Just smile

di Tennant_is_a_puppy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti! Anzitutto, se sei capitatoa in questa storia, g-r-a-z-i-e.
Ok,argomento usato consumato e abusato. Questa probabilmente sarà la peggiore versione della storia di Harley Quinn e Joker che leggerete, a giudicare da come scrivo io e dalle storie che ho letto. Ok, ba, non mi piacciono le lunghe introduzioni perché alla fine non  se le legge nessuno.

Ps. Alternerò i passaggi della storia con pezzi di canzoni, solo che le tradurrò in italiano. È una cosa odiosa avere metà pagina occupata da dei versi in inglese che a molti non andrà di tradurre. Ah, e i personaggi non sono di mia invenzione, ma della DC comics, Jerry Robinson, Bob Kane e tutti quelli che si sono comprati sti caspiterina di diritti d’autore. Nessuna intenzione di infrangere nessun copryright.
 
 
Capitolo 1
-Buongiorno commissario Gordon. Cattiva nottata?-
il commissario alzò lo sguardo stupito verso la dottoressa Harleene Quinzel, che si era appena seduta nel suo ufficio e le sorrideva benevola. Lo aveva chiesto sul serio?
-Sono stato tutta la notte su un grattacielo mentre alcune squadre swat assaltavano un edificio con all’interno Joker, due traghetti stavano per farsi saltare in aria a vicenda e....- si trattene.
Non poteva raccontare di Harvey Dent.
La fanciulla allargò dolcemente i grandi occhi blu e inclinò il capo..
-Oh..- si lasciò  sfuggire.
Il commissario accennò un sorriso.
-E lei come sta, signorina Quinzel?-
-Discretamente bene, grazie- fece quella più rilassata.
-Ho ricevuto la sua chiamata e sono venuta qui in ufficio. Cosa posso fare per lei?-
-Ieri sera abbiamo catturato Joker, signorina Quinzel. Non è stato semplice. Ora è particolarmente difficile che la notizia sia girata, è molto presto, ma vedrà che già da quando uscirà dal suo lavoro non si parlerà altro-
-Complimenti commissario- disse Harleene, quasi macchinalmente. I suoi occhi non sembravano sollevati dal sapere che un maniaco non girava più in città. Lo disse in modo talmente indifferente, che Gordon rimase spiazzato per qualche secondo.
-Ad ogni modo..- continuò sorseggiato il suo caffè –Ora è ad Arkham-
-Sarebbe stato stupido non mettercelo- sentenziò Harleene.
-Abbiamo qualcuno che si occupi del suo caso. Il processo è tra breve, è l’unica chance per i suoi avvocati è attaccarsi all’insanità mentale-
spiegò l’uomo
-Io da che parte  sto?- domandò secca Harleene. Il commissario la guardò in silenzio di nuovo.
-Prego?-
-Cosa devo dimostrare? Che è pazzo o che è solo molto, profondamente, intermente malvagio, e quindi condannabile?-
il commissario socchiuse la bocca, e gli occhi Harleene lo perquisirono
-Lei deve solo capire qual è il suo problema. Deve cercare di capire quell’uomo, se uomo si può chiamare-
Harleene accennò un sorriso, e Gordon fu sicuro di vedere un luccichio negli occhi della ragazza.
-Sì, assolutamente-
 
Harleene parlò col dottor Arkham per quasi mezz’ora, sulle precauzioni, su tutto quello che riguardava Joker, e lei non ne poteva più.
Ha ucciso più di 2000 persone, anche se non è che ci credo molto, tra cui donne e bambini. Sadico. L’avevo capito, smettila di ripeterlo.
Basta!!
-Capito signorina Quinzel?-
-Sì, assolutamente. Quando potrò vedere il paziente?-
-Non appena avrà finito la signorina Meridian-
la ragazza sgranò gli occhi. Non le avevano detto che avrebbe dovuto dividere il proprio caso con altri.
-Chi devo aspettare?-
-La signorina Meridian, sta avendo un colloquio col paziente. Sarà meglio dividerci quest’uomo tra vari colleghi-
-Ce la faccio benissimo da sola- fece seria Harleene, senza neanche rendersene conto.
Il dottor Arkham la guardò con una punta di severità, e con più gentilezza la ragazza cercò di spiegarsi
-Vede, dottore, la signorina Meridian ha già molti altri pazienti. Non sarebbe meglio lasciare me? Io mi occuperei esclusivamente di lui. Non mi dica che non è un caso impegnativo-
Oh sì, questo è parlare, Harley. Sei proprio brava.
si disse.
-Valuterò quello che sta dicendo, signorina. Ma per il momento, attenda la dottoressa-
Harleene alzò lo sguardo al cielo, quando la porta blindata si aprì con un sonoro beep e ne uscì la sua usurpatrice.
-Buon giorno dottoressa Meridian? Come va?- fece con un sorriso falso da piccione. Non voleva condividere niente con nessuno.
Non quello.
-Molto bene- fece quella con una faccia da piccione odiosa. La donna la squadrò  dall’alto dei suoi tacchi e Harleene maledisse per un nanosecondo le sue ballerine ultrapiatte.
-Come è andato il lavoro?-
Meridian sospirò scocciata.
Non bene, eh?
-Quell’uomo è chiuso a quadrupla mandata. Ci metteremo una vita per aprirlo-fece, parlando un po’ con Arkham e un po’ con Quinzel.
-Spaventoso- fece seria Harley, con tono che apparse freddo, ma in realtà era canzonatorio.
-È ancora lì?- domandò subito dopo indicando la porta blindata
-Non consiglio un secondo colloquio dopo del mio- fece l’altra psicologa.
-Sa? Io non ne consigliavo uno prima , del mio-
guardò il dottor Arkham, che fece un cenno di assenso rassegnato.
-Bene, piccolo sadico. Vediamo un po’ come stai messo- borbottò con decisione, e spalancò la porta. 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Sì, pubblico due capitoli nello stesso giorno. Why? Ho voglia. E so che forse la mia migliore amica, che è una che non lascia recensioni, ma legge, ed è più Harley Quinn di tutti voi messi insieme, anime prave (lo so, mi sto giocando lettori) sta leggendo Allora, per il loro primo incontro ho tirato per le corte, se no diventava noioso. Se qualcuno ha avuto la briga di chiederselo, la dottoressa Meridian, quella con i tacchi e la faccia da piccione, è proprio la dott. Merdian di Batman Forever, interpretata da Nicole Kidman. Mi pare nel fumetto non esista, ma non vorrei sparare caxxate. Niente, volevo solo dirvelo, in caso qualcuno non ricordasse o non sapesse.
La porta si richiuse col solito suonaccio. Harleene socchiuse un attimo gli occhi, abbagliata dal neon, cambiò la mano con cui portava la propria cartellina e si guardò attorno. Seduto al tavolo, stretto in una camicia di forza, eccolo là.
Il terrore di Gotham City.
L’assassino di un numero spaventoso di persone.
L’uomo che aveva mandato nel panico l’intera città quasi completamente solo.
Ora era legato alla sedia, camicia di forza, lacci di cuoio dappertutto.
“Non siamo ancora riusciti a struccarlo, si rifiuta con tutte le sue forze, ha anche rotto un dito ad un infermiere,,
teneva la testa reclinata in avanti, così che l’incavo degli occhi sembrava ancora più scuro di quanto già non fosse a causa dell’ombretto nero, e seppure fosse serio, per colpa delle cicatrici, era come se stesse sorridendo.
No, non sorridendo, stava ghignando.
In quel momento, lo sentì emmettere un verso strozzato, come un singhiozzo, ma piano piano capì che non era un verso, bensì una risata.
Alzò la testa e la gettò all’indietro, continuando a ridere come un pazzo.
Bella similitudine, Harley.  Proprio adatta al momento.
Rimase seria, ferma lì davanti alla porta. Dopo qualche secondo fece un paio di passi avanti e si sedette di fronte a lui. Quello sghignazzò ancora per almeno tre minuti, fino ad arrivare alle lacrime, quando si interruppe col fiatone.
-Cos’è?- domandò divertito –Un ospedale psichiatrico o un’agenzia matrimoniale? Sei la seconda biondina che mi mandano!-
e riprese a ridere.
Harley poggiò i propri documenti sul banco spazientita.
Odiava che la chiamassero biondina.
Dopo altri minuti di risate, finalmente riuscì a prendere parola
-Mi chiamo Harleene. Preferirei non mi confondessi con altre biondine dell’istituto-
-Siamo già passati al tu?- domandò Joker allegramente.
Harley sospirò
-Sì- fece con decisione-Non mi sembri uno molto formale-
questo sembrò divertirlo parecchio.
-Bene bene, signorina Har..-
-Dottoressa, Harley- lo corresse subito lei, sgranando gli occhi stizzita
Lui alzò le sopracciglia stupito.
-Mi scusi dottoressa, cercherò di non ricadere in errore- e trattenne un’ulteriore risata
-Non ci vuoi dire il tuo nome-
-Infatti-
Harley sospirò.
-Non vuoi dircelo. Adesso mi sto chiedendo perché. Forse si tratta di qualche cosa radicata nel tuo passato? Qualcosa che sai uscirà fuori se scopriamo la tua identità-
le rispose un’altra risata
-Lei è divertente, dottoressa-
-Anche tu lo sei- rispose prontamente
-Sai perché uso il coltello?-
-Perché stai cercando di deviare il discorso-
il paziente retrasse leggermente la testa.
Era un bel po’ che nessuno gli si poneva così.
La guardò negli occhi e si accorse di un’altra cosa. Non sembrava avere paura, quella ragazzina.
-Non uso il coltello....- scandì leggermente spazientito –Perché le altre armi sono..-
Harley si schiarì la voce per interromperlo
-Senti...io non voglio fare la stronza. Ce ne saranno già fin troppi qui dentro, che ti tratteranno malissimo-
-È un tentativo di corruzione?-
-No. Ti sto illustrando la situazione. Ci sono persone che puoi farti amiche, e persone che ti puoi fare nemiche-
-Io non ho né amici né nemici. Mi conosce poco, dottoressa-
-E tu conosci poco me-
fece Harleene. Raccolse i documenti e si preparò a congedarsi.
-Se non ci conosciamo, dottoressa, non saremo mai amici-
-Potremo approfondire- rispose lei con un mezzo sorriso
-Sempre che tu sia capace di socializzare-
-Vuoi che ti inviti a cena, Harleene?-
questo la lasciò spiazzata
-Ho detto...- fece con freddezza dopo almeno due minuti –Dottoressa-
si avviò all’uscita e si richiuse alle spalle la porta, sentendo una risata agghiacciante che risuonava dall’interno.
***
-Lei ha un approccio interessante, dottoressa- fece Meridian non appena la vide tornare, leggermente scossa, dalla stanza.
-Tenterò di prenderlo come un complimento, signorina Meridian-
-Puoi chiamarmi Chase. E puoi darmi del tu, visto che lo dai anche al nostro detenuto-
Harley si inumidì le labbra per un attimo. Cosa faceva pensare a quella tizia che aveva voglia di simpatizzare con lei?
Era decisamente più attratta dall’idea di andare a cena col paziente.
-D’accordo. Se hai bisogno di qualcosa mi trovi nel mio ufficio-
attraversò l’ospedale e si sedette nel suo studio sfinita.
Prese un quaderno e tentò di scrivere qualcosa
Ma cosa vuoi scrivere? Non ti ha detto niente quel tizio. Ti ha invitata a uscire ma non ti ha detto niente.
alla fine si arrese, si appuntò uno o due particolari che l’avevano colpita anche in modo abbastanza stupido
-scarsa capacità (scarsissima) di trattenere la risata
-volontà totale e assoluta di rimanere truccato
-non vuole parlare di sé
-ama il coltello

Cancellò quest’ultimo appunto, lo riscrisse e lo ricancellò, finchè non lo riappuntò tra le cose da approfondire. Decise che avrebbe ascoltato quella storiella, la seconda volta che l’avrebbe rivisto.
Ovvero presto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Sono venuto per vincere, combattere, conquistare, crescere
Sono venuto per vincere, sopravvivere, far crescere
Spero che oggi piova tutto il giorno
Forse così andrà via tutto il dolore
Forse è per questo che faccio scappare gli sconosciuti
Hanno le loro pistole e me le puntano addosso
Vogliono tutti chiudermi in una scatola
Soffoco ogni volta che vengo chiuso dentro

[Canzone:Fly di Nicki Minaj ft. Rihanna]
-Buongiorno signorina Quinzel! Come va?-
-Male. Ho sonno, non ho dormito, ho bisogno di un caffè e sto per incontrare il peggior maniaco sadico della città. E lei come sta?-
Tom guardò leggermente stordito la ragazza bionda, che dopo avergli vomitato addosso quel fiume di parole gli sorrideva forzatamente.
-Io sto...sto bene, signorina Quinzel-
-Mi fa piacere- rispose lei con una mezza smorfia, poi attraversò l’ingresso dell’Arkham e si diresse al suo ufficio.
Raccolse tutto quello che le poteva servirle e tentò di far funzionare la macchina del caffè.
Nulla, neppure lontanamente.
Sospirò.
Ho bisogno fisico di caffeina....ma io non avevo un martello da qualche parte?
cominciò a frugare tra i cassetti, pregando che nessuno la beccasse con quell’attrezzo in mano, altrimenti l’avrebbero rinchiusa accanto a Joker.
Così approfondiamo sul serio.
In quel momento squillò il telefono
-Pronto- fece, col suo modo di rispondere, senza tono interrogativo, più come un affermazione
-Quinzel! È ancora lì? Deve incontrare il Joker, oggi!-
lei si trattenne da spaccare il telefono da qualche parte
perché non lo incontra lei, magari smanettato e con un coltello in mano, così mi lasci in pace?
-Sì, assolutamente. Mi scusi-
attaccò,prese confusamente qualcuno dei suoi appunti e si diresse verso le celle.
-Era ora, Quinzel-
-Mi scusi signor Arkham- borbottò confusamente. Chase era già lì che le sorrideva piccionicamente.
-Salve, Harleene-
-Ciao Chase-
-Sei pronta?-
lei sbuffò, raccolse dei fogli che le erano scivolati di mano e spalancò la porta.
Il beep la assordò e il neon la accecò. Di nuovo.
-Oh, ma buon giorno, dottoressa-
lei sospirò.
Mantieni la calma, Harley. Tutta la tua pazienza l’hai conservata per QUESTO incontro. Per non fare stronzate con lui e non buttare tutto all’aria.
-Buongiorno,Joker- si sedette e accavallò le gambe
-Come ti stai trovando qui?- domandò sorridendo
lui si strinse nelle spalle inespressivo
-Sai..- si inumidì le labbra –Non mi sento più le braccia-
-Ti slegherei anche- rispose lei sorridente –Ma poi tu mi uccideresti- lo disse con dolcezza  e calma.
-Non lo puoi sapere-
-Già. Magari mi spezzeresti la schiena e mi lasceresti qui per terra. Sai, parlerei per ore con te di quello che potresti farmi. Ma abbiamo altre priorità-
-Ah, certo...le famose priorità. Il mio nome. Il perché mi trucco. E qualche altra cosina-
Harleene scosse la testa e fece finta di leggere qualcosa
-Dimmi...perchè usi il coltello?-
questo sembrò spiazzarlo alquanto.
La dottoressa sorrise mentre sistemava i fogli.
-Avanti, racconta. Sembravi desideroso di farlo, l’altra volta-
lui fece un mezzo sorriso
-Il coltello mi permette di capire appieno il comportamento di una persona in fin di vita. Mi permette di capirla, perché sono i suoi ultimi secondi, e si mostra per quello che è-
Questo, è interessante. Questa, è roba da scriverci libri!! Vorrete anche curarlo, ma in pochi secondi si è dimostrato più perspicace della Meridian
-Qual è il bisogno che ti spinge a voler vedere le persone che stai uccidendo per quello che sono davvero?-
nessuna risposta. Il paziente abbassò la testa ed alzò lo sguardo, ridacchiando
-Non mi vuoi rispondere. Non posso considerarla una novità...- si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio
-Ti fa sentire meno colpevole? Hai la speranza di scoprire che quelle persone sono tutte mostruose, come quello che le sta per accadere?-
silenzio.
-Sai, dottoressa, tu mi piaci-
-Non mi avresti invitato a cena, se no-
fece stringendo le labbra la ragazza
-Sai perché mi piaci?-
-Sono bionda?-
quello scosse la testa, eppure sembrò divertito
-Perché non mi hai ancora chiesto come mi chiamo-
Harleene ci pensò un attimo.
Ma sì che te l’ho chiesto.
-Veramente, ne parlavamo poco prima-
-Non mi hai chiesto come mi chiamo. Mi hai domandato perché non te lo voglio dire, ma è diverso. È più intelligente-
Harley non sapeva cosa rispondere
-Anzi. Tu sembri più intelligente. Gli altri non fanno altro che domandarmi se non mi sento mostruoso per quello che faccio...- lo disse cantilenante, roteando gli occhi
-Tu invece sei un passo avanti. Anche due-
Harleene lo guardò per qualche altro minuto,  non sapendo che dire, quando vide alle spalle del paziente una luce rossa
-Mi dispiace, ma abbiamo finito il tempo. Riposati, tra poco incontrerà la dottoressa Meridian- fece alzandosi
-Quella non mi piace- sentenziò lui agitandosi tra le cinghie
-Come no? È bionda e curvosa-
-Divertente. Forse la dovrei riutilizzare-
-Oh? Davvero? Joker deve riciclarle, le battute?-
-Ha ragione dottoressa, sto proprio cadendo in basso-
***



Cosa è sbagliato in me? 
Perchè mi sento così? 
Sto impazzendo adesso 

Non riesco nemmeno a parlarne 
Sono una luce sulla mia testa 
Non voglio nemmeno pensarci 
E' come se stessi diventando pazza 

[Canzone: Disturbia di Rihanna]
-Chase, non è che per caso hai assistito al mio ultimo colloquoio con Joker?-
-No, mi dispiace, avevo da fare con altri pazienti. Come mai?-
Perché avresti scoperto che non gli piaci.
A differenza mia.
Ma cosa ti prende? Sei gelosa di quel tizio?
-Nulla. Solo curiosità-
-Vuoi un po’ di caffè?-
-No, grazie- fece Harley chiudendo di botto la cartellina, e facendo risuonare il cartone per la stanza.
Attraversò Arkham di corsa, non vedeva l’ora di poter raggiungere il suo amato portatile e appuntare tutto quello che era riuscita a raccogliere.
-Harley?-
Oh, ma porca puttana, la smettete di rompere tutti quanti??
-Sì??- fece girandosi con un sorriso falsissimo. Era Tom.
Ah, che stress questo ragazzo. Veramente non lo sopporto.
-Come è andata?-
-Cosa?-
-Non stava lavorando?-
-Sì...motivo per il quale devo scappare nel mio ufficio. In caso vieni e fai un salto lì-
Azzardati e ti faccio saltare in aria
-O....ok-
Probabilmente sensi di colpa radica..
Harley distolse lo sguardo dal computer e dalla tranquillità del suo studio.
Ma che stava scrivendo?
Rilesse tutto e le venne da vomitare.
Sensi di colpa...passati orrendi...segreti...non è un trhiller Harley. È una mente. E le menti sono semplici. Tutte. Possono essere difficili da afferrare, ma né lunghe, né complesse.
Cancellò tutto, e ricominciò con più calma.
Appena le cose si facevano complicate, ritornava al punto di partenza. Era come snodare una matassa.
Se lui si sentiva in colpa c’era un motivo. Quale?
Un trauma. Forse infantile.
Annotò.
Che tipo di trauma?
Questa era una cosa che andava capita. Per cui, punto interrogativo.
E un altro punto interrogativo. E un altro.
Ok, troppi.
Così non risolvi nulla, Harley.
-Dottoressa Quinzel?-
-Sono-molto-impegnata- fece lei sbattendo la testa sulla tastiera.
-Oh, ma come siamo professionali...-
alzò la testa stancamente e vide Edward spuntare dall’uscio.
C’erano due categorie di persone che ad Harley piacevano senza sforzi.
I pazzi, ed Edward.
-Signor Nygma, lei dovrebbe trovarsi a lavoro-
-Ha ragione, sono davvero negligente, ma sono stato licenziato- fece lui sorridendo.
-Cosa? Cristo, Ed, mi dispiace...-
-No, in realtà ho dato io le dimissioni. Vedi, ora è lunga come cosa da spiegarti..-
-Vieni e siediti-
Ed si andò a sedere nell’unica poltrona della stanza oltre a quella di Harleene
-Allora, come va il tuo lavoro?-
-Ho un nuovo incarico-
quello alzò un sopracciglio e Harley si apprestò ad aggiungere
-La cosa peggiore che mi sia mai capitata sotto mano-
-Complicata?-
-Mai sentito parlare del Joker?-
domanda retorica, ovviamente. Vide le pupille di Ed dilatarsi di qualche centimetro.
-Credevo ti assoldassero solo ai ninfomani schiodati-
-..non sei simpatico. E comunque, non so davvero che fare-
-Ti sembra di piacergli?-
-Non lo so. Ok, forse più sì che no. Ma è comunque...non lo so. L’ho detto, è difficile. Parliamo di te. Perché ti sei fatto licenziare?-
Ed scosse la testa annoiato
-Lì erano tutti dei brutti stupidi, noiosi. E comunque si è suicidato il caporeparto-
-Porca...- Harley spalancò gli occhi sorpresa.
-Già- fece lui annuendo.
-Era quello odioso, coi baffi?-
-Esattamente-
-Perché mai si è suicidato? Non era sposato e pure ricco?-
-La gente è strana Harley. E tu lo sai meglio di me, visto dove lavori-
lei ridacchiò.
-Certe volte, Ed, preferisco di gran lunga i miei pazienti a le persone con cui devo interagire al di fuori del lavoro-
-Fatti rinchiudere, allora. Potremo dividerci la cella-
-Tu non sei pazzo-
-Tu credi?-
Harley rise.
Tu credi, Harley?
 
Sì, sono veloce a pubblicare i capitoli. Ci tenevo a fare un salutino al bel Ledger (sei stato meraviglioso). Mi manca.  E  mi sembra quasi ovvio che il mio Joker è lui.
Lui era Joker, ragazzi, diciamocelo.
Dopodichè. Questo era il primo capitolo dove ho finalmente messo qualche pezzo di canzone. Troverete tanta Rihanna e Nicki Minaj, Rihanna perché ha scritto tante canzoni adatte al mio tema e Nicki...bè, io amo Nicki. Che ne dite della scelta dei versi? Disturbia la trovo semplicemente perfetta.
Edward è Edward l’Enigmista, a chi non fosse chiaro. Non potevo non mettere l’altro mio adoratissimo villain. OVVIAMENTE, è la versione Jim Carrey. Perché Jim è il mio idolo, COMUNQUE ho visto che c’è già un po’ di gente che segue.Caspita, grazie!! Però RECENSITE, PER L’AMOR DI DIO çç ve ne sarei grata a vita.

Ok, bye bye ;) 

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