Oyasumi

di Saecchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chap 1 ***
Capitolo 2: *** Chap 2 ***
Capitolo 3: *** Chap 3 ***



Capitolo 1
*** Chap 1 ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

 

“L’ultima parola che disse fu Oyasumi.”
“Oyasumi?”
“Sì. Significa buonanotte.”
“Ah”.
“Mi diede la buonanotte prima di sparire dietro la porta del bagno, crollando in un sonno eterno.”
“L’ha visto altre volte?”
“No, quella fu l’ultima volta. Aveva quel sorriso…”
“Sorrideva? Per cosa?”
“Credo che fosse più felice in quel momento, che in tutta la sua vita.”
“Perché dice questo? Insomma, aveva una carriera fiorente, una buona salute, fan in tutto il mondo…”
“Lei non sa cosa voglia dire essere infelici.”
“Uh? Miyavi era infelice? Eppure ha avuto tutto dalla vita…”
“Tutto e niente, tutto…e niente. Sa, noi groupie lo seguivamo dappertutto, a volte ci lasciava entrare in albergo, addirittura dormire in camera con lui. Non aveva paura di essere derubato, di essere picchiato, persino ucciso. Forse perché non aveva più timore di nulla. O forse perché si fidava. Nessuno lo potrà più sapere. Però, c’è da dire che da un paio d’anni era terribilmente depresso.”
“Depresso? Il Miya?”
“Sì. Le ricorderei che dietro la sua immagine di cantante, di pazzo scatenato, c’è un uomo come tanti. Con le stesse virtù e gli stessi difetti. Soffriva la sua fama come chiunque.”
“Soffriva la sua fama?”
“Sì. Noi lo vedevamo da vicino, non dietro uno schermo, o da un giornaletto. Noi vedevamo come soffriva. Come la notte, ubriaco fradicio, si stendeva per terra a fissare il soffitto e piangere. Lui si sfogava così. Fu in una di quelle notti che scrisse la canzone ‘Please please please’.”
“Ma nella canzone lui si identifica come una ragazza e poi parla sempre di amore nelle canzoni, non di quanto fosse depresso.”
“Secondo lei, un cantante famoso, con una carriera e un contratto può scrivere testi su quanto sia infelice? Sarebbe una contraddizione con il suo modo di vivere che mostrava alla gente. Desterebbe sospetto, e poi sarebbe scoppiato un terribile scandalo. Mi creda, Miyavi non avrebbe mai voluto e potuto dire davvero al mondo come si sentiva.”
“Beh, in effetti…Ma comunque. Mi parli di voi groupie, che ruolo avevate? Avete fatto sesso con Miyavi?”
“Sesso? Ahahahah, no! Per l’amore del cielo, no! Inizialmente nel duemiladue, quando lasciò i Duè Le Quartz, noi groupie eravamo cinque. Beh, in realtà eravamo solo adolescenti scappate di casa innamorate della musica! Promettemmo di seguire i nostri big ovunque andassero. Infatti, per circa tre anni fu così. Riuscivamo ad andare a ogni concerto, a entrare nei backstage di nascosto. Poi, iniziammo a diventare ‘conosciute’ dallo staff, e per questo eravamo sempre le benvenute. Però, con il tempo rimanemmo solo tre, sa l’università…”
“Uhmm”
“Eravamo le ventenni più invidiate del mondo! Conoscere Miyavi è stata un’emozione fortissima, poter stringergli la mano, scambiare qualche chiacchiera, persino dormire in stanza con lui! Riguardo al sesso, noi preferivamo svolgere i lavoretti facili, non venderci come prostitute. Io mi occupavo del bucato, gli lavavo i vestiti. Ayumi, invece, la notte, in stanza, preferiva cucinargli qualcosa con le proprie mani. Portava sempre roba buonissima. Era un ottima cuoca. Solo Midori non faceva nulla in particolare, però era quella a più contatto con Miyavi. Spesso uscivano insieme e stavano fuori nottate intere a bere in uno squallido bar qualunque. Non so di preciso se sia successo qualcosa tra loro due, ho preferito non chiedere, un po’ per invidia, un po’ perché mi ero autoconvinta che non potesse succedere nulla”.

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Capitolo 2
*** Chap 2 ***


“Quindi sospetta una relazione tra Midori e Miyavi?”
“Non credo che ‘relazione’ sia il termine giusto. Io so solo che erano diventati grandi amici, e penso che alcune canzoni siano state dedicate a lei. Ma comunque, sappiate che nella vita di Miyavi non ci sono state solo donne.”
“Si riferisce a … uomini?”
“Certo. Vi fu un periodo in cui di donne non se ne parlava proprio. Eravamo arrivate a pensare che Miyavi si fosse totalmente abbandonato all’altra sponda. Avevamo paura che ci odiasse.”
“Odiarvi? Perché?”
“Era sempre arrabbiato, nervoso. A volte ci gridava anche contro, ci cacciava. E poi, da dietro la porta della stanza, sentivamo i singhiozzi di quando uno piange disperatamente. Per giornate intere se ne stava chiuso in camera, non mangiava e rifiutava di andare agli studi, persino mentre era in corso la registrazione di un nuovo album. E rimaneva là, solo a piangere. Le posso giurare che il mio cuore si frantumava per ogni lacrima che scendeva sul suo viso. Credo di aver amato quel uomo più di chiunque altro.”
“Uhm.”
“Ritornando alla faccenda ‘uomini’. Ricordo che durante un tour in cui aveva fatto parecchi fanservice con il chitarrista Maayatan, non faceva entrare nessuno in stanza tranne che lui. Se devo essere sincera, stavamo giornate intere fuori dalla porta ad origliare, eravamo gelose.”
“E cosa accadeva dentro la stanza?”
“Beh, noi sentivamo parlare, ridere, far cadere piatti e bicchieri, c’era sempre un gran chiasso. E poi si mettevano a suonare la chitarra. Ahh, che bel suono che era! A volte mi sembra di sentirlo ancora, accompagnato dalla sua risata e dalle canzoncine stupide che si fanno da ubriachi. Si divertivano molto là dentro.”
“Secondo lei, è successo qualcosa tra loro due?”
“Diciamo…che non l’escludo. Non mi importa se hanno fatto qualcosa, se si sono amati, se si sono innamorati. Non è quello il punto. A me bastava sentire la sua risata, e sapere che per quei pochi secondi era felice.”
“Quando ha ricominciato a vedervi? A essere meno irascibile?”
“Mh… circa tre mesi dopo.”
“C’è una ragione, secondo lei, del perché di questo suo comportamento?”
“A volte è semplicemente lo stress. Soprattutto quando si ha da registrare un disco, e molte aspettative da parte dei dirigenti, dei fans.”
“Lei ci parlava con Miyavi? Le ha mai confessato qualcosa?”
“A me no. Ma a Midori sì. Ve l’ho già detto, parlavano molto loro due.”
“E Midori le ha mai detto qualcosa?”
“Beh, non molto. Era una tomba. Però ricordo che una sera, da ubriaca, si mise a parlare di uno strano fatto.”
“Cioè?”
“Blaterava su qualcosa riguardante il karma e l’anima. All’inizio pensavo solo avesse preso una sbornia tremenda. Ma poi, oggi, col passare del tempo, ho capito a cosa si riferiva. Secondo una mia teoria Miyavi pensava che suicidandosi sarebbe rinato in un altro corpo, e che tutto sarebbe ricominciato da zero. Forse, l’unica cosa di cui aveva paura era proprio del suo destino. Non so se ha capito cosa voglio dire…”
“In effetti, non la seguo molto. Provi a spiegarsi meglio.”
“Le farò un esempio. Le è mai capitato di rompersi una gamba, tanto per dire, e voler essere qualcun altro per non soffrire in quel modo?”
“Ah. Ora capisco.”
“Ecco.”

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Capitolo 3
*** Chap 3 ***


“Quindi Miyavi sarebbe un vigliacco?”
“No, non proprio. Diciamo, che era come un bambino spaventato.”
“Un bambino spaventato?”
“Sì, tanto piccolo quanto grande con molte aspettative addosso. Voleva semplicemente scappare da una realtà che non sopportava più. A volte anche ‘sballandosi’.”
“Intende la droga?”
“Beh, quando si è nel campo della musica, del successo, la droga è una cosa abituale.”
“Ma era dipendente?”
“No, che io sappia no. Mi è capitato di vederlo farsi qualche striscia di cocaina, o aver fumato erba. Ma solo rare volte. Quando era in cerca di relax o in compagnia di altri amici..”
“Se non le dispiace, mi potrebbe parlare di quella notte?”
“Dell’ultima notte.”
“Sì quella.”
“Uhmm..io e Ayumi eravamo tornate da un giro per Shibuya. Sa, era sabato. Avevamo fatto un po’ di shopping.”
“Miyavi era in albergo?”
“No. Quando siamo tornate eravamo sole, nelle nostre stanze. Ci stavamo provando i vestiti nuovi. Quando…”
“Quando…?”
“Quando, Ayumi decise di coricarsi, e io, non so bene il perché, di fare una visitina a Miyavi. Da un po’ di giorni avevamo deciso di non andare più a rompergli le scatole, non volevamo che ricominciasse ad avercela con noi. Però, quella sera mi sentii un presentimento.”
“Un presentimento? Che tipo di presentimento?”
“Sinceramente, non lo so. Ma qualcosa mi diceva di andare in camera sua. La porta era stranamente socchiusa. Pensai ‘sarà di nuovo ubriaco’ tanto da aver lasciato la porta aperta. Quando entrai, era lì, per terra. Stringendo a se un cuscino, con le ginocchia al petto, buttato per terra ai piedi del letto, con gli occhi lucidi, le guance rosse e lo sguardo nel vuoto. Come dopo aver pianto per ore.”
“…”
“Non si accorse neanche che io fossi lì, davanti a lui, che lo fissavo. Credo che in quel momento piansi.”
“Continui la prego.”
“Aveva accanto la chitarra. La sua amata chitarra. Per sbaglio urtai un bicchiere, che cadde e si frantumò in mille pezzi. Al sua cadere, però, Miyavi alzò gli occhi, mi vide. Fu un attimo profondissimo. Io ero mezza curva intenta a racimolare i cocci del bicchiere. ‘S-scusa! P-pagherò quello che devo pagare’ dissi balbettando. Ma lui non si mosse, mi guardava intensamente negli occhi, non gli importava del bicchiere. Stringeva fortissimo il cuscino e teneva le ginocchia al petto. Gli occhi rossi grondavano di lacrime brillanti, il suo viso, in tutta la tristezza, era bellissimo.”
“E poi?”
“Poi…poi, si alzo lentamente. Con lo sguardo basso. Eravamo faccia a faccia. Sentivo il suo respiro che singhiozzava ancora per il pianto. Alzò gli occhi. Mi guardo. Mi sorrise, come mai fece, e disse ‘Oyasumi’. Sorridendo, si voltò, aprì la porta del bagno, e sparì. Crollando in un sonno eterno.”
“Perché lei non lo fermò?”
“Non lo so. In quel sorriso capì più di quanto dovessi capire. Non potevo fermarlo. Rimasi quindi immobile. Poi, in presa a una crisi di panico, mi gettai con le spalle al muro, seduta per terra, con le ginocchia al petto e la testa poggiata tra le mani. Piansi tutta la notte, quando, stremata e senza più forze, mi addormentai.”

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