Why can't you save anybody?

di You move me
(/viewuser.php?uid=338279)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm really sorry! ***
Capitolo 2: *** Locked out of Heaven ***
Capitolo 3: *** Everybody hurts! ***
Capitolo 4: *** No one ever said it would be so hard! ***
Capitolo 5: *** Rumour has it ***
Capitolo 6: *** Not alone ***
Capitolo 7: *** To make you feel my love ***
Capitolo 8: *** If you cry, I cry ***
Capitolo 9: *** No regrets, just love ***
Capitolo 10: *** 'Cause you are my heaven ***
Capitolo 11: *** Our love is all we need to make it through ***



Capitolo 1
*** I'm really sorry! ***


Chris cercò con una mano il telecomando e una volta impugnato non aspettò un istante a cliccare il tasto di pausa per poi lasciarlo cadere a terra e poggiare la testa sulle ginocchia, lasciandosi andare completamente ad un pianto che da troppo tempo cercava di trattenere.
Passarono minuti, forse ore.. i singhiozzi lo scuotevano e le lacrime riempivano i suoi occhi e rigavano il suo viso. Non c’era modo di fermarle, continuavano a scorrere e a torturarlo.. ma lui non se ne preoccupava, non si sforzava di trattenerle, perché le meritava, meritava di stare male, meritava di piangere fino a sfinirsi, fino a non sentire più nulla. Non le avrebbe fermate, avrebbe aspettato che il loro scorrere pulisse un po’ la sua anima, pulisse la sua coscienza e lo sporco che la ricopriva, e poi, magari, si sarebbe sentito meglio, magari.. NO. Povero sciocco. Non sarebbe servito a nulla. Quelle lacrime erano intrise di consapevolezza, e questa ormai si era fatta strada nella sua mente e non l’avrebbe più abbandonato.

Lacrime.

Solo lacrime.

Troppe lacrime.

Per troppo tempo aveva vissuto ignorandole, ignorando il fatto che bramavano per uscire in ogni istante, ricacciandole indietro, facendo finta di nulla pur di evitare di essere travolto dalla verità, la verità che fa male, la verità che puoi provare a nascondere con tutto te stesso, ma ti viene a cercare.

Non si sfugge alla verità e Chris questo l’aveva imparato davvero quel pomeriggio. La verità era venuta a cercarlo, durante quell’intervista, poche ore prima, nel momento in cui lui, troppo concentrato, aveva abbassato un attimo la guardia. Quella domanda, così banale, così innocua, quella domanda che mille volte prima di adesso si era sentito rivolgere, quel pomeriggio l’aveva travolto come un uragano e aveva reso tutto così chiaro e così doloroso. Faceva male, troppo male. Lo strappo al petto era stato così violento che Chris per un istante si era stupito che la gente attorno a lui non se ne fosse resa conto. Ma lo stupore era durato un attimo, un solo attimo, perché non c’era spazio per altri sentimenti nel suo corpo, non c’era spazio per niente che non fosse dolore. Quel dolore muto ma che dentro di se urlava cosi forte da fargli girare la testa. Come facevano a non sentirlo? Come facevano a non vedere le fiamme che lo stavano logorando? Stavano tutti li, in attesa di una sua risposta. Tutti ad osservarlo, sorridenti.. perché sorridevano? Non avrebbero dovuto sorridere. Chris non sopportava i sorrisi. I sorrisi erano sbagliati. Perché non erano quel sorriso. Avrebbero dovuto saperlo, sapere che per lui non esisteva più nessun sorriso, da quando..

Improvvisamente si era alzato dalla sedia lasciando che questa cadesse all’indietro con un tonfo sordo, cercando di bloccare i pensieri che stavano prendendo una direzione troppo pericolosa.. Aveva strascicato uno “Scusatemi” con voce bassissima ed era corso via. Era salito in auto e aveva guidato fino a casa, la mente annebbiata e le lacrime che premevano per essere liberate..

“Vincitore di un Golden Globe, attore, scrittore, sceneggiatore, ispirazione per milioni di persone nel mondo. Sta per uscire il tuo terzo libro. Il terzo in un anno. Penso tutti siano concordi col dire che questo sia un periodo d’oro per Chris Colfer. Possiamo dire che adesso non manca nulla alla tua vita per essere perfetta?”

Quella domanda continuava a rimbombargli nella mente ed ogni volta come una pugnalata lo scuoteva e lo lacerava..

“..Possiamo dire che adesso non manca nulla alla tua vita per essere perfetta?”

“..non manca nulla alla tua vita per essere perfetta?”

“..non manca nulla.. perfetta?”

“..NULLA.. PERFETTA?”

Aveva inchiodato davanti casa, completamente stravolto, non riuscendo a sentire altro che queste due parole e il dolore che provocavano ripetendosi nella sua mente. Sempre più forte, sempre più profondo.

Durante il tragitto non aveva idea di cosa avrebbe fatto una volta giunto a casa. Stava solo sfuggendo, il più lontano possibile, da quegli sguardi, dai quei sorrisi troppo sbagliati.. Ma una volta sceso dall’auto una determinazione nuova l’aveva travolto. Quella sensazione che ti invade quando ti rendi conto che non puoi più sfuggire, che non hai altra scelta, che devi affrontare il dolore, e che devi farlo al più presto. E aveva capito che c’era una sola cosa da fare. Così era entrato in casa, aveva lanciato la borsa in un angolo ed era corso alla televisione. Aveva preso con la mano tremante la chiavetta e l’aveva inserita. Si era accoccolato sul divano pronto, per quanto possibile, a ciò che lo attendeva e aveva premuto Play.

Kurt e Blaine, la loro storia, il loro amore. Ecco quello che Chris aveva deciso di guardare. Ed era rimasto davanti al televisore ore e ore: il loro incontro, il conoscersi, gli sguardi, il primo bacio, il primo “I love you” quasi sussurrato, e poi la loro prima volta, i litigi, i duetti, la partenza di Kurt per New York.. e a ogni scena il dolore aumentava, a ogni scena le lacrime sembravano volerlo inondare, ma le aveva trattenute così a lungo che era come se non fosse più capace di piangere, come se avesse scordato come fare.

Finché.. quella scena. Chris sapeva! Sapeva fin dall’inizio che era quello che gli serviva. Sapeva che era li che doveva arrivare. Ascoltò la canzone, in attesa, vide sul viso di Kurt farsi strada la consapevolezza, li vide camminare uno accanto all’altro nel parco e nel frattempo ascoltava il suo cuore che batteva così forte da sembrare volergli uscire dal petto. E poi sentì Blaine pronunciare quelle parole. Lo senti sussurrare quell’”I’m really sorry!” e fu la fine. O l’inizio. Le lacrime che tanto aveva atteso, fin dal momento in cui era sfuggito da quello studio, arrivarono e lo inondarono come un fiume in piena abbattendo tutte le barriere che aveva così meticolosamente costruito, tutte le convinzioni a cui si era aggrappato in questi mesi. Non era rimasto più niente a proteggerlo. A proteggerlo dal dolore. A proteggerlo da se stesso. Perché come Kurt e Blaine aveva vissuto una favola. Come Kurt e Blaine.. ma Kurt e Blaine sarebbero tornati insieme. Kurt e Blaine avrebbero risolto tutto. Per Kurt e Blaine l’unico destino era l’eternità. Loro invece.. Loro no. Loro non erano Kurt e Blaine. Loro erano Chris e Darren.

La verità era una ed una soltanto: la vita di Chris Colfer, vincitore di un Golden Globe, stella nascente nel panorama letterario e cinematografico, ricoperto di premi e riconoscimenti, era ben lontana dal poter essere considerata perfetta. Chris Colfer non aveva nulla nella sua vita. Non aveva più nulla. Perché non aveva più Darren.

Alzò la testa dalle ginocchia e con quel briciolo di voce che riuscì a trovare, tra le lacrime, sussurrò quelle quattro semplici parole: “I’M REALLY SORRY!”.




















NOTE:



Ehm.. Salve a tutti! (:

Continuo a ripetermi che nessuno leggerà mai questa storia, ma in caso mi stessi sbagliando, mi presento: mi chiamo Deianira.. e questa è la mia prima fanfiction, quindi non siate troppo cattivi con me, vi prego! ;)

Detto questo faccio qualche precisazione:

- Innanzi tutto parto dal titolo. Si tratta di una citazione dal film “The perks of being a wallflower”, film che amo e che se non conoscete vi consiglio vivamente di vedere;

- La scena di Glee su cui mi soffermo nel capitolo è, ovviamente la scena della rottura Klaine della 4x04 (come se potesse esistere qualcuno che non conosce quella scena! T.T);

- Qualsiasi cosa abbiate letto e qualsiasi cosa leggerete in futuro, ricordate: Io amo Chris Colfer e Darren Criss con tutta me stessa. Entrambi. ;)

 

A questo punto.. boh! Che aggiungere.. Non so esattamente il motivo per cui mi sia finalmente decisa a pubblicare.. So solo che ho sentito la necessità di scrivere questa storia, ed eccomi qui. Magari alla fine, quando non ci sarà il rischio di spoilerarvi tutto vi racconterò cosa mi ha spinto a farlo..

Intanto se siete arrivati fin qui posso solo dirvi grazie, con tutto il cuore! **

Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Locked out of Heaven ***


Si era appena conclusa una comune giornata sul set di Glee, tra riprese, prove, frenesia e ilarità.
 
Cory era stato oggetto delle solite battute idiote sulle sue scarse qualità di ballerino. Chord aveva perso per l’ennesima volta il suo iPhone gettando l’intero set nel panico più totale per un’ora intera. Ryan aveva amabilmente rimproverato una volta uno, una volta un altro, perché:
“Ci vuole più intensità!”
“State litigando, smettila di guardarla con gli occhi da pesce lesso!”
“Tra un’idiozia e un’altra, potresti farmi il piacere di leggerti il copione?”

Una giornata come le altre per tutti insomma, ma non per Darren, che si stava dirigendo verso il suo camerino, con lo sguardo basso, desideroso solo di gettare la testa sotto l’acqua per lavare via la quantità immane di gel che lo obbligavano a utilizzare quando indossava i panni di Blaine, e con esso i pensieri che non l’avevano abbandonato un secondo durante quelle ore che gli erano sembrate infinite.
Sapeva che, una volta rimasto solo, questi avrebbero preso completamente possesso della sua mente e lui per sua natura non era il tipo da reprimere i sentimenti, si lasciava trasportare dalle emozioni alla pari di un bambino e ne veniva completamente inondato, e così avrebbe fatto in una giornata normale. Avrebbe lasciato la sua mente libera di vagare tra le mille domande, tra i mille ricordi. Ma non oggi. Oggi, chissà perché, era particolarmente stanco. Oggi avrebbe provato a non pensare. Perché aveva combattuto col groppo in gola e con il nodo allo stomaco tutto il giorno, perché gli altri non si accorgessero, non capissero che, ancora, dopo tutto questo tempo, per quanto lui si sforzasse di negarlo, la sua vita fosse legata in maniera indissolubile ad una sola ed unica persona.
Cosa avrebbero potuto fare i suoi colleghi, una volta capito che il suo umore nero era dovuto semplicemente alla scoperta che Chris non sarebbe stato sul set quel giorno? Cosa avrebbero potuto fare, se non compatirlo, più di quanto non stessero già facendo? Non poteva permetterlo, e per questo motivo, si sforzava con tutto se stesso di sorridere, di negare, di comportarsi come avrebbe fatto il vecchio Darren. Il Darren spensierato e solare, che illuminava il mondo con il suo sorriso.

E si illudeva di riuscire ad ingannare tutti. Si illudeva. Perché in realtà l’unico che riusciva ad ingannare era se stesso.

Giunto davanti la porta del suo camerino tirò un sospiro di sollievo e si fiondò dentro felice di essere rimasto finalmente da solo, lontano da tutti quegli occhi che da due mesi a questa parte lo scrutavano cercando di cogliere ogni suo lieve cambiamento d’umore, ogni suo tentennamento.
Era davvero deciso a costringersi a non pensare, ce l’avrebbe messa tutta. Si sarebbe abbandonato ad una doccia calda, rilassando il corpo e chiudendo la mente.
Di nuovo illusioni. Davvero pensava di riuscirci?

Darren non era bravo a reprimere i suoi sentimenti.

Darren non riusciva a incanalare i pensieri nella direzione meno dolorosa.

Darren non riusciva a non pensare a lui.

Darren non era Chris.

Non servì a nulla l’acqua, non servì a nulla la musica, non servirono a nulla i mille altri argomenti su cui cercò di concentrarsi. Per tutto il tempo in cui rimase chiuso nel suo camerino continuò a torturarsi, con domande alle quali sapeva di non poter dare nessuna risposta. Perché sapeva bene di non avere più alcun diritto. Nessun diritto di chiedersi dove fosse o cosa stesse facendo, nessun diritto di chiedersi con chi.. Sapeva di dover stare lontano. Sapeva che le cose erano cambiate. Sapeva che quel numero, che per così tanto tempo aveva rappresentato un porto sicuro, non apparteneva più alla sua vita. Sapeva che avrebbe dovuto dimenticarlo e invece gli rimbombava in mente talmente forte, come se volesse a tutti i costi essere utilizzato. Ma non poteva. Mai, per niente al mondo avrebbe più composto quel numero. Perché Chris aveva preso una decisione, e lui l’avrebbe rispettata. L’avrebbe osservato in silenzio. Sarebbe rimasto lontano, nonostante non esistessero parole per descrivere quanto tutto questo facesse male.
Cosa avrebbe dato per poter, anche per una sola volta comporre di nuovo quel numero e sentire la sua voce all’altro capo rispondere allegra e sorridente, beandosi della certezza che quel sorriso era per lui..

Basta. Con un gesto deciso della testa cercò per l’ennesima volta di scacciar via quei pensieri che lo stavano lentamente torturando, più dolorosi del solito. Giornate come quella, prive della luce che solo la presenza di Chris era in grado di dare, erano il suo peggiore incubo e desiderava soltanto tornare a casa, mettere su le cuffie, stendersi sul letto e riposare.
Nonostante adesso non si rivolgessero altro che qualche cortese saluto, poterlo guardare mentre sorseggiava una Diet Coke, o mentre sorrideva e si rassettava i capelli scompigliati dopo una prova, o immergersi nel mare azzurro dei suoi occhi osservandolo durante le riprese.. per non parlare del poterlo osservare con gli occhi di Blaine, riuscendo finalmente a rivolgergli quegli sguardi pieni d’amore e di tormento che nella realtà si sforzava tanto di nascondere.. erano queste le uniche cose che ormai riuscivano a dare un senso alle sue giornate. E quando mancavano sentiva il vuoto dentro di lui diventare talmente grande da poterlo inghiottire completamente.

Uscì dalla doccia, afferrò un paio di jeans e una maglietta, si rivestì in fretta scompigliandosi i riccioli bagnati e osservò per un istante la sua figura allo specchio.

“Non c’è alcuna possibilità che tu riesca a chiudere la mente anche solo per dieci minuti, eh Darren? Sei un idiota.” Si rimproverò ad alta voce.

No, non c’era possibilità. Non ce n’era mai stata, nemmeno nei primi giorni, quando aveva creduto di poter davvero morire di dolore, nemmeno allora, anche solo per un secondo era riuscito a togliersi Chris dalla mente.
Il suo viso, il suo corpo, la sua voce..
Ogni cosa di lui gli mancava, ogni giorno di più, ogni giorno più forte e più nel profondo.
E come avrebbe potuto essere diversamente?
Aveva vissuto davvero solo dal momento in cui Chris era entrato nella sua vita. E da quel primo istante aveva capito che erano le due metà di un intero, nate per stare assieme e completarsi a vicenda. Era stato talmente facile per Darren capire di essere innamorato di quello che da subito era diventato il suo migliore amico. E talmente facile per Chris cedere alle sue attenzioni.
Era stato talmente facile per Darren mettere in discussione se stesso e ciò che aveva sempre creduto di essere. Non esistono le etichette, esistono solo i sentimenti, esiste solo l’amore e Darren ne era la prova vivente.
E l’amore era nato, ed era cresciuto, e si era fatto talmente grande e forte da travolgerli. E loro si erano lasciati travolgere e avevano vissuto, avevano finalmente vissuto davvero.
Le loro giornate insieme, le loro chiacchierate infinite, i loro baci rubati di nascosto dal mondo, le serate davanti la tv, i loro duetti improvvisati, il loro completare le frasi dell’altro con una tale sintonia da lasciare il resto del mondo a bocca aperta.. E poi le loro mani intrecciate, il dormire insieme abbracciati dopo aver fatto l’amore, lo svegliarsi accanto, beandosi l’uno del profumo dell’altro e non desiderando essere in nessun altro posto che non fosse quello.. che non fosse casa. E poi le rare volte in cui discutevano, gli sguardi di Chris quando lo prendeva in giro per la sua esagerata spontaneità, o ancora il semplice stare seduto sul letto ad osservare Chris che, alla scrivania, si immergeva completamente nella scrittura, pensando che non esistesse al mondo visione più bella.

Come mai avrebbe potuto dimenticare tutto questo? Può mai, qualcuno che ha vissuto il paradiso, abituarsi ad una vita all’inferno?

Darren aveva amato.

Darren amava ancora.

Darren non avrebbe mai smesso di amare.. non avrebbe mai smesso di amarlo.

Diede un ultimo sguardo allo specchio, sbatté un paio di volte le palpebre e si costrinse a tornare alla realtà. Afferrò la borsa e le chiavi dell’auto e si chiuse la porta del camerino alle spalle incamminandosi verso il parcheggio.

Aveva fatto solo pochi metri però, quando, svoltato un angolo si ritrovò quasi a sbattere contro un capannello di colleghi che chiacchieravano fitto fitto, stretti attorno ad una figura che Darren per un attimo non riuscì a riconoscere.
Appena lo videro, i suoi colleghi si scambiarono un paio di sguardi carichi di significato e prontamente Mark si staccò da loro, e con fare un po’ troppo disinvolto lo prese sotto braccio.

“Giornata stancante amico, non credi? Che ne dici di andare a bere qualcosa stasera? Giusto per allentare un po’ lo stress!” – gli disse cercando di allontanarlo un po’ dagli altri.

Ma Darren non era stupido. Gli era bastato un attimo per rendersi conto della situazione. Per capire che il suo arrivo li aveva presi alla sprovvista. Che stavano cercando di nascondergli qualcosa. Di proteggerlo da qualcosa. Per capire che la persona che tutti stavano ascoltando così attentamente era Lea, Lea che era la migliore amica di Chris, Lea che come Chris oggi era magicamente scomparsa per un’intera giornata.

Chris.

CHRIS.

“Ragazzi, cosa sta succedendo?” – disse di getto con un tono di voce decisamente troppo più alto del normale. Non li avrebbe lasciati sfuggire. Non avrebbe mollato. Doveva sapere. Gli era bastato guardare i loro visi per capire che doveva assolutamente sapere.

“Niente Dare, stiamo solo chiacchierando..”
“Parliamo del più e del meno..” - provarono a buttare li Jenna e Kevin, ma sapevano che non sarebbe servito.

“Ragazzi, smettetela di prendermi in giro! Qualcuno mi dica immediatamente cosa sta succedendo. Qual è il problema?” – sbottò Darren lasciando tutti a bocca aperta.

Darren Criss non aveva mai urlato contro di loro. Darren Criss rideva, cantava, vociava e saltava ma non urlava. Il suo tono fece improvvisamente zittire tutti e dopo qualche secondo, Lea, che da quando l’aveva visto apparire non aveva smesso un istante di guardarlo negli occhi, emerse dal gruppo e senza smettere di fissarlo sussurrò:

“Si tratta di Chris.”

Darren sentì il suo cuore perdere un battito. Guardò Lea negli occhi e attese che la ragazza continuasse a raccontare, le mani strette in pugno, talmente forte da farle quasi sanguinare e la mente che volava già tra mille supposizioni diverse. Perché i loro sguardi e il tono di Lea non promettevano nulla di buono.
Dopo qualche istante, Lea, con la voce più tranquilla che riuscì a trovare, e continuando a guardarlo fisso negli occhi, gli sfiorò un braccio:

“Darren, tesoro, respira, ok? Stai tranquillo. Non è successo nulla di grave. Ti racconto tutto ma smettila di torturare le tue mani in quel modo.”

Trovarono due sedie e Lea suggerì agli altri ragazzi di lasciarli un paio di minuti da soli.
Una volta seduti iniziò a raccontare, cercando di cogliere nel frattempo ogni reazione dell’amico, anche la più impercettibile.

“Avrai notato che oggi io e Chris non siamo stati qui in giro.”

Darren sentì istintivamente il bisogno di controbattere:

“No, io..” ma le parole gli morirono in gola. Non era capace di mentire.

“Darren! Smettila di illuderti di riuscire a nascondere i tuoi sentimenti. Non ci sei mai riuscito, non ci riuscirai mai. Soprattutto con me. La mia non era una domanda. E adesso fammi continuare a raccontare, le tue mani mi stanno implorando.”

“Ok! Vai avanti.” rispose Darren con un filo di voce.

“Perfetto. Io e Chris oggi non eravamo sul set perché avremmo dovuto registrare un intervista per un giornale on line. Avevamo appuntamento oggi pomeriggio nei loro studi e ci eravamo accordati per andare insieme. Chris è passato a prendermi da casa subito dopo pranzo. Era tranquillo..” – Lea fece una pausa e quasi con un sussurro aggiunse:
“Tranquillo. La farsa che ci propina giornalmente negli ultimi mesi.”

Darren strinse un attimo gli occhi, cercando di cogliere il senso delle sue parole, ma non ebbe il tempo di concentrarsi troppo perché Lea riprese immediatamente il suo normale tono di voce e continuò a raccontare.

“Insomma, è passato a prendermi e ci siamo diretti all’appuntamento. Siamo arrivati con largo anticipo e abbiamo avuto anche il tempo di fare qualche autografo e qualche foto con delle ragazze dello staff, prima di iniziare. I giornalisti erano simpatici e cordiali, ci siamo sentiti immediatamente a nostro agio. La prima ad iniziare sono stata io. E’ stata un’intervista carina, divertente, niente di troppo serio o fastidioso.
Dopo di me è toccato a Chris. Hanno iniziato con le domande e tutto sembrava procedere normalmente. Chris rispondeva con il suo solito tono ironico facendo ridere tutti. Finché.. be’, finché la giornalista che lo stava intervistando gli rivolse una domanda, non ricordo le parole esatte, ricordo che riguardava il suo successo e il fatto che la sua vita adesso sembra avvicinarsi alla perfezione.. A quel punto, non so cosa sia successo esattamente. Chris è sbiancato, ha sgranato gli occhi ed è rimasto immobile, con il respiro che si faceva di secondo in secondo più pesante. Tutti lo stavamo fissando in attesa della sua risposta, ma lui non ci vedeva neanche, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, non parlava, non si muoveva.. Darren, ti giuro.. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Mi sono presa uno spavento che mai prima d’ora.. Pensavo stesse male, stavo per avvicinarmi per capire meglio, quando improvvisamente, come un matto, è saltato su dalla sedia facendola rotolare a terra. Ma non se n’è assolutamente curato.. Anzi, secondo me non se n’è nemmeno accorto. Ha sussurrato uno ‘scusatemi’ con un filo di voce ed è corso via..”

Darren fissava l’amica con gli occhi sgranati, non la stava più nemmeno realmente ascoltando. Sentiva il suo cuore che pulsava talmente forte da poter esplodere da un minuto all’altro, le mani che, ancora strette in pugno, iniziavano a fargli veramente male, la mente che provava ad elaborare le parole appena ascoltate, cercandone un senso. Si sforzò con tutto se stesso di tornare il più possibile presente, perché intanto Lea stava continuando a raccontare:

“Ho provato ad inseguirlo, gli sono corsa dietro immediatamente, ma è stato talmente veloce - sai quant’è veloce Chris quando corre - non ce l’ho fatta. Si è infilato in auto ed è sfrecciato via. Non si è nemmeno voltato un attimo. Niente. Nemmeno uno sguardo. Sono rimasta li a fissare la strada impalata. Non ha nemmeno pensato che mi stava lasciando lì a piedi, che sarei dovuta tornare a casa con lui. Non è da Chris, lo sappiamo bene sia io che te.” -  guardò Darren per un istante in silenzio chiedendosi se non stesse sbagliando a raccontargli tutto, lo sguardo dell’amico infatti era talmente pieno d’angoscia che per un attimo si pentì di aver ceduto così in fretta.
Ma come avrebbe potuto tenerlo all’oscuro? Come avrebbe potuto mentirgli? Non a Darren. Non stavolta. Darren aveva il diritto di sapere. Perché non esisteva nulla nella vita del ragazzo che contasse quanto Chris, questo Lea lo sapeva bene. E perché già da tempo lei conviveva con una sensazione, che quel pomeriggio si era fatta talmente forte, talmente insistente da impossessarsi della sua mente completamente..
Così continuò a raccontare:

“Sono tornata dentro.. Non sapevo esattamente cosa dire. Ho buttato lì che aveva avuto un malore, che si scusava e che avrebbero sicuramente ripreso in un momento migliore, ma sapevo benissimo che non avrei convinto nessuno. D’altronde cosa avrei potuto fare? Volevo cercare di salvaguardarlo in qualche modo. Sai benissimo come ci sguazzeranno adesso su questa storia. Sicuramente avrà già fatto il giro del mondo e non oso immaginare quanto ci staranno già ricamando sopra.” – Lea prese un bel respiro e continuò – “Insomma ho ringraziato, ho salutato e mi sono allontanata più in fretta che potevo. Ho preso il cellulare e ho chiamato Cory perché venisse a prendermi. Nell’attesa ho provato a telefonare a Chris, mille volte, ma il cellulare squillava a vuoto. Nessuna risposta. Il panico mi stava completamente invadendo. Non ti so dire lo stato in cui mi  ha trovata Cory al suo arrivo. Per fortuna non mi ha fatta attendere molto e, una volta arrivato, siamo saliti in auto e abbiamo deciso che il primo passo da fare era provare a cercarlo a casa. E grazie a Dio la sua auto era lì. Devo dire che la cosa mi ha un attimo tranquillizzata, quantomeno era sano e salvo.
Darren ti giuro, avresti dovuto vederlo.. o forse no! Era fuori di sè, ero davvero terrorizzata sapendolo in giro per la città, in auto, da solo, in quelle condizioni.”

Darren continuava ad ascoltare l’amica senza riuscire a dire una parola. Ascoltava e basta. Con gli occhi fissi su di lei ma lo sguardo lontano, cercando quanto più possibile di contenere i suoi sentimenti per non crollare. Lea intanto continuava a guardarlo negli occhi e, preso un altro respiro profondo, riprese a parlare:

“Sono scesa immediatamente dall’auto e mi sono fiondata alla porta, ho suonato il campanello, una, due.. dieci.. mille volte. Non mi ha risposto, capito? Non mi ha risposto! Era a casa, la macchina era li, vedevo la luce del soggiorno accesa. Ma non mi ha risposto. Niente. Mi ignorava. Ho ripreso il cellulare e ho ricominciato a chiamare. Intanto continuavo a fissare la finestra, sperando di vederlo, quantomeno per accertarmi che fosse vivo, che stesse bene. Ero li per li per sfondare la porta in qualche modo – e ci sarei riuscita, giuro - e correre su quando, per un istante, ho intravisto la sua figura muoversi nella stanza. E’ stato solo un attimo, ma non sai il sollievo! A quel punto Cory mi ha trascinata di forza in auto e mi ha portata qui. Ha provato a convincermi che forse, se Chris non rispondeva, era perché aveva bisogno di stare da solo. Stava bene, quantomeno fisicamente e forse era giusto lasciarlo stare. Quando avrebbe avuto bisogno di me mi avrebbe chiamata. E dentro di me sapevo che aveva ragione, che non aveva senso insistere.. Ma Dare, Chris è il mio migliore amico. Chris c’è sempre stato quando ho avuto bisogno di lui. E ti giuro, ti giuro che non sto esagerando nel dire che oggi pomeriggio lui aveva bisogno d’aiuto. Non dimenticherò mai il suo volto nell’istante prima che si alzasse da quella sedia.” – Lea sospirò di nuovo, con una mano si sistemò i capelli e attese che l’amico dicesse qualcosa. Ma Darren continuava a fissarla senza aprire bocca. La ragazza allora gli prese una mano e si avvicinò un po’ di più al suo volto per sussurrargli:

“Dare, so che forse non avrei dovuto raccontarti questa storia. So che forse sarebbe stato meglio tenerti all’oscuro, ma non mi è sembrato giusto, non ce l’ho fatta a mentirti.. ma adesso ti guardo negli occhi e mi sento terribilmente in colpa.. Scusami Dare!”

“No!” – la interruppe immediatamente l’amico – “Non ti scusare. Hai fatto bene. Non ti avrei lasciata andare senza sapere, lo sai anche tu. Ed è giusto così. Io.. dovevo sapere. Anche se sappiamo bene entrambi che non posso fare nulla, che non posso.. non posso. Anche se Dio solo sa quanto vorrei. Ma non posso. E va bene così, ok? Adesso..  adesso devo andare. Grazie Lea. Grazie davvero. Salutami tutti. Ci vediamo lunedì. E.. nulla, lascia stare.” – avrebbe voluto dirle di tenerlo informato, avrebbe voluto dirle di chiamarlo immediatamente quando fosse riuscita a parlare con Chris, ma non lo fece. Non poteva. Non era suo diritto. Non lo riguardava più.

Così si alzò dalla sedia e rivolse alla ragazza un mezzo sorriso prima di girarsi e raggiungere la sua auto.
Salì a bordo e provò invano ad inserire la chiave, ma le sue mani tremavano e la mente non lo aiutava, troppo impegnata a ripercorrere e rielaborare le parole di Lea.

Se c’era una cosa che l’aveva aiutato a tirare avanti in questi mesi era la convinzione che Chris fosse felice. La certezza che, nonostante non fosse più lui la causa del suo sorriso, quel sorriso esisteva. E per Darren era questa l’unica cosa importante. Amava quel ragazzo così tanto da fregarsene del suo dolore e della sua sofferenza. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere la luce negli occhi di Chris e il sorriso sulle sue labbra, sempre. Per sempre. Ma adesso? Adesso che questa sua certezza era crollata, adesso che l’unica cosa che rendeva la sua sofferenza sopportabile era improvvisamente svanita nel nulla, come sarebbe sopravvissuto? Chris stava male. Chris, chissà per quale ragione, era crollato quel pomeriggio e con lui era crollato il mondo di Darren, tutto quello su cui Darren aveva basato la sua vita negli ultimi mesi. Si senti pervadere dal dolore, senti il suo cuore farsi sempre più pesante nel petto, la testa che girava come se volesse trascinarlo via, lontano, nel buio più totale. Chiuse gli occhi e rimase li. Rimase in quel parcheggio per chissà quanto tempo.

Era buio da un pezzo quando aprì gli occhi e si guardò intorno. Era rimasto solo, tutt’attorno nient’altro che silenzio. Respirò profondamente e mise in moto. Guidò con una direzione fissa nella mente. Verso un luogo che l’aveva accolto così tante volte, in una vita che adesso sembrava così lontana.. Un luogo che un tempo aveva considerato casa.

Posteggiò davanti casa di Chris, scese dall’auto e si appoggiò alla portiera con gli occhi fissi verso la finestra illuminata nel soggiorno del ragazzo. Era proprio come aveva detto Lea: l’auto davanti la porta, la luce accesa. Ma, a differenza di Lea, Darren non bussò. Rimase lì ad osservare, con le lacrime che gli rigavano il viso. Rimase lì e basta, finché non iniziò a piovere. Ma anche allora non se ne andò. Quando si ritrovò talmente bagnato da non riuscire più a frenare i brividi che lo scuotevano salì in auto e prese il cellulare.

Quella sera, per la prima volta da quel lontano giorno di due mesi prima, Darren si convinse che da solo non ce l’avrebbe fatta.

Quella sera, per la prima volta, Darren chiese aiuto.











NOTE:

Ok.. “5 persone seguono la tua storia”. E’ uno scherzo vero?? Deve per forza essere uno scherzo.. oddio, ho i brividi solo a pensarci! ** Grazie, grazie, grazie! :)
 
Per quanto riguarda il capitolo non ho molto da dire, tranne il fatto che ho pianto scrivendolo, come una matta.. ma per me è una cosa abbastanza comune, quindi.. ;) Dovete sapere che io odio l’angst.. o quantomeno così credevo, ma chissà per quale motivo ci sono piombata dentro in pieno! E mi odio da sola, ve lo giuro.. ma passerà! E’ una promessa! J
 
Detto questo vi saluto, e vi ringrazio ancora.. e, se sarete ancora qui: alla prossima! :)
 
#ISupportCory

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Everybody hurts! ***


“Io ho bisogno di sapere. C’è qualcosa dietro tutto questo. Ne sono convinta, ora più che mai.. ma cosa? Oddio, potrei impazzire da un momento all’altro.” – Lea stava camminando su e giù per la stanza da più di un’ora, continuando a blaterare sotto lo sguardo esasperato di Cory che ormai non si preoccupava nemmeno più di cercare di tranquillizzarla.

Da quando erano tornati a casa quella sera, la sua ragazza non aveva fatto altro che parlare e parlare di un solo ed unico argomento, cercando risposte che lui non era in grado di darle e che, se doveva essere del tutto sincero, era convinto lei non potesse pretendere.

“Amore, non credi sia meglio lasciargli sbrigare questa faccenda da soli? Le tue sono solo supposizioni, non sai cos’è passato per la mente di Chris questo pomeriggio. Non sai esattamente quali sono le ragioni che l’hanno fatto scoppiare. Non sai i reali motivi della rottura con Darren. E se non sai queste cose, vuol dire che loro hanno preferito non condividerle. Sanno che ci sei, sanno che possono contare su di te. Saranno loro a fare il primo passo, se ne sentiranno l’esigenza.” – aveva provato a dire Cory all’inizio, quando ancora si illudeva di riuscire a farla ragionare.

Cory era, per natura, più pragmatico di Lea.
Mentre Lea si faceva guidare sempre dall’istinto e dai sentimenti, lui era la parte razionale della coppia. Ma le sue parole in questo caso non avevano scalfito minimamente le convinzioni e la determinazione della ragazza che stava provando con tutta se stessa a scacciare via il panico dovuto al fatto che non avesse ricevuto ancora nessuna notizia di Chris: pregava che stesse bene e intanto cercava di concentrarsi su qualcosa che la frenasse dal mandargli in casa un esercito di pompieri.

“No! Non sono d’accordo. Sono miei amici, e se io mi accorgo che qualcosa non quadra ho il diritto, no, anzi, che dico, ho il dovere di intromettermi e cercare di aiutarli. E qui qualcosa non quadra. Cory ti prego, non puoi non essere d’accordo con me. Devi ammettere che c’è qualcosa che non torna in tutta questa storia.” – aveva ribattuto Lea.
E da li era ricominciato un altro monologo infinito sui suoi sospetti e le sue convinzioni.

“Sappiamo entrambi che la storia della rottura con Darren ha dietro di sé qualcosa. Lo sappiamo benissimo tutti, da sempre. E se fin’ora abbiamo fatto finta di niente, fatto finta di non vedere, ignorando una cosa talmente evidente, è stato solo per proteggerli, per evitargli sofferenze ulteriori. Ma abbiamo sbagliato. E adesso è arrivato il momento di fare chiarezza. Perché stanno soffrendo, e non solo Darren. Stanno soffrendo entrambi. E soffrono l’uno a causa dell’altro: potessi morire in questo istante se non sto dicendo la verità.”

Cory aveva alzato per l’ennesima volta gli occhi al cielo. La teatralità della sua ragazza a volte raggiungeva livelli sovrumani!
Anche lui voleva bene ai suoi amici, questo era ovvio. Adorava Darren. Parliamoci chiaro, chi mai potrebbe non adorare Darren? Con quel suo modo di fare così solare e coinvolgente. La persona più buona e altruista che avesse mai avuto il piacere di conoscere. E poi c’era Chris. Per Chris nutriva un sentimento talmente profondo, paragonabile all’amore per un fratellino più piccolo. Erano cresciuti insieme. Dal giorno in cui si erano incontrati la prima volta sul set era passato così tanto tempo, Chris era un cucciolo, nel vero senso della parola, e adesso invece era cresciuto così tanto, era diventato sempre più forte, sempre più bravo e Cory era talmente fiero di lui.
Voleva ad entrambi un bene dell’anima, e non si sarebbe certo tirato indietro se avessero avuto bisogno di lui, ma era davvero convinto che non fosse rispettoso intromettersi senza essere stati interpellati.  
A quanto pare però non tutti erano della sua stessa idea..

“Facciamo un attimo il punto della situazione. – stava continuando infatti Lea – “Chris e Darren si conoscono e la loro chimica è innegabile fin dal primo istante. Tutti la vedono, tutti la percepiscono. Chris e Darren si innamorano e provano per un periodo a nasconderci i loro sentimenti, ma parliamoci chiaramente, non sono mai stati bravi in questo. Dimmi che non ho ragione adesso.. avanti!”

Cory ricordava benissimo il periodo in cui il “CrissColfer”, (anche lui, come il resto del cast, amava usare i termini coniati dal fandom) era ancora un segreto per tutti. Ricordava gli sforzi di Chris e Darren per continuare a negare l’evidenza e ricordava la gioia di tutto il cast, quando finalmente i loro amici avevano deciso di aprirsi, almeno con loro, e di renderli parte della loro felicità. Così aveva subito annuito a Lea.
La furia della sua ragazza stava davvero iniziando a spaventarlo! Aveva il timore che, ad un minimo accenno di titubanza, avesse potuto scagliargli in testa la prima cosa che le capitava a tiro.
Così Lea, soddisfatta, aveva continuato:

“Quindi: cercano di nascondercelo, invano, per un po’ di tempo, finché decidono che non è più necessario e che possono fidarsi di noi. E chi è la prima persona con cui si aprono? Chi?? IO. Io ho saputo la verità prima di tutti voi. Io sono stata la prima alla quale hanno aperto il loro cuore. La prima che ha potuto provare quella meravigliosa sensazione di soddisfazione nel vedere che tutto quello che avevamo sempre sospettato era la pura e semplice.. e meravigliosa verità. E’ stato insieme a me che sono venuti a parlare con voi. A me che hanno chiesto di aiutarli a farvi capire, con le buone o con le cattive, che avreste dovuto fare di tutto perché questa storia rimanesse ancora un segreto per il resto del mondo. Giusto?” – Lea aveva visibilmente accelerato il passo, ormai faceva avanti e indietro per la stanza ad intervalli di qualche secondo.

Cory, che la guardava con uno sguardo tra il divertito e il terrorizzato, sentitosi chiamare in causa per l’ennesima volta si era affrettato a rispondere:

“Giusto! Ma, tesoro.. perché non ti siedi adesso? Non è necessario continuare a camminare così per la stanza, possiamo parlare anche se stai seduta..”

“No!” – lo aveva interrotto Lea immediatamente, per poi continuare – “Allora, Chris e Darren, non più obbligati a nascondersi da noi, non si mollano un attimo. Passano insieme ogni istante della loro vita, guardandosi con quegli occhi innamorati che avrebbero fatto invidia al più demenziale romanzetto rosa. Il loro amore è talmente forte da percepirsi in ogni loro gesto, da sminuire qualsiasi altro sentimento nel raggio di mille miglia. E, cosa più importante, parlano. Parlano di quello che provano. Chris è il mio migliore amico, mi racconta tutto, non fa altro che parlare di Darren, di quanto sia innamorato, di quanto Darren sia perfetto, e dolce, e sexy, e di quanto siano fatti l’uno per l’altro, e di quanto sia fortunato ad aver trovato la sua anima gemella, e bla bla bla..
Tutto procede a meraviglia, finchè un giorno, improvvisamente: Chris e Darren non stanno più insieme. Non un accenno, non un’avvisaglia. Nulla. Da un giorno all’altro si lasciano. E fin qui, potrebbe - e sottolineo potrebbe - sembrare tutto normale.
Ma la cosa non finisce qui. Perché Chris e Darren si lasciano e Chris, nel tempo di un respiro, si mette con un altro. E dice di essere felice. Ma Chris non è felice, Cory. Solo un cieco non si accorgerebbe di una cosa talmente evidente.” – Lea aveva sospirato un paio di volte e fermatasi davanti al suo ragazzo, guardandolo dritto negli occhi aveva ripreso – “Io ho conosciuto il Chris felice, come ho conosciuto il Darren felice. Tutti noi li abbiamo conosciuti, Cory. Abbiamo visto benissimo la gioia e l’amore nei loro occhi. Vuoi dirmi che non ti ricordi? Vuoi dirmi che non ricordi della sensazione che irradiavano tutt’attorno a loro? Vuoi dirmi che non ricordi che bastava osservarli per essere contagiati da quell’aura di pace, serenità e d’amore che li avvolgeva? Tutto questo adesso dov’è? DOV’È?
Che non si veda in Darren è normale, ok. Ma Chris? Chris dovrebbe essere innamorato, da quello che vuole farci credere. Dovrebbe vivere quel periodo, all’inizio di una storia, in cui tutto è sorpresa, novità e gioia. Invece no. Chris non sta vivendo, sta sopravvivendo. I suoi sorrisi hanno un retrogusto malinconico. Il suo sguardo è spento. Non ha entusiasmo per nulla. E non dirmi che non hai notato come, sul set, il suo sguardo cerca Darren in continuazione, come se fosse il suo centro gravitazionale..
E non parla! Mai una parola, mai! Non mi parla di lui, non mi parla più di quello che prova, di quello che sente, e tutte le volte che provo a prendere il discorso mi risponde con qualche frase stupida e banale e si affretta a cambiare argomento.
Mi chiedo se lui stesso si renda conto di questo, mi chiedo se sappia di non essere felice e cerchi di imbrogliarci, o se davvero si illuda che vada tutto bene.
Mi chiedo cosa veda Darren. Se anche lui abbia la mia stessa sensazione.
Mi chiedo cos’è successo veramente oggi pomeriggio, perché sono sicura che c’entri questa storia..
Ho bisogno di capire, ho bisogno di sapere di più..”

Cory era rimasto un attimo in silenzio a riflettere. Non aveva mai considerato davvero tutto questo, ma ascoltando le parole di Lea, si stava convincendo ogni istante di più, che la ragazza avesse ragione: c’èra qualcosa, nel loro comportamento, che lui non aveva notato, che tutti gli altri probabilmente non avevano notato, ma che a Lea, sempre così attenta e protettiva nei confronti dei suoi amici, non era sfuggito.
Rimaneva però della convinzione che non fosse giusto intromettersi, e che in ogni caso bisognasse avere prove certe, prima di mettere su una discussione che avrebbe fatto soffrire fin troppe persone. Quindi, nonostante tutto, aveva continuato nel suo tentativo di frenare un po’ l’impeto della sua ragazza, già pronta, se lui le avesse fatto notare un minimo cedimento, ad andare a sbraitare contro i diretti interessati pretendendo tutte le spiegazioni necessarie.

Avevano continuato a battibeccare per un tempo infinito: Lea continuando ad analizzare gli ultimi due mesi, cercando indizi, facendo mille supposizioni sul motivo della reazione di Chris di quel pomeriggio, e Cory cercando, in maniera più razionale, di trovare alternative e di moderare, per quanto possibile, la situazione.
E avrebbero continuato ancora per chissà quanto tempo, se, nel bel mezzo dell’ennesimo sproloquio di Lea, il suo cellulare non avesse squillato, interrompendoli.

La ragazza, che in una situazione normale si sarebbe sentita particolarmente infastidita dall’essere interrotta proprio nel momento in cui credeva d’essere vicina ad avere la meglio sul suo ragazzo, in quell’istante fu talmente felice di sentire quella suoneria e, convinta che fosse finalmente Chris, corse al comodino a rispondere.
Preso il cellulare in mano però, rimase per un attimo pietrificata.

Non era Chris che la stava chiamando. Era Darren.

Darren la stava cercando, a quell’ora della notte, dopo una giornata del genere, e Lea si sentì subito invadere dal panico. Guardò per un attimo Cory, che ignaro le stava chiedendo come mai rimanesse ancora immobile a fissare lo schermo del cellulare senza rispondere, e gli sussurrò con un filo di voce:

“È Darren!”

Cory strabuzzò gli occhi e rimase a sua volta immobile.
A quel punto Lea, cercando di vincere per qualche secondo la sensazione di terrore che la stava attanagliando, porto il cellulare all’orecchio:

“Pronto?

“Lea.. scusami.. per l’ora.. so che.. f..forse.. non avrei.. dovuto chiamarti.. stavi dor.. dormendo?”

“Dare, che succede?? Che hai??” – lo interruppe Lea terrorizzata. La voce del suo amico era poco più di un sussurro e tra una parola e l’altra poteva sentire benissimo i brividi che lo scuotevano.

“Io.. io.. credo di avere.. credo di avere bisogno d’aiu..to.” – Darren non riusciva quasi a parlare.

“Dimmi dove sei! Cosa ti è successo??” – disse Lea immediatamente, la voce che rasentava l’isteria.

“Io.. sono davanti.. sono davanti casa di.. Chris..” – la pausa che fece il ragazzo prima di pronunciare quel nome non aveva nulla a che fare con i brividi. Pronunciare quel nome ad alta voce gli risultava sempre particolarmente difficile, ma quella sera era stata l’ennesima pugnalata al suo cuore già pericolosamente frantumato – “Lea.. per fav..”

“Oddio Dare, cosa ci fai li? È successo qualcosa a Chris??” – lo interruppe di nuovo Lea, non riuscendo più a contenere il panico.

“Non lo so.. credo di.. n..o! Io.. non ho vis..to.. Io non l’ho visto! Sono.. sono venuto qui.. e bas..ta..” – si sforzò di rispondere il ragazzo.

“Darren rimani lì! Stiamo arrivando!” – sbraitò Lea.

Fece cenno a Cory, che la fissava ancora sbalordito, di seguirla e corse a recuperare giacca e chiavi dell’auto.

Arrivarono davanti casa di Chris in un baleno.
Trovarono Darren seduto in auto, la testa poggiata al sedile, gli occhi chiusi, bagnato fradicio, incapace di smettere di tremare.
Le gocce di pioggia, che cadevano dai suoi riccioli zuppi, si confondevano con le lacrime che continuavano a scorrere senza sosta.

Li sentì arrivare, li sentì aprire la portiera e li senti pronunciare il suo nome, fargli domande, supplicarlo per avere delle risposte. Sentì la loro voce turbata, le loro mani che gli asciugavano il viso e lo scuotevano. Sentiva. E avrebbe voluto rispondere, tranquillizzarli. Avrebbe voluto dir loro che andava tutto bene. Ma non era vero. Niente andava bene.
Con tutta la forza che riuscì a trovare sussurrò:

“Portatemi a.. casa.. per favo..ore!”

Casa.

Era già a casa.

Quella era la sua casa.

Casa è dove abita il tuo cuore d’altronde, no?

E invece no. Quella non era più casa sua. Non importava che dentro di sé sperasse follemente che qualcuno lo portasse su per quelle scale, verso quella finestra illuminata di fronte a lui, verso le uniche braccia che desiderava lo stringessero, come un tempo.

Non importava.

Perché, per il resto del mondo, non era quella casa sua.

Per tutto il resto del mondo.

Senza eccezioni.

Sentì delle braccia che lo aiutarono a spostarsi, l’auto che ripartiva..
 



Un paio d’ore più tardi Darren stava seduto al tavolo della sua cucina, finalmente asciutto, davanti ad una tazza fumante di cioccolata. All’altro capo del tavolo, Lea e Cory lo ascoltavano raccontare le ultime ore di quell’estenuante giornata.

“E sono andato lì. Non so nemmeno io il perché. Era come se non comandassi più le mie azioni. Sono arrivato e mi sono appoggiato all’auto, a fissare la finestra. Nient’altro. E ha iniziato a piovere.. E.. poi avete visto da soli il resto.” – Darren prese un sorso di cioccolata e guardò i suoi amici di fronte a lui, i loro occhi così pieni d’affetto e sinceramente preoccupati. Meritavano una spiegazione migliore. Doveva sforzarsi di farlo, nonostante facesse male da matti parlarne ad alta voce. Stavolta non poteva tirarsi indietro. Così prese un bel sospiro e continuò:

“Ragazzi, so che ve l’ho già detto, ma, davvero, vorrei scusarmi ancora per avervi chiamati a quest’ora, non volevo farvi preoccupare, mi dispiace talmente tanto..”

“Darren, adesso penso sia arrivato il momento di smetterla con queste scuse idiote! A cosa servono gli amici? Non voglio sentire più una parola su questa storia!” – lo rimbeccò Cory, con la voce che era tutto tranne che dura.

“Ok! Allora, permettetemi almeno di spiegarvi.. Io, ho davvero creduto, per tutto questo tempo, di riuscire ad ingannarvi. Pensavo davvero di stare facendo del mio meglio. Pensavo di essere un bravo attore, ma a quanto pare nella realtà le cose vanno diversamente. Oggi ho capito che è stato tutto inutile. Parlando con te oggi pomeriggio, ho capito che sono solo un povero illuso e che i miei sentimenti, per tutto questo tempo, sono stati sotto gli occhi di tutti. Sono un idiota.”

Darren fece una pausa. Risultava più difficile di quanto pensasse, ma doveva continuare.
Lea intanto aveva preso la sua mano e la stava stringendo forte, così il ragazzo, dopo l’ennesimo sospiro, riprese:

“Quindi.. Non ha senso continuare a fingere. Ragazzi, mi manca. Mi manca come l’aria. Mi manca talmente tanto che a volte sento che potrei morire.” – non poteva ricominciare a piangere. Aveva già fatto preoccupare i suoi amici abbastanza per quella sera. Doveva essere forte, sforzarsi di essere forte, quantomeno per loro. Strinse il pugno sotto il tavolo e andò avanti.

“ Da quando.. da quando non stiamo più insieme non passa minuto in cui io non pensi a lui, in cui non desideri averlo accanto e.. ” – chiuse un attimo gli occhi.

Quanto forte e per quanto tempo poteva far male il cuore prima di scoppiare?

Lea, che sentiva a sua volta le lacrime pericolosamente vicine gli sussurrò:

“Dare, non sei un idiota. Non devi torturarti a questo modo. Che senso avrebbe avuto nasconderti da noi? Siamo i tuoi amici. Siamo qui per aiutarti, lo sai. Ma non sei obbligato a parlarne per forza adesso, se non te la senti.” 
“No, devo. Devo spiegarvi.” – riprese Darren – “Io sapevo fin dall’inizio di stare vivendo una favola. Una di quelle che mi piacciono così tanto, in cui l’amore trionfa e tutti vivono felici e contenti per la vita.  Ma per l’ennesima volta mi stavo illudendo. La vita non è una favola. C.. Chris meritava di più! Avrei dovuto sapere di non essere abbastanza! Me ne rendo conto solo adesso. Chissà perché ci accorgiamo sempre troppo tardi delle cose..”

Stava delirando. I suoi amici lo fissavano con gli occhi sgranati, sconvolti dalle parole che avevano appena ascoltato.

“Darren cosa stai dicendo? Sei completamente impazzito?” – lo rimproverò Lea quando riuscì a ritrovare un attimo di lucidità. Sapeva benissimo quanto Chris fosse sempre stato fiero di Darren. Non faceva altro che elogiare il suo incredibile talento, non faceva altro che ripetere quanto fosse perfetto in ogni cosa che decidesse di fare.. Per Chris non esisteva al mondo persona migliore di Darren. Lea non avrebbe mai dimenticato le lacrime di gioia e di orgoglio negli occhi di Chris quando parlava del suo ragazzo. Per questo motivo le parole dell’amico le sembrarono assolutamente ridicole e insensate.

“Io non riesco a credere a quello che sto sentendo.” – cercò di farlo ragionare. Ma Darren la interruppe immediatamente:

“Lea, ascoltami. Non sto dicendo che non mi amasse. Non sto mettendo in dubbio i suoi sentimenti, assolutamente. Ma le cose cambiano. Purtroppo le cose cambiano. Per quanto noi ci sforziamo, non possiamo evitarlo.” – fece una pausa, cercando con tutto se stesso di trattenere le lacrime e andò avanti – “Sono stato male. Ma tutto il dolore che ho provato in questi due mesi è nulla in confronto a quello che sto provando oggi. Fino ad adesso, sapere Chris felice, anche se lontano da me, è stata l’unica cosa che mi ha permesso di tirare avanti, di non sprofondare completamente. Ma stasera, dopo quello che mi hai raccontato, ho visto scivolare dalle mie mani l’unica cosa che mi teneva a galla. Se Chris non è felice non posso esserlo nemmeno io. E sono caduto giù, a picco. Mi sono ritrovato sotto casa sua, bagnato fradicio. Era l’unica cosa che potevo fare in quel momento. L’unica cosa che posso fare, per sempre. Non ho più nessun diritto. Non posso fare niente per lui. La verità la sappiamo bene tutti e tre: lui sta con un altro. Non mi ama più. E io devo farmi da parte. Questa è l’unica cosa che posso fare per lui. Farmi da parte e osservarlo da lontano. Per quanto mi stia distruggendo, non posso fare nient’altro. Non mi ama più. Non.. più!”

Per quanto si stesse sforzando di essere forte, Darren sentì il peso di quella giornata crollargli definitivamente addosso. Aveva fatto uno sforzo immane per mettere da parte l’orgoglio, chiedere aiuto e aprire completamente il suo cuore. Sentì gli occhi riempirsi per l’ennesima volta di lacrime ma stavolta non riuscì a fermarle. Le lasciò scorrere. Ormai non aveva più nulla da dire.. più nulla da nascondere.

Lea non poté più sopportare oltre. Sapeva che Darren si sbagliava. Ne era convinta. Vedere il suo amico davanti a lei in quello stato la convinse che fosse giunto il momento di parlare chiaramente, una volta per tutte. Si alzò e si avvicinò a Darren, si abbassò e poggiò le mani sulle sue ginocchia guardandolo dritto negli occhi:

“Darren..” – cominciò – “Darren, io devo..”

Cory capì immediatamente quello che la sua ragazza stava per fare. Non poteva permetterglielo, non in quel momento. Così strinse la spalla di Lea e si rivolse immediatamente all’amico:

“Dare, sei sfinito! È ora di andare a riposare, amico. Avremo tempo per parlare.. adesso hai bisogno di dormire, non ti reggi in piedi.”

Darren sentì d’un tratto tutta la stanchezza accumulata travolgerlo, come se le parole di Cory l’avessero resa più reale, come se per un attimo si fosse reso conto di provare qualcos’altro in mezzo a tutto quel dolore. Senti gli occhi, gonfi di lacrime, farsi sempre più pesanti e si accorse di non poter più resistere oltre:

“Hai ragione, credo sia meglio provare a dormire un po’.” – strascicò e poi, con un sorriso troppo forzato, aggiunse: “Grazie ragazzi. Grazie davvero!”
 



Rimasti soli Cory guardò Lea negli occhi con un’espressione dura:

“Sei impazzita o cosa? Cosa pensavi di fare? Riversare su Darren tutte quelle tue supposizioni senza base certa, per ottenere esattamente che cosa? Per illuderlo? E se si rivelassero solo idiozie senza alcun fondamento? Lea hai visto come stava stasera, o no? Come pensi possa reagire ad un’altra delusione?”

Lea aveva visto. Aveva visto anche troppo bene. Guardò negli occhi il suo ragazzo e rispose:

“Lo ama ancora. Chris lo ama ancora.”







NOTE:

 
Quindi siete aumentati. Non riesco nemmeno a crederci! :) E ho ricevuto anche la mia prima recensione! Il mio cuore stava per esplodere dalla gioia quando l’ho letta! Grazie davvero! **
 
Eccomi ancora profondamente immersa nell’angst, mi sto chiedendo seriamente se ne uscirò viva, perché ad ogni capitolo perdo anni di vita e litri di lacrime.. :)
 
In ogni caso, vorrei solo aggiungere che l’idea di incentrare il capitolo su Lea e Cory l’avevo già dall’inizio, ma dopo la notizia di Cory della settimana scorsa mi è sembrata, ancora di più, la cosa giusta da fare: come un augurio affinchè riescano insieme a superare questo momento e ritrovare la serenità! :’)
 
Ah, ecco, prima di salutare devo aggiungere un ultima cosa: scrivere di Darren che non si crede abbastanza è stata una delle cose più difficili che io abbia mai fatto. Chi mi conosce sa quanto io ami Darren Criss, profondamente e incondizionatamente. Quanto lui sia importante per me e quanto io lo consideri talentuoso e perfetto in ogni cosa che fa.
Ma spesso, l’amore ci rende ”stupidi e ciechi”  e pur di non pensare male della persona che amiamo siamo disposti a calpestare noi stessi, e questo è quello che sta facendo Dare nella storia!
Vabbè, volevo solo specificare questa cosa, perché io che parlo male di Darren è proprio la cosa più lontana dalla realtà che possa esistere! ;)
 
Detto questo, vi ringrazio per l’ennesima volta tutti.. vi abbraccerei tutti se potessi! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** No one ever said it would be so hard! ***


Chris aprì gli occhi e si guardò intorno. Rimase per un istante stranito di ritrovarsi, vestito, su quel divano. Doveva essere mattina inoltrata. La luce del sole filtrava dalla finestra, illuminando la stanza, e dalla strada salivano i rumori tipici della frenesia mattutina.

Ma lo stupore durò soltanto un attimo, perché, improvvisamente, come una pugnalata il ricordo delle ultime ventiquattro ore lo colpì in pieno, travolgendolo e facendolo ripiombare nella realtà.

Sentì gli occhi pesanti, sentì il cuore a pezzi e ricordò.
Ricordò ogni singolo istante, ogni sensazione e ogni pensiero che aveva attraversato la sua mente dal momento in cui era fuggito via da quello studio.
Ricordò le lacrime, troppe lacrime.
Ricordò quante volte, tra i singhiozzi, aveva sussurrato quel nome, ancora e ancora, come a voler recuperare tutto il tempo perduto a costringersi a rifiutare anche solo di pensarlo.
E ricordò quante volte aveva ripetuto le sue scuse, i suoi ‘mi dispiace’, al nulla, desiderando che l’unica persona a cui erano destinati riuscisse a percepirli.
Ricordò di aver urlato, di aver maledetto se stesso un’infinità di volte, di aver stretto tra le mani il cuscino a tal punto da sentire le mani iniziare a fargli male. 
Finché anche le poche forze rimaste lo avevano abbandonato e, sfinito, era crollato chiudendo gli occhi.

Adesso, di nuovo sveglio, non riusciva nemmeno più a piangere. Si sentiva come svuotato.
Adesso che anche le lacrime erano finite non gli era davvero rimasto più nulla.

Prese un bel respiro e si decise ad alzarsi. Per un attimo la testa gli girò talmente forte che ebbe la sensazione che non sarebbe riuscito a rimanere in piedi, ma non poteva tornare su quel divano, doveva reagire. Così raccolse tutte le forze che gli rimanevano e si avvicinò alla finestra. La aprì e respirò per qualche istante l’aria fresca.

Cosa avrebbe fatto adesso? Cosa sarebbe successo, ora che non era rimasto più nulla a proteggerlo?

Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare per qualche secondo dal vento che soffiava sul suo viso. Di una cosa era certo: non avrebbe, nemmeno per un istante, tentato di tornare indietro, al buio di quegli ultimi mesi. Aveva provato a tenere Darren fuori dalla sua vita, credendo fosse la scelta migliore. Quant’era stato stupido! Tutto inutile. Non puoi decidere chi amare. Per niente al mondo avrebbe tentato ancora una volta di allontanare dalla sua mente quel nome, quel viso. Anche a costo di morire di dolore. Preferiva soffrire. Tutto, pur di non costringersi ancora a rinnegare i suoi veri sentimenti, a rinnegare l’amore.

Sapeva che, adesso che le barriere che aveva costruito erano crollate completamente, tutti i ricordi che aveva rifiutato per tanto tempo, relegandoli nella parte più nascosta della sua mente, perché non venissero a torturarlo, lo avrebbero invaso. E li aspettava impaziente. Non li avrebbe più fermati, non aveva più senso ormai. Voleva ricordare. Anche se farlo lo avrebbe distrutto. Voleva rivivere tutte quelle sensazioni di cui si era privato negli ultimi due mesi, rivivere tutti quegli istanti di pura e assoluta felicità. Convincersi che fossero esistiti realmente. Sentirli veri e vivi dentro di se ancora una volta.
E ricordare era anche fin troppo semplice adesso. Ogni cosa in quella stanza, nella sua intera e stupida vita, gli ricordava Darren.
Prese un'altra boccata d’aria e chiuse la finestra. Si appoggiò al muro e posò lo sguardo sul divano..
 



“Questo film mi farà sempre lo stesso effetto, ogni volta! Non avrei dovuto darti retta, dovevamo guardare Harry Potter. La verità è che ti piace vedermi piangere, ammettilo!” – Darren era sdraiato sul divano con la testa poggiata sulle gambe di Chris, gli occhi lucidi, mentre il suo ragazzo con una mano gli accarezzava i riccioli disordinati.

“Ma che dici, scemo!” – aveva risposto Chris, sorridendo – “Moulin Rouge fa piangere più me che te.. mi sembra evidente! Basta guardarmi! È talmente romantico. Una delle storie più belle mai raccontate. E quella canzone? Amo quella canzone. Potrei ascoltarla per ore! Quanto vorrei che la facessero cantare a Kurt e Blaine! Immagina che scena verrebbe fuori.. il fandom impazzirebbe!”

Darren aveva sorriso e aveva annuito convinto:

“In effetti sarebbe perfetta per loro.. o per noi! Sarebbe fin troppo semplice riuscire ad immedesimarsi! Dovremmo proporlo a Ryan.”

 Stavolta era toccato a Chris annuire, per poi, con un piccolo ghigno, aggiungere:

“E comunque devo ammettere che hai ragione, adoro vederti piangere.. giusto perché poi mi dà la possibilità di coccolarti in questo modo..”

E intanto, continuando con una mano a massaggiargli i capelli, aveva iniziato, con l’altra, ad accarezzare il suo viso, gli occhi, il profilo del naso, fino alle labbra delle quali stava seguendo il contorno con la punta delle dita.
Darren, a quel punto aveva chiuso completamente gli occhi, sospirando beato.

“No!  Apri gli occhi Hobbit! Non puoi immaginare quanto mi siano mancati in questi giorni.” – lo aveva scherzosamente rimproverato Chris, facendo scoppiare l’altro in una risata spensierata.

“Agli ordini padrone!” – aveva risposto Darren tornando a guardare Chris fisso negli occhi  – “Comunque non sai quanto ti capisco. Sono stati i cinque giorni più lunghi della mia vita. E, come se non bastasse, mia madre non ha smesso un attimo di rimproverarmi per non averti portato con me!”

A quel punto Darren si era sollevato e sedutosi a gambe incrociate accanto a Chris aveva preso un bel respiro e imitando la voce della madre aveva continuato:

“Darren Everett Criss! Avresti dovuto esser più convincente. Quel povero ragazzo ha talmente bisogno di riposo, in questo periodo lavora come un matto! Povero piccolo. Avresti dovuto insistere. Sono sicura che non hai insistito abbastanza..”

Chris non riusciva a smettere di ridere, Darren era un imitatore perfetto, soprattutto quando si trattava della madre!

“Se solo tua madre ti vedesse in questo momento..” – aveva sospirato tra una risata e l’altra.

“Oh, ma ti prego! Faccio queste imitazioni anche davanti a lei, da sempre! Non c’è niente di più esilarante che guardare le sue reazioni!” – aveva risposto Darren con il suo normale tono di voce, per poi continuare a blaterare:

“E, in ogni caso, pensi mi abbia creduto quando le ho detto dei tuoi impegni? Ma assolutamente no! Ho provato in tutti i modi a convincerla, ma lei, imperterrita, ha continuato a rimproverarmi, a ripetere quanto sarebbe stato bello averti con noi, quanto ormai tu faccia parte della nostra famiglia..” – a questo punto aveva fatto un sospiro e aveva aggiunto, con voce un po’ più bassa – “Devo dire che su questo aveva completamente ragione, comunque! Non puoi capire quanto mi abbia fatto piacere sentire queste parole..”

“Credo di poterlo capire abbastanza bene, in realtà!” – aveva ribattuto Chris sorridendo e cercando la mano del suo ragazzo per stringerla nella sua.

Era una di quelle piccole cose che aveva sempre amato, questa: le loro dita intrecciate, le loro mani strette l’una sull’altra, come un’unica cosa.. condividendo l’infinito dei loro cuori senza nessun bisogno di parole.

Darren aveva sorriso di nuovo e stringendo a sua volta la mano di Chris aveva continuato:

“Ma anche io ho le mie armi, lo sai! Quando ho capito che non c’era più nulla da fare e che mi sarebbero toccati cinque giorni di prediche infinite ho tirato fuori il tuo libro! Avresti dovuto vedere la sua faccia!  Non riusciva a credere di poterlo leggere prima di tutti gli altri. ‘Ecco i privilegi dell’essere la madre del ragazzo di Chris Colfer!’ le ho detto ironicamente. Poi ho sfoderato i miei occhioni da cucciolo, l’ho abbracciata dicendole che era un regalo per lei da parte di tutti e due, e.. Boom! Sparita! Non si è più vista! Ha iniziato a leggere e s’è completamente dimenticata di me, totalmente rapita dalla tua storia, finché non l’ha finita. È un po’ ingiusto, sai? Dovresti spiegarmi come fai.”

“Come faccio a fare cosa, esattamente?” – aveva ribattuto Chris, che non smetteva di sorridere, con lo sguardo tra il divertito e il compiaciuto per le parole appena ascoltate.

Darren allora si era sporto in avanti, continuando a sorridere, fino a sfiorare con il suo naso quello del suo ragazzo, e gli aveva sussurrato sulle labbra:

“A conquistare la gente in questo modo.. ad essere così.. così perfetto!”

E senza lasciare a Chris nemmeno il tempo di rispondere aveva affondato una mano tra i suoi capelli tirandolo un po’ più a se e aveva poggiato le labbra sulle sue.

Chris aveva sentito il suo cuore perdere un battito. Non importava quanto tempo fosse passato, ogni volta era come la prima. Non si sarebbe mai abituato a Darren.
Sospirando aveva afferrato a sua volta quei riccioli che tanto adorava e aveva ricambiato il bacio.

E improvvisamente tutto il resto aveva perso ogni importanza, esistevano solo loro in quell’istante perfetto, i respiri sempre più affannati, i cuori che battevano in sincrono.. Semplicemente loro due, insieme.
Le loro labbra si muovevano le une sulle altre come se fossero nate solo per quello. Era sempre stato così, fin dall’inizio, come se fosse quello l’unico posto per loro, l’uno sulle labbra dell’altro.

“Mi sei mancato anche tu, angelo!” – aveva sussurrato Darren, dopo un tempo infinito, staccandosi dalle labbra di Chris quel tanto che bastava per riuscire a fissarlo dritto negli occhi – “Da matti!”

E senza distogliere neanche per un istante gli occhi dai suoi, si era alzato e porgendogli la mano aveva aggiunto: – “Andiamo di là?”

Chris aveva afferrato la mano del suo ragazzo e si era alzato a sua volta. Una volta in piedi, con un balzo si era arrampicato sulla sua schiena e si era aggrappato con le braccia al suo collo. Aveva avvicinato le labbra all’orecchio di Darren e aveva sussurrato ridendo: “E me lo chiedi?”
 



Chris sospirò profondamente e sorrise. Un sorriso amaro, intriso di dolore.
Non avevano chiuso occhio, quella notte. Riusciva ancora adesso a sentire l’eco delle loro risate, le mani di Darren sul suo corpo, il suo profumo così inebriante.. Come se tutto il tempo passato a reprimere i ricordi non avesse fatto altro che rafforzarli e renderli più intensi adesso che, liberi, erano tornati ad invaderlo.

Sospirò ancora una volta, poggiando la testa indietro, al muro, e ripensò a quella canzone. Quella canzone che avevano desiderato così tanto cantare insieme, felici.
Quella canzone, alla fine, Kurt e Blaine l’avevano cantata davvero.. troppo tardi. Tardi. Ma non per Kurt e Blaine. Tardi per Chris e Darren. Ed era stato devastante. Che strani scherzi gioca a volte il destino! Una giornata intera a fingere, a sforzarsi con tutto se stesso per non crollare, per tenere intatto il muro di menzogne che tanto accuratamente aveva costruito, per immedesimarsi completamente nel suo personaggio in modo da vedere di fronte a se solo Blaine e non Darren. Solo gli occhi di Blaine e non quelli di Darren, così immensi e bellissimi..
E aveva lasciato che Kurt si abbandonasse tra le braccia di Blaine in quell’abbraccio finale, così tenero e straziante. Solo in quel momento si rendeva conto di quanto in quell’ultimo istante non fosse rimasto più niente di Kurt e Blaine. Era Chris che si aggrappava a Darren, con tutto se stesso, come sperando che in quell’abbraccio Darren riuscisse a cogliere tutte le parole non dette, tutte le sue scuse, tutti i suoi ‘perdonami’.

“Sono uno stupido!” – Chris trasalì. Non si era nemmeno reso conto di aver parlato ad alta voce. Questo però riuscì a farlo tornare per qualche secondo alla realtà. Abbassò gli occhi e si osservò per un istante: era in una condizione pessima! Si convinse che fosse arrivato il momento di darsi una ripulita e, come muovendosi per inerzia, andò in cucina, riempì una bicchiere d’acqua e lo bevve tutto d’un colpo. Dopo di che si diresse verso il bagno. Entro e osservò per qualche istante il suo volto riflesso allo specchio..
 



“Sai cosa ti manca per essere perfetto? Un bel sorriso! Pensi di riuscire a regalarmi uno dei tuoi meravigliosi sorrisi prima di andare?” – Darren si era avvicinato a Chris, che davanti allo specchio non la smetteva di inspirare ed espirare completamente invaso dal panico, e gli aveva poggiato le mani sulle spalle, stringendole appena.
Chris aveva sospirato e aveva chiuso gli occhi un istante:

“Non ce la faccio Dare, non ce la faccio. Facciamo così, rimaniamo a casa, ci togliamo questi stupidi vestiti, ordiniamo una pizza e rimaniamo sul divano, solo tu ed io.. e al diavolo il resto, al diavolo la premiere, al diavolo anche il film!”

Darren aveva riso e poggiando il mento sulla spalla del suo ragazzo aveva ribattuto:

“Per quanto la tua proposta possa essere allettante, soprattutto la parte che riguarda i vestiti, mi sa che per questa volta dovrò rifiutare. Credo proprio che stasera mi toccherà dividerti con un bel po’ di gente! E non voglio sentire più una parola sul fatto che non ce la puoi fare! Io sono qui per questo, ok?”

Chris si era girato per guardare Darren negli occhi:

“Ma io non ce la posso fare davvero. Non sono mai stato tanto agitato in vita mia! Cosa mi è passato per la mente? Tutta quella gente che sarà lì solo per il mio film, con chissà quali aspettative.. rimarranno delusi, non c’è dubbio! E non voglio, Dare, davvero.. non voglio deludere la gente che ha sempre creduto in me..”

“Chris Colfer ascoltami bene: tu non deluderai proprio nessuno, ok?” – Darren aveva preso tra le mani il volto del suo ragazzo e lo stava guardando dritto negli occhi – “Struck by Lightning è bellissimo! È intenso, è emozionante, ti lascia dentro un universo di sensazioni, fa riflettere.. è perfetto, proprio come te.. e non guardarmi con quello sguardo sarcastico, non lo dico perché sono di parte, lo penso davvero, lo sai! Stasera tutti ameranno il tuo film, come amano te.”

Chris aveva sorriso a malapena e aveva appoggiato la testa sul petto del suo ragazzo:

“Dirò un sacco di cose, stasera, davanti a quella gente, ringrazierò un sacco di persone ma non potrò dire una delle cose a cui tengo di più: Grazie Darren!” – aveva sussurrato – “Sai che non ce l’avrei mai fatta senza di te, vero? Grazie, per esserci sempre stato, per aver sempre creduto in me, per essere la persona migliore del mondo e il ragazzo migliore che potessi mai desiderare.. Grazie!”

“Non riuscirai a farmi piangere Colfer, sappilo!” – lo aveva rimbeccato Darren con la voce rotta dall’emozione. Poi posando le mani sulle sue braccia, lo aveva allontanato un po’ in modo da tornare a fissarlo dritto negli occhi e aveva continuato:

“Sono talmente fiero di te! Ricordalo, sempre!” – e aveva poggiato le labbra sulla fronte del ragazzo, con un leggero bacio.

A quel punto Chris aveva sfoderato uno dei suoi meravigliosi sorrisi, il sorriso che Darren aspettava così tanto, e quest’ultimo soddisfatto aveva aggiunto:

“Era ora! Guardati.. sei bellissimo! Adesso tu ed io facciamo un bel respiro profondo e usciamo da questo appartamento! Tu vai avanti e io ti raggiungo il più presto possibile, giusto il tempo necessario a non far sospettare nulla.. E poi giuro che non ti lascerò un attimo, per tutta la sera, ok?”

“Ok!” – aveva risposto Chris, un po’ più tranquillo. Si era sistemato per l’ultima volta la giacca e i capelli e si era incamminato verso la porta. Prima di aprirla si era fermato un attimo e si era voltato verso l’altro:

“Darren?” – aveva detto.

“Dimmi..” – aveva risposto Darren sorridendo.

“Ti amo.. ricordalo sempre!”
 



Chris aprì il rubinetto e si sciacquò un paio di volte il viso con l’acqua fredda. La premiere era stata un successo: un fiume di abbracci, applausi e complimenti che lo avevano travolto fin dal primo istante. E Darren aveva mantenuto la sua promessa. Era stato discreto il più possibile ma non l’aveva lasciato un attimo, pronto a sorridergli orgoglioso e incoraggiante tutte le volte che Chris, sentendo il panico farsi strada, aveva cercato rifugio nei suoi occhi.
Manteneva sempre le sue promesse, Darren!

Chris sospirò, si sciacquò un altro paio di volte il viso e tornò a guardarsi allo specchio. Era irriconoscibile: gli occhi gonfi e infuocati, il viso pallido e stanco..
Si tolse i vestiti di dosso, gettandoli in un angolo e si abbandonò ad una lunga doccia calda. L’acqua che lo accarezzava aveva sempre avuto la capacità di rilassare i suoi nervi, ma quella volta poté fare ben poco. Rimase così, con l’acqua che gli scorreva leggera sulle spalle, per più di un’ora, ma quando uscì si sentiva esattamente come prima.

Stavolta era diverso.
Ci sarebbe voluto ben altro per migliorare la situazione, questa volta.

Si avvolse nell’accappatoio e girovagò un po’ per il bagno senza una meta precisa. Si asciugò con troppa calma, trovò dei vestiti puliti che aveva lasciato lì il giorno prima, nel suo tentativo di trovare l’outfit perfetto per l’intervista, e li indossò. Si sistemò i capelli, mise in ordine, asciugò il bagnato. Inconsciamente stava rimandando il più possibile il momento di entrare nella sua camera da letto. Dentro di sè sapeva benissimo cosa sarebbe successo una volta entrato in quella stanza. Non avrebbe potuto fare nulla per evitarlo. Non si illudeva certo di riuscire a selezionare i ricordi, adesso che li aveva liberati. Sapeva che una volta dentro, le immagini di quell’ultima sera l’avrebbero colpito come uno schiaffo.
E aveva ragione. Gli bastò varcare la soglia e posare lo sguardo sul letto..
 



“Spiegami almeno il perché!” – Darren seduto sul letto a gambe incrociate stava fissando Chris che, alla finestra, di spalle, guardava la notte.

“Darren abbiamo già parlato di questo argomento mille volte.” – aveva risposto Chris senza voltarsi.

“Si lo so!” – aveva continuato Darren con convinzione – “E sai che sono sempre stato d’accordo anche io che fosse la cosa migliore in un primo tempo. Ma non possiamo continuare così per sempre. Siamo pronti.”

“No che non lo siamo!” – aveva ribattuto Chris, lo sguardo fisso in un punto imprecisato fuori dalla finestra.

“Si, lo siamo invece. Lo siamo eccome!” – aveva risposto Darren esasperato – “Chris, guardami!”

Ma il suo ragazzo non aveva cambiato di un millimetro la sua posizione, così Darren, a voce un po’ più alta aveva continuato:

“Sono stanco Chris! Stanco di dovermi nascondere, stanco di dovermi sempre sforzare di reprimere quello che provo. Chris, sei la cosa migliore che mi sia mai capitata! Voglio che tutto il mondo lo sappia. È davvero arrivato il momento adesso, lo sai anche tu. L’altra sera, alla premiere del tuo film, stavo scoppiando d’orgoglio, avrei voluto urlare al mondo: ‘Quello è il mio ragazzo, guardatelo! È un fottuto genio! Ed è il mio ragazzo! E lo amo da matti!’ ma non potevo farlo. E quando mi sono sforzato di ricordare il motivo per cui non potevo farlo, non l’ho trovato, questo motivo! Non l’ho trovato, perché in realtà non esiste!”

“Darren..” – aveva provato a ribattere Chris a bassa voce, evitando ancora di voltarsi. Ma l’altro incurante aveva continuato:

“Sii ragionevole Chris, lo sanno i nostri genitori, lo sanno i nostri amici.. tutte le persone a cui teniamo sanno già tutto. Cosa pensi possa succedere? È normale aver paura, ma sono sicuro che ci stiamo preoccupando inutilmente. Sarebbe tutto più semplice una volta usciti allo scoperto. Potremmo vivere la nostra vita tranquillamente, alla luce del sole. I SAG Awards sono l’occasione giusta, lo sai anche tu. Tutti si aspettano di vederci là, basterà arrivare insieme, magari tenerci qualche istante per mano. Non abbiamo certo bisogno di dichiarazioni ufficiali. Una cosa semplice, giusto per sbloccare la situazione, e poi tutto verrà da se. Ne parleranno per un po’, ma possiamo sopportarlo, siamo forti insieme. Sai che ho ragione! Chris.. non capisco perché non ti giri a guardarmi!”

“Darren, basta, ti prego!” – l’aveva interrotto Chris con un sussurro.

Avrebbe voluto girarsi e correre da lui, abbracciarlo, dirgli quanto odiasse negargli questa cosa, quanto desiderasse anche lui urlare al mondo che lo amava come non aveva mai amato nessun altro.. come non avrebbe mai amato nessun altro. Ma non poteva. Così era rimasto lì, davanti quella finestra senza trovare neanche il coraggio di guardarlo negli occhi, sapendo che se si fosse voltato, quegli occhi avrebbero fatto vacillare la sua già precaria determinazione.

No, Darren non capiva. Non poteva capire. E Chris non poteva spiegare. Non poteva spiegargli quanto fosse terrorizzato. Quanto fosse spaventato. Chris aveva paura, ma non per se stesso. Chris aveva paura per Darren. Una dannata paura! Talmente grande da impedirgli di ragionare lucidamente. Darren non sapeva quello che diceva, non sapeva quanto cattivo può essere il mondo, quanto male può fare la gente, quanto dolore può provocare l’odio. Chris sì. E non avrebbe mai permesso, per nessun motivo, che questa sorte toccasse anche alla persona che più amava al mondo. Non l’avrebbe mai permesso. Mai. Darren non avrebbe mai provato tutto questo, non per colpa sua. Non finché lui avesse potuto fare qualcosa per evitarlo.

Ma Darren non aveva intenzione di mollare, quella sera:

“No, non dirmi di smetterla Chris! Non dirmi di smetterla! Dammi delle motivazioni valide piuttosto. Ma non dirmi di smetterla!”- aveva ribattuto sempre più esasperato dal comportamento del suo ragazzo.

“Basta Darren. Ti ho già detto di non insistere!” – la voce di Chris era poco più che un sussurro. Quasi una supplica a non chiedere più spiegazioni che mai avrebbe potuto dargli. Darren non poteva sapere, per il semplice motivo che non avrebbe mai permesso che Chris si preoccupasse per lui. Se solo avesse saputo la verità, sarebbe stata la fine: avrebbe insistito ancora più di quanto non stesse già facendo in quegli ultimi giorni, non avrebbe mai accettato di essere la causa di tutto. Chris non poteva permetterlo.

“Chris non sono io che la devo smettere. Piuttosto smettila tu. Te ne stai li, immobile, con gli occhi fissi nel nulla, non mi guardi.. Perché diavolo non ti volti a guardarmi? Stai li e continui a ripetermi di smettermela. Perché dovrei smetterla? Perché?” – Darren riusciva a malapena a controllare la sua voce ormai.

 Chris aveva sentito la rabbia gonfiarsi sempre più nel suo petto. Rabbia verso se stesso, rabbia verso il mondo totalmente ingiusto.

Come avrebbe voluto che fosse stato tutto veramente semplice. Ma non era semplice. Non lo era per niente.

Solo di una cosa era certo: Darren non avrebbe sofferto.
Avrebbe fatto qualunque cosa per proteggerlo.
Qualunque cosa.
Qualunque..

Si era voltato di scatto e aveva socchiuso gli occhi per evitare di incontrare quelli di Darren, aveva respirato profondamente e con la voce più dura che era riuscito a trovare aveva urlato:

“Perché credo di essere innamorato di un’altra persona!”
 



Chris riuscì a malapena a reggersi alla porta per non cadere a terra. Fece un paio di respiri profondi e appoggiò la schiena al muro, lasciandosi scivolare giù fino a sedersi a terra.
Non riusciva a vedere nient’altro che il volto di Darren nell’istante in cui aveva sentito quella frase e ne aveva afferrato il significato. Lo vedeva di fronte a sè, lo sguardo perso, gli occhi improvvisamente spenti, una maschera di dolore e sofferenza. Lo vedeva così chiaramente, come se fosse realmente ancora lì davanti, e il ricordo lo stava lacerando, sempre di più, ogni secondo più forte.

Chris aveva mentito. Aveva mentito per proteggerlo. Si può essere più stupidi?

E Darren non aveva dubitato un solo istante delle sue parole.

Era andato via dalla sua camera. Dalla sua casa. Dalla sua vita.

E Chris l’aveva lasciato fare. E da quel momento aveva costruito tutt’attorno a se quell’enorme barriera, fatta di menzogne e di illusioni.

Stupido. Stupido. Stupido idiota.

Non era dal mondo che avrebbe dovuto proteggerlo, ma da se stesso. Dalla persona che diceva di amarlo e che invece l’aveva ferito, umiliato, distrutto. Dalla persona che aveva agito per il suo bene ma che invece aveva ottenuto tutto il contrario. Dalla persona che aveva spento il suo sorriso, l’unico sorriso che veramente contasse al mondo.

Se il mondo può essere crudele, Chris lo era stato di più. Crudele e spietato. Aveva portato avanti questa farsa basandosi sulla convinzione che Darren l’avrebbe dimenticato. Che sarebbe andato avanti senza di lui e sarebbe stato felice e protetto. E lui, lui non avrebbe mai smesso di amarlo ma avrebbe provato a sopravvivere, con la certezza di saperlo al sicuro.
E non si era accontentato di mentire. No. Come a voler rendere il tutto più reale aveva ceduto alle attenzioni di un suo amico, già da tempo innamorato di lui. Si era illuso di riuscire a vivere così, nella menzogna. Aveva agito come in preda ad un perenne delirio. Guidato solo dal panico e da un costante annebbiamento, continuando ogni giorno di più a pugnalare il suo cuore e il cuore di Darren, ma senza rendersi conto realmente del male che stava facendo ad entrambi.

Era stato ogni giorno più cattivo. Ogni giorno più crudele. Si, perché non era bastato il male che aveva già fatto a Darren. Non era bastato quanto dolore gli avesse già procurato abbandonandolo in quel modo. No. Aveva continuato ad infierire. E i SAG Awards ne erano la prova. Quella sera che avrebbe dovuto essere il loro “Happy Ending”, quella sera su cui Darren aveva riversato tutte le sue speranze, Chris aveva veramente toccato il fondo. Il volto di Darren nel momento in cui l’aveva visto arrivare, quella sera, accompagnato dal suo “nuovo ragazzo”, sarebbe stato sempre lì, nella sua mente, pronto a venirlo a cercare e a torturarlo, per ricordargli fino a che livello si era spinto, quanto male aveva fatto alla persona per la quale avrebbe sacrificato la sua intera vita.

Nascose il viso tra le mani.

“Cosa cazzo ho fatto! Sono una bestia!” – sussurrò a se stesso. Poi, come scosso dall’ennesima ondata di rabbia iniziò a colpire con i pugni il pavimento, mentre come un matto continuava a ripetere le sue scuse al nulla.

Quando finalmente, sforzandosi con tutto se stesso, iniziò a tornare in sè, qualcosa dentro di lui era cambiato. Quell’ultimo sfogo era riuscito a scuoterlo definitivamente. Il dolore e la rabbia avevano iniziato a far spazio ad una nuova determinazione. Aveva sofferto, aveva urlato, aveva pianto.. adesso era arrivato il momento di reagire. Aveva fatto un errore enorme e ne avrebbe pagato le conseguenze per chissà quanto tempo, ma cosa ti resta da fare quando ti accorgi di aver fatto l’errore più grande della tua stupida vita? L’unica cosa che puoi fare è cercare di rimediare, sperando che non sia troppo tardi.

Chris era forte, Chris avrebbe reagito e avrebbe agito. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di farsi perdonare, pur di rivedere di nuovo quel sorriso sul viso di Darren, il sorriso su cui basava la sua intera esistenza.
Sapeva che non sarebbe stato facile, che probabilmente Darren lo odiava talmente da non volerne più sapere nulla di lui, ma Chris non avrebbe mollato. Finché ci fosse stata anche una minima speranza, Chris avrebbe lottato.

Così si alzò da terra e prese un bel respiro profondo. In quel momento il suo cellulare iniziò a squillare.









NOTE:

Salve a tutti! :)
Allora.. stavolta ho un po’ di cose da precisare, quindi inizio subito:
 
- Innanzitutto Moulin Rouge. So che è una scelta piuttosto “banale” ma ci tenevo davvero troppo ad inserirlo! ;) Ovviamente la canzone di cui parlo è “Come what may”. Chris aveva espresso più volte il desiderio di cantare questa canzone, e Darren il giorno delle riprese aveva twittato dicendo che avrebbe cantato una canzone da uno dei suoi film preferiti. Sinceramente leggendo quel tweet non avevo potuto fare a meno di pensare a loro due insieme a guardare quel film, così non ho resistito! :)
Se qualcuno non ha ancora visto la performance (mi sembra impossibile ma se così fosse: Guardatela è qualcosa di meraviglioso!) l’abbraccio di cui parlo è questo:
http://25.media.tumblr.com/28200f2f43e5bee4dfcb5a4461d0d9ff/tumblr_mjbychKcjT1rhmofmo1_250.gif
 
- La premiere di Struck By Lightning, del secondo ricordo, è quella del 6 gennaio 2013 nella quale abbiamo avuto vere foto CrissColfer e diversi rumors sul loro comportamento “ambiguo” durante la serata! ;)
Il pomeriggio della premiere Chris aveva twittato parlando della sua ansia, quindi da lì l’idea! :)
 
- Per quanto riguarda i SAG Awards invece, siamo al 27 Gennaio 2013. E penso che tutti ricorderanno che quella sera per la prima volta Chris è arrivato ad un evento accompagnato da Will..
 
- E siamo arrivati a parlare di Will.. Ovviamente avrete capito che il tizio di cui si parla è lui. So che in questo periodo questi sono “argomenti delicati” per cui devo assolutamente dire che non conosco Will, non ho nemmeno interesse a farlo, ma in ogni caso non mi permetterei mai di offenderlo e di offendere nessun altro. Ovviamente tenete conto che si tratta di una storia CrissColfer, scritta da una persona che shipperà CrissColfer “until the end of time!”, quindi.. :)
 
- Alla fine ho aggiunto anche una semi-citazione da Queer as Folk.. Conoscete Queer as Folk? La vostra vita non è completa se non lo conoscete, fidatevi! ;)
Comunque la frase alla quale mi sono riferita è questa: “So what do you do when you realize you made the biggest fucking mistake of your pathetic stupid life?”
 
Credo di avere finito.. grazie ancora a chi ha già letto e a chi leggerà.. mi sembra ancora surreale questa cosa! ;)
Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rumour has it ***


Lo squillo del cellulare costrinse Chris ad abbandonare per qualche istante i suoi pensieri e tornare alla realtà.
Aveva pianto e urlato talmente tanto nelle ultime ore da non essere esattamente nella condizione adatta per affrontare una conversazione, ma continuare a piangersi addosso non avrebbe di certo risolto nulla. Ormai aveva capito: doveva reagire!
Scosse la testa e si passò un paio di volte le mani sul viso, come per riprendersi. Poi uscì dalla sua camera alla ricerca del cellulare.

Dovette fare uno sforzo immane per ricordare dove avesse lasciato la borsa il pomeriggio precedente e, dopo aver perlustrato in fretta il soggiorno, la trovò accasciata per terra in un angolo.

“Ovviamente! Dove altro avrebbe potuto essere? È già tanto che io sia riuscito ad arrivare a casa sano e salvo ieri!” – pensò sarcastico con un sospiro.

Il suo telefono intanto continuava a squillare, così si affrettò a raccogliere la borsa da terra, recuperò il cellulare dal suo interno e osservò per un istante lo schermo. A questo punto respirò profondamente, si schiarì la voce e lo portò all’orecchio:

“Pronto?” – disse sforzandosi il più possibile di sembrare normale.

“Christopher! Dio, grazie al cielo! Come stai? Ti prego, dimmi che stai bene!” – disse, tutto d’un fiato, una voce terrorizzata all’altro capo.

“Mamma, che ti prende? Cos’è successo? Io.. sto bene, si. Perché non dovrei star bene?” – stava mentendo. Di nuovo. Ma in fondo aveva veramente importanza in quell’istante?
Sua madre non si stava certo riferendo al suo cuore.
Quello era l’unica cosa veramente distrutta.
Il resto sopravviveva.
Piuttosto era impaziente di capire cosa avesse portato la madre sull’orlo di una crisi isterica.

“Cosa vuol dire perché non dovresti stare bene? Ma come! Vuoi dirmi che si sono inventati tutto? Christopher per favore, dimmi che stai bene sul serio. Hai una voce strana. Non stai mentendo, vero?” – rispose la madre, ancora profondamente scossa.

Le mamme. Non puoi illuderti di riuscire ad ingannarle.

Chris sospirò. Odiava mentire a sua madre, ma d’altronde cos’altro avrebbe potuto fare in quel momento? Non era certo il caso di turbarla ancora di più con i suoi problemi. Non adesso. Non con lei in quello stato e con lui ancora profondamente scosso e devastato. Così continuò a mentire:

“Mamma, sto bene! Ma di che parli? Inventati tutto? Chi? Cosa si sono inventati?” – non riusciva davvero a capire.

Le ultime ore erano state talmente estenuanti che in quel momento sembrava come catapultato in una realtà della quale si sentiva completamente estraneo.

“Quindi mi stai dicendo che non è vero? Ma come si permettono? Questi incompetenti! Mettere in giro storie del genere, creare un tale casino! La professionalità non sanno nemmeno cosa sia. Per non parlare di me! Stavo per morire dal panico. Non riuscivo nemmeno a tenere in mano il cellulare, c’ho messo un’eternità prima di riuscire a chiamarti..” – andò avanti la madre che respirava ancora a fatica.  

“Mamma di cosa stai parlando? Respira un attimo e spiegami cosa sta succedendo! Non capisco a cosa ti riferisci!” – la interruppe Chris sempre più confuso.

Non riusciva veramente a cogliere il senso delle parole della madre, come se la stesse ascoltando parlare in una lingua sconosciuta.

“Dell’intervista tesoro, non dirmi che non hai letto nulla..” – cercò di spiegare la madre, iniziando a respirare un po’ più regolarmente – “Non avevo nemmeno fatto in tempo ad accendere il PC che mi sono ritrovata sommersa da articoli che..”

Ma a Chris era bastato sentire le prime parole. Non la stava più ascoltando. Aveva capito.
In un istante tutto era diventato paurosamente chiaro.
Tutto aveva un senso anche nella sua mente, adesso. Come aveva fatto a non capirlo subito?

“Mamma.. aspetta un attimo..” – provò a interromperla, ma la madre stava continuando a blaterare, come nel tentativo di scaricare tutta la tensione accumulata in quegli istanti in cui aveva davvero rischiato di perdere il controllo:

“Raccontavano di come eri fuggito via da quello studio, nel bel mezzo di un’intervista, di come avevi lasciato tutti così, senza dare spiegazioni. Descrivevano dettagliatamente la tua espressione stravolta.. E non ti sto a raccontare le migliaia e migliaia di teorie diverse sulle motivazioni che ti avevano portato a fuggire, ognuna più assurda e ridicola dell’altra. Le leggevo e continuavo a pensare ‘Non è possibile, il mio bambino non farebbe mai una cosa simile’, ma a poco a poco, continuando ad andare avanti, il panico ha iniziato a farsi strada e mi sono ritrovata a pensare che magari..”

“Mamma.. ascoltami!” – provò di nuovo Chris senza convinzione.

Non sapeva esattamente cosa avrebbe detto per spiegare, ma doveva farlo.

Sospirò e si appoggiò al divano. Avrebbe dovuto aspettarsi delle conseguenze da questa storia. Non poteva certo illudersi che una cosa del genere potesse passare inosservata. Chris Colfer che fugge in preda ad una crisi di panico: la tipica notizia che non si sarebbero certo lasciati sfuggire.
Era proprio quello che stavano aspettando, che lui facesse un passo falso. Ed eccoli accontentati. Riusciva già ad immaginare il delirio che era riuscito a scatenare.
Ma non si stupì affatto di costatare che in quel momento gli importava ben poco di tutta questa storia. Che scrivessero pure centinaia di articoli, anche migliaia. Non importava. Non importava quanto ci avrebbero marciato sopra, quante chiacchiere, quante ipotesi, quante supposizioni sarebbero uscite fuori.
Potevano gettargli addosso tutta la merda possibile, non l’avrebbero minimamente scalfito. Che continuassero pure, lui non li avrebbe fermati. Non adesso.

Non importava cosa pensasse la gente, non importava cosa pensasse il resto del mondo.
Non gli importava di nulla in quell’istante.
Di nulla che non fosse Darren.

Darren. Chissà se anche lui aveva visto. Chissà se anche lui aveva letto quegli articoli. Sicuramente sì, se davvero il web ne era invaso fino a quel punto. E chissà cosa aveva pensato, chissà se aveva ignorato la cosa o se invece..

 “Chris? Mi stai ascoltando? Cosa volevi dirmi?” – sentì dire alla madre.

Non si era nemmeno reso conto lei che avesse smesso di parlare.
Sospirò per l’ennesima volta. Era arrivato il momento delle spiegazioni. Non poteva più rimandare. Si schiarì la voce e chiuse gli occhi:

“Mamma.. è vero.”

Sentì la madre smettere di respirare per un attimo.

“E’ vero? Christopher cosa stai dicendo?” – adesso era la madre ad essere confusa.

“Mamma scusami!  All’inizio non avevo davvero capito a cosa ti stessi riferendo, altrimenti ti avrei spiegato da subito.. Non si sono inventati nulla. È tutto vero. Ieri pomeriggio ho abbandonato quello studio nel bel mezzo di un’intervista. Ho avuto un piccolo.. crollo, e non sono riuscito a continuare. Ma adesso sto bene, te lo giuro. Non stavo mentendo quando ti ho detto che sto bene. Ok?” – Chris si morse il labbro e scosse la testa. Non era riuscito a convincere nemmeno se stesso, che speranze aveva con la madre?

“Tesoro mio.. ma come? Lo sapevo. Sapevo che stavi mentendo. Io.. lo sapevo. Avrei dovuto continuare ad insistere. La tua voce non è mai stata così scossa come adesso.“ – rispose la madre cercando di trattenere le lacrime – “Cosa sta succedendo? A me puoi dire tutto, lo sai. Sei stanco? Hai qualche problema? Sai che non devi tenerti tutto dentro, amore. Facciamo così: ti raggiungo subito. Stiamo qualche giorno insieme e.. Anzi, vieni tu qui. Allontanati da tutto per un po’. Passiamo qualche giorno solo noi quattro assieme e vedrai che..”

“Mamma.. respira, ok? Dico davvero, adesso va meglio. Sono solo stanco. Se dovesse capitare di nuovo, chiamarti sarà la prima cosa che farò. Te lo prometto. Adesso ho solo bisogno di passare un paio di giorni tranquillo, lontano dal lavoro e dimenticare questa storia senza importanza. E devi farlo anche tu. Non posso venire da voi adesso, ma ti assicuro che lo farò il prima possibile. Tu non ti muovere, non è il caso. Servi più lì che qui. Qui è davvero tutto ok. Promettimi che starai tranquilla però.. perché non c’è nulla di cui preoccuparsi, te lo giuro. Me lo prometti?”

Chris rimase per qualche secondo in silenzio in attesa di una risposta che non arrivava.
Doveva a tutti i costi farla tranquillizzare. Non avrebbe lasciato che continuasse a soffrire anche lei, per questa storia. Troppe volte recentemente aveva fatto soffrire la gente che amava a causa delle sue azioni. Non sarebbe più successo.

“Mamma? Ti prego.” – riprovò quando capì che la madre non avrebbe risposto.

“Queste cose non succedevano quando..” – disse a quel punto la madre con un filo di voce, per poi bloccarsi immediatamente.

Cosa aveva fatto? Si maledisse mentalmente per essersi lasciata sfuggire quella frase e pregò con tutta se stessa che il figlio non avesse sentito. Tutto inutile.

“Quando?” – provò infatti ad incitarla Chris.

Aveva sentito e aveva capito. In realtà non era affatto necessario che la madre continuasse la frase. Sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. E sapeva che aveva ragione. Una dannata ragione.

“Nulla amore. Tranquillo. Stavo dicendo una stupidaggine. Sono semplicemente un po’ scossa per tutta questa situazione, ma se mi assicuri che adesso..” – provò a dire la madre.

“Quando stavo con Darren, vero?” – la interruppe Chris.

“Tesoro..” – fece per ribattere la madre, ma lo stupore non le permise di continuare.

Non conosceva le motivazioni della rottura con Darren, perché Chris, sin dal primo istante, si era rifiutato di parlarne. Aveva comunicato la cosa, aveva tassativamente vietato ogni tipo di domanda e da quel momento l’argomento era diventato inaffrontabile. Per questo motivo rimase a bocca aperta nel sentire il figlio pronunciare quel nome con quella facilità, dopo tutto quel tempo.

“Hai ragione mamma. Queste cose non succedevano quando stavo con Darren.” – stava continuando intanto Chris.

“Amore.. non volevo.. scusami, davvero. So che non vuoi parlarne..” – tentò di giustificarsi la madre, ancora profondamente stupita dalla reazione del ragazzo.

“Non ti scusare, mamma. Non fa niente. È la verità. Quando stavo con Darren era tutto più semplice.. era tutto perfetto. Darren rendeva tutto più semplice e perfetto.” – Chris fu completamente travolto dalla verità delle sue parole e rimase anche lui stupito dal notare con quanta facilità adesso riuscisse a parlare di lui e a pronunciare il suo nome. Anzi, di come sentisse, forte dentro di sé, la necessità di farlo, la necessità di pensare a lui, di parlarne, di nominarlo.

“E può tornare ad essere tutto così.. semplice e perfetto.” – aggiunse con un sussurro, quasi più a se stesso che alla madre.

“Ma, Chris..” – provò a dire quest’ultima. Il ragazzo però la interruppe immediatamente.

“ Mamma, ascolta.. Prometto che ne parleremo, ok?  Parleremo anche di questo. Solo, non adesso. Sono stanco e anche parecchio affamato a dire il vero.” – disse sforzandosi il più possibile di risultare convincente – “Ho solo bisogno che tu mi creda quando dico che sto bene. Sei più tranquilla adesso? Dimmi la verità.”

La madre rimase per qualche istante in silenzio. Poi sospirò a sua volta e rispose:

“Ok tesoro. Se dici di stare bene, ti credo.. sì. Tu non preoccuparti per me, cerca di riposare. Se tu sei tranquillo lo sono anche io.”

E infondo era vero. Per qualche ragione che nemmeno lei riusciva a capire, gli credeva. Probabilmente era stato quel nome, o il modo in cui Chris l’aveva pronunciato. Qualunque cosa fosse successa il pomeriggio precedente, se aveva portato a questo probabilmente era stata un bene. Si fidava di Chris e sapeva che non le avrebbe mai nascosto qualcosa di grave, quindi avrebbe aspettato. Avrebbe aspettato che lui si sentisse pronto per parlare. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, bisognava solo dargli tempo.
E intanto avrebbe pregato, perché era inutile negarlo, dentro di sé sperava che le cose con Darren si risolvessero. L’aveva sempre sperato. Non aveva certo bisogno di chissà quali parole o chissà quali discorsi per capire che, da quando non c’era più Darren, Chris si era come spento. Quei ragazzi erano nati per stare assieme. Sapeva che Darren era quello giusto per Chris. L’aveva sempre saputo, fin dal primo istante. Le mamme queste cose le sanno. E lei sapeva, e sperava.

Continuarono così, a rassicurarsi a vicenda, per qualche altro minuto e Chris promise che l’avrebbe richiamata in serata e che avrebbe fatto tutto il possibile per riuscire a  trovare al più presto un paio di giorni liberi per raggiungerla.

“Ti voglio bene Christopher.” – lo salutò la madre

“Ti voglio bene anche io mamma!” – rispose Chris prima di staccare.

Una volta terminata la chiamata Chris si lasciò andare all’ennesimo sospiro. Sapeva di non aver convinto del tutto la madre ma non era riuscito a fare di meglio. Sentiva sempre più il peso di quelle ultime ore e si meravigliò dell’essere riuscito ad affrontare un’intera conversazione senza crollare.

Sentì il suo stomaco brontolare e si rese conto di aver perso completamente la cognizione del tempo, così diede uno sguardo al cellulare per controllare l’orario.
Quello che gli si presentò davanti però, lo stupì talmente da lasciarlo a bocca aperta e rimase per qualche secondo a fissare lo schermo con gli occhi sgranati: 14 chiamate senza risposta. Come diavolo era possibile? Non aveva sentito il cellulare squillare per 14 volte?
Alzò gli occhi al cielo. Questa era l’ennesima prova delle pessime condizioni in cui aveva trascorso le ultime ore.

Tornò con gli occhi allo schermo e improvvisamente fu colpito da una strana sensazione. Trattenne per un attimo il respiro e il suo cuore iniziò a battere più forte.

“Sono veramente uno stupido!” – pensò scuotendo la testa.

Davvero aveva creduto, anche solo per un istante, che tra quelle chiamate potesse esserci una sua chiamata?
La sua mente sapeva benissimo che questo era impossibile. Darren non l’avrebbe mai chiamato. Pretendeva davvero che si preoccupasse per lui dopo tutto quello che gli aveva fatto?
No, non l’avrebbe mai chiamato e non poteva assolutamente dargli torto.

Ma al suo cuore non importava con quanta sicurezza la mente sapesse. Non poté fare a meno di sperare e di illudersi.
Con il cuore che batteva all’impazzata scorse l’elenco.
Solo due nomi: Lea e.. Will. La sua migliore amica e quello che, da due mesi a questa parte, era diventato il suo nuovo ragazzo. Niente riuscì a frenare la sua delusione. L’unico nome che veramente desiderava leggere su quello schermo, ovviamente non c’era: nessuna chiamata di Darren. Sentì ancora una volta gli occhi gonfiarsi di lacrime e riuscì a stento a trattenerle.

Si concentrò di nuovo sull’elenco. Ma che razza di persona era diventata? Solo adesso si ricordava di Lea. L’aveva lasciata da sola, senza darle nemmeno uno straccio di spiegazione, ed era scappato via. Chissà com’era stata male e quanto si era preoccupata. Non meritava di certo di essere ricambiata così, dopo tutto l’appoggio e tutto il sostegno che da sempre era stata pronta a dargli, in qualsiasi occasione.

E poi c’era Will, che probabilmente aveva saputo e che non poteva di certo capire. Will che era realmente innamorato di lui.
A quanto pare non aveva ancora smesso di far soffrire le persone che gli stavano accanto.
Non avrebbe continuato a mentire: non lo amava e non lo aveva mai amato. Adesso era arrivato il momento di andare a riprendersi l’unica persona che veramente contasse, l’unica persona che davvero voleva al suo fianco. E per fare questo il primo passo era proprio essere sincero con Will. Sicuramente avrebbe sofferto, ma sempre meglio che continuare a prenderlo in giro.

Di nuovo i suoi pensieri furono interrotti dal brontolare insistente del suo stomaco. L’ora di pranzo era passata da un pezzo e lui non toccava cibo da più di ventiquattro ore, così si convinse che fosse arrivato il momento di rimediare e si diresse in cucina. Non aveva di certo il tempo per qualcosa di più elaborato, aveva fretta, ma sapeva che non avrebbe potuto affrontare le ore successive senza prima recuperare, almeno in parte, le forze, così decise per un toast veloce e inizio a prepararlo cercando intanto di decidere come agire.

Avrebbe per prima cosa chiamato Lea per scusarsi e per tranquillizzarla. Sicuramente si sarebbe sorbito una delle peggiori ramanzine della sua vita ma non avrebbe fiatato. Sapeva di meritarla.

Dopo di Lea sarebbe toccato a Will. Con Will la questione era molto più delicata, ma non ci avrebbe certo girato intorno, sarebbe stato chiaro e diretto. Avrebbe affrontato l’argomento con maturità e lo avrebbe fatto al più presto. Non aveva più senso aspettare, non avrebbe vissuto in questa situazione un giorno di più. Lasciare Will, per quanto doloroso, era necessario e urgente per entrambi. Di certo però non poteva affrontare il discorso per telefono. Will aveva passato un paio di giorni fuori città e sarebbe dovuto rientrare quella mattina e Chris sperò con tutto se stesso che fosse già a casa in modo da raggiungerlo immediatamente.

Immerso in questi pensieri, si sedette al tavolo e divorò il toast ad una velocità sorprendente, provando e riprovando a trovare le frasi adatte per spiegare nel modo migliore e meno doloroso possibile la situazione. Come se potesse esistere un modo per evitare che Will soffrisse. Inutile illudersi, qualsiasi cosa avesse detto, comunque avrebbe presentato il discorso, qualsiasi parola avesse usato, non c’era alcuna possibilità che Will non stesse male, e questo ovviamente lo amareggiava ancora di più: non lo amava, è vero, ma gli voleva un bene dell’anima, già da prima di tutta questa storia. Purtroppo però non aveva altra scelta.

Fece un paio di respiri profondi. Era ora di iniziare. Riprese in mano il cellulare e chiamò Lea.
Il telefono aveva squillato una sola volta quando senti la voce all’altro capo rispondere.

“Chris!” – sbraitò la ragazza prima di scoppiare a piangere.

Chris sentì il suo cuore farsi sempre più piccolo. Ascoltarla piangere lo fece sentire una bestia per l’ennesima volta in quelle ultime ore ma non era certo il momento di ricadere nella disperazione. Con la voce più ferma che riuscì a trovare le disse tutto d’un fiato:

“Lea, tesoro scusami! Sono veramente mortificato, lo giuro. Non ho nessuna giustificazione per il mio comportamento. Sono uno stupido.. ti prego Lea non piangere.”

“Stai bene?” – lo interruppe Lea tra i singhiozzi.

“Sto meglio di ieri.” – cercò di spiegare Chris. Non voleva mentire. – “Ieri pomeriggio sono stato veramente male Lea. Non ti avrei certo lasciata in quel modo se non fosse stato così. E sono stato male ancora per molto, dopo essere andato via da là. Non ho nemmeno sentito le tue chiamate, te lo giuro. Ma adesso va un po’ meglio. Oddio Lea scusami. Scusami davvero. Sono uno stupido.”

Lea sospirò un paio di volte e rispose:

“So che non l’hai fatto volontariamente. Non è questo il problema.. Ero solo.. terrorizzata! Oddio, Chris. Non puoi immaginare la paura..” – dovette fare un’altra pausa prima di riuscire a continuare – “Ma cosa ti è successo? Aspettami, sto arrivando! Dieci minuti e sono da te, ok?”

“No Lea.” – la interruppe Chris – “Adesso non posso, devo assolutamente uscire. Devo risolvere una cosa al più presto possibile. Poi prometto che ti spiegherò. Te lo prometto. Ma adesso non posso, davvero. Ti chiamo appena torno a casa, ok?”

“Chris Colfer tu non vai assolutamente da nessuna parte.” – urlò Lea, come impazzita – “Mi hai quasi uccisa ieri pomeriggio e in queste ultime ore ho perso anni e anni di vita, quindi adesso ho tutto il diritto di una spiegazione. Non pensare di potermi..”

“Lea, ti prego.. non ho intenzione di sfuggirti. Dico davvero. Fammi risolvere questa cosa e poi giuro che ti darò tutte le spiegazioni necessarie.. sai che mantengo le mie promesse, no?” – ribatté Chris cercando di risultare il più convincente possibile.

“Aspettami lì. Sto arrivando.” – rispose decisa Lea, per poi staccare.

Chris rimase per qualche secondo a bocca aperta, la sua amica a volte riusciva ad essere terrificante. Ma non poteva permettersi di perdere tempo, Lea avrebbe dovuto aspettare. Per quanto potesse sembrare ridicolo, più tempo passava ancora insieme a Will, più sentiva dentro sé di tradire Darren, di pugnalarlo, di fargli del male. E di fare del male a se stesso. Doveva parlare con Will, non poteva attendere oltre.
Prese un altro respiro e compose il secondo numero.

“Chris! Finalmente! Ma..” – rispose il ragazzo immediatamente.

Chris non lasciò che aggiungesse altro. Chiuse gli occhi e con tutta la forza che riuscì a trovare disse:

“Will, dove sei? Dobbiamo parlare.”









NOTE:
Salve a tutti! Sono stata terribilmente impegnata in questi giorni e c’ho messo più tempo del solito ad aggiornare.. I’m sorry! :/
Non credo sia necessario aggiungere qualcosa al capitolo, quindi passo direttamente a ringraziare le persone che seguono la storia (siete sempre più, è delirante questa cosa!), le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite (seriously? What’s wrong with you?) e in generale tutti quelli che perdono dieci minuti del loro tempo a leggere i miei deliri! :)
Vi amo! ;)





Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Not alone ***


Chris si chiuse la porta alle spalle e si guardò intorno. Era già buio.
Un vento leggero gli scompigliava i capelli e accarezzava il suo viso. Chiuse gli occhi e sorrise.
Sentiva dentro di sé una strana sensazione di leggerezza. Una sensazione che non provava più da parecchio ormai. Rimase così per qualche secondo, respirando l’aria fresca.  Dopodiché rivolse un ultimo sguardo alla casa dalla quale era appena uscito, sospirò e si diresse verso l’auto.

Non poté fare a meno di sentirsi un po’ in colpa: non stava soffrendo per ciò che era appena successo. Non era dispiaciuto. Per nulla. Avrebbe dovuto, ma non lo era.
Di certo quello che aveva affrontato poco prima non era stato affatto semplice.
Di certo non avrebbe mai voluto far soffrire Will, anche se sapeva benissimo che non esisteva modo per evitarlo.
Nonostante ciò, in quel momento non riusciva a provare nient’altro che sollievo.

Aveva finalmente fatto la prima cosa giusta, dopo tanto tempo passato solo a sbagliare. Come se, dopo mesi di errori e di sofferenza, un passo alla volta avrebbe veramente potuto risolvere tutto.
Aveva appena fatto il primo passo per tornare da lui. Il primo passo verso l’unico sorriso in grado di fermare il suo cuore.

Salì in auto e mise in moto ripensando alle ultime due ore.
Non aveva aspettato nemmeno un attimo ad uscire da casa, dopo la breve telefonata con Will.
Aveva afferrato le chiavi dell’auto ed era corso via, con la speranza di riuscire a sfuggire a Lea che a breve si sarebbe presentata alla sua porta, determinata a non lasciarlo andare senza le dovute, lunghe spiegazioni. Così, seppure Will non fosse ancora rientrato, aveva deciso fosse meglio andare ad attenderlo sotto casa. Non poteva permettersi di perdere ancora tempo.
Era arrivato sotto casa del ragazzo ed era rimasto lì, su quell’auto, ad aspettare, per un tempo che aveva creduto infinito, guardando i secondi scorrere troppo lentamente, come se, quel giorno, anche il tempo si stesse impegnando a torturarlo e devastarlo, ogni istante di più.

E poi Will era arrivato, e Chris sapeva di stare facendo la cosa giusta. Era pronto.
Così si erano seduti, l’uno di fronte all’altro e, preso un respiro profondo, aveva iniziato a spiegare.
Nessun giro di parole, nessun tentennamento. Era stato chiaro e diretto.
Aveva aperto a Will il suo cuore, completamente, e aveva raccontato tutta la verità. Aveva parlato di Darren, della loro discussione, dei suoi sentimenti e delle sue paure, di come avesse deciso di lasciarlo andare per proteggerlo, di come avesse provato ad andare avanti e di come adesso si fosse reso conto che non sarebbe mai stato capace di farlo.
E si era scusato, mille e ancora mille volte, chiedendo una comprensione che sapeva di non meritare.
E Will era rimasto ad ascoltare. Non aveva urlato. Non aveva dato di matto. Nessuna offesa, nessuna colpevolizzazione. Aveva lasciato che Chris finisse di parlare, soffrendo in silenzio ogni secondo di più.
Giunto il suo turno di parlare, aveva spiegato a Chris di come sapesse già da tempo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, di come sapesse che il cuore di Chris apparteneva ad un altro, e di come, nonostante questo, si fosse illuso che, col tempo, le cose sarebbero potute cambiare. Adesso avrebbe affrontato la realtà e l’avrebbe fatto in maniera matura. Non sarebbe certo stato facile, ci sarebbe voluto del tempo, ma magari, un giorno, sarebbe riuscito a superare il rancore e la delusione e avrebbero potuto riprovare ad essere amici. Era stato forte fino alla fine, aveva ringraziato Chris per la sua sincerità e poi, riuscendo a stento a trattenere le lacrime, l’aveva guardato andare via, per sempre, dalla sua vita.

“Nemmeno un pugno, Will! Dannazione! Meritavo almeno un pugno.” – pensò Chris scuotendo la testa, mentre scendeva dall’auto davanti casa sua.

Aveva guidato lentamente, con un braccio fuori dal finestrino, beandosi della sensazione dell’aria fresca sul viso. Non aveva fretta stavolta. Sapeva che, una volta giunto a casa, avrebbe dovuto chiamare Lea e ciò significava affrontare da capo lo stesso discorso, la stessa spiegazione, rivivere la sofferenza degli ultimi due giorni,  ma non immaginava certo di dover iniziare così presto.
Una volta voltatosi verso la porta, trovò infatti la ragazza che, appoggiata al muro accanto all’ingresso, lo stava aspettando fissandolo con uno sguardo severo.
Non appena la vide, Chris sentì, per l’ennesima volta nelle ultime ore, tutte le sue difese e le sue resistenze crollare. Le corse incontro e si gettò tra le sua braccia, sentendo le lacrime tornare a bagnargli gli occhi.
Lea lo strinse forte e gli accarezzò i capelli.

“Chris..” – sospirò dolcemente al suo orecchio, e poi rimase in silenzio aspettando che il suo amico fosse pronto per parlare.

Rimasero per qualche minuto così, abbracciati, senza dire nulla. Poi Chris, si allontanò un po’, asciugò le lacrime con il palmo della mano e fissò la ragazza negli occhi:

“Scusami.” – le disse – “Non merito nemmeno un briciolo della tua preoccupazione e ti giuro, non esistono parole adatte a dirti quanto mi dispiace. Ti voglio bene e..”

“Chris, basta!” – lo interruppe Lea, accarezzandogli una guancia e soffermandosi con le dita sulle sue occhiaie – “ Cosa ti sta succedendo? Dio, guardati. Sei uno straccio..”

Chris chiuse gli occhi e sospirò.

“Lasciati aiutare Chris.” – aggiunse Lea, quasi implorandolo.

Il ragazzo rimase per qualche altro secondo in silenzio e poi con un filo di voce sussurrò:

“Succede che sono uno stupido. Succede che ho rovinato tutto.”

A quel punto sentì le lacrime riprendere a scorrere sul suo viso.
Come se adesso, tra le braccia della sua migliore amica, non sentisse più la necessità di essere forte.
Come se tutta la determinazione con la quale aveva affrontato le due ore precedenti, con la quale aveva affrontato Will, fosse svanita nel nulla.
Come se sentisse, forte più che mai, il bisogno di condividere, per la prima volta dopo tanto tempo, la sua sofferenza, il suo dolore, le sue speranze.
Come se sentisse la necessità di essere tranquillizzato, di essere rassicurato. La necessità di essere aiutato.

“Chris, ti prego. Spiegami cosa vuoi dire. Cosa hai rovinato? Voglio aiutarti, ma per farlo ho bisogno di capire.” – gli sussurrò Lea all’orecchio, tornado a stringerlo tra le braccia.

Dentro di sé, era convinta di sapere a cosa Chris si stesse riferendo, ma non avrebbe detto nulla. Non finché non ne avesse avuto l’assoluta certezza. L’aveva promesso a Cory. L’aveva giurato a se stessa.

“Sono qui per aiutarti. Poi fidarti di me.” – aggiunse continuando ad accarezzarlo.

Chris sollevò di nuovo la testa dalla spalla dell’amica e respirò profondamente:

“Andiamo su.. È una storia lunga.” – le disse prendendole la mano.

Salirono le scale in silenzio, mano nella mano, ognuno immerso nei propri pensieri. Entrarono in casa e Chris, posata la giacca, si accoccolò sul divano facendo cenno a Lea di fare lo stesso.
Una volta così, l’uno di fronte all’altra, Chris sospirò e chiuse un attimo gli occhi:

“Io amo Darren, Lea. Non ho mai smesso di amarlo. Neanche per un istante.” – disse tutto d’un fiato. A quel punto aprì gli occhi e si morse il labbro.

Lea intanto lo stava fissando incapace di aprire bocca, completamente travolta da un fiume di emozioni.
Era tutto quello che aveva sempre sperato di sentirsi dire. Le uniche parole che desiderava uscissero dalla bocca dell’amico. Senti gli occhi riempirsi di lacrime e provò a trattenerle, aspettando che Chris continuasse a spiegare.

“È sempre stato Darren. Sempre.” – riprese Chris dopo qualche istante – “È sempre stato Darren a dare un senso a tutto. A tutti i miei pensieri, a tutte le mie azioni, a tutto ciò che ho fatto della mia vita, fin dal primo istante in cui l’ho conosciuto. E, per quanto possa sembrare assurdo adesso, è stato Darren a dare un senso anche ai miei sbagli.. o almeno, questa è l’illusione con la quale ho provato a tirare avanti. Fino a ieri.” – a quel punto chiuse di nuovo gli occhi e si prese il viso fra le mani – “Io ho lasciato Darren per proteggerlo. Ho fatto lo sbaglio più grande di tutta la mia vita, Lea. Ma ti giuro, anche dietro questo, c’è sempre stato solo lui, il suo bene, la sua felicità e il mio amore.”

“Chris.. Io.. Io non capisco..” – Lea lo stava ascoltando con gli occhi spalancati, non riusciva a cogliere un senso nelle parole dell’amico.

Chris gettò indietro la testa, poggiandola al divano e respirò profondamente:

“Hai ragione. Non mi sto spiegando.. È solo che.. è così difficile. Io mi vergogno da morire.”

Lea a quel punto gli prese la mano e la strinse forte nella sua. Non avevano bisogno di parole. Quel gesto bastò a Chris per capire. Sapeva che l’amica non l’avrebbe giudicato. Sapeva che avrebbe ascoltato e che sarebbe rimasta lì con lui fino a che ne avesse avuto bisogno, così si fece coraggio e riprese a parlare:

“Hai presente quando si vive come in una favola? Una meravigliosa favola, in cui tutto è perfetto? Era così che vivevamo io e Darren, lo sai. Sai quanto eravamo felici, sai come ci amavamo. Sai come non riuscissimo a stare lontani e come dipendessimo totalmente l’uno dall’altro..”

Lea non poté fare a meno di sorridere, ripensando alle stesse parole usate da Darren la notte precedente.
Erano proprio fatti l’uno per l’altro, quei due.

“E poi un giorno, improvvisamente ti svegli e ti rendi conto che non puoi illuderti di essere felice per sempre, che le cose belle prima o poi finiscono. E ti rendi conto che non importa come vivrai tu e quanto soffrirai, l’unica cosa che veramente conta è il suo bene. L’unica cosa veramente importante è che lui sia felice. Per sempre.. Quanto sono stato stupido.” – Chris fece una pausa e scosse la testa con un sorriso sarcastico sulle labbra, poi andò avanti – “È  successo tutto una settimana dopo la premiere di Struck by Lightning. Darren era così orgoglioso di me in quei giorni, non faceva altro che ripetere quanto fosse fiero di essere il mio ragazzo e questo mi dava tutta la carica e l’incoraggiamento di cui avevo bisogno. È sempre stato così. Lui è sempre stato la mia forza, l’ancora a cui aggrapparmi tutte le volte in cui mi sentivo sprofondare. Il mio punto fermo in tutto questo mare infinito di cambiamenti. Era tutto così perfetto. Noi eravamo perfetti.”

Chris sospirò e, dopo qualche istante, riprese: 

“Darren in quei giorni gironzolava per casa con il sorriso sulle labbra, saltellando come un bambino. Sentivo che stava progettando qualcosa.. Lo conosco talmente bene: ha quel luccichio particolare negli  occhi, quando ha qualcosa di bello che gli frulla per la mente..” – Chris fece un’altra pausa – “Quanto diavolo mi mancano i suoi occhi.” – aggiunse con un sussurro.

Lea gli strinse più forte la mano, così Chris scosse la testa, come per tornare alla realtà, e andò avanti:

“Già da tempo Dare accennava al suo desiderio di smettere di vivere la nostra storia di nascosto. Ma erano solo frasi gettate così, a caso, che io riuscivo, più o meno bene, a lasciar cadere, senza conseguenze. Nei giorni successivi alla premiere però, questi discorsi si erano fatti più insistenti. Finché quella sera.. era così allegro.. mi riempì di coccole per addolcirmi e poi mi espose l’idea alla quale stava già pensando da un po’. Non aveva più senso aspettare e aveva trovato l’occasione perfetta per uscire allo scoperto, senza fare qualcosa di eclatante: i SAG Awards. Aveva pensato già a tutto. Saremmo arrivati insieme, e poi avremmo fatto qualcosa di semplice, come tenerci qualche secondo per mano, così tutti avrebbero saputo, senza bisogno di dichiarazioni ufficiali. Era veramente esaltato dall’idea, non riuscivo più a frenarlo. Ho iniziato ad avere paura, non sapevo più cosa fare per trovare una soluzione.. perché non potevo spiegargli..” – Chris fece una pausa e chiuse gli occhi, mentre Lea lo fissava senza riuscire a dire nulla.

“A questo punto è il momento di essere sincero completamente.” – continuò a bassa voce – “È il momento di dirti quello che non ho mai detto a nessuno prima di oggi. Nemmeno a Darren. Tutti voi sapete le motivazioni per cui io e Dare abbiamo deciso di tenere la nostra storia nascosta. Quello che nessuno sa però, è che io avevo delle altre motivazioni. Le ho sempre avute. Motivazioni forti, talmente tanto da impedirmi di ragionare razionalmente.
Io avevo paura, Lea. Avevo paura per Darren. Ero terrorizzato dall’esporre la persona che amo più della mia stessa vita alla crudeltà della gente. Io ho vissuto tutto questo e so benissimo quanto il mondo può distruggere. Darren è la persona più buona e più pura che io conosca. Non potevo permettere che per colpa mia subisse niente di tutto questo. E mi sono sempre tenuto tutto ciò dentro, non potevo certo parlargliene, perché non avrebbe permesso che mi preoccupassi per lui. Ma la situazione mi è sfuggita di mano. Quella sera stava insistendo così tanto.. Era adorabile, quando parlava di come sarebbe stata la nostra vita senza più bisogno di nasconderci, e Dio solo sa quanto avrei voluto convincermi che avesse ragione. Ma non ce l’ho fatta. Continuavo a rifiutare, continuavo a dire no, ma non riuscivo a trovare argomentazioni valide. Finché anche lui ha iniziato a innervosirsi.. E aveva ragione, mi stavo comportando come uno stupido, ma non sapevo davvero che fare.. Più passava il tempo, più lui insisteva, più la mia paura aumentava. Il panico si è completamente impadronito di me, non c’ho visto più. Dovevo trovare una soluzione immediatamente, prima che fosse troppo tardi, prima che riuscisse a farmi cedere, perché sentivo che mancava pochissimo. E non potevo permetterlo. Così.. così ho.. mentito. Gli ho urlato contro che mi ero innamorato di un altro. E lui.. lui mi ha.. creduto, subito. Senza il minimo accenno di titubanza. E se n’è andato.. Per sempre.”

Chris non riuscì più a continuare e dovette fermarsi per qualche secondo. Faceva male. Troppo male.
Lea intanto aveva portato una mano davanti la bocca e scuoteva la testa con gli occhi sgranati.

“Mi.. mi stai dicendo.. mi stai dicendo che l’hai lasciato.. per evitare di farlo soffrire?” – disse quando riuscì a trovare un briciolo di forza – “Chris! Non volevi che soffrisse per causa tua.. e l’hai lasciato? Distruggendolo completamente, più di quanto.. Scusa Chris, scusa.. non voglio certo..”

“No, hai ragione.” – la interruppe Chris – “Ma è proprio quello che ho fatto. Credi sia possibile perdere completamente la testa e, guidati dal panico, iniziare ad agire come sotto effetto di una specie di annebbiamento, facendo cose senza senso, l’una dietro l’altra, senza nemmeno rendersene conto? Si, è possibile, te lo assicuro. Perché è quello che è successo a me da quella sera in poi. Io ho lasciato Darren per proteggerlo e invece gli ho provocato una sofferenza mille volte maggiore. La cosa ancora più grave, però, è che me ne sto rendendo conto solo adesso. Continuavo a illudermi che fosse giusto così. Che lui sarebbe stato bene senza di me. Capisci a che livello sono arrivato, Lea? Mi sono messo con Will. Io.. Io non ho mai amato Will, mai. Semplicemente mi illudevo di poter vivere una vita di bugie per il bene di Darren. Sono una bestia. Proprio Will poi.. l’unica persona che fosse mai riuscita a scatenare in Darren una vera e propria scenata di gelosia, per le troppe attenzioni che mi riservava.. Una bestia, ecco cosa sono.”

“E ai SAG Awards..” – lo interruppe Lea. Stava cercando di mettere ordine nella sua mente, di capire.

“Si, esattamente.” – Chris non la lasciò nemmeno continuare – “Capisci adesso fino a che punto mi sono spinto? Proprio quella sera.. Dare ci teneva così tanto.. e io invece..”

Chris si prese di nuovo il viso tra le mani.

“Darren quella sera è stato veramente male Chris. Non ne ha parlato con nessuno ovviamente, ma era talmente evidente. A fine serata riusciva a stento a tenersi in piedi. Se solo avessi saputo.. Se solo tu me ne avessi parlato. Avrei evitato tutto questo.. Avrei trovato il modo di farti ragionare.” – sussurrò Lea.

Chris rimase per qualche altro istante in silenzio e Lea lo tirò a se e lo strinse forte tra le braccia. Così il ragazzo continuò:

“Sono andato avanti così per due mesi. A mentire a Darren, a mentire a voi, a mentire a Will e a mentire a me stesso. Ero riuscito a ripararmi dietro una corazza di bugie e di illusioni. Finché ieri, durante quell’intervista, quella domanda mi ha preso alla sprovvista. Ero distratto e avevo abbassato un attimo la guardia.. e mi ha colpito in pieno. Credo sia stata quella parola: perfetto. Nulla è più perfetto da quando non c’è più Darren. Nulla lo sarà mai senza di lui. E sono crollato. Sono stato travolto dalla verità. Ho iniziato a vedere tutto chiaramente, a capire quanto male gli ho fatto e quanto ne ho fatto a me.. Inutilmente. E ho capito di non poter più continuare a vivere in quel modo. Sono stato talmente male, Lea. Da quando sono fuggito via da quello studio non ho fatto altro che piangere, urlare, disperarmi e implorare perdono. Non ho neanche sentito il cellulare squillare, ti rendi conto? Finché stamattina, dopo l’ennesimo sfogo ho capito che dovevo reagire e riprendere in mano la mia vita. Ho capito che dovevo a tutti costi rimediare al mio errore. Dovevo farlo per lui e dovevo farlo per me. Per questo motivo non potevo aspettarti a casa poco fa. Avevo già perso troppo tempo. Sono uscito e sono andato da Will, gli ho raccontato tutta la verità. Sono stato totalmente sincero e l’ho lasciato. Soffrirà, ma non potevo continuare a mentire. Non potevo continuare a tradire Darren.”

“Oh, Chris.. Se solo avessi saputo.” – sussurrò Lea scuotendo la testa. Poi, sorridendo appena, aggiunse – “Sei stato forte, lo sai? Sono veramente fiera di te, tesoro!”

Chris non riuscì a ricambiare il sorriso. Sospirò un paio di volte e riprese:

“Quando sono uscito da casa di Will mi sentivo così sicuro, così ottimista.. Ma la realtà è un’altra. Ok, ho lascito Will, non dovrò più baciarlo illudendomi di stare baciando le uniche labbra che ho sempre desiderato sulle mie, ma ciò non significa che riuscirò a risolvere le cose. Darren non è uno stupido. L’ho umiliato, l’ho ferito, l’ho tradito.. Ho tradito la sua fiducia. Non ne vorrà più sapere nulla di me. Mai più..”

“Chris..” – provò ad interromperlo Lea con un sorriso.

Ma Chris non l’ascoltava, stava continuando a blaterare, in preda allo sconforto:

“Ovviamente dovrò trovare un modo per spiegargli tutto. Per farmi ascoltare, anche solo per qualche minuto. Farò tutto il possibile per cercare di farmi perdonare, ma non posso illudermi. Non torneremo mai insieme. È finita, e prima o poi dovrò farmene una ragione. Quale idiota tornerebbe mai con una persona come me?”

“Chris, lasciami parlare.” – provò di nuovo Lea alzando gli occhi al cielo. Sapeva benissimo “quale idiota” non aspettava altro che tornare con lui. Ma Chris non ne voleva sapere di ascoltare.

“Certo, non dovrò più mentire. Almeno questo. Dare saprà finalmente tutta la verità.. Dio, Lea..  farei qualunque cosa pur di vederlo tornare a sorridermi. Qualunque cosa.”

“Chris ascoltami!” – Lea aveva alzato la voce e lo stava guardando dritto negli occhi. 

Chris si bloccò immediatamente e la ragazza soddisfatta continuò:

“Chris sai dove ha trascorso Dare la notte scorsa?”

Il ragazzo rimase a fissarla senza dire nulla per qualche secondo. Non capiva cosa l’amica stesse cercando di dirgli. Ma Lea non aveva intenzione di andare avanti prima di aver ricevuto una risposta, così fece di no con la testa:

“Lea, cosa stai dicendo? Come potrei mai sapere dove..”

“Ah, Chris..” – lo interruppe Lea con un sospiro – “Non avrei mai creduto di poter dire una cosa del genere, ma a quanto pare mi sbagliavo: Chris Colfer riesci ad essere davvero uno stupido quando ti impegni.”

A quel punto scoppiò in una risata allegra, lasciando Chris a fissarla a bocca aperta. Se ne stava lì, di fronte a lui e rideva spensierata. Perché stava ridendo? Era impazzita? Cosa diavolo c’era da ridere? Era quasi sul punto di mettersi ad urlare quando Lea, cercando di ricomporsi riprese a parlare:

“Scusami Chris, ma non sono riuscita a trattenermi. Idiota che non sei altro, te lo dico io dov’era Darren questa notte: era qui. Sotto casa tua.”

Chris sentì il suo cuore perdere un battito. Provò un paio di volte a parlare ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.

“Lascia che sia io a parlare adesso” – continuò Lea con dolcezza – “La notte scorsa Darren è rimasto qui fuori, in mezzo alla strada, a fissare la tua finestra, per ore ed ore, sotto la pioggia. Finché io e Cory non siamo venuti a recuperarlo e l’abbiamo riportato a casa.”

“Lea.. cosa.. stai.. dicendo..” – Chris sentiva di stare per avere l’ennesima crisi.

“Chris, ascoltami” – gli disse Lea, tornando a stringere la mano dell’amico tra le sue – “Volevi sapere chi è quell’idiota che tornerebbe mai con una persona come te. Te lo dico io chi è: è l’idiota del quale ti sei innamorato, Chris!
Mentre tu eri così intento a mentire a tutti, compreso a te stesso, noi avevamo tutto chiaro davanti agli occhi. Noi abbiamo visto la sofferenza di Darren, e non lo dico per farti del male, Chris. Solo, è bene che tu capisca veramente come stanno le cose, adesso. Darren era distrutto all’inizio ed è distrutto adesso. Non ha mai smesso di amarti. Dipende da te, adesso come allora.
Ieri pomeriggio quando sono tornata con Cory agli Studios dopo l’intervista, Darren ci ha sentiti parlare di ciò che era successo poco prima e ha dato di matto quando ha capito che la cosa riguardava te. All’inizio non ero certa fosse un bene raccontargli la verità, so quanto sta soffrendo e non volevo peggiorare le cose, ma non sono riuscita a mentirgli. Così abbiamo parlato un po’ e gli ho raccontato tutto. Era sconvolto, te lo giuro. Ha ascoltato senza dire una parola, mi ha ringraziata e se n’è andato. Ed è venuto qui. È rimasto sotto la pioggia per ore, finché, quando ha capito che da solo non ce l’avrebbe fatta, si è deciso a chiamarmi per chiedere aiuto. L’abbiamo trovato completamente devastato: piangeva, bagnato fradicio, scosso dai brividi che non ne volevano sapere di dargli tregua. Non era nemmeno in grado di risponderci. L’abbiamo portato a casa, l’abbiamo fatto asciugare e abbiamo aspettato che si calmasse. Più tardi, una volta ripreso, si è deciso a parlare un po’ con noi dei suoi sentimenti.
Ti ama come non ho mai visto amare nessuno prima. Te lo giuro, Chris. Non ti incolpa di nulla, anzi.. direi proprio il contrario. E ha tirato avanti fin’ora con la convinzione che tu fossi felice. Quando ha sentito dell’intervista però, la sua certezza è crollata ed è crollato anche lui. Era in uno stato pessimo questa notte, e..”

Chris con le lacrime agli occhi lasciò la mano di Lea e si alzò di scatto dal divano, diretto verso la porta. Lea gli afferrò un braccio:

“Dove stai andando?” – gli disse la ragazza, trattenendolo con tutta la forza che riuscì a trovare.

“Devo andare.. da lui! Adesso! Lasciami andare Lea.. subito!” – le urlò Chris tra i singhiozzi.

“Non puoi Chris.. non puoi adesso. Non c’è.” – rispose Lea dolcemente, sforzandosi di non mollare la presa.

“E allora vado a cercarlo.. O lo aspetto sotto casa. Lasciami andare Lea. Lasciami.” – Chris non riusciva a smettere di piangere.

“Non tornerà, stasera. E non puoi andare a cercarlo, Chris. È fuori città. Ti prego, torna a sederti e calmati un attimo. Ti prego.” – lo implorò Lea.

Chris si sentì morire. Fuori città. Smise di fare resistenza e si accasciò di nuovo sul divano portandosi il viso tra le mani.

“Chris, lascia che ti spieghi..” – stava provando a dire Lea, quando il ragazzo, come un fulmine si alzò di nuovo e corse a prendere il cellulare.

Lea lo afferrò di nuovo per un braccio:

“Per favore Chris, aspetta. Non..”

Ma il ragazzo stavolta riuscì a liberarsi dalla presa dell’amica. Tra le lacrime compose quel numero, che per così tanto tempo si era sforzato invano di dimenticare, e portò il cellulare all’orecchio.
Passò qualche secondo, dopodiché, sospirando si gettò di nuovo sul divano e posò il cellulare tornando a nascondere il viso tra le mani.

“Spento.” – sussurrò all’amica.   
 





Darren gironzolava per casa, gettando a caso dentro lo zaino le prime cose che gli capitavano a tiro: una maglietta, un paio di pantaloni, spazzolino da denti, occhiali da sole..
Agiva senza nemmeno riflettere su quello che realmente gli occorreva. Si trascinava da una stanza all’altra guardandosi intorno, gli occhi ancora gonfi per le troppe lacrime versate, lo sguardo spento, la testa pesante.

Guardò l’orologio e si accorse che era arrivato il momento di andare, così chiuse lo zaino e lo mise in spalla avviandosi verso l’ingresso. Si fermò di fronte al divano e osservò il cellulare, posato su di esso.
Pochi minuti prima aveva ricevuto un messaggio da Lea: “Chris mi ha appena chiamata. Sta meglio, sto andando da lui. Ti faccio sapere. Stai tranquillo Dare.. ti voglio bene!”
Aveva letto e riletto quel messaggio mille volte, e poi altre mille. Dopodiché aveva lanciato il telefono sul divano cercando con tutto sé stesso di resistere alla tentazione di chiamare Chris. Più di una volta, quel giorno, era arrivato quasi al limite ed era riuscito a fermarsi giusto un attimo prima di comporre il numero.

Guardò di nuovo il cellulare. Non poteva permettersi di cedere, non aveva nessun diritto di chiamarlo.
Ma quella sera, da solo, in quella camera d’albergo, sarebbe riuscito a resistere?
Chris stava bene. Era con Lea, non era da solo. Lui non poteva chiamarlo, per niente al mondo. Prese il cellulare e scrisse un rapido messaggio: “Grazie Lea. Sto partendo, lascio il cellulare a casa. È meglio così. Per tutti. Grazie davvero, ti voglio bene anche io. Ci vediamo lunedì.”  
Poi lo spense, lo gettò di nuovo sul divano e uscì di casa diretto verso l’aeroporto.
 





Chris continuava a chiamare. Provava e riprovava, senza risultato, con le lacrime che gli scorrevano sul viso.
Lea, seduta accanto a lui, lo guardava impotente, continuando a ripensare alla storia appena ascoltata. Non riusciva a credere di non aver capito nulla e si rimproverava per non essere stata più attenta, per non essere riuscita ad aiutarli prima. Se solo li avesse costretti a parlare fin da subito, quanta inutile sofferenza sarebbe riuscita ad evitare. Sospirò e provò per l’ennesima volta a convincere l’amico:

“Chris, basta. È spento. L’ha lasciato a casa, te l’ho detto. Smettila. Dammi quel cellulare.”

“Lea, ti rendi conto?” – strascicò Chris tra le lacrime – “Ti rendi conto di quello che gli ho fatto? Ma che persona sono? Io l’ho distrutto. E dico di amarlo. Sono una persona orribile. Non merito il suo amore. Non merito lui. Non merito nulla.. Tutta la notte qui fuori, a piangere per me.. Io..”

“Chris ascoltami bene.” – Lea gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi – “Tu e Darren siete anime gemelle. Siete nati per stare insieme, e tutto sta per tornare a posto. Hai sbagliato, ok. Capita a tutti di sbagliare, ma le cose si risolvono. Si stanno già risolvendo. E non permetterti mai più di dire che non ti merita. Sei una persona meravigliosa Chris. Ti rendi conto che hai fatto tutto questo solo per amore suo? Ti rendi conto che avresti sacrificato la tua intera vita? Pensaci bene Chris. Darren è fortunato ad avere te, tanto quanto tu sei fortunato ad avere lui.”

Chris chiuse gli occhi e lasciò andare il cellulare. Non riusciva a smettere di piangere, le lacrime lo stavano devastando.
Lea si avvicinò un po’ di più all’amico e gli diede un bacio sulla guancia:

“Ti voglio bene, stupido. E sono contenta. Sai perché? Perché finalmente anche Chris Colfer ha fatto una cazzata. Non puoi pretendere di essere sempre perfetto, Colfer!” – gli disse sorridendo.

Chris sorrise a sua volta. Forse Lea aveva ragione, aveva sbagliato ma stava tentando di rimediare. E adesso sapeva che Darren lo amava ancora. Che, forse, l’avrebbe perdonato. Se solo avesse risposto a quel cellulare!
Sospirò e provò a ricomporsi.

“Dov’è?” – chiese a Lea qualche attimo dopo, poggiando la testa indietro, sul divano.

Anche Lea si appoggiò e sospirando rispose:

“È partito oggi pomeriggio, non ricordo esattamente per dove. Mi dispiace Chris, ma stanotte anche io ero abbastanza distrutta. Non ricordo. So solo che tornerà lunedì mattina, giusto in tempo per raggiungerci al lavoro. Ha detto di avere un paio di appuntamenti per qualcosa riguardante il tour..”

Chris si voltò di scatto verso l’amica:

“Il.. tour?” – disse con un filo di voce.

“Oddio, è vero.. tu non sai. Certo che non sai, come potresti?” – rispose Lea leggermente sovrappensiero – “Chris, non so se dovrei dirtelo. Probabilmente preferirebbe farlo lui stesso, ma a questo punto, credo di aver già parlato troppo, quindi.. Darren sta organizzando un suo tour per quest’estate, per presentare le canzoni del nuovo album. Un tour tutto suo, nelle principali città americane. Non puoi saperlo perché non l’ha ancora annunciato ufficialmente. È una cosa alla quale sta ancora lavorando, per questo motivo starà fuori per il weekend. Sai una cosa? Penso che impegnarsi in tutto questo l’abbia veramente aiutato nell’ultimo periodo.. Chris, stai piangendo di nuovo?”

Chris guardava l’amica con le mani sul viso, le lacrime che scorrevano senza sosta e il cuore che batteva talmente forte da sembrare volesse uscirgli da petto.

“Ce l’ha fatta, Lea! Capisci cosa significa?” – provò a dire tra un singhiozzo e l’altro – “Un tour tutto suo. È perfetto, capisci? È perfetto. È la persona migliore del mondo. Ha talento, ha determinazione. Ti rendi conto dov’è arrivato con le sue sole forze? Dio, Lea, sono talmente orgoglioso. Ho bisogno di abbracciarlo. Di stringerlo tra le mie braccia e dirgli quanto lo amo e quanto sono dannatamente fiero di lui.”

Lea guardava l’amico e non riusciva a smettere di sorridere. Lo abbracciò forte e gli sussurrò all’orecchio:

“Hai ragione. È perfetto. Siete perfetti.” – poi si allontanò un po’ per guardarlo negli occhi e aggiunse con un ghigno – “Vorrei tanto che ti sentisse in questo momento. Fammi un favore, una volta chiarito tutto il resto, digli quello che hai appena detto a me, ok? E assicurati che gli entri per bene in quel minuscolo cervellino che si ritrova.”

Chris la guardò con uno sguardo interrogativo, e Lea sempre sorridendo aggiunse:

“Tu fa’ come ti dico.. A quanto pare il tuo stupido ragazzo è convinto di non essere abbastanza.”

Chris scosse la testa con gli occhi chiusi:

“Non ha la minima idea di quello che dice!” – disse piano. Poi sorrise.
 





Qualche ora dopo Chris, steso sul letto, guardava fuori dalla finestra, il buio.

Era rimasto con Lea fino a poco prima, a parlare e parlare di mille cose. Dopo averla salutata si era messo a letto, ma non riusciva a chiudere occhio.
Aveva riprovato un’infinità di volte a chiamare Darren, pur sapendo quanto fosse inutile. Sapeva che avrebbe dovuto aspettare fino al lunedì, prima di potergli finalmente parlare, ma mancava ancora un giorno intero. Così tanto tempo. Sarebbe riuscito a resistere?

Sospirò. Stava meglio, ma aveva bisogno di Darren. Ne aveva bisogno come aveva bisogno dell’aria. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averlo accanto in quell’istante, pur di poter perdersi nei suoi occhi, pur di potersi abbandonare tra le sue braccia, pur di poter sentire la sua voce..

Sospirò di nuovo e si alzò dal letto. Prese l’iPod, con in mente una canzone ben precisa. Una canzone che significava il mondo per lui, ora più che mai. Una canzone che non ascoltava da due mesi.
Mise su le cuffie, si sdraiò e premette play.

“I’ve been alone
surrounded by darkness
I’ve seen how heartless
the world can be..”

Chris chiuse gli occhi e sorrise, mentre la voce di Darren continuava a cantare.

Quella notte, dopo tanto tempo, non sarebbe stato da solo.
Quella notte, dopo tanto tempo, Darren sarebbe stato lì con lui.

Si addormentò così, con “Not Alone” nelle orecchie a cullarlo e un leggero sorriso sulle labbra.













NOTE:
Salve a tutti! :)
Innanzi tutto devo dire che la notizia del tour di Darren mi ha talmente riempita d’orgoglio che non sono riuscita a fare a meno di accennarlo anche qui. È stato più forte di me. ;)
Per il resto non credo ci sia molto da aggiungere..
Ovviamente la canzone della scena finale è “Not alone” di Darren, che sicuramente tutti conoscerete. In ogni caso vi linko uno dei video che preferisco, così, se per caso qualcuno non la conoscesse, può rimediare.
http://www.youtube.com/watch?v=fOlUSe8r6ao
Aggiungerei che in quest’ultima scena ogni riferimento a me stessa è puramente casuale! ;) Devo dire che addormentarmi con la voce di Darren nelle orecchie è una delle cose che amo di più al mondo! :’)
Infine vorrei ringraziare infinitamente la ragazza che ha recensito lo scorso capitolo.. Hai migliorato la mia giornata, sappilo!
Grazie ancora a tutti quelli che leggono.. siete pazzi, ma vi amo! :)
A presto!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** To make you feel my love ***


Il lunedì mattina Chris si svegliò prestissimo.
Aperti gli occhi, si guardò intorno: un timido sole entrava dalla finestra e illuminava la stanza.
Osservò, per qualche istante, lo squarcio di cielo azzurro tra gli edifici, tirò un sospiro di sollievo e sorrise.
Era mattino. Finalmente.

Era riuscito a malapena a chiudere occhio quella notte, girandosi e rigirandosi, senza pace, cercando di frenare l’impazienza e l’ansia per la giornata che stava per iniziare.

Aveva appena trascorso le ventiquattro ore più lunghe della sua vita.
Una di quelle giornate senza senso, che desideri finiscano al più presto, ma che, come per uno strano scherzo del destino, sembrano durare un’eternità. Quelle giornate in cui anche il tempo sembra voltarti le spalle, rallentando il suo scorrere. E non importa con quanta impazienza guardi l’orologio e con quanta intensità continui a fissare le lancette. Non cambia nulla. I minuti continuano a scorrere troppo lentamente, uno dopo l’altro, e non puoi fare altro che aspettare, desiderando che tutto questo tormento finisca al più presto.

Lea e Cory non l’avevano lasciato un attimo da solo. Si erano presentati a casa sua non appena svegli e l’avevano costretto a trascorrere l’intera giornata fuori casa.
Una bella domenica di sole, insieme a due dei suoi migliori amici, a passeggiare per la città: niente di meglio, per superare una così lunga e straziante attesa.
Già.
Peccato però che a Chris non importasse nulla di tutto ciò in quell’istante.

Aveva provato a non pensare, aveva provato a distrarsi, sapendo che non avrebbe potuto fare nient’altro per tutto il giorno, ma era stato inutile. Tutti gli sforzi dei suoi amici non erano serviti a nulla, ogni tentativo di cambiare argomento era fallito miseramente: esisteva un solo posto in cui desiderava essere, un solo argomento di cui desiderava parlare, un solo sguardo che desiderava incrociare.

Non riusciva a non pensare che da qualche parte, lontano da lui, Darren si stava torturando continuando a soffrire per causa sua, e non si dava pace che non ci fosse modo di raggiungerlo. Non riusciva a sopportare di non poter fare nulla per un giorno intero. Odiava questa sensazione di impotenza, e odiava con tutto se stesso la voce dell’operatrice telefonica che, ad ogni inutile tentativo di chiamata, continuava a ricordagli, insensibile, che doveva farsene una ragione: il cellulare era spento. E così sarebbe rimasto.

La giornata era trascorsa così, tra un sospiro e l’altro, con il cellulare in mano, e la mente altrove. Parlando e riparlando di Darren fino a sfinirsi, ascoltando i mille racconti dei suoi amici, sui due mesi appena trascorsi, e osservandoli mentre cercavano in tutti i modi di rassicurarlo.
Aveva gli amici migliori del mondo, e si sentiva in colpa ogni secondo di più. Continuava ad essere convinto di non meritare affatto tutto l’amore e tutta la preoccupazione che la gente che gli stava accanto continuava ostinatamente a riversargli addosso.
Ma le cose sarebbero cambiate. Lo aveva promesso a se stesso. Non avrebbe più fatto soffrire le persone che amava e sarebbe riuscito a sdebitarsi con tutti nella maniera adeguata.
Doveva solamente risolvere le cose con Darren, e poi, una volta tranquillo tra le braccia del suo ragazzo, si sarebbe concentrato su di loro. Avrebbe trovato il modo migliore per dimostrargli quanto gli fosse infinitamente grato per tutto quello che stavano facendo per lui.

E così, tra tristezza, speranza e impazienza, minuto dopo minuto, si era fatto buio.

Per quanto sembri impossibile, anche le giornate più lunghe prima o poi finiscono.
E quella giornata era finita.

Dopo aver salutato e ringraziato mille e mille volte Lea e Cory, Chris si era diretto verso casa.
Giunto davanti la porta però non era riuscito a fermarsi. Aveva proseguito senza nemmeno voltarsi un attimo, come attirato da una calamita, verso un altro luogo, verso un’altra casa.

Sapeva quanto tutto ciò non avesse senso, sapeva quanto tutto ciò fosse inutile, ma non si era sforzato nemmeno per un istante di resistere. Era giunto sotto casa di Darren e, cercando con tutto se stesso di vincere le fitte di dolore provocate dai mille ricordi che quel luogo così familiare gli evocava, aveva bussato alla porta.
Nessuna risposta. Darren non c’era. Non poteva certo esserne sorpreso. Ovviamente sapeva che non l’avrebbe trovato, ma ciò non gli aveva affatto impedito di guidare fin lì, di provare.
Non avrebbe lasciato nulla al caso, non avrebbe lasciato nulla di intentato. Non stavolta.

Era rimasto lì, appoggiato a quella porta, per qualche minuto, con gli occhi chiusi e la mente persa nei ricordi. Poi era salito in auto e aveva guidato fino a casa. Si era messo a letto e aveva pregato che quella notte passasse in fretta, contando le ore che lo separavano dal rivedere lui, dal rivedere il suo sorriso.

E adesso finalmente era mattina.

Chris respirò profondamente e sorridendo si sollevò, sedendosi a gambe incrociate al centro del letto. Prese il cellulare e compose per l’ennesima volta il numero di Darren. Qualche istante dopo, con un sospiro, poggiò di nuovo il cellulare sul letto. Spento.

“Amore mio.. se solo avessi portato quel dannato cellulare con te!” – disse ad alta voce, scuotendo la testa – “Cosa pensavi di ottenere? ’È meglio così. Per tutti.’ E invece no che non è stato meglio! Dio, siamo due stupidi.”

Aveva letto e riletto quell’ultimo messaggio sul cellulare di Lea un’infinità di volte, cercando di trovarne un senso.

“Un modo per trattenersi dall’istinto di chiamarti o semplicemente di cercare tue notizie.” – avevano ipotizzato Cory e Lea il giorno precedente.

E forse avevano ragione.
Chris però sapeva benissimo quanto Darren fosse totalmente dipendente dal suo iPhone. Faceva male, sempre di più, pensare che stesse soffrendo talmente tanto da arrivare a privarsene, dal partire per due giorni interi lasciandolo a casa, pur di non essere tentato di chiamare lui.

Scosse di nuovo la testa. Non era il momento di continuare a deprimersi. Aveva cose molto più importanti da fare quella mattina che continuare a piangersi addosso.

Aveva pensato e ripensato a ciò che avrebbe fatto nel momento in cui sarebbero stati l’uno di fronte all’altro, a come avrebbe affrontato la situazione. All’inizio aveva deciso di andare ad aspettarlo sotto casa, non riusciva nemmeno a tollerare l’idea di dover perdere ancora tempo. Cory però era sicuro di aver sentito Darren dire che non avrebbe fatto in tempo a passare da casa quella mattina, e che, una volta sceso dall’aereo, sarebbe corso direttamente sul set. Questo aveva quindi obbligato Chris, a malincuore, a cambiare i suoi piani. Si sarebbero visti al lavoro, non poteva fare nient’altro.

Alzò le spalle e si alzò dal letto. Si diresse in cucina e si riempì un bicchiere di latte, un’abitudine che aveva preso da Darren. Lo bevve tutto d’un sorso e poi, continuando a sorridere entrò in bagno e si concesse una lunga doccia rilassante. Dopo una ventina di minuti, uscì dalla doccia e si asciugò con calma. Poi si diresse verso la camera da letto per vestirsi.

Gironzolava per casa con lo sguardo sognante, la mente totalmente proiettata a ciò che sarebbe accaduto a breve. Riusciva a sentire distintamente il suo cuore pulsare ad un ritmo irregolare, immaginava già il viso di Darren a pochi centimetri dal suo, sentiva già il suo meraviglioso profumo ad avvolgerlo..  
Senza neanche rendersene conto si ritrovò a canticchiare..
 
“When the rain is blowing in your face,
and the whole world is on your case,
I could offer you a warm embrace
to make you feel my love..”
 
Frugò un po’ nell’armadio, tra i vestiti e scelse accuratamente cosa indossare tra quello che Darren amava di più. Poi iniziò a vestirsi con calma.
 
“When the evening shadows and the stars appear,
and there is no one there to dry your tears,
I could hold you for a million years
to make you feel my love..”
 
Aveva sempre amato cantare Adele, quella ragazza aveva la capacità di entrargli nell’anima e le sue canzoni avevano un qualcosa di magico, come se le sentisse particolarmente sue. Specialmente in quel momento. Specialmente quella canzone.
 
 “I know you haven’t made your mind up yet,
but I would never do you wrong.
I’ve known it  from the moment that we met,
no doubt in my mind where you belong.”
 
Sospirando si diresse verso lo specchio e si osservò per qualche istante. Non era ancora completamente in forma, le occhiaie erano, tuttora, particolarmente evidenti e la stanchezza degli ultimi giorni si intravedeva ancora, ma il peggio era passato. Era abbastanza presentabile. Sorrise e si sistemò i capelli.
 
“I’d go hungry, I’d go black and blue,
I’d go crawling down the avenue.
No, there’s nothing that I wouldn’t do
to make you feel my love.
 
The storms are raging on the rolling sea
and on the highway of regret.
Though winds of change are throwing wild and free,
you ain’t seen nothing like me yet.”
 
Tornò in camera e raccolse il cellulare. Poi, sempre con il sorriso sulle labbra tornò un’altra volta allo specchio. Era pronto? Si, apparentemente lo era. Lo era da tutta la vita.  
 
“I could make you happy, make your dreams come true.
Nothing that I wouldn’t do.
Go to the ends of the Earth for you,
to make you feel my love.
 
Guardò l’orologio: era ora di andare. Si diresse in soggiorno e accarezzò Brian che gli era corso incontro e si stava strusciando sulle sue gambe. Ecco qualcun altro da cui farsi perdonare: aveva trascurato il suo gatto senza alcuna pietà in questi ultimi giorni. Lo accarezzò un altro paio di volte e gli sorrise, avrebbe trovato il modo di scusarsi anche con lui. Dopo.
Sospirò, prese la borsa e con il cuore in subbuglio uscì di casa.
 
 
 





Darren aprì la porta di casa e a fatica si trascinò dentro.
Gettò per terra lo zaino e accese la luce. La mano gli tremava talmente, che dovette faticare per trovare l’interruttore. Seppur sforzandosi con tutto se stesso, non riusciva a frenare i brividi che lo scuotevano.

Lentamente si diresse verso il bagno e aprì il rubinetto. Si sciacquò il viso con l’acqua fredda un paio di volte e poi osservò, per qualche istante, il suo volto allo specchio. Era in una condizione pessima: gli occhi lucidi, il volto stremato, le guancie di un rosso intenso.
Si toccò per l’ennesima volta la fronte: scottava. Come se qualcuno avesse acceso un fuoco che ora stava divampando dentro la sua testa, senza tregua.

Da qualche parte, in quella stanza doveva esserci un termometro, se solo fosse stato un po’ più lucido, sarebbe riuscito a ricordare dove.
Ma non era lucido. Non lo era per nulla.
Così iniziò a cercare, con le poche forze rimaste, aprendo un armadietto dopo l’altro, la testa che gli girava pericolosamente, il respiro affannato e i brividi che non volevano saperne di lasciarlo in pace.

Quando, dopo aver messo a soqquadro l’intero bagno, riuscì finalmente a trovare il termometro, si accasciò a terra e con gli occhi socchiusi iniziò a misurare la temperatura.

Stava male già dal pomeriggio precedente. Sbrigatosi a portare a termine i suoi impegni più urgenti, era rimasto per più di un’ora, seduto sul letto in quella sua fredda stanza d’albergo a discutere a telefono con un operatore della compagnia aerea decisamente poco disponibile, tentando in tutti i modi di cambiare la sua prenotazione, in modo da tornare a casa il prima possibile. Nonostante i suoi sforzi però, non era riuscito a fare di meglio che anticipare il rientro di un paio d’ore.

“Meglio di niente.” – aveva pensato una volta terminata l’estenuante conversazione.

Si sarebbe accontentato. Non era assolutamente il caso di rimanere fuori casa in quelle condizioni. Doveva rientrare prima che le poche forze rimaste lo abbandonassero completamente.

Durante il viaggio infatti le sue condizioni erano peggiorate, aveva sentito i brividi aumentare, la testa farsi sempre più pesante, il viso diventare di secondo in secondo più bollente. Aveva guidato fino a casa, cercando con tutto se stesso di resistere dallo svenire sul volante, e per fortuna era riuscito ad arrivare a casa sano e salvo. Più o meno.

Adesso, seduto su quel pavimento, stava resistendo a malapena dal crollare completamente, abbandonandosi a se stesso.

Sospirò e sforzandosi di rimanere sveglio per qualche altro secondo, con gli occhi socchiusi guardò il termometro: 39,8.

In realtà non aveva certo bisogno di conferme, non potevano esserci dubbi, sapeva di avere la febbre altissima.
D’altronde solo due giorni prima si trovava in quello stesso bagno, bagnato fradicio, dopo essere rimasto sotto casa di Chris per ore, sotto la pioggia battente.
Pensava davvero di poterla fare franca? Avrebbe dovuto immaginare che questa volta avrebbe pagato care le conseguenze delle sue azioni avventate e istintive.

Seppure completamente frastornato dalla febbre, non poté fare a meno di sobbalzare e di sentire il cuore stringersi forte nel petto, nell’istante in cui nella sua mente si fece largo il ricordo di quella notte.

Non aveva fatto altro che pensare a Chris negli ultimi due giorni, più del solito se mai fosse possibile.
Non era passato istante in cui non avesse desiderato parlargli, in cui non avesse desiderato avere sue notizie, sapere se stesse bene, sentire la sua voce tranquillizzarlo.
E non era passato istante in cui non si fosse maledetto per questo, in cui non si fosse sforzato di resistere dal correre da lui, di resistere dal chiamarlo.
Credeva davvero che lasciare il cellulare a casa, potesse risolvere le cose? Povero illuso.
Non aveva fatto altro che sforzarsi di resistere dall’afferrare il telefono della sua camera d’albergo e comporre quel numero che continuava a martellargli nella mente. Mille volte si era fermato appena in tempo.
Non aveva fatto altro che sforzarsi di imparare a convivere con l’idea che qualunque cosa fosse successa a Chris quel pomeriggio, non lo riguardava più.
Avrebbe imparato a farsi completamente da parte, anche a costo di morire di dolore. Avrebbe imparato a soffrire in silenzio, stavolta per davvero, non come si era illuso di fare negli ultimi due mesi.

L’ennesimo brivido scosse il suo corpo e lo fece per un attimo tornare alla realtà. Sentendo la sua fronte sempre più calda, cercò di raccogliere l’ultimo briciolo di forze rimaste e si alzò da terra. A stento riuscì ad arrivare in cucina, prese un bicchiere d’acqua e ingoiò una compressa. Non poteva certo continuare a far aumentare la sua temperatura già pericolosamente alta.
Dopo di che con gli occhi socchiusi si diresse in camera, si spogliò e riuscì malamente ad indossare il pigiama.
Si gettò sul letto e aveva già chiuso gli occhi, quando sobbalzò e si sollevò di nuovo: c’era un’ultima cosa da fare prima di crollare definitivamente.
Arrancò verso il divano e recuperò il cellulare. Lo accese e scrisse un rapido messaggio a Ryan: “Ryan mi sono ammalato, ho la febbre altissima. Mi dispiace ma non riesco a venire al lavoro oggi. Non odiarmi troppo. Recupererò al più presto, puoi fidarti. Buona giornata.”
Inviò con un sospiro e spense nuovamente il cellulare. Lo lanciò di nuovo sul divano e tornò a letto.
Poggiò la testa sul cuscino e, sfinito, chiuse finalmente gli occhi.
 
 
 





Chris posteggiò l’auto con il cuore che batteva a mille, totalmente elettrizzato per quello che sarebbe successo di lì a poco. Appoggiò la testa al sedile per qualche istante, fece un paio di respiri profondi e sorrise. Non riusciva a credere che quel momento fosse finalmente arrivato.

Era sicuro che Darren, una volta scoperta tutta la verità, avrebbe dato di matto, ma non se ne preoccupava.
Adesso che sapeva che i suoi sentimenti non erano cambiati, che per qualche strana ragione non lo odiava per ciò che gli aveva fatto, che anche lui lo amava ancora come il primo giorno, avrebbe potuto sopportare tutto. Sarebbe riuscito a farsi perdonare. Sarebbero riusciti a superare ogni cosa, insieme.

Sospirò, scese dall’auto e si guardò intorno. Perlustrò l’intero parcheggio alla ricerca dell’auto di Darren, senza risultato: non c’era. Non era ancora arrivato.
Nulla di cui stranizzarsi, Chris sapeva già che quella mattina Darren non sarebbe riuscito ad arrivare al lavoro prestissimo come al suo solito.
Scosse la testa e sorrise: a quanto pare quella tortura non era ancora giunta al termine.  

Raccolse le sue cose, chiuse l’auto e si incamminò. Sarebbe andato ad aspettarlo davanti al suo camerino. Non poteva rischiare di lasciarselo sfuggire ancora. Stava veramente rischiando di impazzire, ogni secondo di più.
Dopo tanto pensare, alla fine aveva rinunciato a qualsiasi tipo di pianificazione. Non sapeva ancora come avrebbe affrontato l’argomento o quali parole avrebbe usato. Sapeva che programmare era inutile, e aveva deciso fosse meglio improvvisare.
Di una sola cosa era certo: quella mattina, prima di iniziare le prove, Darren avrebbe finalmente saputo tutta la verità.

Sorrise di nuovo all’idea, mentre continuava a camminare, con la mente lontana, beandosi dell’aria fresca che lo accarezzava e gli scompigliava i capelli. Finché qualcosa alle sue spalle lo distolse per qualche istante dai suoi pensieri.

“Chris!” – si sentì chiamare da una voce familiare.

Si voltò sorridendo e vide Naya che gli correva incontro. Nell’istante in cui vide il volto dell’amico, però, la ragazza si bloccò e rimase a fissarlo con gli occhi sgranati.

“Chris, cosa.. io stavo per chiederti se stessi bene.. Sai, ho sentito dell’intervista e ho pensato che.. Ma adesso che ti vedo, mi sembra una domanda talmente stupida.. Chris sei raggiante stamattina!” – balbettò Naya, senza riuscire a smettere di fissarlo.

Chris rise di cuore e si avvicinò alla ragazza per lasciarle un leggero bacio sulla guancia.

“Grazie Nay, sto abbastanza bene, in effetti.. Capita anche a me di fare qualche cazzata ogni tanto, a quanto pare.. Ma adesso va bene.. E tra poco andrà ancora meglio! A proposito, scusami ma devo scappare, ho una cosa importantissima da fare stamattina, prima di iniziare a girare.. Ci vediamo dopo!” – la salutò con un altro grande sorriso prima di voltarsi e correre via.

Naya rimase qualche altro secondo a bocca aperta. Lo guardò allontanarsi senza riuscire a dire nulla.
Da quanto tempo non vedeva Chris sorridere in quel modo?
Qualunque cazzata avesse fatto quel ragazzo, a quanto pare era stata un bene, se era servita a farlo tornare a sorridere. Sorrise a sua volta e, ancora leggermente stupita, si allontanò felice di aver rivisto un briciolo di serenità sul volto dell’amico, dopo tanto tempo.

Chris intanto, quasi saltellando, si era diretto al suo camerino, aveva abbandonato in fretta e furia le sue cose ed era corso via, impaziente di andare a verificare che Darren non fosse già arrivato.
Non era arrivato.

Rimase, seduto per terra, davanti al camerino di Darren per più di mezz’ora, con il cuore che batteva ad ogni secondo più forte, sobbalzando ad ogni minimo rumore e aspettandosi di vederlo comparire da un momento all’altro.
Ma Darren non arrivava.
Guardò l’orologio: era tardi. A breve avrebbero dovuto iniziare le prove. Che fine aveva fatto?

Dopo qualche altro minuto di snervante attesa, si convinse fosse arrivato il momento di fare qualcosa. Non sarebbe riuscito a rimanere lì, fermo, un secondo di più, così si alzò da terra e iniziò a camminare.
Chris sapeva quanto Darren odiasse essere in ritardo. Quella mattina avrebbero dovuto lavorare tutti insieme, per un numero di gruppo. Magari, vista l’ora, una volta arrivato aveva deciso di fermarsi direttamente con gli altri. Pensò fosse meglio andare a controllare e a passo svelto si incamminò verso la sala prove.

“Kev!” – urlò quando intravide l’amico che, appoggiato alla porta della sala, stava sorseggiando il suo solito caffè del mattino.

“Hey Chris! Allora stai bene amico!” – rispose Kevin, scrutando il suo viso con particolare attenzione.

Aveva parlato con Naya. Chris sorrise e alzò gli occhi al cielo.

“Si, tutto ok!” – rispose – “Sono già arrivati tutti?”

“Si, aspettiamo solo te..” – rispose Kevin, poi fece una pausa e aggiunse a voce leggermente più bassa – “E Darren.”

Chris chiuse gli occhi e gettò indietro la testa.

“Questa attesa mi ucciderà!” – sussurrò prima di raggiungere gli altri.

Passarono minuti che sembrarono ore. Chris passeggiava avanti e indietro per la stanza, alternando sorrisi sognanti a sguardi irrequieti all’orologio, sotto gli occhi straniti e divertiti dei suoi colleghi.
Lea e Cory avevano provato un paio di volte a rivolgergli la parola cercando di distrarlo, senza risultato e alla fine anche loro si erano arresi e si limitavano ad osservarlo sorridenti.

Tutti aspettavano Darren ma Darren non arrivava.

Dopo un’ora abbondante iniziarono a nascere le prime domande:

“Nessuno l’ha sentito? Darren non è mai in ritardo!” – chiese Jacob.

“Io non lo vedo da venerdì. Ho provato a chiamarlo nel weekend, volevo portarlo in un posto nuovo che ho scoperto da poco.. Un posto fighissimo, con dell’ottima musica e del cibo divino! Ma aveva il cellulare spento. Ho provato e riprovato mille volte. Non c’è stato verso di rintracciarlo.” – raccontò Chord.

“È stato fuori nel weekend, aveva degli appuntamenti. Sarebbe dovuto rientrare stamattina. Magari l’aereo ha ritardato..” – provò ad ipotizzare Cory.

“Si.. ma non è strano che non abbia avvisato? Non è da lui!” – ribatté Heather.

“Ho provato a chiamarlo giusto adesso, ha ancora il cellulare spento.” – disse Kevin che aveva ancora l’iPhone in mano.

“E se.. gli fosse successo qualcosa?” – azzardò Melissa con un filo di voce.

“Avete controllato i cellulari? Magari ha avvisato qualcuno..” – provò di nuovo Jacob.

A quel punto tutti si lanciarono alla ricerca del proprio cellulare, per accertarsi che non vi fossero suoi messaggi.
Tutti tranne Chris, che, seduto in un angolo, ascoltava in silenzio i suoi colleghi parlare, sentendo il panico crescere dentro di sé ogni secondo di più.
Avevano ragione, Darren non si comportava così. Darren non ritardava mai senza avvisare. Darren non era mai irrintracciabile. Lui però conosceva la verità di quegli ultimi tre giorni, quella verità che gli rimbombava in testa prepotentemente, colpendolo ogni istante più forte: Darren stava male. Darren stava soffrendo. Per colpa sua.
Chris si sentì soffocare. E se..

D’un tratto si alzò dalla sedia e corse verso l’uscita. Vedendolo scattare in piedi in quel modo, Lea, che per tutto quel tempo non aveva distolto un attimo gli occhi da lui, lo afferrò per un braccio, giusto in tempo per evitare che l’amico, uscendo, si scontrasse con un Ryan Murphy scuro in volto, che stava entrando nella stanza con il cellulare in mano.
Non appena lo videro, i ragazzi abbandonarono per qualche istante le loro occupazioni e si voltarono a guardarlo in attesa di capire cosa l’avesse sconvolto a quel punto.

“Ragazzi buongiorno. Vi informo che quell’incosciente di Darren si è permesso di ammalarsi. È a casa con la febbre altissima, mi ha scritto un messaggio stamattina per avvisarmi. Quindi oggi dovrete fare a meno di lui. Giusto oggi! Non riesco ancora a credere che abbia scelto di ammalarsi proprio oggi.” – annunciò con voce cupa.

Tirarono tutti un sospiro di sollievo e iniziarono a commentare tra loro, con il sorriso sulle labbra, scaricando finalmente la tensione accumulata negli ultimi minuti.
Chris abbracciò Lea e, provando a trattenere le lacrime, sospirò e sussurrò con un filo di voce:

“Grazie al cielo!”

A quel punto Ryan, che era rimasto sulla porta con lo sguardo cupo, richiamò nuovamente la loro attenzione:

“Ragazzi, abbandonate tutta questa vostra ilarità fuori luogo! La situazione è gravissima. Quello stupido ha scelto il giorno peggiore per ammalarsi.. Ci sono stati dei cambiamenti nel copione. Parecchi cambiamenti che riguardano le scene che gireremo in settimana. E lui deve assolutamente sapere di che si tratta. Ma, incosciente com’è, ha deciso di rendersi irrintracciabile. È da due ore che provo a telefonargli, continua ad avere il cellulare spento. Ma, ve lo assicuro, questa me la paga. Quando ritorna lo distruggo, è una promessa.”

I ragazzi non poterono fare a meno di scoppiare a ridere. Erano abituati alle sue sfuriate inutili e innocue. Ryan era famoso per il suo drammatizzare anche le piccolezze, soprattutto quando si trattava di Darren, il suo pupillo, del quale non riusciva a fare a meno nemmeno per ventiquattro ore.
Ryan intanto stava continuando a blaterare.

“Adesso qualcuno di voi prende questo copione, va a casa sua e glielo sbatte in faccia da parte mia!” – disse sventolando i fogli che teneva in mano.

Chris, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, saltò su immediatamente, come una molla, e, con un sorriso disarmante, sbraitò:

“Vado io! Vado io!”

Decine di occhi si voltarono immediatamente verso di lui e lo fissarono sbalorditi. Cosa stava succedendo? La mente di tutti iniziò subito a viaggiare tra mille domande e mille supposizioni, analizzando gli ultimi giorni, il sorriso nuovo di Chris quella mattina.. C’era qualcosa di strano e adesso ne avevano tutti l’assoluta certezza.
Ryan, però, interruppe le loro congetture battendo un paio di volte le mani per richiamare l’attenzione su di lui.

“Perfetto! Questa è risolta. Adesso al lavoro!” – disse, continuando anch’egli a fissare Chris con gli occhi sgranati.

Tutti iniziarono a muoversi qua e là per la stanza, preparandosi a cominciare le prove. Chris allora si avvicinò a Ryan, prese i fogli per Darren e si avviò verso la porta con il cuore che sembrava sul punto di saltargli fuori dal petto. Ryan lo afferrò per un braccio:

“Dove credi di andare?” – gli disse nascondendo un sorriso.

Chris lo fissò stranito, non riuscendo nemmeno a rispondere per lo stupore. Ryan allora, tirandolo nuovamente dentro la stanza, continuò:

“Quando ho detto ‘adesso’ intendevo a fine giornata, ovviamente! Non mi sfuggirai anche tu. Non oggi. Mettitelo bene in mente!”

Chris sospirò. Incrociò lo sguardo di Lea, che lo fissava intenerita, e le rivolse un mezzo sorriso scoraggiato. Dopo di che si unì agli altri, sperando che quella giornata, che già si prospettava lunghissima, finisse al più presto.
 
 
 





Quando Darren si svegliò era già buio.
Con gli occhi ancora chiusi allungò un braccio aspettandosi di sentire Chris lasciarsi abbracciare e accoccolarsi sul suo petto, come un tempo era solito fare tutte le volte che si svegliavano assieme, l’uno accanto all’altro.
Sentire il letto freddo e vuoto sotto al suo braccio, però, lo fece ridestare e ripiombare a forza nella realtà. Era impazzito? Nascose la testa sotto il cuscino.

“Sono un idiota. Non faccio altro che continuare a farmi male, da solo, ogni giorno di più.” – disse, ad alta voce, a se stesso.

Non riusciva a credere che, ancora, dopo più di due mesi, continuasse inconsciamente a cercare Chris, pur sapendo che non l’avrebbe trovato.
Queglii ultimi giorni lo avevano veramente scosso e destabilizzato e sapeva che la cosa giusta da fare era reagire. Se solo ci fosse riuscito. Si stava distruggendo e non avrebbe dovuto permetterlo.

Rimase qualche altro minuto con la testa nascosta sotto il cuscino, a maledire se stesso per le sue debolezze, finché, sospirando, non si decise a sollevarsi.
Seduto sul letto prese il termometro e misurò la temperatura: 36,8. Per fortuna la febbre si era abbassata.
Decise che era arrivato il momento di alzarsi e provò a farlo lentamente.

Sembrava veramente stare meglio. La testa non girava più, il fuoco si era spento, gli occhi erano più leggeri.
L’unica cosa che continuava a fare male era il suo cuore. Ma con quel dolore stava imparando a convivere. Andava avanti così da due mesi.

Si diresse in cucina e aprì il frigorifero cercando qualcosa da mangiare. Trovò del latte e lo bevve con calma, seduto al tavolo, accompagnandolo con qualche biscotto.

Pensò alla nottata precedente e a come fosse riuscito a malapena ad arrivare a casa tutto intero.
Pensò a Chris. Di nuovo. Chissà come stava. Chissà se, in quell’istante, stava sorridendo.
Sperò con tutto se stesso che fosse così, e nella sua mente lo immaginò, bello come il sole, sorridere serenamente.
Scosse la testa.
Era inutile, avrebbe potuto sforzarsi in eterno, non sarebbe mai riuscito a non pensare a Chris.

Si alzò e si diresse verso il bagno. Si osservò allo specchio. L’aver dormito tutto il giorno aveva davvero dato i suoi frutti. Non poteva certo dire di essere in forma, ma il suo viso stava iniziando a riacquistare un colorito normale, la stanchezza iniziava ad allontanarsi.

Sospirando tolse il pigiama e si concesse una lunga doccia calda, cercando di rilassarsi il più possibile.
Una volta uscito dalla doccia si rivestì, con le prime cose che gli capitarono a tiro e si accoccolò sul divano.

Aveva davvero bisogno di qualcosa che lo distraesse, qualcosa che gli permettesse di trascorrere la serata senza continuare a distruggersi con pensieri e domande alle quali non avrebbe, mai e poi mai, potuto dare una risposta.
Decise quale, tra i suoi film Disney preferiti, avesse voglia di vedere quella sera. Poi, prima di iniziare, prese il cellulare. Sapeva che ciò avrebbe significato dover ricominciare a combattere contro l’istinto di chiamare Chris, ma avrebbe dovuto sforzarsi. Negli ultimi giorni si era comportato da completo egoista, ma adesso era arrivato il momento di tornare in se: non poteva continuare a rimanere isolato, non poteva continuare a rendersi irrintracciabile.
Avrebbe controllato la posta, si sarebbe accertato che Ryan avesse ricevuto il suo messaggio e poi si sarebbe potuto abbandonare completamente al suo film.

Aveva appena acceso il cellulare però, quando un rumore di passi, proveniente dal vialetto davanti casa, attirò la sua attenzione.
Dopo qualche secondo sentì il campanello suonare.

 










NOTE:
Salve gente! :)
Quando ho iniziato a scrivere questa storia, non sapevo esattamente cosa stessi facendo. Mi ero svegliata una mattina, con questa piccola idea in mente e in meno di un’ora avevo già finito il primo capitolo, ma pensavo davvero si trattasse di una cosa breve, un paio di capitoli, massimo tre. E invece eccomi a pubblicare il settimo, e questi due idioti ancora non si sono nemmeno parlati. Ormai c’ho preso gusto! Non vi libererete più di me! ;)
A parte gli scherzi, allora, un paio di precisazioni:
- La canzone che canta Chris è una delle canzoni di Adele che amo di più (adoro Adele, ma non penso vi interessi!) . Il titolo è “Make you feel my love”. Linko anche stavolta il video, così potete ascoltarla se non la conoscete:
http://www.youtube.com/watch?v=ljawHxBl_Rk
- Ho inserito un accenno a Brian, perché mi sono resa conto di averlo completamente ignorato per tutta la storia e mi sono davvero sentita in colpa. Povero gatto ciccione, non merita certo questo trattamento! ;)
Per il resto, non credo ci sia altro da aggiungere. Buona lettura e grazie mille, come sempre! Vi amo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** If you cry, I cry ***


Darren sentì il suo cuore fermarsi un istante per poi, improvvisamente, iniziare a battere talmente forte da sembrare quasi voler scoppiare. Rimase immobile, con il cellulare in mano e gli occhi fissi in un punto imprecisato di fronte a sé, senza riuscire a smuoversi di un millimetro.

Ridicolo.
Tutto questo era ridicolo.
Lui era ridicolo e avrebbe dovuto smetterla.

Si stava davvero distruggendo, senza neanche rendersene conto e senza riuscire a fare qualcosa per impedirlo. Perché tutte le volte che provava a reagire, immediatamente, ogni dannata fibra del suo essere si ribellava, ricordandogli quanto inutili fossero i suoi sforzi, quanto le sue fossero solo illusioni.
Non sarebbe mai riuscito ad andare avanti. Mai.

A cosa servivano tutti i suoi buoni propositi?
A cosa servivano le mille e mille argomentazioni con le quali cercava di convincersi?
A cosa servivano, se era bastato uno squillo del campanello per ridurlo di nuovo in quello stato?

Immotivatamente, tra l’altro. Chiunque avrebbe potuto bussare in quel modo. Chiunque.
Non erano certo una sua prerogativa, quei tre rapidi colpetti.
Non lo erano.
Non significava nulla che quello squillo fosse così simile..

A quanto pare, però, il suo cuore era di un altro avviso.
A quanto pare, al suo cuore, così profondamente devastato, era bastato quel nulla per riaccendere una scintilla di speranza.

Ma era arrivato il momento di smetterla.

Doveva reagire.

Doveva.

Qualcuno aveva bussato alla sua porta, e quel qualcuno non era Chris.

Che importanza aveva se quel suo modo buffo di suonare fosse da sempre stato così riconoscibile?
Che importanza aveva se, fin dal primo istante in cui Chris era entrato nella sua vita, Darren avesse amato ogni sua piccola abitudine, ogni sua piccola mania, al punto tale da non poterle confondere con nient’altro al mondo?
Che importanza aveva?

Si stava sbagliando. Si stava illudendo e avrebbe sofferto.

Quanti altri colpi avrebbe potuto reggere il suo cuore, prima di spezzarsi completamente?

Chris non avrebbe mai più percorso quel vialetto.

Chris non avrebbe mai più bussato alla sua porta.

Chris non sarebbe tornato.

“Basta, Darren.. Basta! Reagisci, cazzo! Reagisci!” – sussurrò a se stesso con tono implorante.

In quell’istante il campanello suonò di nuovo.

Darren sentì un'altra fitta al cuore e chiuse per un istante gli occhi. Si stava comportando da vero stupido, adesso era davvero arrivato il momento di reagire.
Cercando di chiudere la mente per qualche secondo, sforzandosi con tutto se stesso di frenare le emozioni, respirò profondamente, posò il cellulare e si decise ad alzarsi dal divano.
Non aveva voglia di parlare con nessuno, non era nelle condizioni per affrontare alcun tipo di conversazione. Non sarebbe riuscito a fingere, non quella sera.
Sospirò e lentamente si diresse verso la porta.
Una volta arrivato, poggiò la mano sulla maniglia e chiuse gli occhi.

Solo qualche istante e sarebbe potuto tornare al suo divano, a quel film sul quale aveva riposto tutte le sue speranze, quella sera. La sua unica via di fuga dalla realtà. Le sue due ore di magia e di illusioni da bambino.

Solo qualche istante.

Poteva resistere.

Poteva farcela.

Doveva farcela.

Con gli occhi ancora chiusi, prese un paio di respiri profondi.

Poi aprì la porta.

In un istante tutte le sue già precarie resistenze crollarono. Il suo cuore iniziò a battere talmente forte da rischiare di esplodere. Lo sentiva forte dentro di sé, pulsare come impazzito, completamente fuori controllo. Gli rimbombava nella testa e nelle orecchie e gli impediva di pensare lucidamente.
La sua mano lasciò la maniglia e scivolò lungo il suo fianco. La sua mente si svuotò di colpo. Tutte le migliaia di motivazioni con le quali cercava di convincersi, tutte le volte che si era ripetuto quanto fosse necessario reagire, tutte le promesse che, quella sera più che mai, aveva fatto a sé stesso, tutte le volte che, ormai da due mesi, aveva cercato invano di reprimere i suoi sentimenti, tutto il dolore, tutti gli sforzi: in un istante niente di tutto ciò ebbe più alcuna importanza.
Davanti a quel volto, di una bellezza accecante, ogni barriera crollò miseramente.

Rimase così, immobile davanti quella porta, gli occhi sgranati e il respiro che si faceva di secondo in secondo più irregolare. Tutto il resto attorno era svanito, non rimaneva nient'altro che quel viso, quel viso che lo stava fissando, con la testa leggermente inclinata e un timido sorriso sulle labbra. E rimaneva lui. Lui che se ne stava così, impalato, senza dire nulla, lui che non capiva, lui che fissava stupito e follemente innamorato.

Stava cercando con tutto se stesso di convincersi di non essere completamente impazzito, stava cercando di convincersi che non fosse solo una fantasia, che tutto ciò stesse accadendo realmente e non solo nella sua mente, quando, come a conferma che fosse tutto reale, sentì due braccia avvolgergli il collo e stringerlo in un abbraccio, delle labbra posarsi con dolcezza sulle sue.

Chris non era riuscito a resistere un istante di più. Non era servito a nulla il lungo e convincente discorso, pieno di spiegazioni e scuse, che aveva provato e riprovato nel tragitto dal set verso casa di Darren. Nel momento in cui se lo trovò davanti, con quei riccioli scompigliati, che lo fissava con i suoi meravigliosi occhi verdi un po' straniti, la cosa più bella che avesse mai visto, tutte le frasi che aveva provato e riprovato nel silenzio della sua auto persero ogni significato. Tutto il resto svanì nel nulla. Gli gettò le braccia al collo e, sospirando, lo strinse forte e lo baciò.

Darren rimase pietrificato per un istante e spalancò gli occhi. Ma lo stupore durò un attimo, l'istante dopo il suo viso si aprì in un sorriso smagliante, si abbandonò tra le braccia di Chris in quell'abbraccio che aveva desiderato, così ardentemente, ogni singolo istante da quella lontana sera di due mesi prima e, senza pensarci un solo attimo, le sue labbra, con disarmante intensità, restituirono il bacio.

Rimasero così. Rimasero in piedi, davanti quella porta aperta per un tempo che sembrò infinito, stretti l'uno nell'altro, ascoltando il battere sincronizzato dei loro cuori, con il respiro irregolare, le labbra che si muovevano le une sulle altre, con una sintonia mai vista. Come se nulla fosse successo, come se il tempo non fosse trascorso, come se questi due mesi lontani l'uno dall'altro non fossero mai esistiti.

Erano finalmente tornati a casa.
Quella era la loro casa, l'uno tra le braccia dell'altro. Da sempre, per sempre.

Le loro mani si muovevano, impazienti di riappropriarsi di ogni singolo particolare del corpo dell'altro. Di ogni dettaglio, anche il più piccolo.
A poco a poco riscoprirono tutte le piccole cose che gli appartenevano, tutti quei piccoli gesti semplicemente loro.
Non era cambiato nulla. Loro erano gli stessi, nati per stare insieme, nati per completarsi a vicenda.

Darren sentì l'ennesimo brivido lungo la schiena quando Chris, sorridendo divertito, mordicchiò il suo labbro in quel modo che l'aveva da sempre mandato fuori di testa. Sorridendo a sua volta, affondò una mano nei capelli scombinati di Chris e lo tirò un po' più a sé, stringendolo più forte per chiudere definitivamente anche l'ultimo briciolo di distanza rimasta tra loro.

Chris.
Sempre e solo Chris.

Non esisteva nient'altro che contasse davvero. Nient'altro. E niente sarebbe mai esistito. Mai. Sarebbero potuti trascorrere mille anni, e poi ancora altri mille, ma niente sarebbe cambiato. Niente e nessuno avrebbe mai potuto prendere il suo posto, niente avrebbe potuto sostituire quella sensazione che provava nel sentire quelle labbra sulle sue, quella sensazione di sentirsi completo solo con lui al suo fianco, di sentirsi a casa solo tra le sue braccia.
L'aveva sempre saputo, ma in quel momento ne ebbe l'assoluta certezza e ne fu completamente travolto. Sentì il suo cuore schizzargli fuori dal petto, le gambe perdere l'equilibrio, la testa giragli talmente forte da farlo barcollare. Fece un passo indietro e cercò con una mano la parete per appoggiarvisi, mentre con l'altra afferrava Chris per la maglia e lo tirava con sé, senza staccare le labbra dalle sue. Non importava cosa diavolo stesse succedendo, non importava il perché fosse lì, non importava quanto avrebbe sofferto quando tutto questo, sicuramente, sarebbe di nuovo finito.
Di una cosa era completamente sicuro: qualunque cosa stesse accadendo, lui non l'avrebbe interrotta. Non avrebbe, mai e poi mai, allontanato quel viso dal suo, non avrebbe per niente al mondo allontanato quelle labbra, allontanato quel corpo.
Non esisteva altro posto in cui desiderasse essere, nessun'altra cosa che potesse renderlo felice come lo era in quel minuto. Finché anche Chris lo desiderava, sarebbe rimasto così. Come se, allontanandosi, anche solo per un istante, tutto potesse scomparire. Lui potesse scomparire. La magia potesse svanire, per lasciare di nuovo posto al dolore, per lasciare di nuovo posto al buio e al vuoto tutt'intorno.
Non poteva permetterlo. Non poteva lasciarlo andare di nuovo.

Il solo pensiero lo fece sobbalzare e istintivamente afferrò le spalle di Chris e lo strinse più forte, premendo ancora di più le labbra sulle sue, terrorizzato.
A Chris, ovviamente, non sfuggì questa sua improvvisa reazione e, nonostante il pensiero di staccarsi anche solo di un millimetro da lui lo distruggeva, non poté fare a meno di preoccuparsi e provò ad allontanarsi un po' per guardarlo negli occhi ed accertarsi che stesse bene.

“Dare..” - sussurrò, sfiorandogli il viso con una mano.

Ma a Darren, già pericolosamente instabile, bastò questo minimo gesto di Chris per ripiombare nella disperazione. Nel momento in cui lo sentì fare un piccolissimo passo indietro, il panico tornò ad impadronirsi di lui. Sentì crollare tutte le sue speranze, la testa tornò a girare sempre più forte, il respiro tornò a farsi irregolare, le gambe sempre più deboli.
Con gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo terrorizzato, gli afferrò il braccio e sussurrò con un filo di voce:

“Non lasciarmi.. ti prego. Non.. Non andare via.”

Poi stremato poggiò la testa al muro e, con un sospiro, lasciò la presa dal braccio di Chris.
Non poteva trattenerlo. Che cosa pensava di fare? Di costringerlo?
Non poteva obbligarlo a restare. L'avrebbe lasciato andare, ancora una volta. Non esisteva nient'altro che potesse fare, solo guardarlo andare via. Via di nuovo.  
Si morse il labbro e trattenne il respiro, in attesa.

Chris intanto stava combattendo con tutto sé stesso con la morsa al petto, che sempre più forte lo stava attanagliando. Le parole di Darren lo avevano colpito in pieno e avevano riaperto tutte le ferite, avevano riaperto lo strappo al cuore, avevano fatto riaffiorare tutto il suo dolore.
Vederlo soffrire in quel modo era stata l'ennesima pugnalata al suo cuore devastato, la più forte e la più dolorosa. Per qualche istante fu talmente sopraffatto dal dolore, dal non riuscire a dire nulla, dal non riuscire a fare nulla. Ma non poteva rimanere così, doveva sforzarsi di reagire.

Guardò Darren che, di fronte a lui lo fissava con gli occhi lucidi, una maschera di dolore e sofferenza, e trovò la forza necessaria. Lo afferrò e lo strinse di nuovo tra le braccia, affondò una mano tra i suoi riccioli e iniziò ad accarezzargli la nuca, mentre lo stringeva sempre più forte, in quell'abbraccio, cercando di rassicurarlo. Avvicinò le labbra al suo orecchio e dolcemente gli sussurrò:

“Non vado da nessuna parte, amore mio. Da nessuna parte. Te lo prometto.”

Non era molto. Non era una spiegazione, non era un chiarimento, ma fu l'unica cosa che riuscì a dire in quel momento. Immediatamente le sue labbra cercarono di nuovo quelle di Darren, impazienti di rassicurarlo, impazienti di tornare a farlo sorridere. Impazienti di tornare a sorridere.

E Darren non aspettava altro. Nel momento in cui le labbra di Chris toccarono di nuovo le sue, sentì il suo cuore aprirsi, i nervi distendersi. In un istante le sue braccia tornarono a stringersi attorno a Chris, sempre più forte. Sempre di più.

Ricominciarono i baci. Ricominciarono le carezze.
Il tempo passava, minuto dopo minuto, ma loro sembravano non accorgersene.
Stretti l’uno nell’altro, sarebbero potuti rimanere così per l’eternità.
Stretti l’uno nell’altro, non esisteva più niente: solo loro due, in quell’attimo perfetto.

Quando, dopo chissà quanto tempo, Darren poggiò la testa nell’incavo della sua spalla, per baciarlo sul collo, Chris sentì la fronte del ragazzo calda a contatto con la sua pelle e questo lo fece tornare per qualche istante alla realtà: la febbre.

Sforzandosi di essere il più cauto possibile, poggiò una mano sulla guancia di Darren e iniziò ad accarezzarla con il pollice, disegnando dei piccoli cerchi proprio alla base degli occhi, mentre con l’altra afferrò la sua mano, le loro dita incrociate, e la strinse forte, per essere sicuro che capisse che sarebbe rimasto, che capisse non aveva alcuna intenzione di andare via, per niente al mondo.
A questo punto, assicurandosi di mantenere il contatto, in modo da non spaventarlo di nuovo, si scostò di qualche centimetro e, poggiata la fronte sulla fronte di Darren, gli disse piano:   
“Dare sei caldissimo. Hai ancora la febbre, vero? Come ti senti?”

Poi, non riuscendo a trattenersi, con il tono leggermente più severo, lo rimproverò:

“Guardati! Sei sempre il solito incosciente, te ne stai con i capelli bagnati, nonostante la febbre! Cosa ti passa per la mente? Vuoi ucciderti?” – e a questo punto spostò la mano dalla sua guancia per andare ad affondarla in quei riccioli ancora umidi, scompigliandoli.

Lo fissò per qualche istante negli occhi, e non poté fare a meno di aggiungere sorridendo:

“Anche se devo dire che hai ragione.. I tuoi riccioli bagnati sono dannatamente sexy..”

Quant’era vero. Darren quella sera era di una bellezza sconvolgente. Quella bellezza a cui Chris non si era ancora abituato, a cui non si sarebbe abituato mai.
Sospirò e rimase ad osservarlo con lo sguardo sognante e il sorriso sulle labbra, in attesa.

Ma Darren lo fissava senza dire nulla. Avrebbe voluto. Avrebbe voluto davvero, ma non riusciva. Dalla sua bocca non usciva alcun suono, nonostante la sua mente continuasse a riempirsi, ogni istante di più, di domande, di dubbi, di paure, che continuavano a confonderlo e a torturarlo.
Cosa stava succedendo? Non riusciva a capire, e nonostante all’inizio avesse giurato il contrario, nonostante avesse giurato che non gli importasse, adesso voleva capire. Doveva sapere. Chris si stava preoccupando per lui. Allora provava ancora qualcosa? Quello che l’aveva guidato da lui quella sera non era solo puro e semplice desiderio? C’era qualcosa in più?
Non poteva illudersi. Non poteva. Doveva proteggersi. Ma come poteva non illudersi? Chris si stava preoccupando per lui. Chiedeva della sua febbre. Lo rimproverava per la sua incoscienza, come un tempo. E lo fissava con quegli occhi. Quegli occhi che sembravano così.. così innamorati.
Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, davvero. Ma aveva paura. E quella dannata paura lo teneva lì, inchiodato e immobile.

Chris aspettò ancora qualche istante, poi capì che Darren non avrebbe risposto. Il sorriso abbandonò il suo viso. Sospirò e chiuse per un istante gli occhi.

“Dare.. Dimmi qualcosa, ti prego.” – sussurrò implorante.

Darren continuava a rimanere in silenzio.

Chris lo guardava e sentiva il cuore lacerarsi nel petto ogni istante di più. Quanto male gli aveva fatto..
Con entrambe le mani gli afferrò il viso, lo avvicinò al suo petto e lo strinse forte. Poi tornò a guardarlo negli occhi:

“Ti prego Dare..” – ripeté senza smettere di accarezzarlo.

Darren stava lottando con tutto se stesso contro la paura che lo angosciava: paura di chiedere, paura di ascoltare le risposte di Chris, paura di essersi solamente illuso, paura di perderlo ancora, paura di soffrire, paura di rimanere di nuovo da solo, di nuovo senza di lui.
Lottava ma non riusciva a vincere. Non riusciva ad essere forte. Non in quel minuto.

“Ma..” – provò con un filo di voce, ma non riuscì ad andare avanti e ripiombò di nuovo nel silenzio.

I suoi occhi si riempirono di lacrime che non riuscì a trattenere, che non riuscì a nascondere. Iniziarono a scorrere senza tregua. Inondavano i suoi occhi, rigavano il suo viso. Era un pianto muto. Silenzioso.

Chris sentì il suo cuore scoppiare di dolore. Ma cosa pretendeva? Davvero aveva creduto che potesse essere tutto così semplice? Davvero, ancora una volta, non aveva tenuto conto dei sentimenti di Darren? Davvero, ancora una  volta, aveva sottovalutato il dolore e la sofferenza che gli aveva provocato?
Lui aveva tutto chiaro nella mente. Lui sapeva come stavano realmente le cose. Lui sapeva tutta la verità, ma Darren no. Darren non sapeva e stava continuando a soffrire. Continuava a soffrire e continuava a non capire. E Chris doveva fare qualcosa, doveva rimediare. E doveva fermare quelle lacrime, asciugare quegli occhi che lo fissavano spaventati, perché non esisteva nulla al mondo in grado di devastarlo di più. Nulla al mondo.

“Non piangere Dare.. Se piangi tu piango anch’io.” – sussurrò, lottando a sua volta con le lacrime che premevano per uscire.

Chissà se Darren ricordava. Chissà se ricordava di quando era stato lui stesso a sussurrargli quella frase, in una vita che, in quel momento, sembrava così lontana.

Darren ricordava. Come avrebbe potuto dimenticare? Darren ricordava ogni parola, ogni respiro, ogni sguardo, ogni gesto. E ricordava quella frase.
Guardò Chris negli occhi e non poté fare a meno di sorridere.

Sorrise timidamente e Chris scosse la testa sorridendo a sua volta. Poi si morse il labbro. Era arrivato il momento delle spiegazioni. Afferrò di nuovo il viso di Darren tra le mani, e con la voce più ferma che riuscì a trovare, gli disse, guardandolo fisso negli occhi:

“Ti amo, ok? Ti amo. E non vado da nessuna parte. Rimango qui. Rimango qui, per sempre.”

Non esisteva verità più grande questa. Non esisteva nulla di cui fosse più sicuro.
Lo disse a voce alta, deciso e convinto, e il cuore di Darren perse un battito. Sentire quelle parole, vedere Chris pronunciarle guardandolo dritto negli occhi, sentire quel ‘ti amo’ e capire quanto Chris in quel momento fosse sincero: era questo ciò che stava aspettando. L’unica conferma di cui avesse bisogno.
Il suo viso si aprì in un sorriso accecante e le sue braccia strinsero Chris talmente forte, con tanta allegria, con tanto desiderio e con tanta passione da far scoppiare il ragazzo a ridere di cuore.

“Aspetta! Lasciami spiegare Dare..” – provò a dire senza smettere di ridere.

Ma anche Darren adesso stava ridendo, stava ridendo davvero, dopo tanto, troppo tempo, mentre lo ricopriva di baci, e non aveva alcuna intenzione di mollare la presa.
E Chris non desiderava affatto che la mollasse. Voleva rimanere così per sempre, stretto tra le braccia dell’uomo che amava più della sua stessa vita.
Provò un’altra volta ad interromperlo, senza neanche un briciolo di convinzione:

“Ho.. tantissime cose.. da dirti, amore! Aspetta.. lasciami spiegare!” – balbettò provando a sfuggire ridendo alle labbra di Darren.

Ma Darren non era intenzionato a dargli retta. Non in quel momento.

“Abbiamo tanto tempo per parlare.. Tantissimo!” – gli sussurrò sorridente all’orecchio, tra un bacio e l’altro.

A quel punto Chris si arrese.

“Tutta la vita!” – gli rispose sospirando beato. E si lasciò andare totalmente tra le sue braccia.

Darren sorrise, un sorriso che avrebbe illuminato il mondo intero, e iniziò a spingerlo, senza smettere di baciarlo, verso la camera da letto, mentre con le mani gli sfilava il cardigan, poi la maglietta.. gettando tutto per terra e lasciando che anche Chris facesse lo stesso con lui.

“Ti amo!” – gli sussurrò sulle labbra, prima di sollevarlo da terra e poggiarlo sul letto.

“Non ho mai smesso di amarti!” – rispose Chris sorridendolo mentre lo trascinava su di sé.

E si abbandonarono completamente dentro quell’abbraccio. Si abbandonarono completamente, stretti l’uno nell’altro. Finalmente felici.
















NOTE:

Ehm, eccomi qui! :)  Si, lo so, stavolta c’ho messo davvero un’eternità ad aggiornare, ma sono stata in vacanza per dieci giorni e tra una cosa e l’altra non ho davvero trovato il tempo.
Adesso però sono tornata, e quindi ecco il nuovo capitolo, che.. beh, non credo abbia granché bisogno di ulteriori commenti! ;)
Solo una piccolissima precisazione:
- Il titolo, “If you cry, I cry” riprende ovviamente la frase che cito tradotta all’interno del capitolo. Sicuramente tutti voi saprete di cosa stiamo parlando, ma se così non fosse: si tratta di un riferimento ad un rumor uscito tempo fa (e che manda il mio cuore e il mio cervello in delirio tutt’ora), che riguarda le riprese della 4x04 di Glee, in cui si racconta che Darren disse questa frase a Chris dopo averlo visto piangere mentre giravano la scena al pianoforte.
Detto questo, non credo di dover aggiungere altro. In questi giorni che sono mancata siete aumentati un botto, quindi grazie mille, come sempre! Grazie alla persona che ha recensito lo scorso capitolo, è sempre un colpo al cuore. Ogni volta. :’)
Prometto di fare il possibile per aggiornare più in fretta stavolta.. (:
Abbraccione enorme a tutti..

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** No regrets, just love ***


Chris se ne stava sdraiato sul letto, la testa poggiata sul petto nudo di Darren, sfiorando qua e là la sua pelle con le labbra in mille piccoli baci e sospirando beato, mentre si lasciava avvolgere e inebriare da quel meraviglioso profumo che così tanto gli era mancato negli ultimi mesi.

Sapeva di buono. Sapeva d’amore. Sapeva di casa.

Darren intanto lo stringeva tra le braccia e non la smetteva di accarezzarlo: sfiorava il suo collo, sfiorava le sue braccia, seguiva con la punta delle dita il contorno del suo viso, giocherellava con i suoi capelli scombinati e non staccava nemmeno per un istante gli occhi dai suoi.
Quanto amava quegli occhi. Avevano l’infinito dentro. Sarebbe potuto rimanere così, semplicemente a fissare quel mare azzurro, per ore ed ore, senza mai stancarsi.

“Dio, Chris.. Non puoi neanche immaginare quanto mi sia mancato perdermi nei tuoi occhi..”- sussurrò sospirando e strinse Chris più forte tra le braccia.

Chris sorrise.

“Sai, invece, qual è una delle cose che più è mancata a me?” – disse a bassa voce, accoccolandosi ancora di più sul petto di Darren – “Questa. Questo tuo modo di accarezzarmi. Questo tuo modo di coccolarmi dopo aver fatto l’amore. Come se al mondo esistessi solo io. Io e nient’altro. Ho sempre amato questi momenti, quando sembra come se non ti importi nulla della stanchezza, come se non ti importi nulla del tempo che scorre, non ti importi nulla del resto del mondo.. solo di me.” – fece una pausa e sospirò, per poi aggiungere – “Diventi infinitamente più dolce di quanto tu già non sia di solito, in questi attimi..”

Darren fu attraversato dall’ennesimo brivido e sorrise.
Capiva benissimo quello che Chris volesse dire.
Anche lui aveva vissuto, per tutto quel tempo, divorato dalla nostalgia di questi piccoli momenti solo loro. Ogni istante che aveva trascorso senza di lui. Ogni singolo istante.
Lui che, la mattina, ancora dopo tutto quel tempo, cercava Chris con le braccia appena sveglio, pur sapendo che non l’avrebbe trovato, per poi ricadere nella disperazione, avrebbe mai potuto non capire?
Sospirò e baciò Chris sulla fronte.

“Ma è vero. Al mondo esisti solo tu. Non lo sapevi?” – disse sorridendo. Poi, a voce un po’ più bassa, aggiunse – “Nel mio mondo non esiste nient’altro.”

Chris prese la sua mano e la strinse forte, iniziando a giocherellare con le sue dita.

“Sei la cosa più dolce del modo. Lo sai, vero?” – gli sussurrò sulle labbra.

Poi rimase ad osservarlo per qualche istante e portò una mano ad accarezzare il suo viso, soffermandosi sulle occhiaie.

“Tesoro.. sei stanco, vero? Per forza. Devi essere distrutto, hai anche la febbre.. Vuoi dormire un po’?” – aggiunse con tono un po’ più serio, senza riuscire a nascondere la sua preoccupazione.

Darren sorrise malizioso:

“Dormire? Sei impazzito? Chi ha bisogno di dormire? E poi, chi ti ha detto che sono stanco? Non lo sono per nulla.. Avrei potuto continuare per ore..” – rispose divertito, fingendo superiorità. Poi, fissandolo intensamente negli occhi, aggiunse – “Te lo dimostro, se vuoi!”

Chris sentì un brivido corrergli lungo la schiena e si morse il labbro. Si sollevò un po’ e avvicinò le labbra al suo orecchio, per sussurrargli con un sospiro:

“Ti conviene non provocarmi!”

Poi rise. Una risata solare, allegra.
Quel sussurro, quella risata: Darren perse completamente la testa.

“Ah si? Altrimenti che fai?” – rispose con un ghigno.

Poi, ridendo, afferrò Chris con un braccio e lo fece voltare e stendere sul letto. In un istante era sopra di lui, le labbra sul suo collo, le mani strette tra i suoi capelli.

Chris gettò la testa all’indietro, sul cuscino, socchiuse gli occhi e con una mano afferrò il lenzuolo e lo strinse forte nel pugno.

“Mi credi adesso? O devo provare ad essere più convincente?” – gli stava sussurrando Darren sulla pelle, mentre le sue labbra continuavano a sfiorargli il collo e a mordicchiarlo senza sosta e le sue mani lasciavano i capelli e scendevano giù, lungo la schiena.

Sapeva che in questo modo l’avrebbe fatto impazzire. Se c’era una cosa a cui Chris non sapeva resistere erano i baci sul collo. Conosceva tutti i  suoi punti deboli. Lo conosceva talmente bene..
E aveva ragione. Chris stava per perdere la testa. Sospirando, affondò una mano nei suoi riccioli e li strinse forte tra le dita.

“Darren Criss sei uno scemo.” – borbottò sorridendo, con la voce scossa dai brividi – “E sei adorabile. Sei uno scemo adorabile.. E si, mi hai convinto, ok? Hai vinto.”

Darren scoppiò in una risata spensierata.

“Ti sei arreso troppo facilmente amore.. Non c’è bello così!” – rispose senza smettere di ridere,  scompigliandogli i capelli.

Dopo qualche istante si accoccolò sul petto di Chris, le sue braccia stette attorno a lui, la testa poggiata sul suo cuore e chiuse gli occhi, con il sorriso sulle labbra.
Chris rimase per un po’ ad osservarlo, felice. Poi sospirò.

“Credevo che non l’avrei più rivisto.” – sussurrò a voce bassa, mentre con un dito gli sfiorava le labbra.

“Cosa?” – chiese Darren senza aprire gli occhi.

“Il tuo sorriso.” – rispose Chris, senza smettere di fissarlo.

Darren aprì gli occhi e lo osservò senza dire nulla. Semplicemente lo guardava. Lo guardava dolcemente, con quel sorriso radioso che faceva brillare anche i suoi occhi. Cercò la sua mano e la strinse forte nella sua.
Chris sospirò e, dopo qualche istante, continuò a bassa voce:

“Vederti sorridere, e sapere che stai sorridendo a me.. E osservare come ti si illumina il viso mentre lo fai.. Credevo non avrei mai più visto niente di tutto questo, e invece eccolo qui. Per non parlare della tua risata. Del sentire la tua risata e sapere che non la sto solo immaginando, ma che è reale e che è per me.. “

Darren sentì il suo cuore battere più forte. Sospirò e gli regalò un altro dei suoi sorrisi più belli. Lo strinse più forte tra le braccia e scosse un paio di volte la testa:

“Chi è adorabile adesso?” – disse alzando un sopracciglio. Poi, con dolcezza infinita, aggiunse  – “E comunque lo stesso vale per me. Non è passato istante in cui non abbia desiderato vederti sorridermi.. anche solo per un attimo.”

Chris sorrise, si strinse ancora di più tra le sua braccia e nascose la testa nell’incavo del suo collo, per lasciarsi coccolare ancora un po’.

Rimasero così, abbracciati senza dire nulla. Semplicemente beandosi l’uno della presenza dell’altro. Semplicemente così. Insieme.
La luce del sole iniziava a filtrare dalla finestra e ad illuminare la stanza.

Chris guardò per qualche istante il cielo azzurro fuori e poi chiuse gli occhi.
Sapeva che era arrivato il momento. Avevano appena trascorso alcune delle ore più belle della loro vita, ma adesso era davvero arrivato il momento di parlare. Era arrivato il momento di affrontare la verità. Era arrivato il momento delle spiegazioni. Non poteva aspettare oltre.
Guardò Darren che lo accarezzava sorridente e si sentì invadere dal terrore.
L’avrebbe perdonato? Avrebbe capito?
Si sentì scuotere da un brivido, pensando alla sua reazione, ma cercò di controllarsi.
Non sarebbe cambiato nulla. Avrebbero superato tutto, insieme.
Si, Darren avrebbe capito e l’avrebbe perdonato. D’altronde l’aveva già fatto, no?
Lo osservo per qualche istante, così bello, così dannatamente perfetto, e sentì le farfalle allo stomaco. Sarebbe rimasto così per ore, accoccolato tra le sue braccia, protetto e al sicuro, ma era già passato troppo tempo. Darren aveva il diritto di sapere la verità. Avrebbero avuto tanto tempo per le coccole. Tutta la vita.
Si mordicchiò il labbro e prese un respiro profondo.

“Dare..” – iniziò, la voce poco più che un sussurro.

“Dimmi.” – rispose Darren dolcemente.

“Dobbiamo parlare. È arrivato il momento.. Devi lasciarmi spiegare..” – non riuscì a continuare e lasciò la frase così, in sospeso.

Sospirò e rimase in attesa della risposta di Darren, con il cuore che batteva forte nel petto.
Darren mugugnò e scosse la testa. Poi sorrise.

“Parole, parole.. Non possiamo rimanere in eterno così, invece? Abbracciati e basta?” – scherzò.

Nel frattempo però si era sollevato e sempre sorridendo si era seduto sul letto di fronte a Chris.
Anche lui sapeva che era giusto così. Sapeva che era arrivato il momento.
Doveva sapere la verità. Voleva sapere la verità.

Osservò per qualche istante il volto di Chris, e notando la sua espressione nervosa gli presa la mano e la stinse forte nella sua.

“Scherzavo amore.. scherzavo. Parliamo. Hai ragione, è arrivato il momento.. Sono qui e.. ti ascolto.” – disse cercando di tranquillizzarlo.

Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva cosa Chris avesse intenzione di dirgli. Ma sapeva che lo amava. Che lo amava ogni istante di più. E adesso aveva la certezza che anche Chris lo amasse ancora. Come prima. Lo aveva capito la sera precedente, lo aveva avvertito quella notte, lo vedeva adesso guardandolo negli occhi. Leggeva nei suoi occhi il riflesso del suo amore. Insieme avrebbero potuto superare qualsiasi cosa.

Chris strinse a sua volta la mano di Darren e sorrise.
Quel gesto, quelle parole, gli permisero di trovare la forza necessaria per andare avanti. Si sollevo, si sedette di fronte a lui e lo osservò tentando di trovare le parole migliori per iniziare.

Dopo qualche istante, però, scosse la testa e sorridendo fece per alzarsi dal letto.
Darren afferrò il suo braccio.

“Dove stai andando?” – chiese con gli occhi sgranati.

“Aspetta un attimo.. sto arrivando. Prima di iniziare c’è un’altra cosa che devi fare.” – rispose Chris sorridente.

Così dicendo sfuggì alla presa di Darren e si alzò dal letto, dirigendosi fuori dalla camera con lo sguardo basso, come alla ricerca di qualcosa per terra.
Tornò qualche istante dopo stringendo tra le mani una maglietta. Si sedette di nuovo sul letto e la lanciò addosso a Darren sorridendo.

“Metti questa. Non puoi rimanere ancora a petto nudo con la febbre. Non ho nessuna intenzione di farti ammalare più di quanto tu non lo sia già..” – disse cercando  di risultare convincente.

Ma vederlo così, seduto a gambe incrociate di fronte a lui, con quei riccioli scombinati che gli ricadevano sulla fronte, gli occhioni da cucciolo e il sorriso angelico, fece vacillare la sua determinazione e, quella che doveva essere una frase decisa, risultò quasi più una supplica.
Darren rise di cuore.

“Sto bene, Chris. Sto bene.” – provò a convincerlo – “Non sono mai stato meglio in vita mia.”

Ma Chris non aveva intenzione di mollare. Darren non avrebbe vinto, questa volta.
Con un gesto della testa indicò la maglietta e gli fece cenno di indossarla.
Darren allora sospirò divertito e lo accontentò. Indossò la t-shirt e scuotendo la testa, borbottò tra sé:

“Sei impossibile.. Ogni giorno più adorabilmente testardo.”

Chris rise e fece spallucce.

“Lo so!” – rispose divertito.

Finita anche questa piccola parentesi però, la tensione tornò ad impadronirsi di lui.
Afferrò di nuovo la mano di Darren e iniziò a giocherellare con le sue dita.

“Ok.. allora..” – provò ad iniziare con lo sguardo basso, troppo pieno di vergogna per andare avanti.

Se ne stavano così, uno di fronte all’altro, tenendosi per mano, in silenzio.
Darren lo fissò per qualche istante, poi poggiò due dita sotto il suo mento e lo costrinse ad alzare la testa e a guardarlo negli occhi.

“Chris.. guardami.” – gli disse dolcemente – “Ci sono. Sono qui. Puoi parlare tranquillamente.”

Chris si immerse nei suoi occhi e non poté fare a meno di sorridere timidamente.

Era ridicolo. Era ridicolo e avrebbe dovuto vergognarsi, avrebbe dovuto comportarsi da uomo e affrontare la situazione con maturità, invece di stare lì, immobile, ad osservare la persona meravigliosa che aveva di fronte senza riuscire a dire nulla.

C’era lui, ridicolo. E poi c’era Darren. Darren che aveva sofferto, Darren che era stato tradito e umiliato, Darren che non sapeva, Darren che non aveva nessuna colpa e si era ritrovato tutto sulle spalle senza nemmeno avere la possibilità reagire. E nonostante ciò, era sempre Darren che, come al solito, si preoccupava degli altri prima di se stesso, si preoccupava di lui prima di se stesso. Era sempre Darren che, in quel momento, fregandosene di tutto il resto, lo stava incoraggiando, lo stava consolando e rassicurando. Che lo proteggeva e che faceva di tutto per farlo stare bene. Che si prendeva cura di lui come aveva sempre fatto. Da sempre.

Chris doveva essere forte. Doveva esserlo per lui. Per dimostrargli che anche lui c’era, che c’era sempre stato. Che ci sarebbe stato per sempre.
Prese un altro respiro profondo e strinse più forte la mano di Darren.

“La verità è che ti ho mentito. Ti ho mentito Dare.” – gli disse guardandolo negli occhi – “Ho mentito a te e ho mentito a tutti gli altri, per tutto questo tempo.”

Poi fece una pausa. Darren lo guardava senza capire il significato delle sue parole.

“Cosa stai dicendo, Chris?” – lo incoraggiò.

“Ricordi la sera in cui.. la sera in cui ci siamo lasciati?” – continuò Chris con la voce poco più che un sussurro.

Darren chiuse gli occhi.

“Come mai potrei non ricordare?” – rispose piano – “Le immagini di quella sera sono la prima cosa che mi passa per la testa quando mi sveglio la mattina. Non passa giorno in cui il ricordo di quelle ore non occupi la mia mente..”

Fece una piccola pausa e si morse il labbro. Poi aprì gli occhi e continuò, tornando a guardare Chris dritto nei suoi:

“Chris, so che non avrei dovuto insistere.. Non potevo costringerti, sono stato un idiota. Non so cosa tu voglia dirmi adesso, sinceramente non riesco proprio a capire, per quanto mi stia sforzando con tutto me stesso, ma qualsiasi cosa sia, prima devi permettermi di scusarmi. Ho sbagliato, ti ho fatto pressione e sono uno stupido. Ho sempre saputo come la pensassi su..”

Chris scosse la testa e posò una mano sulla bocca di Darren interrompendolo.

“No. No, Dare. Non ti permetterò di prenderti neanche un briciolo della colpa che invece è completamente mia.” – disse convinto – “Ascoltami. Non sei uno stupido e non hai sbagliato. Eri adorabile quella sera. Il problema ero io. Tu non hai mai saputo veramente come la pensassi su quell’argomento. Hai saputo solo quello che io ho sempre voluto che tu sapessi. Ma adesso è arrivato il momento di essere completamente sincero. Di dirti tutta la verità anche sull’unica cosa sulla quale ti ho mai mentito.. L’unica cosa, te lo giuro.”

Fece una pausa. Darren lo fissava senza aprire bocca. Non riusciva a trovare un senso alle sue parole. Non riusciva a capire. Lo fissava in attesa.

“Dare, tu sai tutto della mia vita. Sai tutto di ciò che io ero prima di Glee. Sai quello che ho passato da piccolo, sai quanto ho sofferto e sai quanto male mi ha fatto la gente, prima che la mia vita cambiasse completamente. Prima di diventare quello che sono adesso. E sai che sono forte, sai che adesso guardo a quel periodo con relativa tranquillità. Ma sai anche che, se sono forte per quello che riguarda me, se posso sopportare qualsiasi offesa, qualsiasi cattiveria che la gente decida di gettarmi in faccia, lo stesso non vale quando si tratta delle persone che amo. Sai che non tollero che venga fatto del male alle persone che amo. E sai che ti amo. Che ti amo più della mia stessa vita. Ecco, è questo il punto. Dare.. fin dal primo momento in cui sei entrato nella mia vita, fin dal primo istante in cui ti sei legato a me, io ho avuto paura. Ho avuto paura per te. Ho avuto paura di vederti soffrire. Ho avuto paura di vederti stare male a causa della cattiveria e dell’odio del mondo. Temevo che, una volta usciti allo scoperto, quest’odio potesse colpire anche te e ho tentato, con i miei modi infantili e stupidi, di proteggerti. Fin dal primo istante. E non ti ho mai detto nulla, perché sapevo che tu non avresti tollerato che mi preoccupassi per te. Allora cercavo di evitare l’argomento, cercavo di rinviare, deviavo la conversazione e inventavo scuse stupide per rimandare il momento in cui avremmo dovuto affrontare seriamente il discorso. E stavo male, perché anche io desideravo con tutto me stesso di poter urlare al mondo che eri tu la persona che mi rendeva felice, la persona che dava un senso ad ogni istante della mia stupida vita.. Desideravo con tutto me stesso di poter finalmente vivere la nostra storia alla luce del sole, senza più doverci nascondere, senza bugie, senza baci rubati di nascosto dal resto del mondo.. ma non potevo. La paura mi impediva di agire razionalmente. Non tolleravo l’idea che tu, così buono, così sincero e solare, potessi subire quello che ho subito io. Non tolleravo che qualcuno potesse azzardarsi a farti del male, anche solo con le parole. Non riuscivo a tollerarlo. E non mi sono opposto quando abbiamo deciso che fosse giunto il momento che le nostre famiglie e i nostri amici sapessero la verità perché loro non ti avrebbero mai fatto del male. Mai. Il resto del mondo sì.”

Darren stringeva la sua mano, sempre più forte, e lo fissava con gli occhi sgranati, immobile, in silenzio.
Chris prese un paio di respiri profondi e continuò:

“E poi quella sera.. Tu.. Tu eri.. così adorabile, così dolce, così sicuro. E io ero così spaventato. Avevo paura che quella volta non sarei riuscito a svincolare il discorso. Che non sarei riuscito a farti desistere. E avevo ragione. Ricordi che ridevamo? Ricordi che avevamo cenato davanti la tv e che tutto era perfetto, come sempre? Riesco a sentire ancora adesso l’eco delle nostre risate, stesi su quel tappeto, mentre il film alla tv andava avanti senza di noi.. Mai avrei potuto immaginare che di lì a poco, la mia vita sarebbe piombata nella disperazione. Eppure è proprio quello che è successo. Tu hai iniziato a chiacchierare.. avevi qualcosa in mente da giorni e quella sera avevi deciso fosse il momento buono per parlarne. Mi hai esposto la tua idea, ed era perfetta. Era perfetta e io lo sapevo. Lo sapevo benissimo. Ma questo non mi impedì di cadere nella disperazione. La paura si impadronì completamente di me. Non riuscivo a guardarti negli occhi, perché, se solo l’avessi fatto, questi avrebbero distrutto quella mia debole determinazione. Continuavo a ripetermi che andava tutto bene, che ti saresti distratto e che avremmo lasciato cadere l’argomento, come mille altre volte prima di allora. Ma quella sera era diverso. Tu eri intenzionato ad andare a fondo, e avevi ragione. Una dannata ragione. Non ti stavo dando uno straccio di spiegazione, non ti stavo chiarendo le mie motivazioni. Riuscivo solo a dirti di smetterla. Ma smetterla di fare che? Di essere adorabile? Di amarmi in quel modo, così perfetto? Sono stato uno stupido, Dare. Continuavo a  ripetermi che non avresti capito, che mi avresti obbligato a smetterla di preoccuparmi, se solo avessi saputo la verità.”

Chris fece un’altra pausa e chiuse gli occhi un istante. Respirò un paio di volte, poi, sforzandosi di non crollare, andò avanti:

“E, non lo so cosa mi è successo. Un attacco di panico? Un momento di follia? L’unica cosa alla quale riuscivo a pensare era che dovevo proteggerti. Che dovevo a tutti i costi proteggerti dalla cattiveria del mondo. Così ti ho.. mentito. Ho inventato quella bugia. Ti ho detto che.. mi ero innamorato di un altro. Non ho mai detto una bugia tanto grande in vita mia a nessuno, prima di quel momento, Dare. Io non ero innamorato di nessun altro. Non c’è mai stato nessun altro. Mai. Ci sei sempre stato solo tu. Sempre. Ma tu mi hai creduto subito. Non hai dubitato nemmeno per un istante di me, delle mie parole. Nemmeno per un istante.. Come hai potuto credermi così facilmente, amore mio? Come hai potuto? Ricordi cosa ti avevo detto, giusto qualche giorno prima? Ti avevo detto ‘Ti amo, ricordalo sempre’. Ed era la verità. Era la verità e dentro di me speravo te ne ricordassi, speravo capissi che ero solo un bugiardo. Invece, no. Invece hai creduto a quella stupida frase, urlata in un momento di disperazione, e te ne sei andato. E io sono rimasto lì, a guardarti andare via, senza fermarti. A guardare il tuo viso devastato dal dolore, senza riuscire a fare nulla per impedirti di soffrire. Ero davvero convinto di aver fatto la scelta giusta, capisci? Ero convinto che senza di me saresti stato meglio. Ero convinto che dovevo lasciarti andare, per il tuo bene. Ero disposto a soffrire, a vivere una vita di dolore, solo per vedere te al sicuro.”

Non riuscì ad andare avanti e dovette fermarsi di nuovo.
Darren aveva lasciato la sua mano. Non la stringeva più, non lo guardava più. Aveva nascosto la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia e se ne stava così, immobile.
Chris dovette sforzarsi con tutto se stesso per non precipitare nella disperazione. Doveva finire di raccontare, non poteva fermarsi proprio adesso. Darren doveva sapere tutta la verità. Tutta. Strinse e pugni e andò avanti.

“Ho.. ho deciso che se dovevo continuare con questa farsa, che se dovevo davvero essere sicuro che tu riuscissi ad andare avanti, dovevo andare fino in fondo. E.. Ho fatto un errore dietro l’altro. Ho approfittato dell’ennesimo tentativo di avvicinamento di Will, e.. stavolta ho ceduto. Tu avresti creduto che era lui la persona di cui mi ero innamorato, e io.. io avrei provato a sopravvivere sapendoti al sicuro. Credimi, nemmeno per un istante ho pensato che fosse la scelta sbagliata. Un errore dietro l’altro. Uno dietro l’altro. Di cosa devo parlarti? Dei SAG? Di come quella sera la mia cattiveria abbia toccato il fondo? Di come non riuscissi nemmeno a respirare guardando il tuo volto, mentre seduti a quel tavolo fingevo tranquillità? E di come, nonostante questo continuassi a pensare che fosse la cosa giusta da fare? Di come continuassi a pensare di stare agendo solo per il tuo bene? Sono uno stupido. Ecco cosa sono. Perché ti stavo proteggendo dalla cosa sbagliata. Era da me che avrei dovuto proteggerti. Da me e da nient’altro. Ti ho fatto soffrire, ti ho spezzato il cuore. Ho ferito il tuo orgoglio. Ti ho mentito e non l’avevo mai fatto prima, giuro. Sono una bestia. Quanta inutile sofferenza, quando la cosa giusta da fare era stare insieme. L’unica cosa giusta. E la cosa peggiore è che me ne rendo conto solo adesso.”

Chris fece un altro respiro profondo, poi, stringendo ancora di più i pugni, fino quasi a farli sanguinare, proseguì:

“Avevo costruito tutto attorno a me una corazza di bugie e di illusioni. Trascorrevo i giorni arrancando, senza mai vivere veramente. Avevo impedito a me stesso di pensarti, avevo relegato tutti i nostri ricordi in una angolo della mente, perché non venissero a torturarmi, ma non riuscivo veramente a escluderti dalla mia vita. Inconsciamente ti cercavo in ogni gesto, in ogni azione, anche la più stupida. Ti osservavo da lontano, e soffrivo. Finché venerdì pomeriggio, durante quell’intervita, mi ero distratto un attimo, avevo abbassato la guardia e la domanda della giornalista mi ha centrato in pieno. Voleva sapere se avesse ragione a pensare che adesso la mia vita fosse perfetta. Perfetta? Come poteva mai essere perfetta la mia vita senza di te? Sono stato travolto dalla verità. Ho rivisto tutto con gli occhi pieni di consapevolezza, con la mente libera dall’annebbiamento con il quale avevo convissuto negli ultimi due mesi. E ho capito. Ho capito che ero stato uno stupido, che tu stavi soffrendo, che avevo sbagliato tutto, che non sarei mai riuscito ad andare avanti e che dovevo smetterla di mentire. Di mentire a te, di mentire agli altri e di mentire a me stesso. Sono corso a casa e ho pianto. Ho urlato e ho pianto fino a sfinirmi. Tutta la notte. Il mattino dopo mi sono convinto che fosse arrivato il momento di reagire e sono andato da Will. L’ho lasciato. Gli ho raccontato tutta la verità. Gli ho detto che non l’ho mai amato. Che non ho mai provato nulla per lui e che gli ho mentito per tutto questo tempo. Gli ho detto che è te che amo. Che è te che voglio al mio fianco. Per tutta la vita. Non sapevo quali fossero i tuoi sentimenti. Ero convinto mi odiassi e non ne volessi più sapere nulla di me. Ma ero deciso a lottare per riconquistarti. Avrei lottato. Avrei lottato con tutte le mie forze per farmi perdonare e per riacquistare la tua fiducia. Niente e nessuno mi avrebbe impedito di farlo, adesso che ero finalmente tornato in me.”

Fece un’alta pausa e osservò Darren che continuava a rimanere immobile, il viso nascosto tra le mani.
Cercò di resistere alla tentazione di accarezzarlo, di stringerlo forte tra le braccia, di asciugare le lacrime che era sicuro stessero scorrendo sul suo viso. Doveva prima finire di raccontare. Non poteva permettere che nulla impedisse a Darren di conoscere tutta la verità. Ogni particolare. Sospirò e riprese:

“Dopo essere uscito da casa di Will sono tornato a casa mia e ho trovato Lea ad aspettarmi. Meritava una spiegazione, dopo quello che avevo fatto, dopo come l’avevo trattata il giorno prima, allora le ho raccontato tutta la verità, le ho parlato delle mie paure, dei miei sentimenti, le ho aperto il mio cuore e ho pianto. Le ho detto che avrei lottato per te, che sapevo che sarebbe stata dura ma che ce l’avrei messa tutta per riconquistarti, e a quel punto lei mi ha raccontato la tua verità. Mi ha raccontato della notte precedente, di dove l’avevi trascorsa, delle tue lacrime, del tuo dolore, della vostra chiacchierata e del tuo amore. Mi sono sentito morire Dare. Sapere che ancora, dopo tutto quel tempo, continuavi a stare male in quel modo, sapere che stavi soffrendo ancora di più, ascoltare lei che descriveva il tuo viso distrutto.. Ho davvero creduto di poter morire di dolore. Mi sono alzato per correre da te, immediatamente, ma Lea mi ha fermato. Eri già partito. Ho provato a chiamarti, mille volte, ma avevi deciso di lasciare il cellulare a casa. Non rimaneva che aspettare il tuo ritorno. I due giorni più lunghi della mia vita: non sapevo dove fossi, non sapevo come trovarti, non sapevo come cercarti. Stavo per morire. Sapevo che soffrivi e non potevo fare nulla per impedirlo.. Poi finalmente è arrivato lunedì. Mi avevano detto di non aspettarti a casa, che saresti andato direttamente al lavoro, e.. ho fatto così, ti ho aspettato davanti al tuo camerino, per tantissimo tempo, ma tu non arrivavi. E ho rischiato di impazzire. Finché non è apparso Ryan che ci ha raccontato del tuo messaggio. Ovviamente volevo correre subito da te, ma lui era fuori di sé e non sono riuscito a fuggire via. Così ho dovuto aspettare fino a sera.. e poi, uscito dagli studi sono corso qui.”

Darren continuava a non dire nulla, continuava a non alzare la testa, continuava a non guardarlo, e Chris si sentì morire.

“Adesso sai tutta la verità. Niente più bugie, niente segreti.” – aggiunse con un filo di voce – “Scusami amore mio. Scusami. Ti prego, scusami.. se puoi.”

Non riuscì più ad aggiungere altro, si avvicinò a Darren, con gli occhi pieni di lacrime e provò a sfiorare, piano, il suo braccio.

“Scusami, Dare.” – sussurrò di nuovo tra le lacrime.

Darren alzò la testa e lo guardò negli occhi. Le lacrime continuavano a scorrere sulle sue guance, gli occhi erano gonfi e lucidi ma, nonostante questo stava sorridendo. Stava sorridendo davvero.
Fissò Chris per qualche istante e gli gettò le braccia al collo. Scuotendo la testa, lo strinse forte tra le braccia e gli sussurrò piano:

“Allora.. mi ami davvero. Mi ami.. davvero.”

Poi senza pensarci un attimo afferrò il suo viso tra le mani e lo baciò.
Lo baciò come se non lo facesse da una vita intera. Lo bacio mettendo in quel bacio tutto quello che in quell’istante non riusciva a dire con le parole.
Perché le parole erano stupide. Le parole erano inutili. Le parole non avrebbero mai potuto descrivere in pieno l’universo di sentimenti che si confondevano in quell’istante nella sua mente e nel suo cuore.
Lo bacio così. Con passione e dolcezza. E Chris sentì le lacrime inondargli gli occhi, sentì il suo cuore spiccare il volo e iniziare a battere talmente forte da poter esplodere, sentì la testa girare e il respiro farsi irregolare.
Darren affondò le mani nei suoi capelli e leggermente scostò la testa di Chris un po’ più indietro. Si stacco dalle sue labbra e poggio la fronte sulla sua.

“Chris.. Dio Chris, cosa hai fatto?” – sussurrò senza staccare gli occhi dai suoi – “Io non riesco ancora a credere che tu abbia fatto tutto questo solo per me. Solo per proteggere me.”

Si fermò un istante e sorrise leggermente, poi continuò con la voce che quasi tremava:

“Probabilmente quando riuscirò davvero a realizzare, quando riuscirò a pensare lucidamente all’assurda storia che mi hai raccontato, mi arrabbierò come una bestia per il fatto che tu non mi abbia detto nulla, per il fatto che tu non abbia lasciato che fossi io a decidere per la mia vita, per il fatto che tu non abbia provato a parlarmene.. Se solo me ne avessi parlato, se solo avessimo parlato con sincerità di quello che ti passava per la mente, avrei potuto dirti quanto stupide fossero le tue paure, quanto, con te accanto, io possa davvero affrontare ogni cosa, quanto nulla mi spaventa se tu sei con me. E avrei potuto impedirti di rovinare tutto per colpa mia. Avrei potuto farti ragionare ed evitare tutto questo dolore.. Ma per adesso, l’unica cosa su cui riesco a concentrarmi è il fatto che tu avresti sacrificato tutta la tua vita per me. Avresti sacrificato tutta la tua vita per il mio bene.. Tesoro mio, forse solo adesso mi rendo conto davvero di quanto mi ami..”

Sospirando iniziò a sfiorare, mille e mille volte, con le sue labbra quelle di Chris, mentre, tra un bacio e l’altro, continuava a sussurrare sulla sua bocca:

“Chris.. Colfer.. ti amo.. e non riesco.. ancora.. a credere.. che tu abbia.. combinato.. tutto questo casino.. solo per.. proteggere me. Sei.. uno stupido. Sei.. il mio stupido.”

Sospirando lasciò scivolare le mani dal suo viso, lo abbracciò e poggiò la testa sulla sua spalla.
Sapeva che probabilmente la sua era una reazione strana, ma aveva sognato questo momento ogni istante, negli ultimi due mesi. Aveva desiderato ci fosse una spiegazione logica per tutto quel dolore. E questa spiegazione adesso c’era. Si, forse non era logica, ma era una spiegazione.
E, davvero, non riusciva ad arrabbiarsi con Chris. Non riusciva ad essere arrabbiato con la persona che avrebbe vissuto una vita di bugie solo per proteggerlo, con la persona che aveva dimostrato di amarlo tanto quanto l’amava lui, con la persona con la quale voleva trascorrere ogni istante della sua vita, la persona che riusciva a rendere perfetto ogni attimo, semplicemente stando al suo fianco.
Non riusciva ad essere arrabbiato con lui e non voleva affatto esserlo. Era felice. Perché adesso sapeva la verità. Perché da quel momento in poi tutto sarebbe andato bene.
Nessuna bugia e nessun segreto.
Solo loro due. Solo il loro amore.

Chris intanto continuava a piangere in silenzio. Nonostante la reazione di Darren l’avesse stupito, nonostante anche sul suo viso ormai fosse apparso un debole sorriso, non riusciva a fermare le lacrime. Poggiò la testa su quella di Darren e sussurrò piano:

“Scusami Dare.. scusami. Sono stato uno stupido, stavo rovinando tutto.. Ti amo, te lo giuro. Ti amo ogni istante di più, e avevo una dannata paura.  Ma se tu mi vorrai ancora al tuo fianco, se deciderai davvero di perdonarmi, non ti mentirò più. Mai più bugie. Lo giuro.”

Darren rise e lo strinse più forte tra le braccia. Poi lo allontanò un po’ per guardarlo negli occhi.

“Se ti vorrò ancora al mio fianco? Certo che ti voglio al mio fianco. È questo il nostro posto, amore: l’uno accanto all’altro. Per sempre.” – rispose dolcemente.

Poi si avvicinò al comodino, afferrò un pacchetto di fazzoletti e lo lanciò a Chris.

“La smetti di piangere adesso? Guarda cosa stai facendo, allaghi il letto se non la smetti!” – aggiunse con un sorriso.

Chris afferrò i fazzoletti e, sorridendo, asciugò le lacrime.

“Non avrei mai pensato potessi reagire così..” – continuò un po’ più sereno – “Quando hai sollevato la testa e ti ho visto sorridere sono rimasto senza parole.. E quanto ti ho sentito blaterare ‘allora mi ami davvero’ ho creduto fossi impazzito.”

Scosse la testa e cercò di nuovo la mano di Darren con la sua.

“Certo che ti amo, scemo. Ti amo.. E sono contento che tu non abbia deciso di prendermi a pugni.” - aggiunse sorridendo.

Darren rise di nuovo.

“Non esserne così sicuro. Potrei anche cambiare idea, riflettendoci meglio.” – scherzò, mentre lasciava un leggero pugno sul braccio di Chris che adesso aveva iniziato a ridere insieme a lui.

Se ne stavano così, a ridere tra le lacrime, quando Chris sentì una nuova ondata di panico assalirlo. Non poteva essere tutto così semplice. Sicuramente Darren non aveva riflettuto bene. Ma l’avrebbe fatto e le cose sarebbero cambiate. Lasciò la sua mano e nascose il viso tra le mani.

“Dare, ma come puoi.. cioè.. hai capito quello che ti ho raccontato, vero? Come.. come puoi non avercela con me..  Dare io.. io in questo periodo.. io e Will.. io e Will siamo.. io e Will.. abbiamo..” – balbettò cercando di frenare l’attacco d’ansia che lo stava torturando.

Darren trattenne il respiro e afferrò con una mano il lenzuolo, stringendolo forte nel pugno. Chiuse gli occhi un istante e rimase fermo così per qualche secondo. Respirò profondamente. Poi aprì gli occhi.

“Vieni qui.” – disse piano mentre afferrava Chris per un braccio e lo tirava su di sé.  

“Non importa, ok? Non mi importa.” – gli sussurrò all’orecchio – “Cioè.. ovviamente il solo pensiero mi manda in bestia. Non so nemmeno spiegarti come mi si stritoli lo stomaco al pensiero delle sue mani su di te, delle sue labbra sulle tue.. delle sue schifose labbra sulle tue. E giuro, lo prenderei a pugni perché sono sicuro che sapesse che non eri del tutto sincero e sono sicuro che abbia approfittato della situazione. Potrei giurarci. Ma non ce l’ho con te, Chris. Te lo giuro. Stavi pensando al mio bene, per quanto assurda e ridicola la tua idea potesse essere. Hai fatto tutto questo per me e anche tu avevi il diritto di provare ad essere felice. Hai sbagliato, ok. Sei stato stupido. Ma adesso sei qui. Sei qui con me e tutto il resto non ha più importanza. È tutto finito. Adesso ci siamo solo io e te.”

Chris non riusciva a credere a quello che aveva appena ascoltato. Non solo Darren lo aveva perdonato, ma aveva anche compreso le sue motivazioni. Era riuscito ad andare oltre il dolore, ad andare oltre la rabbia, oltre la gelosia.. Era andato oltre tutto. Solo per lui.
Sospirò e sorrise. Si sentì finalmente tranquillo davvero. Per la prima volta, dopo un tempo lungo come una vita intera, senti che tutto stava veramente tornando a funzionare.

“Ti amo Dare. Mi era mancata la tua assurda perfezione.” – sussurrò con gli occhi lucidi e il sorriso sulle labbra.

“Ti amo Chris. Mi eri mancato tu.” – rispose Darren sorridendo e stringendolo ancora di più tra le braccia.
 



















NOTE:
Ciao a tutti! :)
Allora, ecco il nuovo capitolo, stavolta sono stata un tantino più veloce! :)
Credo non ci sia nulla da precisare sulla storia.. Stavo aspettando di scrivere questo capitolo fin dall’inizio e finalmente eccolo qui! :)
Sto pubblicando in un giorno particolare, in cui il fandom è in delirio, ma non ho intenzione di commentare nulla di tutto ciò che sta accadendo. Mi limito solo a dire una cosa: STILL GOING STRONG.
Detto questo, grazie a tutti voi, che continuate ad aumentare, di settimana in settimana.. Grazie alla persona che ha recensito lo scorso capitolo, facendomi piangere come una scema.. Avrò riletto quella recensione mille volte! Grazie davvero.. :’)
Un bacione a tutti.. spero di pubblicare il prossimo capitolo senza farvi aspettare un’eternità.. Love you! :)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 'Cause you are my heaven ***


Darren si svegliò e, ancora con gli occhi chiusi, sorrise.
Come sempre allungò il braccio ma stavolta non trovò solo il letto freddo e vuoto, accanto a sé.

Trovò Chris.

Era lì.
Era ancora lì. Accoccolato al suo fianco.

Sentiva il suo corpo caldo poggiato al suo.
Sentiva il suo respiro sulla sua pelle.

Con il braccio lo avvolse e lo tirò un po’ più a sé, e Chris, sentendosi stringere, sorrise a sua volta e si lasciò abbracciare. Ancora assonnato, poggiò la testa sul suo petto e sospirò.

“Buongiorno amore..” – mormorò piano strofinando dolcemente il naso sulla pelle di Darren.

“Buongiorno?” – chiese Darren.

Poi rise. Scompigliò i capelli di Chris e lo baciò sulla fronte. Lo sentì accoccolarsi ancora di più tra le sue braccia e sospirò felice. Lo osservò per qualche istante e aggiunse:

“Più che buongiorno io direi buonanotte. Guarda fuori dalla finestra. Abbiamo dormito per tutto il giorno.. Dev’essere già sera.”

Chris si sollevò un po’ e, con gli occhi ancora socchiusi, diede uno sguardo alla finestra: era buio.
Rise a sua volta e tornò ad abbracciare Darren.

“D’altronde si stava così bene.. Si stava così dannatamente bene.” – disse piano mentre con la mano cercava quella di Darren  per stringerla nella sua.

Darren sorrise dolcemente, afferrò la sua mano e iniziò a giocherellare con le sue dita.

“Si, dannatamente bene.. Finalmente.” – rispose sospirando.

Si erano addormentati così, quella mattina. Stretti l’uno nelle braccia dell’altro. Con gli occhi ancora gonfi ma il sorriso sulle labbra e il cuore libero da ogni paura. Senza aggiungere altro. Perché non c’era altro da aggiungere: erano loro, erano ancora loro, erano sempre stati loro. Solo il loro amore. Niente più bugie e niente più dolore. Solo loro due. Insieme.
Si erano addormentati così. Felici.

E adesso era sera.

Rimasero per un po’ in silenzio, stretti l’uno nell’altro. Poi Darren guardò la sveglia sul comodino.

“Ryan sarà fuori di sé.. Oggi sono mancato di nuovo e stavolta non l’ho nemmeno avvisato.” – sospirò divertito – “Credo mi toccherà presentarmi al lavoro munito di scudo e armatura, domani mattina.”

Chris rise. Sapeva che era la verità. Non esisteva nulla al mondo che facesse imbestialire Ryan più dell’assenza di Darren.

“Avresti dovuto vederlo, Dare.” – rispose scuotendo la testa, tra una risata e l’altra – “Avresti dovuto vedere la sua faccia quando ci ha detto che non saresti venuto. Era completamente nel panico.. Continuava a ripetere che eri uno scemo incosciente e che avevi scelto il giorno sbagliato per ammalarti.”

Darren scoppiò in una risata spensierata. Poi, fingendo superiorità, aggiunse:

“Non è mica colpa mia se sono indispensabile. Non potete fare a meno di me. Sono io che porto avanti la baracca. Dovrete arrendervi ed ammetterlo prima o poi.”

Chris sospirò divertito.

“Non è mica colpa tua se sei uno scemo.” – rispose scuotendo la testa.

Darren tornò a scompigliargli i capelli e dopo qualche istante aggiunse:

“A proposito, mi sembra che io non sia stato l’unico ad assentarsi dal lavoro oggi.. Di te che mi dici? Puoi sempre ripararti dietro il mio scudo. Ti proteggo io.”

Chris sogghignò e pizzicò la sua guancia con le dita:

“Io non sono mica irresponsabile come te, lo sai.. Avevo già pianificato tutto prima di venire qui..” – rispose alzando le spalle – “Non sapevo cosa sarebbe esattamente successo, non sapevo quale sarebbe stata la tua reazione dopo aver ascoltato tutta la verità, ma ero certo che, in ogni caso, oggi non sarei stato in condizione di andare al lavoro. Così, per questa settimana, ho chiesto di scambiare il mio giorno libero. Ho dovuto insistere parecchio. Ryan non era per nulla contento, ma alla fine ha acconsentito.. Sai com’è, non sono mica io quello che porta avanti la baracca.”

Darren  ridacchiò e lo baciò di nuovo sulla fronte.

“Allora niente scudo domani per te..” – scherzò alzando le spalle.

“No, niente scudo per me.. È tutto tuo, e ne avrai davvero bisogno, amore. Davvero bisogno.” – rispose Chris. Poi sorridendo aggiunse – “E credo ti convenga dare un’occhiata alla mia borsa. Dentro c’è qualcosa per te.. Da parte di Ryan, con tanto amore.”

Darren alzò un sopracciglio e lo osservò con sguardo interrogativo.
Chris rise, si alzò e corse a recuperare la borsa.

“In realtà avrei dovuto sbatterteli in faccia, o qualcosa del genere.” – disse mentre la porgeva a Darren, che continuava a fissarlo con lo sguardo tra il divertito e l’esasperato – “Ma per questa volta te lo risparmio.”

Darren sbuffò, aprì la borsa e tirò fuori i fogli dal suo interno. Li osservò per qualche istante e iniziò a scuotere la testa.

“No. No. Assolutamente no.” – disse, mentre li lanciava all’altro capo della stanza sotto lo sguardo divertito di Chris, che intanto era tornato a sedersi sul letto accanto a lui.

“Se pensi.. o meglio: se lui pensa che io mi metta a leggere il copione, stasera, quando l’unica cosa che voglio fare è rimanere così, a fissare i tuoi occhi e stringerti tra le mia braccia, è un pazzo.” – continuò Darren convinto – “Non voglio saperne nulla. Almeno fino a domani mattina.”

E così dicendo tirò Chris di nuovo su di sé e affondò il viso tra i suoi capelli.

“Il tuo profumo..” – aggiunse dopo un po’ con un sospiro – “Dio, quanto mi era mancato.”

Chris sorrise. Non riusciva ancora a credere di essere riuscito a sopravvivere, seppur arrancando, per due mesi interi lontano da lui. Non sarebbe mai più successo. Mai più.

“A proposito, tu come stai?” – chiese mentre controllava la temperatura sulla fronte di Darren, per poi far scivolare la mano sulla sua guancia, iniziando ad accarezzarla con la punta delle dita.

“Non sono mai stato meglio Chris, te lo giuro. Mai stato meglio.” – rispose Darren e chiuse gli occhi sorridendo.

Chris sospirò. Era in paradiso. Era quello era il paradiso: tra le braccia di Darren.

Rimasero un altro po’ così, a scherzare e a coccolarsi senza rendersi conto veramente del tempo che passava.

“Giuro, mi sto odiando in questo momento, ma sto morendo di sete, Dare.” – sospirò Chris dopo l’ennesimo bacio.

Darren rise e lo strinse più forte.

“Vado a prenderti un bicchiere d’acqua.” – rispose e fece per alzarsi, ma Chris lo afferrò per un braccio.

“No amore, vado io.. Tranquillo.” – gli disse sorridendo – “Prima però, credo ci sia un’altra cosa da fare. C’è una persona che aspetta nostre notizie e che merita almeno un sms, dopo tutto quello che ha fatto per noi in questi giorni, non credi?”

Darren capì subito a chi si stesse riferendo, sorrise e annuì convinto.
Chris allora si sollevò e prese il cellulare dalla borsa. Tornò a sedersi a gambe incrociate accanto a lui e insieme scrissero un veloce messaggio a Lea.
Poi posò il cellulare, prese il volto di Darren tra le mani e gli diede un rapido bacio.

“Torno subito tesoro.” – gli sussurrò sulle labbra.

E si alzò dal letto per andare a bere.
 





Sdraiata sul divano, dopo un’estenuante giornata di lavoro, Lea stava solo fingendo di guardare la tv accesa davanti a lei. La sua mente era da tutt’altra parte.

Non riceveva notizie di Chris o di Darren dalla sera prima. Sperava con tutta se stessa che stessero bene, che fossero riusciti a parlare, che fossero riusciti a spiegarsi e a chiarire quell’assurda situazione che non aveva portato altro che dolore.
Moriva dal desiderio di chiamarli e stava impazzendo nel tentativo di resistere. Aveva promesso a Cory che si sarebbe comportata con discrezione, che li avrebbe lasciati risolvere questa questione da soli e che avrebbe aspettato. E così stava facendo. Stava aspettando, ma l’attesa la stava lacerando.
Sospirò e diede un’occhiata fuori dalla finestra. Chissà dov’erano. Chissà cosa stavano facendo.

Fu in quel momento che sentì il cellulare squillare. Un messaggio.
In un istante si alzò dal divano e corse al tavolo. Trattenne per un attimo il respiro e guardò lo schermo.
Era Chris. Era Chris, finalmente.

‘Ti vogliamo bene amore. Chris e Darren.’ diceva il messaggio.

Poche parole, ma perfette. Lea fu travolta dalla gioia. Sentì le lacrime rigarle il viso e sorrise.

Chris e Darren. Finalmente di nuovo insieme. Finalmente al loro posto.

Osservò per qualche istante il cellulare, poi senza smettere di sorridere entrò in cucina e si avvicinò a Cory che stava preparando un toast. Lo afferrò per le spalle e lo fece voltare. Gli sorrise e gli gettò le braccia al collo.

“È tutto ok. È tutto ok. Mi hanno appena scritto. Insieme.” – gli sussurrò tra le lacrime.

Cory tirò un sospiro di sollievo e la strinse forte.

“Non poteva essere altrimenti, amore.” – le rispose sorridendo, mentre una lacrima iniziava a scorrere sul suo viso.
 





Darren sdraiato sul letto, sorrideva beato.
Non riusciva ancora a credere che fosse tutto finito. Che tutto il dolore, tutta la sofferenza, tutta la disperazione, degli ultimi mesi, fossero finalmente scomparse per lasciare posto a quell’immensa sensazione di serenità e di pace che lo circondava.

Era davvero tutto apposto, adesso. Era davvero tutto di nuovo apposto.

Sospirò e si mise a sedere. Chris non tornava ancora e lui già ne sentiva la mancanza, come se ogni istante lontano da lui fosse un istante sprecato.
La sua dipendenza da Chris a quanto pare aveva superato il limite, nelle ultime ore.
Scosse la testa e, sorridendo felice, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina.

Chris intanto, se ne stava, seduto nella penombra, con gli occhi fissi sui fogli che stava stringendo tra le mani.

Il bicchiere d’acqua era poggiato sul tavolo accanto a lui. Ancora pieno.

Sentì un rumore, alzò gli occhi e vide Darren che, poggiato allo stipite della porta, lo osservava sorridendo, vestito solo con i boxer, con quei suoi riccioli scombinati sulla fronte, gli occhi ancora assonnati e quel sorriso radioso sulle labbra: una visione che l’avrebbe completamente mandato fuori di testa, se solo non fosse stato troppo impegnato a nascondere le lacrime che scorrevano sul suo viso.

“Ti ho spaventato, eh amore? Hai ragione.. Scusami ma non ti vedevo tornare e già mi mancavi.. Che stai facendo?” – iniziò Darren.

Poi i fari di un’auto che percorreva la strada, entrarono attraverso la finestra illuminando il viso di Chris e tutti i suoi sforzi per nascondere le lacrime divennero inutili.
Darren osservò il suo viso, vide le lacrime rigargli le guancie e sentì il suo cuore perdere un battito.

“Chris, cosa sta..” – provò a dire ma un attimo dopo abbassò gli occhi sul tavolo e vide i fogli che il ragazzo stringeva tra le mani.

In un istante fu tutto chiaro. Ricordò quei fogli. Ricordò quando, un paio di giorni prima li aveva lasciati lì, su quel tavolo, e capì.
In un attimo fu accanto a lui, lo afferrò dolcemente per un braccio e lo fece alzare dalla sedia.

“Chris.. Vieni qui.” – sussurrò mentre lo tirava a sé per stringerlo forte tra le braccia.

“No, Darren. Non lo fare. Non avere pena di me. Non lo merito. Non merito nulla di tutto questo.” – rispose Chris tra le lacrime, cercando di svincolarsi dall’abbraccio di Darren.

Inutile. Darren non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Lo strinse più forte, affondò una mano tra i suoi capelli e iniziò ad accarezzarlo.

“Chris.. basta.” – disse piano.

Poi poggiò le mani sulle sue spalle e lo allontanò un po’.

“Basta, amore.” – ripeté fissandolo negli occhi.

Chris non lo stava ascoltando.

“Qui c’è il tuo cuore, Dare. Il tuo cuore.” – stava continuando, sventolando i fogli che teneva ancora stretti in mano – “Il tuo cuore riversato in queste righe. Ed è distrutto. Per colpa mia. Quindi non avere pena di me. Ti prego.”

Scosse la testa e, con la voce poco più che un sussurro, iniziò a leggere:

Is he gonna kiss you in the rain?
Is he gonna cook on Sunday?
Is he gonna love you?
No, he won’t do any of those things.
Is he gonna take you where he knows that it’s out of his way?
Is he gonna miss you?
No he won’t do any of those things.


“Chris.. ti prego, smettila.” – provò ad interromperlo Darren.

Ma Chris non aveva intenzione di dargli retta. Con gli occhi ancora fissi sui fogli, scorreva tra le mille frasi slegate, per trovare quelle più significative.

Remember there was a time when we used to laugh
You said nobody else could make you do that
Sometimes I got it right, even when I got it wrong
I would have thought that you meant I was the only one.
” – continuò con un filo di voce.

“Chris.. non ha senso tutto questo. Dammi quei fogli.. ti prego.” – tentò di nuovo Darren, quasi supplicandolo.

Something in me is still with you.
Do you feel it too?
So I’m asking, are you in love?
And is this really you?
” – continuò ancora Chris.

Poi poggiò i fogli sul tavolo e afferrò il viso di Darren tra le mani.

“Come posso smetterla? Come posso ignorare il male che ti ho fatto? È la tua scrittura, sono i versi di una canzone, ed è il tuo cuore. Non cercare di proteggermi. Non lo merito. Sono io che devo coccolarti Dare. Io che devo farmi perdonare. Io che devo farti stare bene adesso. Io. Non tu.” – proseguì con le lacrime che continuavano a scorrere senza sosta.

Darren sospirò e sorrise. Con un dito asciugò una lacrima dalla guancia di Chris e lo abbracciò di nuovo.

“Si, sono dei versi di una canzone. Li ho scritti sabato pomeriggio. Prima di partire. Avevo trascorso quasi tutta la notte sotto casa tua. È vero, non stavo bene. Non stavo bene per nulla. Ma non sapevo la verità. Non c’eri tu al mio fianco. Adesso le cose sono diverse. Adesso è tutto veramente apposto.” – sussurrò dolcemente – “Il mio cuore sta bene, Chris. Io sto bene. Sto bene come non stavo da tanto tempo ormai. E sto bene grazie a te. Quindi smettila di colpevolizzarti. Smettila di torturarti e di distruggerti. E smettila di piangere. Ti prego amore. Io sto benissimo ed è tutto merito tuo, come sempre.”

Chris sospirò e lo strinse a sua volta forte tra le braccia.

“Non sono riuscito a proteggerti, Dare e non me lo perdonerò mai.” – sussurrò.

Darren tornò a guardarlo negli occhi:

“No, Chris. Tu mi hai salvato. Mi hai salvato nell’istante in cui sei entrato nella mia vita. Mi hai salvato quando mi hai permesso di amarti. Mi hai salvato perché mi hai insegnato veramente cos’è l’amore. Io sono felice. E non ti permetterò più di torturarti con questi stupidi sensi di colpa. Sorridi amore, ti prego.”

Con la mano sollevò un po’ il viso di Chris e con un dito sfiorò le sue labbra.

“Sorridimi.” – ripeté guardandolo negli occhi.

Chris sospirò. Era uno stupido. Mille volte in quelle ultime ore avevano ripreso l’argomento. Mille volte aveva sentito Darren ripetere quelle parole. E mille volte aveva creduto di convincersi, per poi alla minima occasione, ricadere nel panico e nella disperazione.
Adesso basta. Darren aveva ragione. Andava tutto bene ed era arrivato il momento di smetterla con le lacrime, di smetterla con il dolore. Una volta per tutte.
Guardò il suo ragazzo che lo fissava sorridente, sprofondò nei suoi meravigliosi occhi verdi e sorrise.

“Sono felice anche io, lo sai amore. E scusami se fin’ora non ho fatto altro che lasciarmi trasportare dai sensi di colpa e rovinare questa felicità. Hai ragione. Adesso basta lacrime. Te lo prometto. D’ora in poi niente più lacrime. Solo sorrisi.” – sospirò.

Poi tornò ad abbracciare Darren e poggiò la testa sul suo petto.

“Comunque, te lo giuro. Troverò un modo per farmi perdonare davvero per tutto il male che ti ho fatto.” – aggiunse con un ghigno.

“Chris.. Sei impossibile.” – sbuffò Darren poggiando la testa su quella del suo ragazzo e sorridendo – “Non hai bisogno di farti perdonare. Non hai bisogno di fare nulla di più di quello che stai già facendo. Io ti ho già perdonato. Semmai ci fosse stata davvero qualcosa per cui perdonarti.”

Chris sorrise felice. Strinse Darren più forte e poi, scostandosi un po’, cercò con le labbra le sue e iniziò a mordicchiarle.

“Ti amo Dare.. E, no. Lui non faceva nessuna di quelle cose. Tu si.” – gli sussurrò, per poi lasciarsi andare completamente in uno di quei baci che riuscivano a far tremare il suo cuore.

Aveva sentito le parole di Darren, ma non aveva intenzione di starlo ad ascoltare.
Non importava che il suo ragazzo, la persona più buona sulla faccia della terra, pensasse che non ci fosse più bisogno di nulla. Chris sapeva che non era così. Chris avrebbe trovato il modo per fare qualcosa che Darren non avrebbe mai dimenticato. Qualcosa che avrebbe cancellato il dolore per sempre.
E Darren non doveva sospettare nulla. Sarebbe stata una sorpresa. Sapeva già cosa fare, aveva solo bisogno della giusta occasione. Avrebbe aspettato la giusta occasione, non aveva fretta. L’avrebbe fatto per Darren. L’avrebbe fatto per loro. E sarebbero stati felici. Per sempre, come lo erano in quel momento.
 





Qualche ora dopo, Chris e Darren, mano nella mano, stavano salendo le scale che portavano all’appartamento di Chris e sorridevano spensierati.

Erano rimasti a chiacchierare per tutta la notte, a raccontarsi tutto quello che si erano persi l’uno dell’altro in quei mesi, come a voler recuperare tutto il tempo perduto, tutto quel tempo che avevano sprecato stando lontani.

Avevano ordinato una pizza e l’avevano mangiata sul divano, come ai vecchi tempi.
Avevano parlato del tour di Darren. Chris aveva ascoltato attentamente ogni dettaglio mentre lo osservava con gli occhi pieni d’orgoglio e aveva ripetuto, mille e mille volte, quanto fosse dannatamente fiero di lui e quanto Darren fosse stato stupido a pensare di non essere abbastanza.
Avevano visto il sole sorgere.
Avevano fatto una lunga doccia insieme, scherzando con l’acqua come dei ragazzini.

Poi erano usciti da casa.
Sarebbero passati qualche minuto da casa di Chris e poi sarebbero andati al lavoro.

Darren aveva insistito per prendere anche la sua auto, in modo da non rischiare che qualche estraneo potesse vederli arrivare insieme agli Studios, ma Chris era stato irremovibile: quella mattina sarebbero andati assieme. Solo per quella mattina avrebbero messo da parte le precauzioni. Non sopportava l’idea di doversi separare da lui anche solo per qualche minuto. Non quella mattina. Non dopo tutto il tempo che avevano trascorso lontani.
E Darren non poteva di certo dargli torto, il solo pensiero di allontanarsi da Chris lo torturava, quindi si era lasciato convincere. Sarebbero andati insieme. Sarebbero stati prudenti, avrebbero fatto attenzione, ma sarebbero andati insieme.
In realtà per lui non faceva nessuna differenza, non gli importava di essere visto, non aveva paura adesso come non ne aveva allora. Ma imparava dai suoi errori. E non li avrebbe ripetuti. Adesso sapeva. Adesso conosceva i sentimenti di Chris e conosceva le sue paure. E niente contava di più della serenità del suo ragazzo. L’unica cosa che importava era vederlo sorridere, felice. Non avrebbe mai più fatto alcuna pressione. Non avrebbe più, nemmeno per un istante, tentato di convincerlo ad uscire allo scoperto. Avrebbe aspettato che Chris si sentisse veramente pronto. Non aveva fretta. Non aveva più fretta. Stavano insieme, e questo gli bastava. Gli bastava per sempre.

Avevano guidato fino a casa di Chris continuando a chiacchierare senza sosta. Darren non aveva staccato per un istante gli occhi da lui e le loro mani erano rimaste intrecciate per tutto il tragitto.
Erano scesi dall’auto ed erano entrati in casa.
Sulle scale, Darren aveva dato un’occhiata in giro per accertarsi che non ci fosse nessuno e aveva di nuovo afferrato la mano di Chris. Si erano guardati negli occhi per un istante senza dire nulla e avevano sorriso.

Adesso stavano salendo le scale così. Mano nella mano. Felici.

Appena entrati in casa, Darren si sentì invadere da un’ondata di serenità.
Era di nuovo lì. In quel posto che aveva da sempre rappresentato il loro rifugio, il luogo in cui essere se stessi, in cui non era necessario mentire, in cui non era necessario nascondersi. Quel posto che era lo sfondo di mille ricordi felici. Quel posto dal quale si era sentito strappare via a forza, e nel quale aveva desiderato così tanto tornare, ogni istante, negli ultimi due mesi.
Sorrise con gli occhi lucidi e baciò Chris sulla fronte. Poi si diresse verso la finestra, la aprì e respirò l’aria fresca.
Chris rimase per qualche secondo ad osservarlo sorridente, poi gli si avvicinò, lo abbracciò e poggiò la testa sulla sua spalla.

“Ho dimenticato di dirti una cosa..” – sussurrò al suo orecchio.

“Cosa?” – rispose Darren, voltandosi a guardarlo.

“Bentornato a casa, amore mio” – rispose Chris sorridendo.

E si abbandonarono di nuovo l’uno tra le braccia dell’altro. L’uno nelle labbra dell’altro. Felici. 














NOTE:
Ciao a tutti.. Anche questa volta vi ho fatto aspettare un sacco, ma sono stata piena di impegni e davvero non ce l’ho fatta a pubblicare prima. I’m sorry..

Inizio subito con una precisazione:

- La canzone della quale Chris legge qualche strofa è “Any of those things”.
È una delle nuove canzoni che Darren sta presentando durante il suo tour. Fin dal primo istante in cui ho sentito questa canzone, fin dalla prima volta in cui ho letto il testo e ne ho colto il significato, non ho potuto fare a meno di pensare a loro due. Ho subito trovato in questa canzone parecchi riferimenti CrissColfer, e più la riascoltavo e più rileggevo il testo, più le mie convinzioni aumentavano.. Mi è entrata subito nel cuore e non ho potuto fare a meno di inserirla.
Sicuramente tutti la conoscerete già, ma come al solito vi metto un video, così se non la conoscete potete dare un’occhiata e se la conoscete.. beh, ascoltarla di nuovo fa solo bene! (:

Precisamente il video che ho scelto è quello della prima tappa del tour. È il primo che ho visto, la prima volta che ho sentito la canzone e il momento in cui me ne sono innamorata. E poi.. Darren in giacca rossa è veramente uno spettacolo! ;)
http://www.youtube.com/watch?v=dFeUy__D7o0

Inoltre vi linko anche testo e traduzione..
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=580000242033603&set=a.580000208700273.1073741884.453186308048331&type=3&permPage=1
 
Per quanto riguarda il resto del capitolo credo non ci sia altro da aggiungere.
 
Grazie ancora a tutti quelli che trovano dieci minuti del loro tempo per leggere la mia storia.. continuate ad aumentare e questo mi riempie il cuore di gioia. Lo scorso capitolo ha avuto tre recensioni e ad un certo punto ho davvero pensato che potesse scoppiarmi il cuore per la troppa felicità. Grazie, grazie, grazie davvero.
 
Beh, che dire.. siamo quasi arrivati alla fine. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo.. E devo dire che sto avendo non pochi problemi ad accettare questa cosa. Non voglio che finisca, ma è giusto così.. È arrivato il momento. Quindi.. spero di pubblicarlo al più presto, così poi vi libererete di me.. ;)
Un abbraccio.. Love you.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Our love is all we need to make it through ***


Quell’invito arrivò nel momento migliore.

Erano passate due settimane da quando Chris e Darren erano tornati insieme.
Due settimane da quando avevano ricominciato a respirare davvero.
Due settimane nelle quali avevano cercato di riprendere in mano la loro vita. Insieme.

Mai, per nulla al mondo, avrebbero potuto dimenticare la reazione dei loro amici nel vederli arrivare al lavoro, il primo giorno, di nuovo assieme. Di nuovo sorridenti. Di nuovo felici.
Naya, Becca, Lea e Melissa avevano pianto. Jenna, Blake e Kevin avevano urlato. Chord e Jacob li avevano abbracciati talmente forte da farli quasi soffocare..
Tutti erano rimasti ad ascoltarli raccontare la loro verità, con gli occhi sgranati, increduli ma felici.

E non avevano fatto altro, quel giorno e per i giorni successivi, che rimanere ad osservarli.
Ad osservare i loro sorrisi radiosi. I loro occhi che si cercavano in ogni istante, come se al mondo non esistesse nient’altro. Le loro mani che approfittavano di ogni piccolo momento di distrazione per sfiorarsi, per stringersi l’una nell’altra. Quel loro cogliere ogni minima occasione per sfuggire agli occhi del resto del mondo e rifugiarsi l’uno tra le braccia dell’altro. L’uno tra le labbra dell’altro.

Erano tornati quelli di un tempo. Chris e Darren felici e spensierati. Chris e Darren profondamente e meravigliosamente innamorati. Ai quali non importava doversi di nuovo nascondere dal mondo perché si bastavano l’un l’altro.

La sensazione di felicità e d’amore che li avvolgeva si diffondeva anche a chi gli stava attorno e tutti ne erano stati da subito contagiati. Fin dal primo istante. Come un tempo.
Erano ricominciate le risate spensierate, gli scherzi stupidi.. Tutto aveva ripreso a funzionare davvero.


Qualche giorno dopo il loro chiarimento, Chris, seduto sul divano, aveva chiamato la madre sotto lo sguardo divertito di Darren che intanto lo stringeva tra le braccia e giocherellava con i suoi capelli.

“Mamma, ciao. Tutto bene?” – aveva iniziato, sforzandosi con tutto se stesso di trattenere le risate, in modo da non far trapelare nulla. Volevano farle una sorpresa.

“Ciao amore. Si tutto bene. Tu come stai? Va meglio?” – aveva risposto la madre.

“Tutto bene anche io mamma. Ascolta, ho fretta e devo scappare. Ho chiamato solo per dirti che vengo lì per il weekend. Ok? E non vengo da solo.” – aveva continuato Chris, mentre con una mano cercava invano di colpire Darren che non la smetteva di ridere e di provocarlo.  

“Ok, tesoro. Non vedo l’ora di vederti. Ma..” – aveva provato a chiedere la madre.

Chris però l’aveva interrotta immediatamente:

“Adesso devo davvero scappare mamma, scusa. Ci vediamo domani mattina. Ti voglio bene.”

Poi, senza lasciare alla madre nemmeno il tempo di rispondere aveva staccato la chiamata e si era lasciato andare ad una risata spensierata.

Il mattino seguente, quando la donna aveva aperto la porta, si era trovata di fronte i due ragazzi, radiosi come non mai, abbracciati e felici.

Aveva sentito il cuore schizzarle fuori dal petto ed era corsa ad abbracciare il figlio, con le lacrime agli occhi.

Poi si era voltata verso Darren, che la guardava sorridente, e lo aveva tirato a sé, stringendolo forte.
Si era avvicinata al suo orecchio e, con la voce piena d’emozione, aveva sussurrato:

“Bentornato tesoro. Mi eri mancato da morire.”

Poi l’aveva baciato dolcemente sulla guancia sotto lo sguardo di Chris che li fissava sorridente, mentre una lacrima aveva iniziato a scorrere sul suo viso.

Erano rimasti con i genitori di Chris per un paio di giorni, poi erano tornati a casa.
Un’altra settimana al lavoro e il weekend successivo era stato il turno dei genitori di Darren.

Chris aveva un’enorme paura di ritrovarsi faccia a faccia con le persone che, senza nemmeno pensarci un attimo, lo avevano accolto nella loro casa e nella loro famiglia, fin dal primo istante, e alle quali lui aveva invece restituito solo dolore e sofferenza. Era sicuro di averli delusi ed era sicuro di dover lottare per riacquistare la loro fiducia.

E non erano bastate le mille e mille rassicurazioni di Darren, non erano bastate le mille volte in cui gli aveva ripetuto quanto non fosse necessario preoccuparsi, le mille volte in cui gli aveva ripetuto che i suoi genitori non lo odiavano e che avrebbero capito, Chris per tutto il viaggio aveva lottato contro il panico che rischiava di stritolarlo.

Ma Darren aveva ragione. Come al solito Darren aveva ragione.

I signori Criss lo avevano riaccolto in casa, sorridenti fin dal primo istante.
Avevano ascoltato le sue spiegazioni, avevano ascoltato le sue migliaia di scuse, lo avevano sentito ripetere, la voce quasi un sussurro, quanto si sentisse stupido e quanto si odiasse per quello che aveva fatto, e lo avevano rassicurato e tranquillizzato a loro volta.
Non avevano dubitato un attimo della sua sincerità. Avevano capito le sue motivazioni, avevano compreso le sue paure e mai, nemmeno per un istante avevano fatto o detto qualcosa che potesse farlo in qualche modo sentire a disagio.

Continuavano a fissarlo con una luce strana negli occhi. Un qualcosa che Chris, per qualche istante, aveva creduto di riconoscere come gratitudine.
Gratitudine nei suoi confronti? Era impossibile e insensato. Doveva per forza essersi sbagliato. Non aveva alcun senso.

Qualche ora dopo, però ne aveva avuto la conferma.

Poco prima di andare a letto, infatti, la madre di Darren aveva chiamato Chris in disparte e, con le lacrime agli occhi, lo aveva abbracciato per l’ennesima volta.
Poi, afferrando le sue mani e stringendole tra le sue, lo aveva guardato dritto negli occhi e aveva sussurrato:

“Grazie. Grazie tesoro. Grazie perché lo ami e perché ti prendi cura di lui. Grazie perché hai cercato di proteggerlo e perché, sono sicura, lo farai sempre. Sei una persona meravigliosa, Chris e sono davvero felice che lui abbia te. Non potrei chiedere di meglio per il mio bambino.”

Chris aveva pianto. Di gioia, questa volta.

“Il fortunato sono io. Perché ho lui, che è la cosa migliore che mi sia mai capitata.” – aveva risposto tra le lacrime, con la voce rotta dall’emozione.

Era la verità. Non esisteva nulla di più vero nella sua vita. Nulla di cui fosse mai stato più sicuro.

Aveva raggiunto Darren a letto e, senza dire nulla, aveva preso il suo viso tra le mani, aveva poggiato le labbra sulle sue e lo aveva baciato dolcemente, mettendo in quel bacio tutto quello che le parole non sarebbero mai state in grado di esprimere: tutto il suo amore, tutta la sua felicità, tutto se stesso.

“Grazie.” – aveva sussurrato, gli occhi incatenati nei suoi.

Poi, con il sorriso sulle labbra, lo aveva abbracciato e aveva poggiato la testa sul suo petto.
Darren aveva sorriso.

“Ehm.. Per cosa, esattamente? Cosa avrei fatto?” – aveva risposto stringendolo tra le braccia e non riuscendo a distogliere gli occhi dal suo viso.

“Esisti. Basta questo.” – aveva risposto Chris senza smettere di sorridere. Poi aveva chiuso gli occhi. Felice.

Il resto del weekend era trascorso serenamente. Come se quei due mesi fossero stati solo un brutto incubo che si erano finalmente lasciati alle spalle. Dal quale finalmente si erano svegliati.
Erano tornati a casa, tranquilli, la domenica sera, pronti per una nuova settimana di duro lavoro con il finale di stagione che stava per avvicinarsi.

E poi era arrivato quell’invito.

Si trattava di uno dei tanti eventi a cui il Glee cast era solito essere invitato.

Chris capì subito che era l’occasione giusta. Erano stati invitati entrambi. E con loro anche alcuni degli altri ragazzi.

Osservò Darren per qualche istante. Stava canticchiando. Sapeva che sarebbe stato fin troppo facile non fargli sospettare nulla. In quei giorni Darren era più sbadato del solito. Così felice e allegro, con quel suo modo adorabile di sorridere come se stesse vivendo dentro una favola, con quel suo saltellare per casa e ridere spensierato, come se non gli importasse nulla di ciò che gli stava attorno. Nulla che non fosse Chris.

Si. Sarebbe stato facile. Darren non avrebbe sospettato nulla.

Non appena riuscì a trovare due minuti per stare da solo con Lea le parlò del suo piano e lei, ovviamente, ne fu subito entusiasta. Chris le chiese aiuto e la ragazza non se lo fece ripetere due volte.

Quella stessa sera, come d’accordo, Cory e Lea furono invitati a cena a casa di Chris.

Se ne stavano, tutti e quattro, seduti a tavola a scherzare, quando Chris fece in modo di spostare la conversazione sul nuovo invito che avevano appena ricevuto. Lea sorrise e iniziò a fantasticare sull’abito che avrebbe indossato quella sera. Poi, come se niente fosse, aggiunse allegra:

“Ragazzi, perché non andiamo insieme? Cory non viene, non vorrete mica lasciarmi andare da sola.”

Chris aspettò che fosse Darren a parlare, in modo da non farlo insospettire, fingendo di trafficare con la porzione di dolce che aveva nel piatto.

Darren lo guardò per un istante e, sospirando, rispose:

“Sarebbe bello.. ma forse.. Non credo sia il caso, sai.. Magari potrebbero nascere domande. Di solito io e Chris non andiamo insieme per evitare.. Lo sai..” – la sua voce era titubante.

Pur sforzandosi con tutto se stesso, non riuscì veramente a nascondere quanto profondamente desiderasse rispondere di si.

Chris sorrise senza farsi notare. Quanto lo amava. Quanto amava quel ragazzo adorabile che, ancora una volta, stava mettendo da parte i suoi desideri solo per lui.
Senza neanche rendersene conto gli afferrò una mano e la strinse forte.

“Lo so, Dare. So che non andate mai insieme, ma stavolta è diverso. Non dovete mica andare da soli. Jenna può unirsi a noi. Andiamo tutti insieme. Non è una situazione equivoca. Siamo colleghi, non c’è nulla di cui preoccuparsi..” – stava rispondendo intanto Lea, cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere.

Darren la osservava mordendosi il labbro e giocherellando con le dita di Chris.

“Lea ha ragione, Darren. Chi vuoi che se ne accorga?” – le venne in aiuto Cory – “Se andate tutti insieme sembrerà una cosa normalissima. Tra colleghi. D’altronde, anche se a volte ve ne dimenticate, siete colleghi voi due.”

Darren si voltò verso Chris.

Si guardarono per qualche istante negli occhi. In silenzio.

Chris sapeva esattamente quello che Darren stava pensando. Sapeva che desiderava con tutto se stesso dire di sì. E sapeva che, nonostante questo, non l’avrebbe mai detto. Lo conosceva bene, sapeva che non avrebbe fatto mai nulla che potesse farlo stare male. Soprattutto adesso.

Lo osservò per qualche altro istante e sorrise dolcemente. Chissà cosa aveva fatto di buono nella vita per meritare di averlo al suo fianco.
Strinse più forte la sua mano e, cercando il più possibile di risultare spontaneo, disse piano:

“Magari hanno ragione, Dare. Forse siamo troppo rigidi. D’altronde non dobbiamo mica andare da soli. Se a te va, per me è ok.”

Il viso di Darren si aprì in un sorriso abbagliante. Uno di quei sorrisi che avrebbero potuto illuminare il mondo intero.
E il cuore di Chris prese il volo. Vedere il suo ragazzo sorridere così: ecco qual’era l’unica cosa importante. Avrebbe fatto di tutto pur di vedere sul volto di Darren quel sorriso. Per sempre.

“Allora.. Ok?” – stava dicendo intanto Darren, ancora incredulo e sorridente.

“Si, ok.. È deciso. Andiamo tutti insieme.” – rispose Chris.

Poi si voltò verso Lea e le fece l’occhiolino, con un sorriso radioso sul volto.
 






Quella sera arrivò in fretta.

Chris non stava più nella pelle ma era stato bravissimo a fingere indifferenza e a sforzarsi di camuffare il suo entusiasmo. Darren non sospettava nulla.

Adesso, seduti su quell’auto, Chris lo osservava ridere spensierato e scherzare con le ragazze e sentiva il suo cuore battere sempre più forte.
Lo fissò per qualche istante e sorrise allegro, ripensando a qualche minuto prima.

Si erano preparati in fretta e furia, tra una risata e l’altra, correndo per casa mentre cercavano di recuperare l’immenso ritardo che avevano accumulato. Avevano combattuto con i nodi delle loro cravatte che non ne volevano sapere di venir fuori decenti, mentre Jenna e Lea li stavano già aspettando sotto casa.
Decidere di fare la doccia insieme, quando si ha un appuntamento, non è una buona idea e loro quella sera lo avevano capito fin troppo bene.

Chris scosse la testa divertito. Riuscivano ad essere davvero due ragazzini delle volte.

Sospirò e provò a concentrarsi sulla conversazione, senza alcun risultato. L’attesa lo stava uccidendo.
Da quanto tempo erano su quell’auto? Perché ancora non arrivavano?

Con una mano si sistemò i capelli. Poi tornò ad osservare Darren.

Stava sorridendo. Se ne stava lì, con quel sorriso radioso che illuminava il suo viso e accendeva i suoi occhi.
Se ne stava lì. Bello. Bello come un principe. Il suo principe.

Lo osservo per qualche secondo e sospirò di nuovo. Cercò la sua mano per stringerla nella sua, le loro dita incrociate, a formare un’unica cosa.

Darren si voltò a guardarlo per un istante, strinse più forte la sua mano e gli sorrise felice. 

Il cuore di Chris perse un battito.
Quel sorriso. Era quel sorriso che rendeva tutto così semplice. Tutto così facile e perfetto.
Bastò quel sorriso per sciogliere completamente tutta la sua tensione. Bastò quel sorriso per cancellare anche l’ultimo briciolo di paura.

Erano pronti. Lo erano davvero. Lo erano. Insieme.

Intanto, tra un pensiero e l’altro, erano arrivati a destinazione.

Chris sentì l’auto fermarsi e guardò fuori dal finestrino.
C’erano anche più fotografi del solito ad aspettarli. Li osservò per qualche secondo e ridacchiò piano.
Con un sospiro lasciò la mano di Darren.

“Scendi prima tu amore. Vai avanti, poi loro due ti seguono e io scendo per ultimo. Ok?” – gli sussurrò sforzandosi come non mai per controllare la voce e per non farsi tradire dall’emozione.

Darren annuì e scese dall’auto.

Chris lo osservò sistemarsi la giacca e si morse il labbro.
Lanciò un ultimo sguardo a Lea e Jenna che lo stavano fissando con gli occhi lucidi e il sorriso sulle labbra, e chiuse gli occhi per un istante.
Poi prese un ultimo respiro profondo e lo seguì.

In un attimo era al suo fianco.
Senza lasciare a Darren nemmeno il tempo di accorgersene, gli prese la mano e la strinse nella sua.

Darren sentì il suo cuore fermarsi per un istante. Si voltò con gli occhi sgranati e vide Chris che lo guardava sorridendo.

In un attimo capì.

Capì che era tutto organizzato.

Capì che Chris aveva pensato a tutto.

Capì che era questo il modo in cui Chris aveva deciso di farsi perdonare.

Capì che quel meraviglioso ragazzo, che in quell’istante stava stringendo la sua mano e lo stava fissando sorridente, aveva messo da parte tutte le sue paure, aveva messo da parte ogni timore e l’aveva fatto per lui. L’aveva fatto per loro. Perché potessero essere felici. Finalmente felici davvero. 

Sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Il suo cuore iniziare a battere forte, completamente fuori controllo.

E sorrise. Sorrise come non aveva mai sorriso prima. Sorrise di un sorriso abbagliante. Quel sorriso per il quale Chris avrebbe dato la vita.

Non riusciva a credere che stesse davvero succedendo. Non riusciva a crederci.

“Chris..” – provò a dire piano, con la voce rotta dall’emozione.

Chris scosse la testa e gli sorrise.

“Ti amo.” – disse deciso.

Darren sentì una lacrima iniziare a scorrere sulla sua guancia ma non fece nulla per fermarla.
Erano lacrime di gioia. Era felice. Era felice davvero.
Strinse più forte la mano di Chris.

“Ti amo anch’io. Per sempre.” – rispose guardandolo dritto negli occhi.

Era la verità. La sua più grande verità.
Ed era una promessa: per sempre. Lo avrebbe amato per sempre, come lo amava in quel momento.

Non avrebbero dovuto temere nulla finché c’erano l’uno per l’altro. E ci sarebbero sempre stati. Per sempre.

Si guardarono per un attimo infinito. Si guardarono negli occhi e tutt’attorno a loro non esisteva nient’altro.
Si guardarono negli occhi e si sorrisero.

I fotografi iniziarono a scattare. Mille flash li inondarono in un baleno. A breve tutto il mondo avrebbe saputo la verità. La loro meravigliosa verità.

Chris strinse più forte la mano di Darren.

“Non hai paura, vero?” – chiese piano.

“Non ho paura. Sono con te.” – rispose Darren senza smettere di sorridere.

“Andiamo?”

“Andiamo.”

E si incamminarono così.

Mano nella mano verso quel nuovo, meraviglioso futuro che li attendeva.

Si incamminarono così.

Insieme.

Felici.










NOTE:

 
THE END.
 
Ok, adesso cliccate su questo link e chiudete gli occhi. Consideratela come una sigla.
http://www.youtube.com/watch?v=kcihcYEOeic
 
Vabbè, ignoratemi.. So che non ha nessun senso, ma ascoltavo questa musica mentre scrivevo e.. Boh, mi fa pensare a loro, non chiedetemi il perché.
Insomma, la ascoltavo tra le lacrime e ho pensato che potesse essere la giusta conclusione per la storia, quindi eccola qui.
 
Allora, siamo arrivati alla fine. Magari non ve ne frega nulla, ma sono un attimo in lacrime e se devo essere sincera non so nemmeno che dire. Cioè, in realtà avrei mille cose da dirvi, forse anche di più, ma in questo momento mi sembrano tutte stupide e inutili.
Ho iniziato a scrivere questa storia all’improvviso. Mi sono svegliata una mattina con quest’idea in mente, non sapevo se ne sarei stata in grado ma avevo bisogno di provare. Avevo bisogno di qualcosa che mi sottraesse dall’angst della realtà. Qualcosa che mi desse speranza, che rendesse il tutto più sopportabile. Allora mi sono messa al pc e ho iniziato a scrivere.
E poi la storia ha iniziato a prendere forma. Poi siete arrivati voi e non riuscivo nemmeno a credere che tutto questo stesse succedendo davvero. Quando dico che ero convinta che nessuno avrebbe mai letto questo storia non lo dico tanto per dire. È la verità. E invece qualcuno ha iniziato a leggerla. Aumentavate di settimana in settimana.. e siete arrivati ad un numero che non avrei mai immaginato, nemmeno nelle mie migliori fantasie! :’)
E adesso.. La fine. Banale, lo so. Tutti sapevate che sarebbe finita così. Lo sapevate tutti da sempre, non ho dubbi. Ma in realtà non importa. Perché è quello di cui avevo bisogno. Il nostro Happy Ending. Il loro Happy Ending. (:
Ho parlato di un evento. Di un evento in generale, senza caratterizzarlo in alcun modo. E non l’ho fatto a caso, l’ho fatto per un motivo: perché tutti potessimo considerarlo una sorta di augurio. Una speranza. Qualcosa che non è ancora successo veramente, ma che chissà.. magari un giorno potrebbe succedere. NEVER SAY NEVER.
 
Che mi resta da dire? Grazie. Grazie a voi perché avete letto. Grazie perché mi avete strappato mille sorrisi e anche qualche lacrima. Spero di non avervi annoiato troppo. (:
E adesso vi lascio, perché la nota sta diventando un tantino troppo lunga, e se non mi impongo di fermarmi potrei continuare all’infinito.. Sono un po’ logorroica a volte. ;)
 
Grazie ancora a tutti, davvero. Un abbraccio. Deia.  

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1720705