We belong together

di JustBelieve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** There's nowhere to hide. ***
Capitolo 2: *** I'll be there. ***
Capitolo 3: *** Can you hear me? ***
Capitolo 4: *** We're not broken, just bent. ***
Capitolo 5: *** Now or never. ***
Capitolo 6: *** It's not over tonight. ***
Capitolo 7: *** "There's so much I need to say to you". ***



Capitolo 1
*** There's nowhere to hide. ***


"There's nowhere to hide".





Come ogni venerdì sera, Darren Criss stava armeggiando in cucina, alla ricerca di qualcosa da mangiare.

Era tornato poco prima da lavoro, distrutto dopo ore di prove con Zach, il quale non gli lasciava neanche il tempo di respirare. Per non parlare poi delle scene da girare, erano sempre tante e lo sfinivano ogni volta; quando credeva di averne fatta bene una, ecco che arrivava Ryan con il suo ‘Stop! Rifacciamola da capo”. E così passavano ore e ore a girare la stessa scena, fino a che non fosse andata bene al regista. A volte non gli andava bene la posizione dei personaggi o non era soddisfatto dell’interpretazione degli attori, i quali non aspettavano altro che lui dicesse loro che per quel giorno avrebbero finito, stanchi quant’erano. Una volta finito, si salutavano come ogni giorno e scappavano a casa, lontani dalle grida di Ryan e da quelle di Zach.
Spesso Darren si chiedeva come ci riuscisse, come facesse a lavorare incessantemente per tutte quelle ore per poi tornare a casa ancora intero. Ma una ragione per cui resistere e lottare con tutte le sue forze ogni giorno per non crollare, lui ce l’aveva: si chiamava Chris Colfer.
Il suo migliore amico, la persona su cui contava di più al mondo. E della quale si era innamorato.
Sì, avete capito bene: Darren Criss aveva una tremenda, incondizionata e spesso dolorosa, cotta per il suo collega di lavoro, il quale, ovviamente, non ne era a conoscenza.

Gli basta un suo semplice sorriso per stare bene per una giornata intera. Non desiderava altro che passare del tempo con lui e così approfittava di ogni momento per parlarci, incantarsi nei suoi occhi color cielo e ammirarlo da lontano.
Spesso lo attirava a sé con le scuse più sciocche, non si lasciava sfuggire quelle occasioni cui poteva anche solo sfiorarlo e Chris, d’altro canto, non si tirava mai indietro.

“Aspetta, hai una ciocca di capelli messa male, fattela sistemare!”
“Oddio, Chris, sto per cadere, reggimi”
“Toh, guarda: una Diet Coke! La vuoi? Vieni a prendertela”

E come era solito fare, Chris lo assecondava, qualsiasi cosa dicesse o gli chiedesse.
D’altra parte erano migliori amici, non c’era niente di male in tutto ciò.
Questa era una delle ragioni che fermava Darren dal confessare i suoi sentimenti all’amico: non voleva perderlo. Quel ragazzo era divenuto talmente tanto importante per lui, che preferì nascondersi tutto dentro pur di non rovinare la loro amicizia.
Non ce l’avrebbe mai fatta senza Chris, di questo era certo, perciò decise di seppellire i suoi sentimenti e continuare a vivere come niente fosse successo.

Ovviamente non fu semplice come credeva all’inizio: era costantemente distratto, mille pensieri in testa e tanta voglia di urlare al mondo e a Chris quelle tre paroline magiche che non ne volevano sapere di uscire dalla sua bocca.
Sperava si trattasse di una cotta passeggera perciò decise di non darci molto peso e di andare avanti affincè non gli fosse passata del tutto.
Da quella decisione, però, erano passati già ben tre mesi, e Darren era stanco.
Stanco di fingere che andasse tutto bene, stanco di quella situazione che gli appesantiva il cuore, di quelle fitte allo stomaco che lo colpivano ogni volta che il soprano gli sorrideva, o semplicemente gli lanciava uno sguardo ingenuo. Ma ciò che gli faceva più male, era la consapevolezza che Chris non ricambiasse i suoi sentimenti.

Fu quando la situazione divenne troppo pesante, quando anche respirare gli faceva male, che Darren Criss si rese conto che ciò che provava per l’amico era amore e non più una semplice attrazione fisica.
Come se non bastasse, i due colleghi passavano molto tempo insieme e spesso il moro trovava difficoltà a trattenersi quand’erano da soli, specialmente durante le loro maratone di film, nelle quali il soprano aveva il ‘vizio’ di tenere Darren tra le braccia per tutta la durata del tempo, senza lasciarlo un attimo.
Capitava, poi, che Chris rimanesse a dormire a casa sua, quand’era troppo stanco per guidare e se lo trovava a girare in biancheria per casa, come niente fosse. Questi erano i momenti in cui il ragazzo dagli occhi verdi malediva se stesso: come poteva continuare a sopportare una situazione simile?
Già il solo doverlo vedere sul set tutti i giorni lo scombussolava, figuriamoci averlo per casa mezzo nudo!

“Un giorno di questi ti salto addosso, Colfer.” pensava fra sé e sé.

Ma lo faceva, continuava a permettergli di entrare nella sua vita, sconvolgerla per poi svegliarsi la mattina successiva e ritrovarsi allo stesso punto di partenza, con l’altro ancora in boxer e lui senza più un briciolo di dignità rimasta.
Nonostante ciò, continuava a soffrire in silenzio perché Darren avrebbe preferito morire piuttosto che rimanere senza colui che ormai considerava l’amore della sua vita.

Era così che dovevano andare le cose. Nessuno avrebbe dovuto saperlo. E lui era un attore eccezionale, poteva farcela. Poteva continuare a fingere, senza destare alcun sospetto.
Ben presto però, le persone vicine a lui cominciarono a rendersi conto che qualcosa non andava; non era più lo stesso ragazzo spensierato e allegro di qualche mese prima e non ci volle molto prima che la gente cominciasse a fargli domande, a preoccuparsi per lui.

Il primo a capirlo, fu la causa delle sofferenze di Darren.

Chris.

Senza pensarci due volte, il soprano, quella mattina era entrato nel camerino del ragazzo riccioluto.
Non badò neanche al fatto che questi fosse già impegnato a strimpellare la chitarra; entrò e si chiuse la porta alle spalle.
L’altro lo guardò con aria interrogativa, come a dire “ Che diavolo stai facendo?”

-“Mi spieghi cos’hai ultimamente? Cosa ti sta succedendo? – chiese il soprano visibilmente preoccupato per l’amico.

“C’è che ti amo, stupido. C’è che ti voglio” avrebbe voluto dirgli il moro.

Invece si trattenne come sempre, rispondendogli con un semplice:

“-Va tutto bene, Chris, non preoccuparti”.

“-Non me la bevo questa, Criss. Ti conosco troppo bene ormai e so che qualcosa decisamente non va. Non mentirmi”.- ribattè il ragazzo dagli occhi color cielo.

“- Ti prego, Chris, sto bene, davvero! Sono solo un po’ stanco, saranno tutte le ore di sonno arretrato che devo recuperare. Ora vai, altrimenti Ryan ti spenna se non ti trova” – disse il moro con la speranza di poter tornare a soffrire in pace, per conto proprio.

-“Che fai, mi butti fuori? Sappi che non mi arrenderò finché non ti deciderai a spiegarmi cos’hai. Non ti libererai di me, Criss”. – rispose il soprano incamminandosi verso la porta.

Dopo quella breve ‘chiaccherata’, Darren tentò di evitare Chris in tutti i modi, arrivando persini a nascondersi nei bagni del set (l’unico posto in cui l’altro ancora non l’aveva seguito quel giorno), pur di non trovarsi di nuovo faccia a faccia con lui.

“Dannazione, Colfer “ – pensò “Lo vuoi capire sì o no che è proprio da te che devo stare lontano?”.

Tuttavia, sapeva che l’altro non si sarebbe arreso tanto facilmente ed è per questo che, quando quella sera sentì qualcuno bussare alla porta, non si meravigliò.

Senza esitare, andò ad aprire la porta, trovandosi di fronte un Chris leggermente scocciato.

-“Buonasera anche a te, Chris” – disse sarcastico –“ A cosa devo ques-?”.

Non riuscì a terminare la frase in quanto il soprano, fulminandolo con uno sguardo, gli tirò uno schiaffo.

SBAM.

Uno schiaffo. Chris Colfer gli aveva appena tirato uno schiaffo.

Fu come se qualcuno gli avesse appena dato una coltellata al cuore.

-“Tu” –disse visibilmente amareggiato – “Come hai potuto farmi questo? Al tuo migliore amico? Come?”.

Darren si sentì del tutto spiazzato. Mai si sarebbe aspettato una reazione simile da parte del soprano.
L’aveva già visto arrabbiato altre volte, ma non era successo con lui, almeno fino a quel momento.
Dentro di sé, Darren conosceva il motivo, ma non l’avrebbe ammesso a sé stesso, figuriamoci a lui.
L’aveva fatto soffrire. Aveva ferito il suo angelo dagli occhi azzurri.
Come aveva potuto, come?

“Non è colpa sua se non mi ama” –pensò fra sé e sé – “non avrei dovuto trattarlo in quel modo”.

Ripresosi dai propri pensieri, il moro alzò gli occhi verso l’altro, il quale lo stava guardando, in attesa di una risposta.


-“Perché?” – domandò allora, con tono pacato.

- “Perché? PERCHE’? Ho passato tutta la giornata a cercarti come un cretino, per parlarti, sapere come stavi. Ho persino controllato dentro gli armadi, sotto i letti del set, ma tu non c’eri!

“-  Chris, mi dispiace. Io-“

- “Tu, COSA?” – lo ammutolì il soprano per poi continuare il discorso –“Ti ho cercato come un cretino, mi sono preoccupato a morte. Non sapevo dove fossi, se ti fosse successo qualcosa. Ti ho persino chiamato, ma non mi hai mai risposto” – continuò in tono accusatorio – “Sono arrivato al punto di chiamare gli ospedali per sapere se fossi in qualcuno di quelli. E tu che fai, invece? Sparisci per ore senza dirmi niente, dannato cretino che non sei altro. Quindi non chiedermi ‘perchè’, adesso.” – concluse infine con le lacrime agli occhi.

Il moro non sapeva cosa dire. Davvero Chris si preoccupava così tanto per lui? Davvero ci teneva così tanto?

L’altro aveva ragione, lui era totalmente un cretino, e lo sapeva.

Non aveva nessun diritto di trattarlo così. Se solo avesse avuto il coraggio di dirgli ciò che realmente provava, tutto sarebbe stato risolto, a parte, ovviamente, il suo cuore spezzato.

Senza dire una parola, prese la mano del soprano, la accarezzò dolcemente e se la portò sul cuore.

“Mi dispiace, credimi. Sono stato un deficiente, non avrei dovuto. E’ solo che ultimamente mi sento un po’ giu, probabilmente per via del fatto che non vedo quasi mai la mia famiglia ne i miei amici. Forse è solo il peso di essere una celeibità. Perdonami se ti ho fatto preoccupare, non accadrà mai più. Ti prego, Chris, sei il mio migliore amico” – disse, nonostante il dolore che le sue stesse parole gli stavano procurando- “non voglio pederti. Non lasciarmi da solo” – concluse, infine, con gli occhi lucidi.

In tutta risposta, il ragazzo dagli occhi celesti lo stinse in un abbraccio.

Non c’era bisogno di parlare, di giustificarsi.

Tutto ciò che anche Chris voleva, era che il suo migliore amico stesse bene.

Dopo diversi minuti, suo malgrado, il moro dovette staccarsi dall’abbraccio del più piccolo, in quanto aveva abbandonato la pentola che aveva messo sul fuoco pochi istanti prima.

- "Grazie”- sussurrò debolmente nell’orecchio dell’altro.

- “Non sei solo Dare, hai me. Ci sarò sempre” – rispose il soprano, sorridendogli dolcemente.

A quelle parole, il moro sussultò.

“Non potrò averlo come vorrei” – pensò – “ma almeno l’avrò sempre al mio fianco”

Passarono la serata insieme, abbracciati sul divano, con la consapevolezza che nessuno dei due avrebbe mai abbandonato l’altro.

Chris non sapeva e forse non avrebbe mai saputo quanto Darren lo amasse, quanto desiderasse stare con lui, ma in quel momento non importava.

Forse un giorno ce l’avrebbe fatta. Avrebbe affrontato la realtà e si sarebbe dichiarato al suo migliore amico.
Ma non quella sera, non avrebbe mai potuto creare la magica atmosfera che si era creata tra di loro.

Alcune ore dopo, il soprano stava dormendo beatamente appoggiato al moro, tenendolo stretto a sé, quasi come se avesse paura che potesse andarsene.

-“ Ti amo, Christopher Paul Colfer “ – sussurrò lentamente il ragazzo dagli occhi verdi  "- Ma tu non lo saprai mai”.

Quello che Darren non sapeva era che Chris aveva sentito ogni singola parola.










*Angolo dell'autrice

Innanzitutto, GRAZIE per aver letto questa storia! Se siete arrivati fin qui spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo e che vi abbia trasmesso qualcosa, come lo ha fatto a me mentro lo scrivevo.
Questa storia è nata dal nulla, tre ore fa ho avuto l'idea e l'ho scritta di getto (l'ispirazione va colta quando arriva u.u).
Essendo io una lettrice accanita di FF CrissColfer, mi ha sempre incuriosito il fatto che in moltissime storie, quello innamorato perso fosse sempre Chris evolendo una storia vista da Darren, l'ho scritta!
Era da un po' di tempo che pensavo di scriverla ma, aimè, non ho ho avuto il tempo.
In questo primo capitolo ho voluto introdurvi in particolar modo i sentimenti di Darren e spero di essere riuscita a trasmetterveli almeno un po'!
Nei prossimi capitoli verrà approfondito anche Chris e il loro rapporto (che qui ho introdotto più che altro).
Grazie infinite a quelle persone che già hanno messo questa storia nelle seguite, mi avete resa felicissima **
Grazie a chi lo farà, a chi deciderà di lasciarmi un parere su questa storia appena iniziata (:
Sottolineo che è la mia primissima long, abbiate pietà di me ç___ç
Detto questo, grazie a tutti! Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 2
*** I'll be there. ***


                                                                                             Can you hear me?



La mattina seguente, Chris Colfer si svegliò con un leggero  dolore alla schiena; inizialmente non si rese conto del perché di quelle fitte, ma gli bastò dare uno sguardo in basso per comprendere.
Darren stava ancora dormendo ed era completamente sdraiato sulle gambe del soprano, con la testa appoggiata sul suo ventre e le braccia avvolte intorno ai suoi fianchi.

“Ho dormito tutta la notte in questa posizione. Avrò i crampi per ore.” – pensò, mentre cercava di liberarsi dalla presa di Darren, il quale sembra non volesse lasciarlo andare.

Ben presto, però, Chris si rese conto che il moro non era l’unico ad essersi ‘avvinghiato’: lui stesso aveva le braccia avvolte attorno al ragazzo dagli occhi verdi e come se non bastasse, una mano era posata sulla guancia di quest’ultimo, a mo’ di carezza.
Visto che l’altro non ne voleva sapere di svegliarsi, ne tantomeno di lasciarlo andare, Chris approfittò di quel momento per osservarlo.
Aveva morbidi capelli ricci, neri.
Dio solo sa quanto il soprano amasse quei ricci e quanto gli sarebbe piaciuto poterci passare una mano sopra ed accarezzarli delicatamente.
Ma non poteva farlo. Non doveva.
Loro erano e sarebbero stati solo amici, niente più di questo. 
Ed il soprano non avrebbe mai permesso che la loro amicizia fosse rovinata da qualche ingenuo pensiero di troppo.  Non importava quanto amasse ogni singola cellula del corpo di quel ragazzo, ne di quante volte fosse stato tentato di baciarlo. Lui lo avrebbe sempre considerato un amico, nient’altro.

Questo pensava mentre, distrattamente, lasciava scivolare le dita tra quei morbidi ricci, godendosi la sensazione che gli quel gesto inaspettato provocava.
Era consapevole del fatto che non gli era permesso, che non ne avesse il diritto, ma scoprì ben presto che guardare Darren dormire,  era qualcosa di incredibilmente bello. E gli piaceva.

“No, no, no. Christopher,  smettila all’istante. Non ci pensare neanche. E’ tuo amico. Non puoi farlo” – si riprese dentro di sé.

Si staccò lentamente dalla presa del moro e facendogli un’ultima carezza, si alzò, facendo attenzione a non svegliarlo.
Una volta arrivato in cucina si mise a lavoro per preparare la colazione, rendendosi conto che conosceva quella cucina a memoria.
Sapeva quale fosse il posto di ogni cosa, dalle posate alle provviste. Aveva passato talmente tanto tempo in quella casa che ormai, la reputava un po’ come se fosse anche sua.
Tante erano state le volte in cui avevano mangiato insieme in quella cucina ed altrettanti erano i battibecchi su chi avrebbe dovuto cucinare e chi invece avrebbe dovuto sistemare il tutto.
Ovviamente, il moro non permetteva all’altro di fare quasi niente quando questi era a casa sua, così decisero di fare un patto: Chris avrebbe cucinato e Darren si sarebbe occupato di sistemare la tavola e dei piatti da lavare.
Il soprano conosceva le abitudini di Darren quasi meglio delle proprie; sapeva cosa gli piacesse mangiare, cosa no. Conosceva le sue debolezze e le sue forze meglio di chiunque altro.
Quel ragazzo era ormai diventato un libro aperto per il soprano: non c’era niente di cui non fosse a conoscenza e niente che gli sfuggisse. Qualsiasi cosa gli passasse per la testa, Chris la decifrava sempre, senza alcun problema.

Questo era ciò che lo faceva stare bene perché lui voleva sempre esserci per l’altro, non importava se fosse impegnato a fare qualcosa, lui avrebbe mollato tutto e sarebbe corso dal moro.
Ripensò ad un recente episodio, nel quale Darren, imbranato qual’era, aveva bruciato la macchinetta del caffè, poiché, con la testa bacata che si ritrovava, l’aveva messa sul fuoco senza metterci l’acqua dentro. Il soprano sorrise al solo pensiero. Si ricordò di come questi lo chiamò, spaventato a morte, dicendogli che ‘la sua casa sarebbe andata a fuoco da un momento all’altro e che se l’altro non fosse corso in suo soccorso, sarebbe stato ucciso da una macchinetta del caffè’. E Chris lo fece, corse da lui senza esitare. Non importava che fosse nel bel mezzo di un’intervista, ciò che contava in quel momento era che l’altro fosse al sicuro.
Sorrise al pensiero di quel ricordo e di quando, giunto a destinazione, trovò un Darren impaurito, bisognoso di aiuto e soprattutto, ricordò il sorriso stampato sulla sulla sua faccia nel momento in cui gli aveva aperto la porta.

“Mi hai salvato!” – gli disse, grato.

“Ci sarò sempre Dare. Sempre. Te lo prometto”.

Era il suo migliore amico, non avrebbe permesso per nessuna ragione al mondo che qualcuno gli potesse fare del male.

Il loro era un rapporto speciale, diverso da quello di molte altre persone. Non erano semplicemente amici, erano l’uno l’ancora di salvezza dell’altro. Erano il sole in una giornata di pioggia, la luce in fondo al tunnel, il sorriso in volto coperto di lacrime. Erano, l’uno per l’altro, la medicina e la cura e niente e nessuno al mondo sarebbe mai riuscito a dividerli.
Tuttavia, era stato proprio questo a contribuire agli evidenti sentimenti di Chris per Darren.
 
I piccoli gesti quotidiani, le risate seguenti alle piccole discussioni sulle cose più futili e il costante bisogno di stare l’uno con l’altro, avevano portato il soprano ad innamorarsi del suo migliore amico.
In principio credeva fosse solo attrazione fisica, in quanto, vedere il moro lo scombussolava sempre un po’ , tanto che spesso si ritrovava a fissarlo letteralmente, senza, però, farsi accorgere.
D’altra parte, come lo si poteva biasimare? Darren si sentiva libero di fare qualsiasi cosa in presenza dell’altro, compreso il girellare per casa mezzo nudo, magari con solo i jeans addosso, perché, a suo dire ‘aveva caldo’.
E in quei momenti aveva caldo anche Chris, anche se in un senso completamente diverso da quello che intendeva l’amico.
Ogni volta che se lo trovava davanti, faceva fatica persino a respirare e se capitava che il moro si rivolgesse a lui, diventava rosso in viso come un peperone ed iniziava a balbettare.

Questo era ciò che accadeva i primi tempi, nei quali ancora non sapeva gestire le emozioni in presenza di Darren. Ben presto, però, si rese conto che così facendo l’altro l’avrebbe scoperto.  Fu così che decise che era arrivato il momento di ripagarlo con la sua stessa moneta.

Se inizialmente si trattava di una semplice attrazione, in seguito divenne qualcosa di più di questo. Molto di più.

D’altra parte si sa, l’amore quando arriva non avverte. Succede e basta. Così, da un giorno all’altro.
Succede che cominci a pensare all’altro in un modo totalmente differente da quello che conoscevi, cominci a sentire strane fitte allo stomaco, scambiandole per dolori fisici e non sapendo che in realtà, sono le tue emozioni a farti questo. E ti ritrovi a chiamarlo più del solito, ad approfittare di ogni momento in cui siete da soli per accoccolarti a lui, per sentire il suo calore su di te.

Il degenero arriva nel momento in cui il solo pensiero del suo profumo ti manda in tilt il cervello, tanto da arrivare a comprarne uno uguale, giusto per non dimenticarlo, per sentirlo sempre vicino a te, anche quando l’altro non c’è.

Era così che Chris si era resto conto di essersi innamorato del suo migliore amico.
Era accaduto tutto all’improvviso, senza avergli neanche dato il tempo di tirarsi indietro, di rinnegare quei sentimenti che lo logoravano ormai da mesi.
Neanche tutte le parole esistenti al mondo sarebbero bastate a descrivere ciò che realmente provava per  que bellissimo ragazzo dagli occhi verdi e lineamenti morbidi e perfetti.
                                                            
 
                                                                            ***
 
Non appena le frittelle furono pronte, il soprano le poggiò su un vassoio insieme al caffè che aveva preparato e si avviò verso il soggiorno, dove Darren stava ancora beatamente dormendo.
Gli dispiaceva doverlo svegliare; era bello vederlo accoccolato sul divano, con le braccia avvolte attorno al cuscino e il mezzo sorriso sul volto, come di chi sta facendo un bel sogno.

“Non ho mai visto una creatura più bella” – pensò Chris tra sé e sé.

Ma erano già le sette e mezza e se non si fossero sbrigati, sarebbero arrivati tardi a lavoro.

- “Buongiorno” – disse quasi sussurrando, appoggiando delicatamente una mano sulla spalla dell’amico – “la colazione è pronta!”

Il moro, a quel tocco si svegliò di soprassalto, quasi come se pensasse che qualcuno stava cercando di rapinarlo. Poi, una volta aperti gli occhi e resosi conto di chi avesse di fronte, si tranquillizzò.

-  “ ‘Giorno” – borbottò  - che ore sono?”

- “L’ora di svegliarsi! “ – rispose l’altro ridendo.

- “Spiritoso! Da quanto sei in piedi?” – domandò il moro, mettendosi a sedere.

- “ Dalle sei, credo. Non avevo più sonno”.

- “ E mi hai anche preparato la colazione? Gentile da parte tua” – contestò il moro.

- “ No, semplicemente l’ho fatta per me e poi ho pensato che se non l’avessi fatta anche per te, mi avresti torturato tutto il giorno” – ribatté l’altro ironicamente.

- “Sei simpatico come una ciabattata in testa, lo sai questo?”

- “ E tu sei infantile”.

Dopo vari scambi di battute ed altrettante risate e una volta finito di fare colazione, i due si prepararono, dirigendosi infine verso il set.
Non era la prima volta che si presentavano sul set insieme; erano tutti a conoscenza dell’amicizia che li legava perciò nessuno se ne stupiva, non più.

Quello che però i due non sapevano era che i loro colleghi si erano accorti che c’era qualcosa di diverso; non solo dai modi di fare ma anche dagli atteggiamenti tra i due, che stavano cambiando radicalmente.
Era impossibile non notare i loro continui scambi di sguardi, i sorrisi sulle loro labbra ogni volta che si vedevano e la grande, meravigliosa chimica che si era creata tra di loro.
Nonostante ciò, nessuno si permetteva di dire niente, sia per il rispetto che avevano nei loro confronti, sia perché sapevano che prima o poi l’avrebbero capito da soli.

Fu una giornata di lavoro come un’altra, con Darren e Chris sempre insieme ad ogni pausa (e non solo) a ridere e scherzare, ripetere i copioni e passare infinite ore in sala prove.
Niente tra loro era diverso, semplicemente stavano attenti ad ogni gesto, parola o sguardo di troppo.

La situazione di apparente calma cambiò quando Ryan li aveva chiamati per girare una nuova scena, non presente nel copione perché ‘gli era venuta in mente all’ultimo momento’.
Era una scena tra Kurt e Blaine e fin qui, niente di nuovo. Solo che stavolta si trattava di un bacio.

Ebbene sì, Ryan aveva deciso, dopo secoli, di far baciare di nuovo i personaggi.
Quindi, teoricamente, problemi non ce ne sarebbero stati. Si erano baciati sul set tante volte e questo nuovo bacio non avrebbe influito su di loro.
Il problema, però, c’era.
Chris e Darren non si baciavano ormai da quasi un anno e all’epoca nessuno dei due aveva sentimenti per l’altro, perciò quando arrivarono a dover girare la scena, la situazione risultò essere imbarazzante all’inverosimile per entrambi.
Erano attori, bravi attori. E allora perché erano già al decimo ‘ciak’ e nessuno dei due ancora si era avvicinato all’altro?

Come da previsione, Ryan si era stufato di quella situazione e perse la pazienza.


- “Ma che avete voi due oggi? Qual è il problema? Non vi volete baciare? Santo cielo, siete attori! A T T O R I! Non m’interessano i vostri problemi personali adesso, perciò metteteli da parte e datevi questo fottuto bacio! Mica vi dovete sposare!” – sbottò tutto d’un tratto, lasciando i due ragazzi visibilmente sotto shock e con gli occhi sbarrati.

- “Scusaci, Ryan. Ci mettiamo subito al lavoro” – disse il moro in tono di scuse.

- “Sì, ci dispiace”.

Detto ciò, rifecero la scena da capo, fino a che non arrivarono a quel preciso momento.

Un po’ esitante, il moro si avvicino al soprano. Aveva il groppo in gola e gli tremavano le ginocchia ma non volendo più sentire Ryan sclerargli in faccia, deciso di farlo.

“Dannazione, Darren. Che ti prende? Smettila di fare l’imbecille e bacialo” – si maledì tra sé e sé.

E così fece; posò le sue labbra su quelle di Chris, e con movimenti lenti e il batticuore a mille, finalmente lo baciò.

Fu un bacio lungo, quasi interminabile, di quelli che avrebbe voluto far durare per sempre.
Non  era il primo uomo che baciava, l’aveva già fatto con alcuni amici in passato, tanto per gioco, ma con Chris era diverso. Era … magico.
Aveva labbra soffici che sapevano di buono. Labbra che se avesse potuto, non avrebbe mai lasciato andare.

D’altro canto, però,  il soprano non si tirò indietro, cosa che confuse il moro più di quanto non lo fosse già.

E come se non bastasse, gli aveva messo una mano sulla guancia, accarezzandola gentilmente.

Darren quasi non svenne a quel gesto.

Com’era possibile tutto ciò? Perché lo stava facendo?

“Sta calmo. Chris è un attore professionista, sta solo facendo il suo lavoro, cosa che dovresti fare pure tu” – si disse.

Sapeva che presto sarebbe arrivato il momento di staccarsi dall’altro, ma decise di godersi quel momento appieno, per non dimenticarlo. Voleva ricordare il gentile tocco delle labbra del soprano suelle sue, quella mano morbida sul suo viso e l’inebriante profumo del soprano.
In quel momento non gli importava che Chris non lo amasse, non pensava alle conseguenze di quel bacio perché sapeva che quella, probabilmente, sarebbe stata l’ultima volta.

E perché doveva mettersi in testa che si trattava di finzione. Pura e semplice finzione, che non avrebbe portato ad altro.

 Proprio nel momento in cui sentiva di non farcela più a reggere quella strana e penosa situazione, il regista sembrò correre in suo soccorso.


- “STOP!” – gridò – “Per oggi abbiamo finito, potete andare a casa!”

“Dio ti benedica, Ryan. Ancora qualche minuto e gli sarei saltato addosso” – pensò il moro, tirando un sospiro di sollievo.

Una volta cambiato, cercò Chris e si fece riportare a casa.
Passarono il viaggio in macchina in completo silenzio; nessuno dei due aveva il coraggio di aprir bocca sulla questione per paura di peggiorare le cose anche se la tensione tra i due si poteva tagliare con un coltello, da quando era evidente.
Arrivati finalmente a casa di Darren, si salutarono timidamente e Chris rimise la macchina in moto e ripartì, maledicendo se stesso per quella dannata situazione.
 
                                                                         ***
 
"Così non può andare avanti" – pensò il moro, aprendo la porta del suo appartamento – "questa cosa deve finire qui, adesso".

Quella sera non mangiò niente, l’appetito sembrava averlo abbandonato, così come anche il suo cervello.

Decise di andare a letto, poiché voleva cercare di non dormire per non dover pensare a ciò che era successo.
Non fece in tempo a formulare quel pensiero, quando sentì il suonare il campanello.

"Chi sarà a quest’ora?" – si chiese, perplesso.

L’unico che si presentava alle ore più improbabili era Chris solitamente, ma no, non poteva essere lui, non quella sera.

Quando, però, andò ad aprire la porta non sapeva che si sarebbe trovato davanti proprio lui.

Il suo amico. Il ragazzo di cui era follemente innamorato da mesi. Colui per il quale soffriva ormai ogni giorno perché non poteva averlo come avrebbe desiderato.

- “Che ci fa qui?” – domandò perplesso.

La risposta non arrivò perché Chris pensò bene di sbatterlo al muro e baciarlo con tanta di quella passione che non sarebbero bastati neanche dieci vagoni per contenerla.

- “Che stai fac-“ – provò a dire il moro, non riuscendo a capire la situazione.

- “Stai zitto e baciami” – rispose l’altro, staccandosi per un momento.

Il moro non ribatté e ricambio quel bacio inaspettato con altrettanta passione.

Cosa stava succedendo? Perché il suo migliore amico gli era letteralmente saltato addosso?

Tanti erano i pensieri nella sua testa ed altrettante le domande, ma in quel momento, per quella sera, decise di mettere da parte i dubbi, il dolore e la sofferenza di quei mesi, godendosi  quella meravigliosa sensazione delle labbra di Chris sulle sue, di quelle braccia sui suoi fianchi.

Si promise che non avrebbe pensato alle conseguenze, né a quel maledetto dolore al petto che presto sarebbe tornato a ricordargli che loro due non potevano stare insieme, perché era questa la verità.







*Angolo dell'autrice.

Rieccomi! Come avrete capire, cercherò di aggiornare
una volta a settimana quando mi è possibile (:
Che ne pensate di questo nuovo capitolo? Spero
che vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato!
Come promesso, ho approfondito Chris questa volta ed anche il
loro rapporto, cercando di far  emergere sempre di più 'nuovi lati'
dei due protagonisti.
Nel caso non si fosse capito, questo non è l'ultimo capitolo,
ho molte idee in mente per questa storia e dovrete sorbirmi ancora per un
bel po', mi sa (:
Fatemi sapere che ne pensate, i pareri esterni mi fanno sempre piacere!
Spero di essere riuscita a trasmettervi le emozioni dei protagonisti  con questo capitolo,
ci ho messo l'anima (e ben 4 ore e mezzo) nello scriverlo, con l'intenzione di
renderlo il più realistico possibile!
Detto questo, ringrazio le 13 (!!!!) persone che hanno messo la storia tra le seguite
e coloro che l'hanno messa nelle preferite! Non mi aspettavo tanto *-*
Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 3
*** Can you hear me? ***


                                             Can you hear me?





Senza neanche accorgersene, i due erano finiti sul pavimento, intrecciati l’uno all’altro.
Le loro labbra si cercavano costantemente, senza esitazione ne paura.  Ed insieme erano perfette, sembrava quasi che fossero state fatte apposta per essere baciate le une dalle altre.

Erano in quella posizione da diversi minuti ormai, intenti a baciarsi, finché  Chris, che si trovava sopra Darren, non iniziò a sbottonargli la camicia, dapprima lentamente per poi proseguire con gesti rapidi ed incontrollabili.
Darren, d’altra parte, non battè ciglio e seguì l’esempio del soprano, togliendogli dapprima delicatamente la polo, per poi passare a quei dannatissimi pantaloni stretti che l’altro indossava.

La tensione sessuale tra i due era più che evidente, pure l’aria ne era piena ed entrambi sapevano quale fosse l’unico modo per farla sparire.

- “Ti voglio, Dare. Qui e adesso” – disse il soprano, quasi sussurrando.

D’altronde, non era facile parlare quando Darren Criss si stava avvinghiando sul tuo collo, quasi con fare vampiresco,  non lasciandoti neanche il tempo di respirare.

- “Sei sicuro?” – gemette l’altro, intento a mordicchiargli il lobo dell’orecchio, lasciando piccoli baci umidi qua e là.

Non poteva essere vero. Darren e Chris stavano davvero per fare l’amore?

No, no, ci doveva essere un qualche equivoco.

“Probabilmente sono impazzito. Non è possibile che stia succedendo, non a me. Non con lui” – pensò il moro tra sé e sé.

A parte alcuni baci, il ragazzo dagli occhi verdi non si era mai spinto più in là con nessun altro uomo e non credeva neanche che sarebbe potuto succedere.

Finché non arrivo Chris.

Il soprano era nelle sue fantasie ormai da mesi, non poteva negarlo.
Aveva immaginato tante volte di far l’amore con lui, nonostante la sua inesperienza nel “campo” poiché nelle sue fantasie era sempre Chris a “guidarlo”.

- “Prendimi, ti prego.” – implorò ancora una volta il soprano, lasciando scivolare una mano dentro i pantaloni del moro, facendolo gemere ancor di più, qualora fosse stato possibile.

- “Chris, ti voglio anche io” – rispose infine,  togliendosi quell’ultimo indumento che ancora aveva indosso.

Fu così che pochi istanti dopo, si ritrovarono entrambi completamente nudi l’uno sopra l’altro e nessuno dei due sembrava essere a disagio in quella nuova, insolita, situazione.
A quel punto, Darren decise di capovolgere le posizioni, sgusciando via dal soprano per poi mettersi sopra di lui.

Ci furono pochi istanti di silenzio, in cui entrambi si guardarono negli occhi, desiderosi di lasciarsi andare a quella piccola, ma straordinaria, follia.

Erano consapevoli entrambi che ci sarebbero state delle conseguenze, ma entrambi decisero che almeno per quella sera, si sarebbero lasciati amare.
Questi pensieri, però, ebbero ‘vita breve’ in quanto il moro si era già avventato sulle labbra di Chris, deciso a vivere fino in fondo quel momento meraviglioso, che nessuno sarebbe mai stato in grado di fargli rivivere.

Quell’istante era perfetto. Neanche un poeta sarebbe mai stato in grado di descriverne la bellezza.

Erano fatti l’uno per l’altro, senza ombra di dubbio.

I corpi intrecciati, le parole sussurrate e i baci rubati rendevano quel momento speciale  ed indimenticabile.

Insieme si completavano. Erano il puzzle mancante l’uno dell’altro, anche se ancora non lo sapevano.

Tutto, quella notte, era a loro favore: la luna sembrava splendere in cielo più del solito, circondata da una miriade di stelle che rendevano l’atmosfera quasi magica.

Erano consapevoli che quel gesto fosse sbagliato, che ne avrebbero pagato le conseguenze, ma non importava. Tutto ciò che contava è che fossero insieme, per la prima volta da soli, senza mille telecamere addosso, pronte a riprendere il momento.
Questa volta era diverso, non erano più Kurt e Blaine. Finalmente potevano essere solo se stessi.

La serata continuò con morbide carezze, corpi presi a cercarsi sempre con più desiderio e labbra impegnate a rincorrersi e giocare.

Niente avrebbe potuto rovinare quegli attimi perfetti.


- “Darren, siamo arrivati” – sentenziò Chris.

Non era possibile. Non poteva essere vero.

Fu quando ebbe finalmente aperto gli occhi che realizzò.
Era ancora in macchina, con tanto di cintura ancora allacciata e testa appoggiata sul sedile.

Il soprano nel frattempo lo stava guardando con aria preoccupata, accortosi che qualcosa non andava nell’amico.
“Era solo un sogno. Un fottutissimo, maledetto sogno” – costatò tristemente il moro dentro di sé.

- “E’ tutto a posto?” – chiese l’altro, visibilmente confuso e preoccupato.

“Fanculo. Era tutto così … perfetto. Troppo bello per essere vero”.

- “S-si, Chris. Grazie del passaggio, a domani”.

Non poteva rimanere lì dentro un secondo di più. Aveva solo bisogno di tornare a casa sua e chiudersi in camera per sempre. Doveva scacciare via quelle immagini dalla sua testa il prima possibile e ritornare in sé.

- “Sei sicuro che vada tutto bene? Non so, mi sembri…strano” – ribatté il soprano.

Tutto ciò che riuscì a fare fu annuire, senza aprir bocca. Prese le sue cose e una volta uscito dalla macchina, corse verso casa sua, maledicendosi nel frattempo in tutte le lingue che conosceva.

Una volta giunto all’appartamento, si rifugiò in camera da letto, deciso a restarci per l’eternità.
Non sarebbe più riuscito a guardare Chris allo stesso modo, non senza vergognarsi per quel dannato sogno che pochi minuti prima aveva fatto.
Inoltre, sapeva bene che Chris se ne sarebbe accorto subito. Lo conosceva meglio di chiunque altro e in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a corromperlo, facendogli svelare quel ‘segreto’.

No, non l’avrebbe fatto. Non gliel’avrebbe mai raccontato per nessuna ragione al mondo.

Chris non l’avrebbe mai  saputo.

Se fosse successo, tutto tra di loro sarebbe cambiato: avrebbe dovuto dire “addio” alle serate passate insieme, ai pranzi nelle pause lavorative e a troppe altre cose  importanti che condivideva con il suo migliore amico.
Darren non l’avrebbe permesso: quel ragazzo era troppo importante per lui. Era tutto ciò che aveva. Era tutta la sua vita.

Non avrebbe permesso ai suoi sentimenti di allontanare da lui l’unica persona che avesse mai amato in vita sua, piuttosto avrebbe preferito morire.

Questi erano i pensieri che tormentavano la sua mente, offuscandola e staccandolo completamente dalla realtà che lo circondava.
Passò diverse ore steso sul letto, provando anche a dormire, senza, però, riuscirci.
Decise allora di andare a farsi una doccia, con la speranza di essere in grado di ‘lavare’ dalla sua mente il ricordo del contatto della sua pelle con quella di Chris.
Come da previsto, ciò non accadde. Tuttavia, arrivò alla conclusione che doveva andare avanti, in un modo o nell’altro.

Avrebbe soffocato quelle dannate emozioni dedicando più tempo a sé stesso e alla sua unica e grande passione: la musica.

Nei momenti peggiori, gli bastavano una chitarra in mano ed un foglio e una penna nell’altra, per sentirsi meglio.

Era sempre stato così, fin da quando era piccolo: già all’epoca riempiva quaderni interi di parole,trasformandole in testi di canzoni originali e accompagnando le note con la chitarra regalatagli dal padre all’età di soli nove anni.

 Era un bambino pieno di talento, ragion per cui imparò a suonare vari strumenti senza alcun problema, prendendo anche lezioni di canto.

Crescendo, non solo migliorarono le sue capacità ma l’amore per quella sua passione crebbe in dismisura e tutt’ora Darren riusciva a trovare conforto solo nella musica.

Fu lo squillo del telefono a riportarlo alla realtà e distoglierlo da quei preziosi ricordi.

“Dannazione, dove ho messo il cellulare?” – brontolò fra se e se finché non realizzò che l’ultima volta l’aveva visto sul comodino.

Raggiunta la camera da letto, prese il cellulare e rispose senza neanche guardare chi lo stesse chiamando.

Istintivamente pensò che fosse il suo migliore amico, il quale era solito a chiamarlo qualcosa come una ventina di volte al giorno per raccontargli le ultime novità ed informarlo sui loro progammi.

Ma questa volta era diverso. La voce dall’altra parte del telefono non era quella di Chris, bensì di sua madre.

- “Darren, tesoro, come stai?” – disse la donna con voce rotta, spenta.

- “Mamma, che è successo? Stai male?” – rispose l’alto immediatamente, intuendo che doveva essere accaduto qualcosa.

- “Io… non si tratta di me. Tuo fratello ha… “ – tentò di spiegare Cerina con la voce rotta dall’emozione e dalle lacrime.

Sua madre stava piangendo. La donna più allegra e spensierata di questo mondo, era a pezzi.
Succedeva raramente, ma quando accadeva Darren sapeva che non portava a niente di buono.

- “Calmati, mamma. Dimmi tutto” – disse il moro, cercando di nascondere l’evidente agitazione che stava pervadendo il suo corpo.

- “ …Ha avuto un incidente” –iniziò a spiegare, cercando di ricacciare indietro le lacrime- “ Stava tornando a casa dopo il concerto e…una macchina gli ha tagliato la strada, dal nulla. Non ha avuto il tempo di riprendere il controllo dell’auto” –continuò singhiozzando – “ed è andato a sbattere contro il guard rail. Adesso è in ospedale, i dottori ancora non ci hanno detto niente, lo opereranno tra poco” – concluse infine.

Darren rimase immobilizzato, le mani gli tremavano come non avevano mai fatto e le gambe stavano cedendo. Sarebbe svenuto da un momento all’altro, se lo sentiva.

Con voce tremante, si riportò il telefono all’orecchio.

- “Arrivo subito”.

Quando si trattava della sua famiglia, il moro non se lo faceva ripetere due volte e correva in loro soccorso, sempre.

Suo fratello era in ospedale, steso su chissà quale barella e stava per essere operato. E lui doveva esserci, a tutti i costi. Voleva essere lì quando si sarebbe ripreso e dirgli che sarebbe andato tutto bene, che tutta la famiglia era lì per lui e soprattutto, voleva ricordagli quanto bene gli volesse.

Darren e Chuck erano molto legati sin da bambini: nessuno dei due faceva niente senza l’altro e si proteggevano a vicenda, a qualunque costo.
Tutt’ora, nonostante la distanza, continuavano a sentirsi e vedersi. Chuck andava a trovarlo ogni volta che poteva e Darren faceva lo stesso per lui.
Passavano ore intere a raccontarsi le novità, a ridere e scherzare ed erano entrambi l’uno fiero dell’altro.
Ricordavano quei momenti di quando erano bambini e giocavano insieme, allegri e spensierati. Ridevano ripensando a tutto ciò che avevano combinato insieme e riflettevano su quanto, ora, le loro vite fossero cambiate.

Ma la vita non aveva cambiato loro: erano gli stessi bambini affiatati di una volta, sempre pieni di affetto l’uno nei confronti dell’altro.

Erano più che fratelli, erano amici.

                         ***

Dopo un’ora di viaggio, Darren arrivò finalmente al St. Louis.
Tante erano le volte in cui era stato in quell’ospedale da ragazzino, ma mai avrebbe pensato che ci sarebbe dovuto tornare un giorno. Almeno non per suo fratello.

Una volta entrato, chiese ad un’infermiera in quale stanza si trovasse suo fratello e non appena ebbe risposta, si precipitò verso le scale, facendole di corsa.

Si trovò in un lungo corridoio dalle pareti color crema e non ci volle molto prima che riconoscesse sua madre.

Cerina era appoggiata ad una parete, con il viso inondato dalle lacrime ed il volto di chi non dorme da giorni.  Non aveva mai visto sua madre in quelle condizioni: era talmente fragile che sembrava che stesse per andare a pezzi di un momento all’altro.
Accanto a lei c’era il marito, distrutto anch’egli, intento a darle un po’ di conforto, nonostante non fosse in condizioni migliori di sua moglie.

- “Mamma! “ –gridò il moro, con tutta la voce che aveva in corpo.

Al suono di quella voce, il volto della donna sembrò illuminarsi per un istante.

- “Tesoro, andrà tutto bene” – disse con la voce rotta per l’emozione, abbracciando il figlio con quella poca forza che ancora le era rimasta.

- “Dov’è? Come sta?” – domandò, sperando di non ricevere risposte che non avrebbe voluto sentire.

- “E’ qui, amore. Lo opereranno tra pochi minuti, ma se intanto vuoi vederlo…” – rispose Cerina, debolmente.

- “Vai, figliolo. Vai lì dentro e digli quanto tieni a lui” – aggiunse suo padre.

- “Ah, Darren, aspetta” – disse con tono serio la madre – “lui, ecco… Tuo fratello ha subito un grave trauma cranico. Non può…sentirti. Non ancora. Ma tu va’, parlagli. Fagli capire che ci sei”.

Sentire quelle parole fu un brutto colpo. Era come se qualcuno gli avesse appena tirato una scarica di pugni nello stomaco.

Non può sentirti.

Chuck era forse in coma?

No, no, no.

Il moro non voleva accettarlo, ma dentro di sé sapeva che quella, purtroppo, era la dura verità.

Aprì delicamente la porta, quasi avesse paura di svegliarlo o peggio, di spaventarlo.
Darren era consapevole che non sarebbe stato facile vederlo in quello stato, ma ciò che non sapeva era in quale stato realmente si trovasse suo fratello.

Aveva il volto teso, cosparso di cicatrici non ancora rimarginate, un sopracciglio letteralmente “aperto” a metà ed il naso rotto.

Quella visione provocò una fitta al cuore al ragazzo. Non era pronto per tutto ciò.

Vedere suo fratello in quelle condizioni fu peggio di quanto avesse immaginato. Le lacrime iniziarono a scendergli sul volto, rigandolo.
Erano lacrime di rabbia per non averlo potuto impedire, di tristezza perché mai e poi mai avrebbe voluto vederlo così e lacrime di confusione che lo portavano a chiedersi “perché?”.

Se esisteva veramente un Dio, perché aveva permesso che tutto ciò accadesse? E come poteva permettere che un ragazzo meraviglioso come Chuck , che non aveva mai fatto niente di male in vita sua, si ritrovasse inerme su un letto di ospedale a soli ventinove anni?

Resosi conto della propria debolezza in quella circostanza, il moro prese una sedia e la mise accanto al letto dov’era disteso il fratello, sedendocisi.
Prese la mano di Chuck e quasi sussurrando, disse:

- “ Andrà tutto bene, te lo prometto. Sei forte, te la caverai. Sono qui, ci sarò sempre” – concluse tra i singhiozzi.

- “ Mi dispiace, ma adesso deve lasciare la stanza, dobbiamo operare suo fratello” – disse una voce dietro le sue spalle.

Un’infermiera bionda, sulla trentina, era ferma all’ingresso della stanza.

Dietro di lei, ce n’erano altri, pronti a portare Chuck in sala operatoria.

- “A dopo” – disse un ultima volta il giovane, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita della stanza.

Una volta uscito, si diresse verso i genitori, li abbracciò e decise che aveva bisogno di andare a prendersi una boccata d’aria, altrimenti sarebbe crollato da un momento all’altro.

Vista la situazione, pensò che era il caso di avvertire Ryan che nei prossimi giorni non sarebbe potuto andare a lavoro, e così fece.
Il regista fu comprensivo e gli disse di non preoccuparsi, che avrebbe trovato una soluzione e soprattutto, di tenerlo informato.

Terminata la chiamata, si avviò verso la macchinetta del caffè. Ne aveva bisogno più che mai, non poteva permettersi di chiudere occhio neanche un secondo. Voleva esserci per quando suo fratello si sarebbe svegliato, non se lo sarebbe perso per nessuna ragione al mondo.

Quello che, però, non si sarebbe mai aspettato era trovarsi davanti il suo migliore amico, che senza esitare gli corse incontro e lo abbracciò dolcemente, trasmettendogli tutto il calore e l’amore possibile.

- “Grazie, Chris. “ – rispose il moro, con un sorriso di gratitudine sul volto.

- “Sono corso qui non appena ho saputo” – disse – “mi dispiace, Dare. Se hai bisogno di qualcosa, io sono qui. Non me ne vado” – concluse, tenendolo ancora tra le sue braccia.

Fu in quel momento che Darren cedette. Si accasciò sul suo migliore amico e pianse aggrappandosi a lui con tutte le  forze che aveva.
Tutto lo stress e la stanchezza di quelle ore passate dentro l’ospedale, per un istante sembrarono essere svanite.

- “Andrà tutto bene, te lo prometto” – gli sussurrò il soprano, accarezzandogli una guancia delicatamente.

In quel momento, tra quelle braccia, Darren si sentiva a casa.







Angolo dell'autrice.
Ciao a tutti! Innanzitutto chiedo scusa per
il ritardo nell'aggiornamento, ma ho avuto un sacco di
impegni in questi giorni che non mi
hanno permesso di scrivere!
Spero che questo capitolo via sia piaciuto, a me
continua a convincere poco. L'ho riscritto qualcosa come 5 volte e
ancora mi sembra che qualcosa non vada >.<
Vi prego, non odiatemi per questo capitolo ç___ç
Vi ricordo che siamo solo all'inizio della storia e che ho le idee ben
chiare (: Sper tanto di esservi riuscita a trasmettere qualcosa, io ho pianto immaginando quella scena, rendiamoci conto >.<
Ero in singhiozzi mentre la scrivevo, mi sono sentita male per i personaggi, ma questo fa parte della storia, per cui vi tocca u.u
Grazie infinite alle 22 persone che hanno messo la storia tra le seguite,
siete splendidi *-* Grazie a chi recensisce, i pareri fanno sempre
piacere!
Detto questo, spero con tutto il cuore che continuiate a seguire
la storia e che non vi abbia annoiato!
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** We're not broken, just bent. ***


                                                              "We're not broken, just bent".







Quell’abbraccio durò cinque interminabili minuti, durante i quali Darren si era aggrappato a Chris con tutta la forza che aveva in corpo, quasi come se volesse dirgli “non staccarti, non mi lasciare”.

E l’amico non lo aveva fatto; lo aveva stretto delicatamente a sé, carezzandogli dolcemente i capelli.
Non c’era bisogno di parlare, loro due si capivano sempre, in un modo o nell’altro.
Perso nel calore delle sue braccia da ormai diversi minuti, il moro aveva capito che l’altro non lo avrebbe lasciato andare, che sarebbe rimasto.

Si sentiva quasi in ‘colpa’ perché, in un certo senso, aveva approfittato di quella situazione per stare più a lungo possibile tra le braccia di Chris, che avevano il magico potere di farlo sentire protetto, a casa.

Il calore che quel corpo emanava era straordinario e grazie ad esso, il moro stava riuscendo a riprendersi dallo stato di shock iniziale, di quando aveva visto suo fratello disteso su quel letto, immobile ed incapace di un qualsiasi gesto o movimento.

Il dolore che provava era immenso, indescrivibile ma in quel momento, tra quelle braccia accoglienti, sembrava pian piano svanire.

“Almeno per un istante”- pensò – “solo per questa volta”.

Erano passati alcuni minuti e nessuno dei due sembrava deciso a staccarsi l’uno dall’altro: Chris aveva paura che l’amico ci sarebbe rimasto male ed il moro non voleva perché, per la prima volta durante quella giornata, si sentiva quasi bene.

Ma si sa, niente dura in eterno.

Così, con un po’ d’esitazione, il soprano finalmente si staccò dall’abbraccio, rivolgendo all’altro un debole sorriso, pieno di tutte le parole che non si erano detti in quei pochi istanti in cui i loro corpi li avevano uniti.

In tutto ciò, Darren era stato talmente preso dalla stretta dell’amico che si era dimenticato di chiedergli come avesse fatto a sapere di suo fratello e in particolar modo, come fosse riuscito a raggiungerlo.

Insomma, Chris era a New York fino a poche ore prima, mentre Darren si trovava a S.Francisco!

Come era riuscito a trovarlo? A quel punto la cosa giusta da fare era chiederlo direttamente a lui, e così aveva fatto:

- “ Come… come l’hai saputo? Voglio dire, come hai fatto a sapere che ero qui?” – domandò, incuriosito.

- “Me l’ha detto Ryan subito dopo la telefonata che gli hai fatto. Mi sono informato e sono arrivato fin qui” – rispose l’altro tranquillamente.

Qualcosa non quadrava e Darren questo lo sapeva. Aveva chiamato il regista soli dieci minuti prima, per poi trovarsi davanti il suo migliore amico, non appena era rientrato nell’ospedale.

Non era possibile che Chris fosse riuscito ad arrivare in così poco tempo, vista la distanza tra New York e S.Francisco.
C’era qualcosa di più in questa faccenda, che il suo migliore amico non sembrava aver intenzione di rivelargli.

Nonostante avesse infinite domande da fargli al riguardo, decise di far finta di niente e se ne uscì con un semplice ‘Ok, grazie per essere qui’.

- “Non devi ringraziarmi, siamo migliori amici, o no?” disse infine il soprano, sorridendo.

Dopodiché, si avviarono insieme verso la sala di aspetto, scambiandosi ogni tanto sguardi complici, ai quali ancora non riuscivano a dare un senso.

                                              ***

Quel pomeriggio, dopo aver accompagnato Darren a casa, il soprano tornò al suo appartamento, con l’intenzione di continuare a scrivere il suo nuovo libro, in quanto, di tempo per farlo ne aveva ben poco in quell’ultimo periodo.
Il lavoro continuava ad aumentare di giorno in giorno, ed ogni volta che rincasava era talmente privo di forze che finiva per addormentarsi dovunque gli capitasse.

Una volta sistematosi alla scrivania, accese il computer e cominciò a digitare le prime parole di un nuovo capitolo, con la speranza di non distrarsi o di non addormentarsi sulla scrivania (come già era successo in passato).

Tuttavia, le idee quel giorno sembravano averlo completamente abbandonato e non era stato in grado di scrivere altro che il titolo del capitolo.

Decise, allora, di prepararsi un caffè, sperando in questo modo di ‘svegliarsi’ un po’ e poter riprendere a scrivere. Purtroppo,però, neanche la caffeina era stata in grado di farlo riprendere.

La verità era che Chris aveva troppe cose per la testa negli ultimi tempi e di conseguenza non era in grado di concentrarsi su niente.

Nient’altro che non fosse Darren Criss.

Ci aveva provato, aveva tentato in tutti i modi di toglierselo dalla testa, ma l’hobbit sembrava aver ormai preso gran parte dei suoi pensieri, e non solo: ne era proprio innamorato.

Quando si parla d’amore, niente è mai facile come può sembrare, figurarsi poi quando la persona in questione era il suo migliore amico, nonché collega di lavoro!

Ogni giorno lottava contro quei dannati sentimenti, che lo facevano cadere nell’oblio più profondo e sembravano non voler mollare la presa. Giorno dopo giorno, era diventato sempre più difficile negare l’evidenza non solo a se stesso, ma anche di fronte agli altri.

I suoi amici cominciavano a notare in lui dei cambiamenti, a partire dalla sua mancanza di appetito (cosa alquanto rara) e dai suoi continui scatti ed improvvisi rossori sulla guancia non appena qualcuno provava solamentr a pronunciare il nome di Darren.

Sapeva che doveva essere più prudente al riguardo, che non poteva permettersi di farsi scoprire, ma d’altra parte, non riusciva a togliere gli occhi di dosso dall’amico, ogni volta che quest’ultimo si presentava sul set, o semplicemente, se ne stava seduto, con la testa tra le nuvole, a pensare a chissà cosa.

Diamine, se era bello. Aveva degli occhi magnifici, di un verde intenso, capaci di farci perdere dentro chiunque. Per non parlare delle labbra, quelle soffici, splendide labbra che Chris avrebbe dato via anche l’anima per poter baciare, un giorno. E quei dannati ricci, che erano sempre presenti nelle fantasie erotiche del ragazzo. Avrebbe voluto prenderlo, sbatterlo al muro, infilargli le mani dentro quei morbidi capelli e baciarlo fino allo svenimento …

“Basta – si disse, maledicendosi – “la devo smettere con questi pensieri, prima o poi mi uccideranno”.

La colpa di queste sue fantasie, era, in parte anche del moro.

Darren era un provocatore nato e ne era consapevole: amava flirtare, in particolar modo con Chris.

Il soprano, infatti, si rese conto che ‘certi’ sguardi e ‘certi’ modi di usare le parole erano spesso e volentieri rivolti solo a lui. Se con gli altri il moro scherzava, con Chris era diverso: era qualcosa di più di un semplice gioco tra amici.

Entrambi lo sapevano, ma nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso.

Ormai lo avevano capito anche i loro colleghi che tra quei due c’era una chimica incredibile, per non parlare di una ‘certa’ tensione che nessuno dei due sembrava voler notare. D’altra parte, non era poi così complicato quando i sentimenti di entrambi erano diventati evidenti a tutti, tranne che a loro due.

I sorrisi complici che si regalavano ogni giorno, parlavano per loro e tutti avevano ormai capito che non si trattava più di una semplice attrazione fisica, ma che c’era molto di più a legarli. Nessuno, ovviamente, si era mai permesso di aprir bocca, in quanto aspettavano il giorno in cui l’avrebbero realizzato da soli, perché, sapevano che quel giorno sarebbe arrivato, in un modo o nell’altro, poiché niente sarebbe stato in grado di dividere quei due, neanche con la forza necessaria.

Preso da tutti quei pensieri, istantaneamente decise che Darren gli mancava.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e compose il numero. Uno squillo, due squilli, tre squilli … Niente, l’altro continuava a non rispondere.

“Strano” – pensò il soprano “Di solito risponde sempre”.

Ed era la verità: si sentivano molte volte al giorno e il moro rispondeva sempre alle sue chiamate, anche quando era indaffarato. Ma non questa volta. Chris compose nuovamente il numero, non ricevendo però alcuna risposta.

Dopo vari, inutili, tentativi nei quali aveva persino chiamato gli amici del college di Darren (con i quali era in contatto in seguito ad un’ uscita di qualche mese prima) , Chris iniziò seriamente a preoccuparsi.

E se gli fosse successo qualcosa?  Non ci voleva pensare, neanche per scherzo.

Inizialmente si disse che probabilmente, l’amico si era addormentato e non aveva sentito il cellulare ma erano state tante volte in cui aveva già tentato di chiamarlo e gli sembrò alquanto improbabile che ancora non avesse sentito il cellulare.
Insomma, non era assolutamente da Darren non rispondere alle sue chiamate.

Decise, infine, che l’unica soluzione a quel punto era quella di chiamare la madre dell’amico, la quale avrebbe sicuramente saputo dirgli qualcosa e soprattutto calmarlo.

- “Salve, Cerina! Chiedo scusa per il disturbo, ma mi chiedevo se sapesse dove sia Darren… Ho provato a chiamarlo diverse volte ma il cellulare continua a squillare a vuoto!” – disse, tutto d’un fiato.

- “Chris, tesoro … Lui è qui a S.Francisco con me e mio marito … Siamo in ospedale – rispose la donna, con voce debole.

Aveva capito bene? Cerina aveva forse appena detto che si trovavano in ospedale?

Chris era sconvolto. Se fosse capitato qualcosa a Darren, lui …

No, probabilmente stava esagerando e Darren stava bene ed era vivo e vegeto.

Con tono più calmo e pacato possibile, chiese spiegazioni e non appena fu a conoscenza di quella spiacevole situazione in cui si trovava il suo mogliore amico, si precipitò a prenotare il primo volo per S.Francisco e  fortunatamente, ne trovò uno quasi subito.

In quel momento, niente era più importante di Darren; preparò nel modo più veloce possibile una borsa con tutto il necessario, si fece una doccia ed infine uscì di casa, avviandosi verso la sua macchina. Non poteva rischiare di perdere il volo per nessuna ragione al mondo.

Darren aveva bisogno del suo migliore amico e lui ci sarebbe stato, non l’avrebbe lasciato da solo.

Mai.

Non avrebbe permesso che soffrisse da solo, gli avrebbe offerto una
spalla su cui piangere: la sua.

L’avrebbe rassicurato e confortato come solo i veri amici possono fare.
Perché questa era la realtà: erano amici, niente di più, niente di meno.
Era consapevole del bene che l’amico volesse a suo fratello e conosceva il legame che li univa. Non l’avrebbe abbandonato per nessuna ragione al mondo, specialmente non in quelle circostanze.

Questi erano i pensieri che lo avevano accompagnato durante il viaggio fino e all’aeroporto e dopo, quando era finalmente arrivato a destinazione.
Una volta sceso dall’aereo, Chris chiamò un’ultima volta la madre di Darren, per farsi dare il nome dell’ospedale in cui si trovava Chuck e si avviò a prendere il taxi che lo avrebbe portato fino all’ospedale.

Non aveva neanche prenotato un hotel, non sapeva dove si sarebbe sistemato, ne per quanto tempo sarebbe rimasto, ma non gli importava: tutto ciò che contava in quel momento era che Darren aveva bisogno di lui e lui aveva bisogno di stringerlo a sé e dirgli che sarebbe andato tutto bene.

 Al resto ci avrebbe pensato in seguito.

Giunto finalmente a destinazione, si ritrovò davanti ad un grande edificio che, constatò, era stato da poco ristrutturato. Aprì la porta principale ed entrò nell’ospedale, cercando da subito qualcuno a cui chiedere informazioni.

Chris odiava gli ospedali sin da quando era piccolo, ma per Darren avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi.

Gli ricordava di quando, da piccolo, vi fu portato per un’operazione alle tonsille; ricordò la paura provata in quel momento e quei giorni in cui vi ci dovette rimanere per degli ultimi controlli. Fu un trauma per il piccolo Chris, che si trovò a dormire in una stanza sconosciuta, senza la sua mamma ed il suo papà, con la paura di non poter più tornare a casa.

Giurò a se stesso che non ci sarebbe più tornato, ed invece era di nuovo lì, tra quelle pareti bianche, vuote, tra gli sguardi tristi delle persone malate ed i sorrisi di infermiere comprensive.

Nonostante la modernità dell’edificio, notò che alcune cose non erano affatto cambiate, come ad esempio l’odore tipico dell’ospedale: Chris non lo avrebbe saputo descrivere, ma ciò di cui era certo era che non gli piaceva.


Niente gli piaceva lì dentro, questa era la realtà.

Camminando, aveva finalmente trovato la segreteria, quando, improvvisamente la porta dell’atrio si aprì e ne vide entrare il suo migliore amico.

Era stanco, il volto ancora segnato dalle lacrime ed uno sguardo triste, quasi vuoto. Aveva gli stessi indumenti di quando lo aveva lasciato a casa, alcune ore prima, i capelli arruffati e le mani intrecciate, quasi come se stesse pregando.

Fu uno shock per il soprano: non aveva mai visto Darren in quello stato, prima di quel momento. Lo aveva visto giù di morale varie volte, ma questa volta era diverso: era devastato.

Sentì un dolore al petto, come se qualcuno gli stesse spaccando il cuore in mille pezzi.

Faceva male, malissimo vederlo in quello stato.

Il suo amico, sempre sorridente, pieno di gioia e pronto a confortare il mondo intero, era distrutto. E Chris non poteva fare niente, se non dargli un po’ di  conforto che però non sarebbe bastato a colmare il vuoto che l’altro aveva dentro di sé.

Ripresosi da quei pensieri, realizzò che era fermo, quasi come se fosse incollato al pavimento, incapace di muoversi, mentre Darren era intento a prendere un caffè ad una macchinetta poggiata al muro, vicina all’ingresso.

Senza alcuna esitazione, corse da lui e lo prese tra le sue braccia, senza dire niente se non un ‘andrà tutto bene, ci sono io adesso’.

Sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui l’amico gli avrebbe chiesto spiegazioni per il suo arrivo improvviso, ma decise di non pensarci e di godersi quel momento.

Avrebbe pensato a qualcosa da dirgli più tardi.

Darren non avrebbe dovuto sapere come fosse arrivato fin lì: se fosse successo, non sarebbe più riuscito a negare i sentimenti che provava nei suoi confronti.

                                                     ***

Giunti in quella che doveva essere la sala d’attesa, una stanza piccola, ma accogliente, illuminata a dovere, il moro informò i genitori della visita dell’amico, i quali furono particolarmente contenti di vederlo in quanto amavano quel ragazzo come un figlio.

Si sedettero l’uno vicino all’altro e aspettarono pazientemente l’arrivo del dottore in attesa di avere una qualche notizia.

Avevano un disperato bisogno di sapere che loro figlio stesse bene, che l’operazione avesse avuto successo e soprattutto, che sarebbe uscito dallo stato di coma in cui era rimasto per l’intera giornata.

Tuttavia, Chuck era ancora in sala operatoria, nessun dottore si era ancora presentato a loro e di conseguenza, l’ansia e la paura prendeva sempre più spazio dentro i loro corpi, ormai fragili e stanchi.

Non volevano altro se non rivederlo, poterlo abbracciare e parlargli. Era così giovane, aveva una vita davanti, una famiglia da creare e loro non volevano altro che potesse realizzare tutto ciò.

Darren, seduto ormai da vari minuti, non riusciva a stare fermo, preso com’era dall’agitazione. Chris, accortosene, poggiò delicatamente una mano sopra quella dell’amico con il tentativo di tranquillizzarlo, di fargli capire che non era solo.

Per quanto quel gesto potesse essere inaspettato, il moro strinse a sé la mano del soprano ed in quel momento, solo per un attimo, sembrava essersi calmato.

Non importava quanto quel gesto fosse potuto risultare ‘strano’ agli occhi di coloro che erano presenti in quella sala.

In quel momento, ad entrambi sembrava la cosa giusta ed il caldo contatto della mano di Chris sopra la sua, gli ricordò, per un attimo, da quanto tempo sperasse di poterla stringere, accarezzare.

E così fece. Fu un gesto improvviso e del tutto inaspettato che provocò all’altro una stretta al cuore.

Avrebbe voluto tenere quelle mani tra le sue per sempre.

Non ci furono scambi di parole durante quella lunga, interminabile attesa. Senza accorgersene, si erano tenuti la mano per tutto il tempo, senza mai lasciare andare quella presa che aveva fatto star bene entrambi. Ci furono, però, sguardi pieni di dolcezza, di comprensione ed ogni volta che si scoprivano a guardarsi si rendevano conto di quante cose riuscissero a dirsi, semplicemente perdendosi l’uno negli occhi dell’altro.

Erano innamorati persi, chiunque avrebbe potuto notarlo.

Chiunque, tranne i diretti interessati.

Talmente erano presi dal nascondere i loro veri sentimenti, continuavano a non voler vedere ciò che ormai era chiaro al mondo intero: si amavano.

Non era un semplice amore, era di quello capace di consumarli,  di non farli dormire  la notte e di far perder loro l’appetito, perché l’unica “fame” che avrebbero potuto percepire  in quel momento, era rivolta solamente alla persona amata.

Fame d’amore, fame di affetto. Fame di parole non dette, di piccoli gesti negati e sguardi sfuggenti. Di quei momenti passati insieme, delle mattine in cui si erano svegliati l’uno stretto all’altro, di quelle ore passate a cucinare insieme.

Avrebbero potuto essere il mondo, l’un per l’altro, se solo avessero ammesso di amarsi.

Non si sarebbero negati più niente e soprattutto, avrebbero smesso di soffrire inutilmente.

Potevano avere tutto ciò ed anche di più, se solo avessero avuto il coraggio di abbattere quel ‘muro’ che li divideva ed esprimere le emozioni che stavano reprimendo con tanta fatica nel cuore, ormai da mesi.

Ma fino a che non l’avrebbero fatto, niente sarebbe cambiato: la loro amicizia sarebbe rimasta intatta e non avrebbero rischiato di perdere l’un l’altro, perché questa era la paura di entrambi: nessuno dei due voleva rimanere senza l’altro e confessando i loro sentimenti, avevano paura di spezzare quel forte legame che li teneva uniti da ormai più di un anno.

No, non l’avrebbero permesso. Sarebbero riusciti ad andare avanti, a farsi una vita per conto proprio, come una qualsiasi normale coppia di amici. Avrebbero continuato ad esserci l’un per l’altro e si sarebbero appoggiati in qualsiasi scelta o decisione, importanti o meno che fossero.

Niente avrebbe rovinato la loro amicizia. Era tutto ciò che avevano e non potevano distruggere quell’equilibrio per colpa di qualche emozione di troppo.

Questi erano pensieri che affollavano loro la mente, ancora vicini, mano nella mano, in quella sala dove ormai credevano di dover stare ancora a lungo.

Ed entrambi avevano preso una decisione: non appena tutto sarebbe finito e Chuck si fosse ripreso, sarebbero andati avanti con le loro vite, andando magari anche a qualche appuntamento e conoscere persone nuove, con la speranza di poter dimenticare e darsi completamente ad un'altra persona, che li avrebbe resi altrettanto felici (o almeno così credevano) e che sarebbe riuscita a dar loro ciò che fino a quel momento entrambi si erano negati.

E chissà, magari sarebbero poi potuti uscire tutti insieme, con i rispettivi partner … Sì, quella era decisamente la miglior cosa da fare. Dovevano solo aspettare e tutto sarebbe tornato alla normalità: due amici legati da un grande affetto, niente più di questo.

Anche se ancora non lo sapevano, si sbagliavano. Eccome, se erano in errore!

La decisione, però, era ormai stata presa ed era così che le cose sarebbero andate in futuro tra di loro: niente più sotterfugi, niente sguardi troppo intensi o le notti passate a dormire insieme. Niente più stranezze ne parole non dette.

Se veramente erano intenti ad andare avanti, la situazione doveva cambiare e loro erano più che decisi a far funzionare le cose.

                                               ***

Dopo ore di snervante attesa, finalmente arrivò il chirurgo che aveva operato il fratello di Darren; era un uomo sui quarant’anni, non molto alto, di corporatura media.

Entrato in sala, pronunciò ad alta voce il cognome ‘Criss’, alla ricerca della famiglia di quel giovane ragazzo che aveva dovuto operare e per il quale aveva lottato lui stesso, per tenerlo in vita.

Aveva fatto del suo meglio, poiché, padre di due figli più o meno coetanei di quel ragazzo, sapeva cosa significava un figlio per i propri genitori.

Una volta trovata la famiglia Criss, il dottore, Mr. John Hale (così era scritto sulla targhetta attaccata al camice) andò loro incontro.

- “Signore e signora Criss?” – chiese, pacato  -“ E lei presumo che sia suo fratello?” – concluese infine, rivolgendosi a Darren, che nel frattempo era intento a mordersi il labbro inferiore, quasi volesse spaccarselo, per via della paura.

Il moro annuì debolmente, chiedendosi come facesse quel dottore a sapere che fosse lui il fratello di Chuck e non Chris, in quanto non si somigliavano poi molto.

- “Come lo so?” – disse l’altro leggendo i suoi pensieri – “E’ stata la prima cosa che suo fratello ha detto non appena si è svegliato. “Dov’è Darren?” E’ il suo nome, giusto?” – concluse, sorridendo gentilmente.

A quelle parole, il moro si sentì mancare il respiro. Suo fratello era sveglio? Questo voleva forse dire che l’operazione era andata bene e che si stava riprendendo?

- “Quindi … Sta bene?” – chiese a quel punto Cerina, con una luce di speranza negli occhi, dopo quella infinita, devastante giornata.

- “Sono felice di annunciarle che l’operazione è andata molto bene e che suo figlio si riprenderà. Certo, avrà bisogno di riposo e lo terremo qui ancora un paio di settimane in osservazione, dopodiché potrà riportarlo a casa” – rispose Mr. Hale, poggiandole dolcemente una mano sulla spalla, come a confortarla e dirle che sì, avrebbe rivisto suo figlio e che tutto sarebbe andato per il meglio.

Lacrime di gioia iniziarono a scendere sul volto del moro: suo fratello stava bene, aveva chiesto di lui e cosa più importante, era vivo.

Con un movimento del tutto spontaneo, si girò verso l’amico che stava in piedi vicino a lui e lo abbracciò.

Chris ricambiò quel gesto immediatamente, come se non volesse fare nient’altro per il resto della sua vita, se non stare tra le sue calde, morbide braccia.

- “Possiamo vederlo?” – chiese infine, staccandosi dall’amico.

- “Adesso ha bisogno di riposo, ma posso darvi cinque minuti per fargli un saluto, dopodiché, però, vi consiglio di tonare a casa e riposarvi. Posso immaginare quanto sia stata dura questa giornata per ognuno di voi” – rispose gentilmente.

Darren non se lo fece ripetere due volte e si precipitò verso la stanza dove suo fratello stava riposando.

Stava bene, si sarebbe ripreso e questo era tutto ciò che contava in quel momento.

Entrò a passi delicati nella stanza e senza dire niente, si avvicinò al letto sul quale vi era sdraiato Chuck.

- “Ciao” – disse, quasi in un sussurro – “Non sai quanto sia felice che tu stia meglio, adesso” –concluse, con gli occhi lucidi.

Notò che i lividi stavano pian piano svanendo e che quel taglio al sopracciglio si stava cicatrizzando.

- “Darren” – rispose debolmente l’altro – “grazie a Dio sei qui”.

- “Ci sarò sempre per te, sempre. Mi hai fatto prendere una paura tremenda ma adesso sei qui, stai bene e …” – non riuscì a concludere quella frase, le lacrime avevano preso il sopravvento su di lui.

- “Shh” – disse l’altro, cercando di tranquillizzarlo – “va tutto bene, io starò meglio e tu sei qui. Ed io continuerò ad esserci per te, come ho sempre fatto. Quando uscirò di qui, riprenderemo a vederci e a fare le nostre uscite mensili, rideremo come abbiamo sempre fatto e ci aiuteremo a vicenda”- concluse, infine.

A Darren non rimaneva altro che sorridere, a quelle bellissime parole che aveva avuto paura di non poter più udire.

Prese delicatamente la mano di suo fratello e gliela baciò.

Dopodiché, decise che era arrivato il momento di farlo riposare e lo salutò, lasciandogli un dolce bacio sulla fronte e promettendogli di tornare l’indomani.

Uscito dalla stanza, vi trovò Chris, appoggiato al muro, in attesa di qualcosa.

- “Non c’è bisogno che tu rimanga” – gli disse – “ puoi andare a casa, adesso”.

Il soprano lo guardò stupito.

- “Che … cosa? Io non me ne vado da nessuna parte. Non senza di te”.

A quelle parole il moro sussultò, ma sapeva che non poteva trattenerlo lì per sempre.

- “Chris, sei qui da ore e sicuramente avrai altri impegni. Non preoccuparti per me, me la caverò”.

- “No, non ti lascio da solo, non ci pensare neanche” – ribatté l’altro, quasi come se ci fosse rimasto male.

- “Non sono solo, ci sono i miei genitori e c’è Chuck. Non me ne vado fino a che non tornerà a casa” – disse, cercando di convincere l’altro.

L’amico aveva fatto già tanto per lui venendo lì.
Anche se non ne avevano parlato in quanto l’altro gli stava nascondendo qualcosa, Darren sapeva che Chris si era fatto un lungo viaggio per arrivare da lui.

- “Bene, lo stesso farò io. Ripeto, nel caso non l’avessi capito: non me ne vado senza di te.” – disse Chris – “Cercherò un hotel in cui stare, non è un problema. Ne ho visto qualcuno arrivando qui …”

- “Se le cose stanno così va bene. Hotel? Non se ne parla! Starai da me, abbiamo una stanza degli ospiti a casa, puoi sistemarti lì” – lo interruppe il moro con tono deciso.

- “Non voglio disturbare, Dare. Queste saranno giornate dure per voi e non voglio in alcun modo essere d’intralcio, specialmente adesso ” – ribatté il soprano.

- “Non dire stupidaggini, sei sempre il benvenuto in casa nostra, tesoro” – disse una voce alle loro spalle.

Cerina, la madre di Darren era dietro di loro; non l’avevano sentita arrivare, tanto erano presi dalla conversazione.

A quel punto, a Chris non rimase altro da fare se non arrendersi e accettare quella generosa proposta.

- “Mamma ha parlato” – disse il moro – “è deciso: starai da noi”.

Rivolse un sorriso di gratitudine all’ amico e a Cerina e si avviò verso la macchina per prendere il borsone che i vestiti che si era portato.

Non sarebbe stato facile, pensò.

Quella convivenza rischiava di cambiare il loro rapporto, qualora, per sbaglio si fosse lasciato sfuggire qualcosa o si fosse fatto scoprire a guardare il moro con gli occhi sognanti. E a quel punto anche i genitori di Darren avrebbero scoperto ciò che realmente provava per loro figlio.

No, non poteva succedere.

Non avrebbe dovuto accettare, ne era consapevole.

Eppure, da tempo non aveva sognato alto se non poter passare più tempo con il suo migliore amico.

Sarebbe stato cauto, promise a se stesso. Non avrebbe permesso ai propri sentimenti di rovinare il loro legame.

Una volta preso il borsone, si avviò nuovamente verso l’ingresso dell’edificio, dove lo stavano aspettando i signori Criss ed il suo migliore amico, con il quale, pensò, avrebbe dovuto convivere per ben due settimane.

In fondo erano buoni amici, nient’altro. Cosa mai sarebbe potuto succedere?

Si sarebbero comportati come sempre e niente sarebbe cambiato tra di loro.

O almeno così credevano.











Angolo dell'autrice:

Rieccomi! Chiedo scusa per il tremendo
ritardo, ma sono stata impegnatissima
e non ho avuto tempo di far niente, ultimamente!
In più il lavoro mi porta via giornate intere e
quando torno la sera sono distrutta...
Detto ciò, spero che questo nuovo capitolo
vi sia piaciuto e come sempre, di esservi riuscita
a trasmettere qualche emozione.
Come potete vedere, in questo capitolo viene spiegato l'arrivo
improvviso di Chris e in particolar modo, ho voluto affrontare i
sentimenti di entrambi (spero di esserci riuscita).
Spero che vi piaccia e che xcontinuiate a seguire questa
mia piccola storia, a cui mi sto affezionando molto io stessa.
Come ho già detto, il carattere dei personaggi non è il vero degli attori
in quanto non li conosco, ma ho voluto farli 'miei'.
Rigrazio le 32 (!!!) persone che stanno seguendo la storia ( ammettetelo, vi hanno pagato per farlo xD) e coloro che l'hanno messa tra le preferite/ricordate.
Ringrazio anche coloro che hanno recensito i capitoli e se volete farlo anche con questo, fatelo! Un parere esterno mi fa più che piacere!
Chiedo scusa se troverete qualche errore, ma non avendo io una beta
e passando ore ed ore a scrivere, quando ricontrollo sicuramente
qualcosa mi sfugge ):
Alla prossima e grazie per aver letto anche questo capitolo!

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Capitolo 5
*** Now or never. ***


- “Seguimi, ti faccio vedere la tua stanza” lo invitò Darren, sorridendo.

Chris annuì e seguì il moro, cominciando a salire gli scalini, aggrappandosi alla ringhiera poiché con l’altra mano, inizialmente, teneva la valigia.

Erano entrati in quella casa da pochi istanti, ma da quello che aveva potuto vedere (Darren non gli aveva dato molto tempo per guardarsi intorno, a dire il vero) era decisamente carina ed accogliente.

Cerina doveva avere buon gusto: la casa era arredata divinamente. Ogni mobile era al suo posto e non mancavano quadri di pittori a lui sconosciuti, sparsi un po’ dappertutto.
S’incantò a guardarli per un istante.  Erano colmi di colori vivaci, capaci da fare tornare il sorriso a chiunque li osservasse, almeno secondo il suo parere.
Promise a se stesso che più tardi avrebbe chiesto alla madre dell’amico chi fossero i pittori. Chissà, magari avrebbe potuto comprarne uno anche per il suo appartamento.

- “Sono belli, vero? Mamma adora i quadri, li metterebbe anche in bagno, se potesse!” – disse Darren, riportandolo alla realtà

- “Incantevoli” – si limitò a rispondere l’altro, preso alla sprovvista.

Mai quanto te”- pensò tra sé e sé.

Darren sorrise e gli dette una piccola pacca sulla spalla sinistra, provocando all’altro un leggero rossore sulle guance.

- “Dai, andiamo di sopra così puoi cominciare a sistemare le tue cose!”.

Senza aggiungere altro, prese la valigia del soprano e cominciò a trascinarla su per le scale.

- “Dare, no! Voglio dire, non importa, posso portarla da solo!” – ribatté.

- “Niente da fare, sei mio ospite, ricordi?” disse infine il moro, chiudendo il discorso senza dar tempo a Chris di ribattere ulteriormente.

Chris si limitò a seguirlo, brontolando di tanto in tanto poiché l’amico rischiava di farlo cadere da un momento all’altro, imbranato com’era.

Mentre salivano, non poté fare a meno di notare le foto appese sulla parete di fianco a lui.
Dovunque guardava, vedeva foto di Darren e Chuck.

Molte mostravano un piccolo Darren intento ad andare in bicicletta, in un’altra aveva in mano quella che doveva esser stata la sua prima chitarra e in altre ancora era già più grande, abbracciato a suo fratello o con altri amici.
Nonostante fosse cresciuto, c’era qualcosa che non era cambiato in lui: il sorriso.

Era il solito che regalava a Chris ogni giorno.

Dio, lo amava.

Amava quel sorriso, capace di illuminargli il volto anche nei momenti peggiori.
Non ne aveva mai visto uno più bello in vita sua.

La gioia che quel ragazzo aveva dentro di sé avrebbe potuto curare tutto il male del mondo, farlo sparire in un istante e mandarlo via per sempre.

Quando giunsero finalmente alla stanza degli ospiti, gli fece un timido sorriso e lo ringraziò per l’aiuto, maledicendosi ancora una volta per non essere andato in albergo.

Era felice di passare del tempo con il suo migliore amico (non poteva permettersi di definirlo in altri modi) ma allo stesso tempo era spaventato a morte da quella situazione, completamente nuova per lui.

E se si fosse lasciato scappare qualcosa? Doveva calmarsi, chiarirsi le idee.

Decise che se la cosa fosse diventata strana o peggio ancora, imbarazzante, avrebbe preso in considerazione l’idea di trovarsi una camera da qualche parte.

Darren, che nel frattempo era ancora lì, appoggiato alla porta, lo scrutava con curiosità. Aveva notato che ultimamente Chris era perso nei suoi pensieri più del solito e si domandava cosa gli stesse capitando.

Peccato, però, che non aveva il coraggio di chiederglielo.

Sei il solito codardo, Darren” – si rimproverò.

- “Darren, puoi andare adesso. Posso disfare la valigia da solo – disse il soprano, interrompendo i suoi pensieri –  “ e se non sbaglio, anche tu devi ancora sistemare la tua roba” – concluse con finto tono accusatorio.

- “H-hai ragione, è meglio che io vada. Ti chiamo non appena sarà pronta la cena, ok?” – rispose l’altro, avviandosi verso la propria stanza.

- “Perfetto, grazie Dare”.

Camminava con passo indeciso, lento.

Per qualche strana ragione, dentro di sé sperava che Chris lo fermasse, che lo implorasse di rimanere con lui ancora un po’.

Ovviamente, ciò non accadde.

Chris si era già chiuso la porta alle spalle e Darren poteva sentirlo imprecare contro la propria valigia, colma quant’era di vestiti e altre cianfrusaglie.

Non appena entrò in camera sua, si buttò sul letto, deciso a riposarsi un po’.

Era già passata una settimana dall’incidente di Chuck e da allora non si era permesso di chiudere occhio neanche per un istante.

E l’ansia e la paura che si portava dietro, non lo avevano certo aiutato.

Fortunatamente, il peggio era passato e suo fratello sembrava riprendersi e stare meglio giorno dopo giorno e questo era tutto ciò che in quel momento importava al moro.

Non ci volle molto prima che si addormentasse, il viso finalmente rilassato ed apparentemente sereno.
 
                                                               
                                                                          
                                                             ****

Nel frattempo, Chris, che  aveva finalmente finito di disfare la valigia e fatto una doccia rapida, era seduto sul letto, con il portatile appoggiato sulle gambe.

Approfittò del tempo a disposizione che aveva per scrivere e così fece, mettendo da parte i troppi pensieri e quelle dannate insicurezze che sembravano non volerlo lasciare in pace.

Tutto ciò che voleva, era liberare la propria mente e sfogarsi.

Aveva bisogno di passare un po’ di tempo da solo, di dedicarsi a se stesso.

Ignorò persino le cinque chiamate perse di Ryan, il quale voleva sapere quando sarebbe tornato a lavoro.

Ne avevano già parlato e aveva avvertito il regista che sarebbe tornato quando lo avrebbe fatto anche Darren.

Non aveva alcuna intenzione di lasciarlo da solo e mai l’avrebbe fatto.

Il suo amico aveva bisogno di lui più che mai e anche se non glielo aveva detto a voce, Chris lo aveva capito dal momento in cui lo aveva tenuto stretto a sé.

Ryan aveva provato a dissuaderlo, a digli che ora che Chuck si era ripreso, poteva tornare sul set, in quanto Darren non era da solo, ma Chris non volle sentire ragioni e confermò la sua decisione ancora una volta.

Sarebbe tornato con Darren, a qualunque costo.

Non gli importava di quello che adesso pensavano il suo regista o i suoi colleghi, tutto ciò che voleva era stare vicino al suo migliore amico.

L’unica persona che sembrava capirlo era Lea, la sua migliore amica.

Lo aveva chiamato ogni giorno sin da quando era partito e gli chiedeva costantemente come stesse Chuck e soprattutto, come se la stesse cavando Darren in quella dolorosa situazione.

A differenza di altri, lei non gli faceva pressioni ne strane domande sul motivo della sua permanenza a casa del moro.

Al contrario, Lea sapeva bene quanto Darren e Chris fossero legati e aveva capito che tra i due sarebbe potuto nascere qualcosa e sapeva che ormai era questione di tempo prima che accadesse.

Quando, poche ore prima della partenza si erano sentiti al telefono e l’amico le aveva spiegato la situazione, lo aveva spronato ad andare e si era fatta promettere di tenerla aggiornata.

Adorava quella ragazza, c’era sempre stata per lui e lo aveva aiutato in varie occasioni, senza mai chiedere niente in cambio.

Semplicemente, si volevano bene come fratello e sorella e insieme si sentivano al sicuro.

Si raccontavano sempre tutto ed erano sinceri l’un con l’altro.

Se capitava che non fossero d’accordo su qualcosa o che uno dei due stesse sbagliando, ne parlavano e chiarivano da buoni amici, senza nascondersi mai niente.

Erano, l’uno per l’altra, un libro aperto e capivano immediatamente quando qualcosa non andava.

Bastava loro un semplice sguardo per comprendersi, le parole non servivano.

Caratterialmente erano diversi, ma si erano comunque trovati fin da subito.

Lea era una ragazza solare, estroversa che si faceva voler bene da tutti, capace di portare gioia dovunque andasse.

Chris, invece, era più riservato e tendeva a nascondere le proprie emozioni agli altri, per paura di esporsi troppo. Aveva sofferto abbastanza in passato e non aveva intenzione di permettere che riaccadesse.

Quando, però, erano insieme, Chris cambiava completamente.

La timidezza che spesso lo bloccava e le inutili paure che aveva dentro di sé, svanivano completamente.

Si fidava dell’amica ed era consapevole del fatto che qualsiasi cosa fosse potuta accadere, lei non lo avrebbe mai giudicato ne abbandonato.

Durante quei giorni in cui erano lontani, sentiva la sua mancanza. Era abituato a vederla ogni giorno, che fosse stato per lavoro o meno.

Ogni volta gli andava incontro con uno dei suoi splendidi sorrisi e lo abbracciava, lasciandogli addosso un po’ del proprio profumo e qualche volta, segni di lucidalabbra sulle guance.
Ma a Chris non importava, la riteneva una delle persone più importanti e sapeva di essere stato fortunato a trovare un’amica così speciale.

Aveva bisogno di parlare con qualcuno e se c’era una persona in grado di ascoltarlo, era la sua migliore amica.

Non le aveva ancora detto di ciò che provava per Darren ma decise che era giunto il momento: non poteva tenersi dentro tutto per sempre.

Non appena ebbe finito di scrivere, poggiò il portatile sul mobile che aveva accanto al letto e digitò il numero.
Lea, come sempre, rispose al primo squillo.

- “Chris, tesoro! Va tutto bene?”

- “Io…sì, sto bene! Tu? Come procedono le giornate senza di me?” – rispose il soprano.

- “Sei sicuro? Ti sento un po’ teso...E’ successo qualcosa? Comunque mi manchi, sai? Non è lo stesso senza di te! Ryan è nevrotico come al solito, Chord continua a fare il pagliaccio di corte e a farci morire dalle risate e gli altri stanno bene. Si sente la vostra mancanza, però. Non è lo stesso senza di voi” – concluse tutta d’un fiato.

Chris sorrise al solo pensiero: sentiva la mancanza dei suoi colleghi e di quelle giornate passate insieme a loro, a ridere e scherzare tra una ripresa e l’altra.

- “Mi mancate anche voi. Darren ed io torneremo non appena dimetteranno Chuck dall’ospedale. Non vedo l’ora di riabbracciarti!” rispose, sincero.

- “ Come vanno le cose tra di voi? Voglio dire, com’è vivere nella stessa casa con Dare?” – lo punzecchiò Lea.

- “In che senso?  Tra di noi è tutto come sempre, non è cambiato nulla dall’ultima volta che ci siamo visti” – rispose il soprano, con tono incerto.

- “Tu lo vorresti, vero? Vorresti che le cose tra di voi cambiassero?” – disse Lea, tornando seria.

- “Io … Perché mi chiedi questo?”

- “Chris, ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso, ormai. Credi che non mi sia accorta di come lo guardi? Credi che non abbia notato il sorriso che spunta sul tuo viso ogni volta che lo vedi o della fatica che fai a staccare gli occhi da lui ?” – rispose l’amica.

- “Sì, lo vorrei. Più di ogni altra cosa” – ammise, infine.
- “E allora perché non glielo dici? Ci devi parlare, tesoro. Altrimenti non cambierà mai niente e nessuno di voi due saprà mai quanto davvero tenete l’uno all’altro”.
- “Non posso, Lea. Ci ho pensato e non sarebbe giusto. Se gli dicessi ciò che provo, rischierei di perderlo. E se succedesse, non lo sopporterei”.

Le lacrime cominciarono a scendere lentamente sul suo viso, prima che potesse fermarle.

Ciò che aveva appena detto era la dura verità con cui doveva convivere ogni giorno e per quanto si sforzasse di non pensarci, quei pensieri tornavano sempre a galla, che lui volesse o meno.

- “Tesoro, devi reagire. So che non è facile, so che hai paura ma se non ci provi non lo saprai mai. Probabilmente non mi crederai, ma quel ragazzo prova esattamente le stesse cose per te. Credimi, l’ho osservato e quando è con te è … diverso. Ti guarda come se tu fossi la cosa più preziosa al mondo e si preoccupa per te più di chiunque. Segui il mio consiglio, tira fuori le emozioni e digli ciò che provi realmente” – disse la ragazza, con tono sincero.

- “No, ti sbagli. Per lui sono solo un amico, ma va bene così, davvero. Forse un giorno troverò il coraggio e gli dirò come mi sento, ma non adesso, non mi sento ancora pronto. Ti ringrazio, comunque, sai sempre come farmi stare bene – disse Chris, con voce rotta dall’emozione – “adesso mi preparo, tra poco ceniamo” –concluse.

- “A presto, Chris. Spero che tu riesca a trovare la forza necessaria per affrontare questa situazione. Voglio solo che tu sia felice, nient’altro, credimi. Ti voglio bene”.
- “Ti voglio bene anche io” – rispose, infine, per poi riattaccare.

Per quanto cercasse di negare a se stesso quello che l’amica gli aveva appena detto, quella telefonata lo aveva fatto sentire meglio. Si sentiva quasi come si fosse tolto un ‘peso’ di dosso.

Sì, aveva preso la decisione giusta parlandone con l’amica.

Tuttavia, ciò che poco prima Lea gli aveva detto, gli tornò in mente.

- “Ti guarda come se tu fossi la cosa più preziosa al mondo”.

E se la ragazza avesse avuto ragione?

Darren poteva davvero provare qualcosa per lui?

No, è impossibile” – si rimproverò – “Smettila di fantasticare”.

Erano migliori amici e Chris non avrebbe rovinato il bellissimo rapporto che avevano per colpa di qualche sua ‘paranoia’.
 
Pochi istanti dopo, sentì bussare alla sua porta.

- “Dare, entra pure” – disse, pacato.

Il moro non se lo fece ripetere due volte ed entrò.

Chris era seduto sul setto, il volto ancora rigato dalle lacrime e una mano poggiata sulla fronte.

- “La cena è pronta! Chris, va tutto bene?” – disse non appena ebbe notato le condizioni in cui si trovava l’altro.

Il soprano alzò lentamente lo sguardo ed incontrò quello dell’amico, visibilmente preoccupato.

- “Sto bene, tranquillo” – rispose, fingendo un sorriso.

Sono a pezzi”.


- “No, non stai bene! Che ti succede?” – ribatté l’altro, con tono serio.

“Succede che ti amo, stupido nano da giardino”.


Il moro lo guardò sconcertato, per poi sedersi sul letto accanto a lui, provocando nell’altro un piccolo sussulto.

- “Va tutto bene, Dare, credimi. Ora mi preparo e andiam-“

Non fece in tempo a finire la frase. Darren adesso era di fronte a lui, con le mani poggiate sul volto del soprano.

- “No, qui c’è qualcosa che non mi stai dicendo. Sono giorni che ti vedo … strano, sfuggente” – disse il più grande.

Era decisamente troppo vicino al suo volto e Chris dovette usare tutte le forze possibili per non baciarlo.

“Trattieniti, Christopher. Non  saltargli addosso, non ora”.

Si guardarono negli occhi per interminabili secondi, incapaci di guardare altrove.

La tensione tra di loro si fece sempre più pesante ed i loro visi erano dannatamente troppo vicini adesso.

Fu in quel momento che Chris ‘esplose’.

Senza alcuna esitazione, prese il volto di Darren fra le mani e lo baciò.

- “Chris…” – sussurrò debolmente il moro.

Ma il soprano continuò, ignorando la perplessità dell’altro.

Si avventò sulle sue labbra come se non ci fosse un domani, come se in quell’istante, il mondo intero stesse per finire.

Ora o mai più” – si disse.

- “Non dire niente” –  ansimò Chris, tra un bacio e l’altro.

Ciò che il soprano non si aspettava, però, era quel bacio sarebbe stato ricambiato.

Strinse Darren a sé sempre con più forza, cercando le sue labbra, consumandole.

Le mani avevano trovato il loro posto tra i riccioli del moro, come aveva sempre desiderato fare.

Quello fu il loro primo bacio.

Il primo vero bacio.

Non c’era nessuna videocamera pronta a riprenderli, nessuno a guardarli.

Per la prima volta, erano solo loro due.

E si amavano davvero, anche se ancora non lo sapevano.

Entrambi avrebbero potuto giurare che quello era il più bel momento della loro vita.

Non importava loro delle conseguenze che quel bacio avrebbe avuto, ne di cosa sarebbe accaduto dopo.

Semplicemente, decisero di vivere quel momento così puro e vero, dimenticandosi del mondo che li circondava.



Angolo dell'autrice:
Nel caso ve lo foste chiesti: sì, sono ancora viva.
Mi dispiace tanto per avervi fatto aspettare tutto
questo tempo, ma è stato un periodo tremendo
e non ho avuto il tempo di fare praticamente nulla .-.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che
vogliate ancora continuare questa storia.
Non è stato facile da scrivere ma ci ho messo
l'anima nel farlo, come sempre.
Spero di esservi riuscita a trasmettere anche una
piccolissima emozione, a me è successo mentre scrivevo una 'certa'
parte.
Come ho sempre detto, questi non sono i 'veri' Dare
e Chris, ma sono come me li immagino io, tanto
perchè lo sappiate (:
Grazie infinite a coloro che hanno messo la storia fra le seguite/preferite/
ricordate e a coloro che mi lasciano sempre un parere!
Ho creato una pagina su fb per gli aggiornamenti,
eccola: http://www.facebook.com/JustbelieveEfp

Un bacio e al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** It's not over tonight. ***


                                       “It’s not over tonight”



Il tempo scorreva lentamente, quasi volesse fermarsi, assaporare quel momento tanto prezioso.

Non avrebbero saputo dire per quanto erano rimasti in quel modo, avvinghiati, costantemente in ricerca l’uno delle labbra dell’altro, desiderosi di un contatto che a lungo si erano negati.

Le mani intrecciate, quasi fossero state create appositamente perché si trovassero.

I sospiri affannati, labbra impegnate a giocare, rincorrersi, bisognose di sollievo.

Ogni cosa era perfetta in quell’istante, fatto di due persone che si completavano a vicenda.

Per quanto potessero continuare a negarlo a se stessi e agli altri, erano nati per stare insieme e forse, prima o poi, l’avrebbero capito.

I minuti scorrevano veloci sotto i loro occhi, ma nessuno due aveva il coraggio di staccare la presa.
Mai, nella loro esistenza, si erano sentiti così bene, felici per la prima volta.

Dopo anni di lotte ,sofferenze e trascorsi alla continua ricerca di se stessi, avevano finalmente trovato il loro posto.

Si sentivano a casa.

Le cose belle, però, non durano mai in eterno.

Con un po’ di esitazione, Chris si staccò lentamente dal moro, regalandogli un ultimo, delicato bacio sulle labbra.

I loro occhi si incontrarono per un lungo attimo, colmi di domande alle quali non erano in grado di rispondere.

Era stato un errore spingersi così avanti? Era questa la fine di tutto?

La risposta a quelle domande arrivò quasi nell’immediato.

Nella stanza calò il silenzio più assoluto, in quanto ad entrambi mancava il coraggio necessario per parlare, dire qualsiasi cosa.

Il soprano guardò il moro, speranzoso, in cerca di una reazione da parte dell’altro.

Darren era davanti a lui, immobile, quasi avesse paura di fare qualche danno solamente muovendosi.

Non poteva credere a ciò che stava accadendo; sognava da mesi quel momento, immaginandosi persino il luogo, creando un certo tipo di atmosfera nella propria mente.

Adesso, però, gli sembrava surreale, impossibile. Chris Colfer lo aveva appena baciato e per la prima volta, non se lo stava immaginando.

Quel ragazzo di cui si era perdutamente innamorato, adesso era lì, di fronte a lui e aspettava una risposta.

Purtroppo, però, non era ancora pronto a dargliele. Era successo tutto così in fretta, all’improvviso , senza dargli il tempo di rifletterci sopra, decidere se sarebbe stato giusto o meno.

Per quanto lo amasse e volesse stare insieme a Chris più di ogni altra cosa, il moro non se la sentiva di rovinare tutto ciò che avevano costruito insieme fino a quel momento.

Quel bacio rischiava di rovinare tutto ciò di più bello che avesse mai avuto in tutta la sua vita.

Non ne era pentito, affatto. Se gli fosse stata data la possibilità di tornare indietro, avrebbe ricambiato quel bacio senza alcuna esitazione.
Ma doveva tornare alla realtà e la verità era che nessuno di loro era ancora pronto ad esporsi ne all’altro, ne tantomeno, al mondo intero.

Lo avrebbe ferito, ne era consapevole, ma sapeva che l’unico modo per non perderlo era quello.

Se si fossero lasciati andare, tutto sarebbe cambiato,  li avrebbe resi dipendenti l’uno dall’altro, vulnerabili.

Chris meritava di meglio e il moro questo lo sapeva perfettamente.

Cosa sarebbe successo se fosse arrivata la persona giusta e lui fosse stato ‘bloccato’ con Darren?

Non importava quanto avrebbe sofferto, non avrebbe mai ostacolato la felicità del suo migliore amico.

Doveva andare avanti con la propria vita e permettere all’altro di costruirsi un futuro, che lui ne fosse incluso o meno.

Questa era probabilmente la decisone più difficile che avesse mai dovuto prendere ma era sicuro che fosse la cosa giusta da fare.

I suoi pensieri vennero distratti dalla voce del soprano, il quale aveva in qualche modo già capito cosa gli passasse per la testa.

- “Darren, io…Mi dispiace” – disse, rassegnato.

Non poteva affrontarlo, non in quel momento.

- “I miei genitori ci aspettano di sotto” – rispose, semplicemente.

Chris lo guardò incredulo, a bocca aperta.

- “Tutto qui?” – chiese, sarcastico.

Non riusciva a crederci. L’aveva baciato, per la miseria!

Per l’ennesima volta, si era esposto ed aveva sbagliato.

Non permise alla rabbia di prendere il sopravvento su di lui, nonostante gestirla fosse veramente difficile, in quella situazione.

Il moro non rispose e senza riuscire neanche a guardarlo negli occhi, uscì velocemente dalla stanza.

Stava sbagliando a scappare in quel modo e sapeva che presto o tardi ne avrebbe pagato le conseguenze, ma non poteva dargli spiegazioni, non ancora.

Chris era ancora seduto sul letto, come paralizzato.
Non era mai stato umiliato tanto in vita sua, neanche quando i bulli lo prendevano di mira ai tempi della scuola.

Non solo era ferito, con il cuore spaccato in mille pezzi, era arrabbiato con se stesso.

Ogni volta che decideva di aprire il cuore a qualcuno, questi erano i risultati.

Come aveva potuto permettere che accadesse ancora?

La risposta a questa domanda ce l’aveva, anche se non lo ammetteva.
Con Darren sarebbe dovuta andare diversamente, lui era diverso.

O almeno così aveva creduto fino a quel momento.

Come aveva potuto essere così stupido? Innamorarsi del proprio migliore amico, nonché collega.

Cosa credeva di ottenere, a parte un cuore spezzato?

Tante erano le persone che lo avevano fatto soffrire nel corso degli anni , ma mai e poi mai si sarebbe aspettato che una di queste sarebbe stato proprio lui, il ragazzo che amava, o almeno così credeva.

Maledì l’istante in cui, senza pensare, aveva posato le labbra su quelle del ragazzo dali occhi color nocciola.

Si odiò per aver creduto che ci fosse qualcosa di vero negli occhi dell’altro, che era sembrato volere quel contatto quanto lui.

Lacrime amare rigavano il suo volto mentre giurava a se stesso che non avrebbe più permesso a nessuno di usarlo per poi gettarlo via come se fosse spazzatura.

                                                
                                         ***

La serata proseguì di male in peggio, come da previsto.

Durante la cena non si erano rivolti mezza parola, con grande sorpresa dei genitori di Darren, che erano abituati ai loro incessanti discorsi e alle battute che riuscivano sempre a strappare un sorriso a tutti, nonostante l’ancora evidente tensione per lo stato di salute di Chuck.

Avevano mangiato in silenzio, evitando gli sguardi confusi e curiosi di Cerina e soprattutto si erano impegnati a non incrociare i propri neanche una volta, per quanto risultasse impossibile.

Chris guardava Darren quando era distratto e viceversa. Era difficile far finta di niente dopo tutto ciò che era successo, ma erano bravi attori e ciò li aiutò nell’interpretare quella ‘parte’.  

“Se lui ha deciso di fregarsene, lo farò anche io” – pensò il più giovane.

Il moro, d’altro canto, sapeva che quella ‘messinscena’ non sarebbe durato a lungo e che era questione di tempo prima  il soprano ‘esplodesse’.

Lo conosceva meglio di chiunque altro, non era in grado di tenersi dentro un’esplosione di emozioni di quella portata e presto lo avrebbe affrontato.

Vederlo soffrire lo distruggeva ma sapeva che non c’era altro modo, nessuna ulteriore opzione.

Prima o poi avrebbe capito il suo gesto e lo avrebbe ringraziato per averlo lasciato libero.

D’altronde, quando ami veramente qualcuno devi lasciarlo andare, no?

Questo è ciò che Darren stava facendo e per quanto potesse essere una scelta egoista, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo felice e realizzato.

Era consapevole del fatto che probabilmente lo avrebbe odiato per sempre e che tutto ciò che avevano era ormai rovinato, ma non era la persona giusta per lui, di questo era sicuro.

Chris era una persona meravigliosa, di una dolcezza unica, piena di talento e meritava il meglio di questo mondo fatto di crudeltà ed ipocrisia.

Cosa avrebbe potuto dargli lui?

Non era altro che un ragazzo impaurito, pieno di paure e insicurezze, incapace di capire se stesso, figuriamoci gli altri.

Aveva bisogno di quell’amore e di quella sicurezza che al momento Darren non poteva dargli.

Presto sarebbero dovuti tornati a lavoro, ritornare alla vita di tutti i giorni con la differenza che niente sarebbe stato come prima.

Non ci sarebbero più stati quei sorrisi che lo avevano fatto innamorare, ne i venerdì sera trascorsi insieme a guardare qualche film o semplicemente parlare, accoccolati sul divano.

Gli sarebbero mancate quelle mattinate nelle quali Chris gli dava il ‘buongiorno’, preparava la colazione e lo brontolava perché ci metteva troppo tempo a prepararsi.

Anche il ritorno a casa non sarebbe stato semplice: ogni cosa in quell’appartamento gli ricordava il soprano.

Da quando si erano conosciuti, non vi era stato un giorno in cui Chris non passava da lui.

Per una cosa o l’altra, si ritrovavano a condividere serate intere quasi ogni giorno.

L’interruzione di quella routine sarebbe stata la cosa più dura da affrontare: era talmente abituato alla sua presenza che anche solo il pensiero della sua assenza gli provocava dolorose fitte al petto.

Si domandava come avrebbe fatto senza l’amico, l’unica persona in grado di comprenderlo ed ascoltarlo,  in momenti in cui neanche lui riusciva a sopportare sé stesso.

Il dolore che questi pensieri gli provocavano, era lancinante.  Non voleva perderlo, ma allo stesso tempo sapeva che non era il momento giusto per loro.

Tuttavia, Chris meritava una spiegazione e lui gliel’avrebbe data, non appena sarebbe stato pronto.

Promise a se stesso di parlargli prima del rientro a New York; fino ad allora, avrebbe cercato le parole giuste da dire e lasciato all’altro spazio per comprendere ciò che lui avrebbe voluto che capisse.
                                                                            
                                     ***

Una volta data la ‘buonanotte’ ai genitori del moro, Chris si avviò verso la camera degli ospiti.

Voleva capire, aveva bisogno di quelle risposte che l’altro gli stava negando.

Erano ormai passate ore dall’accaduto e l’amico non si era nemmeno degnato di guardarlo negli occhi. Neanche una maledettissima volta.

Ci aveva provato, si era impegnato a fare il suo stesso gioco ma la verità era che non c’era niente di peggio che non poter incontrare quegli occhi verdi, così belli da perderci il fiato.

Lo aveva osservato abbastanza per capire che l’altro era in conflitto con se stesso e si era ormai arreso all’idea che non sarebbe riuscito a fargli spiccicare una parola, almeno non per quella sera.

Giunto davanti alla stanza, il soprano si trovò davanti l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

Decisamente stupido da parte tua’ – pensò ‘vivi in casa sua’.

Quello era un altro problema a cui avrebbe pensato più tardi. Non poteva rimanere in quella casa.

Non avrebbe sopportato un’altra settimana di silenzi imbarazzanti ne gli avrebbe permesso di vederlo così vulnerabile, non più.


- “Buonanotte, Darren” – sussurrò piano, quasi non volesse farsi sentire.

L’altro lo guardò intensamente per un lungo istante, il volto teso, triste, di chi si è stancato di lottare e si arrende al proprio destino.

Perdonami, Chris. Ti amo ma non posso renderti felice”, avrebbe voluto
dirgli.

- “Anche a te” – fu ciò che invece rispose, con voce debole, chiudendosi la porta alle spalle.

Rassegnatosi all’idea che Darren non aveva ancora intenzione di parlargli, il soprano fece lo stesso.

Sarebbe andato a letto e ci avrebbe dormito sopra, senza tanti, inulti pensieri.

                                                ***

- “Chris?”

“Non bastava averlo intorno tutti i giorni, adesso me lo sogno pure la notte!” – pensò l’altro.

- “Chris, sei sveglio?”

- “Vattene via, incubo del cavolo” – rispose il più giovane, parlando nel sonno.

- “Sono io, D- Darren. Non stai sognando” – disse il moro, infine.

A quelle parole, il soprano sussultò. Aprì finalmente gli occhi e lo vide: il moro era davvero lì, in piedi davanti al letto e aspettava una risposta.

- “Darren!” – bisbigliò, una volta aperto gli occhi – “che ci fai qui?”.

- “Non riuscivo a dormire e così ho pensato di...”

- “Darren, è notte fonda e vorrei tornare a dormire! Mi dici che cavolo vuoi?” – ribatté Chris, seccato.

Se questo era un altro dei suoi scherzi, lo avrebbe strozzato.

- “Io…” – cominciò a dire il moro ma l’altro lo interruppe.

- “Tu cosa? Sono ore che mi eviti come se avessi la lebbra e adesso ti presenti qui?”

- “Posso dormire con te?” – farfugliò il moro, timidamente.
 
Ancora nessuna spiegazione, solo inutili balbettii.

- “A che gioco stai giocando?”

Sentiva la rabbia crescere rapidamente dentro di sé e sapeva che non avrebbe resistito ancora a lungo.

- “Di che stai parlando? Chris, ti prego, lasciami rimanere qui, con te”.

Avrebbe voluto dirgli di no, davvero, ma come poteva resistere  a quegli occhi da cucciolo abbandonato su un’autostrada, che l’altro adesso gli stava facendo?

- “Va bene, hai vinto. Ma solo per questa notte” – disse infine, con tono di resa.

- “Solo per stanotte” – confermò il moro.

Nonostante non riuscisse a spiegarsi lo strano comportamento dell’amico (se così si poteva ancora definire), dovette ammettere a se stesso che nonostante tutto, avere Darren accanto a sé lo faceva sentire meglio.

La situazione tra loro non era delle migliori, certo, ma non gli importava.
Senza aggiungere altro, Darren si sistemò sotto le coperte accanto a Chris.

Non era stata una buona idea, ne era consapevole. Il fatto era che, per quanto fosse doloroso da ammettere, non riusciva a stare neanche un minuto senza di lui.

Ne aveva bisogno come dell’ossigeno, senza si sentiva perso.

Così, aveva messo da parte l’orgoglio e si era ritrovato in camera di Chris alle tre di notte, chiedendosi dove avesse trovato il coraggio per compiere un’azione simile.

Ogni cosa sarebbe cambiata l’indomani perciò non gli rimaneva altro che passare quella notte insieme.

L’ultima.

Lo strinse il più possibile a sé, senza alcuna intenzione di lasciarlo andare.

“Domani” – si promise  il ragazzo dagli occhi verdi – “domani ti lascerò libero”.

A quella stretta, il più giovane sorrise. Presto, la sensazione di quelle braccia avvolte a lui sarebbe stata solo un bel ricordo, ma per quella notte, decise che gli bastava.




Angolo dell'autrice:
Rieccomi! Come potete vedere, stavolta
non vi ho fatto aspettare molto :D
Per fortuna ho trovato un pomeriggio libero
e ne ho approfittato!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Non odiatemi, c'è ancora tempo e prima o poi
ce la faranno :D
Ho sofferto io per loro a mentre lo scrivevo, ma devo dire che per una
volta sono abbastanza soddisfatta del risultato!
Come sempre, spero di esservi riuscita a trasmettere
le emozioni dei personaggi e di non avervi annoiati (in tal caso, perdonatemi).
Ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storia tra le
seguite/preferite/ricordate e tutti coloro che mi lasciano recensioni e
mi fanno i complimenti (che non merito u.u).
Sul serio, quando ho iniziato a scrivere questa storia
non credevo assolutamente che potesse avere un riscontro
così positivo, perciò grazie di cuore a voi che sprecate
qualche minuto a leggerla, lo apprezzo veramente moltissimo!
Detto questo, al prossimo capitolo!

Qui trovate la pagina dove pubblico i capitoli: http://www.facebook.com/JustbelieveEfp

Se invece, voleste aggiungermi, vi lascio il mio profilo: http://www.facebook.com/verohrach.sarfati

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Capitolo 7
*** "There's so much I need to say to you". ***


           "There's so much i need to say to you".





Era già passata una settimana da quella notte, della quale nessuno dei due aveva più parlato.

Le giornate erano trascorse velocemente, tra passeggiate per la città e visite quotidiane al fratello di Darren. Niente tra di loro era cambiato, erano ritornati alla fase del ‘siamo solo amici’ e come tali si comportavano, o almeno ci provavano.

Per quanto assurdo possa sembrare, tra i due non c’era alcun tipo d’imbarazzo, nonostante le circostanze. Avevano deciso di andare avanti, di superare l’accaduto con la speranza di evitare gli eventuali ‘acciacchi’.

Entrambi sapevano che avrebbero perso tanto, perdendo l’altro. E se c’era una cosa che li spaventava al punto di far loro mancare il respiro, era proprio questo.

Non potevano rimanere l’uno senza l’altro, perciò la soluzione migliore era dimenticare ciò che era successo ed andare oltre quel bacio. Si erano ormai convinti che non aveva avuto alcun significato per l’altro.

Il solo pensiero faceva soffrire entrambi, poiché incapaci di ammettere ciò che ormai era chiaro a tutti come la luce del sole. Tranne che ai diretti interessati, ovviamente.

Accantonarono l’accaduto come un ‘atto di debolezza’.

Chris pensava fosse dovuto alla complessa situazione familiare in cui si l’amico si trovava e che quindi aveva ricambiato il bacio in un momento di fragilità emotiva.

Probabilmente neanche si era reso conto dell’importanza che quell’evento aveva avuto per Chris.

Darren, d’altro canto, si era ormai arreso all’idea che il soprano meritasse molto di più, ragion per cui decise di stare al suo ‘gioco’ e fingere che niente tra di loro fosse cambiato.

La verità, però, era un’altra: per quanto potessero continuare a fingere, la tensione tra di loro era ormai onnipresente e non sempre era semplice da gestire.

Erano quei piccoli gesti, sorrisi e gli sguardi inaspettati che li portavano ‘fuori rotta’.

Nonostante facessero del loro meglio per non illudersi, spesso e volentieri era difficile non perdersi l’uno negli occhi dell’altro.

Darren, in particolare, era una persona ‘fisica’ e come tale riteneva importante il contatto con le persone che amava.
In particolar modo quando si trattava di Chris.

Era impossibile per lui non poggiargli la mano sulla spalla o abbracciarlo di tanto in tanto, quando ne sentiva il bisogno. E lo sentiva sempre.

Il soprano ne era al corrente e lo lasciava fare, senza mai lamentarsi, in quanto era qualcosa che lui stesso desiderava.

Tuttavia, dopo quel piccolo ‘incidente’,  il moro si era costretto (con grande difficoltà) a limitare qualunque contatto fisico, poiché sapeva che non sarebbe riuscito a trattenersi.

Se solo avesse potuto (e se Chris non stesse fingendo di avere un’amnesia), gli sarebbe saltato addosso alla prima occasione.

Avrebbe venduto l’anima, pur di poter rivivere di nuovo quell’istante, in cui ogni cosa era stata perfetta e così … naturale.

Quelle labbra erano state create per incontrarsi tra di loro.
                                                           
                                                   ***


L’ultimo giorno della permanenza in casa Criss fu alquanto frenetico.

Mentre Darren correva  da una stanza all’altra in cerca di non si sa cosa, Chris era nella stanza degli ospiti a preparare la propria valigia, in vista dell’imminente partenza.

Dopo le due settimane di ricovero, Chuck sarebbe finalmente tornato a casa quella mattina.

Era stato dimesso il giorno prima. I dottori avevano detto che era pronto per la riabilitazione e che era tornato ad essere completamente autosufficiente.

Di conseguenza, quella mattina erano stati tutti indaffarati a preparare il necessario per il suo ritorno.

Non appena il moro ebbe finito di parlare al telefono con il fratello, la prima reazione fu quella di trovare Chris (prima ancora dei suoi genitori) e stringerlo a sé, con tutto le forze che aveva in corpo.

L’amico, naturalmente, aveva ricambiato quel gesto inaspettato.

La gioia si era ben presto divulgata in tutta la casa; Cerina e Paul avevano stretto in un lungo abbraccio il moro per poi fare lo stesso con il soprano, che fu piacevolmente sorpreso da quel gesto.

- “Grazie”- gli mormorò la donna, accennando un sorriso.

- “Di cosa?” – rispose Chris a quelle parole inaspettate.

- “Nessuno è in grado di prendersi cura di lui come fai tu. Sono felice che la vita gli abbia fatto incontrare una persona così speciale”.

A quelle parole, il soprano arrossì leggermente. Ricambiò con un sorriso sincero, dandole un leggero bacio sulla guancia.

- “Darren è tutto ciò di cui ho bisogno. Mi prenderò sempre cura di lui, te lo prometto” – concluse, infine.

La madre del moro lo guardò per un secondo, prima di lasciarlo andare.

Era lo sguardo di chi sa, di chi conosce l’amore è in grado di riconoscerlo nel volto delle persone, quando lo vede.

E Chris conosceva quello sguardo, era lo stesso che gli rivolgeva Lea ogni qualvolta parlassero del moro.

Dannazione, proprio non era bravo a fingere in certi casi.

Eppure era un attore, sarebbe dovuto essere facile come un bicchier d’acqua. In fin dei conti si trattava di dover recitare una parte, cosa che faceva ormai da anni (e per la quale aveva pure vinto diversi premi).
Sta di fatto, però, che quando si trattava di Darren, non ne era in grado.

Ogni cosa gli veniva spontanea e non era capace di fermarsi in tempo, impedire a se stesso di superare il limite.

L’unica ‘fortuna’ che aveva era che il moro sembrava non accorgersi di niente, tanto era ingenuo.

In varie occasioni il soprano si era lasciato andare con lui, facendosi sfuggire parole che avrebbe fatto meglio a tenere per sé e mai, neanche una volta, l’amico era riuscito a capire le sue vere intenzioni.

Si chiedeva come, dopo tutti quegli anni trascorsi insieme, l’altro ancora non fosse riuscito a rendersi conto di ciò che provava per lui.

Ne erano a conoscenza tutti, muri e camerini del set, compresi.

Tuttavia, aveva deciso di quella situazione fino a che gli sarebbe stato possibile poiché, fino a che il moro non l’avrebbe capito, i suoi sentimenti sarebbero stati ‘al sicuro’.

Sfortunatamente, però, gli altri non erano ‘tonti’ come Darren e ben presto l’avevano ‘smascherato’.

La prima fu la sua migliore amica, ovviamente. Fin dal primo momento in cui avevano affrontato la questione, Lea lo aveva spronato a rivelare all’amico ciò che provava ed aveva continuato a farlo per l’intero anno, cercando in tutti modi di convincerlo.

Conosceva Chris meglio di se stessa e sapeva che sarebbe passato del tempo prima che si decidesse a fare una mossa, ma non perdeva le speranze ed aspettava il giorno in cui, finalmente, uno dei due si fosse dichiarato.

Tutto ciò che voleva era la felicità dell’amico e se c’era qualcuno capace di ciò, era proprio Darren.

                                              ***


Dopo pranzo, Chris aveva continuato a darsi da fare con i preparativi, mentre Darren era rimasto in cucina, ad aiutare sua madre (e ad auto convincersi che no, non lo aveva fatto per evitare Chris).

Per quanto amasse casa sua ed i suoi genitori, il moro non vedeva l’ora di tornare a New York, dove non solo lo aspettavano incessanti ore di lavoro, ma anche il suo appartamento, l’unico posto dove poteva rifugiarsi dalla realtà.

Passare tutto quel tempo con Chris era ciò che aveva sempre desiderato e per quanto continuasse a negarlo a se stesso, poterlo avere tutto per sé era qualcosa che sognava per il proprio futuro.

Dopo l’accaduto, però, si era reso conto che, per quanto ci provasse, non sarebbe mai stato in grado di continuare a fingere.

Non era possibile dimenticare qualcosa che, anche se solo per un istante, l’ha fatto sentire vivo per la prima volta.

Nonostante continuasse a ripetersi che era sbagliato, che non sarebbe dovuto accadere, quel bacio aveva significato molto per lui e non riusciva a toglierselo dalla mente.

Ed è per questo che tornare a casa era la soluzione migliore.

L’indomani sarebbero tornati ognuno a casa propria e non ci sarebbero più state situazioni imbarazzanti, ne momenti di silenzio totale che spesso, in quei giorni, li avevano messi a disagio.

Darren non era solito lasciare questioni in sospeso, ma stavolta era diverso: stava scappando.

Si malediva per questo: allontanare Chris era l’ultima cosa che voleva, ma se ciò significava lasciarlo vivere una vita migliore di quella che avrebbe potuto dargli, era la decisione giusta.

Avrebbe dovuto affrontarlo, chiedergli cosa volesse ma non ne fu in grado. Aveva preso quella decisone per entrambi e non intendeva tornare più indietro.

Era cosciente del fatto che la sua testardaggine non lo avrebbe portato lontano e tantomeno gli avrebbe permesso di essere felice, un giorno.

Da quando lo aveva conosciuto, aveva messo da parte la propria felicità perché era ciò che voleva per lui. E se Chris era felice, lo sarebbe stato anche lui.

Era forse così sbagliato desiderare nient’altro che il bene per la persona che più amava al mondo?

Nel frattempo, Cerina, che aveva ormai finito di sistemare le stoviglie, stava osservando il figlio. Lo conosceva bene e quando qualcosa non andava, lei lo sapeva.

Quel ragazzo era un libro aperto per lei.

Fin da piccolo, Darren era sempre stato un bambino vivace, entusiasta e con il sorriso stampato in volto. Quando, però, era triste o aveva qualche problema, il sorriso svaniva, come anche la luce che aveva negli occhi.  

Metteva su una specie di broncio, che secondo sua madre, ‘non donava sul suo bel faccino’.

Con la crescita, ciò non era cambiato e senza rendersene conto, in quel momento la stessa identica espressione era riflessa sul suo volto.

- “Dare, che ti succede? Sembri … diverso. Si tratta per caso di lavoro? E’ successo qualcosa che non so?” – chiese Cerina, cauta.

Il moro aveva alzato finalmente lo sguardo e adesso stava guardando sua madre, quasi con stupore.

D’altra parte, non era mai stato in grado di nasconderle nulla fin da quando era solo un bambino.

- “Mamma, va tutto bene, non preoccuparti!” – rispose, con un sorriso forzato – “Il lavoro va alla grande, non vedo l’ora di riprendere, mi mancano i miei amici” – concluse, infine.

- “Sono contenta di sentirtelo dire, tesoro. Per quanto riguarda il resto, invece? Ci sono novità?”

Darren sapeva perfettamente cosa gli stava chiedendo ed istintivamente roterò gli occhi al cielo.

“A dir la verità sono innamorato perso del mio migliore amico, che mi ha baciato e adesso si comporta come se avesse l’Alzheimer” – avrebbe voluto dirle, ma non poteva.

- “No, mamma. Non mi vedo con nessuno, se è questo che intendi. Mi godo la mia vita da single finché posso”.

“Oppure per sempre, perché no?”

Cerina lo guardò preoccupata. Neanche il lavoro che faceva lo aveva aiutato a ad imparare a mentire.

- “Darren Everett” – disse, seria – “ti conosco meglio di quanto credi e so quando qualcosa non va. Adesso ti chiederò una cosa e voglio che tu sia del tutto sincero con me”- concluse.

A quelle parole, il moro si era ormai arreso al fatto che non sarebbe potuto fuggire per sempre dalla verità. Soprattutto non quando sua madre aveva appena usato il suo nome per intero, cosa che faceva nei momenti di grande serietà.

- “Vai avanti” – disse, semplicemente, consapevole di dove stesse andando a parare sua madre.

- “Tu e Chris … Va tutto bene tra voi? In questi ultimi giorni vi ho visti distanti, quasi come se steste cercando di evitarvi a vicenda. Probabilmente mi sbaglio, ma sembra quasi che vi siate lasciati. O almeno è così che apparite all’esterno”.

Darren dapprima spalancò gli occhi, per poi scoppiare in una fragorosa risata.

- “Mamma, cosa vai a pensare? Chris è il mio migliore amico, niente di più, niente di meno. Non c’è niente che non vada, dico davvero. Siamo solo molto impegnati nei preparativi”.

Aveva usato questa frase talmente tante volte che era ormai era diventata la sua ‘scusa’ preferita.

- “Sono seria, Darren. Qualsiasi cosa sia, puoi parlarmene. Mentirmi non serve e tantomeno nascondersi. Sai che puoi parlarmene, non ti ho mai giudicato e di certo non lo farò adesso” – disse, tentando di rassicurarlo, in qualche modo.  – “Qualsiasi cosa stia accadendo tra voi due è importante che la chiariate. Quel ragazzo tiene davvero a te, posso assicurartelo. E tu non puoi dire che non sia così. E tanto per specificare, io non guardo i miei amici con gli occhi a cuoricino”- concluse.

Sua madre aveva ragione, poteva negare l’evidenza di fronte a chiunque, ma non con lei.

Aveva bisogno di parlarne con qualcuno e nessuno sarebbe stato in grado di capirlo come lei.

Con un po’ d’esitazione, finalmente parlò.

- “So che tiene a me come io tengo a lui, non ne dubito. Il fatto è che durante la nostra permanenza, qualcosa è cambiato tra di noi” – cominciò a dire.

- “Continua” – lo spronò Cerina, che ormai aveva avuto la conferma dei propri ‘sospetti’.

- “No, in realtà sono cambiate già da diverso tempo, almeno per me. E’ diventato fondamentale per me, ma da quando è successo ciò che è successo, lui fa finta di niente, come se non gli importasse. Non so cosa fare, mamma. Non sono mai stato bravo con le parole e tu lo sai”…

- “Sei innamorato” – lo interruppe, prima che potesse ribattere.

A quelle parole, il moro crollò definitivamente. Era la prima volta che le sentiva ad alta voce e non nei suoi pensieri.

Il muro che con tanta fatica si era costruito, si sciolse in un istante, come la neve al primo raggio di sole.

Si prese il volto tra le mani, tentando inutilmente di ricacciare indietro le lacrime, che stavano prendendo il sopravvento.

- “Lasciati andare, sfogati. Non oso immaginare per quanto tempo tu ti sia tenuto dentro questo peso, ne per quanto tu abbia finto che tutto andasse bene. Non aver paura tesoro, ci sono io qui con te. E Chris, lui ci sarà sempre, vedrai. Non lo perderai, credimi” – disse, stringendo il figlio fra le braccia.


- “Non finché non scoprirà ciò che provo per lui” – si disse fra sé e sé.

- “Grazie, mamma” – disse, staccandosi lentamente dalla presa di quell’abbraccio – “ma l’ho già perso”.

- “E’ qui che sbagli. Lui prova le stesse cose per te, credimi. So riconoscere l’amore quando lo vedo e ho visto come ti guarda. Soprattutto, vi ho visto insieme e ciò che avete è molto più profondo di una semplice amicizia, credimi”.

Era vero?  Chris poteva ricambiare i suoi sentimenti? Impossibile dirlo, ripensando agli ultimi giorni che avevano passato ‘insieme’ ( o meglio, ognuno nella propria camera, evitando contatti diretti con l’altro).

Possibile che anche lui stesse soffrendo allo stesso modo?

Tante erano le domande che lo perseguitavano in quel momento, peccato, però, che di risposte non ne avesse neanche una.

I suoi pensieri vennero interrotti da Cerina, che disse l’ultima cosa, prima di tornare a fare le pulizie.

- “Devi parlargli. Aprigli il tuo cuore, digli ciò che provi. Non aver paura, ti ascolterà e quando sarà pronto, farà lo stesso”- disse, posandogli una mano su una guancia. “L’amore non è solo rose e fiori, è molto di più. E’ aspettare chiamate che tardano ad arrivare o non arrivano proprio. E’ non riuscire a dormire la notte perché i pensieri sono ‘occupati’ da quella persona. E’ sofferenza. E’ lottare con tutte le forze per chi amiamo, fino a che non ne rimaniamo senza. E se c’è qualcuno che merita di essere amato incondizionatamente, sei tu. Devi solo trovare il coraggio necessario”- concluse, infine.

“Coraggio, già … Proprio quello che manca me” – pensò tra sé e sé.

Quelle parole lo colpirono dritto al petto, come un pugno in pieno stomaco.

Aveva ragione: solo lui poteva cambiare le cose tra di loro.

Un giorno ci riuscirà, dirà a Chris quanto sia importante per lui e che non riesce ad immaginarsi un futuro senza di lui, neanche volendo.

Un giorno, sì, ma non adesso.

Dette un bacio sulla guancia a sua madre e dopodiché si avviò verso camera sua, ripensando a ciò che gli aveva appena detto.

Si rese conto che parlarne gli aveva fatto bene, si sentiva in qualche modo più ‘leggero’.

Sua madre aveva la capacità di fargli tornare il sorriso in qualunque occasione.

Una volta in camera, finì di fare le valige e scese di sotto, dove Chris lo stava aspettando con tanto di cappotto già addosso e bagagli a fianco.

“Ci siamo” – pensò – “da domani cambierà ogni cosa”.



Angolo dell'autrice.

Ebbene, sì, sono tornata!
No, non sono morta, nel caso ve lo foste chiesti.
Non ho scusanti per questa tremenda attesa,
perciò vi dirò semplicemente che
sto attraversando un periodo per niente facile,
che ha purtroppo influito sulla mia voglia di scrivere.
Avevo iniziato il capitolo tempo fa, ma ogni volta
che lo riprendevo, non riuscivo ad andare avanti.
Avete mai avuto un 'blocco'? Ecco, questo è ciò
che è successo a me per mesi.
Mi dispiace veramente tanto, credetemi.
Non so se dopo tutto questo tempo
qualcuno vorrà ancora leggere questa mia
piccola storia, ma spero di sì.
Capirei se aveste deciso di abbandonarla, vi
ho fatto aspettare davvero troppo.
Detto questo, spero tanto che il capitolo
vi piaccia. Non odiatemi, è solo il 7°
e hanno un percorso da fare prima
di potersi impegnare.
Non so quando aggiornerò, ma sicuramente
presto visto che la voglia di scrivere mi è tornata, eccome
se è tornata!
Ringrazio le persone che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate, siete gentilissimi, non avete idea di quanto mi faccia piacere
che ci sia qualcuno che spende qualche
minuto del proprio tempo per leggere questa
mia piccola creatura *-*
Ricordo la pagina FB dove troverete gli aggiornamenti:http://www.facebook.com/JustbelieveEfp?ref=hl
Se invece voleste aggiungermi, mi trovate qui: http://www.facebook.com/verohrach.sarfati?ref=tn_tnmn

Detto ciò, vi lascio (:
Alla prossima (:

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