Letters.

di Frallosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lily&Severus ***
Capitolo 2: *** James&Alice ***
Capitolo 3: *** Sirius&Mary ***



Capitolo 1
*** Lily&Severus ***


'sera :)
Il mio amore per la Old Generation ha dato vita a questa piccola idea. Ho pensato di scrivere una serie di capitoli in cui raccontare di come i Malandrini, Lily, Severus, Alice, Frank, Mary e Marlene hanno ricevuto le proprie lettere d'ammissione ad Hogwarts, con dei riferimenti alla loro infanzia. Questo primo capitolo ho voluto dedicarlo a Lily e Severus, che sono i primi a cui ho pensato. Spero gradirete :)
Il prossimo capitolo probabilmente sarà dedicato a James ed Alice :)
Mi auguro che sarete felici di avere a che fare con dei piccoli futuri Auror e Professori! Buona lettura :)




Lily voleva molto bene a sua sorella Petunia. Ed era convinta che, anche se restia a dimostrarlo, anche sua sorella tenesse a lei. Poco più di un anno separava le due bambine, che passavano tutti i loro pomeriggi, o almeno quelli assolati, nel parco dietro la loro casa. Amavano andare lì, a guardare il fiume scorrere limpido e a rincorrersi lungo la sua riva sinistra. Era lì che Lily aveva iniziato a dare i primi segni della sua stranezza.

Dall’altra parte del corso d’acqua c’era un quartiere malandato, dove avevano casa gli operai della zona. Più volte, la loro mamma, aveva raccomandato alle bambine di non attraversare il fiume nel suo punto più basso e di non inoltrarsi in quel quartiere dalla fama a dir poco deplorevole.

Petunia e Lily, non potevano essere più diverse. Entrambe erano dotate di un fisico magrolino, ma, a differenza della maggiore, Lily era molto più ben proporzionata. Non aveva il lungo collo della sorella, né il suo viso smunto e cavallino, o i capelli di quel biondo slavato. No, Lily era bassina, con il viso tondo e dalle sfumature color pesca. I suoi, erano lunghi capelli color rosso ramato, onde che le circondavano perennemente il volto. La fronte era piccola, e lasciava ben presto spazio a due sopracciglia di poco più chiare dei capelli. Al di sotto, due grandi occhi color verde erba rilucevano, circondati da folte e lunghe ciglia.
Diversamente dalla sorella, le labbra di Lily erano sempre piegate in un sorriso sincero, e la sua espressione era sempre piena di curiosità e voglia di imparare.

 
Severus Piton era un bambino che amava la solitudine. Le sue orecchie erano fin troppo abituate alle urla, considerato che i suoi genitori non facevano altro che litigare. Per questo, il bambino, cercava di passare quanto più tempo possibile fuori casa, sulla riva destra del fiume, dove poteva godere della tanto agognata tranquillità. Il matrimonio dei suoi genitori, era sempre stato infelice, da che potesse ricordare. Suo padre, era un umile operaio di una vetreria, e non guadagnava abbastanza per sostenere dignitosamente la sua famiglia. Gran parte dei suoi soldi andava poi persa in una delle tante osterie di cui pullulava quel quartiere malandato, e così, Severus era sempre stato costretto a riutilizzare gli abiti smessi del padre. La madre non lavorava, e aveva in viso (tranne quando litigava col marito) una perenne espressione triste. Severus la capiva. Probabilmente rimpiangeva il mondo che aveva abbandonato per sposare il Babbano Tobias Piton. Era una strega, che viveva in un mondo dove tutto era possibile, e aveva deciso di rinunciarvi nel momento in cui si era innamorata di quell’uomo che ora passava le serate ad ubriacarsi. Ma Severus non avrebbe commesso il suo stesso errore. Sapeva di essere anche lui un mago, l’aveva capito dalle piccole stramberie che gli capitava di compiere di tanto in tanto. Non vedeva l’ora di avere undici anni, così avrebbe potuto frequentare Hogwarts, la più grande scuola di Magia e Stregoneria che fosse mai esistita.
 

Lily aveva già visto altre volte quel bambino che ora la scrutava dall’altra parte del fiume, ma non ci aveva mai fatto caso prima, perché la compagnia di Petunia aveva oscurato ogni altra cosa. Ma quel pomeriggio, Tunia era a casa con la febbre, e Lily, non potendo rinunciare a un pomeriggio nel suo parco, si era sdraiata sul prato, lì dove i raggi del sole potevano accarezzarle la pelle rosea, e aveva iniziato a far volteggiare fiori sul suo viso, contravvenendo a una delle regole imposte da sua sorella.
D’un tratto, vide qualcosa offuscare la luce del sole. Si alzò di scatto e i fiori che stava facendo volteggiare in aria si afflosciarono tra i fili d’erba. Il bambino non sembrava spaventato come Tunia, la prima volta che le aveva visto fare quelle cose. Anzi, lui le sorrise gentile, con un’ espressione sorniona in volto.

“Lo so fare anch’io!” Esclamò, contento. Lily sorrise, quasi di riflesso e mormorò un ‘davvero?’ sorpreso. Il bambino annuì, distese una mano verso di lei e dal nulla nacque un fiore roseo. Lily spalancò i grandi occhi verdi. Finalmente Petunia non avrebbe più detto che era strana...c’era qualcuno che era strano tanto quanto lei!

Fu probabilmente in quel momento che Lily Evans divenne amica di Severus Piton.


 
Un anno dopo, tante cose erano cambiate nei pressi di quel fiume.
Severus e Lily erano diventati sempre più amici, anche se questo aveva danneggiato irreparabilmente il rapporto di quest’ultima con la sorella. Petunia le parlava solo se strettamente necessario, e lanciava sguardi di odio puro a Severus ogni volta che poteva.
Lily aveva cercato di imparare il più possibile su Hogwarts, sulle streghe e i maghi e sul Mondo Magico in generale. Le sembrava tutto un grande, bellissimo sogno, ma per fortuna c’erano le sue stranezze a ricordarle la realtà dei fatti.

Un pomeriggio del Luglio 1971, Severus arrivò tardi nel parco dove lui e Lily si vedevano assiduamente. Lei era già lì, e lo aspettava, facendo finta di essere arrabbiata per il suo ritardo.

“E’ arrivata! Lily, mi è arrivata la lettera!” Urlò felice. Lily aggrottò le sopracciglia, e poi una smorfia di disappunto le si formò in viso.

“A me no.” Disse triste.

“Perché sei figlia di Babbani, perciò non potevano mandarti la lettera via gufo! Vedrai che entro domani qualcuno verrà a parlare con i tuoi genitori!” La consolò Severus. Gli occhi di Lily s’illuminarono a sentire quelle parole. Severus fu felice di essere il responsabile di quel cambiamento di umore.

“Vado a casa, allora! Potrebbe arrivare da un momento all’altro! Ti vengo a cercare appena arriva!” esclamò Lily, abbracciando l’amico e allontanandosi in tutta fretta.
Severus la guardò allontanarsi, poi si sedette sull’erba calda e tirò nuovamente fuori il foglio che mai si sarebbe stancato di osservare.

 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confederazione Internazionale dei Maghi)

 

Caro signor Piton,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice

 
 
Quando Lily tornò a casa quel pomeriggio, Petunia le aprì la porta con espressione funerea in viso.
Delle voci, tra cui quelle dei suoi genitori, provenivano dal salotto. Lily vi si affacciò, per vedere chi fosse il loro ospite, mentre il cuore le batteva forte nel petto. Un uomo alto, e non più tanto giovane la scrutava con gli occhi azzurri da sopra degli occhialetti a mezzaluna. Portava una lunga veste azzurrina, e aveva un’aria molto arguta.

“Ciao Lily. Io sono Albus Silente, preside della Scuola...”

“So chi è Lei, professore. E’ un piacere averla qui.” Affermò educatamente Lily, interrompendo l’uomo che la guardava a metà tra il divertito e l’estasiato.

“Bene, visto che già mi conosci, deduco che tu conosca i motivi che mi portano in questa casa!” Disse Silente, e Lily annuì con forza. Pochi secondi dopo, una grande mano bianca, sormontata da qualche ruga e screpolatura, le porse una busta color avorio, sul cui retro, una grafia elegante color smeraldo recitava:
 
Sig.na Lily Evans
Park Road n°8
Cameretta

 
Le mani di Lily tremavano dalla gioia. Quasi non notò lo stemma sul davanti della busta, mentre cercava di estrarre il tanto agognato foglio.
 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confederazione Internazionale dei Maghi)

 

Cara signorina Evans,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice
 

Finalmente la conferma ufficiale era giunta, ed era lì sotto gli occhi di tutti:
Lily Evans era una strega.



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Capitolo 2
*** James&Alice ***


Buon pomeriggio :)
Chi vi parla è una povera autrice uccisa dal raffreddore, a cui fischiano le orecchie e gira la testa ç_ç Chiedo scusa per il ritardo, e spero di farmi personare con questo capitolo, che, come promesso, parla di James e Alice. In molte delle storie sulla Old Generation che ho letto, ho notato che si tende a sottolineare la parentela di Alice con i fratelli Prewett, perciò ho seguito anch'io la stessa linea. Inoltre, per i fini di questa raccolta, ho immaginato una secolare amicizia tra le famiglie Prewett e Potter.
Detto ciò, spero di sentirvi presto (suuu, abbiate pietà di una povera donna ammalata, fate un'opera di bene *ç*), buona lettura :)




“James, sveglia! Oggi non c’è tempo per dormire, abbiamo ospiti a pranzo!”

Le urla di Dorea Black si diffusero per tutta casa Potter. Charlus lo diceva sempre che, sotto strati di dolcezza, la moglie nascondeva la grinta di una tigre siberiana. Più volte, i poveri James e Charlus avevano testato la resistenza del proprio udito, nonché l’estensione vocale della rispettiva madre e moglie.

James si alzò di malavoglia, sbuffò, strizzò un paio di volte gli occhi e poi, con un gesto quasi automatico, afferrò gli occhiali che erano posati sul comodino alla sua destra. Li inforcò, e la realtà divenne improvvisamente molto più chiara e nitida. Si vestì, mentre lo stomaco senza fondo iniziava a gorgogliare.  

‘Spero che mamma mi faccia mettere le mani su qualcuna delle leccornie che ha sicuramente preparato per pranzo!’ pensò.

Scese al piano di sotto, e si diresse con passo felpato verso la cucina, da cui proveniva un assortimento di odori che gli fecero venire l’acquolina in bocca. Stava giusto mettendo le mani su delle mozzarelline impanate che avevano l’aria di essere molto appetitose, quando un urlo lo raggelò.

“James Potter! Cosa credi di fare disgraziato? Quelle lì sono per gli ospiti, non certo per soddisfare il pozzo senza fondo che ti ritrovi per stomaco!”

“Ma mamma! E’ da ieri che non tocco cibo! Non vorrai far patire la fame al tuo unico figliolo!” James mise su la sua aria da cucciolo bastonato, che gli riusciva piuttosto bene quando spalancava gli occhioni color nocciola e sporgeva il labbro inferiore.

“Non sia mai! James, ma ti senti? Con che coraggio, dopo ieri sera! Hai mangiato così tanto che credevo di doverti portare d’urgenza al San Mungo per indigestione!” Sospirò la donna. Suo figlio era davvero un incredibile undicenne. A volte credeva di averlo un po’ viziato, essendo il suo unico figlio, ma poi si diceva che non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo. Il suo Jamie era perfetto così com’era.

James sorrise sornione alle parole della madre. Il giorno prima era stato particolarmente felice per lui. Era finalmente arrivata la sua lettera d’ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. James l’attendeva dal 27 Marzo, giorno in cui aveva compiuto undici anni, e finalmente, dopo mesi di attesa, un benedetto gufo si era presentato alla sua finestra.
Era stato orgoglioso di tenere quella lettera tra le mani, come se fosse un trofeo dal valore inestimabile. Non vedeva l’ora di frequentare Hogwarts, soprattutto perché sarebbe entrato in una vera squadra di Quidditch. James amava il Quidditch, probabilmente da quando aveva cominciato a camminare. E naturalmente sarebbe stato un Grifondoro, proprio come suo padre e tutti i Potter a cui fosse possibile risalire. Oltre alle coccole materne e alle lezioni di Quidditch impartitegli dal padre, l’infanzia di James era stata costellata di racconti sugli aneddoti migliori che il soggiorno dei suoi genitori e dei suoi parenti stretti ad Hogwarts avesse potuto offrire. Probabilmente, aveva sentito le stesse storie talmente tante volte che avrebbe quasi potuto raccontarle meglio lui, ma James non si stancava mai di ascoltarle, e infatti, subito dopo l’arrivo della lettera, aveva costretto il padre a un’altra seduta di racconti di gioventù.
James era stato felicissimo di sentire i suoi genitori esprimere gioia e fierezza per la sua ammissione ad Hogwarts. Era riuscito a renderli fieri del suo successo. Il primo di tanti.

“E sistemati quei capelli, i Prewett saranno qui a momenti!” Urlò ancora Dorea. James pensò che organizzare pranzi rendesse la madre incredibilmente nervosa, prima di rendersi realmente conto di quello che la genitrice aveva detto.

“Cosa? I Prewett? Alice, Fabian, Gideon e Molly vengono qui? E che aspettavi a dirlo?” Strillò James contento.

Era sempre bello quando i Prewett erano loro ospiti. Fabian e Gideon erano gemelli, due fieri Grifondoro che a Settembre avrebbero cominciato il settimo anno. Molly era la loro sorella minore, anche lei Grifondoro, prossima al quarto anno. Infine c’era Alice, che era una minuta bambina dai grandi occhi color cioccolato e dai capelli neri che amava portare corti alla maschietta. Alice aveva la stessa età di James, erano praticamente cresciuti insieme, e si volevano un gran bene. James sperava che anche lei finisse a Grifondoro. Oltretutto, sia Alice che Fabian e Gideon erano dei bravissimi compagni di Quidditch, mentre Molly, quando giocavano, preferiva stare a guardare, o preparar loro dei biscotti.

James scappò in bagno, dove suo padre stava cercando di radersi alla maniera Babbana. James non capiva questo interesse paterno per gli oggetti Babbani, ma evidentemente per lui avevano un qualche fascino che James non riusciva a cogliere. James bagnò un pettine e cercò di appiattirsi i capelli, ma quelli non volevano saperne di seguire le sue indicazioni. Sbuffò e abbandonò l’impresa, mentre il padre sorrideva, ricordando di quando, all’età del figlio, anche i suoi folti capelli si comportavano alla stessa maniera.

 
 
Diverse ore più tardi, gli adulti erano intenti a chiacchierare davanti a una fumante tazza di tè, mentre i ragazzi avevano da poco finito una partita di Quidditch, in cui i gemelli Prewett avevano sfidato James e Alice. Molly aveva fatto da arbitro.

“Davvero Jamie, hai talento per il Quidditch!” Stava dicendo Fabian, e subito Gideon lo sostenne: “Quasi mi dispiace che non potremo giocare insieme ad Hogwarts!”

I gemelli erano i Battitori di Grifondoro, e quello era il loro ultimo anno, mentre James, per quanto bravo, avrebbe potuto partecipare alle selezioni solo a partire dal secondo anno. Per quanto dispiaciuto, James era sicuro di voler realizzare i suoi sogni, il più grande dei quali lo mostrava nelle vesti di uno dei più grandi Cercatori della storia del Quidditch.

“Oh, beh, quando voi andrete via, io e James potremmo prendere i vostri posti in squadra, anche se effettivamente, non ce lo vedo Jamie come Battitore...” Mormorò Alice sovrappensiero.
“Che gentile cuginetta, non vedi proprio l’ora di cacciarci da Hogwarts, eh?” Fece Gideon con un ghigno, mentre afferrava Alice per farle il solletico.

“Quasi quasi mi faccio bocciare, magari mi riammettono un’altra volta al settimo anno!” Esclamò Fabian, mentre Gideon, gli tirava uno schiaffo sulla nuca e domandava: “Sì, e la nostra carriera da Auror dove la metti, genio?”

Fabian mugugnò qualcosa sul fatto che Hogwarts gli sarebbe mancata più di qualsiasi altro posto, e poi il discorso cadde, in favore dell’entusiasmo di James ed Alice, che a turno raccontavano i particolari dell’arrivo della propria lettera.

Anche Alice, come James, era fermamente convinta di finire a Grifondoro, anche se più di una volta si era detta che neanche Corvonero sarebbe stato male. Fabian e Gideon iniziarono a descrivergli alcuni studenti e professori. Fabian mugugnò qualcosa su alcuni Serpeverde di nome Malfoy e Travers che a quanto pareva erano poco raccomandabili.

“...quel Malfoy poi, rasenta il ridicolo, con quei capelli da femmina!” disse Fabian. “Non so cosa sia saltato in mente a Silente di nominarlo Prefetto. Non che in quella Casa ci siano molti soggetti migliori...” aggiunse Gideon.

“Ah, e ricordatevi, ragazzi: mai, e dico mai, far arrabbiare Minerva McGranitt. Può diventare una belva, l’abbiamo provato sulla nostra pelle!” Li raccomandò Fabian.

Molly parlava molto poco...sembrava avere i pensieri da tutt’altra parte.

“Che c’è Mollicina, ti manca il caro Arthur?” Le disse Gideon sbattendo le ciglia come una ragazzina innamorata. Arthur Weasley era un Grifondoro dello stesso anno di Molly, per cui quest’ultima sembrava mostrare un certo interesse, che non era certo sfuggito ai suoi fratelli.

“Potrei chiederti la stessa cosa, fratellone. Non mi dirai che Dorcas non ti manca neanche un po’?” Rispose ironica Molly, mentre Gideon si azzittiva e tirava una gomitata nello stomaco a Fabian che aveva mormorato un ‘beccato!’

James e Alice ridevano come pazzi. Il pensiero di potere assistere presto, con molta più frequenza, a scene di quel tipo, faceva desiderar loro che il 1° Settembre arrivasse il più velocemente possibile. Entrambi non vedevano l’ora di fare nuove amicizie, perché, nonostante le loro famiglie fossero amiche di molti altri maghi, nessuno di essi aveva figli della loro età.

“Quantomeno ci sarai tu con me, così non sarò sola!” Esclamò Alice, guardando James negli occhi color nocciola.

“Ci puoi giurare piccola Ali, saremo amici per sempre!” Confermò James, profondamente convinto della veridicità delle sue parole.

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Capitolo 3
*** Sirius&Mary ***


Salve a tutti :)
mi scuso per il ritardo, ma vengo fuori da due settimane di fuoco a scuola, perciò il tempo di stare al pc e soprattutto quello di scrivere si era notevolmente ridoto. Comunque, ieri pomeriggio avevo un po' di tempo libero e volevo scrivere di Sirius, perciò ho rimuginato un po' su come potevo organizzare il capitolo, e nella mia testa si è creato il collegamento con Mary McDonald. Spero vi piaccia anche questa shot, ma anche se non dovesse essere così ci terrei a conoscere il vostro parere. In ogni caso, vi avverto che il prossimo capitolo tratterà di Remus e Marlene McKinnon. Qui sorge un problemino, in quanto, non so se terminare la raccolta con loro o scrivere un ultimo capitolo, in quanto all'appello mancano ancora Frank Longbottom e Codaliscia. E' solo che non ho idee su come collegarli, nè alcuna ispirazione su Pettigrew...perciò non so, mi regolerò dopo il prossimo capitolo. Intanto, buona lettura a chiunque non abbia di meglio da fare ;)
Buone Palme e buona domenica in ogni caso :)




“Sirius Black! Va in camera tua e restaci fino a nuovo ordine!”

L’urlo arrabbiato ed esasperato di Walburga Black risuonò per tutto il n°12 di Grimmauld Place. Il suo primogenito, quello in cui aveva riposto tutte le sue speranze dal momento in cui era nato, non faceva che infastidirla, in una maniera che proprio non si addiceva alla Nobile e Antichissima Casata dei Black. Si dilettava con scherzi idioti, sicuramente di sporca origine Babbana. Avrebbe dovuto discutere con suo fratello Alphard sulle cose che aveva l’abitudine di mostrare a suo figlio quando quello passava qualche giorno da lui.
Walburga sospirò.
Per fortuna, il suo secondogenito, Regulus, non sembrava intenzionato a intraprendere la stessa strada del maggiore. Certo, affidare a lui il compito di risollevare l’antico valore dei Black sminuiva l’opera, in quanto si trattava appunto del figlio minore, che purtroppo non era stato pregiato di alcune doti che sfortunatamente Sirius aveva. Non aveva quel fascino meschino che da adulto avrebbe fatto di Sirius un uomo avvenente e di bella presenza, degno di rappresentare l’eleganza e la raffinatezza indiscussa dei Black. Né mostrava quel coraggio indiscusso necessario per la presa di posizione o per le scelte più ardue. Era proprio vero che Dio dava il pane a chi non aveva i denti.
 
 
Sirius entrò mogio in camera sua e chiuse delicatamente la porta, fingendosi contrito e preoccupato per la rabbia materna, come se l’ennesima lite con la genitrice l’avesse minimamente toccato. Ormai, litigava talmente tanto spesso con i suoi genitori che questi avevano già speso ogni tipo di insulto che sottolineasse la loro delusione. 
 
“Chissà quando aggiorneranno il vocabolario... Magari ad Hogwarts potrei...” 
 
I pensieri di Sirius erano tutti incentrati sulla Scuola di Magia e Stregoneria dove era certo sarebbe stato ammesso. La lettera non era ancora arrivata, ma lo zio Alphard gli aveva assicurato che presto sarebbe giunta. E lui si fidava ciecamente di Alphard. E gli voleva bene, molto più di quanto ne volesse ai suoi genitori. Se anche lui non l’avesse considerata un’azione azzardata e un piano senza possibilità di riuscita, sarebbe scappato dallo zio, almeno non avrebbe più dovuto temere per la salute delle proprie orecchie. In fondo, Alphard aveva sempre dimostrato di voler molto bene a lui e a Regulus...
Regulus...
Da quanto non si trattavano più come fratelli? Doveva essere circa un anno, da quando Sirius aveva iniziato con i suoi frequenti litigi con i genitori. E i litigi erano cominciati dopo che Andromeda era scappata. Sirius voleva molto bene ad Andromeda, e non aveva sopportato in silenzio che venisse cancellata dalla loro famiglia. Regulus ovviamente era stato zitto. Codardo. Ormai si vedevano solo durante i pasti, ma non si scambiavano una parola da mesi. Sirius ricordava con nostalgia i tempi passati a giocare insieme, da bambini, quando tutto era semplice... 
 
Ad un tratto, dalla sua finestra, notò un gufo volare in picchiata verso la finestra della cucina. Contravvenendo all’ordine materno, Sirius uscì di corsa dalla stanza, ansioso di sapere se la lettera appena giunta fosse quella che tanto attendeva. Ma a metà strada fu costretto a rallentare i passi, per evitare di far sentire lo scricchiolio che producevano sugli scalini di legno.
Diverse voci provenivano dal salotto, la cui porta era socchiusa. Probabilmente i loro genitori avevano invitato nuovamente quei loro amici strani, quelli che vestivano sempre di nero... la prima volta erano venuti con sua cugina Bellatrix... Sirius non si soffermò a prestar loro attenzione, e si diresse in cucina, dove aprì delicatamente la finestra, cercando di non far scricchiolare i cardini. Subito, un gufo dalle piume scure svolazzò dentro, lasciò andare la lettera sul tavolo della cucina e uscì dalla stessa finestra da cui un attimo prima era entrato. Sirius deglutì, eccitato, chiuse la finestra e si diresse verso il tavolo. Al primo scorcio di inchiostro verde il cuore gli balzò in gola. Sapeva com’erano le lettere d’ammissione ad Hogwarts. Aveva visto quelle delle cugine, ma in particolar modo ricordava quella ricevuta da Narcissa. E quell’inchiostro sembrava proprio lo stesso...

 
Tremante, Sirius prese la busta tra le mani, la girò e lesse ciò che vi era scritto sul retro:
 
Sig. Sirius Black
Grimmauld Place n°12
Londra
 
Era proprio vero. Quella lettera era sua. Strappò il sigillo in ceralacca e tirò fuori il foglio di pergamena:
 
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confederazione Internazionale dei Maghi)
 
Caro signor Black,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v             
                                                                                                    Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice
 
 
Mentre era intento a rileggere la lettera per quella che era probabilmente la quarta volta, una gola si schiarì alle sue spalle. Si voltò di scatto, con ancora la lettera in mano e vide una bambina che doveva avere all’incirca la sua età. Aveva lunghi e mossi capelli biondi, e due grandi occhi color cioccolato. Lo fissò per un lungo momento, poi sorrise e disse, indicando la lettera:
 
“Anch’io l’ho letta un bel po’ di volte quando mi è arrivata. Mi sembrava incredibile! A proposito, sono Mary McDonald!”
 
Lui la scrutò, cercando di capire perché una ragazzina che non conosceva fosse in casa sua. Poi la curiosità prese il sopravvento e rispose: “Io sono Sirius Black. Perché ti sembrava incredibile? Dubitavi che ti sarebbe arrivata?”
 
“Mio padre era un Babbano. E’ morto molti anni fa, mia madre tutt’oggi lo chiama ‘un errore di gioventù’.” Disse lei tristemente.
 
“Mi spiace. Sei qui con tua madre?” Chiese Sirius, domandandosi se facesse parte di quei signori vestiti di nero.
 
“Oh sì, è di là a parlare con i tuoi genitori e i signori Lestrange. Credo discutano di un uomo che chiamano ‘Signore Oscuro’. Non ci ho capito granché!” Rispose Mary, scrollando le spalle. Sirius fece a sua volta un’espressione di disinteresse, senza sapere che a pochi metri da lui, i suoi genitori discutevano con Bellatrix, suo marito e la madre di Mary McDonald del futuro suo e di Regulus. 
 
“Oh, beh, in che Casa vorresti essere smistato una volta arrivato ad Hogwarts?” Chiese Mary con interesse. Sua madre era stata una Corvonero, ma Mary sapeva che quella non era la Casa adatta a lei. Non che non fosse una ragazza intelligente, ma quella non era la sua caratteristica predominante. Più di una volta le era capitato di pensare che probabilmente sarebbe finita a Tassorosso, ma anche l’idea di Grifondoro la solleticava.
 
“Ci stavo giusto pensando poco prima che arrivasse la lettera. Come avrai capito, non sono il genere di figlio che rispetta gli ideali dei genitori, di conseguenza, credo proprio che Serpeverde non faccia per me. Ritengo che finire in Grifondoro assicurerebbe uno svenimento alla mia dolce madre, perciò, sì, credo proprio che chiederò al Cappello Parlante di smistarmi in Grifondoro!” Disse, sicuro di sé.

Chissà cosa avrebbero detto i suoi genitori se l’avessero sentito parlare così. Probabilmente, sua madre, dopo un leggero shock, avrebbe provveduto a cancellarlo dall’arazzo di famiglia senza troppi complimenti, proprio come aveva fatto con Andromeda. Ma a Sirius non importava. Non voleva che fossero gli altri a decidere per lui. Lui voleva vivere la sua vita.

 
Mary ammirò l’impertinenza e il coraggio del ragazzo e si ritrovò a pensare che, dopotutto, non sarebbe stato così male se il Cappello l’avesse smistata in Grifondoro con Sirius Black.

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