Epiphany

di Severa Crouch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Carrick, Donegal, 21 agosto 1990

Cosa leggi?”

Percy alzò di malavoglia l'occhio dal suo libro di Trasfigurazione. Davanti a sé una ragazza con un caschetto rosa lo fissava con un sorriso sornione sulle labbra.

Strizzò leggermente gli occhi per identificarla e cercare di ricordare dove l'avesse vista.

Percy Weasley, vero? Quarto anno, Grifondoro ad Hogwarts.”

Non poté fare a meno di spalancare gli occhi: come diavolo faceva a conoscerlo così bene? Annuì imbarazzato, mentre la ragazza spostava la sedia dall'altra parte del tavolo per sedersi, e poggiava malamente la tazza di tè con cui si stava scaldando le mani.

Una serie di goccioline di tè caddero.

Miseriaccia, fa un po' attenzione!” sbottò lui, avvicinando a sé i libri; si sistemò gli occhiali di corno sul naso e le domandò incuriosito: “Tu chi sei?”

Tonks, Caposcuola di Tassorosso. Aspirante Auror!” rispose sicura di sé.

Il tavolo tornò immediatamente pulito, sotto gli occhi sorpresi di Percy.

Non sapeva come comportarsi: lei era Caposcuola, non poteva rischiare di essere scortese, ma al tempo stesso non voleva perdere tempo in chiacchiere inutili.

Tonks afferrò il libro di Trasfigurazione ed iniziò a sfogliarlo con aria annoiata, prese la bacchetta e cominciò ad eseguire gli incantesimi riportati sul libro, sotto lo sguardo sempre più sorpreso di Percy. Si sistemò gli occhiali in aria solenne, le tese la mano e le disse: “Molto piacere, Percival Ignatius Weasley!”

Tonks ridacchiò mentre stringeva la mano di Percy, aggiungendo: “So perfettamente chi sei!”

Non mi hai detto il tuo cognome, ti chiami Tonks?”

Tonks continuava a ridere, e il volume della sua risata aumentava sempre di più, mentre i capelli si tingevano di un verde brillante, intenso e vivo come quello dei prati che si intravedevano dalla finestra della pensione.

Tonks è il mio cognome, il mio nome è Ninfadora,” i capelli tornarono rosa, lo sguardo le divenne serio e gli occhi di un nero minaccioso: “Non provare a chiamarmi Ninfadora, intesi?”

Percy alzò il sopracciglio, mentre chiudeva il libro, ormai consapevole che non gli sarebbe più stato possibile studiare. La fissò con l'espressione che riservava alle banalità dette da Ron e le rispose: “Ovvio, è un nome orribile!”

Su questo siamo d'accordo. Dimmi, Weasley, perché non sei con i tuoi innumerevoli fratelli?”

Percy si guardò intorno, per accertarsi che i suoi non fossero rientrati: “Loro pensano solo a quello stupido gioco. Adesso hanno costretto i nostri genitori ad andare a vedere il campo in cui si allena la nazionale irlandese, come se l'unica cosa interessante dell'Irlanda fosse il Quidditch!”

Io gioco a Quidditch, sono Capitano dei Tassorosso,” fu la risposta che fece diventare rosse le orecchie di Percy. Tonks lo guardava con occhi pieni di sfida e divertimento, come chi ama provocare andando controcorrente.

Non vorrai iniziare a parlare di Quidditch? Dimmelo, così torno in camera con il mio libro di Trasfigurazione,” disse Percy iniziando a raccogliere metodicamente le piume che aveva sul tavolo.

Percy condivideva la stanza con i suoi fratelli maggiori: Bill e Charlie, mentre i gemelli e Ron avevano un'altra stanza, comunicante con quella dei genitori che, a loro volta, la dividevano con Ginny.

Ringraziava Merlino e tutti i Fondatori per non essere finito con i gemelli, altrimenti loro gli avrebbero reso la vacanza un inferno. Nonostante la separazione forzata, infatti, loro si premuravano continuamente di fargli trovare un ricordo, il più delle volte sotto il letto. L'ultima volta, quei due monelli avevano stregato l'orsetto di Ginny: quando Percy aveva spento le luci per sprofondare nel sonno, l'orsetto era entrato sotto le coperte e aveva iniziato a fargli il solletico ai piedi. Fortunatamente, Bill era riuscito a spezzare l'incantesimo grazie al corso da Spezzaincantesimi che stava frequentando in quel periodo, altrimenti non avrebbe potuto chiudere occhio, ed il giorno dopo avrebbe rischiato di uccidere i gemelli.

L'Irlanda non è solo Quidditch,” rispose lei, interrompendo la raccolta di Piume e pergamene. La ragazza iniziò a prendere e sfogliare alcuni dei volumi che erano stati ordinatamente impilati sul davanzale attaccato al tavolo. Percy la guardò infastidito, perché non sopportava la gente che prendeva le sue cose con quell'indifferenza. Inoltre, era molto attaccato a quei libri: aveva fatto una fatica immane per trovarli e non voleva sgualcirli.

Joyce, Beckett, Wilde,” lesse interessata, mentre i capelli passavano dal rosa al violetto.

Puoi tenere a bada il colore dei tuoi capelli? Mi distrae,” disse Percy.

Un sorriso malizioso le comparve sul volto, gli fece l'occhiolino e divenne rossa, della stessa tonalità dei capelli di Percy: “Ti senti a tuo agio adesso, Weasley?”

Poi tornò a guardare il retro della copertina del primo libro, lesse il titolo: “The Dubliners. Ti piace la letteratura babbana, Weasley?”

Percy sentì le orecchie diventargli rosse. Non gli piaceva il modo in cui era stata posta quella domanda, come se leggere libri babbani fosse una cosa sbagliata. Sapeva cosa pensavano molti maghi dei Babbani e delle loro opere, ma non si aspettava di essere apostrofato sarcasticamente in questo modo da una Tassorosso.

Mio padre è un Nato Babbano, mi parla spesso dei Babbani, ma non ho mai letto nessun libro scritto da loro,” disse Tonks sorridendo. Lo sguardo era diventato amichevole, non c'era più ombra del sarcasmo precedente.

Percy si stava spazientendo perché non capiva più nulla. Quella ragazza era completamente imprevedibile ai suoi occhi, mutevole come i suoi tratti. Ora era amichevole, ora seria, sarcastica, quindi minacciosa. Come quando gli aveva intimato di non chiamarla Ninfadora. Lui amava le cose lineari, mentre lei sembrava una curva contorta, come gli scarabocchi che faceva Ginny fino a pochi anni fa.

Tutto sommato non era male: era un Caposcuola di Hogwarts, bravissima in Trasfigurazione e sembrava ascoltarlo seriamente. Forse, sarebbe stata una compagnia più interessante rispetto a quella dei suoi fratelli. Forse, avrebbe potuto passare del tempo tranquillo.

Joyce descrive l'Irlanda vera, quella che nessuno conosce, quella che gli Inglesi fanno finta di non vedere. C'è la miseria della dominazione inglese, la paralisi morale del cattolicesimo, i protagonisti sono bloccati nella condizione in cui si trovano, aspettano l'intervento della Provvidenza.”

Tonks l'ascoltava con attenzione, e mai Percy in vita sua aveva ricevuto un simile uditorio: i compagni di classe spesso erano annoiati; il suo amico Oliver Baston sonnecchiava mentre lui si prestava a dargli ripetizioni; in famiglia, poi, era anche inutile pensarci, i suoi genitori erano alle prese con tutti i fratelli, e non avevano sufficiente attenzione e tempo da dedicare ai racconti di Percy. A volte, se non ci fossero stati i libri ad aprirgli la mente su altri mondi, si sarebbe sentito tremendamente solo, persino alla Tana.

Ho avuto un'idea, Weasley!” proruppe Tonks, mandando giù l'ultimo sorso di tè.

Il rumore della ceramica della tazza sbattuta sul tavolo lo fece sobbalzare. Un sospiro di sollievo scappò quando si accorse che la tazza era ormai vuota e il tè non avrebbe potuto macchiare il suo preziosissimo libro di Joyce.

Attenta, ho fatto una fatica incredibile per trovare questi romanzi babbani!” balbettò preoccupato, perché si era appena reso conto che il tè poteva essere solo uno degli innumerevoli modi in cui quella ragazza sbadata poteva rovinare i suoi preziosissimi volumi.

Lei spalancò gli occhi incuriositi e Percy aggiunse: “Non si trovano mica a Diagon Alley! Ho dovuto convincere mio padre a portarmi nella Londra Babbana; ho cambiato i miei Galeoni in denaro Babbano, poi abbiamo cercato una libreria, ma la cosa più difficile è stato trovare il libro.”

Perché?” domandò Tonks incuriosita.

Non puoi di certo Appellare il libro che ti serve! Abbiamo girato per tantissimo tempo, in una libreria enorme: erano diversi piani di libri! Avresti dovuto vederla!”

Percy ricordava che non era stato mai in un posto tanto grande e luminoso prima di allora, uno di quei posti che avrebbe fatto impallidire persino Madama Pince. La biblioteca di Hogwarts era piccola in confronto a quel negozio babbano: piani e piani, forse tre o quattro, tutti pieni di scaffali che esponevano ordinatamente file di libri; nelle varie sezioni c'erano anche altre pile di libri al centro della stanza, con i best-seller, i libri più in voga e le novità. Persino suo padre era rimasto senza parole. Avevano vagato per quel posto per un paio d'ore, perché Arthur non voleva tornare subito a casa, dove Molly difficilmente avrebbe capito quanto sono grandiosi e affascinanti i Babbani con queste cose.

Alla fine avevano visto un bancone su cui c'era scritto Informazioni, si erano avvicinati ad una commessa che fissava una scatola luminosa, che suo padre aveva chiamato “Tefevisione”, ma che non aveva le figure luminose di cui gli aveva parlato suo padre, ma solo delle scritte ferme e una serie ordinata di numeri bianchi su sfondo blu.

Avevano chiesto alla commessa, e lei sorridendo aveva premuto dei tasti, e nella “Tefevisione” era comparso il titolo dei libri che stavano cercando. La commessa li aveva guidati nella ricerca dei libri e in poco tempo erano alla cassa a pagare i romanzi di Percy. Era certo che non sarebbe stato in grado di tornare in quel posto e di comprare altri libri, anche se sperava ardentemente di poterlo fare un giorno.

Ninfadora ascoltava i racconti di Percy con interesse. Guardò fuori dalla finestra, ormai era l'imbrunire e gli disse: “Domani ti va di uscire?”

Domani è il mio compleanno. La mia famiglia vorrà trascorrerlo con me,” osservò lui.

Vide lo sguardo pieno di disappunto di Tonks e le chiese: “Perché non ti unisci a noi con la tua famiglia? I miei saranno felicissimi di avere altre persone, e forse mi salverai dagli scherzi dei miei fratelli!”

Tonks annuì convinta, gli tese la mano esclamando: “Affare fatto, Weasley! A domani!”

La mano di Tonks era morbida e delicata, ma la presa era salda; Percy non poté fare a meno di domandarsi come facesse una ragazza del genere ad essere una tale imbranata e al tempo stesso una strega esperta. Si domandò anche perché lei avesse prestato tanta attenzione a lui, che di solito non era considerato una persona interessante.

Ninfadora!”

La voce di una donna chiamò Tonks e la ragazza si girò irritata. Sbuffò ed i capelli tornarono rosa. Guardò Percy complice e gli disse: “È mia madre. I miei sono tornati dalla loro gita, devo andare. A domani, Weasley!”

A domani, Tonks!” rispose Percy, guardandosi bene dal chiamarla Ninfadora.

Osservò la mamma di Tonks e Percy sentì le guance andargli in fiamme: era una donna bellissima, la strega più bella che avesse mai visto. Lunghi capelli scuri le scendevano in ricci morbidi lungo le spalle, incorniciando un viso chiaro, dal quale risaltavano due occhi grigi e gentili, mentre un sorriso dolce rendeva l'espressione della donna simile a quella di un sogno. Si domandò se quello fosse il vero aspetto di Tonks.

Il padre di Tonks era un uomo dal viso simpatico, goffo nei movimenti come la figlia, non appena i due si incontrarono iniziarono a parlare fittamente.

Percy vide Tonks indicarlo ai genitori, che lo scrutarono per qualche istante facendolo sentire terribilmente in soggezione. Salutò timidamente nella loro direzione, quando dal camino comparvero i Weasley al completo.

Si sentì morire e pensò che avrebbero rovinato tutto.

Arthur alzò lo sguardo dal camino, si pulì dalla polvere e, guardando in direzione dei Tonks, esclamò: “Per le mutande di Merlino! Ted, Andromeda, anche voi qui!”

I genitori di Tonks si illuminarono alla vista dei Weasley e Ted esclamò allegramente: “Arthur, Molly, che sorpresa!”

Le famiglie si unirono, mentre i genitori si lanciavano in baci e abbracci.

Molly abbracciava la signora Tonks, mentre Ninfadora salutava Charlie e Bill.

Percy rimase lì, in piedi, vicino al tavolo da cui si era alzato per salutare i genitori di Tonks. Si sentiva dimenticato da tutti, mentre poco prima era stato al centro dell'attenzione.

Con le mani in tasca, indeciso se tornare a sedersi o meno, si limitò ad osservare quanto stava accadendo in quella che, fino a pochi istanti prima, era il soggiorno silenzioso di una piccola locanda per maghi.

Tonks tornò da lui, lo prese per mano e lo portò in mezzo agli altri fratelli. Gli spiegò che Bill era stato il primo giocatore di Quidditch a farla cadere dalla scopa, durante la sua prima partita ufficiale.

Tassorosso aveva vinto contro Grifondoro, ma lei aveva visto ben poco di quella partita, perché verso la metà il Bolide lanciato da Bill Weasley aveva sbilanciato la sua Stellafreccia facendola cadere; si era svegliata in infermeria con il braccio bendato, un bigliettino di scuse di Bill e la squadra di Tassorosso che la festeggiava.

Con Charlie c'erano stati altri scontri sul campo da Quidditch, ma lui non era mai riuscito a buttarla giù dalla scopa. Percy sorrise quando Tonks guardò minacciosa i gemelli, appena entrati nella squadra di Grifondoro, che si guardavano complici.

Provate a farmi cadere dalla scopa e ve la vedrete con Diggory!”

Cedric Diggory era una delle promesse della squadra di Tassorosso, probabilmente sarebbe diventato Capitano dopo il diploma di Tonks: Oliver ne parlava in continuazione prima di ogni partita dei Tassorosso. Cedric stava diventando la nuova ossessione di Oliver al punto che, secondo Percy, il suo amico lo sognava anche la notte.

A giudicare dalla reazione dei gemelli la minaccia di Tonks aveva funzionato, e Percy non poté fare a meno di sorprendersi per l'ennesima volta, perché non era semplice farli tacere.

I gemelli presero Percy sottobraccio, con fare circospetto e falsamente ossequioso. Non ci volevano grandi doti per capire che volessero estorcergli un favore, come ogni volta che provavano a chiedergli gli appunti degli anni passati, e che Percy mai avrebbe ceduto, perché sarebbe venuto meno lo scopo educativo di Hogwarts; inoltre, i Professori se ne sarebbero accorti, lui avrebbe fatto una pessima figura e le sue ambizioni da futuro Prefetto sarebbero state intralciate.

Fred e George gli dissero che l'indomani avrebbe giocato la Nazionale irlandese in un'amichevole contro la Nazionale scozzese: secondo loro era un'occasione unica, e avevano anche già trovato dei biglietti scontatissimi.

Nell'ascoltare quelle parole Percy si irrigidì, perché l'ultima cosa che desiderava era passare il giorno del suo compleanno a guardare una stupida partita di Quidditch.

Avresti un compleanno memorabile, fratellone!” esclamò George, cercando di convincerlo.

Da raccontare ai tuoi figli!” aggiunse Fred, rincarando la dose.

Nostra madre vi ha ordinato di avere la mia approvazione?” domandò Percy seccato, mentre Fred e George sorridevano sghembi.

Non ho nessuna intenzione di passare il compleanno a guardare una partita di Quidditch!”

Suvvia, non essere il Prefetto Perfetto, impara a divertirti, Perce!” esclamò Fred, cercando di sdrammatizzare.

Charlie e Bill avevano iniziato ad osservare la scena, supportando i gemelli: tutti cercavano di convincerlo che sarebbe stato memorabile osservare la Nazionale irlandese in azione. Persino Ron, quello Percy che sperava sarebbe diventato come lui, iniziò a supplicarlo, così come Ginny, e lì comprese di essere solo in famiglia.

Adesso, se avesse detto ancora di no, lo avrebbero fatto passare per un mostro, per il solito cattivo, per l'essere noioso, quello buono solo a rovinare le feste, anche se era il suo compleanno, anche se era l'unico giorno in cui poteva essere al centro dell'attenzione, ed essere considerato più degli altri fratelli: perché doveva rinunciare al suo giorno? Avrebbe voluto decidere da solo cosa fare durante quel giorno tanto speciale.

Sono sicura che vostro fratello non si offenderà se voi andrete senza di lui: avevamo un impegno per domani!” intervenne Tonks.

L'intera famiglia Weasley si voltò verso di lei, i cui capelli divennero rapidamente color porpora. Persino Percy la guardò sorpreso per quell'intervento: lei era una sconosciuta, eppure era l'unica ad aver preso in considerazione i suoi desideri, che aveva capito il suo stato d'animo.

Insomma, non è carino costringerlo a fare qualcosa che non gli va proprio il giorno del suo compleanno!” disse Tonks con le mani sui fianchi e lo sguardo che si spostava su ognuno dei fratelli di Percy.

In quel momento, a Percy sembrò di rivedere sua madre, quando riusciva a zittire tutti loro con la sua aria minacciosa.

Charlie rivolse al fratello uno sguardo malizioso, di quelli che volevano dire che in camera avrebbero regolato i conti e Percy sentì le orecchie andare a fuoco. Sistemò gli occhiali sul naso e prima che potesse aprire bocca venne interrotto da Arthur: “Ninfadora ha ragione, non potete costringere vostro fratello a fare una cosa che non ama il giorno del suo compleanno!”

I fratelli obiettarono che avevano comprato i biglietti, e che vedere l'Irlanda dal vivo era una rarità.

Percy cercò di proporre di vedersi per cena e festeggiare solo la sera con la torta il suo compleanno, così sarebbero stati tutti felici.

Molly obiettò che non era bello sapere che lui avrebbe trascorso la giornata da solo, ma venne tranquillizzata da Tonks che le disse che voleva giusto proporre a Percy di fare un'escursione per vedere l'Irlanda dei libri. Lanciò un'occhiata complice a Percy quando disse: “L'Irlanda non è solo Quidditch!”

Andromeda e Ted si unirono alla causa della figlia e alla fine ottennero che Percy passasse con loro la giornata: avrebbero visto le alte scogliere di Sliabh Liag e a fine giornata avrebbero festeggiato tutti insieme il compleanno.

Ci volle un po' per far mandare giù questa decisione a Molly, ma l'accordo finale prevedette Molly e Arthur con Andromeda e Ted in gita, mentre Bill e Charlie avrebbero badato ai piccoli allo stadio, così sarebbero stati tutti contenti, ritrovandosi a cena per il taglio della torta.

Quella sera Charlie e Bill iniziarono a fare mille domande a Percy su Ninfadora. Domande a cui Percy non sapeva rispondere, e per quanto la sua versione rimanesse sempre la stessa, ovvero che lei si era seduta al suo tavolo e aveva iniziato a parlare con lui, i fratelli continuavano a trovare qualcosa che non tornava.

Percy si addormentò con la speranza che il suo compleanno sarebbe stato divertente e privo degli stupidi scherzi dei gemelli. Forse sarebbe stato interessante e la sera avrebbe avuto piacere nel rivedere tutti loro. Avrebbero mangiato un'ottima torta, e bevuto Burrobirra, e Firewhiskey irlandese, e Tonks non lo avrebbe fatto sentire inutile.

Un sorriso increspò le labbra di Percy al pensiero della sua amica, mentre si addormentava con l'immagine di quel caschetto dai colori cangianti in mente.






NdA: Mini-long in  tre parti a tema irlandese sul mio Weasley preferito, Percy, ovvio! u.u
Il pairing Percy/Tonks è stato suggerito dal meraviglioso pacchetto di Ferao nel contest indetto in onore del St. Patrick Day (sul forum di Efp, of course). Io li amo e potrei continuare a scrivere di loro se solo avessi del tempo, ma non pongo limiti all'ispirazione! ^^
È una storia un po' strana, perché le storie normali non mi piacciono molto.
Sono anni che non torno in Irlanda, ma spero di essere riuscita a rievocare le sensazioni che provai durante quel viaggio.
La storia è completa, è già stata scritta e inviata alla giudicia e con mia somma vergogna adesso può insozzare anche Efp. :D

Questa storia è nata dalla canzone “Stream of whiskey” che era nel pacchetto. Non so perché, ma ho subito immaginato una locanda, con le pareti in legno, l'allegria intorno e Percy che studiava (ovviamente), poi Tonks che gli dava fastidio.

Percy che prende iniziative non è assolutamente credibile (e lo sapete meglio di me) così mi sono immaginata Tonks che si diverte a rompergli le scatole.

Ho cercato di mantenere i caratteri di Tonks, ma non so se ci sono riuscita, perché alla fine noi la conosciamo pochissimo attraverso i libri e non ho idea di come fosse a scuola. Ovviamente, se è diventata un Auror deve essere stata fantastica, con voti eccellenti, e quindi Percy (ambizioso com'è) sicuramente non la manda al diavolo subito.

La storia è ambientata prima de la Pietra Filosofale: Ninfadora deve iniziare il suo settimo anno ad Hogwarts (secondo il Lexicon) e Percy il quarto. Mi ha sempre colpito il fatto che si passassero pochi anni, però dalla saga sembra quasi una differenza molto maggiore (forse per via della storia con Remus non si coglie questa differenza).

Nella scena del negozio, ho immaginato due maghi alle prese con una specie di Feltrinelli babbana, ricordando bene la mia reazione (estasi totale) di fronte le librerie di Londra quando sono andata in vacanza-studio. Ho cercato di fare una descrizione coerente con l'anno in cui è ambientata la storia, per cui la commessa è al computer (ovviamente) e sta usando un programma come Q-Basic o Lotus, per questo ho scelto la colorazione tipica degli editor DOS del tempo.

Non mi ricordo se Arthur nomina la televisione, ho ricreato il Feletono dell'adattamento italiano, e visto che i traduttori hanno adattato a capocchia, mi prendo la stessa libertà. :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Carrick, Donegal, 22 agosto 1980

 

La mattina dopo fecero colazione tutti insieme: i Tonks chiacchieravano allegramente con i Weasley.

Percy osservava incuriosito la familiarità che c'era tra i genitori e da qualche frammento di conversazione riuscì a capire che Arthur e Molly avevano frequentato Hogwarts negli stessi anni di Ted e Andromeda. Inoltre, dovevano essere stati amici, perché nominavano anche gli zii Fabian e Gideon.

Percy non poté fare a meno di notare l'ombra che incupì lo sguardo degli adulti nel momento in cui i nomi degli zii Prewett vennero pronunciati.

È per questo che voglio diventare un Auror,” gli sussurrò sottovoce Tonks.

Percy la guardò, osservando come i capelli neri la rendessero simile alla madre, anche se alcuni tratti erano stati ereditati dal padre.

Lo sguardo dei miei genitori si incupisce sempre quando parlano della guerra. Mia madre piange, a volte, e mio padre non sa come consolarla,” gli disse infine.

Percy posò il succo di zucca che stava bevendo e annuì: “Anche mia madre piange.”

Vuoi diventare Auror anche tu?”

Voglio diventare Ministro della Magia, perché cose del genere non accadano più,” concluse sistemandosi gli occhiali sul naso, mentre Tonks lo guardava divertita, sembrando leggermente sorpresa per quell'esclamazione.

Dall'altra parte del tavolo, i gemelli facevano uscire piccole scintille colorate dalle salsicce di Ron, suscitando le risate di Ginny. Una salsiccia iniziò a saltellare sul tavolo, mentre Ron cercava di infilzarla con la forchetta ed ogni affondo andava a vuoto, lo si vedeva diventare sempre più rosso e concentrato per riuscire nella sua impresa. A Ginny venne il singhiozzo per il troppo ridere, mentre Charlie e Bill ridacchiavano tra di loro, parlando di schemi di Quidditch.

Molly tossicchiò, lanciando un'occhiataccia ai figli; Bill con un colpo di bacchetta fece tornare la salsiccia sul piatto di Ron, che finalmente riuscì a finire la colazione, mentre Ginny iniziò a tapparsi la bocca cercando di nascondere il singhiozzare, per paura di non avere più il permesso di andare a vedere l'Irlanda.

Comportatevi ancora in questo modo e non solo non vedrete la partita, ma finirete in punizione per il resto dell'estate! Riprenderete in mano una scopa solo una volta ad Hogwarts!” minacciò Molly, fissando i gemelli con maggiore intensità, mentre il silenzio calava improvvisamente sul tavolo, interrotto dal singhiozzare di Ginny. Scoppiarono tutti a ridere e con un colpo di bacchetta Molly fece passare il singhiozzo alla figlia.

Fuori si separarono: i piccoli presero la Passaporta diretti allo stadio, mentre Percy, Tonks e i loro genitori iniziarono a passeggiare con gli zaini in spalla.

Le Sliabh Liag erano un sistema di scogliere difficile da raggiungere, isolate e solcate da un unico sentiero accidentato. Avevano dovuto portarsi il pranzo al sacco, perché sarebbe stato difficile trovare dei posti in cui mangiare. I villaggi babbani più vicini, infatti, erano per lo più nell'entroterra e presto li avrebbero superati con la Smaterializzazione. Quel sentiero attraversava delle proprietà private di Babbani, che concedevano il passaggio ai turisti solo a condizione che richiudessero il cancello una volta entrati.

Tonks non faceva altro che ripetergli che ne sarebbe valsa la pena, che era un posto bellissimo, ma ignorava che Percy sapeva esattamente cosa lo avrebbe atteso. Aveva letto tutto sulla guida dell'Irlanda che aveva portato con sé, senza contare che da piccolo gliene aveva parlato anche la cugina irlandese di suo padre.

Si trattava di scogliere che cadevano a picco sull'oceano, tra le più alte d'Europa. L'origine risalente alle glaciazioni della preistoria le rendeva affascinanti e suggestive. Secondo alcuni maghi, inoltre, si poteva sentire una forma di energia primitiva, risalente alle origini del mondo. Molti ignoravano questo posto e la magia ad esso connesso, perché era difficoltoso da raggiungere e perché evocava presagi oscuri, di un tempo precedente ai Fondatori di Hogwarts, quando la magia non conosceva la distinzione tra il bene e il male.

Percy era curioso di vederle, considerava le leggende delle stupide superstizioni, ma la quarzite che componeva le rocce era un buon ingrediente per alcune Pozioni.

Pensò che avrebbe potuto scrivere un saggio da consegnare al professor Piton, e forse avrebbe iniziato l'anno con dei punti extra, in modo da avere tutte le carte in regola per diventare Prefetto il prossimo anno.

Accanto a lui, Ninfadora gli sorrideva con un caschetto del suo stesso colore, fissandolo incuriosita.

Sai, Weasley, a volte mi domando a cosa pensi.”

Pensavo che la quarzite che compone le rocce delle scogliere è un ingrediente per le Pozioni e che potrei scrivere un tema per il professor Piton.”

Dimmi, Weasley, perché vuoi rovinare il giorno del tuo compleanno pensando al professor Piton? Sei forse innamorato di lui?”

Percy alzò gli occhi al cielo, quando li riabbassò vide Tonks guardarlo con un sorriso sornione e pensò che gli faceva uno strano effetto: lo sguardo sfrontato, la sicurezza che ostentava, il suo essere imbranata, i sorrisi e quegli occhi così luminosi lo mandavano in confusione. La testa diventava leggera e le mani sudavano, per questo le teneva sempre in tasca. Sentiva le orecchie in fiamme e ringraziava la brezza dell'oceano che era così frizzante da non farlo sudare. Odiava sudare, lo faceva sentire sporco, ed era anche per questo che non giocava a Quidditch.

Sei diventato rosso, allora sei innamorato del professor Piton?” disse Tonks prendendolo in giro; gli diede una pacca sul braccio e a quel tocco lo stomaco fece una capriola.

Devo preparare la strada per la mia nomina a Prefetto,” fu la risposta di Percy.

Tonks alzò gli occhi al cielo, e lui si disse che era il solito essere noioso, con le sue frasi noiose e le sue abitudini altrettanto noiose. Eppure, la noia era importante, perché non c'erano seconde chance nella vita ed ogni passo andava studiato con anticipo. C'era scritto persino su “Prefetti che hanno raggiunto il potere”, ma non lo disse per paura di sembrare sempre più... noioso. Perfetto, adesso aveva perso anche le parole.

Siamo arrivati!” annunciò la voce del signor Tonks.

Molly si strinse ad Arthur, tenendo fermo lo scialle che le copriva le spalle riparandola dal vento forte, così come la signora Tonks si strinse al marito.

Sotto, l'oceano si infrangeva forte contro la roccia.

Era esaltante, maestoso e terribile. C'era un senso di forza e di morte nella violenza delle onde che si lanciavano sulle pareti, lo strapiombo verticale sotto i loro piedi, e poi il buio dell'oceano. Era il dominio degli uccelli, unici in grado di volare e pescare.

Le leggende vogliono che neanche i maghi riescano a volare in queste scogliere, che la forza del vento rischierebbe di sbatterli contro la roccia o farli annegare nelle acque gelide.”

Erano nell'estremità nord occidentale dell'Irlanda, lontano dal calore delle correnti provenienti dal Golfo del Messico. Le acque gelide del Polo rendevano l'aria fresca anche in piena estate.

Un brivido corse lungo la schiena di Percy.

Allora, Weasley, è come leggere i libri?”

La voce di Tonks gli provocò un'altra ondata di brividi.

No.”

No. C'era molto di più oltre i libri, c'era la vita che reclamava di essere vissuta, e mentre quei presagi di fine e precarietà lo stordivano, Tonks gli prese la mano, di nuovo.

Lo guidò fino al ciglio dello strapiombo, l'aria intrisa di salsedine riempiva i polmoni, il vento scuoteva i capelli, i lembi del cappotto e la sciarpa. Era pericoloso, dannatamente pericoloso, e bello. Era forza, era il brivido del potere, il confine tra la vita e la morte, tra la forza travolgente delle onde e la staticità della roccia.

Tonks lo tirò indietro, forse vedendolo troppo affascinato dal vuoto sottostante, rapito dal vento e sedotto dal potere. C'erano forze oscure in quel posto e Percy ne aveva avvertito la presenza, ne sentiva il richiamo ed il fascino. Era stata la mano calda e morbida di Tonks a salvarlo, ad impedirgli di cadere, e in quel momento comprese quanto facile fosse cadere, e quanto importante fosse l'amore.

Si sentì come l'Evelyn di Joyce: immobilizzato davanti al mare, incapace di decidere se andare o restare. Percy avvertiva il senso di paralisi, l'oppressione del nulla, quel senso di trappola che imprigiona l'anima e ti fa attendere un segno di riscatto, l'intervento di qualcosa che ti porti via, lontano: un diploma, un tirocinio al Ministero, una carriera brillante, per non soffrire più, per potersi permettere libri e abiti nuovi, per non vedere i genitori far sempre sacrifici.

I suoi occhi incontrarono quelli di Tonks.

Non farmi prendere spaventi, Weasley.”

In quel contatto, fatto di sguardi e dita intrecciate, Percy ebbe la reale sensazione di non essere stato il solo a sentire il richiamo dell'Oscurità. Guardò in direzione dei genitori, e li vide intenti a preparare il picnic, distratti da quanto sarebbe potuto accadere.

Forse, si disse Percy, loro avevano già combattuto la propria lotta contro l'Oscurità e adesso era il turno di quelli come lui.

Seguì docilmente Tonks e si sedette sulla panca di legno evocata da Arthur, mentre Ted mostrava a Molly alcuni incantesimi culinari per rendere i sandwich ancora più gustosi.

Non era un mistero che i Tassorosso fossero esperti in questo genere di incantesimi: il ricettario di Hogwarts era praticamente opera di Tosca Tassorosso e moltissimi appartenti alla sua Casa, nel corso della storia, avevano aiutato la vita domestica delle streghe.

Forse, non c'era di che diventar famosi, ma si poteva diventare ricchissimi, bastava pensare ai proprietari del Paiolo Magico e delle altre locande per maghi, per lo più Tassorosso, tutti benestanti.

Molly e Andromeda – ecco come si chiamava la mamma di Tonks – seguivano attentamente Ted, mentre Arthur finiva di apparecchiare.

Tonks lo fissava con un sorriso sornione in volto, mentre scrollava le spalle dicendo di non essere portata per gli incantesimi domestici. Percy sorrise, con un gesto della bacchetta ordinò con precisione i contenitori con il pranzo e le bevande, sotto lo sguardo sorpreso di lei, e nella mente gli balenò una parola “complementari”.

Chiacchieravano fittamente, seduti sulle panche di legno intorno al tavolo, con la tovaglia a quadretti gialla, quella dei pranzi all'aperto in estate, con il pasticcio di Molly e l'arrosto di Ted e la torta di melassa, che era tra le preferite di Percy.

Era strano non avere i fratelli intorno, riuscire a fare conversazione, sentire gli adulti interessarsi a lui. Era strano, e un filo di malinconia sembrò unirlo a Molly, all'inquietudine con cui scorreva il tavolo, come se non fosse abbastanza pieno, come se sei persone a tavola fossero troppo poche. Si sentiva l'assenza di Fred e George, delle sfide tra Charlie e Bill, delle moine di Ron e di Ginny che sgridava i gemelli perché non ubbidivano alla mamma. C'era un vuoto, riempito solo dal suono delle raffiche di vento sopra l'oceano.



NdA: Eccomi qua. Prima di Pasqua, mi sembrava doveroso fare un aggiornamento della storia! :-)

Innanzitutto, ringrazio le due coraggiose che hanno recensito il primo capitolo, grazie mille per il feedback e l'incoraggiamento, sono lieta di sapere che bene o male il pairing sembra interessante! Spero di non aver deluso le aspettative con questo secondo capitolo. Vi lascio alcune note che avevo riservato alla giudicia.


Sulle scogliere, il richiamo che sente Percy e i pericoli della caduta non alludono alle Arti Oscure, ma alla seduzione per il potere e vuole essere un presagio della rottura con la famiglia, così come il fascino subito da lei è un presagio dell'incontro con Lupin. Ninfadora lo salva, per sottolineare l'importanza degli affetti nella vita di ognuno di noi.

Non so se fare un altro aggiornamento, più tardi, visto che mi dispiace lasciarvi per Pasqua con un capitolo che finisce in modo così malinconico!
A presto, 
Sev :-)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 3

Tornare alla locanda e trovare i fratelli sollevò l'umore di Percy.

Sì, era bello sentire di nuovo il loro baccano, il suono delle risate ed i commenti sulla partita. L'Irlanda aveva vinto dopo un paio di ore prendendo il Boccino d'Oro, ma la Scozia aveva giocato molto bene, secondo il resoconto unanime.

Percy sorrideva, mentre Charlie imitava una parata del Portiere della Scozia e Ron e Fred ricostruivano un'azione di gioco. Ginny rideva, e Percy pensò che sua sorella fosse proprio una bambina meravigliosa.

Gli avevano comprato un regalo allo stadio, degli Omniocoli che mostravano le azioni salienti della partita, così che Percy potesse rendersi conto di cosa si fosse perso. Un'altra volta, prima di quella gita, si sarebbe arrabbiato enormemente per quel regalo inutile, avrebbe detto che non capivano niente e che avevano comprato qualcosa che piaceva a loro, non a lui; avrebbe detto che non lo avevano considerato. Adesso, quegli Omniocoli gli facevano tenerezza, perché erano quasi un invito ad essere uno di loro, ad entrare nel loro gruppo e condividere con loro qualcosa.

Percy raccontò della gita, delle scogliere alte, del vento e delle onde enormi che sbattevano contro la costa. Ginny e Ron lo ascoltavano a bocca aperta, mentre Fred e George gli chiesero un po' di quarzite; persino Bill e Charlie non lo interruppero con dettagli e aneddoti delle loro avventure post-Hogwarts.

Percy si sentiva in armonia con i fratelli, ed il merito era di Tonks, che lo osservava seduta su una poltrona, con in faccia un sorrisino ironico e lo sguardo bello come sempre. Il caschetto rosa le donava molto e Percy la trovava bellissima. Sentì avvamparsi nel fare un pensiero del genere, così tornò a chiacchierare con Charlie, che gli annunciava di aver ricevuto un gufo in cui gli comunicavano l'accettazione nell'allevamento di draghi in Romania. Presto Bill sarebbe tornato in Egitto e Charlie sarebbe partito per la Romania; Percy ne fu contento, perché Charlie da sempre amava i draghi, fin dal giorno in cui per imitarne uno diede fuoco alla borsa di zia Muriel. Avvenne prima di Hogwarts, quando nessuno di loro aveva una bacchetta, e zia Muriel aveva ancora piacere ad andare a trovare i nipoti alla Tana. Da quel giorno, in effetti, qualcosa cambiò, e Percy non capì mai se fu colpa della magia accidentale di Charlie o delle risate della mamma, mazia Muriel non volle più andarli a trovare, al di fuori delle ricorrenze importanti.

In fondo, i suoi fratelli erano dei guastafeste, ma non erano cattivi, attiravano i guai naturalmente. Percy aveva imparato a tenerli alla giusta distanza, per non esserne coinvolto più di tanto, anche se i gemelli riuscivano a coprire in breve tempo qualsiasi distanza che lui potesse frapporre.

Dalla poltrona su cui era seduta, Tonks osservava i fratelli Weasley, ed ogni tanto intratteneva Ginny e Ron che le chiedevano di cambiare aspetto, assumendone alcuni buffi: era adorabilmente paziente, come Percy non sarebbe mai riuscito ad essere.

Quei pensieri vennero interrotti da un forte odore di Firewhiskey e la vista di un calice che gli venne messo in mano.

Arthur lo guardava sorridendo, gli disse: “Le nostre origini irlandesi meritano di essere onorate, figlio mio. Oggi compi quattordici anni, sei grande abbastanza per poter iniziare a bere.”

Percy lo guardò sorpreso, girò il liquido ambrato nel calice, indeciso sul da farsi. Vide Charlie e Bill con in mano un bicchiere simile al suo, pronti a brindare al suo compleanno. Persino Tonks aveva un bicchiere in mano, la vide sollevare il bicchiere e venne preceduta da Arthur che disse solennemente: “A Percy, che da oggi inizierà a scoprire uno dei piaceri della vita!”

Un coro di voci allegre rispose “A Percy”, e lui non ebbe altra scelta che bere. Mandò giù quel liquido, sentendone il sapore dolce e pungente scendere giù per la gola che stava andando in fiamme.

Poco dopo, lo colse un leggero senso di stordimento, come se i sensi diventassero ovattati; la testa pensava molto più lentamente, ed una sensazione di benessere lo invadeva. Sorrise, e vide suo padre sorridergli di rimando.

Un altro brindisi, un altro sorso, altra felicità. Sentiva il Firewhiskey scendere per la gola come un fiume caldo e dolce, in grado di trascinarlo con sé in quel percorso di ovattata felicità. Tonks sorrideva e cantava con Bill e Charlie.

Il proprietario e la sua famiglia, insieme ad altri maghi che soggiornavano in quella locanda, si unirono ai canti, comparvero degli strumenti e l'aria si riempì magicamente di musica.

I am going, I am going
Any which way the wind may be blowing
I am going, I am going
Where streams of whiskey are flowing”

Inizialmente Percy si limitò ad osservare la gente che si univa a quell'atmosfera festiva, mentre lui sorrideva e continuava a bere. Vide Tonks cantare con Charlie quel ritornello, mentre Bill prendeva in braccio Ginny e la faceva danzare a ritmo di musica, e gli venne voglia di essere partecipe. Forse era l'effetto del Firewhiskey, forse della musica, così coinvolgente che il piede aveva iniziato a battere il ritmo senza che lui se ne fosse accorto. C'era qualcosa di istintivo e vitale, che andava oltre la razionalità di Percy, c'era la vita, con la sua forza, proprio come quella mattina sulle scogliere.

Percy si abbandonò alla vita, lasciandosi trasportare dalle onde di Firewhiskey, sentendo il calore risalire dallo stomaco alla testa, riempire i sensi e spegnere la coscienza.

Al ritmo della musica si aprirono le danze e Tonks prese la mano di Percy per portarlo al centro della stanza. Ballavano, e non importava se non andavano a tempo, se si pestavano i piedi in continuazione e se per qualsiasi cosa scoppiavano a ridere.

I capelli di Tonks erano di un rosa intenso e brillante, i suoi occhi luminosi e le labbra profumavano di Firewhiskey.

Un moto di coscienza riuscì a bloccare i pensieri di Percy, e l'arrivo provvidenziale dei fratelli e dei genitori lo salvò da una situazione che poteva diventare imbarazzante. Insomma, lei era bellissima, in gamba, allegra, ed era grande, molto più grande di lui.

Percy ai suoi occhi doveva sembrare un ragazzino timido e goffo, uno di quelli per i quali si prova una tenerezza per la solitudine in cui si trovava, figurarsi se lei poteva essere attratta da uno come lui.

Tonks doveva avere accanto un ragazzo forte come lei, uno su cui potesse far riferimento, uno come Bill, ad esempio.

Un sorso di Firewhiskey spense la voce che nella testa gli suggeriva di guardare ad Andromeda, la madre di Tonks, che aveva scelto un uomo normale, non un mago fantastico o bellissimo; ma Tonks era diversa dalla madre, e per certi versi era ancora più bella, perché la sua risata era libera, e allegra, e contagiosa.

Smettila di bere,” gli intimò Tonks, sfilandogli il bicchiere dalle mani; lo posò sul tavolo con una grazia che da sobria non le aveva mai visto. Forse era lui che vedeva la fluidità nei movimenti di Tonks a causa dell'effetto del Firewhiskey bevuto: tutto si muoveva con grazia intorno a lui, come se il mondo intero danzasse al ritmo di quelle note.

Tonks gli prese la mano che fino a quel momento reggeva il bicchiere ed intrecciò le sue dita a quelle di Percy.

La guardava sospeso, con la testa muta e confusa, e non sapeva cosa dire, o fare, e non voleva pensare perché aveva paura dei pensieri che sarebbero potuti sorgere.

Tonks sorrideva, come se fosse chiaro che sarebbe stata lei a guidarlo, perché era lei quella più grande.

Infilarono i cappotti ed uscirono fuori dalla locanda.

Uno spicchio di luna crescente illuminava parzialmente il cielo, rendendo visibili le poche stelle che non erano nascoste dalle nubi. Il vento era una brezza leggera, che sembrava spazzare via dalla testa la cappa opprimente dell'alcol.

Percy respirò a fondo, felice di poter tornare a sentire un po' di lucidità.

Tonks era bellissima, la luce della luna sembrava esaltare il chiarore della pelle e gli occhi erano più luminosi del solito. Tonks gli sorrideva maliziosamente. Ricordava Fred e George quando preparavano una marachella, ma Percy ebbe la sensazione che avesse altre idee per la testa rispetto al fare uno scherzo.

Hai mai baciato una ragazza, Weasley?” gli domandò sorridendo.

Percy scuoteva la testa in segno di negazione, con le parole ferme in gola ed incapaci di uscire. La bocca era impastata dall'alcol e dalla timidezza cronica che lo assillava. Cosa avrebbe dovuto fare?

Percy era alto per i suoi quattordici anni. Rimase immobile, anche quando Tonks si alzò sulle punte e gli diede un bacio sulle labbra.

Buon compleanno, Weasley,” gli sussurrò, mentre le dita liberavano la presa delle sue e salivano a stringerlo intorno al collo.

Tonks si reggeva a lui e continuava a baciarlo, dolcemente. Le labbra erano morbide, e Percy non avrebbe saputo dire cosa gli ricordassero, perché qualcosa di così morbido le sue labbra non l'avevano mai toccato. Nessun dolce di Mielandia era buono, morbido e invitante come le labbra di Tonks, nessun libro era riuscito a coinvolgerlo e catturarlo come aveva fatto lei.

Percy la sentì cedere, e non volle interrompere quei baci, così la strinse a sé, e si piegò verso di lei per farle mantenere l'equilibrio più facilmente.

Non sapeva il perché, quale fosse il motivo per cui lo avesse fatto allontanare dalla festa, e adesso fossero in mezzo al prato, stretti l'uno all'altra, a scambiarsi baci sotto la luna.

Tonks si staccò da lui, gli sorrise prendendolo per mano, mentre Percy pensava a quanto fosse bello che lei sorridesse sempre: si sentiva rassicurato da quei sorrisi, e l'avrebbe seguita ovunque.

Vide che tornavano verso la locanda, e pensava che fosse proprio un peccato che quei baci erano già terminati, che non ne avrebbe più goduto. Del resto, era inevitabile: Tonks era grande e bella, e lui era solo un ragazzino, e quello era un regalo di compleanno imprevisto e meraviglioso.

La mano di Tonks, tuttavia, non lo condusse all'ingresso della locanda, dalla quale proveniva la musica allegra delle danze irlandesi, ma si fermò sul portico antistante l'ingresso e si diresse verso il dondolo dimenticato nell'angolo, sul quale aveva letto “Aspettando Godot” di Beckett.

A differenza di Vladimiro ed Estragone, Percy non sapeva cosa aspettare, continuava a lasciarsi guidare da Tonks, a fidarsi del sorriso e dello sguardo luminoso che tanto gli piacevano.

In altre occasioni l'avrebbe tempestata di domande, avrebbe posto eccezioni ed obiezioni, finché non avesse saputo con precisione le intenzioni di lei e non le avesse condivise. Adesso, stordito dalla gita del mattino e dalla bevuta serale, stuzzicato dall'idea di essere diventato grande e cullato dalla musica che proveniva dall'interno, decise di non fare nulla di ciò che sarebbe stato usuale per lui, si limitò a seguire e fidarsi di lei.

Era Caposcuola, era bravissima, e sarebbe diventata un Auror del Ministero, tanto bastava a Percy per porsi completamente nelle mani di quella ragazza più grande, per lasciarla condurre. Inoltre, una speranza che non voleva morire gli suggeriva che forse avrebbe ricevuto altri baci quella sera, e quella sarebbe potuta essere la ragione che zittiva tutte le altre.

Sul dondolo, Tonks accarezzò il volto di Percy.

Si sentiva ribollire dentro: la mano di Tonks lungo la guancia era morbida quasi quanto le sue labbra. Sentiva la testa ancora più vuota e si disse che doveva avere un'espressione alquanto scema, anche se Tonks continuava a sorridergli dolcemente.

Un brivido lo scosse quando lei infilò le dita tra i suoi capelli; la mano scese fino alla nuca e lo guidò fino al volto di Tonks. Le sue labbra lo aspettavano, lei riprese a baciarlo dolcemente, ed i baci smisero di essere a stampo, le labbra si schiusero: il modo in cui lei gli succhiava e mordicchiava il labbro lo faceva fremere in un modo nuovo, sentiva una certa smania nascergli dentro, assieme al desiderio di esserle sempre più vicino.

Baci bene, Percy,” gli disse Tonks, e non poté non sorprendersi per essere stato chiamato per nome.

Faccio tutto bene,” fu la risposta di Percy, soffiata con un coraggio che alludeva più ai suoi meriti scolastici che all'inesistente esperienza con le ragazze.

Le mani di Percy scesero lungo la schiena di Tonks, indugiarono sui fianchi e fremettero quando si riempirono delle curve del sedere. Non sapeva cosa lo stesse guidando, ma sapeva che era la strada giusta.

Ehi, stai correndo, adesso,” fu il commento divertito di Tonks, che riprese a baciarlo, e lo spinse dolcemente finché non si abbandonò sullo schienale del dondolo. Lei era curva sopra di lui, lo accarezzava e continuava a baciarlo e Percy sentiva delle sensazioni strane nei suoi pantaloni, come quando aveva visto Penelope Light ridere con le sue amiche.

Adesso, però, quelle sensazioni erano più forti, e lui non sapeva cosa fare, non sapeva come controllare quello stato che iniziava ad imbarazzarlo.

Si mosse in modo scomposto sul dondolo, facendolo oscillare. Tonks perse l'equilibrio e cadde tra le sue braccia, e Percy si sentì morire nel contatto del petto di Tonks contro il suo. La strinse a sé, perché per nessun motivo al mondo voleva interrompere quella marea di sensazioni nuove, che lo stordivano ancora più del Firewhiskey.

In quel contatto, Tonks dovette accorgersi dello stato in cui si trovava Percy, perché lo prese per mano e lo condusse dietro la locanda, dove c'era il magazzino con le scorte per la cucina. La vide aprire la serratura con un semplice “Alohomora” e illuminare fiocamente la stanza con luci galleggianti, e riprendere ad accarezzarlo, e baciarlo, e sollevargli la maglietta, posandogli lievi baci sul petto.

Pensò che presto sarebbe morto, perché il cuore batteva all'impazzata e lui non sapeva assolutamente cosa fare, si sentiva vittima delle sensazioni che gli stordivano la mente.

Sei piccolo per queste cose,” gli disse Tonks, di nuovo su di lui, mentre le dita scorrevano tra i suoi capelli.

Lui la fissava con una certa delusione sul volto, senza riuscire tuttavia a manifestarla apertamente, perché quello che aveva ricevuto era tanto e non sapeva se fosse stato in grado di proseguire in quel percorso.

Forse era vero che non era abbastanza grande per quel genere di esperienze; anche se Charlie aveva sentito che Bill aveva proprio quattordici anni la prima volta che si era appartato con una ragazza. Bill era un conto, ma lui? Percival Ignatius Weasley era forse in grado di fare come Bill Weasley? Era in grado di piacere e gratificare una ragazza? Una ragazza che fosse bellissima e più grande e con più esperienza di lui?

E tu sei bellissima,” fu l'unica risposta che riuscì a formulare, come se quella sistemasse la faccenda. Perché era ovvio che lui non era all'altezza, ed era giusto che si alzassero e tornassero dentro e terminasse una storia che non sarebbe mai neanche iniziata.

Sdraiato sul pavimento di quel deposito, con Tonks che sorrideva sopra di lui, ed i capelli che erano diventati del suo stesso rosso, gli occhi del suo medesimo blu, iniziò a domandarsi se lei non fosse vittima della sua stessa indecisione. Le accarezzò il volto con la mano tremante e le dita leggermente sudate per l'emozione, e la trovò ancora più bella quando la vide chiudere gli occhi nel momento in cui le sue dita sfiorarono il volto.

Guidami, mi piace imparare.”

Uscì più simile ad una supplica che ad una richiesta; lei si morse il labbro, evidentemente incerta, sospirò facendo gonfiare il petto e poi si chinò a baciarlo, mentre con la bacchetta fece un incantesimo che Percy non capì.

Percy accolse quelle labbra con la stessa gioia e trepidazione di quando si vide recapitare la lettera di Hogwarts. C'era l'ansia della scoperta, il desiderio di conoscere qualcosa di nuovo, era come quando la commessa Babbana gli aveva dato i libri, quando Ollivander gli aveva dato la sua prima bacchetta, era magico e vitale, e Percy si lasciò condurre da Tonks.

Forse lui era un imbranato, ma lei non si scompose e gli insegnò ad accarezzarla; gli diede accesso a luoghi che lui non aveva mai sognato, e Percy la vide fremere e rabbrividire al suo tocco.

Fu lei ad abbassargli i pantaloni e ad accarezzarlo fino a fargli girare la testa, mentre era steso su quel pavimento freddo ed umido, e desiderava soltanto lei, lei che era come lui, che gli sorrideva maliziosa, e fremeva, e lo desiderava.

Ad un certo punto fu tutto chiaro, come quando all'improvviso arriva la soluzione ad un problema di Aritmanzia e tutto appare semplice, quasi banale. Voleva Tonks, la voleva con tutto sé stesso, e la fece stendere sul pavimento, salì lui sopra di lei. Il viso, illuminato dalle luci galleggianti nell'aria era bellissimo, l'accarezzava, la baciava e percorreva quel corpo con il solo desiderio di esplorarlo, di conoscerlo e lei rabbrividiva e le scappavano piccoli sospiri che interrompevano il silenzio di quel deposito e si alternavano al suono delle labbra sulla pelle di lei.

Ancora una volta, fu lei ad indicargli la strada giusta, ad impedirgli di smarrirsi nuovamente, distratto da quella bellezza che lo stordiva. Allargò le gambe e lui scivolò sopra di lei lentamente, temendo di farle male, o di farsi male; incerto su come sarebbe potuto accadere tutto quanto, le entrò dentro.

Non fu difficile, o doloroso, non ci furono ostacoli da superare, fu naturale, nuovo e bellissimo. Neanche il bagno più caldo poteva essere paragonato al calore e la sensazione di bagnato che lo invase, si sentì perdersi in lei, fondersi. Si mosse seguendo più l'istinto che la coscienza, senza sapere bene cosa fare, guidato dai movimenti lenti e ritmici di lei.

Lei sospirava, e ansimava, e lo guardava desiderosa. Percy non si era mai sentito così in vita sua. Mai avrebbe pensato di suscitare tali reazioni in una ragazza. Si chinò a baciarla e lei gli cinse il collo con le braccia. I loro corpi erano attaccati, ogni distanza era stata annullata, così che riusciva a sentire anche il battito del cuore di lei.

Il corpo era come un'arpa e le parole e gesti di lei come dita sulle sue corde.” Era una frase che aveva letto in Dubliners, l'aveva colpito come una similitudine impropria, ma in quel momento gli tornò in mente, manifestandogli – come un'epifania – la sua assoluta verità.

Sembravano una cosa sola, e in quel momento il mondo iniziò a vorticare, tutto divenne intenso, e veloce, e la situazione gli sfuggì di mano.

Si sentì mortificato, perché non avrebbe voluto che finisse tutto in quel modo, ma Tonks lo trattenne dentro di sé e dopo qualche secondo riprese a muoversi, mentre Percy la guardava sorpreso e la contemplò mentre l'orgasmo la invadeva, sempre più incredulo di essere lui a suscitare quelle sensazioni.

Riuscì a pensare solo che era stato un bene non togliere gli occhiali, così era riuscito a vedere ogni dettaglio della bellezza di Tonks e anche se non ci sarebbe mai stata una seconda volta, quello sarebbe rimasto il suo più bel compleanno.

Un paio di ore più tardi, dopo essere tornato nella locanda e aver trovato i familiari più allegri e ubriachi di come li avesse lasciati, mentre i piccoli erano già a letto, Percy lasciò le dita di Tonks ancora intrecciate alle sue e uno scambio di sorrisi fu la loro buonanotte.

Buon compleanno, Perce.”

Buona notte, Dora.”

Si addormentò con il sorriso di Tonks in mente, il suono dei suoi baci, la morbidezza delle sue carezze ancora sulla pelle e nel momento in cui toccò il cuscino riuscì persino a sentire il profumo di lei.

Il mattino dopo, quando i Weasley scesero a far colazione, i Tonks erano già partiti e Percy si installò sul dondolo, con in mano l'Ulisse, deciso ad iniziarlo, perché solo la decadenza descritta da Joyce poteva armonizzarsi al suo umore.

Sulla prima pagina del libro trovò scritto: “e per prima cosa gli misi le braccia intorno sì e me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato sì e il suo cuore batteva come impazzito e sì dissi sì voglio sì.”

Gli rimase solo uno stupido sorriso sul volto.



NdA: Visto che ci sono aggiorno, tanto il capitolo precedente era corto e a quest'ora certe scene conciliano il sonno! :D


Per quanto riguarda il Firewhisky, troverete scritto “Firewhiskey” ma è voluto, nel senso che quando sono stata a Dublino mi hanno spiegato che la scritta whisky si usa per i distillati di origine scozzese o inglese, mentre whiskey per quelli irlandesi e americani, ed io ho voluto sottolinearne l'origine irlandese, vista l'ambientazione della storia.

È evidente che ad un certo punto mi sono lasciata prendere la mano, ma il pairing mi piaceva troppo e l'idea di scrivere di un'iniziazione sessuale dal punto di vista di un ragazzo di quattordici anni mi allettava. Ho provato a mettermi nella testa di Percy con i suoi riferimenti e gli ormoni impazziti (sì, anche a Percy sono impazziti gli ormoni ad un certo punto della sua vita, succede a tutti - tranne Sheldon Cooper, ovvio).

L'incantesimo praticato da Ninfadora è un incantesimo di contraccezione, ed è naturale che Percy non lo conosca, visto che non ha esperienza in quel campo e non era informato. (tenero, piccolo, ingenuo, Percy... ok, forse mi sto lasciando prendere la mano dal mio amore folle per lui... xD)

Ci sono un po' di citazioni di Joyce: la prima è tratta da Arabia di “Dubliners”, mentre la chiusura della storia è la fine del famoso Molly's Monologue dell'Ulisse. Tra l'altro Percy coglierà il tutto dopo aver finito di leggere il libro, perché è proprio la chiusura del romanzo. Questo dovrebbe essere la prova che non è vero che Ninfadora non ha mai letto romanzi babbani, ma che ha solo assecondato lo spirito supponente di Percy.

Se qualche lettore (e sono certa che ce ne sia qualcuno) si chiede perché mai nella vita Ninfadora dovrebbe perdere la testa per Percy, sappiate che la risposta è perché lui è un rompiscatole, ma si fa guidare da lei, così come Remus sarà un insopportabile cocciuto, finché non si convincerà a lasciarsi amare da lei. Quindi lei ha sempre fatto a modo suo, ama rompere le scatole, non è adorabile per questo?

Chiedo umilmente scusa a tutti per avervi tediato con questa mia follia dell'amore per l'Irlanda, cercando di usare un paese bellissimo per dare un minimo di sex appeal al Weasley meno considerato della saga, facendo andare di mezzo la povera Ninfadora. Oh, sia chiaro, io sono una fan della Ninfadora/Remus, però Percy/Ninfadora mi allettava troppo per non provarci.
Giuro solennemente di... no, va beh, questa è un'altra storia e poi c'è chi si farebbe idee sbagliate! 
Un bacio a tutti, buona Pasqua, mi raccomando, mangiate tanta cioccolata, ma soprattutto la pastiera!! u.u
Sev

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