nobody knows.

di onedirauhl
(/viewuser.php?uid=293789)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** capitolo quinto ***



Capitolo 1
*** capitolo primo ***


                                                        
 
                                                                                                        BRANO MUSICALE SCELTO♫ 


#ARWEN
”merda,l’abbiamo perso,di nuovo!” sbraita Karen smanettando con la sua reflex. Alcune volte non riesco proprio a comprenderla: si altera talmente tanto quando non riesce ad immortalare qualcuno nelle sue foto che sembra un’altra persona.
Anch’io ho perso la possibilità di fotografare Ashton Kutcher in compagnia di una tizia abbastanza carina,e sono consapevole che quella foto avrebbe fruttato parecchi dollari,ma non ho le reazioni che ha lei.
Si comporta come se qualcuno le avesse rubato l’auto.
“avanti Karen,non agitarti così,avremo un’altra occasione!”. Accenno un sorriso cercando di rassicurarla.
“Arwen,svegliati. Siamo paparazzi,se non siamo noi ad immortalare la gente famosa,lo farà qualcun altro soffiandoci l’esclusiva. Lo sai quanto valeva questa foto? Judith non sarà affatto contenta.” dice guardandomi negli occhi. Abbasso lo sguardo.
Beh,sì.  Aveva ragione: è la terza volta che ci facciamo soffiare l’esclusiva per distrazione.
Judith Puckett-Rinella era la direttrice del settore fotografico ed era una a cui non piacevano le perdite di tempo.
Se non avremmo avuto una qualsiasi foto interessante ci avrebbe licenziate su due piedi.
Ho fatto tanto per ottenere questo lavoro al Vanity Fair,e l’ultimo dei miei pensieri era farmi licenziare. Scossi la testa al pensiero.
“hai ragione Karen,ma alterarsi non servirà a nulla,è meglio che ci rimbocchiamo le maniche e andiamo in cerca di qualche altro scoop”. Annuì,spegnendo la macchina fotografica. Tirai un sospiro di sollievo. Per una volta mi aveva dato ascolto. Cavolo,questo giorno è da ricordare.
Camminando per le strade di Beverly Hills di Los Angeles mi torna alla mente sempre la stessa domanda che mi pongo ogni volta che cammino in queste strade “la gente famosa come fa a guadagnare così tanti soldi con così poco?”.
ci sono ville esagerate per due persone,auto che costano un occhio della testa e quasi mi sento in soggezione a camminare per queste strade con una maglia comprata in uno dei tanti grandi magazzini.
“Arwen!” sussurra Karen,distogliendomi dai miei pensieri.
“Che succede?” chiedo incuriosita aggrottando la fronte.
“ma quello non è Bieber? Il ragazzo che canta?” disse poi indicandomi un ragazzo vestito in un modo alquanto bizzarro.
Non feci in tempo a voltarmi di nuovo verso di lei,che mi afferrò il braccio e mi tirò dietro un’auto lì parcheggiata.
“ma che diavolo fai?! Sei impazzita?” sbottai a bassa voce,mentre eravamo entrambe accovacciate.
“merda,muoviti ad accenderti..” sussurrò agitando la macchina fotografica,poi prese a scattare foto a quel ragazzo.
“potresti degnarmi di uno sguardo,Karen?”. Sospirai alzando gli occhi al cielo,dato che sembrava non mi avesse neanche sentito.
Decisi di stare immobile,aspettando che avesse finito di scattare quelle sue maledette foto.
Dopo cinque minuti finalmente,spense la macchina fotografica e la ripose velocemente nella borsa.
“Arwen,ti comunico ufficialmente che non saremo licenziate!” disse con un sorriso che le arrivava da un orecchio ad un altro.
La guardai perplessa,quando finalmente si decise a spiegarmi.
“quello era Bieber,un cantante che piace parecchio alle ragazze,ed uno che ultimamente sta sollevando parecchie polemiche—“
“ma chi? Quel ragazzo con i pantaloni sotto al culo?” la interruppi spalancando ancora una volta gli occhi e indicando il ragazzo.
“Sì,pantaloni sotto al culo o no,è uno che ultimamente conta parecchio e almeno non arriveremo in redazione con le mani in mano” disse orgogliosa.
“prossima fermata: REDAZIONE DI VANITY FAIR! Il capo sarà felice di vedere queste foto!” aggiunse poi.
Mi soffermai a guardarla: sembrava quasi che da un momento all’altro volesse saltare dalla gioia come una bambina di due anni.
Scoppiai in una fragorosa risata a quel pensiero.
“che c’è di così tanto divertente?” rise anche lei.
“se non sai perché rido,allora perché ridi anche tu?” la presi in giro alzando un sopracciglio.
“boh,avrai la risata contagiosa,che ne so” disse per poi riprende a ridere.
“lo sai che quando ridi i tuoi capelli sembrano ancora più rossi?” mi divertii nel vedere la sua faccia diventare seria.
era così: dille che ha i capelli rossi e potrebbe anche schiaffeggiarti davanti a tutti.
“ti ho detto che non ho i capelli rossi. Sono biondi e mori.” Scoppiai a ridere per l’ennesima volta piegandomi in due sulle ginocchia.
“se sono biondi non possono essere mori e viceversa. Karen,rinunciaci, hai i capelli rossi” la spintonai leggermente e affettuosamente,facendole capire che scherzavo e che non volevo offenderla.
Alzò gli occhi al cielo per poi ridere.
Giunte in sede,salimmo al settimo piano con l’ascensore che si trovava nell’edificio e ci sedemmo sulle poltroncine posizionate appena fuori l’ufficio di Judith Packett,come suggeritoci dalla gentile signorina che era seduta dietro un enorme bancone.
Karen estrasse la piccola scheda dove erano salvate le foto dalla reflex.
Dopo un bel po’,sempre la medesima signorina di prima ci disse che potevamo accomodarci nell’ufficio di Judith. Così facemmo ed entrammo assieme nell’ufficio.
“Salve ragazze” disse Judith accennando un piccolo sorriso.
Questa donna era capace di farti cagare sotto come nessuno.
Ricambiammo il saluto e ci accomodammo sulle poltrone di fronte a lei.
“spero siate qui per un buon motivo” disse poggiando la testa sulle mani.
“siamo qui per un ottimo motivo!” disse Karen sorridendo a trentadue denti. Annuì anch’io sorridendo.
“guardi queste foto” aggiunse poi,sempre con un sorrisone sulle labbra.
Era orgogliosa del lavoro fatto e sinceramente lo ero anch’io.
Judith afferrò la schedina che Karen le aveva dato e dopo aver sfogliato alcune foto dal suo pc,spostò lo sguardo su di noi.
Non nascondo di essere agitata.
“ottimo lavoro ragazze,sapevo di poter contare su di voi” disse accennando un piccolo sorriso.
Vidi Karen agitarsi sulla sedia,mentre quel sorriso sembrava non voler andar via per le prossime tre ore.
“La vostra ricompensa verrà accreditata sulla vostra busta paga. Avete fatto un buon colpo,si sta parlando spesso di Bieber ultimamente” disse per poi spostare lo sguardo nuovamente sulle foto che le avevamo portato.
Ci fu qualche minuti di silenzio ed io e Karen eravamo chiaramente a disagio.
Dopo quello che sembrava un secolo Judith spostò lo sguardo su di noi. Prima su Karen poi su me,come se stesse pensando a qualcosa.
Cercai di assumere un espressione quanto più rilassata possibile,ma stavo sudando fredda.
“bene,se non c’è altro puoi andare.” Aggiunse finalmente,rompendo quell’imbarazzante silenzio.
Ci alzammo entrambe dalle poltroncine e si alzò anche lei.
Karen le strinse la mano e si voltò,dirigendosi verso la porta. Portai anch’io la mano davanti a me,sorridendo.
“ho detto “puoi andare” non “potete andare”,ho bisogno di parlarti Carter” portai subito la mano indietro,imbarazzata.
Che figura di merda.
“oh,sì. M-Mi scusi” mi sentivo le guance calde,mentre le mani continuavano a sudare.
“Ho bisogno di qualcuno di cui mi fido per questo,e anche di qualcuna che sia carina”
era un complimento? mi domandai.
Continuava a guardarmi con uno sguardo rassicurante.
Non sapendo che fare mi sedetti di nuovo,mentre Karen uscì chiudendo la porta alle sue spalle. Cosa diavolo vuole da me?
______________________________________________________________________________________________________

salve a tutti,questa è la mia seconda FF,anche se la prima l'ho lasciata incompleta per vari motivi.
mi piaceva l'idea di una relazione tra un paparazzo e una persona famosa e così ho provato a farne uscire una FF.
si sa che i paparazzi hanno sempre rotto le scatole alle persone famose,ma se tra di loro nascesse un amore? 
vabbè,la smetto altrimenti vi racconto tutta la storia,lol
bene,se siete arrivate fin qui vi ringrazio perchè siete delle sante AHHAHAHAHA 
grazie ancora e alla prossima.
                                                                                                                                                     

                                                                                                                                                              ringrazio chiara dai capelli rossi per l'idea c: 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo secondo ***


                                                             
 
                                                                                                  BRANO MUSICALE SCELTO♫ 
                                   

#ARWEN
”ho una proposta da farle” disse Judith sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso e cominciando a rovistare tra le tante carte sparse sulla scrivania.
La osservai in ogni suo movimento continuando a domandarmi cosa mai avesse da propormi.
“sai..” disse prendendo uno dei tanti fogli tra le mani e girandolo verso di me in modo che potessi leggerlo
“stavo pensando che potrei prendere in considerazione la tua proposta di farti avere uno spazio tutto tuo sul giornale” riconobbi subito la lettera che avevo scritto e appena sentii pronunciare quelle parole,alzai gli occhi per guardarla e per vedere se stesse scherzando o meno.
“d-davvero?” aggrottai la fronte guardandola.
Judith annuì ed io non persi neanche un secondo che presi a ringraziarla.
Era la rubrica che sognavo fin da piccola,uno spazio tutto mio dove poter interagire con le lettrici ed in più avrei avuto tutto questo in un giornale importante come Vanity Fair.
Lei poi mi fece segno di zittirmi e così feci.
“ma non pensare che ti darò uno spazio così di rilievo senza fare un minimo sforzo. Ci sono giornaliste che meriterebbero più di te e che aspettano da una vita per quel posto,quindi pretendo che tu abbia idee originali e semplici,niente sciocchezze.”
Annuii,ancora, mordendomi il labbro per cercare di trattenere un sorriso.
Dovevo dimostrarmi…diciamo..professionale?
“non la deluderò,davvero,grazie!” dissi,quando poi Judith fece segno di stare zitta.
“ovviamente per originali si intende senza strafare. Ma non ho finito,Carter. Voglio che tu dia,diciamo,qualcosa in cambio,e se accetterai la rubrica sarà tua.”
Aggrottai la fronte.
Che significa “dare qualcosa in cambio?”
“sai,il Vanity Fair ha sempre avuto delle esclusive uniche,ma la concorrenza è davvero tanta. Ultimamente le luci sono tutte puntate sul ragazzo che voi avete immortalato,Bieber,il cantante. Prima vomita durante un concerto,poi si sente male,poi annulla una tappa ed escono fuori delle foto dove fuma erba. Poi la rottura con la sua ragazza,la Gomez e niente di tutto questo è chiaro. Avremmo bisogno di qualcuno di giovane,loquace e che abbia voglia di mettersi in gioco.”
Un momento.
Non mi starà chiedendo di entrare in contatto con il cantante? Ma scherziamo? Non mi cagherebbe neanche di striscio.
Tuttavia annuii.
“sai che non gradisco i giri di parole quindi arrivo subito al dunque. Abbiamo osservato un po’ tutti gli addetti,e tu,Carter,sei risultata quella più idonea per “immettersi” nella vita di questo cantante. Non occupi una posizione fondamentale in redazione e sei giovane e anche molto spontanea. Se accetti avrai tutte le indicazioni che ti serviranno e in più uno spazio tutto tuo sul giornale.” Concluse,per poi guardarmi aspettando una mia risposta.
Aprii la bocca per dire qualcosa,ma non uscì niente.
Non sapevo se accettare o meno.
Desideravo quello spazio da sempre,ma questo significava rinunciare a Lucas,il ragazzo che stavo frequentando,e poi non sapevo come avrebbe reagito Karen.
Io sarei passata da paparazzo a giornalista,ma lei no. Non sapevo sul serio che dire.
“non sei obbligata ad accettare,se non te la senti,lascia perdere,ce ne sono altre a cui potrei chiedere e che sono sicura accetterebbero” disse sospirando e spostando lo sguardo nuovamente sui fogli.
Mi stava chiaramente provocando.
Il sogno di una vita Arwen,desideri da sempre questo posto.
Gli altri capiranno,non puoi rinunciare a qualcosa di così importante solo per dei dubbi che forse non hanno alcun fondo.

“senti Carter,non ho altro tempo da perdere,accetti o no?” disse,distogliendomi dai miei pensieri.
Ormai avevo deciso,il resto poteva anche andare a fottersi.
“accetto” dissi poi con tono deciso. “sì,accetto. Mi dica ciò che devo fare.”
“sapevo di poter contare su di te,Carter. Licenzierò Claire e tu prenderai il suo posto,ora ti chiamo William,ti spiegherà tutto lui” Mi agitai sulla sedia.
Avrebbe licenziato Claire?
Okay,non sapevo neanche chi fosse,ma magari lei aveva sudato per avere quel posto mentre io devo solo stringere amicizia con questo Bieber e ho tutta la strada spianata per il resto.
Il senso di colpa mi sta mangiando.
Non posso farlo,no.
“signora Packett,senta so che—“
“mi ha chiamato,signora Packett?” mi interruppe una voce maschile,un po’ effeminata.
“è lei. Fa quello che ti ho detto” disse Judith senza neanche alzare lo sguardo verso quello che doveva essere William.
“ora puoi andare,Carter. Per qualsiasi cosa o problema vieni da me” disse rivolgendosi a me.
Annuii e dopo aver salutato seguii William in un altro piccolo studio. Cosa diavolo avevo combinato?
-
“KAREN! Eccomi!” dissi correndo verso di lei.
Si voltò a guardarmi,spostandosi i capelli dietro l’orecchio.
“dove diavolo eri finita? Perché sei stata lì dentro per tutto quel tempo? Mi hai fatto preoccupare!” disse agitandosi.
Okay Arwen,ora o mai più. Devo dirglielo,tanto alla fine verrà comunque a saperlo e preferisco non mettermi nei casini con lei.
Era l’unica persona di cui mi fidavo.
“devo parlarti,ma non qui. Andiamo a casa mia,non deve sentirci nessuno,altrimenti sono una ragazza morta.” Dissi prendendole il braccio e trascinandola fuori dall’edificio.
“mi sto preoccupano,che vuol dire “ragazza morta”? e perché nessuno può sentirci?” .
La ignorai. Lei e le sue maledette domande.
“ti ho detto che ti spiego appena arriviamo a casa” misi in moto il mio scooter ed entrambe ci infilammo il casco.
Cercai di arrivare il più presto possibile sotto casa, nonostante il traffico in questa città è onnipresente.
Con lo scooter però tutto era più semplice,potevi tranquillamente sorpassare tutti e così in circa 20 minuti eravamo sotto casa mia.
Velocemente salimmo le scale del mio palazzo ed entrammo nel mio appartamento.
“do’ un attimo da mangiare a Pussy,siediti sul divano nel frattempo se ti va” dissi affrettandomi a prendere il cibo per gatti nello scaffale.
Lo versai nella ciotolina e accarezzai la mia gatta che ogni giorno si faceva più bella.
“buona cena Pussy” conclusi alzandomi e dirigendomi nel salottino,pensando velocemente a come cominciare il discorso.
Tutte le idee che avevo sembravano essere sbagliate,non riuscivo a trovare le parole giuste.
Merda,Arwen,pensa!
“Wen,o mi dici cos’è successo o ti faccio pentire di non avermelo detto!”.
mi ha chiamato “Wen” e non è un buon segno.
Mi chiama così solo quand’è incazzata. E in questo caso lo è.
“Karen,è complicato. Ma in pratica Judith mi ha offerto uno spazio sul giornale a patto che io abbia idee originali e…uhm” la guardai per un secondo.
Sembrava avesse il punto interrogativo al posto della faccia. “entri in contatto con il cantante che abbiamo fotografato” dissi tutto d’un fiato e velocemente,in modo che non potesse capirmi.
“che cosa diavolo hai detto?” mi guardò aggrottando la fronte.
“cosa? Che Judith mi ha offerto uno spazio?”
“no,dopo”
“che vuole idee originali?”
“Wen,non farmi incazzare. Lo sai benissimo a cosa mi riferisco”
Sospirai. “entri in contatto con il cantante che abbiamo fotografato..” abbassai lo sguardo.
“e tu? Hai accettato?”
“io..uhm…in effetti…”
“mi basta questo.” Disse per poi alzarsi e prendere la sua borsa e la sua giacca.
“che fai Karen?”
“me ne vado,no? Sei scesa a questi compromessi per avere un fottuto posto in quel giornale? Avrà licenziato anche qualcuno per dare spazio a te! quella donna è perfida,non guarda in faccia a nessuno per i suoi affari e tu le dai anche corda? Bah.” Disse aprendo la porta d’ingresso.
Sentii lo stomaco attorcigliarsi.
“e tu cosa avresti fatto? Abbiamo sempre sognato quel posto!” le urlai.
“ma non ti fai schifo? Fare la spia nella vita di un ragazzo famoso,è da pazzi. Potresti essere denunciata per questo lo sai?”.
Non riuscii a dire niente. Aveva ragione.
Mi limitai ad abbassare lo sguardo.
mi guardò per un secondo poi con un “PFT” uscì e sbatté la porta alle sue spalle.
Mi sentivo un verme,ma ormai avevo accettato,non potevo tornare indietro per quanto lo desiderassi.
Presi il piccolo raccoglitore che mi aveva consegnato William,e presi a leggere.
Mi toccava anche studiare per questo Justin Bieber.
Quella sera imparai tutto su di lui: che tipi di amicizie frequentava,la sua storia,quali ragazze preferiva,i suoi hobby,i suoi interessi.
Dovevo sapere come muovermi per non rischiare di essere “beccata”.
Era un ragazzo abbastanza semplice quindi ci misi poco per capire quali amici gli piaceva frequentare.
Ero pronta,anche se altri pensieri mi frullavano per la testa: KAREN E LUCAS.
Scossi la testa. Basta pensare ora.
Da domani arriva il momento di entrare in gioco.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________


                                                                                    rieccomi con il secondo capitolo della mia FF! 
non ho molto da dire su questo capitolo perché questi due primi capitoli sono diciamo di "transizione",il bello verrà dal prossimo capitolo quando entra in gioco anche Justin.
               quindi mi limiterò a ringraziare con tutto il cuore le persone che hanno recensito il primo capitolo e spero vi piaccia anche questo secondo.

                                                                                                                                                                                                       
un bacio e alla prossima!c:

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo terzo ***


                                                               
 
                                                                                                          BRANO MUSICALE SCELTO♫ 
                                   


Vengo svegliata da uno strano rumore.
Stropiccio gli occhi e cerco di mettere le immagini a fuoco.
Di prima mattina sono intrattabile,voglio restare sola con l’unica persona che mi ama davvero: IL MIO LETTO.
“ma che minchia vogliono alle sei del mattino” borbotto a bassa voce afferrando il cellulare.
Con una mano mi strofino l’occhio e mi metto seduta.
Il telefono smette di suonare proprio nel momento in cui stavo per rispondere,un classico proprio.
Decido di non richiamare,se qualcuno mi vuole,mi richiama.
Aspetto qualche secondo prima di distendermi di nuovo nella coperte e sospirare pesantemente.
Dovevo continuare quello che avevo iniziato: una bella dormita.
Dopo neanche cinque minuti il telefono prende di nuovo a vibrare. Ora basta però,mi avete proprio seccato.
Afferro il telefono con rabbia e rispondo.
“che c’è?!” dico irritandomi e passandomi una mano sugli occhi.
“Arwen? Sono William..ti disturbo?” quella sua voce così innocente mi faceva irritare ancora di più.
Ma che domande sono?! “ti disturbo?”?! sono le sei del mattino,crede che stia preparando un dolce o ballando la conga?
Tuttavia cerco di mantenere un tono quanto più rilassato possibile.
“nono,affatto..”
“bene,volevo avvisarti che tra dieci minuti Judith ti vuole in ufficio. Vuole sapere cosa hai pensato per quell’accordo..ci siamo capiti insomma,vero?” dice lui tutto tranquillo.
Non solo disturba la mia pacata relazione col letto,ma pretende anche che in dieci minuti sia pronta.
Avrei voluto lanciare il telefono nel muro o gridargli un bel “VAFFANCULO!”.
“ovvio”
“bene,a dopo arwen” e attacca.
Resto a fissare lo schermo del telefono.
Ma chi me l’ha fatto fare di accettare quella proposta?
Comincio a correre per tutto l’appartamento cercando di rendermi presentabile in quei pochi minuti che avevo.
Se solo qualcuno mi vedesse comincerebbe a pensare che sono tipo pazza. Apro la porta e la chiudo velocemente alla mie spalle.
Mi catapulto giù per le scale. Sono l’unica sveglia a quest’ora in questo palazzo. Almeno un aspetto positivo.
Mentre scendo le scale sento chiamarmi.
Merda,non ora..
“Arwen? Che ci fai sveglia a quest’ora?” mi volto velocemente verso quell’inconfondibile voce.
Era Lucas,con un enorme vaso pieno di rose tra le mani.
Sorrisi guardandolo,era così dolce.
“Lucas,ascoltami non ho tempo,davvero,mi dispiace. Judith mi vuole in sede tra meno di un minuto e sono nella merda” dico frettolosamente.
“ma sono appena le sei e un quarto del mattino!”
“non dirlo a me..” dico alzando gli occhi al cielo.
“..e poi volevo farti una sorpresa,ma ormai hai già visto tutto..che senso ha”. vorrei tanto poter restare con lui,ma non posso. Che casino.
“facciamo così, io non ho visto niente,noi due non ci siamo mai incontrati, e io non ho visto le rose,okay? Ora devo proprio andare..mi spiace tantissimo” dico voltandomi e scendendo le scale il più in fretta possibile.
Mi spezza il cuore averlo lasciato come un pesce lesso sulle scale,ma non posso fare altrimenti.
Arrivata in redazione prego tutti i Santi che Judith abbia ripensato all’accordo e che si sia resa conto della pazzia che mi stava facendo fare.
“Carter,cara,accomodati pure” dice sorridente.
Da quando mi chiama “cara”?
“mi spiace averti disturbato così presto,ma dobbiamo parlare un po’. Vorrei sapere cosa avevi pensato per avere un contatto con Bieber,e volevo avvisarti che devi agire in fretta,perché nel weekend sarà fuori Los Angeles per una serie di interviste. Che ne dici se mi esponi un po’ le tue idee?” sorride appoggiando la testa sulle mani,come suo solito fare.
E io che pensavo ci avesse ripensato,pft.
Judith non si ricrede su queste cose.
Tanto la scema che rischia sono io.
“avevo pensato a qualcosa che ci facesse avere un contatto per quanto più tempo possibile,all’inizio avevo pensato ad un intervista o ad un incontro “casuale”,ma non mi sembrava neanche il caso perché sarebbe stato un minuto e poco più e poi di nuovo ognuno per la sua strada.” Dissi mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Dire che ero agitata era poco.
“avevo pensato ad un..un..” e se non le piaceva l’idea? Chissà che figura di merda facevo. Mi trattenni due secondi prima di dirlo.
“un incidente” buttai fuori tutto d’un fiato.
Alzai lo sguardo per vedere cosa ne pensava Judith. Restò immobile a guardarmi.
Ecco,ne ero certa. Brava Arwen,con le figure di merda ci sai proprio fare.
“okay,vediamo che ne esce fuori. Sappi che se questo tuo trucchetto non dovesse funzionare l’accordo salta. Mi aspetto che tu agisca prima di domani sera. Ora puoi andare,se non ti dispiace” dice sorridendomi per poi afferrare la cornetta del telefono e chiamare William che dopo neanche dieci secondi si presentò davanti la soglia della porta.
Salutai ed uscii.
Durante la mattinata raccogliemmo tutte le informazioni possibili su dove si trovasse l’auto di Justin,com’era fatta,il numero di targa e tutte le solite cose noiose cui ero costretta ad ascoltare.
Ne venne fuori che durante il primo pomeriggio,quando le strade erano meno affollate,il cantante sarebbe dovuto uscire per andare non ho capito dove.
L’unica cosa che mi era chiara,era il fatto che dovevo dargli una botta leggera per non rischiare danni peggiori.
Mi preparai psicologicamente a quell’evento.
ERA DA PAZZI.
La gente cerca di evitarli gli incidenti e io cerco di provocarne uno,bene. Tra qualche anno avrebbero dovuto rinchiudermi in un manicomio.
Il direttore del giornale aveva acquistato un’auto appositamente per questo.
Sapere che ora ero nota anche al direttore del giornale mi faceva sentire in soggezione peggio che mai.

Erano le tre e mezza passate ed io ero nella macchina aspettando uno squillo di cellulare per partire.
Che ansia,mamma mia.
Sembro l’agente 007 in missione segreta.
Appena il cellulare prese a vibrare saltai in aria quasi. Mi sto letteralmente cagando sotto.
Spero di uscirne viva.
Feci il segno della croce e partii,in cerca di un’auto bianca.
Dal fondo della strada vedo una Ferrari. Per mia sfortuna,bianca.
Ero nel panico più totale,ommerda.
Partii,e mentre eravamo a neanche quattro metri di distanza uscii dalla corsia e chiusi gli occhi. “Fa che funzioni” implorai.

#JUSTIN
Finalmente potevo rilassarmi un po’.
Avevo appena avuto una discussione con il mio manager e fortunatamente che sono dovuto uscire per l’intervista,altrimenti non avremmo finito più.
Prendo il mio cellulare e controllo due secondi twitter,e leggo qualche tweet.
Le mie fans,o meglio,le mie beliebers,sanno sempre come tirarmi su il morale e farmi sorridere. A quest’ora non sarei qui se non fosse stato per loro.
Decisi di partire,altrimenti avrei fatto tardi.
Il bello di uscire a quest’ora è che in giro c’è davvero poca gente.
Quando vidi arrivare dal fondo della strada un’auto grigia che andava a neanche 20 km/h presi a ridere. Credeva di essere ad una processione?
“ora le faccio vedere io come si guida” pensai tra me e me,e spinsi sempre di più il piede sull’acceleratore.
In neanche due secondi arrivai a pochi metri da quell’auto e sgranai gli occhi quando vidi che la ragazza guidava ad occhi chiusi.
E’ impazzita?
Improvvisamente vidi la sua auto uscire fuori dalla corsia opposta e entrare in quella dove c’ero io.
suonai il clacson sperando potesse rendersi conto di quello che stava facendo.
Non feci in tempo a frenare poiché andavo troppo veloce.
Quando le auto erano a pochissimi centimetri di distanza lasciai il volante e mi coprii la testa con le mani.
Già mi immaginavo tutte le mie beliebers quando avrebbero saputo di quello che stava succedendo.
Un boato si diffuse nell’aria circostante appena le due auto di scontrarono.
La parte anteriore della mia Ferrari era disintegrata.
Porca merda,mi era costata una fortuna questa Ferrari,era il mio gioiello.
Ora vorrei capire chi è questa pazza che mi è finita addosso. Non bastava tutto lo stress di quegli ultimi giorni,pure l’incidente ci mancava. Fanculo.
Cercai di muovermi per uscire dall’auto il prima possibile. L’airbag si gonfiò immediatamente,ostruendomi la vista.
Appena tentai di muovere la gamba,mi accorsi che era incastrata. Merda,no. Non sta succedendo a me,è un incubo.
Come farò ad esibirmi con la gamba che mi fa male? Merda,merda,merda.
cercai di tirarla fuori. Mi faceva un male cane.
Rassegnato,cercai di prendere il telefono per chiamare i soccorsi,ma mi era impossibile trovarlo in quella confusione.
Mi veniva quasi da piangere. Perché deve succedere tutto a me?
Ma non posso arrendermi proprio ora,devo trovare quel maledetto telefono. “Dai justin,puoi farcela” dissi osservando nervoso l’auto.
appena sentii il rumore della portiera che si apriva mi voltai di scatto.
Era lei: la pazza che mi era finita addosso. Aveva qualche graffio sulla fronte e il terrore negli occhi. Tremava come una foglia.
“ti decidi ad aiutarmi?” dissi con tono irritato.
Era rimasta ferma ad osservarmi e ad osservare il casino che aveva provocato grazie alla sua indiscrezione.
Ritornando al pianeta terra annuì e mi afferrò per le spalle.
“mi fa male la gamba,fai piano” dissi facendo delle smorfie di dolore.
Riuscì a farmi uscire da quel casino ed io cercai di alzarmi dall’asfalto.
La gamba mi faceva un male assurdo.
Quando finalmente riuscii ad appoggiarmi con la schiena vicino all’auto vidi il disastro di quell’incidente. La mia povera Ferrari.
Poi spostai lo sguardo verso l’alto portando indietro la testa e chiusi gli occhi. Era un miracolo che ero vivo.
Una voce dolce e spaventata mi fece aprire gli occhi di scatto.
“mi dispiace..” disse singhiozzando. La guardai.
Stava piangendo come una bambina. In realtà mi dispiaceva anche di essermi rivolto a lei in quel modo.
Ma diavolo,che senso aveva piangere?
“okay,lo so. Ma ora devi fare un enorme piacere ad entrambi. Nella mia auto dovrebbe esserci il mio telefono. Prendilo e chiama i soccorsi,cerca di fare in fretta però” le dissi cercando di tranquillizzarla.
“avrei potuto anche ucciderti..sono stata una scema..tutto questo è assurdo. Non avrei mai dovuto pensare a questa soluzione. Mi sento uno schifo,sono un verme.” Disse asciugandosi le lacrime e tenendo lo sguardo basso.
Ma che stava dicendo? Stava senz’altro delirando,forse per colpa dell’incidente.
“senti,non è colpa tua, o meglio..è colpa tua,ma ora non ha senso piangere. Trova quel cellulare e chiama i soccorsi, sbrigati. Non so per quanto potrò resistere con questa gamba così” annuì e subito si infilò nell’auto.
continuai a massaggiarmi la gamba nel frattempo.
“non lo trovo” gridò disperata.
“cerca bene,dai. Deve essere da qualche parte!” dissi incoraggiandola.
dopo dieci minuti di attesa frustrante la ragazza sollevò in aria il mio iphone trionfante.
“eccolo qui!” disse “ l’ho trovato”
Grazie al cielo. Glielo tolsi da mano velocemente e chiamai subito i soccorsi.

“stanno arrivando.” Dissi chiudendo la chiamata.
La ragazza annuì guardando nel vuoto.
“si può sapere che ti è saltato in mente? Perché sei uscita dalla tua corsia? Sei impazzita?”
approfittai dell’attesa per avere delle spiegazioni.
Annuì di nuovo,sempre guardando nel vuoto.
Ma è scema o cosa?
“tutti strani..” dissi per poi aggiungere un PFT.
“non mi sbatteranno in carcere,vero?” disse dopo alcuni secondi.
Sorrisi. Era davvero una ragazza misteriosa.
“probabilmente sì. Ti puniranno con l’ergastolo” dissi prendendola in giro.
Vidi il suo volto assumere un espressione sconvolta.
“davvero?”
“sì,un mio amico che fa l’avvocato me l’ha detto. perché? Non lo sapevi?”
la ragazza tacque e riprese a guardare nel vuoto.
A quel punto scoppiai in una fragorosa risata.
“sto scherzando. Te la sei bevuta sul serio?!” a quel punto emise un lungo sospiro e vidi il suo volto rilassarsi.
“sei proprio un coglione” sbottò poi.
“ehi,ehi. Frena un attimo. Sai con chi stai parlando?” la vidi alzare gli occhi al cielo e girarsi di spalle.
“non mi interessa,grazie” aggiunse.
“con Justin Bieber”
“ti ho detto che non mi interessa”
“fa niente,io te lo dico lo stesso.” Dissi sorridendo e spostando lo sguardo sulla strada di fronte a me.
La gamba faceva ancora male,anche se un po’ di meno.
Speravo solo non fosse niente di grave altrimenti sarei stato praticamente finito.
_______________________________________________________________________________________________________________


                                                                                                                                     rieccomi con il terzo capitolo della mia FF!
                                                                come anticipatovi in quello precedente,da questo capitolo in poi entra in gioco anche justin OuO
                                                     vorrei ringraziare le ragazze che seguono la mia FF ogni volta che aggiorno un capitolo,siete fantastiche ghjfids
                                                                                 detto questo,spero che questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima! 

                                                                                                                                                                                                                                                               grazie ancora! xx

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo quarto ***


                                                                 
 
                                                                                                                BRANO MUSICALE SCELTO♫ 
                                   


                                                                                             
#ARWEN
“Mi raccomando signorina,stia attenta la prossima volta” disse sorridendomi gentilmente il dottore. A parte qualche lesione sul viso era andato tutto bene.
UN MIRACOLO.  
dopo aver visto la morte con gli occhi,non sono poi così convinta che valga la pena di rischiare per quello spazio sul giornale.
Vorrei tornare indietro,riavvolgere il nastro,e rispondere “no” a quella fottuta proposta.
Ma era troppo tardi,ci sono già dentro e ci rimarrò fino alla fine. PURTROPPO.
 
rovistando tra gli oggetti recuperati dall’incidente,cerco disperatamente di trovare il mio telefono. Li ispeziono tutti uno ad uno,ma del mio telefono neanche l’ombra. 
non avevo una cippa in quell’auto tranne il mio telefono e si è perso. Bieber si è portato tutta la casa dietro e c’era tutto,almeno da quello che vedevo. 
bella merda.
sospirai profondamente e chiusi gli occhi. Okay arwen. Pensa a quello che avrai quando tutto questo sarà finito.
Peccato che “tutto questo” era appena iniziato. Fissai tutti quegli oggetti,sperando che il mio cellulare appaia da un momento all’altro.
Poi il mio sguardo cadde sul cellulare di justin.
E se lo “esplorassi” un po’? scossi la testa a quel pensiero.
Non posso mettere il naso in fatti che non mi riguardano.
Spostai lo sguardo altrove,ma finivo sempre per fissare quel maledetto telefono. In fondo ero qui per mettere il naso nei fatti di questo ragazzo,quindi…
“al diavolo la privacy..” sussurrai.
Esitai un attimo prima di afferrarlo e scorrere il dito sullo schermo per sbloccarlo. 
dopo alzai gli occhi al cielo. Ma quanto potevo essere stupida?
Il telefono era bloccato con la password,ovviamente. Ma decisi lo stesso di fare un tentativo e digitai quattro numeri a caso.
ovviamente la password era errata.
“ehi,che fai?” disse una voce abbastanza rilassata e anche riconoscibile.
Il mio cuore sussultò.
Presi a tremare. Ommerda.
Posai velocemente il telefono. Pregai che non mi avesse visto.
“cosa ci facevi col mio telefono in mano?” come non detto.
mi voltai velocemente ancora con il cuore che batte a mille. Era justin,con uno strano sorrisetto sulle labbra. 
“chi io?” dissi stupidamente cercando di guadagnare tempo per inventare una scusa.
“vedi qualcun altro?” disse alzando le sopracciglia e sorridendo.
“no,è che..il mio telefono è identico al tuo e quindi pensavo fosse il mio” dissi tutto d’un fiato e indicando il suo cellulare.
Magari avessi anch’io un iphone come il suo.
“ah,e il tuo dov’è?” disse avvicinandosi al suo telefono e afferrandolo.
“l’avrò perso nell’incidente. Qui non c’è..” dissi facendo spallucce.
Solo in quel momento notai che aveva la parte inferiore della gamba ingessata. Avevo fatto un casino.
Un altro pessimo motivo che mi ricorda che da quando ho accettato quella proposta era andato tutto male. Di male in peggio.
“è così attraente la mia gamba ingessata?”. Sussultai appena sentii la voce di justin che mi distolse dai miei pensieri. Alzai lo sguardo verso di lui,sorridendo.
“beh sì,devo ammettere che è molto meglio della tua faccia” dissi ridendo.
Dopo due secondi mi resi conto di quello che avevo detto. mi maledii mentalmente,sperando che non se la fosse presa.
“sappi che trenta milioni di ragazze dicono il contrario” disse facendo spallucce e ridendo.
Sospirai. Menomale che non se l’era presa,altrimenti avevo rischiato la mia vita per nulla.
Okay arwen,ricorda il motivo per cui sei qui. Mi dissi mentalmente.
“trenta milioni di ragazze non sono il mondo intero,caro” dissi calcando con la voce il “caro” finale.
“no infatti. Ma diciamo che si avvicina molto--” disse sorridendo beffardo “cara” aggiunse poi imitando la mia voce. Alzai gli  occhi al cielo. 
“possibile che hai sempre la risposta pronta tu?” dissi voltandomi verso l’uscita.
Rise di gusto e prima di aprire la porta ricordai quello che aveva detto William: avere il suo numero è il primo passo.
Mi voltai nuovamente verso Justin,che mi fissava.
“ah..dato che sono stata io a provocare l’incidente volevo dirti che pagherò io i danni..” o meglio,li pagherà la Vanity Fair pensai “quindi non preoccuparti,non dovrai cacciare un centesimo,mi occuperò di tutto io. potresti darmi il tuo numero di telefono così potrò tenerti informato?”.
Mi lodai mentalmente. Era una trovata geniale.
“facciamo che mi dai tu il tuo” incalzò. Se credeva di essere più furbo di me,si sbagliava.
“anche se vorrei,non posso. Ho perso il telefono,ricordi?” dissi calando la testa da un lato. Dovevo avere quel numero a tutti i costi.
“vabbene,hai vinto.” Terminò. Prendendo una penna poggiata sul tavolino della saletta,si avvicinò a me,zoppicando.
Non riuscì a trattenere una risata. Sembrava un pinguino quando camminava con quel gesso.
“cosa c’è di così divertente?” disse alzando un sopracciglio. 
“e che sembri un pinguino quando cammini,forse sarà il gesso” dissi ritornando a ridere più di prima.
sorrise anche lui.
“non sei la prima che me lo dice,a prescindere dal gesso” .cercai di ricompormi e ripresi fiato.
“sicura di aver finito?” disse sarcastico.
“sicura” risposi. 
“bene” disse per poi afferrare la mia mano e portarla di fronte a lui. Sussultai a quel gesto inaspettato.
“che fai?” chiesi incuriosita. Capii subito dopo,quando affondò la penna nel palmo della mia mano.
“lo vuoi il mio numero o no?” disse alzando un attimo lo sguardo verso di me e riportandolo subito dopo sulla mia mano.
Si concentrava come se stesse facendo un capolavoro d’arte. 
“fatto” disse posizionando il tappo sulla penna per chiuderla. Mi guardai la mano. Sembrava che avesse scritto un bambino di quinta elementare.
“è un tre questo?” chiesi sarcastica indicando il numero.
“interpretalo come vuoi” concluse senza neanche guardare che numero avessi indicato. Lo guardai e subito dopo scossi la testa sospirando. 
“comunque non ci siamo ancora presentati. sono Arwen,piacere” sorrisi,cercando di essere gentile.
“penso che tu sappia chi sono” disse sorridendomi beffardo.
Nessuno mi aveva fatto alzare tante volte gli occhi al cielo quanto lui. Per certi versi era insopportabile.
“hai ragione,è meglio non ricordarmelo ancora.” Dissi per poi afferrare la maniglia e aprire la porta.
“ti farò sapere per l’auto nei prossimi giorni” e con questa frase uscii definitivamente dalla stanza,senza aspettare una sua risposta.
La situazione in cui mi ero posta non era delle migliori.
in sintesi,avevo:
a) perso il telefono
b) rischiato di morire
c) litigato con Karen e lasciato come un pesce lesso il mio ragazzo.
decisi di ricomprare per primo il telefono. Un altro minuto senza potrebbe demolirmi.
Subito dopo avrei chiarito con Karen. E questa era la cosa che mi preoccupava di più. 
-
Bussai alla porta decisa. Scrollai le spalle e sospirai profondamente. Fa che vada tutto bene,implorai mentalmente.
appena sentii la porta aprirsi il mio cuore sussultò.
Tutto il discorso mentale che mi ero organizzata era svanito in un attimo.
Eppure era la mia migliore amica,la persona che conoscevo da sempre,non dovrei aver timore di lei. Forse avevo paura di perderla,tutto qui.
sgranò gli occhi quando mi vide. Okay,Arwen,concentrati.
“ehi..” sussurrai appena.
“vuoi entrare?”disse anche lei con un filo di voce.
Mi limitai ad annuire e la seguii in quella che era una casa che conoscevo come le mie tasche.
Arrivate nel salottino mi sedetti sul divano,mentre le sulla poltrona posta appena di fianco.
Non mi piace girare intorno alle cose,quindi arrivai subito al punto,anche per togliermi il pensiero..
“sai perché sono qui.” Dissi per poi sospirare. Lei annuì
“anch’io vorrei chiarire” aggiunse poi.
la fissai con occhi increduli.
Io pensavo che dopo quella discussione come minimo mi avrebbe sbattuto la porta in faccia,ma fui sollevata quando seppi che non era così.
“bene,vorrei solo dirti che so che sono stata una stupita ed anche una pazza ad accettare quella proposta e che ora me ne sto pentendo amaramente.” Feci una breve pausa e decisi di non parlare del fatto che stavo per suicidarmi. Di questo avrei parlato quando avrei avuto la certezza che tutto fosse tornato come prima. Il mio silenzio fu subito riempito dalla voce di Karen.
“come pensavo..” rispose lei con un leggero sorriso e sospirando.
“ti giuro che se solo potessi tornare indietro,rinuncerei a tutto. Ma dato che mi sta andando tutto di merda ultimamente,vorrei almeno poter contare su qualcuno. Non so ancora come la prenderà Lucas quando lo saprà ma è meglio che non ci penso. Tu sei sempre stata accanto a me,da quando sono andata via di casa ad oggi. Ti prego,ho bisogno di te..” dissi fissandola,cercando di decifrare l’espressione sul suo volto. 
“anch’io ho esagerato,sono stata una stupida,scusami..” concluse per poi alzarsi e venirmi incontro.
Di scatto mi alzai anch’io e la accolsi con le braccia aperte.
“non immagini quanto sono felice” le dissi stringendola a me. Ci staccammo dall’abbraccio e ci guardammo. Aggrottò la fronte mentre mi fissava profondamente il volto. 
“che cos’hai sulla faccia?” 
“cosa dovrei avere?” chiesi con il tono più innocente e sorpreso che ci sia. In realtà sapevo bene a cosa si riferiva.
“hai dei taglietti,Arwen. Che cazzo hai combinato?”
“sono reduce di un incidente.” Ammisi.
“okay,okay. Non ho voglia di fare un’altra discussione,tanto sai già come la penso” disse voltandosi verso la cucina e sospirando.
“lo sai che sono stata costretta..” ripresi seguendola verso la cucina e osservandola mentre beveva un bicchiere d’acqua “ma in compenso ho avuto il numero di quel tipo” affermai sollevando la mano col numero di telefono del ragazzo. 
sorrise. “sei proprio pazza” 
“non sei la prima che me lo dice oggi..” dissi ridacchiando anch’io. ovviamente mi riferivo a Justin che mi aveva dato della pazza durante l'incidente.
“perché non lo chiamiamo?” propose dopo pochi attimi di silenzio. nei suoi occhi vedevo una scintilla particolare.
Stava delirando?
“cos’hai messo in quel bicchiere d’acqua?” risposi sarcastica, inarcando un sopracciglio. 
“sarà divertente dai!”. Ignorò la mia risposta. Come sempre.
“cosa c’è di divertente?”
“è Justin Bieber,ecco cosa c’è di divertente!” 
“e una volta chiamato,cosa gli diremo?” non ebbe il tempo di rispondere perché il mio telefono prese a squillare.
Lo sollevai in aria mostrandole lo schermo e facendo spallucce.
“la tua fantastica idea dovrà aspettare” conclusi per poi rispondere alla chiamata.
“pronto?”
“Arwen! Ti voglio in redazione,il più presto possibile!” la voce di Judith rimbombava nel telefono. 
un “come stai?” no,eh? avevo appena rischiato la vita. 
“non posso,non mi sento bene” un secondo di esitazione appena realizzai quello che avevo detto.
“okay,ma domani mattina ti voglio qui entro le dieci” e attacca.
Fanculo,questa volta ti fotti,pensai.
Avevo un’altra questione da risolvere che era altrettanto importante: Lucas. 
________________________________________________________________________________________________________________________________________

 salve! per prima cosa scusatemi per aver aggiornato dopo
una settimana,ma non ho avuto tempo per scrivere. ringraziate la scuola per questo. beh,che dire..rieccomi col quarto capitolo e spero di cuore che vi piaccia.
ancora grazie e alla prossima!
un bacio xx
                                                                                               
                                                                                                                          

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo quinto ***


                                                                 
 
                                                                                                                   BRANO MUSICALE SCELTO♫ 
                                   



#ARWEN
“Carter?” alzai la testa di scatto,sobbalzando.
Mi ero quasi addormentata. Dopo mezz’ora di attesa a fissare il vuoto può anche capitare.
“si accomodi” mi annunciò la segretaria.
Mi alzai di malavoglia ed entrai nell’ufficio di Judith.
Passavo troppo tempo in quest’ufficio,più del dovuto. Potrebbe nuocermi alla salute.
“novità?” domandò a bruciapelo la persona che in quel momento detestavo di più al mondo.
mi limitai ad annuire e poi presi a parlare
“è andato tutto come previsto,ho il suo numero. Ora devo solo stringere amicizia con lui-- ”
“ed è questa la parte più difficile,sicura di farcela?” mi interrompe lei. sicura di farcela?,PFT.
Devo esserlo per forza. Anche perché se fosse il contrario,dovrei lo stesso farcela.
lei e le sue domande retoriche: patetiche.
“ovvio” mi sforzai di sorridere.
“vorrei solo che accorciassi i tempi..mi è arrivata voce che “people”,il giornale a noi concorrente, si sta già mobilitando” dice lei sospirando.
Di certo non mi conquisto la fiducia di una persona da un giorno all’altro.
Peccato che Judith,probabilmente, non conosce neanche il significato della parola fiducia.
E’ abituata a trattare tutti come dei tappetini per pulirsi i piedi.
“non vorrei ci soffiasse l’esclusiva..”aggiunse per poi guardarmi. Si aspetta sicuramente che io dica “non succederà mai”.
“farò del mio meglio” decisi di non aggiungere altro per non prolungare ancora questo discorso che mi metteva a disagio.
mi guardò con aria soddisfatta e capii da come mi guardava che era arrivato il momento di congedarmi,e in fretta anche. Che sollievo.

Erano passate due settimane dall’incidente e ormai tutti i piccoli graffietti che avevo sulla fronte si erano risanati e di loro non ne era rimasta neanche l’ombra. Fortunatamente.
in queste due settimane non avevo trovato ancora il coraggio di parlare a Lucas.
Data la reazione di Karen avevo timore che succedesse lo stesso anche con Lucas.
Così mi sto limitando ad evitarlo,utilizzando la solita scusa “ho davvero troppo lavoro da finire oggi” e sinceramente mi piange il cuore a doverlo fare.
Ma sono fatta così. Sono una fifona,il coraggio non è che sia una delle mie migliori qualità.

Il meccanico mi ha chiamato poco fa dicendomi che le due auto sono riparate e ora mi tocca andare anche a prendere l’auto di Justin.
Così decisi di interrompere i miei pensieri e di andare a ritirare le auto.
mi vestii velocemente quando mi ricordai che avrei dovuto avvisare Justin,dato che l’auto era la sua.
Di certo non potevo tener parcheggiata una ferrari sotto casa.
I miei vicini avrebbero pensato che sia un evasore fiscale o che collabori con la mafia e organizzazioni simili,dato il mio modesto stipendio.
il problema era uno: non so dove diavolo ho messo il numero di Justin,e la cosa non è molto confortante.
Lo avevo trascritto su un pezzetto di carta,ma poi.. il vuoto totale. Si può essere più cretini?
rovistai in tutti i cassetti,controllai in ogni angolo e in ogni giacca,ma del fogliettino nemmeno l’ombra.
Mi lascia cadere sul divano e con le mani mi coprii la faccia. Dai arwen,pensa,non può essere scomparso. O forse sì.
“bella merda..” borbottai.
Mi alzai e decisi di dare un’ultima occhiata.
Forse speravo che comparisse da un momento all’altro,ovviamente invano.
Mi sforzai di ricordare da quali numeri fosse composto ma ovviamente era un’impresa impossibile.
afferrai il telefono tra le mani appena lo sentii vibrare.
“pronto?” dissi visibilmente seccata.
“non è giornata?” disse una voce che conoscevo troppo bene.
“Karen, è la peggior giornata di sempre..dopo il giorno dell’incidente ovvio”
“quella non la batte nessuno” disse per poi ridacchiare.
ci fu un attimo di silenzio quando mi si accese una lampadina.
“karen,tu hai ancora il numero di Justin?”
“il numero di Justin? Il cantante?”
“ovvio,c’è qualche altro Justin?” dissi ridendo.
“in tutto il mondo sì” disse lei sarcastica “comunque dovrei averlo nel cassetto,perché?”
“SEI LA MIA SALVEZZA!” urlai scattando subito in piedi.
“oh,grazie. Non è la prima volta che me lo dici”
“puoi dettarmelo? Urgentemente” dissi frenetica.
Sia lodato il momento in cui mi chiese di segnarsi il numero.
“che hai combinato stavolta?”
“l’ho perso..”
“sempre la solita,se non ci fossi io..”
“modestia fatta persona tu eh” dissi sarcastica. Da una parte aveva ragione però.
Dopo avermi dettato il numero non persi un secondo e lo chiamai.
Nel frattempo mi avviai all’officina. Il telefono squillava a vuoto.
Figurati se Justin Bieber si degna di rispondere a telefono,ha di meglio da fare pensai alzando gli occhi al cielo.
le auto erano state riparate alla perfezione. Dell’auto che avevo “preso in prestito” per l’incidente non c’era già nessuna traccia.
La “Vanity Fair” è probabilmente già venuta a ritirarla.
così mi trovai lì,come una scema,imbambolata davanti alla Ferrari.
Avrei dovuto sul serio guidare,anche se per pochi metri,in quell’auto? avevo anche solo paura di sfiorarla per paura di rovinarla.
Il carrozziere mi riportò alla realtà.
“c’è qualcosa che non va? È perfettamente come prima..”
“no,non è per quello. Ha fatto un lavoro impeccabile” ammisi sorridendo.
In quel preciso istante il telefono squillò. Oh,il numero di Justin,si era degnato di richiamare almeno.
Mi presi due secondi per ricompormi e per non far trasparire a Justin il fatto che non mi era per niente simpatico.
“pronto?”
“sono Justin”. Come se non lo sapessi,l’ho chiamato minimo cinque volte.
“lo so,volevo solo avvisarti che l’auto è riparata”
“come sta?” mi fermai un attimo.
Avevo quasi il dubbio che lo avesse chiesto a me,perché solitamente una persona chiede “come stai?” ad un’altra persona.
Ma era ovvio che lui si riferisse alla sua auto.
“meglio di me sicuramente” dissi cercando di non sembrare troppo antipatica
“ottimo,quando posso venire a riprendermela?”
“facciamo tra mezz’ora sotto casa mia” sentii Justin sospirare.
Probabilmente non aveva alcuna voglia di muovere le sue chiappe d’oro da dov’era.
“puoi anche mandare qualcun altro a ritirarla,non sei obbligato a venire tu” dissi decisa.
Se gli sta frullando in testa il pensiero che sarei dovuta andare io da lui si sbagliava,e di grosso anche.
“nono,è la mia auto e non la vedo da due settimane,verrò io. dimmi dove?” manco fosse una persona.
Gli uomini e le auto,pft.
“s. vista street”
“okay,tra mezz’ora?”
“si” conclusi secca. La conversazione si stava prolungando troppo e io avevo solo mezz’ora per preparami psicologicamente a guidare una Ferrari per la prima volta in tutta la vita(forse anche l’unica)e  preparami un discorso che potesse far uscire dalla bocca di Justin le parole che avevo bisogno di sentire per l’articolo.
“a dopo allora” aggiunse lui.
“a dopo” e attacchiamo entrambi.
Riposto il telefono in tasca ripresi a guardare la Ferrari.
Se non lo faccio ora,lo farò tra due minuti,cinque,ma dovrò comunque farlo.
Il carrozziere mi consegnò le chiavi con la ricevuta. Feci un respiro profondo ed entrai.
Speravo solo di non farmi prendere la mano e spingere troppo sull’acceleratore perché di incidente me ne basta e avanza uno.

Dopo dieci minuti ero sotto casa. Forse ora capisco perché Justin ci tiene tanto a quest’auto,è meravigliosa.
Chiusi di malavoglia la portiera poiché avrei voluto fare un altro giro,ma tra dieci minuti sarebbe dovuto arrivare Justin,quindi mi misi l’anima in pace.
In quei dieci minuti non feci altro che afferrare il mio mp3 e ascoltare un paio di canzoni,pensando a come avrei potuto estorcerci quella confessione dalla bocca.
erano passati trenta minuti,e ormai il “paio di canzoni” erano diventate quindici.
Non potevo passare tutta la mia esistenza ad aspettare che Justin si presentasse. Cercai di mantenere la calma,ripensando al motivo per cui stavo facendo tutto questo: il posto in redazione.
Mentre addentavo un panino sentii squillare il cellulare. FINALMENTE.
“sono qui sotto,tu dove sei?”
“un minuto ed esco”
“okay” e riattacca. Afferrai le chiavi e con tutto il panino uscii fuori da casa.
Di certo non potevo interrompere un momento sacro come quello del cibo.
Uscendo gli andai incontro. Impeccabile e con un sorriso stupendo come sempre.
“puntuale come un orologio svizzero” dissi sarcastica quando fui abbastanza vicina a lui.
“piccoli imprevisti” si limitò a giustificarsi,sorridendo.
Mi continuavo a domandare su come avrei fatto ad avere quelle dichiarazioni.
“dov’è l’auto? non vedo l’ora di rivederla” chiese a bruciapelo.
“sul retro” dissi,facendo segno di seguirmi.
gli consegnai le chiavi e lui si mise subito ad osservarla,con gli occhi che gli brillavano.
“ti è mancata così tanto?”
“ho rischiato di perderla” disse con una voce così ovvia,che quasi sembravo io la scema.
“voi uomini e le auto..” borottai. Il mio sguardo cadde poi sulla sua gamba. Il gesso non c’era già più.
“va meglio con la gamba?” chiesi cercando di guadagnare tempo.
“si,e a te?”
“si,a parte il trauma che credo non dimenticherò mai,tutto bene” dissi accennando un sorriso.
“avevi un taglio profondissimo qui” disse sfiorando la fronte con il dito,indicando il punto dove avevo il taglio. di certo non c’era bisogno del suo occhio attento per notarlo.
“ARWEN?” sentii una voce chiamarmi. Una voce che,purtroppo conoscevo bene. Il mio cuore prese a battere.
Questa giornata si piazza senza dubbio al secondo posto come peggior giornata della mia vita.
“Lucas..” dissi voltandomi e cercando di apparire il più rilassata possibile. I
n realtà ero perfettamente il contrario.
Lo avevo evitato per tutti questi giorni perché non sapevo come spiegargli quello che stavo facendo per via di Judith.
Ma non posso spiegarglielo ora. con Justin presente. MERDA.

_______________________________________________________________________________________________________________

salve a tutti!
rieccomi col quinto capitolo della mia ff! l'ho scritto e poi l'ho subito pubblicato altrimenti chissà quando l'avrei fatto OuO vi ringrazio per le vostre recensioni e anche per il fatto che  continuate a seguire questa storia nonostante non sia un granchè.

alla prossima,e grazie ancora! xx
ps:grazie anche a chiara dai capelli rossi

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1711919