Shake It Out

di colfersmyprince
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Inizio col dire che sono in ansia, sì. Questa fan fiction era partita più come un gioco, un esperimento or something like that. Poi, però, ne ho parlato a una certa persona (♥) e mi ha convinta ad andare avanti, a svilupparla meglio.
Tutto ciò lo devo per l'appunto a @ therentgirl - che, detto fra noi, non ho la minima idea di come faccia a sopportarmi. Devo ringraziare anche @ _breakable per aver sopportato anche lei i miei scleri da non-ho-ispirazione e altro. Ho iniziato questa sottospecie di ff (perché non so se è degna di essere chiamata così, ma dettagli) tipo a febbraio e.. e boh, non so che altro dire. Cominciamo bene!
Buona lettura
~
 


PROLOGO


 

“And it's hard to dance with a devil on your back, 

so shake him off.

 

A Westerville, in Ohio, vi era un'antica casupola nella quale vi abitavano un fratello ed una sorella gemelli: Sebastian e Melanie Smythe, entrambi di 20 anni. Lui era alto, muscoloso, capelli corti di color biondo cenere, rialzati all'estremità, occhi verde smeraldo, bocca sottile e un volto con dei lineamenti molto francesi - difatti i suoi nonni provenivano dalla Francia. Caratterialmente è un tipo all'apparenza menefreghista e duro, ma in realtà in fondo era molto sensibile. Era anche omosessuale, ma i suoi genitori l'avevano sempre accettato, ed anche sua sorella. Amava stare con i suoi amici e con Mel, per loro avrebbe sacrificato tutto; non aveva un hobby preferito, infatti amava fare un po' di tutto. Sua sorella, invece, aveva dei lunghi capelli che portava sempre lisci, dello stesso colore di quelli di Sebastian, occhi marroni con delle sfumature verdognole, naso all'insù e bocca carnosa; aveva una corporatura snella e andava a correre ogni mattina ed ogni pomeriggio, perciò si poteva dire che era in forma. Era una ragazza timida e gentile con gli estranei, ma quando voleva sapeva essere severa e sapeva farsi rispettare. Adorava suonare il pianoforte, difatti da piccola lo suonava spesso accompagnata dalla voce di suo fratello.

La mattina del 23 febbraio 2013, Sebastian si alzò a fatica dal letto. Era andato a dormire molto tardi a causa del compleanno del suo migliore amico Noah Puckerman. Aveva anche un gran bel mal di testa post-sbronza - gli alcolici al party di Puck non potevano mai mancare, sin dalle superiori. O anche prima. Andò a sciacquarsi la faccia per svegliarsi meglio, per poi infilarsi dei pantaloni a caso presi dal suo armadio. Strascicò i piedi fino in cucina e quando ci arrivò notò che sua sorella era già in piedi.
“Buongiorno Mel, ” Disse Sebastian sbadigliando e stiracchiandosi.
“Salve dormiglione!” Rispose lei ridendo di gusto.
“Oh per favore non urlare, mi fa male la testa!” Affermò lui poco dopo mentre si massaggiava le tempie e si accomodava su di una sedia.
“Okay, scusa. Vuoi un po' di caffè?” Chiese dolcemente Mel, e il fratello annuì. Ella ne versò un po' in due tazze, naturalmente una per lei e una per Sebastian, e ne porse una al ragazzo che ringraziò con un cenno del capo. Melanie decise di accendere la televisione per sentire le notizie mattutine, quando una in particolare catturò l'attenzione dei due ragazzi.
“Alza il volume, Mel” disse cortesemente Sebastian tentando di comprendere cosa stessero dicendo al telegiornale.
Man mano che il volume aumentava, le immagini trasmesse in televisione divennero via via più shockanti. Si potevano intravedere cadaveri con mezza testa mangiata, resti di persone a terra, e via dicendo.

“Allarme mondiale: in tutti i continenti si sono verificati strani episodi di presenze fino ad oggi a noi sconosciute: i non-morti. La protezione civile non ha ancora trovato soluzione o cura contro questi esseri, pertanto hanno consigliano e pregano tutti di rimanere dentro le proprie case specialmente durante le ore notturne, è consigliato sbarrare finestre e qualsiasi altra entrata che non sia la porta principale. Si consiglia anche di uscire solo in compagnia di qualcuno. Per oggi è tutto.”

Sebastian sospirò e scostò il bordo della tazza dalle sue labbra.
La prendono molto alla leggera. Troppo. E sono anche dei gran bugiardi! Fino ad oggi a noi sconosciute, ma dai...” Melanie sapeva a cosa suo fratello si stava riferendo, tuttavia non proferì parola. Decise invece semplicemente di assecondarlo, annuendo.
“Non mi lascerò condizionare da loro.” Aggiunse dopo poco il ragazzo, alzandosi dalla sedia. Era in procinto di ritornare in camera sua, quando sua sorella strinse la propria mano attorno al suo braccio, fermandolo.
“Sebastian.” Lo richiamò con tono severo. Il giovane non volse nemmeno il capo e abbassò lo sguardo. “Devi promettermi che non farai mosse azzardate. Questa è una cosa seria, e io... non voglio perderti come è successo con papà, è chiaro?” Disse, una lacrima amara che le rigava la guancia.
Solo allora suo fratello si volse verso di lei, notando che lacrimava. Inizialmente boccheggiò, ma poi l'avvolse in un caloroso abbraccio, dandole un bacio sulla guancia. “Mel, io...”

“Papà...?” Gli occhi del piccolo Sebastian divennero due fessure. A terra c'era il corpo pallido e senza vita di Grégoire Smythe. Gli occhi, prima erano di un vivissimo azzurro, erano ora spenti. La bocca era rimasta semi-aperta, la testa leggermente girata a sinistra, il sangue aveva appena smesso di scorrere dal naso, lasciando comunque una striscia rossastra sulla pelle. Dagli occhi di Sebastian scendevano fiumi di lacrime mentre abbracciava il papà, tremando.

Il biondo stava fissando il vuoto, quando sua sorella lo riportò alla realtà. “Tu cosa?” Domandò guardandolo. Sebastian scosse il capo e volse lo sguardo su di lei.
“...Non farò gli stessi errori di papà. Te lo prometto.” Concluse lasciandole un altro bacio affettuoso, stavolta fra i capelli e l'orecchio. Melanie annuì, leggermente sollevata, e gli sorrise.
“Non voglio perderti.” Affermò ad un certo punto, arrossendo, poiché non aveva mai parlato così con suo fratello. Mai.
“Per quanto sia strano detto da me, dato che da piccoli litigavamo sempre per ogni minima cosa, ma è la verità. Io-”
“Ho capito, Mel. Non mi perderai, è una promessa.” La interruppe Sebastian. E lo pensava davvero, sua sorella era tutto ciò che gli rimaneva, non voleva che se ne andasse, e viceversa.
Ma il francesino sapeva essere tanto dolce con Melanie quanto bugiardo, il che la diceva lunga. Conclusa quella chiacchierata andò in camera sua, e aprì le ante del proprio armadio tirando fuori un antiquato baule color ocra. Lo appoggiò sul tappeto e si inginocchiò soffiando via la polvere dal coperchio - doveva essere davvero antico dato che c'era fin troppo pulviscolo. Lo aprì lentamente, e notò che all'interno vi erano due pistole argentate con l'impugnatura marrone e un fucile. Raccattò tutti e tre e sul fondo vide tre buste - con la marca delle rispettive armi - che all'interno contenevano dei proiettili.
È vero che aveva promesso a Melanie di non fare mosse azzardate, però lui sapeva cosa stava facendo, ne era pienamente cosciente. Non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa dai giornalisti che dicevano di rimanere nascosti in casa o dagli zombie stessi, lui non era quel tipo di persona. Dopo aver attentamente esaminato le armi, decise di andarsi a fare una doccia. Aprì l'acqua inizialmente molto, troppo fredda, così spostò la manipola sull'indicatore rosso. Si tolse i vestiti ed entrò nella doccia iniziando a lavarsi. In quel momento il tempo sembrò rallentare; le gocce d'acqua parvero scorrere molto più lentamente mentre Sebastian aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Gli occhi del biondino, a causa del pianto che sembrava non voler smettere, erano diventati gonfi, rossi e lucidi. Le guance erano totalmente rigate dalle lacrime che scendevano e scendevano, senza fermarsi. Strizzò gli occhi e poi li chiuse, sperando solo che fosse tutto un orribile incubo.
Una lacrima rigò il volto di Sebastian mentre singhiozzava, cercando invano di trattenersi. La goccia si confuse con l'acqua che scorreva dalla gronda, mentre il ragazzo stringeva i pugni. Finì in fretta di lavarsi e richiuse il rubinetto, e quando uscì dalla doccia si mise un asciugamano intorno alla vita. Andò in camera e aprì il guardaroba, tirando fuori una felpa blu scura con l'interno del cappuccio nero, un paio di jeans azzurrini ed una cintura con attaccata ad un lato una fondina per riporre la pistola. Si rivestì rapidamente, dopodiché prese una delle due armi e la ripose nella custodia della cinta.
Si avviò verso la porta principale della casa, stando ben attento che sua sorella non lo notasse. Si mise il giubbotto e aveva appena poggiato la mano sulla maniglia dell'uscio, quando, all'improvviso, giunse Melanie.
“Sebastian!” Esclamò confusa, notando che suo fratello cercava di nascondere la pistola. Il ragazzo abbassò lo sguardo senza proferire parola nè compiere alcuna azione.
“Dove- dove stai andando?” Chiese. Sebastian non si mosse di un millimetro, nè alzò gli occhi.
“A proteggerti.” Rispose semplicemente aprendo la porta e uscendo di casa. La sorella boccheggiò: era rimasta di sasso e si sentiva quasi impotente.
Melanie saltellava e canticchiava con il suo oraschiotto fra le mani, quando vide il suo fratellino di spalle.
“Ciao Sebbie!” Esclamò allegra, e andò vicino a lui, notando che stava piangendo.
“Ehi fratellino che hai? Ti senti male forse? Devo chiamare papà?-” Quando pronunciò l'ultima parola guardò difronte a lei e sbiancò. Le cadde il peluche dalle mani, tremava come una foglia e gli occhi le pizzicavano.


Sebastian percorse tutto il tragitto guardandosi spesso intorno. Le strade della città erano quasi deserte, solitamente si vedevano molti bambini giocare a campana o a nascondino, ma oggi non ce n'era nemmeno uno. Solo donne o uomini che camminavano nervosamente per tornare a casa o addirittura salivano in macchina con la propria famiglia per lasciare Westerville.
Il ragazzo arrivò di fronte ad una casa di medie dimensioni, muri esterni pitturati di bianco, tetto a triangolo, racchiusa in un recinto. Bussò alla porta, e pochi secondi dopo il suo amico Noah aprì. Era un ragazzo poco più basso di Sebastian, ai lati della testa era quasi totalmente rasato mentre al centro vi era una piccola cresta. Aveva una corporatura decisamente muscolosa, infatti da giovane si allenava molto spesso - e anche tutt'ora -, andava in palestra quasi ogni pomeriggio e faceva parte della squadra di football del liceo McKinley. Lui e Sebastian si conoscevano sin da piccoli.
“Seb! Entra pure, ” Lo accolse calorosamente in casa propria dopo averlo abbracciato.
Noah - detto anche Puck - era fidanzato con una bellissima ragazza di nome Quinn Fabray, la quale andava allo stesso liceo frequentato dal giovane fino a pochi anni prima - era una fra le più popolari, dato che faceva parte delle Cheerios. Aveva dei lunghi capelli che alla luce del sole parevano dorati, ma in realtà erano biondi - e ogni tanto li portava legati in una coda di cavallo -, occhi verdognoli con sfumature ambrate, e fisicamente era in forma. Sebastian si sedette sul divano di fronte ai due fidanzati.
“Quinn, ma...” La scrutò attentamente, dopodiché la fissò negli occhi quasi shockato. “Sei incinta!” Affermò entusiasta e sorridendo, mentre la ragazza annuiva e rideva piano.
“Sì, precisamente da cinque mesi.” Rispose contenta accarezzandosi il ventre, mentre Puck le lasciava un bacio fra i capelli.
“Mi fa molto piacere, davvero. Comunque...” La voce di Sebastian si incupì e il sorriso scomparve dal suo volto. “Sapete già di cosa sta accadendo in tutto il mondo, no?" Domandò guardando entrambi.
“Epidemia di zombie? Certo, ” Replicò Noah in tono quasi sarcastico, cercando di rendere la situazione quanto più leggera possibile, sebbene il suo proposito paresse inattuabile.
“E sapete anche che non possiamo restare qui, immagino, ” Aggiunse Sebastian sospirando. Probabilmente Noah e Quinn sapevano dove voleva arrivare, ma lo lasciarono parlare.
“Dobbiamo creare un gruppo, ma non troppo numeroso. Solo io, voi, mia sorella - se vorrà - e qualcun'altro. Ci state?” Domandò infine con fare interrogativo. I fidanzati si guardarono per un attimo, per poi annuire.
“Io so già chi chiamare.” Proferì Puck estraendo il proprio cellulare dalla tasca e componendo un numero.

Tre quarti d'ora più tardi, passati fra chiacchiere, scherzi, etc..., si sentì bussare alla porta di casa Puckerman-Fabray. Noah si diresse verso l'uscio e lo aprì, per poi sorridere.
“Ciao ragazzi! È un piacere rivedervi, ” Affermò facendo entrare due ragazzi ed una ragazza. Uno era Kurt Hummel, acerrimo nemico di Sebastian al liceo ma ottimo amico di sua sorella, capelli rialzati e di color biondo cenere con alcune sfumature più chiare, occhi azzurrini con una gradazione smeraldina che, naso a punta, orecchie che parevano quelle di un elfo, carnagione abbastanza chiara. Era alto, ma non tanto quanto il francesino, magro e con la pelle perfettamente curata. Era un tipo orgoglioso, amava le sfide e non gli piaceva essere sconfitto e non si faceva mettere facilmente i piedi in testa, e con le persone più care era sempre affettuoso. Sapeva fare amicizia facilmente, tantoché era molto estroverso e gli piaceva fare nuove conoscenze. A scuola era spesso preso di mira poiché anch'egli come Sebastian - quante cose che avevano in comune! - era omosessuale. L'altro ragazzo, invece, era Mike Chang, di origine asiatiche. Era più basso di Kurt, aveva una pelle olivastra e i capelli neri con un po' di gel al di sopra di essi, occhi a mandorla che andavano dal marrone scuro al nero. Come Noah anche lui fondamentalmente era muscoloso, un ottimo ballerino, ed al liceo anch'egli faceva parte della squadra di football. Solitamente era un ragazzo riservato con gli estranei, ma riusciva tranquillamente a parlare con i propri amici. Infine la ragazza era Santana Lopez, ispanica, capelli lunghi neri, solitamente legati in una coda, occhi color pece e carnagione olivastra. Snella, alta, faceva parte dei Cheerios insieme a Quinn a scuola. Difendeva sempre chi le stava più a cuore, avrebbe fatto di tutto per loro, nonostante all'apparenza potesse sembrare menefreghista o altro. Lei e Kurt hanno sempre avuto un ottimo rapporto di amicizia sin dal liceo.
Sebastian rimase con la bocca semi-aperta, sorpreso di vederli, o perlopiù gli pareva quasi strano non dover più fare una sfida-duetto con Santana, non dover buttare una granita addosso a Kurt o cercare di arrivare ai livelli di Mike nella danza.
“Oh cielo, cosa ci fa quella faccia da mangusta qui?” Chiese bruscamente Kurt facendo ridere di gusto il ragazzo in questione.
“Sono molto contento anche io di vederti, Hummel.” Replicò incrociando le gambe.
 “Guarda guarda chi c'è, Smythe!” Esclamò l'ispanica aggrottando le sopracciglia e curvando le labbra in un sorriso malizioso.
 “Santana, è un piacere avere di nuovo a che fare con te, ” Disse ironico, per poi guardare tutti e schiarirsi la gola. “Ora seriamente, sedetevi - o rimanete in piedi se volete -, devo parlarvi di una cosa importante.” Proferì infine facendo spazio a Noah e Quinn sul divano sul quale era seduto.
“Spero che voi abbiate visto il telegiornale stamattina, in caso contrario mi riferisco al fatto che c'è un epidemia di non-morti che ha preso piede in tutto il mondo.” Ci fu un attimo di riflessione per Sebastian, poi riprese a parlare.
“Detto questo, non possiamo rimanere a Westerville. Dobbiamo andarcene da qui, trovare rifugio nei boschi o in qualsiasi altro luogo, purché non sia la città. Ci troveranno più difficilmente se non rimarremo sempre nello stesso posto. Siete tutti d'accordo?” Chiese prima scrutando tutti, ma poi si concentrò su Kurt - il quale per fortuna non stava guardando Sebastian, bensì il pavimento.
“Non sarebbe come uhm, fuggire?” Domandò Santana incrociando le braccia e arcuando un sopracciglio. L'usignolo boccheggiò un momento, per poi scuotere il capo.
“No, cioè sì, ma ne va della nostra sopravvivenza. Insomma, preferisci rimanere qui a Westerville ed essere mangiata subito dagli zombie o salvarti andandotene da qui?” Replicò lui, lasciandola in un silenzio attonito.
“Bene. Ora, ricordatevi: dovete portare solo lo stretto necessario. E procuratevi almeno una pistola.” Affermò.
“Kurt, scordati di portarti dietro tutti i tuoi completi nuovi o le tue creme idratanti.” Aggiunse ad un certo punto, mentre Kurt spalancava gli occhi. Gli veniva da piangere al solo pensiero di doversi sporcare di fango, ferire e avere la pelle tutta rovinata. E i capelli!
“Quinn, tu sei incinta, perciò se avessi bisogno di qualcosa - qualsiasi cosa, non esitare a domandare. Anche semplicemente di una mano a camminare o altro.” La ragazza gli sorrise e mimò un grazie con le labbra.
“Ragazzi... niente ripensamenti, sia chiaro.” Concluse Sebastian, alzandosi dal divano. "Ora andiamo tutti nella propria casa, prendiamo le nostre cose e poi ci incontriamo di nuovo qui, a casa di Puck, va bene?” Tutti quanti dissero “sì” o semplicemente annuirono.

Il francesino ritornò alla sua abitazione e corse immediatamente in camera sua a preparare una borsa. Dentro ci mise l'altra pistola, una bottiglietta d'acqua, i proiettili, dell'intimo e dei vestiti di ricambio. Mel trovò la porta aperta, e, supponendo che Sebastian fosse tornato, entrò in camera.
“Dove stai andando?” Chiese, rompendo il silenzio e facendolo sobbalzare.
“Via da questa città. Vieni con me?” Chiese lui, attendendo una sua risposta. La sorella stette in silenzio e abbassò lo sguardo. "Melanie... ti prego. Non ti voglio lasciare qui da sola, e non voglio nemmeno che rimani a Westerville. Vieni con me, per favore." La supplicò Sebastian, alzandole leggermente il volto con una mano. Lei non rispose, lo guardò per un istante negli occhi e poi sospirò, voltandogli le spalle e uscendo dalla stanza. Il fratello rimase a bocca asciutta, perché voleva rimanere lì e mettersi in pericolo? Non si fidava di lui? Era troppo legata a quella casa per lasciarla? Tante domande nella mente di Sebastian che cercavano invano una risposta.
Il ragazzo si avviò verso l'uscio della casupola, intento ad uscire, quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Melanie aveva i capelli legati e si era cambiata; portava un marsupio beige a tracolla ed in mano aveva il fucile che quella mattina suo fratello aveva trovato nel baule.
“Dove credevi di andare senza di me?” Domandò sarcastica lasciandolo allo stesso tempo sconvolto e contento.

Entrambi tornarono a casa di Puckerman, e quando arrivarono trovarono già tutti lì ad attenderli. Quando Melanie vide Kurt gli saltò letteralmente addosso: non lo incontrava da molto tempo e gli mancava tanto.
“Mel!”
“Kurt!” Esclamarono all'unisono i due amici, ridendo. Sebastian fece una smorfia, non ricordava che quei due avessero un legame così speciale. Si staccarono dopo un po', per poi ascoltare attentamente ciò che diceva Sebastian.
“Allora ragazzi, è arrivata l'ora di lasciare la città. Dobbiamo rimanere sempre uniti, qualsiasi cosa accada, se vedete uno zombie sparategli alla testa, solo così potete ucciderli. Se farete troppo rumore li attirerete, ricordatevelo.” Raccomandò ad ognuno di loro.
“Una domanda, Seb, ” Disse Mike, ricevendo il consenso del biondo. “Come mai sei così informato sugli zombie e su come si uccidono?” Quella curiosità lasciò fratello e sorella impietriti.

“Seb, Mel, nascondetevi dietro ai cespugli!” E così fecero i due bambini che rimasero ad osservare ciò che il padre faceva. Grégoire tirò fuori la pistola e sparò un colpo dritto nella testa del non-morto, che immediatamente cadde a terra.

“...Ho letto tanto.” Mentì Sebastian all'asiatico, il quale annuì scettico.
“Bene, ora... andiamo.” Proferì aprendo la porta della casa. Puck si avvicinò a lui e gli mise il braccio attorno alle spalle.
“Sei il leader ora, ” Gli sussurrò, e Sebastian arrossì lievemente, anche se doveva ammettere che quel nome lo faceva sentire decisamente orgoglioso.
“Non ti deluderò, papà, ” Pensò alzando per un attimo gli occhi al cielo.

Tutta quella situazione sarebbe stata la fine delle loro vite o l'inizio di una nuova esistenza?

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Dunque.. io dovevo pubblicare mercoledì e giustamente me ne sono ricordata solo oggi. Perfetto. Non ho tanto da dire, solo che come al solito ringrazio @ therentgirl e @ _breakable per essere così pazienti e disponibili con me. /lacrimucc
E nulla, non mi prolungo perché inizierei solo a dire cavolate su cavolate e perderei tempo. Quindi vi lascio a questa schifezza al capitolo, bye. :)



CAPITOLO I


─“I am done with my graceless heart,
so tonight I’m gonna cut it out and then restart,
'cause I like to keep my issues strong, it’s always darkest before the dawn.”


Quella sarebbe stata la notte più lunga della loro vita.
Dopo essere usciti da casa Puckerman, avevano lasciato la città con il furgone di Sebastian - o meglio, del padre dei gemelli Smythe. Nell'ampio bagagliaio vi avevano riposto quasi tutte le armi - dovevano pur portare almeno una pistola con loro, no?

Nel mezzo di trasporto vi erano due sedili davanti, guidatore e passeggero, mentre dietro c'erano - nel punto in cui avrebbero dovuto esserci i finestrini - tre sedili a sinistra e due a destra. Accanto a Sebastian, che guidava, c'era Melanie, mentre dietro vi erano Puck, Quinn e Mike e Kurt e Santana.
C'era un silenzio quasi rassicurante nel camioncino, quando all'improvviso l'asiatico si schiarì la gola.
“Spero che gli zombie non distruggano anche i distributori di benzina, altrimenti siamo fregati” affermò provocando una risata generale.
Sebastian era pienamente concentrato sul guidare e sulla strada. Faceva ben attenzione agli zombie, anche se fino a quel momento non ne avevano incontrato nemmeno uno. In quel momento, però, la priorità era trovare un buon luogo nel quale rifugiarsi.
Il sole stava tramontando, nel cielo si potevano scorgere le prime stelle e Sebastian era decisamente in ansia. Come avrebbe affrontato la notte? Come avrebbe protetto i suoi amici?
“Ragazzi, ma se...” Il giovane si inumidì le labbra con la lingua e lanciò un veloce sguardo al resto del gruppo, "se restassimo a dormire nel furgone?"
“È un'idea tremenda” Lo interruppe immediatamente sua sorella. “Qui dentro è piccolissimo, è già tanto se ci entriamo tutti quanti. E poi dovremmo dormire seduti? Domattina ci ritroveremmo tutti con il torcicollo.” Sebastian sbuffò e tirò su col naso, disapprovando.
“Perciò preferiresti rischiare di essere mangiata viva da degli zombie piuttosto che rimanere al sicuro nel furgone, giusto?” Domandò fissandola.
“Ma se rimaniamo all'aperto, perlomeno - se ci attaccano - avremo più possibilità di scappare! Se invece iniziano ad attaccarci mentre noi siamo qui dentro, non ne usciamo, non vivi perlomeno.”
A quel punto calò il silenzio. In fondo Melanie non aveva tutti i torti, se fossero rimasti nel furgoncino probabilmente avrebbero rischiato di più.
“Va bene, va bene, troveremo un rifugio.” Si arrese a quel punto Sebastian, continuando a guidare. “E so anche dove andare” Aggiunse, catturando l'attenzione - e lo sguardo incuriosito - di tutti.

“Ditemi ragazzi” Disse Kurt rivolgendosi a Puck e Quinn, “come chiamerete il vostro bimbo o la vostra bimba?” I due fidanzati risero, poi la bionda attaccò a parlare.
“Beh, se sarà un maschietto Wayne, mentre se sarà una femmina...” Lasciò Kurt sulle spine per qualche secondo, e poi sorrise “Elizabeth.” Il controtenore poté giurare di aver sentito qualcosa smuoversi nel proprio stomaco e il cuore quasi scoppiare.
“È un nome così carino, e poi sarebbe in tuo onore, Kurt. È il tuo secondo nome, e sarei molto contenta di dare a mia figlia il nome di un ragazzo che ha sempre combattuto per i suoi valori e le sue idee, che nonostante tutto non si è mai arreso e che non lo farà mai, che se n'è sempre importato poco e nulla del giudizio della gente, essendo sempre ciò che è veramente.”
Tutto quel discorso fece scivolare sulla guancia del ragazzo una lacrima di felicità, che però cacciò subito via - era troppo orgoglioso per palesare i propri sentimenti.
“Sono lusingato, Quinn, e tutto ciò mi riempie il cuore di gioia, davvero.” Queste furono le uniche parole che riuscì a dire, poiché era troppo emozionato e preso dall'entusiasmo.
Se da un lato Melanie era totalmente presa e intenerita da quel discorso, dall’altro Sebastian sembrava quasi rasentare il disgusto, a giudicare dall’espressione dipinta sul suo volto.
“Oh, vi prego, basta con queste smancerie, mi fate venire il diabete.” Commentò acido, ricevendo così una gomitata dalla sorella che lo fece sbandare. Per fortuna, però, riuscì a riprendere il controllo, e tirò un grosso sospiro di sollievo, dopodiché guardò male sua sorella.
“Dimmi una cosa, Mel...” Iniziò tranquillamente, “Ma che cosa ti passa per quella testolina? Stavo per andare a sbattere contro un dannato albero!” Concluse più nervoso e quasi arrabbiato.
Lei boccheggiò leggermente impaurita dalla reazione del fratello, il quale immediatamente si morse il labbro alla ricerca delle parole giuste.
“Scusa, è che io-”
“No, non scusarti, io- io dovevo stare ferma. Perdonami.” Il silenzio; calò su tutto il gruppo, ma si poteva comunque avvertire una forte tensione appesantire l'aria.
Il resto del tragitto trascorse in silenzio, a parte qualche colpo di tosse di Mike con l'intento di smuovere un po' le acque, invano. Ad un certo punto, Sebastian si fermò.

“Siamo arrivati” Disse girando la chiave e spegnendo il furgoncino, aprendo con cautela lo sportello. Il luogo dove si erano fermati, era vicino ad un fiume che sfumava in un'ampia cascata.
Vi era qualche albero poco distante dalla riva del corso d'acqua, nel quale ogni tanto si poteva vedere qualche pesce nuotare.
“Gran bel posto” commentò Santana, “Come mai proprio qui?” Aggiunse, curiosa. Sebastian inspirò l'aria pura del luogo, per poi alzare gli occhi al cielo.

“Prendimi se ci riesci!” Urlò il bambino, ridendo e correndo fra gli alberi, mentre Grégoire lo inseguiva divertito.
“Non provare a sfuggirmi, signorino!” Ribatté suo padre, riuscendo finalmente a prenderlo. Lo prese in braccio mentre Sebastian gli faceva la linguaccia.
“Non vale così, tu sei più grande e più forte di me” Disse facendo il labbruccio, e il papà lo abbracciò.


All'improvviso, gli occhi gli pizzicavano, ed erano diventati lucidi, ma ciò nonostante quando si volse verso l'ispanica sembrava essersi ricomposto del tutto.
“Ci venivo molto spesso con mio padre, da piccolo.” Rispose semplicemente con un sorriso accennato.
“Che cosa mangeremo?” Fu la domanda che sorse spontanea a Kurt, il quale stava prestando attenzione a dove metteva i piedi e a dove si appoggiava - voleva evitare di sporcarsi e quant'altro.
Un rumore secco del coltello di Sebastian che penetrava attraverso le squame di un pesce, fece sobbalzare tutti.
“Prima di tutto questo” Rispose alzando la lama e indicando il pesce con l'altra mano. “Riusciremo pur a cacciare qualcosa, no?” Aggiunse avvicinandosi agli altri.
“Oh perfetto, dovremo anche sporcarci di sangue oltre che di fango e quant'altro, magnifico, davvero.” Si lamentò Kurt passandosi una mano fra i capelli, quasi esasperato.
“Ascoltami bene, Hummel” fece il francesino squadrandolo, “se vuoi vivere, devi cacciare. È la legge della sopravvivenza.” Concluse, ricevendo un occhiataccia e una smorfia quasi di disgusto da parte del giovane, al quale non rimase altro da fare che arricciare il naso e scrollare via della polvere immaginaria dal maglioncino di lana, sospirando.

Oramai si era fatto buio: il pomeriggio lo trascorsero montando tre tende che Santana aveva portato con sé. Le appostarono tutte quante quanto più vicino possibile all'albero prossimo alla riva. Puck avrebbe dormito con Quinn, Kurt con Santana e Mike e Melanie con Sebastian.

“Mel, io farò il turno di guardia, per cui se vuoi puoi andare con Noah e Quinn” Le disse il fratello, con tono quasi dispiaciuto.
Sorrise e scosse il capo, come per dire
non importa.
“Stai tranquillo, Seb, non casca il mondo se dormo da sola - in fondo abbiamo dormito per 15 anni insieme.” Rispose poggiandogli una mano sulla spalla e lasciandogli un bacio sulla fronte. Sebastian sorrise e mimò un
va bene con le labbra, allontanandosi.
“Se sentite anche solo un minimo rumore, prendete immediatamente la pistola, sono stato chiaro?” Aveva detto, guardando uno per uno tutti i componenti del gruppo, i quali annuirono, decisi.
Ognuno andò nella propria tenda, mentre il capo si assicurava che avesse ancora la propria pistola nella fondina della cintura. Si sedette, la schiena poggiata contro un albero poco distante dalle tende, attendendo. Non sapeva con precisione che cosa stesse aspettando - certo, a parte un eventuale attacco dagli zombie -, e questo lo snervava parecchio.
Si ricordò di quando da piccolo cantava, accompagnando con la sua voce le bellissime melodie che sua sorella suonava con il pianoforte.
Alzò gli occhi al cielo: vi era la luna piena e si poteva udire il rilassante fruscio delle foglie. Si schiarì la gola e si inumidì le labbra, lasciandosi scivolare tutte le preoccupazioni da dosso.

I'm wide awake, ¹
not losing any sleep,
picked up every piece,
and landed on my feet.


Ogni parola era scandita piano dalla sua voce, più delicata di quanto non esprimesse la smorfia sarcastica che spesso gli si dipingeva in volto. Al liceo molti la ritenevano quasi magica, poiché era una voce capace di placare ogni animo.

I'm wide awake,
need nothing to complete myself,
no-ho,
I'm wide awake,
yeah I'm born again,
outta the lion's den,
I don't have to pretend,
and it's too late,
the story's over now, the end


Kurt non riusciva a dormire, perciò uscì dalla tenda - facendo ben attenzione a non svegliare nessuno dei suoi compagni - e fu attirato dalla voce di Sebastian che, al contrario di come ricordava, era morbida, dolce, delicata.
Stando attento a dove metteva i piedi, si avvicinò lentamente verso il giovane, nel tentativo di recepire ogni parola e ogni nota della melodia che stava intonando.

I wish I knew then,
what I know now,
wouldn't dive in,
wouldn't bow down,
gravity hurts, you made it so sweet,
till I woke up on,
on the concrete


Il controtenore non riuscì a resistere a quella bella tonalità, a quelle parole. In fondo anche lui sapeva che Sebastian non era un tipo cattivo, né menefreghista. Semplicemente aveva un modo diverso di dimostrare affetto - e molto spesso poteva essere frainteso.

Yeah, I'm falling from cloud 9,
crashing from the high,
you know I'm letting go tonight,
I'm falling from cloud 9


La voce di Kurt si unì a quella dell’usignolo. Quest'ultimo rimase stupefatto e senza parole, sia per la sorpresa del compagno - che non aspettava assolutamente -, sia per la voce che, dopo un bel po' di anni, era rimasta sempre grandiosa.

I'm wide awake

Concluse sussurrando il giovane, sorridendo.
“Hai una bella voce, sai? Non me la ricordavo così.” Commentò questo, sedendosi di fronte all'altro. Sebastian arrossì e abbassò il capo per non darlo a vedere, imbarazzato e compiaciuto.
“Io non- grazie. Anche la tua voce è molto, molto bella.” Rispose, alzando lo sguardo e accennando ad un sorriso.
“Ti ringrazio” rispose Kurt, che però non riuscì ad aggiungere altro poiché entrambi udirono dei passi ed uno strambo verso, quasi come se qualcuno stesse vomitando? Strozzando? Non riuscivano a definirlo.
“Kurt, sbrigati, corri a prendere la pistola” Disse il giovane alzandosi bruscamente estraendo l'arma dalla fondina. L'altro fece la stessa cosa ricaricandola, ricevendo uno sguardo stupito dal compagno.
“Non sono così impreparato!” Ammiccò ponendosi al suo fianco. Si guardarono attentamente intorno, ma, purtroppo, non videro un'anima viva - o morta.
“Secondo te...”
“Che diavolo può essere?” Dissero, tenendo la guardia sempre alta.
“Non lo so, ma-” L'attenzione di Sebastian fu subito attirata da degli strani rumori. Volse il capo in direzione di un cespuglio, si stava... muovendo? Lentamente, puntò la pistola verso le foglie, avvicinandosi. Kurt, seppur confuso, lo seguì a ruota, e, man mano che si avvicinavano, erano sempre più preoccupati - in fondo se fosse stato uno zombie sarebbe uscito fin da subito, no?
Giunti a pochi millimetri dal cespuglio, Sebastian avvicinò piano la mano verso le foglie, toccandole.
“Se c'è qualcuno, ti prego - per la tua e la nostra sanità mentale, esci subito” Furono queste le sue parole, quando all'improvviso il rumore ed il movimento delle foglie cessarono, provocando un silenzio inquietante.
All'improvviso, una figura alta e snella si alzò in piedi, facendo seriamente spaventare i due. Era un ragazzo con i capelli corti e biondi che ricadevano a ciuffo sul lato destro della fronte, occhi marroni, nasino all'insù, una camicia strappata sul bordo sinistro, pantaloni sporchi di fango e scarpe rovinate. Scosse il capo, scrollandosi via delle piccole foglie dai capelli con le mani, e guardò Kurt e Sebastian.
“Ehm, io- ecco vedete, n-non... non vi stavo spiando, né seguendo, giuro.”
Un altro ragazzo, decisamente più basso del primo, si rialzò. Quest'ultimo aveva la capigliatura nera - poco più lunghi dell'amico -, occhi marrone molto scuro, una canottiera bianca e da sopra una giacca della tuta verdastra, pantaloni strappati alle ginocchia e pieni zeppi di fango anch'essi.
“Jeff?! Nick?!” Esclamò Sebastian sorpreso, “A giudicare dai vostri vestiti e dalle vostre facce", disse squadrandoli, “non avete avuto una bella giornata.” Sospirò e incrociò le braccia, guardando Kurt, il quale prima sorrise ai due, poi volse il capo verso Seb e gli fece un cenno col capo, come per dire
sii cortese’.
Il biondino e il moretto si guardarono per un secondo, per poi concentrarsi su i due ragazzi di fronte a loro.
“Sebastian! Kurt! Com'è piccolo il mondo, huh?” Disse Jeff, sorridendo.
“Già, è un piacere rivedervi ragazzi” Affermarono i due all'unisono, per poi guardarsi male, mentre Nick e Jeff ridacchiavano.
“Quindi, ora ci dire che ci facevate nascosti in quel cespuglio, e perché siete ridotti così?” Domandò Sebastian, tendendo la mano a Jeff, il quale immediatamente l'afferrò e fece un balzo verso di lui; lo stesso fece Kurt con Nick.
“Beh” fece il moro scrollandosi la polvere di dosso, “quando abbiamo saputo dell'epidemia di zombie, io e Jeff abbiamo lasciato la città a velocità lampo, però ad un certo punto ci siamo persi, e...” Nick guardò l'amico terrorizzato, un brivido gli percorse la schiena. “Abbiamo sentito i versi degli zombie. Si avvicinavano sempre di più, e così siamo dovuti scappare più veloci che potevamo - e alla fine, quando gli avevamo seminati - così pareva! - siamo inciampati, procurandoci innanzitutto queste ferite” disse alzando la manica della tuta e facendogli vedere i vari graffi che aveva sul braccio, “Dopodiché ci siamo rovinati tutti i vestiti.” Concluse indicandogli jeans e tutto.
“Wow, dev'essere stato molto...” Sebastian iniziò a gesticolare con le mani, non trovando le parole e cercando aiuto nel compagno.
“...emozionante.” Completò per lui Kurt, mentre l'altro annuiva. “Se volete potete rimanere con noi!” Disse all'improvviso. Sebastian spalancò gli occhi.
“Potete scusarci un attimo?” Chiese con un falso sorriso, mentre si allontanava di poco tenendo premuto leggermente sul collo di Kurt. “Senti un po'... ma sei completamente impazzito?! A malapena il furgoncino è grande per tutti, e le tende poi, non bastano!”
Il giovane sospirò spazientito, massaggiandosi le tempie. “Vorrà dire che ci stringeremo nel furgone, e che qualcuno - uno a caso - dormirà fuori. Ma che razza di leader sei, Sebastian? Non possiamo lasciarli qui fuori a morire di freddo, di fame o di sete - o peggio, ad essere mangiati dagli zombie. Sono tuoi vecchi amici, e anche miei, io non li lascio qui.”
L'usignolo boccheggiò, per poi prendere un grosso respiro e guardare Nick e Jeff con la coda dell'occhio. “Va bene, va bene” Si arrese infine, provocando un senso di realizzazione in Kurt.
“Oh Hummel, ti darei in pasto agli zombie.” Commentò a bassa voce, ridendo.
L'altro gli diede una gomitata, mentre il compagno se la rideva.
“Guarda che ti ho sentito!”
“L'intenzione era quella.” I due tornarono dal biondo e dal moro, e sorrisero - o meglio, Kurt sorrise, Sebastian era serio, come al solito.
“Potete restare con noi, ragazzi” Gli disse il controtenore, mentre Jeff si portava le mani alla bocca dalla felicità e Nick cercava le parole giuste per esprimere la proprio gratitudine.
Il più alto abbracciò Kurt quasi soffocandolo, “Grazie mille, davvero!” Esclamò contento. Sebastian tirò su col naso e fece una smorfia disgustata, volgendo lo sguardo da un'altra parte.
“Oh, per favore, basta con queste smancerie.” Kurt lo guardò decisamente male, tirandogli un'altra gomitata. “Ehy! Smettila!”
“Povero piccolo, ti sei fatto la bua?” Sebastian si paralizzò a quelle parole.

“Papi! Mel mi ha fatto male!” Il piccolo era in lacrime, faceva il labbruccio e aveva un segnetto rosso sulla guancia destra. Grégoire si abbassò, accarezzandogli il punto in cui la sorellina gli aveva fatto male.
“Su, piccolo, non piangere, vedrai che la bua passerà presto” Melanie si avvicinò a suo fratello, e lo guardò sinceramente dispiaciuta.
“Scusha Sebastian...”


“Sebastian? Sebastian!” La voce del controtenore lo fece sobbalzare, e si ricompose.
“Uhm? Oh, scusa, ero sovrappensiero...” Disse. “Perdonatemi, io- io torno a fare il turno di guardia. Kurt, occupati tu dei ragazzi.” Concluse, ritornando verso l'albero sul quale era poggiato prima.
Jeff lo guardò preoccupato, lui sapeva cosa aveva passato da piccolo. Era praticamente cresciuto con lui, al contrario di come molti credevano - erano tutti convinti che lui e Nick si conoscessero da una vita, per quanto erano
un'unica persona -, lo conosceva praticamente alla perfezione.
Mentre Kurt li conduceva verso le tende, Sebastian si accasciava a terra, come se non avesse più forze.
Era ancora tormentato dal ricordo di suo padre, e non poteva farci nulla. Ma era sicuro di una cosa: non avrebbe permesso a niente e nessuno di portargli via sua sorella, mai.
Era la sua famiglia, il suo punto di riferimento, la sua spalla su cui piangere - perché diciamocelo, quale comune mortale ha mai visto Sebastian Smythe cacciare via una lacrima?

C'era un silenzio notturno ineguagliabile, ma nella sua testa vi era più confusione che di lunedì mattina in città, e questo, purtroppo, gli impedì di lasciarsi trasportare nel mondo dei sogni.



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¹= Katy Perry - Wide Awake http://www.youtube.com/watch?v=Kl7zrRfuvSQ

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ci sarà mai una settimana in cui riuscirò a pubblicare di mercoledì? Chi lo sa. Comunque, mi viene da scapocciare, il mio portatile è andato a farsi benedire e ho anche rischiato di perdere tutti i capitoli. Vabbè, comunque.. al solito mando tanto amore a  @ therentgirl @ _breakable che, di sicuro, prima o poi avranno una crisi isterica per i miei scleri random e le mie cose senza senso.
Buona lettura ~ /si dilegua.

 



CAPITOLO II
 

Like my fathers come to pass,
seven years has gone so fast,
wake me up when September ends


 
Sebastian non aveva chiuso occhio. La mattina seguente sbadigliava continuamente e delle occhiaie violacee gli cerchiavano gli occhi. I fantasmi del suo passato lo avevano tormentato tutta la notte, aumentando la sua paura e facendolo svegliare più volte di soprassalto per controllare che sua sorella stesse bene. Era ancora totalmente immerso nei suoi pensieri, quando qualcosa - o meglio, qualcuno - lo fece distrarre.
“Ehi”, disse Jeff, poggiandogli una mano sulla spalla e accarezzandola lentamente, per consolarlo. Si sedette accanto al suo amico, sospirando. “...Come va?” Domandò con leggera esitazione. L'altro, se prima stava fissando il cielo con uno sguardo perso nel vuoto, aveva volto il capo verso il biondo.
“Sempre peggio, direi”, rispose afflitto, la paura era dipinta nel suo sguardo. “E tu? Come avete passato la notte tu e Nick?” Domandò sforzandosi di fare un sorriso, nonostante fosse sinceramente interessato a com'era andata per i due, non riusciva a sorridere sinceramente.
“Beh, lui ha dormito come un ghiro - russando, oltretutto, io invece...” Ero stra-preoccupato per te. Mi tormentavo continuamente al solo pensiero che uno dei miei migliori amici potesse stare male. Non ho chiuso occhio poiché tutto ciò che volevo davvero fare era semplicemente venire da te e darti un abbraccio. Avrebbe potuto rispondere così, ma non lo fece, non voleva far preoccupare ulteriormente l'amico.
“Ho avuto qualche difficoltà perché il mio stomaco brontolava continuamente.” Azzardò la prima scusa che gli venne in mente, sorridendo. Sebastian rise piano, per poi alzarsi, tendendo la mano verso Jeff.
“Se è così”, cominciò dando la mano al biondo e tirandolo su, "Dobbiamo rimediare immediatamente.” Concluse, facendogli segno di seguirlo.
Giunsero di fronte ad un grande albero - più specificamente un melo. Sebastian si alzò in punta di piedi, allungando la mano verso una mela perfettamente rossa. La staccò con polso fermo dal ramo, dunque la porse a Jeff.
“Da piccolo, quando io e Melanie venivamo qui con nostro padre, solitamente dopo una lunga giornata passata a giocare o ad andare in giro per il bosco - che oramai conoscevamo come le nostre tasche -, avevamo fame, e papà ci prendeva ogni volta le mele da questo albero.” Disse anticipando una domanda di qualsiasi tipo da parte dell'amico. “Diceva che facevano bene, ed era vero!, e io e mia sorella dicevamo che erano le più buone del mondo.”
Jeff sorrise a quel piccolo racconto, addentando il frutto. Era davvero gustoso! "E dimmi, come fai ad essere sicuro del fatto che questo sia l'albero giusto?" Chiese all'improvviso, continuando a mangiare.
Sebastian indicò una piccola scritta incisa sul tronco, che a prima vista non si vedeva. C'era scritto “I LOVE YOU MEL”, con le E al contrario. L'aveva incisa quando aveva all'incirca 5 anni, prima che suo padre morisse.
Il biondo annuì e finì la mela, gettando il picciolo fra l'erba. Poggiò il braccio attorno alle spalle dell'amico, sorridendogli.
“A parte tutto, comunque vada, ricorda che se vuoi sfogarti, parlarmi o altro, io sono qui. Va bene?” Gli disse, lasciandogli un affettuoso bacio fra i capelli, mentre Sebastian annuiva.
 
Quinn stava singhiozzando da un po'. Aveva avuto incubi orribili quella notte, e si era svegliata ansimando. Era abbracciata al suo fidanzato, tremante, mentre lui le accarezzava la schiena e cercava di calmarla con le parole, invano.
“Ti va di raccontarmi cos'hai sognato...?” Chiese ad un certo punto, sperando che sfogarsi potesse farla smettere di tremare o altro. Lentamente Quinn annuì, socchiudendo gli occhi.
“E-era notte fonda, c'era stato un attacco da parte degli z-zombie, ma siamo riusciti a sconfiggerli... sembrava che se ne fossero andati tutti, solo che ad un certo punto mi si erano rotte le acque, e...” Si strinse maggiormente a Puck, stringendogli la maglia, una lacrima scese lungo la guancia e bagnò l'indumento. “Era una femmina!... Me la portavano via... gli zombie. Loro me la stavano portando via...” A quel punto il ragazzo capì. Era terrorizzata, aveva paura che gli zombie le potessero - gli potessero! - portare via la loro bambina - o il loro bambino. Sospirando le accarezzò i capelli, baciandole la fronte.
“Loro non riusciranno a portarcela via, va bene? Io sarò qui per entrambe, e non permetterò a nessuno di toccarvi, nessuno potrà portare via la mia famiglia.” Le sussurrò, mentre lei annuiva piano e si calmava, rassicurata dalle parole di Puck.
Ad un certo punto qualcuno entrò nella tenda: era Santana, si era allarmata. “Che succede? Ho sentito qualcuno piangere e-” Si interruppe, guardando la sua amica. “Quinn...” Boccheggiò per un istante, poi la abbracciò, volgendo lo sguardo verso Noah chiedendo spiegazioni.
“Ha avuto un incubo, dove gli zombie... le portavano via nostra figlia.” Santana si irrigidì, mentre continuava comunque a tenersi stretta l'amica.
“Ascoltami, Quinn, nessuno farà del male a te, o alla tua bambina, e nemmeno a Puck!, perché io farò il culo a chiunque ci proverà, ci siamo intese?” Quinn sorrise quasi divertita, date le parole molto delicate dell'ispanica, e annuì ringraziandola, le lacrime avevano smesso di scendere. Tirò su col naso e si ricompose, strofinandosi gli occhi con la manica.
 
Prima che potesse proferire qualsiasi parola, si sentì uno sparo provenire dall'esterno. Puck si allarmò, e fece per uscire dalla tenda, mormorando un 'scusate ragazze' e facendo segno a San di rimanere con Quinn. Corse verso Sebastian, notando che vicino a lui c'era Jeff. Ai loro piedi scrutò uno zombie oramai definitivamente morto, sangue che colava ovunque.
“Ma dove diavolo sono finiti il tappetto moro e Mike?” Chiese Noah arcuando un sopracciglio, fissando quasi schifato il non-morto.
“Non lo sappiamo, è questo il problema!, abbiamo trovato questo zombie che stava venendo verso di noi, e Sebastian gli ha sparato, ma siamo preoccupati per Nick e Mike.” Rispose Jeff tutto d'un fiato, per poi riprendersi. “E se ne incontrassero uno? E se non avessero armi con loro? E se ce le avessero ma non riuscissero a difendersi? E se-”
“Jeff!” Urlarono Puck e Sebastian all'unisono, mentre il biondo era in preda al panico. Tirò un grosso sospiro e si morse il labbro inferiore.
“Mike ha con sé una pistola, e sono sicuro che sarà in grado di difendere lui e Nick - sempre se incontrano uno zombie!” Spiegò l'ex-Warbler. “Poi non possono essere andati molto lontani, non sono stupidi, ” Aggiunse, tentando di non impensierire Jeff più del dovuto.
Qualcosa, però, fece preoccupare tutti e tre. Videro Mike che stava tentando di prendere un pesce, non molto distante da loro, e a quel punto si scambiarono degli sguardi interdetti. Si catapultarono verso l'asiatico e il biondo cercò di comporre una frase di senso compiuto, invano. Mike aggrottò le sopracciglia, e fece segno all'altro di fermarsi.
“Ho capito, Nick è con Kurt e Melanie, sono andati da quella parte, ” Disse indicando oltre alcuni alberi, “Avevano detto che andavano a fare una passeggiata, non ho capito bene.” Detto questo, il primo che corse verso il luogo indicato fu Sebastian, che nel mentre stava ricaricando la pistola. Jeff e Puck lo seguirono a ruota.
Giunsero di fronte ai tre, i quali stavano seduti su delle rocce. Si accorsero, però, che alle loro spalle vi erano un paio di zombie che si stavano incamminando proprio verso di loro. Jeff, terrorizzato, li indicò, non riuscendo a spiccicare due parole. Nick lo osservò stranito, e poi si volse verso gli zombie, spalancando gli occhi.
“Oh, mer-”
“Melanie!” Urlò Sebastian. Questa, senza nemmeno voltarsi, ghermì la pistola dalla fondina, colpendo la testa dello zombie - o quello che ne rimaneva - con essa. Dopodiché si alzò in piedi, sparando, lasciando che il non-morto si spiaccicasse sulla roccia.
Intanto, Kurt aveva violentemente sbattuto l'altro zombie ad un albero, per poi tenerlo bloccato sparandogli un colpo di pistola alla fronte. In tutto quel fracasso, Nick era come perso, dato che non aveva un'arma.
Sebastian guardò il controtenore stupito, non si aspettava tutta questa forza - insomma, Kurt Hummel che si sporcava le mani di sangue non l'aveva mai visto, e nemmeno lontanamente pensato.
“Però, Hummel, pensavo che fossi una signorina impaurita, e invece...” Ricevette un'occhiataccia da parte della persona in questione.
“Odioso.”
“Smythe.”
Arcuò un sopracciglio. “No, sei odioso.”
“Ti sbagli, io sono Sebastian Smythe." Kurt strinse i pugni, socchiudendo gli occhi e respirando pesantemente. Intanto, l'altro estrasse una pistola dal suo marsupio, lanciandola a Nick, che prontamente la prese.
“Grazie, amico!” Esclamò, rigirandosi l'arma fra le mani.
“Nickie?” Lo richiamò Jeff, osservandolo giocherellare con la pistola.
“Sì?”
“Tu sai come si usa una pistola?”
Il moro, se prima stava beatamente ridendo, si era ammutolito e gli occhi si erano ristretti a due fessure. “Ehm...” Jeff roteò gli occhi, trattenendo una risata divertita, e lo prese dal polso.
“Andiamo, vieni con me, te lo insegno” Disse, sorridendogli, mentre Nick annuiva stando attento a come maneggiava l'arma - insomma, non ne aveva mai usata una, e non sarebbe stato il caso di dire “cos'è questo?” premendo sul grilletto senza sapere nulla.
 
Nel frattempo, Kurt si avvicinò maggiormente a Sebastian, o meglio, al suo orecchio.
“Non sembra, però, che ti sia dispiaciuto duettare con questa signorina, ieri notte.” Sussurrò, un sorriso malizioso dipinto sul volto. L'altro giovane rise, avvicinandosi anch'egli all'orecchio del controtenore.
“Peccato che quello che è rimasto imbambolato per la mia voce sei stato tu, non io” Ribatté gustandosi l'espressione sbigottita di Kurt. Sorrise così tanto da scoprire tutti i denti superiori, per poi dargli una pacca sulla spalla e tornare verso il loro provvisorio accampamento.
 
Ritornati nel rifugio, a Sebastian parve tutto fin troppo tranquillo. C'era un silenzio insolito, non si udiva più il pigolio degli uccelli o il fruscio delle foglie, e tutto ciò faceva appesantire il clima.
“Ma che cosa è-”
Mike, in procinto di parlare, fu subito zittito da Sebastian con un rapido gesto della mano. All'improvviso, Santana sbucò fuori dalla tenda, facendo andare il cuore in gola a tutti. Kurt si portò una mano al petto, spalancando gli occhi.
“Santana! Ci hai fatti spaventare a morte!” Esclamò, mentre il francesino si schiariva la gola, ricomponendosi e scuotendo il capo.
“E chi si è spaventato?” Disse beffardo, ricevendo un'occhiataccia glaciale da tutti.
“È successo qualcosa, in nostra assenza?” Domandò Puck, riferendosi più che altro a Quinn. L'ispanica stava per replicare, quando fu interrotta da un verso - più di uno! - assordante. Tutti quanti si voltarono verso degli alberi i quali davano su un percorso lugubre e insidioso, intravedendo delle figure mozzate che si avvicinavano sempre di più a loro.
“Oh, maledizione, ” Disse Jeff, l'ansia e la paura si erano inculcate in ogni singola cellula del gruppo.
“Dobbiamo scappare, sono troppi” Affermò Sebastian, deciso “Puck, Santana, aiutate Quinn: dobbiamo andare al furgoncino.” Aggiunse, ricevendo il consenso di entrambi. Intanto, insieme a Melanie, corse verso il mezzo di trasporto, accendendolo e conducendolo un po' più vicino al resto della comitiva.
Abbassò il finestrino, facendo segno con la mano agli altri di salire.
“Svelti!” Urlò, mentre Nick, Jeff e Mike erano già sopra il furgone.
“Kurt! Che aspetti?!” Fece, una vena sulla fronte che pulsava per l’ansia e l’adrenalina che sentiva percorrerlo. Il controtenore volse il capo e osservò l'ispanica e i fidanzati. Se la stavano cavando alquanto bene, per cui decise semplicemente di fare un sorriso rassicurante a Quinn.
Salì anch'egli sul furgone, e poco dopo fu raggiunto dagli altri tre.
Si accertarono di aver chiuso bene tutti gli sportelli, dopodiché Jeff e Nick nemmeno ebbero il tempo di sistemarsi a dovere, dato che erano di più ora, che Sebastian premette violentemente il piede sull'acceleratore. Dall'esterno si potevano ancora udire i terribili versi degli zombie, nonostante tutti stessero cercando di ignorarli. Puck strinse a sé la bionda, accarezzandole i capelli, sussurrandole che tutto sarebbe andato per il meglio.
“Si sta un po' strettini qui dietro, ma meglio di nulla, " Commentò Nick, sorridendo. Certo, era praticamente spiaccicato su Jeff, ma sicuramente non dava fastidio a nessuno dei due.
Passarono un bel po' di minuti, tutti stavano pensando al come fossero finiti in quella situazione, a come avrebbero fatto da quel momento in poi, e così via.
“Ditemi un po', ora come faremo senza le tende?” Domandò Melanie all'improvviso guardando Santana - dato che era lei la proprietaria dei teli -, la quale però si strinse fra le spalle. Sebastian ci rifletté per un attimo, dunque si inumidì le labbra, guardando nello specchietto retrovisore.
“Sono sicuro che riusciremo a trovare un altro rifugio” Rispose, continuando a guidare senza una meta precisa. "Di certo non passeremo la notte qui dentro, ma forse riusciamo a rimediare una tana, un posticino isolato-"
“O un'abitazione abbandonata, ” Disse Kurt, un tono di concretizzazione nella sua voce. Sebastian annuì.
“Sì, anche una casa o qualcosa di simile.”
“Fermati”, gli fece il controtenore posando la mano sulla sua spalla, indicandogli attraverso il vetro del parabrezza una costruzione che pareva ancora intatta. L'ex-Warbler spostò immediatamente il piede su di un altro pedale, frenando bruscamente. Decise di scendere per andare a controllare, in fondo all'apparenza pareva inabitata, ma se c'era qualcuno dentro? Non si poteva mai sapere. Kurt, però, scese con lui, rincorrendolo.
“Ehy! Potresti aspettarmi, almeno!” Gli urlò, ma perché era così testardo?, si chiese.
Sebastian non rispose, semplicemente si fermò sull'uscio, bussando. Nessuna voce, nessun rumore, nulla, così aprì lentamente la porta. Le luci erano spente, ma con la luce solare si poteva vedere chiaramente che un po' di polvere qua e là c'era. I mobili, perlomeno, erano ancora in buone condizioni, e in casa sembrava proprio non esserci nessuno.
“Beh, ” Disse Kurt, entrando e guardandosi attorno, “Credo che abbiamo trovato un luogo ottimo in cui rifugiarci.” Sebastian annuì, e andò a chiamare gli altri, mentre Kurt perlustrava il resto dell'abitazione. C'erano tre camere da letto, in due delle quali vi era un letto matrimoniale ed in una uno singolo, un po' più piccolo del normale, mentre in un'altra solo due letti singoli, sarebbero bastate per sette persone, se si fossero divise per bene.
Il controtenore scese, e, quando trovò Sebastian che intanto aspettava gli altri, gli riferì tutto. Non appena bene o male furono tutti in casa, batté le mani per richiamare l'attenzione, per poi indicare le camere di sopra.
“Allora, ci sono tre stanze. Ci disporremo un po' come abbiamo fatto per le tende, Puck e Quinn dormiranno nella prima, assieme a Santana, dove vi è un letto a due piazze ed uno singolo, in un'altra dove ci sono due letti separati staranno Kurt e Mike, mentre Nick e Jeff rimaranno nell'altra con il letto matrimoniale.”
La domanda che sorse spontanea a Melanie fu una, semplice e chiara.
“E noi due dove dormiremo, fratellino?” Chiese in un tono che variava dal sarcastico al sinceramente curioso. Le pupille di Sebastian si ridussero a due fessure, mentre boccheggiava.
“Questa è un ottima domanda. Credo che...” Volse lentamente lo sguardo oltre le sue spalle, indicando con il pollice due divani che erano disposti attorno ad un tavolino. Melanie lo guardò come se volesse comunicargli che l’avrebbe volentieri assassinato con la sua stessa pistola,ma si contenne, poiché non voleva fare scenate di alcun genere.
“E va beh, mi accontenterò del divano.” Disse. Intanto, gli altri stavano andando a sistemare le loro cose nelle rispettive camere, mentre Sebastian si guardava ancora intorno. Si mise a riflettere, tutta quella situazione, seppur quasi piacevole, non lo convinceva.
È stato fin troppo facile...” Pensò; ora poteva davvero aspettarsi di tutto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Premetto una cosa: la settimana scorsa non sono stata proprio a casa, quindi sì, sono giustificata.
Altra cosa.. non sono del tutto soddisfatta di questo capitolo. Per intenderci, ce l'ho messa tutta, ma credo di preferire gli altri, so se vi farà svenire dalla schifezza vi capisco perfettamente. Oltretutto il mio computer (Il mio adorato pc con i Niff di sfondo ;a;) si è rotto, quindi sto usando quello di mia madre (CIAO MAMMA /?). Btw, tanto tanto tantissimo amore a @ therentgirl e @ _breakable like always. See ya!

 


CAPITOLO III


─“Tell me what you want to hear,
something that were like those years
sick of all the insincere
so I'm gonna give all my secrets away”


Da quando avevano trovato un luogo sicuro nel quale rifugiarsi, tutti si sentivano un po’ più protetti. Specialmente Quinn, per lei era difficile vivere con il pensiero che, all’improvviso, avrebbero potuto subireun attacco da parte degli zombie nel bel mezzo del bosco, senza protezioni né nulla.
L’idea di una casa, invece, dove potevano stare al caldo, stare tranquilli e dormire sereni, faceva piacere a tutto il gruppo.
Il cielo si era fatto fosco, la luna, quella notte, era piena. Tutti si stavano preparando per andare a dormire, eccetto Sebastian. Mentre Melanie stava aggiustando i cuscini del divano, posando sopra una coperta che aveva ghermito da un armadio; l’aveva sbattuta, prima di utilizzarla. Sebastian, disteso a pancia in su sull’altro divano, scrutò sua sorella con la coda dell’occhio, aggrottando le sopracciglia.
“Sai”, iniziò, volgendo nuovamente lo sguardo verso il soffitto, “Tutto ciò è strano”. Melanie, che con le mani stava stirando le pieghe che v’erano sul piumone, rimase confusa dalla frase improvvisa del fratello. Un’espressione di perplessità si dipinse sul suo volto, mentre cercava di comprendere quelle parole.
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che, insomma, non mi sarei mai immaginato di ritrovarmi - ritrovarci!, in questa situazione. Ma abbiamo fatto bene a seguire ogni mossa di nostro padre, a quanto pare”.
Sua sorella si tolse le scarpe e si distese sul divano, portandosi la coperta sino al collo.
“Sei ancora arrabbiato con lui?”
Sebastian socchiuse per un attimo gli occhi, prendendo un gran respiro. Non rispose, bensì si alzò, lasciando un bacio sulla fronte di sua sorella.
“Buona notte, Mel” Premette sull’interruttore della luce, spegnendola, mentre Melanie sbuffava e si girava su di un lato, chiudendo gli occhi. L’usignolo uscì dalla casupola, lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle. Voleva stiracchiarsi le gambe, schiarirsi i pensieri, ma ciò che vide lo lasciò perplesso. Una figura snella era seduta con le gambe incrociate, guardava un punto impreciso, mentre il vento gli scompigliava i capelli. Si avvicinò, scrutandone il profilo.
“Hummel?” il giovane in questione, volse il capo verso Sebastian, un sorriso ironico dipinto sul volto.
“Ciao, mangusta” Replicò, l’altro si sedette accanto a lui.
“A quanto pare i vecchi nomignoli non muoiono mai, huh?” Fece, una risata sincera mentre lo diceva.
“Assolutamente”. Kurt poggiò le mani dietro di sé, sull’erba.
 
Sebastian, mentre preparava un panino con la marmellata per Melanie, si fece un taglietto sul dito col coltello.
“Maledizione!” Urlò, sua sorella lo guardò stranita.
“Sebbie, niente parol- parolacce! E non preoccuparti. Abbiamo solo dieci anni, e tu non puoi pretendere di essere uno chef!”
“Ma mi devo prendere cura di te!”
 
“Perché ti ostini a far finta di aver tutto sotto controllo?” Domandò il controtenore, osservando lo sguardo perso nei ricordi di Sebastian.
“Perché è tutto sotto controllo.” Kurt sospirò, scuotendo il capo, un’occhiata di dissenso.
“Non è vero." L’usignolo volse il capo verso il giovane, boccheggiando.
 
Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh,
ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh
 
Un suono limpido fuoriusciva dalle labbra del controtenore, per quanto il momento potesse sembrare poco adatto per cantare una canzone, essa era quella giusta.
 
You and I go hard at each other like we’re going to war,
you and I go rough, we keep throwing things and slamming the door,
you and I get so damn dysfunctional we start keeping score,
you and I get sick, yeah I know that we can’t do this no more,
 
Sebastian aveva iniziato a battere il piede a ritmo sul suolo, e fu il suo turno di cantare, scandendo ogni frase con lucidità.
 
But baby there you go again, there you go again, making me love you,
and I stop using my head, using my head, let it all go,
now you’re stuck on my body, on my body, like a tattoo,
and now I’m feeling stupid, feeling stupid, coming back to you,
 
Un sorriso si fece spazio sulle labbra di Kurt, mentre le loro voci iniziavano ad armonizzarsi. Alcuni avrebbero potuto dire che quello era un legame di tonalità del tutto errato, ma non era così; proprio perché avevano voci diverse diventava un duetto particolare, qualcosa in grado di far rimanere a bocca asciutta chiunque.
 
So I cross my heart and I hope to die,
that I’ll only stay with you one more night,
and I know I said it a million times,
but I’ll only stay with you one more night,

Kurt iniziò a fare la seconda voce, mentre Sebastian si concentrava sulle frasi che risaltavano maggiormente.
 
(Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)
Yeah baby give me one more night,
(Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)
Yeah baby give me one more night,
(Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)
Yeah baby give me one more night
now baby give me one more night
 
Alla fine entrambi risero di gusto, una risata che si sfumò in un semplice sorriso.  L’usignolo abbassò il capo e si passò una mano fra i capelli, mentre il controtenore appoggiò i gomiti sulle ginocchia, portando le mani sotto il mento.
“Nonostante noi litighiamo ogni santo giorno, devo ammettere che le nostre voci si fondono bene.” Disse quest’ultimo, le parole più sincere che avesse mai rivolto a Sebastian, persona che aveva quasi sempre considerato il suo peggior nemico.
“Beh, sono d’accordo, ma... non farne mai parola con nessuno.” Kurt sapeva che era un tipo molto orgoglioso, e non avrebbe mai ammesso nulla di positivo su nessuna persona, fatta forse eccezione per sua sorella. Non avrebbe mai detto ‘ti voglio bene’ o ‘ti amo’ sinceramente davanti a chiunque, e forse in quell’occasione - quando duettava con lui e riusciva a far venire fuori tutte le sue emozioni - il controtenore poteva ritenersi decisamente fortunato, perciò tutto ciò che fece fu semplicemente annuire.
Sebastian scrutò attentamente Kurt, il quale stava osservando le stelle. Se ci si concentrava particolarmente, si poteva notare che alcune stelle formavano una costellazione con una forma semplice ma bella, tipo un cigno. Era morbida, per questo il controtenore ne era rimasto affascinato.
“Comunque... come mai sei qui? Non hai sonno?” Domandò l’altro, un tono discreto ma allo stesso tempo interessato. Kurt non volse lo sguardo, né il capo, ma negò con esso, continuando a fissare il cielo imperterrito.
“Avevo voglia di vedere le stelle. E di prendere un po’ di aria pura.” Confessò, sorridendo, per poi infine volgere il capo verso Sebastian.
“E tu che mi dici?” Chiese, cortesemente.
 
Il ragazzino camminava per strada con accanto sua sorella; zaino in spalla, sguardo basso, nessuna parola fuoriusciva dalla sua bocca. Di solito aveva una bella parlantina, ma non quel giorno. Non quella settimana. Non dopo ciò che era accaduto. Non ancora.
 
Forse era arrivato il momento per l’usigonlo di confessare tutto, di buttar fuori tutto ciò che da troppo tempo teneva dentro di sé, di cacciare il demone che vi era in lui, che ogni giorno lo faceva star male sempre di più. Forse era arrivata l’ora di essere totalmente sincero con qualcuno, e non solo parzialmente. Si inumidì le labbra, pronto a parlare.
“Io-”
Accadde il peggio. Proprio quando si era deciso a rivelare il suo vero io, fu interrotto. L’uscio si aprì violentemente.
“Ragazzi, davvero scusate se ho interrotto qualcosa, ma dovete venire a vedere. Immediatamente” Disse preoccupato Jeff - il quale fu maledetto mentalmente da Sebastian -, facendo segno ai due di rientrare quanto più velocemente possibile. Non appena tutti e tre furono dentro, chiuse la porta, mettendoci davanti il comò che v’era vicino ad essa all’interno.
“Ci mancavano solo le chiavi sperdute, ah.” Commentò roteando gli occhi. Condusse Kurt e Sebastian - i quali per un secondo erano rimasti perplessi dal comportamento del loro amico - nella stanza dove teoricamente dovevano dormire lui e Nick. Erano tutti riuniti lì, eccetto Quinn e Puck. Il moro fece affacciare i giovani alla finestra, indicandogli un punto preciso.
“Guardate”
“Oh, perfetto”. Sebastian seguì con lo sguardo la mandria di zombie che si stava incamminando lungo la strada, ma non sapevano di preciso dove. Sperava solo non verso la casa.
“Dobbiamo sbarrare porte, finestre e qualsiasi altra entrata.” Disse serio l’usignolo.
“Melanie, Santana e Mike, ve ne occupate voi? Utilizzate qualcosa, qualsiasi cosa per sbarrarle.” I tre annuirono, dividendosi. Chi si occupava delle camere da letto, chi delle stanze ‘dei bisogni’ - come cucina, bagno, e così via - e chi del resto.
“Io, intanto, devo fare una cosa...” In procinto di uscire, Sebastian corse al piano inferiore, spostando il comodino da davanti all’uscio. Fu seguito a ruota da Nick, il quale gli mise una mano sulla spalla, preoccupato.
“ ‘Bas! Ma dove vuoi andare?” Domandò.
“Non allarmarti troppo, devo solo prendere una cosa dal furgoncino. Tranquillo, starò attento” Rispose, un sorriso beffardo sul volto, la mano che tirava la maniglia della porta.
Prima di uscire del tutto dalla casupola, si guardò intorno. Sentiva chiaramente i versi degli zombie, ma, per fortuna, non ne vedeva. Aveva avuto la geniale idea di parcheggiare il furgone poco distante dalla casa, percui gli si avvicinò, tirò fuori le chiavi dalla tasca e le luci si illuminarono. Aprì solo il bagagliaio, e, fra le varie cianfrusaglie che v’erano dentro, vi trovò anche una balestra nera, un po’ impolverata. La scrutò per qualche istante, per poi richiudere gli sportelli e l’intero mezzo di trasporto.
Tornò in casa - Nick aveva avuto la cortesia di tenergli la porta aperta -, e soffiò via il pulviscolo dall’arma, rigirandola. Questa catturò l’attenzione sia del moro, che si era incantato, sia del controtenore, il quale stava scendendo le scale.
“E quella cos’è?” La voce colpita di Kurt giunse alle orecchie di Sebastian che rise ironicamente, quasi accarezzandola.
“È la mia bambina.” Sussurrò. Si mise in posizione, quasi come se dovesse tirare una freccia, e mirò ad una lampada antica e polverosa. Lasciò scoccare il dardo per davvero, facendo sobbalzare colui che era sulle scale e facendo strabuzzare gli occhi a Nick.
“E la so ancora usare, e anche bene, devo dire..” Aggiunse, tornando a riprendere la freccia sotto lo sguardo sconcertato di Kurt.
“Non guardarmi in quel modo, ci tornerà molto utile.” Disse, la lingua che faceva capolino all’angolo delle labbra mentre cercava di rimettere la freccia al suo posto. Il controtenore aprì la bocca come avesse intenzione di dire qualcosa, ma la richiuse quando vide il gesto che gli fece il moro con le mani.
D’un tratto Mike giunse da loro, sudato e leggermente affannato, guardando Sebastian accigliato.
“Io, Santana e Melanie abbiamo sbarrato ogni entrata. Porte, finestre, tutto chiuso alla perfezione.” Il leader annuì, sorridendo.
“Ottimo lavoro. Ora mettiamoci sul serio a dormire, è molto tardi.” L’asiatico fece un cenno col capo, salendo le scale e andando ad avvertire tutti gli altri. Quinn però, a quanto pare, si era già addormentata, e Noah faceva segno a chiunque passasse di non fare troppo rumore. Nick risalì in camera sua, dando la buona notte a Kurt e Sebastian.
“Dormirai davvero?” Domandò quest’ultimo,  poggiando la balestra accanto al divano, attendendo la risposta, non notando però che il controtenore aveva aggrottato le sopracciglia.
 
Melanie si era svegliata nel cuore della notte strillando e piangendo, aveva persino bagnato il cuscino. Sebastian era corso da lei, abbracciandola.
“Gli zombie... papà! Papà!” Il fratello si dondolava, mentre le accarezzava il volto.
“Sssh. Va tutto bene, sorellina, va tutto bene. Era solo un incubo, un brutto incubo.”
 
“E tu?”

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