The Fabolous World Of Books

di AnimaDannata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vita adesso ***
Capitolo 2: *** Il Triangolo No ***
Capitolo 3: *** I Suoi Occhi ***
Capitolo 4: *** Lui, lei, l'altro. E l'altro ancora. ***
Capitolo 5: *** Beccati! ***
Capitolo 6: *** Finisce Prima Di Iniziare ***
Capitolo 7: *** Oh, Louboutin! ***
Capitolo 8: *** Pelle contro Pelle ***
Capitolo 9: *** Dark Room ***
Capitolo 10: *** Rinunce ***
Capitolo 11: *** Di nuovo flash ***
Capitolo 12: *** Pioggia ***
Capitolo 13: *** Un piatto che va servito freddo ***



Capitolo 1
*** La vita adesso ***


La sveglia suonò due volte prima che Helena si decidesse a spegnerla: la notte era rimasta sveglia fino a tardi per finire di scrivere un articolo ed ora non aveva la minima intenzione di svegliarsi. Sbadigliò e si stiracchiò fissando il soffitto del suo appartamento in St.Ann Street.

Quella fu l'ultima cosa che il padre le finanziò, prima di tagliarle i fondi. Il sogno del padre era quello di vederla diventare un avvocato: cosa che si rifiutò categoricamente di fare, scegliendo di studiare giornalismo. Così, il padre si vide costretto a chiudere il portafogli, costringendola a trovare di fretta un lavoro per mantenersi. Tutto sommato non le andò male. Il suo cognome era famoso in tutta la città, e sommato alle discrete capacità di scrittura che aveva affinato all'università, Helena trovò presto il lavoro che faceva per lei. Scriveva per una rivista mensile piuttosto famosa, recensiva libri e film e intervistava attori e autori per conto del giornale. Insomma, un sogno che si era avverato.

Era stata una settimana lunga e frustrante, che riuscì a sopportare solo perché amava il suo lavoro e riceveva forti gratificazioni dal fatto che i suoi articoli erano sempre più apprezzati e richiesti.

-Boogie?!- chiamò alzandosi a sedere sul letto, stropicciandosi gli occhi con il palmo delle mani. Un Golden retriever ciondolò annoiato fino al bordo del letto, annusando la padrona e leccandole le gambe nude. Il cane, che ormai aveva tre anni, era uno dei tanti regali che le fece Santiago in quegli anni. Sentì il rumore della doccia, e intuì che Santiago si era svegliato ben prima di lei: la colazione era pronta sul tavolo, i vestiti in ordine per essere indossati e la valigetta da lavoro vicino all'ingresso.

Santiago si era laureato a pieni voti in giurisprudenza, e ora faceva praticantato alla Farley & son's, uno dei nomi più influenti della città. Anche lui era contento del suo lavoro, aveva messo la testa a posto e si impegnava a fondo per diventare il più bravo avvocato divorzista della città.

A malavoglia, dopo aver fatto una gran quantità di coccole a Boogie, Helena si alzò dal letto, si stiracchiò di nuovo e si sedette a far colazione.

Il telefono di Santiago iniziò a vibrare, e dato che non si decideva a smettere di suonare, poggiato sul comodino di fianco al letto, Helena si alzò per rispondere.

-Pronto?- disse con la voce ancora impastata dal sonno.

-Oh...ciao Helena...non c'è Santiago?- disse una voce femminile stridula e melensa. Helena alzò gli occhi al cielo.

-Ciao Connie...è sotto la doccia. Devo lasciargli un messaggio?- chiese con voce annoiata la mora.

-ehmm..no, lo richiamerò tra una mezz'ora!- disse la ragazza e attaccò.

Connie Farley, era la partner di lavoro di Santiago durante il praticantato: era la figlia del capo, gatta morta, falsa e decisamente antipatica. Aveva capelli scuri e occhi blu, come Helena, ma era più asciutta e aveva due grossi seni rifatti, con i soldi di papà. Come avvocato valeva meno di zero, ma era brava a parlare con i clienti e più che lavorare in tribunale si occupava di pratiche d'ufficio e collaborava con grandi aziende per tutelarle legalmente.

Helena ripose il telefono sul comodino, ma fu incuriosita da un icona che apparve nello schermo senza che comparisse alcuna scritta di notifica. La sfiorò col dito e apparve la scritta: “Un nuovo messaggio in segreteria telefonica”. Ci cliccò di nuovo.

 

Ho appena liberato la scrivania del mio ufficio...così possiamo stare più comodi! Ho voglia di farti tante di quelle cose stamattina...vieni subito qui, quando accompagni quella scema della tua ragazza.”

 

La voce di Connie punse l'orecchio e lo stomaco di Helena. Impallidì di colpo e presa dal panico iniziò a frugare tra i messaggi nel telefono di Santiago.

 

C: Quando arrivi? La cena non è ancora finita?

S: Adesso. Fatti trovare con il completino che ti ho regalato!

C: E se mi facessi trovare senza niente?

 

Helena chiuse tutto e rimise il telefono al suo posto, disgustata. Prese una valigia e iniziò a metterci dentro tutte le poche cose che Santiago aveva portato a casa sua.

Inizialmente aveva vissuto da sola, durante il periodo dell'università, ma poi Santiago aveva preso ad andare sempre più spesso a dormire da lei, fino a trasferire una notevole quantità di cose sue in modo da essere più comodo. Nonostante questo spesso, per via di cene, riunioni e impegni di lavoro (che sicuramente in realtà di lavoro non erano) dormiva da solo nel suo appartamento in Lexinghton Street.

Helena pensò a quante volte Santiago le avesse mentito riguardo i suoi vari impegni che non gli avevano permesso di passare con lei natale, o San Valentino. Si sentì nuovamente stupida, dopo tanti anni.

Il ragazzo era riuscito a riprendersi la sua fiducia dopo tanto tempo. Non avrebbe mai pensato che potesse farle di nuovo una cosa del genere, e si pentì di non aver mai controllato telefono e e-mail.

Santiago uscì dalla doccia asciugandosi i capelli con un asciugamano blu. La guardò sorpreso, vedendo che stava facendo una valigia, ma non ci diede troppo peso.

-Devi partire di nuovo? Chi è questa volta? Attore o autore?- chiese avvicinandosi al tavolo, afferrando un bicchiere e sorseggiando del succo.

- Sono le tette di Connie. Ha chiamato poco fa e vuole che le intervisti. La valigia è per te, non per me.- disse lei fredda, chiudendo la valigia e andando in bagno a prendere le sue cose.

Raccolse spazzolino, schiuma da barba, rasoio, gel, pantofole e asciugamani. Santiago la seguì, bianco come un cencio.

-Ma che dici?- disse lui con voce tremula. Helena ringhiò e andò a raccogliere il suo telefono dal comodino, facendoli ascoltare il messaggio vocale che la ragazza aveva lasciato nella sua casella vocale.

-Helena quella è una pazza squilibrata! Mi importuna continuamente!-

-Forse perché non gli sono piaciute le mutande che gli hai regalato, coglione! Fuori da casa mia e dalla mia vita!- disse spingendolo fuori dalla porta di casa sua senza dargli un momento per giustificarsi.

La notizia era rimbalzata su tv e riviste di gossip: “Santiago Evans e Helena Jaden si lasciano dopo 4 anni d'amore. Sembra che dopo una litigata, la coppia abbia deciso di separarsi definitivamente. Nessuno dei due ha voluto rilasciare dichiarazioni a riguardo.”

Entrambi provenienti da famiglie ricche, la loro storia riempì per anni le pagine dei giornali di gossip, con foto, paparazzate e falsi gossip. Helena decise per quel motivo che non avrebbe mai scritto con il suo vero nome. I suoi meriti sarebbero stati attribuiti non alla sua bravura, ma al suo cognome. Se all'interno della redazione tutti la chiamavano Helena, i suoi articoli all'interno del giornale erano firmati Hanna Cooper. Uno pseudonimo che veniva mantenuto segreto sia dagli autori che dagli attori che intervistava, consci di quanto fosse dura la vita da personaggio pubblico.

 

-Hey, Lena...mi dispiace per te e Santiago! Ci pensi ancora?- chiese una Evelin affannata al telefono, mentre Helena guidava per andare a lavoro. Dopo il matrimonio con Jordan, Evelin si era trasferita in un altro stato, per seguire gli affari del marito e per aprire la sua azienda di design. Era brava, e lo poteva constatare ogni giorno, dato che il suo appartamento l'aveva arredato interamente l'amica.

-Sono passati sei mesi...e no, non ci penso più. Ho troppo da fare in redazione, e l'unica cosa che mi rode sono tutte le fesserie che si sono inventati i giornali come causa della nostra rottura. Hanno detto addirittura che fossi incinta e che Santiago è scappato perché non era pronto alla paternità!- disse lei all'auricolare mentre cercava parcheggio nei sotterranei dell'edificio dove si trovava la redazione.

-Ahaha, te lo immagini? Devi scappare, ci sentiamo stanotte?- chiese Evelin di fretta, Helena disse di sì e scese dalla macchina.

-Signorina Jaden, è stata convocata una riunione straordinaria dal direttore del giornale, la stanno aspettando in sala conferenze!- disse il portiere non appena Helena entrò nello stabile. Si diresse in sala conferenze, dove sentiva delle voci discutere animatamente.

-Scusate il ritardo, di che si tratta?- chiese Helena sedendosi al suo posto, di fianco a Meredith, la sua collega e amica.

-Aspettavamo proprio te, Helena. Ti riassumo quello che ho già detto agli altri. La Kbc ha richiesto una collaborazione con la nostra rivista. Vuole un programma sulle trasposizioni cinematografiche in un uscita di vari libri che hanno avuto successo. Il programma si chiamerà The fabolous world of books, ed è già in lavorazione. Ovviamente tu e Meredith siete le candidate al posto, visto che siete le addette alle recensioni di libri e film. Lavorerete una su un libro e una su un altro.- disse il direttore del giornale, le due si guardarono entusiaste per l'occasione da sogno.

-Quanto dura questa collaborazione?- chiese Helena cercando di ricomporsi.

-Partiamo da un periodo di sei mesi, se il programma decolla poi possiamo contrattare per altre stagioni. Ovviamente dovete decollare anche voi, con il programma.- disse il direttore e le due annuirono beatamente, cullandosi sull'ipotesi del successo che questa serie poteva dare ad entrambe come giornaliste. 


Ciaooo *___* CHe ne pensate? è ovviamente il seguito di Dedimo, ambientato 6 anni dopo, ma non è importante aver letto Dedimo, perché può essere considerata anche una storia a parte :D Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!!! Vi adoro, come sempre :*

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Capitolo 2
*** Il Triangolo No ***


Helena conobbe Meredith Jones il primo giorno di lavoro: era arrivata in largo anticipo e all'interno della struttura c'era solo una persona. Lei. Meredith era una ragazza timida e un po' impacciata, ma molto abile nel suo lavoro. Aveva dei lunghi capelli castani mossi e dei grandi occhi nocciola coperti da dei grossi occhiali da nerd. Era magrolina e piuttosto bassa e vestiva sempre con abiti anonimi e larghi.

Inizialmente Meredith si sentì a disagio con Helena. Sapeva chi fosse e averla di fianco certo non era un toccasana per la sua già debole autostima.

Nonostante questo, dovendo lavorare a contatto, giorno dopo giorno il legame tra le due si fece sempre più saldo. Meredith era vispa e divertente, e assieme a lei le lunghe giornate di lavoro passavano in fretta. Inoltre era l'unica persona che Helena poté considerare amica in città: ormai Evelin si trovava a km e km di distanza da lei, e nonostante si sentissero praticamente tutti i giorni, ad Helena mancava una persona in carne ed ossa con cui passare le giornate. Soprattutto adesso che si trovava sola.

Era sempre stata circondata da decine di persone pronte a tutto per renderla felice. Arrivata all'università, aveva dovuto affrontare il fatto di essere una tra le tante, ma questo non la scoraggiò. Affrontò brillantemente gli studi, pensando anche a tutte le cose che Jeremy le aveva insegnato durante i loro pomeriggi di studio assieme.

Aveva chiesto, supplicato, implorato mille volte alla preside di reintegrarlo nel corpo docenti...ma lei era sempre stata ferma sulle sue decisioni. Pur sapendo che Jeremy era una brava persona, un ottimo insegnante e che quelli che aveva sentito fossero solo dei pettegolezzi, sua zia non poteva permettere che la scuola subisse uno scandalo del genere, ed aveva agito di conseguenza. Per questo Jeremy fu licenziato senza alcuna apparente motivazione. Fedina pulita per la scuola e per lui.

D'altronde chi mai avrebbe assunto un professore che andava con le studentesse?

Helena pensò con dolore a quei momenti. Jeremy era stato la sua colonna portante per tanto tempo. Senza di lui forse avrebbe fatto qualche pazzia. Era lui che sempre la faceva ragionare, le tirava su il morale. Le aveva sempre dato ottimi consigli, anche a scapito dei suoi interessi.

Ma lei era stata egoista. Aveva messo davanti a lui Santiago, accecata dall'innamoramento che provava in quel momento. E per preservare la sua storia, non l'aveva mai più cercato, ne si era mai interessata a come potesse stare. Sapeva solo che aveva insegnato in altre scuole, e aveva sperato di essere dimenticata in fretta. Aveva sempre sperato che fosse felice, ma non si era mai preoccupata di sincerarsene.

Si era svegliata di buon mattino, aveva fatto colazione da sola, e si era fatta una lunga doccia.

Doveva ancora abituarsi al silenzio che regnava in quella casa ormai da sei mesi, spezzato solo dall'abbaiare di boogie.

Aveva indossato un tailleur beige con i bordi neri, delle francesine nere e raccolto i capelli in una crocchia. Il suo modo di vestire si era fatto più elegante, ma sotto sotto Helena aspettava pazzamente il sabato per sfoggiare ancora quei vestitini corti che tanto amava.

Aveva truccato nude gli occhi, e colorato le labbra con un rossetto rosso che le dava un tocco elegante, ma non era così forte da risultare volgare.

Meredith passò da lei puntuale come un orologio svizzero, e assieme si avviarono in macchina nel palazzo dove si trovava l'emittente televisiva.

-Piacere di conoscervi finalmente di persona, sono Gordon Palmer, come già saprete...Piacere Meredith e, Hannah...Helena in realtà giusto?- chiese un uomo sulla quarantina, fissandola dritto negli occhi mentre le stringeva la mano saldamente. Helena annuì, mantenendo lo sguardo. L'aveva visto parecchie volte in televisione. Era la punta di diamante della kbc, l'autore e presentatore principale di The fabolous world of books e soprattutto loro capo.

Era un bell'uomo, alto e in forma, con dei tratti decisi e dei denti perfetti.

-Bene, ora che ci siamo presentati, saltiamo i convenevoli e passiamo subito al dunque: vi faccio vedere un po' i nostri uffici e soprattutto le zone dove gireremo il programma. Ovviamente è ancora tutto in fase di montaggio ma presto saremo pronti. Allora, questa è la sala relax, qui c'è la mensa, gli uffici del personale e i camerini...- iniziò a elencare loro tutte le varie sale, facendo un lungo giro turistico dell'edificio. Meredith mantenne lo sguardo basso ma registrò ogni singola parola che uscì dalla bocca del capo.

-Ora che conoscete il posto, vi spiego in breve in cosa consiste il programma, e a cosa MI SERVITE VOI...- disse Gordon ammiccando. - Il programma tratterà in primo luogo delle vite degli autori. Poi del loro libro di successo, e infine qualche scena del film in lavorazione, eventuali difetti del film rispetto al libro e com'è andata al botteghino..Sembra facile, ma per ogni autore abbiamo stabilito un tempo di sei mesi di preparazione. Quindi mi aspetto da voi che rispettiate i tempi e che ovviamente il vostro lavoro sia impeccabile. Ho già letto qualche vostro articolo e sono sicuro che non deluderete le aspettative. Bando alle ciance...- disse aprendo una porta, quella della sala riunioni. La sala era vuota, a parte una segretaria che le salutò con il sorriso. Si sedettero attorno al tavolo, e aspettarono mentre Gordon frugava tra un mare di carte.

-ok, ok, ci sono...allora, lavorerete con due autori. Uno sarà assegnato a Meredith, e uno a Helena. E' stato assegnato in base a quella che è la vostra esperienza lavorativa. Ho notato che Meredith ha più esperienza con i libri fantasy, quindi il suo autore è Hopkin Hunt.- Meredith emise un gridolino di gioia.

-Per quanto riguarda te, Hannah...- disse Gordon.

-...Helena.- lo corresse lei. IL suo telefono iniziò a squillare nella borsa.

-Scusatemi.- disse alzandosi e uscendo dalla stanza, nel corridoio. Ci mise un po' a trovare il telefono, in mezzo alle mille cose che c'erano dentro la sua borsa.

pronto?” disse mentre richiudeva la borsa.

ciao...” Helena fece una faccia contrariata e rimase in silenzio.

non dici nulla?” disse una voce maschile dall'altra parte del telefono.

Ciao Santiago.” disse con tono freddo. Lui rise appena.

Mi stavo quasi dimenticando com'è il tuo tono di voce, quando mi odi. Comunque ho saputo del tuo nuovo lavoro e ti ho chiamato per darti un in bocca al lupo.” disse lui con tono allegro, come se tra loro andasse tutto a gonfie vele.

grazie.” rispose lei. Rimasero in silenzio qualche istante. Istanti che sembrarono un eternità.

Helena?” disse lui quasi fosse indeciso nel parlare.

mh?”

Non vedo più Connie...da un bel po'.” disse con voce bassa.

Non sono affari miei. Ora ti saluto, devo tornare in riunione.” disse lei secca.

mi manch..” iniziò a dire ma Helena chiuse prontamente la chiamata. Non voleva sentire nulla, nessuna parola dolce uscire dalla sua bocca. Aveva cercato in tutti i modi di dimenticarlo, di pensare ad altro, e si era buttata completamente nel lavoro. Ma dentro di lei, la sua assenza bruciava come dei tizzoni ardenti. Dopo quasi sei anni assieme (lei contava anche il periodo della scuola, ma ufficialmente erano 5) le era difficile tornare alla vita di tutti i giorni senza di lui. Ne sentiva la mancanza per tutto, e faceva ancora più male pensare a tutte le volte che avrebbe potuto immaginare ci fosse qualcosa sotto ma si era obbligata a coprirsi gli occhi per non soffrire ancora.

Aveva terribilmente paura di ricadere tra le sue braccia, se solo lui fosse tornato da lei. Ne aveva terribilmente paura, e se l'aveva evitato per sei mesi, aveva evitato le sue chiamate, i suoi messaggi, l'aveva lasciato fuori dalla porta tutte le volte che si era presentato a casa sua per parlare, da una parte, nel profondo del suo inconscio, sperava che lui le dimostrasse davvero, una volta per tutte, di essere cambiato. Era un pensiero masochista, perché Santiago non sarebbe cambiato mai. Ma lei sotto sotto sperava di non aver sprecato 6 anni della sua vita con una persona che le aveva nell'ultimo periodo mentito, e che magari era tornato a casa sua a dormire dopo essere stato a letto con Connie.

Si risvegliò dai suoi pensieri e tornò in sala riunioni, dove Meredith e Gordon discutevano allegramente di come fosse stato impostato il programma e in generale del lavoro che doveva fare con Hopkin Hunt.

-Eccoti! Parlavamo già della sua parte di lavoro! Comunque, prima dicevo...Meredith è stata assegnata a Hopkin per via del suo lavoro sui libri fantasy, a te abbiamo assegnato un autore di un romanzo romantico...- iniziò a dire Gordon, Helena lo interruppe per la seconda volta in un giorno.

-Ti sembro persona da libri romantici?- chiese alzando un sopracciglio e a Meredith scappò una risata. Gordon sorrise, ridendo.

-Dicevo, un romanzo romantico, ma che in realtà è un giallo...immagino avrai già immaginato di chi sto parlando!- disse lui e lei lo guardò stranita. Si era così buttata nel suo lavoro, che non aveva avuto tempo di accendere la tv per mesi, né di leggere giornali, e soprattutto di leggere libri per piacere e non per lavoro.

-E' un triangolo amoroso, e uno del trio muore inspiegabilmente....inizialmente si pensa che sia il rivale in amore, ma poi si scopre essere l'amante di lui, gelosa dell'altra ragazza, che lo uccide in un momento di rabbia. Così la coppia finalmente vive felice....- disse Gordon entusiasta.

-Sembra interessante, come trama...quindi, autore?- chiese Helena giocando con una penna e prendendo dalla borsa un blocco appunti per scrivere i dettagli per poter iniziare il suo nuovo lavoro.

-Jeremy Medina-





:O :O :O :O iniziano ad esserci quasi tutti i personaggi della storia (che spero apprezziate)......che ne pensate di questo capitolo? della chiamata di Santiago? ammetto che mi dispiace che tra di loro sia finita così, ma se fossero stati felici adesso la storia sarebbe finita e non potevo permetterlo!!!! Che succederà durante il loro primo incontro? E Jeremy, cos'avrà fatto durante la sua assenza? Helena ovviamente prova ancora dei sentimenti per Santiago, ma li reprime perché non ha alcuna intenzione di farsi prendere in giro ancora una volta. Come abbiamo visto Helena è completamente fuori dal mondo (anche perché come ho detto nel capitolo precendente si rifiuta di leggere i giornali per via delle storie che inventano sulla sua rottura con Santiago), non si è informata sulla vita di Jeremy e anche per via del lavoro, in cui si è buttata a capofitto, non aveva la minima idea del fatto che fosse diventato uno scrittore di successo. 

Aspetto di leggere le vostre supposizioni, che come sempre sono una fonte di idee per la storia.....vi adoro, come sempre....

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Capitolo 3
*** I Suoi Occhi ***


Helena aprì la bocca come se dovesse dire qualcosa ma non ne uscì che un fiato. Era impallidita e negli occhi le si poteva leggere solo terrore. Gordon Palmer la fissò per un attimo poi aprì le labbra in uno dei suoi soliti sorrisi spiazzanti.

-C'è qualcosa che non va Helena?- chiese fissandola dritto negli occhi. Lei scosse la testa risvegliandosi dai suoi pensieri e sorrise debolmente.

-N-no, tutto ok...- disse non troppo convinta. Nella sua testa iniziarono a scorrere vorticosamente mille pensieri. Erano anni che non sentiva pronunciare il suo nome, e non poté negare che sentirlo di nuovo le fece un certo effetto. Non aveva idea che il professore fosse diventato uno scrittore, e per di più di successo! Si maledì per aver trascurato giornali e televisione negli ultimi mesi. Come diavolo avrebbe fatto? Non aveva certo la faccia per presentarsi così alla sua porta, dopo 6 anni, come se nulla fosse successo. Si immaginò un loro incontro, e tutte le varie alternative che le vennero in mente portavano sempre ad un infinito imbarazzo.

Sospirò, mentre sistemava i fogli nel quale aveva preso appunti dentro una cartella. La chiuse e ci scrisse sopra con un pennarello indelebile: Jeremy Medina. Scrivere il suo nome le costò un nodo alla gola.

-Che hai? Sembri più morta che viva!- disse Meredith mettendosi la borsa in spalla mentre uscivano dal palazzo.

-E' una lunga storia...non ti andrebbe di cambiare autore?- chiese speranzosa all'amica. Lei la guardò alzando un sopracciglio.

-E' l'unica occasione nella vita che ho di stare faccia a faccia con Hopkin Hunt per un lasso di tempo enorme e tu vorresti togliermela?- disse lei come se avesse bestemmiato.

-E' anche l'unica occasione che hai per stare faccia a faccia con Jeremy Medina!- disse lei sorridendo come se l'offerta fosse particolarmente allettante. Meredith le cacciò un occhiata torva.

-Hunt è il mio idolo Helena!- disse e iniziò a spiegarle perché amasse alla follia quell'uomo.

-Ma poi....che cavolo di nome è Hopkin?!- chiese Helena, meritandosi un altra occhiata terribile.

 

La mora tornò al suo appartamento, appoggiò la cartella sul tavolo e andò a cambiarsi. Indossò un paio di pantaloni da ginnastica con l'elastico sotto e una maglia sportiva a maniche corte. Era marzo e il sole iniziava a splendere in cielo sempre più spesso.

Mise il collare a pettorina a Boogie, che scodinzolava forsennato tentando di leccarle le mani e le scarpe.

Camminò un ora attorno all'isolato e nel grande parco vicino a casa sua. Aveva bisogno di schiarirsi le idee e di un po' di pace per pensare ad un piano d'azione abbastanza valido da permetterle di non fare scena muta davanti a Jeremy. Il loro incontro sarebbe stato sicuramente imbarazzante e traumatico, ma non vide alcuna alternativa a quella di presentarsi a lui con la faccia di bronzo da giornalista e cercare di essere più simpatica possibile.

Guardò l'orologio e vide che era già quasi l'una. Persino Boogie si era stancato di camminare e ora con gli occhi la implorava di tornare a casa.

Fece le scale del palazzo a due a due, cercò le chiavi di casa ed aprì la porta. Boogie si fiondò dentro scodinzolando. Un profumo speziato arrivò alle narici di Helena, che spalancò bene la porta e guardò al suo interno, sospettosa.

Gli occhi di ghiaccio incontrarono dopo sei mesi gli occhi color smeraldo, i suoi.

Il cuore di Helena mancò di un battito, e non capì se fosse per la sorpresa o per l'agitazione che gli causò lo sguardo di Santiago su di lei, ancora una volta.

-Che cavolo ci fai a casa mia?- sbraitò slegando Boogie, che corse verso il padrone scodinzolando e saltando entusiasta. Santiago continuò a girare quello che aveva messo sul fuoco a cucinare sorridendo.

-Volevo farti una sorpresa e prepararti il pranzo per festeggiare il tuo nuovo lavoro!- disse il moro limpido, come se fosse la persona più docile del mondo.

-Vorresti dire che mi hai scassinato la porta per farmi da mangiare?- chiese Helena raccogliendo la cartella che aveva abbandonato sul tavolo per riporla nella libreria, in ordine.

-Helena, ho il doppione delle chiavi, se non ricordi...perché hai una cartella con su scritto QUEL NOME?- chiese Santiago sottolineando le ultime parole con tono duro.

-Ah già, quando tornavi la notte tardi da scoparti Connie..lavoro per lui, adesso!- disse facendo un espressione soddisfatta. Non aveva calcolato che oltre a procurarle un terribile imbarazzo, lavorare con Jeremy potesse darle la soddisfazione di vedere Santiago infastidito.

Santiago smise si mescolare e la guardò a bocca aperta.

-cosa vuol dire che lavori per lui? Tu lavori già per il giornale!- protestò lui.

-Si, ma il giornale mi ha affidato un incarico, e per svolgerlo dovrò lavorare con lui. Punto. Ora te ne vai da casa mia?- chiese Helena realizzando che gli aveva concesso già troppi minuti di tregua.

-Non puoi lavorare con lui.- disse il ragazzo stringendo i pugni proprio come faceva anni prima quando sentiva parlare del professore.

-Non posso lavorare con lui? E perché mai non potrei?- chiese Helena in tono di sfida fissandolo dritto negli occhi.

-Perché no Helena! Lo sai perché!- disse lui continuando a protestare.

-Anche tu non potevi andare a letto con qualcun altro, e sapevi anche perché. Ma a quanto pare qui ognuno fa come gli pare e io sono libera di lavorare con chi più mi aggrada! Ora, ti ripeto, fuori da casa mia!- gli disse andando dietro i fornelli e spingendolo verso la porta.

-Ma...ti ho preparato il pranzo, ci ho messo più di un ora!- disse il ragazzo andando verso la porta non troppo convinto. Helena si fermò a guardarlo stupita, prese la pentola dai fornelli e gliela consegnò, mentre lui la guardava sorpreso per il gesto che aveva appena fatto.

-Buon appetito! Addio.- disse chiudendoli la porta alle spalle.

Non fece a tempo a sedersi per riprendersi dall'incontro che il cellulare vibrò nella tasca de pantaloni. Lo prese e rispose senza neanche guardare il numero.

-Helena? Ho preso un appuntamento per le 17 con Jeremy Medina. Ti mando una mail più tardi con indirizzo e una scaletta del programma, in modo che abbia tempo di organizzarti un paio di domande per iniziare con le interviste. A presto!- disse Gordon Palmer allegramente. Helena immaginò il suo grande sorriso e sorrise automaticamente anche lei. Poi rifletté sulle parole che aveva pronunciato il suo nuovo capo e il sorriso svanì dal suo volto.

Passò l'intero pomeriggio a sistemarsi: si fece una lunga doccia, si piastrò i capelli e indossò un paio di jeans molto stretti, delle scarpe col tacco nere, una maglia nera e una giacca piuttosto elegante beige.

Si mise lo smalto, si truccò con calma e si avvolse in una nuvola di profumo, prima di decidersi a raccogliere schede, penne, registratore e scendere alla macchina.

Le mani iniziarono a tremarle, quando raggiunse l'indirizzo che le aveva indicato Gordon Palmer.

Era una grande casa con giardino, un alto muro di cinta e un enorme portone. Una vera rarità, per una città piena di palazzi.

Da quanto le era sembrato di capire, con i soldi derivati dalla vendita del suo primo libro, Jeremy poteva permettersi di non lavorare per il resto della sua vita e fare un vita dignitosissima. Ma nonostante questo, la casa era semplicissima e molto anonima. Jeremy era rimasto sempre la persona sobria di un tempo.

Helena attraversò il cortile in silenzio, con il cuore che batteva a mille e un ansia pazzesca. Suonò al campanello ed attese, con il cuore che ancora di più si faceva sentire nel suo petto, e sembrava volesse uscirle dal corpo. Attese qualche secondo, poi la porta si aprì e Jeremy si mostrò ai suoi occhi in tutta la sua bellezza. Aveva lo sguardo basso su della corrispondenza e gli fece spazio per passare senza neanche guardarla in faccia.

-Prego Signorina Cooper...- disse con il suo solito tono gentile e profondo. Quando non vida la figura muoversi per entrare, Jeremy alzò lo sguardo e rimase di stucco.

Helena rimase bloccata alla vista del professore: non era cambiato di una virgola. Stesso sguardo, stessi capelli e stesso modo di vestire. Jeremy la fissò qualche istante senza saper cosa dire. La ragazza si sentì avvampare e sorrise debolmente non sapendo che fare.

-Helena..- disse con voce flebile.

-Io sono venuta per il programma...- disse la ragazza come a doversi giustificare.

-Ma veramente..io aspetto una certa Hannah Cooper..- disse lui come se dentro di lui non volesse farla entrare.

-Sono io.- disse lei fissandolo dritto negli occhi. Non dovette spiegargli il perché di quel nome falso, lo capì da solo. Sospirò, e lei pensò subito che non ce l'avrebbe fatta a sostenere quello sguardo per sei mesi. Sembrava quasi che lui la odiasse sotto sotto, per quello che gli era successo. Per non averlo cercato.

Il professore le fece comunque segno di entrare, sospirando di nuovo, pensieroso.

-Constance non ne sarà contenta...- disse a voce alta, ma parlando da solo. 







TATATATATATAAAAAAA colpo di scena!!!!! Santiago a fare il pranzo non ve lo aspettavate eh?! 

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Capitolo 4
*** Lui, lei, l'altro. E l'altro ancora. ***


-Constance?- chiese Helena entrando. Jeremy la condusse ad un ampio salotto invitandola a sedersi su una poltrona dall'aspetto molto confortevole.

-E' la mia compagna.- disse secco il professore sedendosi nella poltrona di fronte a lei. Helena lo guardò, notando di nuovo quanto il suo viso fosse rimasto sempre lo stesso, nonostante fossero passati sei anni. Era come se non lo vedesse da un giorno.

-Sei sempre uguale...- disse Helena fissandolo, ma con lo sguardo perso. Lui accennò un sorriso imbarazzato e abbassò lo sguardo.

-Tu invece sei cambiata parecchio.- disse rialzando lo sguardo a fissarla. I capelli erano più lunghi, più lucenti se possibile, i tratti del viso erano più maturi e forse era anche un po' più alta, ma non seppe se l'effetto era dovuto ai tacchi.

-Sei più bella, intendo.- disse come se dovesse correggersi. Helena arrossì leggermente, di nuovo in imbarazzo di fronte a lui.

-Mi vuoi presentare Constance, così rompiamo subito il ghiaccio?- disse Helena pratica.

-Oh, ma lei non vive qui. Non c'è adesso.- disse lui facendo spallucce.

-Che intendevi dicendo “Constance non ne sarà contenta”?- chiese Helena curiosa iniziando a tirare fuori il registratore e il blocco per gli appunti.

-Fa già parte dell'intervista?- chiese Jeremy perplesso. Helena scosse la testa.

-Curiosità personale.- disse semplicemente.

-Stiamo assieme da due anni. Le ho parlato di te, in generale...- Vide lo sguardo di Helena. - non gli ho detto chi eri esplicitamente, tranquilla. Le ho solo parlato di una ragazza. E non credevo di trovare te davanti alla porta oggi.- disse francamente. Helena alzò lo sguardo e vide che era particolarmente nervoso all'idea di collaborare con lei.

-Non avresti accettato?- chiese su due piedi.

-no. Lo dico senza problemi.- disse Jeremy brusco. Poi però sorrise.

-Però ormai è fatta, e non vorrei rovinarti il lavoro, quindi possiamo cominciare.- disse il professore sistemandosi meglio sulla poltrona.

- Descrivimi il tuo libro in breve.- disse Helena accendendo il registratore. Jeremy rise di gusto.

-Non l'hai letto vero?- chiese a bruciapelo. Helena lo guardò interrogativa.

-ti si legge in faccia. Non saresti così a tuo agio.- disse Jeremy vago. Helena si pentì amaramente ancora una volta di non aver prestato attenzione al mondo circostante negli ultimi mesi, e la colpa era di Santiago. Che diavolo voleva dire con non saresti a tuo agio?! Che diavolo c'era scritto in quel libro?! Doveva assolutamente aggiornarsi e leggerlo al più presto. Aveva messo in conto di leggerlo più avanti, ma ora la curiosità iniziò a divorarla dall'interno.

-No, non ho ancora avuto tempo di farlo.- disse e Jeremy rise di nuovo. Helena iniziò a sentirsi infastidita da quel suo comportamento divertito, e soprattutto aveva paura di cosa ci fosse scritto in quel libro. Se al giornale avessero saputo che era stata coinvolta in uno scandalo del genere, l'avrebbero licenziata.

-Capisco...beh, non ti spaventare comunque.- disse Jeremy cercando di tranquillizzarla.

-Non avevo idea del fatto che avessi iniziato a scrivere. Sono stata un po' assorbita dal lavoro negli ultimi mesi..- disse lei dopo aver spento nuovamente il registratore. Rimasero in silenzio per un attimo che sembrò un eternità.

-Ti ha fatto male?- chiese Jeremy spezzando il silenzio. Helena lo guardò sorpresa.

-Cosa?- chiese non capendo a cosa si riferisse.

-La rottura con Santiago. Ho visto i giornali.- Helena rimase spiazzata. Mai avrebbe pensato che Jeremy le potesse porre una domanda del genere così su due piedi.

-E' acqua passata.- rispose lei cercando di troncare la conversazione sul nascere.

-Ti ho chiesto se ti ha fatto male, non se ti fa ancora male.- precisò lui insistente.

-Si, mi ha fatto male, ma ora sto bene, anzi benissimo.- rispose lei così convinta che quasi ci credette davvero. In realtà dentro di sé provava un vuoto talmente grande che era davvero scettica che un altra persona lo potesse colmare prima o poi.

-meglio così. Ora scusami ma ho un intervista alla radio tra un ora e devo essere lì un po' in anticipo. Mi dispiace lasciarti così, ma devo proprio scappare. Mi metterò d'accordo con Palmer ok?- disse lui alzandosi per congedarla e lei annuì confusa mentre si alzava da quella poltrona. La accompagnò alla porta e sulla soglia si fermò, prima di farla passare.

-Ma...è vero che eri incinta?- chiese lui ricordandosi di quello che aveva letto in un giornale qualche mese prima. Helena lo guardò storto.

-Potevo essere così stupida da farmi mettere incinta da Santiago?- chiese ripensando a quello che il ragazzo le aveva fatto in realtà, ma come sempre tenne la bocca chiusa. Solo Evelin e Meredith sapevano che in realtà si erano lasciati per il suo tradimento.

-Almeno un po' di buon senso ce l'hai ancora...disse Jeremy sollevato visibilmente dalla smentita di Helena. Lei sorrise divertita da quella domanda e uscì dalla casa.

-Quindi....a presto.- disse voltandosi per salutarlo. Lui annuì guardandola benevolo e per la prima volta nella giornata pensò che forse questa collaborazione non sarebbe stata poi così disastrosa. Avrebbero potuto superare i propri conflitti, e forse con il tempo tornare amici come prima.

Quando Helena salì in macchina si sentì tremendamente sollevata dal non essere più in sua compagnia. Il professore aveva riniziato a farla sentire a disagio proprio come quando erano a scuola.

La prima cosa che fece Helena prima di tornare a casa fu quella di correre in libreria. Chiese il libro che Jeremy Medina, e le venne consegnato un volume bello grosso con la copertina blu e verde, e con il titolo”Amore Criminale”.

Parcheggiò all'angolo della strada e fece in tratto di strada a piedi prima di entrare in St.Ann street. Decise di accompagnare la sua lettura con un caffè e qualcosa da mettere sotto ai denti.

-Sera. Posso avere un caffè lungo e un muffin per favore? Facciamo due anzi.- chiese dopo essere entrata nel bar sotto casa sua al barista sfogliando distrattamente le pagine del libro. Quando vide la sua ordinazione sul banco davanti a lei la prese e si sedette ad un tavolino in un angolo del locale.

Iniziò a leggere i primi capitoli. Era scritto bene e ammise che il successo del professore era più che meritato. La storia, proprio come le aveva spiegato Gordon Palmer, parlava di una coppia.

Eliza e Jack*. Iniziava con il ritrovamento del cadavere di Jack e con l'inizio delle indagini. I primi capitoli descrivevano la storia d'amore tra i due piuttosto travagliata, e descrivono l'imputato principale, l'amante di Eliza.

-Posso portarti qualcos'altro?- chiese il barista avvicinandosi a lei dopo una mezz'ora. Helena alzò lo sguardo e lo vide poggiato alla sedia di fronte a lei, sorridente. La mora scosse la testa, sorridendo di rimando e riabbassando lo sguardo sul libro.

-Mi chiamo Drake.- disse il ragazzo, e quando Helena rialzò lo sguardo lo trovò con la mano tesa verso di lei. La strinse, imbarazzata.

-Helena...- disse semplicemente lei poggiando il libro sul tavolino.

-Posso sedermi un attimo con te? C'è una tale noia oggi.- disse lui indicando la sedia. Helena annuì e guardò all'interno del locale. C'erano solo lei e un altro ragazzo dall'altra parte del bar. Drake si sedette e guardò il libro che stava leggendo.

-Bello. L'ho letto un mesetto fa. Molto intrigante.- disse semplicemente poggiando le braccia muscolose sul tavolino. Indossava una maglia a maniche corte attillata, che metteva in risalto il filo di muscoli addominali e dei pantaloni neri, con un grembiule rosso sopra. Aveva le braccia completamente tatuate di vari colori e quando parlava di intravedeva la pallina del piercing alla lingua. Aveva un viso non bellissimo, ma molto particolare e degli occhi nocciola così grandi e profondi che intrappolavano lo sguardo.

-Io l'ho appena comprato. Vediamo cosa riserva.- disse lei bevendo un sorso di caffè.

-Abiti qui sopra vero? Ti vedo spesso dalla vetrina con il cane...- disse come a doversi giustificare.- non sono uno stalker.- disse poi correggendosi. Helena rise portandosi i capelli da una parte.

-Posso azzardarmi a chiederti il numero di telefono?- chiese poi fissandola dritto negli occhi. La ragazza dovette abbassare lo sguardo per l'imbarazzo. Non era ancora pronta a lasciare spazio a qualcun altro nella sua vita, ma non ci vide nulla di male, così prese una penna e scrisse il suo numero di cellulare su un tovagliolo, proprio come nei film. Era da tanto che non flirtava con qualcuno, e questo riaccese dentro di lei un po' di autostima che in quel periodo era proprio sotto le scarpe.

-Offro io.- disse il ragazzo indicando caffè e involucro dei muffin, alzandosi poi per servire una coppia appena entrata nel bar.

Helena fece un cenno di ringraziamento e raccogliendo le sue cose uscì dal bar e salì nel suo appartamento.

Per prima cosa afferrò subito il cellulare e chiamò l'amica lontana.

-Evelin, non puoi assolutamente capire che cavolo mi sta succedendo!- disse in ansia all'amica. Evelin si mostrò piuttosto preoccupata.

-Sei tornata con Santiago? Non osare....anche Jordan ha detto che è un idiota!- disse l'amica dall'altro capo del telefono.

-Nono, devo lavorare con Jeremy, è stato così imbarazzante...- disse ed iniziò a raccontare all'amica cosa era successo durante la giornata.

-In più prima sono passata al bar sotto casa, quello con l'insegna gialla...Il barista mi ha chiesto il numero, ma non credo di essere pronta ad una relazione...- disse sedendosi sul letto e togliendosi le scarpe col tacco.

-ti ha per caso chiesto di sposarlo?- chiese l'amica ironica.

-No, ma se mi chiede il numero significa che vuole uscire con me no? E io non voglio impegnarmi, assolutamente!- disse pensando a cosa avrebbe voluto dire stare di nuovo con qualcuno. In particolare qualcuno che non fosse Santiago. Rabbrividì al pensiero di una nuova vita di coppia, differente dalla precedente.

-Non te lo devi mica prendere per forza! Metti subito in chiaro che non vuoi un ragazzo. Se te lo chiede escici senza pensieri, e quel che viene viene. Ci puoi anche solo andare a letto ogni tanto quando ti senti sola!- disse l'amica ridendo. Questa opportunità non sembrò poi così lontana ad Helena. Non voleva una relazione, ma spesso si sentiva terribilmente sola. Questo sarebbe stato un valido compromesso. Il cellulare fece un bip che significava che le era arrivato un messaggio durante la chiamata.

-Aspetta, ho un messaggio. Potrebbe essere Palmer, aspetta in linea!- chiese mettendo in attesa la conversazione ed entrando nel menù messaggi. Riattivò la conversazione con l'amica.

-E' lui. Oddio che gli rispondo adesso? Non credevo mi avrebbe scritto così in fretta!- disse agitata.

-Dio Helena, sembra che non sia mai uscita con un ragazzo. Se ti ha scritto così in fretta significa che gli interessi molto! Digli di si, qualunque cosa ti abbia proposto!- disse l'amica entusiasta.

 

Drake. Stacco alle 10. Ti va una birra al Glamour?”



 

Prima di tutto vi devo ringraziare perché non lo faccio mai...grazie a voi che commentate questa storia sempre, grazie a chi legge (pigroni, potete anche commentare :D) e grazie a chi l'ha inserita tra preferite, seguite e ricordate...Ora, veniamo al dunque di questo capitolo. Ho inserito un asterisco nella descrizione della trama del libro. Eliza è un nome molto simile ad Helena. E Jack...è la variante inglese del nome Giacomo, Iago è un altra. San Giacomo = Santiago.
In secondo luogo entra in scena un nuovo personaggio, il barista Drake. Che ruolo avrà? Abbiamo visto che Helena non ha intenzione di avere una relazione seria per il momento, quindi cosa credete che succederà? Avrà una relazione con lui? sarà aperta o seria? vi lascio con questo dubbio ;) Come vi è sembrato questo primo incontro con Jeremy?

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Capitolo 5
*** Beccati! ***


Quando si fece venire l'ansia per scegliere i vestiti, Helena si pentì di aver accettato l'invito. Il Glamour era un posto raffinato, e tutti i ragazzi che ci uscivano erano sempre alla moda. Non aveva idea di come vestirsi per apparire elegante ma senza eccedere.

Si provò mille cose, poi un idea strana le balenò per la testa. Voleva sedurlo, vedere se ancora era in grado di ammaliare un uomo.

Indossò della biancheria provocante e un vestito a camicia nero doppio, sotto in cotone attillato e sopra in raso nero, trasparente e largo. Si sedette sul letto e si infilò le scarpe, un paio di tronchetti neri lucidi e una giacca di pelle anch'essa nera.

Doveva fare attenzione quando camminava, perché il suo vestito era davvero corto e valutò l'ipotesi di toglierselo. Era stata troppo azzardata. Poi guardò l'ora, e decise che non avrebbe mai fatto a tempo.

Quando scese le scale del palazzo, lo trovò già sotto ad aspettarla. Indossava una maglietta carina e dei jeans stretti, ma non troppo.

-Buonasera...- disse lui deglutendo appena vide le sue gambe nude scendere le scale.

-Buonasera! Com'è andata a lavoro?- chiese spigliata infilando il telefono nella borsetta.

-Un po' noioso oggi. Vogliamo andare?- chiese indicandole il taxi che aveva chiamato per accompagnarli al Glamour.

Una volta arrivati al locale, grazie ad un amico di Drake, sorpassarono la fila all'ingresso ed entrarono subito. Ordinarono due birre.

-Come ti dicevo qualche ora fa ti ho notato dalla vetrina, con il cane. Credevo fossi fidanzata, ti vedevo sempre con un ragazzo. Ma poi ti ho visto sola e non potevo non cogliere l'occasione per conoscerti...- disse lui portando poi la birra alla bocca.

-ci siamo lasciati già da un po'.- disse lei fissandolo. Iniziarono a fissarsi mentre la musica suonava forte all'interno del locale. Helena provò una scarica di adrenalina fortissima.

-vuoi ballare?- chiese urlando al ragazzo. Lui annuì e assieme si alzarono per andare al centro della pista. Il ragazzo iniziava ad attirarla fisicamente in modo pazzesco. Aveva un modo di muoversi sensuale e per niente scontato. La prese per le mani e l'attirò a sé per ballare. Lei tirò fuori l'Helena di un tempo: quella capace di abbattere qualunque uomo etero con i suoi movimenti. Ballò come se fosse la sua ultima notte sulla terra. Mise da parte tutta la serietà che aveva preso all'università e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì di nuovo felice. Felice e se stessa.

Poi un deja-vù. Vide degli occhi conosciuti illuminarsi nel vederla e spegnersi nel vedere che fosse in compagnia. Vide Anthony, e vide Santiago farsi largo tra la folla per raggiungerla.

-C'è il mio ex. Per favore, corri!- disse a Drake allarmata mentre gli prendeva il polso e iniziava a farsi largo tra la folla. L'ultima cosa che voleva in quel momento era di vedere Santiago farsi la faccia grossa con quel ragazzo. Uscirono dal locale e presero il primo taxi che si fermò nella via.

-Oh dio....grazie..- disse ansimando per la corsa.

-e di cosa? Perché scappi?- chiese lui alzando un sopracciglio.

-St.Ann Street per favore!- disse Helena all'autista, che partì. - perché non ho nessuna intenzione di far figuracce con te per via di un troglodita geloso. Per di più è colpa sua se ci siamo lasciati.- disse lei guardando fuori dal finestrino.

-ti ha tradito?- chiese Drake secco. Lei si voltò a guardarlo.

-Come fai a saperlo?- chiese lei frugando nella borsa in cerca delle chiavi.

-Dal tuo tono di voce. Pieno di rabbia! Provi ancora qualcosa per lui?- chiese sfiorandole la mano con il dito, come per voler conferma prima di fare qualsiasi gesto verso di lei.

-No. Cioè, mi sento sola e certe volte vorrei che fosse ancora nella mia vita. Ma poi ci ripenso e capisco che quello che provo è solitudine, non amore.- disse lei girando la mano. Il ragazzo passò l'indice sul palmo, provocandole un brivido. Poi tolse la mano. Erano arrivati.

Scesero dal taxi in silenzio. Helena si sentì in imbarazzo per le emozioni che aveva provato al suo tocco. Divenne tutta un brivido, sentì le farfalle nello stomaco. Era di nuovo viva.

-beh, è meglio che vada. Domani ho il turno di mattina!- disse il ragazzo grattandosi la testa.

-Il bar è qui affianco...- disse lei civettuola. Il ragazzo la guardò ingenuamente.

-Si, ma purtroppo abito dall'altra parte della città!- disse lui sorridendo.

-Casa mia invece è proprio qui sopra. Potresti fermarti un po'......e poi decidere se vuoi tornare a casa.- disse lei avvicinando il viso al suo, fino a poggiare il respiro sul suo collo. Il ragazzo deglutì e chiuse gli occhi per un attimo. Helena si allontanò da lui e iniziò a camminare verso casa sua, voltandosi poi per invitarlo a seguirla. Era stata davvero una pazza a comportarsi così, veramente! Sentì di nuovo quel brivido scorrergli lungo la spina dorsale, quell'adrenalina dritta nelle vene. Stava facendo la cosa giusta.

Drake la guardò un po' sorpreso, ma non se lo fece dire due volte, e salì le scale in silenzio con la ragazza.

La mattina dopo, Helena si svegliò un po' confusa, con i capelli tutti arruffati e il trucco sceso. Si alzò a sedere nel letto e sorrise, vedendo Drake che dormiva beatamente.

-Non hai il turno di mattina?- chiese la ragazza svegliandolo. Erano già le 6.

-Ho chiesto il cambio turno al mio amico...- bofonchiò afferrandola per farla ricoricare affianco a lui.

-E te l'ha dato con così poco preavviso?- chiese Helena sorpresa. Lui annuì chiudendo di nuovo gli occhi e poggiando la testa sul cuscino.

-Ho promesso di fare la mattina per tutta la settimana..- disse mezzo addormentato. Helena sorrise e prese a stuzzicarlo. Ormai ci aveva preso gusto, e doveva ammettere che il ragazzo ci sapeva davvero fare con il gentilsesso. Dopo aver ottenuto ancora una volta ciò che voleva, la mora si riaddormentò tra le sue braccia.

Venne svegliata dal suono del campanello. Si voltò verso Drake, che però non era al suo posto nel letto. In compenso dalla cucina arrivava un invitante odore di caffè e pancakes.

Si avvolse il lenzuolo attorno al corpo e dopo aver fatto un cenno di saluto a Drake si diresse verso la porta. Era sabato, e non aspettava visite. Sperò con tutto il cuore che non fosse Santiago, anche se in cuor suo si aspettava una scenata per la sera prima, prima o poi. Si alzò in punta di piedi per vedere meglio dallo spioncino. Spalancò gli occhi e rimase immobile a fissare la persona che stava dall'altro lato della porta. Lui suonò di nuovo il campanello.

-Jeremy...- disse imbarazzata aprendo la porta e tirando fuori solo la testa. Era praticamente nuda.

-Ciao, scusa se sono piombato qui all'improvviso, ma volevo scusarmi per il comportamento che ho avuto l'altro giorno. Non mi aspettavo di vederti, e sono stato molto scortese. Comunque visto che non hai letto il mio libro, ho provveduto io stesso a portartene una copia.- disse porgendole il libro e guardandola un po' stranito per il suo bizzarro comportamento.

-ah...o-ok...comunque l'avevo già comprato ma non ho ancora avuto il tempo di leggerlo tutto...vuoi entrare?- chiese più per gentilezza che per sua reale volontà. Mentre attese la risposta, pregò mentalmente che rifiutasse, che dicesse che aveva fretta, che non se la sentiva di entrare o qualunque cosa per la quale non dovesse mettere piede in casa sua. Non con lei mezza nuda e Drake in cucina a fare il piccolo cuoco romantico.

-Se mi offri un caffè, volentieri!- disse lui tornando solare. Helena si maledì, e maledì Drake per aver caffè quel caffè il cui odore si sentiva forse per un km. A malincuore aprì la porta, e Jeremy notò quanto fosse poco coperta. Lo vide dalla sua espressione imbarazzata che cercò di mascherare con un sorriso. Helena si tirò su il lenzuolo e lo fece sedere su una poltrona della sala.

-Vado a mettermi qualcosa addosso....- disse pensando a quanto avrebbe voluto sprofondare nel pavimento per non affrontare quella tremenda situazione. Quando tornò in sala, li trovò intenti a parlare. Drake tranquillamente, felice di aver incontrato un autore famoso, e Jeremy per pura cortesia, imbarazzato.

-ti porto il caffè.- disse Helena defilandosi in cucina. Si fermò un attimo a pensare. Non c'erano giustificazioni. Era una situazione abbastanza palese, e nemmeno uno stupido avrebbe pensato che non fossero reduci da una notte di sesso. Farsi beccare da Jeremy in una situazione del genere era sicuramente una delle ultime cose che avrebbe voluto, ma dopotutto era grande e vaccinata ormai, e poteva fare quello che voleva. E poi lui aveva quella Constance no? Non aveva fatto nulla di male. Anche se a dire il vero, nonostante cercasse di auto convincersi di ciò, dentro si sentiva stupida e si vergognava da morire. Perché quelle sensazioni?

Tornò in sala con il caffè, che Jeremy sorseggiò in silenzio. L'aria era piena di imbarazzo.

-Beh, ho letto i primi capitoli. Bello!- disse Helena spezzando il silenzio. Jeremy la guardò come per dire “allora non hai ancora capito nulla eh?!”- e annuì.

-Fammi sapere il tuo parere quando avrai finito. Ti lascio anche l'altra copia comunque.- disse Jeremy alzandosi. SI congedò molto in fretta, senza troppi convenevoli, infastidito. Anche Drake subito dopo andò via.

Sfogliando le pagine del libro, Helena notò che c'era il suo autografo nella prima pagina, e in mezzo un post it con un numero di cellulare. Il suo cuore iniziò a battere furiosamente.

 




vi adoro, come sempre......Che succederà? mi aspetto che mi facciate sapere che ne pensate di questo capitolo........dettagliatamente!!!!!!!!! baci baci!!

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Capitolo 6
*** Finisce Prima Di Iniziare ***


Cosa voleva dire quel gesto? Perché lasciarle il numero di cellulare? Helena passò gran parte del pomeriggio a rimuginare su quel gesto. Le era sembrato una sorta di calumet della pace. E a dire il vero anche qualcosa in più. Dentro di se sperava fosse un modo pacato di dirle “chiamami, insomma sto aspettando te!”. O forse era tutta la sua immaginazione a farle credere che Jeremy avesse qualche intenzione in più nei suoi confronti. Era cresciuta, ma era ancora una ragazza sognatrice, che sperava potesse succederle qualcosa di stupendo che le facesse battere forte il cuore. E Jeremy c'era riuscito. Con quello stupido numero, quello stupido libro, quello stupido gesto....le aveva fatto battere di nuovo il cuore.

Era strano come una cosa così stupida come quell'insieme di numeri avesse potuto crearle quel magone in pancia. Sorrise. Finalmente si decise a leggere i libro, scegliendo accuratamente di continuare la sua lettura dalla copia che le aveva portato Jeremy, non quella comprata da lei.

Andando avanti con la lettura, sempre più intrigante, le venne da pensare. Eliza era così simile a lei....e Jack così dannatamente uguale a Santiago. Credette di essere pazza. Ma capitolo dopo capitolo, capì che quello non era un semplice romanzo, ma la sua storia. La sua storia con Santiago, la storia di Jeremy. Il modo in cui viene accusato ingiustamente l'amante di Eliza, rispecchiava in pieno l'accusa ingiusta nei suoi confronti da parte della preside di Dedimo.

Però nella storia il personaggio di Jeremy era amante di Helena. Si era preso la sua rivincita.

Finendo di leggere il libro, Helena scoprì che Jack non era stato ucciso da Ben, il personaggio che rappresentava Jeremy. Era stata l'amante di Jack. E l'amante di Jack era così simile a Miele....Era lei. Chiuso il libro Helena rimase a fissare il vuoto per un tempo infinito. Era davvero possibile che Jeremy avesse scritto addirittura un libro su di loro? Nel libro Jack era morto, ed Eliza e Ben potevano finalmente vivere la loro storia d'amore alla luce del sole.

Quando la mora si risvegliò da tutti quei pensieri, afferrò il cellulare e il post-it che Jeremy gli aveva lasciato dentro il libro. Compose il numero con il cuore a mille. Non aveva mai parlato con lui al telefono. La rispose una voce roca e profonda. La sua....

-Pronto?- disse l'uomo, si sentiva fosse indaffarato.

-E' una mia impressione o Eliza sono io?- chiese Helena leggermente infastidita. Chiunque della Dedimo leggendo quel libro avrebbe capito chi erano in realtà i personaggi. Quindi chiunque sarebbe stato legittimato a pensare che la mora aveva avuto davvero una storia con il professore a scuola. La sua carriera poteva essere seriamente a rischio. Jeremy rise di gusto.

-L'hai letto quindi?-disse lui ed Helena percepì che sorrideva.

-E' un si?- disse lei secca.

-Sei offesa?!- chiese lui sorpreso, mentre trafficava con qualcosa.

-Più che offesa sono abbastanza stupita. Perché scrivere una storia su tutto quel casino?- chiese lei curiosa.

-Era una bella trama. Poi come avrai potuto leggere non è una storia vera. A quanto ne so Santiago è ancora vivo, Miele non è una psicopatica e io e te non siamo mai stati assieme. Perciò non vedo di cosa ti debba stupire. Tutti gli autori si ispirano alla loro vita per scrivere, ma non sono cose reali.- disse lui semplicemente. In effetti aveva ragione, come sempre. Non c'era motivo per arrabbiarsi. Era semplicemente una storia.

-Ok, ok. Mi arrendo. Hai voglia di un caffè?- chiese la ragazza con una punta di incertezza nella voce. Jeremy le aveva lasciato in suo numero, significava qualcosa no? Doveva fare il primo passo, e vedere come andava.

-Ne avrei voglia, ma devo cenare con Constance oggi, e sono parecchio in ritardo. Un altra volta, ok?- disse lui mentre si vestiva con una sola mano. Helena rimase un secondo imbambolata, poi si congedò imbarazzata. Doveva immaginarlo. Jeremy non era più un ragazzino, non faceva le cose con malizia. Lei aveva immaginato mille possibili spiegazioni del perché lui le avesse lasciato il numero, aveva immaginato che fosse interessato ancora a lei, che volesse spronarla a cercarlo, invece le cose erano esattamente come le aveva dette Jeremy, senza niente sotto: doveva solo fargli sapere cosa ne pensava del libro. Niente di più. Rimase seduta ancora qualche attimo sulla poltrona, poi sbuffò e si alzò, andando a farsi una doccia. Voleva uscire, stare in casa l'avrebbe soffocata. Indossò una camicia larga, infilandola dentro la gonna strettissima e corta. Indossò un paio di tacchi ed uscì di casa.

Andò al bar affianco al suo palazzo. C'era Drake. Non aveva voglia di parlarci, ma ormai era entrata nel bar, e per non fare la figura della scema si avvicinò al bancone. Lui la accolse con un sorriso.

-ciao..- disse lui sorridendole e si allungò nel bancone per darle un bacio. Helena spalancò gli occhi ma non lo fece notare, voltandosi di lato per accogliere il suo bacio sulla guancia, lui le voltò il viso e glielo diede sulla bocca. Imbarazzata si sedette su uno sgabello allontanandosi da lui e schiarendosi la gola.

-Com'è andata la giornata?- chiese lui asciugando dei bicchieri appena tirati fuori dalla lavabicchieri e riponendoli sulle mensole.

-Insomma, ne ho viste di migliori.- disse lei sbuffando e lui rise leggermente.

-Finisco alle 10, ci vediamo?- chiese lui. Helena alzò gli occhi al cielo mentre era girato, poi gli sorrise e annuì. Aveva tremendamente voglia di bere un caffè lì, ma inventò una scusa di lavoro e lo prese da portare via. Lui la salutò con un altro bacio, si assicurò di ribadire il loro appuntamento e la lasciò andare. Una volta fuori dal locale, dopo aver bevuto una grossa sorsata di caffè Helena tirò fuori dalla borsa il cellulare e compose il numero di Evelin. L'amica rispose dopo qualche squillo.

-Evelin giuro che vorrei ucciderti con le mie mani....- disse la mora tra i denti. Evelin rise, come sempre.

-Che ti è successo?- chiese l'amica continuando a ridere.

-Quel ragazzo è un polpo, mamma mia....credevo avesse capito che non volevo niente di serio, ma mi sta attaccato come una patella allo scoglio! Mi sta già facendo venire l'ansia...- disse raccontandole del bacio dentro il bar. Evelin rise con le lacrime agli occhi.

-E diglielo no?- disse lei.

-Ti sembra facile! Che diavolo gli dico?! Quello è cotto! Non riuscirò mai a parlarci!- disse Helena passeggiando nel parco vicino a casa sua.

-Chiamalo, digli che non ti piace come tu piaci a lui e che non volevi una relazione! Basta!- disse Evelin secca. Per l'amica era così semplice....

-Va bene. Ho bisogno di te Evelin, quando vieni a trovarmi?- chiese la mora fingendo di piagnucolare.

-La settimana prossima, va bene?- chiese l'amica, ed Helena sorrise.

-Perfetto. Vestiti corti, tacchi e alcool!- disse Helena entusiasta di poter rivedere l'amica da li a breve.

-Io sono sposata, ti ricordo!- disse Evelin rimproverandola.

-Io no!- rispose Helena e dopo essersi salutate chiuse la conversazione. Tornò a casa e si fece la cena, accese la tv e la consumò nel divano, abitudine che aveva preso da quando aveva cacciato Santiago da casa sua. Quando finì il programma che stava guardando, recuperò di nuovo il cellulare dalla borsa e dopo aver sospirato compose il numero di Drake. Di nuovo il cuore prese a batterle fortissimo, ma dall'ansia.

-Pronto? Sto andando a casa a cambiarmi, arrivo tra mezz'ora!- disse il ragazzo, ed Helena sentì il rumore della sua macchina.

-No, senti.....So che non è proprio simpatico da dire al telefono, ma credo che tu abbia frainteso le mie azioni....Non...sono pronta per una relazione seria, e forse tu sei troppo coinvolto...Io non lo sono come te...Quindi forse è meglio lasciar perdere e annullare questo appuntamento...- disse Helena e Drake dall'altro capo del telefono rimase in silenzio per un po'.

-Mi dispiace...- disse lei con un filo di voce. Era simpatico, era carino ed era abile a letto, ma Helena si sentiva quel fiato sul collo che non voleva assolutamente in quel momento. Soprattutto perché non aveva ancora capito cosa provasse per Jeremy.

-ok..- disse Drake e riattaccò. Helena alzò un sopracciglio. Era stato più facile di quello che aveva immaginato. Lasciò il telefono sul bancone della cucina e andò a buttarsi sul suo letto. Rimase a fissare il soffitto pensando a quello che aveva appena fatto. Era stata un po' vigliacca, ma almeno sincera. Non augurava a nessuno di essere scaricato per telefono, ma loro non avevano una vera relazione, si conoscevano solo da un giorno! Helena capì che quello che provava per Jeremy era qualcosa di più del desiderio fisico che provava a scuola. Lei lo pensava costantemente, da quando era rientrato nella sua vita. Doveva combattere per averlo. O anche solo per la possibilità di averlo. Lui non la considerava come una possibile relazione, lui aveva Constance e sembrava davvero che non le importasse più nulla di lei. E in fondo se lo meritava. Non poteva neanche immaginare quanto dolore doveva avergli provocato fidanzandosi con Santiago e dimenticandosi di lui. Non cercandolo mai, per anni.

Decise di alzarsi per non pensare più a tutte quelle cose che stavano iniziando a turbarla seriamente. Prese il telefono per guardare l'ora e trovò 5 messaggi di Drake. Poi suonò il campanello.

-Helena apri per favore.- disse Drake dall'altra parte della porta. Aprì poco la porta e si affacciò.

-Posso entrare per favore? Voglio solo parlare...- disse lui gentilmente. Helena aprì la porta e lo lasciò passare.

-Non capisco le tue parole. Io non ritenevo fosse una storia seria, ma con il tempo poteva diventarlo no?- disse lui fissandola negli occhi, lei abbassò lo sguardo imbarazzata.

-Drake te l'ho detto....non è per te, ma io non mi sento coinvolta...Ho mille pensieri per la testa e le tue attenzioni non mi fanno provare nulla...è cattivo da dire, ma non mi va di prenderti in giro. - disse lei rialzando lo sguardo e lui la prese per i polsi tentando di farla avvicinare a se. Lei puntò i piedi per terra. Non voleva essere abbracciata. Voleva che capisse che non avrebbe cambiato idea. Il ragazzo la tirò più forte per le braccia e l'abbracciò, senza dire nulla.

-Va bene, ho capito...Però ti ripeto che non siamo costretti a stare assieme. Possiamo vederci ogni tanto, e se decidiamo, poi possiamo far diventare le cose più serie...- disse lui accarezzandole i capelli.

-Preferisco lasciar perdere...- disse Helena respirando il suo profumo. Decisamente non era il tipo per lei.

-Ok, però questo non significa che non possiamo bere un caffè ogni tanto assieme!-disse lui e lei rise annuendo. Drake andò via subito dopo, lasciandola di nuovo sola a casa. Ormai si era fatto tardi, e il giorno dopo sarebbe dovuta andare in ufficio a reperire informazioni su Jeremy da internet.

Prima di dormire, Helena pensò a lui, come accadeva già da un po' di tempo. E sognò di baciarlo, di nuovo. Si svegliò la mattina dopo con il sorriso sulle labbra. Peccato fosse solo un sogno....




Ecoomi con un nuovo capitolo ma....non vi sta più piacendo la storia?? I commenti sono sempre meno....dovete dirmelooo se non vi piace più!! Comunque, per quelli che ancora leggono....In questo capitolo troviamo una Helena sognatrice che si fa viaggi assurdi sul perché Jeremy le abbia lasciato il numero....quando in realtà le intenzioni di Jeremy sono caste e pure :3 .....E' fidanzato e non gli ha dato il numero per secondi fini, come invece Helena sogna....Inoltre, Helena capisce da subito che Drake con fa per lei: Pensa a Jeremy tutti i giorni, e non ha voglia di iniziare una storia con qualcuno. Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo, che in realtà è un capitolo di passaggio....credo che il prossimo vi piacerà :D Che ne pensate di Drake e della sua reazione? cosa potrà succedere nel prossimo capitolo? vi adoro :*

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Capitolo 7
*** Oh, Louboutin! ***


Si preparò e si vestì con calma, sbadigliando di tanto in tanto. Indossò un paio di jeans lunghi e stretti, una canottiera con le spalline larghe bianca con dei disegni neri e delle scarpe col tacco. Raccolse tutti i documenti che le sarebbero serviti nella sua cartella Hermes, e si mise a cercare le chiavi della macchina e la giacca che voleva indossare sopra la canottiera, quando suonarono alla porta. Helena guardò l'orologio. Le otto e mezzo. Chi poteva essere a quell'ora?

Aprì la porta incuriosita e un fattorino la guardò con fare annoiato.

-Helena Jaden? Un pacco per lei.- disse lui consegnandole il pacco e porgendole il foglio da firmare. Una volta chiusa la porta alle palle, Helena scosse il pacco per cercare di capire cosa fosse e poi staccò il biglietto e lo aprì.

Spero ti piacciano. Ti penso sempre. S.”

Helena sbuffò, mentre scartava il pacco dalla carta regalo. Una scatola nera, lucida. Christian Louboutin, spiccava scritto in corsivo. Helena spalancò gli occhi ed aprì di corsa la scatola poggiandola sul letto. Al suo interno, una sacca per proteggere il contenuto della scatola. Aprì anche quella con il cuore a mille, mentre componeva forsennatamente il numero di Evelin ignorando i messaggi che aveva nel telefono.

-Dimmi!- disse Evelin evidentemente indaffarata.

-Santiago mi ha appena mandato un paio di Daffodile Strass.- disse Helena fissando le scarpe come se fossero la sindone. Evelin tirò un urlo.

-Louboutin?!!- disse con voce stridula.

-Già.........già.- disse prendendone una in mano e girandola per ammirarla pienamente.

-Ma ne esistono 10 paia al mondo!- continuò Evelin con voce ancora più stridula.

-E uno è tra le mie mani....- disse Helena persa nei suoi pensieri. Quelle scarpe costavano l'ira di dio. Aveva una decina di paia di Louboutin, ma mai aveva osato spendere così tanti soldi per un edizione limitata. Soprattutto adesso che doveva lavorare per mantenersi!

-Oddio, che fai gliele rimandi indietro?! Quello le regala a quella scema se gliele rendi!- disse Evelin molto pacatamente, presa dal panico. -Non buttarle! Regalamele!- disse agitata.

-Ma sei matta?! Non gliele rimando indietro ma non te le regalo nemmeno!- disse Helena togliendosi una scarpa per provarle. Erano stupende, brillanti e soprattutto comode. Le calzavano a pennello.

-TE LE TIENI?!- chiese l'amica sorpresa.

-Secondo te, dopo quello che mi ha fatto passare, gliele rimando indietro?! Sono il mio premio di consolazione!- disse andando davanti allo specchio.

-Devi assolutamente chiamarlo!- disse Evelin ancora presa dal panico.

-Ma sei matta?! Perché lo dovrei chiamare??- chiese Helena rimettendo a posto le sue nuove scarpe e calzando di nuovo quelle che aveva prima ai piedi.

-Per sapere perché ti ha regalato un paio di Daffodile!- strillò Evelin dall'altro capo del telefono -Non ringraziarlo, ma almeno scopri che vuole!- disse e poi riattaccò. Helena rimase un attimo a fissare le Louboutin, poi raccolse di nuovo le chiavi della macchina e dopo aver finalmente infilato la giacca uscì di casa.

Dopo essere salita in macchina, compose il numero di Santiago. Attese qualche squillo, poi la sua voce arrivò al suo orecchio, calda e familiare.

-Buongiorno, piaciute?- chiese lui, e sorrideva.

-Perché mi hai mandato un paio di Louboutin?- chiese lei mentre cercava parcheggio nei sotterranei della redazione.

-NON SONO un paio di Louboutin...Sono LE Louboutin!- precisò lui. Helena cercò di nascondere il fatto che stesse per scoppiare a ridere. Sapeva benissimo quanto potevano valere quelle scarpe. Ma certo non gli avrebbe dato la soddisfazione di dimostrarsi riconoscente!

-Vabbè, quello che sono. Perché?- chiese semplicemente. Santiago parlò un attimo con qualcuno.

-Scusami, sono a lavoro. Helena, voglio farmi perdonare. Un paio di scarpe certo non mi farà redimere da quello che ti ho fatto, ma voglio dimostrarti che sei importante per me. Non ho buttato 5 anni della mia vita con qualcuno di cui non mi interessa niente. Io ti amo, e lo sai...e mi dispiace di averti fatto soffrire. Mi dispiace da morire e vorrei non essere stato così stupido. Vorrei parlarti, di persona.- disse il ragazzo. Ma Helena si era fermata alla prima frase. Era a lavoro, ci doveva essere anche lei quindi. Santiago la vedeva tutti i giorni...Le si formò un nodo alla gola, che le impedì di cogliere quanto vere fossero le parole del ragazzo.

-Ho da fare in questo periodo. Non posso.- disse Helena semplicemente e chiuse la chiamata.

Arrivò in ufficio piuttosto scossa. Meredith la guardò tirandosi su gli occhiali.

-Che hai?- chiese arrossendo leggermente. Era così timida che arrossiva anche quando doveva parlare con l'amica.

-Il mio ex mi ha regalato un paio di Daffodile.- disse atona sedendosi nella sua scrivania.

-LOUBOUTIN?!- disse Meredith gracchiando, proprio come aveva fatto poco prima Evelin.

-Già...- disse Helena. Meredith la guardò mezzo secondo, poi decise che era meglio chiudere il discorso.

-Devo andare da Hunt tra poco. Come va con Medina?- chiese lei eccitata di poter vedere il suo autore preferito così spesso. Helena fece spallucce, accendendo il pc.

-Insomma. Per ora raccolgo qualche notizia da qui, poi quando sono ben informata torno da lui. Andarci così era una perdita di tempo.- ammise inserendo la sua password e attendendo che caricasse completamente.

-Va bene, ci aggiorniamo in questi giorni. Ora scappo.- disse salutandola con la mano e allontanandosi verso la sua scrivania. Helena digitò “Jeremy Medina” su google, e attese che caricasse la pagina. La linea in ufficio era terribilmente lenta, e spesso mancava del tutto. Sbuffò.

-Helena?- chiese una voce maschile mentre una figura si presentava di fronte a lei. Alzò lo sguardo.

-Quegli imbecilli dell'ufficio legale hanno mandato un fax poco fa dicendo che manca un documento firmato. Potresti fare la cortesia di andare a chiedere un autografo a Jeremy Medina?- chiese Gordon Palmer porgendole il documento da firmare. Annuì, quando in realtà avrebbe voluto farlo a pezzi e mangiarselo. Il documento, non Palmer. Non aveva assolutamente voglia di presentarsi li, di nuovo alla sua porta. Aveva deciso prima di documentarsi per bene su di lui, visto che 5 anni aveva fatto finta che non esistesse. Poi l'avrebbe rincontrato. Voleva andarci piano, a maggior ragione dopo che lui le aveva lasciato il suo numero di telefono per lavoro e lei, da bambina stupida, aveva pensato chissà cosa.

Voleva essere pronta, prima di rivederlo. Voleva sapere qualunque cosa si potesse sapere su di lui.

Era tornato il professore di 5 anni fa, l'unica persona in grado di metterla in soggezione, di nuovo. Doveva assolutamente prepararsi.

Spense il pc e raccolse la borsa, infilandoci dentro il documento che Palmer le aveva lasciato sulla scrivania. Scese fino alla macchina e, a malincuore, si avviò verso casa Medina. Suonò il campanello, scocciata da quel contrattempo. Contava di vederlo la settimana dopo, e non aveva la minima voglia di incontrarlo prima di tale data.

-Oh, ciao Helena!- disse Jeremy facendole gesto di entrare. Helena tirò fuori dalla borsa il documento e una penna, decisa a rimanere sull'uscio.

-Palmer mi ha chiesto di farti firmare questo....- disse Helena avvicinando a lui il foglio. Lui lo guardò, leggendo qualcosina.

-Ti dispiace accomodarti un attimo? Voglio leggerlo bene, prima di firmare. Ti offro una tazza di caffè? Non far caso al disordine. C'era il tecnico per il condizionatore. Sta facendo i capricci- disse lui e lei annuì per il caffè andandosi a sedere di nuovo nella stessa comodissima poltrona della volta precedente. Jeremy sparì in cucina e tornò qualche momento dopo porgendole una tazza di caffè. Si sedette nella poltrona di fronte a lei e dopo aver sorseggiato un po' del suo caffè iniziò a leggere il documento.

-Come va con quel ragazzo?- chiese candidamente lasciando gli occhi sul documento e bevendo ancora del caffè. Helena spalancò gli occhi. Aveva cercato di rimuovere quell'episodio dalla testa. Perché le chiedeva di lui? Era geloso? Voleva metterla solo in imbarazzo?

-Non ci frequentiamo più.- disse secca lei, prontamente. Avvampò. -C'è un caldo qui...- disse Helena togliendosi la giacca e rimanendo solo con la canottiera. Jeremy firmò il foglio e glielo riconsegnò, rimanendo a fissarla. Ci risiamo. Jeremy la fissava senza ritegno, mettendola terribilmente in imbarazzo.

-Che c'è?!- chiese sbuffando dopo qualche attimo di silenzio in cui lui non le aveva staccato gli occhi di dosso.

-Chi ti ha fatto quei segni?- chiese Jeremy con un velo di rabbia nella voce, indicandole le braccia. Helena abbassò lo sguardo per capire di cosa stesse parlando. Sulle braccia aveva i segni delle mani di Drake. Piccoli pallini viola, che se visti dalla giusta distanza,rappresentavano alla perfezione dei polpastrelli. Non le facevano male, tanto che non se n'era neanche accorta quella mattina, presa dalla foga delle Louboutin. Helena alzò lo sguardo e lo vide, gelido.

-Non...è come credi!- disse alzandosi e strappandoli dalle mani il documento firmato. Si mise di fretta la giacca e si avviò all'ingresso.

-ferma, HELENA!- alzò la voce lui, cercando di impedirle di uscire con quel suo tono imperativo. Ma lei non lo ascoltò, aprì la porta e la chiuse alle sue spalle, defilandosi.

Tutte le sue azioni degli ultimi 5 minuti, erano state dettate dal panico. Non era successo niente, non era come sicuramente aveva creduto lui. Ma lei era scappata lo stesso. Era scappata dal suo sguardo, dal tuo tono, dal suo metterla costantemente in imbarazzo, dal suo farla sentire piccola e inadeguata. Non voleva giustificarsi e non voleva che lui provasse pena per lei quando non c'era bisogno.

Drake non l'aveva picchiata, non l'aveva mai toccata, e quei segni non significavano nulla. Nulla. Mise in modo e guidò per qualche km, diretta chissà dove, a pensare. Era ancora agitata, sentiva ancora i suoi occhi addosso, infiammati da chissà quale pensiero sbagliato. Finalmente, una volta calma, parcheggiò la macchina nella via di casa. Ma....





Salve ragazze....come sempre vi voglio bene e pubblico subito....questo capitolo è pieno di avvenimenti, per questo l'ho dovuto dividere in due parti! Quindi per la seconda parte dovrete aspettare al prossimo....Allora, parto dicendo che le Daffodile strass di Louboutin esistono davvero, ma non sono davvero un edizione limitata, anche se costicchiano lo stesso (4.200 euro _.___). Ho scelto quelle scarpe perché mi piacciono da impazzire e le vedo perfette per Helena! Comunque, come possiamo vedere in questo capitolo, Santiago è più bravo con i gesti che con le parole. Il suo modo di chiedere perdono non sarà certo dei migliori, ma si rende conto di aver sbagliato e cerca di rimediare, anche se come possiamo notare Helena ha ben altro per la testa.....Anche se...........un paio di Louboutin sono un ottima bandiera bianca!!! ahahah!!! Beh, il condizionatore non funzionava, Helena aveva caldo.......come l'avrà presa Jeremy? e soprattutto cosa significa quel ma....a fine capitolo???? Lascio a voi il compito di fare congetture a riguardo!! (inoltre, chi non avesse commentato ancora lo scorso capitolo, non sia timido......i commenti mi piacciono anche in ritardo!!!)
Alla prossima,
Anima.

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Capitolo 8
*** Pelle contro Pelle ***


Quello che vide non le piacque per niente. Scese di fretta dalla macchina, afferrando la borsa e chiudendola con il pulsante. Se davvero aveva intravisto quello che credeva....beh, si augurò vivamente di aver bisogno di una visita dall'oculista. Attraverso di fretta la strada bloccando una macchina che stava passando e beccandosi gli insulti dell'autista. Non le importava nulla. Raggiunse la vetrina, notando con dispiacere che quello che aveva intravisto era proprio vero. Jeremy all'interno del bar che sbraitava contro Drake. Sembrava infuriato. Helena non lo aveva mai visto così. Lui era sempre pacato, sempre gentile. Fu inquietante. Helena aprì la porta senza preoccuparsi di accompagnarla nella chiusura, facendo sì che i due si voltassero a fissarla.

Rimasero un attimo a guardarla, poi come se non fosse entrato nessuno ripresero a litigare da dov'erano rimasti prima che arrivasse lei.

-Lo vedi? LO VEDI?!- sbraitò Jeremy avvicinandosi di fretta a lei e tirandole su le maniche della giacca con uno strattone. Drake fissò le sue braccia e rimase a bocca aperta.

-Ma non le ho fatto nulla!- si giustificò indicandole le mani e diventando rosso dalla rabbia.

-Che cazzo non le hai fatto niente! Ha i segni delle tue mani addosso!- ringhiò Jeremy piazzandosi ad un palmo dal suo naso, in segno di sfida.

Fu un attimo, un attimo così breve che Helena non poté fare niente per bloccarli o dividerli. Successe tutto in un attimo. Il professore diede una spinta al ragazzo, che in tutta risposta gli sferrò un pugno sul naso, facendoli uscire del sangue. Il professore accennò una nuova mossa, ma intervenne la ragazza prontamente.

-JEREMY!- tuonò lei irosa. Non lo aveva mai sentito parlar male, e nonostante la cosa la sorprese parecchio non si lasciò distrarre e quando lui si voltò verso di lei, arretrando di un passo, lo afferrò per la maglietta e lo costrinse a indietreggiare ancora di più.

-Ha ragione Drake! Non mi ha toccato, e anche se pensi il contrario non mi importa! Ora muoviti ad uscire di qui, prima di metterti davvero nei pasticci!- disse trascinandolo per la maglietta fuori dal locale. Non si preoccupò di chiarire la situazione con Drake. L'avrebbe chiamato più tardi. Il suo unico pensiero al momento era quello di tirare fuori da quella situazione Jeremy, e di proteggerlo.

-Non mi mentire, per favore! Dei segni così non si lasciano certo per caso!- biascicò con la bocca piena di sangue, mentre si teneva il naso con la mano.

-Sono stata io a farmeli, Jeremy...mi ha preso per le braccia e io ho fatto forza per non avvicinarmi a lui. Lui non ha fatto nulla di male..- disse la ragazza aprendo la porta del palazzo.

-E allora perchè sei scappata correndo?! Credevo non ne volessi parlare!- disse lui guardandola stranito. Lei fece finta di non sentire e non rispose.

Lo fece salire con lei, lo spinse fino al bagno e gli fece lavare la faccia, prima di constatare che almeno non si era rotto il naso.

-Ti fa male?- chiese toccandogli la parte superiore, che sembrava si stesse gonfiando.

-AAAAAhhi!.- rispose lui spostandosi dal suo tocco.

-Beh, non è rotto almeno. Aspetta che ti disinfetto...- disse Helena aprendo l'anta di un mobile e tirando fuori cotone e acqua ossigenata. Dopo averlo imbevuto, prese il cotone e iniziò a picchiettarlo sul viso del professore, che rimase imbambolato a farsi curare. Ne approfittò per fissarla, come faceva sempre quando lei non guardava. Era bella, forse anche più di quando se n'era innamorato a scuola. Aveva degli occhi stupendi, grandi e terribilmente espressivi. Non ci aveva mai fatto caso, ma adesso che erano così vicini poteva contare qualche piccola lentiggine sotto agli occhi. Era favolosa, e quel corpo che si ritrovava certo non aiutava a mantenere i suoi saldi principi di uomo impegnato. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare la sua immagine dalla testa, ma quando li riaprì lei era ancora lì, intenta a medicarlo.

- ti sto facendo male?- chiese lei scendendo a medicargli il labbro, leggermente graffiato. Lui scosse la testa. Sentì le sue dita fredde, fragili e delicate sulle labbra. Quel contatto, misto al suo profumo che arrivava di tanto in tanto, leggero, furono i fattori scatenanti del suo mancato controllo. Le afferrò prontamente la mano, spostandola dalle sue labbra.

Le mise la mano tra i capelli, costringendola ad avvicinarsi a lui quel tanto che bastava a poggiare le labbra sulle sue, ancora una volta dopo anni e anni. Non aveva mai dimenticato il suo sapore. Non aveva mai dimenticato la morbidezza delle sue labbra, la sensazione al tatto dei suoi capelli, la delicatezza della pelle del suo collo. Il modo in cui inclinava la testa, il suo respiro affannato, le mani che si poggiavano sulle sue guance. Non aveva dimenticato niente di lei, lo aveva solo chiuso nel cassetto più nascosto della sua anima. Non voleva riaprirlo, non ne aveva intenzione, ma quelle sue mani, così vicine...

Anche quel bacio arrivò in un attimo, ma anche se fosse arrivato più lentamente, Helena non avrebbe assolutamente fatto niente per evitarlo. Era quello che voleva, che sognava ogni notte da quando aveva rincontrato il professore. Lei lo voleva, lo desiderava con tutta sé stessa.

Le mani forti dell'uomo la guidarono sul letto, quasi scaraventandola sul comodo materasso per la foga del momento. Si distese su di lei e prese di nuovo a baciarla, la vista ed il cervello completamente annebbiati dalla sua presenza. Non sapeva cosa diavolo stesse facendo, ma lo stava facendo davvero, e gli piaceva da morire.

Lui la desiderava come non mai, e lo poté notare dalla pressione che iniziò a fare il suo inguine sulla coscia della ragazza. Helena si sentì accaldata e anche lei con il cervello offuscato gli tolse la maglietta, lasciandosi spogliare. Quando rimase solo con reggiseno e mutande, Jeremy alzò il viso, staccandosi dalle sue labbra e rimase un attimo ad ammirarla senza fiato. Era stupenda, ogni oltre aspettativa per lui. Quanto aveva desiderato accarezzarle la pelle nuda e baciarla per ore...

Infilò la mano tra i suoi capelli, baciandola di nuovo. I suoi baci poi scesero sul collo, sul petto. Helena chiuse gli occhi, in un misto di solletico ed eccitazione. Lo desiderava, adesso. Ma Jeremy era troppo concentrato ad analizzare ogni centimetro del suo corpo con le sue labbra roventi, per accorgersi di quanto Helena stesse impazzendo dalla voglia di liberarsi degli ultimi indumenti che aveva addosso.

La baciò come se dovesse recuperare tutto il tempo perso, l'accarezzò come se dovesse morire da lì a qualche ora. Era tutto il suo mondo, ora.

Quando fecero l'amore, Helena comprese quanto poco sapesse riguardo quel mondo, ancora uno sconosciuto per lei: fare l'amore con Jeremy la fece sentire desiderata, ma allo stesso tempo estremamente preziosa e importante. Lui era un uomo, era maturo, sapeva di che genere di attenzioni avesse bisogno una donna per sentirsi bene.

Santiago a confronto era ancora un ragazzino pronto a fare bella figura nelle sue prestazioni, un macho immaturo.

Rimasero tutta la notte svegli, a divorarsi come se davvero non esistesse un domani. Come se quella fosse l'ultima occasione per loro di dimostrarsi affetto, come se non si potessero vedere mai più.

Alla fine si addormentarono sfiniti, senza dire una parola. Aggrovigliati l'uno all'altra, accaldati e soddisfatti.

Helena si svegliò la mattina dopo con il suo profumo nelle narici, pelle contro pelle, con il viso nell'incavo tra il suo collo e la spalla. Ancora nuda, come lui.

Il telefono vibrava e squillava ossessivamente dentro la borsa abbandonata chissà dove. Si alzò e attraversò la casa nuda, in cerca dell'aggeggio malefico. Quando lo prese, Gordon Palmer le sfondò un timpano.

-E' UN ORA CHE TI CHIAMO! SEI ANDATA DA JEREMY?!- strillò lui inviperito.

-S-si, sono qui con lui adesso. Stiamo lavorando.- Mentì. A metà, dato che Jeremy si trovava davvero con lei. Non specificò però quanti vestiti indossasse al momento.

-Non ci credo! Si sente che sei mezzo addormentata!- disse Palmer acuto, mettendola alle strette. Helena sentì dei rumori, si voltò e vide Jeremy in mutande, con lo sguardo assonnato che la guardava stravolto.

-Invece è vero! Te lo passo, se non ci credi!- disse lei avvicinando il cellulare all''uomo, dopo avergli detto con il labbiale chi fosse. Jeremy afferrò il telefono a malavoglia, se lo portò all'orecchio e ascoltò per qualche momento.

-Si....si....si è vero, Gordon...stiamo lavorando da presto....si, è bravissima...ok, a presto.- disse e chiuse la chiamata. Si fissarono un attimo in silenzio, poi Helena fece un passo verso di lui e rapidamente gli si avventò addosso, baciandolo con foga. Anche lei aveva intenzione di recuperare il tempo perso, e non si fece alcuno scrupolo a far volare in breve le mutande del professore dall'altra parte della stanza.

Si riaddormentarono di nuovo, fino a tardi. Quella volta furono svegliati dal telefono di Jeremy, che si alzò per rispondere alla chiamata.

-Ciao...si...ho dormito da Kevin. Si, per organizzare l'addio al celibato...si, questo sabato....ok, a dopo.- disse freddo e imbarazzato. Helena alzò la testa dal cuscino e lo fissò interrogativa.

-Era Constance...dio mio...cos'ho fatto?- chiese portandosi le mani alla testa, parlando più con se stesso che con la mora.

 

Va bene, so già che molte di voi tenteranno di uccidermi per questo, ma va così :D oggi sono di poche parole, ma voi non lo siate!!! commmmmmmmentaaaatee!

 

 


 

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Capitolo 9
*** Dark Room ***


Helena rimase immobile a fissare il vuoto per qualche istante. La stessa cosa che stava facendo Jeremy da quando aveva chiuso la telefonata con la sua fidanzata. Le sue orecchie avevano sentito bene? Addio al celibato?! Come aveva potuto non dirle che si sposava? Avrebbe dovuto essere piena di rabbia, ma la verità era che si sentiva terribilmente triste ed amareggiata.

-Io....è meglio che vada.- disse Jeremy vestendosi al bordo del letto, in tutta fretta. Helena continuò a fissare il vuoto, come se non lo avesse sentito. Dopo essersi rivestito rimase un attimo a fissarla. Lei, vestita con una maglietta troppo grande per la sua taglia, continuava a stare immobile.

-Helena...- disse lui sommessamente e lei alzò finalmente lo sguardo, spento.

-E' stato un errore, lo so perfettamente. Ci vediamo lunedì.- disse lei alzandosi per accompagnarlo alla porta. Non disse nulla, non si salutarono nemmeno. Si guardarono un attimo e basta, imbarazzati come due adolescenti beccati dai genitori a fumare.

La prima cosa che fece dopo aver chiuso la porta, fu quella di cambiare le lenzuola. Odoravano di lui, del suo profumo e della sua pelle. Ancora non si rendeva bene conto di quello che era successo. Dopo tanti anni, erano stati assieme davvero. E certo non avrebbe mai immaginato che dopo si sarebbe sentita così piccola e sporca.

Aveva fatto fare a Jeremy la stessa cosa che Santiago aveva fatto a lei. Aveva tradito la sua ragazza, e in un modo o nell'altro qualcuno avrebbe sofferto. Avrebbe sofferto Constance scoprendo il tradimento del suo futuro marito. E nel caso non lo avesse mai scoperto, avrebbe sofferto Jeremy, per i sensi di colpa. Si vergognava di quello che era successo quella notte tra di loro, ma era anche terribilmente gelosa di quei ricordi che piano piano le riaffioravano in testa. Tutto quello che aveva provato in quei momenti era così terribilmente reale, e profondo...

Le emozioni, il calore, le sensazioni sulla pelle...Era tutto lì, nella sua testa. Era lì che le impediva di sentirsi completamente in colpa, perché nonostante si sentisse stupida e sbagliata, l'avrebbe rifatto dieci, cento, mille volte. Lo voleva, ma lo voleva tutto per sé. E Jeremy non aveva intenzione di scegliere lei. Non dopo la faccia sconvolta che aveva assunto dopo la chiamata a Constance. Forse era giunto il momento di lasciar perdere e di rifarsi una vita.

Aveva cercato di dimenticare gli anni alla Dedimo, in cui si sentiva prigioniera. E ancora stava dietro alle persone che facevano parte di quel ricordo. Prima Santiago, ora Jeremy. Forse era davvero arrivata l'ora di conoscere qualcun'altro. Qualcuno che non avesse compagna o amante.

Dopo aver cambiato le lenzuola, si fece una doccia e si mise qualcosa di comodo: Gordon Palmer sapeva che era a lavorare con Jeremy, non l'avrebbe più chiamata fino al lunedì. Si accomodò sul divano e dopo aver acceso la televisione chiamò Evelin sul cellulare.

-Frankie è resuscitato.- disse lei seria. L'amica rimase un attimo in silenzio.

-Stiamo parlando di un apocalisse zombie?- chiese sarcastica.

-Ma no, Eve. Frankie è l'ultimo ormone presente nel mio corpo!- disse lei tragica.

-Ci ha messo poco a resuscitare, era già morto dopo Drake?- chiese Evelin ridendo.

-Neanche lo mettevo in conto, lui. Frankie è morto dopo che ho rotto con Santiago...E ti assicuro che è resuscitato più agguerrito di prima.- disse la mora facendo zapping da un canale all'altro della tv.

-E chi sarebbe il fortunato?!- chiese curiosissima.

-Jeremy...- disse Helena in un sussurro.

-JEREEEEEMY?! Ti sei fatta il professore?!- strillò l'amica, probabilmente ora lo sapeva tutto lo stato.

-EVELIN! Non strillare! Si, ed è stato un terribile sbaglio...soprattutto perché ho appena scoperto che si sposa.- disse lei sapendo già che avrebbe scatenato urla ancora più forti.

-MALEDETTO LURIDO MAIALE!- strillò infatti Eve. -Menomale che stavo già facendo le valige per venire da te! Sarai terribilmente giù di morale tesoro, ma non ci pensare, ci daremo allo shopping più sfrenato e all'alcol!- disse Evelin convintissima e Helena rise.

-Non sono in condizioni così pietose...solo che...non me l'aspettavo, tutto qui.- disse Helena ed era sincera.

-Ok, comunque per stanotte sono qui. Arriverò tardi perché devo finire di sistemare un paio di cose per lavoro. Comunque domani usciamo, ok?- disse Evelin convintissima.

Dopo aver riattaccato il telefono, sistemò un po' l'appartamento e si preparò qualcosa da mangiare per pranzo, lasciandolo sul fornello a cuocere.

E inevitabilmente riniziò a pensare. Come poteva considerare uno sbaglio qualcosa che l'aveva fatta stare così bene? Ma Jeremy era fidanzato, e ad un passo dal matrimonio. Le si strinse lo stomaco solo a pensarci. A breve lui sarebbe stato sull'altare con un altra, e lei non aveva le forze di lottare per una causa persa. Aveva già fatto soffrire il professore una volta, non voleva rischiare di farlo ancora.

Passò tutto il pomeriggio a poltrire, guardando film alla tv via cavo e mangiando gelato dalla vaschetta. Ad un certo punto le venne anche da ridere per il modo in cui si stava comportando, da pazza depressa dei film strappalacrime.

Dopo aver visto almeno 3 film, non fece a tempo a nascondere il barattolo del gelato che Evelin suonò alla porta. Quando Helena aprì, la trovò sorridente come sempre, pronta ad un abbraccio. La strinse forte, e in quel momento capì quanto le mancasse la sua migliore amica nella vita di tutti i giorni. Avrebbe voluto averla più vicina, ma si accontentava di vederla almeno una volta al mese per un intero week end.

Boogie le saltò addosso, anche lui felice di vederla dopo tanto tempo.

-Tira fuori le Louboutin!!- strillò Eve eccitata facendole scappare una risatina. L'amica rimase esattamente 20 minuti fissando imbambolata quelle scarpe, così belle e preziose.

-Diamine, neanche Jordan mi ha mai fatto un regalo del genere! Sono stupende, le hai già indossate??- chiese girandole per ammirarle meglio. Helena la guardò storto.

-non sono ancora uscita da quando me le ha regalate..- sussurrò Helena fissando distrattamente il suo letto.

-Ah già, sesso selvaggio con Medina. Queste sono scarpe che dovresti indossare anche per dormire, solo per il gusto di averle addosso!- disse la rossa infilandole di nuovo con cura all'interno della loro custodia e richiudendo poi la scatola.

-Bene, ora è tardi, ma domani shopping, ok? Dovrei dormire nel letto con te come sempre no? Le hai cambiate le lenzuola, vero?- chiese scettica e con una punta di disgusto nella voce. Helena la fulminò con lo sguardo diventando rossa in viso.

-Certo che le ho cambiate, stupida!- disse ridendo.

Dopo aver cucinato assieme, cenarono raccontandosi tutto quello che veniva loro in testa. In un mese erano successe così tante cose che per la maggior parte della sera fu Helena a parlare, supportata dalle continue domande dell'amica curiosa. Alla fine, stanche dopo tutti quei pettegolezzi, andarono a dormire.

La sveglia suonò alle 9. Dopo essersi alzate e lavate a turno, fecero colazione assieme guardando il notiziario della mattina. Si vestirono ed uscirono di casa con l'intento di fare shopping. Helena era riuscita a mettere da parte qualcosa grazie al lavoro, e anche se non poteva più permettersi di spendere e spandere come quando a finanziare il suo shopping era suo padre, con il lavoro era in grado di mantenersi dignitosamente e di mettere da parte qualcosa per le emergenze. E quella era chiaramente un emergenza!

Pranzarono all'interno dell'immenso centro commerciale che avevano scelto per i loro acquisti, e quando uscirono da lì, stanche ma soddisfatte, Helena aveva numerose buste, che contenevano: Un bustino color argento con scollo a cuore, una gonna a vita alta nera, dei trucchi, una pochette grande nera e svariati vestitini. Dopo essere tornate a casa ed essersi lavate, cenarono in fretta e si prepararono per andare a ballare indossando i nuovi acquisti.

-Queste o queste?- chiese Helena tirando su due paia di scarpe col tacco nere e fissando l'amica indecisa.

-QUESTE O QUESTE?! LE LOUBOUTIN!- strillò andando a prendere la scatola e portandola davanti a lei.

-Non credo sia il caso di metterle...- disse lei continuando a fissare le scarpe che stava scegliendo prima.

-Non credi sia il caso? E perché mai?! Sono le scarpe più belle del mondo!- disse Eve tirandole fuori dalla scatola come incentivo ad indossarle.

Helena le fissò per un attimo e poi le indossò, per sfizio. Erano perfette, c'era da ammetterlo. La facevano sentire stupenda e soprattutto potente.

-Ok, siamo pronte!- disse Eve afferrando la borsa e tirando fuori di casa l'amica stringendole il polso.

Andarono prima in un bar, per bere un caffè. Si sedettero al tavolino e dopo aver ordinato arrivò un ragazzo a petto nudo con un papillon al collo.

-Salve ragazze, vi posso lasciare il volantino del Dark Room, il nuovo locale in Lexinghton Street? Stanotte c'è l'inaugurazione, se venite entro le 2 i primi 2 cocktail sono gratuiti! Questi volantini sono della lista Matthew!- disse lui mentre entrambe erano impegnate a fissargli il petto. Lasciò due volantini e andò al tavolo successivo.

-Bel bocconcino Lena! Stanotte chiederemo di lui...ci sono anche 2 cocktail omaggio!- disse Evelin eccitata. Rimasero a chiacchierare e bere amari fino a l'una, quando chiuse il bar. Presero un taxi e si avviarono in Lexinghton Street che già erano allegre per via dell'alcool.

All'ingresso del locale chiesero della lista Matthew e dopo aver consegnato i volantini entrarono dentro. Era un locale enorme con diverse sale, diverse anche all'aperto visto che ormai arrivava la bella stagione e il clima era favorevole. C'erano enormi aiuole, fontane e addirittura una piccola cascata. Era un posto stupendo, elegante ma non eccessivamente raffinato. In attesa che le sale si riempissero, e la musica diventasse più bella, le ragazze iniziarono a prendere uno dei loro drink omaggio, sedendosi ad un tavolino e ridendo come matte, come non facevano da tanto per via della lontananza.

-Oddio, c'è Mister petto nudo! MATTHEW!- gridò Evelin mentre l'amica si alzava in tutta fretta per scappare a quella figuraccia. Ma il ragazzo, ormai vestito come si deve e con sottobraccio un aggeggio di gomma, continuò a camminare senza sentirla.

-Vabbè, alla prossima...- disse Eve sorseggiando il suo drink e ridendo sotto i baffi.

-Evelin, ti prego, risparmiami queste figuracce...- disse l'amica e si alzarono per ballare, visto che ormai la sala in cui stavano era piena.

Rimasero a ballare e fare le cretine per un po', quando Helena sentì una mano che le toccava la spalla. Si voltò e lo vide, con quegli occhi stupendi che le avevano fatto perdere la testa tanti anni prima.

-Oh...che ci fai qui?- chiese Helena ormai stanca di stare sulla difensiva. Dopo aver fatto l'amore con Jeremy sentiva di aver superato tutto, di non essere neanche più in collera con la persona che più l'aveva fatta soffrire. Ora la persona che desiderava era un altra, e il fatto che non potesse avere neanche lui però, era un altro conto.

-Abito in zona non ricordi? Hai indossato il mio regalo...- disse Santiago sorridendo come se fosse la cosa più bella che lei avesse mai fatto per lui.

-CIAO!- disse Evelin frapponendosi tra i due.

-Oh, ciao Eve! Non ti avevo notato...- disse Santiago sorridendole, e la ragazza lo fulminò. Al contrario di Helena, ad Evelin non era ancora sceso il fatto che avesse trattato così male l'amica.

-Bene, ora che ci siamo salutati tutti puoi anche tornare dov'eri!- disse acida Evelin e lui la guardò sorpreso per la tanta rabbia che questa gli stava sputando addosso.

-Evelin! Non fa nulla...- disse Helena e l'amica capì, ma mise il broncio lo stesso.

-Vado in bagno....e quando torno devi essere sparito!- disse Eve puntandoli un dito contro e dileguandosi.

-Quindi ti sono piaciute?- chiese lui parlandole all'orecchio per via della musica e questa annuì.

-Certo, ma il fatto che le indossi non significa nulla...- disse chiarendo le cose fin dal principio.

-Va bene, ma ti richiedo se hai voglia di parlare, uno di questi giorni, e senza musica...- disse lui e sembrava davvero fosse tranquillo e senza secondi fini.

-Ok, fatti sentire e magari ci mettiamo d'accordo...ma in amicizia..- continuò lei.

-Hai voglia di ballare con me?- chiese lui fissandola dritto negli occhi. Lei rimase un attimo imbambolata poi scosse la testa.

-Sta anche tornando Evelin, quindi...- disse indicando l'amica e lui sorrise e tornò dai suoi amici.

-Che diavolo voleva?- chiese l'amica irosa.

-Niente, niente...- disse Helena vedendo passare in mezzo alla folla una cameriera, le prese un drink dal vassoio e iniziò a tracannarlo come se fosse acqua. Evelin sussurrò qualcosa all'orecchio della ragazza e lei sorridendo annuì ed andò via.

-Che le hai detto?!- chiese la mora ballando e continuando a bere il suo cocktail.

-Di portare qui il Matthew delle liste!- disse Evelin riferendosi a Mr petto nudo. Helena spalancò gli occhi.

-Eve, ti prego!- sbraitò la ragazza e lei rise, decisa a far fare conquiste all'amica. Quando la cameriera tornò, il tipo affianco a lei non era Mr petto nudo.

-E tu chi cavolo sei?!- chiese Eve al ragazzo, che sorrise fissando Helena.

-Matthew!- disse lui avvicinandosi ad Helena, mentre parlava con Eve, porgendole la mano.

-No, noi vogliamo il ragazzo dei volantini, è lui Matthew!- disse Helena sghignazzando per l'evidente stato di ubriachezza del ragazzo.

-Oh, lui non è Matthew...lo pago per dare i volantini al posto mio!- disse lui sorridendo alla mora.

-Scusatelo, non sa quello che dice...- esordì una voce imbarazzata e quando la mora alzò gli occhi lo vide, bello come un dio greco. Indossava degli occhiali da nerd, una sciarpina e degli abiti giovanili che però mettevano in mostra il fisico che negli anni aveva affinato in palestra. Era li, stupendo, di fronte ai suoi occhi. Il cuore di Helena prese a battere frenetico, divenne rossa in viso e non seppe cosa dire. Con la mano fece cenno ad Evelin di allontanarsi e lei lo fece senza dire parole e senza dare troppo nell'occhio.

-Jeremy..- salutò la ragazza mentre lui era intento ad ammirarla. Con quei tacchi di 16 centimetri erano alti allo stesso modo. E lui non l'aveva mai vista così elegante, così bella, così sensuale.

-Che ci fate qui?- chiese lui un po' in imbarazzo.

-Ci hanno dato dei volantini, e visto che è l'inaugurazione...- disse lasciando intendere il resto. Matthew la guardò strizzando un occhio.

-Tu conosci questo pezzo di figa?- disse senza mezzi termini e Jeremy aprì la bocca per ribattere ma poi gli mancarono le parole.

-Lavoriamo assieme.- disse Helena ignorando il “complimento” che le era stato fatto. Il ragazzo rimase a fissarli a bocca aperta, poi se ne andò blaterando che piove sempre sul bagnato.

Era come se una forza invisibile li attirasse magneticamente. Lei fu terribilmente tentata di baciarlo lì, di fronte a tutti, ma si trattenne.

-Tu come mai sei a ballare?- chiese candidamente, non facendo caso al fatto che probabilmente sapeva benissimo come mai uno come Jeremy era dentro una discoteca. Gliel'aveva pure sentito dire al telefono, e maledì di essere andata a quell'inaugurazione.

-Sono qui per l'addio al celibato...- disse lui ed Helena abbassò lo sguardo. Diavolo, come avrebbe voluto poterlo toccare, fargli una carezza o baciarlo addirittura. Frankie si faceva sentire, come ogni volta che aveva davanti il professore. Era una attrazione troppo forte per lei. -...di Charlie, quel ragazzo lì.- disse indicando un ragazzo che armeggiava con una bambola gonfiabile. Helena alzò lo sguardo e lo fissò sorpresa.

-L'addio al celibato è per quel ragazzo?- chiese con il cuore in gola. Jeremy annuì.

 

 

 

Scusate per l'attesa, ma spero che questo capitolo lunghissimo mi faccia perdonare! Eheheh, ora mi amate vero?? che ne pensate del capitolo? Scusate se mi sono dilungata parlando di Eve e Lena, ma un momento dedicato a loro due ci voleva, dopo tanto tempo!! Pensieri su Santiago? Su Jeremy? Fatemi sapere, ho bisogno disperatamente dei vostri commenti!!.....vi lascio in allegato un immagine del vestito di Lena, che però come avrete letto non ha gli uccellini nella gonna :*

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Capitolo 10
*** Rinunce ***


Helena non seppe se sentirsi sollevata da quella notizia, ma il suo cuore iniziò a battere ancora più furioso lo stesso. Poteva avere ancora una speranza con il professore? O forse era tutta una causa persa? L'alcool le stava dando alla testa già da un po', ma in quel momento si rese perfettamente conto di quanto poco fosse in grado di fare un ragionamento abbastanza logico da permetterle di sbrogliare quella situazione. Nonostante tutto sorrise, con gli occhi allegri e liberi da ogni pensiero.

-Conosci quel tizio? Chiese la mora indicando un Matthew che sembrava essersi completamente dimenticato di lei e che ballava come un forsennato con la bambola gonfiabile.

-Mhmhh.- disse Jeremy passandosi una mano tra i folti capelli. - E' un vecchio amico del college. Fa il PR per questo locale...è lui che ci ha trascinati qui stanotte..ma non credo durerà molto comunque. - disse fissandolo mentre faceva esattamente tutto ciò che non avrebbe dovuto fare per mantenersi il posto.

Helena distolse lo sguardo da quel ragazzo così strambo e riprese a guardare il professore. Le parole le uscirono di bocca come un fiume in piena, come se non potesse più tenersele dentro.

-Senonfossifidanzatotibacereierifareiquellosbaglioaltremillevolte.- sputò fissandolo negli occhi e poi sgranando i suoi, incredula di averlo davvero detto. Arrossì violentemente ma per fortuna con le luci basse della sala, Jeremy non se ne accorse. Rimase con la bocca aperta per qualche secondo, indeciso su cosa dire o su cosa fare. Nei suoi occhi ardeva deciso lo stesso desiderio. Ma non poteva. Era già stato un codardo a comportarsi come aveva fatto, ignorando quello che era successo tra di loro e facendo finta che non fosse mai accaduto. Ma davanti ai suoi occhi scorrevano ancora, per la millesima volta, i ricordi di quella sera come se fossero le scene di un film.

Era tutto ciò che aveva sempre desiderato, ed era li, di fronte a lui. Lo aveva desiderato talmente tanto che ancora non si era capacitato che fosse successo davvero. Ma lui non poteva fare una cosa del genere. Non poteva tradire ancora una volta Constance, l'unica che gli era stata vicina quando sembrava che il mondo volesse allontanarlo dalla vita.

Erano così diversi, una coppia altamente improbabile. A incontrarli per la strada, nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di loro. Lei così bella e appariscente, lui così sobrio, e timido, ed educato, e chiuso in se stesso, in quel momento della sua vita. Eppure da qualche anno anche Jeremy aveva una compagna con cui passare le giornate e le notti. Si vedevano poco, si sentivano poco, ma Jeremy era così attaccato a quella relazione, come se fosse l'ultimo spiraglio di felicità nella sua vita. Ed Helena era piombata di nuovo così velocemente nella sua vita che non aveva avuto il tempo di sgombrare la testa per capire cosa volesse realmente. Non poteva lasciargli spazio. Doveva riprendere il controllo della sua mente e delle sue azioni. Soprattutto delle sue azioni. Non avrebbe permesso mai più a se stesso di cedere così alla tentazione che quella ragazza così bella gli accendeva dentro. Era una stupida vocina nella sua testa che gli urlava di abbandonare tutto per stare con lei. No, decisamente non gli avrebbe più dato ascolto. Soprattutto dopo la sensazione che aveva provato quando l'aveva notata, qualche minuto prima, parlare con Santiago, la causa di tutti i mali del professore.

-Sei tornata con lui?- chiese ponendo enfasi sull'ultima parola. Helena alzò un sopracciglio e scosse la testa, sorridendo appena.

-Abbiamo solo parlato un po'. Niente di che.- disse come se si dovesse scusare con il suo fidanzato geloso. Ma Jeremy non era il suo fidanzato. Possibile che però fosse geloso di lei? In fondo a scuola aveva dimostrato più volte di non sopportare Santiago, anche se aveva le aveva sempre detto di seguire il suo cuore. Era così lontana l'ipotesi che anche se fidanzato, Medina fosse un pochino geloso di lei? Quest'ipotesi le fece bruciare così tanto lo stomaco che quasi gli passò la sbronza leggera che aveva. Dentro, c'erano tante farfalle. Così tante che temeva che aprendo la bocca ne potesse uscire una, per sbaglio.

Evelin tornò tra di loro facendo finta di tornare dal bagno, mentre in realtà era andata a fare un giro per la pista da ballo, in attesa del momento giusto in cui tornare dall'amica.

-Salve professore! Come sta??- chiese allegra passando un braccio attorno alla spalla dell'amica.

-B..bene..- balbettò Jeremy dopo essersi gelato un attimo. -tu?- chiese lui più per cortesia che perché lo volesse sapere realmente. Lei alzò orgogliosa la mano mostrandogli l'anello al dito.

-Mi sono sposata!- disse eccitata. Medina si costrinse a fare un mezzo sorriso gentile.

-Ora ragazze torno di là..è stato un piacere salutarvi.- si congedò freddamente e tornò dai suoi amici, che lo accolsero con svariati colpi, intimandolo di presentare quelle ragazze anche a loro.

-Che cavolo ti viene in testa?! “Salve professore!”- disse imitando la sua tipica vocetta. Eve la guardò storto.

-Perché?- chiese trascinandola al banco per ordinare altro da bere.

-Grazie per aver rimarcato il fatto che fosse un professore e io una studentessa! Perché già non aveva abbastanza paranoie a riguardo a scuola!- disse afferrando il drink che aveva appena preparato il barman.

-Appunto, aveva! Gli sarà passata no?- disse l'amica afferrando la cannuccia con la lingua e bevendo.

-Lo spero bene per te!- disse trascinandola lontano, sia da Jeremy che da Santiago. Ballarono per un po', ma Helena era completamente assorta nei suoi pensieri. Tanti, troppi. Il suo cuore e il suo cervello sapevano bene cosa volessero. Volevano lui, lo volevano tutto, con l'esclusiva. Ma lei non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedergli di scegliere tra lei e la fidanzata. In un modo o nell'altro, aveva la sensazione che ne sarebbe uscita perdente. E quindi meglio rinunciare in partenza. Alzò un attimo lo sguardo, con il desiderio divorante di guardarlo da lontano, vederlo ridere, divertirsi con gli amici. Quello che incontrò, furono due occhi color ambra e grigi che ricambiavano il suo sguardo, che la fissavano, che la desideravano oltremodo. Le farfalle nel suo stomaco iniziarono a danzare vorticosamente, in preda ad un panico che alla fine risultava piacevole. Era bello provare di nuovo certe sensazioni che dava per scomparse per sempre.

Ma poi Jeremy distolse lo sguardo, come se guardarla fosse terribilmente sbagliato, e la magia finì. Le farfalle tornarono a dormire, da brave. Dopo averlo perso di vista per via della folla, le due ragazze decisero di uscire dal locale e di prendere un taxi per tornare a casa. Una volta arrivate, dopo essersi cambiate e messe il pigiama, si infilarono a letto e crollarono in un alcolico sonno pesante.

Il giorno dopo Helena fu svegliata dal suono del telefono. Un messaggio in segreteria telefonica, dal numero di Jeremy. Le farfalle si svegliarono con lei e iniziarono a volare felici. Ma morirono tutte, ad una ad una, nel sentire il messaggio. Il suo stomaco era di nuovo vuoto.

 

Ciao Helena. Mi dispiace se ieri forse ti sono sembrato un po' freddo, ma tutto quello che è successo tra di noi, converrai con me, è stato uno sbaglio. Io resto sempre un tuo professore, e sono anche troppo vecchio per certe cose. Ho una compagna a cui rendere conto, e forse mi pentirò per tutta la vita di quello che le ho fatto. Sei una tentazione troppo forte per essere combattuta, quindi credo che sia meglio per tutti interrompere la nostra collaborazione per il programma. Mi dispiace, ma la vedo come unica soluzione a tutto quello che è successo. Non è più il caso di vederci, per nessun motivo...”

 

Quelle parole risuonarono nelle sue orecchie una, due, tre volte. L'aveva dovuto ascoltare 5 volte, prima di rendersi conto che quella voce apparteneva veramente a Jeremy, e che veramente lui stava abbandonando tutto, stava abbandonando LEI.

Le si formò un nodo allo stomaco che non andò via neanche quando Evelin si offrì di rimanere un altra notte, quando invece doveva partire per casa proprio dopo pranzo. Ma Helena rifiutò l'offerta. Voleva stare da sola a pensare cosa avesse fatto di male in una vita passata per meritarsi tutte quelle cose in questa vita. Era sbalordita e abbastanza sconvolta, al punto che attaccò persino il telefono il faccia ad un irato Gordon Palmer, che sbraitava per sapere cos'avesse fatto di così orribile per costringere una delle star dello show ad abbandonare il programma prima ancora che iniziasse.

Lo avrebbe affrontato il giorno dopo. O forse mai. Avrebbe deciso che fare a mente lucida, la mattina dopo.

Rimase a rimuginare tutta la sera sulle parole di Jeremy. La sua voce era sembrata così dura, ma a tratti spezzata e con varie pause di silenzio tra una frase e l'altra. Non poteva credere di aver perso un occasione lavorativa del genere e la persona per cui provava qualcosa in un solo colpo. A perdere le persone era veramente abile, c'era da ammetterlo.

Ad un certo punto della sera, quando la luce ormai iniziava a farsi più fievole dalle finestre del salotto, pensò anche di essere tremendamente sbagliata. Era quella la sensazione che provava quando stava di fianco a Jeremy, di solito. Lui era affascinante, era intelligente e sapeva sempre cosa dire e come comportarsi. Lei invece era ancora piccola e così sciocca. Non avrebbe dovuto sacrificare la sua carriera per correre dietro ai suoi sentimenti. Sentì rimbombare nella testa la voce del padre, che l'ammoniva per non avergli dato ascolto. Lui aveva sempre messo la carriera di fronte a tutto. Però era stato fortunato, aveva trovato una moglie stupenda come Violante ed assieme avevano concepito lei. Suo padre aveva avuto sia la botte piena che la moglie ubriaca.

Che avrebbe fatto adesso? Forse al giornale sarebbero stati benevoli con lei. Forse non avrebbe perso il posto. Era una possibilità a cui non voleva pensare.




Ragazze.....seriously, che fine avete fatto??? siete sparite tutte :( non vi piace più la storia?? comunque, come promesso ecco un nuovo capitolo....

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Capitolo 11
*** Di nuovo flash ***


Non fece poi così male. Forse perché si era preparata psicologicamente al fatto che potesse andare così. Gordon Palmer aveva dovuto lasciare circa una decina di messaggi in segreteria, prima che lei si decidesse ad aprirli. E in tutti, sbraitava le stesse parole. Alla fine rispose al telefono solo quando vide il numero del suo ufficio al giornale. Le avevano detto che se non avesse ripreso la collaborazione con Medina entro due settimane l'avrebbero licenziata non solo dal programma, ma anche dal giornale. Per non rovinare la reputazione, dissero.

Ma lei ci aveva pensato tutta la notte, distesa sul letto a pancia in su. Tutta la notte a fissare il soffitto, a pensare a lui, lei, a tutto.

Almeno tre volte si era alzata a sedere nel letto, decisa ad andare a suonare a casa sua, per confessargli quanto desiderasse creare con lui qualcosa di più che una notte di sesso. Ma tutte le volte si ricoricò nella stessa identica posizione, lasciando scorrere le cose e le persone come aveva sempre fatto nella sua vita. Era andato tutto a puttane. La sua vita, la sua relazione, i suoi sogni. Tutto svanito in meno di un anno.

Passò la notte così, a fissare il soffitto. A pensare ai suoi desideri, alla sua vita prima e alla sua vita adesso. Era tutto così sbagliato...

La mattina si alzò più stanca di quando era andata a letto. Si versò una tazza di caffè, infilò la tuta e mise il collare a Boogie.

Uscì di casa e corse. Corse fino a non avere più fiato, finchè non le bruciarono i polmoni. Non poteva credere che avrebbe perso il lavoro per colpa della sua stupidità. Aveva passato il limite. Non avrebbe dovuto permettere ai suoi sentimenti di intralciare la sua carriera. Non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere a Jeremy di tornare a lavorare con lei. Dopo una lunga corsa, decise che piuttosto avrebbe perso il lavoro.

Rientrò a casa, liberò Boogie e dopo essersi fatta una doccia prese il telefono in mano per chiamare Evelin. C'era una chiamata persa di Santiago. La ignorò, e compose il numero dell'amica.

-Tutto ok?- chiese subito Eve con l'ansia.

-Si, sto tornando da una corsa con il cane. Ho già perso il lavoro. Disse come se la cosa non le importasse più di tanto.

-Come?!- chiese l'amica scandalizzata.

-Si, praticamente.- rispose Helena secca. Non aveva intenzione di continuare quel discorso.

-Quanti barattoli di gelato hai mangiato?- chiese Evelin ed Helena alzò un sopracciglio.

-Nessuno.- disse subito la mora.

-QUANTI?- ripetè l'amica.

-uno solo, vaniglia, era light!- si giustificò come se fosse una bambina.

-Helena! Non devi ingrassare per colpa di quel cretino!- disse Eve rimproverandola.

-ok, niente dolci, ho capito. Ora ti devo lasciare perché ho bisogno di nutrirmi....solo cose genuine!- precisò, poi attaccò il telefono. Riempì una pentola per fare della verdura al vapore, quando squillò di nuovo il telefono.

-Ti ho detto, solo cose genuine!- rispose indaffarata.

-cose genuine?- chiese una voce maschile divertita. Helena fece una faccia sorpresa e guardò il display del telefono. Era Santiago.

-Scusami, pensavo fosse Eve. Che c'è?- chiese scocciata. Non aveva voglia di parlare, men che meno con lui!

-Sono in zona per lavoro, pensavo che avremmo potuto mangiare un boccone assieme all'Oyster.- disse Santiago, aspettando una risposta che non arrivò.

-Hey, ci sei ancora? È il tuo locale preferito!- si lamentò Santiago.

L'Oyster era una tavola calda vicino a casa sua, dove facevano delle ottime ali di pollo fritte e i dessert erano da paura.

-Non c'è la tua amica a farti compagnia?- chiese irritata per la proposta.

-chi è la mia amica?- chiese lui con una punta di irritazione nella voce.

-Connie.- disse lei secca. Lo immaginò mentre alzava gli occhi al cielo e sussurrava qualche parolaccia.

-Me lo devi rinfacciare ancora a lungo?- chiese lui con tono neutro.

-Credo per tutta la vita, e forse anche oltre.- disse lei mentre versava da mangiare a Boogie.

-beh, questo significa che in un modo o nell'altro farò sempre parte della tua vita...- disse lui e lei rimase in silenzio per un po'.

-quindi?- chiese lui di nuovo.

-Ho avuto delle spese impreviste e non posso permettermi di andare a pranzo fuori ora come ora.- disse pensando ai suoi acquisti con Eve. Se avesse saputo che da lì ad un giorno avrebbe perso il lavoro certo non avrebbe fatto tutte quelle spese folli. Si rimproverò mentalmente.

-Helena, ti ho invitato io, è ovvio che il conto lo pagherò io...- disse lui e lei rimase un attimo in silenzio.

-Non sono dell'umore adatto oggi.- disse secca e Santiago sbuffò.

-che è successo?- chiese preoccupato.

-Mi hanno appena licenziato.- disse frettolosamente, quasi la reputasse una debolezza.

-Un motivo in più per uscire e per mangiare il cibo che ti piace tanto a spese degli altri. Ti potrai abbuffare quanto vuoi. Promesso.- disse lui e lei rimase ancora una volta in silenzio. Non voleva davvero condividere con lui un pranzo, ma non aveva neanche voglia di rimanere a casa a deprimersi. E in più amava così tanto quelle ali di pollo....

-tra mezz'ora?- chiese Santiago speranzoso.

-ok.-disse lei senza fare troppi giri di parole e riattaccò. Indossò una fascia aderente con sopra una giacca, un paio di shorts e i tacchi. Fece appena a tempo a riempire la maxi bag e inforcare gli occhiali da sole che suonò il campanello.

Aprì la porta e Santiago rimase a fissarla per qualche istante.

-Che c'è?- chiese lei infastidita distogliendo lo sguardo.

-niente....sei bellissima...- disse lui fissandola.

-ti ho riportato questa.- disse porgendole una pentola. Lei alzò un sopracciglio e la fissò stranita.

-E' quella dove avevo fatto il pranzo un po' di tempo fa. A proposito, non sai cosa ti sei persa.- disse mentre lei afferrava la pentola e la abbandonava su un mobile dell'ingresso.

-posso proprio immaginare.- disse lei chiudendo la porta ed inserendo l'allarme.

-no, davvero. Sono migliorato molto in cucina. Vivere da solo ti permette di scoprire abilità che non credevi di avere!- disse lui mentre apriva la macchina e le faceva il gesto di salire.

-Non vivi con la tua ragazza?- chiese lei fredda, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. Lui rimase zitto per un attimo, ferito.

-Non ho una ragazza, Helena. Connie è stato uno sbaglio. Ho chiuso con lei, e non vorrei più parlarne. Vorrei riniziare.- disse lui mettendo in moto e facendo la strada per l'Oyster.

-Riniziare?!- chiese Helena scettica e ironica.

-Si, riniziare. Io vorrei dimostrarti che ti amo davvero. Che sono stato un coglione e che ho sbagliato. Se è troppo tardi, mi accontenterò di esserti amico. Ma voglio far parte della tua vita.- disse Santiago parcheggiando. Helena lo guardò un attimo, senza essere notata. Era bello come quando si era innamorata di lui a scuola. Era affascinante e magnetico. Era sempre lo stesso, ma qualcosa dentro di lei si era spezzata. Non era più la stessa di un tempo, e non era sicuramente in grado di perdonarlo per quello che le aveva fatto, perché lei ci aveva messo troppo di se stessa nella loro relazione e ne era uscita ridotta ad uno straccio.

-Non so se è il caso, ora come ora...- disse mentre la faceva accomodare al tavolino.

-Ricordi la prima volta che siamo venuti a mangiare qui? Eri entusiasta. Hai mangiato due porzioni di ali di pollo e un infinità di patatine. Alla fine hai avuto mal di pancia tutta la sera e neanche hai cenato...- disse lui fissando il vuoto per un momento, abbassando poi lo sguardo sul menù. Helena sorrise, ripensando a quei momenti.

In quel periodo della sua vita era felice. Le cose andavano bene con Santiago, ed era sicura che fosse la persona della sua vita. In quel periodo, non avrebbe mai immaginato che l'unica persona che aveva mai amato nella sua vita le avrebbe poi fatto tanto male. Non avrebbe mai detto nemmeno che avrebbe mai provato qualcosa di così profondo per il professore, però.

-Tre porzioni di ali di pollo, una di patate fritte, una di insalata verde, salse e due bicchieri di Coca cola.- disse Santiago passando il menù alla cameriera.

-Una delle due light.- precisò Helena gentilmente, la cameriera le scoccò un occhiataccia.

-Ti sei scopato pure quella?- chiese Helena indicando la ragazza che andava via ancheggiando.

Santiago si voltò per vedere a chi si riferisse, poi alzò un sopracciglio.

-No, perché?- chiese tagliente.

-Mi ha guardato malissimo.- disse lei iniziando a spizzicare del pane. Non le erano mancati per niente gli sguardi di odio delle altre ragazze quando si trovava con lui. Lui era così, una calamita per tutte. Lei veniva inevitabilmente odiata. Santiago rise cristallino.

-Ti ha guardato male perché sei bellissima e lei non lo è. Semplice.- rispose facendo spallucce. Lei lo guardò storto.

Quando arrivò da mangiare, Helena si ricordò perché amava tanto quel posto. Era tutto infinitamente buono. Nonostante fossero delle semplici ali di pollo, all'Oyster riuscivano a farle sembrare un piatto terribilmente gustoso.

-Dimenticavo che ogni volta che vieni qui ti sporchi fino alla fronte...- disse Santiago prendendo il suo fazzoletto e pulendole gli angoli della bocca dall'olio. Helena rise di gusto, come non faceva da un po'.

-grazie...- disse quando ebbe finito. Si guardarono un attimo negli occhi, poi distolsero entrambi lo sguardo imbarazzati.

Click- click- click- click.

Li sentì veloci, inaspettati, troppi. Si era quasi dimenticata del loro rumore e della fastidiosa luce che emettevano le loro macchinette infernali.

-Oh, no, ci risiamo...- disse Helena coprendosi il volto con il menù della tavola calda.

-Da soli niente, insieme è notizia..- disse Santiago chiamando la cameriera e chiedendo di incartare tutto quello che non erano riusciti a mangiare per portarlo via. Ma come cavolo li avevano trovati?

Il paparazzo continuò a scattare foto anche mentre si allontanavano in macchina. 




Ragazze vi prego, dovete scusarmi. Sono in super ritardo ma vi assicuro che questo capitolo non aveva voglia di uscire dalla mia testa! Sarà che c'è di nuovo Santiago, quindi è stato un attimo più difficile degli altri....però vi prego di perdonarmi per l'immenso ritardo e di continuare a commentare come avete sempre fatto...Mi viene sempre in mente una domanda che vi volevo fare già da Dedimo, ma che mi dimenticavo sempre di scrivervi....ma voi immaginate i personaggi di questa storia come attori o persone famose? perché io ho sempre cercato qualcuno che potesse assomigliare a come io immagino Santiago, Helena e Jeremy, ma non ho mai trovato nessuno che ci assomigliasse vagamente!!! Voi li immaginati con i volti di qualche personaggio noto? se si mi farebbe piacere sapere chi, perché sono molto curiosa!!! Vi lascio con questo capitolo che spero vi sia piaciuto, in attesa del capitolo che spero vi faccia saltare giù dalla sedia......manca poco :*

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Capitolo 12
*** Pioggia ***


Aveva sempre odiato i paparazzi. Erano così invadenti, così privi della minima moralità e del senso civico. Avevano smesso di tormentarla dopo che lei e Santiago si erano lasciati, ma evidentemente quella era una notizia troppo succosa per lasciar perdere.

-Come cavolo ha fatto quell'uomo a trovarci?- chiese Helena sistemandosi i capelli mentre guardava la sua immagine riflessa nello specchietto della macchina.

-Non lo so. L'avrà avvisato la cameriera?- ipotizzò lui parcheggiando di fronte a casa di Helena.

-Non penso che quella cretina possa fare una cosa del genere.- disse lei scendendo dalla macchina e cercando le chiavi di casa dentro la borsa enorme che si era portata dietro quel giorno.

-Allora sarà stato qualcuno nel locale. Comunque mi dispiace. Tieni, per il disturbo.- disse porgendole tutte le cose che non erano riusciti a mangiare.

-vuoi salire a finire il pranzo?- chiese Helena candidamente. Santiago sorrise felice e annuì. Era la sua occasione per riconquistarla.

Salirono le scale in silenzio. Helena aprì la porta e dopo aver tirato fuori bicchieri e forchette si rimisero a mangiare.

-che c'è?- chiese Helena dopo aver finito la sua porzione, notando che Santiago aveva smesso di mangiare e la fissava.

-niente. E' solo che sei bellissima e per tutti questi anni ti ho dato per scontata. Invece adesso noto quanto sia stupenda anche semplicemente mentre mangi. Sei bellissima.- ripeté lui un altra volta. Helena arrossì e sorrise. Non voleva ammetterlo, ma Santiago le era mancato da morire. Non tanto nella figura di fidanzato, ma semplicemente il sentire la sua voce, battibeccare, vedere il suo sorriso, tutto ciò era un porto sicuro per lei.

-mi sei mancato.- ammise poi ricambiando il suo sguardo. Santiago poggiò la forchetta e si avvicinò al suo viso, pronto a baciarla finalmente. Era un desiderio che aveva provato tutti i giorni da quando si erano lasciati. Baciarla, abbracciarla, toccarle i capelli. Lo desiderava fortemente e si sentiva uno stupido per averla lasciata andare così, senza pensarci troppo. Successe tutto velocissimo. Quando fu ad un palmo dal suo naso tanto da poterne sentire il respiro caldo sulla pelle, Helena voltò il viso, e le labbra del ragazzo andarono a sfiorarle la guancia. Entrambi scattarono in piedi, rossi in viso e vergognosi.

-Non intendevo quello!- gracchiò Helena irosa.

-quello cosa?!- strillò lui indispettito.

-non intendevo che mi sei mancato in quel senso! Mi sei mancato tu, come persona. Come amico.- precisò lei fissandolo negli occhi e diventando ancora più rossa in viso.

Il moro rimase un attimo interdetto, con la bocca semi aperta come se volesse dire qualcosa. Scosse la testa.

-Non c'è proprio nulla da fare vero?- disse sconsolato abbassando lo sguardo.

-...mi dispiace.- disse lei. Non riusciva a dire altro. Aveva il cuore in pezzi per aver realizzato che la storia che per lei era stata così importante, era andata in pezzi così facilmente. Ma lei sentiva ormai di provare solo affetto per quel ragazzo che tanto aveva amato. Ora nel suo cuore c'era qualcun altro.

-Beh, spero di poter far parte della tua vita, in qualche modo. Comunque non uscire di casa domani, sono previste piogge forti.- disse lui voltandosi per andarsene.

-Grazie per il pranzo...- furono le uniche cose che lei riuscì a dire. Santiago annuì ed uscì da casa sua.

 

Il mattino dopo Jeremy si alzò di malumore. Dormiva sempre male quando Constance rimaneva a dormire da lui, dato che occupava tre quarti del letto stiracchiata e rubava tutto il lenzuolo. A dire il vero Jeremy era di malumore già solo per il fatto che la ragazza avesse insistito per dormire a casa sua. Lei aveva insistito per un po' per fare sesso, ma lui l'aveva cacciata di malo modo, dicendo di essere stanco. Si sentiva in colpa, oltre per il fatto di averla tradita, per la terribile attrazione che provava nei confronti di Helena. Era totalmente sbagliata e inopportuna, ma era un suo pensiero fisso, nonostante cercasse sempre di cacciarlo fuori dalla sua testa. Rimaneva semplicemente lì, rannicchiata in un angolo della sua mente, a ricordargli quanto fosse bella, simpatica, divertente e affascinante. Stupenda. Quando si voltò, Constance non era affianco a lui. Si alzò, grattandosi la testa e infilandosi una maglietta a maniche lunghe.

-che fai?- chiese entrando in cucina a versarsi una tazza di caffè. La ragazza alzò lo sguardo e lo riabbassò.

-Sono uscita a prendere da leggere, prima che si mettesse a piovere- disse semplicemente guardando la pioggia battere sui vetri. Doveva essere ancora arrabbiata per il rifiuto della notte prima. Jeremy sorrise, pensando che avrebbe dovuto sicuramente farsi perdonare.

-Che leggi?- disse sedendosi nello poltrona di fronte a lei. La stessa su cui si sedeva sempre Helena. Constance sollevò il giornale che teneva tra le mani, mostrandoli la copertina. Jeremy spalancò gli occhi e glielo strappò dalle mani.

-che c'è?!- gracchiò lei irritandosi ancora di più.

Niente, questa dieta della copertina, mi interessa.- mentì lui. In un angolo della pagina, il viso di Helena coperto dagli occhiali da sole lo fissava. E grazie al cielo si erano risparmiati la prima pagina.

Constance stizzita si alzò per versarsi da bere, così Jeremy ne approfittò per andare alla pagina dell'articolo. Al solo vedere le foto, il suo cuore iniziò a battere furiosamente, minacciando di uscirgli dal petto. Erano lei e Santiago, felici. Lui addirittura le toccava il viso, seduti a quello stupido tavolino. Un altra foto. Loro che si allontanavano dallo sguardo del fotografo verso la macchina. Lesse velocemente l'articolo, che parlava di un presunto ritorno di fiamma tra i due, che sembravano “molto affiatati”. Jeremy strinse i pugni finché le nocche non diventarono bianche, fino a farsi male. Vedere quell'immagine provocò in lui un tale moto di sentimenti che non potevano essere ignorati.

 

Helena si sdraiò nel letto, a pancia in su. Ormai quella posizione, assieme al fissare il soffitto, era diventata il suo sport preferito. Erano successe troppe cose in così poco tempo...Non poteva assolutamente credere che la sua vita sarebbe andata così. Alzò il viso dal cuscino solo quando sentì suonare il campanello. Era il campanello esterno, non quello del pianerottolo. Si alzò e premette il bottone del citofono.

-chi è?- chiese atona.

-Jeremy.- disse semplicemente una voce maschile. Helena spalancò gli occhi ma cercò di darsi contegno. Non gli avrebbe detto di salire. Scese le scale cercando di avere un espressione distaccata sul viso, nonostante le sue occhiaie testimoniassero bene che in realtà tutto stava andando in pezzi.

Aprì la porta del palazzo e lo vide, completamente bagnato sotto la pioggia, un espressione grave sul volto.

-che c'è?- chiese Helena uscendo in strada, cercando di sembrare scocciata.

-Sei tornata con lui?- chiese sbattendole davanti il giornale che aveva comprato Constance. Helena lo guardò senza capire per un momento, poi fissò il giornale e vide la sua immagine.

-N..no, assolutamente. Siamo usciti per chiacchierare. Non torneremo mai assieme.- disse lei sicura di sé. L'acqua iniziava a bagnare anche il suo viso. Era una pioggia fitta e sottile, fresca.

-Perché? Come fai a dirlo?- disse lui con la voce spezzata. La sua più grande paura dal momento che l'aveva rincontrata era sempre stata quella di soffrire di nuovo per lei.

-perché ti amo.- disse lei ancora più sicura di sé. Jeremy non poteva credere alle sue orecchie. Stava succedendo davvero, ed era meglio di tutte le volte che l'aveva immaginato, o sognato la notte. Senza pensarci due volte l'attirò a se per un fianco e dopo averle passato il palmo della mano sulla nuca si chinò per baciarla. Fu un lungo bacio, lento e passionale. Non aveva fretta. Per la prima volta, Jeremy non era preso dalla fretta di baciarla per paura di perderla. Era sua, e poteva baciarla quanto più lentamente desiderasse. Quando si staccarono, Helena lo guardò negli occhi, ormai fradicia anche lei.

-Tu...stai con quella ragazza..- disse abbassando lo sguardo, di nuovo consapevole di come stavano realmente le cose. Jeremy continuò a fissarla, sollevandole il mento con l'indice. Quando i loro occhi si rincontrarono, il professore scosse la testa.

-L'ho lasciata. Le ho detto che non l'amavo più e che non ero sicuro dei miei sentimenti. Ed in fondo è la pura verità. Io ti desidero, esattamente come ti desideravo a scuola. Ho paura di sbagliare ancora, ma non posso neanche ignorare quello che provo per te. E' tutto così irrazionale, fuori da ogni logica...la tua presenza mi impedisce di pensare ed è sbagl...- iniziò a parlare con foga, gesticolando, finchè Helena non tappò la bocca del bel professore con la sua. E quei begli occhi color ambra e grigi si illuminarono di una nuova luce, consapevole di quelli che erano i veri sentimenti che provava per la mora. 


ho aggiornato in frettissima, fregandomene del fatto che così perderò commenti preziosi allo scorso capitolo, ma ero impaziente! Ok, ora pronunciatevi. Siete per Hel/Santiago, oppure per Hel/Jeremy? utilizzando il pairing di TVD, siete SELENA o JELENA?! :D curiosa iooo :* :* vi adoro!

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Capitolo 13
*** Un piatto che va servito freddo ***


Quando si voltò, la mattina dopo, Helena si sorprese di trovare accanto a lei Jeremy che dormiva ancora. Credeva di aver sognato tutto e non poteva davvero credere che lui fosse lì veramente, in carne ed ossa. Gli sfiorò il viso con la mano, lui aprì leggermente gli occhi, sorridendo. La cicatrice che aveva sul viso si mosse, creando la fossetta che tanto le piaceva.

-mi hai fatto arrabbiare ieri..- disse lui con la voce impastata dal sonno, chiudendo di nuovo gli occhi e abbracciando il cuscino. Helena si alzò a sedere nel letto.

-perché chiese fissandolo piuttosto sorpresa.

-perché ti ho visto con quel...bambino. Non lo definirei uomo.- disse lui alzandosi a sedere. Helena sbuffò.

-si vabbè, disse l'uomo che mi ha fatto perdere il lavoro.- Jeremy la fissò un attimo.

-hai perso il lavoro?!- chiese lui sorpreso.

-beh, contando che dovevamo lavorare assieme e tu hai abbandonato, l'avresti anche dovuto immaginare...- disse lei ironica...lui le sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie.

-Ho chiamato Gordon Palmer consigliandoli un mio amico scrittore, che avrebbe preso il mio posto. Non ti avrei fatto licenziare Helena.- disse lui duro.

-A quanto pare il tuo amico scrittore non è piaciuto a Palmer...- disse lei sdraiandosi di nuovo. Jeremy si alzò, preparò la colazione e la portò a letto.

-Domani lo chiamo e ti faccio riassumere.- disse lui sedendosi sul letto e passandogli un cornetto.

-Come va la situazione con...- iniziò a dire Helena masticando, ma si interruppe.

-...Constance?- chiese lui sorseggiando del caffè dalla tazza. Helena annuì continuando a mangiare.

-Te l'ho detto. Le ho detto che non provo più niente e che non era più il caso di stare assieme.- disse lui afferrando il croissant e dandogli un morso. Helena alzò lo sguardo.

-e come l'ha presa?- chiese lei fissandolo mentre mangiava di gusto. Lui fece spallucce.

-Come la prende una che viene lasciata. Stasera la incontro per renderle le sue cose e per sistemare alcune questioni legali, comunque.- disse lui finendo il cornetto. Helena alzò un sopracciglio.

-Ecco, questo non me l'avevi detto.- Jeremy trattenne una risata e la guardò compiaciuto.

-Non sarai gelosa, spero. Vorrei ricordarti che l'ho lasciata. PER TE.- sottolineò lui.

-Vorrei ricordarti che hai anche lasciato me per lei!- disse lei amareggiata.

-Vorrei ricordarti che hai lasciato TU, ME, per Santiago.- disse lui con un espressione seccata.

-Non stavamo assieme!- protestò lei. Lui la guardò male.

-Non stavamo assieme neanche adesso. FORSE staremo assieme da ora in poi. Però non ti assicuro nulla.- scherzò lui afferrandola e facendola sdraiare sulla schiena, sdraiandosi sopra di lei. Le si accese lo sguardo.

-Dici sul serio?- chiese con voce da bambina.

-Riferendomi a cosa?- chiese lui carezzandole i capelli delicatamente, ad un palmo dal suo naso.

-Al fatto che staremo assieme..- disse lei cercando di divincolarsi per scherzo dalla sua presa, ma lui la tenne stretta.

-Forse. Se fai da brava.- disse dandole un bacio a fior di labbra.

-Sono già brava!- protestò lei. Lui fece un espressione stranita.

-Allora niente più foto con gli ex, e soprattutto non andare mai più via...- disse poggiando di nuovo le labbra sulle sue. Lei fece il labbrino triste, annuendo.

-E tu niente più incontri con le tue ex per rendere oggetti che le appartengono. Buttali dalla finestra!- propose lei come se le fosse venuta in mente un idea geniale.

-Helena...- brontolò lui.

-Oh, insomma, vi siete lasciati non sei più obbligato ad essere gentile con lei!- disse gelosa. Gelosissima. Sentiva che Jeremy fosse suo, e di nessun'altro ormai. Il pensiero che da lì a poco avrebbe rivisto la sua ex le fece chiudere lo stomaco in una morsa fastidiosa.

-E se poi cambi idea e torni con lei?- chiese preoccupata, spostandosi finalmente dopo essere riuscita a scappare dalla sua presa.

-Hai paura di questo?- chiese lui e lei annuì. - Beh, allora siamo in due. Anche io ho la stessa paura per te. Ma non devi essere gelosa. E' una brava persona e mi dispiace di averle fatto del male. Quindi è giusto che mi dimostri una persona civile nei suoi confronti.- disse lui semplicemente.

-comunque ci vediamo quando ho finito.- la rassicurò dandole un altro bacio.

-A che ora?- chiese lei.

-alle 5 sarà andata via sicuramente. Puoi passare da me e poi usciamo..- disse lui sorridendo. Lei non sembrava ancora convinta.

-comunque, se dovessi avere problemi chiamami.- disse lei e lui rise, abbracciandola fortissimo.

-non ti preoccupare. Andrà tutto bene, e dopo passeremo la serata assieme. Ti porto fuori a cena ok?- disse lui dandole un bacio sulla testa, in mezzo ai capelli.

-ok.- disse lei cercando di sembrare tranquilla.

 

Jeremy andò via poco dopo, per parlare con l'editore. Helena rimase da sola a casa, sistemò un po' qui e lì e decise di ingannare il tempo guardando la tv. Alle 16 si lavò con calma, si asciugò i capelli e si vestì per andare a casa di Jeremy. Indossò un vestito leggero nero, con la parte superiore in retina trasparente. Lasciò i capelli sciolti e indossò i tacchi, truccandosi leggermente, dato che sarebbero andati a cena fuori. Mise tutte le cose dentro una borsa e dopo aver afferrato le chiavi della macchina e aver dato una carezza a Boogie uscì di casa.

Al contrario del giorno prima, il sole splendeva caldo su nel cielo. Salì in macchina e guidò fino a casa di Jeremy. Scese lentamente dalla macchina, temendo che la ragazza potesse essere ancora lì. Sarebbe stato davvero imbarazzante. Sospirò e si incamminò nel vialetto, tirando su gli occhiali da sole dal viso. Suonò al campanello. Jeremy aprì la porta e parve parecchio imbarazzato.

-Sta andando via...- disse per evitare discussioni inutili.

-La voglio proprio vedere questa stupenda ragazza che ti ha rapito il cuore!- gracchiò irosa una voce femminile dalle sue spalle. Jeremy alzò gli occhi al cielo pronto a ribattere. Helena rimase immobile, terrorizzata dall'idea di avere una discussione davanti a Jeremy. Avrebbe avuto livelli molto bassi.

-Che diavolo ci fai tu qui?!- strillarono le due ragazze in coro. Helena si voltò da Jeremy imviperita. Jeremy apri la bocca e guardò entrambe senza capire cosa stesse succedendo.

-Vi conoscete?!- chiese il professore sollevando un sopracciglio, piuttosto esterrefatto.

Helena guardò quel viso, quei capelli, quel seno rifatto e quelle gambe scoperte, come al solito.

-Questa è la stronza che è andata a letto con Santiago!- strillò Helena diventando rossa in viso.

-Constance? E' vero?!- chiese lui sorpreso e leggermente offeso.

-Ah, quindi ti chiami Costance? Costance “Connie” Farley?! Che carina...- disse tra i denti, scagliandosi contro di lei. Constance fece un passo in dietro automaticamente, mentre Jeremy tenne saldamente Helena per le braccia, impedendole di muoversi.

-LASCIAMI! Brutta troia, sono mesi che aspetto di averti tra le mani...- disse stringendo forte i denti, completamente fuori controllo. Cercava in tutti i modi di liberarsi dalla stretta del ragazzo, che nonostante avesse paura di farle male la teneva più forte che mai.

-Quindi è Helena la ragazza misteriosa di cui mi hai sempre parlato...- disse lei ridendo, ad un palmo dal naso da Helena, guardandola con sfida. - ottimo acquisto..- disse alzando un sopracciglio. Helena fece uno scatto, liberandosi per un momento dalla presa salda di Jeremy. L'afferrò per i capelli e tirò con tutta la forza che aveva in corpo.

- Te lo do io l'ottimo acquisto, troia da quattro soldi...e questa è la ragazza per cui ti facevi problemi a stare con me? Ma STICAZZI!- strillò lei, fuori di sé. Era totalmente furiosa, avrebbe potuto uccidere in quel momento, se solo Jeremy non l'avesse riafferrata.

-Helena calmati per favore...respira- disse Jeremy ignorando l'ultimo commento che Helena aveva fatto rivolta verso di lui. Serrò la mascella e fissò Connie dritto negli occhi. Lei sostenne lo sguardo, cercando di fare la superiore.

-Non potevo essere più certo della mia scelta che adesso. Fuori da casa mia.- le disse secco, allentando un po' la presa dalle braccia di Helena.

-Addio, perdenti...- disse la ragazza passando davanti a loro, per uscire dalla porta. Helena le afferrò i capelli ancora una volta e la fece indietreggiare di qualche passo.

-Lasciami!- strillò lei.

-Avvicinati a Jeremy e giuro che ti faccio ingoiare tutto il silicone che hai nelle tette...- disse Helena tra i denti e la lasciò andare. La ragazza si dileguò spaventata dalla furia di Helena. Diavolo, quando le aveva fregato il ragazzo non sembrava così determinata!

Helena si voltò da Jeremy e sorrise.

-Non credevo andasse così la serata, ma diciamo che non ne sono del tutto delusa...- disse e quando Jeremy fece una fatta sorpresa, non capendo cosa intendesse, la mora sollevò la mano, mostrandogli un ciuffo di capelli di Connie.

Oh, aveva avuto sicuramente la sua vendetta, ed era di gran lunga migliore di come l'aveva sempre immaginata!



:D il capitolo bomba era questo, e spero di avervi fatto saltare giù dalle sedie...ma ve l'eravate immaginato? siate sincere! Dai commenti al precedente capitolo ho potuto notare che la maggior parte di voi sono Jelena, quindi spero di avervi fatto contente con la prima parte del capitolo, in cui loro due si coccolano e prendono in giro.....beh, che dirvi, cosa succederà ora che Jeremy scoprirà che ancora una volta una sua donna ha preferito Santiago?? Beh, se tornate al capitolo precedente potrete capire che in realtà Constance non era arrabbiata perchè Jeremy era stato scortese la notte prima, ma per quello che stava leggendo nel giornale riguardo Santiago ed Helena....evidentemente rivuole indietro il suo giocattolo :D che dire, spero che i commenti a questo capitolo, che ho aspettato di scrivere dall'inizio della storia, siano taaanti!!! vi adoro!!

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