chronicles of a fallen love.

di whitevelyn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ma non cercarle nel mare le mie lacrime. ***
Capitolo 2: *** un giorno poi non ci rivedremo mai più. ***
Capitolo 3: *** fammi ascoltare ancora un'altra canzone. ***



Capitolo 1
*** ma non cercarle nel mare le mie lacrime. ***




CHRONICLES OF A FALLEN LOVE. THE BLOODY BEETROOTS & GRETA SVABO BECH.



ci sono tante cose che vorrei dirti quando la vita ci lascia soli.
soli. noi due soli. senza niente intorno. come essere nudi e indifesi.
tu sei come me, lo sai. so che lo hai capito ad un certo punto.
non esistono scudi per me e per te, quando la vita ci lascia soli a guardarci negli occhi.
dimmi quanto ti fa male. dimmi se è possibile sopravvivere, se resisteremo.
dimmi che effetto fa l'amore quando hai il cuore spezzato.
quando lo senti lì. pulsare in mezzo ai frantumi. e non lo credi possibile. e cadresti in ginocchio sulla ghiaia per pregarlo di svanire.
perchè ormai lo sai che non può essere per sempre. e come può essere amare qualcuno quando sai che ci sarà una fine.
e quando sai che vi ferirete e poi vi odierete e che non sarà quello il peggio.
sarà quando scomparirete nel buio di orizzonti speculari. il peggio sarà lì. non vedersi più.
non rivederti più.
doverti dimenticare.
ma non cercarle nel mare le mie lacrime amare.


adesso sei qui. infondo alla rampa di queste scale bianche, intrappolate in un corridoio del museo d'arte contemporanea della nostra città.
mi guardi mentre sono ancora in cima. noto che sei felice. noto che sorridi. la mostra di Klee ti è piaciuta e non vedi l'ora di essere a casa con i tuoi tubetti di colore e i tuoi silenzi rarefatti e poi le tue canzoni allegre e un po' selvagge.
dici qualcosa che mi fa ridere e ridi anche tu. è solo un momento sospeso nel flusso del tempo, è solo un istante che verrà cancellato da altri, che si confonderà in mezzo a migliaia di ricordi, fra i nostri passati ed i nostri futuri.
è soltanto un momento perfetto, che passerà.
è serenità allo stato puro. è qualcosa che forse si rovinerà, ma non adesso che sei infondo a queste scale bianche e sei bellissimo, come uno studente dell'ultimo anno che ha appena terminato la terza prova della maturità. e sei bellissimo mentre ti guardo e penso che se ti avessi conosciuto prima, sarei ancora tutta intera. e penso che l'amore non dovrebbe mangiarsi i sogni e spezzare le ossa, come invece la realtà si è più volte affrettata a dimostrarmi.
e penso che però tu sei bellissimo come niente che qui sia reale, come niente che qui faccia del male.
penso che arriverà ottobre, che mancano infondo soltanto sei mesi, e allora tu partirai per il Tibet. da solo col tuo bagaglio fatto d'innocenza e fogli immacolati che colorerai con la luce delle tue speranze. penso che mi mancherai terribilmente, anche se mi dici sempre che non siamo fatti per dipendere da qualcunaltro. ma non so se lo pensi davvero. sì, io comunque lo penso lo stesso, che mi mancherai terribilmente, e che qui senza di te, Colibrì, sarà come un film in bianco e nero, sarò io, tutta bianca, in mezzo alla gente, tutta nera. cercando briciole del tuo arcobaleno in mezzo a questo enorme reticolo di palazzi e strade, fino a perdermi e mimetizzarmi nella neve che scenderà a dicembre, e forse allora sarà come se tu fossi un po' tornato. come se mi potessi di nuovo chiedere "andiamo a sdraiarci sulla spiaggia tutta bianca, Betelgeuse?" e nella mia mente io e te saremo di nuovo stesi su quell'infinita distesa di neve che sembra il polo nord.
ma adesso sei qui. ancora infondo alla rampa di queste scale bianche. sei felice e stiamo ridendo.
la luce di fine marzo entra attraverso i finestroni del corridoio, piove col sole. la nostra pelle sembra madreperla e questa serenità effimera e fragile, ci fa somigliare a quegli angeli a malapena riconoscibili delle ultime due tele che abbiamo visto. ripenso ai tuoi occhi fissi su quel quadro, al tuo sguardo perso fra le sfumature calde e quelle fredde, all'emozione che te lo rende lucido e languido, alle tue labbra che si schiudono come se ti mancasse d'un tratto il respiro e la morte ti sembrasse un miele dolce che ti ricorda l'orgasmo di una femmina. ripenso al mio stomaco che si contrae, a come tutto, qualsiasi cosa io guardi o tocchi, nel momento in cui ti desidero, s'incendi di un'estate torrida, assolata e ornata ovunque di fiori variopinti.
penso che mai niente, prima di questo desiderio incontaminato ed ingenuo, mi abbia fatto sentire nelle orecchie, così prepotente, il fruscio ed il battito della vita che scorre e scalpita dentro ogni più piccola, microscopica, foglia, petalo, goccia d'acqua, formica, cellula, che ci sono là fuori.
che ci sono là fuori adesso. che ci sono là fuori sempre.
penso che ci siamo baciati solo una volta, quando ancora non sapevamo chi fossimo e che saremmo venuti assieme a questa mostra di pittura.
penso che non me lo ricordo quel bacio. e che non provavo niente per te. che poi non me ne sono accorta di quello che ci è successo e che ci ha portati fin qui, a parlare di tutto tranne che di quello che siamo. con un dolore atroce stampato a fuoco al centro del petto, l'inferno che lascia chi ti dice addio all'improvviso e che non ci permette più di abbandonare la paura. che ci fa scappare.
che ci fa crollare ancora, ancora, ancora. quando i ricordi abbattono la barriera e inondano il resto della nostra memoria.
che ci fa gridare nel buio delle nostre stanze che non succederà più.
e allora, mentre ti guardo infondo a queste scale bianche, penso, che effetto fa l'amore quando ti hanno già spezzato il cuore?
riesci ancora a crederci? riesci ancora a riconoscerlo? riesci ancora a percepirlo? riesci ancora ad affrontarlo?
penso che forse è come parlare di luce ad un cieco.
penso a te che mangi le ciliegie seduto sui gradini d'ingresso di casa tua, con i pantaloncini da mare, le infradito, ed il sole che ti batte sulle ginocchia scorticate dopo le solite scivolate delle tue scatenate partite di calcetto del sabato pomeriggio, anche a luglio.
penso al sangue rosso vermiglio che non s'è ancora asciugato ai margini delle ferite, mentre al centro si è già formata la crosta rosso più scuro che somiglia a ruggine. penso che sono stata io a disinfettarti e che è stato molto più intimo di quel bacio di cui non ho sentito il sapore.
penso che io e te non ci tocchiamo mai molto e spesso lo facciamo sembrare una casualità o un incidente.
penso che sia strano, ma anche normale infondo.
ripenso di nuovo al sangue fresco sulle tue ginocchia, al riflesso che produce sotto i raggi del sole e allora mi viene in mente com'è l'amore dentro un cuore spezzato. una luce che rimbalza da una scaglia all'altra, finchè non s'illumina di nuovo tutto quanto, come un gioco di specchi,
tutto il cuore, tutta la stanza, tutto il corridoio in cui siamo.
io in cima alle scale, tu infondo.

ci sono tante cose che vorrei dirti quando la vita ci lascia soli, come adesso.
io non lo so cosa ne sarà di noi, che non siamo amici e non siamo amanti, ma quando ad ottobre te ne andrai promettimi che sarai felice di qualunque cosa sia successa. lascia a me ogni tuo rimpianto, ogni tuo rimorso, ogni tuo sbaglio.
promettimi che prima faremo una festa per salutarti, con la musica ad un volume che sfonda il torace, i bicchieri di carta biodegradabile pieni di sangria, i festoni a forma di animali tropicali, un falò enorme, le chitarre, i tamburi ed un ultimo tuffo nel mare.
promettimi che non perderai il mio braccialetto con la farfalla.
promettimi che un giorno mi ricorderò di nuovo il sapore di quel bacio.
promettimi che in Tibet dipingerai ogni giorno, che non ti sentirai solo,
che starai attento al male ed alle persone cattive,
che la tua innocenza sarà sempre la stessa,
che non sporcheranno mai il tuo sorriso bellissimo,
e che se un giorno tornerai potrai raccontarmi di aver scoperto che infondo esiste anche un amore bianco come me e te, che non fa male, ma solo bene e che non serve più avere paura,
che non ce lo hai più il cuore spezzato.
promettimelo.
altrimenti non andare a cercarle nel mare le mie lacrime.
cercale nei tuoi occhi, Colibrì.

perchè se è vero che l'amore fa male, io non te lo dirò che ti amo di più di così.

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Capitolo 2
*** un giorno poi non ci rivedremo mai più. ***




Especially me. Low.


Continuo a pensare a quante cose sono successe nella mia vita, al susseguirsi di scelte ed addii che mi hanno fatta arrivare qui, sul ciglio di un marciapiedi a fissare il colore sbiadito delle mattonelle di casa tua. Pensando che stai per diventare un addio anche tu.
Vorrei scriverti una lettera, vorrei lasciarla scivolare in mezzo ai vestiti piegati nella valigia. Quelle magliette che conosco a memoria, con gli animali stampati a colori e quell'odore di ammorbidente che fa sembrare la tua vita un po' più normale.

Te ne andrai, Colibrì.
Sfreccerai in voli verdazzurri tra le tigri dei monaci tibetani con le tue tele sottobraccio e la barba che ti cresce sul viso da ragazzino.
Quante cose vedrai, quante ne imparerai. Amerai le ragazze sotto alle stelle, insegnerai loro i nomi delle costellazioni e chissà se ripenserai a me, quando spiegherai loro che stella è Betelgeuse.
E sarai così lontano da qui, da questa minuscola città in cui siamo cresciuti senza incontrarci per tutto questo tempo.
Dimmi che giro hai fatto, quali angoli hai svoltato, prima che ti trovassi. Dimmi dov'eri.
Poi una sera ho visto i tuoi occhi, che hanno fatto cambiare tutto. Non sono riuscita a smettere di amarti nemmeno quando ho saputo che non saresti più tornato. Ed è quasi incredibile il modo in cui, finchè sei qui, riesci a sembrare più reale di tutto quello che invece resterà.
Resterà la tua casa, resteranno le mattonelle sbiadite, resterà tua madre mentre si affacenda in cucina, resterà tuo fratello che si laurea per la seconda volta in dicembre, resteranno i nostri amici che si prendono le sbronze in discoteca ogni weekend, resterà il mercatino dell'usato dove compri i libri a pochi spiccioli, resterà il pub con le candele sui tavoli e i disegni dei pazzi appesi ai muri, resterà la tua barchetta ammaccata che hai voluto riverniciare di rosso, resteranno le albe fiabesche sul molo, resterà il mare anche d'inverno.
Ma mi sembrano tutti dettagli che si scioglieranno all'interno di un sogno di ghiaccio, appena mi saluterai.
Il mio cuore batte più forte adesso che per la prima volta mi sforzo di visualizzare concretamente il momento in cui vedrò il treno allontanarsi lungo le rotaie, chissà se riuscirò a chiudere gli occhi per non incrociare il tuo ultimo sguardo.
Chissà se riuscirò a non far sparire negli anni nessuno dei ricordi che ho di te.
L'immagine delle tue dita sporche di colore, le tue ciglia che si muovono al rallentatore nel vento caldo delle sere d'agosto, il tuo sorriso ancora assonnato nella foschia mattutina di novembre, gli anfibi che indossi quando andiamo a ballare, i disegni con le farfalle, i gorilla e i pappagalli, le poesie che abbiamo scritto insieme.
Chissà perchè ci siamo incontrati. Chissà cos'è stato quella sera a restarmi così impresso.
Forse lo smarrimento che hai sempre negli occhi, simile a quello che leggo nei miei quando mi trucco allo specchio. Forse sì, forse è stato all'improvviso trovare qualcuno che non sapeva da dove veniva. Qualcuno che in mezzo alla gente non centrava niente, che la sua anomalia non la sapeva nascondere e che ballava come se nessuno lo guardasse, cercando di essere libero, di essere felice, di essere autentico.
Qualcuno che non pensava che io esistessi e che stessi per scaraventare tutta la mia vita contro la sua.
Scrivendo col rossetto un numero di telefono sul tuo braccio.
In un momento soltanto ho sentito la mia vita cambiare.
I tuoi occhi scavare fra tutti gli oggetti e gli affetti della mia vita, in cerca dell'unico aneddoto importante: chi ero io.
Ho sentito che si muoveva tutto dentro al mio corpo, fra i succhi gastrici e i sogni, fra la noia e la disperazione, si apriva un varco in cui non restava spazio che per questo sentimento luminoso che non si può scalfire e che non riesco a toccare.
Io non lo riesco ad affrontare, ed è l'unica cosa che non riesco a dirti. Io ci ho provato.
In camera mia ho immaginato mille volte l'istante in cui mi sarebbero venute da sole le parole.
Ho immaginato mille volte di baciarti come se non mi facesse paura.
Ho immaginato mille volte di chiederti di non lasciarmi qui.
E oggi penso che se non ce l'ho mai fatta è perchè ho capito che infondo amarti vuoldire lasciare che la tua vita segua il suo corso.
Infondo amarti vuoldire lasciarti volare, Colibrì.


Ti vedo mentre compari oltre la soglia di casa tua e indossi la maglietta blu scuro con i tulipani e le libellule. Penso che ti stia meglio di tutte le altre.
E che oggi sia ancora una normalissima giornata di metà agosto, che mancano ancora due mesi alla partenza.
Mi sorridi senza sapere che ti amo, senza sapere che non riuscirò mai a dirtelo.
Mi sorridi come se non stessi pensando che un giorno poi non ci rivedremo mai più.

Mi sorridi come se un giorno avessi pensato di ritornare.

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Capitolo 3
*** fammi ascoltare ancora un'altra canzone. ***




TRISTEZA-BALABARISTAS



Tra due settimane svanirai, come un pugno di sabbia bianca nel vento di un'estate allo stremo.
Non c'è il sole in ottobre ad asciugare le lacrime sulle guance. Non c'è il colore irriproducibile dei tuoi occhi in cui specchiarmi e così, adesso non lo so ancora dove andrò per rintracciare qualche mio riflesso.
In questo ultimo angolo di luce in cui siamo rannicchiati come vampiri al contrario che sfuggono la notte, a fissarci con la paura di parlare, perchè potremmo solo scambiarci un addio, la tristezza sembra ancora distante da noi, dai visi che stanno perdendo il colore dell'abbronzatura.
Ti posso ancora guardare, con lo zigomo destro sporco di vernice blu, una maglietta arancione con lo scollo slabbrato, le labbra serrate nella posa di chi sta contemplando la vita che sta per lasciarsi alle spalle, e rosse come la polpa interna dei fichi. E poi quello sguardo.
Lo sguardo di quel cerbiatto disorientato che ho incrociato un inverno per sbaglio, fra le luci psichedeliche e i bicchieri rovesciati, e che mi si è scagliato fin dentro lo stomaco come un sasso appuntito, oltrepassando la mia normale imperturbabilità.
Ho assimilato la bellezza del dolore e del coraggio che avevi dentro quello sguardo, sentendomi crollare all'improvviso.
La gente parla di amore e mi chiedo se qualcuno sappia davvero che cos'è, perchè invece io penso che lo riconosci solo alla fine. All'inizio, ma anche per tutto il resto del tempo, non lo sai dire che cosa ti sta succedendo, c'è solo una confusione terribile, un violino stridulo al posto del cuore.
Abbiamo sbagliato così tante volte io e te, eppure siamo qui che ci guardiamo senza quasi sbattere le palpebre, senza quasi respirare, perchè basta il movimento di una sola foglia per destarci da questo torpore che precede la fine, e così piangere.
Non voglio che arrivi la fine, non voglio sapere se ti amo.

Voglio che metti su un altro disco, fammi ascoltare ancora un'altra canzone dolce. Solo un'altra ancora, per favore.
Voglio che resti ancora lì, sull'amaca del tuo terrazzo a leggere ancora un altro dei tuoi vecchi libri trovati in soffitta.
Voglio ancora un altro ballo al centro della pista, non riuscire a sentire le sciocchezze che mi dici con la bocca sul collo, perchè siamo troppo vicini alle casse. Voglio ancora un'altra vodka alla menta, io e te che beviamo ancora dallo stesso bicchiere.
Voglio un'altra estate da aspettare. I tuoi quadri da guardare.
E la tua stupida, bellissima, faccia. Da cercare, fra tutti i volti degli altri.
E sentire le corde del violino saltare.
Continuare a non capire assolutamente niente in mezzo a questa confusione terribile.

Eppure, anche nell'incomprensione più cieca, sentire che non potrà mai esserci nulla di simile a questa commozione che mi serra la gola, ogni volta che penso a te. Ogni volta che guardo una tua foto. Ogni volta che con le dita perlustro la superfice di quel segnalibro in carta ruvida che mi hai dipinto, "così non perderai più il segno" mi hai detto.
Ed è questo che mi spaventa, più di tutto quanto.
Che qualsiasi cosa farò, ogni volta che soffierà il vento, le pagine si sfoglieranno da sole fino a farmi tornare a questo punto della mia vita, in cui ci sei tu, Colibrì, che mi guardi e non dici una parola, mi guardi e cerchi di capire se potrai dimenticarmi.

Mi guardi e non puoi dimenticarmi. E mi torna in mente quella sera in cui mi hai chiesto cosa sarebbe successo se ci fossimo baciati.
Ma eravamo appena usciti dalla discoteca, eravamo ubriachi, senza pensieri, non lo sapevi ancora che te ne saresti andato, ridevamo.
Ridevamo sempre.
Ti guardavo mentre guidavi la mia auto e non mi sembrava strano anche se ti conoscevo da pochi giorni, e ti ho risposto che preferivo restassimo amici, così non avrei mai dovuto dirti addio. E tu hai smesso di ridere all'improvviso.
"Dovresti baciarmi adesso finchè sono qui, invece.
Dovresti fare sempre quello che ti va. Dovresti fottertene se hai paura delle conseguenze o quelle cazzate lì.
La vita non torna indietro. La vita è adesso.
Betelgeuse, sei troppo bella per lasciarla scivolare via. E lo so che sembra che dico così perchè sono arrapato e voglio infilarti la lingua in bocca, ma invece no guarda. Non dobbiamo baciarci per forza, però ricordati sempre che sono i rimpianti che ti faranno piangere di più.
E io non vorrei che tu dovessi piangere troppo."

All'improvviso volevo baciarti, e non lo so perchè invece sono rimasta ferma al mio posto, immobile sul mio sedile, mentre iniziavo a capire sempre meno, ma ancora non me ne preoccupavo, e con le vene piene di alcool guardavo il cielo scuro scorrere fuori dal finestrino.


Aspetterò l'ultimo secondo per parlare, Colibrì.
Quando di conseguenze non potranno essercene più.
Quando non riuscirò a credere che te ne stai andando veramente.
Quando dire addio sarà impossibile, perchè potrei forse morire.

"Baciami adesso finchè sei ancora qui.
Baciami con passione prima che tu te ne vada."

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