Teach me Life, I'll teach you Love

di AngelWithoutWings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** First Lesson: Style ***
Capitolo 3: *** Lesson Two: Stars and Cigarettes ***
Capitolo 4: *** Lesson Three: Kiss ***
Capitolo 5: *** Lesson Four: Hugs & Hair Dyed ***
Capitolo 6: *** Lesson Five: Drunk ***
Capitolo 7: *** Lesson Six: Touch Me ***
Capitolo 8: *** Pier ***
Capitolo 9: *** A lesson for Johnny: Jealousy ***
Capitolo 10: *** Lesson Seven: Sexy and Scratching like a Tiger ***
Capitolo 11: *** Lesson Eight: I'll be yours and you'll be mine ***
Capitolo 12: *** Lesson Nine: Welcome to my world ***
Capitolo 13: *** Lesson Ten: Actors and Dancers ***
Capitolo 14: *** Lesson Eleven: Untouchable (part I) ***
Capitolo 15: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologue ***




Prologue
 
“Non le mangi?”
Faith lasciò il riparo delle ginocchia e alzò la testa, portando l’estremità della manica del maglioncino blu a coprirle il polso, asciugandosi le lacrime.
Si voltò, tirando su con il naso “E’?”
Rimase sorpresa di ritrovarsi davanti Johnny Del Roy.
Johnny Del Roy, quello che frequentava la sua stessa classe all’asilo. E alle elementari. E alle medie. E al liceo.
Johnny Del Roy, quello solitario che portava sempre la stessa espressione indifferente su un viso neanche troppo male.
Johnny Del Roy, quello che fumava ad ogni ricreazione al solito angolo del cortile.
Johnny Del Roy, quello che le sue amiche definivano misterioso ma che lei trovava strano e basta.
Johnny Del Roy, quello che aveva la fama di essere un tipo poco raccomandabile.
Johnny Del Roy, quello con cui non aveva mai scambiato neanche mezza parola durante tutti quegli anni.
Johnny Del Roy, quello che adesso se ne stava in piedi davanti a lei; le mani nelle tasche dei jeans larghi strappati,  gli auricolari nascosti tra la massa incolta di capelli scuri e gli occhi di ghiaccio fissi su di lei.
“Non le mangi?” ripeté, indicandole con un gesto del capo il pacchetto di Haribo abbandonato sul prato affianco a lei.
Faith si limitò a scuotere la testa, mordicchiandosi le labbra per trattenere un singhiozzo.
Inaspettatamente, le si sedette affianco, sotto il suo sguardo confuso.
Lo guardò mentre poggiava la schiena al tronco dell’albero, tirandosi su le maniche della felpa grigia e sistemarsi ,non molto elegantemente, il cavallo dei pantaloni mentre si metteva a gambe incrociate.
Prese il pacchetto e lo aprì, tirando l’estremità, con un botto che la fece sussultare.
“Non ti dispiace, vero?” si accertò, infilando una mano all’interno.
Di nuovo, Faith scosse la testa “Fa pure.”
Sorrise, soddisfatto e lanciò in aria la mini liquirizia, catturandola con la bocca mentre ricadeva.
Sotto la quercia alla quale erano appoggiati entrambi con la schiena, seduti vicini senza toccarsi,non arrivava alcun suono se non quello prodotto da Johnny e dal suo mangiare a bocca aperta.
La infastidiva quel rumore, era segno di maleducazione e, visto che neanche l’aveva invitato a sedersi, avrebbe anche potuto masticare come si conviene.
Ma non glielo disse, preferendo rimanere in silenzio, nascondendogli il viso mentre si liberava delle ultime lacrime e degli ultimi singhiozzi, premendo le mani contro il viso.
La risata allegra di una bambina li riscosse, facendogli sollevare lo sguardo in un movimento sincronizzato.
La bambina in questione, saltellava lungo il viale tenendo la mano del padre, mentre canticchiavano entrambi la canzone di qualche cartone animato.
Rimasero entrambi a guardarli, seguendoli con lo sguardo finché non furono fuori dal loro campo visivo.
Sorprendentemente, fu lei a rompere il silenzio “Anche mio padre mi portava spesso qui.”
Lui annuì, facendole capire che la stava ascoltando e le allungò di nuovo il pacchetto di Haribo e, stavolta, Faith accettò l’offerta ed infilò la mano all’interno raccogliendo una ruota di liquirizia.
Masticando, tornarono in silenzio, finché, di nuovo, non fu lei a parlare.
“Mio padre ha un’altra.”
Johnny interruppe la sua esplorazione del pacchetto alla ricerca delle gommose, voltandosi di scatto a guardarla, sul volto una vera espressione di sorpresa al posto della solita indifferente.
Faith annuì, afferrando un ciuffo d’erba umida con la mano, strappandolo “Lo sospettavo da tempo.”
Ancora, il ragazzo rimase in silenzio, aspettando che fosse lei a parlare, se ne avesse avuto voglia.
Infondo, non gli doveva alcuna spiegazione. Si vedevano tutti i giorni da quasi 18 anni, ma erano due estranei. L’ultima persona alla quale avrebbe dovuto raccontare un qualcosa di così privato era esattamente lui.
Ma lei l’aveva fatto d’istinto, perché aveva bisogno di sfogarsi in quel momento, fregandosene del fatto che non si fossero neanche mai salutati in tutti quegli anni.
Così come lui si era avvicinato quando l’aveva vista piangere ai piedi dell’albero.
“Ho alzato la cornetta del telefono per chiamare una mia amica oggi pomeriggio e…” sospirò, passando una mano sulla testa a controllare che i capelli castani fossero ancora intrappolati dall’elastico rosso, in un gesto meccanico “Ho beccato una loro telefonata.”
“Stile hot line?” commentò, sorridendo sghembo.
Il suo umorismo si spense non appena lei lo guardò, un cipiglio in viso e gli occhi scuri socchiusi ad incenerirlo.
“Scusa…” alzò le spalle, ridacchiando.
Appallottolò il pacco di Haribo, occupando il silenzio con quell’unico rumore e poi, formata una palla, lo lanciò, lasciandolo cadere sul prato poco distante da loro.
Maleducato, pensò subito Faith.
Lui sorrise, soddisfatto dal lancio e piegò le braccia, posando il dorso delle mani sulla corteccia dietro di lui e la nuca sui palmi aperti.
“Io non ho mai conosciuto mio padre.” Parlò.
Subito si voltò verso di lui, sorpresa di sentirgli dire, in primis una frase sensata, ma soprattutto, qualcosa di così personale.
Tanto personale quanto il segreto che lei aveva condiviso con lui poco prima.
“A sentire mia madre, però, non ne vale la pena.” Continuò, lo sguardo perso nella contemplazione degli squarci di cielo grigio tra le fronde dell’imponente albero sotto al quale si trovavano.
Faith non sapeva che cosa dire, quella situazione le sembrava così surreale. Come aveva fatto a cacciarvisi?
“Come se io conoscessi lei, invece…” sorrise amaramente, pensando ad alta voce.
“Lavora al pronto soccorso dietro la nostra scuola.” La informò, voltando momentaneamente il viso per guardarla.
“E’ una dottoressa?” gli chiese, in imbarazzo, sapendo benissimo che fosse una domanda stupida.
Ma lui scosse la testa “No, pulisce i pavimenti, porta via le lenzuola sporche e cambia i cateteri ai vecchi.”
“E’ un’inserviente.” Constatò, inarcando le sopracciglia in un’espressione stizzita, come se dovesse essergli grato di aver imparato una nuova parola.
“Fa lo stesso.” Tagliò corto, alzando le spalle “Tanto non c’è mai a casa. Non c’è mai stata.”
“Mia madre è un architetto.” Disse lei, senza che lui gliel’avesse chiesto.
Infondo quel loro dialogo non era altro che un dare risposte e informazioni a domande sottointese, fatte di silenzi imbarazzanti.
“E sa tutto.” Aggiunse, strappando un altro ciuffo d’erba “Anche il re dei cretini se ne sarebbe accorto.”
“Oh, allora anch’io!” si indicò lui, con un’espressione buffa.
Faith rise, scuotendo la testa e lui continuò a sorridere, guardandola.
“Sa che suo marito ha un’altra ma non fa nulla.” Tornò seria, aggrottando le sopracciglia mentre se la prendeva con l’erba “Lei è come… di ghiaccio. E’ troppo occupata a costruirsi una vita perfetta intorno, in una casa esageratamente grande, con persone a modo, vestiti eleganti, una buona educazione, inviti a cena e per il thé.” Scosse la testa, disgustata “E fa sempre finta che tutto vada bene. Non respira mai troppo forte perché tutti i suoi castelli di carta crollerebbero.”
Johnny la guardava, ascoltando attento, gli occhi grigi puntati su di lei.
“Ma la cosa che mi fa più schifo…” sospirò, alzando lo sguardo per incontrare il suo “E’ che io sarò esattamente come lei.”
Johnny scosse la testa, aprendo la bocca per parlare, ma lei lo anticipò.
“Sì, sì, invece! Guardami, la mia vita è già una finzione.” Esclamò, battendo una mano sulla giacca per indicarsi “Ed è colpa sua! E’ solo colpa sua! Mi sembra di vivere in una casa delle bambole, è tutto così finto…”
Nella mente di Johnny passò l’immagine della villa in cui abitava la ragazza. Se confrontava le dimensioni dell’abitazione con il corpo esile della ragazza, gli appariva davvero come una bambola.
“Non diventerai come lei.” La riscosse, avvicinandosi, con il busto voltato verso di lei.
“Sto già diventando come lei.” Ribatté lei, inchiodandolo con gli occhi “Guardami! Sono diventata maggiorenne tre giorni fa e non ho fatto assolutamente nulla in diciotto anni di vita! Sono noiosa…”
“Perché io non sono stato invitato alla tua festa?” rifletté lui, totalmente inappropriato.
Lei lo ignorò, anche perché aveva ricominciato a singhiozzare.
Aspettò qualche secondo, finché non trovò una domanda sensata “Cos’è che avresti voluto fare in questi 18 anni?”
Faith sospirò, facendosi coraggio “Io non ho fatto… diciamo… le esperienze che… beh, che avrei dovuto fare.”
“Sono un povero cretino, ricordi?” Sorrise sghembo.
Sospirò di nuovo, ma stavolta perché era scocciata “Vuoi la lista completa?”
Johnny alzò le spalle “Visto che stasera siamo in vena di confidenze…”
“Io non ho mai baciato un ragazzo, non ho mai tenuto in mano una sigaretta, non so che sapore abbia l’alcool, non ho mai avuto un rapporto… intimo con un ragazzo, non ho mai avuto un fidanzato… Ma che dico? Io non ho mai avuto niente a che fare con i ragazzi!”
“Sei lesbica?” inarcò le sopracciglia, indicandola.
“Che? No!” storse il naso, offesa.
“Scusa!” alzò le mani, in segno di resa.
Per la terza volta, Faith sospirò, passando le dita sulla porzione di prato affianco a lei ormai priva di erba.
Dalla tasca dei jeans, il suo cellulare la riportò alla realtà. Era un messaggio di sua madre che la informava che la cena sarebbe stata servita tra dieci minuti. Con o senza di lei.
“Devo tornare a casa.” Disse, alzandosi.
Si ripulì velocemente con le mani i jeans dalla terra, mentre si alzava anche Johnny, alle sue spalle.
Le si avvicinò, accarezzandole la curva del sedere con la mano.
“Ma che fai!?!” esclamò lei, voltandosi di scatto, già con la mano alzata per dargli uno schiaffo.
Ma guarda questo! Gli confidi un segreto e subito ti mette le mani addosso!
“Calma! Eri sporca.” Rise, prendendole il polso per evitare che lo colpisse.
“Uno prova a essere gentile…” Lo sentì brontolare, sempre con quel fastidiosissimo ghigno ad increspargli le labbra piene.
Lo guardò scettica, sbuffando “Ok, allora…”
“Ti accompagno.” Propose, precedendola, con un tono che non ammetteva repliche.
 




Camminarono per le strade del centro in silenzio.
Faith stava cercando di cancellare i segni delle lacrime sul viso, mentre Johnny fumava la sua sigaretta.
“Sono arrivata.” Disse infine, davanti al cancello dell’enorme abitazione.
Johnny buttò la cicca per terra, schiacciandola con la punta delle Vans nere.
Mentre socchiudeva la bocca per lasciar uscire l’ultima boccata di fumo, la ragazza gli diede le spalle, con le chiavi in mano per aprire.
“Posso aiutarti.” Parlò.
Faith si voltò di scatto, aggrottando le sopracciglia e si ritrovò la figura di Johnny a sovrastarla, pochi centimetri da lei “C- come?”
“Posso aiutarti.” Ripeté, abbassando il viso per  poter sintonizzare i suoi occhi grigi in quelli scuri di Faith.
“Temo di non riuscire a seguirti.” Scosse la testa, facendo un passo indietro per sentirsi meno a disagio.
“La lista di esperienze che non hai ancora fatto.” Spiegò lui, sorridendo divertito dal rossore che era comparso sulle sue guance “Io posso aiutarti a spuntare quei punti.”
Faith boccheggiò, confusa “E tu, cosa ci guadagneresti?”
Johnny alzò le spalle, ghignando “Sarà divertente!”
Lei rimase in silenzio, mordicchiandosi il labbro, mentre rifletteva su quella proposta “Tra due mesi, c’è il ballo delle debuttanti…”
Scoppiò a ridere, interrompendola e lasciandola con un cipiglio in viso “Scusa, non credevo esistessero ancora stronzate come…” sigillò le labbra, reprimendo una risata e scosse la testa, calmandosi “Dicevi?”
Faith alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto “Credi di farcela in due mesi?”
“Hei, non hai idea di chi hai di fronte.” Ammiccò lui.
Già, e non era ancora molto sicura di volerlo scoprire…
“Allora, ci stai?” la riscosse.
“Affare fatto.” Gli allungò la mano.
“Bene.” Sorrise, annuendo e gliela prese, abbassando il viso per baciarla sul dorso. La guardò con quel sorrisetto divertito da sotto le sopracciglia scure, mentre le sue guance diventavano ancora più rosse.
Si avvicinò con un paio di passi, tornandole a pochi centimetri senza che lei potesse arretrare, a meno che non avesse voluto finire contro il cancello. Lasciò la mano fredda, piccola in confronto alla sua, che allungò  alle spalle della ragazza.
Quest’ultima sobbalzò, quando la infilò nella tasca posteriore dei suoi jeans, da cui estrasse il vecchio caro e sgangherato BlackBerry.
“Sì, devi decisamente migliorare il tuo atteggiamento davanti ad un uomo.” Commentò lui, mentre smanettava con il suo cellulare “Sei troppo tesa…”
“O forse dovresti smetterla di cercare ogni scusa per toccarmi il sedere.” Replicò lei stizzita.
“Smettila di darmene l’occasione, allora.” Ghignò, restituendole il cellulare.
Mentre lo riprendeva con stizza e lo rimetteva da sola al suo posto, sentì uno squillo provenire dai pantaloni del ragazzo.
Ora aveva il suo numero.
“Ti farò sapere domani a scuola come intendo procedere.” Le disse.
Annuì, prima che Johnny le si avvicinasse di nuovo. Abbassò il viso e posò le labbra sulla sua guancia, che prese fuoco all’istante.
“Ci divertiremo, bambolina!” Le sussurrò all’orecchio, solleticandole la pelle con la barba leggera.
Faith rimase immobile, rigida come una statua se non per il rossore che le imporporava il viso e il cuore che batteva forte nel petto.
Lo guardò tornare al suo posto e allontanarsi camminando a ritroso di qualche passo. Ammiccò, alzando la mano in un saluto accompagnato dall’immancabile sorrisetto strafottente e se ne andò.
Si accorse di aver trattenendo il respiro tutto quel tempo solo quando, accasciandosi contro il cancello alle sue spalle, si lasciò sfuggire un sospiro e vide comparire sotto al suo naso una nuvoletta di condensa.
In che guaio si era andata a cacciare?

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Capitolo 2
*** First Lesson: Style ***



 

First Lesson: Style


“Buona giornata, signorina!” le sorrise Jim, dallo specchietto retrovisore.
“Grazie, anche a te.” Lo salutò, scendendo dalla Mercedes nera lucida.
Sistemò lo zaino su una spalla e varcò il cancello della scuola, entrando nel cortile. Trovò subito le sue compagne di classe, al solito posto, con gli zaini contro la quarta colonna del portico.
“Faith!” l’accolse Sarah, sorridendole raggiante, come sempre.
“Ecco qualcuno che può stare tranquilla.” La salutò Margaret, mentre posava anche il suo zaino rosso in mezzo al mucchio.
“Tranquilla per cosa?” le chiese Faith, sistemando il golfino scuro della divisa.
“Per il compito di biologia.” Rispose Daisy.
Faith alzò le spalle, sorridendo “Sono preparata, perché dovrei preoccuparmi?”
“Appunto.” Rise Sarah, prima che suonasse la campanella.
Insieme al resto del corpo studentesco, entrarono all’interno dell’enorme edificio vittoriano che era il London West High School, preparandosi ad una nuova giornata di scuola.
 

Margaret, dal banco davanti, si voltò, recitando drammaticamente “E’ stato bello conoscerti, ma la mia vita sta per finire…”
Faith rise, mentre la professoressa della prima ora lasciava l’aula e loro aspettavano il boia, meglio conosciuto come professor Franklin.
Daisy e Sarah si alzarono dal loro banco, dall’altra parte dell’aula per raggiungerle, confidando la loro ansia.
Mentre Faith cercava di rassicurarle che sarebbero andate bene, uno zaino che atterrava sulla parte vuota del banco le fece sussultare, interrompendola.
Si voltarono tutte verso il ragazzo che ritraeva la sedia affianco a Faith, lasciando che strusciasse per terra e facesse rumore.
Capelli scuri a ricadergli sulla fronte, cravatta fuori dal golfino da cui fuoriuscivano gli angoli della camicia bianca su un paio di jeans chiari.
Johnny Del Roy.
Con altrettanta grazia si sedette, spingendo lo zaino finché non cadde tra di loro senza curarsi del botto che fece atterrando.
Faith alzò lo sguardo da questo, che per poco non gli schiacciò un piede e incenerì il proprietario con gli occhi scuri.
“Ciao bambolina.” Ghignò lui, divertito.
Le sue amiche, in silenzio, li guardavano confuse.
Da quando quei due si rivolgevano la parola?
“Buongiorno classe!” li distrasse l’entrata del professore e il suono della porta che veniva chiusa alle sue spalle.
Margaret si voltò, tornando a sedere composta, mentre Daisy e Sarah raggiungevano il loro banco.
“Sbaglio, o l’ha chiamata bambolina?” sussurrò Sarah, aggrottando le sopracciglia.
“Che stai facendo?” gli chiese Faith, guardandolo prendere l’astuccio dallo zaino a terra.
“Ricordi quando ieri mi hai chiesto cosa ci avrei guadagnato ad aiutarti?” rispose lui, con un'altra domanda.
Faith annuì, seccata “Allora?”
“Allora, io ti aiuto con le tue esperienze mancate e tu mi aiuti a mancare altri 2.” Spiegò lui, apostrofandola con la matita mordicchiata che aveva in mano.
Non ebbe il tempo di ribattere, perché il prof stava già passando tra i banchi per distribuire i questionari. Si limitò a sbuffare, scostandosi i capelli affinché non gli andassero davanti agli occhi mentre leggeva. Lo sentì ridere, mordicchiando l’estremità della matita, mentre le si avvicinava per sbirciare.
 



Al suono della campanella, all’ultima ora, Faith aveva salutato le sue amiche, e stava camminando verso l’auto che l’aspettava in strada, un cipiglio a farle compagnia.
Le tre ore più lunghe di tutta la sua vita…
Un bambino, ecco cos’era quel ragazzo!
Un bambino sbruffone, stupido, impertinente, infantile, rompiscatole, distratto…
Ah, sarebbe potuta andare avanti anche tutta la giornata!
Ci mancavano solo i commenti e gli ammiccamenti delle sue amiche a ricreazione ‘Dai, non è poi così male…’.
Ma a lei non gliene importava un fico secco se quando rideva dopo una delle sue battutine quegli occhi di ghiaccio si assottigliavano, raggiunti dalle lentiggini sugli zigomi, aprendo le labbra piene in un sorriso dolce.
Non le importava se in quei momenti, ridendo di nascosto, metteva la lingua tra i denti e sibilava una risata buffa.
Non le importava neanche se quando non sapeva cosa dire si grattava la guancia con quell’espressione ebete e tenera allo stesso tempo.
Non…
Oh, ma a cosa stava pensando!?!
Scosse la testa, sospirando. Doveva essere più stanca di quanto pensasse.
Per questo non vedeva l’ora di tornare a casa, pranzare e poi abbandonarsi sull’enorme letto in camera sua e poter leggere per ore, sfruttando un pomeriggio senza compiti.
Ma qualcuno non la pensava come lei…
Johnny la raggiunse in quel momento, piombando da dietro “Hei, bambolina!”
Alzò gli occhi al cielo, davanti alla solita frase accompagnata dal solito ghigno, mentre lui posava il braccio dietro le sue spalle e l’avvicinava a sé.
“Dove te ne vai di bello?” le chiese, senza muoversi di un centimetro da lei.
Alzò un sopracciglio, guardandolo “A casa, dove dovrei andarmene?”
“Oh, giusto.” Annuì lui “Come mai così di fretta? Hai impegni oggi?”
“No, voglio solo andare a casa e pranzare.” Tagliò corto.
Si fermarono al cancello, la ragazza aspettando di veder comparire Jim a bordo dell’auto per portarla via.
Con la mano libera, Johnny si grattò la guancia. Si schiarì la gola e poi disse, con nonchalance “Ok, allora passo a prenderti alle quattro.”
L’attenzione della ragazza tornò subito su di lui, confusa.
“Che cosa?” gracchiò.
“Non farti allusioni, bambolina, non ti sto invitando per un appuntamento.” Ammiccò lui, facendo comparire di nuovo quel sorrisetto antipatico.
“Illusioni.” Lo corresse.
“Fa lo stesso.” Tagliò corto lui, lasciando la presa sulle sue spalle per poggiarsi con la schiena al muro.
“Oggi cominciano le nostre lezioni.” Disse, prendendo la sigaretta che teneva dietro l’orecchio e che lei gli aveva visto rollare durante l’ultima ora, nascosto dietro l’astuccio.
“Lezioni?” ripeté, arricciando il naso.
Johnny annuì, sorridendo divertito e le posò la mano sulla testa “Da oggi in poi sei la mia discepola.”
“Sì, certo.” Borbottò lei, allontanandogli la mano, prima di sostituirla alla sua per controllare che i capelli fossero ancora ben raccolti dall’elastico sulla nuca.
“E qual è il primo passo, seguendo la tua dottrina?”
Voltò il capo così ché il fumo non le andasse in viso e poi tornò a guardarla “Lo stile.”
“Cos’ha il mio…” provò a protestare.
“Sh!” la zittì, posandole l’indice sulle labbra “Prima regola della mia scuola: mai contraddire il maestro!”
Un clacson li interruppe, facendoli voltare in direzione di una Mercedes in attesa dall’altra parte della strada.
“Alle quattro.” Le ricordò, serio, prima di lasciare il suo appoggio al muro e rimettersi in piedi “Ah, e ricordati di portare la carta di credito di paparino!”
La superò, passandole dietro e afferrò l’elastico per i capelli, sciogliendole la coda alta così da far ricadere la massa di capelli scuri sulle sue spalle.
“Hei!” protestò, voltandosi verso di lui con i pugni serrati.
“Ti voglio stilosa, bambolina.” Ammiccò, tenendo in mano il fermacapelli “Ci vediamo alle quattro.”
Dopodiché si voltò, infilò la mano con la refurtiva in tasca e riprese a camminare.
Faith rimase qualche minuto a guardarlo scalciare i sassolini che trovava davanti ai piedi, finché non sbollì la rabbia ed attraversò la strada, raggiungendo la sua auto.
 


 
Le quattro e mezza.
Ergo, mezz’ora di ritardo.
Chissà perché non era sorpresa…
Il cellulare, posato sulla scrivania affianco al libro aperto che stava leggendo, squillò.
‘Scendi’ – Sconosciuto
Prese un respiro profondo e infilò la giacca, uscendo dalla sua stanza.
Avvertì Marie, la governante ed uscì, attraversando il cortile fino al cancello.
Johnny l’aspettava appoggiato al muro, con le mani in tasca mentre fischiettava tranquillo.
Appena sentì il cancello aprirsi si voltò e le sorrise “Hei, bambolina!”
Se avesse continuato a reprimere la rabbia che le ribolliva dentro ogni volta che usava quell’appellativo avrebbe rischiato un tic nervoso. O un esaurimento nervoso…
“Voilà.” Le porse un casco nero.
Faith lo guardò, confusa, senza accettarlo.
“Devi metterlo in testa.” Spiegò, parlando lentamente perché capisse, mentre indicava la testa.
“Lo so come si mette un casco!” Replicò stizzita, afferrandolo.
Johnny represse una risata, passando la lingua sulle labbra. Si voltò e lei lo seguì, fino a svoltare l’angolo.
Si fermò, guardandolo raggiungere una moto sportiva blu e salirci.
Le indicò con il capo di raggiungerlo, mentre prendeva in mano un casco rosso.
Faith sospirò, facendosi coraggio e gli si mise di fronte “Io non sono mai salita su una moto.”
“Bene, sarà un’altra esperienza da spuntare alla lista.” Le sorrise, facendogli segno di sedersi dietro di lui.
Goffamente, alzò una gamba e si arrampicò sulla moto, aiutata da Johnny che le offrì il braccio come appoggio.
“Si parte?” le chiese, facendo per mettersi il casco.
“Aspetta!” lo fermò, facendolo voltare “Facciamo cambio?”
“No, non se ne parla nemmeno.” Rise lui, scuotendo la testa “Questo è il mio casco.”
Faith imbronciò le labbra, protestando “Ma io non lo voglio questo. E’ nero, è brutto. Il tuo invece è rosso ed è il mio colore preferito.”
Johnny alzò gli occhi al cielo, sbuffando “Tieni…”
“Grazie!” sorrise trionfante, prendendo il casco rosso.
“Facciamo un gioco?” propose, sorridendo.
Faith non lo conosceva abbastanza, ma capì subito che quel sorriso nascondeva una delle sue idee strampalate e si appuntò mentalmente di tenerne conto.
“Che gioco?” chiese titubante.
Si voltò con il busto, poggiandosi con il braccio al casco sulla gamba sinistra “E’ un gioco che fanno le ragazze per civettare con i ragazzi. Tu vuoi imparare ad essere spagliata con i ragazzi, no?”
“Spigliata.” Lo corresse, invece di rispondere.
Johnny alzò gli occhi al cielo “Per esempio, ai ragazzi non piace essere corretti in continuazione. Quindi vedremo di lavorare anche su questa tua aria da maestrina, mh?”
“Quale gioco?” tagliò corto lei, prima di offendersi.
“Quando un ragazzo fa qualcosa per una ragazza, lei lo ringrazia con un bacio sulla guancia.” Spiegò.
“Oh, devo…” balbettò.
“Aspetta, rifacciamo la scena.” Le prese il casco e le restituì quello nero “E sorridi come prima, mi piaceva quel sorriso.”
Si mordicchiò il labbro, reprimendo un sorriso divertito non appena vide le guance della ragazza imporporarsi.
“Ok.” Annuì, abbassando il viso.
“Tieni.” Ripeté le battute, porgendole il casco rosso.
Faith prese un respiro profondo e alzò il viso, cercando di imitare un sorriso genuino.
“Grazie!” gli si avvicinò, sfiorandogli la guancia con le labbra prima di avvampare e ritirarsi di scatto.
“Com’è andata?” si mordicchiò il labbro, stringendo il casco tra le dita affusolate.
“Sei stata brava. Con il tempo, e i miei insegnamenti, migliorerai anche!” ammiccò, sorridendole “Ora metti il casco, siamo già in ritardo.”
Sei in ritardo, pensò lei, mentre infilava il casco.
 
 


Quando si fermarono nel parcheggio del centro commerciale a Faith sembrò di aver appena affrontato un giro sulle montagne russe di mezz’ora, piuttosto che le vie del centro.
“Sei entrata in simbiosi con la mia giacca?” commentò ironico Johnny, voltando il viso.
“Spiritoso.” Sbuffò lei, lasciando la presa intorno alla sua vita “Guidi come un matto, te l’hanno mai detto?”
“Eravamo in ritardo, andavamo di fretta.” Tagliò corto lui, sfilando il casco.
Lei lo imitò, prima di scendere dalla moto, seguita da Johnny.
La guardò, accennando ad un sorriso divertito, ma non disse nulla.
“Che c’è?” alzò un sopracciglio.
Scosse la testa, prima di chinarsi sulla ruota anteriore della moto e legare la catena.
Lo seguì fino agli ascensori, continuando a lamentarsi della sua guida mentre aspettavano.
Quando le porte di metallo si aprirono davanti a loro, ritrovandosi davanti allo specchio all’interno della cabina dell’ascensore, Faith si portò le mani tra i capelli.
“Perché non me l’hai detto!?!” esclamò, cercando di sistemare la chioma che il casco aveva scombussolato.
Johnny intanto rideva, tenendosi la pancia, incapace di formulare una frase sensata.
“E poi ti chiedi perché porto sempre i capelli legati?” brontolò, finendo di sistemarsi.
“Quante storie…” si riprese, avvicinandosi a lei “Sei molto più carina con i capelli sciolti, ti ho solo fatto un favore.”
Era troppo impegnata a preoccuparsi della sua immagine riflessa allo specchio e ad insultarlo mentalmente per recepire quello che realmente le stava dicendo.
“Oh sì, non vedi come sono carina?” commentò ironica, sbuffando.
Lui sorrise, prendendole le mani per allontanarle dalla testa e le sostituì alle sue, accarezzandole i capelli lisci che le ricadevano fino ai fianchi, sistemandoglieli dietro le spalle.
“Ecco, così sei perfetta.” Sussurrò, guardando lo specchio.
“G- grazie.” Balbettò, mordicchiandosi il labbro.
Johnny imitò un colpo di tosse, attirando la sua attenzione e le si avvicinò, puntellando la guancia con l’indice. Faith gli si avvicinò e lo baciò, un po’ impacciata, proprio mentre le porte scorrevoli si aprivano.
“Ok, seguimi, so esattamente dove andare.” Disse Johnny, posandole la mano sulla vita per guidarla.
 
 


“Hai fatto?” domandò, sbracato sul divanetto azzurro nella sala dei camerini.
“Johnny, non credo che sia adatto.” Rispose lei, dall’altra parte della tenda nera.
“Lascia giudicare il maestro.” La esortò “Dai, esci! Ti prego…”
La sentì sospirare, prima che scostasse la tenda ed uscisse allo scoperto.
Uscì scalza, una paio di leggins neri attillati e un top verde acceso con dei disegni lungo i fianchi.
Niente di speciale, insomma. Qualunque adolescente indossa un abbigliamento simile ogni giorno.
Eccetto Faith…
Guardò con nostalgia il maglioncino largo di un colore neutro e i jeans appesi nel camerino, in cui era così facile nascondere quel corpo che non era niente di speciale per lei.
Tornò a guardare Johnny, arrossendo quando si vide puntati addosso quegli occhi grigi che la scrutavano da capo a piedi, spalancati.
“Quelle… sono delle tette?” chiese, l’espressione tanto stupida quanto sorpresa in volto.
Faith portò subito le braccia a coprire la scollatura decisamente più larga dei suoi standard.
“Io mi cambio.” Decise, voltandosi di scatto.
“No, aspetta!” si alzò, raggiungendola.
Fermò la tenda prima che la richiudesse, infilandosi nel camerino con lei.
“Johnny, esci!” sussurrò tra i denti, pudica “Non puoi stare qui.”
Lui la ignorò, posando le mani sui suoi fianchi. L’attirò a sé e le si mise alle spalle, davanti allo specchio.
“Scusa, la delicatezza non è il mio forte.” Le sorrise, posando il mento sulla sua testa.
“Guardati.” Disse, facendole alzare lo sguardo sulla sua immagine “Stai benissimo.”
Faith non poté fare a meno di arrossire, sorridendo “Lo pensi davvero?”
“Non sono uno che si preoccupa di dire le cose come stanno, se non l’avessi notato.” Commentò “Se ti faccio un complimento, vuol dire che lo penso davvero.”
“Io non lo so…” sospirò, abbassando lo sguardo “Non mi sento a mio agio.”
Johnny scosse la testa, contrariato “Ascolta, Bambolina: hai un bel corpo, e sarebbe davvero un peccato continuare a tenerlo nascosto dietro quei vestiti larghi.”
“A me non piace il mio corpo.” Protestò “Se fossi più alta, con i fianchi meno larghi, magari con un po’ più di seno e non assomigliassi ad una clessidra...”
“Molti ragazzi lo troverebbero attraente se lo mostrassi un po’ di più.” Confessò, tralasciando che anche lui l’aveva trovato attraente, quando l’aveva scoperto.
Dalla sua vita, dove teneva ancora le mani, scese ad accarezzarle in punta di dita i fianchi, sentendola irrigidirsi.
Abbassò il viso, posando il mento sulla sua spalla, le labbra a sfiorarle i capelli, all’altezza delle sue orecchie “Non voglio toccarti, tranquilla, voglio solo farti prendere coscienza del tuo corpo.”
Continuò a scendere con le mani fino a metà coscia, sempre lentamente, facendo aderire completamente il palmo aperto ai leggins che fasciavano le sue gambe.
Mentre lei seguiva le sue mani guardando il riflesso sullo specchio, lui non distoglieva lo sguardo dal suo così concentrato.
Quando quelle mani tornarono a salire, portarono con sé l’orlo della maglietta, scoprendole la pancia.
Sentì i brividi percorrere quella pelle morbida e lattea sotto il suo tocco e a stento riuscì a nascondere un sorrisetto divertito dei suoi.
Le si avvicinò di nuovo, scostandole i capelli con il naso e avvicinò le labbra a sfiorarle il labbro “Tu che fai sempre la maestrina, dovresti sapere che non si chiama clessidra…”
Allungò le mani, posando i palmi aperti sul ventre, incorniciando l’ombelico con il rombo formato dai pollici e gli indici congiunti. La spinse leggermente, appoggiandosela contro il petto.
“Si dice sinuoso.” Continuò, salendo con le mani “E posso assicurarti che non è un difetto.”
“Non. Ti. Azzardare.” Gli intimò qualche secondo dopo, quando intuì le sue intenzioni, ormai con le dita sul reggiseno.
Johnny rise, divertito e si allontanò da lei, facendola cadere dalle nuvole “Lo sai, in 18 anni non mi ero mai accorto che avessi le tette.”
“Fuori!” gli intimò, spingendolo.
Johnny scoppiò nella sua caratteristica risatina, portando la lingua tra i denti e battendo le mani.
Uscì, avvisandola di aspettarlo dentro mentre andava a cercare altri vestiti.
Rimasta sola, si guardò di nuovo allo specchio, accarezzando il profilo dei fianchi come aveva fatto lui pochi minuti prima e si mordicchiò il labbro.
Voleva o no uscire dal suo guscio?
Non riusciva a capacitarsene neanche lei, ma Johnny forse avrebbe davvero potuto aiutarla.
Quel top e quei leggins non gli sembravano più così sbagliati mentre si guardava di nuovo. Sorrise.
 


 
“No, questo proprio no!” l’aveva accolto così, nel terzo negozio, quando lui si era presentato con un vestitino al suo camerino.
“Ti prego, ti starà da dio, già lo so!” cantilenò lui, piegando in fuori il labbro inferiore.
“Ti diverti? Per chi mi hai preso, una bambola?” gracchiò, incrociando le braccia al petto.
Lui ammiccò, ghignando.
Come non detto, cinque minuti dopo, l’aveva convinta e si stava facendo scivolare addosso la stoffa morbida.
“E adesso come faccio?” sussurrò, sbuffando.
Si voltò, guardando allo specchio la zip a metà sulla schiena, che non riusciva a chiudere da sola.
Sarebbe potuta uscire così, ma lo specchio alle sue spalle l’avrebbe tradita e Johnny se ne sarebbe accorto.
Oppure, avrebbe potuto dirgli che era così bello che non vedeva l’ora di comprarlo e non c’era tempo di farglielo vedere.
Poi pensò a cosa avrebbe fatto una ragazza sicura di sé, una che sa comportarsi con i ragazzi e prese coraggio. Tirò fuori la testa, cercandolo con lo sguardo e lo trovò a provarci con la commessa.
“Amore?” lo chiamò, ad alta voce.
Si voltarono sia lui che la commessa. Entrambi con un’espressione sorpresa in volto, ma per due motivi diversi.
La ragazza liquidò Johnny con un’occhiataccia, prima di andarsene.
“Eh brava la mia bambolina, qualche ora con il maestro e già impari i trucchi del mestiere…” rise, poggiando il braccio sul muro all’altezza del suo viso.
Lo ignorò, chiedendogli “Mi serve una mano con... con la zip. Ti dispiace?”
“Sono qui apposta.” Ammiccò lui, aspettando che scostasse la tenda e si voltasse.
Posò la mano sulla sua pelle diafana, prendendo con l’altra mano la zip che fece risalire lungo la schiena con un movimento fluido.
Riusciva a vedere i brividi che quel contatto le provocavano e sarebbe stato così facile accarezzarla più del dovuto, sfiorarla con le labbra per godersi una sua scenata isterica.
Quando assottigliava gli occhi scuri aggrottando le sopracciglia e tra queste compariva una ruga d’espressione, mentre gesticolava e lo insultava con quei suoi modi da ragazzina per bene…
“Allora?” lo richiamò alla realtà Faith.
Sbatté le palpebre un paio di volte, guardandola “Mhm?”
“Come…” si mordicchiò il labbro, torturandosi le mani.
Si ricordò del vestito e studiò il suo corpo all’interno dell’abito azzurro. Da come le fasciava alla perfezione i fianchi a come evidenziasse la vita sottile e il seno. Buttando un occhio allo specchio alle spalle della ragazza constatò che le cadeva bene anche sul sedere.
Alzò i pollici, ammiccando “Stai alla grande, bambolina!”
Sorrise, imbarazzata, tirando l’orlo della gonna nel tentativo di allungarlo almeno sopra il ginocchio.
Inutile, vano, disperato tentativo…
“Bene, ora rivestiti, abbiamo altri giri da fare prima di riportarti a casa.” La istruì, prima di richiudere la tenda ed uscire.
 


 
Johnny le levò le mani da davanti gli occhi, arrivati a destinazione “Ta dà!”
Faith rimase a bocca aperta, sconvolta “Stai scherzando, vero?”
“No.” Alzò le spalle lui, tranquillo.
“Io non ci entro lì dentro. Non con te!” Protestò, voltandosi per andarsene.
Johnny l’afferrò per il braccio, trascinandola con sé all’interno “Uff, quante storie…”
Faith non era mai entrata in uno dei negozi di Victoria’s Secret. Non aveva mai avuto tutto questo interesse a spendere il doppio per un reggiseno o un paio di mutande particolari che tanto nessuno, a parte lei, avrebbe mai dovuto vedere. Non si era neanche mai preoccupata di comprare qualcosa che fosse più sexy di una canottiera di cotone bianca o un paio di normalissimi slip. Niente pizzi, niente fiocchi… niente.
“Johnny, no, aspetta!” lo pregò, mentre cercava di frenarsi con le Converse, inutilmente.
Ma lui non l’ascoltava, continuando a camminare tra i reparti.
Quando finalmente si voltò, il suo sguardo era concentrato soprattutto sulla maglietta che indossava, una di quelle appena comprate “Terza, giusto?”
“Come?” chiese, confusa.
Le indicò il seno, prima di posare l’indice e il pollice sotto il mento, continuando a studiarla.
Finalmente Faith capì cosa stesse facendo, tirando su la scollatura della t-shirt.
“Stai cercando di indovinare la mia taglia?” Esclamò, scioccata.
“Ci ho preso, vero?” Ammiccò “Sono un vero genio, non sbaglio mai!”
Faith si limitò a sbuffare, stringendo le braccia al petto e lui rise, tornando a camminare “Lo sapevo.”
Johnny camminava sicuro passando di reparto in reparto, prendendo dagli espositori diversi capi. Li guardava, poi puntava gli occhi su di lei con sguardo critico e decideva se prenderli o rimetterli apposto.
 


“Perché mi sono dovuta cacciare in questa situazione? Perché?” stava sbuffando Faith, mentre sistemava un paio di mutandine che la stavano mandando all’esaurimento.
“Faith, hai fatto?” bussò da fuori Johnny.
“Sì.” Rispose lei, scostandosi i capelli che le erano finiti davanti alla faccia.
“Ok, apri?” sentì dall’altra parte.
“Che cosa? No!” gracchiò, voltandosi verso la porta “Non avevi detto che avrei dovuto farmi vedere da te!”
“Credevo fosse scontato.” Fece spallucce lui.
“Beh, non lo era.” Lo contraddisse.
Johnny alzò gli occhi al cielo, facendo finta di sbattere la testa al muro “D’accordo, la prossima volta ti avvertirò per telegramma, ok? Adesso vuoi aprire?”
“No.” Bisbigliò lei “Mi… mi vergogno.”
“Siamo qui anche per questo, no?” Rispose “Quando i ragazzi si accorgeranno di te, è inevitabile, ti guarderanno e tu dovrai essere in grado di reggere i loro sguardi, camminare a testa alta e ancheggiare così da farli affogare nella loro bava.”
La sentì sospirare e, anche se non poteva vederla, stava scuotendo la testa davanti alla sua immagine riflessa “Sono un caso disperato…”
Johnny sorrise, poggiandosi con le spalle alla porta del camerino “No che non sei un caso disperato. Senti, sono un cavaliere che aiuta povere donzelle, sì, ma so riconoscere una causa persa quando la incontro. Non mi sarei mai proposto di aiutarti se avessi saputo che non avresti avuto speranze.”
“Johnny…” Esclamò Faith, posando una mano sul cuore, l’espressione e il tono commossi.
Ci so proprio fare, pensò lui. Ma il sorrisetto compiaciuto che si stava espandendo sul suo viso si arrestò all’istante, non appena Faith parlò di nuovo.
“Hai usato correttamente il congiuntivo!” Fece finta di asciugarsi una lacrima.
La sentì ridacchiare e alzò gli occhi al cielo, reclinando la testa contro il cartongesso rosa del camerino. Si grattò la guancia con il dito, assumendo la solita espressione buffa “Allora, mi fai entrare?”
Faith prese un respiro profondo e annuì, posando la mano sulla maniglia per aprire.
Fece appena in tempo a levarsi, per non cadere all’indietro.
“Hai fatto in fretta.” Commentò, richiudendo la porta.
Si voltò, spalancando gli occhi davanti alla figura di Faith con indosso un reggiseno a balconcino e un paio di mutandine di pizzo bianco con le rifiniture rosa “Uho… wow!”
Faith abbassò la testa di scatto, sentendo le guance andarle in ebollizione e spostò le braccia per cercare di coprire ‘il copribile’.
“Johnny, lasciamo perdere; ok i vestiti, i leggins… ma questo è troppo.” Disse lei, senza riuscire ad alzare lo sguardo “Non è per me, non…”
“Stai scherzando?” la interruppe “Bambolina, sei…” lasciò la frase in sospeso, gesticolando alla ricerca di altre parole con cui sostituire ciò che aveva in mente e che, di sicuro, l’avrebbe fatta infuriare a arrossire ulteriormente.
“E queste… stupidissime mutandine!” protestò, cercando di sistemarle.
“Oh. Ehm… Faith?” la richiamò, facendole alzare lo sguardo “Io… non so come dirtelo ma… credo che tu… le abbia messe… al contrario.”
Faith inarcò le sopracciglia, abbassando lo sguardo. Si spostò, levando la schiena dal muro e si voltò, per guardarsi allo specchio “Ecco perché erano così piccole dietro!”
“Cristo santo!” imprecò Johnny tra i denti, quando guardò anche lui quella visione allo specchio.
Si affrettò ad afferrare la maniglia “Io esco, mi sto eccitando.” Ed uscì.
Dopo un primo momento di imbarazzo e shock per quelle parole, Faith si mordicchiò il labbro, reprimendo una risata, scuotendo la testa divertita.
 
 


Per ultimo, l’accompagnò in un negozio di cosmetici ma, non essendo un esperto in questo settore – e non essendolo neanche lei- si limitarono a prendere uno smalto, una matita nuova per gli occhi e dell’acetone.
Almeno, così pensava Faith mentre pagava alla cassa.
Ma quando varcavano l’uscita e suonò l’allarme, Johnny l’afferrò per il polso “Corri, Bambolina!”
Presa dal panico, fece come le aveva detto, correndo a perdifiato anche se nessuno li stava seguendo e arrivarono fino alle scale mobili, giù nel parcheggio.
Le si avvicinò, infilando le mani nella tasca del suo giacchetto ed estrasse un rossetto, ghignando.
“L’hai rubato?” esclamò Faith.
“Shh!” la riprese lui, ridendo e glielo lanciò “Tu, l’hai rubato. Era nella tua borsa.”
Faith lo prese al volo, spalancando gli occhi “Oh mio Dio! Ho appena commesso un reato!”
“Immagino che fosse il primo in 18 anni.” Dedusse.
Faith annuì, l’espressione ancora scossa e lui alzò gli occhi al cielo, ridendo “Andiamo, ti riporto a casa.”
 
 


Era quasi l’ora di cena quando Johnny fermò la moto all’inizio della via, come gli aveva chiesto lei.
“I miei non vogliono che salga su una moto.” Spiegò, restituendogli il casco.
“E come ti senti ad aver trasgredito una loro regola?” lo prese, poggiandolo sulla sella mentre si alzava anche lui, poggiandosi con la schiena alla moto.
“E’ stato divertente quasi quanto scappare dopo un furto.” Confessò lei, sorridendo e prese in mano il rossetto che ancora teneva in tasca.
“Quando l’ho visto ho pensato che sarebbe stato perfetto per le tue labbra a cuoricino.” Le disse, indicando il corpo del reato.
“E non potevi dirmelo così lo pagavo!?!” alzò un sopracciglio.
Johnny alzò le spalle “Era un regalo, non volevo farti pagare.”
“Certo, tanto in galera ci finivo io. Era nel MIO giacchetto!” Commentò lei, incrociando le braccia al petto.
Lui rise, prendendole il braccio per avvicinarla piano a sé “Pensi davvero che ti avrei fatta arrestare?”
“Se ci avessero presi?” gli chiese, scettica.
“Mi sarei preso io tutta la colpa.” Rispose, accarezzandole il braccio da sopra il giacchetto con il pollice.
Come se fosse fatta di cera, la sentì sciogliersi per quel contatto e la loro vicinanza. Era più forte di lui, stuzzicarla e vederla arrossire, così timida, lo divertiva troppo.
Le si avvicinò ancora di più con il viso, sorridendo sghembo “Poi mi avresti pagato la cauzione?”
“No.” Alzò le spalle, sorridendo acida.
Johnny rise, aprendo tutta la mano per accarezzarle l’avambraccio “Almeno, mi saresti venuta a portare le arance?”
Dopo un primo momento di sorpresa, nascose la sua timidezza e alzò di nuovo le spalle “No.”
Sorrise, mordicchiandosi il labbro e fece scivolare la mano sul suo fianco per avvicinarla fino ad averla contro il petto. Abbassò il viso e le sfiorò il naso con la punta del suo “Non ti sarei mancato neanche un po’?”
Stavolta Faith riuscì solo a scuotere la testa, deglutendo rumorosamente.
Con l’altra mano, le scostò i capelli dal viso, accarezzandole la guancia.
La vide trattenere il respiro, mentre le sussurrava “Invece tu mi saresti mancata, bambolina.”
Faith, immobile, continuava a tenere lo sguardo fisso negli occhi grigi di Johnny alla sua altezza. Sentiva le guance avvampare e sapeva di essere rossa, mentre una strana sensazione le chiudeva la bocca dello stomaco.
Quando le si avvicinò di nuovo, socchiuse le labbra e abbassò le palpebre per la sorpresa.
Finché lui non le sfiorò le labbra con le proprie e quel contatto, così dolce, così morbido, così nuovo, le fece battere il cuore più velocemente di quanto non avesse mai fatto in vita sua.
Johnny si limitò solo a quello, tenendo per un paio di secondi le labbra contro le sue. Avrebbero avuto tutto il tempo per insegnarle cosa significava ricevere un vero bacio e con Faith aveva capito che era meglio andarci piano.
Si allontanò e Faith tornò a respirare normalmente, aprendo gli occhi.
“Ci vediamo domani, bambolina.” Ammiccò, prendendo il casco nero.
Salì in moto e abbassò la visiera del casco, partendo.
 
Faith si voltò, camminando fino a casa con i polpastrelli a sfiorare le labbra, incredula.
Piacevolmente, incredula.
Poteva andarle peggio, no?
Infondo Johnny era simpatico, anche se completamente matto e, se doveva essere sincera, non era neanche brutto. Le sue labbra poi erano piene e di un rosa invitante.
Mentre saliva le scale per arrivare in camera sua le squillò il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Lo prese e trovò un messaggio di Johnny. Lo aprì subito, scoprendosi ansiosa.
 
‘Ho rischiato di investire un gatto perché la visione del tuo culetto doro in quelle mutandine continua a  distrarmi dalla guida.’ – Johnny
 
Come non detto.
Johnny era un cretino. Punto.
E non sapeva neanche scrivere d’oro con l’apostrofo!




 

Buonasera a tutti, lettori e lettrici!
Mi auguro che siate numerosi come per il capitolo precedente.
Altrimenti, beh, parlerò da sola...

Non ho scritto nulla nel capitolo precedente perché,
lo confesso,
non avevo niente da dire.
Era solo il prologo e credevo sarebbe stato giusto farvi prima leggere questo capitolo
per farvi conoscere meglio i personaggi e parlarne con voi.

Che cosa ne pensate dei due protagonisti?
Spero di ricevere i vostri commenti e i vostri pareri in qualche recensione!

E ora, i ringraziamenti:

Grazie!
Grazie a chi ha letto la storia.
Ho pubblicato parecchie storie sue questo sito,
ma questa è sicuramente quella che, al primo capitolo,
ha ricevuto il maggior numero di visite!
Grazie ad ognuno di voi lettori!
E poi, ovviamente,
Grazie a tutti quelli che hanno inserito la storia
tra preferite, seguite e ricordate!
E... Last But Not Least...
Grazie di cuore a chi ha recensito il capitolo precedente!

Un bacio
Angel Without Wings.

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Capitolo 3
*** Lesson Two: Stars and Cigarettes ***




 

Lesson Two: Stars and Cigarettes

 

“Faith, posa il telefono.” La rimproverò sua madre “Per l’amor del cielo, siamo a tavola!”
Sbuffando, la ragazza obbedì, tornando a mangiare in silenzio.
“Sono le tue amiche?” le chiese invece il padre, posando il bicchiere di vino rosso sulla tovaglia immacolata.
“Ehm… sì.” Inventò Faith, sorridendo leggermente.
“Non è che per caso qualche ragazzo sta cercando di rubarmi la mia principessa?” continuò lui, divertito.
“Papà!” arrossì Faith, abbassando lo sguardo giusto per vedere che Johnny le aveva mandato un nuovo messaggio.
Infondo avrebbe anche potuto dirgli di Johnny. Lui non stava cercando di rubare proprio niente.
Erano amici. Anche se si conoscevano da tre giorni.
“A proposito di ragazzi, hai già pensato ad un accompagnatore per il ballo?” si intromise la mamma.
“No, non ancora.” Scosse la testa, portando la forchetta con la carne alle labbra.
“Lo troveremo.” Commentò la mamma.
Quando il cellulare vibrò sulle sue gambe, sotto la tovaglia, a Faith venne in mente l’immagine di Johnny al ballo delle debuttanti, in smoking e capelli laccati, e sorrise, scuotendo la testa.
Di certo, non gli avrebbe chiesto di essere il suo accompagnatore neanche se fosse stato l’ultimo ragazzo sulla faccia della Terra. Non voleva andarci lei che ci era cresciuta in quell’ambiente frivolo e snob, figuriamoci come avrebbe fatto sentire il povero Johnny…
Approfittando del fatto che i suoi fossero impegnati a parlare tra di loro, abbassò lo sguardo sulle gambe e accese il display del cellulare.
‘Datti una mossa: sono sotto casa tua!’ – Johnny
Faith si schiarì la gola, attirando l’attenzione dei suoi genitori e si alzò in piedi, posando il tovagliolo affianco al piatto.
“Dove stai andando?” le chiese la madre.
“Da… da Sarah. Te l’avevo detto, no?” rispose Faith, abbassando lo sguardo.
“Beh, finisci almeno di mangiare.” Continuò.
La ragazza afferrò la forchetta ed infilzò l’ultimo boccone di brasato, portandolo alla bocca “Finito!”
“Faith, aspetta!” la fermò di nuovo “Non vuoi neanche il dessert?”
“No, mamma. Sarah mi sta aspettando.” Salutò con un gesto del capo e lasciò la stanza, dirigendosi in camera sua.
Si sfilò di corsa i pantaloni della vecchia tuta che usava per casa e la magliettona che aveva comprato ad Atene, lanciando tutto sulla sedia. Prese da sotto il letto i pantaloncini di jeans scuri e la camicetta rosa.
Si fermò allo specchio, disfando la coda con un gesto rapido, ravvivando i capelli vaporosi con le mani. Avrebbe voluto sistemarsi il trucco, ripassando la matita sotto gli occhi che ormai si era sciolta, ma non ne ebbe il tempo, perché il cellulare vibrò sul letto.
Sbuffò, afferrando giacca e borsa ed uscì di gran fretta dalla stanza, scese le scale e si richiuse la porta dell’ingresso alle spalle, correndo verso il cancello alla fine del vialetto.
 
 

 
“Cominciavo a credere che mi avessi dato buca.” La salutò, poggiato alla sua moto, all’angolo della strada.
“Scusa, mia madre non mi lasciava andare.” Lo raggiunse, alzando le spalle.
Le sorrise, posando la mano sul suo fianco per avvicinarla e baciarle la guancia “Per stavolta ti perdono. Un gentiluomo può anche aspettare per una bella donna.”
Faith rise, scuotendo la testa “Allora, dove mi porti?”
“E’ una sorpresa, bambolina.” Sorrise lui, porgendole il casco rosso.
Faith l’accettò con piacere, infilandolo mentre lui saliva in sella e metteva il suo. Salì dietro di lui, cingendogli la vita e posando la testa sulla pelle del suo giacchetto.
 


 
Ormai era più di mezz’ora che avevano lasciato casa di Faith e anche la stessa Londra era alle loro spalle.
Faith moriva dalla curiosità di sapere dove la stesse portando, ma sapendo che non glielo avrebbe detto, si limitò a rimanere in silenzio, guardando le macchine e i lampioni della statale sfrecciarle davanti veloci.
La risata di Johnny la riscosse dai suoi pensieri, qualche minuto dopo “Non ti sei addormentata, vero?”
“No, sto solo pazientando.” Rispose lei, sorridendogli anche se non avrebbe potuto vederla.
“Siamo quasi arrivati, tranquilla.” La rassicurò.
“Spero almeno che ne valga la pena.” Commentò lei.
Lui annuì, mentre sorpassavano un tir “Fidati, bambolina, ti piacerà.”
Mordicchiandosi il labbro, Faith tornò a stringersi a lui, ancora più impaziente e curiosa.
Come promesso, poco dopo Johnny svoltò a destra, lasciando la statale per una stradina sterrata, una scia di polvere a segnalare il loro passaggio mentre si addentravano in un sentiero tra gli arbusti.
“Tieniti forte, bambolina!” l’avvisò, prima di passare attraverso le fronde dei cespugli che ostruivano la via davanti a loro.
Faith abbassò il capo, nascondendosi dietro le spalle di Johnny e sentì le fronde sfiorarle la giacca e le gambe, mentre la moto sobbalzava per il terreno accidentato per qualche altro metro.
Quando il terreno sotto le ruote tornò lineare, rialzò la testa e oltre le spalle di Johnny riuscì a vedere solo una distesa enorme e buia di prato.
Johnny fermò la moto proprio al centro, levando le chiavi senza spegnere i fari, che illuminavano una porzione d’erba piuttosto ampia.
Senza più il rumore della moto, Faith riusciva a sentire quello dell’acqua e quando guardò meglio, vide un fiumiciattolo scorrere ad una decina di metri da loro.
“Facciamo un giro, bambolina?” La ridestò lui, sfilandosi il casco.
Imitandolo, annuì, sistemandosi i capelli con le mani prima di scendere dalla moto.
“Vieni spesso qui?” gli chiese, mentre lui chiudeva, per sicurezza, il catenaccio intorno alla ruota anteriore della moto.
“Ci vengo con il mio migliore amico, Matt.” Annuì lui, passandosi una mano tra i capelli per evitare che rimanesse la forma schiacciata del casco.
“Viene alla nostra scuola?” Aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordarsi se conoscesse qualcuno con quel nome.
“No. E’ il mio vicino di casa.” Rispose lui “Magari un giorno te lo farò conoscere. E’ simpatico. Completamente pazzo, ma simpatico…”
“Dopo aver conosciuto te, non mi stupirei più di nessuno.” Commentò lei, scherzando.
Le fece il verso, con una smorfia ed entrambi risero.
“Facciamo un giro?” Propose, allungando la mano. Lei annuì, intrecciando le dita alle sue.
Cominciarono a camminare, lungo il perimetro di prato illuminato, dandole il tempo di osservare, ascoltare e studiare quel posto.
“E cosa fate tu e Matt qui?” Gli chiese, tornando a guardarlo.
“Fumiamo spinelli.” Rispose Johnny.
“Che cosa?” gracchiò Faith.
Johnny alzò gli occhi al cielo, ridendo “Oh, andiamo, che ho detto?”
“Mi hai portata qui per farmi provare…” chiese timidamente, abbassando lo sguardo sulle sue Converse bianche tra l’erba alta.
Lui scosse la testa, sorridendole.
“Ok.” Annuì, sollevata “E perché mi hai portata qui?”
“A che ora devi tornare?” Le chiese, invece di rispondere.
“Alle 22:00, domani c’è scuola.” Rispose.
“Allora abbiamo più di un’ora. Per la lezione di oggi basta molto meno.” Si organizzò, pensando ad alta voce “Adesso possiamo fare quello che vogliamo.”
“E cosa potremmo fare in questo posto?” disse lei, guardandosi intorno.
Lui si voltò verso di lei, alzando e abbassando le sopracciglia, ghignando divertito.
“Johnny!” lo rimproverò, spintonandolo con la spalla.
Quello scoppiò in una risata fragorosa, scuotendo la testa “Dai, Faith, me li servi su un piatto d’argento certi doppi sensi.”
Lei sospirò, spingendolo di nuovo “Sei proprio scemo…”
Ridacchiando, la spinse a sua volta “Non spingere, scemotta.”
“No, tu scemo!” Si fermò, stavolta spingendolo con le mani sul petto.
“Non ti conviene metterti contro di me, scemotta!” l’avvisò, ridendo. Abbassò il viso, avvicinandolo al suo, imitando uno sguardo minaccioso.
“Altrimenti?” Lo sfidò, apostrofandogli la punta del naso con l’indice.
“Hai tre secondi per salvarti, bambolina.” Soffiò sul suo viso “Tre…”
Ridendo, Faith gli lasciò la mano e corse fuori dal cerchio d’erba illuminato e due secondi dopo, Johnny la seguì, orientandosi con le ombre e il suono dei suoi passi e delle sue risate.
“Sei una fifona, Faith!” le urlò, guardandola raggiungere un albero “Che fai, ti nascondi?”
Non rispose, mentre la raggiungeva.
“Ti arrendi?” Disse, quando si ritrovarono uno da una parte e uno dall’altra del tronco.
“Mai!” Gli fece la linguaccia.
“Ok, l’hai voluto tu!” Alzò le spalle, muovendosi in avanti per prenderla.
Lei però, spingendosi a sinistra, riuscì a scampargli e ricominciò a correre, tornando nel cerchio d’erba illuminato.
“Presa!” Esclamò vittorioso, quando le afferrò il polso.
Urlando per la sorpresa, Faith provò a sfuggirgli, ma lui la riattirò a sé, strattonandola con poca delicatezza e, con un altro urlo, caddero entrambi sull’erba per il contraccolpo.
Ridendo, la ragazza si scostò i capelli che le erano ricaduti sul viso e provò ad alzarsi, poggiandosi con la mano libera all’erba.
“Bambolina?” la richiamò lui.
E quando lei abbassò lo sguardo, si accorse di quanto i loro visi fossero vicini e di come in realtà tutti i loro corpi fossero a contatto. Come suo solito, arrossì violentemente all’istante.
Johnny sorrise, divertito, perché se non poteva vedere il rossore sulle sue guance per il buio, si stava godendo la sua espressione shockata. Alzò una mano e le accarezzò il viso, allontanandole una ciocca di capelli che le si era appiccicata alle labbra umide, alzando lo sguardo sugli occhi scuri.
“Se ti baciassi adesso…” parlò, guardando quegli occhi spalancarsi “Sembrerebbe la scena di un romanzo o di un film strappalacrime. Scena letta e riletta, vista e rivista. Solo un cliché.”
Alzò il viso, posando la fronte alla sua “E il tuo primo bacio dovrà essere fuori dagli schemi.”
“Detto da te, non so cosa aspettarmi.” Commentò Faith.
Johnny rise, annuendo “Non voglio rovinare tutto per un bacio. Siamo amici, ci stavamo divertendo. So che tra le nostre lezioni ci sarà anche un bacio, ma... penso che tu abbia capito che sarà molto teorico. Probabilmente non lo considerai neanche il tuo primo bacio, ma solo la prova generale per chi lo riceverà.”
“Johnny.” Lo richiamò lei, alzandosi per mettersi a sedere affianco a lui “Non devi spiegare.”
“Sì, invece.” Rispose lui, alzandosi a sedere anche lui “Perché voi donne cominciate con le vostre seghe mentali perché pensate che qualcuno non vi voglia e bla…”
“E tu… tu mi vuoi?” gli chiese d’impulso, prima che la timidezza potesse bloccarla.
Johnny le sorrise, avvicinandosi al suo viso per lasciarle un tenero bacio all’angolo delle labbra “E tu, vorresti che ti baciassi?”
Faith sorrise, posando le mani sulle sue spalle come appoggio mentre si avvicinava al suo viso e gli sfiorava appena l’angolo della bocca.
Si guardarono, sorridendo, cercando qualcosa da dirsi, invano.
Fu lui a salvarli da quella situazione imbarazzante, schiarendosi la gola ed alzandosi “Passiamo alla tua lezione, ti va?”
Faith annuì, rimanendo seduta. Lo guardò andare alla moto, alzare la sella e prendere un pacco di Haribo e un pacchetto di sigarette.
Si sedette a gambe incrociate davanti a lei, posando le caramelle tra di loro. Prese le Marlboro e ne estrasse una insieme all’accendino con una tizia in bikini sopra.
“Solo se te la senti.” Premise, mostrandogli la sigaretta.
Faith annuì, prendendo un respiro profondo e allungò la mano tremante, per prenderla.
Ma fu Johnny a sistemargliela in mano, facendogliela tenere tra l’indice e il medio.
“Ok, ora l’accendo.” Spiegò “Tu la porti alle labbra, aspiri – non troppo, è la tua prima volta- e quando senti il sapore amaro che sfiora la gola, butta fuori il fumo. Ok?”
La ragazza annuì, guardandolo avvicinarsi con l’accendino acceso.
“Non spaventarti se ti viene da tossire, la nausea o se senti uno strano senso di soffocamento. E’ solo perché è la prima volta. Ok?”
Annuì di nuovo, portando alle labbra la sigaretta accesa. Alzò lo sguardo, cercando i suoi occhi di ghiaccio e poi, preso coraggio, inspirò.
Seguì le istruzioni, fermandosi dopo un paio di secondi. Fu un gesto che le venne spontaneo, quello di gonfiare le guance, che fece ridere Johnny, ma lei non gli badò, perché si stava concentrando sul pizzicore che le sfiorava la gola. Socchiuse le labbra e, tossicchiando, lasciò uscire il fumo.
Johnny aspettò che smettesse di tossire e le sorrise “Vuoi riprovare?”
Lei annuì, schiarendosi la gola prima di riportare la sigaretta alle labbra, inspirare, gonfiare le guance, tossire ed espirare.
Quasi alla fine, Faith restituì la Marlboro a Johnny, tossicchiando e lo guardò prendere l’ultima boccata di fumo e farla poi fuoriuscire da quelle labbra piene, contro il suo viso.
Chiuse gli occhi, sorridendo e respirò senza problemi. Ora che aveva provato lei stessa, il fumare delle persone intorno sembrava meno fastidioso.
“Come sono andata?” Chiese, schiarendosi la gola.
“Sei stata brava.” Ammiccò, schiacciando la cicca contro la terra umida “Se vorrai continuare, imparerai a non tossire… e a non fare quella faccia buffa!”
“Io non faccio facce buffe!” Si difese, incrociando le braccia al petto.
“Ah no? E questa come la chiami?” rise, mostrando un’imitazione esagerata.
Faith rise, guardandolo sdraiarsi sull’erba, le braccia piegate e le mani dietro la nuca.
Voltò il viso, sorridendole “Non vuoi sdraiarti?”
“L’erba è umida.” Alzò le spalle lei, giustificandosi.
Johnny si batté una mano sul petto, ammiccando “Solo per stavolta, bambolina!”
Faith sorrise, sistemandosi su una fianco accanto a lui, la testa sulla sua spalla.
“Wow, quante stelle!” sorrise, alzando il naso al cielo.
“Bello spettacolo, eh?” commentò lui, imitandola.
“A Londra non se ne vedono mai. Tra smog e nubi…” Commentò.
“Allora ti piace questo posto?” le chiese, accarezzandole i capelli.
Faith annuì, alzando il viso per guardarlo “Grazie per avermici portato.”
Abbassando il mento, riuscì a lasciarle un bacio sulla fronte, sorridendole “Non serve ringraziarmi, bambolina.”
 
 



Rimasero ancora sdraiati, sotto le stelle, rannicchiati l’uno all’altra quando l’umidità dell’erba bagnata sotto le loro schiene cominciò a farsi sentire. Continuarono a chiacchierare, a scherzare, a ridere, a conoscersi l’un l’altra. Mangiarono le Haribo, perché Johnny le aveva detto che dopo il sapore amaro e pungente del fumo, la liquirizia fosse il paradiso per il palato e lei si era ritrovata a dargli ragione.
Prima di andare via, Johnny prese un’altra sigaretta dal pacchetto e la condivisero, passandosela a turno per una boccata, lasciandosi sfuggire nuvolette di fumo che si alzavano e si disperdevano verso il cielo stellato.
Faith sarebbe rimasta ancora per ore in quel posto, sotto quel cielo, con il rumore dell’acqua che scorreva a pochi passi e i grilli che cantavano tra l’erba. Protetta dal freddo dalle braccia di Johnny, cullata dal suo respiro tra i capelli e dal ritmo regolare con cui il petto si alzava e abbassava sotto la sua testa, la risata allegra a scuoterlo.
Ma era ora di andare e lei fu costretta ad alzarsi a sedere e farsi tirare in piedi da Johnny, risalendo sulla moto.
 



Il viaggio di ritorno le sembrò più breve.
Forse perché aveva la testa piena di pensieri ed impiegò il tempo a perdercisi.
Fatto sta che, quando Johnny si fermò, dovette richiamarla perché si accorgesse di essere arrivati.
Si sfilò il casco, scesa dalla moto e si ravvivò i capelli, porgendoglielo con un sorriso.
“Come mai così silenziosa?” le chiese, ghignando.
Alzò le spalle “Stavo riflettendo.”
“Oh, addirittura…” Commentò lui, beccandosi una spinta. Rise, passandosi una mano tra i capelli “E su cosa riflettevi?”
“Su quello che mi hai detto prima. Su… sul bacio.” Si mordicchiò il labbro, imbarazzata “Avevi ragione.”
“Io ho sempre ragione.” Ammiccò, meritandosi un’altra spinta.
“Sono seria!” Rise, scuotendo la testa, divertita “Io e te siamo amici, giusto?”
Johnny annuì, alzando il pollice.
“Quindi avevi ragione, un bacio in quel frangente sarebbe stato qualcosa di inappropriato per due amici.” Continuò “Anche se hai promesso di aiutarmi anche a…”
“Ascolta, bambolina” la interruppe, prendendole la mano, alzandosi “Tu meriti tutto il romanticismo di questo mondo.” Le sorrise “Ma non da me. Non per uno stupido patto.”
Faith annuì, sorridendogli “Grazie.”
Le sorrise di rimando, avvicinandola a sé per un abbraccio “Vieni qui, bambolina.”
Sorrise, contro il suo petto e lo strinse, lasciandosi stringere.
Lei non aveva mai avuto un amico maschio e non sapeva se tutti gli abbracci tra amici con uno di loro fossero come quello, ma sperò di sì. Sperò che quello fosse solo il primo di una lunga serie.
Sperò… sperò che fossero sempre le braccia di Johnny quelle che la stringevano.
Proprio come aveva sperato, meno di un’ora prima, che quelle labbra piene e rosee incontrassero le sue…
Quando ebbe questa consapevolezza, si strinse ancora di più a lui, così da nascondere il rossore che le imporporava le guance.
Si lasciarono diversi minuti dopo, sorridendosi.
“Ci vediamo domani a scuola.” La salutò, baciandole la guancia.
Lei annuì, con un sorriso e un gesto della mano “A domani, Johnny.”
 
 



Restò a guardarla finché non scomparve dietro il cancello e questo fece rumore, chiudendosi.
Chiunque sarà a baciarti su quel prato, sotto quel cielo stellato, sentendoti avvampare tra le sue mani, sarà un ragazzo fortunato.
E con quel pensiero, sospirando, abbassò la visiera del casco e partì.



 

Eccomi di ritorno!
Scusate il ritardo con cui ho postato e soprattutto il ritardo con cui ho risposto alle recensioni.
Questa settimana il mio computer mi ha dato un sacco di problemi con internet.
Le ho lette tutte dal cellulare, comunque!
Grazie ad ognuno di voi!
Grazie anche a chi ha letto e apprezzato in silenzio!

Parliamo del capitolo, adesso.
Diciamo che abbiamo messo un attimo da parte i toni scherzosi.
I due protagonisti adesso sono amici,
ma sono entrambi carenti sull'argomento 'amicizia uomo-donna'
perciò si ritrovano a volte in situazioni tese, senza saper bene come comportarsi.
Che cosa ne pensate?
Vi è piaciuto lo stesso oppure ho toppato alla grande nello scrivere?
Fatemi sapere, non mi offendo! ;D

E comunque, non vi preoccupate,
perché Johnny tornerà lo scemo di sempre già dal prossimo capitolo!

A proposito del prossimo capitolo,
devo dirvi che purtroppo la settimana prossima non avrò il computer almeno fino a venerdì,
perciò non so quando riuscirò a scrivere e postare il capitolo.
Voi continuate a scrivere recensioni, però, che tanto, ve l'ho detto,
le leggerò dal cellulare!

Perdonatemi se  questo contiene alcuni errori,
ma l'ho postato appena terminato di scrivere.
Ci tenevo, prima di dire Goodbye al mio PC e rischiare di non aggiornare per due settimane!
E' mezzanotte e io sono un po' cotta.
Se ci sono errori o Orrori, fatemelo magari presente in una recensione e poi correggerò!

Un bacio,
AngelWithoutWings.

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Capitolo 4
*** Lesson Three: Kiss ***





 

Lesson Three: Kiss
 
Johnny l’affiancò mentre, insieme al resto della classe, andavano in palestra “Pronta, bambolina?”
Faith sospirò, mordicchiandosi il labbro “Non ne sono più così sicura…”
Si fermarono, mentre le ragazze svoltavano a destra verso gli spogliatoi femminili e i maschi a sinistra.
“Sarai una bomba!” Ammiccò, dandole una gomitata amichevolmente.
La ragazza rise, scuotendo la testa “Ci vediamo tra un po’.”
 

 
 
“Tu chi sei, che cosa ne hai fatto della nostra Faith?” così l’accolse Daisy, quando uscì dal bagno in cui si era cambiata.
Margaret, prontamente, la spinse, sorridendo rassicurante “Stai alla grande!”
“Grazie.” Sorrise Faith, arrossendo a man a mano che gli sguardi delle sue compagne di classe si posavano su di lei. E non voleva pensare a come sarebbe stato quando gli sguardi su di lei sarebbero stati quelli di quegli imbecilli dei suoi compagni…
Sarah le fece l’occhiolino, indicando con il capo la porta per la palestra.
Così, preso un respiro profondo, Faith lisciò le pieghe della canottiera e dei leggins, seguendola fuori dallo spogliatoio.
 
 
 
 

I ragazzi, che come sempre avevano impiegato molto meno a cambiarsi, avevano cominciato a correre lungo il perimetro della palestra per riscaldarsi.
Seguite da Sarah e Margaret, Faith e Daisy furono le prime ad uscire, proprio mentre i ragazzi passavano davanti alla porta del loro spogliatoio.
“Wow!” commentò Simon, fermandosi all’improvviso davanti a loro.
“Hei, ma che dia-… Oh!” Provò a protestare Matt, dietro di lui, che rischiò di finirgli addosso, prima di notare anche lui la ragazza.
“Ciao, sono George. Tu devi essere nuova!” Le si avvicinò, il solito cretino, porgendole la mano.
Faith lo guardò con le sopracciglia aggrottate e i pugni chiusi lungo i fianchi, stizzita. Sbuffò, superandolo senza degnarlo di risposta, come l’aveva istruita Johnny la sera prima, per telefono.
Quest’ultimo, guardava la scenetta sorridendo compiaciuto e divertito.
Faccio miracoli, pensò modesto come sempre.
Sam, affianco a lui, fischiò, mentre Faith e le sue amiche passavano davanti al gruppo di ragazzi.
Faith gli lanciò uno sguardo di SOS e lui annuì, intervenendo. Alzò la mano e diede uno scappellotto dietro la nuca al suo amico, commentando “Un po’ di classe, che cazzo!”
 
 


Tornati in classe, alla fine dell’ora di educazione fisica, Faith si sedette al suo solito banco, aspettando che Johnny la raggiungesse dopo essersi fumato la sua sigaretta.
Sfortunatamente per lui, il professor Gary arrivò prima e chiuse la porta alle sue spalle.
Qualche minuto dopo, proprio mentre il prof chiamava il suo nome all’appello, la porta si aprì e comparve Johnny sorridente e con la mano alzata “Presente!”
“Chissà perché non mi stupisce il suo ritardo.” Commentò il professore, mentre Johnny entrava.
Questo si limitò ad un sorrisetto, alzando le spalle, raggiungendo il suo posto.
“Guarda se uno non può neanche fumare una sigaretta tra un intervallo e l’altro in santa pace…” Sbuffò, poggiando il braccio sul banco e la fronte su questo.
“Dovresti scusarti, non lamentarti.” Gli fece notare la sua compagna di banco, sottovoce.
“Roberts?” chiamò il prof.
“Presente!” alzò la mano Faith.
“Io ho bisogno di una sigaretta ogni tanto, sono fisicamente ed emotivamente provato.” Si difese, alzando la testa “Come posso essere brillante e attento durante le lezioni se non mi ricarico?”
“Quand’è che sei brillante e attento durante le lezioni, scusa?” Commentò Faith, prendendo il libro di storia dallo zaino.
“Touché, bambolina.” Ghignò lui.
“Aprite il libro a pagina 137, oggi termineremo il capitolo sulla prima guerra mondiale.” Esordì il prof, incaricando il ragazzo al primo banco di leggere per la classe.
Johnny sospirò, passandosi una mano sul viso e posò il braccio sullo schienale della sedia di Faith, avvicinandosi con il busto.
“Metti in mezzo.” Sussurrò, afferrando il libro per avvicinarselo.
“Il tuo libro?” gli chiese.
“Credevo ci fosse letteratura.” Si giustificò.
Alzando gli occhi al cielo, Faith poggiò il gomito sul banco e il viso sulla mano, leggendo.
Mentre lei ascoltava la spiegazione del professore e prendeva appunti sul suo quaderno, Johnny ridacchiava, disegnando un paio di corna sulla testa di un generale tedesco in foto.
Quando se ne accorse, il generale aveva anche un paio di tette, dei mustacchi e un fumetto sulla sua testa recitava ‘I’m sexy and I know it’.
“Johnny!” sibilò, tra i denti, spingendolo con la spalla.
Mettendo la lingua tra i denti, Johnny ridacchiò, guardandola affrettarsi a cancellare gli scarabocchi.
“Non ti ha mai insegnato nessuno a rispettare ciò che non è tuo?” lo riprese.
“Scusa, non ho resistito.” Alzò le spalle, sfoggiando un sorrisetto da bambino.
“Lì al secondo banco, c’è qualcosa che non va?” Li richiamò il professore, guardandoli severo.
“No, prof. La signorina Roberts mi stava solo rispiegando un punto della lezione che non avevo capito.” Si affrettò a rispondere Johnny, vedendo Faith cominciare ad arrossire.
Il signor Gary annuì, tornando a spiegare e Faith si voltò verso di lui, sorridendogli “Grazie.”
Muovendo su e giù le sopracciglia, Johnny si indicò la guancia con l’indice, ghignando.
“Qui? No!” Scosse la testa, arrossendo, prima di abbassarla sul libro.
Johnny alzò gli occhi al cielo, sussurrando “Andiamo... non fare la solita fifona…”
Faith sbuffò, avvicinandosi a lui talmente veloce che quasi non si accorse neanche lui delle sue labbra sulla guancia, che lei era già tornata al suo posto.
Il rossore evidente sulle sue guance e l’occhiata veloce che diede alla classe, però, confermavano che era successo.
 
 





 
“Faith, aspetta!” la fermò, prima che attraversasse la strada, all’uscita.
Questa si voltò, sistemando lo zaino su una spalla mentre Johnny la raggiungeva di corsa.
Lo guardò fermarsi e posare le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato.
“Dovresti smettere di fumare.” Gli consigliò.
Lui si limitò ad alzare lo sguardo dalle sue scarpe, alzando un sopracciglio “Lo terrò presente, mammina.”
Faith sospirò, alzando gli occhi al cielo “Dovevi dirmi qualcosa?”
“Ah, sì.” Si rimise in piedi, tornando ad essere di una spanna più alto della ragazza “Oggi pomeriggio, passo a prenderti alle quattro.”
“Non posso.” Rispose lei.
“Come sarebbe a dire che non puoi?” La guardò confuso.
“Vuol dire che ho un altro impegno.” Alzò le spalle “Devo fare da babysitter al figlio della signora White.”
Johnny scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli “Faith, sei ricca sfondata, si può sapere perché fai la babysitter?”
“Non è un lavoro, è solo un favore che faccio alla mia vicina una volta al mese, quando lei e mia madre sono impegnate con la loro associazione.” Spiegò.
“Cioè, non ti fai neanche pagare?” Aggrottò le sopracciglia, alzando le braccia.
Faith sbuffò “No, Johnny, non mi faccio pagare. E ora, posso andare a casa?”
Lui annuì “Uhm, sì, a domani.”
Si piegò in avanti e le baciò la guancia, abbastanza a lungo da farla arrossire.
La superò, facendo per andarsene, quando la richiamò “Bambolina?”
Faith si voltò verso di lui “Dimmi.”
Johnny ammiccò, mostrando il suo solito ghigno e alzò il pollice “Te l’avevo detto stamattina che saresti stata una bomba!”
Faith sorrise, scuotendo la testa divertita e lo salutò con un gesto della mano, prima di attraversare la strada.
La guardò salire in auto e poi partire, prima di incamminarsi anche lui verso casa.
 
 
 
 




Faith lanciò un altro sguardo a Will, trovandolo ancora davanti alla tv, il joystick della Play in mano e l’espressione completamente assorta. Era matematico, quel bambino entrava in trance ogni volta che gli si dava quel coso in mano.
Tanto meglio per lei, che poteva leggere il suo libro tranquilla, seduta al tavolo dietro di lui.
DLIN DLON!
Aggrottò le sopracciglia, voltandosi verso il bambino “Sai se i tuoi aspettavano qualcuno oggi?”
“No. Non mi sembra.” Rispose lui, scrollando le spalle, senza staccare gli occhi dal televisore.
Faith imbronciò le labbra, lasciando il libro e si alzò per andare ad aprire.
Si alzò sulle punte per guardare dallo spioncino, prima di aprire la porta di scatto, con un’espressione sorpresa in viso e la bocca a formare una ‘o’.
“Johnny, che ci fai qui?” esclamò.
“Sono venuto per le nostre lezioni, ovviamente.” Rispose lui, tranquillo “Non mi fai entrare?”
“Che tipo di lezione?” Lo fermò, alzando una mano.
Johnny ghignò, per niente rassicurante. Le si avvicinò pericolosamente e soffiò sul suo viso con un tono di voce più basso “Sei preoccupata, bambolina?”
“Ti conosco da meno di una settimana, ma ho già capito che con te vale sempre il detto ‘fidarsi è bene, non fidarsi è meglio’.”
Si posò una mano sul cuore, imbronciando le labbra in un’espressione addolorata “Così mi ferisci…”
Faith alzò gli occhi al cielo, facendosi da parte per farlo passare “Dai, entra.”
Sorrise soddisfatto, ammiccando, ed entrò “Così mi piaci, bambolina!”
Rientrarono nel salotto con Faith che continuava a raccomandarsi, finché Johnny non la guardò, posandole una mano sulla spalla “Bambolina, se non ti conoscessi, direi che ti vergogni di me.”
“Comportati. Bene.” Scandì, puntandolo con il dito.
Johnny sbuffò “Non sono io il bambino. E, per la cronaca, sono un ottimo babysitter.”
Faith lo guardò, con le mani sui fianchi, sedersi sul divano affianco al piccolo William.
“Ciao!” gli sorrise, prima di guardare anche lui la tv.
“Ciao.” Rispose il bambino, concentrato sul videogioco.
“Io sono Jonathan, ma tutti mi chiamano Johnny.” Continuò il maggiore.
“William, piacere. Puoi chiamarmi Will, se vuoi.” Si presentò il bambino.
“Hai un joystick in più?” gli chiese.
Finalmente, Will mise in pausa, voltandosi verso il suo interlocutore “Sai giocare?”
Johnny imitò una risata, incrociando le braccia “Bello, scommetto che riesco anche a batterti.”
Il bambino si alzò, aprendo l’anta del mobiletto su cui era poggiata la televisione e, preso il secondo controller, glielo lanciò “Provaci.”
Faith si risedette al tavolo, guardandoli divertita, chiedendosi chi tra i due fosse più bambino.
 



 
Continuò a leggere in santa pace, mentre i due ‘amiconi’ tenevano un acceso dibattito su videogiochi di cui non aveva mai sentito parlare e si lodavano per le loro abilità di giocatori.
Di tanto in tanto, le sue amiche le mandavano un sms e lei rispondeva, prima di tornare ad immergere il naso nel suo libro.
Quando due braccia le circondarono la vita e il petto di Johnny si appoggiò alla sua schiena, sussultò.
“Bambolina, che stai…” provò a dire, prima che Faith, alzando di scatto la testa, gli desse una capocciata.
“Oddio, scusa, Johnny!” Si scusò, guardandolo massaggiarsi il mento “Mi… mi hai spaventata.”
“Sì, l’avevo notato.” Commentò lui, ridacchiando.
Lo ignorò, chiedendogli “Dovevi dirmi qualcosa o il tuo obiettivo era solo quello di farmi prendere un colpo?”
“Ah, sì.” Ricordò “Volevo dirti che Will e io abbiamo fame.”
Faith alzò un sopracciglio, confusa “E la cosa dovrebbe interessarmi?”
“Sei tu la babysitter qui.” Alzò le spalle “Tocca a te prepararci la merenda.”
“No, casomai tocca a me preparare la merenda di William. Tu sei grande, grosso e vaccinato e puoi prepararti la merenda con le tue manine.”
Johnny alzò gli occhi al cielo, sbuffando “D’accordo. Will, preparo io la merenda.” Annunciò, voltandosi verso il bambino “Ti piacciono i pancakes?”
“No, aspetta!” Si affrettò a seguirlo Faith, mentre raggiungeva la cucina “Che cosa hai intenzione di fare?”
“Preparare i pancakes, ovvio!” Alzò le spalle, cercando tra le mensole della credenza.
“Johnny, non sei a casa tua e non siamo neanche a casa mia, non possiamo fare casini!” Lo riprese, seguendolo per la cucina.
“Guarda che sono un ottimo cuoco. Perché dovrei…” Cominciò a dire, prima di far cadere una pila di coperchi per pentole a terra “…fare casini.”
A dargli man forte, arrivò William, acclamando “Pancakes! Pancakes! Pancakes!”
Johnny guardò Faith, sorridendo sghembo “Non vorrai deludere un povero, piccolo, dolce, adorabile, innocente…”
“Ok, hai vinto: cuciniamo i pancakes!” Tagliò corto.
“Sì! Posso cucinare anch’io?” chiese William, speranzoso, tirando la maglietta di Johnny.
Faith annuì ma puntò l’indice contro il ragazzo, avvertendolo “Io ti farò da super visore, chiaro?”
“Sissignora!” Scattò sull’attenti, portando la mano alla fronte, seguito dal bambino.
 
 



Mentre Johnny metteva in tre piatti i tre pancakes, William metteva sul tavolo della cucina tre tovagliette di plastica colorate e Faith versava la spremuta d’arancio in tre bicchieri.
“Voilà!” Disse Johnny, guardando soddisfatto i piatti “Ora Will, puoi scegliere quale dei tre mangiare.”
William annuì, arrampicandosi sulla sedia. Si mise a studiare i tre piatti, critico.
“Se posso darti un consiglio, evita quello di Faith.” Gli si avvicinò, parlandogli all’orecchio, abbastanza forte però, perché lo sentisse anche la ragazza “Potrebbe aver subito l’influsso dell’acidità della cuoca; secondo me è amaro.”
Faith aggrottò le sopracciglia, incrociando le braccia al petto “Beh, allora evita anche quello di Johnny, potrebbe aver subito l’influsso della stupidità dello chef!”
Johnny rise, rialzandosi “Che ti dicevo? Sì, decisamente, lascia perdere questo.” Scansò il piatto di Faith.
“E se mangio il mio?” chiese il bimbo, guardando i due babysitter.
“Non credo correrai alcun rischio. Giusto bambolina?” Rispose Johnny, cercando l’appoggio di Faith, che annuì.
Seduti tutti e tre, spalmarono la Nutella sui proprio pancakes e mangiarono in silenzio, se non per Johnny che ridacchiava guardando Faith.
“Che c’è? Sono sporca?” Gli chiese, guardando prima lui, poi Will.
“No, no.” Risposero in coro, scuotendo la testa.
Scettica, decise comunque di pulirsi con il tovagliolino.
 




Quando terminarono, lasciarono che William tornasse in salone a giocare, mentre loro sparecchiavano.
“Quindi, quella di oggi doveva essere una lezione di cucina?” gli chiese Faith, mentre asciugava la padella.
“Pensi che questa fosse la lezione?” rise lui, prendendo la padella per sistemarla sul ripiano più alto.
“E quale dovrebbe essere?” insistette, mentre le si metteva di fronte.
Lui ignorò la domanda, ghignando “Hai ancora un po’ di baffi di cioccolato.”
“Allora avevo ragione, sei proprio…” Provò a protestare, prima che le si avvicinasse.
Posò le labbra all’angolo delle sue, zittendola all’istante. Alzò la bocca, tra il labbro superiore e il naso e poi l’aprì appena, sfiorandole così il labbro superiore. Poi, socchiudendo la bocca, lo racchiuse tra le sue labbra e glielo accarezzò, dapprima con queste e poi con la punta della lingua, sentendo il sapore del cioccolato mischiato a quello di burro cacao.
Faith, in quei secondi che a lei parvero ore, rimase immobile, le mani strette al bordo del lavello tanto da far diventare le nocche bianche e gli occhi spalancati per la sorpresa.
Alzando i suoi, Johnny trovò quelli scuri della ragazza fissi su di lui. Era sorpresa, ovviamente, ma quello sguardo non avrebbe potuto nascondere che quello che le stava facendo le piaceva.
Posando le mani sui suoi fianchi, si allontanò lentamente, lasciando piano le sue labbra con uno schiocco.
“E’ arrivato il momento, bambolina.” La guardò, con un sorriso seducente e parlò, con una voce bassa e roca “Sei pronta?”
“La lezione di oggi tratterà l’argomento…” Le si avvicinò all’orecchio “Baci.”
Faith si limitò ad annuire, ancora scossa.
“Dobbiamo trovare un modo per distrarre William, però.” Continuò e lei, di nuovo, annuì.
Allontanatosi, la ragazza riuscì a respirare di nuovo regolarmente, posandosi una mano sul petto.
Dopo aver camminato avanti e indietro per la cucina, si fermò, sorridendo “Trovato!”
Si voltò verso la porta che comunicava con il salone e chiamò il bambino, che corse subito da lui.
“Che c’è Johnny?” gli chiese, sorridendogli.
“Io e Faith stavamo pensando di giocare a nascondino, ci stai?” Gli chiese, poggiando le mani sulle ginocchia per essere alla sua altezza.
“Mhm… ok!” Acconsentì lui, alzando le spalle.
“Perfetto, allora tu conti e noi ci nascondiamo.” Decise, senza dargli il tempo di replicare che già aveva preso Faith per mano “Conta fino a cento e non sbirciare!”
Will annuì, posandosi con le braccia al muro e la fronte su queste, cominciando a contare ad alta voce.
Johnny si affrettò a salire le scale, voltandosi verso la ragazza per sussurrare “Un posto dove non ci troverà facilmente?”
“Ehm…” si mordicchiò il labbro, cercando di ragionare “I suoi hanno un armadio enorme, forse…”
“Ok, è perfetto!” Annuì lui, trascinandola al piano di sopra.
Quando richiusero la stanza della camera alle loro spalle e Johnny le lasciò la mano per avvicinarsi all’armadio si sentì cedere le gambe.
Aveva davvero proposto di chiudersi in un armadio con Johnny per… baciarsi?
“Forza, bambolina!” la incitò, sottovoce, strattonandola per il braccio.
Faith si mise a carponi ed entrò nell’armadio, lasciando che lui socchiudesse l’anta di legno chiaro alle sue spalle, lasciando una striscia di luce e aria.
“Sono nervosa.” Confessò, stringendo tra le dita l’orlo della maglietta nuova.
Lui si sedette in ginocchio davanti a lei, sorridendole “Non devi esserlo.” Le accarezzò le braccia, continuando a sorriderle “E’ facile, come lo è stato prima in cucina.”
Faith annuì, prendendo un respiro profondo “D’accordo.”
“Vai, tocca a te. Baciami.” Disse lui, mettendosi dritto sulla schiena, di fronte a lei, ad occhi e labbra socchiusi.
Titubante, Faith posò le mani sulle sue spalle e, usandole come appoggio, gli si avvicinò.
Posò le labbra sulle sue per circa… una frazione di secondo, prima di allontanarsi di scatto.
Johnny aprì un occhio, ridacchiando “Cos’era questo?”
“Un bacio.” Alzò le spalle Faith.
“L’ultima ragazza che mi ha baciato così è stata Caroline Quinn, in terza elementare.” Commentò lui.
Faith arrossì, abbassando la testa “Beh, io non sono capace, che vuoi che ti dica?”
“Non sei incapace a baciare, Faith!” le sorrise di nuovo, accarezzandole la guancia “E’ solo che pensi troppo. Rilassati, spegni il cervello.”
Le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio “E’ facile, io non l’ho mai acceso il mio.”
Faith rise, rialzando lo sguardo “Mi insegnerai?”
Annuì, allontanandole una ciocca di capelli dal viso “Sono qui per questo, bambolina.”
Le si avvicinò di nuovo, ma non puntò alle sue labbra come si aspettava Faith, bensì alla sua guancia.
Le lasciò un semplice bacio al centro della guancia, poi uno più in basso e un altro ancora.
La baciò vicino all’orecchio, percorrendo con le mani le braccia che lei ancora teneva sulle sue spalle e gliele fece chiudere dietro la nuca.
“Rilassati Faith.” Sussurrò, sentendola irrigidirsi di nuovo mentre la baciava lungo il contorno della mascella.
Faith chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo e non si concentrò più su nient’altro che non fossero le labbra morbide di Johnny sul suo viso, il solletico della sua barba e il suo profumo.
Mentre riservava lo stesso trattamento alla parte destra del suo viso, Johnny spostò le mani dalle spalle di Faith ai suoi fianchi, accarezzandola alla base della schiena da sopra la maglietta, sentendola sciogliersi sotto le sue mani.
La baciò sulla punta del mento, mordicchiandola appena. Lei ridacchiò in un sussurro e la imitò, alzando lo sguardo su di lei.
Rialzò la testa e posò la fronte sulla sua, guardandola negli occhi che non sembravano più spaventati, piuttosto impazienti.
“Vuoi che continui?” sussurrò, sfiorandole le labbra con le sue ad ogni parola “Vuoi che ti mostri cos’è un vero bacio?”
“Sì.” Sussurrò appena Faith, stringendo la t-shirt di Johnny tra le dita, dietro le sue spalle.
“Sai cosa hai sbagliato prima?” continuò lui, senza distogliere lo sguardo dal suo “Hai pensato che baciare significhi solo far scontrare le labbra, rapido e indolore, ma non è così.”
Abbassò appena il viso, sfiorandole la punta del naso con la sua.
“Bisogna che le labbra si incontrino piano, delicate…” spiegò, mostrandole cosa intendeva.
Le sfiorò, come aveva fatto prima, il labbro superiore e poi anche quello inferiore, racchiudendolo tra le sue labbra per accarezzarlo e succhiarlo.
“Quando hanno fatto una conoscenza superficiale e cominci a sentire la voglia di farle incontrare ancora, più a fondo, possono incontrarsi davvero.” Continuò.
Le fece socchiudere le labbra, prendendo il labbro inferiore tra i denti, delicato, portandolo in basso. Socchiuse anche le sue e le posò di nuovo su quelle di Faith, facendole combaciare.
Alzò gli occhi e incontrò i suoi, spalancati. Piano, li chiuse e lei capì di dover fare lo stesso, abbassando le palpebre mentre lui
Con la lingua, disegnò il contorno dei denti e lei capì che doveva farle spazio, sospirando.
Ad occhi chiusi, Faith aggrottò le sopracciglia, mentre quel muscolo estraneo le accarezzava il palato e stuzzicava la sua di lingua.
Avrebbe voluto chiedergli se avesse dovuto muovere anche la sua,ma non le sembrava il caso di interrompere per fare domande. Si affidò all’istinto e imitò i movimenti di Johnny.
Infondo, lui era il maestro da seguire e lei era l’alunna che doveva seguirlo, no?
Era una sensazione così strana, così nuova, quella che le esplose nella pancia, tanto da spingerla a stringere le braccia dietro il collo di Johnny, sentendo tra le dita i suoi capelli sulla nuca.
Sentendola sciogliersi, posò la mano sulla sua nuca e l’avvicinò a sé, continuando a baciarla con impeto.
Aveva messo in preventivo di tutto; dalla peggiore alla migliore delle ipotesi, però, non aveva calcolato che Faith avrebbe potuto rispondere con tale naturalezza e ardore a quel bacio.
Chi l’avrebbe mai detto che la timida e dolce Faith in realtà gli stesse nascondendo quel lato passionale?
Ci sapeva fare, la sua bambolina.
Quando si allontanarono, avevano entrambi le labbra arrossate, il respiro corto e sembravano reduci della gara ‘chi ha i capelli più scompigliati’.
“Beh, direi…” esordì lui, schiarendosi la gola “E’ andata bene. Cioè, molto bene.”
Faith annuì, mordicchiandosi le labbra.
Johnny seguì quel gesto con lo sguardo, ritrovandosi a mordere le sue di riflesso “Allora, vuoi… vuoi rifarlo?”
“Ehm…” balbettò Faith “O- ok. Se… se per te…”
“Per me è ok.” Rispose senza neanche darle il tempo di terminare.
“Bene.” Annuì.
“Bene.” Ripeté, prima di prenderla di nuovo dietro la nuca ed avvicinarla a lui.
Stavolta, non ci volle niente perché tornassero a baciarsi come poco prima, stretti l’uno all’altro.
Senza staccarsi dalle sue labbra, Johnny riuscì a mettersi seduto e far sedere lei sulle sue gambe, schiacciandosi tra lei e la parete di legno dell’armadio.
Quasi si sorprese, scoprendosi all’interno del guardaroba, come se si fosse dimenticato di star ancora giocando a nascondino, con William che li cercava.
Ma se ne dimenticò di nuovo subito dopo, quando le mani di Faith tornarono ad incasinargli i capelli, passandosi le ciocche scure tra le dita, stringendole e accarezzandogli la cute.
Lasciò le sue labbra, per recuperare e farle recuperare fiato e abbassò il viso, nascondendolo nell’incavo del collo della ragazza. La baciò prima sotto l’orecchio e poi lungo la curva del collo sottile, lasciandole dei segni leggeri quando stuzzicava quella pelle profumata con i denti.
Faith però, non si lamentava, anzi, ogni volta che la baciava su una nuova porzione di pelle, reclinava la testa e si scostava i capelli, per offrirgliene altra e il suo essere così arrendevole gli stava piacendo più del dovuto.
Quando si allontanò da lei, pensava che si sarebbe rimessa al suo posto, ma sembrava intenzionata ad essere eletta ‘miglior studente dell’anno’ perché imitò i suoi gesti, baciando e mordendogli la pelle del collo, facendogli solletico con i capelli profumati contro la mascella.
“Se continui così, dovremo passare al più presto alla prossima lezione.” Chiuse gli occhi, reclinando la testa contro il legno dietro.
“Quale lezione?” sussurrò, contro la sua pelle.
“Quella che mi permetterà di non far esplodere i jeans.” Rispose lui.
Faith si allontanò di scatto, gli occhi spalancati “Johnny, mi dispiace. Perché non mi hai detto di fermarmi prima?”
“Fermarti? Perché avrei dovuto?” alzò le spalle lui.
La baciò appena sulle labbra, ammiccando “Stavo pensando che se continui, il maestro potrebbe anche darti la lode.”
Faith rise, strofinando la punta del naso contro il suo “Addirittura?”
“Potresti aggiungerlo alla domanda per il college.” Continuò lui, prima di catturarle le labbra in un altro bacio, impedendole di rispondere, ma la sentì sorridere contro le sue labbra.
Persi com’erano in quel bacio, non sentirono neanche la porta aprirsi e i passi di William per la stanza.
Solo quando l’anta dell’armadio si aprì e loro si ritrovarono investiti dalla luce artificiale del lampadario, si staccarono.
“Bleah! Vi stavate baciando!?!” Esclamò schifato Will, storcendo il naso.
Faith si allontanò di scattò, saltando in piedi, sistemandosi freneticamente i capelli “Chi noi? No! Ma quando mai! Ma figurati se noi… Non lo dirai a tua madre, vero?”
Will rise, scuotendo la testa “No, altrimenti non farebbe più venire Johnny.”
Quest’ultimo, appena uscito dall’armadio, sorrise, ammiccando al suo amichetto “Batti il pugno!”
“Allora è meglio se cominci ad andare.” Li interruppe Faith “Tempo dieci minuti e la padrona di casa sarà qui.”
Johnny annuì e William lo salutò con un abbraccio, estorcendogli la promessa di tornare anche il mese prossimo a giocare con lui.
 



 
Faith l’accompagnò fino alla porta sul retro, lasciando Will nella sua cameretta “Mi dispiace di farti uscire come un ladro…”
“Tranquilla, bambolina.” Le sorrise “Infondo, sono stato io ad autoinvitarmi.”
Poggiandosi con le spalle allo stipite della porta, le cinse la vita e l’avvicinò a sé “Mi spetta almeno un bacio prima di andarmene?”
Le prese il viso tra le mani e avvicinò il suo, facendo incontrare le loro labbra.
“Adesso vai.” Si allontanò lei.
Lui la fermò, prendendole la mano “Ti avevo promesso un bacio fuori dagli schemi, no?”
Alzando gli occhi al cielo, Faith rise, spingendolo fuori “Vai!”
“Sissignora!” ammiccò, lasciandole un ultimo bacio sulla guancia prima di uscire in giardino, giusto in tempo perché la porta principale si aprisse.
 




 
Quando, mezz’ora dopo, Faith tornò a casa insieme a sua madre, aveva la testa su un altro pianeta.
Se ne accorse anche la signora Roberts, che smise di cercare un argomento di cui parlare, per non finire a parlare da sola.
La ragazza si chiuse nella sua stanza, correndo fino al letto per tuffarsi e sprofondare tra le lenzuola azzurrine che profumavano di bucato.
Si voltò sulla schiena, sorridendo come una scema mentre continuava a fissare il tetto del baldacchino sulla sua testa, mordicchiandosi le labbra.
Il suo primo bacio…
Non avevano più parlato della serata al fiume, di quello che si erano detti.
Ma forse Johnny si sbagliava.
Non era il massimo del romanticismo limonare in un armadio, è vero, ma forse a lei era piaciuto lo stesso.
Forse era contenta che fosse stato lui, che fossero state le sue labbra, quelle che aveva baciato quel pomeriggio.
Forse, e con piacere, avrebbe anche potuto considerarlo e ricordarlo come il suo vero primo bacio.





 

Eccomi qui!

Scusate il ritardo,
come vi avevo avvisato la settimana scorsa sono stata privata del mio pc!
Spero di essere riuscita a farmi perdonare con questo capitolo!

Il fatidico primo bacio della nostra Faith...

Nonostante quello che si erano detti, quella sera al fiume,
sembra che Faith abbia apprezzato - e non poco- questo bacio.
Johnny, pur non volendo, è riuscito a darle un primo bacio con la B maiuscola!
E lui, cosa ne pensa di quello che è successo?
Si considera ancora totalmente indifferente alla sua bambolina
o le farfalle nello stomaco le ha sentite anche lui?
Al prossimo capitolo!

Un ringraziamento a tutti i lettori,
silenziosi e recensori.

Vi adoro,

AngelWithoutWings

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Capitolo 5
*** Lesson Four: Hugs & Hair Dyed ***



 

Lesson Four: Hugs & Hair Dyed
 
Matt, sdraiato sul letto in camera di Johnny, sfogliava distrattamente l’album dei disegni del suo migliore amico, aspettando che uscisse dalla doccia.
“Come mai oggi ci onori della tua presenza?” chiese ad alta voce, così che si sentisse fino al bagno “La tua ragazza ti ha dato buca?”
“Sei geloso?” rise Johnny, comparendo nella stanza.
“Da morire, ti voglio solo per me…” Ironizzò, mordicchiandosi il labbro imitando un’espressione eccessivamente maliziosa “Lo sai che mi fai impazzire!”
“E piantala, coglione!” rise Johnny, allontanandosi prima che Matt gli sfilasse l’asciugamano che portava legato in vita.
Si avvicinò alla cassettiera, cercando all’interno dell’incasinatissimo cassetto della biancheria un paio di mutande e calzini puliti “E poi, lei non è la mia ragazza.”
“Mhm, mhm…” annuì, alzando gli occhi al cielo.
Johnny si voltò verso di lui per lanciargli un’occhiata ammonitrice mentre sfregava un asciugamano azzurro sui capelli bagnati “Mhm, mhm.” Ribatté.
“Siete andati a letto?” gli chiese.
Annusando l’ascella di una t-shirt per constatare che fosse pulita, Johnny scosse la testa.
“Te la vorresti fare?” insistette.
“Hai uno strano concetto di amicizia.” Rispose l’altro, alla ricerca di un paio di jeans da abbinare al sopra.
“Anche tu.” Sottolineò “L’hai baciata.”
“Sai come sono andate le cose…” Precisò, muovendo la mano in aria per indicare la lunga storia del patto.
“Oh, sì, giusto.” Annuì Matt “Quello non è baciarsi, lo trovi sotto la voce ‘Avvinghiarsi in un armadio’.”
“Che palle, stasera…” Sbuffò, lanciandogli l’asciugamano azzurro “Non c’è niente tra me e lei, siamo solo amici. D’accordo?”
“Ok, ok…” alzò le mani, in segno di resa “Stavo solo cercando di sapere di più di questa Faith di cui parli in continuazione…”
“Non ne parlo in continuazione.” Si difese, infilandosi i calzini.
“Frequentemente.” Insistette Matt.
“Mi sarà capitato di nominarla qualche volta.” Ammise, chiudendo la zip dei pantaloni.
“Parecchie volte.” Borbottò, non abbastanza piano perché Johnny non lo sentisse.
Si limitò a sbuffare, riprendendo dalla sedia la maglietta
“E me la farai conoscere prima o poi, oppure hai paura che ti molli per me?” Gli chiese, tornando a sfogliare l’album.
“Le ho parlato di te, se questo ti può consolare.” Si infilò la maglietta.
“E che cosa le hai detto?” Sorrise, curioso.
“Che sei il mio migliore amico, che le dovevo dire?” prese dallo zaino di scuola il portafogli “Ah, e che fumiamo spinelli insieme al prato.”
“Cioè mi presenti in giro come l’amico drogato? No, dico… grazie mille!” Gesticolò, fingendosi offeso “Che figure che mi fai fare con una ragazza…”
“Dai, era solo Faith!” rise, tagliando corto, mentre entrava in bagno per pettinarsi.
“Certo, non che volessi provarci, tranquillo, non te la ruba nessuno…” Lanciò una frecciatina, inarcando le sopracciglia, divertito.
“Non c’è nulla da rubare a nessuno.” Precisò, sporgendosi con la testa dalla porta, prima di tornare allo specchio.
“Quindi se è carina posso provarci?” Insistette.
Neanche si affacciò stavolta, limitandosi ad un seco e categorico “No!”
Matt ridacchiò, divertito, prima che Johnny, rientrando, gli desse uno scappellotto dietro la nuca.
“Sei pronto?” alzò il viso, per guardarlo in piedi.
Johnny annuì, facendo una piroetta “Come sto?”
Matt ammiccò, muovendo su e giù le sopracciglia.
Johnny rise, scuotendo la testa e si buttò sul letto, affianco all’amico “A che ora arriva Hayley?”
“Sarà qui a momenti.” Rispose Matt, dopo aver controllato l’orologio sul display del cellulare di Johnny.
“Bro?” Lo richiamò.
“Mhm?” Si voltò, per guardarlo.
“Possiamo essere seri per un minuto?” Chiese.
“Posso provarci. Tu pensi di riuscirci?” Sorrise Johnny, piegando le braccia e posando le mani dietro la nuca.
Matt annuì, ammiccando “Certo, lo sai che quando mi impegno…”
“… Scureggi.” Terminò per lui Johnny.
Il suo migliore amico rise, spingendolo con la spalla “Anche…”
Johnny sghignazzò, mettendo la lingua fra i denti.
“Seriamente, Bro.” Si voltò, sintonizzando gli occhi d’ambra in quelli di ghiaccio del suo amico “Questa ragazza, Faith, ti piace? Almeno un po’…”
Johnny sospirò, distogliendo lo sguardo per sintonizzarlo sul soffitto e si mordicchiò il labbro.
Sbuffando, si rialzò a sedere “No, quante volte devo dirtelo…”
“D’accordo, non te lo chiederò…” Matt si interruppe, quando squillò il cellulare di Johnny, ancora nella sua mano.
Portandolo all’altezza del viso, scattò a sedere, ridendo istericamente.
“Oh, oh… uh, uh… ah, ah… Che cosa vedo? Che cosa essere questo? E’… un cuoricino!?!” Rise, continuando a sfottere mostrandogli il cellulare senza farglielo prendere “Un cuoricino da frocio affianco al suo nome, oh Johnny, come sei…”
“Tappati quella fogna!” lo zittì, afferrando il cellulare con una mano e spingendolo per la spalla con l’altra.
Si rimise a sedere sul bordo del letto, schiarendosi la gola “Faith?”
“Johnny.” Si sentì flebilmente, dall’altra parte del telefono, tra i singhiozzi.
“Faith, che è successo?” si preoccupò, lanciando una ciabatta a Matt che zampettava per la stanza disegnando cuoricini con le dita.
“E’ qui. E’ a casa mia!” Esclamò, facendo gracchiare il telefono quando tirò su con il naso.
Confuso, chiese “Voldemort?”
La sentì sorridere e si sentì subito sollevato, immaginandola asciugarsi le lacrime con un fazzoletto “Ma no, scemo…”
“Allora di chi stai parlando?” le chiese.
“L’amante di mio padre.” Singhiozzò.
Johnny saltò in piedi, stringendo il cellulare nella mano “Sto arrivando.”
Matt smise di fare il cretino, fermandosi a guardarlo con un sopracciglio alzato, facendosi serio. Gli chiese a gesti se andasse tutto bene e Johnny si limitò ad annuire.
“No, Johnny, è venerdì sera e tu dovevi uscire con i tuoi…” Provò a convincerlo Faith.
“Bambolina, sono già alla moto.” Inventò.
“Grazie.” Sentì chiaramente il suo tono di voce sollevato, immaginando un sorriso spuntare sul suo viso.
“Tutto ok?” Gli chiese Matt, guardandolo prendere il giacchetto.
“Sì, Faith… devo andare da lei. Ci vediamo più tardi, ok?” Lo guardò, infilandosi le maniche.
“Porta anche lei, se vuole.” Propose Matt “Io che faccio, aspetto qui Hayley?”
Annuendo, Johnny gli lasciò le chiavi dell’appartamento “Chiudi tu, ci vediamo dopo.”
“Certo, ora non far attendere la donzella in pericolo!” Gli urlò dietro.
Johnny si voltò, aprendo la porta, guardandolo saltellare verso di lui cantando ‘Love is in the air’.
“Tu sei matto!” Rise, scuotendo la testa, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.
“E tu sei cotto!” Riuscì a rispondergli prima che la porta sbattesse.
 
 
 
 

 
Bussò alla porta bianca della sua stanza, aspettando che dall’interno la sua voce chiedesse chi fosse.
“Johnny.” Rispose, abbassando la maniglia.
Aprì la porta, ed entrò.
Seduta sul letto, le ginocchia al petto, Faith alzò il viso, mostrando quegli occhi così belli arrossati e pieni di lacrime.
Chiudendo la porta alle sue spalle frettolosamente, la raggiunse con solo due passi.
Si sedette affianco a lei sul letto, allargando le braccia tra le quali Faith si lanciò senza esitazione, nascondendo il viso contro la maglietta dei Kiss.
“Shh, è tutto ok, bamolina.” La strinse a sé, posando il mento sui suoi capelli, cullandola come se fosse una bambina “Ci sono io con te adesso.”
Singhiozzando, la ragazza provò a parlare, ma quello che ne uscì furono solo un insieme confuso di versi. Strinse forte il colletto della giacca dietro la nuca nel pugno, stringendosi a lui.
“Facciamo che adesso tu ti sfoghi, piangi quanto vuoi ed io ti stringo. In silenzio.” Sussurrò “Quando riuscirai, mi racconterai tutto, mhm?”
Lei annuì, sfregando la guancia contro la sua t-shirt.
Se non avesse ben altri motivi per cui piangere, Faith si sarebbe commossa in quel momento, mentre lui le accarezzava la schiena e respirava tra i suoi capelli.
Quando i singhiozzi si calmarono, anche la presa sulla giacca si allentò, ma lui continuava a stringerla e cullarla.
“Scusa se ti ho rovinato la serata.” Fu la prima cosa che disse Faith, rimettendosi seduta “Non sapevo chi altro…”
Lui la interruppe, prendendole il viso tra le mani “Bambolina? Stop. Tu mi chiami, io arrivo. Quando vuoi. Ok?”
Faith tirò su con il naso, asciugandosi le lacrime con fazzoletto sporco di mascara “Grazie, Johnny.”
Ammiccò, sfilandosi le scarpe – perché sapeva che Faith, anche in quello stato, non gli avrebbe permesso di stare con le scarpe sul letto- “Te la senti di raccontarmi cosa è successo?”
Annuendo, Faith lo imitò, sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui “Mio padre ha invitato a cena due colleghi. O meglio, un collega e una collega.”
Johnny annuì, facendole capire che la stava ascoltando e che la stava ascoltando “E questa donna…”
Faith annuì “Johnny, è stato orribile! Avresti dovuto vedere come lo… come lui guardava lei!”
“Quindi sei proprio sicura…” Provò a dire.
“Sì, era palese.” Lo interruppe, abbassando lo sguardo sul copriletto lilla “Se ne sono accorti tutti nella sala.”
“E… tua madre?” le chiese.
“Certo, anche lei.” Rialzò di scatto la testa e negli occhi non c’erano più solo lacrime, c’era rabbia “E non fa assolutamente nulla! E’ suo marito, è la sua famiglia quella che sta andando a rotoli, perché non fa nulla!?!”
“Faith, Faith, stai urlando…” Le si avvicinò, prendendola di nuovo tra le sue braccia “Calma, bambolina…”
“E’ colpa sua.” Singhiozzò “E’ colpa sua, del suo carattere, del suo essere così fredda se suo marito ha un’altra. E’ in casa sua e lei non fa niente!”
“Faith, io non conosco tua madre e non sono bravo in queste cose…” Si scusò, baciandole la testa “Io… Vorrei solo che smettessi di piangere.”
Faith si allontanò da lui, guardandolo. Gli prese il viso tra le mani,sorridendogli. Si avvicinò, socchiudendo gli occhi e posò le labbra salate di lacrime sulle sue.
Johnny rimase immobile, sorpreso e con gli occhi spalancati per qualche secondo, lasciando che Faith gli accarezzasse le labbra con quel bacio dolce, poi chiuse gli occhi, posò le mani sui suoi fianchi e la baciò di rimando. L’avvicinò a sé, lasciando che gli cingesse il collo e che il seno si schiacciasse contro il suo petto.
La porta si aprì in quel momento, facendo comparire il busto della signora Roberts“Faith, non è buona…”
I due ragazzi si voltarono verso di lei, sobbalzando per la sorpresa.
“Faith Elisabeth Roberts, chi è questo ragazzo e cosa ci fa in camera tua?” esclamò la donna, spalancando la porta.
Scattando in piedi, Faith si infilò le ballerine nere ai piedi del letto in fretta, coprendo il ragazzo con la sua figura “Lui è Johnny e ce ne stiamo andando.”
Solo allora Johnny notò il vestito nero a balze che Faith indossava e rimase a guardarla,mentre, zampettando per infilarsi le scarpette, svolazzava sulle sue gambe. Poi lei si voltò e gli indicò con uno sguardo di sbrigarsi.
Scattando in piedi, Johnny afferrò le scarpe e, senza avere il tempo di infilarle, si lasciò trascinare dalla mano di Faith.
“Dove pensi di andare?” urlò la madre della ragazza mentre la superavano.
“Lontana da qui!” urlò di rimando lei.
“Ehm… è stato un piacere.” Balbettò Johnny, sorridendo imbarazzato e con le Vans in mano, seguendo Faith giù per le scale .
“Faremo i conti stasera!” Fu l’ultima cosa che sentirono, dal piano di sotto.




 
 
Faith si appoggiò con le spalle al muro, riprendendo fiato.
Johnny, affianco a lei, ridacchiava divertito, imitandola per la terza volta “Lontana da te. Sei stata grande, bambolina.”
“Sarà arrabbiatissima.” Commentò Faith, tornando razionale di punto in bianco.
“E allora?” Si allontanò dal muro, mettendosi di fronte a lei “Non ti senti più libera?”
Mordicchiandosi il labbro, Faith dovette ammettere che aveva ragione, annuendo. Si guardarono ed entrambi risero, complici.
Le indicò la moto alla fine della strada con un cenno del capo “Vieni, Hayley e Matt ci stanno aspettando.”
Mi presenta ai suoi amici? Pensò, sorridendo, prima di darsi della stupida.
Lo seguì fino all’angolo della strada, prese quello che ormai era il suo casco, quello rosso, e salì dietro di lui.
 




 
Arrivarono al prato mezz’ora dopo, fermando la moto affianco ad una Mini Cooper rossa. I fari dell’auto, insieme a quelli della moto, adesso, illuminavano due ragazzi seduti a gambe incrociate sull’erba, uno di fronte all’altra.
“Johnny.” Lo fermò, prima che li raggiungesse “Sono un po’ nervosa…”
E, per la seconda volta quella sera, si diede della stupida.
Johnny ridacchiò, passandosi la mano libera tra i capelli scuri “Non ce n’è motivo. E poi…” fece una pausa, lanciandole una lunga occhiata da capo a piedi, che la fece arrossire “Con questo vestito stai alla grande.”
Gli angoli della bocca di Faith si alzarono istintivamente, piegando le labbra morbide in un sorriso imbarazzato.
E le sue guance assunsero un invitante tonalità di rosso, quando Johnny le si avvicinò per sussurrarle all’orecchio “Avrei voluto vederti prima, sulla mia moto, mentre il vento  alzava la gonna e ti scopriva le gambe.”
Si riprese in fretta, però dandogli uno schiaffo sul braccio, sbuffando “Sei sempre il solito!”
Ridacchiando con la lingua tra i denti, Johnny si voltò, cingendole le spalle.
 




 
“Buonasera!” Fu il saluto con cui annunciò il loro arrivo, alzando la mano libera in un gesto plateale.
La ragazza dai lunghi capelli rossi fu la prima ad alzarsi, schizzando letteralmente in piedi, davanti a loro. Giusto il tempo di pulirsi l’erba dai pantaloncini chiari di jeans e poi si rivolse a loro, con un sorriso “Ce ne hai messo di tempo!”
Johnny non gli rispose, concentrandosi a guardare Matt che si alzava e spalleggiava la rossa “Ma ti perdoniamo perché finalmente ci fai conoscere la famosa Faith! Giusto Lyn?”
“Giusto Matt!” Annuì questa, ammiccando rivolta a Faith.
In quel momento, Faith capì a pieno il significato della metafora del cervo spaurito puntato dai fanali di un auto. Solo che, mentre quei due la guardavano, aspettando che parlasse, davanti a sé vide un tir, uno di quelli belli grossi e dai fanali accecanti.
Schiava della sua timidezza, non riuscì a fare nient’altro che non fosse stringersi all’unica persona conosciuta tra quelle, Johnny, affianco a lei.
Quando lui lo notò, intervenne subito, muovendo il braccio che teneva sulle spalle di Faith per spingerla contro il suo petto “Sì, beh, vedete di non spaventarla subito.”
“Scherzi? So già che diventeremo grandi amiche!” Rise Hayley, scacciando le parole di Johnny con un gesto della mano.
“Che poi, se non è ancora scappata dopo aver conosciuto te…” Li interruppe Matt.
Johnny gli fece il verso, prima che Hayley, tamburellando con il piede a terra, lo guardasse posando le mani sui fianchi.
Alzò gli occhi al cielo “Sì?”
“Hai intenzione di tenerla nascosta per tutta la sera?” Commentò lei.
Faith, rendendosi conto di non aver ancora detto una parola e di star facendo la figura dell’asociale –per l’ennesima volta nella sua vita- si costrinse a lasciare l’abbraccio di Johnny, per voltarsi verso i suoi interlocutori.
“Salve…” balbettò, alzando la mano in un timido cenno di saluto.
“Ciao!” Esclamò Hayley, spalancando le braccia.
E quella fu l’ultima cosa che vide, prima di ritrovarsi stretta in un abbraccio fatto di braccia, capelli rossi contro il viso e profumo di pesca.
“Sì, lei è la schizzata del gruppo…” Commentò Matt, posando una mano sulla spalla di Lyn, per spostarla con poca grazia “L’abbiamo trovata per strada, era appena evasa dal CIM e abbiamo pensato di adot…”
“Guarda che sono ancora qui, deficiente!” Lo rimproverò lei, dandogli uno scappellotto tra i capelli castani dietro la nuca “E poi sei tu lo scemo del gruppo.”
“Piacere, Matt.” Le porse la mano, sorridendole.
Faith gliela strinse, sorridendo divertita per la scenetta di poco prima.
 




 
Terminate le presentazioni, Johnny le prese la mano, proponendo di sedersi.
Faith si mise alla sua destra, mentre Hayley e Matt litigavano per il posto affianco a lei.
“Ho detto che mi ci metto io! Oh!” Con un colpo dei fianchi, la rossa spinse il suo rivale, sedendosi affianco a Faith, che la guardava divertita.
“Loro non fanno sempre così.” Si affrettò a dire Johnny.
“No, anche peggio.” Ammise Lyn, scrollando le spalle.
“Che c’è, ti vergogni di noi?” Gli chiese Matt, cingendogli il collo per avvicinarlo e strofinargli il pugno sulla testa.
Johnny, ridendo, lo spinse, mandandolo a quel paese “Visto? E tu che eri nervosa di conoscerli...”
“Davvero? Che cosa carina, nessuno è mai stato nervoso di conoscermi!” Commentò Hayley.
“Forse perché nessuno ha mai intenzione di conoscerti.” La stuzzicò Johnny.
Con un sorriso acido, Hayley gli mostrò il dito medio.
Faith si sforzò di prendere la parola, ripetendosi che era solo questione di rompere il ghiaccio “Di cosa stavate parlando prima del nostro arrivo?”
Tutti e tre si voltarono verso di lei e Johnny le sorrise, annuendo, per incentivarla.
“Mhm… fammi pensare…” rifletté Matt.
“Matt stava tenendo una tesi tanto interessante quanto maschilista sulle tette di Flora Smith.” Rispose Hayley, alzando gli occhi al cielo.
“Finte.” Disse subito Johnny, alzando le spalle.
“E’ quello che dicevo anch’io!” L’appoggiò Matt, dandogli una pacca amichevole sulle spalle “Insomma, non è umanamente possibile che siano…”
Portò le mani al petto, imitando la forma del seno di questa fantomatica ragazza.
Johnny rideva, annuendo, esponendo la sua opinione.
“Ringrazio il cielo di essere nata donna e non avere il cervello nei pantaloni…” Commentò Lyn.
Faith si voltò alla sua destra, annuendo con un sorriso.
“Oh, abbiamo anche parlato dell’ultimo singolo dei Paramore.” Ricordò Hayley “Stavamo cercando di ricordare il nome.”
“Still into you.” Suggerì Faith.
“Sì, eccolo!” Batté le mani, annuendo “Matt, ho il titolo della canzone dei Paramore!”
“Davvero?” Si riscosse, tornando a guardare le ragazze.
Hayley annuì, indicando Faith mentre ripeteva il titolo.
“Sei una loro fan?” Le chiese il ragazzo.
“Un po’.” Ammise.
“Un po’ tanto.”  Ribatté Johnny, dandole una leggera spinta con la spalla per farla parlare “Ha i loro poster in camera e la suoneria del cellulare è ‘The Only Exception’.”
Hayley le sorrise, ammiccando “Visto? Io lo dicevo che saremmo diventate grandi amiche!”
Proseguendo con l’argomento Paramore, arrivarono a parlare dei loro gusti musicali in generale, prendendo in giro Johnny per la sua segreta ossessione per Madonna e da lì in poi, Faith smise di sentirsi un pesce fuor d’acqua e parlare, sorridere e fare battute le risultò molto più semplice.
 




 
Doveva essere passata quasi un’ora, quando Matt  prese a rollare una sigaretta, tirando fuori il necessario dalla tasca posteriore dei jeans.
“Tu fumi?” le chiese.
“Ho provato una volta sola.” Rispose, guardandolo terminare il suo lavoro.
“Non quella roba.” Precisò Johnny, prima che Matt potesse offrirle ciò che aveva in mano.
“Guarda che non è pesante. E’ lo stesso dell’altra…” Provò a persuaderlo.
“Sì, ma fa comunque male e non voglio che lei lo provi.” Ribatté l’altro, autoritario.
Matt annuì, accendendosi la canna, portandola alle labbra “D’accordo. Tu la vuoi?”
Johnny si voltò verso Faith, che, pur non impicciandosi, aveva un’espressione piuttosto eloquente “No, non mi va. E andatevene a fumare più in là, ‘sta roba puzza di topi morti!”
Hayley prese lo spinello dalle labbra di Matt e si alzò, allontanandosi con lui.
Rimasti soli, Johnny si voltò verso Faith “Senti, non so se tu volessi provare. Ti ho già fatto fumare e spero che tu non prenda il vizio, ma quella roba fotte il cervello e tu, tra noi, sei l’unica che abbia qualche neurone ancora buono, quindi… se proprio vuoi provare, fallo quando non ci sono io. Perché non te lo permetterei.”
Faith sorrise, sentendosi arrossire per le premure che Johnny le rivolgeva.
Si avvicinò, baciandogli la guancia.
“Di niente, bambolina.” Ammiccò.
“Però non devi fumare neanche tu quella roba.” Disse, imbronciando le labbra in un’espressione autoritaria.
Ghignando, Johnny si sdraiò sull’erba, guardandola dal basso “Ti preoccupi per me, bambolina?”
“E tu per me.” Gli fece notare, avvicinandosi con il busto.
“Touché.” Ammiccò.
“Vuoi… vuoi fumarti una sigaretta?” Chiese, cercando a tastoni sopra la tasca dei jeans.
“Ce l’hai le Haribo?” Si accertò.
“Bambolina, per chi mi hai preso, certo che ce l’ho.” Commentò lui, alzando un sopracciglio.
“Allora ok.” Concesse, alzando le spalle.
“Ti ricordi come si fa?” Le chiese, porgendole la sigaretta.
“Da’ qua!” Rise lei, prendendola insieme all’accendino.
Johnny, piegando le braccia dietro la testa, voltò il viso per guardarla portare alle labbra quella sigaretta, osservarla mentre quelle stesse labbra si stringevano intorno al filtro e il modo in cui si arricciavano quando lasciavano uscire il fumo.
Faceva ancora quell’espressione buffa, come se si stesse riempiendo le guance di fumo, prima di espirare e socchiudeva gli occhi, perché ancora non si era abituata al fumo che le sfiorava il viso, però lui non poteva smettere di guardarla.
“Bambolina?” la richiamò.
“Mhm?” si voltò verso di lui, porgendogli la sigaretta.
Lui scosse il capo, prendendola senza avere l’intenzione di fumarla “No, vieni qui.”
Premette la sigaretta sull’erba bagnata, spegnendola che non era arrivata neanche a metà e poi si voltò verso di lei.
“Ho sbagliato qualcosa?” gli chiese, avvicinandosi.
Scosse di nuovo il capo, posando una mano sulla sua guancia.
“No, eri perfetta.” Sussurrò sulle sue labbra.
Alzò appena la testa e le loro labbra si incontrarono, si accarezzarono, si socchiusero fino a combaciare perfette.
“Scusa, non so cosa mi sia preso…” balbettò Johnny, quando si allontanarono.
Faith sorrise, passando la lingua sul labbro inferiore, dove lui l’aveva appena morsa “No, tranquillo.”
Si sistemò affianco a lui, reggendo il busto con un braccio “Dovrei scusarmi anch’io per averti baciato prima, a casa mia.”
“Bambolina, tu puoi baciarmi tutte le volte che vuoi.” Ammiccò, ghignando.
Faith scosse la testa, divertita “E’ normale che due amici si bacino?”
Johnny alzò le spalle “Beh, ma tra noi c’è di mezzo tutta la storia del patto, quindi… cioè, non che io ti baci per il patto… voglio dire, sì, ti ho baciata la prima volta per… però, non è che ogni volta… intendo, quando ne ho voglia… non che tu sia un giocattolo…”
“Time out!” rise Faith, bloccandolo.
Johnny ridacchiò, imbarazzato “Quello che volevo dire è che secondo me, è normale. Anche se io e te siamo solo amici… a me piace baciarti.”
Faith si mordicchiò il labbro, arrossendo “E a me piace baciare te.”
“Ok, allora, niente più dubbi?” Le chiese.
“No, nessuno.” Rispose lei, sorridendogli.
Le fece segno di sdraiarsi e Faith si accoccolò a lui, posando la testa sul suo petto, facendo passare il braccio di Johnny dietro la sua schiena.
“Riguardo a prima…” si schiarì la gola, alzando il viso per guardarlo “Non ti ho ringraziato abbastanza.”
“Sì, invece.” La zittì, baciandole la fronte “Tu avevi bisogno di me ed io di farti sorridere.”
Faith si alzò, puntando le mani all’altezza delle spalle di Johnny, guardandolo in viso “Tu hai Matt e Hayley, però se dovessi avere bisogno di me…”
“Contaci.” Annuì, accarezzandole la guancia per allontanarle dal viso una ciocca di capelli.
Stava per avvicinarsi e baciarla di nuovo, in quel momento ne aveva una voglia matta, quando lei gli sorrise “Ti voglio bene Johnny.”
“Ti voglio bene anch’io, bambolina.” Si potevano sentire le rotelle arrugginite del suo sorriso mettersi in moto per cercare di tirarne fuori uno convincente.
 
Ti voglio bene, ma penso che tu sia bellissima.
Ti voglio bene, ma affonderei la mano tra i tuoi capelli morbidi e ti bacerei fino a consumare quelle labbra rosee.
Ti voglio bene, ma sei troppo per me.
 
“Johnny?” lo richiamò, schioccando le dita davanti al suo viso.
“Mhm?” Tornò alla realtà.
“Tutto ok? Ti sei imbambolato.” Rise, allontanandosi per farlo mettere seduto.
“No, stavo solo pensando…” Alzò le spalle, grattandosi la nuca.
“Questo si che è un evento!” Spalancò la bocca, imitando un’espressione sorpresa.
Le fece il verso, pizzicandole il fianco “Tutto questo umorismo, è la mia vicinanza?”
“Allora, a cosa stavi pensando?” Gli chiese, piegando la testa da un lato.
“A… ehm…” Si schiarì la gola, guardando Matt e Hayley che tornavano verso di loro.
Hayley…
Se Faith non riuscì a vedere la lampadina che si accendeva sopra la sua testa, intuì che qualcosa bolliva in pentola dal sorrisetto di Johnny.
“Devo preoccuparmi?” Chiese, stringendo di riflesso i fili d’erba tra le mani.
“Quanto ti piace Hayley Williams?” la ignorò.
“La cantante dei Paramore? E’ il mio idolo, lo sai…” Rispose, alzando le spalle “Perché?”
Di nuovo, ignorò la sua domanda, alzandosi in piedi. Gli allungò la mano, con quel sorriso che poteva voler dire tutto e niente “Vedrai…”

 



 
“Sei pronta?” le chiese la voce super eccitata di Hayley alle sue spalle.
Faith ripassò mentalmente l’ultima ora, in cui avevano lasciato di corsa il prato, avevano trovato un supermarket ancora aperto, si erano recati al reparto dei cosmetici. Poi di nuovo in corsa verso casa di Hayley, le sue mani tra i capelli e il ghigno diabolico di Johnny che non aveva mai abbandonato il suo viso, di fronte a lei per tutta la procedura.
Forse per i reagenti che stavano friggendo sulla sua testa, ma quella sera si sentiva davvero poco propensa a sopportarlo, reprimendo l’istinto di prenderlo a schiaffi.
“No…” bisbigliò.
“Faccio io!” Esclamò Johnny, alzando la mano.
Lasciò la sua postazione sul tappeto azzurro ai piedi del letto accanto a Matt e la raggiunse, dicendo alla padrona di casa di farsi da parte.
Dandole una pacca sulla spalla, incitò “Ok, alzati bambolina.”
Prendendo un respiro profondo, Faith costrinse le sue gambe a sorreggerla, alzandosi molto lentamente dalla sedia.
Johnny le fu subito al suo fianco, sorridendole raggiante.
“Quanto ti stai divertendo?” Commentò, acida.
“Oh, da morire…” Ghignò lui, beccandosi un’occhiataccia.
Prendendole la mano, si chinò verso di lei per baciarle la guancia. Le indicò con un gesto del capo l’armadio con le ante a specchio alle loro spalle “Tanto, ormai il danno è fatto, inutile perdere tempo.”
“Sta zitto!” Bisbigliò tra i denti, stringendogli la mano con un misto di rabbia e nervosismo.
Matt e Hayley si sedettero sul letto, guardandoli avvicinarsi allo specchio.
Johnny le si mise dietro, lasciando che la figura di Faith, nel suo vestitino estivo nero e i capelli avvolti dall’asciugamano bianco, fosse in primo piano nel riflesso.
Posò una mano sui suoi fianchi, avvicinandosi al suo orecchio “Tre…”
Alzò l’altro mano, ad afferrare il tessuto spugnoso dell’asciugamano “Due…”
“Fallo e basta, santissimi numi!” Gracchiò Faith, facendolo saltare.
“Voilà!” Con un gesto plateale, sfilò l’asciugamano.
Faith si lasciò sfuggire un urletto, coprendosi d’istinto gli occhi con le mani, sentendo cadere sulle spalle la cascata dei capelli boccolosi, che sentiva già avere una consistenza diversa. O forse era la suggestione…
Sentì un braccio passarle sul ventre, spostandola di un passo indietro, fino a toccare con la schiena il petto di Johnny. Questo le si avvicinò di nuovo, posando il mento sulla sua spalla “Apri gli occhi, bambolina.”
Scosse la testa, cocciuta come una bambina.
“Sei bellissima.”
Per la sorpresa, Faith lasciò cadere le mani, pensando che tanto i suoi capelli non potevano essere più rossi delle sue guance.
Spalancò gli occhi scuri, quando davanti a lei si ritrovò l’immagine di una ragazza dai capelli di fuoco.
E continuò a fissare questa ragazza, come tutti in quella stanza, perché nessuno poteva distogliere gli occhi da lei, dai suoi capelli, senza notare il modo in cui le incorniciavano alla perfezione il viso, il modo in cui i suoi occhi grandi spiccavano e le labbra si abbinavano alla tinta.
Pur avendo un colore artificiale, Faith si sentì bene con se stessa come mai prima d’ora.
Davanti a lei non vedeva più la ragazza timida, quella invisibile che sarebbe potuta essere facilmente scambiata con la tappezzeria.
No, la Faith che vedeva ora era sicura di sé, era bella ed era pronta a reggere gli sguardi di chiunque.
Lei non si sarebbe più sottratta a quegli sguardi. Non ne sarebbe più stata intimorita.
Lei era sicura di sé. Lei voleva essere guardata.
“Ti piacciono?” le chiese Matt, alle sue spalle.
Faith si rese conto di essere rimasta ancora in silenzio, persa in pensieri che gli altri non potevano conoscere.
Si voltò verso Johnny, che ancora la guardava, ancora la stringeva, aspettando che dicesse qualsiasi cosa.
“Johnny, sei un genio!” Esclamò, lanciandogli le braccia al collo.
Dietro di loro, Hayley saltò in piedi, urlando eccitata, facendo sciogliere il loro abbraccio per sostituirsi a Johnny.
“E grazie anche alla mia parrucchiera!” Sorrise Faith, stringendola.
Hayley rise,  prendendole la mano per mettersi davanti allo specchio una affianco all’altra “Sembriamo sorelle!”
“No, Faith è più bella.” Commentò Johnny.
Faith si voltò verso di lui, sorridendogli.
Le sorrise di rimando, prima che venisse rapita di nuovo da Hayley e da Matt.
La guardò ridere con i suoi migliori amici, toccarsi i capelli e scostarli con un gesto della mano lontano dal viso, con aria fiera.
La sua bambolina aveva ormai abbandonato lo stadio ‘baco’ e si stava trasformando in una bellissima farfalla.
E lui avrebbe potuto vantarsi, dire che era merito suo.
Quel sorriso, era merito suo.
Però aveva paura.
Aiutata a spiegare le ali, sarebbe volata via?

 

Stavolta sono stata puntuale!

Vi confesso che è stato piuttosto difficile scrivere questo ccapitolo,
Spero che vi piaccia.

Aspetto le vostre recensioni,
perché ci sono parecchie cose di cui discutere!

Abbiamo conosciuto Hayley e Matt,
che ritroveremo anche nei prossimi capitoli.
Spero siano riusciti a  strapparvi un sorriso e rendere divertente la scena.

E poi...
Johnny!
Per tutte quelle che mi hanno scritto di amare questo lato tenero,
ecco a voi:
Johnny premuroso,
Johnny sincero (con se stesso)
Johnny dolce,
...e l'immancabile Johnny divertente e malizioso.

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!

Intanto,
Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito i capitoli scorsi,
che seguono, preferiscono e ricordano questa storia!

Un bacio,
AngelWithoutWings. 

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Capitolo 6
*** Lesson Five: Drunk ***



 

Lesson Five: Drunk


“Potresti almeno fingere di prestarmi attenzione?” sbuffò Faith, tamburellando con la matita sul libro di matematica.
Johnny si passò una mano tra i capelli, scrollando le spalle “E’ che io non ci capisco niente di matematica.”
“E non capirai mai niente se continui a farti i fatti tuoi.” Lo riprese lei.
“Facciamo una pausa?” La pregò.
Faith sospirò, annuendo e fece per rimettere a posto la sua roba nell’astuccio.
“Ci baciamo?” Propose lui.
“Come?” Gracchiò Faith, alzando un sopracciglio.
Lui alzò le spalle “Era un’idea così, per passare il tempo. Se ti va…”
“O- ok.” Balbettò lei, annuendo “Ma solo cinque minuti, poi dobbiamo continuare.”
Johnny ghignò, mordicchiandosi le labbra, pregustando il sapore conosciuto del burro cacao alla pesca che usava Faith. Le si avvicinò grazie alle rotelle sotto alla sedia, le prese il viso tra le mani e l’avvicinò al suo, facendo sì che le loro labbra si incontrassero.
Era da un po’ di giorni che scene come quella erano diventate di routine, da quando avevano stabilito che nel baciarsi non ci fosse nulla di male. Un gesto d’amicizia come un altro…
E avrebbero anche potuto essere convincenti, se avessero seguito il piano di Faith… Se avessero interrotto dopo un paio di bacetti e avessero ripreso a studiare... Se lei non avesse acconsentito alla proposta di Johnny di spostarsi perché le sedie erano scomode... Se adesso non fossero avvinghiati l’uno all’altra sul letto…
Appunto, SE…
Faith riaprì gli occhi, boccheggiando per riprendere fiato, mentre Johnny si dedicava a baciarle il collo in un lento e dolcissimo supplizio e lei gli accarezzava i capelli, passandoseli tra le dita.
“Bambolina, devo chiederti una cosa…” Disse, contro la sua pelle “E’ importante.”
La ragazza sorrise e, pur non sapendo cosa aspettarsi, sentì il cuore mancarle un battito “Dimmi.”
“Io vorrei…” Iniziò, prima di baciarla sotto l’orecchio “Vorrei che tu…”
Mentre si chiedeva se, sdraiato sopra di lei, riuscisse a sentire il battito del suo cuore che impazziva nel petto, incalzò “Sì?”
“Vorrei che tu ti lasciassi toccare le tette.” Confessò Johnny, accarezzandole un fianco.
“Che cosa? Ma sei scemo!?!” Esclamò Faith, scrollandoselo di dosso con uno spintone.
Chissà cosa si era aspettata… Ma infondo, che cosa poteva aspettarsi da uno come Johnny!?!
Romanticismo pari a zero, anzi, molto sotto lo zero!
E poi si diede della stupida, ricordando che tra lei e Johnny non c’era niente di romantico.
“Dai, bambolina, che ho detto?” Si lamentò Johnny, sdraiato affianco a lei.
“A differenza di quello che evidentemente credi, io non sono una bambola.” Commentò lei, acida “Non puoi toccarmi, baciarmi e giocare con me come se fossi un giocattolo!”
Fece per alzarsi, ma Johnny la trattenne, facendola ricadere seduta sul letto con un urletto per la sorpresa.
Rise, cingendole la vita da dietro, posando il mento sulla sua spalla “Sei arrabbiata con me?”
“Sì.” Rispose lei, stizzita.
Johnny sorrise divertito, avvicinandosi al suo orecchio fino a sfiorarlo con le labbra per parlarle, sussurrando a voce bassa e roca “E come posso farmi perdonare?”
Faith si irrigidì tutta, mordicchiandosi il labbro “Chiedimi scusa.”
“Bambolina, sei tu che la vedi dal punto di vista sbagliato.” Si difese lui.
“Hai anche il coraggio di difenderti?” imitò una risata, scuotendo la testa.
Ma lui la ignorò, accarezzandole il ventre con entrambe le mani “Al contrario, dovresti esserne lusingata, vuol dire che hai un bel corpo e che non lascia indifferente la natura di un uomo.”
“Maestro, dovrebbe rivedere i suoi metodi, perché ci sono mille altri modi per far sentire una donna desiderata.” Rispose lei, mascherando i sospiri che le sue carezza le causavano.
“Ad esempio?” Le chiese, baciandole l’angolo tra la spalla e il collo.
“Ad esempio…” concentrati Faith, non pensare ai suoi baci, concentrati… “Fiori, biglietti, serenate…”
“Tutto questo per una palpata? Sei una tipetta esigente, bambolina.” Commentò lui, contro la sua spalla.
Faith si mosse per dargli una gomitata, ma lui la schivò “Parlavo d’altro.”
“Beh, io invece vorrei tornare all’argomento tette.” Ghignò, alzando la mano lungo la sua maglietta.
“No, tu ora torni a studiare e tieni le manine a posto.” Lo bloccò lei, afferrandogli il polso, con un sorrisetto soddisfatto.
“Stai imparando, bambolina.” Ammise, ritirando le mani “Sono davvero un ottimo maestro.”
Faith rise, alzandosi e gli porse la mano “Dai, ora dobbiamo studiare davvero!”
Johnny annuì, rialzandosi “Ah, prima che mi dimentichi, domani sera ti porto ad una festa.”
“Che festa?” gli chiese Faith.
“A casa di un mio amico. Ci saranno anche Matt e Hayley.” Spiegò, sedendosi affianco a lei.
“E’ una cosa tranquilla, vero?” Si accertò, ancora restia.
“Bambolina, potrei mai mettere a rischio la tua incolumità?” Commentò lui, ghignando.
“D’accordo.” Accettò infine, alzando le spalle “Sarà divertente.”
“Certo!” Annuì lui “E poi dormiamo qui a casa tua.”
“Come scusa?” Si voltò di scatto, alzando un sopracciglio.
Johnny rise, indicandola con la matita “Dovresti vedere la tua faccia!”
Faith aggrottò le sopracciglia, offesa e gli rubò la matita, afferrandola “La faccia di una che si sta chiedendo perché dovresti dormire qui!”
“Ok, di solito deve essere un segreto, ma stavolta ti svelerò l’argomento della prossima lezione.” Posò i gomiti sulle ginocchia, congiungendo le mani “Bambolina, stai per sperimentare la tua prima sbronza.”
“Oh.” Riuscì a dire lei “O- ok… ma ancora non ho capito perché…”
Johnny alzò gli occhi al cielo, posandole un dito sulle labbra “Serve qualcuno che ti riaccompagni a casa, che si assicuri che tu non ti senta male durante la notte e che sia in grado di svegliarti e rimetterti in sesto la mattina dopo.” Si batté le mani sul petto “E questo è quello per cui ti serve il sottoscritto!”
“In fondo, i miei sono in viaggio di lavoro per questa settimana.” Rispose Faith, annuendo “E voglio fidarmi di te!”
Johnny si mise una mano sul cuore “Così mi ferisci, bambolina.”
Scuotendo la testa divertita, Faith tornò a concentrarsi sui libri davanti a lei “Dai, riprendiamo…”

 
 
 
 
“Sono nervosa.” Gli confidò, sopra il sottofondo della musica al massimo volume dall’altra parte della porta che li separava dalla festa.
Johnny le sorrise, cingendole le spalle “Non devi esserlo, ci divertiremo, vedrai!”
“Johnny!” li interruppe un ragazzo dai capelli biondi e le guance arrossate, probabilmente a causa della bottiglia di birra che teneva in mano “Venite, entrate!”
“Hei, come va?” Lo salutò Johnny, con una stretta di mano, una volta oltre la porta.
Mentre quello rispondeva e lasciava che fosse Johnny a presentarla, Faith si guardava intorno.
Il ragazzo, ora che lo guardava meglio, lo riconosceva come uno della loro scuola. Non era quindi sorpresa di trovarsi in quel loft nella city. Le luci erano colorate nel salone, dove una calca di persone stavano ballando davanti ad un mega schermo, altre invece entravano ed uscivano in balcone, dove era sistemato il buffet.
“Sorellina!” La voce allegra riconoscibilissima anche con quella musica di Hayley la fece voltare nella sua direzione.
“Hei!” le sorrise, mentre le si avvicinava, seguita a ruota da Matt “Stai benissimo.”
Hayley sorrise, ringraziandola, passandosi le mani ad allisciare la stoffa del vestito bianco che indossava.
Intanto, Johnny aveva l’asciato il padrone di casa per salutare il suo migliore amico, tornando a cingere le spalle di Faith.
Hayley le si avvicinò all’orecchio, sorridendo confidente “Che ha detto del vestito?” Ammiccò, accennando con la testa a Johnny.
Faith si mordicchiò il labbro, abbassando la testa “Non l’ha ancora visto…”
“Che aspetti allora?” Si allontanò, tornando a parlare a voce alta, forse un po’ troppo e con tono troppo finto “Perché non levi il giacchetto?”
E prima ancora che Faith potesse rispondere, Hayley era già alle sue spalle, aiutandola a sfilare la giacca nera che la copriva fino alle ginocchia.
Rimasta senza, Faith alzò lo sguardo, torturandosi le mani.
Trovò Johnny a fissarla, le sopracciglia inarcate in un’espressione sorpresa e quegli occhi grigi che scandagliavano ogni centimetro del suo corpo, facendola arrossire come solo lui riusciva.
“Te l’avevo detto.” Bisbigliò Hayley, mascherandosi con un colpo di tosse.
Quella mattina, Hayley l’aveva invitata a fare shopping con lei. Erano entrate in diversi negozi e le aveva fatto provare numerosi vestiti, prima di trovare quello che indossava.
Faith non ne era troppo convinta, forse per la gonna a balze che le sembrava troppo corta o forse perché non aveva le spalline,  forse per la fascia stretta in vita o forse per il colore blu elettrico.
Fatto stava che Hayley non aveva voluto sentir ragione, l’aveva costretta a comprarlo perché, a suo dire, quel vestito era perfetto per lei.
E ora cominciava a crederci anche lei, visto lo sguardo con cui la guardava Johnny…
Dopo l’imbarazzo, cominciò a piacergli quella sensazione di sentirsi bella ai suoi occhi.
Oh, se gli piaceva!
“Meno male che non ci sono mosche in questa zona, altrimenti Johnny ne avrebbe già ingoiate una ventina…” commentò Matt, facendo finta di asciugare la bava dall’angolo della bocca del suo migliore amico che si riscosse, allontanandolo con una spinta di spalla.
“Allora, non dici niente?” Insistette Hayley.
“Eh?” Tornò a guardarle.
“Io e Faith abbiamo fatto shopping stamattina.” Continuò lei, ridendosela sotto i baffi mentre si appoggiava alla spalla della ragazza “Ti piacciono i nostri vestiti?”
“Sì, certo.” Annuì, schiarendosi la gola.
“E quello di Faith?” Insistette, malefica, spingendo la ragazza verso di lui “Ti piace il suo vestito?”
“Sì, ehm… sei… stai molto bene stasera, bambolina.” Le sorrise, grattandosi la nuca imbarazzato.
“Grazie.” Gli sorrise, abbassando il capo, imbarazzata quanto lui.
“E il mio di vestito?” Si intromise Lyn, muovendo i fianchi per far muovere la gonna mentre li raggiungeva, mettendosi al fianco della sua amica.
“Te l’ho già detto: Faith è più bella.” Ghignò lui, rischiando un colpo di pochette in testa.
“Beh, beviamo qualcosa o dobbiamo rimanere tutta la serata qui?” Riparò Matt, allontanandoli prontamente.

 


 
“Allora, i tuoi come hanno preso la novità dei capelli?” Le chiese lo stesso Matt, usciti in balcone.
“Ehm, in realtà non li hanno ancora visti.” Rispose Faith, alzando le spalle “Venerdì, quando sono tornata, avevo il cappuccio e la mattina dopo, quando sono partiti, ho finto di averli bagnati e li ho raccolti in un asciugamano.”
“Oh, beh, allora siamo ancora in tempo per piazzare delle telecamere e filmare la loro reazione!” Rise, addentando una patatina.
“Spero solo che non mi buttino fuori casa…” Ammise Faith, prendendo una patatina anche lei.
 


 
 
“Al tre bambolina, sei pronta?” Ghignò Johnny, porgendole il bicchiere di plastica pieno.
Faith annuì, prendendolo con mano tremante.
“Tutto d’un sorso.” Le ricordò Johnny.
Annuendo di nuovo, Faith prese un respiro profondo.
“Uno, due… tre!” Contò lui, prima di portare il proprio bicchiere alla bocca e trangugiare il contenuto.
Faith fece lo stesso, lasciando che l’alcool le bruciasse lungo la gola mentre scendeva.
Sentiva le patatine e le due pizzette che aveva mangiato poco prima friggere, quando il liquido raggiunse lo stomaco, insieme a tutto l’intestino.
La sua espressione schifata, mentre allontanava il bicchiere dal viso, fu impagabile, tanto che Johnny scoppiò a ridere.
“Che cos’era?” Bisbigliò Faith, cercando di schiarirsi la gola che sentiva ancora andarle a fuoco.
“Ehm, veramente non lo so.” Alzò le spalle, voltandosi verso il tavolo degli alcoolici, indicandolo con il bicchiere vuoto “Ho solo chiesto quello che avevano di più forte.”
“Ma sei impazzito?” Esclamò Faith, recuperando improvvisamente la voce sul finire della frase “Vuoi farmi morire di overdose!?!”
“Oh, quante storie, bambolina…” Alzò gli occhi al cielo, sbuffando “Piuttosto, beviamoci su!”
Senza aspettare una sua risposta, l’agguantò per il braccio e la trascinò al tavolo per ordinare.
“Io… io ti prenderei a schiaffi quando fai così!” Sbuffò, affiancandolo.
Johnny ghignò, voltandosi verso di lei “Ma non lo fai!” Ammiccò, avvicinandosi a lei per rubarle un bacio.
 
 
 

 
Faith stava ridendo fino alle lacrime, ma davvero non riusciva a ricordare per cosa, chi avesse detto o fatto qualcosa di divertente…
Come Hayley e Matt, che ridevano con lei, occupando il divano di vimini del balcone.
Johnny invece, pur divertendosi, sembrava più composto, l’unico che ancora riusciva a stare seduto, lasciando che Faith lo usasse come schienale o come cuscino.
Forse perché era l’unico che, due ore prima, si era fermato al secondo bicchiere , rimanendo l’unico sobrio della comitiva.
“Johnny?” lo richiamò una voce alle sue spalle “Non ci credo sei proprio tu!”
“Ehm… Tania?” cercò di ricordare, alzandosi in piedi.
La ragazza annuì, sorridendogli “E’ un sacco che non ci si vede.”
Dal divano, Matt, Lyn e Faith li guardarono salutarsi e iniziare una conversazione che seguirono interessati.
“Io accompagno Tania a prendere qualcosa da mangiare, va bene?” Disse Johnny, rivolto a loro, prima di allontanarsi con quella ragazza.
Non appena si furono allontanati, Hayley saltò in piedi, rischiando però di cadere per un capogiro e gli altri due, ridendo, la ripresero al volo.
“Io non ci sto!” Annunciò, puntando le mani sui fianchi “Lui se ne va con… quella… e tu dovresti stare a marcire su questo divano? MAI!” esclamò, la voce più gracchiante da ubriaca.
Faith rise, annuendo “Giusto! Io ho anche comprato un vestito, cavolo!”
“Se lui se ne è andato, ce ne andiamo anche noi!” Decise Hayley, aiutando Faith ad alzarsi “Matt, noi andiamo a divertirci da sole!”
Faith, ridendo, lo salutò con la mano “Ciao Matt, noi andiamo da sole!”
Matt, stravaccato sul divano, le restituì il saluto con la mano, in viso l’espressione più imbecille che potesse avere.
 

 
 
 
Una decina di minuti dopo, Johnny tornò al divano, trovando solo il suo migliore amico, mezzo addormentato.
“Matt!” lo chiamò, scuotendolo per la spalla “Dove sono le ragazze?”
“Oh Johnny!” si svegliò, salutando anche lui con la mano “Ciao!”
“Sì, ciao Matt.” Alzò gli occhi al cielo, incalzando “Dove sono Hayley e Faith? Erano qui e adesso?”
“Loro sono andate…” Gli fece segno con la mano di aspettare e, dopo aver ruttato, continuò “…da sole.”
“Dove?” Esclamò Johnny.
Matt fece per rispondere, alzandosi lentamente a sedere, ma poi, qualcosa alle spalle del suo migliore amico lo fece scoppiare a ridere.
Johnny si voltò, guardando la stessa direzione “Oh, cazzo…”
 


 
 
Facendosi spazio tra la massa di ragazzi arrapati e ubriachi, Johnny raggiunse il tavolino da tè al centro del salone che Hayley e Faith avevano designato come loro palco.
La sua bambolina e la sua migliore amica stavano dando il peggio di loro stesse, muovendosi in quelli che per loro e per il pubblico dovevano essere dei movimenti sensuali, ma che agli occhi di un sobrio sarebbero sembrati solo buffi e imbranati.
Anche se quel vestito, le stava da Dio.
Forse per il bustino stretto intorno alla vita sottile, forse per la gonna che assecondava ogni suo movimento accarezzandole le cosce o forse per il colore che risaltava con il rosso dei capelli e la pelle diafana.
Si accorse solo qualche minuto dopo di essersi fermato a fissarla anche lui, come tutti quegli imbecilli intorno a lui che la guardavano muovere la chioma rossa che si mischiava a quella della ragazza affianco e i fianchi sinuosi fuori tempo.
Salì anche lui su quel tavolino, piombando di fronte a Faith, che gli sorrise, lanciandogli le braccia al collo “Johnny! Sei tornato!”
“Sì, sono tornato.” Le cinse la vita, portandosela su una spalla “E adesso ce ne andiamo a casa.”
Allungando una mano, afferrò il braccio di Hayley, trascinandola giù con sé.
“Lo spettacolo è finito!” Annunciò, facendosi strada tra i ragazzi.
“Ma noi ci stavamo divertendo!” Sbuffò Lyn, cercando di non inciampare mentre veniva trascinata alla porta, dove le aspettava Matt, intento a contare i quadratini… sulla carta da parati a righe.



 
 
Assicuratosi che Hayley a Matt fossero al sicuro su un taxi e che il loro coro ‘Johnny è un guastafeste rompipalle moscio’ non fosse più udibile, tornò al portone, riprendendo Faith che lo aspettava seduta per terra nell’androne.
 “Johnny?” lo chiamò, mentre camminavano verso il parcheggio dietro l’angolo “Ho freddo.”
Le sorrise, cingendole le spalle per avvicinarla a sé e farle calore con il suo corpo finché non raggiunsero l’auto di sua madre; le aprì la portiera e la fece sedere sul sedile del passeggero, allacciandole la cintura prima di salire in macchina dall’altra parte.
“Ti avevo detto di non esagerare con i bicchieri.” Disse, dopo essersi immesso nella strada principale.
“Io ho bevuto come te!” si difese.
Alzando un sopracciglio, Johnny lasciò per un attimo la strada per guardarla, scettico.
“Uno in più, forse…” Gli concesse.
“Forse anche qualcun altro.” Commentò lui, voltando a destra ad un incrocio.
“Ho tanto sonno adesso…” Sbadigliò, poggiando la testa al finestrino.
“Dieci minuti e siamo a casa, tranquilla.”
 
 
 


Ma quando furono entrambi in pigiama, sotto le coperte, nella stanza di Faith, una mezz’oretta dopo, la ragazza sembrava tutto tranne che stanca.
Continuava a parlare, a ridere, a cantare e, ironia della sorte, lui era davvero stanco e non vedeva l’ora di andare a dormire.
“Dai, bambolina, dormiamo un po’, ti scongiuro…” la pregò.
“Mi canti una ninna nanna?” Gli chiese, sistemandosi sul suo stesso cuscino, ad un palmo dal suo naso.
“Io non so cantare.” Rise Johnny, alzando le spalle.
“Come non sai cantare?” Esclamò lei, con quella voce buffa da ubriaca “Ma Johnny, tu sei il mio maestro, tu sai fare tutto!”
“E’ questo che pensi di me?” commentò, scuotendo la testa divertito “Mi dispiace deluderti, allora…”
“E cos’altro non sai fare?” Gli chiese.
“Non ho mai imparato a nuotare.” Le confessò.
Faith scoppiò a ridere, dandogli una pacca sulla spalla “Ti insegno io, allora!”
Johnny annuì, accontentandola “D’accordo, bambolina.”
“Lo sai, all’inizio mi dava fastidio quando mi chiamavi così, adesso no.” Gli confidò.
“Bene, sono contento.” Cercò di tagliar corto, chiudendo gli occhi.
“Johnny?” lo richiamò, dopo qualche minuto di silenzio.
“Mhm?” rispose lui, riaprendo gli occhi.
“Non me lo dai il bacio della buona notte?” Chiese.
Sospirando, Johnny le si avvicinò, posando lieve le labbra sulle sue e stava per allontanarsi, quando Faith gli prese il viso tra le mani e lo trattenne contro di sé. Socchiuse le labbra e gli accarezzò le sue con la lingua, aspettando che le lasciasse libero accesso alla sua bocca.
Le mani tra i suoi capelli furono la goccia che fece traboccare il vaso e Johnny si ritrovò ad assecondarla e ad approfondire quel bacio attivamente.
“Ma… tu… non… avevi… sonno?” Riuscì a domandarle, tra un bacio e l’altro.
“No, ora ho voglia di coccole.” Rispose lei, cingendogli il collo con un braccio mentre l’altra mano gli accarezzava la colonna vertebrale sopra la maglietta.
Si mordicchiò il labbro, guardandolo e Johnny poté dire addio all’unico neurone che ancora gli funzionava.
“Bambolina, ti ricordi quello che ti ho detto ieri?” le chiese, abbassando il viso per baciarle il collo, vicino a quel punto in cui sapeva fosse particolarmente sensibile.
“Cosa?” Aggrottò le sopracciglia, stringendolo a sé.
“Ti ho detto che avrei tanto voluto toccarti le tette, ricordi?” insistette, avvicinandosi ancora a quel punto sotto l’orecchio “Ti prego, posso?”
“Mhm, Johnny, non lo so…” Sospirò lei, chiudendo gli occhi per le sensazioni che i suoi baci le causavano.
“Perché no?” Ed ecco la meta, segnalata da un sospiro pesante della ragazza tra le sue braccia.
La sentì sciogliersi come creta tra le sue mani e, alzando il mento, le sussurrò all’orecchio, sfiorandole il lobo con le labbra “Dammi un motivo.”
“Io… io non me lo ricordo.” Ammise, ansimando, la povera, indifesa, confusa, ubriaca Faith.
Flettendo le braccia, Johnny si rialzò, sovrastandola “Dai, bambolina, non farti pregare…”
Faith si mordicchiò le labbra, pensandoci su “Ad una condizione…”
“Sì, tu puoi toccarmi dove vuoi, bambolina.” Rispose di getto Johnny.
“Come?” gracchiò Faith, confusa.
“Eh? No, niente…” Minimizzò.
“Io ti faccio toccare il seno solo se tu giuri…” gli puntò un dito contro “Di non dirlo a mia madre!”
Trattenendosi dal ridere, Johnny annuì “Certo, mi sembra più che giusto!”
“Ma guarda che me le devi giurare, eh!” insistette, ancora con l’indice contro di lui.
“Te lo giuro bambolina, sono un uomo d’onore, io!” Ammiccò.
Un uomo d’onore che chiede di toccare le tette ad un’ubriaca che probabilmente domani non ricorderà nulla. Bambolina, guarda come mi hai ridotto, pensò.
“Ok, allora affare fatto.” Sorrise Faith, tornando a sdraiarsi comoda.
Con un ghigno furbo e soddisfatto in viso, Johnny si abbassò, tornando sulle sue labbra e lei gli cinse da subito il collo, accarezzandogli i capelli.
Reggendosi sulle ginocchia, poste ai lati delle gambe di Faith, pose le mani sui suoi fianchi, sopra la maglia del pigiama.
Cominciò ad avvicinarsi al seno con una sola mano, ma quando era ormai arrivato all’ultima costola, Faith gli fermò la mano.
Stava già per sventolare bandiera bianca e lasciar perdere, sospirando sconsolato, quando Faith gli portò la  mano sul suo fianco, alzando la maglietta e lasciandola sotto, sulla pelle del ventre.
“Sei fantastica, bambolina.” Sussurrò, baciandola di nuovo.
Alzò la mano, accarezzando piano la sua pelle delicata, sentendo sui polpastrelli i segni delle costole lungo i fianchi, finché arrivò a sfiorare con la punta delle dita la curva del seno. La sfiorò appena, disegnandone il contorno, senza riuscire a trattenere quel ghigno soddisfatto premuto contro le labbra di Faith.
Poi, aprendo la mano, la alzò ancora per poi richiuderla e catturare all’interno la morbidezza di un seno.
Faith si lasciò scappare un sospiro, allontanandosi dalle sue labbra.
Aprì gli occhi e trovò quelli di Johnny fissi sul suo viso, di un grigio liquido da sembrare argento fuso. E anche lei temette di essere arrivata alla temperatura di fusione quando, guardando ipnotizzata quelle labbra carnose distese in un sorriso malizioso, sentì la mancina di Johnny raggiungere l’altro seno per massaggiarlo.
Mordicchiandosi il labbro, rimase a fissare gli occhi scuri che lo guardavano di rimando, le labbra socchiuse da cui arrivavano dei sospiri e le guance arrossate della ragazza sotto di lui, incantato.
Poi lei alzò una mano e gli accarezzò la tempia, allontanando una ciocca di capelli scuri che era venuta avanti. Gli sorrise, confessandogli – aiutata dall’alcool - “Mi piace quando mi tocchi.”
“Dio, bambolina, tu mi vuoi far impazzire, di’ la verità!” Esclamò lui, abbassando il viso per baciarla, gettandosi con foga sulle sue labbra.
Dopo le labbra, tornando a massaggiarle il seno, nascose il viso nell’incavo del collo, dove il suo profumo dolce era più forte e la baciò.
“Johnny?” lo richiamò, cingendogli il collo.
“Mhm?” Rispose, senza essere davvero interessato.
In quel momento, avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa, della massima importanza, ma lui sarebbe stato comunque troppo distratto da quello che aveva tra le mani per darle retta.
“Chi era quella ragazza alla festa?” gli chiese.
“Nessuno, una ragazza che conoscevo.” Spiegò brevemente, concentrato a guardare i movimenti delle sue mani sotto la maglietta di Faith con sguardo famelico.
“Io volevo stare con te stasera, ma tu te ne sei andato con quella…” Lo riprese, abbassando il mento per guardarlo.
“Bambolina, lo sai che tu rimani sempre la mia preferita.” Le baciò la guancia, aggiungendo “Non potrebbe essere altrimenti, con queste tette…”
“Oh, grazie Johnny!” Sorrise lei, stringendoselo al petto “Come sei dolce…”
Sfuggendo alle mani di Faith che gli avevano arpionato le guance stile zia Rosy, le baciò la fronte, sorridendole. Ritirò le mani dalla sua maglietta, lasciandole un bacio da sopra la stoffa, nell’incavo tra i seni e la guardò in viso, flettendo le braccia così da sovrastare il suo viso.
“Lo pensi davvero quello che hai detto?” gli chiese.
“Certo!” annuì lui, ammiccando “Hai due tette…”
“Ma non quello, scemo!” rise Faith, dandogli uno scappellotto dietro la nuca “Che sono la tua preferita…”
Johnny ghignò, guardandola arrossire. Nonostante fosse ubriaca fradicia e si fosse fatta toccare il seno fino ad un minuto prima, era sempre la sua bambolina che arrossiva per un complimento.
Annuì, baciandole la punta del naso “Certo. Ti voglio bene, lo sai.”
Faith sorrise, accarezzandogli una guancia “Anche io ti voglio bene.”
Johnny voltò il viso, lasciandole un bacio sul palmo della mano, facendole l’occhiolino.
Poi si sdraiò affianco a lei, cingendole la vita con le braccia. Alzò il viso e le baciò la guancia “Buonanotte bambolina.”
“Johnny, ti ricordi che hai promesso di non dire niente a mia madre, vero?” Gli chiese, bisbigliando.
Trattenendo una risata, Johnny annuì “Certo. E non lo diremo neanche alla Faith sobria.”
“La conosco?” chiese lei, aggrottando le sopracciglia “E’ la ragazza della festa?”
Con la lingua tra i denti, Johnny ridacchiò “Ricordami di farti una foto domattina, post sbronza.”
 
 


 
E non aveva tutti i torti.
Il mattino dopo, Faith si sentiva come se fosse stata investita da tre tir dopo essere caduta sulla strada da un aereo che si era schiantato rimbalzando contro il pendio di una montagna che aveva in cima il cratere di un vulcano in eruzione che… Insomma, era uno straccio!
Johnny le presentò un bicchiere ricolmo di un liquido schifosamente verde e maleodorante, sorridendole incoraggiante.
“Che cos’è?” Gli chiese, prendendolo con cautela.
“Fidati, meglio non fare domande. Bevilo e basta, ti aiuterà.” Insistette, mettendoglielo in mano.
“Ok…” sospirò Faith, portando il bicchiere alle labbra.
Trattenendo il respiro per non sentire quel tanfo, mandò giù in un solo sorso tutto il contenuto del bicchiere. Lo restituì tossicchiando a Johnny, correndo poi a lavarsi i denti per levare quel saporaccio dalla bocca.
“Stanotte non ti sei sentita male, vero?” le chiese, seguendola in bagno “Non ti veniva da vomitare?”
“No, ma forse ora con quel coso disgustoso che mi hai fatto bere…” Rispose lei, posando lo spazzolino.
Johnny le si avvicinò, baciandole la fronte “Io vado a posare il bicchiere e poi esco a fumarmi una sigaretta. Tu fatti una doccia, ti aiuterà.”
Faith annuì, rientrando in camera per prendere i vestiti e la biancheria pulita mentre Johnny lasciava la sua stanza.
 
 
 


“Allora, ti senti meglio?” le chiese, aspettandola seduto sul letto.
Faith annuì, strofinando i capelli umidi con l’asciugamano. Lo lasciò cadere sulla sedia, avvicinandosi a lui.
Si sedette ai piedi del letto, guardandolo, senza dire nulla.
“Sì?” Le chiese, alzando un sopracciglio.
“Mentre ero sotto la doccia, mi sono venuti in mente alcuni… ricordi.” Rispose, assottigliando gli occhi.
Johnny deglutì rumorosamente, fingendosi calmo, annuì “Ok.”
“Ok?” Ripeté lei “E’ tutto quello che hai da dire?”
“Non so, cosa vorresti che ti dicessi?” Alzò le spalle, dissimulando tranquillità e innocenza.
Faith afferrò il cuscino, lanciandoglielo contro con tutta la forza che aveva, urlando “Magari potresti spiegarmi coma cavolo ti è venuto in mente di palparmi il seno!”
“Non è come credi!” si difese lui, portando le mani avanti mentre la vedeva salire sul letto “Ti ho chiesto il permesso prima!”
“Hai chiesto il permesso ad un’ubriaca!?!” Esclamò, colpendolo di nuovo con il cuscino “Ti sei approfittato di me! Io mi fidavo!”
“Bambolina, calmati, parliamone…” Cercava di pararsi con le braccia, parlando.
“Parliamone!?!” Ripeté Faith, indignata “Io ti ammazzo! E non chiamarmi bambolina!”
“Eh no!” Rise lui, puntandole l’indice contro “Lo sai, sei molto più sincera quando sei ubriaca…”
Faith spalancò gli occhi, rimanendo pietrificata “Che cosa ho detto!?!”
“Hai detto che ti piace quando ti chiamo bambolina.” Rispose lui, incrociando le braccia, soddisfatto “Hai detto che lo trovi eccitante perché pensi che io abbia una voce terribilmente sexy che mi strapperesti i vestiti di dosso ogni volta che parlo.”
“No, questo non l’ho detto.” Gli diede un altro colpo di cuscino e poi altri, ad ogni parola che pronunciava “Non. Ci. Provare Non. Sono. Più. Ubriaca. Non. Puoi. Più. Approfittarti. Di. Me!”
“Aspetta, aspetta!” La fermò “Hai detto anche un’altra cosa e stavolta ti giuro che è vero.”
“Cosa?” Gli chiese, abbassando l’arma.
Johnny, con il suo immancabile ghigno, le si avvicinò all’orecchio “Hai detto che ti piaceva, mentre ti toccavo.”
E purtroppo sapeva che non mentiva, perché ricordava perfettamente di averglielo confessato. A quella consapevolezza, le sue guance avvamparono. Abbassò il viso, riconoscendolo.
Johnny continuò, allontanandosi appena “E poi hai cominciato a pregarmi di toccarti ancora, dappertutto e io ho detto che non potevo, che ero un gentiluomo e che…”
“Non è vero, sta zitto!” Urlò Faith, afferrando di nuovo il cuscino per colpirlo “Sei un porco!”
Johnny scoppiò a ridere, rischiando di essere ucciso dal cuscino per quel momento di distrazione.
Quando Faith smise di colpirlo, si mise a sedere davanti a lei, ritrovandosi davanti al suo sguardo severo.
“Dai, bambolina, mi dispiace…” Sospirò, scusandosi “Sono un cretino, lo sai. Non volevo farti arrabbiare…”
“Non sono arrabbiata.” Rispose lei, anche se il broncio che esibiva dimostrava il contrario “Cioè, un po’ sì, ma mi sento più che altro ferita.”
Lo guardò, inchiodandolo con quegli occhi scuri e terribilmente seri “Johnny, te l’ho già detto: io non sono una bambola. Mi fa piacere che, insomma, il mio… corpo… attiri le tue attenzioni, ok, ma… ma io non sono solo un pezzo di carne da toccare. Già allunghi la mano sul mio sedere ogni volta che puoi, ora mi hai anche toccato il seno, io mi sento… scoperta. Senza contare che mi hai anche visto in mutande…”
“Faith, mi dispiace.” Le si avvicinò, in ginocchio di fronte a lei e le prese il viso tra le mani “Io… non avevo pensato a tutto questo. Lo sai come sono fatto… non farei mai qualcosa per ferirti.”
Faith annuì, accennando ad un sorriso “Ora lo sai però, e vorrei che non ci fosse un’altra volta.”
“Non ci sarà.” Le assicurò “E so come risolvere questa situazione!”
Faith alzò un sopracciglio, guardandolo alzarsi, scendere dal letto e mettersi di fronte a lei “Toccami il sedere!”
“Cosa!?!” gracchiò, sconcertata.
“Beh, tette da farti palpare non ne ho, quindi…” alzò le spalle, come se fosse una domanda ovvia.
Si voltò, mettendosi di spalle “Dai, un bel colpo.”
“Non ho intenzione di toccarti il sedere!” Esclamò Faith.
“Dai, bambolina, non fare la timida…” si voltò con la testa, guardandola da sopra la spalla, ammiccando.
Faith si limitò a scuotere la testa, risoluta.
“Oh, andiamo, non ti ricapiterà più un’occasione come questa!” Insistette.
Si chinò appena, dandosi da sé una pacca con la mano sui jeans “Senti qua che schiocco, chiappe di prima qualità! Prova!”
Faith rise, scuotendo la testa più forte “Johnny, falla finita!”
“Oh, ho capito, ti senti a disagio…” Si rimise in piedi, ma ancora di spalle “Va bene, allora facciamo finta che… Oh, guarda, mi è caduto qualcosa per terra! Adesso mi chino e la raccolgo…”
Infatti, si chinò con la schiena, rimanendo con il sedere in aria, a pochi passi dal viso rosso d’imbarazzo di Faith, che ormai si doveva trattenere dalle risate con una mano davanti alla bocca.
Non sentendo ancora nulla, Johnny arretrò, ancora chino, sculettando ad un palmo dal naso di Faith che ormai rideva fino alle lacrime.
Fu in quel momento che la porta si aprì, facendo comparire la signora Marie, la domestica “Signorina, i vostri… Oh santo cielo!”
Johnny si rialzò di scatto con un’imprecazione tra i denti, salutando imbarazzato con una mano la governante, mentre Faith si buttava all’indietro sul materasso per ridere e tenersi la pancia.
“Ehm… i vostri genitori al telefono.” Terminò la governante, congedandosi in fretta.
Johnny, che ancora si ripeteva che era un idiota e aveva appena fatto una figura di merda epica, sobbalzò, quando sentì un pizzicotto sul sedere.
Si voltò di scatto, guardando Faith fermarsi un attimo prima di uscire e ammiccare “A quanto pare, non sono l’unica ad avere un culetto d’oro.” 


 

Spero di avervi strappato un sorriso,
anzi, spero che il vecchio Johnny di sempre ci sia riuscito!
Il capitolo precedente era stato serio,
(forse troppo)
ma purtroppo era necessario.
Eh sì, anche Johnny ogni tanto ha bisogno di essere serio...
Ora però, ci siamo tolti i capitoli musoni,
abbiamo chiarito tutto quello che c'era da chiarire...
e Faith e Johnny tornano a portare il sorriso!
Certo, questo discorso non vale per i momenti dolciosi, quelli ci saranno sempre...
So quanto vi piace Johnny versione dolce, e quanto piace anche a me! ;)

Fatemi sapere che cosa ne pensate con delle recensioni, mi raccomando!
E, ovviamente, grazie a tutti quelli che l'hanno fatto nei capitoli precedenti,
e a tutti quelli che leggono e apprezzano la storia in silenzio.
Love you All!


Adesso, per chi mi chiedeva delle immagini dei personaggi.
Vi ho accontentato.
Ovviamente, i tizi nelle foto sono più grandi e... beh, più modelli!
I miei personaggi non sono così perfetti...

Ad esempio, quello che ho scelto per Johnny, è un modello piuttosto popolare nel web
e, sì, è anche parecchio carino. Ha gli occhi chiari e i capelli neri come il nostro protagonista,
però, boh, Johnny me lo immagino un po' come la sua caricatura.
E' sì, carino, ma la chiave del personaggio di Johnny non è la bellezza, 
quanto la semplicità e la simpatia.
Ci tenevo solo a dirlo,
ma poi ognuno è liberissimo di immaginare i personaggi come preferisce, ovvio!


Partiamo da Matt:
http://tinypic.com/view.php?pic=33w8nit&s=5

Poi arriva l'uragano Hayley:
http://i44.tinypic.com/1zlygj5.jpg

La dolce Faith:
http://i40.tinypic.com/2zscmxy.jpg

E, per finire... Johnny:
http://i39.tinypic.com/2je3h3o.jpg
http://i40.tinypic.com/2ijmceu.jpg
 

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Capitolo 7
*** Lesson Six: Touch Me ***




Lesson Six: Touch Me

“Scherzi? Ti sei perso la migliore partita degli ultimi…” Johnny si interruppe, quando dal suo armadietto svolazzò un foglietto azzurro.
Lo raccolse al volo, con la mano libera e con l’altra lasciò i suoi libri nell’armadietto.
“Beh, io vado!” Si congedò Nick, dandogli una pacca sulla spalla.
“Mhm?” Rialzò la testa, un sopracciglio alzato “Ah sì, ci si vede!”
Rimasto solo, richiuse l’armadietto e vi si appoggiò con le spalle contro. Prese il foglietto e lo aprì, leggendo il contenuto.
“Oggi sono io la maestra e tu il mio allievo: ci vediamo a casa mia alle 22:00. Sii puntuale! F. x”
Sorrise, passandosi la lingua sulle labbra per mascherarlo e infilò il foglietto nella tasca posteriore dei jeans.
Recuperò lo zaino da terra e, ancora con quel sorrisetto soddisfatto, percorse il corridoio fino a raggiungere il resto degli studenti già nel cortile.
Sapendo che Faith sarebbe stata tra le ultime ad uscire, si appoggiò alla parete affianco alla porta, approfittandone per rollarsi una sigaretta e fumarsela in santa pace.
Come previsto, dovette aspettare parecchi minuti prima di vederla uscire.
Lasciando la sigaretta tra le labbra, le afferrò il polso e, facendola sussultare, la tirò a sé.
“Johnny, mi hai fatto spavento!” Esclamò, posando una mano sul petto.
Alzando un sopracciglio, Johnny prese la sigaretta con la mano libera, voltandosi per non toccarla con il fumo. Tornò a guardarla, abbassando il viso, sussurrandole con il suo solito ghigno “Allora, cos’è questa storia della lezione?”
Faith si mordicchiò il labbro e alzò le spalle “Eh no, le lezioni sono segrete!”
Johnny sorrise, giocherellando con le loro mani ancora intrecciate “Mi vuoi lasciare nel dubbio per altre… nove ore?”
“Esattamente!” Rise Faith, divertita.
“Sei tremenda, bambolina…” Brontolò lui, gettando la sigaretta a terra “Almeno, me lo dai un bacio?”
Faith si guardò intorno, rivolgendo lo sguardo a tutti gli studenti nel cortile e, abbassando la testa, arrossì “Johnny, c’è gente…”
“Ma qui non ci vedrà nessuno. Siamo coperti dalla colonna!” Ribatté lui “E comunque, io mi sarei accontentato di un bacio sulla guancia.”
“Oh.” Replicò Faith “Allora si può fare.”
Si alzò sulle punte, avvicinandosi alla sua guancia e stava per baciarla, se lui non avesse voltato il viso e fatto incontrare le loro labbra. Allo stesso tempo, posando repentinamente una mano sulla sua schiena, la trattenne a sé per qualche secondo in più.
Almeno, finché Faith, spingendolo per le spalle, lo spinse, allontanandosi.
“Sei sempre il solito!” Esclamò, con le sopracciglia aggrottate e le labbra corrucciate, dandogli un’altra spinta.
Johnny scoppiò a ridere e lei, pestando i piedi, gli diede le spalle, diretta al cancello.
“Bambolina?” la richiamò.
Lei si voltò, sbuffando, aspettando di sentirlo parlare.
“Lo sai che quando sei arrabbiata sculetti?” ghignò, poggiandosi alla colonna con una spalla.
“Vaffanculo!” Brontolò lei, tornando a camminare con il fumo che le usciva dalle orecchie.
Ridendo di gusto, con tanto di lingua tra i denti e battuta delle mani, Johnny dovette appoggiarsi con tutta la schiena alla colonna.
La sua bambolina che diceva una parolaccia? La fine del mondo era vicina!





Marie si schiarì la gola, sotto l’arco tra il salone e l’ingresso di casa Roberts “C’è… il suo compagno di classe.”
Non disse nulla, ma dal modo in cui lo guardò, a Johnny sembrò che la frase dovesse finire con “…quello che voleva una sculacciata.”
Ancora imbarazzato, esibì un sorriso di circostanza e la guardò andarsene.
“Sei puntuale.” Constatò Faith, controllando il display del cellulare.
Alzò le spalle “A volte capita anche a…”
“Signorina, io ho finito. Se non vi occorre altro…” Lo interruppe la governante.
“Ci vediamo domani mattina. Grazie.”  Le sorrise Faith.
Entrambi rimasero in silenzio a guardare la donna che usciva e la porta che si richiudeva alle sue spalle.
“Siamo soli?” le chiese Johnny, ancora di spalle.
“Già.” Rispose Faith.
Johnny ghignò, tornando a guardarla. Posò le mani sul muro, all’altezza delle spalle della ragazza e le si avvicinò “Non vorrai mica approfittarti di me, bambolina.”
Faith rise, scuotendo la testa “Puoi sempre andartene, se hai paura a restare.”
Mordicchiandosi il labbro, Johnny sorrise divertito “Scherzi? Muoio dalla curiosità di saperne di più su questa lezione da stamattina. Se poi, c’entra anche con il fatto che indossi un bikini sotto questa canottiera...”
Faith sorrise, lasciando che si avvicinasse ancora e la baciasse lungo la mascella.
“Vieni con me.” Gli prese la mano, accennando con la testa alla stanza adiacente.
Camminarono fino alla porta a vetri che dava sul retro del giardino.
Johnny inchiodò di colpo, facendo fermare anche Faith “C’è una piscina.”
“Lo so.” Annuì lei.
“Una piscina… dove si nuota.” Continuò lui.
“Sì, e ti sorprenderà scoprire che c’è anche dell’acqua, Capitan Ovvio!” Rise lei, trascinandolo.
“Faith, ricordi quando ti ho detto che non sapevo nuotare? Beh, non stavo affatto scherzando!” La fermò di nuovo, scuotendo la testa “Quindi, qualsiasi cosa tu avessi in mente di fare, dovremmo trovare un altro posto.”
Faith alzò un sopracciglio “Come faccio ad insegnarti a nuotare se non siamo in piscina, scusa?”
“Tu vuoi insegnarmi a nuotare?” Ripeté lui, sorpreso.
“Beh, mi pare ovvio.” Rise lei, scrollando le spalle “Ma perché scusa, tu che avevi capito?”
Johnny rimase in silenzio, grattandosi la nuca imbarazzato.
“Johnny?” lo incalzò, incrociando le braccia al petto.
“Non guardarmi così! Io che ne sapevo che tu volevi… cioè, il biglietto… la casa vuota… tu così… così…”
“Così come?” Aggrottò le sopracciglia.
“Beh, devi ammettere… che tre quarti del tuo corpo sono scoperti.” Commentò lui, indicandola.
Faith si allontanò scandalizzata, un cipiglio in viso “E quindi tu cosa pensavi che avessi in mente?”
“Beh, diciamo…” Si fermò, ma fu costretto a sputare il rospo da un’occhiataccia di Faith “Qualcosa che… comprendesse l’ultimo quarto del tuo corpo.”
“Che cosa!?!” gracchiò la ragazza.
“Ok, facciamo una cosa: cancelliamo l’ultima parte della discussione!” Si affrettò a dire lui, alzando i pollici.
Faith sospirò, scuotendo la testa e si scostò i capelli dal viso “Ok… quindi…”
“Piscina.” Suggerì Johnny.
“Sì, infatti.” Annuì, lei, dandogli le spalle per uscire “Andiamo…”
“Wow, è enorme.” Constatò Johnny, sedendosi su una sdraio per levarsi le scarpe “E’ molto profonda?”
“Non qui, tranquillo.” Gli sorrise, sfilando le infradito “Più giù. Da quel faretto, vedi?”
Lei lo indicò e Johnny si alzò, per mettersi affianco a lei, a bordo piscina.
“Sai come mio padre mi ha insegnato a nuotare quando ero piccola?” gli chiese, voltandosi con il viso verso di lui.
“Come?” Le chiese.
“Così!” rise Faith, spingendolo in acqua.
Johnny, nel tentativo di rimanere in piedi, si aggrappò a lei, ma l’unico risultato che ottenne fu quello di trascinarla giù con lui. Urlarono entrambi, per la sorpresa.
Riemersero uno affianco all’altra subito dopo, riuscendo a toccare il fondo con la punta dei piedi.
“Ma sei pazza!?!” urlò Johnny, muovendo le braccia forsennatamente per riuscire a stare a galla “Tuo padre è un sadico, per caso?”
“Sta tranquillo, muovi le braccia e le gambe come faccio io e vieni con me vicino al bordo.”  Gli rise “Ci sono io.”
Lentamente e con movimenti dettati dall’istinto, Johnny raggiunse il bordo della piscina, aggrappandovisi come per non lasciarlo andare mai più.
Faith, lasciandogli qualche minuto per riprendere fiato, gli si avvicinò, posandosi di spalle al bordo “Sei arrabbiato con me?”
“Beh, considerando che hai appena tentato di uccidermi…” Commentò lui, storcendo la bocca in una smorfia ironica.
Gli baciò la guancia, sbattendo le ciglia per mostrare quegli occhioni da cerbiatta “Vuoi ancora che ti insegni a nuotare?”
Johnny alzò gli occhi al cielo, senza riuscire a nascondere un sorriso “Impari troppo velocemente i trucchi del mestiere, bambolina. Non va bene.”
Faith rise, posando le mani sul bordo della piscina, mettendosi affianco a lui “Ok, iniziamo. Alza il busto e porta le gambe sul pelo dell’acqua. Così, comincia a muoverle, poi impariamo anche come muovere le braccia.”
Johnny annuì, seguendo le sue istruzioni.
Lasciando il bordo, Faith passò alle sue spalle “Ok, girati. Posa le mani sulle mie spalle, o tieni le mie mani, se preferisci e nuotiamo fino alla parte opposta. Sei pronto?”
Lui posò le mani sulle sue spalle, allontanandosi dal bordo quel tanto che gli bastava per potersi stendere e tirar su le gambe. Cominciò a sbatterle e Faith ad indietreggiare, così che si muovessero verso la parte opposta della piscina.
“Rallenta, siamo quasi arrivati.” Disse lei, controllando con uno sguardo dietro.
Poggiò la schiena al bordo e tornò a guardarlo “Sei stanco?”
“Bambolina, io sono instancabile.” Ammiccò, lasciando le sue spalle per intrappolarla con le braccia e reggersi al bordo della piscina.
Faith rise, scuotendo la testa “Sei…”
“Sempre il solito, lo so.” La interruppe, continuando per lei.
Le si avvicinò, sfiorandole il naso con la punta del suo “Sarebbe tutto il giorno che aspetto un bacio, sai?”
Proprio mentre stava per raggiungere le sue labbra, Faith voltò la testa “In teoria, me ne hai rubato uno stamattina…”
“Ah sì? E in pratica tu hai cercato di uccidermi, quindi almeno un bacino, me lo devi.” Replicò lui, imbronciando le labbra.
Faith rise, mordicchiandosi il labbro “Beh, se le cose stanno così…”
Gli prese il viso tra le mani, visto che quelle di Johnny erano ancora strette al bordo. Gli si avvicinò e gli accarezzò delicata prima il labbro inferiore e poi quello superiore. Poi tornò al suo posto e lo guardò, divertita.
“Certo, approfittati pure che non posso usare le mani, bambolina.” Commentò lui, imitando una risata.
“Perché, a cosa ti servirebbero?” Gli chiese.
Johnny ghignò, avvicinandosi al suo orecchio “Ti terrei tra le mie braccia fino a consumarti quelle labbra morbide con l’ultimo dei miei baci.”
Faith rabbrividì, sentendo scivolare un brivido lungo tutta la colonna vertebrale. Le venne istintivo chiudere gli occhi e posare le mani dietro la sua nuca, mentre Johnny piegava il viso e le lasciava un bacio sotto l’orecchio. E un altro sulla mascella. E poi ancora. Una lunga e lenta scia di baci lungo il collo, fin sopra l’acqua.
Quando si fermò, sotto il suo mento, fletté le braccia, spingendola contro la parete della piscina, il suo corpo a trattenerla, aderente al suo.
Faith sorrise, stringendo tra le dita una ciocca di capelli scuri bagnati e reclinò la testa all’indietro, abbandonandosi alle sensazioni bellissime che le labbra di Johnny sulla pelle sensibile del collo le regalavano.
Quando lui la baciò sul suo punto sensibile, sotto l’orecchio sinistro, si lasciò scappare un sospiro, che non passò di certo inosservato alle orecchie del ragazzo.
“Faith?” La chiamò.
Lei riaprì gli occhi, ritrovandosi a fissare le nuvole grigie che coprivano il cielo scuro notturno di Londra. Rialzò lentamente la testa, scostando indietro i capelli bagnati con entrambe le mani e incontrò l’argento liquido degli occhi di Johnny, dietro le lunghe ciglia bagnate. Gli accarezzò i capelli, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Da lui, dai suoi occhi, dalle sue labbra carnose, dai capelli bagnati che sgocciolavano sulla fronte.
Almeno finché non gli si avvicinò, spingendolo allo stesso tempo verso di lei con la mano dietro la sua nuca.
Le loro labbra si scontrarono, cercandosi da subito avidamente.
Johnny si mosse di nuovo, schiacciandola ulteriormente tra lui e la parete, continuando a baciarla e lei, continuando a tenere le mani tra i suoi capelli, gli cinse il bacino con le gambe.
Non l’aveva mai fatto, se ne resero conto entrambi, ma le era sembrato naturale, istintivo.
Infondo, gliel’aveva detto sempre anche lui che quando si è in certe situazioni l’unico vero maestro da seguire è l’istinto, no?
Fu Johnny il primo ad allontanarsi, il respiro corto. Non per la nuotata, di certo…
Rimase a guardarla, i capelli infuocati che le ricadevano sulle spalle e galleggiavano sul pelo dell’acqua.
Le guance altrettanto rosse, quasi quanto le labbra. Dio, quelle labbra!
Si schiarì la gola, distogliendo lo sguardo per spostarsi lungo il bordo e lasciarla “Forse, è meglio se…”
“Sì, è meglio.” Annuì Faith, lasciandolo andare.
Si voltò imbarazzata, senza riuscire a ripensare alla scena di poco prima senza arrossire ulteriormente.
Uscirono entrambi dall’acqua, afferrando gli asciugamani sulla sdraio, in silenzio.
“Beh, grazie per… per la lezione.” Parlò lui, nel tentativo di aprire una conversazione.
“Figurati. In realtà non abbiamo… fatto molto. Di nuoto, intendo.” Rispose lei, ancora di spalle, intenta a tamponarsi il viso con l’asciugamano.
“Faith?” la chiamò lui, facendola voltare “Stavo pensando, che ne dici di un’altra lezione?”
Lei annuì “Sì, certo. Infondo, hai solo imparato a muovere le gambe stasera, quindi…”
“No, io non intendevo di nuoto.” La interruppe lui, avvicinandosi “Io parlavo di una lezione per te. Una delle nostre.”
“Che lezione?” Gli chiese, mordicchiandosi il labbro.
Johnny sorrise, guardando l’espressione preoccupata dipinta sul suo volto “Intanto, direi di farci una doccia e cambiarci. Non ti dispiace, vero?”
Scosse la testa “No, vieni.”





Faith rientrò nella stanza, ancora avvolta in un asciugamano sopra i vestiti bagnati, con in mano una maglietta e un paio di pantaloni grigi da tuta “Sono di mio padre, dovrebbero andarti.”
Lui annuì, ringraziandola e prese i vestiti.
“Vuoi andare prima tu?” indicò con la testa il bagno.
Le labbra di Johnny si distesero nel suo ghigno, accarezzate dalla lingua.
Posò i panni sul letto, e le prese una mano tra le sue, alzando lo sguardo per puntarlo nei suoi occhi scuri “Veramente… io pensavo che potresti venire con me.”
Faith spalancò gli occhi, inarcando le sopracciglia e boccheggiò, senza riuscire a parlare.
Lui sorrise di nuovo, divertito “Sempre se te la senti. E, ovvio, puoi tenere il costume.”
“E… questa sarebbe… la lezione di oggi?” balbettò.
Johnny annuì semplicemente, continuando a guardarla e farla arrossire solo con lo sguardo.
“E cosa… cosa… cosa dovrei imparare?” chiese lei, alzando timidamente lo sguardo dai suoi piedi nudi.
Johnny si alzò, il suo ghigno stampato in viso. Le accarezzò una guancia, scostandole i capelli bagnati e le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio “Quanto e come può essere bello quando ti tocco.”
Faith si irrigidì tutta, limitandosi ad annuire timidamente, con lo sguardo di nuovo basso.
Johnny si allontanò per guardarla e le sorrise, senza malizia, solo incoraggiante.
Entrò per primo nel bagno e lei con lui, ancora per mano.
Faith andò ad aprire l’acqua calda e prendere da un mobiletto due accappatoi e Johnny chiuse la porta, lasciando l’asciugamano bagnato sul lavandino. Faith fece lo stesso, timidamente.
Le si avvicinò, le prese il viso tra le mani e abbassò il suo per lasciarle un bacio dolce a fior di labbra, socchiudendo entrambi gli occhi. Continuò a sfiorarle le labbra delicatamente e lei gli cinse il collo, restituendogli quei baci a stampo che le facevano sentire le farfalle nello stomaco.
Johnny fece scendere le mani lungo la curva del collo, delle spalle, lungo i fianchi e si fermò a giocherellare un po’ con l’orlo della canottiera bagnata che poi fece salire pian piano lungo il ventre, le costole e sopra il bikini.
Si separarono solo mentre gliela sfilava, guardandosi negli occhi. Poi lui tornò a volerla contro di sé, cingendole la vita con un braccio e fece per tornare a baciarla, ma lei lo fermò, posando le mani sulle sue spalle.
Si alzò sulle punte e raggiunse le sue labbra solo per un attimo, solo per un timido bacio.
Poi, abbassando lo sguardo, portò le mani tremanti al colletto della camicia a motivi (orrendi) hawaiani di Johnny. Prese un respiro profondo e fece sfuggire il primo bottone dall’asola.
Poi il secondo e il terzo, lasciando comparire  una medaglietta d’argento adagiata su una leggera peluria scura. Mordicchiandosi il labbro, continuò il suo lavoro, arrossendo ogni volta che sfiorava la pelle che scopriva.
Quando terminò, alzò di nuovo lo sguardo, incontrando quello di Johnny, che non l’aveva mai lasciata durante tutta l’operazione.
Le sorrise, dolce, rassicurante, e le prese entrambe le mani. Posandole sul ventre tonico, le accompagnò facendole risalire lungo l’addome e i pettorali appena accennati, lasciandole il tempo di studiare con il tatto la pelle che toccava. Le lasciò sulle spalle e lei capì che doveva far scivolare la camicia, che cadde sul pavimento.
Senza che nessuno dei due dicesse nulla, per paura di dire qualcosa di sbagliato e far scoppiare la bolla in cui erano inglobati, Johnny le si avvicinò di nuovo, lasciando che le mani di Faith ancora sulle sue spalle si stringessero a cingergli il collo e la baciò di nuovo sulle labbra, semplicemente accarezzandole con le sue.
Le accarezzò la curva dei fianchi dalle ascelle fino al bordo degli shorts di jeans.
Si avvicinò al bottone per slacciarli, cosa che gli risultò parecchio difficile dato che non poteva vedere le sue mani e quel coso non ne voleva sapere di collaborare.
Sentì il sospiro di Faith sulle sue labbra quando rise, allontanandosi appena.
“Mi fai il solletico.” Rise, sostituendo le mani alle sue, sbottonando senza problemi i pantaloncini.
Lasciò la presa e quelli caddero sul pavimento.
Johnny guardò Faith rimanere immobile, lo sguardo sull’apertura dei suoi jeans. Portò le mani alla zip e si spogliò da solo, facilitandole la cosa.
Lei gli sorrise, imbarazzata “Sei… sei molto bello.”
Restituendole il sorriso, la indicò con il mento “Anche tu.” Fece un cenno verso la vasca e la fece entrare per prima, richiudendo la tenda alle loro spalle.
Vennero accolti dal calore e il vapore dell’acqua ai loro piedi, lo stesso che aveva appannato lo specchio alle loro spalle.
Vedendola rimanere immobile, lo sguardo fisso sulle mani che stava torturando, cercò da solo il bagnoschiuma tra tutte le boccette colorate.
Vaniglia, ovvio. Ecco perché aveva sempre un profumo dolcissimo…
“La spugna è quella…” provò a indicare, ma lui la fermò, scuotendo la testa.
Le prese la mano, mettendosi di fronte a lei “Non useremo spugne.”
“Ah no?” squittì lei.
Johnny sorrise, divertito dalla sua espressione e le fece segno di voltarsi “Tu canti sotto la doccia?”
“Cosa?” aggrottò le sopracciglia.
“Io sono stonato da morire.” Commentò lui, mentre si metteva il bagnoschiuma sulle mani, per cercare di distrarla e metterla a suo agio “Però sotto la doccia canto sempre Who’s Loving You.”
Faith rise, raccogliendo i capelli sulla spalle mentre sentiva le mani di Johnny posarsi sulla sua schiena “Quella dei Jackson Five?”
“Proprio quella.” Annuì, canticchiando il ritornello in un falsetto stonatissimo, mentre le massaggiava le spalle “Mia madre è una fan di Micheal Jackson.”
Faith voltò appena il viso, mordicchiandosi il labbro “Canti per me?”
Johnny si sporse verso di lei, baciandole la guancia “Ogni tuo desiderio è un ordine, bambolina.”
Canticchiando, continuò ad insaponarle la schiena, dalle spalle alla base, sentendo i muscoli tesi sciogliersi sotto le sue mani. Le si avvicinò appena, per cingerle la vita da dietro ed insaponarle il ventre.
Allontanando con una mano bagnata il sapone dal collo, avvicinò il viso e cominciò a lasciarle una scia di baci, andata e ritorno dal mento alla spalla.
Alzando le mani, raggiunse il seno, accarezzandolo e stringendolo da sopra il bikini.
Si aspettava urla isteriche, che gli scostasse le mani, ma tutto quello che ricevette fu un sospiro che, però, non riuscì a tradurre né in irritazione, né in piacere.
La risposta arrivò subito dopo, quando riprese a baciarle la spalla e lei reclinò la testa sulla sua spalla, appiattendosi al suo petto. Lasciandolo involontariamente davanti ad un panorama… collinare.
“Porca…” si lasciò sfuggire, sottovoce.
Fortunatamente Faith aveva ben altro a cui pensare in quel momento e non si accorse di nulla, lasciando che continuasse a mordicchiarle la pelle vanigliata sulla spalla, contemplando il seno che si alzava e abbassava ad ogni respiro pesante.
“Faith.” La richiamò, facendole aprire gli occhi.
Sentendo la mano del ragazzo scendere lungo il ventre, capì di dover abbassare lo sguardo e seguirla.
Seguirla, fino a quando non scomparve sotto l’elastico del costume blu.
Ma prima che potesse anche solo pensare di dire qualcosa, sentì le sue dita che la toccavano come e dove nessuno l’aveva mai toccata.
“Che stai…” provò a dire, nascondendo il viso nell’incavo del collo.
“Ti faccio male?” si accertò.
“No. E’ bellissimo…” Sussurrò lei, mordendosi il labbro inferiore.
Sorridendo, Johnny le baciò i capelli, continuando finché non la vide reclinare la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi, le labbra socchiuse a lasciare dei sospiri.
Sei una visione, bambolina. Si trattenne dal dire.
La lasciò riprendere a respirare normalmente, sistemandosi i capelli che le erano ricaduti sul viso, aspettando immobile e in silenzio.
“Johnny?” bisbigliò lei, guardandolo “Ci sediamo?” Mi tremano le gambe…
Annuendo, si sedette, facendola posare sul suo petto, tra le sue gambe.
“Come ti senti?” le chiese, levandole il sapone dalla schiena con le mani piene d’acqua.
“Confusa.” Rispose lei, portando le ginocchia al petto “In senso buono.”
“Hai appena provato il tuo primo orgasmo.” Le spiegò lui.
Faith si voltò, alzando un sopracciglio “Grazie, fin lì ci arrivavo anch’io.”
“Dovere, bambolina.” Ammiccò lui.
“L’hai fatto ad altre ragazze prima di me?” Gli chiese, tornando a guardare davanti a sé.
Johnny aggrottò le sopracciglia, sorpreso da quella domanda “Ti sembravo così esperto?”
Alzando gli occhi al cielo, scosse la testa “Rispondi e basta.”
Ridacchiando, le accarezzò i capelli “Sei la prima, bambolina. Ho improvvisato.”
Lei si voltò di scatto, mettendosi in ginocchio, davanti a lui “Davvero?”
Johnny annuì “Già. Anzi, se hai dei commenti o delle correzioni da fare, così alla prossima ragazza a cui…”
Faith lo interruppe, schizzandogli l’acqua e lo sentì ridacchiare, fermandogli le mani, intrappolandole tra le sue.
“Siamo gelose, bambolina?” Commentò divertito “Mi vuoi solo per te?”
Faith si limitò a scrollare le spalle, alzando il mento con aria saccente.
Johnny rise, lasciando andare le sue mani e le si avvicinò, baciandola sulla guancia fino all’angolo della bocca. Lei si voltò e fece incontrare le loro labbra, cingendogli il collo.
Appoggiandosi con le spalle al muro dietro, Johnny la strinse a sé, contro il suo petto, accarezzandole la schiena seguendo la linea della colonna vertebrale.
Faith gli mordicchiò il labbro inferiore e poi, approfittando della sua sorpresa, lasciò le labbra del ragazzo per baciargli il collo e la spalla.
Johnny sorrise, posando la testa al muro, lasciandosi in balia della sua bambolina.
La sua timida e dolce bambolina che, in situazioni come quelle, diventava donna e passionale.
Quando i suoi baci percorsero il viaggio a ritroso, tornando al suo viso, che baciò su ogni centimetro di pelle, si fermò.
“Devo dirti una cosa.” Disse, mettendosi di fronte a lui.
“Quello che vuoi, bambolina.” Annuì lui.
“Io…” prese un bel respiro, facendosi coraggio “Io vorrei che fossi tu a… a insegnarmi… insomma… che fossi il primo.”
“Il primo in cosa?” Le chiese, aggrottando le sopracciglia.
Sospirando, Faith alzò il viso, guardandolo con ovvietà.
“Oh…” si limitò a dire.
“Oh.” Ripeté lei, massacrandosi il labbro inferiore tra i denti.
“Io…” cominciò a dire.
“Signorina Roberts!?!”
Dal piano di sotto, la voce del maggiordomo arrivò squillante.
“Cazzo!” esclamò Johnny, spalancando gli occhi.
Allo stesso modo, Faith si alzò di scatto, aprendo la tendina della doccia.
Uscirono di corsa, recuperando i vestiti, mentre la voce del maggiordomo si faceva sempre più vicina per le scale.
“Esci dalla finestra!” Propose Faith, prendendo anche i vestiti di Johnny.
“Come prego?” Alzò un sopracciglio.
“C’è la grondaia, buttati sulla siepe. Georfe non è Marie, se ti vede qui siamo morti!” Spiegò brevemente Faith, lanciando i vestiti di Johnny dalla finestra.
“Cosa… ma che cazzo fai?” Esclamò lui, affacciandosi alla finestra.
“Arrivo!” Urlò Faith, per farsi sentire dal maggiordomo nel corridoio “Ti prego, vattene.”
Johnny sospirò, arrendendosi. Si sedette sul davanzale, le gambe a penzoloni e constatò che in effetti non sarebbe stato così difficile arrivare tutto intero in strada. Eccetto poi rivestirsi in strada…
“Questa è la seconda volta in una serata che tenti di uccidermi, bambolina.” Le ricordò, mentre si avvicinava a lui.
“Ce la fai a reggerti alla grondaia?” Gli chiese, ignorando le sue battutine.
“Certo che ce la faccio.” Ammiccò lui, ghignando “Posso fare qualsiasi cosa con queste manine…”
Faith deglutì rumorosamente, arrossendo e lui ne approfittò per avvicinarsi e rubarle un bacio fulmineo.
Aspettò che la sua sagoma sparisse, controllando apprensiva che non si facesse male e lo lasciò che cercava di recuperare i pantaloni dal ramo di un albero.
Aprì la porta della camera al maggiordomo e inventò di essere appena tornata dalla piscina, risultando piuttosto credibile, dal momento che era zuppa dalla testa ai piedi e con il costume ancora addosso.
Scoprì che George era stato mandato lì da Marie, che non aveva voluto dirgli il motivo per cui doveva andare a casa sua per “controllare che stesse bene”.
Annuì, sorrise cortese e gli augurò la buonanotte, scusandosi per il disturbo, poi finalmente chiuse la porta e sentì poco dopo quella di ingresso sbattere.
Si avvicinò al davanzale della finestra, guardando la strada dove era sparito Johnny, giocherellando con un vecchio orsacchiotto di peluche posato affianco a lei.
Quando le sembrò di scorgere qualcosa, vicino l’albero nel suo giardino. Aguzzò la vista e riuscì a distinguere un’ombra sul ramo più basso, dove fino a prima penzolavano i jeans di Johnny.
Ma quello…
Il cellulare, sulla scrivania, squillò e lei lasciò perdere la finestra, rispondendo “Sei vivo?”
“Oh Giulietta, non privarmi della tua figura, affacciati di nuovo alla finestra!” Rispose Johnny, ridacchiando.
Ridendo, Faith tornò ad affacciarsi, distinguendo il corpo di Johnny seduto sul ramo dell’albero e il braccio che si allungava per salutarla “Tu sei tutto matto. Che ci fai ancora qui?”
Johnny si schiarì la gola “Non potevo andarmene senza dirti due cose.”
“Cosa?” gli chiese, mordicchiandosi il labbro.
“Sarei onorato di essere il primo.” Rispose e le sembrò di poter vedere i suoi occhi anche da quella distanza.
Arrossendo, Faith sorrise, emozionata “E la seconda?”
“La seconda è che, cazzo, con quel bikini stasera eri…” Confessò lui, con il suo solito tatto.
“Buonanotte, Johnny!” lo interruppe, aggrottando le sopracciglia.
Ridacchiando con la lingua tra i denti, vide il fumo uscire dalle orecchie anche da quella distanza “Buonanotte, bambolina.”
Le mandò un bacio con la mano, certo che l’avesse visto e poi scese dall’albero, tornando alla sua moto.
 

Scusate il ritardo:
sono tornata! :D

E sono tornati anche Johnny e Faith e le loro lezioni...
E che lezioncina, quella di oggi, eh?
Ormai è evidente,
questi due non riescono a stare troppo vicini senza saltarsi addosso.
Quando poi hanno pochi vestiti addosso,
è ancora più difficile!

Vogliamo parlare della proposta di Faith?
Vorrei sapere che cosa ne pensate perché, 
secondo me,
nessuno può insegnare alla nostra Faith l'amore fisico
meglio del nostro maestro Johnny.
Certo, tutto sta sempre nel distinguere tra
Amore e Sesso.
Patto e Sentimenti veri.

A proposito di questo,
voglio anticiparvi che dal prossimo capitolo ci sarà un po' una svolta.
Questo sarà dovuto all'arrivo di un nuovo personaggio.
Non posso dirvi niente di più, però! :/

A presto,
spero di leggere delle vostre recensioni e, come sempre,
ringrazio tutti quelli che l'hanno fatto fino adesso
e tutti i lettori silenziosi!

AngelWithoutWings.

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Capitolo 8
*** Pier ***



 

Pier

 
Faith, se ne stava seduta sotto il porticato della scuola insieme alle sue amiche, aspettando il suono della campanella.
Anzi, sarebbe stato meglio dire che le sue amiche l’avevano praticamente rapita e costretta a quello che sembrava un interrogatorio.
“Dai, non puoi mentire a noi, siamo le tue migliori amiche!” Cantilenò Sarah, dandole delle gomitate scherzose sulle costole per convincerla a vuotare il sacco.
“Senza contare che è praticamente evidente.” Le diede man forte Margaret.
“Ma evidente cosa?” sbuffò, scuotendo la testa, l’imputata.
“Per diciotto anni lo ignori completamente e poi puff! in meno di tre settimane tu e Johnny state sempre insieme, a scuola, dopo scuola…” Insistette Daisy.
“Questa settimana ti ha anche accompagnata a danza e ha aspettato fuori la fine della lezione!” Puntualizzò Margie.
“Giusto! E sabato, invece di uscire con noi, hai preferito il tuo bel Johnny.” Insistette Sarah, puntandole l’indice contro.
“Mi dispiace deludervi, ma tra me e lui non c’è assolutamente nulla.” Alzò le spalle Faith, ripetendo la stessa frase per la millesima volta.
“Ammetti che un po’ ti piace, però?” sussurrò Sarah e le altre due si avvicinarono, pronte ad una confessione.
Faith si mordicchiò il labbro, imbarazzata e nervosa, quando fu salvata da una voce familiare “Buondì, bambolina!”
Johnny piombò con la sua solita grazia al suo fianco, cingendole le spalle con un braccio per avvicinarla e baciarle la guancia. Mentre Faith arrossiva, sorridendo, Johnny salutava anche le altre.
“Allora, di che si parlava?” chiese, guardandole.
“Ci chiedevamo quando deciderete la data.” Rispose Sarah, ironicamente.
Faith si voltò, un cipiglio ad accompagnare l’occhiata di rimprovero che riservò alla sua amica.
Ma, per sua fortuna, Johnny non aveva afferrato. Aggrottando le sopracciglia, confuso, si sporse verso di lei, chiedendole “La data per cosa?”
La campanella suonò in quel momento, facendo scattare in piedi Faith “La data di scadenza per il modulo d’ammissione all’anno successivo. Ti stai impegnando talmente tanto ultimamente che non vorrai mica rischiare di non essere promosso perché ti sei dimenticato di passare in segreteria per consegnare un insignificante modulo compilato. No? No, certo che no, andiamo! La campanella è suonata!”
E senza aspettare nessuno, si incamminò verso l’entrata.
“Quando attacca a parlare così veloce da isterica non riesco proprio a seguirla.” Commentò Johnny, guardandola allontanarsi di gran fretta, la chioma rossa che ondeggiava sulle spalle ad ogni passo.
“Credete che si accorgerà di aver lasciato qui lo zaino?” chiese Daisy, sistemandosi la gonna dell’uniforme mentre si alzava.
Margaret rise, alzando gli occhi al cielo e fece per prenderla, ma Johnny glielo impedì, offrendosi di portargliela prima di passare in segreteria.
Correndo, le lasciò anche lui, mentre si mischiava al resto degli studenti in attesa di entrare.
Sarah lo guardò, alzandosi e poi, sorridendo, si voltò verso le sue amiche “Sono così carini insieme, spero se ne rendano conto anche loro al più presto!”




 
“Bambolina, cercavi questo?”
Faith si voltò di scatto ed afferrò sollevata lo zaino che Johnny teneva in mano, stringendoselo al petto “Grazie!”
Gli si avvicinò, alzandosi sulle punte e, con una disinvoltura che ancora stentava a riconoscere, gli baciò la guancia, secondo le regole del loro gioco.
Lui le sorrise, appoggiandosi con le spalle all’armadietto affianco a quello della ragazza, mentre lei posava i libri delle ore successive “Sei corsa via come una furia. Tutto ok?”
“Sì, sì. Ero solo nervosa per… l’interrogazione di letteratura.” Inventò, nascondendo il rossore sul suo viso dietro l’anta azzurra dell’armadietto.
Lui aspettò che lo chiudesse e si voltasse verso di lui, allora posò le mani sui suoi fianchi e l’avvicinò a sé.
 “Andrai alla grande, sei la prima della classe.” Le sussurrò, sorridendole rassicurante
Stupidamente, vedendolo così premuroso e pronto a confortarla, si sentì persino in colpa per avergli mentito. Annuì, alzando il viso per guardarlo e sorridergli di rimando.
“Poi, posso sempre suggerirti.” Aggiunse, prendendole le mani “Certo, tenendo il libro aperto…”
Rise, facendo dondolare le loro mani intrecciate “Grazie, Johnny.”
“Questo ed altro per te, bambolina!” ammiccò, avvicinandosi repentinamente al suo viso.
Faith scattò sull’attenti, lasciando una sua mano per posargliela sulla spalla, fermandolo.
Si guardò attorno, ma Johnny la rassicurò “Tranquilla, Faith, non c’è nessuno.”
“Non dovevi consegnare il modulo in segreteria, tu?” cercò di cambiare argomento.
Alzando gli occhi al cielo, annuì, insistendo “Tu dammi un bacio e io vado a consegnare il modulo.”
Ritentò ad avvicinarsi, ma di nuovo, lei lo fermò.
“Non dovrei semplicemente baciarti sulla guancia?” puntualizzò.
“Sì, ma in soli dieci minuti siamo già a due atti di cavalleria, il regolamento dice che in questo caso scatta un bacio sulle labbra.” La corresse Johnny, con la risposta sempre pronta.
“Perché adesso c’è anche un re-…” provò a dire Faith, prima che le labbra di Johnny si posassero sulle sue.
Fu un semplice, veloce sfioramento di labbra, prima che lui si allontanasse, salutandola con un “Ci vediamo in classe, bambolina!” e un sorrisetto soddisfatto mentre se ne andava, consapevole di averla lasciata immobile, con le guance arrossate e quella sua espressione buffa in viso.


 
 
 
Fischiettando il motivetto della canzone che aveva ascoltato mentre veniva a scuola, Johnny salì una rampa di scale per raggiungere la segreteria.
Arrivato davanti alla porta, fece per abbassare la maniglia, ma la porta venne aperta dall’interno.
Il ragazzo biondo davanti a lui sobbalzò, sorpreso “Oh, pardon!”
Scosse la testa, alzando le spalle, indicandogli di non preoccuparsi, mentre lo guardava superarlo con lo zaino in spalla e il foglio con l’orario delle lezioni in mano.
E’ nuovo, intuì.
Aprì la porta davanti a sé, salutando con un sorriso la donna dietro al bancone a cui ormai dava del tu “Eveline, buondì!”
“Del Roy, convocato dal preside prima ancora che inizino le lezioni; che cosa hai combinato stavolta?” Esclamò, alzando gli occhi al cielo, dietro la montatura rotonda degli occhiali da vista.
“Mi dispiace per il preside, ma stavolta non sono qui per lui.” Alzò le spalle, fingendosi dispiaciuto “Digli comunque che il suo studente preferito lo saluta.”
Eveline rise, scuotendo la testa divertita “Allora, come posso aiutarti?”
“Devo consegnare questo.”
 
 
 


“Fatemi indovinare… Del Roy!” commentò il prof, ancor prima di voltarsi per scoprire chi fosse entrato in ritardo.
“Presente in tutto il suo splendore!” Ammiccò, facendo ridere i suoi compagni.
“Ha una giustificazione?” Tagliò corto il prof, lanciando un’occhiataccia alla classe.
“Ero in segreteria.” Annuì “Ci sono dei testimoni che possono confermarlo.”
“Vada a posto…” Sospirò il povero signor Turner.
Johnny sorrideva beffardo, sistemando lo zaino in spalla.
Ma quando si voltò, arrivato davanti al suo banco, le labbra si restrinsero drasticamente, fino a diventare una linea sottile.
Alzò un sopracciglio, guardando il ragazzo che aveva visto quella mattina, lo stesso che ora se ne stava tranquillamente seduto al suo posto.
Voltatosi verso di lui, quest’ultimo si accorse dello sguardo di fuoco che gli rivolgeva e, prendendo in mano l’astuccio e il libro sul banco, fece per alzarsi “Oh, scusa, questo era…”
“Sì, è il mio posto.” Ribatté, continuando a fissarlo.
“Signor Del Roy?” lo richiamò il prof “Sono stato io a dire al suo nuovo compagno, il signor Roland di sedersi vicino alla signorina Roberts, per essere sicuro che con lei, fosse al passo con la classe.”
Mordicchiandosi il labbro, nervoso, Johnny si lasciò cadere sulla sedia al banco dietro, contro la parete, vicino a George che quasi non se ne accorse, impegnato a fingere di leggere mentre nascondeva gli auricolari dell’iPod nel maglioncino della divisa.
 



 
Una decina di minuti dopo, Johnny stava completando i capelli di un personaggio manga scarabocchiato sul suo quaderno ‘degli appunti’, incurante di ciò che il prof stava spiegando al resto della classe.
Di tanto in tanto alzava la testa, fissando la nuca e le spalle larghe del ragazzo seduto davanti a lui per controllare che cosa stesse facendo. Poi, borbottando qualcosa sull’ingiustizia del mondo, tornava con la testa bassa a scarabocchiare.
Poco dopo, Faith si mosse, facendo cadere la sua matita ed attirò la sua attenzione.
Alzando la testa, vide il ragazzo voltarsi verso di lei e sorriderle, offrendosi di recuperarla per lei.
Oh, ma che cavaliere, pensò sprezzante.
Mentre questo era chinato a cercare la matita, Faith si voltò, intercettando il suo sguardo.
“Sei arrabbiato con me?” mimò con le labbra, in fretta.
Mentre Roland si rialzava, Johnny sorrise, divertito.
Povera dolce bambolina, sempre la solita…
Mentre ringraziava il suo compagno di banco, buttò un occhio al banco dietro e Johnny rispose alla sua domanda, scuotendo la testa.
Sorrise sollevata e tornò composta a prendere appunti.
 
 


 
La campanella suonò, mezz’ora dopo e il professore uscì, dopo aver assegnato i compiti.
Faith si voltò, schiarendosi la gola per attirare l’attenzione di Johnny, che alzò la testa “Mhm?”
“Ehm, visto che prima non c’eri, volevo presentarti il nostro nuovo compagno di classe.” Disse, giocherellando con la gomma tra le dita in modo fastidioso.
E se non me ne fregasse una ceppa?
“Jean Pier Roland.” Gli porse la mano.
Sofisticato… Non mi piace.
Forzando un sorriso, gli strinse la mano “Johnny.”
“Però puoi chiamarmi Pier, il resto è troppo lungo.” Aggiunse, con un sorriso cortese.
Faccio prima, non ti chiamo e basta.
Tornò con il viso chino, sperando di essere lasciato in pace.
“Si è trasferito qui dalla Francia.” Parlò Faith.
Come non detto…
Sospirando, rialzò la testa, poggiando il mento sulla mano, fingendo interesse “Davvero?”
Il ragazzo annuì “Mio padre è l’ambasciatore francese, vive qui da anni. Adesso che anche io e mia madre l’abbiamo raggiunto viviamo in Churchill Street.”
“Ma è vicino casa mia!” esclamò Faith.
Oh che gioia…
“Davvero?” le sorrise, voltandosi con il busto verso di lei “Allora domani posso accompagnarti io a suola.”
Certo, come minimo, a bordo di una Ferrari.
Ed eccola lì, Faith che arrossiva, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio “D’accordo, grazie.”
“Se ti servisse, potrei anche riportarti a casa alla fine delle lezioni.” Aggiunse, sorridendo ancora di più.
Perché invece non te ne vai al diavolo?
“E quando te ne vai?” Li interruppe, facendoli voltare verso di lui “Cioè... per quanto rimarrai in città?”
“Beh, finché mio padre rimarrà in carica, come minimo.” Alzò le spalle Pier.
“E invece in Francia, dove vivevi?” gli chiese Faith, tornando a monopolizzare l’attenzione del ragazzo.
“A Parigi.” Le rispose, sistemandosi con una mano i capelli castani dietro la fronte “Siete mai stati?”
“No, ma avrei sempre voluto andarci.” Rispose Faith, alzando le spalle.
“Sì, io sì.” Disse Johnny, prima che il nuovo arrivato tornasse ad ignorarlo per concentrarsi su Faith.
Lei si voltò, guardandolo “Non me l’avevi mai detto.”
“Non me l’hai mai chiesto.” Commentò lui, suonando più sgarbato di quanto avesse voluto apparire.
Aggrottando le sopracciglia, rimase a guardarlo, tentando di chiedergli se fosse tutto ok.
Ma l’entrata della professoressa di chimica glielo impedì.
Sospirando, Johnny si rimise a sedere insieme al resto della classe, scuotendo la testa.
Quella ragazzina, riusciva a farlo sentire in colpa solo guardandolo con quegli occhioni…
“Siete fortunati, oggi non ho intenzione di interrogare.” Annunciò la professoressa, sedendosi alla cattedra, mentre tra i banchi si levavano dei sospiri di sollievo “Ho pensato infatti di portarvi in laboratorio.”
Prese il registro, cominciando a fare l’appello, quando si accorse del nuovo arrivato.
Alzò gli occhi, allontanando gli occhiali con le lenti da vicino e guardò il ragazzo che aveva alzato la mano “Oh, vicino alla signorina Roberts, ottima scelta!” L’apostrofò con gli stessi occhiali “Allora penso che potrete lavorare insieme anche in laboratorio.”
Prima che riuscisse a sbuffare per l’ennesima volta, la professore si rivolse a Johnny “Del Roy, lei lavorerà con Stuart.”
Voltandosi verso il suo compagno di banco l’avvisò “Vedi di non sniffare i reagenti per gli esperimenti, questa volta.”
George rise, ricordando la sua bravata dello scorso anno “Tranquillo, ho imparato la lezione. Ho vomitato anche le caccole del naso l’ultima volta…”
Alzando un sopracciglio, Johnny commentò “E ti chiedi perché il banco vicino a te è l’unico libero?”
 
 


 
Per i corridoi, mentre uscivano in giardino, a ricreazione, Faith affiancò Johnny “E’ tutto ok?”
“Sì, certo.” Alzò le spalle, infilando le mani in tasca “Perché?”
“Non lo so, prima mi sei sembrato un po’… nervoso.” Rispose lei, continuando a guardarlo insistente.
Johnny sbuffò “Senti bambolina, hai le tue cose, per caso?”
“Come scusa?” Gracchiò, inarcando le sopracciglia.
“Ora solo perché non ti ho mai detto di essere andato a Parigi te la devi prendere?” Alzò le braccia, facendo sbattere le mani sui pantaloni dell’uniforme.
“Guarda che sei tu quello a cui girano, se mai!” Gli fece notare, stizzita.
Si fermò, davanti a lei “Sì, è vero. Forse un po’ mi girano. E allora? Che c’è, solo perché io non ho il ciclo non posso essere nervoso?”
“Ma che diavolo stai dicendo?” Esclamò, aggrottando le sopracciglia.
“Ah, lascia perdere…” Sbuffò, facendo per andarsene.
“Eh no, ora non te ne vai così!” lo fermò, afferrandogli il braccio.
“Che vuoi?” si voltò, scocciato.
“Primo, non parlarmi così.” Iniziò, puntandogli il dito contro “Secondo, tu hai davvero qualcosa. Terzo, dovresti…”
Johnny posò una mano sul suo viso, mentre l’altro braccio l’agguantava dietro la vita.
In un secondo si ritrovò schiacciata contro il suo petto, con le labbra di lui contro le sue e non riuscì a far altro se non rispondere a quel bacio.
Intenso e veloce, quando la mano di Johnny, che aveva stretto nel pugno il tessuto della camicia dietro la schiena, la lasciò andare, pensò che le avesse lasciato anche il segno dei polpastrelli sulla guancia. Oltre alle labbra arrossate, ovviamente.
“E questo per cos’era?” gli chiese, rimanendo ad aspettare una risposta mentre le sue spalle si allontanavano.
 

 
 
 
Faith camminava per il corridoio dell’ultimo piano, quando vide Johnny seduto con le spalle contro gli armadietti. Gli si avvicinò, chiamandolo, ma lui non rispose, né accennò ad alzare la testa.
Quando gli fu davanti, si accorse che aveva in mano il cellulare e ci stava giocando, gli auricolari nelle orecchie.
Vedendo un paio di Converse fermarsi davanti a lui, alzò lo sguardo, sfilandosi un auricolare “Qual buon vento, bambolina.”
Faith sorrise, sedendosi affianco a lui “Che fai?”
“Passo il tempo.” Alzò le spalle lui, tornando a concentrarsi sul suo videogioco.
“Non dovresti essere in classe?” Gli chiese.
“Dovrei, ma il prof mi ha sbattuto dal preside, che a sua volta mi ha detto di restare qui fuori in punizione.” Spiegò brevemente lui “Tu che ci fai qui?”
“Ero dal preside.” Rispose lei.
Johnny spalancò gli occhi, fissandola “Oh dio, ti ho rovinata! Non credevo di essere contagioso…”
Faith, scuotendo la testa, rise “Ma no, tranquillo. Sono stata convocata solo perché il preside voleva chiedermi una cosa.”
“Quindi sei libera? Intendo, possiamo andare a farci un giro?” Propose lui, mettendo il cellulare nello zaino.
“In realtà no.” Rispose, mangiucchiandosi l’unghia del pollice “Il preside mi ha chiesto se potevo far fare un giro della scuola a Pier.”
“Perché a me nessuno ha fatto fare un tour della scuola?” Commentò Johnny.
“In realtà, nessuno di noi ha mai fatto un ‘tour’. Credo che sia perché, sai, per il fatto che il padre di Pier è una persona importante…” Alzò le spalle.
Johnny alzò gli occhi al cielo “Oh, certo. Mi domando perché non abbiano steso il tappeto rosso all’ingresso.”
“Dai, non essere acido…” rise Faith, dandogli una spinta con la spalla.
“Quindi, cosa farete? Tu e il preside lo porterete in giro per la scuola reggendo una lettiga sulle spalle?” La ignorò, voltandosi per richiudere la zip dello zaino.
Scuotendo la testa, sorrise divertita “No, non mi sembra che abbia accennato ad una lettiga. Anche perché, il preside ha sicuramente di meglio da fare che accogliere i nuovi studenti. Non ti pare?”
Johnny aggrottò le sopracciglia, dandole ancora le spalle “Cioè, siete solo tu e il principino?”
“Si, certo.” Annuì lei.
“Beh, sta’ attenta.” Si alzò, prendendo lo zaino, apatico.
Anche Faith si alzò, sistemando la gonna con le mani “Attenta a cosa?”
“Beh, per esempio evita il laboratorio di scienze o, peggio, lo stanzino delle bidelle.” Alzò le spalle, passando una mano tra i capelli.
“Ma che stai dicendo?” rise, interpretandola come una delle sue battute “Hai paura che mi salti addosso nel laboratorio di scienze?”
“Sei tu che sei troppo ingenua, come sempre.” Commentò lui, serio “Lo sanno tutti come vanno a finire queste cose…”
Faith incrociò le braccia al petto, inarcando le sopracciglia “E sentiamo, visto che sono una povera ingenua, come?”
“Con te e la tua migliore amica chiuse in bagno sperando che sull’affaretto bianco di plastica dove hai appena pisciato non compaiano due linee.” Ghignò, acido, avvicinandosi al suo viso.
“Tu sei matto!” Commentò Faith, scuotendo la testa, allontanandosi di un passo.
“Se ti avessero chiesto di restare da sola con me questo pomeriggio non avresti mai accettato.” Borbottò lui.
Faith aggrottò le sopracciglia “Beh, ma non sei tu che devo…”
“No, certo. Io non ho l’erre moscia e mio padre non è… oh, giusto, io neanche lo so chi è mio padre!” Commentò lui, inchiodandola con lo sguardo “No, hai ragione, non si possono fare paragoni.”
Faith rimase a bocca aperta, boccheggiando “Non intendevo questo.”
“Tranquilla, ci vuole altro per offendermi.” Scrollò le spalle, superandola “Au revoir.”
 


 

Johnny si alzò svogliatamente dal letto, maledicendo chiunque avesse suonato alla porta.
Quando aprì, però, si ritrovò a spalancare gli occhi, sorpreso “Bambolina, che ci fai…”
Si interruppe, abbassando lo sguardo per una veloce radiografia. Faith indossava una camicetta blu ed una gonna a balze rossa che non arrivava al ginocchio.
“Wow, come sei bella…” Commentò, tornando a guardarla.
Faith sorrise, arrossendo e si schiarì la gola “Volevo parlarti.”
“Parlare con me?” Ripeté lui.
Lei annuì, mordicchiandosi il labbro “Volevo… scusarmi.”
“Scusarti?” ripeté di nuovo.
“Non mi fai entrare?” Commentò lei, stringendosi nelle spalle.
“Oh, sì, scusa. Vieni, entra.” Si scostò, per farla passare e richiuse la porta alle loro spalle “Di qua.”
La portò nella stanza infondo al minuscolo corridoio, la sua camera.
“Non è esattamente come la tua di casa.” Si scusò Johnny, sedendosi sul letto, sfatto “E poi, ci vivo io, quindi…”
Faith sorrise, scuotendo la testa “E’ carina, invece. Mi piacciono tutti i disegni appesi alle pareti. Mia madre mi fa usare solo la bacheca, in tutta la stanza…”
“Ti offrirei qualcosa, ma credo che in frigo ci sia solo acqua, birra e Sprite, quindi…” Si schiarì la gola, sistemandosi nervoso sul letto.
“Non importa, tranquillo.” Rispose lei, sedendosi affianco a lui.
Aggrottò le sopracciglia, voltandosi verso di lei “A proposito, come…”
“Me l’ha detto Hayley.” Rispose lei.
Annuendo, la guardò mentre dava un occhiata in giro, notando subito la ruga d’espressione che si era formata tra le sopracciglia, ad indicare che qualcosa la turbava. Le accarezzò i capelli, catturando di nuovo la sua attenzione “Che succede, Faith?”
“Mia madre ha visto i capelli.” Parlò lei, voltandosi appena.
“Oh.” Si limitò a dire lui, passandosi una ciocca tra le dita “Quanto era incazzata da uno a dieci?”
“Parecchio.” Rise lei, probabilmente immaginando la scenata della mamma nella sua mente.
Poi, si schiarì la gola e tornò a farsi seria “Ma non è questo che volevo dirti.”
“Ok, allora dimmi quello che volevi dirmi.” Annuì lui, attento.
“Io, ho pensato tutto il pomeriggio a quello che mi hai detto oggi, ci stavo malissimo. Ti giuro, Johnny, che io non volevo insinuare nulla…” Cominciò, guardandolo con quegli occhioni scuri supplichevoli.
“No, no, aspetta!” La fermò, alzando una mano “Io ti ho trattata malissimo, sono stato incazzoso e ti ho risposto scontroso per tutto il giorno… e tu ti vieni a scusare?”
“E’ solo che, non capisco cosa ti ho fatto.” Confessò lei, abbassando il viso.
“Bambolina, tu non c’entri niente.” Le si avvicinò, prendendole il viso tra le mani. Piegò il volto e posò le labbra sulle sue, accarezzandogliele piano “Sono io che dovrei scusarmi. Ero di cattivo umore, lo ammetto, non avrei dovuto prendermela con te.”
“Allora non sei arrabbiato con me.” Sorrise appena lei, sollevata.
“Bambolina, potrei mai essere arrabbiato con te?” Rise lui, scuotendo la testa.
Faith si sporse verso di lui, allacciandogli le braccia al collo “Ti voglio bene, Johnny.”
Lui sorrise, stringendola a sé “Anch’io ti voglio bene, bambolina.”
Posando le dita sul suo mento, le alzò il viso, sorridendole e poi chinò il suo, facendo incontrare le loro labbra. Con la mano dietro la sua schiena, l’avvicinò di più a sé, fino a farla sedere a cavalcioni sulle sue gambe. Lei, dal canto suo, non poté far altro che passargli le mani tra i capelli, schiacciandosi contro il suo petto.
“Jo- oh!” Si interruppe la donna sulla soglia della porta, schiarendosi la gola.
I due si separarono, voltandosi verso di lei.
“Ciao ma’.” La salutò con un cenno lui.
Faith capì subito che fosse molto più giovane di sua madre. Con i capelli scuri ricci e gli occhi scuri, da cui sicuramente Johnny non aveva ripreso i suoi.
 “Scusa, non sapevo che avessi visite.” Sorrise la donna, divertita e imbarazzata.
Mai quanto Faith che, arrossendo, bisbigliò un “Buonasera, signora Del Roy.”
“Volete che vi porti qualcosa per merenda?” propose.
“Non abbiamo dieci anni, ma’!” Sbuffò Johnny, senza accennare a lasciare andare Faith, che invece avrebbe preferito nascondersi sotto il letto “E sono quasi le sette, forse dovresti preparare la cena.”
“Ah, a proposito, non ci sono stasera.” Si ricordò di avvisarlo la madre.
“Come sempre…” commentò lui, sottovoce.
Ma lei non lo sentì, sorridendo alla ragazza prima di andarsene “E’ stato un piacere conoscerti…”
“Faith.” La informò il figlio.
Annuendo, in un cenno di saluto, la donna si congedò, chiudendo la porta.
Come rimasero soli, Faith portò le mani a coprirsi il viso, scuotendo la testa frenetica “Che figuraccia! Chissà adesso che cosa penserà di me…“
“Ma dai, bambolina, cosa dovrebbe pensare?” rise lui.
“Ci ha trovati in camera tua mentre ci baciavamo…” Gli fece notare lei, alzando leggermente il viso.
“Sul mio letto, per di più.” Commentò Johnny, ghignando divertito.
“Grazie per avermelo fatto notare!” Ribatté lei, nascondendo di nuovo il viso tra le mani.
Johnny ridacchiò, cercando di prenderle le mani “Le sarà bastato vederti arrossire e balbettare, per capire che tra me e te non sei tu la depravata.”
La sentì ridacchiare e ne approfittò per allontanarle le mani dal viso, dandole un bacio sul naso “Non sarebbe comunque la persona più indicata per esprimere giudizi sulle persone…”
“Che intendi?” Gli chiese, alzando un sopracciglio.
“Niente, lascia stare.” Alzò le spalle, stendendosi sul materasso, le mani dietro la nuca.
“Johnny?” lo richiamò lei. Si stese su un fianco affianco a lui, scuotendogli leggermente la spalla per fargli riaprire gli occhi “Io ti parlo sempre dei miei problemi, anche con la mia famiglia, perché so che tu puoi aiutarmi. Vorrei che tu ti sentissi libero di fare lo stesso con me.”
“Ma non è niente, era solo una battuta infelice. Dimenticala.” Scansò la frase, con un gesto della mano in aria. Si voltò con il viso verso di lei e posò una mano sulla sua gamba, accarezzandole la coscia “Come mai così bella stasera?”
“Mia madre ha invitato i vicini a cena.” Rispose lei, irrigidendosi.
Johnny ghignò, soddisfatto, alzando la mano fin sotto la gonna “Allora, non era per me…”
“No, mi dispiace!” commentò lei, scacciando la mano con stizza “E non cambiare…”
“Non farai tardi alla cena?” la interruppe.
“Non cambiare discorso.” Lo ignorò, puntandogli il dito contro “Non vuoi proprio parlarne con me?”
Johnny sospirò, tornando a guardare il soffitto. Si passò una mano tra i capelli “Mia madre sta per perdere il lavoro. Dice che ultimamente sta più tempo a casa perché non c’è tanto da fare e il capo le da dei giorni di ferie, anche se in realtà so benissimo che l’ospedale sta risparmiando drasticamente sul personale. Mia madre, in fondo alla catena alimentare, è semplicemente stata mandata in cassa integrazione.”
“E’ per questo che sei nervoso, ultimamente?” Gli chiese, accarezzandogli i capelli.
Lui annuì “Più che altro, perché, qualche giorno fa, ho scoperto che la sera lavora come barista in un locale qui vicino. Non mi piace l’idea e infatti non è stata lei a dirmelo, l’ho scoperto solo perché il suo capo ha chiamato a casa.”
Faith annuì, continuando ad ascoltarlo “Le hai parlato?”
Johnny scosse la testa, voltandosi verso di lei “Dovrei essere io a trovare un lavoro, solo che non ho cercato in giro ieri e… niente!”
Pensandoci un po’ su, Faith propose “Se ti lasciassi il mio incarico di baby-sitter da Will?”
“No, bambolina, non devi preoccuparti.” Cercò di rifiutare.
“L’hai detto anche tu, per me è inutile, non mi servono soldi. Invece a te farebbero comodo e sono sicuro che la mamma ti pagherebbe anche bene. Potrei metterci una buona parola io, senza contare che suo figlio già ti adora.”
“Lo faresti davvero, bambolina?” le chiese, accarezzandole la guancia con le nocche della destra.
Faith annuì “Certo, Johnny. Però tu devi accettare.”
“Vieni qui.” Le sorrise, spingendola verso di sé per baciarla di nuovo.
 


 
 
“Siamo in ritardo?” le chiese lui, guardandola scendere dalla moto e sistemarsi in gran fretta.
“No, ma mia madre sarà furiosa lo stesso.” Rispose lei, aspettando che scendesse anche lui.
L’accompagnò fino al portone, poggiandosi con le spalle al muro affianco al citofono. Le cinse la vita con le braccia e l’avvicinò a sé “Allora, buona cena.”
“Buona noiosissima cena.” Lo corresse lei.
Johnny rise “Chi hai detto che sono gli invitati?”
“Dei vicini, non ho capito bene, sono uscita mentre ancora parlava.” Alzò le spalle.
“Mhm, mi stai diventando trasgressiva, bambolina?” Commentò lui, avvicinandosi per baciarla.
“Faith?”
Entrambi si voltarono, guardando i due signori e il ragazzo davanti al cancello della casa della ragazza.
Faith si allontanò di scatto da Johnny, pur non riconoscendo i due adulti. Ma, guardando meglio il ragazzo davanti a sé, riconobbe…
“Pier?” Chiese, sorpresa.
“Siamo in anticipo?” Parlò la donna dietro di lui, sua madre, presumibilmente.
Quindi erano loro gli ospiti? Ma certo, sua madre aveva accennato a dei nuovi vicini!
“No, no.” Si affrettò a rispondere, sorridendo cortese. Le si avvicinò, presentandosi prima a lei e poi a suo marito, salutando come si deve anche il suo nuovo compagno di classe.
“Oh, ciao Johnny.” Disse Pier, accorgendosi di lui solo in quel momento.
Johnny, preso in causa, si limitò ad alzare la mano in un cenno di saluto “’sera.”
Faith si voltò a guardarlo, mordicchiandosi il labbro senza sapere bene cosa dire.
“Beh, allora grazie… per le ripetizioni di matematica, Faith.” Improvvisò, tirandola fuori dai guai.
“Figurati, ci vediamo domani a scuola.” Lo assecondò, sorridendo forzatamente.
Johnny visualizzò mentalmente la scena in cui prendeva Faith tra le braccia e la baciava, come si erano baciati poco prima in camera sua, sbirciando l’espressione scioccata sulla faccia da pesce lesso del Re Sole…
Invece, si limitò a salutarla come un perfetto idiota con la mano, mentre entrava oltre il cancello della villa accompagnata da Pier.
Il cellulare, dalla tasca dei jeans, squillò, mentre ancora guardava le  quattro figure raggiungere l’entrata.
Rispose senza neanche controllare il nome sul display, sapendo che si trattava di Matt.
“Hei, bro!” sentì dall’altra parte.
“Sai quanto dura il mandato di un ambasciatore nel nostro paese?” gli chiese lui, guardando la porta della villa chiudersi, inghiottendo la sua bambolina.
“Che cosa? No…” Rispose Matt, confuso “Vuoi che cerchi su Google?”
“No, lascia perdere.” Alzò le spalle “Tanto già so che mi starà tra i coglioni per un bel po’…”


 

Ecco a voi, il nuovo personaggio... Pier!
(http://i42.tinypic.com/2ushmpz.jpg)

Molte di voi, nelle recensioni,
avevano intuito che si sarebbe trattato di un "terzo incomodo". 
Io credo che un po' di sana competizione tra lui e Johnny non possa nuocere,
non pensate anche voi?
E poi, posso assicurarvi che, nel prossimo capitolo,
tra Johnny e la sua gelosia,
ci sarà da ridere

A proposito di recensioni!
Nell'ultimo capitolo siamo arrivati a quota...
11!?!
Undici recensioni, grazie mille! :')

Un bacio anche a tutti i lettori silenziosi,
a chi ha aggiunto tra i preferiti, seguiti e ricordati.

AngelWithoutWings. 

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Capitolo 9
*** A lesson for Johnny: Jealousy ***




A lesson for Johnny: Jealousy

*Le parti in corsivo sono i pensieri di Johnny*

 

 
Johnny si passò una mano tra i capelli, schiarendosi la gola, per la terza volta da quando era sceso dall’autobus. Due minuti prima.
Si maledisse mentalmente, per la quarta e continuò a camminare, con un unico pensiero in testa.
Come sono finito in questa situazione?
 
 
 
 
Quella mattina, nel cortile della scuola, aveva visto Faith in compagnia del francese, come succedeva troppo spesso negli ultimi giorni.
Pestando la sigaretta a terra, si era diretto verso di loro.
“Oh sì, la fanno ogni anno.” Stava dicendo Faith “Dovresti andarci, ci si diverte.”
“Sì, beh… io in realtà mi stavo chiedendo se…” aveva balbettato Pier, grattandosi la nuca nervoso “Se ti andasse di venire. Di venire alla fiera. Con me, intendo.”
“Oh.” Era riuscita a rispondere lei “Io…”
“Certo, con immenso piacere!” era piombato così Johnny, poggiando il gomito sulla spalla di Pier come se fossero amici di vecchia data “Io e Faith ci andiamo sempre, non è vero? Sarà divertente andarci tutti insieme.
Pier, alzando un sopracciglio, lo avevo guardato confuso, probabilmente insultandolo nella sua lingua mentalmente, ma si era limitato a rimanere in silenzio poiché Faith, aveva accettato la proposta.
“Perché no, sarà divertente!” Aveva detto, alzando le spalle, sorridendo “Ora dobbiamo tornare in classe, però. Ci mettiamo d’accordo all’uscita per oggi pomeriggio?”
“Sì, d’accordo.” Le aveva sorriso Pier.
Johnny gli aveva dato una pacca sulla spalla, trattenendo un ghigno soddisfatto “A stasera!”
Pier aveva sbuffato, guardando Faith allontanarsi e Johnny seguirla.
Poteva accontentarsi, per la prima uscita. In fondo, aveva comunque accettato.
 
 
 
Quest’ultimo, svoltò all’angolo contemporaneamente a Johnny, poco lontano da casa di Faith.
“Oh, ciao Johnny!” Gli sorrise, cortese.
L’altro, imitando un sorriso di circostanza, lo salutò con un cenno del capo e allungò il passo.
Pier, dal canto suo, per non rimanere indietro, allungò il passo a sua volta.
Trovandoselo di nuovo spalla a spalla, Johnny accelerò.
Pier, confuso, lo imitò, non limitandosi a mettersi al passo, ma lo superò.
Mordicchiandosi le labbra nervoso, Johnny fece lo stesso, recuperando.
Per la terza volta, Pier lo superò.
Il suo sorpasso fu seguito da quello di Johnny che, praticamente, stava correndo.
Di mettersi a correre e arrivare davanti a Faith con il fiatone a Pier proprio non andava, perciò lo lasciò ‘vincere’.
Accortosi della sua resa, Johnny cacciò la lingua fra i denti, ridacchiando soddisfatto. Si voltò appena per guardare il suo rivale sconfitto e fu proprio quello il suo errore.
Davanti all’angolo per la strada di Faith, ci sono le strisce pedonali. E prima delle strisce pedonali, ci sono i paletti bassi per segnalare la pedana per le carrozzelle.
Peccato che Johnny fosse distratto e non si accorse della loro presenza, quando li incontrò.
Si ritrovò così a prenderne uno in pieno, lanciando un’imprecazione in aria, le mani a coprire il punto leso “I gioielli!”
Pier gli si avvicinò, chiedendogli se stesse bene, ma lui lo scacciò con la mano, senza degnarlo di uno sguardo, troppo concentrato sul dolore lancinante all’altezza del cavallo dei pantaloni.
Quello, respinto, alzò le spalle e svoltò l’angolo, arrivando per primo a casa di Faith.
 
Pier 1 – Johnny 0
 
Quando Johnny si rimise in sesto, qualche minuto dopo, svoltò quel maledettissimo angolo ed entrò nella via dove abitava Faith.
La sottoscritta era davanti al cancello di casa sua, intenta a chiacchierare con Pier, p
oggiato al muro affianco al citofono.
Pure il posto sul muro mi vuole fregare, ‘sto stronzo, Pensò Johnny, sbuffando mentre avanzava.
Accorgendosi di lui, Faith posò le mani sui fianchi, imitando un tono di voce severo, tradito da una risata “Del Roy, sempre in ritardo!”
Non ti ci mettere anche tu, bambolina.
“Ho avuto un contrattempo.” Scrollò le spalle, avvicinandosi per darle un bacio sulla guancia.
Data la vicinanza, le scostò una ciocca di capelli dal viso e ammiccò “Sei molto carina oggi.”
Faith arrossì, raggiungendo la stessa tonalità dei capelli “Grazie.”
“Concordo.” Si intromise Pier, sorridendole.
Lei gli sorrise, in ringraziamento.
Visto? A me ha detto grazie. A te no, pensò Johnny, guardandolo con aria di superiorità.
 
Pier 1 – Johnny 1
 
Faith si sentiva un po’ a disagio.
Forse perché in diciotto anni di vita, di ragazzi non ne aveva vista neanche l’ombra e ora si ritrovava a camminare in mezzo a Johnny e Pier, senza saper bene con chi dei due essere d’accordo.
Perché di questo si trattava, dare ragione a uno o all’altro.
Qualsiasi argomento Faith si sforzasse di tirar fuori, loro si trovavano in disaccordo.
“Ho ragione Faith?”
“Dico bene Faith?”
“Lo pensi anche tu, vero Faith?”
Sbuffando, Faith portò le mani alle tempie, massaggiandole per evitare un’emicrania.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio…
Quando arrivarono alla fiera, concordarono per la prima volta su qualcosa.
“Dove vuoi andare prima?” chiesero con un coro unanime.
Entrambi poi si guardarono, incenerendosi con gli occhi.
“Non lo so, ci sono talmente tante giostre…” Rifletté Faith, guardandosi intorno, gli occhi che brillavano come se fosse una bambina “Iniziamo da lì?”
 
 
 
 
 
Mentre erano in fila per una di quelle giostre, Pier, starnutendo ripetutamente, prese un fazzoletto dalla tasca dei jeans.
Johnny, cingendo le spalle di Faith, l’allontanò leggermente.
“Non stargli troppo vicina. Potrebbe avere la rabbia, o qualcosa del genere…” Le spiegò, bisbigliando.
“Ma che stai dicendo?” Aggrottò le sopracciglia, parlando anche lei a bassa voce.
Arrivati all’entrata per le montagne russe, scoprirono che ogni vagoncino rosso… aveva solo due posti.
“Chi si mette dietro?” chiese Pier.
Johnny afferrò la mano di Faith e lo superò, dandogli una spallata “Grazie per esserti offerto!”
“Ma… io, veramente…” si ritrovò a balbettare.
“Possiamo fare a giro, ad ogni giostra cambiamo compagno!” Propose subito Faith, scostando il braccio dalla presa di Johnny.
“Sì, d’accordo.” Annuì Pier, prendendo posto dietro Johnny e Faith.
Lei gli sorrise, gentile, mentre Johnny allungava il braccio a cingerle le spalle.
“Non hai paura, bambolina, no?” lo sentì chiederle.
“Johnny, non ho dieci anni.” Replicò lei, alzando un sopracciglio.
“Oh, scusi, mia piccola donna intrepida!” La canzonò lui, alterando la voce.
Faith rise e lui l’avvicinò a sé tramite il braccio intorno alle spalle per lasciarle un altro bacio sulla guancia e sussurrarle qualcosa all’orecchio che la fece ridere di nuovo.
Si voltò appena verso Pier, che fingeva di essere occupato a guardare da un’altra parte.
 
Pier 1 – Johnny 2
 
“Ok, ora dove andiamo?” Chiese Faith, guardandosi in giro.
“Bambolina, fammi riprendere un attimo.” La fermò Johnny “Ho ancora lo stomaco sottosopra.”
“Chi è che doveva impressionarsi?” Lo schernì, incrociando le braccia al petto.
“Possiamo sederci su quella panchina.” Propose Pier, indicandola.
“Buona idea!” Annuì Johnny, tenendosi la pancia con le braccia.
Quando si sedettero, Pier si scusò per allontanarsi un momento.
“Tranquilla, sarà andato a pisciare, non scappa mica.” Parlò Johnny, reclinando il viso dietro lo schienale in acciaio della panchina.
“Non stavo guardando lui!” Rispose Faith, alzando le spalle “Posso chiederti una cosa?”
“Tutto quello che vuoi, bambolina.” Ammiccò lui, tornando a guardarla.
“Pier, non ti sta molto simpatico, vero?” Gli chiese.
Johnny sorrise, scuotendo la testa “No.”
“Però, potresti essere più carino con lui?” Continuò lei “Insomma, non conosce quasi nessuno…”
“E perché dovrebbe conoscere proprio me e te in tutta la città?” Replicò Johnny, sbuffando.
“Sii. Gentile.” Ripeté lei.
Alzando gli occhi al cielo, le si fece più vicino, passandosi una mano tra i capelli “E te? Che cosa ne pensi di Pier?”
“E’ simpatico.” Alzò le spalle Faith “Mi trovo bene in sua compagnia. E’ anche molto amichevole, a volte dolce.”
“Dolce?” ripeté Johnny, alzando un sopracciglio “Faith, quello ci sta solo…”
Pier si schiarì la gola, alle loro spalle, annunciando il suo ritorno. Si sedette affianco a Faith.
“Ora puoi dirci dove eri andato?” Gli chiese lei.
“Al cesso.” Bisbigliò Johnny, beccandosi una gomitata nel fianco da parte della ragazza.
“Ho visto un banchetto che le vendeva e ho pensato che potesse piacerti.” Disse, mostrando la mano che aveva tenuto nascosta dietro la schiena. Stretta, teneva il gambo di una rosa.
Voltandosi dall’altra parte, Johnny aprì la bocca, imitando il gesto di vomitare.
Il trucco più vecchio del mondo, non penserai che la mia bambolina…
“Oh, Pier, è un gesto così dolce!” Esclamò Faith, sorridendo, sorpresa “Non dovevi, grazie!”
Quando Johnny si voltò, fece giusto in tempo a vedere Faith avvicinarsi a Pier e lasciargli un bacio sulla guancia. Spalancando gli occhi, assistette alla scena, immobile.
No, aspetta! Sta usando i miei trucchetti con Napoleone!?!
Persino Faith sembrò rimanere per un attimo sorpresa dal suo gesto, ma mai quanto Pier, che sfoggiò un mega sorriso, tutto contento.
Johnny lo incenerì con gli occhi.
O fa da solo, o glielo levo io quel sorriso da ebete. A suon di schiaffi!
 
Pier 2 – Johnny 2
 
 
“Ora possiamo riprendere?” si alzò Faith, rossa in viso.
Johnny annuì, alzandosi, contemporaneamente a Pier.
Si diressero verso la casa degli orrori.
Arrivati davanti all’entrata, Pier e Faith si voltarono verso Johnny che, alzando le mani, prese posto nel vagoncino “Ho capito: io dietro.”
Per un amante dei film horror come Johnny, abituato a non morti e sangue finto, quella giostra sembrava quasi noiosa. All’inizio aveva trovato divertente il fatto che Faith urlasse ogni volta che vedeva qualcosa muoversi. Poi però, Pier aveva allungato il braccio intorno alle sue spalle e l’aveva attirata a sé, offrendogli il suo petto come rifugio dai fantasmi fantocci. Lei, dal canto suo, non aveva potuto che accettare, stringendosi a lui ogni volta che aveva paura.
A quel punto, il divertimento era finito e Johnny aveva cominciato a provare… fame.
Sì, fame.
Cos’altro poteva essere altrimenti quella strana sensazione che lo opprimeva alla bocca dello stomaco?
Terminato il giro, mentre scendevano, le sentì dire “Grazie Pier, senza di te sarei morta di spavento!”
Oh sì, Pier, meno male che esisti, se no dovremmo inventarti, Commentò Johnny, imitando una voce femminile nella sua mente.
Doveva ammettere, che il francese era stato furbo. Lui invece si era giocato la sua opportunità di sedersi vicino a Faith sulle montagne russe, quando era molto più spaventato di lei!
Perché non aveva pensato prima alla casa degli orrori!?!
 
Pier 3 – Johnny 2
 
 
“Mangiamo qualcosa?” Propose, battendo le mani “E’ da quando siamo arrivati che il profumo di hot dog mi tenta.”
Gli altri due annuirono, seguendolo verso il chiosco.
Pier fece per tirare fuori il portafogli, ma Johnny lo fermò “Pago io, ci mancherebbe. Ketchup o maionese?”
“Maionese.” Rispose Pier.
Annuì, voltandosi verso la ragazza “Ok, tu bambolina?”
“Faith è allergica all’uovo. Non può mangiare la maionese.” Rispose al suo posto Pier.
Johnny, aggrottando le sopracciglia, guardò prima uno, poi l’altra “Sei… E tu come lo sai?”
“L’ha detto sua madre a cena, l’altra sera.” Spiegò Pier, alzando le spalle.
“Oh, ok.” Rispose Johnny, passandosi una mano tra i capelli, voltandosi per ordinare.
 
Pier 4 – Johnny 2
 
Si sedettero su una panchina lì vicino, mangiando praticamente in silenzio.
Johnny ancora ripensava al fatto che il Re Sole sapesse che Faith era allergica all’uovo e lui no.
E più mangiava – e più ci pensava – più sentiva di avere ancora più fame. Quel fastidio allo stomaco non ne voleva sapere di attenuarsi. Decise quindi di alzarsi per prendere un altro hot dog e placare quel buco allo stomaco.
Quando ritornò verso la panchina, Pier si era voltato verso Faith, indicandole l’angolo della bocca “Faith, sei… hai del ketchup…”
Affaccendandosi con il fazzoletto, Faith cercò di pulirsi, senza successo. Pier sorrise, prendendole il tovagliolino dalla mano. Le si avvicinò, sfiorandole l’angolo della bocca, per pulirla.
“Ecco fatto.” Disse, alzando gli occhi sui suoi.
Faith era la prima volta che faceva davvero caso ai suoi occhi, a quanto fossero verdi.
Al pensiero di averlo così vicino, arrossì.
Visto che hai tutta questa praticità con i tovaglioli, perché non te ne ficchi uno su per…
Neanche avesse parlato ad alta voce, Faith lo interruppe, richiamandolo “Johnny?”
Ti prego, dimmi che te ne vuoi andare, che non lo reggi più questo rompipalle, che devo mandarlo via per passare il pomeriggio solo io e te, bambolina…
“Dimmi.” Le sorrise.
“Mi passi la bottiglietta d’acqua?”
 
Pier 5 – Johnny 2
 
 
 
 
 
“Tra poco più di un’ora devo tornare a casa.” Sospirò Faith.
“Facciamo un ultimo giro.” Le sorrise Pier “Dove vorresti andare?”
Faith alzò le spalle, indecisa, continuando a camminare. Si voltò verso Johnny, che da un po’ se ne stava dietro, silenzioso.
Silenzioso fuori, perché la sua mente era parecchio rumorosa, in realtà!
“Johnny, tu dove vuoi andare?” gli chiese, fermandosi per aspettarlo.
“Scegli tu, è uguale.” Rispose, infilando le mani in tasca.
Essendosi fermati davanti al tiro al bersaglio, Pier propose a Johnny una partita.
A sentir odore di sfida, Johnny sollevò la testa, ghignando “Perché no?”
Ad entrambi venne data una pistola spara palline e si prepararono a colpire il bersaglio.
“Ho vinto!” esclamò Pier, alzando un braccio, alla fine della partita.
 
Pier 6 – Johnny 2
 
“Quale premio vuoi? Puoi scegliere tra questi.” Disse il proprietario della giostra, indicando uno degli scaffali.
“Ehm… Faith, dovresti scegliere…” La chiamò, ma Johnny lo interruppe.
“Facciamone un’altra.” Disse, impugnando di nuovo la pistola.
Ma purtroppo per lui, vinse di nuovo Pier.
 
Pier 7 – Johnny 2
 
“Voglio la rivincita!”
 
Pier 8 – Johnny 2
 
“Riproviamo!”
 
Pier 9 – Johnny 2
 
“Johnny, andiamo?” Sbuffò Faith, pregandolo.
“Aspetta, bambolina.” La zittì lui, prendendo la mira “Questa è la volta buona che… ah, cazzo!”
 
Pier 10 – Johnny 2
 
“Allora, facendo il conto… in base ai punti…” il signore dietro il bancone si aggirò tra i premi, prendendo un enorme orsacchiotto di peluche “Questo è tuo!”
“E’ suo.” Lo corresse Pier, dandolo a Faith.
Sorridendo, lo prese tra le braccia “E’ enorme!”
“Non ti piace?” le chiese subito lui.
“Scherzi? E’ così carino!” Rise Faith, abbracciando il suo orsacchiotto.
“Beh, ora possiamo anche riaccompagnarti a casa, no?” Propose Pier.
Faith annuì, seguendolo.
“Oh, ce n’è uno anche per te!” Disse lo stesso signore, fermando Johnny “Hai fatto dei punti anche tu. Ecco!”
Johnny sorrise, guardando la ranocchietta di peluche, minuscola in confronto all’orsacchiotto che aveva vinto Pier. Ringraziò, infilandola nella tasca del giacchetto.
 
 
 
 
“Sei stata bene?” le chiese Pier, davanti al cancello di casa sua.
Faith annuì, sorridendo “Certo! Voi?”
“Benissimo.” Le sorrise, annuendo, il francese.
“Johnny?” Si voltò verso di lui.
Una merda.
“Bene.” Rispose, imitando un sorriso.
“Ci vediamo lunedì a scuola?” Disse Pier, schiarendosi la gola.
“Sì, a lunedì.” Annuì Faith.
Le si avvicinò, sotto lo sguardo vigile di Johnny alle sue spalle, baciandole le guance.
Salutando anche Johnny, con un sorriso e un cenno della mano, se ne andò.
“Come mai così silenzioso oggi?” Parlò Faith, riottenendo l’attenzione di Johnny.
“Non volevo interrompere i vostri discorsi interessanti.” Borbottò lui “Avrete così tante cose in comune…”
Faith aggrottò le sopracciglia “Ma che stai dicendo?”
“Niente, lascia stare.” Tagliò corto, lasciando l’appiglio della parete alla quale era appoggiato “Ci vediamo a scuola.”
“Aspetta!” Lo fermò, afferrandogli il braccio “Sicuro che… e quello cos’è?”
Johnny, seguendo il suo sguardo, tirò fuori dalla tasca la ranocchietta di peluche. Alzando le spalle, gliela mostrò “E’ solo uno stupido peluche che ho vinto al tiro al bersaglio.”
“E’ così carina!” Sorrise lei, avvicinandosi per guardarla.
“Ti piace?” le chiese, alzando un sopracciglio “Ha anche un occhio storto. Credevo che non ti sarebbe piaciuta…”
Faith gli sorrise “Invece mi piace.”
“Se la vuoi, è tua.” Gliela porse.
Afferrandola, la strinse al petto “Posso anche aggiustarle l’occhietto. Basteranno ago e filo.”
“So che sarà in buone mani.” Ammiccò lui.
“Domani sera tu e gli altri uscite?” Gli chiese, arrossendo “Cioè, non che voglia autoinvitarmi, chiaro…”
Johnny sorrise, passandosi una mano tra i capelli “Io non posso. Domani sera inizio a lavorare come baby-sitter da Will.”
“Allora la sinora Jordan ti ha chiamato!” Esclamò lei “In bocca al lupo, allora.”
“Crepi il lupo.” Le sorrise, ammiccando “Ora dovresti andare, i tuoi ti staranno aspettando per la cena.”
“A lunedì.” Gli sorrise, mordicchiandosi il labbro in attesa del loro classico bacio d’arrivederci.
Bacio che non arrivò mai alle labbra di Faith, ma si fermò sulla sua guancia.
“A lunedì.” Sussurrò lui, indugiando qualche secondo di troppo sulla pelle morbida e profumata del suo viso, prima di allontanarsi e voltarle le spalle.
 
 
 
 
“Allora, com’è andato il menage a trois?” gli chiese Matt al telefono, quella sera.
“Una merda, come può essere andato?”  commentò Johnny “E non chiamarlo ‘menage a trois’ che mi fa impressione!”
Il cellulare distorse il suono della risata di Matt dall’altro capo, prima che si schiarisse la gola, tornando serio “Che hai fatto?”
“Cosa non ho fatto, vorrai dire.” Lo corresse l’altro, seccato “O cosa non sono. O cosa ha fatto il Re Sole che io non ho fatto. O cosa… ”
“Ok, ok, credo di aver capito!” Lo interruppe “Che cosa ha fatto il francese?”
“Lui… lui mi ha stracciato. Cioè, mi ha stracciato proprio alla grande!” Sorrise amaramente Johnny, passandosi una mano tra i capelli.
“In che senso?” Gli chiese Matt.
“Nel senso che se fossi Faith non ci penserei due volte a correre tra le braccia di Pier, invece che perdere tempo con un coglione come me.” Rispose Johnny, fissando il soffitto della sua stanza.
“Ma che minchiate stai dicendo?” esclamò Matt.
“Tu non l’hai visto oggi. Cazzo, se sfoderava un’altra delle sue mosse mi innamoravo pure io di lui!”
“Meglio dei tuoi trucchi?” Insistette Matt, scuotendo la testa “Non ci credo!”
“Credici, invece.” Ribatté l’altro “Lui è uno di quelli che regalano rose, che sorride sempre, che ogni volta che apre bocca dice la cosa giusta e poi è disgustosamente romantico e dolce da diabete…”
“Un rivale della peggior specie, insomma.” Ricapitolò Matt “Beh, ma tu sei Johnny Del Roy, santissimi numi! Mica lascerai che quel finocchio con l’erre moscia ti porti via Faith, vero?”
“Le farei un favore.” Commentò sprezzante Johnny “Insomma, conosci Faith, lui sarebbe perfetto per lei! A quest’ora se lo starà immaginando come una specie di incarnazione del principe azzurro!”
“Va be’, allora che intendi fare?” Tagliò corto Matt.
“Che vuoi che faccia?” Sospirò Johnny “Mi sa che è meglio se mi faccio da parte.”
 
 
 
 
 
“Un tipo romantico, insomma…” Ammiccò Hayley, portando la cannuccia del frappé alle labbra.
Faith, dall’altro lato del tavolino del bar del centro commerciale, sorrise, arrossendo “Sì, è stato molto dolce ieri.”
“Qui gatta ci cova, cara.” Continuò l’altra “Lasciatelo dire da una che ha naso per queste cose: il francesino è cotto a puntino!”
Faith inarcò le sopracciglia, rischiando di strozzarsi con il suo di frappé “Di me?”
“Mais oui!” Rise Hayley, alzando le spalle “E dal modo in cui arrossisci e dal fatto che hai rischiato di morire soffocata, devo forse dedurre che le sue avances non ti lasciano indifferente?”
“Beh, mi lusingano…” Ammise Faith, abbassando il viso sul cucchiaino che faceva girare nel bicchiere “Ma credo che possa anche smettere…”
“Perché dovrebbe?” Chiese Hayley, aggrottando le sopracciglia.
“Beh, perché non credo che riuscirebbe a farmi cambiare idea.” Alzò le spalle Faith, ancora con lo sguardo basso.
“Quale idea?” Insistette l’altra.
“Ma non avevi naso per certe cose?” Ridacchiò imbarazzata Faith.
“Oh santissimi numi, quali cose!?!” Si spazientì Hayley, incrociando le braccia al petto.
“Beh, la verità è che io…” Si mordicchiò il labbro Faith, alzando lo sguardo “A me piace Johnny.”
Hayley si limitò a spalancare gli occhi, sorridendo, felicemente sorpresa.
Faith annuì, nascondendo una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Parecchio.”
 
 

  Stavolta sono stata puntuale, visto?
Ma, immagino che non vi interessi parlare di me e dei miei ritardi,
quanto di questo capitolooooo!

Ora, per tutte quelle che hanno provato istinti omicidi verso la sottoscritta
leggendo il punteggio di Pier,
POSSO SPIEGARVI!

L'idea di contare il punteggio, aveva uno scopo ben preciso.
Sarebbe quello di far vedere che,
nonostante Pier sia stato dolce e abbia ottenuto 10 punti,
Johnny rimane comunque il preferito della nostra protagonista.

Faith, infatti,
FINALMENTE
ammette di provare qualcosa per Johnny!

E proprio quando lei si fa avanti lui che fa!?!
Si vuole tirare indietro?

Se ancora state pensando ad un linciaggio,
ho preparato una  foto di Johnny con cui farmi perdonare!
Muahahaha!
http://i43.tinypic.com/34xq3cl.jpg

Infine, come sempre, i ringraziamenti.
E stavolta, vi ringrazio ancora di più
perché, non so se ve ne rendete conto, ma 
allo scorso capitolo siamo arrivati a 14 recensioni!
E sapete quante persone hanno letto la storia?

2248!

Vi amo, ognuno di voi!


AngelWithoutWings.

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Capitolo 10
*** Lesson Seven: Sexy and Scratching like a Tiger ***




Lesson Seven: Sexy and Scratching like a Tiger
 
“Qua dobbiamo fare qualcosa.” Disse Hayley, sgranocchiando una patatina “Se non ci pensiamo noi…”
“Ma non saranno cose loro?” Ribatté Matt, sorseggiando la sua lattina di Coca-Cola “Non dovremmo impicciarci.”
“Lo vedi?” Allargò le braccia “Tu non capisci una mazza! Noi non ci stiamo impicciando.”
Sbuffando, Matt spense la televisione, che tanto non riusciva a seguire con il chiacchiericcio della sua migliore amica affianco “Ah no?”
“Senti, è una settimana ormai che quell’altro mongoloide del tuo amichetto se ne sta in isolamento.” Gli ricordò lei “Ed è una settimana che Faith mi chiama e mi chiede che cos’ha. Abbiamo aspettato anche troppo!”
Matt si voltò a guardarla, posando il braccio sullo schienale del divano “Immagino che tu abbia già un piano.”
“Ovvio che ce l’ho!” Ammiccò lei “La chiameremo ‘Operazione Cupido’.”
“Oh signore…” Commentò lui, nascondendo la testa con le mani.
“Matt, attenzione! Prestami attenzione, su!” Rise lei, cercando di fargli allontanare le mani dal viso “Matt!”
Sbuffando, Matt lasciò la presa “Ok, ti… ahi!”
“Minchia, hai la capoccia dura, eh?” Ridacchiò lei, massaggiandosi la fronte su cui aveva appena sbattuto.
“Beh, anche tu non scherzi.” Ribatté lui, alzando lo sguardo.
Ritrovandosi il viso di Hayley a pochi centimetri dal suo, inarcò le sopracciglia, sorpreso, puntando gli occhi in quelli chiari di lei.
“Ehm… di che…” balbettò lei, fissandolo di rimando “Di cosa stavamo parlando?”
“Di Faith e Johnny.” Le ricordò, tornando a posare il braccio sullo schienale del divano.
Hayley fece lo stesso e le loro mani si sfiorarono. Sussultarono entrambi e lei si voltò, guardando le dita di Matt sfiorare le sue piccole.
“Oh, giusto.” Si schiarì la gola, tornando a guardarlo in viso “Dicevo, quei due sono cotti l’uno dell’atra.”
“Cotti.” Annuì Matt, lo sguardo inchiodato al suo.
Rimasero entrambi in silenzio, semplicemente guardandosi.
Fu la vibrazione del cellulare di Hayley, sul tavolino di fronte al divano a rompere la strana atmosfera che si era creata.
La proprietaria si voltò di scatto, afferrando il telefono “Sì? Ok, sto arrivando…”
Alzandosi, si sistemò la maglietta, prendendo la sua borsa da terra “Era mia madre, il piccolo Sam sta facendo i capricci, devo andare.”
“O- ok.” Si riprese Matt, alzandosi “Beh, allora per la questione ‘Operazione Cupido’ che cosa facciamo?”
“Ti chiamo domani, va bene?” Propose, infilandosi il giacchetto.
“Ok, a domani.” Annuì lui, accompagnandola alla porta.
Si sporse verso destra per baciarle la guancia e lei fece lo stesso.
Si fermarono, scusandosi con un sorrisetto impacciato ed entrambi si spostarono a sinistra.
Rimasero imbambolati, decidendo da che parte baciarsi, poi Matt posò una mano sulla sua spalla “Allora, ciao Lyn!”
“Ciao, Matt!” Abbozzò un sorriso, alzando la mano.
Si voltò ed uscì, in fretta.
 
 
 
 
“Non sono mai andata in palestra con un’amica.” Le disse Hayley, allacciandosi le Nike.
“No, neanche io.” Alzò le spalle Faith, guardandosi intorno negli spogliatoi deserti “E’ da molto che fai aerobica?”
“Mai provato in vita mia!” Confessò l’altra, alzandosi.
Faith alzò un sopracciglio “Oh. Come mai così tanta voglia di cominciare proprio ora?”
“Beh, sai, per la prova costume…” Tagliò corto Lyn, gesticolando “Op, op! Non vorremo fare in ritardo alla nostra prima lezione!”
“Non dovremmo passare…” Provò a dire Faith.
“No, no, tranquilla! Di qua facciamo prima!” La interruppe Hayley, afferrandole il braccio.
La trascinò per il corridoio, nella direzione opposta rispetto a ciò che dicevano le indicazioni per la sala di aerobica, fino a ritrovarsi nella sala dove si tenevano gli allenamenti di pugilato.
“Te l’avevo detto che era dall’altra parte.” Commentò Faith.
“Oh, che strano…” recitò Lyn “E io che ero… oh! Ma guarda un po’! Quello non è Johnny?”
Faith alzò subito lo sguardo, seguendo la direzione che Lyn le indicava.
Lo vide subito, era davanti ad un sacco nero che prendeva a pugni, poco lontano da loro. E, subito, sentì il sangue affluire velocemente sulle sue guance, costringendola ad abbassare lo sguardo.
“Coincidenza, eh?” Alzò un sopracciglio, rivolgendosi alla sua amica.
Con una faccia angelica da Oscar, Hayley si limitò ad alzare le spalle, scuotendo la testa.
“Beh, già che siamo qui…” Si schiarì la gola, fingendo di guardarsi le doppie punte “Potresti andare a parlargli.”
“No.” Rispose subito Faith, scuotendo la testa.
“Perché!?!” Esclamò Hayley, forse con un po’ troppa enfasi.
Alcuni atleti nella sala si voltarono verso di loro. Johnny compreso.
Posando i guantoni, le raggiunse, asciugandosi il viso con l’asciugamano che teneva intorno al collo.
Le guardò entrambe, alzando un sopracciglio “Voi due che ci fate qui?”
“Ce ne stavamo andando.” Si affrettò a rispondere Faith, in imbarazzo.
Hayley fu più veloce, però e le rifilò una gomitata “Eravamo venute a vederti!”
“Come facevi a sapere gli orari dei miei allenamenti?” le chiese, incrociano le braccia al petto.
“Me l’ha detto Matt.” Alzò le spalle, con ovvietà “Oh, parlando di lui! Mi sono ricordata che devo chiamarlo per dirgli una cosa importantissima! Vado fuori.”
“Ti acco…” Provò ad offrirsi Faith.
“Oh no, no, tranquilla.” Le sorrise Hayley, alzando la mano per fermarla “Aspettami qui! Johnny ti farà compagnia, non è vero?”
“Io avrei altro da fare…” Borbottò lui.
“Grazie Johnny!” Lo interruppe Hayley, alzando i pollici.
Con un sorriso a trentadue denti lasciò la sala, richiudendosi la porta blu alle spalle.
Faith la guardò finché questa non sbatté, poi si girò, intrecciando le mani dietro la schiena, nervosa.
Johnny le aveva già voltato le spalle, incamminandosi verso il sacco da box, che sembrava meritare la sua attenzione molto più di lei.
Sospirando, si chiese se dovesse seguirlo o se fosse meglio tornare da Hayley.
“Non tornerà molto presto.” La risvegliò Johnny, voltando il viso “Hayley, dico.”
“Oh.” Si schiarì la gola, camminando indecisa verso di lui “Cosa… come fai a dirlo?”
Lui alzò le spalle, infilando i guantoni “Supposizioni.”
Faith annuì, mordicchiandosi il labbro nervosa “Così… fai pugilato.”
“Già, così sembra.” Commentò lui, ghignando divertito.
“Forte.” Bisbigliò lei, stringendosi nelle spalle.
Johnny fece per colpire il sacco, ma poi si fermò, sbuffando.
Si voltò verso di lei, andandole incontro finché i loro nasi non distarono pochi centimetri “Perché sei qui?”
Faith spalancò gli occhi, trovandosi quelli di ghiaccio del ragazzo così vicini “Io... io dovevo andare con Hayley ad aerobica… ma lei…”
“Beh, posso dirti per certo che Lyn non è alla lezione di aerobica.” Ghignò lui, passandosi una mano tra i capelli umidi “Perciò forse è meglio se torni a casa. Non credo che qui troverai niente che ti interessa…”
Fece per voltarsi, ma Faith rispose, risoluta “No!”
Tornò a guardarla, inarcando un sopracciglio “Vuoi restare?”
Faith annuì, meno convinta.
“Da quando ti interessa il pugilato? ” Insistette.
“Io…” balbettò “E’… figo.”
“Figo. Tu pensi che il pugilato sia figo?” Johnny ridacchiò, passandosi la lingua sulle labbra.
“Dai, non ridere…” Abbassò il viso Faith, mordicchiandosi il labbro.
Johnny le si avvicinò, accarezzandole il braccio destro e si chinò a sussurrarle all’orecchio “Vuoi che ti insegni qualche mossa?”
Essere cacciata o restare con lui?
“D’accordo.” Decise Faith, sorridendo timida.
Ghignando, Johnny le prese la mano e le indicò con il capo di seguirlo verso il fondo della sala, dove c’era il ring. L’aiutò a salire ed entrare, seguendola.
“Prendi questi.” Le diede i suoi guantoni, andando a prenderne un paio che qualcuno aveva abbandonato lì.
“Non… non vuoi picchiarmi, vero?” Si accertò lei, guardandolo mettersi davanti a lei.
Johnny, mettendo la lingua tra i denti, ridacchiò, scuotendo la testa “Certo che no, bambolina! Come ti salta in mente?”
“Non lo so, considerando che non mi parli più…” si rattristò, abbassando lo sguardo “Pensavo fossi arrabbiato con me.”
“Bambolina, io non sono arrabbiato con te.” Le sorrise.
Aggrottando le sopracciglia, lo guardò cercare qualcosa vicino ad una borsa “Allora perché?”
“Ora pensa ad allenarti, va bene?” Tagliò corto lui “Ti va ancora di farlo?”
Lei annuì, alzando le spalle “Devo considerarla una delle nostre lezioni?”
“Certo! Voglio fare di te una donna sexy e aggressiva come una tigre.” Ammiccò lui.
Vedendola arrossire, non riuscì a nascondere il suo ghigno spavaldo “Cominciamo?”
Faith annuì, sorridendogli “Che devo fare?”
Johnny indossò quelli che sembravano dei bersagli alle mani, alzandole “E’ semplice, devi solo dare un cazzotto qui e poi qui. Credi di farcela?”
“Certo che ce la faccio!” Si stizzì Faith.
“Così ti voglio, bambolina!” Ridacchiò lui, mettendosi in posizione.
“Come una tigre.” Le ricordò, ammiccando.
 
“Dai, più forte!”
 
“E’ tutto qui quello che sai fare?”
 
“Questo lo chiami essere aggressivi?”
 
“Non puoi sempre startene nel tuo guscio, prima o poi dovrai affrontare un problema.” Continuò ad incitarla Johnny.
“Facendo a pugni?” Commentò Faith, ansimando per lo sforzo.
“Facendoti valere.” La corresse lui, serio.
Le lasciò il tempo di bere e riprendere fiato, poi tornò in posizione e lei tornò a colpire i bersagli sulle sue mani.
“Essere belle, mangiare Haribo dopo aver fumato una sigaretta non farà di te una donna.” Riprese “Se posso aiutarti anche in questo, voglio che tu sappia sempre tenere la testa alta. Che ti faccia rispettare e che ti incazzi quando qualcosa non va. Chiaro?”
“Chiaro.” Annuì lei, tirando di destro.
“E poi, perché no, se un ragazzo ti facesse mai soffrire, tiragli un bel cazzotto.” Ghignò Johnny, immaginando la sua bambolina colpire Pier “Concentra tutta la rabbia sui tuoi pugni e poi colpiscilo, lascia che capisca che grandissimo stronzo è stato. Lascia che sappia quanto ci sei stata male, ma lascia che capisca anche che a te non va bene, che non vuoi più stare male per un coglione come… ”
Con un verso gutturale che neanche Faith capì da dove fosse uscito, tirò un colpo con il destro più forte degli altri, colpendo con tutta la rabbia che aveva in corpo… Johnny.
Questo, sorpreso, finì per il contraccolpo a terra “Ma che cazzo!?!”
“Oddio!” Esclamò Faith, portandosi le mani alla bocca.
Si buttò sulle ginocchia, affianco a lui e si levò i guantoni “Johnny, mi dispiace da morire. Ti ho fatto male?”
Lui, ancora steso a terra, portò una mano alla mascella, cercando di muoverla per riuscire a sentirla di nuovo. Il dolore, però, non era niente paragonato allo stupore.
La sua bambolina l’aveva davvero messo KO!?!
“Johnny, rispondi, ti prego!” Lo scosse appena, posando la mano sulla sua spalla “Stai bene?”
“Sono appena stato attaccato da una tigre, tu come ti sentiresti al mio posto?” Le sorrise, voltandosi verso di lei.
Faith rise, scuotendo la testa “Mi dispiace tanto, non so che mi è preso…”
“Mi prendi alla lettera, eh?” Commentò lui, continuando a massaggiarsi il punto leso.
“Sei il mio maestro, no?” Alzò le spalle, sostituendogli le mani alle sue “Fa’ vedere.”
“Beh, in quest’ultima settimana sono stato anche uno stronzo, però.” Disse lui, aspettando che lo guardasse.
“Non importa.” Sussurrò Faith, arrossendo, mentre gli accarezzava la guancia. Ad occhi bassi.
“Disse quella che mi ha appena messo KO.” Insistette lui, ridacchiando.
Anche lei rise, decidendosi finalmente a guardarlo.
“Mi dispiace.” Le sorrise.
“Non importa.” Ripeté, alzando le spalle “Sono sicura che avrai avuto i tuo buoni motivi…”
“No, guardami.” La interruppe lui, prendendole il viso tra le mani “Quando dicevo che devi farti valere, parlavo anche di me. Parlavo di chiunque provi a farti stare male. Tu non glielo devi permettere, è chiaro?”
Lei abbassò lo sguardo, mordicchiandosi il labbro. Sfuggì dalla sua presa, voltando il viso e, al contrario di quello che Johnny pensava, non si alzò per andarsene, anzi si sdraiò affianco a lui.
Si voltò verso di lei e la guardò, aggrottando le sopracciglia confuso.
Lei non gli diede tempo di chiederle niente, che nascose il viso contro il suo collo, stringendosi alle sue spalle.
“Mi sei mancato, Johnny.” Sussurrò contro la sua pelle “Credevo di aver fatto qualcosa che ti avesse fatto arrabbiare.”
Johnny sorrise, alzando le braccia per stringerla a sé “Sono stato un coglione, mi dispiace.”
“Posso baciarti?” Bisbigliò, imbarazzata, incontrando i suoi occhi.
“Vieni qua, bambolina.” Sussurrò lui, posando la mano dietro la sua nuca, attirandola a sé.
Faith l’assecondò, incontrando le sue labbra, che si dischiusero non appena sentirono quelle morbide della ragazza e le accarezzarono bramose.
Neanche lei avrebbe saputo spiegare come si fosse ritrovata a cavalcioni su di lui, ma la verità era che non se ne preoccupava. Si sentiva semplicemente felice, di sentire di nuovo il sapore delle labbra di Johnny sulle sue, le sue mani tra i suoi capelli e le sue braccia che la stringevano.
Anche lui non sembrava disprezzare troppo quella situazione, a giudicare dal modo in cui la baciava e la spingeva contro di sé.
“Del Roy!” Lo richiamò qualcuno, da sotto il ring.
I due si separarono e Johnny non nascose quanto la cosa lo scocciasse, sbuffando.
Si alzò a sedere, continuando a cingerle la vita con un braccio, stringendosela al petto “Che vuoi Bill?”
“Il tuo turno è finito.” Lo informò, con un sorrisetto divertito “Dovrete trovarvi un altro posto, mi dispiace…”
Faith arrossì, nascondendo il viso, mentre Johnny rispondeva, ridacchiando.
 
 
 
 
Scesero entrambi dalla moto, una volta fermati al solito angolo della strada in cui abitava Faith.
“Ti ho fatto molto male?” Gli chiese, accarezzandogli la mascella.
“Non troppo.” Alzò le spalle lui, poggiandosi alla moto dietro di lui.
“Mi dispiace.” Gli sorrise, baciando il livido.
“Sì, lo so, l’hai già detto tredici volte.” Commentò lui, cingendogli la vita.
“Beh, mi sento in colpa…” Insistette lei, baciandolo ancora lungo tutto il profilo sinistro della mascella.
Johnny l’avvicinò a sé, facendola sistemare tra le sue gambe, contro il suo petto e Faith lo baciò sul collo, posando le mani sulle sue spalle “Vorrei poter fare qualcosa per te, ma tu non vuoi farti medicare.”
“Se mi facessi rimediare da mia madre una divida e ti vestissi da dottoressina sexy, magari potrei anche cambiare idea…” Le sussurrò all’orecchio, ghignando.
Faith si allontanò, incrociando le braccia al petto “Beh, allora credo che morirai con quel livido, intanto che aspetti.”
Johnny ridacchiò, la lingua tra i denti “Ci ho provato…”
“Magari alla prossima scazzottata.” Alzò le spalle Faith.
“Sappi che in quel caso avresti una scusa per prendermi a cazzotti tutti i giorni.” Ghignò.
“Ci guadagneremmo entrambi, allora.” Ammiccò Faith.
“La mia bambolina sta flirtando?” La canzonò, posando le mani sui suoi fianchi.
“No io… insomma…” balbettò “Non mi ero accorta di…”
“Ma che mi stupisco a fare, infondo, sono o non sono il miglior maestro del mondo?” Si vantò, ammiccando.
Faith alzò gli occhi al cielo, facendo un passo indietro per sfuggire alla sua presa e prendergli la mano “Andiamo, Maestro Supremo, o arriverò in ritardo per la cena!”
Quando arrivarono al cancello e stavano per salutarsi, Faith si ricordò di una cosa “Domani sera, mia madre ha organizzato una serata a nome della sua associazione a casa nostra. So che è una cosa noiosa, però, mi chiedevo se magari…”
“A che ora?” La interruppe lui, sorridendole.
“Alle otto.” Sorrise lei, raggiante “Ci sarai?”
Johnny annuì, esibendo il suo solito ghigno saccente “Certo che ci sarò!”
“Ok, grazie.” Annuì “Oh, e invita anche Lyn e Matt. Se vogliono.”
“Tua madre non si arrabbierà?” Alzò un sopracciglio.
“In realtà, mia madre è l’organizzatrice, ma domani mattina parte per lavoro e non ci sarà.” Spiegò “Quindi posso invitare chi voglio!”
Johnny alzò i pollici “Ok, glielo dirò. Ora vai, sei in ritardo di ben due minuti e a tua madre vengono le rughe se si arrabbia.”
Faith rise, alzandosi sulle punte per baciargli la guancia “Ci vediamo domani allora.”
Lui annuì, ma la trattenne, posando le mani sui suoi fianchi “Non solo mi prendi a cazzotti e mi inviti a delle serate noiosissime, ma adesso non mi dai neanche un bacio come si deve?”
“Tu non mi hai baciata sabato scorso...” Ribatté lei, mordicchiandosi il labbro.
“Tiriamo fuori gli artigli, eh?” Ammiccò lui.
“Imparo a diventare una tigre, ricordi?” Commentò lei, alzando le spalle.
Johnny rise, annuendo “A domani.”
“A domani.” Gli si avvicinò, sfiorandogli appena le labbra, prima di allontanarsi.
Johnny aspettò che il maggiordomo, dall’altra parte del citofono, le aprisse il cancello e la salutò con la mano, prima di voltarsi.
“Ah, Johnny!” lo richiamò, prima di chiudere “Mi sono scordata di dirti che domani ci sarà anche Pier!”
“D’accordo.” Sorrise, tirato.
“A domani.” Lo salutò per la terza volta, con la mano.
Non vedo l’ora, pensò lui, ghignando.
 
 
 
 
“Ti prego, ricordami perché siamo qui.” Commentò Matt, sistemando nervosamente la sua cravatta.
“Potreste farvi un giro di walzer, o bere champagne.” Alzò le spalle Johnny, sistemando invece i gemelli della camicia “Io devo sottrarre la mia bambolina dalle grinfie del francesino.”
Con un cenno del capo, ghignò, congedandosi.
“Ci ha lasciati qui come due imbecilli!” esclamò Matt.
“Che importa?” Lo riprese Hayley, sfilandosi la giacca “Il piano ha funzionato! Siamo stati dei grandi!”
“Non abbiamo fatto niente.” Le fece notare “Secondo me è solo geloso marcio del francese.”
Sì, la gelosia funziona sempre!” Ammiccò “Beh, comunque abbiamo raggiunto il nostro scopo. Ora aiutami a cercare qualcuno a cui dare il mio soprabito.”
“Ok, andia-… oh.” Matt si voltò, guardandola da capo a piedi con una lunga occhiata “Dove hai preso questo vestito?”
“L’ho comprato a quindici sterline da H&M.” Confessò in un sussurro “Però non si direbbe, vero?”
“Sei bellissima.” Disse lui, continuando a guardarla.
Lyn sorrise, giocherellando con una ciocca rossa di capelli “Grazie…”
“Sì, beh… c’è un cameriere laggiù.” Cambiò discorso Matt, diventando in viso dello stesso colore dei capelli della sua accompagnatrice “Chiediamo a lui per il cappotto.”
 
 
 
 
Johnny si guardò un po’ intorno, camminando per il salotto gremito di persone vestite elegantemente, con un bicchiere di champagne in mano.
E poi la vide, vicino al camino.
Indossava un vestito nero con il bustino stretto, ricamato lungo i fianchi con dei fili dorati e poi la gonna si apriva larga fin sopra il ginocchio. Le gambe invece erano avvolte dalle calze scure con dei ricami che richiamavano quelli del corpetto, solo neri. Ai piedi un paio di decolté nere lucide.
“Wow!” Si lasciò scappare, fissandola da lontano, con gli occhi spalancati e le sopracciglia inarcate.
Ricomponendosi, si avvicinò, accorgendosi che la persona con cui stava parlando era Pier.
Ovviamente, pensò.
“Oh sì, è il mio preferito!” Stava dicendo lei, annuendo, quando li raggiunse.
“Stavate parlando di me, immagino.” Si intromise Johnny, posando il braccio intorno alle spalle della ragazza.
“Johnny, sei venuto!” Gli sorrise Faith, voltandosi verso di lui.
“Te l’avevo promesso, no?” Ammiccò “Allora, di cosa parlavate?”
“Di ‘Grease’.” Rispose Faith.
“Il musical.” Precisò Pier, come se Johnny non ci arrivasse da solo.
“Sì, avevo intuito…” Commentò l’altro, con una smorfia.
“Anche a te piacciono i musical?” Gli chiese.
“Ho visto High School Musical.” Alzò le spalle, sorseggiando il suo drink “Beh, in realtà l’ho visto solo perché la ragazza che mi ha chiesto di andare con lei al cinema aveva delle tette enormi e io speravo che nel buio del cinema lei non si accorgesse…”
“Ok, abbiamo capito: non ti piacciono i musical!” Intervenne Faith, tagliando corto.
“Quindi immagino che non ti interessi molto il fatto che il gruppo di teatro ha deciso di metterlo in scena nella nostra scuola.” Tornò a parlare Pier.
“No, infatti.” Rispose Johnny.
Pier sorrise, portando il suo bicchiere alle labbra “Beh, però spero che almeno verrai a vedere me e Faith, il giorno dello spettacolo.”
“Come scusa?” Esclamò Johnny.
“Non è ancora niente di certo!” Arrossì Faith, voltandosi verso Pier.
“Faith, hai una voce fantastica e conosci il film a memoria, è abbastanza certo che la parte andrà a te.” Insistette lui “Quanto a me, siamo solo in tre ad esserci segnati per il provino e, a giudicare dagli altri pretendenti, sono abbastanza sicuro di avere la parte.”
“Ma dai, Pier, canti anche? Mi chiedo se c’è qualcosa che tu non sappia fare!” Commentò Johnny, imitando un sorriso, prima di aggiungere sottovoce “Tipo chiudere la bocca e salire sul primo aereo…”
Pier aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi “Come?”
“Verrò di certo!” Sorrise Johnny, tirando il sorriso da un occhio a un altro.
Qualcosa poi, o qualcuno, lo distrasse. Si voltò in quella direzione, cercando di capire se avesse visto bene.
“Johnny?” Lo richiamò Faith.
“Mhm?” Si voltò verso di lei.
“Tutto ok?” Gli chiese.
“Sì, sì, a meraviglia. Ehm… mi scusate un attimo?” Disse velocemente, congedandosi.
 
 
 
 
 
“La ringrazio professore.” Stava dicendo Johnny, ad un uomo di mezz’età davanti a lui, prima che questo si voltasse, andandosene.
“Johnny?” Lo chiamò Matt, facendolo voltare.
“Oh, ciao Matt!” Gli sorrise, entusiasta “Ti stai divertendo? Io da matti!”
“Sì, lo vedo…” Commentò il suo migliore amico, con un sopracciglio alzato, levandogli il bicchiere “Hai visto Hayley?”
“Ehm…” Si guardò intorno “E’ con Pier.”
“Pier?” Aggrottò le sopracciglia, guardando nella stessa direzione “Napoleone?”
Johnny annuì “Proprio lui. Lo riconosci, quello con la faccia da pesce lesso che ci sta provando con Lyn.”
“Come sai che ci sta provando?” Lo guardò.
“Conosco quello sguardo, è lo stesso che usa con Faith.” Inventò, riappropiandosi del bicchiere.
“Mi scusi un attimo?” Si congedò, andando verso i due.
Johnny ridacchiò, portando la lingua tra i denti, scuotendo la testa “La gelosia funziona sempre…
“Che fai, parli da solo Del Roy?” Sentì alle sue spalle.
“In realtà, bambolina, stavo pensando che ancora non ti ho detto quanto sei splendida stasera.” Si voltò, prendendole la mano per baciarla sul dorso.
Faith arrossì, mordicchiandosi il labbro “Grazie, Johnny.”
“Raggiungiamo gli altri, ti va?” Propose, offrendogli il braccio.
Faith annuì, intrecciando il braccio al suo gomito e lo seguì verso il loro gruppo di amici.
 
 
 
 
Hayley fu la prima ad accorgersi di loro due “Faith, non mi avevi detto niente del musical!”
“Oh, mi sarà passato di mente!” Alzò le spalle.
“Sarai una Sandy perfetta, cioè, sei proprio lei!” Le sorrise la sua amica, abbracciandola.
“Già, è quello che ho pensato anch’io.” Parlò Johnny “E poi ho pensato anche: “chi potrebbe essere un Danny altrettanto perfetto?”.”
“Pier?” Tentò Lyn.
Johnny ghignò “No, io.”
“Tu?” Rise Pier.
“Esatto.” Lo guardò, continuando a sorridere “E anche il professor Anderson sembrava entusiasta, quando mi sono proposto per i provini.”
“Tu cosa!?!” Esclamò Matt.
“Sì, l’ho visto poco fa, qui alla festa e ho pensato di iscrivermi subito!” Annuì Johnny “I provini sono martedì, giusto?”
Pier si limitò ad annuire, aggrottando le sopracciglia mentre beveva avidamente dal suo bicchiere.
“Immagino che dovrai imparare i testi delle canzoni da zero.” Commentò Pier.
“Beh, sì.” Ammise Johnny “Forse avrò bisogno di una mano.”
“Posso farlo…” Provò a proporsi.
“Faith, ti dispiacerebbe aiutarmi?” Lo ignorò, guardando la ragazza.
“Affatto!” Gli sorrise, stringendosi al suo braccio “Sarà divertente!”
“Sì, ci divertiremo da morire.” Ripeté Johnny, lanciando uno sguardo a Pier.
Matt si schiarì la gola “Ehm, Johnny, posso parlarti un attimo? In privato.”
 
 
 
 
“Ok, si può sapere che diavolo ti è preso?” Cominciò Matt .
“Che diavolo t’è preso a te!” Ribatté Johnny.
“Tu non sai cantare e ora ti presenti ai provini per una recita scolastica!?!” Esclamò.
“Io non ho mai detto di non saper cantare.” Precisò Johnny “A me non piace cantare, tutto qui.”
“Beh, non lo fai quando sei con me o con Lyn, ora hai intenzione di farlo davanti a tutta la scuola?” Continuò Matt, inarcando le sopracciglia.
“Se facendo così evito che quell’aborto provenzale passi ancora più tempo con la mia bambolina, allora sì. Sono pronto a cantare anche davanti alla regina!” Rispose Johnny, serio.
“La gelosia ti ha ridotto proprio male, bro.” Commentò Matt, guardandolo come se fosse un alieno.
“Io non sono…” Provò a dire, ma uno sguardo molto eloquente del suo migliore amico lo fece zittire “Ok, ormai è inutile mentire, giusto?”
“Giusto!” Annuì Matt, dandogli una pacca sulla spalla.
“Anche se stasera il francese lo vedo particolarmente concentrato su Lyn, più che su Faith…” mentì, fingendo di guardare un punto nella sala.
Il sorriso sul volto di Matt si restrinse con una velocità impressionante, irrigidendosi tutto.
“Ma comunque… dicevamo?” Finse indifferenza Johnny, alzando le spalle.
“Ehm… Mi scusi un attimo? Devo andare… al cesso. Cioè, alla toilet!” Si affrettò a dire Matt, voltandosi nella direzione che Johnny gli aveva indicato.
“E poi sono io quello geloso, eh?” Ridacchiò, guardandolo.
 
 
 
 
“Johnny?” sentì alle sue spalle.
Aggrottando le sopracciglia, si voltò “Pier.”
“Volevo parlarti.” Disse il primo.
“Ok.” Annuì Johnny “Ti ascolto.”
“Io e te non andiamo molto d’accordo, questo è piuttosto chiaro.” Cominciò il francese e Johnny annuì “E sappiamo entrambi perché.”
“A te piace Faith.” Johnny lo apostrofò con il bicchiere.
“Così come a te.” Lo imitò.
“Strano, per una volta siamo d’accordo su qualcosa.” Alzò le spalle, passandosi una mano tra i capelli.
Pier sorrise, annuendo “Immagino allora che neanche tu avrai intenzione di tirarti indietro.”
“Infatti.” Annuì Johnny.
“Certo, la trovata del musical è stata intelligente, te lo concedo.” Continuò Pier, con un sorrisetto “Immagino che quindi, ora che siamo stati sinceri, io e te possiamo considerarci rivali a tutti gli effetti.”
“Che vinca il migliore.” Gli allungò la mano libera Johnny, con il suo solito ghigno.
Anche Pier sorrise, stringendogliela.
 
 
 
 
Faith si voltò verso la finestra, sobbalzando.
“Ehm, scusa, ora devo proprio andare…” Attaccò, posando il cellulare sul letto.
“Che ci fai qui?” Esclamò, aprendo la porta finestra del balcone.
“Tu non rispondevi alle mie chiamate!” Si giustificò Johnny, entrando.
“Sì, mi ha chiamata Pier, era più di un’ora che parlavamo.” Ammise, indicando il cellulare che, proprio in quel momento, squillò.
Johnny lo prese in mano “’Bon nuit, ma belle.’” Lesse “Ma belle?”
“Sì, a volte mi chiama così.” Alzò le spalle Faith “Ma tu perché sei qui?”
Johnny le diede le spalle, andando a sedersi affianco al cuscino.
Sorrise, notando la ranocchietta di peluche adagiata sulla federa pervinca e poi tornò a guardarla “Ti dispiace vedermi? Preferivi forse che ti lasciassi a parlare ancora un po’ con Pier?”
“No che non mi dispiace vederti.” Rise Faith, mettendoglisi di fronte “Ero solo curiosa di sapere perché ti ho ritrovato alla mia finestra.”
“Avevo voglia di stare un po’ con te.” Ghignò, prendendole le mani tra le sue “Stasera eri sempre impegnata ad intrattenere gli ospiti, che non siamo stati molto tempo insieme…”
Faith arrossì, sentendo i brividi percorrerle tutta la schiena mentre lui le accarezzava le mani e usava quel tono di voce “Sì, hai ragione. Mi dispiace.”
“Non serve che ti scusi, eri la padrona di casa, infondo.” Strattonandole le braccia, l’avvicinò a sé, facendola sedere sulle sue gambe “Solo che non ho avuto il tempo di ammirare il tuo vestito.”
Faith sorrise, mordicchiandosi il labbro e posò le mani sulle sue spalle “Ti piace? Hayley e Sarah mi hanno aiutato a sceglierlo.”
“Da morire.” Annuì lui, lasciando una languida carezza sulla sua schiena e la gonna setosa.
“E… e le calze?” Balbettò lei, allungando le gambe “Anche queste le ho… comprate con loro.”
“Sono bellissime.” Disse, levando lo sguardo dal suo viso, lo puntò sulle gambe, che accarezzò con una mano.
Faith rimase immobile, quando lui rialzò il viso e puntò quegli occhi grigi nei suoi.
“Tu sei bellissima.” Sussurrò, a due centimetri dalle sue labbra.
Si avvicinò a lei, catturandole le labbra in un bacio e la sentì sciogliersi subito, affondando le dita tra i suoi capelli. La strinse a sé, sentendo il bustino morbido spingere contro la sua camicia.
“Johnny.” Si allontanò appena, cercando di parlare nonostante lui fosse all’assalto del suo collo “Vuoi vedere… cos’altro ho comprato… con le mie amiche?”
Johnny si allontanò di colpo, guardandola in viso e annuì lentamente.
“Ok…” Prese un bel respiro, facendo per alzarsi.
Si mise davanti a lui, in piedi e, abbozzando un sorriso imbarazzato, tirò giù il vestito. Tutto d’un colpo, veloce e indolore come per la ceretta.
Altrettanto velocemente, fece scivolare i collant, rimanendo solo nel reggiseno di pizzo nero a balconcino e le culottes abbinate.
“Jesus Chris Superstar!” Bisbigliò Johnny, spalancando gli occhi.
“Sono abbastanza tigre?” Domandò lei, tradendo la sua sfacciataggine con il rossore sulle guance.
“Direi che ti manca solo la coda, bambolina.” Ghignò lui, lanciandole un altro sguardo.
Afferrandola per i fianchi, la spinse di nuovo contro di sé, facendola scontrare contro il suo petto.
Posò la testa contro il suo ventre, lasciandovi un bacio, sopra l’ombelico.
Faith gli accarezzò i capelli, sorridendo, ancora rossa in viso.
“Bambolina, io devo dirtelo.” Borbottò, posando il mento sulla sua pancia “Non credo che riuscirò a tenere le manine a posto, se tu rimani così.”
Faith alzò un sopracciglio, mordicchiandosi il labbro compiaciuta “Ah no?”
Gli accarezzò di nuovo i capelli e lui chiuse gli occhi, rilassandosi contro la sua mano “Stai giocando con il fuoco, bambolina…”
Lei smise di toccargli i capelli, si allontanò appena e si abbassò, all’altezza del suo viso “Forse ho voglia di bruciarmi.”
“Ok, io ti ho avvertita.” Ghignò Johnny, afferrandola per la vita “Ora non puoi più tirarti indietro.”
La spinse contro di sé, facendola prima sedere sulle sue gambe e poi si voltò, facendola sdraiare sul materasso. Si tenne sulle braccia sopra di lei, accarezzando il suo corpo prima con lo sguardo e poi con la mano.
Faith gli prese il viso tra le mani, riacquistando la sua attenzione “Non mi tirerò indietro, Johnny.”
Johnny inarcò le sopracciglia, sorpreso, e i suoi occhi grigi assunsero la loro luce maliziosa.
Annuì, avvicinandosi al suo viso. Le sfiorò il naso con la punta del proprio. Posò le labbra a sfiorare le sue. La bacio sulla guancia, poi sulla mascella e sotto il mento. Lungo il collo e lei gli cinse le spalle, avvicinandolo a lei.
“Vuoi ancora che io sia il primo, bambolina?” Le sussurrò, sotto l’orecchio.
Faith, deglutendo rumorosamente, annuì “S- sì.”
“E saresti pronta a farlo qui?” Continuò lui, mordicchiandole il lobo dell’orecchio “Adesso?”
Stavolta, Faith riuscì solo ad annuire, chiudendo gli occhi.
Lui sorrise, flettendo le braccia per alzarsi e poterla guardare “Ok, bambolina. Mi aiuti a spogliarmi?”
Faith annuì di nuovo, mettendosi in ginocchio davanti a lui.
Posò la mano sul primo bottone, ma poi lo guardò, sbuffando “Non guardarmi così, però…”
“Così come?” rise Johnny.
“Così!” Lo indicò Faith “Mi… distrae.”
“D’accordo, non ti guardo.” Alzò le spalle “Ti bacio, va bene?”
Le si avvicinò, piegando la testa per attentare al collo, sentendo le sue mani tremare sul primo bottone della camicia.
“No, Johnny, così è peggio.” Si lamentò lei, scostandosi.
“Bambolina, se tu mi stai davanti, così bella e sexy, è matematico che ti guardi e che voglia baciarti!” Le fece notare lui.
“Beh, allora fa da solo.” Sbuffò lei.
Alzando gli occhi al cielo, Johnny mise la mano al primo bottone. Lo fece scivolare dall’asola agilmente, poi passò al secondo e a scendere. Con una lentezza costante, apriva degli squarci di pelle, che ipnotizzavano gli occhi della ragazza. Almeno finché Johnny, con un gesto rapido, non aprì del tutto la camicia e la fece scendere lungo le spalle. Allora alzò lo sguardo, sul suo viso e desiderò non averlo mai fatto.
Johnny esibiva spavaldo quel suo ghigno saccente e dannatamente sensuale, mordicchiando le labbra piene e la fissava con due occhi d’argento liquidi. Faith si ritrovò ad avvampare, sentendo improvvisamente caldo.
Lui ridacchiò, prendendole una mano. Le accarezzò tutto il braccio, fino alla spalla e poi la posò sulla guancia, avvicinando il suo viso.
“Mi fai impazzire quando arrossisci.” Sussurrò sulle sue labbra, prima di catturarle in un bacio.
Si stavano ancora baciando quando sentirono dei rumori dalle scale.
Si separarono, voltandosi verso la porta.
Sentirono una risata femminile, poi Faith riconobbe la voce del padre dire di non far rumore.
Sfuggendo alla presa di Johnny, si alzò di scatto dal letto, avvicinandosi alla porta. L’aprì piano, senza fare rumore e sbirciò.
Johnny la raggiunse subito dopo, posandole una mano sul fianco.
Guardò anche lui nel corridoio  e riconobbe il signor Roberts, che scortava una donna verso la camera infondo, tenendola stretta intorno alle spalle.
La sospinse contro la porta della sua camera, avvicinandosi fino a baciarla.
La loro risata e il suono della porta che sbatteva fu poi l’ultima cosa che sentirono.
Si voltò subito verso di lei, chiudendo la porta “Faith?”
“La porta a casa nostra… quando la mamma… quando io…” sussurrò, cominciando a piangere “Chissà quante volte l’ha già…”
“Shh, bambolina, vieni qui.” L’interruppe, abbracciandola.
Lei gli si strinse al petto, nascondendo il viso contro la sua pelle profumata, bagnandola di lacrime.
Posando il mento sui suoi capelli, Johnny glieli accarezzò con la mano, sussurrandole parole di conforto, lasciando che Faith si sfogasse.
Quando i singhiozzi si calmarono, si allontanò un po’ da lui “Scusa, per stasera…”
“Non pensarci neanche!” Le sorrise lui, asciugandole le lacrime con il pollice “Non devi scusarti di nulla.”
Anche lei sorrise, prendendo la mano che aveva posato sulla sua guancia “Sono felice che tu fossi qui.”
Lui si abbassò, lasciando un bacio sulla sua fronte “Quello che ti ci vuole adesso è una bella dormita.”
“Aspetta.” Lo fermò “Resta con me.”
Lui annuì “Rimarrò finché non ti addormenterai.”
Faith scosse la testa, stringendo la sua mano “Resta con me, per tutta la notte. Ho bisogno di te.”
“D’accordo, bambolina.” Le sorrise “Resto.”


Scusate, sono un po' in ritardo...
Se avessi finito quattro minuti fa avrei potuto dire di averlo pubblicato martedì,
ma la mezzanotte è passata! 

Ma non parliamo della mia serata,
quanto più di quella di Johnny e Faith!

E così, ormai è ufficiale,
Johnny è geloso di Pier.
Anzi, meglio, Pier e Johnny si sono apertamente dichiarati guerra!

Johnny è un po' capoccione,
avrà pur ammesso di essere geloso,
ma che ci vuole a dire "A me piace Faith"!?!
Uff...  Del Roy, sempre il solito!

Ho una mezza idea per il prossimo capitolo,
ma ancora devo riorganizzare il materiale.
Spero solo di metterci meno tempo!

Mi raccomando,
fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo!
Se avete anche voi idee o supposizioni su ciò che accadrà adesso...
Mi piace un sacco leggere e rispondere alle vostre recensioni!
A proposito, grazie per aver recensito in
* rullo di tamburi *
21 persone allo scorso capitolo!

Lots of Love.
AngelWithoutWings.

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Capitolo 11
*** Lesson Eight: I'll be yours and you'll be mine ***




Lesson Eight: I'll be yours and you'll be mine


“No, Maggie non si tocca!” Esclamò Matt, risoluto.
“Dai, che ti costa!” Sbuffò Johnny “Un pomeriggio, che vuoi che sia!”
“Johnny, ci ho lavorato tutto l’inverno…” Prese un respiro, per calmarsi “Per me quella non è una semplice macchina è… la mia metà.”
“E io ti giuro che la proteggerò a costo della vita.” Alzò una mano, posandosela sul petto.
Matt alzò gli occhi al cielo, davanti alla cocciutaggine del suo migliore amico “La tua moto che fine ha fatto, scusa?”
“Faith non ha mai visto il tuo Maggiolino, ti prego.” Unì le mani, mettendosi in ginocchio “Lo sai che ultimamente, tra i problemi a casa e l’ansia per il provino di domani è un po’ giù di morale…”
“E la mia macchina dovrebbe tirarla su?” Alzò un sopracciglio.
“Esattamente!” Annuì energicamente Johnny.
Sospirando rassegnato, Matt infilò la mano in tasca, estraendone le chiavi “Solo perché voglio bene a Faith…”
“Grazie, bro!” Esclamò Johnny, scattando in piedi per abbracciarlo e baciarlo “Sei il migliore, bro! Il migliore!”
“Un graffio…” Lo avvertì, quando l’altro stava già correndo verso la porta “E te ne pentirai per il resto della tua vita.”
Johnny si limitò ad annuire, mentre già con una mano apriva la porta e con l’altra teneva il cellulare all’orecchio “Bambolina? Preparati, ti passo a prendere tra…”
Mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, con un lungo sospiro sconsolato, Matt si lasciò cadere sul divano, pregando per la sua dolce metà.
 
 
 
 
“E’ bellissimo!” Continuava a ripetere Faith, accarezzando il suo sedile, guardandosi intorno.
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto.” Ammiccò Johnny, allungando la mano ad accarezzarle la coscia per un attimo, prima di posare la mano sul volante e svoltare per la statale.
“Stiamo andando al prato?” gli chiese, riconoscendo l’uscita.
Johnny si limitò ad annuire “Un po’ di sole ci farà bene.”
“Soprattutto a te, sei bianco come un cecio.” Commentò Faith, ridacchiando.
“Ma sentila, ha parlato l’africana!” Si finse offeso lui, percorrendo il sentiero sterrato.
Si fermarono nel solito punto, nello spiazzo di terra prima dell’erba.
Faith fu la prima a scendere, ancora con il sorriso sulle labbra, guardandosi intorno come una bambina al parco.
Johnny la seguì, cingendole la vita da dietro e lei si voltò verso di lui con il viso, concedendogli un sorriso genuino, che venne presto coperto dalle labbra del ragazzo sulle sue.
“Ho portato un telo per poterci stendere.” Le disse, prendendola per mano.
Preso il telo dal sedile posteriore, richiuse con la sicura il Maggiolino e, ancora per mano, scelsero di stendersi poco distante dalla riva del fiume.
Faith si sdraiò a pancia in su, chiudendo gli occhi per il sole, il nasino rivolto al cielo e il sorriso ancora sulle labbra.
Johnny non resistette e si piegò di nuovo su di lei, per sentire ancora quelle labbra contro le proprie, le sue dita affusolate tra i capelli.
Tornò a posarsi su un fianco, accanto a lei, cercando nella tasca dei jeans il pacchetto di sigarette e l’accendino. Ne portò una alle labbra e l’accese, mentre anche Faith si tirava sui gomiti, guardandolo.
Fece appena in tempo a tirare la seconda boccata di fumo, che lei se ne appropriò.
Sorpreso, la guardò prenderla tra l’indice e il medio, portandola alle labbra.
Sorrise, umettandosi le labbra con la lingua mentre la guardava chiudere gli occhi, reclinare la testa e liberarsi del fumo mentre una cascata di capelli rossi cadeva dalle spalle.
Fece qualche altro tiro, poi gliela ripassò, riaprendo gli occhi.
Continuando a fissare il suo sguardo in quello della ragazza, Johnny prese la sigaretta e, senza guardare, la spense a terra, schiacciandola contro la terra.
Intanto, Faith con i piedi si sfilò le Superga bianche, piegando le ginocchia per posare le piante dei piedi a terra. Il vestito a fiori che le aveva visto spesso addosso le accarezzò le gambe e lo sguardo di Johnny si fece liquido, passando in rassegna tutto il corpo della ragazza davanti a lui.
“A che pensi?” gli chiese lei, riportandolo alla realtà.
Sorridendo, scosse la testa “Non vorresti saperlo.”
“Invece si.” Alzò le spalle.
Avvicinandosi, poggiò le mani ai lati del suo corpo, sovrastandola con il busto “Sto pensando che non ce la faccio più.”
“Non ce la fai più a fare cosa?” Aggrottò le sopracciglia.
“Non ce la faccio più a resistere.” Sussurrò, contro le sue labbra.
“Resistere a cosa?” Insistette lei, confusa.
Alzando gli occhi dalle sue labbra, gli occhi grigi di Johnny incontrarono quelli della ragazza “A te, bambolina.”
Alzò una mano, accarezzandole la guancia con il dorso, liberandola dai capelli che si appiccicavano alle labbra umide. Poi scese con la mano e le disegnò il contorno di quella bocca a cuoricino.
“Dopo quella sera, la settimana scorsa, a casa tua.” Continuò “Io non penso a nient’altro che a quanto vorrei fare l’amore con te.”
La vide strabuzzare gli occhi e le guance le si tinsero di un adorabile rosso, quello che non poteva sapere, era che in quel momento anche il suo cuore era sobbalzato, battendo più veloce che mai.
“Johnny…” balbettò.
“Shh…” sussurrò lui, sfiorandole le labbra con le proprie, prima di posarle sul mento e poi lungo il profilo del viso, sul collo.
Quando tornò davanti al suo viso, inchiodandola con lo sguardo, le sfiorò la punta del naso con il suo “Ti prego, bambolina, dimmi che mi vuoi come io voglio te.”
Deglutendo a fatica, Faith riuscì solo ad annuire, mordicchiandosi il labbro nervosa.
Con un sorriso enorme, Johnny posò la mano dietro la sua nuca e l’avvicinò a sé, catturandole le labbra in un bacio appassionato. Lei ricambiò da subito, vincendo il suo imbarazzo e prese ad accarezzargli i capelli, stringendosi a lui.
Lasciandole leggeri baci sulle labbra umide, Johnny posò le mani sui suoi fianchi, le fece risalire dietro la schiena e litigò un po’ con la zip del vestito. Sfilata, tornò a concentrarsi solo sui suoi baci, facendola stendere sotto di sé.
Piegò la testa, abbassandosi a baciarla sul collo e sulla clavicola, posando una mano sulla spallina del vestito e la fece scendere lentamente verso la spalla.
Premendo le mani sul suo petto, Faith lo allontanò per poter parlare “E se… se viene qualcuno?”
Johnny le accarezzò il braccio, continuando a sfilarle la spallina “Tutte le volte che siamo venuti, hai mai visto qualcuno?”
La ragazza si limitò a dire no con la testa, guardando le mani di Johnny che accompagnavano anche l’altra spallina.
“Rilassati, bambolina, sei così tesa.” Le sussurrò all’orecchio, allontanando il viso per guardarla “Vuoi che mi spogli prima io?”
Faith annuì, guardandolo sedersi sui talloni, sopra di lei.
Prendendo l’orlo della maglietta, la fece scivolare velocemente sopra la sua testa, rimanendo a petto nudo.
Si chinò velocemente su di lei per un altro bacio, poi portò la mano alla zip dei pantaloni, lasciando il corpo di Faith solo per alzarsi e poterli lasciar cadere a terra.
Tornò poi a sedersi in ginocchio tra le gambe della ragazza, accarezzandole i polpacci con il dorso della mano “Ti senti pronta?”
Annuendo, Faith si mise a sedere, di fronte a lui, aggrappandosi alle sue spalle.
Sentì le mani di Johnny scivolare dal polpaccio alle ginocchia, risalire le cosce e portare con sé l’orlo della gonna, fin sopra la vita.
Arrossendo violentemente, Faith abbassò lo sguardo sui suoi slip che facevano mostra di sé, prima di tornare a guardare Johnny, accorgendosi che il suo sguardo non aveva mai lasciato il suo viso. Gli sorrise, riconoscente e sentì il calore abbandonarle il viso.
Si avvicinò, facendo leva sulle braccia, per baciarlo di nuovo, mentre il vestito le accarezzava la pancia, le costole e il seno. Lasciò le labbra di Johnny, alzando le braccia e gli permise di sfilarlo del tutto, lasciandola coperta solo degli slip neri.
La prima cosa che fece, fu quella di portare le braccia a coprire il seno, abbassando lo sguardo.
Almeno finché la mano di Johnny si posò sotto al suo mento, costringendola ad alzare il viso e incontrare il suo sguardo argenteo. Le prese le mani, portandosele dietro le spalle e, nonostante cercasse di mantenere il suo sguardo sul suo viso per non metterla in imbarazzo, non riuscì a non lanciare qualche sguardo furtivo al di sotto del collo, facendo sorridere la ragazza.
Le circondò la vita con le braccia e l’attirò a sé, stringendola al petto, prima di tornare a baciarla, sentendola rispondere con lo stesso trasporto.
Spingendola piano la invitò a sdraiarsi di nuovo, seguendola fino a sovrastarla.
Le mani posate sui suoi fianchi, stringendola a sé, la bocca a baciare quella pelle morbida e profumata, ovunque riuscisse ad arrivare.
“Johhny.” Lo richiamò, con un sussurro.
Lui alzò il viso, accarezzandole il viso e la invitò a parlare con un sorriso.
“Tu… tu hai…” balbettò “Cioè… il p-… hai il p-…”
“Pene?” provò lui.
Nonostante fosse arrossita al sentirlo pronunciare quella parola, rise, dandogli una spinta alla spalla.
“No, il preservativo.” Sussurrò, imbarazzata.
“Oh, si certo.”si ricordò lui, sporgendosi verso i pantaloni per prendere una bustina argentata dal portafoglio.
“Nel portafoglio?” gli chiese, alzando un sopracciglio.
“Sì.” Alzò le spalle, facendo per aprire la bustina.
“Ma… ma non lo sai che è il posto peggiore per tenerlo?” Esclamò, tirandosi sui gomiti “E se fosse rotto?”
“Ok, controlleremo.” Le accarezzò la spalla “Tranquilla, bambolina.”
Lei sospirò “Scusa, è che sono nervosa.”
Le sorrise, baciandole la fronte ed estrasse il preservativo dalla bustina, guardandolo.
Faith avvampò davanti a quella vista, gracchiando “Che stai facendo?”
“Sto controllando che non sia rotto.” Alzò le spalle lui.
“Davanti a me?” Continuò lei, guardandolo scioccata “Insomma, che schifo!”
“E’ un preservativo, bambolina!” rise lui, sventolandoglielo davanti al viso.
Voltandosi di scatto, Faith chiuse gli occhi e lo sentì muoversi.
“Bambolina?” la richiamò poco dopo.
Faith riaprì gli occhi, tornando a guardarlo e, avvampando nuovamente, se lo ritrovò completamente nudo, se non per quell’aggeggio di lattice che le aveva sventolato in faccia, inginocchiato tra le sue gambe. Si costrinse a tenere lo sguardo sul suo viso, che cercava di nascondere il suo ghigno.
Le si avvicinò appena, sentendola sussultare quando posò le mani sui suoi fianchi, afferrando gli slip.
Aspettò un attimo, studiandola con lo sguardo e quando lei alzò il bacino per facilitarlo, la spogliò dell’ultimo indumento che le restava senza esitazione.
Si chinò su di lei, baciandola, ma la sentì di nuovo tesa.
“Non è rotto.” Provò a calmarla, senza usare soggetto per non farla arrossire di nuovo.
“E se si rompe?” sussurrò lei, aggrappandosi alle sue spalle.
“Facciamo così, prima di tornare a casa passiamo in farmacia e compriamo la pillola.” Concluse.
Lei annuì e lui fece per baciarla di nuovo.
“Sentirò dolore?” Balbettò, contro le sue labbra.
“Un po’, all’inizio.” Rispose lui, accarezzandole la punta del naso con il suo “Solo all’inizio, poi ti prometto che sarà bellissimo.”
“Io… ho paura.” Confessò, abbassando lo sguardo “E sto rovinando tutto…”
“No, bambolina, guardami.” Le prese il viso tra le mani, incontrando i suoi occhi “E’ tutto perfetto. Siamo io e te, è perfetto. Ok?”
Lei annuì, mordicchiandosi il labbro.
“Vuoi ancora fare l’amore con me?” Le chiese.
Annuendo, fece scivolare la mano sul suo viso, sorridendogli timida “Tu?”
“Sì, bambolina.” Annuì lui, inchiodandola con gli occhi “Faith, tu mi piaci. E in questo momento sei così bella che non riesco a pensare a nient’altro che non sia fare l’amore con te.”
Lei sorrise, raggiante e gli accarezzò di nuovo il viso “Anche tu mi piaci, Johnny.”
“Credevo non me l’avresti mai detto.” Sussurrò lui, senza riuscire a nascondere il suo stesso sorriso.
Colmò la distanza minima tra i loro volti, facendo scontrare i loro sorrisi con tutta la dolcezza di cui era capace.
 
 
Fece l’amore con lei con la stessa dolcezza.
Si aggrappò a quella mano piccola nella sua con la poca razionalità che gli restava.
La guardò come se la vedesse per la prima volta.
Ma toccò il suo corpo come se lo conoscesse a memoria.
La strinse con tutta la forza che aveva.
 
 
La venerò come una dea, dedicandole attenzioni come non aveva mai fatto prima.
Si scoprì a provare sentimenti che non aveva mai provato prima.
Il suo cuore batteva veloce, il sorriso restava sulle sue labbra e si ritrovò ad essere felice come non lo era mai stato prima.

 
 
 
 
Erano rimasti un tempo indeterminato a guardarsi, sdraiati uno affianco all’altra, stretti dall’asciugamano.
A sorridersi, ad accarezzarsi, scambiarsi baci e parole sdolcinate.
Lei gli si era accoccolata al petto e lui, dopo un primo momento di incertezza, la strinse a sé.
“Che c’è?” gli chiese.
“Non sono abituato alle… coccole post sesso.” Ammise, accarezzandole i capelli.
“Ti da fastidio?” Si allarmò.
Lui scosse la testa, baciandole la fronte “No, per niente.”
“Johnny.” Lo chiamò, alzando il viso “E’ stato bellissimo.”
“Sì, lo è stato.” Annuì, accarezzandole il viso “Te l’avevo promesso.”
Posò la mano dietro la sua nuca, avvicinandola a sé per baciarla.
“Johnny.” Si allontanò di nuovo, mordicchiandosi il labbro inferiore “Per me non… non si trattava solo del nostro accordo.”
“Neanche per me.” Rispose lui, alzandosi sui gomiti “Te l’ho detto bambolina, tu mi piaci. Tanto.”
Sorridendo come una bambina, Faith si avvicinò repentinamente a lui, baciandolo di nuovo “Io… io credevo di no. Di non essere abbastanza…”
“Tu non sei abbastanza per me?” Rise Johnny.
“Abbastanza donna.” Confessò lei, arrossendo.
“Sei perfetta.” La consolò “E fidati, non sono l’unico che se n’è accorto.”
“Di che parli?” gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
“Del francesino.” Rispose, con una smorfia.
“Pier?” Rise lei “Tu… tu eri geloso di Pier?”
“Non ti si può nascondere niente, eh?” Commentò lui “Non c’è da ridere, quello ti fa la corte.”
“E’ buffo, pensare che tu sia geloso di me.” Gli si avvicinò, lasciandogli un bacio sulle labbra “Ed è anche molto dolce.”
“Sei la mia bambolina.” Sorrise lui, cingendole la vita per appiattirsela al petto “Non voglio che nessun’altro ti si avvicini.”
Cingendogli il collo, lasciò che la facesse sdraiare di nuovo e che lui la sovrastasse con il suo corpo, preoccupandosi solo di approfondire il loro bacio.
“Johnny.” Si allontanò appena, accarezzandogli la guancia “A me non è mai interessato Pier, mi sei piaciuto tu da subito.”
“Da subito?” Ripeté lui, sorridendo orgoglioso.
Lei si mordicchiò il labbro “Probabilmente dalla prima sera che mi hai portato qui.”
“Ho passato il resto della serata a darmi del coglione per non averti baciata.” Confessò lui, facendola sorridere “Però, direi che l’attesa è stata ripagata.”
Le accarezzò l’intera lunghezza del fianco destro, dalla coscia al seno e ritorno, enfatizzando le sue parole.
Le posò la mano sotto il polpaccio, portandoselo dietro la vita e lei fece lo stesso con l’altra gamba, mentre tornavano a baciarsi.
Furono delle gocce di pioggia a disturbarli, rompendo l’atmosfera.
Faith aprì gli occhi, allontanando il viso per guardare il cielo, fattosi improvvisamente nero.
“Dovremmo rivestirci e tornare a casa, sta per diluviare.” Constatò.
“Siamo in Inghilterra, smetterà tra qualche minuto.” Protestò lui, baciandole il collo.
Ma non fece in tempo, che un tuono squarciò il silenzio, come avvertimento del temporale che scoppiò tre secondi dopo.
“Cazzo!” grugnì Johnny, alzandosi “Corri, ci vestiremo nella macchina o saremo completamente zuppi!”
Afferrando in fretta le loro cose, corsero tenendosi per mano sotto la pioggia, coprendosi con l’asciugamano e la giacca, fino alla macchina.
Johnny salì davanti, buttando la sua roba sul sedile affianco, mentre Faith si lanciò nel sedile posteriore, affrettandosi a chiudere lo sportello.
Mentre litigava con i jeans, imprecando a mezza voce sul tempo e sulla sua patria piovosa, alzò lo sguardo sullo specchietto retrovisore, quando sentì la sua voce e rimase a bocca aperta.
“Johnny? Il mio reggiseno è tra la tua roba?”
Era una visione.
La sua Venere dai capelli rossi e la pelle diafana.
Inginocchiata, coperta solo dagli slip, le mani chiuse a pugno poggiate sul sedile davanti a lei, i capelli bagnati cadevano sul seno che cercava di coprire con le braccia.
Alzò il viso, sorridendogli timida e la vide arrossire “Perché mi guardi così?”
Si voltò, per guardarla dal vivo, l’espressione inebetita “Non diremo a Matt di aver fatto l’amore nella sua macchina.”
“Ma noi non abbiamo fatto l’amore nella sua macchina.” Gli fece notare lei.
Ghignando, Johnny fece leva sulle braccia, scavalcando i sedili anteriori “Non ancora…”

 
Non so come scusarmi per il ritardo,
prego in un vostro perdono.

Almeno, spero che abbiate apprezzato il capitolo!
Non ve lo aspettavate, eh?

Mi dispiace di averlo postato solo oggi,
ma un mix letale di mancanza di tempo e connessione internet mi hano rallentata.

Mi dispiace anche di non aver potuto rispondere alle vostre recensioni,
le ho lette tutte insieme,
grazie a tutti!
22 non ci credo! *____*

Spero di trovarvi numerosi anche stavolta,
un bacio.
AngelWithoutWings.
 

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Capitolo 12
*** Lesson Nine: Welcome to my world ***



 

Lesson Nine: Welcome to my world
 
Johnny mise il piede a terra, aspettando che Faith scendesse dalla moto e posasse il casco, prima di spegnere e seguirla.
L’affiancò camminando verso il cancello della villa, guardandola di sottecchi mentre la ragazza era troppo occupata a torturarsi le mani, guardandosi le scarpe.
Sospirando, allungò una mano a prendere la sua, attirando la sua attenzione “Allora, me lo dici che ti succede, bambolina?”
Faith si voltò, alzando lo sguardo su di lui e si mordicchiò il labbro inferiore “Johnny… io…” sospirò, tornando con lo sguardo basso.
“Hey, hey…” Si premurò subito di posarle una mano sulla guancia, accarezzandola con il pollice, facendole alzare di nuovo lo sguardo “Che hai?”
“Sono stata un disastro.” Borbottò, le labbra imbronciate e l’espressione angosciata “Non mi prenderanno mai per il musical.”
Johnny sorrise, passandosi la lingua sulle labbra per non farglielo notare e le si avvicinò, tenendole il viso con entrambe le mani “Ma che stai dicendo, bambolina? Sei stata grande, prima.”
“Lo dici solo perché vuoi farmi contenta.” Brontolò, guardandolo negli occhi.
“Andiamo, mi conosci, lo sai che dico sempre solo quello che penso.” Ammiccò, avvicinandosi fino a sfiorarle il naso con il proprio “E poi… eri così bella su quel palco.”
Faith arrossì appena, chiudendo gli occhi quando sentì la consistenza morbida delle labbra di Johnny sulle sue e finalmente decise di rilassarsi, abbandonandosi a quel bacio e al braccio del ragazzo che ora la cingeva dietro la vita, spalmandosela addosso.
“Anche tu sei stato bravo.” Gli sorrise, aggrappandosi alle sue spalle.
“Ah, lasciamo stare… ho sbagliato in quel pezzo, nell’ultima canzone… l’avevamo provato un centinaio di volte ieri sera!” Sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
“Non importa, ti sei ripreso subito e hai continuato, non l’ha notato nessuno.” Posò la mano sulla sua.
“L’ho fatto perché ti ho visto tutta preoccupata.” Ghignò, divertito “Con quella parrucca bionda…”
“Oddio spero che decidano di non farcela più indossare!” Esclamò Faith, colpendolo al braccio “E non ridere! Sembravo Hannah Montana con quella frangetta piuttosto che Sandy…”
Johnny fu colpito da un nuovo attacco di risa, prima di essere colpito da un altro cazzotto “Ahi, bambolina, forse era meglio se non ti insegnavo quei trucchi di pugilato.” Le prese la mano con cui l’aveva colpito, facendo intrecciare le loro dita “Io comunque avrei detto più Taylor Swift, ma va benissimo anche Hannah Montana, considerando che adesso balla nuda su una palla da demolizioni.”
Scuotendo la testa, Faith alzò gli occhi al cielo “Vorresti vedermi ballare nuda su una palla?”
“Anche su due, bambolina.” Ammiccò lui.
Faith sgranò gli occhi, arrossendo talmente tanto da non riconoscere più il viso e i capelli in quell’ammasso di rosso. Quando si riprese, le riuscì solo un urletto acuto e un colpo alla spalla “Johnny!”
Lui scoppiò di nuovo a ridere, senza più trattenersi, prima di afferrarla di nuovo per la vita e attirarla a sé “Mi fai impazzire quando arrossisci, bambolina.”
“Sei disgustoso.” Brontolò lei, sfoderando il suo miglior repertorio da maestrina “A volte sei veramente un cafone.”
“Un cafone bellissimo, simpatico, sexy e di cui sei completamente pazza.” Precisò lui, ghignando.
“E spaccone.” Aggiunse lei, alzando un sopracciglio.
“Anche io sono pazzo di te, bambolina.” Ammiccò, rubandole un bacio.
Un bacio che portò ad un altro, e poi un altro…
“Sei ancora nervosa?” Le chiese, tenendola ancora per mano.
“Un po’…” Ammise Faith, giocherellando con le dita fra le sue.
“Se stasera ti portassi fuori?” Propose lui, accarezzandole i capelli.
“Penso che non ci siano problemi, i miei non ci sono neanche.” Annuì, sorridendo.
“Mhm.. allora forse sarebbe meglio se restassimo a casa... io e te…” Ghignò, avvicinandosi al suo orecchio.
Faith rise, scuotendo la testa e, posando le mani sul suo petto, lo allontanò “Sei sempre il solito Johnny.”
“Vuole che la porti fuori, bambolina?” Le chiese, lasciandole un bacio sul collo.
Lasciandosi scappare un sospiro, Faith annuì, circondandogli il collo con le braccia.
“D’accordo, ti passo a prendere prima di cena.” Ammiccò, baciandola sulle labbra “Fatti bella, bambolina.”
 
 
 
 
“Come? E te l’ha detto così?” esclamò al telefono Hayley.
“Sì, e poi se n’è andato.” Annuì Faith “Non so neanche a che ora ha intenzione di venire…”
“Appena lo vedo lo concio per le feste il signorino!” Sbuffò “Ma gli pare il modo di invitare una ragazza ad uscire questo?”
Giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli, Faith sussurrò “Tu pensi… pensi che lui intendesse…”
 
 
 
 
“Un appuntamento?” Domandò Matt.
“Un che?” Gracchiò Johnny, voltandosi verso di lui di scatto.
“Che ho detto?” Alzò un sopracciglio.
“Io e Faith siamo già usciti insieme un migliaio di volte, nessuno ha mai parlato di appuntamento.”
“Beh ma era diverso… quello era prima che sapeste di provare qualcosa l’un per l’altro.” Rispose con una scrollata di spalle “…e prima che faceste l’amore.”
Johnny saltò in piedi dal divano, passandosi una mano tra i capelli, nervoso “Oh cazzo! L’ho accidentalmente invitata ad un appuntamento!”
 
 
 
 
“Beh è più che normale che dopo quello che è successo ti inviti fuori per un appuntamento.” Rispose Lyn.
“Non lo so, Johnny non è tipo da appuntamenti…” Ribatté dubbiosa Faith.
“Se per questo non è neanche tipo da ‘fare l’amore’.” Le fece notare l’amica.
Sospirando, Faith prese a mordicchiarsi l’unghia del pollice “Se si fosse sbagliato?”
Hayley rise, scuotendo la testa “Faith, non si invita accidentalmente una ragazza ad un appuntamento. Neanche Johnny è così stupido…”
 
 
 
 
“Ma sei scemo?” Esclamò Matt “Non te ne sarai mica pentito spero!”
“Pentito? No, non è questo… il problema è un altro.” Scosse la testa, continuando a torturarsi i capelli.
“Cioè?” Incalzò.
“Dove la porto?” Esclamò.
 
 
 
“Ma se non so dove mi porta, cosa devo mettermi?” Esclamò Faith.
“Qualcosa di casual, conoscendolo la sua idea di appuntamento sarà una pizza.” Consigliò Hayley “Niente di formale, tranquilla.”
 
 
 
 
“Un ristorante carino.” Propose Matt.
“Un ristorante?” Ripeté Johnny “E come cazzo ci vado in un ristorante? In jeans?”
“Beh dove vorresti portarla scusa? In pizzeria?” Ribatté l’altro.
“Perché no.” Scrollò le spalle.
“Stiamo parlando di Faith, non di una qualunque.” Gli fece notare “Lei si aspetterà sicuramente un posticino carino, una cenetta a lume di candela… roba da film insomma!”
“Merda hai ragione!” Si batté la fronte “Aiutami a trovare la camicia che ho messo al battesimo di tuo nipote, è l’unica che ho!”
 
 
 
 
“Allora, hai deciso?” Le chiese, dopo aver aspettato un po’.
“La camicetta scozzese e i leggins scuri con un paio di Converse?” Propose.
“Si, perfetto. Lascia i capelli sciolti.” Approvò Lyn.
“Ok, augurami buona fortuna.” Si mordicchiò le labbra, Faith.
“Buona fortuna bambolina.” Rise Hayley, attaccando.
 
 
 
 
 
Erano le sette quando Faith uscì, raggiungendo Johnny e la sua moto all’angolo della strada.
Come la vide, lasciò l’appoggio della moto e si drizzò in piedi, sistemandosi i capelli con la mano.
“Hey.” Le sorrise, schiarendosi la gola.
“Hey.” Sorrise anche lei, prendendo un respiro profondo.
Si chinò su di lei, baciandola sulle labbra, l’unica cosa su cui era sicuro di non poter sbagliare quella sera “Sei bellissima.”
“Grazie.” Arrossì, seguendolo fino a salire sulla moto.
Johnny guidò verso il centro, per una mezz’oretta circa, finché non parcheggiò in una zona che Faith conosceva bene, un posto insolito per lui…
Aggrottando le sopracciglia dubbiosa, Faith si sfilò il casco, porgendoglielo “Ceniamo qui?”
Lui annuì, porgendole la mano sorridendole e non si accorse dell’aria ancora più perplessa che aveva la ragazza mentre lo seguiva.
C’era già stata, troppe volte, con i suoi genitori. Cene di lavoro, amici di famiglia, anniversari…
Sempre la stessa gente snob e finta negli stessi stupidi ristoranti chic e altrettanto finti.
Ma Johnny? Cosa ci facevano qui?
Prendendo un respiro profondo e cercando di non pensare a quanto gli stessero sudando le mani, Johnny prese una strada secondaria per il ristorante che aveva scelto.
Il ragazzo vestito elegantemente fuori li squadrò man mano che si avvicinavano, composto con le mani dietro la schiena e la camicia ben abbottonata “Desiderano?”
“Ehm… si, io avevo ordinato un tavolo. Cioè, un tavolo per due. Ehm… al telefono.” Balbettò Jhonny.
Il ragazzo annuì “Nome?”
“Johnny.” Rispose.
“Intendevo il nome con cui ha prenotato, signore.” Precisò.
“Oh, si, certo.. Del Roy, per due.” Riparò Johnny.
Controllando su un piccolo palmare che estrasse dalla tasca dei pantaloni, il ragazzo annuì, facendogli cenno con il capo di seguirli “Prego, vi porto al tavolo.”
Ma mentre Johnny stava per seguirlo all’interno del locale, si voltò, trovando Faith immobile, intenta a torturarsi le mani nervosamente.
“Bambolina, che stai facendo?” Le chiese, chinando il capo di lato.
“Niente… è solo che…” Si mordicchiò il labbro, affacciandosi a guardare l’interno dalla grande vetrata.
“Hey, bambolina, che succede?” Le si avvicinò, prendendole il viso tra le mani di modo che fosse costretta a guardarlo.
“Perché mi hai portato qui?” Chiese, tutto d’un fiato.
Aggrottando le sopracciglia confuso, le chiese “Io… io volevo… pensavo… non ti piace?”
“Signori, tutto ok?” Si affacciò il cameriere, dopo essersi accorto che i due non l’avevano seguito.
“Sì, un attimo solo.” Lo liquidò sbrigativamente Johnny.
“Pensavo ti sarebbe piaciuto, mangiare in un ristorante carino…” Alzò le spalle, tornando a rivolgersi a lei.
“Johnny io mi sento così fuori luogo qui.” Confessò “Che ci facciamo in questo posto?”
Lui annuì, allontanandosi di un passo “Ti senti fuori luogo… perché ci sono io con te.”
“Che cosa? No!” Si affrettò a ribattere.
“Dai Faith, questo è esattamente il luogo dove chiunque immagina una ragazza come te.” Rise lui, passandosi una mano tra i capelli “Sono io che sembro un barbone, in questo contesto.”
“Non è così, Johnny. Tu sei così bello stasera e io invece ho messo solo questo…” Aprì il giacchetto, mostrandogli cosa indossava.
“Certo, perché pensavi che ti avrei portata in qualche posto da poveraccio, insieme a ubriaconi e altrettanti poveracci, no?” L’accusò.
“Perché mi tratti così?” Aggrottò le sopracciglia, stringendo i pugni “Pensi davvero che io voglia entrare la dentro e farmi servire come una figlia di papà o che ti consideri un poveraccio?”
Alzando le spalle, Johnny indossò la sua maschera da saccente “Non importa chi dei due lo pensi, le cose stanno così Faith.”
“Allora non hai capito proprio niente…” Incrociò le braccia al petto, sospirando “Stai solo rovinando la serata…”
“Già, forse è meglio se ti riporto a casa.” Annuì lui, infilando la mano in tasca per prendere una sigaretta.
Senza riuscire a trovare nulla con cui ribattere, Faith annuì, abbassando il viso per nascondere l’espressione triste “Forse è meglio.”
Camminando uno affianco all’altro in silenzio raggiunsero la moto, altrettanto in silenzio salirono in sella e percorsero la strada verso casa di Faith.
 
 
 
 
Solo quando si fermarono e Faith scese di corsa, porgendogli il casco senza neanche guardarlo, Johnny si accorse che la ragazza piangeva.
Si affrettò a scendere anche lui, afferrandole il polso per fermarla e farla voltare.
Quando si ritrovò davanti i suoi occhioni scuri pieni di lacrime, la strinse forte a sé, affondando il viso tra i suoi capelli “Sono un coglione Faith, scusami.”
“Io non penso che tu sia un poveraccio, sono le persone che frequentano quei ristoranti che mi fanno schifo. Non tu!” Singhiozzando, facendosi piccola tra le sue braccia.
“Lo so, lo so, mi dispiace.” Le sussurrò, accarezzandole la schiena “Io volevo solo portarti in un posto carino, sono io che ho paura di non essere abbastanza per te.”
“A me piaci per quello che sei.” Confessò, nascondendogli il rossore sul suo viso contro la spalla.
Ghignando, Johnny le pizzicò il fianco, avvicinandosi per baciarla sotto l’orecchio e lungo la mascella fino alle labbra. Sentì le mani delicate di lei posarsi dietro la nuca, tra i suoi capelli e spingerlo verso di lei.
“E comunque, l’idea del ristorante è stata di Matt, non mia.”  Ci tenne a precisare.
Ridendo, Faith si alzò sulle punte per baciarlo di nuovo “Non ha più importanza.”
“Allora, bambolina, vuoi ancora che ti porti da qualche parte?” Le sussurrò, ammiccando.
Mordicchiandosi il labbro inferiore, Faith annuì, lasciandosi trascinare verso la moto.
 
 
 
 
Guidarono per una mezz’oretta, uscendo dal centro, fino ad una strada non lontana da casa di Johnny.
Scendendo dalla moto, le sorrise, prendendole la mano e l’accompagnò fino all’entrata di un locale.
“Ci vengo spesso qui, con Matt.” Le spiegò, schiacciando la sigaretta che si era acceso con il piede “Non so se sia il posto giusto per portarci una ragazza, non ne ho mai portata una qui…”
A quell’affermazione, le labbra di Faith si distesero in un mega sorriso. Di slancio si avvicinò a lui, circondandogli il collo con le braccia per arrivare alle sue labbra.
Un fischio d’ammirazione di un alticcio lì vicino li interruppe, ma la ragazza non ci badò ed entrarono.
Il locale non era ben illuminato, né molto grande ma c’era un sacco di gente. La maggior parte in realtà erano uomini, notò Faith. Anzi, erano tutti uomini. No, quella… ah, no… un uomo dai capelli lunghi.
“Sono tutti uomini?” gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
“Sì, il mercoledì sera di solito si.” Annuì lui.
“Perché, che succede il mercoledì sera?” Insistette.
“Ehm… mangiamo qualcosa? Io sto morendo di fame!” Tagliò corto.
“Johnny?” provò a richiamarlo, ma lui la stava già trascinando verso l’interno.
Si sedettero ad un tavolo, ordinando ad un uomo grassottello due hot dog “Scusa bambolina, ma credo che non ci sia niente di più sofisticato di un’insalata qui dentro.”
“Va benissimo.” Gli sorrise, allungando la mano sul tavolo a toccare la sua.
Quando il barista riportò i loro piatti, Faith dovette prima studiare le mosse di Johnny per capire come mangiare… quel coso!
Si rimboccò le maniche, avvolgendo l’estremità del panino con due tovagliolini, cercando di indirizzare pane, wurstel e maionese nella stessa direzione. Aprì la bocca più che poté e addentò il primo pezzo.
“E’ buono.” Decretò, masticando.
Ammiccando, Johnny prese un sorso di birra.
Quando lei era ancora a metà del suo hot dog, lui aveva ripulito il piatto, addentando l’ultima patatina “Possibile che tu sia così lenta?”
“Che ci vuoi fare?” Alzò le spalle “Me lo sto godendo.”
Ghignando, la provocò “Attenta, bambolina, potrei eccitarmi…”
Scuotendo la testa divertita, Faith rise, lanciandogli una patatina “Sei un porco…”
Rise anche lui, trangugiando quel che restava della sua birra.
 
 
 
 
Aspettò che finisse, prima di proporle una partita a biliardo.
“Ma io non so giocare a biliardo.” Gli disse.
“E secondo te a cosa ti serve il tuo maestro qui presente?” Si indicò, allungandole una mano.
Afferrandola, Faith si lasciò guidare dall’altra parte del locale, dove c’era il biliardo.
“Sei fortunata, bambolina, non è neanche occupato stasera.” Le porse una stecca.
Facendole cenno con la testa di avvicinarsi, sistemò le palle nel triangolo al centro del tavolo e poi le si avvicinò “Pronta, bambolina?”
“Mamma dice sempre che il biliardo è l’ultimo gioco che una donna dovrebbe provare.” Confessò, sorridendo.
“Assapora questo momento, bambolina, perché stiamo per trasgredire ad un’altra inutile regola della mammina.” Ammiccò, facendola ridere “Ora vieni, ti insegno a tenere la stecca.”
Posizionandogliela tra le mani, si sistemò dietro di lei. Le spostò i capelli su una spalla e le si avvicinò, posando le mani sulle sue e il mento sopra l’altra spalla.
“Devo… devo abbassarmi?” chiese titubante.
“Non ho mai visto ancora nessuno riuscire a giocare da in piedi.” La provocò, sussurrandole all’orecchio.
“E te… tu stai lì?” balbettò, in un sussurro.
“Bambolina, dai, non essere sempre così maliziosa, farò il bravo.” Ghignò, rischiando una gomitata allo stomaco.
Alzando gli occhi al cielo, Faith si mise in posizione e, aiutata dalle mani di Johnny, colpì il triangolo di palline.
Sorridendo soddisfatta, chiese “Di nuovo?”
Lui annuì, sfiorandole il collo con il naso. Si avvicinò, nascondendo il viso nell’incavo della spalla per respirare il suo profumo e non resistette a posarvi un bacio.
“Johnny, così mi distrai.” Lo riprese lei, facendolo allontanare.
Colpendo un trio di palline, seguì con lo sguardo una che si avvicinava al buco sull’angolo.
“Punto quella?” Domandò.
“Mhm.” Fu l’unico incoraggiamento che ricevette, mentre Johnny le lasciava altri baci sulla spalla.
“Devi lasciarmi spostare, allora.” Gli fece notare.
“Perdonami, bambolina.” Sospirò lui, con un’espressione mortificata.
“Per cosa?” Gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
“La mamma aveva ragione, su questo gioco…” Le sussurrò all’orecchio, prima di mordicchiarle il lobo “Non riesco a fare il bravo quando si tratta di te.”
Mordicchiandosi il labbro, Faith arrossì, voltandosi con il busto verso di lui. Posò una mano sulla sua guancia “Ah no?”
Ghignando, Johnny scosse la testa, avvicinandosi fino a sfiorarle le labbra “Proprio non riesco a resisterti, bambolina.”
Nel momento in cui stavano per baciarsi, alcune luci si spensero, sostituendosi ad altre rosse e blu, accolte dagli applausi entusiasti dei clienti nel locale.
“Oh cazzo.” Sentì dire da Johnny, prima che la sua visuale venisse completamente occupata dal suo petto.
“Johnny?” provò a chiamarlo, senza che rispondesse “Johnny? Che succede qui il mercoledì sera?”
“Ehm…” cominciò a dire, ma venne interrotto da nuovi applausi e fischi, insieme a della musica.
Spingendolo, Faith riuscì a sorpassarlo, giusto in tempo per vedere entrare quella che sembrava essere una ballerina, su un palco che non aveva neanche notato.
Si voltò verso di lui, confuso, quando vide il resto della clientela spostarsi in massa verso di lei.
Intuendo che genere di ballerina fosse, alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto “Allora?”
“Ma perché oggi è mercoledì?” Alzò le spalle lui, battendo le mani sui jeans “Ma non mi dire, e io che pensavo fosse giovedì…”
“E così tu e Matt venite spesso qui, eh?” Continuò lei, mimando con le dita le virgolette “E immagino sempre ‘il giovedì’.”
“No, ma chi noi?” Imitò una risata “Ci saremo venuti… una volta? Due? Forse tre… Massimo massimo quattro!”
Se le luci fossero state accese, Johnny si sarebbe potuto accorgere della luce che passò negli occhi di Faith, prima che parlasse “Portami a casa, Del Roy, subito.”
“No, bambolina, aspetta!” Provò a fermarla, mentre si dirigeva spedita verso la porta.
“Non rimarrò qui un minuto di più!” Recitò lei, battendo il piede a terra “Se vuoi accompagnarmi a casa, altrimenti ci torno da sola.”
Fece per andarsene, ma lui la seguì subito “Sei pazza? Non puoi girare per strada da sola qui, di notte.”
“Allora mi porti tu?” Lo guardò, il mento alzato, orgogliosa.
Sospirando, Johnny si grattò la nuca “Non mi lasci altra scelta, bambolina…”
 
 
 
 
La guardò andarsene come una furia, sbattere il cancello senza neanche voltarsi a guardarlo quando raggiunse la porta di casa, come faceva di solito.
Sospirando, parcheggiò la moto e aspettò di vedere la luce della finestra della sua camera accendersi, per scavalcare il muro e arrampicarsi sull’albero, tanto che ormai era abituato…
Arrivato sul terrazzino, trovò la porta finestra aperta e la stanza vuota.
“Faith?” la chiamò, entrando.
“Ce ne hai messo di tempo.” Si voltò di scatto, trovandola appoggiata alla parete affianco alla finestra.
“Bambolina, mi dispiace per…” Cominciò lui.
Avvicinandosi, Faith posò l’indice sulle sue labbra, zittendolo “Non sono arrabbiata.”
“Ah no?” Aggrottò le sopracciglia, confuso.
Scuotendo la testa, Faith si morse il labbro inferiore, posando le mani sulle sue spalle. Lo spinse delicatamente e lui si lasciò guidare all’indietro, ancora troppo confuso, fino a ritrovarsi seduto sul letto.
“E così, ti piacciono gli spogliarelli?” Gli chiese, accarezzandogli i capelli.
“Bambolina, ti giuro che io e Matt andiamo lì solo i venerdì sera, o per vedere le partite…” Si affrettò a dire “Non mi interessa quella roba, non ho mai assistito.”
“Meglio.” Sorrise lei, chinandosi a lasciargli un bacio e un sussurro “Sarà la prima volta per entrambi.”
Dandogli giusto il tempo di sbarrare gli occhi, Faith fece un passo indietro, standogli davanti.
“Stai… stai davvero per fare quello che penso io, bambolina?” Balbettò, fissandola mentre si scostava i capelli con le mani.
“Non lo so… A cosa stai pensando tu?” Si mordicchiò il labbro, guardandolo con i suoi occhioni da cerbiatta mentre sbottonava lentamente ogni bottone, accompagnando ogni porzione di pelle che veniva scoperta da una lenta mossa dei fianchi.
“Oh fidati, non vorresti saperlo…” Ghignò Johnny, passandosi la lingua sulle labbra.
Arrossendo, Faith cercò di non darlo a vedere e continuò, infilando due dita nell’elastico dei leggins per tirarli giù e calciarli appena con i piedini.
Rimasta con indosso solo la biancheria, lo guardò di nuovo “Continuo?”
“No.” Rispose lui, abbassando lo sguardo lungo tutto il suo corpo “Faccio io.”
Sorridendo imbarazzata, Faith lo raggiunse, mettendosi tra le sue gambe. Posò la mano sulla sua testa, accarezzandogli i capelli mentre Johnny le lasciava una scia di baci sul ventre.
Le accarezzò le cosce, risalì fino a posarsi alla base della schiena ed alzò il viso, poggiando il mento sulla sua pancia per guardarla “Dio, bambolina, sei bellissima.”
Lei gli sorrise, le guance arrossate e la mano che ancora gli accarezzava i capelli scese con una carezza sulla guancia, sul collo e raggiunse l’altra al colletto della camicia, per sbottonarla.
Lui la lasciò fare, non interferendo in nulla se non per aiutarla a sfilargli le maniche, le scarpe e poi i jeans.
Scivolando indietro sul letto, la chiamò a sé, facendola sedere sulle sue gambe.
Posò le mani sulle sue spalle, avvicinandosi al suo petto fino a sentirlo contro il tessuto sottile del reggiseno.
“Come sono andata?” Gli chiese, facendo ricomparire quel tono imbarazzato che lo faceva impazzire, inconsapevolmente.
“Perfetta, bambolina. Tu… tu lo sei sempre.” Riuscì solo a dire, prima di avventarsi sulle sue labbra e stringerla contro di sé.
Le slacciò il reggiseno, gettandolo via per sentire la pelle contro la sua, il suo sapore sulle labbra.
Con un colpo di fianchi invertì le posizioni, facendola stendere sotto di lui.
Si allontanò il tempo necessario per rimanere completamente nudo e poi afferrò il tessuto delle sue mutandine, tornando a baciarla.
“Johnny.” Lo chiamò, fermandolo con le mani sul suo petto “Devo chiederti una cosa, prima di…”
“Ce l’ho.” Annuì lui, tornando a dedicarsi al suo collo.
Alzando gli occhi al cielo, Faith richiamò la sua attenzione “Non sto parlando del preservativo, Johnny.”
“Oh, ok. Dimmi tutto, bambolina.” Le accarezzò la guancia, scostandole i capelli dal viso.
“Quello di stasera…” si mordicchiò il labbro “Era un appuntamento?”
Johnny rimase un attimo immobile “Tu… tu vuoi che lo sia?”
“Lo sto chiedendo a te.” Rispose, altrettanto dubbiosa.
“Giusto…” Annuì lui, pensandoci su “Io… penso di sì.”
“Pensi?” Alzò un sopracciglio.
“No, no. Ne sono sicuro.” Si affrettò a rimediare “Era sicuramente un appuntamento.”
Lei sorrise, sollevata e gli accarezzò la guancia “E’ stato un bell’appuntamento.”
Anche lui lasciò un sospiro di sollievo “Avevo paura di rovinare tutto: il pub, il cibo di merda, la spogliarellista… Io vorrei darti solo il meglio, bambolina.”
“Non mi sono mai sentita più distante dal mio mondo quanto oggi.” Disse lei.
“Lo so, mi…” Sospirò lui.
“E non mi sono mai sentita così felice come nel tuo mondo.” Lo interruppe, guardandolo negli occhi “E’ come se anche io avessi trovato finalmente il mio, affianco a te.”
Sorridendo come un idiota, felice, Johnny la strinse a sé “Vieni qua, bambolina, non ho ancora finito di renderti mia.”

 
Lo so, sono imperdonabile!
Non aggiorno da settembre e volete uccidermi, lo so..
All'inizio mi si è rotto il computer, quindi sono stata un paio di settimane senza.
"E per il resto che scusa hai?"
Vorrei dare la colpa alla scuola, alla mancanza di tempo e agli altri impegni,
ed è anche per questo.
Ma non solo...
La verità è che non riuscivo più a scrivere,
mi sono bloccata!
E fidatevi, se per voi è stata una tortura aspettare questo capitolo
non immaginate quanto fosse frustrante per me
sedermi al computer e riuscire a scrivere poco più di qualche riga.
Ci ho messo circa due mesi per scrivere la prima parte di questo capitolo
poi, oggi ho detto "Perché non riprovare?"
ed ho buttato giù tutto il resto.
Non ho neanche riletto, quindi perdonatemi se incontrerete errori, ma non vedevo l'ora di postare...
Non immaginate quanto sia felice di essere tornata!
Quanto sia felice di aver ritrovato i miei amati Johnny e Faith!
Un bacio,
(non odiatemi, vi prego e fatemi sapere cosa ne pensate)
AngelwithoutWings
 

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Capitolo 13
*** Lesson Ten: Actors and Dancers ***





Lesson Ten: Actors and Dancers
 
Sospirando, Johnny si passò una mano tra i capelli, appoggiandosi alla porta con la spalla per aprirla.
Non avrebbe mai pensato che fare il babysitter sarebbe stato così sfiancante, ma quel bambino l'avrebbe distrutto..
Entrò in casa, lasciando cadere le chiavi sul mobile, annunciando uno svogliato "Sono a casa!"
Quella che però si ritrovò di fronte, non era sua madre, come si sarebbe aspettato..
Cioè, c'era anche sua madre, ma non era sola, ai fornelli.
"Faith..." Alzo le sopracciglia, sorpreso "Che ci fai qui?"
"Ero venuta a cercarti" gli si avvicinò, con una scodella in mano "mentre ti aspettavo tua madre ha proposto di insegnarmi a fare dei biscotti."
Solo in quel momento si accorse del profumo che aleggiava per la stanza "Sei qui da molto?"
"Un'oretta forse..." Alzo le spalle "Non ne assaggi neanche uno?"
Abbassando lo sguardo, Johnny notò i biscotti all'interno della scodella e ne prese uno "I miei preferiti."
"Te l'avevo detto che gli sarebbero piaciuti!" Ammiccò la madre, avvicinandosi a loro.
"Tecnicamente non l'ho ancora assaggiato, fossi in te non ne sarei così sicura." Puntualizzò Johnny.
"Ma li ha fatti Faith" obiettò "con tanto affetto..."
"Un motivo in più per temere un attacco di dissenteria." Ghignò, prima di beccarsi una gomitata.
Ridacchiando tra i denti, portò il biscotto alla bocca e lo mangiò, anzi lo divorò. Poi, alzando il pollice, si complimento con le cuoche.
Al suono del forno, la donna li lasciò soli, concedendo a Johnny il tempo per piegarsi e lasciare un bacio a fior di labbra a Faith, che arrossì subito.
"Puoi aspettare altri dieci minuti con mia madre?" Le chiese, prendendole dalla mano la scodella "Faccio una doccia e andiamo da qualche parte. Che ne dici?"
"Se sei stanco non importa..." Gli sorrise, alzando le spalle.
"Ma no figurati" Ammiccò "E poi, abbiamo qualcosa da festeggiare o sbaglio?"
Sorridendo, annuì entusiasta, lasciandolo per tornare in cucina.




"Ah, non ti ho chiesto come mai eri qui." Si ricordò, chiudendo la porta dell'appartamento alle loro spalle.
"Così..." Alzò le spalle Faith, guardando davanti a lei.
"Sicura bambolina?" Incalzò.
"Volevo solo uscire e sono venuta da te." Ripeté, sorridendo forzatamente.
Johnny non fu molto convinto dalla risposta ricevuta, ma preferì non insistere troppo, almeno finché non fosse stata lei a parlare.
Scendendo le scale al pianerottolo inferiore, si avvicinarono alla porta dell'appartamento di Hayley.
Johnny si piegò sulle ginocchia, raccogliendo da sotto lo zerbino una copia delle chiavi.
Aprì, spalancando la porta "Signori e signore le prossime star di Hollywood sono..."
Ma si interruppe, spalancando gli occhi, così come fece Faith con la bocca.
"Oh cazzo!" Esclamò Matt.




Qualche ora prima...

"Ben tornata nel mondo dei vivi!" L'accolse non appena ebbe aperto gli occhi.
"Matt, ho la febbre, non sono una malata terminale..." Sbuffò Hayley, stropicciandosi gli occhi.
"Ecco un bel piattone bollente di minestrone." La ignorò, raggiungendo il divano con un vassoio.
Appoggiandoglielo sulle gambe coperte dal plaid, le si sedette affianco, continuando a sfoggiare quel sorrisetto premuroso e odioso.
"Spero davvero che tu non abbia anche intenzione di imboccarmi." Commentò lei, sbuffando ancora.
Per irritarla ancora di più, le prese il cucchiaio prima che ci arrivasse lei, intingendolo nel piatto "Ecco l'aeroplanino, fai la brava bimba..."
"Tu non hai idea di dove ti ritrovi quel coso se non lo posi subito!" Lo incenerì con lo sguardo.
Ridendo, Matt insistette, avvicinandosi "Apri la boccuccia..."
"Matt, finiscila!" Lo rimproverò, ridendo e cercando di allontanarlo con le mani.
"Che schifo! Mi hai infettato!" Urlò isterico, guardandosi la manica della maglia "Il tuo schifoso mocciolo sulla mia maglia!"
Ridendo fino a sentire la gola pizzicare, Hayley gli lanciò addosso il fazzoletto che teneva ancora in mano "Ben ti sta!"
"Puah, che schifo!" Continuò a brontolare, sfilandosi la maglia.
"Beh, hai intenzione di rimanere nudo ora?" Alzò un sopracciglio Hayley.
"So che non sogni altro da dieci anni..." Ammiccò lui "E comunque, ti ricordo che siamo a maggio, fanno 300 gradi e tu sei l'unico essere vivente sul pianeta in grado di beccarsi la febbre. Non penso che mi succederà nulla se rimango così in casa."
"Vieni macho, copriti con la coperta almeno..." Alzò gli occhi al cielo, facendogli posto, stando attenta a non rovesciare il vassoio.
Matt le si accostò, coprendosi le gambe, mentre lei mangiava "Senza contare poi che ho un termosifone affianco a me."
"E ne vado fiera." Alzò le spalle, portando alla bocca un cucchiaio di minestra.
Matt intanto accese la tv, beccando un'odiosa soap opera. Ma prima che potesse cambiare canale, il telecomando fu intercettato da Hayley.
"Non puoi star facendo sul serio." Protestò "È così che ripaghi un amico che si prende cura di te nel momento del.."
"Shh!" Lo zittì, per riuscire a sentire.
"Hai anche il coraggio di farmi..." Ritentò.
"Shhh!" Ripetè, più forte.
"Ok, questo è troppo." Battè le mani, voltandosi verso di lei "Molla l'osso."
"No." Ribattè "Sono io la malata, questa è casa mia, la tv è mia."
Alzando gli occhi al cielo, Matt si passò una mano tra i capelli "Santissimi numi, tu mi farai uscire pazzo..."
Ridacchiando, Lyn appoggiò il vassoio per terra, lasciando il piatto quasi pieno
"Non mangi?" Le chiese.
"In realtà, la tua minestra fa un po' schifo." Ammise, ancora con quel sorrisetto divertito.
"Pure?" Alzò un sopracciglio "Non so c'è qualche altro reclamo che vorrebbe fare?"
Ridendo, Hayley gli si avvicinò, coprendo entrambi con la coperta "Avrei bisogno di un cuscino."
"Ogni suo desiderio è un ordine per me!" Rispose, portando la mano alla fronte come sull'attenti.
Allargò le braccia, guardandola accoccolarsi al suo petto, poggiando la testa scapigliata sulla sua spalla.



"E questo broccolone sarebbe conteso da tre milf?" Sbottò Matt, indicando la televisione.
"Donne, coglione!" Lo corresse Lyn, dandogli un colpo sul petto "E comunque, si da il caso che non sia niente male..."
"Stai scherzando, spero." Ribattè "Voi donne avete davvero dei gusti particolari..."
"Sai un po' chi mi ricorda?" Lo ignorò.
"Chi?" Le chiese.
"Pier." Rispose.
"Pier?" Ripetè, storcendo il naso "Napoleone?"
"Sì, ha un po' i lineamenti del viso simili..." Annuì Lyn, indicandolo "Forse però la versione adulta e figa."
"Quindi Pier non è figo?" Si voltò verso di lei.
"Beh, è un tipo..." Alzò le spalle lei.
"Che vuol dire un tipo?" Alzò un sopracciglio.
"Può piacere come non piacere, dipende..." Spiegò.
"E... a te... a te piace?" Balbettò, schiarendosi la gola.
"A me?" Si voltò di scatto, facendo tanto d'occhi "Ma chi? Pier?"
"Beh si, di lui stiamo parlando, o sbaglio?" Alzò le mani Matt "E di te, certo, mica può piacere a me."
"Solo perché sei un maschio non significa che non puoi capire se un altro ragazzo è bello." Si soffiò il naso.
"Quindi per te è bello?" Domandò di nuovo.
"Non ho detto questo, che c'entra?" Alzò gli occhi al cielo.
"C'entra perché te l'ho chiesto." Puntualizzò lui.
"Ma non capisco perché stiamo parlando di Pier." Sospirò.
"Perché tu hai detto che quel tizio in tv è bello e poi hai detto che assomiglia a Pier, quindi vuol dire che Pier è bello." Insistette "Non capisco perché non vuoi ammetterlo..."
"Ma perché dovrei ammettere qualcosa che non ho detto?" Si tirò su, allargando le braccia.
"Quindi Pier non ti piace?" Riformulò la domanda.
"Ma chi ti ha messo in testa quest'idea, scusa?" Alzò un sopracciglio lei.
"Ma nessuno, solo che alla festa la settimana scorsa vi ho visto particolarmente... intimi." Gesticolò.
"Intimi?" Ripetè, con il sopracciglio ormai fino all'attaccatura dei capelli "Ma si può sapere di che ti sei fatto?"
"Santissimi numi, Lyn, non è così difficile: ti piace o no il francesino?" Sbottò alla fine.
"Ma che cazzo te ne frega a te?" Esclamò lei, offesa dal tono di voce alto.
"Eh eh mi frega eccome!" Sorrise arrogante, avvicinandosi.
"Vaffanculo." Si avvicinò a sua volta "Ma che vuoi da me?"
E in quel momento, in cui i loro occhi si incontrarono, lui tagliò la distanza già minima tra le loro labbra, con un bacio.
Lei spalancò gli occhi, restando completamente immobile, se non per le labbra che pian piano socchiuse.
"Stupida, io voglio te." Allontanandosi appena, Matt posò la fronte sulla sua, la mano sulla sua guancia "E non ho idea di cosa mi sia successo, ultimamente, ma non riesco a non pensare a te."
Sorridendo, Hayley si morse le labbra, poggiando le mani sulle sue spalle nude "Ce ne hai messo di tempo, testone."
Sorridendo anche lui, portò di nuovo le sue labbra ad incontrare quelle bollenti della rossa, accarezzandole con la lingua per fargliele socchiudere ed approfondire quel bacio. Le circondò la schiena con il braccio, avvicinandola a sé e lei affondò una mano tra i capelli, stringendosi alle sue spalle con l'altra.
Voltandosi, senza lasciarla andare, la fece stendere sul divano, tornando a baciarla sovrastandola.
Sentiva quel corpo piccolo e bollente sotto il proprio, il seno premuto contro il suo petto ancora nudo e le gambe allacciate ai suoi fianchi.
"Dio, quanto sei bella..." Si lasciò sfuggire, mentre lei gli lasciava dei morsetti lungo la mascella.
Sentendola sorridere, si lasciò accarezzare le guance e la guardò.
"È la prima volta che sono senza parole." Gli sorrise.
Sorridendo anche lui, si riavventò a baciarla "Meglio approfittarne, occasione più unica che rara."
Mentre la sentiva ridere contro le sue labbra, la porta si aprì di scatto.
"Signori e signore le prossime star di Hollywood sono..." Si interruppe Johnny, con un'altrettanto scioccata Faith al suo fianco.
"Oh cazzo!" Riuscì solo a dire.

Per un momento rimasero tutti nel più assoluto silenzio.
"Ehilà!" Esordì Lyn, alzando la testa sul bracciolo del divano "Che si dice?"
"Ehm..." Balbettò Johnny.
"Eravamo venuti a dirvi che ci hanno preso nel musical." Intervenne in suo soccorso Faith.
"Oh, è fantastico!" Sorrise l'altra rossa.
"Già..." Si mordicchiò il labbro "La febbre?"
"Credo sia passata, grazie." Annuì Lyn.
"Bene." Annuì anche Faith.
"Già." Alzò le spalle.
"Beh allora..." Si schiarì la gola, afferrando la manica di Johnny "Eravamo venuti solo per questo. Se non c'è altro..."
"No, tutto ok." Rispose prontamente Matt.
"Allora... Ci vediamo!" Salutò con la mano Faith.
"Certo, ti chiamo stasera." La salutò l'amica "Ciao Jo'"
"C-ciao." Riuscì solo a dire, richiudendosi la porta alle spalle.




L'espressione ancora completamente persa, gli occhi spalancati, Faith gli si fece davanti "Tutto ok? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma."
"Peggio." So riprese, guardandola "Dio santo, ti rendi conto?" Si guardò alle spalle, abbassando il tono della voce "Ho appena visto i miei due migliori amici limonare sul divano!"
Ridacchiando per il ricordo della scena, Faith gli prese il viso tra le mani, portandolo al suo livello "Non me lo sarei mai aspettata neanche io..."
"Dio, questi sono traumi che non si dimenticano più." Brontolò lui, chiudendo gli occhi al tocco delle mani di Faith sul suo viso "È peggio di beccare i tuoi che scopano!"
Ridendo, Faith gli lasciò un bacio sulle labbra.
"Che ne dici se mi riporti a casa? I miei non ci sono, magari potrei provare a farti dimenticare questo trauma..." Sussurrò, ad un passo dalle sue labbra.
"Mhm, non lo so..." Stette al gioco "Sono parecchio scioccato, deve volerci parecchio sforzo."
"Dimentichi che io prenderò una laurea in psicologia." Gli accarezzò il naso con la punta del proprio.
"Dottoressa e paziente, bambolina?" Ghignò Johnny, posando le mani sui suoi fianchi, scivolando leggermente verso il fondoschiena per avvicinarla a sé "Non ti basta più la modalità normale?"
Ridendo, Faith continuò a flirtare, nonostante il rossore sulle guance "Credevo fossi davvero tanto, tanto traumatizzato..."
Johnny seguì i ghirigori che il suo dito aveva disegnato sul petto, non resistendo più a baciarla "Corri, bambolina, non so per quanto ancora resisterò se continui ad essere così sexy."




Dopo aver percorso praticamente di corsa il viale dal cancello alla porta di casa di Faith, finalmente trovate le chiavi riuscirono ad entrare.
Con un calcio Johnny lasciò che la porta si richiudesse alle sue spalle, sbattendo, mentre afferrava di nuovo Faith per la vita, appiattendosela addosso. Lei gli allacciò le braccia al collo e presto fece lo stesso con le gambe intorno ai fianchi quando lui le palpò il sedere.
Si ritrovarono ad indietreggiare diretti verso le scale, rischiando di inciampare ad ogni passo.
"Non ridere di me, bambolina." Le mordicchiò il labbro inferiore "Sto impazzendo davvero."
"Non è che stai prendendo un po' troppo sul serio la storia della dottoressa?" Gli apostrofò il naso con il dito.
"In realtà, devo dirti che come psicologa non farai molta carriera." Confessò, mettendo un piede sul primo gradino delle scale.
"Ah si, e perché?" Alzò un sopracciglio.
"Perché sei tu a farmi diventare pazzo." La baciò con trasporto "Mi pare che il tuo lavoro sia fare il contrario."
"Oh no, invece il mio scopo è proprio questo." Sussurrò, stringendo le gambe per far strusciare i loro bacini.
"Dio, bambolina..." Sussurrò tra i denti, sterzando verso la parere per farle poggiare la schiena e riposarsi per tornare all'assalto delle sue labbra.
Un colpo di tosse li interruppe, facendoli rabbrividire.
Si voltarono entrambi, di scatto.
"Pier?" Chiese Faith, spalancando gli occhi.
"Ecco l'unica cosa che potrebbe farmelo ammosciare in questo momento..." Commentò Johnny fra sé, meritandosi un'occhiataccia dalla ragazza.
"Ehm... Forse sono capitato nel momento sbagliato..." Si grattò la nuca, schiarendosi la gola "Il maggiordomo mi ha detto di aspettare di là e tu non rispondevi al cellulare."
Lasciando la presa sui fianchi di Johnny, Faith tornò a terra, lisciandosi i capelli imbarazzatissima "Si, devo averlo dimenticato prima di uscire."
"Bene, ora che hai visto che è viva e vegeta puoi anche andartene, no?" Parlò Johnny.
"Sì, beh... Ero venuto qui solo per parlare del ballo con te." Si rivolse direttamente a Faith, ignorandolo "Comunque, domani passo a prenderti dopo scuola, mandami un messaggio e fammi sapere a che ora."
"Oh oh oh, con calma!" Alzò una mano Johnny "Ballo? Passaggio?"
"Il ballo delle debuttanti." Riuscì a sussurrare Faith, con lo sguardo basso.
"Esatto." Annuì Pier, guardando per la prima volta Johnny "Faith non te l'ha detto?"
"Detto cosa?" Alzò un sopracciglio, voltandosi verso di lei.
"Pier sarà il mio... accompagnatore, quella sera." Confessò, alzando timidamente lo sguardo.
Cercando di non far notare quanto la cosa gli desse fastidio, non riuscì a trattenersi dallo stringere i pugni lungo i fianchi.
"Domani cominciano le prove." Continuò Faith "Il ballo è fra due settimane."
Il che voleva dire, ci arrivò senza che nessuno glielo dicesse, che ci sarebbero state più di una prova in quei quattordici giorni...
"Deve esserti passato di mente." Commentò, gelido.
Faith si voltò di scatto verso di lui, l'espressione smarrita, triste e spaventata dalla sua reazione.
"Beh, io tolgo il disturbo ora." Si schiarì la gola, nascondendo un sorrisino, Pier "Ci vediamo domani, a scuola."
"A domani." Annuì Faith, senza neanche offrirsi di accompagnarlo alla porta.
Johnny, manco a dirlo, non lo salutò per niente.
"Era questo che volevo dirmi oggi, quando sei venuta a cercarmi?" Domandò, senza guardarla.
Faith annuì, mordicchiandosi il labbro nervosa "Te l'avrei detto, te lo giuro. Ma avevo paura di come avresti reagito..."
Annuendo, Johnny prese un respiro profondo e si fece forza per voltarsi e fingere un sorriso incoraggiante per rassicurarla, accarezzandole i capelli.
"Ah, dimenticavo!" Esclamò Pier, ormai con la mano già sulla maniglia, un sorrisetto odioso rivolto a Johnny "Congratulazioni per la parte nel musical."
...ma io sono sempre un passo avanti a te, sembrò aggiungere silenziosamente, mentre si chiudeva alle spalle il portone.


 

Vi ricordate ancora di me?
Ebbene si, non è una visione, ho davvero
pubblicato il nuovo capitolo!
Mi scuso con tutti per la mia assenza,
inutile negare,
il blocco dello scrittore non è niente
in confronto a quello che è venuto a me!
Non faccio promesse, vi dico solo che
SPERO di continuare a pubblicare al più presto.
Questa storia mi piace,
ormai i personaggi sono parte di me,
abbandonarli non se ne parla nemmeno.

Mi scuso se dopo tutto questo tempo
mi ripresento con questo capitolo un po di passaggio
e con questo finale alla "zan zan"
(che nella mia lingua significa "suspance").
E' un capitolo di passaggio,
è stato davvero difficile scriverlo,
per questo mi sono arenata per...
quant'è che non scrivo più?
Boh, troppo comunque!

Mi siete mancati!!!
Vi prego, continuate a sostenermi,
continuate a leggere, seguire e soprattutto
RECENSITE!
Comunicate con me, vi prego, fatemi sapere che cosa ne pensate.
Mi siete mancati, mi è mancato così tanto efp.
Ah, sì, l'avevo già detto.

Ultima cosa, anche perché per finire di scrivere ho fatto quasi l'una...
Sono anche su Wattpad ora,
sto riproponedno per ora storie già pubblicate qua.
Forse è proprio grazie a questo,
che ho ritrovato nel cassetto questa storia
e ho deciso di riprendere.
Mi chiamo "NobodysWendy"
(a quanto pare, il nome che uso qui era già in uso là...)
Vi lascio il link della mnia pagina,
se volete seguirmi anche da lì.
http://www.wattpad.com/user/NobodysWendy
Sostenetemi, vi amo tutti.
Oggi svago peggio del solito,
Vado a nanna.

AngelWithoutWings.

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Capitolo 14
*** Lesson Eleven: Untouchable (part I) ***


Ok, eccomi qui!
Sempre in ritardo, lo so,
anche se sempre meglio dei miei ultimi tempi, dovete ammeterlo.
Stavolta però, oltre ai miei ritardi,
ci si è messo anche il computer, che tuttora è in "riabilitazione".

Scrivo prima stavolta
perché mi sento di prepararvi a questo capitolo.
Ok, detto così è un po' tragico! :')

Come avrete notato,
questa è solo la prima parte del capitolo.
Quello che avevo in mente era buttarlo giù tutto in un capitolo,
ma poi ho visto che veniva fuori una quaresima e ho dovuto dividere.

Per questo vi avviso.
La prima scena.
Prima che mi scriviate che Johnny è diverso,
che non ve lo aspettavate,
che mi bandiate dal sito e in pasto ai pescecani (?)
Vi dico che avrà tutto più senso quando leggerete la seconda parte.
Essendo stato pensato come un capitolo unico all'inizio,
la mia idea era di finire e iniziare con lo stesso tono.

Capirete tutto a tempo debito...
In caso contrario,
non esitate a espormi ogni vostro dubbio
nelle vostre recensioni!

Un bacio,
AngelWithoutWings

Lesson  Eleven: Untouchable (part I)


"Adesso mi puoi dire dove siamo?"
"Shh" Johnny si voltò verso di lei, posando l'indice sulle sue labbra "Non ancora bambolina. Ah, e abbassa la voce."
"Perché dovrei?" Sussurrò Faith.
Johnny la ignoro bellamente, fermandosi, con le mani nelle tasche dei jeans, davanti ad un enorme cancello.
Si guardò attorno, con naturalezza, prima di fare un passo avanti.
Poggiò un piede tra le sbarre, alzando entrambe le braccia, aggrappandosi con le mani al cancello. Facendo flettere i muscoli delle braccia e aiutandosi con una spinta si alzò, cercando un appoggio con l'altro piede.
Subito Faith gli fu affianco "Che stai facendo?"
"Tu che dici, bambolina?" Le rivolse un'espressione sarcastica.
"Si ok, ma posso sapere perché?" Borbottò.
"Ancora domande, bambolina.." Le fece notare "Su, alza quel culetto d'oro che madre natura ti ha concesso e raggiungimi!"
Incrociando le braccia, sbuffò stizzita, rivolgendogli un'occhiataccia.
"Non ci sto capendo niente.." Si arrese, avvicinandosi al cancello.
Johnny, atterrato dall'altra parte, si pulì con le mani i jeans strappati per voltarsi ed aiutare Faith.
Infilando le mani tra le sbarre le fece da appoggio per i suoi piedini, alzandola.
"Oh, ehilà..." Sogghignò, alzando la testa, ritrovandosi sotto la gonna di Faith.
"Maniaco, aiutami!" Si lamentò lei, cercando l'ultima spinta per scavalcare.
Ridacchiando con la lingua tra i denti, Johnny alzò le braccia, guardandola passare dall'altra parte "Giusto, come se ci fosse qualcosa che non ho ancora vi-..."
Ma non fece in tempo a parlare che gli arrivò un calcio in testa, prima di sentire la finta voce dispiaciuta di Faith "Ops, non ti avevo visto..."
Scuotendo la testa, ridacchiarono entrambi, mentre con delicatezza le converse di Faith toccavano l'erba.
Si voltò verso di lui, rivolgendogli un sorriso soddisfatto. Lui, di rimando, le rispose con il suo sorrisetto e le allungo una mano, che lei afferrò. Fecero in simultanea un passo avanti, fermandosi con le punte delle scarpe che si toccavano. Le guardarono entrambi e poi entrambi alzarono lo sguardo, inchiodandolo uno negli occhi dell'altra. Si sorrisero, e quando lui abbassò il viso, lei prontamente alzò il mento per far incontrare le loro labbra in un bacio dolce.
"Mi sei mancata in questi giorni, bambolina." Le sussurrò, poggiando la fronte sulla sua.
"Anche tu." Gli sorrise, accarezzandogli una guancia ispida per la barbetta.
"Allora ancora non mi hai sostituito con il fran-..." Provò a dire lui, prima che Faith lo interrompesse con un bacio.
"Quando ti leverai quest'idea dalla testa, si può sapere?" Lo guardò negli occhi.
Sorridendo, le si avvicinò di nuovo, la baciò e la strinse a sé.
"Ora mi dici che posto è questo?" Gli sussurrò, quando si separarono.
"Non lo riconosci davvero?" Alzò un sopracciglio, sorridendo "E io che ti facevo una ragazza intelligente.."
"Hey!" Protestò Faith, dandogli uno spintone "A mia discolpa posso dire che non si vede niente..."
"Vieni, talpa." Ridacchiò prendendole di nuovo la mano "Seguimi!"
Aumentando il passo, si ritrovarono a correre per il largo viale alberato di quella che sembrava una villa abbandonata. La semioscurità rendeva visibile solo il profilo dell'edificio, ma la luna non era abbastanza luminosa da permettere a Faith di metterla a fuoco da quella distanza.
Finché non arrivarono alla fontana al centro del piazzale di fronte alla facciata.
"Ma... è la villa delle suore dove andavo..." Si interruppe, voltandosi verso di noi "Andavamo qui all'asilo."
Johnny annuì, tornando a camminare, stringendo la sua mano.
Faith lo seguì, rivolgendogli uno sguardo confuso, prima di guardarsi intorno. La villa era chiusa ormai da parecchi anni, lei non era più stata in quel luogo, ma i ricordi affioravano pian piano nella sua mente.
Johnny si sedette sul penultimo gradino di marmo davanti all'entrata, seguito da Faith, che lo guardò prendere il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans e portarne una alle labbra per accenderla.
"Vieni spesso qui?" Gli chiese.
Johnny scosse la testa, lasciando uscire il primo sbuffo di fumo.
"Perché siamo qui allora?" Insistette, troppo curiosa.
Johnny indico la fontana, di fronte a loro "Eri lì la prima volta che ti ho visto."
Faith spalancò gli occhi, sorpresa, e si sentì arrossire "C-come?"
"Io ero proprio qui, il primo giorno di scuola, piagnucolando abbracciando le gambe di mamma perché non volevo andare a scuola." Le porse la sigaretta se volesse fare qualche tiro "E poi si è fermato questo macchinone nero lucido e io mi sono girato per guardarlo e sono rimasto a bocca aperta a fissarlo. E poi, la portiera dietro si è aperta. E sei scesa tu."
Si voltò a guardarla, trovandola completamente immobile, attenta ad ascoltarlo. Le si avvicinò, accennando un sorriso nostalgico mentre le accarezzava una guancia "Ed eri bellissima bambolina, agli occhi di quel bambino. Te lo posso assicurare. Bellissima come solo qualcosa di irraggiungibile sa essere."
"Johnny..." Riuscì solo a dire, incatenata al suo sguardo.
"Sei bellissima, bambolina."
La baciò.
Ad interromperli fu la suoneria del telefono di Faith. Ma lei si allontanò solo il tempo di guardare lo schermo e spegnere il cellulare.
"È ora che ti riporti a casa?" Sorrise Johnny, guardando anche lui il display.
"No!" Si affrettò a dire lei, mordendosi il labbro "Non mi importa di mia madre. Restiamo qui."
Lui annuì, prendendole il viso tra le mani per baciarla di nuovo "Agli ordini, piccola ribelle!"



"Perché non mi hai mai parlato?" Gli chiese, guardandosi le punte delle scarpe che dondolavano sulla terra.
"Mi avresti parlato?" Alzò un sopracciglio, appoggiandosi alla catena dell'altalena per guardarla.
"Mi sei sempre sembrato un po' strano..." Confessò lei.
"Appunto." Ridacchiò "E poi, non è che fossi così cotto di te..."
"Ah no?" Si voltò lei, e ridacchiando si scostò teatralmente i capelli con un gesto della mano "Credevo di essere bellissima..."
Ghignando, Johnny spinse la sua altalena più vicino, apostrofandole il naso con il dito "Avevo quattro anni, eri la prima bimba che vedevo. Ma mi è passata presto. I maschietti preferiscono giocare e fare a botte che perdere tempo con le femmine..."
"Resta il fatto che non ci siamo parlati per diciotto anni." Riflettè lei, tornando a dondolarsi.
"Beh, se devo essere sincero, anche tu non sei mai stata troppo normale..." Ammise.
"Pff... Ma senti chi parla!" Si offese subito lei "Mr Sto-sempre-da-solo-perché-odio-tutti!"
Ridacchiando con la lingua tra i denti, Johnny colpì della terra con le scarpe per mandargliela addosso "È così che mi vedevi?"
"Chi ti dice che non ti veda ancora così?" Alzò un sopracciglio, facendogli la linguaccia.
"Parla la miss Sono-troppo-figa-e-ricca-per-voialtri!"
"Io non ho la puzza sotto il naso!" Protestò Faith, imbronciando le labbra.
"E io non odio tutti!" Ribatté lui, imitandola.
Il telefono di Faith risquillò dalla tasca dei jeans, interrompendoli nei loro battibecchi.
"Forse ora dovremmo davvero andare..." Sospirò, rispondendo sbrigativamente alla madre.
Annuendo, Johnny le allungò una mano, sorridendole, e insieme si avviarono, per un altro sentiero dietro la villa.
"Dove andiamo scusa?" Aggrottò le sopracciglia Faith.
"Facciamo un'altra strada..." Alzò le spalle lui, colpendo un sassolino davanti ai suoi piedi.
"Per il bosco?" Insistette "È proprio necess-AH!"
Faith si ritrovò contro il tronco di un albero, con Johnny che la teneva premuta dal suo corpo e una mano a coprire la bocca.
"Si, bambolina è necessario: ora mi seguirai, andremo dove non possono sentirti urlare e poi taglierò il tuo corpicino in tanti piccoli pezzi e li nasconderò per tutto il bosco."
"Ma che cazzo?" Si lasciò scappare lei, attraverso la sua mano,spalancando gli occhi.
Johnny scoppiò a ridere, staccandosi per battere le mani e tenersi la pancia "Dovresti vedere la tua faccia, bambolina!"
Asciugandosi le lacrime, ignorò i suoi sguardi omicidi "Oh mamma... Sto diventando un attore provetto."
"Ne hai ancora per molto?" Incrociò le braccia, guardandolo male.
Scuotendo la testa, continuo a ghignare con la lingua tra i denti e le allungò di nuovo la mano, che lei si rifiutò di prendere, camminando a mento altro davanti a lui.
"Posso farti notare che non sai dove dobbiamo andare?" Le disse lui da dietro.
"Tu a fanculo!" Esclamò senza neanche voltarsi.
Rimanendo per un momento di sasso, Johnny ghignò di nuovo, aumentando il passo per raggiungerla e cingerle le spalle "È normale se tutta questa scurrilità mi eccita, bambolina?"
"È perché sei un ninfomane, Johnny." Gli fece notare, continuando a non guardarlo.
"E tu sei una bambolina molto permalosa..." Le soffiò all'orecchio, nonostante lei cercasse di allontanarlo.
"Non è vero!" Protestò, voltandosi finalmente per mostrare quegli occhioni scuri imbronciati.
"Ma sei sempre bellissima, tranquilla..." Ammiccò "Me lo dai un bacino ora che abbiamo fatto pace?"
"E chi ti dice che abbiamo fatto pace?" Alzò un sopracciglio.
"Perché ti ho perdonata." Si mise una mano sul cuore.
Scuotendo la testa, Faith sospirò "Peggio dei bambini..."
Continuando a punzecchiarsi raggiunsero il muro di cinta dell'edificio, ritrovandosi davanti ad un portoncino verde aperto.
"E questo cos'è?" Si bloccò Faith.
"L'uscita." Scrollò le spalle Johnny, con ovvietà.
"Ma se qui c'è questa porta aperta allora perché prima abbiamo dovuto scavalcare il cancello enorme sul davanti?" Esclamò, con tanto d'occhi.
"Perché mi sarei perso tutto il divertimento, ovvio!"





"Finirai nei guai per colpa mia, bambolina?" Le accarezzò le guance.
"Come sempre del resto." Ammiccò lei.
Johnny rise, abbassando il viso per baciarla "Buonanotte."
"Notte." Gli sorrise, lasciando il suo abbraccio per aprire il portone.
Percorso il viale fino al portone, cercò di fare meno rumore possibile per aprire ed entrare, ma quando si ritrovò nell'androne, l'inconfondibile suono dei tacchi sul marmo la raggiunge subito.
"Dove sei stata fino a quest'ora, si può sapere?" Urlò subito sia madre, mentre anche il padre faceva capolino dalla cucina.
"Mamma, domani non c'è scuola..." Sbuffò.
"Eri con quel ragazzo, vero?" La ignorò "Di nuovo, del resto."
"Mamma non è colpa sua." Lo difese subito "Non trattarmi più come una bambina."
"Finchè vivrai sotto questo tetto seguirai le MIE regole, chiaro signorina?" Le si avvicinò con un passo, alzando di nuovo la voce "Ora, non rispondere a tua madre e fila a letto!"
Mordendosi laingua, Faith si voltò verso suo padre, come per cercare un sostegno. Ma no, ovviamente, lui era troppo codardo per prendere una decisione nella sua vita.
Abbassando la testa per nascondere le lacrime, superò la madre e salì le scale, sbattendo la porta della sua camera.




"Un, due, tre, op! Un, due, tre... Signorina Roberts, non così!"
"Mi scusi..." Si affrettò a dire Faith, facendo un lungo respiro.
"Più attenzione, signorina Roberts." Le rivolse un cenno del capo "Di nuovo, un'ultima volta prima della pausa: e un, due, tre, op!"
"Tutto ok, Faith?" Le sussurrò Pier, prendendola in vita per alzarla.
Annuendo, Faith tornò a posare le mani sulle sue spalle "Mi dispiace, sto sbagliando tutto oggi."
"Ma no Faith, tranquilla." Le sorrise "Sei comunque la più brava nella sala."
Sorridendogli per ringraziarlo, abbassò il viso "Ho la testa da un'altra parte oggi..."
"Sicura che non ci sia niente di cui vuoi parlare?" Le alzò il mento, mentre la musica terminava.
"N-no Pier, grazie." Arrossì.
"Pausa!" Urlò Miss White.
"Lo sai che ci sono sempre per... Johnny?" Esclamò.
Aggrottando le sopracciglia, Faith fece per voltarsi, giusto in tempo per vedere avvicinarsi Johnny in persona.
"Hey Pier, come butta?" Alzò la mano in segno di saluto "Ma non avete finito con le prove? Credevo la cicciona avesse chiamato la pausa..." Accennò con lo sguardo alle mani di Pier ancora su Faith come sé ballassero ancora.
"Che ci fai qui Johnny?" Gli sorrise raggiante Faith, voltandosi verso di lui.
Riservandole lo stesso sorriso, Johnny guardò le mani di Pier perdere la presa sui suoi fianchi e solo allora si avvicinò per baciarla.
E, ovviamente, si preoccupò di approfondire il bacio e accertarsi con un'occhiata che il francesino si fosse infastidito.
Faith, sentendosi le guance in ebollizione, lo allontanò appena, poggiando le mani sul suo petto "Allora, come mai così presto?"
"La mamma di Will è tornata prima, così mi ha lasciato andare." Scrollò le spalle "Non sei contenta di vedermi?"
"Ma certo che sono contenta!" Gli sorrise, prendendogli la mano "Usciamo, ho bisogno di aria."
Lasciando Pier da solo, Faith trascinò Johnny verso l'uscita d'emergenza e su per una rampa delle scale antincendio.
"Hey, con calma, bam-" provò a dire, prima che lei gli gettasse le braccia al collo e lo baciasse.
"Mhm, forse dovrei venire a trovarti più spesso..." Ghignò, quando si lasciarono.
Sospirando, Faith si passò una mano tra i capelli per allontanarli dal viso "È un inferno là dentro. Come fa quella gente ad essere così.. così odiosa!"
"Chiedilo al tuo compagno di ballo..." Commentò lui.
"Pier non è così male, se lo conosci." Alzò le spalle "Molto meglio di tanti altri damerini..."
Alzando un sopracciglio, Johnny annuì "Farò finta di non aver sentito, bambolina, e ricominceremo a pomiciare."
Ridendo, Faith lo spinse, scuotendo la testa.
"Vuoi una sigaretta?" Propose magari un po' di nicotina farà bene ai tuoi nervi..."
"Magari, ma poi non potrei nascondere l'odore." Sbuffò.
"Ne conservo una per la fine, allora?" Ammiccò.
Faith annuì, sorridendo per ringraziarlo.
"È solo questo Faith?" Le si avvicinò, alzandole il mento con due dita per guardarla "Sembravi così pensierosa anche durante la lezione."
"Ma si, si, tranquillo." Si riprese subito lei, sorridendo al meglio "Te l'ho detto, stare con quelle persone mi rende nervosa."
"Tu sei migliore di tutti loro." Le sorrise, accarezzandole le guance "Lo sai, vero?"
"Anche tu." Rispose lei, prendendogli le mani tra le sue.
"Ovvio." Ammiccò "Chi potrebbe mai dire il contrario?"
Il viso di sua madre comparve nella mente di Faith, ma fu veloce a scacciarlo, scuotendo la testa "Nesuno."
Tagliarono la distanza, baciandosi di nuovo, in modo più dolce e lentamente.
"Dobbiamo andare." Sospirò Faith, separandosi "Sta per finire la pausa."
Quando richiusero la porta antincendio ed entrarono nel corridoio, incontrarono una ragazza dai lunghi capelli biondi e lo sguardo furbo puntato verso di loro.
Riservando una lunga occhiata prima a Faith e poi soprattutto a Johnny, tornò ad ancheggiare entrando nella sala prove.
"Lei è Josephine Reynolds." Sussurrò Faith, stringendo la mano di Johnny "L'essere più insopportabile in tutta l'Inghilterra."
"Sì, avevo intuito..." Annuì lui, seguendola verso la sala.
"Ci odiamo da sempre, non so neanche perché, ma ha cominciato lei. Senza contare che è una mangia uomini..." Continuò lei, sussurrando "Ma il suo accompagnatore oggi non si è presentato, probabilmente è scappato."
"O l'ha ucciso." Propose Johnny, lasciandole a malincuore la mano, entrando.
"Bene, ora siamo tutti!" Battè le mani Miss White "Tornate ognuno ai proprio posti, si ricomincia!"
Mentre le coppie si disponevano sulla pista da ballo, Johnny si avvicinò alle sedie dove era stato per la prima parte della lezione, quando venne fermato "Signor..."
Johnny si voltò, notando "la cicciona" rivolgersi verso di lui.
Si indicò, alzando un sopracciglio, sicuro di essersi sbagliato, quando un cenno di assenso dalla donna gli fece capire che stava aspettando una risposta proprio da lui "Johnny."
"Signor... Johnny, bene." Annuì Miss White "Si da il caso che manchi un ballerino oggi, e visto che lei è qui da abbastanza tempo, mi chiedevo se non se la sentisse di sostituirlo per aiutare la signorina Reynolds per il resto della lezione."
"Io? No, no, non è possibile... Io, io no, non ballo." Scosse ripetutamente la testa, alzando le mani.
"Oh andiamo, mancano solo quindici minuti." Gli si avvicinò "La sto pregando."
"No, si fermi, che fa?" Borbottò, vedendosi afferrare per il braccio dalla donna e trascinare verso...
"Oh cazzo." Si lasciò scappare, quando si ritrovò di fronte a Josephine.
 Si voltò subito verso Faith, che gli stava rivolgendo un'occhiataccia, prima di alzare il mento e ignorarlo.
Sospirando, tornò a guardare la ragazza davanti a sé, che esibiva un sorrisetto compiaciuto e gli si avvicinava per mettersi in posizione.
Sarà un quarto d'ora molto lungo, pensò, sospirando...




Terminata la lezione, Faith si voltò per l'infinitesima volta verso Johnny, guardando quell'arpia di fronte a lui che gli parlava, con quel sorrisetto da Barbie e la mano ad accarezzarmi una ciocca di capelli.
Rimase a fissarli ribollendo di gelosia, finché lui non si congedò sbrigativamente, voltandosi subito nella sua direzione per raggiungerla.
Fu allora che si riprese dalla sua trance e girò i tacchi, quasi di corsa, verso il suo borsone dall'altro lato della sala.
"Bambolina, ti vuoi fermare?" La rincorse, continuando a parlare alla sua schiena.
"Scusa, andavo di fretta." Rispose lei, estraendo dal borsone la bottiglietta dell'acqua.
"Potresti, gentilmente, anche guardarmi in faccia?" Sospirò.
Faith si girò, giusto in tempo perché li raggiungesse Josephine "Johnny, volevo salutarti. Sei stato davvero un bravo ballerino, spero di rivederti un giorno di questi."
"Ehm, si, certo." Annuì, distrattamente.
"Oh, Faith, ciao." Le sorrise, come se si fosse accorta solo adesso della sua presenza.
"Ciao." Tirò un sorriso lei, continuando a stritolare la bottiglietta dell'acqua con le mani.
Non appena se ne fu andata, Johnny gliela prese dalla mano "Prima che faccia la stessa fine di questo pezzo di plastica, posso almeno esporre la mia versione dei fatti?"
"Puoi provarci." Incrociò le braccia al petto, sedendosi su una sedia lì vicino.
"È tutta colpa della cicciona!" Esordì.
"Diplomatico..." Commentò lei, slacciandosi le scarpe.
Passandosi una mano sul viso, Johnny cercò qualcosa da dire, ma venne interrotto dall'arrivo di qualcuno che, alle sue spalle, si schiarì la gola.
Si voltarono entrambi, trovandosi di fronte la signora Roberts, in tutta la sua elegante austerità.
"Mamma?" Scattò in piedi Faith "Che ci fai qui?"
"Ero venuta per parlare con Miss White." Rispose, marcando talmente tanto il nome della donna da far capire che aveva ascoltato il loro dialogo e l'appellativo con cui Johnny si era rivolto all'istruttrice.
Ignorando gli sguardi allarmati che i due si scambiarono, continuò "Pensavo anche di riportarti a casa, ma a quanto pare hai già un autista."
Si voltò per la prima volta verso il ragazzo, sorridendogli educatamente "Tu devi essere Johnny."
"Sissignora." Annuì lui, schiarendosi la gola.
"Beh, finalmente ho il piacere di conoscerti." Continuò lei, analizzandolo con un'occhiata dalla testa ai piedi "L'ultima volta che ci siamo incontrati scappavi dalla camera di mia figlia con delle scarpe in mano."
Grattandosi la nuca, Johnny accennò ad un sorrisetto imbarazzato, cercando qualcosa da dire.
"Mamma." La richiamò Faith, attirando di nuovo il suo sguardo "C'è qualcosa che devi dirci o è tutto?"
"Sì, volevo approfittare dell'occasione per invitare Johnny al ricevimento di domani sera." Rispose lei, posando le mani in grembo "Sempre se non l'hai già fatto tu."
"No, non ne abbiamo parlato." Scosse la testa, cercando di capire dove volesse arrivare.
"Oh beh, allora ne approfitto." Sorrise al ragazzo, tornando a puntare lo sguardo nel suo "Sarebbe un peccato, altrimenti, dal momento che verrà anche Pier. Conosci Pier, no?"
Johnny annuì, mordendosi l'interno guancia "Sì, andiamo in classe insieme."
"Bene, ci conto allora." Annuì, continuando "ah, un'ultima cosa, non ti dispiace se riaccompagno io mia figlia a casa? Sempre se non avevate altri programmi..."
Guardandosi di nuovo i due ragazzi, Johnny sospirò, scuotendo la testa "No, certo si figuri."
"Beh, certo, penso che dopo che siete ritornati alle tre di stanotte, di tempo insieme ne abbiate passato già abbastanza." Imitò una risata, continuando a guardarlo.
"Mamma." Intervenne di nuovo Faith "Mi aspetti in macchina?"
Tornando seria, la donna annuì, congedandosi "È stato un piacere conoscerti Johnny, a domani."
Annuendo, Johnny le strinse la mano "Anche per me."
"Johnny mi dispiace tantissimo." Esordì Faith, non appena sua madre lasciò la sala.
"Beh, devo dire che tua madre è forse la creatura più terrificante che abbia mai incontrato..." Ammise, grattandosi la nuca.
"Non accettare il suo invito." Lo interruppe.
"Perché no?" Alzò un sopracciglio "Insomma, è stato gentile da parte sua..."
Scuotendo la testa, Faith continuò "Mia madre non è mai gentile, ha qualcosa in mente, lo so."
"Non può essere così diabolica." Rise, accarezzandole il viso per rassicurarla "E poi, cosa può farmi, darmi una bottiglia di champagne in testa e spedirmi ai confini del mondo?"
"Johnny, se vieni cercherà di metterti in difficoltà davanti a tutti gli invitati." Tentò ancora "Ci saranno tra le personalità più importanti di Londra, tutti ricconi e altolocati..."
"È per questo che non mi hai invitato tu?" La interruppe.
"No! Johnny, ma che dici?" Esclamò "È mia madre che pensa..."
"Faith, lo so quello che tua madre pensa di me. Quello che tutti pensano di me, quando mi vedono accanto a te, ok?" La guardò, terribilmente serio "Finché non sei tu a pensarla come loro, non me ne può fregare di meno."
"Io penso che sei una persona fantastica Johnny, lo sai." Gli prese le mani tra le sue "Non hai niente da dimostrare a nessuno."
"Invece si." Annuì lui "Ho accettato l'invito e sarei un maleducato a rimangiarmi la parola con tua madre. Andrà tutto alla grande, vedrai, e magari anche tua madre mi odierà un po' di meno e ci lascerà in pace per un po', mhm?"
Sospirando, Faith annuì.
Lui le si avvicinò, lasciandole un dolce bacio sulle labbra "Ora vai, non farla tornare, ti prego."
Ridendo, Faith gli restituì un ultimo bacio, prima di prendere un spalla il suo borsone e dirigersi verso l'uscita.

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Capitolo 15
*** AVVISO ***


Questa storia è stata trasferita su wattpad! Non penso che continuerò a pubblicare anche qui, perciò ci mando il link del mio profilo si wattpad e della storia. ❤️
http://www.wattpad.com/user/NobodysWendy
http://www.wattpad.com/story/25137719-teach-me-life-i%27ll-teach-you-love

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