We are family

di Tamar10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nani da giardino. Rose&James ***
Capitolo 2: *** My favourite sister. ***
Capitolo 3: *** A message for you -Andromeda/Ted ***
Capitolo 4: *** Sirius&Walburga -Go away ***



Capitolo 1
*** Nani da giardino. Rose&James ***


Rose&James
Erano dieci minuti che James stava spiando sua cugina Rose piangere ai piedi delle scale.
Era nel bel mezzo di una delle sue malandrinate, in questo caso specifico si trattava di riempire di nani da giardino l'aula d'Incantesimi, quando aveva sentito dei singhiozzi provenire dal corridoio alla sua sinistra. Svoltato l'angolo aveva visto sua cugina accovacciata sull'ultimo gradino della scala che iniziava ai suoi piedi ed era rimasto lì dieci lunghissimi minuti a fissarla, come pietrificato.
Non sapeva cosa fare. Una parte di lui avrebbe voluto togliersi il Mantello dell'Invisibilità di dosso e andare a consolarla, ma sapeva che quella sera toccava a lei fare la ronda per i corridoi e, piangente o ridente, la Prefetta non avrebbe esitato a togliere una caterba di punti a Grifondoro.
Rose Weasley non era bella come sua cugina Dominique, né simpatica come sua cugina Roxanne; non era brava a giocare a Quidditch come sua cugina Lily, né fine ed educata come sua cugina Molly. Eppure James sentiva che era la più speciale fra tutte le sue parenti.
Era legato a lei come solo le persone con animi totalmente diversi possono essere legate.
Lui era sfacciato, affascinante e trovava divertente infrangere le regole, mentre lei era studiosa e insicura, ligia al dovere. Ricordava ancora con felicità tutti gli scherzetti che si divertiva a farle quando erano bambini e la sua espressione, fra l'esasperato e il divertito, quando lui le chiedeva aiuto per finire i temi di Pozioni. Ma per quanto si sforzasse non ricordava di averla mai vista piangere nonostante la conoscesse da quando era nata; sembrava così fragile lì in lacrime ai piedi delle scale, niente a che vedere con la Rose che gli urlava dietro un giorno sì e l'altro pure.
Scese piano le scale e quando solo un gradino lo separava da lei si tolse il Mantello.
-Tutto ok?- chiese facendola sobbalzare.
Geniale James! Sta solo piangendo disperata, quanto vuoi che vada bene?! pensò il ragazzo.
-Cosa...cosa ci fai qui?- gli la cugina chiese cercando di ricomporsi.
-Cos'è successo?- insistette James ignorando la domanda.
Rose lo guardò negli occhi indecisa.
-A me puoi dirlo.- cercò di rassicurarla il ragazzo mentre si sedeva sul gradino accanto a lei.
-Scorpius mi ha lasciata.- rispose tutto in un soffio ricominciando a piangere.
-Non fare così, Rosie...- tentò di consolarla il cugino, -Aspetta! Se ti ha lasciata voleva dire che stavate insieme?! Con Malfoy?- esclamò come fulminato quando capì quello che gli aveva appena detto.
La ragazza si limitò ad annuire affondando la faccia nella divisa di James.
-Quel maledetto! Rimpiangerà di essere nato, e soprattutto di essere nato come una schifosissima serpe!-
-No, James. Non voglio che nessuno sappia di questa storia.- lo supplicò, -Manterrai il segreto?-
-Per Grifondoro la mia parola è oro, il segreto che mi hai dato non verrà mai rivelato.- recitò solennemente James la filastrocca che ripeteva sempre da bambino.
Rose fece un debole sorriso.
-Non hai più sette anni, James.-
-Ma certe cose non cambiano mai. Io sarò sempre qui per far sorridere la mia cuginetta preferita.-
Rose lo strinse in un abbraccio mentre si asciugava le lacrime.
-Non dirlo a Dominique.- aggiunse il ragazzo facendole l'occhiolino.
I due Grifondoro si incamminarono verso la Sala Comune.
-Ah! Dimenticavo...- disse Rose, che si era un po' ripresa, quando arrivarono al ritratto della Signora Grassa, -Dieci punti in meno a Grifondoro, te l'ho detto miliardi di volte che non devi andare in giro per i corridoi la notte.-
James si finse offeso, ma in fondo se lo aspettava.
-A proposito, cosa stavi facendo?- chiese la cugina con un tono da Sherlock Holmes.
-Vedrai.- rispose il Malandrino con un sorriso.
 
La mattina dopo quando Rose entrò nell'aula di Incantesimi e la vide piena di nani da giardino alti più o meno come il professor Vitious, che faceva del suo meglio per arginare l'ilarità generale, non si trattenne dallo scoppiare in una fragorosa risata, di quelle che fanno bene al cuore.
Era vero, suo cugino James riusciva sempre a trovare un modo per farle tornare il sorriso.


Autrice:
Ebbene sì.
Anzi che finire le storie che ho già iniziato mi vengono queste idee strampalate in mente...
Però una raccolta sulle parentele... mi stuzzicava troppissimo!
Secondo me James e Rose sono due cugini tenerissimi :3
Ho dovuto inserire un po' di Rose/Scorpius per dare un senso al pianto di Rose, anche se io non me li ci vedo così male insieme...
Grazie a chi lascerà una recensione :)
Alla prossima storia!

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Capitolo 2
*** My favourite sister. ***


My favourite sister -Lily&Albus
-Lily! Passa la palla!- gridò il bambino con un paio di spessi occhiali.
La bambina con i capelli rossi non sembrò sentirlo, accelerò ancora di più con la sua scopa e fece passare la vecchia palla da calcio ammaccata che usavano come Pluffa fra le braccia di Hugo con un tiro preciso.
-80 a 30!- gridò trionfante esibendosi in un'acrobazia gioiosa verso gli alberi che delimitavano il campo come se fossero tifosi.
-Perché non mi passi mai la palla?- chiese Albus imbronciato smontando dalla sua scopa.
-Perché, Al,- rispose la bambina scocciata –tutte le volte che ti passo la palla tu la perdi.-
Anche i cugini, che stavano giocando con loro, si erano fermati per assistere a quella scena ormai vista e rivista nel giardino della Tana.
-Scommetto che le tira la scopa in testa anche questa volta.- sussurrò divertito Fred a Hugo.
-Non c'è niente da ridere.- replicò Rose accorsa da bordo campo; con il libro che stava leggendo sotto il braccio e lo sguardo di disapprovazione era una perfetta coppia di sua madre, -Potrebbero farsi seriamente male questa volta!-
Intanto la lite fra fratelli si era fatta furibonda.
-Sei più stupida di un troll!- gridò Albus.
-Non te la devi prendere con me solo perché non hai ereditato una briciola del talento di mamma e papà!- replicò la sorellina.
Come al solito dovettero intervenire James e Hugo per evitare che Albus le saltasse addosso, anche se non poterono arginare la raffica di insulti che le lanciava.
-Sai cosa?!- gridò Lily furiosa, -Sembrerai anche Potter fuori, ma dentro non lo sei per niente!-
Nel giardino calò un silenzio carico di tensione. Tutti guardavano la bambina con le bocche spalancate, nonostante tutti i litigi non aveva mai detto una cosa così brutta al fratello.
Albus aveva smesso di agitarsi e fissava la sorella con gli occhi pieni di lacrime di rabbia.
-Ti odio!- gridò prima di correre via.
 
Albus Severus si era chiuso nell'armadio della soffitta, esattamente come faceva quando aveva cinque anni. Ormai ci stava a malapena visto che aveva compiuto da poco undici anni, ma accovacciato in quel piccolissimo vano buio si sentiva più al sicuro che in qualunque altro posto.
In effetti era così che Al si sentiva, come un bambino spaurito che si nasconde dal mondo, perchè le parole della sorella lo avevano colpito nel segno più di quanto volesse ammettere a stesso.
Nonostante l'incredibile somiglianza con il padre, non si sentiva per niente un Potter: non aveva talento per il Quidditch, non era esuberante come James, né brillante come Lily e non aveva neanche le straordinarie capacità magiche che tutti si aspettavano dal figlio del salvatore del Mondo Magico.
Non che temesse di essere un magonò, aveva fatto qualche piccola magia involontaria nel corso degli anni, ma perfino suo cugino Louis di sette anni riusciva a controllare la magia meglio di lui.
Semplicemente non era dotato.
Stava pensando a come sarebbe stato bello avere una vita priva di preoccupazioni, senza famigliari odiosi e invadenti e persone cariche di aspettative nei suoi confronti, senza doversi svegliare la notte angosciato al pensiero di cosa avrebbero detto i suoi famigliari quando avrebbe preso tutte T agli esami. Probabilmente l'unico modo sarebbe stato andare a vivere come un eremita sulle montagne che si intravedevano dalla Tana, ma anche allora avrebbe sofferto la fame, la sete e, forse, anche la solitudine.
Certo che l'uomo è fatto per soffrire! pensò drammaticamente il ragazzo.
Qualcuno bussò piano all'anta dell'armadio, così vicino a dov'era appoggiato che gli fece battere la testa contro il legno per lo spavento.
-Al?-
Albus rotolò fuori dall'armadio tenendosi la testa dolorante fra le mani e lanciando un'occhiata furente alla sorella.
-Voglio essere lasciato in pace! Si può sapere come hai fatto a trovarmi? Mi spii?-
-Oh, andiamo Al, lo sanno tutti che ti nascondi sempre nell'armadio in soffitta quando sei depresso e mediti il suicido barra isolamento dal mondo!- disse la bambina con un tono da saputella molto simile a quello di zia Hermione.
-Beh, grazie tante per avermi disturbato. Ora te ne puoi anche andare.-
-Ascolta, riguardo a quello che ti ho detto in giardino...-
-Vattene!-
-Al, mi...-
-Dispiace?! Ma in fondo non quello che pensate tutti?! Che sono un incapace! Perchè ti dovrebbe dispiacere aver detto la verità?- urlò furioso Albus, mentre le lacrime rincominciavano a sfuggire dai suoi occhi.
-Nessuno pensa che tu sia un incapace!- protestò la sorella.
-Me lo dici tutte le volte che giochiamo a Quidditch!-
-Non si può essere bravi a far tutto! Tu magari quando andrai ad Hogwarts scoprirai di aver un talento in...che ne so...Pozioni! Col nome che ti ritrovi non sarebbe una sorpresa.-
Albus si asciugò le lacrime, sua sorella sapeva essere perfida ma nel momento del bisogno rivelava sempre la sua parte migliore.
-Ma come farò se mi bocciano? Se scoprono che sono un totale incapace e mi rispediscono indietro?- chiese tirando fuori le domande che più lo angosciavano.
-Sarai un ottimo mago.- rispose Lily, -E poi non penso che Rose permetterebbe mai che ti bocciassero, a costo di farti studiare giorno e notte.-
I due bambini scoppiarono a ridere.
-Non è vero che ti odio.- disse Albus, un po' rincuorato, abbracciandola.
Lily sorrise al fratello.
-E tu non sei poi così una schiappa a Quidditch.- disse.
-Sei la mia sorella preferita.-
-Sono la tua unica sorella!- protestò la bambina risentita tirandogli un pugno scherzoso sul braccio.

Autrice:
Ancora Nuova Generazione! (Si nota che gli adoro?)
In teoria avrei voluto postare prima la storia su Bella, ma sono arrivata a un punto morto e non volevo aspettare troppo ad aggiornare.
Cmq vi prometto che la prossima storia NON parlerà della NG.
Grazie a chi segue e recensisce ^^
Tam

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Capitolo 3
*** A message for you -Andromeda/Ted ***


A MESSAGE FOR YOU

 

Il primo biglietto Andromeda l'aveva trovato nel libro di Trasfigurazione. Era un anonimo, scritto in fretta su un foglio di pergamena stropicciato e sporco d'inchiostro.

Diceva solo:Sei carina”. Non ci aveva fatto molto caso, probabilmente era solo uno scherzo, ed era finito dritto nella spazzatura.

Col senno di poi l'avrebbe conservato.

 

Il secondo biglietto lo trovò qualche settimana dopo attaccato alla sua divisa fresca di lavanderia e rafforzò la sua convinzione che qualcuno (i maggiori sospetti ricadevano su sua sorella Bella) le volesse giocare un brutto tiro. Era scritto in stampatello con la grafia di un bambino di cinque anni.

I'M IN LOVE WITH YOU

Andromeda guardò per qualche secondo il biglietto con un misto di curiosità e di disgusto, poi lo accartocciò e se lo ficcò in tasca, intenzionata a buttarlo il prima possibile.

 

La terza volta il foglio era nuovo di zecca, aveva solo un angolino strappato e profumava di arance. Glielo aveva portato Emma, a cui sua volta era stato dato da Rodrick Jeres che l'aveva ricevuto da David che non gli aveva voluto dire chi glielo avesse dato.

C'era scritta una poesia d'amore, di quelle pompose e zuccherose da far venire il diabete, in una grafia precisa e minuta, leggermente inclinata, che non aveva mai visto.

Inizialmente sperò che avessero sbagliato destinatario, ma la dedica era chiara:

Ad Andromeda Black, la più luminosa fra le stelle.

Questa volta il foglio finì nel fuoco, ormai era chiaro che aveva un qualche spasimante anonimo. Pensò con terrore alle prese in giro delle sorelle o, ancora peggio, a quello che avrebbero detto i suoi genitori se avessero letto uno di quei biglietti.

Era arrivato il momento di intervenire.

 

Il giorno dopo ad Incantesimi si sedette vicino a Ted Tonks.

Ted Tonks era esattamente tutto quello che la sua famiglia le aveva insegnato a disprezzare: un Nato Babbano, un Tassorosso Sanguesporco che insudiciava il nome stesso di maghi. Eppure lei lo trovava stranamente a posto, ancora peggio quasi simpatico. Le piaceva il suo sorriso spontaneo, la divertivano le sue battute e la sua inarrestabile parlantina.

-Ho sentito dei biglietti.- le disse sorridendo.

Andromeda impallidì, non voleva che la voce girasse troppo.

-Chi te l'ha detto?- chiese brusca.

-Me lo deve aver accennato Jeres.- rispose il ragazzo, -Non sei curiosa di sapere chi è il mittente?-

-È quello che sto cercando di capire. Così quando l'avrò trovato lo costringerò a smetterla!-

Le sembrò che il sorriso di Ted si spegnesse un po'. Stranamente il ragazzo non parlò più per il resto della lezione e quando la campanella suonò Ted si alzò di scatto e si allontanò, lasciando dietro di sé solo un vago odore di arance.

 

Il quarto biglietto arrivò svolazzando alla finestra del suo dormitorio.

Venerdì alle 23 davanti al bagno del 2° piano.

 

Il coprifuoco era già passato da un pezzo quando Andromeda salì le scale in punta di piedi per recarsi all'appuntamento.

Una voce nella sua testa, forse quella della ragione, le gridava che era pazza ad andare in giro per i corridoi fuori orario per incontrare un presunto ammiratore, probabilmente pazzo anche lui, e che sarebbe dovuta rimanere al calduccio nel suo letto.

Lei si ripeteva che lo stava facendo solo per mettere fine a quella storia, ma in realtà era terribilmente curiosa di sapere chi fosse l'anonimo mittente.

Davvero qualcuno si era innamorato di lei o era solo uno scherzo di cattivo gusto?

Magari era davvero un bel Purosangue l'autore di quei biglietti.

Si era immaginata Alan Danner, il ragazzo più bello della scuola, che la attendeva davanti al bagno con indosso uno smoking.

Stai decisamente correndo troppo. Le disse la voce della ragione riportandola coi piedi per terra.

Girò l'angolo e si trovò davanti a...

-Ted?!-

Il ragazzo si voltò sorpreso reggeva un cartello fra le mani.

-Che stupida che sono stata! Era stato tutto uno scherzo e ci sono cascata in pieno! Anche se da te non me lo sarei mai aspettato...- gli disse minacciosa.

Poi notò la scritta sul cartello.

Vuoi metterti con me?

-Oh!- esclamò sorpresa, -Non era un scherzo vero?-

Il ragazzo scosse la testa.

-Ma che ti prende?!- sbottò Andromeda dopo un lungo silenzio imbarazzante. -Parli a macchinetta tutto il giorno e proprio adesso fai scena muta?-

Ted sembrò riprendersi.

-No, è che io ti ho scritto quel biglietto per farti sapere cosa pensavo...poi David mi ha detto che non andava e dovevo scrivere qualcosa di più diretto...che dovevo “dirti cosa provo a chiare lettere” così ti ho scritto il secondo biglietto. Ma poi è arrivata Beth che mi ha detto che alle ragazze piacciono le cose romantiche e mi ha costretto a scrivere quella lettera. Pensavo ti piacesse... cioè, sì insomma, tutta questa storia dell'amore e del mistero, poi tu mi hai detto che volevi spaccarmi la faccia, più o meno e...beh, eccomi.-

Ted si piegò in due per riprendere fiato, aveva confessato tutto senza respirare. Andromeda ne approfitto per guardarlo meglio. I capelli biondi gli ricadevano in modo buffo davanti al viso, si accorse che il suo cuore aveva accelerato di colpo senza motivo.

Lui le restituì uno sguardo speranzoso.

-Non mi hai ancora ucciso...è un buon segno?-

-No! Cioè, sì. Insomma...io ti piaccio?- chiese ancora shockata.

-Pensavo di essere stato abbastanza chiaro.- rispose Ted agitando il cartello.

In quel momento, in piedi in mezzo al corridoio alle undici di sera passate da un pezzo, Andromeda si rese conto di essere innamorata di Ted Tonks, Tassorosso Nato Babbano, tutto ciò che la sua famiglia disprezzava.

-Allora?- chiese lui.

La ragazza si mise le mani in tasca e ne tirò fuori un pezzo di carta appallottolato. Ted lo srotolò incuriosito, c'era scritto: “ I'M IN LOVE WITH YOU

-Questo è il mio biglietto!-

Andromeda sorrise.

-A chiare lettere, no?-

 

Lo scambio di messaggi proseguì.

La famiglia Black non avrebbe mai approvato, per questo dovevano mantenere il loro rapporto segreto, così si scrivevano tutto quello che non potevano dirsi di persona.

Nascondevano i biglietti ovunque: nei libri, nelle scarpe, nelle cravatte, una volta Ted si era addirittura dimenticato un biglietto in mezzo al tema di Pozioni.

Non si firmavano neanche, ormai si conoscevano troppo bene.

Passarono anni e con il diploma Andromeda decise di rendere pubblica la loro relazione. I Black si indignarono e la cacciarono di casa.

 

Il biglietto più importante lo ricevette proprio quel giorno.

Ted si inginocchiò davanti a lei e tirò fuori una scatoletta di nera. Andromeda la aprì, emozionata, dentro c'era solo un pezzettino di carta.

Vuoi sposarmi?

 


Note d'Autore
Questa one-short partecipa al "9 ore contest" indetto da Shizue Asahi ed è in attesa dei risultati.
Inizialmente ero indecisa se inserirla in questa raccolta, perchè non tratta di veri e propri legami parentali, ma come ha detto giustamente Gin: "L'amore fra futuri coniugi significa imparentarsi."
Mi sembra giusto u.u

È la primissima volta che tratto di questa coppia (in realtà non ho neanche mai letto una storia con loro due) quindi spero di averli resi abbastanza bene. Ted mi sembra il tipico ragazzo che non è troppo timido per fare una dichiarazione d'amore e Andromeda, beh, in fondo ha un cuore d'oro.
Era da un po' che mi frullava in testa l'idea dei bigliettini anonimi, ma non sapevo a che coppia abbinarla, il contest capitava a fagiUolo...
Avevo anche una mezza idea di fare un bigliettino “d'addio” prima che Ted partisse (e di conseguenza morisse), ma mi sembrava troppo macabro. Avrebbe decisamente rovinato l'umore fluffoso della storia :)
P.s. Lo so che il titolo della storia in inglese fa molto bimbominkia, ma in italiano tutto quello che mi veniva era “C'è posta per te” ._.

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Capitolo 4
*** Sirius&Walburga -Go away ***


Sirius&Walburga

 

Essere mamma non è un mestiere.

Non è nemmeno un dovere.

È solo un diritto tra tanti diritti.

Oriana Fallaci

 

Se ne stava andando, quasi non riusciva a crederci.

Era da quando aveva dieci anni che sognava quel giorno, il giorno della sua liberazione. Perché lui non si era mai sentito un Black: la sua vera famiglia erano i Malandrini, Hogwarts la sua vera casa.

-SIRIUS!- gridò sua madre raggiungendolo di corsa nell'ingresso, -Dove pensi di andare?!-

Era arrivato il momento di affrontare sua madre, Sirius lo aspettava già da tempo.

Dall'inizio dell'adolescenza provava e riprovava ogni mattina un discorso diverso davanti allo specchio.

Un discorso per rinfacciarle quanto fosse stata una pessima madre, che non lo avesse mai amato, per gridarle contro che in tutti quegli anni lei non aveva fatto altro che tarpargli le ali e mostrarle tutta la sofferenza che lui aveva sopportato perché non era come lei avrebbe voluto.

Non aveva mai ricevuto una carezza da lei, non una porola di supporto. Perchè lui non era Regolus, il suo figlio perfetto, il bambino che riceveva i regali più belli a Natale e che non veniva mai mandato a letto senza cena.

Era giunto il momento di sfogare tutto il suo odio verso la persona che avrebbe dovuto amare più di ogni altra, ma Sirius preferì tacere.

-Dove stai andando, piccolo ingrato?!- gridò ancora Walburga.

-Via.- rispose semplicemente Sirius.

Via, lontano da quella famiglia di pazzi, lontano da quella casa che gli aveva lasciato solo brutti ricordi.

-Tu non oserai...!- la donna si interruppe quando Sirius si incamminò verso la porta, -Torna qui! Sono pur sempre tua madre!-

Sirius si girò.

-Ma io non sono più tuo figlio.- disse fissandola dritto negli occhi.
Uscì sbattendo la porta, senza neanche salutare. 

Poco dopo, sul Nottetempo, continuava a sussurrare quella frase come un pazzo guardando il buio oltre il finestrino. Non sono più tuo figlio, se mai lo era stato. Pensava a quella donna che mai aveva potuto chiamare mamma e quelle parole assumevano uno strano sapore di libertà.



AUTRICE:
E mentre dovrei scrivere il capitolo di "VERA storia di Hogwarts" (ne approfitto per farmi auto-pubblicità), mi è venuta l'ispirazione per questa storia e non potevo non coglierla.
Volevo trattare la fuga di Sirius anche se non è molto originale, perchè in certi momenti anch'io vorrei fare le valigie e lasciare casa xD
So che quel "Piccolo ingrato" fa molto zio Vernon ma dopo tutto i cattivi genitori sono tutti uguali.
La citazione l'ho trovato su internet e mi ha colpito molto, anche se alla fine non penso centri molto con la flash.
Grazie come al solito a chi recensisce e mi segue <3
Alla prossima :)

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