The Ghost Client

di kannuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The ghost client ***
Capitolo 2: *** Vuoto cosmico ***
Capitolo 3: *** Curiosity Killed the Cat ***
Capitolo 4: *** Occupy Wall Street ***



Capitolo 1
*** The ghost client ***


>Stiamo uscendo<

L'uomo con la valigetta ha un'età stimata sulla trentina, altezza media, caucasico. Occhi e capelli scuri, dal taglio ordinato e pulito. Si intravede un cenno di stanchezza sul viso. La mano destra continua a stringere la cinghia della borsa che scava la sottile imbottitura della spallina sotto la giacca. I suoi occhi sono vacui, assenti. Compie lo stesso tragitto quasi tutti i giorni, sempre accompagnato dalla donna.

La donna che cammina con passo felpato e svelto, indossa un completo fatto su misura, scarpe basse, chiuse, adatte a correre. La camicetta manca del secondo revers ma i lembi corrono chiusi lungo il torace fino al primo bottoncino bianco. Fisico asciutto e snello. Ha dimenticato di indossare la cintura, quella mattina. L'umidità è insopportabile, le arriccia i capelli naturalmente ondulati e corti che cerca in tutti i modi di tenere a bada con le classiche forcine invisibili. La sua espressione è vigile e scandaglia ogni persona che si frappone sul loro cammino. Sembra tenere molto alla sicurezza dell'uomo che la distanzia di pochi passi.

> Rich, aggiornami<

>La strada è libera<

Debra Sept pensa 'perfetto' e quando le porte scorrevoli della Borsa si aprono, Messina spalanca la portiera della limousine. L'uomo entra e Debra gira attorno alla macchina, lanciando occhiate furtive attorno a se. L'autista riparte dolcemente, immettendosi nel traffico impazzito della mattina. E' facile, il suo lavoro. Deve solo far restare in vita quei ricchi paperoni fissati con la sicurezza.

La cintura.”

Debra sposta lo sguardo dal finestrino e lo posa cautamente sull'uomo e poi su se stessa. Lei è il capo della sicurezza, dovrebbe dare il buon esempio. La pagano fior di quattrini per presentarsi a lavoro in anticipo e in ordine. “L'ho dimenticata. Mi scusi, signore.”

L'uomo richiude la brossure che deve ancora leggere, la valigetta aperta sulle ginocchia. La solita telefonata che resta senza risposta. La stanchezza si accentua, il cliente allunga le gambe avanti e guarda le macchine ferme al semaforo. “Sta per piovere... avete un ombrello, Sept? Non deve prendere un malanno per colpa mia.”

La donna siede sul sedile anteriore e, senza farsi notare, lo sottopone al solito esame di fine giornata. La telefonata è andata a vuoto anche stavolta. Debra non ha capito molto bene che lavoro fa, ma non la pagano per fare domande. Il suo cliente conosce cose che gli altri non conoscono ed è sempre un passo avanti a tutti. C'entra il mercato della compravendita, ma per il resto è un fantasma: se Google non riesce a rintracciarti, per il mondo, tu non esisti. Il lavoro la costringe anche a parlare con quei ricchi paperoni, ma non se la cava mai molto bene. Deve lavorare il doppio di un uomo, per dimostrare di essere migliore. E' timida e non stringe facilmente amicizia. Però è bravissima a leggere le persone, e più di una volta si è accorta che il cortese interesse di alcuni clienti nascondeva altro. Il giorno in cui Mark Framboise non necessiterà più dei suoi servigi, sarà il giorno in cui aprirà una pasticceria. Questo le fa ricordare che il contratto sta per scadere e DeBurgh non l'ha ancora chiamata. “Avete bisogno di qualcuno all'interno, signore.”

Interno? Ah, la festa. Mark Framboise chiude gli occhi e annuisce. Odia le feste, quelle feste. Odia dover parlare del suo lavoro dopo l'orario di lavoro, e odia presentarsi sempre solo.

Rich si occuperà di voi.”

Di quante guardie del corpo ha bisogno un uomo qualunque? “Sì, signora.”

Ha ristrutturato l'appartamento e cambiato macchina e guardaroba, da quando ha accettato di proteggere quell'uomo che non sembra volerne sapere nulla dello spiegamento di forze in suo onore.

Ma se preferite, sarò la vostra ombra. A che ora vuole uscire?”

Possiamo pensarci domani?”

E' stato educato, ma è evidente che ne ha abbastanza di tutti. “Sì, signore.”

Grazie, Sept...”

Dovere, signore.”

***

Il contratto non è stato ancora rinnovato. Debra vede l'insegna della pasticceria avvicinarsi sempre di più. Avrà una scritta elegante e raffinata, pareti pastello... e un telefono che squilla. “DeBurgh, dammi buone notizie” esclama lanciandosi sul cordless. Le seccherebbe perdere quel cliente, però. E' uno dei migliori. “Un altro lavoro?” Debra guarda il microonde aperto, ci infila la pizza surgelata e imposta temperatura e orario. I capelli ricci e corti sgocciolano acqua ma l'asciugamano rosa che tiene attorno al collo le impedisce di avere le spalle bagnate. Posa i gomiti sul tavolo, il planning del mese completo di incombenze lavorative, cene con le amiche e appuntamenti dall'estetista. Picchietta la penna sull'oroscopo del mese e quando il suo cacciatore di teste personale le comunica il nome del nuovo cliente, Debra smette di tormentare la ciocca che le cade sugli occhi. Il nome non le dice nulla. “E' un ragazzino?”

>Uno di quei geniacci che lavorano nell'ombra. Il governo li usa per hackerare i sistemi informatici dei Paesi nemici<

Mh... un nerd... non li sopporto...”

>Questo perché sai a malapena usare il bluetooth e la connessione wifi, bellezza<

Gente stramba che vive in un mondo a parte...” soffia trasferendo la pizza dal microonde al piatto. “Parliamo delle faccende serie. Quanto paga, il genio, per le mie prestazioni?”

>Il solito, nulla di più<

Già, il compenso pazzesco di Framboise può scordarselo.

>Scusa tesoro, non ha ancora chiamato<

Debra sgranocchia la crosta che il microonde non ha reso molliccia come il resto e alza le spalle. “Mi piaceva la sua gratifica natalizia.”

***

Sta bevendo troppo. In due anni di lavoro, non ha mai visto il suo cliente alterato dall'alcool. Aveva una brutta faccia quando è salito sulla limousine. Debra non crede ad un lutto in famiglia, quanto ad un crollo del mercato invisibile per cui lavora. Scivola come un fantasma fra gli invitati e di gorilla ne vede parecchi. Le escort sono ancora più accorte di loro. Quasi nessuno porta la moglie o la fidanzata a quelle feste. Framboise si presenta sempre solo, ma Debra sa che ha una fidanzata da qualche parte. Una poetessa o una scrittrice, non ricorda bene. La sua telefonata senza risposta delle 19 di sera. Il contratto non è stato ancora rinnovato e anche se ha un rimpiazzo pronto, l'idea di non gestire più la sua sicurezza personale la disorienta. Si avvicina all'uomo e lo saluta educatamente.

Vuole bere qualcosa, Sept? Ah, già... è in servizio...”

Lo dice come se fosse molto seccato della sua sobrietà. “Sono astemia, signore.”

Si diverte, qualche volta?”

Il suo cliente deve odiare il mondo intero, quella sera. “Sì, signore.”

Ha un fidanzato?”

No, signore.”

Mark Framboise annuisce, prende atto e indugia lo sguardo nel bicchiere di champagne. “Lei non ride, lei non beve, lei non ha il fidanzato...”

Lo dice come se la detestasse, ma Debra è abituata ai clienti difficili, ed è la prima volta che le pone tutte quelle domande. La conversazione con gli alti papaveri deve essere stata inconcludente e noiosa. “Posso parlare liberamente, signore?” mormora girando lo sguardo intorno. “Il mio contratto non è stato rinnovato e l'agenzia ha provveduto ad affidarmi un nuovo cliente.”

Mark Framboise smette di guardare le bollicine formate sul bicchiere e sposta lo sguardo sulla donna.

Debra pensa che è un bell'uomo ma non è entrato in nessuna classifica perché lui, tecnicamente, non esiste. “E' l'ultimo mese che ho l'onore di riportarla a casa sano e salvo” annuncia togliendogli il bicchiere dalla mano e posandolo sul primo vassoio vuoto. “Vuole seguirmi, signore?”

La festa non è finita, Sept...”

La festa è finita, signore.”

E a volte, deve usare le maniere forti.

Mark Framboise sa che potrebbe stenderlo con una mano. Non ha mai avuto dubbi sulle sue capacità, anche se è la metà di un uomo.

Non mi costringa ad usare la forza.”

E gli ricorda la maestrina del primo anno di liceo che lo caricava di compiti. Si era preso una mezza cotta per lei. Mark Framboise tace e la segue fuori, mentre Debra chiama la macchina e lo piantona, neppure fosse un carcerato in attesa di essere trasportato nel braccio della morte. Lo infila nella limousine e sale davanti con l'autista. Il silenzio dell'abitacolo è fastidioso, dopo il chiacchiericcio e la musica della serata. Il capo della sicurezza non lo lascia mai solo ma stavolta ha scelto di sedere sul sedile anteriore.

Quando Debra apre la portiera, lo trova mezzo addormentato. “Siamo arrivati, signore.” La sua residenza è in uno di quei grattacieli che salgono fino a bucare le stelle. Debra non è mai stata dentro l'appartamento e non ha mai oltrepassato il custode in livrea. Ci sono diversi ascensori, Mark Framboise le indica quale prendere e Debra sospira e si chiede se dovrà anche spogliarlo e metterlo a letto. Sta in piedi da solo ma non si fida a lasciarlo andare. Non le piacciono quegli ascensori che si aprono direttamente all'interno delle abitazioni, fanno tanto centro commerciale e azzerano il concetto di privacy. Il suo cliente è ben strano: tiene alla sicurezza ma i vetri alle finestre non sono neppure antiproiettile. Chi ucciderebbe un uomo che non esiste? “Siamo arrivati, signore. Mi dia la giacca.”

Posso farlo da solo...”

Non voglio trovarla a dormire sul pavimento, signore” annuncia chinandosi a slacciare le stringhe delle scarpe.

Non siete la mia cameriera personale, non ne ho mai avuta una e non comincerò ora...” si oppone ricevendo un'occhiata perplessa.

Bene, signore. Mi faccia vedere.”

Debra si rialza e incrocia le braccia. Lo sfida a chinarsi in avanti senza vomitare o cadere lungo disteso. Resta fregata quando lo vede sedersi sulla poltroncina, sollevare il ginocchio e slacciare l'altra scarpa con aria soddisfatta. Sorride, per la prima volta in due anni. “Molto bene, signore. Molto, molto bene.” Con estrema delicatezza, la donna fa scivolare lo smoking dalle spalle.

Mark Framboise chiude gli occhi e li riapre immediatamente. Quella sensazione non la provava più da molto tempo. “Quante volte le è capitato... di dover mettere in riga... un cliente?”

Molte volte, signore.”

Debra passa il suo braccio sopra la spalle e lo costringe a rialzarsi dalla poltrona. “Sono in molti a credere di comprare la persona, oltre i suoi servigi.”

E' il mercato...”

Col dovuto rispetto, signore...” sussurra entrando in quella che crede sia la camera privata “... è una cazzata.”

In due anni, Mark Framboise non ha mai udito il capo della sicurezza esprimersi in certi termini. In quei due anni, Debra Sept non ha mai sentito il suo cliente ridere. Inspira e lo scarica sul letto. “Tolga il resto dei vestiti e si corichi.”

Agli ordini...”

Debra resta discosta e ne osserva i patetici tentativi di slacciare la camicia. Ha messo a dormire molte amiche e un numero infinito di compagni, al college. Non fa alcuna differenza. Gli allontana le mani e slaccia i bottoncini. Il suo cliente ha un buon profumo e la pelle scura da lettino abbronzante. E' una persona molto curata. Le viene voglia di vedere cosa contiene l'armadietto del bagno. Tira la cintura dai passanti, sente il suo sguardo scuro addosso e crede, ma non è certa, che sia eccitato. “Il resto non spetta a me” dichiara a bassa voce. “Posso sapere perché il contratto non è stato rinnovato? Ho gestito male il mio lavoro?” sussurra, ben sapendo che è inutile parlare con un uomo ubriaco che l'indomani mattina ricorderà meno della metà di quel che è successo.

Anche se è ottenebrato dall'alcool - ed ora eccitato da tutto quel movimento di mani femminili – Mark Framboise può sentire la sua voce passare dalla sicurezza alla timidezza. “Le dispiacerebbe... non lavorare più per me... Sept?”

Sì, signore.”

Perché?”

La verità? Si affeziona ai clienti e lui non le ha mai dato problemi. “Per la sua gratifica natalizia, signore.”

Mark Framboise sorride e tira la camicia dai pantaloni eleganti. E' un bello sforzo ma una volta libero, è felice di averlo fatto. Debra Sept ha gli occhi grandi e di color nocciola. Anche quella sera i ricciolini le sfuggono dalle mollette invisibili. Anche quella sera, ha addosso un tailleur pantalone elegante e le scarpe basse. Confondersi come un'ombra non le è riuscito molto bene. Spiccava fra tutte le donne ingioiellate e in abito da sera. Mark Framboise risistema un ricciolino e la fissa, con lo sguardo tipico dell'ubriaco che cerca di riprendere il controllo. I suoi capelli sono morbidi e setosi e si infilano fra le dita che è una bellezza. Ora i suoi occhi sono di due taglie più grandi del normale e le labbra socchiuse si serrano dopo un istante di incredulità.

Le è arrivato il cuore in gola. La gratifica natalizia non è l'unico motivo per temere la perdita del lavoro. “Potrebbe prendere la sua decisione e comunicarla a DeBurgh?”

Sì, signora...” sussurra puntando di colpo le mani sul letto. Troppo alcool. Decisamente troppo alcool per un mezzo astemio come lui. “Domattina... sveglia alle sei...”

Sì, signore.”

Potrebbe prendere le aspirine nell'armadietto del bagno?”

Certo, signore.”

Mark Framboise strizza gli occhi cercando di metterla a fuoco. “Grazie...”

Debra si allontana verso il bagno, le gambe le fremono e ha una gran voglia di scappare. Non si sofferma a spiare il contenuto del locale, afferra quel che le è stato chiesto, riempie un bicchiere d'acqua e lascia tutto sul comodino. Il suo cliente sta dormendo alla grande sopra la coperta. Debra spegne la luce, sospira e si infila nell'ascensore, tirando le falde della giacca verso il basso. La musica delicata di Chopin l'accompagna nella discesa. Non se la toglierà più dalla mente.

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Capitolo 2
*** Vuoto cosmico ***


Alle sei del mattino, metà città sta ancora sognando di raggiungere le stelle. Alle sei del mattino, l'ascensore che innalza Debra Sept verso il trentesimo piano sta bucando il cielo. La limo è ferma davanti al palazzo, il motore è acceso e Messina sta fumando la prima sigaretta della giornata.

E' martedì sedici Ottobre 2012.

E va tutto bene.

L'ascensore si apre nell'appartamento 303 con un sibilo. La sera prima non vi ha fatto caso. Ricorda solo la musica. Debra si accorge di sospirare, agguanta la ciocca sfuggita alla forcina e trapassa il cuoio capelluto con essa. Si immerge nel vuoto cosmico interrotto dal suono ripetuto di una sveglia digitale, cammina rigida verso la camera da letto, la mano pronta sulla pistola d'ordinanza. Non ha mai dovuto usarla, spera di non dover cominciare quella mattina. L'insegna della pasticceria torna a balenarle di fronte agli occhi. Debra osserva il suo cliente che avrebbe dovuto essere sveglio e pronto, giacere fra le lenzuola di seta ritorta. Sospira, schiaccia il pulsante della sveglia e mette mano all'auricolare che è diventato tutt'uno con l'orecchio sinistro, dopo tanti anni di lavoro. Debra ha 32 anni e svolge quella mansione da sei. “Spegni la macchina. Trenta minuti.” Debra osserva la schiena dell'uomo e si chiede se ficcarlo sotto la doccia o gettargli un secchio d'acqua fredda addosso, esuli dalle sue mansioni. “Messina ed io troviamo inaccettabile che stia ancora dormendo, signore” dice ad alta voce osservando un'evidente assenza di reazioni: un cliente morto non segna punti in agenzia e ti fa retrocedere all'ultimo posto. Lo scrolla. “Signore?”

Cinque minuti...”

Cinque... minuti? Ha poche ore di sonno sulle spalle e lui chiede... “Sono le sei e sette minuti, signore. E' in ritardo e non è ancora vestito.”

Mark Framboise rantola qualcosa nel cuscino e Debra alza un sopracciglio. Non può colpire un cliente, per quanta voglia abbia di farlo. “Le concedo quindici minuti per la doccia e la barba. Mi faccia attendere ancora e dirò a Messina di chiamarle un taxi” esclama tirando via la coperta.

Il corpo seminudo al di sotto di essa si contrae con una scatto improvviso. Qualunque cosa faccia quando non è con lei, sta dando i suoi frutti. E' una gioia per gli occhi. Forse un po' troppo magro per i suoi gusti. Il ricciolo evade dalla forcina che ha conficcato nel cuoio capelluto venti minuti prima. Debra lo ignora mentre riempie il bicchiere d'acqua nel bagno, apre la confezione delle aspirine, ne prende due e torna nella stanza. La situazione non è cambiata molto e neppure la sua posa. “Le sono rimasti otto minuti, signore. Preferisce la ressa della metropolitana?”

Mh...”

Lo sguardo è nervoso e accompagnato da occhiaie profonde. Mark Framboise non ricorda l'ultima volta che è stato svegliato da una donna con la pistola di ordinanza. La camicetta non ha i revers e la scollatura corre dritta fino al primo bottone. Ne conta tre prima di soffermarsi sulla cintura che stamattina non ha dimenticato. Ne conta tre prima di rendersi conto che è eccitato di brutto. Si riappropria della coperta, sedendo a gambe incrociate sul letto. “Odio la metropolitana...”

Debra sorride e apre l'armadio. E' spaventosa la quantità di abiti che possiede quell'uomo. “Che colore le piacerebbe indossare, stamattina?”

Non è la mia cameriera personale...” le ricorda ingoiando le pasticche. Non la paga per stirargli le camice.

Dovrebbe pensare di assumere un valletto, signore. Le risulterebbe molto più facile affrontare giornate come queste.” Debra allarga la veste da camera. È sontuosa e deve tenere un gran caldo. “Le faccio preparare la colazione.”

Mi attenda in macchina” borbotta con un gesto vago della mano. “Si scusi con Messina da parte mia...”

Mark, sono le sei e trenta e ne ho già abbastanza di lei” esclama ammutolendolo. “Si infili in quella fottuta doccia senza dire un'altra parola!”

Quando smette di gridare, Debra legge un intero repertorio di incredulità nel suo sguardo. Entra nella cabina armadio, tira fuori un completo e lo getta sul letto, insieme ad una camicia e una cravatta. Non ha idea se sia adeguata o meno con il colore dell'abito. “Le faccio portare la colazione fra dieci minuti!”

Le porte dell'ascensore di chiudono alle sue spalle, Debra volta su se stessa e da una craniata alla parete, portando le mani attorno alla nuca. Stropiccia la pelle, la tortura e appoggia la fronte allo specchio lustro, lasciando una gloriosa mano di fondotinta che si rileva per niente no transfert. Quando Messina la vede comparire, ha già riacquistato il controllo di se. “Partiremo in ritardo.”

L'uomo si accende un'altra sigaretta e le passa il pacchetto che la donna rifiuta con un cenno del capo. La licenzierà in tronco, non avrà alcun rinnovo di contratto. Tanto vale cominciare ad arredare mentalmente la pasticceria.

***

Debra è seduta sulla sedia del tavolo della cucina e sfoglia cataloghi di arredamento, i piedi puntati sulla sedia gemella. Mangia kebab da asporto e sorseggia una Coca Cola Zero. Sa che dovrebbe cercare di ottenere un finanziamento dalla banca prima di scegliere i mobili, ma è più semplice cominciare dall'estetica. Inoltre, sono le otto di sera e nessun consulente lavora a quell'ora. Se lo fa, si fa pagare fiori di quattrini. “DeBurgh, dammi buone notizie.”

>Il tuo cliente ha chiamato. Era incazzato nero<

Debra fissa il pensile appena cerchiato col pennarello blu e gira la pagina.

>Ti ha riconfermato per altri due anni<

Il tappo le cade di bocca e nella cucina non si ode più il rumore di carta sfogliata. “Solito compenso?”

>Ha aggiunto un extra e ha fatto una richiesta<

Debra solleva le sopracciglia e scaraventa il catalogo sul tavolo. Incrocia le braccia sotto le stomaco e non è più sicura di voler lavorare per quell'uomo.

>Vuole che sia tu a tirarlo giù dal letto tutte le mattine<

Mi occupo della sua sicurezza, non...”

>Cristo, Deb! Ti devo ricordare la situazione lavorativa, là fuori?<

Debra alza gli occhi al cielo e incrocia una gamba sull'altra. “Dovrò anche scegliergli i vestiti?”

>Non questionare con me, ragazza!<

Pazzesco! “E magari portargli la colazione a letto!”

>Non lo ha specificato<

Debra tace e umetta le labbra.

>Si fida di te.<

Lei non si fida per niente di se stessa. “Di che cifra si parla? Possiamo trattare?”

Quando DeBurgh le risponde, le gambe di Debra crollano sul pavimento. Due anni di lavoro e la pasticceria potrà pagarla in contanti. “Posso spingere il carrello della colazione per quella cifra” ammette sentendo la voce tremolare. “Porca vacca, Leslie. Sono una montagna di soldi...”

>E sto parlando solo del tuo compenso personale, la percentuale dell'agenzia è qualcosa che non vedevamo dai tempi di Bush figlio.<

Il piccolo nerd?”

>Abbiamo già provveduto a far subentrare un altro agente. Perché l'hai fatto incazzare?<

Ci siamo presentati all'orario convenuto e stava ancora dormendo” sussurra infilando un dito fra i riccioletti. “Ho perso la pazienza.”

>Hai ripreso un cliente?!<

Le labbra della donna si stirano in una smorfietta. L'assenza di risposta è una risposta.

>Ringrazia i tuoi santi in Paradiso, piccola, ma non sfidare la sorte una seconda volta<

Invece, lei aveva proprio la sensazione che Mark Framboise avesse bisogno di essere rimesso in riga e bacchettato. “Sì, signore.”

***

Dove portate le limousine, Sept?”

Il suo cliente è pensieroso, quella sera. Debra gli scocca un'occhiata veloce e guarda fuori del finestrino. “In un garage a pochi isolati dal suo appartamento. I ragazzi fanno rifornimento, la puliscono e lasciano le chiavi al vecchio Biff.”

Lo conosce personalmente? L'ha mai visto?”

Sì, signore.”

Potrebbe farmi una grande cortesia, Sept? Potrebbe mostrami il deposito?”

La costringe a fare gli straordinari. Debra lo guarda apertamente. Non si preoccupa della sicurezza? Istintivamente, tasca la pistola nella fondina. “A che ora intende essere a lavoro, domattina?”

L'agenzia ha accettato la clausola extra in nome del dio Denaro, ma il capo della sicurezza deve aver pensato ad un capriccio da bambino viziato. “Non è costretta ad acconsentire ad ogni mia richiesta.”

La sua abitazione ha tutte le comodità ma ci sono alcuni cambiamenti che vorrei apportare.”

Elude tutte le domande di carattere personale. O sul loro rapporto. “Riguardo?”

Le finestre. I vetri non sono antiproiettile.”

Mark Framboise annuisce e torna a scrutare la strada.

Non ha il tappetino di gomma nella doccia. Vuole scivolare e fratturarsi l'osso del collo?”

Non credo, no...”

La sicurezza nello stabile è praticamente inesistente! Chiunque può attraversare la reception, prendere l'ascensore ed infilarsi nell'appartamento per ucciderla nel sonno. A cosa pensava quando ha scelto...” Debra si accorge di aver assunto un tono querulo e del tutto fuori luogo. È un cliente, non un amico. “Mi scusi.”

Sa perché la tengo con me, Sept?”

Non è per niente sicura di volerlo sapere. “No, signore.”

Solo le sette di giovedì sera, Mark Framboise ha allentato la cravatta e slacciato il primo bottone del colletto bianco. Debra Sept ha una camicetta nuova e il nastro che corre attorno al collo si esaurisce in un candido fiocco. Non è regolamentare, ma non ha saputo resistere. L'occhio di Mark Framboise continua a cadere sulla seta annodata. “No, certo che no...” sussurra pigiando le dita contro la bocca. Quando fermano di fronte allo stabile, Debra smonta per prima, fa un giro attorno alla macchina e apre la portiera continuando a scrutare il marciapiede semi deserto. “Sei minuti” annuncia all'autista, scordando fino all'ascensore il cliente. Due minuti per salire, due per controllare l'appartamento, altri due per riscendere.

Non troverà alcun assassino in casa mia.”

La sua voce è stanca. Forse anche lui risente della tensione che si è creata in macchina. “A che ora vuole essere destato, signore?”

Ho un servizio sveglia piuttosto efficiente, Sept.”

Se ha una voce registrata che gli da il buongiorno, per cosa è richiesta la sua presenza? “Le uova come le gradisce?”

Non mangio uova, al mattino.”

Le porterò un caffè...”

... e un dolce. Alla frutta.”

Non è una strana richiesta. Ne ha udite di peggiori.

La sua camicetta è molto carina.”

Grazie, signore. Non è regolamentare.”

Posso chiederle la cortesia di smettere di chiamarmi 'signore?'”

Debra lo guarda, immobile, le mani congiunte dietro la schiena. Il suo cliente ha gli occhi speranzosi. “No, signore” sussurra sciogliendo la posa. “Sveglia alle sette, caffè forte e tortina alla frutta. Si faccia trovare vestito, sbarbato e pronto ad uscire.”

Sì, signora.”

Debra risucchia il labbro inferiore e per un istante accenna un sorriso che mantiene fino all'ascensore. “Sa perché continuo a lavorare per lei?”

Per l'enorme gratifica natalizia.”

Debra Sept sorride e quando le porte si chiudono, le labbra si piegano all'ingiù. Gira su se stessa, struscia il collo slacciando il fiocco di seta e strappa un paio di forcine che risistema con cura, prima di raggiungere il pianterreno.

Sette minuti” la canzona Messina che ha tenuto il conto sul cronografo da polso.

Sta zitto” sussurra inspirando l'aria della sera. “Guarda quante stelle...”

***

La divisa regolamentare di un agente della sicurezza impone giacca ad uno o tre bottoni, di colore scuro, pantaloni – niente gonna, mai la gonna – e scarpe basse, adatte a correre. Gli stivaletti sono ben accetti purché siano lustri e privi di lacci sul dorso del piede. La camicia, prettamente chiara, non ha limitazioni riguardo stoffa o taglio. Si richiede che le signore curino con particolare attenzione il make up che deve essere invisibile e impeccabile. Gli agenti possono portare barba e capelli lunghi, purché la prima sia regolarizzata tutti giorni e l'aspetto complessivo risulti piacevole e ben curato.

Alle sei del mattino del 19 ottobre 2012, Debra spalanca le ante dell'immenso armadio che ha sostituito la cameretta del bimbo e passa in rassegna la collezione: gli abiti civili sulla destra, i completi da lavoro sulla sinistra. Due file di scarpe per lato. In mezzo, un comodo divanetto privo di schienale. Debra vi siede sopra piegando la gamba destra e finisce di bere il suo latte macchiato. I riccioli appena asciugati dal fon, sfidano le regole delle forcine. Tre minuti dopo, sta truccandosi allo specchio. Fondotinta nudo, cipria, fard – appena un tocco per creare un effetto bonne minne delizioso – rimmel nero, ombretto leggermente perlato. Ne troppo, ne troppo poco. Il completo è blu notte e la camicetta delicatamente azzurra, fil a fil. La giacca è chiusa in vita da un unico bottone e i pantaloni non possiedono tasche, per non rovinare la linea sui fianchi. Debra indossa la fondina sotto la giacca, dimentica di appuntare i capelli con le forcine ed esce di casa guardando insistentemente l'orologio. Ha venti minuti.

***

Il cliente non ha specificato che tipo di frutta gradisce. Debra agguanta tre tortine, ai frutti di bosco, all'albicocca, alle visciole. Sono ultra zuccherate, un vero attentato alla linea, e sfidano le leggi del diabete. Per il caffè ha meno problemi e fa preparare tre confezioni: macchiato per il cliente, con una montagna di panna per Messina che sta già strofinando le mani nei guanti di pelle, appena zuccherato per lei. Alle sei e quarantacinque, Debra entra nell'ascensore senza dare alcun riferimento temporale all'autista. La fronte continua a pruderle e solo quando si guarda allo specchio capisce: ha dimenticato le forcine e sembra un riccio in ammollo. Sospira, sperando che il cliente non se ne accorga e non scambi la dimenticanza con sciatteria. Appena entra nell'appartamento, il fischiettio di sottofondo la ferma nel minuscolo ingresso. Suo padre fischiava e cantava sempre, quando era piccolina. Non ha più sentito nessuno farlo. Neppure i lavoratori della strada. Si schiarisce la voce e il fischiettio svanisce. “Buongiorno, signore.” Il suo ordine non è stato rispettato. Non è pronto ad uscire, deve ancora annodare la cravatta. “Non è in ritardo.”

Ha portato la colazione...”

Come ordinato.”

Per una frazione di secondo, ma forse l'ha sognato, Mark Framboise ha abbassato impercettibilmente le braccia. Non ha usato termini forti o sbagliati. Non capisce cosa lo butti giù di morale. “Non ha specificato che tipo di frutta, così mi sono presa la briga di scegliere per lei.”

Vuole sedersi...”

Grazie, signore. Ho già provveduto prima di prendere servizio.”

Servizio. Debra Sept è sempre in servizio. La paga per stargli intorno. La paga profumatamente per portargli le tortine alla frutta e il caffè appena fatto. “E' un ordine.”

Debra deve sforzarsi di non inarcare le sopracciglia, ma non le è sfuggito il tono tremulo con cui l'ha detto. Non sembra abituato a dare ordini. Quando si rivolge a loro, è sempre cortese ed educato. E' l'unico cliente che usa 'per favore' all'interno della maggior parte delle frasi. Sposta la sedia dell'enorme tavolo da pranzo che fino a quel momento ha solo sostenuto mazzi di fiori e valigette colme di fogli, e poggia i gomiti sulla superficie liscia incrociando le dita, il mento delicatamente accostato.

Mark Framboise la osserva di sottecchi. Ha dimenticato le regole fondamentali sul nodo alla cravatta. Ha lo stomaco sottosopra e l'odore di caffè gli solletica le narici. Tira via il lungo nastro sottile e lo getta su una poltrona che non ha mai visto ombra di ospite. “Cosa ha preso?”

Albicocca, frutti di bosco, visciole. Il suo allenatore personale la sgriderà questa sera.”

Non ho un allenatore personale.”

Debra deve sforzarsi di non alterare i muscoli del viso. Deve impedirsi di gridare. “Mi sta dicendo che frequenta una palestra come tutti?”

Mark Framboise annuisce e a Debra tocca l'ingrato compito di fissarlo negli occhi che ha sgranato con aria colpevole. Sono molto scuri, quasi neri come i capelli. Pensa 'è deficiente' ma si limita a fissarlo. “Sta scherzando?”

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Capitolo 3
*** Curiosity Killed the Cat ***


Sta scherzando?”

No.”

Debra poggia le braccia sul tavolo e si sporge un poco, aggrottando la fronte. “Dobbiamo rivedere il suo concetto di sicurezza.” Se la finisce di masticare quel boccone che lo fa assomigliare ad un criceto, forse riesce anche ad arrabbiarsi. Ma quanti anni ha? Che lavoro fa? Perché uno così fissato con la sicurezza se ne va in giro a fare jogging nel parco, alla mercé di qualsiasi ladro/stupratore/assassino?

Non sta mangiando.”

Sto pensando a che punizione impartirle” borbotta lasciando andare la schiena contro la sedia. “Non va bene, Mark...”

E' nei guai, se lo chiama col nome di battesimo. “Se non si fida, venga con me. I giorni dispari sono dedicati al fitness.”

I giorni dispari sono sempre dedicati al fitness. “D'accordo.”

Mark Framboise la guarda ancora da sopra la tazza di caffè e poi osserva la fronte che ospita una cascata di riccioli. “Perché li ha tagliati? Per lavoro?”

E' una fashion addict, non ha alcuna scusa. Debra sorride. La prossima domanda sarà...

Una delusione?”

Come volevasi dimostrare. “E' più intelligente di così. Provi ancora.”

Mark Framboise la scruta da capo a piedi, si sofferma sulle mani ben curate e sorride. “La risposta non può essere così semplice.”

Le risposte semplici sono sempre le più giuste.”

Ma lei è una donna, e le donne sono contorte...”

Vuole che le faccia ingoiare a forza quella bomba calorica?” sussurra indicando graziosamente la tortina avanzata.

Li ha tagliati perché le piacevano così, perché l'ha visto su qualche rivista di moda. Non centra un uomo. Non fa nulla per piacere ad un uomo. E' timida e il nostro rapporto la mette a disagio” spara a raffica facendo svanire il suo sorriso. “Sta stritolando il bicchiere.”

Non se n'è accorta. Debra umetta il labbro inferiore e osserva il bicchiere cartonato piegato su se stesso. “Un brutto vizio.”

Non è un vizio, è tensione sessuale.”

La donna solleva un sopracciglio e gli getta in faccia uno sguardo sorpreso.

I muscoli delle guance di Mark Framboise guizzano impazziti. “Lo faccio anche io, dopo ogni sua visita... con... la carta scoppiettina. Sembra che il mondo viaggi avvolto da carta scoppiettina e poliestere gommoso... non so perché ne ho sempre così tanta, in ufficio.”

Per allentare la tensione.”

Mark Framboise chiude i pugni e li riapre, passando le mani sulle cosce. “Mh...”

Debra lo segue con lo sguardo, attonita. “Sono le sette e un quarto, signore.”

Potrebbe attendermi giù, per favore?”

Debra schizza dalla sedia verso l'ascensore, batte il palmo contro la pulsantiera e si volta verso lo specchio. Poi preme il pulsante d'arresto e la sirena silenziosa accende una spia rossa nella pannello di controllo della reception. Le ci vorranno più di due minuti per riprendersi.

***

>Il cliente ha versato metà della somma e nessun cliente versa l'annualità sull'unghia in un unico assegno!<

Il suo rapporto con Deburgh si svolge telefonicamente, all'ora di cena, sempre di fronte ad un alimento di scongelare. Debra estrae la vaschetta di gelato al pistacchio e crema dal frigorifero del supermarket e sospira.

>Hai avuto una brutta giornata, bambina? Il tuo bello ti ha tirato il pacco? Il cliente ti ha maltrattato?<

No.”

>Capricci femminili?<

Istinto di sopravvivenza. “Lascia stare, era una semplice domanda.” Debra fruga nelle tasche, il cellulare incastrato contro la spalla. Deve imparare a collegare il bluetooth. Raccoglie lo scontrino del gelato, il resto e si avvia per la strada. E' venerdì sera e squadroni di amici riempiono i locali in cerca di divertimento. Le coppiette si tengono per mano ed entrano in ristoranti alla moda. E' venerdì, giorno dispari. Sono le sette di sera. Indossa un vestito corto che mette in mostra le gambe e il clima è così strano che le consente di sbarazzarsi delle calze. Due volte a settimana indossa tacchi alti per ricordarsi che non vive di solo lavoro, e per portare a spasso quelle meraviglie che giacciono quasi inutilizzate nell'armadio. Il tacco e il plateau aggiungono dieci centimetri alla sua modesta altezza stimata sul metro e settanta, ad occhio nudo. Una corta giacchetta dal taglio vivo smorza il tono romantico del vestito. Il gelato non si squaglierà, ma quando raggiungerà la destinazione sarà morbido al punto giusto.

***

L'ascensore si arresta con sibilo. Appena mette piede nel salotto, ode della musica provenire dalla stanza attigua. E' dura, frastornante, arrabbiata. Debra si ferma accanto al dipinto di arte contemporanea che non riconosce.

La borsa della palestra giace aperta vicino la porta della stanza da letto. Ha appena finito gli allenamenti ma non sembra averne avuto abbastanza. Forse la tensione era troppa. Forse lassù si sono ricordati di lei. E' un fascio di muscoli mentre flette le braccia. Le flessioni con la destra sono buoni tutti a farli. E' la sinistra che... beh, non ha problemi neanche col sinistro, pensa sentendo la bocca asciugarsi, lo sguardo catturato dal quadrato di luce che lo taglia a metà. Tutta quella fatica e lei sta per tentarlo con un barattolo di colesterolo gusto misto.

Mark Framboise la nota con la coda dell'occhio e reagisce con un gemito di sorpresa. Salta di un buon mezzo metro e la guarda, spaventato ed imbarazzato. “Sept, questo non è nel contratto!” rantola con voce ansiosa, imbarazzato fino alla cima dei capelli.

E' passato molto tempo da quando Debra ha visto un adulto arrossire in quel modo. “Speravo in un sistema di telecamere interne ma sono rimasta delusa anche stavolta” annuncia con voce ferma. “Dove trovo le ciotole e i cucchiaini?”

Non si presenti mai più in casa mia senza...”

Mi licenzi.” Debra posa il gelato sul tavolo della cucina e lo guarda con le palpebre socchiuse. “Avanti. Chiami l'agenzia e si riprenda l'anticipo. E' già capitato in passato. Vuole più pistacchio o più crema?”

Ha sentito una parola di quel che ho detto?!”

E' isterico. Per un momento, Debra rabbrividisce e si chiede se qualcuno l'ha mai visto discinto. Non può usare un'altra parola. E' nudo nel vero senso del termine, anche se ha una maglietta e un paio di pantaloncini. Succhia il pollice sporco di gelato e spinge la ciotola nella sua direzione. “Non conta sulla tabella calorica della settimana.”

Mark Framboise stringe i pugni e li passa sui fianchi. Sembra stia facendo uno sforzo enorme per riacquistare il controllo. “Entra sempre senza farsi annunciare?”

Il pinguino in livrea non svolge il suo lavoro. Mi ha lasciato passare senza fare domande e, a quanto vedo, non si è preoccupato di avvisarla.”

Bateman sa che lavora per me.”

Ma noi non sappiamo per chi lavora lui” sussurra leccando il cucchiaio che ha usato per le porzioni. Debra chiude la vaschetta e la infila nel freezer, occupata solo da una bottiglia di vodka ghiacciata. Lo guarda, stupita.

Per gli ospiti” si giustifica a bassa voce.

Alle ospiti si offre vino o champagne, signore.”

Ha sempre l'ultima parola, vero?”

Quasi sempre” risponde estraendo la bottiglia e svitandone il tappo. Quei bicchierini le danno l'idea di essere lì per bellezza. Debra li osserva con occhio critico prima di riempirli di un ditale di vodka. “In genere preferisco non bere, ma è venerdì sera e ho fatto irruzione in casa di un cliente indossando una gonna.”

Ed è seduta sul suo tavolo con le gambe accavallate. I tacchi sparano nel vuoto come coltelli acuminati. Mark Framboise la scansiona a settori, partendo dalle caviglie nude. Inghiotte e le sopracciglia tremano al centro della fronte. L'aria, in quell'appartamento, è sempre troppo poca e le maledette finestre non si aprono. Finestre che non si aprono! Trappole per topi evoluti. La sbircia mentre analizza la cucina. La segue fisicamente quando scansiona tutto l'appartamento. Solo di fronte alla sua stanza privata, chiede il permesso di entrare. Fa un cenno con la mano e la precede. “Perdoni il disordine.”

Ci sono persone che sudano come cavalli e altre che perdono acqua. Il suo cliente riesce ad essere piacevolmente asettico anche dopo ore di allenamento. “Faremo solo dei piccoli aggiustamenti, nulla di complicato. La squadra lavorerà mentre è fuori. Non avrà alcun fastidio, signore.”

Le finestre non si aprono.”

Apriranno quelle benedette finestre dopo averle dotare di vetri antiproiettile, antisfondamento, etc. Debra memorizza i punti mentalmente. “Sistemeremo qualche telecamera. Lì, lì e lì” annuncia camminando velocemente verso il salotto. “Cambi disposizione al portiere o la sorprenderò nel sonno, una notte di queste.”

Mark Framboise la segue fino all'ascensore, gli occhi inchiodati sull'orlo del vestito. “Sì, signora.”

Non mangi tutto il gelato.”

Sì, signora.”

E non mi prenda in giro.”

Debra alza le sopracciglia e spinge il pulsante di discesa. Appena le porte si chiudono, si lascia andare all'indietro. Dove sono i bicchieri di Starbucks da stritolare, quando ne ha bisogno?

***

E' lunedì, giorno di paga. Debra fa l'estratto conto alla banca e ringrazia gli dei per aver spedito sul suo cammino Mark Framboise. Cammina distrattamente fino alla limo, urta un passante e si scusa a bassa voce. Sta facendo i calcoli quell'anticipo che dovrà versare per la pasticceria, ma ha bisogno di una calcolatrice. La giacca tira un po' in vita e le scarpe nuove sono ancora strette. È una giornataccia, fra l'umidità e quell'agenda che non vuole saperne di far combaciare tutti i suoi appuntamenti.

Solo le sei e mezza, zucchero.”

Messina ha preso l'abitudine di chiamarla 'zucchero' dopo aver visto un blockbuster politicamente scorretto. “Mh” risponde, succhiando dalla cannuccia il frappè al cioccolato. Come tutti gli esseri umani, anche lei odia il lunedì. Il lunedì è troppo lontano dal we. “E allora?”

Messina allarga le braccia.

Oh, il cliente! Debra spalanca gli occhi e getta via il frappè. “Parti, che aspetti?!”

Calma, zucchero. Entra in macchina... senza sbattere la portiera” sospira trasalendo al tonfo e

posando le mani sul volante. “Ti dai troppe ansie per quell'uomo.”

Ci paga profumatamente per essere in anticipo e svegli!”

Ma non ti ha detto di saltare la colazione.”

Mangerò appena sarà al sicuro nel suo ufficio.”

Messina ha il contegno di un lord inglese, il cognome italiano e una madre che si è data molto da fare per trovargli un padre, quando era piccolo. Ha visto parecchio e ha un'opinione e un giudizio su tutto e tutti. “Ti piace, eh?”

Mi piace leggere l'estratto conto della banca tutti i mesi.”

Mh...”

Sta zitto” sussurra sperando di non arrivare in ritardo.

***

Ha visto gli operai appena uscita dall'ascensore e non ha neppure procurato la colazione. Perché la gente confonde le sei del mattino con le sette del mattino?! E' la volta buona che la licenzia. “Buongiorno, signore. Ha passato un piacevole fine settimana?”

E' scuro, e non si tratta della sindrome del lunedì. “Eccellente, Sept. Nessuna visita improvvisa nel cuore della notte.”

E gliela sta rinfilando. “Credo di aver comunicato l'orario sbagliato al caposquadra, signore. Le porgo le mie più sentite scuse. Non si ripeterà più.”

Mark Framboise non risponde, l'aggira raggiungendo l'ascensore e Debra volta su se stessa con un minuscolo sospiro. Tiene le braccia dietro la schiena e il mento alto. A metà della discesa, il cliente pigia il pulsante di arresto e la donna lo guarda. L'aria si fa irrespirabile in meno di un tre secondi.

La limo è all'entrata?”

Sì, signore.”

Si è mai resa conto della distanza che percorre tutti i giorni?”

Farebbe prima a piedi, pensa guardando la pulsantiera e la sua aria persa. “Vuole fare una passeggiata, signore?”

Mi piacerebbe molto, Sept.”

Sa che non posso permetterlo.”

Non mi aspettavo nulla di diverso” sussurra spingendo nuovamente il tasto di discesa. “Il suo compenso proviene dai fondi monetari della Società per cui lavoro.”

Tecnicamente appartengo a loro.”

Tecnicamente, sta prestando un servizio alla Società” annuncia sorpassando la reception e facendo appena un cenno al portiere. “Capisce qualcosa di finanza?”

> Stiamo uscendo< Ma che ha da correre in quel modo? “Tengo i risparmi sotto il materasso, signore.”

Messina apre la portiera con un sorriso elegante e rispettoso. Il cliente lo nota appena e si infila in macchina. Debra lancia occhiate tutto attorno a se e apre la portiera dall'altro lato. Appena dentro, Framboise l'aggredisce con una nuova domanda.

Si è mai chiesta come funzionano i test di affinità dei siti internet di incontri?”

No.”

Le risposte vocali delle applicazioni nei cellulari con tecnologia Android?”

So a malapena accendere il bluetooth.”

Sono un teorico finanziario, Deb. Prevedo gli andamenti del mercato studiando gli algoritmi...” Un'occhiata in tralice lo ferma dal proseguire nella spiegazione. “Il lavoro mi costringe a vivere nell'ombra, Sept. La società paga fior di milioni perché resti vivo e serva un unico padrone.”

Clausole vessatorie in caso di uscita forzata?”

L'unica uscita forzata prevista è il decesso, Sept.”

Mh. Quindi loro la possiedono e la comandano a bacchetta” mormora un po' spaventata dalla confessione. “Democratico.”

Le persone reagiscono diversamente, quando sono obbligate ed indirizzate. La scelta non è mai un bene, la scelta è malvagia. Il cinquanta per cento delle volte, una persona opta per la soluzione peggiore in piena consapevolezza. Noi diciamo loro cosa fare e tutti ne traggono beneficio.”

Sta affermando che le persone si auto-puniscono...”

Siamo certi di meritare il peggio che il mondo ha da offrire, per l'assurdo e ridondante pensiero che l'uomo deve soffrire per elevarsi.”

Non mi sento elevata quando faccio qualcosa che non mi piace.”

Eppure crede di doverne sopportare il giogo, per raggiungere la meta.”

A volte è necessario...”

Stronzate.”

Sta seguendo lo schema che tanto disprezza, signore.”

Loro mi danno quello che voglio, in cambio chiedono un servizio. La rispettiva volontà è appagata.”

E questo la rende felice, signore?”

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Capitolo 4
*** Occupy Wall Street ***


Felice? Non si è mai posto davvero la domanda per paura della risposta.

I polpastrelli le dicono che è vero e sta tremando. Le dicono che l'abito ha un tessuto troppo pesante per quel clima mite. L'ego a riposo ha un sussulto eroico, quando Mark Framboise le domanda con voce affievolita e cauta il motivo del gesto.

La intimidisco, signore?”

La paura è l'istinto più naturale dell'uomo...”

Pensavo fosse la caccia. O la riproduzione.”

Nella scala dei valori, la paura è di gran lunga...” Mark Framboise inspira e si sposta di un centimetro verso la portiera, prendendole il polso “... la smetta, per favore.”

E' piuttosto delicato per essere un'entità evanescente. Le dita si contraggono fra le sue e Debra osserva il movimento esitante e poco fluido. La domanda rotola via dalla lingua, sfacciata. “Da quanto tempo non tocca una donna? I massaggi al centro benessere non valgono.”

Non mi piace.... parlare di queste cose... e non mi piace... essere preso in giro...”

E' impallidito, l'ha messo fuori gioco. “Bene, signore.”

Le spalle calano di colpo e Mark Framboise la guarda negli occhi che fino a quel momento ha tenuto fissi nel vuoto. Liquido metallo incandescente. Non sono passati neppure venti minuti e lei è già esausta da tutta quella tensione sessuale. Non c'è mai stato tanto traffico come quel giorno.

>Zucchero, c'è un problema.<

La voce di Messina le esplode nelle orecchie all'improvviso, facendola vergognare. “Che problema?”

> Leggi i giornali, di tanto in tanto? Quel gruppo rock che ha annunciato un concerto davanti alla Borsa, la scorsa settimana, sta suonando davvero.*<

Debra Sept non ha mai affrontato un simile problema. Fissa il vuoto cercando una soluzione, quando il cellulare del cliente comincia a suonare. La notizia è giunta anche a lui lasciando un'espressione perplessa e bramosa sul viso.

La donna smonta dalla limo e si guarda attorno. La strada è completamente bloccata e le prime note lacerano l'aria e si confondono con le urla dei fans. La polizia è in assetto da battaglia. Come capo della sicurezza fa schifo. Torna dentro e serra la portiera. “Le piace il rock, signore?”

***

Mi stia dietro e non faccia di testa sua. Cammini rasente alle pareti e non dia peso ai manifestanti. Per favore, tolga la cravatta e slacci il primo bottone. Tolga anche la giacca. Siamo due modesti impiegati statali che si sono trovati a passare di qui.”

Messina resterà bloccato.”

Se la caverà. Mi faccia vedere.” Debra lo scruta da capo a piedi e con un gesto inatteso gli spettina i capelli. “Passabile.”

Mi dispiace.”

Di cosa?”

Del disturbo.”

L'ha ordinato lei, il concerto?” esclama indicando con il pollice alle sue spalle.

Mark Framboise la guarda e fa una smorfia. Debra lo prende sottobraccio e lo tira con decisione. “Se la goda, pensi ai lati positivi” mormora camminando tranquillamente sul marciapiede.

Attenta!”

Debra si sente trascinare via e scampa di poco un tizio enorme con un cartellone in mano. Il seno destro ora è schiacciato contro il torace e mezza faccia è affondata sulla camicia bianca del cliente. Il suo fondotinta no transfert creerà un bel danno. “Sono sopravvissuta al Lollapalooza per ben due volte, non si agiti per un gorilla ipertrofico!” Si raddrizza facendo finta di niente e uno altro spintone secco la catapulta addosso all'uomo che sbatte dolorosamente contro la serranda di un negozio abbassato: la polizia sta rimettendo in riga alcuni manifestanti troppo fomentati e loro ci sono andati di mezzo. Se li arrestano, passerà dei guai con l'agenzia. Forse sarebbe stato meglio restare nella limo. “E' ferito?”

Ho preso colpi peggiori alla lezione di Kickboxing” farfuglia chiudendo le braccia attorno alla sua schiena. “Sta tremando. Ha paura?”

Certo che ha paura! Sono tanti, impazziti e potrebbero calpestarla come un ratto delle fogne. “Sì, signore” risponde pensando che non ha bisogno di mettere su quella vocetta tenera e sorpresa.

Pensi al lato positivo.” Mark Framboise la volta verso la folla assiepata, verso il palco improvvisato, verso la polizia in tenuta anti-sommossa. “Osservi con che forza si diffonde un'idea.” Per udirlo deve farsi indietro. Deve lasciare che le sfiori l'orecchio con le labbra. Deve smettere di respirare il suo dopobarba. “D–di questo passo sarà difficile arrivare in fondo alla strada.” Il ricciolo sull'orecchio viene tirato via. Il musica si ferma di colpo, il frontman annuncia qualcosa che Debra non capisce mentre le dita del cliente le accarezzando il lobo, sistemando la forcina.

Da quanto tempo non tocca un uomo? Il corso di difesa personale non vale.”

Debra serra la labbra, pallida e un po' seccata.

Non eluda la domanda. La pagano per soddisfare i miei capricci. Mi soddisfi, per una volta.”

Mi pagano per tenerla al sicuro e in questo momento, nessuno di noi è al sicuro!”

Mark Framboise sorride di un pensiero nascosto. “Si volti. Che cosa vede?”

Gente che salta, canta e si ubriaca alle sette e mezza del mattino...”

Non sta guardando.”

Diosanto, ma cosa vuole da lei?! Debra sospira e osserva le persone. Nessuno fa caso a loro. Nessuno sa chi sono. Nessuno sa chi è lui. “E' invisibile.”

Siamo invisibili” rettifica annuendo. “E siamo al centro della città.”

Lo vede? Soddisfo ogni suo capriccio” ribatte ironica. “Mi stia dietro mentre creo un varco.”

Il capo della sicurezza è uno scricciolo tutt'ossa.

Debra legge una vena di compatimento negli occhi, ma ancora prima di protestare, viene tirata con decisione attraverso un buco nella folla. Oh, che diavolo! Se vuole farsi ammazzare, non sarà lei a fargli da scudo umano!

***

Meno di un isolato ed è fatta. Ma quanta gente abita in quella città? Il flusso umano sembra non avere mai una fine! L'ufficio l'ha già chiamato tre volte. Debra sta perdendo la pazienza perché il cliente si ferma ad ogni passo per osservare, commentare e guardarsi attorno come un bambino alla sua prima visita in un luna park. Dovrebbe attrezzarsi con un guinzaglio a strozzo!, pensa un momento prima di essere presa per il polso. Debra si volta di scatto e la mano scatta sotto la giacca. Non frequenta la metropolitana perché è claustrofobica, ha sviluppato un incerto fastidio per le stanze sovraffollate e ha un terrore vero e proprio per la ressa umana, dopo l'incidente.

Sept...”

Debra abbassa lo sguardo sul braccio destro, seguendo la direzione del cliente. Ha quasi estratto la pistola.

Ha la sicura, quell'affare? Non vorrei che si sparasse accidentalmente su un piede.”

S-si intende di armi?” balbetta battendo furiosamente le palpebre. “Non la tocchi... signore... la prego, non... ” Debra inspira quando le tocca il busto, aprendole la giacca. Stringe il pugno seriamente intenzionata a mollargli un destro. “Mi lasci in pace e pensi a camminare! Abbiamo perso fin troppo tempo!”

La città è bloccata.”

Il centro è bloccato!”

Abita in periferia?”

Debra inghiotte gli ultimi residui di calma e il panico l'aggredisce. Estrae la pistola e gliela punta contro. “Cammini o le sparo ad un ginocchio e la trascino di peso!”

Mark Framboise alza le mani e sbianca leggermente. “Tratta sempre così i suoi clienti?”

Debra lo spinge avanti, scurita. “E' capitato.”

Posso vedere dove abita?”

La donna sgrana gli occhi e il polso si piega impercettibilmente. “Giuro su dio che le faccio passare il più brutto quarto d'ora della sua vita, se non riprende a camminare...”

Vede cosa sta succedendo?” sussurra piegandosi su di le e spostando il braccio armato. “Chi ha voglia di rinchiudersi in un locale asettico, quando la vita è qui e ora?”

Poteva dirlo prima di non aver voglia di andare a lavoro!” ribatte allargando anche l'altro braccio. “Cristo santo! Cosa vuole fare?! Mangiare un gelato e ascoltare il concerto?”

Mi piacerebbe molto.” Mark Framboise sorride e si guarda attorno. “Mi aspetti qui.”

Dove sta andando?!”

Un minuto!”

Debra lo guarda allontanarsi, incredula. Se perde il cliente, la licenziano. Se muore, la licenziano. Rinfodera l'arma e gira su se stessa, strofinando il collo. Le grida, le sirene e la musica la stanno rintronando. Eppure dovrebbe essere abituata a quello spiegamento di abbaglianti e...

Fragola o vaniglia?”

E quelli dove li ha presi?! Debra osserva il colore del frappè e sospira. “Fa sempre quello che vuole, vero?”

Mentirei se dicessi sì” mormora succhiando lo shake alla vaniglia e girando lo sguardo a terra. Si accomoda sul gradino alto della vetrina di Gucci che ha serrato in fretta e furia in seguito alla manifestazione, ma Debra resta in piedi, esausta. “Non va bene, signore...”

Facciamo un cambio.”

Lo shake viene sostituto e la donna lo guarda perplessa. “Si diverte a rendermi la vita un inferno?”

Preferiva il cioccolato?”

Preferivo saperla al sicuro nel suo ufficio...”

Sono al sicuro. Ho il miglior capo della sicurezza al mio fianco.”

Che voglia di rovesciargli quella delizia sui capelli e i vestiti! Debra scoperchia il bicchiere e beve un sorso pastoso e ultra dolce. “Non lo racconti in giro o non mi assumerà più nessuno.”

La Società ha già versato l'anticipo, dove crede di scappare? Per i prossimi due anni, è tutta mia.”

Fa pure dell'ironia, pensa gettandogli un'occhiataccia. Mia. Non accampiamo pretese. “Un agente di sicurezza può rifiutare un lavoro se lo trova al di sopra delle sue possibilità.”

Mark Framboise guarda il fondo del frappè e sorride. “Lei è al di sopra delle mie possibilità.”

Debra inspira e posa il bicchiere vuoto a terra. Si sta agitando di nuovo. “Non lo dimentichi.”

Viene a cena con me, stasera?”

E' impaurita ma è così brava da non darlo a vedere. “E' contro la mia etica, ma poiché non sono stata brava a condurla al sicuro...”

Io mi sento al sicuro.”

La Società la pensa diversamente. La sta chiamando un'altra volta.”

Che si fottano” sbotta allungando una gamba ed ignorando il cellulare che vibra nella giacca. “Mi chieda qualsiasi cosa, Sept. Farò qualsiasi cosa per lei.”

Potrebbe smettere di metterla a disagio, per esempio. “Mi racconti la sua vita. Non posso proteggerla adeguatamente se nasconde dei segreti...”

Tutti nascondono dei segreti. Anche lei. Vuole sapere il nome di mia madre o se dormo più di sei ore a notte? Sta stritolando il bicchiere.”

Il cartone morbido si piega sotto le dita, sbiancate dalla pressione. Lo segue con lo sguardo quando si rialza e infila le mani in tasca. “La rendo nervosa, Sept?”

I suoi occhi non sono mai stati così vivi... di solito sono spenti, velati. Annoiati. Il tic alla palpebra sinistra torna prepotente dopo anni di assenza. “Il ritardo è diventato una vera e propria assenza ingiustificata, signore.”

Mark Framboise ha tentato inutilmente di capirla. Ha sparato alto, poi ha mirato nella selva cercando di colpire qualcosa. E' riuscito solo ad infastidirla. Vorrebbe toccarla per sentire se sta tremando. Chi glielo impedisce? Il rispetto. La pistola sotto la giacca. “Non volevo offenderla o metterla a disagio...”

Non è mai successo.”

Bugiarda. “Viene a cena con me, stasera?”

No.”

Per colpa della sua pessima organizzazione, ho perso una mattinata di lavoro. Il minimo che può fare, è risarcirmi.”

Usare un tono leggero e scherzoso non le farà cambiare idea. “Si riprenda l'anticipo e chiami un taxi da solo!” Debra volta verso la metropolitana e scende i primi scalini, dimentica della sua claustrofobia. Attende sulla rampa esterna un quarto d'ora, prima di tornare in superficie. Mark Framboise la sta aspettando e passeggia pazientemente. Il viso si illumina quando la vede aggrappata all'ultimo tratto di corrimano.

La metro è bloccata.”

E' impossibile trovare un taxi, con questa confusione.”

E' esausta dal carico di responsabilità e sono solo le dieci del mattino. “Non scherzavo sull'anticipo...”

Neppure io sulla cena.”

E' contro le regole.” La sua affermazione non ha molto impatto, se la voce le trema. “Non è etico.”

E' al di fuori del suo controllo” sussurra e di nuovo la guarda negli occhi. “Mi sento sempre così quando mi è vicino...”

Lo vede? E' una cattiva idea” insiste colmando la distanza fra l'ultimo gradino e il marciapiede. Debra Sept assiste impotente alla riapertura dei cancelli della metro, si lascia investire dalla folla e fa qualche passo indietro, rischiando di cadere. Non può timbrare il biglietto e tornare a casa. Non può lasciare il cliente scoperto. E' costretta a combattere il flusso umano che improvvisamente cambia direzione e la spinge avanti. Gli avventori rimasti bloccati nei vagoni sono più pericolosi della folla urlante del concerto. Debra sbianca di paura e avanza decisa verso l'uomo, portandosi al suo fianco e incitandolo a proseguire. “Non dobbiamo stare qui. Avanti, si muova.”

Mark Framboise la lascia vincere ancora una volta, adegua il passo al suo e inspira. La tensione è tale che gli impedisce di ragionare. Le sta stringendo il braccio. L'ha quasi calpestata, voltandosi di scatto e costringendola ad imboccare il primo vicolo umido e puzzolente.

Non si aspettava un gesto simile. Debra Sept spalanca gli occhi e lo guarda. E' nervoso, è spaventato, non ha idea di quel che sta facendo. Il cliente la lascia di scatto e strofina le mani lungo i fianchi. La sua espressione è così confusa da ricordarle un evento dell'adolescenza, uno scherzo crudele a cui non aveva preso parte. Dopo l'umiliazione pubblica con una mean girl della scuola, il poveretto coinvolto aveva vagato per i corridoi del liceo come un fantasma. “Mark...”

L'uomo trasale e la guarda, battendo le palpebre.

... torniamo a casa. Oggi non si lavora.”

Anche se l'aria è piuttosto fresca, sta sudando. Lo sente, il suo odore, sopraffatto dalla colonia maschile che indossa. Dopo l'incidente non ha più avuto alcun interesse per il sesso. Sono passati anni, forse il letargo è finito. Debra sussulta quando si sente toccare un angolo della mandibola, delicatamente. Ha più paura lui di te, pensa inghiottendo.

Vorrei... essere... uno di quegli uomini che...” Mark Framboise sposta la mano e stringe il pugno, frustrato. “Ha ragione, torniamo a casa...” sospira e tutta la tensione scivola lungo le braccia che ricadono attorno al corpo.

Debra lo osserva di nuovo inghiottire e ne ricopia il gesto. “A che tipo pensava?”

A quel genere di uomo che ogni donna vorrebbe incontrare” annuncia, a bassa voce. “Quel genere a cui non si può resistere.”

Molto sicuro di se, carismatico e formidabile a letto?” azzarda con un'occhiata sarcastica. “E' una leggenda metropolitana.”






* Concerto dei Rage Against The Machine
(realmente avvenuto il 26 gennaio 2000 davanti Wall Street
http://www.youtube.com/watch?v=z5hfI3sH-WM
)


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