Don't panic

di Shinny_Leaf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Quando il destino chiama ***
Capitolo 3: *** Non mi lasciare ***
Capitolo 4: *** Io sono come te ***
Capitolo 5: *** Scherzare col fuoco ***
Capitolo 6: *** Capitol City cambia le persone ***
Capitolo 7: *** Che tu vinca è ormai destino ***
Capitolo 8: *** Siamo talmente persi in noi stessi ***
Capitolo 9: *** Quando Venere si scontra con se stessa ***
Capitolo 10: *** Niente panico ***
Capitolo 11: *** Non arriverà all'alba ***
Capitolo 12: *** Il sole cala sulle loro salme ***
Capitolo 13: *** Siamo come fenici ***
Capitolo 14: *** Uccidila ***
Capitolo 15: *** Sono un demone ***
Capitolo 16: *** Vero o falso, non si vede ***
Capitolo 17: *** Senza smettere di ridere ***
Capitolo 18: *** Siamo nati dannati ***
Capitolo 19: *** Meno mi farò schifo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Prologo

La schiena brucia in modo terribile. La ripercorro toccando ogni piccolo livido e taglio. Sono le 5 di notte e ho appena finito il turno di lavoro; lavoro se così si può chiamarlo.
Ho 16 anni e ho lasciato la scuola due anni fa per poter mandare avanti la mia famiglia. Ho 6 fratelli: 4 di un’altra famiglia e 2 biologici. Cos’è successo? Semplice: mio padre è scappato a Capitol City con qualche “donna di facili costumi” e mia madre è morta poco dopo. Così sono rimasta con mia sorella Lavinia e mio fratello Tom e di certo non sarei andata all’Istituto per orfani dove li avrei visti cambiare in modo radicale. Dove giorno dopo giorno si sarebbero spenti. Quindi ho chiesto l’adozione e ci hanno accolti in un’altra famiglia: i Blain.
La signora Blain soffre di una malattia grave da quando ci ha adottati e suo marito(o dovrei dire mio padre) da pochi mesi. È un miracolo che mia madre non sia ancora morta!
Mi chiamo Venus Blain, dio quanto odio il mio nome. Il mio nome è una condanna verso me stessa e verso ciò che faccio, ma ciò che faccio lo faccio per la mia grande famiglia.
Oggi ci sarà la Mietitura e qua al Distretto 5 non è vista come un evento di onore e coraggio, anche se ogni tanto qualche volontario si presenta. Oggi è anche la prima Mietitura di mio fratello Tom, ma ciò non sembra preoccuparlo poiché nella nostra famiglia si matura in fretta e neanch’io sono troppo preoccupata: un po’ perché lui ha solo una nomina (molti ragazzi ne hanno più di 20)e un po’ perché nostro fratello James si offrirebbe volontario al suo posto.
Io verrò di sicuro sorteggiata poiché ho più di 40 nomine e nel nostro Distretto non è normale.
Stasera non tornerò a casa, ma dovrò tornare dopo gli Hunger Games per guarire i miei genitori, evitare i giochi ai miei fratelli e smettere di lavorare.

Smettere di fare la puttana per vivere.

Ciao a chiunque stesse leggendo la mia storia. Mi scuso per quanto sia corto il mio prologo...se sareste così carini di dirmi che ne pensate, se vi piace o no...ve ne sarei tremendamente grata...accetto qualsiasi critiche perchè queste mi aiutano a crescere e a migliorare. Grazie a tutti e per favore fatemi sapere che ne pensate :) Baci Shinny

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Capitolo 2
*** Quando il destino chiama ***


1.Quando il destino chiama

 

Venus Blain – Mietitura – ore 13:30

 

Corro di fretta in camera mia per prepararmi al “Grande Avvenimento”. Sto cercando fra i miei vestiti quello più coprente. Beh…di certo non sarà facile trovarne uno. Grazie al fatto che faccio la prostituta usufruisco di un sacco di cose stupide che dovrebbero aiutarmi nel mio lavoro.
Finalmente ho trovato un vestito che mi copre almeno il sedere. È nero con un corpetto ricamato e una gonnella cortissima a balze. Indosso le prime scarpe che trovo e vado allo specchio per cospargermi il viso con una cosa chiamata “fondotinta” che uso per coprirmi i segni della stanchezza. Guardandomi noto che ho ancora un po’di trucco rosa sugli occhi da stanotte così decido di togliermelo e di lasciare i miei occhi neri al naturale e di togliermi anche il colore dai capelli per lasciarli biondi naturali.
Appena esco dalla mia stanza mi accorgo che Tom e James sono già pronti per uscire. Però io prima voglio salutare le mie sorelle e i miei genitori. Così dopo aver salutato le bambine saliamo le scale rotte di legno per andare nella camera di Julia e Henry.
Li vediamo dentro lo stesso lettino decisi a guardarsi negli occhi e decisi ad amarsi fino all’ultimo istante della loro delicata vita.
“Ciao mamma, ciao papà. Vi sentite un po’ meglio oggi?” esordisce James con lo sguardo di chi non ha paura. Lui ha solo due anni in meno di me e quindi se io dovessi morire nell’Arena sarà lui a dover lavorare per occuparsi della famiglia.
“Buongiorno ragazzi. Siete già pronti? Dovete già andare?” dice mia madre leggermente preoccupata con una voce molto stanca.
“Si, fra meno di un quarto d’ora inizia la…Mietitura” risponde Tom un po’ incerto su come definire quest’avvenimento.
“Ragazzi avviatevi, io vi raggiungo fra pochi minuti”dico e i miei fratelli mi guardano straniti ma salutano e se ne vanno.
“Papà, mamma vi ringrazio per avermi raccolto dalla strada e vi prometto che torneranno a casa tutti e due sani e salvi stasera”a un certo punto mi muoiono le parole in bocca e solo dopo aver pensato bene termino “e tornerò viva anch’io dall’Arena”.
Detto questo li saluto e raggiungo i miei fratelli davanti alla piazza.
 
 
“E come sempre prima le signore!” esclama con tono orgoglioso la buffa donna di Capitol City che accompagnerà i futuri Tributi del distretto 5 nel cammino verso il patibolo ovvero l’Arena dove vengono mandati dei ragazzi innocenti a morire. Con la mente ripercorro la mia vita scavando e cercando di ricordare ogni più piccolo e insignificante ricordo felice che può portarmi calma e serenità nell’anima. Ma no, purtroppo non bastano perché gli attacchi di panico iniziano a farsi sentire, le vene scoppiano e il mio cuore urla così forte da rompermi i timpani. Ora, solo adesso mi rendo conto che sto camminando verso il palco con uno sguardo sicuro e divertito perché la ragazza sorteggiata sono io. Non voglio mostrare debolezza ed è per questo che pronuncio il mio nome con strafottenza come se avessi già vinto. Come se mi conoscesse già tutta Panem.
“E ora il giovane uomo” dice la donna con eccitazione. Anche ora sto urlando dentro, ma sto urlando per i miei fratelli. Sposto lo sguardo di continuo tra Tom e James e mi accorgo che sono fermi: impassibili come statue.
“Blaze Courber” pronuncia la capitolina tutta emozionata. Un ragazzo alto, moro e dagli occhi marroni sale sul palco e mi stringe la mano. Un ragazzo che ricordo. Che riconosco. Un ragazzo che un tempo era come il mio migliore amico.



Buonasera a tutti!
Ringrazio iwouldliketofly che ha recensito il mio piccolo prologo.
Ringrazio anche i 27 lettori silenziosi...ricordo che accetto qualsiasi parere che sia positivo o negativo ;)
Dunque...fatemi sapere che ne pensate :)
Baci Shinny

 
 

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Capitolo 3
*** Non mi lasciare ***


3. Non mi lasciare

 

C’è freddo oggi e c’è freddo anche in questa stanza. Mi siedo sul divano e ragiono lentamente su ciò che mi aspetta: penso che salutare i miei fratelli sarà la cosa più difficile che io abbia mai fatto.
Sono sollevata del fatto che Tom e James sono al sicuro, ma non posso permettermi di pensare positivo. Ora devo restare concentrata e trattenere lo sconforto.
Tom. È Tom il primo che viene a salutarmi.
Per fortuna non piange, ha uno sguardo perso; come vuoto. Il verde dei suoi occhi sembra un’immensa prateria senza fine dov’è facile perdersi e rimanere intrappolati.
“ E così sarai un tributo?” chiede sperando che ciò non accadrà, mentre si chiede mentalmente se venire verso di me o meno. Così mi avvicino io cauta. Come se un mio passo potesse spaventarlo, come se fosse lui a dover andare a morire.
“ Io non sono un tributo” dico cercando di mostrarmi sicura. “Io sono la prossima vincitrice. Ritornerò a casa e ci trasferiremo tutti in una grande casa dove non soffriremo più di fame.”
“ E tu sarai con noi anche di notte? Dormirai la notte?” chiede insicuro ma con un tono duro.
“ Certo.” Rispondo sicura.
“ È una promessa?”
“ È una promessa.”
Dopo una manciata di secondi arrivato un pacificatore che trascina fuori Tom senza che io sia riuscita a salutarlo con i dovuti modi.
Una figura si presenta ansimante dentro la stanza.
Ha un taglio sopra al sopraciglio destro che gronda di sangue e livido bluastro sopra la guancia sinistra.
“ James! Ma che diavolo ti è successo?!” gli domando preoccupata mentre mi strappo un pezzetto del vestito e provo a tamponargli il taglio.
“ Non mi volevano far entrare, insomma dovevo salutarti.” Dice James quasi privo di espressioni.
“ Nel caso io non tornassi non farli morire di fame, ma non venderti.”
“ Tu tornerai. Io ne sono certo.” Detto ciò mi abbraccia delicatamente e usce prima che il tempo scadesse. Lui odia gli adii.
E in quel momento so che non c’è più nessuno da salutare. Che sono sola.
 
 
La strada è stata sgombrata per farci raggiungere la stazione e ai lati è pieno di cittadini. Persone che saranno costrette a guardare i Giochi; la mia famiglia e quella di Blaze chiuderanno le finestre stasera e penseranno a cosa fare nel caso della nostra possibile morte.
“ Adorerete il treno. È lusso sfrenato!” esclama la nostra accompagnatrice Blonde Bleur che  c’accompagnerà durante i pre-giochi.
Io non l’ha ascolto, non mi interessa ciò che dice. Ciò che dice non ha importanza: è come ascoltare qualcosa d’inutile che non ti servirà a nulla. Prospetterò tutta la mia attenzione al nostro mentore.
Non credo che lui parlerà di quanto sia lussuosa la capitale o di quanto siamo fortunati.
Quanta ironia. Blondie neanche si accorge di quel che dice.
 
 
Il treno è a dir poco spettacolare, ma non posso soffermarmi su questo. Lo stomaco brontola di continuo e così mi getto sul banchetto che si presenta. Era giorni che non mangiavo qualcosa per darne alle mie sorelle. Poco dopo mi accorgo che fin’ora Blaze non ha detto una parola e l’osservo.
Non ce la faccio, mi sforzo ma non riesco. Che stronzo. Da quando ho lasciato la scuola riesco a pensare solo a questo.
 
“ Sei solo una ragazzina! Non puoi farlo veramente!” mi urlò Blaze furioso.
“ Pensi che se avessi scelta lo farei?! Pensi veramente che mi piaccia farlo?!” gli urlai di rimando.
“ C’è sempre più di una scelta!” disse come se quella frase fosse ovvia.
“ Oh andiamo Blaze! Questo ce lo dicevano da bambini! Non è mai stato vero!” gli risposi.
“ Ti dico io cosa non è mai stato vero; la nostra amicizia non è mai stata vera e tu non sei mai stata vera! Ma guardati! Sei solo una bambina abbandonata dai genitori che gioca a fare la sgualdrina! Sei patetica.”
 
Non ho mai dimenticato questa frase. Da quel giorno non ho più visto il ragazzo castano dagli occhi verdi con cui sono cresciuta.
“ Attenta Blain con tutto quel cibo o rischierai di strozzarti,” disse Blaze strafottente. Tanto era tutto inutile; si vedeva in modo chiarissimo che aveva pianto e che a malapena tratteneva le lacrime.
Lo ignoro e vado avanti senza dare peso alle sue parole.
“ Già piccola. Il ragazzo ha ragione; devi stare attenta altrimenti dopo rimetterai tutto.” Dice poi un ragazzo poco più grande di me, con un tono gentile e leggermente preoccupato.
L’uomo nota che io e Blaze lo guardiamo straniti e curiosi, così si presenta “Axel
Merrick. Il vostro mentore.”
È un ragazzo sui 18 anni alto, moro, con un fisico non troppo pompato e con degli occhi ancora più neri dei miei. Così neri che ti sembra di affogare dentro un lago di petrolio abitato da sadiche creature. Ora mi ricordo di lui.
La sua fu l’unica edizione che guardai.
Solo dopo aver mangiato un altro muffin mi sento piena e di rimando accade proprio ciò che Axel predisse. Corro in bagno non curante degli sguardi preoccupati che mi circondano e getto il viso in avanti. Mi sento uno schifo e come se non bastasse Axel è corso a vedere come sto.
Un conato mi spinge con tanta violenza che perdo controllo dei miei arti e i miei capelli mi scivolano dalle mani. Lui me li tira indietro velocemente e dice con un filo di voce “ Io te l’avevo detto. Non mangi da tanto presuppongo.”
Cerco di rispondere, ma un altro conato mi travolge. E anche molti altri successivi. Quando questi sono finiti rispondo semplicemente “Diciamo che non mangio da qualche giorno e che solitamente mangio poco.”
“ È meglio se ritorniamo se non vuoi che Blondie ci riempia di domande. Non so tu, ma io non ci tengo.”
Annuisco e inizio lentamente ad alzarmi. Probabilmente non sono stabile quanto credessi poiché Axel mi mette un braccio intorno al fianco e mi guida delicatamente.
 
Domani arriveremo alla Capitale. Sinceramente non so se sono pronta; pronta a vedere delle donne simili a quella con cui è scappato mio padre. Non voglio neppure ricordarmi quanto sia stato inconsapevole e immaturo.
Quando mio padre se n’è andato mia madre è caduta in una depressione senza fine. Un pozzo nero senza fondo e senza neanche un appiglio di luce dove aggrapparsi. Pochi giorni dopo l’ho trovata impiccata all’albero dietro casa nostra. Non avevo la più pallida idea di che cosa fare o di come reagire. Ero persa e vagavo nel vuoto più assoluto.
Ho dovuto dirlo a Tom il prima possibile e senza che lui vedesse quello spettacolo osceno.
Tom. Quanto ha sofferto! Aveva solo sei anni e insieme a me tutta la vita davanti senza aver mai conosciuto suo padre. Non era più un bambino, con la sua morte ha bruciato tutte le tappe ed diventato un uomo. E Lavinia: lei aveva solo quattro anni. Avevo il solito visetto dolce e infantile tipico di quell’età. Da quel giorno lei non parlò più.
Era straziante non sentire il suono della sua voce: lei era l’unica che potesse portare gioia fra noi.
Tornò a parlare qualche mese dopo essere stata adottata. Mi disse, con un’intensità che non avevo mai letto negli occhi di un bambino “ Non mi lasciare.”





Buonasera!
Spero che il mio capitoletto sia di vostro gradimento.
Ringrazio iwouldliketofly e Namipa che fin'ora hanno espresso il loro ben accetto parere.
Il prossimo aggiornamento non avverrà molto presto a causa di Pasqua...a proposito Buona Pasqua a tutti!
Ringrazio tutti i mieilettori silenziosi anche se mi sembra strano di avere più di 50 visite e pochissime recensioni.
Ripeto che chiunque volesse scrivermi una critica o un parere è liberissimo di farlo.
Grazie ancora
Baci
Shinny

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Capitolo 4
*** Io sono come te ***


4. Io sono come te

 
“ Tesoro, svegliati! Oggi ti aspetterà una giornata fantastica ma faticosa.” Esclama Blondie solo dopo aver bussato.
Apro lentamente gli occhi e metto bene a fuoco la stanza.
La mia stanzetta è di media dimensione ma ben illuminata dalla luce del finestrino. Gli unici mobili di cui dispongo sono un ampio e morbido letto situato al centro della stanza, un piccolo comodino con una moderna lampadina e un vasto armadio in legno di noce.
Mi alzo svogliata e apro l’armadio che è pieno di vestiti per qualsiasi occasione. Decido di indossare la prima cosa che trovo ovvero un paio di leggings neri e una maglietta aderente beige un po’ scollata.
Entro in bagno che ha tutte le comodità tipiche di Capitol City. Osservo la ragazza che è davanti a me. Sono dimagrita e ho delle occhiaie minori ai giorni precedenti.
Esco dalla stanza e mi dirigo verso il vagone dove consumiamo i nostri pasti. Noto che Blondie e Blaze sono già a tavola intenti a parlare della moda della Capitale.
Appena mi siedo s’interrompono per salutarmi.
“ Buongiorno Venus “ dice Blaze con noncuranza.
“ Buongiorno cara. Pochi minuti e saremo a destinazione. Non siete eccitati?!” dice la capitolina con un tono spumeggiante.
Non riuscendo a trattenere la nausea dico scocciata “ Si, si. Buongiorno” e mi alzo per prendere qualcosa da mangiare. Blaze sta ridendo beato e così gli lancio un’occhiata omicida.
Mi risiedo dopo aver preso qualche frutto e una tazza di caffè fumante. Il caffè lo usavo spesso per quando dovevo stare sveglia intere notti.
Blondie va avanti a parlare di come sia fantastico il fatto che noi siamo qui con lei a goderci queste comodità e di quanto siamo onorati di partecipare a tale evento, quando, a un certo punto si sentono delle grida da fuori “ Distretto 5! Distretto 5!”.
Io e Blaze ci guardiamo stupiti e increduli. Ci stanno acclamando.
“ Il vostro fascino vi avrà preceduti. Benissimo, direi che è una delle cose migliori che potesse capitarvi” dice Axel, appena arrivato nel vagone, con uno sguardo quasi magnetico e un ghigno calmo e composto.
 
 
“ Con te cara non abbiamo più nulla da fare” dice una delle mie preparatrici estetiche.
“ Hai ragione, la ragazza è molto bella di suo…” dice un altro.
“…ha una bella pelle e qualche tatuaggio decorativo.” Termina l’altro.
“ Dicci cara, come fai a essere così avantaggiata?” chiedono tutti e tre estremamente incuriositi.
Sono su un lettino dove tre mostri vestiti di verde, viola e rosa con del trucco esagerato e una parrucca smisurata hanno appena finito le loro chiacchiere inutili e vomitevoli. Sinceramente non ho voglio di descrivere come sia la mia vita di prostituta. Così rispondo per non essere troppo sgarbata “Non posso dirvelo. È un segreto.”
“ La tua stilista ti aspetta.” Dicono in coro e mi conducono verso una porta con indosso solo un mini asciugamano.
Arrivata in questa stanza mi siedo sopra un lettino rialzato e attendo. Pochi secondi dopo entra dentro una donna sui 30 anni. È magra, snella e piuttosto alta. Indossa una parrucca verde chiaro ed indossa un vestito corto color smeraldo.
“ Ciao, tu devi essere Venus. Tutta Panem parla già di te e comunque io sono Shaileen” dice coll’accento tipico di Capitol City.
“ Piacere.” dico semplicemente.
“ Sei molto bella e perfino troppo curata per provenire da un distretto. Come mai? Oh, vabbè. Non ha importanza. Farti apparire al meglio sarà un passeggiata”
“ Grazie.”
Shaileen esce dalla stanza solo dopo avermi detto di vestirmi di nuovo.
“Venus. Sei qui? Posso entrare? Sono Axel.” Chiede una voce oltre la porta.
“ Si, vieni pure.” Rispondo sorpresa.
“ Vieni, devi parlare con una persona.”
“ Aspetta un attimo, ma con chi diavolo devo…” non faccio in tempo a terminare la frase che lui mi prende di peso e mi trascina in un’altra stanza lontano da occhiate sospettose.
“ Le gambe le so ancora usare comunque!” esclamo un po’ infastidita , anche se devo ammettere che quel contatto è stato stranamente piacevole.
Axel se ne va con un ghigno sexy e divertito e io mi volto per guardare la persona che ha tanta urgenza di parlarmi.
C’è un ragazzo biondo, dagli occhi azzurri e con un fisico scolpito che sta comodamente seduto su un grande divano rosso.
“ Finnick Odair” si presenta subito facendomi cenno con la mano di sedermi sulla poltrona di fronte a lui.
Un po’ insicura vado verso la poltrona e mi siedo. L’ho osservo per alcuni secondi; è molto bello ed avrà al massimo un anno in più di Axel.
“ Sei Venus, giusto?” chiede ed io annuisco.
“ Tu sei?” chiedo sospettosa.
“ Il mentore del distretto 4.” Risponde e prima che io possa fare altre domande prosegue “Sai, Capitol City ti trova irresistibile e già tutti parlano di te.”
Non credo sia venuto per dirmi questo, dev’esserci qualcosa sotto e così rispondo annoiata “ Ah si? Che fortuna!”
“ Sappiamo che cosa facevi. Panem no, ma noi si. So perché sei così bella e so perché hai passato meno di 10 minuti per le preparazioni estetiche. Io lo so. Noi lo sappiamo, o perlomeno l’abbiamo intuito.” Dice Finnick.
Vuoto. Amaro vuoto: ecco tutto ciò provo in questo momento. A questo punto non posso negare e chiedo “Noi chi?”
“Io e Axel.” Risponde serio.
“ E come…” inzio la frase che continua Finnick “Facciamo a saperlo? Beh , semplice. Io sono come te. Ora ho un po’ di notizie scomode da dirti, sei disposta ad ascoltarmi?” chiede cautamente.
Annuisco leggera e mi concentro su ciò che sta per dirmi.
“ Tornare a casa non servirà. Non sarai libera. Certo sarai ricca, vivrai nel lusso e la tua famiglia starà meglio, ma sarai sempre merce di vendita.” Fa una piccola pausa per farmi digerire questo concetto e poi prosegue “ Quando il presidente Snow lo saprà, inizierà a venderti senza pietà. Nella tua vita non cambierà nulla, se non la provenienza della tua clientela.”
Pausa di silenzio. Silenzio pesante e che odio con tutta me stessa.
“ Quindi anche tu torni a casa di notte con dolori lancinanti e repulsione per te stesso?” chiedo cercando di non farmi prendere dall’angoscia. Lui annuisce tristemente.
“ Perché?” chiedo.
“ Solo perché so cosa si prova.” Detto questo si alza e riprende “Potrei fare sesso con tutta Panem, ma non otterrei mai per i ragazzi del mio distretto tutti quegli sponsor che avrai tu.”
“ Grazie” gli dico, mi alzo e vado verso di lui. Finnick mi guarda intensamente e mi abbraccia.
Mi sussurra nell’orecchio “Non t’innamorare mai di lui.”
Lui? Lui chi? Decido di non chiederlo, decido di scoprirlo.
Mi guarda negli occhi e si dirige verso la porta. Quando sta per uscire mi dice “ E soprattutto non far innamorare lui di te. Anche se credo che ormai sia impossibile.”
Così se ne va. Lasciandomi in un mare di dubbi e d’angoscia.
 
 
 
Passi. Il rumore dei passi di qualcuno mi sveglia dal mio stato di trance. Una figura maschile dai capelli mori fa capolino dalla porta socchiusa e mi chiede piano “Posso entrare?”
Annuisco. Lo vedo venire verso di me e sedermi di fianco sul divano rosso dove mi ero spostata qualche minuto fa.
“ Simpatico il mio amico eh?” dice con un sorriso decisamente sforzato cercando di buttarla sul ridere.
“ Tornare indietro è impossibile, giusto?” chiedo guardando fissa davanti a me, come incantata da quel vuoto angosciante che si presenterà nella mia vita.
E poi accade qualcosa che non mi sarei mai aspettata da nessuno. Axel mi mette un braccio intorno al collo e spinge il mio corpo contro il suo, quasi in un abbraccio.
“ Non si può mai tornare indietro. Ti ho osservata qualche volta al Distretto, quando tornavo da stupidi eventi della Capitale, tu eri sempre sola. Ti vedevo sulla strada mezza nuda aspettando che qualcuno sia attratto da te e ti vedevo andare di casa in casa a tarda notte. Vedevo sempre la stessa ragazza tutte le notti, ma mai di giorno. Mi dispiace che tu non abbia avuto niente finora, ma dobbiamo pensare a non farti uccidere.” Dice con un filo di voce.
Sospiro, ma continuo a fissare il vuoto.
“ Fra poco ci sarà la Sfilata dei Tributi è meglio che vai a prepararti.”
Annuisco e mi alzo, ma quando sto per iniziare a camminare lui mi prende di nuovo di peso e , mentre s’incammina con me in braccio, mi sussurra lieve “Non perdere te stessa.”




Ciao a tutti!
Allora...ringrazio Namipa che sta continuando a seguire la mia storia e a recensire.
Ora mi metto in ginocchio e inizio a pregare tutte le persone silenziose che leggono di rencesire...perfavore perfavore perfavore!
Ok...ora basta, mi sono messa in ridicolo abbastanza. Comunque lasciatemi un piccola recensione perfavore...anche solo con scritto "Bella storia" oppure se non vi è piaciuta "Fai schifo. Ritirati!". Certo ci rimarrò un po' male, magari piangerò un pochino, ma me ne farò una ragione ;)
Adesso torno seria. Non aggiornerò più tanto in fretta a causa della scuola e a causa del mio poco tempo, ma m'impegnerò.
Bene, ho finito. Ci vediamo al prossimo capitolo e perfavore recensite.
Baci
Shinny

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Capitolo 5
*** Scherzare col fuoco ***


5. Scherzare col fuoco

 

“Direi che sei pronta per incantare tutti!” dice Shaileen.
“ Posso specchiarmi ora?” chiedo un po’ preoccupata di come sarà la mia immagine nello specchio.
“ Certo cara.”
Cammino lenta fino a un grande specchio dove vedo una ragazza diversa da quella di tutti i giorni. Molto più bella.
Il mio vestito è formato da un corpetto blu notte molto stretto e stranamente pesante, una gonna formata da pezzi di tulle nero e velluto blu, corta davanti e che arriva fino a terra in un piccolo strascico dietro, il tutto decorato da piccole catenine d’argento. Indosso anche delle calze a rete bianche.
Indosso delle scarpe col tacco, alte e di colore blu molto scuro. Guardo bene il mio viso: i miei occhi hanno solo l’eyeliner che ne delinea la forma e sulle labbra ho del lucidalabbra color pesca.
I miei capelli sono color platino e sulla punta diventano blu.
Sono confusa. Non dovrei rappresentare il mio distretto? Cosa centra il blu con l’elettricità.
“ Shaileen è davvero tutto magnifico, ma non credo che il blu centri molto con il mio distretto.” Osservo leggermente sarcastica.
“ Infatti, il blu è solo uno sfondo” risponde con un tono ovvio.
“ Sfondo?” chiedo continuando a non capire.
“ Io ti fulminerò mentre sei sul carro!” risponde tutta eccitata.
Pazza. Questa qua è completamente pazza, non ho più nessun dubbio.
“ Si, brava. Magari uccidimi prima ancora prima di arrivare in Arena. Sarebbe divertente, non credi?” dico forse esagerando un po’ e con molta ironia.
“ Credimi, si divertirebbero lo stesso gli spettatori. Però stai tranquilla, non sentirai nulla.” Conclude senza fare troppo caso a ciò che ho detto.
Bene. Sono anche più carina del solito, così qualcuno mentre mi vede potrà già mettersi in fila per le mie gambe.
“ Venus. Posso entrare? Sei pronta?” chiede la voce di Axel oltre la porta.
“ Si, Axel vieni. Però devi smettere di chiedermelo sempre; oggi sarà la terza volta che mi fai la stessa domanda.” Dico un po’ esasperata.
Appena entra sta per ribattere, ma si ferma a guardarmi.
Ci guardiamo negli occhi e lui mi fa un leggero sorriso che contraccambio.
Mi guarda un altro po’ e dice “ Shaileen, e il blu cosa diavolo centra con l’elettricità?”
Ed ecco svanite le mie possibilità che lui mi faccia un complimento.
“ Oh, Axel che carino che sei! Grazie per avermi detto che questo vestito mi sta bene!” dico fintamente lusingata e ironica.
E poi lo fa di nuovo. Mi sorprende. Viene verso di me e tira i miei fianchi verso i suoi fin quando non sono attaccati. Così facendo, io ho le mani sul suo petto e lui strette attorno ai miei fianchi.
Mi sussurra all’orecchio “ Li stenderai tutti, piccola! Tutti s’innamoreranno di te!”
 
 
“ Devi fidarti di me e stare tranquilla.” Dice Shaileen mentre mi sistema meglio lo strascico del vestito sul carro.
Annuisco leggermente terrorizzata e a quanto pare non sono l’unica. Blaze sta morendo di paura ed è intento a supplicare il suo mentore di non ucciderlo.
Blaze indossa uno smoking blu elegante con la camicia bianca sbottonata e ha la punta dei capelli blu come i miei. Devo dire che è carino così.
“ Ragazzi, noi accendiamo appena vi vedranno tutti, sarete spettacolari!” ci dice infine Shaileen.
Il carro parte e in pochi minuti mi ritrovo dei fantastici fulmini bianchi che si ramificano e si muovono sul mio corpetto e il mio strascico. Blaze se li ritrova sui pantaloni e sulla giacca.
Il mio cuore perde di un battito. Sono tremendamente realistici!
Blaze cerca di mettermi un braccio intorno al collo in abbraccio amichevole, ma non glielo permetto.
“ Oh, andiamo! Mi odi ancora? Almeno dammi la mano! Lo adoreranno!” sussurra facendo un sorriso finto alle telecamere.
“ Fottiti Blaze!” gli rispondo Blaze, sempre sorridendo in modo finto, e gli permetto di mettermi un braccio in torno al collo.
Appena arriviamo al centro della nostra sfilata si sente un boato. Un boato di persone che gridano.
Gridano prima “Distretto 5!” e poi il mio nome.
Mi arrivano addosso talmente tante rose che non ce ne stanno più sopra il carro.
“Io che mando bacetti finti alle persone e Blaze che le saluta sorridendo sicuro di sé; che cosa adorabile!” penso ironica.
Il nostro carro si ferma in semicerchio con gli altri.
Noi Tributi aspettiamo il discorso del presidente. È sinceramente qualcosa d’imperdibile, soprattutto perché è del tutto uguale tutti gli anni.
Il mio prossimo datore di lavoro sbuca nella sua tribuna rialzata e viene acclamato da tutti. Quanto è ceca questa gente!
Dice le sue solite paroline tanto gentili di benvenuto e finalmente noi possiamo andarcene.
 
 
“ Siete stati a dir poco grandiosi!” esclama Blondie contenta.
“ Ve lo avevo detto che potevate fidarmi di me!” esclama anche Shaileen.
Io non ascolto nessuno. Non seguo la conversazione. Ci sono due occhi che mi stanno letteralmente mangiando. E non sono quelli di Axel.
Sono quelli di un ragazzo alto, muscoloso, con una bassa cresta bionda e un paio di occhi azzurri indagatori.
Sembra molto sicuro di sé e non la smette di fissarmi.
Appena Axel se ne accorge dice a tutti “ Meglio andare all’appartamento. Altrimenti quello ti finisce…” e termina la frase sussurrando nel mio orecchio “…e non ti lascia per me.”
 
 
L’acqua calda mi scivola addosso gentile e m’inebria i sensi.
Mi tornano in mente qualche momento della cena.
Blondie e Shaileen continuavano a parlare del nostro bellissimo appartamento e di quanto Capitol City ci abbia adorato. Beh si, l’appartamento è spettacolare e ha tutti i lussi è le comodità possibili e immaginabili.
Axel ci aveva chiesto che cosa sapessimo fare. Blaze ha parlato della sua bravura con le lance e io della mia con i coltelli. In effetti, abbiamo entrambi un’ottima mira. Poi ci hanno spediti ha cambiarci prima di guardare tutt’insieme la replica della sfilata.
Sono sollevata che mi abbiano lasciato togliere quel vestito; stava iniziando a pesare troppo.
Esco dalla doccia di malavoglia e lascio che il getto d’aria sotto di me mi asciughi il corpo e i capelli.
Mi vesto con dei jeans blu attillati e una maglietta senza maniche bianca che lascia allo scoperto tutti i miei tatuaggi e mi dirigo verso il salone.
Trovo sempre tutti seduti già comodamente sul grande divano e io m’infilo nell’unico buco che trovo; fra Blaze e Axel.
La replica inizia e Ceaser Flickerman ci delizia con le sue chiacchere del suo nuovo colore di capelli.
Partono i carri e subito i due ragazzi del Distretto 1 fanno la recita di quelli imbattibili.
La ragazza si chiama Cherry, è bassa ed ha 15 anni mentre il ragazzo si chiama Druey, sembra piuttosto forte ed ha dipinto in faccia un ghigno fastidioso.
Poi viene il turno dei ragazzi del 2.
La ragazza è molto bella e il ragazzo che mi fissava alla sfilata si chiama Liam.
“ Bene. Ora sappiamo come si chiama il ragazzo che ti vuole come alleata.” mi dice Axel.
“ Alleata? Senza neanche sapere cosa sai fare? A quanto pare hai fatto colpo.” Mi dice Blaze in tono amaro.
“ Lo dimostrerò. Dimostrerò di cosa sono capace.” Dico stranamente sicura.
La sfilata va avanti e l’unica che noto è una ragazzina di 12 anni che sfila a testa alta. È molto carina e viene dal Distretto 7.
Tutti gli altri Tributi hanno una media di età alta. Si presuppone un’edizione esaltante.
E orribile per me. Non posso nascondere che ho terrore di quando metterò piede in Arena.
Quando la replica finisce tutti tornano in camera. Tutti tranne me che seguo Axel nella sua per discutere delle strategie che adotteremo per farmi vincere.
Per farmi tornare a casa.
 
 
“ È esagerato fissare troppo una persona, non credi?” mi chiede Axel ghignando divertito.
“ Fastidioso. Direi forse un po’ fastidioso.” Rispondo con un leggero sorriso.
Si alza dal divano di camera sua, dov’è seduto di fianco a me, e va verso una cassettiera.
“ Almeno, grazie a quel ragazzo, mi è venuta in mente una strategia che potrebbe aiutarti a vincere.” dice mentre si toglie la maglietta, lasciandomi intravedere il fisico scolpito.
Mi viene quasi da ridere. Sta giocando la carta del “Bel Fisico” per fare colpo.
Si è sicuramente dimenticato che sono una prostituta e che conosco benissimo l’universo maschile.
“ E sarebbe?” chiedo quasi indifferente. Non voglio dargli certe soddisfazioni. Non sono di certo una facile, anche se devo ammettere che è sexy.
“ Lo farai cadere nella tua trappola seducente…” inizia la frase, mentre viene verso di me e chinandosi avvicina pericolosamente il suo viso al mio.
“ Diventerai una favorita e li userai tutti per vincere.” Continua vicino alle mie labbra.
“ Mhhh…interessante situazione. Meglio ribaltarla.” Penso mentre sorrido maliziosa.
Axel mi guarda incuriosito e mi dice senza muoversi “ E allora tornerai da me.”
Mi alzo di colpo e con le mani sopra il suo fisico lo spingo fino al muro, mentre lui posa le sue mani sui miei fianchi.
“ E allora giocherai col fuoco.” Gli dico maliziosa a un palmo dalle sue labbra.
“ E ti brucerai. Lentamente, s’intende.” Continuo parlando a un soffio da lui avvicinando e allontanando la mia bocca alla sua. Lo faccio solo per torturarlo un pochino.
Con un leggero movimento, lui ribalta la situazione. Adesso sono io ad avere le spalle al muro.
“ O potrei trovare dell’acqua in tempo. Per evitare scottature poco piacevoli.” Dice sempre più vicino con i suoi occhi fissi nei miei.
Quando la distanza finisce non capisco più nulla. Sto nuotando in acque nuove. Meravigliosamente calde e piacevoli. Il nostro non è un bacio; è la danza di lingue più perfetta a cui abbia mai partecipato.
 




Buon pomeriggio a tutti!
Si, lo so. Può darsi che io vi sia sembrata morta in questi giorni, ma no! Per vostra sfortuna sono ancora viva.
Ma ora passiamo al capitolo…
No comment sul vestito per favore. Ho cercato di descriverlo al meglio :)
Il nuovo ragazzo che la fissa! Chi sarà mai?! Lo scoprirete andando avanti ;)
So che è successo troppo in fretta tra Venus e Axel, ma non vedevo l’ora di scrivere di loro.
Il loro primo bacio l’ho descritto in questo modo un po’ per lasciarvi sulle spine e un po’ perché non doveva sembrare troppo intenso.
Ringrazio Isabelle94, _Nica89_, Clove_HungerGames,iwouldliketofly e Namipa che hanno espresso il loro stupendo parere.
E ringrazio anche tutti i lettori silenziosi.
Il parere di chiunque è ben accetto :)
Baci
Shinny

 
 

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Capitolo 6
*** Capitol City cambia le persone ***


6. Capitol City cambia le persone

 
 

Mi sveglio con un dolce aroma di menta nell’aria e con il corpo adagiato sopra un letto molto morbido.
Volto leggermente il viso e lo vedo; dorme beato e con il suo braccio avvinghiato a me.
Sto tentando di svegliarmi del tutto lentamente. Aspetta un secondo…
Cosa diavolo ci faccio in un letto enorme e mille volte più morbido di quello che dovrei avere? E cosa ci faccio insieme Axel che è attaccato a me?
Panico. Solo panico.
Ok, mi ricordo che ci siamo baciati ma dopo? Non dirmi che…
Panico. Tanto tanto panico.
Sollevo quanto basta le coperte per capire che questa notte non abbiamo fatto nulla.
Menomale. Il mio sguardo torna su di lui che sembra si stia svegliando. Ha un sorriso assonnato in faccia e i capelli arruffati. Ma quanto è bello questo ragazzo?
Aspetto un altro attimo…Da quand’è che faccio certi pensieri?
“ Buongiorno amore” dice attirandomi a sé e posandomi un leggero bacio sul collo che viene subito sostituito da un piccolo morso.
Amore? E da quando? Nessuno mi ha mai chiamato così.
“ Buongiorno” dico mentre mi volto e gli do un bacio sul labbro inferiore che poi mordo avida.
In pochi movimenti mi prende in braccio e mi porta fino nel salone senza curarsi che siamo entrambi spettinati e in una posizione poco consona.
Ride come un ragazzino mentre io sbraito “ Ti ripeto che le so usare le gambe!”
“ Si, ma sei troppo sexy per camminare” dice ghignando e poi baciandomi.
Dopo; solo dopo ci voltiamo a vedere le facce scioccate dei presenti.
Blaze ha appena sputato tutta l’acqua che stava bevendo mentre il suo stilista ride come un matto.
Blondie è orripilata dal gesto di Blaze e Shaileen mi guarda come se fosse stata la prima ad averlo intuito.
La prima a riprendersi da quello stato di trance è Blondie che dice tentennando “ Fra poco inizierete gli allenamenti. Axel vi dirà ogni cosa.”
Io e Axel prendiamo posto a tavola dove anche gli altri sono tornati normali e per nostra fortuna non fanno domande.
Axel inizia a parlare rivolto a me e Blaze “ Oggi voi dovete trattenervi. So cosa sapete fare e quanto siete bravi, ma dovete trattenervi. Avete la scena dell’amicizia sul palco e quindi dovete tenerla in gioco. Ovunque andrete dovete essere insieme. Se avete rancori passati, dimenticali per quel giorno. La cosa più importante è studiare chiunque per accettare eventuali alleanze.”
Blaze annuisce e non fa nessuna domanda.
Ma qualcosa mi turba. Cosa centra il biondo dell’1 con la sua strategia? A cosa alludeva?
Sono sveglia da poco e già la testa mi scoppia di domande.
 
 
La tuta che ci hanno dato per l’allenamento è molto aderente. Sulla mia schiena è scritto in grande in numero 5. Perfetto, ora sono la troietta del 5.
Quando Blaze mi viene a chiamare, esco dalla mia stanza per dirigermi verso l’ascensore ma poco prima del salone vengo afferrata di botto per il braccio. Ma chi diamine è?
Axel mi trascina in una stanza secondaria molto piccola e poco illuminata.
“ Axel! Cos’è successo di così importante da dovermi rapire e portarmi qua?” gli chiedo scocciata.
“ Tranquilla piccola, dobbiamo parlare della strategia per i Giochi.” Risponde Axel visibilmente divertito dalla scena.
“ Quindi quella di cui hai parlato prima era una sceneggiata.” Deduco ad alta voce.
“ Non del tutto. È in parte vera. Tu devi mostrarti al ragazzo del 2.” Dice con un filo di mistero.
“ Fare colpo.” Deduco di nuovo ad alta voce.
“ Non mostrare tutte le tue abilità. Devi solo fare colpo su di lui; a questo punto i Favoriti ti vorranno con loro e tu li dovrai sfruttare a pieno. Fai innamorare il ragazzo di te e usa gli altri a tuo vantaggio.” Dice avvicinandosi a me.
Ecco a cosa alludeva ieri sera. Possiamo togliere questa voce dalla mia lista di cose da capire.
“ Lancia i coltelli davanti al ragazzo” dice a un soffio dalle mie labbra. Ora non m’interessa cosa succederà dopo l’Arena. Può darsi che non tornerò a casa e quindi userò il mio tempo per allenarmi e stare con Axel.
Così, di slancio, mi ritrovo a baciarlo come fosse una tortura. Le nostre lingue si sfiorano, si accarezzano e si fanno strada l’una verso l’altra.
Non avevo mai baciato una persona provando qualcosa di serio. Qualcosa che assomiglia, ma sono sicura non sia, all’amore.
 
 
Questi coltelli sono splendidamente affilati e sono fatti in metallo leggero. Ne appoggio uno su un dito tenendolo in equilibrio. “ Perfetto!” penso “ Sono bilanciati in modo impeccabile.”
Osservo i manichini davanti a me, mentre sento a dosso lo sguardo dei Favoriti. Uno sbaglio solo e quel branco di montati non mi salveranno il culo in Arena.
Riesco a sentire la risatina della ragazza del 2 che credo pensi che sono una povera illusa.
Benissimo, ora ho una motivazione in più. Adesso vedrà.
Svuoto la mente da ogni preoccupazione. Renderò la situazione anche più divertente.
Impugno due coltelli nella mano destra e tre in quella sinistra in cui li sistemo fra le dita.
Il primo bersaglio che s’illumina è davanti a me in lontananza, il secondo alla mia destra e il terzo alle mie spalle.
Osservo i risultati: il primo bersaglio ha un centro perfetto nel cuore, il secondo ne ha uno fra gli occhi e l’ultimo in tutti e due.
Il quinto coltello è finito sulla parete a pochi centimetri dalla testolina della ragazza del 2 dove stava comodamente appoggiata. Credo che pochi secondi prima abbia gridato come se la stessi uccidendo.
Non mi fermo a guardare le persone e le loro facce strabiliate. Continuo l’allenamento centrando tutti i bersagli con una perfezione quasi maniacale.
Quando ho finito, il ragazzo del 2 si avvicina a me e dice con un ghigno “ Divertente lo scherzo del coltello che hai fatto Destiny. Ottima mira.”
“ Grazie. Sai, odio le persone che giudicano senza sapere.” Rispondo in tono calmo ma calcolatore.
“ Già. Io sono Liam. Gli altri sono Cherry, Druey e Destiny. Noi ci chiedevamo se volessi degnarci della tua compagnia a pranzo.” Chiede sicuro che dirò di si.
“ Certamente, ma porterò anche il ragazzo del mio distretto se per voi va bene?” mi azzardo a chiedere. Axel ha detto di restare sempre insieme, ma finora non ci sto riuscendo molto bene.
“ Va bene. A dopo bella.” Risponde e mi saluta sorridendomi mentre mi fa l’occhiolino.
Direi che il piano sta proseguendo bene.
 
 
“ Cosa? Pranzare con i Favoriti?! Ma come hai fatto?” mi chiede Blaze un attimo dopo che gli ho raccontato cos’è successo.
“ Ho lanciato i coltelli. E poi sai che Liam mi osservava da un po’ di tempo.” Rispondo sperando non si arrabbi.
“ Ti sei mostrata? Ma sei matta?! Axel aveva detto di non farlo!” mi dice infuriato.
“ Stai calmo! Quando, già stasera, gli arriverà la richiesta di alleanza si congratulerà con noi. Fidati di me.” Gli spiego cauta.
Faccio per dirigermi verso il tavolo dei Favoriti quando Blaze mi chiama e mi volto.
“ Grazie.” Dice freddamente.
“ Figurati.” gli rispondo.
Non ci credo. Il mio ex migliore amico che mi dava della sgualdrina fino a un’ora fa ora mi ringrazia. Capitol City non fa male solo a me a quanto pare.
 
 
Il pranzo con i Favoriti è andato come da manuale.
Blaze che fa colpo su Cherry con le sue battutine del cazzo e Liam che ci prova con me toccando qualsiasi parte del mio corpo si possa toccare. Adulazioni, montagne d’adulazioni ci sono piovute addosso oggi a pranzo.
Nonostante tutto, Destiny continua a non sopportarmi (la cosa è reciproca) e Druey è sospettoso nei confronti di Blaze.
La cosa più fastidiosa è stata la mano di Liam che stava continuamente a toccarmi; qualsiasi cosa io dicessi o facessi era una buona scusa per creare con me un contatto.
È stato così fastidioso. Eppure, la cosa meno fastidiosa era Cherry. Quella ragazza sembra simpatica.
Ho passato tutto l’Allenamento pomeridiano con lei a scappare da Liam e diciamo che con lei sono stata abbastanza bene.
A cena Axel ci ha parlato dell’alleanza con i Favoriti e che aveva già accettato al posto nostro.
 
 
“ Geniale.” Si complimentò Blaze con me.
“ Avevi qualche dubbio?” rispondo fintamente offesa.
“ Mi dispiace.” Dice di getto, vergognandosi.
Mi sta chiedendo veramente scusa? Proprio ora? 
Su questo terrazzo Blaze mi sta chiedendo scusa. Dopo tutti questi anni d’indifferenza e della mia solitudine.
Non sono una ragazza che porta rancore, ma questo non sarà facile da perdonare.
“ Anche a me.” Rispondo malinconica ammirando le pochissime stelle che la luce urbana mi permette.
Blaze mi abbraccia di colpo, ma delicatamente. E nonostante i miei pensieri e i miei principi ricambio quell’abbraccio lasciando scivolare sulla mia guancia destra una mia veloce e piccola goccia di un liquido.
Un liquido che non mi permetto di esternare da tanto tempo.
Una lacrima.
 
 
 
 
Buon pomeriggio a tutti!
Dunque…il tempo che ho trascorso a fare questo capitolo è stato quasi interminabile. Però d’ora in poi i tempi d’aggiornamento saranno circa questi.
Credo che il capitolo non abbia bisogno di altri commenti da parte mia.
Ringrazio le strepitose persone che hanno recensito il mio ultimo capitolo: Taylor13, iwouldliketofly, Clove_HungerGames e Hunger_Games.
Grazie mille per le tante visite che ho ricevuto e invito i lettori silenziosi  a lasciare anche un piccolo commentuccio *-*
Grazie alle persone che hanno aggiunto la mia storia alle preferite e alle seguite.
Il parere di chiunque sarà ben accetto ;)
Baci
Shinny
 

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Capitolo 7
*** Che tu vinca è ormai destino ***


7.Che tu vinca è ormai destino
 

 
Piango tutte le mie lacrime questa notte. Piango senza fermarmi.
Non urlo perché non posso, ma singhiozzo.
Sto piangendo tutte le lacrime che ho trattenuto tutti questi anni; come ho fatto?
Qui, in un angolo della mia stanza ti penso. Penso a mia madre e ai miei fratelli.
La sua pelle era bianca e i suoi occhi erano persi mentre penzolava dal ciliegio ancora in fiore dietro casa nostra.
Lei amava mio padre in tutto quello che faceva. Il suo amore era qualcosa d’immenso e lui cos’ha fatto?
Vile traditore. Lui è scappato.
Niente biglietti e tanto meno spiegazioni.
È scappato come solo un codardo può fare.
È scappato nell’anonimato.


 
“ Non posso vederti così. Non riesco a sopportare il tuo sguardo vuoto.” Disse Blaze amareggiato.
Io non dico niente. Fisso il piccolo fiume che scorre lento affianco a casa sua.
“ Venus, dì qualcosa ti prego.” Viene verso e mi alza in piedi delicato, senza che io opponga resistenza. Poi mi fa appoggiare contro un albero mentre intorno a noi cadono dei piccoli fiorellini color pesca.
Continuo a guardare fisso davanti a me senza dire nulla.
“ Venus, ti prego guardami.” Mi chiede supplicando.
Basta un mio solo sguardo di sfuggita nei suoi occhi.
Un solo sguardo e lui mi bacia. Era il mio primo bacio.
Il mio primo bacio me lo ha dato il mio migliore amico.

 
 
“ Ehi splendore, come stai?” mi viene incontro una massa di muscoli.
“ Bene Liam, grazie.” Gli mento in risposta.
Mi attira verso di sé, posandomi le sue mani in vita, e mi deposita un bacio spinto sulla guancia.
Sono disgustata. Deve fare questo teatrino ogni volta che mi vede?
Sorrido nel modo più credibile possibile e lui mi lascia andare per salutare Blaze che nel frattempo ha riso come un matto.
Insieme raggiungiamo gli altri Favoriti. Cherry mi viene incontro e mi da un leggero bacio sul guancia che è riuscita a salvarsi dalle grinfie di Liam. Così anche Druey, mentre l’oca mi guarda torva.
Ci dividiamo in coppie e ci dirigiamo verso le varie postazioni di allenamenti. Ovviamente, a me tocca stare con Liam.
Ieri, con Cherry, ho fatto una moltitudine infinita di postazioni sulle armi. Stessa cosa lui con Blaze.
Così ci dirigiamo verso la mimetizzazione, anche se non ce ne sarà bisogno. Ci limiteremo a uccidere tutto ciò che si muove.
Impugno un pennello per provare a mimetizzare la mia mano con la corteccia. Non sono molto brava, anzi si può dire che sono pessima.
Mi volto verso Liam e noto che lui è riuscito perfettamente a mimetizzare la propria con il dorso grigio di una pietra. È veramente bravo; io di solito non dispendo complimenti gratuiti.
“ Stupefacente.” Dico incredula.
Liam alza il volto nella mia direzione e sorride. Non un ghigno maligno o strafottente, ma un semplice sorriso che in questo momento farebbe sciogliere qualsiasi ragazza. Io però sono ancora intatta. Credo che i miei sentimenti per Axel stiano aumentando minuto per minuto che lo penso o che trascorro con lui. Ora come ora, non posso permettermi di innamorarmi.
“ Grazie.” E mentre riprende pennellarsi la pelle continua a sorridere. È molto più carino così; senza quell’aria da idiota che il suo ghigno gli impone.
“ Dovresti farlo più spesso.” Mi lascio scappare dalla bocca.
Lui alza di nuovo il volto verso di me e chiede curioso “ Cosa?”
“ Sorridere.”
 
 
Liam ha continuato a sorridere anche durante il resto dell’allenamento. Devo dire che mi sono divertita in sua compagnia. Sotto sotto, è simpatico e saremmo diventati amici se non fosse per gli Hunger Games. Perfetto, ora mi manca solo che mi ci affeziono.
Poco dopo pranzo ho beccato Cherry e Blaze che pomiciavano. Fortunatamente, non mi hanno vista e me ne sono andata senza dire nulla. Sono felice che stiano bene insieme, ma uno dei due morirà fra qualche giorno.
Non ho ancora esaminato bene ciò che mi attende. Dovrò vivere la mia vita senza il mio migliore amico. Saperlo morto sarà peggio che essere stata abbandonata da lui in passato.
E poi quando dovremo dividerci cosa succederà? Starà con me o seguirà Cherry?
Sto formulando solo delle ipotesi o delle domande ipotetiche.
Quando tornerò a casa la mia vita rimarrà praticamente uguale.
Se tornerò a casa.
 
 
“ Mi sei mancata oggi.” Dice Axel abbracciandomi da dietro.
Io sorrido. È carino che me lo dica, ma io non sono una ragazza da frasi smielate e non riesco a rispondere qualcosa di altrettanto dolce.
“ Che ci fai qui?” mi chiede.
La terrazza è un ottimo posto per prendersi un minuto per pensare al fresco. Certo, ci sarebbe anche la mia stanza però preferisco qua. Odio stare troppo negli spazi chiusi. In più adoro il buio della sera.
“ Ragiono o meglio penso.” Rispondo in tutta sincerità.
“ Uno o due giorni al massimo e ci sarà l’intervista.” Mi annuncia.
“ E poi i Giochi.” Dico dura e rassegnata.
Lo sento irrigidirsi un po’ e poi spostarsi di fianco a me.
“ Ti piace la musica?” mi chiede.
E questo cosa centra? Vabbè, si mi piace.
Per le poche canzoni che conosco si. Ogni tanto mi sorprendo anche a cantarle e a divertirmi.
Qualcuno si fermava ad ascoltarmi e mi faceva i complimenti.
Il resto della musica che conosco è da strip o da burlesque. Ho dovuto ballare questi generi per i miei clienti più ricchi e questi non si sono mai lamentati.
“ Si, mi piace molto.” Confesso.
“ Bene, perché ho una sorpresa per te.” Dice e scompare per un attimo.
Quando torna parte una melodia e lui mi stacca dalla ringhiera.
La canzone è stupenda, non esattamente ballabile, ma stupenda.
Intorno a queste note balliamo ridendo come dei bambini. Diciamo che non siamo dei gran ballerini.
Lascio che le note e le parole mi entrino in testa.
 
 
So, so you think you can tell
Heaven from Hell,
blue skies from pain.
Can you tell a green field
from a cold steel rail?
A smile from a veil?
Do you think you can tell?

 
 
Nel cuore della notte qualcuno bussa alla porta della mia stanza.
Ottimo, prima volta che riesco a dormire da quando sono qui e qualcuno mi sveglia.
Cosa può succedermi di meglio? Oh, dimenticavo! È questione di due giorni e mi trascineranno in un’Arena dove dovrò uccidere tutti; perfino il mio migliore amico.
E ovviamente chi è che ha ucciso il mio sonno? Blaze.
Esco dalla stanza e insieme andiamo in salotto.
Ha il viso perfettamente sveglio. Senza neanche un piccolo accenno di occhiaie. Bello dormire la notte eh? Vorrei sapere anch’io cosa si prova una volta tanto.
Ci sediamo sul divano e lui inizia a parlare.
“ Non riesco a dormire. Continuo a pensare all’Arena.” Dice perso in uno sguardo non suo.
“ Pensi a Cherry, giusto?” dico senza riflettere. Dopotutto sono stanca morta.
“ Ci hai visto, non è vero?” chiede e io annuisco di risposto.
“ Lei ti piace. Vedo come la guardi e soprattutto come lei guarda te.” Dico sorridendo.
“ Sfortunatamente, non finirà nel modo che m’immagino.” Dice in tono amaro.
Inizio a non capire. Che non vivranno la loro vita insieme mi pare ovvio, ma lui può farcela; può ancora vincere.
Lui nota il mio sguardo e dice “ Vincerai tu, Venus. Capitol City si sta uccidendo a vicenda per sponsorizzarti. Hai la protezione di tre Favoriti su quattro. Hai uno stomaco che non si piega alla fame e un abilità innata con i coltelli. Cosa ti fa pensare che non vincerai? Che tu vinca è ormai destino.”
Sembra che lui lo abbia detto quasi con cattiveria e io non riesco a rispondere nulla. Io voglio tornare a casa per la mia famiglia e mi sto impegnando per riuscirci. Ho forse alcuna colpa? Non li ho istituiti io i Giochi.
Queste cose però non riesco a dirgliele. Non mi va di sprecare fiato e spero che il suo sia solo un momento di frustrazione personale. Dovremmo cercare di goderci il tempo che ci rimane insieme piuttosto che passarlo a litigare per colpe che nessuno di noi ha.
Ora porta il suo sguardo su di me e dice “ Chi ti interessa veramente? Axel o Liam? Non capisco cosa tu stia facendo.”
“ Liam è una strategia, mi sembra ovvio. Axel…” mi muoiono le parole in gola. Cos’è per me Axel?
Una piccola attrazione? Non credo proprio, non sono così stupida.
Una salvezza. Ecco cos’è: la mia salvezza. Quella corda che può farmi uscire dal pozzo in cui sono precipitata.
“ Axel è tutto. Adesso lui è una delle ragioni per cui non mi farò ammazzare una volta là dentro.” Termino la frase sicura di me.
Sicura che io e Axel siamo qualcosa di dannatamente complesso.
Come tutto ciò che mi attenderà.
 
 
 
Eccomi riemersa dalla sfiancante settimana che ho trascorso.
Domani è lunedì…yeeeh! Il girone infernale ricomincia!
Scherzi a parte, spero di non avervi deluso con questo capitoluccio che è solo di passaggio.
I versi della canzone sono di Wish you were here dei Pink Floyd. Splendida canzone che ci accompagnerà in qualche altro capitolo.
Ho notato che sto avendo un piccolo calo con le recensioni e non mi stancherò mai di supplicare chiunque a dedicarmi qualche minuto del suo tempo a lasciarmi una piccola recensionuccia.
Ringrazio le mie stupendose recensitrici(?) Allice_rosalie_blak, Taylor13 e Clove_HungerGames.
Grazie mille anche a tutti i miei lettori silenziosi.
Ci vediamo al prossimo capitolo che purtroppo non arriverà prima di una settimana (almeno credo).
Baci
Shinny

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Capitolo 8
*** Siamo talmente persi in noi stessi ***


8. Siamo talmente persi in noi stessi

 
 

Colgo un riflesso rosa del tramonto d’oggi. Uno rosa in mezzo a un miliardo di riflessi rossi e arancioni.
Quell’unico riflesso a cui assomiglio molto.
Appoggio la testa sulla spalla di Axel e ne ispiro il suo profumo che sa del mio tutto.
Lui poggia la tua testa sopra la mia e inizia a sorridere. Fa bene, così lo ricorderò; mentre sorride e il suo viso si dipinge di una danza fra colori caldi.
È distensivo stare con lui su questa terrazza a guardare il tramonto, inconscia di ciò che capiterà i prossimi giorni.
I momenti migliori finora li ho passati con lui. Con i suoi pensieri, le sue strane ma magnifiche dichiarazioni verso di me e il suo essere sé stesso. E sono felice di aver finalmente incontrato qualcuno che se lo può permettere.
Nelle prossime settimane 23 Tributi saranno morti e solo uno rimarrà vivo. Non vincitore. Non si vince nulla se non qualche incubo gratuito.
“ Amore.” mi chiama Axel sottovoce.
“ Si?”
“ Tornerai, io lo so.” Mi dice sorridendo.
Che pensiero soave mi attraversa la mente. L’immagine effimera di qualcosa che non potrò mai avere; una vita con lui.
Gli sorrido senza dare peso al mio ultimo pensiero.
“ Ah, e un’altra cosa.” Dice quasi sovrappensiero. Come se si fosse scordato una cosa di poco conto.
Spesso diamo questo tono a molte frasi. Non diamo peso alle parole anche più importanti.
Una sola nostra parola potrebbe cambiare ogni cosa, eppure noi non ci accorgiamo dell’effetto che può fare. Per noi s’intende l’umanità.
Quella che con una guerra ha cambiato tutto, ha messo al potere i ricchi e a morire i poveri. Si sa, in qualche modo deve andare, ci sarà sempre qualcuno da dover sacrificare. Delirio umano.
“ Dimmi.” Dico curiosa, dopo essere riemersa dai miei pensieri.
“ Non ho idea di come la prenderai. Io credo di amarti, fortemente. Sembrerò uno sciocco ai tuoi occhi o magari uno che corre troppo. E infatti si, sto correndo, corro perché la sabbia della nostra clessidra si sta esaurendo, corro perché ti amo. Ecco, si l’ho detto! Io ti amo e non mi aspetto che tu me lo dica ora. Da te aspetto solo il tuo ritorno.”
Ecco cosa vuol dire essere senza parole. Non tanto per come me l’ha rivelato, ma perché ha avuto il coraggio di dirmelo anche in una situazione come la nostra.
Non so dire se io lo amo, ma di certo so che ho maledettamente bisogno di lui. Ora più che mai.
E se la mia permanenza qui mi ha cambiata così tanto, chissà cosa farà l’Arena su di me.
Diventerò un mostro o una matta? Nah, niente del genere. Sarò semplicemente una puttana, ma di rango superiore.
Ho discusso molto con Axel oggi. Ci dovevamo preparare per l’intervista che ci sarà fra qualche ora. Ho passato la mattinata con Blondie ad imparare le buone maniere, mentre ho passato l’intero pomeriggio con Axel che mi ha spiegato un po’ di cose prima di andare in terrazza per il tramonto.
Stasera quando intervisteranno Liam è probabile che lui si dichiarerà, ma io dovrò conquistare il pubblico e quindi non mostrarmi occupata da nessuno. Ecco perché quello che c’è fra me e Axel è segreto. Sexy dovrà essere la mia migliore qualità dopo Affascinante.
In questo clima idilliaco afferro l’ultimo raggio del tramonto prima della probabile fine della mia vita.
 
 
Accarezzo la morbida stoffa che mi avvolge. Dovrò sembrare la dea dell’amore stasera; quanta ironia.
Il mio vestito è semplice, ma delicato e armonioso. È lungo, senza spalline e mi evidenzia il decoltè con una specie di corpetto a cuore. È formato da qualche strato di tulle semi-trasparente stretto leggermente sopra l’ombelico da un ricamo sottile color argento. L’intero capo è color rosa pesca molto chiaro.
Questo colore mi riporta in mente tutti gli alberi di pesco che abbiamo nel nostro Distretto nella parte dedicata alla natura. Ne abbiamo una solo perché produciamo troppa elettricità nociva e quindi Capitol City ha formato una grande riserva naturale.
Oltretutto odio questo colore perché era quello preferito da mia madre; me la ricorda troppo.
A lei stava benissimo questo colore, ondeggiava spesso per casa con dei bei abiti dello stesso colore del mio. E cantava, cantava incantando tutti al suo passaggio.
Le scarpe che indosso sono dei tacchi di media altezza del medesimo colore ma di una sfumatura più calda e vivace.
I miei capelli sono sciolti, color miele e mi ricadono sulle spalle con delle leggere onde morbide, mentre il mio viso è praticamente senza trucco, se non fatta eccezione per un po’ di ombretto dorato sulle palpebre e le corte ciglia finte.
Shaileen è una stilista fenomenale e, anche se un po’ matta, non mi pento di averla come tale. Ha creato per me due abiti che rappresentano a pieno il mio Distretto e il significato del mio nome.
La porta si apre e, solo dopo aver avuto il mio consenso, entra da essa una figura maschile che un sorrido farebbe strepitare tutta Panem. Finnick si precipita ad abbracciarmi.
“ Tieni gli occhi aperti e non farti uccidere da nessuno. Mantieni il controllo.” Mi dice con tono sicuro. Cosa ci fa qua? Ah, già. Ultimo saluto prima dell’Arena.
Gli sorrido perché sono davvero rincuorata che, sebbene non mi conosca, sia venuto a salutarmi.
“ Se tutto va bene diventeremo colleghi di lavoro alla fine dei Giochi.” Ironizzo, facendogli scappare una minuscola risata. Poi, prima di andarsene, mi scruta da capo a piedi per un po’.
“ Ora che ti guardo bene riesco solo a pensare che forse avrai più clienti di me. Ah no, scusa. Questo è impossibile, nessuno mi batte.” Dice in tono scherzoso.
Questo mi fa pensare che il suo non era un addio, ma solo un arrivederci.
Poco dopo entra Axel e con lentezza, passo dopo passo, viene verso di me. Posa i suoi occhi dentro i miei e mi bacia. Senza troppe pretese, ma con molta passione.
Mai finora ci siamo baciati così.
Quando ci stacchiamo mi dice soavemente “ Affascinali e rendi tua la Capitale.”
 
 
Stare in fila è stressante. E aspettare così tanto è fuori dalle mie capacità.
Intanto Ceaser Flickerman sta intervistando Liam.
Lui si sta comportando da gentiluomo brillante che non ha nessuna paura di entrare in Arena.
“ Quindi vuoi farci credere che non temi per niente l’Arena?” chiede Ceaser curioso, mentre la folla ascolta interessata.
 Dopo un breve attimo di riflessione Liam risponde indeciso “ Beh, in effetti una paura ci sarebbe…Ho paura della mia reazione futura quando perderò una persona…”
“ Una giovane donna o un semplice amico? Tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con noi.” Dice per incalzarlo, mentre gli spunta un leggero sorriso.
“ Una ragazza, una ragazza a cui tengo molto.” Risponde visibilmente imbarazzato, ma sempre più affascinante per gli spettatori.
“ E chi è la fortunata? Si può sapere?” chiede Ceaser.
Liam si ricompone e risponde “ Venus Blain. Distretto 5.”
Scoppia un boato di applausi nella platea e sono elettrizzati per questa rivelazione e quando suona la fine dell’intervista di Liam gli spettatori continuano.
Infine, Ceaser esclama a tutto volume “ Liam Southin! Distretto 2!” e gli spettatori aggiungono sonorità all’applauso.
Liam torna tutto gasato dietro le quinte e sorridendomi mi deposita un leggero un bacio sulle labbra e se ne va soddisfatto di aver avuto un piccolo assaggio di me. Assolutamente vomitevole.
Mentre aspetto il mio turno ripasso ciò che devo fare, come mi devo comportare e come devo sembrare. Infine, passo in rassegna la mia giornata di ieri.
Sostanzialmente è andata bene. Alle valutazioni io e Liam ci siamo conquistati un 10 e miei altri alleati tutti un 9. Probabilmente Caeser mi farà i complimenti per la mia valutazione se rimarrà tempo.
Quando l’intervista del ragazzo del 4 è terminata mi chiamano e m’incammino per il palco.
“ Ma ora, cari abitanti di Panem, vi presento Venus Blain dal Distretto 5!” esclama Caeser.
Lo scontro tra la mia pelle e i riflettori brucia in modo da ustionarmi. I milioni di occhi che mi fissano mi stanno scuoiando viva. Mi manca l’aria e sto per vomitare.
Tutto ciò accade dentro di me. Fuori sto camminando verso la mia sedia con fare frizzante e lanciando occhiate maliziose alla platea che esulta a ogni mio sguardo.
Saluto Mr Flickerman e mi siedo delicata.
“ Allora splendore, hai incantato tutta la nazione in questi giorni. Sappiamo tutti che sei meravigliosa, ma vorremmo sapere qualcosa di più personale. Parlaci della tua famiglia.” Dice Ceaser.
Perfetto, l’unica cosa di cui non voglio parlare. Per fortuna mi viene un’idea e dico a Ceaser “ Oh, perdonami Ceaser ma non posso non notare quanto splendido sia questo pubblico.” Dico sorridendo.
“ Già, meraviglioso. La ragazza ha capito tutto. Ci sono molte differenze da noi al tuo Distretto?” chiede aggiungendo dell’enfasi.
“ Di certo qua tutto è più lussuoso, ma non cambiano solo gli ambienti. Riesco già a notare una moltitudine sorprendente e alquanto impressionante di splendidi ragazzi e intriganti uomini, per non parlare delle splendide donne che mi circondano.” Dico con la solita malizia che mi pervade. Ovviamente, qualsiasi cosa io abbia detto non la penso di certo. Anzi, se ripenso a ciò che mi è appena uscito dalle labbra potrebbe venirmi il voltastomaco.
E Ceaser continua a ridere.
“ Che splendida ragazza! Hai appena accennato ai giovani uomini qui presenti, piuttosto credo che tu abbia ascoltato l’intervista del signor Southin, non è vero?” mi chiede.
“ Di questo non c’è dubbio, sono riuscita a sentire ogni parola.” Rispondo sensuale.
“ Sicuramente tutta Panem si starà chiedendo se i suoi sentimenti sono ricambiati.” Dice Ceaser.
Tutto la platea tende l’udito per sapere cosa dirò. Ognuno pende dalle mie labbra come se fossero miei clienti, il che è ironico perché molti di loro forse lo diventeranno. Odio recitare, ma purtroppo lo faccio sempre.
“ Beh, questi sono gli Hunger Games non ci si può innamorare…” dico ovvia mentre tutti tornano delusi ai loro pensieri, ma io non ho finito. “ Tuttavia…” ed ecco che tutti tornano a me.
“ Tuttavia?” chiede curioso Ceaser.
“ Tuttavia si può dire che ricambio. Sfortunatamente si.” Rispondo fingendomi sconsolata.
“ È veramente una grossa sfortuna e noi tutti auguriamo a una ragazza così attraente e affascinante una fortuna immensa.” Dice con una venatura triste nella voce. Devo risollevare l’animo delle persone.
“ Nonostante tutto m’impegnerò con tutta me stessa a regalarvi uno spettacolo da non dimenticare, sapete ho una buona mira.” Dico.
“ Dalla tua valutazione si nota di certo, ti prego dicci cosa hai fatto di così sbalorditivo.” Chiede supplicante ma senza perdere il suo charme.
“ Mi dispiace, ma come mi hanno ordinato non posso rivelarvelo, mi spiace molto.” Rispondo. E in quel momento suona la fine della mia intervista.
“ Sicuramente, qualcosa di eccezionale ma ora il nostro tempo con te è terminato.” Volano fischi delusi per tutto il teatro.
“ Signori e signore, l’affascinante e indimenticabile Venus Blain!” esclama Ceaser alzando la mia mano.
Ovazioni, ovazioni ovunque. Persone che gridano il mio nome e un fortissimo boato d’applausi mentre esco di scena e torno a essere me stessa.
C’è l’ho fatta, per stanotte, basta recitare.
 
 
Siamo talmente coinvolti in noi che Axel mi sbatte violentemente contro il muro della sua stanza senza accorgersene.
Le mie gambe sono avvinghiate al suo corpo in una morsa che potrebbe ucciderlo e appena mi sbatte addosso a un’altra parete rantolo di dolore. Un dolore che confesso mi fa eccitare.
Mentre mi bacia il collo con forza, io riesco a mordergli la guancia così forte da fargli imitare il mio stesso rantolo.
Dopo infiniti baci passionali mi mette giù e si avvia verso il suo letto lento.
Io non ci penso due volte prima di travolgerlo e di ritrovarmi sopra di lui, mentre lui continua a baciarmi e inizia a sbottonarsi la camicia.
Mi accarezza una gamba delicato, ma così tanto da farmi venire i brividi. Lo fa talmente bene che mi scappa un sospiro leggero di piacere. Lui sorride e inizia ad accarezzarmi in parti più intime.
Mi basta un attimo e non capisco più nulla così non mi trattengo più e mi scappa una lunga serie di ansimi di piacere che riescono a stimolargli l’erezione.
Ora riesco a sentirlo premere contro la mia coscia. Mi sistemo meglio su di lui e senza levarmi ancora nulla (se non il vestito) inizio a roteare il bacino sul suo membro.
Brividi e scosse di piacere m’inebriano la mente.
Ma dopo un po’ mi fermo perché il mio corpo non è più occupato da piacere, ma da terrore.
Un terrore immenso m’invade e mi appoggio contro la parete più vicina dove lentamente scivolo fino a terra e mi ritrovo a fissare il vuoto.
Non riesco a fare sesso, troppe immagini del passato m’invadono e abbattono le mie barriere.
Mi sento nuda del tutto, anche se ho ancora l’intimo, e pronta a essere abusata dall’ennesimo cliente.
In quest’attimo di terrore mi rendo conto che non farò mai del tutto l’amore con Axel e soprattutto di quanto Capitol City mi abbia già cambiato prima di entrare in Arena.
 
 
Axel non ha dormito e abbiamo parlato tutta la notte. Ha continuato a scusarsi per tutto il tempo però è ovvio che non è colpa sua. Non saprei bene a chi attribuire la colpa e ora come ora non ho neanche il tempo di pensarci. Nulla ha più importanza se non vinco.
L’ultimo bacio con Axel prima di partire è stato l’atto più passionale che io abbia mai svolto, lì con lui il mio tempo si era fermato.
Trasportata dai miei pensieri solo ora mi accorgo che sto per entrare veramente in Arena.
“ 60 secondi.” Dice una voce che mi avverte di entrare in un tubo.
Abbraccio Shaileen riconoscente del simbolo che mi ha fatto diventare. È merito suo.
Lei è un genio; sono dispiaciuta di essermene accorta solo adesso.
“ Grazie di tutto.” Dico con tutta l’umiltà che posso concedere.
“ Vincerai, io ne sono sicura.” Mi dice e posa un leggero bacio sulla mia guancia.
Mi dirigo lenta verso il tubo di vetro che mi sta trascinando su, mentre colgo l’ultimo sguardo della mia eccentrica stilista.
Mi guardo intorno e noto che il paesaggio è differente.
Noi Tributi siamo disposti in cerchio attorno alla splendente Cornucopia (rifornita di ben due set dei miei amati coltelli). Da est a ovest si estende una foresta che sembra sia pluviale. A nord riesco a scorgere un’alta montagna e a nord-est di essa riesco a intravedere dell’erba alta e fitta.
“ 60 secondi.” Annuncia la voce.
Il sole scotta su di noi.
“ 50 secondi.”
Mi guardo intorno e vedo Blaze che con la testa fa un cenno ai miei coltelli.
“ 40 secondi.”
Li osservo un attimo e poi annuisco.
“ 30 secondi.”
Riesco a vedere anche Liam che mi sorride.
“ 20 secondi.”
Sarà ancora valida l’alleanza? La mia messa in scena è stata abbastanza convincente?
“ 10 secondi.”
Panico. Solo panico mentre mi preparo a scattare verso i coltelli.
5. 4. 3. 2. 1.
Il gong d’inizio suona e la voce annuncia “ Che la 69sima edizione degli Hunger Games abbia finalmente inizio!”
Diamo inizio allo spettacolo.
 

 
 



Buonsalve a tutti.
Si, io scompargo spesso ma stavolta ho una buona scusa.
Ho fatto capitolo più lungo del solito perché non potevo tagliarlo a metà e perché passerà un po’ di tempo prima che io sforni il prossimo.
Ma veniamo a cosa succede…questo capitolo è scritto in modo diverso perché Venus è decisamente maturata in questi suoi giorni d’allenamento…chissà cosa le succederà in Arena…muahahahah u.u
Chiedo scusa per la dichiarazione terribile di Axel ma io non sono una ragazza molto romantica…spero che per il resto il capitolo vi sia piaciuto.
Ora mi prostro ai vostri piedi per chiedermi di recensire il mio lavoro…abbiate pietà di me. Il vostro parere conta tanto e poi col capitolo più lungo la merito qualche recensionuccia in più? *-*
Sono patetica, vero? A parte che il capitolo non è lungo, ma è un vero e proprio papiro infinito; aspetto con ansia i vostri pareri.
Ringrazio di cuore Taylor13, Clove_HungerGames e iwouldliketofly. Siete dei tesori. Ok, basta sdolcinatezze.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi e ricordo per ennesima volta (che voi ormai non ne potete più) che accetto il parere di chiunque.
Ci vediamo al prossimo capitolo che arriverà fra un po’.
Baci
Shinny
 
P.S. mi sono accorta solo ora che il numero dell’edizione di Venus (per chi è abbastanza sconciamente pazzo come me) è un numero sconcio. Non era mia intenzione, mi scuso umilmente ;)

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Capitolo 9
*** Quando Venere si scontra con se stessa ***


9. Quando Venere si scontra con se stessa

 

Senza pensare mi precipito verso la Cornucopia e impugno alcuni dei miei fantastici coltelli.
Intanto Druey mi è affianco con in mano una spada dall’aspetto quasi invitante. In faccia ha dipinto un ghigno omicida che aspetta con gloria le sue future vittime che non tardano ad arrivare.
Un ragazzo alto e robusto sta correndo verso di lui con una lancia impugnata nella mano destra. Ci sarà da divertirsi.
Non faccio in tempo a formulare bene questo pensiero che una ragazza mi sorprende alle spalle e io, senza troppi tentennamenti, le pianto un coltello nella pancia. Questa cade in avanti e io le lancio un coltello all’altezza del cranio, perforandoglielo.
“ Bel lavoro! Quelli del distretto 4 non sono facili da battere.” Si congratula Druey.
Anche lui ha piantato la sua spada nel corpo del ragazzo e ha recuperato la lancia, decantandola come propria.
Osservo le mia mani e il mio operato mentre una forte nausea mi pervade, ma non faccio in tempo a pentirmi. Ho appena lanciato un altro coltello contro un ragazza che voleva attaccare Druey. Centro perfetto in mezzo agli occhi.
“ Grazie.” Dice Druey appena accortosi della situazione. Recupero i miei coltelli dalle salme e mi guardo intorno.
Liam sta ancora combattendo con una ragazza che poco uccide lentamente e noi altri ci beiamo delle sue grida. Classico, i Favoriti vogliono dare spettacolo. Con una spada le sta aprendo il petto mentre lei urla. Chiede di morire.
Le sue grida mi straziano così tanto che decido di farla finita e le lancio un coltello nel cervello.
È in quell’esatto punto che mi hanno insegnato a puntare per una morte certa.
Finalmente individuo Blaise che butta a terra un ragazzo e gli trafigge il cuore con la lancia.
Destiny e Cherry guardano la scena divertite e cercano dentro la Cornucopia quello che ci sarà indispensabile.
La Cornucopia è stata svuotata; di Tributi siamo rimasti solo noi. Una moltitudine alta di corpi privi di vita e grondanti di sangue ci circondano in uno scenario ripugnante. Partano i numerosi colpi di cannone. Ne conto in tutto 7 di cui 3 ne ho uccisi io.
“ Perfetto! 7 fatti e solo 11 da fare.” Esclama Liam tutto contento. “ Avete preso tutto voi?” chiede poi alle ragazze.
“ Certo, ognuno prenda uno zainetto.” Dice Cherry soddisfatta del suo lavoro.
Senza neanche accorgermene le ho coperte mentre loro organizzavano tutto. Sono molto svelte devo riconoscerlo. Liam mi lancia uno zaino e mi mette un braccio attorno alle spalle.
C’incamminiamo verso la foresta dove sembra meno pericolosa.
È come essere immersi nel verde, ma un verde fastidioso. Un verde che nasconde chissà quanti pericoli mortali.
“ Stiamo all’erta, una ragazzina ha preso un arco dalla Cornucopia.” C’informa Destiny.
“ Ti prego, una ragazzina? Quella minuscola del 7? Non farebbe male a una mosca.” Dice Liam screditandola.
“ Non credo che una ragazzina affronterebbe il bagno di sangue iniziale, rischiando palesemente di morire, solo per un’arma che sa usare bene.” Dice Cherry. Ottima osservazione, quella ragazza mi sta sempre più simpatica ogni momento che passa.
“ Probabile che tu abbia ragione, comunque per oggi ci siamo sporcati di sangue abbastanza. Lasciamo che si uccidano da soli.” Dico calma.
“ Perché? Hai forse paura?” chiede Destiny tentando di offendermi.
Non sono un’idiota però, io non le lascerò soddisfazione.
Rido amaramente e mi volto con tutta la tranquillità del momento.
Scatto verso di lei, abilmente la ribalto e le punto un coltello alla gola. Premo solo per spaventarla.
“ Adesso tu mi ascolterai attentamente, chiaro?” le impongo aspettando che mi dia un cenno che ha capito. Non lo fa e perciò premo di più. Di conseguenza lei risponde un leggero grugnito d’assenso.
“ Bene. Senti, io sono già stanca di quello che fai. Le cose stanno così: se continuerai a darmi fastidio in qualche modo, ti sorprenderò in qualsiasi momento della giornata e ti torturerò così lentamente che Capitol City urlerà di piacere e tu di strazio. Ti romperò i capillari uno a uno e i tuoi organi rotoleranno sopra il terreno in una danza macabra. Le tue urla non serviranno a nulla anzi, aumenteranno solo la lentezza della tua morte. Quando mi sarò stancata di te, ti lascerò a terra in una forma che non sarà più umana mentre assaggerai ogni tuo più piccolo dolore nascosto o visibile. Ci siamo capite bene?” le dico tutto con una calma assoluta e un tono agghiacciante.
Le taglio il collo quel poco una goccia calda di sangue le scivoli fino alla clavicola. In risposta fa un altro grugnito e io la lascio andare.
Mi fissa come se l’avessi uccisa. Ovviamente non la ucciderei mai, a meno che non mi attacchi. Non posso uccidere chi conosco almeno un minimo. Tutti mi guardano allibiti e divertiti.
Eppure non credevo di aver fatto la figura dell’agnellino che non fa male a nessuno; credevo che sui loro volti si sarebbe dipinta solo della fresca e beneamata indifferenza.
Ricominciamo a incamminarci mentre io continuo a parlare. “ Dicevo che dovremmo trovare un posto dove appostarci per qualche ora e per riprendere forza per stanotte.”
“ Già, magari vicino a una fonte d’acqua. Ne abbiamo trovato solo qualche litro alla Cornucopia.” Dice Cherry.
“ Aspetta un attimo, cosa ci sarà stanotte?” chiede Blaze confuso. Probabile che lui non fosse stato informato? Mi sembra strano anche perché lui è qui con noi. Credo che qualcuno temesse di un suo tradimento iniziale.
“ Caccia notturna.” Risponde Cherry leccandosi il labbro superiore.
Forse capisco perché Blaze sia “innamorato” di lei. Lei è una bella ragazza; una di quelle bellezze naturali e semplici. Ha carattere ed è prima di tutto molto astuta e intelligente. Così a me pare sia.
Una cosa è certa più di tutte le altre: è un’assassina che geme nel vedere del sangue caldo e fresco sul corpo dei suoi rivali. Ma pensandoci bene, chi di noi non lo è? Se siamo qui è anche per questo.
Credo che stiamo camminando da ore ormai, mentre siamo persi in discorsi incentrati completamente sui Giochi. Ora Blaze e Cherry sono davanti a noi e si tengono per mano. Sono felice per loro due, lo sono davvero. Ma non sono una romantica e quindi questo mi fa vomitare del tutto. Il solito clichè della coppietta innamorata che si tiene mano nella mano e si guarda con occhi dolci. A Capitol City dev’essere stato uno scandalo bello grosso.
Un grido, quasi di conquista, interrompe i miei pensieri.
“ L’abbiamo trovata!” esclamano a gran voce Cherry e Blaze che si erano distanziati da noi.
Riemergono tra qualche ramo e qualche liana e corrono verso di noi per spiegarci meglio.
“ Cosa avete trovato?” chiede Druey convinto che siano entrambi impazziti.
“ L’acqua.” Risponde Blaze con il fiato corto.
“ Un torrente d’acqua.” Lo corregge Cherry.
Finita la frase, tutti corrono nella direzione nascosta dove si dovrebbe trovare il torrente.
Mentre pensavo non mi ero accorta che i miei alleati hanno sudato tanto e che si sono disidratati. Deduco che camminiamo molto. È impossibile capirlo nel punto dove siamo; con tutta questa vegetazione riusciamo a capire solo se è giorno o è notte così mi dirigo anch’io poco dopo.
Lo spettacolo che ho davanti agli occhi è a dir poco meraviglioso e quasi onirico. Nella estremità dove finisce questo buco di paradiso c’è il tratto di una montagna bagnata dal torrente, la quale sono sicura faccia parte della catena montuosa della montagna che si intravedeva dalla Cornucopia.
Il torrente, nel tratto in cui possiamo vederlo, è largo qualche metro, mentre quando torna verso la foresta, diventa sempre più piccolo. Il sole filtra, attraverso gli alberi, in piccoli ma numerosi raggi solari che creano una composizione di luce leggera.
L’erba ci arriva fino alle ginocchia come quella della foresta e Druey inizia a tagliarla insieme a me. Ci stiamo aprendo solo un varco verso il torrente poiché ci accamperemo sul lato più orizzontale e piatto della montagna, accanto al fiume. Terminato il lavoro ci concediamo qualche minuto per lavarci e lavare le nostre armi.
Mi accorgo che non ci sono ancora arrivati dei paracadute. Cosa c’è? Non stiamo dando abbastanza spettacolo? Devo fare qualcosa per rimanere viva, diamine!
Usa il tuo corpo.
Mi viene in mente solo questo. Dev’esserci un altro modo.
Fallo. Usa il tuo corpo.
Perdonami Axel.
Aspetto che tutti rimangano in intimo e entrino in acqua e poi inizio a svestirmi.
Entro in acqua lenta, mentre fisso negli occhi in modo ipnotizzante Liam che sorride (quei sorrisi che mi piacciono).
Il livello dell’acqua mi arriva poco sopra il bacino, m’immergo e mi sciacquo i capelli.
Appena riemersa mi dirigo verso Liam mentre lascio che tante piccole goccioline tiepide mi scivolino sulla metà superiore del mio corpo. Liam fa la stessa cosa mentre le goccioline gli evidenziano il fisico.
Quando ci raggiungiamo mi prende in braccio e io avvolgo le mie gambe ai suoi fianchi. Perfetto, sono più in alto di lui e controllo la situazione.
E poi lo faccio.
Se esiste cosa più sbagliata di questa io non ho idea di quale sia. Sento solo le sue labbra e le mie unite, ma difettose.
E mentre continuiamo tre paracadute cadono intorno a noi.
Visto, dovevi solo usare il tuo corpo.
Sto impazzendo.
Era facile infondo.
Appena ci stacchiamo lo fisso negli occhi mentre lui non la smette di sorridere.
Sorrido fintamente e corro verso il paracadute con il 5 stampato sopra.
Apro il contenitore dove trovo due flaconi di tintura di iodio, due pesche e un biglietto.
Nell’ultimo c’è scritto:
Hai fatto ciò che era necessario,
torna da me.
-A
Torno verso gli altri e mi stendo in riva al torrente per asciugarmi.
Guardo le due pesche che mi ricordano casa mia; che mi ricordano mia madre.
È quasi patetico come una manciata di alberi di pesco abbiano accompagnato tutta la mia delirante vita. Morti, nuova famiglia, prostituzione e Hunger Games.
James ci ha messo un po’ di tempo ad accettarmi, ma penso sia normale.
Uscivo di casa di notte e tornavo all’alba. Mi buttavo a dormire e poi mi svegliavo poche ore dopo per portare a scuola le mie sorelline. Tornavo a dormire e mi svegliavo per preparare il pranzo ai miei genitori, a Tom e a James. E ovviamente tornavo a dormire fino all’ora di cena.
Ogni volta che non dovevo fare nulla, andavo a dormire per riuscire a sopportare la notte da sveglia.
Più ero brava e lavoravo e più la mia famiglia mangiava. I primi inverni furono i più terribili.
C’era il gelo per strada e non veniva nessuno. Niente uomini vogliosi e neanche qualche Pacificatore annoiato dalla neve.
Niente clienti è uguale a niente soldi che è uguale a niente cibo.
Il poco pane lo razionavo tra le mie sorelline e miei genitori. Se n’era un po’ di più lo davo anche a Tom e a James. D’inverno non c’erano pesche e neanche loro ci salvavano dalla fame.
Mi ricordo che c’è stato un periodo in cui facevo finta di mangiare, ma in realtà davo le mie porzioni ai miei fratelli e rimanevo chiusa nella mia stanza a digiunare.
Fingevo di stare bene, ma in realtà mi contorcevo dal dolore. Ma ovviamente la fame non si nasconde sempre.
James l’ha scoperto e un giorno è tornato a casa reggendo un coniglio morto. Bussò alla porta della mia stanza e me lo mostrò.
Iniziai a pulirlo insieme a lui e poi lo cucinai per tutti quella sera. Quella sera sono uscita senza troppa ansia ed ho capito che lui mi aveva accettata.
Allora abbiamo iniziato a lavorare in squadra; io lavoravo e facevo le scorte per l’inverno mentre lui quando aveva tempo andava a caccia o a raccogliere frutti. Però ho sempre fatto in modo che l’ultima bocca a sfamarsi dovesse essere la mia. Non ho mai mangiato prima degli altri.
“ Ormai è tardi, mangiamo e iniziamo a prepararci.” Ci avvisa Druey.
“ Quando calerà il sole vedremo il programma e poi partiremo per la caccia.” Dice Liam.
Tutti annuiamo in assenso.
Cherry distribuisce ad ognuno di noi 5-6 cubetti di frutta secca, una galletta di riso e due strisce di carne essiccata. Io consegno poi una pesca e un flacone di tintura a Blaze che lancia un occhiata complice.
Destiny imbottiglia l’acqua del torrente e la disinfetta con dell’altra tintura. Dopo qualche minuto ci distribuisce una borraccia a testa raccomandandoci di farla durare fino al mattino.
Mentre mangiamo e prepariamo le armi, intorno a noi cala il buoi della notte e parte l’inno di Capitol City. Tutti rivolgiamo l’attenzione verso il cielo.
Le uniche morti avvenute sono state al bagno di sangue per causa nostra; ho ucciso tre ragazze.
La ragazza del Distretto 3 e del 4 e anche la ragazzo che stava torturando Liam che è del Distretto 11. Druey e Blaze hanno fatto una vittima a testa mentre Liam ha ucciso due persone.
7 morti e per la tua vittoria 17 da uccidere.
Sto impazzendo, ormai è ufficiale.

 
 
Ehilà a tutti (quali tutti?)
Come va?
Vi prego con tutto il mio cuore di non odiarmi per il ritardo. Adesso che è iniziata l’estate non ho idea di come saranno i tempi d’aggiornamento però dovrete sopportarmi.
Ok, sto avendo un leggero calo di recensione quindi…la mia storia sta iniziando a fare schifo a tutti? Ahahahah stupendo!
Era quello che volevo: una ricaduta mentale al 9° capitolo! Lalalalalalalalala  *-*
Sto impazzendo insieme a Venus! Ora salto la parte in cui mi prostro ai vostri piedi per lasciare un commentuccio minuscolo alla mia insignificante storiella e passo ai ringraziamenti.
Ringrazio chiunque stesse continuando a leggere la mia storia, anche in silenzio, ma in ringrazio in primis Taylor13 e Clove_HungerGamesche stanno continuando a recensire.
Dato che non mi aspetto nessuna recensione a causa del mio ritardo e del mio capitolo orripilante ci vediamo al prossimo capitolo.
Tanto love e tanti baci
Shinny

 

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Capitolo 10
*** Niente panico ***


10. Niente panico

 
 

“ Destiny!”
“ Destiny! Rispondi, cazzo!”
Non mi sente più, ma il cannone non ha ancora sparato.
Che cosa posso fare per salvarla?
Nulla, ecco cosa.
Quindi vai via! Salvati!
Ci dev’essere un modo, non posso lasciarla qua.
Ehi, svegliati! Il suo corpo è stato aperto in due! Non puoi più fare nulla, idiota!
L’odore del suo sangue mi pervade i sensi e non capisco più nulla.
Devi scappare! Quei ragazzi sono ancora in giro.
Ma il cannone non ha ancora sparato.
“ Venus…” mi dice con voce affievolita, quasi senza parlare.
La testa è adagiata sulle mie gambe e mi guarda negli occhi.
Cosa t’importa di quell’oca? Te ne vuoi andare?!
Non voglio che muoia sola.
“ Graz…” cerca di terminare ma una lacrima le scivola sulla guancia.
E adesso il cannone spara.
Sento qualcuno avvicinarsi e inizio a correre all’impazzata cercando un posto dove nascondermi. È già giorno da qualche ora e di conseguenza sono visibile. Stanotte ci siamo prolungati troppo.
Ma dove diavolo sono gli altri?
Dovevano essere qua; era questo il punto prestabilito. Dio mio, non capisco più nulla.
Sei o non sei Venus Blain?
Ma certo.
Allora tira fuori quei pochi fottutissimi coltelli che ti rimangono e fai una strage!
Non può essere, la mia mente malata mi sta aiutando.
Velocemente mi nascondo dietro a un albero dal tronco di un diametro spaventoso. Un ragazzo piuttosto alto e mostruoso carica nella direzione in cui ero prima e poi non trovandomi lancia un grido insoddisfatto. Grugnisce, neanche fosse un animale.
“ Dove sei?” urla.
Sul serio? Anche un’idiota senza alcun cervello lo avrebbe capito!
“ Ehi splendore, salta fuori! Così, magari, prima che io ti uccida ci divertiamo un po’. Che dici? Non ti va, amore?” dice strafottente.
Sono assolutamente confusa; parla come un favorito, ma di certo non lo è. Sembra un’esibizionista, ma non da ancora spettacolo.
Apri tu le danze, Venus.
Con piacere.
Faccio capolino dall’albero e lo saluto sorridendo in modo da prenderlo un po’ in giro.
“ Ma ciao! Quando tempo che non ti vedo…” dico fingendo. Il mio teatrino farà impazzire la Capitale.
“ George.” Dice ricordandomi il suo nome.
“ Ah George, si.”
“ Dov’è il tuo ragazzo? Sai, io e lui dovremmo fare due chiacchiere…” dice alludendo al machete che impugna fiero.
“ Al momento non è qui con me, sono spiacente. Comunque, di che chiacchiere si tratta?” chiedo innocente e sbattendo le ciglia.
“ Affari abbastanza violenti. Voi avete ucciso Ily e io uccido voi. Semplice no?” dice in tono confidenziale. Ily? Sarà la ragazza che Liam ha torturato.
“ Semplicissimo, John.”
“ George.” Mi coregge seccato.
“ Si si, come ti pare.” Gli dico menefreghista.
È visibilmente arrabbiato perché riesco a distinguere una poco poco spessa vena che fa da protagonista sulla sua fronte e pulsa. Tanto.
“ Ma ora basta chiacchiere con te.”
Carica contro di me come un animale inferocito. Abilmente mi sposto e lui per poco finisce contro il tronco di un albero. Non faccio in tempo a voltarmi che lui mi tira su di peso e mi lancia a terra. Come se fossi una piuma. Non mi sento più la schiena.
Mi ruggisce in faccia. Evidentemente questo qua è meno sano di me.
Alza il machete e cerca di colpirmi la faccia, ma io rotolo a destra e mi alzo in piedi.
La mia stupidissima schiena pulsa come il cuore e delle fitte me la percorrono. Ok, niente panico.
Anche se ora sono un pochino nella merda.
Alza di nuovo il machete per colpirmi, ma anche questa volta ne evito la lama, chinandomi. E da qui parte un’altra grande fitta che mi lascia scappare un gemito rabbioso.
Non si può morire così, non posso morire per mano di un animale. Anche se questo è tre volte me.
“ È bello cadere per terra eh?” mi dice sprezzante e sadico.
Finalmente, riesco ad arrivare con la mano fino allo stivale e prendo un coltello a caso. Questo colpisce di striscio “George” e gli procura un taglio profondo sulla fronte. Anche se l’ho colpito di striscio la lama è molto spessa.
Mentre il sangue gli cola lento sulla faccia, viene verso di me e mi solleva per il polso. Mi sbatte contro il grosso tronco e poi lancia di nuovo a terra.
“ Non si gioca con me, splendore! Avrai anche incantato Panem, ma non me! Chiaro?!” mi urla in faccia e il suo sangue finisce sul mio viso.
Non ce la faccio più.
Prendi un altro coltello!
Non ci riesco…
Tenta! Diamine tenta!
Il mio avversario va a recuperare il coltello che gli ho lanciato prima e io riesco a prendere l’ultimo che mi rimane. Ho un solo tiro e non ho più forze.
Lui mi ha completamente distrutto il corpo. Uno sbaglio significa morte certa.
Raccolgo tutte le forze che mi rimangono e, nel momento esatto in cui il mio coltello trapassa il suo cuore, Liam gli mozza la testa con la spada.
Un colpo di cannone e io sono salva.
“ Siamo tornati un po’ più tardi perché tre Tributi ci hanno sorpresi.” Mi dice Liam prendendomi in braccio delicatamente. Ha il viso sporco e un livido sulla tempia destra.
“ Eravamo troppo stanchi e siamo riusciti solo a ferirli.” Dice Druey.
“ Destiny è morta.” Dico prima che mi chiedano dove sia.
“ Quel ragazzo le ha aperto il corpo e parlava di vendicare la morte della ragazza che hai torturato al bagno di sangue” termino.
“ Menomale che te la puoi cavare anche da sola.” Mi dice Liam e mi bacia sulla guancia.
“ Non avremmo dovuto dividerci.” Dice Druey.
Ha ragione; non avremmo dovuto. Ma dove sono Cherry e Blaze?
“ Cherry e Blaze?” chiedo spaesata.
“ Ne abbiamo perso le tracce dopo che ci hanno attaccato.” Dice Druey.
“ Un ragazzo ha storto la caviglia a Cherry e le ha graffiato metà viso.” Dice Liam senza tono.
Fissano tutti e due il basso. Erano affezionati a lei a quanto pare.
“ Poi Blaze l’ha portata via da lì. Gli avevamo detto di trovarci al luogo prestabilito, ma non sono ancora qua.” Dice Liam.
“ Tanto vale che se fra poco non arrivano ce ne andiamo.” dico. Non voglio assolutamente andare via senza Blaze e Cherry ma non abbiamo scelta. Se non torniamo alla base per medicarci e riposarci non saremo pronti per stanotte.
“ Dobbiamo riposarci. Se avremo fortuna li incontreremo alla base o non in cielo stanotte.” Dice Liam.
Insieme ci incamminiamo verso la base. Tutti tranne loro.
 
“ Tu non stai bene.” Dico senza pensare a Druey.
Lui ghigna appena e si gira a controllare che Liam dormi ancora. Stiamo facendo a turno e mentre sorvegliamo Druey mi sta facendo alla schiena degli impacchi di pomata contro per forti botte che Capitol ci ha inviato.
“ Tranquillo, dorme ancora.” Lo rassicuro.
Lui fa una breve pausa e poi continua a spalmarmi la pomata. Questa cosa da un sollievo immenso!
“ Vedi Venus, per riuscire a stare calmo nella mia vita si deve sempre avere un punto fermo. Senza questo punto tutto comincerebbe a girare senza fermarsi mai e io cadrei sempre più in basso.” Dice liberandosi.
“ E cosa succede se il tuo punto scompare?” mi chiede perché è convinto che io sappia la risposta. Ma il vero problema è che io lo so cosa succede.
“ Tu scompari con esso.” Rispondo a mezza voce.
“ Esatto. Cherry è quel punto. E Cherry non è qui adesso.” Dice rassegnato e fa una breve pausa.
“ Non è amare questo. Lei è come una sorella per me e siamo cresciuti assieme. Ma lei non è qui ed è inutile mentirsi; lei non sarà più qui. Con me.” Prosegue duramente.
È quasi amore fraterno quello che percepisco in lui. Mi volto verso di lui dopo che ha finito di mettermi la pomata.
“ Anche io e Blaze siamo cresciuti insieme, ma ora non gli voglio più bene come un tempo. Certo, non vorrei vederlo morire ma fra noi non c’è più nulla di profondo.” Dico dura e faccio una breve pausa.
“ In qualche modo, tutto fra noi si è annullato. Tu non pensare a questo. Pensala viva.” Dico cercando di sembrare convinta.
Osservo che ha una grossa ferita sul fianco destro. Gliel’ho fissata tutto il tempo pensando all’avvelenamento del sangue o a una forte infezione. Così mi alzo di scatto, vado verso il mio zainetto e tiro fuori una pomata, un ago e un filo sottile che mi hanno inviato gli sponsor.
“ Farà un po’ male, ma rischi una forte infezione e non credo che tu voglia vivere senza la parte inferiore del corpo.” Gli dico mostrandogli l’ago.
Lui mi risponde annuendo e mi consente di iniziare.
Spalmo un po’ di pomata anestetizzante sul suo fianco e sull’ago e il filo per sterilizzarli.
“ Sdraiati e non pensarci. Brucerà tanto.” Gli dico convincente.
Inizio a ricucirgli la pelle per bene e cercando di fare piano. I suoi gemiti di dolore sono soffocati per non svegliare Liam.
“ Dimmi cosa senti. Intendo quanto dolore.” Dico.
“ Ora tanto.” Mi risponde con voce soffocata. Gli spalmo dell'altra pomata e lui mi avverte che va un po’ meglio.
Appena ho finito vado al torrente a lavarmi la mani dal sangue. Poi vado a prendere le nostre magliette che si sono asciugate e gli lancio la sua.
“ Grazie.” Mi dice.
“ Grazie a te per aver parlato.” Gli dico complice.
Sarebbe stata una bella giornata. Il sole batte a tutto spiano su di noi; al Distretto 5 il sole non lo vediamo mai. Il fumo delle industrie e le radiazioni che battono sulla nostra area non ce lo permettono. Riesci a vederlo solo se ti dirigi all’area naturale perché ci sono alcuni alberi che dissolvono i fumi tossici e creano un varco in cui si può vedere il cielo.
Anche sopra l’albero di casa mia. Quando ci salivo sopra e arrivavo fino in cima potevo ammirare il sole.
“ Venus è il tuo turno.” Mi dice Liam che intanto si è svegliato e mi abbraccia.
Non riuscirò mai ad addormentarmi, ma annuisco lo stesso.
Vado all’ombra e prendo la mia giacca che uso come cuscino.
Chissà quanto ci metterò ad addormentarmi; penso solo a Axel.
Spero solo che stia andando tutto bene.
 
 


Oggi la vostra autrice (l’importante è crederci) vi regala un capitoluccio scritto in soli due giorni!
Che per me è un tempo record.
Questo è il decimo capitolo! Ok ora passo ai ringraziamenti che è meglio.
Lo scorso capitolo è stato recensito dall’amore della mia vita Clove_HungerGames.
Chissà perché ha recensito solo lei? Forse perché vi ho lasciato solo due miseri giorni? (O forse perché non sai scrivere e nessuno te lo dice?). Bah, mistero!
Ringrazio i lettori misteriosamente enigmatici e silenziosi che mi seguono. Grazie bellissimi!
E infine prego che qualcuno abbia un po’ di pietà per me
Peace and love :)
Shinny

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Capitolo 11
*** Non arriverà all'alba ***


11. Non arriverà all’alba

 


Sono qui, sono così evidente.
Non mi vedi? Allora non vuoi vedere.
Non sono reale? È ciò che vorresti.
Ma sono qui e sono ancora più evidente.
Sono dietro e avanti a te. Ti circondo con lo sguardo.
Ci sono ma non ci sono.
C’ero. Ci sono sempre stata.
Negli attimi più bui. In quelli più tenebrosi.
E tu mi dimentichi così? Così facilmente mi hai dimenticata?
Dopo tutto quello che ho fatto per me. Ebbene si, l’hai fatto.
Ma io non l’ho accetto. Ecco perché sono tornata.
E questa volta non ti lascerò mai più.
Sono la tua maledizione infernale.
 
Mi sveglio di soprassalto e sento un urlo. Cerco di guardarmi intorno, ma è tutto buio.
Cosa sta succedendo? Dove sono?
Poco dopo mi accorgo che ad aver urlato sono stata io.
Perspicace la ragazza.
Una fitta di dolore mi colpisce la schiena e il fianco destro. Mi metto a sedere e cerco di esaminare il mio fianco, ma non si vede nulla. A qualche centimetro da dove era prima la mia mano c’è uno zainetto; il mio. Cerco furiosamente dentro di esso dei fiammiferi perché il dolore aumenta e, quando finalmente li trovo, illumino la mia ferita.
Un grosso taglio parte da poco sopra la coscia e arriva fino all’ombelico formando uno spesso semicerchio. Sembra stato fatto da chissà quale coltello.
Ora, però, un altro pensiero mi turba decisamente di più. Dove sono Druey e Liam? Non vedo nulla e non so cosa fare.
Sento dei rumori in lontananza e non voglio che ciò che è già successo si ripeta. Soffio sul fiammifero e corro nella direzione opposta di quel rumore. Seguo solo la nitida e rara luce bianca della luna che penetra dagli alberi quel che basta per non farmi finire contro un albero.
Il rumore continua ad avvicinarsi a me, è sempre più veloce.
Ma subito accade l’inquietante. Sembra sia…davanti a me?
Mi fermo e mi guardo intorno, ma non c’è nessuno. Ricomincio a correre con più foga.
E il rumore ora è alla mia destra, poi alla mia sinistra, in alto e di nuovo dietro di me.
Un forte senso d’angoscia mi pervade e ne sono ipnotizzata.
Il rumore sembra rimbalzare intorno a me. Sto perdendo i sensi.
Non so più dove io stia andando, se corro o no. Vorrei fermarmi, ma le mie gambe me lo impediscono. È come se il mio corpo sentisse questo rumore come una minaccia mortale.
Continuo a muovermi senza meta precisa. Senza direzione o verso.
E poi un contatto molto forte mi risveglia dal mio trance.
Sbatto contro qualcosa o qualcuno e insieme cadiamo all’indietro. Il terreno vibra attorno a noi.
Che confusione mi alleggia in testa!
Lo scontro ha provocato un ulteriore spargimento del mio sangue.
Svegliati ragazza! Non c’è tempo per i ragionamenti, hai una potenziale minaccia a pochi centimetri da te!
Prendo fuori un fiammifero e lo accendo.
Menomale che la ragazza che illumino è Cherry. Tiro un sospiro di sollievo.
Aspetta un attimo, è Cherry!
La guardo bene per il poco tempo che il fiammifero mi concede. È conciata veramente male. La caviglia che si è slogata è fasciata e dalla fascia fa capolino una piccola protuberanza che presumo sia il suo osso. Dolori atroci hanno colpito la sua caviglia, si nota bene. Se io non sono riuscita a fermarmi allora nemmeno lei ce l’ha fatta.
Poco sotto al seno ha la maglia squarciata e un grande bruciatura aperta fa da protagonista sul suo corpo. Infine, il suo viso è colante di lacrime di dolore ed è rovinato per metà da lunghi tagli che sembrano graffi.
Inizia dimenarsi e io la rassicuro dicendole “ Calma Cherry, calmati! Sono Venus.”
Le prendo le mani “ Sono io, sono Venus. Non sono una minaccia.”
Lei mi stringe le mani e scoppia a piangere. Senza singhiozzi o altri rumori, un semplice pianto silenzioso.
“ Venus, aiutami, ti prego! Mi brucia tutto!” mi supplica mentre trattiene delle forti urla di dolore.
Cerco nel mio zaino, ma l’unica cosa che trovo è la pomata anestetizzante. Cherry si contorce dal dolore e io non ho nulla per lei! Sono fottutamente inutile!
Sono fiera di te, la tua prima affermazione intelligente!
Le spalmo la crema solo per fermare il suo dolore. Continua a urlare fino a quando non ho finito di applicarle l’anestesia. La pelle intorno alla sua bruciatura sta diventando viola.
Se non trovo una soluzione non arriverà all’alba.
“ Grazie.” Mi dice sorridendomi quel poco che riesce.
“ Puoi fare qualcosa per la caviglia?” mi chiede speranzosa.
Scuoto la testa. La sua caviglia è andata così come il suo petto e fra qualche ora la sua vita.
“ La pomata serve solo a farti passare il dolore, non guarisce la ferita.” Le dico affrontando il suo sguardo. Quello che vedo è diverso da ciò che mi aspettavo. Rassegnazione è dipinta sul suo volto.
“ Farà infezione, se non peggio, e a quel punto addio a Cherry, no?” mi dice ironica.
Non le rispondo perché non voglio sembrare sentimentale. Delicatamente la sposto contro l’albero più vicino.
 “ Cosa ti è successo?” le chiedo.
Ride amaramente. “ Dopo che tutti noi che siamo divisi ci hanno attaccati e Blaze mi ha trascinata via. Aveva trovato una grotta nascosta dagli alberi. Siamo riusciti a sopravvivere fino a qualche ora fa. C’è stato un incendio che ci ha diviso. Una palla di fuoco mi ha colpito, ma Blaze è rimasto senza un graffio. Mi aveva detto di allontanarmi un po’ e che sarebbe tornato da me. Disse che avrebbe aggirato l’incendio. Mentre lo aspettavo fui catturata da un canto, un dolce canto ammaliatore.”
Un dolce canto? Il mio era un rumore infernale. Qualcuno non voleva che io lo sentissi? Semplicemente, solo Cherry avrebbe dovuto seguire il “canto”?
“ Mi trascinava dappertutto e sembrava quasi che io lo volessi. Ho pianto, ma non ci ho fatto caso. Le fitte di dolore che avevo alla caviglia non mi fermavano; io volevo seguire quella voce. Era vellutata e risuonava nella foresta. Non avevo idea di dove stessi andando. Chissà dove sarei finita se anche tu non lo avessi sentito.” Dice quasi sospirando.
Ma io, non ho sentito un canto. Il rumore mi faceva stare male e mi costringeva a seguirlo.
“ Cherry, io non ho…non ho sentito alcuna melodia.” Dico con la voce tremante.
Il suo viso s’incupisce. Poi lo solleva verso l’alto e guarda dritta davanti a sé.
“ Quindi, qualcuno mi vuole morta.” Dice.
Scuoto la testa, perché ciò che ha detto non ha senso.
“ Siamo qui per questo.” Le dico senza tono.
Perché questa è la verità. Noi siamo pedine. Noi facciamo lo spettacolo, ovvero, noi siamo l’annuale massacro di massa.
“ Cos’hai sentito tu?” mi chiede.
“ Un rumore terribile. Non capivo più nulla.” Rispondo.
“ Il canto al contrario diventa un inferno.” Dice ironica.
“ Si, credo.” La sostengo divertita quasi.
Scherza anche in punto di morte. Io non ci riuscirei.
Voglio rallegrare la sua fine così iniziamo a scherzare su qualsiasi cosa ci viene in mente.
Scherziamo sulle goffe avance di Blaze nei suoi confronti e su quelle spinte di Liam verso di me. Sembra che il tempo non passi mai; noi ci stiamo divertendo sul serio.
Sembra quasi infantile, ma ci serve. Io sto impazzendo sempre di più e lei potrebbe morire tra qualche ora.
Devo tornare alla realtà però. Dopo una pausa di silenzio le chiedo “ Sai chi è morto in questi giorni?”
“ Il ragazzo del 3.”  Mi risponde.
Quello che mi aveva attaccato e che io e Liam abbiamo ucciso.
“ Come ci sei arrivata tu, qui? Dove sono gli altri?” Mi chiede.
“ Io…non ne ho idea. Mi sono risvegliata qua intorno con un taglio vicino al ventre e la schiena pulsante. Quando mi sono addormentata ero con Druey e Liam al nostro rifugio e poi mi sono risvegliata urlando nel buio.” Le dico quasi sconcertata. Perché lo sono.
“ Quante persone sono morte in tutto?” mi chiede improvvisamente.
“ Credo 9.” Le rispondo.
“ E da quanti giorni siamo qui?” chiede.
“ Circa 3-4.” Le rispondo ancora più confusa.
“ C’è qualcosa che non va. Stiamo morendo troppo in fretta.” Dice.
E ha ragione, purtroppo. Questo mi fa terribilmente arrabbiare; non gli basta che dei ragazzini si uccidano fra di loro ogni fottuto anno. No, ma certo che no. Non gli basta che una moltitudine immensa di famiglie abbia perso un figlio. Non gli importa di nulla. Caro presidente, sappiamo tutti che Capitol è assetata di sangue e freme dalla voglia di veder morire qualcuno sul grande schermo, ma no grazie. Noi qua dentro stiamo morendo sul serio. Ed è ironico che lo dica io che ho ammazzato 3 persone su 9.
La sua ferita sta diventando viola e muore sotto i miei occhi. Piano, senza alcun dolore dipinto sul viso. Espressioni assenti e sguardi vuoti appaiono fra noi.
“ Ti va di camminare un po’?” mi chiede.
“ Certo. Sei sicura di riuscirci?” le chiedo a mia volta. Credo di capire perché voglia andarsene; neanch’io vorrei morire qui.
“ Si, resisterei per massimo 10 ore. Ormai il mio osso si è abituato.” Mi risponde sicura.
C’incamminiamo per circa due ore e continuiamo a parlare però restiamo attente. Qualsiasi minaccia potrebbe ripresentarsi e ucciderci entrambe in un colpo solo.
Finalmente, troviamo un torrente minuscolo dove goccia dopo goccia riempiamo le nostre borracce per metà.
Ci sediamo all’ombra di un albero e disinfettiamo l’acqua. Dopo qualche minuto iniziamo a berla.
Mentre analizziamo la situazione e cosa fare nelle prossime ore sento uno strano sapore in bocca.
Un conato di vomito mi colpisce e mi butto all’indietro per trattenerlo.
È orribile questo sapore; questa non è acqua. Inizio a tremare visibilmente sotto lo sguardo preoccupato di Cherry.
Vampate di calore mi attraversano in un turbine senza scampo di forte dolore. Vedo Cherry che cerca di avvicinarsi a me, ma che cade per terra e si gira su se stessa in preda a fortissime convulsioni.
Vedo tutto a scatti e il rumore del battito del mio cuore che batte all’impazzata mi rimbomba nella mente. Come un eco infinito di suoni glaciali.
Mi giro a pancia in giù e sputo quel poco di liquido che mi è rimasto in bocca. Chissà quanto liquido verde mischiato a sangue mi esce dalle labbra. Il “veleno” è di un verde brillante che quasi si confonde con l’erba, ma il mio sangue non riesce a mimetizzarsi.
Sento Cherry che si lamenta agonizzante. Emette frasi spezzettate e guarda nella mia direzione.
È preoccupata, ma non si capisce bene il motivo.
“ Atten…” mi dice sdraiata. È quasi un flebile sussurro, ma non riesco a capirla. Sento solo lettere e suoni sommessi.
La testa mi gira e mi trascina via. Via da qua; dai Giochi.
L’immagine a scatti di mia madre si ricostruisce nella mia mente. È seduta sulla nostra sedia a dondolo nel nostro giardino. Qualche raggio di sole nitido penetra il fumo oleoso dell’aria del nostro Distretto e le illumina il viso. È raggiante e sembra addirittura felice. Io non l’avevo mai vista così.
A un tratto arriva mio padre che tiene in braccio un piccolo fagotto avvolto in una copertina rosa chiaro. Qualche petalo di pesco gli cade sui capelli mori e intorno a lui sembra che tutto vada bene. Si china davanti a mia madre per darle un leggero bacio a fior di labbra e poi le sorride illuminando il volto candido della sua amata. Infine, le porge il fagotto e rientra in casa.
Si alza una leggera brezza fresca che le scompiglia i biondi capelli e dalla copertina del fagotto riesco finalmente a vedere che sono io. La brezza aumenta e intorno a noi si levano migliaia di petali rosa che danzano in aria. Creano piccole spirali, poi curvano e di nuovo si posano a terra in attesa del momento in cui rialzarsi.
Un minuscolo petalo mi si posa sulla punta del naso e mia madre emette una leggerissima risata. Lentamente apro pochissimo la manina e rilascio un flebile sospiro. E in questa atmosfera priva di ogni tristezza o ogni preoccupazione lei inizia a cullarmi ondeggiando avanti e indietro sulla sedia a dondolo.
E inizia a cantare alienando la mia mente. È solo una ninna nanna del nostro Distretto ma è come se fossero parole della sua anima. La sua voce mi conforta e mi fa sentire a casa. Nei momenti in cui cantava ero ignara del mondo e delle circostanze che sono intorno a me.
La sua voce mi purifica e mi distrugge perché non c’è niente di più candido e puro di lei. Mia madre sarà per sempre il mio vuoto più grande e la mia ispirazione più alta.
La ninna nanna diventa sempre più bassa; il suo volume diminuisce e le immagini della mia mente sfocano. Ma io non voglio, mamma. Non andare via, non di nuovo.
Una forte nausea e un senso di smarrimento mi pervadono appena il suo volto inizia a scomparire. Sono come persa, anzi lo sono.
Un urlo agghiacciante arriva all’improvviso al mio udito e nella mia mente compare l’immagine del mio giardino. Ma non è normale; l’erba è rinsecchita e molto alta, mentre l’albero ha pochissimi rami corti e sottili. Niente foglie e niente fiori. Il torrente ha il letto vuoto e arido. Questa immagine mi appare per pochi secondi, subito sostituita da una più macabra e raccapricciante.
Il corpo senza vita di mia madre oscilla dallo stesso albero. La sua pelle è bianca da cui spiccano spesse vene blu e enormi bruciature. Il suo collo, da cui è appesa, è tagliato dalla corda. Sulla sua pelle bianca ne spicca il segno viola.
Il suo viso pende all’indietro. Ha le labbra dello stesso colore del resto del corpo e gli occhi neri aperti che fissano il vuoto con orrore. Dalla sua bocca spalancata escono fiotti di liquido rosso che le imbrattano il corpo e la stracciata veste bianca che porta. I suoi capelli sono ridotti a qualche misere ciocche sparse per la testa. Non sono biondi, ma bianchi e sporchi di sangue. Infine, delle spine di rosa sono incastonate nel suo braccio sinistro e contribuiscono ad alimentare la pozza di sangue che si è formata a terra sotto i suoi piedi.
Mi butto in ginocchio e cado sconfitta davanti a tutto questo.
Se n’è andata veramente? È veramente tutto finito?
Lei non c’è più e mentre ricomincio a piangere e la guardo con disperazione qualcuno sveglia il mio incubo.
Mi ritrovo per aria con le mani di qualcuno attorno alla mia gola.
 
 


Muahahahahah…vi lascio in suspence!
Sono ritornata e sono pronta a essere fucilata da chiunque stesse aspettando l’11esimo capitolo. Probabile che riceverò pochi colpi, giusto?
Ok, ora devo cercare di giustificare la mia assenza. Prima di tutto ho avuto una settimana di vacanza e non ero nella mia casuccia davanti al mio computerino a scrivere. Secondo ho avuto un blocco assurdo e infatti ho riscritto questo capitolo chissà quante volte(Solo il mio amico Word lo sa con esattezza). Ci tengo a precisare che questo capitolo mi fa inorridire e non so neanche dirvi perché.
Pazienza! Ci tengo a precisare anche che venerdì parto per la Spagna e starò via un’altra settimana quindi il prossimo capitolo arriverà tardi (Che strano eh? Direte voi).
Ma veniamo al capitolo. Innanzitutto le frasi iniziali vengono dalla mente malata di Venus perché come di consueto lei sta impazzendo. Questo capitolo è molto confuso perché la nostra protagonista non è mai stata bene con se stessa e con gli altri.
Voglio cercare di rallentare perché mi sembra di correre decisamente troppo e rendere l’esperienza di Venus in arena molto più…(come dire?) interessante! Muahahahah, chissà se la uccido alla fine…devo confessare che ci sto pensando.
Vabbè continuo a scusarmi per il mio ritardo vertiginoso e ringrazio con tutta l’anima chiunque segue la mia storia o semplicemente la legge “nell’ombra”.
Ringrazio particolarmente e di cuore le gentili ragazze che mi hanno fatto sapere cosa ne pensano della mia storia: BlackSwanHawtorne e JD Jaden.
Grazie mille ancora e spero di ricevere qualche parere in più.
Peace **
Shinny

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Capitolo 12
*** Il sole cala sulle loro salme ***


12. Il sole cala sulle loro salme

 
 
Ghigna.
Mentre la sua mascella si contrae dal dolore cieco che gli provoca guardarla negli occhi. Fissarla dritto nelle sue scure pupille. Normalmente si direbbero marroni, i suoi occhi, ma ora, accecati dalla rabbia, sono vuoti. Inorridita; ecco com’è Cherry mentre lo fissa strozzarmi. Arrabbiata con sé stessa perché non può fare nulla, si dimena per terra. Urla, tira calci all’aria, ma non succede niente. Non riesce a liberarsi dal veleno e non riesce a salvarmi.
Io inerme lo fisso dall’alto, premuta con forza contro un albero. Non guarda me, ma fissa lei. Cattura ogni suo piccolo movimento e suo lamento.
Almeno a me così pare. Non sono sicura di niente in questo momento perché il tempo sembra fermarsi, ma io non sono pronta. Non dico addio a nessuno nella mia mente perché non andrò da nessuna parte. Così io credo. La mia clessidra è quasi al termine.
Io però non sento dolore, in realtà il mio corpo mi sembra perso nell’aria come se fossi acqua evaporata sotto il sole. Avverto la schiacciante pressa sul mio collo tirato all’indietro dalla forza di gravità. Tutto questo non ha senso, tutto gioca con me. Mi sembra che anche la luce del sole crei delle sfumature tenui intorno a me. Un tramonto mi avvolge nella coltre della mia anima e intanto vedo solo colori sfumati che diventano un tutt’uno. Un bianco accecante mi colpisce in pieno e mi chiama a seguirlo. Come rapita avanzo lenta avvertendo a ogni passo una sensazione di pace. Sbatto lenta le palpebre e i miei capelli sono sollevati in aria e formano linee quasi infinite e ondulate alle mie spalle. Quando giungo quasi al mio traguardo di luce, sento Cherry rompere la mia visione.
“ Druey, no! Ti prego non farlo!” urla come se le stessero infilando degli aghi nel corpo. Uno a uno, lentamente.
La luce che ho intorno scivola giù sotto forma di specchi che si fracassano nel vuoto. Scivolo contro l’albero e cado sul terreno mentre l’ossigeno m’investe i polmoni senza pietà. Sbatto sul terreno provocando un leggero tonfo. Sembra quasi di riemergere dall’acqua dopo ore di apnea. Riacquisto la vista e metto a fuoco la scena che mi si presenta davanti. Cherry è inginocchiata a qualche metro da me e da lui. È sudata e stremata, si vede bene. Piange e si lamenta dal dolore atroce che le invade il corpo. Druey cade nella stessa posizione di Cherry provocando un grande tonfo e facendo vibrare impercettibilmente il terreno sottostante. Continuano a fissarsi con pura disperazione e si avvicinano  l’uno all’altro strisciando sulle ginocchia.
Il veleno sembra uscito dal mio corpo mentre stavo soffocando perché mi è bastato respirare di nuovo per riprendermi quel basta per non soccombere alla morte. Striscio un po’ di lato per avvicinarmi a Cherry. Così mi ritrovo più distante da Druey ma egualmente vicina per ritrovarmeli a destra l’una e a sinistra l’altro. Mi sposto di poco all’indietro e un capogiro mi colpisce in pieno. Mi scappa un piccolo lamento che basta a risvegliare Druey il quale si gira verso di me e mi guarda truce.
“ Non ti sei ancora chiesta perché?” mi domanda strafottente.
Subito si risponde da solo “ Cosa? La piccola macchina da guerra non ha ancora esaminato la situazione? Cazzo Venus, il veleno deve proprio aver funzionato alla perfezione!”.
“ Fottiti Druey.” Dico flebile, ma seccata. Anche se ha ragione, io non mi sono ancora chiesta del perché abbia tentato di uccidermi. Mi sono limitata finora a guardare e a perdermi nei miei stessi sensi.
“ Il veleno, Blain. Il veleno mi comanda di uccidere chiunque.” Mi rivela ridendo amaro. Io rimango sorpresa sia da ciò che ha detto sia da qualcos’altro. Nessuno mi ha mai chiamata per cognome. Nessuno.
“ Beh, forse non chiunque.” Sussurra tornando a guardare Cherry.
E di colpo tutto mi pare più chiaro.
Druey mi aveva mentito. Mi disse che il suo amore verso Cherry era del tutto fraterno. Che voleva proteggerla e non poteva amarla. Aveva mentito a tutta Panem solo per proteggerla.
Pensava di scatenare un forte interesse per lei a chiunque stesse guardando, ma no. Non c’è riuscito e ha scatenato l’effetto contrario. Ha attirato l’attenzione su di lei ma in modo negativo. Gli Strateghi l’hanno sfidato a sostenere ciò che affermava. Quando ci siamo incontrate di notte, la stavano portando da lui e io fui solo d’intralcio. Ora ci sono riusciti e hanno deciso di punirmi per essermi messa in mezzo.
Il veleno ti porta a uccidere chiunque ma non chi ami veramente. E da quanto Cherry ora sia scossa dai singhiozzi e da quanto si avvicina, si capisce che lei ricambia.
Cherry fingeva quanto Druey per non mettersi in pericolo a vicenda, ma i sentimenti sono sgorgati fuori come traditori fra loro.
Mi posso limitare solo a osservarli e studiarli mentre compiono qualcosa che a vedere dentro uno schermo ha un che di disperato ma alla mia distanza è qualcosa d’incredibile.
“ Il sipario è stato aperto.” Sussurra mentre si alza in piedi e raggiunge Cherry porgendole una mano.
“ Ormai nulla c’è più da fare.” Gli sussurra lei accarezzandogli la mano e stringendola con la sua.
“ Perché tutto è svelato.” Druey la alza in piedi e la mantiene. La sua caviglia trema orridamente.
“ E il nostro tempo è terminato.” Dice lei.
I loro nasi si sfiorano dolcemente. I loro sguardi si accarezzano e le mani di Cherry si allacciano al suo collo. Lui le posa le mani sui fianchi e le sorride rassicurante. Chiudono gli occhi, sussurrandosi altro a fior di labbra.
“ Ma ovunque andremo.” Le dice Druey.
“ Ovunque saremo.” Continua Cherry.
“ Saremo noi.”
“ Saremo insieme.”
“ E ciò mi basta.”
“ Perché è quel che resta.”
“ Importante…”
“ Grande…”
“ E mio unico.”
“ Tutto.” E mentre pronunciano la loro ultima parola insieme le loro labbra s’incontrano. Si sfiorano e si premono. Si perdono e si trovano. Le loro lingue si fanno strada dalle labbra e si rincontrano. Si accarezzano a vicenda avide, ma rassegnate a un unico pensiero.
E mi rendo conto che emanano vibrazioni fortissime perché una lacrima solitaria mi riga il viso e cade sul terreno. Ma ora so con certezza che Cherry è di Druey e Druey è di Cherry. Si possiedono e non c’è nulla di più giusto. Si completano e si uccidono allo stesso tempo. Si sono amati all’ombra delle telecamere; lontani dalle persone ignoranti. Che l’amore non conoscono e mai hanno visto. Che pensano sia banale o semplicemente sbagliato. Che pensano non sia mai esistito. Però io posso assicurare che anche nel gesto che stanno per compiere c’è amore.
Mentre sembrano fondersi in un solo corpo le loro mani cercano, allacciate nelle loro cinture, le rispettive armi. E sotto al mio sguardo lontano sempre più confuso li vedo trafiggersi il cuore a vicenda. Due cannoni sparano e poi di loro più nulla resta.
 
Il sole cala sulle loro salme. Il giorno sembra durato troppo, come gli altri.
Io non so cos’è l’amore, o meglio non lo sapevo. Il loro era coraggio, un coraggio invidiabile e mi sembra triste e vano lasciarli così. Andarmene semplicemente come se non avessi visto nulla e dare meno importanza al loro gesto incredibile. Così mi sono chinata e tolto i coltelli che avevano dentro la carne e me li sono infilata nello zaino. Ho preso qualche cosa da mangiare da Druey e mi sono fermata a guardarli.
Devo fare qualcosa, ora.
Non so con quale coraggio sto sfidando Capitol City, ma lo faccio comunque. Vado verso di loro e mi chino. Li stendo l’uno accanto all’altra e colloco le loro mani come se se le stringessero. Lavo via il sangue secco che è rimasto in superficie e poi decido che non è abbastanza. Allora mi guardo intorno un attimo e scorgo dentro a  un piccolo cespuglio un fiorellino blu. È piccolo e solitario.
Lo raccolgo e lo intreccio nei capelli di Cherry.
Di per sé, anche così, sto mancando di rispetto. Normalmente si scaperebbe via per dare tempo agli hovercraft di raccogliere i cadaveri, ma io rimango qui. Non so per quanto ancora.
Non ho più acqua, ma mangio un po’ di frutta disidratata che mi è rimasta e un pezzo di pollo confezionato che ho preso dallo zainetto da Druey. Un’ondata di freddo arriva dall’alto mentre scende di colpo la notte. Il sole è rimasto a tramontare chissà quanto tempo. Gli Strateghi giocano con il tempo a loro piacimento. Mi piacerebbe tanto scoprire chi è il capo Stratega di quest’anno.
Sembra che il tempo che non passi mai.
Mentre il gelo aumenta viene suonato l’inno di Panem e compaiono in aria i volti di Cherry e di Druey. Distretto 1.
Edizione emozionante s’immagina da Capitol; i Favoriti si uccidono fra loro. Distretto 1 e 4 tutti caduti. Adesso che ci penso di vero Favorito rimane solo Liam perché io e Blaze siamo quasi scherzi del destino. I due Tributi che hanno pensato di poter vincere.
Come posso solo pensare di poter tornare a casa, ma che diavolo mi salta in mente?
Ci siamo uccisi fra noi mentre avremmo dovuto andare a caccia di notte e strappare la vita a qualcun altro, ma si sa. Solo uno torna indietro.
Tornerai tu, ne sono certa.
Oh, certo! Adesso ti fai viva. Sei tornata?
Non sono mai andata via.
E quando avevo bisogno di uccidere dov’eri?
Mi hai taciuta. Hai fatto parlare quello che ti batte nel petto.
Ma cosa?
Non era questa la risposta che volevi? Ebbene sì, mia cara, stai diventando sentimentale.
Non intendevo questo. Io posso farti stare zitta?
Certo che puoi perché…
Perché?
Sono dentro la tua testa e sono più reale di quanto tu creda.
Fantastico! Davvero fantastico! Prima una stupida voce invade la mia privacy e scompare misteriosamente, poi una serie d’immagini m’inonda la mente, poi vedo la mia morte cadere sotto forma di specchi e tu ritorni. Ripeto: ma che cazzo ho di sbagliato?!
Felice che la notizia ti piaccia.
È ora di andare. Vado verso Cherry e le poso un leggero bacio sulla guancia e poi faccio lo stesso con Druey. Non dico parole dolci per loro e non verso lacrime sui caduti. Spero solo che il mio gesto basti. Che esprima quanto io sia invidiosa del loro coraggio, ma allo stesso tempo fiera di aver conosciuto persone così. Ho chiuso una ferita a Druey e lui si è confidato con me. Probabilmente sapeva che non provavo e non provo nulla per Liam, ma è comunque rimasto in silenzio davanti alle telecamere. Mi ha aiutato nel mio piccolo spettacolo. E Cherry, credo di non aver mai conosciuto una ragazza migliore di lei. Bella, intelligente e molto simpatica. Si sapeva difendere e non aveva paura di uccidere. Sarebbe arrivata allo scontro finale e avrebbe addirittura vinto. Se solo non fosse venuto Druey con lei ai Giochi. Se uno dei due si fosse ritirato prima della Mietitura non sarebbe stato difficile trovare dei volontari al Distretto 1. Ma l’onore deve rimanere alto. Ritirarsi significa disonore e paura di sconfitta; così invece loro dimostrano di non temere la morte. Rechi disonore alla tua famiglia e sarai sempre discriminato solo per aver tentato di salvarti la vita.
Vile e crudele è il destino di chiunque.
Decido di prendere la direzione da cui era comparso Druey. Chissà? Magari troverò Liam o Blaze.
Non vedo Blaze da giorni e neanche Liam. Mi viene in mente che Liam e Druey sono scomparsi subito prima che mi sono risvegliata in mezzo al buio. Non fatto nemmeno in tempo a chiedere a Druey che cosa fosse successo e a scoprire dove fosse Liam. Adesso sono sola, che mi piaccia o no.
Prima o poi questo momento doveva arrivare: se voglio vincere è necessario farcela da sola e poi dovrei essere abituata alla solitudine. Però ora non sono più sicura di voler vincere.
Ma a cosa diamine stai pensando?
La verità. Tanto sarà uguale no? Sempre sesso.
E alla tua famiglia? Non ci pensi, idiota? E ad Axel?
Axel. Una piccola lacrima mi solca di nuovo la guancia dov’è passata la precedente ore fa.
È il veleno che ti fa parlare così! Non vedi quello che fa alla tua mente? Ti manipola, ti controlla. Vuoi forse essere controllata? È il veleno, Venus.
Axel. Mi manca dannatamente. Anzi, dire che mi manca non è pari a ciò provo. È come una continua apnea. Anche solo vederlo mi riempirebbe i polmoni.
Cosa ti dicevo? Stiamo diventando sentimentali…
Sarebbe come riempirsi lo stomaco dopo giorni interminabili di digiuno. Il veleno che è dentro il mio corpo sgorgherebbe a fiotti fuori dalla mia pelle. Le mie incertezze svanirebbero in una nuvola densa e si perderebbero nell’aria. Tutto tornerebbe ad avere senso.
Oddio! Sicuramente troppo sentimentale…
Mi nascondo in un piccolo cespuglio perché mi sono resa conto che la notte e la sua oscurità mi stanno avvolgendo. Inoltre, sto singhiozzando e le lacrime mi colano sul viso.
Brava! Elimina il veleno.
Questo è un vero pianto. Non piango veramente da quando…da quando morì mia madre. O almeno dovrebbe essere un vero pianto se le mie lacrime non fossero verdi. Mi rigano il viso ed è un vero inferno. Me lo stanno scavando! Avverto qualcosa di caldo e denso attraversarmi le guance e il collo per poi finire sul petto. Istintivamente cerco di portarmi le mani sul collo nonostante lo spazio intorno a me sia minuscolo. Faccio in tempo a visualizzare le mie mani zuppe del mio sangue prima di svenire piena d’angoscia nella notte.
Sbatto le palpebre più volte per mettere a fuoco le circostanze. Sono ancora dentro al piccolo cespuglio, ma al difuori c’è luce. Esco con un coltello in mano, pronta nel caso dovesse essercene il bisogno. Secondo la posizione del sole è già pomeriggio; ho dormito molto. Ho la bocca secca e il corpo incrostato dal mio sangue secco. Al contrario di ieri notte, il dolore lancinante alle guance è stato sostituito da un leggero bruciore. Non ho idea di che aspetto abbia, ma ciò non importa. Forse incuterò anche più paura ai miei avversari. Se sono molto sfregiata, forse non mi vorrà nessuno nel proprio letto. Almeno questo spero.
Mi siedo e finisco di mangiare il pollo che avevo preso a Druey. Quando mi accorgo di aver finito del tutto il cibo sento un flebile suono. Come un ticchettio, anzi no, un fischio ripetuto. Una capsula con un piccolo paracadute argentato mi capita tra le mani. Wow, gli sponsor si sono ricordati di me!
Apro la capsula mandando un finto bacio al cielo di gratitudine. Ci sono una borraccia piena d’acqua e un biglietto.
“ L’acqua è già disinfettata; bevine un po’ e dirigiti verso nord. Là riempi tutte le altre borracce.
-Finnick”
Bevo un lungo sorso d’acqua e rileggo il biglietto nella mia mente. Finnick? Perché diavolo Finnick Odair scrive i biglietti al posto di Axel adesso?! Ho ucciso un suo tributo durante il bagno di sangue e ora vuole aiutarmi?! Axel deve avergli fatto il lavaggio del cervello.
Senza ulteriori indugi avanzo verso nord con attenzione scrupolosa, ma anche con molta fretta. Devo farmi un bagno, pulire i miei coltelli e mettere appunto un piano per come mangiare.
Datti al cannibalismo!
E dove cazzo lo trovo un corpo umano? Non ho intenzione di mangiarmi da sola.
Ehi, era solo un’idea! Non c’è bisogno di essere aggressiva!
Faccio a mente un inventario del contenuto del mio zainetto: tre borracce (di cui una piena e due piene di veleno), una scatolina con dentro qualche fiammifero, una corda, due flaconi di tintura, qualche coltello (senza contare quelli che ho, sparsi in posti strategici sul mio corpo) e qualche pillola per la febbre che ho rubato a Cherry. La pomata per le infezioni si è seccata e l’ago per cucire le ferite l’ho lasciato al “Vecchio punto di Ritrovo” o “Vecchia Base”.
Dopotutto non sono messa così male come credevo.
Dopo un tempo che, sotto al sole cocente, sembrava quasi interminabile, trovo un buco d’acqua. Non è come tutti gli altri posti. Qui, dove c’è l’acqua, gli alberi non si aprono segnalando la sua presenza. Questo buco è alimentato artificialmente da sottoterra ed ha un diametro piccolo, ma sembra abbastanza profondo da riuscire a immergersi fino allo stomaco.
Riempio subito le tre borracce d’acqua per poi disinfettarle. Mi spoglio e m’immergo nell’acqua fresca. Non mi facevo un bagno da giorni e questa sensazione è impagabile. Gratto via tutto il sangue secco e la sporcizia dal mio corpo. Quando ho finito di lavarmi resto a fissare la mia immagine nel riflesso cristallino.
La parte inferiore dei miei occhi è spellata. Delle righine sottili si diramano dagli occhi al mento. Sembrano due fulmini di pelle viva. Purtroppo, non sono così orrenda. Solo un po’ ripugnante.
Un’altra capsula molto più grande della precedente cade in riva all’acqua. M’immergo per l’ultima volta e poi esco. Mi stendo al sole per asciugarmi e apro la grande capsula. Essa contiene: due confezioni con alcune fette di pane, carne essiccata, una pomata per cicatrizzare le ferite e una curiosa coppetta contenente gelato alla pesca. Axel, lui lo sa che lo adoro.
Lancio un silenzioso sguardo di gratitudine al cielo e tanti baci finti. Se non altro gli sponsor mi stanno notevolmente aiutando a salvarmi il culo.
Trovo anche due biglietti uno di Finnick e uno di Axel:
“ Manca poco.
   Risorgi dalle tenebre, Tigre.
   -Finnick ”
Manca davvero poco? Lui non può veramente saperlo. Ma la seconda frase mi turba molto di più. Sembro forse più debole dall’inizio dei Giochi? Qualcuno ride di me dietro uno schermo? Perfetto, che si divertano. Quello che non sanno è che qua io sto diventando pazza.
Tutti stanno impazzendo e sono più vulnerabili.
“ Sei stupenda anche con quei fulmini.
   Resisti per me, piccola.
   -Axel ”
L’amaro che ho in gola si attenua per qualche secondo al leggere le sue parole. All’improvviso mi coglie di sorpresa il fresco profumo di menta che proviene dal suo biglietto. Sembra passato un tempo infinito da quando l’ho salutato.
Subito mi precipito a prendere la pomata per le ferite e me la spalmo piano piano sulle guance. Tiro un lungo sospiro soffocato di dolore. Poi continuo, finché non ho riempito tutte le righine formatesi.
Una goccia d’acqua cade dall’alto sulla mia spalla, seguita da altre numerose. Mi rivesto e trascino le mie cose dentro a un cespuglio.
Quando la leggera pioggerella si trasforma in un temporale vero e proprio, corro a ripararmi dentro lo stesso cespuglio.
Fantastico! Ci mancava solo un temporale a questa mia visione paradisiaca dell’inferno.
Decido di aspettare che il temporale si calmi e mangio qualcosa.
Il problema è che passano ore e cala il giorno mentre fuori sta ancora piovendo. E io sono tutt’altro che asciutta; ovviamente non sono bagnata fradicia ma molto umida. Come se non bastasse, sembrava che questa giornata non finisse mai. La solitudine rallenta i tempi, a quanto pare.
Solo un volto stasera in cielo. Quello della ragazza del Distretto 10. Non sono riuscita a guardarla bene in faccia perché l’acqua mi ha confuso la vista, ma ho riconosciuto il numero e i suoi tratti femminili.
Il tempo sembra proprio non passare mai. Qui stiamo tutti impazzendo e il tempo stesso con noi.
Sembra che la sabbia di una clessidra scorra al contrario.
Sono capitate troppe mostruosità in soli cinque giorni.
Realizza Venus.
Siamo dentro all’Arena degli Orrori.

 
 
 

Ehiiiii, ma ci siete ancora?
Qualcuno ancora mi segue? Ahahahaaha, sono scomparsa di nuovo! Chi mai se lo sarebbe aspettato eh…
Non ho nulla da dire perché tanto lo sapete come sono. Aggiorno quando posso e cerco di dare il meglio di me.
Grazie mille a chiunque abbia letto la mia storia e sia arrivato fino a qua con me. Grazie :’)
Grazie tante a BlackSwan Torne e Clove_HungerGames.
(Ovviamente mia cara Lele sei perdonatissima per il ritardo)
Io ho fame di recensioni perciò sfamatemi! Ahahaah vabbè
Peace & Love
Shinny

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Capitolo 13
*** Siamo come fenici ***


13. Siamo come fenici

 
Bisogna andare avanti. Anche quando perdi tutto.
Anche quando non c’è proprio più nulla e il peso che senti sulle tue spalle è sfiancante.
Perché sì, perché devi farlo. Perché se hai perso tutti e ritrovi cenere dove c’era vita vai avanti. Vai avanti per te stessa. Perché siamo come fenici. Rinasciamo dalle nostre ceneri.
Ormai ho deciso; è troppo tardi per tornare indietro. Chiamatemi pazza, sadica o puttana. La verità è che lo farò lo stesso. Ucciderò chiunque troverò sul mio cammino. Così tornerò in un posto che prima chiamavo casa ma che non lo è mai stata. Finché ho ancora qualcosa lo conserverò come fosse la mia unica via di sopravvivenza. Come fosse il mio unico scopo.
Tanto la mia anima è già da buttare via. Sono già dannata.
E sono qui che distrattamente guardo le piccole foglioline intorno a me in questo piccolo buco verde. Sono ancora umide insieme al mio corpo. Non smette di piovere. Non smette più.
Alcune goccioline penetrano nel fitto cespuglio e finiscono dritte a bagnarmi. Il gelo del vento mi tocca appena.
Facile per te eh! Giravi mezza nuda per le strade contaminate di fumo nero in mezzo alla neve.
Grandi bei ricordi, grazie.
Di nulla, è un piacere.
E la pioggia non smette. Passano ore, ma non smette.
Passa la notte intera, ma non smette.
Spunta la luce addirittura, ma non smette.
Ho perso occasione di cacciare stanotte, animali e tributi.
Ma ora basta. Ora devo fare qualcosa. Se resto in questo cespuglio ancora per qualche altro fottuttissimo secondo giuro che impazzisco più di quanto non lo sia già.
Scivolo fuori dalle foglie sotto l’acqua che cade insistente, ma quando cerco di alzarmi in piedi torno di nuovo a baciare il terreno. Le mie dannate gambe si sono addormentate durante la notte. Ma quanto cazzo è durata? Il doppio?
La luce grigia che proviene dal cielo riversa sul buco d’acqua dei riverberi grigi, mentre questo è diventato una pozza nera. Mi avvicino lenta e trovo la mia immagine riflessa tra la pioggia che cade.
Sembrano quasi tatuaggi, quelli che si estendono sulle mie guance. Piccoli riverberi di pelle in fuori. Sono come vene solo che non trasportano sangue. Non trasportano niente di buono. Sono cubicoli di veleno.
Un veleno che porta a uccidere.
Non ho fame e non ho tantomeno sete. Ma tutta l’acqua che cade mi sta quasi affogando.
Non posso andare a caccia di nulla in queste condizioni e non intendo aspettare senza fare niente.
L’acqua.
Ottima osservazione. Proprio utile. Lo vedo anch’io che l’acqua cade a dirotto.
Il buco d’acqua, idiota.
E che cazzo ci dovrei fare con quello?
Allontanati. Almeno eviterai di affogare mentre dormi.
Se continuerà a piovere, l’acqua sarà così alta da annegarmi in qualsiasi momento. C’è già qualche centimetro d’acqua sul terreno; farò meglio ad andarmene in un posto più alto.
Così raccolgo tutta la mia roba e mi armo il più possibile di coltelli. Mi dirigo dove il terreno sembra in salita e il cielo con meno nubi. Mi alzo il cappuccio sulla testa non per la pioggia ma per evitare di essere riconosciuta. E in un certo senso la pioggia mi aiuta rendendo i miei capelli più scuri e mandando il biondo a farsi fottere. Sulla schiena ho un grande squarcio che taglia in due il 5 sulla mia tuta.
Cammino a passo regolare, quasi calcolatore. Mi guardo intorno e tengo nascosti, ma a portata di mano, i miei coltelli; voglio evitare sorprese, soprattutto ora che sono più sola che mai.
Sono sei giorni che siamo qua, nell’Arena. Invece i giorni durano il doppio, almeno così pare. Anzi, ne sono quasi certa.
La solitudine t’induce a pensare solo a te stessa e infondo non è un male. Più cibo per me, nessun problema per trovare un nascondiglio e imbarazzo della scelta per qualche direzione prendere. Ma che diamine dico? Certo, è meglio che pensi solo a me in questa situazione ma…
Ma?
Odio la solitudine. Ogni stramaledetto giorno della mia vita ero contornata da persone cui volevo un bene dell’anima (la mia famiglia) o che mi sfruttavano ma mi aiutavano ad andare avanti (la mia fottuta clientela). Ricordo quando io, Tom e Lavinia eravamo stati abbandonati e io giravo per il Distretto 5 in cerca di una soluzione. Tom badava a Lavinia ed io non li vedevo addirittura per giorni in cerca di una famiglia che potesse adottarci anche nella periferia del Distretto o oltre alla recinzione. La solitudine mi rendeva debole e stressata.
Vogliamo aggiungere che eri solo una bambina orfana.
Altri bei ricordi, non trovi?
Favolosi!
Lo so, infatti, la mia vita è una favola.
Oh, lo vedo.
In questi giorni, poi, me la sto passando alla grande chiusa dentro questo paradiso terrestre. Qui non ci si annoia mai, c’è sempre qualcuno che ti vuole uccidere. Oppure qualche strano fenomeno allucinogeno che sconvolge non solo la mente, ma le tue stesse visioni possono portarti al suicidio. Quest’anno più cha mai. Quest’anno vogliamo divertirci. Vogliamo fare i sadici, non è forse vero?
Un buon posto dove morire giovane, non credi?
Ti scalda il cuore tutto ciò. Però attenta, troppa ironia può far male.
Più vado avanti e più mi accorgo che il temporale si trasforma in una leggera pioggerella e in seguito in nulla. Intanto, il sole spunta timido dietro le nuvole e finalmente ho la certezza che sia veramente giorno. Sono ancora bagnata ma il sole non aspetta un attimo per iniziare ad accarezzarmi con il suo dolce calore. Solo così mi accorgo che sembro, anzi sono, stata quasi congelata dal vento e la pioggia gelida che incombeva su di me circa qualche ora fa. La mia pelle è più bianca del solito e le dita delle mani, beh quelle, non le sento più. Mi osservo le braccia e noto che sottili vene viola fanno da protagoniste sullo sfondo candido e irreale della mia pelle. Sono solo allucinazioni dettate dal veleno, penso, non sono vere. Normalmente il calore che mi attraversa e lentamente mi asciuga lo direi eccessivo, ma adesso è quasi troppo poco. Non mi ero resa conto di aver avuto così freddo.
Un urlo femminile di dolore mi risveglia dal freddo seguito da alcune risate. Poco male, una in meno da uccidere. L’unico problema è che non è molto lontano da me e mi conviene mettere più spazio possibile.
Un altro urlo, più agghiacciante di prima. Un'altra risata, più roca e più familiare.
Liam.
Il mio istinto combatte con la mia mente. Il primo dice di correre verso di lui per non essere più sola. È lui, è lui di sicuro. Solo lui aspetterebbe tanto per uccidere una persona. Solo lui riuscirebbe a tirare fuori urla del genere. Dev’essere sicuramente lui, nessun tributo ne torturerebbe un altro.
Solo un vero Favorito farebbe una cosa così ripugnante. Solo un vero Favorito torturerebbe fino a essere implorato. Liam? Perché fai cose del genere? Perché non ti limiti a uccidere e basta? Perché ti hanno addestrato così in accademia. Eppure nel profondo non sembri capace di ciò.
Certo, sei arrogante e troppo sicuro di te, ma non sembri un orrido essere assetato di sangue. Quando sorridi, non ghigni, irradi a ciò che ti circonda la tua luce. E quando mi hai baciata non ho provato nulla, se non fastidio, solo per come mi hai corteggiata. Se ti fossi mostrato nel profondo, forse mi avresti attratta. Ma no, tu sei così e così resterai fino alla fine. Non si può cambiare una persona.
La mia mente si ricorda che l’hai già fatto; torturasti una ragazza al Bagno di Sangue, non ricordi? Oh, io sì. Eccome se ricordo. Non riesco comunque a decidere se avvicinarmi o no al ragazzo che probabilmente potresti essere tu. Perché potrebbe essere qualcun altro. È improbabile che sia un altro tributo, ma se lo fosse? O se fosse un inganno degli Strateghi? Io non mi fido, non mi fido per niente. Cosa farei se non fossi tu? Non credo di essere abbastanza in forma da attaccare. Sono abbastanza lucida per una mia eventuale difesa, ma solo per quella. Nonostante tutto, sto correndo verso le urla. Un impeto d’impulsività mi era entrato nel corpo e beh, non riuscii a fermarlo. E quindi sono qui, che corro all’impazzata verso di te.
Non so perché, davvero. Non ho la minima idea di che cosa io stia facendo. Però corro e basta. Corro verso di te.
In questo momento le urla stanno aumentando e sembra che “tu” abbia smesso di ridere. È una mia impressione?
Sono quasi arrivata e la ragazza sembra quasi morta. Ancora qualche metro e finalmente vedrò se quel ragazzo sei tu. Così non sarò più sola.
Tutte le mie speranze, però, svaniscono quando sento un colpo di cannone e il rumore di passi che si allontanano da me. Appena arrivo dal cadavere della ragazza vedo solo lei, dissanguata. Del ragazzo non c’è nessuna traccia, se non il suo operato. Lui, che fosse Liam o qualcun altro, se n’è già andato. Il corpo della ragazza è uno spettacolo a dir poco raccapricciante. Le sue gambe sono ridotte a una poltiglia di carne e sangue, mentre i suoi piedi sono stati mutilati all’altezza delle caviglie. Uno squarcio da cui fuoriescono tutti gli organi parte dal petto e arriva fino al basso ventre. Le braccia sono le uniche intatte, ma imbrattate di sangue. E il viso, beh…non ha più gli occhi. È orrenda. Così orrenda che mi viene quasi da rimettere, ma non lo faccio. Non posso farlo.
La sua giacca è stata lanciata sul ramo di un albero, un ramo piuttosto basso. Così basso che con un solo balzo l’afferro e la porto giù tra le mie braccia. C’è un numero, il 6.
La ragazza del 6 è andata. Ne rimangono solo otto, più Blaze e Liam. Spero che li uccida qualcun altro, non voglio essere io.
Vai avanti Venus, vai avanti.
Ed è quello che faccio, mi avvio nella direzione presa dall’ipotetico Liam e vado avanti.
 
OK, 3, 2, 1… UCCIDETEMI
Si, lo so. Sono scomparsa.
Si, lo so. Il capitolo è corto.
Si, lo so. Scompaio troppo spesso.
Ma ragazze, dovete credermi. Questo capitolo è stato il più duro che abbia mai scritto. Ero totalmente senza ispirazione e non avevo mai tempo per scrivere neanche una riga. Mi dispiace sul serio moltissimo e vi prometto che m’impegnerò al massimo ad evitare che un’attesa così lunga si ripeta.
Scusatemi ancora tantissimo, sono mortificata..
Ringrazio comunque le care e moooolto pazienti ragazze che hanno recensito: BlackSwanHawtorne, Clove_HungerGames e Lily3soldi.
Ringrazio moltissimo anche chi mi segue ancora e invito chiunque a recensire, anche chi non l’ha mai fatto. Vorrei tanto conoscere i pensieri e le opinioni altrui.
Pace a tutti *-*
Shinny
 

 

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Capitolo 14
*** Uccidila ***


14. Uccidila

 
 
Passo dopo passo, mi allontano sempre di più.
Non intendevo questo, idiota.
Hai detto “Vai avanti” ed è quello che sto facendo.
Vai avanti, lasciati alle spalle tutti e uccidi. Questo intendevo.
Non posso, non lo capisci?
Suvvia, smettila di fare la sentimentale. Lo so benissimo che puoi e lo sai anche tu.
Un rumore, il pianto di una bambina. Tutta la mia attenzione viene attratta da quella ragazzina.
Singhiozza disperatamente.
“ La mia vita, voglio indietro la mia vita!” urla con un’intensità tale da farmi rabbrividire. Non sembra molto lontana da me.
“ La mia casa, la mia famiglia, i miei amici; li rivoglio! Ridatemi tutto! Fatemi uscire da qui!” molte delle sue disperate parole rimangono spezzate a causa dei suoi forti singhiozzi.
Mi avvicino lenta verso lei e mi nascondo dietro un albero per osservarla meglio. È inginocchiata e osserva il cielo. Sembra bassa e minuta. Il suo corpicino esule è ancora intatto, come la sua tuta. Sorprendente, quasi una settimana e il suo corpo è tutto intero. È piccola e pare indifesa. La sua pelle candida è macchiata da un solo graffio minuscolo che ha sul collo mentre il suo viso gronda di lacrime. Le piccole lentiggini che ha vicino al naso sembrano affogare e i suoi occhi color azzurro cielo sembrano un temporale. I capelli lisci e rossi le arrivano fino al fondoschiena. Mi chiedo come abbia fatto a gestirli, io me li sarei tagliata. Non puoi pensare ai tuoi capelli se sei in un posto dove si muore.
È molto graziosa. Il suo viso ha ancora dei tratti infantili, ma molto dolci. Non è il posto giusto per lei. Come può una ragazzina incutere timore? Spacciata dall’inizio.
Il suo petto si alza e si abbassa a causa del suo respiro affannoso mentre si porta le mani al viso e cerca di asciugare inutilmente le sue lacrime.
Non molto lontano dai lei uno strumento di metallo scintilla sotto i riflessi del sole. Un arco.
Ora ricordo; la ragazzina è quella che sapeva usare bene l’arco. La più piccola e la più coraggiosa, a quanto pare.
Ha paura, questo si nota bene, ma sembra essere in possesso di una strana emozione. Un’emozione classificata come sadica dalle menti comuni. Lo si legge nei suoi occhi grondanti di lacrime, nel suo respiro affannoso e nella nota alta e urlata che fa da protagonista nella sinfonia della sua voce. Urla, si dimena, piange. La disperazione vince.
La pura disperazione di una bambina troppo giovane per morire qui. Per morire così. In un modo così sciocco e stupido solo per soddisfare la fantomatica sete di sangue di spettatori che la fame non conoscono. Troppo stupidi, troppo falsi.
Ci chiedono di dimostrarci forti, di essere i migliori e rendere i Giochi entusiasmanti. Come può una bambina eccitare gli spettatori quando chiede solo ciò di cui ha bisogno? Come può lei quando a casa ha famiglia e amici che la guardano sperando in un suo ritorno che non accadrà? Come può?
Stupide domande, non può. È semplice.
Lei aspetta solo di tornare da ciò che ama di più, ma non sa che dietro un albero, a poca distanza da lei, la attende il suo peggiore incubo. Non io, la morte.
Con il suo mantello nero che la protegge, ride compiaciuta, la Morte. Quel suo involucro nero si può fendere non solo con la lama di un coltello. Quel pozzo d’irritazione, quale è la pura disperazione, si può sradicare. Non saranno certo la Morte e la disperazione a fermare me, ma quella ragazzina. Morta ancora prima di avere la possibilità di salvarsi.
Lei è già stata fermata da quella strana coppia di amanti che vagano silenziosi nella mente delle persone. Perché si sa, la Morte e la disperazione s’accompagnano. Si cercano, si amano a distanza, ma quando si trovano non salveranno nessuno dal loro amore macabro. Ti sfondano la porta di casa e ti portano via qualcuno. A loro non importa chi. Non importa il male che fanno. A loro non frega proprio nulla.
L’unica cosa che questa ragazzina non capisce è la più fastidiosa. La più irritante, stupida o sciocca che sia. Deve smetterla di pensare che urlare servirà a qualcosa. Deve smetterla di pensare che anche sfogarsi urlando gioverà in qualche modo alla sua salute mentale; è una cazzata colossale. Può solo peggiorare la situazione.
Il suo dolore e la sua malinconia non possono continuare. La disperazione cieca che è alleggia leggera come una buona notizia nei suoi occhi è viva. Fa quasi paura per come urla. A intervalli irregolari singhiozza.
Uccidila.
Cosa? Non posso farlo. Non so neanche come si chiama.
Uccidila.
Non so niente di lei. Non conosco il suo comportamento, i suoi genitori, la sua vita prima di questa disgrazia. Non so se ha amici al suo Distretto, dove ha imparato a tirare con l’arco, com’è la vita al 7, se muore di fame, se l’hanno pescata per colpa delle tessere o per colpa del destino. Non so se era terrorizzata all’idea di entrare qua dentro o se era semplicemente spaventata.
Uccidila e basta.
Non conosco i suoi progetti per la vita. Come vivrei con un peso simile sulla schiena? Si dovrebbero basare forse sulla sua morte i miei incubi? Su una bambina innocente? Io non credo proprio. Non posso sapere il suo futuro o ciò che il destino ha riservato per lei. Non posso io, stupida umana corrotta, essere in grado di cambiare il suo destino. Io che nulla so di lei! Come posso solo permettermi? Come posso solo pensare?
Chi sono io per giocare a essere il fato con una bambina? Diamine, è solo una bambina! Non posso mettere fine alla sua vita quando questa è cominciata appena. Oltretutto grida che vuole tornare a casa e chi sono io per impedirlo? Chi sono io per consegnarla su un pacchetto argentato alla Morte? Chi sono io per mandare la strana coppia di amanti macabri, quali sono la disperazione e la morte, a casa sua nel suo Distretto? Sarei un mostro. Sarei vile e crudele.
Ma del resto, non è ciò che sei?
No! Non lo farò. Non sarò io a ucciderla, né ora, né mai.
Puoi pensare tutto ciò che ti pare e credere nelle parole che viaggiano nella tua mente, ma stai vacillando. I tuoi pensieri no, ma il tuo corpo vacilla. Ti sei forse scordata del veleno che scorre sul tuo viso? Non sei tu a decidere, quindi ora basta.
Uccidila.
Non m’interessa. Anzi correrò via di qua. Subito.
E lo faccio davvero. Inizio a correre dopo uno scatto.
Ma corro nella direzione sbagliata.
Sta succedendo tutto troppo in fretta.
Corro verso la ragazzina.
Non ti fermare.
Sono dietro di lei, inginocchiata. Lei però non si è ancora accorta di me.
Continua.
Il sole batte forte su di noi e i suoi capelli ondeggiano seguendo il movimento dei suoi singhiozzi.
Avanti!
Afferro qualche sua ciocca e la stringo forte tra le dita. La tiro indietro per i capelli e la sua testa si appoggia sulla mia clavicola.
Vedo il suo visino all’incontrario e vicino al mio. Tutto in lei è disperato ma calmo. Le sue lacrime? Ferme. Le sue guance? Bagnate. I suoi occhi? Vuoti.
È davvero graziosa e particolarmente bella per la sua età. Sembra più matura, ma si nota ancora molti dei suoi segni infantili nel carattere.
Muoviti!
La sua pelle bianca sembra ancora più pallida da vicino, come se non avesse mai visto la luce del sole. Qualche vena blu si mostra sul suo collo.
Estraggo un coltello dal bordo dei miei pantaloni dove l’avevo nascosto e lo protendo verso il collo della bambina.
Finiscila.
La lama del mio coltellino fende poco l’aria prima di tagliare la gola della ragazzina.
Questa rotola di fianco e cade sdraiata per terra tenendosi la gola.
Bastano pochi secondi e smette di respirare. Il suo cuore smette di battere. E il suo cannone spara.
Non ho idea del perché io l’abbia fatto.
Ma l’ho fatto lo stesso.
E ora, mi sembro ripugnante da sola.
 
And did they get you to trade
your heroes for ghosts?
Hot ashes for trees?
Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for change?
Did you exchange a walk on part in the war
for a lead role in cage?

 
 
Schifo. Mi faccio solo schifo.
Sono ripugnante e non ho vere parole che possono rappresentarmi in pieno.
Sono in iperventilazione appoggiata a un albero. Sono patetica.
La luce della sera è ancora forte. Un azzurrino in segno di lutto solca i cieli facendo compagnia al sole cocente che attraversa le nostre giornate. Dove moriamo tutti. Psicologicamente o fisicamente parlando. Qui attendiamo e ci diamo da fare per riuscire a vincere ed eliminare tutti gli altri Tributi. Solo perché teniamo a un insolito quanto prezioso bene: la nostra vita.
Passiamo le giornate in guardia, a cacciare, a uccidere o a cercare di mangiare. Non sappiamo se qualcuno ci ucciderà mentre dormiamo o se sarà l’ultima volta che vedremo la luce del sole. I giorni, nel nostro caso, sono moltiplicati. Le nostri menti sono corrotte da mille insidie psicologicamente traumatiche. Ci distruggiamo a vicenda e ci combattiamo fino alla morte. Una volta qua dentro s’impazzisce; nessuno sa più che dovremmo distruggere chi ci ha gettato qua dentro. Ci facciamo la guerra da soli e rendiamo agli Strateghi la vita più semplice.
Io sono un mostro. Un vero mostro.
Io non merito nulla. Che sia colpa mia o del veleno, non merito nulla.
Afferro lo stesso coltello con cui ho ucciso un innocente poche ore fa e lo affondo leggermente in vari punti del mio braccio sinistro. Così, come se la mia fosse solo carne.
In un qualche modo devo punirmi. Mi salta in mente il suicidio, ma poi ragiono. È ciò che vogliono. Ciò che loro desiderano di più; vedermi morta.
Una goccia, due gocce, tre gocce…
Il sangue scorre lento fuori dai buchi del mio braccio e va a mescolarsi sull’erba alta. Scorre fino a toccare il terreno e a colorare il terreno di vermiglio.
Un singhiozzo mi colpisce fortemente il petto, quasi riscuotendomi dal mio stato di trance. Un groppo amaro mi si forma in gola. Altri singhiozzi, più forti e più frequenti. Niente lacrime. Come se avessi esaurito le emozioni.
Impugno di nuovo il coltello e stavolta traccio una linea spessa poco sotto il mio polso. Una fitta lancinante di dolore mi colpisce partendo dal polso e attraversandomi con un brivido gelido il corpo. Mi scappa un piccolo grido sommesso e un singhiozzo che mi trapassa la cassa toracica.
Subito dopo il dolore arriva una scossa improvvisa di stanchezza. Scivolo lentamente dall’albero e il mio corpo si accascia sui fitti fili d’erba verde chiaro piegandone alcuni. Porto le gambe al petto con le braccia rimanendo in posizione fetale.
Alzo con molta fatica il braccio sinistro verso il mio viso. Osservo i piccoli buchi che straripano di sangue che sembrano allargarsi.
Alzo poi il braccio destro e non vedo più il colore della mia pelle. Vedo solo rosso, quasi viola. Tutto il mio braccio, dall’altezza del polso in poi, è ricoperto di sangue. Sangue di un mostro. Sangue di una pazza. Ora ne sono certa e sicura. Questa non è come una delle mie solite fottute battute. Sono veramente pazza.
E pericolosa per chiunque.
La testa mi entra in confusione. Le immagini si sfocano e rallentano. I raggi gialli si fondono con le punte secche dell’erba. Il mio sangue diventa la mia pelle e la copre. È come una coperta scarlatta.
Le mie palpebre si aprono e si chiudono lentamente con fare asfissiante. Stanche di guardare qualsiasi cosa mi circonda e non sento come mia. Alcune piccole liane sembrano tremare e poi oscillare trasportate dal vento. Il loro color verde brillante quasi sintetico si sfuma con l’aria come se evaporasse. Un leggero senso di sollievo circonda il mio corpo quando finalmente l’aria mi soffia addosso. Tremo impercettibilmente e un lungo brivido mi percorre la spina dorsale. Le immagini iniziano a muoversi come in balia di un mare molto mosso o di un forte terremoto e questo mi causa una fortissima fitta alla fronte. Il mal di testa mi sta portando ad affogare in un mare come questo, così grande, così pieno d’insidie da far rabbrividire anche la più coraggiosa delle persone.
Cerco di portarmi la mano alla testa per tentare di rimanere lucida abbastanza da alzarmi di nuovo in piedi. La mia mano però non risponde all’impulso, non si sposta neanche un po’. Tento un’altra volta, ma ottengo il medesimo risultato precedente.
Questa volta invece faccio in un grande sforzo e forse esagero. Caricando il mio polso destro con tanta energia riesco solo a sollevarlo di poco e questo ricade a terra.
Lo sforzo fu decisamente troppo perché il terremoto diventa una spirale di colori. Al centro c’è una luce calda e arancione mentre attorno ad essa una moltitudine di colori si mescolano. Il verde, il giallo, il marrone, l’azzurro, il rosso e molti altri.
Il buco al centro si restringe sempre di più finché non diventa un solo piccolo spiraglio lontano e insignificante.
E poi, più nulla.
 
 
Il verso di un uccello. Melodioso e singolare porta le mie palpebre ad aprirsi di scatto. Come se avessi appena terminato un incubo e fossi tornata a una realtà di certo più tranquilla ma non meno pericolosa.
Guardando in alto, esattamente sopra di me, vedo un cielo fiabesco turchese con qualche piccola nuvola bianca che pare ovatta. Vedo anche il piccolo uccellino che cantò pochi attimi fa.
È blu elettrico e il suo becco è giallo brillante. Riesco ad ammirarlo poco perché subito prende il volo è si allontana dalla mia visuale.
Noto che sono raggomitolata a un corpo caldo. Un corpo familiare di cui sentivo la mancanza. La sensazione di tranquillità che provo in questo momento non ha prezzo. È unica e singolare nel suo genere.
Di colpo sbadiglio e istintivamente mi porto la mano alla bocca. C’è qualcosa che non va. Porto tutt’e due le braccia alla mia visuale e ricordo ciò che già sapevo. Il taglio. I buchi. Il dolore.
L’orrore.
Prima di cadere in confusione volto la testa verso il volto di questo corpo caldo.
Una vasta larghissima di emozioni mi attraversa.
E il mio cuore perde un battito mentre fisso stupida ma incondizionatamente felice il viso di un ragazzo che dorme sereno.
Liam.
 
 
 
L’autrice è pronta a chiedere scusa per qualsiasi cosa abbia pubblicata.
Vi prego non odiatemi, ma i tempi di aggiornamento saranno più o meno così nei periodi buoni. Chiedo ancora umilmente scusa per il mio sadismo, ma ecco…Venus è pazza e sadica. Amiamola lo stesso. Vado molto di fretta quindi per qualsiasi spiegazione o domanda scrivetemela in una ben accetta recensione o in un messaggio privato.
Ovviamente, il pezzetino della canzone che sta accompagnando la mia piccola Venere è Wish You Were Here dei Pink Floyd (canzone che amo in assoluto).
Ringrazio Flor0699, Clove_HungerGames e BlackSwan Hawtorne per avermi detto cosa pensano sulla mia storiella. Come sempre spingo chiunque a comunicarmi un suo parere, negativo o positivo che sia. Mi serve solo per migliorare me stessa e la mia storia.
Ora scappo.
Baci *-*
Shinny

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Capitolo 15
*** Sono un demone ***


15. Sono un demone

 
Liam che sorride. Liam che respira. Liam che risplende.
Perché alla luce del sole i suoi capelli sono dorati. Semplicemente dorati. Niente più, niente meno.
Perché la sua pelle è più bronzea.
Perché il suo corpo mostra calore.
Perché gli batte il cuore. Piano, ma almeno batte.
Bum. E continua, spavaldo come non mai, non si ferma.
Bum, bum. Lui non vuole fermarsi.
Bum, bum, bum. Chi vorrebbe fermarsi dopo aver appena iniziato la propria vita?
Per Liam è così. Prima non era vita, era sola una strada da dover percorrere.
Prima era solo un battito. Adesso ha un nome, un colore.
Ha l’amore.
Sembra tutto così falso, così illusorio. La sua mano calda accarezza il mio viso, piano. Ha paura di sconvolgermi, di rompere il mio equilibrio delicato.
Riesce a farmi vacillare con un solo sguardo. Sono stata sola per troppo tempo, sono accadute troppe cose. Ecco perché mi sembra di essere così vicina alla serenità.
Il sole ci illumina, ma non ci scalda. Ci scaldiamo da soli.
Mi tiene stretta una mano al caldo, ma questa è ancora gelata.
Lenta e soffocata, una lacrima mi cola sul viso e striscia fino a incontrare il terreno. Lui mi fissa, dritto nei miei occhi con aria malinconica, e crolla anche da lui una piccola goccia di rugiada. Rimaniamo così, a fissarci in posizione fetale tenendoci le mani. Nonostante tutto sento freddo. Nonostante il sole o il calore.
Il sole scalda chi ha speranza. La speranza non abita nella mia anima da quando l’ho vista morire.
Dicono che la speranza sia l’unica cosa più forte della paura, ma non è vero. C’è anche la malinconia. Perché chi vuole morire non sempre può permetterselo.
Mi guarda, capisce, mi lascia. Si è accorto che sto ricordando.
Ricordo il veleno, ricordo Druey e Cherry e ricordo la ragazzina.
Ricordo ogni cosa, ogni incubo, ogni manipolazione.
Ricordo l’inferno delle mie emozioni.
Ricordo le urla delle mie indignazioni.
Ricordo gli occhi sadici della Morte.
Ricordo il passato e finalmente ricordo il presente.
Riconosco il mio dolore.
E riconosco ogni cosa.
Alzo il polso con orrore e so ciò che sono.
Sono un demone.
E i miei polsi me lo ricorderanno per sempre.
Di colpo, mi riprende tra le sue braccia. Stringe forte trasmettendomi una parte minimale del suo calore. E riesco a sentirlo.
Mi solleva il polso, con discrezione, e inizia a piangere silenziosamente. Ha gli occhi gonfi, le guance rigate e lo sguardo confuso. Si porta il mio polso alle labbra e le poggia sulle spesse croste formatesi dove una volta eruttava sangue. A ogni piccolo sfioramento che compie mi brucia la pelle e una scossa piccola di sofferenza mi attraversa il braccio. Sembra così dannato. Trattiene il respiro e le sue emozioni. Ecco, le sue emozioni non vedono l’ora di sgorgare fuori.
Infatti, mi trascina ancora più vicino e, lasciando il mio polso, scoppia nascondendo il viso nell’incavo del mio collo. Sento le sue lacrime calde bagnarmi il petto eppure sento solo più freddo. Sento solo la pelle congelarsi sempre più.
Sento solo la nota bassa e languida del suo tormento che soffoca per me. Mi sembra quasi che io lo stia uccidendo.
Delicatamente, mi scosto da lui e mi alzo. Le mie gambe si distendono e scricchiolano rumorosamente. Di colpo, Liam smette di piangere e si mette a sedere.
Un piccolo capogiro attraversa la mia testa e per poco non perdo l’equilibrio. Le mie gambe cedono e insieme a loro crollo per terra. Così, con il sole dritto davanti a me e con solo il rumore del vento tra le foglie, rimango inginocchiata.
“ Da quant’è che dormo?” chiedo mentre fisso il sole. Illumina il mio viso ma, a differenza di quello di Liam, il mio non risplende.
Ho una voce strana, quasi roca. Non parlo con qualcuno da un po’ di tempo, dev’essere per questo. Mi ero dimenticata come fosse parlare con qualcuno che non è dentro la mia testa.
“ Quasi tre giorni.” Mi risponde trattenendo un singhiozzo con gli occhi ancora po’ arrossati.
“ Cos’è successo?” chiedo ancora. Vorrei sapere ogni cosa, vorrei parlare con lui fino a stare male. Davvero, non pensavo che la mancanza di comunicazione (oltre tutto il resto) mi stesse rendendo pazza.
“ Quattro ragazzi.”
“ Blaze?”
“ Non sono riuscito a trovarlo, ma è ancora vivo.”
Tiro un lungo sospiro di sollievo.
“ In quanti siamo rimasti?”
“ Sei, siamo solo in sei.”
Ok Venus, respira. Casa è più vicina di quanto tu pensi.
Ne mancano cinque per scappare da qua e poi tornerai dalla tua famiglia.
La tua famiglia si trasferirà in una casa più grande.
Lavinia e le tue sorelline giocheranno in nuovo giardino e coglieranno rose e fiorellini che poi diventeranno una meravigliosa ghirlanda. E non smetteranno mai di giocare, perché non verranno mai sorteggiate.
Tom potrà avere una normale adolescenza e smetterla di preoccuparsi per qualsiasi cosa più grande di lui. Perché non verrà mai sorteggiato.
James potrà divertirsi. Non dovrà più essere il tuo piano B. Non verrà sorteggiato.
Riuscirai a pagare le cure per i tuoi genitori.
Potrai amare Axel, quanto e come vuoi. Certo, non potrai sposarlo e continuerai a fare ciò che facevi prima, ma non ne vale forse la pena per vedere la tua famiglia felice?
Tutto questo solo se ti sporcherai ancora le mani di sangue.
Solo se? A me pare tanto.
E quindi vuoi morire?
Vuoi che la tua famiglia subisca altri lutti? Immaginati le tue sorelline innocenti, tutte sorteggiate, tutte morte. L’unica che potrebbe farcela è Lavinia.
Oppure immagina Tom e James, sempre sorteggiati, sempre morti. Potrebbero farcela anche loro, ma chi te lo garantisce?
Ora immagina dei genitori senza figli; ne morirebbero. Immagina i tuoi genitori con qualche figlio in meno (morti di fame o morti ai Giochi); loro sì, loro ne morirebbero nel vero senso della parola. E Lavinia e Tom? Sopporterebbero la seconda perdita dei genitori o la tua perdita?
E i tuoi altri fratelli? Vuoi forse tagliare delle vite a metà?
Fai in modo che la tua vita non si ripeta, uccidi.
Non so da dove e non so come tiro fuori dell’energia, ma mi alzo di nuovo in piedi.
E stavolta non crollo.
Tiro fuori uno dei miei ghigni migliori e dico con voce melensa “ Perfetto, è ora di andare a caccia.”
 
“ Meno uno.”
Esclama vittorioso Liam, estraendo la spada dal corpo di un ragazzo di non so quale distretto, poco dopo il colpo di cannone. Ormai è scesa la notte e non riesco a vedere la sua espressione. Sarà compiaciuto? Probabilmente sì, ma non lo ammetterà mai.
“ Più vicini a casa eh?” Ho tirato di nuovo su il mio teatrino della sexy sadica.
“ Più vicini a ciò che desideriamo di più al mondo” A quanto pare anche lui è tornato in sé. Si avvicina, calcolando ogni passo, fissandomi negli occhi. Quando è finalmente a pochi centimetri dalla mia bocca dice “ Sai, mi è mancato tutto di te”. Prende il mio viso tra le mani e insinua la sua lingua tra le mie labbra. Baciarlo, in questo modo, è talmente rivoltante.
Sposta le sue mani dal mio viso ai miei fianchi e mi attira finchè non siamo attaccati. Arriva una scossa di terrore al mio ventre, come se mi sentissi attaccata fisicamente.
Mi stacco in fretta e mi allontano di poco. “ Temo di non avere tempo per queste cose.” E poi gli sorrido. Un altro dei miei sorrisi sporadicamente finti.
 
 


Buonasera a tutte!
Io già vi vedo pronte a uccidermi tutte insieme, schierate stile esercito droidi di Star Wars.
Ebbene sì, l’ho fatto! Sono scomparsa per quasi 3 mesi, lasciandovi in preda ai dubbi.
Io vi voglio raccontare la verità perché non me ne vergogno assolutamente. Del resto, poi, non c’è niente di cui vergognarsi.
Sono scomparsa perché…
(RULLO DI TAMBURI!)
Sono stata dannatamente male: ho avuto forti problemi di stomaco. Se non fossi stata un mese e mezzo in ospedale, a forza di rimettere ogni cosa che mangiavo, ora avrei problemi più grossi come anoressia o altre cose. Certo, sono tornata a casa molto più magra di prima (il mio fratellone bastardo mi chiama stecchino, che si fottesse hahah), però sono guarita. Almeno spero, non portiamo sfighe.
Questo capitolo è corto perché l’ho scritto in soli due giorni in cui ho buttato fuori tutta la mia rabbia repressa.
Ringrazio BlackSwan Hawtorne, Clove_HungerGames e Clato_Peetiss per aver recensito lo scorso capitolo e spero che voi ci siate ancora.
Inoltre, i tempi di aggiornamento rimango instabili perché sono sempre molto stanca e debole, ma ce la metterò tutta.
V’informo che sto pensando di riscrivere tutta la storia per correggerla e modificarla un po’, ma questa verrà pubblicata quando avrò completato l’intero lavoro. Passerà mooolto tempo.
Scusatemi ancora.
Baci arcobalenosi *-*
Shinny
 
 

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Capitolo 16
*** Vero o falso, non si vede ***


16.Vero o falso, non si vede

 

Axel’ s POV
 
Cosa fai, Venus? Cosa stai facendo?
Perché sei lì? Perché non qui, con me?
Dio, Venus girati ti prego! Sono alle vostre spalle con i coltelli alzati!
Perché vi fate distrarre così?
Ti avevo detto di usarlo, solamente di usarlo! Invece vi state solo distraendo!
Smettila Venus, ti prego smettila. Smettila di baciarlo, è la tua distrazione.
Perché diavolo non vi staccate?!
Finalmente, vi allontanate l’uno dall’altra, ma è troppo tardi.
Ed ecco, Liam viene tirato via da te con una corda attorno al collo.
E, in una frazione di secondo, l’altro tributo ti alza, ti lancia in aria e tu crolli di schiena a terra.
Cadi, nella mia mente, quasi a rallentatore e riesco a vedere ogni smorfia di dolore che colpisce il tuo splendido viso.
Poi inquadrano Liam che cerca di liberarsi dalla presa della corda, dimenandosi. Ma tutto questo non funziona perché il ragazzo gli infila un coltello sulla spalla destra. Liam si lascia scappare un piccolo urlo, molto trattenuto.
Finalmente, riportano la telecamera su Venus che viene sbattuta e lanciata in aria ripetutamente.
Ogni caduta, del dolore.
All’ultima caduta, è stremata.
Il tributo la volta e lei finisce faccia a terra, sdraiata. Lui estrae un coltello e taglia la sua maglietta con un taglio dritto che parte dal collo e finisce sul fondoschiena. Apre la sua maglietta a metà in modo da osservare quanto sia viola la sua schiena.
È totalmente livida.
Sono disgustato.
Come solo osano? Come osano solo toccarla?
In un impeto di rabbia, faccio per alzarmi dal divanetto rosso ma Finnick mi trattiene.
“ La tua ira non la aiuterà.” Dice tenendo lo sguardo fisso sullo schermo.
“ Beh, ci sono due coglioni che non vedono l’ora di essere gonfiati alla tua destra. Che dici? Ti va di festeggiare?” Ribatto io, rimanendo fisso sul televisore.
Lo facciamo spesso, quando parliamo o scherziamo, guardiamo sempre da un’altra parte.
“ Anche se è sempre stato divertente riempire di botte chi se lo merita assieme a te, devo dire che per oggi salterei. Non possiamo certo spargere il sangue degli stilisti del Distretto 8 e 10 così, senza alcuna cerimonia. Lo sai che io, le cose, le faccio sempre pulite. E poi dobbiamo stare attenti alla nostra Tigre.” Dice Finnick con un piccolo ghigno divertito.
“ Come, scusa? La nostra? La mia vuoi dire.” Gli rispondo tirandogli una debole gomitata.
“ Suvvia, non essere possessivo. Si deve condividere nella vita e poi cosa vuoi mai? I miei ragazzi sono stati uccisi alla Cornucopia da lei e i suoi amichetti. Prima o poi, dovremo diventare amici, io e lei. Saremo colleghi nella vita.” Dice ridacchiando come un bambino.
Subito dopo però, nello schermo, uno dei due ragazzi prende fuori tre ganci di metallo attaccati a delle corde spesse e si avvia verso Venus che giace, quasi svenuta, a terra.
Il terrore mi avvolge proprio mentre le pianta tutti e tre i ganci nel fondoschiena.
Rantola di dolore.
La disperazione mi coglie quando il ragazzo, sistemato dietro ai suoi piedi, tira le corde dei ganci così forte da far alzare il suo petto da terra e da farle inarcare la schiena all’indietro.
E mentre lei urla, straziante, io non sento più nulla.
Nulla. Il niente assoluto.
Per qualche attimo, la telecamera inquadra da tutt’altra parte. Blaze è appoggiato a un albero e, appena sente le urla di Venus, inizia a correre verso la direzione di quei forti lamenti.
Poi tornano da lei, solo un attimo, a inquadrare il suo viso.
Quell’attimo mi basta per osservare tutto il suo dolore.
Ansimo, non riesco a controllarmi, ansimo.
M’infilo le mani tra i capelli e ansimo.
I solchi della sua schiena, dove nessuno ha tolto i ganci, sputano sangue e ansimo.
Finnick cerca di parlarmi e ansimo.
Non lo ascolto e ansimo, ma poco a poco le sue parole s’insinuano nella mia mente.
“ Axel, ascoltami. Ti prego, ascoltami. Axel ascoltami, ascoltami cazzo!” mi urla disperato.
Io mi giro a guardarlo e lui comincia a parlarmi.
“ Li hanno drogati, la stessa droga che hanno rifilato a Venus. Hanno fatto male a ferirla. Lo sai, no? Quando il veleno che ha dentro al sangue comincerà a fare effetto, lei sentirà altro dolore. È inevitabile, però riuscirà a ucciderli. Fidati di me.”
Ed è così che va, infatti, Venus, urla una seconda volta di dolore mentre il veleno coagula i buchi formando delle bolle e i ganci diventano quasi parte di lei.
Liam è senza maglietta, immobilizzato contro un albero e con tagli profondi e lunghi da estremità a estremità, come se indossasse una maglietta a righe verticali. L’unica differenza è che le righe di una maglietta non grondano di sangue. È fermo, immobile, e fissa Venus quasi incredulo.
Guarda la sua schiena e aggrotta le sopracciglia. Beh, un paio di bolle sul fondoschiena non sempre può passare inosservato. Venus gira il capo verso di lui e, portandosi l’indice alla bocca, gli fa segno di fare finta di niente.
I due ragazzi sono così presi dal torturare Liam che non si accorgono di lei.
Venus si alza affaticata sulle ginocchia e, con il busto ancora piegato verso le gambe e le braccia a penzoloni, si alza in piedi. Le sue gambe tremano visibilmente, ma non cedono. Pian piano, solleva anche il resto del corpo e lascia cadere a terra la sua maglietta lacerata, rimanendo in reggiseno. Vista da davanti, le tre corde sembrano tre strane code. Alza il capo e scosta la sua chioma dorata dal viso e, per un secondo, i fulmini delle sue guance sembrano prendere vita.
I suoi occhi si riempiono d’ira.
E io so, che quel che vedrò per i prossimi minuti, non sarà opera della mia Venus.
Nello stesso istante in cui uno dei due ragazzi infilza Liam con una lancia, Venus prende il coltello che tiene nello stivale e con forza brutale lo lancia dritto nel cranio dell’altro ragazzo.
Questo crolla a terra allo sparare del cannone. L’altro, accortosi dell’accaduto, si gira verso di lei e impugna la spada. Ma non va verso di lei, torna a Liam e gli apre il petto in due.
Ghigna e con la follia nell’animo esclama, rivolto a Venus, “ Non deve per forza essere dolore fisico.”
Inquadrano il viso di Venus, con le iridi che diventano rosse, e poi inquadrano Blaze che infila la sua lancia nel petto del ragazzo. Dopodiché, il cannone spara.
Venus non si rende conto dell’arrivo del ragazzo e si fionda addosso a Liam. Sconvolta, cerca inutilmente di coprire l’enorme squarcio. Liam, con le mani tremanti prende quelle di Venus, zuppe di sangue, tra le sue e le stringe. La guarda e sorride mestamente.
Poi il cannone spara per la terza e ultima volta di quella giornata.
 

Venus’ s POV
 
Vero o falso, non lo so.
Vero o falso, non si vede.
Vero o falso? Ma io lo vedo?
Mani sporche di sangue. Vero?
Vero.
Capelli sporchi di sangue. Vero?
Più che altro imbrattati.
Vero o falso?
Vero.
Sangue di chi?
Di qualcuno.
Qualcuno come Liam. Vero?
Ha importanza?
Sì, spero in un falso. Allora, sangue di Liam? Vero o falso?
Vero.
Liam è morto. Vero?
L’hai appena visto con i tuoi occhi.
Vero o falso?
Sempre vero.
Sono sola? Vero?
Falso.
Quanto falso? Sappi che tu non conti.
Molto falso.
Chi mi tiene compagnia?
Blaze.
Blaze?
Sì, Blaze. Gli stai urlando contro come un’indemoniata proprio in questo momento.
Perché urlo? Io gli voglio bene. Vero o falso?
Molto vero.
Allora perché urlo?
Perché hai appena compreso che i tuoi incubi ti seguiranno per sempre.
Perché urlo contro di lui?
Perché lui è vicino alla Morte e tu lo sai.
Fai parte dei miei incubi. Vero o falso?
Falso.
E allora chi sei?
Sono ciò che hai sempre voluto essere, ma che non sei mai diventata.
Sono te stessa.
 

Blaze’ s POV
 
“ Venus, stai tranquilla. Non ti tocco più ok?” Le dico allontanandomi.
Non è in sé e si vede.
Continuava a urlare; alzava la voce a ogni passo che facevo verso di lei e poi ringhiava come se Liam fosse la sua preda. Sembra una tigre affamata che non mangia da giorni.
Dopo qualche ansimo torna in sé e il rosso sparisce dalle sue iridi, lasciando il posto a un nero cupo.
O almeno questo è quello che credevo perché lei infila una mano nello squarcio del petto di Liam e lo allarga con un coltello. Il sangue le ha ricoperto i capelli e le mani. In faccia ha un sorriso diabolico e un paio di occhi assetati di sangue. Il petto si alza e si abbassa velocemente, come se avesse appena corso. La tigre siberiana che va a caccia di cervi.
Perché Venus è come una tigre: furba, agile, bella, omicida e ingannatrice. Mentre Liam è come un cervo: convinto di aver la vittoria in pugno, ma con troppi punti deboli. Così, mentre il cacciatore cercava entrambi, loro collaboravano fino a quando la tigre decise di cambiare l’accordo. Una volta ucciso il cacciatore sarebbe dovuto morire anche il cervo. E fu così, più o meno, cambiò solo l’ordine delle morti. Fatto sta che ora la tigre poteva godersi un doppio pasto, stava solo a lei scegliere chi sarebbe stato il primo piatto.
Scelse il cervo, alla fine. Non si sa bene perché, ma lo fece.
Non si sa bene perché, ma Venus strappò il cuore di Liam dal petto e s’inebriò dello schizzo di sangue che le arrivò sul viso.
Avevo voglia di vomitare.
Lo strinse tra due mani e se lo portò vicino all’orecchio destro.
Poi rise, quasi sorpresa di non sentirlo battere.
Lo abbassò e lo strinse forte al petto in una sorta di abbraccio derisore.
Se lo portò vicino al viso e sorrise di nuovo, inginocchiandosi.
Si guardò intorno e poi guardò il cielo.
“ Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui.” Sospira.
“ Siamo solo due anime perse che nuotano in una boccia per pesci.” Ride sporadicamente e poi si alza.
“ Anno dopo anno, correndo sempre sul solito terreno, cosa abbiamo trovato?” Si domanda e incomincia a camminare senza una meta precisa.
“ Le stesse vecchie paure.” Esclama in tono sprezzante. Poi si posiziona a distanza uguale da me e da Liam. Perfettamente al centro. Lancia forte il cuore di Liam verso un albero e lo guarda spappolarsi, soddisfatta.
Prende un respiro e sussurra “ Vorrei che fossi qui.” E cade per terra con le gambe stanche.
Io, davvero, penso che non comprenderò mai quale razza di amore malato sia quello tra Venus e Axel.
Mi avvicino verso di lei e, reggendola per le braccia, la faccio alzare.
La sua espressione è del tutto cambiata, è sorprendentemente normale. Appena incrocia i miei occhi, mi sorride.
“ Blaze! Quindi quello sfigato del mio miglior amico è ancora vivo.” Mi salta addosso e mi abbraccia.
Come ai vecchi tempi, mi strappa un sorriso e mi sfotte.
“ Beh direi che tu te la sei passata molto peggio.”
Ride. Hai una risata cristallina.
“ Non vedi Venus, ti saettano gli occhi.” Esclamo a gran voce.
Ride di nuovo, più convinta.
“ Blaze! Mi ritengo offesa, era una battuta squallida.” Mi risponde divertita.
“ Eppure ridi.”
“ Era per farti piacere, tesoro.”
Stavolta rido io; amo quando finge di essere seria.
Poi vedo i ganci che ha impiantati nel fondoschiena.
“ All’antica Dea dell’Amore sono spuntate delle code?”
Ride per la terza volta. Penso di aver appena costituito un record.
“ Non ti piacciono? A quanto pare le dovremo togliere. Mi dai una mano?”
“ Appena mi passa la nausea.” Le rispondo ridendo. Non sono sicuro di riuscire a farcela, a estrarle quegli arnesi dalla schiena.
“ Abbiamo un bel po’ di cose da raccontarci, non è vero?” Mi chiede.
Vero.
 
 
Anche questo capitolo è stato terminato. Alleluia ce l’ho fatta.
Mi sto cimentando nella trasformazione in tanti personaggi diversi. E mi piaaaacee.
In questi giorni poi mi sento drogata, prima so’ felice ed è bello tutto poi voglio murì.
E non so neanche perché ve lo dico…
Secondo mio fratello, le pastiglie che mi danno in realtà è ecstasy.
Ok, ora basta però eh, che se vado avanti vi spavento.
Ringrazio tantissimo Clove_HungerGames, Clato_Peetiss e BlackSwan Hawtorne.
Queste tre fantastiche lettrici a cui devo molto ;)
Invito CHIUNQUE a farmi sapere cosa ne pensa oppure a farmi causa nel caso la mia storia sia troppo sadica e/o perversa.
Io e me stessa siamo sadicheeee e mooolto perverssse.
Ok, chiudo va.
Baci di sangue arcobalenoso *-*
(Oddei credo di non essere mai stata così fuori in vita mia)

Shinny

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Capitolo 17
*** Senza smettere di ridere ***


17. Senza smettere di ridere

 
Blaze’ s POV
 
“ Pronto?”
“ Pronto il cazzo.” Le rispondo.
“ Rilassati Blaze, tanto tu non sentirai niente.” Liquida la mia risposta.
“ Non mi frega un cazzo del dolore. Merda, è una cosa nauseante.”
“ Siamo diventati volgari?” Mi dice ridendo.
“ Ma va a farti fottere.” Dire che sono teso è minimizzare.
“ Troppo tardi, tesoro.” Ride come una matta.
“ Ma come diavolo fai a ridere sapendo che sto per procurarti un dolore atroce?”
“ Basta non pensarci. E poi se bella vuoi apparire un po’ devi soffrire no?”
“ Positiva del cazzo.”
“ Oggi hai tirato fuori il tuo repertorio migliore di volgarità. Ci dai dentro.” Si diverte proprio a sfottermi.
“ Non è che potresti essere un pochino più delicata e smetterla di sfottermi?”
“ Ti faccio presente, Blaze, che sono IO quella a cui stai per procurare un dolore atroce.”
“ Sì, ma per me è una cosa vomitevole.”
“ Cazzo, ti stai lagnando come una bambina. Vogliamo passare all’azione sì o no?” Mi dice leggermente irritata.
“ No…?”
“ Blaze!”
“ Eh? C-cosa? Volevo dire assolutamente sì.”
S’inginocchia sull’erba alta rivolgendomi la schiena e adagiando le corde dietro di sé.
“ E ora che faccio?” Rispondo pieno di ansia.
“ Non saprei. Magari mettiti seduto affianco a me così prendiamo il sole. Idiota!” Esclama.
“ Prima di tutto, piantala di tremare e secondo bagnami le ferite.” Mi ordina.
Prendo fuori una borraccia e le verso un po’ d’acqua sul fondoschiena.
“ Senti qualcosa?” Le chiedo preoccupato.
“ Oh mio dio, Blaze! Un dolore che neanche t’immagini. L’acqua è peggio di un’accoltellata.” Mi risponde, continuando a sfottermi.
“ Non parli, cazzo! Che ne so io!”
“ Sì, va bene. Ora, stai molto attento.”
“ Ok, capo.”
“ Bene. Dovrebbero esserci delle sottilissime crosticine verdi attaccate ai ganci e alla mia pelle. Le vedi?” Mi chiede.
“ Purtroppo sì. Sono rivoltanti.” Le rispondo disgustato.
“ Molto gentile.” Dice seccata.
“ Ad ogni modo, devi rimuoverle. Con le mani, possibilmente.” Riprende poi.
“ CHE CAZZO HAI DETTO?!” Non sono scioccato, sono esterrefatto.
“ Ho detto che le devi rimuovere. Con le mani.” Mi ripete con tutta la calma del caso.
“ NON CI PENSO NEMMENO!” Ed ecco che, appena terminata la frase, Venus si gira e mi fulmina con lo sguardo.  (Nda: HAHAHAHA! Scusate, non sono riuscita a trattenermi!)
“ Vooooolevo dire che lo farò sicuramente.” Mi correggo immediatamente.
“ Molto bene. Vediamo di procedere, su!” Dice compiaciuta.
Ok, Blaze, stai calmo e procedi.
Dopo essermi sciacquato le mani, inizio a grattare via un po’ di pelle morta intorno alle croste di Venus per poi iniziare a sollevarle, pian piano.
Appena sollevo di pochissimo il bordo di una delle tre croste, Venus inizia a urlare.
“ VAI AVANTI IDIOTA! NON TI VORRAI MICA FERMARE ALL’INIZIO?” Urla, appena mi fermo un attimo.
“ E se te la togliessi tutta d’un colpo solo?” Propongo, speranzoso di finire questo infimo lavoro il prima possibile.
“ Proviamo, ma sappi che urlerò come una matta.” Mi risponde risolutiva.
Lentamente, sollevo gli estremi della crosta e con un rapido movimento la strappo tutta.
Sento un urlo, ma non è quello di Venus. Sono io che urlo disgustato.
Stranamente, Venus non sembra provare alcun sintomo di dolore. Anzi, ride con un’espressione esilarata.
“ Blaze Courber, sei un’autentica femminuccia.” Dice fra una risata e l’altra.
Con un’espressione totalmente disgustata, lancio, lontano da me, la crosticina verde.
“ Si può sapere che diamine è questa roba?” Le chiedo indicando la crosticina lontana.
“ Oh, niente di che. Veleno.”
Ah, niente di che allora.
Aspetta un attimo…
“ VELENO?!”
“ Sì, veleno. Non capisco perché la cosa ti stupisca tanto.” Afferma convinta e molto calma. Troppo calma, per i miei gusti.
“ Non sono stupito, sono esasperato!” Esclamo.
“ Ma smettila e vedi di andare avanti.” Mi dice sempre più scocciata.
Sbuffo e poi le chiedo “ E ora, cosa devo fare?”
“ Estrai il gancio dalla ferita che hai liberato dalla crosta.”
Lo dice come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Con molta riluttanza, impugno il gancio.
“ Al mio tre estrai. Ok?” Mi chiede.
“ Ok.”
“ 1…”
Oh mio dio, non ce la farò mai.
“ 2…”
Devo smetterla di sudare, devo mantenere la calma.
“ 3!”
Con un altro colpo secco le estraggo il pezzo di metallo dal fondoschiena.
La sento urlare.
Il suo urlo mi distrugge.
Le sue vene scoppiano.
Il sangue si tuffa sul suo fondoschiena.
 Le tempie mi pulsano.
Il terreno si muove.
“ Uno andato! Bene, pensavo peggio!” Mi dice a metà tra il dolorante e il divertito.
Scoppio a ridere. Una fitta di felicità mi colpisce.
Non so cos’è.
Forse il modo in cui si muove.
Il modo in cui respira.
Forse è semplicemente lei che mi fa stare bene. Cazzo, non ridevo così tanto da anni.
Mi fa stare bene.
Nonostante ogni stupida cavolata che le ho detto e che lei hai ricambiato, possiamo ancora ridere insieme. Anche se per poco, possiamo farlo.
E questo mi basta.
Lei mi basta.
Non so neanche come e non so perché, ma sto ridendo.
Una risata vera e rinfrescante.
Come una cascata dopo 40 giorni nel deserto.
E rido, e rido forte. Non mi fermo più.
Alzo la voce e Venus se ne accorge.
Fissa i suoi occhioni nei miei e mette su un’espressione tra il divertito e lo sconcertato. Non posso non ammettere che sia bella anche con le sue facce strambe.
 Ma non intendo in senso fisico e neppure in senso interiore. Intendo in un senso a metà.
Può esistere un senso a metà? Allo stesso tempo fisico e umano, ma anche profondo e interiore?
Io credo di sì.
Se questo senso esistesse allora sarebbe il senso di Venus. Come? In un modo molto semplice e complicato allo stesso tempo.
Appena guardo i suoi occhi posso affermare che sono meravigliosi, ma non per il loro colore o la loro forma, ma per la impressionante quantità di emozioni contrastanti si può ammirare dentro essi. Oppure posso dire che il suo corpo è armonioso perché ha preso la forma della sua anima.
Un’anima estremamente variopinta.
“ Che diavolo hai da ridere?” Mi chiede, prima di mettersi a ridere divertita dalla mia espressione.
“ Sono felice.” Perché mentire?
Si ferma un attimo e poi ricomincia a ridere.
“ Non sapevo che togliere degli strani aggeggi di metallo, impregnati di veleno, dal fondoschiena di qualcuno rendesse felici.” Dice sorridendo.
“ Mi sono sentito semplicemente bene. Anche qui, con te.” Dico continuando a ridere.
“ Come ai vecchi tempi?”
“ Come ai vecchi tempi.”
“ Leggeri come piume?”
“ Leggeri come i segreti…”
“ …che si perdono nel vento.”
“ Ora basta però, eh.” Dice.
“ Voglio liberarmi di queste altre due code.”
Al solo pensiero di rifare lo stesso procedimento altre due volte, rabbrividisco.
“ Scherzi, vero?” Le chiedo speranzoso.
“ Ovviamente…”
Menomale.
“ …no!” Termina compiaciuta.
Oh cazzo!
“ Va bene. Del resto, ora o mai più, no?” Dico rassegnato.
 
 
“ Non mi hai ancora raccontato cos’è successo dopo che ci siamo persi di vista.” Dice Venus ammirando i fasci di luce rossa che penetrano dai rami degli alberi.
Il tramonto in mezzo alla foresta è meraviglioso quanto illusorio.
La calda luce dei raggi di sole può arrivare a illuminarti il viso, ma ti da anche la falsa speranza che tu possa riuscire a vedere la “rossa palla” tuffarsi nell’orizzonte.
Mentre l’unica cosa di cui possiamo bearci è il riflesso color sangue che spunta da tronchi e rami d’alberi e ne disegna l’ombra sul terreno.
“ Ah beh, niente di troppo importante.” Liquido in fretta.
“ Ma io vorrei comunque sapere.” Ovviamente, non si arrende così facilmente.
“ Non c’è molto da spiegare. Semplicemente, la notte in cui ci hanno attaccati ho portato in salvo Cherry. Abbiamo trovato un posto dove accamparci e siamo rimasti lì. Una notte mi sono svegliato e lei non c’era più; la andai a cercare nei dintorni, ma non la trovai. La notte dopo vidi il suo volto in cielo.” Racconto in tono neutro e risolutivo.
“ Non ho idea di come, dove e perché sia morta.” Termino malinconico.
Sento il corpo di Venus irrigidirsi mentre le tampono il sangue delle ferite. Una volta rimarginate, tornerà ad avere una schiena convenzionale. Senza corde o ganci.
“ Io c’ero.”
Mi bastano due parole per andare in confusione.
“ Raccontami.” Le dico con fin troppa calma.
Sono confuso, estremamente confuso, ma non posso permettermi di preoccuparmi per una persona che non c’è più.
Prende un lungo respiro e poi inizia a raccontarmi tutto. Mi racconta dell’ipnotizzazione di Cherry nei confronti di un rumore infernale, del loro incontro, del veleno e di Druey.
“ Loro si amavano.” Mi dice con voce sommessa.
“ Come ho potuto non accorgermene?” Mi chiedo da solo.
“ Blaze, non se n’è accorto nessuno. Non rimproverarti.” Dice mentre si mette a sedere, affianco a me.
“ Come, come ho fatto a non capirlo?”
“ Sono stato così poco sveglio.” Dico con ribrezzo verso me stesso.
“ Non è colpa tua.” Dice Venus con tono fermo e poi appoggia la sua testa sulla mia spalla.
“ Ma non capisci? Non sono nemmeno riuscito a renderla felice, per quel poco che le rimaneva. Potevo lasciarla a Druey, avrei potuto…” Cerco di terminare la frase, ma le parole mi muoiono in gola, dove un groppo amaro si è formato.
Lei si gira e mi guarda, poi scuote la testa decisa.
“ Non farlo, ok? Non colpevolizzarti e soprattutto non lasciare entrare il vuoto dentro di te.”
“ Vedo già i tuoi occhi spegnersi.” Dice in tono amaro.
“ Cosa devo fare? Non tutti sanno controllare le proprie emozioni. Cosa devo fare con il mio sguardo?” Le chiedo.
Un forte soffio di vento fresco ci colpisce.
La sua chioma dorata viene trasportata in molteplici direzioni e viene tinta di rosso dai raggi del tramonto.
La vedo alzarsi in piedi e bearsi di quel sospiro di sollievo che la natura (o gli Strateghi, dipende dai punti di vista) ci ha generosamente donato.
Torna a ridere e mi alza insieme a lei.
I miei capelli vengono scompigliati e mossi dal vento e mi ritrovo a ridere assieme a lei.
Sembriamo due pazzi con forti problemi di bipolarità.
La grande realtà è che ci facciamo del bene a vicenda.
Quando il vento si riduce a uno spiffero, mi rivela la soluzione alla mia precedente domanda.
Coloralo.”
 
 
Buonassera!
Questo capitolo è un pochino più felice degli altri perché mi ero rotta un po’ le palle di tutta quella depressione che si aggirava attorno alla mia Venere
Allora ho un annuncio importante da fare.
In questa settimana, quando ho aperto il mio account di EFP, mi sono ritrovata di botto con 5 recensioni negative. Ho cercato di capire i miei errori nella opinione della recensitrice, ma ho trovato le sue recensioni poco costruttive e le ho risposto a tutte le recensioni nella quinta che ha scritto. Volevo solo dire che, per chi volesse recensire la mia storia, non sono una ragazza che non accetta le critiche, ma sono una persona che le accetta solo quando queste sono dettagliate e costruttive. Qualche mese fa, una ragazza gentilissima ha speso del tempo per farmene una molto costruttiva e per questo la ringrazio ancora di cuore.
Ci tenevo a dire anche che, qualora le vostre critiche non siano costruttive e dettagliate, potete risparmiarvi di scriverle. Ho bisogno che qualcuno mi scriva dove sbaglio e non che sollevi banali critiche sul mio modo molto personale di scrivere.
Questa Fan Fiction è nata come sfida verso me stessa e non so come storiella da scrivere come se fosse la trama di un film.
Ringrazio le specialissime ragazze che mi hanno recensito lo scorso capitolo: BlackSwan Hawtorne, Clato_Peetiss, Clove_HungerGames e paprikokka902.
Inoltre, faccio le mie scuse più sincere a Clove_HungerGames per aver ucciso il suo ragazzo nello scorso capitolo. Perdonamiii.
Invito chiunque a scrivermi una recensione o positiva o negativa (ma costruttiva).
Grazie a tutti :)
Baci,
Shinny

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Capitolo 18
*** Siamo nati dannati ***


18. Siamo nati dannati

 
Venus’ s POV
 
“ Quindi manca solo una ragazza?” Mi chiede Blaze.
“ Solo una.”
La luna è piena e splendente questa notte, la temperatura è bassa e la foresta è silenziosa. Condizioni favorevoli a una perfetta morte.
Un leggero brivido risale la mia schiena e Blaze se ne accorge.
“ Prendi la mia giacca.” Mi dice sorridente, mentre mi porge l’indumento.
Non me lo faccio ripetere due volte. In un attimo, m’infilo la giacca che si scontra estranea con la mia pelle d’oca.
“ Ci siamo.” Dico a Blaze.
Il suo sorriso si spegne e si trasforma in una smorfia senza vita.
“ Sei pronto?” Gli chiedo un po’ preoccupata.
Ero io, quella che doveva portare i pesi. Quella che doveva soffrire e quella che doveva tenere duro. Quella insana e incasinata, malinconica e disperata, ironica e incredibilmente positiva.
Non lui.
Lui era il bambino che tutti volevano come amico, che tutte le madri volevano come figlio.
Era il bambino sempre grazioso, solare e amichevole. Il bambino coraggioso e speranzoso.
Buono e giusto.
Il bambino che si è trasformato in un ragazzo che sbavava simpatia e carisma. Il ragazzo che era amato e apprezzato.
Il ragazzo con cui la vita è stata gentile fino a un certo punto. Fino a quando non gli si è rivoltata contro il giorno della Mietitura.
Non doveva capitare.
Doveva avere una vita lunga e bella con una famiglia amorevole e una moglie da amare fino allo sfinimento.
“ Del resto, siamo nati per morire, no?” Dice vuoto.
Il rumore di un pezzo di vetro che cade per terra m’invade la mente. Un vetro che si frantuma fa da fastidioso eco nei miei pensieri.
Un pezzo del mio cuore? Assolutamente no.
Io non ho un cuore.
Ho il cuore di Axel, ma niente più.
Un pezzo della mia anima se ne va con il ragazzo che ho amato, in maniera del tutto inconvenzionale, e non tornerà più indietro.
Guardo il terreno, ma non vedo nulla.
Non posso, non posso farlo.
Non è una cosa che so fare o che posso sopportare. Non di nuovo.
Non sopporterò la rottura di un’altra vita solo per far procedere la mia.
Non ha senso prolungare il mio smarrimento.
Devo farlo io.
Io devo morire, Blaze non lo merita.
“ Posso farlo io.” Dico senza tono, solo con tanto vuoto.
Sei la ragazza che ho amato per mille anni e amerò per altrettanti mille. Puoi chiedermi qualsiasi cosa, ma non chiedermi di assistere alla tua morte e cercare di scordarmela.” Mi dice a bassa voce, tenendomi la mano.
“ E forse mi sono espresso male. Probabilmente il mio non è amore, è solo una condizione.
Ti ho abbandonata quando più avevi bisogno di sostegno. Hai superato tutto, mentre all’altezza del mio cuore si stava formando una voragine.
Non capisci? È il mio prezzo da pagare, il mio debito da saldare. Devo morire e tu devi vivere.
È l’unico modo per ripagarti di tutto il male che ti ho fatto, di tutta la solitudine che ti ho lasciato vivere. Possiamo dire che il mio sia quasi autolesionismo ma, andiamo, chi non l’ha mai provato? Tutte le volte che ti vedevo per il Distretto, cosciente della tua fatica e del tuo dolore, crollavo in silenzio. Andavo in pezzi e, nonostante tutto quello che sentivo, non ho mai fatto nulla: né un saluto, né una scusa.
Nulla. Ero rimasto nell’immobilità più totale.
Sono in debito con te e devo morire. E non solo devo, ma me lo merito.
Siamo nati dannati. E forse non lo sai e non l’avresti mai immaginato, ma io sono più dannato di te.
Da dannato mi merito mille e una morte, ma una basta, se devo pagare con gli interessi, per salvare te.
E se ti mancherò, pensa solo, che sono morto per una causa giusta.
Ricorda che ti ho voluto bene (come a una sorella), che io ti ho poi amata (come mia anima gemella) e che ti ho abbandonata perché non merito nulla.
Ricorda che questo non è un sacrificio, ma è la ragione della mia condizione che io scambio per amore.
È un vincolo meraviglioso.” Mi parla disperato e si allontana da me.
Io sono disperata quanto lui e così rassegnata dalle sue scelte.
“ Promettimi che ci sarai sempre.
Promettimi che la mia disperazione e la tua condizione resteranno vive, da qualche parte.
Promettimi che mi lascerai un pezzo di te stesso e che io lo possa inserire nell’enorme buco che si formerà a seguito della tua morte. O che si sta già formando.” Riesco solo a dire questo.
I suoi occhi marroni si fissano nei miei e lui prende un respiro profondo.
“ Lo prometto.” Dice con voce decisa.
Visibilmente smarrita faccio un passo verso di lui.
“ Un passo più vicino.” Gli ordino con voce spezzata.
Blaze fa un piccolo sorrise triste e annulla la poca distanza che vi era fra noi.
Gli lancio uno sguardo carico di disperazione che lui mi restituisce.
Ci fissiamo, ci contempliamo, coscienti che questa è l’ultima occasione nella quale possiamo imprimere le nostre immagini nella nostra anima.
Ricorderò tutto, ogni suo aspetto e ogni sensazione vissuta insieme.
Ricorderò il suo viso dai lineamenti puliti e armoniosi e la sua carnagione rosea. Ricorderò la sua altezza e il suo fisico per niente gracile.
Ricorderò i suoi capelli castani e i suoi occhi marroni come il legno di mogano, quasi tendenti al rosso.
Il nostro primo incontro da bambini; il modo in cui un bambino solare come lui è subito corso incontro a una bambina diversa come me. Le nostre gite alla riserva naturale del Distretto nelle quali giocavamo e ridevamo insieme.
Ricorderò quando se ne andò mio padre e mia madre morì; mi rimase accanto, senza pretendere la mia vecchia allegria. Il nostro primo bacio, vicino al fiumiciattolo sotto casa sua e con i petali dei fiori di pesco che ci cadevano addosso.
Ricorderò il nostro primo “appuntamento”; il picnic alla riserva, il modo in cui mi sorrideva qualsiasi cosa io dicessi, i piccoli fiori di pesco che intrecciava nei miei capelli.
Ricorderò l’unica volta che siamo riusciti a vedere il tramonto al Distretto: dopo essere saliti sull’albero di casa mia ed esserci incastrati tra i rami più spessi, siamo rimasti lì, a rimirare il meraviglioso sole rosso che scompariva tra le nubi d’inquinamento circostanti.
Speravo tanto di poter salire su quell’albero insieme a lui tutti i giorni e di provare a vedere il lampo verde: uno spettacolo tanto meraviglioso quanto raro. Una volta che il sole raggiunge la linea dell’orizzonte e, in rare occasioni, si può formare una luce verde che dura pochi secondi.
Alzo la mano destra, con una lentezza sfiancante, mentre lui fa lo stesso con la sinistra.
Come se fossimo l’una riflessa nell’altro.
Portiamo le mani, prima a sfiorarsi con un fremito, e a intrecciarsi poi.
Allacciamo lo sguardo e mischiamo i colori delle nostre iridi.
“ Sei sempre stata meravigliosa, ma io non l’ho mai detto.” Sussurra Blaze, mentre appoggia la sua fronte contro la mia.
Stringo gli occhi e mi mordo forte il labbro inferiore per trattenere le lacrime. Una piccola goccia di sangue mi riga il mento.
“ Ovunque andrai, ti prometto che non sarai sola.” Disse sorridendo.
Ora ti sento Blaze, sento il tuo respiro.
Meraviglioso è il modo in cui, tu ed io, ci scambiamo l’anima, attraverso i nostri respiri.
Sento un tocco leggero sul braccio, poi ne sento un altro sulla spalla e poco dopo uno solo la schiena.
Sposto lo sguardo da Blaze e inizio a guardarmi intorno.
“ Nevica.” Sussurro sorpresa.
Stento a crederci; non che nevichi mai al Distretto ma, dopo giorni di sole, non mi sarei mai aspettata la neve.
Blaze allunga un braccio e stende un palmo per catturare un fiocco di neve. I fiocchi si depositano subito sul suo palmo e scompaiono, sciogliendosi.
Blaze aggrotta le sopracciglia e il suo viso diventa una maschera di confusione.
“ Cosa c’è?” Gli chiedo un po’ preoccupata.
“ C’è qualcosa che non va.” Risponde visibilmente teso.
“ Cioè?” Gli chiedo ancora, impaziente.
“ La neve, solitamente, non è calda.” Risponde.
Allungo anch’io una mano e, con stupore, sento il calore di ogni singolo fiocco che si espande e si dissolve. Le goccioline rimaste scivolano giù dalla mia mano.
Probabilmente non l’ho notato prima perché ho ancora la pelle insensibile per colpa del freddo.
Rivolgo la testa verso l’alto e spalanco la bocca. Qualche attimo dopo, un fiocco di neve mi entra in bocca. Il suo sapore è diverso da quello neutro dell’acqua, è quasi ferroso.
“ Ha un sapore strano.” Dico a Blaze.
“ Non è neve.” Aggiungo.
Solo che non so cos’è.
 
 
Blaze’ s POV
 
“ … l’anima, l’anima sì. Le strapperemo via il cuore. Il cuore cosa? Egli deve morire, perché è qui secondo te? Deve morire, prima dell’anima.. Anima deve soffrire, mentre guarda Cuore morire. Sì, decisamente sensato.” Delle frasi sommesse provengono da vicino.
“ Venus, hai sentito?” Le chiedo, preoccupato.
La osservo mentre si guarda attorno visibilmente spaventata.
“ Cuore muore prima e Anima soffre, così deve essere. Anima non muoverà un arto per colpa della tristezza. Anima fa la dura, ma è la più debole… noi lo vediamo. Noi sappiamo vederlo. E dopo ciò? Me medesima avrà infilzato anche anima e se la mangerà, perché Me medesima ha fame.. e poi vincerà.” Dice la voce.
Non sembra una voce umana; è altalenante e in continuo cambiamento. Quasi stonata cambia, a ogni singola sillaba, il volume e la modulazione di voce. Urla e poi sussurra, gracchia e cantilena.
Mette i brividi.
“ Sì, è orrendo. Qualsiasi cosa sia, faremmo meglio ad andarcene.” Risponde con il volto contorto in una smorfia di tensione.
“ Sicura? Ho la netta sensazione di dover affrontare quella.. quella cosa.”
“ Blaze, non penserai mica che..?” Mi dice confusa.
Possibile che riesca a leggermi come un libro aperto? Per nemmeno una frazione di secondo mi è balenata in testa l’idea che la voce che sentiamo provenga dall’ultima ragazza rimasta nei Giochi e Venus ha capito subito le mie intenzioni.
“ Per quello che ne sappiamo potrebbe essere qualsiasi cosa.” Continua insicura mentre alcuni fiocchi di neve si depositano sulle sue ciglia per poi sciogliersi e colare rapidamente sulle sue guance.
Quasi infastidita, Venus si asciuga il viso etereo dalla poca acqua che, ripetutamente, le corre sul viso.
E non c’è immagine più bella di una ragazza bianca come la porcellana in mezzo a una distesa di bianca neve. I suoi capelli biondi innevati e le sue labbra rosse regalano colore a uno spettacolo così maestosamente puro.
Mai mi ero accorto di quanta naturalezza e purezza contenesse quest’unica ragazza.
Troppo oscura per il giorno, troppo luminosa per la notte.
Troppo spaventata dal cielo, troppo vincolata per il mare.
Troppo per la Terra, troppo poco per il Paradiso.
“ È lei, me lo sento. “ Le affermo.
Un rumore di passi strascicati misto a versi di stanchezza sembra avvicinarsi verso la nostra posizione.
Senza aspettare un solo attimo, trascino Venus per un braccio dietro un albero e mi nascondo assieme a lei.
Ripugnante: ecco una sola parola che riassume lo spettacolo che ci si propone davanti.
Non è più un essere umano, ma un agglomerato di arti e ferite.
La ragazza cammina gobba usando solo la gamba destra, strascicando sulla neve gelata quel poco che le rimane dell’altra gamba. Il piede sinistro non esiste più e della gamba è rimasto solo metà tibia e perone. Il corpo è ricoperto di ferite non ancora cicatrizzate. Inoltre, dalla sua canottiera, s’intravede una spessa cicatrice che fa da protagonista sul suo sterno.
Inutile descrivere le innumerevoli macchie che ha sulle braccia grondanti di sangue. Mancano tutte le dita, tranne il pollice, dalla sua mano destra.
Il viso è pallido e uno dei suoi occhi è chiuso e attraversato da una cicatrice che termina sul mento. La sua bocca sputa sangue a ogni sua parola.
“ Signori e signore, ecco a voi l’Edizione dell’Orrore.” Mi sussurra sarcastica Venus nell’orecchio.
“ Come si può ridurre una ragazza così?” Dico, più a me stesso che a lei.
“ Ho la netta sensazione che, quest’anno, il Capo Stratega sia un tipino particolarmente sadico. E anche assetato di sangue, parecchio.” Sussurra di nuovo.
Nonostante la situazione, mi scappa una piccola risata. Come fa a trovare la forza di scherzare in un momento del genere? È meravigliosa, non c’è altra spiegazione.
“ Andiamo, non lo è secondo te? Cioè, parliamo di uno che ha messo nei Giochi: veleni, droghe, rumori ipnotizzanti, sparizioni notturne, ganci con le corde, suicidi disperati di coppia e neve. Capisci? Neve! Così, alla cazzo.” Dice quasi seccata.
Menomale che la ragazza ha l’udito praticamente inesistente, altrimenti ci avrebbe già assalito.
“ E la sfigurazione qua davanti, ti sei dimenticata.” Le dico, facendo un cenno con la testa verso la ragazza che cammina vanti e indietro a pochi metri da noi.
“ Non sia mai!” Mi risponde alzando di poco le mani, quasi in segno di resa.
“ Può darsi che ci voglia uccidere a suon di polmonite e influenza.” Le dico, con un ghigno divertito sul volto.
Il suon cristallino della sua risata mi avvolge in una calda coperta e il suo silenzio improvviso mi riporta nelle tenebre al freddo, nudo.
Torna a fissare la ragazza, concentrata sulle sue prossime mosse. Incespica le sopracciglia, mentre si spreme la mente alla ricerca di un piano d’attacco.
Ed io non ho nessuna intenzione di perdermi i miei ultimi attimi di Venus Blain.
 
 
 
Eh già! Ho aggiornato finalmente e sono in un ritardo spaventoso.
Non vi so spiegare il perché. So solo di essere cambiata.
Non so in cosa, ma so di essere diversa e voglio essere totalmente sincera con voi.
Ho paura che non finirò mai questa storia. O meglio, non so se la finirò. Sapete, ho passato mesi in ospedale. Ero occupata a guarire e a seguire ore di lezione con insegnanti private per tentare di salvare l’anno. Troppe assenze, troppe malattie, troppi problemi.
Tutti mi dicono: “La salute prima di tutto eh!”. Già, avreste dovuto vedermi. In ospedale, in tutti questi mesi, sarò anche guarita da ciò che mi affliggeva il corpo, ma, la grande realtà è che, sono diversa ora. Troppo diversa.
Ci sono pensieri “stravaganti” che affollano la mia mente. Paure nuove, orrori sconosciuti e.. niente più sicurezze.
Il mio corpo è davanti al mio pc, ma la mia mente si è persa in un ospedale.
Mi sono smarrita.
Spero di non avervi deluse o di non sembrarvi psicopatica.
Mi dispiace davvero tanto.
Proverò a rimettermi insieme.
Proverò a finire la storia.
 
A presto,
Valeria (Shinny)

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Capitolo 19
*** Meno mi farò schifo ***


19. Meno mi farò schifo

Venus’ s POV
 
Non siamo nulla.
Non siamo acqua che cade.
Non siamo fuoco che brucia.
Non siamo Soli che riscaldano.
Non siamo vento che spira.
Non siamo umani che amano.
Non siamo cuori che pompano.
Non siamo demoni che odiano.
Non siamo divinità che giudicano.
Non siamo tempo che scorre.
Non siamo luce che illumina.
Non siamo piante che crescono.
Non siamo polmoni che respirano.
Non siamo gatti che miagolano.
Non siamo deserti che s’inaridiscono.
Siamo ferite che sanguinano.
Solo sangue.
 
Tutto bianco, il pallore invade la mia mente e mi porta in un posto che io conosco.
Non c’ero quel giorno, ma è come se ci fossi sempre stata. Giorni di gioia erano.
Sono di fianco a mio padre, al mio vero padre. Riley Sky.
È giovane, avrà avuto al massimo una ventina d’anni, ed è alto. Si strofina compulsivamente una mano sopra l’altro braccio, lisciandosi continuamente l’abito dall’aspetto costoso.
Il completo è nero con la camicia bianca e candida. Porta la camicia leggermente aperta e la cravatta slacciata, lasciando intravedere una catena con un cristallo verde come ciondolo.
Il ciondolo di mamma.
È proprio mio padre… alto, magro e con una buona dose di muscoli. Ha i capelli biondo cenere tirati indietro con del gel. Sorride, come mai l’ho visto fare. I suoi occhi neri sono lucenti e felici e le sue labbra hanno la piega più serena che possa esistere.
La promessa che tutto andrà per il meglio.
Continua a starsene fermo, impalato di fianco a me con quel suo sorriso estasiato.
Guardo per terra e noto un lungo pezzo di tessuto bianco che inizia da sotto i nostri i piedi e termina dopo una decima di metri come a formare… una navata?
Il matrimonio.
Io e mio padre ci troviamo sotto un arco di legno a cui sono stati intrecciati piccoli fiori rosa e bianchi. Ai due lati della navata, sono disposte in modo ordinato numerose sedie di legno pitturate anch’esse di bianco con drappi di velluto bianco alle estremità rivolti verso la navata.
Dalla parte di mia madre compaiono numerose persone sorridenti che fanno una confusione allegra. Tutti vestiti da Hippie con lunghi capelli selvaggi, acchiappasogni, piume, talismani e fiori. Moltissimi fiori; nei capelli, sui vestiti, come ornamenti.
Noto che mio padre sta sorridendo verso una donna che deve essere sui 45 anni, più o meno. È seduta sulla prima fila e sembra più felice che mai. Non sembra molto alta, ma ha davvero un bel fisico. Ha dei lunghi capelli biondo platino e degli occhi spaventosamente chiari. Nemmeno un filo di rughe sul suo viso e una piccola bocca a cuore. È fasciata in un abito morbido color lavanda e ha delle piccole roselline bianche intrecciate nei capelli. Dalla scollatura del vestito si può intravedere un ciondolo particolare; una foglia le cui venature e il resto del corpo sono state placcate in quello che credo sia oro. È seduta nella prima fila e sorride raggiante verso mio padre.
Non riesco a capire chi sia. Eppure mi è così familiare.
I suoi capelli biondo platino, i suoi occhi chiari, la sua pelle candida, le sue labbra rosse…
Nonna.
Ma certo, come ho fatto a non capirlo? Del resto, non l’ho mai vista.
Ed ecco che compaiono numerose persone anche dal lato di mio padre. Tutte persone ricche e posate che sorridono e conversano amabilmente. Orologi, completi, tacchi alti, oro e collane di perle. Tutti fasciati in abiti dai colori neutri, ma sfavillanti. Alcuni di loro lanciano qualche occhiata di rimprovero alla massa rumorosa di colori sgargianti che si trova dall’altra parte della navata.
Tutt’intorno a noi, solo alberi e qualche sprazzo di cielo azzurro. Piccoli petali rosa che cadono e vengono trasportati da un leggero venticello caldo creando un’ottima atmosfera.
Siamo nella riserva naturale del Distretto.
I due violini iniziano a suonare una leggera armonia e tutti gli invitati si alzano in piedi tentando di osservare per primi la purezza di mia madre il giorno del suo matrimonio.
È raggiante ed è bellissima com’è sempre stata.
È fasciata da un abito bianco con le maniche lunghe e strette costituito da ricami e che si allarga verso il basso. Davanti le lascia scoperte le gambe dalle ginocchia in giù e dietro strascica per terra. Cammina sicura sui petali di fior di pesco a piedi nudi con la sola promessa di volersi fondere, non solo con il ragazzo che l’aspettava all’altare, ma anche con il terreno.
Si sposa a Riley e alla natura.
Il bouquet che stringe fra le mani era formato da cinque rose bianche.
I suoi capelli sono fili dorati, che ha scelto di lasciare sciolti, nei quali sono incastrati piccoli fiori rosa e piume bianche.
Il suo viso è di una bellezza indescrivibile, eterea, più candida della neve stessa.
Le sue labbra rosse si aprono in un sorriso estasiato alla vista di mio padre, gli occhi lucidi e il piccolo naso all’insù.
Alza leggermente il bouquet dall’altezza dello stomaco ed eccomi lì, in una pancina di appena due mesi.
Forse mi sono sbagliata nel dire di non esserci stata perché, in realtà, c’ero anch’io.
 
 
Di nuovo tutto bianco, spento.
Apro a fatica gli occhi, le palpebre troppo pesanti che sbatto qualche volta.
E mi ritrovo a fissare un soffitto di nuovo troppo familiare.
Sollevo le mani verso l’alto e quasi urlo notandole minuscole, come quelle di un neonato. Riconosco improvvisamente l’acchiappasogni e gli elefantini colorati che pendono dal soffitto e oscillano fra loro in una piccola danza.
Volto leggermente la testolina per guardarmi attorno e vedo solo il colore bianco delle pareti e la luce soffusa che spunta tra le pesanti tende blu oceano.
Sento il mio visino aprirsi in un sorriso al suono di passi che vengono verso la mia direzione.
Passi leggeri ed eleganti.
Mamma.
 
 
Mi ritrovo in uno spazio del tutto bianco. Un bianco che fa quasi male, ma che stavolta riesco a toccare.
Il pavimento e il cielo sono bianchi, i miei pensieri sono bianchi ma lucidi.
“ Ciao.”
Mi volto improvvisamente verso la voce maschile che proviene alle mie spalle. Delusa, non mi ritrovo a fissare una persona, ma una luce rossa fluttuante.
“ Tu sei Venus, giusto?” La voce è cambiata, mi è familiare. È calda e amichevole.
Annuisco un po’ incerta.
Il cielo si colora di azzurro chiaro e una fitta coltre di fumo grigio va a oscurarlo.
“ La mia mamma vuole tanto che diventiamo amici.”
Il pavimento si trasforma in terra che, a sua volta, fa crescere dell’erba verdissima.
“ Anche la mia.” Mi ritrovo a dire senza spiegazione sorridendo teneramente.
Compare un piccolo torrente dalle acque stanche vicino all’Anima Fluttuante.
Qualche tulipano cresce rapidamente in tutto il giardino verde.
Un bellissimo pesco si forma poco distante dall’Anima e dal torrente.
“ Quindi, ti va di giocare insieme?”
Blaze.
I colori si mescolano e turbinano un vertice che sostituisce l’Anima con un formato di Blaze di appena 3 anni. La prima cosa che una persona potesse notare in lui è il sorriso. Sempre sorridente. Per non parlare delle espressioni buffe che dipingono quel visetto da innocente. Non è mai stato semplicemente una bocca da sfamare per i suoi genitori, è frutto di un amore pacifico.
“ Mi piacciono i tuoi occhi.” Dice di colpo.
Mi si scalda il cuore all’udire un’altra volta il suono di quelle parole.
 
 
Ormai ho fatto l’abitudine con questo vortice bianco che mi trasporta da un flashback all’altro.
1 anno dopo.
Blaze e io ci rincorriamo nel giardino di casa mia.
“ Amica, come ci si sente ad avere un fratellino in arrivo?” Mi chiede Blaze curioso.
“ Strani, ci si sente strani.” Rispondo continuando a scappare da lui.
Balze ride di gusto e urla “ Adesso ti prendo!”.
Sghignazzo e corro verso l’albero.
“ No, non salire. Poi come ti prendo?!” Esclama quasi scocciato.
Mi arrampico agilmente, nonostante il vomitevole vestitino che mi ha rifilato la mamma.
“ Sali con me.” Gli rispondo.
Non capisco di cosa abbia paura; è risaputo che i peschi del nostro Distretto hanno rami molto più spessi e resistenti di quelli normali.
Mi guarda storto e mi fa la linguaccia.
“ Dai amico, con me non cadi. Te lo prometto.” Cerco di incoraggiarlo.
Non sembra ancora convinto.
“ E se cado?” Mi chiede.
“ Cadiamo insieme.”
Dopo svariati tentativi, si sistema malamente accanto a me.
“ Chissà poi come nascano i bambini.” Dice perplesso.
 
 
2 anni dopo.
Notte fonda.
Urla di un uomo furioso e rumore di vetro che s’infrange contro il pavimento.
Vago come un fantasma per le stanze di casa mia. Questo non sembra essere un mio ricordo…
Entro in salotto e mi fermo di colpo a fissare la scena che si svolge in cucina.
Mio padre è sudato e regge in mano una piccola bottiglietta dai vetri scuri. Ma c’è qualcosa decisamente fuori dal normale; il colore dei suoi occhi è di un rosso acceso inquietante e le vene che gli corrono sulle braccia e sul collo si sono ispessite notevolmente.
Fissa mia madre con aria colpevole e con odio inteso.
Lei è a terra, contro il bancone della cucina, con le ginocchia al petto cerca di cancellare la sua figura.
“ Non puoi togliermi questo! Tu non puoi chiedermi di rinunciare a l’unica cosa che non mi fa percepire la merda nella testa!” urla mio padre quasi disperato.
“ Non comportarti come se questo problema non esistesse. Guardami!”
“ Indigo! Sono qui.”
Lui continua a urlare, ma lei non lo sente nemmeno.
Un pianto di bambino inonda la stanza e fa tremare le pareti.
Lavinia.
 
 
3 anni dopo.
Tutti sanno come siano fatte le persone. Tutte le persone possono essere considerate tali nel profondo. Anche il più vuoto e crudele carnefice può infine pentirsi per i suoi peccati. La morte ci accompagna tutti ed è la nostra unica certezza terrena, ma perché rovinare la vita? Perché rovinare la parte buona della nostra esistenza?
E si sa: l’odio porta solo altro odio e la vendetta non è mai stata nulla di positivo per il nostro cammino.
Eppure perché io desidero solo che lui soffra atrocemente?
Guardo Tom nascondere il viso nella giacca di Riley per piangere.
Se ne sta lì, distrutto, a chiedere a mio padre “ Perché vai via papà? Perché ci lasci qui?”.
Piange, dio mio se piange. E tu, sporco bastardo, te ne stai lì e non lo guardi nemmeno? Con che coraggio ti alzi la mattina?
“ Te l’ho già detto: devo andare a Capitol City.” Risponde mio padre.
Le parole pensano come un macigno eh? Te lo meriti, merda se te lo meriti. Spera che tu soffra almeno la metà di quanto stia soffrendo tuo figlio.
“ È colpa mia? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” Chiede Tom disperato.
Dimmi: domani riuscirai ancora a guardarti allo specchio?
“ Posso farmi perdonare, davvero. Non andare, ti prego.” Continua Tom.
Ci sono quei momenti nei quali vorresti solo sparire piuttosto che assistere a certe scene. Non posso reggere le lacrime di mio fratello. Piove fuori, ma piove anche dentro casa. E, sono sicura, che ci siano temporali dentro il corpicino di Tom.
Il viso di mia madre è fermo, privo di espressione; riserva sguardi di dispiacere verso la piccola Lavinia che stringe con una manina un lembo del suo vestito.
Si tiene salda, la piccola. Come se avesse paura di crollare.
Riley accarezza la testolina di Tom e lentamente lo stacca dalla sua giacca. Poi si dirige verso Lavinia e, chinandosi, le sussurra qualcosa all’orecchio.
Lei sorride e annuisce.
Accarezza il viso di mia madre e le sorride mesto. Lei, rigida, lo fissa con uno sguardo di odio.
“ Allora, non si saluta il proprio padre?” Chiese rivolgendosi a me.
Un colpo, un solo e unico colpo, e il mio cuore è esploso.
Carica d’odio e sarcasmo dissi “ Ah sì? E il mio dov’è?”.
 
 
10 mesi dopo.
Esistono dolori che una persona non dovrebbe conoscere. Scene che non dovrebbe guardare. Anime che non dovrebbero scomparire. Eppure è la vita, è il suo corso.
No, non dovrebbe essere così. Perché dovrei ritrovarmi a desiderare di non essere mai nata? Perché sono costretta a desiderare di cessare di esistere?
Perché, mamma, non potrò più chiamarti.
E scorderò il suono della tua voce.
Precipiti a rallentatore nei miei ricordi, anneghi nel mio oceano interiore. Saprò portare il tuo amore nel mondo? Reggerò la tua figura nelle foto di famiglia?
Scorderò il tuo dolore e la tua pazzia? La risata di Lavinia sarà lo spettro della tua?
Mio odieranno, mi odieranno sicuramente.
Perché adesso? C’era ancora tanto da vivere. C’erano quadri da dipingere, canzoni da cantare, fiori da crescere che non vedranno mai la vita.
E tu, tu te ne stai lì a penzolare da un albero, le ultime lacrime che rigano il viso.
Niente lettere: non hai lasciato nulla.
Come pensi che dovremmo fare noi adesso?
Tenevi davvero così poco a noi? Mamma, vorrei morire anch’io adesso, ma il tuo è stato puro egoismo.
Niente re o regine, quando il rituale comincia: non è il giorno del tuo matrimonio, non ti ha visto nessuno.
Hai chiesto a mio padre di fare qualche sacrificio, ma alla fine sei stata tu l’unica a sacrificarsi.
 
 
4 anni dopo.
“ Buongiorno bellezza.”
Sollievo e calore sulla mia pelle.
Tu risali l’albero, più abile di quanto non fossi in passato. E mentre sorridi ti accomodi affianco a me con le gambe strette attorno al grosso ramo che ci sorregge; spettro della paura che provavi dell’altezza.
E leggero t’avvicini, specchiandoti nei miei occhi per qualche secondo prima di rubarmi un piccolo bacio a fior di labbra. Gentile e dolce, come sei sempre stato con me.
“ Buongiorno Blaze.” Ti rispondo in un sospiro.
“ Solo Blaze?” Mette su un broncio invidiabile, mentre io lo fisso confusa.
“ Insomma, mi aspettavo una cosa più del tipo “Blaze, il gran Figo” oppure “Blaze, colui che incarna tutti i miei ideali di bellezza terrena” oppure, il mio preferito, “Blaze, il dio greco”.” Continua lui mentre gli brillano gli occhi.
Ah, dimenticavo: gentile, dolce e coglione. Un grandissimo coglione che mi fa morire dal ridere.
“ Oh dio, non credevo che il tuo ego fosse così grosso.” Rispondo ridendo.
“ Beh, tanto per informarti, non è l’unico ad essere grosso.. se capisci cosa intendo..” Dice mandando sguardi allusivi al suo basso ventre.
Un emerito coglione.
 
1 settimana dopo.
“ Blaze, lascio la scuola.”
“ Cosa?”
“ E non credo che riusciremo a vederci così spesso d’ora in poi.”
“ Non capisco…”
“ Del resto, cosa posso farci? È l’unico modo.”
“ Frena un secondo, non credi di dovermi delle spiegazioni?”
“ No, meno sai e meno ti farò schifo.”
Meno mi farò schifo.
 
 
2 giorni dopo.
Sudato, brutale e divertito; mi prende da dietro e si porta via la mia verginità. Il mio primo cliente.
 
1 mese dopo.
“ Sei solo una ragazzina! Non puoi farlo veramente!” mi urlò Blaze furioso.
“ Pensi che se avessi scelta lo farei?! Pensi veramente che mi piaccia farlo?!” gli urlai di rimando.
“ C’è sempre più di una scelta!” disse come se quella frase fosse ovvia.
“ Oh andiamo Blaze! Questo ce lo dicevano da bambini! Non è mai stato vero!” gli risposi.
“ Ti dico io cosa non è mai stato vero; la nostra amicizia non è mai stata vera e tu non sei mai stata vera! Ma guardati! Sei solo una bambina abbandonata dai genitori che gioca a fare la sgualdrina! Sei patetica.”
 
1 anno dopo.
Le prime luci del mattino, il cielo che si tinge di un azzurro chiarissimo si scontra con la nube nera che sovrasta il Distretto 5 e i miei stivaletti col tacco che s’infrangono contro la neve accompagnano il mio ritorno a casa.
Ci sono bambini che corrono verso scuola con le proprie madri. Ridono e corrono entusiasti della neve.
Ogni donna che passa si ferma a guardarmi con disappunto. Cosa pensate? Che provi piacere a girare per le strade con l’eyeliner che mi cola sulle guance? Che mi piaccia mostrarvi le mie gambe piene di lividi e segni rossi e i collant ridotti a un paio di fili? Che io muoia di caldo ingabbiata in vestiti succinti mentre tutto intorno nevica?
Come se avessi scelta.
Coprite gli occhi ai vostri figli mentre mi sorpassate a passo svelto per paura che io possa fare chissà cosa. Una quindicenne che cammina ridotta come una schiava fa paura, non è vero?
Nonostante tutto, io rivolgo un sorriso a ognuna di voi e ai vostri cari bambini. Solo per augurarvi una buona giornata.
Voi mi fissate sempre contrariate, come se vi avessi insultate.
Mie care genitrici novelle, badate bene a non uccidervi e sperate che nessuno uccida vostro marito. Altrimenti la bambina che ora tenete per mano potrebbe sostituirmi.
Sono solo una schiava.
E mentre sorpasso gli edifici scolastici, vedo due occhi che mi guardano da lontano.
Non ho nemmeno bisogno di ricambiare lo sguardo.
Blaze è andato.
Ora sono sola.
 
1 anno dopo. La Mietitura.
“ Venus Blain” Non voglio mostrare debolezza ed è per questo che pronuncio il mio nome con strafottenza come se avessi già vinto. Come se mi conoscesse già tutta Panem.
 
 
Mi scoppiano i timpani.
Le ossa mi fanno male.
Un dolore fortissimo mi colpisce la testa.
Percepisco il mio cuore battere.
Percepisco il peso del mio corpo sopra un materasso.
Percepisco un ago infilato nel incavo tra braccio e avambraccio.
Percepisco una mano che stringe forte la mia.
E poi, un boato profondo s’irradia nel mio torace e si espande nel resto del corpo.
Simultaneamente, un profondo respiro mi scuote il petto e le palpebre si aprono di colpo.
Il mio sguardo s’incatena a quello dell’anima che mi completa.
Axel.
 
 
 
 
 
A chi ancora legge ciò che scrivo, a chi ancora aspetta un mio aggiornamento.
A chi ancora non ha perso la speranza, a chi ha lasciato il suo pensiero nel mio scorso capitolo.
A chiunque voglio giurare che finirò questa storia.

- Valeria

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