The shit is the less problem.

di jawaadskebab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The bad news. ***
Capitolo 2: *** The rules. ***
Capitolo 3: *** ...Harold? ***
Capitolo 4: *** Constipated. ***
Capitolo 5: *** At school. ***
Capitolo 6: *** Cowboys. ***
Capitolo 7: *** The vucumprà. ***
Capitolo 8: *** At the supermarket. ***
Capitolo 9: *** The exchange. ***
Capitolo 10: *** The handwheel. ***
Capitolo 11: *** The Maga Gare. ***
Capitolo 12: *** Quidditch. ***
Capitolo 13: *** I kill you. ***
Capitolo 14: *** In the mess. ***
Capitolo 15: *** The punishment. ***
Capitolo 16: *** The sexy kebabbara. ***
Capitolo 17: *** Kebab's suppliers. ***
Capitolo 18: *** Sit down, please. ***
Capitolo 19: *** The potion. ***
Capitolo 20: *** Woosah. ***
Capitolo 21: *** Milkshake. ***
Capitolo 22: *** Harry, is this your boob? ***
Capitolo 23: *** Louis and Niall's boss. ***
Capitolo 24: *** The white powder. ***
Capitolo 25: *** I'm in love with you. Oh well...almost in love. ***
Capitolo 26: *** The return of the Maga Gare. ***
Capitolo 27: *** She's just a friend. ***
Capitolo 28: *** The statement. ***
Capitolo 29: *** Who farted? ***
Capitolo 30: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** The bad news. ***



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( 1 )


THE BAD NEWS.

 
 
 
 
 
Aprii gli occhi, cullata da quel leggero vento primaverile che entrava dalla finestra semiaperta.
Mi stiracchiai e mi alzai sbadigliando, avvicinandomi alla finestra per affacciarmi e godermi quello splendido panorama che dava su quel bellissimo parco. C’era un bellissimo laghetto, il sottofondo del cinguettio degli uccelli, e…
«Dai, porca troia!»
Non è possibile. Ma dai cazzo, proprio questa volta che stavo riuscendo a scrivere un inizio decente, dovevo essere interrotta da qualche coglione che si metteva a bestemmiare alle nove del mattino. Ma fanculo. Dai! «Dai! Esci, esci, esci!» E seguirono dei versi di sforzo. Ma che cazzo…? Sembrava stesse cagando.
Ovviamente non mi ci volle molto per riconoscere quella voce.
Harry. Harry Edward Styles. Mio vicino di casa da ormai diciassette anni. Suo padre, George, e mio padre, Robby Ray, erano migliori amici da praticamente tutta la vita, e quei due rincoglioniti, per non separarsi ‘mai’, anni prima decisero di andare a vivere in due case vicine. Marò, sembravano due migliori amiche zitelle che all’asilo avevano già programmato la loro vita.
Ma George, a causa del suo lavoro, qualche anno prima fu costretto a trasferirsi all’estero. Harry invece era rimasto qui, dicendo che poteva cavarsela da solo. Peccato che oramai aveva vent’anni e che quindi era maggiorenne, altrimenti se ne sarebbe andato fuori dalla minchia, una volta per tutte.
Che ingiustizia. Mio padre invece aveva un lavoro a cui non servivano trasferimenti o cazzi vari. Ed era davvero un peccato, perché l’avrei sicuramente seguito. Tutto, pur di non aver intorno Harry.
George era un uomo magnifico, era come un secondo padre per me. Suo figlio invece era il contrario, l’esatto contrario. Provate a immaginare la più grande testa di cazzo del mondo. Bene, moltiplicatela per sette, sommatela a quindici, e otterrete Harry Styles.
Tornando a noi, mi affacciai all’altra finestra, quella che dava direttamente sulla finestra della camera di Harry: «Harry?»
«Che vuoi?» Sentii una voce in lontananza, seguita dagli stessi versi di prima.
«Potrei sapere che minchia stai facendo?»
«Sono cazzi miei.»
Ma tu guarda questo pezzo di merda.
«Porca troia, falso allarme.»
Si appoggiò al davanzale della finestra e notai che era tutto sudato. Prima che aprissi bocca per chiedere spiegazioni, mi interruppe: «Non usciva il toast.»
Non usciva il toast? Ma non usciva da dove? Cos’è, una specie di nuovo gioco erotico?
Aggrottai la fronte: «In che senso?»
Scosse la testa: «Secondo te? Non usciva il toast dal tostapane.»
Un tostapane? Ma dove cazzo era il tostapane?: «E per quale fottutissimo motivo tu tieni un tostapane in camera?»
«Oddio. Ma fatti i cazzi tuoi, no? Sei sempre lì a vedere ciò che faccio io.»
«Senti Harry, di te non me ne frega un cazzo amaro. So solo che io ero qui tranquilla a farmi beatamente i cazzi miei, quando qualcuno si è messo a gridare ‘Esci!’ e a fare dei versi strani. Come posso non pensare male? E inoltre, mi vieni a dire che ce l’avevi con il tostapane. Voglio dire, spiegami il senso. Che minchia hai in testa?»
«Non lo so Viola, fatti i cazzi tuoi.»
«Ma fanculo.»
«Ma vacci tu.»
«Cazzone.»
«Cogliona.»
«…Scorreggione.»
Scoppiò a ridere: «Scorreggione?»
Sbuffai e mi allontanai, sentendo in sottofondo la sua fastidiosa risata.
 
Scesi in salotto, dove trovai mio padre che sgranocchiava una fetta della sua torta preferita: «Buongiorno bocciolo.»
«Ehi papà.»
Mi sedetti accanto a lui, pronta ad allungare una mano per afferrare l’ultima fetta di torta rimasta, ma mi fermò: «No, è mia.»
Lo guardai male: «Stai scherzando?»
«La mia ti sembra la faccia di uno che scherza?»
«Papà, ti sei mangiato una torta intera.»
«No, non intera. Ho lasciato solo quel pezzo.»
Lo supplicai: «Papà.»
«Viola.»
Avendo ormai capito che non avrebbe più cambiato idea, avanzai verso il frigorifero per prendere i cornetti alla crema: «Viola, se stai cercando i cornetti non ci sono.»
Ma come? «Ma se ne abbiamo presi una manciata ieri?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Chiusi gli occhi: «Non dirmi che te li sei mangiati tutti.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Papà!»
«Avevo fame!»
«Ma porca puttana. E io che minchia mangio?»
«Viola cazzo, le parole.»
«L’hai detta anche tu.»
«No, non è vero.»
«Si, invece.»
«No.»
«Hai detto cazzo, ammettilo e basta.»
«No, non ho detto cazzo.»
Gli puntai un dito contro: «Visto? L’hai detto ancora.»
Sbuffò: «Io posso, tu no.»
«Razzista.»
«Per favore. Ora siediti, che ti devo dire una cosa importante.»
Mi sedetti sbuffando: «Che c’è?»
«Ecco vedi…»
Minchia, io avevo fame. Questo pezzo di cacca si era mangiato tutto, lasciandomi senza un cazzo. Che palle, sempre la solita storia. Vorrei vedere cosa succederebbe se io facessi lo stesso con lui. Oppure vorrei vedere cosa succederebbe se finissi tutti i suoi shampoo agli oli profumati, visto che lui teneva più ai suoi capelli che a me. Che due coglioni, oh.
«Allora? Niente offese, niente minacce? Non mi picchi neanche?»
Ma che minchia stava dicendo? «Uhm?»
Assottigliò gli occhi: «Mi hai ascoltato?»
Cazzo. «Certo.»
Incrociò le braccia e alzò un sopracciglio: «Benissimo. Che ho detto?»
«Ehm…che hai finito anche la pizza di ieri sera?»
Sospirò:  «Come pensavo, non hai ascoltato una minchia. Comunque si, la pizza di ieri sera l’ho finita.»
Pure la pizza aveva finito, oh. «Allora, ti rispiego. Purtroppo, dovrei andare per lavoro in…»
Si interruppe, e lo incitai a continuare: «In…?»
«In…» Sussurrò, per poi darsi del leggeri colpetti in testa.
Sbottai scocciata: «Papà, dove minchia devi andare?»
«Eh aspetta, non mi viene il nome. In Mali… - mi guardò con aria interrogativa - Malabami, mi pare.»
Malabami? Ma che minchia era Malabami?
Alzai un sopracciglio: «Malabami?»
«Malabami.»
In quel momento mi venne in dubbio. «Papà…non vorrai dire Malibu?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Eh. E io che ho detto?»
Scoppiai in una fragorosa risata. Maddai. Malabami al posto di Malibu? Che pirla.
Sbuffò: «La smetti di ridere? Mi sono sbagliato.»
«Va bene, la smetto. Ma per quanto tempo dovresti stare via?»
Contò usando le dita: «…Tre settimane.»
Sbarrai gli occhi: «Tre settimane?!»
Aggrottò la fronte: «Non sei felice di liberarti di me?»
«Questo è ovvio. Solo, come minchia faccio a stare da sola per tre settimane?»
«Semplice, non sarai da sola.»
Aggrottai la fronte: «…Scordatelo, non andrò da zio Earl.»
«No, non andrai da zio Earl.»
«E neanche da zia Pearl.»
«Neanche da zia Pearl.»
«E da chi minchia andrò?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Andrai da Harry.»










EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
Ehilà lkjhg Eccomi qui con una nuova fanfiction. Ragazze, credetemi se vi dico che con questa ho superato il limite della demenzialità. Ovviamente mi sono fatta aiutare dalla mia compagna di banco, nonchè una delle mie migliori amiche, che è demente quanto me, se non di più. Quindi, crediti anche a Marika, skst.
Allora, volevo chiarire un po' di cose. Innanzitutto, parliamo del titolo. AHAHAHAHAHAH Indovinate chi me l'ha consigliato? Marika, ovviamente. Quella ragazza è troppo deficiente.
Poi, volevo parlarvi dei versi di Harry, lol. Gente non pensate male, per favore. Ovviamente non posso dirvi a che cosa sono dovuti, però più avanti lo scoprirete.
Inoltre, leggendo questo primo capitolo sembra una delle solite storie in cui lei va a casa di Harry, litigano, lui se la vuole portare a letto, lei non vuole, poi però riesce a trombarsela come un cammello in un'oasi in mezzo al deserto, e poi si innamorano, no. Giuro che, come penso abbiate capito dall'introduzione, è un po' diversa dalle altre, e infatti è anche un po' complicata da scrivere. Cioè, ovviamente è una stronzata come 'The pan' e 'The false treason', però mi sono impegnata un po' di più, dai.
Poi ho anche già in mente le trame per Niall, Louis e Liam ljh Solo che sono praticamente impossibili da sviluppare lol.
Vabbò, spero vi piacerà questa ff. Ci vediamo ragazze, ciao lkjhg

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Capitolo 2
*** The rules. ***





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( 2 )


THE RULES.



 




 
 
«Viola, staccati!»
«Giammai!»
Ero attaccata allo stipite della porta, con mio padre che mi tirava per i piedi: «Ti prego, sono in ritardo!»
«Non me ne fotte se sei in ritardo, io da qui non mi muovo!»
Qualunque passante, in quel momento, avrebbe potuto scambiare la nostra casa per un manicomio.
«Viola sono tuo padre, mi devi obbedire!»
«Chiedimi di buttarmi giù dal balcone, chiedimi di spararmi in culo, chiedimi di giocare a tennis con le mie ovaie, ma non chiedermi di stare con Harry.»
«Andiamo, è solo per tre settimane!»
«Non riesco a starci neanche un minuto, figuriamoci tre settimane, nella stessa casa!»
Sbuffò e mollò la presa sui miei piedi, così che potessi alzarmi e guardarlo negli occhi.
Unì le mani: «Viola, ti prego.»
«No papà, no. No, e no. No. Ti ho già detto no?»
«Viola!»
«Robby Ray!»
Iniziò a saltellare come una foca in preda alle convulsioni: «Viola, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.»
«E va bene.»
Alzò le sopracciglia: «Davvero?»
Ghignai alzando gli occhi al cielo: «No.»
«Ti prego, ti scongiuro.»
Mi morsi il labbro inferiore: «Papà, è più forte di me, davvero. Non ci riesco. Io odio quel ragazzo.»
«Ma che ti ha fatto di male?»
«Che mi ha fatto di male?! Dico, stai scherzando? E’ da diciassette anni che mi prende per il culo. Lui è, - mi misi le mani fra i capelli - lui è la rovina della mia vita!»
«Ammetto che Harry non è stato molto carino nei tuoi confronti in tutti questi diciassette anni, ma quando gli ho chiesto questo favore lui si è mostrato abbastanza disponibile, quindi vedrai che non sarà poi così male.»
«Papà, pensi che proprio adesso cambi atteggiamento? Maddai. Insomma, me ne ha fatte di tutti i colori. Ti ricordi quando avevo cinque anni, che tagliò tutto il pelo al mio pupazzo preferito?»
Alzò gli occhi al cielo: «Viola, aveva otto anni.»
«Non mi interessa, mi manca Giseldo!»
Sbarrò gli occhi: «Hai chiamato un pupazzo Giseldo?»
«Questo non importa.»
«Comunque tu, se non ricordo male, lo stesso giorno buttasti il suo robot nel cesso.»
«Ma non tirai lo sciacquone.»
«Solo perché era troppo in alto per te.»
Vero. «Quando avevo nove anni, mentre stavo costruendo la piramide con i cubi di legno? Ero arrivata quasi in cima, e lui ci passò sopra con la bicicletta.»
«Ma subito dopo tu gli lanciasti un cubo di legno, abbastanza grande, dritto in fronte. Ricordi?»
Anche questo vero, cazzo. «Undici anni, ero in giardino a saltare la corda e lui mi tirò in testa un pallone da rugby.»
«E tu presi quello stesso pallone, e glielo buttasti sui maroni. Sai, poteva perderne uno.»
Oddio, quello era stato uno spasso. «Quattordici anni, avevo una cotta per Duke Orsino, Harry glielo disse e l’intera scuola mi prese per il culo per mesi interi.»
«Si, questa fu abbastanza cattiva.»
Eh, eccheccazzo.
Mio padre sospirò poggiando le mani sulle mie spalle: «Bocciolo, sono sempre stato a conoscenza delle vostre divergenze. Per questo capisco il motivo per cui non vuoi andare, e so anche che non sarà così semplice, ma devi. Non posso portarti con me in Malabami.»
«Malibu.»
Si corresse: «Malibu. E non posso nemmeno rifiutare quest’offerta, è il mio lavoro e sono costretto.»
D’altra parte se lui mi mandava da Harry era perché si preoccupava per me, e non voleva che stessi da sola. Certo, Harry era responsabile quanto un elefante in tutù, però…
Sbuffai, ormai sconfitta: «E va bene, andrò a stare da quel coglione. Va bene papà, va bene. - gli puntai un dito contro - Ma appena torni, farai tutto ciò che voglio. Ogni cosa.»
Chiuse gli occhi sorridendo, e mi abbracciò: «Oh per tutte le palle di cannone con la barba, ti ringrazio tesoro.»
Tralasciando il ‘Per tutte le palle di cannone con la barba’, adesso mi chiamava tesoro. Proprio nel momento in cui ero venuta a conoscenza della data del mio decesso, mi chiamava tesoro. Proprio quando gli avevo parato il culo, mi chiamava tesoro.
 
 
 
Mentre mio padre era sulla soglia della porta a parlare insieme ad Harry, io ero seduta sul divano con le braccia incrociate e i piedi poggiati sul tavolino, pensando a un modo per distruggerlo.
Avrei potuto prendere un mestolo e tirarglielo più volte sulle palle per vedere se si accartocciassero, oppure polverizzargliele direttamente. Chissà, magari con un’aspirapolvere.
Ma Harry ne aveva una? A giudicare dall’enorme pulizia che c’era qui in casa presumo di no.
Con la coda dell’occhio vidi mio padre che poggiava una mano sulla spalla di Harry: «So che Viola è fastidiosa quanto un frullatore acceso in culo, come la diarrea di prima mattina, come le emorroidi, come il rumore dei vicini di casa che trombano mentre tu sei in astinenza da mesi, come…»
Alzai un sopracciglio: «Sei proprio sicuro di essere mio padre?»
«Purtroppo si. Quella sera avevo esaurito i preservativi. - Tornò ad Harry - Comunque, so che Viola è un enorme peso sui coglioni, per questo non so come ringraziarti.»
«Non preoccuparti Robby, so domare quelle come Viola.»
…Sa domare? In che senso? Brutto porco schifoso.
«Uhm fidati, per farla stare calma bisognerebbe tirarle una padellata in testa.»
«Ma così perderebbe la memoria.»
Sbuffai: «Ma vi siete accorti che sono qui?»
«Vabbè allora io vado. Ciao ragazzi, divertitevi.» Disse mio padre ignorando ciò che avevo detto prima.
Divertitevi? Divertitevi?! No dico, ma che minchia aveva in testa?
Harry chiuse la porta, e si girò verso di me con le braccia incrociate.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Quel profondo silenzio, fu interrotto da lui che si allontanò salendo le scale: «Aspetta un attimo.»
C’è, eravamo nel bel mezzo di un discorso significativo, e lui che faceva? Se ne andava.
Coglione.
Sentii gli stessi versi di sforzo di quella mattina. Ma che minchia faceva in camera sua?
Poco dopo tornò tutto sudato e con il fiatone, e, prima che potesse far fuoriuscire dalla sua bocca qualsiasi stronzata megagalattica, lo precedetti: «Fammi indovinare, tostapane?»
Annuì distratto: «Esatto.»
«Ma cosa fai, ci trombi con quel tostapane?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Senti, lasciamo perdere. Parliamo piuttosto di te.»
Alzai un sopracciglio: «Di me?»
«Si. Se dovrai stare qui da me, dovrai sottostare ad alcune regole. Mia la casa, mie le regole. Chiaro?»
Sbuffai: «Sentiamo.»
«Non devi entrare in camera mia, non devi sederti sul divano, non devi appoggiare i piedi sul tavolino - si avvicinò a me, e spostò i miei piedi da sopra il tavolino - non devi toccare cibo, non starnutire, non tossire, non soffiare il naso, non…»
«Potrei almeno respirare?»
«Quello si, basta che non mi dia fastidio. Poi non pisciare, ma soprattutto, non cagare.»
Praticamente non potevo fare una minchia. Ma poi perché quel ‘soprattutto non cagare’? Che aveva contro la merda? Razzista.
«E se mi viene la diarrea?»
«Vai in giardino.»
In giardino?! Questo è pazzo. «Dove dormo?»
«Per terra.»
«Per terra?»
«Per terra.»
«No dico, ma siamo ubriachi?»
«O dormi per terra, o vieni nel letto con me. A te la scelta.»
Nel letto con Harry? Avrei preferito mille volte addormentarmi nel bagno di un autogrill che potrebbe sprofondare nella merda a causa di una vecchietta con una borsa di Prada tarocca, che ha mangiato messicano.
«Dormirò per terra.»








EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
Ecco il secondo capitolo bjkl
Io ho seriamente paura che questa storia sia troppo demenziale. AHAHHAHAA
ok, basta.
allora, grazie per tutte le recensioni ghjkl come al solito, siete fantastiche.
ehm...io non ho niente da dire. Ah si, buona Pasqua!
...E basta.
Ok, vado.
Ciao ragazze, al prossimo capitolo hjkl


- The pan.


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Fidatevi della vecchia zia kebby, vale la pena passare:
- We can learn to love again.
- I can't have you.

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Capitolo 3
*** ...Harold? ***




questa volta il banner è davvero fighissimo, sks.




( 3 )


...HAROLD?





 



Per tutto il resto della giornata non vidi Harry. Poco dopo la nostra conversazione, lui si era congedato dicendomi che si sarebbe chiuso in camera, e di non disturbarlo per nulla al mondo. Neanche se il tg dell’ultima ora avesse annunciato un’invasione di vecchiette con i pokèmon nello stomaco, e la città fosse stata costretta a fuggire gridando disperata ‘Si salvi chi può!’.
Dopo una mezz’ora passata sul divano, ovviamente con i piedi appoggiati sul tavolino, mi alzai con l’idea di perlustrare la casa. Era da tanti anni che non ci entravo più. Ricordo quando George mi invitava, ed io rifiutavo sempre per non vedere suo figlio.
Pover’uomo. Che cosa poteva aver fatto per meritarsi un figlio del genere?
Mentre curiosavo in giro per casa, sgranocchiando delle patatine, trovai un piccolo barattolo marrone: ‘Rimedio naturale contro la stitichezza. I lassativi Cagabene, ti aiuteranno ad avere una vita piena di merda! Caga bene con Cagabene!
Ma che ci faceva Harry con i lassativi? Insomma, non credo ce li avesse bisogno, lui era già una merda umana.
Non appena sentii il rumore di alcuni passi che provenivano dalla scala, lasciai perdere il barattolo dei lassativi ‘Cagabene’, e tornai in salotto, trovando Harry in piedi, di nuovo tutto sudato, che mi guardava.
Neanche il tempo di parlare che mi scappò uno starnuto da record, tanto che dovetti prendere un fazzoletto e soffiarmi il naso.
Harry sbarrò gli occhi: «Ti avevo detto di non starnutire e di non soffiare il naso!»
Ghignai: «Se è per questo, mi avevi anche detto di non sedermi sul divano, di non appoggiare i piedi sul tavolino e di non toccare cibo.»
Si sedette sul divano e si massaggiò le tempie: «Stai calmo Harold, stai calmo.»
«Ma che stai cal…Harold?»
Alzò lo sguardo sbarrando gli occhi: «Cosa?»
«Hai detto Harold?»
Rise nervosamente: «Harold? Ma che minchia dici?»
«Tu hai detto Harold.»
«Tu ti fai troppe canne.»
«Tu hai detto Harold.»
«Tu ti fai troppe canne.»
«Tu hai detto Harold.»
«Tu ti fai trop… - sospirò - Non ho detto Harold.»
«Si.»
«No.»
«Si.»
«No.»
«Si.»
«E va bene, basta! Ho detto Harold, sei contenta? Io mi chiamo Harold. Harold Edward Styles.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Seriamente?»
«Si.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scoppiai a ridere come una cogliona tenendomi la pancia con una mano. Maddai Harold? Ma a che cazzo stava pensando George quando stava ingravidando la madre di Harry?
...Ah beh si, è semplice capire a che stava pensando.
«Potrei sapere che minchia hai da ridere?»
«Scusa, - mi asciugai una lacrima - non ce la faccio.»
Mi fermai un secondo, per poi riniziare a ridere più forte di prima.
Harry si alzò sbuffando sonoramente, e sparì dalla mia vista. Io ero troppo occupata a cercare di non soffocare per le troppe risate.

Non c’era un cazzo di niente nel frigorifero di Harry, c’erano solamente patatine e pop corn nella dispensa e basta, così fui costretta a ordinare qualcosa a domicilio in una pizzeria kebab vicina.
Il campanello suonò, e corsi come un bue in calore ad aprire. Da una parte, temevo che Harry potesse accorgersene, dall’altra, stavo morendo di fame, quindi.
Aprii la porta e mi trovai davanti un ragazzo dalla pelle mulatta, e i capelli neri a cresta rasati ai lati. Una stretta maglia nera con scritto ‘After the party, got a kebab.’ gli fasciava il torace muscoloso. Sembrava un tamarro, ma puttana porca, quanto era secsi.
«Ciao, sono Zayn u'kebabbar!»
Alzai un sopracciglio: «Tu saresti un kebabbaro?»
Alzò le sopracciglia: «Si.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Che spreco.»
Aggrottò la fronte: «Perché?»
«Guardati, sei un figo.»
Sorrise dandosi delle arie: «Oh beh, grazie. Sai, me lo dicono in tante.»
Eh beh tesoro mio, ci posso credere.
«Ma…Harry?» Continuò dando un’occhiata dietro di me.
«Oh, Harold vuoi dire?»
«Harold?»
«Si, si chiama Harold Edward Styles.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scoppiammo a ridere come due coglioni tenendoci la pancia con una mano. Si asciugò una lacrima: «Harold? Ma a che cazzo stava pensando George quando stava ingravidando la madre di Harry?  - tornò serio - Ah beh si, è semplice capire a che stava pensando.»
«Giuro sulle palle di frate Giulio che quando me l’ha detto ho pensato alla stessa cosa. Batti cinque, zio Kebby.»
«Viola ho sentito suonare il campanello, chi caz…Zayn?»
Harry si interruppe non appena vide me e il kebabbaro scompisciarci addosso dal ridere: «Ma che minchia avete da ridere?»
«Niente, Harold.»
Quando finalmente Zayn riuscì a smettere di ridere, e trovare la forza per andarsene, Harry si girò verso di me con sguardo abbastanza incazzato.
«Potrei sapere che cazzo ti dice il cervello?»
«Non è colpa mia se ti chiami Harold.»
«Vaffanculo.»
«Ma vacci tu.»
Si mise le mani fra i capelli e iniziò a gridare: «Viola basta, basta, smettila! Ti prego!»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Senza dire nulla, presi un panino e glielo offrii. Magari così si tranquillizzava.
«Oh, grazie.»








EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
oh god, oggi sono stata sette ore di fila a studiare letteratura. ma voglio dire, chi se ne fotte del medioevo, della scuola siciliana o provenzale? minchia, oh.
comunque, finalmente il banner lol vero che è fighissimo? lkjh ovviamente crediti a chiara_88.
nel prossimo capitolo finalmente si capirà a che cosa sono dovuti i versi di Harry, anche se francamente credo si sia già un po' capito qui lol
com'è Zayn nei panni del kebabbaro? HAHAHAHAHHAHA.
no dai a parte gli scherzi, io ce lo vedo benissimo lol
chiedo scusa per il capitolo corto, ma giuro che più avanti saranno molto più lunghi. oh, sapete che l'altro giorno ho rischiato di perdere tutte le mie ff? word non funzionava più, allora credevo di aver perso tutto. avevo già programmato il giorno e l'ora per buttarmi giù dal balcone, e avevo chiesto a mia madre di prendermi una bara bianca. ma sono riuscita a recuperarla tutta, grazie a gesù cristo.
ok, basta sparare stronzate. vi ringrazio come al solito per le recensioni, e scusate se non aggiorno molto spesso cc

Vi lascio il link dell'altra mia ff in corso, che in questo momento è morta. ma tranquille, resusciterà.
- The pan.



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- 1945.
- We can learn to love again.
Queste ff meritano davvero tanto, sono dei piccoli capolavori. vi consiglio vivamente di passarci.


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Capitolo 4
*** Constipated. ***









( 4 )



CONSTIPATED.



 



«Così hai conosciuto Zayn.»
«Già.»
«E come ti sembra?»
Alzai un sopracciglio: «Che cazzo di domanda è?»
«No dico, ti piace?»
«Neanche lo conosco.»
«Si, però...insomma, è un bel ragazzo, no?»
Lo guardai attentamente negli occhi: «Dove vuoi arrivare?»
Sospirò: «Ok, lo ammetto. Mi voglio liberare di te.»
«Sapevo che c’era qualcosa dietro, fottuto stronzo.»
Ghignò, e andò avanti a mangiare il suo panino: «Ma come hai pagato tutta questa roba?»
«…Come ho pagato tutta questa roba?»
«Si, come hai pagato tutta questa roba.»
Come gli dicevo che avevo usato i suoi soldi di nascosto? Cazzo, proprio nel momento in cui si era calmato. Non che mi facesse piacere vederlo docile, anzi, amavo farlo incazzare, solo che, essendo a casa sua, poteva farmi di tutto. E con tutto, intendo tutto.
Sussurrai: «Con i tuoi soldi. - Alzai la voce - Le mangi quelle patatine?»
«Cosa?!»
«Le mangi quelle patatine?»
«Hai usato i miei soldi?»
Allungai una mano prendendo il suo pacchetto di patatine: «Grazie.»
Sospirò con gli occhi chiusi: «Viola. - riaprì gli occhi - Che cosa devo fare con te?»
«Mio padre ha provato più volte a mandarmi in riformatorio, se ti può interessare.»
«Il riformatorio è troppo poco per te, ti butterebbero fuori immediatamente. Tu sei un pericolo pubblico anche in un luogo di pericoli pubblici.»
Alzai gli occhi al cielo: «Oh, stai zitto e mangia.»
«Sto già mangiando, idiota.»
«Ma idiota tua sorella.»
«Non ho sorelle.»
«Allora tuo fratello.»
«Non ho fratelli.»
«Tua cugina.»
«Neanche cugine.»
«Minchia, allora tua nonna.»
«Non ho...oh, fanculo.»
Visto? Nonna is the way.
Dopo che ebbe bevuto un sorso di coca cola, mi chiese: «Ma c’è il limone qui dentro?»
Annuii: «Si, ti piace?»
«Uhm.»
«A me fa schifo il limone.»
«Come mai? Non è male.»
«Non mi piace il gusto, troppo aspro. E poi stringe.»
Aggrottò la fronte: «Stringe?»
«Nel senso che ti fa cagare di meno.»
Sbarrò gli occhi: «Cosa?!»
«Ti fa cagare di meno.»
Vedendo la sua faccia scioccata, continuai: «Ma è una cosa da nulla, non è che perché hai bevuto quella poca coca cola con limone non caghi più, coglione.»
Si mise le mani nei capelli e si accasciò a terra gridando imprecazioni come ‘Mondo crudele!’ o ‘Che ho fatto di male?’
…Questo era da  rinchiudere. E poi papà diceva che ero io quella pazza.
«Harry...va tutto bene?»
Vedendo che non si alzava da terra, mi avvicinai a lui: «Ehi, non preoccuparti. Riuscirai comunque a far fuoriuscire...a emettere...insomma, a cagare.»
«Harry.» Lo richiamai poggiando una mano sulla sua spalla.
Alzò lo sguardo, guardandomi negli occhi: «Viola.»
«Dimmi.»
«Io sono stitico.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
…Era stitico? Ecco che cos’erano tutti quei versi di sforzo, ecco il motivo per l’orrenda scusa del tostapane, ed ecco a che cosa servivano i lassativi Cagabene! Ora capivo tutto! Ed io che credevo fosse più coglione di quanto pensassi. Beh, anche questa come ipotesi era plausibile.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scoppiai a ridere tenendomi la pancia con una mano.
«Posso sapere che cazzo hai da ridere?»
«Harry, o meglio, Harold, - alzò gli occhi al cielo - mi stai dicendo che ogni mattina sento quei versi perché tu non riesci a cagare?»
Annuì sbuffando.
Mi accasciai sul muro ridendo ancora più forte, battendo pugni sulla parete.
Harry si alzò e mi indicò con un dito: «Tu, tu non hai rispetto per gli stitici!»
Scoppiai a ridere ancora più forte, e lui alzò la voce: «Sei una stronza!»
«Ma vai a cagare!» riuscii a dire tra le risate, asciugandomi le lacrime.
«Non ci riesco! Vorrei, ma non ci riesco!»
Il suo tono di voce mi spaventò e smisi di ridere. Cioè, questo si era pure incazzato? Minchia, so che è una brutta cosa non riuscire a cagare, quando sono andata in gita in Francia non ho cagato per cinque giorni, eppure non ero incazzata. Certo, nella pancia sembrava che avessi in corso la battaglia finale di Harry Potter, però mica mi incazzavo con gli altri e iniziavo ad accusarli di non aver rispetto per chi non riusciva a liberare il prigioniero. O a liberare Voldemort, per essere in tema.
«Vorrei vedere te al mio posto.» Borbottò abbassando lo sguardo, scuotendo la testa.
Mi avvicinai a lui: «Io invece vorrei vedere te al mio posto, costretta a sopportare una persona come te.»
«Non vorrei essere te nemmeno se minacciassero di disintegrarmi le palle e usarle come polvere magica.»
«Ed io non vorrei essere te nemmeno se volessero strapparmi le ovaie per giocarci a tennis.»
«Vaffanculo.»
«Stronzo.»
«Cazzona.»
«Coglione.»
Sospirò: «Seriamente Viola, come fai ad essere così insopportabile?»
«Sai com'è, sono cresciuta con te.»
«Vaffanculo!»
«Bene!»
«Bene!»
«Io devo dire ‘bene’ per ultima!»
«No, io!»
«Bene!»
«Bene!»
«Oh, fanculo.»









EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
Allora, innanzitutto mi scuso per il titolo, che significa 'stitico'. AHAHHAHAHAH
Scusate, non sapevo come chiamarlo. E' sempre un dramma dare un nome ai capitoli cc
Poi, mi scuso per l'enorme ritardo. In questo periodo la scuola è più rompicazzo del solito, ed io sono nella merda fino alla fronte.
Esatto, non fino al collo. Fino alla fronte.
Passando al capitolo, finalmente ha ammesso di essere stitico, anche se le 'cagabene' avevano già svelato qualcosa lol
Però Viola è troppo idiota per capire cose così...difficili, a suo parere.
Ehm...che dire...spero di poter pubblicare il più presto possibile. Anche se sono convinta che non sarà fra poco cc
Mi dispiace, davvero. Però vi sono davvero grata per il fatto che siete ancora con me lkjhg
Vi adoro, e grazie ancora per tutte le recensioni. Siete fantastiche.







Pubblicità:
- 1945.
- We can learn to love again.

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Capitolo 5
*** At school. ***








( 5 )




AT SCHOOL.






 

Aprii gli occhi, e mi alzai con il busto per stiracchiarmi, ma un dolore immediato alla schiena mi costrinse a ridistendermi lungo il divano. Dopo aver bestemmiato in aramaico antico, riuscii a sedermi tenendo una mano sulla schiena, e, non appena aprii gli occhi, scorsi Harry sulla soglia della porta che mi guardava con un sorrisetto soddisfatto.
Che minchia aveva da ridere? La sera precedente avevamo litigato, e lui adesso era contento. Cioè, anche io ero contenta se non parlavamo, però, voglio dire.
Lasciamo perdere.
«Che minchia hai da sorridere?»
Fece spallucce e sorrise ancora di più lasciandomi intravedere i denti.
«Invece di stare lì come un coglione, renditi utile e dimmi che ore sono.»
«Diciamo che è l’ora di andare a scuola.»
Merda è vero, era lunedì. «Grazie al cazzo. Che ore sono?»
«Mancano esattamente dieci minuti all’inizio delle lezioni.»
Oh, minchia. Per un momento mi era sembrato di essere in ritardo, e invece…
Occazzo.
«Cosa?!»
«Buona fortuna.» Dopo avermi fatto l’occhiolino uscì di casa e mise in moto l’auto.
Brutto figlio di pu…vacca.
Cercai di alzarmi velocemente, ma caddi a terra ribaltando anche il tavolino. Dopo aver imprecato in rumeno, mi rialzai immediatamente e, nonostante il mal di schiena, trovai la forza di arrivare a scuola.
I corridoi erano deserti, segno che oramai tutti erano già in classe. Bene, ero nella merda.
Tutto per colpa di quell’essere riccioluto con un nome che fa cagare le pigne. Oltre ad avermi fatta dormire sul divano, mi aveva svegliata tardi. Anzi, neanche quello. Stronzo.
E pensare che la situazione sarebbe continuata allo stesso modo per altre tre settimane. Giuro che mio padre non mi era mai mancato così tanto fino a quel momento.
Mentre camminavo velocemente sorpassando le continue rotture di coglioni da parte dei bidelli, pensavo al professore che quella mattina avrebbe dovuto fare supplenza, e sperai vivamente che non ci fosse la professoressa di matematica.
Quella donna mi odiava. Solamente perché il primo giorno di scuola della prima liceo, le avevo detto che per me la matematica era simpatica quanto un mandarino in culo, e che sarebbe stata totalmente inutile per il mio futuro di accarezzatrice di materassi professionista.
Come diceva Mr. Dinklage, il professore di educazione fisica, una volta che sai contare fino a sessantanove sei a posto.
Appena arrivata di fronte alla porta della mia classe, tirai su la manica destra della felpa per vedere l’ora, ma solo in quel momento ricordai che non avevo mai portato un orologio in vita mia. Sbuffai maledicendo mentalmente tutti i venditori di orologi, e sussurrai unendo le mani: «Prometto che aiuterò le vecchiette ad attraversare la strada o a portare la spesa, prometto che studierò molto, prometto che non dirò più parolacce, che scorreggerò e rutterò di meno, ma per favore, fa’ che in classe non ci sia la Griffith, ti prego.»
Abbassai la maniglia, e iniziai ad aprire la porta con estrema lentezza. Era per fare scena, così tutto sembrava svolgersi a rallentatore.
«Potrei sapere che stai facendo?»
La Griffith. Era la voce della Griffith.
Fanculo a tutti. Se prima c’era la minima speranza che potessi aiutare le vecchiette ad attraversare la strada o a portare la spesa, a studiare tanto, a non dire parolacce, a ruttare e scorreggiare di meno, ora si era spenta del tutto.
Spalancai la porta e appena l’incarnazione di Satana capì che ero io, socchiuse gli occhi sospirando: «Signorina Hastings, l’ennesimo ritardo.»
Sbuffai leggermente sperando che quel troione non mi avesse sentita, e dissi il più cordialmente possibile: «Questa volta non è così esagerato, insomma, l’altra volta sono entrata addirittura all’ultima ora e…»
«Viola, venti minuti di ritardo.»
Mi guardava.
La guardavo.
«Ora voglio una scusa plausibile.»
Beh, per una volta avrei potuto dire la verità, la scusa di Harry era abbastanza plausibile.
«Vede, mio padre…»
«Sappi che questa volta non accetterò la scusa di tuo padre che ha comprato un drago da un vucumprà fasullo, e che hai ritardato perché ti aveva involontariamente sputato del fuoco sulla mano, e tu sei stata costretta a correre in ospedale.»
Sorrisi al ricordo di quella scusa, era così geniale. Pensate che mi ero anche fasciata la mano destra per rendere tutto il più realistico possibile.
«No, questa volta il drago non c’entra nulla, l’abbiamo dato via. Aveva sempre il raffreddore, poverino. - guardai un punto indefinito davanti a me - mi manca così tanto quel ragazzo, Norberto.»
Spostai lo sguardo sulla Griffith, e vidi che mi stava guardando.
La guardavo.
«Tralasciando il fatto che tu abbia avuto il coraggio di chiamare un drago Norberto, non ho voglia di scherzare.»
Capii che forse era il momento di smetterla, così mi decisi a dire la verità: «Mio padre è in viaggio per lavoro, e per tre settimane io sarò costretta a stare dal mio vicino di casa. Questa mattina, quello str…avagante ragazzo, si è dimenticato di svegliarmi e così sono arrivata in ritardo.»
Mi guardava.
La guardavo.
«Uhm, questa è l’ultima volta che la passi liscia, chiaro?»
«Non ruvida?»
«Eh?»
«Lei mi ha detto che l’ho passata liscia, e io le ho detto che la passo ruvida.»
Mi guardava.
La guardavo.
Tornò a guardare il libro che teneva sulla cattedra: «Ok ragazzi, stavamo dicendo che gli assiomi…»
Si, fanculo te e gli assiomi. Qualunque cosa siano.
Andai a sedermi al mio banco, e iniziai a pensare ai cazzi miei, sentendo in sottofondo l’insopportabile voce della Griffith. Pensai al fatto che era la prima volta in tutta la mia vita che ero contenta di trovarmi a scuola, perché a casa avrei trovato Harry. Che tristezza. Io che ero contenta di stare a scuola? Maddai, piuttosto avrei preferito farmi inculare ripetutamente da un frullatore o da un tostapane acceso.
Appena pensai al tostapane, mi si presentò in mente la faccia di Harry. Visto? Pensavo sempre ad Harry. Era una preoccupazione talmente elevata che mi tartassava ventiquattro ore e mezza su ventiquattro.
Ad un tratto, la voce della Griffith mi risvegliò: «Hastings!»
Dallo spavento, gridai: «Oddio!»
Mi guardavano tutti.
Li guardavo tutti.
«Viola, sei presente?»
«No, passato.»









EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
Ok, ok. Lo so, faccio schifo. Faccio cagare le pigne che Harry ha in testa, lo so. Mi dispiace se sono morta per tutto questo tempo. Scusate. Ma sapete com'è, quando a scuola si inizia a studiare tutto nell'ultimo mese...
No, ok.
Dio, che cosa posso fare per farmi perdonare? Farò di tutto, giuro. Se necessario, farò tre giri del divano nuda, saltando solo sulla gamba destra ripetendo 'gamberetti in salsa rosa' con una benda davanti agli occhi.
Ok, basta stronzate. Passando alle cose importanti e interessanti....LA SCUOLA E' FINITA.
Porca minchia eva culo cazzo figa tette colon, sono felice. Sono troppo felice.
Me la starò a grattare per tre mesi, adesso.
Poi cosa volevo dire...cristo, mi dimentico sempre di tutto. La canzone dei Bastille mi ha distratta.
But if you close your eyes, eoh eoh.
Basta.
Vabbè, spero che vi piaccia il capitolo. Demenziale come al solito. Giuro che dal prossimo diventeranno un po' più lunghi. (i capitoli.)
Adesso vi lascio perchè hanno messo la mia canzone preferita in tv, ciau principese.

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Capitolo 6
*** Cowboys. ***








( 6 )




COWBOYS.




 

 
«Allora raccontami Violetta, che hai fatto per trovarti qui?»
Ero seduta fuori dalla presidenza, vicino a Dinklage, il professore di educazione fisica. Lui, insieme a George, era l’unica persona che riusciva a capirmi fino in fondo. Questo era un po’ coglione eh, però era un grande.
«Ho ritardato di venti minuti, e ho preso per il culo la professoressa.»
«Che professoressa era?»
«La Griffith.»
«Cazzo - scosse la testa - quella troia.»
«Già.»
In lontananza, scorsi la figura di Harry che era in corridoio appoggiato al suo armadietto ridendo e scherzando con i suoi amici. Troio. 
Mantenendo sempre lo sguardo su Harry, chiesi a Dinklage: «Professore, lei è stitico?»
Sospirò: «Dai Viola, che discorsi di merda.»
Gli lanciai un’occhiata e alzai un sopracciglio: «Anche lei è stitico?»
«…Un pochino.»
Sbottai incazzata: «Oh, andiamo. Possibile che siate tutti stitici?!»
Riuscii poi a intravedere anche un gruppetto di cheerleaders arrapate, che erano dietro di lui sbavando come fossero delle foche che aspettavano che gli venisse tirato il pesce, per poi battere le mani. Troie.
Provavo un forte sentimento di ribrezzo nei confronti di quelle ragazze. E anche nei confronti di lui, ovviamente.
Il contrario succedeva con Liam. Liam James Payne. Faceva parte della combriccola di Harry, essendo uno dei ragazzi più popolari della scuola. Perché? Era figo. Molto figo. Troppo figo. Dannatamente figo. Il suo viso, la sua voce, i suoi muscoli, le sue mani, le sue braccia, le sue gambe, i suoi piedi, i suoi gomiti, le sue unghie, e poi il suo….
Comunque.
Quel ragazzo non solo era un incrocio fra un dio greco e un modello di Abercrombie, no. Sapevo che in fondo a quell’ammasso di pura figaggine umana si nascondeva un’anima dolce. Lui non era come Harry. Lui non illudeva le ragazze, le trattava come delle vere principesse. Ed ero sicura del fatto che un giorno sarei diventata la sua principessa. Princess Viola Payne.
Suonava da dio, ammettiamolo.
Ok no, suonava di merda. Forse Queen Viola Payne era un po' meglio.
No, anche quello faceva cagare.
I miei pensieri sul mio dolce Liam, furono interrotti da una spinta che mi fece cadere a terra.
«Minchia.» Mi alzai massaggiandomi la spalla dolorante.
«Oddio, scusa Viola. Non so dosare la forza, mi dispiace.»
Quel coglione di Dinklage mi aveva dato una spinta talmente forte da farmi rotolare a terra, solamente per avvisarmi che era il mio turno per entrare in presidenza. Devo ammettere che era proprio un pirla, però d’altra parte non potevi non amarlo.
«Non si preoccupi.» Dopo averlo tranquillizzato con un cenno della mano, e un sorriso da ebete stampato sulla faccia, entrai.
 
«Preside Laritate!» Entrai sorridente con le braccia aperte.
«Siediti.»
Sbuffai, e mi sedetti. Io e il preside Laritate oramai eravamo diventati amici, ero perennemente in presidenza. L’ultima volta però mi invitò caldamente a non farmi più vedere nel suo studio, e io riuscii a mantenere la promessa fino a quella mattina. Tutta colpa di Harry.
«Ricordi che ti avevo detto?»
«Lo so, ma è tutta colpa di…»
«Viola, basta.»
«Ma pres…»
«Silenzio.»
Sbuffai e incrociai le braccia al petto.
Lo guardai attentamente negli occhi. Questa volta sembrava abbastanza incazzato. Massì, tanto non avrebbe fatto nulla come al solito. Faceva tanto il duro, ma in fondo era solamente un demente appassionato di cowboy e puledri. Ricordo la volta in cui mi fece vedere il vestito da cowboy che, come sosteneva lui, utilizzava solamente nelle occasioni più importanti, tipo matrimoni, battesimi, comunioni.
Ma io mi chiedo, per quale fottutissimo motivo dovresti andare a un matrimonio travestito da cowboy? Non capisco.
Laritate era uno strano.
«Su, spiegati.» Disse prima di infilare la matita nel temperino a forma di puledro. Ero sempre stata traumatizzata da quel temperino, faceva impressione. Insomma, infilavi la matita nel culo del pony, e questo ti temperava la matita.
«Preside Laritate la prego, mi deve credere. So di non essere una ragazza modello, ma giuro che il ritardo di questa mattina è stata tutta colpa di Harry.»
La punta della matita si spaccò: «Harry? Harry Styles?»
Annuii con un’espressione sofferente, e lui continuò: «Che cosa c’entra Styles con tutto questo?»
«Beh, vede…mio padre sarà a Malibu per lavoro nelle prossime settimane, ed io sono stata costretta, e mi creda se le dico costretta, ad andare dal mio vicino di casa, che è appunto Harry.»
«Quindi tu adesso vivi con Harry?»
Annuii con la stessa espressione sofferente di prima, e lui assunse una faccia preoccupata: «Oddio, mi dispiace davvero tanto Viola. - guardò schifato un punto indefinito davanti a sé - quel ragazzo è così…così…»
«Stronzo?» 
«Esatto, è un grandissimo stronzo. L’anno scorso ha castrato la statua del puledro che avevo messo all’entrata della scuola.»
«Stronzo.» Dicemmo all’unisono.
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto poi da me: «Bene. - poggiai le mani sulle mie ginocchia - visto che ci troviamo d’accordo su una cosa, direi che potrei anche andare.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Va bene, dai. La passerai liscia anche questa volta.»
Stavo per fare la stessa orrenda battuta che avevo fatto alla Griffith, ma decisi di limitarmi solo a un sorriso.
Stavo per alzarmi, quando il preside mi fermò: «Aspetta aspetta, prima di andare, - iniziò a ravanare con la mano destra nella tasca della sua giacca - mi dai un parere su questo?» 
Davanti agli occhi di Laritate, c’era il modellino di un cowboy a cavallo di un pony rosso. 
Io, Viola Hastings, avrei dovuto dare un parere al preside della mia scuola, Hershel Laritate, sul modellino di un pony.
Mi guardava sorridente.
Lo guardavo impassibile.
Avendo ormai capito che non c’era via di scampo: «E’…è carino.»
Iniziò a battere le mani come una foca in preda alle convulsioni: «Vero? Sì perché devi sapere, che i cowboy erano…»
 
Dopo un’ora e mezza ero ancora lì, immobile, con i gomiti poggiati sulla scrivania, ad ascoltare le stronzate di Laritate. Avrei volentieri allungato una mano per prendere il temperamatite a forma di puledro e temperarmi le dita, una per una. 
«Ok, ho finito per oggi Viola, puoi andare.»
Mi alzai e raggiunsi la porta accennando un saluto, quando mi fermò di nuovo: «Ah Viola ricordati: viva i cowboy.»
Alzai gli occhi al cielo a uscii dalla stanza.








EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH. 
ehilà lkjh innanzitutto volevo ringraziarvi per tutte le recensioni. siete meravigliose, come al solito.
poi mi volevo scusare per the pan lol è da secoli che non continuo. è che ho bisogno di marika cc giuro che quando la vedrò metterò giù qualche idea insieme a lei. 
poi volevo farvi vedere queste gif. non potevo non metterle. ogni volta che le guardo mi piscio addosso dal ridere. HAHAHAHAHAHA

 
   
   

CREPO. AHAHAHAHHAHAHA
e...non ho più un cazzo da dire.
ok, ci vediamo al prossimo capitolo.
ciao ragazze lkjhy




Passate da questa ff, e giuro che non ve ne pentirete, ascoltate zia kebby: The Ugly Truth.

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Capitolo 7
*** The vucumprà. ***



                                                                                                                             


( 7 )




THE VUCUMPRA'.

 

 

«SVEGLIA!»
Mi svegliai di soprassalto sbattendo la testa contro qualcosa di duro.
Non azzardatevi a pensare male.
Mentre mi massaggiavo la testa dolorante, mi girai per vedere chi era quel pirla che non aveva niente di meglio da fare che rompere la minchia a una poverina che si era addormentata dentro al suo armadietto, per colpa di un preside rincoglionito appassionato del Far West, e di uno stronzo patentato come Harry.
Sospirai chiudendo gli occhi, cercando di calmarmi: «Harry.»
«Dormito bene?»
Che nervoso. L’unica cosa che avrei voluto fare in quel momento era prendere una pinza e strappargli dalla faccia quel sorrisetto del cazzo.
«Vaffanculo, pezzo di merda.»
Assunse la faccia da cane bastonato: «Perché mi tratti così? Che ti ho fatto di male?»
Stavo per mettergli le mani addosso, quando una voce mi interruppe: «Ehi, amico.»
Ci girammo entrambi verso destra, e immediatamente mi bloccai.
Liam.
Harry gli tirò una pacca sulla spalla: «Ehi Liam.»
Il cazzone rispostò lo sguardo su di me, mentre io rimanevo lì a boccheggiare qualcosa fissando Liam come un gattino che aspetta che gli venga dato del latte.
«Allora Viola, hai ritardato tanto questa mattina?»
Basta, ora mi aveva veramente rotto le ovaie. Mi girai verso di lui: «Harry, adesso hai rotto il cazzo. Questa mattina mi sono svegliata con la schiena tutta dolorante a causa tua, sono caduta dal divano a causa tua, sono arrivata in ritardo a causa tua, ho litigato con la Griffith a causa tua, sono finita in presidenza a causa tua, ho dovuto ascoltare un’ora e mezza di lotte tra cowboy e puledri a causa tua, e infine, ho le ovaie che girano in una maniera allucinante a causa tua. Quindi, tu ora prendi quel tuo culo stitico e te ne vai fuori dalla minchia, almeno quando siamo a scuola.»
Harry sbarrò gli occhi. Ma che minchia aveva? L’avevo offeso, come al solito. Non c’era nulla di diverso.
Liam alzò entrambe le sopracciglia: «Culo stitico?» 
Oh, ecco perché. Evidentemente Liam non era a conoscenza del problemino di Harry. Quindi l’avevo sputtanato davanti al suo migliore amico. Oh, che peccato.
Il riccio rise nervosamente: «Ma no, sta scherzando. Ha sempre detto stronzate senza senso.»
Mi lanciò un’occhiata sussurrandomi: «A casa facciamo i conti.» E si allontanò insieme al dio greco. 
 
«Uno, due, tre, quat…»
«Cosa?»
«Hai detto che a casa avremmo fatto i conti.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Viola, perché devi dire queste stronzate? Lo fai apposta per farmi venir voglia di prendere quella tua bella testolina e spremerla con le mie mani? Eh?»
«Oh andiamo, era una battuta. Hai l’umorismo pari a un porcospino zoppo.»
«Ma lo vedi come sei? Io tento di andare d’accordo con te, sei tu che rovini sempre tutto.»
Oddio, questa era bella. «Tu? Tu che tenti di andare d’accordo con me? Ma vai a scoparti il tostapane, và. Stamattina sei stato tu il primo ad istigarmi iniziando a prendermi per il culo, oltretutto di fronte a Liam.»
Aggrottò la fronte: «Liam? Che cosa c’entra Liam adesso?»
Occazzo. L’avevo detto ad alta voce.
«Ehm, niente, io…»
Alzò le sopracciglia e mi indicò con un dito: «Ti piace Liam!»
Sbarrai gli occhi, per poi ridere nervosamente: «Liam? Maddai.»
Mi sorrideva malizioso.
Sbuffai scocciata: «Non mi piace Liam. Andiamo, è tuo amico.»
«E che vorresti dire con questo?»
«Nel senso che se avesse anche solo un briciolo di cervello, non frequenterebbe gente di merda come te.»
«Stronza.»
«Basta. Se vuoi continuiamo dopo, ora ho fame.»
Andai in cucina e curiosai dentro al frigorifero, dentro alla dispensa, dentro i cassetti. Un cazzo. Non c’era un emerito cazzo.
«Potrei sapere perché hai un frigorifero se è sempre vuoto?»
«Non è colpa mia!»
«E’ sempre colpa tua, anche quando non c’entri un cazzo.»
«Vai a fanculo.»
«Vacci tu Harry, con il tappo in culo. E mi raccomando, prendi un maglione perché al meteo hanno detto che fa freddo.»
«Ok, mi sono rotto. Adesso tu vieni con me al supermercato, e compriamo della roba, va bene?»
«No.»
«Si.»
«No.»
«Si.»
«No.»
«Si cazzo, si, non insistere!»
«E invece io insisto!»
«Bene!»
«Bene!»
Mi caricò su una spalla e iniziò a camminare verso la porta d’ingresso. Ma che, si era rincoglionito?
«No dico, sei fuori di testa?! - iniziai a tirargli dei pugni sulla schiena, che erano praticamente delle carezze per lui - Harry mollami!»
«Le scorregge si mollano. Tu sei una scorreggia?»
Pezzo di merda.
 
Stavamo camminando per strada, uno accanto all’altro, in silenzio. Harry mi aveva messa giù da un po’, perché lo avevo minacciato di scorreggiargli in faccia.
Sbuffai, per l’ennesima volta.
Si fermò di colpo: «La vuoi smettere di sbuffare?!»
Iniziai a gesticolare nervosamente con le mani: «Spiegami, come faccio a smettere di sbuffare se sono insieme a te?»
Si fermò, e mi guardò puntandomi contro un dito: «E io che sono stato così gentile con te.»
Incrociai le braccia al petto: «Nessuno ti ha costretto.»
«No, ma volevo fare un favore a Robby.»
«Sei solo un leccaculo di merda.»
«Vaffanculo.»
«Vacci tu.»
«Stronza.»
«Coglione.»
«Cazzona.»
«Rincoglionito.»
«Ebbasta, minchia!»
«No, basta lo dico io!»
Mi fulminò con lo sguardo, e stava per ribattere, quando fu interrotto da un omino alto un metro e un cazzo, con i capelli castano chiaro abbastanza lunghi e gli occhi celesti, che aveva l’aria da classico vù cumprà che sa parlare tutte le lingue tranne l’italiano. I suoi vestiti erano in velluto, blu, e notai un cartellino attaccato alla sua maglietta: ‘Jackson.’
«Volere voi un volantino di sensitiva? Lei vedere ogni cosa con sua sfera, lei prevedere vostro futuro. Volere voi un volantino di sensitiva? Lei vedere ogni cosa con sua sfera, lei…»
Quel ‘coso’ fu interrotto da me ed Harry, che dicemmo all’unisono: «Ma fanculo!»
L’omino rimase lì a fissarci, e il suo labbro inferiore iniziò a tremare. Da un momento all’altro sarebbe scoppiato a piangere. 
Harry sbuffò, mi prese per un braccio, e mi trascinò avanti. Riuscimmo solamente a sentire un mormorio: «Voi per questo dovrete soffrire.»







EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ragaaazze lkjhg grazie per le recensioni, grazie. non smetterò mai di ringraziarvi. grazie, davvero.
grazie.
ho già detto grazie?
ok, sto diventando pallosa. ehm...che dire...si, il vucumprà è Jackson, il fratello di miley. proprio lui lol
e con il 'voi per questo dovrete soffrire' inizierà ufficialmente la storia. 
finalmente dopo sette capitoli, porca loca.
the pan...scusate ragazze, davvero, non riesco a trovare una cazzo di ispirazione.
mi darò all'ippica. *sospiro sconfitto*
vabbò, alla prossima allora. ciao ragazze lkjhg

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Capitolo 8
*** At the supermarket. ***







( 8 )



AT THE SUPERMARKET.




 

«Bene, prendiamo questo.»
Osservai per bene il sacchettino che Harry mise nel carrello: ‘Prugne Cagabene dall’effetto immediato. Compra queste prugne secche per avere una vita piena di merda!’ 
Guardai gli altri prodotti, e vidi dappertutto la marca ‘Cagabene’. Biscotti Cagabene, barrette Cagabene, cereali Cagabene, latte Cagabene, pasta Cagabene, mozzarella Cagabene, insalata Cagabene.
E io che minchia mangiavo?
Allungai una mano per prendere una semplice scatola di cereali, ma Harry mi tirò uno schiaffo sulla mano: «Che minchia fai?»
«Magari prendo qualcosa di commestibile.»
«Non ti vanno bene queste cose?»
«Harry, sono tutti prodotti per gli stitici. E credimi, io non sono per niente stitica.»
Sbuffò: «Che palle che sei.»
Quando tornai a guardarlo in faccia, vidi che stava osservando un punto in lontananza. Mi girai per capire che stava osservando, ma vidi solamente un cesto di banane.
Harry corse verso quel cesto con gli occhi sognanti. Avete presente Scratt quando vede la ghianda gigante? Stessa identica cosa. Solo che in quel caso si trattava di Harry. E di una banana. Ed era preoccupante.
Raggiunsi Harry, pronta per prenderlo per il culo: «A quanto pare, ti piace molto la banana.»
«Si, è così buona.»
Solo dopo si accorse di ciò che aveva detto. 
«Ehm, volevo dire…»
Lo interruppi: «Non preoccuparti Harry, non c’è niente di male nel dichiarare una volta per tutte il proprio orientamento sessuale.»
«No, io non sono…»
«Tranquillo Harry, se ti piacciono le banane è ok, tutto a posto. Non dirò nulla a nessuno, sarà il nostro piccolo segreto.»
«Viola, io…»
Questa volta si interruppe da solo.
Mi guardava.
Lo guardavo.
La sua voce aveva appena subito uno sbalzo acuto, tanto da sembrare una ragazza. 
Immediatamente scoppiai a ridere poggiando la mano destra sulla pancia: «Oddio, ma che voce ti è uscita?»
I suoi occhi erano ancora stupiti per ciò che era successo poco prima: «Che cazzo ne so, io stavo parlando e…»
Di nuovo.
Mi buttai addosso al carrello per cercare un appoggio, affinchè non rischiassi di cadere a terra dal ridere. 
Quella situazione andò avanti per tutto il tempo che passammo nel supermercato. Non si sa per quale motivo, la voce di Harry subiva degli sbalzi acuti, facendola apparire non molto mascolina. 
Avevo sempre sospettato che c’era qualcosa che non andava in lui.
Una volta usciti, Harry mi guardò attentamente e disse, ovviamente con i suoi sbalzi di voce: «Ma tu non avevi i capelli lisci fino a pochi minuti fa?»
Alzai un sopracciglio: «Si, perché?»
Indicò la mia testa con un dito: «Sono riccissimi. - sussurrò stupito - Esattamente come i miei.»
Tastai i miei capelli e notai che erano riccissimi, proprio come quelli di Harry. 
Ommioddio.
Ma come mai? Insomma, io avevo sempre avuto i capelli lisci. Sempre. Non erano mai stati così ricci.
«Beh, sarà l’umidità. Questo tempo fa cagare.» Borbottai guardando il cielo.
Harry mi guardò malissimo.
«Perché mi guardi così?»
«Se il tempo fa cagare, perché io non riesco a cagare?»
 
 
«Oh dio, finalmente a casa. Non potevo più sopportarti.» Sospirai buttandomi a peso morto sul divano, e chiudendo gli occhi. Quel pomeriggio non mi sentivo molto bene, la testa continuava a girarmi e sudavo come un porco al forno con una mela in bocca, circondato da foglie di lattuga.
Subito dopo sentii un pizzicotto sul fianco.
Aprii gli occhi di scatto e iniziai a massaggiare la parte dolorante con la mano destra: «Ahi, cazzo! Brutto pezzo di merda fresca.»
«Tu invece sei una merda intera.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Fresca.» Aggiunse fissandomi impassibile.
«Stronzo.»
«Cogliona.»
«Cazzone.»
«Merdona.»
«Smettila! Perché mi prendi sempre a parolacce? Sono sensibile, cazzo!»
Fra di noi calò il silenzio.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Poggiò una mano sulla mia fronte: «Tutto bene?»
«No, vaffanculo Harry.»
«Ma perché mi mandi a fanculo? Io sono qui per aiutarti.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Ok, me ne vado.»
Si alzò e si incamminò verso la scala, ma, prima di sparire definitivamente, si fermò: «Spero passerai una buona notte sul tuo comodissimo divano.»
Brutto pezzo di merda.
 
 
Aprii gli occhi e vidi che era notte. Insomma, credevo fosse notte, a meno che non fosse mattina, e la luce del sole fosse stata coperta da qualcosa, e non so cosa. Magari dai capelli di Harry.
Guardai l’ora sul cellulare: tre e mezza.
Ecco perché pensavo a stronzate. Certo, mi capitava spesso, ma in quel momento dicevo stronzate senza senso. 
…Ma erano sempre senza senso. Vabbè, amen.
Chiusi gli occhi tentando di riaddormentarmi, ma sentii un rumore. Che minchia era? Ommioddio. Non è che era un ladro? O un assassino? O uno stupratore? O peggio ancora, Harry? 
Sentii una voce in lontananza: «Voi per questo dovrete soffrire.»
Voi per questo dovrete soffrire? Mi suonava familiare. 
«...Cazzo, non ricordo che bisogna dire.»
Oh, siamo a posto.
«Sim sala bim come i fratelli Grimm.»
Ma che minchia c’entravano adesso i fratelli Grimm? 
«Salacabula megicabula….no aspetta, chi si incula?»
Chi si incula? Oh, Harry, sicuramente.
«Bididibodidibu, ah cazzo no così diventate blu.»
Avatar!
«Avada Kedavra!»
Omminchia, Voldemort. Qualcuno mi porti un naso!
«...oh fanculo, è meglio chiedere alla maga.»
Maga? Che maga?
Silenzio.
Ma che minchia era? Giuro che se era Harry, gli avrei strappato le palle così violentemente, che per riattaccarle avrebbe dovuto usare una buona dose di attack. Nel suo caso, l’attack ‘Cagabene’.
«Harry, se sei tu non è per niente divertente, vai a fancu…»
Senza neanche accorgermene, caddi in un sonno profondo.
 
 
Harry’s Pov.
Mi svegliai di colpo, e mi alzai con il busto gridando con gli occhi sbarrati: «Le patate assassine!»
Aggrottai la fronte.
Mi guardai intorno.
Sospirai passando una mano fra i miei ricci. Dio, era incredibile il modo in cui riuscissero ad essere così morbidi e in ordine anche nel cuore della notte. Meravigliosi. Avete presente la pubblicità della Garnier? Ricci effetto molla? Dove c’è quella là che continua a saltare come una cogliona? Ecco, avrebbero potuto prendere me come testimonial del prodotto. E poi i miei sono pure naturali, è questo il bello.
Minchia.
I miei pensieri furono interrotti da un rumore.
…Occazzo. Se non fossi stato stitico, giuro sui miei ricci che mi sarei immediatamente cagato addosso.
Sentii una voce in lontananza.
«Voi per questo dovrete soffrire. 
…Cazzo, non ricordo che bisogna dire.
Sim sala bim, come i fratelli Grimm.
Salacabula megicabula….no aspetta, chi si incula?
Bididibodidibu, ah cazzo no così diventate blu.
Avada Kedavra! …Oh fanculo, è meglio chiedere alla maga.»
Alzai lo sguardo verso il soffitto, e aggrottai la fronte: «Eh?»
Subito dopo caddi all’indietro lungo il letto, e mi addormentai di colpo. Ma giurai di aver sentito un ‘Chupa.’






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ok, la storia praticamente inizia adesso. finalmente, oh.
ah, volevo parlarvi della filastrocca.....lol lo so che io ho tanti problemi mentali, ma l'ha inventata marika, quindi io questa volta non c'entro niente. prendetevela con lei, per favore. 
ma passiamo a cose più interessanti. omg, avete sentito best song ever? oh god, io continuo ad ascoltarla. 
a momenti la sanno a memoria anche mia mamma e mio fratello. lol
avete visto la mia icon? AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH aw, la mia georgia rose.


non so cacchio, ogni volta che lo vedo mi piscio addosso dal ridere. 
ogni volta che qualcuno prende in giro zayn, io lo difendo sempre. ma dopo questo video........
non vedo l'ora di vederlo sui tacchi rossi. HAHAHAHAHAHAHAH
vabbè, alla prossima allora. ciao ragazze, e grazie per le recensioni. siete meravigliose come georgia.

 

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Capitolo 9
*** The exchange. ***






( 9 )



THE EXCHANGE.


 



Harry’s Pov.
Aprii gli occhi, e immediatamente fui invaso da una sensazione di tranquillità e felicità assoluta. Dio, era da anni che non mi sentivo così bene. Non mi succedeva neanche quando scopavo.
Solo dopo però, mi accorsi di non essere in camera mia, bensì in salotto, sul divano dove dormiva Viola.
Ma Viola dov’era?
A quel pensiero risi, che mi importava di dov’era Viola? Bastava che non mi rompesse il cazzo.
Mi alzai con il busto e, mentre mi stiracchiavo, emisi un mugolio…da femmina.
In quel momento mi preoccupai. Insomma, va bene che il giorno prima al supermercato mi scappavano degli acuti, ma quel mugolio era…troppo. Era l’esatto contrario della mia voce roca, sexy, maschia.
Quindi, l’ipotesi più plausibile era che mi avessero castrato durante la notte.
Le preoccupazioni verso le mie palle furono interrotte nel momento in cui sentii un improvviso dolore al petto. Istintivamente, ci poggiai sopra la mano, e sentii che c’era qualcosa di strano. Cioè, sembrava…una tetta? In un primo momento pensai 'Ah, però.', per poi subito dopo spalancare gli occhi e abbassare lo sguardo.
Oddio.
Mi alzai di scatto.
Io avevo…io avevo due tette. Cioè, un numero normale di tette si, però…non per un uomo. Cazzo.
Iniziai a tastare dappertutto, e…oddio. Il mio Little Harold…il mio Little Harold non c’era più.
L’uccello aveva preso il volo.
Il mio bazooka non c'era più. Si era volatilizzato...puf...
Lì sotto c’era una…ommioddio.
Due tette, niente Little Harold…doveva essere un sogno.
Mi girai di scatto verso lo specchio vicino alla porta d’ingresso, strizzai gli occhi per vedere meglio, ma vidi una ragazza dai lunghi capelli castani e lisci.
V-Viola?
Io ero…occazzo.
 
 
Viola’s Pov.
Aprii gli occhi, pronta per affrontare un’altra giornata di merda con Harry che mi girava intorno.
Ma aggrottai la fronte subito dopo. Che minchia ci facevo nella camera di Harry? Ma soprattutto, nel letto di Harry?
Oddio, non è che avevamo…
Nah.
Mi alzai con molta fatica, e notai di essere più alta rispetto alla norma. Molto, più alta.
Ma che, si era rimpicciolita la casa?
Poco dopo fui invasa da un odore di sudore allucinante. Puttana eva.
Ma chi minchia è che non si lavava? Harry, sicuramente. Ho sempre pensato che un caprone con i pidocchi fosse più pulito di lui.
Ma, quell’odore era troppo vicino. Cioè, era come se puzzassi io.
Immediatamente mi annusai l’ascella sinistra.
Porca troia. Sembrava non mi lavassi da anni.
Nel momento in cui mi allontanai schifata, notai qualcosa di diverso nel mio braccio sinistro. Da quando avevo il tatuaggio di una stella? Ma soprattutto, perché era così muscoloso? Minchia, mi era cresciuto il braccio bionico? Oddio, che figata. Però…era impossibile, no? 
Per calmarmi, mi passai una mano fra i capelli, ma, al posto di sentire i miei lisci e morbidi capelli castani, sentii una chioma riccia. Ancora più riccia del giorno prima al supermercato.
Quella poca calma che ero riuscita ad accumulare, andò immediatamente a puttane. 
Corsi come un elefante in calore inciampando anche nelle ciabatte di quel cazzone, ma nel momento in cui arrivai di fronte allo specchio vidi solamente Harry.
Ommioddio.
 
Uscii dalla camera, e mi avvicinai alla scala correndo come un bue in pantofole, ma mi scontrai con qualcosa, e caddi in avanti atterrando su quella cosa. Capii di essere a cavalcioni su me stessa.
A cavalcioni su me stessa, ma cosa cazzo…?
Non appena realizzai, immediatamente mi allontanai e mi alzai fissando…me stessa.
Mi guardava.
La guardavo.
«Tu…»
Iniziò a urlare, e, per la disperazione, urlai anche io.
Urlava.
Urlavo.
Urlava.
Urlavo.
Urlava.
Urlavo.
Mi guardava.
La guardavo.
Urlava.
Urlavo.
Mi fissava.
La fissavo.
Mi puntò un dito contro con gli occhi sbarrati: «Dobbiamo parlare.»
Annuii, anche io con gli occhi sbarrati.
«…Viola?»
Deglutii: «Harry?»
«Ok, ok, calmiamoci. Sarà un sogno, no? Vedi che fra poco ci risveglieremo, e tutto tornerà alla normalità.»
Annuii: «Si, contiamo fino a tre.»
Contammo insieme: «Uno, due, tre…»
Un cazzo.           
Mi guardava.
Lo guardavo.
Aggrottai la fronte: «Forse dobbiamo contare fino a cinque.»
«Uno, due, tre, quattro, cinque…»
Una minchia.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Sentii gli occhi pizzicarmi. Se nessuno mi avesse fermata, ero sicura che sarei scoppiata in un pianto isterico.
La scena non passò inosservata a Harry, Viola…me. Insomma, lui barra lei: «No no aspetta, davvero, non ce n’è bisogno. Tranquillo…tranquilla, Viol…Har…come cazzo ti chiami. Si sistemerà tutto, fidati di me.»
Mi accarezzò il braccio tentando di calmarmi, ma piagnucolai battendo un piede a terra: «Io non voglio stare nel tuo corpo schifoso!»
Mi diede un pizzicotto sul braccio: «Hei!»
«Ahi, cazzo!» Mi lamentai, per poi tirargli una botta sulla spalla.
Ommioddio, avevo appena menato me stessa.
In risposta, mi arrivò un pugno dritto nelle parti basse, che mi fece contorcere. E’ vero, avevo i coglioni.
Cazzo, che male. Ecco che cosa provavano i maschi.
«Fa male, eh?» Disse rivolgendomi un sorriso irritante.
Giuro che in quel momento gli avrei messo un collare elisabettiano per poi prenderlo a sprangate. Ma in quel caso avrei dovuto mettere un collare elisabettiano e poi prendere a sprangate me stessa. Quindi trovavo me stessa irritante.
«Stronzo.»
«Sei tu che mi hai provocato.»
«Vaffanculo.»
«Cogliona.»
«Cazzone.»
«Merdona.»
«Ti odio!»
«Io ti odio di più!»
Borbottai distogliendo lo sguardo: «Pezzo di merda.»
Ma, subito dopo, lo guardai preoccupata: «Harry.»
«Dimmi.»
«E adesso?»
Sospirò: «E adesso, sono uccelli senza zucchero.»
Aggrottai la fronte: «Cioè?»
«Sono cazzi amari.»







EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
oh, finalmente. 'sto scambio di corpo lol eh, l'idiozia. 
comunque, avete visto il video di best song ever? omg. so che è uscito più di una settimana fa lol, però non avevo ancora pubblicato il capitolo. io e le mie amiche passiamo le giornate a imitarli, vi rendete conto? e indovinate la parte che faccio io?
ma quella di veronica, ovvio.
oh god.
ok. allora, alla prossima. grazie come al solito per le recensioni, siete meravigliose. lkjh


 

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Capitolo 10
*** The handwheel. ***







( 10 )



THE HANDWHEEL.




 

«Magari è come la pozione polisucco, e fra poco l’effetto svanisce.»
«La smetti di sparare stronzate?»
Distolsi lo sguardo, abbassandolo.
Sospirò: «E poi siamo seduti qui sul divano da almeno un’ora, l’effetto sarebbe già svanito.»
Silenzio.
Harry fissava un punto indefinito davanti a lui, mentre io dondolavo le gambe e mi mordevo il labbro inferiore, incapace di non pronunciare nessuna parola.
Gli scossi il braccio: «Harry.»
«Uhm?»
«Che facciamo?»
Si massaggiò le tempie sospirando: «Viola, me l’hai chiesto talmente tante volte che ho anche perso il conto.»
Già, aveva ragione. Ma insomma, che potevo farci io? Era ovvio che mi stessi cagando in mano dalla paura. Voglio dire, uno una mattina si sveglia, e si trova nel corpo della persona che odia. Non penso sia una cosa che capiti spesso.
«Senti, lo so che sei spaventata, e credimi se ti dico che anche io lo sono. Ma ora non dobbiamo stare qui a piangerci addosso, dobbiamo soltanto pensare al motivo per cui siamo diventati così.»
L’intelligenza racchiusa in quelle parole mi lasciò a bocca aperta.
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Non credevo che qua dentro - indicai la mia testa - ci fosse qualcosa.»
Alzò gli occhi al cielo: «Forza, pensiamo a che è successo ieri.»
«Bene. Io mi sono alzata, con il mal di schiena perché tu, brutto bastardo, mi hai fatta dormire sul divano, e…»
Sbuffò: «Non intendevo ogni cosa.»
«Ok. Allora, - iniziai a contare con le dita – abbiamo litigato, siamo andati a scuola, abbiamo litigato, siamo tornati a casa, abbiamo litigato, siamo usciti a far la spesa, abbiamo litigato, siamo tornati a casa, abbiamo litigato, e basta.»
«Uhm. Che cosa potrebbe essere successo?»
«Forse abbiamo litigato.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Facciamo le persone serie, almeno una volta nella nostra vita.»
Mi limitai ad annuire, e tra di noi calò di nuovo il silenzio.
Continuava a fissare un punto indefinito davanti a lui, mentre io mi guardavo intorno, dondolando le gambe.
«Har…»
«Silenzio.»
Mi oh, che stronzo. Va bene che ero insopportabile quanto uno stereo con la musica a palla in culo, però poteva mostrarsi anche solo leggermente più gentile nei miei confronti. Checcazzo, lui era l’uomo. Beh, in quel momento ero io l’uomo, insomma, io avevo le palle, però questi erano dettagli. Lo spirito d’uomo era in lui, e quindi nel mio corpo. Quindi in quel momento era Viola l’uomo. 
…Ma che minchia stavo dicendo? No basta, non ne potevo più di starmene zitta.
«Harry.»
Si passò una mano sulla faccia: «Occazzo Viola, sei una cosa insopportabile! Possibile che tu non riesca a stare in silenzio per due minuti?!»
«Se è per questo, neanche per un minuto.»
Mi puntò un dito contro: «Tu...», tornò a guardare davanti a sé e sospirò.
Silenzio, ancora.
Stavo per avvicinarmi, di nuovo, cautamente a lui, ma mi precedette alzandosi di colpo e tirandomi una manata sul naso: «Occazzo!» mi lamentai.
Ignorando la mia imprecazione, disse: «Proviamo a uscire, magari cambia qualcosa.»
«Ma uscire dove?»    
«Cazzo ne so, usciamo.»
Uscire. Che cazzo mi rappresentava uscire? «Ma certo Harry. Scommetto che appena usciremo da qui torneremo normali, mi sembra ovvio.»
Aggrottò la fronte: «Che minchia stai dicendo?» 
Alzai gli occhi al cielo: «Che cazzo significa ‘usciamo, così magari succede qualcosa.’, non mi rappresenta niente.» 
Sbottò: «E’ perché non ti sopporto più.»
Brutto bastardo. «Tu non sopporti più me? Casomai sono io che non sopporto te.»
Rise sarcasticamente: «No, io.»
«Io.»
«Io.»
«Io!»
«Io!»
«Ma vaffanculo, usciamo.»
Nel momento in cui poggiai la mano sulla maniglia della porta d’ingresso, sentii una cosa strana al mio stomaco. 
Esattamente, era un attacco improvviso di merda.
«Harry.» Dissi, tenendo sempre la mano sulla maniglia.
Sbuffò: «Che cosa c’è adesso?»
«Pausa merda.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Dopo aver sussurrato un ‘cazzo’ corsi in bagno, dove si trovava la mia ancora di salvezza: il cesso.

Vaffanculo. Vaffanculo, vaffanculo. E vaffanculo. In quel momento, nella mia pancia, era in corso la guerra del Peloponneso. Avrei potuto creare un nuovo rifornimento per Al Qaeda in quel bagno, ma no.
Nulla.
Il prigioniero non era uscito. Non ero riuscita a cagare.
Ma perché, dio santo? L’impulso mi era venuto, e quindi…
«Fatto?»
Gli lanciai un’occhiataccia: «Che giornata di merda.»
Mi tradii sulle ultime parole. ‘Che giornata di merda.’ Se fosse stata una giornata di merda, io avrei potuto cagare. E invece no.
Riuscì a trattenere una risata: «Non hai scaricato?»
«Ma scaricato cosa?»
«No dico… - mi guardava facendo dei gesti strani con le mani - hai…»
Alzai le sopracciglia incitandolo a continuare: «Hai?»
Poggiò una mano sulla sua pancia, sulla mia pancia.
«Leva subito quella mano.»
Alzò gli occhi al cielo e, grazie al signore, spostò la mano: «Intendevo, sei riuscita a cagare?»
«No, vaffanculo! Ho in corso l’era glaciale nella pancia e non sono riuscita a fare un cazzo.»
Aggrottò la fronte: «Uhm, strano. Io sono riuscito a cagare tranquillamente, era da anni che non mi succedeva.»
Stavo già per offenderlo, quando un’idea passò per la mia mente. E se…?
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scossi la testa chiudendo gli occhi: «Oddio, no.»
Harry scoppiò in una fragorosa risata, poggiando una mano sulla sua pancia. Sulla mia pancia, per la seconda volta.
«Innanzitutto, togli quella cazzo di mano dalla mia pancia. Poi, si può sapere che minchia hai da ridere? Non è bello diventare stitici da un giorno all’altro.»
«Povera Violetta, stitica.»
«Vaffanculo, usciamo.»
Lo presi per un braccio e lo portai fuori dalla porta d’ingresso. Mi ero già incamminata verso la strada, quando il pirla mi chiamò: «Cretina, vuoi lasciare la porta aperta? Potrebbe entrare chiunque.»
Mi voltai alzando gli occhi al cielo: «Credi che se venisse un ladro, la prima cosa a cui penserebbe sarebbe entrare dalla porta di ingresso? Cos’è, un ladro educato?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Sbuffai, e tornai davanti a lui.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzai un sopracciglio: «Beh? Dove minchia tieni queste chiavi?»
Mantenendo lo sguardo su di me, mise una mano nella tasca posteriore dei miei jeans.
«Posso sapere perché mi stai mettendo una mano nel culo?»
«Tecnicamente è il mio culo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Beh, in effetti era vero. Ma mi metteva comunque a disagio. Poi così sembrava che Viola stesse toccando Harry, cioè che io stessi toccando Harry, e sinceramente avrei preferito la morte.
Tolsi immediatamente la sua mano, e iniziai a rovistare nella tasca. Però, il lato B di Harry non era così male…ommioddio Viola, che cazzo andavi a pensare. Avevi appena bestemmiato.
«Certo che potresti anche evitare di palparmi così.»
Sbarrai gli occhi, per aggrottare subito dopo la fronte: «Ma vaffanculo!»
Ghignò divertito, e mi trattenni dal prenderlo a pugni perché trovai un foglio accartocciato nella tasca. Dopo averlo tirato fuori, strizzai gli occhi: «Che cazzo è questa roba?»
Harry mi strappò il foglio di mano.
Che modi, fottuto stronzo.
A mia volta, strappai il foglio dalla sua mano.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Mi strappò il foglio dalla mano.
Gli strappai il foglio dalla mano.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Iniziammo a tirare contemporaneamente il foglio: «E’ mio!»
«No, l’ho trovato io!» esclamai.
«Ma erano i miei jeans!»
«Beh, ora sono miei!»
Subito dopo, il foglio si strappò in metà.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Dicemmo all’unisono: «E’ colpa tua!»
«E’ sempre colpa tua Viola, io non ti sopporto più. Se non ci fosse stato questo problema, avrei già chiamato tuo padre per farti rinchiudere nella cuccia del Grafobrancio.»
Per non strozzarlo con quell’insignificante pezzo di carta che avevo in mano, lo accartocciai e lo buttai violentemente per sfogare la rabbia. Ma appena toccò terra, svanì nel nulla.
Sbarrai gli occhi.
«Hai…hai visto anche tu?» Domandai ad Harry, fissando il punto in cui il pezzo di carta era sparito.
«Che cosa? Il foglio che appena ha toccato terra è sparito?»
«Si.»
Deglutì: «No.»
Poco dopo, il nostro sguardo cadde contemporaneamente sul pezzo di carta che Harry teneva in mano.
«Occazzo!» Gridò nel momento in cui lanciò il pezzo di carta, iniziando a correre verso la porta finestra che portava sulla veranda.
Lo seguii, e feci per spostarlo per uscire per prima, ma con uno spintone mi fece cadere a terra riuscendo così a uscire per primo: «Prima le ragazze!»
Dopo essermi rialzata barcollando, lo raggiunsi inginocchiandomi accanto a lui.
Seguii il suo sguardo, e vidi che osservava attentamente il pezzo di carta.
«Harry…» Sussurrai pianissimo tirandogli il braccio destro.
Si liberò dalla mia presa urlando: «Non urlare!»
«Ma chi minchia sta urlando?!»
«Tu!»
«Non è vero, cazzone!»
«Vaffanculo!»
«Non è successo un cazzo!» Dissi indicando in lontananza quel benedetto pezzo di carta.
«Me ne sono accorto!»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Si alzò e iniziò a camminare lentamente verso il foglio, seguito da me. Non appena lo raggiungemmo, gli tirò un leggero calcio per poi scappare nuovamente.
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Lo vuoi capire che non succederà niente? Quanto sei idiota?»
«Se non sbaglio, anche tu prima scappavi.»
Alzai gli occhi al cielo: «Che significa, mi sono lasciata prendere dalla situazione.»
Sbuffò, e prese in mano il foglio cercando di leggerlo. Ma, visto che l’avevamo strappato in metà, le uniche cose leggibili erano : Lei ved… ogni…con…sfera…preve… fut.
Alzai lo sguardo: «Non so te, ma io non ho capito un cazzo.»
«No, nemmeno io.»
Bene, eravamo nella merda. Lei ved, ogni, con, sfera, preve, fut…mi suonavano familiari.
Dio, se non fosse stato per quel vucumprà di merda, a quest’ora non staremmo mandando a puttane del tempo prezioso, cercando di decifrare un inutile volantino strappato a metà.
Quel vucumprà del…ma certo!
Schioccai le dita: «Harry, ti ricordi che cosa ci aveva detto il vucumprà?»
Aggrottò la fronte: «Beh, io prima di addormentarmi ho sentito un ‘Chupa’, ma…»
«Ma no, coglione. Intendo quando ci ha fermati per strada. ‘Volere voi un volantino di sensitiva? Lei vedere ogni cosa con sua sfera, lei…»
Gli si illuminarono gli occhi: «Lei prevedere vostro futuro, ma certo! - poi sorrise leggermente - stai pensando anche tu a quello che penso io?»
Risposi al sorriso: «Oh, certo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzai le sopracciglia: «Un momento…stiamo pensando alla stessa cosa, no?»
Si mise una mano sulla fronte: «Viola, porca puttana. E’ una sensitiva, una maga, dobbiamo assolutamente andare da lei e parlarle di questo nostro…problema.»
«Oh, certo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzò un sopracciglio: «Andiamo?»
«Oh, certo.»
«Hai finito di dire 'Oh, certo.'?»
«Eh?»
«Suca.»
«Fanculo.»
Uscimmo dalla porta d’ingresso chiudendo la porta a chiave, e incominciai a camminare, ma solo dopo mi accorsi che non avevo la minima idea di dove minchia dovessi andare.
«Ma dove cazzo devo andare?»
Sbuffò e mi sorpassò tirandomi una spallata: «Devo sempre fare tutto io.»


 






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
questo capitolo è lunghissimo, soffoco.
comunque, vi ringrazio per le recensioni. siete di-vi-ne. anzi no, siete per-fect.
omg gente, la mia vita è stata condizionata dal video di best song ever. ogni volta che vedo brad pitt o angelina, mi vengono in mente loro lol dio santo.
e poi, porca loca, ascolto sempre la canzone. mi sveglio di mattina e, quando mi passa un po' il rincoglionimento lol, mi metto gli auricolari e la ascolto fino a quando vado a dormire.
non ce la faccio più. aiutatemi.
e adesso mi sto anche pisciando addosso. non so cosa c'entri, ma...
ok.
ciao ragazze, alla prossima ghjkl

 

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Capitolo 11
*** The Maga Gare. ***







( 11 )



THE MAGA GARE.


 


 

«Così…questa sarebbe la nostra ancora di salvezza.» Mormorai osservando quella baracca che avevamo davanti agli occhi. 
Eravamo al Luna Park, e in un angolo dimenticato da Dio si trovava una tenda blu scuro in velluto abbastanza grossa. Ma si vedeva lontano un miglio che era lì solo per fare scena, e che in realtà era un luogo di rifugio per barboni che giravano nei Luna Park per cercare qualche spicciolo caduto a terra.
«Zitta e accontentati.»
Buttai le mani all’aria: «Ecco, perché devi essere sempre così dannatamente stronzo? Io ho solamente espresso un’opinione.»
«Si, ma era un’opinione negativa, e non sei autorizzata a esprimere opinioni negative.»
«E chi lo dice?»
«Io.»
Lo indicai con un dito: «Oh, lo dici tu?»
«Si, lo dico io.»
«Ora tutto è chiaro. - buttai una mano sulla mia fronte - per tutti i cavoletti di bruxelles, perché non me l’hai detto prima?»
Mi guardò malissimo, per poi dire: «Non litighiamo, non adesso.»
Mi arresi sbuffando: «Hai ragione.»
Arrivati di fronte all’ingresso, feci per spostare la tenda ed entrare, quando Harry mi fermò: «Prima io.»
Lo spinsi: «No, prima io.»
«Vai a fanculo!»
«Io sono l’uomo, io devo entrare per primo!» Dio, come mi ero ridotta.
«Ma ti senti quando parli?»
«Si, per fortuna non ho ancora bisogno di amplifon.»
«Cogliona.»
«Testa di cazzo.»
«Due secondi fa abbiamo detto che non dovevamo litigare.»
«Sei stato tu a istigarmi.»
«Ma tu hai continuato.»
«E che cosa dovevo fare? Starmene lì ferma in piedi come un’idiota a farmi insultare da un altro idiota?»
Dopo aver sussurrato un ‘Pirla’, mi spinse verso destra, ed entrò in quella ‘cosa’.
Finimmo immediatamente in un corridoio interamente buio, illuminato da un grosso candelabro appoggiato al centro di un tavolino in lontananza. Sembrava uno scenario da film horror, era così…scenario da film horror.
Harry mi diede un leggero colpetto: «Sei tu l’uomo.»
«Tu sei entrato per primo, tu devi camminare per primo.»
Sbuffò e, cautamente, iniziammo ad avanzare verso quella piccola stanza. Era tutto in velluto blu, ogni cosa. Le pareti, la tovaglia del tavolino, il rivestimento del candelabro, che mai avevo visto in vita mia, le sedie, le…
Credo abbiate capito che il proprietario di quel luogo avesse un debole per il velluto blu.
Sentimmo dei mormorii: «Ssh, finalmente abbiamo dei clienti.»
Subito dopo, una donna di colore spalancò la tenda alla nostra destra, e apparve davanti a noi. Era grassa e bassa. Sembrava un cerchio. Ovviamente era vestita di blu, in velluto. 
Dopo averci rivolto un sorriso abbastanza inquietante, si sedette: «Buongiorno, sono la Maga Gare.»
Alzai un sopracciglio: «Ma va cagare?» Come minchia si chiamava?
Harry sussurrò esasperato: «Iniziamo bene.»
«Prego, accomodatevi.»
Facemmo come detto, e, non appena mi sedetti, notai un cartellino sulla sua maglietta con su scritto ‘Roxy.’ Non si chiamava ‘Ma va cagare’? Ah beh, forse era un nome d’arte. 
Unì le mani sul tavolino: «In cosa posso esservi utile?»
Harry iniziò a parlare: «Ecco, vede, ho trovato il suo volantino e…»
La maga lo interruppe: «Volete una tisana?»
Una tisana? Oh, perché no? Magari mi avrebbe aiutata a scaricare. «Oh si grazie, mi piacerebbe mol…»
Harry mi pestò un piede, e continuò: «No, grazie. Stavo dicendo, noi…»
«Volete dei biscotti?»
«Oh si, grazie.» 
Mi allungai per prendere il biscotto, ma Harry mi tirò uno schiaffo sulla mano, costringendomi a rifiutare. 
«Signora Mag…»
Lo interruppe: «Signorina.»
Signorina? Alla faccia.
La guardò un attimo, per poi continuare: «Signorina Maga Gare, la ringrazio ma siamo a posto così. Le stavo dicendo che…»
«Siete sicuri di non voler niente?»
«Omminchia no, non vogliamo un cazzo, lo vuole capire?!»
Sussurrai: «Beh, in realtà a me sarebbe piaciuto un biscotto…»
Sbuffò: «Viola, non è il momento.»
La Maga aggrottò la fronte e mi indicò con l’indice: «Viola? Ma…oh caro, perché ti hanno dato un nome da ragazza?»
Sospirai sconfitta. Harry, sempre il solito casinista. Avevo insistito sul fatto che dovessi parlare io, e invece no, doveva sempre essere lui.
«Mi creda signora…»
Mi interruppe: «Signorina.»
«Si. Mi creda signorina Maga Gare, sarebbe stato meglio se i suoi genitori lo avessero chiamato con un nome da ragazza, piuttosto che col suo vero nome.»
«Perchè, qual è il suo vero nome?»
«Harold.» 
Mi guardava.
La guardavo.
Scoppiammo a ridere tenendoci una mano sulla pancia, fino a quando Harry ci interruppe tirandomi un pugno sulla spalla: «Signora…»
«Signorina.»
«Porca puttana! Signorina Maga Gare, io e Viola, la ragazza di fianco a me, che poi sarebbe un ragazzo, ma sono dettagli, questa mattina ci siamo svegliati e ci siamo trovati l’uno nel corpo dell’altro. C’è stato uno…scambio di corpo.»
Aggrottò la fronte: «Uno scambio di corpo?»
«Esattamente.»
Prima che potesse fiatare, si sentì una risatina provenire oltre la tenda. Guardammo tutti e tre nel punto da cui era provenuta la voce, e scorsi la figura di un omino alto un metro e un cazzo, con i capelli castano chiaro abbastanza lunghi e gli occhi celesti, che sghignazzava. Per un momento mi sembrò familiare, ma non approfondii la questione. 
«Potrei sapere che minchia hai da ridere?» Dissi facendo capire che le mie ovaie, che erano state trasformate momentaneamente in palle, erano abbastanza urtate.
Si asciugò una lacrima: «Lo ammetto, non credevo che avrebbe funzionato davvero.»
Harry gli puntò un dito contro socchiudendo gli occhi: «Tu sei il pirla che ieri mi ha rotto i coglioni per un cazzo di volantino!»
Solo in quel momento ricordai. Ma certo, il vu cumprà tarocco! 
La Maga e il vu cumprà si scambiarono uno sguardo d’intesa, per poi scoppiare a ridere come due deficienti.
Io ed Harry ci guardammo, e li seguimmo a ruota. Dopo minuti interi passati a ridere come quattro deficienti nel bel mezzo di una crisi epilettica, chiesi sussurrando, con il fiatone, ad Harry: «Ma perchè stiamo ridendo?»
Harry rispose, anche lui con il fiatone: «Non lo so, tu ridi e basta.»
Quando si ripresero, la Maga si rivolse a noi, mentre il coso si allontanava tornando dietro alla tenda.
«Ok ragazzi, state tranquilli, siete stati solo vittima di un incantesimo di Jackson.»
Strizzai l’occhio destro dal nervoso. 'State tranquilli.' 
Ma dove cazzo eravamo capitati? 
«Ma non preoccupatevi, il rimedio c’è.» continuò.
Io ed Harry ci rivolgemmo uno sguardo speranzoso, per poi tornare a guardare la Maga che, nel frattempo, aveva iniziato a trafficare con una sfera di cristallo poggiata poco prima sul tavolo.
«Siete pronti?»
Annuimmo.
«Sicuri?»
Annuimmo, per la seconda volta.
«Sicuri sicuri?»
«Omminchia si!»
«Ok, ok, calmatevi. - prese un lungo respiro - ora, prendetevi per mano.»
Io prendere per mano Harry? Mai e poi mai. Piuttosto, avrei preferito rimanere stitica per tutta la vita. In effetti adesso che ci penso, le uniche volte in cui avevo sfiorato Harry erano state per picchiarlo. 
Protestai: «E’ proprio necessario?»
«No, era solo per far assomigliare tutto a un film.»
Alzai gli occhi al cielo, ed Harry la incitò a continuare sbuffando. La Maga passò più volte le mani sopra la sfera, per poi sussurrare: «Vedo…due pezzi di merda.»
Harry mi indicò: «Uno era lei.» e contemporaneamente io indicai lui: «Uno era lui.»
Il vu cumprà apparve da dietro la tenda: «Si, erano loro.»
La Maga continuò: «Vedo…un cazzo.»
Aggrottai la fronte: «Un cazzo? Ma non c’era.» Che io mi ricordi, il giorno prima non avevo visto nessun cazzo per strada...si vedeva benissimo che quella Maga era una truffatrice. Stavo per alzarmi, quando mi precedette giustificandosi: «No no, voglio dire che non vedo un cazzo. - guardò attentamente nella sfera - Anzi no, un momento, io vedo…vedo…»
Io ed Harry la guardammo speranzosi, e continuò: «Vedo due ragazzi che si sono scambiati di corpo.»
Harry sbottò: «Ma dai? Non l’avevo capito!»
«Zitta! - Harry alzò un sopracciglio - scusa, zitto. Comunque, vedo due ragazzi che si ameranno.»
Quella parola ci zittì tutti. 
Io ed Harry ci guardammo, per poi scoppiare in una sonora risata. Poco dopo, scoppiò a ridere anche la maga seguita da Jackson il vu cumprà, che presumi fosse ancora dietro la tenda.
Harry cadde dalla sedia e iniziò a tirare pugni sul pavimento e a dimenarsi, seguito poco dopo da me. La maga si accasciò sul tavolo picchiando una testata contro la sfera. Jackson invece non si sentiva più, forse era morto dal troppo ridere.
Una volta che riuscimmo a riprendere fiato, la Maga Gare tornò seria tutto ad un tratto, e allungò una mano verso di noi: «Fanno quattrocento.»
Puttana eva. Alzai le mani: «Io sono una poveretta.»
Harry rispose: «Mi dispiace, ma ha parlato di due ragazzi che si ameranno. E si fidi di me che non è assolutamente il nostro caso. Quindi, sto cazzo che la pago. Ora, gentilmente, si levi dai coglioni.»
La Maga sbuffò: «Veramente, siete voi che dovreste levarvi dai coglioni.»
La guardava.
Lo guardava.
Harry si alzò: «Ora, gentilmente, leviamoci dai coglioni.»
Iniziò a incamminarsi e, una volta arrivato all’uscita, si girò: «Muoviti, Viola.»
Mi alzai e lo raggiunsi ma, prima di uscire, mi voltai un’ultima volta verso la Maga: «Scusi, potrei farle una domanda? Riuscirò mai a cagare?»
«Oh, vaffanculo.» Sbuffò Harry buttandomi fuori dalla tenda.
Una volta usciti, mi disse: «Devi sempre essere così idiota?»
«E tu devi sempre essere così stronzo?»
Sbuffò passando una mano sui capelli, sui miei capelli. Stavo per minacciarlo di farmi tagliare tutti i suoi ricci, ma mi precedette: «Dovremo cavarcela da soli.»
Sospirai: «Già.»
«Per questo siamo ancora più nella merda.»
 
 
 
 
 
 
 
 
EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
oh gente, scusate l'enorme ritardo. è che ho questa connessione del cazzo che va e viene continuamente.
cioè, io vado a guardare l'adsl e mi dice che è connessa. torno al computer tutta contenta, e appena clicco google chrome si disconnette. giuro.
dio santo.
vi prego, perdonatemi.
comunque, cazzo merda culo è il 24 agosto. fra 19 giorni inizia la scuola. non ce la posso fare. io mi ammazzo, davvero.
e devo ancora iniziare i compiti, yeh.
ok, spero vi piaccia il capitolo demenziale.
grazie come al solito per le recensioni, siete meravigliose lkjhg

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Capitolo 12
*** Quidditch. ***







( 12 )



QUIDDITCH. 



 

«Pronta? »
Annuii decisa, per iniziare subito dopo a piagnucolare: «No, no, no.»
Dal momento in cui lasciammo la Maga Gare, avevamo escogitato tutti i modi possibili e immaginabili per tornare normali. In quel momento, stavamo tentando di correrci addosso. Che ne so, magari una botta così forte avrebbe fatto effetto…
Sbuffò: «Sì vabbè, ma che due coglioni!»
«Che posso farci se il tuo quoziente intellettivo pari a quello di una gallina miope sforna queste idee del cazzo?»
«…E tu puzzi.»
Che offesa. «Minchia, non ti sopporto più. Veramente, non riesco più a sentire la tua voce.»
«Infatti. Conviviamo da neanche due giorni e già mi viene voglia di suicidarmi.»
«A te viene voglia di suicidarti? Casomai a me.» risi sarcastica. 
«No, a me.»
«A me.»
«A me!»
«A me!»
Gridò esasperato: «Basta! Proviamo a correrci addosso e basta!»
Presi un lungo sospiro per prepararmi, e mi chiese: «Ci sei?»
«No, D sette. Colpita e affondata.»
Assunse una faccia sofferente: «Ti prego.»
Piegai la testa a destra e sinistra, mi abbassai sul ginocchio destro, feci cinque piegamenti, e tentai anche di fare una flessione, ma non ci riuscii. Dovevo sprecare troppe forze. Spostai lo sguardo verso Harry: «Ci sono.»
Harry prese la rincorsa, ma quando fu a pochi metri da me lo fermai di colpo: «No, aspetta, aspetta!» Non fece in tempo a fermarsi, e cascammo tutti e due a terra. Minchia. 
Per la seconda volta in un giorno mi ero frantumata i coglioni.
«Ma sei rincoglionita?!» Disse sofferente massaggiandosi la testa.
«L’ho detto che era un’idea del cazzo.» Sussurrai con gli occhi chiusi scuotendo la testa.
«Però hai accettato.»
«Per forza Harry, siamo disperati. Guarda che minchia stiamo facendo. Basta, oramai siamo condannati. Io rimarrò per sempre nel tuo corpo, non potrò baciare Liam, non potrò trombare con Liam, non potrò avere figli con Liam, non potrò…»
«Ferma un attimo. - Mi puntò un dito contro - Allora è vero che ti piace Liam!»
Alzai gli occhi al cielo: «Ma dai? Anche i muri l’hanno capito, rincoglionito.»
«Credimi se ti dico che non è il tuo tipo.»
Aggrottai la fronte: «E perché mai? Lui è perfetto. E’ il tipo ideale di qualsiasi essere umano in questo mondo, compresi i maschi.»
«Nah, lui è troppo…troppo intelligente per te.»
«Parla colui che da piccolo aveva preso una bambola della sua vicina di casa, e l’ha buttata nello scarico del cesso, facendo intasare tutto.»
Aggrottò la fronte: «Uhm?»
Oh, strano che non capisse. Alcune volte avrei volentieri pagato uno strizzacervelli per capire che cosa si trovava dentro il cervello di Harry. «Era la mia bambola preferita, quella che cagava e pisciava, non ti ricordi?»
Stette qualche minuto a guardare un punto indefinito davanti a lui, per poi tirarsi una pacca sulla fronte: «Oh si, ora ricordo! Ero invidioso di quella bambola.»
Ora ero io a non capire un cazzo. Che minchia significava ‘Ero geloso di una bambola’?
Aggrottai la fronte: «Cosa?»
«Quella bambola cagava ed io non ci riesco tutt’ora. Ti sembra normale?»
Oh Gesù. Non risposi, limitandomi a mettere le mani sulla faccia, in segno di disperazione.
«Bene, adesso pensiamo a un altro modo per tornare normali.»
Sbuffai. Tanto sapevo che ogni tentativo sarebbe stato vano, e che saremmo rimasti così per sempre. Insomma, per quale motivo saremmo dovuti tornare normali da un momento all’altro? Non aveva un nesso logico. Beh, è vero che neanche questa storia ha un nesso logico, però…è diverso.
«Se ti tirassi una padellata in testa?»
Mi girai di scatto: «Sei fuori?»
«No, sono in casa.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Mi sedetti sul divano prendendomi la testa fra le mani. Poco dopo, sentii un peso accanto a me, segno che anche Harry si fosse seduto, e una mano poggiarsi sulla mia spalla. «Dai Viola, non preoccuparti, andrà tutto bene.»
«Lo spero, perché non ce la faccio più. E’ una vera merda essere nel tuo corpo.»
«Grazie.»
«No, sul serio. E poi profumo sempre di sandalo. Cristo santo, hai shampoo, bagnoschiuma, deodorante, dopobarba, nonostante tu non abbia neanche un minimo di barba, e… - annusai la maglietta che avevo addosso - e pure detersivo al sandalo.»
«Si, mi piace particolarmente il sandalo. E allora? E non è vero che non ho neanche un minimo di barba, se guardi bene...»
Continuai lasciandolo perdere: «Inoltre, porca di quella puttana, sono diventata stitica da un giorno all’altro, ho il mal di pancia perenne, sono costretta a sopportare un cazzone come te, e, come se non bastasse, questi cazzo di riccioli continuano a scendermi sugli occhi.»
«Per la stitichezza e il mal di pancia, mi dispiace, ma è una condanna, il fatto che tu debba sopportare un cazzone come me…mi sarei dovuto offendere, ma non ti do torto, per i capelli, se ti interessa, io uso sempre un cerchietto.»
Lo guardai negli occhi: «Sai che ti dico?»
Scosse la testa, e continuai: «Vaffanculo, te e il cerchietto.»
«Grazie.»
«Ma figurati, per così poco.»
«Sei sempre così gentile con me.»
«E’ perché mi sei simpatico.»
«Oh, capito.»
Sospirai: «Già.»
Calò il silenzio.
Gli tirai un braccio: «Harry.»
«Viola.»
«Posso andarmi a suicidare?»
«Normalmente risponderei affermativamente a una proposta del genere, solo che in questo momento sei nel mio corpo, quindi no, non te lo permetterò.»
Sbuffai: «Oh, fanculo.»
«Fanculo pure a te.»
Mi massaggiai le tempie sussurrando: «Che minchia di giorno è oggi?»
«Beh, ieri era lunedì. Quindi oggi è…» Con la coda dell’occhio vidi che iniziò a contare con le dita. Ommioddio.
Lo guardai attentamente: «Martedì.»
Schioccò le dita guardandomi come se avessi appena scoperto il fuoco: «Giusto!» 
Stavo per scoppiare a piangere dalla disperazione, ma mi immobilizzai immediatamente: «Harry.»
«Dimmi.»
«Se oggi è martedì, domani è mercoledì.»
«Beh…»
Lo interruppi tagliando corto: «Si te lo dico io, è mercoledì.»
Sbuffò: «Si ok, è mercoledì, e allora?»
«C’è scuola.»
«Si.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Cazzo.» Sussurrò senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. «Che facciamo?» 
Sospirai: «Non lo so. Se io faccio un’altra assenza o ritardo, Laritate mi uccide. E’ già tanto che non me l’abbia segnalata oggi.»
Fissava il pavimento.
Fissavo il pavimento.
«Oh, fanculo. Adesso andiamo a dormire, e domani vedremo che cosa fare.»
In fondo non era una cattiva idea, mi avrebbe fatto bene un po' di riposo. 
Mi alzai, convinta di andare su in camera di Harry, quando mi interruppe: «Dove credi di andare?»
Aggrottai la fronte: «In camera tua?»
Ghignò: «No, ci vado io in camera mia.»
Incrociai le braccia al petto: «Ma io sono nel tuo corpo.»
«Ma io sono Harry.»
«…Io sono più alta.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Socchiuse gli occhi: «Carta, forbici e sasso?»
«Ci sto.»
Ero sicura che avrei ottenuto il posto nel letto, a qualunque costo.


Vaffanculo. Vaffanculo e vaffanculo. Avevo perso. La sua mano aveva chiuso il mio pugno. 
Stavo per riuscire a convincerlo che non valeva, perché la mia mano era molto più grossa della sua. Cioè, la mano di Harry era molto più grossa della mia. Poi però mi tirò un pugno e decisi di lasciar perdere.
Dopo una buona mezz’ora passata a girarmi e rigirarmi su quella merda di divano in quel cazzo di salotto, constatai che non riuscivo a dormire. 
Mi girai a pancia in su osservando il soffitto. 
Perchè quel coglione doveva ottenere sempre tutto ciò che voleva? Era da diciassette anni che andava avanti così.
Sospirai.
D'un tratto, sentii un ronzìo nell'orecchio destro.
Mi girai di scatto e caddi giù dal divano, spiaccicandomi la guancia destra.
Dopo aver sussurrato un «porca troia» appena percettibile, mi alzai massaggiandomi il punto dolorante, e mi guardai intorno per capire da dove proveniva quel rumore.
Dovevo proprio essere rincoglionita, perchè solo dopo un po' mi accorsi che era buio e non potevo vedere un cazzo.
Cercai l'interruttore a tentoni, andando a sbattere praticamente dappertutto.
Non appena accesi la luce, passai circa un quarto d'ora a guardarmi intorno fino a quando, finalmente, notai una mosca sul tavolo della cucina, a pochi metri da me.
Sbarrai gli occhi. Era da anni che avevo la fobia delle mosche, in seguito a un'esperienza alquanto imbarazzante. 
Subito dopo, un’idea mi balenò per la mente. Certo, molto probabilmente non avrebbe funzionato però...potevo comunque provarci.
Raggiunsi la camera di Harry con in mano il manico di una scopa, accendendo tutte le luci possibili e immaginabili, visto che mi cagavo in mano di girare al buio da sola. E poi la mosca poteva essere in agguato dietro ogni angolo, pronta ad aggredirmi.
Aprii la porta: «Harry.»
Nessuna risposta.
Mentre mi avvicinavo picchiai il mignolo contro il comodino e, dopo aver bestemmiato in arabo, accesi la lampada e raggiunsi il suo letto. Iniziai a strattonargli il braccio: «Harry.»
Nessuna risposta, di nuovo. Ma che cazzo, prendeva anche sonniferi cagabene?
«Harry!» Gridai al suo orecchio.
Si alzò di colpo gridando: «Le patate assassine!»
Lo guardavo.
Si girò verso di me. Mi guardava.
Lo guardavo.
Poi aggrottò la fronte: «Ma che cosa fai con un manico di scopa in mano?»
Abbassai immediatamente lo sguardo sul manico di scopa, sussurrando: «Merda...»
«Viola, se sei sonnambula dimmelo così ti metto una camicia di forza e...»
Lo interruppi con un gesto seccato della mano: «Ma no, coglione.»
«Oh, aspetta. So che cosa vuoi fare. Mi stai chiedendo se voglio giocare a Quidditch, vero? Dio Viola, dovresti smetterla con questa fissa per Harry Potter.»
«Ma la vuoi piantare di sparare stronzate? Ho portato il manico di scopa perchè avevo paura che ci fosse qualche maniaco pervertito sulle scale.»
«Ok, tralasciamo questo fatto. Che cazzo vuoi allora?»
Mi grattai la nuca: «Ehm, beh…ecco io, posso…posso dormire con te?»
Spalancò gli occhi: «Cosa?!»
Alzai gli occhi al cielo: «Posso dormire con te?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Per quale fottutissimo motivo dovresti dormire con me?»
«Io… - sospirai sconfitta - ho paura.»
Alzò un sopracciglio: «Paura?»
Annuii. 
Cercava di trattenere una risata: «E di cosa hai paura?»
«Ecco...ho sentito un ronzìo, e...io...»
«Tu...?»
«Ho paura delle mosche.»
Mi guardò attentamente.
«Delle mosche.»
Annuii.
Mi guardava.
Lo guardavo. 
«Viola, ragioniamo su questa cosa. Mi vieni a svegliare nel cuore della notte chiedendomi se puoi dormire con me perché hai paura delle mosche.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«E va bene, dai. Vieni, idiota.» Sbuffò spostandosi verso destra per farmi spazio.
Sorrisi trionfante e mi infilai sotto le coperte accanto a lui. 
«Pirla, lascia fuori questo.»
Solo in quel momento mi accorsi che avevo portato il manico di scopa sotto le coperte: «Oh, hai ragione.»
Lo lasciai cadere a terra e, dopo aver chiuso gli occhi, dissi: «Però domani si gioca davvero a Quidditch.»






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
oh, stavolta ho aggiornato presto. mi meraviglio di mè stessa, oh.
ehm, che dire. ecco a voi un altro capitolo idiota, come tutti gli altri lol
no gente, io sono troppo in ansia per la scuola...dio santo. non ho nemmeno iniziato i compiti HAHAHHAHAHAHAHAHAHAHHA ma che cazzo rido? sono proprio nella merda.
ok. grazie se recensirete il capitolo. ciao lkjhghjk


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Capitolo 13
*** I kill you. ***







( 13 )



I KILL YOU.



 

Aprii gli occhi, e per un momento credetti che tutto ciò che era successo il giorno prima fosse stato solo il risultato della mia mente contorta, incapace di ragionare per il fatto di trovarmi insieme ad Harry.
Ma nel momento in cui realizzai di essere sdraiata a pancia in giù, con accanto me stessa...capii che purtroppo quella era la pura realtà.
Stavo per alzarmi, pronta ad affrontare un'altra giornata di merda, ma sentii qualcosa che stringeva la mia mano destra. Immediatamente lanciai un'occhiata in quella direzione, e vidi Viola, me stessa, cioè Harry, che stringeva la mia mano, cioè quella di Harry.
In poche parole, ero mano nella mano con Harry.
Staccai immediatamente la mano urlando, facendo svegliare di soprassalto quella bestia che si trovava al mio fianco.
«Ma ti sei completamente rincoglionita?!»
«Dimmi perchè mi stavi tenendo la mano.»
«Eh?»
«Suca. Dimmi perchè mi stavi tenendo la mano!»
Aggrottò la fronte: «Ti stavo tenendo... - buttò una mano sulla fronte - oh, ma certo!»
«Sai, credo proprio di aver capito che cosa volevi fare. - gli puntai un dito contro - tu volevi stuprarmi.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Viola, ti sei svegliata male o ti sei fumata tre dosi di crack di fila?»
Agitai una mano con impazienza: «Su, dimmi per quale fottutissimo motivo mi stavi tenendo per mano.»
«Questa notte ti sei svegliata di colpo gridando. Hai detto di aver sentito un ronzìo. Io ti ho risposto che era solo una mosca, ma tu hai iniziato ad agitarti come un armadillo con la rabbia, ti sei avvinghiata a me e mi hai chiesto di tenerti per mano altrimenti non riuscivi a dormire.»
Tirai su col naso: «Io ho fatto questo?»
«Ebbene si.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Bene. Mi sono appena sputtanata di fronte alla persona che ha passato diciassette anni a sputtanarmi, e lo farà per il resto della sua inutile vita.»
«Tu ti fai veramente di crack. E anche di quello scadente.»
Agitai una mano: «Si si, ok, sei simpaticissimo come al solito. Ora prepariamoci, che dobbiamo andare a scuola.»
Sbarrò gli occhi: «A scuola?!»
«Si, a scuola.»

Ero seduta sul divano in salotto, osservandomi cautamente intorno per vedere se c'era traccia della mosca. D'un tratto sentii una vibrazione. Ma che cazzo…?
Oh, porca puttana. Mi alzai di scatto e corsi in cucina: «Harry cazzo, il terremoto!»
Aggrottò la fronte: «Cosa?»
«Il terremoto!»
Spalancò gli occhi e mi seguì gridando, raggiungendomi sotto il tavolo della cucina. 
Silenzio. 
«Viola…sei sicura che era il terremoto?»
«Si, si, sicuriss…»
Fui interrotta da un’altra vibrazione: «Oh porca puttana, ancora!»
Mi accovacciai ancora di più abbracciando Harry, che invece rimase immobile.
Tirò un sospiro: «Viola.»
«Si?»
«Levati di dosso.»
Cosa? Brutto pezzo di merda. Mi staccai, offesa, farfugliando: «Minchia, c’era il terremoto…»
Scosse la testa sbuffando esasperato, per poi mettere una mano nella tasca posteriore dei miei jeans, e tirare fuori un cellulare, che vibrava. 
Mi guardava.
Lo guardavo.
Oh, merda. «Non…non era il terremoto?» chiesi.
«No.»
«Era solo…la vibrazione del telefono?»
«Già.»
Annuii serrando le labbra e abbassando lo sguardo: «Che figura di…»
«…merda, si.» mi interruppe Harry. Ghignò, e si portò il telefono all’orecchio: «Pronto?» per poi subito dopo sgranare gli occhi e passare il telefono a me.
Guardai il telefono, poi Harry, poi il telefono, e poi di nuovo Harry: «Ma che minchia hai? E’ il tuo telefono.»
«Si, ma tu hai la mia voce, idiota.»
«Oh cazzo, hai ragione. - allungai una mano per prendere il telefono - Ma chi è?»
«Liam.»
Ritirai la mano e sbarrai gli occhi: «Liam?!»
«Viola, ti prego.»
«Non se ne parla neanche.»
Mise in vivavoce, e disse: «Si Liam, sono Viola, solo un momento. Harry sta…sta cagando.»
«Ma non era stitico?» disse Liam. 
Scoppiai a ridere tenendomi la pancia con una mano, e Harry mi tirò un pugno sul braccio sussurrando: «Se non rispondi a questo telefono giuro che te lo infilo nel...»
«Va bene, va bene.»
Presi il telefono sbuffando, e tolsi il vivavoce: «Liam?»
«Harry, amico! Hai bisogno di un passaggio?»
«Ehm…un passaggio?» chiesi guardando Harry, che fece ‘no’ con la testa.
«No no, sono a posto così. Grazie Liam.»
«Uhm, ok. Ma…posso farti una domanda?»
«Oh beh, dipende dalla domanda.» feci una risatina nervosa che, allo sguardo omicida di Harry, bloccai subito.
«Quella ragazza, Viola mi pare…ma è normale?»
Oh, merda. Questo era stato un colpo basso. «Ehm...beh…ecco…cazzo. Liam, non ti sent…la lin…non funzion…» e terminai la chiamata.
Alzai lo sguardo su Harry, e vidi che stava tentando di trattenere una risata: «Hai fatto finta che la linea non funzionasse.»
Annuii: «Si.»
«E che cosa ti ha detto?»
Farfugliai: «Chiesto…Viola…normale…»
«Cosa?!»
«Mi ha chiesto se Viola è normale.» mormorai.
«Non ho sentito.»
«Mi ha chiesto se Viola è normale, ok?! Oh, porca troia. Se non ci senti vai all’amplifon, fanno le visite gratuite.»
Scoppiò a ridere dimenandosi a terra, dicendo: «Ti ha chiesto se tu sei normale?»
«Oh, fanculo.»

Dopo essere usciti di casa, iniziai a incamminarmi verso scuola, ma Harry mi fermò: «Dove stai andando?»
«Non saprei…a scuola magari?» dissi sarcastica.
«Si, ma non ci andremo a piedi.»
«E come vuoi andarci? Volando?»
Annuì: «Ti ho promesso che avremo giocato a Quidditch, no?»
Mi si illuminarono gli occhi: «Davvero?»
«Ci andremo con la mia macchina.» sospirò seccato.
Alzai gli occhi al cielo: «Bene, Harry. Con la tua macchina. Ma permettimi di chiedere una cosa… - gridai - chi minchia guida?»
«Io, idiota.»
Gli puntai un dito contro: «Tu?»
«Io.»
«Tu non hai la patente.»
«Certo che ho la patente.»
Sospirai esasperata: «Tu, Harry Styles, hai la patente, ma Viola Hastings no.»
«Beh, ma so guidare.»
«Ma non dire stronzate, che se ti beccano guidare senza patente ci mettono in prigione.»
Sbuffò: «Non ci metteranno in prigione.»
«Harry, non voglio rischiare.»
«Vuoi stare tranquilla? Andrà tutto bene.»
«L’ultima volta che mi hai detto così mi sono ritrovata nel tuo corpo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Allungai una mano: «Dai, dammi queste cazzo di chiavi.»
«No.» 
«Si.»
«No.»
«Si, porca puttana!»
«No, porca troia!»
Gli diedi uno spintone, e, involontariamente, le chiavi che teneva in mano caddero nel tombino di fronte a noi.
Guardava il tombino.
Guardavo il tombino.
«Cazzo.» sussurrò chiudendo gli occhi.
«Cazzo, si.» concordai.
«Viola?»
«Si?»
«Io ti ammazzo.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Senza pensarci due volte, mi girai e iniziai a correre verso scuola.






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ok. sto aggiornando in fretta, vero? siete contente di me, vero? ok, basta.
ehm...non so che dire. spero vi piaccia il capitolo.
grazie come al solito per le recensioni, siete splendide. ciao ragazze lkjh

 


 

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Capitolo 14
*** In the mess. ***







( 14 )



IN THE MESS.




 
Eccolo là. 
Liam Payne.
In tutta la sua bellezza.
Dio. 
Guardate con che classe stava appoggiato all'armadietto.
Guardate con che classe si passava una mano fra i capelli.
Guardate i muscoli che si intravedevano sotto quella maglia bianca.
Guardate il suo...
«Viola.»
Sbuffai fissando sempre Liam in lontananza: «Che minchia vuoi?»
«Se continui a fissarlo così, la gente crederà che Harry Styles desidera una trombata selvaggia con il suo migliore amico.»
Distolsi immediatamente lo sguardo da quel ben di Dio: «Hai ragione, scusa.»
Subito dopo, passò un gruppo di cheerleaders, e questa volta fu il mio momento di rimproverare Harry: «Così invece sembrerà che Viola Hastings desideri una mega orgia con un gruppo di cheerleaders.»
«E allora?»
«E allora sembrerei leggermente sull’altra sponda.»
«Tanto sanno tutti della tua non eterosessualità, nessuno ti ha mai vista con un ragazzo.»
Gli tirai un pugno dritto in pancia, che lo fece piegare in due.
«Sei proprio uno stronzo.»
Tornai a guardare il punto in cui fino a pochi secondi prima c’era Liam, ma era sparito. Vaffanculo.
Sbuffai e, tenendo lo sguardo fisso in un punto indefinito davanti a me, chiesi a quell’animale: «Che minchia facciamo?»
«Viola, credo che tu mi abbia spostato la vagina.» 
Spostai lo sguardo su Harry, e notai che era ancora piegato in due dal dolore. 
«Non osare parlare della mia vagina. - gli tirai uno scappellotto dietro al collo - E alzati, razza di deficiente.»
«Vai a cagare.»
Lo fulminai con lo sguardo. Sapeva che non doveva parlare di merda in mia presenza, lurido pezzo di stronzo.
Stavo per tirargli un altro pugno, quando passò Laritate che mi rivolse uno sguardo indignato: «Come osi picchiare una ragazza dolce e fragile come Viola? In punizione, Styles!»
Oh no, porca troia. Se solo avessi potuto spiegare a Laritate che in realtà era Viola che stava per sferrare un bel gancio destro a Harry, mi avrebbe costruito una statua e l’avrebbe messa all’entrata della scuola, al posto del pony castrato.
Abbassai lo sguardo sospirando: «Si, signore.»
Notai Harry al mio fianco che stava a stento trattenendo una risata, che però non passò inosservata a Laritate. Così, dopo avergli lanciato un’occhiataccia: «Fossi in te non riderei ancora per molto, visto che, dopo l’assenza di ieri, sto per mettere in punizione anche te.»
Sbarrò gli occhi: «Che cosa?!»
«Hai sentito benissimo. Ma ora basta, non ho tempo per voi. Fra cinque minuti inizia ‘Toy Story’, e non voglio assolutamente perdermelo. Sapete, il mio personaggio preferito è Woody. E ricordate, viva i cowboy!» 
«Toy Story? A che razza di idiota potrebbe piacere Toy Story?» sussurrai guardando Laritate che si allontanava. 
«Liam vive per quel film.»
Sbarrai gli occhi e mi schiarii la voce: «Ehm, volevo dire…quel film è davvero fantastico.»
Scosse la testa ghignando: «Idiota.»
Stavo per ribattere, ma fui interrotta dal suono della campanella.
Prima di dirigermi verso la classe di letteratura, presi Harry per un braccio: «Ci vediamo dopo in mensa.»
Lui sbarrò gli occhi e con uno strattone si liberò dalla mia presa: «Ma sei fuori di testa?»
Al mio sguardo confuso, sbuffò seccato: «Harry Styles non può essere visto insieme a Viola Hastings. Mi rovinerei la reputazione.»


*Harry’s pov*
«Giuro sulle tette di Megan Fox che se mi fai fare figure di merda ti svergino con una forchetta.» sussurrai osservando Viola in lontananza, mentre si guardava intorno come un piccolo opossum in mezzo al deserto che aveva appena perso la mamma. Eravamo in mensa.
Sbuffai pensando per l’ennesima volta a quanto fosse idiota quella ragazza. Davvero, mai conosciuto una persona che potesse eguagliarla in rincoglionimento. 
«Ehi, Viola!» i miei pensieri furono interrotti da una vocina alquanto fastidiosa.
Girai la testa di scatto e mi trovai di fronte una ragazza con dei liscissimi capelli rossi, enormi occhi scuri e un fastidiosissimo sorriso stampato sulla faccia.
Alzai un sopracciglio: «E tu saresti…?»
La ragazza scoppiò a ridere, per poi tornare seria tutto d’un colpo: «Stai scherzando?»
Mi guardava.
La guardavo.
Scoppiò a ridere più forte di prima tirandomi una pacca sulla spalla: «Sei troppo forte, troppo.»
Uccidetemi.
Quando riuscì a smettere di ridere mi chiese abbassando lo sguardo su di sé: «Com’è il mio look?»
La squadrai da capo a piedi. Cerchietto verde con una fetta d’anguria a lato, orecchini con pendenti a forma di anguria, maglia e pantaloni verdi con qualche anguria qua e là, il tutto completato con una giacca rossa che non poteva assolutamente passare inosservata.
La guardai negli occhi: «Una merda.»
Mi guardava.
La guardavo.
Per evitare che scoppiasse di nuovo a ridere, la fermai con un gesto della mano: «No. Scherzavo. E’ bellissimo.»
Dopo avermi rivolto un sorriso battendo le mani convulsamente, iniziò a spiegarmi come aveva realizzato quei ‘meravigliosi’ vestiti con le angurie. Alzai gli occhi al cielo e rispostai nuovamente lo sguardo su Viola, vedendo che era di nuovo in piedi, nello stesso punto di prima, con lo stesso sguardo da opossum disperato, con un vassoio pieno di cibo in mano.
Qualcuno mi passò una mano davanti agli occhi: «Ohi? Terra chiama Viola. Sei con noi?»
La guardai: «Eh?»
Alzò gli occhi al cielo sorridendo: «Sciocchina. Ho detto, meglio essere originali come me che uguali a tutti gli altri, no?»
«Uhm, si. Certo.» Annuii distrattamente senza neanche aver capito quello che mi aveva detto, per poi tornare a guardare Viola.
La ragazza, di cui ancora non conoscevo il nome, nonostante stesse parlando da ormai non so quanto tempo, seguì il mio sguardo farfugliando: «Che cosa stai guard…oh, ma certo.»
Mi girai verso di lei e vidi che mi stava guardando con un sorriso da ebete: «Allora, com’è vivere con Harry Styles?»
Mi schiarii la voce: «Ehm, beh…»
«Dio Viola, non sai quanto ti invidio. Non oso immaginare che figata è stare nella stessa casa di Harry Styles. Si dice che lui giri nudo per casa, è vero? No perché se fosse davvero così, ti imporrei di invitarmi da voi per fare ricerche, o cazzi vari. Allora?»
Aggrottai la fronte: «Allora cosa?»
«Davvero gira nudo per casa?»
«Oh, beh…»
«Comunque non capirò mai il motivo di tutta l’avversione che hai contro di lui.»
«Ecco…»
«Tu dici sempre ‘se fosse piacevole interiormente quanto lo è esteriormente, la mia vita sarebbe completa’.»
«Oddio santo, la smetti di interrompermi?!» sbottai, per rendermi subito dopo conto di ciò che aveva appena detto: «Un momento. Che hai detto?»
«Ho detto che tu dici sempre che Harry è tanto bello quanto è stronzo. Ma insomma, non sarà poi così male, no?»
«Lei dice questo? Viola dice che sono bello?»
«Si, Viola dice anche che…ma perché stiamo parlando di te in terza persona?»
Cazzo. «Scusa, hai ragione. E che altro dico su Harry?»
«Beh…dici che è un bellissimo ragazzo, con degli occhi meravigliosi, due fossette carinissime, e un culo da… - aggrottò la fronte - perché stai sorridendo?»
Feci spallucce: «Oh nulla, così.»
Ma nel momento in cui guardai Viola, sbarrai gli occhi. 
Veronica, avvinghiata a Viola. 
Veronica, che diceva qualcosa nell’orecchio a Viola.
Viola, che sgranava gli occhi e faceva cadere rumorosamente il vassoio a terra.
Viola, che correva fuori dalla mensa gridando imprecazioni del genere ‘Schifosa troietta assatanata.’
Ecco. Figura di merda numero uno. Più tardi le avrei messo le mani addosso.
«Oh, porca puttana.» sussurrai appoggiando la fronte sul tavolo.
Subito dopo però, sentii qualcuno sedersi accanto a me e poggiare una mano sulla mia spalla: «Viola, tutto a pofto?»
Aggrottai la fronte. Pofto? Che minchia è pofto?
Mi alzai e guardai alla mia sinistra, trovandomi davanti un ragazzo dagli occhiali grossi come due campane, e i capelli tirati indietro da enormi quantità di gel. 
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Viola? Che suff…che suffed…che hai?»
Oh, santa maria vergine. 
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scrollò le spalle e guardò l’altra ragazza: «Ehi Harper.»
Harper ricambiò con un cenno: «Marcel.»
Marcel si girò nuovamente verso di me, dicendo: «Voglio farti vedere una cofa.» 
Iniziai a pensare male. Stavo per fermarlo, quando vidi che infilò una mano nella tasca destra del suo gilet, e tirò fuori un pezzo di carta tutto spiegazzato. «Ehm, è un po’ rovinato…afpetta.»
Appoggiò il foglietto sul tavolo e iniziò a tirarlo ai lati peggiorando la situazione, visto che causò uno squarcio sul lato destro. 
Mi guardava.
Lo guardavo.
Serrò le labbra e si grattò la nuca imbarazzato: «Comunque, - mise il foglietto di fronte a me - vedi, quefto fono io, e quefta…no, un momento. Quefto fono io e…oh, miseriaff…miseriaff...cavolo.»
Guardai Harper, che scosse la testa esasperata. 
Stavo seriamente pensando di prendere il vassoio di Harper e tirarmelo in testa per tentare di provocarmi autonomamente una commozione cerebrale, quando fui interrotto dalla voce squillante di un altro ragazzo. Ma nel momento in cui alzai lo sguardo, sbarrai gli occhi e sussurrai: «Oh, cristo.»
Un ragazzo con capelli biondi chiarissimi tenuti da una fascia rosa, che portava una felpa grigia, dei pantaloncini di jeans corti fino a metà coscia, degli scaldamuscoli rosa e scarpe bianche da ginnastica.
«Ehi ragazzi! Come va? Mi è appena venuta in mente una bellissima coreografia. Rimanete con me perché sarò molto veloce. E cinque, sei, sette, otto…vedi Marcel, tu farai lo shimmy, Viola le pirouette, dopo di che ci sarà Harper, che farà le spaccate. Poi ci sarò io insieme a Liam, che rimarrà esattamente dov’è perché lui è per-fect.»
«Complimenti Leeroy, è bellissima.» sorrise Harper.
«Già, molto.» aggiunse Marcel.
Leeroy si sedette tutto contento fra Marcel e Harper, e mi sorrise: «Ciao Violetta.»
Lo guardavo con gli occhi sbarrati.
Mi guardava sorridendo.
Lo guardavo con gli occhi sbarrati.
Mi guardava sorridendo.
Il nostro profondo dialogo fu interrotto da Marcel che aprì la sua lattina, inondando di coca-cola tutta la maglietta con le angurie di Harper, che sbottò: «Porca puttana Marcel!»
«Oh merda, fcufa Harper. Mi dispiafe, non volevo, io…»
Leeroy, che non si era accorto di nulla, si alzò di scatto facendo quasi ribaltare la panca su cui eravamo seduti tutti e quattro: «Madre di dio, Liam sta arrivando.»
Iniziò ad agitarsi come una foca in preda alle convulsioni, convinto che quelli fossero davvero dei passi di danza, e tirò una manata in faccia a un ragazzo che passava di lì, facendo cadere il vassoio che teneva in mano. Il cibo contenuto nel vassoio di sparse per terra, facendo scivolare altri tre o quattro ragazzi che ci passarono sopra. Subito dopo Leeroy gridò: «Harper, tu dovresti fare le spaccate! E tu Viola…oh no, Viola tu prima con le pirouette e poi Harper. Era così vero? Cazzo, non mi ricordo più. Merda, ho detto cazzo. Porca troia, ho detto merda. Porca puttana, ho detto...oh, fanculo.»
In quel momento, Viola mi sembrò la ragazza più intelligente di tutto l’universo.





EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
eccomi. com'è il capitolo? lol e si, harper è l'amica di alex nei maghi di waverly. poi ci sono leeroy, marcel e veronica. harvey e johnny ovviamente saranno più avanti. è da quando è uscito il video di best song ever che volevo inserire i loro personaggi nella ff lkjhg
avete visto this is us? io nella scena della scorreggia stavo morendo HAHAHAHAHAHAHAHAHA e niall 'dovete ritenervi fortunati che quando scorreggio lo dico.' omg, è il numero uno.
ok, basta. spero vi piaccia il capitolo. ciau lkjhgf

 



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Capitolo 15
*** The punishment. ***







( 15 )



THE PUNISHMENT.



 
 
Viola’s pov.
«Ma tu guarda quella puttana.» sussurrai scuotendo la testa. 
Ero in un corridoio da sola, appoggiata agli armadietti aspettando che qualche gramo cristo aprisse la sala delle punizioni. Ed ero appena uscita dalla mensa, perché quella guida vivente del kamasutra mi aveva appena scandalizzata. Io, Viola Hastings, ero stata scandalizzata. E non era una cosa da poco.
Questo non sarebbe mai capitato se non mi fossi trovata di punto in bianco nel corpo di Harry. Tirai un pugno sugli armadietti per il nervoso, per poi massaggiarmi subito la mano destra con una smorfia di dolore.
Appoggiai allora la fronte sugli armadietti, e tirai una leggera testata. 
Dio, non ce la facevo più a stare in quel corpo di merda.
Altra testata.
«Ehi Harry!»
Essere un maschio era un incubo.
Altra testata.
«Harry?»
Poi essere Harry peggiorava il tutto.
Altra testata.
«Harry!»
Sbuffai infastidita. Ma chi era quel coglione che non rispondeva?  
Oh porca troia, ero io Harry.
Mi guardai intorno, e il mio sguardo si posò su un ragazzo.
Liam.
Fra pochi secondi Liam James Payne sarebbe arrivato lì, fermamente convinto di avere di fronte il suo migliore amico.
«Ehi, amico.»
Neanche feci in tempo a guardarlo in faccia che mi arrivò una sonora pacca sulla spalla, la quale mi fece leggermente sbilanciare. 
Ogni gramo cristo per salutare qualcuno direbbe semplicemente ‘ciao’, o un abbraccio, o il cinque, o altre stronzate varie, ma perché quelle minchia di sberle?
Maschi. Masochisti del cazzo.
Dopo aver sussurrato un ‘ahi’, rimasi a fissare quel dio greco in silenzio. Cosa dovevo dire? Di che minchia parlavano i maschi? Harry parlava solamente di tette, culi e porcate varie. 
«E-ehi, Liam. Che…che ci fai qui?»
«Oh, niente. Ero in mensa, ma è successo un casino. Vedi…a quanto pare un ragazzo biondo con degli strani vestiti ha iniziato ad agitarsi, forse aveva mangiato qualcosa che non ha digerito, non so…brutta cosa, comunque.»
Un ragazzo biondo con degli strani vestiti…oh porca troia. Leeroy. 
«E a te invece, che succede? Come mai stavi prendendo a craniate un armadietto?» aggiunse Liam.
«Oh no, nulla. Nulla di importante.»
«Harry, se c’è qualcosa che non va, io sono qui. Sono tuo amico.»
«Si…grazie Liam.»
«Posso fare qualcosa per te?»
Oh Liam, potevi fare di tutto per me. Feci spallucce: «Un abbraccio andrà più che bene.»
Liam ghignò: «Ma certo amico.» e mi strinse tirandomi, di nuovo, delle sonore pacche sulla spalla.
Troia eva. Stavo abbracciando Liam Payne. 
Controllati Viola, controllati.
La mia mano, che era appoggiata sulla sua spalla destra, scivolò lungo la sua schiena, sempre più giù…quando Liam si staccò di colpo schiarendosi la voce: «Ok, amico. Ora…io vado…si. Ciao.»
«Ciao Liam.» lo salutai trasognata.
Lo fissai mentre si allontanava, e, all’ultimo momento, si girò: «Sicuro di stare bene?»
«Si… - mi schiarii la voce uscendo dal trance - si si, tutto ok.»
«O-ok. Allora…ciao.» Poi sparì dalla mia vista.
Mi strofinai gli occhi con la mano destra, e sussurrai: «Figura di merda numero due? Fatta. Harry mi ucciderà, ne sono sicura.»
«Viola Hastings!»
Dallo spavento gridai: «Oddio santissimo!»
Mi girai tenendo una mano sul petto, e vidi Harry che veniva verso di me: «Sai Viola, dobbiamo seriamente affrontare un discorso sulle compagnie che scegli di frequentare.»
Alzai le sopracciglia, incredula: «Io? Io devo stare attenta alle persone che frequento? Sai, io non ho come ragazza una troia ninfomane con le tette finte, che mi descrive per filo e per segno una posizione del kamasutra che va al di là di ogni capacità umana.»
«Tutto ciò che hai detto è un’enorme stronzata. Tranne per le sue tette certo, quelle sono davvero finte. E comunque ti consiglio di non sottovalutare le capacità umane, perché ti assicuro che io ho provato tutte le posizioni che sono state scoperte finora. Anzi, forse ne ho anche inventate un paio.»
Spostai lo sguardo con una smorfia di disgusto: «Sei rivoltante.»
Ghignò, per poi tornare serio: «Ma tu che stavi facendo qui?»
Sospirai appoggiando la nuca sugli armadietti: «Stavo aspettando che qualche pirlone venisse ad aprire questa cazzo di porta.»
«Ma questa porta è sempre aperta.»
«Fidati, non lo è.»
«Impossibile.»
Alzai lo sguardo e spinsi la maniglia della porta: «Non si apre, vedi? Non succede un cazzo!»
Appoggiò una mano sulla mia spalla: «Viola, calmati. Per forza non si apre, c’è scritto ‘tirare’.» 
Tirò la maniglia della porta, facendola magicamente aprire. 
«Bene. Altra figura di…»
«…merda. A quanto siamo per adesso, tre?»
In teoria erano quattro, contando anche quella con Liam. Ma sarebbe stato meglio non dirlo, così mi limitai ad annuire.
Una volta entrati, mi diressi verso un banco in fondo all’aula decisa a sedermi, ma Harry mi fermò: «Fossi in te non lo farei.»
Mi girai seccata: «E perché no?»
«Lì ci ho trombato Angelina.»
Sbuffai schifata e raggiunsi quello davanti: «Neanche quello.»
«C’è un cazzo di angolo di questa stanza in cui non ti sei scopato qualcuno?»
«Beh si, c’è quello spazietto accanto al cestino.»
«Sei serio?»
Ghignò: «No, pirla. Questo banco non è contaminato se ti interessa.»
Indicò un posto di fronte alla cattedra, e andai a sedermi lì sbuffando. Poco dopo Harry si sedette accanto a me e appoggiò i piedi sul banco. Messa così sembravo una vera mafiosa, cavolo. Mancava solamente un gatto da accarezzare mentre dicevo ‘ti farò un'offerta che non potrai rifiutare’.
I miei pensieri su ‘il padrino’, o nel mio caso sulla madrina, furono interrotti dalla provocazione di Harry: «Comunque sono simpatici i tuoi amici.»
«E la tua ragazza è davvero carina.»
«Oh, a proposito, tanto per sapere…che ti ha detto di tanto scandaloso?»
«Questo è fin troppo anche per te, credimi.»
«Oh, cavolo. Comunque non è la mia ragazza, è soltanto una delle tante con cui ho scopato.»
Sbottai: «Ma si può sapere quante ragazze ti sei scopato in tutta la tua vita?!»
«Sinceramente non so il numero...ma potrei elencarti quelle che mi ricordo. Allora, c’era Ashley, poi Alicia, Alexis, Alexandra, Astrid…»

«…Abbie, Adelaide, Agatha, anche un’Aleesha se non sbaglio, poi Abeba…»
«Abeba? Oh cristo, dove l’hai trovata? E poi, madre di dio, siamo qui da un quarto d’ora e non sei ancora passato alla b. Ti sei praticamente scopato mezzo mondo.»
Ghignò, e poi mi chiese: «E tu?»
Sospirai esasperata: «Io cosa?»
«Scommetto che sei vergine.»
«Non è vero.»
Spalancò gli occhi: «Davvero?»
«Sono nata a luglio, quindi sono cancro.»
Scoppiò a ridere: «Quando sei cretina. Immaginavo che non fossi seria.»
«Fanculo.»
«Comunque, quel Martel…»
Alzai gli occhi al cielo: «Marcel.»
«Si, fa lo stesso. Credo sia innamorato di te. Cavolo Viola, tu si che fai strage di cuori. Ti vedo bene con un nerd.»
Spalancai gli occhi: «Non dirmi che ti ha fatto vedere il fotomontaggio di me e lui sulla luna.»
Aggrottò la fronte: «Oh si, adesso che ci penso mi sembra di aver visto qualcosa del genere…sai, nella fretta di farmi vedere quella minchia di foto ha strappato tutto. E…il biondino? Quello che sembra un enorme cotton fioc?»
«Leeroy? Ti prego, non dirmi che si è messo a ballare.»
«Beh, se quegli strani movimenti possono essere considerati passi di danza allora si, ha ballato. E ha anche rischiato di mandare cinque persone in infermeria.»
Nascosi la faccia tra le mani. Dio, Leeroy.
«Ma tu sai che cosa si fuma quel ragazzo? Mi interessa, davvero.»
Gli lanciai un’occhiataccia, e continuò a parlare: «Invece la ragazza, quella con il debole per le angurie, com’è che si chiama?»
«Harper.»
«Si, Harper. Beh…mi sembra di aver capito che è una mia grandissima fan.»
Oh, cazzo. 
Lo guardai attentamente negli occhi: «Che cosa ti ha detto?»
Scrollò le spalle: «Oh, nulla. Mi ha chiesto se giro per casa nudo, e in quel caso di invitarla assolutamente, e…mi ha anche accennato qualcosa sul fatto che io sia un bellissimo ragazzo, con degli occhi meravigliosi, due fossette carinissime, e un culo da…beh, in effetti il culo non me l’ha detto. Ma potresti completare tu la frase, non credi?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Cazzo.» 
«Cazzo, davvero. Ti ha sputtanata alla grande.»
Stavo per abbassarmi e scavare una fossa nella quale rinchiudermi per il resto della mia inutile vita, quando il professor Piton entrò senza dire una parola. Si diresse verso l’armadio accanto alla cattedra, prese due enormi libri rilegati in cuoio nero e li appoggiò rumorosamente, uno sul mio banco e l’altro su quello di Harry, il quale si ribaltò all’indietro, visto che aveva ancora i piedi appoggiati lì sopra.
Scoppiai a ridere accasciandomi sul banco, ma mi zittii subito quando Piton mi tirò una quadernata in testa: «Andate a pagina trecentonovantaquattro.»
Andai in fretta e furia alla suddetta pagina, per paura di ricevere un’altra quadernata.
«Styles.  - disse Piton d’un tratto - Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?»
Spalancai gli occhi: «Un cosa, in un cosa?!»
Un’altra quadernata dritta in fronte: «Ignorante. Sapete qual è la differenza tra napello e luparia?»
Oh, questa la sapevo. Alzai la mano di scatto, ma Piton non mi degnò nemmeno di uno sguardo: «Nessuno dei due? Davvero deludente. Andate a pagine trecentonovantaquattro.»
«Ehm, professore…napello e luparia sono la stessa pianta, nota anche come aconito.»
Una terza quadernata di nuovo in fronte: «Sei per caso stato interpellato?»
«No, signore.»
«Bene.»
«Signore, posso farle una domanda?»
«No.»
Harry tentò di camuffare una risata, ma non passò inosservata al professore, che gli tirò una quadernata.
«Ti sta bene.» sussurrai, beccandomi un’occhiataccia da parte di Harry, e un’altra quadernata da parte di Piton. 
«Lei ce l’avrà sempre con me, vero?» mi lamentai massaggiandomi il punto colpito.
Piton, impassibile, si girò verso di me: «Sempre.»*
Poi aggiunse: «Come antidoto alla vostra ignoranza voglio entro la fine dell’ora un tema lungo quattro facciate sulle caratteristiche del bezoar.»
«Che cosa?!» gridammo all’unisono io ed Harry.
Ecco l’ennesima quadernata per me, e la seconda per Harry: «Andate a pagina trecentonovantaquattro.»


*In Harry Potter e i Doni della Morte c'è una famosa battuta di Piton, in cui dice 'Sempre.' lol





EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
wèè. mai aggiornato così in fretta, giuro lol
no, ok. 
vi lascio con una gif del caro severus piton. ciau lkjhg

 



 
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Capitolo 16
*** The sexy kebabbara. ***







( 16 )



THE SEXY KEBABBARA.

 



«Idiota.» Sussurrai scuotendo la testa mentre Harry si stava abbuffando di cibo. Che schifo. Manco fosse a digiuno da tre anni. 
Eravamo da Zayn’s kebab, la pizzeria ristorante dove lavorava Zayn, che era dietro al bancone che passava uno straccio qua e là.
«Viola, così rischi di soffocare.» sghignazzò scuotendo la testa.
«Almeno soffocasse.» sospirai poggiando il mento sulla mano chiusa a pugno.
«Vai a cagare!» disse Harry con la bocca piena. Ribadisco, che schifo.
«Quante cazzo di volte ti ho detto che non devi parlare di merda davanti a me?» sbottai esasperata.
Mi zittì con un gesto della mano, tornando ad abbuffarsi come un babbuino. Lo guardai con una smorfia di disgusto, per poi spostare lo sguardo sul moro davanti a me. 
Dio, era così sexy. Con tutti quei tatuaggi...era troppo per me. Mi soffermai a guardare quelli che aveva sul petto, che si vedevano da sotto l’attillata maglietta bianca che portava. Oh, gesù cristo.
Il mio stato di trance fu interrotto proprio da Zayn, che si guardò la maglietta aggrottando la fronte: «Harry, ho…qualcosa che non va sulla maglia?»
«Eh? - mi schiarii la voce - cioè, no, no. E’ perfetta.»
Annuì ancora confuso, rispostando lo sguardo su Harry. Per evitare di ripetere la stessa figura di merda, guardai anche io Harry, e notai che aveva del ketchup sul naso.
Sbuffai: «Har…Viola, sei sporca sul naso. Fai vomitare.»
«Oh, sul serio? Cazzo.»
Allungò una mano per prendere un tovagliolo, ma Zayn lo fermò, dicendo in modo suadente: «Oh no, Violetta cara. Ci penso io.» 
Prese un tovagliolo e iniziò a pulire Harry delicatamente. 
Harry lo fissava terrorizzato.
Zayn sorrideva in modo provocante.
Io stavo per scoppiare a ridere.
Cioè, Zayn ci stava provando con Viola, che in realtà era Harry. Che scena epic…
Un momento. Se Zayn al posto di Harry vedeva Viola, voleva dire che vedeva me. Quindi ci stava provando con me. Oddio santo. Viola, calmati. Viola, non c’è motivo di agitarsi. 
Quando Zayn si allontanò, fece l’occhiolino a Harry, che farfugliò: «Zayn, amico…credimi, non è come sembra.»
Il kebabbaro spostò lo sguardo su di me, sorridendo incerto: «Ehm…Harry, come mai mi sorridi così?» 
Solo in quel momento mi accorsi che lo stavo fissando sorridendo come un’ebete, così tornai subito seria, consapevole di aver appena fatto l’ennesima figura di merda. 
Mi guardava.
Lo guardavo.
Guardava Harry.
Harry lo guardava.
Dopo aver continuamente spostato lo sguardo da me a Harry per la successiva mezz’ora, finalmente disse: «Siete strani.»
Spostai lo sguardo su Harry.
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Glielo diciamo?» 
Scrollò le spalle: «Per forza, oramai.»
Ci girammo entrambi verso Zayn, che ci guardava come se fossimo due alieni che gli stavano chiedendo se, visto che sulla terra c’era il digitale terrestre, nel paradiso ci fosse il digitale celeste. Harry iniziò a parlare: «Vedi amico…»
Fu interrotto dalla voce squillante di una ragazza, che fece irruzione nel ristorante: «Harry!»
Mi girai incurante verso la porta per poi sbarrare gli occhi non appena vidi chi aveva parlato.
Una ragazza con dei lunghi capelli castano scuro a boccoli, degli occhiali neri da vista, una camicia azzurra e una lunga gonna nera, che mi sorrideva a trentadue denti e veniva verso di me con le braccia aperte.
Veronica. 
Porca put…
Appoggiò le mani sulle mie spalle, e sussultai: «Harry, tesoro.» sussurrò con un sorriso provocante.
Deglutii e guardai Harry, che stava morendo dal ridere. Brutto pezzo di…oh, fanculo.
«Viola, - disse Zayn - permettimi di presentarti Veronica, mia sorella.»
Sbarrai gli occhi, se possibile, ancora più di prima: «Tua sorella?!»
Il mio improvviso grido fece sussultare tutti, e Veronica mi tirò una leggera sberla sulla spalla: «Sciocchino, ci conosciamo da anni.»
Zayn disse, con la mano ancora poggiata sul petto per lo spavento di prima: «Amico, va tutto bene?»
Saettai lo sguardo da lui a Veronica. Beh, in effetti si assomigliavano molto. Se mettevi la parrucca a Zayn e lo vestivi da donna, praticamente era Veronica.
Annuii leggermente scossa e guardai Harry, che mi fece un sorrisetto strafottente. Quanto poteva essere stronzo quel ragazzo? Prima di andare da Zayn gli avevo parlato di quanto Veronica mi facesse paura e lui, non solo non mi aveva detto che era la sorella del pakistano, ma mi aveva anche portata nel ristorante in cui lavorava. 
Mentre Veronica continuava ad accarezzarmi le spalle, ed io tentando inutilmente di spostargliele, sentivo Zayn che sussurrava cose nell’orecchio di Harry.
«Harry, tesoro, stasera passi da me?» 
Alzai lo sguardo sulla guida vivente del kamasutra: «Ehm… - le presi le mani staccandole dalle mie spalle - Veronica, non…non è come credi.»
Sorrise, saettando lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra: «Ma smettila, sciocchino.»
Riappoggiò le mani sulle mie spalle e iniziò ad avvicinarsi al mio viso.
«Zayn! - girai la testa di scatto, facendo finire le labbra di Veronica sulla mia guancia - Zayn, dobbiamo assolutamente parlare.»
Il moro parve infastidito: «Beh, parla, no?»
«In privato.» aggiunse Harry.
Zayn saettò lo sguardo da uno all’altro, e poi disse con un cenno della mano: «Veronica, vai di là un secondo.»
La ragazza stava per ribattere ma, dopo aver ricevuto un’occhiata omicida da parte del fratello, incrociò le braccia offesa e si allontanò.
Tirai un sospiro di sollievo e appoggiai la fronte al bancone: «Oh gesù cristo, finalmente.» 
Harry scoppiò a ridere, e io gli puntai un dito contro: «Tu…stronzo insensibile!»
«Ragazzi, che succede?»
«Beh…vedi Zayn, noi…» iniziai io.
Harry mi interruppe: «Silenzio, glielo spiego io.»
Alzai gli occhi al cielo, e lui continuò: «Vedi amico, io… - si indicò - Viola Hastings, in realtà sono Harry Styles.»
Zayn, se possibile, era ancora più confuso. 
Si guardavano.
Tirai una gomitata ad Harry: «Vedi? Non sai fare niente, rincoglionito.»
Mi girai verso Zayn: «Zayn, io - mi indicai - Harry Styles, in realtà sono Viola Hastings.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Ragazzi…se questo è uno scherzo, siete più imbecilli di quanto pensassi perché l’avete anche organizzato male.» disse Zayn.
Guardai Harry, che mi lanciò un’occhiataccia, e continuò a parlare: «Ok, hai ragione. Siamo due imbecilli. Ma giuro sulle tette di Megan Fox che questo non è uno scherzo.»
«Beh, se giuri sulle tette della Fox, allora…»
Lo interruppi: «Ok, ma non siamo qui per parlare delle sue tette. In pratica, un coglione ha fatto un incantesimo a me e ad Harry, e ieri mattina ci siamo svegliati l’uno del corpo dell’altro.»
«Allora siamo andati da una maga, dove in effetti abbiamo trovato il vucumprà fasullo rincoglionito che ci ha fatto l’incantesimo. Però, a quanto pare, non sa come farci tornare normali.» aggiunse Harry.
«E quindi noi…» iniziai io.
«…siamo fottuti.» concluse lui.
Ci guardava.
Lo guardavamo.
Poi, tutto d’un tratto, parlò: «Ok, fatemi capire. Quindi io ci stavo provando… - spalancò gli occhi - con un maschio?!»
Harry lo guardò, impassibile: «Con tutto quello che ti abbiamo appena detto, tu pensi solo al fatto che ci stavi provando con un maschio?»
Io guardai Zayn, sorridendo dolcemente: «Oh, allora ci stavi davvero provando con me. Che carino.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Senza offesa Viola, ma mi fa senso parlare di queste cose con Harry al posto tuo.»
«Oh.» abbassai lo sguardo, triste.
Eh, te pareva. La prima volta in cui un ragazzo super sexy mi notava, anzi, proprio la prima volta in cui un ragazzo mi notava, non poteva succedere niente perché mi trovavo momentaneamente nel corpo di un’altra persona. 
Harry mi tirò una pacca sulla spalla: «Sta tranquilla Violetta, quando tutto si sistemerà potrai perdere la verginità con il pakistano qui di fronte a me.»
Lo guardai spalancando gli occhi.
Zayn tentò di camuffare una risata. 
Pezzi di merda. Guardai Harry: «Figura di merda numero…?»
«Oh dio, non lo so. Ho perso il conto, ne hai fatte talmente tante.»
Sbuffai imbronciata, e Harry mi fece un buffetto sulla guancia: «Dai cucciola, sto scherzando.»
Aggrottai la fronte. Cucciola? Per quale fottutissimo motivo mi aveva chiamata così? Ma soprattutto…per quale fottutissimo motivo avevo sentito una cosa strana allo stomaco?
«Sapete, è davvero strano vedere una ragazza che chiama un ragazzo ‘cucciola’.» osservò Zayn.
In effetti. Guardai Harry, che ricambiò con un sorrisetto dolce. 
«Comunque, - continuò il pakistano - è una fortuna perché, se vi interessa, mia nonna è una sensitiva.»
«Davvero?» chiedemmo io ed Harry all’unisono, increduli e contenti.
Zayn annuì entusiasta.
«Beh, dov’è?» chiese Harry non riuscendo a contenere la felicità. 
«E’ morta.»

«Ok, ragazzi. Seguitemi.»
Eravamo appena entrati nella casa di Zayn. Appena ci aveva detto che sua nonna era…beh, era passata a miglior vita, io ed Harry stavamo pensando di unire le forze per provocare un’enorme onda energetica concentrata solo su Zayn. Il quale però, per fortuna, aveva rimediato dicendo che a casa sua aveva la vecchia libreria della nonna, e che magari avremmo potuto trovare qualcosa di utile.
Ci portò in uno studio che conteneva una libreria, se così si poteva chiamare, minuscola. Era praticamente un mobiletto che poteva contenere massimo dieci libri.  
Davanti al mio sguardo interrogativo e a quello incazzato nero di Harry, Zayn sorrise: «Abbiate pazienza.»
Si girò verso quella merdina e, dopo aver tirato un libro verso di sé come una leva, la libreria si spostò di lato, rivelando un’altra stanza.
Appena varcai la soglia, spalancai gli occhi: «Oh mio dio.»
«Puttana porca amico, questa si che è una libreria.»
Zayn sorrise compiaciuto, e poi sfregò le mani come le mosche: «Bene, al lavoro.»

«Oh, merda. Viola, puoi leggere che cosa c’è scritto qui?»
Seguii il suo sguardo, e lessi il titolo del libro: «Le quindici ricette migliori per la perfetta casalinga. - guardai Zayn - non penso faccia al caso nostro.»
«Già. Scusa, è che non riuscivo a vedere, ho gli occhiali troppo immerdati.»
Si tolse gli occhiali da vista che aveva indossato poco prima, e iniziò a pulire le lenti con un lembo della maglietta. 
Quando alzò lo sguardo incontrando il mio, aggrottò la fronte: «Perché mi guardi così?»
«Occhiali immerdati. Merda. Perché si parla sempre di merda?»
Guardò Harry, che mimò con le labbra: «E’ stitica.»
«Oh, giusto. Me n’ero dimenticato. Scusa Viola.»
Sbuffai  e continuai a cercare. Ad un tratto, vidi un bellissimo libro rilegato in cuoio marrone, con il titolo di un verde acceso, quasi fosforescente: ’69 tipi di erbe per riuscire a cagare bene.’
«Oh, per l’angelo. Vai cazzo, vai!» lo presi e iniziai a sfogliarlo.
Zayn ed Harry accorsero, magari pensando che avessi trovato qualcosa che riguardava l’incantesimo. Non appena videro che stavo leggendo pagine che parlavano di purghe naturali e merdate varie, Zayn si allontanò deluso, mentre Harry sbuffò mandandomi a fanculo.
«Scusa, che minchia hai da sbuffare? Oramai non sei più tu quello che non riesce a cagare.»
«Vabbè, ma io mica ne facevo una strage come stai facendo tu.»
Spalancai gli occhi, incredula: «Tu non ne facevi una strage? Gioia mia, ricordo ancora quando mi dicevi che facevi quei versi perché non usciva il toast dal tostapane. Ma poi dico io, da dove ti era uscita?»
«Sicuramente non dal culo, visto che ero stitico.»
«Oh, quanto sei coglione.»
Zayn ci interruppe: «Ragazzi, potrete scannarvi quanto vi pare una volta che avremo risolto la faccenda, va bene?»
Sbuffai distogliendo lo sguardo, continuando a sfogliare quel libro.
Una pagina in particolare attirò la mia attenzione: «Ehi ragazzi, sentite qui. ‘Questo tipo di erba vi farà creare una bomba davvero spaventosa. Consigliamo di non ingerirla a casa propria, perché ha gli stessi effetti di una vera bomba atomica. Polverizza ogni cosa nel raggio di tre chilometri.’ Che figata assurda. Harry, quando torniamo a casa ci provo.»
«Viola, la vuoi piantare? Aiutaci a cercare un cazzo di incantesimo di merda!»
Chiusi il libro mettendolo da parte, e continuai a cercare. 
Poco dopo, Harry esclamò disperato mettendosi le mani fra i capelli: «Non riesco a trovare nessun libro che parla di volantinai o vucumprà rincoglioniti. Mi sono sprecato, ma non ho trovato una minchia. Siamo fottuti!»
Senza spostare lo sguardo dai libri di fronte a me, dissi annoiata: «Stiamo cercando un libro che parla di incantesimi in generale, non solo di volantinai o vucumprà rincoglioniti. Idiota.»
Guardai Zayn, che stava seduto su una poltrona rossa a sfogliare un enorme libro polveroso, e gli chiesi: «Zayn, tu hai trovato qualcosa?»
Sbuffò scuotendo la testa: «Nada.»
Guardai Harry: «Hai ragione, siamo fottuti. Non torneremo mai normali. Mi immagino a settant’anni, sulla mia sedia a dondolo preferita, tentando di alzarmi e scorreggiare per lo sforzo. Sarò circondata da animali di ogni tipo. E non potrò mai stare con Liam, non potrò mai avere figli con…» 
Harry mi interruppe: «Ancora con Liam?! Davvero vuoi tornare allo stesso discorso di ieri? Ti ho detto che non è il tuo tipo!»
Sbottai: «Oh sentiamo, e quale sarebbe il mio tipo?!»
Appoggiò l’indice sul mento facendo finta di pensare: «Uhm, non lo so…fammici pensare. - gridò - un ragazzo idiota, coglione, cretino, deficiente e pirla!»
«Oh, vuoi dire uno esattamente come te?»
«Esatto!»
Rimanemmo per un momento a fissarci in cagnesco, per poi aggrottare la fronte tutti e due, e infine spalancare gli occhi.
Zayn, che nel frattempo stava saettando lo sguardo da uno all’altro, disse: «D’accordo piccioncini, quando avrete finito di dichiarare il vostro amore eterno, possiamo continuare?»








EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ma quanto è lungo questo....
capitolo. perchè pensate sempre male? tsk, babbane.
gente, è iniziata la scuola. cioè, io ho passato due giorni di inferno. a parte che sia giovedì che venerdì ho avuto la nausea, crepo lol
e ieri sono anche stata a casa. terzo giorno di scuola: sciopero. yeh, così si fa.
però una cosa positiva c'è, il mio professore preferito è rimasto lkjhg
il professore di educazione fisica. e si, mi sono ispirata a lui per il personaggio di dinklage lol 
bene. grazie come al solito a chi ha recensito e a chi recensirà. siete splendide lkjh
ah, eprima di lasciarvi, anche se non ve ne fotterà nulla, volevo dirvi che sto guardando un film. indovinate quale? 
harry potter, ovvio.
ciau lkjh

 



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Capitolo 17
*** Kebab's suppliers. ***






( 17 )



KEBAB'S SUPPLIERS.



 

«Oh cristo santo, ragazzi. L’ho trovato!» 
Zayn saltò in piedi e appoggiò il libro sul tavolino, aperto alla pagina trecentonovantaquattro.
«Odio quel numero.» sussurrò Harry.
«Già.» Appoggiai le mani sulla testa, temendo che da un momento all’altro potesse arrivare Piton per tirarmi un’altra quadernata.
«Ecco qui. Come eliminare l’incantesimo dello scambio di corpo. - iniziò a leggere - Voi i gentili dovrete fare,
e so che è difficile da rispettare.
Ma solo questa è la soluzione
per far effetto alla pozione.
Ps. Proprio con tutti dovreste esserlo
sennò in quel posto potete metterlo.
»
Ci fu un momento di silenzio, interrotto poi da Zayn: «Beh, direi che il post scriptum è abbastanza chiaro.»
«Quindi… - iniziò Harry - per tornare normali dovremmo essere gentili?»
Guardai Harry, e Harry guardò me.
Scoppiammo a ridere tenendoci la pancia con la mano e cadendo a terra dimenandoci , colpendo anche qualche mobile e facendo così ribaltare dei souvenir che appartenevano alla nonna di Zayn.
Poco dopo ci seguì a ruota anche il pakistano, che cadde a terra vicino a noi. 
Poi, tutto d’un tratto, Zayn tornò serio e disse: «No sul serio gente, sennò siamo fottuti.»
«Non c’è un’alternativa?» chiese Harry respirando a fatica.
Scosse la testa: «Non credo, dice solo che dovete essere gentili con gli altri. Però c’è anche la ricetta di una pozione, magari…»
Aggrottai la fronte: «Una pozione?»
Annuì: «Già. Ragazzi, sapete che ore sono? E per favore, non rispondetemi ‘L’ora di ieri a quest’ora.’»
Guardai il mio orologio: «Le tre e sedici.»
«Sono le tre e diciotto. Comprati un orologio decente.» disse Harry.
Gli lanciai un’occhiataccia: «E’ il tuo, idiota. E comunque sono le tre e sedici.»
«E diciotto.»
«E sedici.»
«E diciotto.»
«Va bene ragazzi, - ci interruppe Zayn - è tutto a posto. Facciamo che sono le tre e diciassette, ok?»
Harry disse: «Le tre e diciassette e trentun secondi.»
«E ventinove secondi.» aggiunsi.
«Basta, porca puttana!» sbottò Zayn. 
Si alzò in piedi e uscì dalla stanza borbottando: «Faccio una telefonata, aspettate qui.»
Mi alzai pulendomi i vestiti, ed Harry mi imitò. Poi mi appoggiai al bracciolo della poltrona su cui fino a poco prima era seduto Zayn, e incrociai le braccia.
Ad un tratto, Harry mi disse: «Sai, amo i tuoi capelli - li accarezzò - sono così morbidi. Che shampoo usi?»
Feci spallucce: «Li prendo sempre a caso.»
«Balsamo?»
«Non lo uso.»
Sbarrò gli occhi: «Neanche una lozione speciale?»
«No, porca troia. Ti ho detto che non uso niente.»
«Complimenti. Sono davvero belli.» 
Aggrottai la fronte, confusa per il fatto che mi avesse appena fatto un complimento: «Grazie.» 
Seguì un attimo di silenzio, interrotto poi da Harry che iniziò a sghignazzare: «Ti ricordi quando portavi occhiali e apparecchio, e ti facevi sempre le due treccine?»
Al sentir pronunciare quella frase, mi tornò in mente un’immagine di me stessa a undici anni mentre guardavo il Mondo di Patty, e cercavo di ballare ‘Amigos del corazòn.’ 
Il periodo buio della mia vita. «Già. Il brutto anatroccolo a confronto era una gnocca super sexy che doveva sfilare per Armani.»
«Non dire stronzate, eri così adorabile.»
Sbarrai gli occhi: «Adorabile?! Ti prego, spiegami il tuo concetto di adorabile. E poi ricordo che mi prendevi sempre in giro, insieme ai tuoi amici. Non c’era un solo momento in cui non mi tiravate le trecce rischiando di staccarmi davvero i capelli.»
Fece spallucce: «Mi divertivo.»
Lo guardai negli occhi: «Sei proprio uno stronzo.»
Sorrise, e poi aggiunse: «Invece qualche anno fa...»
Non seppi mai che cosa volesse dire perchè fu interrotto da Zayn, che nel frattempo ci aveva raggiunti: «Ragazzi, nella vostra scuola c’è un laboratorio di scienze?»
«Si, certo.»
«Bene, andiamo.»
Aggrottai la fronte: «Andiamo? E dove?»
«Nella vostra scuola. Ci incontriamo con i miei rifornitori di kebab.» rispose come se fosse la cosa più normale del mondo.
«Zayn, sei gentile, davvero. Ma abbiamo mangiato prima, e…» 
«Avete ragione, non mi sono spiegato bene. Vedete, caso vuole che i miei rifornitori di kebab siano appassionati di stregoneria. Potrebbero darci una mano. - poi aggiunse vagamente - Solo che…»
«Che…?»
«Ecco…diciamo che hanno qualche rotella fuori posto.»
Vedendo i nostri sguardi allarmati, si affrettò ad aggiungere: «Ma…è una cosa da nulla, non preoccupatevi.»

«Ma siete proprio sicuri di essere sicuri che sia sicuro?»
Quando mi accorsi della cazzata che avevo appena detto, era troppo tardi.
Harry e Zayn si girarono verso di me con un sopracciglio alzato: «Come scusa?»
Mi schiarii la voce: «No, dicevo…oh, cazzo. Sapete che cosa succederà se Laritate ci trova nel laboratorio di scienze senza un permesso?»
Harry sbuffò: «Dio, quanto sei pallosa.»
«Pallosa? Harry, se vengo espulsa da scuola mio padre mi taglierà in mille pezzettini con la katana di zia Pearl e mi darà in pasto al suo cane. E sapete qual è il problema più grande? Lui non ha un cane.»
«E se invece scoprisse che sua figlia in questo momento ha il pene ne sarebbe contento, no?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Sospirai: «Hai ragione. Dai, facciamo questa cazzo di pozione.»
Harry sorrise: «Brava Violetta.»
Zayn, come risvegliatosi da un trance, alzò le sopracciglia: «Tua zia ha una katana?»
Lo liquidai con un gesto della mano: «E’ una storia lunga. Ora entriamo.»
Appoggiai la mano sulla maniglia della porta del laboratorio, quando Zayn mi si piazzò davanti: «No Viola, fossi in te non lo farei.»
Aggrottai la fronte: «E perché mai?»
«Beh, ecco…ve l’ho detto che questi due ragazzi erano un po’ folli, quindi…»
Sbuffai spingendolo di lato ed entrai per prima ma, non appena misi piede dentro, una provetta di cristallo si spaccò sul muro alla mia destra.
Fissai il vetro disintegrato a terra.
Uscii dalla stanza, impassibile: «Zayn, forse è meglio che vada prima tu.»
Mi lanciò un’occhiataccia ed entrò nella stanza seguito da noi. 
«Ragazzi che... - Zayn si guardò attorno - ma che cazzo state facendo?»
Le due menti geniali che stavano facendo tutto quel casino, uscirono finalmente allo scoperto. 
All’apparenza sembravano due ragazzi normalissimi, se non fosse stato per il fatto che stavano distruggendo il laboratorio di scienze di una scuola.
Uno dei due disse: «Augh, fratelli!»
Zayn rispose: «Augh, Niall.»
L’altro rispose: «Augh? Sai che cosa dice un indiano il giorno di Natale? Aug-uri!»
Scoppiarono a ridere solo loro due.
«Battuta meravigliosa, Louis. Posso sapere come mai state distruggendo il laboratorio di una scuola?»
Louis fece spallucce: «Ci stavamo liberando delle provette ammaccate.» 
Niall annuì: «Un atto di gentilezza.»
«Oh, davvero nobile da parte vostra. Bene ragazzi, volevo presentarvi…»
Zayn si interruppe da solo perché un’altra provetta di cristallo si frantumò contro il muro alla mia sinistra, e mi mancò per un pelo.
Proprio letteralmente per un pelo, perché una scheggia minuscola mi provocò un taglietto sulla guancia. Gridai, più per lo spavento che per il dolore: «Opporco cazzo!»
I due ragazzi accorsero in mio aiuto: «Oddio santo, sta morendo!»
«Presto, portami il kit del pronto soccorso!»
Il kit del pronto soccorso, come lo chiamavano loro, consisteva in una scatola di cerotti di hello kitty.
Louis mi applicò un cerottino sulla guancia, e poi si allontanò asciugandosi il sudore dalla fronte: «E’ stato faticoso, ma ce l’abbiamo fatta.»
Niall concordò: «Cavolo, per un momento ho avuto paura che potessi morire dissanguato.»
Mi guardavano sorridendo.
Li guardavo impassibile.
«Ragazzi - Zayn si schiarì la voce - Loro sono Louis e Niall. Niall e Louis, loro sono Harry e Viola.»
Louis indicò me ed Harry con un dito: «Sono loro le vittime dello scambio di corpo?»
Zayn annuì, e Niall disse, accarezzandosi una barba che non aveva: «Interessante, molto interessante.»
Poi tutti e due eccitatissimi dissero all’unisono: «Che figata unica.»
Ci guardavano.
Li guardavamo.
Harry sospirò: «Va bene. Ora possiamo preparare questa cazzo di pozione?»
Louis si tirò una manata in fronte: «Oh, giusto.»
Niall alzò l'indice della mano destra: «Però qualcuno deve fare la guardia alla porta.»
Louis concordò: «Vero. Altrimenti potrebbe entrare chiunque.»
«E saremmo nella merda.» aggiunse Niall.
«Fino al collo!» concluse Louis, allegro.
Oh, io col pene che avrei fatto la guardia. E se passava Laritate? Che mi inventavo? Eh no.
«Ok, Viola, tu fai la guardia.»
Bene. «No Zayn, te lo scordi.»
«Dai Viola, tu sei l’unica che può farlo.»
«E perché Harry no?»
«Perché tu sei quella che rompe più i coglioni.» disse l’interpellato, in tono annoiato.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Guardai uno per uno i ragazzi, e nessuno prese le mie difese.
Buttai le mani all’aria esasperata e mi incamminai verso la porta: «Va bene, va bene. Fate come volete. Ma sappiate che quando avrete bisogno di me, io…»
La porta si aprì magicamente, arrivandomi dritta in fronte e facendomi buttare la testa all’indietro.
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto poi da Niall: «Altro cerottino?»







EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ehilà. ecco il nuovo capitolo. com'è? vi piace? non vedevo l'ora di pubblicarlo perchè finalmente ci sono anche louis e niall kjhg
ok, bene. ora mi dileguo perchè non so più che dire lol
grazie come al solito per le recensioni, siete meravigliose lkjhg 
 



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Capitolo 18
*** Sit down, please. ***







( 18 )



SIT DOWN, PLEASE.


 


Dopo avermi applicato un secondo cerotto di hello kitty in mezzo alla fronte, notai che il coglione che aveva aperto la porta era Dinklage. 
«Oh Harry, ragazzo, non sai quanto mi dispiace. Certo, se lo venisse a sapere Laritate mi consegnerebbe il premio dell’insegnante di educazione fisica più sexy dell’anno, ma…scusami.»
Sospirai: «Non fa niente.»
«No, sul serio. Laritate ti odia con tutto se stesso. Una volta ha riunito tutti gli insegnanti solamente per sparlare di te.»
«Professore, se vuole dire a Laritate che mi ha tirato una portata in fronte per mettersi in buona luce, faccia pure.»
«Davvero?»
«Aggiunga anche la storia del cerottino di hello kitty, le farà una statua.» aggiunse Harry.
Appena Dinklage lo guardò, il suo sguardo si illuminò: «Oh, Violetta. Non mi ero accorto che c’eri anche tu! - poi aggrottò la fronte - ma che ci fate qui?»
Guardai Louis, poi Niall, poi Zayn e poi Harry.
Harry poggiò le mani sulle spalle di Dinklage: «Professore, è meglio che si sieda.»

«Quindi Harry è Viola, e Viola è Harry?»
Harry sospirò: «Oddio. Per l’ennesima volta professore, si.»
«Quindi Viola è Harry, e Harry è Viola.»
Harry si alzò: «Basta, ci rinuncio.»
Dinklage si girò verso di me: «Viola? Sei tu?»
Annuii, e lui continuò: «Oh, povera ragazza.»
Concordai: «Già. Essere nel corpo di Harry è una vera merda.»
«Beh, non è che il tuo sia una rosa.» ribattè l’interpellato.
Gli lanciai un’occhiataccia, e Dinklage disse: «Per favore ragazzi, calmatevi. Comunque, giuro sullo Stige che vi aiuterò.»
Zayn si sfregò le mani: «Bene. Iniziamo?»

Fanculo. Fanculo a Zayn, per avermi buttata fuori dal laboratorio.
Fanculo a Dinklage, per avermi tirato una portata in fronte.
Fanculo a Louis e Niall, per essere fusi e per avere solo cerotti di hello kitty.
Ma soprattutto, fanculo a Harry. Fanculo a Harry per ogni cosa. Per aver mandato a fanculo il vucumprà fasullo. Certo, anche io l’ho mandato a fanculo, però…
Oh, fanculo.
Appoggiai la fronte agli armadietti, e tirai una testata. 
Se non fossimo riusciti a tornare normali, che cosa avrei fatto?
Altra testata.
Che cosa avrei potuto dire a papà, quando sarebbe tornato a casa?
Altra testata.
‘Ehi, papà! Ti starai chiedendo perché Harry Styles ti chiama papà, vero? Ecco, la verità, è che sono tua figlia. Certo, ho il pene però…sono io, Viola!’
Altra testata.
Stavo per tirare un’ennesima testata più forte delle altre, quando sentii una strana sensazione allo stomaco.
Ma cosa cazzo…
Sbarrai gli occhi, e tirai un calcio alla porta per aprirla. Feci irruzione nel laboratorio con un sorriso stampato sulla faccia e le braccia aperte, e gridai: «Harry!»
Dallo spavento, Zayn lanciò in aria la provetta che teneva in mano. Dinklage e Louis tentarono di prenderla al volo ma questa si disintegrò, graffiando le dita a tutti e due.
Zayn sospirò chiudendo gli occhi: «Ecco perché ti avevo chiesto di rimanere fuori.»
Cazzo. Avevo fatto tutto quel casino. Ma era per una buona causa, no?
Mentre Niall curava Dinklage e Louis applicando i suoi famosi cerottini di hello kitty, Harry si avvicinò a me: «Che cosa vuoi Viola?»
«Harry, devi prendere un attimo il mio posto qui fuori.»
«Per forza?»
Unii le mani: «Harry ti prego, mi sto cagando addosso. Forse questa volta ci riesco davvero.»
Sbuffò: «E va bene, ma fai in fretta.»
«Senti, ci metto quel che ci metto. - iniziai a incamminarmi nel corridoio - e se Laritate passa e ti vede qui fuori, tu digli che è tutta colpa di Harry Styles.»
Lo sentii ridere, e, involontariamente, scappò un sorrisetto anche a me.

Oh, ma fanculo. Questa volta ero davvero convinta che sarei riuscita a creare una vera e propria catena montuosa, e invece? No. Non ci ero riuscita.
Mi guardai allo specchio, demoralizzata.
Dio, quanto era bello Harry. Quegli occhi di un verde così intenso. Quelle fossette carinissime. I denti perfetti. 
Poi, con la camicia bianca sbottonata fino a metà petto, che lasciava intravedere i tatuaggi…
Se avessi avuto le ovaie, in quel momento sarebbero scoppiate. 
Era bello anche con quei due cerottini rosa, rendiamoci conto.
Ok, basta. Quella giornata…diciamo che non era stata la tipica giornata che rientrava nei miei canoni, poi se mi mettevo a pensare anche certe cose sul ragazzo che era praticamente la rovina della mia vita...non andava bene, no.
Sospirai sconfitta e mi incamminai in corridoio. 
Intravidi Harry insieme a Louis davanti alla porta del laboratorio, e mi avvicinai in fretta per chiedere se magari avevano finito la pozione. Almeno ci sarebbe stata una cosa buona in quella giornata. 
«Fatto?» chiedemmo io ed Harry all’unisono.
Aggrottammo la fronte: «Che cosa?»
Ci puntammo un dito contro a vicenda: «Perché ripeti quello che dico io?»
Incrociammo le braccia: «Oh, fanculo.»
Louis, che intanto stava saettando lo sguardo da uno all’altro con gli occhi sbarrati, disse: «Madre di dio, un esempio vivente di telepatia! Devo dirlo a Niall.»
E corse dentro.
Mi girai verso Harry: «Secondo te è vero?»
«Che cosa?»
«Che siamo telepatici?»
Fece spallucce: «Non saprei. Sai, prima Niall mi ha fatto notare di avere un naso in faccia, quindi non so proprio che cosa pensare su ciò che dicono.»
Scoppiai a ridere: «Davvero?»
«Giuro. E sembrava anche sconvolto. Bah, sono convinto che quei due abbiano l’intelligenza di una buca delle lettere.»
In seguito al paragone fatto da Harry scoppiai a ridere ancora più forte. 
Harry sorrise: «Ti ho fatta ridere.»
Tentai di tornare seria, ma con scarsi risultati: «Non è vero.»
«Si, invece.»
«No.»
«Si.»
Tornai seria non appena notai il modo in cui mi guardava Harry: «Perché stai sorridendo come un idiota?»
Scrollò le spalle: «Niente. Stavo pensando che i cerottini di hello kitty su di me sono chic.»
Ecco, immaginavo. 
«E a quanto sono sexy con quella camicia addosso.» aggiunse.
«E’ vero.» concordai.
Alzò un sopracciglio. Oh, merda. Perché non me ne stavo mai zitta?
Serrai le labbra. 
Mi sorrise malizioso: «Oh, Violetta mia. Che hai da dire a tua discolpa?»
«Parlerò solo in presenza del mio avvocato.»
Ghignò, ed io sorrisi. Per poi tornare seria subito dopo: «Senti Harry, io…»
Fui interrotta da una voce squillante: «Ehi, ragazzi!»
Guardai in fondo al corridoio alle spalle di Harry e vidi un ragazzo che veniva verso di noi sorridendo.
Liam.
No cazzo, non di nuovo.
«Harry, amico!» 
Ed ecco che mi arrivò un’altra pacca sulla spalla. Ma porca puttana. Dopo aver sussurrato un ‘ahi’, ricambiai il saluto: «Liam.»
Appena il ragazzo notò che c’era anche Harry, Viola per lui, sussultò: «Oh, ciao Viola.»
Perfetto, Liam aveva paura di me. Meraviglioso. 
«Liam, che…che ci fai qui?»
Scrollò le spalle: «Oh, niente. Stamattina Laritate mi ha visto, mi ha riconosciuto come il migliore amico di Harry Styles e mi ha messo in punizione.»
Spalancai gli occhi: «Ti ha messo in punizione solo perché sei amico di Harry Styles?»
«Si, mi ha messo in punizione solo perché sono amico di Harry… - aggrottò la fronte - ma perché parliamo di te in terza persona?»
Harry scosse la testa, incredulo: «Che gran figlio di…»
Non fece neanche in tempo a finire la frase, che si sentì un’esplosione. 
Sussultammo tutti e tre. 
Guardavo Liam.
Liam guardava me.
Guardavo Harry.
Harry guardava me.
Harry guardava Liam.
Liam guardava Harry.
Liam alzò le sopracciglia, turbato: «Avete scorreggiato?»
Gli lanciai un’occhiataccia, e lui si scusò: «Scusa amico, tu sei stitico. Viola, hai scorreggiato?»
Harry, senza neanche ascoltarlo, disse: «O magari Zayn in tutto questo tempo ha solo fatto finta di aiutarci, per poi piazzare una bomba all’ultimo momento e incularci tutti.»
Liam annuì pensieroso: «Può essere.»
Alzai gli occhi al cielo: «Beh, forse sarebbe meglio entrare e vedere che cosa è successo, invece di stare qui a fare ipotesi, per lo più cretine, non credete?»
Annuirono, grazie a dio, e aprimmo di poco la porta, giusto per vedere che cazzo era successo lì dentro. 
Scorsi Dinklage e Louis, con i loro cerottini rosa sulle dita, e Niall e Zayn immobili, tutti sporchi di fuliggine, che fissavano un punto indefinito. Attorno a loro, tutte le provette spaccate e quasi tutta la stanza nera di fuliggine. 
«Ma che cazzo…» sussurrai con gli occhi spalancati.
«Porca…» iniziò Dinklage.
«…di…» continuò Louis.
«…quella…» disse Niall.
«…puttana.» concluse Zayn.
Sospirarono all’unisono, tutti con una mano appoggiata sul petto.
«Ma che cazzo di quella porca troia avete fatto?» chiese Harry, incredulo.
«Ecco…» iniziò Niall.
«Ehm…io e Niall abbiamo trovato una scatola con dei minuscoli pezzettini di nitroglicerina, e…» continuò Louis.
Niall si grattò la nuca, imbarazzato: «…ne abbiamo preso uno e abbiamo iniziato a giocarci tirandocelo. All’inizio era divertente, poi però…»
Zayn era incazzato nero. Proprio letteralmente, perché era sporco di fuliggine: «Poi però Niall ha lanciato di merda, e la nitroglicerina è finita dentro le pozioni su quello scaffale.»
Spostai lo sguardo verso la direzione indicata da Zayn, e scorsi centinaia di pezzetti di vetro attorno a uno scaffale con i cardini scassati.
Dinklage aveva gli occhi spalancati, la mano sul cuore, e quando parlò la sua voce era poco più di un sussurro: «Avremmo potuto perdere un braccio…o una gamba…o peggio, il caz…»
Louis lo interruppe, scoppiando a ridere: «Beh, per fortuna la nitroglicerina era poca, no?»
Deglutii, sempre con gli occhi sbarrati: «Harry.»
Deglutì, con gli occhi sbarrati: «Viola?»
«Preferirei rimanere nel tuo corpo per il resto dei miei giorni, piuttosto che avere ancora a che fare con questi due.»
«Non hai mai detto una cosa più intelligente.»
Liam deglutì, anche lui con gli occhi sbarrati: «Ragazzi.»
«Liam?» dicemmo all’unisono.
«Potete spiegarmi che cazzo sta succedendo?»
Io ed Harry ci guardammo, per poi appoggiare ognuno dei due una mano sulla spalla del ragazzo, e dire all’unisono: «E’ meglio che tu ti sieda.»






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
allora? come sono louis e niall? crepo. io amo quei personaggi, omg. e poi loro due sono praticamente perfetti nei ruoli dei maniaci piromani psicopatici.
no, ok.
spero vi sia piaciuto il capitolo. siete meravigliose come al solito, ciau.


 
 

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Capitolo 19
*** The potion. ***







( 19 )



THE POTION.



 
Mi guardava.
Lo guardavo.
Guardava Harry.
Harry lo guardava.
Liam mi puntò un dito contro, con l’aria di uno che avesse appena scoperto il fuoco: «Ecco perché oggi quando ci siamo abbracciati mi stavi per toccare il culo!»
Spalancai gli occhi. Merda.
Harry si girò verso di me, gridando incredulo: «Tu cosa?!»
«Davvero amico, per un momento ho pensato che potessi essere passato all’altra sponda.» continuò Liam. 
Harry chiuse gli occhi, e tirò un lunghissimo sospiro. Li riaprì, e li puntò su di me: «Quando risolveremo tutto ti menerò così tanto che…»
«Ragazzi, è pronta la pozione!»
Harry mi spinse e andai a sbattere contro il muro, per poi raggiungerlo vicino alla scrivania dove c’era la pozione: una brocca che conteneva una sostanza marrone.
La fissai: «Sembra merda.»
Harry si avvicinò per annusarla e si allontanò di colpo con una smorfia di disgusto e gli occhi sbarrati: «Sa di merda.»
Poi aggrottò la fronte: «O almeno credo. Sapete, ero stitico...»
Lo fissammo tutti per un momento.
Niall versò la pozione in due bicchieri di plastica, e ce li passò. 
Harry la fissò per un momento, alzando un sopracciglio: «Non è letale, vero?»
Louis incrociò le braccia: «Nah.»
Avvicinammo il bicchiere per bere, quando Louis aggiunse: «Cioè, non credo.»
Lo allontanai immediatamente rischiando di rovesciare tutto, ed Harry gridò: «Non credi?!»
Niall rispose: «Diciamo che su dieci, la possibilità che voi moriate è intorno ai sette.»
Ci guardava.
Lo guardavamo.
«Stai scherzando?!»
Louis intervenne: «Si, stiamo scherzando. Il massimo che può accadervi è un potente attacco di diarrea.»
Mi si illuminarono gli occhi: «Oh beh, che abbiamo da perdere allora?»
Portai il bicchiere alle labbra tappandomi il naso, e ingoiai un sorso di quella…cosa.
Non appena ne sentii il sapore, lasciai cadere il bicchiere e portai una mano alla bocca per reprimere un conato di vomito: «Occristo, sa di…»
Harry gridò schifato, togliendomi le parole di bocca: «Sa proprio di merda, porca puttana!»
Caddi a gattoni a terra, non riuscendo più a tenermi in piedi. Biascicai un ‘porca troia.’, per poi cadere lunga distesa.
Poco più in là sentii un tonfo, facendomi capire che anche Harry era caduto a terra.
Poi, alla fine, tutto cessò come era iniziato. 

Mi ritrovai con la guancia sinistra spiaccicata sul pavimento. 
Dinklage e Liam mi aiutarono ad alzarmi: «Ehi, tutto a posto?»
Sorrisi serenamente a Liam, che aveva un braccio sulle mie spalle: «Mai stata meglio.»
Tolse il braccio di scatto, chiaramente a disagio, mentre io mi mandai a fanculo mentalmente.
Guardai Harry, che ansimava su una sedia mentre Zayn gli tirava delle pacche sulla spalla. Non appena notò che mi ero alzata, disse: «Tu…senti qualcosa?»
«Non sento un bel cazzo di niente.»
«Siamo in due.»
Si alzò in piedi e si appoggiò alla scrivania.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzò le mani: «Aspettate, sento qualcosa…»
Tutti trattennero il fiato fissando Harry.
Silenzio.
Poi, tutto d’un tratto, Harry scorreggiò.
Ci guardava.
Lo guardavamo.
Tutti scoppiarono a ridere. 
Tutti si buttarono a terra e iniziarono a dimenarsi tirando calci e pugni.
Tutti, tranne me. 
Harry aveva appena piantato una rengia degna di un muflone grosso come l'iceberg che ha distrutto il titanic, con il mio corpo.
Quindi sembrava che fosse stata Viola, cioè io, ad aver tirato quel…oh, madre di dio.
Mi tappai il naso sventolando una mano: «Harry, sei un cretino!» dissi con voce nasale.
Alzò le braccia al cielo, esasperato: «Scusa, tu non le fai? Le compri già fatte su ebay?»
Alzai le sopracciglia. Aveva davvero avuto il coraggio di dire una cosa del genere?
«Oh, ma è vero, - le sue labbra si incurvarono in un sorrisetto - tu non puoi capire. A te non scappano mai.» 
«Vaffanculo, sei uno stronzo! Tu non…»
Aggrottai la fronte. La mia voce aveva appena subito uno sbalzo acuto. 
«Ma che cazzo…» sussurrai appoggiando la mano sulla gola.
Harry si avvicinò a me: «Viola, stai…?»
Si fermò a metà strada non riuscendo neanche a finire la frase.  
Mi guardava.
Lo guardavo.
«La voce…è tornata la mia voce!»
Aggrottai la fronte: «Da-davvero?»
Sentii la mia voce, la mia vera voce, arrivarmi alle orecchie. Spalancai gli occhi incredula e iniziai ad agitarmi come un pinguino con le convulsioni: «Ommioddio!»
Dalla felicità, iniziai a fare il balletto che ero stata costretta ad imparare per fare un favore a Leeroy.
Poi però, mi fermai. 
Spalancai gli occhi.
Mi girai verso Louis e Niall: «La pozione non ha fatto effetto, vero?»
Harry, che nel frattempo si stava vantando della sua voce roca, sexy, maschia e altre cazzate del genere, si immobilizzò.
Niall e Louis scossero la testa. 
Guardai Zayn, che sospirò: «Evidentemente la pozione farà davvero effetto solo se sarete gentili.»
Mi buttai una mano sulla fronte e sussurrai con gli occhi chiusi: «Merda.»
«Cazzo.» concordò Harry.
«Porca troia.» continuai.
«Porca puttana.»
Gli lanciai un’occhiataccia perché non mi venivano più in mente della parolacce, e poi chiesi, non rivolta a nessuno in particolare: «E adesso?»
«E adesso siamo fottuti.» mi risposero in coro.
«Ma per quanto cazzo durerà questo…questo scambio di voci in uno scambio di corpo?» chiese Harry, aggrottando subito dopo la fronte come se non credesse a ciò che aveva appena chiesto.
«Sicuramente durerà solo qualche ora. Entro domani le voci torneranno come prima.» sorrise Louis.
Sbuffai sconfitta, e sentii gli occhi pizzicarmi. Li strofinai con la mano destra, senza immaginare che avrei peggiorato il tutto. 
Dinklage mi si avvicinò: «Oh no Violetta, non piangere. Non c’è n’è bisogno.»
Zayn mi poggiò una mano sulla spalla: «Un modo lo troveremo, stai tranquilla.»
«No, io non… - sfregai di nuovo gli occhi - non sto piangendo.»
Il bruciore agli occhi diventò insopportabile, facendomi gridare: «Occristo santissimo!»
Louis e Niall corsero verso di me: «Merda, questo poteva essere uno dei tanti effetti collaterali.»
Sbottai: «Adesso me lo dite?! Porca troia.»
Mi fecero sedere su uno sgabello: «Louis, vai a prendere le gocce.»
Niall si rivolse a me: «Viola, sei stata fortunata. Pensa che fra gli altri effetti collaterali c’era anche la diarrea per una settimana intera.»
Scossi la testa sussurrando: «Neanche l’effetto collaterale mi è andato bene.»
Quando arrivò Louis, mi fecero alzare la testa e mi misero delle gocce negli occhi. Dopo di che, riuscii ad aprirli tranquillamente, senza sentire alcun bruciore.
Tirai un lungo sospiro, e iniziai a contare con le dita: «Allora, prima mi tagliate la guancia, poi mi mettete un cerotto di hello kitty, poi mi arriva una portata in fronte e un altro cerotto, sempre di hello kitty. Poi mi scappa da cagare, ma non ci riesco. Sento un’esplosione, entro e vedo tutto spaccato. Bevo quella pozione che sa letteralmente di merda, mi viene da vomitare, cado a terra e mi faccio male a una guancia. Poi... - abbassai lo sguardo, e mi guardai le mani con la fronte aggrottata - merda, ho finito le dita.» 
Alzai lo sguardo, e notai che tutti mi stavano fissando. Sbuffai: «Oh, ma chi se ne fotte. Mi rialzo, scopro che solo la mia voce è tornata normale, il che ha peggiorato la situazione, visto che ora sono un ventenne con la voce da ragazzina. E infine quando penso che ormai tutto sia finito, scopro che ci sono degli effetti collaterali a questa pozione, tra cui la diarrea, che poteva davvero servirmi, ma che però ovviamente non ho preso.»
Mi alzai incamminandomi verso la porta, decisa ad uscire: «Sappiate che sono incazzata come un toro.»
Sentii Niall che sussurrava: «Louis, quello non era collirio, era…»
Nel momento in cui poggiai la mano sulla maniglia della porta, sentii un bruciore agli occhi ancora più forte di quello di prima, tanto che non riuscii più a vedere niente. 
Imprecai come mai avevo fatto in vita mia, il che era abbastanza complicato, e iniziai ad avanzare tastando dappertutto con le mani.
Harry gridò: «No Viola, aspetta, lì c’è il…»
Picchiai il muso su una superficie dura, e buttai la testa all’indietro. 
«…muro.»
Silenzio.
Dinklage mi poggiò una mano sulla spalla, e mi fece sedere sullo stesso sgabello di prima: «Vieni, Violetta. Adesso ti mettiamo le vere gocce.»

Quando quel bruciore allucinante finì, Niall mi applicò il terzo cerotto di hello kitty, sul naso.
Harry entrò nel mio campo visivo, e, non appena mi guardò negli occhi, si spaventò: «Viola, hai gli occhi tutti rossi, sembri…»
«Una drogata.» concluse Liam. 
Mi alzai, feci schioccare il collo, e fissai Louis e Niall con sguardo omicida.
Poi sorrisi: «Io vi uccido.»
Stavo per lanciarmi in avanti per staccare la testa a quei due dementi, quando Harry, Liam e Zayn mi presero per le braccia cercando di fermarmi.
Mentre mi stavo dimenando nel tentativo di liberarmi, tirai per sbaglio un pugno ad Harry, che mollò la presa per portarsi le mani sul naso. 
Proprio nel momento in cui stavo per riuscire a mettere le mani al collo a uno dei due ragazzi, Dinklage piantò un’urlata che ci fece immobilizzare tutti: «E piantatela, così ci sentiranno! E’ da trent’anni che insegno in questa scuola, e non è nei miei piani farmi licenziare per colpa di una balbettante bambocciona banda di babbuini!»
Lo guardavamo.
Ci guardava.
Poi scoppiò a ridere: «Stavo scherzando.»








EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ok. ok. lo so, sono una vera merda.
scusate. 
è che la scuola...dio. ogni giorno ho tipo due o tre interrogazioni o verifiche, e in più ci sono sempre compiti.
mi dispiace, davvero.
spero che almeno vi piaccia il capitolo.
e vi ringrazio di essere ancora qui con me. siete splendide, aw.
adesso vi lascio, vado a vedere madagascar, lol.
 

 
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Ceeline: I just wanted to change.

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Capitolo 20
*** Woosah. ***






( 20 )


WOOSAH.





 
Ero seduta accanto ad Harry, mentre gli altri stavano cercando di dare una ripulita qua e là.
Nessuno osava proferire parola. 
Mi girai verso di lui, guardando il cerottino rosa che Niall gli aveva applicato poco prima, a causa mia.
Non appena notò che lo stavo guardando, si girò verso di me.
Ci guardavamo.
«Mi dispiace per… - indicai il suo naso - quello.»
Fece spallucce: «Non preoccuparti, è stato un incidente. E poi, se non l’avessi fatto tu, sarei saltato io addosso a quei due.»
Li guardammo.
«Dove cazzo ci ha portati Zayn.» borbottò scuotendo la testa.
«Già - concordai - non appena usciremo da qui io e te uniremo davvero le forze per creare un’onda energetica contro di lui.»
«Oppure potresti sferrargli un bel gancio destro. Sai, ci sai fare. Mi hai quasi spaccato il naso.»
Risi, e lui mi guardò: «Ti ho fatta ridere di nuovo.»
Alzai gli occhi al cielo sorridendo, e continuò: «Devo essere più divertente di quanto pensassi. E ciò vuol dire che lo sono davvero molto.»
Risi di nuovo, e questa volta anche lui sorrise.
Poi tornai seria: «Ti rendi conto che abbiamo appena affrontato una discussione senza offenderci?»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Alzò le sopracciglia: «Oh cavolo, hai ragione. - poi sorrise - chissà, magari potremo diventare amici quando tutto si sistemerà.»
In quel momento accadde una cosa strana. Una cosa davvero strana. Troppo strana. Veramente troppo strana. Infintamente stra…credo abbiate capito.
Provai…delusione?
E, involontariamente, non chiedetemi per quale fottutissimo motivo lo feci, chiesi: «Amici?»
Annuì: «Amici. - aggrottò la fronte - non vuoi essere mia amica?»
Sbattei le palpebre. Amica di Harry? 
La Viola di sempre gli avrebbe risposto con un ‘No’ secco, e poi lo avrebbe insultato per divertimento, magari tirandogli anche un pugno per aver fatto una domanda così stupida.
Ma in quel momento…
Una vocina in fondo alla mia testa disse ‘E’ perché tu vorresti essere qualcosa di più per lui.
Spalancai gli occhi e gridai: «Occristo, no!» 
Harry sussultò: «Che succede?»
Iniziai a faticare a respirare, e mi portai una mano alla gola, farfugliando ogni tanto un ‘non può essere.’, ‘no, porca puttana.’ 
Harry chiamò gli altri, che accorsero immediatamente in mio aiuto.
Niall iniziò a tirarmi delle pacche sulla schiena, mentre Zayn chiese: «Harry, ma che cazzo le hai fatto?»
«Ma che minchia ne so, le ho solo chiesto se voleva essere mia amica!»
Liam scoppiò a ridere: «Ecco perché.»
Harry gli lanciò un’occhiataccia, mentre Dinklage si mise davanti a me dicendomi: «Ok Violetta, tira un sospiro sussurrando ‘Woosah.’»
Annuii e chiusi gli occhi tirando un sospiro, senza neanche sapere che minchia stavo facendo, e sussurrai: «Woosah.»
Zayn aggrottò la fronte: «Che cazzo è Woosah?»
«Una tecnica di yoga per rilassarsi.» rispose Dinklage.
«E funziona davvero?» chiese Liam.
Tirai un altro sospiro: «Woosah.»
«Non credo. Ma l’ho visto in un film, e quindi…»
Sbarrai gli occhi e tentai di parlare per mandare a fanculo quel professore idiota, ma il mio sguardo si posò su Harry e mi andò di traverso la saliva, facendomi tossire convulsamente.
Questo si mise le mani nei capelli: «Porca puttana, morirà?!»
Dinklage fece una smorfia seccata: «Ma no che non morirà.»
Tutti tirarono un sospiro di sollievo.
«Cioè, non credo.»
Tutti sbarrarono gli occhi.
Subito dopo Louis, che fino a quel momento era stato in disparte in fondo alla stanza, gridò: «Ancora qualche secondo Violetta, e ti porterò una pozione che ti salverà!»
Allungò una mano verso destra per prendere un ingrediente, senza guardare. 
Quando riconobbi la sostanza che aveva appena preso in mano, era troppo tardi. 
La scena si svolse a rallentatore. 
Dinklage, Harry, Zayn, Liam ed io, per quanto potessi fare visto che stavo ancora tossendo, iniziammo a correre verso di lui tentando di fermarlo. Niall invece sembrava provare una sorta di ammirazione per il suo compare.
Non appena un minuscolo pezzettino di nitroglicerina cadde nella pozione, questa saltò in aria.  
Silenzio.
Sospirai: «Louis, santa maria vergine, che cosa volevi fare?» 
Louis sorrise nervoso, cercando di cambiare discorso: «Ehi, ora stai bene!»
Zayn si mise una mano sulla faccia: «Louis porca puttana, potevamo morire tutti! - poi sussurrò esasperato, tanto che faticai a sentirlo - per la seconda volta.»
Dinklage aveva gli occhi spalancati, la mano sul cuore, e quando parlò la sua voce era poco più di un sussurro: «Avremmo potuto perdere un braccio…o una gamba…o peggio, il caz…»
Harry scosse la testa: «Voi due siete completamente fuori di testa.»
«Piromani del cazzo.» sussurrò Liam.
Un secondo dopo, la stanza fu inondata dal fumo dell’esplosione.
Tutti iniziarono a gridare e tossire: «Porca puttana, qualcuno apra la finestra!»
Niall si guardò attorno confuso, e poi finalmente vide la finestra: «Louis, è quella la finestra?»
«Non so Niall, non sono di questa scuola.»
Oh Gesù, fa che non sia vero.
Liam gridò: «Apri quella finestra di merda!»
Niall e Louis salirono sul davanzale e iniziarono a forzare la finestra, visto che non si apriva facilmente perché era arrugginita. 
Dopo un po’ la finestra finalmente si aprì, ma una delle due ante si staccò, schiantandosi sopra Niall e Louis che nel frattempo erano caduti a terra.
Mentre il fumo iniziava a dissolversi, Louis gridò a Niall: «Menala, menala! Questa stronza ci ha colpiti!»
E iniziarono a prendere a calci e pugni la finestra ormai rotta.
Madre di dio.

Quando uscimmo tutti dal laboratorio, ci fu un momento di silenzio.
Poi Niall disse: «Beh, è stato divertente. No?»
In quell’esatto momento le mie ovaie, che si trovavano momentaneamente in un altro corpo, sarebbero scoppiate. 
Con un gesto velocissimo presi Niall per il colletto della maglietta e lo buttai contro gli armadietti: «Io ti…»
Mi interruppi quando notai che mi stava guardando negli occhi, visibilmente stupito.
Aggrottai la fronte: «Perché cazzo mi guardi così?»
«Ma lo sapevate che gli occhi di Harry hanno lo stesso identico colore dello smeraldo? - scosse la testa incredulo - Incredibile.»
Beh, in effetti gli occhi di Harry erano davvero fantastici. Mi bloccai, sovrappensiero, e risposi in tono sognante: «Già, sono meravigliosi.»
Non appena mi accorsi che tutti mi stavano fissando, lasciai Niall e gli misi a posto il colletto della maglietta. Poi mi schiarii la voce: «Che facciamo adesso?»
Quell’imbarazzante momento fu fortunatamente interrotto da Louis, che gridò buttandosi una mano sulla fronte: «Cazzo. Abbiamo dimenticato gli ingredienti delle pozioni in laboratorio!»
Niall spalancò gli occhi, mettendosi le mani fra i capelli: «Oh, merda!»
Louis fece spallucce, e appoggiò una mano sulla spalla del compare: «Andiamo a prenderli. Torneremo in un baleno.»
Subito dopo quella frase, tutti urlammo: «No!» mentre Niall sussurrava con la fronte aggrottata: «Il baleno è il maschio della balena?»
Harry, ignorando Niall, prese parola: «Per evitare altri incendi o eventi che possano provocare morte immediata o gravi danneggiamenti, è meglio se ci vado io. Zayn, Liam, mi accompagnate?»
Liam scosse la testa sussurrando: «Piromani del cazzo.» per poi seguire Zayn ed Harry lungo il corridoio.
Quando sparirono dalla nostra vista, Louis disse: «Ma quel ragazzo sa dire solo ‘piromani del cazzo’?»
Niall rispose: «Già.»
Entrambi sospirarono, e poi Niall continuò: «Ma poi, che significa piromani?»
Louis fece spallucce: «Non so Niall, non sono di questa scuola.»
Guardai Dinklage, sperando che ciò che avevo appena sentito facesse parte di un brutto incubo. 
«Sa professore, - sussurrai - Zayn aveva detto che avevano solo qualche rotella fuori posto, che era una cosa da nulla.»
«Alla faccia. Oggi per due volte ho quasi rischiato di perdere il mio ca…»
Lo fermai con un gesto della mano: «Ok. Non voglio sapere altro.»
Nel frattempo, Louis e Niall stavano trafficando con un armadietto. Mi avvicinai, socchiudendo gli occhi: «Che cazzo state facendo?»
«Stiamo scassinando un armadietto.» rispose Niall sorridendomi rassicurante, come se fosse una cosa normalissima.
«D’accordo. Perché state scassinando un armadietto?»
Louis disse, senza neanche alzare lo sguardo: «Abbiamo sentito dire che ci sono degli umpa lumpa in alcuni armadietti.»
Okay, i casi erano due: o sarei scoppiata a piangere dalla disperazione, oppure sarei corsa da loro prendendoli a pugni, cercando di evitare che distruggessero anche un armadietto, oltre al laboratorio di scienze.
A malincuore, scelsi la seconda. Beh, almeno li avrei presi a pugni.
Mentre stavo per sganciare il primo colpo, l'armadietto si aprì, e nel medesimo istante, una voce ci costrinse a voltarci. 
«Harry!» Ragazza. Boccoli neri. Camicia azzurra. Lunga gonna nera. 
Veronica.
Mi passai una mano sugli occhi preparandomi qualcosa da dire per allontanarla, ma mi accorsi che avevo la voce da Viola, da ragazzina. Se avesse sentito un ragazzo come Harry parlare con una voce come quella di Viola, forse avrebbe potuto sospettare qualcosa. Forse.
Non sapendo che fare, stetti in silenzio. Mentre quella sottospecie di ameba si stava avvicinando sorridendo. Dio, mi metteva i brividi.
«Ma…perché hai dei cerottini rosa di hello kitty?» disse mentre si avvicinava.
All’ultimo momento, Dinklage si piazzò davanti a lei sbarrandole il passo, cercando di fare conversazione per distrarla. 
Sentii dei sussurri alle mie spalle: «Ma come cavolo ha fatto Zayn a travestirsi da donna in così poco tempo?»
«Infatti, e senti che voce. E’ proprio bravo.»
Mi girai verso Louis e Niall, dicendo sottovoce: «No ragazzi, lei è la sorella di Zayn. So che sembra lui con la parrucca, ma…»
«Impossibile.» Mi interruppe Louis.
«Già, e adesso lo dimostreremo.» concordò Niall.
Si avvicinarono a lei. Scorsi Niall che appoggiava una mano sulla testa di Veronica cercando di strapparle i capelli, pensando che fossero una parrucca. Ma lei strillò indignata: «Come osi?!»
Alzai gli occhi al cielo dicendo, involontariamente: «Ve l’avevo detto che aveva la vagina.»
Veronica si girò di scatto verso di me: «Ma che ti è successo alla voce?»
Sbarrai gli occhi, e deglutii. Veronica tentò nuovamente di avvicinarsi, mentre Louis rise: «Semplice. Quello non è Harry, è…»
Per non farle sentire altro, spinsi l’armadietto aperto da Niall e Louis e la colpii dritta in fronte. Questa barcollò e cadde a terra, priva di sensi.
Iniziammo a fissarla, in silenzio.
Poco dopo, una voce squillante interruppe quel silenzio tombale: «Ok ragazzi, Liam e Zayn sono… - si interruppe - ma che cazzo sta succedendo?!»
Niall disse, impassibile: «L’ha uccisa.»
Harry domandò: «Ma chi l’ha uccisa?»
«Viola.» rispose Louis, anche lui impassibile.
Harry chiese, incredulo: «Viola ha fatto questo? La nostra Viola?»
Annuirono tutti.
Si girò verso di me, poi guardò Veronica, e disse aggrottando la fronte: «Credo che potrei innamorarmi di te, Viola. Potrebbe anche scapparci un matrimonio.»
Qualcosa dentro di me, qualcosa di profondamente sbagliato, esultò. Così alzai la testa di scatto: «Davvero?»
Non appena mi accorsi che tutti mi stavano fissando in modo strano, mi schiarii la voce: «Allora, l’ho uccisa?»
Dinklage fece una smorfia seccata: «Ma no che non l’hai uccisa.»
Tutti tirammo un sospiro di sollievo.
«Cioè, non credo.»
Tutti sbarrammo gli occhi.
Harry si chinò accanto a Veronica borbottando un «Devo sempre fare tutto io.», e poi appoggiò una mano sulla sua tetta destra.
Una rabbia incontrollabile mi crebbe all’interno facendomi sbottare, incazzata nera: «Harry, non è il momento di testare la carrozzeria altrui.»
L’interpellato alzò gli occhi al cielo: «Le sto sentendo i battiti del cuore.»
Sospirai chiudendo gli occhi: «Harry.»
Sbuffò: «Che cosa vuoi ancora?»
«Il cuore è a sinistra.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Spostò la mano sull’altra tetta di Veronica, senza aggiungere altro. 
Ci fu un momento in cui tutti trattenemmo il respiro, e poi Harry sospirò sollevato: «Oh, dio del cielo. E’ viva.»
Sospirammo tutti.
Poi ci guardammo. 
E infine scoppiammo a ridere.
Niall disse, con il fiatone: «E io che le stavo strappando i capelli.»
Louis continuò: «Pensavamo fosse Zayn vestito da donna.»
Scoppiammo a ridere ancora più forte. 
«Pensa se suo fratello la vedesse in questo stato.» riuscii a dire tra una risata e l’altra.
Harry si asciugò delle lacrime: «E il bello è che arriverà da un momento all’altro.»
D’ un tratto tornammo tutti seri.
Sentii in lontananza delle risate. Liam e Zayn. Si stavano avvicinando davvero. 
Gridai, in panico totale: «Che cazzo facciamo?!»
«Sssht!» mi zittirono tutti.
«Vuoi farci sentire? Razza di deficiente.» Harry si guardò intorno, e il suo sguardo si posò sullo sgabuzzino alle nostre spalle: «Aiutatemi a metterla nello sgabuzzino, in fretta!»
Dinklage aggrottò la fronte: «Ma non è reato?»
Harry lo liquidò con un gesto seccato della mano, e iniziammo a sollevarla tutti insieme, incamminandoci verso lo sgabuzzino.
«Cristo, ma quanto pesa?» mi lamentai.
Niall disse: «Magari deve cagare.»
Ci fermammo, e lo fissammo.
Louis fece spallucce: «Vero. Magari ha lo stomaco pesante, e se caga si libera. Così peserà di meno.»
Ci fu un momento di silenzio. 
Poi, senza aggiungere altro, continuammo ad avanzare fino ad appoggiare Veronica contro il muro dello sgabuzzino.
Riuscimmo ad uscire tutti quanti dalla stanzetta proprio nel momento in cui Zayn e Liam arrivarono in fondo al corridoio. Tutti, tranne Harry. 
Lo chiusi dentro, ignorando le sue proteste.
Zayn ci squadrò tutti e quattro: «Ma che vi è successo?»
Guardai gli altri. Dinklage, Louis e Niall avevano gli occhi sbarrati e il fiatone.
Niall scoppiò a ridere: «In effetti amico, è davvero divertente. Viola ha…»
«…giocato a nascondino.» lo interruppi sorridendo amabilmente.
Liam alzò un sopracciglio: «Avete giocato a nascondino?»
«Si. Ci ho giocato anche io.» confermò Dinklage.
Liam annuì, e mormorò offeso: «Potevate anche aspettarmi...»
Zayn lo ignorò: «Harry? Dov’è?»
Louis scoppiò a ridere: «E’ chiuso nello sgabuzzino con…» ma Dinklage lo interruppe: «…con scope, secchi, e altre normalissime cose che si trovano in un normalissimo sgabuzzino.»
Poi mi fece l’occhiolino, credendo di avermi fatto un favore.
Lo fissai impassibile: «Scope, secchi, e altre normalissime cose che si trovano in un normalissimo sgabuzzino. Ma certo.»
Zayn sbottò: «Beh, non può uscire adesso?»
«No!» gridammo tutti insieme, facendo sussultare lui e Liam.
Mi schiarii la voce: «Ehm cioè… - sussurrai all’orecchio di Zayn - vedi amico, lui non sa che noi sappiamo che è lì dentro, e quindi…beh, sai com’è.» feci una risatina nervosa, che interruppi subito dopo ciò che disse Zayn: «Viola, ma che cazzo stai dicendo?»
«Non lo so nemmeno io.»
Il pakistano sghignazzò scuotendo la testa, e iniziò ad andare verso lo sgabuzzino.
«No!» gridammo di nuovo tutti insieme, facendo sussultare lui e Liam per la seconda volta.
Mi misi davanti alla porta, e Zayn sbuffò: «Che cosa c’è ancora?»
«Non puoi entrare qui!»
«Ma perché?»
«Io ho…beh, ho…»
Alzò le sopracciglia, impaziente: «Hai…?»
«Io… - incrociai le braccia e alzai il mento - ho appena scorreggiato.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Hai scorreggiato.»
«Ho scorreggiato.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Liam aggrottò la fronte: «Ma non eri stitica?»
Dinklage gli tirò una gomitata, e Zayn continuò, sempre guardandomi: «Già, non eri stitica?»
Fottuto Payne. Mi grattai il collo: «Beh, si. Ma ho scoperto che il cibo messicano ha effetto su di me.»
Ci guardavamo.
«Anzi, se non volete morire asfissiati vi consiglio di allontanarvi, perché ne sto per sganciare un’altra fra esattamente dieci secondi.» continuai. 
Zayn sospirò sconfitto, per poi alzare le mani in segno di resa: «Va bene, ce ne andiamo. E mi raccomando, non appena hai finito di tirare scorregge ci vediamo fuori. - lanciò un’occhiata verso lo sgabuzzino - e porta anche Harry.»
E si allontanarono tutti insieme. Non appena sparirono dietro l’angolo aprii lo sgabuzzino, e Harry uscì iniziando a espirare profondamente, e sventolando l’aria intorno a sé: «Perché cazzo ci hai messo così tanto? Stavo per soffocare.»
Aggrottai la fronte: «Stavi per soffocare?»
«Ecco…vi ho sentiti parlare da dentro, e la cazzata che hai detto a Zayn…beh, in parte era vera.»
Se possibile, ero più confusa di prima: «In che senso?»
«Qualcuno ha davvero scorreggiato nello sgabuzzino. Sono stato io.»
Mi scappò una smorfia schifata: «Fai schifo. Si può sapere che cos’hai al posto del culo? Un’edizione limitata della macchina spara-scorregge?»
«Tecnicamente è il tuo culo.»
Gli puntai un dito contro: «Io non ho mai rischiato di soffocare in uno sgabuzzino per una scorreggia, non sono una cloaca. E non parlare del mio culo.»
«Sei tu che hai iniziato.» rispose con un sorrisetto strafottente.
Mi misi le mani fra i capelli: «Oddio santo. Smettila, ti prego. Andiamocene di qui.»













EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ehilà. scusate il ritardo, davvero cc
colpa della scuola, ovviamente. 
comunque, passando a cose interessanti, avete visto il video di story of my life?
awww. troppo bello.
ok, spero vi piaccia il nuovo capitolo.
grazie a tutte quelle che hanno recensito e che recensiranno. 
siete stupende, aw. 
ciau lkjh

 
 

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Capitolo 21
*** Milkshake. ***






( 21 )


MILKSHAKE.




 
«Veronica!»
Eravamo da Zayn’s kebab, per la seconda volta in quel giorno. Zayn continuava a cercare invano sua sorella nella pizzeria, credendo che lei fosse davvero rimasta lì.
Fortunatamente Louis e Niall stavano parlando per i cazzi loro, quindi non avrebbero potuto spifferargli nulla. 
Il pakistano sospirò: «Chissà dove cazzo è finita.»
Guardai Harry, ed entrambi serrammo le labbra cercando di trattenere una risata.
Liam alzò le mani: «Senza offesa amico, ma è meglio così. Quella ragazza equivale a una spina nel culo.»
Zayn aprì la bocca per protestare, poi la richiuse, infine alzò le sopracciglia: «Hai ragione.»
«Io ho sempre ragione. E so sempre cosa fare. - poi sospirò - ma che si fa adesso?»
Lo guardammo tutti per un momento. Dinklage appoggiò una mano sulla sua spalla: «Adesso figliolo, siamo nella merda fino alla fronte.»
Tutti annuirono.
«Ehi, non è vero. - protestai - C’è ancora una possibilità.»
«Appunto. Basta essere gentili con qualcuno, e non fare gli stronzi come al solito.» concordò Harry.
Guardavamo gli altri.
Gli altri ci guardavano. 
Harry sospirò sconfitto: «Avete ragione, siamo nella merda.»
Appoggiai il mento al bancone, e Zayn sbottò: «Oh, avanti. Ci sarà un modo più semplice per eliminare l’incantesimo, no?» 
«Voi i gentili dovrete fare, e so che è difficile da rispettare. Ma solo questa è la soluzione per far effetto alla pozione. - citai l’incantesimo sbattendo ritmicamente il mento sul bancone. - non c’è niente da fare.»
«Si, ma il post scriptum che cosa dice? Proprio con tutti dovreste esserlo, sennò in quel posto potete metterlo. - continuò Niall - sapete che significa?» 
Harry aggrottò la fronte: «Che ce la pigliamo nel culo?»
Louis sospirò: «Ma no, sciocchino. Niall ha ragione, gli incantesimi vanno interpretati.»
Liam scosse la testa: «Gente, io non ci capisco un cazzo.»
«Neanche io.» concordammo io, Harry, Dinklage e Zayn.
Niall sospirò esasperato: «Va bene, vi spiegheremo tutto. Ma solo perché siamo bravi, dolci e gentili.»
Alzai gli occhi al cielo, e gli altri li incitarono a continuare sbuffando. Louis iniziò a parlare: «Bene. L’incantesimo dice che voi dovreste essere gentili con tutti, proprio con tutti.»
«E chi è la persona che odiate di più al mondo?» chiese Niall.
Liam scosse la testa, incazzato nero: «Stinky Pete.»
Quando si accorse che tutti lo stavamo fissando, si giustificò borbottando: «E’ il cattivo di Toy Story 2.»
Zayn sospirò: «Oh, ci risiamo.»
Louis riniziò a parlare, ignorando Liam e Zayn: «Intendevamo dire che la persona che Harry odia di più è Viola, e viceversa.»
Stavo per dire per l’ennesima volta che non capivo un cazzo, quando Harry mi precedette: «Ok. E quindi? Continuo a non capire un cazzo.»
«E quindi, è praticamente ovvio che l’incantesimo avrà effetto solo quando Harry e Viola andranno d’accordo.» concluse Niall sorridendo.
Silenzio.
Sbottai incredula: «E non poteva semplicemente esserci scritto? Non poteva essere più chiara?»
Niall ribattè, offeso: «E’ un incantesimo. E’ roba antica e misteriosa. Roba fica. Non può essere chiara.»
«E neanche scura.» aggiunse Louis.
Scoppiarono a ridere solo loro due.
Harry sbottò: «Ma noi andiamo d’accordo!»
«Appunto!» concordai io.
«Visto? Siamo entrambi d’accordo che andiamo d’accordo!» concluse Harry.
Tutti ci guardarono alzando un sopracciglio.
Ci fissavamo.
«Beh certo, c’è stata quella volta in cui hai tagliato tutto il pelo al mio pupazzetto preferito…» mormorai abbassando lo sguardo.
Sbuffò seccato: «Viola, avevo otto anni.»
«Non mi interessa. Quel peluche era bellissimo, mi manca ancora adesso.»
Alzò le sopracciglia: «E il mio robot? Te lo ricordi? Mio padre me lo aveva comprato per il mio compleanno, e il giorno dopo è finito nel cesso. Devo dirti di chi è stata la colpa?»
«Oh, avanti. Quello era davvero inutile. Che cazzo, l’avevi chiamato Mr. Robot!»
«Perché invece Giseldo era un nome proprio azzeccato per un orsetto bianco, vero?»
Gli altri scoppiarono a ridere.
Mi infastidii: «Che cosa c’è da ridere? - scossi la testa, e puntai un dito contro Harry - e quando hai buttato il mio pallone dei Teletubbies nel camino acceso? Cristo santo Harry, era un’edizione limitata!»
«Beh, tu avevi fatto cadere il gelato sulla mia maglietta con la foto di Mick Jagger. Dovevo vendicarmi, no?»
«Quando mi hai tirato in testa il tuo pallone da rugby? Sai, non era proprio leggerissimo.»
Ghignò: «Violetta, tesoro mio, quello stesso pallone da rugby cinque minuti dopo è finito sui miei coglioni. Ho rischiato di perderne uno, te lo sei dimenticata? Io no, credimi.»
Gli altri scoppiarono a ridere ancora più forte.
«Almeno io non avevo fatto apposta. Tu e i tuoi amici invece una volta mi avete legata a una sedia, e avete fatto gara a chi beccava per primo la mia faccia con una torta.»
Sentii Louis e Niall che cadevano a terra tirando calci e pugni, e la risata mezza-grugnito di Dinklage. 
«Beh, me l’avevano chiesto loro. Come potevo negarglielo?»
«Non è vero, era stata una tua idea. Anche quando mi avevate svegliata con una secchiata d’acqua ghiacciata era stata una tua idea.»
Scoppiò a ridere: «Avevi anche un cubetto di ghiaccio nel reggiseno. Dio, avrei dovuto farti un video.»
«Oh, e non è finita qui. Per colpa tua, ricorderò sempre la prima liceo come l’anno peggiore della mia vita. L’anno in cui tu dicesti a Duke Orsino che…»
Mi interruppe: «…che desideravi trombarlo. - continuò a ridere - è stato indimenticabile.»
Liam si asciugò le lacrime: «Oddio si, quello me lo ricordo.»
Sbottai: «Vai a farti fottere! Andate tutti a farvi fottere!»
«E menomale che andavate d’accordo.» Zayn scosse la testa.
Mi girai verso di lui: «E’ una testa di cazzo, non posso farci niente.»
Harry mi puntò contro un dito: «E tu sei una testa di merda.»
Lo guardai negli occhi: «Se potessi far morire qualcuno con il pensiero, quello saresti tu.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Incrociò le braccia, e alzò il mento: «Lo stesso.»
Scoppiai a ridere: «Lo stesso? Quanti anni hai, cinque?»
«Veramente sei, ho sei anni.»
Lanciai un verso esasperato, e guardai il pakistano: «Zayn, dì a Harry che è un coglione che al posto del cervello ha un cazzo in prognosi riservata.»
Sospirò: «Harry, Viola dice che sei un coglione che al posto del cervello ha un cazzo in prognosi riservata.»
«Va bene, e tu dì a Viola che…»
Zayn interruppe Harry, esasperato: «Ragazzi, per favore. Sembrate una coppietta di sposini.» 
«Non è vero.» dicemmo io ed Harry all’unisono.
Guardavo Harry.
Harry guardava me.
Guardavo Zayn.
Zayn guardava me.
Harry guardava Zayn.
Zayn guardava Harry.
Harry sbottò: «Io e lei sposati? Ma neanche se avessi i capelli che vanno a fuoco e lei fosse l’ultima goccia d’acqua rimasta sulla terra, neanche se avessi la diarrea e lei fosse l’ultimo cesso rimasto, neanche se…»
Mi infastidii: «Va bene, abbiamo afferrato il discorso.»
Dinklage scosse la testa: «Non usciremo mai da questa situazione.»
D’un tratto, Louis prese parola: «Niall, stai pensando anche tu a quello che penso io?»
L’interpellato annuì: «Certo che si.» per poi subito dopo alzare le sopracciglia: «O almeno, credo.»
Scorsi Louis che sussurrava qualcosa all’orecchio di Niall: «Viola…Harry…nostri capi…stregoni…»
Poi Niall spalancò gli occhi e guardò il suo compare, pieno di ammirazione: «Sei un genio Louis.»
Louis fece un sorriso a trentadue denti, e poi si girò verso di noi: «Bene ragazzi, abbiamo la soluzione!»
«Cioè?» sbuffò Liam.
«I nostri capi.» disse Niall.
Ci guardavano.
Li guardavamo.
«I vostri capi.» ripetè Harry, impassibile.
Louis annuì: «I nostri capi. Anche loro sono appassionati di stregoneria.» 
Zayn, per una causa a me sconosciuta, si accigliò: «Ragazzi, non credo che…»
«Io credo che dovremmo almeno provarci!» esclamai.
Si girarono tutti a guardarmi.
Harry sospirò seccato: «Non possiamo.»
«Ti prego.» unii le mani in segno di preghiera.
Mi guardò un momento, per poi sorridere serenamente. Il che non prometteva nulla di buono: «Viola, possiamo parlare un secondo?» 
Cercai di protestare, ma lui, prendendomi non molto delicatamente per un braccio, mi portò in cucina: «Non era una domanda.» 
Non appena fummo da soli: «Viola - sussurrò - abbiamo rischiato la vita più di una volta.»
«Harry, io sto impazzendo, davvero. Non distinguo più i maschi dalle femmine.»
«Ma noi… - aggrottò la fronte - tu cosa?»
«Niente.» risposi immediatamente, affrettandomi ad abbassare lo sguardo.
Scosse la testa, e continuò: «Hanno provocato due esplosioni oggi. Vuoi che domani diano fuoco direttamente te?»
«Ma dobbiamo almeno provarci.» piagnucolai insistendo. 
«No.»
«Per favore.»
«No.»
«Harry, ti prego.»
Indicò lo spazio vuoto accanto a lui, come se ci fosse una persona: «Lascia che ti presenti il mio caro amico No.»
«Harry!» gridai serrando i pugni. 
«’No’ è una parola magica. - continuò a sparare stronzate, ignorandomi - Tu dici ‘Harry, due piromani con il cervello completamente fottuto ci hanno proposto di andare incontro a morte certa. Accettiamo?’ e io ti rispondo ‘Per tutte le palle di cannone con la barba, certo che no!’»
Aggrottai la fronte: «Perché siete tutti fissati con queste palle di cannone con la barba?» chiesi alludendo a pochi giorni prima, quando anche mio padre le aveva nominate.
Schioccò le dita: «Pronto? E’ una battuta di Pirati dei Caraibi.»
Ci fissavamo.
Incrociò le braccia e alzò il mento: «Tu sei in fissa con Harry Potter, io con Pirati dei Caraibi.»
Scossi la testa, e poi assunsi una faccia da cane bastonato: «Ti prego Harry, ti scongiuro. Farò tutto quello che vuoi.»
Mi guardò attentamente. Poi sbuffò e mi puntò un dito contro: «Che sia chiaro, lo faccio solo per te.»
Esultai in silenzio, e poi lo seguii tornando dagli altri, che ci guardavano confusi. Harry si passò una mano sugli occhi sospirando: «E va bene. Va bene. Proviamoci.»
Poi si sporse verso di me, e sussurrò al mio orecchio: «Sarai la mia schiava personale. Farai tutto ciò che voglio per un mese intero.»
Ricambiai un po’ impacciata il suo sorriso e, non appena si accorse che tutti gli altri ci stavano fissando con un sopracciglio alzato, Harry alzò le braccia al cielo esasperato: «Le ho solamente detto che se ci succederà qualcosa lei sarà la prima persona che ucciderò.»
Liam sorrise malizioso: «Si, certo. Vallo a dire a Buzz Lightyear.»
«Liam, amico mio, quando capirai che i personaggi di Toy Story non esistono?» sbottò il pakistano.
«Ma certo che esistono! Come puoi dire una cosa del genere? - il labbro inferiore di Liam iniziò a tremare - insensibile.»
Ci fu un momento di silenzio, interrotto poi da Dinklage che sfregò le mani: «Bene. Allora ci vediamo domani all'uscita della scuola. Che ne dite?»
Harry si accasciò sul bancone, e mugolò con una smorfia annoiata: «A scuola?»
«Si. - Dinklage guardò me - Viola, tu sai che cosa farà Laritate se farai un’altra assenza non giustificata. E tu… - spostò lo sguardo su Harry - beh figliolo, a te non so che cosa dire perché in ogni caso sei comunque fottuto.»
Harry sorrise: «Grazie professore, è davvero gentile.»
Dinklage non colse la presa per il culo: «Ma figurati, ragazzo mio. Io lo faccio per voi. - poi si girò verso Liam - tu Liam, vieni?»
L’interpellato si passò una mano sugli occhi, e puntò un dito contro Louis e Niall: «Giuro che se sono piromani del cazzo come voi, sparo prima a loro, poi a voi, e poi a me.»


«Viola?» Harry mi picchiettò una spalla.
Eravamo a casa. Avevo la fronte appoggiata sul tavolo della cucina, in segno di disperazione.
Mugolai in risposta. 
Si sedette accanto a me: «La vuoi piantare di disperarti?»
«Come posso non disperarmi? Se non ci va bene neanche domani, siamo fottuti.»
«Infatti, domani andrà bene.»
«Come potrà andarci bene? Louis e Niall hanno l’intelligenza collettiva di un ananas, non oso immaginare i loro capi.»
«Ma se sei stata tu ad insistere tanto per andare da loro?»
«Beh, adesso ci stavo pensando, e credo di aver detto un’enorme stronzata.»
Silenzio.
Poi mi tirò uno scappellotto sul collo, facendomi alzare di scatto: «Ahi! Ma che cazzo!» 
Scoppiò a ridere: «Hai la fronte tutta rossa, idiota.»
Si alzò in piedi e andò dall’altra parte del tavolo, davanti a me: «Viola, noi siamo sempre riusciti a fare l’impossibile. Ti ricordi quando abbiamo fatto passare zio Earl dalla porta d’ingresso di casa tua?»
Sorrisi: «Ci abbiamo messo delle ore.»
Si sporse verso di me: «E quando abbiamo portato l’elefante del circo nel salotto di zia Pearl, per farle lo scherzo del pesce d’aprile?»
Scoppiai a ridere, e Harry continuò: «Però è stato più semplice far entrare l’elefante che zio Earl.»
Risi ancora più forte, e lui disse: «In un modo o nell’altro, passeremo anche questa. D’accordo?»
Annuii, e lui sorrise: «Così ti voglio.» 
Poi sfregò le mani: «Bene. Vuoi un frullato?»
«Cazzo, si!» iniziai a battere le mani come una foca.
Non appena vidi il frullatore che Harry appoggiò sul tavolo, mi si illuminarono gli occhi: «Oh, George mi faceva sempre centinaia di frullati quando venivo qui. Erano sempre alla…»
«…fragola, si.» mi interruppe.
Aggrottai la fronte: «Come minchia fai a ricordartelo? Sono passati anni.»
Scrollò le spalle mentre metteva le fragole nel contenitore: «Eri come una figlia per mio padre, e quindi come una sorella per me.»
«Peccato che ci odiavamo.» dissi sarcastica.
Ghignò, e accese il frullatore: «Vero.» poi mi guardò negli occhi, serio: «E adesso?»
Alzai un sopracciglio: «Adesso cosa?»
«Ci odiamo?»
Aprii la bocca per rispondere, ma poi la richiusi. Oramai non odiavo più Harry, questo era certo. Ma come potevo dirglielo? Se gli avessi detto che lui stava anche iniziando a piacermi, e non come semplice amico, mi sarebbe scoppiato a ridere in faccia.
Si sentì un rumore. 
Aggrottammo la fronte, e ci guardammo intorno: «Che cazzo è stato?»
Nel momento in cui il nostro sguardo si posò sul frullatore, Harry sussurrò: «Cazzo, porca putt…» 
Non fece neanche in tempo a finire che il frullatore saltò in aria, schizzando frullato di fragola tutto addosso a Harry.
Guardavo il frullatore.
Guardava il frullatore.
Guardavo Harry.
Harry guardava me.
Buttai la testa all’indietro e scoppiai a ridere.
Lui mi guardò torvo: «Non è divertente.»
«E invece si. - riuscii a dire tra le risate - sei un tale coglione.»
Mi fermai iniziando ad espirare lentamente tentando di smetterla, ma fu inutile perché scoppiai a ridere ancora più forte, accasciandomi sul tavolo.
Poi Harry mi versò in testa un po’ di frullato, impassibile.
Tornai seria, e lo guardai.
Ci fissavamo.
Iniziammo a schizzarci il frullato a vicenda rincorrendoci per tutta la cucina, ridendo come due dementi.
Poi d’un tratto, scivolai su un’enorme pozzanghera di frullato che si era formata accanto al tavolo, e caddi a terra morendo dal ridere. Anche se la mia schiena perse ogni traccia di sensibilità per le ore seguenti.
Harry scivolò sdraiandosi accanto a me, anche lui ridendo come un pazzo. 
Stavo cercando di riprendere fiato, quando lui tornò serio di colpo: «Pulisci tu, vero?»









EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ciau lkjhg scusate se aggiorno ogni tre settimane, mi dispiace davvero.
la terza superiore è...una vera merda.
grazie per le recensioni, siete splendide.
al prossimo capitolo, ciau. 

 


 
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ceeline: Memories of a road.
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Capitolo 22
*** Harry, is this your boob? ***


 



( 22 )


HARRY, IS THIS YOUR BOOB?






Aprii gli occhi, ritrovandomi una mano sulla faccia e una gamba attorcigliata intorno al fianco.
Sbuffai. Cercai di liberarmi dalla presa di Harry, ma, non appena raggiunsi l'obiettivo, caddi dal letto rotolando a terra. Mi alzai in piedi massaggiandomi la guancia destra, chiedendomi mentalmente se poteva essersi frantumata. 
Mi stiracchiai sbadigliando, per poi sedermi sul letto strattonando il suo braccio per svegliarlo.
«Harry.» bisbigliai.
Nessuna risposta.
Oddio no, ancora.
Gli tirai uno schiaffo. 
Niente.
Certo che però faceva senso menare sé stessi. 
Sospirai, sapendo per esperienza che cosa fare. Ma, non appena mi avvicinai al suo orecchio, mi diede una spinta che mi fece cadere nuovamente dal letto.
«Dio santo Harry, mi hai rotto il culo.» mi rialzai dolorante.
Guancia destra e chiappa sinistra frantumate. La giornata iniziava davvero bene.
Tornai vicino a lui, e iniziai a scrollargli la spalla: «Svegliati, porca troia. Dobbiamo andare a scuola.»
Mugolò in risposta.
Mi alzai, e gli tolsi le coperte. Lui le riprese. Io le ritolsi. Lui le riprese. Sbuffai: «Oh, fanculo.» 
Stavo per ribaltare il materasso, quando mi venne in mente un’idea. 
Un’idea malefica, con la quale mi sarei potuta vendicare.
Uscii dalla stanza sfregandomi le mani come le mosche, con un sorriso inquietante stampato in faccia.

Non appena rientrai in camera andai vicino ad Harry, che era sdraiato a pancia in giù con la faccia sepolta nel cuscino.
«Harry, se non ti alzi te ne pentirai amaramente.»
Mi fece il dito medio. 
Bene. Portai il secchio pieno d’acqua fredda e cubetti di ghiaccio, che tenevo fra le mani, sopra la sua testa, e lo ribaltai di colpo.
Si alzò immediatamente gridando, mentre io uscivo dalla stanza sorridendo serenamente, dicendo: «Così capirai come ci si sente con un cubetto di ghiaccio fra le tette.»

Ero pronta per andare a scuola. Sia fisicamente che, e soprattutto, psicologicamente, visto che ero sicura che avrei fatto altre centinaia di figure di merda.
Tornai di nuovo in camera convinta che, nonostante lo scherzetto di prima, il pirla stesse ancora dormendo. Dissi: «Potrei sapere come cazzo fai a dormire così profondamente? Non ti sveglieresti neanche se un carro armato facesse irruzione insieme a una banda di tromboni in cam…»
Fui interrotta da un pallone da rugby che mi arrivò dritto nelle palle. 
Caddi a terra sulle ginocchia, e poi lunga distesa. 
Harry si accovacciò accanto a me: «Così capirai come ci si sente con i coglioni appena colpiti da un pallone da rugby.»
Alzai lo sguardo su di lui, e sussurrai agonizzante: «Sento che questa volta potresti davvero perderne uno.»


Harry's pov.
Sbadigliai per l'ennesima volta. Ero in classe, a interrogarmi mentalmente sul perchè le ore della Griffith passassero sempre così lentamente. Quella donna equivaleva a una palla da demolizione dritta sui coglioni.
Spostai lo sguardo sull'orologio appeso alla parete, per vedere che ore erano. Dinklage mi aveva firmato un permesso per uscire prima da scuola.
Ma nel momento in cui osservai le lancette, mi ricordai che non sapevo leggere l'ora.
Così guardai a sinistra, verso la mia compagna di banco, Harper.
«Ehi.» la chiamai sussurrando.
Nessuna risposta.
«Harper.» insistetti.
Nessuna risposta, di nuovo.
Mi sporsi verso di lei: «Harper, porca pu...»
«Hastings. Saresti così gentile da condividere con noi il resto della frase?»
Mi girai verso la professoressa, e la fissai.
Visto il mio silenzio, quella megera sorrise malignamente: «Quindi, potresti stare in silenzio evitando di importunare gli altri? O preferiresti fare un giro in presidenza?»
Trattieniti Harry, non potevi mandarla a fanculo. Non potevi alzarti, andare verso l'armadio che si trovavava a solo un metro da lei e ribaltarglielo addosso. Non eri nel tuo corpo, non sarebbe stato rispettoso.
«No, vostra altezza.»
Il suo sorriso sparì. Forse mi ero spinto troppo in là. Così mi schiarii la voce: «No, professoressa Griffith.»
Dopo avermi guardato male un'ultima volta, continuò a spiegare...qualsiasi cosa stesse spiegando prima dell'interruzione.
Quanto a me, appoggiai i gomiti sul banco per tenermi la testa.
Sospirai. Come faceva Viola a sopportare ogni santo giorno un'ora di quella tortura? Quella donna ce l'aveva praticamente a morte con lei. Povera ragazza.
Non appena pensai a Viola, nella mia mente si fece spazio il ricordo della sera precedente, quando ci eravamo rincorsi buttandoci addosso il frullato alla fragola. Mi costò molto ammetterlo, ma mi ero divertito. 
D'un tratto, mi ritrovai a pensare perchè ci eravamo odiati per tutti quegli anni.
Anzi, perchè lei mi aveva odiato per tutti quegli anni. Io non l'avevo mai odiata. Mi divertivo solo come un bastardo nel farle gli scherzi, tutto qui. Certo, alcuni erano stati cattivi, ma...voglio dire, neanche così tanto. Solo quella volta in cui avevo detto a Duke che si era innamorata di lui sputtanandola per tutta la scuola è stata cattiva. E il giorno in cui aveva la foto di classe, che le ho versato un intero barattolo di vernice verde sulla camicia bianca. O quella volta, nell'aula di chimica...
Okay, ammetto che ero stato un vero stronzo.
Mi passai una mano fra i capelli. O meglio, fra i suoi capelli. 
Dio, quanto li amavo. Com'era possibile che non usasse nessun tipo di balsamo? Erano così morbidi, così...
Mi bloccai. 
Abbassai lentamente lo sguardo.
Malcolm Bates aveva appena appoggiato una mano sulla mia gamba.
Aggrottai la fronte. Viola era in classe con quel coglione?
«Per caso, sai se x è sempre uguale alla radice di quattro alla seconda moltiplicata per cinque al cubo?»
Lo fissai. Sicuramente era a conoscenza del fatto che Viola equivalesse a una pecora della Patagonia in matematica. Tutti lo sapevano. Oh, che idiota. Quello sfigato osava provarci con lei?
Sbuffai spostando la gamba, per poi puntargli contro l'indice della mano destra: «Viola si merita di più.»
Malcolm aggrottò la fronte, mentre io tornavo a guardare un punto indefinito davanti a me.
Incrociai le braccia. 
Lo pensavo sul serio. Che Viola si meritasse di più, intendo. Non uno sfigato del genere. Lei meritava un ragazzo che la facesse sentire bene, che la facesse ridere. Un ragazzo esattamente come...
«Viola, perchè stai sorridendo come un'idiota?»
Spostai lo sguardo alla mia sinistra, notando Harper che mi guardava con un sopracciglio alzato: «Ammettilo. Sorridi perchè hai visto la mia fantastica maglietta, e stai pensando 'Oh perbacco, speriamo che Harper me la presti.', vero?»
Guardai la sua maglietta, decorata interamente con immagini di fragole.
Era una merda.
Ma, per evitare la stessa reazione che aveva avuto il giorno prima, sorrisi: «Ci hai azzeccato in pieno.»
Rise come un'idiota: «Ma certo che te la presto. E comunque, meglio essere originali come me che uguali a tutti gli altri, no?»
«Sì, sì. - sventolai una mano, impaziente - Harper, piuttosto dimmi che ore sono.» 
Finalmente avrei potuto sapere che ore erano.  
«Oh, - indicò un punto davanti a noi - c'è là l'orologio.»

Viola's pov.
Guardai l'orologio di Harry che tenevo al polso. Bene. Sei minuti, e me ne sarei andata.
Spostai lo sguardo sul professor Evans, l'insegnante di biologia, e pronunciai una preghiera per le due ragazze che si trovavano al primo banco, esattamente di fronte a lui.
Era abbastanza buono come professore. L'unico problema era il suo difetto alla lingua: a ogni santissima parola che pronunciava, partiva uno sputo.
In quel momento ringraziai la popolarità di Harry, per la quale avevo avuto il posto all'ultimo banco.
Appoggiai il gomito sinistro sul banco per tenermi su la testa, mentre dondolavo la matita con le dita della mano destra.
Fra sei minuti e undici secondi avrei rivisto Harry. Dieci secondi. Nove, otto...
Dio, come mi ero ridotta. A me, Viola Hastings, piaceva Harry Styles. Tra tutte le persone su questo mondo, dovevo scegliere proprio lui. Un deficiente che portava l'orologio al polso, nonostante non sapesse leggerlo.
Sbuffai. 
D'un tratto, sentii una mano poggiarsi sulla mia gamba. 
Interruppi di colpo il movimento della matita e abbassai lo sguardo. Poi mi girai lentamente verso sinistra, scorgendo Amber Von Tussle farmi l'occhiolino.
No, vi prego, non ancora. Possibile che ovunque Harry stesse c'era una ragazza che doveva povarci?
Mi schiarii la voce, e spostai la gamba liberandomi della mano.
Tirai un sospiro di sollievo, per poi tornare nella stessa posizione di prima ricominciando a muovere la matita. 
Poco dopo, la sua mano tornò ad appoggiarsi nello stesso punto.
Cercai di spostargliela, ma questa saliva sempre più su.
Dall'agitazione, la matita mi finì nell'occhio destro. 
«Oh, porco cazzo!» imprecai portandomi una mano nel punto colpito.
Mi alzai in piedi di colpo e corsi dal professore, passandogli il permesso firmato da Dinklage: «Professore, devo uscire.»
«Oh, - disse guardando il foglietto - mi dispiace che non potrai seguire la mia lezione sulla riproduzione dei gorilla.»
Fissai lo sputo che mi era appena arrivato sul braccio: «Già. Dispiace anche a me.»
Riportò lo sguardo su di me: «Che hai fatto all'occhio?»
«Niente. - levai la mano - Allergia.»
«A che cosa?»
«Al...al kebab.» chiusi gli occhi, sperando di non averlo detto sul serio.
Sbarrò gli occhi: «Oh, povero ragazzo. Beh, ricordati di prend...»
«Giusto. Grazie professore!» Dissi, correndo fuori dall'aula.
Appena uscita dalla classe, appoggiai la testa agli armadietti sospirando. Quando riaprii gli occhi, notai Harry e Liam davanti a me che mi fissavano.
Li fissavo.
«Perchè sei uscita di corsa?» chiese Harry, impassibile.
«Che hai fatto all'occhio?» disse Liam, impassibile.
Alzai una mano: «Per favore, non chiedete.»
Mi guardarono per un momento in silenzio, poi Liam alzò le spalle: «Okay.»
Incrociai le braccia: «Bene. Chi stiamo aspettando?»
«Dinklage. Gli altri ci staranno già aspettando fuori.» mi rispose Harry.
«Bene. E dove cazzo è Dinklage?»
Sbuffò: «E io che cazzo ne so? Dovevamo vederci qui, a quest'ora.»
«Bene.»
«La smetti di dire 'Bene'?»
Aggrottai la fronte: «Perchè?»
«Perchè mi dà fastidio.»
Lo fissai.
«Bene.» dissi, impassibile.
Mi fissò.
Aprì la bocca ma, prima che potesse anche solo dire qualcosa, si girò di colpo verso sinistra: «Harper? Che ci fai qui?»
Seguii il suo sguardo, e mi si illuminarono gli occhi: «Harper!»
Corsi verso di lei, e la abbracciai. 
Quando mi staccai, notai che era rimasta immobile. 
Mi guardava.
La guardavo.
Poi svenne.
Harry si fermò al mio fianco: «Porco cazzo.»
La guardavamo.
Liam si chinò a prendere il giornalino che Harper aveva fatto cadere iniziando a sfogliarlo, mentre Harry la indicava: «E' normale?»
«Che svenga quando la tocchi?»
«Sì.»
Tirai su col naso: «L'anno scorso ha rubato il mio disegno su cui tu ti eri soffiato il naso per farmi un dispetto, e l'ha incorniciato. Questo al confronto è normalissimo.»
Silenzio.
«Hai ragione.»
Liam pareva davvero interessato alla pagina delle notizie del giornalino scolastico: «Ragazza stufa scappa di casa, i genitori muoiono di freddo. Cavolo, questa sì che è una brutta notizia.» 
Alzai gli occhi al cielo, per poi tornare a guardare quella poveretta stesa a terra. 
«Oddio santo, ragazzi sentite qui. - Io ed Harry ci girammo verso Liam - Il laboratorio di scienze della scuola superiore Illyria ha subito dei danneggiamenti. Si pensa a un attacco di vandali. Alcuni genitori hanno già ritirato l'iscrizione dei propri figli. - alzò lo sguardo, sussurrando - Merda.»
Silenzio.
«Cristo santo.» sussurrai.
«Dio, menomale che non sanno che siamo stati noi.» continuò Harry.
Sentii una debole voce alle mie spalle: «Cosa?»
Ci girammo tutti e tre a rallentatore, per vedere Harper che si stava alzando lentamente: «Siete stati voi?»
La guardai per un momento. 
Senza dire niente, mi avvicinai e la abbracciai, di nuovo.
Quando mi staccai, notai che era rimasta immobile. 
Mi guardava.
La guardavo.
Poi svenne, di nuovo.
Spostai lo sguardo su Harry, che mi guardava.
Lo guardavo.
Guardavo Liam.
Liam guardava me.
Harry guardava Liam.
Liam guardava Harry.
Poi, senza dire niente, iniziammo a correre. 
Nel frattempo la campanella suonò, facendo riversare in corridoio metà scuola, costringendo Liam ed Harry a farsi largo a calci, pugni e gomitate.
Quanto a me, appena mi trovavo di fronte a una ragazza, bastava che l'abbracciassi e lei si toglieva di mezzo svenendo. Dio, era troppo divertente.
Quando riuscimmo ad arrivare all'uscita sani e salvi, risi cercando di riprendere fiato: «E' stato troppo figo.»
«No, non è figo. - Harry scoppiò a ridere - E'...è fantastico! Sapevo di essere bello da morire, ma...insomma, non letteralmente.»
Liam scherzò: «Beh amico, io questo effetto lo facevo a Viola.»
Aggrottai la fronte: «Vero. - poi risi, aggiugendo - e credimi, anche a Leeroy.»
«E chi cazzo è Leeroy?»
«Quella specie di enorme cotton fioc con gli scaldamuscoli rosa.» intervenne Harry, con la sua immane delicatezza.
«Oh sì, ho capito. Quel ragazzo non è normale. No dico, ma avete visto come...»
«Okay. - lo interruppi - Va bene, abbiamo capito.»
Non appena vidi in lontananza Zayn, Niall e Louis, li indicai: «Ecco i ragazzi.»
Mentre Louis e Niall stavano giocando a una specie di partita di calcio senza usare il pallone, Zayn era appoggiato a una macchina, con le braccia incrociate e gli occhiali da sole, tutto scazzato, e ci salutò con un cenno. 
Lo fissai. Chissà se la cosa degli abbracci funzionava anche con i maschi.
Appena gli fui davanti lo abbracciai. Quando mi staccai, Zayn era immobile nello stesso punto di prima, con la stessa espressione impassibile.
Guardai Liam ed Harry, delusa: «Non è svenuto.»
Si abbassò sul naso gli occhiali da sole: «E perchè mai sarei dovuto svenire?»
Sventolai impaziente la mano: «Storia lunga. Harry, sappi che Zayn non è attratto da te.»
L'interpellato picchiò il pugno destro sulla mano sinistra: «Peccato.»
Quando si accorse che tutti lo stavamo fissando in modo strano, alzò le mani in segno di resa: «Gente, era una battuta.»
Scossi la testa sospirando, per poi guardare Louis e Niall, che fino a quel momento non ci avevano degnato di uno sguardo, impegnati com'erano a simulare la partita. «Potrei sapere che cazzo stanno facendo?»
Il pakistano scrollò le spalle: «Non lo so Viola, è da mezz'ora che fanno così. Pensate che prima Louis ha tirato un calcio all'aria e ha gridato 'Goal!', e Niall è scoppiato a piangere.»
Dio. Non saprei dire se era più preoccupante questa cosa, o quando si erano messi a picchiare la finestra.
«E' arrivato Dinklage. - Liam sbuffò - Minchia, alla buon ora.» 
Il professore ci raggiunse con il fiatone, e la pelata tutta sudata: «Scusate ragazzi, ho avuto un contrattempo.»
«Del tipo?»
«Ecco, beh...ho mangiato male e...»
Lo stoppai con una mano: «Okay, non voglio sapere altro.»
Harry battè le mani: «Beh, andiamo?» 
«Se riesci a convincere quei due a smetterla di tirare a calci il niente, volentieri.» sospirò esasperato Zayn.
Silenzio.
«Bene. Chi li chiama?»
Immediatamente indicai Zayn, che indicò Dinklage, che indicò Liam, che indicò Harry, che indicò me.
Rimanemmo per un momento in quella posizione, poi Liam sbuffò: «Okay. Va bene, ho capito.» 
Lo guardammo mentre si avvicinava a quei due dementi, e diceva qualcosa che non riuscii a sentire. Ma la risposta di Louis, purtroppo, mi arrivò: «No, non possiamo interromperci. Non adesso, sto vincendo.» mentre Niall indicava un punto ai piedi di Liam: «Liam, attento a non inciampare nel pallone.»
Il ragazzo ci rinunciò, tornando da noi con uno sguardo esasperato: «Questi sono veramente fuori di testa.»
Dinklage gli diede una pacca sulla spalla: «So io cosa fare.»
Guardammo il professore mentre si avvicinava a quei due dementi, e diceva qualcosa nell'orecchio a Louis.
Louis si girò, e lo fissò.
Si fissavano.
Poi il ragazzo chiamò con un cenno Niall, e si avvicinarono a noi.
Guardai sbalordita il professore: «Ma come...?»
«Storia lunga.» mi interruppe agitando impaziente una mano.
Alzai le spalle incurante, e spostai lo sguardo su Liam, che chiese: «E come ci andiamo dai...vostri capi?»
Niall sorrise: «Vi portiamo noi.» 
«E come, in braccio?» 
Louis non colse la presa per il culo di Harry: «Ma no, sciocchino. - poi indicò un punto alle mie spalle - Con quella.» 
Mi girai, ritrovandomi davanti una Smart gialla. 
Momento di silenzio.
Zayn indicò la macchina: «Tutti e sette lì dentro?»
«Sì.» rispose Louis, contento.
«Ah, okay.»
Silenzio.
«No gente, lì dentro non c'è spazio per me.» constatò Dinklage.
«Perchè invece sei persone ci stanno tranquillamente, no?» disse Harry, sarcastico.
Il professore si guardò intorno, ignorando Harry, finchè il suo sguardo si fermò su una bicletta rosa appoggiata contro al muro: «Torno subito.»
Non appena il professore tornò con la bicicletta, suonò il campanellino a forma di Peppa Pig sul manubrio, e sorrise raggiante.
Lo fissammo.
Harry aggrottò la fronte: «Ma non è reato?»
Dinklage agitò la mano impaziente, per poi montare in sella. Nel frattempo Niall e Louis erano già saliti in macchina: «Beh, che aspettate? Non è poi così male qui dentro.» 
Eh, ci credo. Loro avevano occupato gli unici posti a sedere della Smart. Brutti stronzi. Niall era seduto sul sedile del passeggero, mentre Louis era al posto di guida.
Oh, un momento. 
Porca puttana. 
Stavo per salire su una macchina guidata da un maniaco psicopatico che quando si annoiava appiccava incendi o cercava umpa lumpa.
Liam entrò titubante, sistemandosi dietro i sedili di Louis e Niall, seguito da Zayn.
«Harry, io non ci entro lì.»
«Siamo in due.»
«Oh, muovetevi voi due.» Dinklage ci spinse, letteralmente, all'interno della macchina.
Sbuffai, e mi misi vicino ad Harry. Non appena Louis ingranò la marcia, venni spiaccicata contro il vetro alla mia destra.
Bene. La mia guancia destra era andata a farsi fottere per la seconda volta in poche ore.
Alla prima curva a sinistra che beccammo, fui scaraventata contro Harry, che fu scaraventato contro Zayn, che spiaccicò Liam contro il finestrino, che mugolò qualcosa in risposta.
Non ne ero sicura, ma suonava come una minaccia di morte a Louis e a Niall.
Dopo un po' di curve in grado di farmi vomitare il pranzo del battesimo, Harry si avvicinò a me. O meglio, si strinse ancora di più a me: «Viola, potremmo morire da un momento all'altro. Quindi, qualsiasi cosa succederà, voglio che tu sappia una cosa.»
Fui presa da un impeto di gioia. Fra pochi istanti, Harry Styles si sarebbe dichiarato a Viola Hastings. 
«Quell'ipod che avevi a tredici anni, te lo ricordi?»
Aggrottai la fronte: «Certo, l'avevo perso.»
«Beh, ecco...non esattamente.»
«Che vuoi dire?»
«Che te l'ho rotto io.»
Sbarrai gli occhi, incredula: «Tu cosa?!»
Deglutì: «Scusami, ma ero arrabbiato con te. Tu mi avevi fatto cadere il cellulare nuovo dal secondo piano, io ho visto lì l'ipod e...beh, l'ho rotto.»
«Sei un pezzo di merda!» 
Tentai di allungare una mano per picchiarlo, ma eravamo troppo schiacciati. L'unico risultato che ottenni fu quello di contorcermi come un'idiota. 
Sbuffai, rinunciandoci.
Poi Zayn aggrottò la fronte: «Harry, ma questa è la tua tetta? Oh, scusa Viola.»








EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ehi lkjhg dai, questa volta ho aggiornato un po' prima lol 
avete sentito midnight memories? omg, splendido. e le loro voci sono troppo belle, dio.
comunque, grazie a tutte per le recensioni, non smetterò mai di ripetervi che siete fantastiche.
spero che vi piacerà anche questo, alla prossima lkjhg

 
 
so che non c'entra niente con il capitolo, ma non potevo non metterla, crepo. 

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Capitolo 23
*** Louis and Niall's boss. ***








( 23 )



LOUIS AND NIALL'S BOSS.




 

«E questa sarebbe la casa di due rifornitori di kebab?» chiesi con occhi e bocca spalancati, osservando quell'imponente e bellissima costruzione.
«Non vendono solo kebab.» sentii sussurrare al mio orecchio destro. Mi girai per chiedere spiegazioni, ma scorsi solamente Zayn che si allontanava.
Alzai le spalle incurante, mentre Liam aggrottava la fronte: «Giuro che abbandono la scuola per fare questo lavoro.»
Iniziai a incamminarmi lungo il vialetto che portava all'ingresso della casa, seguendo Louis, Niall, Zayn e Liam.
Non appena raggiungemmo la porta d'ingresso Louis suonò il citofono, a cui rispose subito una voce squillante: «Tonno e cipolle.»
Aggrottai la fronte. Tonno e cipolle? Di solito non si rispondeva con 'Chi è?'
Niall prese parola: «Kebab in salsa piccante.»
La porta si aprì, mentre Louis si girava verso di noi facendoci l'occhiolino: «E' la parola d'ordine.»
Io e Liam ci scambiammo un'occhiata piena di significato.
Quando tornai a guardare l'ingresso, notai due uomini in piedi di fronte a noi. Il primo si sporse verso Louis e Niall, sussurrando: «Ci sono le vittime dello scambio di corpo fra loro?»
I due ragazzi annuirono, e il secondo uomo battè una volta le mani, facendoci sussultare tutti: «Dio, che figata.»
Tali e quali ai loro dipendenti.
Quello che aveva parlato per primo si schiarì la voce: «Scusate ragazzi, non ci siamo presentati. Che maleducati. Io sono Harvey, e lui è Johnny.»
Tirai un sospiro, sperando che non fossero due completi idioti come apparivano.
Dopo esserci presentati uno a uno, Johnny sorrise: «Bene. Louis, Niall, Zack, Luke, Happy, Violet e dottor Dinklage, seguiteci pure in casa.» ed entrò in casa, seguito da Harvey, Louis e Niall.
Ci fu un momento di silenzio, interrotto poi dal professore: «Dottor Dinklage. Mi piace.»
Alzai gli occhi al cielo, incamminandomi per seguire Liam e Zayn. 
Mentre stavo varcando la porta d'ingresso, Harry cercò di superarmi, facendoci scontrare e bloccare entrambi fra gli stipiti della porta.
Silenzio.
«Hai intenzione di rimanere qui finchè non mi sposto?» chiesi, impassibile.
«Sì.» rispose, impassibile.
«Beh, se tu non mi avessi rotto l'ipod, ti avrei già fatto passare.»
«Oh, come sei pallosa.»
«Pallosa? Harry, mi hai rotto l'ipod. Non sto a descriverti la reazione di mio padre, altrimenti scoppio a piangere.»
«Su ragazzi, non litigate.» Dinklage ci spinse in casa, facendomi fracassare la spalla destra.
«Ahi! Ma che cazzo, che modi.» mi lamentai massaggiandomi il punto dolorante.
«Che pappamolle.» mi schernì Harry.
«Tecnicamente è il tuo corpo, quindi sei tu che senti male.»
«Oh, ma sta' zitta.»
Stavo per ribattere, ma Dinklage mi allontanò da Harry. Continuai a camminare sussurrando offese contro quel cazzone, quando immediatamente mi bloccai.
Eravamo finiti in una stanza con una piscina al chiuso, con ai lati delle vetrate aperte che lasciavano passare dell'aria fresca, che davano su un enorme giardino all'inglese. Ma il mio sguardo fu catturato dalla fontana che si trovava esattamente al centro del prato: un enorme kebab d'oro che girava, da cui spuntava un debole getto d'acqua. 
«Oh, cazzo. - disse Harry, sbalordito - questa casa è quasi più bella di me.»
Lo guardai aggrottando la fronte. Come poteva fare un paragone del genere? Oh, che idiota.
Harvey e Johnny continuarono a camminare, spiegandoci la funzione delle varie stanze. Come se non sapessimo che la cucina serviva per cucinare, e la camera da letto per dormire. Ma dove cazzo ero finita?
«Per caso pensano di essere nel mezzo di una gita turistica nella loro casa?» disse Harry, incredulo. Non potei fare a meno di concordare.
Quando, dopo altri dieci minuti di cammino, arrivammo in un corridoio pieno di quadri e sculture, mi fermai guardandomi intorno incredula: «Cristo, questi qui hanno praticamente un museo in casa.» 
Harry si fermò al mio fianco: «Rifornitori di kebab. - si grattò la nuca - Questa cosa è geneticamente impossibile.»
Un dipinto astratto appeso alla parete catturò la mia attenzione. Aggrottai la fronte. 
«Harry, - gli indicai una figura - Secondo te, che cosa dovrebbe essere questa cosa?»
Mi raggiunse: «Sembra...un'enorme libellula che si sta mangiando una specie di... - inclinò la testa e socchiuse gli occhi - piccolo elefante, e contemporaneamente sta... - inarcò un sopracciglio - sta cagando?»
Scossi la testa, esasperata: «Anche le libellule riescono a cagare.»
Poi indicai un'altra figura: «E questo... - socchiusi gli occhi - ma non ti sembra un...?»
Harry la guardò per un momento, per poi sbarrare gli occhi: «Oh, cazzo.»
Silenzio.
Alzai le sopracciglia: «Vero. Hai ragione.»
Iniziò a darsi delle arie come se ciò che avrebbe detto di lì a poco fosse stata una cosa intelligente: «Scommetto che è un quadro di Pi...»
Si interruppe, perchè la parete sulla quale si era appoggiato poco prima si spostò, risucchiandolo dall'altra parte. Riuscii a sentire solo un urlo: «Cazzo!»
Aggrottai la fronte. Picazzo? Ma non era Picasso? 
Quando la parete tornò al suo posto, di Harry non c'era più traccia. 
Scoppiai a ridere, appoggiandomi una mano sulla pancia.
Dio, quanto era idiota. Solo a lui potevano capitare cose del genere.
Caddi a terra, dimenandomi e tirando calci e pugni dal troppo ridere.
Poco dopo sentii dei passi nello stesso corridoio in cui mi trovavo, e alzai lo sguardo, notando Liam e Zayn che mi fissavano preoccupati: «Viola, tutto a posto?»
Mi aiutarono a rialzarmi, mentre mi asciugavo delle lacrime e tentavo di riprendere fiato.
«Ma dov'è Harry?»
Tornai seria di colpo. La scena era stata comica, ma Harry dov'era finito?
Sbarrai gli occhi: «E' stato risucchiato dal muro.»
Silenzio.
Guardai gli altri, notando che mi stavano fissando in modo strano.
Li fissai a mia volta.
Poi Johnny si buttò una mano sulla fronte: «Merda, mi sono dimenticato di mettere il blocco alla porta segreta!»
«Oh, ecco perchè.» disse Niall, come se fosse una cosa normalissima.
Liam sbuffò: «Ma certo. Capita a tutti di dimenticare di mettere il blocco a una parete che, se viene girata, porta a un passaggio segreto.»
Dinklage gli tirò una gomitata, e disse a denti stretti: «Stai zitto.»
Silenzio.
Zayn incrociò le braccia: «E se lo lasciassimo lì?»
«Ehi!» si sentì una voce protestare dall'altra parte del muro. Allora lo stronzo sentiva.
Harvey sospirò, triste: «Volentieri, Zack. Ma purtroppo dobbiamo andarci anche noi. E' la porta del nostro laboratorio segreto.»
Dopo quest'ultima affermazione emettemmo tutti un sospiro desolato. Che peccato. Sarebbe stato divertente sputtanare Harry per il resto della sua vita. Insomma, basti vedere il modo in cui era caduto. 
Iniziai a sghignazzare: «E' stata una scena epica. Vi faccio vedere come ha fatto.»
Mi sistemai di fronte alla parete, e mi lasciai cadere all'indietro urlando come una femminuccia. Mi ritrovai dall'altra parte con Harry, mentre si sentivano delle risate attutite provenire dall'altra parte della parete. 
Mi guardava.
Lo guardavo.
Harry incrociò le braccia, impassibile: «Non sei simpatica.» 
Incrociai le braccia, impassibile: «E allora perchè stanno ridendo?»
Mi fissava.
Lo fissavo.
Non appena furono passati tutti uno per uno, sempre ridendo, Harry sbuffò: «Perchè dovete prendermi in giro? Poteva anche capit...»
Si interruppe perchè si appoggiò di nuovo alla parete, e cadde dall'altra parte. 
Silenzio.
Guardai gli altri.
Scoppiammo tutti a ridere, tenendoci la pancia con una mano.
«Ma quanto può essere coglione quel ragazzo?» Liam si asciugò una lacrima.
Tentai di riprendere fiato: «Concordo in pieno.» 
Quando Harry tornò dalla nostra parte, tirò su col naso, e abbassò lo sguardo: «Non credevo funzionasse anche al contrario.»
Scoppiammo di nuovo a ridere. Tranne Harry, che se ne stava in disparte con le braccia incrociate, impassibile.
Poi, non appena furono nelle condizioni di continuare, Harvey e Johnny dissero in coro: «Ecco il nostro laboratorio!»
Tirai un lungo sospiro, e mi voltai per osservare la stanza. Era molto simile al laboratorio di scienze dell'Illyria, solo cento volte più figo, visto che era pieno zeppo di mensole con pozioni di tutti i colori possibili e immaginabili.
Avevo già spostato un piede in avanti per avvicinarmi a quelle figate, quando Johnny si schiarì la voce: «Ah Rosa, fermati. Ragazzi, prima di procedere vogliamo che sappiate che dovrete sottostare ad alcune regole.»
«Esatto. - continuò Harvey - Regola numero uno: Date sempre retta ad Harvey e Johnny.»
«Regola numero due: Non toccate nulla, se non vi viene chiesto da Harvey e Johnny.»
«Infine, la regola più importante.» Harvey alzò l'indice della mano destra, e ci guardò attentamente uno per uno negli occhi. 
Mi sporsi in avanti, temendo quale potesse essere la regola più importante. Il mio battito cardiaco aumentò, e deglutii. 
Infine Harvey sorrise: «Chi fa la scorregge sta in fondo al gruppo.»
Silenzio.
Poi Niall sbuffò triste, e andò in fondo al gruppo.








EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
scusate se ho fatto passare così tanto tempo. sono una merda, lo so. quasi un mese che non aggiorno.
vabbè, meglio di the pan lol
e mi scuso anche per il capitolo corto, giuro che il prossimo sarà lunghissimo.
grazie come al solito a quelle che hanno recensito e che recensiranno. ciau <3

 

 
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Capitolo 24
*** The white powder. ***







( 24 )



THE WHITE POWDER.



 
Mi avvicinai alle mensole osservando le ampolle, ognuna etichettata con un nome più strano dell'altro.
Una pozione fucsia fosforescente catturò la mia attenzione. La fissai: «Ridi che poi muori.»
Harry si girò verso di me: «Eh?»
«La pozione. - la indicai - si chiama ridi che poi muori.»
Harry scoppiò a ridere, seguito subito dopo da me. Chi avrebbe mai potuto chiamare così una pozione? Un coglione, sicuramente. Ridi che poi muori. Noi in quel momento stavamo ridendo, quindi...
Tornammo seri allo stesso momento.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Senza aggiungere altro, tornammo ad osservare le mensole.
Con la coda dell'occhio, notai Zayn prendere in mano un'ampolla a forma di sfera contenente un liquido marrone. Il pakistano alzò le sopracciglia: «Puzzi se l'annusi.»
Johnny spuntò da dietro la sua spalla: «La regola numero due, ragazzo?»
Louis alzò la mano di scatto: «La so! La so!»
Zayn, dopo aver appoggiato immediatamente la pozione, aggrottò la fronte: «Ehm...quella delle scorregge?»
«No, Zachary. Quella era la prima.» intervenne Harvey. 
«Ma non era la terza?» sbuffai.
Silenzio.
Senza aggiungere altro, tornammo ad osservare le mensole.
Poi Liam sospirò rumorosamente: «No gente, la Morte Lamosa me la dovete spiegare.»
Morte Lamosa. Ma che cazzo...?
Harvey si grattò la nuca: «Beh, ecco...volevamo riprodurre un distillato della morte.»
«Ma qualcosa è andato storto.» continuò Johnny.
«Cioè?» chiese Dinklage, incitandoli a continuare.
«Guardate voi stessi.»
Harvey versò una goccia della pozione in una piantina lì accanto, e questa assunse la forma di un lama.
Silenzio.
Indicai la pianta e aprii la bocca per dire qualcosa, ma poi mi bloccai.
Silenzio, di nuovo.
Poco dopo, notai Harry che osservava una pozione con la testa inclinata: «Questa che cos'è?»
Mi avvicinai, e socchiusi gli occhi leggendo l'etichetta: «Amortentia.»
«Oh, attenti a quella, ragazzi. - ci avvertì Johnny - è il filtro d'amore più potente al mondo.»
«E ha un odore diverso per ogni persona a seconda di ciò che la attrae.» continuò Harvey.
Vidi Zayn avvicinarsi alla pozione, per poi assumere subito dopo una faccia trasognata: «Kebab.»
Zayn era attratto dai kebab. 
Tralasciando il doppio senso, mi avvicinai ad Harvey e Johnny: «Quindi, - indicai il filtro d'amore, interessata - se io facessi bere questa pozione a qualcuno, questo si innamorerebbe di me?»
«Beh, l'Amortentia non crea veramente l'amore, ma provoca una potente infatuazione, - si sporse verso di me, e sussurrò - o ossessione.»
«Ecco perchè è probabilmente la pozione più pericolosa in questa stanza.» concluse Johnny sporgendosi verso di me, anche lui sussurrando.
Li fissai, sussurrando: «Perchè stiamo sussurrando?»
«Non lo so, fa più effetto.»
Scossi la testa, e mi avvicinai ad Harry, che mi lanciò un'occhiata. Curiosi, ci sporgemmo verso la pozione. Espirai, e sentii odore di sandalo. Minchia, ma quanto puzzavo? Cioè, possibile che lo shampoo, il balsamo, il bagnoschiuma e l'ammorbidente al sandalo di Harry si sentissero fino a lì?
Mi avvicinai di più alla pozione ed espirai di nuovo, sentendo lo stesso odore, più intenso di prima.
Aggrottai la fronte. Ma non è che...?
Oh, cazzo.
Nella pozione sentivo odore di sandalo. 
Harry profumava sempre di sandalo.
Bene. Ormai era praticamente ovvio: mi stavo innamorando di lui.
Mi girai verso Harry con gli occhi sbarrati, notando che anche lui mi stava fissando con la stessa espressione.
Poi mi schiarii la voce, cercando di ricompormi, e chiesi facendo l'indifferente: «Tu che cosa senti?»
«Non te lo dico. Tu?» rispose alla stessa maniera.
«Non te lo dico nemmeno io.»
«Bene.» e si allontanò.
Lo guardai per un po' ancora sotto shock, per poi girarmi e incontrare lo sguardo sospettoso di Zayn.
Ci guardavamo.
Poi dicemmo all'unisono: «Che cazzo guardi?»
«Oh, lasciamo perdere.» e si allontanò sbuffando.
Alzai le spalle incurante e vidi Harry in lontananza, che sembrava assorto nei suoi pensieri.
Dio. Che cosa mi stava succedendo? Non potevo innamorarmi. Avrei solo sofferto un'altra volta, come sempre.
Visto che era distratto, andò addosso a una pianta, facendola ribaltare. Si guardò subito attorno per vedere se qualcuno l'avesse visto, per poi cercare di rimetterla a posto. Ma, appena raddrizzato il fusto, questo cadde nuovamente di lato. 
Dopo averci provato tre volte senza aver ottenuto il minimo risultato, si mise le mani in tasca e si allontanò fischiettando facendo l'indifferente.
Come poteva piacermi un coglione simile?
Sbuffai demoralizzata.
«Ah, ragazzi. Non toccate quella polverina bianca, perchè è magica e costa tantissimo.» la frase di Harvey mi riportò alla realtà.
Aggrottai la fronte.
Polverina bianca. Ma non è che...? 
Scoppiai a ridere. Nah, non era possibile.
Poi però tornai seria. Pochi giorni prima mi ero scambiata di corpo con Harry e poi mi ero innamorata di lui. Tutto era possibile.
Mi avvicinai al punto indicato poco prima da Harvey, e in effetti notai delle bustine che contenevano della polverina bianca.
Spalancai gli occhi.
In quel momento capii perchè erano così ricchi.
Passai di corsa accanto a Harry prendendolo per un braccio e portandolo nello sgabuzzino vicino alla porta d'ingresso.
«Ma che cazzo...? Viola, vuoi violentarmi?!» 
Chiusi la porta dello sgabuzzino, e lo fissai.
«Dici sul serio?» chiesi, impassibile.
«No, ma...cioè, mi sono spaventato. Sei arrivata di corsa e...»
«Harry stai zitto, ti prego. Ti devo dire una cosa.»
Mi incitò a continuare, e sussurrai: «Hai capito anche tu?»
«Che cosa?» rispose con lo stesso tono.
«Quello che ha detto Harvey, poco fa.» dissi, sempre sussurrando.
Aggrottò la fronte, sussurrando: «Ma perchè parliamo a bassa voce?»
«Oh, ma parla come cazzo ti pare! Piuttosto, hai capito che cosa ti ho detto?»
«Quello che ha detto Harvey? Chi fa le scorregge va in fondo al gruppo? Sì, ma ti prego non dire niente, non voglio stare in fondo alla fila.»
Gli tirai un pugno sul braccio: «Ma no, razza di idiota. Intendo la polverina magica, Harvey e Johnny sono due spacciatori!»
Mi fissava.
Lo fissavo.
«Oh, cazzo.» constatò, impassibile.
Annuii: «Cazzo, sì.»
Poi aprì la porta dello sgabuzzino, si sporse fuori e prese Liam per un braccio tirandolo dentro.
Harry sussurrò: «Liam, hai capito anche tu?»
«Che cosa?» sussurrò Liam con la fronte aggrottata.
«Quello che ha detto Harvey, poco fa.» rispose Harry con lo stesso tono.
«Ma perchè parliamo a bassa voce?»
Mi buttai una mano sulla fronte, esasperata: «Oh, santa Maria vergine.»
Harry disse, con aria assente: «Me lo chiedo anche io. - poi scosse la testa - comunque, hai capito quello che ha detto Harvey poco fa?»
«Oh, mi dispiace, non volevo mollarla. Vi prego, non mandatemi in fondo alla fila.»
Silenzio.
Chiusi gli occhi, sospirando: «Harry, spiegaglielo tu o giuro che lo prendo a pugni.»
«Beh, vedi Liam...Harvey e Johnny sono...»
«Sono...?» lo incitò a continuare.
«Sono...»
«Che cosa sono?»
Sbuffai: «Oh, fanculo. Sono due spacciatori!»
Ci fissammo.
Poi, senza aggiungere altro, riaprimmo la porta dello sgabuzzino, ci sporgemmo fuori e prendemmo Zayn per un braccio tirandolo dentro.
Il pakistano, senza che nessuno gli dicesse nulla, sospirò sconfitto: «Sì, sono due spacciatori. Quando l'avete scoperto?»
Mi misi le mani fra i capelli, rilassandomi: «Finalmente qualcuno che non parla di scorregge.» 
Mi guardarono tutti per un momento, poi Liam si rivolse a Zayn: «Tu, amico mio, sei un grandissimo coglione.»
Harry iniziò a prenderlo a pugni, ma, essendo nel mio corpo e avendo quindi la mia forza, equivalevano a delle carezze per lui. Zayn lo fissò: «Dovrei sentire male?»
«Fanculo. Viola, sei proprio una mezza calzetta.» si arrese Harry, sbuffando.
Liam sghignazzò: «Appunto. Guarda che mani piccole che ha, sembrano dei bastoncini.»
Scoppiarono a ridere tutti e tre.
«Lo sapete che sono qui, vero?» dissi, indignata. 
Continuarono a ridere indisturbati.
«Per non parlare delle tette, sono più piccole di due mandarini.» Zayn si asciugò una lacrima.
Harry abbassò lo sguardo sul petto: «Ma no, neanche tanto.» 
«Harry!» sbarrai gli occhi. 
Liam tornò serio di colpo, puntando l'indice contro Zayn: «E non osare cambiare discorso.»
Il pakistano si mise sulla difensiva: «Ehi, io vi ho avvertiti ieri!»
Lo fissai, incredula: «Ci hai avvertiti? Oh scusa Zayn, forse mi sono persa la parte in cui dicevi che stavamo andando da due spacciatori!»
«Avrei avuto il tempo di dirvelo se tu non fossi partita in quarta dicendo - imitò la mia voce - 'è la nostra occasione, dovremmo almeno provarci!'»
Boccheggiai indignata, mentre Harry prese parola: «Non prendertela con lei!»
Annuii, dandogli ragione: «Eh. - Poi sbarrai gli occhi - Eh?!»
Harry mi aveva appena difesa?
Annuì: «Eh.»
Liam aggrottò la fronte: «Eh?»
«Eh che cazzo!» sbottò Zayn.
Sentii una voce al di là della porta: «Ma state facendo una cosa a quattro?»
Qualcuno aggiunse: «Ehi, voglio venire anche io!»
Indubbiamente Louis o Niall.
«Liare, Zeke, Fucsia, e l'altro com'è che si chiama? Ah sì, Luigi.» 
Questo era Johnny, sicuramente.
Scoppiai a ridere, prendendo per il culo Harry: «Luigi.» 
Harry mi fissò, impassibile: «Vogliamo parlare di Fucsia?»
Tornai seria.
«Forza, usciamo di qui.» 
Dopo essere usciti tutti quanti, notai Zayn sussurrare qualcosa all'orecchio di Dinklage, il quale spostò lo sguardo su me ed Harry, e annuì. Il professore si avvicinò, e gli chiesi sospettosa: «Che cazzo le ha detto?»
Alzò le sopracciglia: «Che cazzo mi ha detto?»
«Sì.»
«Che cazzo mi ha detto... - si grattò il collo - questa è una bella domanda, è davvero una bella domanda. Perchè la domanda...è bella. - incrociò le braccia - Ma bella, perchè è una domanda. La domanda è quella con il punto interrogativo, quello che ha il ricciolino con il punto.»
Silenzio.
Poi indicò i miei capelli, quindi i ricci di Harry: «Ma con il ricciolino con il punto, non intendo Harry con il punto. Perchè è un puntino di domanda. Perchè la domanda...è bella.»
Silenzio.
Guardai Harry, che ricambiò.
Senza aggiungere altro, cercammo di sorpassarlo, ma Dinklage si mise di nuovo in mezzo: «Ma la domanda è...è stato davvero Harry a romperti l'ipod?»
Mi girai verso Harry, che nel frattempo stava maledicendo il professore. Lo guardai: «Sei un pezzo di merda.»
Sbuffò, lamentandosi con Dinklage: «Porco cazzo, se l'era dimenticato!»
Gli puntai contro l'indice della mano destra: «Io non dimentico mai.» 
«Viola, era un cazzo di ipod.»
«Era il mio cazzo di ipod!»
«Beh, tu mi hai rotto il cellulare!»
«E' diverso, quello mi è caduto!»
«Ma certo. Capita a tutti di appoggiare, accidentalmente, il telefono sul bordo del davanzale della finestra e poi, accidentalmente, spingerlo in avanti. Chi non l'ha mai fatto? Accidentalmente, intendo.»
Nel frattempo, Dinklage si era avvicinato agli altri, e lo sentii sussurrare: «Forse li ho distratti fin troppo.»
Subito dopo si sentì uno sbuffo, e Zayn ci raggiunse sorridendo come un idiota: «Ragazzi, che ne dite di andare a farvi un giro?»
«No.» rispondemmo io ed Harry all'unisono.
In risposta, Zayn ci prese il dietro della maglia e ci trasportò fino alla porta: «Fuori dalla minchia.»
Con uno spintone, ci fece cadere a terra oltre la parete. E, prima che questa si richiudesse, sentii qualcuno chiedere: «Ma che è successo a quella pianta?»
Harry si alzò immediatamente e prese la rincorsa buttandosi contro il muro, ma non successe nulla.
«Fanculo. - tirò un pugno alla parete - l'hanno bloccata.»
Si girò e iniziò a incamminarsi nel corridoio: «Quelli stanno architettando qualcosa su noi due.»
Mi alzai e lo rincorsi, sbuffando: «Ma dai? Non si era capito.»
Harry non mi ascoltò minimamente, e continuò a camminare indisturbato. 
Mi guardai intorno, a disagio: «Ma dove stiamo andando?» 
«Voglio uscire da questa casa.»
Aggrottai la fronte: «Siamo entrati dall'altra parte.»
«Non è vero.» sbuffò.
«Sì, invece.»
Si bloccò, e si girò verso di me: «Viola, si fa come dico io.»
Appoggiai le mani sui fianchi: «E perchè si dovrebbe fare come dici tu?»
«Perchè io sono il capo.» disse incrociando le braccia.
«E chi l'ha deciso che tu sei il capo?»
Tirò un profondo respiro per mantenere la calma: «Io.»
Sbottai: «E perchè?»
Ogni suo tentativo di calmarsi andò a puttane. «Perchè sono il capo!» gridò.
Aprii la bocca per ribattere, ma Harry mi interruppe con una mano: «Stai zitta, ti prego.»
Si girò e continuò a camminare, sussurrando: «Giuro che quando li becco...»
«Non è che vogliono drogarci?» spalancai gli occhi.
Ovviamente non mi ascoltò: «...gli strappo le viscere.»
«O magari ci vogliono uccidere!» continuai io, in panico.
Continuò a non ascoltarmi: «E li faccio crepare lentamente.»
«O ci sotterreranno nei loro giardini per concimare le loro piante di droga!»
«Poi li clonerò in diecimila esemplari...»
«Ah beh, ma sapranno che senza merda non si può concimare. Io sono stitica, quindi sono a posto.» constatai, rilassandomi.
«...Per poter uccidere con le mie mani ognuno dei loro diecimila cloni,»
«E poi mancheremmo a qualcuno. - mi bloccai e aggrottai la fronte - o almeno spero.»
«Tra le sofferenze più atroci. E poi...»
Harry continuò per altri interi quindici minuti a elencarmi dei modi per uccidere gli altri, nonostante io non lo stessi ascoltando minimamente.
D'un tratto si interruppe, e tornò indietro accigliato. Lo seguii con lo sguardo, mentre entrava in una stanza, e lo sentii dire: «Dio, questo cesso è fantastico. Nei tempi in cui ero stitico mi sarebbe sicuramente scappata.»
Entrai anche io nel bagno, superando Harry. Mi guardai intorno ammirata. Cristo, era davvero stupendo.
Proprio nel momento in cui stavo aprendo la bocca per dire a Harry di uscire per farmi provare a cagare in santa pace, sentii il rumore di una serie di bombardamenti. Mi girai, sussurrando: «Ma che cazzo...» ma l'unica cosa che vidi fu Harry sdraiato a terra con gli occhi chiusi.
Lo guardai.
Guardai l'anta della finestra spalancata.
Mi guardai intorno.
Poi guardai nuovamente Harry.
Aggrottai la fronte: «Minchia, che botta.» 




EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
okay. dai, non ho aggiornato così tardi questa volta. 
è che fra pochi giorni rinizia la scuola, quindi...
comunque, parliamo di cose più interessanti. 
giuro che la parte dei bombardamenti si capirà più avanti lol
e volevo dirvi un'altra cosa. sono al capitolo ventiquattro, e la storia finisce al capitolo trenta.
quindi mancano sei capitoli.
sei capitoli ed è finita.
dio, mi sembra impossibile. io e marika ci abbiamo lavorato così tanto.
okay, basta.
grazie a tutte voi che seguite la storia, siete splendide. alla prossima <3
 

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Capitolo 25
*** I'm in love with you. Oh well...almost in love. ***







( 25 )




I'M IN LOVE WITH YOU. OH WELL...ALMOST IN LOVE.



 
Mi avvicinai ad Harry sghignazzando, e mi accovacciai accanto a lui: «Dai, pirla.»
Non rispose.
Sbuffai sorridendo. Perchè doveva essere sempre così dannatamente coglione?
Gli scrollai il braccio, ma non diede nessun segno di vita.
Il mio sorriso sparì.
Continuai a scrollarlo: «Harry?»
Niente.
Deglutii. Appoggiai una mano sulla tetta di Har...cioè, la mia, per sentire il battito cardiaco.
Niente.
Borbottai offesa: «Comunque le mie tette non sono dei mandarini.»
Non appena mi accorsi di ciò che stavo pensando, ritrassi immediatamente la mano. Così iniziai a tirargli degli schiaffi sulle guance, in panico totale. Mi fermai solo quando vidi che la pelle stava assumendo l'esatto colore di un pomodoro. 
Mi misi le mani nei capelli, disperata: «Harry, cazzo, cazzo, cazzo. Ti prego Harry, apri gli occhi. Apri i tuoi belli...cioè, i miei bellissimi occhi. No, cioè...oh, che palle.»
Continuai per non so quanto tempo a cercare di rianimarlo, senza ottenere alcun risultato.
Poi mi arresi mettendomi le mani sulla faccia, e sospirai: «Come si fa? Come si fa a morire a causa di una finestra? Non si può leggere che Harry Styles è morto schiantandosi contro una finestra, ti si rovinerebbe la reputazione. - tolsi le mani dal viso e aggrottai la fronte. - che poi in teoria sarei io quella morta. - agitai impaziente la mano. - Ma vabbè, non fa niente.»
Sospirai di nuovo: «Non doveva finire così. Proprio quando...insomma, proprio quando stavo iniziando a innamorarmi di te.»
Mi sembrò di vedere una contrazione della sua bocca, ma non ci feci caso.
Sbuffai, continuando il mio discorso: «Ne abbiamo passate troppe insieme. Fin dal primo momento in cui ci siamo visti abbiamo litigato. - sorrisi - mio padre mi raccontava che quando eravamo piccoli tu mi fottevi il ciuccio, e io ti prendevo a sberle. Tu rispondevi con dei pugni certo, ma...sono dettagli inutili. E il primo giorno di scuola? Ti sei offerto di accompagnarmi in classe, e invece mi hai chiusa nel cesso. In effetti mi sembrava strano che fossi così gentile. Oppure quando sono caduta sulla merda della mucca, tu mi hai allungato una mano per aiutarmi ad alzarmi, e invece poi mi hai fatta ricadere. Ecco, lì sei stato un vero stronzo. E non dimenticherò mai quella volta che mi hai chiusa nel cassonetto. Sai, non ero sola.» mi vennero i brividi al ricordo.
Poi continuai: «E l'altro giorno, dio, sembra passato così tanto tempo da quando hai usato la scusa del tostapane per non dirmi che eri stitico. Che poi ancora non riesco a capire come ti sia venuta in mente. E guardami adesso, qui come una deficiente, a ripercorrere degli episodi cretini della nostra vita di merda, e...»
Gli vidi scendere una lacrima, e aggrottai la fronte: «Da quando i morti piangono?»
Harry scoppiò a ridere, ed io spalancai gli occhi: «Da quando i morti ridono?»
Si passò una mano sugli occhi, e sbuffò: «Evidentemente non sono morto, cogliona.»
Poi gridai, totalmente in panico: «Da quando i morti parlano?!»
Harry mi guardò, e sorrise scuotendo la testa: «Dio, quanto sei bacata.»
Silenzio.
Tirai su col naso: «E così...sei vivo.»
«No, sono morto.»
Alzai di scatto lo sguardo verso di lui, che alzò un sopracciglio: «Viola, stavo scherzando.»
Silenzio.
Poi gli tirai un pugno sulla spalla: «Pezzo di merda, non si fanno scherzi del genere!»
«Ehi, calma. Guarda che ero svenuto davvero. Gesù Cristo, ho preso una craniata.» si lamentò massaggiandosi la fronte.
«Mi hai fatta cagare addosso, pensavo che fossi morto! E se fosse stato davvero così, io...» mi interruppi. Forse era meglio non andare oltre.
Mi alzai di scatto, e allungai una mano verso di lui per aiutarlo ad alzarsi, ma all'ultimo momento la spostai, facendolo cadere rovinosamente a terra: «Scusa, non ho saputo resistere.»
Si alzò facendomi il verso: «Scusa, non ho saputo resistere.»
Gesù, come i bambini dell'asilo. Gli tirai una pacca sulla spalla: «Okay idiota, andiamo a uccidere quei dementi.»
Uscimmo dal bagno, e iniziammo a incamminarci verso il laboratorio. 
Camminavamo in silenzio, fianco a fianco, con le spalle che si sfioravano. Ogni tanto (praticamente sempre) lo sbirciavo con la coda dell'occhio, notando che qualche volta venivo ricambiata. Poi, per interrompere il silenzio, chiesi: «Tanto per sapere, ma...per quanto tempo sei stato svenuto?»
Fece spallucce: «Non lo so, mica guardavo l'orologio.»
«Anche perchè non lo sai leggere.» constatai.
Mi lanciò un'occhiataccia, così mi schiarii la voce: «Che cos'hai sentito di ciò che ho detto?»
«Non lo so, penso tutto.»
Oh, merda. Mi prese un tic all'occhio destro: «Ma tutto tutto?»
«Credo di sì. - aggrottò la fronte. - Perchè?»
«E...non hai niente da dire?» mormorai abbassando lo sguardo.
«Ehm, che hai un talento per la recitazione?»
Alzai un sopracciglio: «E...?»
Mi puntò un dito contro, come se avessi appena scoperto il fuoco: «E quindi avrò un'amica famosa.»
Sbarrai gli occhi, incredula, sempre con il tic all'occhio: «Amica?!»
«Non lo so, cugina?»
«Cugina?!»
«...Gatto?»
«Oh, fanculo.» e lo superai incazzata nera, borbottando cose del tipo: «Inculati tu, il gatto, la cugina e l'amica.»
«Eddai Violetta, sto scherzando! - Poi abbassò la voce, tanto che feci fatica a sentirlo. - Comunque...anche io. Forse. Insomma, credo. Non sono sicuro, ma...cioè, in realtà sono un po' confuso...»
Aggrottai la fronte: «Di cosa stai parlando?»
Harry mi guardò per un momento, come per suscitare in me qualcosa.
Io però non capivo un cazzo.
Così sbuffò: «Niente, Viola. Anche io avrò un gatto famoso.»
Aprii la bocca per dire qualcosa, poi mi fermai. Deglutii, e chiesi: «Prima, in bagno. Stavi piangendo?»
Sbattè le palpebre, colto alla sprovvista, e si guardò intorno: «Oh, guarda che bel caminetto.»
«Primo, rispondi alla mia domanda. Secondo, dove minchia lo vedi il caminetto? Quello è un divano.»
Si morse il labbro, poi cominciò: «Ecco, questa è una bella domanda. Perchè vedi, la bella domanda...»
Lo interruppi alzando la mano: «Okay, smettila.»
Mentre Harry rideva, mi guardai intorno: «A proposito di Dinklage e gli altri, chissà dove cazzo è il laboratorio.»
«Già, mi sa che ci siamo persi.»
In risposta, si sentì in lontananza l'eco di una voce: «Har...ry...ry. Viola...ola...ola.» seguita da un'altra voce: «Babbano...ano...ano.» che scoppiò a ridere.
Indubbiamente Louis o Niall.
«Io Zayn lo ammazzo davvero.» scossi la testa sussurrando.
«Comunque... - iniziò Harry. - mi dispiace di averti fatta preoccupare prima.»
Lo guardai per un momento, per poi fare una risatina nervosa: «Ma no, mica ero preoccupata.»
Sorrise come un'idiota: «Sì che lo eri.» cercando di farmi dire la verità.
«No. Diciamo solo che se fossi morto...beh, ti avrei ammazzato.»
«Quindi eri preoccupata.»
Feci una smorfia, facendomi però scappare un risolino: «No che non lo ero.» 
Mi diede una leggera spinta: «Oh sì, invece.»
«No.» risposi a mia volta con una spinta. 
«Sì.» 
Questa volta mi sbilanciò leggermente. Così, leggermente irritata, aggiunsi un po' più di forza, facendolo indietreggiare: «Non ero preoccupata.»
Sbuffò scocciato: «E invece lo eri, smettila di negare l'evidenza.» 
Gli tirai un pugno. «La vuoi piantare?»
«Dammi la pianta e la pianto.» disse mentre mi tirava una sberla sulla spalla.
«Dio. Sei così fastidioso che se ti mettessi a parlare con Gandalf dopo un po' ti spaccherebbe il bastone in testa.»
Sospirò esasperato: «Adesso ti metti a fare battute anche sul Signore Degli Anelli?»
«Beh, hai problemi?»
«Sì!»
«E allora fanculo!»
«E tu vai a cagare!»
«Mi dispiace ma sono ancora in possesso del tuo culo stitico, quindi anche se volessi non potrei!»
Mi diede uno spintone talmente forte da farmi perdere l'equilibrio, e facendomi cadere con il culo a terra. 
Forse non avrei dovuto dirlo. In quel momento ero io la stitica, quindi capivo perfettamente che per lui potesse essere un punto debole.
Alzai lo sguardo su di lui, sospirando: «Scusami.»
«No, scusa tu. Non volevo. - cercò invano di trattenere una risata - Davvero.»
Alzai gli occhi al cielo: «E allora perchè stai ridendo?»
«Niente, - fece spallucce - sei buffa.»
Lo fissai. Sentirsi dire dal ragazzo che ti piaceva «Sei buffa.» non era di certo la cosa migliore del mondo.
«Grazie.» mi alzai annuendo.
«Ma... - mi appoggiò una mano sulla spalla - intendevo in senso buono.»
«Sì, certo.» 
«Sul serio, io penso che tu sia...»
Sentii delle voci provenire dalla fine del corridoio alla mia destra. 
Mi girai contemporaneamente ad Harry: Louis, Niall, Liam, Zayn, Dinklage, Harvey e Johnny ci stavano venendo in contro.
Non appena Niall e Louis ci raggiunsero, strinsero me ed Harry in un abbraccio, sorridendo come due ebeti: «Pensavamo di non ritrovarvi più.»
Io ed Harry ci scambiammo un'occhiata carica di significato.
Stavo tentando di scrostarmi Niall di dosso, quando intravidi altre due figure in fondo al corridoio.
Mi bloccai.
Due persone che purtroppo conoscevo bene.
«Harry. - dissi impassibile. - Libera i cani.»




EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ehi! scusate il ritardo, è colpa della scuola. quella merda. chiamerei volentieri louis e niall per appiccare qualche incendio.
no okay, basta. grazie delle recensioni , siete meravigliose come al solito. scrivere per voi è un onore.
okay no, mi sento troppo filosofica questa sera.
spero vi piaccia il capitolo <3
 



 

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ceeline: Memories of a road.
pandacorns_: Cassandra Black e la pietra filosofale.
kat_love: Everything could happen.
Anna_Vas_Happenin: Irresistible.
 

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Capitolo 26
*** The return of the Maga Gare. ***







( 26 )



THE RETURN OF THE MAGA GARE.

 



Zayn's pov.
Mi passai una mano nei capelli, agitato. Tra pochi istanti Harvey e Johnny avrebbero chiamato la stessa maga di cui Harry e Viola mi avevano parlato il giorno precedente. Ma il problema più grande era che era stata una mia idea, ecco perchè poco prima avevo chiesto al professore di distrarli.
Quindi, se per caso l'avessero vista, quei due mi avrebbero ucciso una volta per tutte.
Mentre stavo riflettendo su che fiori volessi sulla mia tomba, Liam si avvicinò a me: «Dì un po', com'è che si chiama questa maga?» 
«Maga Gare.» risposi, nonostante l'avessi ripetuto per non so quante volte.
Liam aggrottò la fronte: «Ma perchè mi hai mandato a cagare?»  
Lo fissai.
Poi scossi la testa: «No, amico, si chiama Maga Gare.»
«Oh.» spostò lo sguardo, sempre con la fronte aggrottata.
Mi girai verso Louis, che teneva il telefono all'orecchio: «Pronto? Maga Gare?» 
Poi aggrottò la fronte, e continuò: «No no, non intendevo mandarla a cagare. No...signora, la prego non...sì, signorina, io...» 
Johnny gli strappò il cellulare di mano, e mise in vivavoce: «Pronto?» 
La maga rispose: «Ehi, che magia hai fatto per cambiare così in fretta la voce? Cavolo, sei più bravo di me.»
Silenzio.
Sentii Liam sussurrare a nessuno in particolare: «E questa qui dovrebbe essere la nostra ancora di salvezza?» seguito da Dinklage che gli tirò una gomitata nelle costole dicendo a denti stretti: «Zitto, è in vivavoce.»
Johnny continuò: «No Maga, sono io, Jenny.»
Oh, no. Ditemi che non era vero. Aveva sbagliato anche il suo nome. Oh, gesù cristo.
«Johnny? Sei tu?»
Ci fu un momento di silenzio, interrotto da Niall che sussurrava a Louis: «Ma come ha fatto a capire che era Johnny e non Jenny? Questa qui è proprio brava.»
Scorsi Liam aprire la bocca per dire qualcosa, ma fu interrotto da una gomitata di Dinklage.
«Comunque, - riprese Johnny - devi venire qui. Hai presente quei due deficienti, quel ragazzo che in realtà è una ragazza, e la ragazza che è un ragazzo?»
Silenzio.
Poi continuò: «Ma sì, quei due con i capelli.»
«Ah sì, ora ricordo! Potevi dirlo prima che avevano i capelli. Comunque sì, sono i miei unici clienti.»
Silenzio.
Johnny sorrise, come se non fosse successo nulla: «Bene, sono contento per te! Comunque ora hanno bisogno di aiuto. Puoi venire qui?»
«Ma certo, solo...ci metterò un po' di tempo.»
Prima che terminassero la chiamata, presi parola: «Mi raccomando, quando arriva cerchi di essere il più silenziosa possibile.» 
Altrimenti Harry e Viola avrebbero potuto sentirla.
Ci fu un momento di silenzio dall'altra parte della cornetta, poi la maga riniziò a parlare: «Hai cambiato ancora voce?»
Minchia.
«No no, era Zeke.» spiegò Johnny.
Liam aggrottò la fronte: «E chi cazzo è Zeke?»
Dinklage tentò di dargli una gomitata, ma Liam si spostò in tempo guardandolo soddisfatto.
«Okay. Tranquillo Zeke, non volerà una vespa. Cioè...una mosca.»

Un minuto dopo si sentì il rumore di una serie di bombardamenti.
Ci abbassammo tutti di colpo, gridando: «Si salvi chi può!», mentre qualcuno urlò anche: «Zayn, smettila!»
«Ehi, io non sto facendo niente!» mi giustificai. Poi sussurrai, così che nessuno potesse sentirmi: «Per adesso.»
Non appena quel rumore assordante finì, nel laboratorio entrò una donna di colore tutta sorridente, vestita in velluto blu. Senza neanche dire una parola, questa appoggiò un cellulare sul tavolo lì accanto e si mise in posizione, pronta a ballare.
Non partì nessuna musica.
Silenzio.
La maga disse a denti stretti, sempre sorridendo: «Qualcuno potrebbe schiacciare il tastino del telefono?» 
Liam sbuffò: «E non può farlo lei, visto che è magica?» 
«Oh, fanculo.» La maga andò a riprendere il telefono.
Mi alzai da terra, e mi lamentai: «Non le avevo detto di non fare casino?»  
Lei alzò le spalle: «Oh, ma io non ho fatto nulla.» 
«Ah, no? E chi sarebbe stato?» alzai un sopracciglio.
Proprio nel momento in cui disse: «Lui.» nel laboratorio entrò un un omino alto un metro e un cazzo, con i capelli castano chiaro abbastanza lunghi e gli occhi celesti, che aveva l’aria da classico vù cumprà che sa parlare tutte le lingue tranne l’italiano. Portava una valigetta, i suoi vestiti erano in velluto blu, e notai un cartellino attaccato alla sua maglietta: ‘Jackson.’
Jackson si fiondò subito verso gli altri, chiedendo: «Vuoi bracialeto? Vuoi oghiali?» 
Quando venne il mio turno: «Spaco botilia?», gli appoggiai una mano sulla spalla e sorrisi: «No amico, io spaco botilia.» 
Harvey ci interruppe: «Okay Michael, dopo ci occuperemo di te. Ora dobbiamo pensare a Lilla e a Potter, prima che mi distruggano la casa.» 
Jackson aprì la valigetta, da cui la maga recuperò una sfera. La appoggiò sul tavolo e ci passò sopra la mano destra: «Ora bi dirrò esatamientes cossa fares.» 
Louis sussurrò a Niall: «Ma è una formula magica?» 
«Ma per quale fottutissimo motivo sta parlando spagnolo?» sbottai.
Alzò le spalle: «Non lo so, ci stava bene Banderas.» 
Liam si buttò una mano sulla fronte, e disse incredulo: «Banderas.» 
Sbuffai: «Possiamo continuare?» 
La maga guardò attentamente la sfera, per poi strizzare gli occhi: «Cazzo, non ci vedo più. Jackson, vendimi degli occhiali.»
Jackson aprì la sua valigetta: «Di che colore?»  
«Uh, questi sono carinissimi. E questi...no, questi fanno cagare. Senza offesa, Jackson. Questi...» 
Liam piagnucolò: «Ma chi me l'ha fatto fare?» 
«La prego, scelga un cazzo di paio di occhiali e andiamo avanti!» sbottai, per la seconda volta in soli cinque secondi.
La maga prese in mano un paio di occhiali rosa con le stelline blu: «Calmati, Zeke. Non c'è nessuna fretta.»
«I soldi me li dai dopo, vero?» le chiese Jackson.
La maga lo guardò per un momento, senza dire nulla. Poi sorrise: «Certo.»     
Jackson iniziò a saltellare come un idiota mentre la maga tornava a guardare la sfera, assumendo espressioni diverse: prima rise, un momento dopo si accigliò, poi sorrise, le vennero gli occhi lucidi e infine tirò su col naso.
Tutto questo successe in massimo quindici secondi. 
Nel frattempo, scorgevo Louis dietro di lei che osservava la sfera: «Ma tu vedi qualcosa?»
«Un bel cazzo di niente.» gli rispose Niall.
Poi la maga si tolse gli occhiali, e disse assumendo l'atteggiamento di chi la sa lunga: «L'altro giorno avevo detto a quei due cretini che cosa sarebbe successo, ma loro non mi hanno voluto credere. Sapete, la mia palla non mente mai.»
Liam sbuffò, per la ventisettesima volta nell'arco di due minuti: «E quindi?» mentre in sottofondo si sentì Niall: «La sua palla? Oh, io credevo fosse donna.»
«E quindi, - continuò la maga - l'unica cosa da fare è lasciarli da soli. Solo loro possono aggiustare le cose.»
Louis, con la fronte aggrottata: «E dove li trovano gli attrezzi?»  
«Harry e Viola mi dovranno fare una statua.» sospirò esasperato Liam.
Mi rivolsi alla maga, lasciando perdere gli altri: «In che senso?»  
Lei alzò gli occhi al cielo sospirando, e disse come se fosse una cosa ovvia: «Si piacciono.» 
Silenzio.
Poi scoppiammo tutti a ridere.
«Lo sapevo che era un'idiota.» disse Liam tenendo una mano sulla pancia.
Tentai di respirare: «Quei due si odiano da quando erano ancora nelle palle dei loro padri.»  
Jackson, ridendo come un cretino, si rivolse a Dinklage, che aveva le lacrime dal ridere: «Vuoi fazoleti?» 
«No, porca puttana. Ti ho detto di no.» rispose il professore, sempre ridendo.
Niall era letteralmente piegato in due: «Ho appena scorreggiato.»  
«Ma perchè stiamo ridendo?» Louis allargò le braccia, tutto rosso in faccia.
Harvey si rivolse alla maga: «Ciccia, sicura di non aver preso troppa coca?»
«Hugo, dovremmo farci un film su questa stronzata. Sai quanti soldi potremmo guadagnarci?» continuò Johnny, ovviamente sbagliando il nome del compare.
Una volta che riuscimmo a riprendere fiato, la Maga Gare tornò seria tutto ad un tratto e allungò una mano verso di noi: «Fanno quattrocento.»






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
scusate, era da troppo che non pubblicavo un capitolo così demenziale. HAHAHAHAH
comunque, ecco svelato il significato dei famosi bombardamenti lol 
so che è un po' incasinato, quindi se non si capisce un cazzo vi prego di dirmelo.
e dai, non potevo non mettere più la maga gare e jackson, no?
bene. grazie a tutte, siete meravigliose ragazze. alla prossima! <3


 
                                
 

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Capitolo 27
*** She's just a friend. ***







( 27 )

 
SHE'S JUST A FRIEND.

 
 
 
Viola's pov.
Li fissai: «E loro che cazzo ci fanno qui?» 
«Ehi, ragazzi.» ci salutò allegramente la maga, mentre Zayn si buttava una mano sulla fronte.
Harry indicò Jackson: «Tu.»  
La testa di cazzo tirò fuori dalla valigetta un pacchetto di caramelle: «Vuoi caramela?» 
Poi, vedendo la faccia di Harry, aggiunse spaventato: «Ehi sorela, cioè no, fratelo, paghi tre e prendi due. Cioè, volevo dire paghi due e prendi tre.»
Si fissavano.
«E' gratis.»
«Oh, allora sì.»
Harry fece per prenderla, ma poi allontanò di colpo la mano guardando male Jackson: «No. Non si sa mai che possa scambiarmi di corpo con la caramella.»
Sghignazzai: «Ve lo immaginate Harry in una caramella?»
Mentre Zayn e Liam tentavano di soffocare una risata, Harry disse tenendo sempre lo sguardo sul vucumprà: «Tu stai zitta, perchè in quel caso la caramella finirebbe nel tuo corpo.»
Tornai seria.
Poi mi girai, e guardai uno per uno i volti di Niall, Louis, Harvey, Johnny, Zayn, Liam e Dinklage: «Perchè quei due maniaci psicopatici sono qui con noi?» 
Intervenne tranquilla la maga, come se tutto ciò fosse normale: «Volevamo solo sapere come stavate.» 
Harry rispose, sarcastico: «Oh beh, non nel nostro corpo. Ma tutto sommato sì, stiamo bene.» 
Lei sorrise allegramente: «Okay.»
«Okay un cazzo!» disse lui guardandola incredulo.
La maga divenne improvvisamente seria: «Signor Harold Edward Styles, non permetterti di...» 
Harry incrociò le braccia, imitandola: «Signorino.» 
Lei incrociò le braccia: «Non è divertente.»
Harvey e Johnny scoppiarono a ridere: «Harold? Che idiota, ha sbagliato il suo nome!»
Li fissammo tutti per un momento, mentre Liam abbracciava Zayn, e piagnucolava: «Zayn ti prego, portami via. Non ce la faccio più.»
Io, l'unica intelligente (si fa per dire) in quel gruppo di ominidi, decisi di intervenire: «Okay, basta stronzate. Potete dirmi una volta per tutte che cazzo sta succedendo? Chi cazzo li ha chiamati e per quale fottutissimo motivo?»
Harvey, Johnny, la maga, Jackson, Dinklage, Louis, Niall e Liam indicarono Zayn, che disse minaccioso: «Niente più kebab per voi.»
«Ehi, lasciamo il kebab fuori dalla questione.» mise in chiaro Harry.
Guardai Zayn: «Come facevate a conoscerla?»
Lui, Liam, Niall, Louis, Dinklage, Jackson e la maga indicarono Harvey e Johnny, che si giustificarono alzando le mani: «Non è colpa nostra se siamo peggio dell'anagrafe.»
Harry aggrottò la fronte: «Ma perchè l'avete chiamata?»
«Per cercare un modo per farvi tornare normali, prima che noi potessimo uccidervi.» rispose Dinklage.
«Oh, che carini.» dissi, ironica.
Il professore non colse la presa per il culo: «Ma figurati Violetta, lo facciamo per voi.»
Alzai gli occhi al cielo, mentre Harry sbuffò guardando Zayn: «E quindi? Avete scoperto qualcosa?»
Zayn si grattò la nuca: «E quindi...quindi Harvey, spiegaglielo tu.»
«Quindi...Bonny, dillo tu.» disse Harvey incrociando le braccia, sbagliando il nome di Johnny. Quest'ultimo alzò le mani: «Liare.»
Liam sospirò, esasperato: «Quindi...bene, non so nemmeno chi scegliere. Maga, scelga lei per me.»
«Ehm...Louis, ragazzo.» continuò la maga.
Mentre tutti gridavano in coro: «No!» Louis mise le mani in tasca, tranquillo: «L'unica cosa da fare è lasciarvi da soli.»
Feci spallucce: «Ah, okay.» Ma non appena rimuginai su ciò che aveva appena detto sbarrai gli occhi: «No un momento, che cosa?!»
Niall ripetè: «L'unica cosa da fare è lasciarvi da soli.»
Lo fissai: «Pirla, lo avevo capito.»
Harry ci ignorò, dicendo lentamente: «In che senso?»
Louis iniziò: «Nel senso che vi...» Ma fu interrotto da Zayn che gli mise una mano sulla bocca, e disse sorridendo: «C'era scritto sulla sfera.»
«Ma... - Harry aggrottò la fronte - da soli nel senso, io in una stanza e lei in un'altra?»
«Ma no, sciocchino. Da soli nella stessa stanza.» La maga mosse su e giù le sopracciglia.
Socchiusi gli occhi: «Non ho capito, che cosa dovrei fare con le sopracciglia?»
Harry sospirò: «Viola, te lo spiego dopo quando siamo da soli.»
Lo fissai.
Non potevo stare sola con Harry. Non volevo starci. Voglio dire, sì, mi sarebbe piaciuto, ma se fossimo rimasti soli probabilmente mi avrebbe tempestata di domande. Ad esempio, perchè ero così preoccupata quando era svenuto? 
Non doveva assolutamente sapere che ero innamorata di lui. 
Lo indicai: «Ma io non voglio stare sola con lui.»
Mi guardò: «E perchè?»
«Perchè puzza?» ipotizzò Dinklage.
Jackson aprì la sua valigetta: «Vuoi deodorante?»
Harry si rivolse di nuovo a me: «Viola, perchè non vuoi stare sola con me?»
Deglutii: «Perchè...- risi nervosamente - beh, perchè abbiamo invitato tutti a cena!»
Tutti alzarono le braccia, esultando: «Yeeh!»
«No. A casa mia decido io chi invitare. Quindi ognuno a casa propria. - Harry alzò le braccia, esultando - Yeeh!»
Silenzio.
Poi mi appoggiò una mano sulla spalla: «Dai Viola, non rompere i coglioni. Andiamo a casa.»

Eravamo a casa, seduti sul divano con le braccia incrociate, a guardare un punto indefinito davanti a noi.
«E' successo qualcosa?» 
Harry sbuffò: «No.»
Silenzio.

*Venti minuti dopo*
«Successo qualcosa?»
Sospirò: «No.»
Silenzio.

*Trenta minuti dopo*
«E' successo qualcosa?»
«Sì.»
«Davvero?!»
Sbottò: «No!»

*Quaranta minuti dopo*
Mi girai a guardarlo, per la prima volta: «Ma esattamente, che cosa dovrebbe succedere?»
Harry mi guardò a sua volta, e sbuffò: «E secondo te come faccio a saperlo?»
Alzai un sopracciglio: «Hai detto che avevi capito e che me lo avresti spiegato.»
«Ehm...beh...ecco, - deglutì, e tornò a guardare davanti a sè - in realtà non ho capito un cazzo.»
«E perchè hai detto che avevi capito?» aggrottai la fronte.
Fece spallucce: «Non stavo ascoltando. Stavo pensando ad altro.»
Mi incuriosii: «E a cosa?»
Si girò, e mi fissò per un momento. Poi scosse la testa: «Niente, lascia perdere.»
«Okay.» abbassai lo sguardo serrando le labbra.
Silenzio.
«Ma...è successo qualcosa?»
Harry mi prese per le spalle, gridando: «Viola, basta! Hai rotto il cazzo!»
Spalancai gli occhi e dissi con voce spaventata: «Okay.» e non appena mi lasciò, mi offesi: «Va bene, se ti do tanto fastidio me ne vado.»
Feci per alzarmi, ma Harry mi prese per un braccio: «No dai Viola, stavo scherzando. Vieni qui.»
Mi sedetti sbuffando, per poi chiedere: «Che cosa facciamo?»
«Non ci resta altro che aspettare.»

Harry's pov.
Dopo esattamente un'ora, eravamo ancora lì. 
Dopo esattamente un'ora, non era ancora successo un bel cazzo di niente.
Dopo esattamente un'ora, avevo i coglioni che arrivavano fino all'Everest.
Mi girai verso Viola, vedendola con gli occhi chiusi e la bocca spalancata, con la testa che le cadeva di lato.
«Viola.» sussurrai.
Si svegliò di colpo: «Sì, sono sveglia!» Si guardò intorno per un momento, probabilmente per cercare di capire dove si trovava, chiedendomi: «E' successo qualcosa?»
Sbuffai senza risponderle, e tornai a guardare avanti.
Ma che cosa era venuto in mente a Zayn? Chiedere aiuto a una donna con un debole per il velluto blu che aveva come assistente un coglione che viveva per una valigetta, nonostante io e Viola gli avessimo espressamente detto che erano solamente due dementi che non sapevano come farci tornare normali. Quell'esimia testa di...
Viola appoggiò la testa sulla mia spalla, e si addormentò di colpo.
La scrollai un po' ripetendo il suo nome, ma lei non diede segni di vita.
Sospirai arrendendomi, e decisi di lasciarla stare.
Poi la guardai.
Giusto qualche ora prima mi aveva detto che si era innamorata di me. Ghignai. Viola Hastings innamorata di Harry Styles. Questi sì, che sono i traumi della vita. Anche se in realtà avevo dei sospetti. A tradirla era stato soprattutto il fatto che ogni volta che trovava uno specchio fissava il suo riflesso per un'eternità. Beh, come biasimarla, quale ragazza a questo mondo non si innamorerebbe di uno come me?
Viola si era innamorata di Harry. Scoppiai a ridere da solo, come un ebete. Ma poi perchè cazzo ridevo? 
Mi sentivo...felice? Quello stesso giorno da Harvey e Johnny, nell'Amortentia avevo sentito un profumo di violetta. Quindi, per uno scherzo di pessimo gusto, era legato al nome di Viola. E quindi, stava a significare che ero attratto da lei.
Inoltre quando mi aveva parlato delle stronzate che facevamo quando eravamo piccoli, e il modo in cui aveva reagito quando pensava che fossi morto...insomma, mi aveva fatto commuovere. Cioè, commuovere...Harry Styles non si commuove. Era giusto una lacrimuccia...
Che poi, come minchia aveva potuto pensare che fossi morto a causa di una finestra? Scossi la testa sorridendo. Dio, era così idiota. Mi faceva morir dal ridere.
No, basta. Va bene che avevo cambiato idea su di lei, ma non avrei mai e poi mai potuto pensare a Viola in quel modo. Era mia amica. 
Amica.
Solo amica.
Solo e soltanto un'amica.


Le ore successive passarono con Viola addormentata sulla mia spalla, ed io che non riuscivo a dormire a causa sua. 
«Giuro che se fra un'ora non sono addormentato prendo un cazzo di sonnifero. - Gettai un'occhiata alla cucina - Uh, magari mi è rimasto qualche sonnifero Cagabene.»
Probabilmente usai un tono di voce troppo alto, perchè Viola si mosse mugolando: «Liam.»
Mi girai di scatto verso di lei, dicendo indignato: «Liam un cazzo, tu vuoi me.»
Subito dopo sbarrai gli occhi. Perchè lo avevo detto? Perchè provavo fastidio nel fatto che sognasse Liam? Che cosa mi stava succedendo? 
Insomma, io per Viola provavo dei sentimenti contrastanti. Da una parte mi veniva voglia di pestarla a sangue, di dargliene così tante da far risvegliare il suo unico neurone, ammesso che avesse almeno quello. Ma dall'altra parte...mi piaceva un sacco stare insieme a lei, amavo scherzarci insieme, e...
No. Impossibile.
Harry Styles non si era mai innamorato seriamente di una ragazza, e non sarebbe successo neanche questa volta. 
Eppure quando la facevo ridere...
Mi interruppi perchè sentii un verso strano provenire dalla mia destra.
Abbassai di nuovo lo sguardo, accertandomi che fosse tutto a posto, ma scorsi solamente Viola che tornò a sbavare sulla mia maglietta.
No, un momento, stava sbavando sulla mia magliet...oh, ma chi se ne importa. Tanto era sua.
Fissai impassibile il rivolo di bava che mi aveva lasciato sulla spalla, e non potei fare a meno di pensare che se avesse scoperto che la mia saliva era finita sulla sua maglietta preferita, mi avrebbe strangolato con la stessa maglietta. 
Poi però aggrottai la fronte. Considerando il fatto che si era innamorata di me, l'avrebbe incorniciata. Così io avrei potuto prenderla per il culo per il resto della sua inutile vita, fregandomene altamente di lei.
Oh, ma per favore. Chi volevo prendere in giro?
La guardai un'ultima volta, per poi scuotere la testa sospirando. 
Porca troia Harry, ti stavi innamorando. 







EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
ehi, bella gente. lo so, lo so che dico sempre di essere una merda perchè aggiorno troppo tardi, e poi prometto che non lo farò più e invece continuo. 
...okay, non si è capito un cazzo.
vabbè, non è importante. vi dirò solamente che d'ora in poi aggiornerò più spesso, e lo giuro. anche perchè mancano solamente tre capitoli lol 
spero vi piacerà il capitolo. e grazie a chi recensisce, e anche a chi legge senza recensire. ciau <3



 




 
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Capitolo 28
*** The statement. ***







( 28 )



THE STATEMENT.


 
Harry's pov.
Scesi dalla macchina di Zayn, seguito subito dopo da Viola: «Grazie per il passaggio, amico.» 
«Figurati, Harry.» mi rispose il pakistano.
Sentii Viola agitarsi al mio fianco: «Sicuri che non volete stare un po' da noi?»
«No, davvero. Grazie lo stesso, Viola.»
Ghignai. Non voleva stare sola con me. Dio, ma che cosa temeva che le potessi fare? 
Deglutì, e guardò il posto accanto al guidatore: «Tu Liam?»
Prima che Liam potesse rispondere, intervenni io: «No, Viola. Non viene neanche Liam.»
L'interpellato aggrottò la fronte: «Beh, a me sarebbe piaciuto. Insomma, ho i dvd di Toy Story nello zaino e...»
«Va bene, va bene. - Zayn lo interruppe - Ragazzi, noi andiamo. Buona giornata.»
Rimasi a guardare la macchina finchè non sparì all'incrocio e, anche da quella distanza, riuscii a sentire la musica tamarra che proveniva dall'interno.
Probabilmente Zayn aveva alzato il volume per non sentire le chiacchiere di Liam su Toy Story.
Scossi la testa e guardai alla mia sinistra per cercare Viola, ma notai che era corsa verso l'ingresso. La osservai cercando di non scoppiare a ridere, mentre tentava in tutti i modi di aprire la porta.
Quando la raggiunsi, non potei fare a meno di sghignazzare: «Aspetta, idiota. E' chiusa a chiave.»
Infilai le chiavi nella serratura e, non appena aprii la porta, Viola entrò in tutta fretta inciampando anche sul tappeto. Sfortunatamente riuscì a restare in piedi e si buttò a peso morto sul divano: «Finalmente è venerdì, non sarei riuscita a sopportare altri giorni di scuola.»
«Guarda che fra due giorni ricomincia.» precisai.
«Ma spero che qualcosa cambierà.» sorrise come un'ebete, alludendo allo scambio di corpo.
Mi sedetti accanto a lei e aggrottai la fronte, scherzosamente: «Perchè? Io mi trovo bene nel tuo corpo, riesco a cagare tranquillamente.»
«Non mi sembra che ti trovi così bene, guarda che occhiaie. Ma dai, manco non avessi dormito per tutta la notte.»
Beh, in effetti non avevo dormito un cazzo quella notte. Feci per dire qualcosa ma poi mi fermai, sbuffando. 
Dio, se avesse saputo il motivo per cui non avevo chiuso occhio. Avevo passato tutta la notte a pensare a un modo per dirle che...beh, insomma...per dirle che non mi era indifferente, e ogni santissima volta mi sentivo un emerito idiota. 
Oh, avanti Harry. Voglio dire, era riuscita Viola a dichiararsi, potevi benissimo farcela anche tu. Certo, lei quando me l'aveva detto pensava che fossi morto, però...
Basta Harry. Dovevi dirglielo, dovevi tirar fuori le palle. Beh, però era anche vero che in quel momento le palle non ce le avevo.
No, basta. «Viola?» 
Si girò verso di me: «Sì?»
La fissai. O meglio, fissai me. Ostia, quanto ero bello. In effetti non sarebbe dovuto essere così difficile dichiararsi a una persona così sexy.
Ma non appena aprii la bocca per dire qualcosa, mi bloccai e la richiusi. 
Mi alzai di scatto e iniziai a incamminarmi avanti e indietro, sussurrando di tanto in tanto un: «Avanti Harry, sei un uomo. Hai i coglioni? Bene, allora usali.»
Gesù, sembravo una bambina dell'asilo che aveva preso una cotta per il suo vicino di casa. 
Riaprii nuovamente la bocca, ma la richiusi subito dopo.
«La smetti di fare così? Sembri un pesce.»
Certo che anche lei così non aiutava. Mi passai le mani sulla faccia: «E' che sto cercando di dirti una cosa.»
«Che cosa?» 
Ero nella merda fino alle sopracciglia. Perchè era così difficile da dire? 
Poi, mi venne in mente un'idea brillante. Spostai le mani, e la guardai. Se non riuscivo a dirglielo direttamente, almeno avrei potuto farglielo capire.
«Devo dirti una cosa.»
Alzò gli occhi al cielo e si guardò le unghie: «Quello l'avevo capito.»
«Senti, è difficile per me. Potresti anche farmi la cortesia di stare zitta.»
Cercò di ribattere, ma con il mio commento successivo riuscii a zittirla una volta per tutte: «Mi sono innamorato.»


Viola's pov.
«Mi sono innamorato.»
Sbattei le palpebre, frastornata. 
Cazzo. Che colpo basso.
Sospirai demoralizzata. Lo sapevo. Succedeva ogni volta: appena mi piaceva qualcuno, si scopriva che era innamorato di qualche altra ragazza o che semplicemente non ricambiava. Una volta me ne capitò anche uno sull'altra sponda. 
Ma che cos'avevo che non andava? Perchè non piacevo mai a nessuno?
Fu Harry a risvegliarmi dai miei pensieri masochisti: «Beh? Potresti anche dire qualcosa.»
«Mi avevi detto di stare zitta.» mormorai, non riuscendo a incontrare il suo sguardo.
Sbuffò, scocciato: «Era per dire.»
Silenzio.
«Viola?»
«Che cosa c'è?»
«Devi darmi un consiglio. Che cosa devo fare?»
Che cosa doveva fare con la ragazza di cui era innamorato? E lo chiedeva a me? Ma non capiva che così mi faceva solamente soffrire? 
Sospirai: «Non lo so.»
Sbottò incazzato nero, senza un apparente motivo: «Dimmelo!»
A mia volta, sbottai incazzata nera: «Ma che cazzo ne so! Diglielo!»
«Gliel'ho detto!» continuò, sempre urlando.
«E che cosa me ne fotte! - ma non appena mi resi conto di ciò che aveva detto, assunsi un tono di voce normale - e che cosa ti ha risposto?»
Anche lui si calmò: «Diglielo.»
Aggrottai la fronte: «Ti ha risposto diglielo?»
«Sì.» sorrise dolcemente.
E che cazzo aveva da ridere? Cioè, lui si era dichiarato e lei aveva risposto 'Diglielo'? «Ma è idiota?»
Il sorriso di Harry sparì: «Dici sul serio?»
Io, se possibile, ero più confusa di prima: «Dico sul serio che cosa?»
«Sì, - mi guardò incredulo - è un'idiota. La persona più idiota che io abbia mai conosciuto.» 
«E allora perchè ti sei innamorato di lei?» mi accigliai.
Si massaggiò le tempie: «Credimi, ho passato tutta la notte a chiedermelo.»
Silenzio.
«La conosco?»
Ghignò: «Oh, non immagini quanto.»
Oh, quindi conoscevo la puttana che mi aveva fottuto il ragazzo. E, stando a quanto aveva appena detto Harry, anche bene. Ma chi poteva essere?
«E' Harper?»
«E chi cazzo è Harper?»
Lo fissai, incredula: «Harper, la mia amica!»
Visto che continuava a non capire, continuai: «Quella che si veste di merda.»
«Oh, sì! Scusa. Comunque no, non è lei.» Beh, ci mancherebbe altro che ti innamorassi di una persona di cui non conosci neanche il nome.
Chi cazzo poteva essere? Azzardai: «Veronica?»
Sospirò esasperato: «No, assolutamente no.» 
Ci pensai su un attimo, per poi spalancare gli occhi: «Non dirmi che è Leeroy.»
Anche lui sgranò gli occhi: «Oh Gesù Cristo Viola, no! Credimi, io sono la persona più etero a questo mondo.»
Tirai un sospiro di sollievo. Dio, almeno lui.
Poi, di punto in bianco, mi incazzai: «E allora chi cazzo è?!»
«Ma porca puttana, non riesci proprio a capire che sei tu?!»
Silenzio.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Aggrottai la fronte: «Ma io cosa? - poi urlai - che cosa c'entro io adesso? Perchè devi sempre darmi la colpa di tutto?!»
«Oh, che idiota.» si mise le mani fra i capelli, esasperato.
«Ma idiota cosa, sarai...»
Mi interruppe: «Viola, sei tu. Sei tu quella persona, quell'idiota che ogni volta che ride mi fa sentire bene, in estasi, come... - agitò una mano, impaziente - come se mi fossi appena drogato, ecco.»
Alzai un sopracciglio e lui continuò, questa volta con tono più dolce: «Quando mi guardo allo specchio e vedo te, mi viene voglia di...non lo so, di stringerti tra le mie braccia. Ed è abbastanza difficile, visto che non posso abbracciarmi da solo. - scosse la testa, come se non potesse credere a ciò che stesse dicendo - E questo mi fa star male. Non mi è mai capitato, non so che cazzo sta succedendo, io... - mi guardò - credo di essermi preso una bella malattia.»
Silenzio.
Lo fissai.
Poi, senza dire nulla, mi alzai e mi avvicinai a lui mettendogli una mano sulla fronte: «Ma bella forte.»







EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
dai, questa volta non ho aggiornato così in ritardo, lol. sono stata brava.
cazzo oh, siamo già alla fine. mancano solo due capitoli.
no no basta, mi deprimo sempre qui nell'angolo autrice, o come minchia si chiama.
vado a piangere in un angolino, il che è diventata un'abitudine.
ciau c:


 

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Capitolo 29
*** Who farted? ***







( 29 )


WHO FARTED?




 
Tirai un profondo respiro: «Harry.»
«Dimmi, Viola.»
Serrai le labbra. Mi piaci, mi piaci, mi piaci. Perchè era così difficile da dire?
«Tu...»
«...Io?» disse incoraggiandomi a continuare.
Guardai in giù, accarezzandomi un braccio: «Ecco...tu, cioè no, io. No.»
Alzai lo sguardo: «...Egli.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Harry sospirò: «Viola, se non...»
«No, no - lo interruppi con la mano - ce la faccio. Solo...mi ci vuole un momento, okay?»
Annuì, sforzandosi di non ridere.
Mi alzai in piedi e iniziai a girare per la stanza come un'anima in pena. Perchè non riuscivo a dire a Harry ciò che provavo? Lui l'aveva fatto. Certo, non era stata una vera e propria dichiarazione d'amore, ma me lo aveva comunque fatto capire. In quel momento fui presa da un attacco di felicità improvvisa, e scoppiai a ridere.
«Viola, tutto a posto?»
«Sì, sì. A posto.» lo zittii con un gesto seccato della mano, tornando seria improvvisamente.
Tirai l'ennesimo sospiro, e mi girai verso di lui: «Harry.»
«Viola.»
Lo indicai: «Tu.»
«Io.»
«Tu, mi...mi...mi...»
«Mi mi mi sexy mi.» Harry iniziò a canticchiare la canzoncina delle 'Serebro.'
Mi prese un tic all'occhio destro: «Ti dispiacerebbe smetterla?»
«Piuttosto che stare ad aspettare un'idiota che non riesce a dire due innocue parole? Sì, mi dispiace.»
«Senti, è difficile per me!» ribattei con voce stridula.
«Oh, per favore.» alzò gli occhi al cielo.
Mi indignai: «Devo ricordarti quanto ci hai messo tu?»
Sbuffò scocciato, mentre io lo imitavo: «'Avanti Harry, sei un uomo. Hai i coglioni, usali.' - aggrottai la fronte - che poi tecnicamente non ce li hai ora i coglioni.»
Harry annuì: «L'ho pensato anche io.»
Lo guardai attentamente negli occhi, cercando di concentrarmi: «Tu, Harry Edward Styles. Anzi, Harold - sbuffò sorridendo - Ragazzo che, nonostante sia la persona più stitica che io abbia mai conosciuto, al posto del culo ha una macchina spara scorregge di ultima generazione in versione limitata. Ragazzo idiota, superficiale, coglione, antipatico...»
«Mi stai offendendo?»
Piegai la testa da un lato: «In un certo senso...»
Mi fissò, impassibile: «Che bella dichiarazione d'amore.»
Alzai le braccia al cielo esasperata: «Beh, sei tu che insisti tanto per averne una!»
Si indicò, incredulo: «Io?! Sei tu che ti ostini a cercare di dirmi che ti piaccio, nonostante io l'abbia capito da solo già da un'eternità!»
Boccheggiai indignata, per poi sbuffare: «Oh, per l'amor del cielo. Harry, tu...»
Mi guardava.
Lo guardavo.
Mi buttai a terra con la testa tra le mani, piagnucolando: «Non ci riesco.»
Harry si sedette accanto a me, e mi poggiò una mano sulla spalla. Alzai lo sguardo verso di lui, che mi passò il suo telefono dicendo dolcemente: «Perchè non provi a scriverlo?»
Guardai prima lui, poi il telefono.
Infine, presi il cellulare digitando le parole 'Mi piaci.' 
Glielo ripassai, stando ad aspettare speranzosa una sua reazione positiva. Invece, aggrottò la fronte: «Ti piscio?»
«Cosa?» aggrottando la fronte a mia volta, ripresi il telefono, leggendo sullo schermo le parole 'Mi pisci.'
Non è possibile. Avevo digitato la 's' invece della 'a'. No, impossibile.
Sospirai, chiudendo gli occhi. Appena li riaprii, li puntai su quelli di Harry: «E' probabile che subito dopo ciò che ti dirò adesso pioveranno kebab.»
Alzò le spalle: «Mi piacciono i kebab.»
Tralasciando il doppio senso, sorrisi: «Sono innamorata di te, Harry.»
Ci fu un momento di silenzio, nel quale ci fissammo impassibili.
Poi, disse: «Per tutte le palle di cannone con la barba, pioveranno davvero kebab.»
Sorrisi, e continuò: «Davvero, è una cosa così strana sentirtelo dire. Impossibile, oserei dire. Potresti ripeterlo?»
Gli lanciai un'occhiataccia, e lui ghignò: «Anche io sono innamorato di te, Violetta.»
Mi controllai dal ridere come un'ebete.
Abbassai lo sguardo, sussurrando: «Quindi...quando torneremo normali, noi...cioè, noi...staremo insieme?» chiesi, aspettandomi una risposta romantica del genere 'Certo che sì, oh mia diletta.' oppure 'Ci sposeremo e tromberemo felici e contenti.', anche se non era del tutto romantica.
«Beh, per mia sfortuna sì.» 
Mi girai verso di lui pronta per mandarlo a fanculo ma, non appena aprii la bocca per parlare, mi sentii svuotata come un cesso appena sturato e caddi all'indietro addormentandomi di colpo. 

Qualcuno mi tirò uno schiaffo sulla guancia destra.
Aprii gli occhi, e mi ritrovai una mano sulla faccia.
Harry, e chi altrimenti?
Mi levai di dosso la sua mano, mugolando un 'rompi cazzo.' e mi girai su un fianco, continuando a dormire.
Sentii dei movimenti alle mie spalle, e poi un braccio cingermi la vita. Mi alzai in piedi, liberandomi così dalla sua presa: «Harry, non fare il deficiente, svegliati.» farfugliai mentre mi stropicciavo gli occhi.
Si alzò anche lui al mio fianco, e lo sentii sbadigliare: «Perchè cazzo ci siamo addormentati per terra?»
Sbadigliai a mia volta, e continuò: «Ma che cazzo...- si interruppe - ...un momento, perchè non mi vedo più?»
Aggrottai la fronte, cercando di capire il senso di quella frase.
Mi girai verso di lui, e vidi Harry. Il corpo di Harry.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Spalancammo gli occhi.
«Non è possibile.» mormorò.
Abbassai lo sguardo e appoggiai le mani sul mio petto, sussurrando: «Le mie tette. Harry, le mie tette.»
Lui appoggiò una mano sulle sue parti basse: «E io ho il mio little Harold!»
«I miei capelli!» mi portai le mani alla testa.
Harry iniziò ad accarezzarsi i capelli, sussurrando trasognato: «Oh, i miei capelli.» 
«E...e gli occhi, il naso, la bocca, il ginocchio destro, la coscia, i piedi...»
«Okay. - mi interruppe alzando le mani - Penso di aver capito che abbiamo di nuovo tutte le nostre cose.»
Sorrisi, felice come non mai al pensiero che finalmente quella faccenda si era risolta. Ma Harry aggiunse, imbronciato: «Anche se...le tette. Sai, stavo iniziando a sentirle mie.»
Alzai gli occhi al cielo in modo scherzoso, per poi decidere di stare al gioco. «Sono belle, vero?» alzai e abbassai le sopracciglia più volte.
«Oh, sì. Credimi, ho avuto modo di testarle.»
Il mio sorriso si spense: «Porco.»
Lui rise dolcemente, e mi fece segno di avvicinarmi: «Vieni qui.»
Gli corsi incontro buttandogli le braccia al collo e abbracciandolo. Harry rise prendendomi al volo e stringendomi a sè.
Non appena mi accorsi della situazione, mi staccai imbarazzata. Abbassai lo sguardo, e iniziai a disegnare cerchi invisibili con la scarpa: «Allora Niall e Louis avevano ragione.»
«Già.»
«E' abbastanza strano da dire.»
Ghignò: «Vero.»  
Momento di silenzio.
«Viola.»
«Sì?»
«Guardami.»
Uh, merda. Sapevo dove voleva arrivare. Alzai lo sguardo, incontrando il suo: «Eri seria prima? Cioè, sei davvero innamorata di me?»
Misi le mani in tasca, e mi strinsi nelle spalle: «No.»
Automaticamente, i suoi occhi diventarono enormi e si riempirono di lacrime: «Davvero?»
«Sì.» risposi impassibile, cercando in tutti i modi di non scoppiare a ridere.
La sua espressione si indurì: «Brutta stronza.»
Mi girai e iniziai a correre. Tuttavia, lo scherzo non ebbe l'effetto che immaginavo. Harry mi si buttò addosso con tutta la sua forza, facendo cadere tutti e due e crollando su di me. 
Per un momento pensai di essermi nuovamente scambiata di corpo e, credetemi, non a causa di qualche vucumprà rincoglionito.
«Stavo scherzando, idiota che non sei altro.» mormorai con la guancia spiaccicata sul pavimento.
Tra varie smorfie di dolore, riuscii a girarmi, ritrovandomi faccia a faccia con un Harry confuso. Le sue braccia ai lati della mia testa. 
Sospirai: «Strano, eh? Pensa che quando ho capito che stavi iniziando a piacermi ho quasi avuto una crisi epilettica.»
Sgranò gli occhi: «Oh, ecco che cosa era successo! Sembrava che avessi la rabbia.»
«Beh, fino a qualche giorno fa io ti ritenevo un coglione patentato con la sfera emotiva di un bradipo.»
«Io invece ti ritenevo un'idiota a cui la testa serviva solamente per dividere le orecchie.»
Lo fissai, impassibile: «Adesso mi stai offendendo.»
«E' la verità.» rispose, impassibile.
«Sei proprio un bastardo.»
«E tu sei una stronza.»
Mi misi le mani fra i capelli: «Dio. Non puoi semplicemente stare in silenzio e accettare le mie offese?»
«E stare lì a farmi prendere a parolacce da una demente che ha paura delle mosche? Ma neanche se minacciassero di appendermi in cima all'Empire State Building per le palle.»
«Ma vaffanculo!»
«E tu vai a cagare!»
«Beh, almeno io ci riesco.»
Mi guardava.
Lo guardavo.
«Questa è cattiveria.»
«Lo so.»
Mi guardava.
Lo guardavo. 
Poi, sospirai: «Hai ragione, era davvero cattiva. Mi dispiace Harry.»
«Che ne dici di riniziare?» 
Aggrottai la fronte: «Da dove?»
Le sue labbra si incurvarono in un sorrisetto sfacciato: «Da dove tu dici che sei innamorata di me.»
Mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Alzai gli occhi al cielo: «Ti dispiacerebbe spostarti? Sai, non sei molto leggero.»
Fece finta di pensarci su: «Uhm...no.  - il suo sorriso si allargò, lasciando intravedere i denti - Sto bene così.»
Mentre osservavo rapita le sue meravigliose fossette, continuò: «Su. Ripetimi ciò che hai detto prima.»
«Oh, scordatelo. Non te lo dirò una seconda volta.»
Alzò un sopracciglio: «Ah, sì?»
Iniziò a farmi il solletico sulla pancia, facendomi contorcere come un'idiota.
«Cristo Harry, smettila.» riuscii a dire tra le lacrime dal ridere.
Sorrise: «Io ti...? Avanti, dillo.»
Da un momento all'altro sarei scoppiata, perciò chiusi gli occhi e appoggiai le labbra sulle sue. Infatti le sue mani rallentarono pian piano fino a fermarsi dietro alla mia schiena, circondandomi con le braccia. 
Ecco come convincere un ragazzo a smettere di farti il solletico.
Subito dopo, mi sollevò facendomi sedere sulle sue gambe. Avvolsi le braccia intorno al suo collo per avvicinarlo di più a me, mentre le sue mani vagavano dolcemente per la mia schiena. Mi lasciava sulle labbra piccoli baci lenti e fugaci, brevi come un battito del cuore. Erano dolci. 
Restai sbalordita al pensiero: mai avrei immaginato di associare la parola dolcezza ad Harold Edward Styles.
Pochi istanti dopo, la porta si spalancò. 
Mi staccai immediatamente, trovandomi davanti le facce confuse di Zayn, Liam, Niall, Louis e Dinklage.
Cavolo, tempismo perfetto.
Il pakistano, impassibile, ci indicò con un dito: «Mi sono perso qualcosa?»
Io, con ancora le braccia attorno al collo di Harry, mi alzai liberandomi dalla sua stretta. Mi aggiustai la maglia cercando di fare l'indifferente, seguita subito dopo da lui.
Prima che potessimo dare anche solo una spiegazione, Louis abbassò lo sguardo: «Beh, a parte tua sorella che...»
Fu interrotto da una gomitata di Dinklage.
Zayn aggrottò la fronte: «A proposito, avete visto mia sorella?»
Dinklage sorrise come un idiota: «No, nessuno l'ha vista.»
«E menomale.» aggiunse Liam.
Zayn aprì la bocca per protestare, poi la richiuse, infine alzò le sopracciglia: «Hai ragione. - alzò le spalle - Vabbè, la troverò.»
Liam incrociò le braccia, ovviamente sbuffando: «Bene. Ora diteci che è successo.»
Battei le mani l'una contro l'altra sorridendo, cercando di allentare la tensione: «Siamo tornati nei nostri corpi!»
Ci fu un momento di silenzio, durante il quale ci fissammo.
Poi Zayn disse lentamente: «Ho capito bene?»
Niall se ne uscì con un commento davvero intelligente: «Beh, dipende da che cosa hai capito.»
Dinklage, ignorando Niall, si portò le mani alla testa: «Oh, sia lodato il creatore. Non vi sopportavo più.»
Con la coda dell'occhio, notai Harry aprire la bocca per ribattere, ma fu interrotto da Louis, che allargò le braccia: «Che ne dite di un abbraccio di gruppo?»
Non feci neanche in tempo a rispondere che mi ritrovai schiacciata come una sardina fra tutti gli altri, con il gomito di qualcuno piantato nella schiena.
Sentii la voce di Liam giungermi alle orecchie: «Zayn, amico, potresti spostare il tuo ginocchio dalle mie costole?» e Zayn rispondere: «Quello non è un ginocchio.»
Silenzio.
Non appena ci staccammo presi un profondo respiro, e giurai mentalmente sullo Stige che non avrei mai più preso parte a un abbraccio di gruppo.
Zayn si rivolse a me: «Ma perchè tu eri in braccio a lui?»
Tirai su col naso.
Guardai Harry, che ricambiò. 
Appoggiai una mano sul suo petto, e lo guardai con l'aria di chi la sa lunga: «Tranquillo Harry, ci penso io.»
Mi girai verso gli altri: «Aveva una ciglia nell'occhio, e mi ha chiesto se potevo togliergliela.»
Al mio fianco, Harry sospirò esasperato: «Oh, ma per favore. Stiamo insieme.»
Silenzio.
«Sì, cioè...state insieme nella stessa casa.» Liam aggrottò la fronte.
Zayn sbuffò: «Ma lo sapevamo!»
«No. - intervenne Harry - insieme-insieme. Cioè...insieme.»
Zayn, Liam, Dinklage, Louis e Niall dissero all'unisono: «Appunto.»
«Oh, cazzo. - mi misi le mani nei capelli - siamo fidanzati!»
Silenzio.
Poi, tutti scoppiarono a ridere.
Zayn si appoggiò al divano, Liam invece era direttamente a terra. Louis, con le lacrime, si girò verso Niall: «Non dirmi che hai scorreggiato ancora.» e l'altro, con le lacrime, gli rispose: «No, ma sto cercando di trattenerla.», mentre Dinklage, con la sua risata, poteva benissimo essere scambiato per un cinghiale con grossi problemi respiratori.
Dopo circa dieci minuti, durante i quali io ed Harry li fissammo impassibili, tornarono seri nello stesso momento.
Zayn disse, chiaramente sotto schock: «Porca troia, aveva ragione.» 
«Ma chi?» aggrottai la fronte.
«La Maga Gare.» mi rispose Liam.
Mi offesi: «Ma vacci tu a cagare!»
«No, Violetta. Liam intendeva la Maga.» Dinklage mi appoggiò una mano sulla spalla.
«Oh.» abbassai lo sguardo, consapevole di aver fatto una bella figura di merda.
Silenzio.
Poi, tutto d'un tratto, si sentì una scorreggia.
Tutti ci tappammo il naso: «Niall, porca puttana!»
L'interpellato alzò le mani: «Ehi, l'unica volta che non l'ho fatta!»
«Okay, questa volta sono stato io.» ammise Louis. 
«E che cazzo gente, io almeno lo dico quando le faccio. Ritenetevi fortunati.» Niall incrociò le braccia, offeso.
Zayn agitò la mano intorno a sè, lamentandosi: «Cristo amico, che cosa hai mangiato? Questo è materiale radioattivo.»
«E io che cazzo ne so? Guarda che ho mangiato da te.» Anche Louis incrociò le braccia, offeso.
Mentre Liam apriva la finestra, Dinklage alzò gli occhi al cielo: «Comunque, - incrociò le braccia, e sorrise - allora vi siete messi insieme, finalmente.»
Harry mi strinse la mano, e sorrise dolcemente. Io invece fui costretta ad abbassare lo sguardo, visto che sembravo un pomodoro vivente, tanto ero arrossita.
Zayn ghignò: «Beh, menomale che vi siete baciati dopo che vi eravate scambiati di corpo.»
«Appunto, altrimenti sarebbe stato abbastanza strano.» aggiunse Liam.
Poi Niall chiese, chiaramente confuso: «Scusate, ma non ho capito. Voi vi eravate scambiati di corpo?»






EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
finalmente sti due rincoglioniti si sono baciati, oh. era ora.
no, okay.
...non so che dire. penultimo capitolo. 
la prossima volta che aggiornerò sarà l'ultima.
ho deciso, mi fermo qui. non aggiornerò mai più The shit.
va bene va bene, basta stronzate. grazie come al solito per le recensioni ragazze, alla prossima <3

 

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ceeline: memories of a road.
Anna_Vas_Happenin: irresistible.
 

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Capitolo 30
*** Epilogue. ***







( 30 )



EPILOGUE.




 
Harry aprì la porta con una spallata, e ci ritrovammo in un'enorme sala addobbata a festa, con dei lunghi tavoli per i buffet sparsi qua e là e in lontananza un palco con sopra uno striscione: «L'insegnante più sexy dell'anno.»
Era il compleanno di Dinklage e, come ogni anno, aveva organizzato una festa a tema a cui era stata invitata tutta la scuola. 
Il tema di quell'anno era il Carnevale. Ed eravamo a maggio. 
Il Carnevale a maggio.
Beh, sempre meglio dell'anno prima, in cui tutti erano stati costretti a travestirsi da uova giganti.
La serata peggiore della mia vita.
Comunque, tornando a noi. La sala era perfetta per l'occasione, l'unico problema era che non c'era nessuno.
Sporsi la testa verso Harry e mormorai nel silenzio assoluto: «Ma siamo sicuri che sia oggi?»
«Penso di sì. - fece spallucce - il mio problema è l'ora, non il giorno.»
Fissai il suo travestimento, che era una mia pessima imitazione. Era davvero orrendo. O, considerando il fatto che stesse imitando me, ero io quella orrenda. E non era esattamente un complimento. «Fammi vedere che ore sono.» chiesi, per sicurezza.
Harry fissò il mio travestimento, che era una sua pessima imitazione. E sapevo benissimo di essere orrenda, al contrario suo, che con quella parrucca e quel vestito credeva di essere sexy.
«Sì, hai ragione.» disse dopo aver lasciato la mia mano. Guardai il suo orologio, notando che in effetti eravamo in perfetto orario. Sbuffai lasciandogli andare il polso: «Ma ti pare normale?»
Silenzio.
«Beh, in questo caso... - si inchinò porgendomi una mano - vuoi concedermi questo ballo?»
Risi, sistemando immediatamente le braccia intorno al suo collo: «Senza musica?»
Alzò le spalle mentre mi avvolgeva un braccio intorno alla vita, e con l'altra mano iniziava ad accarezzarmi dolcemente la schiena: «E' romantico.»
Harry iniziò a ballare seguendo il ritmo di un lento che non esisteva, mentre io cercavo, senza riuscirci, di accompagnarlo nei movimenti. Quando gli pestai un piede, si lamentò: «Dio Viola, non sai nemmeno ballare.»
Alzai gli occhi al cielo. Dopo neanche due secondi fu Harry a pestare il mio piede, e lo imitai facendogli il verso: «Dio, non sai nemmeno ballare.»
«Sei come una bambina.» sbuffò sorridendo.
«Dopo aver passato così tanto tempo insieme a te, come posso non essere irritante?»
Si fermò, guardandomi attentamente: «Che bas... - quando alzai un sopracciglio, si affrettò ad aggiungere - ...bassezza.»
«E' la vita.» gli feci un buffetto sulla guancia, mentre ricominciavamo a ballare.
«Comunque, - riprese Harry dopo un momento di silenzio - non mi somigli per niente.»
Mi indignai: «Sì invece, sono perfetta. Perchè... - abbassai lo sguardo, imbarazzata - beh, tu sei perfetto.»
«Oh grazie, so di essere perfetto. Infatti i miei capelli sono più morbidi rispetto a questa...roba che porti in testa.» Toccò la mia parrucca, che avrebbe dovuto assomigliare ai suoi capelli, per poi allontanare la mano con una faccia schifata.
Tralasciando il fatto che fosse uno stronzo, visto che non mi aveva cagata minimamente dopo avergli detto «Sei perfetto.», gli dissi: «Beh, tu invece credi di assomigliarmi? Perchè se così fosse dovrei offendermi profondamente.»
«No, sono perfetto. Perchè, beh... - mi sorrise - anche tu sei perfetta.»
Riuscii a stento a trattenere una risatina da ebete quando cercai di appoggiarmi al suo petto. Invece mi allontanai di colpo: «Oh, ma per favore. Le mie tette non sono così grosse. E toglile, che fanno davvero impressione.»
«Mi dispiace, - si tolse dal vestito due pompelmi e se li lanciò alle spalle - non avevo mandarini.»
Lo guardai attentamente: «Che bas... - quando alzò un sopracciglio, mi corressi - ...bassezza. - poi però aggrottai la fronte - Anzi no, sei proprio bastardo.»
«E' la vita.» mi fece un buffetto sulla guancia, ridendo.
Okay va bene, in un certo senso me l'ero cercata. Senza aggiungere altro, altrimenti avremmo litigato, presi le sue braccia e le avvolsi intorno a me. Lui però portò le mani più in basso, proprio alla base della mia schiena: «Harry.»
«Sì, tesoro?»
«Se abbassi le mani di anche solo un centimetro ti infilerò il bastone di Gandalf in quel posto.»
Sghignazzò: «Uhm, ne prenderò nota.» e iniziò ad avvicinare il volto al mio. Ma proprio nel momento in cui le nostre labbra si sfiorarono, una baraonda di studenti spalancò la porta riversandosi nella sala e posando i regali su un tavolo lì accanto, per poi disperdersi. Qualcuno aveva già fatto partire la musica. 
Harry, dallo spavento, scappò gridando come una ragazzina impazzita lasciandomi lì da sola. 
«Non capirò mai come un ragazzo come Harry possa urlare in questo modo.» sussurrai tra me e me per poi guardarmi intorno per vedere dove minchia era andato, e notando in lontananza un ragazzo biondo travestito da pallone da calcio incastrato in una finestra.
Nonostante non fosse uno studente dell'Illyria, capii immediatamente che si trattava di Niall. Quello che non capivo era...perchè entrare dalla finestra se esisteva una porta?
Scossi la testa senza nemmeno soppesare l'idea di aiutarlo e riniziai a cercare Harry, che trovai, dopo dieci minuti buoni di ricerca, sotto a un tavolino del buffet con una ciotola di patatine in mano. 
«Harry ma che cazzo stai facendo?!» gridai incredula.
Lui sussultò: «Scusami, sono arrivati di colpo, mi sono...»
«No dico, perchè non mi offri le patatine?»
Uscì da sotto il tavolo ridendo e mi allungai per prendere una patatina, ma mi allontanò la ciotola.
Silenzio.
«Dai prendile, stavo scherzando.» Mi porse la ciotola, per allontanarla subito dopo con un sorrisetto divertito stampato sulla faccia.
Io però non ci trovavo niente di divertente.
Mentre pensavo se offenderlo o picchiarlo direttamente, un ragazzo vestito da calciatore si avvicinò a noi due e tirò un calcio alla ciotola di Harry, facendo volare tutto per aria. 
Silenzio.
Un Liam vestito da Buzz Lightyear, che nel frattempo si era avvicinato con Niall, disse ammirato: «Bel lancio.»
«Minchia, sul serio. - il biondino si girò verso di lui - la ciotola è pure finita in testa a te.»
Liam si offese: «Non è una ciotola! E' il casco di Buzz!»
Poi squadrò me ed Harry da capo a piedi: «Cavolo, siete uguali. Cioè, nel senso...tu sei uguale a Harry e tu sei uguale a Viola.» Ma quando il suo sguardo si posò sulle gambe scoperte di Harry, sbarrò gli occhi: «Cristo Viola, hai davvero così tanti peli nelle gambe?»
Alzai gli occhi al cielo, non riuscendo a rispondergli senza rischiare di venir sedata con un calmante. 
Harry, come se non avesse sentito nulla, fissò le patatine a terra chiedendo a Louis: «Perchè cazzo l'hai fatto?» 
L'interpellato alzò le spalle: «Sono un calciatore.»
Il riccio alzò immediatamente lo sguardo su di lui, ed ero sicura che di lì a poco si sarebbe messa male se non fosse arrivato Zayn, meravigliosamente travestito da kebab gigante, che appoggiò un braccio sulle spalle di Lou: «Harry, sei una gnocca con questo vestito.»
Liam rise: «Già. Voglio dire, guarda che gambe sexy.»
«Grazie. Ma ricordatevi che sono la mia ragazza. - Harry aggrottò la fronte - Cioè...vabbè, avete capito.»
«In realtà no.» disse Niall, e tutti concordammo.
«Cazzi vostri!» sbottò il riccio, facendoci sussultare.
Momento di silenzio.
Poi Liam si schiarì la voce: «Allora amico, dov'è tua sorella?»
«Oh, Veronica? - Zayn lasciò vagare lo sguardo nella sala - in effetti dovrebbe essere qui da qualche parte. Quando è tornata mi ha raccontato che qualcuno l'aveva chiusa nello sgabuzzino, ma non ricordava chi.»
Io, Harry, Louis e Niall soffocammo una risata.
«Si ricordava soltanto che c'era puzza. Come se qualcuno avesse tipo...scorreggiato.»
Al ricordo di Harry che mi disse di aver scorreggiato nello sgabuzzino di Veronica, non riuscii a trattenermi. Scoppiai a ridere tenendomi la pancia con la mano, seguita a ruota da lui.
Il pakistano ci squadrò confuso per un momento, per poi fissare lo sguardo su un punto in lontananza: «Ma sono chi penso io?»
Guardai il punto che indicava e intravidi la Maga Gare e Jackson, fantasticamente travestiti da...Maga Gare e Jackson.
«Oh, ma chi cazzo li ha invitati?» disse Liam con gli occhi sgranati.
«Io!» una voce allegra alle nostre spalle ci fece girare tutti contemporaneamente. 
«Professore!» Louis e Niall spalancarono le braccia e corsero ad abbracciare Dinklage.
Liam e Zayn si unirono all'abbraccio, per quanto potevano, visto che erano abbastanza ingombranti con i loro costumi. Presto si aggiunse anche Harry.
Io invece me ne stavo lì in disparte a guardarmi intorno, sperando che non tirassero anche me nell'abbraccio di gruppo. Sapete, esperienza personale. 
Ma, vista la mia fortuna, Dinklage si accorse di me: «Violetta! Non mi fai gli auguri?»
Dopo aver sussurrato un «Cazzo.» pieno di disperazione, mi voltai con un sorriso finto e spalancai le braccia: «Tanti auguri!»
«Oh, ma piantala.» Louis e Niall mi presero per le braccia costringendomi a partecipare all'abbraccio.
Come previsto, mi ritrovai con il ginocchio di qualcuno fra le costole e una mano piantata nel collo. 
Sentii un lungo sospiro, seguito dalla voce di Liam: «Immagino che quello che ho nella schiena non sia un ginocchio.» 
«Sei davvero perspicace.» rispose Zayn.
Quando ci separammo, ansimai tentando di riprendere fiato mentre Harry, con la sua immane delicatezza, diede una pacca sulla spalla di Dinklage: «Quanti sono quest'anno, centodue?»
«Veramente centouno.» 
Louis e Niall fissarono il professore con gli occhi sbarrati. «Ma come è possibile?»
Mi buttai una mano sulla fronte, come potevano essere così rincoglioniti? Poi però realizzai che la rincoglionita ero io. In effetti, capii di aver perso la parrucca senza neanche essermene accorta. Mi guardai intorno con lo sguardo abbassato cercandola, ma subito dopo mi diedi della rincoglionita per la seconda volta nell'arco di soli due secondi. Era meglio così, tanto era orribile.
Dinklage pensò che Louis e Niall stessero scherzando: «Oh, molto divertente ragazzi. - poi battè le mani sorridendo - ma il vostro regalo per me?»
Improvvisamente la sala diventò silenziosa, e la musica si spense. Tutti gli studenti si girarono verso di noi. Si fermò anche una ragazza che stava versando del punch in un bicchiere. 
Merda. Il regalo.
Strinsi le labbra evitando lo sguardo del professore, mentre Harry fece la cosa più intelligente della sua vita. O meglio, l'unica. Allungò una mano verso il tavolo dietro di lui prendendo un regalo a caso: «E' questo.»
Dinklage sorrise come un bambino che aveva appena ricevuto una caramella, mentre tutti gli altri studenti ripresero a ballare con la musica in sottofondo. La ragazza del punch invece osservava schifata il disastro che aveva fatto.  
Liam si avvicinò al professore: «Perchè cazzo ha invitato la Maga Gare?»
«Perchè mi mandi a cagare il giorno del mio compleanno?» gli rispose tristemente l'interpellato.
«No, professore. - Zayn scosse la testa - Liam intendeva la Maga.»
«Oh. Beh, se è per questo ci sono anche Harvey e Johnny.»
Sgranai gli occhi: «Che cosa?!»
«Ma perchè?» continuò Harry.
Dinklage ci guardò tutti in modo strano, come se avesse a che fare con degli scemi. E in un certo senso aveva anche ragione. «Così ci sono più regali, no?»
Liam sospirò, tentando di mantenere la calma. «Professore, si tratta di gente che non ha un cazzo da fare, e allora passa la giornata a rompere il cazzo al prossimo. - indicò Louis e Niall - un po' come fanno loro due.»
Silenzio.
Poi Harry sbarrò gli occhi bloccandosi sul posto, e mise le mani di fronte a lui: «Fermi tutti!»
Louis si abbassò di colpo tirando giù anche Niall e il professore, e gridò: «Si salvi chi può! - per poi aggrottare la fronte - ma...esattamente, da che cosa dovremmo salvarci?»
Harry iniziò a fare dei movimenti strani, che forse lui aveva il coraggio di chiamare passi di danza, mentre gridava: «Oh, quanto amo questa canzone!»
Zayn socchiuse gli occhi, osservandolo: «Ma che cosa sta facendo?»
«Forse ha mangiato qualcosa che non ha digerito.» suggerì Niall.
Lo fissai con le braccia incrociate: «Chissà che cosa ci trovo in lui.» Ma quando il mio sguardo finì sul suo lato b, capii: «Oh, ecco.»
D'un tratto sentii qualcuno spingermi da dietro con talmente tanta forza da farmi arrivare addosso a Harry che, per fortuna, riuscì a prendermi evitando di farci cadere entrambi. 
Mi girai per prendere a parolacce quell'idiota, ma scorsi solamente Louis accanto a Niall, che era sdraiato a terra, che morivano dal ridere. 
Conoscendoli, Louis aveva sicuramente tirato un calcio a Niall che, vestito da palla, era rotolato addosso a me. Non li insultai neanche, tanto non sarebbe servito a nulla. 
Harry mi accarezzò le spalle, sorridendo malizioso: «Non riesci a starmi lontana per neanche un secondo, vero?»
«Oh, - dissi sarcastica - hai ragione. Non sai a che tortura mi sottoponi ogni volta che ti allontani da me.»
Rise sciogliendomi la crocchia che avevo improvvisato per far stare i capelli sotto alla parrucca, lasciandomeli cadere sulle spalle.
«Amo quando sono sciolti.» disse dolcemente arricciandosi una ciocca dei miei capelli fra le dita. 
Gli sorrisi, e a mia volta allungai la mano lasciandogli credere di volergli accarezzare la testa. Invece gli tolsi di colpo la parrucca.
«Era ora!» esclamai trionfante.
Si indignò: «Perchè l'hai fatto?»
«Perchè sembravi un deficiente con la messa in piega.»
Fece per ribattere offeso, ma poi alzò le sopracciglia: «In effetti.»
Sghignazzai, mentre Harry mi attirava a sè facendomi scontrare col suo petto. Si avvicinò al mio orecchio: «Non prendermi per il culo.» per poi lasciarmi una scia di baci lungo la guancia fino ad arrivare alle labbra.
Di colpo però, si staccò: «Oh, aspetta. Amo questo pezzo della canzone!»
Riniziò a fare quei movimenti strani, ma si interruppe quando gli presi il mento girando il suo viso verso di me facendo incontrare nuovamente le nostre labbra. 
Per fortuna riuscii a distrarlo dalla canzone con il bacio. Quando Harry strinse i miei fianchi ed io infilai una mano nei suoi ricci, disse lamentandosi tra un bacio e l'altro: «Così mi spettini, porca troia.»
Sbottai allontanandomi: «Vuoi stare zitto?»
Mi fissò per un momento, per poi sbuffare: «Hai ragione, sono un coglione.»
Quando mi baciò per la terza volta, pregai mentalmente tutti i santi del cielo di farci finire almeno quel bacio.
Ma il cretino si staccò ancora. 
Okay, ormai avevo deciso. L'avrei ammazzato. 
«Avanti Harry, - sbuffai, cercando in tutti i modi di non mettergli le mani addosso - La canzone è finita adesso!»
«No. - guardò un punto indefinito di fronte a lui, con un enorme sorriso stampato sulla faccia - Mi scappa da cagare.»







EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
no......no, okay....no vabbè, che depressione. non ci credo che è finita.
oddio, no. non sono pronta a lasciare questa fanfiction. mi sono affezionata troppo, ci ho messo tutta me stessa....non posso accettare il fatto che sia l'ultimo capitolo questo.
comunque dai, ho fatto cagare harry finalmente. siete contente? AHAHAHHHA
ma che cazzo rido, è finita the shit.
no vabbè, dai. volevo dirvi che siete state fantastiche. so che lo dico sempre, ma non potrò mai ringraziarvi abbastanza. grazie, grazie, grazie e grazie. 
ora mi butto sul divano con una coppa enorme di gelato a guardare un film strappalacrime, tanto per non deprimermi.
ciao ragazze, grazie ancora. <3

ps. tornerò a disturbare il vostro sonno, contateci.



 





 

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