizione! VIA VIA VIA!” gridò Rontgen mentre afferrava Strangeye, ancora stordito dal bagliore, e correva via.

Il pegaso, tuttavia, rimase immobile, osservando i due che si allontanavano sempre più. Il fatto che sia stato causato un "fuggi-fuggi" generale indicava che quella specie di tempesta era nociva, magari mortale e Red sperava che fosse così: voleva farla finita, non gli importava più di suo fratello. Era diventato un mostro senza sentimenti e meritava di morire.
Le orecchie cominciarono a fischiare, l'erba smise di agitarsi sotto al forte vento che ancora persisteva; il pegaso non vedeva nulla, ma cominciò ad avere paura, che presto si trasformò in puro terrore. Red non conosceva la causa di quella paura, ma gli era ben noto l'effetto che ebbe su di lui.

L'erba ricominciò ad agitarsi ed il fischiò cessò, ma il terrore rimase. Red spiegò le ali: la destra, come al solito, scricchiolò in segno di protesta provocandogli un forte dolore sulla ferita non ben rimarginata. Si alzò in volo combattendo con il vento contrario, mentre i suoi due compagni erano dei puntini lontani, ma in breve li raggiunse atterrando dietro di loro e seguendoli al galoppo. Non sapeva perché stava cercando di salvarsi, non voleva farlo; eppure lo stava facendo contro la sua stessa volontà: quella paura immotivata lo stava comandando come un burattino.
Il cielo stava diventando rosso e fulmini dello stesso colore lo stavano percorrendo, quando entrarono in una fitta macchia di vegetazione: nonostante fosse pieno giorno luce accecante e buio pesto si alternavano ritmicamente. Il contatore geiger di Rontgen ormai era incontrollabile e crepitava senza sosta. A tutti mancava il respiro per la corsa, le piante graffiavano le parti scoperte dei loro corpi; stavano correndo alla cieca senza curarsi delle anomalie.
Una volta superata una macchia di vegetazione si trovarono davanti ad un basso muretto che delimitava i confini di un frutteto; all'estremità di esso erano già visibili i tetti dei magazzini della fattoria. Quello che una volta era un terreno ricco di alberi da frutta si era trasformato in una grottesca selva di altissimi alberi spogli, dotati di sottili rami che si intrecciavano tra di loro formando una cupa ed impenetrabile volta che sovrastava le teste dei pony. Dalle estroflessioni più basse degli arbusti pendeva uno strano materiale simile ad una fitta ragnatela setosa che ondeggiava tranquillamente nonostante il forte vento, mimando lenzuoli posti ad asciugare in un bel giorno assolato.
Rontgen evitò una di queste ragnatele lanugginose e Strangeye seguì il suo esempio; Red invece non riuscì a scansarla e la travolse. In principio egli udì un rumore simile a quello che viene prodotto dalla carta quando viene strappata, seguito da un lancinante dolore al viso: fu come se migliaia di lamette gli stessero incidendo la carne. Crollò a terra gridando mentre un fiotto di sangue gli oscurava la vista; rimase a terra e si coprì il muso con gli zoccoli, ma questo non fece altro che provocare un dolore ancora più forte.

Rontgen e Strangeye si precipitarono all'interno di un grosso edificio di cemento armato: un garage per le macchine agricole. Strangeye si guardò attorno ansimante e, in seguito, si rivolse al compagno terrorizzato.
“Dov'è Red?”
Il cielo ormai era dominato da un rosso incandescente, le nubi si addensavano o si dissolvevano senza un minima logica e i boati si facevano più forti e frequenti. Il pegaso si trascinò vicino al tronco di un albero ed appoggiò il mento su di una radice; guardò distrattamente le pietre che si staccavano dal terreno galleggiando a pochi centimetri da terra. Il suo naso cominciò a sanguinare copiosamente insieme alle orecchie; Red non se ne accorse dato che oramai aveva perso il controllo di tutti i sensi, fatta eccezione per la vista e l'udito (che si era ridotto ad un leggero fischio): si sentiva incorporeo. Sorrise, mentre chiudeva gli occhi anch'essi insanguinati e pensò “Finalmente!”.


Un dolore inaspettato lo riportò alla realtà: qualcosa lo aveva strappato violentemente da terra e lo stava trascinando. Un'aura verde lo avvolgeva: davanti a lui c'era Rontgen; anch'egli stava sanguinando dagli stessi punti del pegaso. Se lo caricò in groppa e galoppò verso il rifugio.
Sollevò nuovamente Red tramite il potere della levitazione e lo gettò oltre la soglia del garage mentre gridava a Strangeye di chiudere il grosso portone di ferro a scorrimento che l'unicorno rosso aveva spalancato prima di entrare nel rifugio.
Strangeye guardò terrorizzato una nube rossa che si dirigeva velocemente verso di loro, cercò di spingere la vecchia porta arrugginita che si chiuse con un sordo rumore metallico.

La terra tremò ancora una volta, ancora più forte, e il garage emise dei lamentosi cigoli ma resistì al terremoto. Il buio inghiottì ogni cosa; Strangeye accese una piccola torcia assicurata sotto il collo, ma, sebbene la lampadina fosse luminosa non riusciva a rischiarare l'ambiente circostante. Si avvicinò alla sagome di un pony riverso a terra, era Red.
“Ehi Red? Come stai? Dai Red, dimmi qualcosa, su!”
Red aprì gli occhi sporchi di sangue, le cui iridi non erano del loro solito viola, bensì grigie. Sorrise a Strangeye per poi vomitargli addosso e collassò.

“È Ancora vivo?” chiese Rontgen mentre si massaggiava le tempie: egli aveva utilizzato su se stesso un incantesimo protettivo simile alla barriera che aveva sfruttato il giorno in cui incontrò Red, ma era stato comunque intaccato da quell'energia dalla natura sconosciuta.
Strangeye non si curò del vomito e cominciò a ripulire il viso di Red dal sangue.
“Si, ma è svenuto”
“Non ci credo!”
“In che senso?”
“E' stato esposto ad una emissione senza un minimo di protezione, dovrebbe essere morto”
“Beh anche tu sei stato esposto, e l'emissione non era quella specie di nube rossa?”
“Quello era il picco di energia che raggiunge una emissione prima di passare, ed io mi sono esposto poco proteggendomi, lui è stato fuori tre minuti abbondanti”
“...Va bene, chi se ne frega! L'importante è che sia vivo...”
“Se non dà segni di vita prima della partenza lo lasciamo qui...”
Strangeye voleva replicare, ma una luce si accese dietro di loro, seguita dal caratteristico rumore di una sicura che veniva disinserita; Rontgen fece levitare fuori dalle fondine i tre fucili mentre Strangeye si mise di fronte al pegaso svenuto facendo da scudo e puntando la sua mitragliatrice con ancora la sicura inserita.
Dietro la luce si poteva distinguere la figura di un pony piuttosto alto, vestito di una divisa nera che lo aveva reso invisibile nell'ombra del garage; una maschera antigas dello stesso colore gli copriva il volto.
“Stalker! Gettate le armi prima che finisca male” la voce era ovattata dal filtro della maschera, ma i due compagni di Redstorm capirono bene le parole.
“Chissà come mai riconosco quella bella silhouette, ti ricordo che ho avuto modo di saggiare quel sederino sodo qualche giorno fa, Bloodspring!” disse Rontgen ghignando e rinfoderando le armi.
Il pony si tolse la maschera antigas scoprendo il candido viso della tiratrice dei Loyalty, un volto molto adirato.
“Per te sono il tenente Alastor, stalker!” abbaiò senza smettere di puntare l'unicorno disarmato.
“Si, certo... Fino a due o tre giorni fa ero... mmmhhhh, fammi pensare... Ah, si! 'Bastardo non ti fermare' , sì ecco come mi chiamavi” si avvicinò a lei fino a toccare con la fronte la canna del fucile.
La pony di tutta risposta si avventò su Rontgen calando sul fianco dell'unicorno il calcio della sua arma; il pony verde cadde a terra tossendo.
“Non capiamo il senso dell'umorismo eh!? Te lo faccio capire io stronza” il corno del pony si illuminò per poi rilasciare una forte scarica di energia sotto forma di una piccola onda d'urto che fece cadere la candida pony dando tempo a Rontgen di rialzarsi ed estrarre di nuovo le sue armi.
Si ritrovarono a puntarsi tutti e due le armi vicendevolmente.
“Ma siete scemi?” gridò Strangeye che, nel frattempo, aveva abbassato la sua arma.
Rontgen tentò di dire qualcosa, ma venne interrotto dal suo compagno.
“Andate a quel paese tutti e due! Ho fame... Guardo se c'è qualcosa per accendere un fuoco”





Il cielo era azzurro: un bell'azzurro chiaro che nemmeno il più prestigioso pittore di Canterlot avrebbe potuto avere sulla sua tavolozza. Red sospirò e si rigirò, sdraiandosi supino sulla nube in cui aveva cercato riparo dopo la confessione della sua amata, o meglio ex amata. Quelle poche frasi erano state sufficienti a distruggere gli anni di sentimenti che avevano costruito insieme: i primi sguardi, le fantasie di Red, le parole, le risate, i baci non erano altro che un arido ricordo nella mente e nel cuore del pegaso. Qualcosa sfondò la coltre nuvolosa iniziando a svolazzare sopra di essa e, dato che era ancora vietato volare nei cieli di Fillydelphia, Red pensò fosse una pattuglia delle forze dell'ordine e si acquattò tra le nubi: un pony atterrò dolcemente sulle nubi a pochi metri dal nascondiglio di Red. Si trattava di un unicorno cremisi dalla criniera e dal manto simili a quelli di Red e, adese al dorso, mostrava eleganti ali di libellula ottenute tramite la magia. Il pegaso lo riconobbe e si mise a ridere sguaiatamente, spaventando l'unicorno.
“Che bella fatina! Hahahaha!”
“Maledizione! Mi hai spaventato... Sapevo di trovarti qui!”
Volò vicino al pegaso atterrandogli accanto; il fruscio emesso dalle ali artificiali lo fece ridere ancora più forte.
“E Allora? Non siamo mica tutti dotati di belle ali piumate! Non è colpa mia se l'incantesimo mi fornisce... Questa roba”
“Hahaha Ti prego piccola fata! Portami al ballo del principe hahahaha!”
L'unicorno osservò un attimo le sue ali artefatte, e si unì alla risata del pegaso.
“... Come hai fatto a trovarmi?” chiese Red, tornando ad osservare il cielo.
“Ti conosco! Semplice no? Ho saputo che la tua...”
“Non me lo ricordare per piacere”
L'unicorno si sdraiò vicino al pegaso.
“Indovina un po'? Finalmente farò degli studi sul campo!”
“In che senso?”
“Vado ad est! A Pony”
Red si rizzò a sedere guardando stranito il suo interlocutore.
“Davvero? Ti mandano in quella landa desolata?”
“Si! Cavolo, tu non sai quante meraviglie nasconde quel posto”
“Le radiazioni”
“Smettila, è una grande occasione per me”
Red tornò nella sua posizione sdraiata e si copri il viso con lo zoccolo.
“La mamma lo sa?”
“Non ancora... Devo trovare il momento giusto per dirglielo, parto domani...”
Per Red fu un altro duro colpo: non solo aveva perso la pony che amava, ora stava per perdere anche suo fratello. Si alzò tentando di apparire impassibile alla notizia, sebbene non riuscì a trattenere una smorfia che conquistò gli angoli della sua bocca.
“... Festeggiamo con del sidro?”
L'unicorno sorrise mentre si rialzava.
“Ci sto!”




“Pensi che non mi dispiaccia? Anche a me stava simpatico, ma è stato esposto per troppo tempo, se non è morto vuol dire che è uno dei quei poveracci che girano per la zona col cervello fritto, se non peggio!”
“Ma quanto ti costa aspettare? Potrebbe svegliarsi, magari tra qualche giorno!”
“Non possiamo portarcelo appresso, portalo te e crepa! Tanto ci sei abituato a fare il mulo vero?”
Due voci stavano discutendo animatamente quando Red rinvenne, aprendo gli occhi: si trovava in uno stanzone malamente illuminato da una fiamma che sentiva scoppiettare dietro di lui ed un forte odore marcescente permeava l'aria. Mise a fuoco quello che si trovava davanti a lui: era la giovane giumenta bianca del silo, sdraiata sulla pancia con il suo fucile appoggiato sul fianco. La prima cosa che Red notò fu che ella portava la sua lunga treccia raccolta formando una piccola bozza dietro alla nuca che ricordava vagamente un cesto di vimini. Aveva tra gli zoccoli l'artefatto trovato nella segheria e gli stava lanciando contro delle scaglie di metallo arrugginito.
Il pegaso cercò di alzarsi gemendo, anche se la testa gli doleva in modo atroce; fu subito notato dalla pony che lasciò stare l'artefatto e spinse Red con lo zoccolo facendolo cadere su di un fianco.
“Ehi voi due! Il vostro amico si è svegliato, problema risolto... E tu rimani a terra, sei ancora troppo stordito per camminare”
I due smisero subito di bisticciare e si avventarono sul compagno.
“Cazzo Red! Stai bene grazia alle sorelle...” Strangeye lo tenne cosciente con alcuni colpetti sul collo mentre Rontgen lo guardava sconvolto.
“Non è possibile... Devi avere una fortuna sfacciata, vabbeh, vorrà dire che la Zona non vuole ancora prenderti, hai bisogno di qualcosa?”
Red, nonostante la forte emicrania gli impedisse di parlare bene, fece capire che voleva respirare un po' d'aria fresca. Strangeye lo accontentò subito caricandoselo in groppa e avviandosi verso l'uscita ancora serrata del garage mentre Rontgen e Bloodspring (o tenente Alastor) gli gridavano inorriditi di non farlo, ma l'unicorno rosso sembrò non sentirli mentre spalancava rumorosamente le porte metalliche ed usciva fuori con Red.
Avanzarono una decina di metri dentro una fittissima nebbia, il grosso edificio in cui si erano riparati era quasi del tutto invisibile; in mezzo a quel bianco era possibile notare unicamente piccoli fiocchi candidi che cadevano lentamente dal cielo.
“Uh... Nevica” disse il pegaso tendendo uno zoccolo; un corpuscolo si poggiò dolcemente: non era un cristallo, bensì uno strano materiale lanuginoso e friabile. La voce ovattata dalla nebbia di Rontgen cominciò a trillare dietro di loro.
“Idioti! Tornate subito dentro, quella non è neve... È un fallout!”
I due pony si scambiarono uno sguardo terrorizzato e si affrettarono a tornare nel garage.
“Ma è scoppiata una bomba atomica?” chiese Strangeye mentre oltrepassava la soglia di ingresso.
“Siamo nella Zona, è meglio che tu impari a non farti domande” rispose Rontgen illuminando il suo corno; la grande porta di ferro si chiuse sferragliando.

Red mandò giù un abbonante sorso di vodka: non gli piaceva il sapore, ma era un buon metodo casareccio per tenere a bada la contaminazione delle radiazioni non magiche; il fuoco illuminava buona parte dell'edificio con una calda luce arancione, la pony bianca stava parlando con Rontgen mentre Strangeye aveva estratto una nuova chitarra, più piccola della precedente, e la stava suonando diffondendo un'allegra marcia nell'aria. Red, accoccolato vicino al fuoco, si limitava ad ascoltare.
“Certo che sei strano!” disse Rontgen a Red troncando un discorso sui passaggi sicuri ad ovest con Bloodspring.
“Mi chiedo ancora come hai fatto ad uscire indenne dall'emissione... Meno male che c'era zio Rontgen pronto a salvarti a sprezzo della sua stessa salute” strappò la bottiglia di Vodka dagli zoccoli di Red con la telecinesi e cominciò a berla come se fosse acqua di fonte.
Quelle parole fecero tornare in mente a Red i pensieri precedenti all'emissione: non solo non era riuscito a lasciarsi morire, ma aveva addirittura messo in pericolo la vita di un altro pony... Non sapeva più cosa fare.
Strangeye smise improvvisamente di suonare la chitarra per iniziare un discorso.
“Ma secondo voi come è nata la Zona?”
“Discord! Senza dubbio” asserì Rontgen staccandosi dalla bottiglia semivuota.
“Ma la Zona in fondo sembra avere un minimo di logica”
“Ehi occhi di serpe, non so se hai visto cosa sta succedendo fuori... Sta cadendo pulviscolo radioattivo senza motivo”
“Meglio che una pioggia di cioccolato”
Mentre i due ricominciavano a bisticciare Red osservò la pony bianca, intenta nel proseguire il suo strano gioco con l'artefatto del pegaso. Ella se ne accorse e glielo restituì accennando un sorriso.
“Questo artefatto è magnetico, potrebbe rallentare le pallottole... Tieni, basta che non lo vendi ai trafficanti, ok?”
Red annuì ricambiando il sorriso.
“Sai che ti dico Strangeye? Crepa! Io vado a pisciare” Rontgen mise fine alla discussione in malo modo e si allontanò. Passarono diversi minuti senza che l'unicorno facesse ritorno, nessuno parlava e Red cercò di distrarsi dai suoi pensieri osservando l'equipaggiamento dei suoi compagni. Questi ultimi erano piuttosto eterogenei sotto tale punto di vista:
Red indossava una tuta militare modificata verde scuro, una piccola bandoliera dove appendere i caricatori e le granate (vuota), una borsa da dorso e due stivali calzati sugli zoccoli posteriori;
Strangeye aveva una tuta simile a quella del pegaso ma di colore marrone, possedeva un grosso zaino ed una borsa a tracolla e indossava gli scarponi su tutti gli zoccoli;
la pony bianca aveva una tuta militare rinforzata nera, insieme al suo mantello, dei grossi caricatori spuntavano da una borsa sul suo fianco, non indossava alcuna calzatura e portava dei kit medici legati alle zampe anteriori.
Rontgen sembrava essere il più "sfortunato" relativamente all'abbigliamento: aveva un semplice maglione scuro e dei pantaloni militari verdi, coperti da un cappotto di tela catramata rubato alla pegaso bandito che Red aveva incontrato il primo giorno nella Zona e possedeva un classico zaino militare strapieno. Sul posteriore portava, appesi ad una robusta cinghia di cuoio, alcune granate e dei tamburi di ricambio per i suoi fucili.
Strangeye tirò fuori da una tasca una disgustosa pagnotta ammuffita ed iniziò a sbocconcellarla per poi passarla a Red: c'era più muffa che pane e, perciò, il ventre del pegaso si rivoltò al solo pensiero di mettersi in bocca quella roba; rifiutò con la scusa di non avere fame, anche se, in realtà, il suo stomaco vuoto era disposto ad accettare qualsiasi "cibo".
Si udì un sinistro e penetrante cigolio seguito da un boato. I tre pony scattarono in piedi in allerta puntando le armi verso la nube di polvere che si era alzata dietro di loro; da essa fuoriuscì la figura di Rontgen che, tra un colpo di tosse e l'altro, esclamò
“Coff... Ho fatto jackpot!”

Sotto ad una motrice arrugginita vi era una piccola botola che portava ad una specie di anticamera con una grande porta blindata chiusa da un possente chiavistello idraulico. La porta era caduta verso l'interno strappando nella caduta i tubi di ferro che adesso spruzzavano un vischioso olio nero che si raccoglieva sull'uscio formando una chiazza corvina sul pavimento.
“L'ho trovata per caso, forzare la serratura elettronica è stato oltraggiosamente facile” indicò una tastiera accanto allo stipite con alcuni fili scoperti.
“Che cosa è?” chiese Red mentre Strangeye fendeva il buio oltre la porta con la sua torcia, illuminando un lungo corridoio.
“Una miniera di roba costosa!” si voltò mostrando al gruppo un sorrisone. Red notò solo allora che gli mancava uno o due denti formando un piccolo archetto nero nel suo sorriso.
“Sicuramente è un laboratorio. Andiamo a dare un'occhiata” la pony bianca superò Rontgen e si avviò nel corridoio sparendo nell'oscurità, seguita dal resto del gruppo.
In fondo al corridoio trovarono la tromba vuota di un montacarichi. Sul muro era stato dipinto a lettere cubitali:


                                                                   Lab. P-23
                                                                        Lv3
                                 Uscita di emergenza e sfoghi impianto areazione


Nonostante il disappunto di Red (che ovviamente non presero in considerazione) decisero di calarsi nell'oscurità ed esplorare quel posto. Il pegaso fu costretto a planare verso il basso portando i suoi compagni e, quando furono tutti a destinazione, Bloodspring e Strangeye illuminarono il posto con le loro torcie: diversi scheletri in divisa erano adagiati intorno al montacarichi e tutte le casse nei dintorni di quello che doveva essere un magazzino erano state fatte a pezzi da chissà cosa. Non c'era un solo schizzo di sangue o bossolo di proiettile, niente che lasciasse immaginare ad una lotta: era tutto incredibilmente pulito nonostante i decenni di abbandono.
“Dovrebbe esserci un generatore qui da qualche parte, vado a cercarlo” Rontgen si fece luce con il corno e oltrepassò una delle porte che portavano fuori dal magazzino. Red e Strangeye avanzarono seguiti dalla pony che, nel frattempo, aveva indossato la maschera antigas.
Gli altri locali erano anch'essi stranamente puliti, a parte le decine di scheletri e mucchi d'ossa vari che giacevano disordinatamente. A giudicare dalla posizione molti di loro erano stati colti di sorpresa ed erano morti istantaneamente; altri erano caduti vicino alle uscite di emergenza con addosso delle tute ambientali: le classiche strutture a ciclo respiratorio chiuso che isolano alla perfezione l'utilizzatore dall'ambiente esterno.
“Ehi Loyalty... Cosa ci trovate di tanto bello in questi laboratori da organizzare sempre spedizioni al limite del suicidio?” Strangeye non ottenne nessuna risposta dato che la pony si era allontanata dal gruppo; rimasero in due. Oltrepassarono il magazzino scendendo una rampa di scale anch'essa disseminata di scheletri avvolti in tute ambientali.
“Cosa li ha uccisi?” chiese Red mentre scavalcava un gruppo di tre pony morti ammassati in fondo alla rampa.
“La Zona”
“Eh grazie tante per la delucidazione... Ma cosa di preciso?”
“Te l'ho detto, la Zona... Hai visto gli orologi? Sono fermi all'ora ed al giorno della nascita della Zona”
Arrivarono di fronte ad una porta blindata spalancata sull'oscurità più totale. Strangeye lanciò al suo interno il tappo della bottiglia di vodka che sparì nel buio senza emettere alcun rumore: i due rimasero un po' interdetti. La stanza oltre la porta era troppo grande per essere illuminata del tutto ed il tappo sembrava sparito dalla faccia della terra.
“Ti prego dimmi che non è una cazzo di trappola anomala” Strangeye calciò il teschio di un unicorno nella stanza e questa volta si sentì un rumore sordo mentre i resti del povero pony rimbalzavano un paio di volte sul pavimento.
“Red, vai avanti te...” gli porse la torcia.
“Perché?”
“Hai visto i morti senza la tuta? Sono tutti unicorni che non sono riusciti a mettersi le tute... A quanto pare noi siamo più sensibili alle radiazioni magiche, tipo quelle delle emissioni, non vorrei ritrovarmici in mezzo...”
“E perché io si?”
“Pegasi e pony di terra son meno sensibili, potresti riuscire ad allontanarti in tempo”
“In tempo!? Va bene, va bene”
Prese la torcia di Strangeye ed entrò: il fascio di luce illuminò un ennesimo mucchio di cadaveri al di sopra di uno dei quali era atterrato il tappo di bottiglia senza generare alcun rumore. Girò il collo spostando il cono di luce in cerca di eventuali pericoli avanzando fino a quando non notò che il centro della stanza era occupato da un cilindro di cemento: un ascensore. Fu allora che riuscì a vedere le pareti: erano ricoperte da una moltitudine di affreschi raffiguranti grandi maghi e scienziati del passato; una volta avrebbero gonfiato d'orgoglio il petto di ogni pony che avesse avuto la fortuna di vedere quella splendida arte muraria, ma ora con quelle crepe e macchie d'umidità ispiravano solo un forte senso di malattia e decadenza. Red illuminò il fiero volto di Starswirl The Bearded ormai deformato in una grottesca maschera tribale rigonfia e screpolata.
“Niente di strano?”
“Niente a parte questi...”
Un lamento metallico riecheggiò nella stanza: un lungo, acuto e melodioso suono metallico simile a quello emesso da un vibrafono quando viene percosso dalle bacchette di un buon musicista. Esso divenne sempre più perforante e stonato per poi ammutolirsi; Red guardò Strangeye, il quale ricambiò lo sguardo con un'alzata di spalle.
“Una cosa piuttosto...”
Un forte rumore proveniente dall'alto gelò il sangue ai pony: qualcosa era caduto rumorosamente a terra provocando quel baccano.
“...iiiiinquietante...”
Trovarono presto delle scale che conducevano ad un piano superiore, composto da un corridoio costeggiato da molte porte di metallo bianco. Anche questa volta Red venne mandato in avanscoperta; il corridoio terminava in una sala relax con tanto di distributori di cibarie. Strangeye lanciò un gridolino eccitato mentre trottava verso le macchine.
“Saranno pieni di monetine! Ha!”
Si sedette, estrasse un grimaldello dallo zaino e cominciò a trafficare con la serratura del contenitore dei contanti mentre Red lo guardava incuriosito.
“Fammi indovinare... Prima di giocare a fare lo stalker ti dilettavi a scassinare porte vero?”
“Errato... Porca puttana, Come hanno fatto ad arrugginire i pistoncini? Comunque ero un contrabbandiere che operava ai confini della Zona, facevo in modo che la esportazione nella “Grande terra” andasse a buon fine, poi un giorno mi sono chiesto 'Ehi! Perché non vado a raccattarli di persona? Farò sicuramente un sacco di soldi!'... Ed eccomi qui dentro un Laboratorio della serie P a scassinare stupide macchinette che non vogliono minimamente aprirsi!” disse colpendo la impenetrabile fortezza di metallo con lo zoccolo. Il pegaso lasciò perdere il compagno e continuò ad esplorare la saletta; in un angolo giaceva il cadavere di un pony di terra il cui corpo era mummificato, sebbene non sembrasse affatto rinsecchito. Indossava una logora divisa bianca piena di tasche ed aveva perso il manto ed il crine mostrando la pelle bianca ed incartapecorita; aveva qualcosa sotto lo zoccolo: un palmare, un vecchio modello di plastica provvisto di grossi tasti laterali per essere manipolato dai pony di terra e dai pegasi. Una volta vicino ad esso l'olezzo dolciastro della carne in decomposizione generò un momentaneo malessere di Red, che non capiva: come faceva a puzzare dopo quasi vent'anni dalla sua morte? Si fece coraggio, dopo essersi coperto il muso con la sciarpa, prese il piccolo palmare e si fermò ad osservare, illuminato dalla luce della torcia, il volto del cadavere distorto in una innaturale smorfia, così strana che il pegaso non riuscì a capire quale emozione stesse esprimendo.
Strangeye scattò in piedi togliendo la sicura al suo mitra da zoccolo.

“Maledizione! Mi sono rotto di te piccola bastarda” puntò la zampa sulla serratura del distributore e sparò una raffica. Una decina di flash rossastri illuminarono la stanza ed il corridoio annesso mentre il fragore degli spari e l'urlo delle pallottole che impattavano sul ferro saturava l'aria. Red scattò indietro impaurito, coprendosi le orecchie con gli zoccoli e, una volta terminata quella piccola tempesta, si udì un tintinnio scrosciante.
“Hahahahahah! Bene, alla fine ho vinto io!” si chinò a raccogliere le centinaia di monete che uscivano dallo squarcio sul distributore.
“Straaaaaaange!” l'unicorno si voltò e vide Redstorm spaventato mentre cercava di sbloccare la sua mitragliatrice inceppata e sbatteva furiosamente le ali come una gallina appena decapitata.
“Quel coso! Si muove ammazzalo maledizione spara!”
Inizialmente non capì, poi vide cosa stava indicando il pegaso terrorizzato: un cadavere mummificato aveva apparentemente ripreso vita ed ora rantolava tremando visibilmente; senza pensarci un attimo puntò l'arma sull'essere, ma qualcosa lo atterrò disarmandolo per poi dirigersi verso Redstorm, che si accorse della figura solo quando questa lo superò fermandosi di fronte al pony non propriamente morto. Aveva in bocca una piccola vanga militare; la calò violentemente sulla testa del pony, che smise di rantolare e di muoversi.
Il proiettile incastrato nell'otturatore dell'arma saltò via sotto il colpo di zoccolo che Red gli assestò in preda alla disperazione; non fece in tempo a posizionare la canna verso il secondo essere che questo gli saltò addosso piantandolo a terra con i suoi zoccoli mentre la torcia di Strangeye illuminava il suo manto bianco come il latte. La pallottola tintinnò a terra.
“Metti via l'arma idiota!” ringhiò la Loyalty con ancora la pala in bocca e la maschera antigas indossata sulla fronte.
“I rumori diversi da quelli del loro ambiente li attirano!”
Strangeye abbassò l'arma mentre la pony aiutava Red a rimettersi in piedi: il biondo crine interrotto da una striscia blu notte rifletteva la luce della torcia come uno specchio.
“Chi... Cosa era quello lì? Perché è vivo?” Red mentre parlava nascose in fretta il PDA.
“Hai presente quando Rontgen diceva che non dovresti essere così in salute a causa dell'emissione? Ecco, teoricamente dovresti essere morto, o essere nelle sue condizioni, a deambulare ovunque attaccando qualsiasi cosa ti capiti sotto tiro” Strangeye puntò il corpo del pony con la torcia, nonostante sembrasse mummificato la testa spaccata in due perdeva una copiosa quantità di sangue.
“Questi cosi sembrano marci, ma sanno ancora dare delle belle zoccolate... Cerchiamo di non disturbarli”
In lontananza si sentì un rombo sommesso e cupo e, perciò, i tre pony si strinsero l'un l'altro puntando le armi in direzioni diverse; la tenue emissione rossa delle luci di emergenza illuminò l'ambiente rendendolo ancor più inquietante.
“Bene, l'ingegner Rontgen ha trovato il generatore del complesso” annunciò soddisfatto l'unicorno spegnendo la torcia.

“Vedi Red, qualche anno prima della nascita della Zona qui era pieno di questi laboratori... questi posti traboccano della migliore roba: artefatti, tecnologia, informazioni e altre belle chicche! Anche se questo è un laboratorio della serie P, una serie abbastanza comune, difficilmente troveremo qualcosa di sensazionale ma sono comunque una vera manna dal cielo per uno stalker”; guardò la pony che avanzava di fronte a loro.
“O una vera fonte di grane se ci sono i Loyalty di mezzo...” sussurrò. Il ritorno della corrente elettrica aveva reso possibile l'apertura delle porte blindate per i livelli inferiori che, al contrario di quelli già visitati, erano quasi del tutto privi di cadaveri, ma in compenso non avevano più il pavimento, che sembrava essere sparito; le pareti erano ricoperte da un sottile strato di muffa e sporco incrostato che, unito ai mobili di ferro arrugginito rovesciati un po' ovunque, creavano un'atmosfera deprimente ed inquietante anche senza la presenza di numerosi corpi. Un piccolo dispositivo elettronico sulla spalla della pony emise un “Bip”; lei lo consultò.
“Bene signori, ci accampiamo nell'infermeria, Rontgen ci raggiungerà al più presto”.
L'infermeria non discostava molto dal resto del piano; appena entrati Strangeye prese in prestito la vanga di Bloodspring e cominciò a colpire le vecchie ante arrugginite di un armadietto di ferro che non opposero molta resistenza sbriciolandosi dopo pochi colpi.
“Porca putt... Noooo...”
Si girò verso gli altri mostrando le sue strane pupille dilatate per l'eccitazione (e per il buio).
“Qui c'è ogni tipo di droga! Antirad, antidolorifici, ViKa, Radioprotettori... Hohohoho ci sono pure i calmanti!”
Red si avvicinò osservando i vari pacchetti di medicinali dentro l'armadietto.
“Più della metà di questa roba adesso è vietata lo sai?”
Strangeye cominciò a riempire lo zaino con il suo bottino.
“Non nella Zona amico mio... Non nella Zona...”
Il pegaso si limitò a guardare malamente il suo compagno per poi partecipare alla razzia: prese alcune confezioni di quella medicina che Strangeye aveva chiamato radioprotettore e una droga anti-radioattiva insieme a due kit medici consistenti in semplici borse di tela rigonfie di oggetti per il primo soccorso. Essi disponevano di cinghie che Red utilizzò per agganciare le due piccole borse alla zampa anteriore sinistra poco al di sotto della spalla. Nessun kit, tuttavia, poteva medicare le sue vere ferite provocate dai suoi cupi pensieri.

“Cinque minuti e la cena è pronta!” disse Rontgen mentre poneva alcune scatolette di verdure ad alta conservazione sul fornello da campo offerto da Bloodspring; era apparso pochi minuti prima completamente ricoperto di sangue lamentandosi che il rumore dei generatori avevano attirato un folto gruppo di pony dal cervello bruciato.
“Cavolo, quando son tanti sono proprio noiosi... Mi sembrava di sparare ad una singola massa piuttosto che a tanti bersagli, ho sprecato quasi tutte le munizioni su quei bastardi, dopo farò una capatina al deposito della sicurezza, magari ci saranno delle cartucce a pallettoni...”
Mentre gli altri allestivano un piccolo accampamento barricando l'entrata della stanza con alcune barelle, Red entrò nel piccolo bagno annesso all'infermeria. Guardò i gabinetti ricoperti di polvere, fu felice di vedere che, fatta eccezione per la polvere, erano puliti. Dopo essersi svuotato la vescica pulì lo specchio che occupava gran parte della parete: vide il suo volto deturpato dai profondi tagli provocati dalla pianta in cui era incappato durante la fuga dall'emissione, ma, stranamente, non sanguinavano. Qualcuno doveva avergli somministrato quella medicina che aiutava a fermare le emorragie chiamata ViKa mentre era privo di sensi. Quei tagli avrebbero lasciato le cicatrici.
Prima di tutto il pegaso notò le profonde occhiaie nere che caratterizzavano i suoi occhi; si chiese quanto tempo era trascorso da quando non dormiva senza essere svenuto o senza essere tormentato da incubi. Gli tornò in mente il palmare del pony zombificato, chiuse la porta e si sedette all'interno di uno degli scompartimenti dei gabinetti e lo accese.
Dopo tanti anni passati in quel posto era già un miracolo che funzionasse così bene. Esso era pieno di file scritti e foto di ogni genere: codici, macchinari, inventari, messaggi e pagine di diario. Queste ultime contenevano dei file audio che Red preferì non ascoltare per evitare di farsi scoprire dagli altri. Passò direttamente ai file scritti del diario.


15 Febbraio
Un altro esperimento fallito. Le cavie reagiscono alle strumentazioni in modo incontrollato e violento; oggi abbiamo perso otto di esse, in giornata avrò i risultati dell'autopsia... Anche se credo di sapere i risultati


I risultati sono arrivati con un largo ritardo, come diavolo è possibile tale lentezza nel consegnare informazioni in un posto così piccolo? Ma adesso sono qui tra i miei zoccoli, il cervello delle cavie è andato in sovraccarico per le troppe radiazioni magiche finendo letteralmente arrostito... Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto al personale senza le paratie di ferro, quei raggi non le oltrepassano per fortuna.

22 Febbraio.
Anche questa volta abbiamo perso tutte le cavie nell'esperimento, ma a quanto sembra al prof Grass sono piaciuti i risultati: le attrezzature hanno retto ed i condensatori sono riusciti ad immagazzinare le radiazioni, presto spediremo le attrezzature ai laboratori H.

3 Marzo
È inammissibile! Dopo tutti i miei sforzi nella serie E mi ritrovo a dover controllare la produzione di cavie nei laboratori P, perché io? Cosa c'entro io se quei dannatissimi puledri saltano in aria come petardi appena entrano in contatto con i raggi magici? Perfetto, semplicemente perfetto... Adesso sono qui in questa schifosa fabbrica di carne da macello per controllare che non mandino esemplari difettosi ai laboratori E.


Quando Red lesse la parola “puledri” gli si gelò il sangue, si guardò intorno un'altra volta domandandosi di cosa si stessero occupando questi pony prima della nascita della Zona. Ripeté mentalmente quella parola più volte nella speranza che questa scomparisse dal file del palmare.

20 Marzo
Buone nuove! Sotto la mia direzione questi biotecnologi da quattro soldi sono riusciti a creare una nova serie di cavie semplicemente perfette. Non appena saranno mature le spediremo ai laboratori E ed H. Mi aspetto una promozione...

26 Marzo
Interrompo il diario testuale per passare ad un più pratico diario vocale, i fatti di questo giorno
verranno presto registrati sul primo file audio della cartella “Stain audiolog”

Quella era l'ultima pagina di diario scritta. A giudicare dalla data che andava oltre al giorno 0, quelle registrazioni dovevano risalire ad almeno un anno prima del disastro. Redstorm avrebbe voluto ascoltare i file audio ma non voleva farsi scoprire dai suoi compagni, perciò aprì il palmare estraendo la piccola unità di memoria e la inserì nel suo scaricando tutti i file, dopo di che si limitò a gettare il palmare ormai inutile dentro il gabinetto.

“No seriamente, in che senso dobbiamo darti tutto quello che troviamo qui dentro?” Rontgen socchiuse gli occhi trafiggendo con lo sguardo la pony bianca mentre questa mangiava una barretta di cereali pressati.
“Ogni informazione può essere vitale nella lotta contro la Zona, anche la più insignificante... Tranquillo Stalker, ti pagherò”
“Si una miseria... Cavolo, continui a trattarmi come un completo sconosciuto” si alzò aggirando il fornello da campo acceso e si avvicinò alla pony fin quasi a sfiorale il muso con il naso.
“La sera prima dell'attacco a quella comitiva di banditi non mi trattavi in modo così distaccato, vero?”
La pony rispose alla provocazione dell'unicorno facendo scattare la sicura di una pistola assicurata allo zoccolo sinistro per poi ricominciare a masticare quello che rimaneva della barretta, senza guardare Rontgen.
“Hehehe... Piccola put...”
“Rontgen!” lo interruppe Red con voce acuta.
“Perché... Perché non andiamo a, umh... Cercare le munizioni per le nostre armi? Io ho solo un caricatore mezzo vuoto e quattro colpi della pistola”
Rontgen rimase immobile alcuni secondi alitando sul muso di Bloodspring, poi si voltò sorridendo e fece cenno a Red di seguirlo.

“Ehi Ginger... Ho visto come ti comporti dopo la battaglia al silo, si può sapere cosa è successo?”
la domanda di Rontgen affondò nel petto di Red dura e fredda come una stilettata al cuore.
“Ehm... Io... E che non...”
“Hai ammazzato qualcuno?” l'unicorno estirpò con la telecinesi uno scheletro aggrappato ad una porta disperdendo le ossa ovunque.
“Anche... Com'è morta Kharina?”
“Si è sporta fuori dalla barricata al momento sbagliato, adesso non cercare di cambiar più discorso! Cosa hai fatto? Cosa è successo?”
“Io... Ho fatto una idiozia...”
“Questo lo avevo capito, che genere di idiozia?”
Red rimase in silenzio guardando il pavimento.
“Okok, qualsiasi cosa tu abbia fatto cerca di non farla ora!”
uno dei tre fucili levitò fuori dalla fondina fluttuando a pochi centimetri dal muso dell'unicorno che, dopo aver ammiccato a Red, aprì violentemente la porta con una spallata.

“Si può sapere cosa diavolo facevano qui dentro?” chiese Strangeye picchiettando con lo zoccolo su di un barattolo con all'interno un feto sotto formalina.
“Laboratori della serie P, cioè Pony... Erano per così dire le officine dell'organo di ricerca e sviluppo che si sviluppava sotto le fondamenta di Pony. Si occupavano delle materie prime e delle strumentazioni, a quanto ho capito questo complesso si occupava della creazione di cavie per i laboratori delle altre serie” la pony bianca parlava freddamente osservando la ridicola fiammella blu che fuoriusciva dal fornello sotto alle scatolette ribollenti di Rontgen.
“E che cosa ci facevano con queste cavie?”
La pony si accoccolò vicino al misero fuoco senza degnare di uno sguardo l'unicorno.
“Sei sicuro di volerlo sapere? Non sono delle belle cose, e poi... Dopo sarei costretta a tagliarti la testa per poi gettare il tuo cadavere nella prima anomalia che trovo”
voltò la testa sorridendo a Strangeye: lo sguardo dei suoi occhi verdi penetrò nelle pupille verticali dilatate per il buio del pony.
“Hai proprio dei begli occhi...”
Spostò il fucile dal dorso al petto appoggiando il mento sul calcio.
“Una mutazione vero?”
Il sorrisetto sadico con cui aveva pronunciato quella frase fece accapponare la pelle a Strangeye che pestò nervosamente uno zoccolo mentre i nervi del collo si tendevano come corde di violino.
Nonostante la loro politica riguardo le creature mutate dalla Zona i Loyalty non avevano mai fatto del male ad uno stalker vittima di mutazioni, ma lei era sola con lui, non ci sarebbe stato nessun superiore a frenare una eventuale furia ponycida.
Passarono interminabili secondi di silenzio, mentre la pony teneva in scacco l'unicorno con il sguardo.
“Beh...” si tirò il cappuccio di tela sopra la testa, incastrando il corno su di una piccola rientranza di gomma sul bordo di esso; la pony continuava a guardarlo e per la felicità di Strangeye non stava più sorridendo, ma i suoi splenditi occhi verdi con il loro orrendo sguardo continuavano a fissare i suoi, forando le sue pupille, ormai così dilatate da sembrare delle fosse senza fondo bordate dall'azzurro delle sue iridi.
“La Zona ti cambia...”
Voleva abbassare lo sguardo, quella pony lo inquietava e quell'inquietudine si stava trasformando pian piano in un muto terrore tradito dalla dilatazione delle sue pupille.
“Immagino”
Il candido viso della pony parlò senza cambiare espressione: i due erano fermi uno di fronte all'altra; ma in realtà si stava consumando uno scontro di sguardi vinto in partenza da Bloodspring, mentre Strangeye stava semplicemente tentando di fuggire da quel viso.

L'eco di uno forte e disordinato sferragliamento si propagò per i corridoi vuoti e bui giungendo nell'infermeria. Gli occhi verdi e calmi di Bloodspring si staccarono da quelli ormai neri e terrorizzati di Strangeye, che ebbe l'impressione di sentire uno schiocco mentre i due sguardi si separavano. La pony si alzò in piedi affacciandosi sulla piccola barricata costruita all'entrata del corridoio; Strangeye Abbassò finalmente la testa tirando un sospiro di sollievo.
“Questo posto è più vivo di quanto sembri, e quei due idioti ci mettono troppo... Io farò la guardia”
Bloodspring saltò sopra la barricata sedendosi su di una barella rovesciata e iniziò a scrutare i corridoi che affondavano nell'oscurità mentre Strangeye preparava un giaciglio dove riposare in attesa del ritorno di Rontgen e Redstorm. Srotolò un leggero sacco a pelo grigio e si distese sopra di esso lanciando un'ultima occhiata alla pony, che gli dava le spalle: la sua veste nera la confondeva con l'oscurità lasciando visibile solo il suo crine giallo ed il collo bianco. Il dorso dell'unicorno venne attraversato da un brivido mentre appoggiava la testa sullo zaino. Fece scattare lievemente e senza far rumore la sicura del suo mitra e nascose lo zoccolo armato sotto lo zaino; voleva dare un'ultima occhiata alla sua “compagna”, ma era ancora troppo inquietato dalla situazione di pochi attimi prima. Chiuse gli occhi mentre il leggero ticchettio della pioggia che cadeva dentro le prese di ventilazione in superficie segnalava che la Zona stava dilavando lo strato di lanugine radioattiva lasciata dal fallout. Presto sarebbero potuti uscire all'esterno per continuare il loro viaggio.

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Capitolo 9
*** Paranoia ***


CAPITOLO 8: Paranoia



Red, finiscilo!” Rontgen saltò oltre al corpo tremante di un pony in divisa mimetica e maschera antigas, o almeno quel poco di indumenti che non erano stati rosicchiati dai topi.

Red si avvicinò tenendo in bocca una pesante sbarra di ferro usata prima del disastro come chiavistello di una porta blindata.

Li stai solo aiutando” Mormorò mentre alzava la sua mazza improvvisata; sentì un crack simile a quello prodotto da un ramoscello marcio quando si spezza ed il pony smise di muoversi. Almeno questo non gli sarebbe rimasto sulla coscienza, forse.

Vedi perché io mi sono stupito della tua sopravvivenza? Questi pony se ne stavano belli sicuri a quaranta metri sottoterra e adesso o sono morti o sono dei sacchi di carne necrotica ambulanti”

Si girò puntando la torcia in faccia a Red accecandolo.

Tu invece sei stato esposto direttamente per tre minuti all'energia della Zona e sei ancora tra noi.... Pure i tuoi occhi hanno ripreso colore”

Il pegaso si riparò con un zoccolo.

In che senso hanno ripreso colore?”

Nel senso che quando ti ho ripescato in quel meleto i tuoi occhi erano diventati grigi, un effetto piuttosto strano ma chi se ne frega, l'importante che adesso stai bene”

Continuarono ad esplorare quelle che doveva essere la sala macchine di quell'inquietante posto: diverse tubature correvano lungo le pareti ed il soffitto, mentre le stanze erano occupate da grandi macchinari e passerelle per la manutenzione. Seguirono un lungo corridoio privo di luci fino ad arrivare ad una enorme grata di ferro alla fine di esso.

Ma che diamine...” Rontgen esaminò il nuovo ostacolo con sguardo diffidente.

Questo posto non ha una cazzo di logica. Red, stai in campana che farò un po' di baccano”

Il corno del pony si illuminò della sua solita luce verde, indietreggiò di qualche metrò e rilasciò un raggio verde che piegò il sottile ferro della grata aprendo un passaggio in un tripudio di cigolii ed altri rumori molesti.

Scesero all'interno di un'altra stanza di servizio uguale alle altre. Il pavimento era stato sostituito da un'appiccicosa melma nera; Rontgen ci affondò fino alle ginocchia imprecando, mentre Red decise più saggiamente di volare appena sopra quella strana fanghiglia. Fortunatamente non c'era nessun pony dal cervello bruciato ad aspettarli: a parte il leggerlo ronzio del generatore che si propagava attraverso il metallo dei condotti di ventilazione, tutto taceva.

Marciarono per qualche minuto in totale assenza di luce, accompagnati da un disgustoso rumore di risucchio prodotto dalla melma ad ogni passo di Rontgen. Dopo poco passarono una ennesima porta blindata che conduceva agli alloggi del personale di manutenzione; si fermarono in uno stanzone comune da cui partivano quattro corridoi che portavano alle varie stanze personali. Red vide che un muro di quella stanza stava trasudando una sostanza vischiosa simile a muco; anche Rontgen notò lo strano fenomeno e galoppò eccitato in direzione del muro.

Hahaha! Si, si, si lo sapevo!” Strusciò lo zoccolo sul muro raccogliendo una buona manciata di quel muco e inizio ad impiastricciarsi la criniera con quella porcheria mentre Red lo guardava interdetto a distanza di sicurezza.

Fammi indovinare... Quello schifo appiccicoso è un artefatto...”

No mio caro pivellino, questo è un prodotto di un artefatto chimico... L'artefatto vero e proprio è il muro” La voce di Rontgen era piena di eccitazione e suonava più stridula che mai.

Vuoi staccare il muro e rivenderlo al primo trafficante che trovi?” Rispose scetticamente il pegaso.

Sarebbe un'idea... Red Vieni, questo muco assorbe tutto lo schifo chimico e radioattivo. Pulisciti un po' la criniera” Redstorm rimase immobile ad osservare quell'enorme artefatto ed il suo prodotto vischioso.

Ehm, credo che andrò a vedere se trovo qualcosa di interessante negli alloggi” E dopo aver ripreso in bocca il chiavistello trottò nell'unico corridoio con le luci di emergenza funzionanti.

I muri una volta diligentemente intonacati ed imbiancati adesso erano scorticati lasciando nuda la parete di cemento ruvida e grezza; i pochi pezzi di intonaco ancora integri erano ridicolmente abbarbicati sulla parete, come pezzi di pelle mummificata su di uno scheletro semi-disfatto, e sui due lati del corridoio si aprivano a distanza di pochi metri tra di loro delle porte in legno di scarsa qualità. Red entrò dentro la stanza più vicina che era illuminata dalla solita luce di emergenza: un piccolo faretto roteava cigolando all'interno di una campana di plastica rossa illuminando una semplice stanza composta da una letto, un armadio, un baule ed uno specchio. Sul letto giaceva uno scheletro di un unicorno, mentre due topi banchettavano sulle sue ossa rosicchiando dei piccoli brandelli di carne trovati chissà dove. Questi non fecero caso al nuovo pony entrato nella stanza, dato che sicuramente erano abituati a vedere pony vagare senza meta per quei bui corridoi.

Red girò intorno al letto esaminando la stanza, notò subito un leggio di alluminio in un angolo buio della stanza. Sotto di esso c'era un mucchietto di legno marcito, pezzi di plastica e uno spesso filo di ferro: erano i resti di un cordofono. Sul leggio era stato adagiato un piccolo libro chiuso, il pegaso lo prese e lo esaminò aprendo la prima pagina.


Composizioni per chitarra classica

VOL. 3


Sorrise, un unicorno di sua conoscenza avrebbe certamente apprezzato quella piccola raccolta di spartiti.

Il sorriso si spense quando diversi colpi si ripercossero attraverso i condotti di areazione che amplificarono il rumore. Si mise subito sulla difensiva, puntando la mitragliatrice sulla grata del condotto, aspettandosi da un momento all'altro l'apparizione di chissà quale entità infernale. Ma non accadde nulla: i colpi si fermarono e tutto tornò a tacere. Red abbassò l'arma gemendo: ogni volta che manovrava quella mitragliatrice l'ala gli dava delle dolorose fitte. Indietreggiò di qualche metro verso il baule ed il suo rivelatore di anomalie iniziò ad emettere numerosi “BEEP”. Si bloccò e tornò sui suoi passi osservando il baule: doveva esserci una anomalia intorno ad esso, e magari al suo interno c'era pure qualche artefatto. Ruppe lo specchio e, dopo aver posato il chiavistello per terra, prese in bocca con cautela una scheggia lanciandola verso il baule. Questa cadde su di esso rompendosi, senza mostrare la presenza di nessuna anomalia. Si fece coraggio ed iniziò a trafficare intorno al baule: era un semplice baule di ferro chiuso a chiave, le serratura era stata divorata dalla ruggine e bastarono un paio di botti ben assestati col chiavistello per farla cedere. Appoggiò il chiavistello sotto il coperchio e dopo essersi allontanato il più possibile fece leva su di esso aprendo di scatto il baule. Da dentro di esso scaturì una tenue luce bluastra che illuminò la stanza, in netta contrapposizione con quella delle luci di emergenza creando con esse uno spettacolare gioco di luci. Dentro il contenitore, immerso in un liquido dello stesso colore, stava una piccola pietra tonda e piatta, di colore bianco traslucido che emetteva dai bordi la solita luce blu. Red rimase affascinato dalla vista di quell'artefatto: doveva essere suo! Senza pensarci due volte infilò uno zoccolo dentro il baule per prelevare l'artefatto.

Dalla sua bocca fuoriuscì un grido straziante mentre un dolorosissimo bruciore si espandeva sullo zoccolo, l'urlo si intensificò quando vide che metà zampa si era liquefatta in una poltiglia rossiccia, lasciando esposto l'osso ridotto ad un misero moncherino in procinto di sciogliersi come il resto della zampa. In quell'attimo di lancinante dolore e terrore prese una decisione folle: Ormai aveva perso una zampa per quell'artefatto, doveva assolutamente prenderlo, ad ogni costo.

Anche l'altro zoccolo calò dentro il baule. La pelle iniziò a disfarsi mentre toccava la pietra, e quando nel dolore provocato dalla scarnificazione sentì il freddo dell'oggetto sbatté le ali gettandosi sulla schiena. Cadde rumorosamente mentre l'artefatto strappato dalla sua dimora rimbalzava dall'altra parte della stanza. Red sotto shock guardò le sue zampe anteriori: una era stata corrosa fino al ginocchio ed una specie di fiumiciattolo di resti liquefatti collegava il moncherino all'interno del baule; l'altra era stata completamente scorticata mettendo a nudo i muscoli ed i fasci di nervi. Lanciò un altro grido di dolore mentre le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi serrati, il mondo intorno a lui divenne nero.


Riaprì gli occhi piangendo, doveva essere svenuto dal dolore. Si chiese quanto fosse rimasto lì senza sensi, ed il rumore prodotto dal chiavistello che ancora rotolava a terra gli fece capire che non era durato più di pochi secondi. Si portò uno zoccolo alla fronte singhiozzando, sentì la sua criniera: una ruvida, stopposa ed appiccicosa criniera. Aveva il senso del tatto! Guardò stupito lo zoccolo che fino a pochi momenti prima era senza pelle, mentre adesso era in perfette condizioni. Speranzoso guardò pure l'altro e notò felicemente che al posto di un moncherino c'era un bell'osso parzialmente ricoperto di muscoli, un rumore di risacca proveniva da esso. Il liquido stava tornando alla zampa solidificandosi in nervi e muscoli. Ringraziò Celestia e Luna mentre il rivolo di carne liquefatta si staccava dal baule strisciando verso il suo zoccolo ormai quasi del tutto ricomposto. Un enorme sorriso distorse la sua bocca quando le ultime gocce solidificarono formando un morbido manto bordeaux/cremisi: la Zona aveva deciso di graziarlo per l'ennesima volta.

La voce di Rontgen che lo chiamava ruppe quel gioioso silenzio; il pegaso si affrettò a prendere l'artefatto cacciandolo dentro una delle tasche piombate. L'unicorno piombò nella stanza con i tre fucili che fluttuavano intorno a lui puntati in diverse direzioni.

Che sta succedendo qui!?” gridò girando nervosamente la testa alla ricerca di possibili minacce. Redstorm venne illuminando dalla verde luce del suo corno.

Niente... Un ratto è sbucato fuori dal nulla cadendomi in testa” disse sorridendo malamente, alzandosi sulle zampe malferme per poi andare a recuperare il chiavistello, che ormai aveva eletto “Arma primaria, secondaria, terziaria e chi più ne ha più ne metta per eccellenza”.

Sicuro? Da come strillavi sembrava che ti avessero strappato via le zampe con una pinza”. Red poteva sentire il suo sguardo indagatore trapanargli la nuca.

Almeno hai trovato qualcosa?” chiese Rontgen rinfoderando le armi; il pegaso si limitò a sventolare il piccolo libro di composizioni musicali.

Ho trovato un bel regalo per Strangeye!”

Bah, nemmeno fosse una puledra... Dai andiamo via, che con tutti quegli strilli avrai messo in allerta pure la muffa!”



Ehi occhibelli!”

Strangeye spalancò gli occhi strappato da un sonno senza sogni da quella maledetta voce calda e femminile, ma allo stesso tempo tremenda ed inquietante della giumenta bianca.

Sei sveglio?”

L'unicorno cercò di sopprimere un brivido che gli fulminò la schiena; la prima cosa che gli veniva in mente ascoltando quella voce era un coltello cosparso di dolcissimo miele che affondava brutalmente nei suoi occhi mutati.

Ero sveglio...”. Cercò di sembrare il più infastidito e scontroso possibile.

Perfetto, io mi sto annoiando a morte... Perché non suoni qualcosa?”. Strangeye si alzò a sedere osservando la sua interlocutrice, la quale era ancora seduta sulla barricata, nella stessa identica pozione di prima: non si era mossa di un millimetro (o come pensò Strangeye un maledettissimo e fottuto millimetro).

Va bene...” mormorò estraendo la minuta chitarra comprata da Dealer prima della partenza dal villaggio del silo. Se la posizionò tra le zampe posteriori e iniziò strimpellare svogliatamente lo strumentale di un canto militare.

Che palle, ne ho piene le scatole di quella roba! I miei compagni non fanno altro che ascoltare e suonare roba simile” Si voltò guardando l'unicorno dritto negli occhi.

Non hai qualcosa di più originale? Magari una canzone, tu sai cantare vero?”. Strangeye si affrettò ad abbassare lo sguardo: quegli occhi erano peggio di un paio di pallottole anticarro.

Certo... So anche cantare” mormorò con voce bassa fingendo di accordare la chitarra per giustificare lo sguardo basso.

Ho proprio trovato il musicista perfetto eh?”

La pony saltò giù dalla sua posizione e andò a sedersi di fronte a lui sorridendo. Strangeye alzò la testa e vide con orrore che ella era proprio di fronte a lui; avrebbe voluto scaricargli in faccia un intero caricatore del suo mitra e porre fine a quella tortura messa in atto da quegli orrendi occhi verdi. Bloodspring stava sorridendo, sicuramente si era accorta del terrore provato dall'unicorno. Strangeye ne era certo, sapeva che aveva paura e si stava divertendo a terrorizzarlo, soffocò il suo desiderio di ucciderla iniziando a cantare una canzone che aveva composto una settimana dopo il suo arrivo nella Zona. Partì con una energica introduzione strumentale per poi cominciare a recitare il testo con tono malinconico:


Madre, madre, perdona questo figlio

Che più torna nel suo letto caldo dentro alla casa di Baltimare

Padre, padre, perdona queste zampe tese

Che hanno deciso di imbracciare un fucile vero

Per non restare a lungo serve, di questa alienante realtà!


Nella notte scende la pioggia, sono proiettili d'argento

I tuoi occhi e il mio sparo, sparo, sono luci in un momento

Se più non sai ormai che cosa vale per questi prati pregare oppure sparare,

Ma come in foglie i nostri fratelli sono caduti come il sole, il sole, sono il sole, il sole!


Grazie, grazie alla determinazione nostra

Questo sangue rosso si è trasformato

Nella pioggia fresca che confonde le tue lacrime che dal volto cadono giù!


Nella notte scende la pioggia, sono proiettili d'argento

I tuoi occhi e il mio sparo, sparo, sono luci in un momento

Se più non sai ormai che cosa vale per questi prati pregare oppure sparare,

Ma come foglie i nostri fratelli sono caduti come il sole, il sole, sono il sole, il sole!

Che in queste lande non splende vivo e non riscalda le mie stanche membra


La pony batte gli zoccoli a terra soddisfatta.

Ma che bravo... Che bella canzone, me lo fai il bis?”

Strangeye soppresse un'altra volta i suoi desideri ponycidi ringhiando sommessamente, prese un profondo respiro e ricominciò a suonare.



Un rivolo di sangue caldo colò sull'occhio destro di Red costringendo a chiuderlo, mentre altro sangue scendeva abbondante dalle ferite sul muso.

Merda... Stupida pianta, sanguino di nuovo...” Si fermò estraendo dalla tasca il blister contenente le pillole gialle di antiemorragico ViKa mettendosene una in bocca; una zoccolata sul collo gliela fece sputare.

Che cazzo fai? Quelle sono dei concentrati di vitamina K, te ne abbiamo date due poche ore fa, se ne mandi giù un'altra ti avveleni”

Rontgen raccolse la pillola insalivata da terra e gliela porse.

Ma sto sanguinando...” rispose Red mentre prendeva la pillola e la metteva dentro un risvolto della tuta.

Sopporta! Non è grave, ho visto pony morire dissanguati per quel tipo di ferite, e tu non sei uno di loro”

Red sbuffò mentre si passava lo zoccolo sul volto per ripulirlo.

Troveremo mai questa armeria?”

Lo spero... Maledizione Ginger! In questi posti bisogna esplorare con calma ed attenzione, altrimenti finisci con l'infilare gli zoccoli nell'anomalia più scema e facile da evitare”

Red abbassò le orecchie e iniziò a grattarsi istintivamente la zampa mutilata dall'anomalia nel baule; aveva avuto una fortuna sfacciata, se la zampa fosse rimasta liquefatta anche dopo averla tirata fuori dall'anomalia sarebbe morto dissanguato in pochi minuti. Si diede del cretino numerose volte mentre Rontgen chiacchierava ad oltranza sulle sue passate avventure passate in laboratori abbandonati come quello. Il sangue non voleva smettere di scendere dai tagli sul muso, irritando non poco il pegaso. Era così distratto ed accecato che non vide le porte di un ascensore spalancato, rischiando di cadere nella tromba vuota, una cosa poco pericolosa per un pegaso, ma in un posto del genere anche il rischio minore poteva trasformarsi nella causa della morte prematura per un pony di qualsiasi razza. Scosse la testa scrollandosi il sangue dagli occhi, giusto in tempo per vedere un oggetto grigio che spariva sopra la porta dell'ascensore risalendo la tromba. Il pegaso scattò indietro, puntando l'arma nel buio della tromba dell'ascensore.

Cazzo!”

Attese qualche secondo; Rontgen stava già sparendo attraverso un'altra porta blindata, rimase ancora un attimo a fissare l'ascensore, poi lasciò perdere e raggiunse al galoppo l'unicorno.

Entrarono in una ampia stanza rettangolare più illuminata delle altre: al posto delle luci di emergenza era illuminata a singhiozzo da potenti lampade al mercurio che attraversavano il soffitto per tutta la sua lunghezza. Decine di parallelepipedi metallici si innalzavano fin quasi a toccare il soffitto, occupando la quasi totalità della stanza Gli spazi tra questi oggetti formavano dei corridoi simili a strade di una grande metropoli costeggiate da imponenti palazzi.

E questa amico mio... ” Rontgen prese a se Red cingendolo col suo zoccolo dentro, mentre muoveva il sinistro indicando con un ampio gesto la stanza “... è quello che io chiamo 'La fortuna sfacciata di Rontgen l'unicorno'!”

Red si divincolò dalla presa del suo compagno ed osservò scettico il posto.

Una sala server? Hai una concezione un po' strana di fortuna!”

Red si stupì della tranquillità espressa dal suo tono di voce; il posto avrebbe messo i brividi a chiunque, ma l'essere in compagnia di un folle unicorno armato con tre fucili a pallettoni sembrava infondergli sicurezza.

Appunto, questi cosi sono stati fatti per far funzionare le apparecchiature elettroniche di un laboratorio governativo... Sicuramente ora che ho avviato i generatori funzionano ancora... infatti! Guarda i led!”

Trottò verso uno di quei parallelepipedi sfilando dalla tasca di Red il PDA con la levitazione. Dopo aver passato qualche secondo esaminando il grosso computer estirpò la piastra di ferro che copriva un lato di esso, scoprendo una piccola interfaccia accesa, appoggiò il palmare a terra e si concentrò sulla piccola tastiera a scomparsa mentre il pegaso esplorava la stanza con circospezione.

Hei Rontgen!”

Che c'è?”

Te avevi detto che i tuoi genitori vivevano a Pony giusto?”

Si...”

L'unicorno rispondeva alle domande di Red senza staccare lo sguardo dal piccolo monitor.

Se è vero che nessuno è sopravvissuto, come hanno fatto i tuoi... beh...”

Red non sapeva il perché di quella domanda, aveva bisogno di sfogare un po' di tensione; Rontgen spostò il suo sguardo su quello del pegaso, aveva una espressione stranamente seria.

Sono morti infatti...” Red trasalì.

Celestia... ehm, accidenti... Scusa e che...” Rontgen scoppiò a ridere

Hahaha, ti ho preso per il culo Ginger! Erano in vacanza quando Pony è saltata per aria, non ti ricordi che ti dissi anche si erano trasferiti ad Hoofburg?”

Red tirò un sospiro di sollievo sorridendo. L'altro intanto era tornato a concentrarsi sull'interfaccia.

E comunque non sono tutti morti” esordì mentre raccoglieva il palmare di Red collegandolo al computer.

In che senso?”

Beh, dicono che sotto ad una piccola città non lontana da Equijat, esistesse un gigantesco laboratorio sotterraneo completamente autosufficiente, con migliaia di pony come personale tra guardie, ricercatori, manutentori, eccetera eccetera... Dicono che quel posto, fosse così ben costruito da aver resistito alla nascita della Zona”

Fece una pausa ad effetto mentre Red si sedette interessato.

Dicono... Che quando hanno mandato fuori le prime squadre di esploratori, abbiano raggiunto diversi laboratori come questo, ed addirittura il centro della Zona, scoprendo come è nata la Zona e cosa facevano in questi posti. Dicono che ne rimasero così scioccati e schifati che decisero di non chiamare i soccorsi e di isolarsi dal resto del mondo dando a credere che il laboratorio fosse andato distrutto come gli altri... E che adesso stiano studiando un modo per... Correggere Equestria... E che ogni tanto mandino fuori i loro esploratori, che si confondono con gli stalkers veterani che battono la Zona interna”

Tutti quei “dicono” affollavano la mente di Red come falene intorno ad una luce, il pegaso approfittò subito della nuova pausa.

E tutto questo come lo sai?”

Rontgen lo guardò come se avesse bestemmiato di fronte a Celestia stessa.

Un mio vecchio amico, pace all'anima sua.... Un giorno se ne stava a trottare per gli affari suoi inseme ad una pony che aveva conosciuto all'accampamento Honesty di Equijat 2, ed ad un certo punto avvistano questo tizio completamente blindato in uno scafandro da far invidia ad un carro armato che sta razziando un elicottero abbattuto di recente, intorno al mezzo erano sparsi i membri dell'equipaggio ridotti a colabrodi... Insomma questo tizio stava raccattando le cose più inutili; tipo la scatola nera e documenti vari... il mio amico imbraccia il fucilone anticarro che usava per cacciare le manticore e gli spara un colpo che lo becca esattamente sulle lenti della maschera antigas, facendogli saltare la testa innaffiando l'erba con le sue cervella tritate... I due si avvicinano al corpo e, dato che il mio amico era un vero Gentlecolt, decide di lasciare alla sua compagna il compito di perquisire il cadavere del tizio mentre lui entra nell'elicottero alla ricerca di qualche pezzo interessante. Insomma dai... chi non vorrebbe una blindatura come quella no? Questo appena entra dentro l'elicottero viene steso da una tremenda esplosione. Indovina un po? Il bastardo si era minato la tuta, ed era esploso non appena la tizia aveva tirato giù la zip sotto le piastre blindate per togliergli lo scafandro... Dopo un'oretta il mio amico si riprende ed esce per vedere cosa diavolo è successo: Della sua compagna non rimaneva altro che sangue sparso sull'erba e sull'elicottero, mentre l'unica cosa rimasta dell'altro era una coscia mezza smembrata, il cutiemark però era ancora ben distinguibile: non era un disegno come il mio o il tuo, ma una sigla: S.T.A.L.K.E.R.

Credi che l'esercito ci chiami così per via di quello stupido acronimo? Nono mio caro... Quello è stato un semplice adattamento, in realtà ci chiamiamo stalker perché i primi cadaveri che l'esercito trovò nella Zona possedevano quella scritta al posto del cutiemark... I primi veri stalker erano nella Zona ancor prima della sua creazione. Incredibile vero?”

Guardò Red accennando un sorriso, che egli ricambiò.

Molto incredibile, troppo... Quanta vodka avevi bevuto quando hai sognato tutto questo?”

A questa risposta Rontgen fece una smorfia indignata.

Giuro sul poco onore che ho che questa è una storia vera” disse portandosi lo zoccolo sul cuore. Nel frattempo lo schermo del palmare si illuminò e Rontgen lo staccò dal server.

Yeeeeh! Ho scaricato la piantina dell'intero stabile... Adesso col cazzo che ci perdiamo. Dai, se adesso ti comporti bene finisco di raccontarti la storia che ne dici?” Disse alzandosi con il palmare che fluttuava di fronte alla sua faccia.

Appunto... solo una storia” rispose Red ghignando.

Rontgen non rispose all'ennesima provocazione del suo compagno e trottò fuori continuando a studiare la piccola mappa tridimensionale nel palmare. Red lo seguì ma quando stava per uscire qualcosa si mise tra lui e l'unicorno fuori: Da un corridoio laterale era sbucato un barcollante pony senza cervello, indossava una divisa mimetica ormai ridotta a brandelli ed una maschera antigas bianca. Questa non aveva più il filtro e la parte inferiore era strappata, lasciando scoperta la bocca che tremava farfugliando in continuazione frasi senza senso. La pelle era stata rosicchiata dai topi ed in molti punti era assente, sotto le lenti opache si potevano intravvedere dei grandi occhi viola spalancati in una eterna espressione di stupore. Non sembrava aver notato i due estranei, sicuramente era arrivato lì per caso.

Dai Red! Di certo non sarà così gentile da farti passare. Seccalo ed andiamo, su!” lo esortò Rontgen in lontananza. Il pegaso strinse con la bocca il chiavistello avvicinandosi al povero pony.

Rilevato... Non esercitazione... Dovute protezioni... Mamma... Dove...”

Il pony continuava a borbottare parole sconnesse mentre Red sollevava la pesante spranga.


Un grosso oggetto bianco investì il pony senza cervello facendolo cadere, il pony reagì agitando le zampe e cercando di rialzarsi, ma l'oggetto che prima era sparito nell'oscurità si gettò si di lui bloccandolo col suo peso. Le luci sfarfallanti della sala server illuminarono la scena mostrando a Red la natura di quella cosa: Sembrava un pony, un essere quadrupede ed ungulato, ma era privo di manto e criniera, al suo posto c'era una lucida e tesa pelle bianca/beige. Red vide che attaccate al dorso possedeva delle innaturalmente lunghe ali implumi simili a quelle di Dealer, anche se sulla sommità di esse quell'essere aveva dei grandi artigli uncinati.

Il mostro spalancò l'ampissima bocca, la quale si estendeva da un mastoide all'altro, e addentò il collo della sua vittima rompendoglielo con una forte ed improvvisa torsione. Per qualche secondo rimase sulla preda continuando a serrargli il collo, poi sollevò la testa senza occhi puntandola in direzione di Red, che notò una strana escrescenza molto accentuata sulla fronte. La bestia emise un sibilo spalancando le nude ali i uncinate. Il pegaso indietreggiò disinserendo la sicura della mitragliatrice, l'essere non appena sentì il rumore metallico del mitra pronto a sparare caricò Red ad una velocità sorprendente.


Strangeye diede un'ultima vigorosa zoccolata alle corde della chitarra terminando lo strumentale della canzone. Non osò alzare lo sguardo. Lei era lì e lo osservava sorridendo; odiava con ogni fibra del suo essere quella pony infernale: Il suo manto candido, i suoi occhi verdi, quel sorriso... Tutto!

Ne era sicuro, lo avrebbe ucciso non appena si sarebbe stufata delle sue canzoni, e lo avrebbe fatto nel modo più cruento possibile; il P-23 avrebbe guadagnato un nuovo scheletro da aggiungere alla sua già vasta collezione. Rimase immobile, con gli zoccoli nella stessa posizione che avevano quando finì la canzone, una goccia di sudore calò prima sulla fronte, poi scivolò sul mento e cadde sulla chitarra producendo un tenue “plop” che bastò all'unicorno per farlo sobbalzare Il suo più grande desiderio in quel momento era quello di alzare la zampa armata e trucidare quella stramaledettissima giumenta, ma non riusciva a farlo, aveva paura di incrociare il suo sguardo, quegli occhi erano peggio di qualsiasi pallottola.

Bloodspring questa volta non batté gli zoccoli per terra, non parlò: questo fece aumentare la dose di terrore che già scorreva nelle vene di Strangeye. Iniziò a tremare in modo impercettibile mentre vampate gelide gli assalivano il dorso ed il petto. Voleva calmarsi, scrollarsi di dosso quella paura immotivata, non lo avrebbe mai ucciso; Redstorm e Rontgen si sarebbero facilmente accorti della sua scomparsa. Decine di pensieri di ogni tipo affollarono la sua mente, facendolo cadere in uno stato di torpore.

Ma lo sai che sei veramente bravo? I miei complimenti occhibelli!” disse ad un tratto la pony passando vigorosamente lo zoccolo sulla criniera dell'unicorno rosso scompigliandogliela. Quel gesto, il contatto della sua testa con quello zoccolo portatore di morte galvanizzò la mente sovraccarica di Strangeye, che come una molla saltò in piedi rizzandosi sulle zampe posteriori puntando il mitra in faccia alla Loyalty.

Non mi toccare! Lurida cagna fascista!” gridò istericamente mentre l'altra aveva già preso il suo fucile puntandolo a sua volta alla testa dello stallone. Strangeye in quegli attimi di stallo prese il coraggio di guardare in faccia la morte, in quel momento aveva una dolce faccia bianca dai lineamenti rotondi di un musetto a patata, il sorriso era scomparso lasciando posto ad una espressione che non lasciava trasparire alcuna emozione, uno sguardo freddo e calcolatore. Strangeye ne fu sollevato: meglio quello sguardo inespressivo che quell'orrendo sorriso.

Nessuno dei due disse niente, sapevano bene che uno dei due non sarebbe mai uscito da quell'infermeria, e c'erano buone possibilità che nessuno dei due sopravvivesse a quella situazione.

La cupa melodia di una mitragliatrice si propagò per le stanze ed i corridoi viaggiando attraverso i condotti di ventilazione, seguiti dal grido di un pony.

Red...” mormorò Strangeye riuscendo miracolosamente a staccare gli occhi dalla sua avversaria e guardando la grata della ventilazione sopra di lui.

Ehi pazzo! Mi piacerebbe continuare a giocare al pistolero di mezzogiorno con te, ma al momento preferirei andare a salvare i tuoi amici... Dopotutto è questo il mestiere di un Loyalty: proteggere i pony ed Equestria dalla Zona”

Si voltò dando le spalle a Strangeye, indossò la maschera antigas e dopo aver sistemato il fucile tra la zampa destra ed il petto galoppò fuori sparendo nel buio.

L’unicorno guardò sconvolto l'oscurità dove prima c'era la pony; cadde a sedere ansimando e sudando freddo, si piegò su di un lato iniziando a vomitare.


La creatura lo colpì con una poderosa testata, l'escrescenza simile ad un piccolo corno sulla testa strappò facilmente la già devastata tela sul petto della divisa, scorticando via pure l'imbottitura di gomma e scoprendo la piastra protettiva. Il pegaso impennò cadendo di schiena e il pallido essere gli fu subito addosso come aveva fatto con il pony dal cervello bruciato. Red guidato dall'adrenalina e dall'istinto di conservazione la colpì alla tempia riuscendo solo a muovere la testa del bersaglio di qualche centimetro, le sue orecchie si drizzarono quando nella foga del combattimento udì, chiaro e pulito, il rumore della sicura della pistola che si disinseriva a causa della zoccolata di prima. Fece per puntare l'arma sotto il mento dell'essere, ma questo con una seconda testata deviò la mira dell'arma, che sparò un colpo a vuoto; la bocca si spalancò calando sulla faccia del pegaso, ma egli riuscì a intromettere l'altra zampa. Una potente mascella si serrò poco sotto il ginocchio anteriore, dilaniando la manica e facendo penetrare nella carne decine di denti acuminati, Red gridò per il dolore cercando di scalciare via quella cosa, ma ella lo bloccava con il suo peso. La testa liscia e priva di occhi scattò indietro squarciando carne e pelle. Mentre Red si copriva il volto con lo zoccolo sano, la testa dell'essere si illumino di una forte luce verdastra, che pochi istanti dopo si spense con uno schiocco distruggendogli la mascella e parte della glabra testa. Si staccò da Red alzandosi e caracollando per tutta la stanza per poi schiantarsi contro un parallelepipedo strillando. Il grosso chiavistello di Red fluttuò sopra di esso e lo colpì violentemente tre volte sulla testa e sul collo spargendo sangue scuro ed olioso dappertutto. Il pegaso si alzò a fatica mentre il chiavistello galleggiava nell'aria di fronte a lui. Non appena fu in piedi questo gli passò a pochi millimetri dalla testa fischiando nel suo velocissimo e folle volo; sentì un secondo strillo e voltandosi vide a pochi metri da lui un'altra creatura che barcollava indietro con la spranga quasi completamente affondata nel petto.

Maledizione Red! Esci di lì!” La voce di Rontgen risuonò poco distante mentre due creature fuoriuscivano agilmente dallo stesso corridoio laterale da cui era sbucato il pony scervellato muovendosi agilmente aiutandosi con le ali uncinate con delle movenze simile a quelle dei ragni. Invece di caricare Red sparirono nel buio da dove proveniva la voce dell'unicorno.

BLAM

BLAM

BLAM

La carogna sventrata di una delle due bestie rotolò dentro la sala server spinta dalla tempesta di pallettoni sparata da Rontgen. Il pegaso rimase immobile ad osservare l'immonda creatura a terra, ma dei sibili alle sue spalle lo convinsero a seguire il consiglio del suo compagno e galoppò via sparendo dentro un piccolo corridoio non lontano da quello che aveva imboccato Rontgen. Iniziò a correre disperatamente nell'oscurità inciampando nel ciarpame arrugginito mentre più di un essere lo inseguiva. Entrò dentro una stanza immersa nella solita luce scarlatta: era totalmente vuota, tranne che per un solco profondo quattro metri e largo sei con delle tubature sul fondo che attraversava la stanza sparendo in una piccola galleria scavata nelle pareti. Il solco poteva essere attraversato grazie ad un ponteggio, ormai arrugginito e crollato, Red spalancò le ali e con un salto si appollaiò sulla ringhiera dall'altro lato del solco, in un picco di adrenalina si voltò mentre una di quelle bestie saltava per raggiungerlo; una zampa rossa ed armata di pistola si elevò tra i due. Il tamburo ruotò e l'arma tuonò illuminando con un flash il sangue che schizzava da un grosso buco sotto il collo dell'essere; che strillando cadde di schiena nel solco. red si stupì nello scoprire che era stata proprio la sua zampa a sparare. Ancora una volta senza pensarci decollò volando sopra la creatura che si dimenava sul fondo di quella specie di trincea e gli scaricò contro una letale raffica di mitragliatrice. Atterrò osservando soddisfatto il corpo devastato dalle pallottole, udì altri passi dal ritmo irregolare provenire dal corridoio. Si piazzò di fronte ad esso con le zampe anteriori leggermente piegate e aprì il fuoco: lo sparò illuminò il corridoio mostrando tre bestie che cadevano sul pavimento investite dalla pioggia di pallottole. Il mitra si mutò senza munizioni nel caricatore nello stesso momento in cui l'ultimo essere caracollava fuori dal corridoio mortalmente ferito. Red si limitò a scansarlo voltandosi verso un'altra creatura che sfondava la grata dell'impianto di areazione. Puntò la pistola e sparò due precisi colpì che gelarono l'abitante del laboratorio in una innaturale posizione mentre dondolava per metà fuori dalla bocchetta dalla grata sfondata.

Il pegaso osservò la strage appena compiuta sorridendo, in fondo non era così smidollato come pensava.

Decine di strilli e sibili provenienti dal corridoio e dai condotti di areazione spensero il baldanzoso sorriso del giovane stallone, che, inorridito, corse via.


Altri spari. Strangeye trasalì, voleva alzarsi ed andare ad aiutare i suoi compagni, ma il pensiero di quella pony lo bloccava, la sua mente si rifiutava addirittura di ricordarsi il suo volto.

Un gridò lo ridestò: anche questa volta era stato Redstorm a gridare.

Maledizione Red!” Finalmente vinse quel torpore e anche lui corse in aiuto dei suoi compagni.


Un'altra di quelle bestie saltò fuori dall'oscurità atterrando sul dorso di Red e facendolo cadere pancia a terra,. Il pegaso tentò di divincolarsi ma due ali uncinate calarono sui suoi fianchi immobilizzandolo, venne morso con forza sotto la nuca. Gridò come un pazzo mentre l'essere tirava indietro la testa torcendogli il collo; Red poteva sentire le vertebre scricchiolare e la carne che cominciava a dilaniarsi sotto il potente morso di quel mostro. Nel dolore il rosso trovò la forza di spalancare le ali catapultando in alto l'aggressore. Fortunatamente gli artigli sui fianchi non erano riusciti a penetrare la tuta e scivolarono sulla tela senza provocare alcun danno al pegaso. La creatura si appese al soffitto con le ali pronta a calare di nuovo sul pegaso, ma questo riuscì a voltarsi colpendola con tutti e due gli zoccoli posteriori facendola cadere; quando quella specie di orrido pony mutato riuscì a rialzarsi il pegaso era già fuggito via. Ormai Red non aveva più fiato, ogni passo era uno strazio per la zampa ferita ed il collo che bruciava dolorosamente; quegli strani esseri lo stavano ancora inseguendo, e lui ormai stava correndo alla ceca nel buio, aveva finito le munizioni ed era indebolito. L'unica cosa che poteva fare era correre più velocemente che poteva.

Una forte luce verde invase la sua vista annebbiata per la stanchezza, e si sentì trascinare via. Gridò a pieni polmoni mentre questa forza lo trascinava dentro una stanza e lo sbatteva sul pavimento. Vide un oggetto che emetteva la stessa luce nell'oscurità e gli puntò contro la pistola scarica.

Abbassa l'arma coglione!” Gridò Rontgen intensificando la luce del suo corno per farsi riconoscere.

Red lo guardò un attimo esitante, poi tirò un sospiro di sollievo. Una creatura entrò nella stanza puntando il pegaso sdraiato a terra che si riparò come meglio poteva mentre Rontgen gli sparava alle spalle: la rosa di pallettoni penetrò nel dorso uscendo dal petto facendolo esplodere, Red venne travolto da una pioggia di sangue scuro.

Tutto bene?” chiese Rontgen mentre chiudeva la porta bloccandola con un pesante apparecchio elettronico portato davanti alla porta con la levitazione.

Red si mise a sedere osservando il corpo del mutante ed il piccolo mucchio di brandelli di carne e cartilagine che si era formata a pochi centimetri dai suoi zoccoli. Otre la porta si potevano udire gli acuti strilli dei compagni della bestia caduta che tentavano di entrare colpendo la robusta porta in acciaio.

Pensavo...” Indicò il mucchio di resti di fronte a se.

Che quella roba fosse mia...”.





Cosa diavolo sono quei cosi? Mutanti?”

Beh, credo proprio che sia così... Poi che ne so, magari li posso trovare nel giardino sotto casa e non li ho mai visti... Questa brucerà un po'”

Rontgen fece fluttuare fuori dallo zaino la solita bottiglia di vodka e la vuotò quasi tutta sul collo ferito di Red. La sostanza fortemente alcolica si riversò sui tre squarci provocati dal morso della creatura.

Aaah! Ma cosa diavolo è?” Red si morse un labbro dolorante.

Vodka di Hoofburg... L'hai bevuta fino a qualche ora fa...”

Ma quanti gradi ha? Sembra olio bollente!”

E smettila... Comportati da vero stallone e sopporta in silenzio, ringrazia che non debba cauterizzarti le ferite con la polvere da sparo”

Quei cosi, si muovono agilmente attraverso l'impianto di ventilazione” mormorò il pegaso dolorante indicando le diverse grate che facevano capolino dal soffitto.

Stai tranquillo, questa stanza sembra far parte di un sistema di alimentazione e ventilazione indipendente. Siamo senza energia elettrica o aria fresca, ma almeno i nostri amiconi non ci piomberanno sulla testa”.

Red slacciò la cinghia di uno dei kit medici che portava legati alla zampa e lo porse al suo soccorritore il quale, senza dire una parola, tirò la zip della piccola borsa in tela impermeabile tirandone fuori ago e filo da sutura e prese a chiudere le ferite sul collo di Red in silenzio.

Certo che devi sempre farti male!”

E non solo a me...”

In che senso?”

Chiuse uno degli squarci tirando il filo e facendo un piccolo nodo.

Anche agli altri” Red abbassò le orecchie.

Cos'è? Spari alle spalle dei tuoi compagni per rubargli il cicchetto?” chiese l'unicorno scherzando mentre passava al secondo taglio.

No... Semplicemente sono debole e...”

Abbassò la testa sospirando, i punti gli tirarono la pelle dolorosamente, ma non ci fece caso.

... metto in pericolo la vita degli altri... Maledizione! Prima Summer Tip al silo, poi te durante l'emissione!”. Si colpì la fronte con lo zoccolo imprecando.

Summer Tip? Era a difendere una postazione dietro la prima barricata con te vero?” Smise di passare l'ago attraverso la pelle lacerata osservando il pegaso che si portava gli zoccoli alla faccia cercando di non singhiozzare.

Si porca puttana! E io l'ho lasciata crepare insieme ad un altro pony di cui non ho fatto nemmeno in tempo a conoscere il suo nome!”

Per quanto mi ricordo te sei stato l'ultimo a ripiegare...”

Perché ero paralizzato dal terrore!”

Gli zoccoli di Red passarono dal suo volto al pavimento con uno schiocco.

E quella idiota si è distratta per aiutarmi... Poteva benissimo lasciarmi lì a crepare invece ha tentato di smuovermi. Gli hanno bucato la testa mentre mi rassicurava” Iniziò a sfregare convulsamente gli zoccoli sulla pettorina squarciata, il sangue che colava dallo zoccolo ferito imbrattò ancora di più la già lurida tuta.

Mi sento ancora il suo cervello addosso... Accidenti! Accidenti! Accidenti!”

Rontgen colpì la nuca del pegaso con lo zoccolo rischiando di scucire i punti di sutura sul collo; migliaia di stelle si accesero nella vista di Red che si calmò all'istante.

A giudicare dalle fucilate che ho sentito prima non mi sembri così pavido” disse tranquillamente tirando il filo e stringendo l'ultimo punto.

Quelli sono...” Red iniziò a gesticolare con le zampe anteriori.

Non so cosa siano, ma di certo non sono pony... Non hanno famiglia, amici, sogni e...”

Che rottura di coglioni che sei rosso!”

L'unicorno schiaffò un gigantesco cerotto sulla ferita richiusa. Lo afferrò per le spalle voltandolo e scrutando gli occhi violacei e bordati dalle scure occhiaie del pegaso.

Siamo nella Zona, qui nessuno ha desideri o sogni... Siamo tutti cadaveri, solo che non abbiamo il lusso di poter riposare in pace. Siamo solo dei sacchi di carne corrotta e putrescente che vagano credendo di avere uno scopo in questo inferno...”

Red ingurgitò un grosso quantitativo di saliva mentre fissava paralizzato il suo interlocutore.

Tutti dicono: 'Sono nella Zona per soldi, per fama, per avventura'. Ma dopo un po' tutti capiscono: La Zona è semplicemente un'anticamera infernale che raccoglie e castiga i malvagi, i mostri e gli infami come noi.”

Un brivido percorse la schiena di Red. Il discorso era tale quale a quello fatto da Summer Tip.

Quindi io non mi farei tanti problemi. Sei solo un cadavere sporco e puzzolente che dà il colpo di grazia ad un altro compagno di dannazione...”

Lo lasciò andare e sollevò un nuovo ago con filo.

Dammi lo zoccolo che te lo rimetto in sesto, non sono un medico ma a forza di rattoppare divise ci ho fatto lo zoccolo, zoccolo hai capito? Zoccolo, ti sto medicando proprio quello ed io dico... Hahahaha!”

Mentre l'ago forava la pelle del pegaso, Red abbassò lo sguardo osservando gli squarci e la sporcizia sulla sua divisa.

Io... Io sono diverso...”



Degli esseri mai visti si erano raggruppati di fronte ad una porta blindata, alcuni di loro stavano esaminando il grosso catafalco d'acciaio, mentre gli altri se ne stavano seduti ad aspettare pazientemente che accadesse qualcosa.

Non si erano accorti l'unicorno sdraiato pancia a terra sul pavimento. Strangeye non voleva avvicinarsi oltre, quei cosi erano almeno una decina.

Sospirò rassegnato mentre lentamente disinseriva la sicura del suo piccolo mitra appoggiando lo zoccolo armato sul pavimento, allineando il mirino sull'essere più vicino: almeno sette erano seduti in gruppo, poteva abbatterli o ferirli gravemente con poche raffiche; il problema erano quelli vicini alla porta, avrebbe avuto pallottole anche per loro? Oppure avrebbe dovuto correre l'immane rischio di ricaricare? Si maledì per non sapere utilizzare nessun incantesimo difensivo o offensivo.

Qualcosa volò da un punto oscuro del corridoio e cadde in mezzo al gruppo di immonde creature producendo un secco rumore metallico, un paio di creature si ritrassero spaventate mentre l'oggetto dalla forma cilindrica e dal manico di legno rimbalzava. Quando Strangeye capì la natura dell'oggetto questo esplose in potente boato seguito dal miagolio delle schegge che sferzavano l'aria, dal fruscio dei detriti che si riversarono vicino alle orecchie dell'unicorno e dagli strilli delle creature superstiti.

Le grandi mattonelle di marmo che ricoprivano i muri si sbriciolarono alzando una nube di polvere che investì Strangeye. L’unicorno si alzò a sedere puntando il mitra di fronte a se.

Una creatura barcollò verso di lui reggendosi malamente sugli arti che non erano state mutilati, non notò l'unicorno, lo scoppio gli aveva scombussolato i sensi e vagava senza alcuna cognizione dello spazio attorno a se. Strangeye puntò l'arma verso di essa, ma un secondo boato esplose ed una pallottola di grosso calibro trapassò la testa della creatura distruggendo la metà destra del cranio. L'inerzia scaraventò l'essere oltre Strangeye, mentre il sangue e la materia cerebrale si spalmò su di un muro del corridoio formando una scura striscia di resti; il piccolo corno venne sradicato dalla calotta cranica e roteò in aria ricadendo tra le zampe dell'unicorno.

Un altro colpo esplose proiettando fuori dal polverone brandelli di carne. Strangeye sentì degli strilli dietro di se, si voltò e vide un folto gruppo di creature che si stringeva a pochi metri da lui emettendo stridii e sibili. Non osavano avvicinarsi: essendo abituate a cacciare creature inermi come topi o pony scervellati erano rimaste spiazzate dalla reazione di questi intrusi che avevano massacrato senza problemi molti di loro.

Una raffica di mitra sparata verso il gruppo bastò ad abbatterne due e a far fuggire nell'oscurità il resto delle creature. Nel frattempo il polverone si diradò mostrando una figura slanciata che colpiva ripetutamente la carcassa tremante di una creatura con il calcio del suo fucile; questa quando ebbe terminato la sua opera sollevò lo sguardo sull'unicorno: i suoi occhi verdi rilucevano attraverso le lenti sporche della maschera antigas come un faro portuale.

Ehi pazzo!” La voce era attutita e resa inequina dalla maschera.

Hai trovato gli altri? O hai cercato di ammazzare pure loro?”


Red si avvicinò ad un grande contenitore di vetro dalla forma cilindrica, dentro di esso riposavano immersi in un liquido trasparente i resti perfettamente conservati di un puledrino di un anno o poco più. Dalla fronte si ergeva una piccola escrescenza uguale a quella dei mostri che popolavano i corridoi del laboratorio, e sui fianchi si potevano notare un paio di piccole ali, leggermente più grandi e lunghe per un pegaso di quell'età.

Ho capito da dove son saltate fuori quelle bestiacce!”

Si voltò mostrando un sorriso soddisfatto a Rontgen, come se si aspettasse un bel voto da parte del suo compagno.

Ma che bravo, ti darei una stellina d'oro... Ma purtroppo ne sono a corto”

Solo che non capisco come hanno fatto a diventare quello che sono ora”

Red avvicinò il muso a quello del piccolo osservandolo nella posizione in cui la morte lo aveva colto: si stava mordicchiando lo zoccolo e si copriva il corpo con le ali.

Eh si! Un vero mistero da sottoporre alla comunità scientifica!” lo canzonò Rontgen mentre faceva comparire un tenue globo di luce verde sulla punta del corno.

Mi stai prendendo in giro?” Red si voltò sibilando le parole a denti stretti.

Ma certo che no! Prof...”

Il globo si staccò dal corno sollevandosi alcuni metri sopra i due; il corno del pony aumentò di luminosità ed il globo esplose frusciando in una potente nova verde che illuminò a giorno l'enorme stanza: il soffitto era alto otto metri, la superficie della stanza rasentava il centinaio di metri quadrati. I muri erano completamente ricoperti da macchinari e pannelli elettronici ormai spenti da decenni. Almeno venti contenitori uguali a quello che aveva studiato Red erano sparsi per tutto lo spiazzo della stanza. Alcuni erano rotti e vuoti mentre altri si erano svuotati del loro liquido e mostravano dei mucchi di piccole ossa sul fondo.

La Zona” disse Rontgen mentre trottava per la stanza.

Eh?”

È stata la Zona a renderli come sono ora, come ogni dannatissimo animale o pony dopotutto”

Semplice adattamento?”

Esatto! Se qualcuno, o qualcosa passa troppo tempo in mezzo alle radiazioni magiche e alle anomalie si trasforma adattandosi meglio che può all'ambiente... Prendi come esempio le arpie di Hayville... O, Strangeye”.

E cosa sarebbero queste arpie?” Chiese Red timoroso.

Pegasi mutati”

Un'aura magica avvolse un pannello di controllo estirpandone la placca di ferro del telaio, poco dopo diversi pezzi elettronici volarono fuori dal macchinario posandosi in mucchi ben ordinati mentre l'unicorno li esaminava uno ad uno e li cacciava nello zaino.

Bah! Questo posto non mi piace!” sentenziò il pegaso dopo pochi minuti di silenzio.

A chi lo dici Ginger... Pochi artefatti, poca roba interessante, e molti fottutissimi mutanti e pony zombificati!” lanciò via una grossa scheda elettronica bruciata.

Spero che Bloodspring... Anzi, il TENENTE ALASTOR...” pronunciò l'ultimo nominativo con un tono falsamente riverente.

... chiami i suoi fratelli del Loyalty a ripulire sto posto con i lanciafiamme! Cazzo, adoro i lanciafiamme quando li usano sembra di assistere ai fuochi magici di capodanno ehehehe”

Red ridacchiò portandosi lo zoccolo sopra il collo dolorante; l'antidolorifico iniettato direttamente nella giugulare doveva ancora fare effetto.

Come facciamo ad uscire di qui?” Chiese il pegaso mentre Rontgen, dopo aver abbandonato la razzia, stava scaricando le cartucce che non erano ancora state sparate da due fucili facendole levitare dentro il tamburo della terza arma. Red contò tre cartucce ancora utilizzabili.

Beh, anche questo impianto di areazione avrà delle prese in superficie, per quanto isolato che sia... Io ho visitato un sacco di posti simili e...”

Un'esplosione stroncò sul nascere l'ennesimo e snervante monologo dell'unicorno e spalancò la porta blindata scagliando diversi metri più avanti il macchinario che la bloccava; una nube di polvere fece capolino da essa iniziando ad invadere la stanza. Red si affrettò a barricarsi dietro ad uno dei cilindri puntando il mitra scarico verso la nube di polvere, in meno di un minuto questa si posò a terra mostrando i cardini divelti e il muro scheggiato. I due stalloni attendevano pazientemente l'ondata mortale di mostri. Un cilindro schiacciato con attaccato sotto di esso un manico di legno cadde oltre la porta rimbalzando diverse volte sul pavimento, una granata. Anche se diversa: il cilindro era più schiacciato alle sommità e una striscia rosso vivo decorava il manico.

Merda!” gridò Rontgen prima della detonazione; la granata esplose con uno scoppio secco, per una frazione di secondo l'aria intorno all'ordigno esploso si saturò di una densa coltre di polvere bianca che si incendiò subito bruciando l'ambiente circostante con un fruscio. Le fiamme lambirono il riparo di Red mentre grumi di materiale incendiario appiccicoso piovvero intorno a lui, alcune gocce caddero sulla tuta di del pegaso bruciacchiandola.

Quando la tempesta infernale cessò, Red sollevò la testa oltre il suo riparo: diverse decine di metri di pavimento e pareti nei dintorni dell'epicentro dell'esplosione erano anneriti, mentre alcuni focolari persistevano sfrigolando nella loro combustione chimica.

Fermi maledizione! Ci siamo noi qui!” gridò istericamente Rontgen.


Strangeye fu immensamente felice di vedere i due pony sani e salvi, anche se Red non era un esempio di salute: delle vistose fasciatura impregnate di sangue si avvolgevano intorno alla zampa ed al collo e se non fosse stato per il suo manto rosso avrebbe giurato di vederlo più pallido.

Trovata l'armeria?” chiese sorridendo ai due mentre la pony bianca gironzolava per la stanza studiandone ogni minimo particolare. Red sorrise e si portò la pistola alla tempia piegando un paio di volte la levetta sullo zoccolo ottenendo solo dei miseri click.

Purtroppo ci siamo persi” disse continuando a puntarsi contro la pistola scarica. Bloodspring trottò accanto a Strangeye che si affrettò a ritirarsi avvicinandosi ai suoi due compagni.

E così non avete trovato nulla?” chiese guardando di sottecchi Rontgen.

Solo mostri affamati di carne di prima scelta!”

Diede una pacca sul collo ferito di Red, trasformando il suo sorriso in una smorfia dolorante.

E anche se avessi trovato qualcosa di certo non lo verremmo a dire a te!”

Alla risposta dell'unicorno verde la pony sorrise, e dopo essersi seduta imbracciò il fucile puntandolo alla testa del pony più vicino: Red.

Il pegaso indietreggiò terrorizzato spalancando le ali.

Ehi, che cosa diavolo stai facendo!?”

Strangeye puntò a sua volta l'arma contro la pony, la quale per tutta risposta alzò lo zoccolo in direzione di Strangeye; sotto la manica nera della veste spuntava una piccola bocca di fuoco scura, mentre con l'altro zoccolo continuava a puntare la faccia cremisi del pegaso: lo zoccolo era incastrato all'interno del ponticello aumentando a dismisura la possibilità di un mortale sparo involontario. Red guardò i due pony che si fronteggiavano, una goccia di sudore colò sul naso, raccogliendo lungo la sua strada lo sporco che intaccava il manto; non voleva essere da meno; si piazzò con le zampe anteriori piegate come quando aveva sparato ai mutanti e spostò la canna del mitra scarico sul corpo di Bloodspring.

Vediamo quando vola lontano questa testaccia fascista!” ringhiò tentando di mascherare l'evidente paura espressa dalla sua voce tremante.

Adesso da bravi puledri che siete, gettate le armi e datemi tutti gli artefatti ed informazioni che avete raccolto!”

La pony mostrava una innaturale ed inquietante calma, la zampa di Strangeye si tese ancora di più facendo tintinnare la piccola mitragliatrice.

Scordatelo!”

Prima sbriciolerò la testa al rosso, poi verrò a cavarti quel bel paio di occhi azzurri” Un largo sorriso si fece strada sulla prima inespressiva faccia della giumenta.

Siamo in tre! E te sei sola! Adesso io ti ammazzo!” stava per aggiungere dell'altro, ma un'aura magica gli avvolse lo zoccolo armato abbassandoglielo.

Biondo, fai come dice!” disse Rontgen iniziando a vuotare le grandi tasche del cappotto. Strangeye si voltò fissandolo sconvolto.

Perché?” Si limitò a balbettare.

Perché se la facciamo fuori ci ritroviamo contro tutto il Loyalty, questi bastardi hanno dei palmari che registrano ogni cosa come una scatola nera”.

Rontgen rivoltò una tasca e da essa caddero delle piastre metalliche di colore blu fiordalisio.

Ho trovato solo questi miseri artefatti antiradioattivi mentre accendevo il generatore... Il rosso non ha nulla con se, siamo stati attaccati quasi subito...”

La giumenta guardò un attimo Red: la maschera antigas le copriva la testa fino alla fronte rendendo il suo aspetto ancora più inequino di quanto non fosse già; abbassò il fucile, Red si lasciò cadere a sedere tirando un sospiro di sollievo.



Strangeye era di fianco a Red e osservava Bloodspring ringhiando sommessamente.

Signori è stato un piacere, spero di rivedervi preso... Tranne te Rontgen. Tu devi solo crepare!”. L'unicorno verde accennò un sorrisetto maligno.

Spero che i tuoi amici ripuliscano questo posto per bene; magari ti scambiano per uno di quei mostri e ti fanno saltare in aria!”

La pony non rispose, si limitò ad aprire lo zaino gettando agli zoccoli dei tre pony due piccole scatole di legno che caddero rovesciando sul pavimento alcune grosse cartucce di plastica insieme a qualche munizione affusolata di metallo bruno.

Stranamente ho trovato subito l'armeria...”

Non disse altro. Si limitò a nascondere il suo bianco viso sotto la fredda gomma nera della maschera antigas e sparì trottando oltre la porta blindata.




Eccoli di nuovo! Per Celestia! Red tienili a bada!” strepitò Rontgen mentre tentava goffamente di arrampicarsi su di una rugginosa scala a pioli che risaliva un pozzo di ventilazione; nonostante si aiutasse con la magia non riusciva a salire velocemente, provocando numerose imprecazioni da parte del ben più agile Strangeye che trepidava sotto di lui. Red invece si era piazzato a zampe larghe sul fondo della scala fronteggiando un gruppo di creature. Queste avevano capito che gli invasori potevano colpire duramente, e si erano limitate a raggrupparsi di fronte al pegaso iniziando a strillargli contro a distanza di sicurezza, fingendo di tanto in tanto una carica. Anche Red li imitò sbraitando minaccie di ogni tipo e nitrendo. Si voltò un paio di volte per vedere a che punto della scalata erano arrivati i suoi compagni; voleva andarsene subito da quel posto.

Un pezzo di cemento gli atterrò di fianco sbriciolandosi facendolo saltare indietro impaurito; adesso stavano iniziando a lapidarlo. Il pony indietreggiò sotto la fitta sassaiola lanciata dalle creature tramite una debole levitazione magica. La reazione del pegaso alle sassate galvanizzò alcune creature che si lanciarono all'attacco. La mitragliatrice di Red era di nuovo carica e sparò una lunga raffica vomitando pallottole sulle creature più impavide abbattendole; il gruppo decimato questa volta si riempì di strilli impauriti mentre i membri superstiti si dileguavano alla spicciolata incalzati dalle pallottole.

La grata di ferrò coperta da decenni di humus e terriccio saltò via sotto la violenza della magia di Rontgen spargendo ovunque zolle d'erba umida e fango. L'unicorno verde strisciò fuori a fatica gemendo per lo sforzo seguito da Strangeye che saltò agilmente all'aria aperta e Red che uscì in volo librandosi a pochi metri d'altezza. Una fredda e sottile pioggia punse il naso del pegaso rinfrescando il suo colpo surriscaldato per gli sforzi compiuti nel sottosuolo. Il cielo era nero come il carbone e le scariche elettriche di fulmini lontani illuminavano la Zona.

Dolce, dolcissima aria fresca! Non c’è niente di meglio di un po’ d’aria genuina come questa per rimetterti in sensto!” Strillò Rontgen trottando nel fango ad occhi chiusi; il contatore geiger dell'unicorno iniziò a ticchettare segnalando la presenza di una discreta quantità di radiazioni di fondo.



Mi dispiace fratelli, ma non ho niente da scambiare...” mugugnò un pony attraverso ad una malandata maschera antigas marrone. I tre pony avevano improvvisamente incrociato un gruppo di sei stalker composto da tre pegasi, un pony di terra e due zebre; tutti muniti di maschere antigas e respiratori. Inizialmente si erano limitati a puntarsi contro le rispettive armi, ma fortunatamente Rontgen aveva tirato fuori dallo zaino di Strangeye una bottiglia di vodka offrendola ai nuovi arrivati: calmando la situazione.

Nemmeno una maschera? Dai qui finiamo male se continuiamo a respirare pulviscolo irradiato!”

Abbiamo equipaggiamenti solo per noi” tagliò corto il pony di terra che sembrava essere il Leader del gruppo.

Però abbiamo viveri in abbondanza” Continuò annuendo vigorosamente. Rontgen rispose alla proposta del pony con una smorfia disgustata.

Allora non so proprio come aiutarvi...” Disse il pony alzandosi in piedi e trottando verso il resto del suo gruppo che lo attendeva qualche metro più indietro.

Anzi no! So che a Sodoma è arrivato un carico di armi ed equipaggiamento. Quei banditi devono aver assaltato qualche deposito militare ai confini della Zona”.

Questa volta la faccia dell'unicorno si illuminò e, senza nemmeno salutare il gruppetto, prese a marciare tra le sterpaglie che delimitavano quello che rimaneva di una strada secondaria. I suoi due compagni si affrettarono a salutare con un gesto gli altri e raggiunsero l'unicorno accompagnati dal cozzare secco dei loro zoccoli e dai tonfi sordi dei pesanti scarponi sull'asfalto dissestato.

Quanti soldi avete?” chiese Rontgen senza accennare a rallentare. I due pony si guardarono l'un l'altro, poi Strangeye prese la parola.

“Abbiamo i bits che ci ha dato Dealer”

Ottimo, almeno ci rimarranno i soldi per comprare un po' di munizioni e delle buone maschere antigas!”

Costano così tanto?” Chiese Red che chiudeva la fila guardandosi intorno nervosamente: quella strada era troppo allo scoperto, e le poche esperienze avute con banditi, mutanti ed altri stalker gli avevano dato un'ottima ragione per temere gli spazi aperti.

Abbastanza, ma il problema è un altro” Rontgen rallentò avvicinandosi ai due.

In pratica per andare a Sodoma dobbiamo oltrepassare un fiume, e a quanto dicono il ponte più vicino è in mano ad un gruppetto di banditi... Quindi preparatevi ad essere spennati per bene hehehe! Poi vabbeh, son soldi ben spesi! Nemmeno a mezzo chilometro c'è questa stazione di controllo dove una volta ci controllavano le cataratte di un canale di irrigazione. Adesso è un avamposto commerciale gestito da una delle bande di banditi più importanti della Zona, cavolo questa porzione di Zona è completamente gestita dai banditi non trovate? Nemmeno la mafia di Saddle potrebbe fare di meglio hahaha!”

Rontgen stava entrando nella famigerata “modalità logorrea”; Red si limitò a calcarsi il cappuccio sulla testa cercando di sentire meno baggianate possibile da colui che con molta probabilità li stava conducendo ad una vera e propria rapina legalizzata.


Erano sdraiati dietro ad i resti rugginosi di un piccolo furgone rovesciato, in lontananza si poteva scorgere lo scheletro marroncino di un ponte di ferro, sotto di esso scorreva impetuoso il fiume ingrossato dalle recenti piogge. Il capo del ponte in vista era stato pesantemente fortificato con un muro di sacchi di sabbia e automezzi alto tre volte un pony, la strada che portava al ponte era costellata di ostacoli anticarro e filo spinato. Quella che una volta era la centralina dove si trovavano i comandi che permettevano al ponte di aprirsi per far passare le imbarcazioni era stata trasformata in un bunker, che sembrava essere stato sventrato di recente da una grossa esplosione.

Da quando si erano avvicinati al furgone il contatore geiger aveva preso a scricchiolare furiosamente, ma Rontgen sembrava non dargli peso e se ne stava bellamente appoggiato sul metallo irradiato.

Red, io vado a parlare con i gentlecolts sul ponte, tu coprimi dall'alto, credi di farcela?”

La domanda dell'unicorno freddò Red: e se la trattativa sul prezzo fosse andata storta? Avrebbe dovuto uccidere dei pony sconosciuti, oppure fuggire abbandonando al suo destino un compagno che gli aveva salvato la vita ormai diverse volte; per quanto la seconda opzione lo disgustasse era meglio che privare un pony della propria vita per la terza volta. Mentre pensava a tutto ciò l'immagine di Summer Tip che si accasciava su di lui con la testa spaccata da una pallottola lo fece rabbrividire; finalmente si sbloccò.

Si... Credo di, insomma si! Ce la faccio... Ma non so quanti colpi mi rimangono..." mugugno a Rontgen, che sorrise, e dopo essersi avvicinato al pegaso stacco il caricatore a tamburo della sua mitragliatrice.

Vedi questa piccola tacca al centro? Questa quando spari ruota in senso orario come la lancetta delle ore... Quando è mezzogiorno il caricatore è pieno, mentre a mezzanotte, beh sei fregato, uhm! Il tuo segna le sei. Dovresti farcela, basta che non spari a cavolo” Red sorrise amaramente mentre rimetteva a posto il caricatore.

Bene occhio di biscia tu...”

Le bisce hanno le pupille tonde sai?” nitrì Strangeye diventando ancora più rosso di quanto non fosse normalmente.

E secondo te quanto me ne frega da uno a dieci?” rispose l'unicorno verde troncando sul nascere l'ennesima litigata.

Tu striscia nell'erba alta fino all'argine del fiume, in modo da avere il loro fianco sotto tiro, in caso di problemi sarai tu a fare la maggior parte del lavoro sporco, quindi non risparmiare le munizioni”

Parli come se dovesse per forza finire in uno scontro” borbottò Red mentre si aggiustava le cinghie che tenevano la parte anteriore dell'arma saldamente attaccata al fianco.

Beh, di solito da queste parti le questioni si risolvono con la polvere da sparo” Rispose Rontgen con nonchalance rimettendo gli zoccoli a terra.

Aspetta che raggiunga i primi ostacoli, poi decolla e circuita sopra le loro teste!” L'unicorno trottò in direzione del ponte senza aggiungere altro. Mentre Strangeye si apprestava a fare lo stesso uno zoccolo si posò sulla sua spalla trattenendolo.

Aspetta un attimo” Quando Strangeye si voltò, si ritrovò di fronte alla faccia un quaderno dall'aria piuttosto vecchia, il titolo recitava: “Composizioni per chitarra classica vol. 3”.

L'unicorno rimase un attimo sorpreso dal gesto del pegaso non capendone il significato, poi capì; il suo corno si illuminò sfogliando alcune pagine con la magia, si sorprese di non avere usato gli zoccoli data la sua proverbiale antipatia per la magia. Fischiò in tono di sorpresa e ammirazione.

Accidenti... Figata... ”

L'ho trovato nel laboratorio, bello eh? Almeno adesso siamo pari! Io la rivista pornografica e te gli spartiti no? Eheheh” lo interruppe Red con un sorriso a trentadue denti.

Ah... ehm, perché me lo dai ora?”

E che quelle bestiacce mi hanno fatto pensare ad altro tutto il tempo, me ne sono ricordato solo ora” rispose il pegaso allargando ancor di più il sorriso.

Va bene... Maledizione stai diventando come Rontgen ehehehe...”

Ripose il quaderno nello zaino, questa volta senza la magia.

A proposito di quel cazzone, meglio darci una mossa prima che qualcuno gli faccia lo scalpo” disse dando una sonora zoccolata sulla fronte di Red per poi saltare nelle fitta vegetazione ai lati della strada scomparendo. Red rimase un attimo immobile ascoltando il battito furioso del suo cuore terrorizzato dalla situazione e tirò un profondissimo sospiro.

Speriamo bene... Cazzo!” Aprì le ali e si alzò in volo.

Rontgen era ormai a pochi metri dalla barricata: al lato della barriera erano stati ammonticchiati una decina di cadaveri smembrati e bruciacchiati. Un paio di teste scorgevano da dietro i sacchetti di sabbia intente ad osservare il nuovo arrivato; l'unicorno poté sentire il temibile suono delle cartucce che venivano incamerate e delle sicure disinserite, un suono familiare nella Zona. Un grosso pegaso in divisa mimetica e bandana verde scavalcò la parte più bassa della barricata, composta semplicemente da una automobile rovesciata sul varco tra le imponenti mura di sabbia e lamiera.

Buongiorno Stalker!” Esordì il pegaso ghignando e sbattendo le ali sotto la pesante divisa; dopo il saluto sollevò lo sguardo preoccupato. Anche Rontgen guardò in alto e vide Red che volava sopra di loro descrivendo dei larghi cerchi come fa un avvoltoio prima di avventarsi su di una carogna.

E tu chi sei? Non mi sembri uno degli uomini di Spin!” Disse guardando di sottecchi il pegaso che nel frattempo aveva fatto segno a qualcuno di tenere d'occhio Red.

E chi diavolo sarebbe spin?” Esclamò il pegaso.

Quello che in teoria dovrebbe essere qui a contrattare con me riguardo al pedaggio per attraversare il ponte.

C'è stata una rilevazione dell'attività” Disse il pegaso indicando il mucchio di cadaveri.

Adesso qui la faccenda la gestisce il sergente Buttermane, cioè io” Si batté uno zoccolo sulla piccola mitragliatrice da fianco sorridendo. Rontgen indietreggiò per un paio di metri.

Siete dell'armata di contenimento!?”

Si, abbiamo effettuato un Raid giusto stanotte, per stanare un po' di feccia della Zona hehehe, ma questo non vuol dire che non sia disponibile a far affari con chi si comporta bene...”

Rontgen si ricompose: “Dobbiamo attraversare il ponte!”

Ehi, quel pegaso che svolazza è un tuo amico giusto? Fatti dare una mano da lui e sparisci di qui prima che decida di rispettare l'ordine di fare fuoco a vista sugli stalker” rispose il pegaso senza muoversi di un millimetro. Rontgen sapeva che Red nelle condizioni in cui era stato ridotto nel laboratorio non sarebbe mai riuscito a trasportarlo, era già un miracolo che volasse per se.

Questo non è affare tuo, allora! Vogliamo discutere sul prezzo del pedaggio o no!?” Sbottò l'unicorno stizzito. Il militare esibì un sorrisetto soddisfatto.

Dammi tutti i bits che hai! Più gli artefatti, medicine, munizioni ed equipaggiamento elettronico! Lo stesso prezzo vale per il pettirosso qua sopra!”

Rontgen nitrì grattando lo zoccolo per terra.

Già che ci sei sparami in fronte e toglimi tutto quello che ho!”

Buttermane rispose all'unicorno disinserendo la sicura del mitra.

Non mi tentare stalker! Il prezzo è questo! Se vuoi passare vieni avanti e paga, altrimenti ti consiglio di sparire prima che mi venga voglia di prendermi quello che hai con la forza!”

Rontgen alla minaccia del sergente sembrò calmarsi: “Ok, ok!... Luridi porci ladri!” Mormorò voltandosi.



Due fucili vennero circondati da un'aura magica verde e volarono fuori dalle rispettive fondine. Rontgen si voltò con un salto scaricando due colpi sulla faccia del militare, che scomparve in una nube rosacea di sangue nebulizzato, frammenti cranici e materia cerebrale straziata. Riuscì a gettarsi dietro la base di una delle travi portanti del ponte mentre il fuoco di diverse armi portatili accompagnate dal rombo di una mitragliera di grosso calibro si abbattevano dietro di lui. Poco lontano dal ponte si accese il fuoco della mitragliatrice da zoccolo di Strangeye che iniziò ad emettere dei latrati secchi in direzione del fianco scoperto del ponte. Al trambusto si aggiunse pure la mitragliatrice di Red che sparava delle brevi raffiche: il pegaso svolazzava in tutte le direzioni evitando la fiumana di traccianti ogni volta che il fuoco si concentrava su di lui. Era in posizione di netto vantaggio rispetto ai difensori del ponte, ma non riuscì a colpire nessuno, anche se molti sentirono il fischio dei suoi proiettili. Rontgen lanciò un incantesimo contro il muro di sacchetti distruggendone la sommità e estrasse una granata rubata a Bloodspring da una bisaccia.


Il soldato scelto Keyfree stava fumando tranquillamente una sigaretta immerso nella boscaglia dell'argine dietro al posto di blocco sul ponte quando infiammò la battaglia; gettò a terra la sua amata “Mareboro” e fece galleggiare grazie alla sua magia di unicorno il suo fucile di precisione avvicinando il mirino all'occhio sinistro: qualcuno aveva attaccato il ponte uccidendo almeno quattro soldati, ed i restanti sette si erano barricati stretti da due fuochi, uno proveniente dalla prateria vicino all'argine opposto al suo, mentre l'altro dall'alto, ad opera di un pegaso che volava in tutte le direzioni sparando brevi raffiche.

Calcolò bene la distanza, ed aspettò il momento propizio per fare fuoco.

Questo arrivò quando il pegaso volò verso l'alto per sfuggire ad una raffica di mitragliatrice. Il soldato tirò il grilletto ed il fucile emise un forte boato beccheggiando a causa del rinculo. Il pegaso si piegò in posizione fetale stringendosi il petto e cadde nel fiume scomparendo tra i flutti scuri. Il mirino si spostò alla ricerca del secondo tiratore. Una granata esplose in mezzo al ponte uccidendo cinque pony che avevano fatto lo sbaglio di serrare i ranghi. Il soldato staccò l'occhio dal mirino sconvolto capendo che ormai il ponte era caduto, afferrò ciò che poteva e si diede alla macchia.


Rontgen scavalcò un cadavere trottando sul ponte: un soldato era ancora vivo ma gravemente ferito.

Si stava trascinando lungo il ponte verso una radio miracolosamente intatta lasciando una larga scia cremisi sul cemento; L'unicorno girò intorno a lui e sorridendo sadicamente si divertì a rovesciarlo di schiena alcune volte, poi iniziò a depredarlo di ogni suo bene come se fosse già morto.

Strangeye comparì dal nulla guardandosi intorno.

Porca puttana, ci è andata bene. Dov'è Red?”

L'unicorno si distrasse un attimo dalla sua occupazione e scosse la testa indicando il fiume per poi riprendere la sua opera di saccheggio sul resto dei cadaveri lasciando a terra il morente.

Merda...” Mormorò Strangeye cadendo a sedere.

Com'è succ...”

Dai qui abbiamo finito! Andiamocene prima che arrivi una pattuglia o peggio!” lo esortò Rontgen.

Mentre l'unicorno verde si allontanava Strangeye osservò un attimo la disperata impresa del soldato, era ormai a pochi metri dalla radio: al moribondo non sembrava importare altro, il mondo si era ristretto ad un piccolo corridoio tra lui e la radio, il resto sembrava non importargli. Non fece nemmeno caso alla fredda canna del mitra che Strangeye gli appoggiò sulla nuca.

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