S.O.S. Amore

di ladyvampiretta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 - Capitolo extra ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Quel sabato mattina, alle 8.00 ero già sul treno che mi avrebbe portata a Parco Leonardo per una giornata di "shopping-sfrenato".

Dopotutto erano mesi che mettevo soldi da parte in attesa dei saldi. Ero intenzionata a togliermi qualche sfizio represso per troppo tempo.

Eppure ero stipata in un vagone con così tanta gente, che i passeggeri preferivano lanciarsi sulla folla che aspettare il treno successivo. Sembrava un viaggio della speranza.

"Pendolari maledetti" pensai tra me e me, mentre lanciavo occhiate di fuoco a chiunque mi schiacciava, urtava o toccava.

Quando la mia pazienza raggiunse il limite, le porte si aprirono e potei respirare con sollievo. Ero arrivata.

Non mi sembrava vero. Per poco non mi buttavo in terra per baciare il pavimento.

"Trenitalia è sempre un'incognita... ringrazia che arrivi!"

Mi avviai con tranquillità fuori dalla stazione e subito notai Alessia e Giacomo che si sbracciavano per salutarmi.

<< Ciao Ali! >> dissero in coro sorridenti, abbracciandomi.

<< Ciao ragazzi >> risposi con un sorriso.

Giacomo era un ragazzo alto, corporatura asciutta, capelli corti ma folti e occhi azzurri come il mare. Alessia, invece, era piccola di statura, con occhi e capelli scuri.

Loro erano i miei due migliori amici ed erano una coppia che invidiavo moltissimo: stavano insieme da ormai 3 anni ed erano sempre innamorati l'uno dell'altra.

Io, invece, non ero riuscita a mantenere una relazione per più di un anno...

<< Pronta per lo shopping? >> disse Alessia distogliendomi dai miei pensieri.

Annuì energicamente e ci incamminammo verso il centro commerciale.

<< Ma come mai così tanta fretta? >> mormorai, cercando di tenere il passo della mia amica che si stava affrettando verso l'entrata << abbiamo tutto il giorno! >>. Stava praticamente correndo... e indossava i tacchi! (cosa che io non sono mai riuscita a fare... a malapena corro con le scarpe da ginnastica! )

Giacomo, trascinato dalla ragazza, si voltò per guardarmi in modo compassionevole.

<< Oh no... >> conoscevo fin troppo bene quello sguardo.

<< Ale... ti prego, dimmi che non è l'ennesimo appuntamento al buio! >> la supplicai quasi, correndole dietro.

<< Questo sono sicura che ti piacerà! >> mi rispose con un sorriso a trentadue denti. Si voltò per guardarmi, entusiasta, rallentando il passo.

<< Sì, com'eri sicura per gli altri tre... >> mormorai, anche se ero quasi certa che non mi avesse sentito.

Distolse lo sguardo da me e cercò qualcuno nella folla di gente davanti all'entrata.

Evidentemente lo trovò, perché cominciò a sbracciarsi come una forsennata.

Non fraintendetemi, l'idea che la mia amica mi organizzasse degli appuntamenti non era male... l'unico problema erano le sue scelte.

Fino ad ora mi aveva presentato: un derpesso cronico, un maniaco compulsivo e un "Casanova".

Il primo, Marco, all'appuntamento al buio, mi disse che aveva tentato il suicidio un paio di volte, ma che poi non se l'era sentito (dire che questo ragazzo mi aveva sconvolto è dire poco).

Il secondo, Diego, si rifiutava di toccare qualsiasi cosa che non fosse appositamente sigillata. Mi fece una scenata solo perché lo avevo urtato "accidentalmente" facendogli toccare una maglietta che volevo provarmi. Quando intervenne una commessa, Diego cominciò ad urlare anche con lei delle condizioni "poco igeniche" ( a suo dire, ovvio) del negozio. Risultato? Venimmo allontanati tutti e quattro.

Non ne sono sicura, ma penso che ci abbiamo fatto delle foto segnaletiche a tradimento, nel caso provassimo a rientrare in quel negozio...

Ultimo, ma non da meno, nella cerchia dei disadattati, c'era anche Filippo.

Rispetto agli altri due, aveva l'aspetto di un adone, un dio greco: fisico da urlo, occhi verdi smeraldo e un sorriso che ti rendeva sua schiava per sempre. Era bello e lo sapeva, ecco qual'era il suo difetto.

Ovviamente, Alessia lo aveva informato che sarebbe stato un appuntamento a 4 e lui aveva accettato. L'unica pecca era che... ci provava con tutte. Lanciava occhiate fiammanti a tutte le esponenti del sesso femminile, facendo complimenti a tutte quelle che indossavano una minigonna, un jeans attillato e un paio di leggins. Vista la moda di quel periodo, la maggior parte delle ragazze indossava uno di quei capi... uscire con lui fu un inferno. Ad ogni occhiata, la mia autostima cadeva a picco, mi sentivo indesiderata e indesiderabile. Con un pizzico di ironia, glielo feci notare. Sapete quale fu la sua risposta? << Io sono un uomo e l'uomo è cacciatore... facci l'abitudine, tesoro". >>

No, non sei un "cacciatore", sei solo un fottutissimo stronzo!

<< Dai Ali, Christian ti piacerà, ne sono sicura >> mi sussurrò vedendo un ragazzo venire verso di noi.

<< Ehilà! >>. Un ragazzo alto, palestrato, con capelli corti scuri e degli occhi azzurri ci si avvicinò. Indossava un paio di jeans scuri e una canotta bianca attillata che metteva in risalto i suoi muscoli. A vederlo, sembrava un modello Abercrombie.

Salutò Alessia e Giacomo e poi si rivolse verso di me.

Mi lanciò un'occhiata maliziosa.

Gli porsi la mano per presentarmi, ma lui mi afferrò il braccio e mi tirò a sé, stampandomi due baci sulla guancia dicendo << Sono Christian, ma tu puoi chiamarmi Chris >>.

Le facoltà mentali mi abbandonarono per qualche istante.

In preda agli ormoni, mi ritrovai a balbettare un << A... Alice... >>

Al sentire la mia stessa voce, mi ridestai. Avvampai immediatamente dall'imbarazzo.

<< Alice >> mormorai risoluta, una volta riacquisito il dono della parola.

<< E' un bellissimo nome >> sussurrò.

Inutile dirvi che il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.

"Ok, Chris, se vuoi farmi prendere un infarto, ci stai riuscendo".

Alessia, nel vedere le mie espressioni facciali, sembrò esplodere di felicità.

<< Andiamo? >> domandò, ma non attese la risposta. Cominciò a trascinarsi dietro il povero Giacomo.

Io e Christian camminammo in giro per negozi, fermandoci di tanto in tanto per provare qualcosa.

Risultato? Io avevo preso tre magliette e due jeans, lui un maglione e un pantalone.

Scoprii che non aveva nessuna nevrosi o stranezza, o se l'aveva, non la manifestava.

Non aveva problemi di interazioni sociali e non si girava ad ogni ragazza che passava.

Forse per la prima volta, Alessia mi aveva presentato un ragazzo decente... o almeno così credevo.

<< Ti va se ci prendiamo qualcosa al bar? >> mi disse ad un tratto Christian, con un dolce sorriso.

<< Va bene, non c'è problema >> sorrisi di rimando.

Era qualcosa di indescrivibile quel ragazzo, dolce, carino, premuroso... non sembrava neanche vero.

<< Ragazzi, noi andiamo al bar >> disse Christian a Giacomo ed Alessia, poco distanti da noi.

<< Ok, vi raggiungiamo dopo >> rispose la ragazza, rivolgendomi un sorriso incoraggiante.

Mi sedetti al tavolino del primo bar che incontrammo, mentre lui andò ad ordinare.

<< Cosa prendi? >>

<< Un cappuccino >> e feci per dargli i soldi, ma lui mi bloccò subito.

<< Non ci pensare proprio! Offro io >> e, dopo avermi lancianto l'ennesimo sorriso-da-svenimento, si recò al bancone.

Tornò subito dopo con il mio cappuccino e... la sua birra.

<< Ma non è un po' presto per l'alcool? >> domandai confusa. In fondo erano solo le 10 del mattino.

<< No, per niente, ne vuoi un sorso? >> disse con nochalance. Rifiutai e cominciai a sorseggiare il mio cappuccino.

A mano a mano che il liquido ambrato diminuiva, così diminuiva anche il suo autocontrollo.

Christian si rivelò tutt'altro che "normale". Ai primi sorsi, cominciò ad autoammirarsi per il suo lavoro ben stipendiato, per la sua vita da favola, per la sua "night life".

Si dimostrò logorroico.

Più buttava giù la birra, però, più la depressione si faceva strada in lui.

Ma quando ormai ne rimaneva giusto un sorso, cambiò radicalmente.

Mi confessò che i suoi genitori erano separati, che la ragazza lo aveva scaricato da poco e che non era sicuro che gli avrebbero rinnovato il contratto di lavoro.

E infine, ciliegina sulla torta, scoppiò in lacrime.

Ero quasi certa di aver sentito qualcosa infrangersi, come il rumore di un piatto che cade per terra. In quel momento mi accorsi che il suo charme aveva smesso di ammaliarmi.

Una signora ci passò vicino e mi guardò malissimo.

"Vuoi vedere che pensano che la causa del suo pianto sia io?!" pensai stizzita.

Presi il cellulare e, senza farmi vedere, mandai un discreto messaggio minatorio ad Alessia per informarla del "tipo giusto" che mi aveva propinato.

<< Dai, vedrai che le cose andranno meglio >> provai ad incoraggiarlo una volta inviato il messaggio.

Christian riemerse dalle lacrime e abbozzò un mezzo sorriso.

<< Già, magari ho solo bisogno di voltare pagina >> disse e io mi rilassai per un momento.

Sospirai, grata del fatto che avesse ripreso un po' di contegno.

<< Visto? Basta poco >> e sorrisi di rimando.

I suoi occhi si illuminarono << Magari potrei ricominciare con te... >> buttò lì a bruciapelo.

La saliva mi andò di traverso.

Senza notare la mia reazione, continuò << Si, tu sei così dolce, simpatica e bella... sei la persona giusta >> mormorò con devozione.

Ok, mi stavo sentendo male per davvero.

Per fortuna, dietro la spalla di Chris, notai Alessia e Giacomo in lontananza.

<< Guarda, non sono proprio così come mi descrivi >> provai a dire. Dovevo dissuaderlo in qualche modo << Ehi! Eccoli lì >> continuai facendo un cenno con la mano ai miei due salvatori.

O aguzzini, dipende dai punti di vista...

Alessia fu la prima a raggiungerci. Notando gli occhi umidi di Christian mi guardò malissimo.

<< Ohi Chris, che succede? >> domandò più a me che a lui.

Mi limitai a lanciarle uno sguardo inceneritore.

<< Ale, ti dispiace se parliamo un attimo? >> chiesi quasi sarcastica.

Fece un debole cenno di assenzo e lasciò Giacomo con Chris.

<< Avanti, dimmi che problema ha questo >> mormorò con disappunto, una volta allontanateci.

Con la coda dell'occhio, vidi il ragazzo ricominciare il discorso con l'amico, solo la parte depressa però (visto che era nuovamente sull'orlo di scoppiare a piangere).

<< Il problema è che è un alcolizzato depresso! >> risposi a tono.

<< Certo che quando veniva distribuito il dono della crocerossina, eri assente ingiustificata... >> mormorò come per non farsi sentire.

Feci una smorfia.

<< Senti, se questo dopo una sola birra sta così... no, Ale, questo non fa per me... >> sospirai. Non volevo prendermela con lei.

<< Uffa... >> sbuffò.

Presi in bel respiro per calmarmi.

<< Questo come l'hai conosciuto? >> chiesi.

Lei ci pensò un attimo << E' il fratello della ragazza che fa la baby-sitter a mia sorella >>. Lessi la delusione nei suoi occhi.

Ok, era giunto il momento del "discorsetto".

<< Senti Ale, ti voglio bene, ma... sinceramente, basta con questi appuntamenti al buio >> suonò come una supplica.

Alessia sembrò ravvivarsi.

<< Ma io lo faccio per te! >> e mi guardò con determinazione.

<< Si, lo so e te ne sono grata, ma... >>. Non mi lasciò finire il discorso.

<< Ma niente! Tu forse non ti ricordi com'eri un paio di mesi fa, quando è finita la tua storia con Andrea! >> sbraitò.

Come potevo non ricordarlo? Andrea era una ferita ancora non rimarginata del tutto...

Eravamo insieme da quasi un anno, ormai, ma Andrea era sempre più distante. Un giorno gli feci una sorpresa e lo andai a trovare a casa.

Quando arrivai davanti alla sua porta, la trovai stranamente aperta.

Pensando che fosse entrato un ladro, entrai a vedere cosa era successo, aspettandomi la casa sottosopra. Invece era tutto perfettamente in ordine.

Sentii dei rumori strani venire dalla sua camera da letto.

Non mi passò nemmeno per l'anticamera del cervello pensare che mi stesse tradendo... ma fu così. Lo trovai nel letto con la sua ex ragazza, Ludovica.

I due, evidentemente, presi da una foga improvvisa, si erano dimenticati di chiudere la porta.

<< Sei andata avanti per settimane solo ad alcool e nicotina! >> continuò la mia amica.

Era vero. Il tradimento di Andrea mi aveva sconvolto a tal punto che mi ero rifugiata nel bere (che mi annebbiava i ricordi) e nel fumo (che rendeva il peso sul cuore sopportabile). Quando poi, un giorno, mi guardai allo specchio, non mi riconobbi più. Ero visibilmente dimagrita e distrutta.

Fu in quel momento che Alessia tentò di ritirarmi su con qualche appuntamento al buio.

<< Si, ok, e per questo te ne sono grata, ma adesso basta... >> dissi con il tono più dolce che mi uscì << ... quando sarà il momento giusto, mi rimetterò in ballo da sola, con il tipo giusto... >>. Incoraggiante, dovevo sembrare incoraggiante.

Mi lanciò un occhiata veloce, poi abbassò lo sguardo e annuì. Pregai di non averla ferita.

Sentendo dei sonori singhiozzi, ci voltammo entrambe al tavolo dei ragazzi.

Christian aveva ricominciato a piangere.

<< Forse è il caso di salvare Giacomo... >>

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti ragazzi, sono tornata con una nuova storia romantica che spero possa piacervi e strapparvi qualche sorriso :) Dato che non ho scritto ancora molti capitoli, ci vorrà un po' e li pubblicherò non appena saranno pronti, intanto mi lasciate qualche commentino? A presto!!

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Capitolo 2
*** 2 ***


Nonostante mi avesse promesso di non presentarmi altri ragazzi, nei giorni successivi Alessia me ne fece incontrare "casualmente" altri due.

Il problema era che lei non è mai stata brava a fingere. Me ne accorgevo subito se mi stava per presentare un altro tipo, per il semplice fatto che si guardava continuamente intorno, neanche fosse inseguita.

Il fondo lo toccò al cinema, per ben 2 volte, quando si lanciò nella sala e mi costrinse a sedermi accanto ad un tizio che, caso strano, lei conosceva.

Giuliano, un ragazzo basso con i capelli a spazzola, in un primo momento pensai stesse dormendo (al che Giacomo lo fulminò con uno sguardo capace di incenerire muri, ma lui non lo notò). Ne ebbi la conferma quando cominciò il film. Iniziò a russare così forte e così malamente (bocca aperta e bavetta laterale) che dei bambini si divertirono a lanciargli pop corn in bocca. Ero tentata di farlo anche io, ma mentre ne prendevo uno, Alessia mi rifilò una gomitata tra le costole. Dovetti abbandonare a malincuore il mio "piano diabolico".

Con Damiano le cose andarono meglio... o peggio, dipende dai punti di vista.

Diversamente da Giuliano, lui non russava... ma rompeva allo stesso modo.

Diciamo che erano mesi che aspettavo la proiezione di "Sherlock Holmes, Gioco di Ombre" e c'ero potuta andare solo una settimana dopo l'uscita con i due "aguzzini". Dato che Damiano, anzi, "DjD" come voleva essere chiamato (poi dici come fai a non odiare Alessia e Giacomo...) aveva già visto il film, non appena cominciò la riproduzione, si lanciò in un'animata serie di spoiler. Ora, per una come me che va al cinema ogni morte di papa e aspetta con ansia un film, mi prese l'istinto omicida.

A nulla valsero i miei "Si, adesso lo fa' vedere...", "basta spoiler", ecc... tanto meno i continui "Shhhh!!" di chiunque ci fosse seduto accanto. Una signora momenti mi lanciò una scarpa urlando "Fa stare zitto il tuo ragazzo!".

Il mio... che?

Non ne potevo più!

Uscii di scena versandogli tutta la coca cola addosso.

Mi sarei di certo fermata per un inchino, dato che tutta la sala esplose in un forte appluaso. Non lo feci per l'occhiata omicida della mia amica.

Stranamente, Damiano non mi ha più richiamata... chissà perché...

Alessia, però, stava andando fuori controllo...dovevo trovare un modo per mettere un freno al suo "cerca un fidanzato per Alice".

Di idee, però, non me ne venivano.

« Le "Mission Impossible" non sono quelle di Tom Cruise, ma i tentativi di farle cambiare idea » borbottai accendendo il computer.

Erano settimane che non entravo e dire che la casella postale fosse piena era un eufenismo.

Per lo più, però, erano spam. Li cestinai immediatamente e cominciai a vagare per la rete.

Approdai per svagarmi un po' su "Insegreto.it", un sito dove basta inserire età e sesso che puoi condividere tutti i tuoi segreti rimanendo anonimo.

I "segreti" del giorno erano vari: ragazzi che ammettevano di avere cotte per i professori, altri che ammettevano di aver paura dei film horror (ma va?). In generale, però, ce ne erano di tutti i tipi, dai più stupidi a quelli più interessanti.

Ma alla terza pagina, il segreto di una ragazza di 26 anni mi incuriosì parecchio:

 

"Erano mesi che mia madre mi assillava sul fatto che non avessi un fidanzato. Non le importava che avessi un lavoro gratificante e una vita perfetta. Il suo unico problema era il fatto che io fossi single. Così ho assodato un ragazzo su S.O.S.amore.it per fingersi il mio fidanzato. È andato così bene che mia madre s'è messa l'anima in pace e pensa che ci stiamo per sposare".

 

"Si è praticamente ordinata un fidanzato per posta? Stiamo scherzando?!" pensai allibita.

Curiosissima, inserii il sito scritto dalla ragazza sulla barra della ricerca e attesi.

Mi si aprì una pagina dallo sfondo bianco con cuoricini stilizzati qua e là. In cima, con caratteri cubitali c'era scritto "S.O.S. AMORE" e più in basso un messaggio:

"Stanchi del solito "...e il fidanzatino/la fidanzatina?" dei parenti e genitori a tutte le feste comandate? Stanchi degli amici che vi organizzano appuntamenti al buoi deprecabili? Allora S.O.S Amore è quello che fa per voi! Abbiamo centinaia di ragazzi e ragazze che per una modica cifra si fingeranno il vostro lui/la vostra lei. Sono attori professionisti, che aspettate? Date un'occhiata!"

Accanto al messaggio, scritto di colore rosso, c'era una parola sottolineata e messa un po' in disparte.

"Entra"

Ci cliccai e si aprì una nuova finestra. Una ventina di foto di ragazzi e ragazze apparvero al centro della pagina.

Naturalmente, in prima pagina, c'erano i tipi "troppo belli per essere veri". Ragazzi che assomigliavano a Joseph Morgan, Ian Somerhalder, Zac Efron, Teddy John non erano credibili.

Già mi immaginavo la faccia incredula di Alessia se mi fossi presentata ad un appuntamento con uno di questi.

Non era credibile.

"Wow, quanto può essere bassa la mia autostima se neanche posso sognare di uscire con uno di questi ragazzi?" pensai sospirando.

L'idea però di presentare un "mio" ragazzo ad Alessia mi solleticava. Almeno così non mi avrebbe più presentato tipi sconclusionati!

I prezzi giornalieri, però, dei primi attori erano improponibili.

"Ovvio, i prezzi sono calibrati in base alla bellezza"

Sfogliai un po' le pagine e le qualità esteriori degli attori diminuivano e con loro i prezzi.

Alla terza pagina, però, un ragazzo attirò la mia attenzione.

Era un primo piano di un giovane di 23 anni con capelli neri disordinati, occhi castano chiari e un accenno di barbetta.

Il suo nome era Stefano.

Accanto all'immagine c'era un indirizzo di posta elettronica.

Venni assalita dal panico.

"Che faccio? Provo a mandargli una mail? E se è un maniaco?" i pensieri mi si affollavano in mente.

Ero davvero pronta a cercarmi un ragazzo su internet per far star buona la mia amica? Mi sembrava un tentativo disperato.

E in effetti lo era.

Mi sentivo quasi disgustata dal fatto che per trovarmi uno "pseudo-fidanzato" dovessi cercare su internet.

Mi stropicciai un po' la faccia e presi un bel respiro.

"Lo faccio o no?" pensai.

Sulla mia scrivania disordinata vidi una monetina.

"Testa o croce?" La presi e me la rigirai tra le mani.

"Testa mando l'email, Croce non lo faccio".

Chiusi gli occhi e la lanciai.

Tratenni il fiato quando vidi il risultato del fato.

"Testa..."

Con il batticuore mi avvicinai al computer e mandai la mail.

 

Un paio di giorni dopo mi preparai in tutta fretta e corsi al bar.

Mi ero vestita nel modo più classico possibile, dopotutto era solo un "lavoro"... e la mia unica possibilità di salvezza da quella pazza di Alessia.

Ovviamente mi ero dovuta catapultare da casa per arrivare al luogo dell'appuntamento perché ero in ritardo.

Arrivata al bar, mi guardai intorno.

Avevo studiato la faccia di Stefano nei minimi dettagli, eppure in quel momento i miei ricordi erano come annebbiati.

Sperai che bastasse un dettaglio dei presenti per farmelo riconoscere.

I tavolini del bar erano però pieni di coppiette... non mi sembrava di scorgere nessuno da solo.

E poi lo vidi: capelli scuri in disordine, barbetta incolta, occhiali da riposo.

Si, quello era proprio Stefano.

Mi avvicinai al tavolo e lui alzò lo sguardo su di me.

La foto del sito internet non gli rendeva giustizia, dal vivo era nettamente meglio.

Occhi castano chiari caldi e profondi. Sentii il mio cuore cominciare a battere forte.

« Stefano? » domandai porgendogli la mano.

Il ragazzo mi sorrise di rimando e mi si sciolse il cuore.

« In persona, piacere » si alzò in piedi e mi stampò due baci sulle guancie « Tu devi essere Alice? » lo vidi sospirare.

Sembrava... rincuorato?

« Già... » dissi e lo guadai inclinando la testa di lato, confusa.

Stefano si accorse della gaffe e si affrettò a rispondere.

« No, scusa, è che... » si passò una mano fra i capelli « ... sono felice che mi sia capitata una bella ragazza... non si può mai sapere chi si nasconde dall'altra parte dello schermo » e sorrise a mo' di scusa.

Feci una mezza risata e mi sedetti davanti a lui.

Fece un altro lungo respiro. Improvvisamente scattò in piedi come se ci fosse stata una puntina sulla sedia.

"Cominciamo bene" pensai confusa.

« Scusa, sono proprio scortese, cosa prendi? » domandò imbarazzato indicando l'entrata del bar.

« Un cappuccino, grazie ». Gli feci un mezzo sorriso e lo vidi sparire alle mie spalle.

"Ma avrà un minimo di esperienza questo?" pensai trattenendo un sorriso.

Sembrava così dolce... "Stai in guardia! T'hanno fregato troppe volte" mormorò una vocina dentro di me.

Scossi la testa e cominciai a guardarmi intorno.

Giusto in tempo per vedere una figura catapultarsi verso di me.

« Alessia! » mormorai allibita.

Cosa ci faceva lì? Il mio piano sarebbe saltato?

« Ali! » urlò quasi. Feci una smorfia che lei non notò.

« Cosa ci fai qui tutta sola? » continuò curiosa.

"Oddio, e adesso che mi invento?"

« Eccomi, scusa se c'ho messo tanto, c'era un po' di fila » disse allegra una voce alle mie spalle.

Il mio salvatore!

Stefano si sedette davanti a me porgendomi un vassoio. C'erano due cappuccini e due brioche.

Si girò e guardò incuriosito Alessia.

La mia amica guardò prima me, poi lui. E così per diversi secondi.

Ok, toccava a me interrompere quel silenzio imbarazzante.

« Alessia, lui è Stefano » dissi alla mia amica indicando il ragazzo « ... e Stefano, lei è la mia migliore amica Alessia » continuai con un finto sorriso.

Non poteva capitare in un momento peggiore. Dopotutto non avevo spiegato niente al ragazzo!

Stefano, però, non si alzò come aveva fatto con me, né gli diede dei baci sulle guancie. Si limitò a tendergli una mano con un mezzo sorriso.

La mia amica rispose alla stretta rimanendo a bocca aperta.

"Le sembra così strano che io abbia un appuntamento?" pensai stizzita.

Alessia sembrò tornare in se'.

« Forse è meglio che vada... devo fare dei giri... » e mi lanciò uno sguardo alla "ne-parliamo-dopo-non-mi-scappi". Ci salutò velocemente e si dileguò.

Scossi la testa.

« Mi dispiace, di solito non è così » mormorai sconsolata.

Lui alzò le spalle e si versò lo zucchero nel caffè: due bustine, esattamente come me.

« Ti piace dolce? » domandai mentre anche io aggiungevo lo zucchero.

Si morse il labbro e sorrise colpevole.

« Si, amaro non lo sopporto proprio... »

« Siamo in due... » Ridacchiammo.

Una volta finito il break, cominciò il "colloquio di lavoro".

« Dimmi chi vuoi che io sia e sarà fatto » disse interrompendo il silenzio con uno sguardo intrigante.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Per prima cosa voglio ringraziare DolceVenereDiRimmel90 , Blackbird_ e Selena_ per i commenti, grazie ragazze ** Sono stata troppo contenta di leggere le vostre recensioni.

Spero di avervi strappato anche con questo capitolo qualche sorriso :)

Commentate in tanti, please!!!

Baci, alla prossima

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Capitolo 3
*** 3 ***


« Come prego? » domandò allibito.

Non credeva alle mie parole e il suo sguardo allucinato, unito alla bocca aperta, mi misero a disagio.

Non gli avevo chiesto di essere mica chissà chi!

La sua era una reazione eccessiva!

« Ripeti! » mormorò, cercando di recuperare un briciolo di autocontrollo.

Sbuffai.

« Ho semplicemente detto che devi essere te stesso, non mi sembra niente di assurdo! » risposi incrociando le braccia come una bambina. Sembrava gli avessi chiesto di essere un attore sadomaso!

"Questo sta fuori" pensai.

Mi guardò incredulo.

« E perchè? »

« Perché voglio che tu sia te stesso... mi sembri un bravo ragazzo, ti sembra così difficile? » chiesi stizzita.

« No... è solo che... » arrancò « ... è difficile interpretare se stessi! » e rise per smorzare l'imbarazzo. La sua risata ebbe effetto anche su di me, tanto che abbandonai la mia posizione difensiva per ridere con lui.

Ne seguì una specie di intervista che ci facevamo a vicenda per conoscere i rispettivi gusti da poter utilizzare con Alessia.

Avevamo un sacco di cose in comune, dalla musica ai libri, dal cinema alla cucina. Simpatico, dolce... il fidanzato perfetto da poter presentare ad un'amica pseudo-compulsiva.

Quando cominciò a fare buio, ci salutammo, ma mentre ci scambiavamo due cordiali baci sulla guancia, arrivò il messaggio della mia amica.

"Devi dirmi tutto su quel bonazzo del caffé" scrisse.

Arrossii all'istante.

Stefano, notando la mia reazione, sbirciò il contenuto del messaggio e ridacchiò.

Gli feci una mezza smorfia.

« Scrivile che ci vediamo domani, un appuntamento a quattro » disse facendomi l'occhiolino.

 

 

Il giorno dopo, mi organizzai per arrivare un'ora prima all'appuntamento. Non perché fossi una maniaca della puntualità, ma solo per il fatto che in tutte le uscite con Alessia, non ero mai riuscita a vedere un negozio che interessasse a me. Il motivo? Semplice, lei si fermava le ore quando le interessava qualcosa, mentre se ero io quella interessata ad un negozio, se ne andava, tirandosi dietro Giacomo, come un cane. Per non essere lasciate indietro, mi arrendevo e la seguivo. Arrivando in anticipo, potevo vedermi in santa pace tutte le vetrine che volevo.

Mi fermai davanti alla vetrina della Feltrinelli e guardai le chitarre esposte. Ero quasi in contemplazione, quando una voce alle mie spalle mi fece sussultare.

« Suoni? »

Mi girai di scatto. Stefano mi guardava con curiosità, la testa inclinata verso destra.

« Suonavo » lo corressi sorridendo.

Mi guardò senza capire « Ho smesso prima della maturità e non ho più ripreso » sospirai.

« Mi sarebbe piaciuto imparare a suonare, ma i miei lo consideravano un hobby stupido » Stefano mi guardò con disappunto.

Lo presi sotto braccio.

« Se ti comporti bene, un giorno ti insegnerò qualcosa » scherzai.

Lui annuì illuminandosi.

« Magari »

E così dicendo ci avviammo verso piazza del Popolo, il luogo dell'appuntamento a quattro.

Trovammo Alessia e Giacomo seduti sulle scalinate dell'obelisco che limonavano incuranti del resto.

Erano talmente impegnati che non si accorsero nemmeno del fatto che io e Stefano ci eravamo avvicinati a loro.

Mi schiarii la voce, ma niente.

"Che si fa?" Guardai Stefano e alzai le spalle.

« Ciao ragazzi » mormorò loro. Lo fece con una tale semplicità che mi venne quasi da ridere.

I due piccioncini si staccarono subito e si guardarono colpevoli.

« Buongiorno » dissi ironica.

Una volta scambiati i saluti, fu il momento della presentazione.

"Questo è un momento importante! Se Stefano fa una buona impressione, Alessia e Giacomo la finiranno di organizzarmi appuntamenti!"

« Stefano... » dissi indicando i miei amici « ... loro sono Alessia e Giacomo ». Si scambiarono una stretta di mano. Notai che quella della ragazza era molto più energica. Sembrava... euforica? Eppure glielo avevo già presentato.

« Ci siamo conosciuti ieri e...Alice mi ha parlato molto di te! » mormorò.

"Ma che sta dicendo?" dissi quasi, ma mi trattenni.

Le avevo solo detto il nome del ragazzo con cui mi aveva visto! Ero quasi tentata di farle qualche domanda a tradimento, ma ancora una volta decisi che era meglio di no.

« Andiamo? » domandai e feci per andare a via del corso.

Stefano mi prese la mano e mi seguì. Magari per lui fu un gesto quasi di nochalanche, ma il mio cuore partì all'impazzata.

"Calma Ali... resta calma... è solo un attore" pensai. Mi accorsi però che mi ero praticamente imbambolata a fissare il vuoto... o più precisamente gli occhi erano su Stefano, anche se non lo stavo propriamente guardando.

Lui mi guardò e ridacchiò. Riprese a camminare e mi si tirò dietro.

Quando mi accorsi della discutibile figura fatta, presi in seria considerazione l'idea di sotterrarmi.

« Ragazzi, ma volete fare il giro da soli? » chiese Alessia liberandomi dal mio empasse.

Scossi la testa e notai che era a decine di passi da noi.

« Arriviamo! » urlò Stefano sulla folla. Ci incamminammo e li raggiungemmo.

Diverse turiste si fermarono per ammiccare a Stefano, il quale sembrò non notarle neanche.

Quando il loro sguardo poi si posava su di me, alzavano le sopracciglia.

Feci una smorfia e cercai di atteggiarmi con uno sguardo deciso.

Grande sbaglio: per camminare a testa alta, non avevo notato una grossa buca al centro della strada.

Feci un mezzo urlo, persi l'equilibrio e chiusi gli occhi, preparandomi all'impatto.

Passarono diversi secondi, ma non sentii l'asfalto sotto di me.

Riaprii gli occhi e vidi Stefano che mi teneva per le braccia e mi guardava preoccupato.

« Ehi, tutto bene? »

Sentii dietro di me delle persone ridacchiare e mi rimisi in piedi. Ok, se prima ero in imbarazzo, nulla era comparabile al fatto di rimanere in mezzo a via del Corso con un ragazzo che mi tiene per le braccia a due centimentri dal suolo.

Alessia e Giacomo, che ci avevano raggiunto, mi guardavano indecisi se ridere o meno. Poi scoppiarono.

« Ahahahahah Alice ahahahah » risero guardando il mio viso che avvampava. Mi allisciai i vestiti e tirai avanti.

Stefano mi raggiunse.

« Bella figura del cavolo eh! Scommetto che una imbranata come me non ti era mai capitata » sussurrai irritata, non appena fu a portata di orecchio.

Lui scosse la testa « Sei la prima » e ridacchiò.

L'appuntamento continuò serenamente e per fortuna non diedi più mostra della mia imbranataggine. Giacomo sembrava sollevato di aver trovato un ragazzo con cui condividere argomenti sportivi. Fecero amicizia quasi subito.

Quando il pomeriggio finì, ci dirigemmo tutti e quattro alla metro di piazzale Flaminio.

Davanti ai tornelli, Giacomo ci salutò.

« Beh, io devo prendere l'autobus, ci vediamo » disse stampandomi due baci sulla guancia.

Subito dopo si dedicò alla sua dolce metà.

« Vengo anche io Gia' » disse Stefano. Le sue parole mi colpirono.

Se ne stava andando? E perché? Non dovevo pagarlo per la giornata? Mica potevo dargli i soldi davanti a loro!

« Come? Non vieni... » e gli lanciai un'occhiata che sembrò quasi una supplica.

Cercai di fargli capire il problema senza farmi vedere dai miei amici, anche se loro erano del tutto presi dai "saluti".

Stefano scosse la testa e si avvicinò per abbracciarmi.

« Oggi offro io, mi sono divertito » mi sussurrò all'orecchio. Sentire il suo respiro su di me, mi fece tremare. Istintivamente alzai le braccia e lo avvicinai ancora di più a me.

Sembrava un momento magico, perfetto. Potevo sentire il suo cuore battere come il mio.

« Posso baciarti? Così la performance sarà perfetta » sussurrò ancora.

La sua frase, però, mi fece tornare con i piedi per terra.

Per un momento mi ero immaginata su una spiaggia al tramonto... con i gabbiani e una dolce melodia di sottofondo... mentre adesso ritornavo nella squallida metro.

"E' un attore..."

Mossi impercettibilmente la testa.

Stefano si allontanò e premette senza preavviso le labbra sulle mie.

Venni immediatamente scossa da un brivido piacevole e aprii leggermente la bocca. Lui fece lo stesso e quello che doveva essere un bacio a stampo, divenne un vero e proprio bacio.

Ci stringemmo ancora più forte. Tutti i rumori intorno si spensero e tornai con la mente al mio angolo di paradiso.

Magico.

Ovviamente, il "momento perfetto" non poteva durare...

« Prendetevi una stanza! » disse ridacchiando Giacomo.

Stefano si allontanò da me, come una molla.

Mi voltai verso il ragazzo della mia amica e gli lanciai un'occhiata capace di uccidere.

Evidentemente se ne accorse, perché mi guardò a mo' di scusa.

« Mi sono proprio divertito oggi, ci vediamo! » disse Stefano in imbarazzo, allontanandosi con Giacomo.

« Ciao! » si accodò salutandoci con la mano.

Io e Alessia superammo i tornelli.

Sospirammo in maniera simultanea.

« Ah, l'amour! » mormorò dolcemente.

"Speriamo di no!" pensai preoccupata mentre il mio cuore ritornava ai suoi battiti normali.

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo!

Per prima cosa i ringraziamenti: rosaRosa , DolceVenereDiRimmel90 e gaccia, grazie davvero per le recensioni **

Ringrazio anche Blackbird_ e DolceVenereDiRimmel90 che hanno messo la storia tra le preferite, _Flowers_ che l'ha aggiunta tra le "ricordate" e Minerva McGonagall, Novalis e rosaRosa che l'hanno messa tra quelle seguite :D

Grazie a tutti, un abbraccio, al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 4
*** 4 ***


Dopo quel fatidico appuntamento, Stefano non mi chiamò per diverso tempo.

Dentro di me crebbe l'ansia di aver fatto qualcosa di sbagliato.

"Probabilmente è rimasto male per il bacio..." pensai abbattuta.

Non ero intenzionata a chiamarlo per non sembrare pressante. Dopotutto il suo era un lavoro, io non avevo nessun diritto di assillarlo nel privato.

Eppure sentivo la sua mancanza... più di quanto volessi ammettere con me stessa.

I giorni passavano e Alessia ed io riuscimmo ad uscire come due normalissime amiche, senza nessun ragazzo dietro.

Non ricordavo più l'ultima volta che era successa una cosa del genere.

« Sai, ieri sera mi ha chiamato Silvia » disse ad un tratto senza guardarmi. Sembrò fissare con interesse la vetrina di Zara.

Mi fermai di botto. Silvia era la rappresentante di classe ai tempi del liceo. Mi era sempre stata un po' antipatica con il suo fare da saputella, oltre al fatto che era una grande stronza.

« Ah sì? » domandai con un briciolo di curiosità.

« Dice che vuole organizzare una cena di classe per questo sabato... » buttò lì.

Il mio cuore perse un paio di battiti.

La cena di classe... croce e delizia di tutti quelli che terminano un ciclo di studi.

Nel mio caso era pura tortura...

« Stasera chiameranno anche te » si voltò verso di me, sorridendo.

"Sì, come no..." Era risaputo che non avevo un buon rapporto con i miei ex compagni di classe (ad eccezione di Giacomo e Alessia, ovviamente).

Sperai con tutto il cuore che la mia amica si sbagliasse.

« Comunque non ci andrò... » dissi guardando a mia volta i vestiti di Zara esposti.

« E perchè? » si alterò.

"Come perché?" pensai allibita "Non è ovvio?"

Mi voltai verso di lei e le lanciai un'occhiataccia.

« Secondo te, perché? »

Alessia posò l'indice sulle labbra e girovagò con lo sguardo, pensierosa.

« Andrea? » domandò.

« Già... »

Andrea ed io c'eravamo conosciuti al liceo. Inizialmente il mio era un amore platonico nei suoi confronti. Eravamo una sorta di Troy e Gabriella (wow, che paragone... ), Sandy e Danny (...molto meglio). Io ero la classica "secchiona", lui il "bello impossibile". Difatti, al tempo del liceo, non mi si filava di striscio. E dire che con i miei modi di fare era quasi impossibile passare inosservata. Una volta, durante una gita all'altare della patria, misi un piede in fallo e ruzzolai per diversi gradini (suscitando delle risate generali di compagni e professori). Penso che quella fu l'unica volta che mi vide per davvero.

Come avrete capito, fare delle "belle figure" è il mio forte... una sorta di "imbranataggine cronica".

Comunque, una volta finita la scuola, ci incontrammo casualmente per strada.

Pensavo che per una volta il karma fosse dalla mia parte il giorno in cui mi chiese di uscire insieme.

Ovviamente non potevo che sbagliarmi, dato che dopo circa un'anno avevo fatto "la scoperta", quando lo avevo beccato con le mani... ok, diciamo "con le mani nel sacco" che è meglio...

« Beh, puoi sempre chiedere se Andrea viene » disse con un sorriso incoraggiante « ... dai, ti prego, vieni anche tu! » supplicò, copiando l'espressione de "il gatto con gli stivali di Shrek".

Sbuffai.

 

Il pomeriggio, come previsto, Silvia chiamò anche me.

Quando le chiesi, in modo tutt'altro che sospetto (si, come no...) se Andrea o Ludovica venissero, lei mi rispose che avevano altri progetti per la serata.

Una morsa mi serrò la bocca dello stomaco.

"Già, altri progetti..."

Degluttii, pensando di alleggerire il dolore.

Dopo diverse moine, accettai. Dopotutto avrei passato una serata diversa, anche se non mi aspettavo di certo "quanto" lo sarebbe stata.

 

Quando arrivò quel sabato sera, ebbi la mezza idea di rimanere a casa.

Chissà, forse il mio sesto senso voleva avvertirmi?

Appena salii in macchina, ricevetti una telefonata da Giacomo.

« Ciao Ali, Alessia non si sente bene... le faccio compagnia » mormorò a mo' di scusa « ... quindi io e lei non veniamo... divertiti! » disse e riagganciò.

Rimasi allibita, fissando il cellulare muto. Il ragazzo aveva lo straordinario dono della sintesi.

"No, questa poi no!". Presi il telefonino inviperita e composi il numero di Alessia.

Mi rispose con una voce che sembrava provenire dall'aldilà.

« Ali, sto male... » mormorò con il naso attappato.

« Perché Giacomo mi ha attaccato in faccia? » domandai sull'orlo di una crisi nervosa. Già non ci volevo andare alla festa, figuriamoci senza i miei amici!

« Aveva paura che gli urlassi contro... »

Capitan Cuor di Leone...

« Allora non vado neanche io... » mormorai scendendo dalla macchina.

« No, ci devi andare! » disse tossendo. Mamma mia quanto la faceva tragica!

Ho sempre pensato che fossero gli uomini quelli che con due linee di febbre scrivono il testamento, ma Alessia batte tutti.

« Io quelle arpie non le sopporto da sola » cercai di difendermi.

« Ti dovrai inventare una scusa, altrimenti è palese che non ci vai perché non veniamo noi... »

« In fondo è per quello che... » cominciai a dire, ma Alessia mi interruppe tossendo.

« Ali, hai 23 anni, fai la persona matura! » mi sgridò quasi.

Sospirai.

« Ok, ci andrò... tanto Andrea non ci sarà » e così dicendo, risalii in macchina.

 

Appena arrivai al ristorante, mi preparai a sfoggiare uno dei miei più finti sorrisi.

Era tutto un "tesoro, non ci vediamo da una vita!", "come sei cambiata", "mi sei mancata tanto".

In realtà non mi era mancato nessuno di loro, quindi mi limitavo a sorridere e ad annuire.

Come potevo sentire la mancanza di gente che mi sfruttava e basta?

Per lo meno, la serata sarebbe stata tranquilla.

Silvia mi aveva assicurato che Andrea non sarebbe venuto...

"Chissà allora chi è quel ragazzo che mi sta venendo incontro" pensai digrignando i denti, mentre le mie paure si avvicinavano passo passo con il mio ex.

Appena mi vide da lontano, accellerò il passo e mi si avvicinò.

Alto, palestrato, con spalle da nuotatore, capelli cortissimi neri e occhi profondi, un ragazzo bello quanto stronzo.

Fece per stringermi, ma mi scansai.

Lui rimase fermo, con le braccia aperte e il sorriso che scemava lentamente.

« Fatti abbracciare » mormorò, provando ad abbracciarmi ancora.

« Stammi lontano » ringhiai.

Abbassò le braccia e mi sorrise « Mi sei mancata... »

Ma mi aveva sentita? Forse non aveva compreso il tono acido.

« Tu invece sei mancato alla mia collezione di stronzi! » dissi mentre lo guardavo in cagnesco. Fortunatamente accusò il colpo.

Fece per dire qualcosa, ma Ludovica ci si avvicinò e gli si avvinghiò al braccio.

« Ciao Ali! Che bello vederti » disse, ma le sue parole erano tradite dalla sua smorfia.

"Viva l'ironia"

« A chi lo dici » dissi allontanandomi dalla coppietta.

La serata si prospettava magnifica.

 

Quando entrammo al ristorante, mi sedetti il più lontano possibile dalla "coppia". La serata passò tranquilla, anche se odiavo le occhiate che Andrea mi lanciava. Caso strano, ad ogni suo sguardo, il mio dito medio tendeva ad alzarsi. Magnetismo, non c'è dubbio.

Decisi che certi gesti non erano appropriati davanti ad una classe di arpie e comari. Giusto i ragazzi avrebbero riso del mio gesto.

Dentro di me pensavo che, una volta superata quella "rimpatriata", avrei cambiato numero di telefono e che non mi sarei più fatta rintracciare.

"Già, basta poco"

Ma le sorprese non erano finite.

Una volta terminata la cena, il cameriere ci portò il conto.

Ludovica fece un cenno ad Andrea e i due si alzarono.

Tutti tacquero.

« Ragazzi, ho un annuncio da fare » disse in modo teatrale.

Per un momento, cercai lo sguardo del ragazzo, ma lui guardava altrove, evidentemente imbarazzato.

« Sono incinta » esultò portandosi una mano sul ventre.

Avevo scelto il momento sbagliato per bere un sorso d'acqua. Mi andò di traverso.

Cominciai a tossire e ad avere le lacrime agli occhi. Nessuno si accorse che mi stavo strozzando, dato che erano presi a fare gli auguri alla coppia.

Quando mi ripresi, sentii il mondo crollarmi addosso.

Mi sentii mancare la terra sotto i piedi e la testa cominciò a girarmi.

"Cornuta e mazziata" pensai mentre sentivo il mio cuore andare in frantumi per l'ennesima volta.

Poggiai i soldi sul tavolo e mi defilai velocemente abbozzando una scusa.

Si formarono due gruppi, i maschi che davano pacche amichevoli ad Andrea e le ragazze che accarezzavano il ventre di Ludovica.

Colsi giusto qualche nome che i due "prossimi genitori" volevano dare alla creatura.

Mentre uscivo dalle porte del ristorante, sentii lo sguardo di Andrea su di me.

Mi voltai e i miei occhi incrociarono i suoi: inespressivi, sperai che anche i miei lo fossero.

In quel momento, il magnetismo ebbe la meglio e me ne andai mostrandogli il dito medio, un briciolo di tutto il dolore che mi aveva causato.

Ancora adesso, se penso a quel giorno, mi si chiude lo stomaco.

Corsi in macchina e lì cominciai a piangere.

Non so il perché, dopotutto la mia storia con lui era del tutto finita... e allora perché faceva così male?

Ricordai il giorno del nostro primo bacio al mare... vedere i film sotto un plaid... il sentirlo vicino...

Ingranai la marcia e corsi verso casa.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo!

Magari questo vi piacerà meno degli altri...è solo di transito, il prossimo sarà migliore, ve lo garantisco.

Commentatemi la storia, così vedo cosa ne pensate, mi fa piacere leggere quello che scrivete. Ringrazio DolceVenereDiRimmel90 e Novalis per aver lasciato una recensione :)

Al prossimo capitolo, un abbraccio

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Capitolo 5
*** 5 ***


Due giorni dopo, ero in macchina con Stefano. Mi era venuto a prendere con la sua Citroen C1 rossa sotto casa perché Giacomo voleva vedere un film horror (che io odio a priori) in gruppo.

Si era comportato come se niente fosse, solare e sorridente, spiritoso...

"Allora la sua è solo una maschera..." pensai sconsolata "probabilmente quel bacio non aveva significato nulla per lui".

Il telefono vibrò e io riagganciai senza neanche guardare chi mi stesse chiamando.

« Ma non rispondi? » mi chiese, interrompendo il suo discorso sulle buche di Roma.

« No... è il mio ex che rompe » mormorai con una smorfia.

Giusto il momento di un'altra chiamata.

Stefano si fece scuro in volto « E perché ti chiama? »

Sentii una morsa stringermi la bocca dello stomaco.

« La sua "ex ex" è incinta ».

Impallidì « Non sei tu la sua "ex ex" giusto? » chiese squadrandomi.

I suoi occhi saettarono sul mio ventre.

« Si, certo Stefano, sono io » mormorai ironica.

Si rilassò e tornò a guidare normale.

Rifiutai un'altra chiamata.

Stefano, con nochalance, lanciò un'occhiata furtiva al mio cellulare.

« 32 chiamate perse? Ma è pazzo? » domandò.

Sospirai.

"Si, penso di sì"

« Comunque, che vuole da te? »
« Non lo so, ma non gli rispondo a priori »

« No, fallo, voglio sentire che dice » si impuntò con una mezza risatina.

Sbuffai e non appena avvertii la vibrazione, accettai la chiamata e misi il vivavoce.

« Pronto? » la voce di Andrea riempì l'abitacolo.

Mi feci forza e parlai « Andrea? »

« Ali! Tutto bene? È da un po' che cerco di chiamarti! » rispose offeso.

Ah, faceva pure l'offeso? "Se non ti rispondo al telefono, ci sarà un perché!"

« Eh, e che volevi? » domandai sulla difensiva.

« Dove sei? » chiese spavaldo.

Non risposi. Guardai Stefano che si rabbuiò senza staccare gli occhi dal parabrezza.

« In... macchina... »

Non avevo neanche finito che già continuò « In macchina con il tuo fidanzato? » chiese ironico. In realtà sapevo che moriva dalla voglia di sapere.

"Si, e c'hai interrotto mentre..." pensai di dirgli, ma non mi sembrava il caso.

Avrei dovuto presentare anche ad Andrea Stefano come il mio ragazzo?

« Si, amico, e sei in vivavoce » la voce arrabbiata di Stefano mi fece sobbalzare.

Lo guardai e vidi che fissava la strada con uno sguardo duro.

Punto nel vivo. Andrea non sapeva più che rispondere.

« Ah... va bene... ci sentiamo Ali, a presto » e riagganciò.

« A mai più » dissi al telefono muto.

Restammo per diversi minuti in silenzio.

« E' proprio un cretino! Cioè, ha la ragazza e rompe alle altre? Come hai potuto stare con uno così? » mi rimproverò Stefano.

"Ci mancava solo questo!"

« Non lo so... prima non era così... o almeno non penso » mormorai con voce flebile, nel vano tentativo di scusarmi.

"Ma scusarmi di che? Stefano non è mica il mio ragazzo!"

« Quelli così meritano di restare da soli » sospirò. Si voltò a guardarmi.

« Scusa... è che le persone così non le sopporto proprio » disse guardandomi dolcemente.

Mi limitai ad annuire, ma dentro rimuginai sulle sue parole.

Per il resto della giornata (e sperai "della vita") Andrea sembrò rinunciare alla sua offensiva... Forse Stefano lo aveva intimorito.

Però aveva ragione: chissà cosa ci avevo trovato in lui... un completo cretino. Mi venne da pensare che forse anche mentre stava con me si sentiva con altre...

Rimuginai su questo pensiero per tutto il viaggio in macchina e Stefano non parlò più... o forse lo fece ma non me ne accorsi.

Quando scesi dalla macchina, mi guardai attorno per scorgere Alessia e Giacomo mentre Stefano chiudeva il mezzo.

Con la coda dell'occhio, notai un volto familiare.

Il mio cuore partì all'impazzata.

« MA QUELLO E' JOSEPH MORGAN! » urlai a Stefano.

Da lontano sembrava proprio lui.

Mi lanciai dall'altra parte della strada, incurante delle macchine che inchiodavano e strombazzavano al mio passaggio.

« Ali! Aspetta, porca ... » mi urlò dietro, ma non mi importava.

Joseph Morgan era a Roma, il resto non contava nulla.

A malapena notai la ragazza che era con lui.

Il ragazzo rimase per un attimo intimorito nel vedermi piombargli a tutta velocità, fermandomi a meno di un metro di distanza.

« Ciao! Tu sei Joseph Morgan? » domandai euforica.

Sembravo una fan impazzita.

« Eh? » domandò.

Mi diedi un colpo in testa « Ah, è vero, tu non parli italiano... » mi passai l'indice sulla bocca « Are you Joseph Morgan? I'm your fan! » dissi con la stessa foga iniziale.

La ragazza accanto a lui, scoppiò a ridere, tanto da piegarsi in due.

Le lanciai un'occhiataccia e ritornai ad adorare con gli occhi l'attore.

Guardandolo da vicino, però, non rispecchiava molto il "Klaus" dei Diario del Vampiro...

Mi sentii strattonare e dare un leggero colpo sulla testa.

Sobbalzai.

Mi girai e vidi che Stefano mi guardava in modo strano: sembrava sorpreso e sul punto di sbellicarsi dalle risate.

« Ciao Sebastian » disse, salutando con un cenno del capo JoMo.

Lo guardai sconcertata.

"Sebastian?"

La ragazza, intanto, si stava quasi buttando per terra dalle risate.

« Ehi Stefano, come va? È una vita che non ci vediamo! » rispose Joseph con un italiano perfetto.

Strabuzzai gli occhi.

« Ti prego, dimmi che sei Klaus della serie tv... » guardai implorante il ragazzo « ... dimmi che non ho fatto una figura di merda! »

Sebastian scoppiò a ridere.

Mi sentii la terra mancarmi sotto i piedi.

Stefano mi avvolse in un abbraccio per sorreggermi.

« Lei è Alice... » disse, poi sembrò ricordarsi qualcosa « ... finto fidanzato per un'amica assillante! »

« Ex ragazzo stalker » disse il ragazzo, riacquistando la parola. Ora anche la ragazza si era calmata, ma non riusciva a guardarmi in faccia senza scoppiare a ridere nuovamente.

Le altre parole che si scambiarono i due ragazzi non le sentii. Ero ancora scossa dalla colossale figuraccia appena fatta.

Mi riportò, ancora in trance, al cinema.

Non raccontò nulla a Giacomo e Alice, forse perché avrebbe dovuto parlare anche del "lavoro"... sempre che si possa definire tale, dato che non lo avevo ancora pagato.

Dopo il film, mi riaccompagnò a casa senza dire una parola.

Ero ancora scossa un po' per il falso JoMo, un po' ancora per Andrea.

Non facevo altro che sospirare.

Dopo un saluto veloce, stavo scendendo dalla macchina, quando mi afferrò per un braccio.

Mi voltai. Avevo il batticuore. Mi aspettavo un altro bacio, ma non erano quelle le sue intenzioni.

« Nessuno deve farti star male... nessuno deve avere questo potere su di te » disse con un sorriso incoraggiante.

Annuii lentamente, delusa.

Volevo qualcosa di più rispetto ad una massima da bacio perugina.

Sospirai e scesi dalla macchina.

Appena raggiunsi il cancello di casa, mi voltai appena per vederlo andare via.

Stava tornando alla sua vita, mentre io facevo i conti con la mia.

 

Non ero proprio intenzionata a cucinare, però mi accorsi di avere una gran fame.

Ordinai una pizza. Sarebbe arrivata nel giro di una mezz'ora.

Fui decisamente sorpresa quando suonò il citofono dieci minuti dopo.

Credendo che la pizza fosse arrivata subito, aprii la porta senza neanche chiedere chi fosse.

« Oh, no... » mormorai.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciaoooo lettori! Intanto voglio ringraziare chi segue le mie storie e chi me le commenta: Blackbird_, rosaRosa e DolceVenereDiRimmel90 Grazie davvero *-* Continuate a lasciarmi qualche recensione, sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo! Un abbraccio

 

 

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


« Oh, no! » mormorai guardando la figura che si stagliava davanti a me.

Un ragazzo alto, capelli corti e con uno sguardo ardente, mi fissava maliziosamente.

Non solo, era anche mezzo nudo! Aveva solo i boxer addosso.

« ANDREA! » urlai sulla soglia, indecisa se lasciarlo fuori o meno.

Decisamente doveva rimanere fuori.

Cercai con uno strattone di chiudere la porta, ma lui fu più veloce e con un rapido movimento me lo trovai dentro casa.

Indietreggiai.

Sapevo benissimo cosa voleva. Non sarebbe stato da lui arrendersi.

Chissà perché pensavo che la voce di Stefano sarebbe bastata a farlo rimanere al suo posto.

Lui era bellissimo, perfetto...esattamente come la prima volta che lo avevo conosciuto.

E voleva me.

Non era giusto. Per quella giornata avevo avuto troppi problemi... e lui era uno di questi.

« Che vuoi? » domandai sulla difensiva, con più coraggio di quanto avessi.

« Te » disse solamente in un sussurro.

Poi fu un attimo.

Presa alla sprovvista dalle sue parole, non mi mossi, e lui ne approfittò per cingermi in un abbraccio.

Mi strinse a se e cominciò a percorrere il profilo del mio viso con le labbra. Quando raggiunse le mie, le incollò alle sue e cominciò con la lingua ad esplorarmi la bocca.

Poi fece ruotare la lingua come una centrifuga. Mi stava venendo il mal di stomaco.

Mentre io lo spingevo via, cercando di allontanarmi da lui, ci ritrovammo nella mia stanza da letto. Finse di cedere alla mia spinta e si lanciò di schiena sul mio letto, trascinandomi con se.

Cominciò a sollevarmi la maglietta e a slacciarmi i jeans con una mano, sfiorandomi delicatamente. Stava esplorando ciò che già conosceva, mentre con l'altra mano mi teneva ferma, stretta a lui.

No, non potevo cedere. Non volevo essere trattata come un oggetto.

Non so come, ma riuscii a liberare una mano dalla sua stretta e gli lanciai un sonoro ceffone sulla faccia.

« Tornatene da Ludovica, stronzo! Avrai un figlio da lei e vieni da me? Con quale faccia? » urlai quasi con tutto il fiato che avevo dentro.

Avevo le lacrime agli occhi, ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi piangere.

« Ah, è vero, adesso sei fidanzata » ironizzò.

Sostenne il mio sguardo per qualche istante.

Deluso e respinto, uscii dalla mia camera. Con l'adrenalina e la rabbia in circolo, lo seguii. Prese i suoi vestiti (che aveva gettato in terra appena entrato) e indossò i pantaloni mentre usciva.

Lo vidi uscire dalla porta e sperai con tutta me stessa che fosse uscito anche dalla mia vita.

Ovviamente il baccano aveva svegliato la mia vicina, una vecchietta pettegola. Aprì la porta proprio mentre Andrea indossava i pantaloni e usciva da casa mia.

Non appena gli passò avanti, si fece il segno della croce e gli fece il segno delle corna.

Poi mi guardò in segno di disgusto.

"Questa è pazza" pensai chiudendo la porta.

Ma quando cavolo finiva quella giornata?

 

Tornata in camera mia, scoppiai in lacrime.

Andrea era riuscito a ferirmi ancora una volta. Perché non poteva essere una storia morta e sepolta come tutte quelle che finiscono?

Perchè non meritavo anche io un po' di felicità? Perchè dovevo essere circondata da gente capace solo di ferirmi?

Mentre i pensieri mi vorticavano in testa, le lacrime scendevano inesorabili, bagniando il cuscino.

La mia mente non faceva che tornare ai pochi istanti precedenti e una morsa mi afferrava di continuo lo stomaco.

Improvvisamente, una voce mi fece sussultare.

« Alice? Che succede? ».

Alzai la testa di scatto.

"No, Stefano non può essere qui, devo essermelo immaginato" pensai affondando nuovamente la faccia sul cuscino.

« Ali? Ti prego, rispondi! ». La sentii ancora.

« Stefano? » domandai in un sussurro.

« Mi stai facendo preoccupare! » ringhiò Stefano.

Mi alzai di scatto dal letto e notai che c'era il cellulare sotto di me.

Lo afferrai immediatamente.

« Ehi ciao... » dissi, cercando di sembrare normale.

« Ali, per fortuna, pensavo ti fosse successo qualcosa! » esclamò rilassandosi. Il tono della sua voce si addolcì.

« Scusami, deve essermi partita la chiamata... » bofonchiai trattenendo le lacrime.

« Stai bene? »

Bastarono quelle due parole a far cadere le mie difese.

« No » dissi con voce rotta mentre le lacrime tornarono a rigarmi il viso.

« Che succede? » tornò il tono allarmato.

« A...ndrea » fu uno sforzo immane il solo pronunciare il suo nome.

Mi faceva male il ricordo del suo tradimento di quasi un anno prima.

Mi faceva male sapere che aveva messo incinta Ludovica.

Mi faceva male sapere che voleva ancora me... e farmi male.

« Arrivo... » disse soltanto, riagganciando il telefono.

 

Dopo pochi minuti, Stefano era davanti alla mia porta, sudato e con lo sguardo severo che sfumò non appena vide la mia faccia stravolta.

Non disse niente, si limitò a stringermi in un forte abbraccio. Mi abbandonai alla sua stretta, inspirando il suo dolce profumo.

Bastava il suo dopobarba per calmarmi.

Chiusi gli occhi mentre sentivo tutte le forze scivolarmi via. Eppure non volevo allontanarmi da lui.

Non so per quanto tempo restammo fermi, al centro del salotto, abbracciati. Sentii le sue labbra baciarmi i capelli e mi trascinò sul divano. Restammo abbracciati anche comodamente seduti.

Alla fine, entrambi scivolammo in un sonno profondo.

 

Le mie labbra sfiorarono dolcemente quelle di Stefano e lui mi attirò di più a se, rendendo tutto più potente e magico. Mentre con le mani gli sfioravo con delicatezza i pantaloni, sentii qualcosa vibrare.

"Vibra? Da quando?" pensai in preda al panico. Non mi era mai capitato di "sentirlo vibrare".

Riaprii gli occhi e mi resi conto che era stato solo un sogno.

Sentivo ancora la vibrazione.

E veniva proprio dai suoi pantaloni!

Anche Stefano si svegliò con un sussulto. Spostò il braccio che mi stringeva per prendere qualcosa dalla tasca.

"Era solo il cellulare" pensai nel dormiveglia.

Il sogno mi aveva leggermente scombussolata.

Tirò fuori il telefonino e si stropicciò gli occhi per vedere chi lo avesse svegliato.

Senza farmi notare, sbirciai anche io.

"Silvia... chi è Silvia?" pensai mentre mi svegliavo del tutto. Mi tirai su a sedere e Stefano si alzò in piedi.

Cercai di nascondere la stizza mentre lui armeggiava con il suo cellulare.

Cominciò a salirmi la bile.

"E se fosse la sua ragazza? Non è detto che se fa l'attore debba essere single" pensai. Mi stropicciai gli occhi.

« Tutto bene? » domandai mentre la curiosità mi uccideva.

E peggio di tutto, lui non diceva niente.

« Si, si... » mormorò distrattamente.

Mi alzai e cominciai a preparare il caffé.

« Vuoi? » chiesi e lui mi rispose solo con un cenno del capo.

Cominciai a mettere il caffé nella macchinetta.

« Scusa se ieri sera ti ho chiamato... magari adesso la tua ragazza si sta domandando dove sei finito... » buttai lì acida senza guardarlo.

Sentii i suoi occhi su di me.

« Ma no, non è la mia ragazza... è una mia amica » disse nervoso. Sembrava volesse omettere qualcosa.

Lo guardai e alzai un sopracciglio.

"Mi crede scema o cosa?"

Senza guardarlo, corsi in camera mia e ritornai velocemente in cucina.

« Tieni » dissi mettendogli in mano delle banconote « questi sono i soldi degli appuntamenti arretrati, portala a cena e dille che mi scuso con lei » dissi nervosa.

Anche Stefano aveva una vita, non viveva in funzione di me.

Magari la ragazza era anche gelosa del suo lavoro. Figuriamoci se il suo ragazzo passa la notte da un'altra. Per quanto potesse essere un lavoro, c'era un limite a tutto.

« Sei un ragazzo dolce e carino, non voglio che la tua storia vada a rotoli perché io non so gestire la mia vita ».

Stefano mi guardò offeso.

« Non voglio i tuoi soldi » sbottò.

Lo guardai allibita.

« Eh? »

Non voleva essere pagato? Dopo che lo avevo chiamato anche di notte?

Sembrò imbarazzato dalle sue stesse parole.

« Forse adesso è meglio che vada » disse, senza riuscire a guardarmi in faccia.

Mi sedetti nuovamente sul divano mentre Stefano usciva di casa.

"Ho detto qualcosa di sbagliato?" pensai "Dopotutto lui è stato così evasivo nel parlare di Silvia... sicuramente è la sua ragazza".

Non capivo perché mi avesse guardato con disgusto quando gli avevo posto i soldi.

Mi stava prendendo una forte emicrania, così decisi di lasciar perdere il caffé e pensai di cominciare a mettere ordine nella mia vita.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo!

Ringrazio rosaRosa, BluSelene, Blackbird_, drawandwrite e DolceVenereDiRimmel90 per i commenti! Grazie davvero *-*

Come sempre, vi chiedo di lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, alla prossima!

Un abbraccio,

ladyvampiretta

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Capitolo 7
*** 7 ***


« Andrea è ritornato?? »

« Si... »

« E Stefano è venuto a casa tua! »

« Si, ma poi se ne è andato... »

« Ma avete litigato? » La delicatezza di Alessia non aveva eguali.

Mi stava facendo un questionario e sapeva bene cosa ne pensavo al riguardo.

« No » mormorai incerta. Non sapevo neanche io se avevamo litigato, fatto sta che Stefano non s'era fatto sentire per tutta la mattinata.

La cosa cominciava a darmi leggermente sui nervi.

Parlare con Alessia, poi, era come sparare sulla croce rossa: inutile.

Lei di certo non mi aiutava, anzi, mi metteva ancora di più le idee sottosopra.

Decisi così di andare a farmi un giro in centro per conto mio nel pomeriggio. Mi piaceva passeggiare, era un buon rimedio per mettere ordine i pensieri.

Provavo qualcosa per Stefano? O era semplicemente affetto? Lui c'era sempre nel momento del bisogno, ma della sua vita non sapevo molto, a parte qualche cosa che mi aveva detto al nostro primo incontro.

Passai sovrappensiero davanti ad un ristorante e, con la coda dell'occhio, riconobbi una figura familiare.

Senza dare nell'occhio feci retromarcia.

Ci avevo visto giusto.

Seduto ad un tavolo, c'era Stefano.

Ma non era da solo, no! Il furbo era seduto con una ragazza!

Quella visione mi mandò il sangue al cervello.

Cominciai a contorcermi le mani dal nervoso.

"Aspetta Ali! Lascia stare, lui ha una vita oltre il lavoro che fa con te" la mia parte razionale voleva avere la meglio, ma ormai ero arrivata al limite.

Dopotutto glielo avevo chiesto io di portare la ragazza al ristorante... ma non pensavo che mi prendesse alla lettera!

Che dovevo fare? Passare oltre e far finta di niente? Entrare e dare spettacolo?
Ok, erano due estremi inconciliabili, dovevo trovare una via di mezzo.

Decisi di entrare.

Mi resi conto da subito che non era un ristorante, ma un bar enorme.

Solo un paio di tavoli erano occupati, ma io cercai di fare del mio meglio per non guardare quello di Stefano.

Sbirciavo giusto un po' con la coda dell'occhio.

Mi diressi con passo deciso al bancone.

« Buongiorno, desidera? » domandò il barman con un mezzo sorriso.

"Sapere se quei due stanno insieme!"

« Un bacardi alla fragola, grazie » puntai sul leggero.

Tirai fuori il mio cellulare e scrutai Stefano e la sua amica dallo schermo, in riflesso.

Il barman mi offrì la bottiglietta con il liquido rosato e guardò sbigottito le mie "tecniche antisgamo*" (in altre parole, mi prese per pazza).

Quando nel riflesso vidi Stefano alzarsi dal tavolo, riposi immediatamente il cellulare. Mi sentivo tanto una spia in missione segreta.

Ero nata per fare la spia, infatti mi ritrovai Stefano alle spalle...

« Alice? » mi guardò sbigottito « che ci fai qui? » domandò.

"Merda! Beccata" pensai facendomi quasi andare di traverso il bacardi.

« Io? Niente, ero venuta per prendermi qualcosa da bere... » arrancai, ma il mio corpo mi tradiva: stavo praticamente fremendo. Da una parte volevo saltargli addosso e abbracciarlo, baciarlo... si, insomma... avete capito, dall'altra non volevo dare spettacolo.

« Sei da solo? » domandai con la mia solita nochalance.

« No, sono con Silvia, vieni che ti vuole conoscere! » esclamò prendendomi per un braccio.

"Cavolo, la sua fidanzata mi vuole conoscere!" pensai imbarazzata. Non c'era niente di più umiliante. Perché le mie sfortune non avevano un fine? Che avevo combinato di tanto grave da ritrovarmi il karma contro?

« Ma no, guarda, non mi sembra il caso » provai a dire, cercando di svincolare, ma la sua presa era troppo forte. Mi aveva praticamente tirata per raggiungere Silvia al tavolo.

Una ragazza dai lunghi capelli ricci, pelle abbronzata e occhi verdi mi sorrise.

« Piacere, sono Silvia » disse, porgendomi una mano.

"Che qualcuno mi salvi!"

« Piacere, Alice »

« Stefano mi ha parlato molto di te » continuò sempre sorridendomi.

Il ragazzo le lanciò un'occhiataccia ed ebbi come un flashback.

« Allora non sono l'unica che ha amici che dicono certe frasi » cercai di ironizzare.

Silvia, ovviamente, non capì, ma mi indicò una sedia per sedermi accanto a loro.

« No, ragazzi, non mi sembra il caso... » cercai di uscire da quella assurda situazione.

La gelosia mi rodeva dentro e per di più avrei dovuto "far amicizia" con la sua ragazza? "Non se ne parla proprio!"

« Perché no? » domandò mettendo il broncio.

Stavo per replicare, quando qualcosa alle mie spalle attirò la sua attenzione. Divenne immediatamente rossa e cominciò a sorridere.

Io e Stefano ci voltammo all'unisono.

Un ragazzo dai capelli biondi corti, con il fisico da surfista, stava entrando nel bar.

Silvia e Stefano gli fecero un cenno e il ragazzo ci raggiunse.

« Ciao tesoro » disse il biondo avvolgendo Silvia in un abbraccio talmente tanto appassionato che io e Stefano dovemmo distogliere lo sguardo dall'imbarazzo.

"Ma non era la ragazza di Stefano? " pensai mentre cercavo di scrutare il nuovo entrato.

Il giovane rivolse la sua attenzione prima a Stefano, poi si rivolse a me.

« Ehi ciao, sono Tommaso » disse con un sorriso che gli arrivava da orecchio a orecchio mentre si sedeva accanto a Silvia.

La ragazza cominciò ad accarezzargli la coscia mentre io mi presentavo.

« Mi ha fatto piacere conoscervi, ma devo proprio scappare » dissi poco dopo, mentre mi alzavo.

Per un momento immaginai che tra loro ci fosse un "ménage a troi" ma allontanai subito quel pensiero scuotendo la testa.

Feci per alzarmi che Stefano subito intervenne.

« Ti accompagno fuori »

Non dissi niente e ci incamminammo fino all'uscita del bar in silenzio.

« Allora Silvia... non è la tua ragazza » quella che doveva essere una domanda mi uscì come un'affermazione.

Stefano mi scompigliò i capelli « No, te lo avevo detto » e sorrise dolcemente.

« E allora cos'è che volevi dirmi stamattina? » le parole mi uscirono di bocca prima che le potessi fermare.

Ci guardammo negli occhi.

Si passò una mano nei capelli, nervoso.

Sospirò « E' la mia coinquilina, così come Tommaso... »

Prese una pausa, ma io continuavo a non capire.

« Si è preoccupata, dato che sono uscito di casa di corsa e non sono rientrato la sera... » ammise abbassando lo sguardo.

« E perché non me lo hai detto? » domandai alzando un sopracciglio.

Alzò le spalle « Perché sembra che lei mi controlli o che sia tipo mia madre... non volevo sembrare infantile » mugugnò.

« Ma quindi, la tua ragazza... » cominciai a dire, ma non sapevo come continuare. Volevo sapere di più della sua vita privata, di più di lui...

Fece una mezza risata « Io non sto con nessuna, sono single, non so come fartelo capire ».

Improvvisamente ebbi il forte impulso di abbracciarlo e lo assecondai.

Stefano rimase per un attimo sorpreso, poi rispose all'abbraccio anche lui.

« Grazie per stanotte » sussurrai mentre mi inebriavo del suo profumo.

« Per te ci sarò sempre... » rispose « Comunque stasera io e te dobbiamo fare una cosa » continuò.

Le sue parole mi colsero alla sprovvista.

Era come un suggerimento a fare del sesso? Non stava chiedendo un'altra volta il permesso, giusto?

« Cioè? » domandai mentre il mio cuore partiva all'impazzata.

« Lo vedrai, passo a prenderti questo pomeriggio alle 6 » mormorò con tono autorevole.

L'eccitazione cominciò a farsi breccia in me.

 

Tornai a casa e mi vestii nel modo più carino che il mio armadio potesse permettere. Optai per un vestitino blu cobalto con le spalline, corto. Raggiunsi Stefano che mi aspettava in macchina, sotto casa.

« Wow » disse, non appena mi vide salire. Mi guardava a bocca aperta.

Sorrisi compiaciuta.

« Dove andiamo? »

« Devo risolvere una questione, poi ti porto a cena » disse. Notai una piccola ruga formarsi tra le sopracciglia. Lo guardai curiosa, ma non indagai oltre. Il mio cuore perse un battito quando ci fermammo davanti ad un bar.

"Ma tra tutti quelli possibili, Stefano proprio al bar di Andrea deve portarmi?". Mi irrigidii all'istante.

« Andiamo da un altra parte... qui ci lavora... » non riuscii a finire la frase che Stefano mi prese per mano.

« Si, so che il tuo ex lavora qui » disse, cercando di sembrare rassicurante mentre scendevamo dalla macchina.

Non ci riuscì, però.

Se lo sapeva, perché mi ci aveva portata? Voleva farmi star male di proposito?

« No, vedrai... » disse, intuendo i miei pensieri.

Degluttii e lo segui nel bar.

Quando entrammo, venni percorsa da un brivido e il primo istinto fu quello di fuggire.

Stranamente, non c'era nessuno nel bar.

Mi bastò un colpo d'occhio per vedere Andrea intento a lavare un bicchiere. Alzò lo sguardo su di me e sorrise compiaciuto.

« Chissà perchè, ma immaginavo che saresti tornata da me » e si mise ad asciugare il bicchiere.

Gli occhi mi si ridussero a due fessure.

"Devo andare via, non finisce bene qui " pensai mentre mi giravo per tornarmene in macchina, ma Stefano mi afferrò per le spalle.

« Sì e con lei ci sono io » mormorò con una calma irreale. Lo osservai con attenzione.

« E tu saresti...? » domandò Andrea beffardo, facendo il giro del bancone. Si stagliò davanti a noi, ad un metro di distanza.

Stefano ridacchiò « Il suo fidanzato » poi lo guardò a mo' di sfida.

« Ti consiglio di non avvicinarti più a lei o di infastidirla, o te la vedrai con me ».

Era come osservare Davide e Golia fronteggiarsi. Andrea era alto almeno di 10 cm di più rispetto a Stefano e i muscoli del primo erano visibili sotto la maglia bianca attillata.

Andrea, però, non ribattè. Si rivolse a me guardandomi sconsolato.

« Alice, so che ti sei fatta un sacco di ragazzi, questo è l'ultimo della lista? » domandò a bruciapelo.

Sgranai gli occhi.

"Vuole farmi apparire come una ragazza facile?" Gli unici ragazzi che avevo visto dopo di lui erano solo quelli che mi avevano fatto incontrare i miei amici, ma non c'era stato niente tra noi!

E poi, come cilliegina sulla torta, cominciò a mormorare una parola.

« Put... » ma non la finì.

Fu giusto un attimo, Stefano abbandonò il mio fianco per scagliarsi contro di lui. Fu rapido e deciso, gli assestò un pugno all'altezza dell'ombellico. Vidi Andrea piegarsi in avanti, con il respiro mozzato.

Rimasi a bocca aperta, con gli occhi sbarrati.

"Stefano ha appena..." anche i miei pensieri erano in stand by.

Non mi sarei mai immaginata una cosa del genere.

« Capito il concetto? Non farmelo ripetere » mormorò a bassa voce Stefano. Mi prese la mano e mi condusse fuori dal locale, mentre Andrea partiva con una sequela di insulti.

Proprio mentre io e Stefano attraversavamo l'uscita, incrociai Ludovica che entrava.

Guardò prima me, poi Stefano e infine gettò un'occhiata nel bar.

Le appoggiai una mano sulla spalla « Il tuo ragazzo stanotte è venuto da me... fossi in te mi farei qualche domanda sul padre di mio figlio » e lasciai anche lei con gli occhi sgranati. Stefano mi tirò via, ma mi girai giusto in tempo per vedere Ludovica assestare ad Andrea un sonoro "calcio inguinale" e urlare non so cosa.

Tutti avevano avuto la propria vendetta. Le cose non potevano che migliorare.

 

 

*mi scuso per l'espressione romana XD Per chi non lo sapesse, "sgamare" significa "essere visti fare qualcosa che non andrebbe fatto"

 

Angolo dell'autrice:

Stefano è geloso e battagliero, chi lo avrebbe mai detto? Andrea ha avuto quello che si meritava. Gira gira, il Karma colpisce tutti xD

Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che commentano questa mia Fan Fiction: rosaRosa, drawandwrite, BluSelene, YeLloWfLoWeRs e in particolar modo Blackbird_ e DolceVenereDiRimmel90 che mi danno consigli e si lasciano assillare :)

Un abbraccio a tutti,

Ladyvampiretta

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Capitolo 8
*** 8 ***


Dopo quel fatidico giorno al bar, Andrea non mi cercò più.

La mia vita stava andando finalmente per il verso giusto.

Finché non arrivò una chiamata...

« Ali! » mi urlò Alessia al telefono « I genitori di Giacomo ci lasciano una baita in montagna per Capodanno! »

Capodanno sulla neve? Cosa?!

Odiavo la montagna! Preferivo di gran lunga il mare!

I genitori di Giacomo non erano ricchi, di più. Avevano una ventina di chalet sul Monte Livata vicino Roma. Durante le feste li affittavano a prezzi esorbitanti ai turisti disposti a tutto per un po' di neve.

Io, invece, odiavo tutto ciò che poteva essere collegato al freddo, per non parlare del fatto che per andare in montagna, serviva l'attrezzatura "siberiana": stivaloni, cappotti, guanti, maglioni, pantaloni super felpati.

No, preferivo di gran lunga le spiagge assolate...

« Eddai! Così passiamo il Capodanno tutti e quattro insieme! » provò a convincermi.

« Senti... sai come la penso riguardo alla montagna... » provai a dire.

Alessia passò il telefono a Giacomo « Ho capito, allora proverò a convincere Stefano! » disse riagganciando.

In preda al panico, composi subito il suo numero, ma quei due erano stati più veloce di me: trovai il telefono occupato.

"Merda!"

Dopo quella che sembrò una eternità, mi arrivò il messaggio della tim che mi avvisava che "l'utente" era di nuovo raggiungibile.

« Ste » esordii, senza neanche un "ciao" « dimmi che hai detto di no riguardo alla montagna! » lo pregai, incrociando le dita.

Lui rimase per qualche istante in silenzio « Mi hanno detto che tu avevi detto di sì e che quello da convincere ero io... »

"Ma guarda che bugiardi!" pensai.

« Ma non è vero! Io odio la montagna! » ringhiai.

« Vabbé, che ci posso fare? Mi avevano detto che avevi accettato... » provò a scusarsi.

« Adesso mi sentono! »
Stefano sospirò « Dai, che sarà mai? Sono solo tre giorni... lascia stare » e immaginai stesse sorridendo.

« Ma tu ci sei mai stato in montagna? » domandai incredula.

« No... »

"Ecco spiegato tutto"

« Dai che ci divertiamo! » provò a convincermi.

Erano tre contro una... non avevo chance... anche perché l'ultima volta che avevo detto di non voler andare, mi vennero a prendere letteralmente di peso (e non sto scherzando!): Giacomo mi prese in braccio caricandomi in macchina mentre Alessia mi preparava in fretta e furia la valigia...

Certo, mi divertii, ma i metodi "coercitivi" non mi erano mai andati a genio.

« E va bene, andiamo in montagna » sospirai.

 

Durante il viaggio, scoprii che Stefano non sapeva mettere le catene alle ruote.

« Leggi le istruzioni! » mormorai in preda ai brividi di freddo. Ci eravo fermati ad una piazzola di sosta ed eravamo scesi entrambi per capire come fare.

« Sono in tedesco! » sbraitò « Tu sai il tedesco?! »

« Ma perché le hai prese in tedesco? » sbottai. Mi strinsi ancora di più nel giaccone.

« Non sono mie, ma di Tommaso! »

Sbuffai. Mi feci passare il foglio.

C'erano le istruzioni in tedesco, in russo e in cinese, ma in inglese no!

Provai ad orientarmi con i disegnini e con Stefano provammo per circa un'ora.

Passò una pattuglia della polizia che si fermò e ci guardò storto, dato che eravamo entrambi piegati per terra.

Ora che ci penso, visti dall'esterno, poteva sembrare una situazione compromettente...

« Ragazzi, che succede? » domandò un polizziotto scendendo dalla macchina e guardandoci male.

Ci alzammo entrambi in piedi.

« Abbiamo problemi con le catene... » disse Stefano mettendo il broncio.

L'uomo ci guardò con un cipiglio alzato.

« Avete letto le istruzioni? »

"No, genio, andiamo a tentativi!"

« Sono in tedesco... » dissi.

Il polizziotto si riprese subito.

« E che problema c'è? » domandò, poi si voltò verso l'altro polizziotto « Ferdi, vieni un attimo! »

Un uomo alto e corpulento ci raggiunse.

« Traduci un po' » disse passandogli le istruzioni. Il polizziotto le osservò attentamente e cominciò a tradurre.

« Sua moglie è tedesca, quindi conosce la lingua » disse il primo con un sorriso.

Non ricordo quante volte li ringrazziammo per averci aiutato.

Dopo circa mezz'ora ci trovammo circondati da una morbida (almeno così sembrava) coltre bianca.

Arrivammo all'indirizzo che Giacomo ci aveva dato, allo chalet numero 23.

Era una piccola baita di legno e pietra, con tanto di porticato con tre scalini. Vicino alla porta, il "23" era scritto con caratteri molto grandi.

« 23, cominciamo bene » borbottai innervosita dal vento gelido che aveva cominciato a soffiare.

« Ma... Alessia e Giacomo? » chiese Stefano. Cominciammo a guardarci intorno e poco più in là riconobbi la macchina del mio amico.

« Perché è parcheggiata davanti al 22? » domandai mentre venivo percorsa da un brivido.

« Avranno sbagliato a darci l'indirizzo » ipotizzò Stefano. Cominciammo ad arrancare sulla neve verso la baita accanto. 50 metri equivalevano a 2 kilometri con tutto quel ghiaccio.

Arrivati davanti allo chalet 22, bussai con vigore.

Poco dopo, Alessia mi venne ad aprire con una cioccolata calda e fumante in mano. Senza dire una parola mi consegnò una chiave. La guardai confusa.

« Voi state allo chalet 23 » disse semplicemente.

« Che vuol dire "voi"? Non stiamo tutti insieme? » domandai in preda al panico.

Alessia scosse la testa con un sorriso malizioso « Ceneremo tutti insieme la sera, ma la notte ognuno nella sua baita »

Poi mi si avvicinò « Pensavo volessi un po' di privacy » sussurrò.

Avvampai all'istante.

"Io e Stefano nello stesso chalet da soli?"

Non sapevo cosa rispondere, così balbettai qualche tentativo di convincerla.

Non ero pronta per tutta questa "intimità"! Già stare tutti insieme era diverso.

« Dai, andate a disfare i bagagli » disse ridacchiando.

Quando chiuse la porta, mi girai tra le mani la chiave. Attaccato ad essa, c'era un portachiavi di legno con sopra inciso il numero "23".

"Che fortuna" pensai mentre il mio cuore partiva all'impazzata. Il problema era spiegarlo a Stefano. Come facevo a dirgli che i miei amici avevano perso completamente la testa?

Lui intuì i miei pensieri « Chalet da soli, giusto? » mormorò ridendo.

Mi limitai ad annuire. Stare dietro alle idee di Alessia stava diventando davvero un problema.

 

Quando aprii la porta dello chalet numero 23, quello che mi si parò davanti mi lasciò letteralmente a bocca aperta.

Era costituito da un salone enorme con un letto matrimoniale praticamente all'entrata, due divani bianchi posti davanti ad un camino, un tavolo in legno massiccio e una cucina stile rustico. In tutta la casa era un alternarsi di bianco e marrone. Inoltre sul pavimento c'erano diversi tappeti colorati.

"Un momento... letto matrimoniale?!"

Neanche il tempo di formulare un pensiero coerente che Stefano si era già lanciato sul letto.

Mi venne da sorridere. Cercai di arrivare nel salotto, ma non mi accorsi che il ragazzo aveva buttato per terra le sue valigie.

Inciampai e feci un mezzo urlo prima di cadere. Atterrai sul letto accanto a lui.

« Uh uh, cominciamo subito? » domandò divertito, vedendomi a mezzo centimetro da lui. Avvampai di rossore e subito mi sedetti.

« Fai vedere che sei uomo e accendi il camino » mugugnai imbarazzata.

« Agli ordini! » disse ridendo.

 

« Vado a fare un giro » urlai mentre mi chiudevo la porta dello chalet dietro.

« Va bene, io vado a farmi una doccia! » urlò lui di rimando.

Non appena mi trovai in mezzo alla neve, ebbi un attimo di ripensamento.

"Wow che freddo!" pensai rabbrividendo. Mi strinsi forte nel cappotto.

Intorno a me c'erano una serie di baite uguale alla nostra.

"Magari faccio un salto da Alessia" pensai mentre i miei piedi affondavano nella neve alta.

"Però..." pensai "Se loro non sono ancora venuti da noi..." la risposta era una sola: avevano "altro da fare".

No, era meglio andare a fare un giro per conto mio. "Tanto, cosa può accadermi di male in montagna?" pensai ironica, mentre nella mia mente si palesavano immagini di spiagge assolate.

Mi sfregai le mani con i guanti e cominciai a girovagare.

Ovunque c'erano bambini che giocavano tirandosi palle di neve.

Una piccola peste, una bambina che non doveva avere più cinque anni con dei biondi, lunghi capelli ricci me ne tirò una addosso.

Le lanciai un'occhiataccia e mugugnò delle scuse. Non ero proprio in vena di giocare. Il solo dover passare una notte con Stefano mi metteva ansia.

"Ma voi due avete già passato una notte insieme" disse una vocina nella mia testa. Era vero, ma non era proprio la stessa cosa!

Soprappensiero, incappai in una radice che sporgeva dalla neve e caddi ruzzolando per qualche metro.

Mi andai a schiantare contro un ammasso di neve enorme. Bagnata e infreddolita, mi ritirai su massaggiandomi la schiena.

« Ahi! » mormorai dolorante. Ero proprio imbranata, un pericolo per me stessa. Possibile che inciampavo a tutto spiano?

Alle mie spalle sentii un bambino scoppiare a piangere.

« CHE COSA HA COMBINATO! » urlò una voce femminile alle mie spalle. Mi voltai nella speranza che non si riferisse a me.

Ovviamente con chi altri poteva parlare?

A quanto pare ero ruzzolata distruggendo il pupazzo di neve di un bambino.

« Mi... mi dispiace » mugugnai intimorita dalla donna: alta, con tratti spigolosi e decisamente robusta.

« Mi dispiace? Mi dispiace?! » mi rimbeccò lei. La vidi scattare verso di me, così presi la decisione di correre via.

"Però, veloce la signora!" pensai preoccupata, mentre lei riduceva di tanto la distanza che ci separava.

Corsi a perdifiato e cominciai a nascondermi dietro i vari chalet. La donna, come un doberman, scrutò le prime baite. Lanciai un'occhiata al numero 23: non era poi tanto distante. Con uno scatto avrei raggiunto la salvezza.

Sfruttai un attimo di distrazione della donna per lanciarmi verso lo chalet. Appena arrancai alla porta, entrai senza esitare e mi chiusi la porta alle spalle, girando accuratamente il chiavistello.

Sospirai di sollievo. Ero in salvo.

Il calore del camino acceso mi diede subito sollievo.

Sentii Stefano canticchiare allegramente "I'm walking on sunshine" mentre la porta del bagno si apriva e lui usciva.

Completamente nudo e bagnato, si stava frizionando i capelli con un asciugamano, dirigendosi verso il letto.

Sgranai gli occhi.

"Porca miseria!"

Stefano spostò lo sguardo su di me. Divenne immediatamente rosso e si portò l'asciugamano all'inguine e corse nuovamente in bagno.

« Ma por...! » cominciò a imprecare in varie lingue del mondo, mentre io non avevo il coraggio di muovermi da dove ero.

« Ma che ca... non avevi detto che uscivi! » urlò da dietro la porta.

« Sc... scusa! » mugugnai.

Avevo visto... tutto!

"Merda, che situazione!" pensai portandomi le mani in faccia.

Poco dopo, Stefano uscì nuovamente dal bagno, fumante di rabbia.

Questa volta si era legato l'asciugamano in vita.

Quando incrociò il mio sguardo, mormorò « Tanto ormai hai visto tutto! » e cominciò a vestirsi, incurante che io fossi ancora vicino alla porta.

Indossò i boxer, un jeans e un maglione.

Mi sedetti sul letto a gambe incrociate, fingendo di non guardarlo.

Mi limitavo di tanto in tanto a sbirciare.

Cavolo, era incredibilmente sexy!

Sarebbero stati tre giorni lunghissimi.

Si buttò sul letto, poggiandomi la testa sulle mie gambe.

« Mi dispiace » dissi nuovamente, guardandolo in modo supplichevole.

Lui fece una smorfia.

« No, non basta, occhi per occhio, dente per niente » recitò.

« Tu mi hai visto nudo » borbottò indispettito « ... ora sono io che devo vederti nuda! ».

Spalancai gli occhi.

"Ma che sta dicendo?!"

« Eh? »

Lui, notando la mia espressione, scoppiò a ridere.

« Dai che scherzavo! » disse buttandosi completamente su di me. Mi ritrovai quindi sotto di lui.

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata. Era terribilmente eccitante trovarmi così vicina a Stefano. La razionalità abbandonò la mia mente, mentre l'adrenalina entrava in circolo.

Mi guardò a mo' di sfida e ridacchiando si tirò su a sedere, come feci io.

Mi rivolse un sorriso dolce. Era di una bellezza sconvolgente.

Io allungai le braccia verso di lui, attirandolo a me.

Con un rapido gesto e cogliendolo di sorpresa, lo baciai.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Che dire... spero di avervi colto di sorpresa con l'ultima frase (e in generale con tutto il capitolo xD)! Fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosissima di leggere le vostre recensioni!!

Come sempre, ringrazio chi recensisce: DolceVenereDiRimmel90, Blackbird_, rosaRosa e BluSelene, grazie davvero **

Un abbraccio, al prossimo capitolo!!

Ladyvampiretta

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Capitolo 9
*** 9 ***


Non credevo di essere capace di un gesto tanto espansivo, eppure eccomi lì, sul letto a baciare Stefano.

Lui mi posò le mani sui fianchi e mi attirò a se', facendomi fremere.

Gli passai le mani tra i capelli mentre ci baciavamo.

Quando ci staccammo per riprendere fiato, ci guardammo negli occhi.

Nei suoi, scorsi il desiderio. Ci sorridemmo a vicenda, mentre il mio cuore rallentava i battiti.

Mi morsi il labbro e Stefano mi tirò nuovamente a se' per un nuovo bacio.

<< Cre... credo che dovremmo andare da Ale e Giacomo >> mormorai con un mezzo sorriso. Lui annuì ed scendemmo dal letto.

 

<< Yu- uh? Ragazzi? Ci siete? >> Alessia interruppe i miei pensieri.

<< Come? >>

Lei incrociò le braccia << Siete completamente assenti! >>

<< Vi fa schifo quello che ho cucinato? >> chiese Giacomo, offeso, guardando il suo piatto.

<< No, no, è buonissimo >> rispose Stefano prendendo un'altra forchettata delle lasagne.

Feci lo stesso. In realtà la cucina era l'ultimo dei miei pensieri. La scarica che sentivo verso Stefano era evidente. Era come una calamita, sentivo il bisogno di toccarlo, di averlo più vicino... ma non mi sembrava il caso davanti agli altri.

Il mio gesto improvviso aveva cambiato qualcosa tra me e Stefano? Potevo ancora dire di non sentire niente? Perchè un bacio, dato per di più di mia iniziativa, mi aveva destabilizzata tanto?

<< Siamo un po' stanchi per il viaggio >> mormorai alzando le spalle. Non era completamente vero, ma di certo non potevo dir loro le reali motivazioni.

Per lei io e Stefano stavamo insieme da settimane!

Finimmo di cenare in silenzio e subito dopo io e Stefano ce ne tornammo allo chalet numero 23.

<< Domani vi preparerò qualcosa di meglio, ve lo prometto! >> disse Giacomo sulla porta con un sorriso incoraggiante.

<< Guarda che era tutto buonissimo Giacomo, complimenti >> rispose Stefano.

Entrammo in silenzio nella baita.

Faceva un caldo assurdo all'interno, visto il camino acceso.

Mi rifugiai in bagno con la mia borsa e mi infilai la camicia da notte, pensierosa.

Sarebbe successo qualcosa stanotte? Non lo sapevo e quell'incertezza mi logorava. Mi guardai allo specchio del lavandino: i capelli mi ricadevano morbidi sulle spalle e la camicia da notte avana delineava il maniera delicata le curve del mio corpo fino al ginocchio.

Sospirai nuovamente ed uscii dal bagno.

Stefano era già nel letto, sotto le coperte. Leggeva un libro Dan Brown dalla copertina scarlatta. Mi guardò giusto un attimo di sfuggita mentre mi infilavo nel letto con lui, raggomitolandomi in un angolo.

"Perché mi vergogno così tanto? Perché ogni volta che mi avvicino a lui sento poi un gelo scendere tra noi? Sarà la consapevolezza che è un attore e non il mio ragazzo?" pensai stringendomi nelle coperte. Stefano doveva aver spento il camino e la temperatura era scesa di molto nella casa.

Sospirò e sentii il letto muoversi. Mi girai incuriosita. Lo trovai seduto sul letto a gambe incrociate, esattamente come qualche ora prima.

Mi rivolse uno sguardo pensieroso.

<< Ti devo parlare >> mormorò senza staccare gli occhi dai miei.

Venni percorsa da un brivido. Odiavo quelle parole.

"E se adesso vuole dirmi che non vuole più lavorare per me? Se non vuole più vedermi? E se mi dice che in realtà è gay?" I battiti del mio cuore accelleravano mentre mi sedevo nello stesso modo, davanti a lui.

<< Ok >> dissi soltanto con un filo di voce.

Stefano sospirò nuovamente.

<< Non ce la faccio a nasconderti questa cosa... >> mormorò abbassando lo sguardo << ... me lo tengo dentro da tanto tempo, anche se penso che tu lo abbia già capito...>>

L'ipotesi che fosse gay cominciò a prendere sempre più piede in me, ma non dissi nulla. Lo guardai impassibile.

Fece una mezza risata << Ti ricordi il giorno in cui mi hai mandato la mail chiedendomi aiuto con i tuoi amici? >> era una domanda retorica, eppure annuii. Come potevo dimenticare?

Continuò alzando lo sguardo << Qualche ora prima avevo mandato una mail al sito "S.O.S Amore" con la richiesta di cancellare il mio nome dalla lista >>

Strabuzzai gli occhi.

<< Volevi cancellarti? Perché? >> domandai curiosa.

Sospirò nuovamente << Mi ero iscritto per gioco insieme a Tommaso... una specie di sfida >> borbottò imbarazzato.

<< Però nessuna ragazza mi aveva mai cercato... come avrai capito, la maggior parte delle ragazze preferisce Sebastian a me >> continuò e fece una mezza risata amara.

"Tu sei la prima" Ricordai che aveva detto quelle esatte parole alla nostra prima uscita di gruppo. Ecco cosa significava!

<< Quando aprii più tardi la casella di posta, c'erano due mail: quella del sito e quella di una ragazza... >> fece una pausa e mi sorrise << indovina di chi sto parlando >>. Sorrisi a mia volta, anche se dentro di me sentivo ancora l'ansia. Non riuscivo, agitata com'ero, a capire dove volesse andare a parare.

<< Lessi la tua richiesta velocemente e decisi di accettare, giusto per vedere cosa ero in grado di fare... >> si passò una mano tra i capelli << Se dopo il nostro primo incontro sei tornata sul sito, ti sarai accorta che non c'ero già più >>.

Scossi la testa. Mi ero fidata cecamente di lui.

"Sono stata una specie di sfida per lui?" pensai, ma non era quello che mi turbava più di tant.

<< Quindi mi hai mentito? >> sibilai tra i denti. Anche se il mio tono era certamente di accusa, non volevo puntargli il dito.

Stefano abbassò la testa, annuendo debolmente.

<< Ed è per questo che non hai mai voluto i soldi? >> chiesi addolcendo il tono. Ora tutto cominciava ad avere senso. Gli occhi di Stefano non incontrarono i miei. Evidentemente lo avevo ferito con la domanda precendete.

Poi alzò lo sguardo per incrociare il mio.

<< Già... ma non era solo per questo >>. Sussurrò avvicinandosi. Avvampai immediatamente, sentendo il calore diramarsi per tutto il corpo.

<< Io... dal nostro primo bacio in metro ho... cominciato a sentire qualcosa per te >> disse con fermezza guardandomi negli occhi, anche se le parole sembravano faticare ad uscire.

<< Penso di essermi innamorato di te >> continuò sempre guardandomi negli occhi con un dolce sorriso.

Mi sciolsi immediatamente, mentre sentii tutte le emozioni positive attraversarmi.

Sorrisi a mia volta. Tornai con la mente a tutti i giorni passati insieme e non potevo più far finta di non provare niente per lui. Dopotutto, lui c'era sempre quando avevo bisogno di lui... c'era anche senza fare domande, capiva che c'era qualcosa che non andava semplicemente guardandomi negli occhi. Improvvisamente, tutta la sofferenza dei mesi passati sembrò dissolversi nel nulla.

Feci per parlare, ma il suo abbassare lo sguardo mi gelò.

<< Se non vorrai più vedermi dopo tutto quello che ti ho detto, capirò >>.

Ok, era il momento della confessione.

<< Stefano, io non ho mai sospettato niente, eppure dal nostro primo incontro ho capito che sei un ragazzo fantastico... >>. Lui alzò lo sguardo su di me, in silenzio.

<< C'eri sempre quando avevo bisogno di te, mi facevi ridere quando ero triste e mi hai difeso da Andrea... non mi importa se mi hai mentito riguardo al lavoro perché anche io penso di essermi innamorata di te >> e mentre pronunciavo queste parole tutte d'un fiato, sentii una lacrima inumidirmi gli occhi. Confessare tutte queste cose ad alta voce fu uno sforzo enorme.

"Ma ne vale la pena" pensai senza abbassare gli occhi. Vidi che anche lo sguardo di Stefano si illuminava. Fece una mezza risata mentre mi sfiorava il viso con dolcezza, come se avesse paura si farmi male.

Mi prese delicatamente il mento e mi avvicinò a se', baciandomi con dolcezza e passione insieme. Le mie mani si insinuarono nei suo capelli, mentre le sue percorevano il profilo del mio corpo sulla camica da notte. Rabbrividii eccitata dal suo tocco.

Avevo preso la mia decisione, non mi sarei lasciata scappare Stefano, per nessuna ragione al mondo.

"Mi sono innamorato di te" le sue parole rimbombarono nella mia testa, anche mentre lui mi faceva stendere sul letto, stagliandosi sopra di me.

Ci spogliammo a vicenda sempre senza smettere di baciarci. Lo desideravo sempre di più. Il mio cuore partì in quarta quando premette il suo corpo caldo contro il mio, fino a diventare un tutt'uno. La nostra divenne una danza di corpi in perfetta sintonia tra loro. C'eravamo desiderati e cercati per lungo tempo. Finalmente c'eravamo trovati.

La notte scese su di noi, cullandoci nella sua oscurità.

 

 

Angolo dell'autrice:

E' con profonda tristezza che pubblico il penultimo capitolo della mia storia...già mi mancano tutti i personaggi (e io sono l'autrice!!) Comunque, spero che questo capitolo abbia chiarito tutti i dubbi (semmai qualcuno ne avesse avuto uno). Ci tengo a ringraziare chi mi ha recensito il capitolo precedente: DolceVenereDiRimmel90, Blackbird_, rosaRosa, BluSelene e Summer_JB, grazie a tutte :)

Come sempre, vi chiedo di lasciarmi una recensione per dirmi se il capitolo vi è piaciuto o meno!!

Comunque, pronti per l'epilogo??

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

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Capitolo 10
*** 10 - Capitolo extra ***


 

 

Il lieto fine esiste, anche se

non si manifesta come ci aspettavamo [M.]

 

 

<< Dai Ste! Che parte il volo! >> dissi ad alta voce mentre scendevamo dal taxi.

<< Ma siamo a Fiumicino con quattro ore di anticipo! Non s'è mai visto un aereo che parte prima, al massimo in ritardo! >> scherzò lui lasciando una mancia al tassista, mentre lo aiutava a tirar fuori i bagagli dalla macchina.

Sospirai e feci per prendere il mio trolley.

<< Li porto io >> borbottò tirandosi dietro anche la sua valigia, ma così facendo, non riusciva a camminare bene e rischiò più volte di inciampare.

Presi il mio, scuotendo la testa.

"Sempre testardo".

Andammo al check-in con i nostri biglietti.

<< Madrid, non vedo l'ora >> saltellai sul posto eccitata. Lui ridacchiò.

<< Dì la verità, questo è il primo viaggio che fai senza Alessia e Giacomo >> e mi strinse in un abbraccio.

<< Sì, penso che mi mancheranno in queste due settimane >> risposi contro la sua maglietta. Il suo profumo mi inebriò e mi lasciai cullare dalla sua stretta.

Era vero, in un certo senso, mi sarebbero mancati. Ma il viaggio che mi si prospettava con Stefano era il sogno di una vita: andare in Spagna con un ragazzo meraviglioso di cui ero veramente innamorata. Chiusi gli occhi, sognante.

Lo sentii ridacchiare.

<< Stai certa che non ti mancheranno >> e rise per non so quale pensiero.

Non ci badai molto. Perché poi? Avevo saldato il debito con il mio karma, non poteva avercela ancora con me, no?

No?

Lui alzò un braccio per salutare qualcuno ed ebbi un fremito.

Nei cartoni animati, il gelo improvviso che senti è "l'aura minacciosa" di qualcuno (stile DragonBall), nella realtà è il "sesto senso" di una donna che non sbaglia mai.

<< Merda >> borbottai, mentre il brivido freddo si faceva strada dentro di me.

Mi scansai da Stefano e scoprii che i miei timori erano fondati.

<< Ali! >> urlarono all'unisono Alessia e Giacomo, facendo girare verso di me tutti i presenti nell'aeroporto.

Volevo sotterrarmi.

"Datemi una pala che mi scavo la buca da sola!"

"Non di nuovo!"

Mi girai verso Stefano e lo fulminai con lo sguardo.

Lui scosse la testa, ridacchiando.

Quando la coppietta ci si avvicinò, vidi il mio ragazzo sospirare.

<< Non dovevate "non destare sospetti"? >> rise mimando le virgolette.

Giacomo alzò le spalle, rivolgendosi a me << Che fortuna che ci incontriamo all'aeroporto! Noi andiamo a Madrid, voi? >> domandò con l'espressione di finto stupore.

<< Barcellona >> dissi facendo una linguaccia.

Alessia sbiancò << Come Barcellona? Gia', dobbiamo farci cambiare il biglietto! >> disse al fidanzato preparandosi a scattare verso il check -in.

Risi.

<< Sto scherzando, Madrid anche noi, guarda il caso! >> risposi, portandomi le mani sui fianchi. Stavo al gioco. Stefano rise con me.

Non mi dispiaceva più di tanto. Sapevo che sarebbero venuti anche loro, Stefano non era mai stato bravo a fingere. Ormai consideravo Alessia e Giacomo come due fratelli, almeno non mi torturavano più con il "cerca-un-fidanzato-per-Alice". Con l'arrivo di Stefano c'avevano rinunciato.

Mi sentivo più rilassata e tranquilla.

Non avevo più confessato loro di come avevo conosciuto Stefano. Perché avrei dovuto? Conoscendoli, non l'avrebbero presa bene. Forse un giorno glielo avrei raccontato.

Stefano mi strinse la mano, avicinandomi a se' e scoccandomi un veloce bacio sulle labbra.

Tutti e quattro ci imbarcammo per Madrid.

"Spagna, stiamo arrivando!"

 

 

THE END

 

Il lieto fine esiste in tutte le favole. Fate della vostra vita una favola. [C.C.]

 

 

Angolo dell'autrice:

Ed eccoci arrivati alla fine della mia storia. Che mi dite? Vi è piaciuta? :)

Se non l'avete notato, sono una sostenitrice del lieto fine (sperare non costa nulla, oh! xD) Bene, sono proprio curiosa di leggere le vostre recensioni! Come sempre, ringrazio Blackbird_, CassieJane, BluSelene, DolceVenereDiRimmel90, rosaRosa. Grazie per avermi recensito fino alla fine.

Alla prossima storia!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

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