La Falsa Sfera [Sequel di: Una nuova avventura] di kagome123 (/viewuser.php?uid=6291)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' arrivata la primavera! ***
Capitolo 2: *** Un brutto litigio ***
Capitolo 3: *** Riappacificazione ***
Capitolo 4: *** E improvvisamente... ***
Capitolo 5: *** Ricordi di un giovane monaco ***
Capitolo 6: *** Intrusi ***
Capitolo 7: *** Ritorno al villaggio Musashi ***
Capitolo 8: *** Una serata movimentata ***
Capitolo 9: *** Una fastidiosa maledizione ***
Capitolo 10: *** Vecchi amici e nuovi indizi ***
Capitolo 11: *** Una nuova avventura ha inizio: Terrore alla cascata ***
Capitolo 12: *** Bugie innocenti ***
Capitolo 13: *** Tsuchigumo, il demone ragno. ***
Capitolo 14: *** Lotta contro il tempo ***
Capitolo 15: *** La furia di Kaori ***
Capitolo 16: *** Un incontro inaspettato! Kaori contro Sesshomaru. ***
Capitolo 17: *** Un “nuovo” compagno di viaggio ***
Capitolo 18: *** La preoccupazione di Inuki ***
Capitolo 19: *** Notte di luna piena ***
Capitolo 20: *** Un villaggio misterioso ***
Capitolo 21: *** "Perdonami Ikkuko..." ***
Capitolo 22: *** Ultime parole famose ***
Capitolo 23: *** Aura maligna ***
Capitolo 24: *** “Torna presto da me, mia dolce Sango...” ***
Capitolo 25: *** Il piano di Matsunaga ***
Capitolo 26: *** Due padri molto gelosi ***
Capitolo 27: *** Sentimenti ***
Capitolo 28: *** Il principe e la principessa ***
Capitolo 29: *** Rivelazioni pericolose ***
Capitolo 30: *** Una notte di luna piena tutta da ricordare ***
Capitolo 31: *** Regalo di compleanno ***
Capitolo 32: *** Imboscata! ***
Capitolo 33: *** Legami ***
Capitolo 34: *** "Sono proprio i degni figli dei loro genitori..." ***
Capitolo 35: *** Il labirinto di rocce ***
Capitolo 36: *** In trappola! ***
Capitolo 37: *** Un triste destino ***
Capitolo 38: *** Shikon no Tama ***
Capitolo 39: *** “… non ti permetterò di lasciarmi sola!” ***
Capitolo 40: *** La promessa di Midoriko ***
Capitolo 41: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 42: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** E' arrivata la primavera! ***
capitolo 1
La falsa sfera
by Kagome123
CAPITOLO UNO: E' arrivata la primavera
21
Aprile. Era ormai primavera in Giappone e il dolce odore dei
ciliegi in fiore avvolgeva l’intera città di Tokyo, cancellando
per un po’ quello acre dei gas di scarico delle macchine,
nonostante gli impianti iper tecnologici atti a rilasciare sempre
meno gas tossici nell’aria. La città era cambiata molto
nell’ultimo decennio, diventando sempre più simile alle grandi
metropoli occidentali. Però molte tradizioni e molti luoghi avevano
resistito al progresso. Infatti, su un piccolo colle alla
periferia della città, l’antico tempio Higurashi regnava quasi del
tutto incontaminato.
“Che
giornata stupenda!” Disse sospirando una giovane donna sulla
trentina, vestita con un inusuale abito da sacerdotessa rosso, mentre
liberava il lungo viale dai numerosi petali di ciliegio con una
vecchia scopa di paglia. “Kagome!” Disse una voce maschile
che proveniva dalla casa poco distante e che catturò l’attenzione
della donna. “Oh, Inuyasha! Buongiorno !” Disse la ragazza,
sorridendo dolcemente all’uomo. Inuyasha indossava la sua tuta
blu da lavoro, la solita bandana che gli nascondeva le buffe orecchie
da cagnolino e un vecchio zaino in spalla. “Buongiorno! Fhè!
Ormai sei diventata più mattiniera di me! Aaaaah, sto proprio
perdendo colpi!” “Non dire così, Inuyasha. È solo che sei
più stanco ultimamente e quindi il tuo corpo ha bisogno di riposare.
Ho saputo che giù al cantiere avete sempre moltissimo lavoro da
svolgere.” “Non me ne parlare... e poi, visto che ormai siamo
una delle poche ditte rimaste in tutta la città che fa lavori
manuali, siamo richiestissimi! Ah, ma mi chiedo, cosa diavolo li
hanno inventati a fare quei robo-cosi o quelle macchine strane se poi
per un nonnulla si rompono e diventano inutilizzabili?” “L’ho
sempre detto io: è ancora troppo presto perché l’uomo venga del
tutto sostituito da una macchina!” “Già,
hai ragione. Dovrebbero ritornare ad usare i metodi del mio tempo.
Sarebbe molto meglio, secondo me.” “Purtroppo non si può
fermare il progresso. Oh, ma stai già andando al lavoro? Non fai
colazione?” “No, koi. Purtroppo oggi arrivano dei fornitori
molto importanti e io devo supervisionare il tutto. Devo arrivare
prestissimo al cantiere.” “Ho capito. Però Inu... potevi
almeno metterti un abito più decente... sai... per fare un po’
bella figura. Sei pur sempre il capocantiere...” Disse Kagome
mentre, avvicinatasi ad Inuyasha, aveva iniziato a togliergli la
polvere di dosso. “Uff... lo sai cosa succede quando mi metto
addosso... ehm... un vestito buono...”Disse il giovane uomo mentre,
con il volto leggermente arrossato, si grattava nervosamente la
guancia. “Papà ha ragione, mamma! Non vorrai che venga di
nuovo inseguito da una ventina di fangirl
urlanti e con la bava alla bocca fin su al tempio?” Una voce
squillante e dal tono sfacciato e scherzoso si intromise
improvvisamente nel discorso dei due adulti. A pochi passi da
loro, appoggiata alla porta scorrevole della casa, una ragazza di
circa 15 anni dai lunghi capelli argentati lasciati cadere
liberamente sulle spalle, le buffe orecchie canine dello stesso
colore, gli occhi ambrati e con indosso dei pantaloncini corti e una
maglietta a maniche lunghe, li osservava divertita. “Kaori! Che
ci fai fuori vestita così? Prenderai freddo!” La ragazza rise e
con un balzo veloce si portò tra i due genitori. “Lo sai
benissimo mamma che in 15 anni di vita non ho preso neanche un
raffreddore... e poi... avevo voglia di sgranchirmi un po’ le
gambe. Ho solo fatto una passeggiata
qua e là.” “Se per passeggiata
intendi dire che sei andata per la città saltando da un palazzo ad
un altro, spero proprio che nessuno ti abbia visto questa volta...”
Disse Inuyasha, accarezzandole con la mano la testa e scompigliandole
amorevolmente i capelli. “Già, l’ultima volta ti sei salvata
solo per la tua velocità. Altrimenti non avrebbero impiegato molto a
risalire alla nostra famiglia. Non ci sono molte ragazze con i
capelli argentati e gli occhi ambrati nel nostro Paese.” Disse
Kagome portandosi la mano alla fronte, sconsolata. “Non
preoccuparti. Ho scelto apposta quest’ora, dato che non c’è
molta gente sveglia. E poi oggi non ho proprio resistito. Finalmente
si inizia a sentire aria di primavera!” Kagome e Inuyasha
annuirono e si abbandonarono ad assaporare in silenzio l'odore dei
fiori di ciliegio. “A proposito di primavera, ma oggi non è
anche il primo giorno di scuola?”Disse Inuyasha. Kaori
annuì. “Da oggi io e Inuki saremo in terza media, finalmente!”
Disse la ragazza, sorridendo. “Ah, la terza media... quanti
ricordi!” Kagome e Inuyasha si scambiarono una lunga occhiata
d’intesa, per poi cominciare a ridere. “Non sarebbe ora che
andassi a svegliare tuo fratello? Non voglio che facciate tardi...”
Disse poi Kagome alla figlia. “Prima di uscire dalla camera ho
lasciato aperta la tendina. Ormai il suo letto sarà invaso dai raggi
del sole e si sarà sicuramente svegliato!” “Povero Inuki. Ora
capisco perché è sempre nervoso di prima mattina.” Disse Kagome,
con un enorme gocciolone sulla fronte. “Bè, io vado a
cambiarmi. Ci si vede stasera, papà!” Disse la ragazza che , dopo
aver abbracciato forte il padre, scomparve così come era venuta. I
due genitori rimasero lì in silenzio per qualche minuto poi Kagome
prese la parola. “Passa davvero veloce il tempo.” “Già...
i nostri cuccioli sono diventati grandi.” “Inuyasha, dovresti
smetterla di chiamarli cosi.” “Hehe, rimarranno sempre
cuccioli per me, lo sai. Ora vado. Ci si vede stasera, koi.” Disse
e dopo aver baciato la compagna con passione, si diresse verso le
scale. Kagome osservò la sua figura a lungo, fino a quando non
scomparve dalla sua vista. Poi, fatto un profondo respiro, riprese
le sue faccende domestiche.
Una
folata di vento un po’ più forte delle precedenti fece ondeggiare
il sottile tessuto della tenda della finestra semiaperta, andando a
scompigliare i folti capelli corvini di un giovane che dormiva poco
distante. Il ragazzo sbuffò, leggermente adirato per
quell’improvvisa sveglia, si girò più volte nel letto e strinse
gli occhi semiaperti e di colore ambra, cercando in tutti i modi di
riprendere sonno. Purtroppo, un raggio di sole colpì direttamente il
suo viso. Sconsolato e nervoso più che mai, con un movimento veloce
si liberò di tutte le coperte che aveva addosso e, dopo essersi
stiracchiato, si abbandonò ad un lungo e sonoro sbadiglio. In quel
momento quattro lunghi canini fecero bella mostra di se. “Awww!
Perché Kaori lascia sempre aperta quella tendina? Vorrei sapere che
gusto ci prova a rovinarmi la giornata così...”Disse il ragazzo
con la voce impastata dal sonno mentre, con una mano, si stropicciava
gli occhi e con l’altra si spettinava i folti capelli. In quel
momento le due piccole orecchie canine dello stesso colore della sua
chioma si mossero leggermente. Il ragazzo vide la porta aprirsi e
dietro apparire la figura di Kaori, sua sorella gemella, che lo
osservava divertita con uno sorrisetto stampato in faccia. “Giorno,
fratellino! Hai visto che bella giornata è oggi?” “Tsk! Bella
giornata un corno! Kaori! La devi smettere di svegliarmi così! Lo
sai benissimo, io sono buono e caro ma quando mi arrabbio non capisco
più nulla! Un giorno o l’altro mi vendicherò, stanne
certa!” “Fhè! E cosa vorresti fare? Sentiamo!” “Beh,
forse una soluzione sarebbe quella di avere camere separate; ora che
lo zio Souta sta per prendere casa ad Hokkaido, ci sarà presto una
camera libera.”Disse osservando sottecchi le sorella e, alzatosi
dal letto, iniziò a tirare fuori dall’armadio la divisa
scolastica. “NO! Tutto ma non questo! Non voglio separarmi dal
mio fratellino!”Disse la ragazza, fiondandosi addosso al fratello e
abbracciandolo forte. “Kaori, stavo scherzando, lo sai. E poi
ormai non riuscirei più a prendere sonno senza il tuo
russare.” “Cosa? Io non russo! Sei tu quello che russa e che
parla durante il sonno!”Disse adirata, incrociando le braccia al
petto. “Si si, come no!”E scoppiò a ridere come un matto,
buttandosi sul letto. Kaori rispose con una linguaccia, poi si
abbandonò a una forte risata insieme al fratello finendo anche lei
sul letto. I due ragazzi continuarono a ridere per parecchi minuti
poi Inuki prese la parola. “E un’altra cosa. Se io cambiassi
camera, come faresti senza di me quando, durante le notti di luna
piena, ci trasformiamo in esseri umani?”Disse sorridendole. Kaori
rispose al sorriso. “Verrei ugualmente nel tuo letto,
fratellino.” “Hehe... anche se mi chiudessi a chiave?” “Una
soluzione la troverei sempre, lo sai.” Il ragazzo si avvicinò
alla sorella e la baciò sulla fronte. “Mi vado a fare una
doccia e poi scendo giù a fare colazione.” Disse alzandosi e
prendendo la divisa e un cambio di biancheria pulita. “Va bene.
Non metterci molto altrimenti poi siamo costretti a prendere la
strada
veloce e tu sai che i nostri genitori non vogliono che la
prendiamo.” “Si, sarò pronto prima di quanto immagini,
sorellina.” E corse in bagno chiudendo la porta dietro di
sé. Kaori, dopo essersi infilata la divisa scolastica ed aver
riordinato un po’ il letto e le sue cose, si diresse affamata verso
la cucina da dove proveniva il dolce odore della colazione.
“Itadakimasu!”
Urlò Kaori poco prima di addentare il suo gigantesco toast. “Ogni
giorno quel toast diventa sempre più pieno!”Disse Souta, seduto di
fronte a Kaori, mentre mangiava il suo pane imburrato. “Dovresti
iniziare a darti una regolata, figlia mia.” Disse Kagome, mentre
mangiava la sua ciotola di riso. “Lasciala fare, tesoro. È
nell’età della crescita e ha bisogno di molte energie per iniziare
bene la giornata.” Disse la signora Higurashi, seduta accanto alla
figlia, mentre sorseggiava il caffè. “Sentito mamma? La nonna
ha ragione! E poi non posso farci nulla, il cibo è il mio punto
debole!” “Andando avanti così diventerai una cicciona,
sorellina.” Disse Inuki, mentre sorseggiava il suo latte e
addentava un biscotto. “Fhè! Con tutto il movimento che faccio,
fratellino, è altamente improbabile che io metta su peso, a
differenza di te che stai sempre chino sui libri!” “A me piace
leggere come a te piace praticare lo sport. E poi non è vero che non
mi muovo per niente! Tutte le corse che devo fare con te ogni mattina
per arrivare a scuola non le hai mai considerate?” “Tsk!
Quelle non valgono proprio niente.” “Questo lo dici tu,
MASCHIACCIO!” “Ehhh?! Come osi tu! TOPO DI BIBLIOTECA!” “Che?
Dannata... io...” “Su , su! Basta litigare ragazzi!” Urlò
Kagome mentre, alzandosi da tavola, cercava di separare i due
fratelli. “Ogni mattina è sempre la solita storia. Mi ricordano
due persone di nostra conoscenza alla loro età...” Disse Souta con
un grosso gocciolone sulla testa. La signora Higurashi annuì e si
lasciò sfuggire una risatina. “Souta!” Disse Kagome,
sentendosi presa in causa e con un’enorme vena pulsante sulla
fronte. “Ogni riferimento a cose, persone o animali è puramente
casuale!” Disse il giovane, prima di scoppiare a ridere. La
risata dello zio finì per contagiare tutta la famiglia che in pochi
istanti si ritrovò a ridere a crepapelle. “Oh Kami! Ragazzi!
Guardate l’ora!” Disse la signora Higurashi che per prima aveva
iniziato a ricomporsi e che per caso aveva posato gli occhi
sull’orologio. “È tardissimo! Su Kaori, andiamo!” Disse
Inuki, finendo di bere velocemente il latte. "Un secondo...
gnam... che finisco... qui... gnam...” Disse tra un morso e
l’altro. Pochi minuti dopo i due ragazzi erano sul ciglio della
porta ad infilarsi le scarpe. “Tsk! Stupide scarpe!” Imprecò
Kaori mentre cercava di infilare la scarpa destra che stranamente
quella mattina aveva deciso di fare un po’ più resistenza del
solito. “Avete preso tutto? I soldi? Il bento che vi ho
preparato?” Domandò Kagome mentre aggiustava il colletto della
camicia ad Inuki. “Si!” disse Inuki. “Si, ho preso
tutto.” Disse Kaori. Ma prima che potesse mettere piede fuori, la
nonna la bloccò. “Tesoro, aspetta! Hai dimenticato di indossare
il tuo bracciale speciale.” “Eh? Ma non è possibile, nonna!
L’ho messo prima di uscire dalla camera.” Ma Kaori non riuscì a
completare la frase. Davanti a lei c’era la madre che la guardava
arrabbiata e con in mano il suo braccialetto. “Sei sempre la
solita sbadata, Kaori.” Disse prendendo il braccio della figlia e
infilandole il braccialetto rosso al polso. In pochi istanti il
suo corpo fu illuminato da una luce bianca. Quando il bagliore
scomparve, le orecchie da cagnolino avevano lasciato il posto a due
orecchie da essere umano. “Deve essersi slacciato prima mentre
mangiavo. Scusami mamma.” “Fa niente. Ma controlla sempre di
averlo addosso. Non vorrei che succedesse qualcosa. Già vai troppo
in giro senza portarlo, soprattutto durante le tue passeggiate.
Almeno a scuola dovresti tenerlo sempre.” “Non preoccuparti
mamma. Fino ad oggi non mi hanno mai beccato. Starò attenta, te lo
assicuro.” Disse Kaori, abbracciando la madre e poi la nonna per
salutarle. “A stasera!” Urlarono in coro i due ragazzi mentre
iniziavano a correre veloci come fulmini.
Kagome osservò
i figli andare via e, dopo aver fatto un profondo respiro, disse:
“Cerco solo di proteggerli, mamma. Ci sono troppe persone senza
scrupoli in questo mondo.” “Fai bene, figlia mia, ma arriverà
il giorno in cui dovranno mostrare anche agli altri la loro parte
nascosta, lo sai benissimo anche tu. Sono due ragazzi molto speciali
e quei braccialetti mostrano al mondo solo una parte del loro vero
aspetto.” “Lo so mamma, lo so... però... ho paura. E se non
dovessero accettarli?” “Figlia mia, te lo dico sempre. Non
devi farti di questi problemi. Per ora dobbiamo solo sperare che
tutto rimanga così come è adesso. Su, ora andiamo dentro. Abbiamo
un mucchio di cose da sbrigare al tempio. Ora che il nonno non c’è
più sei tu la sacerdotessa.” Kagome annuì. Osservò un’ultima
volta l’orizzonte prima di chiudere la porta dietro di sé.
Intanto
Inuki e Kaori correvano velocissimi saltando da un palazzo ad un
altro. “Forza Inuki! Sbrigati! Sono quasi le 8 e 30! Uff! Ogni
giorno sei sempre più lento.” “Non sono lento! Io sto solo
andando alla tua stessa velocità! Se voglio posso benissimo
accelerare.” “Ah si? Adesso sarei io quella lenta? Ma fammi il
piacere!” “Cos’è? Vuoi una sfida?” Disse il ragazzo,
avvicinandosi alla sorella. “Hehe, non attendevo altro!”
Ribatté la ragazza, con gli occhi che le brillavano. “Allora
facciamo una scommessa. Se arrivo per primo rinuncerai alle tue
passeggiate
mattutine per un semestre intero!” “Oook! Ma se dovessi
arrivare per prima io, cosa che SICURAMENTE accadrà, allora...
mmm... vediamo un po'.... ECCO! Ti iscriverai al club di karate
insieme a me!” “Cooooosa? NO! No! Questo non accadrà
mai!” “Si, si... immagino quanto mancherai a quelli del club
della letteratura. Cioè, voi non fate altro che andare in biblioteca
e leggere. Secondo me non vi conoscete nemmeno l’un l’altro! Che
club inutile!” Disse con tono seccato e cantilenante. “Fhè!
Non è inutile!” “Allora? Ci stai?? Eh?” Disse,
ansiosa. “Si, ci sto! E preparati! Questa volta non sarà facile
battermi!” “Lo vedremo! VIAAAA!” I due giovani mezzi
demoni incominciarono a correre come pazzi. Andavano così veloce che
riuscirono a raggiungere tranquillamente un treno in corsa alla sua
massima velocità, diventando quasi del tutto invisibili all’occhio
umano. I due sfidanti erano sempre vicinissimi l’uno all’altra,
li separavano solo pochi microsecondi. E così, quando il cancello
della scuola era ormai in vista, Inuki e Kaori diedero sfogo a tutte
le loro energie per poter vincere ma, purtroppo per Inuki, le
previsioni di Kaori furono esatte. “SIIII! CE L’HO FATTA!
YATTA!” La voce di Kaori riecheggiò nel cortile della scuola
stracolmo di alunni e ora invaso da una coltre di polvere che aveva
coperto l’arrivo improvviso dei due fratelli Higurashi. “Anf...
Dannazione... anf... mi mancava pochissimo!” Fu tutto quello che
riuscì a dire il povero Inuki ansimante, prima di lasciarsi cadere a
terra. Kaori lo osservava dall’alto, con un sorriso smagliante
stampato in volto. Poi si abbassò, portandosi in ginocchio e
porgendo una mano al fratello per aiutarlo ad alzarsi. Inuki
sbuffò e girò, scuro in volto. “Questa volta c’è mancato
davvero poco, fratellino. Penso che le prossime volte non dovrò
sottovalutarti così tanto! Pace?” A quelle parole, il ragazzo
cambiò radicalmente espressione assumendo un insolito sguardo
beffardo, molto simile a quello che più volte aveva visto assumere
alla sorella. “Ti perdono sorellina, ma la prossima volta ti
batterò, stanne certa!” E, detto questo, prese la mano di Kaori la
quale, sorridendo, lo aiutò ad alzarsi. Questa fu la prima
immagine che gli altri alunni ebbero dei due fratelli, dato che la
polvere aveva finalmente iniziato a diradarsi. Molti di
loro erano ormai abituati alle loro sfide e soprattutto a quelle
inspiegabili apparizioni mattutine a differenza delle molte matricole
che osservarono l’intera scena esterrefatti. E così, dopo aver
aiutato il fratello a togliersi un po’ di polvere di dosso, i due
si diressero verso i grandi tabelloni dove erano affisse le
assegnazioni delle classi per il nuovo semestre. Conclusione: per
il terzo anno consecutivo, Inuki e Kaori erano stati inseriti nella
stessa classe.
NOTA DELL'AUTRICE
Ed eccomi qui ragazzi, con il sequel di "Una nuova avventura".
Non ve lo aspettavate, vero?
Hehe, non me lo aspettavo neanche io, in realtà.
Vi chiederete allora come mai io sia qui ad aggiornare il mio account con una nuova storia, bè...
....non lo so ma è stato circa un mese che ho iniziato a
scriverla e piano piano, questa storia ha preso forma ,
sorprendendomi ad ogni frase che buttavo giù.
Così, vedendo che tutto procedeva bene, ho deciso di iniziare a
pubblicare il primo capitolo, per vedere le vostre reazioni e vedere se
mi convenga o no continuare.
Vi avviso. La storia la sto ancora scrivendo, ma vi prometto che
se otterrò il sostegno che mi aspetto da voi, miei fedeli
lettori/lettrici , cercerò di aggiornare e completarla il
più velocemente possibile.
Per ora questa è solo un'introduzione ma aspetto con ansia di leggere le vostre recensioni e commenti
Quindi, se volete che io continui, COMMENTATE!!
un bacione e a presto ^_^
Edit 08/03/11
Hey ragazzi! Ho una piccola comunicazione da farvi.
Da qualche tempo sto lavorando insieme a moira78 per rendere più leggibile e grammaticamente corretta la mia storia.
Già. Ho anch'io una beta-reader ^-^
Quindi, modificherò ogni capitolo prima di riprendere ad aggiornare e mi farebbe piacere se rileggeste la storia dall'inizio.
Fatemi sapere come vi sembra ^^
Un bacione a tutti ^^
kagome123
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Capitolo 2 *** Un brutto litigio ***
capitolo due
Capitolo Due: Un brutto litigio
E
così la mattinata passò velocemente: prima ci fu il solito
discorso, senza fine, del preside, poi la presentazione dei nuovi
professori, la riconferma dei vecchi, le solite raccomandazioni,
quindi tutti furono spediti nelle varie classi per iniziare le
lezioni. Quando furono terminate tutti gli alunni si diressero
velocissimi in cortile pronti a scegliere a quale, tra i
numerosissimi
club
a loro disposizione, iscriversi per quell’anno. Inuki scese
sconsolato le scale, cercando di prendere più tempo possibile.
Sapeva che in quel periodo era quasi impossibile muoversi giù nel
cortile senza venir calpestati da folle di ragazzi e ragazze in preda
al panico. Panico per che cosa, poi? Più cercava di rispondere
a questa domanda e più nella sua mente di adolescente non riusciva a
trovare una risposta. Forse era dovuto al fatto che la scelta di
frequentare quel determinato club avrebbe segnato una persona per
tutta la vita mentre la scelta di quello sbagliato l’avrebbe
penalizzata? Nemmeno questa domanda aveva trovato una
risposta. Lui era stato da sempre un tipo con le idee chiare. Fin
dal giorno in cui aveva imparato a leggere, aveva deciso che la
lettura sarebbe stata la sua vita e così, quando si era venuto a
trovare nella stessa situazione in cui si trovavano molti alunni in
quel momento, sapeva già a quale club legarsi. Diversamente da
lui Kaori, indecisa per natura, si era legata a club differenti di
anno in anno, riuscendo anche a farsi cacciare da questi a causa del
suo carattere caparbio e, talvolta, attaccabrighe. E così, dalla
prima elementare alla seconda media, aveva passato a rassegna quasi
tutti i club sportivi. L’unico rimasto era il club di karate, da
sempre il più agognato e desiderato. E Inuki non fu per niente
sorpreso di trovarla già lì, davanti al tavolo d’iscrizione, con
la mano per scrivere che le tremava, impedendole di firmare. “Calmati
sorellina. Si tratta solo di una firma, non è un gioco di
strategia.” Disse Inuki, andandole vicino e posandole la mano sulla
spalla. “Lo so, dannazione! LO SO! Aaaaaaaaaah! Inuki, non ce la
faccio... non ci riesco! Sono troppo nervosa!” “Nervosa?
Addirittura?” Disse con tono scherzoso. “Fhè! Aaaaaah! Ma che
ne sai, tu? Uffa!” “Lo so benissimo, invece. È da sempre
stato il tuo sogno iscriverti qui.”
Le
bisbigliò, usando il linguaggio inuyoukai. Kaori a quelle parole
sgranò gli occhi e lasciò cadere la penna per lo stupore. “Ooook!
Visto che tu non ti decidi, mi iscriverò io per primo! In fin dei
conti sono o non sono tuo fratello maggiore?” Disse e, presa la
penna al volo, scrisse velocemente il suo nome nell’elenco. Kaori,
dopo essersi ripresa dallo stupore, scosse velocemente il capo e
disse: “Fhè! Solo perché nei parti gemellari vale la regola
che il secondo a nascere sia il primogenito... uff! E dire che sono
nata IO per prima!” “Hehe!” Ghignò Inuki. Poi porse la
penna alla sorella. “Allora io ho fatto. Tu? Ti iscrivi oppure
no? Non mi dire che sei indecisa anche su questo!” Kaori ringhiò
leggermente al fratello, che la osservava divertita, poi portò il
suo sguardo sulla penna che teneva in mano. ‘È solo una
firma... è solo una firma... SOLO UNA FOTTUTISSIMA FIRMA’ Ripeté
all’infinito nella sua mente mentre prendeva lentamente la penna e
incominciava a scrivere un kanji alla volta. E così, dopo 5
muniti buoni, Kaori ebbe finalmente finito di scrivere il suo
nome. “Bene. Grazie ragazzi per aver scelto il nostro club!
Presentatevi domani dopo le lezioni al dojo riservato al club di
Karate. Siete del terzo anno quindi sapete dove si trova, vero?”
Domandò il ragazzo addetto alle iscrizioni. Inuki e Kaori
annuirono. “Benissimo. Domani farete la visita medica e vi
verranno assegnati i kimono e i vari accessori. Ci si vede domani,
ragazzi!”
Li
congedò.
Pochi minuti più tardi, i due ragazzi camminavano
lentamente sulla via del ritorno. Come tutte le volte che non
dovevano correre come pazzi per arrivare in orario a scuola, stavano
attraversando il grande parco di Yoyog, situato all'interno del
quartiere di Shibuya e poco distante dalla stazione di Harajuku.
Tutt’intorno la vita caotica della città era quasi in
contrasto con la calma e la pace che ancora si riuscivano a respirare
in quel luogo, e i due ragazzi lo adoravano appunto per questo
motivo.
L’odore dei fiori, degli alberi e degli animali che
popolavano quel luogo, inebriava i nasi ipersensibili dei due mezzi
demoni, donando loro un po’ di sollievo dall’acre odore dello
smog, insieme ai suoni della natura che risuonavano come sinfonie
nelle loro orecchie.
“Beh?
Come mai oggi sei così silenziosa? Non è da te...” Disse
improvvisamente Inuki, rompendo il silenzio che si era venuto a
creare. Kaori di tutta risposta sbuffò e si porto le
braccia dietro la nuca. “Forse non ho niente da dire.” Rispose
scocciata. Inuki ridacchiò. Poi riportò la sua attenzione ai
grandi alberi di ciliegio che circondavano il viale che stavano
percorrendo. Kaori sbuffò nuovamente, riportando le braccia verso
il basso e passandosi una mano nei lunghi capelli color argento. “È
sempre bellissimo qui, soprattutto in questo periodo dell’anno.”
Disse Inuki. Kaori borbottò qualcosa in risposta, ma il ragazzo
non riuscì a capire. “Eh? Hai detto qualcosa?” “Uff! Mi
chiedevo... ecco... come facevi prima a sapere che...
cioè...” “Ooooh! Non lo immagini? Siamo fratelli gemelli,
sciocchina! È naturale che ognuno sappia tutto dell’altro!” La
ragazza a quella risposta sgranò i grandi occhi color
ambra. “T-t-t-tutt-o?” Balbettò mentre le sue guance si
imporporavano leggermente di rosso. Inuki, vedendo la sorella in
quello stato, ghignò soddisfatto e, avvicinato ancora di più il suo
viso a quello di Kaori disse, mentre la guardava con gli occhi simili
a due fessure: “Si, proprio tuuuuuuuutto!” A quella risposta
il volto di Kaori iniziò a riempirsi di gocce di sudore e si colorò
di rosso ancora di più. “Q-q-qualsiasi cosa tu abbia intuito
n-n-non è vera! Non mi piace nessun ragazzo del club di
Karate!” “Oooooooooh! Allora ci avevo preso! Chi è? Nishimura
della 3 F? Oppure Hifunada della 3 G? Ah, forse è
Hiroshi!” “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah! Non so di cosa stai
parlando, fratellino!” Urlò paonazza in volto, mentre si portava
le mani alle orecchie per non sentire il fratello. “Hehe! Dai!
Dimmelo! Su! È lui, vero?” “No! No! NO! Ti ho già detto che
non mi piace nessuno! Mi sono iscritta solo perché volevo farlo da
molto tempo, niente di più!” “Si, come no! Forse era così
all’inizio. Pensi che non mi sia mai accorto di come lo guardavi
dalla fine dello scorso anno?” Disse usando un tono
malizioso. “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaah! Che imbarazzo! Inuki!”
Disse e gesticolando come una matta. Inuki rideva a crepapelle.
Kaori,
vedendo il fratello così in imbarazzo, pensò che era giunto per lei
il momento di vendicarsi. E sapeva benissimo come. “Allora,
vogliamo parlare di te, invece? Pensi che non sappia di quella
rivista sconcia che hai nascosto sotto il materasso?” Disse,
portandosi vicinissima al fratello. Ora era il turno di Inuki di
arrossire. “C-c-c-he s-s-stai dicendo? L-lo sai benissimo che
quella me la sono ritrovata in cartella dopo la lezione di
ginnastica! Sarà stato uno scherzo di quel deficiente di Negumi...
l’odore sulla rivista era suo.” “E allora perché ce l’hai
ancora e per giunta nascosta?! Avresti dovuto buttarla quasi TRE mesi
fa!” “Ehm... ecco... non ho trovato ancora il tempo per...
liberarmene. E se mamma o papà la trovassero nella spazzatura?” “E
pensi che io ci creda? Pervertito che non sei altro! Ahhhh, povera
me! Io, così pura e casta, costretta a dividere la camera con un
maniaco!” Disse mettendosi le mani nei capelli. “Non sono un
maniaco! Sei tu la pervertita che fa pensieri sconci su quel
ragazzo!”Ribatté il ragazzo. “Ehhhhhhhhhhh? Ma che dici?
Io... io non faccio proprio nulla!” Inuki a quella risposta
guardò con un'espressione di sfida la sorella. “Vuoi che ti
dica veramente COSA dici quando parli durante la notte?” Kaori
sgranò ancor di più gli occhi. Inuki sorrise maligno poi,
imitando la voce della sorella quasi alla perfezione, disse ansimando
e gemendo: “Oh Hiroshi-kun... oh si! Ohhh! Sei bellissimo!
Stupendo! Ancora!” “Shhhhhhh! M-ma che fai? Sei impazzito?”
Disse completamente spiazzata da quelle parole, portando velocemente
la mano sulla bocca del fratello, zittendolo e controllando che il
diretto interessato non fosse nelle vicinanze. “Fhè! E ora? Non
dici nulla? Pensi che io non sia stufo di sorbirmi questa tua
cantilena quasi tutte le notti? Kaori, non capisco proprio cosa ci
trovi in quel tipo tutto muscoli. Non è adatto a te.” Ma fu
costretto ad interrompersi dato che l’odore forte delle lacrime
colpì il suo sensibilissimo naso. Kaori aveva il capo chino e con
il corpo percorso da lunghi brividi. Resosi finalmente conto di
aver esagerato, Inuki portò la mano verso il volto della sorella con
l’intenzione di consolarla. “Scusa... io non volevo... Kaori
mi dispia...” La ragazza con gesto veloce allontanò la mano del
fratello, bloccando ogni suo discorso. “Zitto. ZITTO!
Tu... tu non puoi capire! Tu... TU NON SEI MAI STATO INNAMORATO!”
Disse
improvvisamente, con la voce che le tremava. “Ma... ma...
Kaori... io... non volevo...” “INUKI, SEI UNO STRONZO!”
Urlò
concludendo bruscamente quel discorso per poi sparire velocemente tra
gli alberi. Rimasto solo, il ragazzo si lasciò cadere a terra. “È
vero... sono proprio uno stronzo, sorellina.” Disse, sussurrando,
mentre si portava una mano sul petto all’altezza del cuore.
NOTA DELL'AUTRICE
Salve a tutti ragazzi! Grazie, grazie di cuore per i bellissimi
commenti *_* Sono rimasta veramente senza parole ç_ç. E
soprattutto grazie per avermi tirato su di morale visto che
quest'ultimo periodo è stato un po'..triste...ma lasciamo
perdere.
Continuate a seguirmi e...ne vedrete delle belle!!! ^_^
Ciauuuu!!!
Edit 08/03/11
Capitolo modificato ^^
Grazie a moira78 e al suo aiuto ^^
Un bacione
kagome123
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Capitolo 3 *** Riappacificazione ***
capitolo tre
Capitolo tre: Riappacificazione
Era
ormai sera quando Inuyasha, decisamente più impolverato di quando
era uscito di casa quella mattina e stanco morto, decise di
attraversare quel bellissimo parco. E fu nel momento in cui stava
percorrendo il viale degli alberi di ciliegio che si accorse che,
seduto su una panchina alla sua destra, c’era Inuki. Sorpreso
del fatto che suo figlio fosse ancora in giro a quell’ora e per
giunta da solo, si portò vicino al ragazzo. Stava per iniziare il
discorso quando notò l’espressione del volto di Inuki. Dire che
era triste era un eufemismo. Sembrava disperato e Inuyasha non
l’aveva mai visto così. Poi, l'odore della lacrime e quello
della figlia giunsero al suo naso e la situazione iniziò a diventare
più chiara. “Cosa è successo, Inuki?” Disse, sussurrando e
sedendosi accanto al figlio, il quale rimase immobile e con il capo
chino. “Papà... sono uno stronzo.” Disse, ma la sua voce era
simile ad un lamento. “Uhm? Perché dici questo? Tu e tua
sorella avete di nuovo litigato, vero?” “Si e stavolta ho
proprio esagerato.” Inuyasha girò il volto verso il figlio e
gli posò una mano sulla testa. “Perché... PERCHè NON RIESCO
MAI A TENERE LA BOCCA CHIUSA? Perché finisco sempre per farla
piangere?” “Perché siete entrambi testardi, volete sempre
avere ragione, come me.” “Non avrei dovuto dirle tutte quelle
cose. Ero io in difetto! Papà... non so se stavolta mi
perdonerà!” “Se non ci provi non potrai mai saperlo, figlio
mio.” Inuki alzò la testa e guardò a lungo il padre con gli
occhi lucidi. “T-tu dici?” Inuyasha annuì. “Siete
fratelli e per di più gemelli. Siete legati da un legame
indissolubile e non sarà certo una stupida lite a cancellarlo. Anzi,
sono sicurissimo che ti ha già perdonato.” Inuki sospirò,
rassicurato dalle parole del padre. Inuyasha si alzò in
piedi. “Su, andiamo a casa. Saranno preoccupati per te e penso
che lo sarà anche tua sorella.” Inuki annuì e si alzò in
piedi. “Che ne dici di una corsetta? È da tanto che non ne
facciamo una insieme, noi due.” Inuki a quelle parole non poté
fare altro che scoppiare a ridere. ‘Ecco un altro a cui piace
correre!’ Pensò, prima di accettare l’offerta del padre.
Kagome
era in giardino, davanti alle scale d’accesso al tempio, trepidante
d’ansia. Alcune ore prima, Kaori era tornata a casa con gli occhi
rossi e gonfi per le lacrime e, dopo aver buttato alla rinfusa le sue
cose sul divano insieme al braccialetto, era scappata senza dare
alcuna spiegazione a nascondersi su in cima al Goshinboku, da sempre
il luogo dove amava rifugiarsi per rimanere da sola, senza più
scendere. Kagome era corsa subito in giardino e l’aveva chiamata
più volte, senza però ottenere alcuna risposta. E così,
preoccupata e triste, era rimasta lì vicino ad aspettare.
Erano
ormai quasi due ore che era lì, con milioni di dubbi per la
testa. ‘Perché... perché Kaori non scende? E’ successo
qualcosa, lo so! E poi perché Inuki tarda così tanto? Non è mai
successo che non tornassero insieme. Se almeno Inuyasha fosse qui,
potremmo andare a cercarlo!’ Pensava la donna, mentre andava avanti
e indietro, agitata e preoccupata. “Hey, Koi! Tadaima.” La
voce del marito la colse di sorpresa, facendola
sussultare. “Inuyasha! Era ora che tornassi! Inuki è... ” ma
la donna si interruppe. Dietro di lui c’era il figlio, che la
osservava imbarazzato e grattandosi nervosamente la nuca. “Ehm...
ciao mamma...” Disse, insicuro. Kagome, felice e sollevata, non
poté fare altro che abbracciarlo, stringendolo forte a sé. Sebbene
ormai fosse alto quanto il padre, quindi più di lei, non perdeva mai
l’occasione per tenerlo tra le braccia, per quanto fosse un po’
più difficile. In fondo per lei era ancora il suo bambino. “Inuki,
dov’eri finito?” Domandò. “Ehm... mi sono fermato un po’
di più al parco. Su, mamma... non è successo niente.” “E
allora spiegami perché tua sorella è tornata da sola e per giunta
in quello stato!” “Piangeva ancora, vero?” Disse, abbassando
il capo per poi alzarlo in direzione del grande albero Sacro dove
sapeva che si era rifugiata. “È successo qualcosa di grave,
vero? Sono più di due ore che è là sopra.” “Abbiamo solo
litigato ma, stavolta, ho esagerato. Io l’ho presa in giro per il
club... per quel ragazzo. Lei mi stava aprendo il suo cuore e invece
io... mi sono comportato da vero stronzo.” Disse triste, guardando
in basso. Kagome a quelle parole sgranò gli occhi. Inuyasha
invece cambiò radicalmente espressione. “Ra-ragazzo? D-di che
diavolo stai parlando?Kaori è... ancora una bambina... E’-è
troppo presto...” Ribatté Inuyasha, ora agitatissimo e
gesticolando, dopo aver udito qualcosa che non si aspettava. “Dovrei
andare da lei?” Disse Inuki, riprendendo la parola e guardando i
genitori. Ci fu un breve silenzio poi Kagome, visibilmente più
sollevata e con un sorriso sulle labbra, disse: “Portami da lei.
Ora come ora ha bisogno solo di parlare con un altra donna.” Inuki
annuì. Stava per prendere in braccio la madre quando un Inuyasha
agitatissimo e nervoso si intromise tra i due. “Aspe-aspetta un
attimo Kagome! Devo parlarci anche io. Non può... è-è-è ancora un
cucciolo. Se quell’inutile essere umano le facesse qualcosa...” Ma
fu costretto ad interrompersi perché fu fulminato dallo sguardo di
fuoco della compagna. “TESORO, VUOI CHE TI FACCIA VEDERE COSA è
VERAMENTE IN GRADO DI FARE UN INUTILE UMANO?” Ribatté, quasi
ruggendo, avvolta da una grande aura rossa, molto potente. Inuyasha
guaì terrorizzato. “Ma... ma io...” “NON TI AZZARDARE A
VENIRE. CAPITO?” Inuyasha annuì e tutto tremante scappò
all’interno della casa, chiudendo velocemente dietro di sé la
porta. Inuki aveva osservato tutta scena con un enorme gocciolone
sulla testa. ‘La mamma può diventare davvero spaventosa quando si
arrabbia. Povero papà...’ Pensò il giovane mentre si asciugava la
fronte. 'Ci mancava anche il padre geloso ora...' Disse Kagome tra
sé e sé, sospirando. “Andiamo?” Domandò poi, rivolgendosi
al figlio. Inuki annuì e in pochi istanti i due si ritrovarono
sulla parte più alta dell’albero. “Lasciami qui. Dovrei
farcela ad arrivare da lei.” “Sei sicura? Vuoi che ti
aiuti?” “No, Inuki, non preoccuparti, sono abbastanza agile,
lo sai.” “Va bene. È laggiù. Stai attenta mamma e... buona
fortuna.” Kagome annuì e iniziò ad arrampicarsi. Pochi istanti
dopo udì nuovamente la voce del figlio che la chiamava. “Che
c’è Inuki?” Disse, girandosi. “Sai, mamma? Forse hai
ragione. Io non sarei in grado di consolarla in una situazione del
genere dato che è una materia del tutto sconosciuta per me.” Kagome
sorrise dolcemente al figlio. “Accadrà anche a te, ne sono
certa.” Inuki sbuffò in risposta, per poi sparire tra i lunghi
rami dell’albero.
Kagome
strisciò lentamente sul ramo, facendo molta attenzione a non mollare
la presa. Poi udì dei singhiozzi. Kaori, che era ormai vicinissima,
non si era accorta della sua presenza. Kagome si portò il più
vicino possibile poi, con voce dolce e calma, prese la
parola. “Kaori, tesoro mio. Stai ancora piangendo?” La
ragazza sobbalzò, non aspettandosi di udire la voce della madre in
quel luogo. Veloce, si girò in direzione della voce, e rimase
sorpresa nel vedere sua madre, a pochi metri da lei, precariamente
accovacciata su un grande ramo. “Mamma! Oh Kami! Come diavolo
hai fatto ad arrivare fin qui? È pericoloso!” Disse e, presa la
mano della madre, l’aiutò ad arrivare sul ramo dove si trovava
lei, più largo e più stabile. “Wow! Che bellissima vista c’è
qui! Ora capisco perché ti piace venire quassù.” Kaori annuì,
ora rassicurata del fatto che la madre fosse al sicuro. Poi riprese a
parlare. “Come sei arrivata qui? Ti ha portato papà?” “No.
È stato tuo fratello.” A quella risposta il volto di Kaori si
incupì nuovamente. “Quello stupido...” “È molto
preoccupato per te, lo sai?” “Fhè! Non me ne frega niente!
Non avrebbe dovuto prendermi in giro in quel modo! Lui-lui... non può
capire quello che provo.” Ribatté, cominciando a tremare. Kagome
abbracciò dolcemente la figlia. “Amare qualcuno è una cosa
meravigliosa.” Kaori a quella risposta sgranò gli occhi e si
allontanò dalla madre, il volto leggermente arrossato. “Tu...
come... hai... ?” “L’ho capito solo guardandoti.” Disse,
sorridendole e passandole una mano sulla guancia. Kaori scostò di
lato il capo, imbarazzata. “Inuki ha detto qualcosa, vero?” “Beh
si, però... a dirti la verità, c’era qualcosa in te... da qualche
tempo... che mi stava facendo pensare. Avevi una strana luce negli
occhi.” Kaori, assunta la stessa posizione che assumeva il padre
quando si accucciava, arrossì ancora di più. “Ciò non
cancella quello che ha fatto!” Ribatté subito, infuriata. “Tesoro
mio, Inuki ha sbagliato e lo sa. Si è già pentito e ora sta
soffrendo tantissimo.” Kaori si buttò tra le braccia della
madre. “Lo so... sto male anche io.” “Lo immaginavo.”
Disse, stringendo la figlia e accarezzandole dolcemente i lunghi
capelli. “Mi perdonerà, secondo te?” “Secondo me l’ha
già fatto.” Kaori si lasciò sfuggire un sorriso e si asciugò
gli occhi rossi per le lacrime. Stava per parlare quando la madre
l’anticipò, prendendola alla sprovvista. “E ora, raccontami
tutto di questo ragazzo!” Disse Kagome con gli occhi che le
luccicavano. “Eh?” Un enorme gocciolone apparve sulla
fronte della povera Kaori.
Era
ormai sera e Inuki era in camera sua, solo, sdraiato sul letto e
pensieroso. ‘Sono proprio curioso di sapere di cosa stanno
parlando quelle due. Sono lassù da quasi un’ora...' Pensò il
ragazzo. Rimase immobile per qualche istante poi, giratosi di
lato, prese da sotto il materasso la famosa rivista sconcia che era
stata una delle cause del loro litigio. “Uff... è stata tutta
colpa di questa schifezza!” Disse e stava per gettarla nel cestino
quando un’ombra, che lui conosceva benissimo, entrò velocissima
dalla finestra e si buttò su di lui, abbracciandolo. “K-Kaori?”
Fu tutto quello che riuscì a dire il ragazzo, che non si aspettava
una cosa del genere. “Non farmi preoccupare più così, cretino.
Che fine avevi fatto?” “Eh?” “Non avrei dovuto reagire
in quel modo, scusami.” “Ehhh? Aspe-aspetta un attimo! Sono io
quello che si deve scusare, non tu!” Kaori diede improvvisamente
un grosso pugno in testa al fratello. “AHIA! Ma che
diavolo?!” “Le cattive abitudini sono difficili da perdere,
vero?” Disse, indicando la rivista che il ragazzo teneva stretta
tra le mani. “Hey! Aspetta! La stavo buttando! Non saltare
subito a conclusioni affrettate! E poi non l’ho nemmeno mai letta,
se è questo che vuoi sapere!” Kaori, in tutta risposta, prese
la rivista tra le mani, vi diede un rapido sguardo e la ridusse,
velocissima, in mille pezzettini. “Ora siamo pari” Disse poi,
sorridendo al fratello. Inuki rimase immobile per qualche istante,
del tutto scioccato dal comportamento della sorella, poi, dopo aver
fatto un profondo respiro, rispose al sorriso. Kaori sorrideva
ancora quando il fratello l’abbracciò nuovamente, stringendola a
sé. I due rimasero in silenzio per alcuni minuti, godendo della
reciproca vicinanza. “Ehi...” Disse Kaori, rompendo il
silenzio. “Che c’è?” Rispose subito Inuki, senza liberarla
dal suo abbraccio. “La sai una cosa?” “Quale?” “Le
donnine che c’erano su quella rivista facevano solo pena.” Inuki
la sciolse velocemente dall’abbraccio e guardò la sorella con gli
occhi sgranati. “Tu meriti di meglio, fratellino.” Disse, per
poi scoppiare a ridere. Il povero ragazzo non poté fare altro che
sospirare e riabbracciarla nuovamente. Pochi minuti più tardi i
due fratelli dormivano serenamente abbracciati l’uno l’altra,
come se non fosse mai successo nulla.
Quasi
nello stesso momento, Inuyasha e Kagome discutevano animatamente in
cucina. “Allora! Si può sapere chi è questo ragazzo? Eh? Siete
rimaste per quasi un’ora su quell’albero... sicuramente ne avrete
parlato.” “È il capitano del club di Karate. Da quello che mi
ha raccontato Kaori, sembra che sia un ragazzo molto forte e
deciso.” Inuyasha guardava la compagna con gli occhi simili a
due fessure. “Un tipo tutto muscoli e senza cervello, quindi.
Non credevo che le piacessero quel tipo di ragazzi...” “Suvvia,
Inuyasha! Non mi pare il caso di farne un dramma. I gusti son gusti.
E poi, anch’io mi sono innamorata per la prima volta alla sua
stessa età.” Ribatté Kagome, sorseggiando tranquillamente il
the. “Ma... ma lei non ha nemmeno compiuto 15 anni! E’ ancora
un cucciolo...” “Inuyasha, tua figlia è già una donna e lo
sai. Nel tuo tempo alla sua età le donne sono già madri di uno o
due bambini. Quindi non ci vedrei nulla di male se nostra figlia
facesse qualche esperienza. E poi, chissà, potrebbe anche cambiare
parere su di lui, visto il carattere che si ritrova. Lo sai che Kaori
non è una ragazza facile da accontentare.” “Kagome, so
benissimo che tipo di ragazza è Kaori e sono consapevole che anche
lei debba vivere una vita amorosa come tutte le ragazze di quell’età
ma... insomma... non me l’aspettavo.” “A dire la verità
sono sorpresa quanto te, Inu. Non mi sarei mai aspettata una cosa del
genere da lei... o almeno, non così presto. Mi duole ammetterlo
ma... il maschiaccio combina guai che tanto adoriamo si sta
trasformando pian piano in una donna.” Inuyasha sospirò in
risposta. Kagome fece lo stesso e prese un altro sorso di the. “La
mia unica speranza è che venga accettata e amata per quello che
realmente è da chiunque decida, alla fine, di amare.” Concluse poi
la donna, mentre il suo volto cominciava ad incupirsi. Udita
quella risposta, Inuyasha si fece più vicino alla compagna e
l’abbracciò. “Mi basta solo che anche loro possano avere la
stessa fortuna che ho avuto io... solo questo.” Kagome annuì e
si accoccolò meglio tra le braccia del marito. “Che farai ora?
Impedirai a tua figlia di frequentare quel ragazzo?” “No. Per
ora vigilerò solo da lontano... di tanto in tanto. Voglio anch’io
che lei viva la sua normale e spensierata vita da
ragazzina.” “Sarebbe meglio se non ti facessi notare. Lo sai
come reagirebbe se lo sapesse.” “Non preoccuparti. Non se ne
accorgerà nemmeno. Ora andiamo a letto. Si è fatto tardi.” Kagome
annuì e seguì il marito verso la loro camera.
In
quello stesso momento una tenue luce violacea illuminò per alcuni
secondi la stanza centrale del tempio dov'era custodita la Shikon no
Tama ma nessuno, nel silenzio della notte, si accorse di nulla.
L'ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed ecco a tutti voi il nuovo capitolo ^^
Bè che succede?? Nessuno legge più la mia storia?? ç_ç
Da quando
ho aggiornato l'ultima volta ci sono stati solo tre commenti e poi il
contatore di coloro che hanno letto la mia storia e il nuovo capitolo
si è bloccato ad 85 e non è più salito
ç_ç.
Uff...per questa volta aggiorno lo stesso..però..non fatemene pentire!!! >_<
*corre via in preda alle lacrime*
(scherzo ovviamente :P)
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi e che commenteranno ^_^
Un bacione e alla prossima!!!
Edit 08/03/11
Capitolo modificato ^^
Grazie a moira78 e al suo aiuto ^^
Un bacione
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Capitolo 4 *** E improvvisamente... ***
capitolo quattro
CAPITOLO QUATTRO: E Improvvisamente...
“Buongiorno a
tutti!”
La voce squillante di Kaori riecheggiò in cucina, dove
tutti gli altri componenti della famiglia stavano per iniziare a fare
colazione.
“Oh, buongiorno a te, tesoro mio! Sei raggiante
questa mattina.” Disse la nonna, sorridendole.
Kaori annuì.
“Mai
stata meglio, nonnina! È pronto il mio toast ripieno?”
“Un
attimo che vado a prenderlo.”
“Sarebbe più educato che tu
dicessi ‘per piacere’, sorellina.” Disse Inuki, arrivato appena
dopo la sorella, mentre prendeva posto accanto a lei a tavola.
“Alla
nonna non dispiace, lo sai!”
Inuki sbuffò e, presa la teiera
con il latte caldo, cominciò a riempire la sua tazza.
“Figlio
mio, che è successo? Non hai dormito bene stanotte?” Domandò
Inuyasha, mentre addentava un paio di biscotti, notando le occhiaie
del figlio.
In quell’istante un nervo pulsante comparve sulla
fronte del ragazzo.
“Tsk! Credi che sia possibile riuscire a
prendere sonno quando hai un gomito conficcato nel petto?!”
“Oh,
perdonami fratellino. Devo essermi mossa durante il sonno. Capita, a
volte...” Disse con tono angelico, mentre ondeggiava altezzosa la
mano.
Inuki ruggì in risposta, rosso in volto per la rabbia.
“La
prossima volta che vorrai dormire con me non
ci penserò due volte a MANDARTI DIRETTAMENTE A QUEL...”
“Inuki!
Ma che modo di parlare è mai questo?! È pur sempre tua sorella!”
Urlò Kagome, bloccando prontamente il discorso del figlio prima che
potesse continuare.
“Già, Inuki-chan... sono la tua piccola e
adorabile sorellina... dovresti coccolarmi invece di trattarmi sempre
male.” Disse, strusciando la testa sul petto del fratello e
facendogli l’occhiolino.
Inuki sbuffò in risposta e,
allontanata la sorella, cominciò a mangiare, più nervoso che
mai.
“Ehhh, Inuki, Inuki... non dovresti reagire così. Anzi,
dovresti goderti fino all’ultimo questi momenti in cui voi due
potete state insieme in questo modo. Poi, quando sarete troppo
grandi, potreste rimpiangerli.” Disse Souta,
appoggiato alla parete e con una tazza di caffè in mano.
“Ricordo
ancora quando tu, Souta, durante i temporali, scappavi in camera
mia.” Disse ridacchiando Kagome.
“Già. E non mi calmavo fino
a quando tu non mi leggevi quel libro di storie mitologiche.”
“Però
la mattina dopo succedeva che puntualmente avevi bagnato il mio letto
e io, in preda alla rabbia e alla vergogna, ti rincorrevo per tutta
casa.”
“È successo solo fino a quando non ho compiuto i 6
anni.”
“Diciamo che hai smesso dopo i 7.”
“Eh? Ma che
stai dicendo, Kagome? Non è vero!”
“Vuoi che chieda conferma
alla mamma?”
A quel punto tutta la famiglia scoppiò a
ridere.
Inuki e Kaori ridevano ancora mentre si scambiavano un
occhiata d’intesa, segno che tutto era stato perdonato.
“Allora, noi
andiamo!” Disse Inuki.
“Ci si vede stasera, ciao!” Disse
Kaori.
“Buona giornata ragazzi e buona fortuna, Kaori. Quando
torni voglio che mi racconti come è andata con lui, ok?” Disse
la donna, facendo l’occhiolino alla figlia.
“Mamma! Non dire
queste cose così... davanti a tutti!” Disse Kaori prima di
chiudere velocemente la porta dietro di sé, con il volto rosso
peperone.
Mentre i due ragazzi cominciavano a correre, Inuki non
poté fare a meno di scoppiare a ridere.
Kaori sbuffò, infuriata
e imbarazzata allo stesso tempo, iniziando ad aumentare il passo.
I
due ragazzi non avevano nemmeno superato la metà del giardino di
casa quando, improvvisamente, uno strano rumore giunse alle loro
orecchie.
Il piccolo tempio dove si trovava il pozzo mangia ossa
fu ridotto in pezzi e, in pochi istanti, davanti ai loro occhi
comparve un gigantesco demone millepiedi.
Inuki e Kaori non ebbero
nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che stava accadendo che
già si ritrovarono stretti nella morsa del demone, bloccati nei
movimenti da quel corpo viscido e gigantesco.
“C-che cosa
diavolo...?” Imprecò Kaori mentre cercava di allentare la morsa
del demone, che velocemente le stava togliendo il respiro.
“Non
è possibile... argh... cosa ci fa un demone del genere qui?” Disse
Inuki a fatica, mentre usava la sua forza per liberare lui e la
sorella.
“Silenzio mezzi demoni! La Shikon no Tama è QUI!
Datemela... DATEMELA SUBITO!”
“Tu non avrai un bel niente,
demone schifoso!” Urlò Inuyasha, prima di tagliare in mille pezzi
i corpo del millepiedi con i suoi artigli.
Inuki e Kaori caddero
pesantemente a terra.
“State bene? ” Domandò Inuyasha,
mettendosi davanti ai figli in posizione di difesa.
“Si, ma
avrei preferito un atterraggio più morbido... Ahi!” Rispose Kaori,
massaggiandosi il sedere indolenzito.
“Da dove è venuto fuori
questo demone? Dannazione, mi chiedo come abbia fatto a nascondere la
sua presenza per tutto questo tempo. Neanche voi siete riusciti ad
individuarlo?”
“No. È uscito da pozzo senza che noi ce ne
accorgessimo.” Disse Inuki, mettendosi in piedi e portandosi vicino
al padre.
“Dal pozzo? Non è possibile. È sigillato...”
“Cosa
diavolo è successo qui? Che cos’è questo?”
La voce di
Kagome, ansimante e preoccupata, distolse l’attenzione dei tre
mezzi demoni in allerta.
“Kagome, ti avevo detto di non muoverti
! Non preoccuparti, ci penso io a tutto. Torna indietro e cerca di
creare una barriera per proteggere la casa e la sfera. Veloce, prima
che si ricomponga!”
“Questo demone è in grado di ricomporsi?
Forte!” Disse Kaori, mentre indietreggiava lentamente e osservava i
pezzi di carne che pian piano avevano ricominciato a fondersi l’un
l’altro.
“Ero più piccolo di voi quando ho iniziato a
divertirmi con loro. Dopo tutti questi anni passati senza combattere
questo sarà un piacevole intrattenimento.” Ghignò.
“State
attenti, mi raccomando.” Disse Kagome, prima di iniziare a correre
in direzione del tempio.
I tre mezzi demoni attesero immobili fino
a quando non furono certi che lei fosse al sicuro, poi Inuyasha
sbloccò il silenzio che si era venuto a creare.
“Inuki, Kaori.
È giunto il momento che facciate un po’ di pratica sul campo.
Liberatevi di quei bracciali e tenetevi pronti.”
“Tenersi
pronti? M-ma papà! E se arriva qualcuno?” Chiese Inuki,
agitato.
“Per questo faremo in modo di liberarcene il più
velocemente possibile.”
“Sono con te, papà! Non ci vorrà
molto per liberarci di questo mostriciattolo da quattro soldi. Hehe!”
Ribatté Kaori schioccandosi le dita, dopo essersi liberata del
braccialetto, ora al sicuro in tasca.
“Questa è mia figlia!”
Disse Inuyasha, accarezzando amorevolmente la testa della
ragazza.
“Speriamo bene...” Disse Inuki, agitato e un po’
spaventato dalla situazione, dopo aver fatto lo stesso con il suo
bracciale.
“E ora attenti. Tra pochi istanti riprenderà ad
attaccare. Seguite il vostro istinto e tutto vi verrà naturale.”
I
due giovani mezzi demoni annuirono, portandosi rispettivamente alla
sinistra e alla destra del padre.
In un attimo il ruggito del
demone riecheggiò nuovamente.
“Eccolo. Usate tutta la forza che
avete. ALL’ATTACCO!”
“Si!” Risposero all’unisono i due
fratelli prima di buttarsi addosso al demone, ormai davanti a loro e
più furente che mai.
Inizialmente i loro attacchi erano un po’
imprecisi e lenti ma, man mano che i minuti passavano e il demone
continuava a ricomporsi, diventavano sempre più precisi e
veloci.
“Bravi! State migliorando!” Disse Inuyasha, guardando
i figli e schivando un nuovo attacco.
“Papà... anf... ma per
quanto ancora... continuerà a ricomporsi?” Disse Kaori ansimando,
dopo aver tagliato di netto metà corpo del demone.
“È quasi
mezz’ora che continua a farlo! E ogni volta aumenta di velocità! È
come se al suo interno ci fosse qualcosa che gli desse nuova energia
ad ogni rigenerazione...” Disse Inuki, anche lui ansimante, mentre
si asciugava il sudore sulla fronte.
“Cosa? Inuki, ne sei
certo?”
“Sono riuscito appena a percepirlo poco fa ma, lo
nasconde subito.”
“L’ho percepito anch’io e ho notato che
di volta in volta cambia posizione del corpo.”
“Cosa diavolo
può essere? Solo un frammento della Shikon no Tama potrebbe fare
questo.” Disse pensieroso.
“Un frammento della Shikon no
Tama? Ma non è possibile!” Risposero in coro i due ragazzi,
scioccati da quell’affermazione.
“Lo so. Però non vedo altra
spiegazione... perché altrimenti questo combattimento sarebbe dovuto
terminare più di un quarto d’ora fa!”
“Cosa?” Dissero,
sempre più scioccati.
Sul campo di battaglia calò il silenzio.
L’unico rumore che si poteva udire era quello creato dalle membra
del demone che si ricomponeva.
Kaori e Inuki, insicuri sul da
farsi, guardavano il padre in attesa di una risposta, qualcosa che
avrebbe portato a termine quello scontro che ormai stava durando
anche troppo, e che stava anche iniziando a farli
preoccupare.
“Allora papà, che facciamo?” Domandò, con tono
preoccupato, Kaori, facendosi vicina al padre.
Inuyasha, incrociò
le braccia e, dopo aver fatto un profondo respiro, prese la
parola.
“Mmmm... forse potremmo provare usando i vostri poteri
spirituali...”
“Cosa? I nostri poteri spirituali?” Ripeté
Kaori, insicura.
Inuyasha annuì.
“Avete detto che riuscite a
percepire qualcosa all’interno del corpo del demone, qualcosa che
ad ogni rigenerazione cambia collocazione... qualcosa di molto simile
ad un frammento della sfera.”
“Già. Come hai in mente di
agire, papà?” Chiese Inuki, avvicinandosi anche lui al
padre.
“Fhè, purtroppo in questa situazione non posso fare
nulla. Sarai tu, Inuki, ad avere il ruolo principale.”
Inuki
sgranò gli occhi.
“R-ruolo principale? Io? Ma di che cosa
stai... ?”
“Inuki, corri in casa e prendi arco e frecce. Devi
cercare di convogliare la maggior parte della tua energia spirituale
nella freccia e colpire il demone esattamente nel punto in cui
percepirai nuovamente quello strano potere!” Disse Inuyasha,
osservando con un’espressione serissima il giovane figlio.
“Cosa?
Ma papà... perché io? Non l’ho mai fatto...”
“C’è
sempre una prima volta e poi tu riesci meglio a controllare il tuo
potere spirituale rispetto a tua sorella. Tua madre è impegnata con
la barriera. E tu sei l’unico...”
Inuki lo interruppe.
“Ma...
non posso! Si ricompone e si muove troppo velocemente. E se colpissi
uno di voi due? Potrei purificarvi! Papà, è troppo
rischioso,io...”
Inuyasha afferrò velocemente il figlio per le
spalle e lo guardò fisso negli occhi, serio.
“INUKI! Se non ti
muovi la velocità di rigenerazione del demone aumenterà sempre di
più e allora non potremmo fare più nulla per bloccarlo! Questa
potrebbe l’unica possibilità di farlo fuori, te ne rendi conto?!
Non sei più un cucciolo, figlio mio. È giunto anche per te il
momento di proteggere gli altri e di rischiare!” Ruggì
Inuyasha.
Padre e figlio si fissarono a lungo e, in pochi attimi
l’espressione ansiosa di Inuki si tramutò in una più seria e
decisa. Inuki annuì e corse a perdifiato in direzione della casa.
Alle sue spalle la sorella e il padre avevano già ripreso ad
attaccare il demone, ormai ricomposto.
Kagome
era assorta nella concentrazione quando improvvisamente si accorse
che il figlio stava attraversando la sua barriera. Spaventata e
confusa, aprì velocemente un piccolo passaggio, permettendo al
figlio, ora a terra, ansimante e pieno di sangue, di raggiungere
l’interno della casa.
“Inuki! Tesoro mio, ma sei impazzito?!
Avrei potuto purificarti!” Disse Kagome, preoccupatissima,
distogliendosi leggermente dalla posizione che aveva assunto per
creare la barriera e facendosi subito vicina al figlio
dolorante.
“Non è nulla, mamma!Anf... Ho bisogno... di arco e
frecce... anf... PRESTO!”
“Arco e frecce?! Ma che...”
Ma
Kagome si interruppe. Osservò il figlio e si accorse che aveva uno
sguardo troppo serio, come mai aveva visto in tutta la sua vita.
L’idea che qualcosa di strano e pericoloso stesse avvenendo in
giardino la invase e, per un attimo, il desiderio di sciogliere
quella barriera e correre anche lei sul campo per aiutare, divenne
così forte che fu costretta a combattere contro se stessa per non
seguire quello che l’istinto le gridava di fare. Così, con voce
forte e decisa, ordinò a Souta di correre in camera sua e prendere
ciò che il figlio stava chiedendo.
La nonna stava già aiutando
Inuki ad alzarsi quando apparve Souta con arco e frecce.
In pochi
minuti il ragazzo indossava la faretra con le varie frecce e teneva
deciso l’arco tra le mani.
Stava per uscire quando la madre gli
parlò.
“Quando sarà il momento di scoccare la freccia rimani
concentrato. Non devi perdere la concentrazione nemmeno per un
momento, chiaro?”
Inuki annuì e strinse forte l’arco.
“Aprirò
un passaggio proprio davanti a te, ma solo per 3 secondi. Pensi di
farcela ad attraversarlo?”
Il ragazzo annuì nuovamente.
“Ora.
VAI!”
Al segnale della madre, il ragazzo corse come mai aveva
fatto in vita sua, così velocemente che per quei tre lunghissimi
secondi nessuno dei componenti della famiglia in casa fu in grado di
distinguere la sua figura. Solo quando il passaggio si richiuse,
l’immagine di Inuki ormai dall’altra
parte, riapparve davanti ai loro occhi e Kagome poté tirare un
sospiro di sollievo.
‘Buona fortuna...’ Fu tutto quello che
pensò prima di riprendere il suo compito con la barriera.
Inuki
non era mai stato così nervoso nella sua intera vita. Ora aveva di
fronte a sé il campo di battaglia e, la vista del padre e della
sorella pieni di ferite e sangue che combattevano usando tutte le
loro forze, non fece altro che incrementare la rabbia che pian piano
si stava facendo spazio dentro di lui. Scosse la testa per
allontanare tali pensieri e sensazioni e, fatto un respiro profondo,
prese posizione proprio al centro del giardino, iniziando a
concentrare i suoi poteri all’interno della freccia.
Intanto
Inuyasha e Kaori, stremati, stavano prendendo fiato attendendo
l’ennesima ricomposizione del demone.
“Kaori, ascoltami bene.
Tuo fratello è dietro di noi. Non appena il demone si ricompone,
cercherò di bloccarlo e tu dovrai colpirlo con gli artigli
esattamente dove percepirai quel potere. Ricordati: dovrai essere
velocissima,poi, ad allontanarti.”
“Si, non mi farò colpire
dalla freccia. Non temere.” Disse Kaori stremata, ma sicura di
sé.
“Andiamo allora!”
Kaori annuì e pochissimi istanti
dopo, il demone stava già correndo verso di loro, furioso più che
mai.
I due mezzi demoni iniziarono a muoversi velocissimi da una
parte all’altra del giardino, con l’obiettivo di confondere i
sensi del demone, poi, dopo essersi scambiati un’occhiata d’intesa,
Inuyasha, veloce e sicuro, afferrò la testa del grande demone,
bloccando ogni suoi singolo movimento.
Kaori, in un attimo, si
affiancò al demone e, dopo avergli dato una rapidissima occhiata,
tranciò di netto il suo corpo all’incirca a tre quarti della sua
lunghezza.
Fu un attimo, e un fascio di luce bianca attraversò
l’intero giardino andando a colpire il punto esatto tagliato da
Kaori.
Inuyasha e Kaori, i quali si erano prontamente allontanati
e ora erano vicini a Inuki, osservarono il mostro decomporsi e
tramutarsi in un mucchio di polvere e ossa.
“Wow! Sei stato
grande, Inuki!” Urlò euforica Kaori, prima di abbracciarlo
forte.
Inuki tremava ancora e stringeva l’arco nella
mano.
“Wow... non credevo di riuscirci.”
Inuyasha si
avvicinò al figlio e gli diede un colpetto leggero sulla
spalla.
“Bisogna sempre essere fiduciosi delle proprie capacità!
Ben fatto, Inuki.”
Inuki rivolse lo sguardo verso il padre e
sorrise. Non si era mai sentito più orgoglioso di se stesso.
“Di
che cosa si tratta, Kagome?” La donna stava esaminando lo strano
frammento che si trovava nel corpo del demone fino a poco prima.
Emanava una forte aura maligna, ma grazie alla freccia di Inuki, era
stato purificato per una buona metà. Titubante, lo toccò appena e
il frammento si purificò completamente. “Non è possibile.
Assomiglia in tutto e per tutto ad un frammento della Shikon no
Tama.” “Ne sei certa?” “Non ho dubbi. Sembra la sua
copia esatta.” “Mi chiedo cosa diavolo stia succedendo
dall’altra parte. Il pozzo è stato sigillato per ben 15 anni e
ora, improvvisamente, ne esce un demone con in corpo il frammento
della sfera.” “Ma la sfera si trova qui nel tempio e non ha
più alcun potere. Come possibile tutto ciò?” “Non ne ho la
più pallida idea.” Improvvisamente le voci di Inuki e Kaori che
correvano veloci verso di loro e con la Shikon no Tama in mano, li
distolsero dai loro pensieri. “Mamma! Papà! Guardate qui! La
sfera sta recuperando i suoi poteri!” Disse Kaori, indicando il
leggero bagliore che emanava. Inuyasha e Kagome osservavano
esterrefatti la piccola sfera. “Non è possibile. Sta
sicuramente accadendo qualcosa di strano! Bisogna andare dall’altra
parte e indagare. Chi ci dice che non possano venir fuori altri
demoni e attaccare il tempio? Molte persone sarebbero in pericolo.”
Disse Inuyasha, preoccupato. “Mamma, dammi il frammento. Voglio
provare una cosa.” Disse Inuki. Kagome annuì e diede il
frammento al figlio. Inuki avvicinò il frammento alla sfera e in
pochi attimi il bagliore della sfera aumentò. “Avevo ragione.
La sfera reagisce con il frammento. È una sorta di richiamo per i
demoni che ne posseggono uno.” “Dannazione! Finché la sfera
sarà qui...” Ma Inuyasha non poté terminare la frase. Dietro
le loro spalle un enorme demone farfalla osservava l’intera
famiglia con occhi famelici. “Da dove diavolo è sbucato
quello?” Domandò Kaori, indietreggiando lentamente e sudando
freddo. “Tsk! Nemmeno questa volta siamo riusciti a percepire la
sua presenza.” Disse Inuki, indietreggiando anche lui e nascondendo
nella tasca la sfera e passando il frammento alla sorella. Kagome
si fece più vicina al marito, il quale era già in posizione
d’attacco. “Aveva ragione il mio oroscopo stamattina quando
diceva che mi sarei divertito molto oggi!” Disse Inuyasha,
digrignando i denti. I tre mezzi demoni erano pronti per
riprendere il combattimento, quando il demone, aperte le sue grandi
ali, cominciò a sbatterle, creando così due enormi trombe d’aria.
In pochi attimi, Inuki e Kaori vennero separati dai genitori, i quali
furono risucchiati dal secondo vortice e trascinati dall’altra
parte del giardino. Il primo vortice, in cui si
trovavano imprigionati i due ragazzi, si diresse velocemente verso il
pozzo mangia ossa. In quel momento una forte luce li avvolse,
facendoli sparire al suo interno, insieme al grande demone
farfalla. Dall’altra parte del giardino, le urla disperate dei
due giovani genitori riecheggiarono a lungo tra le mura antiche del
tempio
Angolo dell'autrice
Salve ragazzi! Eccomi di nuovo qui con un nuovo, lungo e freschissimo capitolo!
E ora iniziano i colpi di scena!!!
Cosa accadrà ai nostri due giovani mezzi demoni?
Continuate a seguirmi e lo scoprirete!!
E...nel prossimo capitolo conosceremo un nuovo personaggio che darà molto filo da torcere alla povera Kaori!
A presto! ^_-
Edit 08/03/11
Capitolo modificato ^^
Grazie a moira78 e al suo aiuto ^^
Un bacione
|
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Capitolo 5 *** Ricordi di un giovane monaco ***
capitolo cinque
Capitolo cinque: Ricordi di un giovane monaco
Epoca
Sengoku, anno 1515.
Mattina
Un
ragazzo, di circa 14 anni era seduto su un grosso tronco d’albero
sulla riva del fiume, intento a lucidare la sua preziosa katana.
Il
suo nome era Shiro ed era il figlio del capo villaggio, un giovane
monaco buddista di nome Miroku, il quale, circa 15 anni prima, aveva
combattuto, insieme alla sua compagna, un mezzo demone e una
sacerdotessa venuta dal futuro, una lunga ed ardua lotta contro un
demone malvagio, Naraku, per il possesso della sfera dei quattro
spiriti, salvando così più volte il piccolo villaggio, ma anche
l’intero Paese, dalla distruzione.
Anche
se adesso stavano vivendo un periodo di pace capitava, a volte, che
alcuni demoni si avvicinassero troppo e Shiro, che aveva sostenuto
fin dalla più tenera età allenamenti durissimi, diventando pian
piano un ottimo esorcista e spadaccino aveva avuto, da qualche anno,
il compito, o per meglio dire l’onore, di difendere il villaggio e
tutti i suoi abitanti insieme al padre e a Ikkuko-chan, una ragazza
di 15 anni dotata di una grande agilità pari a pochi che, circa 10
anni prima, era entrata un po’ bruscamente e per un triste scherzo
del destino, a far parte della sua famiglia.
Il
ragazzo, il quale indossava una veste da monaco buddista molto simile
a quella del padre, rimise lentamente nel fodero la katana e, portati
gli occhi al cielo, ricordò quel giorno ormai lontano.
Flashback
Il
piccolo Shiro aveva da poco compiuto 4 anni e, da alcuni giorni,
aveva intrapreso un lungo viaggio con i genitori. Il loro obiettivo
era raggiungere un piccolo villaggio ai piedi del monte Hakurei, il
villaggio Shinton, che da molti anni ormai aveva stretto un’alleanza
con il villaggio Musashi. Da alcuni mesi, infatti, gli abitanti di
Shinton stavano subendo gli attacchi di un demone misterioso e,
sebbene il piccolo villaggio disponesse di ottimi guerrieri ed
esorcisti, nessuno, fino a quel momento, era riuscito a sconfiggerlo.
La
disperata richiesta di aiuto era giunta circa una settimana prima e
Miroku, che dopo la morte della venerabile Kaede, avvenuta pochi mesi
prima, era stato scelto come suo successore e capo villaggio, dopo
essersi consultato a lungo con gli abitanti, aveva deciso di
intervenire lui stesso per risolvere la situazione e Sango, sua
compagna e moglie da quasi 5 anni, si era subito fatta avanti per
accompagnarlo, ricevendo immediatamente l’approvazione di tutti. E
così, il giorno dopo alle prime luci dell’alba, i due giovani
insieme alla fedele Kirara, erano partiti in direzione del villaggio
alleato. Però, quando ormai stava per sopraggiungere la sera, i due
si accorsero, con loro grandissima sorpresa, che il loro unico e
amatissimo figlio, Shiro, si era intrufolato, senza che nessuno se ne
accorgesse, in una delle sacche contenenti viveri e cose di prima
necessità, ammucchiate sul piccolo carro che, con l’aiuto di
Kirara, stavano trasportando con loro. I due giovani genitori
dapprima si arrabbiarono molto con il bambino ma poi, essendo ormai a
molte ore di distanza dal villaggio decisero, loro malgrado,
che il bambino avrebbe continuato il viaggio insieme a loro.
E
fu così che Shiro, un bambino vispo e molto intelligente per la sua
età, iniziò il suo primo viaggio insieme ai genitori al di fuori
del villaggio Musashi.
[….]
Erano passati circa 5 giorni da quando l'allegra famigliola aveva
intrapreso il viaggio e quella mattina Shiro, godendo della stupenda
giornata di sole e della vicinanza dei suoi amatissimi genitori,
saltellava allegramente accanto alla giovane madre, facendole
infinite domande su ogni cosa gli capitasse a tiro, con la piccola
manina ben stretta al tessuto della gonna di lei. Miroku si trovava a
pochi passi da loro ma, di tanto in tanto, l’occhio, sempre vigile
e attendo per eventuali attacchi, cadeva su quella dolcissima scena
che troppe, troppe volte aveva sognato potesse avverarsi e che ora,
da qualche anno, era divenuta realtà.
Sebbene
quella fosse la prima volta che tutti e tre intraprendevano un
viaggio così diverso dall’ordinario per il piccolo, l’ingenuità
del bambino, le sue miriadi di domande, i giochi, le risa, avevano
velocemente trasformato quel viaggio “di lavoro” in uno
completamente diverso. E questo a Miroku e Sango, sembrava non
dispiacere affatto.
Il
giovane padre sospirò e, posata velocemente la sua mano sulla testa
castana del figlio, lo accarezzò dolcemente.
[….]
Era
quasi del tutto calata la sera quando la nostra piccola famigliola
giunse all'ingresso del villaggio Shinton. Miroku e Sango, la quale
aveva tra le braccia il piccolo Shiro ormai addormentato, dopo aver
chiesto indicazioni a qualche abitante, si stavano dirigendo verso la
casa del capo
villaggio. Non fu molto difficile trovarla dato che, come gli era
stato spiegato, era una delle case più grandi nel raggio di parecchi
chilometri e, soprattutto, aveva una caratteristica molto
particolare: tutto intorno nel grande giardino vi erano statue di
ogni genere e dimensione, che la rendevano unica nel suo genere.
Curiosi e stupiti da ciò, i due giovani si inoltrarono nel grande
giardino e, improvvisamente, la figura di una bambina di circa la
stessa età di Shiro che giocava poco distante con una bambola di
pezza, attirò la loro attenzione. Miroku e Sango, dopo essersi
scambiati un'occhiata d'intesa, la chiamarono.
La
piccola, una bambina dai lunghi capelli neri, gli occhi vispi e le
gote rosse, sentendosi chiamare, abbandonò i suoi giochi e si
avvicinò un po' di più alla giovane coppia.
“Ciao.
Chi siete ?” Chiese, curiosa.
“Ciao
piccola. Il mio nome è Miroku, lei è Sango, mia moglie e lui è
nostro figlio Shiro. Come ti chiami? Vivi qui nel palazzo ?”
“Si.
Vivo qui insieme alla mamma e al nonno. Il mio nome è Ikkuko.”
“Ciao
Ikkuko-chan. Hai proprio un bellissimo nome, lo sai? Noi non siamo di
queste parti. Veniamo dal villaggio Musashi e siamo qui per parlare
con il capo villaggio. Ci potresti dire dove possiamo trovarlo?”
Disse infine Sango, sorridendole dolcemente.
“Oh?
Cercate il nonno? Aspettate qui, ve lo vado a chiamare subito!”
Disse la bambina, per poi sparire velocemente nella grande casa poco
distante.
Pochi
minuti più tardi la bambina riapparve, questa volta accompagnata da
una bellissima e giovane donna con indosso un maestoso kimono rosa. E
questo, al monaco, non passò di certo inosservato.
“Oooh!
È proprio vero allora che le dee sono scese sulla Terra...” Disse,
bisbigliando e portando una mano al mento, come per confermare le sue
parole.
Un
pugno ben assestato all’altezza dello stomaco fece tornare
immediatamente il povero monaco con i piedi per terra. E lui sapeva
benissimo a chi apparteneva.
“S-Sango!
Mi hai fatto male, lo sai?”
“Non
cambi mai, non è vero houshi-sama?” Disse bisbigliando e
guardandolo con occhi di fuoco.
La
voce della giovane donna costrinse i due ad interrompere quel loro
battibecco.
“Salve.
Voi dovete essere i guerrieri inviatici dal villaggio Musashi. Il mio
nome è Michiru, piacere di conoscervi. Sono la nuora del capo
villaggio. Seguitemi. Vi condurrò dal nostro signore.” Disse
inchinando leggermente il capo in segno di rispetto e saluto.
Miroku
e Sango, ancora sorpresi da quell’improvviso ed inaspettato
intervento, risposero un po’ goffamente al saluto e all’inchino
della giovane donna, per poi seguirla all’interno del grande
palazzo alle sue spalle.
E
così, dopo che ebbero attraversato varie e sontuose stanze, la
nostra giovane famiglia giunse finalmente in una grande camera dove
un uomo, anziano e dalla lunga barba bianca, sedeva su vari cuscini
di raso.
“Padre.
Chiedo il permesso di entrare.” Disse la donna, con tono
rispettoso.
“Oh
cara Michiru, sei tu. Vieni avanti. Chi sono quei giovani con te?”
Chiese subito l'uomo, vedendoli entrare insieme alla nuora.
“Padre,
questi signori sono i guerrieri provenienti dal lontano e alleato
villaggio Musashi. So che li stavate attendendo.”
“Oh!
Certo, certo! Che sbadato che sono! Vogliate scusarmi ma, purtroppo,
con l’età che avanza la mia memoria non è più quella di una
volta.”
“Non
dite così, padre. Lo sapete che non è vero e, continuando a
ripeterlo, alla fine ve ne convincerete veramente.” Disse la
giovane nuora, prendendo posto vicino all’uomo.
La
piccola Ikkuko sedeva sulle ginocchia della madre, continuando a
giocare serenamente con la sua bambola.
“Ah,
lo so figlia mia. Lo so... ma adesso torniamo a noi. Prego,
accomodatevi qui vicino, rispettabili guerrieri. Quali sono i vostri
nomi, se è lecito?”
“Il
mio nome è Miroku, mio signore. Sono un monaco esorcista. Lei è
Sango, la mia compagna di vita e impareggiabile sterminatrice di
demoni.” Disse portandosi leggermente in avanti e inchinandosi.
“Siete
molto giovani ma, se hanno mandato voi, un giusto motivo ci sarà
sicuramente.” Disse l’anziano uomo, con tono palesemente
scettico.
“Non
per nulla si suole dire che spesso l’apparenza inganna, mio
signore.” Disse Miroku, usando lo stesso tono dell’uomo.
“Perdonatemi,
non era mia intenzione essere irrispettoso nei vostri riguardi ma,
purtroppo, negli ultimi mesi, ho visto morire molti valorosi
guerrieri che avevano pressappoco la vostra stessa età.”
“Capisco
il vostro rammarico, ma non temete. Abbiamo molta esperienza sulle
spalle, anche se non sembra ai vostri occhi. Forse le sembrerò
presuntuoso ma le assicuro che tra poche ore tutto sarà sistemato.”
Disse Miroku, terminando il discorso.
L’anziano
uomo rimase in silenzio per alcuni minuti, fissando
intensamente il giovane uomo a pochi passi da lui. Nei suoi occhi
poteva chiaramente vedere un luce particolare, un qualcosa che nella
sua lunga vita aveva potuto scorgere in pochissimi uomini e
condottieri, che poi si erano dimostrati essere alcuni tra i più
valorosi e forti combattenti che avesse mai conosciuto. Rassicurato
da ciò, il capo
villaggio si abbandonò ad un sonoro sospiro per poi
riprendere la parola.
“Bene.
Voglio darti fiducia, giovane monaco. Domani mattina farò in modo
che tu e la tua compagna veniate condotti nelle vicinanze del luogo
dove è apparso più volte il demone. Per questa sera sarei onorato
se foste ospiti alla mia tavola.”
“Sarà
un onore, mio signore.”
[…]
Più
tardi quella sera, dopo aver sistemato le loro cose nella camera e
aver distribuito tra la popolazione le varie cibarie e doni che
avevano portato dal loro villaggio, Miroku, Sango e il piccolo Shiro
si ritrovarono nuovamente al cospetto dell’anziano capo villaggio,
per la cena che aveva preparato in loro onore.
“È
veramente delizioso, mio signore. Ma non c’era bisogno che vi
disturbaste anche per noi. Io e il bambino avremmo potuto mangiare in
camera.” Disse Sango, imboccando il figlio seduto accanto a lei.
“Nessun
disturbo, giovane taijiya. Non è la prima volta che in questo
villaggio contravveniamo all’etichetta, anzi, se non ricordo male
anni fa mi comportai allo stesso modo con un giovane guerriero e la
sua famiglia che sconfisse uno degli Shinchinitai che aveva attaccato
il nostro villaggio.”
“Un
giovane guerriero che sconfisse uno degli Shinchinitai?” Ripeté
Miroku, sorpreso.
“Oh
si! Te lo ricordi, mia cara Michiru?”
“E
come potrei dimenticarmene, padre? Si trattava di una coppia molto
particolare. Lui era un hanyou dagli occhi color ambra, i capelli
color argento e le orecchie canine, mentre la sua giovane compagna,
era un umana e vestiva con un kimono molto strano. I loro due bambini
erano tra i più belli che avessi mai visto… Se non sbaglio
provenivano dal vostro villaggio. Li conoscevate?”
A
quelle parole Miroku e Sango, che ormai avevano capito chi fossero i
due misteriosi personaggi, dopo essersi scambiati un’occhiata
d’intesa, abbassarono lo sguardo, insicuri su come comportarsi.
Infine
Sango, con tono sommesso e gli occhi lucidi, decise di rispondere.
“Si.
Sono stati i nostri migliori amici e compagni d’avventura ma,
purtroppo, il destino è stato molto crudele con loro. Il giovane
hanyou è deceduto dopo l’ultima e cruenta battaglia combattuta
contro Naraku, un demone maligno e dai poteri infiniti, mentre la
ragazza ora vive... bhe… in un villaggio molto lontano dal nostro,
insieme ai suoi bambini.”
“Oh,
io… non volevo! Mi dispiace veramente tanto…. OH! Poverina… e
pensare che io e lei avevamo subito stretto amicizia.” Disse la
giovane donna, abbandonandosi alle lacrime.
“Non
è colpa vostra, non potevate saperlo…” Disse Miroku,
abbracciando Sango, la quale aveva iniziato a piangere anche lei.
“Devono
mancarvi molto.” Disse l’anziano uomo, cercando di consolare la
giovane nuora.
“Non
può nemmeno immaginarlo…” Rispose Miroku, guardando con
occhi lucidi l’uomo davanti a lui.
E così il resto della cena passò tranquillamente, sebbene
aleggiasse una grande malinconia, che purtroppo aveva cancellato
quell’aria di festa con cui quella cena aveva avuto inizio. Quando
l’ultima portata fu servita e tutti ebbero mangiato, Miroku, Sango
e il piccolo Shiro si congedarono educatamente prima di
recarsi nella loro stanza per la notte.
Erano
tutti e tre sotto le coperte quando la voce del piccolo Shiro
riecheggiò nella grande stanza illuminata dalla tenue luce di una
candela.
“Chichi-ue,
Okaa-san, perché eravate tristi poco fa? Chi erano questi signori di
cui stavate parlando?”
Miroku
fece un lungo e profondo sospiro per poi rispondere al figlio:
“Devi
sapere, figlio mio, che questi due signori, come li chiami tu, erano
i migliori amici di tuo padre e tua madre. I loro nomi erano Inuyasha
e Kagome.”
“Inu-yasha…
il nome che ho letto su quella lapide vicino al grande albero sacro?”
“Si,
proprio lui, figlio mio. Un giorno, quando sarai più grande mi
piacerebbe parlarti di lui, della sua adorata compagna, la divina
Kagome, e delle avventure che noi quattro abbiamo vissuto insieme.
Sai, non passa giorno che non mi immagini come sarebbe stata diversa
la nostra vita se Inuyasha fosse ancora vivo e se la divina Kagome e
i bambini fossero rimasti con noi.”
“Già,
molto spesso ci penso anch’io… Se fosse stato così ora tu,
Shiro, avresti due amici molto particolari con cui giocare.” Disse
Sango.
“Due
amici?”
“Si,
Inuki e Kaori. Chissà adesso quanto saranno cresciuti.”
“Beh...
ora il pozzo è sigillato ma, in futuro, non si può mai dire… Sai,
figliolo? Spero proprio che un giorno tu possa incontrarli.”
Il
piccolo Shiro annuì e si buttò tra le braccia del padre.
“Per
oggi basta ricordare il passato. Dobbiamo riposare. Domani mattina
abbiamo una missione molto importante da svolgere.” Disse Sango
prima di rimboccare le coperte sul grande futon, in modo da coprire
tutti, e spegnere la piccola candela che aveva illuminato fino ad
allora quella grande stanza.
La
mattina seguente Miroku e Sango, dopo aver affidato alla cure di
Michiru e del capo villaggio il piccolo Shiro, il quale stranamente
aveva compreso la gravità della situazione e non aveva fatto storie
per separarsi dai genitori, furono condotti sulle pendici del monte
Hakurei dove era stato avvistato il demone.
Rimasti
soli, i due cominciarono a monitorare l’area circostante.
Tutt’intorno
vi era una un’aura maligna così forte che era impossibile non
accorgersene.
Velocemente,
Sango indossò la sua maschera protettiva e ne diede subito una al
compagno.
“Credo
proprio che non si tratti di un avversario qualunque.” Disse Sango
mentre portava velocemente la mano all’Hiraikotsu alle sue spalle.
“Questo
posto è ancora contaminato da una minima parte dell’aura di
Naraku, sebbene siano passati anni dalla sua morte. Qualche demone
deve aver sfruttato la sua aura per aumentare il suo potere.” Disse
Miroku, agitando il suo lungo bastone dorato.
Improvvisamente
Kirara, che si trovava poco distante da loro, emise un forte ruggito
in direzione della montagna e iniziò a ringhiare.
“A
quanto pare si è accorto della nostra presenza. Ci ha impiegato
pochissimo tempo ad individuarci.” Disse Sango, mettendosi sulla
difensiva.
“Una
cosa è certa: non si tratta di un demone molto ospitale.” Disse
Miroku, accennando ad un sorriso.
“Allora
sarà nostro compito insegnargli un po’ di buone maniere.” Disse
Sango, usando lo stesso tono del compagno e salendo in groppa a
Kirara.
“Sono
completamente d’accordo con te. ANDIAMO!” Concluse Miroku, dopo
essere salito anche lui su Kirara.
In
pochi istanti, un demone gigantesco e dall’aspetto di un Oni era
davanti ai loro occhi, e li guardava dall’alto con sguardo
famelico.
“È
anche peggio di come ce lo avevano descritto!” Urlò Miroku.
“Sbrighiamoci
a farlo fuori prima che raggiunga il villaggio!” Rispose Sango.
Miroku
annuì e i due si lanciarono in picchiata in direzione del demone.
“Prendi
questo!” Urlò la taijiya prima di lanciargli contro il suo
Hiraikotsu, il quale lo colpì sulla spalla sinistra, lasciandogli
una profonda ferita.
Miroku,
che durante l’attacco della compagna era rimasto immobile e
concentrato, dopo aver formulato alcune formule in un linguaggio
arcaico, iniziò ad attaccare il demone con sfere di energia e fuda
purificatori, bloccando così ogni suo movimento. Sotto di loro il
demone, che si contorceva e urlava per il dolore, iniziò a
controbattere agli attacchi, gettandoli contro alberi e rocce
gigantesche, cercando, inutilmente, di colpirli. Quando
ormai sembrava che il demone fosse allo stremo delle
forze, colse entrambi di sorpresa incominciando
a sputare fiamme dalla bocca. In pochi minuti, buona parte della
foresta era in fiamme e il denso fumo sprigionato da esse rese molto
difficile respirare, anche per i due combattenti che si trovavano
parecchio in alto.
“Dannato
demone! Coff! Coff! Ci ha colto proprio di sorpresa! Coff! Anche se
indossiamo le maschere... Coff!.. Sono del tutto inutili
contro il fumo!” Disse Sango, portandosi la mano alla bocca e
continuando a tossire.
“Se
rimaniamo qui rimarremo di certo intossicati… Coff! Ma se ci
allontaniamo continuerebbe a seguirci, con il rischio che in poco
tempo l’intera vallata prenda fuoco.” Disse Miroku, ansimando e
sudando freddo.
“Cosa
proponi di fare allora, Miroku?”
L’uomo
rimase in silenzio per alcuni minuti, pensieroso. Poi prese
nuovamente la parola.
“Kirara,
portami a terra.”
“Ehhh?!
No! Kirara, aspetta! Ma che cosa ti salta in mente?! Se scendiamo a
terra rischiamo di morire bruciati! E poi è proprio quello che si
aspetta il demone là sotto!” Urlò Sango, girandosi verso il
marito.
In
tutta risposta Miroku le sorrise e le posò una mano sulla testa.
“Non
preoccuparti, mia dolce Sango, non posso mica morire così ora che
finalmente ho trovato la felicità assoluta. E poi…”
“Cosa?”
“…ho
in mente un piano.”
“Un
piano? UN PIANO? Ma… ma ti rendi conto che è un suicidio
anche il solo pensare di muoversi tra quelle fiamm…?!”
Ma
il discorso della giovane donna venne interrotto da un bacio a fior
di labbra.
“Sango...
dopo tutti questi anni, non hai ancora imparato a fidarti di me?”
Domandò l’uomo, con le labbra ancora vicinissime a quelle di lei.
“Mi...
Miroku... io...”
“Te
lo ripeto. Ho tutto sotto controllo. Tu cerca solamente di tenere il
demone bloccato in quest’area.“ Concluse l’uomo prima di
baciarla nuovamente e facendo segno a Kirara di cominciare a scendere
a terra.
Quando
la distanza divenne accettabile, Miroku saltò giù. Poi, dopo aver
salutato la compagna, sparì velocemente tra gli alberi infuocati.
Sango si sfiorò più volte le labbra con le dita, mentre osservava
il suo compagno sparire alla sua vista.
“Stupido
monaco…” Borbottò mentre, con il sorriso sulle labbra, si
allontanava insieme a Kirara e ricominciava ad attaccare il demone.
Nel
frattempo Miroku correva tra gli alberi, disseminando fuda molto
particolari tra i rami.
‘Se
i miei calcoli sono esatti e il demone non si muove da qui, presto di
lui rimarrà solo cenere.’ Pensò tra sé e sé Miroku, cercando di
tenere sempre coperti la bocca e il naso per evitare di respirare
troppo fumo. ‘Eh si… sarebbe un guaio se perdessi conoscenza
proprio adesso.'
Dopo
circa un quarto d’ora, l’uomo aveva ricoperto gli alberi che si
trovavano tutt’intorno al demone.
Era
tutto pronto. Ora doveva solo pronunciare una formula particolare e
tutto sarebbe finito. Ma purtroppo le fiamme avevano invaso ogni
luogo circostante e respirare era diventato quasi impossibile.
‘Non
posso mollare adesso… Anf… anf… devo farmi forza…’
Continuava a ripetersi nella mente come un mantra, mentre iniziava a
pronunciare la formula.
Nello
stesso momento Sango, che aveva continuato a colpire senza sosta il
demone, il quale però sembrava non avere nessuna intenzione di
arrendersi, cercava tra le fiamme qualunque cosa indicasse la
presenza del compagno.
Improvvisamente
il demone venne circondato da una spessa e gigantesca barriera che lo
avvolse completamente, imprigionandolo e purificandolo in pochi
minuti. Non appena la barriera scomparve, Sango si precipitò verso
il luogo dove fino a pochi istanti prima vi era il demone e di cui,
ora, era rimasta soltanto cenere. Scesa velocemente da Kirara, iniziò
a chiamare il compagno a gran voce.
“Miroku!
MIROKU! DOVE SEI? Rispondimi, te ne prego!”
Un
rumore poco distante attirò Kirara la quale si diresse subito in
direzione di esso.
Miroku
era a terra, ansimante e pieno di bruciature.
Velocemente,
Sango lo caricò su Kirara e insieme si librarono in alto, affinché
il monaco potesse respirare meglio.
Infatti
non ci volle molto che già l’uomo riassunse un colorito normale.
“Sa...
Sango?”
“Oh
Miroku... Sia ringraziato il cielo! Stai bene!” Disse Sango, con le
lacrime agli occhi.
L’uomo
sorrise alla moglie, per poi cominciare a tossire forte.
“Non
preoccuparti. Riposati ora. Quando saremo tornati al villaggio faremo
curare le tue ferite.” Disse, accarezzando dolcemente la guancia
del compagno.
Miroku
e Sango stavano sorvolando la montagna quando furono testimoni di un
evento terribile quanto inatteso. Le fiamme erano giunte fino al
villaggio, il quale ora ne era assediato. Disperati e
preoccupatissimi, i due giovani genitori cominciarono ad attraversare
tutto il villaggio alla ricerca del figlio. Ma, una volta giunti al
palazzo del capo villaggio, lo spettacolo che si presentò ai loro
occhi fu terribile: sembrava quasi che il palazzo e le piccole
abitazioni circostanti si fossero accartocciate su se stesse,
schiacciando e distruggendo tutto al loro interno.
Sango
perse un battito alla vista di quella terribile scena e si accasciò
a terra, iniziando a piangere. Miroku le fu subito accanto e cercò
di farle forza, incitandola a cercare insieme a lui tra le macerie,
nella speranza di trovare qualche sopravvissuto.
Poi,
quando ormai avevano perso tutte le speranze, un pianto disperato
attirò l’attenzione dei due. Miroku e Sango si diressero in
direzione del pianto e, con loro grande sorpresa, trovarono il
piccolo Shiro e la piccola Ikkuko, spaventati ma illesi, nascosti
all’interno di un piccolo pozzo di pietra poco profondo. Purtroppo,
a pochi passi da loro vi erano il corpo di Michiru e quello del capo
villaggio, ormai senza vita, che avevano evidentemente usato le loro
ultime forze per mettere al sicuro i bambini.
Ci
volle un giorno intero per spegnere le fiamme, ma sebbene tutti
avessero fatto del loro meglio, il villaggio fu completamente raso al
suolo.
I
giorni seguenti vennero celebrati i numerosi funerali, ufficiati
naturalmente da Miroku. Poi, i pochi abitanti rimasti decisero di
trasferirsi nel villaggio vicino, mentre la piccola Ikkuko, ormai
rimasta sola, venne affidata a Sango e Miroku che subito l’accolsero
e l’amarono come se fosse sempre stata loro figlia.
Fine
Flashback
“Shiro!
Shiro! Dove diavolo ti sei cacciato?”
Improvvisamente
una voce femminile distolse il ragazzo dal suo ricordo. Alzò lo
sguardo e, a pochi passi da lui, vide la figura snella e longilinea
della sorella che avanzava a grandi passi nella sua direzione.
La
ragazza, dai lunghi e setosi capelli di color nero pece, indossava un
abito da taijiya molto simile a quello di Sango, di colore viola,
aderente, che lasciava scoperte le lunghe braccia ed era
caratterizzato da varie decorazioni floreali sul petto e sui fianchi.
Infine, due lunghi e morbidi guanti dello stesso colore dell’obi,
un viola più scuro, coprivano delicatamente i due avambracci.
“Oh, Ikkuko-chan! Buongiorno!” Disse il ragazzo, sorridendo
dolcemente alla ragazza.
Diversamente
da lui, la ragazza sembrava molto alterata e arrabbiata.
“BUONGIORNO
UN CORNO! Sono ore che ti cerco! Hai per caso intenzione di saltare
nuovamente gli allenamenti mattutini?”
Shiro
sospirò, seccato e per nulla sorpreso da quella ramanzina, così
usuale per lui.
“Onee-chan,
ti sei accorta che bellissima giornata è oggi? Lo sai, dovresti
rilassarti un po’ anche tu. Non penso ti farebbe male staccare
dalla routine quotidiana e frequentare qualche giovane del
villaggio.”
“Ancora
questo discorso? Ma sei proprio ostinato! Lo sai benissimo che io...”
“....sposerai
solo colui che riuscirà a sconfiggerti in battaglia... lo so... lo
so.” Disse il ragazzo, completando la frase per la sorella con tono
cantilenante.
“E
allora se lo sai, perché mi fai sempre la solita proposta ogni
giorno?”
“Perché
adoro vederti andare su tutte le furie ogni volta che ti prendo in
giro!” Rispose semplicemente il ragazzo, prima di abbandonarsi ad
una sonora risata, lasciando la sorella sconvolta e scioccata.
Avrebbe
voluto rispondergli ma, improvvisamente, un fascio di luce e un forte
rumore, attirarono l’attenzione dei due giovani, mettendoli subito
in allerta.
“Cosa
diavolo era?!” Domandò Shiro, scattando in piedi.
“Deve
essere successo qualcosa dalle parti del pozzo mangia ossa, andiamo a
controllare!” Rispose la ragazza, portando subito le mani
all’enorme boomerang che portava in spalla e iniziando ad avviarsi.
Il
ragazzo annuì e, presi velocemente la katana e il lungo bastone
dorato, si avviò insieme alla sorella verso il pozzo mangia ossa.
EDIT 11/03/11
Capitolo modificato grazie a moira78
Un saluto a tutti ^^
Kagome123
|
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Capitolo 6 *** Intrusi ***
capitolo sei
Capitolo Sei: Intrusi
A
pochi metri di distanza dal pozzo, un giovane ragazzo dai capelli
corvini e le buffe orecchie da cane, gemette di dolore mentre,
lentamente, cercava di mettersi in piedi. Portata una mano sulla
fronte per proteggere gli occhi dai tiepidi ma forti raggi di sole
che filtravano fra i folti rami degli alberi, iniziò a guardarsi
intorno, più confuso che mai.
“Ma
dove diavolo... sono finito?! Dov’è il tempio? Le case? I
grattacieli?” Disse, incominciando lentamente ad avanzare.
In
quel momento il vento si alzò, riempiendo le narici del giovane
mezzo demone di milioni di odori, molti dei quali gli riportarono
alla mente ricordi ormai lontani e sfocati. Fece ancora qualche
passo, assaporando il dolce scricchiolio delle foglie sotto le scarpe
da ginnastica, poi un rumore attirò la sua attenzione. Fu un attimo
e, dagli alberi, sbucò Kaori, tutta piena di foglie e rametti dalla
testa ai piedi.
“Ka-Kaori?!Oh,
grazie al cielo sei qui. Al mio risveglio non ti ho vista e ho
cominciato a preoccuparmi. Cos’è successo ai tuoi capelli?”
“Fhè!
Se fossi stato catapultato contro un albero anche tu ora ti
troveresti nella mia stessa situazione!” Disse Kaori, sbuffando e
cercando di liberarsi dalle foglie.
“Dai,
vieni qui, che ti aiuto.” Disse il ragazzo, avvicinandosi alla
sorella e aiutandola.
Pochi
secondi più tardi un ruggito famigliare riecheggiò per tutta la
vallata. D’impulso i due ragazzi si voltarono e, solo allora, si
accorsero che, a pochi metri da loro, vi era il demone farfalla che
li guardava con sguardo famelico.
“DANNATI
MEZZI DEMONI! Credevate veramente di riuscire a sfuggirmi? Venite
qui!”
I
due fratelli si guardarono e in pochi attimi stavano già scappando
come fulmini, confondendosi tra i folti alberi della foresta. Dietro
di loro il demone farfalla li inseguiva più infuriato che mai.
“Dannazione!
E io che credevo di averlo seminato!” Disse Kaori, mentre correva
insieme al fratello saltando da un ramo ad un altro.
“Da
quanto tempo è che ti sta seguendo?”
“Praticamente
da quando ho ripreso i sensi. Era a pochi centimetri da me quando ho
aperto gli occhi e, dopo averlo fatto a pezzi, ho iniziato a correre
fino a quando non ti ho trovato. Non ti nascondo che ci ho messo una
vita ad individuarti. Questo posto è così strano! È così zeppo di
odori che mi fa male persino la testa!”
“L’hai
notato anche tu? Sono proprio curioso di sapere dove siamo finiti.”
“Beh,
posso dirti solo questo: non siamo più a Tokyo, fratellino.”
“O
almeno così sembra...”
“Così
sembra? Cosa intendi?”
“Non
lo so ma... non sembra anche a te che questo posto abbia un qualcosa
di familiare?”
La
ragazza guardò il fratello confusa e titubante, non comprendendo a
pieno ciò che volesse dire e, proprio nel momento in cui stava per
prendere la parola, il demone farfalla apparve davanti a loro,
furente, bloccando la loro avanzata.
“DANNATI
MEZZI DEMONI! ROARRRRRRRRRRR! Ora mi sono veramente scocciato di
seguirvi. PREPARATEVI A FARE LA FINE CHE MERITATE!” Urlò mentre si
avvicinava velocemente ai due ragazzi.
“FHè!
NON ESSERNE COSì SICURO, INUTILE FARFALLA TROPPO CRESCIUTA! PRENDI
QUESTO!”
Con
una mossa fulminea Kaori ridusse nuovamente il demone in tanti
piccoli pezzettini. Pochi istanti dopo, come era prevedibile, il
demone si era nuovamente ricomposto ed aveva ripreso ad attaccarli. I
due fratelli continuavano ad evitare i colpi, muovendosi velocemente
da un ramo all’altro per confonderlo.
“Dannazione!
Dobbiamo assolutamente trovare una soluzione per liberarci
definitivamente di questo qui! Argh! Che possiamo fare, fratellino?”
Domandò Kaori disperata mentre schivava un nuovo attacco.
“Non
lo so! Non lo so! Se solo…”
In
quel momento qualcosa attirò l’attenzione del ragazzo,
interrompendo il suo discorso.
“Che
succede?”
“Kaori,
tieni il nostro amico occupato per qualche istante. Torno subito.”
Disse e scomparve tra la folta vegetazione.
“Tenerlo
occupato? Ma tu dove ha intenz... Hey! Ingrato di un fratello, torna
subito qui!” Ruggì Kaori prima di tagliare di netto le ali del
demone per la rabbia.
Kaori
stava ancora cercando di calmarsi, quando Inuki riapparve con, in
spalla, la faretra con le frecce e, in mano, l’arco della madre.
“Ho
fatto veloce, visto?” Disse con tono ironico.
“Fhè!
Avresti potuto anche dirmelo, stupido di un fratello!”
“Hehe!”
“Ora
spiegami cosa vuoi fare con quelli!”
“Lo
vedrai. Ora dobbiamo correre il più veloce possibile in direzione
dello spiazzo dove ho ripreso i sensi. Poi ti dirò cosa fare.”
E così i due giovani mezzi demoni iniziarono a saltare di albero in
albero alla ricerca dello spiazzo, mentre a pochi metri da loro il
demone continuava a seguirli, ignaro del piano che i due avevano in
mente.
Nel
frattempo Shiro e Ikkuko erano arrivati sul luogo dove si trovava il
pozzo mangia ossa, o almeno dove si SAREBBE dovuto trovare. Infatti,
con loro grandissima sorpresa, il pozzo, come lo conoscevano, non
esisteva più: sembrava essersi disintegrato del tutto, come per
magia, lasciando al suo posto un'enorme e profonda voragine.
“Oh
Kami! Cosa diavolo è successo qui?!” Chiese sconvolta
Ikkuko, avanzando tra le assi di legno e i pezzi di roccia
sparsi tutt’intorno.
“Beh…
sicuramente siamo in presenza di un fenomeno insolito. Tutt’intorno
avverto una stranissima aura…”
“Secondo
te qualcuno lo ha attraversato?”
Shiro
fece alcuni passi e, spostata qualche asse, raccolse da terra una
strana borsa. L’aprì e, sulla parte interna dello strano tessuto,
intravide una targhetta dove si leggeva chiaramente il nome
Higurashi.
“Diciamo
che, chiunque lo abbia attraversato, non era solo.” Disse poi,
notando una seconda borsa poco più in là.
In
quel momento si udirono un forte ruggito e delle voci.
“Hai
sentito, Ikkuko-chan?”
La
ragazza annuì. “Credo proprio che molto presto avremo le nostre
risposte. Teniamoci pronti ad ogni evenienza.” Disse, portando la
mano all'Hiraikotsu.
Intanto
Inuki e Kaori si stavano avvicinando allo spiazzo dove si trovavano
Shiro e Ikkuko a grande velocità.
“Siamo
vicini, Kaori. Ora ascoltami bene. Dovremo essere velocissimi o non
saremo più in grado di liberaci del demone.”
“Sono
tutta orecchie, fratellino!”
“Non
appena mette il muso fuori dalla foresta tu cerca di attirarlo verso
l'alto. Poi tutto ciò che devi fare è allontanarti il più
velocemente possibile, in modo tale da non rimanere colpita dalla mia
freccia. Chiaro?”
“Limpido.
Non temere, sarò velocissima!”
“E
ora andiamo!”
Poco
più indietro, il demone si accorse che i due hanyou avevano
improvvisamente aumentato la velocità.
“Dannati.
Scappate e correte finché volete, ma non sarà sufficiente per
liberarvi di me!”
Non
appena ebbe finito di parlare, il demone si ritrovò davanti Kaori,
ferma sul ramo di un albero e con le braccia conserte, che lo
guardava con aria di sfida e con un’espressione sadica stampata in
volto.
“Cosa
diavolo..?!”
“Fhè!
Chi ha mai detto che noi abbiamo intenzione di scappare? Ehhh? PRENDI
QUESTO!” Fu tutto quello che disse la ragazza, prima di colpire il
demone confuso in pieno volto con un potentissimo pugno
fratturandogli il naso.
Il
demone ruggì e, infuriato e sanguinante, cominciò a seguire la
ragazza che aveva iniziato a dirigersi verso l'alto.
In
quel momento, Shiro e Ikkuko videro sbucare dalla folta chioma di un
albero una figura femminile e un demone, molto più grande di lei,
che sembrava inseguirla anche se
lo attaccava magistralmente. Poi, davanti agli occhi attoniti
dei due giovani umani, il demone venne disintegrato da una freccia
sacra scoccata da un secondo ragazzo, apparso anche lui come per
magia dall’interno della foresta.
“Chi
o cosa sono quei due?” Domandò Shiro esterrefatto, mentre
osservava i due scendere a terra.
“Credo
sia venuto il momento di domandarglielo, fratellino.” Rispose
Ikkuko, sconvolta ma con un’espressione seria in volto, cominciando
ad avanzare in direzione dei due strani ragazzi.
“Wow!
Ce ne siamo liberati finalmente! Sei grande, fratellino! Devo proprio
ammetterlo: sei un ottimo stratega.” Disse Kaori avvicinandosi al
fratello, felice come non mai mentre lo abbracciava.
“Stratega,
io? Non esagerare... Ho solo agito allo stesso modo di poco fa,
quando abbiamo combattuto contro quel demone millepiedi solo che,
questa volta, ero molto più a mio agio!” Disse Inuki, grattandosi
nervosamente la nuca.
“Haha!
Ma sentilo, ora fa il modesto! Se ti avesse visto papà avrebbe detto
le stesse cose!” Disse Kaori, ridendo.
“Cambiando
discorso… sei riuscita a recuperare il frammento?”
“Oh,
si. È volato direttamente tra le mie mani.” Rispose la ragazza,
mostrando con fierezza il frammento completamente purificato dalla
freccia del fratello. “Bene. Ora non ci resta che capire dove
diavolo siamo capitati e trovare un modo per tornare a casa.”
“Non
così in fretta, demoni.”
Una
voce femminile sconosciuta mise
in allerta in due giovani mezzi demoni, facendoli girare di scatto.
Davanti ai loro occhi sconvolti, una giovane ragazza e un giovane
ragazzo, di circa la loro età, vestiti con abiti e con acconciature
che, fino ad allora, avevano visto soltanto nei libri di storia,
avanzavano minacciosamente verso di loro, osservandoli con uno
sguardo quasi cattivo.
“Questo
è il territorio del villaggio Musashi e voi vi trovate all'interno
della foresta sacra.” Continuò la giovane ragazza, per poi
fermarsi a pochi passi dai due mezzi demoni.
“Ora
che sapete dove vi trovate, saremmo curiosi di farvi alcune domande…”
Disse il ragazzo, avanzando anche lui e agitando leggermente il suo
bastone dorato, creando così una piccola barriera intorno a loro per
bloccare i due ragazzi, qualora avessero avuto intenzione di
scappare.
Inuki
e Kaori si guardarono l’un l’altro, dubbiosi, sconvolti e
leggermente spaventati dalla situazione. Ormai era chiaro che in
qualche modo avevano attraversato il pozzo mangia ossa fino a
ritrovarsi, per qualche oscuro motivo, di 500 anni nel passato,
nell’era Sengoku e, per un momento, entrambi maledirono il fatto di
aver perso i loro braccialetti speciali durante lo scontro,
comprendendo finalmente il motivo per cui i loro genitori avevano da
sempre voluto che li indossassero in qualsiasi momento e,
soprattutto, in presenza di altre persone.
“Inuki!
Che facciamo? Questi due sono indubbiamente un monaco e una taijiya,
dannazione! Siamo veramente in pericolo ora… per non dire in
trappola…” Bisbigliò Kaori usando il linguaggio inuyoukai,
preoccupata e insicura, mentre si guardava intorno alla ricerca di
qualche punto debole nella barriera, che ormai li circondava
completamente.
“Lascia
che gli parli. Se siamo fortunati, potremmo liberarci di loro senza
ricorrere alla violenza.” Disse Inuki, usando lo stesso linguaggio,
muovendo nervosamente le orecchie e sudando freddo.
Ci
furono alcuni minuti di silenzio poi, Inuki, fattosi coraggio, prese
la parola.
“Deponete
le armi. Non abbiamo alcuna intenzione di attaccare. Risponderemo
tranquillamente a tutte le vostre domande.”
Shiro
e Ikkuko si guardarono dubbiosi. Poi il ragazzo decise di prendere la
parola per primo.
“A
giudicare dagli strani abiti che indossate non dovete essere di
queste parti. Dico bene?”
Inuki
annuì.
“E
allora diteci, da quale villaggio provenite?”
A
quelle parole Inuki e Kaori si guardarono, insicuri su come
rispondere.
“Beh…
a dire la verità… non siamo molto distanti dal luogo in cui
abbiamo sempre vissuto…” Disse titubante il giovane, sperando di
riuscire a guadagnare un po’ di tempo. Sfortunatamente la giovane
taijiya prese subito la parola troncando il discorso di Inuki.
“Immagino
che essendo mezzi demoni, vi siate sempre nascosti all’occhio umano
e abbiate vissuto nella foresta per molto tempo. Siete stati davvero
sfortunati. Non credevate che qualcuno prima o poi vi avrebbe
scoperto.” Disse, avanzando minacciosamente di qualche passo.
Inuki
deglutì forte.
“Ascolta.
Si, ai vostri occhi potremmo sembrare mezzi demoni e lo siamo,
essendone figli, ma… non c’entriamo nulla con questo luogo e con
questa foresta. Hehe… ti potrà sembrare strano ma… se dobbiamo
dire tutta la verità, il luogo da cui proveniamo non è molto
distante da qui… anzi. Il fatto è che ci separano parecchi anni
dalla sua effettiva fondazione.”
A
quella risposta la ragazza alzò un sopracciglio.
“Con
questo vorresti farci credere che provenite dal futuro? Ah! Questa è
bella!” Disse Ikkuko, facendo un passo in avanti e alzando il tono
della voce. “Questi due ci vogliono prendere in giro, fratello!”
Continuò poi rivolgendosi a Shiro, che ne frattempo era rimasto
immobile e pensieroso, valutando la situazione.
“Cosa
c’è ragazzina?! Quello che vi abbiamo detto è la pura verità.
Non ti sono sufficienti gli abiti che indossiamo per capirlo?
Ehhhh!?” Domandò Kaori prendendo improvvisamente la parola, con un
grosso nervo pulsante sulla fronte e avanzando, infuriata, verso la
giovane taijiya, fino a trovarsi faccia a faccia con lei.
In
un attimo la paura che prima provava, si era trasformata in rabbia.
“A
chi hai dato della ragazzina, hanyou?!” Ribatté subito Ikkuko,
sentendosi offesa e non sopportando il tono che stava usando quella
strana ragazza davanti a lei.
“Fhè!
Vuoi finirla di chiamarmi in quel modo? Ho un nome, io! E poi… tu
non sei altro che uno stupido e debole umano!” Disse ringhiando e
mostrando zanne e artigli.
“Come
osi... TU! PICCOLA BAST…”
“Kaori,
calmati! Così non fai altro che peggiorare le cose!” Intervenne
Inuki, bloccando la sorella prima che si buttasse addosso all’altra
ragazza, la quale prontamente era stata bloccata dal fratello con
il semplice gesto della mano.
“Inuki!
Lasciami! Voglio dare una lezione a questa mocciosetta qui! Argh!”
Continuò a dire, mentre si dimenava come una pazza tra le braccia
del fratello.
“A
quando pare, hanyou, tua sorella non sembra voler collaborare.”
Disse Shiro, prendendo improvvisamente la parola e fissando i due con
sguardo maligno.
A quelle parole Inuki e Kaori si bloccarono di scatto. Inuki avrebbe
voluto controbattere ma, in quei pochi secondi, la taijiya aveva già
sguainato la spada e con una mossa velocissima lo aveva
immobilizzato, mentre il monaco aveva già cominciato a pronunciare
una strana formula in una lingua arcaica e, senza che Kaori se ne
potesse rendere conto, aveva iniziato a schiacciarla con una potente
forza spirituale, impedendole quasi di reggersi in piedi.
“Merda!
Maledetto bastardo!” Imprecò Kaori cadendo in ginocchio,
ringhiando e guardando rabbiosa il giovane monaco che le si stava
avvicinando minacciosamente.
“Hai
davvero un bel caratterino, hanyou… Una così bella creatura non
dovrebbe usare un linguaggio così scurrile. Non si addice al tuo bel
faccino.” Disse il ragazzo mentre, portata una mano al volto di
Kaori, aveva iniziato a guardarla con occhi lascivi.
“Hey
tu, monaco! LASCIALA STARE SUBIT…” Ma il giovane mezzo demone non
riuscì a terminare la frase. Velocissima, la taijiya lo aveva
bloccato e messo in ginocchio. Il povero mezzo demone riusciva
chiaramente a sentire sul collo la fredda lama tagliente della sua
spada.
“Credo
che convenga anche a te stare al tuo posto, hanyou, se non vuoi farti
molto male. Ora, se non vi dispiace, vi condurremo al villaggio come
prigionieri. Deciderà nostro padre cosa farne di voi.”
Inuki
era pietrificato. Avrebbe voluto rispondere ma le parole gli morirono
in gola.
In
quel momento si rese conto che erano veramente nei guai.
D’improvviso
si udì una voce maschile in lontananza. Voltatisi, Shiro e Ikkuko
videro sopraggiungere, a grande velocità, un uomo in groppa ad un
demone gatto.
“Oh
Kami! Shiro! Ikkuko! Fermatevi!”
“Chichi-ue?”
Dissero all’unisono Shiro e Ikkuko, riconoscendo la voce.
“Padre,
è strano vedervi qui. Pensavo foste andato al villaggio vicino per
compiere degli esorcismi… ” Disse Shiro, avvicinandosi all’uomo
che ormai era atterrato, senza però infrangere la barriera che
bloccava i due mezzi demoni.
“Ed
è proprio da lì che vengo. Poco fa ho percepito una strana energia
provenire dal luogo in cui si trova il pozzo mangia ossa e ho
ritenuto che fosse meglio venire a controllare di persona prima che
fosse troppo tardi….” Disse l‘uomo, asciugandosi il sudore
dalla fronte.
“Comunque
siete arrivato giusto in tempo. Abbiamo catturato due hanyou sospetti
che…”
“Liberateli
subito!”
“C-cosa?
Liberarli? M-ma padre! Cosa state dicendo?” Disse Ikkuko,
esterrefatta dalle parole del padre.
“Questi
due hanno disintegrato un demone gigantesco in pochi istanti! Sono
pericolosi per l’intera comunità!” Disse Shiro, cercando di far
ragionare il padre.
L’uomo
sospirò.
“Voi
non avete la minima idea di chi avete catturato. Liberateli, vi ho
detto e presto capirete ogni cosa.”
Shiro
e Ikkuko si guardarono, dubbiosi ed insicuri. Poi, con un movimento
velocissimo, la giovane taijiya liberò Inuki e si portò dietro il
padre, seguita da Shiro, che con il semplice schiocco delle dita
aveva infranto la barriera.
Kaori,
finalmente libera, si portò vicino al fratello, aiutandolo ad
alzarsi. Poi i due fratelli, ancora spaventati e sconvolti, volsero
lo sguardo verso quello strano uomo che stava lentamente avanzando
verso di loro. Doveva avere all’incirca 35 anni, era alto, con i
capelli legati dietro la nuca in un piccolo codino, aveva una
barbetta appena accennata sul mento e indossava abiti da monaco
buddista, molto simili a quelli indossati dal ragazzo di nome Shiro.
Era strano ma, più lo guardavano e più una strana malinconia li
avvolgeva come se, in un tempo ormai lontano, avessero già avuto a
che fare con quella persona.
Quando
l’uomo fu a pochi passi da loro riprese la parola, con un dolce
sorriso in volto.
“Sono
passati tanti anni dall’ultima volta che ci siamo visti, non è
così Inuki e Kaori?”
I
due giovani mezzi demoni si guardarono, insicuri e confusi.
“Beh…
è comprensibile che non vi ricordiate di me visto che, a quel tempo,
eravate solo dei neonati…”
A
quelle parole fu come se un fulmine avesse attraversato le loro
giovani menti e un nome, un nome che molto spesso era stato
pronunciato dai loro genitori negli ultimi 15 anni, tornò
velocemente alla luce.
“Zio… Miroku?” Chiese titubante Kaori, prendendo la parola per
prima.
L’uomo,
udite quelle parole, sorrise ancora di più e abbracciò la ragazza e
il ragazzo davanti a lui.
“Sono
felice che vi ricordiate di me, ragazzi.”
I
due giovani mezzi demoni, ora più sereni e rassicurati dalla
presenza dello zio, si abbandonarono del tutto a quell’abbraccio
mentre ricordi lontani, sia belli che tristi, invasero le loro menti
cancellando quasi del tutto la paura e l’ansia provate fino a poco
prima.
Shiro
e Ikkuko, che si trovavano poco distanti, rimasero scioccati nel
vedere quella scena.
“Sembra
si conoscano…” Disse Shiro, ancora incredulo.
“Ma
come mai nostro padre conosce questi due mezzi demoni?” Disse
Ikkuko, avvicinandosi al fratello.
D’improvviso,
la voce del padre richiamò la loro attenzione, distogliendoli dai
loro discorsi.
I due ragazzi obbedirono, portandosi più vicini ai tre.
“Inuki,
Kaori, loro sono Shiro e Ikkuko, i miei figli. Ikkuko ha la vostra
stessa età, mentre Shiro ha 14 anni, sebbene sembri molto più
grande. Mi rammarico del fatto che vi siate dovuti incontrare in
questo modo un po’… brusco ma
spero che con il
tempo diventiate amici.”
I
due giovani mezzi demoni abbassarono leggermente il capo, abbozzando
un inchino.
“Piacere
di conoscervi.” Disse Inuki, muovendo nervosamente le piccole
orecchie nere.
“Yo!”
Disse semplicemente Kaori, alzando la mano in segno di saluto.
In
quel momento Shiro e Ikkuko sgranarono gli occhi.
“Non
sarà che…”
“No,
non è possibile. Non ditemi che…”
“Questi
due sono i famosi Inuki e Kaori di cui ci hai tanto parlato?”
Domandarono all’unisono.
“Proprio
così!” Rispose Miroku sorridendo ai figli. “E sono davvero
sollevato di essere arrivato prima che poteste fargli veramente
del male!”
Shiro
e Ikkuko, scioccati e sconvolti, rimasero per parecchi minuti in
silenzio senza riuscire a proferire parola.
“Immagino
che dovremmo scusarci…” Disse poi Shiro, grattandosi nervosamente
la nuca.
“Fhè!
Come minimo!” Disse Kaori, sbuffando e con le braccia conserte.
“Kaori,
piantala dai... non mi sembra il caso di prendersela tanto. In fondo,
non sapevano minimamente chi foss...”
“Vi
chiediamo immensamente scusa. È un onore per noi conoscervi.”
Dissero Shiro e Ikkuko all’unisono, interrompendo il discorso del
giovane mezzo demone e continuando ad inchinarsi all’infinito.
“Ma
soprattutto spero ci perdonerete per il modo con cui vi abbiamo
accolto.” Continuò Ikkuko, rivolgendo il suo sguardo verso Inuki e
poi verso Kaori, come per chiedere scusa.
Kaori
dapprima sbuffò poi, notando lo sguardo di rimprovero del fratello
disse, facendo il broncio, abbassando leggermente le piccole orecchie
e diventando leggermente rossa: “In realtà dovrei chiederti anche
io scusa. Non avrei dovuto chiamarti in quel modo…”
L’espressione
imbronciata che aveva assunto la mezzo demone, non poté che far
sorridere la giovane taijiya.
“Non
preoccuparti. È tutto dimenticato!” Disse continuando a sorriderle
e, posatale una mano sulla testa, iniziò ad accarezzarle
delicatamente un orecchio.
“Sono
davvero adorabili!” Disse poi Ikkuko, con tono scherzoso e con gli
occhi che brillavano.
“Ehm…
si… ma… adesso basta però…” Disse Kaori
con un enorme gocciolone sulla fronte, guardando leggermente
di sbieco la giovane ragazza davanti a lei.
“Perdonami.
Non ho proprio resistito.” Disse, imbarazzata e ritraendo la mano.
“Mmmh…
ti spiace se lo faccio anch’io?” Chiese Shiro il quale, portatosi
più vicino alla ragazza, aveva incominciato ad accarezzare il
secondo orecchio con un sorrisetto cretino stampato in volto.
“O-oi!
Fermati! Chi ti ha dato il permesso di farlo?! Se non ricordo male,
fino a pochi istanti fa, per colpa tua ho rischiato di lasciarci le
penne! Almeno scusati, stupido bonzo!” Urlò Kaori furente e
ritraendo il piccolo orecchio in modo che non potesse toccarla
sebbene il ragazzo, molto più alto di lei, potesse riuscirci
ugualmente con facilità.
“Allora
rimedio subito.”
E
così, davanti agli occhi attoniti e scioccati di tutti, Shiro diede
a Kaori un leggero e velocissimo bacio sulla fronte.
“Sono
perdonato, ora?” Chiese semplicemente il ragazzo, sorridendole.
Kaori,
completamente rossa in volto, rimase immobile ed in silenzio per
alcuni minuti prima di iniziare a tremare.
“Oh,
chiedo perdono. Non credevo che un semplice bacio avrebbe potuto
turbare una così pura e semplice ragazza come te. Ma guarda: stai
addirittura tremando per l’emozione…” Disse, abbassandosi
leggermente con il capo per osservare meglio il volto della ragazza,
ora nascosto dalla lunga frangetta argentata.
Inuki,
che sapeva quale fosse invece il vero motivo del tremore della
sorella, deglutì forte prima di iniziare a sudare freddo.
“Che
succede? Ho forse fatto qualcosa di sbagliato?” Domandò con tono
ingenuo, notando la strana espressione sul volto del giovane mezzo
demone.
“Sbagliato?
SBAGLIATO DICI? Tu, bonzo, HAI APPENA CONPIUTO IL PIÙ GROSSO ERRORE
DELLA TUA BREVE VITA! Sei morto, dannato!” Disse Kaori prendendo
improvvisamente la parola, con una voce che ormai ricordava il
ruggito di un animale feroce, per poi iniziare ad inseguire il povero
ragazzo, confuso e spaventato per tutto lo spiazzo, con chiaro
intento omicida.
“È
sempre il solito. Ecco cosa succede ad agire senza pensare…”
Disse Ikkuko osservando la scena, con la mano alla fronte in chiaro
segno di sconfitta.
Miroku,
che si trovava accanto alla figlia, sorrise vedendo quella scena e i
ricordi di milioni di
momenti come quelli vissuti insieme all’amico Inuyasha, gli
tornarono prepotentemente alla mente, dandogli un senso di malinconia
e tristezza che pochissime volte aveva provato in quegli ultimi anni.
Poi,
accortosi che Inuki lo osservava con un'espressione curiosa in volto,
si portò, imbarazzato, una mano dietro la nuca prima di prendere la
parola.
“Oh,
scusami… ma questa scena mi ha portato alla mente molti ricordi,
ricordi preziosi ed ormai lontani che ho vissuto in compagnia di tuo
padre. Credevo di essermi abituato al fatto che ormai il mio caro
amico non si trova più su questa terra ma la piccola Kaori gli
assomiglia così tanto che… non sono riuscito a trattenermi…”
Balbettò insicuro.
Inuki
osservò l’uomo con le labbra leggermente dischiuse in
un'espressione di sorpresa. Purtroppo quando il pozzo era stato
sigillato, nessuno dall’altra parte era stato messo al corrente dei
miracoli che erano avvenuti quel lontano giorno di Natale, così
diverso dall’ordinario, durante il quale anche suo padre, morto
durante la battaglia contro Naraku, era tornato magicamente alla vita
grazie alla Sfera dei Quattro Spiriti.
Eh
si. Prima o poi avrebbero dovuto spiegare loro parecchie cose.
[…]
Pochi
minuti più tardi, Inuki e Kaori vennero condotti nel punto esatto
dove si sarebbe dovuto trovare il pozzo e, lo spettacolo che si
presentò loro davanti, li sconvolse.
“Co-cosa
diavolo è successo qui?” Domandò con voce tremante Kaori.
“È
spaventoso! Il pozzo è… è…” Disse Inuki, non riuscendo a
terminare la frase.
“Non
sappiamo come sia successo. Eravamo lontani e abbiamo visto solo
un’enorme luce e udito un forte rumore. Poi quando siamo arrivati,
tutto ciò che c’era era questa enorme voragine…” Spiegò
Shiro, con il capo chino.
“Non
è possibile…” Disse Miroku sconvolto, portandosi la mano alla
bocca.
Kaori
fece alcuni passi, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi, arrivata
vicino ad alcune assi di legno, raccolse da terra i loro due zaini
impolverati.
“È
stata tutta colpa di quei maledettissimi demoni, della sfera e dei
frammenti! Dannazione! Se non fosse stato per loro... ora…” Urlò
con gli occhi colmi di lacrime mentre stringeva al petto i due zaini.
Inuki
le si portò subito vicino, abbracciandola.
Miroku,
Shiro e Ikkuko rimasero in silenzio, insicuri su come comportarsi.
Avrebbero voluto domandargli spiegazioni ma le parole morirono in
gola, mentre osservavano quella scena tristissima davanti ai loro
occhi. Poi inaspettatamente Inuki ruppe il silenzio che si era venuto
a creare.
“Credo
che sia giusto mettervi al corrente di alcuni fatti molto
importanti.”
“Non
qui. Prendete le vostre cose e andiamo al villaggio. Siete feriti e
poi a casa c’è un’altra persona che sarebbe felice di rivedervi.
” Disse Miroku, interrompendo il giovane mezzo demone e invitandoli
a seguirlo.
EDIT 13/03/11
Capitolo modificato grazie a moira78
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Capitolo 7 *** Ritorno al villaggio Musashi ***
capitolo sette
Capitolo sette: Ritorno al villaggio Musashi
Nel
piccolo villaggio Musashi
la vita scorreva lentamente,
seguendo i ritmi della natura. Inuki e Kaori, mentre camminavano per
il piccolo sentiero che costeggiava i fiorenti campi di riso insieme
a Miroku, Kirara, Shiro e Ikkuko, osservavano il paesaggio
circostante, così diverso da quello che da sempre erano abituati a
vedere, incantati e stupiti. Al loro passaggio, molti uomini e donne
si fermarono ad osservarli, con espressioni che erano un misto tra lo
stupore e l’incertezza.
Beh,
non avevano tutti i torti, visto che non era cosa di tutti i giorni
vedere entrare nel villaggio due giovani mezzi demoni.
“Hoshi-dono,
bentornato…” Disse
un uomo anziano, interrompendo il
suo lavoro e inchinando il capo in segno di saluto.
“Come
è andata la vostra missione al villaggio vicino, hoshi-dono?”
Chiese un’altra donna anziana poco distante.
“Molto
bene, vi ringrazio.” Disse Miroku, rispondendo all’inchino.
“Se
è lecito, chi sono quei giovani che state conducendo al villaggio?”
Domandò infine la donna.
“Oh.
Non dovete avere paura. Loro sono i figli di Inuyasha e della divina
Kagome.” Rispose subito Miroku.
Udite
quelle parole, tutti cambiarono radicalmente espressione.
“Oh
Kami! Vogliate scusarmi… Non volevo essere indiscreta…”
Balbettò l’anziana donna, inchinandosi ripetutamente per chiedere
scusa all’uomo.
“Non
preoccupatevi. È più che plausibile che non li abbiate
riconosciuti. Sono passati ormai 15 lunghi anni da quando, insieme
alla madre, lasciarono il villaggio.” Disse sorridendo e girandosi
in direzione dei due mezzi demoni in questione.
“Allora
bentornati al villaggio, ragazzi.” Disse l’uomo anziano,
inchinandosi.
Seguendo
il suo esempio, ad una ad una tutte le persone presenti si
inchinarono, lasciando i due poveri ragazzi completamente spiazzati.
“Ehm…
vi ringrazio…” Disse Inuki
rosso in volto, muovendo
nervosamente le orecchie e inchinandosi.
Kaori,
braccia conserte e rossa
in volto, borbottò appena un
saluto, non sentendosi per niente a suo agio in quella situazione.
Sebbene
fosse passato più di un decennio, in molti degli abitanti del
villaggio era rimasto vivo il ricordo di quella strana ragazza
apparsa improvvisamente dal nulla e che pian piano era riuscita, con
la sua dolcezza e capacità fuori dal comune, a sciogliere il cuore
di molti di loro, compreso il mezzo demone Inuyasha
che, sebbene prima disprezzassero
e odiassero, ora era venerato e stimato come nessuno mai
era stato prima d’allora.
Dopo
circa 5 minuti di cammino, il
gruppo giunse nelle vicinanze di
una casa. Diversamente dalle altre che si erano viste durante il
sentiero, questa era più grande e spaziosa e tutt’intorno
riecheggiavano forti e gioiose le urla di parecchi bambini.
“Avete
parecchi fratelli? Dalle urla dovrebbero essere all’incirca 4 o 5.”
Domandò subito Inuki ai due ragazzi, memore di ciò che da sempre il
padre aveva raccontato loro su Miroku.
“Vedo
che tua madre ti ha raccontato molte cose su di me.” Disse Miroku,
trattenendo le risa e anticipando i figli, dato che aveva intuito
subito dove voleva andare a parare Inuki con la sua domanda.
“Non
c’è stato un solo giorno in cui non ci abbia parlato di te e di
zia Sango.” Disse Kaori, la quale camminava poco distante, con lo
zaino in spalla e le braccia incrociate dietro la nuca.
Miroku
sorrise. “Oh, sono davvero felice che la divina Kagome lo abbia
fatto. Comunque credo sia inutile risponderti, Inuki. Ben presto
potrai avere la tua risposta.”
Infatti
non appena l’uomo ebbe finito di parlare, tre bambini, due femmine
di circa 5 anni e un maschio di circa 3, sbucati improvvisamente dal
nulla, avevano iniziato a correre velocissimi in direzione del gruppo
di amici, raggiungendoli in pochi attimi.
“Padre!
Padre! Siete tornato finalmente!” Urlarono all'unisono i tre
bambini, saltando in braccio all’uomo e riempiendolo di baci.
“Maya,
Aya, Yuichi, anch’io sono felicissimo di vedervi! Avete fatto i
bravi mentre ero via? O avete combinato guai come al solito?”
“No,
no! Siamo bravi noi!” Disse una delle gemelline, tirando il codino
al padre, in preda all’euforia.
Dall’altra
padre Inuki e Kaori non poterono che scoppiare a ridere vedendo
quella buffa scena.
“Quindi
siete in cinque.” Disse Kaori, continuando a ridere.
“Aspetta,
ne manca una all’appello.” Disse Shiro.
“Quindi
avete un’altra sorellina?” Chiese Inuki.
“Si.
Si chiama Kagome, come vostra madre. È una bambina molto timida e
introversa, diversamente da tutti noi.” Continuò.
“Diversamente
da te, vorrai dire, non è vero fratello?” Disse Ikkuko, con chiari
riferimenti a quello che era successo poco prima.
“Ma…
ma Ikkuko-chan! Volevo solo essere gentile con la nostra ospite.”
Disse
Kaori,
sentendosi messa in mezzo, alzò un sopracciglio e guardò di sbieco
il giovane ragazzo.
“Comunque
non osare avvicinarti più a me stupido monaco, o potrebbe finire
molto male per te e qualche parte del tuo corpo!” Disse schietta la
giovane mezzo demone, facendo rabbrividire il ragazzo accanto a lei
il quale, per qualche minuto, assunse un colorito molto tendente al
bianco.
“Non
preoccuparti Shiro. Non dice su serio.” Disse Inuki, avvicinandosi
al ragazzo e dandogli una pacca sulla spalla.
“Fhè!
Mai stata più seria. Quindi: bada a te, monaco.” Disse, mostrando
gli artigli.
Inuki
sospirò, sconsolato, prima di abbassare il capo in segno di resa.
“Abbiamo
davvero due fratelli molto particolari, Inuki. Ora posso finalmente
dire di non essere l’unica…” Disse Ikkuko con un enorme
gocciolone sulla fronte.
“Non potrei essere più d’accordo con te…” Disse continuando
a sospirare.
In
quel momento la porta fatta di canne di bambù si aprì e fecero la
loro comparsa una donna vistosamente incinta e una bambina, a prima
vista di circa 8-9 anni, che l’aiutava ad avanzare.
“Che
sta succedendo, piccoli miei? Cos’è tutta questa agitazione?”
Domandò la donna mentre avanzava lentamente.
La
donna, vestita con un kimono di vari colori e dai lunghi capelli
castani, doveva avere circa la stessa età della madre e questa volta
Inuki e Kaori non ebbero alcun dubbio sulla sua effettiva identità.
“Sango.
Non dovresti alzarti da letto. Lo sai che manca poco al parto…”
Disse Miroku, posando i tre bambini a terra e avanzando verso la
moglie. “Kagome, piccola mia, avresti dovuto trattenerla.”
“Purtroppo
ha voluto alzarsi per forza, padre, sebbene io le ripetessi di non
farlo.” Disse la bambina.
“Miroku
posso camminare, non sono malata. Sono solo incinta. E questa, come
tu ben sai, non è la prima volta che sono in queste condizioni.”
Disse la donna, con tono sarcastico. “Comunque, vedo che abbiamo
ospiti. Chi sono?”
“Non
li riconosci solo guardandoli?”
La
donna avanzò di qualche altro passo, in modo da osservare meglio i
giovani ragazzi davanti a lei e, per un attimo, il suo cuore perse un
battito.
“Non
è possibile! Oh Miroku, sono davvero chi penso che siano?” Domandò
con gli occhi lucidi.
In
quel momento Inuki e Kaori si fecero più avanti fino ad arrivare
vicino alla donna.
“Ciao,
zia Sango.” Dissero all’unisono, con un dolce sorriso in volto
prima di abbracciare, con tutte le dovute cautele dovute al caso, la
donna di fronte a loro.
“Inuki,
Kaori, Oh Kami! Siete così cambiati dall’ultima volta che vi ho
visto.” Disse Sango, mentre calde lacrime le inondavano il viso e
accarezzava dolcemente le teste dei due ragazzi.
“Ti
trovo davvero bene, zia.” Disse Inuki, sorridendole.
“È
davvero grossa. A che mese sei?” Chiese Kaori, posando
delicatamente una mano sul ventre gonfio della donna e con gli occhi
che le brillavano.
“Manca
poco ormai. Sono all’ottavo mese.”
“Wow!
E si muove molto?”
“Non
ne parliamo. Anzi, se aspettiamo un po’ potreste addirittura
sentirlo da voi.”
Infatti
non appena la donna ebbe finito di parlare, Kaori poté sentire
chiaramente un leggero movimento al di sotto della sua mano.
“Forte!
Inuki senti anche tu!” Disse e, presa la mano del fratello, la
portò vicino alla sua.
Pochi
istanti più tardi, il piccolo si mosse di nuovo e Inuki, sorpreso ed
emozionato, non poté che assumere la stessa espressione della
sorella.
“Sentito?
Questo è il suo modo per salutarvi.” Disse Sango, accarezzandosi
dolcemente il ventre.
“Mai
avrei immaginato che potesse essere così… è stupendo!” Disse
Kaori, sospirando e con sguardo sognante.
“Già!”
“Ma
ditemi: come siete riusciti ad attraversare il pozzo? Siete soli?
Vostra madre non è con voi? E soprattutto: come mai siete pieni di
ferite?”
A
quelle domande i due giovani hanyou si guardarono, insicuri su come
iniziare.
“Andiamo
in casa. Bisogna disinfettare quelle ferite, poi Inuki e Kaori ci
dovranno raccontare un bel po’ di cose.” Disse Miroku, aiutando
la moglie ad alzarsi e invitando tutti a seguirlo dentro casa.
Pochi
minuti più tardi, Kaori venne condotta da Ikkuko e Sango nella
stanza secondaria, mentre Inuki rimase in quella principale insieme a
Shiro e Miroku.
“Che
strana fascia porti sul petto.” Disse Ikkuko, osservando la giovane
hanyou che aveva iniziato a sbottonarsi la camicetta.
“Ti
riferisci al reggiseno? Oh beh, è un indumento tipico dell’era da
cui provengo ed è… davvero molto comodo. Voi usate fasciarvi il
petto, giusto?”
“Esatto
e, a volte, la cosa risulta essere davvero soffocante… Lo sai? Mi
piacerebbe provarlo.”
“Quando
vuoi!” Disse, sorridendole.
“Una
volta tua madre mi fece provare uno dei suoi reggiseni e ricordo di
essermelo tolto subito per la vergogna!” Disse Sango ridacchiando,
mentre disinfettava alcuni graffi sulle braccia e sull’addome di
Kaori.
“Addirittura!”
Disse Kaori, prima di scoppiare a ridere anche lei.
“Comunque
anche il resto degli abiti che indossi è davvero strano.” Disse
Ikkuko, iniziando a fasciarle il gomito e la mano.
“È
una semplicissima divisa scolastica. La indossiamo tutti i giorni per
andare a scuola.”
“Quindi
anche tu hai sostenuto molti test, come faceva tua madre.” Chiese
Sango.
“Ahhhhh...
non ne parliamo! Non finiscono mai!” Disse Kaori richiudendo i
bottoni della camicetta.
“Test?
Scuola? Cosa sono queste cose di cui parlate?” Domandò Ikkuko,
confusa.
“Non
preoccuparti, avrete parecchio tempo per parlarne. Andiamo nell’altra
stanza. Credo che ormai abbiano finito di medicare tuo fratello.”
Disse Sango, alzandosi e cominciando ad avviarsi.
Pochi
minuti più tardi Inuki e Kaori erano seduti intorno ad un piccolo
tavolo e tutt’intorno Miroku, Sango, Shiro e Ikkuko attendevano con
trepidazione che i due fratelli cominciassero a parlare.
“Allora
ragazzi. Siamo tutt’orecchi. Parlate pure.” Disse Miroku,
incoraggiando i due.
Inuki
e Kaori si guardarono a lungo poi, dopo aver fatto entrambi un lungo
sospiro, presero la parola intercambiandosi tra loro nel lungo
discorso.
Raccontarono
della lotta contro il demone millepiedi, della sua sconfitta e
dell’improvviso arrivo di un secondo demone che, senza che avessero
potuto fare nulla per impedirlo, li aveva trascinati con sé
all’interno del pozzo che, contro ogni aspettativa, si era aperto
facendoli tornare indietro nel tempo; raccontarono degli strani
frammenti trovati all’interno di questi demoni, quasi del tutto
simili a quelli della Shikon no Tama, e della strana reazione che
questa stava avendo a causa di essi; infine, raccontarono di quel
lontano giorno di quindici anni prima, in cui loro padre era
ritornato magicamente alla vita grazie alla sfera, e anche stesso
giorno in cui il pozzo mangia ossa, l’unico mezzo che permetteva di
viaggiare tra le due diverse ere, era stato sigillato dalla divina
Midoriko.
“…e
questo è quanto.” Concluse Inuki.
In
quel momento, diverse espressioni erano dipinte sui volti dei quattro
individui di fronte a loro: Shiro e Ikkuko erano confusi e scioccati
allo stesso tempo, Miroku era sconvolto, mentre Sango aveva gli occhi
rossi e colmi di lacrime.
“Hai
sentito, Miroku? Inuyasha è vivo…” Sussurrò Sango mentre
piangeva, posandogli una mano sulla guancia.
“Tutti
questi anni… mi ha fatto piangere su una tomba vuota. Ma quando lo
vedo… quando lo vedo… Ah! Sono così felice per te, amico mio!”
Disse l’uomo commosso ma ridendo. “Vi ringrazio, ragazzi. Mi
avete dato una notizia bellissima.”
Inuki
e Kaori sorrisero.
“Fin
da quando il pozzo è stato sigillato, il più grande rammarico dei
nostri genitori è da sempre stato di non essere riusciti a darvi
questa bellissima notizia.” Disse Inuki
“...e
adesso, per uno strano scherzo del destino, è toccato proprio a me e
a mio fratello, ora bloccati dalla parte opposta, recapitare il
messaggio.” Continuò Kaori, con il volto che cominciava ad
incupirsi.
A
quelle parole Shiro, Miroku e Ikkuko abbassarono il capo mentre
Sango, alzatasi, si avviò in direzione dei due e abbracciò forte
Kaori.
“Non
temere, tesoro. Troveremo presto una soluzione. Te lo prometto.”
Disse, sorridendole dolcemente.
“Vi
ringrazio.” Fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire prima di
abbandonarsi tra le braccia della zia e stringersi forte a lei.
Inuki
osservava quella scena in silenzio, leggermente in disparte.
Si,
Kaori aveva un carattere terribile e testardo ma, tra i due, era da
sempre stata la più sensibile e il fatto di essere gemelli
permetteva ad Inuki di ‘sentire’ chiaramente sulla sua pelle ogni
sua emozione.
E
così posata una mano sulla testa della sorella, la distolse,
calmando in un attimo il suo animo triste.
Inuki e
Kaori si scambiarono uno sguardo d’intesa e, in quel momento, fu
loro chiaro che, sebbene si trovassero a centinaia di anni lontani da
casa, non sarebbero mai stati lasciati soli.
EDIT 16/03/11
Capitolo modificato grazie a moira78
^^
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Capitolo 8 *** Una serata movimentata ***
capitolo otto
Capitolo otto: Una serata movimentata.
Più
tardi quella sera, Kaori aveva deciso di starsene un po’ per conto
suo e, dopo aver avvisato il fratello, si era messa in cammino in
direzione del villaggio.
Era
ormai il tramonto e il sole, facendo capolino tra le montagne ad
ovest, stava lentamente lasciando il posto alla notte e al buio.
‘È
così diverso qui. Se non sapessi che sto percorrendo gli stessi
luoghi e strade che percorro ogni giorno, mi sembrerebbe quasi di
essere in tutt’altro posto..’ Pensò, inspirando l’aria fresca
della sera a pieni polmoni.
Tutt’
intorno regnava il silenzio, rotto di tanto in tanto dal canto dei
primi grilli che, con l’arrivo della primavera, stavano lentamente
prendendo possesso di quei luoghi, e dal gracchiare delle rane, che
saltavano allegramente da uno stagno all’altro. Man mano che i
minuti passavano, i versi degli animali notturni cominciavano ad
aumentare di tono e Kaori, per un attimo, li reputò persino
assordanti, preferendo quasi il rombo delle macchine e il frastuono
della gente a questi. Ma non sapeva che, con il tempo, quelli
sarebbero diventati alcuni tra i suoi suoni preferiti.
La
ragazza camminò a lungo, persa nei suoi pensieri, finché non giunse
nelle vicinanze del grande albero sacro, il Goshinboku.
“L’unico
che non è cambiato per niente sei tu.” Bisbigliò, toccando la
dura corteccia con la mano artigliata.
Poi,
con balzo, iniziò a scalarlo fino ad arrivare nel punto in cui, nel
futuro, soleva sempre stare quando voleva alienarsi dal mondo. Non le
ci volle molto per trovare lo stesso tronco che usava di solito e,
con sua grande sorpresa, notò che era leggermente più piccolo di
come era da sempre abituarla a vederlo, sebbene fosse già abbastanza
stabile e forte per sostenerla tranquillamente. Dopo aver controllato
che non ci fosse alcun rischio, si sdraiò su di esso e rimase lì,
abbandonandosi del tutto ai suoi pensieri e godendo del bellissimo
cielo stellato sopra di lei.
Nel
frattempo Inuki, il quale era rimasto invece nei pressi
dell’abitazione, se ne stava in disparte, seduto accanto ad un
grande albero di ciliegio. Infatti, pochi minuti prima, frugando
nello zaino per controllare se qualcosa, al suo interno, fosse
rimasto integro, con sua grande sorpresa il giovane hanyou si era
accorto che il suo computer portatile, che quel giorno doveva portare
a scuola per sistemare alcune presentazioni insieme ad un professore,
non aveva subito alcun danno. Sollevato ed eccitato da ciò, era
uscito fuori portandolo con sé. Se qualcuno avesse fatto caso a lui,
avrebbe certamente notato lo strano oggetto luminoso di forma
rettangolare posato sulle sue gambe.
‘Sono
nel XIV secolo ed eppure sto usando un computer. Se lo raccontassi a
qualcuno, non mi crederebbe!’ Pensò, ridacchiando tra sé e sé.
“Oh, ciao Inuki. Cosa stai facendo?”
La
voce di Ikkuko, arrivata così improvvisamente alle sue spalle, lo
fece sobbalzare.
“Ahhh?!
Oh, sei tu Ikkuko. Ero così concentrato qui che non ti ho proprio
sentita arrivare. Pensavo stessi giocando ancora con i tuoi
fratelli.”
“Si.
Avevo appena finito di aiutare mia madre a metterli a letto e, non
appena sono uscita in giardino per rilassarmi un po’, ho intravisto
uno strano bagliore vicino a quest’albero di ciliegio.”
“Oh,
scusami. Ti ho spaventata?”
“Beh,
all’inizio pensavo si trattasse di qualche demone e così mi sono
avvicinata nel modo più silenzioso possibile. Dovrei chiederti scusa
io, invece: alla fine, infatti, ho finito per spaventare te!”
“Non preoccuparti. Il mio computer non può fare del male a
nessuno.” Disse Inuki, muovendo nervosamente le piccole orecchie
dal pelo nero e grattandosi la nuca.
“Cooom-PIUUUU-ter?” Disse, più confusa che mai, cercando di
ripetere quella strana parola che aveva appena sentito.
“Hehe.
È solo una macchina elettronica usata nel mio tempo. Avevo dato per
scontato che nella caduta si fosse rotta ed invece l’ho trovata del
tutto integra dentro la mia borsa.”
“Una
macchina, hai detto? Cosa può fare?” Domandò curiosa, mettendosi
seduta accanto a lui.
“Oh
beh, un sacco di cose. Può essere usato sia per lavorare che per
divertirsi. Con esso è possibile scrivere, disegnare, conoscere
gente, ascoltare musica… cose così insomma.”
“Capisco.
Ma essendo una macchina, trarrà energia da qualcosa. Che cosa gli
permette di sprigionare una tale luce?”
“La
corrente elettrica, naturalmente.”
“Co-corrente
elettrica?”
“Purtroppo
questa energia diventerà di uso comune qui in Giappone non prima di
3 o 4 secoli. Immaginala come l’energia che scorre in un fulmine.”
“Non
dirmi che nel futuro si riuscirà a catturare l’energia del
fulmine?!” Domandò la ragazza, scioccata.
“Oh
si. E non solo quella! Infatti questo modello di macchina è capace
di immagazzinare l’energia del sole e trasformarla in energia
elettrica. Quindi, fin tanto che potrò stare all'aria aperta, il mio
computer potrà funzionare senza problemi.”
“Davvero?!
Ma è fantastico! L’era in cui vivi allora deve essere davvero un
luogo meraviglioso!”
“Aspetta.
Devo avere in memoria qualche immagine di Tokyo. Così ti puoi fare
un’idea di dove vivo.” Disse, prima di iniziare a cercare
velocemente tra le varie cartelle.
La
ragazza annuì, facendosi più vicina al ragazzo e tenendo gli occhi
fissi sullo schermo luminoso.
In
pochi minuti Inuki le mostrò svariate immagini tra cui, oltre a
quelle che raffiguravano Tokyo e i suoi luoghi più famosi, vi erano
anche immagini delle più grandi megalopoli del resto del mondo. La
ragazza osservava in silenzio, ponendo molta attenzione alle varie
descrizioni e spiegazioni che il giovane hanyou le faceva.
“Dimmelo
se ti sto confondendo troppo. Di solito, quando mi ci metto, sono
capace di parlare per ore!” Esclamò poi, bloccandosi nel discorso
e osservando la ragazza con un grosso gocciolone sulla fronte.
“No,
non preoccuparti. Anzi, devo ammettere che sono cose molto
interessanti. Non immaginavo proprio che il mondo in cui viviamo
fosse così... vasto! Sei davvero molto
colto, Inuki!” Disse sorridendogli.
“Tu
dici? Amo leggere e documentarmi su ogni cosa mi capiti a tiro… ma
purtroppo sono ancora ben lontano dalla fine.” Disse imbarazzato e
con il volto leggermente arrossato.
“Beh,
è logico. Sei ancora molto giovane e con il tempo sono sicura che la
tua cultura si amplierà sempre di più. Non dovresti rammaricarti di
questo. Io so a malapena leggere e scrivere, ma tu invece potresti di
gran lunga superare anche l’uomo più colto del nostro tempo.”
“Non
esagerare, dai. Comunque non dovresti parlare così male delle tue
capacità. Essendo una taijiya sarai una grande esperta di demoni, di
veleni, dell’arte del combattimento.”
“Oh
si! E devo ringraziare mia madre per questo. Sebbene io non sia
davvero sua figlia, Sango mi ha insegnato tutti i segreti e le
tecniche che si sono tramandate per generazioni nel suo paese di
sterminatori di demoni. E, pian piano, sono diventata abilissima,
senza quasi accorgermene!”
‘Su
questo non c’è alcun dubbio!’ Pensò Inuki ricordando, quasi con
terrore, come la ragazza fosse riuscita a bloccarlo quella mattina.
“Quindi…
non sei veramente figlia di Miroku e Sango?”
“No.
Avevo solo 5 anni quando il mio villaggio fu bruciato e distrutto.
Mia madre e mio nonno morirono in quell’inferno e Miroku e Sango mi
hanno subito accolto nella loro famiglia. Sono stati degli ottimi
genitori e non potrò mai ringraziarli abbastanza
per tutto ciò che hanno fatto per me.”
“Sai, non mi sarei aspettato nulla di diverso da quei due. Io
ricordo pochissimo di quei tre-quattro mesi che ho trascorso qui,
ancora neonato, insieme a Miroku e Sango, ma non c’è stato mai un
giorno in cui i nostri genitori non ci abbiano parlato di loro.
Quindi è come se io e Kaori li conoscessimo da sempre.”
“Già.
Sono davvero due persone straordinarie…”
“Oi,
ragazzi! Ecco dove vi eravate cacciati!”
La
voce di Shiro distolse i due ragazzi dai loro discorsi, facendoli
quasi sobbalzare.
“Shiro!
Hai deciso di farci prendere un colpo?!” Commentò, adirata, la
giovane taijiya.
“Ero
solo venuto ad avvertirvi che la cena sarà pronta tra poco. Oh, ma
scusatemi, non volevo disturbarvi. Continuate pure, PICCIONCINI!”
Disse con tono malizioso.
A
quelle parole i due ragazzi schizzarono in piedi, rossi in volto.
“Ma
cosa diavolo dici, fratello?!” Chiese sussurrando Ikkuko, prendendo
il ragazzo sottobraccio.
“Alla
fine ti sei decisa! Ora mi è chiaro il motivo per cui i ragazzi del
villaggio non ti interessavano. Aspettavi quello giusto, non è
così?” Disse malizioso, usando lo stesso tono di voce della
sorella.
Ikkuko
a quelle parole arrossì ancora di più e
non riuscì a spiccicare parola.
Inuki
che era riuscito tranquillamente ad udire la loro breve
conversazione, assunse lo stesso colorito della ragazza.
“Hey,
guarda che non stavamo facendo nulla di quello che pensi tu.” Disse
Inuki, imbarazzato.
“Si,
si. Come no! Beh, allora io vado a cercare Kaori. A dopo ragazzi.”
Disse ridacchiando e cominciando ad avanzare.
“Se
cerchi Kaori sarà sicuramente sul Goshinboku. È il luogo dove da
sempre adora rifugiarsi.” Spiegò Inuki, bloccando l’avanzata del
giovane monaco.
“Oh!
Grazie, Inuki. Così sarà più facile trovarla. Allora ci vediamo
tra poco, ragazzi e… scusate ancora se vi ho interrotti!” Disse,
prima di sparire velocissimo in groppa a Kirara e lasciare così i
due poveri ragazzi confusi.
Un
silenzio imbarazzante calò tra i due, rotto solo dal canto dei
grilli e dal gracidare delle rane.
“Non
c’è dubbio. È proprio il figlio di Miroku!” Esclamò poi Inuki,
infrangendo il silenzio che si era venuto a creare e scoppiando a
ridere.
Ikkuko
per un attimo lo guardò insicura, poi non poté fare altro che
abbandonarsi anche lei a quella risata contagiosa.
“Hai
proprio ragione, Inuki!” Disse, tra una risata ed un'altra.
E
così, dopo che il giovane mezzo demone ebbe raccolto le sue cose, i
due ragazzi si diressero verso la casa, continuando a ridere come
pazzi.
“Kaori!
Kaori? Sei qui?”
Improvvisamente
una voce sconosciuta fece sobbalzare la giovane mezzo demone,
riportandola alla realtà. Quanto tempo era passato da quando si era
messa a guardare le stelle? Minuti? Ore? In quel momento Kaori,
confusa e un po’ disorientata, non avrebbe saputo certamente
rispondere ad una tale domanda. Era così assorta in quello che stava
facendo che non si era nemmeno accorta che qualcuno l’aveva
raggiunta fino a lì. Gattonando e seguendo la direzione della voce
che la chiamava, strisciò sul lungo tronco, fino ad arrivare ad una
‘fessura’ tra le grandi foglie dell’albero. Con sua grande
sorpresa, davanti a lei vi era Shiro, in groppa ad un grande demone
gatto che volteggiava a mezz’aria.
“Oh!
Allora sei qui!” Esclamò il ragazzo con il suo solito sorrisetto
cretino stampato in volto.
“Shiro!
C-che cosa ci fai qui? Come diavolo hai fatto a trovarmi?”
“Non
ti vedevamo tornare e, dato che mia madre era preoccupata e che
presto avrebbe servito la cena, tuo fratello mi ha detto che di
solito ti rifugi qui. Quindi è stato facile individuarti.”
‘Fhè! Stupido Inuki. È sempre il solito: quando imparerà a
tenere la bocca chiusa?’ Pensò la ragazza, sbuffando leggermente.
“E
come mai hanno mandato te? Non poteva venire semplicemente mio
fratello a chiamarmi?” Disse scocciata.
“E
dai su! Non dirmi che non sei felice di vedermi?” Domandò
atterrando sul tronco dove si trovava la ragazza.
In quel momento un nervo pulsante comparve sulla fronte di Kaori.
“Fhè! Perché dovrei?!” Rispose brusca.
“Sei cattiva, lo sai? Comunque, credo dovrai accontentarti. Tuo
fratello era molto occupato…”
“Occupato?
Che vuoi dire?”
“Quando
l’ho lasciato, lui ed Ikkuko-chan sembravano aver legato molto,
hehe!”
“Oh…”
Esclamò Kaori, sorpresa, mentre un piccolo sorriso cominciava a
formarsi sulle sue labbra.
In
quel momento Kirara, che aveva assunto le sembianze di una piccola
gattina, saltò in braccio alla ragazza.
“Oh,
e tu chi sei? Come sei carina!” Domandò accarezzandole la
testolina.
“Lei
è Kirara. Penso voglia salutarti, dato che prima non è riuscita a
farlo. Accompagna i guerrieri della famiglia di mia madre da molte
generazioni.”
“Forte!”
Disse, continuando ad accarezzarla e baciandole il nasino. “Mi
dispiace soltanto che adesso ti abbiano affidato ad un monaco
maniaco.” Concluse con tono sarcastico, rivolgendosi alla gattina.
“Ehhh?!
Ma… Kaori-chan! Non essere così cattiva! Non sono così male.”
“Si,
si... non sei così male… Hey! Chi ti ha dato il permesso di
aggiungere il suffisso chan al mio nome? Cos’è tutta questa
confidenza?” Domandò, con un enorme nervo pulsante sulla fronte.
“Beh…
ho solo pensato che, dato che tuo fratello e Ikkuko-chan…”
“Credo
che sarebbe meglio che tu non pensassi affatto… Kaori andrà più
che bene.” Disse con gli occhi simili a due fessure.
“Uff…
e va bene come vuoi tu, Kaori…” Disse sconsolato il povero
monaco.
“E
ora andiamo, su! Non voglio che la cena si raffreddi a causa mia.”
Disse, mettendo giù Kirara, che velocissima si trasformò e
preparandosi per saltare giù dall’albero.
“Hey,
aspetta! Con Kirara faremo prima!” Disse Shiro, già in groppa al
demone, invitandola a salire.
Kaori
osservò titubante il ragazzo, poi salì in groppa a Kirara prendendo
posto dietro di lui.
“Ehhh?
Secondo me sarebbe meglio che ti mettessi qui, davanti a me. Staresti
più comoda e poi è molto più stabile.” Disse speranzoso.
“Fhè!
E rischiare così di farmi toccare da te?! Pensi che io sia stupida?
Parti oppure scendo giù e ci vediamo direttamente a casa!” Disse
con tono minaccioso.
Shiro
sospirò, sconfitto.
“E
va bene… Andiamo Kirara!”
In
pochi secondi i due ragazzi stavano fluttuando tra le nuvole.
“Wow!
È stupendo!” Esclamò Kaori, sporgendosi leggermente per toccare
una nuvola. “Ho fatto proprio bene a venire con te!”
“Hehe!
Sono felice che ti piaccia.” Disse, continuando a planare tra le
nuvole.
In
quel momento una perturbazione più forte delle altre fece sobbalzare
leggermente i due occupanti e Kaori, leggermente spaventata, fu
costretta ad abbracciarsi forte al ragazzo per evitare di cadere.
Shiro, non aspettandosi una cosa del genere, rimase in silenzio,
godendo della vicinanza del corpo della ragazza al proprio e,
voltatosi indietro per tranquillizzarla, notò con sorpresa che Kaori
teneva gli occhi chiusi, chiaro segno che doveva essersi spaventata
molto.
‘È
proprio una strana ragazza. È in grado di saltare in alto, correre
come il vento e combattere agilmente a mezz’aria e poi si spaventa
per una cosa del genere?’ Si ritrovò a pensare il ragazzo, sempre
più confuso dallo strano carattere di Kaori.
Titubante
portò una mano su quella di lei, come per rassicurarla e, con sua
grande sorpresa, Kaori gliela strinse subito.
“Hey,
non preoccuparti. Non ti mollo!” Disse con tono scherzoso.
Kaori
borbottò qualcosa di confuso, per poi annuire leggermente e fare più
presa con le braccia.
“Kirara,
forse è meglio se scendiamo giù.”
Il
demone gatto ruggì in risposta, facendo subito come le era stato
detto.
‘Si,
è davvero una strana ragazza.’ Pensò tra sé e sé Shiro, mentre
un leggero rossore iniziava lentamente ad imporporare le sue guance.
Qualche
minuto più tardi, Kirara scese a terra, atterrando non molto lontano
dall’abitazione dei suoi padroni. Shiro avrebbe voluto scendere ma
la stretta erculea in cui era ancora bloccato teneva a freno ogni suo
movimento.
“Hey
Kaori. Siamo arrivati a terra, non c’è più bisogno che ti stringi
così forte a me.” Disse con tono calmo e girandosi indietro per
guardarla.
In
quel momento Kaori aprì di scatto gli occhi e, dopo essersi
effettivamente resa conto che non si trovava più in pericolo,
schizzò giù velocissima, liberando finalmente il ragazzo dalla sua
forte presa.
“Non
credevo fossi così paurosa…” Commentò con tono scherzoso,
scendendo anche lui e avvicinandosi alla ragazza. “Lo sai? Mi piace
questo lato di te!” Disse poi, posando la sua mano sulla testa
argentata di lei e sorridendole dolcemente.
Kaori, con il volto completamente rosso e le piccole orecchie
abbassate, cercava disperatamente di non incrociare lo sguardo del
ragazzo, borbottando versi incomprensibili.
“Fhè!
Non farti strane idee, stupido bonzo!” Fu tutto quello che riuscì
a dire prima di correre veloce dentro la casa.
Shiro
sospirò, poi si avviò anche lui con un sorriso stampato sulle
labbra.
L'ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi nuovamente tra voi, miei cari lettori/lettrici. Vi sono mancata?
Dovete scusarmi ma questi ultimi mesi sono stati pieni di impegni ed
avvenimenti che purtroppo non ho avuto proprio il tempo materiale di
aggiornare o scrivere. Poi, a compicare ancora di più le cose,
la penna usb, dove tenevo metà della mia vita e il file della
fanfiction, ha deciso di abbandonarmi sul finire di Gennaio.
Morale della favola: mi sono ritrovata a riscrivere la storia da zero,
dato che, per quanti sforzi facessi, non mi riusciva di ricordare
ciò che avevo scritto in precedenza. Ma, se devo dirvi la
verità, mi piace molto di più come è ora, visto
che nel file originale ero arrivata ad un punto morto.
Alla fine mi è bastato aggiungere un nuovo personaggio,
(Ikkuko-chan per intenderci), e tutto è iniziato ad andare
liscio come l'olio.
Anzi è molto più divertente scrivere adesso!
Bene, spero che questi quattro capitoli che ho inserito, bastino per farmi perdonare da tutti voi.
Alla prossima ^_^
e mi raccomando: Commentate numerosi >_<
Ja ne!
EDIT 28/03/11
Capitolo modificato grazie a moira78
|
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Capitolo 9 *** Una fastidiosa maledizione ***
capitolo nove
Capitolo nove: Una fastidiosa maledizione
Era da poco sorto il sole quando Kaori aprì gli occhi.
‘Buongiorno
mondo!’ Pensò mentre, messasi seduta sul grande futon, si
stiracchiava e sbadigliava.
Mentre
si guardava intorno, con occhi assonnati, notò che Sango, Ikkuko e
la piccola Kagome mancavano già all’appello, diversamente dai
bambini, che ancora dormivano nel secondo futon poco distante.
‘Non
credevo che esistesse al mondo qualcuno in grado di svegliarsi prima
di me…’ Pensò la ragazza, ridacchiando tra sé e sé, mentre si
spogliava del kimono da notte prestatole da Sango e si rimetteva la
sua divisa scolastica.
Dopo
aver rimboccato le coperte al piccolo Yuichi, che si era mosso nel
sonno, Kaori iniziò silenziosamente a muoversi nella stanza, con la
speranza di non svegliare nessuno. Quando arrivò nella stanza
principale, non fu per niente sorpresa di trovare suo fratello ancora
addormentato nel grande futon dove aveva dormito insieme a Miroku e
Shiro, i quali ora mancavano all’appello.
‘Beato
lui. Riesce sempre a dormire in qualsiasi situazione.’ Pensò
mentre, con un sorriso in volto, gli accarezzava un orecchio.
La
ragazza rimase in silenzio a fissarlo per un paio di minuti poi, dopo
aver fatto un profondo sospiro, si mise in piedi e riprese ad
avanzare in direzione della porta, poco distante. Era quasi arrivata
quando il suo sguardo cadde nuovamente sulla figura del fratello
addormentato.
“Per
questa volta credo che ti lascerò dormire, fratellino.” Sussurrò,
per poi uscire dall’abitazione con un ghigno stampato in volto.
Aveva
fatto solo pochi passi quando Kaori si accorse che, seduta vicino ad
un albero di ciliegio, vi era la piccola Kagome, completamente
assorta in un particolare esercizio di meditazione. Mentre
l’osservava e si avvicinava lentamente a lei, a Kaori tornò in
mente ciò che la sera prima aveva appreso da Sango e Ikkuko sulla
bambina. Dal giorno in cui era venuta al mondo, Kagome aveva
dimostrato un’eccellente capacità nel controllare e interagire con
i grandi poteri spirituali di cui era dotata e perciò, fin dalla più
tenera età, si allenava duramente per imparare a controllarli ma
soprattutto per accrescerli con la speranza che, un giorno, sarebbe
diventata una grande e potente sacerdotessa.
‘Una
sacerdotessa eh?’ Si ritrovò a pensare Kaori ricordando gli
allenamenti che, insieme al fratello e alla madre, aveva sostenuto
anni prima ma che, purtroppo, per lei si erano rivelati inutili.
Infatti, sebbene fino all’età di 2 anni, dentro di lei, la forza
spirituale e quella demoniaca si eguagliassero, con l’avanzare
degli anni questa uguaglianza si era radicalmente cancellata: ormai
la forza demoniaca superava di gran lunga quella spirituale e questo
aveva da sempre preoccupato suo padre, sebbene Kaori non ne avesse
mai capito il motivo.
“Buongiorno
Kagome-chan. Ti disturbo?” Chiese Kaori, fermandosi davanti alla
bambina.
“Buongiorno
Kaori-san. No, non mi disturbi affatto. Ho percepito chiaramente la
tua presenza dal momento in cui sei uscita dalla capanna. Pensavo che
tu e tuo fratello avreste dormito ancora un po’…”
“No,
io mi alzo sempre presto la mattina, diversamente da mio fratello.
Anzi, se devo essere sincera, quando ho aperto gli occhi non mi
aspettavo che tutti fossero già svegli…”
“Il
motivo è che ognuno di noi ha gli allenamenti mattutini da svolgere:
io e Shiro-nii ci dedichiamo alla meditazione insieme a Chichi-ue;
invece Ikkuko-nee si allena con la katana e la lotta insieme ad
Okaa-san in un campo non molto distante da qui. Quest’oggi però
sono sola, dato che Chichi-ue è partito presto con Kirara.”
“Capisco.
E tuo fratello?”
“Credo
che si stia allenando con Ikkuko-nee.”
“Ora
mi è tutto chiaro. Vi allenate davvero duramente voi tre...”
“Dobbiamo
farlo, così che possiamo difendere al meglio il nostro villaggio e
noi stessi in modo autonomo. E così sarà anche per Aya, Maya,
Yuichi e il nuovo fratellino quando saranno più grandi.”
Kaori
rimase del tutto sorpresa dalla maturità dimostrata dalla bambina.
Sebbene fosse ancora così piccola, non aveva nulla da invidiare ad
una persona adulta. In quel momento Kaori si trovò a comparare
Kagome con le bambine della sua stessa età che vivevano nel suo
tempo, le quali potevano vivere la loro infanzia gioiosamente e senza
problemi, diversamente da coloro che vivevano in quell’era e, per
un attimo, la giovane mezzo demone provò un profondo dispiacere per
quella bambina, costretta a crescere in fretta per sopravvivere.
‘Siamo
nell’Era Sengoku, Kaori… Qui è normale crescere in fretta…’
Pensò tra sé e sé e, per un attimo, si sentì quasi fortunata di
essere cresciuta nel futuro.
“Beh,
ti lascio ai tuoi allenamenti, allora. Continuo la mia passeggiata. A
dopo, Kagome-chan!”
“A
dopo, Kaori-san.”
Kaori
continuò a camminare lentamente per tutto il villaggio, osservando
in silenzio e con curiosità gli abitanti già al lavoro nelle risaie
o nei campi attigui al sentiero che percorreva.
Dalla
sera prima la voce dell’arrivo di lei e del fratello si era sparsa
velocemente per tutto il piccolo villaggio e, durante tutto il
tragitto, la povera Kaori, imbarazzata e confusa, fu costretta a
rispondere a tutti gli inchini o ai saluti che le venivano fatti.
Solo una volta uscita dal villaggio la ragazza poté tirare un
sospiro di sollievo.
Appena
fuori dal villaggio, Kaori giunse nei pressi di un grande spiazzo,
che ricordava molto uno di quegli anfiteatri del mondo Ellenico.
Tutt’intorno vi erano molti giovani e, non comprendendo il motivo
di ciò, Kaori avanzò di più, facendosi largo tra il gruppo di
ragazzi e lo spettacolo che le si presentò davanti la lasciò del
tutto senza parole.
Al
centro esatto del campo c’era Ikkuko che combatteva magistralmente
contro un ragazzo e, sebbene questo fosse il doppio, o forse il
triplo di lei, la ragazza era riuscita facilmente ad atterrarlo senza
alcun sforzo apparente.
‘Wow!
Che forza!’ Pensò Kaori, sorpresa per quello che aveva appena
visto.
“Oh,
ben svegliata, Kaori. Credevo che stessi ancora dormendo. Spero che i
bambini non ti abbiano disturbato.”
La
voce di Sango, seduta poco distante da lei, attirò l’attenzione
della ragazza.
“Oh,
zia Sango, buongiorno. No, non preoccuparti, mi sveglio sempre presto
la mattina, anche se questa volta devo ammettere che voi tutti
superate di gran lunga il mio primato. Che succede qui?”
“Ogni
mattina Ikkuko si allena qui e molto spesso i giovani del villaggio
si associano, venendosi a creare degli ‘incontri’, se così
possiamo chiamarli, come quello a cui hai appena assistito.”
“Incontri?”
Ripeté, confusa, la giovane mezzo demone.
“In
verità le cose stanno un po’... diversamente.” Disse Ikkuko,
entrando nel discorso ed avvicinandosi alle due.
“Oh,
ciao Ikkuko. Che forza! Sei stata davvero grande, lo sai? Ora capisco
come sei riuscita a mettere al tappeto mio fratello ieri!”
“Ciao
Kaori. Ti ringrazio ma non è stato molto difficile, con tutto
l’allenamento che faccio ogni giorno qui…”
“Non
dovresti dire così, Ikkuko-chan. Se Inuki fosse qui si potrebbe
offendere, lo sai?” Disse Shiro, sbucando improvvisamente dal
nulla. “È
cattiva educazione parlare male di qualcuno che non è presente.”
Continuò.
“Naaa,
non preoccuparti. Fin da piccolo, Inuki non è stato mai molto abile
nei combattimenti corpo a corpo. Quindi non dare peso a quello che ha
detto tuo fratello, Ikkuko.” Disse Kaori, rassicurando la ragazza.
“Io
l’ho detto solo per educazione. Comunque buongiorno a te, Kaori.”
“Ciao
Shiro.”
“Sei
qui per allenarti con noi? Vuoi provare anche tu a sconfiggere la mia
onee-chan?”
“Mah...
non so se è il caso. Questi ragazzi qui sembrano molto ansiosi di
farlo. È come se stessero attendendo il loro turno per combattere…”
“Diciamo
che è così.”
“E
come mai?”
A
quelle parole Ikkuko sospirò.
“È
per una scommessa che anni fa fece un ragazzo del villaggio.” Disse
Shiro.
“Una
scommessa?!”
Ikkuko
annuì.
“È
successo tutto circa tre anni fa. Un ragazzo del villaggio, geloso
della mia forza e bravura con le armi, non riusciva ad accettare il
fatto che una donna potesse prevalere così facilmente sugli uomini.
Un giorno si presentò a casa con una lettera di sfida per poter
dimostrare a tutto il villaggio chi era veramente il più forte tra i
due. Ma sfortunatamente per lui, le cose non andarono come aveva
progettato. La mia vittoria fu schiacciante e lui perdette tutto il
rispetto della gente del villaggio. E così, sconfitto e privato del
suo orgoglio, il giovane decise di arruolarsi nell’esercito ma, il
giorno prima di partire per il fronte, proclamò, davanti a tutti,
che io avrei dovuto sposare solo colui che fosse riuscito a
sconfiggermi in combattimento e che, solo in questo modo, lui si
sarebbe potuto mettere l’anima in pace.”
“Tipo
ostinato, vero?” disse Kaori, ridacchiando.
“Già.
Durante i primi tempi, però, nessuno diede ascolto alle sue parole
ma poi, l’inverno successivo, quando venimmo a sapere della sua
morte in guerra…”
“…
i ragazzi, temendo una maledizione da parte sua, hanno iniziato a
sfidarla tutte le mattine.” Completò Shiro.
“Oh,
merda! Che fregatura!”
“Puoi
ben dirlo… Che cosa ho fatto di male io per meritarmi tutto
questo?!” Domandò Ikkuko, sconsolata.
“Beh,
guarda anche i lati positivi della cosa. Ora grazie a questi
allenamenti forzati sei forte ed agile come non mai!” Disse Shiro
sorridendo.
“Vorrei
vedere te al suo posto…” Commentò Kaori con un enorme gocciolone
sulla fronte.
“Me?
Io sarei ben lieto di accettare i delicati sentimenti d’amore di
ogni fanciulla mi si facesse avanti! Sarebbe il Nirvana!” Disse con
tono solenne e con gli occhi che gli brillavano.
‘...
e stupida io che gliel'ho pure chiesto…’ Pensò Kaori mentre si
portava una mano alla fronte, sconsolata.
“Lasciamo
perdere! Sei sola Kaori? E tuo fratello? Come mai non è con te?”
Domandò Ikkuko.
“Oh,
quando sono uscita stava ancora dormendo. È un gran dormiglione,
sapete?”
A
quella risposta Ikkuko assunse un'espressione dispiaciuta che non
passò inosservata all’occhio attento del giovane monaco.
“Cosa
c’è, Ikkuko-chan?” Chiese con chiaro tono malizioso.
“Io?
Niente. Davvero.” Disse, confusa e non comprendendo appieno dove
volesse andare a parare il fratello.
“E
dai su, non mentirmi. Ho capito benissimo le tue intenzioni,
sorellina.”
“Non
ho la minima idea di cosa tu stia parlando.” Disse, braccia
conserte e con espressione corrucciata.
Shiro
fece un profondo sospiro.
“Ah...
sei senza speranza, sorellina.”
“Awww!
Buongiorno ragazzi...”
Improvvisamente,
la voce assonnata del giovane mezzo demone risuonò nelle orecchie
dei tre ragazzi.
“Oh,
Inuki! Buongiorno.” Disse Shiro, seguito dalla sorella.
“Buongiorno,
fratellino! Come mai sei già sveglio? Ti hanno buttato giù dal
letto, per caso?” Domandò Kaori, mettendo un braccio intorno al
collo del fratello e spettinandogli scherzosamente i folti capelli.
“Quasi…”
Rispose, dopo essersi liberato dalla presa della sorella e aver fatto
lo stesso con lei.
“Non
mi dirai che i bambini… oh, mi dispiace Inuki.” Disse Sango,
entrando nel discorso.
“No,
non preoccuparti, zia. Non è colpa loro. Beh, in realtà… una
delle gemelline deve essersi svegliata per prima e poi di conseguenza
avrà svegliato anche gli altri. Quando ho aperto gli occhi tutti e
tre stavano giocando con le mie povere orecchie…” Disse con un
enorme gocciolone in fronte, mentre si massaggiava un orecchio
indolenzito.
A
quella risposta Shiro e Ikkuko scoppiarono a ridere come matti.
“Mi
sorprende solo il fatto che non siano saltati addosso a Kaori prima,
visto che hanno dormito nella stessa stanza.” Disse Sango, ridendo
anche lei.
“Chissà
che sforzo sarà stato per loro trattenersi!” Disse Shiro,
continuando a ridere.
“Beh,
se solo me lo avessero chiesto, io di certo non mi sarei tirato
indietro.” Commentò Inuki.
“Se
avessi fatto così, credo che non saresti più riuscito a liberarti
di loro. Sai come sono i bambini.” Disse Kaori, anche lei con un
enorme gocciolone sulla fronte.
“Credi
che non mi ricordi cosa successe a nostro padre quando quel giorno di
tanti anni fa, durante una passeggiata al parco, perse il suo
berretto a causa del vento improvviso? Mi fanno male le orecchie al
solo ricordo!”
“Hehe…
a chi lo dici!”
“Ma
parlando d’altro, cosa succede qui? Perché c’è così tanta
gente?”
A
quella domanda Shiro, Ikkuko e Kaori spiegarono nuovamente la
situazione al nuovo arrivato.
“Ė
proprio una situazione complicata.”
“Già…
e ogni mattina che passa è sempre peggio.” Disse Ikkuko,
sconsolata.
Inuki
rimase per alcuni minuti in silenzio, assorto nel sui pensieri. Poi
riprese nuovamente la parola.
“Senti
ma… hai mai provato a rifiutarti di combattere?”
“Rifiutarsi
di combattere? Impossibile! Se lo facesse, si scatenerebbe il
finimondo qui!” Rispose Shiro.
“E
poi diventerebbero ancora più insistenti.” Continuò Ikkuko.
Il
giovane mezzo demone si abbandonò nuovamente ai suoi pensieri.
Kaori, che aveva osservato il fratello per tutto il tempo, non poté
che notare la strana espressione sul suo viso, espressione che molte
volte aveva già visto e che conosceva benissimo.
‘Cosa
diavolo ha in mente di fare?’ Pensò Kaori preoccupata ma, al tempo
stesso, anche impaziente e curiosa.
“E
se… combattesse un altro al tuo posto?”
A
quella risposta i tre ragazzi sgranarono gli occhi.
“C-cosa
intendi dire?” Domandò Ikkuko con un filo di voce, quasi timorosa
di udire la sua risposta.
“Beh...
se, per esempio, io li sconfiggessi tutti uno per uno ed una volte
per tutte, tu saresti finalmente libera da questa maledizione.”
“TU?
TU?! Ma dico, INUKI! SEI ANDATO FUORI DI TESTA, PER CASO?” Urlò
isterica Kaori, non aspettandosi minimamente una cosa del genere.
“Dovresti
ascoltare tua sorella, Inuki. Questi ragazzi sono tutti lottatori
esperti e poi non dobbiamo dimenticare che tu sei un mezzo demone! Un
incontro uno contro uno non potrebbe essere considerato alla pari.”
“Allora
vorrà dire che li combatterò tutti insieme!” Disse, come se fosse
stata la cosa più semplice del mondo.
Ikkuko
e Shiro osservavano sconvolti il giovane mezzo demone, insicuri su
come comportarsi.
Kaori,
invece, tremava per la rabbia.
“Senti
un po’, fratellino. Vorrei ricordarti che tu sei completamente a
digiuno di tutto ciò che riguarda la lotta a corpo a corpo e le arti
marziali e, se questo vuole essere un modo per attirare su di te
l’adorazione di Ikkuko, dovresti fermarti un attimo ed iniziare
VERAMENTE a riflettere su ciò che hai intenzione di fare. Si tratta
di un vero e proprio suicidio, te ne rendi conto?! Non è così che
si conquista una ragazza, scemo!” Disse usando
il linguaggio inuyoukai e
prendendo per il collo il fratello .
“Ne
sono consapevole, sorellina. Ma non devi preoccuparti, il mio intento
è solo quello di aiutarla. Se non dovessi farcela, sei libera di
darmi il cambio quando vuoi!” Rispose sorridendole.
Poi
iniziò ad avanzare verso il centro del campo e, assunta una
posizione di difesa, disse:
“Io
sono pronto. Fatevi sotto, ragazzi! Potete attaccarmi anche tutti
insieme!”
“Oh
Kami! È impazzito!” Urlò Kaori, mettendosi le mani nei capelli e
iniziando a sudare freddo.
Inizialmente
il gruppo di ragazzi rimase immobile e insicuro su come comportarsi
ma poi, notando l’effettiva serietà del giovane mezzo demone,
prima tre, poi altri due ragazzi diedero inizio al combattimento,
attaccandolo duramente da un lato e dall’alto. Kaori era già
pronta ad intervenire quando, con sua grande sorpresa, vide il
fratello liberarsi agilmente dei cinque con tre mosse veloci.
‘Dove
DIAVOLO ha imparato quelle mosse?!’ Si ritrovò a pensare la povera
Kaori che, tra l’agitazione e l'ansia , rischiava seriamente di
avere un attacco cardiaco.
“Se
ti stai domandando dove ho imparato a muovermi così, devo tutto ad
un libro che ho trovato in biblioteca tempo fa. Ero solo curioso di
applicare quello che ho imparato!” Disse Inuki rivolgendosi alla
sorella e mandando al tappeto altri tre ragazzi.
‘Solo
lui poteva imparare a combattere da un libro!’ Pensò mentre,
sconsolata ma anche un po’ sollevata, si portava una mano sulla
fronte sudata.
E
così facendo, dopo circa una ventina di minuti, Inuki sconfisse
tutti i ragazzi presenti, per poi cadere anche lui a terra, stremato.
Velocissima, Kaori gli si portò vicino, aiutandolo ad alzarsi.
“Cavolo…
non ce la... faccio..più…” Disse con il fiatone.
“E
ci credo! Hai combattuto con quasi sessanta persone! E per di più
senza essere allenato per questo! Se proprio uno stupido,
fratellino…”
“Già,
ma ne è valsa la pena.” Disse il ragazzo con un filo di voce,
mentre il suo sguardo si spostava sulla figura tremante di Ikkuko, la
quale, imbarazzata e confusa per ciò che stava provando in quel
momento, abbassò veloce il capo, incapace di sostenere la fierezza
dello sguardo di lui.
Più
tardi sulla via del ritorno, Inuki, Shiro e Kaori camminavano veloci,
discutendo animatamente, mentre Ikkuko se ne rimaneva in silenzio e
in disparte, camminando leggermente più indietro rispetto al resto
del gruppo, insieme alla madre. Sango si limitava ad osservare la
figlia in silenzio, con un sorriso stampato in volto.
Erano
appena arrivati nelle vicinanze della casa quando Sango prese
improvvisamente la parola.
“Va'
da lui e occupati delle sue ferite, Ikkuko.”
A
quelle parole, Ikkuko si voltò di scatto verso la madre.
“Ma-madre?!”
“Quel
ragazzo ti ha liberato da una schiavitù che ormai era diventata
asfissiante, è il minimo che tu possa fare per ringraziarlo
adeguatamente. Ora va'! Su!” Disse la donna, esortandola e
spingendola lievemente.
“Ma...
ma… madre! Io non… non posso! Non ci riesco! È troppo
imbarazzante!” Balbettò imbarazzata e con il volto in fiamme.
“Non
pensarci, ora. Su, veloce, altrimenti perderai la tua occasione!”
Disse spingendola più forte e facendole l’occhiolino.
La
povera Ikkuko sospirò, sconfitta, per poi avviarsi, a passo veloce,
verso il resto del gruppo.
“Non c’è bisogno che tu faccia questo, Ikkuko. Sono solo dei
graffi. Guariranno da soli in poche ore…” Disse Inuki,
imbarazzato, mentre cercava di far ragionare la ragazza seduta
accanto a lui.
Ikkuko
ignorò i commenti del giovane, continuando ad armeggiare con le
varie bende e i diversi impacchi di erbe curative.
“In
questo modo guariranno anche prima. Ora sta fermo e fatti medicare.”
Disse poi la ragazza, con tono un po’ brusco e osservandolo con
sguardo serio, mentre bagnava un pezzo di stoffa in uno strano
liquido verdognolo.
Inuki
si abbandonò ad un sonoro sospiro e si fece più vicino alla
ragazza, così da facilitarle le cose.
Veloci,
le mani ma anche gli occhi della ragazza furono sul suo volto,
scrutando e studiando minuziosamente ogni ferita o livido, e per un
attimo il ragazzo si sentì sopraffatto di fronte allo sguardo di
lei, così attento e serio, tanto da non riuscire a sostenerlo.
Ikkuko,
notando che il ragazzo aveva di colpo abbassato lo sguardo, allontanò
titubante la mano.
“Oh,
scusami. Ti fa male? Immagino debba bruciare molto...” Domandò,
insicura.
A
quelle parole, Inuki aprì velocemente gli occhi.
“Bruciare?
Oh no, no… non temere. Non sento praticamente nulla. E non lo sto
dicendo solo perché la mia percezione del dolore è molto più bassa
rispetto ad una comune persona umana. Fidati. Sei un'ottima
infermiera.” Balbettò, imbarazzato.
La
ragazza, rassicurata da tale affermazione, riprese a pulirgli le
ferite e a disinfettare il lungo taglio che aveva sulla guancia,
coprendolo poi con un pezzo di stoffa a mò di cerotto.
“Ecco.
Così può andare.” Disse poi, sistemando meglio il cerotto.
“Sei
stata velocissima, Ikkuko. Ti ringrazio.”
“Hehe.
Ormai sono un’esperta. Fin da quando ero bambina ho sempre
assistito mia madre e così… ho imparato molte cose anche sulla
medicazione.” Disse, imbarazzata, portandosi una mano dietro la
nuca.
Inuki
le sorrise in risposta.
“Bene.
Ma ora credo sia saggio badare anche alle TUE di ferite…” Disse
poi il ragazzo, assumendo tutto d’un tratto uno sguardo serio.
“Le
mie... ferite?” Domandò incerta Ikkuko, non comprendendo subito la
frase del ragazzo.
Inuki
le afferrò velocemente il braccio sinistro e la ragazza gemette di
dolore.
“Sentivo
l’odore del tuo sangue già da prima di uscire dal villaggio.”
Disse, mentre delicatamente sfilava il morbido guanto purpureo e
scopriva una profonda ferita, che andava dal polso a metà
avambraccio.
“Ma…
quando...?!”
“Non
dirmi che non te ne sei nemmeno accorta.”
Ikkuko
fece di no con la testa.
“In
verità non ci faccio nemmeno più caso. Per la vita che conduco,
ferite come questa sono all’ordine del giorno. Sarà successo
mentre combattevo contro quel demone gatto, due o tre giorni fa.
Avrei dovuto medicarla ma… deve essermi passato di mente.” Disse,
imbarazzata.
Stava
per ritrarre il braccio quando Inuki la bloccò.
“Ci penserò io allora.” Disse iniziando a bagnare una nuova
benda nell’acqua.
“Ma…
ma NO! Inuki! Non... non c’è bisogno! Ormai sarà guarita da
sola.” Balbettò, cercando di liberarsi dalla presa decisa di lui.
Inuki
ignorò il commento della ragazza, studiando attentamente la ferita.
Anche se lui non era mai stato un esperto delle arti mediche, poteva
intravedere benissimo un po’ di pus all’interno della profonda
ferita, chiaro segno che si stava creando velocemente un' infezione.
“Non
preoccuparti. Ci vorranno solo pochi minuti. E poi, in questo modo,
posso ricambiare il favore.”
Così,
cancellando senza alcuno sforzo ogni resistenza di lei, Inuki iniziò
a pulire la ferita nel modo più delicato possibile.
Ikkuko
si morse le labbra per evitare di urlare per il dolore. Sebbene
stesse usando solo dell’acqua, il bruciore, che dal braccio stava
invadendo tutto il resto del suo corpo, era così intenso che, per un
momento, pensò che avrebbe perso i sensi di lì a poco.
Inuki
continuò nelle sue azioni, ignaro del dolore che stava provocando
alla ragazza, poi, quando al suo sensibilissimo naso giunse l’odore
delle lacrime, allontanò velocemente la mano dal braccio di lei.
“Perdonami.
Ti ho fatto male, vero?” Chiese, tra l’imbarazzato e il
preoccupato, mentre il suo volto si riempiva di numerosissime gocce
di sudore e le piccole orecchie iniziavano a muoversi senza sosta.
“Che
vergogna. Pensavo di essere abituata al dolore ed invece ora sto
piangendo per un graffio...” Disse singhiozzando, con le gote rosse
per le lacrime, mentre abbozzava un sorriso.
“Non
dovresti sottovalutare così le tue ferite. Anche un solo graffio può
essere fatale se non viene curato in tempo. E tu Ikkuko, essendo una
taijiya, dovresti saperlo più che bene.”
“Hai
ragione…. Hai proprio ragione, Inuki.” Disse la ragazza mentre
passava una mano sugli occhi per bloccare le lacrime.
Il
ragazzo sorrise e, presa la fascia imbevuta di disinfettante, iniziò
a fasciare delicatamente il braccio della ragazza, stando attento a
non stringere troppo forte le bende.
Aveva
quasi terminato quando la ragazza prese nuovamente la parola.
“Sai,
ora capisco perché hai fatto di tutto per aiutarmi poco fa…”
“Eh?”
“Sapevi
che ero ferita e che se avessi continuato a combattere nelle mie
condizioni, presto o tardi, avrei avuto la peggio.”
“Eh?!
No... cioè... Ecco, io... questo non vuol dire che, anche se ferita,
non avresti potuto combattere tranquillamente contro tutti quei
ragazzi.. Anzi, secondo me saresti riuscita a destreggiarti senza
pro...”
“Grazie,
Inuki.” Disse la ragazza con un dolce sorriso stampato in volto,
interrompendo improvvisamente il discorso dell’imbarazzato e
farneticante hanyou, il quale non poté fare altro che arrossire
vistosamente e abbassare il capo.
In
quel momento diverse emozioni attraversarono l’animo del giovane
hanyou, confondendolo come mai gli era capitato nella sua giovane
vita. E così, mentre osservava con la coda dell’occhio la giovane
taijiya davanti a lui, si rese conto di quanto fosse bella quando
sorrideva.
“D-di
nulla, Ikkuko...”
Fu
tutto quello che riuscì a dire mentre il battito impazzito del suo
cuore risuonava insistentemente nelle sue orecchie.
Nello
stesso momento Kaori, la quale era seduta ai piedi di un grande
albero non molto distante dall’abitazione, mosse più volte le
piccole orecchie argentate ed emise un verso di soddisfazione.
“Cosa
c’è Kaori? Hai captato qualcosa di interessante?” Domandò
Shiro, interrompendo per un attimo i giochi con i suoi fratelli più
piccoli e notando la strana espressione che aveva assunto la ragazza.
“Beh...
si. Diciamo di si…” Sussurrò, prima che un sorriso si formasse
sulle sue labbra.
EDIT 02/04/11
Capitolo modificato grazie a moira78
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Capitolo 10 *** Vecchi amici e nuovi indizi ***
capitolo dieci
Capitolo Dieci: Vecchi amici e nuovi indizi
Era
da poco passato mezzogiorno quando il ruggito di Kirara giunse, forte
e chiaro, alle orecchie di tutti gli occupanti della casa, compresi
Inuki e Kaori che, veloci e curiosi, si riversarono in strada in
direzione del suono.
I
bambini, come al solito, furono i primi a raggiungere il padre e
l’uomo fu bel lieto di accettare le loro dimostrazioni di affetto,
cui ormai era abituato.
“Bentornato,
Chichi-ue.” Disse Shiro, avanzando lentamente verso l’uomo e
aiutandolo con i bambini. “Questa mattina, quando siete partito,
credevo che non avreste fatto ritorno prima di sera.” Disse Ikkuko,
avanzando anche lei insieme alla madre, la quale accolse il marito
con un abbraccio.
Miroku
in risposta si grattò nervosamente la nuca.
“In
realtà doveva essere così, ma alla fine ho trovato la persona che
cercavo in meno tempo del previsto!”
“Persona?
Chi dovevi cercare esattamente?” Domandò Kaori, entrando anche lei
nel discorso.
“Lo
scoprirai tra poco.” Rispose Sango, ridendo leggermente.
In
quel momento il verso di una mucca riecheggiò forte nelle orecchie
dei giovani mezzi demoni. Curiosi, i due alzarono lo sguardo al cielo
e l’immagine di un bue volante con in groppa uno strano vecchietto
dal lungo bastone, apparve davanti ai loro occhi stupiti e scioccati.
“Chi
o cosa è... QUELLO?!” Chiese Kaori, tra il disgusto e il terrore.
Inuki invece era immobile, con la stessa espressione della sorella
stampata in volto.
“Ma
guarda un po’ che cosa devono sentire le mie orecchie. Tsè! Questi
giovani... sempre irrispettosi. Ma d'altronde sono pur sempre i figli
di quel buono a nulla di Inuyasha!”
Quelle
parole, borbottate così ad alta voce, giunsero chiare e forti alle
orecchie di Kaori la quale, con un enorme nervo pulsante sulla
fronte, schizzò veloce verso l’anziano demone e gli diede un forte
colpo in testa prima che potesse atterrare.
“Chi
ti da il diritto di parlare male di mio padre, stupido vecchio
decrepito?!” Urlò la giovane hanyou, furente di rabbia.
Velocemente
Inuki le fu accanto, bloccando ogni sua azione.
“Ma...
Kaori! Sei impazzita o cosa?! Non ci si comporta così con gli
anziani!”
“Fhè!
Nessuno può permettersi di parlare male di nostro padre e passarla
liscia, Inuki! Dovresti dirgliene quattro anche tu!”
Inuki
sospirò.
“Anch’io
mi sono arrabbiato quando ha detto quelle cose ma io, a differenza di
te, PENSO prima di agire! Ora chiedigli scusa, su!”
“Fhè!
Non ci penso nemmeno!” Disse sbuffando e voltandosi dall’altra
parte.
L’anziano
demone, a terra e con un enorme e pulsante bernoccolo sulla testa
calva, osservava i due giovani ragazzi con un'espressione curiosa in
volto.
“Vogliate
scusarli, Totosai-sama. Sono due ragazzi molto particolari.” Disse
Miroku, avvicinandosi ai due e cercando di sistemare la situazione.
“Lo
vedo. La ragazza è la copia spiccicata di quell’hanyou… mentre
il ragazzo assomiglia in tutto e per tutto all’umana. Non mi sarei
potuto aspettare nient’altro da quei due.” Commentò l’anziano
demone, rimettendosi in piedi e avviandosi verso il suo bue. “Sono
proprio come me li avevi descritti, Myoga.”
In
quel momento un demone delle dimensioni di una pulce spuntò dal pelo
dell’animale demoniaco, saltando sulla mano dell’anziano demone.
“Che
ti avevo detto, Totosai? Saranno pur cresciuti ma sono rimasti gli
stessi dall’ultima volta che li ho visti. Signorino Inuki!
Signorina Kaori! Vi ricordate di me?”
Il
piccolo demone iniziò a saltellare in direzione dei due hanyou fino
ad arrivare sulla spalla di Inuki.
“Myoga-jiji!
Come potrei dimenticarti? Se non fosse stato per te, a quest’ora io
e Inuki saremmo morti a causa del veleno di quell’uomo.” Disse
Kaori, sorridendo al piccolo demone.
“Oh,
signorina! Sono così felice che lei si ricordi di me. Davvero
taaaanto felice!” E mentre diceva queste parole saltò addosso alla
ragazza, preparandosi a succhiare un po’ del suo gustoso sangue.
Kaori
lo bloccò, schiacciandolo tra le mani in pochi istanti.
“E
non ho dimenticato neanche quello che tu puoi fare… quindi, se ci
tieni alla vita, non azzardarti a farlo mai più!” Disse,
osservando il piccolo demone con un’espressione sadica in volto.
“Che
destino infausto è il mio…” Commentò il povero demone pulce con
gli occhi pieni di lacrime mentre, appiattito, volteggiava lentamente
verso il suolo.
“Quindi…
questi sono i famosi frammenti neri grazie ai quali siete riusciti ad
attraversare il pozzo.” Commentò Totosai, mentre studiava
attentamente uno dei piccoli frammenti, ora purificati.
I
due giovani hanyou annuirono.
“Percepisco
la stessa aura che emanavano i frammenti della Shikon no Tama.”
Disse Myoga.
“Siete
in grado di dirci chi li ha creati? Se si tratta di un essere umano o
di un demone?” Chiese Inuki.
“Mmmm…
non è cosa che potrebbe creare un comune essere umano, questo è
certo.” Rispose l’anziano demone, accarezzandosi la barbetta.
“Il
problema più grande è: a quale scopo creare un cosa del genere ora
che la Shikon no Tama ha perso tutto il suo potere? Sebbene emetta
una discreta energia demoniaca, non potrà mai essere pari a quella
della sfera originale.” Disse Miroku, entrando anche lui nel
discorso.
“In
realtà… non è del tutto vero che la Shikon no Tama ha perso il
suo potere.” Disse Kaori, insicura.
“Co-cosa
vorresti dire?” Dissero quasi all’unisono Totosai, Myoga e
Miroku.
“C’è una cosa di cui non vi abbiamo messo al corrente.” Disse
Inuki.
I
due giovani hanyou si guardarono l’un l’altro, insicuri e
dubbiosi poi, Kaori tirò fuori dalla tasca una piccola sfera di un
tenue colore perlato.
“Oh,
Kami… Quella è…” Disse Sango, tremando leggermente.
“Non
ditemi che… si tratta di quello che penso.” Disse Miroku,
agitato.
Kaori
e Inuki annuirono.
“Oh
Kami! È proprio lei! E sembra che stia lentamente recuperando i
poteri!” Urlò il piccolo demone pulce, saltellando come un pazzo
da una parte all’altra.
Shiro
e Ikkuko osservarono, curiosi, il piccolo oggetto tra le mani della
ragazza. Fin da piccoli, il padre e la madre avevano parlato loro
molto di quella sfera e soprattutto della sua grande pericolosità.
“Possibile
che… la sfera reagisca ai frammenti?” Disse Shiro, entrando nel
discorso e avvicinandosi a Kaori, per osservare quello strano oggetto
più da vicino.
Tutti
gli occupanti della capanna rivolsero lo sguardo in direzione del
giovane Shiro, sorpresi da quelle parole, pronunciate quasi
ingenuamente.
“Non
credevo ci potessi arrivare così facilmente, Shiro.” Commentò
Kaori sorpresa, non aspettandosi una tale risposta da parte del
ragazzo.
“In
realtà non siamo sicuri neanche noi che questa ipotesi possa essere
vera ma... se avviciniamo alla sfera un frammento, questa inizia a
brillare ed è possibile percepire il suo potere demoniaco e un suo
repentino aumento.” Continuò Inuki mostrando agli altri la sua
tesi, avvicinando uno dei frammenti neri.
“Quindi…
questa sfera nera è stata creata con l’unico scopo di riattivare
la sfera originale?” Chiese Ikkuko, rompendo il silenzio che si era
venuto a creare nella stanza.
Totosai,
a quelle parole, assunse un'espressione pensierosa e preoccupata.
“Secondo
voi potrebbe essere possibile una cosa del genere, Totosai-sama?”
Chiese Miroku, preoccupato.
“Purtroppo
non possiamo escluderne la possibilità, venerabile monaco.”
“Quindi
quei demoni avevano il compito di attraversare il pozzo e recuperare
la sfera dal futuro, distruggendo il magico passaggio temporale?”
Domandò Shiro.
Totosai
e Myioga annuirono.
“Solo
che non si sarebbero mai aspettati che qualcun altro avrebbe
attraversato il pozzo con loro.” Disse il piccolo demone pulce,
alzando lo sguardo triste verso i due giovani hanyou.
“C’è
solo una cosa che non mi è chiara. Il pozzo era stato sigillato
dalla divina Midoriko in persona quindici anni fa. Come hanno fatto a
rompere un tale sigillo così facilmente?” Disse Inuki.
“Non
può essere stata opera dei due demoni che ci hanno attaccato, questo
è certo!” Disse Kaori, stringendo i pugni.
“Che
razza di demone possiede un potere così intenso?!” Domandò Sango.
“Questo
è quello che dovremmo scoprire, zia.” Rispose Kaori, stringendo
più forte la sfera tra le mani tremanti e alzandosi in piedi.
“Kaori-chan,
cosa hai intenzione di fare?” Le domandò la donna.
“Naturalmente
recuperare tutti i frammenti e stanare questo misterioso demone. Io e
Inuki non ci metteremo molto, vedrete e, in men che non si dica,
saremo di ritorno, in tempo per la riparazione del pozzo!” Disse,
con tono orgoglioso, portandosi una mano al petto.
In
un attimo gli sguardi increduli di tutti furono sulla ragazza.
“Ka-Kaori,
ma che cosa dici?! Forse non hai ben capito la situazione!” Disse
Ikkuko, avvicinandosi per prima e cercando di far ragionare la
ragazza.
“Questo
demone è riuscito a rompere un sigillo creato dalla grande Midoriko
come se fosse nulla! E questa potrebbe essere solo la minima parte
dei sui effettivi poteri!” Continuò Shiro, usando lo stesso tono
della sorella.
“E
poi sorellina non devi dimenticare che né io né tu siamo in grado
di percepire la presenza dei demoni con il frammento nero. Anche se
perlustrassimo tutto il Giappone pietra per pietra, non riusciremmo
mai a trovare questo demone senza alcun indizio, te ne rendi conto?!”
Disse Inuki, alzandosi in piedi anche lui e afferrando la sorella per
le braccia.
“Dannazione!
Non ci avevo minimamente pensato!” Borbottò, furente.
“Davvero
non siete in grado di percepire i demoni con il frammento?” Domandò
Miroku.
Inuki
e Kaori annuirono.
“Riusciamo
a percepire i frammenti solo durante il combattimento. Quella mattina
in cui fummo attaccati, infatti, nessuno si accorse di nulla, nemmeno
nostra madre.” Spiegò Kaori, con capo chino.
Miroku
e Sango osservarono impotenti la ragazza davanti a loro.
“Se
solo avessimo una pista da seguire… tutto sarebbe diverso.” Disse
Inuki, mentre consolava la sorella.
“Un
demone che è capace di creare una sfera che ha la capacità di non
essere individuata facilmente... Mmm… Forse posso aiutarvi!”
Disse improvvisamente Totosai, rompendo il silenzio, mentre si
accarezzava lentamente la barbetta.
“Davvero?!”
Dissero all’unisono i due giovani mezzi demoni.
“Se non ricordo male più a nord, oltre le montagne, vive un
demone-fabbro che si dice sia in grado di creare armi con un potere
molto simile. Purtroppo non ho la certezza che si tratti proprio di
colui che cerchiamo, ma…”
Il discorso dell’anziano demone venne interrotto bruscamente da
Kaori che, senza che lui se ne potesse rendere conto, lo aveva
colpito forte sulla testa.
“Ma
che diavolo...?!”
“Perché
non ce lo hai detto subito, stupido vecchiaccio? Inuki, hai sentito?!
Ora abbiamo una pista da seguire!”
“Ho
sentito, ma non c’era bisogno di colpire il povero Totosai-sama…”
Disse il ragazzo, con un enorme gocciolone sulla testa, mentre
cercava di convincere la sorella a scusarsi.
“Ragazzina impertinente! Forse sarebbe stato meglio che non avessi
parlato affatto! Ahi... Ahi… la mia povera testa!” Disse il
povero demone, massaggiandosi la testa ferita.
“Bene!
Ora finalmente possiamo partire alla ricerca del demone! Preparati,
fratellino!” Urlò Kaori, entusiasta e ansiosa mentre, preso il
fratello per un braccio, iniziava a tirarlo verso l’uscita.
“Ma
Kaori! Aspetta un attimo… Ragiona! Non possiamo compiere un viaggio
del genere così… senza prepararci adeguatamente o da soli!”
“Inuki
ha perfettamente ragione, Kaori. È
più che mai chiaro che non è possibile che voi due possiate
risolvere tutto con le vostre sole forze.” Disse Miroku, bloccando
la ragazza.
“Nostro
padre ha ragione. Inuki, Kaori, se voi ce lo permetterete, io e
Ikkuko saremmo ben lieti di aiutarvi in questa pericolosa impresa!”
Disse Shiro, alzandosi in piedi e portandosi vicino ai due.
“Ben
detto, Shiro! Sono con voi, ragazzi!” Disse Ikkuko, alzandosi anche
lei e posando una mano sulla spalla di Kaori.
I
due giovani hanyou osservavano, con occhi sgranati, i due ragazzi
davanti a loro.
“Shiro…
Ikkuko…”
“Ragazzi…
volete veramente?!”
“Siamo
amici, no? E poi in quattro ci divertiremo molto di più.” Disse
Shiro, con il suo solito sorrisetto stampato in volto, posando le
mani sulle spalle dei due ragazzi e guardandoli fissi negli occhi,
con uno sguardo da cui poteva trasparire chiaramente quando fosse
serio a riguardo.
Ikkuko
annuì e si fece più vicina ai tre, posando una mano su quella del
fratello.
Inuki
e Kaori osservavano silenziosamente Ikkuko e Shiro e miriadi di
domande e di dubbi iniziarono ad insinuarsi nelle loro giovani menti.
Come
potevano due ragazzi, che avevano conosciuto solo poco tempo prima,
mettere a repentaglio la vita per due estranei come loro? Più se lo
chiedevano e più non riuscivano a trovare una risposta a una tale
domanda.
Fino
a pochi giorni prima, avevano sempre dovuto badare da soli a loro
stessi, sebbene amici e conoscenti nel futuro non mancassero. Ma più
ci pensavano e più si rendevano conto che, coloro che avevano da
sempre chiamato amici, erano in realtà solo degli amici fittizi, che
conoscevano solo una piccolissima parte di ciò che erano veramente.
Shiro
e Ikkuko, che invece avevano conosciuto fin da subito l’altra parte
del loro essere, li avevano accettati quasi subito, trattandoli come
mai nessuno aveva fatto. Sarebbe accaduta la stessa cosa se, anche
nel futuro, i loro compagni di scuola li avrebbero visti come erano
realmente?
I
due fratelli si scambiarono uno sguardo d’intesa. Dentro di loro
sapevano benissimo la risposta e, in quel momento, una sensazione mai
provata avvolse i loro animi, dando loro una sensazione di pace e
felicità.
“Allora
è questa la vera amicizia.” bisbigliarono all’unisono, usando il
linguaggio inuyoukai, per poi rivolgere un caldo sorriso ai due
ragazzi davanti a loro.
Miroku
e Sango, intanto, osservavano quella scena in disparte, mentre
l'emozione traspariva dai loro volti. In quel momento, sembrò loro
quasi di aver fatto un salto nel passato, quando ancora viaggiavano
con Inuyasha e Kagome e un senso di malinconia li avvolse.
Il
desiderio di partecipare anche loro a quell’avventura era
fortissimo ma, in cuor loro, sapevano che era giunto il momento di
farsi da parte e lasciare spazio alle nuove generazioni.
Miroku,
presa dolcemente la mano della compagna, la portò sul ventre gonfio
di lei, sorridendole. Sango rispose al sorriso, sospirando
leggermente. Ben presto una nuova creatura avrebbe fatto il suo
ingresso nel mondo e lei e il compagno avrebbero avuto ben altro a
cui pensare. Sconsolata, posò il capo sul petto di Miroku,
osservando nuovamente i quattro ragazzi davanti a lei.
Molto
presto una nuova avventura avrebbe avuto inizio e i nuovi eroi erano
davanti ai loro occhi.
Nota del'autrice:
Ed eccomi di nuovo qui tra voi con due nuovi e freschissimi capitoli.
All'inizio
avevo intenzione di pubblicarli insieme ma, dato che c'erano alcuni
punti che dovevo correggere, ho deciso di farlo questa mattina.
Finalmente siamo entrati nel vivo della storia, ragazzi e , vi assicuro che, da ora in poi, ne vedrete delle belle!
Perciò, rimanete sincronizzati e non rimarrete delusi!!
A presto e-.... COMMENTATE NUMEROSI ^_-
EDIT 04/04/11
capitolo modificato grazie a moira78
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Capitolo 11 *** Una nuova avventura ha inizio: Terrore alla cascata ***
capitolo undici
Capitolo Undici: Una nuova avventura ha inizio: Terrore alla cascata
Il
sole faceva lentamente capolino tra le montagne a est, chiaro segno
che un nuovo giorno stava avendo inizio.
“Avete
bisogno di qualcos’altro, ragazzi?” Domandò Sango, avvicinandosi
al gruppo e controllando le varie borse e armi vicino a Kirara,
pronta anche lei per il viaggio.
“No,
okaa-san. Penso ci sia tutto.” Rispose Ikkuko, ricontrollando
nuovamente nella borsa.
“Riflettete
sempre prima di agire e, soprattutto, cercate di non fare cose oltre
le vostre possibilità.” Disse Miroku, avanzando di qualche passo.
“Non
temete chichi-ue. Saremo in grado di cavarcela.” Disse Shiro,
mettendo nella sua borsa qualche altro fuda e portandosi vicino al
padre, il quale non si lasciò sfuggire l’occasione di abbracciare
forte il figlio.
“Se
doveste trovarvi in difficoltà… o se la situazione dovesse
diventare troppo complicata… non pensateci due volte e tornate al
villaggio.” Disse a stento la donna, con la voce impastata per le
lacrime
che, lentamente, avevano già iniziato a scorrere sul suo viso.
“Madre...
non dovete avere timore. Andrà tutto bene, non preoccupatevi.”
Disse Ikkuko, girandosi verso la donna e abbracciandola forte per
rassicurarla.
Sango
ricambiò l’abbraccio, senza
però riuscire a fermare le numerose lacrime che continuavano a
scorrere sul
suo viso.
“Per
favore, promettete di stare attenti, Ikkuko... Shiro... Inuki...
Kaori.” Continuò, tremante,
tra i singhiozzi.
“Non
temere zia. Saremo di ritorno molto presto e, se tutto va bene, forse
anche prima che i nostri genitori riescano ad attraversare il pozzo!
Così potremo festeggiare tutti insieme la nascita del bambino e la
nostra vittoria! Hehe!”
“Sei
sempre troppo ottimista, Kaori.” Disse Inuki, portandosi vicino
alla sorella e posandole affettuosamente una mano sulla testa.
“Fhè!
E tu sei troppo razionale, fratellino.” Disse sbuffando e
incrociando le braccia.
A
quelle parole, un dolce sorriso si disegnò sul volto di Sango e il
suo animo inquieto si calmò leggermente.
E
così, dopo infinite raccomandazioni e lunghi abbracci, il nostro
gruppo di amici iniziò finalmente il suo cammino verso il destino.
Il
sole era ancora alto nel cielo quando il gruppo di amici, stremato
per il lungo cammino, decise di accamparsi in una piccola radura
nelle vicinanze di una grande cascata.
“Aaaah!
Non ce la faccio più!” Gemette dolorante il giovane Shiro
buttandosi a terra a peso morto, seguito poi dalla sorella.
“Credo che questa volta abbiamo preteso troppo da voi.” Disse
Inuki, con enorme gocciolone sulla fronte, mentre si metteva seduto e
osservava i due ragazzi stremati. “Non avremmo dovuto costringervi
a salire fin quassù.”
“Non
fa niente, non fa niente, Inuki. Alla fine ce l’abbiamo fatta, no?
Non fartene una colpa.” Disse Ikkuko, asciugandosi il sudore dalla
fronte e mettendosi seduta.
“Mia
sorella ha ragione, Inuki. Non devi fartene una colpa ma… qualche
volta... non sarebbe male che vi ricordaste che i vostri compagni di
viaggio sono degli esseri umani. Soprattutto tu, Kaori.” Concluse
Shiro, con un enorme gocciolone sulla fronte, guardando la giovane
hanyou poco distante.
“Fhè!
Che c'è?! Vuoi dare tutta la colpa a me?! Se ce lo aveste detto
prima non vi avremmo costretto a fare tutta questa strada. E poi sei
tu il solo che si sta lamentando qui, sfaticato che non sei altro!”
Urlò Kaori, puntando un dito accusatore verso il ragazzo.
“Non
sono affatto uno sfaticato, IO! Ho soltanto dei LIMITI, come
QUALUNQUE altro essere umano!” Rispose usando un tono di sfida.
“Essere
umano o no, rimani comunque uno sfaticato.” Disse Kaori guardando
di sbieco il giovane.
“Su
questo non posso che darti ragione, Kaori-chan.” Rispose Ikkuko.
“Sorellina!
Ma come? Ameno tu dovresti difendermi!” Disse Shiro, con occhi
supplichevoli verso la sorella.
“Ma…
lo sai anche tu che è la verità!” Concluse la giovane taijiya.
Inuki
scoppiò a ridere, seguito poco dopo da Ikkuko e Kaori e lasciando il
povero Shiro, sconsolato e affranto, in disparte, ma poco dopo fu
costretto ad abbandonarsi a sua volta a quella risata contagiosa.
Durante
questa settimana di viaggio, il gruppo di ragazzi aveva imparato a
conoscersi e, ogni giorno che trascorrevano insieme, scoprivano
difetti e pregi l’uno dell’altro. E sebbene esistessero svariate
differenze, c’era qualcosa, qualcosa di misterioso e particolare
allo stesso tempo che aveva permesso che legassero tra loro quasi
subito, come se avessero da sempre vissuto insieme. Però c’era
ancora qualcosa che i giovani figli di Miroku e Sango non conoscevano
dei loro amici, qualcosa con cui molto presto avrebbero dovuto avere
a che fare.
“E
voilà! Questo si che può dirsi un fuoco ben acceso!” Commentò
Inuki mentre sistemava meglio i vari ceppi di legno.
“Ormai
sei diventato un esperto. Nessuno avrebbe potuto immaginare che
qualcuno, che fino a pochi giorni prima non aveva mai fatto una cosa
del genere, adesso sia un maestro!” Disse Shiro aiutando il ragazzo
con i ceppi.
Inuki
si grattò nervosamente la nuca in risposta.
“Non
dobbiamo dimenticare che tutto il merito è dell’accendino che
avevi in tasca, fratellino.” Disse Kaori, diretta.
“K-Kaori!
Ma se l’ho usato solo le prime volte!”
“
Si, si come no! Puoi facilmente ingannare gli altri, ma non me, caro
il mio maestro
dell’arte del fuoco!”
Inuki
sospirò, sconfitto.
“Ragazzi,
che ne dite di andarci a procurare qualcosa da mangiare?” Chiese
Ikkuko.
“Per
me va benissimo.” Disse Inuki.
“Grande
idea, Ikkuko-chan! Ho una fame che non ci vedo! Siamo vicini ad un
fiume, che ne dite di qualche pesce alla brace?” Propose euforica
Kaori mentre già si leccava i baffi.
“Con
la fame che ti ritrovi, saremo costretti a catturare tutti i pesci
del fiume!” Disse sarcastico Shiro, ridacchiando.
“Cos’è,
vuoi litigare?” Disse con un nervo pulsante sulla fronte. “E poi
anche la tua fame non è da meno!”
“Mai
quanto la tua, signorinella!”
“Fhè!”
Sbuffò Kaori, voltandosi dall’altra parte.
“Ma…
se devo dire la verità, non mi dispiacciono affatto le ragazze
formose.” Disse con un filo di voce, quel tanto che bastava per
essere sicuro che Kaori potesse chiaramente sentire ciò che aveva
detto.
La
giovane mezzo demone sgranò gli occhi a quelle parole, arrossendo di
colpo.
“A-a
chi hai dato della c-cicciona, stupido bonzo depravato?!” Urlò
furente e con il volto rosso. “La mia linea è impeccabile!”
Shiro
assunse un'espressione pensierosa.
“Beh?
Cos’è quell’espressione? Non si vede?” Chiese, vedendo lo
strano modo con cui il monaco la osservava.
“Che
ne dici se… controllo?”
“Controllare?
Ma che diav... ?! Yaaaaaaaaaaaaaah!”
Il
ragazzo si era mosso così velocemente che, a tutto il resto del
gruppo, ci vollero alcuni secondi per rendersi conto di ciò che era
effettivamente accaduto. In pratica Shiro, sfruttando lo stato di
confusione e distrazione in cui si trovava la ragazza, le aveva messo
prima le mani sui fianchi e in vita, poi ne aveva portata una sul
sedere, incominciando ad accarezzarlo. Infine, con espressione di
pura estasi stampata in volto, disse:
“Wow!
Avevi proprio ragione!”
Kaori,
scioccata e rossa in volto, diede al ragazzo uno schiaffone che lo
fece volare parecchi metri più in là. Poi, nell’imbarazzo più
totale, era saltata sull’albero più alto che c’era nelle
vicinanze per nascondersi alla vista degli altri.
“Che
audacia…” Disse Inuki, ancora esterrefatto ma non più di tanto
sorpreso.
“Questa
non è audacia… è sfacciataggine!” Replicò Ikkuko, con un
enorme gocciolone sulla fronte.
Poi,
dopo essersi avvicinata al fratello, che aveva la guancia destra in
fiamme, disse:
“Che
questo ti serva di lezione, stupido di un fratello.”
“Sei
sicuro che in questo modo scenderà, Inuki?” Domandò Ikkuko,
prendendo il pesce ormai cotto.
“L’odore
del pesce sarà sicuramente già giunto al suo naso super sensibile.
È questione di minuti, credimi.”
“Questa
volta hai davvero esagerato, Shiro! Ma si può sapere cosa diavolo ti
è saltato in mente?!” Chiese poi con tono arrabbiato al fratello,
il quale sfoggiava una vistosa fasciatura sulla faccia.
“Ma
io... volevo solo farle un complimento.” Disse con i lacrimoni agli
occhi mentre, con un bastoncino di legno in mano, disegnava forme di
fantasia sul terreno.
“Quando
scenderà devi chiederle subito scusa, capito?”
“Si,
onee-chan.” Disse sospirando.
Nello
stesso momento Kaori, accovacciata su un ramo in cima all'albero,
furente e con il volto ancora arrossato, borbottava frasi sconnesse e
senza senso. Mai e poi mai si sarebbe aspettata da parte di un
ragazzo una tale audacia. Nel futuro, nessuno mai aveva avuto, la
giusta dose di coraggio di andare così oltre con lei. Anzi, da
quando era in vita, nessun ragazzo, che temesse per la propria vita,
si era mai avvicinato così tanto a lei.
“Maniaco
di un bonzo! Come ha osato?! Quando scendo… quando scendo mi
sentirà! Eccome se mi sentirà!” Urlò ad alta voce e stringendo i
pugni, per sfogare tutta la sua rabbia e frustrazione.
Poi
un invitante odore di pesce alla brace giunse al suo sensibilissimo
naso e la giovane mezzo demone cambiò radicalmente espressione.
“Forse
è meglio andare a mangiare, prima.” Disse, leccandosi i baffi.
Stava
per saltare quando uno spaventoso ruggito giunse forte e chiaro alle
sue orecchie. Voltandosi lentamente, i suoi occhi incrociarono per
alcuni istanti quelli famelici di un Oni gigantesco, accovacciato su
un albero poco distante.
“E
questo da dove diavolo è sbucato?!” Disse, con voce tremante e
deglutendo più volte, prima di saltare velocemente giù.
“E
anche l’ultimo è pronto. Sarebbe ora che Kaori scendesse, così
potremmo iniziare a…”
“INUKIIIIIIIIIII!
RAGAZZI! Presto! C’è... c’è un enorme Oni che …”
Ma
prima che Kaori potesse terminare la frase uno spaventoso ruggito
echeggiò per tutta la vallata, facendo scattare in piedi tutto il
resto del gruppo.
Kaori
cadde rovinosamente a terra, gemendo leggermente.
“Oh,
Kami! Kaori-chan, stai bene?” Le domandò Ikkuko che le si trovava
più vicino, accorrendo subito ad aiutarla.
“Si…
si, non temere. Non sono riuscita a calcolare per bene l’atterraggio,
tutto qui.” Disse, rimettendosi in piedi, sebbene dolorante, e
guardando il fratello che la osservava con uno sguardo sorpreso e
preoccupato.
Con
quella frase aveva subito rassicurato i presenti ma tutto ciò era
strano. Non le era mai capitato di cadere così malamente a terra
dopo aver saltato da un punto così alto e, soprattutto, di sentirsi
così stranamente debole. In quel momento un dubbio, un dubbio atroce
le attraversò la mente.
“Non
dirmi che oggi è… Cazzo, Inuki! Oggi è… oggi è un giorno di
luna piena!”
A
quelle parole il giovane mezzo demone sgranò gli occhi. Dannazione,
da quando erano giunti in quell’epoca, lui e la sorella avevano
radicalmente perso la concezione del tempo, dimenticandosi
completamente del loro più grande segreto e... punto debole.
“Luna
piena? Cosa succede, ragazzi?” Chiese Ikkuko, che nel frattempo
aveva assunto una posizione d’attacco, non comprendendo pienamente
il motivo delle espressioni agitate e spaventate che erano apparse
sui volti dei due amici.
“Ehm….
nulla. Non preoccuparti, Ikkuko. Ragazzi, io e Kaori iniziamo ad
attaccare l’Oni, così da stordirlo un po’. Tenetevi pronti a
dargli il colpo di grazia non appena si avvicina.” Disse con tono
visibilmente preoccupato, prima di iniziare a correre insieme alla
sorella in direzione del demone.
“Ma
cosa gli è preso? Non li ho mai visti così strani.” Disse la
giovane taijiya, vedendoli rapidamente sparire tra i rami degli
alberi.
“Sembravano
troppo agitati. Secondo me c’è qualcosa di cui vogliono tenerci
all’oscuro.” Disse Shiro, serio in volto, ma preoccupato della
situazione.
“Che
facciamo allora, fratellino?”
“Per
ora atteniamoci al piano di Inuki. Poi… agiremo di conseguenza.”
Rispose Shiro prima di assumere anche lui una posizione d’attacco.
Ikkuko
annuì.
“Dannazione!
Di tutti i momenti proprio adesso doveva accadere!” Imprecò Kaori
mentre correva veloce insieme al fratello.
“Ho
sottovalutato troppo la situazione, scusami. Sebbene abbia il
portatile con me, non ho mai controllato il calendario.”
“Non
prenderti colpe che non sono le tue, fratellino. Ce ne siamo
dimenticati entrambi…”
“Già…
hai pienamente ragione.”
“Fhè!
Basta piangerci addosso. Abbiamo ancora una trentina di minuti prima
che il sole tramonti. Liberiamoci di lui in fretta!” Disse
schioccandosi le dita e guardando il demone ormai a pochi passi
davanti a loro. “Sarà un gioco da ragazzi farlo fuori, vedrai.”
“Spero
tu abbia ragione.”
E
così lo scontro ebbe inizio e, sebbene gli attacchi dei giovani
mezzi demoni diventassero sempre più lenti ogni minuto che passava,
i due erano riusciti magistralmente a infliggere varie ferire al
demone e a portarlo nelle vicinanze della cascata, dove li
attendevano Ikkuko e Shiro.
“Ottimo
lavoro, ragazzi!” Urlò Ikkuko la quale, seduta in groppa alla
fedele Kirara, lanciava il suo enorme boomerang contro il grande
demone furente, facendolo cadere a terra.
Inuki
e Kaori annuirono, portandosi ai lati di Shiro il quale, nel
frattempo, aveva imprigionato il demone in una grande barriera.
“Ora
ragazzi! Fatelo a pezzi tutti insieme!” Urlò poi il giovane
monaco.
Ora
che il demone non poteva più muoversi, la sua sconfitta era
inevitabile. E così, pochi minuti più tardi, di quel grande e
spaventoso demone non rimase più nulla.
“Siete
stati grandi ragazzi!” Disse Kaori euforica, saltando da una pietra
all’altra. Sotto di lei il frastuono dell’acqua di una grande e
maestosa cascata riempiva le sue orecchie.
“Anche
voi non siete stati da meno, ragazzi. Per non parlare del colpo
finale di Inuki. Non ho mai visto sprigionarsi una tale potenza
spirituale in una persona con sangue demoniaco!” Disse Ikkuko,
ancora sorpresa di ciò che aveva appena visto.
“Hehe…
non esagerare, Ikkuko. Non sono poi un granché. ” Disse Inuki,
balbettando e con il volto che iniziava a colorarsi di rosso.
Shiro
e Kaori sorrisero guardando quella scena.
“Comunque,
hai visto fratellino? Alla fine quel demone si è rivelato essere un
buono a nulla, tanto che siamo persino riusciti a sconfiggerlo in
tempo!”
“Hehe...
già!”
“In
tempo? In tempo per cosa?” Domandarono quasi all’unisono i due
fratelli.
“Beh,
è inutile che tentiamo di spiegarvelo a parole. Tra pochi minuti
tutto vi sarà chiaro.” Disse Inuki
“È
da prima che vi comportate in modo strano, voi due! Non è che si
tratta di qualche altra assurda diavoleria del vostro tempo?”
Domandò Ikkuko, curiosa.
“Non
credo possa essere definita in quel modo, Ikkuko. Di sicuro è
qualcosa che non si vede tutti i giorni. Vieni vicino a me, Kaori,
così il tutto sarà più d’effetto”
Kaori
annuì ma, mentre si muoveva da una pietra ad un'altra, mise un piede
in fallo, scivolando improvvisamente giù per la cascata, sotto gli
sguardi attoniti dei presenti.
“KAORI!”
“INUKI!”
Le
urla della ragazza riecheggiarono a lungo nella grande vallata fino a
quando il suo corpo sparì completamente tra le acque della cascata.
“Dannazione!”
Imprecò agitato e spaventato il povero Inuki, prima di alzarsi e
prepararsi a saltare anche lui.
Subito
Shiro e Ikkuko furono su di lui, bloccando ogni sua mossa azzardata.
“Fermo
Inuki! Sei impazzito?! Agendo in questo modo di certo non potrai
aiutarla!” Urlò Ikkuko, mentre lo bloccava e cercava di calmarlo.
Ma colui che ora tenevano stretto tra le braccia sembrava quasi
un'altra persona. Inuki era agitato, troppo agitato, come mai lo
avevano visto. Dal giorno in cui li avevano conosciuti, avevano visto
compiere a quei due fratelli, e soprattutto a Kaori, azioni che
avrebbero ucciso un qualunque essere umano. Quindi come mai adesso,
Inuki era così preoccupato per la sorte della sorella?
Non
avevano ancora terminato di riordinare i loro pensieri quando una
luce fortissima illuminò interamente il corpo del mezzo demone.
Shiro e Ikkuko, senza mollare la presa, si coprirono gli occhi per
evitare di rimanerne accecati poi, quando finalmente il bagliore
cessò, una nuova e soprattutto inaspettata immagine del loro amico
faceva bella mostra davanti ai loro occhi sconvolti. In
quell’istante, tutto fu finalmente chiaro ai due fratelli e un
ombra di terrore apparve anche sui loro volti.
Fu
un attimo e Ikkuko sentì il fratello mollare la presa e dirigersi
velocemente verso Kirara.
“Shiro?
Ma che…?”
“Vado
giù a prenderla!” Disse in un soffio, prima di sparire anche lui
tra la densa nuvola d'acqua creata dalla cascata.
Grazie
alla velocità di Kirara, c’erano voluti pochissimi secondi per
arrivare ai piedi della cascata e subito aveva iniziato a cercare la
povera ragazza nel lago sottostante.
‘Su
Kaori, fatti vedere. In fondo è solo una piccola cascata… non è
possibile che tu… Oh, per favore, fa che non sia così…’
Pensava mentre, agitatissimo, si muoveva tra le profonde acque del
laghetto.
Ma
più passavano i minuti e più l’agitazione si trasformava in
terrore.
“Stupida!
Fatti vedere! Ti prego! Se stai giocando a nasconderti per vendicarti
di me, sappi che non è affatto divertente, Kaori!” Urlò, mentre
prendeva fiato e si immergeva nuovamente con la testa per controllare
anche il fondale.
Improvvisamente,
un pezzo di stoffa impigliato tra le rocce poco distanti, attirò
l’attenzione del giovane monaco. Curioso, alzò lo sguardo e iniziò
ad avanzare titubante in direzione di esso. Kaori era lì, nel suo
aspetto umano, completamente zuppa, riversa su una grande roccia semi
nascosta dalla vegetazione a cui doveva essersi riuscita ad
aggrappare per fuggire alla forte corrente, che perdeva sangue dalla
testa e dalla gamba destra e respirava affannosamente. Con il cuore
che sembrava volergli uscire dal petto, la sollevò delicatamente da
terra, portandola a riva. Non appena uscì dall’acqua con in spalla
Kaori, sentì la ragazza cominciare a tremare e, colto dal panico,
cominciò a cercare un luogo riparato nelle vicinanze. Una piccola
caverna, non molto distante dal lago, attirò la sua attenzione.
“Kirara,
vai a prendere Ikkuko e Inuki. Avremo bisogno anche del loro aiuto
per curarla. Fa presto!” Disse rivolgendosi alla fedele Kirara,
subito accorsa vicino al padrone per aiutarlo.
Il
demone gatto annuì e spiccò il volo.
‘Una
volta riscaldata, starà bene.’ Pensò mentre cominciava ad
incamminarsi.
“Kaori!
Kaori! Oh, sorellina mia!” Urlava Inuki disperato, osservando la
sorella delirante per la febbre e le ferite, distesa per terra e
coperta solo dalla tunica di Shiro.
La
piccola ma accogliente caverna era illuminata dalla flebile luce del
fuoco, acceso prontamente da Inuki, con lo scopo di riscaldare un po’
l’ambiente.
“Allora,
come sta?” Chiese Shiro, seduto accanto alla sorella, la quale, nel
frattempo, aveva già cominciato a medicarla.
“La
ferita alla testa non è molto profonda ma la gamba destra è rotta.
Dobbiamo fasciarla in modo da far rientrare l’osso. Aiutami,
Shiro!” Disse Ikkuko, dopo aver esaminato approfonditamente ogni
ferita e preparando le varie bende.
“Far
rientrare l’osso? Ma… ma…”
“Non
temere, Inuki. Dobbiamo farlo ora che è priva di sensi. Non si
accorgerà di nulla, tu però mantienila ferma, ok?” Disse Ikkuko.
Inuki
annuì, non molto convinto di quella soluzione.
E così, presa la sorella da sotto le braccia, la posò tra le sue
gambe in modo che fosse più stabile e ferma.
‘Non
preoccuparti sorellina. Il dolore durerà solo pochi istanti.’ Le
bisbigliò all’orecchio, ora umano, in linguaggio inuyoukai, prima
di chiudere gli occhi e abbracciarla più forte.
Era
passata un’oretta da quando avevano finito di fasciare la gamba di
Kaori e ora tutti attendevano con trepidazione che la povera ragazza
riprendesse conoscenza. Shiro scrutava in silenzio il volto di Inuki,
attendendo il momento giusto per esternare ciò che, dal tramonto,
tormentava il suo animo.
“Dimmi,
Inuki. Quanto avevate intenzione di dircelo?” Chiese quasi a
bruciapelo Shiro, rompendo il silenzio e cogliendo tutti di sorpresa.
Inuki,
che non aveva mai lasciato per un attimo la sorella, sospirò
sommessamente, rimanendo in silenzio.
“Allora?”
Insisté il giovane monaco, alzando il tono della voce e avanzando
verso di lui.
Ikkuko,
vedendo che Inuki non rispondeva, pensò che era meglio far calmare
il fratello.
“Shiro, non è il momento adesso… Inuki è sconvolto e…”
“E
invece è proprio il momento giusto per parlarne, sorellina! Senti un
po’, signor so-tutto-io! Sono consapevole che si tratta di un
segreto che nessun mezzo demone può rivelare a nessuno, un segreto
che se scoperto dalle persone sbagliate può portare a morte certa
ma… noi siamo vostri amici, Inuki! E come hanno fatto i nostri
genitori prima di noi, avremmo mantenuto il segreto e ci saremmo
potuti regolare di conseguenza! Cosa sarebbe accaduto se quell’Oni
si fosse presentato qui dopo il tramonto? EH? Mi dici cosa sarebbe
accaduto?!”
“Vuoi
saperlo? Vuoi veramente conoscere il motivo per cui non vi abbiamo
detto nulla?” Disse Inuki, con voce colma di rabbia e frustrazione.
“La verità è che ce ne siamo dimenticati… Ironico, vero?”
Gli
occhi dei due ragazzi si fissarono a lungo, colmi di rabbia, fino a
quando il giovane mezzo demone, ora umano, non voltò lo sguardo in
direzione della sorella.
“Scusami,
io non…”
“Sarebbe
meglio che voi due dormiste un po’. Sorveglierò io Kaori.” Disse
Inuki, chiudendo bruscamente il discorso senza ascoltare minimamente
ciò che aveva da dire il ragazzo.
Il
silenzio piombò nuovamente nella piccola caverna.
Durante
quella lunga notte insonne per molti di loro, lo sguardo di Shiro
cadde più volte sulla figura umana di Kaori. Era così diversa da
come era abituato a vederla. Sembrava quasi impossibile che lei ora
fosse lì, inerme e sofferente, con i setosi capelli, ora corvini,
spettinati e sporchi di sangue e terra, le orecchie ora simili alle
sue, leggermente scoperte dai folti ciuffi scuri, gli occhi che era
riuscito ad intravedere appena, che avevano assunto un intenso color
nocciola e, infine, le mani, da sempre armi letali contro i demoni,
ora tramutate in normalissime e delicate mani umane.
‘La
sua trasformazione è molto più evidente rispetto a suo fratello…’
Si ritrovò a pensare il ragazzo, continuando ad osservarla,
affascinato.
Approfittando
che in quel momento non ci fosse nessuno, il giovane monaco fece
alcuni passi fino ad avvicinarsi del tutto al corpo della ragazza, la
quale ora sembrava dormire tranquillamente.
‘La
febbre deve essersi abbassata’ Pensò, mentre faceva passare
delicatamente la mano sulla sua fronte fasciata.
Poi riprese a guardarla, perso in miriadi di pensieri. Tra le molte
cose, le parole dette da Inuki poche ore prima continuavano a
risuonare insistenti nella sua mente. All’inizio, la risposta
datagli dal giovane mezzo demone, lo aveva colto del tutto di
sorpresa. ‘Come è possibile dimenticare una cosa così
importante?’, si era ritrovato subito a pensare, non riuscendo a
capire una tale sconsideratezza da parte dei due fratelli. Ma, pian
piano che i minuti e poi le ore di quella interminabile notte
passavano, a Shiro diventava sempre più chiaro il motivo del loro
strano comportamento.
Inuki
e Kaori, sebbene fossero mezzi demoni, avevano trascorso tutta la
loro vita in un modo completamente differente da quello in cui invece
si erano trovati a vivere lui, la sorella e il resto della sua
famiglia. Il mondo da cui provenivano, sebbene sotto certi aspetti
fosse ancora lo stesso nei 500 anni che li separavano, aveva molte
cose differenti che rendevano la vita dei suoi abitanti molto più
piacevole e sicura.
Per
questo motivo, quel giorno del mese in cui perdevano i loro poteri,
forse non aveva mai ricevuto, da parte dei due fratelli, la giusta
considerazione e attenzione. E come dargli torto? Nessuno avrebbe
potuto mai prevedere che, un giorno, il pozzo avrebbe risucchiato
proprio loro due.
Shiro
si abbandonò ad un sonoro sospiro e, improvvisamente, una voce a lui
molto conosciuta, riecheggiò nella piccola caverna, interrompendo i
suoi pensieri.
“Hey,
bonzo! Fino a quando hai intenzione di continuare a fissarmi?”
Domandò Kaori, aggrottando le sopracciglia e con tono seccato.
Shiro,
non aspettandosi minimamente che la ragazza fosse sveglia, balzò in
piedi per lo spavento.
“Ka-Ka-Ka…”
“Fhè!
Cos’è? L’acqua di fiume ti ha fatto diventare balbuziente?”
Disse, ironica.
Per
parecchi istanti, gli occhi color nocciola della ragazza scrutarono,
curiosi, quelli bluastri del giovane a pochi passi da lei, attendendo
nervosamente una risposta.
“Scusami,
ma… non pensavo che potessi essere sveglia, ecco!”
“Cos’è
ti dispiace? Fhè!”
“No,
no! Ma che dici! Piuttosto, come ti senti?” Chiese rimettendosi
seduto.
“Se
non fosse per la gamba che mi fa un male cane e che non riesco
minimamente a muovermi, starei benissimo. Fhè! Ancora mi chiedo come
diavolo ho fatto a scivolare tra quelle pietre come una stupida…”
“L’importante
è che ora tu sia salva. Ci hai fatto prendere un grande spavento, lo
sai?”
“Mi
spiace avervi fatto preoccupare. Immagino che Inuki si sarà
preoccupato moltissimo.”
“Non
ne hai idea.”
“A
proposito: come mai non è qui?”
“Tuo
fratello è andato insieme a Ikkuko a prendere qualcosa da mangiare,
quindi se te la senti quando torneranno potresti mangiare un…”
“Yahhhh!
Ma perché diavolo sono nuda?! Perché indosso la tua tunica?! Tu,
dannato bonzo pervertito, cosa mi hai fatto?! Rispondimi sub... Ouch!
La mia testa!”
“Calma,
calma! Così facendo non farai altro che far riaprire la ferita! Ora
ti spiego tutto! Lascia che ti aiuti a metterti seduta!”
Kaori
annuì, non molto convinta.
“Quindi,
se ho ben capito, è stata Ikkuko a spogliarmi ed è stata lei a
proporti di usare la tua seconda tunica, visto che era asciutta e
soprattutto abbastanza grande per coprirmi completamente.” Disse
mentre, rossa in volto, cercava di coprirsi meglio con la grande
tunica, leggermente a disagio.
Shiro
annuì.
“E
poi non temere, non ti ho visto nuda. Ero fuori insieme a Inuki
quando ti ha cambiato.”
“Lo
spero vivamente, fhè!” Disse, ancora imbarazzata.
“Hehe…”
“E
ora che diavolo hai da ridere?!” Domandò infuriata la giovane
mezzo demone, non comprendendo il comportamento del giovane di fronte
a lei.
“Beh...
sai… è strano vederti con i capelli scuri. Per non parlare delle
orecchie! Sembri quasi un'altra persona!”
“Fhè!
Anche se adesso ho un aspetto completamente diverso, sono sempre io,
stupido!”
“Già.
Sei sempre la solita Kaori, anche se adesso hai anche tu qualche
LIMITE.” Disse, marcando l’ultima parola della frase, con chiaro
riferimento a ciò che era successo quella mattina.
“Cos’è
vuoi litigare ancora?!” Disse, con un nervo pulsante sulla fronte.
“E se vuoi proprio saperlo, tutto questo finirà all’alba!”
“All’alba?
Così presto?” Chiese Shiro, sorpreso.
Kaori
annuì. “Io e Inuki assumiamo l’aspetto umano solo durante le
notti di luna piena.”
“Quindi,
solo una volta al mese?”
“Già!”
“Peccato…”
“Eh?”
“È
un vero peccato, lo sai?”
“Fhè!
E perché dovrebbe esserlo? Io ho sempre odiato questa forma: non
posso fare nulla di quello che faccio di solito, il mio potere
spirituale è quasi inesistente, sono debole e poi…”
“Perché
sei davvero bellissima così…”
Quelle
parole pronunciate quasi a bruciapelo e, soprattutto, con molta
ingenuità da parte del giovane, colsero la ragazza completamente di
sorpresa, lasciandola senza parole e soprattutto completamente rossa.
“Cioè… io… N-non che tu già non lo sia nella tua forma
usuale.” Continuò il ragazzo, ora resosi conto di quello che aveva
detto, mettendosi di spalle alla ragazza per nascondere il rossore
che, velocemente, stava colorando anche il suo viso.
Kaori,
alla quale ormai usciva copioso anche il fumo dalle orecchie, non
riuscì minimamente a spiccicare parola e rimase così, immobile e in
silenzio, fino all’arrivo, pochi minuti più tardi, del fratello e
di Ikkuko i quali, trovandola in quello stato, ignari di ciò che era
effettivamente accaduto, pensarono che la febbre si fosse nuovamente
alzata.
“Sicura
di stare bene, Kaori-chan?” Domandò Ikkuko con tono preoccupato,
guardando l’amica ora tornata al suo aspetto ‘normale’, mentre
si stiracchiava e respirava a pieni polmoni l’aria frizzante del
mattino appena iniziato.
“Oh,
si! Mai stata meglio!” Disse, sorridendole e saltellando da una
parte all’altra.
“Beh…
è solo che stento ancora a crederci. Fino a poche ore fa non
riuscivi minimamente a stare in piedi, mentre ora…”
“Questo
è uno dei vantaggi di avere del sangue demoniaco che ti scorre nelle
vene!” Rispose ridacchiando e portandosi vicino alla ragazza.
Ikkuko
sorrise in risposta e abbracciò l’amica, felice che tutto si fosse
risolto per il meglio.
Poco
distante, Inuki osservava la scena con un sorriso stampato in volto.
‘Non
voglio minimamente pensare a come mi sarei potuto sentire se ti fosse
capitato il peggio.’ Pensò, abbandonandosi ad un sonoro sospiro,
mentre ripensava a ciò che aveva provato quando aveva visto la
sorella scomparire tra le acque torbide e burrascose della cascata.
“Hey
Inuki, tutto bene?” Chiese Shiro, avvicinandosi e notando
l’espressione preoccupata sul volto dell’amico.
“Oh,
Shiro. Sei tu. Si, va tutto bene, non preoccuparti.”
“Pensavi
ancora a quello che è successo ieri?”
Inuki
annuì.
“Ti
capisco. Anch’io mi comporterei come te, se capitasse una cosa del
genere alla mia onee-chan. Le sono molto legato.”
“Già.
Sebbene non siate fratelli di sangue, siete una coppia molto
affiatata.”
“Oh.
Non credevo lo sapessi.”
“Fu
Ikkuko a dirmelo la prima sera che abbiamo trascorso al villaggio...
anche se io e Kaori lo avevamo già capito grazie al nostro
sensibilissimo naso.”
“Capisco. Però, anche se non siamo veri fratelli, ciò che ci lega
è qualcosa molto più forte del sangue. Forse è qualcosa di molto
simile a ciò che lega due gemelli come te e Kaori.”
“Allora abbiamo molte cose in comune, noi due.” Disse Inuki,
sorridendo.
“Ragazzi!
Che fate lì in disparte?” Disse Ikkuko.
“Se
non aumentate il passo vi lasciamo indietro!” Urlò Kaori.
Le
voci squillanti di Ikkuko e Kaori richiamarono l’attenzione dei due
ragazzi, interrompendo i loro discorsi.
“Ma
guardale, quelle due! Hanno già ripreso il cammino!” Disse Inuki,
sorridendo e rendendosi conto, solo in quel momento, di quanto
fossero distanti.
“Hehe!
Beh, sono felice di averti sollevato il morale, Inuki. Che ne dici se
le raggiungiamo?” Chiese Shiro, notando subito il sorriso sulle
labbra del giovane mezzo demone.
“Credo ci convenga fare in fretta. Hanno entrambe un passo davvero
molto svelto!”
“Allora...
facciamo a chi arriva prima?”
A
quella domanda, gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono, per poi
tramutarsi in sguardi di sfida.
“Non
credo ti convenga sfidarmi, monaco!”
“Io
aspetterei a sottovalutarmi, amico. Se voglio posso essere molto
veloce.” Disse, con tono scherzoso, posandogli una mano sulla
spalla.
A
quelle parole lo sguardo di Inuki si posò nuovamente sulla figura
del giovane monaco e, in quel momento, le parole che un giorno di
tanti anni prima gli erano state dette dal padre, ritornarono con
forza alla mente.
“Un
amico è qualcosa di prezioso. Qualcuno con cui è possibile
condividere tutto e che, a volte, è anche capace di leggere nelle
profondità del tuo animo.”
‘Mi
sa che avevi proprio ragione, papà.’ Pensò, prima di iniziare
velocemente a correre insieme a Shiro, con un sorriso stampato sulle
labbra.
Angolo dell'Autrice
Ed eccomi di nuovo qui, ragazzi! Vi sono mancata?
Prima
di tutto vi comunico che ho modificato alcune cose nel capitolo
precedente e soprattutto ho cancellato l'utima parte, che non ho ancora
ben capito come diavolo si sia appiccicata lì in fondo ^^''
Praticamente ho spoilerato un bel po' di cose senza volerlo ^^'' Ma voi
"NON AVETE VISTO NIENTE!! >_< VERO? " XD
Ora
torniamo al nuovo capitolo. Questa volta ho deciso di far conoscere un
po' meglio le personalità e il carattere di alcuni
personaggi, in particolar modo di Shiro, Inuki e Kaori. Ikkuko diciamo
che l'ho un po' trascurata ma, non disperate. Nei prossimi capitoli ci
sarà spazio anche per lei ^^
L'ho
scritto praticamente in una settimana, cancellando e riscrivendo
nuovamente le varie parti. Ma alla fine, il risultato che ho ottenuto
mi ha soddisfatto alquanto ^^
Spero di ricevere molti più commenti questa volta... :(
Bè, vi saluto ragazzuoli. Alla prossima ^^
EDIT 10/04/11
Capitolo modificato grazie a moira78
|
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Capitolo 12 *** Bugie innocenti ***
capitolo dodici
Capitolo dodici: Bugie innocenti
Era
passato solo qualche giorno da quella pericolosa avventura alle
cascate e il gruppo di amici camminava ormai da parecchie ore alla
ricerca di un villaggio dove trascorrere la notte.
“Secondo
il mio portatile dovremmo essere arrivati. Oltre quella curva c’è
il villaggio Riujin.” Disse Inuki, controllando meglio sullo
schermo luminoso del computer.
“Wow!
Non credevo che alla fine saremmo riusciti a trovarlo!” Disse, con
tono leggermente sarcastico, la giovane mezzo demone.
“Purtroppo
ho dovuto utilizzare quei pochi dati che avevo già in memoria e cioè
delle indicazioni molto frammentarie e poco chiare. Qui, nell'era
Sengoku, come ben sai sorellina, internet e tutti i suoi derivati non
sono ancora stati scoperti.” Le rispose, usando il suo stesso tono.
“Su
ragazzi, non c'è motivo di litigare. Alla fine siamo arrivati, no?”
Intervenne subito Ikkuko, cercando di calmare la situazione.
“Beh...
di qualunque villaggio si tratti, almeno questa notte potremmo
dormire con un tetto sopra la testa.” Disse Kaori, portando le
braccia dietro la nuca e continuando ad avanzare.
“A
proposito di questo, Shiro. È da un po’ che ci penso ma... sei
proprio sicuro che non avremo difficoltà a sistemarci nel villaggio?
Non abbiamo molti soldi con noi e poi...”
“Di
questo non devi preoccuparti, Inuki. Ho già tutto sotto controllo.”
Disse Shiro, sicuro di se (sé) e bloccando il discorso del giovane
mezzo demone.
“Tutto
sotto controllo? Ma... ma...”
“Hai
mai sentito parlare di ‘bugie innocenti’?”
“Bugie...
innocenti?!”
“Cosa?
Non mi dire che vuoi veramente usare quel trucco, Shiro!” Ribatté
subito Ikkuko, con tono leggermente adirato.
“E
perché non dovrei, Ikkuko-chan? Non facciamo nulla di male e poi sai
benissimo che nessun villaggio ha mai detto di no ad un esorcismo
così a buon prezzo!”
“Si,
questo è vero però.. non credo che dovremmo agire con tanta
superficialità. Non conosciamo nulla di questo villaggio e,
soprattutto, tutte le altre volte c’era sempre nostro padre che
risolveva ogni cosa...”
“Sta
tranquilla Ikkuko-chan! Andrà tutto bene, puoi starne certa!”
“Lo
spero vivamente.” Disse Ikkuko, sospirando e non molto convinta.
“Aspettate
un attimo. Fatemi capire bene. Cioè... in pratica tu hai intenzione
di ammaliare le povere genti con esorcismi e riti vari per dar loro
l’illusione che il villaggio sarà protetto, per un tempo definito,
dagli attacchi di demoni e spiriti maligni, SOLO per assicurarci
vitto e alloggio gratis?” Disse Inuki, cercando di comprendere
meglio quella strana situazione.
“Esattamente!”
Rispose raggiante Shiro, con il suo solito sorrisetto stampato in
volto.
“Stai
scherzando, vero?” Disse Kaori, entrando anche lei nel discorso,
scettica.
“No,
Kaori-chan. Ti posso assicurare che non sta affatto scherzando.”
Disse Ikkuko, avvicinandosi a lei.
“Ma...
ma... credi veramente che la gente si farà ingannare così?”
Chiese Inuki, dubbioso.
“Beh,
fino ad oggi questo trucco non ha mai fallito. Quindi...” Rispose
Shiro, grattandosi nervosamente la nuca.
“Non ci posso credere. ” Disse incredulo Inuki e con un enorme
gocciolone sulla fronte.
“Assurdo.”
Continuò Kaori, assumendo la stessa espressione del fratello e
riprendendo a camminare, ora non più sicura che quella notte avrebbe
dormito in un letto.
Riujin
era un piccolo ma rigoglioso villaggio alle pendici della montagna e,
sebbene mancasse ancora molto al tramonto, le strade del villaggio
erano tutte completamente deserte.
“Che
strano... come mai non c’è nessuno qui?” Domandò Ikkuko,
guardandosi attorno, curiosa e sorpresa da quella strana situazione.
“In
realtà gli abitanti ci sono, solo che, per qualche strano motivo,
hanno abbandonato le loro abitazioni in fretta e furia, non molto
tempo fa. Mi domando il perché... ” Disse Kaori, dopo aver
annusato l’aria e continuando ad avanzare lentamente, con le
braccia dietro la nuca.
“Chissà.
Forse perché... hanno paura di te?” Disse con tono scherzoso
Inuki, ridacchiando.
“Inuki!”
Urlò, adirata.
“Non
credo si tratti di paura, Inuki. L’atmosfera che aleggia in questo
villaggio è molto strana.”
“Strana?”
Domandò confusa Ikkuko, non comprendendo il discorso del fratello.
Shiro
annuì. “Voi non percepite nulla, ragazzi?” Chiese poi serio,
rivolgendosi ad Inuki e Kaori.
Inuki
e Kaori si guardarono.
“Tutto
ciò che possiamo dire è che qui intorno regna un silenzio quasi
irreale...” Disse Inuki,(spazio) muovendo le piccole orecchie nere.
“...per
non parlare del fatto che, da parecchie ore, anche gli animali hanno
abbandonato questo posto. È come se tutti si fossero andati a
nascondere in un luogo sicuro, lontano da qui.” Continuò Kaori,
muovendo anche lei le piccole orecchie argentate.
“Questo
vuol dire che fino a poche ore fa la situazione qui era parecchio
diversa.” Disse Shiro, pensieroso.
Improvvisamente
un rumore attirò l’attenzione dei due mezzo demoni, i quali, senza
pensarci due volte, scattarono immediatamente alla ricerca della
fonte, sparendo alla vista del resto del gruppo.
Erano
appena arrivati nelle vicinanze di una casa quando, davanti ai loro
occhi sorpresi, apparve una bambina di circa 9 anni, che li guardava
terrorizzata e stringendo forte in petto una piccola bambola di
pezza. Inuki e Kaori si guardarono a lungo, sorpresi per
quell’incontro inaspettato e completamente insicuri su come
comportarsi.
“Cosa
diavolo ci fa qui una bambina?” Borbottò Kaori, mentre controllava
se effettivamente ci fosse qualcun altro nei dintorni.
“Non
saprei. Forse si è persa. Hey, piccolina, dove sono i tuoi
genitori?” Le domandò Inuki, avanzando leggermente verso di lei e
allungando una mano.
La
bambina, alla quale non erano di certo sfuggiti lo strano colore
degli occhi, gli artigli e le orecchie dei due ragazzi, incominciò a
tremare ancora di più, arretrando lentamente.
“Per
favore, non uccidetemi.” Balbettò terrorizzata, abbracciando di
più la bambola come per cercare protezione.
“No.
Non temere, piccolina. Non abbiamo intenzioni cattive. È
solo che il rumore che hai fatto... ci hai colto di sorpresa, ecco!
Non credevamo potesse esserci qualcuno qui.” Disse rassicurandola e
con una dolce espressione in volto.
“Volevo solo trovare la mia bambolina e così sono uscita dal
rifugio. Voi due...? Non... n-non sarete dei demoni, vero?” Domandò
insicura e con un filo di voce.
“Demoni?
Beh… ecco... in realtà noi...”
“Oh
si! Siamo due demoni cattivissimi! Roarwww!” Disse con tono
spettrale Kaori, interrompendo improvvisamente il discorso del
fratello e muovendo le mani artigliate per enfatizzare meglio le sue
parole.
La
bambina, nuovamente terrorizzata, si rifugiò tra le braccia di
Inuki, cominciando a piangere.
“Sorellina!
Ma che fai? Sei impazzita?!” Urlò adirato Inuki, stringendo forte
la bambina a sé e cercando in tutti modi di tranquillizzarla.
“Scusa...
scusa Inuki! Ma... non ho proprio resistito!” Disse tra le risa,
portandosi le mani allo stomaco.
“Su,
su... non piangere più. La mia stupida sorella qui stava solo
scherzando.”
“Quindi...
cosa siete?” Domandò, osservandoli attentamente.
“Beh... Siamo dei demoni, si... ma solo per metà. E soprattutto,
siamo dei demoni buoni.” Disse sorridendole, mentre asciugava le
lacrime della piccola con le mani artigliate.
“D-demoni
buoni?” Ripeté singhiozzando leggermente.
Kaori
annuì e le mise una mano sulla piccola testa. “Scusami per prima
piccina ma a me piace giocare, sai? Non era mia intenzione
spaventarti.”
“A
te piace giocare un po’ troppo, Kaori.” Disse il ragazzo in tono
sarcastico, grattandosi nervosamente la nuca.
Kaori
ignorò l’ultimo commento del fratello e, presa velocemente in
braccio la bambina, la portò all’altezza delle sue orecchie
canine. La bambina, non aspettandosi minimamente una cosa del genere
e resasi conto, solo in quel momento che si trattava effettivamente
di orecchie reali, rimase a lungo ad osservarle, affascinata e
insicura su come comportarsi.
“Beh?
Non dirmi che non ti piacerebbe toccarle!” Disse Kaori, con un
insolito tono dolce ma allo stesso tempo strafottente.
“T-toccarle?
Posso veramente... farlo?” Domando, titubante, prima di rivolgere
uno sguardo interrogativo ad Inuki.
“Credo
sia il suo modo per chiederti scusa per averti spaventato e, se vuoi
un consiglio da chi la conosce da sempre, non dovresti farti sfuggire
una tale occasione!” Disse ridacchiando Inuki, bisbigliando
nell’orecchio della bambina.
“Guarda
che ti sento benissimo, Inuki.” Borbottò, lanciando occhiate
maligne al fratello.
“Hehe!”
La
bambina rimase immobile per qualche minuto, con gli occhi fissi su
quegli strani ragazzi. Poi, attirata dal movimento quasi ipnotico di
quelle pelose e graziose estremità dal pelo argentato, fu costretta
ad afferrarne una, non riuscendo più a trattenersi. In pochissimi
istanti, Inuki e Kaori videro la bambina cominciare a sorridere e a
giocare e non poterono che scambiarsi uno sguardo d’intesa.
“Beh,
almeno adesso si è calmata.” Disse sorridendo Inuki, per poi
accarezzare la testa della bambina e poi quella della sorella, la
quale gli sorrise.
“Eccoli
laggiù, Ikkuko!”
La
voce ansimante di Shiro attirò l’attenzione del piccolo gruppo,
rompendo quell'atmosfera che si era venuta a creare.
“Ikkuko-chan…
Shiro…” Disse Kaori, sorpresa di vedere i due compagni.
“Vi
sembra questo il modo di sparire? Eravamo preoccupati!” Disse la
giovane taijiya, portandosi vicina ai due mezzi demoni.
“Scusateci… abbiamo sentito un rumore sospetto e… abbiamo agito
d’istinto.” Commentò imbarazzato Inuki, grattandosi nervosamente
la nuca.
“Un
rumore? Noi non abbiamo sentito nulla.” Disse Shiro, sorpreso.
“Si
è trattato di una cosa impercettibile alle orecchie umane... ma,
alla fine, era soltanto questa bambina.” Disse Kaori, avanzando di
qualche passo con in spalla la piccola che ancora giocava
animatamente con le sue orecchie.
“Appena
ci ha visti si è spaventata molto ma, adesso, credo che abbia
cambiato completamente opinione su di noi.” Disse Inuki,
sorridendo.
“Lo
credo bene! Ora ha scoperto le carinissime (graziose o simili)
orecchie di Kaori.” Disse Shiro, sorridendo e acchiappando al volo
il secondo orecchio argentato.
“Hey!
Togli subito quella mano da lì, bonzo!” Borbottò Kaori, rossa in
volto e allontanando la mano del ragazzo.
“E
dai! Voglio giocare anch’io!”
“Fhè!
Mi hai forse preso per un giocattolo? Passi per la bambina, ma tu non
sei un po’ troppo cresciuto per questo genere di cose?” Commentò
adirata la giovane mezzo demone, con un enorme nervo pulsante sulla
fronte.
“Sono
o non sono più piccolo di te?”
“E
questo che c'entra, scusa?! Se hai veramente tanta voglia di giocare,
perché non vai a scocciare mio fratello, piuttosto?”
“Che?
Ma... ma non sarebbe la stessa cosa! Senza offesa, amico.” Disse
Shiro, rivolgendo le ultime parole ad Inuki.
“Nessuna
offesa ma gradirei non essere messo in mezzo, grazie.” Intervenne
subito Inuki, con un enorme gocciolone sulla fronte.
“E
sai a me quanto me ne importa?! Ora allontanati immediatamente, se
non vuoi che ti faccia MOLTO male, Shiro.” Disse Kaori riprendendo
bruscamente la parola, mentre si schioccava rumorosamente le lunghe
dita artigliate e guardava il ragazzo con occhi di fuoco.
A
quelle parole il giovane monaco deglutì rumorosamente prima di
andare a nascondersi, terrorizzato, dietro la sorella maggiore.
“Sei proprio irrecuperabile, fratellino.” Disse Ikkuko,
portandosi una mano sulla fronte in segno di rassegnazione, mentre
guardava il fratello dietro di lei tremare come una foglia.
In
quel momento una sonora risata echeggiò nelle orecchie dei quattro
ragazzi, bloccando ogni loro azione.
“Siete
davvero buffi!” Disse la bambina tra le risa, mentre si reggeva
forte alle spalle di Kaori.
In
quel momento un sorriso comparve sulle bocche di tutti i presenti,
prima di tramutarsi in una chiassosa risata collettiva.
“Allora
piccolina, che ne dici di raccontarci tutto?” Domandò Inuki,
prendendo la parola per primo.
La
bambina annuì e iniziò a parlare, rimanendo ben stretta tra le
braccia di Kaori.
“Vivo
qui insieme a mia madre e mio padre e, da sempre, il nostro piccolo
villaggio è un luogo tranquillo e sicuro. Purtroppo un giorno di
poco più di un mese fa, un terribile giorno, hanno fatto la loro
comparsa due demoni lupo spaventosi.”
“Due
demoni lupo?” Ripeté Shiro.
“Già.
Ogni giorno, non appena cala il sole, appaiono magicamente del nulla
e uccidono chiunque si trovi sul loro cammino. I primi tempi, molti
uomini del villaggio hanno provato a combatterli ma, sfortunatamente,
tutti i loro sforzi sono stati inutili. Abbiamo persino chiamato vari
esorcisti per sconfiggerli definitivamente ma... non sono più
tornati al villaggio…”
“Oh
Kami…” Commentò Ikkuko, portandosi le mani alla bocca
“Ormai
è più di un mese che la cosa si ripete e, ogni giorno, noi non
facciamo altro che scappare in una caverna non molto distante dal
villaggio per evitare di venire uccisi.” Disse la bambina mentre il
suo volto cominciava ad incupirsi.
“Su
piccolina, non disperare! Ora ci siamo qui noi!” Disse
improvvisamente Kaori con tono deciso, mettendo giù la bambina e con
un grande sorriso in volto.
“Voi?
Ma… ma… è troppo pericoloso! Sono dei demoni cattivi! Voi
non...”
“Pericoloso
o no, noi siamo due demoni buonissimi, ricordi? E i buoni vincono
sempre sui cattivi!” Disse Inuki, mettendosi in ginocchio e facendo
l’occhiolino alla piccola, per poi portare la mano sulla spalla
della sorella e assumere la sua stessa espressione.
“Hey
ragazzi, non state dimenticando qualcuno?” Chiese Shiro, assumendo
un’espressione seria.
“Non
saremo demoni ma… possiamo tranquillamente tenere testa a parecchi
di loro!” Disse Ikkuko, impugnando forte l’Hiraikotsu alle sue
spalle.
“Su
questo non possiamo assolutamente darvi torto!” Dissero all’unisono
Inuki e Kaori, facendo qualche passo in direzione di Kirara che si
era improvvisamente trasformata.
“Stanno
arrivando, vero?” Domandò Shiro, notando le strane espressioni sul
volto dei due mezzi demoni e il comportamento di Kirara.
“Già.
E non sono affatto silenziosi…”
Non
appena Inuki ebbe finito di pronunciare quelle parole, due forti
ululati riecheggiarono per tutta la vallata.
“Sarebbe
meglio che tu tornassi al rifugio. Non so quanto ci vorrà ma ti
prometto che faremo tutto il possibile affinché possiate finalmente
tornare alle vostre tranquille vite di un tempo.” Disse Inuki alla
bambina, osservando l’orizzonte con un'espressione seria in volto.
“Ma...
ma... io...”
“Non
preoccuparti, piccolina. Andrà tutto bene, vedrai!” Disse Ikkuko,
assumendo la stessa espressione di Inuki e legandosi i lunghi capelli
neri in una coda di cavallo.
“E
poi, non vorresti giocare di nuovo con le orecchie di Kaori? Quando
torneremo, dovresti approfittare e farlo il maggior numero di volte
possibile!”
“Shiro!
Non metterle strane idee in testa!” Urlò adirata la giovane mezzo
demone, con un enorme nervo pulsante sulla fronte.
“E
dai, scherzavo! Come sei permalosa, Kaori!” Commentò Shiro,
ridacchiando.
“Fhè!
Ora va! Veloce!” Disse poi, esortando la bambina a sbrigarsi.
“Onii-chan…
onee-chan… Grazie.” Fu tutto quello che la bambina riuscì a dire
prima di sparire velocemente tra la folta vegetazione della foresta.
“Bene
e ora… FACCIAMOLI IN MILLE PEZZI, RAGAZZI!” Urlò, eccitata,
Kaori al resto del gruppo, prima di buttarsi a capofitto in quella
nuova battaglia.
“Oh
Kami, sono piena!” Gemette Kaori, cadendo rumorosamente a peso
morto sul tatami dietro di lei e portandosi le mani sulla pancia.
Davanti a lei vi erano circa una ventina di piatti vuoti disposti
alla meglio sul vassoio.
Una
risata collettiva invase la piccola stanza.
“Avevi
proprio fame, non è vero Kaori-chan?” Disse Ikkuko, tra le risa.
“E
come darle torto? Ci hanno trattato come dei re e poi era tutto
davvero delizioso. Più tardi dovremmo fare i complimenti al cuoco!”
Disse Inuki ridendo e mettendo in ordine i piatti sul vassoio della
sorella.
“Hai
proprio ragione, Inuki.” Disse Shiro, posando le sue bacchette sul
vassoio e ringraziando per il cibo.
“Vogliate
scusarmi...”
A
quella voce, tutto il nostro gruppo di amici si girò. Accanto alla
porta scorrevole semi aperta vi era una donna di mezza età che
guardava sorridente i giovani ragazzi.
“Oh,
è qui per prendere i vassoi? Vuole che l'aiuti?” Domandò Ikkuko,
alzandosi.
“No,
no... non devi disturbarti, cara. Siete ospiti nel nostro villaggio.
Lasciate fare a noi.” Disse facendo entrare due ragazze e un
ragazzo i quali, velocissimi, portarono via ogni cosa.
“Che
velocità.” Commentò Kaori, mettendosi seduta e osservando,
incredula, i tre giovani inservienti.
“Oh,
dimenticavo! Il capo villaggio mi ha detto di riferirvi che, se
volete, potete rilassarvi nelle nostre fonti d'acqua calda prima di
coricarvi.” Disse la donna, riprendendo improvvisamente la parola e
bloccandosi sul ciglio della porta.
“Fonti
d'acqua calda? Ci sono delle sorgenti termali qui?” Domandò
Ikkuko, incredula.
“Certamente.
E sono anche tra le migliori del nostro Paese per le loro
innumerevoli proprietà benefiche. Fino a non molto tempo fa erano in
molti a venire nel nostro villaggio poi, con l’arrivo dei due
demoni, nessuno ha avuto più il coraggio di arrampicarsi fin
quaggiù. Ci avete liberato da un incubo da cui ormai non credevamo
più di svegliarci. È il minimo che possiamo fare per ringraziarvi
adeguatamente!”
“Fhè,
erano solo due palloni gonfiati alla fine!” Commentò seccata
Kaori, portando le braccia dietro la nuca.
“Due
palloni gonfiati che però ci hanno dato un bel po' di filo da
torcere.” Continuò Shiro, massaggiandosi il braccio ferito.
Kaori
sbuffò in risposta, girando la testa dall'altra parte per nascondere
il lieve rossore che, velocemente, aveva colorato le sue guance.
'Fhè,
non ti saresti fatto male se avessi pensato a te stesso invece di
proteggere me...' Si ritrovò a pensare mentre, con la coda
dell'occhio, osservava la vistosa fasciatura sul braccio destro del
ragazzo e il ricordo di quel momento riaffiorò velocemente nella sua
mente.
Flashback
Il
gruppo di amici stava combattendo da circa una mezz’oretta e,
diversamente dalle previsioni, i due demoni si erano dimostrati degli
avversari davvero molto temibili.
“Merda!”
Imprecò Kaori, mentre si rimetteva in piedi dopo essere stata
scaraventata duramente contro un albero.
“Cos’è?
Sei già stanca, cagnolina?” Ruggì, beffardo, uno dei due demoni,
ridacchiando malignamente e asciugandosi la bava dalla bocca.
Kaori osservò irritata il grande demone lupo di fronte a lei,
insicura sul da farsi. Infatti, fino a quel momento lei e il resto
del gruppo avevano attaccato con tutte le forze che avevano e, anche
se moltissimi attacchi erano andati a segno, i due non avevano,
purtroppo, mostrato alcun segno di cedimento.
Stava per tornare all’attacco quando, il secondo demone,
rispondendo all’attaccò spiritico di Shiro, scaraventò il povero
monaco a pochi metri da Kaori. Velocemente, la giovane mezzo demone
corse verso di lui per aiutarlo.
“Hey
Shiro, tutto bene?”
“Ouch...
si. Ho la pellaccia dura, non preoccuparti Kaori. Maledizione! Non so
più cosa fare! Ho provato ogni tipo di attacco ma con scarsi
risultati. È come se qualcosa dentro di loro li proteggesse e li
rigenerasse.”
“È
la
stessa cosa che ho notato anche io, Shiro.” Disse Inuki, atterrando
a pochi metri da loro, dopo aver lanciato lontano uno dei demoni con
una mossa veloce. “C’è qualcosa di strano in questi demoni.”
“Strano
o no, dobbiamo trovare un modo per liberarcene al più presto!”
Concluse Kaori, alzandosi in piedi e portandosi tra i due ragazzi.
“Kaori
ha ragione. Ma... come?”
Shiro
aveva appena finito di pronunciare quelle parole quando, davanti ai
loro occhi sorpresi, videro Ikkuko, la quale volava in groppa a
Kirara, tranciare a metà il corpo di uno dei due demoni con un colpo
potentissimo e ben assestato del suo Hiraikotsu e, in quel preciso
istante, una sensazione, la stessa che avevano provato il giorno in
cui avevano combattuto per la prima volta contro il demone
millepiedi, invase i due giovani mezzi demoni e fu finalmente chiaro
come avrebbero dovuto agire per sconfiggerli definitivamente.
Shiro
avrebbe voluto congratularsi con la sorella ma gli strani sguardi che
i due fratelli avevano assunto in quel momento, bloccarono le sue
azioni.
“Ragazzi...?
Cosa succede?” Domandò confuso e un po’ preoccupato.
“Sentiamo
chiaramente la presenza di più frammenti della sfera.” Dissero
all’unisono.
“Cosa?!
I frammenti?! Ne siete sicuri?”
Inuki
annuì.“Era a causa della loro mole che non riuscivamo a percepirle
prima, ma adesso...”
“...è
tutta un'altra cosa!” Concluse Kaori, senza staccare gli occhi dal
suo obiettivo.
In
quel momento gli occhi di entrambi i fratelli assunsero una luce
diversa, simile a quella che, in molte occasioni, Shiro aveva visto
riflessa negli occhi di suo padre poco prima di lanciare l’attacco
finale e gli fu subito chiaro che, presto o tardi, avrebbe assistito
a qualcosa di eccezionale.
Infatti
non aveva nemmeno finito di formulare quel pensiero che vide Kaori
portarsi, con uno scatto velocissimo, sul corpo ancora mozzato del
demone e ridurlo, con rapidissime mosse, in parti sempre più
piccole, fino a quando, allontanata una di esse, questa non venne
raggiunta da un colpo d’artigli di Inuki, in cui aveva impresso una
forte energia spirituale, al fine di poter staccare senza problemi il
frammento.
E
così, davanti agli occhi ancora increduli di Shiro e Ikkuko, il
gigantesco corpo del demone lupo scomparve magicamente nel nulla.
“MENO UNO!” Urlò euforica Kaori, facendo una spettacolare
capriola all'indietro e atterrando sicura in groppa a Kirara, che
volteggiava poco distante con Ikkuko.
“Wow...”
Sussurrò Shiro incredulo, girandosi verso Kaori, la quale ora era
seduta dietro la sorella, euforica come non mai.
“Siete
stati fantastici, ragazzi!” Disse Ikkuko, abbracciando forte
l’amica e poi rivolgendosi verso Inuki, il quale stava saltando
velocemente da un ramo all’altro per raggiungere le due ragazze con
in mano il frammento.
“Fhè!
Non è stato nulla!” Disse Kaori, rispondendo all’abbraccio.
“Ti
ringrazio Ikkuko... ma non avremmo potuto fare nulla senza quel tuo
strepitoso colpo!” Disse Inuki.
“Quello
è stato solo un colpo di fortuna.” Disse la ragazza, imbarazzata.
“Non
fare la modesta, sorellina!” Ribatté ridacchiando Shiro, avanzando
di qualche passo verso gli altri che, nel frattempo, erano scesi a
terra.
“Già!
Sei stata eccezionale Ikkuko-chan!” Disse Kaori, scendendo da
Kirara e facendo qualche passo.
“DANNATI
MOCCIOSI! COME AVETE OSATO?! ROAWWW!”
Le
urla colme di rabbia del demone lupo spezzarono improvvisamente
quell’atmosfera festosa, riportando bruscamente alla realtà il
gruppo di amici. Infatti il demone stava già avanzando a grande
velocità verso di loro.
“Oh già... ce n’è ancora uno.” Disse Kaori, scocciata e
sbuffando.
“Togliamolo
di mezzo, allora!” Disse Inuki, facendo l’occhiolino alla
sorella.
“Fhè!
Non aspetto altro. Pronti, ragazzi?”
Il
resto del gruppo annuì, scattando all’attacco.
“Ah...
e questa volta avremmo anche bisogno del tuo aiuto, Shiro.” Disse
Kaori, bloccandosi improvvisamente.
“Cos’è?
Un modo educato per dire che fin’ora sono stato inutile?” Domandò
il povero monaco, abbattuto.
Kaori
ridacchiò in risposta.
“Non
è questo quello che intendevo, stupido! Cerca solo di bloccare quel
demone impazzito con una delle tue barriere, ok?” Disse facendogli
la linguaccia e sparendo veloce tra i rami della foresta.
E
così una nuova battaglia ebbe inizio e, sebbene questo secondo
demone lupo fosse effettivamente più forte e veloce del secondo e si
destreggiasse abilmente con tutti allo stesso tempo, i quattro
giovani combattenti non avevano la minima intenzione di farsi
sconfiggere.
“Dannazione,
è troppo veloce!” Imprecò Ikkuko, prendendo al volo l’Hiraikotsu
che, anche questa volta, era andato a vuoto.
“Non
perdere la calma Ikkuko.” Disse Inuki, attaccando il demone
dall’alto di un albero e passando vicino alla taijiya.
“Fosse facile...” Commentò irritata la ragazza, stringendo i
pugni e salendo in groppa a Kirara che, nel frattempo, era arrivata
insieme a Shiro.
“Hai
finito di preparare la barriera?” Gli domandò.
“Si
è tutto pronto. Dobbiamo solo trovare il modo di spingerlo verso
quella direzione.”
“Se
permettete, a quello ci penso io!” Disse Kaori, apparendo
improvvisamente vicino ai due fratelli.
“No,
Kaori. È troppo pericoloso. Se non riuscissi a fermarti in tempo,
potresti rimanere imprigionata anche tu nella barriera e rischiare di
venire purificata insieme al demone.” Disse Shiro con tono severo e
da cui traspariva anche un po’ di preoccupazione.
“Fhè!
Bazzecole! E che ci vuole? Non è mica la prima volta che devo
evitare una barriera! Sarà un gioco da ragazzi!”
“Non
dovresti sottovalutare la situazione, Kaori-chan. Questa barriera è
particolare... Solo io o Shiro possiamo avvicinarci ad essa senza
problemi.” Spiegò Ikkuko, usando lo stesso tono del fratello.
“Ma
io sono l’unica, abbastanza veloce, per riuscire a non farmi
acchiappare, quindi...”
“Lo
sappiamo benissimo questo ma... è troppo rischioso, vuoi capirlo o
no?!” Ribatté Shiro, ora leggermente adirato.
“Sentite.
Fino ad ora il demone ha combattuto contro tutti noi a turno e non
credo proprio che si sia accorto di ciò che tu, nel frattempo, hai
preparato per eliminarlo definitivamente.”
“Si...
questo è possibile ma...”
“E
per di più ora sta combattendo contro mio fratello, quindi è
totalmente distratto. È il momento migliore per agire! Io vado!”
Concluse la giovane, prima di scattare velocissima verso il demone e
abbandonare il discorso.
“Oh,
no! Aspetta Kaori!! Non puoi...” Urlò Ikkuko, cercando di
fermarla.
“Ci
vorranno solo pochi minuti, non preoccupatevi!” Rispose Kaori,
senza fermarsi e sparendo velocissima alla vista dei due.
“Dannazione,
perché non ascolta mai?!” Urlò adirato Shiro, prima di
incominciare ad inseguirla con Kirara e la sorella.
Intanto,
alla testarda e incorreggibile mezzo demone, c’erano voluti
pochissimi secondi per colpire il demone alle spalle e ‘convincerlo'
a seguirla e, ora, stava correndo a perdifiato per la foresta alla
ricerca della barriera preparata da Shiro.
‘Mmm...
dovrebbe essere da queste parti.’ Pensava, mentre evitava,
tranquillamente, l’ennesima sfera di fuoco lanciatale contro dal
demone lupo, che la seguiva a grande velocità.
Kaori
sapeva che, grazie al sangue da sacerdotessa ricevuto dalla madre,
non avrebbe avuto molte difficoltà ad individuare la barriera e,
infatti, le ci vollero pochissimi minuti per individuarne la
posizione.
“Oh,
eccola lì!” Disse euforica, prima di fare una giravolta e
cominciare a dirigersi verso di essa.
“DANNATA
MOCCIOSA! VUOI PER CASO PRENDERTI GIOCO DI ME?” Ruggì spettrale il
demone, cercando di afferrare la giovane ragazza che aveva nuovamente
cambiato direzione.
‘Oh,
lo vedrai. Eccome se lo vedrai.’ Pensò sadicamente tra sé e sé,
mentre si muoveva a zig-zag per confondere sempre più il demone. Ma,
stranamente, più si avvicinava e più sentiva il suo corpo perdere
ogni forza.
‘Ma
cosa diavolo.. succede?’ Pensò, non comprendendo a pieno quello
che le stava succedendo, ansimando e sudando freddo ma continuando,
imperterrita, ad avanzare.
‘Stupido
Shiro, questa me la paga!’ Continuò a pensare, mentre cominciava
finalmente a capire il motivo per cui il giovane monaco avesse
insistito tanto per farle cambiare idea.
Non
l’avrebbe mai ammesso ad alta voce ma, dentro di sé, Kaori sapeva
benissimo di essere in guai molto seri e, sebbene fosse ormai
vicinissima alla barriera, non aveva nessuna intenzione di tirarsi
indietro.
E
così, se a parecchi metri dalla barriera l’effetto sul suo corpo
era stato minimo o sopportabile, man mano che la barriera diveniva
più visibile e chiara ai suoi occhi, l’effetto diventava sempre
più forte, impedendole persino di respirare correttamente.
“Sono...
solo... pochi... passi. Devo farcela... DEVO!” Disse, a stento,
respirando affannosamente ed evitando un nuovo attacco.
“COSA
TI SUCCEDE, MOCCIOSA? TI SEI Già STANCATA DI CORRERE?!” Ruggì il
demone che, fortunatamente, non aveva ancora capito il vero motivo
del comportamento della ragazza e, soprattutto, non si era ancora
reso conto che la barriera stava velocemente avendo effetto anche su
di lui.
Notando
ciò, Kaori sorrise beffarda al demone, prendendo bruscamente la
parola:
“Fhè!
Io? Dovresti parlare per te. Ho notato che hai un bel fiatone,
demone!”
“IO?
COME OSI?! QUALCUNO DOVREBBE SEGARTI QUELLA LINGUACCIA INSOLENTE,
DANNATA!”
“Oh,
si? Voglio proprio vedere come farai! Io sono qui, attaccami con
tutte le tue forze, se ne hai ancora...” Disse spavalda e con gli
occhi ambrati che le brillavano.
Il
demone ruggì in risposta prima di gettarsi furioso contro la ragazza
e ignaro che, dietro di lei, vi fosse una grande e potentissima
barriera che lo avrebbe purificato in pochissimi istanti.
Kaori
stava per togliersi di mezzo ma, proprio in quel momento, le sue
gambe cedettero, lasciandola in trappola e soprattutto del tutto
impossibilitata a muoversi. Ora la povera mezzo demone, terrorizzata
e impietrita, osservava, impotente, le zampe artigliate del demone
farsi sempre più vicine al suo corpo tremante e che stava perdendo
velocemente sensibilità.
‘S-sono
spacciata...’ Pensò, chiudendo gli occhi e girando la testa
dall’altra parte.
Ma,
proprio un attimo prima che il demone la colpisse, un’ombra le si
parò davanti, proteggendola da quell’attacco per poi saltare
velocemente giù dall’albero. In quegli istanti confusi, tutto si
fece buio, mentre le urla strazianti del demone si facevano sempre
più fioche e lontane.
Quando
Kaori riaprì gli occhi, non era sicura di quanto tempo fosse
effettivamente passato o dove si trovasse. L’unica cosa che sapeva
era che, tutt’intorno, vi era fortissimo, l’odore del sangue di
qualcuno che conosceva benissimo.
“Ma
che diavolo...?! Shiro!” Urlò, mettendosi in piedi un po’ a
fatica e facendosi più vicina al ragazzo che giaceva immobile a
terra, poco distante da dove si trovava lei.
Mentre
lo aiutava a mettersi seduto, notò una profonda ferita al braccio
sinistro dal quale proveniva, purtroppo, anche l’odore di veleno e,
in quel momento, le fu finalmente chiaro ciò che era successo pochi
minuti prima.
“Oi..
oi, Shiro! Svegliati ti prego...” Disse preoccupatissima, dandogli
leggeri colpi sulla faccia per farlo riprendere.
“Ka...
Kaori.” Disse, a fatica, il ragazzo con un flebile sorriso sulle
labbra e stringendo i denti per non urlare.
“Shiro!
Oh, Kami! Sei... sei stato uno stupido! Cosa diavolo ti è saltato in
mente?! Me la sarei cavata benissimo da sola! Stavo per saltare e...”
“Non
mentire.” La interruppe “Sapevo benissimo che, una volta giunta
vicina alla barriera, non avresti più potuto muovere un muscolo. Sei
stata fortunata: se avessi tardato anche di un solo istante...
adesso... tu...”
“Zitto!
Non era necessario... fare tutto questo per me. È solo colpa mia se
adesso sei ferito. Perché? Perché non ti ho dato ascolto?!” Disse
con voce tremante, mentre cercava disperatamente di non piangere.
“Non
fartene una colpa, Kaori. È stato un piacere... Ahhrgh!”
Udendo
le urla di dolore del ragazzo, un alone di terrore comparve sul volto
della ragazza. E così, cercando di portare alla mente quello che
aveva letto sui libri di scuola o che le aveva insegnato la madre,
Kaori sciolse il fiocco verde del suo sailor fuku e lo legò stretto
alla parte alta del braccio.
“Oi...
che stai… facendo?” Domandò il monaco, non comprendendo le sue
azioni.
“Sto
fermando l’emorragia in modo che il veleno smetta per un po’ di
scorrere nel tuo corpo.”
“Veleno,
hai detto?”
“Si,
alcuni degli attacchi di quel demone erano velenosi.”
“Ora
capisco perché brucia così tanto.. Aaargh..”
‘Dannazione! Il veleno è già entrato in circolo. Devo
sbrigarmi a succhiarlo fuori dalla ferita, altrimenti
non
ci sarà più niente da fare.' Pensò, sudando freddo.
“Riesci
a resistere ancora un po’?” Domandò, mentre stringeva più forte
il nodo del fiocco.
“C-credo
di si. Cosa hai intenzione di fare?”
“Ascoltami
bene: prendi un pezzo della tua tunica e stringilo forte tra i denti.
Dovrò usare le mie zanne sulla tua ferita in modo da succhiare fuori
tutto il veleno e... sarà abbastanza doloroso.”
Shiro
annuì e fece come le era stato detto.
“Sei...
sei pronto?” Chiese, titubante.
Shiro,
notando le mani della ragazza tremare, disse:
“Non
dirmi che hai paura ad usare le tue zanne su di me?”
“Tu
non lo saresti al mio posto? Io... potrei ucciderti, lo sai?!”
“Se
è veramente giunta la mia ora, sarò ben lieto di morire tra le
braccia di una così bella fanciulla.” Disse, ridacchiando.
“Non
scherzare, Shiro ti prego. Io... io non voglio che tu soffra ancora a
causa mia!” Disse, mentre calde lacrime inondavano finalmente il
suo viso.
“Kaori,
non dovresti parlare in questo modo. Ora mi stai aiutando e, se devo
soffrire un altro po’ per guarire, allora lo farò senza problemi.”
Disse, asciugandole le lacrime con la mano e guardandola negli occhi.
Quelle
parole colsero completamente di sorpresa la ragazza la quale, più
confusa che mai, non poté che fare lo stesso e, per un attimo, le
sembrò quasi di perdersi in quei suoi bellissimi occhi blu, mentre
il suo cuore continuava a battere, impazzito come non mai.
“Io
sono pronto, procediamo?” Le domandò con un sorriso stampato in
volto, prima di stringere tra i denti un pezzo della sua tunica e
spezzare così quella atmosfera che si era venuta a creare.
Kaori
sospirò, asciugandosi le lacrime in fretta e furia. Poi, cercando di
tenere la mano più ferma possibile, passò velocemente un artiglio
sulla ferita, per poi posarci delicatamente la bocca.
Per
parecchi minuti, nelle orecchie della Kaori giunsero le urla
soffocate di Shiro e, la ragazza, dovette fare appello a tutta la
forza di volontà per continuare e non fermarsi. Il ragazzo stava
perdendo molto sangue insieme al veleno e, per un attimo, una
sensazione di terrore avvolse la giovane mezzo demone.
‘Solo
un altro po’... solo un altro po’ e avrò finito. Resisti... te
ne prego!’ Ripeteva come un mantra nella sua mente, succhiando il
più veloce possibile il veleno.
Dal
canto suo, Shiro, nei momenti iniziali aveva sofferto come un matto
ma, nei momenti finali, le cose stavano stranamente cambiando. Si,
faceva male, e parecchio ma, ogniqualvolta la piccola e umida lingua
di lei veniva a contatto con la ferita, scariche elettriche e brividi
di piacere invadevano tutto il suo corpo, togliendogli letteralmente
ogni forza e mandandolo in estasi. E così, durante quei brevi ma
lunghissimi minuti, Shiro fece di tutto per sopprimere i gemiti che,
involontariamente, si facevano strada nella sua bocca e, ogni volta
che ciò accadeva, pregava tutti i Kami che conosceva affinché Kaori
non se ne accorgesse e, soprattutto, non si arrabbiasse per questa, a
parer suo, mancanza di rispetto nei suoi confronti.
“Ecco.
Credo di aver finito.” Disse Kaori alcuni minuti più tardi,
annusando e leccando ripetutamente la ferita che aveva smesso
finalmente di sanguinare, per poi sputare le ultime gocce di veleno
che aveva in bocca e asciugarsi il sudore dalla fronte.
Il
suo sguardo si spostò sulla figura stremata del ragazzo, che
ansimava e sudava senza sosta.
“Shiro?
Stai bene? Ti ho fatto perdere un bel po’ di sangue.” Domandò,
insicura e spaventata.
“Sto...
sto bene... non preoccuparti Kaori. Anzi, non ti nascondo che mi
stava cominciando persino a piacere!” Disse, ridacchiando e con il
volto leggermente rosso.
“Sei
stupido o cosa? Stavi rischiando di morire dissanguato, scemo!”
Commentò, leggermente irritata dalla risposta.
“Scherzo,
scherzo. Mi dispiace soltanto che ora tu abbia il vestito sporco del
mio sangue.”
“I
vestiti si lavano, non dovresti preoccupartene più di tanto. E poi,
se non facevo così, a quest’ora saresti già morto.” Disse,
mentre slegava il fiocco dal braccio del ragazzo e lo metteva intorno
alla ferita a mò di fasciatura.
“Hehe!
Già.” Disse, con un enorme gocciolone sulla fronte.
“Su,
andiamo al fiume così puoi lavarti. Riesci ad alzarti?”
“Non
lo so. Ci posso provare.”
Ma,
come era prevedibile, il ragazzo cadde rovinosamente a terra, chiaro
segno che non era minimamente in condizioni di camminare. Veloce, la
giovane mezzo demone si portò accanto a lui, sollevandolo di peso da
terra senza nessuno sforzo e caricandoselo in spalla.
“Ka-Kaori!
Ma che fai?!” Chiese imbarazzatissimo, non aspettandosi una cosa
del genere e gesticolando come un matto.
“Come
che faccio? Ti porto in spalla fino al fiume!” Disse la ragazza,
come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“L’ho
capito ma... cioè... non possiamo! Tu... tu sei una ragazza!”
“E
allora?”
“Beh...
ecco... non sono pesante?”
“No.
Anzi, se devo essere sincera, non lo sei neanche un po’.” Disse
ridacchiando.
“Ma...
ma…”
“Avere
una forza fuori dal comune è uno dei vantaggi dell’essere un mezzo
demone.” Commentò seccata con tono cantilenante.
“Si,
lo so questo. Però...”
“Cos’è?
Ti vergogni così tanto che una ragazza ti porti in spalla?”
“No. Non è questo. Non fraintendermi. Però... ”
“Fhè!
Qualunque sia il motivo, è chiaro ad entrambi che tu non sei
minimamente in condizioni di camminare. Quindi, se vogliamo arrivare
al fiume, sta zitto e lasciami fare, chiaro?” Disse alla fine,
guardandolo con occhi di fuoco.
E
così il povero Shiro, sconfitto e un po’ imbarazzato dalla
situazione, si posizionò meglio sulla ragazza, lasciandosi
trasportare e, soprattutto, cercando di non avvicinare troppo il suo
corpo, ancora eccitato, a quello di lei.
Ikkuko
e Inuki, entrambi in groppa a Kirara, stavano setacciando la foresta
da parecchi minuti quando, improvvisamente, il ragazzo captò un
forte odore di sangue.
“Che
succede, Inuki? Li hai trovati?” Domandò preoccupata la taijiya,
voltandosi indietro verso di lui.
“Si,
ma spero vivamente che stiano bene. Andiamo giù Kirara!”
Kaori e Shiro, intanto, erano arrivati nei pressi del fiume. La
ragazza stava aiutando il ragazzo a pulire la profonda ferita quando
la voce del fratello giunse forte alle sue orecchie.
“Kaori!
Shiro! Finalmente vi abbiamo trovati!” Disse Inuki, scendendo dal
demone gatto insieme a Ikkuko.
“Ragazzi!
Non siete feriti, vero? Oh Kami, Kaori-chan! Sei tutta sporca di
sangue!” Disse preoccupata la taijiya, avvicinandosi ai due.
“Questo...
è l'odore del sangue di Shiro! Cosa diavolo è successo qui?!”
“Shiro
mi ha protetto con il suo corpo dall’attacco del demone.” Spiegò
la ragazza.
“Allora
quando io ho lanciato l’Hiraikotsu contro il demone ti ha colpito?”
Domandò Ikkuko, mentre si avvicinava, tremante, al fratello e posava
la mano sulla lunga ferita coperta dalla fasciatura.
“Non ho potuto evitarlo, sorellina. Ma non preoccuparti: Kaori
si è presa ben cura di me!” Disse, sorridendo e voltandosi verso
la mezzo demone.
Kaori
abbassò il volto, imbarazzata, senza più riuscire a spiccicare una
parola.
Fine
Flashback
“Allora
che ne dici, Kaori-chan? Andiamo?” Chiese Ikkuko a Kaori che le
sedeva accanto, distogliendo la giovane mezzo demone dai suoi
pensieri.
“Eh?
Oh si, certamente! E poi un bagno caldo, soprattutto se è gratis,
non si rifiuta mai!” Esordì Kaori, stringendo i pugni e mettendosi
in piedi.
“Allora
se le signorine vogliono seguirmi, le condurrò nelle stanze
riservate alle donne. Per quando riguarda i signori, mio figlio Yuu
vi condurrà alla zona riservata agli uomini.”
“Certamente!
Andiamo Ikkuko-chan! Non c'è tempo da perdere!” Urlò Kaori, con
gli occhi luccicanti, prima di sparire insieme alla donna,
trascinandosi dietro la povera taijiya con in braccio
un’inconsapevole Kirara,ora trasformata in un piccolo gattino.
Inuki
e Shiro, ormai rimasti soli nella piccola stanza, si abbandonarono ad
un profondo sospiro.
“Che
ne dici se approfittiamo anche noi?” Chiese Shiro, mettendosi in
piedi.
“Lo
sai, non è affatto una cattiva idea e poi... non è giusto che si
divertano solo loro due. Io adoro le terme!”
In
quel momento il giovane inserviente si fece avanti, entrando nel
discorso dei due.
“Allora
se volete seguirmi, vi condurrò nella zona riservata agli uomini.”
I
due ragazzi annuirono per poi seguire anche loro il giovane in
direzione delle terme.
“Ahhh...
come si sta bene!” Gemette Inuki, immergendosi del tutto in quelle
limpide e calde acque. “Lo sai? Nel mio tempo adoro passare ore
intere immerso nell'acqua calda... tanto che, a volte, devono usare
le maniere forti per farmi uscire dal bagno!” Continuò,
ridacchiando.
“Hehe,
anche io le adoro, soprattutto se si è in buona compagnia. Vuoi
favorire?” Disse, porgendogli un piccolo bicchiere colmo di sake.
“Sake?
Ma... non siamo un po' troppo giovani per bere?”
“È
dall'età di 8 anni che bevo insieme a mio padre. Non dirmi che non
esiste questa usanza nel tuo tempo. E poi bisogna festeggiare il
recupero dei due frammenti!”
“Già,
hai ragione però... né io né mio padre siamo grandi amanti
dell'alcool quindi io non ho mai bevuto.”
“Solo
un assaggio, allora. Se non ti piace, puoi smettere tranquillamente.
Non mi offendo, hehe.”
Inuki
sospirò.
“E
va bene, solo un sorso.” Disse, prendendo il piccolo bicchiere
dalla mano dell'amico e portandolo alle labbra.
In
un attimo, l'odore acre e accattivante del liquore inondò le sue
narici, facendogli girare leggermente la testa. Curioso, rivolse lo
sguardo verso Shiro e notò che lui aveva già bevuto svariati
bicchieri senza alcun problema apparente e, per un attimo, si domandò
come riuscisse a mandare giù una cosa così forte. Se per lui il
solo odore era bastato a fargli girare la testa, chissà cosa gli
sarebbe successo se avesse bevuto anche solo una goccia di quel
bicchiere.
'Mah..
Si tratta solo di un sorso. Che cosa potrà mai succedere?' Pensò
prima di bere, tutto d'un fiato, il denso liquido trasparente.
In
pochi secondi Shiro osservò il volto di Inuki cambiare colore più
volte, fino a diventare di un rosso acceso.
“Ma...
COFF... come... COFF... DIAVOLO... COFF... FAI a... mandare giù...
COFF COFF... una cosa del genere?!” Disse il povero mezzo demone,
tossendo e cercando di spegnere l'incendio che aveva in gola, bevendo
l'acqua fresca che l'inserviente, provvidenzialmente, aveva lasciato
lì insieme al liquore.
“Sarà
che ormai ci sono abituato... e poi non è così forte come dici.”
Disse semplicemente il monaco, con un sorriso stampato in volto e
continuando a bere di gusto.
'Abitudine
o no, qui ci vuole un fegato di ferro per digerire una cosa del
genere!' Pensò, mentre con le lacrime agli occhi, continuava a bere
l'acqua. Poi, quando finalmente il suo volto riassunse un colore
naturale e poté tornare a respirare tranquillamente, notando che
Shiro aveva ormai terminato la seconda bottiglia, decise di
riprendere la parola.
“Sai
Shiro, sarebbe meglio che ti fermassi. Hai per caso intenzione di
bere tutte e tre le bottiglie da solo?”
“Oh,
non preoccuparti. Reggo molto bene l'alcool. Una volta sono persino
riuscito a bere 10 bottiglie senza ubriacarmi! Anche se poi... sono
stato male di stomaco per un mese intero.” Disse con un enorme
gocciolone sulla fronte.
“In
realtà io mi riferivo alla ferita. Di certo non ti guarirà più
velocemente se continui a bere.” Disse, con un gocciolone sulla
fronte.
A
quelle parole il ragazzo, cambiata radicalmente espressione, posò
velocemente il bicchiere sul bordo della sorgente per poi passare
delicatamente la mano sulla vistosa fasciatura.
“La
ferita... già...”
“Sei
stato fortunato a cavartela con solo quella. La barriera aveva
diminuito di molto la forza del demone.”
“Lo
so però... sai... sono contento che, alla fine, gli artigli di quel
demone abbiano colpito me e non tua sorella.” Disse, per poi alzare
lo sguardo in direzione di Inuki.
Inuki
fissò a lungo il giovane monaco senza dire una parola, mentre i suoi
occhi ambrati vagavano su quella spessa fasciatura da cui proveniva
fortissimo l’odore della sorella e di sangue. Se non fosse stato
per l’azione repentina di Kaori, il veleno contenuto negli artigli
di quei demoni non ci avrebbe impiegato molto ad entrare in circolo
nell’organismo, portando a morte certa il povero malcapitato
monaco.
“Ti sono molto grato per aver protetto mia sorella ma credo che
sarebbe meglio che la smettessi di bere, visto che già hai
cominciato a dire cose senza senso.” Commentò, rompendo il
silenzio, ridacchiando e dando pacche amichevoli sulla spalla
dell'amico. Poi continuò, assumendo un tono molto serio “E poi...
questo dovresti dirlo a lei, non a me.”
“Lo
so benissimo ma... non è affatto facile come credi.” Borbottò
Shiro, abbassando il volto ormai rosso sia per l'alcool che per
l'imbarazzo.
“Non
mi dirai che... hai paura? Tu? Ma... ma sei veramente il figlio di
Miroku?” Gli chiese, con tono scherzoso e soprattutto incredulo per
quello che aveva appena udito.
“Che
centra questo ora? E poi... non mi sembra che tu sia molto più
coraggioso di me, amico. Credi che non mi sia accorto di come guardi
mia sorella?”
“E-e-e-e-e
questo c-c-c-cosa centra, scusa?” Rispose, paonazzo e
imbarazzatissimo.
“E
dai! Su! A me puoi dirlo.” Disse con tono malizioso, avvicinandosi
velocemente al mezzo demone e portando il braccio ferito sulla spalla
di lui. “Non immagini minimamente quante volte mi sono accorto che
la fissavi e, soprattutto... di come spudoratamente vagavano i tuoi
occhi su di lei.” Continuò, sempre più malizioso.
“N-n-non
so minimamente di cosa tu stia parlando!” Balbettò Inuki,
agitatissimo e cosparso da milioni di gocce di sudore, mentre cercava
disperatamente di cambiare discorso e di liberarsi dalla presa di
lui.
“Ehh
si! Ha proprio un bel corpo la mia onee-chan, non credi anche tu? E
sicuramente Kaori-chan non sarà da meno.” Disse mentre,
prepotentemente, tornavano alla mente le immagini di ciò che era
successo poche ore prima, quando la ragazza aveva curato le sue
ferite.
“Non
starai per caso facendo pensieri sconci su mia sorella?” Chiese
irritato.
“Oh, no. Non lo farei mai! Mi ero solo perso nei miei pensieri.”
Disse, facendo il finto tonto.
“Si
come no!” Disse Inuki scettico, osservandolo con occhi simili a
piccole fessure.
“Hehe! Però Inuki, è un vero peccato che le terme siano in un
luogo chiuso e la zona riservata alle donne sia così distante dalla
nostra, altrimenti ci saremmo divertiti molto di più oggi”
Commentò, sospirando tristemente.
“Smettila
di dire cose senza senso, Shiro! Sei ubriaco! E poi... credi che sia
così facile spiare Kaori senza che lei se ne accorga? Sicuramente,
alla fine della serata, ti saresti ritrovato con un bel po' di ossa
rotte e parecchi denti in meno!”
“Ossa
rotte o no... ne sarebbe valsa decisamente la pena!” Disse,
continuando a sospirare e con aria sognante.
“Tu
sei pazzo, Shiro. E comunque... se credi che IO ti lascerei
completamente libero di fare tutto ciò che vuoi, ti sbagli di
grosso! Si tratta pur sempre di mia sorella!” Disse Inuki sempre
più irritato.
“Beh...
sono sicuro che alla fine avremmo trovato un accordo. E poi, il
privilegio di poter ammirare il bel corpo di Ikkuko senza veli, non
lo consideri? Mmmh?”
“M-ma
che cosa stai dicendo?! I-io? A-a-a-ammirare...? Ahhhhh!” Urlò
imbarazzatissimo Inuki, portando le mani sul volto in fiamme,
cercando di far calmare il suo cuore impazzito e soprattutto di far
sparire certe immagini che, seppure per pochissimi secondi, avevano
invaso la sua mente di adolescente, confondendolo come non mai.
“Hehe!
Non dovresti essere così imbarazzato, Inuki! Sarebbe bene che ti
lasciassi andare anche tu qualche volta e, secondo il mio modesto
parere, spiare le ragazze è uno dei più grandi piaceri della vita
di un uomo. ” Disse Shiro, dandogli leggere pacche sulla schiena.
“Fhè!
Ma sentilo, l'esperto! Ti ricordo, Shiro, che sei solo un ragazzino
di 14 anni!” Disse il mezzo demone, con il volto ancora rosso.
“E
io ti ricordo che nella nostra epoca si è già considerati adulti
alla mia età. Certo, non sarò mai andato fino in fondo, ma...
almeno... io ho avuto il privilegio di contemplare, a volte anche per
pochissimi istanti, MONTI e PENDII che tu, a quanto pare, non hai mai
visto.”
Quella
frase così esplicita e diretta, lasciò il giovane mezzo demone
completamente senza parole. Scioccato e incredulo, ma anche un
pochino invidioso di quel ragazzo poco più giovane di lui e,
decisamente molto più esperto, il povero Inuki abbassò sconfitto il
capo, abbandonandosi ad un sonoro sospiro di rassegnazione.
Nello
stesso momento, dall'altra parte delle terme, Ikkuko e Kaori si
stavano godendo anche loro il lungo bagno rilassante.
“Come
si sta bene!” Gemette Ikkuko, sentendo i suoi muscoli intorpiditi
rilassarsi lentamente.
“Già!
È davvero il massimo! Per non parlare di questa struttura super
moderna! Chi mai avrebbe potuto immaginare che, anche in quest’Era,
esistessero luoghi così!” Gemette Kaori, portando indietro la
testa e immergendo i suoi lunghi capelli argentati.
“Sai,
Ikkuko? Credo che d'ora in poi dovremmo salvare molti più villaggi.
Chi avrebbe mai immaginato che fosse così conveniente.”
“Hai
decisamente ragione, Kaori-chan! Ormai, a furia di lavarmi al fiume,
avevo completamente dimenticato la bellissima sensazione che si prova
immergendosi nell'acqua calda.. Le onsen sono davvero tutt’una
altra cosa!” Disse gemendo la taijiya, continuando a rilassarsi.
Kaori
annuì, rilassandosi completamente nell’acqua.
“Chissà
se anche i ragazzi hanno deciso di usufruire delle terme. Sono sicura
che quest’acqua potrebbe aiutare la ferita di Shiro a guarire più
velocemente.”
“Conoscendo
Inuki, non si sarà di certo lasciato sfuggire un'occasione del
genere. Lui è un amante dei bagni caldi e delle sorgenti termali
come mia madre e poi non dovresti preoccuparti così tanto della
ferita di tuo fratello. Grazie al mio intervento e alla mia saliva di
mezzo demone, non ci metterà molto a rimarginarsi del tutto.”
“Grazie
Kaori per quello che hai fatto per mio fratello. In quel momento,
quando non vi ho visto più, ho avuto un tuffo al cuore.”
“Sono
io quella che, in realtà, deve ringraziarvi.”
“Mmmh?”
“Io
non potevo minimamente muovermi, ma Shiro, si è improvvisamente
frapposto tra me, il demone e il tuo Hiraikotsu, proteggendomi con il
suo corpo. Se avesse tardato anche di un solo secondo, adesso io non
potrei essere qui a parlare con te. ”
“Kaori-chan...”
“Perchè?
Perché rischiare così tanto la propria vita per qualcuno che non ti
da mai ascolto, dico io?”
“Kaori-chan,
noi siamo amici, no? E gli amici devono sempre aiutarsi nel momento
del bisogno...”
“Ma...
ma... avrebbe potuto morire! È troppo quello che ha fatto per me,
Ikkuko!”
“Ma
alla fine è andato tutto bene, no?”
“Si,
ma... Io e mio fratello siamo poco più che conoscenti per voi e...”
“Se
davvero fosse vero quello che dici allora né io né mio fratello
avremmo dovuto prenderci cura di te e delle tue ferite quando sei
caduta nella cascata.”
“Ikkuko-chan...”
“Noi
siamo amici Kaori-chan. Non devi mai dimenticartelo.”
A quelle parole Kaori sorrise dolcemente e una calda sensazione
invase il suo cuore. Ci furono alcuni minuti di silenzio poi Kaori,
assunta la sua solita espressione beffarda, disse:
“Mi
dispiace per voi ma, con un’amica come me, sarete costretti a fare
il doppio del lavoro!”
Ikkuko
scoppiò a ridere.
“Dai
non dire così, Kaori-chan” Disse tra le risa.
“Lo
sai benissimo che è la verità! Con il carattere che mi ritrovo poi,
ammettiamolo! Sono una gran rompiscatole!” Disse con un enorme
gocciolone sulla fronte.
“Ognuno
ha il suo carattere, Kaori, e secondo me non dovresti farti così
tanti problemi per questo: nostra madre ci ha insegnato ad accettare
tutti per quello che sono e non per come appaiono.”
“Anche
mia madre ci ha insegnato la stessa identica cosa, solo che, nella
mia epoca, è molto più difficile vivere con una tale filosofia. La
mia è una società molto materialista.”
“Mmh,
capisco. Però...”
“Però?”
“Nel
mondo in cui vivi non esistono demoni, guerre, fame, pestilenze... un
mondo dove nessuno ti obbliga a crescere velocemente... un mondo dove
ognuno è libero di fare ciò che vuole.”
“Hey,
hey... frena, Ikkuko! Se fossi in te, non crederei a tutte le cose
belle che ti ha raccontato Inuki. Certo, i demoni non esistono più,
almeno per quello che ne sappiamo, ma purtroppo le guerre, la fame e
le pestilenze esistono ancora in alcune parti del mondo.”
“Davvero?”
“Non
pensare che io viva in un mondo idilliaco. Si, la vita dell’uomo
potrà essere migliorata grazie alla tecnologia e all’istruzione
ma, secondo me, ce ne vorrà ancora di tempo prima che certe cose
spariscano per sempre.”
“È un vero peccato.”
“Eh
si. Puoi dirlo forte.”
“Però
Kaori-chan, non ti nascondo che mi piacerebbe un sacco poter visitare
un giorno il vostro mondo, anche per un solo giorno. È impossibile,
lo so, ma... tutte quelle luci, quelle abitazioni gigantesche. È
come se avessero qualcosa di magico e di spettacolare... a cui non
riesco a resistere.” Disse Ikkuko, con aria sognante.
“Mah.
Mai dire mai, Ikkuko-chan. In questa vita possono verificarsi le cose
più impensabili, e ti ricordo che io e mio fratello siamo tra quelli
che lo stanno sperimentando sulla propria pelle, quindi... secondo la
mia modesta opinione, non dovresti scartare del tutto questo tuo
desiderio.”
“Già,
forse hai ragione.”
Passarono
alcuni minuti di silenzio, poi Kaori prese nuovamente la parola.
“Ikkuko-chan?”
“Dimmi.”
“Tu... tu credi che io e Inuki riusciremo veramente a tornare a
casa?”
“Perché
dici questo, Kaori-chan? Il vecchio Totosai ci ha assicurato che, una
volta che avremo recuperato tutti i frammenti e la sfera dei quattro
spiriti avrà riottenuto nuovamente il suo potere, il passaggio
temporale del pozzo si aprirà.”
“Questo
lo so ma, sebbene oggi abbiamo trovato altri due frammenti, siamo
ancora ben lontani dall’effettivo completamento della sfera e non
ti nascondo che avrei preferito che la cosa si risolvesse molto più
velocemente.”
“Oh...”
“Cioè...
con questo non voglio assolutamente dire che non mi piace stare qui!
Anzi, mi diverto un sacco e sono contenta di viaggiare con te e tuo
fratello, non fraintendermi, ma... sono sicura che, dall’altra
parte, i nostri genitori stiano soffrendo come matti. Vorrei solo che
esistesse un modo per comunicare con loro... per far sapere loro che
stiamo bene e che non siamo soli.”
“Tu
e Inuki siete i loro unici figli, giusto?”
“Già.
Sai, non ci era mai successo di stare lontani da casa per più di tre
giorni. E, quando succedeva, al ritorno li trovavamo lì, al tempio,
ad attenderci. Quindi adesso non oso immaginare in che stato si
trovino tutti e due.. Mi mancano da impazzire, Ikkuko-chan.”
Disse, abbassando tristemente il capo e le orecchie.
“Kaori-chan...”
Un
forte sentimento di tristezza avvolse quel luogo e Ikkuko, non
riuscendo a dire nulla, non poté fare altro che abbracciarla forte,
nella vana speranza di alleviare, almeno in parte, il suo dolore.
‘Ma
dove diavolo si sarà cacciato quel monaco?’ Pensava Inuki mentre
si aggirava, imbarazzato, nella zona delle terme riservata alle
donne, cercando di non farsi scoprire.
‘Fino
a pochi minuti fa era con me negli spogliatoi e, all’improvviso, è
sparito nel nulla. Mi sono distratto solo un momento, soltanto un
momento, dannazione! Ma se lo becco a spiare Kaori, giuro che... ’
CRACK
Un
rumore improvviso attirò l’attenzione del ragazzo, bloccando del
tutto i suoi pensieri.
Velocemente,
aprì la porta dello spogliatoio e, con sua grande sorpresa, vi trovò
Shiro, agitatissimo, che raccoglieva i cocci di un vaso.
“Shiro!
Allora sei qui! Vieni subito con me!” Urlò Inuki, adirato e
afferrando il ragazzo dal kimono.
“Sssssssssshhhh!
Inuki, ma sei impazzito? Parla piano, altrimenti ci lasciamo le
penne!” Bisbigliando il giovane monaco, portatosi velocemente
vicino al giovane mezzo demone per tappargli la bocca con la mano.
Un
nervo pulsante comparve sulla fronte di Inuki.
“Lasciare
le penne, dici? Shiro! E va bene che sei ubriaco ma... si può sapere
cosa diavolo ti è saltato in mente?! Ehhh? Siamo nella zona
riservata alle donne, maledizione a te!” Disse irritato,
allontanando la mano del monaco dalla sua bocca.
“E
dai, non fare il guastafeste, Inuki! Voglio solo divertirmi un po’!
E poi chi se lo aspettava che arrivare fin qui sarebbe stato così
semplice! Non c’è nessuno di guardia.” Rispose il giovane
monaco, più eccitato che mai e sfregandosi velocemente le mani.
“Senti,
prima che ti uccida con le mie mani, vieni con me in camera e
dimenticherò tutto.” Disse, mettendosi faccia a faccia con Shiro,
ringhiando leggermente per trattenere la rabbia e guardandolo fisso.
“Cosa?
Non ci penso nemmeno! Non prima di aver dato almeno una sbirciatina!
Rifletti, Inuki: quando ci capiterà di nuovo un’occasione del
genere?”
“Hey,
parla per te! Io non ho alcuna intenzione di sbirciare. Sono solo
venuto qui per riportarti in camera!”
“Tsk!
Si, come no... Allooooora, vuol dire che mi terrò il meglio tutto
per me, hehe!” Disse malizioso, per poi cominciare a fare qualche
passo verso gli spogliatoi.
“Grrrr!
Ora basta!” Urlò Inuki, più furente che mai, prima di saltare
addosso al monaco pervertito.
E
così i due iniziarono ad azzuffarsi all’interno del grande
spogliatoio.
Nello
stesso istante le due ragazze, terminato il loro bagno, stavano
raccogliendo le loro cose per andare negli spogliatoi.
“Ci
voleva proprio! Peccato che domani mattina presto dobbiamo già
rimetterci in viaggio.” Disse Ikkuko, raccogliendo l’asciugamano
e richiamando la piccola Kirara che si era raggomitolata poco più in
là.
“Beh,
potremmo sempre fare un ultimo bagno prima di partire. Non credo che
diranno di no a questo nostro umile desiderio!” Disse Kaori,
coprendosi con il lungo asciugamano e facendo qualche passo.
“Credo
proprio di no!” Disse ridacchiando Ikkuko, aprendo poi la grande
porta di legno e carta che le separava dallo spogliatoio.
“Ora
andiamo a controllare se tuo fratello sta meglio, ok?”
Ikkuko
annuì, aprendo completamente la grande porta ma, in quel momento,
due ombre sconosciute travolsero le due ragazze, cogliendole del
tutto di sorpresa.
“Ahi,
Ahi… che botta!” Commentò Inuki, alzandosi per primo e tossendo
leggermente per il caldo vapore che aveva invaso i suoi polmoni e che
riempiva l’intera stanza, non permettendogli di vedere.
“Wow!
Abbiamo fatto proprio un bel casino, Inuki! Ma almeno ora siamo
dentro! Hehe!” Disse ridacchiando Shiro, massaggiandosi la testa e
guardandosi intorno alla ricerca della sua ‘preda’, sebbene tutto
fosse offuscato dal denso vapore che, lentamente, aveva iniziato a
diradarsi.
“Dannazione
Shiro, dobbiamo andarcene subito da qui, prima che...”
Ma
il ragazzo dovette fermarsi di colpo, dato che la sua mano era
venuta, improvvisamente, in contatto con qualcosa di caldo e morbido.
Con sua grandissima sorpresa, sotto di lui vi era Ikkuko,
completamente nuda e che lo guardava con occhi sgranati.
Terrorizzato, provò a muovere il suo sguardo in direzione della mano
e per poco non gli uscirono gli occhi dalle orbite quando si rese
conto che questa era posata sul seno sinistro di lei. Dopo aver
sbattuto più volte gli occhi e aver assunto un po’ tutte le
gradazioni del rosso, il ragazzo scattò velocissimo verso l’angolo
più vicino, mettendosi di spalle alla ragazza che, nel frattempo,
imbarazzata e persino un po’ impaurita, si era messa seduta e
cercava disperatamente di coprirsi con l’asciugamano.
“Tieni...
puoi coprirti con questo.” Disse Inuki con un filo di voce,
allungando un braccio per darle la sua camicia e rimanendo girato in
direzione della parete, incredulo e scioccato e con il volto fumante.
“G-grazie.”
Fu tutto quello che riuscì a dire Ikkuko, dopo aver preso
velocemente l'indumento e averlo indossato, imbarazzata come non mai.
Dall’altra
parte Shiro era alle prese con Kaori, la quale, coperta solo da un
asciugamano, stava inseguendo il ragazzo per tutta la stanza, con
chiara intenzione omicida.
“Tu!
MANIACO... DEPRAVATO! E io che ero convinta che tu stessi ancora
male! MAIALE CHE NON SEI ALTRO!”
“E
dai, Kaori! Non volevo fare nulla di male! E poi.. non è colpa mia
se la mia mano è ‘scivolata involontariamente’ su di te.”
Diceva il malcapitato monaco, con un sorriso malizioso stampato in
volto, evitando l’uno dopo l’altro i colpi d’artigli della
ragazza.
“Non
è colpa tua?! Grrrrr! SE OSI METTERE UN’ALTRA VOLTA LE TUE LURIDE
MANACCE SUL MIO SEDERE IO... IO… Aaaaaahrgh! VIENI SUBITO QUI,
BONZO DEPRAVATO!”
“In
realtà la depravata sei tu, visto che mi stai inseguendo mezza
nuda!” Disse, facendole la linguaccia e continuando a correre.
“IO?
Io? Ma lo sai che questa è la zona riservata alla donne?!”
“Oh,
ma davvero? Non me ne ero minimamente reso conto.” Disse, facendo
il finto tonto.
Un
nervo pulsante comparve sulla fronte di Kaori.
“Oh,
non te ne eri reso conto? VIENI QUI E TI FACCIO TORNARE LA MEMORIA A
SUON DI PUGNI, MANIACO CHE NON SEI ALTRO!” Ruggì la ragazza, più
infuriata che mai.
“Prova
a prendermi, allora!”
Non
potendo più sopportare la situazione, Kaori aumentò il passo ma,
sfortunatamente, il suo piede finì su una saponetta, che la fece
scivolare addosso al malcapitato monaco, il quale non si fece
sfuggire quell’occasione per toccarla nuovamente. Alla fine, ancor
prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, Inuki,
irritato, trascinò Shiro con forza fuori da quel luogo, in cui
risuonavano fortissime le urla e le imprecazioni di una furente e
imbarazzatissima Kaori.
NOTA DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui ragazzi!!
Scusate se vi ho fatto attendere molto ma, non immaginate minimamente
quante volte ho dovuto riscrivere questo capitolo!! C'era sempre
qualcosa che non andava o che non mi piaceva e.. così..
alla fine ci ho messo un'infinità a finirlo. Spero soltanto che
vi piaccia e soprattutto di ricevere tanti nuovi commenti *___________*
Grazie a tutti quelli che mi seguono
e che hanno messo la mia storia tra i favoriti, vi prometto che
non ve ne farò pentire ^_-
Alla prossima!!!!!!
EDIT 04/04/11
Capitolo modificato grazie a moira78
|
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Capitolo 13 *** Tsuchigumo, il demone ragno. ***
capitolo tredici
Capitolo tredici: Tsuchigumo, il demone ragno.
Era
calata la sera e gruppo di amici si era accampato in una delle tante
caverne che circondavano quell’interminabile sentiero che, da
parecchi giorni a quella parte, stavano percorrendo per superare più
velocemente l’imponente catena montuosa dell’Ovest del Giappone,
superata la quale sarebbero giunti finalmente a destinazione. Durante
quelle ultime settimane, si erano imbattuti in un discreto numero di
demoni dalle più svariate fattezze e aveva recuperato e purificato
circa una quindicina di frammenti ma, purtroppo, erano ancora molto
lontani dall’effettivo completamento della sfera.
Ormai
era Maggio inoltrato nell’era Sengoku e, sebbene si trovassero
parecchio in alto, l’aria calda e leggermente afosa del luogo
accompagnava, ormai da parecchi giorni, quel loro interminabile e
difficile percorso.
“Fa
davvero caldo oggi.” Disse Ikkuko, muovendo leggermente il
colletto del suo lungo yukata colorato che indossava sopra la sua
veste da sterminatrice, per cercare un po’ di refrigerio e
asciugandosi il sudore dal volto con un piccolo asciugamano.
“Hai
proprio ragione, sorellina. La stagione estiva è ormai alle porte.”
Disse Shiro, tirandosi su le lunghe maniche del suo abito monacale
per poi portarsi vicino al fuoco dove, due grossi conigli, cucinavano a fuoco lento.
“Avete
proprio ragione ragazzi e non vi nascondo che speravo vivamente di
trovare un po’ di refrigerio qui, tra le montagne.” Disse Inuki,
sconsolato, per poi sciacquarsi il volto con la fresca acqua di una
piccola sorgente a pochi passi dall’entrata della caverna.
Kaori
invece rimaneva in silenzio osservando, con la bava alla bocca, il
coniglio che cucinava lentamente.
In
quello stesso momento, a molti chilometri di distanza, una losca
figura, nascosta nei meandri più oscuri del cratere di un vulcano
semi attivo, osservava, con sguardo pensieroso e cattivo, le fiamme
create dalla lava in movimento, mentre dava ascolto alle farneticanti
parole di un suo sottoposto, il quale, pochi minuti prima, era
entrato di prepotenza nel suo rifugio per riferirgli ciò che aveva
scoperto riguardo l’improvvisa e inspiegabile scomparsa di alcuni
frammenti neri.
“E
tu vorresti farmi credere che un gruppo di quattro mocciosi, tra cui
due insulsi mezzi demoni, è la causa dell’uccisione di alcuni tra
i demoni che io stesso ho munito del potere del frammento nero e si
sta dirigendo verso il mio rifugio?” Ruggì furente, portandosi in
piedi e afferrando con forza il piccolo demone grigiastro per il
colletto del suo sudicio kimono.
“Io...
err... dovete credermi, mio Signore! Non vi avrei disturbato se non
avessi prove certe di ciò che affermo!”
“Prove?
PROVE?! Credi che io possa dare così tanta importanza a ciò che tu,
un demone inferiore e che posso eliminare con uno schiocco delle mie
dita in pochi secondi, afferma di aver visto con i tuoi occhi?!
Voglio prove concrete, IO!”
“Ma...
ma... mio Signore! Ascoltatemi solo per attimo e…
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHRGH!”
Ma
il piccolo demone non poté terminare la frase.
In
pochi secondi il suoi piccolo corpo venne avvolto da fiamme
demoniache, non lasciandogli alcuna via di scampo.
Il demone misterioso osservò malignamente la scena, senza
distogliere lo sguardo, godendo delle urla di terrore e dolore che
rimbombavano nel suo cupo rifugio, simili a musica celestiale. Poi,
quando finalmente del povero demone grigiastro non fu rimasta che la
cenere, prese nuovamente la parola.
“Tsuchigumo…”
Quel
nome risuonò per alcuni secondi tra le grandi pareti della caverna,
fino a quando una figura di uomo apparve magicamente al cospetto del
demone.
“In
cosa posso servirvi, mio Signore?” Chiese l'uomo con tono
rispettoso e con il capo chino.
“Ho
un compito molto speciale da affidarti. Voglio che tu vada a
controllare un certo gruppetto di mocciosi e recuperare così i
frammenti di cui si sono appropriati. A quanto mi è stato riferito
da questo tuo sfortunato predecessore, dovrebbero trovarsi sul
sentiero che attraversa la grande catena montuosa dell’Ovest.
Grazie alla tua velocità dovresti raggiungerli in non più di
un’ora.”
“Sono
onorato di questa vostra fiducia nei miei confronti. Vi prometto che
non ve ne farò pentire, mio Signore.”
“Sarà
meglio per te, mio caro Tsuchigumo. Va ora e non deludermi.”
Il
demone servitore annuì e, dopo essersi inchinato in segno di
rispetto e sottomissione, sparì nel nulla così com’era apparso.
Inuki
aprì improvvisamente gli occhi.
Un
rumore, qualcosa che non riusciva del tutto ad identificare, aveva
turbato il suo sonno, mettendolo in allerta. Rimanendo fermo nella
posizione in cui si trovava, iniziò a guardarsi intorno, alla
ricerca di una risposta. I suoi compagni continuavano a dormire
tranquillamente: poco distante da lui dormiva Shiro, appoggiato ad
una parete della caverna, mentre Kaori e Ikkuko dormivano appoggiate
sul corpo di Kirara, nella sua forma demoniaca, la quale ora era
sveglia e lo osservava, come se volesse fargli capire che anche lei
aveva percepito qualcosa che non andava.
Cercando
di non fare alcun rumore, Inuki si alzò dal suo giaciglio
improvvisato e si mise seduto, continuando a controllare l’aria e i
suoni con i suoi sensibilissimi sensi ma, per quanto si sforzasse,
non riusciva a comprendere di cosa effettivamente si trattasse.
Improvvisamente
la voce della sorella interruppe i suoi pensieri.
“Hey
fratellino... che succede? Perché sei sveglio?” Domandò Kaori,
con la voce impastata dal sonno, mettendosi seduta anche lei.
“Kaori...
rispondimi sinceramente: non percepisci nulla di strano nell’aria?”
“Ummh?
Qualcosa di strano, dici? No, mi sembra tutto tranquillo. Sarà stata
solo una tua sensazione.” Disse dopo aver controllato anche lei,
per poi abbandonarsi ad un sonoro sbadiglio. “Torna a dormire, su.”
“Forse
hai ragione tu. Buonanotte.”
“Buonanotte
Inuki.” Rispose Kaori, per poi appoggiare nuovamente la sua testa
sul morbido pelo della schiena di Kirara.
Inuki
aveva da poco chiuso gli occhi quando la terra sotto i suoi piedi
cominciò a tremare, mettendo i due fratelli in allerta. Shiro e
Ikkuko, svegliati di soprassalto e colti dal panico, cercavano
disperatamente di rimanere in equilibrio sulle loro gambe.
“Ma
cosa succede?” Urlò spaventata Ikkuko, aggrappandosi a Kirara e
avanzando di qualche passo verso il fratello.
“La
terra sta... tremando! È come se fosse impazzita!” Urlò Shiro
guardandosi intorno, insicuro.
“Dannazione!
È un terremoto! Mi sa che avrei dovuto darti ascolto prima,
fratellino!” Disse Kaori, portandosi le mani sulla testa per
proteggersi dai pezzi di roccia che già cadevano copiosi dal
soffitto della caverna.
“Credo
che sia meglio sbrigarci a uscire da qui, prima che ci cada tutto
addosso!” Urlò Inuki.
Il
gruppo di amici, dopo aver raccolto il più velocemente possibile
tutte le loro cose, iniziò a correre disperatamente verso l’uscita
che, sebbene non fosse molto distante, a causa della situazione in
cui si trovavano sembrava non sopraggiungere mai.
“Chi
diavolo ha avuto la straordinaria idea di farci accampare così
lontano dall’uscita?!” Disse infuriata Kaori, per poi rivolgere
il suo sguardo arrabbiato verso Shiro, l’effettivo colpevole.
“Io
l’ho solo fatto per stare più al fresco. E poi come avrei potuto
immaginare che si sarebbe potuta verificare una cosa del genere, me
lo spieghi?” Disse Shiro, rispondendo a tono alla giovane mezzo
demone.
“Fhè!
E che ne so io?!” Rispose arrabbiata ma conscia del fatto che stava
accusando il povero monaco di qualcosa di cui non poteva avere colpa.
“E
VOI DOVE CREDETE DI ANDARE, MOSCERINI?”
Una
voce spettrale e sconosciuta rimbombò nelle orecchie dei quattro
ragazzi cogliendoli di sorpresa poi, senza che potessero fare nulla
per evitarlo, la terra di aprì sotto i loro occhi, separandoli in
due gruppi. Shiro e Kaori rimasero nella parte superiore della
caverna, mentre Inuki e Ikkuko, insieme a Kirara, vennero
scaraventati giù nella grande e buia voragine che si era venuta a
creare.
Quando
Inuki aprì nuovamente gli occhi non era sicuro di quanto tempo fosse
effettivamente trascorso o dove si trovasse. Mentre aspettava che i
suoi occhi si abituassero a quella oscurità, iniziò a esplorare
intorno a sé per cercare qualcosa che gli indicasse dove si
trovassero gli altri e, soprattutto, in quali condizioni si
trovassero.
“Ragazzi!
Mi sentite? State bene?” Domandò, preoccupato e insicuro, dato che
non riusciva ad individuare nessun odore famigliare.
Passarono
quasi dieci minuti di silenzio assoluto poi Inuki, sempre più
preoccupato e spaventato, iniziò a scavare a mani nude tra le rocce,
nella vana speranza di trovare qualcuno.
“Su,
ragazzi! Non scherzate! Kaori! Lo so che ci sei tu dietro a tutto
questo! Adesso basta, mi arrendo! Uscite fuori, ve ne prego!”
Disse, con tono affannato e voce tremante, mentre alzava un macigno
dopo l’altro.
Poi,
d’improvviso, giunse alle sue orecchie un flebile ruggito che
contribuì, in una attimo, a riaccendere la sua speranza. Usando
tutta la forza che aveva in corpo, sollevò un enorme masso appuntito
e lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi fu uno dei più
terribili che avesse mai visto.
Accasciata
al suolo vi era Kirara, con una profonda ferita sulla schiena che lo
guardava con occhi supplichevoli ma pieni di riconoscenza.
Inuki,
dopo essersi liberato dell’enorme roccia che aveva sollevato, si
accorse che il demone gatto aveva improvvisamente assunto il suo
aspetto da gattina mostrando così, sotto di lei, il corpo di Ikkuko.
La ragazza, a prima vista illesa e sporca di terra e sassi, respirava
affannosamente a causa dell’eccessiva presenza di polvere
nell’aria. Velocissimo e con il cuore in gola, il ragazzo si gettò
sulle due, per aiutarle.
“I-Ikkuko!
Oh Kami, stai bene?” Le domandò, preoccupatissimo, aiutandola a
mettersi in piedi.
La
giovane sterminatrice tossì più volte per poi aprire gli occhi,
cercando di capire dove si trovasse. O almeno, erano quelle le sue
intenzioni.
“Inuki?
Co-cosa è successo? Perché qui è tutto così... buio?” Domandò,
leggermente spaventata, non riuscendo a vedere nulla.
“Credo
che siamo caduti di sotto quando si è aperta quella voragine sotto i
nostri piedi. Immagino che ora ci troviamo parecchio in profondità.”
“Tu
sei ferito?” Gli domandò, con tono palesemente preoccupato.
“Ho
solo qualche livido qua e là. Sono stato fortunato. Se mi fossi
trovato nella stessa situazione di Kirara forse... avrei potuto
rischiare grosso...”
“Kirara?
Cosa le è successo?” Chiese, muovendo le mani come per cercare il
ragazzo e la sua amica demone.
“Ti
ha fatto scudo con il suo corpo. Eravate intrappolati sotto un'enorme
roccia..” E mentre diceva questo portò una delle mani della
ragazza sul corpicino dolorante della gattina, la quale ora era
stretta tra le braccia di lui.
“Oh
Kami! Kirara!” Urlò tra le lacrime.
“Non
temere. Anche se la ferita è abbastanza profonda, ho con me il mio
kit di pronto soccorso. Se la caverà.”
“Ma...
gli altri? Dove sono Shiro e Kaori? Non saranno...?”
“No.
Sono sicuro che qui non ci sono. Non percepisco i loro odori.”
“Quindi...
sono rimasti bloccati su?”
“Credo
di si.”
“Dobbiamo
trovare un modo per raggiungerli altrimenti... Aaaahrgh! Fa
malissimo!” Gemette la ragazza, la quale aveva provato ad alzarsi
ma era dovuta, suo malgrado, rimettersi seduta a causa di un
improvviso dolore alla caviglia sinistra.
Preoccupato,
Inuki le si fece vicino, cercando di capire quale fosse il motivo di
quel suo urlo improvviso e, notando che la ragazza teneva le mani
stretta sulla caviglia, cercò di capire quale fosse il problema,
toccandole leggermente la parte lesa.
“Aaah...”
Gemette, aggrottando gli occhi.
“S-scusa
non volevo. Ti fa male quando la muovi?”
“Si.
Parecchio...” Disse la povera ragazza, mordendosi le labbra per
evitare di urlare nuovamente.
“Non
credo che sia rotta. Forse è solo una distorsione. Avrai preso una
bella botta alla gamba cadendo.” Disse, mentre la toccava.
“D-distorsione?”
“Niente
di preoccupante, non temere.”
“Se
lo dici tu però... toglimi una curiosità. Come riesci a muoverti
con questo buio? Io... io non riesco nemmeno a vederti!”
“Devo
ringraziare gli altri miei sensi per questo. Alcune volte è
conveniente essere un mezzo demone, hehe. Dammi la mano così ti
aiuto ad alzarti.” Disse, prendendo la mano della ragazza per
aiutarla ad alzarsi e portando il braccio di lei fino all’altra
parte della spalla.
“Beh...
allora è una fortuna averti accanto in situazioni del genere.”
Disse ridacchiando, mentre si metteva in piedi e cercava di fare leva
sulla gamba non ferita, poggiandosi leggermente sulla schiena del
ragazzo.
Inuki
rise in risposta, per poi incamminarsi, insieme ad una Ikkuko
zoppicante, verso il suo zaino.
Alcuni
minuti più tardi, Kirara sfoggiava una vistosa fasciatura sulla
schiena e Ikkuko, una più piccola attorno a piede sinistro.
“Credi
che se la caverà?” Domando Ikkuko, mentre accarezzava la povera
gattina dolorante tra le sue braccia.
“Si,
ne sono certo. E poi non dobbiamo dimenticarci che Kirara è un
demone! Guarirà in batter d’occhio.” Rispose Inuki, sorridendo
dolcemente alla ragazza.
“Già,
hai ragione.” Disse Ikkuko.
“Bene
e adesso vediamo di trovare un modo per uscire da qui.” Disse
Inuki, guardando verso l’alto.
“Beh,
siamo caduti verso il basso. Ora si tratterà solo di salire.”
“Giusta
osservazione, Ikkuko.”
“Mettiamoci
al lavoro allora! Ahi!”
La
ragazza aveva fatto solo qualche passo per portare le mani sulla
parete vicina, ma il dolore alla caviglia aveva avuto improvvisamente
il sopravvento, costringendola ad accasciarsi nuovamente al suolo.
Veloce
Inuki si portò vicino a lei, sostenendola.
“Ikkuko,
non devi sforzare la caviglia. Sali sulle mie spalle: ci penserò io
a fare tutta la scalata.”
“Eh?
Ma no! Senti, Inuki, non voglio che tu ti carichi anche del mio peso,
e poi...”
“Caricare?
Ma se sei leggera come una piuma!”
A
quelle parole le gote della giovane taijiya si colorarono di un rosso
acceso.
“Oh...
beh... ti ringrazio. Se per te non è un problema allora... va
bene...” Fu tutto quello che riuscì a dire, prima di abbassare lo
sguardo, imbarazzata come non mai.
“Di
nulla.” Disse anche lui visibilmente imbarazzato, per poi iniziare
a guardarsi intorno, alla ricerca di una parete adatta ad essere
scalata senza problemi.
“Bene.
Sembra che la parete alla nostra destra sia la più stabile. Presto,
sali sulle mie spalle Ikkuko.” Disse mettendosi in ginocchio per
permettere alla ragazza di salire senza problemi.
Ikkuko
annuì e fece come le era stato detto.
Nel
momento stesso in cui Inuki sentì il corpo della ragazza avvicinarsi
al suo, fu invaso da una sensazione che mai, prima d’allora, aveva
provato e un forte istinto di protezione nei riguardi di quella
ragazza, così fragile e delicata, iniziò a farsi strada dentro di
lui.
‘Che
strano... cos’è questa sensazione?’ Si ritrovò a pensare,
insicuro, e iniziando a muovere nervosamente le piccole orecchie dal
pelo nero.
“Qualcosa
non va?” Domandò Ikkuko.
“Eh?
No, no.. non è nulla, non preoccuparti. Sei pronta?” Balbettò
imbarazzato per poi voltarsi leggermente verso di lei.
Ikkuko
annuì.
Fu
un attimo e la giovane taijiya, che era stata costretta a stringersi
forte al corpo del ragazzo a causa del forte slancio che aveva preso
per saltare, si ritrovò a volare tra quelle enormi rocce dalle più
svariate forme, tanto da essere costretta a chiudere gli occhi.
“Hai
paura?”
Il
tono calmo e dolce che il ragazzo aveva messo in quella domanda, la
colse letteralmente di sorpresa. Di sicuro doveva essersi accorto che
il suo corpo si era improvvisamente irrigidito, ma la causa non era
la paura. Di questo era più che certa. Ormai dopo tanti anni di
allenamento insieme a Kirara, le grandi altezze e la velocità non le
facevano più paura, però... cos’era allora quella strana
sensazione di libertà e sicurezza che stava prepotentemente
prendendo possesso del suo corpo?
“No.
Va tutto bene.” Si affrettò a rispondere, sebbene la sua voce
tremasse ad ogni parola che pronunciava.
“Forse
dovrei rallentare un po’?”
“Oh,
no. NO! Puoi anche aumentare il passo, Inuki. Per me non c’è
nessun problema. Dico davvero..” Disse, leggermente agitata.
“Allora
tieniti forte Ikkuko, perché adesso si vola!” Disse, prima di
aumentare il ritmo e la velocità dei suoi salti.
E
Ikkuko non impiegò molto tempo per rendersi conto che il ragazzo non
stava per nulla scherzando.
Nel
frattempo, Kaori e Shiro erano alle prese con dei piccoli demoni
ragno, sbucati improvvisamente dal nulla e che li avevano costretti
ad avanzare sempre di più per quella lunghissima e oscura caverna.
“Dannazione!
Ci stanno facendo allontanare sempre più dalla voragine! Maledetti
bastardi!” Imprecò Kaori, prima di tranciare di netto il corpo del
demone con un potentissimo colpo d’artigli.
“E
se questo non bastasse, più li annientiamo e più ne spuntano fuori
degli altri!” Disse Shiro, disintegrando un altro demone con la sua
energia spirituale e portandosi a spalla a spalla con Kaori. “Spero
vivamente che Ikkuko-chan e Inuki stiano bene.”
Un
nervo pulsante comparve sulla fronte della giovane mezzo demone.
“Fhè!
Ma cosa dici, stupido? Loro staranno SICURAMENTE bene! Anzi, sono
sicurissima che si trovano già all’esterno della caverna. Quindi,
smettiamola di perdere tempo e sbrighiamoci a liberarci di questi
esseri schifosi!” Disse, girandosi leggermente verso di lui e
continuando a combattere.
Shiro,
al quale non era di certo sfuggito il tono di voce preoccupato usato
dalla ragazza, sorrise leggermente.
‘Spero
vivamente che tu abbia ragione, Kaori.’ Si ritrovò a pensare,
prima di riprendere a combattere con tutte le sue forze.
“Ecco questo era l’ultimo!” Urlò esultante Kaori,
disintegrando l’ultimo demone.
“Fhiù!
Però è stata davvero una faticaccia. Per un attimo ho temuto che
sarebbero spuntati nuovamente dal nulla.”
“Beh...
dobbiamo ringraziare quella tua bomba rudimentale. Se non l’avessi
usata non ce ne saremmo mai potuti liberare!”
“Si
però... ora non possiamo tornare più indietro.”
Purtroppo
Shiro aveva ragione. Infatti, a causa dell’onda d’urto
sprigionata dalla sua bomba, una parte della caverna era crollata,
bloccando del tutto il sentiero che gli avrebbe permesso di tornare
indietro.
“Cosa
facciamo adesso, Kaori?” Domandò il giovane monaco, leggermente
scoraggiato.
“Sai
che ti dico? Continuiamo ad andare avanti. Se siamo fortunati,
potremo trovare una seconda uscita di questa caverna.”
Shiro
emise un profondo sospiro.
“Speriamo.”
Disse, iniziando ad incamminarsi insieme alla ragazza.
Trascorsero
parecchi minuti in cui i ragazzi furono costretti a scavalcare grosse
rocce o a evitare immense voragini, createsi a causa delle forti
scosse di terremoto. Poi Shiro vide Kaori bloccarsi improvvisamente.
“Che
succede, Kaori?” Domandò il giovane monaco, non comprendendo le
azioni della ragazza.
“No...
non può essere.”
“Cosa?”
“E’
l’odore del mare! Riesco a sentire l’odore del mare!”
“L’odore
del mare?”
“Seguimi,
Shiro!” Disse prima di iniziare a correre come una forsennata in
quel lungo corridoio roccioso.
Il
povero monaco, sempre più confuso, non poté fare altro che seguirla
fino a quando, pochi minuti più tardi, non vide una forte luce
davanti a lui.
“Ma...
ma quella è...”
“L’USCITA!
Shiro, ce l’abbiamo fatta!” Urlò euforica, continuando a
correre.
Vedendo
quella scena, Shiro non poté fare altro che sorridere, prima di
cominciare a correre anche lui, quasi contagiato dall’euforia di
Kaori.
Ma
purtroppo una brutta sorpresa attendeva i nostri giovani amici al di
fuori di quella caverna.
Non
appena Shiro e Kaori ebbero attraversato quella piccola apertura
nella parete che si affacciava alla spiaggia, con loro grandissima
sorpresa, davanti ai loro occhi scioccati vi era un foltissimo gruppo
di demoni ragno che li osservava con occhi malefici.
“Ce
ne avete messo di tempo per uscire, mocciosi. Ho persino pensato che
i miei sottoposti fossero bastati a eliminarvi. Ma, a quanto pare...
ve la siete cavata, sebbene siate stati separati dagli altri due
vostri compagni.” Disse una figura misteriosa dalle fattezze umane
mentre si faceva largo lentamente tra il folto gruppo di demoni.
“E
tu chi diavolo sei?” Domandò spavalda Kaori, mettendosi subito in
posizione di difesa e ringhiando leggermente.
“Il
mio nome è Tsuchigumo, hanyou... e sono qui per recuperare ciò che
avete impropriamente rubato al mio padrone.”
“Rubato?
E cosa avremmo rubato, di grazia?” Incalzò Kaori, cominciando a
spazientirsi.
Subito Shiro si portò davanti a lei, bloccandola.
“Hey,
Shiro. Che fai?”
“Cerca
di non perdere la calma, Kaori. Questo demone, rispetto al resto dei
suoi sottoposti, emette un’aura molto pericolosa e potente.”
“Fhè!
Ai miei occhi rimane sempre un pallone gonfiato!” Commentò la
ragazza, seccata.
“Il tuo amico monaco è molto saggio, hanyou. Dovresti imparare a
dargli ascolto invece di sottovalutare il tuo nemico.”
“Fhè!
Parli troppo per i miei gusti. Fammi vedere se veramente vali tanto
quanto affermi! Fatti sotto, demone ragno!”
“Come
desideri, hanyou.”
Non
appena ebbe finito di pronunciare queste parole, Shiro e Kaori furono
attaccati in massa dai piccoli demoni, mentre il corpo del demone
maggiore veniva avvolto da un’aura oscura potentissima e
soprattutto velenosa che in pochissimi istanti cominciò a spandersi,
contaminando l’ambiente circostante.
Accortosi
del pericolo, Shiro indossò immediatamente la maschera anti-veleno
che lui e la sorella portavano sempre con sé, e iniziò a creare una
barriera tutt’intorno a loro con lo scopo di purificare il veleno e
disintegrare il maggior numero di demoni. Kaori si limitava ad
eliminare a mani nude i demoni non molto lontani dalla barriera,
evitando così che Shiro, immerso nella concentrazione, venisse
attaccato. Ma più tempo passava e più il corpo della ragazza veniva
contaminato dal quel forte veleno. Inconsapevolmente i suoi movimenti
diventavano sempre più lenti e imprecisi, il respiro sempre più
corto e affannato e, soprattutto, i suoi sensi cominciavano a venir
meno.
E
fu per questi motivi che la giovane mezzo demone non si accorse di un
attacco improvviso del demone maggiore, ora trasformato in un enorme
ragno, il quale la colpì violentemente all’altezza dell’addome
con la sua zampa artigliata. Un dolore lancinante assalì la ragazza,
costringendola ad accasciarsi al suolo, a peso morto.
Shiro,
che non era riuscito a vedere chiaramente tutta la scena a causa
della sua assurda velocità, poté solo infrangere la barriera e
afferrare il corpo dolorante della ragazza pochi istanti prima che
toccasse il suolo.
“Kaori!
KAORI! Stai bene?! RISPONDIMI!” Urlò Shiro, preoccupatissimo.
Kaori
annuì debolmente cercando, con tutte le sue forze, di non perdere i
sensi.
“Me-merda!
Non mi s-sono minimamente accorta della sua presenza.” Disse a
stento, mentre respirava affannosamente e osservava il suo sangue
scorrere copioso sui suoi vestiti.
“I miei artigli sono muniti di un veleno potentissimo, in grado di
sciogliere un essere umano in pochi secondi. Ma per te che sei un
hanyou ci vorranno SOLO un paio d’ore in cui sarai costretta a
patire le sofferenze dell’inferno.” Disse con voce spettrale e
ridendo malignamente.
Shiro,
scioccato e sconvolto da quelle parole, strinse più forte a sé la
ragazza e il suo corpo iniziò a tremare leggermente.
“Non
temere, Kaori. Adesso mi occuperò io di questo bastardo.” Disse,
posandola lentamente a terra.
“S-Shiro?
No-non fare mosse azzardate! S-se ti sfiora anche solo con un dito...
tu...”
“Non
avrà nemmeno il tempo di farlo. Credimi.” Disse, con
un’espressione serissima in volto, che la giovane hanyou, non gli
aveva mai visto prima d’ora.
In
un attimo vide Shiro estrarre una lunga katana, nascosta tra le sue
vesti. La lunga e affilatissima lama emanava quasi una luce propria
insieme ad un insolito potere spirituale purissimo.
“Guardami,
Kaori. Finalmente è giunto il momento di mostrarti quanto valgo.”
Disse, mentre guardava la ragazza serio in volto.
“S-Shiro.
Fer-fermati! Cosa diavolo hai intenzione di fare?”
Ma
quell’ultima frase, quasi sussurrata dalle labbra di Kaori, non fu
udita dal giovane monaco, il quale si era gettato subito contro
l’avversario, dando così inizio a un combattimento all’ultimo
sangue.
Contro
ogni sua più rosea previsione, Kaori dovette constatare che il
ragazzo si muoveva veloce, forse anche troppo per un comune essere
umano, per non parlare del fatto che combatteva con una tale maestria
che mai, in tutta la sua breve vita, aveva visto sfoggiare da
qualcuno e, per un lunghissimo istante, quel giovane monaco,
conosciuto poco più di un mese prima e di pochi mesi più piccolo di
lei, assunse ai suoi occhi una luce diversa, quasi magica.
‘Se
usciamo vivi da tutto questo, giuro che non lo prenderò più in
giro.' Si ritrovò improvvisamente a pensare.
Dall’altra
parte Tsuchigumo era visibilmente in difficoltà. Il ragazzo sembrava
essere immune al veleno che ancora contaminava l’aria circostante
e, soprattutto, si muoveva con una velocità e agilità tali da
permettergli addirittura di combattere alla pari con un demone
maggiore come lui.
Com’era
possibile che questo moccioso, che ancora puzzava di latte, riuscisse
a tenergli testa con così tanta disinvoltura?
“NON
SIA MAI CHE UN INSULSO ESSERE UMANO RIESCA A TENERE TESTA AL GRANDE E
POTENTE TSUCHIGUMO, SIGNORE DEI RAGNI!” Ruggì furente per poi
chiamare a sé nuovamente il resto dei suoi sottoposti, perché gli
dessero manforte.
Kaori osservò, sconvolta, il corpo di Shiro venire travolto da un
centinaio di demoni ragno e sparire alla sua vista insieme al demone
maggiore.
“SHIRO!”
Urlò, preoccupata e con gli occhi sgranati.
Poi,
facendo appello a tutte le forze che le erano rimaste, si levò in
piedi e iniziò a correre a perdifiato verso quel cumulo di demoni,
facendosi largo tra loro.
Nel
frattempo, Shiro si difendeva come meglio poteva ma più passavano i
minuti e più diventava impossibile difendersi da tutti i loro
attacchi.
‘Dannazione!
Sono davvero troppi. Se non sto all’erta quel bastardo mi potrebbe
attaccare senza che io me ne accorga.’ Pensava, sudando freddo ed
evitando l’ennesimo attacco.
E
in quel momento, come se gli avesse letto nel pensiero, Tsuchigumo si
lanciò contro di lui, con il chiaro intento di ucciderlo con un solo
e tremendo colpo alle spalle.
“Sei
morto, ragazzino!” Urlò con un sorriso maligno sulle labbra,
correndo velocissimo incontro al ragazzo.
Ma
proprio un attimo prima che i suoi artigli toccassero il corpo del
ragazzo, Kaori si interpose tra loro prendendo quel colpo all’altezza
della spalla sinistra per poi cadere, stremata, tra le braccia di
Shiro, il quale aveva potuto solo assistere, inerme, a quella scena.
“È
da vigliacchi colpire qualcuno alle spalle.” Disse Kaori a stento,
voltandosi verso il demone maggiore e guardandolo con aria di sfida.
A
quelle parole Tsuchigumo scoppiò a ridere.
“Vigliacchi
o no, in combattimento tutto è lecito, ragazzina. Dovresti saperlo.
E poi tu non mi sembri nelle condizioni adatte per poter affermare
una cosa del genere!” Disse tra le risa mentre faceva cenno al
gruppo di piccoli demoni di allontanarsi.
“Tu...
DANNATO BASTARDO!” Urlò Shiro, mentre stringeva delicatamente tra
le sue braccia la povera Kaori, ferita gravemente.
“Ti
ringrazio del complimento monaco ma ora mi sono stancato di giocare.
” Disse con una voce più bassa del normale, prima di dare uno
strano segnale ai suoi sottoposti.
Senza
che potessero fare nulla per evitarlo, Shiro e Kaori furono avvolti
da una strana membrana biancastra che, in pochissimi istanti, li
circondò completamente, bloccandoli al suo interno come in un
bozzolo.
Un
bozzolo molto velenoso.
“Dannazione!”
Imprecò Shiro, creando velocemente una barriera intorno a loro.
“Oh,
ma guarda un po’. Un’altra barriera? Pensavo che avessi già da
tempo esaurito le tue forze, bonzo.” Disse, avvicinandosi
lentamente al bozzolo, attirato dalla tenue luce bluastra che
risplendeva al suo interno.
“Non
mi sottovalutare, demone!”
“Hehe.
Sono proprio curioso di vedere quanto riuscirai a resistere, umano.”
Disse, maligno, prima di sedersi comodamente sulla bianca sabbia
della spiaggia.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Salve a tutti gente! Come va?
Innanzitutto vi chiedo scusa per la mia lentezza nell'aggiornamente ma,
purtroppo questi ultimi mesi sono stata davvero molto impegnata con
l'università.. per non parlare del fatto che la mia ispirazione
era pari a zero...
Poi circa una settimana fa mi sono alzata di soprassalto nel cuore
della notte e, dopo aver preso il mio portatile, ho inizito a buttare
giù righe senza nemmeno accorgermene!
Per oggi mi blocco qui.. voglio lasciarvi un po' di 'suspance'... hehehehehe..
Cosa accadra ai nostri poveri amici? E soprattutto, riusciranno Inuki e Ikkuko ad arrivare in tempo per salvarli??
Tutto questo e MOLTO altro lo saprete nel prossimo capitolo XD
Un bacione ^_^
kagome123
EDIT 04/04/11
Capitolo modificato grazie a moira78
|
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Capitolo 14 *** Lotta contro il tempo ***
capitolo quattrordici
Capitolo Quattrordici: Lotta contro il tempo
Nel
frattempo Inuki, con in spalla Ikkuko e Kirara, era riuscito a
scalare, senza troppi problemi, la grande voragine in cui erano
caduti.
“Wow.
Sei stato davvero velocissimo, Inuki.” Commentò Ikkuko euforica,
sporgendosi leggermente in avanti ma rimanendo ben ferma sulle spalle
di lui.
“Tu credi?” Disse imbarazzato, grattandosi leggermente la nuca e
girando il volto verso di lei.
Ikkuko rise in risposta.
“E
ora dove andiamo?” Gli domandò.
A quella domanda, il volto del giovane mezzo demone si fece
improvvisamente serio e Ikkuko non impiegò molto ad accorgersi che
il ragazzo aveva iniziato ad annusare freneticamente l’aria
circostante.
“Mmm...
a quanto sembra Shiro e Kaori sono stati costretti ad avanzare
all’interno della caverna a causa di molti demoni di piccola
taglia.”
“Cosa?
Demoni?”
Inuki annuì.
“Non
ci sono dubbi. L’odore è ancora fresco.”
“E
allora raggiungiamoli. Potrebbero aver bisogno di aiuto, Inuki!”
Commentò, con tono preoccupato, la taijiya.
Purtroppo c’era un altro odore che il suo sensibilissimo naso aveva
percepito ma il ragazzo, in cuor suo, sperava vivamente che i suoi
sensi, questa volta, si fossero sbagliati. E così, sperando che
Ikkuko non si accorgesse di questa sua preoccupazione, riprese a
correre a perdifiato lungo quella buia e tetra caverna.
Trascorsi alcuni minuti, i due ragazzi si trovarono davanti ad un
vicolo cieco.
“Oh
Kami! Cos’è successo qui?” Chiese Ikkuko, osservando quella
grande quantità di pietre davanti a loro che bloccava la loro
avanzata.
“Non saprei. Forse questa parete è crollata giù durante il
combattimento. Ci sono molti corpi di demoni incastrati tra le
rocce.”
“Potrebbe essere. Shiro deve aver usato una delle bombe create
dalla mamma.”
“Bombe? Shiro ha con sé una cosa del genere?”
“E
non è il solo. Ne ho qualcuna anch’io, però è stato davvero
incosciente ad usarla qui, in un luogo chiuso. Anche se piccole,
hanno un potenziale da non sottovalutare. C’era il rischio che
l’intera caverna collassasse su se stessa!” Disse, portandosi le
mani tra i capelli.
“Wow! Abbiamo corso un bel rischio allora.” Disse Inuki, con un
enorme gocciolone sulla fronte.
“Non immagini quanto.” Rispose sconsolata. “Comunque adesso,
grazie a mio fratello, siamo costretti a trovare un altro modo per
andare avanti.”
“Beh, secondo il mio naso, mia sorella e Shiro sono esattamente
dalla parte opposta della caverna. Viste le circostanze, c’è
solamente un modo per raggiungerli. Ikkuko, tieni ben stretta a me e
non lasciare la presa per nessun motivo, ok?”
“Va bene, ma... dove andia...Yaaaaaaaaaaah!”
Ma la ragazza non poté nemmeno terminare la frase.
Il
giovane mezzo demone aveva iniziato a correre come un pazzo.
“I-Inuki!
D-dove diavolo stai correndo? Shiro e Kaori-chan sono dalla parte
opposta!” Urlò Ikkuko, leggermente spaventata e sconvolta, non
riuscendo a comprendere le azioni del ragazzo.
“Appunto!”
Quell’unica e velocissima risposta sconvolse ancora di più la
giovane taijiya la quale, stretta saldamente al corpo del ragazzo,
non poté far altro che lasciarsi trasportare. In pochissimi istanti
i due raggiunsero l’ingresso della caverna e, solo in quel momento
Ikkuko, vedendo che Inuki guardava verso l’alto, capì finalmente
quali fossero le sue reali intenzioni.
“N-non vorrai...?!”
“Finalmente
hai capito le mie intenzioni, Ikkuko.” Disse con un insolito tono
strafottente che ricordava tanto Kaori, per poi iniziare a scalare,
velocissimo, la montagna rocciosa.
E
in quel momento Ikkuko scoprì che anche Inuki poteva essere una
persona imprevedibile.
Quando
Ikkuko e Inuki raggiunsero la parte opposta della montagna, la scena
che si presentò davanti ai loro occhi era terribile e, ciò che fino
a pochi minuti prima il giovane mezzo demone sperava, con tutto il
suo cuore che non fosse vero, si tramutò improvvisamente in realtà
quando il forte odore di sangue della sorella giunse alle sue narici.
Gli
occhi ambrati di Inuki, colmi di rabbia e disprezzo, vagarono a lungo
su quella spiaggia sporca di sangue e morte, fino a incrociarsi con
quelli, verdissimi, di un demone, il quale non aveva smesso di
osservarli dal momento in cui avevano messo piede su quella spiaggia
dorata.
“Chi
sei, dannato? Perché sulle tue zanne percepisco l’odore del sangue
di mia sorella?” Domandò Inuki, rompendo improvvisamente il
silenzio che si era venuto a creare.
A quelle parole, Tsuchigumo si abbandonò ad una sonora risata.
“Oh,
guarda un po’. Alla fine ce l’avete fatta ad arrivare, mocciosi!”
“Rispondi alla domanda! Cosa hai fatto dei nostri fratelli,
mostro?!” Urlò Ikkuko, scendendo dalle spalle di Inuki e brandendo
l’Hiraikotsu.
“I vostri fratelli? Oh, giusto. State parlando di quei mocciosi con
cui mi sono divertito fino a poco fa?”
“DICCI DOVE SONO, DANNAZIONE!” Ruggì Inuki, furente.
Tsuchigumo rise nuovamente per poi fare uno strano segnale ai piccoli
demoni che erano intorno a lui. Pochi minuti più tardi, davanti agli
occhi sconvolti dei due ragazzi, comparve un enorme bozzolo bianco,
al cui interno era possibile vedere risplendere una tenue luce
bluastra.
“Oh Kami! Ma... quell'energia spirituale... quello è... SHIRO!”
Urlò Ikkuko, portandosi le mani al volto e cominciando a tremare
leggermente per la rabbia e la preoccupazione.
“Vedo che sei molto perspicace, piccola taijiya. E se volete
saperlo, c’è anche quella misera mezzo demone con lui anche se, in
verità, non so dirvi se sia ancora viva.”
Furente come non mai, Inuki si lanciò contro di lui, attaccandolo
con tutta la forza che aveva. Il demone maggiore rispondeva ad ogni
attacco con facilità, ridendo malignamente e non staccando mai il
suo sguardo da quello del giovane mezzo demone, come per sfidarlo.
Poi,
un attacco più veloce del normale, colse di sorpresa il demone
maggiore, il quale venne scaraventato a parecchi metri di distanza.
“Bravissimo Inuki!” Disse Ikkuko, poco distante.
“E... e ora libera immediatamente i nostri fratelli!!” Disse
leggermente affannato e ringhiando contro il demone.
Il demone si passò lentamente una mano sulla guancia ferita per poi
scoppiare nuovamente a ridere.
“Credi
veramente che abbia intenzione di farlo, hanyou? SCONFIGGIMI e solo
allora il bozzolo che imprigiona tua sorella e il monaco scomparirà,
rendendoli finalmente liberi. Ma per farlo dovrai combattere MOLTO,
molto meglio di così.”
“Tsk!
Se è questo ciò che vuoi ti accontento subito, demone.” Disse,
stringendo i pugni e lanciandosi nuovamente contro di lui.
Nel
frattempo Ikkuko, seppur zoppicante, era riuscita a farsi strada tra
i piccoli demoni fino ad arrivare vicino al grande bozzolo
biancastro.
“Shiro!
Kaori-chan! Mi sentite? Rispondete, ve ne prego.”
All’interno
del bozzolo Shiro, ormai quasi allo stremo delle forze, era impegnato
a mantenere attiva la barriera attorno a lui e a Kaori la quale,
ferita gravemente e accasciata sul suo corpo, respirava a fatica e
continuava a perdere sangue.
“N-nee-chan?
S-sei tu?” Disse a stento, non del tutto sicuro che quella che
avesse udito poc'anzi fosse, effettivamente, la voce della sorella.
“Shiro!
Allora siete ancora vivi! Oh, grazie al cielo!”
“Ikkuko-neechan...”
“Kaori-chan invece come sta? È ferita?”
“Si...
è ferita gravemente. Per non parlare dell’enorme quantità di
veleno che ha in circolo nel suo corpo.”
“Veleno? Oh Kami! D-devo avvisare Inuki! Lui sta...”
“Inuki
sta combattendo contro quel demone, vero? Avvertilo di stare attento.
Se... se lo colpisce... Argh!”
“Shiro?!”
“Dannazione!
La mia energia si sta esaurendo, sorellina. Va da lui... dì ad Inuki
di sbrigarsi! Dovete fare fuori quel demone nel minor tempo
possibile. Io... io cercherò di resistere più a lungo che posso.”
Non
appena Shiro ebbe finito di parlare, Ikkuko iniziò a correre a
perdifiato in direzione dell’amico, ignorando il dolore che provava
al piede sinistro ogniqualvolta lo posava al suolo.
Pochi
minuti dopo gli era già accanto ad aiutarlo come meglio poteva nel
combattimento e mettendo a frutto tutti i più duri insegnamenti a
cui aveva dovuto sottostare fin dalla più tenera età.
“S-Shiro?”
Il
suo nome, pronunciato quasi con un sussurro, attirò improvvisamente
l’attenzione del giovane e stremato monaco, facendogli abbassare lo
sguardo.
“Kaori?
Sei sveglia? Come ti senti?”
“Coff! Coff! S-secondo te?!” Disse
ironica, tossendo sangue e muovendosi leggermente su di lui.
“Sta ferma, Kaori! Non devi sforzarti.”
“F-fhè! Strafottuto veleno! Arghh… brucia da morire!” Imprecò,
portandosi una mano sulla ferita all’addome e mettendosi seduta.
“D-dove ci troviamo? E perché hai eretto una barriera attorno a
noi?”
“Quel demone, dopo il suo ultimo attacco, ci ha rinchiuso in questo
bozzolo velenoso. Se non l'avessi creata, a quest'ora ci saremmo già
sciolti all’interno di essa.”
“C-cazzo! Dannato bastardo!” Imprecò nuovamente, furente.
“Non temere. Tuo fratello e Ikkuko stanno già combattendo contro
Tsuchigumo da alcuni minuti. Se almeno loro riescono in questa
impresa, saremo liberi in un batter d’occhio.”
“C-che cosa? I-Inuki e Ikkuko-chan sono qui? Ma... ma... non
possono farcela da soli!”
“Vorrei aiutarli quanto te ma purtroppo siamo bloccati qui dentro.
Dobbiamo solo sperare che vada tutto bene, Kaori.”
Kaori sospirò forte in risposta e, con questa speranza nel cuore,
incominciò a seguire con i suoi acutissimi sensi l’andamento del
combattimento che si stava svolgendo a pochi metri dalla loro
prigione velenosa.
“HIRAIKOTSU!”
Urlò la giovane taijiya, prima di scaraventare il suo enorme
boomerang d’osso contro ciò che rimaneva del piccoli demoni ragno.
“Oh, ma che peccato. Così non avrò più sottoposti a cui dare
ordini.” Commentò ironico il demone maggiore mentre si rimetteva
lentamente in piedi dopo che Inuki lo aveva nuovamente scaraventato
lontano con uno dei suoi attacchi.
“Dopo che ti avremo eliminato non potrai più dare ordini a
nessuno!” Disse Ikkuko, estraendo la sua katana e facendosi vicina
a Inuki.
“Ben
detto!” Disse Inuki.
“Tsk! Credete veramente che sarà così semplice liberarvi di me,
mocciosi? È giunta finalmente l’ora di fare sul serio.”
“Sul serio?”
Fu un attimo e Tsuchigumo, che fino a pochi istanti prima possedeva
le fattezze di un essere umano, assunse, davanti agli occhi scioccati
dei due, l’aspetto di un gigantesco e spaventoso ragno.
“E
ORA PREPARATEVI A MORIRE!” Urlò, per poi buttarsi nuovamente
all’attacco.
Ikkuko e Inuki non impiegarono molto a rendersi conto che, anche se
l’aspetto e soprattutto la stazza del demone erano cambiati, di
certo non era diminuita la sua velocità. Anzi. I suoi movimenti
erano diventati così veloci che, a stento, i due giovani combattenti
riuscivano, di volta in volta, a evitarli.
“Dannazione! Sta diventando sempre più veloce!” Disse Ikkuko,
bloccando con il suo Hiraikotsu la lunga zampa del demone un attimo
prima che riuscisse a colpirla. “Dobbiamo cercare di non farci
colpire, Inuki. Nelle sue zampe...”
“Si, lo so. Me ne sono accorto dal forte odore che emanano. Cerca
di stare attenta anche tu.”
Ikkuko
annuì.
“Si
può sapere cosa diavolo state confabulando alle mie spalle?!”
“La tua fine, naturalmente! PRENDI QUESTO!” Ruggì Inuki, prima
di tranciargli via di netto il grande occhio sinistro, cogliendolo
completamente di sorpresa.
Le
urla di dolore del demone riecheggiarono a lungo in quel luogo, fino
a giungere alle orecchie di Kaori, risvegliandola dal torpore in cui
era momentaneamente caduta.
“Oi
S-Shiro...”
“Cosa c’è Kaori?” Domandò, preoccupato, il giovane monaco.
“L’hanno colpito. Inuki è riuscito a colpire Tsuchigumo!”
Disse in un sussurro in cui era possibile sentire tutta la felicità
che provava in quel momento.
“Cosa?
Davvero?”
Kaori annuì.
“Lo
sconfiggeranno, Shiro. Ora ne sono più che certa.”
Ma
purtroppo, la felicità di Kaori era destinata ben presto a
scomparire.
Angolo dell'autrice
Eeeeeee.. mi fermo qui per oggi!!!
Siete sorpresi, vero? Non vi aspettavate che potessi aggiornare
così presto, vero? Bè.. in realtà non me lo
aspettavo neanche io però, dato che oggi ero riuscita ad
ultimare questa parte, mi son detta: 'Perchè non pubblicare
questo nuovo pezzettino?'
E così ho fatto :D
Ma ho deciso di lasciarvi sulle spine!! Mwahahahahahaha!!! (risata maligna)
Cosa succederà ai nostri amici? e perchè la felicità di Kaori è destinata a finire?
Tutto questo e molto altro lo saprete nel prossimo capitolo.
Un abbraccio a tutti
Kagome123
EDIT 04/04/11
Capitolo modificato grazie a moira78
|
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Capitolo 15 *** La furia di Kaori ***
capitolo quindicesimo
Capitolo quindici: La furia di Kaori
“DANNATI
BASTARDI! CHE VOI SIATE MALEDETTI!” Urlò il grande demone, in
preda al dolore più atroce e accasciandosi lentamente al suolo.
“Che
c’è, dannato? Non ridi più adesso? O forse non credevi che un
misero mezzo demone come me fosse capace di colpirti?” Urlò Inuki
infuriato ma anche soddisfatto di se stesso, mentre osservava il
grande demone ragno dimenarsi per il dolore.
“TACI,
MOCCIOSO! Se credi veramente che io possa essere sconfitto solo a
causa di questo graffietto che mi hai fatto, ti sbagli di
grosso! Roarwwwwwwwwwwwww!”
Un
ruggito spettrale echeggiò improvvisamente in quel luogo circondato
dalle montagne, costringendo Inuki a coprirsi velocemente le delicate
orecchie.
“D-dannato!”
Disse a stento il giovane mezzo demone, ormai persino incapace di
reggersi in piedi.
“Inuki?
Che ti succede?” Domandò preoccupata Ikkuko, non comprendendo lo
strano comportamento del ragazzo e facendosi subito vicina a lui per
aiutarlo.
“I-Ikkuko...
f-fai attenzione. Quel d-dannato sta usando gli ultrasuoni per…
Aaaargh!”
“Ultrasuoni?
Che cosa intendi per...?”
Ma
la ragazza dovette interrompersi.
Un
immane stormo di piccoli demoni alati era apparso nel cielo come per
magia.
E
di certo non dovevano avere buone intenzioni.
‘Da
dove diavolo sono sbucati tutti questi demoni? C-che Inuki, poco fa,
si stesse riferendo a questo?’ Si ritrovò a pensare la giovane
taijiya mentre, leggermente spaventata, aiutava il povero Inuki a
mettersi in piedi.
“Tu,
dannato mostro! Cosa diavolo hai in mente di fare?” Urlò Ikkuko.
“Oh
lo vedrai, piccola taijiya. Eccome se lo vedrai.” Disse il demone,
per poi abbandonarsi ad un risata maligna. “Attaccate, miei
servitori. Attaccate e divorate finché delle loro carni non rimarrà
neanche un pezzettino!”
In
pochissimi istanti, i piccoli demoni furono su di loro, attaccandoli
da ogni lato e, sebbene Ikkuko facesse di tutto per proteggere Inuki,
impossibilitato a combattere a causa degli ultrasuoni che ancora
risuonavano in quel luogo e se stessa, le fu impossibile evitare
molti degli attacchi di quei piccoli demoni.
“Sei
testarda come il tuo amico, ragazzina.” Disse Tsuchigumo mentre
osservava, maligno, la ragazza con il corpo ricoperto di tagli e
sangue, continuare a combattere senza sosta. “Per quanto ancora
credi di poter resistere in quelle condizioni? Mmm?”
“IO NON MI ARRENDERÓ! MAI! HIRAIKOTSU!” Urlò, per poi lanciare
con tutta la forza che aveva in corpo il suo boomerang d’osso
contro il demone ragno.
Il
demone, colto di sorpresa da quel repentino e del tutto inaspettato
attacco, non riuscì completamente ad evitare il colpo e fu
trascinato parecchi metri più in là.
“TU!
DANNATA FEMMINA INGRATA! MUORI!” Ruggì, infuriato come non mai,
prima di rialzarsi e di iniziare a correre velocissimo in direzione
della ragazza.
Ikkuko
si mise subito sulla difensiva ma, velocissimi, i piccoli demoni
alati si portarono in massa davanti a lei, coprendole completamente
la visuale e quindi l’avanzata del demone maggiore.
‘Dannazione!’
Imprecò mentalmente la taijiya, parando gli attacchi dei demoni con
la sua katana.
Prima
ancora che riuscisse a comprendere ciò che le stava accadendo, la
ragazza fu scaraventata improvvisamente lontano dal luogo in cui si
trovava, finendo a pochi passi dal grande bozzolo bianco in cui erano
rinchiusi Shiro e Kaori.
‘Ma
cosa diavolo...?!’ Si ritrovò a pensare, confusa più che mai.
Quando
poi fu nuovamente in grado di alzarsi, una sensazione di
consapevolezza e terrore la avvolse, nel momento stesso in cui,
davanti ai suoi occhi sgranati e sconvolti, una lunga scia di sangue
iniziò a farsi strada tra le zampe dei numerosi demoni alati.
Kaori
si mosse improvvisamente, mettendo in allerta il giovane monaco
stremato alle sue spalle.
“K-Kaori?
Tutto bene?” Le domandò insicuro, notando che il corpo della
ragazza aveva iniziato a tremare terribilmente.
“No...
Non può... NON PUO’ ESSERE VERO!” Urlò Kaori, prima di portarsi
leggermente in avanti e fermarsi di scatto.
“Cosa
succede, Kaori? DIMMELO!” Domandò sempre più preoccupato e
afferrandola forte per le spalle, nel vano tentativo di farla calmare
e farla voltare nella sua direzione.
Ma,
nel momento stesso in cui i suoi occhi furono su quelli di lei, Shiro
capì che la sua domanda non avrebbe mai ricevuto risposta.
Kaori
era pallidissima, quasi cadaverica. Il suo corpo, sconvolto da spasmi
improvvisi e ripetitivi, tremava senza sosta mentre i suoi occhi, ora
spenti e vuoti, fissavano insistenti il nulla, quasi fossero incapaci
di reagire alla tragedia alla quale avevano assistito.
“Kaori!
KAORI! Torna in te, per favore! Cosa è successo? DANNAZIONE, dimmi
cosa è successo là fuori?!” Urlò Shiro, scuotendo leggermente il
corpo inerme e tremante della giovane mezzo demone di fronte a lui,
nella vana speranza che gli parlasse o, per lo meno, gli spiegasse il
motivo del suo strano e preoccupante comportamento.
Ma
Kaori, malgrado tutti i suoi sforzi, continuava non rispondere,
lasciando il povero monaco nell’ansia più totale.
Avrebbe
voluto riprendere a parlarle ma l’urlo disperato di sua sorella
Ikkuko lo bloccò, facendolo voltare di scatto. E in un attimo, tutto
gli fu finalmente chiaro.
Sua
sorella era lì, a pochi passi dal bozzolo bianco in cui era
rinchiuso, in lacrime, e con il corpo di Inuki, grondante di sangue,
accasciato tra le sue braccia.
“Oh
Kami! I-Inuki... Inuki è... No. Non può essere vero...” Disse,
con voce tremante, riportando lentamente lo sguardo sulla figura di
Kaori la quale, ora stretta sul suo petto, aveva cominciato ad urlare
e a piangere, disperata come non mai.
“Ma
che scena straziante. Mi viene quasi da vomitare.” Commentò il
demone con tono colmo di disprezzo, rompendo improvvisamente il
silenzio che si era venuto a creare.
“TU...
DANNATO! MOSTRO CRUDELE!” Disse Shiro, con un tono in cui si poteva
avvertire tutta la rabbia che provava in quel momento.
“Tsk!
Se l’è cercata. Sebbene sapesse benissimo che il mio obiettivo
fosse la sterminatrice, si è messo in mezzo, prendendo il colpo al
suo posto. Che stolto, perdere la vita solo per salvare quella di
un’insulsa umana. Proprio come è successo per sua sorella.”
“TACI
BASTARDO! TACI!” Ruggì improvvisamente Kaori, liberandosi
dall’abbraccio di Shiro e avvicinandosi alla barriera che le
impediva di uscire.
“Oh!
Ma guarda un po’. Non credevo fossi ancora viva, ragazzina.”
Commentò sorpreso il demone, avanzando di qualche passo in direzione
del grande bozzolo. “Hai la pelle davvero dura, devo ammetterlo,
hehe.”
Kaori
ruggì in risposta, incapace di proferire parola a causa della rabbia
che stava invadendo il suo animo.
Il
suo corpo cominciò a tremare nuovamente e sentì il suo sangue
iniziare a surriscaldarsi, quasi fosse pronto ad esplodere e, in
pochi attimi, un fortissimo desiderio di uccidere quel demone di
fronte a lei la invase, annebbiandole completamente la mente e la
ragione.
Shiro,
che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si accorse che
qualcosa non andava quando, davanti ai suoi occhi sconvolti e un po’
spaventati, un’aura violacea e soprattutto maligna, iniziò ad
avvolgere la figura stremata e sanguinante della giovane mezzo
demone, costringendolo ad allontanarsi leggermente per evitare di
essere contaminato.
“K-Kaori?”
Domandò con voce tremante e allungando una mano verso di lei, come
per bloccarla.
La
ragazza si voltò di scatto verso di lui e, nel momento stesso in cui
i suoi occhi lo fissarono, un brivido di terrore lo invase,
costringendolo a ritrarre velocemente la mano.
I
suoi occhi, quei bellissimi occhi ambrati che lo avevano affascinato
dal primo momento in cui l’aveva vista, avevano assunto ora un
colore violaceo che contrastava con quello rosso delle pupille,
rendendoli molto simili a quelli di una belva assetata di sangue.
Sulle guance, due striature dello stesso colore delle iridi, facevano
bella mostra su entrambi i lati insieme a quattro lunghi canini che
fuoriuscivano prepotentemente da quelle labbra rosee, ferendole la
candida pelle ogni volta che ne venivano a contatto.
Shiro
stava per riprendere la parola ma la giovane mezzo demone ruggì di
nuovo, cancellando improvvisamente e con un unico e potentissimo
colpo d’artigli, la barriera in cui era rimasta rinchiusa fino a
quel momento e poi il bozzolo, scaraventando il povero monaco, ancora
incredulo, parecchi metri più in là, a pochi passi da Ikkuko e
Inuki.
Tsuchigumo,
non aspettandosi minimamente una cosa del genere, ora era immobile e
osservava, con volto terrorizzato, quel nuovo avversario a pochi
passi da lui.
‘Cosa
diavolo è successo? E soprattutto com’è possibile che
quest’hanyou abbia ancora tutta questa energia dopo le ferite che
le ho causato?!’ Si ritrovò a pensare, terrorizzato e insicuro,
mentre faceva qualche passo indietro.
Kaori,
finalmente libera da quella prigione, continuava a fissare, rabbiosa
e furente, il demone davanti a lei con un sorriso sadico in volto.
Fu
in quel momento che Tsuchigumo si accorse del colore degli occhi e
dell’aura maligna che sprigionava la ragazza e, senza che potesse
fare nulla per evitarlo, sentì il suo corpo cominciare a tremare,
quasi sapesse che ormai non aveva più via di scampo.
“Non
è possibile! Non è possibile che si sia verificato ciò che penso!”
Disse urlando e con voce tremante mentre, ancora nella sua forma
animale, cominciava a scappare nel vano tentativo di salvarsi la
pelle.
Kaori,
che nel frattempo era rimasta in silenzio per tutto il tempo ad
osservarlo, sorrise ancora di più fino a quando, con una voce quasi
irriconoscibile e che non aveva più nulla d’umano, riprese la
parola, sorprendendo tutti presenti.
“Questa
è la tua fine, demone.”
E
così, quasi fosse un lampo a ciel sereno, Kaori si scaraventò
addosso al demone, cancellandolo in pochissimi secondi dalla faccia
della terra con i suoi affilatissimi artigli.
Shiro
e Ikkuko, bianchi in volto, osservavano pietrificati la scena,
incapaci di proferire parola mentre osservavano la figura dell’amica,
ormai completamente irriconoscibile e con le mani grondanti di
sangue, avanzare minacciosamente verso il gruppo di demoni alati, che
per la paura avevano addirittura dimenticato di essere dotati di ali
per volare.
“Shiro...
Dimmi che quella che sto guardando adesso non è Kaori-chan. Dimmelo,
te ne prego...” Sussurrò, quasi supplicando, la povera taijiya,
portando una mano tremante su quella del fratello, ora accanto a lei.
Shiro
deglutì nervosamente, come per schiarirsi la gola ma, per quanto ci
provasse, nessun suono fu in grado di uscire dalle sue labbra.
No.
Non poteva credere a quello che vedeva. Non era possibile che quel...
mostro assetato di sangue davanti a loro fosse Kaori, quella
stessa Kaori attaccabrighe, testarda, piena di vita e speciale di cui
lui...
NO!
NO! NO!
Continuava
ad urlare nella sua mente come un mantra mentre, incredulo e
sconvolto, si portava le mani in volto come volesse evitare di
guardarla nuovamente, come volesse evitare di vedere quella nuova
immagine che aveva assunto, così diversa da come era abituato a
vederla ogni giorno.
Ma,
anche con gli occhi coperti, nelle sue orecchie continuavano a
risuonare senza sosta le urla di terrore dei piccoli demoni e l’odore
del sangue e di morte, ormai così forte da poter essere percepito da
un semplice umano come lui, non accennava ad abbandonare il suo naso.
Una
sensazione di nausea lo avvolse, costringendolo ad allontanarsi
leggermente per liberare il suo stomaco, mentre nuove urla di terrore
risuonavano nelle sue orecchie.
Ikkuko,
intanto, continuava a piangere con la testa di Inuki stretta sul
petto e miriadi di pensieri si facevano largo nella sua mente,
confusa e sconvolta.
Quella
davanti ai suoi occhi non era Kaori.
No.
Più
guardava e più non ci credeva.
La
sua amica era dolce, testarda, sensibile e non... una crudele
macchina assassina!
'Oh,
Kaori-chan... Cosa ti è accaduto?' Pensava con le lacrime agli
occhi.
Poi
improvvisamente vide Shiro alzarsi e cominciare a correre in
direzione del campo di battaglia, svegliandola da quello stato di
trance in cui era momentaneamente caduta.
“Shiro?!
Ma che fai?! Cosa diavolo hai mente di fare?!” Urlò sconvolta,
cercando di fermarlo.
“Non
lo so, NON LO SO DANNAZIONE! Ma non posso più rimanere immobile ad
assistere a questa scena, sorellina!” Disse continuando a correre.
“Ma...
ma... così ti farai ammazzare!”
“Se
questo è l’unico modo per far sparire definitivamente quella
terribile espressione dal volto di Kaori, allora che sia!” Disse
concludendo bruscamente il discorso e continuando a correre a
perdifiato.
Kaori,
sebbene fosse ancora impegnata a dilaniare i piccoli demoni, si
accorse quasi subito della presenza del giovane monaco all’interno
del campo di battaglia, voltandosi leggermente nella sua direzione.
“Kaori
fermati, ti scongiuro!” Urlò ancora ansimante per la corsa e
facendo qualche passo in avanti.
La
giovane mezzo demone ruggì furente all’intruso, per poi riassumere
una posizione di attacco.
“Kaori,
che ti prende? Io non sono tuo nemico. Sono Shiro, il figlio di
Miroku e Sango. Ti ricordi di me, non è vero?” Disse, continuando
ad avanzare.
Kaori
ruggì nuovamente, mettendo in mostra gli affilati artigli, come per
avvertirlo di stare lontano da lei.
Ma
Shiro continuava imperterrito ad avanzare.
“Kaori,
ti prego. Torna in te. Non... non ce la faccio a vederti in questo
stato! Io...”
Ma
Shiro non poté terminare la frase.
In
un attimo quegli artigli furono su di lui, ferendolo gravemente al
petto.
“SHIRO!
NOOOOOOOOOOOO!” Urlò disperata Ikkuko, incapace di trattenere le
sue emozioni.
Shiro
gemette forte, cadendo in ginocchio davanti a Kaori, la quale lo
osservava con un sorriso malvagio in volto.
“Sei
morto, inutile umano.” Disse Kaori prima di sferrare un nuovo e
letale attacco.
Shiro,
istintivamente, chiuse gli occhi, attendendo la sua fine ma
quell’attacco, per sua fortuna, non sarebbe mai arrivato.
L'angolo dell'autrice
Ed
eccomi di nuovo qui ragazzi. Vi sono mancata? Non ci credo ancora ma..
il nuovo capitolo è già pronto!! Non mi è mai
successo di riiuscire ad ultimare un capitolo così velocemente
O_o
Sono proprio sorpresa di me stessa!!
Bè buon per voi, direte XD
Ma comunque, anche questa volta ho deciso di lasciarvi sulle spine. Hihihihii!
Cosa succederà adesso ai nostri amici?
Tutto questo e molto altro lo saprete nel prossimo capitolo ^^
Grazie a tutti quelli che hanno commentato e un grazie anche a quelli che leggono soltanto. Continuate a seguirmi ^_-
Alla prossima ^^
Kagome123
EDIT 04/04/11
Capitolo modificato grazie a moira78
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Un incontro inaspettato! Kaori contro Sesshomaru. ***
capitolo sedici
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui con voi ragazzi! Vi sono mancata?
Come
avete sicuramente notato, durante questi giorni ho finito di modificare
i capitoli precedenti e ora posso finalmente andare avanti con la
storia ^^
Per farmi perdonare della lunga attesa, ecco a voi due nuovi capitoli che ho appena finito di preparare insieme alla grande moira78, senza la quale non riuscirei più ad andare avanti :P
Oh! Dimenticavo! Ho una piccola sorpresa per voi ^^
Ecco
a voi un piccolo schizzo che ho fatto qualche settimana fa. Purtroppo
non è tutta farina del mio sacco, dato che non sono molto brava nel
disegnare le persone :(, ma è proprio così che mi immagino la figura di
Kaori!
http://tinypic.com/r/282m4pi/7
Mentre quest'altra rappresenta Shiro e Ikkuko ^^
http://i53.tinypic.com/35j9yz8.jpg
Per quanto riguarda Inuki... beh... vedrò di fare qualcosa ^^''
Vi lascio alla lettura dei nuovi capitoli. Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti ^^
Alla prossima ^_-
Un bacione!
Capitolo sedici - Un incontro inaspettato!
Kaori contro Sesshomaru.
Shiro,
non sentendo arrivare il colpo, aprì curioso gli occhi e ciò che
vide lo lasciò completamente a bocca aperta: a pochi passi da lui,
vi era Sesshomaru, il grande demone maggiore, fratello di Inuyasha,
che più volte aveva fatto visita al suo villaggio durante gli anni
della sua infanzia, che teneva immobilizzata Kaori per il braccio,
impedendole qualsiasi movimento.
“Se-Sesshomaru-sama...”
Balbettò Shiro, sconvolto e insicuro su come comportarsi.
“Allontanati,
umano. Mi sei d’intralcio.” Disse il demone guardando il ragazzo
con occhi di ghiaccio.
Incapace
di controbattere, Shiro fece come gli era stato detto andando in
direzione di Ikkuko, la quale nel frattempo si era avvicinata un po’
al luogo in cui si stava svolgendo la battaglia.
Quando
il monaco fu abbastanza lontano, Sesshomaru liberò Kaori dalla sua
forte presa e lei ora lo guardava più furente e rabbiosa che mai.
Per
alcuni interminabili minuti, i due demoni si fissarono senza emettere
alcun suono, come se stessero prendendo tempo per studiarsi l’un
l’altro. Poi il demone maggiore decise di rompere quel silenzio che
si era venuto a creare prendendo improvvisamente la parola.
“È
passato molto tempo dall'ultima volta che ho percepito il tuo odore
Kaori.” Disse con tono freddo e avanzando di qualche passo.
“Ammetto che per parecchi istanti ho avuto parecchia difficoltà
nel riconoscerti, data la forma che hai assunto. Ma alla fine ho
riconosciuto in te un tratto molto particolare, qualcosa che
caratterizzava anche quell'inetto del mio fratellastro.”
Kaori
ruggì in risposta, come se non gradisse il tono usato dal demone di
fronte a lei.
“Sei
proprio come tuo padre: anche tu ti sei lasciata dominare dal sangue
di demone che scorre nelle tue vene, lasciando che prendesse il
sopravvento sul tuo corpo e sulla tua mente e trasformandoti in una
belva assetata di sangue. Si. Una belva che ormai è incapace di
capire persino chi è e, per questo, destinata a combattere fino a
quando il suo corpo non cadrà al suolo, stremato e privo di forze.”
Kaori
ruggì nuovamente, segno che la ragazza stava velocemente perdendo la
pazienza.
“Cosa
c'è, Kaori? Non vedi l'ora di combattere contro di me, non è così?”
Le domandò sarcastico, notando la rabbia che aleggiava nei suoi
occhi.
In
un lampo Kaori si gettò contro il demone con un potentissimo colpo
d'artigli.
Ma
l'attacco andò completamente a vuoto.
“Se
vuoi riuscire a colpirmi, Kaori, dovrai fare molto meglio di così.”
Kaori
ruggì nuovamente per poi iniziare ad attaccarlo con tutta la forza
che aveva in corpo, in preda alla frustrazione e alla rabbia.
Sesshomaru
si limitava a evitare gli attacchi, senza distogliere mai i suoi
occhi da quelli di lei, fino a quando non la colpì con forza allo
stomaco, facendola scivolare lontano sul candido suolo sabbioso.
Kaori,
leggermente stordita da quel colpo inatteso, tossì forte mentre
cercava di rimettersi velocemente in piedi.
“Lo
sai Kaori?” Disse riprendendo improvvisamente la parola. “Molto
tempo fa, quando salvai te e tuo fratello da morte certa, promisi a
tuo padre che, quando sareste diventati abbastanza grandi per
difendervi, io avrei combattuto contro di voi. Ma... adesso...
prendersela con qualcuno che non sa nemmeno chi è... non c'è alcun
gusto...”
Kaori
riprese ad attaccarlo ma un colpo d'artigli più forte degli altri la
scaraventò con forza a terra, facendole perdere i sensi.
“Finalmente
hai smesso di muoverti.” Commentò impassibile il demone maggiore,
mentre avanzava lentamente verso di lei.
Subito
Ikkuko e Shiro, notando l'avanzare minaccioso del demone, si
portarono davanti al corpo privo di sensi di Kaori, nel tentativo di
difendere l’amica.
“Sesshomaru-sama,
la prego, si fermi!” Urlò Ikkuko, allargando le mani.
“Levatevi
dai piedi inutili umani se avete cara la vita!” Rispose gelido
senza fermarsi e muovendo minacciosamente le lunghe dita artigliate.
“NO!
MAI! Se farà anche un altro passo, dovrà vedersela con me!” Urlò
Shiro, sfoderando la sua katana e mettendosi in posizione di difesa.
“Devo
ammetterlo, hai fegato ragazzo, ma se davvero desiderate che la
vostra amica ritorni in sé, dovete sciogliere la trasformazione
usando Tessaiga...”
“Tessaiga?
L-la spada di Inuyasha?” Domandò Ikkuko, dubbiosa.
Sesshomaru
annuì.
“...altrimenti,
appena si risveglia, tornerà ad attaccare più furente che mai.”
‘Ma
allora non è venuto qui per ucciderla!’ Si ritrovarono a pensare
Shiro e Ikkuko nello stesso istante, fissandosi l’un l’altro.
“Ma...
ma... come facciamo? La spada non si trova qui.” Disse Ikkuko in un
sussurro, quasi avesse paura di pronunciare quella frase.
A
quelle parole il grande demone maggiore sgranò gli occhi.
“Cosa?!”
Fu
un attimo e Kaori, risvegliatasi improvvisamente dal suo sonno
apparente, si lanciò contro i due ragazzi, con chiaro intento
omicida. Velocissimo, Sesshomaru contrastò l'attacco ponendosi tra
loro.
“Andate
via di qui! Presto!” Urlò, mentre bloccava a fatica Kaori per le
braccia.
Ikkuko
e Shiro, increduli per quello che avevano appena visto, fecero come
era stato detto loro, sparendo velocemente dal campo di battaglia.
‘Dannazione,
è diventata davvero potente.’ Pensò il demone mentre bloccava una
serie di attacchi a ripetizione, fino a quando non fu colpito
duramente all’altezza della spalla destra e fu costretto ad
arretrare sensibilmente.
“Niente
male, Kaori. Davvero niente male. Erano anni che non mi divertivo
così.” Commentò il demone maggiore, ansimando e con un insolito
sorriso in volto.
Kaori
rispose al sorriso dello zio, quasi gradisse la frase pronunciata dal
demone. Poi riprese ad attaccarlo, sempre più veloce e sicura di sé.
Sesshomaru,
intanto, continuava a evitare ogni attacco, cercando in tutti i modi
di farla stancare.
E
infatti, parecchi minuti più tardi, Kaori cadde al suolo, stremata e
ansimante.
“Bene
Kaori. È giunta l'ora di finirla con questi giochi infantili.”
“Ohh?
Se è questo che desideri, ti accontento subito, zio.”
Quella
frase, detta così all’improvviso, sorprese tutti, compreso il
grande demone maggiore, il quale non si rese nemmeno conto
dell’arrivo di un nuovo e potentissimo attacco, che lo ferì
duramente al volto e al petto.
‘Dannazione!
È veloce. Troppo veloce.’ Imprecò mentalmente Sesshomaru,
portandosi la mano sulla ferita e indietreggiando di qualche passo.
Alla
vista del sangue che colava copioso dal volto del demone, Kaori
ghignò soddisfatta per poi riprendere ad attaccarlo senza sosta.
Il
combattimento andava avanti da quasi un'ora quando una voce, un
sussurro appena accennato, attirò l'attenzione della ragazza
facendola bloccare di scatto.
Sesshomaru
non aspettandosi una simile reazione, mosse leggermente il capo e in
pochi istanti l'odore del secondo figlio di Inuyasha giunse forte e
chiaro alle sue narici.
'Ma
quello è...' Si ritrovò a pensare mentre osservava, con occhi
sgranati, il giovane hanyou che, appoggiato al corpo di Kirara e con
una mano posata sulla profonda ferita all'altezza dello stomaco,
ancora sanguinante, avanzava lentamente nella loro direzione.
Il
corpo di Kaori tremò, scosso da spasmi e, per brevissimo istante, le
sue iridi assunsero nuovamente un colore ambrato.
“F-fratellino?”
Disse a stento, incredula e con una voce che, per qualche momento,
aveva ripreso il suo usuale tono.
“Kaori...
torna in te, ti scongiuro! Non immagini minimamente che strazio sia
per me vederti ridotta in quello stato.” Disse ansimando e
continuando ad avanzare.
“Fratellino...
io...”
Ma
Kaori non poté finire la frase. Dentro di lei il suo ‘io’
demoniaco e la sua parte umana lottavano alacremente tra loro,
cercando di prevalere l’uno sull’altra e gettando così la povera
Kaori, in uno stato di confusione totale, rendendola incapace di
controllare ogni sua azione.
Urlava.
Si
mordeva le mani e le braccia.
Si
graffiava il volto, le gambe, lasciando profondi segni sulla sua
pelle.
Ormai
il rosso del sangue che scorreva su corpo contrastava con il candore
dei suoi capelli, unici superstiti della sua pazzia.
Ikkuko,
non riuscendo a più a sostenere una così crudele scena, si portò
le mani al volto implorando l'amica di fermarsi. Shiro, incapace di
trattenersi, iniziò a correre in direzione della ragazza con
l'intento di fermarla.
“Ora
basta, BASTA KAORI! SMETTILA!” Urlò, afferrandola saldamente per
le braccia e guardandola fisso negli occhi.
Kaori
ringhiò, cercando di liberarsi dalla forte presa di lui ma la forza
spirituale del monaco, che sentiva avvolgerla tutt'intorno, le impedì
di usare appieno la sua forza, fino a farla cadere in ginocchio,
priva di forze.
Poi,
quando finalmente anche le mani di Inuki furono su quelle di Kaori,
una luce accecante invase quel luogo e l'anima nera che fino ad un
momento prima aveva preso possesso del corpo della giovane ragazza,
si placò, scomparendo nel buio di quella notte senza luna.
Kaori
aprì gli occhi di scatto ma fu subito costretta a richiuderli,
accecata dalla forte luce del mattino.
Veloce,
si portò una mano sulla fronte per coprirsi gli occhi.
Era
sudatissima e ansimava, quasi come avesse corso fino ad un istante
prima.
“D-dove
sono?” Sussurrò, guardandosi intorno e non riconoscendo il luogo
in cui si trovava.
La
stanza era enorme e arredata in tipico stile giapponese e con
sfarzosi suppellettili. Alla sua sinistra un separé in legno
finemente lavorato divideva la stanza in due parti esatte mentre alla
sua destra erano disposti due grandi futon. Il suo corpo dolorante,
nudo e inspiegabilmente pieno di bende e di erbe medicinali era
disteso su uno di questi, coperto da una grande e morbida coperta
colorata.
D’istinto
provò a mettersi seduta ma un dolore lancinante all’altezza
dell’addome la invase, facendola gemere forte.
“Ma
cosa diavolo è successo qui?! E soprattutto come diamine mi sono
procurata tutte queste ferite?!” Imprecò ad alta voce, confusa e
cercando di coprirsi.
“Oh,
Kaori-chan! Finalmente ti sei svegliata!”
La
voce squillante e felice di Ikkuko attirò improvvisamente
l’attenzione di Kaori, facendole girare il volto verso la porta
scorrevole davanti a lei. La giovane sterminatrice, con indosso un
semplice kimono bianco, era corsa dalla stanza attigua, attirata
dalle sue urla ed era ora inginocchiata accanto a lei, con le lacrime
agli occhi.
“I-Ikkuko-chan?!
Cosa ti è successo? E soprattutto perché sei piena di fasciature
anche tu?!” Domandò, sempre più confusa, notando le ferite
dell'amica.
A
quelle parole Ikkuko sgranò gli occhi.
“Kaori.
Non mi dirai che... non ricordi nulla di quello che è successo tre
giorni fa?”
“Tre
giorni fa?! Ma di che cosa diavolo stai...”
Ma
la giovane fu costretta ad interrompersi di scatto. Rapidissimi, i
ricordi di quei terribili momenti vissuti durante il combattimento
contro Tsuchigumo, iniziarono a proiettarsi nella sua mente come
vecchie pellicole del cinema d’orrore.
Poi,
posato lo sguardo terrorizzato sulle sue mani, una sensazione di
consapevolezza e disgusto la avvolse, nel momento stesso in cui un
particolare odore di sangue raggiunse prepotentemente le sue
narici.
“Io...
cosa ho fatto?! Cosa è successo?!” Balbettò, mentre il suo corpo
iniziava a tremare.
“Kaori-chan...
ecco... tu...“
“Quindi
non ricordi nulla di quello che è successo durante la
trasformazione?”
Una
voce maschile si aggiunse improvvisamente alla conversazione facendo
voltare le due ragazze in direzione della porta scorrevole.
“Trasformazione?!
Ma di cosa stai... Inuki?! Ma cosa diavolo ti è successo?! Cos'è
quella ferita?” Domandò confusa e preoccupata al tempo stesso.
“Ahh,
non è niente. È solo un graffio. Ahi!” Gemette inginocchiandosi e
portandosi una mano sulla ferita.
“Non
avresti dovuto alzarti dal letto, Inuki. La ferita non si è
rimarginata del tutto e poi hai ancora la febbre!” Disse Ikkuko con
tono preoccupato, correndo ad aiutare l'amico ad alzarsi.
“Ti
ringrazio, Ikkuko. Non è nulla, davvero.” Balbettò, imbarazzato.
“Non
si direbbe dato che la ferita ha ripreso a sanguinare...”
“Aaaaaaaaah!
Dannazione, ragazzi! Sareste così gentili di spiegarmi cosa diavolo
mi è successo tre giorni fa?!” Urlò arrabbiata, cancellando in un
secondo quell'atmosfera.
A
quelle parole Inuki e Ikkuko si fissarono insicuri sul da farsi poi,
dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, il ragazzo riprese la
parola.
“E
va bene. Ti racconterò ogni cosa, sorellina...” Disse, mettendosi
seduto accanto a lei e facendo segno ad Ikkuko di lasciare la stanza.
'Awww!
Non credo che per oggi quei due lasceranno quella stanza.' Pensò tra
sé e sé Shiro, mentre rimboccava le coperte della sorella che
dormiva nel futon accanto al suo e si stiracchiava.
Erano
passate parecchie ore da quando Ikkuko li aveva lasciati soli e,
sebbene la notte fosse calata da un pezzo, nessuno aveva ancora messo
piede fuori da quel luogo.
Sbadigliò.
Si
era ripromesso di aspettare ma la stanchezza ormai stava prendendo
rapidamente il sopravvento del suo corpo ancora convalescente,
rendendogli quasi impossibile tenere gli occhi aperti.
'Credo
che sia meglio che vada a sciacquarmi la faccia.' Pensò mentre
rideva, mettendosi in piedi e iniziando a camminare per un lungo
corridoio illuminato dalla tenue luce delle candele.
Mentre
camminava silenziosamente tra le numerosissime stanze, gli tornò in
mente il momento in cui era stato condotto lì insieme agli altri
suoi compagni.
Mai
e poi mai si sarebbe aspettato dal grande Sesshomaru una gentilezza
del genere.
Anche
se quella era stata la prima volta che aveva interagito con lui, ciò
che aveva visto contrastava del tutto con ciò che gli era stato da
sempre raccontato, finendo così per etichettarlo nella sua mentre
come un demone malvagio e senza cuore.
Ma...
come si dice? L'amore è in grado di cambiare completamente una
persona e, nel momento stesso in cui l'immagine di Rin, la ragazza
che aveva vissuto al villaggio Musashi fino a sei anni prima,
sorridente e vistosamente incinta, era apparsa davanti agli occhi
scioccati suoi, di Inuki e di Ikkuko, molte cose avevano iniziato ad
avere più senso.
'Eppure
stento ancora a crederci...' Si ritrovò a pensare, mentre scendeva
le scale che lo avrebbero portato ad una piccola fontana a cielo
aperto.
“Ahhh!
Ci voleva proprio!” Gemette, mentre continuava a bagnare il volto
con l'acqua ghiacciata fino a svegliarsi del tutto.
Era
già sulla via del ritorno quando un rumore sospetto attirò la sua
attenzione.
Curioso,
si sporse leggermente in direzione del giardino e, con sua grande
sorpresa, notò la figura di Kaori uscire furtivamente da una
finestra di una stanza del palazzo con uno yukata colorato addosso e
il suo zaino in spalla.
'Ma
quella... è Kaori! Cosa diavolo sta facendo?' Pensò sorpreso e
curioso allo stesso tempo.
E
così senza quasi rendersene conto, il ragazzo iniziò a seguirla,
facendo attenzione a non farsi scoprire.
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Capitolo 17 *** Un “nuovo” compagno di viaggio ***
capitolo diciasette
Capitolo
diciassette- Un “nuovo” compagno di viaggio
Erano
passati ormai una decina di minuti da quando Shiro aveva iniziato a
seguire Kaori e, sebbene durante tutto il tragitto l'avesse vista
fermarsi più e più volte a riprendere fiato, la ragazza sembrava
non avere la minima intenzione di interrompere quella sua passeggiata
notturna.
'È
sempre la solita testarda! Ma dove diavolo ha intenzione di andare? E
in quelle condizioni poi!' Si ritrovò a pensare il ragazzo nascosto
dietro ad un grande albero e osservando la figura stremata e
ansimante della ragazza a pochi metri da lui.
Ma,
quando sembrava che stesse per riprendere il cammino, Kaori prese
improvvisamente la parola.
“Per
quanto ancora hai intenzione di seguirmi, Shiro?”
Non
aspettandosi minimamente di venire scoperto, il giovane monaco
sobbalzò, sorpreso e spaventato.
“Ka-Kaori?
Co-come diavolo hai fatto ad accorgerti che...?”
“Mezzo
demone, ricordi?” Commentò sarcastica e visibilmente irritata,
mentre indicava le piccole orecchie dal pelo argentato che si
muovevano.
“Oh
già ! Che stupido che sono! Hehehe.”
“Sono
felice che te ne sia finalmente reso conto, Shiro. E ora spiegami
perché diavolo mi stavi seguendo!” Chiese, sempre più irritata.
“Ecco...
io... in realtà è successo tutto per caso. Ti ho vista mentre
uscivi furtivamente da quella finestra e così... mi sono ritrovato a
seguirti senza nemmeno rendermene conto!” Balbettò, imbarazzato e
grattandosi nervosamente la nuca.
Kaori
si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Ahhh!
Dannazione! Ma perché in quest'epoca è così difficile starsene per
conto proprio? Va bene sei scusato ma, adesso, saresti così gentile
da lasciarmi in pace?!”
“Non
posso. Sei ferita e andare in giro in quelle condizioni non credo sia
la cosa più saggia che tu possa fare. Anche se ci troviamo
all'interno delle terre di tuo zio, non credo dovresti abbassare la
guardia così tan...”
“Confini
o no, nessun demone sano di mente metterebbe piede nei suoi territori
senza che lui se ne accorga prima del tempo. E poi sono in grado di
cavarmela benissimo da sola, Shiro! Lasciami in pace!” Disse brusca
per poi dare le spalle al ragazzo.
“Kaori.
Credi che non abbia notato quante volte durante il tragitto ti sei
dovuta fermare per riprendere fiato o ti sei lamentata per il
dolore?”
“Io?
Lamentarmi per il dolore? Ma quando mai! Ma se era per te che
rallentavo o mi fermavo! Credi che mi sia accorta solo adesso delle
tua presenza? Sono ferita si, ma i miei sensi funzionano benissimo!”
Shiro
sospirò.
“Mi
reputi davvero così stupido, Kaori? Lo sappiamo entrambi che non c'è
nulla di vero in ciò che hai detto. Quindi smettila di fare storie e
torna insieme a me al palazzo!” Disse, afferrandola forte per un
braccio e guardandola fisso negli occhi.
A
quel tocco Kaori gemette di dolore.
“Lasciami
subito, stupido! Mi fai male!”
“S-scusami
tanto ma questo conferma la mia tesi! Tu non sei ancora in grado
di...”
“Fhè!
Quanto sei ostinato! Io sto benissimo, lo vuoi capire o no? Ma perché
fra tutti dovevi venirmi a cercare proprio tu, la persona che volevo
in tutti i modi evita...”
“E
perché mai volevi evitarmi?” Domandò improvvisamente Shiro,
interrompendo il discorso della ragazza.
'Dannazione!
Ho parlato troppo. Maledetta la mia boccaccia!' Imprecò mentalmente
Kaori, portando una mano alla bocca.
“È
per quello che è successo durante la tua trasformazione?”
A
quelle parole Kaori abbassò il capo imbarazzata, incapace di
controbattere.
“Ascoltami
Kaori. Tu non hai nessuna colpa per quello che è accaduto. Non eri
semplicemente in te.”
“E
allora spiegami per quale motivo sei corso verso di me in quel
momento!”
“Se
vuoi proprio saperlo ho agito d'istinto. Volevo fare qualcosa per
aiutarti. Però... è andato tutto bene alla fine, no?”
A
quelle parole Kaori colpì forte Shiro alla testa con un pugno.
“Ahia!
Kaori! Sei impazzita, per caso? Mi hai fatto male!”
“Stupido!
Ma ti sei reso conto che se in quel momento non fosse arrivato zio
Sesshomaru a fermarmi, adesso... adesso tu... Dannazione! Te ne sei
almeno reso conto?!” Urlò stringendo i pugni.
“Kaori.
Non è successo nulla. Io sto bene e...”
Ma
prima che potesse terminare la frase, Kaori si avvicinò al ragazzo e
sciolse il nodo che bloccava la sua veste monacale, quel tanto che
bastava per scoprirgli il petto.
“E
allora spiegami cos'è questa cicatrice che hai sul petto!” Urlò
isterica, stringendo forte la sua veste tra le mani e indicando la
lunga cicatrice sulla parte destra del petto.
Ka-Kaori!
Ma... ma... che fai?” Balbettò Shiro, imbarazzato come non mai,
non aspettandosi minimamente una reazione del genere e afferrando
velocemente i lembi della sua veste per evitare che si aprisse del
tutto.
“Dannazione!
L'odore delle erbe medicinali è quasi insopportabile ma riesco
ancora a sentire il mio odore sulla tua pelle, Shiro...”
“Kaori...
io...”
“Lo
sai che se avessi usato più forza nei miei artigli tu a quest'ora
saresti morto?” Disse, abbassando leggermente il capo e cominciando
a tremare.
Shiro
rimase in silenzio per alcuni minuti, perso nei suoi pensieri.
“Essendo
un seguace di Budda, sono da sempre preparato ad affrontare la morte
e se davvero quello fosse stato il momento designato dagli Dei per la
mia dipartita, io l'avrei accettata senza rimpianto alcuno.” Disse
poi, con un tono quasi solenne, congiungendo le mani in segno di
preghiera.
'Wow.
A volte dimentico che Shiro è un monaco...' Si ritrovò a pensare
Kaori, con un enorme gocciolone sulla fronte. “Comunque
tralasciando il fattore religioso, ti rendi conto del rischio che hai
corso? Dannazione, Shiro io... io... non riesco minimamente a
perdonarmi per quello che ti ho fatto!”
“Kaori,
nessuno poteva sapere che le cose avrebbero preso una piega così
inaspettata e poi, come hai ferito me, avresti potuto prendertela
anche con qualunque altro di noi. In quei momenti la tua mente era
dominata dall'odio e dalla rabbia perché pensavi di aver perso tuo
fratello a causa di quel demone ragno. Tu non hai nessuna colpa anzi,
se ti fa sentire meglio, sappi che io non sono minimamente arrabbiato
con te.” Disse posandole una mano sulla testa e sorridendole.
“Neanche
dopo che ho sfregiato irrimediabilmente il tuo corpo?” Domandò
titubante.
“No.
Non potrei mai esserlo. E poi le cicatrici sul corpo di un uomo sono
un forte richiamo per le fanciulle desiderose d'amore!” Concluse
malizioso.
“Sei
sempre il solito, Shiro...” Disse rassegnata, con un enorme
gocciolone sulla fronte e ridendo leggermente.
“Oi!
Guarda che io sono serissimo!” Ricalcò il povero monaco
incompreso, cercando di far prevalere le sue affermazioni.
“Lo
so, Shiro. Lo so.” Disse seccata e muovendo la mano su e giù.
“Però devo confessarti che mi hai tolto un grosso peso dallo
stomaco.” Continuò guardando il ragazzo il quale, ora libero dalla
sua presa erculea, cercava velocemente di sistemarsi la veste
semiaperta.
“Lieto
di esserti stato d'aiuto allora!” Commentò semplicemente il
ragazzo, con un sorriso a trentadue denti.
Kaori
sospirò e, fatto qualche passo in avanti, prese posto ai piedi di
un grande albero secolare.
“Che
succede Kaori? Non ti senti bene per caso?” Domandò preoccupato
Shiro, andandole vicino.
“No,
no. Non preoccuparti. Sono sollevata. Tutto qui.”
“Oh.
Meglio così allora. Però, se permetti, c'è una cosa che vorrei
chiederti.”
“Dimmi.”
“Dove
avevi intenzione di andare se non ti fossi venuto dietro?”
Kaori,
non aspettandosi minimamente quella domanda, schizzò in piedi.
“C-chi
ti dice che io volessi andare da qualche parte?” Balbettò,
cercando di temporeggiare.
“Beh,
sarò pur stupido quanto vuoi ma... una persona che esce per una
semplice passeggiata non porta con sé la borsa da viaggio.”
A
quelle parole Kaori nascose velocemente lo zaino dietro le spalle.
“M-ma
cosa stai dicendo?! Io non...”
“Credo
sia inutile nascondere l'evidenza, Kaori...”
A
quelle parole la ragazza sbuffò, girando il volto dalla parte
opposta.
“Allora
vuoi dirmi dove andavi o devo usare le maniere forti?”
“C-cosa?
Non avrai intenzione di usare i tuoi poteri spirituali su di me per
caso?!” Chiese titubante e facendo qualche passo all'indietro,
spaventata.
“Mmmh...
no. In realtà... ho in mente qualcosa di MOLTO meglio...” Rispose
avanzando di qualche passo.
Un
sorriso malizioso si disegnò sul volto di Shiro il quale, fattosi
leggermente in avanti con il busto e bloccata Kaori con un braccio,
prese delicatamente il mento della ragazza tra il pollice e il medio
fino a portarla a pochi centimetri dal suo volto. Fu un attimo e
Kaori si ritrovò a tremare per l'intensità dello sguardo di lui.
'C-cosa
diavolo ha in mente di fare?' Si ritrovò a pensare, agitata e
insicura.
I
secondi passavano e il viso del ragazzo si faceva sempre più vicino,
mettendo in subbuglio la delicata mente della giovane adolescente.
Non potendo resistere oltre, Kaori chiuse gli occhi e proprio quando
i loro nasi si sfiorarono, il suono di una risata inaspettata attirò
l'attenzione della ragazza facendole aprire gli occhi.
Shiro
rideva come un pazzo senza un apparente motivo.
“Ma...
che...?” Balbettò confusa e ancora stordita, non riuscendo a
comprendere appieno la situazione.
“Hahahahaha!
Cavolo Kaori! Avresti dovuto vederti! Eri troppo buffa! Hahahahahaha!
Non sono riuscito a trattenermi!” Disse il ragazzo tra le risa
liberando la ragazza e appoggiandosi al tronco di un albero.
A
quelle parole Kaori si inginocchiò a terra con il volto
completamente bordeaux.
'Quello
stupido... quello stupido ha cercato di... ha cercato di...! Di...!
DI...!'
“Mmmh?
Cosa c'è Kaori? Sei dispiaciuta per non aver ricevuto il bacio che
tanto speravi?” Domandò diretto e con una punta di malizia,
facendo sobbalzare la povera ragazza ancora incapace di reggersi in
piedi.
“Tu
credi v-veramente che io... che io ti avrei permesso di... di
spingerti così oltre?! Sei veramente uno stupido se pensi questo!”
Balbettò furiosa e imbarazzata, cercando in tutti i modi di non
guardarlo negli occhi.
Kaori
non aveva nemmeno fino di parlare che Shiro si portò nuovamente
faccia a faccia con lei, sorprendendola completamente.
“Non
mi è sembrato di aver visto nessuna resistenza da parte tua. Dimmi
la verità: tu VOLEVI che ti baciassi, non è così?” Le disse con
una voce irriconoscibile e quasi sensuale, sfiorandole leggermente
l'orecchio sinistro con la punta delle dita.
Kaori
si morse le labbra per trattenere un gemito.
Shiro
ghignò.
“Allora?”
Domandò impaziente e continuando a fissarla.
Kaori,
incapace di controbattere e imbarazzata, schizzò via come un
fulmine, cogliendo completamente di sorpresa il giovane monaco
accanto a lei.
Shiro,
confuso, si mise subito al suo inseguimento.
'Credo
di aver esagerato questa volta...' Si ritrovò a pensare mentre
correva, con un enorme gocciolone sulla fronte.
“N-non
ti avvicinare! Stai lontano da me!” Urlò Kaori imbarazzata più
che mai e stretta ad un ramo che si affacciava su un profondo dirupo.
“E
dai Kaori scendi giù! Lo so, ho esagerato, ma ti assicuro che stavo
solo scherzando!” Disse cercando di rassicurarla.
“Scherzo
o no, ti consiglio di rimanere lì dove sei, bonzo pervertito che non
sei altro! Altrimenti non ci penserò due volte a saltare giù nel
dirupo!
“Saltare
giù?! M-ma Kaori sei impazzita? Ti farai male in quelle condizioni!”
“Fhè!
Non temere. Non mi farò nulla di male e poi così risparmierò un
bel po' di strada se mi muovo via fiume!”
“Via
fiume? Non mi dirai che vuoi tornare a valle?”
'Maledizione!
Perché è così dannatamente perspicace questo ragazzo!?' Pensò
Kaori portandosi una mano al volto.
“Ora
mi è tutto chiaro! Tu vuoi raggiungere il pozzo mangia ossa per
recuperare Tessaiga, non è così?”
“E
anche se fosse?!” Rispose brusca, girando il volto dall'altra
parte.
Shiro
sospirò.
“Senti
Kaori. Capisco benissimo che vuoi che ciò che è accaduto pochi
giorni fa non si verifichi più, però... non puoi fare di testa
tua!”
A
quelle parole Kaori fece un balzo fino ad atterrare vicinissima al
ragazzo.
“E
perché non posso?! Fino a prova contraria viviamo in un mondo
libero!” Urlò arrabbiata.
“Io
non intendevo questo! È solo che non capisco perché ti ostini a
fare una cosa tanto rischiosa da...”
“Shiro
tu sei solo un essere umano. Non puoi capire ciò che provo!”
“E
cosa non sono in grado di capire?! Perché non me lo spieghi una
volta per tutte?” Urlò irritato.
Kaori
sospirò per poi fare qualche passo verso un grande albero lì
vicino.
“Tanti
anni fa, quando io e mio fratello eravamo ancora dei neonati, fummo
testimoni di una delle ultime trasformazioni di mio padre e, sebbene
siano passati molti anni da quel giorno, non ho mai dimenticato i
suoi occhi iniettati di sangue che ci guardavano e la sensazione che
provai. Infatti, durante quasi tutta la mia infanzia, quell'immagine
così irreale di mio padre era solita apparire nei miei sogni,
facendomi svegliare di soprassalto e costringendomi a cercare rifugio
nel lettone dei miei. Mio padre, per consolarmi, mi ripeteva più e
più volte che avrebbe fatto di tutto affinché una cosa del genere
non fosse mai capitata alla sua bambina ma, con il passare degli
anni, il mio potere spirituale si è attenuato irrimediabilmente,
lasciando sempre più spazio al potere demoniaco. Fino a pochi giorni
fa io non comprendevo quale significato avesse una cosa del genere.
Ma adesso è tutto molto più chiaro.”
“Kaori...”
“Tu
non puoi minimamente immaginare cosa si provi in quei momenti... cosa
ho provato, Shiro! Io... io... non voglio più fare del male a
nessuno, lo capisci questo?!”
Shiro,
incapace di replicare, restò in silenzio per parecchi minuti immerso
nei suoi pensieri.
“Permettimi
dunque di accompagnarti, Kaori.” Disse improvvisamente, rompendo il
silenzio.
“Eh?”
“Credo
che ti sia resa conto che non puoi sostenere un viaggio del genere
nelle tue condizioni. Permettimi dunque di essere il tuo compagno di
viaggio.”
“Il
mio... compagno di viaggio? Ma... ma...”
“Ti
prometto che non mi lamenterò, seguirò i tuoi ritmi e non ti sarò
di disturbo alcuno. E poi, fare un viaggio completamente soli è
noioso, non credi?” Disse ridacchiando.
“Già.
Su questo hai perfettamente ragione.” Rispose ridacchiando anche
lei. “E va bene! Voglio darti fiducia. Però, alla minima lamentela
che sentirò o al più piccolo atto perverso, sappi che non ci
penserò due volte a spedirti indietro a calci nel sedere!”
“Non
temere. Non ti deluderò! Ma adesso come facciamo ad avvisare gli
altri?”
“Ci
penserò io!”
Una
vocina squillante attirò l'attenzione dei due ragazzi, facendoli
voltare di scatto.
Davanti
ai loro occhi sorpresi vi era un bambino di circa 5 o 6 anni dai
grandi occhi ambrati, i capelli color dell'argento, le orecchie a
punta e una coda che si muoveva velocemente da una parte all'altra,
che li guardava sorridente.
“E
tu chi sei?” Domandò Shiro, prendendo la parola per primo.
“Il
mio nome è Hiromaru. Piacere di conoscervi.” Disse semplicemente
il bambino, continuando a sorridere.
“Ehm...
ciao, piccolino. Posso chiederti che ci fai in giro a quest'ora e
soprattutto completamente solo?” Gli domandò Kaori,
inginocchiandosi leggermente.
“Non
sono solo. Mio padre è qui intorno. Ho sentito delle voci e così ho
deciso di venire a controllare.”
“Tuo
padre?”
Ma
la ragazza non poté terminare la frase. In quel momento apparve
davanti a lei suo zio Sesshomaru che osservava i due ragazzi con il
suo solito sguardo gelido.
“Hiromaru.
Lo sai che non devi andartene in giro a quest'ora della notte.”
Disse il demone con tono severo, rivolgendosi al bambino.
“Ma
padre! Non riuscivo a prendere sonno! Mi annoiavo!” Replicò il
bambino, correndo vicino al demone e tirandogli la veste in modo
giocoso.
A
quelle parole Kaori e Shiro sgranarono gli occhi.
'Quello
è... il figlio di Sesshomaru? Incredibile!' Si ritrovarono a pensare
nello stesso momento i due ragazzi, visibilmente scioccati.
“Quindi
tu sei... tu sei...” Balbettò Kaori, rivolgendosi al bambino.
Il
bambino annuì e corse subito in direzione della ragazza.
“Tu
devi essere Kaori, non è così? Hai delle orecchie davvero buffe,
cuginetta!” Disse il bambino sorridendo e saltellando da una parte
all'altra.
Kaori
rimase lì a fissare il bambino a pochi passi da lei senza spiccicare
una parola.
Era
così diverso. Non aveva nulla che lo collegasse a quello zio
spietato e senza cuore di cui si ricordava appena. Beh... forse la
coda e la voglia a forma di mezza luna sulla fronte, ma... da dove
era venuto fuori quel carattere così solare e gioioso?
“Vedo
che ti sei ripresa Kaori. E più velocemente di quanto mi
aspettassi.” Disse improvvisamente il demone, distogliendo la
ragazza dai suoi pensieri.
“Eh?
Oh... già. Molte ferite non sono ancora guarite del tutto però...
mi sento abbastanza bene.” Disse imbarazzata Kaori, non
aspettandosi che lo zio potesse rivolgerle la parola.
“Capisco.
Sarà meglio rientrare Hiromaru. Hai un messaggio da recapitare.”
Il
bambino annuì cominciando a seguire il padre, che nel frattempo
aveva già iniziato ad incamminarsi.
“Aspetta
un attimo zio Sesshomaru!” Urlò improvvisamente Kaori, bloccando
l'avanzata dei due. “Io... io... volevo scusarmi...” Continuò
insicura.
“Non
hai alcun motivo di scusarti per quello che hai fatto.”
“Ma...
ma io...!”
“Erano
anni che non mi imbattevo in un avversario di tale valore.” Disse
semplicemente il demone, bloccando il discorso della ragazza. “La
prossima volta però, mi piacerebbe affrontarti nella tua forma di
mezzo demone.”
“Io...
ehm.. certamente! Quando vuoi!” Rispose incerta ma anche fiera di
sé.
Sesshomaru
annuì.
“E
ora andiamo Hiromaru.” Disse prima di sparire insieme al bambino
così come era venuto.
“Wow.
Ricevere un complimento dal grande Sesshomaru! Questa si che è una
cosa che non si vede ogni giorno!” Commentò Shiro, ancora
scioccato per quello a cui aveva assistito.
“Già...
stento anch'io a crederci.” Disse Kaori con voce atona, incapace di
riprendersi dallo shock.
“Parlando
d'altro, lo sai che hai un cuginetto davvero carino, Kaori? Per non
parlare di quella codina... non è che ce l'hai anche tu nascosta da
qualche parte?” Chiese malizioso e guardando la ragazza dal basso
verso l'alto.
“Ah?
Ma cosa diavolo vai blaterando, pervertito di un monaco?! Ti sembra
una domanda sensata da fare?” Rispose irritata e portandosi le mani
all'altezza del fondo schiena, quasi volesse proteggerlo dallo
sguardo indagatore di lui.
“Stavo
scherzando! Stavo scherzando! Come sei permalosa, Kaori-chan!”
“Smettila
di chiamarmi così!”
Shiro
scoppiò a ridere.
'Ahhh...
chi me l'ha fatto fare?! Spero proprio che questo nuovo viaggio in
compagnia di questo ragazzo non duri troppo a lungo.' Si ritrovò a
pensare Kaori sconsolata prima di incamminarsi insieme a Shiro in
direzione del fiume.
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Capitolo 18 *** La preoccupazione di Inuki ***
capitolo diciotto
Capitolo diciotto – La preoccupazione di
Inuki
Un caldo raggio di sole attraversò la finestra
semi aperta della grande stanza dove Inuki stava dormendo
serenamente, andando a colpire il ragazzo all'altezza del viso.
“Mmmh... Kaori... ma perché non chiudi mai
quella dannata finestra? Ti diverti così tanto a svegliarmi in
questo modo?” Disse con voce irritata e impastata dal sonno, mentre
si stropicciava gli occhi e si muoveva sul grande futon per cercare
di evitare quel fastidioso raggio di sole.
Ma più si muoveva e più si accorgeva che
qualcosa non andava.
Curioso, aprì lentamente gli occhi e solo in
quel momento si accorse che Kaori non era più accanto a lui.
'Ma guarda un po' quell'incosciente! Dove
diavolo sarà andata a cacciarsi nelle sue condizioni? Manca persino
lo yukata che la compagna di Sesshomaru ha fatto preparare per lei.'
Pensò irritato e preoccupato, mentre si stiracchiava e si metteva
seduto, respirando a pieni polmoni la fresca aria del mattino.
E in quel momento Inuki si bloccò.
Come un lampo le parole che la sorella aveva
pronunciato la sera prima gli tornarono alla mente e un dubbio atroce
iniziò a tormentarlo.
Flashback
Erano passati alcuni minuti da quando Inuki
aveva terminato di raccontare a Kaori ciò che era successo tre
giorni prima durante la battaglia contro Tsuchigumo e, dopo essere
finalmente riuscito a consolarla e a farla calmare, ora i due
fratelli erano l'uno tra le braccia dell'altra.
“Va meglio, sorellina?” Le domandò
Inuki mentre l'abbracciava, facendo passare lentamente la mano tra i
suoi lunghi capelli argentati.
Kaori annuì, affondando di più il volto
sul petto del fratello e continuando leggermente a singhiozzare.
“Inuki... perché me? Perché proprio io
ho dovuto vivere questa terribile esperienza sulla mia pelle?”
Chiese con la voce che le tremava.
Inuki rimase in silenzio per alcuni minuti,
insicuro su come risponderle. Poi, fatto un profondo sospiro, prese
la parola.
“Perché tu, tra i due, sei quella più
simile a nostro padre, colei che ha in sé più sangue demoniaco che
sangue umano e, quindi, maggiori possibilità di perdere il controllo
e trasformarsi in un essere assetato di sangue. Il papà e la mamma
avrebbero voluto parlarne con te, metterti al corrente di questo
ma... nessuno si aspettava che... saremmo stati catapultati in un
mondo completamente diverso da quello in cui eravamo abituati a
vivere.”
“Quindi tu... già sapevi che...?”
“Se devo essere sincero, no. Cioè...
erano parecchi anni che avevo dei sospetti ma... nessuna certezza.
Poi quando ti ho visto con quell'aspetto, tutto è diventato più
chiaro.”
“Già, lo immaginavo. D'altronde è sempre
stato così tra noi. Tu sei sempre stato in grado di capire ciò che
mi accadeva prima di chiunque altro.”
“Siamo gemelli o no?”
Kaori rise in risposta.
“Grazie per avermi fermato, fratellino.”
“In realtà dovresti ritenerti molto
fortunata. In quel momento non credevo di avere in me un tale
potere... anche perché, quando accadde a nostro padre, ci volle la
forza spirituale di entrambi per fermarlo.”
“Sono passati tanti anni da quel giorno.
Non siamo più quelli di allora, lo sai.”
“Già. Forse hai ragione.” Disse
abbassando il capo e guardando la sorella negli occhi.
“Che proponi di fare adesso, Inuki?”
“Per adesso nulla. Rimarremo qui fino a
quando le nostre ferite e quelle degli altri non si saranno
completamente rimarginate. Poi agiremo di conseguenza.”
“E se, invece di aspettare, tornassimo
indietro per recuperare Tessaiga?” Disse a bruciapelo la ragazza,
bloccando il discorso del fratello.
“Cosa? Tornare indietro?! M-ma Kaori! Sei
uscita fuori di senno per caso?! Ti ho appena finito di dire...”
“Fhè! Tante storie per due graffi! Lo sai
benissimo anche tu che al massimo tra due giorni la maggior parte di
queste ferite sarà sparita!” Continuò, bloccando il suo discorso.
“Si ma... hai pensato che c'è anche la
possibilità che il pozzo potrebbe non funzionare?”
“Ormai è più che chiaro che il sigillo
che bloccava il passaggio tra le due Ere è stato infranto. E poi,
quando accadde alla mamma, non c'era bisogno che avesse con sé
l'intera sfera per poterlo attraversare! Ragiona, Inuki! Abbiamo più
di dieci frammenti della sfera purificati nelle nostre mani! Se non è
fortuna questa!”
“No! No! E ancora no! Non ci pensare
nemmeno! È una cosa troppo azzardata! Credo che sarebbe meglio
andare dal maestro Totosai e farti forgiare una nuova spada che abbia
le stesse caratteristiche.”
“Andare da quel vecchio decrepito? Fhè!
Non ci penso nemmeno! Inuki, non ricordi quello che ci ha detto
nostro padre? Tessaiga è una spada unica nel suo genere, una spada
che non può essere replicata in nessun modo!” Urlò Kaori,
cercando di far prevalere le sue ragioni.
Inuki sospirò.
Kaori aveva ragione. Aveva dannatamente
ragione ma... come poteva chiedere a Shiro ed Ikkuko di fare marcia
indietro ora che erano così vicini alla meta?
“Ascoltami Kaori. È troppo rischioso
partire nelle nostre condizioni. E poi...”
“Inuki, IO HO BISOGNO DI QUELLA SPADA! Lo
capisci oppure no?! E se... nel frattempo... mi trasformassi di
nuovo?!” Continuò con la voce che le tremava.
“Questo non accadrà. Te lo assicuro,
sorellina. Almeno fino a quando io rimarrò vicino a te.”
“Eh?”
“Sarò io la tua Tessaiga, sorellina.”
“Oh… fratellino...”
“Fin quando mi sarà possibile, farò di
tutto ciò che è in mio potere per evitare che ti accada nuovamente
una cosa del genere. Te lo giuro sulla mia stessa vita.”
Kaori, incapace di contenere le sue
emozioni, si strinse forte al petto del fratello mentre calde lacrime
le bagnavano il viso.
“Grazie, fratellino.” Disse tra i
singhiozzi.
“Di nulla. E ora dormiamo Kaori. Domani
mattina parleremo con Shiro e Ikkuko per decidere il da farsi.”
“Va bene, Inuki. Come vuoi tu.” Commentò
mentre si passava una mano sugli occhi, per poi accucciarsi accanto
al fratello e mettersi a dormire.
Fine Flashback
Inuki era ancora perso nei suoi pensieri quando
una voce di donna lo distolse, riportandolo con i piedi per terra.
“Inuki sei sveglio? Posso entrare?”
Si trattava di Rin, la compagna di Sesshomaru.
Durante quei tre giorni in cui era stato ospite in quella casa,
l'aveva incontrata pochissime volte e, ogni volta che accadeva, gli
sembrava quasi impossibile che una donna così solare e piena di vita
avesse potuto avere a che fare con suo zio Sesshomaru, tanto da
viverci insieme formare una famiglia.
“Oh siete voi Rin-san. Entrate pure.”
La donna annuì ed entrò silenziosamente nella
stanza insieme a un bambino di circa cinque o sei anni che guardava
il ragazzo con un sorriso furbetto stampato in volto.
“Oh, ciao Hiromaru. Ci sei anche tu. Sono
felice di rivederti.” Disse con tono dolce, sorridendo al bambino.
Quella non era la prima volta che Inuki
incontrava Hiromaru. Il giorno prima, infatti, il bambino era entrato
di straforo nella camera dove dormiva e, con sua grande sorpresa, era
venuto a sapere che il suo nome era Hiromaru e che era il primogenito
di suo zio. All'inizio Inuki aveva pensato che il bambino volesse
prenderlo in giro ma poi, man mano che i minuti passavano e imparava
a conoscerlo, non ebbe più dubbi sulla sua effettiva identità.
Il bambino in risposta corse verso di lui,
abbracciandolo forte.
“Ciao
cuginetto! Vedo che stai molto meglio oggi. Sono davvero felice,
lo sai?” Gli disse mentre scodinzolava.
Inuki sorrise, accarezzandogli la testa.
“Non sapevo vi conosceste...” Commentò la
donna sorpresa, prendendo posto vicino al futon del ragazzo.
“L'ho conosciuto ieri per caso. È un bambino
molto vivace ed estroverso.”
Rin sorrise.
“Già. È un aspetto che ha ereditato da me.”
'Lo immaginavo!' Si trovò a pensare Inuki,
ridacchiando tra sé e sé.
“Se posso chiedere, qual è il motivo della
vostra visita Rin-san?” Chiese Inuki, con tono molto formale.
“Oh, Inuki te ne prego... Non usare quel tono
così formale con me. Mi fai sentire terribilmente a disagio! In fin
dei conti sono tua zia, no?”
Inuki si grattò la nuca, imbarazzato.
“Mi dispiace. È solo che... non vi conosco e
poi... sono stato educato in questo modo.” Continuò, imbarazzato.
Rin ridacchiò.
“Si vede che sei il figlio di Kagome-sama.”
“Avete conosciuto mia madre?”
Rin annuì.
“Si. L'unico mio rammarico è che non ho
potuto interagire con lei quanto avrei voluto. L'ultima volta che
l'ho vista, avevo da poco iniziato a vivere nel villaggio Musashi
insieme alla vecchia Kaede.”
“Immagino che abbiate assistito al funerale
di mio padre.”
“Si. Lo ricordo molto distintamente ma mi è
giunta voce che, alla fine, Inuyasha-sama è tornato alla vita, non è
così?”
“Come fate a saperlo?” Chiese sorpreso, non
aspettandosi quella domanda da parte della donna.
“Beh... vivere in un castello popolato di
demoni ha i suoi vantaggi, non credi?” Rispose la donna
ridacchiando leggermente. “Quando l'ho saputo sono stata molto
felice per voi.” Continuò sorridendogli.
Inuki rispose al sorriso.
Hiromaru tirò il vestito della madre come per
ricordarle il motivo per cui erano venuti.
“Oh, che sbadata! Hai ragione, Hiromaru.
Inuki, c'è una cosa molto importante di cui dovresti venire a
conoscenza.”
“Qualcosa di molto importante?” Chiese
Inuki, leggermente in ansia.
La donna annuì.
“Questa notte Hiromaru ha incontrato Kaori
mentre attraversava i confini delle terre di tuo zio.” Disse senza
troppi giri di parole.
Inuki sbiancò.
'Maledizione a quella stupida! Allora era come
temevo! Perché, perché ho abbassato la guardia stanotte?' Imprecò
mentalmente Inuki, stringendo forte i pugni.
“E dov'è ora? L'avete fermata, vero? Ditemi
che l'avete fermata!” Disse, sempre più in ansia.
La donna fece di no con la testa.
“Mi spiace Inuki. A quanto mi ha raccontato
Hiromaru, Sesshomaru li ha lasciati andare senza fermarli.”
“Li? Chi c'era con lei?”
“Il signor monaco, naturalmente!” Disse
Hiromaru entrando nel discorso.
“Il signor monaco? Non mi dirai che... Shiro
l'ha seguita?”
Il bambino annuì.
“Ho visto che si sono diretti verso il
fiume.” Continuò il bambino.
'E ora gli incoscienti sono due! Dannazione!
Perché non mi hai aspettato, Kaori?' Disse mentalmente portandosi
una mano al volto, sconsolato e preoccupato allo stesso tempo.
“Ikkuko è già al corrente di quello che è
successo?” Domandò cercando di contenere la sua preoccupazione.
“Si. Mi hanno informato pochi minuti fa.”
Disse la taijiya entrando improvvisamente nella stanza e aprendo con
rabbia la porta scorrevole. “Quello stupido! Mi domando cosa gli
sia saltato in mente! Ma perché non l'ha convinta a tornare
indietro, dico io!?” Continuò irritata e prendendo posto accanto a
Rin e a Hiromaru.
“Mia sorella è troppo testarda, Ikkuko.
Sicuramente Shiro, non essendo riuscito a farle cambiare idea, avrà
deciso di andare con lei, viste le condizioni in cui era.” Disse
Inuki, pensieroso.
“Beh... se può consolarvi, finché quei due
rimarranno insieme, non credo che potranno correre molti pericoli.”
Disse la donna cercando di tranquillizzare i due ragazzi.
Inuki sospirò.
Rin aveva ragione ma il dubbio rimaneva: Shiro
sarebbe stato in grado di proteggere sua sorella fino a quando non si
fosse completamente ristabilita e durante la notte di luna piena,
alla quale mancavano meno di quattro giorni? E poi, cosa sarebbe
accaduto se, nella peggiore delle ipotesi, Kaori avesse perso
nuovamente il controllo?
Dannazione.
Perché? Perché avevano fatto entrambi una
cosa così maledettamente azzardata?!
“Se, come ha detto il bambino, stanno
navigando il fiume, hanno già parecchi giorni di vantaggio rispetto
a noi. Che facciamo Inuki? Te la sentiresti di raggiungerli?”
Chiese improvvisamente Ikkuko interrompendo i suoi pensieri.
Inuki rimase in silenzio per alcuni minuti
portandosi più volte la mano sull'addome ancora coperto dalla
vistosa fasciatura.
“Si. Per me non c'è alcun problema.” Disse
poi serio, stringendo i pugni e alzandosi in piedi.
“Ma ragazzi, ragionate! Inuki non è in
condizioni di muoversi! La sua ferita è ancora...”
“Si, sono consapevole che la mia ferita è
ancora aperta ma Kaori è in condizioni ben peggiori. Mi dispiace
Rin-san ma, vista la situazione, non credo sia opportuno indugiare
ancora.” Disse alla donna, incominciando a sistemare la sua borsa.
“Ma... ma... ragazzi!”
“Sei con me, Ikkuko?” Disse poi
rivolgendosi alla taijiya, la quale già indossava la sua veste da
sterminatrice.
Ikkuko annuì.
“Ti aspetto fuori in giardino, Inuki. Kirara
è già lì, pronta per partire. Ti ringrazio per averci accolto
nella tua casa, Rin-oneesama.” Disse per poi uscire velocemente
dalla stanza.
Rin avrebbe voluto replicare ma non ebbe il
tempo di farlo perché la ragazza era già sparita così come era
venuta.
“Ti raggiungo tra qualche minuto, Ikkuko!”
Disse Inuki mentre cercava una maglietta pulita nella borsa e si
vestiva in fretta e furia. “Rin-san, la ringrazio infinitamente per
tutto quello che ha fatto per noi.” Disse poi alla donna, la quale
lo guardava scioccata e insicura.
“Siete proprio sicuri che questa sia la cosa
giusta da fare? Una volta superate le montagne sarete fuori dai
confini delle terre di Sesshomaru e perderete ogni protezione.”
Chiese, seria.
“È un rischio che devo correre, Rin-san. Mi
spiace andare via in questo modo ma sono troppo in ansia per quei
due.”
“Ti capisco. Anch'io tanto tempo fa avevo una
sorella. Mi spiace soltanto che non abbiamo potuto conoscerci
meglio.”
“Dispiace anche a me...”
“Quindi te ne vai, cuginetto?” Chiese
improvvisamente il piccolo Hiromaru con tono triste, bloccando
l'avanzata del ragazzo.
“Si. Mi dispiace Hiromaru.”
“Nooo! Proprio ora che avevo trovato un amico
con cui giocare!” Disse con i lacrimoni agli occhi e abbracciando
forte la gamba del ragazzo. “Mi sono stancato di giocare da solo!”
“Hiromaru, non dovresti dire così. Molto
presto avrai un fratellino o una sorellina con cui giocare. Non sarai
più solo.” Disse Inuki con tono dolce posandogli una mano sulla
testa.
“Si però... sono tanti mesi che è lì nella
pancia della mamma e non si decide ad uscire! Mi sono stufato di
aspettare!” Borbottò incrociando le braccia e mettendosi seduto.
“Manca poco meno di un mese, Hiro-chan. Devi
avere solo un altro po' di pazienza. E poi... questo non è un addio.
Sono sicura che molto presto Inuki e Kaori torneranno al palazzo a
farci visita.” Disse Rin, cercando di rassicurarlo.
“Davvero? Dici davvero, mammina?” Chiese il
bambino guardando la donna con occhi speranzosi
Rin annuì.
“Tua madre ha ragione. Molto presto torneremo
a trovarti, Hiromaru. Te lo prometto.” Disse Inuki sorridendogli.
Il
bambino in preda alla felicità
cominciò a correre come un pazzo da una parte all'altra della stanza
per poi saltare tra le braccia del ragazzo.
“Evviva! Evviva! Evviva!” Urlò felice come
non mai.
“E ora devo proprio andare. Rin-san,
salutereste zio Sesshomaru da parte mia?”
“Senz'altro. Mi raccomando ragazzi, state
attenti.”
Inuki annuì per poi uscire velocemente dalla
stanza con lo zaino in spalla.
'Aspettami, sorellina. Sto arrivando da te.'
Pensò mentre, insieme ad Ikkuko, si librava in volo in groppa a
Kirara.
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Capitolo 19 *** Notte di luna piena ***
capitolo diciannove
Capitolo diciannove – Notte di luna piena
Erano ormai trascorsi tre giorni da quando
Shiro e Kaori avevano iniziato a navigare il fiume grazie ad una
zattera che avevano costruito e, fino a quel momento, il viaggio si
era rivelato tranquillo e piacevole.
“Aaah! Che noia! Sono passati tre giorni da
quando siamo partiti e ora che finalmente tutte le mie ferite sono
guarite non c'è nemmeno un piccolo demone con cui divertirsi!”
Sbuffò seccata la ragazza, mentre si godeva il caldo sole
pomeridiano che piano piano stava sparendo dietro le montagne alle
loro spalle.
“Però lo sai, Kaori? È stata davvero un
ottima idea la tua. Grazie alla forza della corrente, arriveremo a
valle in meno di sette giorni.” Disse Shiro, osservando il
paesaggio circostante e cercando di orientarsi.
“Oh? Non credevo che alla fine ti saresti
ricreduto, Shiro. Tu che, fino a tre giorni fa, avevi persino paura
di mettere piede sulla mia zattera!” Disse Kaori con una punta di
sarcasmo, portandosi vicino al ragazzo e punzecchiandolo con un dito.
“Beh... in realtà avevo solo timore che
l'imbarcazione che hai costruito non fosse abbastanza resistente per
sostenerci entrambi ma, per una volta, le mie supposizioni si sono
rivelate errate. Ti chiedo scusa, Kaori.” Rispose Shiro chinando
leggermente il capo per scusarsi.
“Fhè! Scuse accettate. Solo che adesso mi
hai fatto sorgere un dubbio.”
“Che dubbio?”
“Non è che... per caso... tu... non sei in
grado di nuotare, Shiro?” Gli domandò a bruciapelo, guardandolo
sospettosa.
“E perché mai non dovrei saperlo fare?”
Chiese ridacchiando.
“Beh... secondo quanto ho letto sui libri,
non mi sembra che in quest'Era siate dei grandi nuotatori, ecco!”
Disse grattandosi nervosamente la nuca e ridacchiando.
“Se devo essere proprio sincero, non so
nuotare perfettamente ma riesco a tenermi a galla senza problemi.”
“Peccato...” Borbottò con filo di voce,
quel tanto che bastava per essere sentita dal ragazzo.
“Mhmm? Hai detto qualcosa?” Chiese facendo
il finto tonto e portandosi più vicino alla ragazza.
“Io? Nulla.” Disse subito, portando le
braccia dietro la nuca e cominciando a fischiettare.
Shiro rimase in silenzio per qualche minuto
poi, sfruttando il fatto che la ragazza le avesse dato le spalle,
l'afferrò saldamente per la vita con un movimento veloce e la
scaraventò in acqua, senza che lei potesse fare nulla per replicare.
“Ma guarda un po'! Allora tu sai nuotare!
Peccato! E io che già mi stavo preparando per venire in tuo
soccorso!” Urlò il ragazzo tra le risa mentre si sporgeva
leggermente.
“SHIRO, SEI UN BASTARDO!” Fu tutto quello
che riuscì a dire Kaori dopo essere riemersa e aver iniziato a
nuotare velocemente verso la riva, seguendo la scia formata dalla
piccola zattera.
“Brrrr! Ma cosa diavolo ti è saltato in
mente, stupido di un bonzo!? L'acqua era ghiacciata!” Urlò Kaori
battendo i denti per il freddo e cercando di riscaldarsi alle fiamme
del piccolo fuoco che Shiro aveva prontamente acceso.
“Scusami! Scusami! Ma non sono riuscito a
trattenermi!” Disse il monaco congiungendo le mani e chinando
leggermente la testa. “Però devo ammetterlo: nuoti davvero bene,
Kaori!”
“Fhè! E solo per verificarlo hai deciso di
buttarmi in acqua senza preavviso?! Vorrei vedere te nelle mie
condizioni! Ma guarda un po' questo stupido! Proprio ora che si sta
facendo sera e...”
“Oh, giusto! Questa sera c'è la luna piena!”
“Fhè! Se lo sapevi perché diavolo mi hai
fatto uno scherzo così idiota? Maledizione a te! Etciù! Etciù!”
“Hai preso il raffreddore, Kaori? Non
dovresti giocare nell'acqua fredda del fiume come una bambina.”
Commentò sarcastico e ridacchiando come un ebete.
'Ma io questo qui lo ammazzo!' Pensò prima di
alzarsi e iniziare a rincorrerlo, infuriata come non mai.
“E dai Kaori! Non fare così! Non dovresti
arrabbiarti così tanto per un innocuo scherzo tra amici!” Diceva
mentre correva ed evitava gli attacchi della ragazza.
“INNOCUO SCHERZO, UN CORNO! Tu avevi
pianificato tutto non è così, maniaco di un bonzo?!”
“E perché avrei dovuto pianificare una cosa
del genere?”
“AAAAARGH! Sono proprio curiosa di vedere
quanto riesci a resistere con la testa bloccata sott'acqua prima di
crepare! VIENI QUI, DANNATO!”
“Non ci penso nemmeno! Prendimi se ci
riesci!” Urlò facendole la linguaccia e aumentando il passo.
Un nervo pulsante apparve sulla testa della
ragazza.
“GRRRRRRRRRRRRRRR! ADESSO BASTA! SEI MORTO,
DANNATO!” Urlò prima di saltargli addosso con tutta la forza che
aveva.
A causa del troppo slancio che Kaori aveva
preso, i due giovani iniziarono a rotolare sul prato ad una velocità
assurda, fino a ritrovarsi in un campo, l'uno sopra l'altra e
completamente circondati da milioni di bellissime campanule blu.
“Ahia! Che botta! Dannazione, Kaori! Avresti
dovuto usare meno forza nel sal...”
Ma il ragazzo non poté continuare la frase. La
figura di Kaori fu avvolta da una fortissima luce argentata che lo
costrinse a coprirsi gli occhi per evitare di venirne accecato.
Quando poi poté riaprirli, l'immagine umana di Kaori gli apparve,
sconvolgendolo completamente.
Era così bella con i capelli scompigliati, gli
occhi socchiusi, le gote rosse e ansimante per la corsa che, per
parecchi istanti, credette di trovarsi al cospetto di una divinità.
Per non parlare del fatto che SOLO IN QUEL MOMENTO si era accorto
dell'effettiva trasparenza dello yukata, ancora bagnato, che
avvolgeva il corpo della ragazza come una seconda pelle, mostrando
perfettamente le sue delicate forme.
Il ragazzo deglutì nervosamente.
Doveva alzarsi da lì altrimenti non sarebbe
più riuscito a controllarsi.
“Ti vuoi alzare o no, stupido di un bonzo!?
Mi stai schiacciando!”
Le parole della ragazza lo riportarono
miracolosamente alla realtà.
“Oh? Ohh, scusami Kaori. Mi alzo subito!”
Disse con voce atona, prima di alzarsi e allontanarsi di qualche
passo dalla ragazza.
Kaori,
finalmente libera, guardò arrabbiata il ragazzo a pochi metri da lei
il quale, però, aveva sul volto
un'espressione stranissima.
“Mhm? Che hai, Shiro?” Domandò
ingenuamente, facendo qualche passo verso di lui.
Shiro era ancora perso nei suoi pensieri quando
si ritrovò improvvisamente faccia a faccia con Kaori, che lo
guardava con un'espressione tra il preoccupato e il curioso.
Shiro sussultò.
Era troppo carina con quell'espressione
preoccupata in volto e, per un attimo, credette che il suo cuore
sarebbe schizzato fuori dal suo petto.
“Oi, Shiro! Che ti prende? Non ti ho mai
visto così strano... non è che ti sei fatto male?” Disse Kaori,
iniziando a controllare se si fosse fatto male in qualche modo e
passandogli una mano sulla fronte.
Nel momento stesso quella piccola mano toccò
il suo volto, Shiro fu costretto a mordersi le labbra per sopprimere
un gemito.
“Ah... no! No! Non preoccuparti. S-sto
benissimo, Kaori. Ho solo battuto un pochino la testa, tutto qui.”
Balbettò con uno sforzo immane per poi iniziare a gesticolare come
un matto.
“Se lo dici tu... etciù! Aaaaaaaaaaaaah!
Dannazione! Ora che sono in questa forma, fa ancora più freddo!”
Imprecò Kaori mentre, date le spalle al ragazzo, cercava di farsi
calore sfregando velocemente le mani e le braccia.
Shiro rimase immobile per qualche istante ad
osservarla poi, mosso dai sensi di colpa e dalla tenerezza, si liberò
velocemente della sua seconda tunica e la posò delicatamente sulla
testa della ragazza tremante.
“Forse
è un po' tardi per scusarsi ma... tieni. Puoi usare la mia tunica
per coprirti. È un po' grande, ma
almeno così
non avrai più freddo.” Disse
imbarazzato e sorridendole.
Kaori, non aspettandosi minimamente un
comportamento del genere da parte del ragazzo, lo guardò incuriosita
e sorpresa, mentre sentiva il calore della grande tunica avvolgerla
come un caldo abbraccio.
“Fhè! Come si dice? Meglio tardi che mai! E
va bene! Per questa volta ti perdono, Shiro ma... che non accada mai
più!” Disse con tono seccato sistemandosi la tunica, mentre
cominciava ad incamminarsi lentamente verso il loro piccolo
accampamento.
Shiro la seguì in silenzio con un dolce
sorriso stampato in volto.
Il sole non era ancora sorto quando, un rumore
sospetto, svegliò i due ragazzi, mettendoli in allerta.
“Ma che diavolo...?”
“L'hai sentito anche tu, Kaori?”
La ragazza annuì.
“C-credi che possa essersi trattato di
qualche animale?” Disse Kaori con voce tremante e facendosi più
vicina al ragazzo come per cercare protezione.
“Non lo so. Potrebbe essere. Tu resta vicina
a me, ok?” Disse il ragazzo facendole segno di portarsi dietro di
lui e stringendo il suo bastone dorato.
“Dannazione! Mi sento così inutile! Perché
il sole non si sbriga a sorgere?!” Borbottò mentre, ancora avvolta
nella tunica di Shiro, si portava alle spalle del ragazzo e si
guardava intorno.
Shiro ridacchiò.
“E chi ti dice che sei inutile? Secondo me
sei solo troppo abituata ad usare i tuoi sensi di mezzo demone e
quindi, adesso, ti senti a disagio.”
“Fhè! A disagio o no, lo sai benissimo che
detesto questa forma. E poi...”
Ma
la ragazza non poté terminare la frase. Shiro le aveva
inspiegabilmente messo una mano sulla bocca impedendole di parlare,
trascinandola con lui dietro ad un
albero vicino.
“Ma che diavolo fai?!” Bisbigliò al
ragazzo, infuriata e non comprendendo il motivo di quel suo strano
comportamento.
Shiro avrebbe voluto replicare ma delle voci di
uomini lo anticiparono, mettendolo ancor più in allerta.
“Ragazzi! Controllate bene tutt'intorno.
Forse qualcuno del villaggio è riuscito a scappare!”
“Non temere capo. Se qualcuno è stato così
stupido da scappare, lo scoveremo!
Shiro e Kaori sgranarono gli occhi.
“Sono dei briganti. Forse hanno da poco
attaccato un villaggio nelle vicinanze.” Bisbigliò Shiro,
controllando che non fossero troppo vicini.
“Perfetto! Ci mancavano anche i briganti,
adesso! Non poteva andarci meglio di così!” Rispose leggermente
irritata dalla situazione e portandosi le mani sulla testa.
Shiro mise nuovamente la mano sulla bocca di
Kaori.
“Ma la vuoi finire di fare così?!” Urlò
arrabbiata e ringhiando leggermente.
“Parla a bassa voce! Non capisci che se
continui ad urlare quelli ci scoprono?!” Le rispose usando il suo
stesso tono.
“Fhè! Scusa tanto se non sono intelligente
quanto te, stupido di un...!”
“Ragazzi, venite qui! Ho sentito delle voci!
Forse c'è qualcuno nascosto in quella radura!”
A quelle parole Kaori sbiancò.
“I miei complimenti, Kaori...” Commentò
sarcastico Shiro, guardando la ragazza arrabbiato.
'Maledetta la mia testardaggine!' Imprecò
mentalmente la ragazza, mentre abbassava il capo imbarazzata e in
preda ai sensi di colpa.
E così in pochi minuti i due ragazzi furono
circondati da una dozzina di uomini armati di tutto punto.
“Dove credevate di andare, mocciosi?” Disse
uno sfoderando la spada e puntandola verso i due.
“Credevate veramente di riuscire a sfuggire
al nostro sguardo attento?” Continuò un altro, ridacchiando
malignamente.
“Mmm... una ragazza così carina che se ne va
in giro con un bonzo. Che spreco! Che ne dici di spassartela un po'
con noi, piccina?” Disse un altro leccandosi le labbra e facendo
qualche passo insieme ad un compagno.
“Non osare avanzare di un altro passo,
bastardo. Altrimenti dovrai vedertela con me!” Urlò Shiro irritato
e mettendosi in posizione di difesa.
“Ma guardate! Ora il bonzo fa il geloso!”
“Volevi spassartela con lei tutto da solo,
non è così?!”
“Meglio con me che con degli scarti della
società come voi! Sicuramente io sarei in grado di farla divertire
ancora di più di quanto potreste fare tutti voi messi insieme!”
Ribatté Shiro con tono di sfida e ghignando.
“Oi, Shiro cosa diavolo vai dicendo?! Vi
consiglio di calmare i bollenti spiriti, tutti quanti! Fhè, uomini!
Pensano soltanto ad una cosa!” Urlò Kaori irritata e rossa in
volto. “E poi, se volete proprio saperlo, io non me la spasso con
nessuno!” Continuò sempre più imbarazzata e irritata.
“Ohhh, una vergine. Che fortuna! Ora è molto
più intrigante la cosa!” Commentò lascivo un brigante per poi
fare un passo verso Kaori che lo guardava scioccata e tremante per la
rabbia e l'imbarazzo.
“C-chi diavolo ti da il diritto di parlare di
me in questo modo, dannato! Non osare fare un altro passo, altrimenti
io...”
“Altrimenti? Che fai? Mi dai un calcio con
quelle tue belle gambe?”
Il brigante non aveva nemmeno finito di parlare
che Kaori si era avvicinata a lui e lo aveva colpito con forza in
mezzo alle gambe. Ora il brigante, dolorante e con le lacrime agli
occhi, giaceva a terra privo di sensi.
“Mi spiace ma... sei stato tu a chiedermelo!”
Disse spavalda e con un sorriso sadico stampato in volto. “Qualcun
altro vuole provare sulla sua pelle la forza delle mie gambe?”
A quella domanda tutti i briganti presenti,
compreso Shiro, si portarono le mani all'altezza dell'inguine, quasi
volessero proteggerlo dall'ira di quella ragazza.
In quel momento un nuovo brigante fece la sua
apparizione, facendo voltare tutti i presenti. Era un uomo di
corporatura massiccia, molto alto e muscoloso, con indosso una grande
e sfarzosa armatura in stile giapponese e in groppa ad un gigantesco
e tenebroso cavallo nero.
“COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO QUI?” Domandò
l'uomo in preda all'ira.
“Oh, capo! Siete voi!”
“Per fortuna siete arrivato, capo!”
“FATE SILENZIO, BASTARDI! Mi spiegate cosa
diavolo state facendo? Siete così deboli che vi fate persino mettere
sotto da un bonzo e da una semplice ragazzina, adesso?!” Disse
sempre più infuriato mentre scendeva dal cavallo.
“Ma... signore! Non è come sembra. Ci lasci
spiegare e...”
“ZITTO, INUTILE FECCIA UMANA!” Urlò il
capo dei briganti prima di colpire con un potentissimo pugno il suo
sottoposto e uccidendolo all'istante.
Il gruppo di briganti tremò alla vista di
quell'orrendo spettacolo.
“E ora sono proprio curioso di vedere con chi
abbiamo a che fare.” Disse poi, facendosi largo tra i briganti e
guardando meglio i due ragazzi davanti a lui.
Nel momento stesso in cui gli occhi del capo
dei briganti furono su di loro, Kaori fu attraversata da un brivido
di terrore.
Diversamente dai suoi sottoposti, quest'uomo
era alto quasi il doppio e il suo aspetto, insieme alla sua enorme
mole, lo rendevano del tutto simile ad un mostro.
Istintivamente Shiro si portò davanti a Kaori
per proteggerla.
“Quindi sei tu il capo di questi uomini?”
Domandò Shiro, prendendo improvvisamente la parola.
“Si, sono io. Devo ammettere che hai fegato a
rivolgermi la parola. Sai, non sono molti quelli ancora vivi che
possono testimoniare di aver fatto una tale esperienza. Dovresti
ritenerti onorato, bonzo.” Rispose guardando il giovane monaco con
occhi di ghiaccio.
“Onore. Come può parlare di onore un uomo
che uccide un suo sottoposto senza nemmeno pensare?” Ribatté
Shiro, visibilmente irritato.
“Loro sono solo delle piccole pedine nelle
mie mani. E poi... ho molti seguaci sotto il mio comando. Uno in più
o uno in meno non fa differenza.” Disse freddo.
“Che essere schifoso...” Commentò
disgustata Kaori, entrando anche lei nel discorso.
L'uomo, non aspettandosi che la ragazza potesse
prendere la parola, si soffermò a guardarla per qualche istante. Poi
un sorriso maligno si disegnò sulle sue labbra.
“È
da tanto che non mi diverto con una donna. Sono proprio curioso di
vedere se, dopo il mio trattamento,
avrai ancora il coraggio di parlare in modo così impudente,
mocciosa.” Disse con un ghigno, mentre si leccava maliziosamente le
labbra.
“Finché ci sarò io, non alzerai nemmeno un
dito su di lei. Sono stato chiaro?!” Urlò Shiro furioso,
stringendo forte il suo bastone dorato.
“Cos'è? Vuoi sfidarmi, bonzo?” Chiese
sarcastico il capo dei briganti, ridacchiando leggermente.
“Quando vuoi.” Rispose serissimo,
mettendosi in posizione di difesa.
L'uomo scoppiò a ridere.
“Oi Shiro, ma sei impazzito!? Ma l'hai visto?
Quel tizio è il doppio, no! Forse è il triplo di te e nonostante
questo vuoi...”
“Beh,
non eri forse tu quella che diceva più
grossi sono meglio è?”
“Si ma per me è diverso! Shiro, te ne prego!
Non buttarti in una pazzia come questa a causa mia!”
“Vorresti forse essere catturata allora?”
“No! Però...”
Shiro si portò vicino a lei e, posatale una
mano sulla testa, disse, sussurrando appena:
“Non preoccuparti. Andrà tutto bene. Te lo
assicuro, Kaori-chan.”
Kaori, irritata da come l'aveva chiamata,
avrebbe voluto controbattere ma il ragazzo si era già buttato nel
combattimento lasciandola senza parole.
'Fhè! Sei uno stupido, Shiro...' Si ritrovò a
pensare mentre guardava l'amico combattere, preoccupata come non mai.
Erano passati alcuni minuti da quando il
combattimento tra Shiro e il capo dei briganti aveva avuto inizio e
il giovane monaco si era dimostrato, fin da subito, decisamente in
vantaggio rispetto al suo avversario. Grazie alla forza e all'agilità
del ragazzo, molti dei suoi attacchi erano andati a vuoto, lasciando
l'uomo completamente stupefatto e sorpreso.
'Ma chi diavolo è questo ragazzo?! Come
diavolo fa ad essere così forte e agile?! Sembra quasi che riesca a
prevedere le mie mosse!' Si domandò il brigante, parando un nuovo
attacco e ansimando leggermente.
“Sei molto bravo, bonzo. Devo farti i miei
complimenti.”
“Invece di sprecare tempo a parlare, dovresti
porre più attenzione al tuo avversario!” Disse Shiro con tono
spavaldo, prima di colpirlo duramente con il bastone dorato in cui
aveva convogliato parte della sua forza spirituale e scaraventarlo
parecchi metri più in là.
“DANNATO BASTARDO! COME HAI OSATO?!”
Imprecò l'uomo mentre, a fatica, si rimetteva in piedi e si
asciugava il sangue che gli colava dalla fronte.
“Non preoccuparti, brigante. Il meglio deve
ancora venire!”
L'uomo, più furioso che mai, iniziò a correre
come un pazzo in direzione di Shiro, brandendo due enormi palle
chiodate.
Veloce, Shiro sfoderò la sua spada e iniziò a
corrergli incontro, più determinato che mai.
Kaori osservava la scena in silenzio mentre
miriadi di emozioni attraversavano il suo corpo e la sua mente.
Quella non era la prima volta che vedeva
combattere Shiro in quel modo. Durante il combattimento contro
Tsuchigumo, lei aveva messo a repentaglio la sua vita per impedire
che venisse ferito ma, adesso, si sentiva totalmente inutile,
incapace di aiutarlo.
Si. Questa volta si trattava solo di un
semplice umano ma lui sarebbe stato in grado di sconfiggerlo con le
sue sole forze?
Shiro era il figlio di Miroku e Sango, questo
lo sapeva benissimo ma... allora perché il suo animo non la smetteva
di essere in ansia per quel ragazzo così simile a lei, così
testardo e sconsiderato e che la maggior parte delle volte era capace
di farla andare in bestia e tirare fuori il peggio di sé?
'Dannazione! Maledetta notte di luna piena!
Perché? Perché non ti decidi ancora a finire?' Si ritrovò a
pensare irritata e preoccupata, portando gli occhi al cielo come in
una silenziosa preghiera.
Il combattimento continuava da quasi un'ora e i
due sfidanti, stremati ma non per questo intenzionati a fermarsi,
continuavano a lottare con tutta la forza che avevano in corpo. Shiro
aveva solo alcune ferite superficiali alle braccia e al volto mentre
il brigante era ricoperto da profondi tagli e ampie escoriazioni, per
non parlare del fatto che, tra i due , era lui quello che aveva perso
più sangue.
“Non intendi ancora darti per vinto,
dannato?” Urlò ansimando Shiro, puntando la sua katana in
direzione del brigante che, nel frattempo, era stato nuovamente
scaraventato lontano.
“Mai. Piuttosto la morte! Non potrei vivere
con il rimorso di essere sconfitto da un moccioso!” Rispose con lo
stesso tono e alzandosi stancamente in piedi.
“E allora che ne dici di finirla una volta
per tutte?”
“Hehe... non attendo altro, bonzo.” Disse
per poi schioccare improvvisamente le dita.
In un attimo tutti i suoi uomini circondarono
Kaori la quale, non aspettandosi minimamente una cosa del genere, non
poté fare altro che mettersi in posizione di difesa e prepararsi ad
ogni eventualità.
“Dannato! Questo è sleale!” Disse Shiro
guardando terrorizzato la scena e iniziando a correre verso l'amica.
Veloce, l'uomo si portò davanti a Shiro,
bloccando la sua avanzata.
“Hehe... dove credi di andare, bonzo? Se non
te ne sei reso conto, qui con abbiamo ancora finito.” Disse sadico,
ridacchiando malignamente.
'Dannazione!' Imprecò mentalmente Shiro,
stringendo nervosamente i pugni e cominciando a sudare freddo.
“Non preoccuparti, Shiro! Me la caverò
benissimo da sola! Sconfiggi quel bastardo anche da parte mia!”
Urlò Kaori che nel frattempo aveva iniziato a combattere a sua
volta, facendo appello a tutto ciò che aveva imparato nei club di
karate, judo e lotta libera a scuola.
Shiro, rincuorato da quelle parole, riprese il
combattimento, cercando di liberare la sua mente dall'ansia e dalla
preoccupazione che, però, stavano già facendo velocemente presa
dentro di lui.
Per alcuni minuti le sorti del combattimento
rimasero immutate ma più i minuti passavano e più il ragazzo
diventava distratto e, sebbene Shiro sapesse benissimo che così
avrebbe fatto il gioco del brigante, non riusciva minimamente a non
pensare a Kaori della quale, ora, poteva solo udire le urla e le
imprecazioni.
Dannazione! Per quanto tempo ancora sarebbe
durata questa notte di luna piena?
“Cosa c'è, bonzo? Ti vedo distratto. Hehe!”
“Dannato bastardo!” Imprecò Shiro,
attaccandolo con la sua katana.
Ma, senza che potesse fare nulla per evitarlo,
la spada andò a conficcarsi nella corteccia di un albero,
bloccandosi al suo interno.
“Maledizione!”
“Mi dispiace per te, bonzo ma dovresti porre
più attenzione al tuo avversario! Bwahahahaha!” Disse tra le risa
prima di colpire duramente al volto il ragazzo e scaraventarlo
parecchi metri più in là.
Da quel momento per Shiro le cose andarono
sempre peggio. Il brigante lo attaccava ripetutamente e con una forza
inaudita, senza quasi dargli il tempo di respirare. Poi, il corpo del
ragazzo fu scaraventato nel luogo in cui gli altri briganti, o almeno
quello che ne rimaneva, stavano combattendo contro Kaori la quale,
non aspettandosi di vederlo in quelle condizioni, smise di combattere
e si mise a correre verso di lui, nel vano tentativo di aiutarlo.
“Shiro! C-cosa ti ha fatto quel bastardo?”
Disse arrabbiata, mentre stringeva il corpo sanguinante e ansimante
del ragazzo tra le braccia.
“Cosa gli ho fatto, dici? Il tuo amico ha
solo avuto la lezione che si meritava, tutto qui!” Disse il capo
dei briganti facendosi largo tra i suoi sottoposti e ridendo come un
pazzo.
“Tu! DANNATO MOSTRO SENZA CUORE!” Imprecò
per poi gettarsi sull'uomo e iniziare a colpirlo con pugni e calci.
Ma ben presto Kaori si rese conto che con la
sua misera forza di essere umano non era in grado di fargli neanche
il solletico.
Un brivido di terrore attraversò il corpo di
Kaori la quale si ritrovò a stringersi nuovamente al corpo ferito di
Shiro, come per cercare protezione.
“Cosa c'è, piccina? Dove è andato a finire
tutto il coraggio che dimostravi fino ad un'ora fa?” Domandò
sarcastico l'uomo, avanzando verso di lei e afferrandola forte per il
vestito.
“T-toglimi subito quelle luride manacce di
dosso, maledetto!” Disse Kaori con voce tremante, mentre cercava
disperatamente di liberarsi dalla presa erculea di lui.
“Oh, eccolo qui! Hehe!”
“C-cosa facciamo dei prigionieri, mio
signore?” Domandò un brigante con voce tremante.
“Della ragazzina me ne occuperò io. Per
quanto riguarda il bonzo, potete farne quello che volete...”
L'uomo annuì.
“Oi! Aspetta un attimo, dannato! C-chi ti
dice che io voglia venire con te?! Liberami subito!” Disse Kaori,
irritata.
L'uomo si abbandonò ad una grassa risata.
“Sono
proprio curioso di vedere se avrai ancora il coraggio di parlarmi
così dopo che ti avrò domata
per bene, mocciosa! Bwahahaha!”
A quelle parole Kaori tremò.
Non poteva! Non poteva finire così! Mancavano
solo due ore all'alba, dannazione!
Se fosse stata nella sua usuale forma, a
quest'ora si sarebbe già liberata di questo energumeno con un solo
colpo.
“N-non ti azzardare a toccarla, bastardo!”
Urlò improvvisamente Shiro, sorprendendo tutti i presenti, furioso e
cercando disperatamente di liberarsi dei briganti intorno a lui.
“Mhm? Oh, ma guarda! Hai ancora la forza di
parlare, moccioso. E sentiamo: chi me lo impedirà? Tu, bonzo?
Bwahahahaha! Avresti dovuto proteggere meglio la tua amica quando ne
hai avuto la possibilità!”
“Dannato bastardo! Se oserai sfiorarla solo
con un dito io...”
Velocemente, il capo dei briganti si portò
faccia a faccia con Shiro bloccando il suo discorso e, dopo averlo
afferrato con forza per i capelli, lo fissò a lungo negli occhi, con
sguardo di sfida.
“Tu cosa, moccioso?”
“...IO TI UCCIDERÒ CON LE MIE STESSE MANI!”
Continuò Shiro, usando il suo stesso sguardo e con un’espressione
che mai Kaori gli aveva visto assumere.
Seccato da tanta arroganza, l'uomo colpì Shiro
con un potentissimo pugno il viso di Shiro, facendogli sbattere
violentemente la testa al suolo.
“Shiro! Nooooo!” Urlò Kaori con le lacrime
agli occhi.
“E ora liberatevi di lui!” Disse l'uomo
prima di sparire tra gli alberi della foresta, trascinandosi dietro
una urlante e spaventata Kaori.
Dopo circa dieci minuti di cammino, Kaori fu
condotta all'interno di una grande capanna semi nascosta tra la
vegetazione. Nella grande stanza erano ammucchiate grandi quantità
di riso, farina, verdure, carne essiccata, saké e oggetti preziosi
di ogni genere.
“Benvenuta nella mia umile dimora, piccina.
Credimi, ti piacerà vivere con me.”
Kaori deglutì nervosamente.
Dannazione. Mancava ancora poco più di un'ora
all'alba.
Doveva assolutamente trovare un modo per
guadagnare tempo e liberarsi di quell'energumeno, altrimenti per lei
sarebbe stata la fine.
“Fhè! Non credo proprio!” Urlò spavalda e
con voce piena di rabbia.
“Oh, ma guarda un po'. Ancora il fuoco nelle
vene, uhm? Ora sei una mia proprietà e sono padrone di farti quello
che voglio! Anzi, sarebbe meglio che iniziassi ad abbassare un po' la
cresta, piccina.”
“Una tua proprietà? Chi ti credi di essere,
razza di cavernicolo? Una donna non appartiene a nessuno!” Urlò
con più forza, indietreggiando lentamente.
L'uomo scoppiò a ridere.
“Ti assicuro che tra qualche ora, quando avrò
finito di divertirmi con te, non oserai più ribellarti a me,
mocciosa impertinente. Anzi, sarai tu a chiedermi sempre di più e a
sottostare ad ogni mio desiderio perverso!”
“Qualche ora? Fhè! Con quel piccolo coso che
ti trovi in mezzo alle gambe credi di essere capace di far godere una
donna? Ma non farmi ridere!”
L'uomo diede un forte pugno sul pavimento,
segno che stava perdendo la pazienza.
'Colpito e affondato, uhm?' Si trovò a pensare
Kaori, ghignando leggermente.
“Adesso basta, mocciosa. Sono ferito e per
questo avevo intenzione di essere gentile con te ma... a quanto
pare... non mi dai altra scelta che usare le maniere forti.” Disse
enfatizzando le ultime parole e avanzando a grandi passi verso di
lei.
Kaori di riflesso iniziò ad indietreggiare,
con il cuore che le batteva all'impazzata.
'Dannazione! E ora che faccio?' Imprecò,
voltandosi leggermente all'indietro per cercare un modo per scappare.
Sfortunatamente il brigante aveva bloccato
l'unica via d'uscita con un enorme e pesante trave, impossibile da
sollevare se prima non avesse trovato un modo per liberarsi del suo
assalitore.
“Su! Su! Non avere paura, piccina! Farà male
solo all'inizio poi, ti assicuro, ci divertiremo un sacco insieme!”
Disse l'uomo cercando di afferrarla e con la bava alla bocca.
Kaori si muoveva velocemente da una parte
all'altra della grande stanza, sfuggendo agilmente alla presa del
brigante fino a quando si trovò, irrimediabilmente, con le spalle al
muro, impossibilitata a muoversi.
“A quanto pare ti fai desiderare, piccina. Ma
adesso sono stufo di giocare!” Disse per poi sbattere con forza le
braccia al muro, imprigionando così Kaori e far tremare forte
l'intera parete e gli oggetti tutt'intorno.
Kaori, spaventata e, ormai, più che
consapevole del suo destino, si inginocchiò a terra e chiuse gli
occhi per non guardare l'uomo che presto le avrebbe rovinato la vita.
Improvvisamente un rumore sordo attirò
l'attenzione di entrambi facendoli guardare verso l'alto e, senza che
l'uomo potesse fare nulla per evitarlo, fu colpito duramente alla
testa da un grosso trofeo ligneo con la forma di un cervo, attaccato
fino a pochi istanti prima a quella parete.
Kaori, ansimante, sconvolta e ancora incredula
per quello che le era poc'anzi successo, si soffermò a guardare con
occhi sgranati l'uomo privo di sensi ai suoi piedi.
“W-wow!
O-ora si che posso dire di avere una fortuna sfacciata...”
Bisbigliò, asciugandosi lentamente il sudore dalla fronte e si
rimetteva, tremante, in piedi sulle sue gambe.
'E
ora troviamo un modo per uscire da qui' Si ritrovò a pensare mentre
iniziava ad armeggiare con la trave di legno che bloccava la grande
porta di legno.
Nel frattempo Shiro, ripresi i sensi, si
ritrovò sulla zattera con cui fino a poche ore prima aveva viaggiato
insieme a Kaori.
'Ma
dove diavolo..?' Si ritrovò a pensare il ragazzo, guardandosi
intorno per comprendere dove si trovasse.
“Oh, ti sei svegliato bonzo!” Disse un
brigante, ridacchiando.
“Giusto in tempo per assistere alla tua
fine!” Disse un altro ridacchiando anche lui e stringendo meglio le
corde ai polsi e alle caviglie del ragazzo.
“Sai? Abbiamo deciso di buttarti nel fiume.
In questo modo non ci macchieremo del tuo sangue e gli Dei non
potranno essere in collera con noi per aver fatto fuori un seguace di
Budda!” Disse un terzo uomo, legando meglio un enorme pietra alla
corda che teneva imprigionato Shiro.
'Dannazione! E ora che faccio?' Si ritrovò a
pensare Shiro, terrorizzato dalla situazione.
“Slegatemi, bastardi!” Urlò Shiro,
dimenandosi come un pazzo.
“Hehe!
Non temere, bonzo. La tua agonia non durerà a lungo... a meno che
non arrivi qualcuno in tempo a salvarti. Bwahahaha!”
“Buon viaggio, bonzo!” Disse un brigante
per poi gettare in acqua il povero Shiro.
“Dannazione! E ora dove l'hanno portato?! Se
solo potessi fiutare gli odori, lo troverei in un istante!” Imprecò
ad alta voce Kaori, scendendo da cavallo e guardandosi intorno alla
ricerca di qualcosa che le indicasse dove fosse stato portato
l'amico.
Improvvisamente delle voci attirarono la sua
attenzione, facendola voltare di scatto. A pochi metri dalla riva,
tre dei briganti con cui si era scontrata poco prima, stavano ridendo
della grossa, mentre scendevano dalla zattera costruita da lei.
Curiosa, Kaori si nascose dietro un grande
albero e si mise ad ascoltare i loro discorsi.
“Hahahaha! Chissà se il bonzo è già
crepato a quest'ora!” Disse uno bloccando la zattera sulla riva.
“Non credo. Sono passati solo pochi minuti da
quando l'abbiamo gettato in acqua.” Disse un altro, saltando giù e
aiutando il suo compare.
“Lo credo anche io. Si riescono ancora a
vedere delle bolle d'aria riemergere in grande quantità.” Disse il
terzo, indicando il luogo, non molto distante, dove l'avevano
gettato.
A quelle parole Kaori sbiancò.
Non aveva bisogno di sentire altro.
Senza quasi rendersene conto, si trovò a
correre a perdifiato verso il fiume per poi tuffarsi velocemente in
acqua.
'Shiro! Shiro! Dove diavolo sei?!' Pensava
mentre lo cercava, sfidando la corrente del fiume con tutte le forze
che aveva in corpo.
Poi d'improvviso lo vide.
Il ragazzo era a pochi metri da lei, legato
mani e polsi e bloccato sul fondo del fiume da un grosso masso che
gli impediva di risalire.
Veloce,
si portò vicino a lui e, con sua grande sorpresa, si accorse di
essere ancora in tempo per salvarlo.
Shiro era quasi allo stremo delle forse ma gli
sembrò di sognare quando l'immagine, ancora umana, di Kaori gli
apparve davanti, facendolo sussultare di gioia.
Kaori, fattogli segno di aspettare, iniziò a
cercare un modo per sciogliere i nodi che bloccavano mani e gambe del
ragazzo. Ma, sfortunatamente, i nodi erano stati fatti a regola
d'arte e, senza l'ausilio dei suoi affilati artigli, Kaori non era in
grado di liberarlo in alcun modo.
I due ragazzi si guardarono.
Che fare adesso?
Mancava più di mezz'ora all'alba e di certo
lui non poteva rimanere sott'acqua per tutto quel tempo senza
respirare.
Shiro chiuse stancamente gli occhi, sconfitto.
Sentiva irrimediabilmente iniziare a mancargli
l'aria e i sensi venire meno.
Che questa volta fosse davvero arrivata la sua
fine?
In quel momento però, qualunque cosa avesse
avuto in serbo il destino per lui, a Shiro non importava minimamente.
Kaori era lì, sana e salva a pochi passi da
lui.
E
questo gli bastava.
Kaori intanto si muoveva nell'acqua in preda
all'ansia alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla.
'Cosa diavolo posso usare?' Si domandava tra sé
e sé. 'Mi trovo solo ad un paio di metri sott'acqua. Ho bisogno di
qualcosa di abbastanza lungo e resistente per potergli permettere di
respirare. Aaargh! Dov'è quel genio di mio fratello quando serve? Io
non sono mai stata brava in queste cose!'
In preda alla disperazione Kaori lo abbracciò,
stringendosi forte al suo petto.
No.
Non poteva.
Non poteva lasciarlo morire in quel modo!
Senza quasi rendersene conto, Kaori posò le
proprie labbra su quelle del monaco, baciandolo dolcemente per
qualche secondo e prendendo completamente di sorpresa il giovane
ragazzo.
'Oh Kami! Adesso si che posso morire felice...'
Si ritrovò a pensare Shiro, mentre una calda sensazione lo invadeva.
Improvvisamente vide la ragazza staccarsi da
lui e nuotare velocemente verso l'alto, sparendo rapidamente dalla
sua vista senza apparente motivo.
'Forse non vuole vedermi morire.'
Rimasto solo, Shiro abbassò il capo e
socchiuse gli occhi tristemente.
Sentiva l'aria nei suoi polmoni venire meno e
il desiderio di averne ancora aumentare sempre più.
Poi, ormai consapevole di essere giunto alla
sua fine, aprì stancamente gli occhi e, in quel momento, lo
spettacolo che gli si presentò davanti lo sconvolse completamente.
Kaori era lì, a pochi metri da lui che nuotava
veloce e con in bocca una lunga canna di bambù che puntava verso
l'alto.
'Ma che diavolo vuole fare con quella?!'
Non aveva nemmeno finito di pensare che Kaori
gli premette quella stessa canna sulle labbra, invitandolo a
respirare con essa.
Inizialmente Shiro credette che la ragazza lo
stesse prendendo in giro ma poi, quando sentì dell'aria invadergli
rapidamente i polmoni ormai allo stremo, una nuova speranza lo invase
esortandolo più che mai a continuare.
Kaori, notando che il volto di Shiro riprendeva
colore, sorrise felice più che mai.
Poi,
accortasi che il ragazzo la fissava con insistenza, arrossì per poi
iniziare a gesticolare come una pazza, quasi volesse giustificarsi
con lui per quello che aveva fatto pochi istanti prima.
Shiro
trattenne a sforzo le risa.
Era così
dannatamente buffa in quel momento.
Kaori gli
diede le spalle, seccata e furiosa.
E ora come
diavolo avrebbe dovuto comportarsi quando, allo scadere dei trenta
minuti che mancavano alla sua trasformazione, il ragazzo gli avrebbe
chiesto il motivo di quel bacio?
Mezz'ora più tardi, Shiro e Kaori, nella sua
forma di mezzo demone, erano distesi sulla riva destra del fiume,
stremati, ansimanti e completamente bagnati dalla testa ai piedi.
“Anf... Anf... Dannazione! Un minuto ancora e
sarei esplosa!” Commentò ansimando Kaori.
“Anf...
anf... e che dovrei dire io? Mi hai lasciato per più di cinque
minuti senz'aria!” Disse Shiro, ansimando anche lui.
“Sta
zitto! Ti ho tenuto in vita per quasi mezz'ora facendo su e giù come
una pazza e con il rischio che qualcuno potesse scoprirci ed è così
che mi ringrazi?! Dovresti ritenerti più che
fortunato! E poi, chi poteva immaginare che avrei avuto così tanta
difficoltà nel tagliare quelle corde anche con i miei artigli?
Dannata corrente!”
“Fortunato?
Più che altro mi dovrei ritenere un miracolato! Non avrei mai
creduto di uscire vivo da quell'inferno! Ti ringrazio, Kaori. Ti
ringrazio dal più profondo del mio cuore per avermi salvato.”
Disse il ragazzo chinando leggermente il capo e guardando la ragazza
con occhi pieni di riconoscenza.
Kaori gli
sorrise.
“Fhè! Di
nulla. E poi... in questo modo... ho potuto finalmente ricambiare per
tutte le volte che sei venuto tu in mio soccorso, Shiro. Non devi
assolutamente ringraziarmi.” Disse per poi abbassare il capo,
imbarazzata.
Shiro rispose
al sorriso.
“E va bene,
come vuoi. Quindi siamo pari adesso?”
Kaori annuì
leggermente.
'Beh...
almeno fino a quando non verrai nuovamente in mio soccorso...'
Continuò tra sé e sé.
“Posso
chiederti una cosa, Kaori?”
“Cosa?”
“Come mai
mi hai baciato, prima?”
“B-b-baciarti?!
Cosa diavolo vai blaterando? Io NON TI HO ASSOLUTAMENTE BACIATO!”
Balbettò rossa in volto e mettendosi seduta.
“E quello
che hai fatto poco fa in acqua, cos'era?” Le chiese il ragazzo
facendo più vicino.
“Q-q-q-q-quello?
S-senti... s-si è trattato solo di un attimo di confusione, ecco!
N-non devi assolutamente farti strane idee, Shiro!” Continuò
sempre più imbarazzata.
“Un
attimo di confusione,
uhm? Beh... di qualunque cosa si sia trattato, devo confessarti che,
in quel momento, mi hai colto piacevolmente di sorpresa.” Disse il
ragazzo, sorridendole.
Kaori, sempre
più imbarazzata, si alzò in piedi e, abbassato leggermente il capo,
fece qualche passo più in là, borbottando parole incomprensibili.
“Uhm? Che
c'è? Sei arrabbiata?” Le domandò, curioso.
Kaori fece di
no con la testa.
“Sei
arrabbiata per il fatto che hai sprecato il tuo primo bacio con uno
come me?”
“Il mio
primo...?! C-chi ti dice che fosse il primo, stupido?! E poi quello
non era un bacio ma solo uno sfiorarsi confuso di labbra! Se ti
avessi veramente baciato in quel momento saremmo morti entrambi
soffocati!” Ribatté seccata.
“Oh?
Davvero?”
“Già!”
“Comunque
mi dispiace che non si sia trattato del tuo primo bacio. Dopotutto,
avrei dovuto aspettarmelo. Sei una così bella ragazza e di sicuro
avrai miriadi di corteggiatori nella tua epoca.” Commentò con tono
un po' triste.
“G-già!
Sono molto popolare tra i ragazzi della mia scuola.” Rispose atona
e con la voce che le tremava leggermente.
“Beh... per
me lo è stata, invece.” Disse poi con tono serio, guardandola
negli occhi.
“C-cosa?”
“Questa è
stata la prima volta che ho ricevuto un bacio da una fanciulla.”
Continuò il ragazzo, continuando a guardarla.
Kaori
incapace di sostenere quello sguardo, si girò velocemente dandogli
le spalle.
“M-ma non
farmi ridere! Tu sei il figlio di Miroku! Il libertino per
eccellenza! Il...”
“Diversamente
da mio padre, non ho tutta quell'esperienza. Si, forse i miei modi di
fare e miei i modi di pensare sono molto simili a lui ma, se devo
dire tutta la verità, sono un tipo molto timido. Ho ereditato questo
tratto da mia madre.” Disse imbarazzato, grattandosi nervosamente
la nuca.
“Non mi
sembravi così timido quando mi toccavi il sedere o quando hai fatto
di tutto per spiarmi alle terme!” Ribatté sarcastica, girandosi
nuovamente verso di lui.
“Eh?
Aaaaah, quello? È solo un riflesso condizionato!”
“Mi stai
prendendo in giro o che?” Chiese guardandolo con gli occhi simili a
due fessure.
“Prenderti
in giro? No! Non lo farei mai! Ti giuro che sono serissimo! È solo
che faccio queste cose con mio padre da quando ero piccolo ma in
realtà, quando mi trovo a dover interagire con una ragazza, io mi
blocco e... ”
“E allora
baciami.” Disse a bruciapelo, sorprendendo completamente il
ragazzo.
“Eh?”
“Sei sordo
per caso? Baciami, ho detto!”
“B-b-b-b-b-b-baciarti?!
A-adesso? Q-qui? M-m-m-m-ma io...”
“Sono solo curiosa di vedere a che punto
arriva la tua timidezza. Se non riuscirai a baciarmi, avrò la
conferma che non mi hai mentito.”
“E se invece dovessi riuscirci?”
Kaori alzò le spalle in risposta, scocciata.
“Allora mi comporterò di conseguenza.”
Disse semplicemente la ragazza per poi prendere posto di fronte a
lui.
I due ragazzi rimasero a fissarsi per parecchi
minuti.
Kaori lo guardava con uno sguardo serissimo,
sebbene le sue guance fossero imporporate. Shiro invece non si era
mai sentito così insicuro in tutta la sua vita.
'Dannazione! E ora che faccio?!'
“P-per quanto ancora vuoi rimanere lì a
fissarmi? Mica ti hanno ferito alle gambe! Avvicinati, stupido!”
Commentò seccata e iniziando a perdere la pazienza.
“Eh? Oh! Scusami! Lo faccio subito!” Disse
per poi strisciare lentamente verso di lei, fino a toccarle le
ginocchia con le gambe.
Quel contatto fece tremare entrambi.
Poi, notando che il ragazzo non si decideva ad
agire, Kaori prese nuovamente la parola.
“Facciamo in questo modo: conterò fino a
sessanta. Se prima di allora non sarai riuscito a baciarmi, avrò
vinto la scommessa.” Disse per poi chiudere velocemente gli occhi.
“S-s-sessanta?! Ma...!Ma...! A-aspetta!
Io...!”
“Uno!”
'Sessanta? È troppo, troppo poco tempo! Non
riuscirò mai a...'
“Otto.”
“Nove.”
'Cosa devo fare? Cosa devo fare?'
“Dodici.”
“Tredici.”
' Si tratta solo di un bacio, stupido! Che ci
vuole!'
“Ventisette.”
“Ventotto.”
'Kaori è riuscita a farlo. Perché io non
dovrei riuscirci?'
“Trentanove.”
“Quaranta.”
'Sono il figlio di Miroku, dannazione! Cosa
direbbe mio padre se mi vedesse in queste condizioni?'
“Quarantotto.”
“Quarantanove.”
'È solo un bacio! È solo un bacio! Rilassati
e tuuuutto andrà bene.'
“Cinquantotto.”
“Cinquantanove e...”
Ma Kaori non poté finire la frase.
Shiro la stava baciando.
Un po' goffamente, si. Ma la stava baciando.
Oh Kami.
Non poteva credere a quello che vedeva e
sentiva.
Il cuore le batteva in petto come un martello
pneumatico impazzito.
Era
completamente diverso da quello che aveva provato poco prima in
acqua.
Ora si che questo poteva definirsi un bacio.
Il suo primo bacio, per l'esattezza.
Aveva mentito
prima ma non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce. Nemmeno sotto
tortura.
Istintivamente si portò più vicina,
intensificando quel contatto e facendo passare timidamente la lingua
tra le labbra socchiuse di lui.
Shiro soppresse a fatica un gemito.
Come era possibile che un solo bacio scatenasse
in lui così tante emozioni?
E poi quella lingua, quella piccola e tenera
lingua che gli accarezzava le labbra lo stava facendo impazzire.
Come mosso da qualcosa, aprì le labbra dandole
accesso e si sentì morire di piacere.
Oh Kami-sama, aveva raggiunto il Nirvana forse?
Timidamente fece passare le mani dietro la
schiena, avvicinandola ancora più a sé.
Era così minuta rispetto a lui che per un
attimo ebbe timore di farle male quando la sentì tremare tra le sue
braccia.
Continuò a baciarla ancora per alcuni minuti
poi liberò Kaori dal suo abbraccio per poter riprendere a respirare.
Rossi in volto e incapaci di sostenere i loro
sguardi imbarazzati, si girarono velocemente dalla parte opposta.
“V-visto? N-non sei così timido come
dicevi!” Balbettò Kaori con voce tremante, continuando a dare le
spalle al ragazzo.
“G-già. È vero. S-sono davvero s-sorpreso!”
Balbettò Shiro, grattandosi nervosamente la nuca.
“Beh... adesso puoi dire di aver scoperto una
cosa nuova di te stesso.”
Shiro annuì per poi starnutire più volte.
Kaori ridacchiò leggermente.
“Così prenderai un raffreddore. Vieni con
me. Nella borsa ho la tuta di mio fratello. In questo modo non
prenderai freddo fino a quando i vestiti non si saranno completamente
asciugati. E poi così posso medicarti meglio le ferite.”
“Già, forse è meglio. Sono pur sempre un
fragile essere umano, hehe!” Commentò sarcastico e ridacchiando.
“Uhm... non dovresti parlare così? Sai... ho
scoperto che gli essere umani non sono poi così tanto fragili.”
“Oh, veramente? E chi ti ha fatto cambiare
idea?”
“Un certo monaco di mia conoscenza...”
“Oh? Dovrei esserne geloso?”
“Non credo...”
Shiro scoppiò a ridere.
“Andiamo su!” Disse Kaori, prendendolo
timidamente per mano e avviandosi insieme a lui verso il loro piccolo
accampamento.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui tra voi, ragazzi! Vi sono mancata?
Ho
da poco finito di effettuare le ultimissime modifiche a questi due
capitoli e ho deciso di pubblicarli insieme, per la vostra felicità XD
Cosa accadrà adesso ai nostri amici?
Inuki e Ikkuko riusciranno a riunirsi con i rispettivi fratelli?
Tutto questo e MOOOOLTO altro nel prossimo capitolo :P
A presto ragazzi e continuate a seguirmi ^_-
kagome123
P.s.
Un grazie in particolare alla grande moira78
che mi assiste nelle correzioni e nella stesura dei capitoli e a tutti
coloro che seguono la mia storia, sia commentando che non^_^
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Capitolo 20 *** Un villaggio misterioso ***
capitolo venti
Capitolo
venti – Un villaggio misterioso
Pioggia.
Pioggia. E ancora pioggia.
Era
dall'alba di quella mattina che quel clima uggioso e afoso allo
stesso tempo aveva deciso di non dar loro alcuna tregua, costringendo
Inuki, Ikkuko e la fedele Kirara ad avanzare a piedi su un terreno
fangoso e instabile.
Erano
trascorsi sei giorni da quando avevano attraversato i confini delle
terre di Sesshomaru e, sebbene fino a quel momento non avessero
incontrato grandi ostacoli o demoni da abbattere, da qualche ora
stavano attraversando una sterminata foresta di querce e pini
secolari situata sulle pendici di quella montagna.
“Inuki,
non credi sia meglio iniziare a cercare un riparo per la notte? Ormai
si sta facendo sera e il tempo non accenna a migliorare.” Chiese
Ikkuko al ragazzo, continuando a camminare a grandi passi dietro di
lui e cercando di ripararsi dalla pioggia con il suo grande cappello
di paglia.
“Hai
ragione, Ikkuko. Però, visto il luogo dove ci troviamo, credo che
non sarà molto facile trovare un posto adatto e riparato...”
Rispose Inuki, iniziando a guardarsi intorno.
“Non
credo sia molto saggio dormire all'aperto per questa sera. Sta
iniziando a tuonare e... restare in un luogo di montagna così pieno
di alberi... è abbastanza rischioso.”
Ikkuko
aveva ragione. C'era infatti il grave rischio che, con tutti quegli
alti alberi che li circondavano, un fulmine colpisse uno di questi,
mettendoli in serio pericolo. Sconsolato, iniziò ad annusare forte
l'aria, con la speranza di captare qualcosa che gli indicasse la
presenza di una qualsiasi costruzione o grotta nelle più immediate
vicinanze dove trovare rifugio.
Improvvisamente
un odore di legna bruciata attirò la sua attenzione, facendolo
voltare di scatto.
“Che
succede, Inuki? Hai sentito qualcosa?” Chiese la taijiya, notando
l'espressione dell'amico.
“Non
ne sono sicuro ma... potrebbe esserci un villaggio qui vicino.”
“Un
villaggio? Qui? In mezzo ad una così impervia zona?”
“Controllare
non costa nulla. Sali sulle mie spalle, Ikkuko. In questo modo faremo
prima!” Disse il ragazzo, mettendosi in ginocchio ed invitandola a
salire.
Ikkuko
annuì e fece come le era stato detto.
In
pochi istanti la ragazza si ritrovò a volare tra i rami di quegli
alberi ad una velocità assurda.
“A
quanto pare la ferita si è rimarginata del tutto...” Sussurrò la
ragazza tra sé e sé, sporgendosi leggermente in avanti con il corpo
e con un sorriso sulle labbra.
“Uhm?
Hai detto qualcosa, Ikkuko?” Chiese il giovane hanyou il quale non
era sicuro di aver compreso bene le parole della ragazza.
“Eh?
Oh... no, nulla. Riflettevo ad alta voce.” Rispose leggermente
imbarazzata e muovendo la testa da una parte all'altra.
Inuki
ridacchiò.
“E
su cosa, se è lecito?”
“Beh...
ecco... ho solo notato che adesso hai ripreso a muoverti con la tua
solita agilità e velocità e... ho pensato che il motivo fosse che
finalmente la ferita non ti facesse più male...” Disse, sempre più
imbarazzata.
“E
sei riuscita a capirlo solo salendomi in spalla?”
La
ragazza annuì timidamente.
“Perché?
È una cosa così strana?”
“No.
Non è una cosa strana. Anzi, credo che sia dovuto al fatto che tu
sei cresciuta insieme a Kirara.”
“Non
capisco...” Disse, non molto convinta.
“Mi
spiego meglio. Durante questi lunghi anni in cui ti sei allenata
insieme a Kirara, hai sviluppato dentro di te un'intesa tale con la
tua compagna da essere in grado di capire prima di chiunque altro
le sue condizioni di salute e le sue emozioni. Così, nel momento
stesso in cui mi sei salita in spalla, hai inconsciamente continuato
a comportarti allo stesso modo, riuscendo a capire subito lo stato
delle mie ferite.”
“Oh!
Adesso capisco.”
“Già.
E se devo proprio dirtelo... questo mi fa sentire onorato.”
“Onorato?
Addirittura! E perché mai?” Chiese ridacchiando leggermente.
“Beh...
non credevo di possedere con te... una tale sincronia. Di solito,
l'unica persona con cui sono in grado di comunicare in questo modo è
da sempre stata solo mia sorella.” Balbettò imbarazzato, muovendo
nervosamente le piccole orecchie dal pelo nero.
A
quelle parole Ikkuko assunse un'espressione di sorpresa e, in quel
momento, molte cose iniziarono a diventare sempre più chiare nella
sua mente.
Durante
i suoi lunghi anni di allenamento e durante le diverse missioni che
aveva affrontato insieme alla madre, il padre, lo zio Kohaku e il
fratello, mai prima d'allora le era capitato di sentirsi così a suo
agio con il suo compagno di viaggio o di combattimento. Molto spesso
le era capitato di non riuscire ad intendersi minimamente con loro
sulle strategie da adottare in combattimento, finendo così per
perdere la concentrazione o, addirittura, rimanendo ferita in quello
scontro.
Sebbene
questo la demoralizzasse ogniqualvolta accadeva, la madre la
rassicurava dicendole che, con l'esperienza, avrebbe imparato ad
interagire meglio con gli altri creando così quel legame che
le avrebbe permesso, finalmente, di muoversi in simbiosi con chiunque
le avrebbe combattuto accanto. All'inizio, sebbene si impegnasse con
tutte le sue forze, le cose non accennavano a migliorare ma, nel
momento stesso in cui aveva iniziato a viaggiare con Inuki e Kaori,
tutto il suo mondo e quindi anche le sue doti combattive erano andate
decisamente espandendosi, permettendole di comunicare con i suoi
compagni di viaggio e di combattimento come mai aveva fatto prima
d'allora.
Si.
Nelle vene non aveva sangue di sterminatrice o sangue di monaco e di
questo ne era sempre stata consapevole ma, in compenso, fin da
piccola aveva sempre avuto un dono. Un dono molto particolare e che,
quasi con fierezza, riteneva di aver ereditato dalla sua vera madre
di cui, purtroppo, non ricordava quasi nulla. Un dono che le
permetteva di dare il meglio di sé in qualsiasi situazione solo nel
momento in cui si trovava ad essere in perfetta sincronia con le
persone che le stavano accanto. E quello che aveva provato con Inuki
pochi minuti prima, era la conferma che qualcosa di misterioso e
quasi magico la legava a quel ragazzo così distante da lei ed
eppure, al tempo stesso, così vicino. E, essendo la prima volta che
le capitava una cosa del genere con qualcuno che non fosse Kirara,
non sapeva minimamente come reagire a quella situazione così
particolare.
“Avevo
ragione! C'è un villaggio laggiù, Ikkuko!”
La
voce del ragazzo la distolse dai suoi pensieri, facendola tornare con
i piedi per terra.
“Eh?
Un villaggio? Ma... come è possibile?”
“Non
saprei. Da quel che vedo, è composto solo da una decina capanne.
Forse gli abitanti si sono insediati da poco tra queste montagne e
quindi il villaggio è ancora molto piccolo.” Continuò mentre
cominciava a scendere e rallentava decisamente il passo man mano che
si avvicinava.
“Forse
è così. Che facciamo allora?”
“Propongo
di andare a dare un'occhiata. Siamo completamente zuppi dalla testa
ai piedi e, se siamo abbastanza fortunati, forse riusciremo a
rimediare un riparo per questa notte.”
Ikkuko
annuì e si lasciò trasportare.
“Chi
è? Chi va là?”
Una
voce di donna attirò l'attenzione dei due giovani, facendoli voltare
di scatto verso una delle piccole abitazioni.
“Oh!
Chiedo scusa. Siamo dei viandanti stremati per il lungo viaggio. Non
era nostra intenzione spaventarvi, signora.” Disse Ikkuko,
prendendo per prima la parola e inchinandosi leggermente in segno di
saluto.
“Viandanti,
uhm? Il nostro piccolo villaggio è molto isolato. Non siamo abituati
a ricevere molte visite. Sopratutto se... si tratta di demoni.”
Continuò la donna, osservando sospettosa il giovane mezzo demone
accanto alla ragazza e facendo qualche passo in avanti.
Si
trattava di una donna molto anziana, dallo sguardo austero e un po'
cattivo, dai lunghi capelli bianchi, legati ordinatamente in una
coda, che avanzava lentamente facendo leva su un bastone finemente
intagliato e decorato con strani segni circolari.
Inuki,
sentendosi preso in causa, rivolse lo sguardo verso Ikkuko come per
scusarsi e poi lo abbassò, imbarazzato.
“Oh!
Non dovete avere timore, signora. Il mio amico non è pericoloso, ve
lo assicuro!” Disse subito Ikkuko, cercando di risolvere quella
incresciosa situazione e facendo segno al ragazzo di non
preoccuparsi.
“Pericoloso
o no, questa è la prima volta nella mia lunga vita che incontro una
taijiya che viaggia in compagnia di un demone. Quel giovane è forse
un tuo prigioniero?” Domandò l'anziana donna facendo qualche altro
passo in avanti senza però superare la piccola tettoia di legno e
paglia che le faceva da riparo per la pioggia.
“Prigioniero?
Oh, per l'amor del cielo! Ma cosa le viene in mente?! Vede per caso
corde o catene sul suo corpo?” Disse irritata, alzando leggermente
il tono della voce.
“Non
sono nelle condizioni di poter affermare con certezza ciò che è
giusto o ciò che è sbagliato, ragazza mia... ma è pur sempre un
demone quello che ti sta accanto. Sei veramente certa di poterti
fidare così tanto di lui?”
“Ma...
ma... come si permette?! Io...!”
La
ragazza avrebbe voluto continuare ma Inuki la bloccò.
“Adesso
basta, Ikkuko.” Disse con voce calma e ferma.
“Inuki?!”
“Non
mi sembra il caso di prendersela per una stupidata del genere,
Ikkuko. Se per la signora è una cosa così oltraggiosa ospitare uno
come me nel suo villaggio, io di certo non resterò qui per
convincerla.”
“Ma...
ma... Inuki! Io... volevo...”
“Non
preoccuparti, Ikkuko. Troveremo un altro riparo più avanti. La
ringrazio comunque per il tempo che ci ha concesso, signora. Ora
togliamo subito il disturbo.” Concluse il giovane hanyou, chinando
leggermente il capo in segno di saluto e facendo qualche passo in
direzione dell'uscita del villaggio.
“Il
tuo compagno è molto perspicace, giovane taijiya. Se fossi in te,
seguirei il suo esempio.” Continuò la donna per poi sparire
nuovamente all'interno della piccola casa così come era venuta.
Ikkuko
sconvolta e disgustata da quelle parole e incapace di replicare, non
poté fare altro che seguire l'amico, borbottando tra sé e sé in
preda alla rabbia.
“Inuki!
Ma... si può sapere cosa ti è preso?! Perché hai voluto dare
soddisfazione a quell'orribile donna?” Urlò Ikkuko in preda alla
rabbia e bloccando l'avanzata del giovane mezzo demone.
Inuki
la guardava con uno strano sorriso sul volto.
“E
dai, Ikkuko. Te l'ho detto! Non devi prendertela così tanto! In
fondo... sono io quello che è stato insultato.”
“È
appunto per questo che non avresti dovuto risponderle in quel modo!
Proprio non capisco cosa ti è preso!”
“Ikkuko,
non possiamo nascondere quello che sono. Se io me ne fossi stato
zitto e immobile, tu saresti stata costretta a legarmi o fare chissà
cos'altro per permetterci di ottenere un riparo.”
“E
tu credi veramente che io mi sarei abbassata al livello di quella
donna?! Inuki io... io non potrei mai farti una cosa del genere!
Piuttosto preferisco dormire qui, tra il fango!”
Inuki
sospirò.
“Lo
so benissimo questo. È solo che non volevo che ti prendessi la colpa
per qualcosa di cui io...”
“Tu
cosa? Sei un mezzo demone e allora? Non alcun motivo per rammaricarti
in questo modo!”
“Non
dovrei?”
“No.
Anzi, se fosti stata in te, in quel momento glie l'avrei fatta vedere
io a quella vecchia scorbutica!”
Inuki
scoppiò a ridere.
“Non
esagerai, dai. Non sono il tipo che se la prende con una vecchia
indifesa.” Disse tra risa.
“E
invece dovresti, Inuki! Se non reagisci in questo tipo di situazioni
non otterrai mai rispetto o la considerazione che ti è dovuta!”
“Beh...
io sono sempre stato del parere che non sempre è necessario usare la
violenza per ottenere qualcosa. E poi non mi sembra che abbia dovuto
comportarmi in questo modo per ottenere il tuo rispetto, Ikkuko.”
“Questo
è vero però... se ben ricordi, invece, il nostro primo incontro è
stato alquanto... rocambolesco. Se non fosse intervenuto mio padre a
fermarmi... a quest'ora... tu o tua sorella...”
Inuki
deglutì nervosamente.
“Già.
Me ne ero scordato...” Disse con un enorme gocciolone sulla fronte.
“Sai...
ogni volta che ripenso a quel giorno, mi sento in colpa per essermi
comportata in quel modo nei vostri confronti.”
“Addirittura?
Sei una taijiya e in quel momento ti sei comportata come avresti
dovuto. Dopotutto, noi eravamo i demoni che minacciavano la
tranquillità del tuo villaggio. Non dovresti prendertela così
tanto.”
“Hai
ragione. Hai perfettamente ragione, Inuki. Però...”
“Ormai
sono trascorsi più di due mesi da quel giorno e siamo diventati
ottimi amici, sebbene tutti pensino che un demone e una taijiya siano
nemici per natura. E infatti, non mi sembra che fino ad oggi tu mi
abbia attaccato o minacciato in qualche modo!” Disse ridacchiando.
“Beh...
solo perché da quel giorno ho finalmente compreso ciò che da sempre
i miei genitori hanno cercato di insegnarmi e cioè che non bisogna
giudicare qualcuno per come appare.” Disse guardando titubante il
ragazzo di fronte a lei.
“Mmmh?
Stai cercando di dirmi che se non avessi imparato questa importante
lezione avresti continuato ad attaccarmi?” Chiese sorpreso e po'
scioccato da quelle parole.
“Cosa?
No. No! Non intendevo assolutamente dire questo, Inuki! Non potrei
mai combattere contro di te!” Ribatté subito imbarazzata e
gesticolando come una pazza.
Inuki
scoppiò a ridere.
“Non
dovresti neanche scherzare su queste cose, Inuki! Uff... ma guarda un
po'! Ora sei tu quello che si sta prendendo gioco di me!” Borbottò
imbarazzata e leggermente irritata, per poi dare le spalle al ragazzo
che continuava a ridere senza sosta.
“Scusa.
Scusa. Non volevo prenderti in giro, Ikkuko! Ma non ho proprio
resistito! Avevi un'espressione troppo buffa!” Disse tra le risa e
portandosi una mano sullo stomaco.
Ikkuko
sbuffò nuovamente sempre più irritata.
“Non
mi dirai che ti piacerebbe combattere contro di me?” Chiese
sarcastica.
A
quella domanda, Inuki cessò di ridere quasi immediatamente.
“No.”
Rispose serio.
“No?”
“Non
combatterei contro di te neanche se fossi tu stessa ad attaccarmi,
Ikkuko.” Continuò, sempre più serio e guardando la ragazza fisso
negli occhi.
Ikkuko
ricambiò lo sguardo, assumendo anche lei un'espressione seria.
“E
se un giorno accadesse, che farai?”
“Eviterei
ogni tuo attacco e cercherei con tutte le mie forze farti
riacquistare la ragione, senza far uso della violenza.”
Ikkuko
sospirò.
“Spero
vivamente che non accada mai una cosa del genere.”
Inuki
annuì leggermente per poi riprendere nuovamente la parola.
“Andiamo,
su. Ormai è quasi calata la notte ed è pericoloso rimanere fermi
qui, tra gli alberi. Prima ho intravisto una piccola capanna semi
diroccata pochi metri più avanti. Se siamo fortunati, potremmo
finalmente ripararci da questa pioggia incessante.”
“Tanto
ormai non possiamo bagnarci più di così. Andiamo a controllare.”
Disse Ikkuko iniziando ad incamminarsi insieme al ragazzo tra la
folta vegetazione.
“Mmmh...
cos'è quest'odore così dolce?” Sussurrò Ikkuko con la voce
impastata dal sonno, muovendosi leggermente sul suo giaciglio
improvvisato.
Erano
passate solo alcune ore da quando i due ragazzi si erano accampati in
quella piccola capanna e il buio della notte non aveva ancora
abbandonato quei luoghi
impervi di montagna.
Curiosa
e assonnata, Ikkuko si guardò intorno per cercare di capire da dove
provenisse un tale profumo ma, non riuscendone ad individuare la
fonte, decise di alzarsi e di andare a controllare di persona. E
così, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare Inuki
e Kirara che dormivano poco distanti da lei, avanzò verso la porta
della piccola capanna di legno e paglia e lo spettacolo che le si
presentò davanti la colse completamente di sorpresa. Tutta la
foresta era avvolta da una strana nebbia giallastra dall'odore
dolciastro, che ricordava molto quello di frutta fresca e erbe
medicinali.
'Che
strano. Non ho mai visto una nebbia del genere. Da dove proverrà?'
Pensò tra sé e sé la ragazza mentre si guardava intorno, curiosa.
In
quel momento una voce di donna risuonò nel silenzio di quel luogo
attirando l'attenzione della giovane taijiya.
“Dobbiamo
fare presto Chio, Inoe, Kurumi, Azusa. La divina signora ci sta
aspettando ormai da troppo tempo.”
Ikkuko
sgranò gli occhi.
'Ma
questa voce... io l'ho già sentita!'
Curiosa,
Ikkuko avanzò silenziosamente di qualche passo per poi nascondersi
dietro un grande albero di pino. E in quel momento riconobbe
l'anziana donna con cui aveva parlato poche ore prima al villaggio,
che avanzava velocemente tra le sterpaglie accompagnata da quattro
giovani ragazze.
'Ma
è quella vecchia scorbutica! Che ci fa qui? E soprattutto, dove
starà andando con quelle ragazze a quest'ora della notte?' Pensò
mentre si sporgeva leggermente per guardare meglio.
“Ichinose-sama,
non è colpa nostra. Quest'uomo è molto pesante da trasportare. Ma
sono certa che, questa volta, la divina signora sarà molto contenta
di questo nostro dono.” Disse una delle ragazze, ansimando
leggermente e continuando ad avanzare.
'Un
uomo? Ma cosa diavolo..?!'
Ma
Ikkuko non poté finire la frase. Solo in quel momento si accorse che
le quattro donne stavano trasportando il cadavere di un uomo, avvolto
in un involucro di foglie e pelli.
'Perché
trascinare il corpo di un uomo così lontano dal villaggio? E poi,
chi è questa divina signora alla quale, a quanto sembra,
devono consegnarlo? C'è qualcosa di molto strano in tutto questo.
Sarà meglio controllare.' Si ritrovò a pensare Ikkuko avanzando
silenziosamente tra la folta boscaglia, cercando di non farsi
scoprire.
Dopo
circa una decina di minuti di cammino, Ikkuko vide il gruppo di donne
fermarsi dinnanzi all'ingresso di una grande grotta scavata nella
pietra e semi nascosta dalla vegetazione, per poi sparire velocemente
all'interno di essa.
Ikkuko
uscì velocemente dal suo nascondiglio entrando anche lei all'interno
di quella grotta.
Il
lungo sentiero roccioso era illuminato da piccole fiaccole da cui
proveniva un forte odore di pece e la giovane taijiya non ebbe alcuna
difficoltà a muoversi al suo interno, diversamente da quello che
pensava. Camminò per qualche minuto, facendo molta attenzione a non
fare alcun rumore. Poi notò un'apertura situata alla sinistra di
quel corridoio e da cui provenivano delle voci in lontananza e,
sempre più incuriosita dalla situazione, decise di proseguire per
andare a controllare.
In
pochi minuti si ritrovò all'interno di un'enorme stanza poco
illuminata e piena di aperture ad ogni lato. Poi un grande mucchio di
armi alla sua sinistra attirò la sua attenzione. Si trattava di armi
di ogni tipo e forma gettate alla rinfusa. Alcune di queste erano
nuove mentre altre erano completamente deteriorate dal tempo.
'Mmmh...
è sempre più strano. Perché ci sono così tante armi qui? Forse
quell'uomo non è stato il primo ad essere portato con forza in
questo luogo.' Pensò notando lo stato di conservazione delle varie
armi.
Poi
la voce dell'anziana donna riecheggiò nuovamente in quel luogo e
Ikkuko si portò più avanti per vedere quello che stava accadendo
nella stanza attigua.
“Divina
signora! Ci perdoni per l'attesa ma... ultimamente non riceviamo
molte visite al nostro villaggio. E poi... c'è stata la siccità lo
scorso anno. Siamo rimaste in poche e...”
“SILENZIO!
NON MI INTERESSANO LE VOSTRE SCUSE! E poi lo sapete: dieci anni fa
avete stipulato un patto con me e, se volete continuare a vivere la
vostra inutile esistenza di misere mortali, dovete obbedire ad ogni
mia richiesta senza battere ciglio! AVETE CAPITO?!”
A
quelle parole le quattro giovani ragazze tremarono, abbracciandosi
l'una con l'altra.
“D-divina
signora! N-noi non volevamo mancarvi di rispetto ma... ecco...” Si
affrettò a rispondere l'anziana donna con la voce che le tremava.
“ZITTA,
INUTILE ESSERE UMANO. Fatemi vedere cosa mi avete portato piuttosto!”
Urlò, interrompendo bruscamente il discorso della sua serva.
“S-subito
mia signora!” Rispose l'anziana donna per poi fare segno alle sue
compagne di aprire l'involucro che conteneva il corpo dell'uomo.
La
figura misteriosa osservò a
lungo e in silenzio quel corpo seminudo davanti a lei.
“Mmmh...
giovane... bello... aitante. Avete catturato davvero un'ottima preda,
ragazze.” Disse prendendo improvvisamente la parola e con la bava
alla bocca, mentre avanzava di qualche passo in direzione della tenue
luce che illuminava l'intera stanza.
Nel
momento stesso in cui la sua figura fu illuminata dalla luce fioca di
quella piccola candela, Ikkuko fu più che mai certa di trovarsi in
presenza di un demone molto particolare. Sebbene la sua voce di donna
fosse sensuale e ammaliante come mai ne aveva sentite, il suo aspetto
era molto simile a quello di un serpente: il lungo corpo viscido e
squamoso, la grande bocca piena di zanne, i suoi occhi vitrei e
giallastri, la lunga lingua biforcuta e la grande testa tondeggiante
ricoperta di numerose protuberanze appuntite.
Ikkuko
deglutì nervosamente.
Era
peggio di quanto immaginasse.
“S-sono
lieta che sia di suo gradimento, mia signora. È arrivato al
villaggio due giorni fa. Diceva di essere un guerriero di ritorno da
una battaglia. È stato molto difficile farlo fuori.”
“Mmmm...
due giorni fa? Non avevate nulla di più fresco?”
“In
verità oggi al tramonto è giunta una coppia molto particolare al
villaggio. Lei era una taijiya mentre il suo compagno un mezzo
demone.”
“Un
mezzo demone hai detto? E perché mai non me lo avete portato? Mmm...
dicono che la carne di mezzo demone sia tra le più gustose e
nutrienti che esistano sulla faccia della Terra!” Disse quasi
gemendo e con la bava alla bocca.
“Ecco...
veramente... noi...”
“NON
MI DIRETE CHE SONO SCAPPATI, NON È COSÌ?” Urlò, furiosa e
emettendo spaventosi sibili.
“N-non
sono scappati, mia signora. Si trovano ancora nella foresta. Se ci
lasciate andare... faremo in modo di catturarlo per voi al più
presto! Ve lo giuro sulla mia stessa vita, mia signora!” Ribatté
con voce tremante l'anziana donna, congiungendo le mani in segno di
preghiera.
“ZITTA
VECCHIA DECREPITA! E comunque, non credo proprio che sarà necessario
che voi lo catturiate per me...”
“C-c-c-cosa
vorreste dire?”
“Non
vi siete ancora rese conto di essere state seguite per tutto questo
tempo?”
Ikkuko
a quelle parole sbiancò.
'Dannazione!
Mi ha scoperto!' Imprecò per poi iniziare a correre a perdifiato in
direzione dell'uscita.
Ma
quando mancavano solo pochissimi metri alla salvezza, Ikkuko si
ritrovò davanti il demone serpente che la guardava con sguardo
famelico.
“Dove
credevi di andare, bel biscottino? Non posso lasciarti fuggire ora
che sai così tante cose sul mio conto. E poi... tu mi servi per
recuperare il tuo compagno...” Disse, avanzando minacciosamente
verso di lei.
“Non
tradirò mai la fiducia di Inuki! Preparati a combattere, dannato
mostro!” Urlò per poi estrarre velocemente la sua katana dal
fodero e iniziare ad attaccare il grande demone di fronte a lei.
Ma
senza che Ikkuko potesse fare nulla per evitarlo, il demone la
imprigionò nella sua lunga coda, bloccando ogni suo movimento.
“DANNAZIONE!
Liberami immediatamente, mostro! Altrimenti...!”
“Altrimenti
cosa, piccina? Non mi pare che tu sia nella posizione giusta per
poter controbattere. Non ho forse ragione? Mmmh?”
“Dannata!
Maledetta!”
“Sai...
normalmente non amo tenere in vita gli ostaggi ma tu sei una taijiya,
non è così? E la cosa cade perfettamente a fagiolo. Che ne diresti
di collaborare con me, piccina?”
“C-cosa
intendi dire?!” Chiese a stento, mentre sentiva la coda del demone
stritolarla sempre più.
“Hehe.
Lo capirai molto presto.” Disse quasi sussurrando per poi mordere
la povera ragazza all'altezza della spalla destra.
Ikkuko
urlò in preda al dolore, mentre sentiva il veleno invaderla
rapidamente e toglierle il respiro.
Dopo
qualche minuto il demone la lasciò cadere al suolo osservando,
divertita, il suo corpo che si contorceva per gli spasmi e il dolore.
Le
cinque donne che avevano assistito immobili alla scena, rimasero in
silenzio, osservando quasi con pietà la figura di quella povera
ragazza a pochi metri da loro.
“Tra
poche ore questa giovane taijiya sarà completamente sotto il mio
controllo. È passato tanto tempo dall'ultima volta che usato una
bambola per catturare le mie prede. Non vedo l'ora di assistere
all'incontro del giovane hanyou con la mia creatura!
Mwhahahahahhaha!” Disse, mentre la sua crudele risata
spettrale riecheggiava senza sosta tra le spesse pareti di quella
enorme caverna.
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Capitolo 21 *** "Perdonami Ikkuko..." ***
capitolo ventuno
Capitolo
ventuno - “Perdonami Ikkuko...”
Il
sole era da poco sorto quando Inuki aprì gli occhi, sbadigliando
rumorosamente.
“Buon
giorno, Ikkuko. Spero che tu non sia in piedi da mo...”
Ma
il ragazzo fu costretto ad interrompersi.
C'era
qualcosa che non quadrava. L'odore della ragazza in quella stanza era
vecchio, chiaro segno che Ikkuko doveva aver lasciato quel luogo
parecchie ore prima. Ma perché mai aveva fatto una cosa del genere
senza svegliarlo?
Preoccupato
si girò verso Kirara, accoccolata accanto a lui, che lo guardava con
la sua stessa espressione.
“Non
preoccuparti, Kirara. Sarà qui in giro. Che ne dici di andare a
cercarla?” Disse, accarezzando la folta pelliccia del demone gatto
per rassicurarla.
Kirara
miagolò in risposta, mettendosi in piedi e uscendo insieme a lui
dalla capanna.
Aveva
smesso di piovere da poco e il terreno umido e bagnato rendeva
difficile muoversi facilmente senza affondare nel fango.
“Fortunatamente
ha smesso. Non ne potevo più di tutta quell'acqua sai, Kirara? Solo
che adesso sarà più difficile individuare l'odore di Ikkuko sul
terreno bagnato.” Commentò avanzando di qualche passo e annusando
forte l'aria fresca del mattino.
“Finalmente
ti sei svegliato, hanyou.”
A
quelle parole Inuki si girò di scatto.
Ikkuko
era lì, a pochi metri da lui, con suo abito da sterminatrice
addosso, l'Hiraikotsu appoggiato alle sue spalle e che lo guardava
con sguardo cattivo e minaccioso come mai le aveva visto fare.
“I-Ikkuko?”
Chiese titubante, quasi non riconoscesse la figura della ragazza che
gli stava di fronte.
“È
il mio nome, hanyou. E, se vuoi saperlo, nessun demone è mai rimasto
in vita dopo averlo pronunciato.” Commentò con tono minaccioso,
avanzando lentamente di qualche passo verso il suo avversario.
Inuki
e Kirara si guardarono increduli e insicuri su come comportarsi. Non
c'era alcun dubbio che la ragazza davanti a loro fosse Ikkuko ma,
allora, per quale motivo si rivolgeva a lui come se non l'avesse mai
visto prima?
“Ikkuko,
non scherzare dai! Non è possibile che tu non mi riconosca! Sono
Inuki, il figlio di Inuyasha e Kagome. Sono ormai più di due mesi
che viaggiamo insieme ai nostri rispettivi fratelli per recuperare il
frammenti neri. Non te lo ricordi?” Chiese cercando di guadagnare
tempo.
“Io?
Viaggiare con dei demoni? Tsk! Forse tutto questo è avvenuto nei
tuoi sogni, hanyou! Non farei mai una cosa così... disonorevole.”
Ribatté continuando ad avanzare e iniziando a roteare velocemente
l'Hiraikotsu sulla sua testa.
“A-aspetta
Ikkuko. Cerchiamo di ragionare. Sicuramente sei ancora arrabbiata per
quello che ho detto ieri e adesso...”
“Ragionare.
Un demone che vuole ragionare con me? Una taijiya? Ma non farmi
ridere! Ne ho incontrati di demoni fifoni durante la mia carriera ma
tu, hanyou, li superi decisamente tutti!” Commentò ridacchiando
malignamente.
“Smettila
Ikkuko. Non sono un fifone e tu lo sai benissimo!” Disse iniziando
lievemente ad irritarsi.
“Oh?
Che c'è? Ti ho forse fatto arrabbiare, hanyou? Io ho fatto solo una
supposizione. Ma, a quanto pare ci ho azzeccato, non è così?”
Inuki
si portò una mano sulla testa, cercando di mantenere la calma.
“Ikkuko.
Credo che questo assurdo gioco sia andato avanti per troppo tempo.
Adesso basta. Non voglio litigare ulteriormente con...”
Ma
il ragazzo non poté terminare la frase. Ikkuko lo colpì duramente
all'altezza dello stomaco con il suo enorme boomerang facendolo
cadere al suolo, dolorante.
“I-Ikkuko?!
Ma che diavolo...?!”
“Sono
stufa di parlare, hanyou. Preparati a soccombere per mano mia!” Fu
tutto ciò che disse prima di iniziare ad attaccarlo con tutte le
forze che aveva in corpo.
Inuki,
sconvolto e incredulo, cominciò ad evitare i suoi attacchi,
muovendosi agilmente da una parte all'altra. Era da sempre stato
consapevole che Ikkuko fosse un'ottima guerriera, forte e caparbia.
Ma, la luce che in quel momento risplendeva nei suoi grandi occhi
scuri, era completamente diversa da quella che tante volte aveva
visto durante i vari combattimenti. Era quasi incredibile da dire
ma... era come se, davanti a lui, ci fosse una persona completamente
diversa. Una persona da temere e che odiava in maniera esponenziale
chi era diverso da lei.
Provò
nuovamente a parlarle e ad avvicinarsi ma improvvisamente sentì la
fredda lama della sua katana attraversagli la pelle, ferendolo al
braccio destro e al viso.
Inuki,
dolorante e con il sangue che colava copioso da quelle ferite, fu
costretto ad arretrare e a mettersi sulla difensiva.
'Maledizione!
È davvero un avversario temibile. Ma io non voglio farle del male!
Cosa posso fare allora per bloccarla?'
In
quel momento uno strano odore dolciastro giunse alle narici,
attirando la sua attenzione.
Ikkuko che normalmente possedeva un odore completamente diverso, era
come avvolta da questa nuvola di profumo, che circondava il suo corpo
come una barriera protettiva.
Incuriosito
da ciò, Inuki provò nuovamente ad avvicinarsi a lei e solo in quel
momento si accorse di una strana ferita all'altezza della spalla
destra, molto simile ad un morso di serpente.
'Lo
sapevo! È a causa del veleno che ha in corpo che si comporta in
questo modo. Forse il demone che le ha fatto questo si trova ancora
nelle vicinanze. Devo stare attento...' Pensò iniziando a guardarsi
intorno.
“Cosa
c'è, hanyou? Ti vedo distratto. Ti vuoi già arrendere per caso?”
Disse la ragazza, continuando a colpirlo sempre più velocemente.
Inuki
deglutì nervosamente.
Non
aveva la minima idea di come comportarsi.
Come
poteva colpirla senza usare i suoi artigli o senza farle troppo male?
Sfruttando
un suo piccolo attimo di distrazione, Inuki si gettò a terra e
afferrò un lungo bastone nascosto tra la folta sterpaglia. La sua
idea era di farle perdere l'equilibrio e, al momento opportuno,
colpirla con forza allo stomaco, così da farle perdere i sensi e
terminare quell'incontro. Ma ben presto si rese conto che mettere in
pratica quella semplice idea non era così facile come sperava.
Ikkuko
era veloce, agile e capace persino di prevedere ogni sua piccola
mossa e questo andava fortemente a svantaggio di Inuki e della sua
strategia.
E
così, cercando di disorientarla, iniziò a muoversi tra i rami degli
alberi, aumentando di volta in volta la velocità e passandole
accanto ad ogni balzo, sfiorandola appena con il bastone.
Ikkuko
si limitava ad evitare agilmente ogni suo 'attacco', poi il suo
avversario la colse completamente di sorpresa, afferrandola per i
polsi e bloccandola con il suo corpo contro la corteccia di un grosso
albero secolare.
“LASCIAMI
IMMEDIATAMENTE, DANNATO BASTARDO!” Imprecò tra le urla,
dimenandosi come una pazza.
Inuki
la guardò intensamente negli occhi come per chiederle scusa poi, con
un movimento veloce e preciso, le diede un forte pugno nello stomaco.
La ragazza, non aspettandosi minimamente una cosa del genere, gemette
forte per poi accasciarsi tra le braccia del ragazzo, priva di sensi.
“Perdonami
Ikkuko. Ma questo era l'unico modo per fermarti...” Le sussurrò
all'orecchio mentre l'abbracciava e cadeva in ginocchio sul suolo
fangoso insieme alla ragazza, stremato per il lungo combattimento.
Poco
distante il demone serpente osservava in silenzio la scena, irritato.
'Quell'insulso
mezzo demone. È riuscito a mettere fuori combattimento la sua
compagna. E io che già stavo pregustando il dolce sapore delle sue
carni...'
“Per
quanto ancora hai intenzione di rimanere nascosto lì dietro,
demone?”
Quelle
parole fecero sobbalzare il demone serpente, costringendolo ad uscire
allo scoperto.
“Dannato!
Non credevo riuscissi ad individuare la mia presenza così
velocemente.”
“Sbagli
a sottovalutare il tuo nemico. Dimmi, sei stato tu a ridurre in
questo stato la mia amica?” Chiese con tono arrabbiato, continuando
a stringere la ragazza tra le sue braccia e ringhiando leggermente.
“Mmmmh...
oltre ad essere di bell'aspetto sei anche molto perspicace, mio
giovane hanyou.” Commentò lasciva, ondeggiando lentamente sul
suolo fangoso.
“Se
mi darai l'antidoto per il veleno che le hai somministrato, ti
concederò una morte non troppo dolorosa.” Disse, portando Ikkuko
vicino a Kirara e appoggiandola accanto a lei.
“Oh?
Davvero? Che onore. Ma... non credo che riuscirai a liberarti di me
così facilmente, mio bel biscottino.” Disse con voce spettrale,
iniziando a far tremare minacciosamente la punta della sua lunga
coda.
“Staremo
a vedere.”
Fu
un attimo e i due sfidanti iniziarono a muoversi velocemente per la
foresta per poi colpirsi l'un l'altro in spettacolari attacchi
acrobatici.
“Sei
veloce, hanyou.”
“Anche
tu, demone. Ora mi è chiaro come tu sia riuscito a ferire Ikkuko in
quel modo.”
“Tsk!
Un misero essere umano, per quanto bravo nell'arte del combattimento,
non potrà mai essere in grado di sconfiggermi in velocità.”
“Non
sono poi tanto sicuro che questa tua bravura sia tutta farina del tuo
sacco. Hai frammento nero nel corpo, non è così?” Disse Inuki,
diretto.
A
quelle parole il demone sgranò gli occhi, fermandosi immediatamente.
“C-c-come
diavolo hai fatto a... ?!”
“Sorpreso?
Devo tutto al sangue che ho ereditato da mia madre. È una
sacerdotessa, non lo sapevi?”
“Dannazione!
Ora capisco di cosa parlava il fabbro giorni fa!” Sussurrò tra sé
e sé il demone, strisciando lentamente all'indietro.
“Il
fabbro? Di chi stai parlando?”
“Nulla
che ti interessi, moccioso! Impara a stare al tuo posto, piuttosto!”
Rispose irritata e iniziando a perdere la pazienza. “Sono proprio
curiosa di vedere quanto tempo impieghi ad individuare il frammento
nel mio corpo e ad impossessartene.” Continuò, sorridendogli
malignamente.
Inuki
ghignò.
“Mi
stai forse sfidando?” Chiese con gli occhi che gli brillavano.
Il
demone serpente ridacchiò.
“Fammi
vedere di che stoffa sei fatto, hanyou.”
“Con
molto piacere, demone.” Disse con un'espressione beffarda in volto
che ricordava tanto Kaori.
I
due demoni ripresero a muoversi velocissimi tra gli alberi,
attaccandosi senza sosta. Il demone serpente cercava di azzannarlo o
di colpirlo con la punta acuminata della sua coda mentre Inuki usava
gli artigli o delle piccole sfere di energia spirituale.
Poi,
sfruttando un suo attimo di distrazione, il demone serpente riuscì
ad imprigionare Inuki con la sua coda, bloccandolo contro un albero.
Il
demone ghignò.
“Sei
mio ora, bel biscottino...” Gemette con la bava alla bocca e
muovendo la sua lunga lingua biforcuta.
Inuki
lo guardava fisso negli occhi con uno sguardo beffardo e di sfida.
“Non
credo proprio, demone.” Fu tutto quello che disse prima di
attraversarlo da parte a parte con la sua mano artigliata fino a far
uscire fuori il frammento di sfera nero, ora completamente purificato
e sporco del sangue del demone.
Il
demone gemette forte, vomitando sangue.
“D-dannato
figlio di una cagna...”
“E
ora dammi l'antidoto, maledetto mostro.”
“MAI!
PIUTTOSTO LA MORTE!”
Inuki
lo fulminò con lo sguardo.
“Come
vuoi tu, bastardo!” Disse per poi ritrarre la sua mano e ucciderlo
all'istante.
Libero
dalla presa del demone ormai disintegrato, Inuki cadde al suolo
stringendo, rabbioso, il piccolo frammento nero purificato tra le sue
mani.
Dannazione.
E ora come avrebbe fatto per salvare Ikkuko?
Veloce,
si portò vicino alla ragazza. Era ancora priva di sensi ma respirava
a fatica e aveva la febbre alta, chiaro segno che ormai il suo corpo
corroso dal veleno era arrivato allo stremo.
La
sollevò delicatamente dal suolo, prendendola tra le braccia, e la
portò all'interno della piccola capanna dove avevano dormito la sera
prima, fino a posarla su un giaciglio di paglia e foglie. Poi si mise
a frugare nella suo zaino e, presa una bottiglia di plastica
contenente dell'acqua, bagnò un piccolo pezzo di stoffa che posò
delicatamente sulla fronte sudata della ragazza.
Che
fare ora?
Poteva
provare a creare un antidoto con qualche erba medicinale nelle
vicinanze ma cosa avrebbe fatto se non si fosse rivelato utile per
salvare Ikkuko?
“Ragazzo?
Ragazzo! Sei qui?”
Un
voce di donna lo distolse dalle sue preoccupazioni facendolo voltare
e, con sua grande sorpresa, riconobbe la figura dell'anziana donna
che aveva incontrato con Ikkuko poche ore prima.
“Ma...
è lei, signora. Che cosa ci fa qui?” Domandò insicuro, uscendo
velocemente dalla capanna.
“Non
ha alcuna importanza. Prendi questo. È l'antidoto che ti permetterà
di salvare la tua compagna.”
“L'antidoto?
Ma... come fa a sapere che...?!”
“È
stata colpa nostra se quella povera ragazza si trova in quelle
condizioni. Erano ormai dieci anni che servivamo quel demone serpente
portandole corpi di poveri uomini sfortunati per saziare la sua fame
e, la notte scorsa, la tua amica ci ha seguite fin dentro il suo
rifugio, finendone catturata.” Spiegò l'anziana donna, esortando
le quattro giovani ragazze nascoste poco distanti ad avvicinarsi.
“Cosa?
Ikkuko... ha...”
“Non
indugiare oltre. Falle bere l'antidoto, presto! Altrimenti non potrai
fare più nulla per salvarla!”
Inuki
annuì e, presa la piccola bottiglia dalle mani dell'anziana donna,
corse all'interno della capanna. Dopo che ebbe fatto bere l'intruglio
ad Ikkuko, in pochi istanti la vide riacquistare colore e la febbre
diminuì radicalmente.
Felice,
Inuki corse nuovamente fuori dalla capanna per ringraziare la donna.
“Grazie,
signora. La ringrazio infinitamente!” Disse inchinandosi
leggermente e con gli occhi che gli brillavano.
“In
verità mi sono sentita in obbligo di aiutarti. Ieri sera non avrei
dovuto trattarti in modo così cattivo. Perdonami, ragazzo.” Disse
con le lacrime agli occhi e inchinandosi rispettosa davanti al
giovane.
“Signora,
ma che fa? Non c'è bisogno di inchinarsi. Si sporcherà tutta di
fango in questo modo!” Disse aiutandola ad alzarsi.
“Fa
nulla, ragazzo. Non mi importa. Questo è niente in confronto a
quello che ti ho fatto, quindi...”
Ma
Inuki la interruppe.
“Non
c'è bisogno di scusarsi, signora. Le ho già detto che non ha più
alcuna importanza ciò che ha fatto. Sono un mezzo demone ma non ho
alcuna intenzione di costringere qualcuno a cambiare il suo modo di
pensare. Mi basta che lei sia venuta fin qui per aiutare la mia
amica. E per me è più che sufficiente.” Concluse prendendole le
mani e sorridendole.
A
quelle parole la donna scoppiò a piangere, non aspettandosi
minimamente una cosa del genere. Era come se il peso enorme che aveva
portato sulle sue spalle per tutti quegli anni fosse sparito tutto
d'un tratto, regalandole un sentimento di pace e serenità che da
troppo tempo ormai non provava più nella sua buia e spenta vita.
Com'era
possibile che un ragazzo così giovane possedesse dentro di sé una
tale bontà d'animo e una tale saggezza da fare invidia ad una
persona molto più in là con gli anni?
Non
riuscendo a trovare risposta ad una tale domanda, la donna lo
ringraziò ancora a lungo, sebbene il ragazzo, visibilmente
imbarazzato, le ripetesse continuamente di non farlo.
“Se
un giorno tu e la tua compagna vi trovaste nuovamente da queste
parti, ricordatevi che sarete sempre i benvenuti nel mio villaggio.”
“Lo
faremo, può starne certa, signora. Arrivederci e grazie ancora per
l'antidoto!”
La
donna ricambiò il saluto per poi sparire lentamente tra la folta
boscaglia insieme alle quattro ragazze che l'avevano accompagnata.
“Mmmh...
la mia testa...” Gemette Ikkuko muovendosi leggermente sul suo
giaciglio e attirando l'attenzione di Inuki e Kirara, poco distanti.
“Ikkuko!
Sia ringraziato il cielo! Come ti senti? Va un po' meglio?” Domandò
Inuki preoccupato ma felice, prendendo posto accanto a lei.
“Non
saprei. Mi gira un po' la testa però... Ehi! Che fine ha fatto quel
demone serpente?! Inuki, dobbiamo fermarlo! C'è una caverna qui
vicino che...” Disse con voce agitata, mettendosi improvvisamente
seduta.
“Non
preoccuparti, Ikkuko. È già tutto risolto. Quel demone non è più
un nostro problema.”
“Non
capisco. Cosa intendi di... ma Inuki! Sei sporco di sangue! E poi
dove ti sei procurato quelle brutte ferite al volto e al braccio?!”
Disse agitata, avvicinandosi al ragazzo e iniziando ad esaminare
attentamente le ferite.
“Beh...
ecco... a dire la verità...”
“Non
mi dirai che è stato quel demone serpente a ferirti?! Dannazione!
Perché non mi hai svegliato? Avrei potuto aiutarti!”
“Non
potevi. Eri fuori combattimento a causa del veleno di quel demone.”
“Oh,
si! Ora ricordo. Mi trovavo in quella grotta. Il demone si è accorto
che avevo seguito quelle donne e mi ha messo con le spalle al muro,
mordendomi improvvisamente.”
“Non
ricordi nulla di quello che è successo dopo?”
“No,
solo un dolore martellante e continuo alla testa. Perché? Cosa è
successo?”
Il
giovane mezzo demone deglutì rumorosamente, insicuro sul da farsi.
“Non
sono sicuro che ti farà piacere quello che ti sto per dire, Ikkuko.”
“Provaci.”
Inuki
mosse nervosamente le piccole orecchie in risposta.
“Ecco...
in realtà... sei stata tu a procurarmi queste ferite.”
Ikkuko
a quelle parole tremò.
“Il
veleno ha permesso al demone di controllare il tuo corpo e la tua
mente, costringendoti ad iniziare un combattimento all'ultimo sangue
contro di me. E, se devo essere proprio sincero, per un attimo ho
quasi temuto di non farcela. Sono contento che tu sia dalla mia
parte, Ikkuko.” Disse, con un enorme gocciolone sulla fronte.
Il
corpo della ragazza tremò più forte. Portò le mani tremanti al
viso, guardandole con disprezzo e disgusto. Come aveva potuto
attaccare senza alcun motivo quel suo amico così speciale dopo
avergli addirittura promesso che una cosa del genere non sarebbe mai
potuta accadere?
Un
profondo senso di vergogna e disprezzo l'avvolse, facendola inchinare
di scatto.
“Ikkuko,
ma che fai?” Chiese subito Inuki, non comprendendo le azioni della
ragazza.
“Perdonami, Inuki. Perdonami. Perdonami.
Perdonami!”
Inuki
le si fece vicino, esortandola ad alzarsi.
“Ehi,
ehi... non c'è bisogno che ti scusi così. Non è successo nulla. E
poi...”
“Non
avresti dovuto aiutarmi dopo quello che ti ho fatto! Maledizione! Mi
sento un verme! Sicuramente durante il combattimento ti avrò anche
insultato. Oh Kami! Che vergogna!” Disse con voce tremante e
continuando ad inchinarsi.
“Solo
un pochino... ma comunque non dovresti dire una cosa del genere.”
“E
perché no? Di solito in battaglia non si salva il proprio nemico da
morte certa!”
“Appunto.
Tu non sei un mio nemico, Ikkuko! Dai, smettila di dire cose senza
senso! Alzati! Ti sentirai male se continui così.”
“Non
posso. Non posso, Inuki. Mi vergogno troppo per quello che ho fatto!
Non sono nemmeno degna di curarti quelle ferite!”
Inuki
si portò una mano sulla fronte, sconfitto.
“Ascoltami,
non credo che dovresti prendertela così tanto per una cosa così
stupida e poi...”
Ma
il giovane mezzo demone non poté terminare la frase. Ikkuko si era
inspiegabilmente tolta il guanto sinistro e aveva afferrato con forza
la mano destra del ragazzo, trascinandola vicinissima al suo braccio
ora scoperto.
“Ikkuko?!
Cosa diavolo...?!”
Ma
la ragazza lo interruppe di nuovo dato che aveva iniziato a far
scorrere duramente gli artigli di lui sulla sua pelle, procurandosi
diverse escoriazioni.
Scioccato
da quelle azioni, Inuki la bloccò quasi subito, impedendole di farsi
ancora più male.
La
ragazza, sconfitta e senza forze, si accasciò sul petto del ragazzo,
abbandonandosi ad un pianto liberatorio.
“Mi
dispiace. Mi dispiace tanto, Inuki...” Diceva tra le lacrime.
Inuki
si fece più vicino e l'abbracciò più forte, sorprendendola
completamente.
“I-Inuki?”
“Promettimi
che non farai più una cosa del genere, Ikkuko. Promettimelo.”
Ikkuko
annuì per poi rispondere a quell'abbraccio e abbandonarsi nuovamente
alle lacrime.
Rimasero
a lungo così, godendo della reciproca vicinanza e senza scambiarsi
una parola mentre, fuori dalla capanna, il giorno lasciava nuovamente
spazio alla notte, cancellando ogni avvenimento e sentimento negativo
di quella lunga e interminabile giornata.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui tra voi!
Come
va ragazzi? Ormai mi sto appassionando come una matta a questa storia e
ai suoi personaggi che non riesco a scrivere meno di due capitoli alla
volta! XD Siete davvero fortunati! XD
Il
villaggio Musashi si avvicina e ben presto scoprirete (e soprattutto
scoprirò anch'io perchè ancora non lo so XDD) chi e come riuscirà ad
attraversare il pozzo! Quindi, rimanete sintonizzati e... ne vedrete delle belle! ^_-
Grazie
a tutti quelli che commentano e non e sopratutto nuovamente grazie alla
grande moira78 che con grande pazienza mi aiuta nelle correzioni ^^
Un bacione grande a tutti e alla prossima ^_-
kagome123
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Ultime parole famose ***
capitolo 22
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi qui ragazzi! Vi sono mancata?
Purtroppo in questo periodo sono super impegnata e non riesco a trovare molto tempo per scrivere...
Ma comunque sono riuscita, per la vostra grande felicità, a 'mettere su carta' un nuovo capitoletto ^^
HO SOLO UN PICCOLO AVVERTIMENTO.
Pur
essendo consapevole che questa storia ha un rating arancione, la parte
finale di questo capitolo avrà un rating molto tendente al
rosso. Quindi...
*fischietta*
Io vi ho avvisati :P
Buona lettura a tutti e ancora grazie alla mitica moira78 che mi aiuta nelle correzioni ^^
Alla prossima ^__^
Capitolo ventidue – Ultime parole famose
Era
trascorsa una lunga settimana da quando Shiro e Kaori avevano
terminato di navigare il fiume e da quel momento in poi avevano
camminato senza sosta sotto il sole cocente per cercare di
raggiungere il prima possibile il villaggio Musashi.
“Aahhh...
non ce la faccio più!” Gemette il povero monaco, ansimando forte e
poggiandosi al tronco di un albero. “Kaori, ti scongiuro,
fermiamoci qui per oggi! Sono ormai giorni che camminiamo!”
Continuò, cadendo stremato al suolo.
Kaori
sospirò seccata e arrestò la sua avanzata.
“Non
mi dirai che già sei stanco per così poco, Shiro! E poi è ancora
presto per fermarci.”
“Kaori,
è da quando abbiamo lasciato la zattera che non facciamo altro che
camminare, facendo solo piccole soste per mangiare o dormire. Capisco
che tu voglia arrivare il prima possibile al villaggio ma... se
continuiamo di questo passo, io non credo che arriverò VIVO a casa!”
Disse continuando ad ansimare.
“Esagerato!
Nessuno è mai morto per una cosa del genere! Mica sei un vecchio
decrepito!” Commentò sarcastica, portandosi le mani sui fianchi.
“Forse
perché nessuno prima d'ora si è mai trovato a viaggiare insieme a
te! Sai... credo che tu stia pretendendo un po' troppo da me, Kaori.
Sono pur sempre un semplice essere umano! Per non parlare di questo
caldo asfissiante che, di certo, non migliora la situazione!” Disse
irritato, cercando di far prevalere le sue affermazioni.
“Su
questo non posso darti torto. Siamo solo agli inizi di giugno ma
sembra quasi di essere già ad agosto inoltrato!” Disse prendendo
posto accanto al ragazzo e facendosi vento con la mano. “Sai,
spesso mi domando come tu faccia a resistere con tutti quei vestiti
addosso.”
“Beh...
questo è uno dei sacrifici che un seguace di Budda deve fare.
Piacerebbe indossare
anche a me uno yukata, che credi?”
“E
perché non lo fai?” Chiese, curiosa.
“Te
l'ho detto. Il voto che ho fatto me lo impedisce. Ma... se proprio
vuoi vedermi senza vestiti, Kaori-chan... per te posso fare un
eccezione, hehe!” Commentò malizioso, portando la mano all'altezza
del nodo che bloccava la sua veste e facendo per scioglierlo.
Kaori
gli diede un forte pugno in testa, costringendolo a bloccare le sue
azioni.
“Calma
i bollenti spiriti, bonzo pervertito! Non ho alcun interesse a
vederti nudo! E poi, te l'ho già ripetuto tante volte: devi
smetterla di chiamarmi così, hai capito?!” Urlò, irritata.
“Ahi!
Ho capito. Ho capito. Però evita di colpirmi così forte, Kaori. Mi
hai fatto male!” Commentò il povero monaco incompreso con i
lacrimoni agli occhi e massaggiandosi la testa indolenzita.
“Tu
allora evita di fare discorsi cretini, razza di pervertito che non
sei altro!”
“Ma
io stavo scherzando, lo sai. Non sarei mai capace di mancarti di
rispetto.”
“Da
come ti muovevi non sembrava stessi scherzando.” Ribatté diretta,
guardandolo con gli occhi simili a fessure.
Shiro
scoppiò a ridere.
“Adesso
non mi dirai che eri curiosa di vedere fino a che punto ero in grado
di arrivare?” Chiese con un pizzico di malizia, continuando a
ridere.
Kaori
si abbandonò ad un profondo sospiro di rassegnazione.
“Ascoltami
bene. Io e mio fratello dividiamo la stessa camera da quando siamo
nati, per non parlare del fatto che molto spesso mi capita di
dormirci insieme o di vederlo mentre si spoglia. Quindi se credi che
io mi spaventi per così poco hai sbagliato di grosso, mio caro!”
Shiro
si portò una mano al volto, pensieroso.
“Ooooh?
Vogliamo fare una prova?” Chiese, sempre più malizioso e alzando
un sopracciglio come per enfatizzare la cosa.
“NO,
GRAZIE!” Si affrettò a rispondere imbarazzata la giovane hanyou,
troncando subito il discorso del ragazzo per evitare che andasse
troppo oltre.
Shiro
scoppiò a ridere di nuovo.
Irritata,
Kaori diede le spalle al ragazzo, cercando di trattenersi dal
colpirlo nuovamente sulla testa.
“Aaaaah!
Per quanto ancora hai intenzione di rimanere lì per terra? Alzati
immediatamente, stupido! Altrimenti questa è la volta buona che ti
lascio indietro!”
“Eh?
Alzarmi? E dove vorresti andare? Ti ho appena detto che sono stanco
morto!”
“Qui
vicino c'è un villaggio. Se proprio vuoi che ci fermiamo, almeno
facciamolo in un posto decente!”
“Cosa?
Vuoi fermarti? Davvero?” Chiese il monaco, incredulo.
“Fhè!
Se fosse per me, io sarei capace di continuare a camminare fino al
calare del sole ma... dato che non voglio raccattare il tuo corpo
esanime dalla strada o trascinarti a peso morto per tutto il
tragitto, credo che questa sia la cosa più saggia da fare.”
Rispose imbarazzata, incrociando le braccia e muovendo nervosamente
le piccole orecchie.
Shiro,
incapace di replicare, rimase a fissare a lungo la ragazza,
incredulo.
“Non
pensavo ti preoccupassi così tanto per me, Kaori. Sei disposta
persino a fermarti per far sì che io mi riprenda.”
“Io?
Preoccupata per te? Ma cosa vai dicendo, Shiro! Smettila di dire cose
senza senso e sbrigati a alzarti da lì prima che cambi idea!” Si
affrettò a rispondere, mentre il suo volto si imporporava sempre di
più.
“Beh...
ecco... non è che io non voglia alzarmi. È solo che... c'è un
piccolo problema...”
“E
quale sarebbe? Sentiamo!”
“Le
mie gambe sono così anchilosate e piene di crampi che non ho nemmeno
la forza per reggermi in piedi.” Disse con un enorme gocciolone
sulla fronte, mentre si massaggiava il polpaccio destro.
Shiro
non aveva nemmeno terminato di parlare che si ritrovò ad essere
afferrato improvvisamente per il vestito da Kaori per poi venire
scaraventato sulle spalle della ragazza quasi a peso morto.
“K-Kaori!
M-ma che diavolo hai in mente di fare?!” Domandò il ragazzo
incredulo e scioccato.
“Sta
zitto e lascia fare tutto a me, Shiro. In questo modo arriveremo
prima e io eviterò di sentire le tue lamentele per tutta la durata
del tragitto! E poi, se ben ricordi, questa non è la prima volta che
ti porto sulle spalle.”
“Ma...!
Aspetta solo un momento! Non mi sembra il caso di...”
Ma
il discorso del ragazzo venne interrotto.
“Non
mi dirai che ti vergogni ancora?”
“No,
non è questo. È solo che...”
“Uff!
Qualunque sia il motivo, non mi interessa. Tieniti forte a me Shiro
e, soprattutto, cerca di tenere le mani dove posso vederle.”
Concluse Kaori, interrompendo nuovamente il discorso del ragazzo e
sistemandoselo meglio sulla schiena.
Shiro,
al quale non era di certo sfuggito il tono di avvertimento con cui
Kaori aveva pronunciato quell'ultima frase, si ritrovò
improvvisamente a volare tra gli alberi, tanto forte era stato lo
slancio che aveva preso nel salto. Il ragazzo, per nulla preparato ad
una cosa del genere, non poté fare altro che stringersi più forte a
quel piccolo e morbido corpo, per evitare di cadere nel vuoto.
“Troppo
veloce?” Domandò la ragazza, ridacchiando leggermente e muovendosi
sinuosa tra i vari alberi.
“Eh?
N-no. È solo che... ero impreparato. Sono abituato a volare con
Kirara ma se devo essere sincero... con te è tutt'altra cosa.”
Kaori
rise in risposta.
“E
questo è niente. Tieniti forte, Shiro!” Disse, prima di aumentare
il passo.
'Si.
Decisamente tutt'altra cosa.' Ripeté mentalmente mentre osservava,
rapito, il paesaggio scorrere velocissimo davanti a lui.
Shiro
era ben consapevole che Kaori fosse un hanyou e, quindi, molto più
forte e agile rispetto ad ogni ragazza che avesse mai incontrato.
Allora perché, ogniqualvolta la guardava volare e muoversi agilmente
alle altezze più svariate o compiere azioni che, per un qualsiasi
uomo ben allenato, sarebbero risultate ardue da compiere, era capace
di rimanerne affascinato a tal punto? Lui era da sempre abituato a
pensare alla donna come a qualcosa di fragile e bisognoso di
protezione, ma Kaori era stata l'unica in grado di sconvolgere
completamente ogni sua più recondita convinzione. E, forse, era
quello il motivo per cui, da più di un mese a quella parte, non era
stato più in grado di toglierle gli occhi di dosso, per non parlare
del fatto che, dal giorno in cui si erano scambiati quel rocambolesco
bacio a causa della scommessa fatta dalla ragazza, il suo mondo era
stato completamente stravolto da nuovi e strani sentimenti che mai,
prima d'allora, aveva provato per qualcuno.
Era
ancora immerso nei suoi pensieri quando l'inebriante odore di lei lo
colse di sorpresa, facendogli girare la testa. E così, senza quasi
rendersene conto, si ritrovò ad affondare il volto tra quei lunghi e
morbidi capelli argentati, ispirando a pieni polmoni la loro dolce e
fresca fragranza.
'Ahhh...
come vorrei poter rimanere così, solo con lei, per sempre!' Pensò
tra sé e sé il giovane monaco in preda all'estasi più assoluta,
mentre si abbandonava ancora di più sul corpo della ragazza.
“Ehm...
Shiro? Mi potresti gentilmente spiegare cosa diavolo stai facendo?
Ormai siamo arrivati a destinazione!” Commentò irritata la giovane
hanyou, ormai ferma a pochi metri dall'ingresso del villaggio e con
il ragazzo ancora ben stretto al suo corpo.
Quelle
parole riportarono Shiro alla realtà come una doccia fredda
improvvisa.
In
quei pochi minuti in cui era rimasto sulle spalle di Kaori, aveva
perso completamente la cognizione del tempo, cadendo così in un
dolce torpore dal quale avrebbe decisamente voluto non risvegliarsi
più.
“Allora?
Per quanto ancora vuoi rimanermi appiccicato in quel modo, Shiro?
Comincio ad avere caldo!” Incalzò Kaori, iniziando visibilmente ad
irritarsi.
Per
parecchi secondi Shiro non rispose, costringendo la ragazza a
ripetere più volte quella domanda. Poi, quando Kaori stava ormai per
perdere la pazienza, vide il ragazzo staccarsi velocemente da lei e
scendere a terra.
“Ti
chiedo scusa, Kaori. Devo essermi appisolato.” Balbettò
imbarazzato, chinando leggermente il capo.
Kaori
sbuffò.
“Fhè!
Lo immaginavo. Beh... adesso andiamo a cercare un posto dove
accamparci.”
“Oh!
Non preoccuparti, Kaori. Ricordo di aver visitato questo villaggio
anni fa insieme a mio padre e, se non sbaglio, la casa del signor
Usheda dovrebbe trovarsi poco più avanti.”
“Il
signor Usheda?”
Shiro
annuì.
“È
il capo villaggio di questo luogo. Se siamo fortunati non esiterà a
darci una mano. Andiamo?”
Kaori
non rispose, limitandosi a seguirlo silenziosamente e con le braccia
incrociate dietro la nuca.
Il
piccolo villaggio era composto da non più di una ventina di case e,
tutt'intorno, vi erano grandi coltivazioni di riso e verdure. Era da
poco passato mezzogiorno e le viuzze e i campi di quel pacifico luogo
erano gremiti di gente di ogni tipo: contadini, mercanti, fabbri,
pescivendoli, semplici passanti. Un luogo normalissimo dunque, dove
la vita procedeva tranquilla e senza alcun problema apparente.
Però,
dal momento in cui avevano messo piede in quel villaggio, gli occhi
curiosi e un po' spaventati degli abitanti si erano riversati sulla
giovane mezzo demone, mettendola fortemente a disagio.
“Non
preoccuparti, Kaori. Tra non molto non faranno nemmeno più caso a
noi.”
Kaori,
non aspettandosi minimamente quelle parole da parte del ragazzo, si
limitò a guardare il ragazzo con un'espressione di sorpresa in
volto.
Sicuramente
doveva essersi accorto di quello che stava accadendo e con quelle
parole aveva cercato di rassicurarla.
“Mi...
mi dispiace darti tutti questi problemi, Shiro.” Disse poi la
ragazza, imbarazzata e con il capo chino, mentre muoveva nervosamente
le piccole orecchie.
“Problemi?
Di cosa stai parlando?” Chiese, facendo il finto tonto.
“Lo
sai benissimo a cosa mi riferisco, stupido.” Commentò, irritata.
Shiro
ridacchiò.
“Beh...
chi può dar loro torto? Non è certo cosa di tutti i giorni vedere
camminare un hanyou e un monaco nello stesso momento e, soprattutto,
in modo così... inusuale. Normalmente, se un demone entra nel
villaggio insieme ad un monaco, è solo come suo prigioniero.”
“Ah?
Allora io... sarei... TUA prigioniera?!” Domandò, con tono
irritato e sorpreso.
“È
solo per finta, Kaori. Non fare conclusioni affrettate come tuo
solito. Tu e io sappiamo benissimo che non è vero! È solo nel caso
qualcuno ci faccia qualche domanda! E poi, finché sarò vicino a te,
nessuno si potrà permettere di dire qualcosa nei tuoi confronti.”
Concluse sorridendole.
“Mah,
se lo dici tu.” Disse la ragazza, per niente convinta da quella
soluzione.
“Oh
eccoci arrivati. Mi domando se il signor Usheda si ricordi ancora di
me. L'ultima volta che sono venuto qui avevo solo nove anni.”
In
quel momento un uomo sulla sessantina uscì fuori dall'abitazione
avanzando a grandi passi verso il giardino con un grosso recipiente
colmo d'acqua in mano.
Veloce,
Shiro gli si portò vicino, attirando la sua attenzione.
“Permetta
che l'aiuti, Usheda-sama.” Disse con tono formale.
L'uomo
osservò a lungo il giovane di fronte a lui poi, riconosciutolo,
prese la parola con un grosso sorriso sulle labbra.
“Shiro?
Sei proprio tu? Quanto tempo è passato! Sei cresciuto davvero molto
dall'ultima volta che ti ho visto. Come stai?” Disse abbracciando
il ragazzo dopo aver posato il grande recipiente a terra.
“Molto
bene, grazie e sono felice di trovare anche lei in perfetta salute.
Ha sempre la passione per le piante a quanto vedo.”
“Già.
Che posso farci? Sono come delle figlie per me e come tali vanno
nutrite e curate ogni giorno. Se posso chiedere, cosa ti porta così
lontano dal villaggio Musashi?”
“In
realtà sono in viaggio da più di due mesi con mia sorella e due
amici. È stato solo per puro caso che mi sia trovato a passare di
qui.”
“Capisco.
E chi è quella fanciulla che è con te? È un demone, non è così?”
Kaori,
la quale era rimasta fino a quel momento in disparte, sentendosi
chiamata in causa, si inchinò rispettosamente in segno di saluto.
“Si,
per la precisione è una mezzo demone. Ma non tema: non è pericolosa
per la comunità. È con lei e suo fratello gemello che ho intrapreso
questo viaggio e adesso sto tornando al villaggio per recuperare una
spada molto importante.”
“Capisco.
Con quelle orecchie e quel colore di capelli non passa di certo
inosservata. Ma chi sono io per giudicare? E poi hai detto che è tua
amica, quindi per me non ci sono problemi.”
“La
ringrazio. Se posso osare, questa notte ci permetterebbe di
alloggiare da lei? Siamo stremati per il lungo viaggio e...”
“Shiro,
non devi nemmeno chiederlo! Certo che potete alloggiare nella mia
casa! Anzi, faccio subito preparare una stanza!”
“La
ringrazio per la sua gentilezza, Usheda-sama.” Disse Shiro,
inchinandosi rispettosamente per ringraziarlo.
“Di
nulla. Di nulla, figliolo. Anzi, sarei onorato se questa sera
prendeste entrambi posto alla mia tavola. Sarete affamati e poi sono
molto curioso di conoscere anche la tua amica. Spero non sia
taciturna come appare.”
“In
realtà no. È tutto l'opposto!” Disse ridacchiando leggermente.
“Meglio
così allora. Ora ti devo lasciare, Shiro. Ho parecchie cose da
sbrigare in giardino. Hitomi-san, accompagni lei questi miei giovani
ospiti nelle loro stanze, per favore.” Disse rivolgendosi
all'anziana governante che nel frattempo si era aggiunta a loro.
“Sarà
fatto, Usheda-dono. Seguitemi, signori.” Ribatté la donna per poi
sparire nella grande casa insieme a Shiro e una titubante Kaori.
Il
sole era quasi del tutto tramontato quando Shiro e Kaori vennero
condotti in una grande stanza interna per cenare con l'anziano capo
villaggio. L'uomo, diversamente dalle aspettative, si era rivelato
essere un tipo molto espansivo e socievole, riempiendo i due giovani
ragazzi di domande di ogni tipo e non smettendo nemmeno per un attimo
di parlare.
Poi,
quando l'uomo iniziò una conversazione politica con Shiro, Kaori,
annoiata e decisamente sazia, si congedò educatamente da quel luogo,
sparendo così tra le buie vie del villaggio.
'Che
noia. Quell'uomo non ha smesso per un attimo di parlare! E va bene
che non vede Shiro da tanti anni, però... così ha decisamente
esagerato! Mi ha fatto venire un gradissimo mal di testa.' Pensò
seccata, mentre si muoveva silenziosamente nel villaggio.
Dovevano
essere a malapena le otto di sera, ma in quel luogo regnava un
silenzio e una pace tale che costrinsero Kaori a chiedersi come aveva
fatto a resistere tutti quegli anni in mezzo a quel guazzabuglio di
rumori che era Tokyo senza perdere il lume della ragione.
Erano
trascorsi poco più di due mesi da quando era piombata lì insieme al
fratello, eppure era rimasta fin da subito affascinata da quei
luoghi, innamorandosi dei suoi suoni e dei suoi odori, così diversi
da quelli che era abituata a sentire e che, ogni volta, le donavano
una meravigliosa sensazione di serenità e di pace interiore.
'Papà
è stato davvero fortunato a crescere in questi luoghi. Sono davvero
felice di poter trascorrere qui una parte della mia esistenza.' Si
ritrovò a pensare mentre una leggera sensazione di malinconia
l'avvolgeva sebbene, dentro di sé, conoscesse benissimo la triste
vita che il padre aveva vissuto prima di conoscere sua madre.
Immersa
in questi pensieri continuò a camminare per quasi un'ora. Poi,
quando era ormai sulla via del ritorno, notò una piccola sorgente di
acqua calda nascosta tra degli alti cespugli. E così, attirata da
quelle limpide e calde acque, decise che l'idea di un lungo e
rilassante bagno al chiaro di luna non era affatto da scartare.
“Ah,
come si sta bene! Mi sembra quasi che sia trascorsa un'eternità
dall'ultima volta che ho potuto fare un bagno come si deve. È stata
davvero una fortuna che io mi sia imbattuta in questa sorgente.”
Commentò Kaori ad alta voce mentre nuotava e si rilassava.
'Mi
domando se Shiro stia ancora parlando con quell'uomo.
Forse ho sbagliato a lasciarlo solo.
Sembrava così... stanco.' Si ritrovò a pensare, tormentata dai
sensi colpa.
Già.
Effettivamente
negli ultimi giorni aveva preteso un po' troppo da lui.
Era
più che prevedibile che alla fine sarebbe crollato.
Sospirò
rumorosamente.
'Perché
ho un carattere così dannatamente testardo?!' Imprecò tra sé e sé
portandosi le mani tra i capelli. 'Che vada al diavolo il suo
orgoglio maschile! Avrei dovuto caricarmelo sulle spalle molto prima.
E poi, sono più che sicura che, in fondo, a lui piaccia essere
trasportato.'
Non
aveva nemmeno finito quel pensiero che il ricordo della sensazione
che aveva provato nel momento stesso in cui aveva sentito il fiato
caldo del ragazzo accarezzarle la pelle prese prepotentemente
possesso della sua mente, facendola rabbrividire di piacere.
Aveva
semplicemente affondato il volto nei suoi capelli ma, in quel
momento, era stata seriamente sul punto di perdere l'equilibrio,
tanto il suo corpo era stato scombussolato da quel semplice gesto.
Kaori
si portò le mani al volto, ormai in fiamme.
Cosa
diavolo le stava succedendo?
Un
rumore la portò rapidamente alla realtà, mettendola in allerta.
Curiosa
e leggermente spaventata, si portò con le spalle vicino ad una
grande roccia che divideva la sorgente in due parti uguali per
controllare meglio e, in quel momento, riconobbe le figure di Shiro e
del signor Usheda seduti ai bordi di quella sorgente.
Presa
dal panico e impossibilitata a fuggire, dato che i suoi vestiti si
trovavano proprio a pochi passi dai due uomini, cercò rifugio tra le
rocce e i cespugli, con la speranza di non essere notata.
“Ci
voleva proprio un bel bagno caldo prima di andare a letto!” Gemette
Shiro, immergendosi del tutto in quelle calde e limpide acque. “Non
sapevo ci fosse un luogo del genere all'interno del villaggio.”
Continuò rivolgendosi all'anziano capo villaggio che nel frattempo
si era immerso a sua volta.
“In
realtà è un luogo che non tutti conoscono, essendo ben mimetizzato
tra i cespugli. Però, chi lo conosce, non può fare a meno di venire
ad immergersi qui. Queste acque sono davvero un toccasana per
qualunque tipo di male.”
“Ha
proprio ragione, sa? È come se i miei muscoli indolenziti tornassero
a nuova vita!”
L'uomo
ridacchiò.
“Immagino
che quella giovane ragazza che viaggia con te ti faccia camminare per
molte ore al giorno.”
Shiro
sospirò.
“Non
ne parliamo. La sera sono così stanco che non ho quasi la forza di
mangiare.”
L'uomo
ridacchiò nuovamente.
“Sarai
pur diventato un uomo, Shiro, ma non hai ancora superato questa tua
debolezza. Se adesso, che sei ancora giovane, ti lamenti in questo
modo per un po' di cammino, cosa farai quando arriverai alla mia
età?”
Shiro
si grattò nervosamente la nuca in risposta.
“Ricordo
ancora la prima volta che giungesti al villaggio insieme a tuo padre
e tuo zio. Tu avevi circa sette anni e avevate camminato per quattro
giorni senza fermarvi per raggiungere un villaggio vicino. A
differenza di tutti, tu eri l'unico accasciato al suolo e che
implorava gli altri di fare una sosta nel nostro villaggio.”
“Hehe,
ricordo che mio padre mi sgridò duramente quella sera quando
alloggiammo nella sua casa. Riesco ancora a sentire il dolore che
provai a causa degli schiaffi che mi ha diede.” Commentò
imbarazzato, con un enorme gocciolone sulla fronte.
“E
chi può dargli torto? Aveva tutte le ragioni per dartele! L'avevi
messo in imbarazzo davanti a tutto il villaggio. Non mi dirai che sei
ancora arrabbiato con tuo padre per questo?”
“No!
Anzi devo ringraziare mio padre se da quel giorno ho cercato di
aumentare la mia resistenza sempre più e adesso sono in grado di
fare lunghi tragitti senza problemi. Solo che... non ho considerato
una cosa.”
“Quale?”
“Per
quanto possa essere grande la mia resistenza non è nulla in
confronto a quella di un mezzo demone.” Concluse il giovane monaco,
grattandosi nervosamente la nuca.
L'uomo
scoppiò a ridere.
“Beh...
non potevi di certo immaginare che un giorno ti saresti dovuto
confrontare con la tua amica. Non è colpa tua, Shiro.” Commentò
tra le risa.
“Lo
so... Però... a volte ho paura di risultare troppo debole ai suoi
occhi. Per questo motivo mi sforzo con tutto me stesso per andare
avanti e non lamentarmi più di tanto. È sbagliato il mio
atteggiamento secondo lei?”
“No.”
“No?”
L'uomo
osservò a lungo il giovane ragazzo davanti a lui poi, con un dolce
sorriso disegnato sul volto, riprese la parola.
“Rispondimi
sinceramente, Shiro: quali sono i tuoi sentimenti per quella
ragazza?”
Non
aspettandosi minimamente quella domanda, il volto di Shiro si colorò
di un rosso acceso.
“I
m-m-miei sentimenti? C-c-cosa intende dire?” Balbettò imbarazzato
e confuso.
“Beh...
mio caro ragazzo, sarò pure in là con gli anni, ma so ancora
riconoscere quella luce speciale che caratterizza chiunque provi dei
sentimenti molto speciali per qualcuno.”
Shiro
deglutì rumorosamente e arrossì ancora di più.
“Ecco...
io...”
“Mi
hai raccontato che ormai viaggiate insieme da più di due mesi e...
immagino che tu sia avvicinato molto a lei, forse anche senza
rendertene conto. Dopotutto, sei ancora così giovane e perciò
immagino che non tu sia ancora esperto nelle questioni di cuore. Ma,
comunque, permettimi di dirti una cosa, ragazzo mio: ho visto come la
guardi e, se vuoi un consiglio da chi ha più anni e più esperienza
di te, dovresti al più presto fare chiarezza nel tuo cuore.”
Shiro
si abbandonò ad un profondo sospiro, mentre un triste sorriso si
disegnava sulle sue labbra.
“Ha
ragione. Ha perfettamente ragione Usheda-sama. Però...”
“Cosa?”
“...
io... non sono nemmeno sicuro che lei possa essere interessata ad uno
come me. Siamo così diversi e poi, come le ho già spiegato, lei
viene da un'altra epoca e... quindi...”
“Se
la vostra diversità fosse stata veramente un problema per te, non
l'avresti difesa così alacremente dagli sguardi degli altri abitanti
o da chiunque avete incontrato sul vostro cammino. Ragiona Shiro:
Kaori era e resterà per te una ragazza come tutte le altre. Si,
forse un po' speciale ma pur sempre una ragazza come tutte le altre.”
Disse, interrompendo il discorso del giovane.
“Una
ragazza come tutte le altre...” Ripeté Shiro con voce atona e
pensierosa, abbassando leggermente il capo.
“Non
ho forse ragione, Shiro?”
Il
giovane monaco rimase in silenzio per parecchi minuti, immerso nei
suoi pensieri.
Poi,
dopo aver riflettuto a lungo, riprese la parola.
“Sa,
signor Usheda? Ad essere sincero il discorso che lei ha fatto mi ha
sorpreso molto, soprattutto perché mi ha fatto comprendere cose di
me stesso che non ero in grado di capire. Però... mi permetta di
dissentire su una cosa: Kaori per me non è una ragazza come tutte
le altre, ma qualcosa di ancor più raro e prezioso. Si, certo...
i sentimenti che provo per lei non sono ancora del tutto chiari o
definiti, però... non c'è un singolo giorno che non ringrazi i Kami
per averla messa sulla mia strada.”
A
quelle parole l'uomo sorrise e abbracciò forte il giovane ragazzo.
“Sono
felice che tu pensi questo. Davvero molto felice. Beh... credo che
sia giunto per me il momento di tornare al palazzo. Se vuoi tu resta
pure qui. Ti farà bene rilassarti un altro po'.” Disse poi l'uomo
uscendo velocemente dall'acqua e rivestendosi.
Shiro
annuì.
“Credo
proprio che seguirò il suo consiglio. A più tardi allora,
Usheda-sama.”
“A
più tardi, Shiro.” Disse per poi sparire tra i folti cespugli.
E
così, rimasto solo, il giovane monaco iniziò a nuotare spostandosi
da una parte all'altra della sorgente, completamente in balia dei
suoi pensieri.
Nel
stesso momento Kaori, la quale era ancora nascosta tra i cespugli e
che, soprattutto, aveva ascoltato OGNI SINGOLA parola
di quel discorso, era pietrificata e incapace di parlare.
Mai
e poi mai si sarebbe aspettata di sentire una cosa del genere da
parte di quel monaco pervertito.
Aveva
sempre pensato che si divertisse a prenderla in giro, a giocare con
lei e i suoi sentimenti.
Ed
invece...
'Oh
Kami. E ora che faccio?' Si ritrovò a pensare mentre, rossa in volto
per la vergogna e l'imbarazzo, si immergeva con tutto il corpo in
acqua per cercare di calmarsi.
L'improvviso
rumore dell'infrangersi dell'acqua costrinse il giovane monaco a
voltarsi di scatto.
'Forse
c'è qualcun altro nella sorgente.' Si ritrovò a pensare mentre,
curioso, nuotava silenziosamente in direzione del rumore.
Ma,
con suo grande dispiacere, non trovò nessuno.
'Forse
si sarà trattato di qualche animale di passaggio. Beh... credo che
sia meglio che torni anch'io al palazzo. Comincio ad essere stanco e
poi una bella dormita in un letto comodo è proprio quello che mi ci
vuole!' Pensò, continuando a guardarsi intorno.
Stava
per tornare indietro quando, davanti ai suoi occhi scioccati e
increduli, vide riemergere Kaori, nuda come il giorno in cui era
venuta al mondo.
“Whoa!
Ci voleva pro...”
Ma
la ragazza non riuscì a terminare la frase.
Shiro
era lì, di fronte a lei che la guardava con la sua stessa
espressione stampata in faccia e, soprattutto, senza alcun vestito
addosso.
'Dannazione!
Quando diavolo è venuto da questa parte?! Non l'ho nemmeno sentito
arrivare! E... e ora, che faccio?' Imprecò mentalmente la ragazza,
portandosi le mani intorno al petto per coprirsi e facendo qualche
passo indietro.
“K-Kaori?!
C-cosa ci fai qui?!” Domandò agitatissimo il giovane monaco
prendendo la parola per primo e sbattendo più volte le palpebre,
incapace di comprendere se quello che vedeva fosse la realtà o solo
il frutto della sua fantasia.
“C-c-come
cosa ci faccio qui?! Il BAGNO, naturalmente! E ora spiegami cosa
DIAVOLO ci fai TU qui!” Urlò, paonazza.
“Beh...
ecco... a dire la verità... stavo facendo il bagno anch'io... ma non
credevo che ci potesse essere qualcun altro qui...” Rispose
imbarazzato e con un filo di voce, mentre i suoi occhi vagavano
lentamente sul corpo di lei, ora illuminato dalla tenue luce della
luna.
'È
così bella. Se solo una cosa del genere fosse accaduta durante le
ore del giorno...oh, Kami-sama! Perdonate questi miei pensieri
impuri!' Si ritrovò a pensare lascivo e con un'espressione da ebete
in volto, mentre un filo di bava scendeva lentamente dalla sua bocca.
Kaori,
alla quale non era di certo sfuggita quella strana espressione che
aveva assunto il ragazzo, ringhiò, irritata e imbarazzata.
“Smettila
di fissarmi così, stupido bonzo pervertito che non sei altro! Perché
non te ne torni dall'altra parte della sorgente, piuttosto?! Così
posso uscire da qui senza problemi!”
“Ah?
Oh, scusami! È solo che... si sta così bene qui. Perché non
rimaniamo un altro po'? Potrei rendermi utile lavandoti la schiena,
Kaori-chan.” Commentò con tono malizioso e ondeggiando lentamente
nell'acqua.
“Tu?
Lavarmi la schiena? Te lo scordi! Vedi di calmare i bollenti spiriti,
piuttosto! ” Ruggì, sempre più imbarazzata e immergendosi ancora
di più nell'acqua.
Shiro
scoppiò a ridere.
“Dai,
su! Non prendertela così tanto. Stavo scherzando, lo sai. Non era
mia intenzione mancarti di rispetto. Piuttosto... sono sorpreso.
Quando sono arrivato con Usheda-sama, non sono riuscito a percepire
la tua aura demoniaca. Forse tutto ciò è dovuto all'inusuale
collocazione e strutturazione di questa sorgente.”
“Oh,
davvero? Beh... questo spiegherebbe molte cose visto che... ehm...
neanche io mi sono minimamente accorta della vostra presenza... fino
ad ora.” Commentò la ragazza, cercando di prendere tempo.
Era
ben consapevole che quello che stava dicendo era una bugia, ma questo
era l'unico modo per evitare di finire in discorsi ancora più
imbarazzanti e di certo, quello non era né il momento né il luogo
per discuterne.
“Già.
Beh... io adesso mi volto da quella parte così puoi uscire senza
troppi problemi.” Disse sorridendole e facendo per girarsi.
“Fhè!
Alla fine hai capito. Vedi di non sbirciare, pervertito che non sei
altro!” Ribatté la ragazza iniziando a nuotare verso la riva.
Shiro
si abbandonò ad un profondo sospiro.
“Non
hai ancora imparato a fidarti di me?” Disse con tono leggermente
deluso, dandole le spalle.
“Sai
come si dice? Il lupo perde il pelo ma non il vizio! E poi... fidarsi
è bene ma non fidarsi è cento volte meglio, soprattutto se la
persona in questione sei TU!” Concluse uscendo velocemente
dall'acqua e sparendo tra i cespugli, senza staccare gli occhi dalla
figura del ragazzo.
“A
volte sai essere proprio cattiva, Kaori-chan.” Commentò con i
lacrimoni agli occhi, il povero monaco incompreso.
Alcuni
minuti più tardi i due ragazzi avevano raggiunto l'abitazione del
capo villaggio e, dopo aver sistemato i rispettivi futon, si stavano
preparando per andare a letto.
“Si
può sapere cosa stai facendo, Shiro? Perché non sei ancora a
letto?” Domandò la giovane mezzo demone entrando nella stanza con
indosso un semplice kimono da notte.
“Oh,
Kaori. Sei già qui. Mentre eri nella stanza attigua a cambiarti è
passata la governante e ha lasciato qui queste due bottiglie di sakè.
Sono un dono del signor Usheda e mi dispiaceva non assaggiarne un
po'. Che ne dici di farmi compagnia?” Ribatté il ragazzo,
iniziando a riempire il piccolo bicchiere davanti a lui.
“Sakè?
E va bene che si tratta di un dono ma... non siamo entrambi un po'
troppo giovani per bere quella roba?” Disse la ragazza, chiudendo
la porta dietro di sé e prendendo posto di fronte all'amico.
Shiro
ridacchiò.
“Come
ho già spiegato a tuo fratello tempo fa, io bevo con mio padre da
quando avevo otto anni. Quindi, se si presenta l'occasione di
assaporare dell'ottimo liquore fatto in casa, non mi tiro di certo
indietro.”
Kaori
sgranò gli occhi.
“Cioè...
aspetta! Fammi capire bene. Tu... tu bevi da quando avevi otto anni?!
Veramente?”
Shiro
fece di si con la testa per poi iniziare a sorseggiare dal piccolo
bicchiere.
“Caspita!
È davvero buono! Dovresti provarlo, Kaori. Non sai cosa ti perdi!”
“Beh...
ecco... non lo so. Non ho mai bevuto sakè o qualsiasi bevanda
alcolica in tutta la mia vita.” Disse la ragazza titubante e
osservando, curiosa, l'espressione euforica del ragazzo che
continuava a bere con gusto.
“Lo
immaginavo. Perché non provi ad assaggiare? Alla fine potrebbe anche
piacerti.” Ribatté Shiro capovolgendo un secondo bicchiere e
riempiendolo lentamente fino al bordo.
Kaori
osservò per parecchi secondi il ragazzo davanti a lei, pensierosa.
Poi, preso il piccolo bicchiere di vetro tra le mani, rimase a lungo
ad osservarlo mentre, l'odore acre e penetrante di quello strano
liquido biancastro, inondava le sue sensibilissime narici.
'Fhè!
È solo un sorso. Che potrà mai succedermi?' Si ritrovò a pensare
mentre avvicinava il bicchiere alle labbra.
All'inizio
il sapore aspro e acidulo del liquore non la entusiasmò molto,
facendola tossire più volte. Ma, più i minuti passavano e più il
suo corpo si abituava a quel sapore così particolare, rendendole
difficile persino trattenersi dal berne ancora.
“Allora?
Che te ne pare?” Domandò curioso il giovane monaco, continuando a
sorseggiare e vedendo la ragazza fare altrettanto.
“Non
male.” Commentò semplicemente con espressione soddisfatta.
“Non
male? Strano. Fino a pochi minuti fa avrei detto il contrario!”
Ridacchiò il ragazzo.
Kaori
portò una mano dietro alla nuca, imbarazzata.
“Beh...
si. Il primo sorso è stato... come dire... un po' traumatico per me.
Però poi...”
“...il
gusto è diventato più piacevole, vero?” Continuò il ragazzo,
sorridendole.
“Esatto!
Come hai fatto a capirlo?” Domandò, sorpresa.
“Mi
è successa la stessa identica cosa quando mio padre mi ha fatto
assaggiare il sakè per la prima volta. Solo che, vista la mia
giovane età, fu molto peggio.” Disse, con un enorme gocciolone
sulla fronte.
Kaori
scoppiò a ridere.
“E
ci credo! Mi domando solo come tu sia riuscito poi a continuare a
bere senza problemi.”
“In
tutta sincerità non lo so nemmeno io, Kaori.” Commentò scoppiando
a ridere anche lui. “Che ne dici di un altro bicchiere?” Chiese
poi, avvicinando la bottiglia al bicchiere della ragazza.
“Perché
no?” Rispose semplicemente la ragazza per poi portare nuovamente il
bicchiere alle labbra e abbandonarsi a quel sapore amarognolo che
ormai l'aveva stregata.
“Vacci
piano però. Non vorrei che ti ubriacassi. Dopotutto, questa è la
prima volta che bevi del sakè.”
“Io?
Ubriacarmi? Fhè! Sono un mezzo demone! Cosa mai potrebbe farmi una
misera bevanda come questa?” Commentò spavalda e persino un po'
irritata, continuando a bere.
Ma
la giovane ragazza non aveva la minima idea di quanto si sbagliava.
Erano
trascorsi circa una quindicina di minuti e Shiro era ancora intento a
gustarsi il suo ultimo bicchiere di sakè.
“Ottimo.
Veramente ottimo! Domani mattina prima di partire devo ringraziare
assolutamente Usheda-sama. Erano anni che non bevevo qualcosa di così
buono!” Commentò soddisfatto il ragazzo, posando il piccolo
bicchiere, ormai vuoto, sul vassoio.
Kaori
lo imitò pochi istanti dopo, emettendo un verso di soddisfazione.
“Non
posso che associarmi, Shiro. Era veramente ottimo. Solo che, adesso,
ho assolutamente bisogno di bere dell'acqua” Commentò, mettendosi
in piedi e avviandosi verso la porta scorrevole.
O
almeno era quello che voleva fare.
Nel
momento stesso in cui provò ad alzarsi, le sue gambe cedettero,
quasi non fossero più in grado di sostenerla, facendola cadere, a
peso morto, sul duro pavimento.
Shiro,
vedendo la ragazza cadere, si portò subito vicino a lei per
aiutarla.
“Ehi,
Kaori. Va tutto bene?” Domandò Shiro, visibilmente preoccupato e
aiutandola a mettersi seduta.
Incapace
di rispondere, Kaori rimase immobile per parecchi secondi, osservando
il giovane monaco, accanto a lei, con una strana espressione in
volto.
Mai,
in vita sua, si era sentita così strana: la testa le girava senza
sosta, sentiva il suo corpo fremere e la sua mente era completamente
sgombra da ogni pensiero.
In
più, la sua percezione degli odori sembrava essere notevolmente
aumentata, stordendola completamente.
'Che
mi sta succedendo? Perché mi sento così strana e, sopratutto, da
quando l'odore di Shiro è diventato così buono?' Si ritrovò a
pensare, continuando a fissare negli occhi il ragazzo.
Nel
frattempo Shiro, non avendo ottenuto alcuna risposta, iniziò
seriamente a preoccuparsi. Istintivamente prese la ragazza tra le
braccia e iniziò ad avviarsi in direzione della porta ma Kaori gli
accarezzò improvvisamente il viso con la punta delle dita,
spiazzandolo e costringendolo a bloccare le sue azioni.
Oh
Kami.
Quel
tocco era stato così… inebriante.
In
un attimo si ritrovò ad guardarla, immobile.
L'espressione
disegnata sul volto della ragazza era qualcosa che mai le aveva visto
assumere da quando l'aveva conosciuta.
Era
sensuale, provocante, audace e persino un po' strafottente.
Non
esisteva un solo termine per definire ciò che vedeva.
Un
brivido di piacere gli attraversò tutta la schiena.
“K-K-K-Kaori?”
Chiese con un filo di voce, confuso e insicuro.
La
ragazza, con una mossa morbida e felina, si accostò meglio al
monaco, poggiandogli una mano sul petto e soffiandogli sensualmente
in un orecchio.
Shiro
cadde al suolo, scioccato.
'Oh
Kami-sama! C-c-c-c-cosa diavolo le prende?!' Si ritrovò a pensare
mettendosi seduto, mentre sentiva il fiato caldo della giovane mezzo
demone, ormai vicinissima a lui, solleticargli la pelle sudata.
“Shiro-chan...
hai caldo con tutti quei vestiti addosso, non è così?”
Domandò con voce intrigante, mentre faceva scorrere delicatamente la
lingua umida sulla guancia del giovane monaco.
'Shiro-chan...?!
Oh Kami. Mi ha davvero chiamato...?!'
In
quel momento Shiro credette che il cuore gli sarebbe saltato fuori
dal petto.
Facendo
leva a tutte le forze che aveva in corpo e, soprattutto, cercando in
tutti i modi di evitare di guardarle il petto, ora completamente
visibile attraverso l'ampia scollatura di quel kimono da notte,
decisamente troppo grande per lei, afferrò la ragazza per le braccia
e l'allontanò da lui.
“Kaori...
saresti così gentile da spiegarmi cosa DIAVOLO ti succede?! N-n-non
è da te c-comportarti in questo modo!” Balbettò ansimando e con
il volto completamente rosso.
La
risata cristallina di lei lo colse di sorpresa.
“Non
è da me, dici? E tu che ne sai? Uhm?” Rispose con tono sempre più
sensuale, abbracciandolo e muovendo con fare audace la testa sotto il
collo del ragazzo. “Gioca con le mie orecchie, Shiro-chan... te ne
prego...” Continuò prendendo con forza la mano destra del ragazzo
e posandola sulla propria testa.
Incapace
di resistere a quella supplica, il ragazzo fece come gli era stato
chiesto e, in attimo, sentì la ragazza abbandonarsi ancora di più
su di lui e iniziare ad emettere degli strani mugolii che, chissà
perché, gli ricordarono subito quelli emessi da un gatto quando è
intento a fare le fusa.
'Wow...
non credevo che gli inuyoukai facessero le fusa. Ora capisco perché
non vuole essere toccata.' Si ritrovò a pensare, intenerito da
quella scena.
Poi,
spinto dalla curiosità, provò ad afferrare anche il secondo
orecchio.
In
un attimo i mugolii divennero più forti e intensi e il corpo di lei
iniziò insistentemente a strusciarsi sul proprio, donandogli brividi
di piacere assoluto.
Shiro
soppresse a fatica un gemito.
Era
troppo.
Decisamente
troppo da sostenere.
Imbarazzato
come non mai, il giovane monaco si allontanò nuovamente da lei.
“Kaori...c-c-che
fai?! Fermati! N-non possiamo...”
'Potremmo eccome
invece!'
Shiro si morse il
labbro per cercare di zittire quel pensiero.
Era come se
dentro di lui la ragione e il desiderio stessero cercando di
prevalere l'uno sull'altro.
“Cosa
c'è, Shiro-chan? Forse tu... non mi desideri?” Gli sussurrò con
tono innocente e con un filo di voce, avvicinando pericolosamente il
viso al suo.
Il
fiato caldo di lei lo avvolse come un fiume in piena, stordendolo con
il suo forte odore di alcool.
“K-K-Kaori...
c-certo che ti desidero, non sarei sano di mente se fosse il
contrario! Però... però... TU SEI UBRIACA, DANNAZIONE! E non mi
sembra giusto nei tuoi confronti fare una cosa del...”
Ma
il ragazzo non poté terminare la frase.
In
meno di un secondo sentì la bocca di Kaori avvolgere la sua, le mani
insinuarsi prepotentemente fra i suoi capelli e la lingua
intrecciarsi audacemente con la sua, mentre, in un impeto di
passione, la sentiva portarsi sopra di lui, afferrandogli la vita con
le lunghe gambe.
'Oh
Kami-sama! Ora si che posso morire!' Urlò nella mente rispondendo al
bacio, ormai succube di quella passione.
I
due continuarono a baciarsi a lungo, avidi l’uno dell’altra,
mentre le loro mani tracciavano sentieri di fuoco sui loro corpi
ancora coperti, cercando quasi di voler concretizzare il desiderio
che provavano.
Curiose
e audaci, le piccole mani della mezzo demone si insinuarono
improvvisamente nelle vesti del giovane monaco, assaporando il calore
proibito di quella pelle libera dai vestiti.
Shiro,
quasi avesse udito quella silenziosa richiesta, si liberò della
parte superiore del kimono, rimanendo a dorso nudo.
Dopo
qualche attimo di titubanza, Kaori lo imitò, regalando al ragazzo
uno spettacolo inatteso e molto piacevole.
Il
giovane monaco sentì il suo corpo tendersi e pulsare e la ragione
abbandonarlo rapidamente quando Kaori prese ad ondeggiare su di lui
in una danza vecchia come il mondo.
I
due ripresero a baciarsi, assaporando quella nuova e piacevole
sensazione che invadeva i loro corpi, sempre più curiosi di
scoprirsi e di andare fino in fondo.
Quando
il bacio finì, Shiro vide Kaori inclinare il capo all’indietro,
invitandolo così su quel collo niveo.
Shiro
si ritrovò a gemere forte in preda all'estasi.
Non
c'era neanche bisogno di chiederlo.
Incapace
di trattenersi, l'abbracciò più forte e iniziò a giocare con il
suo collo, tracciando sentieri di fuoco con la lingua e assaporando
ogni più flebile gemito di piacere emesso dalla ragazza, ormai
completamente in balia della passione.
Avrebbe
voluto continuare ma improvvisamente Kaori si accasciò su di lui,
bloccando ogni sua azione.
“Ehi...
va tutto bene?” Domandò con voce roca a causa della passione,
facendo passare delicatamente la mano fra i suoi lunghi capelli e la
fronte sudata.
Il
dolce profumo di lei lo invase nuovamente, mentre il fiato caldo e
regolare della ragazza continuava a solleticargli audacemente il
petto.
Un
respiro fin troppo regolare per i suoi gusti.
Un
brivido freddo gli attraversò la schiena.
'Oh
Kami... non dirmi che...'
Ma
il ragazzo non fu in grado di concludere quella frase.
Kaori,
contro ogni sua previsione, si era addormentata tra le sue braccia,
cogliendolo del tutto di sorpresa.
Si
portò una mano al volto, sconsolato.
“Kaori...
non puoi addormentarti e lasciarmi così. Sei crudele, lo sai?”
Disse con le lacrime agli occhi, mentre le sistemava il kimono e la
trasportava sul suo futon.
Rimase
a lungo ad osservarla dormire mentre le sensazioni inebrianti che
aveva provato fino a pochi istanti prima gli tornavano
prepotentemente alla mente, facendolo tremare di piacere.
Sconsolato,
portò il suo sguardo tra le sue gambe e si abbandonò ad un profondo
sospiro di rassegnazione.
'Calmati,
amico mio. Purtroppo questa non è serata. E, forse, è stato meglio
così...' Si ritrovò a pensare mentre un dolce sorriso si disegnava
sul suo volto.
E
così, cercando di fare il meno rumore possibile, cercò un
asciugamano tra i cassetti e, dopo aver controllato che nella casa
tutti dormissero, si incamminò verso l'uscita, sparendo tra le buie
vie di quel piccolo villaggio, alla ricerca di un po' di acqua fresca
per raffreddare il suo corpo fin troppo accaldato.
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Capitolo 23 *** Aura maligna ***
capitolo23
Capitolo ventitreesimo – Aura maligna
Lo sguardo di Shiro si
soffermò per l'ennesima volta in quella giornata sulla figura di
Kaori, la quale, spensierata e tranquilla come sempre, avanzava a passo
svelto a pochi metri da lui.
Sospirò, alzando
stancamente la testa al cielo per poi perdersi con lo sguardo tra
sconfinati campi di riso e innumerevoli piccole stradine che da qualche
ora facevano da sfondo al loro viaggio.
Erano passati già due
giorni da quando avevano lasciato l'abitazione del signor Usheda e,
durante questo breve lasso di tempo, la ragazza aveva continuato a
comportarsi normalmente, come se tutto ciò che era avvenuto tra
loro quell'ultima sera non fosse mai accaduto.
Il ragazzo sospirò
nuovamente mentre miriadi di emozioni continuavano a tormentare il suo
giovane animo sempre più confuso.
In fondo, il fatto che Kaori
non ricordasse nulla era una buona cosa per lui e questo gli aveva
evitato inutili spiegazioni e ogni tipo di fraintendimento che ne
sarebbe derivato.
E poi, ripensandoci, quella
sera non avevano fatto 'nulla di male' visto che, fortunatamente, si
erano fermati prima che potessero andare troppo oltre.
Ma allora perché si sentiva così angosciato da questa situazione?
“...ehi Shiro, ma mi stai ascoltando?”
Il ragazzo, ancora perso nei
suoi pensieri, sbatté più volte gli occhi per poi
guardare la ragazza con uno sguardo da ebete.
Non si era minimamente reso conto che la ragazza aveva iniziato a parlare con lui.
La giovane mezzo demone aggrottò le sopracciglia, irritata.
“Cos'è? Ora dormi anche ad occhi aperti? Ma guarda un po'. E io che volevo fare conversazione!”
“Eh? Oh, scusami Kaori.
Ero immerso nei miei pensieri.” Balbettò imbarazzato il
giovane monaco, chinando leggermente il capo per cercare di scusarsi.
La ragazza sbuffò in risposta per poi incrociare, seccata, le braccia dietro la nuca.
“Me ne sono accorta!
Fhè! Comunque mi stavo semplicemente domandando se tua madre
avesse già partorito. Dato che, se va tutto bene, arriveremo al
villaggio prima del calare del sole, pensavo che sarebbe carino passare
da casa tua per salutare gli altri. Tutto qui.”
“Oh, capisco.” Commentò con voce atona, continuando a fissare il cielo.
“Che ti succede, Shiro? Non è da te essere così pensieroso. Sei strano, lo sai?”
“Strano? Io?”
“Si. Anzi, ora che ci
penso, è da quando abbiamo lasciato il villaggio che ti comporti
così. Mi domando come mai.” Continuò avvicinandosi
ancora di più al ragazzo e guardandolo sospettosa.
In pochi secondi il giovane
monaco sentì la gola diventare inspiegabilmente secca,
rendendogli quasi impossibile emettere qualsiasi suono.
“N-non mi sembra che mi
stia comportando in un modo tanto diverso dal solito.” Rispose a
fatica per poi asciugarsi il sudore dalla fronte con un pezzo di stoffa
che teneva accuratamente piegato in tasca.
“Beh, ad esempio, ho notato che tendi a startene per conto tuo, sei diventato improvvisamente taciturno e poi...”
“E poi?”
“... ecco... non fai altro che evitare il mio sguardo, Shiro! Ti ho fatto qualcosa di male, forse?”
A quella domanda il ragazzo sgranò gli occhi.
“T-tu? Qualcosa di
male? Come ti viene in mente una cosa del genere?”
Commentò con la voce che gli tremava e continuando a sudare.
'Non credo che ciò che
hai fatto possa essere definito in questo modo, Kaori...'
Continuò nella sua mente, mentre si portava una mano al volto
per nascondere il lieve rossore che lentamente stava colorando le sue
guance.
Kaori, sempre più
insospettita dal comportamento del ragazzo, stava per riprendere la
parola quando una sensazione sgradevole mise in allerta i suoi sensi,
facendo tremare il suo corpo.
'E ora da dove sbuca fuori quest'aura maligna?' Si ritrovò a pensare mentre cercava di individuare da dove provenisse.
Shiro non impiegò molto a capire che c'era qualcosa che non andava.
“Che succede, Kaori? Hai sentito qualcosa?” Chiese il ragazzo, mettendosi sulla difensiva.
Kaori deglutì rumorosamente.
Non era possibile che Shiro non si fosse accorto di nulla.
Era un'aura troppo forte per non essere sentita!
“Tu non percepisci nulla, Shiro?” Domandò curiosa mentre cominciava a fiutare l'aria.
“Io? No, nulla. Perché? Cosa intendi dire, Kaori?” Incalzò, iniziando a preoccuparsi.
“Non lo so. È come se improvvisamente tutto intorno a noi fosse stato avvolto da una barriera maligna.”
“Una barriera?”
Kaori annuì.
“Già. E sembra che si stia espandendo abbastanza velocemente. Non sarà che...”
Ma la ragazza decise che
forse era meglio non completare quella frase. Veloce, afferrò
Shiro per il vestito e se lo caricò malamente sulle spalle,
sorprendendo del tutto il povero ragazzo il quale si ritrovò, in
men che non si dica, a volare tra quegli sconfinati campi di riso ad
una velocità pazzesca.
“K-Kaori! Ma si
può sapere cosa diavolo ti prende così tutto d'un
tratto?!” Urlò Shiro sempre più confuso, mentre
cercava di ancorarsi meglio al corpo della ragazza.
“C'è una cosa
che devo assolutamente verificare. Tieniti forte e cerca di non cadere,
Shiro!” Disse, afferrando meglio per le gambe il ragazzo e
aumentando il passo.
“C-c-che?! Ma... ma...
Kaori! Vuoi almeno spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?! Se non ti
conoscessi bene penserei che il villaggio Musashi sta per essere
attaccato da qualcosa di terribile!”
Kaori mosse le orecchie in risposta per poi abbassare il capo.
Il cuore di Shiro per poco non perse un battito.
“Kaori, dimmi che stai scherzando. Dimmelo, te ne prego!”
“Aaaah, non lo so. Non
lo so, dannazione! So solo che voglio arrivarci il prima possibile,
Shiro! E poi quest'aura si sta diffondendo troppo velocemente per i
miei gusti.”
Un brivido freddo attraversò la schiena del ragazzo.
Se quello che aveva detto Kaori era vero, la sua famiglia stava per correre un grandissimo rischio.
Dovevano sbrigarsi.
Non c'era tempo da perdere.
….
“Allora? Come stanno
procedendo le cose?” Domandò la figura dell'anziano,
avanzando lentamente in direzione di un piccolo demone servitore
appena giunto al suo cospetto.
“L'hanyou femmina e il
monaco si trovano nelle immediate vicinanze del villaggio e, a quanto
pare, sono stati messi in allerta dall'aura fittizia che Hizu e Mizu
hanno creato.”
“E per quanto riguarda l'altro hanyou e la taijiya?”
“Si trovano a circa
metà giornata di cammino rispetto agli altri ma, se il vento
continua a cambiare, sono sicuro che arriveranno anche loro al
villaggio prima del finire di questa giornata, mio Signore. Sta andando
tutto come avevate programmato.”
“Naturalmente. Ora va e di agli altri di tenersi pronti. Voglio che tutto si svolga alla perfezione.”
“Certamente, mio Signore. Non ha di che preoccuparsi. Glielo assicuro.”
“Se ci tenete alla vita sarà molto meglio per voi. Ora sparisci dalla mia vista, inutile insetto.”
Il piccolo demone
deglutì rumorosamente per poi sparire silenziosamente in uno dei
tanti cunicoli scavati nella roccia di quella grande caverna
all'interno del vulcano.
Il demone anziano, ormai rimasto solo, fece qualche passo fino a raggiungere una grande vasca colma di lava bollente.
“Non appena il sole
sarà calato del tutto avrò nelle mie mani un potere
ancora più grande da utilizzare per i miei scopi. La vita
è strana a volte. Chi l'avrebbe mai detto che, un giorno, anche
degli insulsi mezzi demoni mi sarebbero stati così utili?
Bwahahahahahahaha!”
Quella risata spettrale
riecheggiò a lungo fra quelle spesse pareti per poi affievolirsi
lentamente fino a sparire del tutto così come era iniziata.
….
“Eccoci! Anf... siamo
arrivati... Shiro... anf...” Commentò con un filo di voce
una Kaori sfinita e sudata, mentre si inginocchiava al suolo con
l'amico ancora ben stretto sulle proprie spalle.
Era da poco passato
mezzogiorno e tutti gli abitanti del paese erano ancora impegnati nei
campi come avveniva ogni singolo giorno dell'anno, ignari che, forse,
qualcosa di terribile e misterioso avrebbe ben presto sconvolto le loro
tranquille vite.
“Wow... Non credevo che
potessi essere così... veloce. Sei sicura di stare bene,
Kaori?” Disse il giovane monaco mettendosi in piedi e aiutando la
povera Kaori ad alzarsi.
“Fhè! Credi...
anf... che io sia il tipo... anf... che si stanca per... anf...
così poco?” Ribatté irritata, continuando ad
ansimare.
“Beh... hai corso come
una pazza per quasi tre ore senza fermarti un attimo e per di
più con il mio peso sulle spalle per tutto il tempo! Sarai pur
una mezzo demone ma anche gli esseri soprannaturali come te hanno i
propri limiti, non credi?”
“Come mi hai chiamato, scusa?!” Ribatté arrabbiata e guardandolo con occhi di fuoco.
Il ragazzo scoppiò a ridere come un matto.
“Scherzavo! Scherzavo! Comunque, qui sembra tutto tranquillo come al solito. Percepisci ancora quell'aura maligna?”
“Se devo dirti la verità non la sento più da quando abbiamo messo piede nel villaggio.”
“Che vorresti dire?”
“Quello che ho detto!
È come se tutta l'aura maligna che sentivo fosse sparita
improvvisamente come per magia! Non so nemmeno spiegarmene il
motivo!”
Shiro si portò una mano al volto pensieroso.
“Credo che ci convenga
raggiungere mio padre. Forse lui sarà in grado di chiarirci
meglio questa situazione. Riesci ad individuare la sua posizione,
Kaori?”
Kaori fiutò velocemente l'aria per poi annuire.
“Si. Non è molto lontano. Seguimi, Shiro!”
Il giovane monaco annuì per poi mettersi in cammino insieme alla ragazza.
“Ecco fatto. Ora che
sei bello pulito non piangi più, non è vero
piccolino?” Commentò scherzosamente Miroku mentre,
circondato da Maya e Aya e il piccolo Yuichi, sistemava il pannolino
pulito al piccolo Ken, l'ultimo arrivato della famiglia.
Era nato da poco più
di un mese ma, tra tutti i suoi figli, si era rivelato essere il
più impegnativo da gestire, dato che bastava poco per farlo
piangere.
Con un movimento da cui
traspariva tutta la sua esperienza, lo prese in braccio per poi
sistemarlo nel piccolo marsupio per neonati che teneva legato dietro la
schiena.
“Ora torniamo a casa
dalla mamma, piccoli miei. Tra non molto il piccolo Ken avrà
fame e non credo che un nuovo cambio di pannolino sarà
sufficiente per farlo calmare questa volta.” Disse con un enorme
gocciolone sulla fronte mentre, presi per mano i bambini, iniziava ad
incamminarsi verso casa.
Non aveva nemmeno fatto una decina di passi che delle voci famigliari attirarono la sua attenzione.
L'uomo si giro di scatto e,
con sua grande sorpresa, riconobbe le figure di Shiro e Kaori
sopraggiungere a grande velocità nella sua direzione.
In tutta risposta i tre
bambini iniziarono a correre come pazzi verso i due ragazzi per poi
buttarsi, felici, tra le loro braccia.
“Shiro-nii! Inu-no-neechan! Siete tornati!” Urlavano in preda all'euforia.
“Inu-no... che?
Com'è che mi avete chiamato, mocciosi?” Ribatté la
mezzo demone, infuriata e incredula.
Shiro e i bambini scoppiarono a ridere.
“Inu-no-neechan. Questa
si che è bella! Come avete avuto una così brillante
idea?” Domandò tra le risa, rivolgendosi ai bambini.
Il piccolo Yuichi in tutta
risposta puntò il dito verso le piccole orecchie della ragazza
la quale, sentendosi osservata, non poté far altro che muoverle
più volte.
“Ohhh! Adesso si che mi
è tutto più chiaro! Se permetti Kaori, da oggi in poi ti
chiamerò anch'io così!” Disse per poi scoppiare
nuovamente a ridere.
“Non ti devi nemmeno
azzardare, stupido di un bonzo!” Urlò furiosa, con un
enorme nervo pulsante sulla fronte, per poi dare le spalle a tutto il
gruppo.
Una nuova risata riecheggiò in quel luogo.
“Ragazzi, mi volete
spiegare cosa ci fate voi due qui? E soprattutto, come mai Inuki e
Ikkuko non sono con voi? È successo qualcosa?”
Domandò Miroku entrando anche lui nel discorso, curioso e
più che mai sorpreso da quella situazione.
I due ragazzi si guardarono, imbarazzati e insicuri su come rispondere.
“Beh... se dobbiamo
dire tutta la verità padre, è una storia abbastanza lunga
da raccontare.” Rispose titubante il giovane monaco, prendendo la
parola per primo.
“Già. Molto lunga.” Continuò Kaori, muovendo nervosamente le orecchie e abbassando il capo.
Miroku osservò i due ragazzi in silenzio per parecchi minuti, perso nei suoi pensieri.
Doveva essere di certo accaduta una cosa molto grave se il loro gruppo era stato costretto a separarsi.
Fu un attimo e un brivido
freddo gli attraversò tutta la schiena mentre miriadi di
pensieri si affollavano nella sua mente ormai in ansia.
Era meglio raggiungere al più presto un luogo sicuro dove poter parlare.
“Venite con me. A casa
discuteremo meglio.” Disse con tono serio ma dal quale poteva
trasparire tutta la sua preoccupazione, invitando i due ragazzi a
seguirlo.
I due fecero come era stato detto loro, sparendo velocemente tra le piccole viuzze del villaggio.
“Bene. Ora che i
bambini sono giù al villaggio, raccontateci tutto quello che
è successo, ragazzi.” Disse Miroku con tono serio e calmo,
prendendo posto accanto a Sango la quale li osservava con un alone di
preoccupazione disegnato sul volto.
Shiro e Kaori si guardarono nuovamente, sempre più insicuri.
Poi, dopo alcuni minuti, Kaori fu la prima a rompere quel silenzio.
“Prima di tutto vorrei
sapere se tu, zio Miroku, hai percepito un'aura sospetta nelle
vicinanze.” Chiese, guardando l'uomo con sguardo serio e
preoccupato.
“Un'aura sospetta?” Ripeté Sango, sorpresa da quella domanda.
“Cosa intendi dire, Kaori?” Chiese Miroku, serio, portando le mani sul suo bastone dorato.
“Eravamo a quasi una
giornata di cammino da qui quando Kaori è stata allertata da una
strana aura maligna che stava velocemente avvolgendo il villaggio. Poi,
non appena siamo giunti a destinazione, questa è sparita come
per magia.” Spiegò Shiro, entrando nel discorso.
“Quindi tu non sei riuscito a percepire nulla, Shiro?” Domandò Miroku al figlio.
Il ragazzo fece di no con la testa.
“No. Non sono riuscito a sentire nulla, padre.”
L'uomo e la donna si guardarono per parecchi minuti.
“La cosa è
abbastanza sospetta. Che ci sia qualche demone qui intorno in grado di
nascondere la propria aura a tutti noi e poi di liberarla a suo
piacimento?” Commentò Sango, portandosi una mano al volto,
pensierosa.
“Beh... se ben ricordi
Sango, accadde una cosa simile mentre eravamo ancora alla ricerca di
Naraku, quando si procurò dei cristalli d'aura molto particolari
in grado di azzerare la percezione della propria aura agli altri.”
“Che? Esistono veramente oggetti del genere?”
“Si, Kaori. E se
davvero questi demoni stanno usando uno stratagemma del genere, credo
che dovremmo stare molto attenti d'ora in avanti.” Spiegò
l'uomo.
“Ma spiegatemi una
cosa, ragazzi. Per quale motivo vi trovavate nelle vicinanze del
villaggio?” Domandò improvvisamente la donna, sempre
più confusa.
“Beh... in
realtà... avrei dovuto tornare indietro soltanto io ma questo
stupido di vostro figlio ha avuto la splendida idea di seguirmi,
mandando a monte tutti i miei piani!”
“Forse l'hai scordato
ma a causa della tua trasformazione eri piena di ferite su tutto il
corpo e non eri minimamente in condizione di intraprendere un viaggio
del genere tutta da sola. Anzi, se dobbiamo dirla tutta, è
merito MIO se siamo giunti al villaggio sani e salvi. Te ne sei resa
conto oppure no?!” Ribatté il ragazzo, incominciando ad
irritarsi.
“Tuo? TUO?! Ma che diavolo vai blaterando, razza di...!”
“Ragazzi! Ragazzi!
Calmatevi, ve ne prego! Perché non ci spiegate tutto con calma?
Eh? E poi, cos'è questa trasformazione di cui parlate?”
Chiese improvvisamente Sango, interrompendo il discorso di Kaori e
cercando di far ragionare la ragazza la quale sembrava pronta a saltare
addosso al figlio.
A quella domanda Kaori si bloccò di colpo, insicura su come comportarsi.
Ci furono parecchi minuti di
silenzio poi, dopo aver fatto un profondo sospiro, Kaori riprese la
parola, mentre cercava di far riaffiorare nella mente gli eventi di
quel giorno in cui la sua vita era stata completamente stravolta.
“Tutto è
cominciato quando siamo stati attaccati dal un grande demone ragno,
Tsuchigumo. Io e Shiro eravamo stati separati da Ikkuko e Inuki pochi
minuti prima a causa di un terremoto e, sfortunatamente, questo demone
si è rivelato essere più forte del normale. Infatti,
approfittando del fatto che io fossi ferita gravemente e che Shiro
fosse stremato per il lungo combattimento, ci ha rinchiuso entrambi in
un bozzolo velenoso senza che noi potessimo fare nulla per evitarlo.
Sebbene Shiro avesse prontamente eretto una barriera per proteggere
entrambi da morte certa, io continuavo a perdere sangue e a diventare
sempre più debole. Certo, c'è stato un momento in cui
credevo che Inuki e Ikkuko sarebbero riusciti a liberarci da quella
prigione ma... quando è giunto al mio naso l'odore del sangue di
mio fratello, ho perso completamente il controllo della mia
mente.”
A quelle parole Miroku e
Sango sgranarono gli occhi e in pochi istanti fu loro chiaro il motivo
per cui avevano deciso di tornare al villaggio.
“Kaori... non vorrai
dirmi che... anche tu, come Inuyasha, ti sei...” Balbettò
Miroku, incapace di trovare il modo di terminare quella frase.
Kaori lo anticipò, facendo di si con la testa.
“E come sei riuscita a
tornare in te senza l'aiuto di Tessaiga?” Domandò Sango,
insicura e avvicinandosi alla ragazza.
Kaori rivolse lo sguardo verso Shiro.
“È stato grazie
al potere di Shiro e di mio fratello se ho potuto riprendere le mie
sembianze normali. Anche se Inuki mi ha raccontato tutto, io non
ricordo molto di quello che ho fatto durante la trasformazione e,
forse, è un bene che sia così. Però... io...
ecco... in un raptus d'ira ho finito per ferire anche Shiro e...”
Prima che potesse terminare la frase, Shiro la bloccò, posandole una mano sulla spalla.
“Non c'è bisogno
che chiedi scusa anche a loro, Kaori. Te lo già detto. Si tratta
solo di una cicatrice in più sul mio corpo.”
“Lo so. Però... io...”
Fu un attimo e sentì le braccia di Sango avvolgerla in un dolce abbraccio.
“Zia?”
“Kaori-chan, per me la
cosa più importante è che stiate tutti bene. Non ha
alcuna importanza quello che è successo.”
“Ma... ma io...!”
“Sango ha ragione,
Kaori. Si, forse questo stupido di mio figlio si è comportato in
modo un po' troppo azzardato e, d'altronde, siamo tutti ben abituati
alla sua proverbiale sconsideratezza e cocciutaggine... ”
“Chichi-ue!”
“....però, ricorda Kaori: le ferite prima o poi si rimarginano, la vita invece no.”
“In pratica state
dicendo che, finché non mi uccide, andrà sempre tutto
bene?” Commentò con una punta di sarcasmo il giovane
monaco, guardando malamente il padre a pochi passi da lui.
“Eh? Ma... che dici,
Shiro? Pensi veramente che io ci tenga così poco a te, figlio
mio? Sei il mio primogenito, colui a cui ho trasmesso tutto ciò
che conosco e che avrà il compito di continuare la mia
stirpe!” Disse l'uomo con tono serio e quasi cerimoniale.
“Beh... chiunque,
udendo il vostro discorso, avrebbe avuto il mio stesso pensiero, padre.
Ma vi siete almeno reso conto delle vostre parole?! Aaaaah! È
proprio vero che la vecchiaia fa brutti scherzi!” Continuò
usando un tono scherzoso.
Miroku a quelle parole sgranò gli occhi.
“Io... vecchio? Ma se ho appena 35 anni!”
“Appunto. Avete
più del doppio dei miei anni. Siete vecchio, padre!”
Concluse, incrociando le braccia e guardando l'uomo con aria di
superiorità.
Miroku, sconfitto e
sconsolato, si accasciò al suolo circondato da una densa nube
nera che rappresentava il suo enorme sconforto.
Sango, scioccata dalle parole del figlio, decise di intervenire.
“Shiro! Smettila di dire certe cose di tuo padre! Lui non è...”
Ma il marito la interruppe.
In quel momento fu come se una nuova luce avesse completamente cancellato le nuvole buie del suo animo.
“Mia dolce Sango,
quindi anche tu non pensi che io sia vecchio?” Chiese speranzoso,
con gli occhi che gli brillavano e stringendole le mani.
In pochi istanti il volto della donna si colorò di un rosso acceso.
“Beh... ecco... si. In fondo hai solo qualche anno più di me e...”
Ma il marito la bloccò
nuovamente, abbracciandola forte e strusciandosi sul suo corpo ancora
arrotondato dalla gravidanza appena conclusa.
“Oh, mia dolce Sango!
Ero sicuro di poter contare su di te!” Disse con le lacrime al
occhi e più felice che mai.
“Ehm... si... ma adesso smettila, Miroku. Ci sono i ragazzi qui. È imbarazzante e...”
Ma la donna fu costretta ad
interrompersi di nuovo dato che la mano del marito era
involontariamente scivolata troppo in basso, andando a sfiorare il suo
fondoschiena. E così, a causa di un vecchio riflesso
condizionato, Sango diede al marito un sonoro schiaffone sulla guancia
che gli fece interrompere immediatamente le sue azioni.
“Non cambi mai, non
è così Hoshi-sama?!” Urlò in preda all'ira e
all'imbarazzo, cercando disperatamente di ricomporsi.
Kaori non poté fare altro che scoppiare a ridere come una pazza.
Durante la sua infanzia, i
suoi genitori le avevano raccontato innumerevoli volte quelle scenette
tra i suoi zii ma, se doveva essere sincera, assistere dal vivo ad uno
spettacolo del genere era tutta un'altra cosa.
Miroku, Sango e Shiro
osservarono per alcuni minuti la giovane mezzo demone poi, incapaci di
trattenersi, si abbandonarono anche loro a quella contagiosa risata.
Era ormai il tramonto quando
Shiro uscì dalla capanna in compagnia dal padre. Avevano deciso
di andare tutti insieme al pozzo mangia ossa per verificare se fosse
effettivamente possibile attraversarlo.
“Fermiamoci qui. Quando
siamo usciti non avevano ancora finito di sistemare tutti i tuoi
fratelli. Ci vorrà ancora un po' di tempo prima che Kaori e tua
madre ci raggiungano.”
“Avete ragione, padre.
Aspettiamole qui.” Disse il giovane monaco prendendo posto vicino
ad un albero e facendo un grosso sospiro.
I due uomini rimasero in
silenzio per alcuni minuti poi Miroku si avvicinò al figlio e,
messogli maliziosamente un braccio intorno al collo, riprese la parola.
“È da un po' che ci penso figlio mio ma... è successo qualcosa tra te e la piccola Kaori ultimamente?”
Shiro, non aspettandosi
minimamente quella domanda, deglutì più volte per poi
cominciare a riempirsi di milioni di gocce di sudore su tutto il corpo.
“P-p-p-p-perché
mi fate una simile domanda, padre?” Balbettò con voce
tremante mentre cercava disperatamente di mantenersi calmo.
“Beh... da quando vi
siete separati dagli altri, avete viaggiato insieme per quasi tre
settimane e… per di più.... completamente da soli.”
Shiro, al quale non era di
certo sfuggito il repentino cambio di voce usato dal padre in quella
frase, deglutì rumorosamente, sempre più agitato da
quella situazione.
Miroku era Miroku e questo lo
sapeva benissimo anche lui. Però, come poteva raccontare al
proprio padre una COSA del genere?! Soprattutto se il padre in
questione era il più famoso monaco pervertito di tutto il
continente!
“C-c-cosa potrebbe mai
essere accaduto, padre? H-ho semplicemente fatto da guardia del corpo a
Kaori-chan. Niente di più!” Disse cercando di
temporeggiare.
“Kaori-chan, uhm?”
“Ah, si...
cioè... intendevo dire Kaori. Ahahah! Se mi sente è
capace di darmi un pugno in testa così forte che non me lo
dimentico neanche tra due settimane!” Commentò il povero
monaco ridendo come un ebete e passandosi nervosamente una mano dietro
la nuca sudata.
L'uomo imitò il figlio, abbandonandosi ad una grossa risata.
Poi tornato improvvisamente serio, riprese la parola.
“A chi vorresti darla a
bere, Shiro? Mhm? Pensi che non mi sia accorto degli sguardi che vi
scambiavate di tanto in tanto?”
“C-c-c-che noi... COOOOOSA?!” Urlò, mettendosi improvvisamente in piedi.
Miroku ridacchiò.
“Intendo prima, quando
Kaori ha preso in braccio il piccolo Ken. Non ti avevo mai visto con
uno sguardo simile prima d’ora.”
In un attimo le immagini di quel momento gli tornarono alla mente, facendolo sospirare.
I loro sguardi si erano
incrociati per qualche secondo ma, poi, entrambi avevano velocemente
voltato le proprie teste dalla parte opposta, in preda
all’imbarazzo più totale.
Ma non aveva potuto evitarlo.
Kaori gli era sembrata
così bella con il suo fratellino tra le braccia che, per un
lungo attimo, la sua mente aveva iniziato a vagare di propria
iniziativa, creando immagini di un ipotetico futuro con quella ragazza
e dei figli che ne sarebbero derivati.
'Sarebbe una cosa davvero
meravigliosa...' Continuò tra sé e sé in preda
all'estasi e alzando il volto verso il cielo stellato.
Miroku si soffermò per qualche minuto ad osservare il figlio per poi ridacchiare nuovamente.
“Sai, Shiro. Qualcosa mi dice che questa non è la prima volta che succede una cosa del genere. Dico bene?”
Shiro scosse velocemente la testa, sempre più imbarazzato.
Beh... si.
Era vero.
Almeno per quanto riguardava lui.
“Hehe. Dai su, Shiro!
Se non approfittiamo di questo momento per parlare, non potremmo
più avere l'occasione per farlo! Raccontami tutto. E senza
tralasciare neanche il più piccolo particolare.” Disse poi
l'uomo, interrompendo bruscamente i pensieri del figlio e togliendogli
ogni possibilità di controbattere.
Il giovane monaco abbassò il capo, sconfitto.
Ormai era in trappola.
Suo padre era troppo abile in quelle cose e lui, inesperto com'era, era caduto dritto dritto nella sua trappola.
“E va bene. Vi racconterò tutto, padre.” Disse, sconsolato, per poi iniziare a raccontare.
“… e questo è tutto.” Concluse con il volto completamente bordeaux.
Miroku si portò una mano al volto, pensieroso.
“Mmm... che ti devo dire? Mi hai piacevolmente sorpreso, figlio mio.”
“Sorpreso? E perché mai?”
“Beh... durante tutto
il periodo in cui ho viaggiato con tua madre, non mi erano mai capitate
delle situazioni del genere. È successo solo una volta che tua
madre si ubriacasse ma, durante quell'episodio, invece di venire verso
di me ebbe la bellissima idea di buttarsi tra le braccia di Inuyasha!
Aaaah! Se solo avessi avuto anch'io un'occasione del genere a quel
tempo non l’avrei di certo sprecata come invece hai fatto
tu!”
“Ma, padre! Non siete
stato forse voi ad insegnarmi il rispetto per le donne? Kaori era
ubriaca e non sarebbe stato giusto nei suoi confronti fare una casa
del…”
“Ora non mi verrai a
dire che se, in quel momento Kaori non si fosse addormentata, tu non
saresti andato fino in fondo con lei?! E poi, da quanto mi hai
raccontato, nemmeno lei sembrava avere nessuna intenzione di fermarsi.
Dico bene?” Incalzò il monaco libertino con tono sempre
più malizioso.
Il volto di Shiro cambiò per più volte colore.
Miroku scoppiò a ridere.
“Sei stato davvero fortunato, Shiro.”
“Fortunato? Io?”
“Prima il bacio, poi le
sorgenti termali e infine una notte di sesso selvaggio sfumata! Chi
l'avrebbe detto che la piccola Kaori fosse così... vogliosa? Mi
domando da chi abbia preso!”
“Padre! Per favore cercate di mantenere un contegno!” Urlò rosso in volto.
“Ma io stavo facendo solo delle supposizioni, Shiro.” Commentò con un sorrisetto ebete sulle labbra.
“Si però... potevate evitare di usare... certi... aggettivi...”
Miroku scoppiò a ridere.
“Sei troppo timido, figlio mio. Somigli troppo a tua madre. Dovresti lasciarti andare un po' di più.”
“Non posso, padre. Non ci riesco.”
“Comunque, devo
dirtelo. Questa cosa mi ha reso molto felice. Non mi sarei mai
aspettato che, un giorno, mio figlio e la figlia del mio migliore amico
si sarebbero innamorati. Mi domando cosa direbbe Inuyasha se sapesse di
questa situazione!”
“Se davvero ha lo
stesso carattere di Kaori, mi dilanierebbe all'istante con i suoi
artigli senza darmi nemmeno il tempo di proferire parola.”
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Miroku.
“E comunque non fatevi
troppe illusioni, padre. È impossibile che il mio sentimento
venga ricambiato.” Disse con tono triste.
Miroku diede una forte pacca sulla spalla del figlio.
“Tu non le capisci proprio le donne, Shiro. Hai ancora molto, molto da imparare.”
Shiro si abbandonò ad un profondo sospiro.
“Chissà. Forse avete ragione voi, padre.”
“Riprendiamo il cammino. Kaori e tua madre saranno qui a breve.”
Il ragazzo annuì per poi seguire il padre sul piccolo sentiero che portava al pozzo mangia ossa.
Una decina di minuti più tardi si trovavano tutti e quattro vicino al piccolo pozzo, ormai completamente ricostruito.
“Wow! Avete fatto
veramente un ottimo lavoro! Non so come ringraziarvi!”
Commentò Kaori più entusiasta che mai, rivolgendosi agli
zii.
“Era il minimo che
potevamo fare, Kaori-chan. E poi, tutto il villaggio è stato ben
felice di aiutarci.” Disse Sango, sorridendo dolcemente alla
ragazza.
“Davvero?”
Miroku annuì.
“È stato grazie
al loro aiuto se siamo riusciti a ricostruirlo quasi subito. Ora non ti
resta che provarlo, Kaori.” Continuò Miroku, facendo
qualche passo in avanti.
“Eh, già! Hai ragione, zio! Shiro, hai tu i frammenti e la Sfera dei Quattro Spiriti, vero?”
Il ragazzo annuì e si
mise subito a frugare tra le sue tasche per poi consegnare alla ragazza
i quindici frammenti purificati e la sfera.
“Bene. Ora che ho tutto
quello che mi serve, auguratemi buona fortuna, ragazzi!” Disse
arrampicandosi agilmente sul bordo del pozzo.
Era in procinto di saltare
quando, improvvisamente, un oggetto non identificato, che poi si
rivelò essere un gigantesco rosario di sfere nere, la
colpì alle spalle, scaraventandola con una forza inaudita contro
l'albero più vicino e bloccandola ad esso sotto gli occhi
attoniti di tutti i presenti.
“Kaori!” Urlò Shiro per poi iniziare a correre in direzione della ragazza.
Veloce, Miroku bloccò l'avanzata del figlio.
“Fermati Shiro! Quel rosario sta sprigionando un miasma fortissimo! È pericoloso avvicinarsi!”
“Ma... dobbiamo aiutarla, padre! Se Kaori rimane troppo tempo a contatto con questo miasma potrebbe...”
“Ed è proprio
questo che noi vogliamo, piccolo monaco.” Disse una voce
sconosciuta, per poi abbandonarsi ad una sonora risata.
A quelle parole Shiro, Miroku e Sango si voltarono di scatto.
Davanti ai loro occhi
increduli e scioccati due enormi demoni volpe li osservavano con uno
sguardo e un sorriso maligno disegnati in volto.
“E voi chi
siete?” Urlò Miroku, stringendo il suo bastone dorato e
ponendosi davanti alla moglie e al figlio.
“I nostri nomi sono Hizu e Mizu, bonzo.” Disse il primo, uscendo allo scoperto.
“...e siamo tra i
più potenti demoni volpe esistenti su questa inutile
terra.” Continuò il secondo, facendo qualche passo in
direzione della giovane mezzo demone la quale, saldamente ancorata ad
un albero e impossibilitata a muoversi, ringhiava in preda alla rabbia.
“Non me ne frega un bel
niente di chi siete o come vi chiamate. Liberatemi subito da questo
affare, maledetti bastardi!” Imprecò Kaori infuriata e
dimenandosi come una forsennata.
“Ma guarda un po'. Il
padrone aveva ragione su di te. Hai proprio un bel caratterino,
hanyou.” Disse il primo, continuando a ridacchiare e
avvicinandosi di più alla povera mezzo demone.
“Già. Per non
parlare del tuo potere demoniaco. Mmm, non ne ho mai sentiti di
così particolari.” Disse il secondo, imitando il primo
demone.
“Il mio... potere demonico?” Ripeté la giovane mezzo demone, iniziando a sudare freddo.
“Già.
Soprattutto quando questo raggiunge il suo massimo splendore.”
Concluse il demone più vicino per poi schioccare improvvisamente
le lunghe dita artigliate.
In pochissimi istanti il
rosario nero iniziò a cambiare colore per poi scaricare
improvvisamente tutto il suo potere devastante sotto forma di scariche
elettriche sul corpo della sfortunata Kaori, la quale non poté
far altro che urlare per il dolore.
Non potendo resistere oltre,
Shiro iniziò a correre a perdifiato in direzione della ragazza,
attraversando la densa nube di miasma senza pensarci due volte.
“LASCIATELA STARE,
BASTARDI!” Urlò il giovane monaco per poi lanciare contro
i due demoni dei potenti fuda imprimendo in essi tutto il suo potere.
Ma, sfortunatamente, il
miasma era troppo potente ed entrambi i fuda si disintegrarono quasi
subito al contatto con l'aria velenosa.
Shiro avrebbe voluto
lanciarne altri ma si ritrovò improvvisamente faccia a faccia
con uno dei due demoni volpe, che lo guardava con un sorrisetto maligno
disegnato in volto.
“Sei molto coraggioso,
moccioso ma... devi sapere che, dentro il nostro miasma, i tuoi
giochetti non potranno mai funzionare.” Disse per poi colpirlo
con una forte scarica elettrica e scaraventarlo parecchi metri
più in là, fuori dalla nube.
Miroku e Sango non ebbero
neanche il tempo di correre in soccorso del figlio che, in un attimo,
milioni di dardi infuocati iniziarono a cadere magicamente sulle loro
teste, cogliendoli del tutto alla sprovvista.
I tre cercarono di
proteggersi in ogni modo ma, sfortunatamente, molti dei colpi andarono
a segno, fino a farli cadere al suolo sfiniti e pieni di ferite su
tutto il corpo.
Kaori non poté far altro che assistere incredula a quella terribile scena.
Come potevano esistere al
mondo persone così crudeli, si ritrovò a pensare mentre
il suo corpo, martoriato e indebolito dalla forza del miasma, fremeva
per la rabbia.
Urlò più volte
cercando di attirare l'attenzione su di sé, cercando
disperatamente di far cessare i loro attacchi, ma quando un fortissimo
odore di sangue raggiunse le sue narici, la ragazza non poté far
altro che gridare in preda alla disperazione più assoluta.
“AAARGH! Lasciateli
stare, DANNATI FIGLI DI UNA CAGNA! È il mio potere che volete,
giusto? Prendetelo, PRENDETE PURE TUTTO CIÒ CHE VOLETE DA ME ma,
vi scongiuro, lasciate stare i miei amici!” Urlò con tutta
la voce che aveva in corpo, mentre sentiva il suo sangue ribollire
sempre più.
Udite quelle parole, i due demoni si fermarono, scoppiando a ridere come pazzi.
“Lasciarli? Forse tu
non te ne sei resa conto cagnolina, ma... io e mio fratello abbiamo
appena cominciato a divertirci...”
“... e non abbiamo alcuna intenzione di fermarci molto presto.”
Kaori sgranò gli occhi.
No!
Non potevano fare una cosa del genere davanti a lei!
Non riuscendo più a
sostenere un tale spettacolo, chiuse velocemente gli occhi in preda
alla disperazione mentre, a pochi metri da lei, Miroku e Shiro
cercavano disperatamente di proteggere la povera Sango la quale,
disarmata e ferita in modo più grave, giaceva immobile al suolo,
con la mano stretta sulla profonda ferita all'addome.
Kaori scosse velocemente la
testa per allontanare l'odore di sangue che ormai era divenuto
quasi insopportabile da sostenere.
Una nuova scarica elettrica
più forte delle precedenti l'avvolse, facendole vomitare sangue
e cadere al suolo priva di forze.
Sentiva il suo sangue
ribollire e surriscaldarsi sempre più mentre il forte miasma
continuava a bruciarle la pelle e a contaminarle il corpo con il suo
potere distruttivo.
Ormai consapevole del suo destino, Kaori emise un gemito strozzato per poi volgere lo sguardo al cielo color fuoco.
Imprecò ad alta voce in preda alla rabbia.
Non poteva.
Non poteva assolutamente perdere il controllo un'altra volta.
Ma non voleva neanche assistere inerme alla fine di Shiro e dei suoi zii.
Cosa doveva fare, dannazione?!
Incapace di controllare le
sue emozioni, iniziò a dimenarsi e ad urlare come una pazza,
facendo leva su tutta la forza che aveva in corpo, mentre sentiva
l'anima nera dentro di lei ingrandirsi sempre più ed espandersi
irrimediabilmente.
'Oh, Inuki... dove sei quando
ho più bisogno di te?' Urlò nella mente mentre calde
lacrime cominciavano a bagnare il suo viso sporco di sangue.
Poi tutto intorno a lei si
fece buio e un sentimento di odio e di rabbia incontrollabile prese
completamente possesso del suo corpo, trasformandola, ancora una volta,
in un essere assetato di sangue e privo di ogni controllo.
Nello stesso momento, a circa
una decina di chilometri di distanza Inuki, che stava correndo come un
pazzo da più di cinque ore con in spalla Ikkuko e la piccola
Kirara, si bloccò improvvisamente, sorprendendo la giovane
taijiya.
“Inuki? Che succede?
Perché ti sei fermato?” Domandò con tono
preoccupato la ragazza, sporgendosi leggermente in avanti sulle spalle
del ragazzo.
Il giovane mezzo demone, in tutta risposta, iniziò ad annusare freneticamente l'aria e a muovere velocemente le orecchie.
Tutto d'un tratto l'aria si
era fatta inspiegabilmente pesante e una stranissima sensazione di
ansia aveva preso possesso del suo corpo.
Che fosse capitato qualcosa a Kaori?
Scosse velocemente la testa per allontanare quel pensiero.
C'era Shiro con lei.
Ed era sicurissimo che quel ragazzo l'avrebbe protetta, anche a costo della sua stessa vita.
Ma allora...
…cos'era quella sgradevolissima sensazione che stava velocemente invadendo il suo animo?
Inuki deglutì nervosamente per poi annusare nuovamente l'aria circostante, sempre più insicuro ed agitato.
“Inuki? Ti senti bene? Vuoi fermarti un po'?” Continuò la giovane taijiya, sempre più preoccupata.
La voce di Ikkuko
bastò per far tornare a Inuki il buonsenso, risvegliandolo da
quello stato di trance in cui era momentaneamente caduto.
“Ikkuko, tieniti
stretta a me e non lasciare assolutamente la presa, capito?”
Disse usando un tono serissimo e sistemandosi meglio la ragazza
sulle spalle.
La giovane taijiya guardò il ragazzo con uno sguardo confuso.
“O-o-ok... ma non
capisco, Inuki. Mi puoi dire cosa sta succedendo? È successo
forse qualcosa a Kaori o a Shiro per caso?”
Inuki non rispose, riprendendo improvvisamente la corsa e aumentando sempre più la velocità.
Ikkuko, non aspettandosi una
cosa del genere, si ritrovò a volare ad una velocità
assurda per quel piccolo sentiero, lottando con tutta se stessa per non
cadere giù.
'Ma cosa diavolo gli era preso tutto d'un tratto?!' Si ritrovò a pensare, irritata e confusa.
Avrebbe voluto controbattere quando Inuki l'anticipò, prendendo la parola per primo.
“Scusami Ikkuko ma... sento che è successo qualcosa di terribile a mia sorella.”
“Eh?”
“Non so neanch'io come spiegartelo ma dobbiamo fare in fretta prima che...”
“Credi che questo sia
collegato a quell'aura maligna che hai percepito ore fa?”
Domandò Ikkuko, bloccando il suo discorso.
“Forse. Ma non ne sono completamente sicuro.”
Udite quelle parole, Ikkuko abbassò il capo per poi stringersi più forte al corpo del ragazzo.
“Andiamo allora. Non abbiamo tempo da perdere, Inuki.”
Il ragazzo, rassicurato da
quelle parole, aumentò ancora di più il passo per poi
sparire velocemente tra i folti alberi della foresta.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi tornata tra voi.
Come state trascorrendo le vacanze, ragazzi/e?
Io mi sto rilassando per bene prima di rimettermi sui libri per
prepararmi agli esami di settembre e, nel frattempo, sono riuscita
finalmente ad ultimare questo nuovo capitolo.
Non immaginate quante volte l'ho dovuto riscrivere.... non ero mai soddisfatta! >_<
E adesso cosa succederà ai nostri amici?
Tutto questo e molto altro nel prossimo entusiasmante episodio... emh... capitolo di 'una falsa sfera'! XD
Un grazie ancora alla mitica moira78 che mi assiste nelle correzioni e continuate a seguirmi e a commentare in tanti!
Un bacione e... alla prossima! ^_-
kagome123
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Capitolo 24 *** “Torna presto da me, mia dolce Sango...” ***
capitolo 24
Capitolo ventiquattresimo – “Torna presto da me, mia dolce Sango...”
Ignari di quello che stava
accadendo a Kaori, Miroku e Shiro continuavano a combattere
imperterriti contro i due demoni volpe, usando tutte le forze avevano
in corpo per difendere la povera Sango, impossibilitata a combattere.
“Non credevo che degli
insulsi esseri umani fossero in grado di combattere fino a tal
punto!” Commentò uno dei due prima di colpire per
l'ennesima volta il monaco adulto con un potente pugno.
“Siete feriti, stremati
per il lungo combattimento e per di più i vostri corpi sono
indeboliti a causa del miasma che avete inalato nei vostri polmoni.
Come potete avere ancora così tanta forza?” Concluse
l'altro per poi fare lo stesso con il monaco più giovane e
spedirlo parecchi metri più in là.
“Noi non ci fermeremo
fino a quando non vi avremo sconfitto definitivamente, maledetti
bastardi!” Urlò spavaldo Shiro, rimettendosi stancamente
in piedi e massaggiandosi il braccio dolorante.
A quelle parole i due demoni si abbandonarono ad una grassa risata.
“Voi? Sconfiggerci?
Ma... vi siete visti? Hahahahahah! Se fino ad ora non siete neanche
riusciti a sfiorarci, come sperate di poter fare una cosa del
genere?!”
“Non starlo a sentire,
fratello. Forse il moccioso sta solo dando i numeri. Dopotutto, ha
sbattuto la testa così tante volte, hehehehe!”
Il ragazzo, furente e
irritato da tali discorsi, avrebbe voluto controbattere ma un ruggito
spaventoso costrinse il gruppo di combattenti a voltarsi in direzione
di quel suono.
“Ma cosa...?!” Commentò Miroku, confuso e facendo alcuni passi in direzione del figlio.
I due demoni volpe si scambiarono uno sguardo d'intesa.
“Alla fine la cagnolina ha deciso di arrendersi, hehe.”
“Che dire? Ce ne ha messo di tempo, la mocciosa!”
“Di cosa diavolo state
parlando, dannati?!” Domandò il giovane monaco, non
riuscendo a capire a cosa i due si riferissero.
I due scoppiarono nuovamente a ridere.
“Non mi dirai che non te ne sei ancora reso conto, moccioso?”
A quelle parole un brivido freddo lo attraversò per tutta la schiena.
Che si stessero riferendo a Kaori?
Fu un attimo e un nuovo
ruggito spezzò il lieve silenzio che era calato in quel luogo,
facendo scappare via ogni animale presente nell'arco di parecchi
chilometri.
Poi, davanti agli occhi
scioccati e sconvolti dei tre umani, apparve Kaori nella sua forma
demoniaca, con il grosso rosario ancora attorcigliato intorno al corpo
e dal quale continuava a sprigionarsi un denso miasma nero.
Miroku istintivamente si portò accanto alla moglie ferita, per poi stringerla forte tra le braccia.
Quanti anni erano trascorsi
dall'ultima volta che aveva visto quegli occhi iniettati di sangue
fissare i suoi in quel modo così... crudele?
“Per tutti i Kami.
È proprio identica a suo padre.” Si ritrovò a
pensare ad alta voce mentre un brivido di terrore lo attraversava,
facendo tremare leggermente il suo corpo.
Accanto a lui, Shiro stringeva forte i pugni per la rabbia.
“Carina, non è
vero?” Commentò uno dei due demoni volpe, notando la
rabbia che traspariva dagli occhi del giovane monaco.
“MALEDETTI BASTARDI!
Come avete osato farle una cosa del genere?!” Urlò
più furente che mai e stringendo forte il bastone dorato nella
sua mano destra.
Il demone volpe ridacchiò.
“Non è certo
colpa nostra se, alla fine, la tua amica si è arresa al potere
nero del miasma, liberando così il demone nascosto dentro di
lei. In fondo, era una cosa scontata. Dopotutto, si tratta pur sempre
di un infimo mezzo demone.”
Non riuscendo più a
resistere oltre, Shiro si lanciò contro i due demoni con
l'intento di liberarsi di loro ma, velocissima, Kaori si portò
davanti a lui, bloccando la sua avanzata.
“Ma cosa...?!” Balbettò confuso e incredulo.
I due demoni ridacchiarono.
“Oh, oh. Non mi sembra che la tua giovane amica sia d'accordo. Non è forse così, piccina?”
In tutta risposta Kaori ruggì per poi gettarsi contro il giovane monaco con tutta la forza che aveva.
Shiro, sebbene non si
aspettasse una cosa del genere, riuscì a evitare che gli artigli
lo colpissero, parando quella sequenza di colpi veloci con l'ausilio
del solo bastone.
Innervosita da ciò,
Kaori continuò ad accanirsi su di lui come una pazza,
attaccandolo velocemente da ogni angolazione possibile ma,
sfortunatamente per lei, il ragazzo sembrava essere in grado di
anticipare i suoi movimenti, rendendole quasi impossibile sfiorare il
suo corpo.
Si, qualche attacco era
andato a segno ma, alla fine, era riuscita a colpirlo di striscio,
procurandogli solo delle ferite superficiali.
E questo non faceva altro che far aumentare a dismisura la sua rabbia.
Dall'altra parte del campo,
Miroku e Sango assistevano con trepidazione al combattimento del
figlio, preoccupati per la sua sorte.
Dovevano ammetterlo: in quei
lunghi mesi in cui era stato via di casa era migliorato molto rispetto
all'ultima volta che lo avevano visto combattere ma...
Per quanto ancora sarebbe stato in grado di tenerle testa prima di consumare tutte le forze a sua disposizione?
“Dobbiamo aiutarlo,
Miroku. Non potrà resistere a lungo se continua
così!” Disse Sango con un filo di voce e stringendo forte
la veste del marito tra le mani.
Miroku annuì.
“Hai ragione, Sango.
Dobbiamo pensare ad un modo per calmare la sua parte demoniaca. Ma,
sfortunatamente, non credo proprio che la mia energia spirituale sia
sufficiente per fermarla.” Commentò affranto e con tono
triste, stringendo forte il suo bastone tra le mani.
“Dannazione. Se solo potessimo recuperare la Tessaiga, Kaori sarebbe...”
Ma Sango non riuscì a terminare la frase.
In quel momento il tintinnio
della Sfera dei Quattro Spiriti e di alcuni frammenti, scivolati
improvvisamente dalla tasca della giovane mezzo demone e, ora, a poca
distanza da lei e il marito, attirarono la loro attenzione, facendoli
girare di scatto.
Miroku e Sango si guardarono.
“E se non dovesse funzionare?” Domandò improvvisamente Miroku, usando un tono molto serio.
“Preferisco provarci
che vedere mio figlio morire davanti ai miei occhi.” Rispose
subito la donna, usando lo stesso tono del marito.
E così Miroku, dopo
aver preso in braccio la moglie e aver recuperato tutti i frammenti e
la sfera dal terreno, iniziò a correre a perdifiato in direzione
del pozzo mangia ossa.
“E tu? Dove credi di
andare, bonzo?” Domandò improvvisamente uno dei due
demoni volpe, apparendo alle sue spalle e bloccando le sue azioni.
Miroku imprecò mentalmente, posando una mano sul bordo del pozzo davanti a lui.
Che il demone avesse capito le sue intenzioni?
Insicuro sul da farsi, deglutì più volte per poi stringere con più forza Sango tra le braccia.
“Allora? Io sto aspettando, bonzo.” Incalzò il demone, ridacchiando leggermente.
“Levati dai piedi, dannato.” Ribatté l'uomo serio e fissandolo negli occhi.
“Ohh! Quanta arroganza!
Credi veramente di essere nelle condizioni di poter usare quel tono di
sfida con me, inutile essere umano?” Commentò irritato e
facendo qualche passo in avanti.
Miroku non rispose,
limitandosi a fissarlo con più intensità mentre nella sua
mente cercava disperatamente un modo per uscire da quella incresciosa
situazione.
Nel frattempo, il demone
continuava imperterrito ad avanzare, facendosi sempre più vicino
e chiudendo loro ogni possibile via di fuga.
Sango istintivamente si stinse di più al marito, nascondendo il volto tra le sue vesti.
Ormai li avevano scoperti.
Non avevano più alcuna via di fuga.
Aveva quasi perso tutte le
speranze quando la voce del marito la svegliò da quello stato di
ansia e paura in cui era caduta, sorprendendola completamente.
“Va' e recupera Tessaiga, Sango.”
La sterminatrice sgranò più volte gli occhi.
“M-M-Miroku?!”
“Io purtroppo ho una piccola questione in sospeso da risolvere. Non posso venire con te.”
“Ma...! Ma... io...!”
“Mi fido di te, Sango.
Nel frattempo, ti prometto che farò tutto ciò che
è in mio potere per non farmi uccidere.”
“Ma.... non puoi! Lui è...”
“Prendi i frammenti e
credi nel loro potere, Sango.” Disse troncando bruscamente il suo
discorso e scaraventando la povera Sango giù per il pozzo.
Confusa e spaventata, la
sterminatrice strinse al petto i frammenti e sfera e, in quel momento,
una calda luce rosata avvolse il suo corpo, risucchiandola all'interno
di essa.
Miroku, che nel frattempo
aveva iniziato un cruento combattimento contro il demone volpe, sorrise
vedendo la moglie scomparire all'interno del pozzo.
'Torna presto da me, mia dolce Sango.' Si ritrovò a pensare, prima di gettarsi a capofitto in quella nuova battaglia.
“Inuyasha! La cena
è in tavola! Scendi, altrimenti si fredderà tutto!”
Urlò Kagome intenta ad apparecchiare la tavola e richiamando a
gran voce il marito dalla cucina.
“Arrivo!”
Il mezzo demone mosse
stancamente le piccole orecchie argentate, uscendo lentamente dalla
vasca colma d'acqua.
Un altra giornata di duro
lavoro si era da poco conclusa e, come tutte le sere da tre mesi a
quella parte, cercava di calmare il suo animo affranto facendo lunghi
bagni caldi.
Già.
Erano trascorsi tre mesi da quando Inuki e Kaori erano scomparsi nel nulla, risucchiati dal pozzo mangia ossa come per magia.
Tre lunghi mesi di ansia.
Tre lunghi mesi di trepidazione.
Tre lunghi mesi di paura.
Dal momento stesso in cui
aveva ricostruito il pozzo e il piccolo tempio, non c'era stato giorno
in cui non avessero provato, sia lui che la compagna, a saltarci
dentro, sperando in un miracolo.
Ma più i giorni
passavano e più la consapevolezza di non avere la minima
possibilità di attraversarlo cresceva, scaraventando i due
giovani genitori in un baratro senza fondo ricolmo di dolore.
Chiusa la porta dietro di
sé e si avviò verso la camera da letto per indossare un
semplice yukata scuro. Poi quando ne uscì, inconsciamente il suo
sguardo cadde sulla camera dei figli, ormai vuota e silenziosa.
'Vorrei solo sapere se state
bene. È forse chiedere troppo?' Si ritrovò a pensare per
poi abbandonarsi ad un sonoro sospiro di rassegnazione e iniziare a
scendere tristemente le scale.
La cena trascorse
tranquillamente poi, come tutte le sere, Inuyasha uscì in
giardino per andare a buttare l'immondizia e, proprio quando si
trovò a passare nelle vicinanze del pozzo, un odore famigliare e
inatteso attirò la sua attenzione, facendolo bloccare di colpo.
“Ma questo... questo è...”
Scosse velocemente la testa cercando di cancellare quel pensiero.
Non era possibile.
Non era minimamente possibile una cosa del genere.
Ma allora perché... riusciva a percepirlo così chiaramente?
Velocemente, si liberò
del sacco di rifiuti e iniziò a correre in direzione del piccolo
tempio per poi aprire rapidamente la porta scorrevole.
Grande fu la sua sorpresa
quando si trovò davanti ad una Sango ansimante e stremata,
inginocchiata ai piedi del pozzo e che perdeva sangue da una profonda
ferita all'altezza dell'addome.
“S-Sango?! Sei... proprio tu?!” Domandò con voce tremante e insicura.
Sango sorrise.
“I-Inuyasha. Sono davvero... felice di... rivederti. Argh!”
“Dannazione! Ma tu sei
ferita! Come sei riuscita ad attraversare il pozzo in quelle
condizioni, me lo spieghi? E soprattutto perché
quell'incosciente del tuo compagno ti ha lasciato andare in queste
condizioni?! Si può sapere cosa diavolo è successo
dall'altra parte?” Disse andandole incontro e aiutandola ad
alzarsi.
“N-non... non abbiamo
tempo per le spiegazioni inutili, Inuyasha. Kaori... tua figlia ha
bisogno della tua spada per riprendere il controllo!”
“Kaori? Riprendere il controllo? Co... Cosa diavolo vai blaterando?! Lei...”
Avrebbe voluto continuare ma,
improvvisamente, sentì un brivido attraversarlo per tutta la
schiena e, in un attimo, vide materializzarsi ciò che, dal
giorno stesso in cui sua figlia era venuta al mondo, aveva da sempre
temuto potesse accadere.
“Quindi... la mia Kaori... si è...”
Sango annuì per poi abbassare il capo tristemente.
In quel momento le
tornò alla mente un discorso fatto con Kagome anni addietro,
poco prima che l'amica attraversasse il pozzo per l'ultima volta.
Inizio Flashback
Erano passate solo poche ore
dal funerale di Inuyasha e Kagome, la quale non era riuscita a chiudere
occhio per tutta la notte, stava stancamente sistemando le ultime cose
nella borsa prima di saltare nel pozzo.
“Dimmi, Kagome-chan.
Sei davvero sicura di voler partire così presto?”
Domandò Sango, portandosi vicino all'amica e aiutandola a
sistemare.
“Si, ne sono sicura.
Sono due mesi che non vedo i miei piccoli e la mia famiglia. Mi mancano
da impazzire, Sango-chan. E poi c'eri anche tu quando Inuyasha mi ha
fatto quel discorso, vero?” Chiese, con voce tremante.
Sango annuì.
Tre giorni prima che morisse,
il giorno cui le aveva consegnato Tessaiga, il compagno l'aveva messa
in guardia, dicendole che, nell'eventualità in cui uno dei suoi
figli avesse perso il controllo a causa del sangue demoniaco ereditato
da lui, non doveva esitare a usare quella spada per placare il loro
animo, sebbene in cuor suo sperasse che una cosa del genere non si
verificasse mai.
“Capisco benissimo i
tuoi sentimenti, Kagome-chan ma... è più di una settimana
che non riposi adeguatamente e poi sei piena di ferite su tutto il
corpo. Vuoi davvero che la tua famiglia ti veda in questo stato?”
“Anche se volessi, ora
come ora non riuscirei a restare qui un giorno di più. Ci sono
troppe cose che mi ricordano il mio adorato Inuyasha.” Disse,
cercando disperatamente di trattenere le lacrime.
Udite quelle parole, Sango non poté fare altro che avvicinarsi e stringere forte l'amica tra le braccia.
“Devi farti coraggio, Kagome-chan.”
“Lo so. Lo so questo
ma... è così difficile! Come farò a crescere i
miei bambini senza un padre, me lo spieghi?!”
“Lo spirito di Inuyasha
vi accompagnerà sempre. Non sarete mai soli. E poi... ci
sarà la tua famiglia ad aiutarti.”
La ragazza singhiozzò
più volte per poi passarsi una mano sul volto e asciugare le
calde lacrime che avevano per un istante bagnato il suo viso.
“Lo... credi veramente?”
Sango annuì.
“Ora vai. Promettimi
solo che di tanto in tanto tornerai a trovarmi, amica mia.” Disse
con voce impastata dalla commozione.
“Si. Non appena mi
sarò ristabilita e mi sarò liberata degli esami di
ammissione, verrò a trovarti ogni fine settimana insieme ai
bambini. Te lo prometto, Sango-chan.” Ribatté la ragazza
concludendo quel discorso e sparendo all'interno del pozzo mangia ossa.
Fine Flashback
'Ma poi il pozzo è
stato sigillato e tu non hai potuto mantenere la tua promessa,
Kagome-chan...' Continuò nella mente mentre un triste sorriso si
disegnava sul suo volto.
“Vieni con me, Sango.
Ti porto da Kagome così potrà curare le tue ferite.
Sarà molto felice di rivederti.” Disse il mezzo demone,
caricandosi delicatamente la donna sulle spalle.
La sterminatrice annuì, lasciandosi trasportare.
Kagome era seduta vicino al
piccolo tavolino del soggiorno, intenta a gustarsi una buona tazza di
the quando sentì la porta scorrevole dell'ingresso aprirsi
improvvisamente.
“Era ora che tornassi, Inuyasha. Lo sai? Stavo iniziando a preoccuparmi e...”
Ma la donna non riuscì a terminare la frase. Davanti ai suoi occhi sconvolti vi era Sango, la sua migliore amica.
“Ciao, Kagome-chan.
È tanto tempo che non ci vediamo, vero?” Disse la
sterminatrice usando un tono in cui poteva facilmente trasparire tutta
la sua felicità.
“Sango... chan? Sei proprio tu?”
La donna sorrise.
“Non sei cambiata per
niente dall'ultima volta che ti ho visto. Devi svelarmi il tuo segreto,
amica mia!” Continuò con tono scherzoso e facendo segno ad
Inuyasha di metterla giù.
Non riuscendo più a trattenersi, Kagome le corse incontro, abbracciandola forte.
“Perdonami, perdonami
Sango-chan se non ho mantenuto la promessa che ci siamo fatte! Sei
arrabbiata, non è vero?” Urlò tra le lacrime.
Sango scosse la testa.
“Non preoccuparti. Sono
al corrente di quello che successe al pozzo 15 anni fa. E poi, non
potrei mai essere arrabbiata con te, Kagome-chan.” Rispose,
ricambiando l'abbraccio dell'amica ma in quel momento un forte dolore
all'addome la fece gemere, costringendola a chinare leggermente il
busto in avanti.
Kagome non comprendendo il
suo comportamento, la liberò dall'abbraccio e, solo in quel
momento, si rese conto che era ferita gravemente e stava perdendo
parecchio sangue.
“Ma... ma... Sango-chan! Tu sei ferita! Cosa ti è successo?”
Sango avrebbe voluto
risponderle ma Inuyasha la interruppe, comparendo improvvisamente
davanti alle due donne con il kariginu indosso e Tessaiga ben stretta
alla cintura.
“Bada a lei, Kagome. Io ho una faccenda molto importante da sbrigare.”
Kagome si ritrovò a sbattere più volte le palpebre, incredula e confusa.
Erano più di dieci anni che non vedeva il marito con indosso il suo vecchio kimono!
“Inuyasha? Mi vuoi spiegare cosa diavolo sta succedendo?! P-perché ti sei vestito così?!”
“Non preoccuparti. Ti
spiegherà tutto Sango a tempo debito. Pensi che un solo
frammento sarà sufficiente per attraversare il pozzo?”
Disse rivolgendosi alla sterminatrice.
“Non lo so. Portane
qualche altro per sicurezza.” Rispose, tirando fuori dalla tasca
un altro paio di frammenti e porgendoli all'amico.
Inuyasha annuì.
“Ti ringrazio, Sango.
E... non preoccuparti. Tornerò presto da questa parte in
compagnia di tutti gli altri.” Disse per poi sparire velocemente.
Rimaste sole, Kagome guardò Sango per parecchi secondi con una faccia stupita.
“Saresti così
gentile da spiegarmi almeno tu cosa sta succedendo qui,
Sango-chan?” Domandò, sempre più confusa e
aiutandola ad alzarsi.
Sango sospirò.
“Ci vorrà un bel po', credimi.”
“Non preoccuparti.
Adesso abbiamo tutto il tempo che vogliamo.” Commentò per
poi salire le scale insieme a lei.
ANGOLO DELL'ALTRICE
Ed eccomi di nuovo qui ragazzi!
Sono stata velocissima stavolta, vero?
Vero? ^^''
*una palla di fieno rotola davanti alla povera kagome123*
Comunque purtroppo le mie vacanze
estive giungono al termine e presto sarò nuovamente circondata
dai miei cari libri di università -_-, indi sarà un
pochino difficile per me aggiornare la storia in modo veloce.
Ma per questo non è detto che,
di tanto in tanto, non venga colta da attacchi violenti di ispirazione,
come è già accaduto e sta accadendo già adesso XD
Quindi, continuate a seguirmi e ne vedrete delle belle, ve lo assicuro! ^^
Ma parliamo di questo capitolo!
Come avrete certamente notato finalmente Inuyasha e Kagome hanno fatto la loro ricomparsa!
E in una situazione alquanto particolare e burrascosa, aggiungerei !
Preparatevi perchè nel
prossimo capitolo assistete al rincongiungimento di Inuyasha con i
propri figli, insieme ad una sorpresina finale -^-^-
Curiosi, ne?
XDDDDDDDDDDD
Ci vediamo ragazzi!
Un bacione a tutti voi e ancora grazie alla grande moira78 che mi aiuta nelle correzioni ^^
Ciauuuuuuuuuuuuuuuuu
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Capitolo 25 *** Il piano di Matsunaga ***
capitolo 25
Capitolo venticinquesimo – Il piano di Mastunaga
Un attacco più veloce dei precedenti colse Miroku di sorpresa, scaraventandolo duramente contro un albero poco distante.
“Tutto qui quello che sai fare, demone?” Disse Miroku con
voce tremante ma decisa, rialzandosi per l'ennesima volta da terra e
pulendosi velocemente il sangue che gli colava dalla bocca.
Il demone ghignò, soddisfatto.
“Niente male. Davvero niente male, bonzo. Durante tutta la mia
lunga esistenza nessuno era stato in grado di resistere così a
lungo ai miei attacchi senza accasciarsi al suolo privo di vita. Devo
farti i miei complimenti!”
Miroku rispose al ghigno.
“Sono solo molto bravo ad incassare i colpi, tutto qui.”
“L'ho notato. Ti avrò rotto si e no un paio di costole,
hai un braccio fratturato e stai perdendo persino sangue dalla
testa ma, in compenso, riesci ancora a reggerti in piedi! E tutto
questo per proteggere una femmina! Bleah... umani. Non riuscirò
mai a capirli!”
Miroku assunse un'espressione seria.
“Voi demoni pensate troppo a voi stessi. Non potrete mai capire
quello che ci spinge a rischiare la vita per coloro che
amiamo.”
“Ho vissuto per quasi mille anni e, pur avendo avuto a che fare
con molti di voi, mi è sempre stato impossibile comprendere
questo vostro curioso comportamento. Ora però basta. Mi sono
stancato di giocare con te. Credo che sia giunta per me l'ora di
mettere la parola fine alle tue sofferenze, bonzo.” Disse
avanzando minacciosamente verso l'uomo e materializzando nella sua mano
una grande palla infuocata.
Miroku imprecò mentalmente per poi mettersi sulla difensiva.
“Credi veramente che una così insignificante sfera di
fuoco sia sufficiente a farmi fuori?” Ribatté con tono
beffardo, cercando in tutti i modi di temporeggiare.
Era stremato e il potere spirituale che gli era rimasto era insufficiente per proteggersi da un attacco del genere.
Ne aveva parati fin troppi fino a quel momento e era già fortunato se riusciva a tenersi ancora in piedi.
Se non riusciva ad inventarsi qualcosa, e subito, i suoi figli sarebbero ben presto divenuti orfani di padre.
Strinse forte i pugni in preda alla rabbia.
Non poteva fare questo alla sua amata Sango.
Le aveva fatto una promessa.
E lui aveva sempre mantenuto le sue promesse.
Ma... cosa poteva fare per uscire vivo da una situazione come quella?
“Smettila di blaterare. So benissimo che stai bluffando, bonzo!” Incalzò il demone, iniziando a spazientirsi.
Il monaco cominciò a sudare freddo.
“Se avessi veramente intenzione di bluffare, non sarei in grado
di lanciarti addosso... QUESTA SFERA DI ENERGIA!” Urlò per
poi lanciare quell'ultima sfera contro il demone, imprimendo in essa
tutta l'energia che gli era rimasta.
Ma, sfortunatamente, essa si dissolse non appena toccò il suo corpo, sparendo in una piccola nuvola colorata.
Il demone ghignò, soddisfatto.
“Divertente. Davvero molto divertente, non c'è che dire! E
adesso, MUORI BASTARDO!” Urlò liberando la sfera di fuoco
contro l'uomo con una rapidissima mossa.
Miroku sgranò gli occhi, incapace di muoversi.
E così infine era quello il momento designato dagli Dei per la sua dipartita?
'Mi dispiace, Sango. Questa volta non sono riuscito a mantenere la mia
promessa...' Pensò, chiudendo stancamente gli occhi e portandosi
le mani al volto in un ultimo tentativo di protezione.
Lo aveva quasi raggiunto quando, improvvisamente, un oggetto dalla
forma molto arcuata gli passò a pochi centimetri dal volto,
disintegrando la sfera di fuoco e, con essa, il demone che l'aveva
creata.
Il povero monaco sbatté le palpebre più volte, incredulo
e scioccato, osservando il corpo del demone scomparire dietro una densa
nuvola di fumo.
“Ma... che...?! Hiraikotsu? Ma come...?” Balbettò, cercando di mettersi in piedi.
In quel momento una voce famigliare lo fece rinsavire, attirando la sua attenzione.
“Chichi-ue! State bene? Oh, Kami! Ancora qualche secondo e quella
sfera di fuoco vi avrebbe colpito! Rimanete seduto. Non dovete alzarvi
nelle vostre condizioni.”
“I-Ikkuko? Sei proprio tu, figlia mia?” Domandò non
ancora sicuro che l'immagine che vedeva davanti a sé fosse
realtà o solo il frutto della sua fantasia.
“Avete preso davvero molti colpi, padre. È un miracolo che
siate ancora vivo!” Continuò la ragazza, aiutando l'uomo a
mettersi seduto e asciugandogli il sudore dalla fronte.
Incapace di contenere la sua felicità, Miroku abbracciò
forte la figlia mentre un nuovo sorriso si disegnava sul suo volto.
“Grazie Ikkuko. Non so proprio cosa avrei fatto che non fossi arrivata tu.”
La giovane sterminatrice sorrise e ricambiò l'abbraccio.
“Cos'è successo, padre? Chi era quel demone volpe con cui stavate combattendo?”
“È apparso magicamente qui insieme ad un suo compagno,
poco meno di un'ora fa. Quello che hai ucciso era in grado di governare
l'elemento del fuoco mentre, il secondo, controlla il fulmine ed
è in grado di creare barriere e aure fittizie con cui attirare
le sue vittime.”
“Allora... quell'aura maligna che Inuki ha percepito... era...”
“Quindi siete stati attirati anche voi dall'aura?” Chiese, interrompendo il discorso della figlia.
“Si, ma poi è sparita così come era apparsa non
appena abbiamo messo piede nel villaggio.” Spiegò Inuki,
entrando anche lui nel discorso e porgendo a Ikkuko il suo kit di
pronto soccorso. “Dimmi zio, anche Kaori e Shiro sono qui?”
L'uomo annuì.
“Quando li ho lasciati, stavano combattendo l'uno contro l'altra.” Disse subito senza troppi giri di parole.
“C-cosa? Perché mai dovrebbero fare una cosa del genere?” Chiese Ikkuko, agitata.
Miroku abbassò il capo, insicuro su come rispondere.
“Kaori ha perso il controllo, vero?” Disse improvvisamente il giovane mezzo demone, anticipando lo zio.
Miroku guardò il ragazzo negli occhi con un'espressione molto seria.
“Il miasma in cui era avvolta era troppo forte per lei. E sebbene
abbia lottato con tutte le sue forze per reprime il demone oscuro che
ha dentro, alla fine ha dovuto soccombere al suo potere.”
Inuki strinse forte i pugni.
“Dove sono adesso?”
“Dietro quella radura, a poche centinaia di metri da dove ci troviamo noi.”
“Ho capito. Ikkuko, per favore resta qui e occupati di tuo padre. Ci penserò io a risolvere ogni cosa.”
“Eh? Ma Inuki! Sei impazzito, per caso?!” Urlò la giovane sterminatrice, alzandosi in piedi.
“Ikkuko ha ragione, Inuki. Non puoi fare tutto da solo. Oltre a
Kaori, c'è anche l'altro demone a cui dovrai badare! Vai con
lui, Ikkuko. Io me la caverò da solo.”
“No, zio. È troppo pericoloso. Non posso fare una cosa del genere e lasciarti qui senza alcuna protezione.”
“Se ti stai preoccupando per le mie condizioni di salute, Inuki,
mi son trovato in situazioni ben peggiori. E poi...”
“Fhè! Ma guarda cosa devono sentire le mie povere
orecchie! Sono passati ben 15 lunghi anni dall'ultima che ci siamo
visti ma tu, bonzo, non hai ancora perso quel tuo brutto vizio di
blaterare e darti delle arie! Nemmeno quando hai già un piede
nella fossa!” Commentò una voce dal tono burbero e
strafottente, cogliendo di sorpresa i tre e facendoli voltare di scatto
nella stessa direzione.
“I-Inuyasha? Sei proprio tu?” Chiese il monaco con un filo di voce e tremando leggermente.
“E chi vuoi che sia? Non credo di essere cambiato molto in
quest'ultimi anni, hehe!” Disse per poi fare un balzo e
posizionarsi davanti a Miroku assumendo la sua solita posizione
accucciata.
Inuyasha e Miroku si fissarono a lungo e senza emettere un suono.
“Quindi Sango è riuscita a raggiungervi?” Domandò poi, rompendo il silenzio.
Inuyasha annuì.
“Non preoccuparti. C'è Kagome con lei. Ci raggiungeranno non appena si sarà ristabilita.”
Il monaco si abbandonò ad un sospiro di sollievo.
“Sono contento di rivederti, amico mio.”
“Anche io lo sono, credimi. Però avrei preferito che ci fossimo rivisti in una situazione meno... problematica.”
“Già, hai ragione.”
“Lei è tua figlia, non è così?” Chiese, guardando la giovane ragazza accanto a lui.
Miroku annuì.
“Si. Il suo nome è Ikkuko. È un'eccellente sterminatrice, come sua madre.”
“Piacere di conoscerla, Inuyasha-sama.” Balbettò
imbarazzata Ikkuko, chinando leggermente il capo in segno di saluto.
“Ho visto quello che hai fatto poco fa, ragazzina e devo
confessarti che mi hai veramente sorpreso. Se non fossi intervenuta tu
in quel momento con quel colpo magistrale, sarebbe toccato a me fare a
pezzi del demone!”
A quelle parole la povera Ikkuko diventò completamente rossa.
Miroku scoppiò a ridere.
“Dai non fare così, Inuyasha! Non vedi che la stai mettendo in imbarazzo?”
Il mezzo demone ridacchiò per poi posare l'attenzione su suo figlio che lo guardava con gli occhi lucidi.
“Ciao, Inuki. Sei cresciuto davvero molto dall'ultima volta che
ti ho visto. Ti sei anche irrobustito parecchio, hehe. Se ti vedesse
tua madre, scoppierebbe di sicuro in lacrime!”
“Papà... ” Disse a stento, cercando di trattenere le lacrime.
Inuyasha sospirò per poi abbracciare forte il figlio.
“Mi sei mancato da morire, figlio mio.”
Inuki ricambiò l'abbraccio.
“Anche tu.”
“Era così strano tornare a casa e non sentire le vostre voci, i vostri battibecchi, le vostre urla...”
A quelle parole il giovane mezzo demone si sciolse dall'abbraccio e guardò il padre con uno sguardo molto serio.
“Papà, Kaori è...”
“So già tutto, Inuki. Sango mi ha spiegato ogni cosa. Dov'è ora?”
“Non molto distante da qui. Sta combattendo contro Shiro.”
“Shiro? Immagino deve trattarsi di tuo figlio, Miroku.”
Il monaco annuì.
“È ormai un'ora che combatte. Sono davvero preoccupato per
la sua sorte e poi, tua figlia non è certo un avversario facile
con cui destreggiarsi!”
“Forte o no, è un pazzo se crede di riuscire a calmarla
con le sue sole forze. Che dirti, Miroku? Tu e Sango avete fatto
davvero un ottimo lavoro mettendo al mondo un figlio così
sconsiderato!” Commentò il mezzo demone con una punta di
sarcasmo.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa del povero monaco.
“Andiamo Inuki. Il tuo amico avrà di certo bisogno del nostro aiuto.”
Inuki annuì, iniziando a camminare insieme al padre.
“A-aspettate! Vengo con voi!” Urlò Ikkuko, bloccando l'avanzata dei due.
Inuyasha sbuffò.
“Resta qui, ragazzina. Tuo padre ha bisogno del tuo aiuto ora più che mai.”
“Ma... ma... potrei esservi utile!” Incalzò la
giovane sterminatrice, mettendosi in piedi e avanzando leggermente.
“Senti, fin quando ci sarà quella spessa cortina di miasma
a circondare quell'area di foresta, tu non potrai esserci di minima
utilità! Già non so in che condizioni troveremo tuo
fratello, vista l'enorme quantità di tempo in cui è stato
a contatto con questa dannata aria velenosa, pensi che sia saggio
avvelenare anche il tuo corpo?! E poi chi ci assicura che io o Inuki
non perderemo il controllo come Kaori? Saresti davvero in grado di
combattere contro tre demoni impazziti?”
Ikkuko abbassò il capo, incerta su come rispondere.
Inuyasha non aveva tutti i torti.
In fondo, c'era una piccola possibilità che si potesse
verificare una situazione del genere e lei non era minimamente in grado
di abbattere tre demoni assetati di sangue.
Non dopo quello che aveva visto fare a Kaori.
Sconfitta e demoralizzata, Ikkuko indietreggiò, sedendosi accanto al padre.
“Ha ragione. Ha perfettamente ragione, Inuyasha-sama. Chiedo
scusa per aver parlato a sproposito ed aver preteso troppo da me
stessa.”
Inuyasha osservò la scena in silenzio, mentre un leggero senso di colpa lo invadeva.
Che stava facendo?
Prima elogiava la ragazzina e... adesso?
Si portò una mano tra i capelli, irritato.
Non era mai stato bravo con le parole.
Aveva decisamente esagerato a parlarle così.
“Mi dispiace. Non volevo dire questo. Io... Aaaaah... facciamo in
questo modo, ragazzina! Non appena il miasma sarà completamente
scomparso, sarai liberissima di raggiungerci e di venire in nostro
soccorso! Che ne dici?”
Un nuovo sorriso si disegnò sul volto della giovane
sterminatrice, che annuì più volte in preda all'euforia.
“E ora andiamo, Inuki. Abbiamo perso fin troppo tempo. Ah, quanta
pazienza ci vuole con le donne!” Commentò seccato e
saltando velocemente da un ramo all'altro.
Inuki si mise a correre insieme al padre con un grosso sorriso in volto.
Shiro sfoderò velocemente la katana nascosta nella tunica,
parando così un nuovo e potente colpo di artigli e
muovendosi agilmente da una parte all'altra.
Era trascorsa quasi un'ora da quando aveva iniziato quel combattimento
e il povero monaco, stremato e pieno di ferite su tutto il corpo,
respirava a fatica, cercando disperatamente di non perdere i sensi.
Sebbene Kaori fosse sotto il controllo del demone volpe, c'era andata
davvero pesante con lui, continuando ad attaccarlo ininterrottamente
per tutto il tempo e senza mostrare il minimo segno di cedimento.
Lui invece si era limitato a parare i colpi, evitando in tutti i modi di farle del male.
Preferiva morire piuttosto che procurarle anche un minuscolo graffietto
sul corpo e, sfruttando questo a suo vantaggio, il demone volpe
continuava a spronare Kaori ad attaccare.
Un nuovo attacco andò a segno, facendolo barcollare leggermente e procurandogli una nuova ferita.
Sentì la testa iniziare a girare, rendendogli difficile persino stare in piedi.
Scosse più volte la testa per cercare di riprendersi.
Se si fosse accasciato al suolo, sarebbe stata la sua fine.
Il ruggito di Kaori lo fece trasalire, facendolo tremare a lungo e, in
un attimo, sentì le lunghe dita artigliate di lei avvolgergli il
collo, togliendogli rapidamente il respiro.
Il monaco farfugliò un insieme di frasi sconnesse per poi
rivolgere il suo sguardo verso il demone che ridacchiava di gusto.
“Finalmente sono riuscito a rompere le tue difese, bonzo. Sei spacciato ormai!” Ghignò, sfregandosi le mani.
“C-che tu sia maledetto, bastardo!” Disse a stento e con un
filo di voce, mentre sentiva le mani di Kaori stringersi sempre di
più intorno al suo collo.
Il demone si abbandonò ad una grassa risata.
“Com'è strana la vita a volte, non lo pensi anche tu
bonzo? Chi l'avrebbe mai detto che, un giorno, sarebbe stata proprio
colei a cui tieni di più a cancellarti dalla faccia della terra?
Ironico, non è vero?”
Shiro sentì una rabbia immensa crescere dentro di lui.
In quel momento non gli importava minimamente di morire per mano di
Kaori ma avrebbe dato tutto ciò che possedeva per avere la
possibilità di uccidere quel mostro.
Il demone rise nuovamente per poi tornare improvvisamente serio.
“Addio, monaco. Goditi la tua permanenza all'inferno.” Disse per poi schioccare rumorosamente le dita.
In pochi secondi Shiro sentì l'aria venirgli meno e la stretta sul suo collo aumentare sensibilmente.
Usando le ultime forze che gli erano rimaste, rivolse lo sguardo verso la ragazza di fronte a lui.
“Sai, Kaori-chan? Mi sarebbe piaciuto molto potermi specchiare
nei tuoi bellissimi occhi ambrati un'ultima volta.” Disse con un
filo di voce e sorridendole dolcemente.
E così, credendo che fosse ormai giunta la sua fine, chiuse gli
occhi, accettando il suo destino ma, proprio in quel momento, un vento
fortissimo si alzò dal nulla, facendo tremare tutti gli alberi
nelle immediate vicinanze.
“Ma cosa diavolo...?!” Commentò il demone, non comprendendo cosa stesse succedendo.
Poi un urlo ruppe improvvisamente quel silenzio e il demone vide
apparire magicamente davanti a lui una serie di strisce luminose che si
muovevano velocissime sul terreno erboso.
“KAZE NO KIZU!”
In pochi secondi quelle strisce furono su di lui, cogliendolo
decisamente alla sprovvista e scaraventandolo parecchi metri più
in là.
Kaori, ora libera dal controllo mentale a cui era stata sottoposta fino
a quel momento, liberò il povero monaco dalla sua presa erculea
e si cinse la testa, in preda alla confusione più totale.
Adesso, senza nessuno che le dicesse cosa fare, non era più in
grado di controllare le sue azioni trasformandosi così in un
essere guidato dal solo istinto animale.
Infatti, non appena la nuvola di polvere creata da quell'attacco si
dissolse, Kaori iniziò a correre immediatamente in direzione
degli intrusi, con chiaro intento omicida.
Inuyasha, riposta velocemente Tessaiga nel fodero, iniziò ad
avanzare verso di lei, bloccando la sua avanzata con la sola forza
delle mani e, nel momento stesso in cui gli occhi ambrati di lui si
scontrarono con quelli violacei della figlia, il suo cuore perse un
battito.
Non credeva che avrebbe sofferto così tanto vedendola ridotta in quello stato.
Durante tutta la sua infanzia l'aveva più volte rassicurata
dicendole che una cosa del genere non sarebbe mai potuta accaderle.
Ma, purtroppo, il destino era stato fin troppo crudele con lei, trasformandola in un essere impazzito e assetato di sangue.
Inuyasha la osservò a lungo mentre numerose e dolorose immagini del passato gli tornavano rapidissime alla mente.
Kaori aveva ereditato molte, forse troppe cose da lui: il carattere, i
suoi modi di pensare, la sua incredibile forza ma, la cosa che spiccava
di più fra tutte, era senza alcun dubbio l'aspetto, quello
stesso aspetto che l'aveva condannata a subire il suo stesso crudele
destino.
“Kaori, bambina mia. Se solo avessi imparato a padroneggiare
Tessaiga ora non ti troveresti in questo stato.” Sussurrò
tristemente alle sue orecchie, continuando a guardarla negli occhi
Non credeva che anche in quella forma sarebbe stata così simile a lui.
In tutta risposta la ragazza ruggì, cercando disparatamente di
liberarsi dalla presa di quell'uomo dall'odore così stranamente
familiare.
Nel momento stesso in cui le loro mani si erano toccate, il suo intero corpo aveva sussultato per parecchi secondi.
Che ci fosse qualcosa che la legasse a quella persona di fronte a lei?
Cancellò velocemente quel pensiero dalla mente per poi riprendere a combattere contro di lui.
Era un intruso e, come tale, andava eliminato.
Nient'altro.
Inuki osservò suo padre e sua sorella combattere in silenzio, con gli occhi ricolmi di rabbia.
Mai aveva avuto una tale voglia di uccidere qualcuno con le sue mani.
'Spero vivamente che quel bastardo sia ancora vivo così che
possa fargli provare sulla propria pelle tutto l'odio e la rabbia che
provo!' Si ritrovò a pensare, più furente che mai.
Poi la voce del padre lo riportò con i piedi per terra, attirando la sua attenzione.
“Inuki, non perdere altro tempo. Mi occuperò io di tua
sorella. Tu va' subito a cercare il tuo amico. Se rimane ancora a
contatto con quest'aria velenosa potrebbe...”
Non aveva bisogno di sentire altro.
In pochissimi secondi era già vicino al corpo esanime del povero Shiro, pronto ad aiutarlo.
“Shiro! Maledizione a te! Stai bene?” Domandò Inuki
portandosi accanto al ragazzo e aiutandolo a respirare, purificando
velocemente l'aria circostante con il suo potere.
Il giovane monaco tossì più volte per poi fare dei lunghi e continui respiri.
“I-Inuki... coff...diavolo... coff... questa volta... coff... ci
è mancato davvero poco...coff...” Disse con un filo di
voce e ridacchiando leggermente.
Inuki sospirò.
“Hai combattuto contro Kaori fino all'ultimo, vero? Razza di
stupido, perché hai voluto fare una cosa così azzardata?
Ti sei reso conto che in mezzo a questo miasma non avresti potuto usare
minimamente il tuo potere spirituale per aiutarla?”
“Non potevo lasciarla sola. Era compito mio proteggerla!”
“E sentiamo, come l'avresti protetta? Facendoti ammazzare da lei?!”
Shiro scosse la testa.
“Guarda alla tua sinistra.”
Inuki fece come gli era stato detto e in quel momento si accorse di
alcuni frammenti di una piccola sfera di colore bluastro, da cui
proveniva fortissimo l'odore del potere demoniaco della sorella.
Il giovane mezzo demone sgranò più volte gli occhi.
“Ma... allora... quel demone...”
Shiro annuì.
“L'obiettivo di quel demone era assorbire il potere di Kaori,
fino a farla stramazzare al suolo, priva di vita. Non so ancora cosa
volesse farne ma, fortunatamente, io sono riuscito a rallentare questo
processo, usando gran parte del mio potere spirituale. Quindi adesso,
dato che la sfera che la tratteneva è andata in mille pezzi, non
c'è più nessuno in grado di fermare la sua furia. Argh...
dov'è ora?” Gemette, portandosi una mano sul braccio
ferito e continuando ad ansimare.
“Sta combattendo contro nostro padre.”
Shiro sgranò gli occhi.
“V-vostro padre?! Allora... questo vuol dire che... Tessaiga...è...”
Inuki annuì.
“Si. E spero proprio che mio padre trovi un modo per mettergliela
tra le mani. Ora tieniti forte a me. Ti porto fuori da questo
posto.” Disse avvolgendosi un suo braccio intorno al collo e
aiutandolo ad alzarsi.
Si trovavano quasi ai confini della barriera quando i sensi del mezzo demone furono messi in allerta da un rumore improvviso.
Fu un attimo e Inuki si ritrovò con un enorme rosario nero
attorcigliato intorno al corpo mentre Shiro fu malamente scaraventato
fuori dalla barriera.
Ripresosi velocemente dallo shock, il giovane monaco provò
più e più volte a rientrarvi ma, ben presto, si rese
conto che ciò che faceva era completamente inutile.
La risata del demone volpe attirò la sua attenzione, facendolo girare di scatto.
“È inutile che ci provi, moccioso. Ho deciso che rimarrai
lì fuori fino a quando non avrò terminato la mia
missione. Hai mandato fin troppe volte a rotoli i miei piani.”
Sibilò il demone, ora ferito e grondante di sangue, apparendo
improvvisamente dal nulla
Shiro sbatté forte i pugni contro la barriera.
Dannazione.
Se fosse riuscito a far perdere il controllo anche ad Inuki, sarebbe stata la fine!
Nel frattempo Inuki urlava e si dimenava come un pazzo, cercando in tutti i modi di liberarsi.
“Liberami immediatamente, dannato bastardo!”
Il demone volpe ridacchiò, facendo qualche passo in avanti.
“Non posso, giovane mezzo demone. Non adesso che la parte finale del piano ha avuto inizio.”
“C-cosa intendi dire?”
“Ti sei fatto attendere ma, alla fine, anche tu sei caduto nella
mia trappola come un pollo. Ora finalmente potrò assorbire i
poteri di entrambi i fratelli e consegnarli al mio padrone prima che
sorga nuovamente il sole.”
Inuki ringhiò.
“Questo non accadrà mai, dannato!”
“Staremo a vedere.” Disse prima di schioccare nuovamente le dita.
Milioni di scariche elettrice avvolsero il corpo di Inuki, facendolo
urlare dal dolore e, in pochi secondi, un tremendo potere maligno
iniziò a farsi largo nel suo animo.
Dunque alla fine sarebbe toccato anche a lui trasformarsi e subire lo stesso terribile destino di sua sorella?
No!
Non poteva assolutamente permettere una cosa del genere!
Chiuse gli occhi e cercò di combattere il potere maligno del rosario con il suo potere spirituale.
Intanto il demone stringeva tra le mani una nuova sfera bluastra che si
stava rapidamente riempiendo con il potere demoniaco del giovane mezzo
demone.
“Siete davvero due fratelli particolari. A differenza di quello
di tua sorella, il tuo potere è una perfetta fusione tra il bene
e il male. Non ho mai visto una cosa del genere in tutta la mia
vita.”
“C-cosa vuole farsene il tuo padrone dei nostri poteri?”
Disse con un filo di voce, continuando disperatamente a purificare il
rosario.
“Creare una nuova Shikon no Tama, naturalmente.”
“Una nuova... S-Shikon no Tama?”
“Avrai sicuramente notato che la vecchia sfera in vostro possesso
reagisce quando le si avvicinano i frammenti neri. Purtroppo, sebbene
sembri che il suo potere iniziale si rigeneri ogniqualvolta questo
accade, devi sapere che non è affatto così. Il mio
padrone, il grande e potente Mastunaga, essendo un forgiatore di sfere
e oggetti magici da tempo immemore, lo ha capito e ha deciso di
invertire questo processo, in modo da raccogliere in essa i poteri
degli esseri più particolari e potenti esistenti e creare
così una nuova Sfera dei Quattro Spiriti. In questo modo si
impadronirà di un potere immenso e potrà governare su
ogni infimo abitante di questa inutile Terra.”
'Allora è per questa ragione che ha munito tutti quei demoni dei
frammenti neri: voleva assorbire la loro forza senza che loro ne
sapessero nulla e usarla per realizzare i suoi loschi scopi!
Dannazione! È più grave di quello che pensassi!' Si
ritrovò a pensare, iniziando a sudare freddo.
“Ora che ti ho messo al corrente del grande piano del padrone,
non posso lasciarti in vita un minuto di più. Su! Libera la tua
mente e lascia uscire il demone sanguinario che è in te!”
“No! Mai! I-io non diventerò una pedina per i vostri assurdi piani di conquista!”
“Oh? Lo credi davvero?”
Il demone schioccò nuovamente le dita e un'enorme nuvola di
miasma avvolse il povero Inuki, bloccandogli il respiro e bruciandogli
la pelle.
Inuki imprecò.
'Maledizione! Maledizione! Non posso farmi sconfiggere in questo modo
assurdo! Se solo trovassi un modo per calmare il mio animo, potrei...'
Ma il mezzo demone non riuscì a concludere il suo pensiero.
In un attimo gli tornò alla mente un particolare esercizio di
meditazione che alcuni anni prima gli aveva insegnato la madre e che
serviva per aumentare a dismisura il suo potere spirituale durante le
notti di luna piena.
Inuki deglutì rumorosamente.
Prima di allora non aveva mai provato ad eseguirlo nel suo stato di mezzo demone.
E se alla fine la sua stessa tecnica gli si fosse ritorta contro?
Scosse velocemente la testa per allontanare quel pensiero.
Non aveva tempo per pensare a quella possibilità.
Forse quello era l'unico modo che l'avrebbe fatto uscire da quella incresciosa situazione una volta per tutte.
E così, cercando in tutti i modi di mantenersi calmo, Inuki chiuse gli occhi e cadde in un profondo stato meditativo.
Il demone osservava il ragazzo in silenzio, incuriosito dalle sue azioni.
“Che stai architettando, hanyou? È inutile che ti sforzi
in questo modo. Non riuscirai mai e poi mai a liberarti dal mio... MA
COSA DIAVOLO?!”
Il demone sgranò più volte gli occhi mentre osservava,
scioccato e incredulo, il potere nella sua sfera cambiare
improvvisamente colore e trasformarsi in qualcosa di purissimo e
più che mai insolito per un demone.
“Ma... questo potere spirituale... tu... tu... sei un mezzo
demone! COM'È È POSSIBILE UNA COSA DEL GENERE?!”
Urlò con la voce che gli tremava, mentre la piccola sfera tra le
sue mani iniziava a riempirsi di piccolissime crepe su tutta la
superficie e sentiva quella potente energia spirituale iniziare a
purificarlo.
“Hai commesso un gravissimo errore, mio caro amico. Io sono si un
mezzo demone, ma sono anche il figlio di UNA DELLE PIÙ POTENTI
SACERDOTESSE ESISTENTI SU QUESTA TERRA!” Urlò Inuki,
liberando improvvisamente tutto il suo potere e disintegrando in pochi
secondi il demone volpe e con esso la grande barriera che
avvolgeva quel luogo.
Stremato e ansimante, Inuki si accasciò al suolo privo di forze.
Velocissimi Shiro e Ikkuko, la quale era accorsa pochi minuti prima per aiutare il fratello, furono accanto a lui.
“Ehi, Inuki! Stai bene?” Domandarono all'unisono.
Ma, con loro grande sorpresa, l'immagine di Inuki che si trovarono
davanti era completamente diversa da quella che si aspettavano.
In un attimo entrambi i fratelli si ritrovarono ad indietreggiare sensibilmente, insicuri su come comportarsi.
Inuki sbatté più volte gli occhi, massaggiandosi le
tempie indolenzite e mettendosi seduto con le sue sole forze. Poi,
intravide la sua immagine riflessa su uno dei frammenti delle sfere del
rosario e non poté far altro che sgranare gli occhi.
Lunghe zanne appuntite uscivano prepotentemente dalla sua bocca. Sulle
guance, due lunghe striature violacee facevano bella mostra, mentre i
suoi occhi avevano completamente perso il loro caratteristico colore
ambrato, diventando più marcati e del tutto simili a quelli che
aveva visto a Kaori o al padre.
Portò le mani al viso mentre il suo corpo cominciava sensibilmente a tremare.
“I-Inuki?” Sussurrò Ikkuko con un filo di voce in
cui poteva facilmente trasparire tutta la paura che provava in quel
momento.
Inuki scosse la testa.
Si, alla fine si era trasformato anche lui e, forse, quello era stato
un modo con cui il suo corpo aveva voluto proteggersi per evitare di
venire purificato dal suo stesso potere.
Ma allora perché... riusciva ancora a mantenere il controllo?
Che fosse anche questa una sua particolarità?
“Io... io sto bene, ragazzi. Non preoccupatevi.”
Balbettò, alzandosi lentamente in piedi e voltandosi verso i due.
“Ma... il tuo viso è...” Incalzò Ikkuko, insicura su come continuare.
“Lo so ma... stranamente non mi sento molto diverso dal
solito.” Commentò, con un enorme gocciolone sulla fronte e
abbozzando un sorriso.
Ma, con quell'aspetto, quel sorriso risultò molto più simile ad una smorfia.
Shiro e Ikkuko si guardarono, sconvolti e insicuri.
Poi un ruggito ruppe quel silenzio, facendoli voltare.
A pochi metri di distanza, le figure di Inuyasha e Kaori, ancora
impegnati nel loro combattimento all'ultimo sangue, apparvero dal
nulla, mettendo in agitazione i tre ragazzi.
“Vado ad aiutarli. Voi restate qui!” Urlò Inuki, iniziando a correre verso di loro.
Kaori ruggì con forza al nuovo intruso che si stava avvicinando
velocemente, mostrandogli gli artigli e arretrando rapidamente di
qualche passo.
Istintivamente Inuki si comportò allo stesso modo, intimando alla sorella di fermarsi e usando il linguaggio youkai.
La ragazza, non aspettandosi una cosa del genere e per nulla
intenzionata a sottostare all'ordine di quel maschio, iniziò ad
attaccare il fratello con tutta la forza che aveva, con l'intento di
fargli capire chi comandava.
Shiro e Ikkuko osservavano in silenzio la scena a parecchi metri di distanza.
Durante l'infanzia, Sango aveva spiegato loro che ogni demone è,
per natura, molto legato alla forma animale da cui prende i poteri. E
infatti, qualora fosse capitato che un demone o mezzo demone avesse
perso il controllo, l'istinto animale avrebbe preso il sopravvento su
di loro, trasformandoli in qualcosa di completamente lontano dal mondo
che ogni essere umano era abituato a vedere.
Inuyasha osservava immobile i suoi figli, insicuro sul da farsi.
Contro ogni sua aspettativa anche Inuki aveva finito con il perdere il
controllo e, adesso, la cosa si era fatta molto più complicata.
Dopo aver fatto un profondo respiro, Inuyasha sfoderò Tessaiga e
si diresse a grande velocità in direzione dei figli.
Poi, sfruttando il fatto che entrambi non si fossero ancora accorti di
lui, con due mosse veloci afferrò rapidamente le mani dei figli
e le posizionò sull'elsa di Tessaiga, che iniziò a
pulsare con forza.
Inuyasha, avvolte le proprie mani intorno a quelle dei figli,
percepì un potere immenso entrare nel suo corpo per poi
disperdersi all'interno della sua spada.
In pochi secondi, da Tessaiga si sprigionò una grande luce
dorata, illuminando a giorno l'intera foresta per parecchi minuti.
Quando la luce si affievolì, Shiro e Ikkuko videro apparire la
figura di Inuyasha con in braccio entrambi i figli, ora magicamente
tornati alle loro sembianze normali.
“Ce l'ha fatta!” Urlò la giovane taijiya in preda
all'euforia, richiamando Kirara e correndo verso il mezzo demone per
aiutarlo.
Entrambi i ragazzi erano accasciati sul corpo del padre, privi di sensi.
“È stata davvero dura. Alla fine ho persino creduto che
non ce l'avrei fatta.” Commentò Inuyasha, adagiando i
figli sulla schiena del demone gatto e accarezzando loro il viso, con
un dolce sorriso in volto.
“Cosa è successo? Sono svenuti? Si riprenderanno?” Domando la taijiya, aiutandolo.
Inuyasha annuì.
“Per chi non è abituato, il potere di Tessaiga è
molto difficile da sostenere. Ma non preoccuparti, presto staranno
bene.” Rispose, rassicurandola.
Poco più in là Shiro osservava la scena in silenzio, con il sorriso sulle labbra.
“Sono felice che alla fine si sia risolto tutto per il
meglio.” Sussurrò il giovane monaco con un filo di voce
mentre il suo sguardo si spostava sulla figura di Kaori, addormentata
tra le braccia del padre.
Poi, d’un tratto, vide tutto nero e un dolore lancinante alla testa lo fece accasciare al suolo.
Udì per qualche istante la voce della sorella in lontananza.
Poi, più nulla.
Shiro aprì stancamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre.
'Ah, la mia testa...' Gemette mentalmente, portando una mano sulla
parte lesa e muovendosi leggermente tra le coperte colorate che
avvolgevano il suo corpo, ricoperto di fasciature.
Da quanto tempo si trovava lì?
Ore?
Giorni?
Rapidamente il suo sguardo insicuro si spostò su una boccetta
appoggiata su un lungo bastone e dalla quale, di tanto in tanto,
fuoriusciva un strano liquido biancastro che scivolava attraverso un
lungo filo fino ad entrare nel suo braccio.
Ma che razza di diavoleria era mai quella?
Avrebbe voluto liberarsene ma era così debole che non riuscì neanche ad alzare il braccio.
Sospirò, sconfitto.
Doveva sicuramente trattarsi di una qualche medicina, altrimenti mai e poi mai si sarebbe ritrovato in quella situazione.
Sospirò nuovamente per poi riprendere ad osservare il luogo dove si trovava.
Era una stanza molto grande, piena di mobili e piccoli suppellettili dalle forme più varie.
Due grandi scrittoi facevano bella mostra di fronte a lui, separati da un enorme armadio dallo stile molto particolare.
Alla sua sinistra c'era un secondo letto e, come il suo, era stranamente rialzato dal suolo.
Alla sua destra, accanto al letto, c'era invece una grande parete
lignea, dove erano attaccate numerose pitture, così belle da
sembrare quasi vere.
'L'artista che le ha create deve essere davvero molto bravo.' Si ritrovò a pensare mentre si soffermava a guardarle.
Non fu molto difficile riconoscere su di esse le figure di Inuki e Kaori.
Nelle prime, i due erano raffigurati come bambini, abbracciati prima al
padre e poi alla madre o con alcuni luoghi sullo sfondo, mentre le
ultime raffiguravano i due ragazzi come li aveva conosciuti, con la
loro divisa scolastica indosso, insieme ai loro amici.
'Allora, se queste pitture sono qui, vuol dire che questa è la
stanza di Inuki e Kaori. ' Disse tra sé e sé, eccitato
dall'idea di trovarsi nel futuro.
“Alla fine ti sei svegliato, Shiro.”
Non aspettandosi minimamente che ci fosse qualcuno nella stanza, il
ragazzo sussultò spaventato, per poi guardare verso il basso.
Kaori era lì, inginocchiata ai piedi del suo letto, con degli
strani vestiti succinti addosso, che si strofinava insistentemente gli
occhi assonnati.
Shiro arrossì di colpo.
Come aveva fatto a non accorgersi della sua presenza fino a quel momento?
“K-Kaori? Cosa diavolo ci fai qui?” Balbettò,
cercando disperatamente di distogliere lo sguardo dalla figura di
lei.
La ragazza sbuffò.
“Fhè! Ti sembra questo il modo di rivolgerti a me, dopo
che ti ho curato per ben dieci giorni? E poi questa è casa mia,
se non te ne sei accorto!” Ribatté, irritata e incrociando
le braccia.
“D-dieci giorni?”
“Già. Dopo che sei svenuto, sei stato in coma per quasi
una settimana. Hai dovuto fare persino una trasfusione!”
Spiegò.
Shiro guardò Kaori come se in quel momento stesse parlando una lingua diversa.
“Eh?”
Kaori si portò una mano alla fronte, rassegnata.
“In pratica sei caduto in un sonno profondo e dato che avevi
perso molto sangue, è stato necessario 'ridarti' quello che
avevi perso attraverso questo procedimento di trasfusione.”
“Ridarmi?”
“Qui nel futuro, molte persone donano una piccola parte del loro
sangue per aiutare coloro che ne hanno bisogno. Ci sono dei luoghi
appositi dove queste 'sacche' di sangue vengono conservate e messe a
disposizione per i casi più urgenti. È inutile che ti
spieghi come vengono suddivise le varie sacche perché non ci ho
mai capito molto neanch'io.” Concluse, grattandosi nervosamente
la nuca.
“Oh, adesso capisco. E questa strana boccetta che è collegata al mio braccio, cos'è?”
“Si chiama flebo. Dato che hai dormito per tutto il tempo, ha il
compito di fornirti le vitamine e le sostanze nutritive di cui hai
bisogno per guarire.”
“Prodigioso!”
“Puoi ben dirlo. Le tue condizioni non accennavano a migliorare e
così tua madre e tuo padre non hanno obiettato quando abbiamo
proposto loro di curarti da questa parte.”
“Ero davvero così grave?”
Kaori abbassò il capo per poi annuire lievemente.
“Mi dispiace. È stata tutta colpa mia, Shiro.”
Shiro fece di no con la testa per poi posare la mano sulla testa della ragazza.
“Tu non hai alcuna colpa, Kaori-chan. Tutto ciò che volevo
era proteggerti e salvarti da te stessa. Ed invece...”
Kaori colpì Shiro sulla testa con un pugno.
“Ahi! Kaori, ma sei impazzita?! Non vedi in che condizioni sono? Non puoi colpirmi come ti pare e pia...”
Ma il ragazzo non riuscì a terminare la frase.
Improvvisamente la ragazza gli aveva buttato le braccia intorno al collo, abbracciandolo dolcemente.
“Promettimi che non farai più una cosa così
azzardata. Promettimelo, stupido!” Disse, nascondendo il volto
nell'incavo del collo del ragazzo e respirando il suo odore a pieni
polmoni.
Dopo alcuni secondi di shock, Shiro ricambiò l'abbraccio.
“Te lo prometto, Kaori-chan.” Disse in un sussurro, stringendo con forza la ragazza a sé.
Nascosti dietro la porta, Kagome e Inuyasha osservavano in silenzio la scena, con due diverse espressioni in volto.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui, ragazzi/e!
Non credevate che potessi aggiornare così velocemente, vero?
In realtà, avrei dovuto pubblicare questo capitolo insieme a
quello precedente ma non era decisamente pronto quel girno e
così mi sono presa più tempo per ultimarlo ben bene.
E poi..
... un po' di suspance fa sempre bene,hehe!
Piaciuta la sorpresina?
^___^
XD
Cosa succederà adesso?!
e soprattutto... quali saranno le reazioni dei due giovani genitori a questa nuova e sconvolgente scoperta?
Tutto questo e molto altro nel prossimo e attesissimo capitolo!
Un grazie immenso ad Alys93 e
Inuyasha_Fede che commentano pazientemente ogni capitolo e a tutti
coloro che mi seguono in silenzio, facendo alzare il contatore XD.
Continuate così!
Ma soprattutto ancora grazie alla grande moira78 che mi aiuta nelle correzioni.
Alla prossima ^_-
kagome123
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Capitolo 26 *** Due padri molto gelosi ***
capitolo 27
Capitolo
ventiseiesimo – Due padri molto gelosi
Era
da poco passato mezzogiorno quando una voce famigliare attirò
l'attenzione di Sango, intenta a lavare le fasciature del marito.
“Sango-chan!
Sango-chan! Sei in casa? Porto grandi notizie!”
“Kagome-chan!
Sei tu! Che ci fai da questa parte del pozzo? È forse successo
qualcosa a Shiro?” Domandò la donna con tono preoccupato, mentre
faceva accomodare l'amica all'interno della casa.
Kagome
scosse la testa.
“Al
contrario, Sango-chan! Tuo figlio si è svegliato poche ore fa.”
“Cosa?
Davvero? Oh, sia ringraziato il cielo!” Disse, mentre calde lacrime
di felicità le bagnavano il viso.
“Ho
capito bene? Shiro si è svegliato?” Domandò Miroku, entrando
zoppicante dalla stanza attigua.
Subito
entrambe le donne si portarono vicino a lui per aiutarlo.
“Miroku-sama!
Ma che fai? Non dovresti alzarti dal letto nelle tue condizioni!”
Disse Kagome con tono preoccupato.
“Kagome-chan
ha ragione, Miroku. Perché non mi hai chiamato? Avrei potuto
aiutarti!” Continuò Sango, avvolgendo il braccio del marito
intorno a sé.
Il
monaco si portò imbarazzato una mano dietro la nuca.
“Mi
dispiace ragazze ma ero sveglio e non ho potuto evitare di ascoltare
i vostri discorsi. Ma ditemi, Kagome-sama: è vero quello che avete
appena detto?”
La
sacerdotessa annuì.
“Si.
Tuo figlio si è svegliato, Miroku. Ha mangiato e ha persino fatto
qualche passo. Certo, dovrà restare a riposo ancora per qualche
tempo, ma almeno ora sappiamo che il suo corpo ha reagito
perfettamente alle medicine che gli abbiamo somministrato.”
L'uomo
si abbandonò ad un sospiro di sollievo per poi mettersi seduto.
“Grazie,
Kagome-sama, per quello che avete fatto per mio figlio. Ve ne sarò
eternamente grato.” Disse guardando la donna con occhi lucidi e
chinando leggermente il capo.
Kagome
sorrise.
“Non
dire così, Miroku. Tu e Sango avete fatto lo stesso con i miei
figli. Era il minimo che potessi fare per contraccambiare.”
Sango,
incapace di trattenersi, abbracciò forte l'amica.
“Grazie,
Kagome-chan. Grazie di tutto cuore.”
La
sacerdotessa ricambiò l'abbraccio.
“Oh,
dimenticavo. Vi ho portato qualche frammento, così potete venirlo a
trovare quando volete. Potete portare anche i bambini e Ikkuko con
voi. La mia casa è molto grande.”
Miroku
ridacchiò.
“Sarà
un po' difficile ma ci proveremo.”
“Dimmi,
Kagome-chan. Era disorientato quando ha ripreso conoscenza?”
Domandò Sango.
“Beh,
si. Un po'. D'altronde, chiunque lo sarebbe se si ritrovasse
improvvisamente in un luogo diverso da quello che è abituato a
vedere. E poi, il suo sguardo mi ha ricordato molto il mio, quando
attraversai per la prima volta il pozzo mangia ossa. Mi ha fatto
davvero tenerezza!” Commentò ripensando a quel momento e
ridacchiando leggermente.
“E
Inuki e Kaori invece come stanno?” Domandò Miroku.
“Molto
bene. Le loro ferite non erano molto gravi e si sono ripresi quasi
subito, soprattutto Kaori che, da quel momento, non ha smesso per un
solo attimo di allenarsi insieme al padre.”
“Vuole
imparare ad usare Tessaiga, vero?” Domandò la sterminatrice.
“Già.
Da quando è nata, questa è la prima volta che la vedo impegnarsi
così seriamente in qualcosa. Immaginatevi che la sera è così
stanca che si addormenta nei posti più impensabili!”
“Addirittura?”
Kagome
annuì, ridacchiando leggermente.
“Per
esempio ieri sera, quando sono salita al piano di sopra per
controllare che tutte le luci fossero spente, Kaori stava dormendo
inginocchiata ai piedi del letto di vostro figlio!”
Sango
sgranò gli occhi.
“Davvero?”
“Oh,
si! E non immagini minimamente a cosa ho assistito insieme ad
Inuyasha la mattina dopo! Ahhh! Erano davvero carini quando si sono
abbracciati!” Commentò con gli occhi che le brillavano e
stringendo le mani dell'amica che la guardava nello stesso modo.
Miroku
si abbandonò ad una risatina maliziosa.
“Ma
guarda un po'! E Inuyasha? Come l'ha presa?”
“Beh...
ecco... a dire la verità, non l'ha presa molto bene.” Disse con un
enorme gocciolone sulla fronte, mentre riportava velocemente alla
mente quel ricordo.
Inizio
Flashback
Due
colpi di tosse attirarono l'attenzione dei due ragazzi, facendoli
voltare in direzione della porta.
“Disturbiamo,
ragazzi?” Domandò Kagome imbarazzata ma con un dolce sorriso in
volto, entrando per prima nella stanza insieme al marito che fissava
il giovane monaco con occhi di fuoco e ringhiando leggermente.
Notato
ciò, istintivamente Shiro liberò Kaori dal suo abbraccio,
cominciando a sudare freddo.
“Mamma!
Papà! Avete visto? Si è svegliato finalmente!” Commentò euforica
e indicando il ragazzo accanto a lei.
Contagiata
dalla felicità della figlia, Kagome sorrise per poi prendere posto
accanto a lei.
“Sono
felice che ti sia ripreso, ragazzo. Ti chiami Shiro, vero?”
Domandò, continuando a sorridere.
Il
giovane monaco rimase in silenzio per alcuni secondi, osservando la
donna.
Doveva
avere pressappoco la stessa età della madre ma ai suoi occhi sembrò
quasi una sua coetanea.
Che
qui nel futuro avessero scoperto la fonte dell'eterna giovinezza?
Ma
ragionandoci su, era normale che lei avesse ancora un aspetto così
giovanile.
Infatti,
a differenza di sua madre, non aveva dato alla luce ben sei figli.
“Si.
Il mio nome è Shiro. E voi dovete essere la famosa divina Kagome, se
non vado errato. Sono davvero onorato di fare la vostra conoscenza.”
Disse, chinando il capo in segno di saluto.
Kagome
sorrise nuovamente.
“Lo
sai, Shiro? Erano davvero tanti anni che non venivo chiamata più in
quel modo. Ah, che nostalgia!”
“Felice
di esservi stato d'aiuto, allora!” Ribatté il giovane, rispondendo
al sorriso.
“Assomigli
davvero molto a tuo padre, Shiro. Persino la tua voce mi ricorda
moltissimo la sua.”
Il
ragazzo si portò un braccio dietro la nuca, imbarazzato.
“Ho
solo ereditato il colore dei suoi occhi e il suo sguardo. Per il
resto ho preso tutto da mia madre.” Balbettò, rosso in volto.
“Hai
dimenticato i suoi stessi modi pensare, la sua sfrontatezza e,
soprattutto, il fatto di essere un irrecuperabile bonzo pervertito!”
Completò Kaori, entrando anche lei nel discorso e guardando il
ragazzo con gli occhi simili a due fessure.
“K-Kaori!
Ma che dici? Io... non sono... un pervertito... a quei livelli.”
Balbettò, sempre più imbarazzato.
“Si
che lo sei.”
“No
che non lo sono!”
Alla
vista di quella buffa scenetta, Kagome non poté far altro che
scoppiare a ridere.
“Dai,
adesso basta litigare, ragazzi. Kaori, aiutami a togliere la flebo
dal braccio del tuo amico. Ormai non credo che ne abbia più
bisogno.” Disse tra le risa per poi rivolgersi alla figlia.
Kaori
annuì e fece come le era stato detto.
“Dimmi
Shiro, ti andrebbe di mangiare qualcosa?” Domandò poi al giovane,
mentre disinfettava accuratamente la ferita lasciata dall'ago.
“Beh...
ecco... ho già approfittato fin troppo della vostra ospitalità. Non
mi sembra educato... approfittarne ancora.” Balbettò, insicuro e
imbarazzato.
“Nessun
disturbo. E poi, per me è un piacere avere in casa un ospite così
speciale!” Disse per poi fare l'occhiolino
alla figlia.
Kaori,
la quale non aveva naturalmente compreso il motivo dello strano
comportamento della madre, si ritrovò ad osservarla per parecchi
secondi, con una buffa espressione stampata in volto.
'Mi
piacerebbe capire cosa frulla nella testa di mia madre. È da quando
abbiamo portato Shiro a casa che si comporta in modo strano.' Si
ritrovò a pensare la giovane mezzo demone, sempre più confusa.
“Oh,
beh... allora, non mi dispiacerebbe affatto mangiare qualcosa di più
sostanzioso.” Azzardò il giovane, massaggiandosi la nuova
fasciatura sul braccio.
“Allora
aspetta qui, Shiro. Tra non molto saremo qui con un bel po' di cose
buone. Vieni con me, Kaori.”
La
giovane mezzo demone annuì, sparendo insieme alla madre.
Shiro
era ancora intento ad osservare le due donne uscire dalla stanza
quando si sentì afferrare con forza per alcune bende che gli
coprivano il petto, facendolo trovare improvvisamente a faccia a
faccia con una coppia di furenti occhi ambrati.
“I-I-Inuyasha-sama?”
Domandò insicuro e con voce tremante.
“Così
tu saresti il figlio di Miroku, uhm?” Chiese con voce ferma e
seria, osservando il giovane monaco di fronte a lui e annusandolo con
insistenza.
Shiro
annuì più volte con la testa, leggermente spaventato.
“Quanti
anni hai, ragazzo?”
“Q-quattordici,
signore. Ne compirò quindici alla fine della nona luna di
quest'anno.” Balbettò.
“Umh...
quattordici? Sembri molto più maturo per la tua età.”
“Eh,
già. Me lo dicono tutti.” Disse, ridacchiando leggermente e con un
enorme gocciolone sulla fronte.
“Comunque,
a quanto mi ha raccontato Inuki, questa non è stata la prima volta
che ti sei scontrato con mia figlia trasformata in demone.”
“No,
signore.”
“E
dimmi, perché lo hai fatto pur essendo consapevole di non avere la
minima possibilità di fermarla?”
Shiro
deglutì rumorosamente.
“I-Io
volevo aiutarla. N-non è nella mia natura starmene con le mani in
mano a guardare soffrire qualcuno a cui... tengo molto.”
Disse serio ed enfatizzando le ultime parole della frase.
Inuyasha,
non aspettandosi minimamente quelle parole, alzò un sopracciglio,
irritato da tanta arroganza.
“Sai
che potrei ucciderti per quello che hai appena detto, moccioso? Se ci
tieni alla vita, faresti meglio a non avvicinarti più a mia figlia!”
Ruggì, afferrandolo con più forza.
Shiro
deglutì più volte per poi iniziare a tremare.
“M-m-mi
dispiace ma q-q-questo non posso promettervelo.” Disse quasi
sussurrando e con la voce che gli tremava.
Inuyasha
mosse più volte le orecchie, insicuro se avesse compreso bene le
parole pronunciate del ragazzo.
“Che
cosa hai detto, moccioso?”
“Non
potrei mai fare quello che mi chiedete, signore.” Disse con più
forza, sebbene la sua voce continuasse irrimediabilmente a tremare.
Un
ghigno cattivo si disegnò sul volto del mezzo demone.
“Sei
davvero molto coraggioso, moccioso, non c'è che dire. Sei ferito e
senza poteri ma, malgrado questo, riesci ancora a parlare in questo
modo con me, che potrei ucciderti in pochissimi secondi e senza che
tu te ne possa rendere conto. Sai, questo tuo atteggiamento mi
ricorda molto la prima volta che incontrai tua madre.”
Shiro
deglutì rumorosamente, rendendosi conto di aver esagerato un po'
troppo con le parole.
“Ehm...
cioè... io... non fraintendetemi, Inuyasha-sama. Il mio intento non
era affatto quello di mancarvi di rispetto. S-se le mie parole o le
mie azioni vi hanno in qualche modo offeso, io vi chiedo
immediatamente scu...”
“SEGATI
LA LINGUA, RAGAZZINO! Anche se sei il figlio del mio migliore amico,
non ti permetterò mai di avere la mia bambina! Siete cresciuti in
due mondi completamente diversi!” Ruggì, afferrandolo con ancora
più forza.
“Non
mi sembra che questa differenza sia stata un problema per voi e la
vostra compagna!” Ribatté subito, parlando senza riflettere.
Inuyasha,
non aspettandosi quella risposta, sgranò più volte gli occhi.
“C-c-come
osi parlarmi in questo modo, dannato?! S-s-sei poco più di un
bambino! Cosa puoi capirne TU di certi argomenti?!” Balbettò
furente, cercando in tutti i modi di trattenersi dal prenderlo a
pugni.
“Vi
ricordo, signore, che nell'epoca da cui provengo si cresce molto in
fretta.” Commentò semplicemente, guardando l'uomo di fronte a lui
con un'espressione serissima in volto.
Non
riuscendo più a trattenersi, Inuyasha ruggì forte in preda alla
rabbia.
“Se
oserai sfiorare anche con un solo dito la mia Kaori, giuro che...”
“Papà?
Shiro? Cosa diavolo sta succedendo qui?! Perché hai ruggito in quel
modo?” Domandò
il giovane mezzo demone, entrando improvvisamente in camera insieme
alla madre e alla sorella, che lo osservavano con un'espressione
scioccata in volto.
“Questi
non sono affari che ti riguardano, Inuki! Uscite subito da questa
stanza!” Urlò,
senza distogliere lo sguardo dal suo avversario.
Inuki
e Kaori si guardarono.
“No.
Non andremo via di qui fino a quando non ti sarai calmato, papà!”
Dissero all'unisono i due fratelli, portandosi vicino all'uomo.
“Calmarmi?
Fhè! Ma se non sono mai stato più calmo in tutta la mia vita!”
Commentò mentre una smorfia di rabbia si disegnava sul suo volto.
“A
me non sembra proprio. Papà? Saresti così gentile da dirmi cosa sta
succedendo?” Domandò Kaori, guardando il padre fisso negli occhi.
In
tutta risposta il mezzo demone ruggì alla figlia, intimandole di non
intromettersi in questioni tra uomini.
La
ragazza, non aspettandosi quel comportamento da parte del padre, si
ribellò, rispondendogli a tono e cominciando a ringhiare.
Padre
e figlia litigarono per parecchi minuti, poi Inuyasha, sconfitto e
irritato da quella situazione, saltò sulla finestra, cogliendo tutti
di sorpresa.
“Fhè!
Ringrazia la tua buona stella ragazzino, perché la prossima volta
non sarai così fortunato!” Borbottò per poi saltare giù e
sparire velocemente da quella camera.
Kagome,
Inuki e Kaori non aspettandosi minimamente una cosa del genere, non
poterono fare altro che spostare i loro sguardi, scioccati e
sconvolti, in direzione del giovane monaco, ora seduto sul letto.
“Ma
si può sapere cosa diavolo gli hai detto per farlo arrabbiare in
quel modo, Shiro?” Domandò improvvisamente Kaori, sempre più
confusa.
“Cose
da uomini, Kaori. Niente di cui tu debba preoccuparti.” Rispose
semplicemente il ragazzo, concludendo bruscamente quel discorso e
girando il volto arrossato dalla parte opposta.
Fine
Flashback
“...
e questo è quanto.” Disse Kagome, concludendo il racconto e
guardando i due amici con un enorme gocciolone sulla fronte.
Miroku
e Sango si guardarono a lungo, incapaci di proferire parola.
“Ahhh,
ma quando imparerà a riflettere prima di parlare?!” Sospirò Sango
portandosi, sconsolata, una mano al volto e prendendo la parola per
prima.
“Si
però, devi ammetterlo, Sango. Nostro figlio è stato davvero
coraggioso a parlare ad Inuyasha in quel modo. Io stesso non sarei
mai stato in grado di fare altrettanto! Deve tenerci davvero molto
alla piccola Kaori.” Commentò l'uomo con tono da saputello e
portandosi, orgoglioso, una mano sotto il mento.
Un
sorriso si disegnò sul volto della sterminatrice.
“Il
nostro Shiro insieme alla piccola Kaori. Ah, che cosa meravigliosa!”
Commentò la donna con un filo di voce per poi spostare lo sguardo
verso l'amica che la fissava con la sua stessa espressione in volto.
“Già.
Davvero meravigliosa, Sango-chan. Se solo Inuyasha non si fosse
comportato in quel modo, forse...”
“E
come diavolo mi sarei dovuto comportare, secondo te?!” Ruggì
improvvisamente Inuyasha, apparendo come per magia davanti alla porta
della capanna.
La
sacerdotessa, non aspettandosi minimamente di trovare il marito da
quella parte del pozzo, sgranò più volte gli occhi, scioccata.
“Inuyasha?!
C-cosa ci fai qui?! Non eri andato a fare una passeggiata per la
città?” Domandò.
Un
ghigno beffardo si disegnò sul volto del mezzo demone.
“Mi
trovavo quasi nelle vicinanze del parco quando mi è improvvisamente
venuta una gran voglia di venire a far visita ad un mio
carissimo amico.” Disse con tono palesemente sarcastico e
guardando fisso il monaco di fronte a lui.
Miroku
deglutì rumorosamente, cominciando a sudare freddo.
“Inuyasha!
N-non credevo che ti preoccupassi così tanto per la mia sa...”
Velocissimo,
Inuyasha si portò a pochi centimetri dall'uomo, afferrandolo per il
vestito e troncando bruscamente il suo discorso.
“Non
me ne frega un bel niente delle tue condizioni di salute, Miroku. Lo
sai benissimo perché sono qui!” Ruggì, furioso.
Il
monaco deglutì nuovamente, cercando di mantenersi calmo.
“Comprendo
bene che tu sia sconvolto da questa situazione, Inuyasha. Ma...
ragiona! Se i Kami hanno deciso che i nostri figli si innamorassero,
tu non puoi farci assolutamente nu...”
“Innamorarsi?!
Dannazione, Miroku! Credi veramente che tre lune siano sufficienti
per... per una cosa del genere? E poi, cosa ti fa pensare che Kaori
ricambi i sentimenti di quel maniaco di tuo figlio?!” Urlò,
irritato.
“Ascolta
Inuyasha. Io ignoro cosa sia successo tra quei due durante questo
lasso di tempo ma, diamine! Anche un cieco si accorgerebbe che quello
che provano l'uno per l'altra va oltre la pura e semplice amicizia!”
“Fhè!
Sono entrambi poco più che bambini! Cosa pensi possano capire di
queste cose?!”
“Si,
sono ancora molto giovani e forse non si rendono nemmeno conto dei
loro sentimenti, però... per quale motivo tua figlia avrebbe
abbracciato in quel modo Shiro? Me lo spieghi?!” Ribatté il
monaco, usando il suo stesso tono di voce e liberandosi dalla presa
del mezzo demone.
Inuyasha
si grattò nervosamente la nuca.
“Fhè!
Kaori era solo felice che il suo amico si fosse risvegliato. Niente
più!”
“Ne
sei proprio sicuro, Inuyasha?”
A
quella domanda il mezzo demone si bloccò di colpo e in pochi istanti
gli tornarono alla mente le parole che sua figlia aveva pronunciato
due giorni prima durante uno dei loro allenamenti.
Inizio Flashback
Il
sole faceva capolino sulla grande città di Tokyo, illuminando pian
piano anche la figura di Kaori la quale, stremata e ansimante,
cercava disperatamente di mettersi in piedi dopo che una forte
scarica elettrica, sprigionata da Tessaiga, l'aveva scaraventata
malamente a parecchi metri di distanza.
Erano
più di sette giorni che la giovane mezzo demone si allenava con il
padre per cercare di controllare la spada e il suo potere ma più i
giorni passavano e più la spada si ribellava al suo volere,
rendendole quasi impossibile anche il solo impugnarla e procurandole
vistose e dolorose bruciature sulle mani.
“Direi
che è meglio se per oggi ci fermiamo qui, Kaori.” Disse Inuyasha,
facendo qualche passo in direzione della figlia e porgendole una mano
per aiutarla ad alzarsi.
Kaori
sbuffò, allontanando la mano del padre.
“No.
Voglio provarci ancora una volta, papà!” Urlò la ragazza, dando
poi un forte pugno sul terreno.
Il
mezzo demone sospirò.
“Kaori.
Lo sai anche tu che non possiamo. Si è fatto giorno e presto i
clienti del tempio incominceranno ad affollare il giardino.”
“Lo
so! Lo so! Però... ti scongiuro! Lasciami provare ancora una volta!”
Urlò la ragazza, disperata come non mai e guardando con
un'espressione seria il padre negli occhi.
L'uomo
si soffermò a guardare la figlia per parecchi minuti, incredulo.
Perché
mai si ostinava a provarci così disperatamente sebbene fosse chiaro
ad entrambi che era ben lontana dal venire accettata dalla spada?
Desiderava
reprimere a tal punto l'anima nera nascosta dentro di lei, o forse
c'era qualcos'altro che la spingeva a comportarsi in quel modo?
Confuso
e insicuro, il mezzo demone adulto si abbandonò ad un rumoroso
sospiro.
“E
va bene, Kaori. Ma questa è l'ultima volta per oggi, ok?” Disse,
guardando serio la ragazza di fronte a lui e recuperando Tessaiga da
terra.
A
quelle parole Kaori sorrise, rimettendosi subito in piedi.
“Non
preoccuparti, papà. Questa volta andrà meglio. Me lo sento!”
Inuyasha
sbuffò, non molto convinto.
“Si,
si. Concentrati piuttosto! Si comincia.”
Kaori
annuì e chiuse gli occhi, cadendo in un profondo stato di
concentrazione.
In
pochi secondi una grande aura rossa avvolse la sua figura,
espandendosi velocemente tutt'intorno. Poi, nel momento stesso in cui
questa raggiunse il suo culmine, Kaori avanzò lentamente in
direzione del padre il quale, avvolto in un'aura dello stesso colore
della figlia, le porgeva la spada nella sua forma base.
Non
appena le mani della giovane mezzo demone ne sfiorarono
l'impugnatura, la spada cominciò ad emettere una fortissima luce
dorata, che costrinse la ragazza a chiudere velocemente gli occhi.
“Non
perdere la concentrazione, Kaori! Fai capire alla spada chi comanda!”
L'ammonì Inuyasha, stringendo le sue mani su quelle della figlia
per poi mollare velocemente la presa.
Kaori
si morse un labbro mentre sentiva l'impugnatura della spada
surriscaldarsi e ustionarle la pelle.
'Devo
resistere. Devo assolutamente resistere!' Ripeteva nella sua mente
come un mantra mentre sentiva il grande potere della spada avvolgerla
e lottare contro il suo.
Era
potente.
Troppo
potente.
Mai
in tutta la sua vita aveva percepito una forza di tali dimensioni.
Ma
se veramente aveva intenzione di contrastarlo, avrebbe dovuto
superare, in un sol colpo, non solo il potere del padre ma anche
quello del nonno, il più forte demone cane di tutti i tempi.
Kaori
chinò leggermente il capo, titubante.
Lei
era davvero in grado di fare una cosa del genere?
Fu
un attimo e l'immagine di Shiro, ferito e sanguinante, si
materializzò nella sua mente facendole stringere con più forza
l'impugnatura e facendole dimenticare per un momento il dolore e
l'insicurezza.
Dal
giorno in cui aveva ripreso conoscenza ed era stata messa al corrente
dei fatti che erano accaduti durante la sua trasformazione, si era
ripromessa che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per
riuscire a padroneggiare la spada di suo padre.
Tutto,
pur di non dover essere più lei l'artefice del dolore del suo
amico.
Improvvisamente
una voce spettrale e sconosciuta echeggiò nella mente della giovane
mezzo demone, facendola sobbalzare.
'Sei
proprio sicura di voler proteggere quell'umano, Kaori?'
La
giovane mezzo demone sgranò più volte gli occhi.
“C-chi
sei? E come fai a conoscere il mio nome?” Chiese, insicura.
'Il
mio nome è Inu no Taisho e sono stato il primo possessore di questa
spada.'
“N-n-nonno?
Ma come è possibile?” Balbettò, leggermente spaventata dalla
situazione.
'Rispondi
alla mia domanda, Kaori. Sei veramente disposta a tutto pur di
proteggere quell'umano?'
“Si.”
Ribatté immediatamente, con un'espressione serissima in volto.
'Anche
se dovessi perdere per sempre l'uso delle mani a causa delle ustioni
causate dalla spada?'
“Si!”Urlò
con più forza.
'E
anche se, nella più nefasta delle ipotesi, dovessi morire,
sovrastata dal suo potere?'
“Si!
Non... NON VOGLIO PIÙ FAR DEL MALE A SHIRO! Ha sofferto fin troppe
volte per mano mia e VOGLIO CHE UNA COSA DEL GENERE NON CAPITI MAI
PIÙ!” Urlò con tutta la forza che aveva in corpo.
'Che
così sia, allora.'
Fu
un attimo e una nuova luce di colore argentato si sprigionò dalla
spada, avvolgendo completamente il corpo della ragazza in un'enorme
bolla di energia.
Inuyasha,
che si trovava a pochi metri di distanza e che aveva assistito a
tutta la scena, non riuscendo più a trattenersi cercò di toglierle
la spada dalle mani ma, inspiegabilmente, questa lo fulminò,
scaraventandolo lontano.
'Come
mai adesso Tessaiga rifiuta anche me? Cosa diavolo sta succedendo?!'
Pensò tra sé e sé in preda all'agitazione, mentre
osservava, scioccato, le vistose bruciature sulle sue mani.
Per
circa una decina di minuti il mezzo demone cercò in tutti i modi di
infrangere la bolla di energia con le sue sole forze ma, più
ci provava e più veniva scaraventato lontano da quel luogo.
Furioso,
il mezzo demone sbatté entrambi i pugni sul terreno mentre il suo
sguardo si focalizzava sulla figura urlante della figlia, che
continuava a stringere la spada tra le mani ricoperte di sangue.
“Molla
subito quella dannata spada, Kaori!” Urlò l'uomo in preda alla
disperazione e avanzando nuovamente verso la figlia.
Kaori
scosse la testa.
“Non
posso, papà. Non adesso che finalmente Tessaiga ha deciso di
accettarmi!” Disse seria e guardando il padre negli occhi.
“Accettarti?
Ma... ma morirai se continui a stringerla, te ne rendi conto?!”
Kaori
lo guardò nuovamente.
“Se
questo è l'unico modo perché io possa proteggere Shiro dal mio
potere demoniaco, ALLORA CHE SIA!” Urlò, per poi stringere più
forte l'elsa della spada e chiudere gli occhi.
Una
luce ancora più forte si sprigionò dalla spada, costringendo l'uomo
ad arretrare e a chiudere gli occhi a sua volta.
Poi,
così come tutto era iniziato, la luce argentata si dissolse
magicamente nel nulla, liberando la ragazza dalla sua prigionia.
Senza
neanche pensarci due volte, l'uomo si catapultò in direzione della
figlia e non fu per nulla sorpreso di ritrovarla con sorriso beffardo
disegnato sul volto e con Tessaiga finalmente trasformata tra le sue
mani.
“C'è
l'ho fatta, papà.” Disse con un filo di voce, prima di
accasciarsi, svenuta, tra le braccia del padre.
“Si.
C'è l'hai fatta, Kaori.” Sussurrò l'uomo con voce commossa e
orgogliosa, per poi stringerla forte tra le sue braccia.
Fine
Flashback.
“Beh?
Che c'è? Non mi dirai che te ne sei reso conto solo in questo
momento?!” Gli domandò Miroku con tono sarcastico e facendo
tornare l'amico con i piedi per terra.
Inuyasha
si portò le mani tra i capelli, sconvolto.
“Aahh!
Non può! Non può essere vero!” Urlò, isterico e correndo come un
pazzo all'interno della stanza.
“Si,
Miroku. Credo proprio che se ne sia reso conto solo adesso.”
Commentò Kagome, guardando il compagno con un enorme gocciolone
sulla fronte.
Miroku
sospirò.
“Devi
accettare la realtà, amico mio. E poi è il compito di ogni buon
genitore far sì che il figlio sia libero di fare le proprie scelte!”
“Ma
perché? Tra tutti i ragazzi che ci sono su questa Terra, proprio di
TUO FIGLIO doveva andarsi ad innamorare?!”
Sango
ridacchiò.
“Io
non la vedo una cosa tanto negativa.”
“Sango
ha ragione, Inuyasha. E poi le nostre famiglie si conoscono già
e...”
“N-n-non
permetterò mai che mia figlia s-s-sposi un maniaco!” Urlò con
voce tremante e interrompendo le parole della compagna.
“Dovresti
imparare a conoscerlo meglio prima di giudicarlo, Inuyasha, invece di
aggredirlo senza nemmeno riflettere.” Commentò Miroku con tono
sornione e incrociando le braccia.
“E
poi nessuno qui sta parlando di matrimonio, Inuyasha.” Precisò
Kagome.
“Non
ancora, almeno.” Completò Sango, prendendo la parola anche lei.
Il
mezzo demone sgranò più volte gli occhi, agitato.
“M-m-ma
ci stavate pensando, vero?!” Domandò il Inuyasha.
Il
monaco, la sterminatrice e la sacerdotessa si scambiarono uno sguardo
d'intesa.
“Vagamente.”
Risposero all'unisono per poi scoppiare a ridere tutti e tre come
matti.
Non
riuscendo più a sostenere quella situazione, il povero mezzo demone cadde al suolo privo di sensi.
“Credo
che questa volta abbiamo un tantino esagerato.” Disse Miroku, con
un enorme gocciolone sulla fronte, mentre osservava Kagome che
cercava disperatamente di far rinvenire il compagno.
“Forse,
ma non oso immaginare come potrebbe reagire se sapesse che anche tra
Inuki e la nostra Ikkuko c'è del tenero.” Commentò semplicemente
Sango e cogliendo di sorpresa il marito.
In
quel momento a Miroku sembrò che il mondo intero fosse caduto
addosso.
“Inuki
e Ikkuko sono.... COOOSA?” Urlò, osservando la donna con gli occhi
che sembravano voler uscire dalle orbite.
“Ma
dai, Miroku! Non mi verrai a dire che non te ne sei reso conto
neanche tu!”
E
quello fu il turno di Miroku di cadere a terra.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Salve a tutti ragazzi.
Rieccomi qui tra voi!
Vi sono mancata? :P
Che
dire, non pensavo di riuscire ad ultimare questo capitolo così
in fretta! Lo avevo già abbozzato prima di pubblicare il
capitolo precedente ma poi mi ero irrimediabilmente bloccata, senza la
minima idea su come andare avanti.
Chi avrebbe mai pensato che sarei stata colta da un attacco di
ispirazione proprio mente ero intenta a scrivere uno dei miei programmi
in c++?
E direi che alla fine ne sono riuscita davvero bene !
XD
Allora
in questo capitolo i protagonisti sono stati senza dubbio i nostri
quattro giovani genitori, che si sono finalmente resi conto dei
dolci sentimenti d'amore che stanno lentamente sbocciando tra i loro
quattro figli.
Hehehe! Poveri Inuyasha e Miroku... prevedo che per loro le cose
diventeranno un tantino più problematiche d'ora in poi.
Non immaginate minimamente quanto mi divertirò a scrivere i prossimi capitoli!
Mwhaahahahahahah!
*ride maleficamente per quasi un quarto d'ora*
Comunque,
tornando seri, per quanto riguarda i dialoghi tra Shiro e Inuyasha
prima e tra Inuyasha e Miroku poi, sia chiaro che tutti e tre calcolano
il tempo adottando il calendario cinese, usato in quell'epoca in Asia,
e tramite il quale ogni anno è composto da 12 o 13 mesi ( a
seconda che si tratti dianni comuni, composti da 12 mesi e lunghi 353,
354 o 355 giorni, o di anni embolismici, composti da 13 mesi e lunghi
383, 384 o 385 giorni) e l'inizio di ogni mese avviene ad ogni fase di
luna nuova. Quindi quando Shiro dice "...alla fine della nona luna di
quest'anno..." si riferisce alla fine del nono mese dell'anno, e
cioè qualcosa tra i nostri mesi di settembre e ottobre.
Bene, dopo questa piccola nota storica, vi lascio dandovi appuntamento al mio prossimo aggiornamento .
Un bacione a tutti coloro che mi seguono e ancora un grazie alla grande moira78 che mi aiuta nella correzione dei capitoli
Alla prossima, ragazzi! ^_-
kagome123
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Capitolo 27 *** Sentimenti ***
capitolo 27
Capitolo
ventisette – Sentimenti
“Siamo tornati!” Urlò Inuki entrando
in casa insieme alla sorella e chiudendo velocemente la porta dietro di sé.
“Ah, come si sta bene qui. Fa un
caldo bestiale lì fuori!” Commentò Kaori, godendo dell’aria condizionata per
parecchi istanti mentre si sbottonava la camicetta della divisa e si asciugava
il sudore dalla fronte.
“Oh, bentornati ragazzi. Come mai
siete rientrati così tardi? Mi stavo iniziando a preoccupare, sapete?” Disse
Kagome affacciandosi dalla cucina e accogliendo i figli con un abbraccio.
“Scusaci ma dovevamo finire di
sistemare le ultime cose per il festival culturale di domani. Il club di karate
ha deciso di allestire un palco dove i migliori tra noi daranno prova delle
loro abilità con combattimenti e sfide all’ultimo respiro.” Spiegò Inuki.
“Oh? E immagino che tu e tua
sorella sarete tra questi.”
Kaori ridacchiò.
“Puoi dirlo forte, mamma! Ahhh,
non vedo l’ora che arrivi domani! So già che mi divertirò da morire!” Disse,
schioccandosi rumorosamente le lunghe dita artigliate.
“Hehe. Sta solo attenta a non
utilizzare tutta la tua forza. Qualcuno si potrebbe fare male sul serio.”
L’ammonì il padre, apparendo dalla cucina e posandole una mano sulla testa
argentata.
“Non hai nulla di cui
preoccuparti, papà. Starò attenta.” Disse Kaori, con sorriso furbetto in volto.
“Per il resto non avete saputo
ancora nulla dei risultati dei test?” Chiese poi Kagome, curiosa.
A quelle parole Kaori deglutì
rumorosamente.
“Beh… ecco… in realtà…”
“Oh, si. Sono usciti questo
pomeriggio e, fortunatamente, siamo riusciti a superarli entrambi.” L’anticipò
il fratello, bloccandola prima che potesse dire qualcosa.
“Veramente? Oh! Ma questa è una
magnifica notizia!” Commentò euforica la donna per poi abbracciare nuovamente i
due ragazzi.
Kaori si sciolse velocemente da
quell’abbraccio per poi abbandonarsi ad un profondo sospiro di rassegnazione.
Inuyasha e Kagome si guardarono,
sorpresi.
“Che succede, tesoro?”
Domandarono.
“Niente. È solo… avrei preferito
che, almeno per me, si fossero conclusi con un punteggio migliore. Uff, per una
volta che avevo studiato così tanto!” Sbuffò Kaori con una punta di amarezza e
abbassando leggermente il capo.
Inuki si grattò nervosamente la
nuca per poi fare qualche passo in direzione della sorella.
“Non dovresti essere triste,
sorellina. L’hai passato ed è questo ciò che conta. La prossima volta ti andrà
meglio, ne sono più che sicuro!” Commentò, cercando di rassicurarla.
La ragazza sbuffò nuovamente, irritata
dalle azioni del fratello.
“Smettila di prendermi in giro,
Inuki! Non faccio che provarci e riprovarci ma poi alla fine riesco solo a
prendere il minimo!” Urlò.
“Questo perché forse non ti sei
impegnata abbastanza, figlia mia.” Intervenne Kagome, con tono comprensivo e
accarezzandole il volto.
Kaori incrociò le braccia,
seccata.
“Fhè! Ma ti sei resa conto di
quanto ho studiato, mamma?! Di quante ore ho passato su quei dannati e
noiosissimi libri?! E per cosa poi? Dimenticare tutto quello che ho appreso
qualche secondo dopo aver sostenuto l’esame! La scuola è inutile, mamma. Non
capisco proprio perché costringano i ragazzi ad andarci! Io…”
“Siete fortunati invece. Ma tu
sei ancora troppo giovane per rendertene conto.” Disse Inuyasha, interrompendo
bruscamente il discorso della figlia e guardandola fisso negli occhi.
“Papà?”
“Devi sapere, Kaori, che mia
madre era una principessa appartenente ad un nobile e facoltoso casato e,
quindi, fin dalla più tenera età era stata istruita ed educata secondo gli usi
e i costumi delle nobildonne di quell’epoca. Quando rimase incinta e mi
partorì, il mondo in cui era stata da sempre stata abituata a vivere la
ripudiò, costringendola a cambiare radicalmente le sue abitudini.
Mio padre morì subito dopo la mia
nascita e così mia madre si ritrovò improvvisamente sola e costretta a dover
lavorare per crescere il suo bambino. Ma questo non le ha mai impedito di farmi
da precettore. E così, sebbene le chiedessi ogni giorno perché lo facesse o mi
lamentassi per la quantità e la difficoltà degli studi a cui mi sottoponeva, lei
non si perdeva mai d’animo, continuando spronarmi e ad insegnarmi tutto ciò che
sapeva. La sera, al mio ritorno, la trovavo sempre lì, nella piccola e fredda
capanna concessaci dal padrone del feudo, inginocchiata davanti al fuoco e con
i grandi rotoli di scritture tra le mani.
Non ti nascondo che a quel tempo
odiavo da morire quel momento della giornata ma poi, una volta rimasto solo, mi
è mancato come non mai.
Tu e tuo fratello vi siete
trovati a vivere in un’epoca in cui a tutti, per legge, è concessa
un’istruzione e questo per me, hanyou cresciuto nella solitudine e
nell’ignoranza, è qualcosa di meraviglioso ed eccezionale.” Disse, per poi
spostare lo sguardo su entrambi i figli e sorridere.
La giovane mezzo demone, commossa
da quel racconto, corse subito ad abbracciare il padre.
“Perdonami, papà. Non volevo…
dire quelle cose. Sono contenta di poter andare a scuola e tutto il resto,
però…”
“…vorresti che qualche volta le
cose andassero meglio anche per te, non è così?” Continuò Kagome, unendosi
anche lei a quell’abbraccio.
Kaori annuì, per poi nascondere
il viso tra le braccia di entrambi i genitori.
“Succederà anche a te prima o
poi. Ne sono certa, figlia mia.” Le disse dolcemente il padre per poi stringere
più forte le sue due donne tra le braccia.
I tre rimasero a lungo così,
godendo della reciproca vicinanza. Poi Kagome prese nuovamente la parola.
“Adesso basta pensare al passato.
Perché tu e tuo fratello non andate di sopra a chiamare Shiro? Tra una
mezz’oretta sarà pronta la cena e gli ospiti, ormai, staranno per arrivare.”
A quelle parole, Inuki e Kaori si
guardarono, insicuri e sorpresi.
“Ospiti?” Domandarono
all’unisono.
Kagome ridacchiò.
“Lo scoprirete tra qualche
minuto, ragazzi. Ora su. Andate a chiamare il vostro amico!” Disse tra le risa
e spronandoli ad andare.
‘È davvero una cosa insolita.
Chissà chi avrà invitato.’ Si ritrovarono a pensare i due fratelli, prima di
cominciare a salire lentamente le scale.
…
In quello stesso momento Shiro,
ancora convalescente per la febbre, era sdraiato sul letto di Kaori, immerso
nella lettura.
Fin dal momento in cui si era
svegliato dal coma, il giovane monaco aveva trascorso quelle lunghe e calde
giornate estive rinchiuso in camera a leggere e a documentarsi su quello strano
futuro in cui si era trovato magicamente a vivere e, man mano che i giorni
passavano, si era appassionato così tanto a quelle letture da non poterne quasi
più fare a meno.
“Sempre alle prese con quel libro di storia,
Shiro?” Domandò Inuki, entrando per primo nella stanza e chiudendo la porta
dietro di sé.
“Fhè! Ma guardalo! Non credevo
esistesse qualcuno, oltre a mio fratello, in grado di rimanere incollato ad un
libro per più di un giorno!” Commentò ironica Kaori, liberandosi della cartella
e prendendo posto accanto all’amico.
Il giovane monaco sorrise vedendo i due.
“Che posso farci, ragazzi? Voi
due siete impegnati ogni giorno con la scuola e io, fintanto che sarò bloccato
qui a letto, non ho altro modo per trascorre il tempo. Non che questo mi
dispiaccia, sapete? Sono davvero molto interessanti questi testi!”
Kaori sospirò rumorosamente.
“Perché, invece di rimanere qui,
questa mattina non sei uscito un po’ in giardino? Era una bellissima giornata,
sai?” Disse Kaori, incrociando le braccia al petto.
Shiro si gratto la nuca,
imbarazzato.
“Avrei voluto ma vostra madre non
me l’ha permesso. Secondo lei era meglio che rimanessi a letto ancora per un
giorno.”
“Fhè! Che esagerata! È ormai una
settimana che sei senza febbre e poi anche la frattura al braccio si è
completamente rimarginata. Non capisco perché mia madre si ostini ancora a
tenerti recluso qui!” Disse Kaori, seccata.
“Kaori, lo sai benissimo anche tu
che nostra madre lo ha fatto a fin di bene. Dopotutto, Shiro è stato con la febbre
a 40 per quattro giorni di fila e per poco non siamo dovuti correre d’urgenza
in ospedale. È normale essere un po’ più prudenti.” L’ammonì Inuki.
“Già, è vero. Va bene essere
prudenti però… tu ti senti bene, non è così Shiro?” Sussurrò la giovane mezzo
demone con un tono in cui traspariva palese tutta la sua preoccupazione.
Il giovane monaco, non
aspettandosi un tale comportamento da parte della ragazza e toccato da quelle
timide e preoccupate parole, sentì un dolce calore invadere il suo animo, facendolo
fremere di felicità.
“Ti stai forse preoccupando per
me, Kaori-chan?” Chiese con un filo di voce, curioso.
“Io? P-preoccuparmi per te?”
Balbettò con tono insicuro e imbarazzato. “Perché mai dovrei fare una cosa
del…”
Ma prima che la ragazza potesse
concludere la frase o fare qualcosa per ribellarsi, il giovane monaco, con un
movimento veloce e preciso, aveva intrappolato entrambe le mani tra le sue,
bloccando ogni sua azione.
“Non preoccuparti, Kaori-chan.
Si, in questi ultimi tempi sono stato male e non sono mancati i momenti in cui
ho decisamente creduto di non farcela, ma se vuoi proprio saperlo, è stato
grazie a te e alle tue amorevoli cure che io, adesso, posso
ritenermi fuori pericolo. Non potrei mai lasciarti dopo tutto quello che hai
fatto per me!” Disse poi con tono fiero e solenne, senza staccare per un solo
attimo gli occhi da lei.
Un enorme gocciolone si disegnò
sulla testa della giovane mezzo demone.
“A-amorevoli cure?! Si può sapere
cosa diavolo vai blaterando, razza di pervertito?! Io non ho fatto
assolutamente nulla! E poi c-c-c-che cosa vuoi che me ne possa importare della
tua miserabile vita?” Ringhiò irritata e imbarazzata.
Ma il ragazzo sembrava non dare
peso alle sue parole.
“Non potrò mai dimenticare quella
lunga notte in cui mi sei rimasta accanto per tutto il tempo, inumidendomi la
pezzuola sulla fronte per far diminuire la febbre che continuava
inesorabilmente a salire.”
In quel momento il volto di Kaori,
ormai rosso peperone, iniziò a riempirsi di piccolissime gocce di sudore.
“Fhè! Tante storie per così poco.
Chiunque al mio posto si sarebbe comportato così!” Balbettò, sempre più
imbarazzata. “E poi ho dovuto farlo, visto che deliravi come un pazzo e che non
hai fatto chiudere occhio a tutta la casa.” Continuò, abbassando leggermente il
tono della voce.
“Allora credo che sia giunto il momento, per
me, di sdebitarmi.” Disse subito il giovane monaco, continuando imperterrito a
fissarla.
Kaori lo guardò per qualche
secondo, confusa.
“Sdebitarti?”
In un attimo Shiro la tirò a sé,
abbracciandola.
Per poco alla ragazza non uscirono
gli occhi dalle orbite.
“S-Shiro? C-c-cosa diavolo s-stai
facendo?” Sussurrò con un filo di voce, tremando e con il cuore che le batteva
a mille.
“Ti sto ringraziando,
naturalmente.” Disse con un sorrisetto ebete in volto e continuando a
stringerla.
“C-C-CHE? No… senti…credo sia
meglio che tu… la smetta, ecco!” Balbettò, agitata e cercando di sfuggire al
suo abbraccio.
“E perché mai? Non mi sembra di
stare facendo qualcosa di male.”
“Questo è vero. Però…è
imbarazzante e… INUKI, DANNAZIONE, FA QUALCOSA!” Imprecò, rivolgendosi al
fratello con occhi supplicanti.
Inuki ridacchiò.
“E perché dovrei? Shiro non sta
facendo nulla di male e poi… non posso farci niente: siete davvero carini così!”
Commentò ironico e con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
“C-c-carini?! QUESTA LA PAGHI,
INUKI!” Ruggì furiosa, continuando a dimenarsi come una forsennata tra le
braccia del ragazzo.
Ma fu costretta a bloccarsi.
Improvvisamente sentì la mano
destra di Shiro scivolare audacemente sempre più giù fino ad arrivare al suo
fondoschiena.
In preda alla rabbia più assoluta
e usando tutta la forza che aveva in corpo, si liberò dalla presa del ragazzo e
lo schiaffeggiò, catapultandolo dalla parte opposta della stanza.
“E tu questo lo chiami nulla di
male, razza di pervertito che non sei altro?!” Ruggì guardando il ragazzo con
occhi di fuoco.
Il giovane monaco, ora a testa in
giù e con la guancia destra in fiamme, si limitò a guardarla con un’espressione
di pura estasi in volto.
Inuki si abbandonò ad un profondo
sospiro.
‘Quand’è che ti renderai conto di
ciò che provi per lui, sorellina?’ Si ritrovò a pensare, continuando a guardare
quella buffa scenetta davanti a lui.
….
“E dai, Kaori-chan. Facciamo
pace. Lo so, ho esagerato, ma… è qualcosa
che fa parte della mia natura e… non ho potuto evita..”
“ZITTO! La prossima volta che ti
azzarderai a toccarmi con quelle tue LURIDE ZAMPE, non sarò così clemente!
Dovresti ringraziare la tua buona stella se in quel momento non ti ho
scaraventato giù dalla finestra! E SMETTILA DI CHIAMARMI COSÌ, HAI CAPITO?!”
Ruggì, aumentando il passo e ignorando le parole del ragazzo.
“Ma… te l’ho detto! Non è colpa
mia! Aspetta! Lasciami spiegare almeno!”
Kaori ringhiò, fermandosi e girandosi,
furiosa, verso di lui.
“E cosa ci sarebbe da spiegare?
Con la scusa di ringraziarmi, hai approfittato per allungare le mani su di me.
E quel che è peggio, io ci sono pure cascata! NON OSARE PIU’ AVVICINARTI,
CHIARO?!”
“No…aspetta! Io…”
“Su, su, ragazzi. Ora basta
litigare! E poi non vorrete mica farvi vedere in questo stato dagli ospiti che
si trovano già al piano di sotto?” Intervenne Inuki, cercando di mettere pace.
“Fhè! Non me ne importa un fico
secco, Inuki! Per colpa TUA e del TUO AMICO qui, sarò intrattabile per tutta la
serata!” Urlò più forte portando, arrabbiata, le mani tra i capelli. “Tanto so
benissimo che vi eravate messi d’accordo!” Continuò.
Inuki e Shiro si guardarono con
un enorme gocciolone sulla fronte.
La ragazza alzò un sopracciglio.
“Ci ho azzeccato, vero?”
“Ma che dici, sorellina?” Disse
Inuki, agitato.
“Questo non corrisponde affatto a
verità! Ti fidi così poco di me, Kaori-chan?” Continuò Shiro, sempre più
agitato.
Un ghignò cattivo si disegnò sul
volto della giovane mezzo demone la quale cominciò a schioccarsi rumorosamente
le lunghe dita artigliate.
“SIETE MORTI. TUTTI E DUE!” Ruggì
per poi gettarsi contro i ragazzi.
Ma prima che potesse farlo, la
voce del padre la spiazzò, costringendola a bloccarsi.
“Si può sapere cosa sta
succedendo qui? Siete forse impazziti?”
“Oh, ciao papà. Shiro e Kaori
stavano avendo uno dei loro soliti battibecchi. Ma ora è tutto risolto, non
è così, sorellina?” Si affrettò a rispondere Inuki, ridacchiando e asciugandosi
il sudore dalla fronte.
Kaori si limitò a sbuffare
rumorosamente per poi girare la testa dalla parte opposta.
“Soliti battibecchi, uhm?” Ripeté l’hanyou adulto, osservando subito
di sbieco il giovane monaco a pochi passi da lui.
Shiro deglutì rumorosamente.
“Nulla di cui debba preoccuparsi,
signore. Stavamo solo…giocando, hehe.” Balbettò, agitato.
Un nervo pulsante si disegnò
sulla fronte dell’hanyou.
“Che cosa hai fatto alla mia
bambina, moccioso?” Domandò, diretto.
“Io? N-non le ho fatto niente,
signore. Glielo assicuro. L’ho soltanto ringraziata per… ecco... essermi stata
vicino nei giorni in cui ho avuto la febbre alta.” Disse con voce tremante ma
senza abbassare lo sguardo.
Veloce, Inuyasha lo afferrò per
la maglietta, portandosi faccia a faccia con lui.
“Spero per te che tu non ne abbia
approfittato per farle qualcosa di perverso, moccioso, altrimenti…”
“Non riuscite proprio ad andare
d’accordo voi due?”
Riconosciuta la voce, l’hanyou si
abbandonò ad un rumoroso sospiro.
“Mi sono sempre domandato come tu
faccia ad apparire nei momenti più inopportuni, Miroku.” Rispose Inuyasha con
tono seccato per poi liberare subito il giovane monaco dalla sua presa erculea.
“Me lo sono spesso chiesto
anch’io, sai?” Ribatté ironico, osservando l’amico avviarsi lentamente in
direzione delle scale.
Shiro sgranò più volte gli occhi,
scioccato.
“Padre?” Domandò, insicuro.
“Ciao, Shiro. Come stai? Ti trovo
in forma!” Disse l’uomo facendo qualche passo in direzione del figlio con il
piccolo Ken tra le braccia.
“C-cosa ci fate qui, padre?”
Domandò Shiro sempre più confuso.
“È stata un’idea della divina
Kagome. Ormai ti sei completamente ristabilito e abbiamo deciso di ritrovarci tutti insieme da questa parte del pozzo
per festeggiare.” Spiegò posandogli una mano sulla spalla e sorridendo.
“Tutti… insieme? Non vorrai dirmi
che…?”
“Shiro! Oh Kami, non immagini
minimamente quanto mi sei mancato, figlio mio!” Urlò improvvisamente Sango
correndo in direzione del figlio con la voce rotta dall’emozione.
Lui, sorpreso ma felice, rivolse
il suo sguardo verso la madre che piangeva che tra le sue braccia.
“Perché state piangendo, madre?
Vi prego, sapete che non lo sopporto.” Le disse, ricambiando il suo abbraccio.
“Perché non dovrei? Dopo la
battaglia, le tue condizioni erano così gravi che ho temuto seriamente di
perderti. Non puoi minimamente immaginare quanto grande sia la mia gioia in
questo momento!” Disse, continuando ad abbracciarlo e ad accarezzarlo.
Il ragazzo avrebbe voluto
continuare a parlarle ma le piccole Maya e Aya lo costrinsero a sciogliersi da
quell’abbraccio, travolgendolo improvvisamente, più euforiche e scatenate che
mai.
“Shiro-nii! Shiro-nii! Eravamo
tanto preoccupate per te! Dov’eri finito?” Domandarono all’unisono le due
gemelline, abbracciandolo forte e tirandogli giocosamente la maglietta.
Il giovane monaco sospirò,
sorridendo.
“Purtroppo un demone cattivo mi
ha ferito e sono dovuto rimanere a letto per tanto tempo. Mi dispiace se vi ho
fatto preoccupare, ragazze.” Disse, rispondendo al loro abbraccio e baciandole
dolcemente sulla fronte.
Qualche secondo più tardi anche
il piccolo Yuichi imitò le sorelle, buttandosi a sua volta tra le braccia del
fratello.
“Ehi, Yuichi! Ci sei anche tu! Ti
sono mancato?”
Il bambino annuì, battendo più
volte le piccole mani. Poi focalizzò la sua attenzione sullo strano indumento
che indossava il fratello maggiore.
“Shiro-nii... strano.” Balbettò,
insicuro.
Shiro ridacchiò.
“È strano il mio kimono, vero?
Inuki e Kaori mi hanno detto che si chiama tuta.
Un giorno ti spiegherò meglio.” Disse, accarezzando la testa del fratello
minore e facendolo sedere accanto a lui.
“A quanto pare ti sei ambientato
piuttosto bene in questo mondo, fratellino.” Disse Ikkuko, avanzando lentamente
verso di lui e sorridendogli.
Il giovane monaco rispose al
sorriso.
“Ciao, Ikkuko-neechan. Sono
contento di rivederti.”
Dopo qualche istante la ragazza
si inginocchiò, abbracciandolo forte.
“Anch’io, fratellino. Anch’io.”
Disse con la voce rotta dall’emozione.
“Kagome, piccola mia, perché non
vai anche tu a salutare tuo fratello?” Disse Miroku, rivolgendosi alla piccola
sacerdotessa nascosta dietro di lui.
La bambina rimase per qualche
istante immobile, insicura sul da farsi.
Poi, dopo aver fatto un profondo
sospiro iniziò ad avanzare timidamente nella direzione degli altri fratelli.
“C-ciao, Shiro-nii.” Disse in un
sussurro, titubante e imbarazzata.
Il giovane monaco alzò lo sguardo
in direzione della bambina per poi sorriderle dolcemente.
“Ciao, Kagome-chan. Sono felice
di vedere che ci sei anche tu. Perché non vieni qui e mi abbracci?”
Superata l’incertezza iniziale, la
bambina fece come le era stato detto.
“Mi sei mancato da morire, Shiro-nii.”
Disse con voce tremante e il volto leggermente arrossato.
“Anche tu, sorellina.” Commentò il
ragazzo, ricambiando l'abbraccio.
I due fratelli rimasero così a
lungo, godendo della reciproca vicinanza, poi Miroku prese nuovamente la parola,
sorprendendo tutti.
“Che ne dite di abbracciarlo
tutti insieme, bambini?” Disse l’uomo, con un sorrisetto cretino stampato in
faccia.
Il corpo del giovane monaco fu
attraversato da un brivido freddo.
“Eh? No! Aspettate! Aspettate
solo un moment...!”
Ma il ragazzo non poté terminare
la frase.
In un attimo i fratelli gli
furono tutti addosso, afferrando e tirando ogni parte del corpo disponibile.
Miroku, affidato il piccolo Ken a
Kaori, imitò i figli e la moglie qualche secondo più tardi, unendosi così anche
lui in quell'abbraccio collettivo.
Kagome, Kaori, Inuki, la nonna e
Souta, che nel frattempo si erano uniti a loro, osservavano quella scena con un
sorriso in volto mentre Inuyasha, in disparte e con la schiena poggiata ad una
parete del corridoio, borbottava fra sé e sé.
‘Fhè! Umani! Tante storie per un
paio graffi.’ Sbuffò, incrociando velocemente le braccia dietro la testa.
…
Più tardi quella sera, Inuki e
Kaori fecero vistare la casa a Ikkuko, la quale aveva deciso di passare la
notte da quella parte del pozzo insieme agli amici.
“Così questa è la vostra camera,
ragazzi?” Domandò Ikkuko, entrando timidamente nella stanza dei due hanyou.
Kaori annuì.
“Ti piace?”
“Come potrebbe non piacermi? È
stupenda! E non solo la vostra stanza. Non ho mai visto una casa così grande e
spaziosa in tutta la mia vita!” Commentò euforica la giovane taijiya, osservando
affascinata tutt’intorno.
“Beh, in realtà esistono
abitazioni ben più grandi di questa. Non dovresti sorprenderti più di tanto,
Ikkuko.” Spiegò Inuki.
“Ancora più grandi più questa?”
Ripeté la ragazza, incredula.
Kaori annuì.
“Già. I grattacieli ad esempio!”
“Gratta-cieli?”
“Si tratta di enormi e altissimi
edifici dalla forma rettangolare. Ora è buio ma, se guardi dalla finestra, puoi
tranquillamente individuarli per la loro caratteristica forma e luminosità.”
Spiegò nuovamente Inuki, facendo segno alla ragazza di avvicinarsi.
Ikkuko si avvicinò lentamente
alla finestra e lo spettacolo che le si presentò davanti fu uno dei più belli
che avesse mai visto. Milioni di luci e colori, dalle più svariate forme e
sfaccettature, brillavano a parecchi chilometri di distanza, delineando un
paesaggio completamente diverso da quello che fin da piccola era sempre stata
abituata a vedere.
“Wow. È… è davvero meraviglioso.
Sembra di essere in un luogo completamente diverso!” Sussurrò con la voce colma
di emozioni, senza riuscire a staccare gli occhi da quella visione.
“Bella Tokyo, vero? E dovresti
vederla di giorno, Ikkuko! È tutta un’altra cosa!” Disse Kaori, portandosi
vicina alla ragazza e indicando gli altri edifici sullo sfondo.
A quelle parole, la ragazza non
poté trattenersi dal sospirare.
“Sarebbe meraviglioso ma non
credo che una cosa del genere possa realizzarsi.” Disse, chinando tristemente
il capo.
“Io sono del parere che tu non
debba rinunciarci così in fretta, Ikkuko.” Disse all'improvviso Inuki,
sorprendendo tutti i presenti.
“C-cosa vorresti dire, Inuki?”
Domandò la giovane taijiya con un filo di voce, quasi fosse timorosa di udire
la risposta del ragazzo.
“Stavo pensando di portare te e
tuo fratello con noi al festival culturale. Lo so, è un’idea folle ma… in questo
modo, potreste tranquillamente…”
Ma Kaori interruppe bruscamente
il suo discorso, afferrandolo per il vestito.
“Ma dico SEI completamente
IMPAZZITO, fratellino?! Non possiamo portarli con noi a scuola! Il nostro mondo
è completamente diverso dal loro. Per non parlare delle macchine, degli aerei,
del modo di vestire o di parlare!” Urlò, isterica.
“Lo so, sorellina ma, se ben
ricordi, è successa la stessa identica cosa anche a noi quando ci siamo
ritrovati, come per magia, nel passato. Basterà metterli al corrente delle cose
più importanti e non avremo più nulla di cui preoccuparci. Si confonderanno
semplicemente tra la folla.”
“Ma… Inuki! Cerca di ragionare:
non puoi mettere a paragone un viaggio nel passato con uno nel futuro. Ci sono
troppe cose che loro non conoscono, che non comprendono! E poi io e te saremo
impegnati con lo spettacolo nel primo pomeriggio. È troppo rischioso, Inuki!
Come faremo se… dovesse verificarsi qualcosa di terribile?”
“La nostra esibizione durerà al
massimo un’ora. Li faremo sedere tra il pubblico. Nessuno li noterà.”
“Si, potrebbe funzionare. Però…”
“Sai, Kaori? Neanche io la reputo
una cattiva idea.” Ribatté il giovane monaco, entrando improvvisamente in quel
discorso.
“Eh?”
“È più di un mese che ormai sono
bloccato da questa parte e non ti nascondo che anch’io sono molto curioso di
visitare la vostra città.”
“Adesso non ti ci mettere anche
tu, Shiro. Non possiamo rischiare in questo modo solo per farvi fare il giro
turistico della città!” Commentò, cercando di farlo ragionare.
“Tu che ne dici, sorellina? Andrebbe
anche a te di fare il giro turistico
della città?” Disse il ragazzo, ripetendo le parole usate dall’amica pochi
secondi prima e porgendo la mano in direzione della sorella.
La giovane taijiya rimase in
silenzio, insicura sul da farsi, mentre Kaori si portò, arrabbiata, le mani tra
i capelli.
“Ikkuko-chan, dimmi che almeno tu
non la pensi come i nostri fratelli! Dimmelo, te ne prego!” Disse, quasi
supplicandola.
La ragazza deglutì rumorosamente.
“Beh… ecco… a dire il vero… non
vedo nulla di male nel provarci, Kaori-chan. E poi… quando potrebbe capitarci
di nuovo un’occasione simile?” Disse con un filo di voce e con il volto
lievemente arrossato.
A quella risposta, Kaori cadde al
suolo, sconfitta e sconsolata.
“Allora è deciso, ragazzi! Domani
visiteremo Tokyo tutti insieme!” Urlò Inuki euforico, portando la mano verso
l’alto.
Shiro e Ikkuko lo imitarono quasi
subito, contagiati dalla sua euforia.
Kaori si abbandonò ad un profondo
sospiro.
‘Perché ho la bruttissima
sensazione che domani sarà la giornata più lunga e difficile della mia vita?’
Si ritrovò a pensare sconsolata la povera Kaori, ormai rassegnata al suo
destino.
…
“Sei sicura che questo tipo di
abbigliamento non sia troppo… provocante,
Kaori-chan?” Domandò la giovane taijiya, mettendosi in piedi e fissando,
imbarazzata e affascinata, la sua immagine riflessa nel grande specchio.
“Provocante, questo? E se ti
avessi fatto indossare la gonna cosa avresti fatto?” La punzecchiò Kaori,
sistemandole meglio i lunghi capelli scuri ora leggermente più vaporosi a causa
dello shampoo che aveva usato.
“Si, lo so. Però… tu e tuo
fratello indosserete la vostra divisa scolastica, mentre io e Shiro…”
“Il vostro usuale abbigliamento
avrebbe attirato troppo l’attenzione. Non potevamo rischiare. E poi io e Inuki
siamo costretti ad indossarla. Sarebbe piaciuto anche a me vestirmi come te,
che credi?”
“Capisco, però…”
“E poi, lasciatelo dire: stai
davvero bene vestita così, Ikkuko-chan.
Sembra quasi che questi abiti siano stati fatti apposta per te!” Le disse,
sorridendole.
“Oh? Dici sul serio, Kaori-chan?”
Chiese, sorpresa.
Kaori annuì.
“Oh, si! E se te lo dico io, che
non sono mai stata brava con gli abbinamenti, puoi crederci! Oggi farai stage
di cuori tra i ragazzi, ne sono certa!”
“S-s-strage di cuori?!” Ripeté la
povera ragazza, ora non più tanto sicura di voler mettere piede fuori da quella
stanza.
In quel momento il rumore della
porta che si apriva attirò l’attenzione di entrambe, facendole voltare di
scatto.
“A che punto siete, ragazze? Si
sta facendo tardi e…”
Ma Inuki non riuscì a terminare
la frase.
Contro ogni sua previsione,
l’immagine di Ikkuko lo sconvolse, facendolo restare a bocca aperta.
I jeans al ginocchio e la lunga
camicia a pois dalla tinta pastello, bloccata in vita da una sottile cintura
colorata, le modellavano il corpo snello e morbido come se fossero state fatte
apposta per lei, dandole un tocco di sensualità ed eleganza.
Oh Kami.
Non credeva che Ikkuko potesse
diventare ancora più bella.
Notando l’espressione del
fratello, Kaori ghignò soddisfatta.
‘Cosa c’è, fratellino? Il gatto
ti ha forse mangiato la lingua?’ Sussurrò sarcastica alle orecchie del
fratello, usando il linguaggio inuyoukai e sghignazzando tra sé e sé.
Inuki, incapace di rispondere,
non poté far altro che deglutire rumorosamente e continuare a fissare la
ragazza a pochi metri da lui la quale, rossa in volto e tremante per
l’imbarazzo, cercava disperatamente di tenere il capo chino per evitare in
tutti i modi il suo sguardo.
“Te l’avevo detto che stavi bene,
Ikkuko-chan.” Commentò la giovane mezzo demone, con un grosso sorriso malizioso
sulle labbra.
Qualche minuto più tardi Inuki,
Kaori e Ikkuko si trovavano davanti alla porta d’ingresso, intenti a prendere
le ultime cose.
“Chiavi, soldi, fazzoletti… Credo
ci sia tutto, sorellina.” Disse Inuki, per poi infilarsi il suo braccialetto
speciale.
“Mmmmh… si lo credo anch’io. Ma…
non vedo Shiro. Che fine ha fatto?”
“Era qui con noi un attimo fa.
Poi, tutto d’un tratto è sparito. Che sia già in giardino ad aspettarci?” Disse
Ikkuko.
“Non credo sia uscito. Sono
sicuro che si trovi ancora in casa” Disse Inuki, sistemandosi meglio la
cartella sulle spalle e annusando forte l’aria.
Kaori si abbandonò ad un profondo
sospiro.
“Aspettatemi qui. Vado a
controllare di sopra.” Disse per poi salire, seccata, le scale.
E così, dopo aver ispezionato per
bene tutte le stanze della casa alla ricerca dell’amico, Kaori si diresse verso
il bagno, l’unico luogo in cui non aveva ancora controllato.
“Ehi, Shiro! Sei qui dentro?”
Domandò a voce alta, bussando più volte alla porta.
Il ragazzo le rispose quasi
subito.
“Ah, Kaori. Scusami! Faccio in un
attimo.” Disse con voce imbarazzata.
“Potevi avvertirci che dovevi
andare al bagno. Hai bisogno d’aiuto? Vuoi che vada a chiamare mio fratello?”
Domandò, curiosa e ansiosa allo stesso tempo.
“No, non preoccuparti. Ho fatto.
Solo che…beh… ecco... sto avendo un piccolo problemino con la parte inferiore
di questo strano kimono ma… se aspetti ancora qualche minuto… dovrei riuscire a
sistemare le cose.”
“A sistemare le cose?” Ripeté,
insicura.
“Ancora qualche minuto e… OH,
DANNAZIONE! NON DI NUOVO!” Imprecò per poi sbattere duramente un pugno sul mobiletto
alla sua destra.
“Cosa è successo, Shiro? Ti sei
fatto male?” Domandò, sempre più preoccupata.
“Non è successo nulla, Kaori, non
preoccuparti. Ho quasi fatto.” Disse, cercando di rassicurarla.
“Adesso basta! Io entro.” Disse
improvvisamente, senza troppi giri di parole per poi aprire velocemente la
porta ed entrare.
Shiro era lì, a pochi passi da
lei, seduto sul bordo della vasca da bagno, che stringeva la parte alta dei
pantaloni tra le mani.
Kaori si portò una mano sulla
fronte, per poi abbandonarsi ad un sospiro di sollievo.
“Potevi dirlo che non riuscivi ad
abbottonarti i jeans, stupido che non sei altro.” Commentò la ragazza con tono
seccato, portando le mani sui fianchi.
Il giovane si portò una mano
dietro la nuca, imbarazzato.
“Lo sai che non si dovrebbe
entrare in un bagno quando questo è già occupato?”
“Fhè! Se non volevi che qualcuno
entrasse, avresti dovuto chiudere la porta a chiave come ti ho fatto vedere
tante volte, scemo.” Sbuffò per poi fare qualche passo nella sua direzione.
“Eh, già! Che stupido che sono!”
Disse, ridendo come un ebete.
Senza volerlo, lo sguardo della
ragazza si focalizzò sulla figura del giovane monaco.
Sopra i jeans di colore nero,
indossava una semplice camicia rossa a maniche corte, leggermente sbottonata all’altezza
del petto mentre i lunghi capelli castani, sciolti e liberi dalla coda che
portava di solito, gli coprivano morbidamente il volto, dandogli un aspetto più
maturo e disinvolto.
Sgranò più volte gli occhi.
Tralasciando i pantaloni aperti,
Shiro stava davvero bene vestito in quel modo.
“Che c’è? Sono strano vestito
così?” Le domandò con il suo solito sorrisetto.
Non aspettandosi di venire
scoperta così velocemente, Kaori distolse lo sguardo.
“N-no! Strano non direi. Sei
solo… ehm…”
‘…affascinante.’ Continuò la
vocina dentro di lei, prendendola completamente di sorpresa.
Scosse velocemente la testa,
paonazza e incredula.
Si trattava solo di Shiro,
dannazione!
Cosa diavolo le era venuto in
mente tutto d’un tratto?
Shiro ridacchiò.
“Ti ho lasciata senza parole?”
Domandò il giovane con una punta di malizia, incrociando le braccia.
Kaori arrossì ancora di più.
“Fhè! No! È solo che… ehm… non mi
veniva in mente il termine giusto per definirti. Tutto qui!” Borbottò irritata
e imbarazzata, dandogli le spalle.
“Bello. Misterioso. Affascinante.
Direi che ce ne sono una marea. O sbaglio?” Disse con voce sensuale e facendo
qualche passo in direzione della ragazza.
Kaori lo guardò per qualche
istante senza riuscire a rispondere.
Shiro fece ancora qualche passo
ma, come era prevedibile, i pantaloni caddero al suolo, lasciando il povero
monaco in mutande davanti alla ragazza.
Kaori scoppiò a ridere come una
pazza mentre Shiro, agitato e rosso per la vergogna, cercava disperatamente di
tenere su quegli indumenti così inusuali per lui.
Intenerita da quella scena, la
giovane mezzo demone posò, senza pensarci due volte, le mani su quelle di lui,
allontanandole.
“Se continui a tirare in quel
modo, non riuscirai mai ad chiuderli. Lascia, faccio io.” Disse, seria.
Non aspettandosi minimamente
quelle parole da parte della ragazza, Shiro si ritrovò ad arrossire dalla testa
ai piedi.
“T-t-t-tu?!” Balbettò, mentre
guardava le piccole mani afferrare sapientemente i lembi di quella strana
stoffa.
“Vuoi forse camminare per la
città con i jeans aperti?”
Shiro scosse velocemente la
testa.
“N-n-no! C-certo che no! Ma non
c’è bisogno che tu…”
“Sta fermo e guarda come si fa.”
Concluse brusca, per poi iniziare ad armeggiare con i bottoni e le asole.
E così, facendo leva al suo
autocontrollo, Shiro allontanò ogni pensiero perverso che in quel momento gli
sfiorava la mente cercando, invece, di apprendere il più velocemente possibile i
giusti movimenti da compiere per congiungere, senza alcun problema, le due
parti di quel kimono.
Poi, con sua grande delusione,
sentì la ragazza liberarlo dalla sua presa e allontanarsi da lui più
velocemente di quanto avesse sperato.
“Et voilà! Tutto fatto! Ora hai
capito come si chiudono i pantaloni?”
“Si, credo di si.” Disse in un sibilo
mentre, ancora imbarazzato, ripeteva magistralmente i movimenti fatti dalla
ragazza pochi istanti prima, sbottonando ed abbottonando il primo bottone.
Kaori sorrise.
“Non c’è che dire. Impari in
fretta, Shiro.”
“Eh, già. Lo so.” Disse ridacchiando
come un ebete.
“Beh, che ne dici se ci avviamo? I nostri
fratelli staranno cominciando a preoccuparsi.” Disse facendogli la linguaccia e
cominciare a camminare in direzione delle scale.
Il ragazzo arrossì nuovamente
limitandosi a seguirla, perso nei suoi pensieri.
E così la mattinata trascorse
tranquillamente, tra visite turistiche ai templi e ai quartieri più
caratteristici di Tokyo.
Ikkuko e Shiro, superata
l’incertezza iniziale, si rivelarono degli ottimi compagni di viaggio,
ascoltando, rapiti, ogni spiegazione che veniva fatta loro.
Sebbene fossero consapevoli di
non essere affatto lontani dai luoghi che vedevano e attraversavano ogni
giorno, tutt’intorno a loro il paesaggio aveva assunto, nei secoli che li
separavano dalla loro Epoca, un aspetto completamente differente, a volte anche
molto lontano da ciò che erano abituati a vedere.
Inuki e Kaori non avevano affatto
mentito.
In 500 anni di distanza il
Giappone, al fine di omologarsi con gli altri Paesi del mondo, si era lasciato
prendere un po’ troppo la mano, trasformandosi, agli occhi dei due giovani
guerrieri, in qualcosa di futuristico e quasi irriconoscibile. E così, per un
lungo attimo, Ikkuko e Shiro si sentirono quasi orgogliosi di essere nati in
quel lontano periodo storico in cui lo spirito del Giappone, con le sue
tradizioni e riti secolari, caratterizzava pienamente le vite dei suoi abitanti.
“Ci vuole ancora molto, ragazzi?”
Domandò il povero Shiro, asciugandosi ripetutamente la fronte sudata.
“Ormai siamo arrivati, Shiro. La
nostra scuola è proprio dietro l’angolo.” Spiegò Inuki.
“Davvero? Siano ringraziati i
Kami!” Gemette, alzando gli occhi al cielo e congiungendo le mani in segno di
preghiera.
Kaori sbuffò.
“Fhè! Non mi dirai che sei già
stanco, Shiro? Abbiamo fatto solo due passi!” Commentò, seccata e portando le
mani sui fianchi.
“Due passi? Ma se è da questa
mattina che camminiamo senza sosta! Vabbè che la vostra città è grande ma… io
sono ancora convalescente, Kaori-chan! Non hai un briciolo di pietà nei miei
riguardi?”
“No.” Rispose, brusca. “E poi so
benissimo che stai facendo solo scena! Non ti sei lamentato fino ad ora, perché
mai adesso dovrei…”
“Ma guarda un po’ chi si rivede.
I fratelli Higurashi! Come mai arrivate a scuola a quest’ora? È mezzogiorno
passato!” Domandò una ragazza dei lunghi capelli biondi e gli occhi verdi
sbucata improvvisamente dal nulla, con voce altezzosa e provocante.
I due fratelli si guardarono per
poi abbandonarsi ad un sonoro sospiro.
Ma perché fra tutti, proprio lei,
Kodachi Izumo, la ragazza più ricca e stramba di tutta la scuola, dovevano
incontrare?
“Ciao, Kodachi. Che ci fai qui?
Non è da te venire a scuola durante i festival culturali.” Disse Kaori,
rivolgendosi alla ragazza con tono seccato, seguita poi da Inuki, il quale la salutò
con il semplice gesto della mano.
“E infatti è così, ma… quest’anno
avevo il presentimento che, se non fossi venuta, mi sarei persa qualcosa di… estremamente importante.” Commentò altezzosa, facendo qualche passo in direzione
del gruppo e spostando il suo sguardo famelico sulla figura di Shiro.
“Estremamente importante?” Ripeté Kaori per poi guardare il
fratello, insicura.
La ragazza ghignò e, fatto
qualche passo, si fermò davanti a Shiro che la osservava, confuso.
“Ciao, splendore.” Disse a bruciapelo
la giovane, sorprendendo tutti i presenti.
Shiro, non aspettandosi che
quella strana ragazza potesse rivolgergli la parola, deglutì rumorosamente.
“S-salve a te.” Balbettò,
insicuro e imbarazzato.
La ragazza si fece ancora più
vicina per poi posare, sensuale, la mano sul petto del giovane monaco.
“Come mai non ti ho mai visto
frequentare le lezioni? Sei forse nuovo di queste parti?” Gli domandò, senza
staccare un solo attimo lo sguardo da lui.
Shiro deglutì più forte.
“Beh… ecco io…”
“In realtà il nostro amico
frequenta la scuola in un piccolo paesino di montagna, molto lontano da qui. Le
nostre famiglie si conoscono da sempre e… qualche giorno fa è arrivato qui
insieme ai suoi per visitare la città.” Intervenne subito Inuki, grattandosi
nervosamente la nuca.
“Oh, davvero? Sei un forestiero
allora.” Commentò, sempre più interessata.
Shiro fece di si con la testa.
“Già. È proprio come ha detto
Inuki.” Balbettò, facendo qualche passo indietro.
“Lo sai che sei davvero carino?
Come ti chiami, bel faccino?”
“S-Shiro. Il mio nome è Shiro,
signorina.” Si affrettò a rispondere, sempre più imbarazzato da quella
situazione.
“Shiro, uhm? E quanti anni hai?
Sarai più grande, immagino.”
“A dire la verità ne ho solamente
quattordici.”
“Q-q-quattordici?” Ripeté, spiazzata
e incredula.
“Già. Quattordici. È un po’
troppo lontano dai tuoi standard, non è così Kodachi-chan?” Intervenne
sarcastica Kaori, posizionandosi prontamente tra i due e guardandola con
un’espressione soddisfatta in volto.
Ma, diversamente dalle
aspettative di Kaori, la nuova arrivata ghignò maliziosamente.
“In questo caso sarà mia premura rimediare
a questa mia mancanza… immediatamente.” Sussurrò per poi avvicinarsi nuovamente
e baciare, davanti agli occhi sconvolti e increduli della giovane mezzo demone,
il ragazzo di fronte a lei.
Mossa dall’istinto e dalla
rabbia, si fiondò nuovamente tra i due, interrompendo bruscamente quel bacio e
facendo volare il povero Shiro, scioccato, dall’altra parte della strada.
“Ehi! Ma che modi sono questi!”
Urlo Kodachi per poi guardare, stizzita e arrabbiata, la giovane mezzo demone
di fronte a lei.
“C-c-cosa diavolo ti è saltato in
mente, razza di depravata?!” Ruggì avvolta da una spaventosa aura rossa e
tremando per la rabbia.
La ragazza si abbandonò ad una
grassa risata.
“Non credevo che un piccolo
bacetto innocente tra due innamorati potesse scandalizzarti così tanto,
Higurashi-san!” Ribatté, altezzosa.
“Bacetto innocente, un corno!
C-c-come hai osato fare una cosa del genere a-a-al mio amico?!” Ruggì
nuovamente, sempre più arrabbiata.
Un ghignò malizioso si disegnò
sul volto della giovane.
“Amico, uhm? E io che credevo che a Kaori Higurashi interessasse
solo Hiroshi Nobuda.”
“E tu che ne sai di quello che mi
interessa?!” Sbuffò, irritata.
“Io so molte cose, mia cara. E, a
quanto sembra, ho ancora molto da imparare.”
“Che diavolo intendi dire?”
Kodachi la guardò per parecchi
istanti, con un sorrisino saccente in volto.
“Oh, beata innocenza! Non mi
dirai che non te ne sei ancora resa conto?”
“E di cosa non mi sarei resa
conto, di grazia?” Ripeté cominciando a spazientirsi.
La giovane si avvicinò ancora di
più alla ragazza fino a portare la sua bocca in prossimità dell’orecchio destro
di lei.
“Dimmi, Higurashi. Sei innamorata
di quel ragazzo, vero?” Le sussurrò.
Kaori, non aspettandosi
minimamente quelle parole, cadde al suolo, imbarazzata come non mai.
“I-I-I-IO… sarei C-COSA?”
Balbettò, respirando affannosamente per l’agitazione.
“Quel ragazzo ti piace, non è
così, Higurashi?” Insistette, facendosi sempre più vicina alla ragazza.
Kaori diventò ancora più rossa.
“C-c-cosa diavolo vai
b-blaterando?! L-l-lui n-non…”
“Come sospettavo. Ti piace. E
anche parecchio. Eh, ma ti capisco! Anche io ho un debole per i tipi
dall’aspetto maturo e con gli occhi blu.”
Kaori, la quale ormai poteva fare
concorrenza ad un pomodoro maturo, balbettava parole confuse e senza senso,
mentre muoveva convulsamente le braccia.
Come si permetteva quella ragazza
di fare certe affermazioni?!
“Ce l’hai scritto in faccia, amica mia. E io,
modestamente, sono molto brava a leggere… certi
segnali.”
“C-c-certi segnali?!” Ripeté sempre più agitata e con il fumo che le
usciva dalle finte orecchie umane. “Ascolta, Kodachi. Io non…”
La grossa risata della giovane
costrinse Kaori a terminare sul nascere quella frase.
“Beh… direi che mi sono divertita
abbastanza per oggi.” Disse, facendo per andarsene.
Ma Kaori la bloccò, afferrandola
per un braccio.
“Ehi, tu! Dove d-d-diavolo credi
di andare!? Io non ho ancora finito di…!”
“Non preoccuparti, Higurashi. Con
me il tuo segreto è al sicuro. Però ti consiglio di affrettarti, altrimenti…
potrei decidere di farlo io al tuo posto.” Disse, guardando la giovane mezzo
demone con uno sguardo di sfida.
Kaori rispose subito allo sguardo
per poi ringhiare leggermente.
“Ci si vede in giro, ragazzi!” Commentò
per poi sparire all’interno della scuola.
In quello stesso momento Shiro,
rimasto privo di conoscenza a causa della caduta, si alzò dolorante da terra,
aiutato dalla sorella e da Inuki, che erano andati subito ad aiutarlo.
“Fratellino, ti senti bene?”
Domandò Ikkuko preoccupata, osservando il grosso bernoccolo pulsante sulla
testa del fratello.
“Hai fatto proprio un gran bel
volo, amico. Sei stato fortunato che qui ci fosse un’aiuola ad attutire la
caduta.” Disse Inuki con un grosso gocciolone sulla fronte.
“Ahi, che dolore! Ma… maledizione,
Kaori! Si può sapere cosa diavolo ti è preso tutto d’un tratto?!” Urlò il
giovane monaco, spostando il suo sguardo sulla figura dell’amica e
massaggiandosi lentamente la testa indolenzita.
La mezzo demone, avvolta da una
spaventosa aura rossa, lo fulminò con lo sguardo, facendolo tremare dalla testa
ai piedi.
“Io vado avanti, fratellino. C’è
una cosa che devo assolutamente sistemare. Ci vediamo vicino al palco, ok?”
Disse per poi sparire velocemente alla vista dei tre ragazzi.
“Ed è scappata via…” Commentò
Inuki, abbandonandosi ad un rumoroso sospiro.
“È colpa tua se Kaori-chan è così
arrabbiata, Shiro!” Disse Ikkuko rivolgendosi al fratello.
Il giovane monaco sgranò più
volte gli occhi.
“Mia? Ma… se non ho fatto
praticamente nulla! Quella strana ragazza mi ha preso di sorpresa e…”
“Si come no. Sono più che sicura
che anche tu hai avuto una parte in quel bacio!”
“Ma no! Non è affatto come credi!
Te lo giuro, sorellina! Questa volta sono innocente! E poi mi spieghi perché
avrei dovuto ricambiare? Non la conosco nemmeno!”
La giovane taijiya si abbandonò
ad un profondo sospiro.
“Comunque sia, dobbiamo trovare
qualcosa per medicarti quella ferita alla testa. Sta cominciando persino a
sanguinare.”
“Andiamo in infermeria. Lì
troveremo tutto il necessario.” Disse Inuki aiutando l’amico ad alzarsi.
‘Povera Kaori-chan. Chissà come
starà soffrendo in questo momento.’ Si ritrovò a pensare Ikkuko, guardando
tristemente l’edificio scolastico a pochi passi da lei.
…
“Come si è permessa quella
dannata di fare certe affermazioni su di me? Ahhh, dannazione! Che diavolo mi
succede?! Non sono mai stata così confusa in tutta la mia vita!” Imprecò Kaori
ad alta voce, per poi tirare un forte pugno contro la parete di cemento davanti
a lei.
Erano trascorse quasi quattro ore
da quando si era scontrata con Kodachi e neppure le dodici vittorie conseguite
poco prima durante gli incontri che aveva disputato erano bastati a farla
calmare.
Le parole pronunciate dal quella
ragazza continuavano a risuonarle nella mente senza sosta.
‘Dimmi, Higurashi. Sei innamorata di quel ragazzo, vero?’
Un nuovo pugno andò a segno,
facendo tremare l’intera struttura per alcuni secondi.
Come poteva, una semplice frase
come quella, sconvolgerla a tal punto?
Le non provava nulla per quel
ragazzo!
Era solo un amico.
Nient’altro.
Ma allora perché se l’era presa
così tanto per quel bacio?
‘Ce l’hai scritto in faccia, amica mia. E io, modestamente, sono molto
brava a leggere… certi segnali.’
Si portò una mano al volto, ora
leggermente arrossato.
In effetti era da un po’ di tempo
che aveva iniziato a considerare Shiro molto più che un semplice amico ma… non
poteva credere che…
Aspetta un attimo.
E se Kodachi avesse avuto
ragione?
Scosse la testa per allontanare
quel pensiero.
“Ahhh! Cosa diavolo mi sta
succedendo?!” Urlò, portandosi le mani tra i capelli e sbattendo più volte la
testa contro il muro.
“Ti farai male se continui a fare
così, Kaori-chan.”
In quel momento la giovane
credette seriamente di avere un infarto.
“C-c-c-c-c-osa diavolo ci fai qui, Shiro?”
Balbettò agitata e respirando affannosamente.
Il ragazzo si abbandonò ad un
grosso sospiro di sollievo.
“È più di un’ora che ti cerco.
Ero persino arrivato al punto di credere che avessi lasciato questo luogo.”
Disse facendo qualche passo verso di lei e sorridendole.
La giovane mezzo demone provò a
rispondere ma non riuscì ad emettere alcun suono.
“Sei sparita subito dopo lo
spettacolo e, dato che non ti vedevamo tornare, ho iniziato a preoccuparmi.”
Spiegò, continuando a sorriderle.
“S-si può sapere come hai fatto a
trovarmi? Nemmeno mio fratello conosce l’esistenza di questo posto!” Urlò.
“Beh, in effetti, non è stato
affatto semplice trovarti. Ma poi mi sono ricordato che tu adori rifugiarti nei
posti alti e così non ho fatto altro che… controllarli tutti.” Concluse.
Kaori sgranò più volte gli occhi.
La parte nuova della scuola era
composta da quattro edifici mentre quella più vecchia e, quasi completamente in
disuso, era formata da altri cinque edifici, ciascuno alto più di tre piani.
In pratica lui aveva…
Agitata, si guardò le mani,
facendo calcoli immaginari sulle dita.
Ripeté queste azioni più e più
volte con la speranza di aver sbagliato qualcosa.
Ma il risultato che otteneva era
sempre lo stesso.
“Hai usato l’ascensore, vero?”
Domandò, sempre più agitata.
“A… scen.. sore?” Ripeté il
ragazzo, non comprendendo il significato di quella parola.
“Smettila di prendermi in giro,
Shiro! Ti conosco ed è del tutto impossibile che tu… ti sia fatto più di venti
piani a piedi solo… SOLTANTO PER CERCARE ME!” Urlò, portandosi le mani tra i
capelli.
“E perché mai non avrei dovuto
farlo?”
A quella risposta la ragazza si
voltò verso di lui, incredula.
“Non dirmi che… l’hai fatto
veramente?” Chiese con la voce che le tremava.
Il giovane monaco annuì, sorridendole
dolcemente.
Non riuscendo più a contenere le
sue emozioni, Kaori scoppiò a piangere.
“Kaori-chan, che ti succede?
Perché ti sei messa a piangere tutto d’un tratto?” Le domandò, sorpreso da quel
suo comportamento così inusuale e facendosi più vicino.
“F-Fhè! Non sto piangendo! Mi è
soltanto andato qualcosa nell’occhio. Tutto qui!” Si affrettò a rispondere,
strofinandosi ripetutamente gli occhi per bloccare le lacrime che continuavano
a cadere senza sosta.
“N-n-ne sei proprio sicura?” Balbettò,
insicuro e agitato.
“Sicurissima!” Urlò per poi
sferrare un nuovo pugno contro il muro e continuare a piangere.
Era questo l’amore di cui parlavi,
mamma?
Quel sentimento così forte che è
in grado persino di farti piangere di felicità?
Quello che tu e papà provate
l’uno per l’altra?
Sospirò spostando nuovamente lo
sguardo sul povero Shiro, ormai in preda all’ansia più totale.
‘Sai, mamma? Sono felice che tu
me ne abbia parlato perché, adesso, anch’io provo il tuo stesso sentimento per
qualcuno.’ Disse tra sé e sé, buttandosi tra le braccia del giovane di fronte a
lei, più felice che mai.
In quello stesso momento Ikkuko, che
stava passeggiando insieme ad Inuki per la scuola, vide il ragazzo fermarsi di
scatto, sorprendendola.
“Che succede, Inuki? Per quale
motivo ti sei fermato?” Domandò curiosa.
Il ragazzo non rispose,
limitandosi ad alzare gli occhi al cielo.
Sebbene non avesse la minima idea
di dove si trovasse la sorella in quel preciso istante, i suoi sentimenti lo
avevano raggiunto ugualmente, rendendolo partecipe e facendolo sussultare di
gioia.
‘Sono felice per te, sorellina.
Davvero tanto felice.’ Sussurrò tra sé e sé, riprendendo a camminare con un
sorriso in volto.
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Capitolo 28 *** Il principe e la principessa ***
capitolo 28
Capitolo ventottesimo – Il principe e la principessa
Inuki e Ikkuko stavano
passeggiando tranquillamente all’interno della scuola quando una
voce maschile li costrinse a voltarsi.
Dalla parte opposta del
corridoio un ragazzo, con la testa rasata e un abito da monaco
shintoista, correva a perdifiato nella loro direzione.
“Conosci quel monaco, Inuki?” Domandò Ikkuko, curiosa.
“Si. È Jun-kun. Un mio kohai che frequenta il primo anno in questa scuola.”
“Sembra molto agitato. Deve essergli accaduto qualcosa di terribile per correre così.”
“Agitato non mi sembra
il termine giusto, Ikkuko. Anzi, sarei molto più curioso di
sapere perché mai sta andando in giro vestito in quel
modo.” Disse tra le risa.
Ikkuko lo guardò per parecchi secondi, confusa.
“È un monaco. Come altro dovrebbe vestirsi?”
“Jun-kun, un monaco? Ma se non ha mai pregato in un tempio in tutta la sua vita!” Disse continuando a ridere.
“E allora per quale motivo ha indosso quelle vesti?”
“Si tratta solamente di abiti di scena, Ikkuko!”
“Abiti di scena?” Ripeté, non molto sicura di aver compreso il significato di quelle parole.
Il mezzo demone avrebbe
voluto spiegarle meglio la situazione ma in quel momento sopraggiunse
il ragazzo, bloccando le sue parole sul nascere.
“Oh, Higurashi-senpai!
Ti ho trovato finalmente!” Annaspò il ragazzo tra un
respiro e un altro, mentre si asciugava la fronte sudata.
“Ciao, Jun-kun. Come mai mi stavi cercando? È successo qualcosa?” Chiese.
“Una catastrofe,
Higurashi-senpai! Una tragedia! Ma perché tra tutti momenti
proprio oggi doveva succedere? Ahh! Il lavoro di un anno intero! Tutto
perduto!” Urlò con tono melodrammatico e portandosi le
mani sulla testa calva.
“Sei sempre il solito
esagerato, Jun-kun. Perché invece non mi spieghi come stanno le
cose? Non può trattarsi di una cosa così grave.”
Disse, cercando di farlo calmare.
“E invece lo è,
senpai! Himiko-chan, la ragazza che avrebbe dovuto interpretare il
ruolo della principessa durante la rappresentazione di questa sera, si
è slogata una caviglia durante le ultime prove e, a causa di
questo impedimento, non potrà eseguire la scena più
importante di tutta la rappresentazione!”
“Il ruolo della
principessa? Ma non dovevate rappresentare il Chūshingura che descrive
le gesta dei quarantasette ronin?”
“Si. Ma il nostro club
ha voluto modificare un pochino la parte iniziale dell’opera,
focalizzando l’attenzione sulla compagna di Asano Naganori e sul
suo dolore per la tragica morte del marito. È solo una piccola
scena, con pochissime battute e una danza appena accennata ma…
per noi ha una grande importanza visto che ci abbiamo impiegato quasi
un anno per ultimarla.”
“Capisco ma… non ci sono altre ragazze nel club di teatro che possano sostituirla?”
“No. Nessuna, tranne
Himiko-chan, è mai stata mai in grado eseguire quella scena in
modo accettabile. Quindi… non appena ho saputo che ti trovavi
ancora a scuola, mi sono chiesto se tua sorella fosse disponibile per
darci una mano.”
“Mia sorella? Nelle
vesti di una principessa? Non credo proprio, Jun-kun! E poi, in questo
momento, non ho la minima idea di dove sia.”
“Ma… ma…
non puoi abbandonarmi così, Higurashi-senpai! Ho già
rassicurato gli altri che sarei tornato al club insieme a lei! Ti
supplico, aiutami! Non so a chi altro chiedere!”
Inuki si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Non so che dirti, Jun-kun. Potrei provare a cercarla ma…”
“Se vuoi posso aiutarti io, Jun-kun.” Azzardò Ikkuko, cogliendo di sorpresa i ragazzi.
“Eh?”
“Non ho ben capito di che cosa si tratti ma… sembra divertente.” Continuò, ridacchiando leggermente.
Il ragazzo si portò vicino al mezzo demone.
“Chi è questa bellissima ragazza, Higurashi-senpai?” Gli bisbigliò ad un orecchio.
“Il suo nome è
Ikkuko. È arrivata qui qualche giorno fa insieme ai genitori per
visitare Tokyo e ora alloggia da noi, al tempio.” Spiegò,
irritato da quella domanda.
Il giovane la osservò a lungo, studiando ogni più piccolo particolare della ragazza.
Era alta, snella e muscolosa
ma al tempo stesso le sue movenze erano aggraziate e leggiadre, come
mai ne aveva viste prima d’ora.
Sebbene fosse chiaro a tutti
che non avesse alcuna esperienza in fatto di teatro o recitazione,
forse avrebbe potuto ovviare a questa sua mancanza durante la scena
della danza, in cui anche Himiko-chan aveva avuto serie
difficoltà.
“Hai mai recitato prima d’ora, Ikkuko-san?” Le domandò, continuando ad osservarla.
“No, mai. Ma mi piacerebbe provare.” Gli rispose quasi subito.
Trascorsero alcuni secondi di assoluto silenzio poi il ragazzo riprese la parola:
“Forse è una
cosa azzardata ma questa volta voglio dare ascolto al mio istinto.
Vieni con me, Ikkuko-san. Abbiamo poco tempo per farti imparare tutte
le battute.” Disse afferrandola per un braccio e cominciando a
camminare.
A Inuki per poco non uscirono gli occhi dalle orbite.
“Ehhhhhhhhhhhhhh?!
A-a-aspettate un attimo, ragazzi! Jun-kun, ma sei impazzito?
Dovrà recitare davanti a più di un centinaio di persone
e… Ikkuko non ha mai fatto una cosa del genere in vita
sua!” Urlò agitato, cercando di bloccare la loro avanzata.
“Basterà ignorarli, non è così Ikkuko-san?”
Ikkuko annuì.
“Già. E poi sono
abituata alle grandi folle. Non preoccuparti, Inuki. Andrà tutto
bene, vedrai.” Disse, sempre più eccitata dall’idea
di fare la principessa.
“Ma… ma…”
“Se hai così
paura che ti rubi la tua bella fidanzata, Higurashi-senpai, puoi venire
tranquillamente con noi in palestra.” Gli bisbigliò
malizioso all’orecchio.
In un attimo il volto del giovane mezzo demone assunse un colore molto tendente al rosso.
“Chi ti ha detto che l’avrei lasciata andare da sola, eh?!” Rispose subito, imbarazzato più che mai.
“Andiamo allora. Le
luci della ribalta ci attendono, signori!” Urlò,
trascinando con sé i due ragazzi verso la palestra.
“Allora, senpai, dimmi:
da quanto tempo state insieme?” Chiese il ragazzo vestito da
monaco, mentre prendeva posto accanto ad Inuki in platea.
“Non sono cose che ti
riguardano, Jun-kun.” Rispose brusco e visibilmente turbato.
“E poi, non dovresti andare a ripetere la tua parte? Se non
sbaglio mancano pochi minuti all’alzata del sipario.”
Continuò.
“Non preoccuparti per
me. Io entrerò in scena durante il secondo atto della
rappresentazione. È ancora presto.”
“Mah, se lo dici tu.” Sbuffò, seccato.
Il rumore degli applausi
attirò l’attenzione dei due ragazzi, chiaro segnale che lo
spettacolo stava per avere inizio.
“Ahhh, non sono più nella pelle. Ormai ci siamo, senpai!” Urlò, euforico.
Inuki sbuffò nuovamente.
“È solo una recita. Una cosa vista e rivista. Non capisco cosa ci sia di emozionante in tutto questo.”
“Senpai, ci conosciamo
fin dalle elementari e so benissimo che tu non hai mai amato questo
genere di cose. Per me è diverso: io frequento questo club da
sempre e non posso fare a meno di emozionarmi ogniqualvolta una
‘nostra’ opera va in scena.”
Inuki sospirò, portandosi una mano tra i folti capelli corvini.
“Scusami. Non volevo dire quelle cose. So benissimo quanto ci tieni al club e alla tua passione.”
Jun-kun sorrise.
“Non preoccuparti. Non
è nulla. E poi con il tuo aiuto ci hai salvato dal dover
annullare completamente la rappresentazione, quindi… sono di
nuovo in debito con te, Inu-nii.”
“Vorrai dire: con
l’aiuto di Ikkuko. Io non ho fatto nulla questa volta. E smettila
di chiamarmi così, Jun-kun! Non siamo più alle
elementari, lo sai!” Balbettò, rosso in volto.
Jun-kun si abbandonò ad una grossa risata.
“Non sei cambiato per niente da allora, Inu-nii. Ti imbarazzi sempre per ogni cosa!”
Inuki arrossì ancora di più.
“Dimmi piuttosto:
quando farà la sua comparsa Ikkuko? Se non ricordo male la
moglie del signore appare solo durante la prima scena.” Disse,
cercando di cambiare argomento.
“Si. Esatto. Anzi, sono
proprio curioso di vederla con indosso l’abito da principessa. Fa
parte della collezione storica del nostro club, sai?”
“Oh, davvero? Quindi è un abito di valore?”
“Più che altro
affettivo. Fu confezionato quasi quindici anni fa da un’alunna di
questa scuola quando fu messa in scena nuovamente quest’opera. Ma
non temere, fa veramente la sua figura.”
“Capisco. Comunque ti
avverto: io e Ikkuko ce ne andremo non appena sarà terminata la
prima scena. Quindi…”
“Di questo non devi
assolutamente preoccuparti, senpai. Hai fatto già troppo per me.
E poi non è mia intenzione rovinare ancora di più il
vostro appuntamento!”
Inuki arrossì per l’ennesima volta.
“Il nostro… appuntamento?! Senti Jun-kun, forse non hai ben capito la situazione…ma…”
Ma il ragazzo lo interruppe bruscamente, portandogli una mano davanti alla bocca.
“Ssshhh! Sta iniziando!” Disse e in pochi istanti tutte le luci si spensero, dando inizio allo spettacolo.
Era trascorsa circa
un’ora quando Ikkuko aveva fatto finalmente la sua comparsa in
scena e, in quel momento, un’ovazione unanime echeggiò tra
il pubblico.
E chi poteva dar loro torto?
Sembrava quasi che davanti ai
loro occhi ci fosse davvero una principessa, che avanzava altezzosa e
leggiadra tra le finte scene del palco regalando a quel luogo, con la
sua sola presenza, un’atmosfera magica e dal sapore antico.
Inuki non poté fare altro che continuare ad osservare quella scena, scioccato e ammaliato da quella figura.
“Ho fatto proprio bene a dare ascolto al mio istinto questa volta! È bellissima, non è vero senpai?”
Inuki, impossibilitato a parlare, annuì più volte senza staccare lo sguardo da lei.
Quando la prima scena
terminò, segnando così anche la fine del primo atto,
Jun-kun accompagnò Inuki dietro le quinte per recuperare la sua
amica.
“Oh Kami! Chi
l’avrebbe mai detto che l’intera scena sarebbe andata
così bene? E tutto questo grazie ad Ikkuko-san! Ma…
ma… hai visto come ha recitato? Come ha danzato? Si, era una
scena drammatica e di poco conto ma ci ha messo una tale passione da
farla sembrare quasi vera. Mi sono persino commosso, lo sai?”
Urlò, eccitato e con gli occhi luccicanti.
Inuki mosse su e giù la testa, ancora incapace di proferire parola.
“Quella ragazza ha un
futuro come attrice, te lo dico io! Oh, Kami! Questo potrebbe essere il
più grande successo del club negli ultimi dieci anni! Ma ci
pensi? Diventeremo famosi, Inuki! Per non parlare dei numerosissimi
iscritti che avremo il prossimo anno! Tu che ne pensi, amico
mio?” Continuò.
“Era davvero bellissima…” Sussurrò con un filo di voce e con aria sognante.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Jun-kun.
“Oh, Michi-chan, sai
per caso se la nuova ragazza ha finito di cambiarsi?”
Domandò ad una compagna che passava di lì con in mano
alcuni vestiti di scena.
“La nuova ragazza? Oh,
si. Sono passata in camerino pochi istanti fa. Aveva quasi finito.
Piuttosto, non dovresti iniziare a prendere posto sul palco? Tra dieci
minuti tocca a te!”
“Si, lo so. Non
preoccuparti. Il tempo di accompagnare il senpai in camerino e mi
preparo. Grazie dell’informazione, Michi-chan.”
“Di nulla. A dopo.” Disse per poi sparire velocemente tra i vari corridoi.
“Ikkuko-san? Possiamo
entrare?” Urlò il ragazzo vestito da monaco, bussando
più volte alla porta e facendo per aprire.
Ma la ragazza lo anticipò, aprendo la porta per prima e accogliendo i due con un grosso sorriso sulle labbra.
“Oh, siete voi ragazzi.
Stavo giusto per raggiungervi ma, a quanto pare, mi avete preceduto.
Allora? Ero abbastanza convincente come principessa?”
Domandò.
“Convincente?
Convincente? Cavolo, Ikkuko-san! Non ho mai visto nessuno interpretare
quella parte in modo così realistico e naturale! Non ti nascondo
che ad un certo punto ho creduto veramente di trovarmi al cospetto di
una principessa in carne ed ossa!”
Ikkuko abbassò il capo, imbarazzata.
“Non esagerare,
Jun-kun. Ho fatto un bel po’ di errori e poi, il mio corpo non ha
smesso un solo istante di tremare.”
“Potrà pure
essere stato così ma, sinceramente, nessuno tra il pubblico ha
notato i tuoi errori. Sei stata semplicemente magnifica, Ikkuko-san!
Diglielo anche tu, Higurashi-senpai!”
Lo sguardò della
ragazza si spostò sulla figura del mezzo demone il quale, fino a
quel momento, non aveva aperto bocca.
“Sei stata davvero magnifica, Ikkuko.” Balbettò con un filo di voce, visibilmente turbato.
A quelle parole il viso della giovane taijiya si colorò di un rosso acceso.
“Grazie, Inuki.”
Incapaci di dire altro, i due
rimasero in silenzio per parecchi secondi, mentre il battito impazzito
dei cuori martellava senza sosta nelle loro orecchie.
Poi una voce in lontananza
spezzò improvvisamente quell’atmosfera, richiamando
l’attenzione del ragazzo vestito da monaco.
“Jun-kun! Perché
sei ancora qui!? Il sipario si alzerà tra 3 minuti! Corri subito
a prendere il tuo posto in scena, razza di scansafatiche che non sei
altro!”
“Cheee? È
già così tardi?! Scusate, ragazzi ma il dovere mi chiama.
Spero di rivederti ancora Ikkuko-san. E grazie ancora dell’aiuto!
A presto!” Disse, prima di sparire tra i corridoi come un
fulmine.
Passarono altri secondi di silenzio, poi Ikkuko disse:
“Sai, Inuki? Non
pensavo che mi sarei divertita così tanto ad imitare qualcun
altro... anche se, non ti nascondo, che all’inizio non avevo la
minima idea in che guaio mi stessi cacciando.”
“Beh… per fortuna si è risolto tutto per il meglio.”
“Per fortuna si.
Però… forse ho capito il motivo per cui sono riuscita ad
imitare così bene il ruolo della principessa.”
Inuki sbatté più volte le palpebre, non comprendendo le sue parole.
“A quando mi ha
raccontato Sango, la mia vera madre era nata in un nobile casato,
caduto in rovina dopo la morte del suo signore. Aveva solo quattordici
anni quando fu costretta a sposarsi con mio padre, figlio di un samurai
e capo di un piccolo villaggio vicino, situato ai piedi delle montagne.
Se fosse stata ancora viva, a quest’ora io avrei dovuto vestire
realmente i panni di una principessa. È per questo motivo che i
movimenti che ho fatto su quel palco mi sono venuti così
naturali.” Spiegò.
“Dici davvero, Ikkuko?”
La ragazza annuì, per poi abbassare nuovamente il capo.
“Wow….” Esclamò, incapace di dire altro.
“Già.”
“Però, sai… ora che ci penso non siamo poi tanto diversi.”
“Che vorresti dire?”
“Anche mia nonna era una principessa.”
“Sul serio?”
“Già.”
“Quindi… questo farebbe di te un principe. Giusto?”
Il mezzo demone si abbandonò ad una grossa risata.
“Io? Un principe? Non mi ci vedo proprio ad indossare dei vestiti così sfarzosi!” Disse tra le risa.
“Beh, non è
detto che basti l’abito a fare il monaco. Un vero principe
potrebbe nascondersi anche sotto le vesti del più valoroso tra i
guerrieri o del più umile tra i contadini.”
Inuki ridacchiò nuovamente.
“Sarà, ma io ci
credo ben poco. Che ne dici di avviarci verso il cortile? Il sole sta
tramontando e tra non molto inizieranno ad accendere il grande
falò che segna la fine di questa manifestazione.”
“Ok!” Rispose tra le risa, seguendo l’amico in direzione dell’uscita.
“Ma guarda un po’
chi si rivede.” Disse Shiro, riconoscendo le figure di Inuki e
della sorella seduti su un muretto di fronte al falò e avanzando
nella loro direzione insieme a Kaori.
“Shiro! Kaori-chan! Dove eravate finiti?” Domandò Ikkuko, sorpresa e curiosa.
“In giro…” Balbettò Kaori, portandosi una mano dietro la nuca.
Inuki ridacchiò tra sé e sé.
“Oh. Vedo che avete fatto spese.” Disse, notando la grande busta tra le mani del monaco.
“Si tratta solo di cose da mangiare. Kaori aveva fame e così…”
“Se non sbaglio anche
tu mi avevi detto di avere un certo languorino. Non è
così, Shiro?” Disse, guardandolo di sbieco con occhi
simili a due fessure.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa del giovane monaco.
“Comunque sia, volete favorire, ragazzi?” Domandò.
“Sapevo che vi avremmo
trovati qui e così ho comprato un bel po’ di roba.”
Spiegò Kaori, iniziando a distribuire le varie pietanze.
“Wow… che abbondanza! E che buon profumo!” Disse Ikkuko, aprendo una confezione di udon.
“Hai avuto davvero un
ottima idea, sorellina. Cominciavo ad aver fame anch’io.”
Disse Inuki, afferrandone un’altra.
La mezzo demone ridacchiò.
“Lo immaginavo, hehe. E
ora mangiamo, prima che si freddi tutto!” Disse, fiondandosi sui
takoyaki e cominciando a mangiare.
Dopo pochi istanti, il resto del gruppo la imitò, prendendo posto accanto a lei.
Trascorsa circa una
mezz’ora, una musica molto vivace e allegra iniziò a
risuonare dagli altoparlanti, attirando la loro attenzione.
“Cosa succede?” Domandarono i due fratelli, notando la gente tutt’intorno che aumentava.
“Niente di particolare.
È solo per segnalare a tutti che tra qualche minuto si
darà inizio alle danze intorno al fuoco.” Spiegò
Kaori, massaggiandosi lo stomaco ormai pieno.
“Dare inizio alle danze?” Ripeté Ikkuko.
“In pratica è
usanza di questa scuola concludere questo tipo di feste con un grande
ballo dove ragazzi e ragazze di ogni classe e età si divertono,
scatenandosi a ritmo di musica fino a tarda sera.” Spiegò
la mezzo demone.
“Sembra
divertente!” Commentò la giovane taijiya mentre guardava,
incuriosita, alcune coppie di ragazzi che cominciavano a prendere posto
sulla pista.
Kaori sbuffò.
“Mah...
potrà pur esserlo ma, se devo dire la mia, alla fine si tratta
solo uno spreco di energie.” Commentò, portando, seccata,
le braccia dietro la nuca.
“Peccato. E io
che volevo invitarti a ballare con me, Kaori-chan.” Disse Shiro,
cogliendola completamente di sorpresa.
“T-t-t-tu…
c-c-c-c-cosa?!” Balbettò mentre si riempiva di milioni di
gocce di sudore e il suo corpo cominciava a tremare.
“Vuoi venire a ballare con me, Kaori-chan?” Ripeté, continuando a guardarla con un grande sorriso.
“M-m-ma…
t-t-tu… i-i-o…cioè…n-n-n-non p-possiamo!
N-non conosci neanche i passi che bisogna fare!” Urlò,
agitata.
“E che importa? Imparerò seguendo gli altri. Imparo in fretta, lo sai.”
“Si, ma…”
“Dai, su! Andiamo!
Sarà divertente, Kaori-chan!” Ribatté euforico,
alzandosi in piedi e prendendola per mano.
Il volto di Kaori si colorò ancora di più.
“Si, ma… solo un ballo, ok?” Disse con un filo di voce, distogliendo subito lo sguardo da lui.
In preda alla
felicità, il giovane monaco annuì più volte per
poi avviarsi insieme alla ragazza in direzione del falò.
Inuki e Ikkuko, ormai rimasti soli, continuavano ad osservare quella scena in silenzio, imbarazzati.
‘Mi domando dove abbia
trovato il coraggio per fare una cosa del genere…’ Si
ritrovarono a pensare i due quasi nello stesso momento, mentre un forte
sentimento di invidia per i loro fratelli più piccoli li
invadeva.
“Grazie per la
magnifica giornata, ragazzi.” Disse Shiro, indossando il suo
vecchio abito da monaco e tenendo in mano un paio di frammenti.
“Peccato che sia finita
così presto.” Continuò Ikkuko, sistemandosi il
kimono e prendendo un frammento dal fratello.
“Chissà, forse
un giorno potremmo rifarla. Che ne pensi, Kaori?” Domandò
il mezzo demone alla sorella, poco distante.
La ragazza annuì.
“Già. Scuola permettendo, naturalmente.”
Il monaco e la taijiya si abbandonarono ad una rumorosa risata.
“Ora andiamo. Ci
vediamo domani mattina, ragazzi. Buonanotte!” Dissero per poi
saltare contemporaneamente nel pozzo mangia ossa e sparire al suo
interno.
“E sono spariti…” Commentò Kaori, abbandonandosi ad un sonoro sospiro.
“Non dirmi che hai
già nostalgia del tuo bel monaco, sorellina?” Le
sussurrò malizioso all’orecchio Inuki, ridacchiando tra
sé e sé.
A quelle parole mancò poco che Kaori si strozzasse.
“M-m-ma ti ha dato di
volta il cervello, fratellino?! Stavo per morire, razza di
stupido!” Ruggì, irritata e imbarazzata allo stesso tempo.
“E poi tu che ne sai di queste cose?!” Continuò.
“Beh… se devo dire tutta la verità, io so molto più di quello che può sembrare.”
La mezzo demone sgranò più volte gli occhi.
“Non vorrai dirmi che… prima… i miei sentimenti… ti…”
“Oh, si. Mi hanno raggiunto forte e chiaro, sorellina.”
La ragazza arrossì, coprendosi il volto con le mani.
“Sono davvero felice per te, lo sai?” Disse, sorridendole e scompigliandole i capelli.
“Ti ringrazio.” Disse rispondendo al sorriso.
“Glielo hai detto, almeno?” Domandò, curioso.
“No. Non sono stata in grado di farlo. Almeno a parole…” Balbettò, triste.
“Hai usato il linguaggio inuyoukai?”
Kaori annuì.
“E lui naturalmente non se n’è neanche reso conto.’
Kaori sospirò.
“Già…”
Inuki le posò una mano sulla testa, avvicinandola a sé.
“Non disperare. Ci riuscirai prima o poi. Ne sono certo.” Sussurrò, accarezzandole i capelli.
Rassicurata da quelle parole, Kaori si accoccolò meglio tra le braccia del fratello.
“Speriamo. Purtroppo
non credo di essere portata per questo genere di cose.”
Commentò, grattandosi la guancia.
“Però durante il
ballo te la sei cavata egregiamente, Kaori! Eri molto carina mentre
insegnavi a Shiro i giusti movimenti da fare. Non credevo nemmeno che
tu li conoscessi!”
In un attimo la mezzo demone si sciolse da quell’abbraccio.
“S-s-si tratta pur
sempre di uno sport, no? Lo sai che io li adoro tutti!”
Ribatté irritata e con il fumo che le usciva dalle orecchie.
“Si, come no. A
chi vorresti darla a bere, sorellina?” Commentò con una
punta di malizia e ridendo come un matto.
“Cos’è? Sei per caso geloso, fratellino?” Lo punzecchiò, cogliendolo di sorpresa.
Quello fu il turno di Inuki per arrossire.
“E perché mai dovrei esserlo, scusa?” Ribatté, cercando di temporeggiare.
“Beh, perché sono sicura che avresti voluto essere anche TU al mio posto!”
“I-i-io… cosa?! No! Cioè… ecco… veramente…”
Un nervo pulsante si disegnò sulla fronte della ragazza.
“Perché non hai
chiesto anche ad Ikkuko di ballare, razza di stupido?”
Urlò, afferrando il fratello per il vestito e arrivando subito
al punto.
Non aspettandosi quella domanda, il ragazzo abbassò tristemente il capo.
“Io avrei voluto ma… purtroppo… non sono coraggioso quanto Shiro.
Un sonoro sospiro di rassegnazione risuonò tra le mura del piccolo tempio.
“Che dire? Siamo proprio due casi disperati.” Commentò, liberando il fratello dalla sua presa.
Inuki si portò una mano dietro la nuca, sconsolato.
“Mi sa che su questo aspetto abbiamo preso entrambi da nostro padre.”
“Già, lo credo anch’io.” Commentò Kaori, assumendo la stessa espressione del fratello.
“Rientriamo in casa adesso. Si è fatto tardi.” Disse Inuki, cominciando ad incamminarsi.
La sorella lo imitò dopo pochi istanti, chiudendo la grande porta di legno del tempietto dietro di sé.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui ragazzi/e!
Vi sono mancata?
Da come avete letto,
l'avventura dei giovani figli di Miroku e Sango nel futuro si è
conclusa, insieme a nuove rivelazioni e scoperte. Ma purtroppo anche
per loro è arrivato il momento di riprendere la loro avventura,
così da bloccare il misterioso Mastunaga prima che possa
portare a termine il suo crudele piano di conquista.
Hehe, aspettatevi di tutto ragazzi!
^___^
Oh, dimenticavo. Nel capitolo
ho accennato ad una famosa opera teatrale giapponese, il Chushingura.
Per chi fosse interessato o ne voglia sapere di più circa la
trama ecco un link che vi sarà utile
http://it.m.wikipedia.org/wiki/Chushingura
Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi e a commentare. Non immaginate quanto questo mi renda felice ^^
E un grazie soprattutto alla grande moira78 che mi aiuta e che, soprattutto, mi sopporta XD
Al prossimo capitolo, gente!
kagome123
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Capitolo 29 *** Rivelazioni pericolose ***
capitolo 29
Capitolo ventinovesimo: Rivelazioni pericolose
“Allora siete pronti per questa nuova avventura,
ragazzi?” Domandò eccitata Kagome, sistemando le ultime
cose nella borsa gialla della figlia.
“Fhè! Io ancora non capisco per quale motivo non possiamo
andare con loro. Questo è un periodo morto per la mia compagnia.
Non avrei alcun problema a prendere un po’ di giorni di
ferie.” Commentò seccato Inuyasha, incrociando le braccia
e prendendo posto sul bordo del pozzo.
“Non preoccuparti, papà. Sapremo cavarcela.” Disse
Inuki con indosso un kimono di colore azzurro e nero, intento a
sistemare l’arco e la faretra sulle spalle.
“E poi grazie ai nuovi abiti di Hinezumi che ci hai fatto
confezionare dal vecchio Totosai e al potere di Tessaiga saremo molto
più forti.” Continuò Kaori mostrando, orgogliosa,
la spada del padre tra le mani e sfoggiando il nuovo yukata di colore
rosa.
“Lo so questo… però… non è sufficiente a farmi smettere di preoccupare.” Disse.
Udite quelle parole, Kagome si portò vicino al compagno.
“Andrà tutto bene, Inuyasha. Ne sono più che certa.” Disse, rassicurandolo.
“La divina Kagome ha ragione, vecchio mio. Ormai dobbiamo
lasciare spazio alle nuove generazioni.” Disse Miroku, apparendo
improvvisamente dal nulla.
Inuyasha si abbandonò ad un rumoroso sospiro.
“Era ora che arrivaste. Si può sapere che fine avevate
fatto?” Chiese, osservando l’amico avvicinarsi al pozzo in
compagnia dei figli e della moglie.
Un grosso gocciolone si disegnò sulla testa del monaco.
“Sono sicuro che ciò che sto per dirti non ti piacerà.”
Ma prima che l’uomo avesse il tempo di concludere il discorso, la
figura Sesshomaru apparve davanti agli occhi sconvolti di tutti i
presenti.
“È trascorso molto tempo dall’ultima volta che ci
siamo visti. Non è forse così, Inuyasha?” Disse con
tono freddo e altezzoso.
Inuyasha cambiò radicalmente espressione.
“Cosa ci fai qui, dannato?” Ringhiò.
“Suvvia, Inuyasha. Ti sembra questo il modo di accogliere tuo fratello maggiore?”
Inuyasha ringhiò più forte.
“Rispondi alla domanda, altrimenti...”
“Altrimenti cosa, inutile hanyou?”
Non riuscendo più a trattenersi, Inuyasha, recuperata Tessaiga
da Kaori, si gettò contro il fratello con tutta la forza che
aveva in corpo.
Il demone maggiore, estratta Tenseiga, contrastò quel colpo,
catapultando il povero mezzo demone a parecchi metri di distanza.
“Sempre debole come al solito, uhm?”
“TACI, BASTARDO!” Urlò, rimettendosi subito in piedi e riprendendo ad attaccarlo.
Ma prima che potesse farlo, una donna gli si parò davanti, bloccandolo.
“Smettetela di combattere, vi scongiuro!” Urlò disperata.
Kagome, che si trovava ancora vicino al pozzo, non impiegò molto a comprendere chi fosse.
“Rin-chan. Sei proprio tu?” Azzardò, facendo qualche passo in avanti.
“Kagome-sama! Fateli smettere, vi supplico!” Continuò tra le lacrime.
Ma prima che qualcuno potesse fare qualcosa, Sesshomaru le fu accanto, posandole dolcemente una mano sulla testa castana.
“Se è questo ciò che desideri, lo farò,
koi.” Disse, riponendo subito nel fodero la spada e
inginocchiandosi accanto a lei.
Un silenzio imbarazzante si impadronì di quel luogo fino a
quando un bambino dai lunghi capelli argentati fece la sua comparsa.
“Hiromaru. Cosa ci fai qui? Ti avevo detto di rimanere vicino ad Ah-Un con tua sorella.” Disse con tono severo.
“Non potevo, padre. Io e Setsuna abbiamo sentito l’odore
del vostro sangue e abbiamo iniziato a preoccuparci.” Rispose,
mostrando la sorellina tra le sue braccia, una bambina dai capelli
castano chiaro, gli occhi color nocciola e le orecchie canine
leggermente reclinate verso il basso, che lo guardava con la stessa
espressione preoccupata.
Gli occhi ambrati e sorpresi del demone maggiore si spostarono su un profondo taglio all’altezza del braccio destro.
“Capisco.” Commentò semplicemente, toccando appena la ferita con le dita artigliate.
Inuyasha sbatté più volte gli occhi, cercando di mettere a fuoco quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi.
“Credimi, papà. È proprio quello che sembra.”
Disse Inuki, apparendo improvvisamente accanto a lui e spostando il suo
sguardo sul piccolo Hiromaru che scodinzolava felice accanto al padre.
“Ma… ma… quello è Sesshomaru! Non… non è possibile che…”
“Siamo rimasti sorpresi anche noi quando l’abbiamo
incontrato.” Continuò Kaori, avvicinandosi anche lei.
“Avete incontrato vostro zio e non ci avete detto
nulla?!” Urlò isterica Kagome, sorpresa e sconvolta per
quello che aveva appena udito.
I due fratelli si guardarono, imbarazzati.
“Quindi i vostri genitori non sanno nemmeno che Sesshomaru ha
combattuto contro Kaori la prima volta che ha perso il
controllo?” Chiese Miroku, prendendo la parola anche lui.
“Quel dannato ha fatto… COSA?!”
“E per quanto ancora avevate intenzione di tenercelo nascosto?!” Urlò Kagome, arrabbiata.
“L’abbiamo fatto solo per non farvi preoccupare, mamma.” Si affrettò a rispondere Kaori.
“E poi zio Sesshomaru, agendo in quel modo, ha salvato tutti da morte certa.” Continuò Inuki.
“Lasciamo perdere i particolari, Inuki. Tu stai bene, piccola
mia?” Incalzò Inuyasha, preoccupato come non mai.
“Non dovresti preoccuparti così tanto, mio caro Inuyasha.
Tua figlia si è rivelata essere un’ottima combattente,
forse persino migliore di te!” Intervenne il demone maggiore,
sorprendendo tutti i presenti.
“Zitto, dannato. O ti ammazzo senza pensarci due volte.” Ringhiò.
“Oh, davvero? Provaci se ne hai coraggio.”
Kagome e Rin si portarono davanti ai rispettivi compagni, bloccandoli prima che potessero fare qualcosa.
“Perché invece di combattere non diciamo loro il vero
motivo per cui siamo venuti qui, Sesshomaru?” Disse Rin.
A quelle parole il demone maggiore si placò all’istante e
Rin, rassicurata da ciò, poté finalmente riprendere la
parola.
“Poco tempo dopo che Inuki e Kaori hanno lasciato il nostro
palazzo, sono iniziate ad accadere cose alquanto strane.
All’inizio non vi abbiamo dato importanza ma, man mano che i
giorni passavano, è stato impossibile ignorarle.”
“Cosa intendi dire, Rin-chan?” Domandò Kagome, curiosa.
La giovane donna rivolse lo sguardo in direzione del compagno, insicura su come continuare.
“Secondo voi è possibile estrarre energia dal corpo di un demone fino ad ucciderlo?”
“Estrarre energia?” Ripeté Miroku, sorpreso da quella domanda.
“In pratica mi stai dicendo che laggiù, tra le montagne,
ci sono decine di corpi di demoni senza vita e a cui hanno
completamente tolto la linfa vitale?” Domandò Inuyasha.
“Esattamente. In tutta la mia vita non avevo mai visto nulla di simile. È strano, non trovate?”
“Non molto visto che si tratta della stessa cosa che stava per
accadere ad Inuki e Kaori durante il nostro ultimo
combattimento.” Disse Shiro, prendendo improvvisamente la parola.
Rin si portò le mani alla bocca.
“Oh Kami! Ma quando…?”
“È successo poco più di un mese fa. Fortunatamente
sia io che mia sorella siamo riusciti a bloccare questo processo,
evitando di venire uccisi.” Spiegò Inuki.
“Ma… ma… come è possibile tutto ciò?”
“Devi sapere Rin-oneesama che dietro tutti questi strani
avvenimenti c’è un demone fabbro molto potente in grado di
creare dal nulla sfere dai poteri più disparati.” Disse
Ikkuko.
“Non conosciamo ancora la sua identità ma sappiamo che sta
usando dei particolari frammenti di colore nero conficcati nelle carni
di molti suoi sottoposti per immagazzinare energia e creare così
una nuova e più potente Shikon no Tama. Se quel giorno
disgraziatamente si fosse impadronito anche della nostra, a
quest’ora il suo piano malvagio sarebbe già
concluso.” Commentò Kaori.
“Allora il motivo per cui abbiamo visto tutti quei corpi può essere soltanto uno.”
“Quel demone non ha ancora rinunciato ad impossessarsi dei vostri
poteri.” Completò il demone maggiore, anticipando la
compagna e fissando i due giovani hanyou di fronte a lui.
Inuyasha e Kagome si guardarono, preoccupati.
“Siete sempre sicuri di voler intraprendere questo viaggio da
soli? Considerando le potenzialità e il numero illimitato di
demoni al suo servizio, non impiegheranno molto ad individuare la
vostra posizione.” Disse Inuyasha, serio in volto.
Ci furono alcuni minuti di silenzio poi Inuki prese la parola.
“Forse ho qualcosa che potrebbe renderci praticamente
invisibili.” Commentò mentre iniziava a frugare tra le
tasche del suo zaino.
Gli sguardi di tutti i presenti si spostarono sul ragazzo dal capelli
color ebano il quale ora teneva in mano due piccoli cristalli colorati.
Kagome sgranò più volte gli occhi.
“Oh Kami. Ma quelli sono…”
“Cristalli d’aura. Li ho trovati per caso qualche tempo fa nella tua vecchia borsa gialla, mamma.”
“Di cosa si tratta?” Domandò Kaori, osservandoli e annusandoli.
“Questi cristalli sono in grado di nascondere la presenza di un
demone o di un mezzo demone, come nel nostro caso, agli altri. In
questo modo i nemici non sono in grado di individuarti molto
facilmente.” Spiegò Kagome. “Ma non sono sicura che
possano esservi utili. Questi particolari cristalli reagivano
all’aura maligna di Naraku.” Continuò, insicura.
“Non preoccuparti, mamma. Sono riuscito a modificarli.”
“A modificarli? In che senso?” Chiese la donna, sempre più confusa.
Il mezzo demone ridacchiò.
“Si tratta un esperimento ancora in fase di studio ma dovrebbero
funzionare senza problemi. Prova a prenderne uno, Kaori.”
Kaori fece come le era stato detto e il cristallo cambiò subito colore.
“Mamma, papà e anche voi Shiro, zio Miroku ,zia Sango e
zio Sesshomaru, perché adesso non provate ad individuare
l’aura demoniaca di Kaori o la mia?” Chiese.
I sei diretti interessati chiusero subito gli occhi, cadendo in un profondo stato meditativo.
Non impiegarono molto a comprendere che Inuki era riuscito nel suo intento.
“Ma… ma… questo è meraviglioso! Inuki, sei
un genio!” Urlò euforica Kagome prima di abbracciare forte
il figlio.
“Modestamente.” Commentò il giovane in questione, portandosi imbarazzato una mano dietro alla nuca.
Inuyasha non poté fare altro che sorridere. Suo figlio non smetteva mai di sorprenderlo.
“E bravo il mio fratellino!” Disse Kaori spettinando
scherzosamente i capelli del fratello e abbracciandolo anche lei.
“In questo modo potremo muoverci tranquillamente per tutto il
Paese senza preoccuparci d’altro!”
“Io non sarei così tranquillo, Kaori. Quei cristalli
nascondono si le vostre auree demoniache ma lasciano del tutto visibile
quella spirituale di tuo fratello. Mi dispiace fare da guasta feste
ma… dovremmo comunque stare attenti.” Disse Shiro.
Kaori sbuffò, seccata.
“Visibile o no, quei dannati cercano due umani e due hanyou.
Tenendo sempre con noi i frammenti, ai loro occhi risulteremo quattro
semplici persone che vanno a zonzo per il Giappone.”
“Voi fate in modo di non perderli, ok?” Azzardò Ikkuko.
“Ci proveremo.” Commentarono i due fratelli.
…
Il sole era già alto nel cielo quando il gruppo di amici
raggiuse la catena montuosa dell’Ovest. Fortunatamente il fedele
sottoposto di Miroku, Hachi il procione, aveva acconsentito a dare loro
un passaggio, evitando così ai quattro ragazzi di dover rifare
nuovamente tutto quel percorso a piedi.
“Grazie Hachi per tutto quello che hai fatto per noi. Te ne
saremo per sempre debitori.” Disse Shiro, chinando leggermente il
capo.
“Di nulla, signorino Shiro. Ricordatevi che sono sempre a vostra
disposizione. Nel limite del possibile, ovviamente!”
I quattro si abbandonarono ad una rumorosa risata.
“Mi raccomando, ragazzi. State attenti!” Urlò prima di sparire tra le nuvole.
…
I primi dieci giorni di viaggio trascorsero tranquillamente. Solo un
paio di piccoli demoni avevano avuto la sfortuna di trovarsi sul loro
cammino e non avevano impiegato molto a liberarsene.
Calata la sera, avevano deciso di accamparsi vicino ad una sorgente d’acqua calda nascosta in una radura tra i campi.
“Se osi sbirciare, ti ammazzo!” Urlò Kaori, immersa
fino al collo nelle limpide e calde acque della sorgente insieme ad
Ikkuko e con le orecchie ben tese a qualsiasi intrusione.
“Non preoccuparti, sorellina. Lo controllo io.” Rispose Inuki, fissando il giovane monaco seduto accanto a lui.
Shiro emise un rumoroso sospiro di rassegnazione.
“Ma perché devo essere sempre io il cattivo? Proprio non
capisco perché Kaori non si fidi ancora di me!”
“Beh, considerando quello che successe l’ultima volta che
ci siamo trovati a fare il bagno in una sorgente termale, è
più che normale che si comporti così.”
Spiegò il mezzo demone, incrociando le braccia.
“Ma… ma… è successo tanto tempo fa! Sono
cambiato da allora!” Si affrettò a rispondere, cercando
avvalorare la sua tesi.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Inuki.
“E allora perché sono già due volte che ti becco a sgattaiolare in direzione delle sorgenti?”
“Mi stavo solo sgranchendo le gambe, Inuki. Nulla di
più!” Disse facendo il finto tonto e fischiettando come un
ebete.
Il mezzo demone lo guardò con occhi simili a due fessure.
“E poi, se vuoi proprio saperlo, ho già fatto il bagno insieme a tua sorella. Quindi…”
Ma prima che potesse terminare la frase Inuki lo afferrò per la maglietta.
“Tu hai fatto… COSA?”
“È successo qualche mese fa, quando ho viaggiato da solo
insieme a lei. Non temere: quella volta nessuno dei due sapeva della
presenza dell’altro ed era buio. Non ho visto nulla. Diversamente
da quello che può sembrare, mi sono comportato da vero
gentiluomo.”
Un ringhio furente uscì dalle sue labbra.
“Lo spero per te, amico.” Disse, guardandolo con occhi di fuoco.
Shiro deglutì più volte.
‘Forse è meglio non raccontare TUTTO quello che accadde
quel giorno o questa è la volta buona che Inuki mi
uccide.’ Si ritrovò a pensare, bianco in volto.
…
Il sole non era ancora sorto quando l’intero gruppo fu messo in allerta da un rumore sospetto.
“Credo che abbiamo compagnia.” Disse la sterminatrice,
portando una mano sull’Hiraikotsu e l’altra sul corpo di
Kirara la quale, nella sua forma demoniaca, ringhiava furente verso un
preciso punto della radura.
Shiro, Kaori e Inuki si portarono subito in piedi, mettendosi sulla difensiva.
In pochi istanti furono circondati da una dozzina di mostruosi e giganteschi Oni blu.
“Avete osato entrare nel nostro territorio e per questo pagherete
con la vostra vita!” Urlò con voce spettrale uno dei
demoni per poi mettersi in posizione d’attacco.
A quelle parole un ghigno cattivo si disegnò sul volto della giovane mezzo demone.
“Oh, davvero?” Disse, estraendo lentamente Tessaiga dal fodero.
“Non sapete che non bisogna mai sottovalutare il proprio nemico?” Continuò Ikkuko con tono di sfida.
I dodici demoni ruggirono, arrabbiati e spazientiti.
“Allora fateci vedere quanto valete, mocciosi!”
“Non aspettavamo altro.” Dissero i quattro per poi buttarsi a capofitto in quella nuova battaglia.
Quindici minuti più tardi la maggior parte dei demoni era
già stata mandata a tappeto, mandando in fumo ogni più
loro rosea aspettativa.
“Ma… ma… ma come è possibile?! Sono soltanto
dei mocciosi!” Urlò uno, appoggiandosi alla corteccia di
un albero e tremando come una foglia.
Un nuovo attacco scagliato da Kaori fece volare gli ultimi Oni rimasti,
catapultandoli nel fiume poco distante e ponendo fine al combattimento.
“Uh-uhhhhhhhhh! Ce l’abbiamo fatta, ragazzi!”
Urlò euforica la mezzo demone mentre riponeva la spada
all’interno del fodero.
“È stato un piacevole divertimento. Dopo tutti questi
giorni passati a camminare, ci voleva proprio.” Disse Shiro,
alzandosi in piedi e ripulendo il suo abito monacale dalla polvere.
“Puoi dirlo forte, fratellino!” Ribatté Ikkuko,
posando al suolo la sua gigantesca arma e sistemandosi i lunghi capelli.
Inuki imitò la sorella, emettendo anche lui un urlo in preda all’euforia.
Ma mentre i ragazzi festeggiavano, uno degli Oni si dirigeva, a loro
insaputa, verso il nascondiglio del loro più grande nemico.
“Mio signore! Mio signore! Porto grandi notizie!”
Ansimò, avanzando nella grande caverna illuminata a giorno dalla
lava che scorreva instancabile nei numerosi passaggi scavati nella
roccia.
Matsunaga si voltò appena, irritato da quella presenza.
“Spero per te che si tratti di ottime notizie o non vivrai abbastanza per vedere nuovamente la luce del sole.”
Il demone deglutì più volte, bianco in volto.
“Ho scoperto dove si trovano i due hanyou che state cercando.” Disse subito, senza troppi giri di parole.
L’anziano fabbro si girò di scatto.
“Ne sei proprio certo?” Chiese, facendo qualche passo nella sua direzione.
L’Oni annuì più volte.
“Poche ore fa io e il mio branco abbiamo combattuto contro di
loro e abbiamo avuto la peggio. Io fortunatamente sono stato
scaraventato nel fiume e sono riuscito a raggiungervi.”
“Se sono qui come è possibile che io non riesca a
percepirne la presenza?! TU STAI MENTENDO!” Ruggì,
visibilmente spazientito da quella situazione.
“Questo perché sono in possesso di particolari cristalli d’aura in grado di nasconderli!”
A quelle parole Matsunaga cambiò radicalmente espressione.
“Cristalli d’aura?”
“Proprio così, mio signore.”
Il demone anziano si portò una mano al volto, pensieroso.
‘Allora è per questo motivo che per tutto questo tempo non
mi è stato possibile individuarli’ Si ritrovò a
pensare, sorpreso da quella situazione.
Ci furono alcuni minuti di silenzio poi il fabbro prese nuovamente la parola.
“Hai fatto un ottimo lavoro, schiavo. Ora sparisci prima che cambi idea e ti uccida senza pensarci due volte.”
L’Oni fece come gli era stato detto, sparendo velocemente da quel luogo.
“Siete pensieroso, mio signore?” Domandò un uomo
misterioso, apparendo come per magia accanto all’anziano demone.
“Oh, sei tu mio caro Hibuza. Diciamo solo che il mio piano si sta
rivelando essere più complicato del previsto.”
“Siete ancora preoccupato per quei due piccoli mezzi demoni?”
“Sai benissimo che ho bisogno del loro potere per completare il
mio piano ma… per mia sfortuna sono sorti nuovi problemi che mi
impediscono di impossessarmi della loro essenza.”
“È per via di questi cristalli d’aura, dico bene?”
Il demone annuì.
“Finché saranno in loro possesso sarà impossibile
per me o per uno qualsiasi dei miei sottoposti individuarli con
facilità.”
“Dovete sapere, mio signore, che questi particolari
cristalli sono in grado di funzionare SOLO se messi nelle mani di un
demone o, nel nostro caso, di un mezzo demone.”
“Spiegati meglio, Hibuza. Lo sai che detesto i tuoi enigmi.”
Un sorriso cattivo apparve sul volto del demone misterioso.
“Permettetemi di prendere parte al vostro piano
Matsunaga-sama e sono più che sicuro che non ne rimarrete
deluso.”
I due demoni si guardarono per parecchi istanti poi quello più anziano riprese la parola.
“Chi mi assicura che il tuo piano andrà a buon fine?”
“Nessuno. Dovete soltanto fidarvi di me.”
Matsunaga lo guardò nuovamente, sempre più curioso.
“E va bene. Ma ricorda: mi servono vivi.”
“Non temete. Non verrà torto loro un capello, mio
signore.” Disse per poi sparire da quel luogo così come
era venuto.
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Capitolo 30 *** Una notte di luna piena tutta da ricordare ***
capitolo 30
Capitolo trentesimo: Una notte di luna piena tutta da ricordare
Una nuova settima volò via veloce come le altre, permettendo al
gruppo di impossessarsi di un'altra decina di frammenti neri.
“Uffa, che noia! Ormai sono giorni che camminiamo tra le montagne
senza una meta precisa. E se quei demoni ci avessero preso in
giro?” Commentò seccata la mezzo demone, portando le
braccia dietro la nuca.
“Dici che avremmo dovuto torturarli di più?”
Azzardò ironico Shiro, ridacchiando tra sé e sé.
“Non dico questo. È solo che a quest’ora avremmo
già dovuto imbatterci nel demone fabbro o per lo meno trovare il
suo nascondiglio!”
“Kaori-chan ha ragione, fratellino. Secondo me stiamo sbagliando
qualcosa. Avete notato che da qualche ora il paesaggio è
diventato insolitamente monotono?”
“Cosa intendi dire, Ikkuko-chan?” Chiese Kaori non comprendendo le parole dell’amica.
“Guarda quel tronco ad esempio. Sono più che sicura che ci
siamo passati accanto per più di quattro volte.”
Spiegò.
Lo sguardo dei tre ragazzi si spostò sull’oggetto in questione.
“Ehi, hai ragione!” Disse Kaori, portandosi più vicina e toccandolo con la punta delle dita.
Inaspettatamente il tronco si smaterializzò, volatilizzandosi in una nuvola di fumo colorata.
“Cosa può significare, secondo voi?” Domandò, insicura e spaventata.
Inuki e Shiro si guardarono, pensierosi.
Kaori e Ikkuko, notando gli sguardi dei rispettivi fratelli, incominciarono a preoccuparsi.
“Dimmi Shiro. Che tu sappia esistono nella tua Epoca luoghi come
dei labirinti o cose del genere?” Domandò Inuki.
Il monaco fece di no con la testa.
“Allora questo può significare solo una cosa: siamo caduti in una trappola, ragazzi.”
In un attimo il cielo devenne completamente scuro, costringendo i quattro a mettersi sulla difensiva.
“Si può sapere cosa diavolo sta succedendo qui,
fratellino?” Urlò Kaori, sempre più spaventata da
quella situazione.
“Non ne ho la più pallida idea!” Si affrettò a rispondere, confuso anche lui.
“Che abbiano scoperto la nostra vera identità?” Azzardò Shiro.
“Non credo. I cristalli funzionano ancora.” Spiegò Kaori.
“E allora come hanno fatto a catturarci?” Domandò Ikkuko, alzando in aria il suo enorme boomerang.
“Non ci hanno ancora preso. Seguitemi, ragazzi!” Urlò Inuki cominciando a correre come un pazzo.
Ikkuko, Kaori e Shiro lo imitarono quasi subito ma più il tempo
passava e più il paesaggio continuava a scomparire, riempiendo
l’intera area con una grande e densa nube di fumo dai più
svariati colori.
Solo quando tutto intorno a loro fu completamente scomparso, i quattro
caddero nel vuoto, ritrovandosi magicamente all’interno di una
grotta buia e fredda.
“Ahi, che botta!” Commento Inuki rotolandosi dolorante sul duro suolo terroso.
“Fortunatamente io sono caduto sul morbido!” Ribatté ironico Shiro.
“Addosso a me, vorrai dire!” Ringhiò Kaori, liberandosi un po’ duramente dal peso del ragazzo.
“Vi dispiace alzarvi, ragazzi? Non siete leggeri come credete.” Disse Ikkuko con una punta di sarcasmo.
I due fecero come li era stato detto ma più ci provavano e
più risultava difficile soddisfare quella semplice richiesta.
“Ehi, ragazzi. Vi sembrerà strano ma non riesco a mettermi in piedi.” Disse Kaori, insicura.
“Neanche io. Ed eppure riesco tranquillamente a muovere le gambe e le braccia.”
“Smettetela di dire cretinate, voi due. Come è possibile
che non riusciate ad alzarvi?” Ribatté Ikkuko iniziando a
muoversi.
Ma ben presto anche lei dovette ricredersi.
Veloce Inuki portò una mano, o quella che riteneva tale, allo
zaino che teneva sulle spalle e si mise a cercare una torcia.
Gli ci vollero parecchi minuti soltanto per aprirlo poi toccò
appena il tasto di accensione, illuminando così quella parte di
caverna e, soprattutto, le loro figure.
I quattro si guardarono, scioccati.
“Oh Kami. Non è possibile.” Sussurrò con voce
tremante Ikkuko, osservando la sua nuova immagine e quella degli amici.
“Se questo è un incubo, voglio svegliarmi subito!”
Commentò Shiro, indietreggiando leggermente prima di cadere con
il sedere a terra.
“Ci siamo trasformati in…”
“…cani.” Continuò Inuki, incredulo.
Un silenzio imbarazzante calò in quel luogo, rotto soltanto dai loro respiri affannosi e agitati.
Kirara, ancora nella sua forma di demone gatto miagolò più volte, curiosa e insicura.
“A quanto sembra Kirara non ha subito alcuna
trasformazione.” Disse Ikkuko, ora trasformata in un Ainu-ken dal
pelo nero e bianco.
“Chissà come mai.” Continuò Shiro, provando a mettersi in piedi sulle quattro zampe.
Ma si rese subito conto che le vesti che ancora indossava gli impedivano di farlo.
“Si può sapere cosa stai facendo, Shiro?”
Domandò il mezzo demone, notando gli strani movimenti
dell’amico.
“A te che sembra? Sto cercando di liberarmi della mia
tunica.” Disse come fosse la cosa più naturale del mondo.
“Non ti azzardare a spogliarti davanti a noi, razza di stupido!” Urlò Kaori, imbarazzata.
“I nostri corpi sono ricoperti da peli. Cosa vuoi che si
veda?” Ribatté ironico l’Akita-Inu color crema e
ridacchiando tra sé e sé. “Perché non lo
fate anche voi? E poi mi piacerebbe vedere la tua coda,
Kaori-chan!”
“CHE? MA TI È ANDATO IN CORTO IL CERVELLO, RAZZA DI
PERVERTITO?!” Ruggì imbarazzata la Kishu-Inu dal pelo
bianco, coprendosi di più con la stoffa del suo yukata.
“Dai, su! È divertente!” Disse iniziando a correre
per la caverna come un pazzo e con il corpo finalmente libero da
qualsiasi impedimento. “Non avrete mica intensione di rimanere
qui?”
“Su questo ha ragione. Dobbiamo cercare una soluzione per questa
assurda situazione.” Disse il Kishu-Inu dal pelo scuro.
“Già. Però…”
Le due ragazze si fissarono, imbarazzate e insicure su come comportarsi.
“Facciamo così: io e Shiro ci allontaniamo così voi
due potete spogliarvi e raggiungerci senza problemi.”
Ikkuko e Kaori si fissarono nuovamente.
“Forse è meglio…” Azzardò Kaori, emettendo un rumoroso sospiro.
Udito ciò, Inuki si liberò velocemente dei suoi abiti
poi, dopo averli riposti, sia i suoi che quelli di Shiro,
all’interno del suo zaino, si avviò insieme al compagno in
direzione dell’uscita, lasciando alla sorella ed ad Ikkuko la
tanto desiderata intimità.
….
“Mi domandò perché ci stiano impiegando così
tanto. Eppure non si dovrebbe vedere nulla!” Commentò
seccato il giovane monaco, mentre giocava con gli anelli del suo
bastone dorato.
“Devi capirle. Chiunque si imbarazzerebbe nella loro situazione.” Disse Inuki, leccandosi il folto pelo.
“Che vorresti dire con questo, Inuki?” Commentò irritato da quelle parole.
“Io? Assolutamente nulla, amico mio.” Ribatté sarcastico.
“Credi che io non mi sia vergognato a spogliarmi davanti a delle ragazze?”
“Sinceramente a me è sembrato il contrario!” Disse per poi scoppiare a ridere come un pazzo.
Shiro si abbandonò ad un profondo sospiro di rassegnazione.
In quel momento Kirara uscì dall’interno della caverna.
“Oh, sembra che stiano arrivando.” Disse Shiro eccitato e scodinzolando leggermente.
Qualche istante più tardi le due ragazze fecero loro apparizione.
“Siete sicuri che sia davvero necessario tutto questo,
ragazzi?” Sussurro imbarazzata Ikkuko, annusando l’aria
fresca a pieni polmoni e trascinando dietro di sé il suo enorme
boomerang.
“Se sento anche un solo commento malizioso da parte tua Shiro,
giuro che ti azzanno.” Disse Kaori, uscendo anche lei, con lo
zaino sulla schiena e nascondendo la coda tra le zampe.
Non ebbe nemmeno il tempo di farlo che già il ragazzo si era
posizionato davanti a lei, osservando, ammaliato, la sua figura.
“Wow…” Disse semplicemente, riprendendo a scodinzolare come un ebete.
Kaori si lasciò sfuggire un sospiro.
“Scemo…” Sussurrò prima di colpirlo giocosamente con una zampa e buttarlo a terra.
“Oh Kami. Ci sono così tanti odori qui. Per non parlare
dei suoni. Come fate a resistere, ragazzi?” Domandò la
sterminatrice, confusa e con la testa dolorante.
“All’inizio può dare fastidio ma con il tempo
dovresti abituarti, Ikkuko.” Spiegò Inuki. Facendo qualche
passo in direzione dell’amica e scodinzolando anche lui.
“Se devo dire la mia, non mi dispiacerebbe rimanere in
questa forma per un po’ di tempo.” Disse l’Akita-Inu
saltellando da una parte all’altra e rotolandosi nel terreno.
“Ma non eri tu quello che voleva svegliarsi da
quest’incubo? E poi dispiacerebbe smetterla di comportarti come
un cucciolo, Shiro? Ti stai sporcando tutto!” Commentò la
Kishu-Inu, irritata.
“Forse prima ma, adesso, credo di aver cambiato idea! Che ne dici
di giocare un po’ con me, Kaori-chan? O hai paura di macchiare il
tuo bel pelo?” Ribatté prima di gettarsi addosso a lei e
atterrarla.
“Come osi.. tu… DANNATO! Argh! Ora ti faccio vedere IO
come si gioca!” Ruggì iniziando ad inseguirlo e
abbaiandogli contro come una pazza.
Un enorme gocciolone si disegnò sulle fronti di Inuki e Ikkuko.
“Sono sempre i soliti.” Dissero quasi nello stesso momento per poi scoppiare a ridere.
…
Poco distante da lì, Matsunaga controllava la situazione attraverso una grande sfera di cristallo.
“Dimmi, Hibuza. Ci sono novità?” Domandò al
demone seduto dietro di lui senza staccare per un solo attimo lo
sguardo da quel magico oggetto.
“Si, mio signore. Sono lieto di annunciarle che la prima
parte del mio piano è andata a buon fine. Perché non
provate a cercare l’aura demoniaca dei due mezzi demoni?”
Ribatté l’uomo, facendosi più vicino.
Il vecchio demone chiuse gli occhi e la sua espressione cambiò radicalmente.
“Ma come diavolo hai fatto a…?!”
“Che vi avevo detto?” Ghignò, anticipandolo.
“Dove si trovano adesso?”
“Tra le montagne ad ovest, a qualche giorno di cammino da qui.”
“Cosa hai intenzione di fare per portarli da me?”
“Non temete, mio signore. Vi chiedo solo di essere paziente per
sette giorni al massimo. Poi potrete finalmente attuare il vostro piano
di conquista.”
Un sorriso cattivo si disegno sul volto dell’anziano fabbro.
“Non vedo l’ora, mio caro Hibuza. Non vedo l’ora.” Disse prima di scoppiare a ridere come un pazzo.
…
Erano trascorsi tre giorni da quando i quattro amici avevano assunto
quelle particolari sembianze e, durante questo lasso di tempo, Ikkuko e
Shiro avevano velocemente imparato a gestire le potenzialità del
loro nuovo corpo.
“Siete una sorpresa continua, ragazzi!” Disse Inuki, bloccando a terra la sua preda.
“E io che credevo che ci avreste impiegato molto di più ad
abitarvi a questa situazione!” Continuò Kaori, affondando
le zanne nel coniglio che aveva appena catturato.
“Non saprei. Diciamo che ci è venuto tutto
naturale.” Spiegò Ikkuko, muovendo veloce il corpo per
asciugarsi.
“Forse in un'altra vita eravamo anche noi dei cani. Chi
può dirlo?!” Azzardò Shiro, imitando la sorella e
azzannando il pesce che aveva preso.
“Io e Inuki siamo degli inuhanyou, razza di stupido. Non
cani.” Ribatté irritata Kaori, guardando di sbieco
l’amico.
“Se ci ragioni su, non siete poi tanto diversi.” Rispose, ridacchiando come un ebete.
Kaori si buttò su di lui, atterrandolo.
In pochi minuti i due cominciarono ad azzuffarsi e a rincorrersi e
Inuki e Ikkuko, ormai abituati a quelle divertenti scenette, decisero
di spostare la loro attenzione sulle rispettive prede.
Più tardi quella sera, i quattro raggiunsero un piccolo villaggio precariamente abbarbicato tra le montagne.
“Wow. Non credevo fosse possibile per degli uomini vivere in
luogo così sperduto.” Commentò Kaori osservando,
sorpresa, il grande numero di gente che camminava spensierata per le
viuzze del villaggio.
“Sentite anche voi questo odore delizioso, ragazzi?” Chiese Ikkuko, leccandosi i baffi.
“Sono Takoyaki!” Urlò Kaori, con la bava alla bocca e scodinzolando come una forsennata.
“Ci deve essere una festa o qualcosa di simile. Anche
perché questo spiegherebbe il gran numero di persone accorse in
questo luogo così sperduto.” Disse Inuki, guardandosi
intorno.
“Qualsiasi cosa sia perché non andiamo a dare
un’occhiata? E poi, dato che questa notte potrebbe piovere,
potremmo approfittarne per trovare un riparo.” Disse Shiro.
“Se non te ne fossi reso conto, siamo un branco di cani che se ne
va a zonzo per il villaggio. Non mi sembra di aver mai visto qualcuno
offrire una stanza a degli animali!” Ribatté Kaori,
scettica.
“Ma dire mai, Kaori-chan. Propongo di dividerci e metterci a cercare. ” Disse.
I tre giovani lo guardarono, poco convinti.
“E se non dovessimo trovare nulla?” Chiese Ikkuko.
“Allora ci ritroveremo all’ingresso del villaggio e decideremo il da farsi. Che ne dite?” Concluse.
“Da quando hai deciso di atteggiarti a capobranco? Non ricordo di
aver votato per te!” Abbaiò Kaori ironica e guardando di
sbieco l’amico.
A quelle parole l’Akita-Inu assunse una posizione eretta del busto.
“Se proprio vuoi saperlo, Kaori-chan, io sono un capobranco nato. Anzi potrei fare persino il cane Alpha!”
Kaori e Ikkuko lo guardarono con occhi simili a due fessure.
“Ma smettila di dire cretinate!” Dissero iniziando ad avviarsi insieme.
Notando ciò, Shiro si posizionò davanti a loro, bloccando la loro avanzata.
“Ehi, ma che state facendo? Io volevo fare gruppo con te, Kaori-chan!”
“E chi ti dice che io sarei stata d’accordo? Andiamo
Ikkuko-chan, lasciamo questi maschi alle loro manie di
grandezza!” Disse prima di sparire tra la folla insieme
all’amica.
“Sei sempre la solita cattiva, Kaori-chan.” Guaì triste e sconsolato, abbassando il capo e le orecchie.
“Non te la prendere, amico. La prossima volta andrà
meglio.” Disse Inuki prendendo posto accanto a lui e consolandolo.
L’Akita-Inu si abbandonò ad un sospiro di rassegnazione.
…
“Wow! Ci sono così tante cose buone. Non so veramente da
dove iniziare!” Commentò Kaori mentre osservava con la
bava alla bocca le bancarelle intorno a loro.
“Ma Kaori-chan, come facciamo a prenderle? Non vorrai mica rubare!”
Un ghigno furbetto si disegnò sul muso della giovane Kishu-Inu.
“Seguimi e guarda la maestra all’opera.” Disse semplicemente, invitandola a seguirla.
Le due camminarono per alcuni minuti poi Ikkuko vide Kaori fermarsi
accanto ad una bancarella di okonomiyaki leggermente distaccata dalle
altre. Incerta e insicura, la Ainu-Ken decise di rimanere nascosta ad
osservare.
L’uomo al bancone non impiegò molto ad accorgersi della sua presenza.
“Ciao, piccolina. Cosa ci fai da queste parti tutta sola?” Chiese.
In risposta Kaori mosse più volte la coda per poi inclinare leggermente la testa verso destra.
“Hai fame, non è così?” Domandò intenerito da quella scena e accarezzandole la testa.
In pochi istanti l’uomo sentì il cane guaire, come se avesse voluto rispondere alla sua domanda.
“Aspetta qui. Torno subito con un po’ di cose buone.” Disse avvicinandosi nuovamente al bancone.
Trascorsero alcuni minuti poi Kaori vide l’uomo tornare con un piatto di okonomiyaki in mano.
“Tieni, piccolina. Questi li offre la casa.” Disse,
accarezzandola per l’ennesima volta. “Oh! E mi raccomando:
dividili con la tua amica!” Concluse prima di ritornare alla sua
bancarella.
“Ma come ha fatto ad accorgersi di me?” Domandò Ikkuko, facendosi più vicina.
“Che importa! Vieni a mangiare piuttosto!” Ribatté, tra un boccone e un altro.
“Non dovremmo dividerli anche con Inuki e Shiro?”
“Se Inuki userà il mio stesso trucco, lui e Shiro non
avranno alcun problema a procurarsi del cibo!” Disse, continuando
a mangiare.
La sterminatrice ridacchiò.
“Giusto! Che se la sbrighino da soli!” Commentò iniziando a mangiare anche lei.
Alcuni minuti più tardi Ikkuko e Kaori giacevano, sazie e
soddisfatte, nei pressi di un piccolo ruscello nelle vicinanze di un
tempio shintoista.
“Non avevo mai mangiato degli okonomiyaki così gustosi.
Devo dirtelo: sei un genio, amica mia.” Disse la sterminatrice,
leccandosi ancora i baffi.
Kaori ridacchiò.
“Non è stato molto difficile. Qualsiasi cane sa fare una
cosa del genere. Se vuoi te lo insegno!” Disse, pulendosi il
musino rosa con l’acqua del ruscello.
L’Ainu-Ken annuì, scodinzolando più volte.
“In questo modo non soffriremo più la fame!” Commentò tra le risa.
“Peccato che per noi non sia la stessa cosa.” Disse improvvisamente una voce sconosciuta.
Le due si misero subito in posizione d’attacco.
“Chi va là? Fatti vedere, dannato!” Ringhiarono.
In pochi istanti dall’interno del tempio apparve un branco di
cani randagi. Cinque avevano una corporatura massiccia e
l’aspetto poco rassicurante mentre il sesto era indubbiamente un
bastardino di taglia piccola, dal pelo rossiccio e le lunghe orecchie
pendenti.
“Buonasera signorine. La luna piena è magnifica
quest’oggi, non trovate?” Disse quest’ultimo,
facendosi spazio altezzoso tra i cinque grossi cani.
“E tu chi saresti?” Chiese Kaori, ringhiando leggermente all’intruso.
“Il mio nome è Shinzo, piccine, e controllo questo
villaggio e queste montagne da molte generazioni.” Spiegò.
Kaori e Ikkuko si guardarono, incerte su come comportarsi.
“Ascolta, non era nostra intenzione invadere il tuo territorio.
Ma non preoccuparti: stavamo per andare via e…”
“Ma no. Che fretta c’è? E poi… sono
interessato alla tecnica che avete usato poco fa con l’uomo degli
okonomiyaki. Perché non la insegnate anche noi?” Disse,
troncando il discorso della sterminatrice e facendo segno ai suoi
sottoposti di bloccare ogni via di fuga.
Kaori imprecò mentalmente.
Come diavolo aveva fatto ad non accorgersi della loro presenza?
“Ci piacerebbe, piccoletto, ma non possiamo. I nostri amici ci stanno aspettando e siamo già in ritardo.”
“Che ne dite se diventiamo NOI i vostri amici, uhm?” Disse malizioso e avanzando, lascivo, nella loro direzione.
Ma prima che potesse avvicinarsi troppo, Kaori gli azzannò l’orecchio, cogliendolo di sorpresa.
Il cane dal pelo rosso si accasciò al suolo, dolorante.
“Dannata cagna! Come hai osato?!” Ruggì, arrabbiato.
“Porco! Non osare avvicinarti a noi!” Ringhiò arrabbiata e mostrando i denti.
Shinzo ringhiò più forte.
“Attaccatele, ragazzi. Così impereranno cosa significa
mettersi contro chi è più forte di loro!”
I cinque grossi cani non se lo fecero ripetere due volte e così
Ikkuko e Kaori si ritrovarono circondate da queste enormi bestie dai
lunghi canini appuntiti.
Per i primi minuti il combattimento andò a vantaggio delle
ragazze le quali, nettamente più agili e più piccole di
loro, si muovevano sinuose e letali tra i loro grandi corpi. Ma le cose
peggiorarono nettamente quando un nuovo gruppo di cani fece la sua
comparsa dall’interno del tempio.
Ora le due, ferite e stremate, giacevano al suolo, circondate da quasi una decina di cani di grossa taglia.
“Dannazione! E ora cosa facciamo, Ikkuko-chan?”
Imprecò la Kishu-Inu, mettendosi subito in piedi e continuando a
ringhiare.
“Non lo so! NON LO SO! Sono decisamente troppi, Kaori-chan! Se continua così… noi…”
Kaori scosse più volte la testa, arrabbiata,
“Allora venderemo cara la pelle!” Ruggì, per poi
buttarsi al collo di uno dei nemici con tutta la forza che aveva.
Ikkuko la imitò poco dopo, continuando a combattere fino a quando le forze glielo consentirono.
Poi un nuovo attacco le colse di sorpresa, scaraventandole a parecchi metri di distanza.
A quel punto il cane rossiccio fece la sua ricomparsa.
“Non sarebbe ora che vi sottomettiate, voi due? Non vorrete
veramente lasciarci la pelle? Sarebbe un vero peccato.” Disse,
ridacchiando tra sé e sé.
Ikkuko e Kaori ringhiarono in risposta, mettendo bene in chiaro le loro intenzioni.
“Come desiderate. Finitele, ragazzi!” Urlò.
Ma prima che il gruppo di mastini potesse raggiungerle, due figure
misteriose si interposero tra loro, bloccando il loro attacco.
“Voi non farete un bel niente, bastardi!”
“La pagherete cara per quello che avete fatto alle nostre amiche!”
La Kishu-Inu e l’Ainu-Ken sgranarono più volte gli occhi, incredule.
“Shiro!”
“Inuki!” Urlarono, in preda all’euforia.
“State bene, ragazze?” Chiese il primo.
“Ci dispiace soltanto di averci messo così tanto.” Continuò il secondo.
“MI POTETE SPIEGARE COSA STA SUCCEDENDO QUI?! CHI DIAVOLO SONO
QUESTI DUE?!” Ruggì il cane dal pelo rosso, avanzando sul
campo di battaglia.
“Sei tu l’artefice di tutto questo?” Ringhiò Shiro, mostrando i denti e rizzando tutto il pelo.
“ Oh, devo dedurre che voi siate i famosi amici di cui parlavano
le mie gentili ospiti. Phuà, avete davvero dei gusti orribili,
signorine!” Commentò, schifato.
“CHE HAI DETTO, DANNATO?!”Ribatté l’Akita-Inu, sempre più arrabbiato.
Inuki si portò davanti, bloccando l’amico.
“Perché le avete attaccate?” Domandò.
Un ghigno malizioso si disegnò sul muso di Shinzo.
“Diciamo solo che non hanno voluto divertirsi con noi.”
Inuki e Shiro ringhiarono più forte.
“Suvvia, amici. Mica potevamo lasciarle tutte a voi. Purtroppo
non ci sono molte femmine tra queste montagne e
così…”
Ma prima che potesse terminare la frase, Shinzo si ritrovò
improvvisamente al suolo e con gli occhi del Kishu-Inu a pochi
centimetri dai suoi.
In un attimo li vide passare dal colore ambra a quello rosso fuoco.
Deglutì più volte, terrorizzato.
“Se ci tieni alla pelle, ti consiglio caldamente di abbandonare
questi luoghi con tutto il tuo branco, piccoletto.” Gli
sussurrò ad un orecchio, guardandolo con un’espressione
cattiva.
Poi lo liberò dalla sua presa, allontanandosi.
Il bastardino si mise subito in piedi sulle sue zampe, sebbene queste tremassero ancora per la paura.
“Cosa facciamo, capo?” Chiese uno dei mastini, insicuro.
Il cane dal pelo rosso non rispose, iniziando inaspettatamente ad indietreggiare.
Inuki e Shiro tirarono un sospiro di sollievo.
“Credo che sarebbe meglio aiutare le ragazze. Hanno delle brutte
ferite. Soprattutto Kaori.” Disse Shiro, rivolgendosi al compagno.
Inuki fece di si con la testa poi si girò di spalle, seguendolo.
Approfittando di quel momento di distrazione, Shinzo diede al suo
branco un nuovo ordine d’attacco, cogliendo così di
sorpresa il monaco e il mezzo demone. In pochi minuti i due vennero
allontanati dal luogo in cui si trovavano Kaori e Ikkuko e circondati
da più di una quindicina di cani.
Shinzo ghignò soddisfatto.
“Credevate davvero che me ne sarei andato con la coda tra le zampe per così poco?” Domandò, ironico.
I due ringhiarono in risposta, furenti.
“E ora attaccate, miei servitori!” Disse dando iniziò a quella nuova battaglia.
Superata l’incertezza iniziale, Inuki e Shiro riuscirono, con
parecchia fatica, a ribaltare la situazione e prendendo
inaspettatamente il controllo.
Il bastardino, vedendo cadere ad uno ad uno tutti i suoi sottoposti, fu attraversato da un brivido freddo.
“Capo! Sono troppo forti! Se non vogliamo lasciarci le penne,
faremmo meglio a battere in ritirata!” Guaì uno dei
mastini.
“No! No! Sono soltanto in due mentre noi siamo quindici. Non
è possibile che possano avere la meglio sul nostro
branco!” Urlò, agitato.
“Scommettiamo?” Disse Shiro, apparendo improvvisamente davanti a lui e portandogli le zanne alla gola.
Shinzo guaì forte, facendo fermare tutti.
“Ahhhh! Ti prego, non uccidermi! Farò tutto ciò che
vuoi!” Disse con voce tremante e cercando di liberarsi.
Shiro allentò la presa.
“Sparite da qui. SUBITO!” Ruggì, guardandolo con i suoi grandi e furenti occhi blu.
Il cane rossiccio cominciò a correre tra i campi, volatilizzandosi così insieme a tutto il suo branco.
Zoppicante, Kaori si portò vicino all’Akita-Inu, strusciando amichevolmente la testa sul suo petto.
“E bravo il nostro capobranco!” Commentò.
In tutta risposta Shiro si impettì.
Non si era mai sentito più orgoglioso di se stesso.
….
“Merda, brucia da morire!” Imprecò la mezzo demone, affondando gli artigli nel suolo terroso.
“Ancora un altro po’ di disinfettante e avremo finito,
Kaori-chan. Tu cerca di rimanere ferma, ok?” La rassicurò
Shiro intento a medicarle la lunga ferita sul collo. “Se solo
avessi ancora le mani, sarebbe tutto più semplice.”
Continuò.
“Argh! Quei dannati! Non immagini cosa darei per riavere la mia
forza di mezzo demone e farli soffrire le pene
dell’inferno!” Ribatté, adirata.
“Se fossi in te li lascerei perdere. Dopotutto, sono solo dei
cani che lottavano per la crescita del loro territorio.”
“Che fai? Li difendi, adesso?” Azzardò, sarcastica.
“No, non volevo dire questo. Diciamo che mi sono immedesimato nel
cane dal pelo rosso. Come qualsiasi capobranco, ha agito solo nel bene
dei suoi e…”
Kaori alzò gli occhi al cielo.
“Ho capito. Non avrei dovuto dirti quella frase prima. Ti ho
fatto solo montare la testa.” Disse, facendo per alzarsi.
“Oi, dove credi di andare? Non puoi camminare in quelle
condizioni! E poi non ho ancora finito di medicarti!”
Urlò, bloccandola.
“Fhè! Si tratta solo di un graffio. Guarirà in poche ore. Pensa alle tue ferite piuttosto!”
“Le mie sono meno gravi delle tue. Ma… hai notato che continui a perdere sangue?!”
“E con ciò?!”
“Vuoi morire dissanguata, razza di stupida?!”
“Come osi?! C-chi ti credi di essere per parlarmi così?!” Ruggì, iniziando a spazientirsi.
“Un amico che si sta preoccupando da morire per te, ecco chi sono!” Ribatté subito, senza riflettere.
Non aspettandosi quella risposta, Kaori cambiò completamente espressione.
“Tu… sei preoccupato… per me?” Disse,
sussurrando appena ogni parola e facendo qualche passo in avanti.
Il giovane Akita-Inu emise un verso strozzato.
Se in quel momento fosse stato nelle sue usuali sembianze, Kaori l’avrebbe visto arrossire dalla testa ai piedi.
Deglutì più volte in preda all’ansia notando che la Kishu-Inu si faceva sempre più vicina.
“Tu sei… veramente preoccupato per una come me?”
Disse con più enfasi, con il muso ormai a pochi centimetri da
quello di lui.
“E p-perché mai non d-d-dovrei esserlo? Io…”
Il respiro del ragazzo si era fatto più affannoso.
“Tu?”
“Io… ehm…”
“Si?”
Ti voglio bene, Kaori-chan.
Erano queste le parole che avrebbe voluto dirle ma nulla di tutto ciò riuscì ad uscire dalle sue labbra.
Il rombo di un fulmine li fece sobbalzare, cancellando così quell’atmosfera.
“Credo che sia saggio raggiungere Inuki e Ikkuko alla capanna
abbandonata. Almeno in questo modo non rischieremo di bagnarci.”
Disse il giovane monaco, cominciando lentamente ad avviarsi.
“Già, forse è meglio.” Ribatté Kaori,
seguendo zoppicante l’amico e sparendo nella foresta.
…
“Ikkuko-neechan! Ti abbiamo portato il kit di pronto soccorso per
Inuki.” Disse Shiro prendendo posto accanto alla sorella e
porgendole lo zaino scuro dell’amico.
“Ti ringrazio, fratellino. Kaori-chan come sta?” Chiese.
“Alla fine sono riuscito a medicare tutte le sue ferite. Ora sta dormendo laggiù.”
“Capisco. Se vuoi puoi riposare un po’ anche tu, Shiro.
Devo medicare alcune ferite di Inuki per cui resterò sveglia
almeno per un’altra oretta.”
“Sicura che non vuoi che ti aiuti, sorellina?”
La Ainu-Ken scosse più volte la testa.
“Non preoccuparti. Me la caverò da sola. E poi sei ferito,
seppur lievemente, e hai bisogno di riposo per ristabilirti al
meglio.”
“Come vuoi. Comunque se hai bisogno chiamami, ok?” Disse andandosi ad accucciare vicino a Kaori.
Rimasta sola, Ikkuko iniziò a cercare all’interno dello zaino ciò che le serviva.
Poi si avviò dove si trovava Inuki.
“Ciao Inuki, come ti senti?” Domandò dopo aver posato le garze e il disinfettante che aveva in bocca.
Il Kishu-Inu dal pelo scuro tossì più volte, muovendosi stancamente su un lato.
“Sono stato meglio, credimi.” Disse tra le risa.
Ikkuko ridacchiò anche lei.
“Che ne dici se disinfettiamo quelle ferite?”
“Non dirmi che i nostri fratelli si sono spinti fino ai confini
del villaggio nelle loro condizioni solo per recuperare il mio zaino da
Kirara?”
“Purtroppo si.” Disse con un enorme gocciolone sulla fronte.
Inuki si abbandonò ad un profondo sospiro di rassegnazione.
“Non cambieranno mai.”
Ikkuko ridacchiò per l’ennesima volta.
“Ora mettiti seduto così ti disinfetto i tagli sulle zampe.”
Il giovane fece come gli era stato detto.
La Ainu-Ken non impiegò molto, visto che si trattava di ferite superficiali.
“Bene. Ora passiamo al collo e alla spalla. Sono più che
sicura che ti abbiano rotto più di una costola.” Disse,
tastando scrupolosamente la pelle intorno ad ogni ferita.
“Mi sarò pure tramutato in un cane ma fortunatamente il
mio sangue è sempre quello di un mezzo demone. Entro domani
mattina si saranno tutte rimesse apposto.” Spiegò.
“Tu e tua sorella siete quelli che si sono esposti di più.
È normale che adesso siate in queste condizioni.” Disse,
continuando a medicarlo.
“Sarà la forza dell’abitudine. Chi lo sa.”
“Secondo me non dovreste sopravvalutare così tanto il vostro sangue demoniaco. Non siete immortali.”
“No ma siamo recidivi alle malattie e viviamo molto a lungo. Lo sai che mio padre ha più di duecento anni?”
“Davvero? Sembra così… giovane.”
“Già. Non dimostra più di venticinque anni!”
Ikkuko sospirò.
“Beati voi. Non sai quanto vi invidio.”
“Non dirmi che ti piacerebbe essere un mezzo demone, Ikkuko!”
“Non vedo cosa ci sarebbe di male.”
Inuki sbatté più volte le palpebre, incredulo.
“Dici davvero?”
“Mai stata più seria.” Ribatté quasi subito,
sorridendogli. “E poi non è niente male avere un paio di
orecchie così carine sulla testa!” Continuò,
toccando appena con le zampe le orecchie del ragazzo.
“Già. Hai proprio ragione.”
In quel momento non riusciva a smettere di guardarla.
Non aspettandosi quella risposta, Ikkuko, imbarazzata e confusa, cercò di allontanarsi.
Inuki bloccò le sue azioni, facendo cadere le garze che teneva tra le zampe e facendosi più vicino.
L’Ainu-Ken riuscì a malapena a sussurrare il nome del
ragazzo prima di trovarsi con il muso appiccicato a quello di lui.
“E questo cosa dovrebbe essere?” Commentò ironica la sterminatrice, ora finalmente libera di parlare.
Il Kishu-Inu si portò una zampa dietro la nuca, cercando inutilmente di grattarsela.
“Un… bacio?” Spiegò, imbarazzato.
La giovane ridacchiò.
“Sarebbe stato meglio se avessi fatto così.” Disse, prima di far passare la lingua sulla guancia di lui.
La ragazza vide Inuki assumere un’espressione da ebete prima di accasciarsi al suolo.
Sorridente, prese posto accanto a lui, strusciando più volte la testa contro il suo corpo.
Non si era mai sentita più felice in tutta la sua vita.
In quello stesso momento a parecchi chilometri di distanza, una figura
conosciuta era intenta a lavorare sulle sue pozioni magiche.
“Dimmi, Shinzo: come è andato il combattimento?”
Domandò Hibuza, continuando a mescolare uno strano intruglio
all’interno di un grande calderone.
Il cane dal pelo rosso mosse velocemente il corpo, tramutandosi in un grande Oni dalla pelle color vermiglio.
“Tutto come programmato, mio signore.” Rispose, sghignazzando.
“Eccellente.” Commentò semplicemente il demone, riprendendo a mescolare.
NOTA DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui tra voi, amici e amiche, dopo quasi nove mesi d'assenza!!
Vi sono mancata?
A me si e tanto :)
Purtroppo l'ispirazione aveva deciso di abbandonarmi e io sinceramente
avevo quasi perso le speranze di riuscire a concludere questa storia.
Poi la voglia di scrivere mi ha preso all'improvviso, rendendo persino impossibile fermarmi.
In tre giorni ho scritto più di una cinquantina di pagine e sono ancora ben lontana dalla fine! XD
Vi aspettano ancora un po' di capitoli da leggere, miei cari!
Allora, passiamo alla spiegazione dei capitoli.
Il primo è una sorta di introduzione: i nostri amici sono
tornati nel passato e si preparano a riprendere la loro avventura
nell'Epoca Sengoku, tra nuove scoperte e rivelazioni; il secondo, come
avete visto, è qualcosa di veramente inaspettato!
XD
Era da un po' che avevo questa pazza idea che mi svolazzava nella mente e fino alla fine sono riuscita a farla uscire fuori XD
Che ve ne pare? ^^
Attendo con ansia i vostri commenti!
Oh dimenticavo!
ecco dei link che vi saranno molto utili ^^
Kishu Inu
http://www.agraria.org/cani/kishu.htm
Ainu-Ken
http://www.agraria.org/cani/ainu.htm
Akita Inu
http://www.agraria.org/cani/akitainu.htm
Poi già che ci sono faccio un appello anche qui
Purtroppo la mia beta-reader, per problemi legati al lavoro e a impegni vari, ha deciso di rinunciare al suo incarico.
Quindi mi farebbe piacere sapere se qui, tra voi, c'è qualcuno/a
disposto a farmi da beta-reader con gli ultimi capitoli della storia.
Aspetto vostre risposte, ragazzi!
Un bacio e alla prossima!
Kagome123
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Capitolo 31 *** Regalo di compleanno ***
capitolo 31
Capitolo 31: Regalo di compleanno
Erano
trascorsi quasi tre giorni da quando i quattro ragazzi erano stati attaccati da
quelli che ritenevano un normale branco di cani e, contrariamente ad ogni loro
aspettativa, le ferite riportate dai due mezzi demoni si erano rivelate essere
più gravi del previsto.
“Come
stanno, sorellina?” Domandò Shiro, entrando nella capanna e posando il
recipiente con l’acqua che era andato a prendere al fiume.
“La
febbre è ancora molto alta. Se continua così, non so cosa potrebbe succedere.”
Disse con voce tremante, abbandonandosi alle lacrime.
Shiro
scosse più volte la testa.
“Cerchiamo
di non essere pessimisti, Ikkuko. Si sono trovati in condizioni ben peggiori di
queste!”
“Ma
allora perché le loro ferite non migliorano? Le nostre sono già guarite da
tempo!”
“Non
lo so. Non so cosa pensare. Però… ”
“Cosa?”
“E
se quelli che ci hanno attaccato al tempio non fossero stati dei cani normali?”
“Che
vorresti dire?”
“Hai
notato che gli attacchi più letali erano sempre e solo diretti contro Inuki e
Kaori? Un cane normale non farebbe mai una tale distinzione. E poi hai sentito
che strano odore proviene delle loro ferite?“
Ikkuko
si portò una zampa al volto, pensierosa.
“Credi
che si possa trattare di veleno?”
“Non
ne ho l’assoluta certezza, però… io…”
Ma
l’Akita-Inu non riuscì a terminare la frase.
Un
rumore proveniente dall’esterno della capanna attirò la sua attenzione.
Veloce,
si portò fuori e si trovò davanti ad un uomo molto anziano che camminava
insieme al suo gregge di pecore e ad un grosso e peloso cane grigio.
Non
aspettandosi una cosa del genere l’uomo sobbalzò, allontanandosi subito dal
tronco sul quale si stava per sedere.
“Per
tutti i Kami. Non dovresti farmi prendere certi spaventi, cucciolotto. Ho una
certa età!” Disse asciugandosi il sudore dalla fronte.
Shiro
ringhiò in risposta, non gradendo la sua presenza.
“Che
c’è? Sei arrabbiato perché ho disturbato il tuo sonnellino pomeridiano?”
Domandò, cominciando ad avvicinarsi insieme al suo cane.
Shiro
mise in mostra i denti, intimandogli di fermarsi.
E
se si fosse trattato di un demone?
Purtroppo
erano caduti in trappola già una volta.
Non
poteva rischiare ancora.
Non
nelle condizioni in cui si trovavano i suoi amici.
“Ehi,
tu! Dì al tuo padrone di non avanzare oltre se non vuole passare a miglior vita
prima del tempo!” Urlò rivolgendosi al cane pastore.
Il
vecchio cane si limitò a guardarlo con aria di sufficienza.
“Non
temere. Il mio compagno è un uomo buono e gentile. Sono certo che sarà in grado
di aiutare i tuoi amici.” Disse.
L’Akita-Inu
sgranò più volte gli occhi.
“E
tu come diavolo fai a sapere che…?!”
“Sarò
pure vecchio ma riesco ancora a riconoscere l’odore del veleno di un Oni nero a
parecchi chilometri di distanza.” Spiegò.
“Oni
nero?! Ma… ma allora…”
“E
ora fammi passare, cuccioletto.” Disse brusco, incamminandosi insieme al
padrone all’interno della capanna.
Incapace
di controbattere, Shiro fece come gli era stato detto.
“Oh,
adesso capisco perché eri così nervoso.” Disse l’uomo entrando nella capanna e
notando i due Kishu-Inu doloranti a terra.
Ikkuko
ringhiò forte, frapponendosi tra loro.
Prima
che potesse attaccare, il fratello le fu accanto, bloccando ogni sua azione.
“Cosa
diavolo stai facendo, Shiro? Chi è quest’uomo?” Domandò, confusa e arrabbiata.
“Credo
che conosca un modo per aiutare i nostri amici.” Disse semplicemente.
“Aiutare
Inuki e Kaori? Ma… è solo un pastore! Lui…”
“Fidati
di me, Ikkuko-chan.”
La
sterminatrice guardò per più volte il fratello, incredula.
Poi
prese posto accanto a lui, mettendosi ad osservare la scena.
“Ma
guarda: ferite da Oni nero. Era da tempo che non ne vedevo di così profonde.
Poveri cuccioli! Immagino che stiate soffrendo le pene dell’inferno.” Disse
l’uomo, accarezzando i due fratelli e studiando le loro ferite. “Ora capisco
perché mi hai trascinato qui, Kiba-kun.” Continuò rivolgendosi al suo cane.
La
bestia abbaiò appena, leccandogli una mano.
“E
va bene, Kiba-kun. Aiuterò i tuoi amici.” Disse per poi iniziare a frugare
nella sua borsa.
In
pochi minuti l’anziano pastore preparò uno strano intruglio giallastro.
“Bene,
dovrebbe essere pronto. Kiba-kun potresti essere così gentile da dire al tuo
amico color crema di rassicurare i suoi compagni in modo tale che non mi
attacchino mentre li medico? Purtroppo questo antidoto brucia parecchio e non
vorrei ritrovarmi con qualche arto in meno.” Commentò, ironico.
“Hai
sentito cosa ha detto, cucciolotto?” Disse subito il cane pastore.
Shiro
annuì più volte prima di avvicinarsi ai corpi di Inuki e Kaori.
“Ohi,
bonzo. Si può sapere chi diavolo è questo vecchio puzzolente?” Domandò con un
filo di voce Kaori, guardando di sbieco l’uomo sopra di lei.
“Sei
sicuro che possiamo fidarci, Shiro?” Continuò Inuki, continuando ad ansimare.
“Fidatevi
di me, ragazzi. Tra qualche minuto vi sentirete meglio. Promettetemi solo che
terrete a bada i vostri istinti, ok?” Li rassicurò.
“Ci
proveremo.” Dissero.
Shiro
abbaiò leggermente all’uomo, facendogli capire che poteva cominciare.
Notando
questo, l’anziano uomo iniziò ad applicare la strana sostanza sulle ferite nel
modo più delicato possibile.
I
due Kishu-Inu guairono più volte in preda al dolore.
“Ho
quasi finito, piccolini. Dovete solo resistere per qualche altro minuto.” Disse
cercando di rassicurarli.
I
mezzi demoni fecero come gli era stato detto, affondando gli artigli e le zanne
nel tatami impolverato sotto di loro.
E
così dopo un tempo che sembrò infinito, l’uomo ripose la piccola scodella nella
borsa.
“Bene.
Tra qualche ora il veleno dovrebbe automaticamente venire espulso dal vostro
corpo. Fortunatamente ero ancora in tempo per salvarvi.” Disse.
I
quattro rivolsero i loro sguardi verso l’uomo, colmi di gratitudine.
Il
pastore sorrise.
“Di
nulla, piccolini. È stato un piacere. Promettetemi soltanto che non vi
avvicinerete più a quei mostri.” Disse alzandosi e uscendo.
“Vi
auguro buona fortuna, cuccioli.” Disse il vecchio cane grigio prima di
raggiungere il compagno e lasciare anche lui quel luogo.
Due
ore più tardi Inuki e Kaori erano già in grado di stare in piedi sulle loro
gambe.
“Non
sarebbe meglio che riposiate ancora un po’, voi due?” Disse l’Akita-Inu,
guardando scioccato gli amici.
“E
perché dovrei? Non mi sono mai sentita così bene in tutta la mia vita!”
Commentò la Kishu-Inu, saltellando da una parte all’altra.
“Non
posso che confermare quello che ha detto mia sorella. Quell’intruglio è stato
davvero prodigioso!” Completò Inuki, mettendosi seduto.
“Prodigioso
o no, sarebbe meglio che non vi sforzaste troppo. Non lo credi anche tu,
fratellino?” Disse la Ainu-Ken, guardando preoccupata il mezzo demone di fronte
a lei.
“Ikkuko
ha ragione. Avete rischiato di lasciarci seriamente la pelle questa volta! Se
non fosse arrivato quel vecchio, a quest’ora…”
“A
proposito, Shiro. Mi è sembrato di capire che lui conoscesse benissimo il
motivo del nostro male.”
“Se
non sbaglio ha parlato di Oni neri o qualcosa del genere. Ma come è possibile?
Noi siamo stati attaccati da un semplice branco di cani!”
“Credo
che non si trattasse affatto di un branco di cani, Kaori-chan, ma di qualcosa
che ne aveva preso le sembianze.” Spiegò il monaco.
A
quelle parole Inuki recuperò il cristallo che aveva in borsa e, con grande sorpresa,
notò che il colore che aveva assunto non era più lo stesso.
“Dannazione!
Avrei dovuto controllare prima!”
“Che
succede, Inuki?” Chiese la sterminatrice facendosi più vicina.
“Il
cristallo è tornato al suo stato iniziale. Chiunque ci sia dietro tutto questo
sapeva che questo tipo di oggetti non funzionano sugli animali!”
“Che?
Ma allora…”
“In
questa forma siamo completamente scoperti.” Completò Shiro, guardando con
espressione seria i compagni.
“Perché
non ci hanno uccisi quando hanno avuto l’occasione di farlo?” Chiese
l’Ainu-Ken.
“Per
una sola ragione, Ikkuko: gli serviamo vivi. Sono più che sicuro che
quell’attacco servisse per renderci vulnerabili quel tanto che bastava per poi
catturarci senza problemi.”
“Solo
che adesso, per un fortunato caso del destino, siamo riusciti a mandare in fumo
una parte del loro piano.” Continuò Shiro.
“Quindi
cosa facciamo adesso, ragazzi?” Domandò Ikkuko.
“Domani
mattina riprenderemo il cammino. Presto o tardi quest’incantesimo svanirà e
sarà il suo artefice a farsi vivo. Dobbiamo solo prepararci ad ogni evenienza.”
Disse Inuki.
I
quattro ragazzi si guardarono, seri in volto.
Il
demone avrebbe sicuramente trovato pane per i propri denti.
…
La
mattina seguente il gruppo si alzò di buon ora, pronto per quella nuova
avventura.
Anche
se le ferite di Inuki e Kaori non si erano ancora rimarginate del tutto, i due
hanyou erano ben determinati ad affrontare ogni situazione che si sarebbero
trovati davanti.
“Bene
ragazzi, avete preso tutto?” Domandò Inuki, sistemandosi meglio lo zaino sulle
spalle.
“Si,
anche se mi dispiace per Kirara che è costretta a portare l’Hiraikotsu e il mio
Shakujo sulla
schiena.” Commentò Shiro.
La demone gatto miagolò in
risposta, strusciando leggermente la grande testa sul piccolo corpo del
padrone.
“Non credo che le
dispiaccia più tanto. D'altronde ci è abituata.” Spiegò Ikkuko strisciandosi
per ringraziarla.
“Beh… non possiamo fare
altrimenti. Nelle nostre attuali condizioni non ci è possibile trasportarli.”
Disse Kaori, sistemandosi anche lei lo zaino.
“Su questo hai ragione.
Ah, mi mancherà questo sprazzo di vita bucolica passata tra le montagne!” Disse
Shiro usando un tono solenne.
A quell’affermazione i tre
scoppiarono a ridere come matti.
E così un’altra giornata
passò veloce come le altre.
Contrariamente a quello
che si aspettavano, non incontrarono nessun demone sulla propria strada.
Stanchi e assonnati per la
lunga giornata, i quattro si accamparono nelle vicinanze di un lago, cadendo in
un sonno profondo.
Quando
Kaori si svegliò, il sole aveva da poco fatto capolino tra quelle montagne.
Quel
giorno la frizzante brezza del mattino soffiava vigorosa, regalandole dei dolci
brividi.
Desiderosa
di farsi calore, cominciò a fregarsi le braccia con le mani.
Fu
in quel momento che si accorse che qualcosa non andava.
Aperti
velocemente gli occhi, cominciò a guardarsi le mani, scioccata.
Avevano
finalmente assunto il loro vecchio aspetto.
Felice,
si alzò in piedi ma dovette subito abbassarsi in preda alla vergogna.
Non
si era minimamente resa conto di essere completamente nuda.
Cercò
la sua borsa lì intorno, ma l’amico aveva deciso di usarla come cuscino per
quella notte, dormendoci abbracciato.
‘Ma
come diavolo fa a dormire in quel modo?’ Pensò, mettendosi ad osservarlo.
Per
sua fortuna il suo grande zaino copriva interamente la parte più bassa del suo
corpo.
Sospirò,
sollevata.
Almeno
in quel modo non si sarebbe ritrovata ad assistere a qualcosa di altamente
imbarazzante.
Senza
la minima idea di che cosa fare, si avvicinò silenziosa a Kirara dove sapeva
che dormiva il fratello.
Ma,
una volta giunta lì, dovette fare marcia indietro.
Inuki
e Ikkuko stavano dormendo l’uno tra le braccia dell’altra.
La
mezzo demone fu avvolta da un senso di tenerezza assoluta.
‘E
va bene. Questa volta proverò a cavarmela da sola. Mi devi un favore,
fratellino.’ Pensò prima di recuperare l’haori del fratello e portarsi
nuovamente vicino a Shiro.
“Ohi,
Shiro. Svegliati.” Bisbigliò con un filo di voce, scuotendolo leggermente.
Il
ragazzo mugugnò versi senza senso, continuando a dormire.
Irritata
da ciò, la mezzo demone lo scosse più forte.
“Svegliati,
dannazione! Non è il momento di dormire questo!” Disse facendo attenzione a non
alzare troppo il tono della voce.
Il
monaco aprì stancamente gli occhi, portandosi una mano sulle tempie
indolenzite.
“Buongiorno,
Kaori-chan.” Disse con la voce impastata dal sonno e sorridendole come un
ebete.
“Buongiorno,
un corno! Saresti così gentile da rendermi lo zaino? Devo recuperare i miei
vestiti!”
Shiro
si abbandonò ad un sonoro sbadiglio.
“I
tuoi vestiti? Siamo dei cani. A cosa ti possono servire?”
“Mi
dispiace per te ma da questa mattina sono cambiate molte cose.”
A
quelle parole il monaco spalancò gli occhi, mettendosi istintivamente seduto.
Kaori
fece in tempo a girarsi, evitando così di vederlo completamente esposto.
Gli
voleva bene, ma non si sentiva ancora pronta per assistere ad un tale
spettacolo.
Il
monaco, che nel frattempo aveva assunto tutte le gradazioni del rosso, si era
portato le mani all’inguine con l’intento di coprirsi.
“Oh
santissimi Kami! S-sono davvero desolato, Kaori-chan. Io…”
“Smettila
di blaterare e prendi questo piuttosto.” Disse, porgendogli la sua tunica e
continuando a dargli le spalle.
Shiro
si vestì a tempo di record.
“E
ora potresti gentilmente passarmi la borsa? Desidererei vestirmi anch’io.”
“Oh,
si. Certo! Ecco a te!” Balbettò, ancora imbarazzato.
“Ti
ringrazio.” Disse alzandosi in piedi e facendo per allontanarsi.
“Però
non vale. Tu ti sei coperta.” Commentò triste, osservando l’haori azzurro di
Inuki che la copriva fino a metà coscia.
“E
perché non avrei dovuto farlo, scusa?” Domandò con una punta di sarcasmo.
“Beh…
non so. Per farmi una sorpresa?” Azzardò, malizioso.
“Ma
stai zitto, scemo.” Disse, irritata.
“Però…
questo non cancella il fatto che tu mi abbia visto nudo, Kaori-chan.”
Per
poco a Kaori non uscirono gli occhi dalle orbite.
“I-io
non ti ho visto nudo!” Si affrettò a rispondere, paonazza.
“Va
bene che oggi è il tuo compleanno, ma non credi che sarebbe stato meglio
ricorrere a metodi meno drastici per osservare il mio corpo?” Continuò,
punzecchiandola.
“Ascolta
bene, porco: eri a poca distanza da me e con il mio zaino tra le braccia. Era
più che normale che ti vedessi in quello stato! E poi chi poteva immaginare che
oggi avremmo riassunto le nostre normali sembianze?!”
“Oh?
Allora mi hai guardato!”
“NO!
Certo che no! Forse un pochino ma… NON HO POTUTO EVITARLO, OK?!”Urlò con il
fumo che le usciva dalle orecchie e coprendosi di più con la stoffa del kimono.
Shiro
si abbandonò ad una risatina maliziosa.
“Ed
io che credevo di essere l’unico pervertito qui.”
“No!
Io… cioè…”
Il
monaco rise per l’ennesima volta poi si alzò in piedi.
“Vado
al fiume così puoi vestirti senza problemi.” Disse incominciando ad
allontanarsi.
“Se
mi accorgo che mi stai spiando, ti uccido.”
“Non
preoccuparti. Ci tengo alla vita.” La rassicurò, riprendendo a camminare.
Ignari
di quello che stava accadendo, Inuki e Ikkuko continuavano tranquillamente a
dormire, godendo del calore sprigionato dai loro corpi.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Come va?
Ecco a voi un nuovo capitolo fresco fresco! Non ve l'aspettavate vero? XD
Vi avverto: questo è il tipico
capitolo "quiete prima della tempesta" perchè dal prossimo le
cose per i nostri amici si complicheranno e non poco!
Grazie a lunedi74 che mi sta aiutando nella stesera dei capitoli e a tutti coloro che stanno commentando e commenteranno questa storia.
Un bacione e alla prossima!
^_^
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Capitolo 32 *** Imboscata! ***
capitolo 32
Capitolo trentaduesimo: Imboscata!
Inuki e Shiro camminavano per il sentiero, tenendosi a parecchia distanza da Ikkuko e Kaori.
“Devo dirtelo, amico mio: sono pochissimi gli uomini che possono
vantarsi di aver avuto un risveglio come il tuo! Non immagini che cosa
darei IO per trovarmi anche per un solo istante al tuo posto!”
Commentò il giovane monaco, colpendo più volte il
compagno sulla schiena.
Inuki arrossì per l’ennesima volta in quella mattinata.
Più ci provava e più l’immagine di quello che era
successo poche ore prima non si decideva a scomparire dalla sua mente.
Come aveva potuto essere così… avventato?
Era da qualche giorno che lui e Ikkuko avevano iniziato ad avvicinarsi
ma adesso… non avevano neanche più il coraggio di
guardarsi negli occhi.
Si, lei l’aveva difeso spiegando che la sera prima si erano
semplicemente accucciati l’uno vicino all’altra e che
nessuno si sarebbe aspettato che poi, il giorno seguente, avrebbero
finito per ritrovarsi in quella posizione, però…
“Oh Kami. Perché ho fatto una cosa così
dannatamente imbarazzante?!” Disse sempre più turbato,
portandosi le mani al volto arrossato.
“Suvvia, Inuki. Non dovresti colpevolizzarti per così
poco. In fondo, non hai fatto nulla di male.” Lo rassicurò
Shiro.
“Nulla di male?! Non sono neanche stato in grado di controllare
il mio corpo! Avrà pensato che sono un pervertito!”
“Se ben ricordo, su uno dei libri che ho letto a casa tua quella
particolare condizione viene chiamata erezione mattutina.”
“So benissimo che cos’è, razza di stupido! E poi si
può sapere dove hai trovato scritta una cosa del genere?”
Ringhiò, irritato.
“Credo che si chiamassero riviste. Le trovavo sempre la mattina vicino al divano del soggiorno.” Spiegò.
‘Ed io che mi ero raccomandato con la mamma per non fargliele leggere!’ Pensò, rassegnato.
“Comunque sia, la tua è una reazione più che
normale, Inuki. Succede anche a me tutte le mattine!” Disse come
fosse stata la cosa più naturale del mondo.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa del giovane mezzo demone.
“Non avevo dubbi.” Disse.
“Però ne sei così sconvolto, Inuki! Non mi dirai che questa è la prima volta che ti succede!”
“E se anche fosse? Mica possono essere tutti maturi come te!” Ribatté ironico e imbarazzato.
Shiro si abbandonò ad una risatina maliziosa.
“Ah, beata innocenza!”
Inuki sbuffò.
“Ti sarei grato se la smettessi di prendermi in giro.”
“Non ti sto prendendo in giro, Inuki. Voglio solo farti capire
che CHIUNQUE in quella situazione ne avrebbe avuta una. Prima volta o
no.”
Il mezzo demone sospirò, rassegnato.
In fondo non aveva tutti i torti.
“Cosa mi proponi di fare adesso?”
“Nulla. Le cose si sistemeranno da sole, credimi. E poi Ikkuko
non è il tipo da odiarti per così poco.”
Sospirò per l’ennesima volta.
‘Spero vivamente che tu abbia ragione, amico mio…’
Si ritrovò a pensare prima di alzare gli occhi al cielo.
…
“Dimmi Hibuza è tutto pronto per l’ultima parte del
tuo piano?” Domandò il demone fabbro, avanzando
lentamente in direzione del suo subordinato, intento ad ultimare delle
pozioni.
“Si, Matsunaga-sama. I quattro mocciosi si stanno dirigendo verso
la gola di Takachiho. È un luogo perfetto per far loro
un’imboscata.”
“Sicuro che gli hanyou siano fuorigioco?”
“Nessuna creatura demoniaca può sopportare il veleno degli
Oni neri. Anche se hanno ripreso il cammino insieme al resto del
gruppo, non potranno combattere al massimo delle loro forze.”
“Benissimo. Prendi pure tutti i demoni che ti occorrono. Ma
ricorda: prima di tornare da me dovrai disfarti dei due umani. Hanno
già mandato in fumo molti dei miei piani e non voglio che
ciò accada un’ennesima volta.”
Un ghigno malvagio si disegnò sul volto dell’uomo.
“Consideratelo già fatto, mio signore.” Disse per poi sparire magicamente in una nuvola di fumo.
…
“Wow, è magnifico qui! Forse anche meglio di come
l’avevano descritta su quel sito di viaggi!”
Commentò la mezzo demone osservando, rapita, il paesaggio
intorno a lei.
“La gola di Takachiho, il gran canyon più spettacolare di
tutto il Giappone!” Disse Inuki, facendosi più vicino alla
sorella.
“Nostro padre ce ne aveva parlato ma non credevo fosse
così… mastodontica!” Disse Ikkuko, sporgendosi
leggermente e guardando il paesaggio da un’altra angolazione.
Shiro invece se ne rimaneva in disparte, scrutando minuziosamente il paesaggio.
“Che succede, Shiro?” Domandò Kaori, insicura.
“Ah, nulla. Mi ero solo perso nei miei pensieri, tutto
qui!” Si affrettò a rispondere, muovendo senza sosta le
mani.
‘Bugiardo.’ Pensò tra sé e sé.
Riusciva chiaramente a sentire l’odore della sua agitazione.
Cercando di non farsi vedere dal fratello e da Ikkuko, si portò vicina all’amico.
“Dimmi la verità. Cosa hai percepito?” Bisbigliò.
Il monaco la guardò per parecchi istanti, non aspettandosi quella domanda.
Poi la sua espressione cambiò radicalmente.
“Nulla di particolare però… ho un brutto presentimento circa questo luogo.”
“Capisco.” Disse, guardandosi intorno.
La mezzo demone mosse più volte le orecchie.
L’incessante frastuono creato dalla cascata e la grande
quantità di umidità presente nell’aria rendeva
impossibile distinguere chiaramente sia i suoni che gli odori.
Se qualcuno avesse deciso di attaccarli, quello sarebbe stato di certo il luogo perfetto.
“Naaa, lascia perdere, Kaori! Mi sarò semplicemente
sbagliato! Ragazzi? Che ne dite se ci dirigiamo verso il ponte?”
La rassicurò, mettendole una mano sulla testa argentata.
“Ok…” Disse poco convinta per poi mettersi in cammino insieme al resto del gruppo.
Avevano appena attraversato la metà del piccolo ponte quando
Shiro, il quale si trovava davanti a tutti, si fermò, impedendo
agli altri di proseguire.
“Che fai, fratellino? Ti sembra questo il momento e soprattutto
il luogo per fare una sosta?” Chiese la sterminatrice dietro di
lui.
“Giusto! Per quanto ne sappiamo questo vecchio ponte potrebbe non
essere omologato per il peso di quattro persone. Vuoi forse che cadiamo
di sotto?” Continuò Kaori, che si trovava dietro la
sterminatrice.
“Che ne dici di riprendere a camminare, amico?” Disse Inuki, l’ultimo nella fila.
Ma il monaco rimaneva in silenzio, continuando a dare le spalle al resto del gruppo.
Insospettita da ciò, Ikkuko gli andò vicino fino a
posargli una mano sulla spalla. Ma non appena le sue dita sfiorarono il
tessuto della sua tunica, l’immagine del fratello si dissolse in
un cumulo di sabbia colorata.
“Ma cosa…?”
Un vento fortissimo iniziò a soffiare in quel luogo, facendo
dondolare il vecchio ponte di legno e rendendo loro difficile anche il
solo stare in piedi.
In un attimo Kirara si trasformò, invitando i tre ragazzi a
salirle in groppa, i quali non se lo fecero ripetere due volte.
“Si può sapere cosa sta succedendo qui?” Urlò Ikkuko agitata e preoccupata.
“Dove diavolo è Shiro?!” Ribatté Kaori, cercando di individuarlo con i suoi acutissimi sensi.
“Oh, non preoccuparti. Il tuo amico sta bene, piccolina.” Disse improvvisamente una voce sconosciuta.
“Chi sei? Fatti vedere, dannato!” Ruggì Inuki.
“Diciamo semplicemente che sono uno che studia le vostre mosse da
un po’ di tempo.” Spiegò, apparendo magicamente
davanti a loro in groppa ad un demone cavallo volante.
“Cosa hai fatto a mio fratello? Dove lo hai portato?”
Domandò Ikkuko, iniziando a roteare in aria l’Hiraikotsu.
“Si trova laggiù, in una grotta oltre la grande cascata.
Credo che a quest’ora stia già… riposando.”
“Riposando?” Ripeté Inuki, insicuro.
“Oh, si. Conosco un incantesimo molto particolare che è in
grado di far perdere i sensi ad una persona e farla apparire
magicamente in un luogo completamente differente. Non ho dovuto fare
altro che pronunciare le parole giuste, eh eh. ” Ridacchiò.
In tutta risposta Kaori ringhiò, sguainando istantaneamente Tessaiga.
“La pagherai per quello che gli hai fatto, bastardo!” Disse
gettandosi contro il nemico con tutta la forza che aveva.
Un sorriso malvagio si disegnò sulle labbra dell’uomo.
“Non così in fretta, cagnolina.” Disse schioccando rumorosamente le dita.
In un attimo il suo corpo perse consistenza e Kaori si trovò ad attraversarlo da parte a parte.
Inuki e Ikkuko la recuperarono prima che potesse cadere nel vuoto.
“Piaciuto lo scherzetto?” Domandò, continuando a ridere.
Kaori ringhiò più forte.
Avrebbe voluto controbattere ma l’uomo l’anticipò, estraendo un lungo fischietto dalla tasca.
“Credo che sia venuto il momento di cominciare lo spettacolo.” Disse per poi soffiare nell’oggetto.
Inuki e Kaori si portarono le mani alle orecchie mentre Kirara
ritornò al suo stato di piccola gattina, condannando i tre ad
una lunga e rovinosa caduta nel vuoto.
Facendo leva su tutte le forze che aveva in corpo, Inuki riuscì
ad evitare che si sfracellassero, atterrando insieme alla sorella e
all’amica su un pezzo di roccia poco distante dal letto del fiume.
O almeno quello che CREDEVA essere un pezzo di roccia.
In pochi istanti l’oggetto si sgretolò insieme a tutto il resto del paesaggio.
Cercando di non perdersi d’animo, Inuki, con in braccio Ikkuko e
Kaori, si ritrovò a saltare e a correre da una parte
all’altra fino a raggiungere quella parte del paesaggio che
sembrava non essere stata toccata dall’incantesimo
dell’uomo.
Notando ciò, Hibuza cercò di ostacolare la sua avanzata, colpendolo con sfere e dardi infuocati.
Inuki, protetto da Kaori e Ikkuko, le quali si occupavano di respingere
e contrastare i vari colpi, continuava a saltare e a portarsi sempre
più vicino alla grande parete rocciosa.
L’uomo aggrottò le sopracciglia, irritato da tanta arroganza.
“Sarebbe meglio che la smettessi di lottare. Almeno in questo
modo conserveresti la dignità.” Commentò,
continuando ad attaccare.
“Pensi veramente che basti così poco a fermarci?”
Urlò Kaori, disintegrando l’ennesima palla di fuoco.
Ridacchiò.
“Perché? Tu credi che sia tutto qui il mio potere?” Ribatté per poi schioccare nuovamente le dita.
In una manciata di secondi, i tre vennero circondati da un gruppo di enormi demoni alati.
I tre, impossibilitati a fuggire, si guardarono, insicuri.
“E ora cosa facciamo?” Chiese Ikkuko, agitata.
Inuki non rispose, continuando a guardarsi intorno e cercando di farsi
venire qualche idea. Ma prima che potesse parlare la sorella lo
anticipò, prendendolo di sorpresa.
“Tu e Inuki cominciate a scalare la parete. Io li terrò
occupati.” Disse, sciogliendosi dall’abbraccio del fratello
e posizionandosi su una piccola roccia poco distante.
“Tu… COSA?” Urlò Inuki, scioccato.
“Non puoi combatterli tutti da sola, Kaori-chan. Le tue ferite non si sono ancora del tutto rimarginate e…”
“Sono solo quattro uccelli troppo cresciuti. Non mi ci
vorrà molto ad eliminarli tutti.” Disse con il suo solito
sorrisetto beffardo sulle labbra.
“Ikkuko ha ragione, sorellina. Non possiamo assolutamente lasciarti qui!”
Lo sguardo della mezzo demone divenne improvvisamente serio.
“Ascolta Inuki: io e te possiamo muoverci tranquillamente tra
queste rocce e la parete ma Ikkuko no. Kirara è ancora fuori
gioco e i nemici sono troppo numerosi perché tu possa muoverti
al meglio con lei tra le braccia. Se dovessero colpirti, lei cadrebbe
nel fiume, venendo trascinata dalla forte corrente. Sei sicuro di
volere una cosa del genere?”
Inuki assunse la stessa espressione della sorella.
“Promettimi solo che starai attenta, amica mia.” Disse la sterminatrice, portando una mano sulla sua spalla.
Kaori le sorrise.
“Tu cerca piuttosto di ritrovare quell’inetto di tuo
fratello. Mi dispiacerebbe parecchio se questi bastardi gli facessero
del male.” Disse.
Poi, sguainata Tessaiga, si gettò contro i demoni con tutta la forza che aveva.
‘Si. Te lo prometto, Kaori-chan.’ Disse tra sé e
sé mentre la osservava sparire tra le grandi nuvole di vapore.
…
Alcuni minuti più tardi il mezzo demone e la sterminatrice
raggiunsero l’entrata di una grotta nascosta all’interno
della cascata.
“Secondo te è qui che tengono mio fratello, Inuki?”
Chiese Ikkuko scendendo dalle spalle del ragazzo e facendo qualche
passo.
“Si. Ne sento distintamente l’odore.” Disse,
annusando forte l’aria. “Stammi vicina, Ikkuko. ”
La sterminatrice fece come le era stato detto.
I due si misero in cammino, inoltrandosi all’interno del buio cunicolo.
“Pensi che Kaori-chan stia bene?” Gli domandò, visibilmente preoccupata.
“Si. Sono più che sicuro che tra qualche minuto la vedremo
comparire con il suo solito sorriso beffardo sulle labbra.” Le
disse, continuando ad avanzare.
“Oh! È qui che ti sbagli, ragazzino.”
Il mezzo demone e la sterminatrice si girarono nella direzione di quella voce.
Kaori era lì, a pochi metri dall’uomo che aveva parlato, priva di sensi e legata ad una roccia insieme a Shiro.
“Kaori-chan! Fratellino!” Urlò Ikkuko, portandosi le mani alla bocca.
Gli occhi del mezzo demone assunsero per qualche istante un colore rosso sangue.
“Cosa le hai fatto, maledetto?” Ruggì Inuki, mettendo in mostra i denti.
“I miei amici qui l’hanno solo strapazzata un po’.
Anche se, diversamente da quello che mi aspettavo, è riuscita a
disintegrarli quasi tutti, non ha potuto fare nulla contro la mia
polvere della sonnolenza. Ma non temere: molto presto anche voi farete
compagnia ai vostri fratelli.”
Inuki ruggì più forte, buttandosi su di lui con tutta la forza che aveva.
Ma prima che potesse raggiungerlo un gruppo di demoni apparve magicamente davanti a lui, rendendo nullo il suo attacco.
Dopo qualche attimo di incertezza impugnò l’arco, disintegrando con le frecce ogni demone li venisse a tiro.
Ikkuko, che nel frattempo era stata circondata da un altro gruppo di
demoni, era impegnata a combattere sull’altro fronte, cercando di
uccidere quanti più nemici poteva.
Approfittando della situazione, Hibuza si mosse indisturbato fino a posizionarsi alle spalle della ragazza.
“È giunto il momento di dirci addio, piccina.”
Bisbigliò prima di colpirla alla schiena con una lunga spada,
attraversandola da parte a parte.
Incapace di controbattere, Ikkuko vomitò sangue per poi cadere al suolo priva di sensi.
Nello stesso istante in cui l’odore del sangue di Ikkuko giunse
alle sue sensibilissime narici qualcosa cambiò nell’animo
di Inuki, facendolo tremare dalla testa ai piedi.
Sentì l’aura spirituale e quella demoniaca espandersi,
fino a fondersi l’una nell’altra e facendogli assumere
l’aspetto di un demone.
Ma, diversamente da quanto avveniva per Kaori, lui sembrava avere il pieno controllo sia della mente che del corpo.
Nel momento stesso in cui gli occhi violacei del ragazzo si
focalizzarono su quelli rossastri dei demoni rimasti, questi si
bloccarono, cominciando ad indietreggiare sensibilmente.
“Si può sapere cosa state facendo, razza di stupidi?!
Perché non lo attaccate?!” Urlò l’uomo,
spazientito e sorpreso da quello strano comportamento.
Ma Hibuza era un semplice essere umano e non poteva comprendere
ciò che aveva spaventato così tanto i suoi sottoposti.
Dopo qualche istante vide i demoni fare come gli era stato detto, ma il
mezzo demone, contro ogni sua aspettativa, se ne liberò in
pochissimi secondi e con un solo potentissimo colpo d’artigli.
Hibuza lo guardò a lungo, scioccato e tremante.
“Non è possibile. Il veleno dell’Oni nero avrebbe
dovuto renderti inoffensivo. S-si può sapere cosa ti ha permesso
di sprigionare una tale forza?!”
Inuki non rispose, avanzando minacciosamente nella sua direzione.
“Come hai osato fare del male ad Ikkuko, dannato?”
Ruggì con una voce che non aveva più nulla di umano.
L’uomo indietreggiò, bianco in volto.
Inuki lo afferrò per il vestito, bloccando ogni suo tentativo di fuga.
Si era mosso così velocemente che il semplice occhio umano di Hibuza non era stato in grado di vederlo.
“Rispondi alla mia domanda, bastardo.” Disse, guardandolo negli occhi.
Un brivido freddo attraversò ogni parte del corpo di Hibuza.
“I-i-i-io d-d-dovevo seguire il piano. L-la ragazzina andava
eliminata. Poi avrei dovuto fare fuori a-anche il monaco.”
Spiegò con voce tremante.
“Te l’ha ordinato il fabbro, non è così?”
“NO! Ho fatto tutto da solo! A lui interessate solo voi due: te e
tua sorella! M-m-ma se mi lasci vivere, potrei…. cercare di
prendere tempo e…”
Inuki ruggì forte, facendolo tremare ancora di più.
“Sparisci prima che ti uccida con le mie stesse mani.”
L’uomo fece come gli era stato detto, dileguandosi velocemente da quel luogo con la coda tra le gambe.
Nello stesso momento in cui l’uomo uscì dalla caverna, Shiro e Kaori aprirono gli occhi.
“Ah, la mia testa…” Gemette il monaco.
“Dove diavolo ci troviamo?” Disse Kaori, guardandosi intorno.
Poi si liberò delle corde che la bloccavano usando la sola forza delle braccia.
“Come ti senti?” Chiese preoccupata, avvicinandosi al ragazzo e controllando che stesse bene.
“Cosa mi è successo? Perché mi sono addormentato?” Domandò, massaggiandosi la testa dolorante.
“Non lo so. Ad un certo punto ti abbiamo visto scomparire come per magia. Come hai fatto a ritrovarti qui?”
“Non ne ho la più pallida idea. Stavo camminando insieme a
voi poi improvvisamente è diventato tutto buio.”
“Sei ferito? Ti fa male qualcosa?”
“No. Non credo. Dove sono Inuki e Ikkuko? Sono stati catturati anche loro?”
“Non saprei. Quando li ho lasciati dovevano raggiungere una grotta, poi…”
Ma la mezzo demone non riuscì a terminare la frase.
Un odore molto particolare aveva irrimediabilmente invaso le sue narici.
Si girò di scatto e vide Inuki trasformato in demone e con Ikkuko moribonda tra le braccia.
Il suo primo istinto fu quello di corrergli incontro e aiutare, ma
qualcosa dentro di lei la bloccò, facendola rimanere lì
dov’era.
“Oh Kami! Ma quella è Ikkuko! È ferita e…”
“Sarebbe meglio che non ti avvicinassi, Shiro.”
L’ammonì Kaori, afferrandolo per un braccio e bloccandolo.
“Non… dovrei avvicinarmi? Come sarebbe? Ma Kaori, hai
visto in che condizioni è mia sorella?! Devo aiutarla!”
“Se lo farai, mio fratello ti ucciderà senza pensarci due volte.” Spiegò.
Lo sguardo del monaco si spostò sulla figura di Inuki e solo in
quel momento si accorse che l’amico era nella sua forma demoniaca.
Il suo corpo venne attraversato da un lungo brivido.
“Ma… mia sorella è…” .
“Non temere, umano. Non la lascerò morire. Mi
prenderò cura io di lei.” Lo rassicurò Inuki,
prendendo improvvisamente la parola e spiazzando completamente il
giovane monaco.
Istintivamente il monaco si alzò in piedi, facendo qualche passo verso di lui.
“NON LA LASCERAI MORIRE? Ma ti sei almeno reso conto che…”
Il ruggito di Inuki lo fece tremare, costringendolo a bloccare il suo discorso e ad indietreggiare sensibilmente.
Fu un attimo e vide Kaori materializzarsi davanti a lui, proteggendolo
da un potente colpo d’artigli che non aveva neanche visto
arrivare.
Poi la vide ringhiare e mettersi faccia a faccia contro il fratello.
Non impiegò molto a comprendere che i due stavano comunicando
tra loro usando degli strani versi gutturali. Li vide discutere a lungo
poi, senza alcun preavviso, l’amico scomparve, portando con
sé la sterminatrice.
Il monaco sbatté più volte gli occhi, insicuro e confuso.
“Kaori, saresti così gentile da spiegarmi cosa DIAVOLO sta succedendo qui?!” Urlò, isterico.
La mezzo demone si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Tua madre ti ha mai parlato dei rituali inuyoukai?”
“Certamente. Ma questo cosa centra, scusa?”
Kaori sospirò per l’ennesima volta.
“Non sono sicura che quello che sto per dirti ti piacerà, Shiro.”
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Capitolo 33 *** Legami ***
capitolo 33
Capitolo trentatreesimo: Legami
Inuki
aveva corso come il vento per parecchi minuti fino a raggiungere una vecchia
capanna abbandonata situata nelle vicinanze di un fiume.
Sfruttando
un vecchio giaciglio di paglia e foglie, il mezzo demone vi adagiò il corpo
della sterminatrice.
La
ragazza tremante e dal colorito ormai cadaverico, tossì più volte per poi
aprire stancamente gli occhi.
“Inu…
ki?” Bisbigliò appena, non riconoscendone la figura.
Riusciva
stranamente a percepire il suo fiato caldo all’altezza della spalla destra.
Il
mezzo demone ricambiò lo sguardo.
“Ti
farò male solo per qualche istante. Perdonami.”
E
affondò i lunghi canini nella sua carne, cogliendola completamente di sorpresa.
La
giovane cacciò un urlo.
Sentiva
il suo corpo bruciare, come fosse avvolto nelle fiamme, mentre milioni di
scariche elettriche la costringevano ad inarcare senza sosta la schiena.
Facendo
leva alle poche forze che le erano rimaste, afferrò il mezzo demone per le
spalle cercando di liberarsi dalla sua presa, ma fu tutto inutile.
Stremata
e sconfitta si accasciò, perdendo completamente i sensi.
Quando
Ikkuko aprì nuovamente gli occhi, il sole stava lentamente tramontando tra le
montagne e un invitante odore di zuppa calda le solleticava dolcemente le
narici.
Si
portò una mano alla testa e si rese conto di essere nuda.
Dopo
alcuni momenti di imbarazzo assoluto notò l’haori azzurro di Inuki poggiato su
di lei a mo’ di coperta.
Mentre
se lo infilava si accorse di una vistosa cicatrice all’altezza del petto e
della schiena e il ricordo di quello che era successo poche ore prima le tornò
rapidamente alla mente.
“Vedo
che ti sei svegliata, Ikkuko.”
“Inuki?
Sei proprio tu?” Chiese insicura, sentendo la voce dell’amico più bassa dal
normale e vestendosi più velocemente.
Il
giovane avanzò ancora fino a trovarsi davanti alla ragazza.
Ikkuko
sobbalzò vedendo l’amico in forma demoniaca.
“Tu…!
Tu sei…”
“Già.
Mi dispiace averti spaventato.”
La
sterminatrice scosse più volte la testa.
Non
sapeva nemmeno lei come spiegarselo, ma non provava alcuna paura in quel
momento.
“Come
ti senti? Vuoi mangiare qualcosa?” Chiese, indicando il piccolo calderone che
cucinava sul fuoco.
“Beh…
non si dice mai di no ad una ciotola di zuppa calda.” Disse.
Sentì
l’amico ridacchiare.
“Un'abbondante
porzione per la signorina in arrivo!”
I
due mangiarono in silenzio poi Ikkuko, curiosa, prese la parola.
“Dimmi,
Inuki. Cosa è successo alle mie ferite? Non è possibile che si siano
rimarginate così in fretta.”
Inuki
a quella domanda smise di mangiare, posando sul tatami la sua ciotola di
terracotta.
La
sterminatrice vide il mezzo demone avvicinarsi a lei, alzarle i lunghi capelli
neri che le cadevano sulle spalle e scostare leggermente la stoffa dell’haori.
Una
cicatrice a forma di mezza luna attirò subito la sua attenzione.
“Ma
questo è…”
“…
il mio marchio.” Completò lui, liberandola dalla sua presa e ritornando al suo
posto.
A
quelle parole Ikkuko arrossì dalla testa ai piedi.
“Era
l’unico modo per salvarti. Mi dispiace di non averne discusso prima con te ma,
quando la mia parte demoniaca prende completamente il controllo, non sono molto
loquace.”
“Quindi…
noi due… abbiamo…”
Fu
il turno di Inuki di arrossire.
“No.
Assolutamente no.” Rispose subito, rassicurandola. “Non potevo permettermi di…
ehm… fare una cosa del genere senza il tuo consenso.”
Sempre
più imbarazzata abbassò lo sguardo, facendo aderire di più il grande haori
azzurro al suo corpo.
“E
allora perché sono…”
“Nuda?
Beh… il tuo abito da sterminatrice e il tuo corpo erano sporchi di sangue. Lo so,
non avrei dovuto ma non potevo lasciarti in quelle condizioni. Così ti ho
portato al fiume e…”
“Capisco.
E… come mai hai ancora quell’aspetto?”
“Non
lo so. Forse è dovuto a quello che è successo. Tornerò normale, prima o poi.”
“E
riesci tranquillamente a controllarti?”
“Si.
La mia trasformazione è molto diversa da quella di mia sorella.”
“Wow…”
“Perdonami
Ikkuko, io… non so minimamente come chiederti scusa. Forse sarebbe
semplicemente bastato bloccare l’emorragia ma, nel momento stesso in cui ti ho
vista lì, a terra, in una pozza di sangue, boccheggiante ed esanime, non ho
capito più niente. A causa dei miei istinti, ti ho legata per sempre a me e…”
Ma
Ikkuko lo interruppe, posandogli un dito sulle lebbra.
“Non
c’è bisogno che tu mi chieda scusa, Inuki. Non sono arrabbiata con te.”
“N-non
lo sei?” Chiese, incredulo.
“No.”
“Ma…
Ikkuko! Non potrai più avvicinarti a nessun uomo, lo capisci questo?!”
“Lo
so e non mi importa.”
“Ma…!
Ma…!”
“Non
ho bisogno di altri uomini che mi stiano accanto, Inuki. Tu sei più che
sufficiente.”
E
lo baciò, cogliendolo completamente di sorpresa.
Inuki
sgranò più volte gli occhi.
Poteva
un così semplice sfiorarsi di labbra regalare al suo corpo tutte quelle
emozioni?
Più
cercava di rispondere a quella domanda e più si confondeva.
Cercando
di mantenersi calmo, provò a rispondere a quella dolce effusione.
All’inizio
era goffo e impacciato ma poi ne prese completamente il controllo, regalando
dolci emozioni alla giovane sterminatrice.
Sentiva
i suoi sensi impazzire e il suo sangue ribollire, segno che stava rapidamente
perdendo il controllo.
Tutto
ciò che desiderava era fare sua quella ragazza.
Nel
momento in cui Ikkuko si sentì posare sul letto di paglia e foglie, fu
attraversata da un brivido.
E
non di paura.
Che
fare?
Fermarsi
o lasciarsi semplicemente andare?
Aprì
gli occhi come per cercare una risposta e inaspettatamente le sue iridi vennero
catturate da due pozze color oro che la guardavano colme d’amore.
E
lì non ebbe più dubbi.
I
due si abbandonarono ai loro istinti, facendo l’amore fino al nuovo sorgere del
sole.
Poi,
stremati e felici, si addormentarono, stretti l’uno tra le braccia dell’altra.
…
Shiro
camminava avanti e indietro in preda all’ansia più totale.
Erano
due giorni che non riusciva a chiudere occhio.
Kaori,
sdraiata comodamente su un lungo tronco d’albero, sospirò per l’ennesima volta in quella
giornata.
“Perché
non ti riposi un po’, Shiro?” Domandò, visibilmente irritata da quel
comportamento.
“No.
Non posso dormire. Non prima di avere l’assoluta certezza che mia sorella sta
bene!” Disse, continuando a camminare.
“Te
l’ho detto. Ikkuko sta benissimo. Mio fratello non le farebbe mai qualcosa
contro la sua volontà.”
“Ma…
era nella sua forma demoniaca!”
“Diversamente
da me, lui riesce a controllare i suoi istinti omicidi. Perché invece di
continuare a preoccuparti non ti calmi e gioisci per loro? E poi si vedeva
lontano un miglio che quei due si piacevano, quindi… non mi sembra che ci sia
nulla di male se hanno deciso di velocizzare un po’ le cose.”
“Un
po’? UN PO’, DICI?! Ma se si sono praticamente SPOSATI! E senza il consenso dei
nostri genitori! Ahhh! A mio padre verrà un colpo!”
“E
al mio no?” Commentò lei con un enorme gocciolone sulla fronte.
‘E
poi se sapesse anche quello che provo per te, a quest’ora saresti morto e
sepolto.’ Continuò nella sua mente, guardandolo con la coda dell’occhio.
Il
monaco continuò a camminare ancora per qualche altro minuto poi si fermò,
portandosi vicino alla mezzo demone.
“Cosa
facciamo adesso?”
“Possiamo
solo aspettare. Presto o tardi si faranno vivi da soli. Ne sono più che
sicura.”
Il
giovane si abbandonò stancamente sul morbido terreno erboso.
Ci
furono alcuni minuti di silenzio poi prese nuovamente la parola.
“Ehi,
Kaori-chan.”
“Dimmi.”
“Non
è che adesso mi addormento e mi marchi, vero?” Chiese.
Kaori
si mise istantaneamente seduta.
“Mi
stai forse dicendo che è questo il motivo per cui non hai chiuso occhio durante
queste due notti?” Domandò, sconvolta.
“Forse.
Chi può dirlo?” Disse semplicemente per poi abbandonarsi ad una risatina
maliziosa.
A
quelle parole Kaori perse l’equilibrio, cadendo rovinosamente col muso per
terra.
Shiro
scoppiò a ridere come un pazzo.
Poi,
rendendosi conto di aver esagerato, si portò vicino a lei con l’intento di aiutarla.
“Scusa,
Kaori-chan. Non volevo. Ti sei fatta male?” Chiese, allungando una mano verso
di lei.
La
mezzo demone rifiutò bruscamente il suo aiuto, dandogli le spalle.
Shiro
si abbandonò ad un rumoroso sospiro.
“Dai
Kaori. Non fare così. Lo so. Non avrei dovuto dirti quelle cose ma mi è
scappato e…”
“Pensi
che si tratti un gioco, vero?”
“Eh?”
“Credi
veramente che marchiare una persona sia qualcosa da prendere così… alla
leggera?”
“No,
non volevo dire questo. Io…”
“E
invece a me è sembrato il contrario! Sai cosa significa per uno della mia
specie fare un passo del genere?!” Urlò arrabbiata e voltandosi a guardarlo.
Shiro
si portò una mano dietro la nuca, imbarazzato.
“In
tutta sincerità no. Mia madre mi ha spiegato del segno che viene impresso su una
particolare parte del corpo ma poi… non è mai scesa nei dettagli. Sono un
monaco, non uno sterminatore di demoni.” Spiegò.
“E
invece avrebbe dovuto, Shiro! Contrariamente a quello che pensi tu, non si
tratta di un semplice segno sul corpo ma di qualcosa di molto, molto più
importante. È qualcosa di magico e indissolubile, in grado di unire due
individui per l’eternità!”
Il
monaco sgranò più volte gli occhi.
Davvero
bastava un così semplice gesto per legare per sempre due persone?
Fu
un attimo e si ritrovò con la mezzo demone a pochi centimetri dal suo volto.
“Dimmi
Shiro: vorresti veramente essere legato per il resto della tua vita ad una come
me?”
Quelle
parole appena sussurrate lo fecero sussultare, facendogli assumere tutte le
gradazioni del rosso.
Veramente
gli stava facendo QUELLA domanda?
O
stava sognando?
Sentì
la gola diventare irrimediabilmente secca, costringendolo a deglutire più
volte.
Poi,
con un coraggio e una velocità che non credeva nemmeno di avere, intrappolò le
mani di lei tra le sue.
“Se
accadesse, mi renderesti l’uomo più felice sulla Terra.” Disse, guardandola
negli occhi.
Kaori
credette seriamente di avere un infarto.
Aveva
buttato quella frase lì, senza quasi pensarci su e lui…
…
Lui le aveva risposto seriamente.
Sentì
una sensazione di felicità avvolgerla fino alla parte più nascosta del suo
animo poi, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo, chinò il capo,
imbarazzata.
E
ora come diavolo avrebbe dovuto comportarsi?
Lei
non si sentiva ancora pronta per fare un passo del genere!
Uno
spaventoso boato cancellò l’atmosfera che si era venuta a creare, facendo
letteralmente volare i due ragazzi a parecchi metri di distanza dal luogo in
cui si trovavano.
“C-c-c-cosa è successo qui?” Balbettò Shiro,
riprendendosi per primo.
Tutto
intorno a lui era avvolto dalle fiamme e il paesaggio era stato in gran parte
stravolto.
Come
era possibile che lui non si fosse fatto nemmeno un graffio?
Rimase
lì, sconvolto, ad osservare per parecchi minuti poi notò una strana stoffa di
colore rosa che gli copriva le spalle e in quel momento tutto gli fu chiaro.
Veloce,
si alzò in piedi mettendosi subito alla ricerca dell’amica.
La
chiamava.
Urlava
senza sosta il suo nome.
Ma
era come se Kaori fosse scomparsa da quel luogo.
Poi
improvvisamente un ruggito familiare giunse alle sue orecchie, facendolo
voltare di scatto.
Kirara
atterrò a pochi metri da lui con in groppa una Kaori in canotta e pantaloncini
ferita e sanguinante.
Con
il cuore che sembrava volergli uscire dal petto, si portò vicino, prendendola
tra le braccia.
“Kaori!
Stai bene?” Chiese con voce tremante.
La
mezzo demone tossì più volte per poi alzare lo sguardo nella sua direzione.
“Vedo
che il mio yukata di Hinezumi ti ha protetto. Ne sono felice, sai?” Disse,
sorridendo appena.
“Si
può sapere cosa diavolo ti è saltato in mente, razza di stupida?! Perché lo hai
dato a me?” Urlò, arrabbiato.
Kaori
tossì nuovamente, portando una mano sul petto del monaco.
“Non
volevo… cough… che ti… cough… facessi male…” Disse a stento, continuando a
tossire. “E poi… si tratta solo… cough… di ustioni poco significative. Starò
presto bene, vedrai.”
Shiro
si mise ad osservarla.
L’intera
gamba destra aveva assunto un colore rossastro mentre le braccia erano
ricoperte di numerosi lividi ed escoriazioni.
‘Ustioni
poco significative, un corno!’
“Tieniti
stretta a me, Kaori-chan. Ti porto via da questo posto.” Disse aiutandola ad
infilare lo yukata e salendo con lei in groppa al demone gatto.
I
tre volarono a lungo poi, una volta superata una densa cortina di fumo e
fiamme, furono costretti a fermare la loro avanzata.
L’uomo
che li aveva attaccati qualche giorno prima era davanti a loro, circondato da
una marea di demoni.
“Chi
non muore si rivede. Non è forse così, mocciosi?” Sghignazzò, facendo qualche
passo in avanti.
Shiro
imprecò mentalmente, stringendo più forte a sé il corpo dell’amica.
“Allora
sei tu l’artefice di tutto questo?!”
Hibuza
annuì per poi tirare fuori dalle sue tasche un oggetto di colore scuro e dalla
forma rettangolare.
“Ho
imparato a fabbricare questi oggetti durante uno dei miei viaggi nel
Continente. Carini, vero?”
“Cosa
vuoi ancora da noi, dannato? Non ti è bastata la lezione che ti ha dato Inuki?”
Chiese.
“Purtroppo
non posso permettermi di tornare a mani vuote dal mio signore ma, se mi dai la
ragazza, possiamo trovare un accordo. Che ne dici?”
Il
corpo del giovane monaco venne avvolto da una potente aura blu.
“PREFERISCO
MORIRE PIUTTOSTO CHE LASCIARLA NELLE TUE GRINFIE!”
Hibuza
si abbandonò ad una risata cattiva.
“Beh…
se è questo ciò che desideri, posso accontentarti subito, piccolo monaco.”
Disse per poi schioccare rumorosamente le dita.
In
un attimo i tre vennero circondati da un centinaio di giganteschi Oni blu.
“Kirara!
Proteggi Kaori. Io cercherò di liberarmi di loro il più velocemente possibile.”
Disse sistemando l’amica ormai priva di sensi vicino a lei.
La
demone annuì, mettendosi in posizione di difesa.
“E
ora fatevi sotto, bastardi!” Urlò prima gettarsi a capofitto nel combattimento.
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Capitolo 34 *** "Sono proprio i degni figli dei loro genitori..." ***
capitolo34
Capitolo 34:
“Sono proprio i degni figli dei loro genitori…”
Kaori aprì gli occhi di
scatto, mettendosi seduta.
Balbettò un paio di parole
sconnesse prima di cominciare a guardarsi intorno.
Mai in tutta la sua vita aveva
visto una tale quantità di demoni.
E tutti stranamente erano
rivolti verso un’unica direzione.
Poi un forte odore di sangue
invase le sue narici, facendola sobbalzare.
“Shiro!” Urlò agitata,
cercando disperatamente di mettersi in piedi sulle proprie gambe.
Notando ciò, Kirara le fu subito
accanto, bloccando le sue azioni.
“Non posso starmene con le
mani in mano, Kirara. Devo aiutarlo!” Disse, guardandola negli occhi.
La demone scosse più volte la
testa per poi emettere dei versi gutturali.
Sebbene anche lei fosse in
pensiero per il suo padrone, non poteva assolutamente lasciarla andare in
quelle condizioni.
Riusciva a malapena a tenersi
in piedi usando Tessaiga come bastone!
“Lo so, Kirara. Hai ragione
ma… non può sconfiggerli tutti da solo. Hai visto quanti sono? E poi è ferito!
Io…”
La demone si fece più vicina,
strofinando la grande testa sul suo corpo e invitandola a poggiarsi a lei.
Kaori sorrise.
“Ti ringrazio. Anche se non
credo che riuscirò ad allontanarmi molto da qui, cercherò lo stesso di fare un
po’ di casino.” Disse sfoderando Tessaiga e cominciando a convogliare al suo
interno la sua energia demoniaca.
Kirara ruggì in risposta,
aiutandola in quel processo e avvolgendola con la sua.
Nel frattempo Shiro continuava
a combattere senza sosta, uccidendo e purificando ogni demone gli venisse a
tiro. Sebbene avesse una vistosa ferita alla testa e la stanchezza cominciasse
a farsi sentire, lui non si perdeva d’animo, continuando imperterrito la sua
battaglia.
Improvvisamente un vento
fortissimo si alzò in quel luogo, attirando l’attenzione di tutti i
combattenti.
“KAZE NO KIZU!”
In pochi secondi Shiro vide
disintegrarsi più di un centinaio di demoni liberandolo così dalla morsa
soffocante in cui si trovava.
“Va tutto bene, Shiro?”
Domandò la mezzo demone, facendo qualche passo nella sua direzione.
Il giovane monaco sospirò.
Quella ragazza non smetteva
mai di sorprenderlo.
“Si, anche se per un lungo
attimo ho creduto che il tuo colpo avrebbe disintegrato anche me.” Rispose,
ironico.
Un enorme gocciolone si
disegnò sulla testa di Kaori.
“Naaa, era tutto calcolato.
Vero, Kirara?”
La demone miagolò in risposta,
scodinzolando leggermente.
Effettivamente avevano
esagerato un po’ ma alla fine avevano ottenuto quello che volevano.
Hibuza, il quale osservava la
battaglia dall’alto, digrignò i denti, irritato.
“Cosa fate, bastardi? Vi ho
forse ordinato di smettere di attaccare? Se ci tenete alla vita, fate sparire
per sempre quei mocciosi da davanti ai miei occhi!” Urlò.
I demoni si guardarono,
confusi.
“Ma signore! La mezzo demone deve
rimanere viva. Se attacchiamo anche lei allora…”
“NON ME NE FREGA UN BEL
NIENTE! Dovete fare come vi è stato ordinato. CHIARO?!”
I demoni non se lo fecero
ripetere due volte.
In men che non si dica avevano
ripreso ad attaccare, più numerosi e determinati che mai.
Shiro si posizionò subito
davanti a Kaori.
Kaori indietreggiò leggermente
insieme a Kirara.
Sebbene con il suo colpo
avesse dimezzato il numero degli Oni nemici, erano ancora troppi perché una
sola persona potesse sconfiggerli da sola.
‘Dannazione. Se qui non viene
qualcuno ad aiutarci e subito, saremo ben presto nei guai.’ Pensò, guardando
l’amico combattere.
Poteva percepire con chiarezza
il potere spirituale del ragazzo farsi sempre più debole.
Imprecò mentalmente.
Se soltanto non avesse avuto
quella ferita alla gamba adesso lei avrebbe potuto aiutarlo senza problemi.
Chiuse gli occhi e dopo una
rapida concentrazione, lanciò un nuovo Kaze no Kizu.
L’effetto che ottenne non era
per nulla paragonabile a quello precedente ma almeno così aveva tolto di mezzo
un’altra ventina di demoni.
Era ancora occupata a gioire
quando vide Shiro accasciarsi al suolo senza alcun motivo apparente.
Veloce, si portò accanto a lui
cercando di capire cosa fosse successo.
Il ragazzo aveva una mano sul
petto e un’espressione di dolore disegnata sul volto.
Fu solo in quel momento che
Kaori si accorse che c’era una piccola freccia conficcata tra le sue vesti.
Una freccia completamente
nera.
“Finalmente sono riuscito a
colpirlo!” Ridacchiò malignamente l’uomo, liberandosi dell’arco che aveva tra
le mani.
“Cosa diavolo gli hai fatto,
bastardo?!”Urlò la mezzo demone, furente.
“Il veleno della freccia ha
già iniziato ad circolare nel suo corpo. Tra meno di un’ora non riuscirà
neanche più respirare.”
Kaori ringhiò stringendo forte
la Tessaiga tra le mani.
“Dannato. Dammi immediatamente
l’antidoto o giuro sugli Dei che qui faccio una strage!”
Un sorriso cattivo si disegnò
sul volto dell’uomo.
“Sei ferita e debole. Credi
davvero che le tue misere minacce possano farmi paura? E poi chi ti dice che IO
voglia consegnarti l’antidoto di mia spontanea volontà?”
Kaori si mosse così
velocemente che Hibuza non ebbe neanche il tempo di completare quella frase.
In pochi secondi l’uomo si
ritrovo con una coppia di furenti occhi violacei a pochi centimetri dai suoi.
Poi sentì un sapore ferroso
invadergli la bocca.
“Non credo ti convenga giocare con me, umano. Sfortunatamente per te,
io non sono compassionevole come mio
fratello.” Ruggì con voce spettrale prima di estrarre dal suo petto la mano
artigliata impregnata di sangue.
Hibuza cadde al suolo
boccheggiante e vomitando sangue.
Kaori recuperò subito
l’antidoto dalle sue vesti, abbandonando il mago alla sua triste sorte.
L’uomo balbettò un paio di parole
sconnesse poi, usando le ultime forze che gli erano rimaste, richiamò uno dei
demoni e affidò a lui un piccolo rotolo di pergamena.
“Ci vedremo molto presto
all’inferno, ragazzina.” Disse e esalò il suo ultimo respiro.
Il monaco aprì stancamente gli
occhi, facendo dei lunghi e affannosi respiri e cercò l’amica con lo sguardo.
Per qualche strano motivo
aveva percepito l’aura demoniaca prendere improvvisamente il sopravvento su di
lei, ma adesso sembrava essere tornato tutto alla normalità.
“K-Kaori? Cosa è successo?
P-perché prima ho sentito…”
Ma Kaori lo interruppe,
prendendo lei la parola.
“Non pensarci ora. Dobbiamo
occuparci di quella freccia che hai nel petto così che l’antidoto potrà agire
senza troppi problemi.”
“A-a-antidoto? D-dove diavolo hai
preso una cosa del genere?!” Ansimò.
“Diciamo solo che il nostro
amico mago questa volta non ha potuto dirmi di no.” Rispose seria in volto e
continuando ad armeggiare con le sue vesti.
Shiro non impiegò molto a
capire cosa fosse veramente successo.
“O-ora sei tornata normale,
vero?” Chiese, visibilmente preoccupato.
“Si. Tessaiga era al mio
fianco e la mia parte demoniaca si è immediatamente placata.” Spiegò,
posizionando una mano attorno alla freccia e porgendogli l’antidoto. “Bevi
questo e poi mettiti qualcosa tra i denti. Anche se la punta non è andata molto
in profondità, credo che farà parecchio male.”
Shiro fece come gli era stato
detto poi abbassò lo sguardo fino a notare la mano sporca di sangue della
ragazza.
‘Deve aver perso il controllo
nel momento in cui ha capito che stavo rischiando la vita. Proprio come è
successo per suo fratello qualche giorno fa.’ Si ritrovò a pensare, senza
staccare per un solo attimo gli occhi da lei.
Kaori estrasse la freccia nel
modo più veloce e delicato possibile poi, approfittando del fatto che Shiro si
stesse ancora riprendendo, si posizionò sopra di lui, aprì ancora di più la sua
tunica e focalizzò la sua attenzione sulla piccola ferita da cui il sangue
continuava ad uscire copioso.
Shiro si pietrificò
all’istante.
“K-K-Kaori-chan?” Chiese,
visibilmente turbato e confuso.
Poteva percepire chiaramente
il suo respiro caldo solleticargli la pelle sudata e l’aura demoniaca
avvolgerlo come in un caldo abbraccio.
Kaori non rispose ma si portò
più vicina, facendo passare più volte la lingua sulla ferita e ponendo fine
all’emorragia.
Shiro la guardò a lungo.
Sebbene Kaori avesse
inspiegabilmente assunto le sembianze di demone, sembrava essere in pieno
controllo.
Ma quando sentì il canino
appuntito di lei sfiorargli la pelle, il suo corpo fu attraversato da un lungo brivido
di piacere.
Poi, prima che potesse dire o
fare qualcosa, la vide ritornare al suo aspetto originale, allontanarsi da lui
e dargli velocemente le spalle.
Tremava come una foglia.
“S-s-scusami. Non so cosa
diavolo mi sia preso.” Balbettò, insicura e agitata.
Già.
Cosa diavolo le era preso
tutto d’un tratto?
Per un lungo attimo la sua
parte demoniaca aveva reclamato con forza il possesso del suo corpo,
inondandola di sensazioni ed emozioni che mai aveva provato nella sua giovane
vita.
Si portò una mano al petto
cercando di calmare il suo cuore impazzito.
Poteva ancora percepire parte
della forza spirituale di Shiro attorno alla sua.
Il ruggito di Kirara attirò
l’attenzione dei due ragazzi, facendoli tornare con i piedi per terra.
Nuovi demoni avevano
cominciato ad apparire dal nulla, avanzando minacciosamente nella loro
direzione.
Non appena il demone gatto si
fu avvicinato a Kaori, questa si alzò, guardandosi intorno.
“Sembra proprio che i nostri
amici non abbiano ancora imparato la lezione.” Disse, assumendo un’espressione
seria e mettendosi in posizione d’attacco.
Shiro, sebbene fosse ancora
sconvolto per quello che era avvenuto poc’anzi, si sistemò velocemente la veste
monacale e si portò vicino alla mezzo demone.
“Cosa hai intenzione di fare,
Kaori? Non puoi combattere in quelle condizioni!” Disse, bloccandola.
“Nemmeno tu se per questo! Ti
sei almeno reso conto che non puoi ucciderli tutti da solo?!”
Il giovane si abbandonò ad un
sonoro sospiro.
“E va bene. Promettimi solo
che attaccherai da lontano, senza esporti troppo.”
“Non preoccuparti. C’è Kirara
con me.” Disse, poggiandosi di più al corpo della demone e accarezzandola.
Shiro recuperò la sua katana
dal suolo, cominciando ad avanzare in direzione dei demoni.
“Tu invece promettimi che
starai attento.” Continuò, guardandolo negli occhi.
Il monaco le sorrise,
posandole una mano sulla testa fino ad accarezzarle leggermente un orecchio.
“Non temere. Ora che so quanto
tu tenga a me, non ho la minima intenzione di farmi uccidere.” Disse e si buttò
in quella nuova battaglia, lasciando la povera ragazza completamente spiazzata.
“Mio signore! Mio signore! Ho
un messaggio urgente da parte di Hibuza!” Urlò l’Oni, entrando nella grande
caverna ai piedi della montagna.
Il fabbro lo fulminò con lo
sguardo.
“Come osi disturbarmi,
schiavo?”
Il corpo dell’Oni tremò per
parecchi secondi.
“Non era mia intenzione, mio
signore, ma ho ricevuto l’ordine di consegnarvi questa pergamena il più velocemente
possibile. Credo si tratti di qualcosa di molto importante.” Spiegò.
Il vecchio demone recuperò il
rotolo dalle mani del suo sottoposto.
“Spero per te che si tratti di
ottime notizie. Dov’è Hibuza? Perché non è venuto lui al tuo posto?” Chiese.
“È… è morto, mio signore.”
Il demone sgranò più volte gli
occhi.
“Morto?”
“Si, mio signore. L’hanyou
femmina l’ha ucciso prima che noi potessimo fare qualcosa.”
Veloce, aprì la pergamena e un
ghignò cattivo si disegnò sul suo volto.
“Molto bene. E ora… sparisci
dalla mia vista, inutile insetto.”
L’Oni non se lo fece ripetere
due volte.
Rimasto solo, il demone fece
qualche passo in direzione della sua sfera di cristallo, osservando al suo
interno l’immagine di Inuki che correva a perdifiato con la giovane
sterminatrice sulle spalle.
“Sembra che finalmente la
fortuna abbia cominciato a volgere a mio favore. Mi dispiace soltanto che tu
non possa assistere a questo spettacolo insieme a me, mio caro Hibuza.” Sibilò
prima di abbandonarsi ad una rumorosa risata maligna.
…
Kaori e Shiro continuavano a
combattere senza sosta, uccidendo decine e decine di nemici.
Ma più il tempo passava e più
si rendevano conto che, stranamente, il loro numero non accennava per nulla a
diminuire.
“Dannazione! Non è possibile che
non finiscano mai!” Imprecò la mezzo demone, tranciando in due il corpo di un
demone che le era capitato a tiro.
“Sono dell’idea che quel mago
abbia lasciato qualcosa in grado di farli comparire dal nulla. Non erano così
tanti quando abbiamo cominciato questo combattimento!” Ribatté il monaco
purificandone un altro con il suo potere spirituale.
“Si, ma cosa?”
Shiro si guardò intorno,
pensieroso.
“Tu non percepisci nulla di
strano con i tuoi sensi, Kaori?”
La ragazza annusò forte
l’aria.
“No. Purtroppo a causa
dell’incendio riesco solo a sentire l’odore acre del fumo. Ma forse dall’alto
potremmo…”
“Già. Potrebbe essere un’idea.
Ma non credo che i nostri amici qui saranno molto d’accordo.” Disse notando gli
Oni che continuavano ad avanzare.
I due combatterono per quasi
una decina di minuti poi un oggetto dalla forma arcuata li passò davanti,
cogliendoli di sorpresa.
“HIRAIKOTSU!”
In un attimo più una trentina
di demoni venne falciata via, distruggendo con loro anche un piccolo vaso da
cui usciva uno strano fumo di colore verdognolo.
“Serve aiuto, ragazzi?” Disse
Inuki con un insolito sorrisetto beffardo in volto.
“Credo che adesso il vostro
problema con gli Oni dovrebbe essere risolto.” Disse Ikkuko, recuperando al
volo la grande arma e scendendo dalla schiena del ragazzo.
In pochissimi istanti la
maggior parte degli Oni scomparve, lasciando al loro posto solo un paio di
demoni impauriti e feriti.
“Ma che diavolo…?!”
“Non è possibile che siano
riusciti a scoprire il nostro trucco!” Commentarono i due, agitati e confusi.
Una freccia purificatrice
sfiorò improvvisamente i loro corpi, ponendo fine a quei discorsi.
“Se ci tenete alla vita, vi
consiglio caldamente di lasciare questo luogo.” Li ammonì Inuki, cominciando a
preparare una nuova freccia.
I due demoni non se lo fecero
ripetere due volte, sparendo tra le montagne ad una velocità assurda e ponendo
finalmente fine a quella battaglia.
“Inuki! Ikkuko! Siete
tornati!” Urlò Kaori, ora felice e sollevata come non mai.
“E appena in tempo a quanto
pare!” Disse il mezzo demone, sorridendole e facendosi più vicino insieme alla
compagna.
Non riuscendo più a
trattenersi Kaori li abbracciò, affondando il suo viso sui loro petti.
E fu in quel momento che un
odore molto dolce proveniente dalla sterminatrice invase le sue narici.
Sbatté più volte gli occhi,
confusa.
Dov’è che l’aveva già sentito?
“Posso farlo anch’io o rischio
nuovamente di essere ucciso da tuo fratello?” Commentò sarcastico il giovane
monaco, incrociando le braccia e continuando a guardarli con un sorrisetto
stampato sulla faccia.
A quelle parole Inuki e Kaori
ridacchiarono.
“Non temere. Non corri più
nessun pericolo.” Dissero usando lo stesso tono e invitandolo ad unirsi a loro.
I quattro ragazzi si stavano
ancora abbracciando quando un bambino dai folti capelli rossi fece la sua
apparizione, sbucando dal nulla.
“Ehi ragazzi! Non vi state
dimenticando qualcuno?”
La mezzo demone cambiò
completamente espressione.
“Shippo! Sei proprio tu?!”
“E chi vuoi che sia?”
“Ma… ma… sembri diverso!”
Il piccolo demone sghignazzò,
felice.
“Beh… è normale. Sono
cresciuto un po’ dall’ultima che ci siamo visti.”
Ed era vero.
Ora Shippo aveva l’aspetto di
un bambino di circa 7-8 anni.
“Sei diventata davvero una
bellissima signorina, Kaori-chan…”
Kaori si portò una mano dietro
alla nuca, imbarazzata.
“…sebbene somigli in maniera
impressionante a tuo padre.” Continuò.
Un nervo pulsante si disegnò
sulla fronte della ragazza.
“Cosa vorresti dire con
questo, pulce?!” Ruggì, irritata.
“Niente. Dicevo così per
dire.” Ribatté, facendole la linguaccia.
In tutta risposta Kaori lo
afferrò con forza per la lunga coda, dondolandolo a testa in giù.
“Ohi! Kaori! Che diavolo ti è
saltato in mente?! Mettimi giù!” Urlò, agitato.
“No! Non prima che tu mi abbia
fatto le tue scuse!” Urlò.
Shippo si mise a piangere come
un matto.
“Ahhhhhhh! Inuki! Aiutami, ti
prego!”
Un enorme gocciolone si
disegnò sulla testa di Inuki mentre un forte senso di déjà vu lo invadeva.
“Sorellina, perché devi
comportarti sempre così con nostro fratello maggiore?”
“Fratello maggiore? Lui? A me
non sembra proprio!” Ribatté ironica e senza lasciarlo andare.
“Ti ricordo che io sono un
demone e quelli come me crescono molto più lentamente rispetto agli esseri
umani e ai mezzi demoni! Ai tuoi occhi potrò sembrare un bambino ma, se proprio
lo vuoi sapere, io ho più di 80 anni!” Spiegò. “E ora ti dispiacerebbe farmi
scendere?! Non sono un giocattolo!”
“No. Non ci penso proprio! Mi
sto divertendo così tanto!” Disse tra le risa.
Quella buffa scenetta durò
ancora per qualche minuto poi Inuki riuscì a liberare il povero Shippo dalle
grinfie della sorella.
“Oh, Inuki! È stato
bruttissimo!” Urlò il volpino tra le lacrime, stringendosi forte al ragazzo.
Il mezzo demone gli accarezzò
la testa, cercando di farlo calmare.
“Dai, su. Non fare così,
Shippo. Non è successo niente. E poi sai anche tu come è fatta mia sorella.”
Kaori sbuffò, voltandosi dalla
parte opposta.
“Fhè! Tutte queste storie per
un gioco innocente! Perché non cresci un po’, moccioso?”
“Sei tu quella che deve
crescere, non io!”
Kaori lo fulminò con lo
sguardo.
“Vuoi forse morire, pulce?!”
Ringhiò. “Fatti sotto se hai il coraggio!”
Il piccolo Shippo si sciolse
dall’abbraccio di Inuki per poi mettersi a quattro zampe e rizzare tutto il
pelo.
Ikkuko e Shiro si guardarono
con un enorme gocciolone sulle loro fronti.
In quel momento gli tornarono
alla mente le storie con le quali erano cresciuti e non poterono che
immaginarsi quella scena con, al posto di Inuki e Kaori, i loro genitori.
Incapaci di trattenersi,
scoppiarono a ridere come matti.
Notando ciò, la mezzo demone
sbuffò per l’ennesima volta per poi dare le spalle a tutti presenti.
…
Più tardi quella sera, i
cinque si ritrovarono davanti al fuoco nelle vicinanze di un grande fiume.
“Allora, sorellina. Si può
sapere dove vi eravate andati a cacciare? Quando ho visto Inuki nella sua forma
demoniaca che ti portava via, ho seriamente creduto che non ti avrei mai più
rivisto.” Disse Shiro.
“Avevo davvero un aspetto
così… cattivo?” Domandò Inuki, grattandosi nervosamente la nuca.
“Oh, si. E se non fosse stato
per Kaori che mi ha trattenuto, vi sarei venuto dietro senza pensarci due
volte.”
Kaori sbuffò.
“Era così preoccupato che non
ha chiuso occhio per quasi due giorni. Sapeste che nervoso! Non ha smesso un
solo attimo di camminare e parlare a vanvera!”
“Non ce n’era motivo,
fratellino. Inuki si è dimostrato molto gentile nei miei confronti.” Commentò
la sterminatrice, guardando prima il fratello e poi il mezzo demone accanto a
lei.
Inuki arrossì dalla testa ai
piedi.
“Ma in sostanza dove siete
stati?” Incalzò il monaco, sempre più curioso.
“Abbiamo trovato rifugio in
una piccola capanna a circa un giorno di cammino da dove ci trovavamo.” Spiegò
Inuki, prendendo la parola.
“E vi siamo rimasti fino a
quando le mie ferite non si sono completamente rimarginate.” Completò Ikkuko.
“Ed è lì che ci siamo
incontrati!” Ribatté Shippo, scodinzolando e prendendo la parola anche lui.
“Durante questi 15 anni sono tornato parecchie volte al villaggio Musashi ma
mai e poi mai avrei creduto di poter incontrare anche voi, ragazzi!”
Inuki e Kaori sorrisero.
“Il pozzo si è riaperto agli
inizi di Aprile e da qualche mese siamo in grado di attraversarlo senza
problemi.” Spiegò la ragazza.
“Anche i vostri genitori?”
“Oh, si. Mia madre sarebbe
felicissima di rivederti, Shippo. Anzi se prendi uno dei frammenti che ho nella
borsa, puoi addirittura farle una sorpresa.” Completò Inuki.
“Io? Attraversare il pozzo? Dite davvero?”
“Pensa che l’abbiamo fatto
anche noi con tutta la famiglia.” Disse Shiro, entrando anche lui nel discorso.
Shippo mosse la coda più
velocemente in preda all’euforia.
“Allora domani mattina mi
metto subito in viaggio! Ah, non sto più nella pelle! Finalmente potrò rivedere
Kagome!”
“E mio padre, no?” Ribatté
subito Kaori, ironica.
“Rincontrare te è stato più
che sufficiente. Credimi.”
Un risata collettiva echeggiò
in quel luogo.
“Comunque sia, ragazzi, mi
avete sorpreso e non poco. Mai e poi mai avrei creduto che tu e la figlia di
Miroku sareste divenuti compagni.”
Continuò.
Inuki e Ikkuko si guardarono,
imbarazzati.
“Sono sicuro che se i vostri
genitori lo sapessero ne sarebbero molto felici.”
“Sempre che prima mio padre
non decida di purificarti, Inuki.” Ribatté il giovane monaco, ridacchiando come
un ebete.
“E perché dovrebbe farlo,
scusa?” Chiese Ikkuko, leggermente irritata dalle parole del fratello.
“Naturalmente perché il tuo
prezioso compagno si è preso la verginità di sua figlia maggiore senza prima
chiedergli il permesso!”
A quelle parole i quattro,
compreso Shippo, arrossirono dalla testa ai piedi.
“E ora, mio caro Inuki, perché
non mi racconti TUTTO e nei MINIMI PARTICOLARI?” Disse malizioso, mentre si
avvicinava minacciosamente al mezzo demone in questione.
Kaori lo colpì duramente in
testa con un pugno, ponendo fine alle sue azioni.
“AHIA! Kaori-chan, mi ha fatto
male!” Gemette, portandosi la mano sulla parte dolorante.
“T-t-ti sembrano cose da dire,
PORCO?!”
“Perché? Cosa ho detto di
male?”
“E HA PURE IL CORAGGIO DI
CHIEDERLO! Ahhh! Vieni con me così te lo faccio capire a suon di pugni,
PERVERTITO CHE NON SEI ALTRO!” Urlo, afferrandolo per un orecchio e iniziando a
trascinarlo lontano da quel luogo.
Un enorme gocciolone si
disegnò sulla testa del piccolo Shippo.
‘Sono proprio i degni figli
dei loro genitori.’ Si ritrovò a pensare, abbandonandosi ad un sonoro sospiro.
…
La mattina seguente il gruppo
di amici si alzò di buon ora, pronto per quella nuova giornata.
“Siete proprio sicuri di voler
ripartire così presto, ragazzi? Non fareste meglio ad attendere che le vostre
ferite si rimargino del tutto?” Disse il demone volpe, osservando Kaori che
zoppicava leggermente.
“Non preoccuparti per me,
Shippo. Io sto benissimo. E poi non vedo l’ora di spaccare il culo a quel
bastardo!” Urlò Kaori, sguainando Tessaiga e schioccandosi rumorosamente le
lunghe dita artigliate.
Shippo allargò le braccia,
rassegnato.
“E va bene. Come vuoi ma…
avvertirò lo stesso i vostri genitori. Non si sa mai.” Disse.
Poi spostò il suo sguardo
sulla figura di Ikkuko.
Sembrava stranamente
preoccupato.
La giovane ricambiò lo
sguardo, insicura.
“Che c’è, Shippo-san? Ho
qualcosa sulla faccia?”
Il volpino scosse più volte la
testa.
“No, nulla. Ehm… Ikkuko?
Vorrei che mi promettessi che non ti esporrai troppo durante la battaglia che
stai per affrontare.”
“Va bene. Come vuoi tu. Ma non
capisco. C’è forse qualcosa che dovrei sapere?” Disse, sempre più confusa.
Il demone volpe non rispose,
assumendo le sembianze di un’aquila e alzandosi in volo.
“Buona fortuna, ragazzi. Spero
di rivedervi al più presto al villaggio!”
I quattro ragazzi fecero di si
con la testa, salutandolo con la mano.
Il volpino li imitò, muovendo
le grandi ali e guardandoli per l’ultima volta.
‘Credo che mi convenga fare in
fretta.’ Pensò prima di sparire velocemente tra le nuvole.
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Capitolo 35 *** Il labirinto di rocce ***
capitolo 35
Capitolo 35 - Il labirinto di rocce
Era
trascorso quasi un giorno da quando si erano separati da Shippo e da qualche
ora avevano iniziato a percorrere un sentiero che li avrebbe portati nel luogo
dove speravano di trovare il nascondiglio del demone fabbro.
Quel
pomeriggio Inuki, Kaori e Shiro discutevano animatamente del più e del meno
mentre Ikkuko se ne rimaneva stranamente in disparte, persa nei suoi pensieri.
E
il giovane mezzo demone non impiegò molto a rendersene conto.
“Che
succede, Koi? Qualcosa non va?” Le domandò dolcemente, facendosi più vicino.
La
sterminatrice scosse più volte la testa, imbarazzata.
“Oh.
Nulla di cui debba preoccuparti, Inuki. È solo che non faccio che ripensare a
quello che mi ha detto Shippo prima di andare via. Sembrava quasi che fosse in
ansia per qualcosa.”
“Già.
L’ho notato anch’io.” Disse Shiro prima di rubare una decina di patatine a
Kaori e fuggire via.
La
mezzo demone lo afferrò velocemente per la tunica, ponendo fine alle sue
azioni.
“Shiro!
Ti ho già spiegato mille volte che questa è la MIA merenda! Se ne vuoi anche
tu, ho altre tre confezioni nella borsa! Perché non te ne prendi una?” Urlò
arrabbiata.
“E
rischiare di venire di nuovo picchiato a sangue per aver involontariamente messo le mani sulla tua biancheria? Non posso
semplicemente mangiare con te?”
Ribatté malizioso e avvicinandosi di più con il volto a quello di lei.
Kaori
alzò un sopracciglio, dubbiosa.
“Non
mi piace il tono che stai usando. Si può sapere cosa diavolo hai in mente,
bonzo?”
Il
ragazzo non rispose, portandosi ancora più vicino.
In
un attimo si appropriò della patatina che la ragazza aveva appena poggiato
sulle labbra, divorandola con avidità.
“Così
è molto meglio, non credi?” Rispose con tono sensuale e senza staccare per un
solo attimo il suo sguardo da lei.
Senza
che Kaori potesse fare nulla per evitarlo, i suoi occhi vennero catturati da
quelli blu di lui e la giovane si sentì sciogliere come neve al sole. Scioccata
e confusa, si ritrovò ad abbassare velocemente lo sguardo, arrossendo dalla
testa ai piedi.
“Scemo…”
Disse in un sussurro prima di porgergli il pacchetto e girare il volto, ormai
in fiamme, dalla parte opposta.
Alla
vista di quella dolce scenetta Inuki non poté fare a meno di sorridere.
Quella
era la prima volta in tutti i suoi 16 anni di vita che vedeva la sorella
dividere il cibo con qualcuno.
Normalmente
si sarebbe infuriata e avrebbe picchiato a sangue il malcapitato di turno ma
adesso… sembrava quasi che si trovasse davanti ad un’altra persona.
Portò
gli occhi al cielo ripensando al passato.
‘Dovresti
ritenerti fortunato, amico. Se mia sorella non tenesse così tanto a te a
quest’ora ti saresti ritrovato con almeno un paio di ossa rotte e un bel po’ di
denti in meno.’ Pensò, continuando ad osservarli.
Poi
focalizzò la sua attenzione sulla compagna, la quale nel frattempo si era avvicinata
a lui.
“Non
dovresti dare troppo peso alle parole di Shippo, Ikkuko.”
“Tu
dici?” Chiese, dubbiosa.
Inuki
annuì.
“Forse
era semplicemente in ansia per noi e per la battaglia che stiamo per
affrontare.” Disse, cercando di rassicurarla.
Ikkuko
si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Potresti
anche avere ragione, Inuki, però… non riesco a smettere di pensarci!” Ribatté
la sterminatrice, portandosi le mani alla testa.
“Secondo
me lui sa qualcosa che noi non sappiamo.” Disse Shiro, entrando nuovamente nel
loro discorso.
Ikkuko
e Inuki lo guardarono, sorpresi.
“E
cioè?” Chiesero quasi nello stesso momento.
Il
monaco allargò le braccia.
“Se
lo sapessi non saremmo qui a farci tutte queste domande. Non credete anche
voi?”
I
due si guardarono.
Effettivamente
non aveva tutti i torti.
Incapaci
di risolvere quel dilemma, decisero di riprendere il cammino, del tutto ignari
che c’era già qualcuno che spiava le loro mosse.
…
Il
sole era tramontato da un bel pezzo e Shippo stava sorvolando la foresta sacra,
segno che ormai aveva raggiunto il suo obiettivo. Facendo appello alle ultime
forze che gli erano rimaste, volò ancora per qualche minuto poi, riconosciuta
la grande capanna dove sapeva vivevano Miroku e Sango, scese giù in picchiata,
cadendo a peso morto sul duro terreno erboso.
Attirato
dal rumore, le persone all’interno dell’abitazione sobbalzarono.
“Cos’è
stato?” Domandò Sango, agitata, avvicinando di più al seno il piccolo Ken.
“Non
saprei. Sembrerebbe quasi che qualcosa di molto grosso sia caduto dal cielo.”
Disse Kagome, interrompendo subito i giochi con gli altri bambini e dirigendosi
in direzione della porta sul retro.
“Fai
attenzione, Kagome-chan. Potrebbe trattarsi di un demone.” L’ammonì la
sterminatrice, visibilmente preoccupata.
In
quel momento lei e l’amica erano sole in casa e se un demone avesse deciso di
attaccarle, quello sarebbe stato il momento migliore.
In
tutta risposta la sacerdotessa si armò di arco e frecce.
“Non
preoccuparti, Sango-chan. Ho la situazione sotto controllo. Tu e i bambini
cercate di rimanere all’interno della barriera che ho creato, ok?”
Sango
annuì, richiamando i figli accanto a sé e preparandosi ad ogni evenienza.
Una
volta fuori Kagome si guardò intorno, scrutando attentamente il territorio.
Poi
una voce attirò la sua attenzione, facendola voltare di scatto.
A
pochi metri da lei c’era un bambino di circa 7 o 8 anni dai folti capelli
rossi, le orecchie a punta e la lunga coda volpina.
“S-Shippo?!
Sei proprio tu?” Chiese insicura.
Il
demone volpe si alzò stancamente dal suolo e abbozzò un sorriso.
“Ciao
Kagome. Non sei cambiata per niente, lo sai?” Ansimò con un filo di voce.
Veloce,
la donna gli si portò accanto, prendendolo tra le braccia.
“Cosa
è successo? Sei ferito? Ti hanno forse attaccato?”
Il
piccolo demone fece di no con la testa.
“No.
Diciamo solo che ho sopravvalutato le mie possibilità. Ma alla fine sono riuscito
ugualmente a raggiungerti.”
La
donna lo strinse più forte al petto mentre calde lacrime scendevano copiose sul
suo viso.
I
due rimasero così a lungo, godendo del calore sprigionato dai loro corpi poi il
volpino prese nuovamente la parola.
“Dimmi
Kagome: Inuyasha e Miroku sono in casa?”
La
sacerdotessa lo guardò a lungo, non aspettandosi quella domanda.
La
sua espressione era diventata inspiegabilmente seria.
“Beh…
ecco… no. Miroku è andato insieme a sua figlia più grande a fare un esorcismo
in un villaggio non molto distante da qui mentre Inuyasha si trova dall’altra
parte del pozzo per lavoro. Ma dovrebbero tornare entrambi a momenti. Perché?
C’è qualcosa di importante di cui devi metterli al corrente?”
Il
bambino si portò nervosamente una mano dietro alla nuca.
“In
realtà si tratta di qualcosa che riguarda tutti voi, te e Sango comprese.”
La
sacerdotessa lo guardò nuovamente, sempre più confusa e preoccupata.
Poi
la voce dell’amica richiamò la sua attenzione, distogliendola dai suoi
pensieri.
“Credo
che sia meglio rientrare in casa e rassicurare Sango. Poi voglio che ci
racconti ogni cosa. Ok?” Disse, avviandosi in direzione della casa con il
bambino tra le braccia.
Shippo
annuì, lasciandosi trasportare.
…
Miroku
prese lentamente posto sul tatami, portandosi una mano sulla fronte sudata.
“Credo
di non aver capito bene. Ti dispiacerebbe ripetere quello che hai appena detto,
Shippo?” Chiese con voce tremante.
“Ikkuko
aspetta un bambino da Inuki.” Rispose il piccolo demone volpe cercando di scandire
per bene ogni singola parola.
Sango
si portò una mano alla bocca, scioccata.
“Ne
sei proprio sicuro, Shippo-chan?” Domandò Kagome con voce tremante e con la
stessa espressione dell’amica.
“Non
è che per caso si tratta di uno dei tuoi soliti scherzi idioti, pulce?” Azzardò
Inuyasha, afferrando il bambino per il kimono colorato e guardandolo fisso
negli occhi.
“Ti
sembra che io sia il tipo da scherzare su un argomento così delicato?! E poi,
se proprio lo vuoi sapere, per me è IMPOSSIBILE non riconoscere un odore del
genere!” Urlò, irritato.
“Ma
almeno loro… LO SANNO?” Incalzò il mezzo demone, sempre più agitato.
Shippo
scosse più volte la testa.
“Purtroppo
no. Quando ci siamo separati non se ne erano ancora resi conto. Lo so, ho
sbagliato ad agire così ma… in quel momento ho solo pensato che il mio compito
fosse quello di mettervi subito al corrente.” Spiegò.
Inuyasha,
Kagome e Sango si guardarono a lungo, incapaci di proferire parola.
“Sapevo
benissimo che quei due provavano qualcosa l’uno per l’altra ma… non mi sarei
mai aspettata una… cosa del genere. Non così presto, almeno.” Commentò,
imbarazzata, la sacerdotessa, grattandosi nervosamente la nuca.
“Diciamo
solo che, senza saperlo, hanno stravolto tutti i nostri piani.” Disse la sterminatrice,
ridacchiando tra sé e sé.
Il
mezzo demone sgranò più volte gli occhi, non aspettandosi quella risposta.
“Eh?
Si può sapere cosa diavolo stavate progettando, voi due?” Chiese.
Le
due donne si guardarono per poi scoppiare a ridere come matte.
“Credo
che sia meglio che tu non lo sappia, Inuyasha.” Disse Kagome tra le risa.
Poi
la loro attenzione si spostò sulla figura di Miroku che per tutto il tempo se
n’era rimasto in disparte.
Preoccupata,
Sango gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla.
In
tutta risposta l’uomo si portò improvvisamente in piedi, spostando il suo
sguardo minaccioso e arrabbiato sulla figura del mezzo demone.
Inuyasha
deglutì rumorosamente, insicuro.
Era
impossibile non notare la grande aura blu dietro di lui che si espandeva
minacciosa.
“Suvvia,
Miroku. Non dovresti prendertela così tanto. In fondo, non è successo nulla di
grave.” Balbettò, indietreggiando sensibilmente.
Veloce,
il monaco lo afferrò per il kimono, bloccandolo.
“LA
MIA IKKUKO ASPETTA UN BAMBINO DA INUKI. TI SEMBRA QUESTA UNA COSA DA NULLA,
INUYASHA?!” Urlò, furente.
Inuyasha
guaì forte mentre percepiva la forza spirituale dell’amico bruciargli la pelle.
“Beh…
non eri forse tu quello che non vedeva l’ora di diventare nonno?” Chiese,
cercando di farlo calmare.
“MA
IO NON VOLEVO CHE AVVENISSE GRAZIE AD IKKUKO!” Urlò.
A
quelle parole il volto di Inuyasha cambiò radicalmente espressione.
“Si
può sapere cosa DIAVOLO vai blaterando, bonzo?!”
“Cos’è?
Non ci arrivi, Inuyasha?!” Ribatté subito, mettendosi faccia a faccia con lui.
Un
nervo pulsante si disegnò sulla testa del mezzo demone.
“SE
SOLO QUEL TUO MOCCIOSO SI FOSSE AZZARDATO A SFIORARE LA MIA BAMBINA, AVREI GIÀ
PROVVEDUTO A FARLO FUORI!” Ruggì.
“Ooooh?
Perché cosa credi che avverrà a TUO figlio quando me lo ritroverò davanti?
EHHH?!”
Il
mezzo demone ruggì più forte.
“PROVACI
E IO TI DISINTEGRO, DANNATO!”
Il
monaco afferrò il suo bastone dorato, convogliando in esso tutta la sua energia
spirituale.
“Allora
fatti sotto, Inuyasha. Voglio darti una lezione che, sono sicuro, non
dimenticherai tanto facilmente!”
Il
mezzo demone schioccò rumorosamente le lunghe dita artigliate, mettendosi in
posizione d’attacco.
“Se
è questo ciò che desideri, Miroku, non sarò di certo io quello che si tirerà
indietro.” Disse per poi lanciarsi contro di lui.
E
così i due uomini cominciarono a combattere l’uno contro l’altro, dando sfogo a
tutta la rabbia e la frustrazione che provavano.
Agitate
e sconvolte le rispettive compagne si portarono subito vicino, cercando di
farli smettere.
“Miroku.
Inuyasha. Adesso basta! Vi sembra forse questo il modo di comportarvi?! Urlò
Sango, prendendo la parola per prima.
“Sango-chan
ha ragione! Non siete più dei ragazzini! Potreste farvi del male sul serio se
continuate così!” Urlò Kagome.
“Fhè!
Potrà essere vero per il bonzo ma IO sono perfettamente in grado di spaccargli
la faccia senza farmi neanche un graffio!”
Un
nervo pulsante si disegnò sulla fronte di Miroku.
“Come
OSI affermare ciò? Certo non avrò più vent’anni e non potrò più usufruire del
potere del Kazaana ma SONO UGUALMENTE IN GRADO DI FARTI FUORI CON LA MIA SOLA
FORZA DI UOMO!”
“Oh,
davvero?”
“GIÀ!”
“ALLORA
FATTI SOTTO, DANNATO!”
Il
monaco non se lo fece ripetere due volte, buttandosi a capofitto in quel
combattimento.
Sango
e Kagome impiegarono quasi un’ora per riuscire a separarli e ora i due,
ricoperti di lividi e ferite dalla testa ai piedi e seduti a parecchia distanza
l’uno dall’altro, si scrutavano da lontano, lanciandosi sguardi di sfida.
Il
piccolo Shippo si abbandonò ad un sonoro sospiro di rassegnazione.
“Potranno
anche essere passati più di dieci dall’ultima volta che vi ho visto insieme ma
non siete cambiati di una virgola, amici miei.” Disse, grattandosi nervosamente
la nuca.
“TU
STA ZITTO, PULCE! È COLPA TUA SE È SUCCESSO TUTTO QUESTO!” Urlò il mezzo
demone, guardando di sbieco il bambino.
“Non
mi dirai che sarebbe stato meglio se Shippo non ce l’avesse mai detto?” Chiese
Kagome.
“ESATTAMENTE!”
Urlarono all’unisono i due uomini, guardando la donna.
In
quel momento Sango si alzò in piedi, irritata.
“Ma
vi siete almeno resi conto che i nostri figli stanno per affrontare la
battaglia più dura della loro vita completamente ignari delle condizioni in cui
si trova Ikkuko?” Urlò.
Miroku
e Inuyasha si pietrificarono all’istante.
Oh
Kami.
Se
per qualche motivo quel demone ne fosse venuto a conoscenza, avrebbe potuto
usare questa situazione a suo vantaggio.
E
allora sì che sarebbero stati tutti in pericolo.
Sango
non aveva neanche finito di parlare che li vide alzarsi e dirigersi in
direzione della porta.
“E
ora si può sapere dove avete intenzione di andare, voi due? Anche correndo alla
massima velocità e per tutta la notte, non potreste mai raggiungerli in meno di
un giorno!” Domandò, agitata.
“Allora
vorrà dire che useremo qualcosa di ancora più veloce.” Risposero per poi
sparire velocemente da quel luogo.
Rimaste
sole, le due donne si abbandonarono ad un sonoro sospiro.
“Almeno
hanno fatto pace…” Disse la sacerdotessa prendendo la parola per prima.
“Così
sembra, Kagome-chan. Spero solo che riescano ad arrivare in tempo per
aiutarli.” Disse Sango, alzandosi in piedi e cominciando a rassettare.
Kagome
sospirò nuovamente fino ad affacciarsi alla grande finestra che dava sul
giardino.
Shippo
la seguì, accoccolandosi accanto a lei.
“Non
preoccuparti, Kagome. Andrà tutto per il meglio. Ne sono più che certo!” Disse,
cercando di rassicurarla.
“Lo spero anch’io, Shippo-chan. Con tutto il
cuore.” Commentò, portando una mano al petto ed elevando una silenziosa
preghiera al cielo.
…
Il
sole era sorto solo da qualche ora e i quattro ragazzi stavano attraversando un
sentiero scavato nella roccia e rastrellato da grandi massi dalle più svariate
forme e sulle quali era possibile visualizzare la propria immagine riflessa.
“Wow!
Ma è fantastico! In tutta la mia vita non avevo mai visto una cosa del genere!”
Commentò Shiro, osservando il suo riflesso.
“Ma
guardati: sei buffissimo!” Disse Kaori tra le risa mentre guardava
quell’immagine distorta e tondeggiante dell’amico.
“E
tu? Ti sei vista? Sembri una palla!” Ribatté il monaco, guardando il riflesso
della mezzo demone e ridendo anche lui. “Questo però non vuol dire che le
ragazze cicciottelle mi dispiacciano. Anzi!” Continuò, malizioso.
Un
nervo pulsante si disegnò sulla testa della giovane.
“Ancora
con quel discorso? Vuoi forse essere preso a pugni, Shiro?!” Lo ammonì la mezzo
demone, ringhiando leggermente.
Una
chiassosa risata riecheggiò in quel luogo.
Mentre
gli altri erano ancora impegnati a ridere, Ikkuko si avvicinò ad una delle
rocce ma, diversamente da quello che avveniva per gli altri, non successe
nulla.
“Perché
la mia immagine non cambia?” Domandò, insicura.
In
un attimo tutti furono accanto a lei.
“Oh,
è vero. Chissà come mai.” Disse Shiro.
“Che
questa roccia sia rotta?” Disse Kaori, annusandola e toccandola.
“Non
credo, Kaori-chan. Anche sulle altre rocce la mia immagine non subisce alcun
cambiamento mentre le vostre cambiano aspetto di volta in volta.” Spiegò
Ikkuko, spostandosi di qualche passo e mostrando all’amica la sua tesi.
“Non
so voi, ma io trovo che questa cosa sia alquanto strana.” Disse Inuki,
portando, pensieroso, una mano al volto.
“Strana
o no, non capisco perché anch’io non possa divertirmi insieme a voi.” Sbuffò
seccata la sterminatrice, incrociando le braccia.
Erano
ancora impegnati a discutere quando l’immagine di Ikkuko mutò improvvisamente,
cogliendoli di sorpresa.
I
quattro ragazzi si pietrificarono.
“Ikkuko-chan…
per quale motivo tu… sembri essere… INCINTA?” Balbettò Kaori con voce tremante.
“Naaa…
sarà un effetto ottico. Vero, Inuki?” Lo punzecchiò il monaco, dandogli delle
amichevoli pacche sulla spalla.
Il
ragazzo in questione annuì più volte, rosso dalla testa ai piedi.
“Se
lo dite voi…”
‘Eppure
a me sembra così… reale.’ Continuò tra sé e sé, portando istintivamente una
mano sul ventre piatto.
In
un attimo e le tornò alla mente la notte d’amore passata insieme ad Inuki e il
suo volto cambiò drasticamente colore.
Imbarazzata
e sconvolta, si ritrovò a scuotere velocemente la testa per allontanare quel
pensiero.
Si
trattava solo di un’immagine distorta in uno specchio.
Non
POTEVA essere reale.
Ma
allora per quale motivo si sentiva così stranamente in ansia?
Curiosa,
portò nuovamente lo sguardo sul suo riflesso e vide l’immagine mutare
nuovamente, assumendo questa volta delle sembianze molto simili a quelle dei
suoi amici.
“Beh…
a quanto pare Shiro aveva ragione.” Commentò la mezzo demone, appoggiandosi
alla parete e colpirla più volte con dei pugni. “Alla fine si trattava soltanto
di un effetto ott-AAAAAHHH!”
Ma
la ragazza non poté terminare la frase.
Inaspettatamente
il muro su cui era poggiata aveva ceduto, facendola precipitare in un baratro
buio e profondo. Inuki, Ikkuko e Shiro erano ancora impegnati a focalizzare
quello che era appena accaduto alla loro amica quando il pavimento sotto i loro
piedi si sgretolò, condannandoli a subire la stessa sorte.
Velocissima,
Kirara si trasformò, caricandoseli in groppa un attimo prima che si
sfracellarono al suolo.
“Oh
santissimi Kami! Si può sapere cosa diavolo sta succedendo qui?!” Urlò Shiro
agitato, stringendo al petto una terrorizzata e tremante Kaori.
“E
pensi che io lo sappia?!” Urlò Inuki usando lo stesso tono, controllando che
Ikkuko stesse bene.
Poi
la grande voragine sopra le loro teste si richiuse, cancellando così ogni via
d’uscita.
“E
adesso? Come facciamo ad uscire?” Domandò Ikkuko preoccupata e stringendosi di
più ad Inuki.
I
ragazzi si guardarono, preoccupati.
“Ci
sono parecchi tunnel qui intorno. Se seguiamo uno di questi forse riusciremo a
tornare in superficie.” Disse Inuki, prendendo la parola per primo.
“E
se si trattasse di una trappola?” Disse Shiro.
“Allora
questa volta faremo in modo di non farci cogliere impreparati.” Rispose il
mezzo demone, portando le mani all’arco e stringendolo forte.
…
Miroku
si portò una mano tra i folti capelli, borbottando ad alta voce e sferrando
colpì alla cieca con il suo lungo bastone.
“Non
faresti meglio a risparmiare le forze, bonzo?” L’ammonì Inuyasha, girando la
testa nella sua direzione.
“Scusami
è solo che… stento ancora a crederci.”
“Già,
anch’io. Non avrei mai creduto che Inuki… cioè… ehm…” Balbettò, rosso in volto,
incapace di concludere quella frase.
“Beh…
tolto il fattore demoniaco, si tratta
pur sempre di un ragazzo in pura fase adolescenziale. Ci siamo passati tutti,
Inuyasha, chi più che meno.” Spiegò.
“Ma
se io ho questo aspetto da più di cento anni!”
“Non
parlo dell’aspetto in sé ma di quel periodo della vita in cui gli ormoni vanno
in subbuglio, facendoti ragionare con le parti basse del corpo anziché con la
testa.”
Inuyasha
lo guardò con occhi simili a due fessure.
“Mi
pare di capire che tu alla loro età ti sia divertito parecchio.”
“Non
puoi neanche immaginarlo, vecchio mio.” Ribatté con un’espressione da maniaco
disegnata in volto.
“E
dimmi: Sango sa di questa tua… uhm… fase
adolescenziale?”
Un
enorme gocciolone si disegnò sulla testa del monaco adulto.
“Tranquillo,
non ho maree di figli illegittimi disseminati per tutto il Paese.” Ribatté,
intuendo subito dove volesse andare a parare.
“Ma
non eri tu quello che andava chiedendo ad ogni donna che incontrava: ‘Vuole concedermi l’onore di un figlio ’?”
Chiese, tra le risa.
“Si
ma… allora ero troppo giovane per assumermi una responsabilità del genere e
così… sono riuscito a non lasciare in
giro… ehm… tracce del mio
passaggio. Comunque, Inuyasha: voglio che tu mi prometta che non farai mai
cenno di questa conversazione con lei .” Disse, congiungendo le mani in segno
di preghiera.
“Cos’è?
Hai paura che ti lasci?”
“No.
Solo della sua ira. Tu non hai la minima idea di come si comporti Sango quando
è arrabbiata.” Spiegò, cominciando a sudare freddo.
Il
mezzo demone scoppiò a ridere come un pazzo.
“Non
temere, non glielo dirò. Comunque, tornando seri, non posso fare a meno di
sentirmi in colpa per quello che è successo tra i nostri figli.”
“Tu
non hai nessuna colpa, Inuyasha.”
“Nessuna
colpa? Ma se è per colpa del sangue demoniaco che Inuki ha ereditato da me, se…
adesso...”
Miroku
si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Tuo
figlio non ha fatto nulla di male ad Ikkuko. Anzi. Stando a quello che ci ha
raccontato Shippo, agendo in quel modo l’ha salvata da morte certa.”
“Si
ma così l’ha legata per sempre a lui senza darle alcuna possibilità di scelta!”
“Inuyasha,
a te potrà sembrare strano, ma Ikkuko aveva preso la sua decisione già da tempo
.”
Il
mezzo demone lo guardò, non comprendendo le sue parole.
“Che
vorresti dire con questo?”
“In
pratica è un po’ quello che è successo tra te e la divina Kagome. Eravate
legati l’uno all’altra già da molto tempo, ma nessuno dei due riusciva a fare
il primo passo. Poi quel giorno di tanti anni fa perdesti il controllo e… beh…
sappiamo tutti come è andata a finire. Che dirti? Nonostante le apparenze,
Inuki ti assomiglia davvero molto, vecchio mio.”
Inuyasha
si portò una mano dietro alla nuca, imbarazzato.
“Già,
così sembra.”
“Comunque,
sono contento che alla fine i nostri figli si siano decisi a fare questo grande
passo. Sebbene mi aspettassi una richiesta un po’ più formale da parte di tuo
figlio, sono più che certo che Inuki sarà un ottimo compagno per Ikkuko.” Commentò,
con un dolce sorriso in volto.
Il
mezzo demone sgranò più volte gli occhi, non aspettandosi quelle parole.
“Quindi
non sei arrabbiato?”
Il
monaco scosse più volte la testa.
“No.
Non lo sono mai stato. Ero soltanto sconvolto e alla fine ho finito per
comportami da vero imbecille. Potrai mai perdonarmi, vecchio mio?”
Il
mezzo demone ridacchiò, sollevato.
“E
va bene. Mi devi una scazzottata, però.”
Il
monaco scoppiò nuovamente a ridere.
“Quando
vuoi, Inuyasha. Quando vuoi.”
I
due uomini si guardarono, scambiandosi occhiatine complici.
“Hachi
ti dispiacerebbe aumentare la velocità?”
“Subito,
Miroku-dono.” Disse il demone procione, ora trasformato in un enorme
dirigibile, prima di fare come gli era stato chiesto.
‘Stiamo
arrivando, ragazzi.’ Si ritrovarono a pensare quasi nello stesso momento,
pronti per quella nuova avventura.
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Capitolo 36 *** In trappola! ***
capitolo 36
Capitolo
trentaseiesimo – In trappola!
“Siete
proprio sicuri che questo cunicolo abbia un’uscita, ragazzi?” Domandò titubante
Shiro, rivolgendosi ai due mezzi demoni.
“Ormai
è più di mezz’ora che lo percorriamo e… inizio a non sentirmi affatto
tranquilla.” Continuò preoccupata Ikkuko, guardandosi intorno.
Inuki
e Kaori non risposero, continuando a studiare quel luogo con i loro acutissimi
sensi.
Trascorsero
alcuni minuti e si ritrovarono in un’enorme stanza sotterranea.
Sotto
di loro enormi piscine di lava incandescente intervallate da piccoli e stretti
sentieri di roccia illuminavano a giorno quel luogo, rendendo il tutto quasi
irreale.
“Quindi
era odore di zolfo quello che sentivo. ” Commentò Inuki, pensieroso.
“Comunque
sia, siamo in vicolo cieco, fratellino.” Disse Kaori, visibilmente preoccupata.
“COSA?
Non mi dirai che… siamo bloccati qui, Kaori-chan?!” Urlò, agitata, la
sterminatrice.
“Non
temere, Ikkuko-chan. Possiamo tranquillamente farci largo tra quelle rocce.”
Ribatté spavalda e con un ghigno in volto, portando istintivamente la mano
sull’elsa della spada.
O
almeno era quello che voleva fare.
Agitata,
abbassò lo sguardo e si rese conto che Tessaiga non era più al suo fianco.
“Oh,
merda.” Imprecò.
“Kaori-chan?
Cosa succede?” Domandò Ikkuko, non comprendendo la reazione dell’amica.
“La
mia spada… ho perso la mia spada!” Rispose, agitata.
I
tre ragazzi si voltarono di scatto.
“Tu…
COSA?”
Veloce,
la mezzo demone si mise in piedi sul dorso di Kirara per poi saltare e
aggrapparsi alla parete rocciosa poco distante.
“Deve
essermi scivolata prima quando sono caduta nel vuoto. Voi andate pure avanti,
vi raggiungerò tra un po’.” Disse.
“Aspetta
un attimo. Non puoi andare da sola! E se qualcuno ti attaccasse?!” Urlarono
Inuki e Shiro quasi nello stesso momento, visibilmente preoccupati.
“Ne
dubito e poi non c’è nessuno qui. Starò via solo per una decina di minuti al
massimo, ragazzi. Non dovreste preoccuparvi così tanto.” Spiegò, cominciando a
scendere.
In
tutta risposta Shiro saltò anche lui, aggrappandosi ad una sporgenza vicina.
Ma
questa si frantumò non appena la ebbe toccata, condannandolo a cadere nel
vuoto.
Kaori
si mosse velocemente, afferrandolo per la tunica un attimo prima che ciò
avvenisse.
“SI
PUÒ SAPERE COSA DIAVOLO TI È SALTATO IN MENTE, SHIRO?! MI HAI FATTO PRENDERE UN
COLPO!” Urlò, arrabbiata e ansimante.
Il
giovane monaco ridacchiò come un ebete, asciugandosi il sudore che gli colava
dalla fronte.
“Effettivamente
questa volta ho fatto male i miei calcoli.” Commentò mentre ondeggiava,
osservando il baratro sotto di lui.
La
mezzo demone lo fissò con gli occhi simili a due fessure.
“Rimani
fermo. Ti riporto dagli altri.” Commentò, iniziando a muoversi sulla parete con
il ragazzo ancora a mezz’aria.
“No.
Voglio venire con te, Kaori-chan.” Disse, guardandola negli occhi e bloccando
le sue azioni.
La
mezzo demone sospirò, seccata.
“Ascoltami
bene, Shiro: starò via per una decina di minuti al massimo. Cosa mai potrebbe
succedermi di così grave?”
“E
io dovrei restare qui in preda all’ansia più totale in attesa del tuo ritorno?
Fammi venire con te e ti prometto che non ti darò alcun fastidio!” Disse,
sempre più serio.
Kaori
sbuffò più volte, irritata e imbarazzata da quella risposta.
“Alcun
fastidio? Ma… se non sei neanche in grado di arrampicarti su questa parete
senza rischiare di cadere di sotto!”
“Cos’è?
Credi che un semplice essere umano
come me non sia capace di starti dietro?!” Ribatté con tono sarcastico e
arrabbiato, guardando la ragazza con un espressione corrucciata.
La
mezzo demone sospirò.
“Non
sto dicendo questo. È solo che…”
“Ti
rallenterei il passo? Ti sarei d’intralcio? Ti prego, dimmelo se ci sto andando
vicino!” L’anticipò, sempre più sarcastico.
“Sarebbe
meglio se la smettessi di dire assurdità, Shiro.” Lo rimproverò la sorella,
facendosi più vicina ai due. “E poi Kaori-chan non ha tutti i torti. Hai visto
cosa è successo poco fa?”
“Ho
solo scelto la sporgenza sbagliata, Ikkuko. Capita a tutti di commettere degli
errori, no?” Ribatté.
“Non
so se potrà farti stare meno in ansia, amico, ma… potrei accompagnarla io e…”
“ASSOLUTAMENTE
NO!” Urlò subito, interrompendo bruscamente il discorso dell’amico.
Un
enorme gocciolone si disegnò sulla testa del giovane mezzo demone.
Kaori
si abbandonò ad un rumoroso sospiro di rassegnazione.
“Se
ti faccio venire, mi prometti che la smetti di comportarti come un bambino?”
“Come
mi hai chiamato, scusa?!” Ribatté, irritato.
Kaori
roteò gli occhi.
“La
smetti oppure no?” Chiese nuovamente, seria.
“Beh…
si. Credo di si. Ma…”
Ma
prima che potesse fare terminare quella frase, Shiro si ritrovò a volare per
l’ennesima volta sulle spalle della mezzo demone ad una velocità assurda.
Inuki
e Ikkuko, increduli e sconvolti, osservarono a lungo i rispettivi fratelli
farsi sempre più lontani.
“Più
il tempo passa e più quei due diventano strani.” Disse la sterminatrice, con un
enorme gocciolone in testa.
“Io
direi piuttosto che ormai non possono fare a meno l’uno dell’altro!”
Puntualizzò il mezzo demone, ridacchiando tra sé e sé.
“Mi
domando perché non siano ancora riusciti a dichiararsi.”
Inuki
si abbandonò ad un rumoroso sospiro.
“La
timidezza è una brutta bestia, Ikkuko. Finché non troveranno in loro la giusta
dose di coraggio, non riusciranno mai a fare passi in avanti nella loro
relazione.”
Quello
fu il turno di Ikkuko di ridere.
“Senti
chi parla.”
“Ehi!
Io non sono timido quanto mia sorella!”
“Ah,
no? Ma se arrossisci sempre per un non nulla!”
“Ma
non è vero!”
“Si
che è vero! Anzi, lo stai facendo persino adesso.”
E
lo baciò, cogliendolo completamente di sorpresa.
Se
in quel momento qualcuno li avesse visti, non avrebbe impiegato molto a notare
l’acceso rossore che colorava le guance del povero Inuki.
…
“Sei
sicura di non esserti sbagliata, Kaori-chan?” Domandò il giovane monaco,
facendo qualche passo nella sua direzione.
“No.
Deve essere qui… da qualche parte. Ne sono più che certa.” Rispose, guardandosi
dubbiosa intorno.
“E
allora per quale motivo stiamo girando in tondo da quasi mezz’ora? Non doveva
essere una cosa da meno di dieci minuti?” Disse, punzecchiandola.
Kaori
sbuffò.
“Se
non fosse per questo dannato odore di zolfo e cenere che mi confonde i sensi,
sarei riuscita a trovarla già da tempo!”
“Dai,
su. Non è poi così forte.” Ridacchiò.
“Potrà
esserlo per il tuo naso, ma per me è tutta un’altra cosa!”
“Beh…
cosa hai intenzione di fare, allora?”
In
tutta risposta vide la ragazza accucciarsi e cominciare ad annusare freneticamente
il suolo.
“E
credi che la troverai agendo in quel modo?” Domandò mentre l’osservava,
incuriosito ed affascinato da quei movimenti.
“A
terra gli odori sono più 'fermi' e 'chiari'. Dammi solo qualche
minuto e troverò la pista giusta.”
Spiegò, muovendosi velocemente da una parte all’altra.
“Mah…
se lo dici tu.” Ribatté non molto convinto per poi focalizzare la sua
attenzione sul sedere della ragazza che ondeggiava leggero e sensuale ad ogni
passo che faceva.
Il
suo sopracciglio destro tremò per parecchi istanti.
‘Kaori-chan,
non dovresti fare certe cose davanti ad un ragazzo…’ Si ritrovò a pensare,
portandosi una mano al volto arrossato e cercando di mantenersi calmo.
La
mezzo demone non impiegò molto ad accorgersi che l’amico aveva smesso di seguirla.
“Qualcosa
non va, Shiro?” Chiese.
Il
monaco roteò gli occhi.
Il
tono che aveva usato nel porgergli quella domanda era stato così innocente che
il ragazzo non poté far a meno di sentirsi in colpa per come stava reagendo il
suo corpo.
‘Sono
proprio un maniaco senza speranza…’ Disse tra sé e sé, sospirando
sommessamente.
“Hai
percepito qualcosa di strano, forse?” Continuò preoccupata, mettendosi subito a
controllare con i suoi acutissimi sensi.
“N-no.
Nulla di cui debba preoccuparti, Kaori-chan. Che ne dici se io mi metto a
cercare più in là? In questo modo faremo prima.” Azzardò il monaco,
asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto.
Kaori
lo guardò per parecchi minuti, insicura.
“Come
vuoi. Se la trovi avvisami, ok?”
“Ok.”
Trascorsero
alcuni minuti.
Shiro
era seduto su una roccia a pochi metri di distanza, perso nei suoi pensieri.
Da
quando si era allontanato, non aveva smesso un solo attimo di sospirare.
‘Kaori
è una ragazza così semplice. Ingenua. Pura. Io invece… Ah, a volte penso che
non sia degno di stare con una come lei.’ Pensò, alzando tristemente il capo.
‘È tutta colpa del sangue che ho ereditato da mio padre se sono in questo
stato!’ Continuò, portandosi le mani tra i capelli.
La
mezzo demone intanto continuava a cercare senza sosta Tessaiga, annusando il
terreno e ignorandolo completamente.
“Cavolo.
È davvero carina.” Disse in un sussurro, senza riuscire a staccare gli occhi da
lei.
Sospirò
per l’ennesima volta poi, alzatosi in piedi, si liberò di un piccolo bastone
che teneva tra le mani, lanciandolo lontano. Fu in quel momento che vide Kaori
interrompere quello che stava facendo e iniziare a correre a perdifiato in
direzione di quell’oggetto.
Era
a pochi metri da lui e con il bastone ben stretto in bocca quando la ragazza si
rese conto di quello che aveva appena fatto, pietrificandosi all’istante.
I
due, scioccati e increduli, si guardarono per parecchi minuti, incerti su come
comportarsi.
Poi,
non riuscendo più a trattenersi, il ragazzo si portò le mani all’altezza dello
stomaco, scoppiando a ridere come un matto.
“Cosa
diavolo è stato… QUELLO?!”
Chiese tra le risa.
Kaori
arrossì dalla testa ai piedi.
“Cioè…
io… NON È COME SEMBRA, SHIRO! Io…IO…!” Balbettò.
“Oh
Santissimi Kami! Hahahahaha! Mai avrei creduto di poter assistere ad uno
spettacolo del genere! Sei proprio una brava cagnolina, Kaori-chan.” Disse con
le lacrime agli occhi.
Un
nervo pulsante si disegnò sulla fronte della ragazza.
“Ehi!
Smettila di prendermi in giro.” Lo ammonì, irritata ed imbarazzata.
“Sennò
che fai? Mi abbai contro? Ahahahahahaha!”
Umiliata
e derisa, Kaori scoppiò a piangere.
“SEI
UNO STUPIDO, SHIRO!” Urlò e fuggì via.
Resosi
conto di aver esagerato, il giovane si mise subito al suo inseguimento.
“Aspetta,
Kaori-chan! Io non avevo intenzione di dirti quelle cose!”
“Zitto.
Non voglio ascoltare una sola parola di quello che stai per dire!” Ribatté,
continuando a correre.
“Ma…
ma… Kaori-chan, aspetta! Io…”
“E
FINISCILA DI CHIAMARMI COSÌ, CHIARO?!” Ruggì, visibilmente arrabbiata.
Irritato,
il ragazzo la bloccò, trattenendola per un braccio.
Kaori
ringhiò forte, non gradendo per niente quel contatto.
“Lasciami
subito.” L’ammonì.
“No.”
“LASCIAMI
SUBITO, HO DETTO!” Urlò più forte e mostrando le zanne.
“NO!”
Ripeté, sempre più deciso.
In
tutta risposta Kaori lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva.
Shiro
gemette appena, rimanendo però ben saldo sulle proprie gambe.
In
quel momento nuove lacrime cominciarono a scendere sul volto della giovane
mezzo demone.
“Perché…
perché non fai mai quello che ti dico?” Chiese tra i singhiozzi.
“Perché
non voglio lasciarti sola, Kaori-chan.” Rispose, accarezzandole teneramente una
guancia.
“Anche
se sono così… strana?”
“Tu
non sei affatto strana. Direi piuttosto… Singolare.”
Disse con un sorriso e grattandosi nervosamente la nuca.
“Già.
Anche la mia maestra dell’asilo mi definiva così, sai?” Commentò, alzando
tristemente gli occhi al cielo.
“Perdonami
per prima, Kaori-chan. Lo so, ho esagerato… ma…”
“Tu
non hai nessuna colpa. Sono io quella da biasimare.”
“Tu?
Ma… cosa dici?”
“Guardiamo
in faccia alla realtà, Shiro: io abbaio, ringhio, cammino a quattro zampe,
emetto versi gutturali come gli animali e, per quanto impreco, mi sembra di
assomigliare ad uno scaricatore di porto. Ho persino un paio di orecchie da
cane sulle testa!”
‘Ma
a me non importa…’ Commentò nella sua mente il ragazzo, continuando a fissarla.
“Sai?
A volte mi sembra quasi di non essere nemmeno una ragazza.” Completò.
“Ma
tu lo sei, Kaori-chan e sei anche bellissima. Perché non riesci a vedere anche
tu quello che vedo io?”
Kaori
scosse più volte la testa, cercando di non dare ascolto alle sue parole.
“Smettila
di dire cose senza senso! Anzi, sarebbe meglio se mi lasciassi perdere anche
tu.”
“QUESTO
NON AVVERRÀ MAI! NEANCHE TRA UN MILIONE DI ANNI! TENGO TROPPO A TE PER FARE UNA
COSA DEL GENERE!” Urlò, interrompendo bruscamente il suo discorso e
afferrandola forte per le spalle.
La
giovane mezzo demone sbatté più volte gli occhi, non aspettandosi quelle parole
da parte del ragazzo.
“Asp-aspetta
un attimo. Cosa DIAVOLO vorresti dire con…”
“Kaori,
a me non importa se tu abbai, ringhi o ululi alla luna, io… IO SONO FOLLEMENTE
INNAMORATO DI TE e… e… NON POTREI MAI E POI MAI FARTI USCIRE DALLA MIA VITA!”
Disse tutto d’un fiato, senza staccare un solo attimo gli occhi da quelli di
lei.
Il
cuore di Kaori perse un battito.
Lo
aveva sentito davvero o se lo era soltanto immaginato?
Mosse
più volte le orecchie quasi cercasse di fare risuonare ancora quelle parole nella
sua mente, mentre il suo volto si imporporava sempre più.
Shiro,
resosi conto di quello che aveva appena fatto, arrossì anche lui, chinando
subito il capo e girandolo dalla parte opposta.
Mai
avrebbe immaginato che sarebbe riuscito a trovare il coraggio per fare una cosa
del genere.
Si
guardarono.
C’erano
tante cose di cui volevano parlare in quel momento, ma nulla di tutto ciò
riuscì ad uscire dalle loro labbra. Rimasero così per parecchi minuti, poi un
ghigno cattivo attirò la loro attenzione, cancellando in un soffio quella dolce
atmosfera.
“A
quanto pare qui siamo di troppo, fratello.”
“Bentornati
sulla terra, piccioncini. Hehe.”
I
due ragazzi si voltarono di scatto.
A
pochi metri di distanza c’erano due grossi Oni che li fissavano con sguardo
cattivo.
“E
voi chi diavolo siete?” Ringhiò Kaori, mettendosi subito in posizione
d’attacco.
I
due demoni si scambiarono due occhiatine complici.
“Diciamo
solo che siamo qui per prenderti e portarti dal nostro padrone, piccola mezzo
demone.”
“Voi
non le farete un bel niente finché ci sarò io. CHIARO?” Ribatté Shiro, fissando
i due con sguardo di sfida e mettendosi subito davanti alla compagna.
“Sei
davvero coraggioso, moccioso. Ma non credo che questo tuo modo di fare cambierà
di molto il vostro destino. Vero, fratello?”
Un
ghigno cattivo si disegnò sul volto del secondo Oni poi, senza che potessero
fare nulla per impedirlo, Kaori si ritrovò con il corpo avvolto in una catena
da cui proveniva un terrificante potere demoniaco mentre Shiro fu lanciato con
forza contro la parete di rocce, battendo duramente la testa.
Preoccupata,
la mezzo demone urlò il suo nome a gran voce.
Poi
quando anche l’odore del suo sangue raggiunse le sue narici, cominciò a
dimenarsi come una pazza.
“DANNATI
BASTARDI! LASCIATELO STARE!” Ruggì.
“Non
temere, piccina. L’ora del tuo bel monaco non è ancora giunta.”
“Cosa
diavolo vorresti dire con questo?! Tu… DANNATO… se solo oserai sfiorargli anche
solo un capello, io…”
Ma
la ragazza non riuscì a terminare la frase.
Una
forte scossa elettrica sprigionata da quella catena invase il suo corpo,
facendola urlare di dolore e perdere i sensi in pochi istanti.
Le
urla disperate di Kaori destarono immediatamente Shiro il quale, liberatosi
agilmente dalla presa del suo assalitore, lo uccise all’istante trapassandolo
da parte a parte con il suo bastone dorato.
L’Oni
rimasto imprecò ad alta voce, mentre osservava, inerme ed incredulo, il corpo
del fratello sparire velocemente tra delle grandi fiamme azzurre.
“COME
HAI OSATO PURIFICARE MIO FRATELLO, MOCCIOSO?!” Ruggì in preda alla rabbia.
Shiro
non rispose, portandosi subito vicino a Kaori.
Provò
a liberarla, ma la sua pelle bruciava a causa del forte potere demoniaco.
Strinse
più forte a sé la ragazza per poi rivolgere il suo sguardo arrabbiato verso il
demone.
“Se
non vuoi fare la stessa fine di tuo fratello ti consiglio caldamente di
liberare Kaori da queste catene.” Lo ammonì.
“Cosa
c’è, bonzo? Hai paura che la tua bella si trasformi e perda il controllo?”
Ribatté, ridacchiando malignamente. “Se fossi in te, terrei molto di più alla
MIA di vita.”
Shiro
strinse più forte i pugni.
“Si
tratta solo di un infimo mezzo demone. Un animale. Cosa vuoi che ne capisca lei
di sentimentalismi o di quello che provate voi umani?”
In
un attimo l’intero corpo del ragazzo fu avvolto da una potente aura blu.
“CHI
TI DA IL DIRITTO DI AFFERMARE UNA COSA DEL GENERE CON TANTA LEGGEREZZA,
DANNATO?!”
“Perché?
Non ho forse detto la verità? Eppure dovresti saperlo. Esistono solo due mondi:
quello dei demoni e quello degli esseri umani. Quella mocciosa con il suo
sangue impuro non ha il diritto di appartenere né all’uno né all’altro. La sua
unica particolarità è quella di possedere, insieme al fratello, uno speciale
potere demoniaco. Certo, potrebbe anche essere buona per una scopata quasi
decente, ma dubito che...”
Non
aveva neanche terminato quella frase che il demone si ritrovò la fredda lama
della katana del ragazzo a pochi centimetri dalla pelle.
“Rimangiati
subito quello che hai detto, bastardo.” Disse, avvolgendo il suo corpo con la
sua aura spirituale.
L’Oni
cominciò a tremare.
“Suvvia,
bonzo. Non c’è motivo di prendersela così tanto per una cosa così…”
“RIMANGIATELO
SUBITO, HO DETTO!” Lo ammonì, avvicinando ancora di più la spada.
“Perché?
Altrimenti che fai?”
“Ti
uccido con le mie stesse mani!” Rispose, serio e con una voce completamente
irriconoscibile.
Il
demone ridacchiò.
“Sei
proprio ingenuo, moccioso. Se mi uccidi, ne arriveranno altri e non credo che
saranno socievoli quanto il
sottoscritto.” Spiegò.
“Allora
farò in modo di ucciderli tutti. Uno per uno!”
Il
demone ridacchiò nuovamente.
“Oh?
Davvero? Sono proprio curioso di vedere come farai, bonzo.” Disse, invitandolo
a guardare dietro di lui.
Shiro
fece come gli era stato detto e si ritrovò davanti a più di un centinaio di
demoni delle più svariate razze, armate fino ai denti e pronti ad attaccarlo.
Scosse
più volte la testa, cancellando così ogni sensazione di paura o di insicurezza.
Doveva
pensare a difendere Kaori.
Era
questo ciò che più importava.
…
Nel
frattempo anche Inuki e Ikkuko erano scesi a terra per ispezionare ogni
cunicolo o fessura che non era possibile individuare dall’alto.
“Trovato
qualcosa, Inuki?” Domandò Ikkuko, facendo qualche passo nella sua direzione.
“No.
Nulla, purtroppo.” Disse il ragazzo, saltando giù da una roccia e raggiungendo
la compagna.
La
sterminatrice si abbandonò ad un rumoroso sospiro di rassegnazione.
“Non
temere, Koi. Troveremo un modo per uscire da qui. Ne sono più che certo.” La
rassicurò, facendo passare la mano tra i lunghi capelli scuri di lei e
baciandola sulla fronte.
“Se
lo dici tu...” Disse, accoccolandosi meglio tra le braccia del mezzo demone.
“Mi
domando solo come mai i nostri fratelli ci stiano mettendo così tanto.”
“Me
lo stavo domandando anch’io. È passata quasi un’ora da quando sono andati via.
Che sia successo loro qualcosa?”
“Non
credo altrimenti avrei già percepito qualcosa tramite mia sorella, non pensi?”
“E
se andassimo a controllare?”
“Direi
che è un’ottima idea. Andiamo!”
La
sterminatrice richiamò Kirara la quale assunse subito le sue sembianze
demoniache.
Non
avevano ancora lasciato il suolo quando due enormi demoni dalla pelle rossastra
apparvero davanti a loro, bloccandoli.
“Si
può sapere dove credete di andare, mocciosi?” Chiesero all’unisono i due,
ridacchiando.
“Non
sono affari che vi riguardano, bastardi. E ora lasciateci passare!” Rispose
brusco il mezzo demone, ringhiando leggermente.
“Mi
dispiace per voi ma… non possiamo farlo.” Disse il primo.
“Abbiamo
un compito molto importante da portare a termine.” Completò il secondo.
“Sentite,
non ci interessa minimamente di quello che dovete fare. I nostri fratelli ci
stanno aspettando e…”
“Se
è per questo, non dovete preoccuparvi più di tanto. Ci hanno già pensato i
nostri compagni a loro.”
In
un attimo apparve un nuovo demone con in spalla i corpi martoriati dei due
ragazzi.
Kaori
era ancora incatenata ed con il corpo avvolto in un forte miasma nero, mentre
Shiro, con mani e piedi bloccati in due grosse catene, era privo di sensi e
pieno di ferite su tutto il corpo.
Ikkuko
si portò le mani al volto mentre Inuki cominciò a ringhiare.
“COSA
LI AVETE FATTO, MALEDETTI?” Urlò.
“Oh?
Noi? Ci siamo solo divertiti un po’. Perché?” Disse uno tra le risa.
Furioso,
Inuki si gettò contro di loro ma un quarto demone, apparso dal nulla e
decisamente più massiccio rispetto agli altri, lo ostacolò, bloccando la sua
avanzata.
“Andavi
da qualche parte, piccoletto?” Ghignò.
Inuki
ruggì più forte.
“Non
credo ti convenga giocare con me, energumeno.” Disse con un tono che ricordava
tanto Kaori.
“Oh,
davvero? Sennò che mi fai?” Lo punzecchiò, facendosi più vicino.
I
due sfidanti si scrutarono a lungo, studiandosi l’un l’altro.
Poi
il grande demone cominciò a roteare il suo grande bastone chiodato, dando così
iniziò a quella battaglia.
Rimasta
sola, Ikkuko iniziò un combattimento contro i due demoni dalla pelle rossastra,
riuscendo a farne fuori uno con l’aiuto di Kirara.
Quando
stava per disintegrare anche il secondo, un nuovo attacco la colse di sorpresa,
facendola volare parecchi metri più in là.
Kirara
si portò immediatamente accanto alla padrona, ringhiando forte al suo
assalitore e attaccandolo con tutta la forza che aveva. Fu per questo che non si accorse dell’arrivo
di una potente nube velenosa che disintegrò il demone contro cui stava
combattendo e la rese inoffensiva in pochi secondi.
Ikkuko
si alzò stancamente dal suolo, portandosi una mano davanti alla bocca per
evitare di respirare altro veleno e portando lo sguardo verso quel nuovo
nemico.
Il
demone, con il volto scarno nascosto dalla lunga barba bianca, avanzava
zoppicante e minaccioso nella sua direzione, aiutandosi con un lungo bastone
ligneo stretto nella mano mancina e alla cui estremità vi era incastonata una
grande sfera di colore nerastro.
“E
tu… chi diavolo… sei?” Disse a stento la sterminatrice, ansimando leggermente.
“Il
mio nome è Matsunaga, piccina. Ho sentito molto parlare di te, sai?” Disse,
continuando ad avanzare. ‘E a quanto pare la situazione è persino migliore di
come Hibuza me l’aveva descritta in quella pergamena.’ Continuò ridacchiando
malignamente tra sé e sé.
Ikkuko
fu attraversata da un brivido per tutta la schiena.
Cercò
di alzarsi, ma la nube velenosa di prima era riuscita a toglierle ogni forza.
L’anziano
demone la guardò mentre un sorriso cattivo si disegnava sulle sue labbra.
“Mi
dispiace, piccina ma non andrai da nessuna parte.” E l’afferrò con forza per il
vestito.
Ikkuko
emise un gemito strozzato, mentre sentiva l’aria iniziare a mancarle.
Questo
mise subito in allerta il giovane mezzo demone.
“LASCIALA
STARE, BASTARDO!” Urlò, liberandosi immediatamente dalla presa del gigantesco
Oni e mettendosi a correre nella loro direzione.
Il
demone ridacchiò più forte.
“Fossi
in te, io mi lascerei catturare, hanyou.” Ghignò.
“E
perché mai dovrei fare una cosa del genere?!”
“Beh…
semplicemente perché in questo modo non metteresti in pericolo il cucciolo…”
Inuki
lo guardò, non comprendendo le sue parole.
“Cucciolo?
Si può sapere cosa diavolo vai blaterando, dannato?!”
In
tutta risposta l’anziano demone roteò il suo bastone poi, dopo aver pronunciato
alcune parole in una lingua arcaica, la sfera posta alla sua estremità si
illuminò, fino a colpire con la sua luce anche il corpo della giovane
sterminatrice. Passarono alcuni secondi poi questa luce si focalizzò su un
punto preciso del corpo della ragazza, mostrando nei minimi dettagli cosa vi
era celato all’interno. Era un bambino piccolissimo, ancora non del tutto formato,
raggomitolato su se stesso in posizione fetale. Sulla testa, un paio di
orecchie da cagnolino si muovevano in sincronia con i battiti del piccolo
cuore, ancora visibile a causa del sottile strato della pelle che ricopriva
quel fragile corpicino.
“Oh,
ma guarda: è un maschietto. Complimenti!” Ribatté, ironico, Matsunaga tra un
ghigno e l'altro.
Spaventato
e scioccato, Inuki cercò la compagna con lo sguardo e non fu per niente
sorpreso di riconoscere le sue stesse emozioni scolpite negli occhi di lei.
Allora
era di questo che Shippo voleva metterli al corrente!
Come
diavolo avevano fatto lui e la sorella a non rendersene conto?
Era
ancora perso in quei pensieri quando due demoni lo bloccarono da dietro,
avvolgendo anche lui nella stessa catena nera della sorella.
Cercò
di liberarsene ma la forte scossa elettrica lo colse di sorpresa, facendolo
stramazzare al suolo.
“INUKI!”
Urlò disperata la giovane sterminatrice, mentre cercava con tutte le sue forze
di liberarsi dalla presa suo assalitore.
Matsunaga
schioccò rumorosamente le dita, richiamando così un nuovo sottoposto.
“Lega
la sterminatrice e poi portami qui il giovane monaco. Voglio che entrambi gli
umani abbiano un posto in prima fila così che possano assistere tranquillamente
alla fine dei loro amici.”
“Subito,
mio signore.” E sparì.
“Cosa
hai intenzione di farci, dannato?!” Urlò Kaori che nel frattempo era riuscita a
raggiungere il fratello.
Matsunaga
si abbondonò ad una risata malvagia.
“Credo
che ormai dovresti saperlo, ragazzina.” Disse tra le risa mentre faceva
comparire tra le mani una piccola sfera trasparente.
Kaori
sgranò più volte gli occhi, terrorizzata.
Era
quella la nuova Shikon no Tama?
La
nuova sfera che sarebbe nata dalla fusione dei loro poteri con quello maligno
del demone fabbro?
Un
nuovo brivido l’attraversò mentre sentiva il potere nero delle catene farsi
largo nel suo corpo.
Non
voleva trasformarsi.
Non
voleva perdere il controllo.
Non
voleva… morire.
Si
accoccolò più vicino ad Inuki come per cercare conforto.
Il
giovane le sorrise appena, cercando disperatamente di mettersi seduto.
‘Non
preoccuparti, sorellina. Ce la caveremo. Te lo prometto.’ Le sussurrò usando il
linguaggio inuyoukai.
Kaori
si abbandonò ad un sospiro.
‘Lo
spero proprio fratellino.’ Bisbigliò per poi elevare quella silenziosa
preghiera al cielo.
NOTA DELL'AUTRICE
Ed eccoci di nuovo qui!
Alla fine sono riuscita a farvi anch'io il regalo di Natale, anxche se in netto ritardo XD
Vabbè. Consideratelo come il regalo della Befana, allora!
XDDDDDDD
Ma torniamo seri. U_U
Ormai ci siamo: la battaglia finale
è ormai alle porte e i nostri giovani amici si troveranno a
vivere qualcosa che non si sarebbero mai aspettati.
Preparate i fazzoletti, ragazzi.
Un bacione!
Kagome123
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Capitolo 37 *** Un triste destino ***
capitolo 37
ANGOLO DELL'AUTRICE
Salve a tutti ragazzi/e. Come va?
Allora , prima che vi mettiate a
leggere, ho un piccolo avvertimento da darvi: alcuni parti sono molto
crude e... beh... tristi, quindi... agite di conseguenza.
Io vi ho avvisato.
E visto che sento già la spada di Damocle che penzola
pericolosamente sulla mia testa, ecco delle immagini per farmi perdonare
Kaori
http://i45.tinypic.com/dp8yz7.jpg
Inuki
http://i45.tinypic.com/2ym7qt2.jpg
Padre e figlia
http://i49.tinypic.com/10d5edu.jpg
Madre e figlia
http://i45.tinypic.com/2v2w3lw.jpg
Kaori
http://i47.tinypic.com/15d71wl.jpg
Buona lettura
*fugge*
Capitolo
trentasettesimo – Un triste destino
Shiro
aprì stancamente gli occhi per poi tossire sangue un paio di volte.
Un
forte dolore al petto lo costrinse a fermarsi, facendolo ansimare
sensibilmente.
Quei
dannati demoni c’erano andati davvero pesanti con lui.
Si
guardò intorno, stordito, e si accorse di essere legato mani e piedi ad un
grosso tronco.
“Ma
cosa diavolo…?!”
“Oh,
fratellino. Credevo che non avresti mai più ripreso conoscenza.” Disse Ikkuko
tra le lacrime.
“Ikkuko?
Cosa è successo qui? E soprattutto, perché sei legata anche tu?” Chiese, sempre
più confuso.
“Matsunaga
ci ha teso una trappola circa un’ora fa e…”
Shiro
non aveva bisogno di sentire altro.
“Dove
sono Inuki e Kaori?!” Domandò, agitato.
Ikkuko
avrebbe voluto rispondergli, ma le urla disperate dei mezzi demoni
l’anticiparono, facendolo voltare di scatto.
I
due si trovavano a pochi metri di distanza da dove si trovavano lui e la
sorella, con i corpi avvolti in due grosse catene nere da cui proveniva un
fortissimo miasma e le cui estremità erano incastonate in un grosso altare di
pietra.
Si
sporse un po’ di più per osservare meglio.
E
fu allora che notò che sull’altare c’era una sfera completamente trasparente.
“Non
dirmi che quella è…”
Ikkuko
annuì più volte mentre nuove lacrime scivolavano sul suo viso.
“Shiro.
Ho tanta paura. E se…” Disse tra i singhiozzi.
“Te
ne prego, sorellina. Non dire nient’altro!” Urlò con voce tremante, cercando di
cancellare quel pensiero dalla sua mente.
Non
poteva perdere Kaori.
Non
dopo tutta la fatica che aveva fatto per rivelarle ciò che provava!
Incapace
di trattenersi, cercò di liberarsi usando tutte le forze che aveva in corpo, ma
si rese ben presto conto che era impossibile per lui spezzare quelle catene.
Furioso,
cacciò un urlo, attirando l’attenzione del demone poco distante.
“Ma
guarda un po’. Allora sei ancora vivo, monaco.” Commentò l’anziano, facendosi
più vicino.
“LIBERA
SUBITO I NOSTRI COMPAGNI, MALEDETTO BASTARDO!” Urlò.
Matsunaga
ridacchiò.
“Mi
dispiace ma non posso esaudire la tua richiesta. Non ora che sono ad un passo
dall’ottenere il potere supremo.”
“TU
NON OTTERRAI UN BEL NIENTE, NON FINCHÈ IO O MIA SORELLA RIMARREMO LUCIDI!”
Ruggì Inuki, prendendo improvvisamente
la parola.
“BEN
DETTO, FRATELLO!” Completò Kaori.
“Testardi
e tenaci fino alla fine, uhm? E va bene. Vorrà dire che sarò costretto a
velocizzare un po’ il processo di assorbimento. Dopotutto, mi ero stancato di
aspettare.” E detto questo schioccò rumorosamente le dita.
In
un attimo un nuovo Oni apparve vicino ad Ikkuko.
Inuki
spalancò di più gli occhi, agitato.
“N-non…
non vorrai…?!”
Un’espressione
cattiva si disegnò sul volto dell’anziano demone.
“Vedo
che hai già capito tutto, mio giovane hanyou. E poi quel tuo bambino ha già
vissuto abbastanza.”
Quello
fu il turno di Shiro di spalancare gli occhi.
“Bambino?
Mia sorella aspetta un bambino?!” Domandò, isterico e cominciando a sudare
freddo.
Il
ghigno di Matsunaga divenne più grande.
“Oh,
è vero. Tu, bonzo, non eri stato ancora messo al corrente degli ultimi
avvenimenti. Beh… ora che anche tu lo sai, non ho più alcun motivo per
trattenermi.” E fece un gesto con la mano, dando così l’ordine al suo
sottoposto.
L’Oni
spezzò le catene che imprigionavano la sterminatrice con un gesto preciso degli
artigli poi l’afferrò forte per le braccia, alzandola di parecchi metri dal
suolo e colpendola duramente all’altezza dello stomaco.
Una
volta.
Due
volte.
Tre
volte.
I
tre ragazzi urlavano, piangevano, lo supplicavano a gran voce di smetterla, di
cessarla con tutto quello strazio ma l’Oni non si fermò, continuando ad inveire
sul ventre della povera sterminatrice con tutta la forza che aveva.
Ikkuko
si mordeva le labbra per cercare di trattenere le urla mentre supplicava tutti
i Kami che conosceva di risparmiare la vita al suo bambino. Ma purtroppo i
colpi sferrati dal demone erano troppo forti per lei.
Quando
un ennesimo pugno, più forte dei precedenti, la colpì, la giovane sterminatrice
sentì qualcosa dentro di lei spezzarsi e comprese che non c’era più nulla da
fare.
Nel
momento stesso in cui l’odore del cucciolo cessò definitivamente di raggiungere
le narici di Inuki, l’anima nera celata
all’interno del suo corpo si ribellò, prendendone completamente il controllo.
Un
ruggito terrificante riecheggiò per tutta la caverna, facendo tremare persino
le pareti.
Alla
vista di quello spettacolo, Matsunaga si abbandonò ad una grassa risata.
“Ora
si che si comincia a ragionare.” Commentò tra le risa per poi dare l’ordine
all’Oni di fermarsi.
Il
demone fece come gli era stato detto, liberando la ragazza dalla sua presa.
Ikkuko
cadde duramente al suolo, gemendo forte.
In
un estremo atto materno, si portò una mano al grembo, cercando il suo bambino che,
ormai, giaceva privo di vita dentro di lei.
Poi,
incapace di trattenersi, cominciò ad urlare come una pazza mentre le lacrime
scendevano senza sosta sul suo viso.
A
pochi metri da lei, Kaori, sconvolta e bianca in volto, continuava ad osservare
quella straziante scena, inerme. Scosse più volte la testa, cercando
disperatamente di cancellare quell’immagine dalla sua mente. Ma più ci provava
e più il dolore aumentava, amplificato dai sentimenti che il fratello provava
per l’amica, i quali l’avevano raggiunta forti e chiari un attimo prima che
perdesse il controllo.
“Come
si può essere così crudeli? Quel bambino… quel cucciolo era innocente!”
Commentò tra i singhiozzi.
“Se
non volevi soffrire così tanto, tu e i tuoi compagni avreste dovuto pensarci
due volte prima di raggiungere questa caverna.” Ridacchiò, continuando a
guardare compiaciuto la scena.
“DANNATO!
Te la farò pagare cara per quello che hai fatto a mia sorella!” Urlò Shiro tra
le lacrime, furente come non mai.
Matsunaga
rise più forte.
“Non
credo proprio che riuscirai a vivere così a lungo, bonzo.” Disse, richiamando
l’Oni con un semplice gesto della mano.
“Cosa
devo farne di lui, mio signore?”
Ci
furono alcuni minuti di silenzio poi Matsunaga riprese la parola.
“Uccidilo.
E nel modo più brutale possibile.”
L’Oni
ghignò.
“Con
estremo piacere, mio signore.”
Nel
momento stesso in cui Kaori vide l’Oni impugnare un’enorme spada e cominciare
ad avanzare minaccioso in direzione di Shiro, il suo corpo tremò per parecchi
istanti.
Non
poteva.
Non
VOLEVA assistere ad uno spettacolo del genere.
Non
ora che finalmente le cose tra loro stavano andando nel verso giusto!
Iniziò
a dimenarsi come una pazza nel vano tentativo di raggiungere il compagno, ma le
catene glielo impedirono, bloccandola lì dov’era.
In
preda alla disperazione più totale, si accasciò al suolo, liberando l’anima
nera racchiusa dentro di lei.
Il
suo ruggito attirò l’attenzione dei due demoni, facendoli voltare di scatto.
Matsunaga
ghignò, soddisfatto.
“Mi
dispiace, piccina, ma questo tuo… nobile
gesto non basterà a salvare il tuo bel monaco dalla tomba.” Poi si rivolse al
suo sottoposto, esortandolo a continuare.
Il
demone alzò nuovamente la spada ma, prima che potesse sfiorarlo, un colpo
potentissimo lo spazzo via, disintegrandolo all’istante.
“Oh
Kami. Ditemi che ho fatto in tempo!” Disse un uomo con le buffe orecchie da
cagnolino sulla testa, ansimando leggermente e alzando dal suolo Tessaiga.
“Lo
spero con tutto il cuore, vecchio mio.” Disse un secondo uomo con indosso un
abito da monaco mentre faceva passare la mano sulla fronte sudata.
Matsunaga
sgranò più volte gli occhi, incredulo.
“Ma
che…?! CHI DIAVOLO SIETE VOI DUE?!”
“Solo
il tuo peggior incubo.” Ribatté, spavaldo, Inuyasha e con un espressione
cattiva in volto.
“La
pagherai per aver fatto del male ai nostri figli!” Completò Miroku, iniziando a
roteare il suo bastone dorato.
“Figli?
Quindi voi siete…?! Argh! Perché Hibuza non mi ha detto nulla?!” Imprecò.
“Comunque sia, mi dispiace per voi ma… siete arrivati troppo tardi.”
E
si spostò leggermente di lato.
Miroku
e Inuyasha si pietrificarono, non aspettandosi uno spettacolo del genere.
“Carini,
non è vero?” Commentò, sarcastico.
Inuyasha
ringhiò forte.
“Dannato.
Maledetto!”
Matsunaga
alzò la mano, richiamando tutti i suoi sottoposti.
“Si,
mio signore?” Chiese uno, facendosi più vicino.
“Liberatemi
da questi intrusi. SUBITO!”
In
pochi minuti i due vennero circondati da più di un centinaio di demoni di tutte
le razze.
I
due uomini si guardarono, scambiandosi uno sguardo d’intesa.
Poi
si gettarono nel combattimento, più motivati che mai.
…
“Più
veloce, Shippo. Ancora poco e li avremo raggiunti.” Disse Kagome, esortando per
l’ennesima volta il piccolo demone volpe, ora trasformato in una grande
palloncino rosa.
“Kagome-chan.
Ti ringrazio per avermi permesso di portare i bambini nel tuo mondo. Spero
soltanto che non stiano arrecando troppo disturbo a tua madre o a tuo
fratello.”
“Ma
quale disturbo, amica mia? Lo sai che mia madre li adora e poi, finché
rimarranno da quella parte del pozzo, non correranno alcun pericolo. Mica
potevamo andarcene e lasciarli soli al villaggio!”
“Lo
so questo, però… sono in cinque e io non posso fare a meno di sentirmi in
colpa!” Ribatté la sterminatrice, con un enorme gocciolone sulla fronte.
“Quella
che si sentirà in colpa sarò io, credimi. Quando torneremo a casa, mia madre mi
farà una testa così sul fatto che le ho dato soltanto due nipoti.” Disse con la
sua stessa espressione.
Sango
scoppiò a ridere come una matta.
“A
proposito di questo, Kagome-chan: come mai tu e quel fesso di Inuyasha non
avete avuto altri bambini?” Domandò, curioso, il volpino.
La
sacerdotessa abbassò leggermente il capo, imbarazzata, non aspettandosi quella
domanda.
“Beh…
sai… non è che non ne volessimo, però…”
“Però?”
“Devi
sapere, Shippo, che l’epoca in cui vive Kagome-chan è molto diversa dalla
nostra e per una famiglia di ceto medio non è sempre facile tirare su una
famiglia numerosa.” Spiegò la sterminatrice.
“Davvero?”
Kagome
fece di si con la testa.
“Quando
il pozzo si chiuse e Inuyasha e i bambini si stabilirono definitamente a casa,
eravamo in sette in famiglia e già era difficile far quadrare i conti. Sebbene
io e Inuyasha ci fossimo ripromessi di dare un fratellino o una sorellina ad
Inuki e Kaori, ben presto anche lui si rese conto che una cosa del genere non
sarebbe stata affatto possibile. E così ci abbiamo rinunciato.”
“Beh…
visto che tra non molto Inuki e Kaori si sistemeranno, tu e il tuo compagno
potreste farci un pensierino!” Disse come fosse stata la cosa più naturale del
mondo.
Kagome
arrossì ancora di più.
“Ma…
Shippo! Come ti vengono in mente idee così… assurde?!”
“Non
vedo cosa ci sarebbe di male. Tu sei ancora così giovane Kagome-chan e poi sono
più che sicuro che ad Inuyasha non dispiacerebbe l’idea di stringere un nuovo
cucciolo tra le braccia.”
Sango
ridacchiò.
“Lo
credo anch’io. Soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti…”
“Sango-chan.
Ti ricordo che stiamo per diventare nonne!”
“E
allora?”
“E
allora sarebbe un controsenso vero e proprio se io e Inuyasha…ehm… aaaaah!
Sango-chan! Ma cosa mi fai pensare?!” Ribatté con il fumo che le usciva dalle
orecchie.
Sango
scoppiò a ridere più forte.
“Non
sei cambiata di una virgola, amica mia. Hai trent’anni ma ti imbarazzi ancora a
parlare di certe cose.”
“Perché
tu no?”
“Sono
sposata con Miroku e ho avuto sei figli. Di cos’altro mi dovrei imbarazzare,
secondo te?”
Un
enorme gocciolone si disegnò sulla testa della povera sacerdotessa.
“Ci
siamo, ragazze!” Disse improvvisamente Shippo, fermandosi vicino all’entrata di
una profonda caverna e ponendo fine a quei discorsi.
Sango
e Kagome si guardarono intorno, serie in volto.
“Sento
un terrificante potere demoniaco provenire dall’interno di questo luogo. E se
fossimo arrivate troppo tardi?” Azzardò Kagome, iniziando a preoccuparsi.
“Sbrighiamoci,
allora. Forse siamo ancora in tempo per fare qualcosa!” Disse Sango, facendo
segno a Shippo di proseguire.
…
Miroku
sferrò un colpo preciso con il suo bastone dorato, disintegrando completamente
il demone dietro di lui.
“Per
tutti i Kami. Non finiscono mai.” Commentò, asciugandosi il sudore dalla fronte
e rimettendosi in posizione d’attacco.
“Fatti
forza, Miroku. Solo un altro po’ e riusciremo a raggiungere quel dannato.”
Ribatté Inuyasha, liberandosi di un altro paio di Oni.
“La
fai sempre facile tu! Ah, quanto vorrei riavere il potere del Kazaana in questo
momento!”
Inuyasha
sbuffò.
“Ma
sei forse impazzito, bonzo?! Ti sei accorto della quantità di miasma che
emanano? Se per assurdo potessi ancora usufruire di quei poteri, saresti già
morto a causa del veleno!”
Miroku
ridacchiò.
“Cos’è?
Adesso non mi dirai che ti preoccupi per la mia sorte? Ne passerà di acqua
sotto i ponti prima che io possa tirare le cuoia, credimi!”
“E
allora smettila di dire assurdità e concentrati sul combattimento!” Commentò,
imbarazzato, per poi sferrare un ennesimo Kaze no Kizu e liberarsi di un’altra
ventina di demoni.
Miroku
ridacchiò più forte.
Inuyasha
non era cambiato di una virgola e lui, malgrado qualche capello bianco e
qualche ruga qua e là, si sentiva ancora lo stesso di quindici anni prima.
Sembrava
quasi che lo scorrere del tempo per loro si fosse fermato.
E
così, tra battutine e discorsi seri, quel combattimento andò avanti per quasi
un’ora.
Nel
frattempo Matsunaga, notando che il numero dei suoi sottoposti diminuiva sempre
di più, decise che forse era meglio affrettare un po’ le cose. E così,
approfittando del fatto che il mezzo demone e il monaco fossero impegnati, si
portò velocemente alle spalle di Inuki e Kaori, ormai privi di controllo, fino
a raggiungere il grande altare di pietra.
“Quei
due non rovineranno il mio piano. Nessuno lo farà. Non finché IO avrò vita!” E
posò una seconda sfera di colore nero su quella superficie.
Una
luce potentissima e nerastra illuminò l’intera caverna, attirando l’attenzione
di tutti i contendenti.
“Ma
che diavolo…?!”
“Maledizione,
Miroku! Dobbiamo fermalo, prima che…!”
Ma
l’uomo non riuscì a concludere quella frase.
In
pochi secondi le due sfere si fusero, lasciando al loro posto un'unica sfera
dal colore violaceo.
“Finalmente,
FINALMENTE CI SONO RIUSCITO! ECCO A VOI LA NUOVA SHIKON NO TAMA!” Commentò
mentre la toccava, assaporando il potere maligno che sprigionava. “Dopo secoli
e secoli passati a vivere all’ombra degli altri, anche io adesso potrò ottenere
tutto ciò che desidero!”
“Che
potere tremendo…” Commentò Miroku, osservando la sfera che teneva tra le mani.
“Dannazione.
Se solo fossimo riusciti ad arrivare prima, tutto questo non sarebbe mai
successo.” Imprecò Inuyasha, mettendosi a correre in direzione dei figli.
Quando
finalmente li raggiunse, Inuki e Kaori erano a terra, privi di sensi e nel loro
aspetto umano.
In
preda all’agitazione più assoluta li liberò dalle catene che li imprigionavano.
I
due fratelli respiravano a malapena e i loro volti, dal colorito ormai
cadaverico, contribuivano sempre di più a far preoccupare il giovane genitore.
“Oh
Santissimi Kami! Inuki! Kaori!” Urlò, cercando di farli rinvenire.
Improvvisamente
percepì un forte potere spirituale avvolgerlo.
Incuriosito,
si girò e solo allora si accorse che Shiro, sebbene fosse ancora incatenato e,
soprattutto, malconcio e decisamente bisognoso di cure, aveva iniziato a
purificare il veleno nei corpi dei suoi figli senza pensare minimamente a se
stesso.
“Si
può sapere che DIAVOLO stai facendo, moccioso?” Domandò, brusco.
Il
giovane non rispose, continuando imperterrito le sue azioni.
Irritato,
si portò vicino a lui, spezzando in un attimo le catene che lo tenevano
imprigionato e afferrandolo forte per la tunica.
Miroku
lo raggiunse quasi subito, bloccando il mezzo demone prima che potesse fargli
troppo male.
“Calmati,
Inuyasha. Shiro voleva soltanto aiutarli!”
“Aiutarli?
Nelle sue condizioni?! Vuoi forse morire, moccioso?” Urlò.
“Sono i
miei amici, Inuyasha-sama, e io li salverò. Costi quel che costi.” Rispose
serio il giovane monaco, guardando negli occhi il mezzo demone di fronte a
lui.
Inuyasha
lo liberò istantaneamente dalla sua presa, non aspettandosi quelle parole.
Sbuffò.
“Fhè!
Fa quello che ti pare!” Ribatté, troncando bruscamente quel discorso e
portandosi vicino ad Ikkuko.
La
ragazza era raggomitolata su se stessa e con entrambe le mani ancora ben
strette sul suo grembo.
“Come
sta?” Domandò a Miroku che ne frattempo lo aveva raggiunto.
“Non
saprei. Non sembra ferita.” Rispose, alzandola
delicatamente dal suolo e stringendola a sé.
In
quel momento vide l’amico cambiare completamente espressione.
“L’odore
del cucciolo! Non sento l’odore del cucciolo, Miroku!” Urlò, agitato.
L’uomo
sgranò più volte gli occhi.
Allora
Ikkuko aveva…
“P-padre…
mi fa tanto male la pancia…” Disse la sterminatrice con un filo di voce,
stringendosi più forte a lui.
E
fu allora che i due si accorsero che la ragazza stava perdendo sangue tra le
gambe.
“Oh
Santissimi Kami!” Ribatté il monaco in preda all’agitazione più totale.
Avrebbero
voluto fare qualcosa ma una trentina di demoni li circondarono, bloccando ogni
loro proposito.
Inuyasha
ringhiò forte agli intrusi.
“Rimani
vicino a lei. Io cercherò di liberarmene il più velocemente possibile!”
Ma
il mezzo demone non impiegò molto a rendersi conto che i suoi avversari erano
decisamente più forti rispetto a prima.
‘Dannato
Matsunaga. Sta usando i poteri della sfera per rendere più forti i suoi
sottoposti! Di questo passo non riuscirò mai a liberarmene!’ Commentò tra sé e
sé mentre si muoveva agilmente tra i demoni.
Poi
un raggio di luce purissima colpì uno degli Oni, disintegrandolo all’istante.
Curioso,
il mezzo demone si girò nella direzione da cui era partito quel colpo e grande
fu la sua sorpresa quando si ritrovò davanti la sua compagna, con il suo abito
da sacerdotessa indosso e l’arco ben stretto tra le mani, che gli sorrideva
dolcemente.
“Serve
aiuto, Inuyasha?” Chiese, ironica, preparando una nuova freccia.
“Kagome?
C-c-cosa diavolo ci fai qui?!” Balbettò, scioccato e incredulo.
“Non
riuscivo a starmene a casa senza fare nulla e così ho convinto Shippo e Sango
ad accompagnarmi.” Spiegò come fosse stata la cosa più naturale del mondo.
“Tu
hai fatto… COSA? MA TI È FORSE ANDATO IN CORTO IL CERVELLO, DONNA?” Urlò,
mentre spostava il suo sguardo sulla sterminatrice e il demone volpe i quali
erano impegnati a combattere contro gli altri demoni.
“Suvvia,
Inuyasha. Non è mica la prima volta che mi trovo a dover interagire con questo
tipo di demoni!” Ribatté, sarcastica.
Un
enorme gocciolone si disegnò sulla testa del povero mezzo demone.
“Forse
quindici anni fa, ma adesso…”
La
sacerdotessa lo guardò, stizzita e irritata.
“Allora
non mi resta che mostrarti i frutti del mio allenamento quindicennale!”
Kagome
chiuse gli occhi, cadendo in uno stato di profonda concentrazione.
In
un attimo tutto suo corpo fu avvolto da una potentissima aura che disintegrò in
pochissimi istanti tutti gli Oni rimasti nell’arco di parecchi metri, ponendo
così fine a quel combattimento.
Inuyasha
era rimasto a bocca aperta.
‘Quando
diavolo ha imparato a fare una cosa del genere?’ Si domandò nella sua mente,
scioccato ed incredulo.
Sospirò.
Quella
donna non smetteva mai di sorprenderlo.
Avrebbero
voluto festeggiare ma in quel momento sopraggiunse Miroku, agitato come non
mai.
“Presto,
Inuyasha! Ikkuko… Ikkuko continua a perdere sangue e io…”
“Cosa
è successo a nostra figlia, Miroku?” Domandò Sango, notando le vesti sporche di
sangue del marito.
Per
poco all’uomo non gli uscirono gli occhi dalle orbite.
“Sango?
Cosa ci fai qui? E i bambini?”
“Ti
spiegherò tutto più tardi. Cosa è successo ad Ikkuko?”
“Io…
io… NON LO SO! Non sembra ferita ma continua a perdere sangue tra le gambe e…”
Sango
non aveva bisogno di sentire altro.
Recuperato
velocemente il kit di pronto soccorso dalla borsa gialla dell’amica e alcune
foglie di una pianta medicinale dalle sue tasche, si portò accanto alla figlia.
La
ragazza era ancora raggomitolata su se stessa e urlava per il dolore.
“Ikkuko…
piccola mia…” Le sussurrò con un filo di voce, asciugandole le lacrime.
Le
ricordava dannatamente lei stessa quando, alcuni anni dopo la nascita di Shiro,
si era trovata per due volte di seguito nella sua stessa situazione.
“Mi
dispiace, madre. Il bambino è…” Disse tra i singhiozzi.
“Non
è colpa tua, Ikkuko.” La rassicurò.
“Ma…
il dolore è così forte che…”
Ma
non riuscì a concludere la frase a causa di una forte fitta al torace.
Sango
sospirò sommessamente.
“Adesso
sdraiati e prova a fare dei profondi respiri. Io intanto cercherò di bloccare
l’emorragia.” Disse, cominciando a preparare un infuso.
La
ragazza fece come le era stato detto.
“Hai
bisogno d’aiuto, Sango-chan?” Domandò la sacerdotessa, asciugandosi le lacrime
e sistemando velocemente l’arco e la faretra per terra.
La
sterminatrice fece di sì con la testa, invitandola a raggiungerla.
Intanto
Matsunaga, avvolto da una grande aura nera e con un aspetto completamente
irriconoscibile, continuava a chiamare a sé decine di centinaia di demoni.
I
due uomini si guardarono, seri in volto.
“Sei
pronto, bonzo?”
“Prontissimo,
Inuyasha.”
“Ehi!
Ci sono anch’io, ragazzi!” Disse Shippo, prendendo posto in mezzo a loro.
Un
ghigno soddisfatto si disegnò sul volto del mezzo demone.
“E
ORA PREPARATI A MORIRE, BASTARDO!” Urlarono quasi all’unisono tutti e tre per
poi buttarsi a capofitto in quella nuova battaglia.
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Capitolo 38 *** Shikon no Tama ***
capitolo 38
Capitolo Trentottesimo – Shikon no Tama
‘Dannazione! Sono allo stremo delle forze ma… NON POSSO ARRENDERMI PER
COSÌ POCO!’ Urlò nella sua mente il giovane monaco, mentre cercava disperatamente
di purificare il veleno nei corpi dei suoi due amici.
Erano trascorse alcune ore da quando suo padre e gli altri erano giunti
in loro soccorso e lui si era da subito reso conto che la situazione per Inuki
e Kaori era più grave di quello che credeva. Il veleno, infatti, era tra i più
potenti con cui avesse mai avuto a che fare e non bisognava essere dei geni per
capire che, in quella situazione, i suoi poteri erano del tutto insufficienti.
Ma, nonostante ciò, Shiro non aveva la minima intenzione di gettare la spugna.
Era ancora perso in quei pensieri quando una voce di donna lo destò,
facendolo voltare nella sua direzione.
“Hai bisogno di aiuto, Shiro?” Gli domandò Kagome, portandosi subito
vicino a lui.
Lì per lì il giovane monaco non rispose, non aspettandosi quella
richiesta.
La sacerdotessa gli sorrise dolcemente.
“Hai fatto quello che potevi. Ora riposati e lascia pure il resto a me.”
Continuò.
Un enorme potere spirituale lo avvolse, purificando completamente in
pochi minuti l’area circostante e con essa anche il veleno all’interno del suo
corpo.
Incredulo e affascinato, si ritrovò ad osservarla.
‘Mio padre me ne aveva parlato ma non credevo che Kagome-sama fosse
così… potente. Ora capisco da chi ha ereditato i poteri Inuki. ’ Pensò.
Poi il suo sguardo si focalizzò sulla figura di Kaori, la quale stava
rapidamente riprendendo colore, e non poté lasciarsi sfuggire un sospiro di
sollievo.
Un nuovo sorriso si disegnò sul volto della sacerdotessa.
“Non temere. Sono più che sicura che, tra i due, Kaori sarà la prima a
riprendere conoscenza.”
“V-voi dite?” Domandò, speranzoso.
Kagome annuì.
“Quindi… che ne dici di smetterla di preoccuparti per lei?”
A quella affermazione un lieve rossore imporporò le guance del giovane
monaco.
“Si nota così tanto?” Chiese, portandosi, imbarazzato, una mano alla
nuca.
“Oh, si. Ce l’hai praticamente scritto in faccia, ragazzo mio!” Ribatté
tra le risa.
Shiro arrossì ancora di più.
“Kagome-sama. Forse questo non è il momento più adatto per parlarvene
ma… c’è qualcosa di cui vorrei mettervi al corrente. Io… nei riguardi di vostra
figlia…”
“So già tutto. Non c’è bisogno che tu mi dica nulla.” Lo anticipò,
bloccando sul nascere quel discorso.
Shiro si pietrificò all’istante, cominciando a sudare freddo.
Che il suo compagno l’avesse messa già informata dei suoi sentimenti nei
confronti di Kaori?
Notando ciò, Kagome non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
“Calmati, Shiro. Perché sei così agitato?”
“Beh… ecco… io… ho paura che anche voi non… approviate.” Balbettò, insicuro.
“E perché non dovrei, scusa? Tu non immagini minimamente quanto questa
situazione mi renda felice!”
Il ragazzo rimase in silenzio per alcuni minuti, scioccato da quelle
parole e senza la minima idea su come comportarsi. Poi, quando finalmente ebbe
trovato il coraggio necessario per rispondere, la voce di Kaori lo prese alla
sprovvista, bloccando ogni sua azione.
“Ah, la mia testa! Qualcuno mi può GENTILMENTE spiegare cosa DIAVOLO è
successo?” Disse con un filo di voce e portandosi una mano sulla parte
dolorante.
Non aveva neanche finito di parlare che si ritrovò con la faccia immersa
in una tunica di colore marrone mentre due braccia forti e tremanti
l’avvolgevano da dietro, impedendole qualsiasi movimento.
Arrossì di colpo, riconoscendone all’istante il proprietario.
“S-S-S-Shiro! M-m-ma che diamine…?!”
“Sono felice che tu ti sia svegliata, Kaori. Davvero tanto felice.”
Disse semplicemente, continuando a stringerla.
La ragazza si abbandonò ad un sospiro di rassegnazione.
“E io di vedere che stai bene…” Gli sussurrò, perdendosi ancora di più
in quell’abbraccio.
“Siete davvero carini così, lo sapete?” Disse improvvisamente Kagome,
cancellando così quella dolce atmosfera e guardando i due ragazzi con gli occhi
che brillavano.
Kaori sobbalzò, non aspettandosi di udire la voce della madre in quel
luogo.
“M-m-m-mamma? Si può sapere cosa ci fai TU qui?” Balbettò, rossa in
volto e allontanando malamente il povero Shiro da lei.
La donna si portò una mano dietro la nuca, imbarazzata.
“Beh… ecco… dopo che Shippo ci ha messo al corrente di tutta la
situazione, ero preoccupata per voi e così… ho deciso di raggiungervi.” Disse
semplicemente, continuando a sorriderle.
“E non è neanche la sola ad averlo fatto.” Completò Sango, apparendo
improvvisamente di fronte a loro con Ikkuko svenuta tra le braccia.
In un attimo Kaori le si portò accanto, aiutandola.
“C-come sta?” Chiese con voce tremante.
La donna la guardò per poi sospirare sommessamente.
“Ha perso molto sangue, ma alla fine io e tua madre siamo riuscite a
bloccare l’emorragia. Per quanto riguarda il bambino, però, non c’è stato nulla
da fare.” Spiegò, richiamando Kirara e sistemando la figlia accanto a lei.
Furiosa, Kaori sferrò più pugni contro una roccia vicina.
Fu in quel momento che la ragazza si rese conto di aver perso
completamente le sembianze demoniache.
“Figlia mia, ma che fai? Ti romperai la mano se continui così!” Disse la
madre, agitata, bloccando le sue azioni e facendole notare la mano che
sanguinava.
Kaori imprecò ad alta voce.
“Non immaginate minimamente quanto desidero uccidere quel bastardo in
questo momento!” Ruggì.
“Calmati, Kaori. Purtroppo, al tuo stato attuale, non sei nelle
condizioni per poter combattere. Diversamente da quanto accade durante le notti
di luna piena, non possiamo sapere per quanto tempo manterrai quelle
sembianze.” Commentò Shiro, entrando anche lui nel discorso e cominciando a
fasciarle la mano.
“Shiro ha ragione. Purtroppo quel demone è riuscito ad impadronirsi di
tutti i vostri poteri demoniaci. Se non foste stati entrambi dei mezzi demoni,
a quest’ora tu e tuo fratello…”
Ma Kagome si bloccò, incapace di concludere quella frase.
“LO SO BENISSIMO QUESTO! Però mamma… IO NON POSSO RIMANERE QUI CON LE
MANI MANO SENZA FAR NULLA!” Urlò.
“Allora dobbiamo cercare un modo per togliere la sfera dalle mani di
quel demone.” Disse Sango, portandosi in piedi e caricandosi l’Hiraikotsu sulle
spalle.
“Hai già in mente qualcosa, Sango-chan?” Domandò Kagome, guardando la
sterminatrice.
“Si. È un po’ rischioso ma dovrebbe funzionare. Sei con me, amica mia?”
“È mai successo il contrario?” Ribatté la sacerdotessa, alzandosi subito
in piedi e recuperando l’arco e le frecce dal suolo.
“Aspettate un attimo. SI PUÒ SAPERE COSA DIAVOLO AVETE INTENZIONE DI
FARE VOI DUE?!” Urlò Kaori, agitata.
“Qualcosa che facevamo da prima che voi nasceste.” Spiegò Sango,
prendendo la parola per prima.
“E poi non possiamo mica lasciare tutto il divertimento agli uomini, non
credi anche tu?” Completò Kagome, facendo l’occhiolino alla figlia e sparendo
velocemente insieme alla sterminatrice.
Rimasti soli, Shiro e Kaori si guardarono, increduli.
“Ma quelli… sono davvero i nostri genitori?”
“Sai, Shiro? In questo momento non ne sono più tanto sicura.”
A quelle parole l’attenzione di Kirara si focalizzò sulle figure dei due
giovani ragazzi.
Se solo avesse potuto parlare, ce ne sarebbero state di cose da
raccontare.
…
“Fuoco di volpe!” Urlò Shippo prima di lanciare una grande fiamma di
colore bluastro dalle mani e disintegrare così altri cinque demoni.
“Bravissimo Shippo! Continua così!” Urlò Miroku, voltandosi verso di lui
e disintegrando a sua volta un altro paio di demoni.
“Fhè! Ma guarda un po’ il piccoletto.
Alla fine anche tu sei diventato forte!” Commentò Inuyasha, usando il
suo tipico tono sarcastico. “E io che credevo che la storia della scuola dei
demoni fosse tutta una messa in scena per andartene in giro!”
Il demone volpe ghignò, soddisfatto.
“Sono pur sempre un demone, Inuyasha e sono più che sicuro che, presto o
tardi, ti supererò!”
“Cos’è? Mi stai sfidando, per caso?” Ribatté, con la sua stessa
espressione in volto.
Il ghigno sul volto del piccolo demone divenne più grande.
“Allora vediamo chi riesce ad avvicinarsi di più al nemico!” Disse
Inuyasha per poi iniziare a correre come un pazzo in quella direzione insieme
al volpino.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Miroku.
‘Ed eccoli che ricominciano. Quando si renderanno conto che c’è anche un
povero essere umano con loro?!’ Si ritrovò a pensare prima di mettersi anche
lui al loro inseguimento.
Nel frattempo Kagome e Sango erano riuscire a raggiungere una sporgenza
della grande caverna senza dare troppo nell’occhio.
“Eccoci arrivate. Da quassù dovremmo riuscire a colpirlo senza
problemi.” Disse la prima, iniziando a preparare le frecce.
“Si, però non possiamo attaccare adesso. Ci sono ancora troppi demoni
che gli fanno da scudo.” Commentò la seconda, studiando la zona circostante.
“Allora non ci resta che aspettare il momento giusto per farlo.” Ribatté
Kagome facendo notare all’amica le figure dei rispettivi mariti che si facevano
sempre più vicini a Matsunaga.
…
“Sta ferma, Kaori. Non vedi che continui a perdere sangue?” Commentò il
giovane monaco, cercando di convincere l’amica a mettersi seduta.
“Non posso, Shiro. NON CI RIESCO! Ahhh, se solo avessi i miei poteri a
quest’ora…!”
“Capisco bene quello che provi, ma sei ferita e credo che sarebbe molto
meglio se tu prendessi posto accanto a me e ti facessi medicare!”
“Fhè! Sono solamente quattro graffi! Sarò pure un essere umano, ma le
mie ferite sono in grado di rimarginarsi più velocemente di qualsiasi altro!”
Spiegò sempre più irritata.
“Veloce o no, continui a perdere sangue e in più non ti sei ancora del tutto
ripresa dagli effetti del veleno di Matsunaga. Vuoi forse stramazzare al suolo
prima del tempo?!” Ribatté, esasperato, afferrandola malamente per un braccio e
bloccando le sue azioni.
“Shiro ha ragione. Perché, per una volta, non provi a dargli retta?”
L’affermazione di Inuki prese entrambi alla sprovvista, facendoli
voltare nella sua direzione.
“Inuki!”
“Fratellino! Oh, Kami. Finalmente ti sei ripreso!”
Inuki gemette forte, cercando disperatamente di mettersi seduto.
In un attimo i due ragazzi gli furono accanto per aiutarlo.
“Fai piano, Inuki. Non devi fare sforzi. Diversamente da Kaori, tu hai
un gamba rotta e diverse ferite su tutto il corpo e nel tuo attuale stato non
puoi… ”
“Quindi alla fine quel bastardo è riuscito nel suo scopo.” Commentò
tristemente, osservando le sue mani umane per poi spostare lo sguardo sulla
figura di Ikkuko, la quale giaceva ancora priva di sensi accanto a Kirara.
“Ditemi: come sta?”
Shiro e Kaori si guardarono, incerti su come rispondere.
“Non è in pericolo di vita, vero?” Continuò, agitato.
“No, non preoccuparti. Lei sta bene ma… visto quello che ha dovuto
subire, non sappiamo quando riprenderà conoscenza.” Spiegò il monaco,
visibilmente coinvolto.
“Per favore, portatemi da lei.”
I due fecero come gli era stato chiesto, trasportandolo nel modo più
delicato possibile.
Una volta lì, Inuki abbracciò la compagna, facendole passare dolcemente
una mano tra i folti capelli scuri.
“Perdonami, Ikkuko. Perdonami…” Lo sentirono ripetere più e più volte
mentre, disperato, si abbandonava alle lacrime.
Udite le parole strazianti del fratello, Kaori non riuscì più a
trattenersi, scoppiando a piangere quasi nello stesso momento.
Veloce, Shiro la strinse forte tra le sue braccia, cercando inutilmente
di consolarla.
Poi, alzato lo sguardo al cielo, fece una promessa a se stesso.
Quel demone l’avrebbe pagata per quello che aveva fatto a sua sorella.
E l’avrebbe pagata molto cara.
…
Un nuovo colpo di Tessaiga andò a segno, disintegrando così un’altra
trentina di demoni.
“Forza, ragazzi. Ci siamo quasi!” Urlò, esortando i compagni a
continuare.
Miroku creò una barriera, parando così un potente colpo di un Oni.
“Tsk! La fai facile tu! Ma ti sei accorto che, sebbene continuiamo ad
abbatterli, questi demoni riappaiono pochi minuti dopo così come se nulla
fosse?!”
Inuyasha sbuffò, irritato e disintegrando con un sol colpo un demone
quattro volte più grosso di lui.
“E allora cosa proponi di fare? Sentiamo!”
“Dobbiamo togliere quella dannata sfera dalle mani di Matsunaga!”
Un ghigno si disegnò sul volto del mezzo demone.
“Fhè! Nulla di più semplice!” Disse per poi fare un balzo verso l’alto.
Era ancora a mezz’aria quando Miroku vide la Tessaiga trasformarsi,
assumendo una forma più appuntita e brillante.
“KONGOSSHOHA!”
In un attimo centinaia di demoni furono spazzati via e con essi, anche
gran parte della barriera che avvolgeva l’anziano demone fabbro.
Miroku guardò l’amico, scioccato.
“Ma… NON POTEVI FARLO PRIMA, RAZZA DI STUPIDO?!”
“E TU PERCHÉ NON ME LO HAI CHIESTO?!” Ribatté usando il suo stesso tono.
Matsunaga imprecò a gran voce.
“VOI? DANNATI! Si può sapere come diavolo avete fatto a…?!”
Ma il demone non poté terminare quella frase. Un enorme boomerang e una
freccia sacra lo colpirono in pieno, ferendolo gravemente e, soprattutto,
facendogli scivolare la sfera che teneva tra le mani.
Questa rimbalzò per più volte sul duro suolo roccioso, fino a fermarsi a
pochi metri da Inuyasha e Miroku.
“A quanto pare le nostre mogli hanno avuto la mia stessa idea.” Commentò
il monaco, incrociando, soddisfatto e compiaciuto, le braccia intorno al petto.
“Fhè! Tante storie per una coincidenza!”
“Coincidenza o no, sei TU che sei troppo stupido, Inuyasha!” Disse il
volpino, ridacchiando come un matto.
In tutta risposta il mezzo demone colpì forte Shippo sulla testa.
“Vuoi forse morire, pulce?!
“Smettetela di litigare, ragazzi! Attaccate quel mostro! ORA!” Urlarono
all’unisono Sango e Kagome, mentre correvano a perdifiato nella loro direzione.
Un ghigno cattivo si disegnò sul volto del mezzo demone.
“Fhè! Non c’è bisogno che me lo diciate.” Disse prima di cominciare ad
attaccare quel demone con tutta la forza che aveva.
…
Un lungo brivido attraversò i due fratelli, facendoli bloccare di colpo.
“Ragazzi? Cosa succede?” Domandò Shiro, notando lo strano atteggiamento
dei suoi amici.
“Non so. Un attimo fa ho percepito una grande forza attraversare il mio
corpo. Era come se… i miei poteri…”
Istintivamente il ragazzo si portò le mani sulla testa ma, diversamente da
quello che credeva, le sue orecchie non erano ancora riapparse.
Inuki e Kaori si guardarono poi la ragazza corse fuori dal cunicolo per
controllare quello che stava accadendo sul campo di battaglia.
“Avevi ragione, Inuki! La sfera ha lasciato le mani di quel demone!”
Urlò.
“Cosa? Ma allora… ci sono riuscite davvero!” Commentò Shiro, incredulo.
“L’unica cosa che non capisco è per quale motivo io o mia sorella non
abbiamo subito riassunto le nostre sembianze di mezzi demoni.” Ribatté,
portandosi, pensieroso e dubbioso una mano al volto.
“Credo che sia dovuto al fatto che la sfera sia ancora troppo
contaminata.” Spiegò Kaori, assumendo la stessa espressione del fratello e
invitando i due ragazzi a raggiungerla.
Shiro si caricò velocemente Inuki sulle spalle e si portò accanto a
Kaori.
Davanti a loro migliaia di cadaveri di demoni di tutte le specie
giacevano al suolo, mentre Inuyasha, Shippo e Sango combattevano alacremente
contro un Matsunaga dall’aspetto irriconoscibile.
Kagome e Miroku si trovavano leggermente in disparte dal gruppo,
impegnati a purificare la piccola sfera nera.
“Sembrano essere in difficoltà. Credete che ce la faranno?” Domandò
dubbiosa Kaori, rivolgendosi ai due ragazzi dietro di lei.
“Non lo so. In tutta la mia vita non ho mai percepito un miasma così
potente…” Commentò Shiro.
“Dannazione! Se solo la mia gamba non fosse rotta, io potrei andare lì
ed aiutarli” Imprecò Inuki, stringendo forte i pugni.
Kirara miagolò improvvisamente, attirando così la loro attenzione.
“Che succede, Kirara? Qualcosa non va con Ikkuko?” Domandarono quasi
nello stesso momento, agitati.
La demone scosse più volte la testa poi toccò con la zampa la grande
borsa gialla a pochi centimetri da lei.
“La borsa della mamma? Kirara, non capisco. Cosa centra adesso quella
borsa con…?!”
“Kaori! Shiro! Vedete anche voi quel leggero bagliore?” Domandò Inuki,
interrompendo bruscamente il discorso della sorella.
“Bagliore?” Chiesero.
“Si. Guardate dentro la tasca destra.”
Kaori si mise subito a frugare all’interno.
In pochi minuti si ritrovò con un piccolo oggetto rotondo nella mano.
“Ma questa è…”
“…LA SHIKON NO TAMA!” Completarono i ragazzi, scioccati.
“Ma… ma… quando…?!”
“Vostra madre deve averla portata con sé quando ha deciso di mettersi in
cammino per raggiungerci.” Spiegò il giovane monaco, trasportando Inuki vicino
alla sorella.
“E a quanto pare sta reagendo al potere oscuro della falsa sfera!”
Completò Inuki, cominciando a studiarla attentamente.
“N-non mi dirai che finirà per contaminarsi anche lei?!” Chiese,
agitata.
“No, al contrario. Sembra che si stia purificando.”
“E anche molto velocemente a quanto pare.” Completò Shiro, toccandola
appena.
“Cheee?! Ma… allora…”
I tre si bloccarono per poi scambiarsi uno sguardo d’intesa.
…
Kagome chiuse per l’ennesima volta gli occhi, cercando di far affluire
nelle mani tutto il suo potere.
Ma più il tempo passava e più il potere nero all’interno di quella
dannata sfera non accennava minimamente a purificarsi.
“Argh… ha davvero un potere tremendo…” Gemette la donna, senza però
fermare le sue azioni.
“Sebbene ci stiamo impegnando al massimo, l’aura maligna al suo interno
non accenna a diminuire. È come se stesse reagendo a qualcosa…” Commentò
Miroku, pensieroso.
A quella affermazione Kagome si portò una mano al volto.
“Che succede, Kagome-sama? Avete avuto qualche idea?”
“In realtà si tratta solo di una supposizione però… potrebbe anche
essere a causa di…”
“PADRE! KAGOME-SAMA! ALLONTANATEVI SUBITO DA QUELLA SFERA! PRESTO!” Urlò
Shiro mentre correva come un pazzo nella loro direzione con Inuki sulle spalle.
Tutti i contendenti si voltarono in direzione dei due ragazzi e fu in
quel momento che si accorsero che, legata all’estremità della freccia che Inuki
stava per scoccare, vi era una sfera che emanava un’aura completamente pura.
Un brivido freddo attraversò la schiena dell’anziano demone fabbro.
‘Non è possibile. Che si tratti di… quella vera?!’
Approfittando di quel momento di distrazione, Matsunaga si mosse
velocemente sul campo di battaglia, fino ad arrivare a pochi passi dalla sfera
nera.
Ma proprio quanto stava per afferrarla, un fascio di luce purissima la
colpì, facendo così fondere le due sfere. In pochi attimi una colonna di luce
altissima si materializzò in quel luogo, costringendo tutti ad indietreggiare
sensibilmente.
Quando Inuki poté riaprire gli occhi, si accorse di avere di nuovo il
suo aspetto di mezzo demone.
“Wow! Ci siamo riusciti, Shiro!” Commentò, euforico, mentre scendeva
dalle spalle dell’amico e richiamava la sua attenzione.
Il monaco lo guardò, scioccato.
“Allora questo significa che anche Kaori…”
“Tsk! È ancora presto per cantare vittoria, ragazzino!” Disse il demone
prima di recuperare dal suolo la Shikon no Tama e correre via.
Ma sfortunatamente per lui Inuyasha gli si parò davanti, bloccando così
ogni sua via di fuga.
“Andavi da qualche parte, bastardo?” Ribatté con un ghigno e ondeggiando
la Tessaiga con fare intimidatorio.
Il demone imprecò mentalmente per poi ruggire forte al suo avversario.
Dopo tutti quei secoli passati a pianificare il suo piano nei minimi
dettagli, non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Non adesso che la vera e,
SOPRATTUTTO, nuovamente attiva sfera degli Shikon era tra le sue mani.
Strinse forte il suo bastone e richiamò a sé un nuovo gruppo di Oni che,
in un attimo, circondarono completamente l’intero gruppo di amici.
“E ora provate a prendermi, se ci riuscite…” Commentò il fabbro prima di
sparire in una nuvola di fumo.
Inuyasha cacciò un urlo, disintegrando una trentina di Oni con un solo
colpo di spada.
“SI PUÒ SAPERE COSA DIAVOLO CREDEVATE DI FARE, VOI DUE?! VI SIETE ALMENO
RESI CONTO DEL PASTICCIO CHE AVETE COMBINATO?!” Ruggì furioso, rivolgendosi al
figlio e a Shiro e afferrandoli entrambi per il kimono.
“Calmati, Inuyasha. Inuki e Shiro volevano soltanto aiutarci!” Disse
Kagome, portandosi subito accanto e bloccando le sue azioni.
“Aiutarci? AIUTARCI? MA SE PER COLPA LORO LA SFERA HA DI NUOVO TUTTI I
SUOI POTERI! Per non parlare poi del fatto che, per quanto ne sappiamo, adesso
quel bastardo potrebbe trovarsi già all’esterno di questa fottuta caverna!”
“Potrà sembrarti strano, Inuyasha, ma non mi sembra proprio che
Matsunaga abbia abbandonato questo luogo.” Disse Miroku.
“Spiegati meglio, bonzo.”
“Riesco ancora a percepire perfettamente la sua aura demoniaca.”
“Questo perché io e Inuki abbiamo eretto una potente barriera intorno
all’intera caverna!” Spiegò Shiro, prendendo improvvisamente la parola.
I componenti del vecchio gruppo lo guardarono, scioccati.
“Voi avete fatto… COSA?!” Urlò Inuyasha.
“Una barriera? Ho capito bene?” Domandò Miroku.
“Che dire? Siete davvero ingegnosi, ragazzi!” Ribatté Kagome.
“Ma Shiro! Tu sei ferito e per di più hai usato gran parte del tuo
potere per purificare il veleno all’interno dei corpi di Inuki e Kaori. Non ti
sembra una cosa troppo… rischiosa?” Chiese Sango, preoccupata, portandosi
accanto al figlio.
“Non avete nulla da temere, madre. Fino a quando Inuki mi farà da
supporto, non ci sarà alcun problema. E poi si tratta soltanto di un paio di
graffi e…”
“Oi, moccioso! Ti sarei grato se la smettessi di darti delle arie!”
Disse Inuyasha, irritato e guardandolo con occhi simili a due fessure.
Una risata collettiva avvolse quel luogo.
“Quindi che facciamo?”
“Che domande, Kagome? Staniamo quel vecchio bacucco e facciamolo secco
una volta per tutte!” Ribatté Inuyasha, portando, spavaldo, Tessaiga sulla
spalla e riprendendo a combattere.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui tra voi!
Come avrete notato le cose continuano
a complicarsi per i nostri amici e vi preannuncio che le sorprese non
mancheranno ad abbondare anche nel prossimo capitolo. Quindi... vi
consiglio caldamente di rimanere sintonizzati per non perdervi un solo
istante di questa avventura!
Alla prossima, ragazzi e... commentate numerosi !! ^^
kagome123
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Capitolo 39 *** “… non ti permetterò di lasciarmi sola!” ***
capitolo 39
Capitolo
trentanovesimo - “… non ti permetterò di lasciarmi sola!”
Kaori camminava avanti e
indietro in preda all’ansia più totale.
“Maledizione! Perché non mi trasformo? Eppure
mio fratello è già tornato normale! Che ci sia ancora quel dannato Matsunaga
dietro tutto questo?!”
“Oh. Sei davvero molto
perspicace, ragazzina.”
Kaori si voltò di scatto.
Il demone fabbro, apparso
magicamente dal nulla, la guardava, ridacchiando malignamente e con in mano la
sfera dei quattro spiriti.
Agitata, si portò davanti ad
Ikkuko per proteggerla.
“KIRARA! ATTACCALO!” Urlò.
L’anziano roteò il suo bastone
e in pochi secondi il corpo di Kirara fu schiacciato al suolo, bloccato da una
grande rete nerastra.
Kaori sentì un brivido freddo
attraversarla per tutta la schiena.
Matsunaga ghignò.
“Allora… dimmi: dove eravamo
rimasti?”
“N-NON OSARE AVANZARE OLTRE,
DANNATO! ALTRIMENTI…!”
“Cosa, piccina? Credi
veramente che in quella ridicola forma TU possa sconfiggermi?!” Ribatté prima
di scoppiare a ridere come un pazzo. “Chi l’avrebbe mai detto che una delle
vecchie pozioni di Hibuza si sarebbe rivelata così utile?”
“Cosa hai fatto al mio corpo,
bastardo?”
L’anziano ghignò.
“Diversamente da tuo fratello,
per te ho fatto usare un rosario molto particolare. Ora il tuo potere demoniaco
è sigillato e finché resterò in vita, tu sarai condannata a trascorrere il
resto della tua miserabile esistenza nei panni di un comune essere umano!”
Kaori imprecò mentalmente per
poi spostare lo sguardo sulle sue mani prive di artigli.
“Oh, ma non temere: non ho la
minima intenzione di farti vivere così a lungo!”
E la colpì duramente con il
bastone, spezzandole un braccio.
Kaori urlò dal dolore,
accasciandosi al suolo.
Stava per infierire ancora su
di lei quando Ikkuko gli si materializzò davanti, bloccando quell’attacco con
l’ausilio della sola katana.
Si fissarono.
Negli occhi della ragazza
c’era una tale rabbia che il corpo del demone tremò per un lungo istante.
“Piccola sterminatrice! Chi
non muore si rivede.” Commentò, ironico, mentre una goccia di sudore
attraversava velocemente la sua fronte.
“MALEDETTO. TI FARÒ
RIMPIANGERE DI NON AVERMI UCCISO QUANDO NE HAI AVUTO LA POSSIBILITÀ!” Urlò,
buttandosi su di lui e cominciando ad attaccarlo.
….
“Inuyasha? Inuki? Cosa
succede? Siete impalliditi tutto d’un tratto.” Domandò Kagome, notando il
repentino cambiamento d’espressione dei due.
Padre e figlio si guardarono.
“Inuki. L’hai sentito anche
tu?”
“Si. Ma non è possibile. Kaori
e Ikkuko sono al sicuro. Loro…”
L’odore di sangue si fece
improvvisamente più forte e i due mezzi demoni furono avvolti da un senso di
ansia e agitazione che mai avevano provato nella loro intera vita.
In un attimo si ritrovarono a
correre velocissimi, con il cuore che sembrava quasi voler schizzare fuori dal
petto. Quando finalmente le raggiunsero, Kaori e Ikkuko erano a terra,
ricoperte di sangue e ferite su tutto il corpo. Inuyasha e Inuki ringhiarono
forte mente il loro sguardo furente si focalizzava sulla figura del demone
fabbro.
“Oh. Ma guarda: sono arrivati
i rinforzi. Siete davvero fortunate, piccine.” Commentò, ridacchiando tra sé e
sé.
“LA PAGHERAI PER QUELLO CHE
HAI FATTO, DANNATO!” Urlarono quasi nello stesso momento per poi lanciarsi
contro il demone con tutta la forza che avevano.
L’avevano quasi raggiunto
quando una cortina di fumo velenosa avvolse la sua figura e parte del paesaggio
circostante, costringendo i due mezzi demoni a fermare le loro azioni.
“Argh! Non ci vedo più!” Urlò
Inuki, agitato, strofinandosi con insistenza gli occhi.
“MATSUNAGA! CHE TU SIA
MALEDETTO!” Ruggì Inuyasha, anche lui nelle stesse condizioni del figlio,
mentre cercava disperatamente di individuare il nemico e la figlia con l’aiuto
dei suoi altri sensi.
Ma sfortunatamente per loro,
quel fumo aveva inibito anche quelli, rendendo difficile anche il solo stare in
piedi.
Libero di muoversi, il fabbro
si portò a pochi centimetri dalle due ragazze.
Ma proprio quando stava per
sferrare il colpo di grazia, Shiro gli apparve magicamente davanti, prendendolo
alla sprovvista. Matsunaga gemette forte mentre sentiva la lunga e fredda lama
della katana del ragazzo invadere le sue carni.
“TU… DANNATO BONZO! COME HAI
OSATO INTROMETTERTI!?” Ruggì mentre lo guardava con uno sguardo colmo di
rabbia.
“Ti ho rovinato la festa per
caso?” Domandò, spavaldo, il giovane monaco, sistemandosi meglio la maschera
anti veleno sul volto e facendo più pressione sulla katana.
Il demone gemette più forte
mentre cercava disperatamente di liberarsi. Ma più ci provava e più sentiva le
sue mani bruciare a causa del potere spirituale purissimo di cui sembrava
essere avvolta l’intera arma.
“Mi dispiace per te ma quella
katana è impregnata del mio potere spirituale e dato che tu sei un demone e,
per giunta, della peggior specie, non ti è possibile neanche sfiorarla con un
dito.” Spiegò senza lasciare per un solo istante gli occhi del nemico.
“Quindi… sono condannato ad
una morte lenta e dolorosa?”
“Esattamente! Ma… se lo
desideri, posso fare in modo di velocizzare la tua dipartita.” Continuò.
Ci furono alcuni minuti di
silenzio poi sentì il demone cominciare a ridacchiare.
“Si può sapere cos’hai da
ridere, dannato?!” Chiese, decisamente irritato da quel comportamento.
L’anziano lo guardò.
“Oh, lo capirai molto presto,
ragazzino.” Disse prima di afferrare il bastone e pronunciare una strana
formula in una lingua arcaica.
In un attimo il giovane monaco
si ritrovò avvolto da delle grandi fiamme verdastre.
Cacciò un urlo e si gettò a
terra, cercando disperatamente di spegnerle poi, come tutto era iniziato,
queste sparirono, lasciando il ragazzo con una strana sensazione per tutto il
corpo.
Agitato e ansimante, si guardò
intorno mentre più gocce di sudore gli attraversavano il volto.
Cosa diavolo era successo?
E soprattutto perché sentiva
la mano destra bruciare in quel modo?
“Shiro! Stai bene?” Gli
domandò il padre, preoccupato, apparendo dietro lui.
“I-io c-credo di sì. D-dove è
andato quel bastardo?” Chiese con la voce che ancora gli stremava.
“Non lo so ma non temere: a
causa del colpo che gli hai inferto, non andrà molto lontano.”
“E Kaori e Ikkuko-chan come
stanno?”
“Tua sorella ha solo qualche
graffio ma Kaori… Quel dannato ci è andato giù pesante con lei.” Spiegò l’uomo
mentre osservava la moglie e Kagome badare alle rispettive figlie. “Ma tu… vedo
che continui a stringere la mano. Sei forse ferito?”
“No, ma brucia da morire!”
Urlò.
“Mmm… strano. Fammi dare
un’occhiata.”
Nel momento stesso in cui il
giovane rivolse il palmo verso il padre, lo vide cambiare completamente
espressione.
“Oh Santissimi Kami! Ma questo
è…!”
Ma l’uomo non riuscì a
concludere quella frase.
In un attimo gli incubi che
avevano tormentato gran parte della sua giovinezza presero nuovamente possesso
della sua mente, facendolo tremare a lungo.
Agitato, cercò tra le tasche
del suo abito monacale il suo vecchio rosario e, presa velocemente la mano del
figlio, cominciò ad avvolgerlo e a pronunciare un mucchio di formule strane.
“Ascoltami attentamente,
figlio mio. Fa quello che ti dico e tutto si risolverà nel migliore dei modi.”
Disse senza fermare le sue azioni.
Shiro lo guardò, dubbioso.
“Va bene, padre ma… non
capisco. Cos’ha la mia mano che non va?”
“Quel demone deve averti
inflitto una maledizione e ora… se non sigilliamo subito, c’è il forte rischio
di venire tutti risucchiati all’interno della tua mano.” Spiegò.
“CHE COSA?!”
Ma allora questo significava
che anche lui come suo padre…
In preda al terrore, il
giovane si alzò in piedi per poi cadere nuovamente al suolo, facendo spostare
leggermente il rosario che gli avvolgeva la mano.
In quel momento un piccolo
gruppo di rocce dalle più svariate forme e dimensioni venne risucchiato,
sparendo all’interno del foro che era stato creato.
Gli occhi increduli e
scioccati del resto del gruppo furono su di lui.
“Miroku… non dirmi che… si
tratta davvero di quello che penso?” Domandò Sango con la voce che le tremava.
L’uomo afferrò la mano del
figlio, imprimendo più forza nel sigillo e ponendo fine a quello spettacolo.
Poi rivolse il suo sguardo in
direzione della moglie.
Non c’era bisogno di parole.
L’espressione preoccupata e
terrorizzata sul volto dell’uomo erano più che eloquenti.
“Ma… ma… come è possibile? Io
credevo che, dopo la morte di Naraku, quella maledizione fosse…”
“Purtroppo si tratta di una
nuova maledizione, Kagome-sama e, per di più, il vortice sembra essere molto
più instabile e potente. Il potere spirituale di Shiro è quasi agli sgoccioli e
io… non so nemmeno se il mio vecchio rosario sarà sufficiente a contenerlo!”
Spiegò con una punta di amarezza.
“Allora… questo significa che
Shiro… rischia seriamente la vita?” Disse Kaori, ansimando e con un tono in cui
traspariva tutta la sua preoccupazione.
A quella parole Kagome
accarezzò teneramente il volto della figlia sporco di sangue, asciugando le
lacrime che avevano iniziato a scivolare sul suo viso.
“Fhè! È inutile restare qui e
piangerci addosso. Faremo la stessa fine se non ci sbrighiamo a fare fuori quel
bastardo!” Commentò improvvisamente Inuyasha, rompendo il silenzio che si era
venuto a creare.
“Cosa hai in mente di fare,
Inuyasha?” Gli domandò la compagna.
“Kagome. Miroku. Ditemi:
riuscite ancora a percepire la sua aura maligna?”
“Purtroppo no. Sembra quasi
che sia sparito nel nulla.” Spiegarono.
“Capisco. Inuki! Vieni qui e
cerca di tenere sigillata la mano del tuo amico fino al nostro ritorno!” Disse,
richiamando il figlio il quale, nel frattempo, aveva raggiunto la sua compagna.
“Eh? Ma papà, non posso! Se
concentro il mio potere spirituale solo su Shiro, la barriera che abbiamo
creato per bloccare Matsunaga scomparirà!”
“Inuki ha ragione. E se nel
frattempo quel demone riuscisse a fuggire?!” Ribatté Miroku, non comprendendo
il comportamento del mezzo demone. “Ti ricordo, Inuyasha, che quel demone ha
con sé la Shikon no Tama!”
Un ghigno si disegno sul volto
di Inuyasha.
“Non preoccuparti, Miroku. Non
può fare un granché nelle condizioni in cui si ritrova e poi sarà sufficiente
seguire l’odore di tuo figlio per scovarlo!”
“L’odore di Shiro? Ma… ma…?”
“Giusto! La spada! Matsunaga
ha ancora la spada di Shiro conficcata nello stomaco!” Commentò Shippo, portandosi una mano sulla testa. “Allora non
sei così stupido come sembri, Inuyasha!”
Un nuovo pugno del mezzo
demone andò a segno.
“Voialtri restate qui. Io e il
bonzo intanto cercheremo di sistemare tutto nel modo più veloce possibile!”
Urlò prima di sparire insieme al povero monaco ancorato malamente sulle sue
spalle.
….
“Quindi… se ho capito bene,
Shiro ha la stessa maledizione che ha afflitto la famiglia di papà per quasi
mezzo secolo?” Domandò Ikkuko, insicura.
“Esattamente. Solo che, come
ha già detto lui, è molto più potente e instabile.” Spiegò Sango, portandosi le
mani tremanti al petto. “E io che speravo di non dover più assistere ad uno
spettacolo del genere. Oh, figlio mio!”
“Non rattristatevi, madre.
Andrà tutto bene. Ne sono più che sicuro.” Ribatté Shiro, guardando la donna e
sorridendole appena.
La sterminatrice lo abbracciò
forte.
Nel frattempo Inuki continuava
ad usare i suoi poteri sull’amico. Kagome non impiegò molto a rendersi conto
che il figlio era in difficoltà e, una volta finito di medicare Kaori, si portò
vicino a lui, dandogli manforte.
In pochi istanti il corpo di
Shiro fu avvolto da una luce purissima e il ragazzo sentì il dolore scemare a
poco a poco, fino a quando non vide il vortice placarsi completamente.
O almeno così sembrò ai suoi
occhi.
Sospirò, sollevato.
“La ringrazio infinitamente
Kagome-sama.” Disse asciugandosi il sudore dalla fronte e guardando la donna
con occhi pieni di riconoscenza.
“Di nulla. Adesso il problema
è un altro. Se per un qualche motivo tu fossi costretto ad aprirlo, non so se
il sigillo che io e Inuki abbiamo creato continuerà a funzionare.” Spiegò.
“CHE?! Ma allora Shiro
potrebbe…?”
“Mi dispiace tanto,
Sango-chan.” Disse abbassando tristemente il capo.
Incapace di controllare le sue
emozioni, la sterminatrice si accasciò sul petto del figlio, scoppiando in lacrime.
Ikkuko le fu subito accanto, cercando inutilmente di consolarla.
Inuki fece qualche passo in
avanti, avvicinandosi alla madre.
“Cosa facciamo adesso, mamma?”
Domandò, insicuro.
“Non lo so, Inuki. In tutta
sincerità non lo so.”
Udite quelle parole, lo
sguardo di Shiro si focalizzò prima sulla figura dolorante di Kaori poi sulla
sua mano destra, dove sentiva il potere del vortice aumentare ad ogni minuto
che passava.
“E se… li raggiungessimo?”
In un attimo gli sguardi
scioccati di tutti furono su di lui.
“MA SEI FORSE IMPAZZITO?! Hai
capito o no in che situazione ti trovi?!” Urlò Ikkuko, visibilmente sconvolta
dalle parole del fratello. “E poi hai visto in che condizioni si trova Kaori?!
Lei… lei… NON SO NEANCHE QUANTE VOLTE MI HA FATTO SCUDO CON IL SUO CORPO!”
Continuò con le lacrime agli occhi.
“Allora ci andrò io da solo.”
Disse serio, facendo per andarsene.
Ma Inuki lo bloccò,
materializzandosi davanti a lui e colpendolo con un pugno.
“INUKI!?” Urlò Kagome,
scioccata, non aspettandosi quel comportamento da parte del figlio.
Il mezzo demone ignorò le
parole della madre, afferrando l’amico per la tunica e sollevandolo dal suolo.
“CREDI VERAMENTE CHE MORENDO
SUL CAMPO DI BATTAGLIA RISOLVERAI TUTTA LA SITUAZIONE?!” Disse, fissandolo con
uno sguardo serissimo in volto.
“Inuki, io…”
“ZITTO! A MIA SORELLA NON CI
PENSI?! COSA LE DIRO' UNA VOLTA CHE AVRÀ RIPRESO CONOSCENZA?!” Continuò.
Shiro sputò sangue per poi
ricambiare quello sguardo.
“INUKI! POSSO PERCEPIRE IL
VORTICE CHE SI ESPANDE SEMPRE PIÙ. Se io rimango qui… RISCHIEREI DI PORTARVI
TUTTI CON ME!” Spiegò, usando lo stesso tono.
Il mezzo demone avrebbe voluto
rispondere, ma le parole gli morirono in gola mentre le sue orecchie si
riempivano dei singhiozzi della zia, della madre e della compagna.
Il monaco sentendo la presa
dell’amico venire meno, scese a terra e, una volta sistematosi la tunica,
cominciò ad avviarsi, sparendo silenziosamente da quel luogo.
….
“Hehe… tutto sta procedendo
secondo il mio piano. Finalmente la barriera che mi impediva di uscire sta
scomparendo!” Commentò l’anziano fabbro mentre avanzava, zoppicante,
all’interno della grande caverna. “Argh… se solamente quel moccioso non mi
avesse ferito così gravemente, a quest’ora sarei già…”
Il demone gemette forte, accasciandosi
al suolo.
Rimase così per alcun minuti
poi, fattosi forza, si portò nuovamente in piedi con l’aiuto del suo bastone.
“Ancora qualche passo e sarò
fuori da questa dannata caverna. Poi, una volta raggiunto il mio covo, sarò
finalmente in grado di esprimere il desiderio e dominare il mondo!”
“TU NON ESPRIMERAI UN BEL
NIENTE, DANNATO BASTARDO!” Ruggì Inuyasha, materializzandosi improvvisamente
davanti a lui e bloccando ogni sua azione.
Matsunaga sgranò più volte gli
occhi, non aspettandosi nulla del genere.
“Ancora voi? Come DIAVOLO
avete fatto a trovarmi?! Dopo il mio ultimo attacco, dovrebbe essere
impossibile per voi percepire sia il mio odore che il mio potere demoniaco!”
“Beh… sembra che tu non abbia
considerato un piccolo particolare…”
Ribatté Miroku, facendo notare la katana del figlio conficcata nel petto.
L’anziano demone imprecò
mentalmente, maledicendo alacremente la sua stupidità.
“Quindi… cosa avete intenzione
di farmi adesso?”
“Fhè! E hai pure il coraggio
di chiederlo?!” Ribatté prima di lanciarsi contro il nemico con tutta la forza
che aveva.
In un attimo i tre stavano
combattendo come pazzi.
Inuyasha lo attaccava con
Tessaiga mentre Miroku gli lanciava contro fuda e sfere di energia.
Matsunaga si difendeva come
meglio poteva, lanciando loro contro nuovi demoni o potenti fumi velenosi.
Ma in cuor suo sapeva
benissimo di avere le ore contate.
Un ennesimo colpo andò a
segno, facendolo barcollare e cadere al suolo.
Facendo appello alle ultime
forze rimaste, richiamò un Oni enorme che scaraventò entrambi i suoi avversari
contro la dura parete rocciosa.
“Credevate veramente di avermi
sconfitto? Forza schiavo, liberami di questi insetti una volta per tutte!”
L’Oni non se lo fece ripetere
due volte.
In men che non si dica,
Inuyasha e Miroku si trovarono a combattere contro quel nuovo nemico che si
rivelò, ben presto, superiore ad ogni aspettativa.
‘Bene. Ora che quei due sono
sistemati, posso dileguarmi senza troppi problemi.’ Disse tra sé e sé mentre
ghignava, portando una mano alla Shikon no Tama e fissandola compiaciuto.
Improvvisamente due fasci di
luce purissima lo colpirono, paralizzandolo al suolo.
“MA… CHI DIAVOLO?!”
“Fossi in te non ci proverei
nemmeno.” Disse Inuki, fermandosi a pochi metri da lui e facendo scendere la
madre dalle sue spalle.
Il demone ruggì forte mentre
osservava la sfera, sfuggitagli dalle mani a causa del colpo, farsi sempre più
distante.
“AAARG! LA PAGHERETE CARA PER
QUELLO CHE MI AVETE FATTO!”
“Oh, non credo proprio,
vecchiaccio.” Ribatté Inuyasha, apparendogli davanti con un ghigno cattivo
disegnato in volto, insieme a Miroku.
Matsunaga sgranò più volte gli
occhi, scioccato.
“Non è possibile. Non ditemi
che… siete riusciti a fare fuori il mio servitore?”
I due annuirono per poi
avanzare minacciosamente nella sua direzione.
“Ma… ma… io! Il mio piano…!
Io… avevo pianificato tutto nei minimi dettagli… non è possibile che… un branco
di mocciosi siano riusciti a…”
“MA SMETTILA DI DIRE CAZZATE E
CREPA, MALEDETTO BASTARDO!” E lo disintegrò con un potente colpo di spada,
ponendo così fine alla sua esistenza.
In quel momento il corpo di
Kaori fu avvolto da una luce potentissima.
Poi, quando tutto finì, lei
aveva riassunto le sue usuali sembianze.
“Kaori-chan, come ti senti?”
Domandò Ikkuko, aiutandola a scendere da Kirara.
La mezzo demone farfugliò un
paio di parole sconnesse per poi aprire gli occhi leggermente gli occhi.
“Cosa… è successo? Perché mi
sento così… stordita?”
“Hai preso parecchi colpi.
Anche se hai recuperato tutti i poteri, il tuo corpo ha bisogno di più tempo
per riprendersi.” Spiegò Kagome, accarezzandole il volto.
“E Matsunaga? Che fine ha
fatto?”
“Non temere, piccola mia.
D’ora in poi quel maledetto non potrà più nuocere ad anima viva!” Ribatté
Inuyasha con un ghigno disegnato in volto e rinfoderando velocemente la
Tessaiga nel fodero.
A quelle parole Kaori si
lasciò sfuggire un sorriso.
“Scusate ma… Shiro non è con
voi?” Domandò improvvisamente Sango, con un tono da cui traspariva tutta la sua
ansia e preoccupazione.
Miroku e Inuyasha si
guadarono, insicuri.
“In pratica ha lasciato prima
la grotta e… eravamo dell’idea che vi avesse raggiunto ma… adesso…” Spiegò
Ikkuko, cominciando ad agitarsi anche lei.
“Aspettate un attimo. Vorreste
dirci che Shiro se n’è andato in giro da solo e, SOPRATTUTTO, con il vortice
non completamente sigillato?!” Urlò Miroku, con gli occhi che gli uscivano
dalle orbite.
“Di che ti preoccupi, bonzo? A
quest’ora il vortice sarà bello che chiuso!” Disse Inuyasha, ridacchiando come
un ebete.
Il monaco scosse più volte la
testa.
“Tu non capisci, Inuyasha! La
maledizione che quel bastardo gli ha fatto era diversa dalla mia. Dobbiamo
trovarlo. E subito anche!”
In preda all’agitazione più
totale il gruppo di amici cominciò a setacciare quella grande caverna alla
ricerca del ragazzo, ma più ci provavano e più sembrava che Shiro fosse
scomparso nel nulla.
“Che sia stato risucchiato dal
vortice?” Azzardò Inuyasha.
“No. È da escludere.
Altrimenti ce ne saremmo già accorti! Quando successe per mio padre, la luce
che si sprigionò fu così potente che venne avvistata anche a parecchi kilometri
di distanza!” Spiegò il monaco, seduto in groppa a Kirara insieme alla moglie.
“E allora dove diavolo è
andato a cacciarsi tuo figlio?!”
“Forse ha creato una barriera
intorno a sé per rendersi invisibile…” Azzardò Inuki che correva con Ikkuko
sulle spalle.
“Solo per proteggerci tutti,
lui…”
Ma Sango non riuscì a
concludere quella frase, perché nuove lacrime avevano iniziato a scivolare sul
suo viso.
“Io vado da quella parte. Voi
continuate a controllare di là!” Disse Improvvisamente Kaori, sorprendendo
tutti i presenti.
“Ma Kaori, che fai? DOVE
DIAVOLO CREDI DI ANDARE?!” Urlò Inuyasha.
Ma le parole del padre vennero
ignorate.
‘Sei uno stupido, Shiro. Non
ti permetterò di morire e lasciarmi sola!’ Urlò Kaori nella sua mente, prima di
sparire velocemente alla loro vista.
L'ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui tra voi ^^
Che c'è? Non mi aspettavate così presto?
hehehehe
Il capitolo era già pronto e così... alla fine... non ho resistito.
Ma non fateci l'abitudine, ok?
Come avrete sicuramente notato, la storia è arrivata ad una svolta inaspettata.
Cosa succederà adesso?
Riusciranno i nostri amici e soprattutto la nostra Kaori a raggiungere il povero Shiro prima che sia troppo tardi?
Tutto questo e molto altro nel prossimo e imperdibile capitolo!
Alla prossima gente!!
:********
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Capitolo 40 *** La promessa di Midoriko ***
capitolo 40
Capitolo quarantesimo - La promessa di Midoriko
[Villaggio Musashi
XVI° Secolo
Fine della settima luna]
“Ancora pochi minuti e sarò giunto a destinazione.” Commentò un giovane
monaco sulla ventina mentre avanzava, sicuro e fiero, per quel sentiero erboso.
Erano trascorsi quasi quattro anni dal giorno in cui aveva deciso di
lasciare il villaggio e ora si trovava nuovamente lì, per un motivo che non
sapeva neanche spiegarsi.
Abbassò lo sguardo, focalizzando la sua attenzione sul pezzo di stoffa di Hinezumi di colore rosa che teneva avvolto attorno alla sua
mano destra e un sorriso colmo di amarezza gli si disegnò in volto mentre
volava veloce con la mente a quel giorno di fine estate di tanti anni prima in
cui, per un crudele scherzo del destino, era stato costretto a separarsi dall’unica
donna che avesse mai amato in tutta la sua vita.
[Inizio Flashback]
Kaori imprecò per l’ennesima
volta in quella giornata.
Erano già due volte che
perlustrava in lungo e in largo quella dannata caverna e ancora del suo amico
non aveva trovato neanche una piccola traccia.
Stanca e disperata, prese posto
su una grande roccia appena all’esterno della grotta.
‘Si può sapere dove diavolo ti
sei andato a cacciare, Shiro?!’ Urlò nella sua mente, portando le mani tra i
capelli.
In quel momento un rumore quasi
impercettibile raggiunse le sue orecchie, facendola voltare di scatto.
‘Ma questo è…’
In men che non si dica si ritrovò
a correre in quella direzione.
…
Shiro si muoveva con passo veloce
tra i numerosi alberi che riempivano quel lato della montagna mentre il suo
sguardo cadeva incessantemente sulla sua mano destra, dove sentiva il rumore
del vento farsi sempre più forte.
'Maledizione. Il foro del vento è
giunto quasi al limite e io sono ancora troppo vicino alla caverna. Devo fare
presto. Non voglio rischiare di mettere in pericolo la mia famiglia e i miei
amici. Se dovesse accadere, sarebbe una punizione peggiore della morte.’ Disse
tra sé e sé mentre la figura di Kaori si materializzava nella sua mente,
infondendogli coraggio.
Dopo circa mezz’ora di cammino,
il ragazzo si ritrovò nelle vicinanze di una piccola gola. Si avvicinò al
dirupo, studiandone la forma e il corso del fiume. Ma si rese ben presto conto
che le sue acque scorrevano troppo veloci tra quelle impervie insenature e che
quindi era impossibile attraversarlo senza venirne trascinato.
“Devo trovare un modo per andare
dall’altra parte e subito.” Commentò, portandosi una mano al volto, pensieroso.
E così, perso in quei pensieri,
non si accorse del branco di lupi che lo stava velocemente circondando.
…
“Quel rumore sta diventando
sempre più forte. Devo essere vicina.” Disse Kaori mentre correva ad una
velocità assurda tra gli alberi della foresta.
Improvvisamente un forte odore di
lupo e sangue raggiunse le sue narici.
‘Maledizione, Shiro! Si può
sapere in che razza di guaio ti sei andato a cacciare?!’ Urlò nella sua mente,
agitata e aumentando ancora di più il passo.
…
Il giovane monaco si portò una
mano al braccio ferito.
Sentiva il sangue scivolare
copioso per tutta la sua lunghezza fino a cadere sul suolo roccioso.
Scosse più volte la testa per
cercare di riprendersi.
Davanti a lui c’erano più di un
centinaio di lupi che lo fissavano minacciosi e che gli impedivano di fuggire.
‘Dannazione. E ora che faccio?!’
Urlò nella sua mente mentre si guardava intorno, confuso e agitato.
Era ancora perso in quei pensieri
quando un piccolo gruppo lo attaccò, cercando di prenderlo di sorpresa, ma
Shiro riuscì a liberarsene con una serie di finte e mosse veloci, facendoli
precipitare nel dirupo dietro di lui.
“Tsk! Credevate davvero di
potermi prendere di sorpresa una seconda volta?! Sarò pur ferito ma… SONO
ANCORA PERFETTAMENTE IN GRADO DI FARVI FUORI UNO PER UNO!”
Irritati, gli animali mostrarono
le zanne e ringhiarono forte.
Poi si gettarono tutti su di lui,
attaccandolo da ogni angolazione.
Il giovane contrastò quasi tutti
quelli attacchi ma, a causa del poco spazio che aveva a disposizione, si
ritrovò, suo malgrado, a scivolare giù nel dirupo. Fortunatamente il ragazzo
riuscì ad aggrapparsi ad una sporgenza ma i lupi, per nulla intenzionati a
lasciarsi sfuggire una così facile preda, lo raggiunsero quasi subito,
muovendosi agilmente tra le varie rocce.
‘Forse è meglio così. In questo
modo potrò morire senza fare del male a nessuno, portando la maledizione con
me.’ Commentò nella sua mente, chiudendo tristemente gli occhi in attesa del
suo destino.
Ma proprio un attimo prima che
potessero raggiungerlo, Kaori si materializzò tra il ragazzo e gli animali,
salvandolo da morte certa.
Shiro aprì gli occhi, scioccato.
“K-Kaori?! Si può sapere cosa
diavolo ci fai qui?!” Balbettò, insicuro e scendendo dalle spalle della
ragazza.
“Fhè! Potrei farti la stessa
domanda. Perché sei sparito senza dire nulla?!” Ribatté, liberandosi di un nuovo
gruppo di lupi che la stava attaccando e mettendosi a ringhiare agli animali.
“Io… io… avevo i miei buoni
motivi per farlo…” Disse con un filo di voce, evitando di guardarla.
“E credi veramente che andartene
per morire da solo come un cane sia un motivo più che valido?!”
“Kaori, forse tu non capisci. Io
non riesco quasi più a trattenere il vortice e…”
“Lo so benissimo questo! È grazie
al rumore del vento proveniente dalla tua mano che sono riuscita a trovarti!”
Spiegò, interrompendo bruscamente il discorso del compagno.
“E allora perché mi hai raggiunto
pur sapendo benissimo il rischio che stavi per correre?!”
“PERCHÉ NON VOGLIO CHE TU MUOIA
IN QUESTO MODO ASSURDO, SHIRO! IO…”
Ma l’intero branco di lupi
l’assalì, impedendole di concludere quella frase.
Agitato, il giovane monaco cercò
di avvicinarsi per aiutarla, ma gli stessi lupi glielo impedirono,
frapponendosi tra lui e la mezzo demone.
La cosa andò avanti per alcuni
minuti poi quando le urla disperate di Kaori giunsero alle sue orecchie, Shiro
non capì più nulla.
Spinto dalla disperazione più
totale, si liberò del rosario che teneva avvolto attorno alla sua mano e aprì
il vortice, risucchiando al suo interno tutto ciò che aveva davanti.
Poi, quando anche l’ultimo lupo
fu scomparso, un dolore lanciante lo avvolse per tutto il braccio, facendolo
urlare.
Con uno sforzo immane riuscì a
chiudere la mano, avvolgendola malamente con il lungo rosario.
“Argh! K-Kaori! Stai bene?”
Chiese.
Kaori si portò una mano sulla
gamba martoriata e sanguinante, gemendo appena.
“S-si. N-non preoccuparti per me.
Si può sapere perché diavolo hai aperto il vortice?!”
“Se non lo facevo, quel branco di
lupi ti avrebbe sbranato! Non vedi come ti hanno ridotto?!” Urlò.
“Si… ma adesso tu…”
“PREFERISCO SACRIFICARE LA MIA
VITA PIUTTOSTO CHE VEDERTI MORIRE DAVANTI AI MIEI OCCHI!”
I due ragazzi si fissarono a
lungo, mentre un silenzio imbarazzante si impadroniva di quel luogo, rotto
soltanto dall’incessante rumore del vento proveniente dalla mano del ragazzo.
Poi, contro ogni sua aspettativa,
Shiro vide la mezzo demone alzarsi e avanzare lentamente nella sua direzione.
“Ferma lì, Kaori! N-non puoi
avvicinarti! Il mio vortice potrebbe squarciarsi da un momento all’altro!”
Urlò, con voce tremante, cercando di bloccare le sue azioni.
Ma Kaori non gli diede ascolto,
portandosi più vicino e cominciando a fasciargli il braccio con un pezzo di
stoffa del suo yukata.
“Shiro… io… sono più che sicura
che… riusciremo a trovare una soluzione. Quindi… perché non raggiungiamo gli
altri prima che… sia troppo tardi?”
Shiro scosse più volte la testa
poi, fattosi più vicino, la baciò teneramente sulla fronte.
“Addio, Kaori-chan.” Le sussurrò
ad un orecchio, prima di sparire velocemente all’interno della foresta.
Ripresasi dallo stato di shock in
cui era caduta, la ragazza cominciò a corrergli dietro ma un boato e una luce
fortissima illuminarono a giorno quel luogo, facendo tremare ogni cosa
nell’arco di parecchi chilometri. A causa dell’onda d’urto, Kaori si ritrovò a
volare dalla parte opposta, andando a sbattere duramente contro una delle
grandi rocce che abbondavano in quel luogo.
Gemette forte, mentre tutto
davanti a lei assumeva una decisa colorazione rossastra.
Portò una mano tremante sulla
fronte insanguinata per poi guardarsi intorno, stordita.
Le urla strazianti di Shiro
giungevano chiare e forti alle sue orecchie e una sensazione di disperazione
assoluta la avvolse quando si rese conto di non riuscire più a muovere le
gambe.
Incapace di trattenersi, scoppiò
a piangere ed ad urlare a sua volta mentre si trascinava su quel suolo roccioso
usando la sola forza delle braccia.
Fu in quel momento che la Shikon
no Tama le scivolò dalla tasca dello yukata, rotolando leggermente alle sue
spalle. Il tintinnio sprigionato da quei movimenti attirò la sua attenzione,
facendola voltare di scatto.
“La Shikon no Tama? Ma… cosa
diavolo ci faceva nella mia tasca?” Si domandò, insicura, mentre afferrava con
la mano tremante quel piccolo oggetto da cui proveniva una forte luce violacea.
Era ancora persa in quei pensieri
quando una pazza idea cominciò a solleticarle la mente.
‘E se non dovesse funzionare?’
Domandò, scettica, la vocina dentro di lei.
Dopotutto non aveva tutti i
torti.
Essendo lei un mezzo demone,
c’era il forte rischio che tutto quel potere le si rivoltasse contro.
Però…
…se non l’avesse fatto, sarebbe
stata costretta ad assistere, impotente, alla morte del ragazzo che amava e
questo… non se lo sarebbe mai perdonato.
E così, fatto un profondo
respiro, strinse la sfera al petto ed espresse il desiderio.
…
“Inuyasha. Sei proprio sicuro che
Shiro si trovi all’esterno di questa caverna?”
“Si, Miroku. Poco fa ho percepito
un forte odore di sangue provenire da lì.”
“Un forte odore di sangue?!”
Ripeté, agitata, Sango e stringendosi più forte al marito.
“L’ho sentito anch’io. E, se non
ho fatto male i miei calcoli, Shiro e Kaori non dovrebbero essere molto
distanti.” Disse Inuki, entrando anche lui nel discorso.
“Allora Kaori… è riuscita a
raggiungerlo.” Commentò Kagome, visibilmente preoccupata.
“Quindi… che facciamo adesso?” Chiese Ikkuko,
insicura.
“Che domande? Li raggiungiamo!”
Disse Shippo con un’espressione seria in volto e apparendo alle sue spalle.
“Fhè! Non posso che essere
d’accordo con te, pulce. Andiamo, ragazzi!” Urlò Inuyasha, aumentando la
velocità.
Li avevano quasi raggiunti quando
il boato e poi una luce accecante li colsero di sorpresa, bloccando la loro
avanzata e facendoli arretrare sensibilmente.
“Ma che diavolo…?!”
“Oh no! È Shiro! Il suo vortice
si è…”
Ma l’uomo non poté concludere la
frase perché sua moglie aveva iniziato a piangere ed ad urlare come una pazza.
“Siamo arrivati troppo tardi! Oh,
figlio mio!” Disse tra i singhiozzi e nascondendo il volto tra le vesti del
marito.
“NO! Forse siamo ancora in tempo
per salvarli entrambi!” Urlò Inuyasha, facendo scendere la compagna dalle
spalle e sparendo rapidamente alla loro vista.
“Ma… ma… dove va?” Domandò
Kagome, agitata.
“Non lo so. Forse è riuscito a
percepire qualcosa.” Spiegò Inuki, facendosi più vicino alla madre.
“Ora come ora possiamo solo
sperare che riesca nel suo intento.” Commentò Ikkuko, mentre il suo sguardo
triste si spostava sulle figure dei genitori i quali, sconvolti e disperati,
continuavano a piangere senza sosta.
E fu in quel momento che una
grande colonna di luce si elevò in quel luogo, avvolgendoli tutti con il suo
tepore caldo e rassicurante.
[Fine Flashback]
L’incessante tintinnio del Shakujo, compagno fedele di tutti i viaggi che
aveva compiuto, risvegliò Shiro dal torpore in cui era momentaneamente caduto,
facendolo tornare bruscamente con i piedi per terra.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che si era abbandonato ai ricordi
e adesso si sentiva decisamente stordito.
Sospirò poi, portata una mano al suo grande cappello di paglia che lo
proteggeva dai caldi raggi solari estivi, riprese velocemente il cammino fino a
quando l’immagine del suo paese natale non gli apparve davanti agli occhi.
“Sono a casa.” Sussurrò tra sé e sé, sorridendo dolcemente.
…
“Così non va. Stai sbagliando tutto, Yuichi. Ripeti l’esercizio ancora una
volta!” Urlò Sango al figlio, spazientita ed arrabbiata.
A quelle parole il bambino raccolse senza alcun sforzo apparente una grande
ascia arcuata dal suolo.
“È tutta colpa del vento che mi fa sbagliare traiettoria. Non sarebbe
meglio cambiare esercizio per oggi, madre?” Domandò, asciugandosi il sudore
dalla fronte.
La donna scosse più volte la testa.
“No. Devi imparare a combattere in ogni situazione, qualsiasi essa sia.
Quindi preparati, figlio mio. Non ce ne andremo da qui finché non sarai
riuscito a colpire almeno la metà dei bersagli.”
“Sempre severa come al solito, madre. Anche se sono trascorsi quasi quattro
anni dall’ultima volta che vi ho visto, non siete cambiata di una virgola!”
La donna, udita quella voce, sobbalzò.
“S-Shiro?” Sussurrò con un filo di voce, incapace di fare alcun movimento.
Il giovane uomo le si portò vicino, abbracciandola da dietro.
“Tadaima, Okaa-san.”
“Okaeri, watashi no musuko.” Rispose semplicemente la donna, mentre
numerose lacrime di felicità cominciavano a scivolare silenziose sul suo volto.
…......
Più tardi, quella sera, l’intera famiglia si ritrovò davanti al fuoco per
festeggiare e Shiro non impiegò molto a rendersi conto che, durante quei lunghi
anni in cui era stato via, molte cose non erano affatto cambiate.
I suoi fratelli più piccoli, Ken e Yuichi erano alle prese con il duro
allenamento per diventare sterminatori e passavano la maggior parte del tempo
insieme alla madre; Aya e Maya, ormai pratiche nel combattimento e abili
spadaccine, accompagnavano già da tempo Ikkuko e lo zio nelle loro missioni più
pericolose; Kagome infine faceva la sacerdotessa a tempo pieno, combattendo,
insieme al padre, demoni e spiriti di ogni genere.
“Contro quanti demoni hai combattuto, Shiro-nii?” Domandò eccitato il
piccolo Yuichi, tirandogli scherzosamente la manica del suo abito monacale.
“Anche se adesso hai quasi otto anni, non sei cambiato per niente,
fratellino.” Commentò, scompigliandogli amorevolmente i lunghi capelli scuri.
“Il tuo potere spirituale è diventato davvero considerevole. Che tipo di
allenamento hai fatto per ottenere un tale risultato?” Chiese Kagome,
guardandolo e studiando attentamente la sua aura.
“A quanto pare hai superato la tua timidezza, sorellina. Sono felice per
te.” Disse ripensando alla piccola sacerdotessa dei suoi ricordi trasformata
ormai in una giovane donna.
“È vero che hai persino attraversato l’oceano e raggiunto il continente?”
Domandarono all’unisono le due gemelline, euforiche e spensierate come sempre.
“Siete sempre le solite esagerate, ragazze! Certo che non l’ho fatto!”
Ridacchiò, posando entrambe la mani sulle loro teste castane.
“Non sapevo di avere un fratello maggiore così forte!” Balbettò il piccolo
Ken, correndo verso il fratello e accoccolandosi tra le sue gambe.
I suoi grandi occhi blu lo fissarono a lungo, curiosi e orgogliosi.
Shiro non poté fare altro che lasciarsi sfuggire un sorriso.
Quel bambino gli somigliava così tanto.
Poi il suo sguardo si focalizzò sulla figura di sua sorella maggiore la
quale non aveva smesso un solo attimo di guardarlo.
“Lo sai che sei diventata ancora più bella, Ikkuko-neechan?” Disse con il
suo solito sorrisetto cretino stampato in faccia.
Ikkuko si abbandonò ad una sonora risata.
“Se non fosse per quella barba lunga e incolta che ti ricopre il volto, non
avrei notato nessun cambiamento in te!” Commentò ironica, toccando,
affascinata, la folta peluria.
“Mio padre portava la barba fin da giovane. Forse hai ereditato questo
aspetto da lui.” Spiegò Sango portando lo sguardo al cielo, persa nei ricordi.
“Se è davvero così, non immagini l’invidia che sto provando nei tuoi
confronti, figlio mio. Solo per farmi crescere questo misero pizzetto mi ci
sono voluti anni!” Commentò Miroku, dando al figlio una leggera pacca sulla
spalla.
Shiro scoppiò a ridere.
“E pensare che io avevo persino intenzione di liberarmene! Con il caldo che
fa, non sono più in grado di sopportarla!”
“Vieni con me, Shiro. Credo sia venuto il momento di insegnarti qualcosa
che, di certo, ti sarà molto utile in futuro!” Disse il monaco adulto,
invitando il giovane figlio a seguirlo.
I due uomini lasciarono quel luogo, dirigendosi silenziosamente verso il
fiume.
“Ecco fatto. Ho finito. Va meglio così, vero?” Domandò Miroku, posando su
un panno bagnato gli strumenti per la rasatura.
Shiro si portò una mano al volto, assaporando la sensazione della pelle
liscia sotto le sue dita e osservando, curioso, la sua immagine riflessa nelle
limpide acque del fiume.
Non ricordava nemmeno più quando era stata l’ultima volta che si era
sentito così.
La barba aveva cominciato a crescergli circa un anno prima, sul finire
dell’estate, dimostrandosi utile nei lunghi e freddi mesi invernali. Ma adesso,
era diventata decisamente troppo lunga e ingombrante.
“Oh, si. Grazie, Chichi-ue. Così va decisamente meglio! Ora che so come si
fa, mi sa che dovrò procurarmi anch’io strumenti del genere.”
“Puoi prendere i miei. Sono praticamente nuovi, visto le poche volte che io
o i miei antenati li abbiamo dovuti usare. Saranno più utili a te che a me,
credimi.”
“Vi ringrazio, padre. Vi prometto che farò buon uso del vostro dono.”
Disse, chinando leggermente il capo.
Miroku sorrise, posandogli, orgoglioso, una mano sulla testa castana.
Ci furono alcuni minuti di silenzio poi l’uomo prese nuovamente la parola.
“Sai, Shiro? Non credevo che io o tua madre avremmo vissuto così a lungo
per poterti rivedere.”
Shiro ridacchiò.
“Non dite eresie, padre. Siete entrambi ancora giovani. In salute. Sono
pochissime le coppie che hanno potuto vivere una vita come la vostra! E poi,
sono trascorsi solo quattro anni da quando sono partito, non cinquanta!”
Quello fu il turno di Miroku di ridere.
“Se non ricordo male fino a qualche anno fa mi consideravi vecchio. Cos’è
successo per farti cambiare idea così drasticamente?”
“Ho solo aperto gli occhi e ho cominciato a guardare il mondo come era
giusto che andasse guardato.” Spiegò, portandosi una mano dietro la nuca.
“Sei cresciuto, Shiro. E non solo fisicamente. Sono veramente orgoglioso
dell’uomo che sei diventato.”
“Non posso che ringraziare voi e il modo in cui sono stato educato. Spero
solo che, un giorno, anch’io possa fare lo stesso per i miei figli.”
A quelle parole l’uomo cambiò completamente espressione.
“Hai dei figli?”
“Io? Figli? Ma cosa avete capito, padre? Quello era solo un modo di dire!”
Si affrettò a rispondere, rosso in volto e muovendo, agitato, le braccia da una
parte all’altra.
“Sei stato via per molto tempo. Per un attimo ho creduto che…beh… ecco… nel
frattempo avessi messo su famiglia con qualche brava ragazza!”
Shiro scosse più volte la testa, visibilmente turbato.
Miroku sgranò più volte gli occhi, scioccato ed incredulo.
“Non mi dirai che… per tutti Kami, Shiro! Hai quasi diciannove anni e… dopo
tutta la fatica che ho fatto per insegnarti i miei segreti e le mie tecniche,
tu non hai ancora…?!”
“Lo so, padre. Vi ho deluso. Ma... non potevo tradire la sua fiducia. Io…”
“Sei ancora innamorato di Kaori, non è così?” Lo anticipò.
“Già. Non l’ho mai dimenticata.”
Commentò, alzando tristemente gli occhi al cielo.
Miroku si abbandonò ad un sonoro sospiro di rassegnazione.
“Comprendo bene i tuoi sentimenti, figlio mio, ma… non è giusto che tu
rimanga attaccato in questo modo al passato. Sei ancora così giovane e…”
Il ragazzo scosse più volte la testa, interrompendo bruscamente il discorso
del padre.
“Midoriko, prima di sparire, ci rassicurò che il collegamento tra le due
Ere sarebbe stato ripristinato. Si tratta solo di aspettare un altro po’.”
“E se non accadesse? Cosa farai?”
“Continuerò a viaggiare e dedicherò la mia vita al Buddha. Sono pur sempre
un monaco, no?” Rispose, serio.
L’uomo sospirò per l’ennesima volta.
“Sebbene non siate fratelli di sangue, tu e Ikkuko vi assomigliate in
maniera impressionante.”
“Lei ha sofferto più di me, padre. Ha perso in un solo giorno il compagno e
il piccolo che portava in grembo. Povera sorella mia. Mi sento così in colpa
per essermene andato subito dopo essermi ristabilito.”
“Anche se fossi rimasto con noi, non avresti potuto fare nulla. In questi
ultimi anni le siamo sempre stati accanto, ma il potere del marchio è più forte
di quello che immaginavamo. In più la perdita del bambino l’ha fatta chiudere
in se stessa, contribuendo a farla isolare sempre più. Ora non fa altro che
buttarsi a capofitto nella missioni che le vengono affidate, senza concedersi
un attimo di tregua. Oggi è stata la prima volta che l’ho vista sorridere dopo
tanto tempo.”
Il giovane monaco sospirò sommessamente, triste e sconsolato per la sorte
della sorella.
‘Vorrei soltanto che ci fosse un modo per renderla di nuovo felice. Solo
questo…’ Pensò elevando quella silenziosa preghiera al cielo.
[Tokyo, antico tempio Higurashi
XXI° Secolo
5 Agosto]
“Kaori? Hai finito di sistemare quelle lanterne? Mancano solo tre giorni al
Tanabata, lo sai!”
“Ho quasi fatto, mamma!” Urlò una giovane ragazza dalle buffe orecchie
canine e dai capelli color dell’argento, saltando tranquillamente giù da uno
degli alberi del giardino. “Ci sarà il pienone quest’anno, me lo sento!”
Continuò, portandosi vicino alla madre.
“Ultimamente la ditta di tuo padre non va tanto bene e abbiamo bisogno di
soldi per pagare la retta dell’università di Inuki. Da quando quella stupida
legge è stata abrogata, continuare gli studi è diventato un lusso per pochi.”
“Non preoccuparti, mamma. Grazie al sito internet che ho fatto insieme ad
Inuki e ai volantini sparsi per tutta la città, verremo invasi da così tanti
visitatori che saremo costretti a fare il doppio delle scorte di amuleti!”
Kagome si abbandonò ad un rumoroso sospiro.
“Spero tanto che tu abbia ragione, figlia mia.” Commentò riprendendo a
spazzare senza sosta il grande viale alberato.
….
“Ah! Ci voleva proprio un bel bagno! Sembra quasi che i miei muscoli
intorpiditi stiano tornando a nuova vita!” Gemette la giovane mezzo demone
mentre, coperta solo da un grande asciugamano, camminava a passo svelto in
direzione della sua camera. “Mancano meno di due giorni alla festa. Dopo averci
lavorato come una pazza per più di un anno, potrò finalmente sapere se ne è
valsa la pena!” Continuò, sempre più euforica ed eccitata.
Aperta velocemente la porta, si gettò a peso morto sul letto, facendo
tremare per qualche istante la piccola pila di libri riposti sulla mensola
sopra di lei.
“Quasi quasi dormo così stanotte. Fa cosi caldo!” Sussurrò mentre si girava
nel letto e sistemava la testa sul suo grande cuscino rosso.
“Non ci pensare nemmeno, Kaori!” Commentò un giovane dai folti capelli
color ebano apparendo davanti alla porta. “Non hai un briciolo di pudore nei
riguardi di tuo fratello? ” Continuò, seccato, liberandosi velocemente degli
occhiali che da qualche tempo aveva cominciato a portare e chiudendo la porta
dietro di sé.
La ragazza ridacchiò.
“Ma smettila! Mi hai visto nuda così tante volte che ormai non dovresti
farci più caso! Che dire? Sei sempre il solito timidone!” Rispose.
Inuki si portò una mano al volto, imbarazzato.
“Non è questo il punto, sorellina. Siamo pur sempre un uomo e una donna! E
poi come la prenderesti se io, di punto in bianco, cominciassi a fare lo
stesso?!”
“Il mio fratellone? Girare nudo per camera? Interessante… ” Commentò
maliziosa, portando entrambe le mani sotto il mento con fare pensieroso.
Il giovane arrossì dalla testa ai piedi.
“Sei una pervertita, Kaori.” Ribatté.
La mezzo demone ghignò, soddisfatta.
“Stavo scherzando, scemo.” Disse, colpendolo giocosamente sulla testa con
un pugno.
Inuki sorrise, spettinandole i folti capelli.
Poi fece qualche passo in direzione della sua scrivania, sistemò lo zaino e
il computer sullo scaffale più basso e si gettò sul letto.
In quel momento un libro cadde dalla mensola, colpendolo duramente sulla
fronte.
“Diavolo! Cosa ci fa questo libro ancora qui?! E io che pensavo che tu e la
mamma vi foste liberati di tutti i vecchi libri delle medie!” Imprecò,
massaggiandosi la zona dolorante.
“E in effetti è così. Forse la mamma ha voluto conservarlo per qualche
motivo.” Disse, portandosi subito vicino al fratello e sfogliando, curiosa,
quel vecchio libro ingiallito dal tempo.
Una vecchia fotografia scivolò silenziosa da quelle pagine e, in quel
momento, il cuore di entrambi perse un battito.
La foto era stata scattata esattamente quattro anni prima: Shiro era
finalmente guarito dalle sue ferite e il piccolo gruppo di amici si era
ritrovato dall’altra parte del pozzo, pronto per riprendere la loro pericolosa
avventura.
Al centro c’erano loro quattro, sorridenti e spensierati come sempre,
mentre ai lati vi erano le rispettive famiglie al completo, in un magico
confronto tra il passato e il futuro.
“Oh Kami…” Gemette Kaori mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
“E io che credevo che quella vecchia macchina fotografica non funzionasse.”
Commentò Inuki, accarezzando con il pollice la figura di Ikkuko.
I due rimasero a lungo con gli occhi fissi su quella foto mentre i ricordi
riaffioravano velocemente nelle loro menti.
[Inizio Flashback]
“Qualcuno mi può GENTILMENTE
spiegare cosa DIAVOLO sta succedendo qui?!”Ripeté per l’ennesima volta Inuyasha
mentre osservava, sempre più agitato e confuso, il tempio Higurashi a pochi
metri da lui.
Per qualche strano motivo si era
improvvisamente ritrovato dall’altra parte del pozzo insieme a tutta la sua
famiglia.
Inuki si guardò intorno,
scioccato e insicuro.
“Ma… dove sono andati a finire
tutti quanti?!” Domandò, cercando disperatamente la compagna con i suoi
acutissimi sensi.
Kagome corse subito in direzione
della casa.
“Anche i bambini di Sango
sembrano essere scomparsi nel nulla!” Disse mentre usciva dall’abitazione
insieme alla madre e al fratello visibilmente sconvolti.
“Allora… questo significa che…”
Ma Inuyasha dovette
interrompersi.
Kaori apparve davanti a lui,
avvolta in una specie di bolla luminescente e piena di ferite su tutto il
corpo.
“Per tutti i Kami… Kaori!” Urlò,
agitato e prendendola tra le braccia.
La ragazza respirava
affannosamente e tremava come una foglia.
Inuyasha la strinse più forte.
“Sta tranquilla, piccola mia. Ora
ci sono io qui con te.” La rassicurò, cullandola leggermente.
“Papà… come sta… Shiro?” Chiese
con un filo di voce e alzando lo sguardo verso di lui.
Il mezzo demone emise un verso
strozzato, insicuro su come risponderle.
“Ho espresso il desiderio alla
sfera, papà e…”
Per poco non gli uscirono gli
occhi dalle orbite.
“Tu hai fatto… COSA?!”
“Tesoro mio, sei sicura di stare
bene?” Le domandò Kagome, preoccupatissima.
La giovane mezzo demone annuì.
“Si, mamma. Solo che adesso mi
sento così... debole.” Spiegò.
“È più che normale. Il tuo desiderio non era affatto facile da gestire.”
Disse improvvisamente una voce sconosciuta, attirando l’attenzione di tutti i
presenti.
“Chi sei? FATTI VEDERE, DANNATO!”
Ruggì immediatamente Inuyasha, sguainando Tessaiga e assumendo una posizione di
difesa.
Ci furono alcuni minuti di
silenzio poi l’immagine di una sacerdotessa apparve davanti ai loro occhi.
“M-M-Midoriko-sama! Siete proprio
voi?” Domandò Kagome, prendendo la parola per prima.
La donna le sorrise dolcemente.
“Salve Kagome. Sono passati molti anni dall’ultima volta che ci siamo
incontrate.”
La sacerdotessa annuì, incerta su
come rispondere.
“Si può sapere cosa diavolo ci
fai di nuovo qui, dannata?” Urlò Inuyasha, cominciando a perdere la pazienza.
“Inuyasha! Ti sembra questo il
modo di parlare alla persona che ti, anzi che CI ha ridato la vita?!” Lo
rimproverò.
Inuyasha sbuffò, irritato per poi
voltandosi dalla parte opposta.
“Comunque sia, Midoriko-sama,
sapete spiegarci cosa è successo ai nostri amici?”
“Non temere. Loro si trovano dall’altra parte del pozzo, nella loro
capanna, tutti insieme.” Spiegò.
“E… Shiro?” Domandò timidamente
Kaori, entrando anche lei nel discorso.
“Lui sta bene, non preoccuparti. La maledizione è stata sconfitta.”
A quelle parole Kaori si
abbandonò ad un sospiro di sollievo mentre calde lacrime di felicità le
attraversavano il viso.
“Quindi… quando potremmo
raggiungerli?” Domandò infine Inuki, titubante.
“Purtroppo non vi sarà possibile farlo. Almeno per ora.”
A quella risposta Inuki e Kaori
si guardarono.
“Come sarebbe a dire?” Chiesero.
“Il desiderio che hai espresso richiedeva un potere così grande che la
Shikon no Tama si è dissolta e voi siete stati rimandati nelle vostre
rispettive Epoche.”
“La Shikon no Tama si è dissolta?
Ma… allora… il magico passaggio temporale non…”
“Di regola avrebbe dovuto chiudersi definitivamente ma per fortuna sono
riuscita ad evitare che questo accadesse, usando gran parte del potere che mi
era rimasto. Solo che adesso ci
vorrà del tempo prima che il pozzo mangia ossa possa riprendere a funzionare.”
“Del… tempo?”
“Si. Potrebbe trattarsi solo di qualche mese ma… non è detto. ”
“Ma… ma…e i nostri amici?”
“Mi dispiace, ragazzi. Dovrete avrete avere pazienza ma vi prometto che,
quando accadrà, il pozzo rimarrà aperto per sempre.”
“Cosa? Ma… voi non potete…”
“Addio, amici miei. Questa è l’ultima volta che ci incontriamo. Spero
soltanto che voi e i vostri discendenti farete buon uso del dono che vi ho
fatto.”
E detto questo la donna scomparve
nel nulla, lasciando per sempre quel luogo.
Un dolore lancinante invase i
cuori dei due fratelli, facendoli urlare a squarciagola.
La madre e il padre li furono
subito accanto, cercando di consolarli.
Ma Inuki e Kaori non diedero
ascolto alle loro parole, tanto era grande il dolore che stavano provando in
quel momento.
[Fine Flashback]
“Tra non molto saranno trascorsi quattro anni da quel giorno.” Commentò il
mezzo demone, alzando tristemente gli occhi al cielo.
“Già.” Replicò Kaori con un filo di voce, accoccolandosi meglio tra le
braccia del fratello.
“Credevo che buttandomi a capofitto nello studio e nel lavoro sarei
riuscito ad alleviare il dolore ed invece… ora…” Ma il ragazzo dovette
interrompersi a causa delle numerose lacrime che avevano cominciato a bagnare
anche il suo viso. “Chissà se si è rifatta una vita con un altro uomo.”
“Lo sai anche tu che non è possibile, Inuki. Il marchio sul suo corpo non
glielo permette.”
Inuki si abbandonò ad un sospiro di rassegnazione.
“Se solo mi fossi reso conto prima delle sue condizioni… ora lei e il
cucciolo sarebbero…”
“Ho anch’io la mia parte di colpa, fratellino. Sebbene avessi notato il suo
repentino cambio d’odore già dal giorno in cui salvaste me e Shiro dall’attacco
di quegli Oni, non sono stata in grado di identificarlo al momento opportuno.”
“Che dire, sorellina? Siamo proprio inutili come mezzi demoni.”
Quello fu il turno di Kaori di sospirare.
“Credi che il pozzo si riaprirà mai?” Domandò con un sussurro.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche minuto, incerto su come
risponderle.
“Non lo so, Kaori. In tutta sincerità non lo so. Ora come ora possiamo solo
sperare… in un miracolo.” Disse, abbracciandola più forte.
La giovane mezzo demone annuì, nascondendo il volto tra le braccia del
fratello.
‘Tutto ciò che vorrei è poter rivedere Shiro ancora una volta...’ Si
ritrovò a pensare mentre una lacrima solitaria le attraversava il viso.
Più tardi, quando Kagome salì in camera per controllare che tutte le luci
fossero spente, trovò i figli addormentati l’uno vicino all’altra, con quella
piccola foto accoccolata dolcemente tra i loro corpi.
ANGOLO DELL'AUTRICE
...e per oggi mi fermo qui.
Siete cuoriosi di sapere che andrà a finire?
Al prossimo capitolo, gente!! ^^
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Capitolo 41 *** Di nuovo insieme ***
capitolo 41
Capitolo quarantunesimo - Di
nuovo insieme
[Tre giorni più tardi]
“Grazie e torni a trovarci, signore!”
La voce cristallina di Kagome risuonava senza sosta tra le antiche mura del
tempio, salutando ad uno ad uno le decine di visitatori che popolavano quel
luogo.
“Avevi proprio ragione, Kaori. Non ho mai visto così tanta gente in tutta
la mia vita!” Disse la donna rivolgendosi alla figlia che si muoveva veloce da
una parte all’altra con il suo abito da sacerdotessa, trasportando scatoloni
sempre più grandi di amuleti e oggetti vari.
“Fhè! Dovresti avere più fiducia in me, mamma. E poi… mica è finita qui!
Sono più che sicura che il meglio deve ancora arrivare!”
Kagome sorrise.
Se alle 10 del mattino le premesse erano quelle… forse…
‘Oh, Kami. Vi scongiuro. Fate che vada tutto bene.’ Si ritrovò a pensare,
rivolgendo il suo sguardo in direzione del Goshinboku, l’albero che da secoli
vegliava sulla sua famiglia.
…
Erano da poco passate le cinque del pomeriggio e il flusso di gente, come
aveva predetto la ragazza, non aveva accennato per un solo attimo a diminuire.
“Kaori, tesoro. Le targhette stanno per terminare. Puoi andare gentilmente
a prenderne altre dal magazzino?”
“Subito, nonnina. Faccio in un lampo!” Disse la mezzo demone prima di
mettersi a correre in quella direzione.
Era quasi arrivata quando un odore molto particolare la fece bloccare di
scatto.
“Ma questo è…”
‘… l’odore dell’erba appena tagliata’ Continuò nella sua mente.
Scosse più volte la testa.
Non era possibile una cosa del genere.
Non in una megalopoli come Tokyo.
Ma allora perché quell’odore era così forte?
Sempre più incuriosita, cercò di individuare da dove provenisse e, in pochi
istanti, si ritrovò davanti al tempietto dove era custodito il pozzo mangia
ossa.
Nel frattempo Kagome, spazientita per il ritardo della figlia, camminava a
passo svelto per il giardino.
“Ma dove si sarà cacciata? Abbiamo bisogno delle targhette giù al
chioschetto! Ah, ma se scopro che se l’è svignata come al solito, giuro che…”
Ma la donna non poté terminare la frase.
Sua figlia era lì, in piedi davanti alla porta aperta del tempietto e che
tremava come una foglia.
Agitata, si portò subito accanto a lei.
“Tesoro mio, che succede? Non ti senti bene?” Le domandò visibilmente
preoccupata.
“Mamma. L’odore dell’erba… Riesco a sentire l’odore dell’erba appena
tagliata!” Balbettò, continuando a tremare.
“L’odore dell’erba? Ma… Kaori, cosa dici? Non è possibile una cosa del
genere! Ci troviamo a centinaia di chilometri dalle campagne!”
Kaori la prese per mano, trascinandola con sé all’interno del tempietto.
Quando entrambe le donne furono a pochi metri dal pozzo, una folata di
vento fuoriuscì da esso, inondando le loro narici con quel particolare odore.
Ora non c’erano più dubbi.
La divina Midoriko aveva mantenuto la sua promessa.
“Per tutti i Kami! Che facciamo adesso, mamma? CHE FACCIAMO?!” Chiese,
sempre più agitata e tirandole la manica del suo abito da sacerdotessa.
Kagome rimase per alcuni minuti in silenzio, persa nei suoi pensieri.
“Beh… non possiamo certo lasciare la nonna e zio Souta da soli a badare a
tutti quei clienti. Hai visto anche tu quanta gente c’è là fuori?”
“E allora che proponi di fare?”
A quella domanda Kagome spostò lo sguardo sulla figura della figlia,
guardandola intensamente.
“Va, Kaori. Va da lui, figlia mia.”
“Eh?” Ribatté, confusa.
“Hai capito benissimo a chi mi riferisco, Kaori. Va da lui. Non sprecare
questa occasione che ti è stata data. Io, papà e tuo fratello ti raggiungeremo
più tardi, a festa conclusa.”
Kaori arrossì vistosamente.
Come riusciva ogni volta la madre a leggere nelle profondità del suo animo
sarebbe rimasto sempre un mistero per lei.
“Mamma… io… ho paura. E se si fosse dimenticato di me?” Commentò,
distogliendo lo sguardo e portando una mano tremante al petto.
Kagome le avvolse il capo con le braccia, baciandola sulla testa.
“Andrà tutto bene.”
“Tu… lo credi… veramente?”
“Sì, ne sono più che certa.”
Kaori l’abbracciò forte.
“Grazie, mamma. Ti voglio bene.”
Poi saltò giù, scomparendo all’interno del pozzo mangia ossa avvolta da una
grande nuvola di fumo rosa.
Kagome, rimasta sola, si portò una mano al volto, commossa.
‘Buona fortuna, piccola mia.’ Si ritrovò a pensare, prima di chiudere
silenziosamente le porte del tempio e tornare al lavoro.
…
Il giovane monaco avanzava lentamente per il sentiero che conduceva alla
foresta sacra.
Intorno a lui i grandi alberi secolari lo proteggevano dai caldi raggi del
sole estivo, procurandogli refrigerio e permettendogli di avanzare senza troppi
problemi.
Poche ore prima, quel pomeriggio, sua madre si era inaspettatamente
presentata nella capanna, interrompendo i suoi esercizi di meditazione e
informandolo che aveva percepito una strana aura provenire dal luogo in cui si
trovava il pozzo mangia ossa. Dato che, quel giorno, suo padre e le sue sorelle
non erano al villaggio, lui era l’unico in grado di gestire quella situazione
senza troppi problemi.
All’inizio lui si era rifiutato, per nulla intenzionato a far tornare alla
mente i tristi ricordi del passato. Poi il suo senso del dovere aveva preso il
sopravvento, costringendolo a fare ciò che gli era stato chiesto.
‘Mi domando in che condizioni sia. Non credo che qualcuno vi si sia
avvicinato negli ultimi anni.’ Pensò, continuando ad avanzare.
Era quasi arrivato quando si accorse che c’era qualcuno comodamente seduto
ai bordi del pozzo.
Sorpreso e curioso, si nascose dietro un albero e iniziò a studiare la
figura dell’intruso.
Si trattava di una donna dai lunghi capelli color dell’argento e che
vestiva abiti da sacerdotessa.
Una cosa del tutto normale se non si considerava il fatto che la donna in
questione emanava un’insolita e, soprattutto, potente aura demoniaca.
‘Che mia madre si stesse riferendo a questa persona?’ Si domandò.
Sempre più confuso, decise di avvicinarsi ancora di più, ma fu colto di
sorpresa quando questa si voltò improvvisamente nella sua direzione, rivelando
così la sua identità.
I loro sguardi si incrociarono per un lungo istante poi un nome, un nome
che per anni aveva evitato persino di pronunciare, giunse prepotentemente alle
sue labbra.
“K-Kaori? S-s-sei proprio tu?” Domandò, con voce tremante.
La ragazza si alzò, facendo qualche passo nella sua direzione.
“E chi vuoi che sia? Ti stavo aspettando, lo sai?” Ribatté usando il suo
usuale tono strafottente e continuando ad avvicinarsi.
Shiro deglutì più volte mentre la gola gli diventava sempre più secca.
“Tu… mi stavi aspettando?”
Kaori annuì più volte, regalandogli uno dei più bei sorrisi che avesse mai
visto.
Incapace di trattenersi, il giovane allungò una mano verso di lei,
accarezzandole timidamente il volto con la punta delle dita. Lei lo imitò quasi
subito, studiandone i contorni spigolosi.
“Ma guarda un po’. Allora è vera.” Commentò poi, toccandogli la folta
peluria castana che gli copriva tutto il contorno del viso e ridacchiando tra
sé e sé.
Una sensazione di calore mista ad elettricità si impadronì del suo corpo,
tanto da fargli chiudere gli occhi.
“Beh… per fortuna anche tu lo sei.” Ribatté con un filo di voce,
riprendendo a guardarla.
La mezzo demone ridacchiò più forte.
“Perché? Cosa credevi che fossi? Un fantasma?”
Non aveva neanche finito di parlare che si ritrovò con la faccia immersa
nella tunica di lui.
In un attimo il suo odore di incenso ed erba fresca invase le sue narici,
facendola fremere.
Chiuse gli occhi.
Oh Kami, quanto le era mancato quell’odore!
“Dimmi che non è un sogno, Kaori. Dimmelo, te ne prego!” Disse quasi
supplicandola e senza allentare la presa.
“Non lo è. E' tutto vero, non preoccuparti.” Rispose ironica per poi perdersi
ancora di più in quell’abbraccio.
Il monaco la strinse più forte a sé, abbandonandosi alle lacrime.
Era felice.
Kaori, la sua amata Kaori era finalmente tornata da lui.
E non l’avrebbe mai più lasciata andare.
…
“Quindi, se ho ben capito, adesso lavori come sacerdotessa al tempio,
Kaori-chan?” Le domandò prendendo posto accanto a lei.
La mezzo demone si portò una mano dietro la nuca, imbarazzata.
“Sì. È strano, vero?”
“Non credo che strano sia la
parola più giusta da usare in questo caso. Più che altro direi che ci troviamo
davanti ad un paradosso!” Commentò il
ragazzo tra le risa.
Kaori scoppiò a ridere anche lei.
“Comunque, faccio anche altri lavori per tenermi occupata visto che,
diversamente da mio fratello, non ho continuato gli studi.”
“Oh, davvero? Tipo?”
“Beh… commessa, fattorino, addetta ai traslochi, muratore… cose così,
insomma!”
“Oh? Sei una grande lavoratrice, allora.”
“Mah… se così si può dire. Sono una che si adatta, tutto qui. Tu, invece?
Che hai fatto in questi ultimi anni?”
“Ho solo viaggiato per tutto il Paese con l’intento di crescere sia
spiritualmente che fisicamente.”
“Beh… una cosa di certo ti è cresciuta.” Commentò ironica e facendo passare
giocosamente un dito sul mento di lui.
“Dimmi la verità: sto male con la barba, vero?”
Kaori scosse più volte la testa.
“No. Ti dona parecchio, invece.”
Al giovane monaco gli si illuminarono gli occhi.
“Dici sul serio?”
“Secondo me dovresti soltanto sistemarti un tantino i capelli.” Disse,
continuando ad osservarlo. “Capisco bene che questo è lo stile che si usa in
quest’Epoca però… la frangetta è po’ troppo…”
“…lunga?” Completò lui, anticipandola.
“Già. Non riesco quasi a vederti gli occhi.” Spiegò, alzandogliela leggermente
con fare scherzoso e sorridendogli divertita.
“Allora chiederò a mia madre di aggiustarmeli un po’. È da quando sono
tornato che non fa altro che ripetermelo.”
A quella risposta Kaori ridacchiò.
“E dimmi: quando sei tornato al villaggio?”
“Circa dieci giorni fa.” Spiegò.
“Davvero?”
“Sì. E sinceramente, se oggi non ti avessi incontrato, me ne sarei andato
di nuovo da qui.”
“Oh? Allora i tuoi genitori mi dovranno ringraziare.” Commentò, ironica.
“Non sto scherzando, Kaori. Non mi sarebbe stato possibile rimanere a lungo
in un luogo così pieno di ricordi. Di TUOI ricordi.” Disse, serio e guardandola
negli occhi.
“Eh?”
“Io… non ho mai smesso di pensarti, Kaori-chan. In tutti questi anni
trascorsi lontano da casa non c’è stato singolo giorno in cui io… non l’abbia
fatto.”
Arrossì.
Possibile che, dopo tutti quegli anni, quel ragazzo provasse ancora
qualcosa per lei?
Il cuore cominciò a batterle all’impazzata e sentì una sensazione di
felicità assoluta invaderla per tutto il corpo.
“Lo so. Sono trascorsi molti anni dall’ultima volta che ci siamo visti e
non ho mai preteso che tu ricambiassi i miei sentimenti. Dopotutto io… sono
soltanto un umile monaco e… non posseggo nulla in confronto a ciò che gli
uomini del tuo tempo potrebbero offrirti. Sebbene questo sentimento non abbia
mai abbandonato il mio cuore, io... ”
Il suo cuore perse un battito.
Oh Kami.
Ma cosa stava facendo?
Quella era una dichiarazione in piena regola!
E lei… lei…
Oh, insomma!
Per quale dannato motivo lei, in quel contesto, non riusciva a spiccicare
una parola?!
Era pur sempre una donna del XXI° secolo e… beh… non poteva di certo
restarsene lì, buona buona a lasciarlo fare!
Soprattutto se il ragazzo in questione stava blaterando delle enormi
assurdità sul suo conto!
Con un coraggio e una forza che non credeva neanche di possedere, troncò
bruscamente quel suo discorso, prendendo lei la parola.
“Sarebbe meglio che la smettessi di dire cose senza senso, Shiro!” Urlò.
Il monaco la guardò, sorpreso, non comprendendo dove volesse andare a
parare.
“Vedi questo braccialetto? Potrò anche provenire da un’altra Epoca, ma…
sono pur sempre un hanyou e nessuno mi ha mai visto nella mia vera forma. Già
il fatto di avere questo particolare colore di capelli mi ha procurato e, purtroppo,
continua ancora a farlo, innumerevoli malintesi e pregiudizi, rendendomi
difficile anche il solo interagire con chiunque mi stia accanto. Solo tu,
Shiro… SOLO TU mi hai sempre accettato per quello che sono!”
Veloce, la ragazza si liberò del braccialetto, ponendo così fine
all’incantesimo di illusione.
Le piccole orecchie canine sulla sua testa si mossero più volte, attirando
l’attenzione del giovane monaco.
“E poi… voglio che ti sia ben chiara una cosa: A ME NON INTERESSA UN FICO
SECCO DI QUELLO CHE HANNO DA OFFRIRMI GLI ALTRI! NON MI INTERESSANO! Io… io…
SONO INNAMORATA DI TE, SHIRO! SOLTANTO DI TE!” Urlò con gli occhi pieni di
lacrime.
Shiro sgranò più volte gli occhi, incapace di proferire parola.
Aveva capito bene?
O si trattava soltanto di un bellissimo sogno?
“Io…sono… innamorata… di te…” Ripeté tra i singhiozzi, nascondendo il volto
arrossato tra le mani.
In men che non si dica si ritrovò nuovamente avvolta tra le braccia del
ragazzo.
“Shiro? Ma che diavolo…?!”
“Non immagini minimamente quante volte ho sognato di sentirti dire queste
parole. Quanto l’ho sperato, quanto l’ho desiderato… oh Kami! È come se il mio
sogno fosse divenuto realtà!” Disse tutto d’un fiato.
La ragazza arrossì ancora di più.
“Calmati, Shiro. Non ti sembra di esagerare?”
“Affatto! Sono così felice che ormai non capisco più quello che dico!”
Kaori sospirò mentre un dolce sorriso le si disegnava sulle labbra.
Mentre si abbandonava tra le sue braccia, il suo odore la colse nuovamente
di sorpresa, facendola perdere in esso. E, sebbene percepisse già i suoi
istinti demoniaci farsi prepotentemente largo dentro di lei, si sentì
rincuorata quando percepì l’aura spirituale di Shiro avvolgere la sua,
accettandola in ogni sua parte.
E così, incapaci di contenere le proprie emozioni, i due si unirono in un
tenero bacio fino a quando questo non si trasformò in qualcosa di più
passionale e incontrollabile.
La cosa continuò per parecchi minuti poi Kaori, spaventata e insicura,
decise che forse era meglio fermarsi lì.
“Qualcosa non va?” Chiese il ragazzo, staccandosi a malincuore da lei.
La giovane scosse più volte la testa, imbarazzata.
“Ecco… io…”
“Vuoi che ci fermiamo qui?” Le domandò, accarezzandola e cercando di
rassicurarla.
“N-non si tratta di questo! È solo che sento la mia parte demoniaca farsi
strada all’interno del mio corpo. S-se continuiamo su questa strada io potrei…
perdere il controllo e…”
“E allora perdilo.” Ribatté, serio.
Le parole di Shiro la presero alla sprovvista.
“Eh?”
“Lasciati andare, Kaori.” Disse, guardandola negli occhi e una voce più
roca del normale.
“Ehhh? Ma… ma… ti sei reso conto che non ho Tessaiga qui con me?!
Rischierei di…”
“Il tuo demone non mi farà alcun male. Ne sono più che certo.” Ribatté,
facendole passare una mano tra i folti capelli e baciandole la fronte.
“Ma… ma…”
“Lasciati andare…” Le ripeté, sussurrando quelle parole direttamente
nell’orecchio e leccandoglielo audacemente.
Quel semplice gesto le fece sciogliere come neve al sole, facendola
abbandonare completamente tra le braccia del giovane.
In un attimo sentì le sue mani farsi largo su di lei, tracciando sentieri
di fuoco su tutto il corpo.
Come diamine faceva quel ragazzo ad avere tutto quel controllo su di lei?
E soprattutto dove diavolo aveva imparato quelle mosse, visto che anche lui
era, diciamo così, alle prime armi come
lei?
Ma quella domanda rimase senza risposta.
In poco tempo la ragazza si ritrovò senza vestiti, con lui che continuava a
toccarla e a baciarla senza sosta, facendola volare solo così infinite volte
più in alto di quanto fosse mai arrivata.
Ansimante e sfinita, si ritrovò a fissarlo con un’espressione corrucciata
in volto.
Non era giusto.
Sebbene le piacesse e PARECCHIO quello che le stava facendo, alla fine era
solo lui quello che si stava divertendo!
Approfittando di un suo attimo di distrazione, ribaltò completamente i
ruoli del gioco e si posizionò sopra di lui.
“K-K-Kaori-chan? C-cosa stai…?!” Balbettò, confuso e imbarazzato, notando
la ragazza armeggiare con le proprie vesti.
Un ghigno furbetto si disegnò sul volto della giovane donna, mentre faceva
passare, maliziosa, le mani artigliate su tutto il suo corpo.
“Sai, Shiro? Sei fin troppo vestito per i miei gusti.” Commentò, leccandosi
le labbra.
Shiro sentì il suo corpo venire percorso da un lungo brivido.
E non di paura.
In quel momento Kaori sembrava davvero una belva pronta a mangiarlo e a
lui, per qualche strano motivo, la cosa eccitava parecchio.
Avrebbe voluto risponderle ma la ragazza lo interruppe nuovamente,
portandosi faccia a faccia con lui.
“Non temere, piccolo umano. Sono più che sicura che quello che sto per
farti ti piacerà…” Disse con una voce quasi irriconoscibile, ma non per questo
meno sensuale.
Pochi istanti più tardi le urla di piacere del ragazzo riecheggiarono per
tutta la foresta sacra.
…
Il sole stava lentamente tramontando alle loro spalle e i due giovani
amanti, stremati e soddisfatti, giacevano abbracciati l’uno accanto all’altra.
I loro corpi, ormai uniti da un legame eterno e indissolubile, erano avvolti
malamente nelle loro vesti in un guazzabuglio di colori e di tessuti.
“Wow. Allora è così che ci si sente. Ora capisco perché a mio padre piace
così tanto farlo con la mamma!” Commentò il giovane monaco, portando una mano
dietro la nuca e ridacchiando come un ebete.
“Porco! Ti sembrano forse queste cose da dire in momento del genere?! Hai
cancellato in un sol colpo tutta l’atmosfera!” Ribatté irritata e turbata la
mezzo demone, colpendolo in testa con un pugno.
Shiro si abbandonò ad una risatina maliziosa, massaggiandosi la zona
dolorante.
“Scusami ma, se solo ripenso al fatto che, tempo fa, avevo fatto voto di
castità, io…”
“Voto di castità? TU? Ma mi stai forse prendendo in giro?!”
“Beh… ecco… sono pur sempre un monaco e, prima di oggi, non avevo mai
toccato una donna.” Spiegò, imbarazzato.
Kaori lo guardò con gli occhi simili a due fessure.
“Te lo giuro, Kaori-chan! Tu sei stata la prima per me come io lo sono
stato per te!”
“E allora dove diavolo hai imparato a…”
Ma si interruppe, troppo imbarazzata per riuscire a terminare quella frase.
“Beh… ecco… grazie agli insegnamenti di mio… padre.” Spiegò con un filo di
voce.
Kaori lo guardò nuovamente, scioccata.
“Dici davvero?”
Il giovane monaco fece di si con la testa, sempre più imbarazzato.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa della giovane mezzo demone.
‘Avrei dovuto aspettarmelo.’ Si ritrovò a pensare per poi abbandonarsi ad
un sonoro sospiro.
“Quindi… hai mandato all’aria tutti i tuoi buoni propositi da bonzo
soltanto per me?” Domandò timidamente.
“Già. Così sembra.” Rispose, portandosi più vicino e facendo scivolare
audacemente la mano verso il fondoschiena di lei.
La mezzo demone sospirò rassegnata, accoccolandosi di più sul suo petto.
Fu in quel momento che si accorse dei numerosi graffi e segni di morso
disseminati su tutta quella parte del corpo del compagno.
“Mi dispiace. Alla fine non sono riuscita a tenere a freno i miei istinti.”
Commentò triste, cominciando a leccare le varie ferite.
“Non importa. Anzi, se proprio vuoi saperlo, in quei momenti non mi sono
accorto di nulla.”
“Sul serio non ti fanno male?”
“No. Tranquilla.”
Kaori sospirò nuovamente, rincuorata da quelle parole.
“E poi guariranno velocemente grazie al potere del marchio quindi non
dovresti preoccupartene più di tanto, Kaori-chan.” Disse accarezzandole la
testa argentata.
“Oh, già. È vero.” Disse, nascondendo il suo viso nell’incavo del collo per
poi posare le labbra sul marchio in questione.
“Se non vuoi che ti salti di nuovo addosso, ti consiglio caldamente di NON
continuare quello che stai facendo, Kaori-chan.” Disse con una voce più roca
del normale.
“Dovrei avere paura di un piccolo essere umano come te?” Commentò ironica e
sensuale allo stesso tempo.
“Prima non ti sono sembrato così piccolo.
O sbaglio?” Rispose malizioso, premendo i fianchi contro quelli di lei e
facendole sentire tutta la sua eccitazione.
Un’espressione di piacere si disegnò sul volto della ragazza.
“Sai? Potremmo finire nei guai se decidiamo di continuare per questa
strada.” Commentò, facendo passare, sensuale, un dito sul suo petto.
“Nei guai? E perché dovremmo, scusa? In fondo, non stiamo facendo nulla di
male.”
“Beh… non credo che mio padre
sarebbe della tua stessa opinione se ci vedesse in questo preciso istante.”
A quelle parole il volto del povero Shiro cambiò radicalmente colore, si
portò le mani tra i capelli e cominciò ad urlare e a tremare come una foglia.
“Oh Santissimi Kami! Cosa ho fatto!”
Kaori scoppiò a ridere come una matta.
“Non preoccuparti, Shiro-chan. Ti proteggerò io da lui.”
“Me lo prometti?” Chiese, speranzoso.
La mezzo demone annuì più volte per poi strusciarsi di più sul corpo di lui
e toccare appena il marchio con la punta della lingua.
In un attimo tutta la paura che provava si era trasformata in desiderio.
“Ma… non eri tu quella che diceva che dovevamo fermarci?”
“Io non ho mai detto nulla del genere e poi… non mi sembra proprio che il tuo amico qui abbia intenzione di
farlo.” Ribatté, maliziosa e premendo di più i fianchi contro i suoi.
Incapace di trattenersi, il giovane la baciò, attirandola di più a sé.
Poi la passione prese di nuovo il sopravvento, facendoli unire ancora una
volta.
…
Kagome appoggiò i piedi sul morbido suolo erboso, ispirando a pieni polmoni
l’aria fresca e pura della sera che abbondava in quel luogo. Come stabilito
dalla somma Midoriko quattro anni prima, da quel momento in poi il magico
passaggio temporale sarebbe rimasto aperto per sempre, permettendo a lei e a
tutta la sua famiglia di attraversarlo senza problemi.
“Chissà se Miroku e Sango sono già al corrente di quello che è accaduto.”
Commentò con un dolce sorriso in volto, facendo qualche passo in avanti.
Diversamente dalla compagna, Inuyasha, visibilmente turbato e arrabbiato,
non faceva altro che borbottare ed imprecare ad alta voce.
“Inuyasha. Si può sapere cosa diavolo ti è preso tutto d’un tratto?! E dire
che fino a pochi minuti fa non vedevi l’ora di attraversare il pozzo!”
Inuyasha sbuffò.
“Se solo tu fossi in grado di percepire gli odori come me, capiresti subito
il motivo del mio repentino cambiamento d’umore!” Spiegò.
Kagome lo guardò per qualche istante, insicura.
“Vediamo se indovino: tu sei arrabbiato con Kaori, visto che se n’è andata
lasciando me e la mamma da sole a badare ai clienti che affollavano il tempio.”
“Non è per quello che sono arrabbiato.” Grugnì, portandosi nervosamente una
mano tra i folti capelli. “È tutta colpa di quel… di quel piccolo bonzo da
quattro soldi e delle sue mani lunghe!”
“Oh? Intendi Shiro? Allora è qui che lui e Kaori si sono incontrati!” Lo
anticipò, congiungendo, euforica ed eccitata, le mani e guardandosi intorno.
“In realtà quei due hanno fatto molto
più che incontrarsi, Kagome.”
Ribatté, portandosi, imbarazzato, la mano sul volto arrossato.
A quelle parole la sacerdotessa cambiò completamente espressione.
“Eh?”
Il mezzo demone fece più volte di sì con la testa, incapace di formulare
qualsiasi frase.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa della donna.
“Oh Kami! E io che ho spinto nostra figlia a raggiungerlo pensando che si
sarebbero scambiati soltanto qualche bacio o carezza!” Si ritrovò a dire,
scioccata e imbarazzata ma, non per questo, meno felice.
“Fhè! Si tratta pur sempre del figlio di quel bonzo pervertito! Che cosa ti
aspettavi?”
Ci furono alcuni minuti di silenzio poi Kagome riprese la parola.
“Quindi… come ti comporterai adesso?” Domandò, titubante e guardandolo
timidamente.
“Non lo ucciderò, se è questo che temi. Se lo facessi, Kaori non me lo
perdonerebbe per tutto il resto della vita. Però…”
“Però…?”
“…potrei sempre spezzargli le gambe, così da fargli capire chi comanda!”
Completò come fosse stata la cosa più naturale del mondo.
“Inuyasha!”
Ridacchiò.
“Stavo scherzando, stupida.”
“Lo spero per te!” Urlò, visibilmente arrabbiata.
Il mezzo demone ridacchiò ancora.
“Salta su, Koi. I nostri amici hanno atteso fin troppo a lungo il nostro
ritorno.” Disse, invitando la compagna a salire sulle sue spalle.
“Ok, ok. Però devi promettermi che quando raggiungeremo la capanna, non ti
fionderai su di lui con chiara furia omicida!”
Sospirò, rassegnato.
“E va bene. Ci proverò.” Disse prima di iniziare a correre velocissimo tra
gli alberi e sparire da quel luogo.
….
Ikkuko chiuse silenziosamente le porte del piccolo tempietto dietro di sé
per poi portarsi le mani, tremanti, al petto.
‘Oh Kami. Non sono mai stata così agitata in tutta la mia vita! E ora… come
devo comportarmi? Non capisco proprio perché Kaori-chan non è voluta venire con
me. Sarebbe stato tutto più… semplice!’ Si ritrovò a pensare la giovane
sterminatrice, mentre avanzava, insicura e preoccupata, per quel grande
giardino.
‘Hai paura di vederlo, non è così?’ Domandò la vocina dentro di lei,
facendola sussultare.
“Non ho paura di vederlo. È solo che…”
‘Hai paura che i sentimenti che prova per te siano cambiati? Che ti abbia
dimenticata?’ Continuò.
“No… io…”
‘O forse sei TU che l’hai dimenticato?’
“IO NON L’HO DIMENTICATO! C-c-come potrei?! Io e Inuki siamo…”
Ma si fermò, posando la mano sul punto dove si trovava il marchio e poi sul
ventre piatto.
‘Il tuo bambino non c’è più. Lo sai.’ Completò quella voce per lei.
La giovane donna si abbandonò ad un profondo sospiro di rassegnazione.
Poi riprese silenziosamente a camminare, fino a ritrovarsi nelle vicinanze
del Goshinboku.
Le piccole lanterne colorate con cui era ancora adornato, illuminavano a
giorno quel luogo, dandogli un aspetto magico e quasi irreale.
Affascinata da quello spettacolo così strano e inconsueto, si portò più
vicina, perdendosi in esso.
E fu in quel momento che una voce conosciuta giunse alle sue orecchie,
attirando la sua attenzione.
“Ma guarda un po’ quegli ingrati dei miei genitori. Sebbene sapessero
BENISSIMO che oggi sarei tornato tardi e, SOPRATTUTTO, stanco morto, se ne sono
andati lasciando a me il compito di sistemare tutto! Tsk! Mi sarei aspettato
una cosa del genere da parte di mia sorella ed invece… Ah! Ma quando tornano,
gliene dirò di tutti colori!” Commentò arrabbiato Inuki, sistemando l’ennesimo
sacco di immondizia vicino al bidone.
Avrebbe voluto continuare a lamentarsi ma la voce della nonna che lo
chiamava non glielo permise.
“Inuki, tesoro. Quando hai finito, vieni qui ad aiutarmi. Ci sono altre
statue e icone da spostare e rimettere a posto!” Urlò la donna, affacciandosi
dalla porta del tempio con un grande scatolone tra le mani.
“Arrivo subito, nonna!”
La sterminatrice, imbarazzata e insicura, si nascose subito dietro il
grande albero.
‘Oh Kami. È proprio lui! E ora che faccio?!’ Pensò, scuotendo la testa da
una parte all’altra.
Non aveva neanche finito di attraversare tutto il giardino quando un dolce
odore, un profumo che non sperava quasi più di poter sentire, raggiunse le
narici del giovane mezzo demone, facendolo bloccare di colpo.
Che si trattasse proprio di… lei?
Scosse velocemente la testa, cancellando immediatamente quel pensiero.
La stanchezza gli stava davvero giocando un brutto scherzo.
Era improbabile che la sua compagna si trovasse lì visto che il pozzo, per
quanto ne sapeva lui, risultava ancora sigillato.
Annusò nuovamente, come per ricevere una conferma ma, diversamente da
quello che si aspettava, quell’odore lo raggiunse nuovamente, facendolo tremare
sensibilmente.
In un attimo si ritrovò a correre come un pazzo per tutto il giardino,
fermandosi a pochi passi dal Grande Albero Sacro.
“Ikkuko? Sei lì, vero?” Domandò con un filo di voce.
Per alcuni minuti non accadde nulla, tanto che il ragazzo credette
seriamente di essersi sbagliato. Poi, quando stava per perdere la speranza, la
giovane sterminatrice uscì finalmente allo scoperto.
In un attimo i loro sguardi si incrociarono, spaventati e confusi.
“Ciao Inuki. Come stai?” Gli domandò timidamente, incapace di guardarlo
negli occhi.
“Ikkuko… tu… Non è un sogno… vero?”
Ikkuko scosse velocemente la testa, sorridendogli appena.
Senza rendersene conto la ragazza si ritrovò ad osservarlo.
Non era cambiato per niente dall’ultima volta che l’aveva visto.
Mentre lei… invece…
Inuki sbatté più volte gli occhi, incredulo.
Era lei.
Forse un po’ dimagrita e impaurita ma… SI TRATTAVA PROPRIO DI LEI! DELLA
SUA IKKUKO!
Per un momento credette seriamente di avere un infarto.
“Che ci fai qui? C-come hai fatto a… a venire da questa parte?” Balbettò,
sempre più agitato.
“A quanto pare Midoriko ha mantenuto la promessa che ci aveva fatto quasi
quattro anni fa.” Disse semplicemente, continuando a distogliere lo sguardo.
Incapace di trattenersi, il mezzo demone la intrappolò tra le sue braccia,
stringendola con tutta la forza che aveva.
A causa di quel contatto così repentino ed inaspettato, Ikkuko si ritrovò a
tremare e ad arrossire dalla testa ai piedi.
“Da quanto tempo sei qui? P-perché non sei venuta subito da me?” Le domandò
con la voce che gli tremava.
La sterminatrice strinse forte la maglietta del ragazzo tra le mani.
“Io ci ho provato ma… avevo troppa paura per farlo.” Spiegò tra i
singhiozzi, abbandonandosi completamente tra quelle forti braccia.
“Eh?”
“Sono passati tanti anni dall’ultima volta che ci siamo visti e… credevo
che tu, ormai, ti fossi dimenticato di me.” Continuò, sentendo gli occhi
riempirsi di lacrime.
“Perché parli così, Ikkuko? Io non potrei mai dimenticarti, anzi... tu non
immagini minimamente quanto io mi sia sentito in colpa per averti lasciato da
sola!”
La ragazza si aprì leggermente lo yukata che portava fino a scoprire
completamente il marchio sulla sua spalla destra.
“Mi è stato spiegato che quando il marchio si ingrigisce e la pelle perde
morbidezza, allora significa che il tuo compagno ha perso interesse per te.”
Inuki la fissò.
“Chi ti ha detto queste cose così… assurde?!”
“Un’anziana esorcista che salvai da morte certa tanto tempo fa. Mi raccontò
di sua sorella e della sua storia con un demone e… di come era stata
abbandonata da quest’ultimo.”
“Ikkuko io… non ti ho dimenticato. Te lo posso anche giurare!”
“E allora perché il marchio è diventato così?!” Urlò, stizzita.
Non aveva neanche finito di parlare che si ritrovò con le labbra e la
lingua del ragazzo sulla propria pelle.
“Si può sapere… c-c-cosa… DIAVOLO stai.. facendo?!” Ansimò, agitata e
scioccata.
“Cerco di rimettere le cose a posto. A te che sembra?!” Urlò lui,
continuando imperterrito le sue azioni.
Ikkuko sentì il suo corpo cominciare a tremare mentre il suo battito
cardiaco aumentava a dismisura.
Oh Kami!
Quando era stata l’ultima volta che aveva provato una sensazione del
genere?
Quando era stata l’ultima volta che si era sentita così…amata da qualcuno?
Come spinta da qualcosa da qualcosa si ritrovò ad aprire gli occhi e, in
quel momento, l’immagine di Inuki che la guardava con le sue pozze d’oro colme
d’amore le provocò un’emozione e una sensazione tale che, se non fosse stato
per il fatto che lui la teneva ben stretta tra le braccia, sarebbe caduta
decisamente al suolo.
Fu solo quando lo sentì allontanarsi leggermente che Ikkuko fu nuovamente
in grado di riaprire gli occhi.
Ansimava.
Sentiva il suo corpo bruciare.
E soprattutto il marchio sulla sua spalla aveva finalmente ripreso il suo
aspetto originario.
“Ma… ma.. cosa è successo?” Domandò con un filo di voce.
“Diciamo solo che ho rinnovato il
mio contratto con te.” Spiegò, imbarazzato e portandosi una mano dietro la
nuca.
“Ri… rinnovato?” Ripeté, insicura e confusa.
Inuki annuì.
“Forse sarà stato a causa della chiusura del magico passaggio temporale, comunque
adesso sei ufficialmente la mia compagna. E per la seconda volta, oserei dire!”
Continuò, ridacchiando leggermente.
Ikkuko lo fissò a lungo senza riuscire a spiccicare una parola.
Ma allora lui… ci teneva davvero così tanto a lei?
Così tanto da legarla a lui per la seconda volta?
Sentì le lacrime farsi velocemente largo tra i suoi occhi.
Era felice.
Felice come non lo era da tanto, forse troppo tempo.
Si strinse più forte al ragazzo, prendendolo piacevolmente di sorpresa.
“I-Ikkuko?” Balbettò, insicuro.
“Promettimi che non mi lascerai più sola. Promettimelo, Inuki!” Urlò.
Inuki ricambiò il suo abbraccio.
“Non ti lascerò mai più sola, Koi. Mai più. Te lo giuro sulla mia stessa
vita.”
Poi posò delicatamente le sue labbra su quelle di lei.
Sebbene fossero passati molti anni da quel terribile giorno, ormai era
chiaro che la ferita nel cuore della ragazza non era mai riuscita a
rimarginarsi del tutto. Mentre la baciava, il giovane mezzo demone si ripromise
che avrebbe fatto di tutto per rendere di nuovo felice la sua compagna. E ora
che finalmente i Kami l’avevano fatta tornare da lui, questa occasione non avrebbe
di certo tardato ad arrivare.
In quello stesso momento la signora Higurashi e Souta, nascosti dietro una
grande statua di marmo, osservavano quella scena con un dolce sorriso in volto.
“Sai, Souta? Credo che per questa sera dovremo cavarcela da soli.”
Bisbigliò.
“Già. Lo credo anch’io.” Rispose il giovane uomo prima di allontanarsi
silenziosamente insieme alla madre.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ed ecco a voi il capitolo che stavate tutti aspettando ^^
Sorpresi, vero?
Hehehe!
E dire che non ho ancora finito!
Preparatevi perchè nel
prossimo e, ahimè, ultimo capitolo assisterete all'epilogo che non
vi sareste mai immaginati XD
Alla prossima, ragazzi e... continuate a seguirmi! ^_-
kagome123
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Capitolo 42 *** Epilogo ***
epilogo
Epilogo
[Dieci anni dopo]
Shiro era seduto su un grande tronco in preda all’apprensione più totale.
Dal momento in cui la sua adorata compagna aveva avuto le doglie, gli era
stato proibito di mettere persino piede all’interno della capanna.
E così, accettata a malincuore quell’assurda tradizione, si era allontanato
da quel luogo fino a raggiungere la foresta sacra.
‘Maledizione! Perché non posso starle accanto proprio ora che ha più
bisogno di me?! Cose da donne, un cavolo!’ Pensò tra sé e sé portandosi,
arrabbiato, le mani al volto.
“Shiro! Allora era qui che ti eri andato a rifugiare.”
La voce del padre lo fece rinsavire, portandolo nuovamente con i piedi per
terra.
“Salve padre.” Disse con voce afona e spenta e continuando a dargli le
spalle.
Il monaco adulto gli si fece più vicino, illuminandogli il volto con la
piccola lanterna che portava.
“Non dovresti startene tutto solo al buio e in disparte. È pericoloso,
sai?” Disse prendendo posto accanto a lui.
Il giovane uomo si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Questo è l’unico luogo non troppo distante in cui non è possibile udire le
urla di Kaori.”
“Sta soffrendo parecchio, vero?”
“Già.”
“Non temere, figliolo. Anche se questa volta il parto è più difficile, sono
più che sicuro che tutto si risolverà per il meglio. In men che non si dica
avrai un nuovo figlio da stringere tra le braccia.” Lo rassicurò.
Shiro sospirò per l’ennesima volta.
“E se non dovesse farcela? Nessuno si aspettava che Kaori avrebbe finito
per partorire proprio nel giorno di luna piena e ora… lei… Dannazione! Perché
diavolo non posso starle vicino?”
“Capisco come ti senti ma è la tradizione: gli uomini non possono fare
nulla in situazioni di questo tipo.”
“Ma nel futuro possono, padre! Come ben sapete, ho assistito tranquillamente
ai parti di Izayoi, Kyoko ed Akane ed ora, solo perché dall’ecografia è
risultato che il piccolo avrà le orecchie come Kaori, io non…”
“Beh, se ben ricordi, anche per la nascita di Hikaru abbiamo dovuto
comportarci allo stesso modo.”
“Lo so, però… questa volta è diverso! In quella forma Kaori è…”
“Padre! Nonno! Finalmente vi ho trovato!” Urlò Izayoi, saltando
tranquillamente giù dal tronco di un albero e interrompendo bruscamente il
discorso tra i due uomini.
La bambina, un tipetto estroverso, iperattivo ed estremamente intelligente,
guardava i due monaci con i suoi grandi occhi ambrati e, soprattutto, con un
grande sorriso furbetto disegnato sul volto.
“Izayoi, cosa ci fai qui? Ti avevo detto di rimanere vicino alla capanna a
badare alle tue sorelle. Hai dieci anni ormai! Perché non fai mai quello che ti
viene chiesto?” Disse l’uomo, rimproverando la figlia.
“Fhè! C’è nonno Inuyasha con loro. È più che sufficiente.” Commentò seccata
e incrociando le braccia.
Shiro si abbandonò ad un rumoroso sospiro di rassegnazione.
Sebbene la piccola gli somigliasse in maniera impressionante, tranne per le
orecchie, le quali erano allungate e a punta come quelle di Sesshomaru, e per
il colore ambrato degli occhi, aveva ereditato il carattere e la personalità di
Kaori, insieme alla sua forza ed agilità, rendendola così, nel complesso, un
tipetto assolutamente non facile da gestire.
“Non mi interessa. Sei la sorella maggiore e TU hai il dovere di
sorvegliarle quando io o la mamma non siamo presenti. Sono stato chiaro?”
La bambina sbuffò più volte per poi fare cenno di sì con la testa.
“Comunque sia, fareste molto meglio a tornare al villaggio, padre.”
Continuò, assumendo un’inconsueta espressione seria.
Notando ciò, Shiro si alzò subito in piedi.
“È successo qualcosa di brutto alla mamma?” Chiese, preoccupatissimo.
Izayoi si portò una mano al volto, pensierosa.
“Mmmm… non sono sicura che ciò che le è successo possa essere definito in
questo modo.”
Shiro si agitò ancora di più.
“Ti dispiacerebbe essere più chiara?”
“Beh… se fossi in voi andrei a domandarlo a quei due mocciosi che da quasi
mezz’ora stanno disturbando la quiete dell’intero villaggio!” Spiegò,
sghignazzando tra sé e sé.
Shiro credette seriamente di avere un infarto.
“D-d-d-due… m-mocciosi?”
Il ghigno della bambina divenne più grande.
Sempre più confuso e agitato, il povero Shiro rivolse lo sguardo in
direzione del padre.
“Credo che faresti meglio a seguire il suo consiglio, figlio mio.” Disse
l’uomo, posandogli una mano sulla spalla ed esortandolo ad andare.
E fu in quel momento che Shiro comprese finalmente cosa stava
effettivamente succedendo.
“Razza di stupida! Perché non me l’hai detto prima?!” Urlò, arrabbiato,
prima di iniziare a correre come un pazzo in direzione della sua abitazione.
Rimasti soli, nonno e nipote si guardarono.
“Fhè! Avrei dovuto farlo penare di più. Sarebbe stato molto più
divertente.” Disse la bambina, portando le braccia dietro la nuca e
sghignazzando tra sé e sé.
Miroku le si portò vicino, posando una mano sulla piccola testa castana.
“Non ti sembra di esagerare, Izayoi? È pur sempre tuo padre!” La
rimproverò.
“Se lo merita, nonno! Lo sai che oggi non si è presentato al mio incontro
di karate? E pensare che io l’ho persino aspettato sotto una bufera di neve per
quasi un’ora!” Ribatté, arrabbiata.
“Izayoi, nessuno poteva prevedere che oggi tua madre avrebbe avuto le
doglie.”
“Lo so questo, però… non ha mantenuto la promessa che mi aveva fatto!”
Disse, assumendo un’espressione corrucciata.
L’uomo si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Non te la prendere. Parlerò io con lui e sono più che sicuro che la
prossima volta sarà in prima fila a fare il tifo per te.”
“Dici davvero, nonnino?”
“Si. Te lo prometto, piccola mia.”
In tutta risposta la bambina si gettò tra le braccia dell’uomo, felice come
non mai.
…
Quando il giovane monaco raggiunse la capanna, trovò Inuki e Ikkuko ad
attenderlo.
“Ehi, Shiro! Che fine avevi fatto? Ormai è più di mezz’ora che abbiamo
mandato Izayoi a cercarti!” Disse il primo nel suo aspetto umano con in braccio
le figlie, Michiru e Sango, due adorabili pesti di 6 anni ciascuna, dai lunghi
capelli neri, gli occhi viola scuro per una e color nocciola per l’altra e un
paio di orecchie canine sulla testa dello stesso colore dei capelli.
“Lo sai? Stavo iniziando a preoccuparmi, fratellino.” Commentò la seconda,
portandosi dolcemente una mano al ventre arrotondato.
“Lasciamo perdere. È meglio.” Commentò il giovane monaco, visibilmente
irritato.
Inuki e Ikkuko non impiegarono molto a capire cosa fosse successo.
Izayoi-chan ne aveva sicuramente combinata un'altra delle sue.
Ridacchiarono.
“La tua compagna ti sta aspettando. Non avrai mica intenzione di farla
attendere ancora?” Dissero, indicandogli con la mano il percorso da intraprendere.
Shiro si incamminò a grandi passi verso la capanna, si liberò della tenda
di bambù che bloccava la sua avanzata e lì l’immagine della sua Kaori,
sorridente, ma visibilmente esausta, circondata dalle loro quattro figlie e con
in braccio due piccolissimi bambini avvolti in due morbide coperte colorate lo
sconvolse, facendolo tremare sensibilmente.
“G-g-gemelli?” Balbettò.
“Già. Sono bellissimi, vero?” Domandò la giovane donna, alzando lo sguardo
commosso verso il compagno.
Insicuro e tremante si portò vicino, prendendo posto sul grande futon.
“Ma… come è possibile tutto ciò? Se ben ricordo, nell’ultima ecografia ne
risultava soltanto uno!”
“Lo so anch’io ma, alla fine, questi due furbetti hanno deciso di farci una
piacevolissima sorpresa.” Disse, stringendoli più forte a sé e baciandoli sulle
piccole fronti.
A quella risposta un dolce sorriso si disegnò sul suo volto.
“Posso prenderli in braccio?”
“Certo!” Disse, aiutandolo.
In quel momento Akane, loro terzogenita di 5 anni dai lunghi capelli scuri
e dagli occhi blu, si intrufolò tra loro, prendendo improvvisamente la parola.
“Papà! Papà! Hai visto? Anche i fratellini hanno quella cosa tra le gambe! Proprio come te!”
Urlò euforica e con grande sorriso furbetto disegnato sulle labbra.
“Akane-chan! Ma cosa dici?!” Urlò Kyoko, sua secondogenita di 7 anni dai
capelli color dell’ebano e dai grandi occhi color nocciola, nascondendo il
volto arrossato tra le mani e cercando di richiamare all’ordine la sorella
minore.
“Ma è vero! Diglielo anche tu, Iza-nee!” Continuò, rivolgendosi alla
sorella maggiore la quale si limitò a sbuffare e a girare il volto arrossato
dalla parte opposta.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Kaori mentre guardava il
compagno con gli occhi simili a due fessure.
“Te lo giuro, Kaori-chan. Io non centro nulla con questa storia!” Si
affrettò subito a rispondere l’uomo, cominciando a sudare freddo.
Kaori lo fissò ancora, irritata.
“Ah, no? Ringrazia il cielo che hai in braccio i bambini altrimenti te le
avrei suonate di santa ragione!”
Il povero monaco sentì un lungo brivido attraversarlo per tutta la schiena.
Nel frattempo Hikaru, due anni appena di pura tenerezza e pucciosità,
incapace di comprendere appieno ciò che stava accadendo attorno a lei a causa
della fin troppo giovane età, gattonò silenziosamente verso le due nonne, le
quali furono subito catturate dai suoi grandi e curiosi occhi color cioccolato.
“Nonna Kagome. Nonna Sango. Cosa succede? Perché la mamma è arrabbiata con
il papà?” Domandò, cercando di pronunciare correttamente ogni singola parola.
Le due donne si guardarono insicure e con enorme gocciolone sulla fronte.
“Nulla di cui tu debba preoccuparti, tesoro.” Rispose la sterminatrice per
poi posarle una mano sulla piccola testa castano chiaro.
“Già. Niente di importante.” Ripeté la sacerdotessa, prendendola tra le
braccia e facendola accoccolare tra le sue gambe.
Sempre più confusa, la bambina mosse più volte le piccole orecchie canine
per poi abbandonarsi ad un grosso e sonoro sbadiglio.
Un silenzio imbarazzante si impadronì di quel luogo fino a quando Miroku
non decise di prendere la parola.
“Allora, Shiro. Hai deciso che nome dare ai tuoi bambini?” Chiese,
asciugandosi il sudore dalla fronte con un pezzo di stoffa colorato.
Il giovane inizialmente non rispose, mettendosi a studiare le loro piccole
figure.
Quello a sinistra aveva i capelli color dell’argento e le orecchie canine
il che lo faceva assomigliare in modo impressionante a Kaori; quello a destra
invece aveva i capelli scuri come il padre e le orecchie umane e, sebbene fosse
nato da poco, sentiva già provenire da lui un discreto potere spirituale.
Un mezzo demone e un monaco dunque.
Due fratelli così diversi ma uniti tra loro da un legame di sangue
indissolubile.
Se non era una coincidenza quella!
Fece di si con la testa poi, alzatosi in piedi e con i bambini ancora ben
stretti tra le braccia, fece qualche passo in direzione di suo padre e di
Inuyasha.
“Padre. Inuyasha-sama. Avrei una richiesta molto importante da farvi.”
Tutti i presenti non impiegarono molto a comprendere quello che stava per
chiedergli.
“Stai scherzando, vero?” Urlò il mezzo demone con gli occhi che gli
uscivano dalle orbite.
“Non mi dirai che tu… vuoi veramente…?” Balbettò il monaco, incredulo.
“Ne sarei onorato.” Disse, chinando leggermente il capo in segno di
rispetto.
I due uomini si guardarono, insicuri sul da farsi.
“Sei proprio sicuro di voler condannare così uno dei tuoi figli?” Domandò
Inuyasha a bruciapelo.
“Cosa vorresti dire con questo, Inuyasha?” Ribatté subito Miroku, il quale
aveva compreso dove volesse andare a parare e sentendosi offeso da quelle
parole.
“Proprio non ci arrivi, bonzo?” Azzardò il mezzo demone, ora più che mai
pronto a prendere a pugni il monaco vicino a lui.
“Ohh! Quindi, secondo il tuo modesto
parere, TU… saresti meglio di me?”
“ESATTAMENTE!”
Miroku colpì il mezzo demone con un pugno, scaraventandolo dall’altra parte
della capanna.
Un nervo pulsante si disegnò sulla testa dell’hanyou, il quale ringhiò
forte all’uomo.
Stava per raggiungerlo e suonargliele di santa ragione quando furono
bloccati da Kagome e Sango le quali li fulminarono con lo sguardo.
“Vi sembra questo il modo di comportarsi davanti a dei bambini innocenti?”
Urlarono.
Inuyasha guaì, spaventato.
“È stato il bonzo a cominciare! I-i-io non centro nulla!” Si affrettò a
rispondere.
“Ehhh? Ma se sei stato tu a…”
Ma il povero monaco non poté terminare la frase perché la compagna aveva
cominciato a tirargli le orecchie.
“MIROKU! CHIEDI SUBITO SCUSA!”
“Mia dolce Sango. Si tratta solamente di piccole baruffe tra uomini. Nulla
di cui tu debba…”
“Tu chiedi scusa lo stesso!” Lo ammonì, afferrando l’Hiraikotsu e
sfiorandogli la testa.
“La stessa cosa vale per te, Inuyasha!” Completò Kagome, avvicinandosi
minacciosamente al compagno.
Sconfitti e rassegnati, i due uomini si guardarono per poi fare come li era
stato chiesto.
Sollevate e soddisfatte, le due donne si allontanarono, riprendendo le loro
iniziali posizioni.
Imbarazzato, Shiro tossì alcune volte, richiamando così l’attenzione dei
quattro adulti.
“Ehm… e per quanto riguarda i nomi? Che faccio?”
“Oh. Non credo che abbiamo più nulla da ridire. Vero, ragazzi?” Domandarono
le rispettive compagne, guardandoli con sguardo assassino.
Miroku e Inuyasha annuirono più volte, tremando leggermente.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla fronte del giovane monaco.
“Allora è deciso. I vostri nomi saranno Inuyasha e Miroku, figli miei.”
Disse poi con tono solenne prima di fare un segno di benedizione sulle fronti
dei bambini.
…
Erano quasi le otto di mattina e Inuyasha, dopo aver sistemato alcune
faccende ed essere tornato da quella parte del pozzo, si godeva il tiepido sole
invernale comodamente sdraiato su un ramo di un albero.
“Si può sapere che ci fai già in piedi, bonzo?” Domandò il mezzo demone,
notando l’amico che passava sotto di lui.
“Potrei farti la stessa domanda, vecchio mio. Non dovevi lavorare?”
Ridacchiò.
“Questo è uno dei vantaggi di avere il proprio figlio a capo dell’azienda
in cui lavori.” Ribatté, ironico.
Infatti, subito dopo aver terminato gli studi all’università, Inuki era
stato assunto nell’azienda dove lavorava il padre, raggiungendo in poco tempo,
grazie alle sue straordinarie capacità, la posizione più alta, sorprendendo
così tutta la famiglia.
Il monaco sorrise, prendendo posto ai piedi di quell’albero.
“Che ne dici, allora, di farmi compagnia?” Chiese, posando sul suolo pieno
di neve un piccolo fiasco di sakè.
“Io non bevo quella roba, lo sai.” Rispose brusco e continuando a dargli le
spalle.
“Ma dobbiamo festeggiare in modo adeguato la nascita dei nostri primi
nipoti!” Spiegò.
Il mezzo demone sbuffò, scocciato.
“Non sarebbe ora che ti dessi una regolata? Hai quasi cinquant’anni, per
tutti i Kami!”
“Un po’ di alcool non ha mai fatto male a nessuno e poi questo fiasco lo
tenevo da parte per un’occasione speciale come questa. Mi dispiacerebbe se
andasse sprecato.”
Inuyasha sbuffò per l’ennesima volta.
“E va bene. Ma solo una goccia!” Lo ammonì, per poi saltare giù e
raggiungerlo.
Fu solo in quel momento che Miroku si accorse di Hikaru, la più piccola
delle loro nipoti, che riposava serenamente tra le braccia del compagno.
“Oh, ma guarda un po’. E lei che ci
fa qui?”
“Ero appena tornato alla capanna per recuperare alcune cose che Kagome
aveva dimenticato, quando me la sono ritrovata davanti, assonnata e
infreddolita. Kaori, Shiro e le bambine stavano ancora dormendo e così…”
Il monaco si lasciò sfuggire un sorriso.
“Ti vuole proprio bene, eh?”
“Diciamo solo che mi adora.” Commentò, accarezzandole il piccolo orecchio
canino dal pelo castano chiaro nascosto tra i lunghi capelli. “Geloso?”
“E perché dovrei esserlo? Io ho Akane-chan che stravede per me!” Ribatté il
monaco, dandosi un po’ di arie.
Inuyasha ridacchiò.
“Meno male che è una femmina altrimenti l’avresti già trasformata in un
maniaco!”
“E chi ti dice che io non l’abbia già fatto?”
Il mezzo demone sgranò più volte gli occhi, agitato.
“Ma… allora… sei stato tu a… a…”
“Suvvia, Inuyasha! Non vorrai mica dare la colpa a me per quello che è
successo poche ore fa nella capanna? Akane-chan è soltanto una bambina
innocente e… molto curiosa.”
“Curiosa, uhm? Credi veramente
che io sia così stupido, bonzo?” Ribatté, guardandolo con occhi simili a due
fessure e ringhiandogli leggermente.
Un enorme gocciolone si disegnò sulla fronte del povero monaco.
“Comunque sia, ora che i Kami hanno deciso di donare a mio figlio due
eredi, ho finalmente qualcuno a cui insegnare tutti i miei segreti in modo tale
che la mia leggenda, soprattutto
grazie al mio omonimo, non abbia mai fine. Anzi, visto che anche Ikkuko aspetta
un maschietto, potrei istruire persino lui.” Commentò, altezzoso e solenne,
portandosi una mano tra i folti capelli brizzolati.
“Tu vuoi fare… COSA?!”
“Oh, e se non vuoi che anche il
piccolo Inuyasha faccia la stessa fine, ti consiglio caldamente di allontanarlo
delle mie grinfie.” Lo ammonì.
Un nervo pulsante si disegnò sulla testa del povero mezzo demone.
“Tu provaci anche con uno solo dei tre e vedrai cosa ti combino!” Ruggì.
“Mi stai forse sfidando, Inuyasha?”
“Fhè! Se non ci fosse Hikaru qui, ti avrei già preso a pugni!”
I due uomini si scambiarono uno sguardo di sfida.
Erano trascorsi quasi trent’anni dalla prima volta in cui si erano
conosciuti.
Lui, un mezzo demone destinato ad una lunga e solitaria vita da emarginato;
l’altro, un semplice monaco errante, condannato ad una vita ancor più breve e
fugace a causa di una crudele maledizione che marchiava la sua famiglia.
Chi mai avrebbe potuto immaginare che i loro destini si sarebbero
incrociati fino a quel punto?
Ed eppure adesso erano lì, circondati da figli e nipoti e in futuro che
nessuno dei due avrebbe mai sperato di poter vivere.
Le voci squillanti di Sango e Michiru li distolsero da quei pensieri,
facendoli tornare con i piedi per terra.
“Nonno Inuyasha! Nonno Miroku! Venite a giocare con noi? La collina è piena
di neve e abbiamo portato gli slittini!” Urlarono saltando da una parte
all’altra e spronandoli a raggiungerle.
Inuyasha si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“A quanto pare dovremmo rimandare ancora una volta la nostra scazzottata.”
“Già. Sembra proprio di si.” Ribatté il monaco, usando il suo stesso tono.
“Vado alla capanna a mettere Hikaru a letto. Vuoi che metta quel fiasco al
sicuro?”
“Si. Te ne sarei grato.” Disse alzandosi in piedi e porgendogli l’oggetto
in questione. “Allora… ci vediamo tra un po’, Nonno Inuyasha.” Disse con un ghigno ed enfatizzando le ultime
parole.
Il mezzo demone lo fulminò lo sguardo.
Potevano essere pure trascorsi dieci anni ma lui non riusciva ancora ad
abituarsi al fatto di venire chiamato in quel modo.
Sospirò, sconfitto e osservando l’amico farsi sempre più lontano.
‘Fhè! Nonno. Se qualche tempo fa qualcuno me l’avesse detto, io non ci
avrei mai creduto.’ Si ritrovò a pensare prima sparire per il sentiero con la
piccola Hikaru ben stretta tra le braccia e con un dolce sorriso in volto.
FINE
ANGOLO DELL'AUTRICE
Eh si, amici miei. Siamo giunti proprio alla fine.
Lo so. lo
so. Dispiace anche a me. E tantissimo anche, visto che questa storia
insieme al prequel hanno accompagnato dieci lunghi anni della mia vita.
E adesso è come se una fase di questa fosse terminata per sempre.
*Sospira mentre le scende una lacrimuccia giù per la guancia*
Sono stati anni bellissimi in cui ho conosciuto persone splendide e
meravigliose che mi hanno aiutato a crescere e che non
dimenticherò mai, perciò non posso fare altro che
ringraziare tutti voi per il sostegno e l'affetto che mi avete
dimostrato in tutto questo tempo.
Grazie. Grazie di tutto cuore ^_^
Che altro dirvi?
Spero
soltanto di ritrovarvi nuovamente nei commenti delle mie storie
future(perchè sicuramente scriverò qualcos'altro
>_< anche se non so minimamente quando o cosa °°''' Ma
non temete! Prima o poi mi vedrete rispuntare dal nulla XD )
così che questa avventura che ho trascorso con tutti
voi non possa avere mai avere fine.
Alla prossima ragazzi ^_^
La vostra affezionatissima kagome123
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