Draco e il concerto rock.

di the fly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Parte prima ***


17

 

 

 

 

Draco e il concerto rock.

 

 

Ciao a tutti, ora lo so che la prima cosa che penserete, quando e se leggerete questa one-shot (chilometrica come mio solito) sarà che sono completamente ammattita (coloro che erano con me il 14 giugno 2007 lo sanno fin troppo bene). Ciò nonostante ho comunque deciso di rendere pubblico questo mio delirio (anche perché fra breve si sarebbe ricoperto di ragnatele) confidando nel vostro buon cuore e nella vostra clemenza.
Pubblicherò questa storia in due parti contemporaneamente dato che tutta intera forse non sarebbe molto scorrevole da leggere.
Ringrazio in particolar modo Nicodora e Wildhoney che hanno letto questa storia quando era ancora un bozzolo informe (sxo che nel frattempo sia venuto fuori qualcosa di buono)
Con questo vi lascio. Besos.

 


Parte prima…

13 marzo 2007….


“No”
“Sarà divertente vedrai”
“No”
“Ti prego”
“No”
“E dai Draco è da tanto che voglio andarci”
“No”
“E piantala, potresti almeno dirmi perché senza rispondere come un automa o un telegramma?”
“Nemmeno sotto tortura, neanche morto va bene? E non insultarmi con parole babbane che non conosco Potter!” disse il biondo inarcando un sopracciglio.
“Dimmi almeno perché non vuoi venire” insistette l’altro restio a gettare la spugna con voce supplichevole.
“Sarò breve, babbani, un ammasso di babbani sparsi ovunque nello stesso posto per ore ed ore sotto un sole cocente, ma ti immagini la mia stupenda pelle lattea bruciata o arrossata? Non oso immaginare le esalazioni nauseabonde che emetteranno tutti lì pigiati insieme e per cosa poi? Per vedere un branco di indemoniati casinisti dimenarsi su una piattaforma sopraelevata per due misere ore fracassandoti i timpani”
“Ma è Jared Leto Draco! Sono i 30 Seconds To Mars! E poi non staremo affatto sotto il sole cocente, il concerto inizia alle nove di sera” esclamò il moro come se questo potesse convincere il compagno.
“Mai sentito in vita mia, anzi mai sentiti, e poi che razza di nome, Jared Leto, solo nel mondo babbano può diventare famoso uno con un nome del genere. In secondo luogo, non mi incanti Potter, conoscendoti vorrai essere sul posto almeno un’eternità prima che inizi l’evento per assicurarti di essere in prima fila, ergo, resterei sotto il sole ad arrostirmi come una porchetta allo spiedo!“
Harry non lo sopportava quando faceva così, si comportava come un principino viziato con la puzza sotto il naso.
“Ok vorrà dire che ci andrò da solo” disse il moro risoluto incrociando le braccia sul petto.
“Come vuoi” ribatté l’altro in tono pacato ritornando al suo caffè fumante.
“Ti pentirai di non essere venuto vedrai” concluse il moro indignato.
“Oh non credo che ci si possa pentire di non fare un bel bagno collettivo di sudore pigiato come una sottiletta in un sandwich in mezzo ad una folla urlante!” disse troncando lì il discorso poggiando le labbra sul bordo della tazza per trarre un sorso della nera bevanda.


Mercoledì 13 giugno 2007


Come d’abitudine Draco sfogliava con calma e noncuranza uno dei tanti quotidiani babbani che Harry faceva recapitare a casa. Ormai li leggeva per abitudine e qualche volta, come spinto da un sesto senso, gli capitava di soffermarsi sui più bizzarri fatti di cronaca che poi si rivelavano essere collegati a qualche mago sbadato o fuori di testa che ne combinava una delle sue dimenticandosi della popolazione babbana sparsa per la città. E poi aveva scoperto di amare gli inserti di moda che, di tanto in tanto, venivano allegati ai quotidiani.
Prese a sfogliare il primo quotidiano che gli era capitato sottomano, lentamente, sbirciando ogni titolo in grassetto che introduceva l’argomento della notizia. Ogni volta riusciva a stupirsi di quanto baccano riuscivano a scatenare tutti i giorni quella moltitudine di barbari, notizie su notizie e una più assurda dell’altra, scippi, rapine, truffe, e per cosa poi? Per il vile dio danaro, i babbani non pensavano ad altro, un mago non si sarebbe certo abbassato ad azioni tanto meschine per così poco, per non parlare degli omicidi. Tutto quel sangue sparso in giro con utensili vari, persino dei banali coltelli da cucina, quando bastava un Avada Kevadra e un gesto della bacchetta per eliminare una persona in modo efficace, impeccabile e pulito. Si ritrovò a pensare che, anche in questo, i maghi avevano un certo stile.
Scorse velocemente le pagine di cronaca e politica sorseggiando il suo caffè nero amaro come ogni mattina ed arrivò quindi alla sezione Cultura e Spettacolo. La sua attenzione fu catturata da un articolo a pagina intera che titolava: “Registrato il tutto esaurito per il concerto del gruppo rock 30 Seconds To Mars guidato dal carismatico frontman Jared Leto, l’evento si terrà domani sera all’Alcatraz di Milano.”
Draco fece una smorfia – Tze, inaudito – pensò, non era sicuro di aver capito chi fossero, ma quel nome, Jared Leto non gli era nuovo, per niente. Chissà perché lo sentì riecheggiare nelle sue orecchie con la voce eccitata di Potter.
- ma è Jared Leto - , questo sentì precisamente nella sua testa.
Accanto all’articolo, sulla sinistra, c’era una foto del gruppo coi nomi di ciascuno dei rispettivi componenti. Il biondo fissò il suo sguardo su quello nel mezzo, capelli color dell’ebano lisci e lucenti con le punte rosso fuoco, ma soprattutto due occhi azzurro intenso che risaltavano ancor di più sul viso, dai tratti quasi fanciulleschi, grazie ad una sottile e marcata linea nera che correva sotto le palpebre inferiori. Gettò uno sguardo fuggevole alla didascalia…. così era lui il fantomatico Jared Leto.
- Merlino benedetto, si trucca anche! - borbottò mentalmente annoverando la cosa come un altro elemento della lista nera che aveva compilato riguardo alla faccenda concerto negli ultimi tre mesi, più o meno da quando Potter aveva iniziato a strepitare come un marmocchio che vuole andare al luna park a tutti i costi. A dire il vero tutti i componenti del gruppo sfoggiavano la stessa linea nera sotto gli occhi, chi più marcata, chi più sottile e perfettamente disegnata. Uno di loro, un certo Tomo, aveva un impeccabile ciuffo che gli copriva l’occhio destro come una scura e liscia cortina,
- ma dico io sembra il nome di un cane. Cuccia Tomo! E poi, che cavolo, si stira i capelli come una donniciola! – pensò arricciando il labbro superiore. Quello accanto a lui aveva delle belle labbra carnose e uno sguardo vispo e furbetto, anche se, a suo parere, aveva le sopracciglia disegnate come quelle di una donna. Costui era Shannon a quanto c’era scritto, fratello del fantomatico Jared,
- bene questo invece ha un nome da femmina – pensò,
il quarto infine aveva una pettinatura degna di un pulcino spennato, Tim.
- e con questo chiudiamo la carrellata dei nomi per animali domestici – concluse mentalmente.
In quel preciso istante Harry entrò in cucina con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, non stava più nella pelle e non faceva nulla per nasconderlo, prese a preparare la colazione mentre fischiettava un motivetto che Draco non conosceva, fra le parole sussurrate che uscirono dalla sua bocca gli parve di distinguere qualcosa come: - bury me bury me - per lui non avevano alcun senso. Il biondo lasciò perdere il quotidiano richiudendolo meccanicamente e la sua attenzione si focalizzò interamente sul suo ragazzo, che quella mattina, sembrava aver ingoiato un grillo saltatore.
Non era il sorriso smagliante che decorava il suo volto a preoccuparlo, e nemmeno il fatto che canticchiasse sottovoce, quello che lo incuriosiva era il suo saltellare da una parte all’altra della cucina come un elfo domestico. Malfoy lo osservò per qualche minuto, poi sbottò:
“Si può sapere cos’hai stamattina?”
Il moro gli si avvicinò e, con lo stesso sorrisone di prima disse: “Buongiorno amore” baciandolo sulle labbra per poi riprendere a zompettare sistemando l’occorrente sulla tavola davanti ad un Draco sempre più infastidito che aveva cercato di trattenerlo per ottenere un bacio come Merlino comanda.
- Buongiorno amore una cippa, quel sorriso non mi piace, sento odore di guai - pensò.
“Harry?” lo chiamò.
“Sì?”
“Vuoi dirmi perché sei così euforico? O per caso ti è venuta una paresi facciale?” disse indicando le sue labbra ancora distese.
“Niente di che, sono felice” disse il moro riprendendo a trafficare sui fornelli e fra le antine della dispensa.
Malfoy riprese a fissarlo sempre più insistentemente, - cos’ha da essere così felice? -
*semplice Malfoy, alzarsi tutte le mattine con te nel letto renderebbe euforico chiunque* asserì la sua modesta vocetta interiore cercando di dargli conforto, ma non gli bastò.
- Già - pensò Draco, ma c’era dell’altro, lo sapeva, lo sentiva, quel sorriso ambiguo stampato sul suo volto, e poi cosa aveva da canticchiare ancheggiando per la cucina?, sembrava il cugino povero dei Village People. Lo fissò curioso stringendo gli occhi e poi…baam, come aveva fatto a non accorgersene prima, Potter era senza occhiali! Eh già il suo compagno non aveva sul naso i suoi inseparabili occhialetti tondi e, dato che non aveva sbattuto il naso da nessuna parte, Draco risolse che aveva provveduto a curare la sua miopia con qualche strano rimedio magico o babbano che fosse, e lui non ne era stato informato!!
Harry si accomodò a tavola e prese il giornale che Draco stava leggendo da sotto il suo naso.
“Posso prenderlo?” chiese quando ormai aveva aperto a metà il quotidiano davanti a sé.
- Certo fai pure – che senso aveva chiederglielo quando lo aveva già preso pensò Draco. Lo faceva ogni volta e ogni volta il biondo non replicava anche se arricciava il labbro superiore leggermente infastidito e divertito allo stesso tempo. Ormai era diventato un gesto quotidiano e Draco avrebbe saputo indicare con esatta precisione il momento in cui le mani del compagno si sarebbero allungate sul tavolo per afferrare le pagine del giornale dalle sue con quel sorriso disarmante che faceva evaporare all’istante ogni suo piccolo sentore di irritazione.
“Harry” lo chiamò, nessuna risposta.
Prese a tamburellare le dita sulla tovaglia sempre più velocemente e, quando si accorse che il compagno non aveva la minima intenzione di prestargli attenzione, esclamò:
“Potter per la miseria dove sono finiti i tuoi occhiali?!”
Il grifone alzò lentamente lo sguardo dal quotidiano con l’espressione più innocente del mondo:
“Oh l’hai notato, bhè mi ero stufato di avere sempre quella stanghetta di metallo sul naso e così ho messo le lenti a contatto, perché non ti piaccio così?” disse sbattendo le ciglia come un cerbiatto sorridendo.
Il punto non era quello, lui gli piaceva eccome, quei due smeraldi emettevano quasi il doppio della luce senza quegli orribili pezzi di vetro davanti, il punto era che non gli aveva detto nulla! Un campanello d’allarme squillò nella testa del serpeverde prendendo poi a trillare furiosamente.
- din din din, chiamata urgente per Draco Malfoy – sentì esclamare nella sua testa.
E se quel cambiamento nascondeva qualcos’altro? Magari compiacere un idiota qualsiasi incontrato chissà dove?!
“Ti eri stufato” riprese rallentando il nervoso tamburellare delle dita.
“Già, perché non sto bene senza?” disse il moro senza staccare gli occhi dal giornale.
“Non divagare, fammi capire bene, dopo aver vissuto in simbiosi con quel paio d’occhi di vetro praticamente da quando hai memoria, hai deciso, così, di punto in bianco di buttarli via” ribatté Draco deciso a scovare il vero motivo dell’improvviso cambiamento del moro.
“Draco perché fai tante storie, non eri tu a dirmi sempre che dovevo toglierli, e ora che l’ho fatto mi fai un interrogatorio di terzo grado!” sbottò il grifone irritato che, afferrato il telecomando, accese la piccola tv a schermo piatto davanti a sé su uno dei canali musicali.
“Appunto, non mi hai mai ascoltato e ora ….” si interruppe indicando con un gesto eloquente i suoi occhi brillanti privi dell’usuale barriera trasparente.
“Amore, guardami, non c’è nessun altro” disse Harry con tutta la naturalezza di questo mondo guardandolo teneramente.
“Altro… cosa, che dici” rispose Malfoy, ma arrossì violentemente consapevole che il compagno aveva intuito perfettamente dove andavano a parare i suoi vaneggiamenti mentali.
Lo vide avvicinarsi a lui sopra il tavolo imbandito e poco dopo sentì chiaramente le sue mani incorniciare il suo volto attirandolo verso di sé.
Oddio Potter era un baciatore formidabile e Draco si sciolse come un ghiacciolo al sole non appena la sua morbida lingua si attorcigliò alla propria trattenendola possessivamente per buona parte del bacio.
“Io amo te gelosone che non sei altro” disse poi arruffandogli la bionda chioma.
“Certo che mi ami Potter non potresti fare altrimenti” rispose Draco con un sorriso compiaciuto sul volto arrossendo fino alla punta dei capelli e passandosi la lingua sulle labbra.
“Solo, quando deciderai di rapare a zero quella zazzera informe, dimmelo prima, così non mi viene un infarto ok ?” disse sorridendo.
“Anzi, potrei essere disposto a farlo personalmente, alla babbana” continuò con lo stesso punzecchiante tono imitando il suono di un rasoio elettrico mentre gli passava una mano fra i capelli corvini.
Il moro lo guardò scostandosi e gli fece la linguaccia come un bambino offeso.
Il bello di Harry era che non si aspettava mai che anche lui gli dicesse ti amo, (e in effetti lui non glielo diceva spesso, anzi, ad essere sinceri quasi mai, il massimo che si concedeva era “anche io”), gli bastava il rossore improvviso e selvaggio che avvampava sulle sue nivee guance per confermargli che anche lui lo amava. Eppure Draco non poté fare a meno di pensare che, prima o poi quella risposta al compagno non sarebbe più bastata e non poteva dargli tutti i torti.
Harry tornò al suo posto rivolgendogli un ultimo raggiante sorriso e riprese a leggere il giornale muovendo il piede destro al ritmo della musica che la tv diffondeva in quel momento.
Il biondo prese ad osservarlo mentre era immerso nella lettura, studiava ogni sua espressione mentre sfogliava con noncuranza le pagine per arrivare all’inserto culturale al centro, e lì Draco rivide ancora quel sorriso, un misto di compiacimento e di eccitazione, ed ecco che il verdastro e subdolo verme della gelosia rispuntò di nuovo dentro di lui scivolandogli nel petto. Solo lui a questo mondo aveva il diritto di farlo sorridere in quel modo, che diavolo mai stava leggendo?
Si sporse un po’ sul tavolo per sbirciare il contenuto delle pagine incriminate, ma la sua visuale era oscurata dalla miriade di vasetti di confettura disseminati sulla tovaglia, perché mai doveva sempre saccheggiare la dispensa ogni mattina per fare colazione restava per lui un mistero.
Il verde sguardo del moro si spostò sulla sinistra e il sorriso, se era possibile, si allargò ancora di più illuminando a giorno il suo viso. Ad ogni riga che leggeva l’indice della mano destra si muoveva sulla carta inchiostrata, mentre la sinistra reggeva una fetta di pane ancora intonsa.
Draco stava impazzendo dalla curiosità, doveva sapere. Con uno scatto felino si allungò sul tavolo e afferrò il foglio di giornale cercando febbrilmente con lo sguardo cosa avesse scatenato così tanto interesse nel compagno e, infine, lo trovò: “Registrato il tutto esaurito per il concerto del gruppo rock i 30 Seconds To Mars guidato dal carismatico frontman Jared Leto, l’evento si terrà domani sera all’Alcatraz di Milano.”
“Ehi che modi, ma non l’avevi già letto?” disse Harry irritato.
“Potter mi sembrava di essere stato chiaro su questa faccenda” rimbeccò il biondo picchiettando ripetutamente l’indice sul foglio incriminato centrando in pieno il candido e affascinante volto del moro dagli occhi blu.
“Certo non verrai con me, lo so, ed io ci andrò da solo” rispose semplicemente l’altro incrociando le braccia sul petto e appoggiando la schiena alla spalliera della sedia.
“Pensavo che scherzassi” proseguì Malfoy, “non puoi voler andarci sul serio!”
“Dimmi, quale di queste parole di è sfuggita? - Ti prego Draco vieni con me -, oppure - è da tanto che voglio andarci? - perché te l’ho ripetute almeno cinquanta volte nell’ultima settimana, anzi negli ultimi tre mesi e la risposta è sempre stata un secco e categorico NO senza nessuna spiegazione che si possa considerare vagamente accettabile!” sbottò Potter alzandosi dalla sedia e puntando entrambi i palmi sul tavolo.
Draco avrebbe voluto rispondergli per le rime, ma in quel momento l’attenzione del compagno fu calamitata dallo schermo sul quale veniva proiettata la seguente immagine: un enorme e pesante portone veniva aperto da un gruppo di uomini vestiti di una strana uniforme lasciando entrare, in un immenso cortile, quattro uomini in nero che, spaesati, scoprirono il loro volto abbassando una bandana nera sul collo.
Harry sembrò illuminarsi guardando quel fotogramma e, spostando leggermente la sedia, si accomodò distendendo le lunghe gambe davanti a sé, aveva l’espressione di chi è sul punto di pregustarsi un succulento e invitante dessert, i suoi occhi erano spalancati, attenti ad ogni minima inquadratura e le sue mani si muovevano l’una nell’altra senza sosta. Sembrava aver già archiviato la piccola discussione avuta col compagno completamente immerso nelle colorate immagini del filmato e totalmente preso dalla musica.
Il biondo, dopo qualche attimo di smarrimento, fissando lo schermo, distinse l’affascinante uomo dai capelli neri ritratto nell’articolo di giornale mentre due uomini gli facevano indossare una strana veste rossa e nera seguita da una bizzarra armatura di fattura orientale. Il giovane uomo mostrava nella sua perfezione un fisico asciutto, il ventre piatto e liscio e un delizioso solco che correva dallo sterno sino al piccolo ombelico.
In quel momento osservò Harry e quello che vide nei suoi occhi non gli piacque per niente.
Senza nemmeno accorgersene il serpeverde si ritrovò ad alternare il suo sguardo da Harry allo schermo dove le immagini seguitavano a scorrere accompagnate dalla musica, il suo compagno sussurrava le parole della canzone quasi fossero una preghiera completamente rapito.
- ancora lui, il bamboccio - urlatore – rachitico – pensò irritato incrociando indispettito le braccia anche se una piccola parte della sua mente considerò che sullo schermo era di gran lunga più affascinante che sulla statica foto del giornale. Continuò a guardare il compagno con occhi fiammeggianti, si sarebbe girato verso di lui da un momento all’altro, ne era certo. Harry percepiva sempre l’intensità del suo sguardo, soprattutto se questo lasciava trasparire una qualche inquietudine e in quel momento i suoi occhi grigi avrebbero perforato un muro di cemento armato spesso due metri.
Ma Harry non fece nulla di tutto ciò, restò lì impassibile ed immobile, seguitando a muovere le labbra, sussurrando le parole della melodia.
Ancora qualche secondo e poi non ce la fece più, chiamò a sé con la bacchetta quello strano aggeggio che Potter chiamava telecomando e schiacciò il bottone rosso oscurando lo schermo.
“Ehi, perché cavolo hai spento?” protestò il grifone riaccendendo la tv con un gesto della bacchetta.
Draco per tutta risposta lo spense di nuovo ghignando.
“Ma allora lo fai apposta?” esclamò Harry riaccendendo l’elettrodomestico e voltandosi verso il compagno che teneva ancora in mano il telecomando quasi fosse uno scettro del potere con l’indice pronto sul tasto rosso.
“Ho la tua attenzione adesso” fece calmo dopo aver oscurato di nuovo lo schermo.
“Se fai lo stronzo, certo mi sembra il minimo chiederti perché” disse l’altro per niente divertito dal comportamento del compagno.
“Era lui vero?” chiese Malfoy.
“Sì e allora?”
“Non mi sembrava questo gran ché sinceramente, non ti perdi nulla” mentì, una parte di sé era abbastanza obiettiva per riconoscere il fascino magnetico di quell’uomo, ma il suo orgoglio non avrebbe mai permesso ad un pensiero del genere di affiorare in superficie, tanto meno in presenza di Harry.
L’unico fascino magnetico al quale il moro grifondoro doveva soccombere era il suo!
“Che intendi dire?” domandò Potter sul nervoso andante.
“Che non ti perderai proprio nulla non andando a quel concerto”
“Oh, ma io ci andrò”
“Andiamo Harry non dirai sul serio”
“Draco, non è mia abitudine aprire bocca per parlare a vanvera dovresti saperlo bene, cosa ti fa pensare che non ci andrò?” chiese alzandosi minaccioso dalla sedia.
“Il fatto che sia una enorme e inutile perdita di tempo ed energie?” affermò il biondo con naturalezza.
Il moro sembrò mordersi le labbra come per ricacciare dentro qualche impropero che era in procinto di sputare fuori, ma alla fine, guardando l’espressione strafottente che si era disegnata sul volto del compagno cedette all’imminente esplosione:
“Dimmi ti ricordi perché siamo venuti a vivere qui?” chiese poi il grifondoro con una luce strana negli occhi verdi.
* oh ho, adesso sei nei cazzi Malfoy * insinuò la vocetta zompettando qua e là nella sua testolina.
“Perché il Ministero aveva bisogno di creare una base più solida qui in Italia ed ha scelto me…ehm noi” rispose Draco volgendo però lo sguardo sul pavimento.
“Oh, questa è bella, e il fatto che in quel periodo ci fosse la settimana della moda maschile a Milano non ha influito sulla tua decisione di comprare questo appartamento in centro, nel bel mezzo di Via Monte Napoleone, al buio senza nemmeno vederlo e senza nemmeno consultarmi prima vero?” continuò Potter in tono sempre più concitato. Quella settimana Draco uscì quasi tutte le sere, per cene ufficiali coi membri del Ministero diceva lui, ma Harry era convinto che non si potessero organizzare cene di lavoro attorno ad una passerella durante una sfilata di Dolce e Gabbana o Versace o Armani. Certo a lui non piacevano affatto le sfilate di moda, le trovava inutili e noiose, ma il compagno avrebbe anche potuto chiedergli di accompagnarlo almeno una volta, e invece niente. Morale? Aveva organizzato il trasloco e sistemato quella che si presupponeva essere la loro casa tutto da solo mentre il “fashion boy” se la spassava rifacendo il suo già stra - fornito guardaroba fra un negozio e l’altro entrando ed uscendo da un defilè diverso ogni sera.
Senza contare che quasi ogni mattina la buca della posta veniva affogata di lettere e biglietti da visita provenienti al novanta per cento dagli ammiratori del suo ragazzo che avevano avuto il piacere di vederlo sfilare. Già perché l’ego smisurato del suo amore si era lasciato lusingare per bene e non ci aveva pensato due volte ad accettare la proposta di uno stilista emergente che gli chiese di presentare la sua nuova collezione in giro per l’Europa in qualità di testimonial di punta.
“Draco è l’incarnazione dell’eleganza e dell’eterea ed innata bellezza che inseguo da anni come potrei lasciarmelo sfuggire?” aveva detto il disegnatore di moda guardandolo adorante.
Risultato? Lui aveva dovuto lavorare per due alla sede Auror di Milano sostituendolo nei suoi incarichi dato che Draco non aveva acconsentito ad affidare le sue scartoffie a nessun altro. Inoltre, aveva trascorso altre due settimane lontano da quella che era da poco diventata la loro casa gironzolando per il vecchio continente. Harry credette letteralmente di impazzire, se lo immaginava circondato da modelli, sarti, truccatori e quant’altro per almeno dieci ore al giorno, (buona parte di questi con un esigente rigonfiamento nei pantaloni ne era certo), ma aveva fiducia in lui e, dato che quella breve comparsata nel mondo della moda lo rendeva felice, aveva accettato la cosa.
“Ma che dici!” disse Malfoy mantenendo sempre gli occhi fissi sulle mattonelle di marmo bianco della cucina.
“E che mi dici delle lezioni di yoga che avevi deciso di seguire con me?” proseguì l’altro deciso a non mollare la presa.
“Dopo due lezioni hai cercato di schiantare l’insegnante sotto gli occhi di dieci, dico dieci babbani, lo sai, hai una minima idea di cosa sarebbe potuto succedere?”
“Oh lo so benissimo cosa sarebbe potuto succedere, almeno non avrebbe più cercato di toccarti il sedere sotto i miei occhi quello sfacciato di un pervertito!” inveì Draco sollevando gli occhi verso il compagno.
“Oddio, Draco mi stava solo aiutando ad assumere una posizione difficile! Ed era sposato dannazione con una donna!” replicò Harry esasperato.
“Come sei ingenuo, so io che posizione avrebbe voluto farti assumere e credimi non è poi così tanto difficile se divarichi bene le gambe e pieghi per bene la schiena. E poi sono tutti sposati!” continuò. Quel maniaco avrebbe avuto ciò che si meritava, possibile che Potter non capisse che effetto faceva sulle persone e soprattutto sugli ormoni impazziti di ogni giovane uomo libero e non, che navigasse  più o meno costantemente sulla loro sponda?
“Oh bhè non mi sembra che tu ti sia mai lamentato della mia, come possiamo definirla…. flessibilità in certe situazioni vero?” insinuò Harry guardandolo di sottecchi, aveva continuato a seguire le lezioni ogni mercoledì sera dicendo al suo compagno che andava a giocare a scacchi con il suo amico Ron e in effetti il biondo non si era mai lamentato dei benefici effetti che la disciplina orientale aveva donato al suo corpo, anzi.
“Vuoi dire che continui a vedere quel porco nonostante il mio esplicito divieto?” sbottò il biondo balzando in piedi.
“Certo che lo faccio perché a me piace lo yoga, mi fa stare bene” continuò l’altro imperterrito sottolineando l’ultima parola, ma il compagno stava per ripartire alla carica.
“Potter…io ti.. proibisco di seguire quelle lezioni con il pervertito rovina famiglie e ti proibisco di andare a quel….. ”
“Draco non una parola di più, io andrò a quel concerto che ti piaccia oppure no e con questo ritengo conclusa questa assurda conversazione!” concluse avviandosi verso il salotto.
Draco rimase a bocca aperta tipo pesce rosso a corto d’aria, alzò un paio di volte le mani come per ribattere qualcosa, ma al momento la sua brillante mente era una tabula rasa, dannazione!
“Oh sì bene, vacci pure, scommetto che ti divertirai un mondo in mezzo ad un branco di ragazzine impazzite!!” urlò con tono quasi infantile.
“E chi ti ha detto che ci saranno solo delle ragazzine? Sai, quello sconosciuto, come lo hai definito sembra riscuotere molto successo anche fra il nostro genere maschile, senza contare che non sono propriamente una boy - band per quattordicenni in piena tempesta ormonale!!” disse, caricando le parole “nostro genere maschile” di una valenza che poteva voler dire solo quello che Draco pensava. Sarebbe stato pieno di giovani gay disponibili che gli sarebbero saltati addosso complice la confusione generale!
“Harry….tu non ci andrai” disse in tono imperioso quasi stesse parlando ad un bambino capriccioso.
“Ma davvero e come pensi di impedirmelo schiantandomi? O mi sculaccerai come un moccioso sulle tue ginocchia?”replicò il moro che, raccogliendo la sua borsa, si apprestava ad andare al lavoro dirigendosi all’uscita.
Draco si mosse a rallentatore verso la porta cercando di richiamare il compagno alla ragione anche se l’idea di sculacciarlo non gli dispiaceva affatto e se questo poteva fargli cambiare idea l’avrebbe fatto più che volentieri fino ad imporporare deliziosamente le sue sode natiche.
“Harry e se venissi anche io?” gridò affacciandosi alla porta.
“Troppo tardi Draco non ci sono più biglietti, Seamus ha fatto i salti mortali per averne tre e considerando che il concerto è domani sera, direi che non hai speranza” rispose il moro continuando a scendere le scale.
“Bhè digli di trovarne un altro” disse il biondo semplicemente.
“Malfoy credi forse che sia il tuo elfo domestico?” rispose il compagno “e poi com’è che hai cambiato idea così tutto d’un tratto?”
Draco non poteva dirgli che voleva andare con lui per tenere a debita distanza ogni esemplare di sesso maschile e femminile che si fosse avvicinato a meno di due metri da lui e quindi restò muto come un pesce. Lo stesso pesce rosso di prima, spiaggiato sulla riva, in preda agli ultimi guizzi contorti del suo corpo disidratato.
“Ci vediamo stasera” disse infine il moro varcando il portone d’ingresso avvolto in un luminoso e caldo raggio di luce primaverile.


- Pensa pensa pensa - continuava a ripetersi seduto in cucina con i gomiti appoggiati al tavolo tenendo la testa fra le mani.
Le possibilità erano due: impedire a Potter di andare a quel delirio inchiodandolo a casa con un qualche stratagemma. Avrebbe potuto sedurlo e farlo impazzire per tutta la serata con qualche divertente giochino che prevedesse l’uso di manette e qualsiasi altro aggeggino erotico che prevedesse un enorme dispendio di energie così il giorno dopo sarebbe stato troppo stanco per alzarsi e troppo appagato per ricercare altre sorgenti di adrenalina. No quello bravo in queste cose era lui, doveva ammetterlo, e poi il compagno si sarebbe accorto lontano un miglio che le sue intenzioni non erano solo puramente lussuriose, ma che nascondevano un secondo e più subdolo scopo e alla fine non avrebbe ottenuto nulla.
Oppure, ma questa possibilità la sua mente la rifiutava con tutte le sue forze, poteva, doveva, trovare un maledetto biglietto per quel concerto, già ma come fare, come?
Potter doveva aver lasciato in giro una lista di quelle che chiamava….biglietterie o qualcosa di simile, le avrebbe girate tutte e per Salazar avrebbe trovato uno stramaledettissimo biglietto prima che Harry fosse di ritorno a casa.
Si vestì in fretta ed uscì dall’appartamento determinato a portare a termine la sua missione. Non appena varcò il portone di casa il sole caldo e acceso di giugno lo investì, era incredibile che facesse così caldo a giugno anche dopo aver piovuto ininterrottamente per più di una settimana, ah l’Italia. Draco indossò i suoi occhiali da sole infastidito dalla luce abbagliante e prese a camminare per la via in cerca di un posticino isolato dove smaterializzarsi. Non aveva la minima intenzione di prendere i mezzi babbani che, con quel caldo umido, come minimo erano delle camere a gas sature di esalazioni nauseabonde e di camminare per tutto il tempo era fuori discussione se non voleva diventare una spugna gocciolante di sudore nel suo completo di lino blu. Ormai conosceva quella zona come le sue tasche e, dopo qualche metro, incontrò un vicolo che faceva al caso suo, un’ultima occhiata per controllare che non ci fosse nessuno lì attorno e, con un mezzo giro su sé stesso, svanì, diretto alla sua prima destinazione.

Dieci minuti più tardi dire che il suo umore era nero come la pece era un eufemismo, avrebbe ucciso alla babbana tutti i commessi che gli avevano riso in faccia senza troppi problemi nel momento in cui chiedeva loro se ancora c’era un biglietto per quell’assurdo concerto.
Finnigan! Doveva chiamare Finnigan, anzi doveva catapultarsi direttamente a casa sua e chiedergli di trovare un altro biglietto per lui.
Si diresse a grandi falcate verso il camino in salotto, prese una manciata di polvere volante nel palmo, entrò nel camino vuoto e, scandendo ad alta voce la sua destinazione, sparì in una nuvola di polvere verde.
“Finnigan ci sei?” chiese aggirandosi furtivo nel salotto deserto, dopo essersi scrollato di dosso i residui della polvere. Nessuno gli rispose.
Si diresse verso la cucina ma anche lì non c’era anima viva.
- Maledetto di un grifondoro quando servi non ci sei mai - pensò a denti stretti.
Sempre in silenzio si diresse verso le scale che portavano al piano di sopra salendo ad uno ad uno i gradini, in ascolto. Finalmente sentì dei rumori che testimoniavano la presenza di qualcuno in casa, si diresse verso la fonte di quei rumori e si fermò accanto ad una porta.
L’uscio non era chiuso, ma semplicemente accostato allo stipite, Draco bussò ma nessuno gli rispose, eppure c’era qualcuno in quella stanza, sentiva delle voci e perfino una musica di sottofondo. Entrò nell’ambiente e, dopo aver percorso una specie di piccolo ingresso, raggiunse la camera da letto dove il suono era più forte.
Riuscì a distinguere le parole della strana e sconosciuta melodia che riempiva la stanza:

“this is the story of my life….and these are the lies I have created....”

Ma che roba ascolta?, il pessimo gusto dei grifodoro si riflette anche nelle preferenze musicali è ovvio.
Ancora qualche passo, sbirciò al di là dell’uscio della stanza da letto e…..non l’avesse mai fatto, quello che vide per poco non accecò la sua vista dall’orrore. Finnigan se ne stava seduto a cavalcioni su qualcuno e sembrava darci dentro parecchio in contrasto col ritmo che la musica suggeriva che non era per niente sostenuto o frenetico come erano invece i movimenti del grifone.
- Oddio!!! - urlò Draco nella sua testa. Non voleva nemmeno sapere con chi fosse, ma purtroppo non fu accontentato perché una voce ansante gridò:
“Seamus oh…sì”
Malfoy conosceva fin troppo bene quella voce, era del suo “ex – migliore” amico Zabini, ma come aveva potuto? Con Finnigan! Quanto era caduto in basso.
Il biondo fece per andarsene, non voleva certo assistere alla conclusione del folle amplesso, ma anche questa volta non fu esaudito perché il suo ex compagno di casa diede sfogo a delle urla che potevano essere solo il preludio di un orgasmo coi fiocchi attutite appena dalla musica della canzone che volgeva al termine.
“Finny…..oh dio…sì, ah!”
Finny? ma che cos’era una checca o un uomo?
Poco dopo il grifondoro lo seguì.
“Zab….. cazzo sììì!”
Voglio vomitare, pensò Draco rimasto dietro l’uscio impietrito.
Poco dopo sentì un leggero fruscio di lenzuola e i respiri ancora affannosi dei due occupanti. La musica era ormai svanita lasciando un silenzio interrotto solo da qualche bisbiglio sommesso.
“Dio Zab,  sei il massimo “ disse Finnigan.
“oh bhè anche tu sei stato…wow!” rispose l’altro, “mi chiedo cos’altro posso aspettarmi da te” chiese poi.
“Oh bhè credo che non farti camminare per almeno una settimana resti una delle mie imminenti  prerogative” rispose Seamus ridendo.
“Non vedo l’ora” proseguì Zabini recuperando il ritmo normale del suo respiro.
Ora basta se continuavano così avrebbero ricominciato di nuovo magari scambiandosi i ruoli e Draco voleva tornarsene a casa subito, certo dopo aver ottenuto quel che voleva.
“Ehm ehm…” tossicchiò cercando di attirare l’attenzione bussando sull’uscio due o tre volte.
“Chi c’è?” chiese il grifone afferrando svelto la bacchetta che giaceva sul comodino dalla sua parte del letto.
Draco si fece avanti lentamente sfoderando l’espressione più innocente che poteva.
“Draco che cazzo ci fai qui?” esclamò Blaise cercando di coprirsi con le lenzuola.
Il biondo ignorò la domanda dell’amico e si rivolse al suo compagno:
“Finnigan scusa se sono piombato qui senza avvertirti, ma è una questione di vita o di morte” disse in un fiato.
“Che c’è, Harry sta bene?” chiese il grifondoro allarmato.
“Sì certo sta bene, volevo chiederti solo….ehm riguardo quella cosa di domani sera….”, incredibile stava balbettando, lui Draco Malfoy stava balbettando!
“Malfoy potresti essere più chiaro, quale cosa?” continuò Finnigan
Draco prese un bel respiro e buttò lì una frase tutto d’un fiato: “Vogliounbigliettoperilconcertodidomanisera”
“Cosa?”
“Credo volesse dire che gli serve un biglietto per il concerto di domani sera” tradusse Zabini che ormai aveva anni e anni alle spalle in qualità di traduttore dei farfugliamenti dell’amico, era un ottimo interprete del Malfoyese, persino quello più stretto e incomprensibile.
“Oh bhè, credo che non sia possibile, sai c’erano solo qualche migliaio in tutto ed è praticamente assurdo pensare di riuscire a trovarne uno il giorno prima” spiegò pacatamente il grifondoro.
“Oh, ma tu devi procurarmi quel biglietto altrimenti…” disse Draco con un tono vagamente disperato nella voce.
“Altrimenti cosa Malfoy, ti sei intrufolato in casa mia e pretendi anche di darmi ordini?” esclamò Seamus rizzandosi a sedere sul letto, senza badare alle sue nudità coperte appena da un angolo del lenzuolo sgualcito.
Il biondo serpeverde non disse nulla, ma si avvicinò al letto e si lasciò cadere sul materasso con la testa china e le mani raccolte fra le ginocchia.
Seamus restò ammutolito, si aspettava una qualche battutina acida, delle urla o delle minacce magari, del tipo “tu non sai quanto è puro e limpido il mio sangue nobile” e invece sembrava essere crollato.
Blaise si avvolse il lenzuolo attorno ai fianchi e strisciò cautamente verso il suo amico sedendosi infine accanto a lui.
“Draco..” lo chiamò posandogli una mano sulla spalla.
Gli occhi grigi dell’altro si sollevarono quel poco che bastava per incontrare le iridi blu dell’amico.
“Perché è così importante per te avere quel biglietto, in tutta sincerità non ti ci vedo proprio a dimenarti e saltare ed urlare come un matto assordato dalla musica, e poi Harry ci ha detto che ha cercato di convincerti in tutti i modi, ma…”
Il biondo lo guardò negli occhi con un’espressione da cucciolo bastonato.
“Lo perderò Blaise, se non vado a quel concerto sento che lo perderò” disse.
Zabini sembrò rifletterci un attimo, sembrava valutare se il ragazzo accanto a lui stesse in qualche modo simulando la tristezza che gli leggeva negli occhi. In tutti questi anni aveva imparato anche a fare questo, sapeva quando Draco mentiva e in quel momento non lo stava facendo.
“Draco, ma che dici Harry è pazzo di te!”
“Non abbiamo niente in comune, come diamine abbiamo fatto a stare insieme per tutto questo tempo? Cosa ci ha tenuto insieme?” riprese rivolgendo all’amico uno sguardo disperato.
“io qualche idea ce l’avrei..” iniziò Seamus simulando con le dita quello che si poteva definire un amplesso muovendo l’indice destro nell’anello formato dal pollice e l’indice sinistro, un’occhiataccia del compagno lo fece desistere dal continuare quel piccolo siparietto.
“Lui nemmeno voleva venirci in Italia, lo ha fatto per me e io…” continuò Draco con tono strascicato.
Zabini sentì che era il momento di trascinare il suo miglior amico in cucina davanti a una tazza di the freddo per fargli snocciolare tutta la questione.
Non appena si fu reso presentabile scese da basso guidando l’amico verso la stanza illuminata dalla calda e dorata luce del sole che filtrava dalle tende socchiuse. Seamus li seguì in silenzio dopo aver indossato una maglietta bianca e un paio di jeans.
Sperava ardentemente che quella palla al piede platinata si togliesse dai piedi il più presto possibile.
“Allora che c’è che non va?” chiese il moro serpeverde spingendo verso il biondo un bicchiere ricolmo della bevanda ambrata facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio al suo interno.
Draco accolse il bicchiere fra le sue mani lasciando sul vetro appannato dal freddo le orme delle sue dita affusolate quando lo rilasciò dopo un breve sorso.
“Io sono un insopportabile egoista snob vero?” disse mantenendo basso il suo sguardo.
Seamus scambiò col suo compagno un’occhiata significativa, ma non disse nulla lasciando campo libero all’altro nel compito di consolare Malfoy.
“Draco, tu sei…..un po’ viziato è vero, ma….” Blaise non ebbe tempo di concludere perché l’altro riprese.
“Mi lascerà prima o poi, si stancherà della mia arroganza e della mia insensata gelosia e si troverà qualcun altro”
“Non dire così, Harry ti ama lo sai, non potrebbe mai tradirti” disse Blaise invitando il biondo ad alzare gli occhi per incontrare i suoi.
“Già, credo di saperlo, eppure ogni volta riesco a comportarmi come un troglodita, non posso farci nulla. Ogni volta che lo vedo in mezzo alla gente, osservo l’effetto che ha su di loro e ho paura, perché penso che potrebbe essere lo stesso che ha su di me. Quello di togliermi completamente il fiato anche solo con un sorriso o con uno sguardo accennato di quei suoi meravigliosi occhi, quello di condizionare ogni mio gesto perché sia rivolto al suo piacere e…Questa cosa mi fa letteralmente impazzire, pensare che qualcun altro possa provare quello che provo io guardandolo, pensare che qualcun altro possa desiderarlo come lo desidero io. E’ per questo che non facciamo mai nulla insieme. L’unica soluzione che mi viene in mente ogni maledetta volta è portarlo via da tutto, tenerlo lontano da tutto quello che non siano le mie braccia e i miei occhi, così sono sicuro, mi illudo che lui non possa fuggire da me”
Parlò tutto in un fiato e Zabini si rese conto che soffriva davvero per quello che aveva appena confessato davanti a lui e Seamus. Il Draco che conosceva lui non avrebbe mai parlato con così tanta libertà davanti a nessun altro che non fosse il suo riflesso nello specchio, nella solitudine di camera sua.
Il moro serpeverde rivolse uno sguardo supplicante al suo compagno che se n’era stato per tutto il tempo appoggiato al ripiano della cucina con le braccia conserte, aspettando la fine di quella sessione di facciamo – terapia – di – coppia – gratis – a – quel – rompiballe – del -  tuo – miglior – amico.
Finnigan fissò gli occhi nel blu intenso e profondo di quelli di Blaise e alla fine assunse un’espressione che voleva dire, - ok vedo cosa riesco a fare, ma non ti assicuro miracoli -
Mentre osservava il suo compagno avviarsi verso il salotto Blaise si ritrovò a pensare che anche lui qualche volta aveva provato quel genere di sentimenti nei suoi confronti. Anche lui voleva che il compagno mostrasse il meglio di sé solo a lui, riservando per gli altri una versione un po’ più blanda di quelle che erano le sue migliori qualità.
Draco appoggiò il mento sulle mani riposte una sopra l’altra sulla liscia superficie del tavolo gettando lo sguardo al di là dei leggeri tendaggi nel tiepido paesaggio primaverile.
“E’ per questo che andare a quel concerto è così importante per te. Vuoi andarci per tenerlo d’occhio, per assicurarti che nessuno si avvicini troppo alla tua proprietà?” chiese Zabini curioso.
Il biondo sembrò raccogliere i suoi pensieri prima di rispondere.
“In effetti, all’inizio era così. Volevo impedirgli di andarci perché io non avrei potuto vedere cosa faceva senza di me. Già mi vedevo girovagare in giro per casa come un drago al guinzaglio, inquieto e tormentato pensando a quello che avrebbe fatto, alle persone che avrebbe incontrato. Ma poi…..”
“Poi….cosa è cambiato?” chiese di nuovo l’amico.
“Poi mi sono reso conto che voglio andarci perché voglio fare qualcosa con lui, per una volta voglio fare qualcosa che lui vuole. Non voglio che passi il suo tempo ad accontentare i miei capricci. Desidero conoscere quello che gli piace fare, non so nemmeno che tipo di musica ascolta ti pare possibile?” la sua voce aveva un alone di amarezza.
“Certo che sì dato che aspetta che tu esca di casa per accendere lo stereo a palla e ballare come un matto” disse la voce di Seamus dal salotto, a Blaise non piacque affatto il tono sommesso col quale aveva parlato, significava solo una cosa, non c’erano buone notizie.
“Mi spiace Malfoy, ma non c’è un più nemmeno un biglietto, non ne troveresti uno neanche se lo pagassi oro colato” continuò sedendosi accanto a Blaise.
“Ok grazie lo stesso” fece mogio mogio il biondo serpeverde.
Zabini rivolse al ragazzo accanto a lui uno sguardo immensamente tenero che sembrava dirgli, “grazie”.
Draco si alzò e si diresse verso la porta seguito dal suo migliore amico, dopo averli salutati uscì. Per la prima volta dopo tanto tempo sentiva un magone pesante opprimergli lo stomaco.


Quella sera cenarono insieme e, per tutto il tempo, Draco si arrovellava le meningi per riuscire ad intavolare un discorso che avrebbe portato inesorabilmente a delle scuse. Non si era scusato tante volte in vita sua, ma questa volta glielo doveva.
Fu sul punto di parlare molte e molte volte, ma all’ultimo si bloccava distogliendo lo sguardo dagli occhi del compagno guardando il piatto ancora pieno per metà davanti a sé. Aveva lo stomaco completamente chiuso, i primi tre o quattro bocconi erano scivolati lungo la sua gola con un incredibile fatica quasi avesse delle pareti ruvide e aride di carta vetrata al posto dell’esofago.
Harry parlò per quasi tutto il tempo, di tutto e di niente, delle grane che doveva risolvere al Ministero ogni volta che un auror incompetente si sentiva autorizzato a disertare il luogo che gli era stato affidato per una missione od un controllo perché giudicava l’incarico al di sotto delle sue competenze, quasi un insulto alla sue capacità. E dell’ennesima segretaria imbranata che per poco non mandava in fumo il suo ufficio tentando di preparare un caffè alla babbana scaldando però la caffettiera con la bacchetta con un po’ troppa veemenza e per giunta senza prima avervi aggiunto l’acqua.
Draco non ascoltò nemmeno la metà delle parole che il moro pronunciò, la sua mente lavorava febbrilmente temendo il momento in cui lo avrebbe visto uscire dalla porta di casa loro o dal camino, magari quella sera stessa.
“Ti rendi conto c’era una puzza di bruciato assurda. Ehi, ma mi stai ascoltando?” chiese ad un certo punto il grifone abbassando il volto all’altezza di quello del biondo per incontrare i suoi occhi grigi.
“Ehm, certo, sì” disse l’altro sperando con tutte le sue forze che il compagno non gli chiedesse di cosa stava effettivamente parlando per verificare la cosa.
Doveva comunque aver capito che in realtà non lo stava ascoltando affatto dato che lo vide alzarsi dalla sedia in silenzio, un silenzio che  gli stava trapanando i timpani.
“Credo che andrò a letto, sono a pezzi oggi, sparecchi tu?” lo sentì dire prima di guardare le sue spalle muoversi lentamente verso la camera da letto.
Draco restò seduto lì, a quel tavolo, a giocherellare con le briciole sparse sulla tovaglia per cinque minuti buoni prima di alzarsi deciso a parlare con il compagno.
La camera da letto era vuota quindi si diresse verso il bagno aspettandosi di vederlo uscire dalla doccia. Quello che si ritrovò davanti gli spezzò il fiato in gola, Harry se ne stava davanti al grande specchio che rifletteva interamente la sua incantevole figura vestito solo di un asciugamano verde che si era annodato all’altezza dei fianchi. I suoi occhi grigi riuscivano a carpire ed invidiare ogni goccia d’acqua che scivolava dalle sue spalle lungo la sua schiena perfetta fino alla morbida curva del sedere nascosto dalla spugna. Per il grandissimo Salazar era perfino geloso di quella misere gocce d’acqua!
Avrebbe voluto avvicinarsi e cingergli la vita, accarezzando la sua pelle profumata, ma qualcosa lo bloccava, sentiva una sgradevole tensione aleggiare nell’aria.
Il moro lo guardò dallo specchio e gli sorrise, ma a Draco quel sorriso non bastava.
Quegli occhi verdi senza l’impedimento delle tonde lenti erano semplicemente pazzeschi, riusciva a cogliere ogni sfumatura del suo verde intenso anche da lì e avrebbe tanto voluto contare da vicino, una per una, tutte le deliziose pagliuzze dorate che screziavano la tinta smeraldo poco prima di baciarlo.
Quello che fece Harry poco dopo colpì il biondo dritto al petto bloccandogli il cuore per quello che considerò un’eternità.
Potter afferrò una lunga matita nera fra il pollice e l’indice della mano destra e, lentamente, tracciò una sottile linea scura sotto gli occhi, la sua mano era ferma e decisa, nessuna sbavatura. Se era possibile quel semplice tratto scuro faceva brillare ancor di più i suoi occhi tanto che Draco era certo che, se si fosse voltato verso di lui, un bagliore acceso lo avrebbe investito.
Il moro grifone lo guardò attraverso lo specchio e Draco si rese conto che l’indomani sera non l’avrebbe lasciato andare via da solo.
“Che hai stasera sei strano, sei così silenzioso” disse il moro esaminandolo attentamente. Senza dire nulla il biondo si gettò su di lui stringendolo a sé da dietro cogliendolo di sorpresa dato il piccolo urletto che l’altro si lasciò sfuggire.
“Portami con te ti prego” sussurrò dietro il suo orecchio prima di baciare la sua pelle umida.
“Draco non posso io…”
“Ti prego”
Harry riuscì a voltarsi per guardarlo negli occhi direttamente e non attraverso il riflesso.
“Non fare i capricci tornerò presto” disse accarezzandogli i capelli lisci.
“Harry, no, io voglio venire con te” continuò Draco sentendosi avvampare violentemente stringendolo ancora di più a sé possessivamente quasi stesse per sfuggirgli da un momento all’altro.
“Draco te l’ho detto non ci sono più…”
“Lo so, lo so, ma forse potremmo eludere la sorveglianza babbana per questa volta e..”
“Non pensarci nemmeno, non se ne parla, lo sai che non puoi usare la magia sui babbani per ogni tuo capriccio” sbottò Harry guardandolo con severità.
L’altro fece per ribattere qualcosa, ma il compagno lo zittì posando l’indice sulle sue labbra dischiuse.
“Draco, non morirai di solitudine per una sera”
“Oh sì invece”
“Sai credo di sapere quale sia il punto, non ti va giù che per una volta, una, io faccia qualcosa da solo, qualcosa che voglio.” esclamò spazientito allontanandosi da lui appoggiandosi al ripiano del lavandino.
“Cosa pensi, che me ne tornerò a casa con un surrogato di Jared Leto, così giusto per togliermi lo sfizio?” chiese.
“No, io voglio vederti saltare e urlare come un matto mentre quella musica spacca timpani mi perfora le orecchie. Voglio sapere cosa ti piace fare, che musica ti piace ascoltare, voglio fare qualcosa con te” disse Draco tutto d’un fiato riportando le sue mani su di lui.
Harry gli si avvicinò posandogli le braccia sulle spalle, il compagno non poté fare a meno che circondare i suoi fianchi nudi accarezzando lievemente la sua pelle umida.
“Ci saranno altre occasioni, te lo prometto” disse il moro baciandolo sulla guancia.
Il biondo non insistette e lo lasciò andare.
*Siamo già arrivati al bacio sulla guancia, quando arriverà alla fronte sarai spacciato* sussurrò la vocina in tono mellifluo provocandogli una dolorosa fitta al cuore.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio nemmeno per un attimo, si rotolava nel letto come se stesse giacendo su un tappeto di carboni ardenti. Si girò a guardare il compagno dormire e il suo cuore mancò un battito, era così bello, così dannatamente bello e paziente e straordinario, che ci faceva con uno come lui?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Parte seconda ***


17

 

 

 

 

Seconda parte….


Giovedì 14 giugno.

La mattina arrivò troppo presto e Draco sentiva la testa esplodere, aveva dormito si e no tre ore. Trovò la parte del letto accanto a sé già vuota e sentì una voragine aprirsi nello stomaco.
Si trascinò giù dal letto dalla parte di Harry e, prima di alzarsi completamente, immerse il viso nel cuscino ed inspirò il suo profumo quasi potesse guarire ogni sua ansia.
Sul comodino c’era un biglietto ripiegato in due:

“Ti ho lasciato la colazione in caldo,
oggi pranzerò con Blaise e Seamus quindi non aspettarmi.
Passerò da casa poco prima di uscire.
Ti amo.
        Tuo Harry.”

Bene, la giornata non poteva iniziare peggio, lo avrebbe visto giusto per pochi minuti prima di vederlo uscire di nuovo. Aveva davanti a sé tutta la giornata e dannazione non aveva nessuna voglia di andare in ufficio. Poteva darsi malato, già e poi cosa avrebbe fatto in casa da solo, sarebbe morto di noia e di tormento.
“E va bene cerchiamo di sopravvivere” si disse scendendo da basso in cucina.
Harry aveva lasciato, in un piccolo vaso affusolato sul tavolo, tre margherite bianche di cui una completamente priva di petali. Draco sorrise e avvicinandosi al tavolo lesse un altro biglietto:

“Indovina cosa mi hanno detto i bianchi petali?”

Lo sapeva benissimo, ma voltò comunque il foglietto per leggerne il retro:

“Che mi ami e sai che i fiori non mentono mai”

Il serpeverde ripose il pezzo di carta sul tavolo e, dopo aver sfilato una margherita dal vaso, prese a staccarne i petali con calma ripetendo mentalmente quelle due semplici parole. Dopo aver spogliato quasi del tutto la corolla si bloccò impietrito. Restavano solo tre petali e la risposta finale non sarebbe stata quella di sempre, forse per la prima volta da quando lui ed Harry avevano creato quella sorta di piccolo rituale.
Draco lasciò cadere il fiore spoglio sul pavimento. Ok forse non doveva menarsela troppo con queste stupidaggini, ma in cuor suo questo insignificante cambiamento piombò come un fulmine a ciel sereno e lo stato d’animo in cui era bloccato dall’altro giorno non gli presentava delle rosee prospettive. Trangugiò di malavoglia il suo caffè e non toccò cibo, si vestì e uscì in fretta dall’appartamento.


Quando fece il suo ingresso in ufficio risultò a tutti chiaro come il sole che non avrebbero dovuto scocciarlo per nessun motivo al mondo se non volevano passare un brutto quarto d’ora. La prima ad intuirlo fu la sua segretaria Rosanne che fermò sulla soglia dell’ufficio chiunque sembrasse intenzionato a disturbarlo con una pila di promemoria e documenti da firmare fra le braccia.
Poi entrò e, lentamente, si diresse verso la grande scrivania in mogano che occupava il lato est della stanza davanti ad una spaziosa vetrata che il biondo aveva già provveduto ad oscurare tirando le sottili tende a pannelli per impedire alla luce solare di invadere l’ambiente.
“Buongiorno capo” accennò la ragazza, in piedi, a distanza di sicurezza dalla scrivania.
Draco era seduto sulla poltrona con la schiena rivolta alla sua interlocutrice intento a giocherellare assorto con la bacchetta facendola roteare sulle dita come un giocatore di basket fa con la palla.
Rosanne fece qualche passo indietro verso la porta ormai rassegnata al fatto che non le avrebbe rivolto la parola quella mattina, nemmeno per ricambiare il saluto.
Quando la sua mano era già sulla maniglia ecco che sentì la sua voce.
“Rosanne faccia in modo di bloccare tutti i promemoria, non voglio vederne svolazzare nemmeno uno per l’ufficio, oggi non ci sono per nessuno.” disse in tono piatto, ma fermo.
“Sarà fatto” asserì la ragazza.
- anzi già fatto – pensò fra sé e sé.
Senza che se lo aspettasse la poltrona si girò di scatto.
“Harry è in ufficio?” chiese il biondo.
Ok, adesso sapeva per certo che c’era qualcosa che non andava, Draco non chiamava mai il suo compagno per nome al lavoro, nemmeno di fronte a lei che ormai lavorava con lui da cinque anni, “questione di professionalità”, era solito dire.
“No, il signor Potter è uscito per un incarico piuttosto urgente, non so quando rientrerà” disse la rossa segretaria.
Malfoy non disse nulla e così fu lei a parlare nuovamente.
“Vuole che gli riferisca qualcosa non appena sarà di ritorno?” chiese cortesemente.
“No, grazie” rispose semplicemente il giovane uomo abbandonandosi contro lo schienale della nera poltrona.
“Se non c’è altro signore”
“Sì vada pure, grazie Rosanne” la congedò Draco, non aspettò nemmeno di vederla uscire dalla porta, si girò di nuovo verso la finestra spiando il paesaggio fra i sottili pannelli.

Durante la pausa pranzo si sedette ad un tavolo da solo fissando i suoi colleghi parlare, ridere o discutere animatamente. Lui si limitò a tenere la testa appoggiata alle braccia incrociate sul tavolo spoglio, non aveva fame.
Chissà cosa stava facendo Harry con Finnigan e Blaise? Magari stava pianificando gli ultimi dettagli per quel ridicolo concerto.
“umpf” bofonchiò a labbra strette.
Vide avvicinarsi una coppia di auror al suo tavolo, stava già preparandosi a sfoggiare il suo sguardo più truce per farli smammare alla svelta, ma non fece in tempo a dire nulla che questi si accomodarono, l’uno di fronte all’altro.
“Non posso crederci mia figlia mi ha rotto i timpani per mesi con questa storia e adesso cosa me ne faccio di questo coso?” disse sventolando un pezzo di carta plastificata colorato.
“Sicuro che non riesca a rimettersi per stasera?” chiese il biondo del duo, poteva avere si e no quarant’anni.
“Macché le abbiamo provate tutte, ma pare che questa malattia babbana non sia tanto facile da curare, almeno non in un solo giorno” sbuffò il castano riponendo il pezzo di carta accanto a sé.
“Mi spiace tanto, chissà come sarà depressa poverina” affermò il biondo.
“Già, non fa altro che piangere da ieri” fece il castano in tono sommesso.
“Certo che beccarsi gli orecchioni a giugno è proprio una bella sfortuna” continuò l’altro.
“Fosse solo quello, quella testona cercando di guarirsi da sola con un incantesimo ha peggiorato la situazione, adesso ha due orecchie così grandi da far invidia alle ali di un drago!”sbottò il padre.
Draco non ne poteva già più di stare a sentire le disgrazie di una piccola diciassettenne e fece per alzarsi, ma nel recuperare la Gazzetta del Profeta che non aveva nemmeno sfogliato quella mattina fece cadere il misterioso foglietto.
Si chinò a raccoglierlo e, nell’afferrarlo, gli cadde l’occhio sulla scritta che campeggiava sulla sua lunghezza: “30 seconds to mars”.
Possibile che fosse…..la sua ancora di salvezza?
Si rialzò lentamente e, schiarendosi la voce, richiamò l’attenzione dell’auror dai capelli castani che stava ancora discutendo dell’argomento “manie adolescenziali” col suo collega.
“Scusi le è caduto questo” disse porgendo il biglietto all’uomo che, dopo un secondo di smarrimento, allungò la mano per prenderlo.
Draco ritirò la sua mano e, senza aspettare una controbattuta dell’altro per il suo gesto disse:
“Quanto vuole per cedermi questo pezzo di carta?”
L’auror padre lo guardò stralunato poi, dopo aver scambiato una breve occhiata con l’amico fece:
“Lei quanto è disposto ad offrire signor Malfoy”
“Bhè sarebbe onesto da parte sua accettare l’importo originario del biglietto senza tentare di ricamarci sopra, ma dato le particolari condizioni di sua figlia sono disposto a concederle qualcosina in più, ma non esageri” disse Draco determinato ad ottenere ciò che voleva.
L’altro non rispose, era visibilmente indeciso fra due possibilità, mentire spudoratamente sul valore di quel biglietto per scucire qualche soldo in più a Draco Malfoy o accettare cosa lui gli avrebbe spontaneamente offerto?
Spazientito Draco posò sul tavolo quello che aveva in tasca senza badare alla cifra esatta e, dopo aver rivolto un ultimo sguardo ai due, si allontanò con il biglietto in mano.
“Caspita ma questo è quasi un terzo del tuo ultimo stipendio” sentì dire al biondo quando ormai stava varcando le porte della stanza.
Malfoy sorrise fra sé e sé, l’amore di Harry non aveva prezzo.


Harry tornò a casa alle quattro passate del pomeriggio, quasi non si accorse di lui quando entrò nel salotto come una trottola sbucando dal camino spento.
Quando lo vide sdraiato sul divano si precipitò da lui e lo baciò sulle labbra.
“Ciao amore” disse prima di fiondarsi di sopra.
Draco sogghignava, non gli avrebbe detto nulla, gli avrebbe lasciato credere che sarebbe rimasto a casa tutto solo e sconsolato aspettando il suo ritorno.
Pochi minuti dopo il moro riapparve avvolto in un accappatoio bianco coi capelli ancora umidi.
Si sedette accanto a lui sul divano e lo guardò. Il biondo sfoggiava un broncio accennato e semplicemente irresistibile.
Harry non riuscì a resistere e, avvicinandosi al compagno, gli sussurrò:
“Povero il mio principe biondo tutto solo soletto”
“Che fai Potter infierisci?” rispose quest’ultimo rannicchiandosi dall’altro lato del divano.
Il grifone sorrise e si trascinò vicino a lui intrappolandolo contro il bracciolo.
“E dai non fare l’offeso, ci ho pensato e… credimi Draco non ti ci vedo proprio in mezzo ad una folla impazzita, faremo qualcos’altro insieme te lo prometto” disse scompigliandogli piano i biondi capelli.
“Certo Potter, ti spiace non sgocciolare sul mio vestito” disse fintamente offeso.
Harry non si diede per vinto, riuscì ad afferrare le gambe del compagno e, con uno strattone, lo tirò verso di sé salendogli sopra.
“Che credi di fare?” disse il serpeverde guardandolo negli occhi.
“Ti coccolo un po’ così sentirai meno la mia mancanza” rispose il moro iniziando a stuzzicargli il collo con piccoli morsetti.
“mmmh, non mi incanti Potter e poi non mi basta” fece Malfoy inclinando suo malgrado il capo per lasciare più libertà d’azione al compagno.
“Cosa vorresti allora?” domandò sornione il grifone seguitando il suo percorso fino alle clavicole insinuando le dita sotto la camicia leggera del biondo strusciando la sua mano destra sul suo petto al di sotto della stoffa.
“Che conservassi i tuoi bollori per stasera” disse maledicendosi un nanosecondo dopo aver pronunciato quella frase.
Harry si interruppe e gli rivolse uno sguardo risentito e ferito. Si allontanò da lui sedendosi dall’altro lato del divano.
“Dici sul serio?” chiese puntando le mani sulle ginocchia.
“Scusa, non volevo dire quello, non so cosa mi sia preso” rispose il biondo abbassando gli occhi. Quello che intendeva era “conserva i tuoi bollori per quando sarai tornato da me” perché cavolo non aveva terminato la frase?!
Vide il moro alzarsi dal divano e i suoi occhi lo seguirono ansiosi, ma che cavolo gli era preso? Perché aveva buttato lì una frase del genere?
“Sai che c’è Draco, tu volevi dire esattamente quello che hai detto. Mi spiace che tu l’abbia presa così male, ma pensa, forse riuscirai a capire come mi sono sentito io tante volte quando quello a star via di casa per giorni eri tu”.
Draco non sapeva che dire, se l’era meritato dopotutto, dove avrebbe trovato il coraggio di seguirlo quella sera? Oh, ma questo era un motivo in più per andare, Harry doveva vederlo lì, era sicuro che questo sarebbe bastato per farsi perdonare forse…

Per il resto del pomeriggio Draco non lo vide, probabilmente era occupato negli ultimi preparativi. Verso le sei e mezza ecco spuntare dal camino Blaise e Finnigan.
“Allora Harry pronto ad andare?” esclamò il grifone dopo aver fatto un breve cenno di saluto a Draco che ancora se ne stava sul divano.
Zabini invece gli si avvicinò e decifrò immediatamente l’espressione turbata dell’amico.
“Che altro è successo Draco?” chiese
“Sono un vero idiota, perché non penso prima di parlare?” disse picchiandosi i palmi sulla fronte.
“Perché altrimenti non saresti tu” fece il moro sorridendo per sdrammatizzare.
“E pensare che alla fine sono anche riuscito a trovare un biglietto” sospirò.
“Ma questo cambia tutto, vieni con noi!” esultò Blaise, ma l’amico non dava segni di entusiasmo.
“A questo punto non so se gli farebbe piacere” confessò.
“Ma che dici certo che ne sarà felice” continuò il moro con gli occhi vispi.
“Voi andate, io ci penserò, promesso” assicurò Malfoy sentendo dei passi avvicinarsi al salotto.
Harry era semplicemente da prendere e sbattere al muro lì al momento pensò quando lo vide arrivare.
Quei jeans neri scoloriti avevano il giro vita più basso che avesse mai visto, il primo bottone era almeno a cinque centimetri sotto l’ombelico, riusciva a vedere le ossa del bacino spuntare deliziosamente oltre il bordo dei pantaloni. Per non parlare della maglia bianca che sembrava una seconda pelle sul suo corpo asciutto e atletico. Gli occhi verde smeraldo del moro erano incorniciati dalla stessa sottile linea nera che Draco aveva visto la sera prima ed erano a dir poco abbaglianti. I suoi ribelli capelli color notte erano leggermente umidi e qualche ciuffo ricadeva sulla sua fronte lasciando intravedere appena la piccola saetta.
Il biondo notò anche due polsini rossi con degli strani simboli bianchi incisi sopra che avvolgevano i polsi del suo ragazzo.
“Noi andiamo Draco, non aspettarmi alzato faremo tardi” disse Potter controllando di non aver dimenticato nulla.
Draco non disse una parola, la sua bocca era rimasta aperta e priva di ogni capacità vocale dopo averlo visto entrare nella stanza.
Harry lo notò e, abbassandosi su di lui, lo baciò.
“Non tenermi il broncio ok?” fece baciandolo ancora.
Malfoy vide il terzetto dirigersi alla porta di casa e scomparire subito dopo.
“Oh santo santo Salazar se lo sbraneranno vivo” sussurrò con la voce rotta dall’ansia buttandosi una mano sulla fronte.


Intanto davanti al locale…

“Blaise ma che hai?” sbottò Seamus dopo un po’, il compagno aveva uno sguardo smorto e assente, per niente consono al suo stato d’animo di pochi minuti prima quando non stava più nelle pelle.
“Nulla” disse, ma il suo ragazzo non se la bevve nemmeno per un attimo.
“Andiamo se l’è cercata lui devi ammetterlo.” fece con fare risentito.
Gli occhi blu intenso del moro lo guardarono tristi.
“Lo so, lo so, se lo conosco bene a quest’ora se ne starà rannicchiato sul divano con un mega barattolo di gelato al caffè con lo sguardo perso nel vuoto. Sai che era riuscito a recuperare un biglietto per stasera?” disse Zabini.
“Bhè peggio per lui, imparerà la lezione per la prossima volta” ribatté Seamus, non aveva nessuna voglia di vedere quel broncio sul bel viso del suo ragazzo per colpa di quel viziato serpentello biondo.
Blaise lo guardò negli occhi e quello che Seamus ci vide non gli piacque per niente.
“Non vorrai andare da lui per tenergli compagnia?” chiese alzando un po’ la voce.
“No” fece Zabini.
“Oh no non puoi chiedermi questo Blaise non esiste” disse l’altro che aveva intuito perfettamente i pensieri del compagno.
“Dai non posso allontanarmi io Harry sospetterebbe qualcosa invece se ci vai tu gli faremo una bella sorpresa” esultò il moro con gli occhi vispi.
“Se Harry lo molla da chi credi che andrà a rifugiarsi Draco in preda allo sconforto?” continuò poi.
Seamus lo sapeva fin troppo bene e immediatamente gli comparvero tante sciagurate ipotesi a riguardo: Malfoy che si insedia nella camera degli ospiti giusto accanto a quella sua e di Blaise, Malfoy che faceva colazione con loro, lo avrebbe visto trascinarsi in giro per casa sua sconsolato e al massimo del suo potenziale trituraballe.
- oh, no piuttosto la morte – pensò terrificato.
“Blaise io lo prendo a calci in culo fino a qui” affermò Seamus guardando in tralice il compagno che aveva preso a fargli dei deliziosi grattini sulla nuca cercando di persuaderlo.
“Non mi importa come lo porti qui, solo fallo per me e per Harry” bisbigliò subito prima di mordicchiare sensualmente il suo collo.
“Oh accidenti, va bene” cedette Seamus sospirando deliziato.
Blaise esultò baciando il suo ragazzo.
“Non ha idea di quanto le costerà questo favore signor Zabini” disse sornione il grifone.
“Oh lo so bene invece e, credimi non camminare per una settimana intera non sarà un problema se la causa di ciò sarà la migliore delle tue performances” replicò malizioso l’altro.
Seamus si incamminò giusto mentre Harry tornava da Blaise dopo aver dato una fuggevole occhiata alla merce esposta sulle bancarelle lì attorno senza trovare nulla che gli andasse a genio.
“Dove va Seamus?” chiese curioso, ormai stavano per aprire il locale.
“Oh ha dimenticato una cosa torna subito” rispose Blaise pregando affinché Potter non volesse andare a fondo della cosa.
La fila davanti a loro si mosse ed un urlo gioioso esplose attorno a loro, segno che finalmente avrebbero presto fatto il loro ingresso all’interno.


Era ancora al suo primo barattolo, da qualche minuto aveva lasciato cadere il cucchiaio nel gelato senza portarne alle labbra nemmeno una briciola. Aveva trovato il telecomando dello stereo abbandonato sul tavolino davanti al divano e, senza pensarci su aveva pigiato play, se non altro avrebbe spezzato quell’invivibile silenzio.
La musica che riempì le sue orecchie e la stanza vuota Draco sembrò riconoscerla dopo qualche istante:

“From yesterday it’s coming,
from yesterday the fear,
from yesterday it calls him,
but he doesn’t want to read the message here”

La stessa canzone di cui Harry bisbigliava le parole la mattina scorsa mentre guardava quel video musicale alla tv, ne era certo.
Erano loro quindi. Il biondo si sedette sul divano raccogliendo le ginocchia contro il suo petto e, chiudendo gli occhi restò in ascolto.
Seamus lo trovò così quando piroettò nel camino del salotto e la prima cosa che gli venne in mente di fare fu immortalare quel memorabile momento con la sua microcamera e ricattarlo a vita.
Prese un bel respiro dirigendosi verso il divano.
“Malfoy sveglia” disse, ma il biondo, come previsto, non lo sentì anche perché il volume della musica rasentava la sopportabilità umana.
“Oh Gesù, se Malfoy non va al concerto è il concerto che va da Malfoy” disse sorridendo fra sé e sé.
Con un gesto della bacchetta abbassò di svariati decibels la musica e, con una bella scrollata di spalle, riuscì a riportare il biondo sulla terra.
“Finnigan ma che…” iniziò Draco, ma l’altro non aveva nessuna intenzione di farlo parlare.
“Niente domande Malfoy ti do cinque minuti, cinque per vestirti ed uscire da questa casa” disse fermamente il grifone incrociando le braccia.
Il biondo lo guardò stralunato, poi si alzò dal suo “giaciglio”.
Seamus non credette ai suoi occhi, Draco Malfoy era in pigiama, un paio di pantaloni bianchi a righe azzurre che lasciavano intravedere buona parte dei boxer neri sottostanti ed una maglia che di sicuro apparteneva ad Harry dato che abbondava di qualche centimetro sotto le ascelle del biondo.
- oh mamma è messo proprio male – pensò sfregandosi la fronte con le dita.
“Dove mi porti?” chiese Draco con fare alquanto stralunato.
“Andiamo da Harry” tagliò corto Seamus.
“Non so se vorrà vedermi” disse l’altro imbronciato.
“Non fare il bambino Malfoy, muovi quel tuo pallido culo e vai a riprenderti il tuo uomo” esclamò il grifondoro spazientito.
Draco sollevò gli occhi grigi guardandolo sbalordito, sembrava aver avuto una visione.
“E se lui non mi volesse più?” chiese il biondo anche se sembrava più parlare con sé stesso che con il grifone che lo stava occhieggiando malevolo con le braccia incrociate sul petto.
“Sai c’è una piccola possibilità che un mio caro amico riesca a farci incontrare la band dopo il live, Harry finalmente conoscerà Jared di persona” disse marcando le parole “di persona” con una certa enfasi.
A quelle parole il malinconico principino sembrò rinsavire balzando dal divano.
“Dici sul serio?” domandò con voce ansiosa.
“Cambiato idea Malfoy?” lo schernì Seamus ridacchiando.
“Dammi due minuti” disse il serpeverde prima di scomparire su per le scale diretto in camera da letto.
Dopo due minuti esatti il grifondoro lo vide comparire in salotto vestito di tutto punto, ma dove pensava di andare quel damerino a una cena col Ministro della magia?
“Eccomi possiamo andare” disse Draco mascherando malamente la sua agitazione.
“Prima però qualche piccola modifica” fece Finningan fra sé alzando la bacchetta puntandola verso il biondo.
Con due abili gesti degni di un direttore d’orchestra Seamus trasformò il completo beige che Draco indossava in un paio di comodi e leggeri pantaloni bianchi che fasciavano deliziosamente le sue snelle gambe ed una maglia senza maniche nera con scollo a v che lasciava scoperte in parte le clavicole. Completò il tutto aggiungendo una sottile e quasi invisibile linea nera sotto gli occhi di ghiaccio del ragazzo ed un piccolo ciondolo a forma di teschio pendente da una piccola stringa nera di caucciù.
“Sì così può andare” disse soddisfatto del suo operato.
Malfoy si guardò come fosse uno spaventapasseri nello specchio a figura intera appeso accanto all’attaccapanni.
Seamus lo trascinò fuori dalla porta di casa ancora in stato di trance tirandolo per un braccio.


“Ma che fine ha fatto Seamus?” si chiese Blaise guardandosi attorno in mezzo alla folla che stava velocemente aumentando dietro di loro.
Harry era andato a prendere qualcosa da bere e, considerando la fila davanti al bancone, ne avrebbe avuto ancora per un bel po’.
Il palco era illuminato da fasci di luce bianca che si spostavano in tondo investendo la moltitudine di persone che ancora avanzavano verso il centro del locale.
Alcuni drappeggi rossi e bianchi pendevano dalle aste dei microfoni disposte le une accanto alle altre e un enorme telone rosso vivo recante nel mezzo un’effigie con tre teschi e tre frecce bianche copriva il fondo del palcoscenico.
L’unico strumento presente sulla piattaforma era la batteria coperta da un nero telo, quasi fosse un animale dormiente in attesa di essere destato.
Blaise si guardava attorno in cerca di una testolina bionda in mezzo a tutta quella gente, ma non ne trovò traccia.
Quando le luci si abbassarono credette ormai di aver perso la speranza di vederlo arrivare con Seamus. Harry lo osservava di tanto in tanto cercando di cogliere il motivo della sua inquietudine. Ancora una volta gli aveva chiesto dove mai fosse finito Seamus, ma Zabini gli diede la stessa, vaga risposta di prima senza aggiungere altro.
“Blaise va tutto bene con Seamus?” chiese d’un tratto Potter cogliendolo di sorpresa.
“Sì certo tutto alla grande” rispose il moro serpeverde seguitando il suo osservare la folla.
Il locale piombò nel buio e Blaise capì che il concerto stava per iniziare.

“Oh cavolo e adesso come ci arriviamo là davanti?” protestò Finnigan guardando in tralice la causa del suo ritardo che avanzava faticosamente dietro di lui.
“Potremmo mater..” stava per proporre Draco, ma l’altro lo incenerì con gli occhi.
- se non mi sposto da qui non respiro – pensò impanicandosi un pochino.
“Ma certo che idea geniale, diamo a questa folla un buon motivo per attirare su di noi l’attenzione!” borbottò il grifone spintonando fra la folla per avanzare di qualche centimetro.
Per fortuna erano ancora alla prima canzone, non si era perso poi molto anche se la folla sembrava essere entrata subito nel vivo dato gli spintoni che ogni tanto li facevano oscillare sulle loro gambe instabili.
Draco sentiva vibrare il pavimento sotto di sé, era come se gli si fossero addormentati i piedi, quasi avesse camminato per miglia e miglia, ma lui era perfettamente immobile, o meglio quella era la sua intenzione, ma al momento non aveva molto controllo sugli spostamenti del suo corpo.
“Finningan credi davvero che questi baderanno a noi? Guardali, nemmeno si accorgeranno di quel che succederà, e ci vorrà meno di qualche secondo dato che dobbiamo spostarci di pochi metri” affermò Malfoy convinto.
Seamus sembrò rifletterci sopra, in effetti la gente attorno a loro era troppo occupata a saltare, a cantare o gridare o accalcarsi l’uno sull’altro per prestar loro attenzione, si poteva fare, tanto più che di quel passo sarebbero arrivati da Blaise a concerto finito.
“Ok, vieni qui, diamoci una mossa” disse avvicinandosi al biondo e prendendogli la mano per spostare magicamente entrambi.
Non c’era abbastanza spazio però per compiere nemmeno una mezza giravolta quindi dovettero assecondare quel che si può definire un “ritorno d’onda”, ossia quell’esatto momento in cui, dopo una poderosa spinta in avanti, la folla indietreggia come un’unica massa in movimento, quasi fosse un’onda marina che si ritira dopo essersi abbattuta sul bagnasciuga.
Scomparvero entrambi per riapparire giusto dietro Blaise e Harry.
Il moro sepeverde sentì due mani avventurarsi sui suoi fianchi e dapprincipio non ci fece molto caso, il suo corpo era circondato da altri corpi in continuo tumulto e lui ne aveva perso la padronanza ormai da qualche minuto.
Fu un bacio piuttosto intenso sul collo a fargli scattare qualcosa dentro.
Si voltò per quanto gli era possibile e incrociò gli occhi luminosi del suo compagno.
Gli sorrise senza dire nulla e lasciò che le sue braccia lo avvolgessero, poi scoccò un’occhiata furtiva accanto a sé dove Potter stava letteralmente saltando come un matto e scorse una testolina bionda dietro di lui.
- oh mio dio, ma guardalo! – si disse Draco osservando il suo ragazzo saltare in mezzo alla folla, la sua bocca si muoveva seguendo le parole della canzone, ma naturalmente non ne sentì il suono sommersa dalla musica assordante di quei quattro scalmanati sul palco.
“Semplicemente meraviglioso” parlò, ma nemmeno sentì la sua voce pronunciare quelle parole.
Nel frattempo la band era passata ad un altro brano movimentato quanto e forse più del precedente.
Fu solo quando il cantante imbracciò la chitarra da solo sul palco che un lieve velo silenzioso calò sulla folla urlante placando il chiassoso clamore che aveva regnato sino ad allora.
Draco giudicò che fosse quello il momento giusto per avvicinarsi ad Harry sperando che lui si accorgesse della sua presenza.
Gli si fece vicino e lasciò scorrere le sue mani attorno alla vita abbracciandolo.
Il grifondoro voltò il viso e Draco incontrò i suoi occhi, luminosi e inconfondibilmente verdi nonostante la pacata penombra che li avvolgeva e le luci colorate che illuminavano con larghi fasci blu e viola la moltitudine che li circondava.
Harry si rigirò fra le sue braccia dando le spalle al palco dove Jared Leto seguitava la sua breve sessione solista catturando l’attenzione del pubblico.
Avrebbe sentito quel che voleva dirgli? Si chiese Draco guardandolo negli occhi e sentendosi incredibilmente leggero quando il moro gli sorrise.
“Mi sei mancato” disse.
Harry scosse la testa facendogli capire di non aver udito nemmeno una parola allora il biondo parlò di nuovo cercando di alzare la voce anche se neanche riusciva a sentirla.
Il moro ancora gli fece un cenno negativo però un sorriso furbetto comparve sulle sue labbra e Draco capì che aveva compreso benissimo quello che gli aveva detto sebbene fingesse il contrario.
“Dimostramelo” parlò il moro allacciando le sue braccia dietro il collo del biondo.
Le sue labbra si posarono su quelle del grifone in un bacio soffice rilasciandole subito dopo.
Harry lo guardò con fare sornione con una espressione che sembrava volergli dire:
“Puoi fare meglio di così”.
Lo baciò ancora stavolta trattenendo le sue labbra fra le proprie succhiandole lievemente prima di riaprire gli occhi e aspettare il verdetto.
Potter assunse un’espressione pensierosa, poi scosse la testa in segno di diniego.
“Mmmh, non mi hai ancora convinto” gli dissero i suoi occhi lucenti.
L’altro emise un risolino ironico, abbassando per un momento lo sguardo, poi prendendogli il volto fra le mani avvicinò le sue labbra dischiuse a quelle del compagno e le intrappolò nelle proprie in un bacio intenso e appassionato premendo il proprio corpo contro il suo.
La sua lingua abbracciò quella del moro per tutto il tempo senza darle tregua, sfuggendole per poi ripossederla con più impeto di prima.
Il sorriso appagato che illuminò il volto di Harry confermò senza dubbio che era riuscito a persuaderlo provandogli l’autenticità delle sue parole.


Sentiva ancora le orecchie ronzare fastidiosamente, ma niente poteva turbare la celestiale sensazione di benessere e di calma che il suo corpo sudato ed esausto provava in quel momento stretto a quello nudo del suo amante.
“Oh dio, chi l’avrebbe mai detto che un’ora e mezza di musica rock spacca timpani ti avrebbe fatto così bene?” sospirò Harry accoccolandosi al suo fianco posando la sua testa arruffata sul suo petto candido.
“E’ stata una piacevole scoperta anche per me, credimi.” rispose il biondo accarezzandogli la schiena.
“Bhè tre volte di fila sono più che una piacevole scoperta te lo posso assicurare!” seguitò il grifone esalando un sospiro di assoluta soddisfazione che dimostrava appieno quanto avesse gradito il prolungato exploit amoroso del compagno.
“Perdonato?” chiese Draco.
Harry si posizionò meglio su di lui per guardarlo in viso.
“Per questa volta…” disse con fare altezzoso dando un piccolo sbuffo.
Draco lo ribaltò con la schiena sul materasso mettendosi a cavalcioni su di lui e, senza dargli il tempo di reagire, prese a fargli il solletico facendolo contorcere sotto di lui come una piccola biscia.
“Draco….ah ah ah, smettila” fece il moro cercando di afferrare le mani del compagno che instancabili seguitavano la loro tortura.
Il biondo si fermò quando ormai dei grossi lacrimosi presero a scendere sulle gote del grifone che sembrava avesse rinunciato a ribellarsi.
L’espressione sul volto candido del serpeverde si fece improvvisamente seria attirando completamente l’attenzione del compagno che puntò il suo verde sguardo nel grigio in tumulto dei suoi occhi.
“Ti amo Harry” disse, cavolo era così bello dirglielo e lo avrebbe fatto d’ora in poi, ogni volta che ne sentiva il bisogno, promise a sé stesso.
“So che è assurdo ma, voglio che i tuoi occhi guardino solo me, voglio che le tue labbra bacino solo le mie, voglio che le tue braccia stringano solo il mio corpo e voglio che il tuo cuore batta solo per il mio, perché il mio lo fa già Harry” disse di seguito lasciando il moro senza parole.
Potter si sollevò aggrappandosi alle sue braccia:
“Ci vuole ben altro che un attraente ragazzo dagli occhi blu, che canta come un forsennato per esaurire il mio desiderio di volerti accanto. Anzi la voglia che ho di te nessuno potrà mai spegnerla, né mitigarla, nessuno in questo mondo, magico o babbano che sia.”
“Ti avrò tutto per me, sempre?” disse il serpeverde con l’espressione innocente di un bimbo che supplica i suoi genitori di confermare l’esistenza di Babbo Natale.
Harry non gli rispose, o meglio, non parole. Le sue labbra, sebbene non proferirono un suono, seppero digli tutto quello che c’era da sapere tracciando una scia di baci roventi sulla sua pelle come una piuma inchiostrata disegna tratti sottili su una pergamena immacolata.
“Che dici vuoi fare cambio?” sussurrò Malfoy tirandosi contro il compagno quando questi riuscì a scambiare le loro posizioni.
“Mmmh che mi stai proponendo piccola serpe ingorda?” disse Harry insinuando le sue gambe fra quelle magre e candide del biondo che gli si avvolsero subito attorno ai fianchi.
“Di rimettere il cd daccapo” rispose con finta aria accondiscendente.
“Di nuovo?” chiese il moro.
“Sì ho voglia di ascoltarlo una quarta volta” fece Draco spingendo languidamente il suo inguine contro quello del compagno che sorridendo lo abbracciò dando inizio ad una lenta e sensuale scia di baci sul suo corpo.
La musica intensa, scatenata e a tratti lenta accompagnò i loro slanci amorosi finché entrambi esaurirono infine ogni briciolo di energia sprofondando in un sonno tranquillo.
Il lettore cd dello stereo emise un lieve clic che si perse nel silenzio estivo e caldo che regnava nella stanza, i raggi dello spietato sole di giugno accarezzavano i loro corpi nudi ancora abbracciati.
Sulle lenzuola stropicciate giacevano due margherite spoglie, i petali bianchi e sottili sparsi attorno a loro avevano mantenuto nuovamente la loro promessa sebbene entrambi l’avessero sancita ancor più vividamente nell’intrecciarsi dei loro corpi.
 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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