desperate but not hopeless.

di ehibike
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** meaningless life. ***
Capitolo 2: *** fucking insecurity. ***
Capitolo 3: *** i'm useless. ***
Capitolo 4: *** you're mine. ***
Capitolo 5: *** thank you. ***
Capitolo 6: *** 'cause i'm nothing without you. ***



Capitolo 1
*** meaningless life. ***


Beh, salve a tutti. Mi chiamo Hayley Williams e ho 16 anni.
Vivo in una città chiamata Berkeley, la odio con tutto il mio cuore, ma allo stesso tempo la amo.
In questa città rinchiudo tutto il mo insignificante passato e il mio presente.
Al futuro chi ci pensa, di certo non io.
Dovete sapere che io vivo per la musica, è l’unica cosa che mi fa sentire unica, che mi fa stare bene, senza la musica m sarei già suicidata.
Amo e sottolineo AMO i Beatles, Queen, Pink Floyd, Sex Pistols, Ramones ecc.. insomma gente del genere.
Non bado molto ai vestiti o al trucco, in generale nell’apparire come quelle fottute galline che mi circondano in quella fottuta scuola.
Amo sentirmi diversa, ma questo ha molti lati negativi. Mia madre si incazza sempre perché dice che dovrei vestirmi più da signora. Ma fammi il piacere!
Non ho molti amici, anzi, ne ho solo una e si chiama Sadie. Che dire, è tutta la mia vita. Lei come me, ma il mio contrario.
Penso che ormai l’avete capito che odio la scuola e tutto quello che ci gira intorno. Odio quelle facce da culo che hanno i professori e tutte quelle barbie e quei ken che circondano la scuola. Cheerleaders e giocatori di football del cazzo.
Ho un fratello più grande di me, ha 19 anni e lo amo. È tutta la mia famiglia.
Altro che quegli scassa palle che m ritrovo come genitori, non dico che li odio, ma molte volte sono odiosi.
Cioè, forse più mia madre.
Non la sopporto cazzo è veramente troppo odiosa, dice sempre che non sarò mai nessuno, che sono una scansafatiche e una merda, lei mi vorrebbe come quelle cheerleaders/barbie del cazzo.
Vaffanculo. Questa sono io e lei, da madre, mi deve accettare come sono.
Mio padre lo amo, mi ha sempre messa al primo posto nella sua vita, anche prima di mamma. Ma non lo amo per questo.
Lo amo perché riesce a capirmi, è stato lui a farmi una cultura musicale (cosa che dovrebbero avere tutti, cristo santo!) ed è stato lui ad insegnarmi a suonare la chitarra e il pianoforte.
Lui è come me, vive per la musica, ma purtroppo fa il militare e lo vedo molto poco.
E detto sinceramente anche lui un po’ scassa palle lo è, ma non ci faccio molto caso perché penso sia normale per un padre essere geloso della figlia o cose così.
L’unica cosa che mi piace dei miei genitori è che sono una coppia affiatatissima. Sono la coppia perfetta, niente e nessuno riuscirà a separarli, NEMMENO LA MORTE.
Passiamo a me, ho gli occh verdi e i capelli rossi tinti.
Non sono bella, per niente, ma io una maschera di trucco sopra il mio faccino non la metterò mai. Mai.
Sono alta circa un metro e sessantacinque, normale.
Parlando del mio fisico beh, sono magra.
Quando avevo 14 anni ho incominciato ad ingrassare, forse lo stress non so bene il perché. Ho passato un periodo tremendo, tutti i mei “amici” mi dicevano che ero grassa, appena mangiavo qualcosa tutte quelle galline starnazzanti mi dicevano di smetterla di mangiare sennò poi diventavo una salsiccia peggio di come ero.
Da lì ho incominciato a stare male, non riuscivo a fare la dieta e i miei genitori non me la volevano far fare, dicevano che ero troppo piccola.
Ma una soluzione dovevo pure trovarla, non potevo continuare a convivere con quel cazzo di corpo.
Non voglio raccontare per filo e per segno cosa successe ma vi dico solo che da allora non ho mai più smesso di essere bulimica.
Non potete immaginare quanto cazzo me ne vergogno ma riesco a smettere, non posso rischiare di rivivere quell’inferno.
Bene, ora smettiamola. Oggi andrò a una festa punk, e non posso perdere tempo.
Sinceramente non sono neanche poi così eccitata, ho solo voglia di farmi nuove amicizie e di rifarmi una vita, una vita migliore.

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Capitolo 2
*** fucking insecurity. ***


Capitolo 2. fucking insecurity.


Stavo cantando “Wake Me Up When September Ends” dei Green Day, non dico di essere una malata di quel gruppo, ma comunque sono grandi. Proprio cantando quella canzone mi chiedevo come avesse fatto Billie Joe senza il padre, non me lo so spiegare. Io senza mio padre sarei palesemente morta e sepolta.
Mentre facevo questi trip mentali mi risvegliano delle parole molto familiari dicendo “HEY OH, LET’S GO!” e dopo circa tre minuti capii che era la suoneria del mio cellulare, era Sadie.
-Hey Sadie!- esclamai tutta contenta.
-Ciao Hayl, pronta per stasera?-
-Certo! Perché?- si, quella serata me la sarei vissuta e stravissuta, cazzo.
-No così, mi raccomando ti passo a prendere alle 9 e mezza, ti voglio PERFETTA, come sempre amore.-
-Certo bellezza, ai tuoi ordini!- la dolcezza di quella ragazza era insuperabile.
-Allora a stasera, un bacio!-
Devo ammetterlo, sono eccitata come una ragazzina di 12 anni che vede il suo idolo. Che scena patetica.
Ma forse a lasciarmi più serena non è tanto l’idea della festa ma la mia migliore amica, Sadie.
Amo il rapporto che c’è fra noi, non c’è imbarazzo, bugie, niente di niente. C’è solo quel sentimento che, se è vero, non ti tradirà mai. L’amicizia.
Credo di aver già accennato che come veri amici ho soltanto lei, e lei come me. Oltre ad essere bella, Sadie riesce non so come a farmi sempre salire su di morale. Non voglio neanche contarle tutte quelle volte che mi sono ritrovata a odiare me stessa rinchiusa in un bagno o scappata di casa, e lei c’era sempre. La conosco da quando avevo 3 anni, eravamo all’asilo insieme.
Lei è l’unica cosa che mi mette un sorriso ricordando la mia infanzia, non che io abbia passato un’infanzia infernale eh.
In realtà neanche mi chiedo come fa a sopportarmi se neanche io stessa mi sopporto.
Passando a questa serata, sinceramente non ho voglia di starmene un secolo a scegliere vestiti quindi sarò più semplice possibile.
Penso che metterò dei semplici pantaloni attillati neri, una maglietta rossa dei Ramones e le converse bianche.
Arrivate le 9 e mezza, Sadie arrivò puntualissima come sempre, ero appena uscita da casa per andarle incontro quando:
-HAYLEYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!- Mi guardava come fossi stata una barbona a Beverly Hills.
-Cazzo Sadie! Che succede?-
-Ma come cazzo ti sei conciata?- Non mi sembro affatto una troia, anzi, non capisco proprio cosa intende.
-Perché? Devo vestirmi come quelle fottute Barbie che ci circondano a scuola? Oh no, ti prego dimmi che non ti hanno inghiottito anche a te!-
-Imbecille, non intendevo questo. Cazzo Hayl, ma lo sai che stiamo andando a una festa o no?- Ma che mi ha preso per un handicappata? Certo che lo sapevo, Cristo santo!
-Ma certo che lo so! Lo sai benissimo che io mi vesto così, quei cazzo di tacchi neri alti dodici metri che mi fanno sembrare un dinosauro non me li metto.-
Senza speranze, Sadie lasciò perdere questa storia sospirando e ci avviammo a casa di un certo..oddio..non mi ricordo il nome cazzo. Vabbè, di un certo tizio.
Mentre andavamo ne approfittai per riprendere il discorso.
-Sadie, comunque tu non sei vestita da meno, eh!- era vero cazzo, aveva dei semplici leggins neri con degli shorts anch’essi neri e una maglietta di pelle aderente, forse quella se la poteva risparmiare.
-Ma cosa vuoi! Almeno io sono femminile!- Ok forse aveva ragione, forse.
-Vabbè lasciamo stare, da chi stiamo andando?-
-HAYLEY! TU MI LASCI SEMPRE SENZA PAROLE! Stiamo andando da Joey Armstrong, cazzo dovresti saperlo!- Ma che cazzo ne sapevo io, se nessuno me lo diceva oh!
-Ma dirmelo prima no eh Sadie?-
Sadie mugugnò qualcosa di incomprensibile e finalmente arrivammo in questa famigerata casa.
La casa non era enorme, era come tutte le altre e rimasi anche perplessa perché diciamolo, con tutti i soldi che ha Billie Joe, il padre di Joey, potrebbe comprare intera New York! Invece no, era una casa come tutte le altre ma aveva qualcosa di speciale, era abbastanza disordinata, o forse ero io che la vedevo così essendoci una festa. Era piena di scaffali brulicanti di libri, vinili e CD. Cazzo. Quella casa era il paradiso.
E come se fossero state nascoste volontariamente, in un angolo dietro a un tavolino c’erano due chitarre un po’ sfasciate.
Quella stronza di Sadie mi aveva lasciata da sola in piedi come una cretina, altro che la dolcezza fatta in persona, vaffanculo.
Quanto la invidio, perché riesce sempre a fare amicizia con tutti senza problemi? Perché io sono sempre quella che ci rimette? Sono sempre stata la più silenziosa, goffa e impacciata fra me e lei.
E ora ero lì da sola come una cogliona a guardare tutto quello che avevo intorno. Gente che vomitava, gente che si buttava a terra, gente che ballava, gente che cantava, gente che ci provava con tutti.
E io lì, da sola.
A un certo punto sentii una mano da dietro le spalle, mi voltai e mi ritrovai davanti un ragazzo molto più alto di me, abbronzato,  con i capelli biondi tinti con la ricrescita nera e…con un sorriso che faceva sciogliere tutto il Polo Nord.
-Hey, che ci fai in piedi tutta sola?- chiese con aria interrogativa.
Ecco. Già una figura di merda, wow.
-E-emm..la mia migliore amica è andata in quel mucchio di gente..- indicai una massa di gente che pogava, flirtava ecc..
-Ah, comunque io sono Joey!- sfoggiò un sorriso a 32 denti, wow.
-Piacere Hayley..- fottuta insicurezza del cazzo.
Joey vedendo la mia insicurezza decise di portarmi al piano di sopra per stare un po’ più tranquilli e mi offrì una birra che accettai molto volentieri.
Era caduto un silenzio mooolto imbarazzante e lui non la finiva più di fissarmi mentre io fissavo le mie fantastiche Converse, maledetto.
-Ehi..- disse -c’è qualcosa che non va?-
Ecco un’altra figura di merda. Quanto mi odio.
-Ehm no no! Solo che mi ero trovata da sola così sai, non conosco nessuno qui..- e neanche mio ero accorta che ero arrossita di brutto.

-Oh ma non ti preoccupare! Neanche io conosco tutta quella gente lì!- sfoggiò uno dei suoi sorrisi, cazzo.

Comunque, ci mettemmo a parlare, parlammo di musica, l’unico argomento di cui riuscivo a parlare.
A quanto pare Joey era un batterista e aveva i miei stessi gusti musicali, oddio era fantastico.
Andammo avanti a parlare ma anche con le birre, andò a finire che eravamo tutti e due ubriachi, quando io per sbaglio eh, vomitai sulle sue scarpe.
Lo sentii bestemmiare e una cosa del genere e mi portò in bagno, vomitai l’anima.
Forse ne avevo bisogno, avevo bisogno di liberarmi da quel qualcosa che mi lasciava sveglia ogni notte, che mi faceva sentire una merda, un essere inutile, così mi diceva mia madre.
Oh, avrei una voglia pazzesca di dirle “VAFFANCULO, NON SEI DEGNA DI ESSERE MADRE, SEI TU LA MERDA NON IO!” ma non ero tipa da fare scenate del genere.
Io semplicemente me ne restavo lì e mi chiudevo nella mia stanza scaricando tutta la mia ira a quella povera chitarra, una fender, me l’aveva regalata mio padre, diceva che avevo un potenziale già all’età di 4 anni, da quel momento solo e soltanto lui riuscì a capirmi. L’avevo chiamata proprio come lui, Adam.




*spazio dell'idiota/autrice*
ok, si da il caso che è la mia prima ff e sono patetica, lo so. lol
abbiate pietà di me e lasciate una recensione pls çç
byee.

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Capitolo 3
*** i'm useless. ***


-Hayley Alice Williams,- odiavo quando mi chiamava col nome per intero.
 -Hai in chiaro cosa hai fatto? Sono molto delusa da te, come sempre. Non fai altro che deludermi, ma come ti permetti di deludere tua madre? E poi come ti salta in mente di andare a una festa di uno sconosciuto senza preavviso? Mi hai lasciata senza parole.-
Ah io? Io ti ho lasciata senza parole? Dopo che tu sfoghi il tuo fottuto stress da menopausa su di me TU dovresti essere senza parole? Quanto la odiavo.
Restai in silenzio a testa bassa, avrei voluto dirle quelle parole ma, ovviamente, non avrei mai avuto il coraggio di farlo.
Che ragazza fallita.
Me ne andai di casa senza neanche guardarla sbattendo la porta.
Non sapevo dove andare, avevo voglia di urlare a quel fottuto mondo di merda, volevo urlare a tutto e tutti, non ce la facevo più.
Mi accesi un drummino, amavo il drum.
Stavo lì, a fissare il tramonto chiedendomi cosa c’era oltre tutta questa merda.
Che vita avrei se fossi nata a New York o a Roma. Perché ero così? Perché non avevo il coraggio di controbattere?
Che fottuta fallita.
Aveva ragione mia madre, sono una merda, una fallita, SONO INUTILE.
Perché mio fratello è sempre stato meglio di me?
Sono sempre stata la pecora nera della famiglia in tutto e per tutto.
Non avevo nessuna ragione per vivere, esistevo, ma non vivevo.
Mah, forse una ragione c’era, la musica. In quel momento capii veramente cosa vuole dire un rockstar quando dice che la musica è l’aria che respira.
 Se non ci fosse stata la musica forse in questo momento mi sarei già sparata nel mio fottuto cervello.
Devo tutto alla musica, ma Cristo santo, i Ramones, i Clash, i Beatles, i Queen non potevano fare successo in questi anni? Sono nata in un’epoca sbagliata.
La musica sta andando a puttane, forse la salvano solo i Green Day, i Muse, i Coldplay e cose così.
Farei di tutto per essere una di quelle ragazzine urlanti sotto il palco dove quei quattro ragazzetti con i capelli a caschetto, i Beatles, cantavano e urlavano fino a crepare.
Sobbalzai quando mi ritrovai una mano dietro le mie spalle, mi girai. Era Joey.
-Cazzo! Mi hai fatto prendere un accidente! Tu sei Joey vero?- maledetto.
-Ma buon pomeriggio anche a te, Hayley!- si ricordava di me?
-Come fai a ricordarti di me?- cazzo, ci eravamo visti una sera per di più ubrachi.
-Come tu fai a ricordare me.- cos’era questo trucchetto? Era diventato l’amante di Shekspeare per caso?
Mi voltai e mi misi a sedere sul marciapiede, riprendendo a guardare il tramonto ormai quasi scomparso.
-Cosa fai?- mi chiese. Ma questo non si può fare i cazzi suoi?
-Secondo te cosa sto facendo?- sbottai. Aveva interrotto i miei pensieri, odiavo quando le gente faceva così.
Lui sospirò e si affiancò a me, e si accese una canna. Aspetta…SI ACCESE UNA CANNA?
Non avevo mai provata una fin’ora, non perché fossi una santarellina ma solo perché non avevo avuto l’occasione.
-Vuoi provare? Penso che faccia meglio di quello.- e indicò il mio drum. Ma cosa voleva? Voleva farsi il figo? Beh non ci è riuscito. Lo fulminai con gli occhi.
-Non l’ho mai provata.- cazzo, che figura di merda.
-Ah beh, fidati che è il paradiso.- sfoggiò un sorriso, cazzo, come avevo fatto a dimenticarmi quel sorriso così dolce?
No no no aspetta, MA CHE VADO BLATERANDO? Sorriso dolce e tutte queste altre cosette sdolcinate da far venire il diabete, STATE LONTANE DA ME.
Mi passò la canna, me la portai alle labbra e feci un lungo tiro. Continuai per cinque minuti fino a quando mi alzai ma caddi per terra, le gambe tremavano e io vedevo quel tramonto ormai passato da mezz’ora tornare, questa volta stava sulle spalle di Joey, e aveva sopra stampata una faccia di un bambino, tipo il sole dei Teletubbies.
Scoppiai a ridere e Joey con me, quando si distese vicino a me, eravamo mano nella mano.
-Avevi ragione, è il paradiso.- lui scoppiò a ridere e io con lui.
Non la smettevamo più di ridere, non so come eravamo arrivati in spieggia, ormai era buio e ci buttammo nell’acqua. Una sensazione che auguro a tutti.
L’acqua brulicava di squali, meduse e piranha che mi salutavano allegramente. Faceva molto caldo, era estate, mi levai i vestiti lasciandomi solo in reggiseno e mutande.
Uguale fece anche Joey, ovviamente però il reggiseno non lo aveva.
Avevamo passato la serata a schizzarci e buttarci addosso l’uno sull’altro. Era bellissimo.
Quando ritornammo alla realtà è stato un trauma, non sapevamo dove ci trovavamo e per un attimo pensai di essere morta. Quando realizzammo la situazione ci rimettemmo i vestiti, tutti bagnati, e andammo a casa.
Aspetta, a casa? Io ero scappata, non volevo tornare in quella sporca abitazione per rivedere quella faccia da culo di mia madre, se ci fosse stato papà sarei tornata, ma stava in una fottuta spedizione militare del cazzo. Perché faceva il militare? Non serviva a un cazzo, l’unica cosa positiva era che ti pagavano mooolto bene.
Dissi a Joey che mi sarei fermata ancora un po’ nel posto dove ci eravamo incontrati, si chiamava Christie Road. Non avevo nessuna voglia di raccontargli l’accaduto.
Lui mi guardò preoccupato, ma appena sentì la chiamata di suo padre si allarmò e tornò a casa.
Ero rimasta sola, in quell’angolo di pace, mi sdraiai per terra.
Amavo quel posto, mi ritrovavo con me stessa, la prima volta che ci andai avevo 13 anni, avevo litigato con mia madre (che novità eh?) e mio fratello mi portò in quel posto.
Quel giorno non lo dimenticherò mai, mio fratello mi salvò.
Mi ricordo ancora quando incominciavo ad andarci abitualmente e vedevo mio fratello fumarsi qualcosa, che poi scoprii era una canna, insieme a un gruppo di punk.
Quel posto era magnifico, pieno di graffiti che andavano da frasi sataniche a frasi hippy.
Pieno di poster di ogni gruppo musicale esistente sulla faccia della Terra, birre da tutte le parti e bidoni dove appiccavano fuoco ogni sera.
Oggi per mia grande fortuna non c’era nessuno, volevo stare in santa pace pensando a tutto quello che mi passava per la mente.
Chi ero io? Cosa avrei fatto da grande? E tutte quelle cose che ti chiedono gli adulti con quelle facce da culo.
Sembrano fatti tutti con lo stampino, tutti a farmi le solite pappardelle sul fatto che se continuavo così non sarei diventata nessuno, non avrei avuto un futuro ecc.. TUTTE STRONZATE.
Ma veramente erano così senza cervello da pensare che il futuro si possa programmare?
Beh si, quella fottuta società gli aveva prosciugato quel fottuto cervello.
Ero circondata da merda.
Pensando a questi fottuti adulti, o forse è meglio chiamarli “robot programmati” mi addormentai.



*spazio dell'idiota/autrice*
abbiate pietà di me, VI PREEEEEGO.
ok, spero vi piaccia come sta crescendo questa piccola cucciola di una storia (?)
portate pazienza eh.
mi raccomando recensite che non mangio c:
byee.

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Capitolo 4
*** you're mine. ***


4. you're mine.


-Hayley cazzo, Hayley!- quelle parole mi rimbombavano nella testa.
Era una voce familiare. L’avrei riconosciuta fra tutte.
Aprii gli occhi lentamente, bruciavano da impazzire.
-Hayley! Dove cazzo eri finita?- aveva un viso tremendamente preoccupato.
-Ah..ciao Sadie..- borbottai con la voce ancora impastata dal sonno.
-Hayley, ora mi spieghi cosa cazzo è successo.- si mise a sedere guardandomi interrogativa.
Ma dove cazzo mi trovavo?
Ah. Ora ricordo, ero a Christie Road.
OPPORCA PUTTANA AVEVO DORMITO TUTTA LA NOTTE LÌ COME UNA BARBONA. Bene Hayley, questa volta ti sei superata!
-Ehm..- mugugnai.
Sadie era rimasta lì in silenzio, aspettava le mie spiegazioni.
Non aveva tutti i torti, le dovevo delle spiegazioni.
Ci guardammo negli occhi per un periodo di tempo inestimabile poi incominciai a parlare.
-Ieri sono scappata di casa.- fissai le mie converse banche ormai nere, non avevo il coraggio di guardarla negli occhi. Ma a un certo punto mi sentii un groppo in gole e le lacrime spingersi per uscire dai miei fottuti occhi.
-Vuoi sapere cosa cazzo è successo eh? È successo che mia madre non mi accetta come sono, non finisce mai di dirmi che l’ho delusa, che sono una fallita, una merda.- sbottai, mi tenevo quelle parole rinchiuse da troppo tempo. Feci un lungo respiro per calmarmi.
-Mia madre è una bastarda, tutto deve andare come vuole lei, ma lo capisce che io non seguo il tappeto rosso di tutte quelle fottute cheerleaders/barbie? Cristo santo, già io stessa so’ di essere una merda totale, mi ci vuole anche lei che me lo rinfaccia?- avevo gli occhi lucidi. Sadie mi guardava senza muovere un muscolo, poi all’improvviso m abbracciò. Non ce la facevo più, ho fatto uscire tutte quelle lacrime che prima spingevano per uscire da quella trappola, le avevo rese libere. Cosa che io non ero.
Singhiozzai per circa un quarto d’ora, poi Sadie dopo un lungo silenzio disse la prima parola.
-Hayl, vieni a casa mia, dovresti vederti, ci manca poco che ti cresca la barba e sei un perfetto barbone.-
Ridemmo tutte e due, mi mancavano le nostre risate, era tornato tutto alla normalità, un sorriso involontario si formò sul mio viso.
Arrivammo a casa di Sadie, quella casa era qualcosa di fantastico, i suoi genitori erano separati e lei viveva col padre, che era il migliore amico di mio padre, ed essendo tutti e due dei pazzi per la musica la loro cosa era…non so spiegarlo, non so neanche descriverla, ma posso dire che per me quella casa rappresentava la musica.
Cantammo e suonammo, io la chitarra e lei, beh a lei non piaceva suonare gli strumenti ed era anche parecchio stonata, eppure la musica era la sua vita e cantammo fino a perdere la voce.
Rimasi a dormire da lei, non potevo tornare a casa, sarei tornata dopo qualche giorno.
Verso le nove tornò a casa dal lavoro il padre di Sadie, Tom.
Io ormai lo chiamavo zio, faceva parte della mia famiglia.
-Hey ciao Hayley! Come mai qui? Come stai?- sembrava andare sempre tutto per il verso giusto , per lui.
-Oh beh, non so come spiegarlo…ho litigato con mia madre e…se non do fastidio volevo..-mi interruppe.
-Ma Hayley, tu non dai mai fastidio lo sai! Resta tutto il tempo che vuoi, ma non dimenticarti della tua famiglia.- mi guardava preoccupato, cazzo quanto mi sentivo in colpa.
Abbassai lo sguardo.
-Hayl, ho ricevuto una lettera da tuo padre, dice che domani ritorna!- sprizzava di gioia come un bambino che aveva appena ricevuto il regalo che tanto desiderava.
Non potevo crederci, papà. Papà tornava, la mia vita tornava. Ero felicissima.
Non riuscivo a parlare dalla gioia, aspettavo da tanto il suo ritorno e mi mancava da morire.
Sadie mi abbracciò da dietro appoggiando la sua testa alla mia spalla.
-Andrà tutto bene.- sussurrò.
Quanto la amavo, si, era l’amore della mia vita.
 Ci sedemmo a mangiare la pizza che il padre di Sadie aveva portato e dopo poco ci mettemmo a guardare un film. Era il mio film preferito, The Nightmare Before Christmas.
Mio padre me l’aveva fatto vedere un centinaio di volte insieme a Sadie e a suo padre.
Eravamo un quartetto formidabile, ora che ci penso.
E domani tornava. Ancora non potevo crederci.
Erano circa mezza notte e mezza passate quando decidemmo di andare a dormire.
Per fortuna Sadie dormiva in un comodo letto da una piazza e mezzo quindi entrarono benissimo i nostri corpi mingherlini.
Faceva caldissimo quindi dormivamo in mutande e reggiseno. Non esisteva la parola ‘imbarazzo’ tra noi due.
Mi infilai nel letto e mi misi di un fianco dando le spalle a Sadie quando sentii qualcosa accoccolarsi su di me e abbracciarmi da dietro.
Quanto poteva essere dolce.
-Hayl, mi ha fatto male vederti così.- mi sussurrò all’orecchio.
-Mi dispiace Sadie.- gli risposi seccamente. Non ero in vena di parlarne.
Sadie, capendo tutto, mi strinse forte. Dio quanto la amavo, riusciva a capirmi con un fottuto silenzio.
-La nostra amicizia supera tutto, noi non ci lasceremo mai, me lo prometti?- sussurai girandomi verso di lei per guardarla neglio occhi.
Era bellissima, non si truccava, aveva i capelli biondi e ricci, gli occhi azzurri come l’oceano, delle labbra rosse e carnose e dei denti perfetti.
E come ciliegina sulla torta aveva sempre dei rossori dolcissimi.
-Mai.- sorrise, cazzo quel sorriso mi faceva morire ogni volta.
-Però- sospirò sorridendo, -sei una cogliona.-
Feci una risata sarcastica, non era divertente. Ma come potevo darle torto, ero una cogliona.
All’improvviso si avvicinò a me spostandomi i capelli dal viso, io portai le mie mani dietro la sua schiena per renderci ancora più vicine.
Avevamo i nostri visi praticamente attaccati, ci sfioravamo il naso e io potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra.
Il verde dei miei occhi e l’azzurro dei suoi si scontrarono causando una reazione chimica fenomenale.
Volevo dirle che era solo mia, era la MIA migliore amica, mia sorella.
Ma mi precedette, -Sei mia.- mi disse lasciandomi un leggero bacio sulle labbra.
Non potevo resistere, mi fiondai sulle sue labbra rosee, ma quello non era un bacio da innamorati.
Quello era un gesto in cerca di affetto, di comprensione.
Le nostre lingue si incontrarono intrecciandosi e segnando un lungo percorso intorno alle nostre bocche.
Dopo il lungo bacio, Sadie mi diede un leggero bacio sulla fronte mentre io mi accoccolavo sul suo petto con un gesto tenerissimo.
-Buonanotte amore.- sussurrai.

STOP STOP STOP. Vi ricordo che la mia e quella di Sadie non è una storia d’amore, bensì la storia dell’amicizia più forte che sia mai esistita.


*spazio dell'idiota/autrice*
aaallora, come stiamo andando? 
lo so che per ora non è niente diche, siate pazienti :3
vado a studiare çç
byee.

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Capitolo 5
*** thank you. ***


5. thank you.

Mi giravo e mi rigiravo. Non riuscivo a riaddormentarmi cazzo.
Era l’alba e il mio fottuto cervello era così iperattivo da farmi svegliare presto anche nelle vacanze.
A proposito, ma che giorno era? Avevo perso la conta di tutto ormai.
Mi misi seduta sul letto, Sadie ancora dormiva in santa pace.
Forse un lato positivo di essermi svegliata presto c’era, dal balcone della camera di Sadie si vedeva un panorama meraviglioso.
Quel balcone affacciava proprio sulla spiaggia, era bellissimo.
Il mare era calmo, sembrava stesse nascondendo il sole, che piano piano saliva fino a illuminare tutto.
Mi alzai e mi affacciai al balcone. Era una sensazione meravigliosa.
Non c’era ancora quel caldo infernale che mi faceva diventare Hulk dal nervoso.
Quella era la pace. Il piccolo angolo nascosto di pace.
Sentii i capelli di Sadie vicino la mia spalla, cazzo la mattina sembrava un leone con quei cosi.
-Sono le 5 e mezza, Hayl.- ah si? Mica me ne ero accorta cazzo, c’era l’alba.
-Oh ma guarda non me ne ero accorta!- feci una risata sarcastica.
Sadie sorrise rimanendo in silenzio.
Ecco la cosa che amavo di lei, non faceva domande.
-Sadie devo raccontarti una cosa.- le presi la mano e ci mettemmo a sedere sul letto.
Lei mi guardò interrogativa e io incominciai a parlare.
-Ti ricordi la famosa festa di qualche giorno fa?- Non poteva scordarsela, si era un po’ troppo divertita.
-Beh, in quella festa ho conosciuto Joey, è molto simpatico. Abbiamo gli stessi gusti musicali e suona la batteria. Poi abbiamo bevuto un po’ troppo e siamo finiti tutti e due a sbrattare l’anima.-
Sadie mi fissava con un maledetto sorrisino irritante.
-Ieri…quando sono scappata stavo sulla su un marciapiede e ho rincontrato proprio lui. Non gli ho detto niente su quello che era successo, ma sono sicura che ha capito che qualcosa non andava. Stavo fumando un semplice drum quando mi affianca sul marciapiede e beh, ci mettiamo a fumare uno spinello.-
Sadie aveva gli occhi paragonabili a due fessure. Rossa come un pomodoro.
Eppure si calmò, fece un bel respiro per evitare di urlare.
Ma si vedeva da un miglio che era incazzata nera.
-Hayl, lo sai, io non sono tua madre e non posso vietarti di fare nulla. Io quella roba del cazzo non la toccherò mai e lo sai benissimo. Tu fai quello che ti pare, ma conosci le conseguenze.-
Era preoccupatissima. Lei e la droga non andavano molto d’accordo.
L’anno scorso suo padre è andato in riabilitazione da tossicodipendenza  per ben tre mesi.
Ammetto che ha vissuto dei momenti difficilissimi quando il padre stava molto male, ovviamente i suoi genitori erano già separati e la madre si era già trasferita a Los Angeles, quella troia.
Gli è stata accanto per tutto quel brutto periodo e a partire da quel momento si era promessa di non voler neanche toccare quella roba.
Mi sentivo in colpa alla fine, ma ieri ero stata così bene.
-Lo so.- riuscii a dire solo questo. Patetica.
In fondo mica le avevo detto che ero un’eroinomane, avevo solo fumato un dannato spinello eh.
Dovevo cambiare argomento cazzo.
-Scendiamo? Sto morendo di fame.- era vero.
Scendemmo e mangiammo dei cornetti al cioccolato.
Inutile dirvi che poi ho vomitato tutto. Che merda.
Uscimmo di casa (dopo esserci messe degli shorts presi a cazzo e io la mia santa maglietta rossa dei Ramones, Sadie si era messa una maglietta con una scritta sopra che diceva “ARE YOU FUCKING KIDDING ME?”) giusto per prendere un po’ d’aria.
Ancora non c’era anima viva per strada, saranno state le sei.
Mentre entrambe ci accendevamo due Marlboro rosse (era il paradiso fumarsele alle sei di mattina in santa pace.)
Vidi l’ultima persona che avrei voluto vedere in quell’istante, Joey.
Dopo quello che avevo detto a Sadie penso che non sarebbe stato il caso di farglielo conoscere e invece eccolo lì che mi saluta cordialmente sfoggiando uno dei suoi, cazzo, uno dei suoi sorrisi così…dolci.
-Ciao Hayl! Che ci fai in giro a quest’ora?- ma è stupido o cos’altro?
-Cazzi miei.- guardai Sadie scrutare da capo a piedi il ragazzo.
-E quindi sei tu Joey?- era incazzata. Tanto.
-Mh boh, non saprei dirtelo, forse è quel barbone lì- ok, Sadie era decisamente incazzata.
-Molto piacere caro, io sono Sadie. E sono la migliore amica di Hayley.- lo fulminò con gli occhi.
-Piacere mio, Joey.- sembrava fregarsene dell’atteggiamento di Sadie.
Cazzo si era formata un’atmosfera alquanto scoppiettante e dovevo assolutamente fare qualcosa sennò ci saremmo trovati in una terza guerra mondiale e non era proprio il caso.
-Senti Joey, io e Sadie dovremmo rientrare a casa, ci vediamo in giro ok?- volevo andarmene cazzo.
-Tranquille andate pure, solo una cosa, mi dai il tuo numero?- eccola la situazione che tanto temevo era arrivata. Vidi Sadie irrigidirsi e sfiorarmi la schiena, era indietreggiata.
Gli diedi il numero, gli salutammo ed entrammo in casa.
Il silenzio di Sadie mi terrorizzava.
-Ehm Sadie, posso farmi la doccia?- dovevo trovare una scusa per evitare tutto questo.
-Si vai.- era così fredda, possibile che un semplice ragazzo la faceva diventare così?
Entrai in doccia, quell’acqua bollente era così rilassante, era come un caldo abbraccio.
Stavo così bene, quando mi ricordai che stamattina tornava mio padre, non doveva sapere che ero scappata. Dovevo tornare senza fargli sospettare nulla.
Uscii dalla doccia e frettolosamente mi asciugai il corpo e mi rivestii.
I capelli mi si sarebbero asciugati strada facendo, con quel caldo e quel sole cocente.
Uscii dal bagno. Entrai in camera e mi avvicinai a Sadie.
-Stai tranquilla.- le sussurrai dolcemente da dietro l’orecchio.
Lei si voltò con quasi le lacrime agli occhi..Dio.
-Promettimelo.- mi guardava come se stessi per morire. -che non mi lascerai mai. Promettimelo.-
-Te lo prometto.- ci abbracciammo per un tempo indecifrabile.
-Sadie lo sai, devo andare a casa, non voglio che mio padre sappi quello che è successo, ci vediamo domani.- le diedi un leggero bacio sulla guancia e mi avviai verso casa.
Mentre mi allontanavo sentivo lo sguardo di Sadie addosso. Mi sentivo terribilmente in colpa.
Dopo poco arrivai a casa, per fortuna non eravamo lontane.
Saranno state le sette, ormai almeno mia madre doveva essere sveglia.
Bussai senza fare troppo baccano. Dovevo ammettere che mi mancava quella casa.
Mi aprì mia madre, per un momento temei che mi tagliasse la testa.
Mi diede un forte schiaffo, ma subito dopo mi abbracciò piangendo. Non capivo nulla.
Non avevo mai visto mia madre piangere, soprattutto in quel modo, quello era un urlo disperato in cerca di affetto. Mi aveva fatto troppo pena per non ricambiare l’abbraccio.
Ma ero sicura che qualcosa non andava.
-Mi dispiace.- mormora cacciando tutto l’orgoglio che mi era rimasto.
Mia madre non rispose, alzò la testa e mi guardò negli occhi.
Da lì capii tutto. Non era arrabbiata, era dispiaciuta.
Mi sfuggì un sorriso.
Entrammo in casa e andammo in cucina.
-Mamma oggi torna papà, vero?- la guardai come se fossi stato un cucciolo abbandonato.
Lei mi guardò, il suo viso aveva qualcosa di triste. Ma non capivo cosa.
-Si Hayley, oggi torna papà.- abbassò lo sguardo.
Dio, odio quando fa così. Non sono una bambina e riesco benissimo a capire tutto.
-Che succede?- avevo bisogno di capire.
Notai delle piccole lacrime scendere lungo il viso magro di mia madre.
Ok, incominciavo a preoccuparmi. Feci un lungo respiro.
Ero pronta a tutto, credo.
-Hai bisogno di spiegazioni.- si asciugò le lacrime. –Vedi Hayley, c’è una ragione per il ritorno improvviso di papà.- Mi rimangio tutto, non ero pronta a un bel niente.
-In quella merda di posto dove stava le è venuto..- si fermò.
-Dillo, mamma.- Non mi mossi di un centimetro, ero paralizzata.
-Un cancro al fegato, amore. Ma si può curare. Ora voglio che stiate tutti tranquilli. Perché starà bene, ve lo prometto.- Cazzate, tutte cazzate.
-E allora piangi?- continuavo a fissarla senza muovere un muscolo.
Lei abbassò lo sguardo mortificata.
Feci uno sforzo e mi avvicinai a mia madre.
-Mamma.- lei alzò lo sguardo, aveva gli occhi rossi pieni di quelle fottute lacrime che non finivano più di scendere. –Non puoi promettermi che andrà tutto bene, nessuno sa come andrà a finire. Ma vi prometto che vi starò vicino.- Cercai di mantenere la voce più decisa possibile. Poi all’improvviso cademmo tutt’e due in un lungo abbraccio.
-Grazie, ti voglio bene.- ok, non era possibile. Per la prima volta mia madre mi aveva ringraziata e mi aveva detto che mi voleva bene. Stavo sull’orlo dell’emozionarmi, ma non lo feci. Non avrei mai pianto davanti a lei. Mai.



*spazio dell'idiota/autrice*
BEEENEEE. che ve ne pare? 
obviously è solo l'inizio di parecchi casini.
recensite che non muore nessuno c:
byee.

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Capitolo 6
*** 'cause i'm nothing without you. ***


Ricapitolando, devo raccontare molte cose.
Sempre se vi interessano.
Ma non me ne frega niente e ve le racconterò lo stesso.
Da tre giorni è tornato papà e ne abbiamo parlato a lungo della sua malattia, lo so, lo so che il cancro è uno stronzo che non da speranze a nessuno.
Non riesco ad accettarlo, perché questo fottuto dio mi odia? Sempre se esiste.
Tutto a me, una madre stronza e un padre come il tesoro, chi deve far ammalare? Beh è ovvio, mio padre. Vaffanculo.
Ho così tanta rabbia che potrei sfondare tutti i grattacieli di New York.
Anche Sadie ha saputo di mio padre, e mi sta sempre vicina nonostante io la prendo a parolacce ogni volta. Sono diventata ancora più irritabile di quanto lo ero già prima.
Che merda.
Comunque sono già due giorni che mi vedo con Joey, non so se ve lo ricordate.
Ovviamente non gli ho detto niente, ma per fortuna lui è un ragazzo abbastanza intelligente da capire che c’è qualcosa che non va.
Che poi dalla mia rabbia anche un ritardato potrebbe capirlo, ma vabbè.
Nonostante tutto mio padre è riuscito a farsi curare in casa e non essere rinchiuso in quella merda di edificio bianco dove dei piccoli robot ti continuando a ripetere “va tutto bene” mentre stai morendo.
C’è del positivo in tutto questo.
Ogni mattina sto con mio padre, ho incominciato a scrivere molte canzoni.
Gliele ho fatte sentire e mi ha promesso che un giorno le suonerà con me.
Quelle solite promesse che un genitore fa al proprio bambino quando non vuole far capire che la sua morte è vicina. Io non sono una bambina, non ci casco.
-Papà, posso entrare?- bussai e aprii leggermente la porta.
-Certo tesoro, vieni qui.-
Mi appoggiai delicatamente sul letto dove giaceva mio padre facendo attenzione a non pestare nessuna flebo o robe varie.
-Vedo che hai portato la chitarra, hai scritto una nuova canzone?-
Aveva il viso appassito, bianco come un cadavere e con due occhiaie mostruose.
Si, era mostruoso.
Mio padre è sempre stato iperattivo con dei super rossori alle guancie e dei capelloni scuri lunghi fino alle spalle. Invece ora quasi non ne aveva più.
Ma non mi importava niente, perché la sua anima era sempre la stessa, potevo ascoltarla col mio cuore. Poteva anche diventare un topo ma era sempre lui, il mio primo e unico amore.
-Si papà, vuoi sentirla?-
Lui mi fece cenno con la testa e iniziai a suonare. Ero orgogliosa di quello che avevo scritto.

I don’t want this moment to ever end,
Where everything’s nothing without you.
I’ll wait here forever just to, to see you smile,
Cause it’s true, I am nothing without you.

I want you to know with everything I won’t let this go,
These words are my heart and soul,
I hold on to this moment you know.
Cause I’d bleed my heart out to show, that I won’t let go.-


Mio padre non era stupido, aveva capito che l’avevo scritta per lui.
Come una stupida pensavo che si fosse emozionato, invece no. Rimase impassibile.
-Lo sai non puoi avermi per sempre, vero? Lo so Hayley, lo so che è difficile. E che sarà difficile. Ma c’è tuo fratello, devi stargli vicino. Credo che lui ancora non si stia preparando a tutto ciò, credo che ancora sia illuso dalla speranza della mia guarigione. Sei una ragazza sveglia Hayley, l’ho sempre saputo da quando sei nata. E ti prego, promettimi che starai vicino a tuo fratello Matt e a tua madre. Si, dovrai stare vicino a tua madre. Non sarà facile per lei. Hayley, io starò sempre vicino a te, lo sai.-
Nessuno di noi due aveva gli occhi lucidi, eravamo impassibili, eravamo uguali.
-Papà, perché tutto questo?-
Sapevo che non mi avrebbe risposto, abbassò la testa e basta.
-Te lo prometto. Ma…non so se riuscirò a sopportare tutto questo.- lui mi fissò negli occhi.
-Non ti preoccupare tanto per la mamma, lo sai che andrà avanti e come hai detto tu da piccolina, nemmeno la morte separerà me e la mamma. Siamo stati fatti per stare insieme.-
-Lo so.- rimasi lì a guardarlo dritto negli occhi. Avevo gli occhi verdi proprio come lui.
Io ero la versione di Adam Williams in femminile.
Presi una sedia e mi ci sedetti.
Avevo bisogno di sfogarmi, di allontanarmi da tutto e tutti.
Ma in quel momento dovevo stare con mio padre, solo io e lui.
Rimanemmo in silenzio per circa tre ore, tra sospiri e sguardi profondi, finchè mia mamma non mi chiamò dalla cucina dicendo che c’era qualcuno alla porta.
-Vai Hayley, ci vediamo stasera.-
Non potevo saperlo, non potevo saperlo se lo avrei rivisto quella sera.
Senza neanche pensarci lo abbracciai con tutta la forza che avevo.
Lui mi diede un dolce bacio sulla fronte e uscii dalla porta della stanza dei miei genitori senza neanche girarmi a guardarlo, non l’avrei sopportato.
Andai alla porta e aprii, mi ero scordata di chiedere chi era.
-Ciao Hayley, pensavo di aver sbagliato casa, ti devo portare a casa mia.-
-COSA? Ehm, aspetta. Per prima cosa buongiorno Joey, seconda cosa come cazzo fai a sapere dove abito? E terza cosa, A CASA TUA?-
Avevo la bocca spalancata in una perfetta O e gli occhi sbarrati. Come cazzo faceva quello a sapere dove abitavo.
-Dai vieni, devo farti conoscere la mia famiglia.- eheh ingenuo ragazzo, la conosco fin troppo la tua famiglia, ma pensandoci, cazzo.
INCONTRAVO PER LA PRIMA VOLTA BILLIE JOE ARMSTRONG.
Uno dei tanti uomini che hanno formato il mio modo di essere. Uno dei tanti che con la loro musica mi avevano salvato.
-Ehm..ok..ma mi spieghi come hai fatto a sapere dove abito?-
-Eheh, segreti del mestiere.-
Simpatia portami via proprio, eh. Vabbè.
Dissi a mamma che uscivo, anche se avevo un po’ fame, era quasi l’ora di pranzo.
-Dai Hayley sbrigatiiii.- ma che fretta c’era?
-Mamma sta preparando la pasta italiana, credo si chiami carbonara, ma è il piatto più buono che io abbia mai mangiato.- disse con uno sguardo sognante.
-Dai Joey, hai una faccia che va dall’ebete a un povero ragazzino a cui stanno facendo il primo pompino.- ridemmo tutti e due.
Ormai me la ricordavo la loro casa, anche se c’ero stata solo una volta e per di più ubriaca.
Entrammo. Cazzo già incominciavo a imbarazzarmi, perfetto.
La casa questa volta era più ordinata, avevo lo strano presentimento che aspettassero la mia visita.
Mi si piazza davanti un uomo alto circa un metro e sessantacinque, che nano. Aveva i capelli scurissimi e gli occhi verdi come i miei.
L’avrei riconosciuto fra tutti, Billie Joe.
-Ahhh devi essere tu Hayley, Joey mi ha parlato molto di te.-
Joey aveva parlato di me? Cazzo.
-Eehhm salve, mi chiamo Hayley.- ero diventata tutta rossa, che figura di merda.
-Ciao Hayley, io sono Billie Joe il padre di Joey.- mi sorrise. Cazzo. I suoi sorrisi erano qualcosa di spettacolare, ti facevano sciogliere ogni volta.
Mi porse la mano e ce la stringemmo.
-Dimmi Hayley, Joey mi ha detto che hai gusti musicali parecchio buoni, e che suoni la chitarra.-
-Beh si, suono la chitarra da quando avevo quattro anni.- mi continuavo a fissare le mie converse bianche ormai nere. Ero troppo emozionata.
-Finalmente una ragazza diversa, questa volta hai fatto un’ottima scelta Joey!- si voltò verso Joey che ricambiò con uno sguardo omicida.
-Bene Hayl, andiamo di sopra.- improvvisò Joey. Cazzo doveva essere dura avere Billie Joe come padre.
-Rimani a pranzo vero?- mi chiese Billie guardandomi con un faccino da cucciolo adorabile.
-Beh in verità..io…-
-Certo che rimane! Ora andiamo, a dopo papà.-
Salutai Billie con un sorriso e salimmo le scale per andare in camera di Joey.
La camera di Joey era enorme, tappezzata di poster dei Ramones, Blink-182, Sum 41 e altri su tutte le pareti, in un angolo c’era il letto e nell’altro angolo l’armadio e la scrivania e nell’altro angolo (che però occupava gran parte della stanza) c’era una bellissima batteria.
-E’ vero! Suoni la batteria, fammi sentire.- ero curiosa, mi sembrava bravo. Boh.
-Non sopravvalutarmi, non sono tutto ‘sto gran che.-
Incominciò a suonare. Che cazzo diceva, era bravissimo.
Passarono circa dieci minuti quando smise di suonare.
-Joey ma sei bravissimo! Se avessi una band tu saresti sicuramente il mio batterista.-
Mi guardò come se avessi fatto un miracolo. Ma che aveva da guardare?
-Hayl tu sei un genio. Hai detto che se avessi un band sarei il tuo batterista.-
-Si, e con questo?- veramente non capivo.
-Hayley, formiamo una band!-
Mi aveva colta di sorpresa, era un’idea bellissima, perché non mi era venuto in mente?
-Joey ma sei un genio! Ci sto.-
E senza neanche pensare mi buttai su di lui che mi imprigionò con un grande abbraccio.
Dopo un tempo indecifrabile ci lasciammo.
Non so perché di punto in bianco mi era tornato in mente papà. Mi sentivo mancare.
Sentivo un vuoto dentro di me. Nessuno poteva capirmi.
Tornai nella realtà quando sentii lo sguardo di Joey chiedermi spiegazioni.
-Hayl…cosa ti succede?-
Non me la sentivo. Non me la sentivo di parlare di tutto quel dolore, mi avrebbe fatto ancora più male.
Per fortuna Adrienne la mamma di Joey mi salvò da quel momento chiamandoci a tavola dalla cucina.
Scendemmo e mi presentai ad Adrienne e Jakob, il fratello minore di Joey.
Adrienne era bellissima, aveva i dread scuri, gli occhi scuri e penetranti e un sorriso meraviglioso.
Poi aveva quello stile così speciale, era la mamma che avrei sempre voluto.
Mentre ci gustavamo tutti la carbonara preparata da Adrienne, Joey ne approfittò per farmi far figure di merda con i suoi genitori. Quanto lo odiavo.
Ora scappo, devo vomitare tutto quel ben di dio.



*spiazio dell'idiota/autrice*
mi scuso per la mia assenza e per aver lasciato questo capitolo un po' nel vuoto ma non me la sentivo di farlo troppo lungo.
che ne dite? abbiate pazienza e recensite che non mangio lol
approfitto per dire: 'my chemical romance 2001 - forever'
ragazzi, si sono passati già molti giorni e ancora non posso crederci.
i my chemical romance sono morti, e una parte di me insieme a loro.
ma li voglio ringraziare, perchè senza di loro io non sarei qui. erano la mia vita.
spero che anche voi la pensiate così.
vado a deprimermi, bye.

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