FULL METAL HUNTER di XYZ (/viewuser.php?uid=22987)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Ore 19:47 Mare del Giappone.
Tuatha de Danaan, cabina di comando.
“Aumentare velocità di 8 nodi!”
Ad impartire gli ordini era
stato il comandante del sottomarino più all’avanguardia del mondo, il Tuatha de
Danaan di proprietà della Mithril; neppure la marina statunitense era in
possesso di un gioiello simile e neppure la marina statunitense era certa del
fatto che esistesse; per loro era soltanto il “Toy Box”, il sommergibile
fantasma!
“Sissignore! Aumentata velocità
di 8 nodi”.
Uno dei tanti addetti ai comandi
aveva appena eseguito l’ordine impartitogli quando improvvisamente l’addetto al
sonar esclamò:
“Obiettivo individuato!
Posizione 1-5-8...sono alla portata dei missili”.
“Perfetto...procedete con il
lancio”.
Fu digitato il codice di accesso
42bz5 e la chiave di attivazione missili venne inserita e fatta girare in senso
orario nella sua apposita fessura.
“Lancio effettuato”.
Il portello missili numero 1 si
spalancò facendo uscire una fortissima corrente d’aria...poco dopo l’obiettivo
era stato “colpito”.
“Esercitazione riuscita. Le
nostre apparecchiature manuali hanno dimostrato di essere ancora perfettamente
efficienti nel caso in cui si dovessero presentare guasti al sistema Danaan.
Ottimo lavoro”.
Il comandante, mentre tutti i
suoi uomini si rallegravano per il successo, sistemandosi meglio gli occhiali
sul naso, si accinse a prendere con l’altra mano il telefono di bordo.
“Comandante Shinoda..la
ringrazio ancora infinitamente per aver partecipato con la sua portaerei ed il
suo equipaggio alla nostra esercitazione che ha avuto esiti positivi. Grazie per
la collaborazione”.
Appena mise nuovamente a posto
la cornetta, la pesante porta metallica, che separava la sala comandi dal resto
dell’ala nord del sottomarino, si aprì e fecero il loro ingresso tre dei suoi
sottoposti.
“C’aveva fatto chiamare,
signore?” chiese il più giovane dei tre, schierati sull’attenti, dai capelli
corti castani e dall’espressione tesa.
Il colonnello girandosi e
sistemandosi le mani semplicemente dietro la schiena, rispose in tono serio.
“Riposo…Si, vi avevo fatto
chiamare…La missione che ho da assegnarvi è di vitale importanza!” e
continuando a fissarli negli occhi proseguì:
“Ed è per questo motivo che
dovrà essere compiuta con il massimo riserbo e con la massima professionalità!”.
“Sissignore!” si sentì rispondere con voce perentoria da uno dei soldati.
“Mi scusi, signore, ma...di
preciso di cosa si tratta?” domandò il soldato biondo esibendo un’espressione
stupita sul volto “Si spieghi meglio...”.
“Si calmi Sergente! Ora avrà
modo di venire a conoscenza di tutti i dettagli! Seguitemi nel mio ufficio”.
Con passo sicuro e deciso si
diressero tutti quanti verso il luogo in cui, presto, avrebbero scoperto quale
sarebbe stata la loro prossima missione che, sicuramente, si sarebbe rivelata
non semplice ed alquanto impegnativa.
Giuntisi il Colonnello si
avvicinò alla sua scrivania, si sedette e con professionalità iniziò a digitare
qualcosa sul computer.
Dopo pochi istanti si percepì un
leggero rumore dovuto alla discesa di un grande proiettore a cristalli liquidi
sul quale apparve un mappamondo in tre dimensioni.
“Il luogo in cui dovrete
svolgere la vostra missione sarà il Giappone” e mentre il Colonnello pronunciava
queste parole, il globo tridimensionale ruotò su se stesso e, dopo un forte
ingrandimento, apparve il paese appena nominato.
“Esattamente…signore…in quale
parte del Giappone, se posso chiederglielo?” chiese la ragazza di grado
superiore che si trovava schierata tra i due soldati.
Il Colonnello scrisse nuovamente
qualcosa al computer e, dopo pochi secondi, venne visualizzata sul proiettore
una cartina metropolitana.
“Nella zona del Kanto…Tokyo, e
più precisamente in uno dei due suoi più importanti quartieri…Shinjuku. Dovrete
sorvegliare una ragazza che risiede proprio lì...”.
“Sissignore!” risuonò nuovamente
nella stanza.
“E' una ragazza? Possiamo vedere
una sua foto?” lo interruppe nuovamente il soldato biondo con aria impaziente.
Il Colonnello lo fulminò con lo
sguardo “Il soggetto è questo” e continuò indicando il primo piano di una
ragazza dai capelli corti.
“Dai rapporti dell'intelligence
inviatici dal Colonnello Testarossa, risulta che il soggetto potrebbe essere un
Whispered. Probabilmente altre organizzazioni si sono accorte del suo
potenziale, per cui si è reso necessario determinare la formazione di una
squadra di sorveglianza, come accadde con la signorina Chidori.”.
Il Sergente biondo guardò la
foto e sospirò facendo un’espressione delusa.
Il Colonnello lo ignorò e
continuò con la sua spiegazione “Partirete fra un' ora e mezza quindi, andate a
prepararvi...Sergente Maggiore Mao, questo è il promemoria della missione.”.
La ragazza si avvicinò, prese
dalle mani del Colonnello una cartelletta piena di documenti e, dopo aver
salutato militarmente, si avviò verso la porta.
“Sergente Maggiore! Un'altra
cosa...pensavo…essendo il soggetto un Whispered, potrebbe essere necessario
farla incontrare con la signorina Chidori, visto che il Colonnello Testarossa
non è più presente, e questo specialmente nel caso in cui la ragazza in
questione, come molto probabile, non dovesse essere a conoscenza di questa
sua…diciamo…‘peculiarità’ e quindi avesse in qualche modo bisogno di un
sostegno...di qualcuno nella sua medesima situazione…ehm…qualcuno capace di
confortarla dopo una rivelazione del genere…insomma non è una cosa da poco…non
pensa?” disse tossendo un po’ imbarazzato il comandante avendo paura di essersi
esposto troppo; cercare di capire le esigenze di una giovane ragazza non era
affatto una cosa semplice e poi non si poteva certo correre il rischio di creare
inutili contrattempi…bisognava cercare di individuare le eventuali
organizzazioni interessate il prima possibile; inoltre non c’era da preoccuparsi
riguardo l’utilizzo di Kaname Chidori, pur essendo una civile, era ormai fin
troppo informata riguardo le loro procedure.
“Ricevuto Colonnello Mardukas!
Sarà fatto. Le farò giungere notizie.” rispose Melissa con uno strano sorriso
divertito ed uscì.
“Ah! Che delusione!”
“Che cosa c'è che non va Kurz?”
“Già mi immaginavo una bella
ragazza dai capelli lunghi e gli occhi dolci, invece guarda qua...sembra un
maschio!”. Rispose il ragazzo, deluso ed amareggiato, appoggiando la foto del
soggetto sul tavolo.
“Per me non ci sono problemi,
anzi, i suoi capelli corti saranno meno di intralcio in caso di pericolo”.
Affermò Sousuke con espressione compiaciuta sul volto.
“Ma insomma Sousuke! Non capisci
proprio niente, quelle con i capelli corti non sono ragazze ma...”.
Melissa prese Kurz per un
orecchio e, tirando, lo costrinse ad alzarsi.
Quando furono faccia a faccia
disse con voce minacciosa “Cosa stavi dicendo? Se non sono ragazze, allora cosa
sono?”.
Kurz deglutì e balbettò “Stavo
dicendo che...non sono ragazze ma...sono talmente belle che sembrano delle Dee!
Come te!”.
“Così va meglio...” annuì
soddisfatta la ragazza e lo lasciò ricadere violentemente sulla sedia “E adesso
sbrigati che dobbiamo partire tra poco!”.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Erano le undici e mezza del mattino ed un sole caldo e luminoso era già alto in
cielo.
Kaori era in piedi ormai da diverse ore mentre Ryo, come al solito, stava
beatamente dormendo nel suo letto.
“Ma insomma! Quando ha intenzione di svegliarsi quel disgraziato? Tocca fare
sempre tutto a me in questa casa!” pensò la ragazza tra sé e sé “Ma adesso gli
faccio vedere io!”
Si fiondò immediatamente in cucina, si avvicinò al lavandino e si accinse a
riempire di acqua gelida un grande secchio giallo di plastica con un’espressione
alquanto sadica dipinta sul viso.
Appena ebbe finito, salì faticosamente le scale fino a portarsi al piano
superiore dove era situata la camera di Ryo.
Girò silenziosamente la maniglia della porta ed una volta entrata furtivamente
nella stanza, senza far rumore, si preparò, fece un bel respiro profondo, prese
la mira, e…
SPLASH!!!!
lanciò l'acqua in direzione del letto.
Nel momento in cui venne investito dall'ondata gelata, Ryo, saltò fuori dalle
lenzuola gridando a squarcia gola “Yahhh!!! Ma cos'è sei impazzita?! Vuoi farmi
morire?!”
“Tanto...per quello che servi! Non fai altro che dormire!” ribatté Kaori
visibilmente irritata.
“Sai che ore sono? E' quasi mezzogiorno! Ed il mattino ha l’oro in bocca!! Che
ci fai ancora a letto?!”
“Ho lavorato tutta notte io!...avrò pur bisogno di un po’ di riposo..” rispose
tranquillo Ryo iniziando a sbottonarsi la camicia bagnata; stranamente la notte
precedente era andato a dormire con i vestiti addosso in quanto, essendo tornato
a casa particolarmente ubriaco, non era stato in grado di svestirsi.
Rimasto a torso nudo e mettendo in bella vista i suoi pettorali scolpiti, iniziò
a togliersi anche i pantaloni incurante del fatto che la ragazza fosse ancora
presente.
Kaori divenne improvvisamente di tutti i colori e la sua testa prese a fumare.
“Sei un pervertito!!! Non ti sei accorto che c’è una ragazza nella tua
stanza??!!!” gridò esasperata ed ancora molto imbarazzata.
“Veramente no…scusami, ma io non la vedo…dov’è che sarebbe?” disse Ryo facendo
finta di guardarsi intorno.
A quel punto Kaori non ci vide più! Tremante per la rabbia, sfoderò il suo
poderoso ed infallibile martello da 101t e dopo aver centrato l'uomo in piena
faccia ed averlo spiattellato sul pavimento, lasciò la stanza sbattendo la
porta.
“Sto cafone!!! Ma che lavorato e lavorato! Sarà stato in giro per locali fino a
questa mattina quello scansafatiche e lazzarone!” borbottò tra sé e sé Kaori
mentre con passo “delicato” scendeva al piano di sotto.
La ragazza si mise poi le scarpe, uscì di casa come un furia e si diresse verso
la stazione…la giornata non era proprio iniziata nel migliore dei modi.
Dopo aver aspettato che la sua partner fosse uscita, Ryo si riprese e si
risollevò dal pavimento, che ormai si era modellato al suo corpo, cercando di
darsi un minimo di tono.
Mentre osservava però il solco provocato dal pesante martello, non poté impedire
alle sue labbra di incurvarsi lievemente, le quali andarono così a formare un
sorriso dolce e divertito; come ogni mattina era riuscito a ricevere il suo
particolare buongiorno, da parte della socia che tanto adorava e che per lui era
diventata ormai un punto fermo.
ETCHIU!!!
Starnutì talmente forte che quasi fece tremare le pareti.
“Accidenti!!! L’acqua era proprio ghiacciata!!...quella pazza!!” e continuando a
borbottare si diresse verso il bagno con il desiderio di una bella doccia
bollente.
Durante il tragitto Kaori si girò di scatto diverse volte, costringendo Kurz a
nascondersi o fingersi un passante qualunque per non essere scoperto.
“Uff! Questa ragazza mi sta facendo penare...” disse il soldato a sé stesso
“Forse dovrei provare ad avvicinarla!”
Mentre Kurz era impegnato nei suoi ragionamenti Kaori si fermò di colpo.
Due giovani ragazze, forse ancora liceali, stavano parlottando tra loro
animatamente.
“Ti dico che è un ragazzo! E' anche così carino! Guardalo...Dici che potrei
invitarlo a bere un caffé?” disse una delle due senza accorgersi di aver alzato
troppo la voce.
Kaori si girò di scatto, prese la ragazza per il colletto della camicetta e la
strattonò.
“IO SONO UNA RAGAZZA! HAI CAPITO?!” poi si rigirò e se ne andò via irritata.
“Ma guarda te che giornata mi doveva capitare...ci mancavano solo queste due
oche miopi! oggi sono veramente nervosa! Mi va tutto storto!” pensò camminando
velocemente tra la folla.
Kurz rimase esterrefatto dalla scena alla quale aveva appena assistito.
“Che caratterino! Sembra qualcuno di mia conoscenza...forse è meglio starle alla
larga, almeno per ora.”
Finalmente, dopo una passeggiata di circa venti minuti, arrivarono a
destinazione.
La stazione era piena di gente a quel ora, c'erano molti turisti con le
famiglie, pendolari e dipendenti delle ferrovie addetti alla sorveglianza.
Kurz si mescolò alla folla osservando da lontano il suo obiettivo.
“Anche oggi nessun lavoro! Se continuiamo così andremo in bancarotta...e non
certo per colpa mia!”si lamentò Kaori osservando sconsolata la lavagna vuota.
“Dannazione! Ma cosa sta facendo quel imbecille?! Deve venire proprio qui?!
Giuro che la prossima volta...” Mao non riuscì a finire la frase che venne
circondata da un gruppo di cani.
“Cosa avete da agitarvi tanto maledetti cagnacci!!! Non ho già abbastanza
casini?!”
“Tutto bene Sorellina?” chiese Kurz alla sua compagna che era appostata con l'AS,
in modalità invisibile, grazie al dispositivo ECS, fuori dalla stazione.
“Ho quasi schiacciato un paio di macchine, rischiato di prendere a calci dei
tizi in bicicletta e fatto esplodere un idrante bagnando tutti i passanti! Senza
contare che ora sono incastrata nel parcheggio per colpa di un idiota! Secondo
te come sta andando?!” ripose in tono alterato Melissa.
Il ragazzo ridacchiò sottovoce per non farsi sentire.
“Ti capisco, pilotare quel bestione in mezzo al traffico non è una
passeggiata!”.
Intanto Kaori si avviò verso l'uscita nord della stazione, oltrepassò le porte
scorrevoli e raggiunse la fermata dell'autobus.
Era una giornata molto calda ed il cielo era completamente libero da nuvole.
“Dovrebbe arrivare tra cinque minuti” pensò la ragazza consultando gli orari
“Speriamo che faccia in fretta perché ho una strana sensazione”.
Nel frattempo Sousuke stava andando a prendere Chidori a casa.
Si avvicinò all'abitazione con circospezione e, stando ben attento a non essere
seguito da qualcuno, salì le scale del condominio.
Una volta arrivato al piano giusto, controllò per l'ultima volta alle sue spalle
e poi, suonò il campanello di Kaname.
“Chi è?” chiese la ragazza attraverso la porta “Se sei un venditore ambulante
non mi serve nulla!”.
“Sono Sagara...Aprimi per favore!” rispose il ragazzo tenendo la voce bassa.
Kaname prese le chiavi, ne infilò una nella serratura e con calma le fece fare
tre giri.
Appena ebbe dato l'ultimo colpo, Sousuke, aprì la porta e la superò in un attimo
richiudendosela immediatamente alle spalle .
“Ma cosa stai facendo? Ti sei bevuto il cervello?” chiese la ragazza iniziando a
perdere la pazienza.
“Ora non posso dirti niente, devi venire subito con me...non abbiamo molto
tempo!”
Nel pronunciare queste parole, il ragazzo, sentì un ticchettio provenire dalla
parte opposta della stanza.
In fondo alla stanza, vicino alla finestra, c'era un tavolino rotondo sul quale
era posata una scatola rosa con un fiocchetto rosso sul coperchio.
“Attenta Chidori! Potrebbe essere una bomba!” così dicendo Sousuke si fiondò
verso il tavolino, afferrò il pacchetto e lo gettò dalla finestra.
Sia Sousuke che Kaname si tapparono le orecchie in attesa dello scoppio che non
arrivò mai.
Dopo qualche secondo tolsero entrambi le mani.
Sousuke iniziò a sudare freddo guardando il viso irritato della sua amica.
“Razza di guerrafondaio! Fissato con la guerra! Stupido!” lo rimproverò Kaname
colpendolo ripetutamente con l'harisen.
“Ma Chidori...” cercò di difendersi lui.
“Ma Chidori un bel niente! Hai appena buttato dalla finestra la sveglia che mi
ha regalato Kyoko questa mattina!”.
Sousuke, dispiaciuto si scusò “Mi dispiace...mi impegno a risarcirti del danno
che ho causato.”
La ragazza lo fissò per qualche secondo appoggiandosi una mano sul fianco e l'harisen
sulla spalla destra, poi sospirò.
“Lascia stare, non importa. Se dovessi risarcirmi ogni volta che combini un
guaio andresti in bancarotta nel giro di tre giorni.”
Quella mattina al Cat's Eye c'era meno gente del solito, infatti non c'era
proprio nessuno.
“Ciao Kaori, come sta andando la giornata oggi?” chiese Miki vedendo il viso
provato della sua amica.
“Lascia stare che è meglio! Ho proprio bisogno di una buona tazza di caffè!”
rispose la ragazza sedendosi al bancone.
“Te lo preparo subito...” affermò Miki mentre finiva di asciugare una tazzina
che aveva in mano.
“Ryo sta ancora dormendo vero?”
“Guarda…non me lo nominare!” rispose Kaori un po’ innervosita.
Miki, sospirando, mise a posto l’asciugamano e si apprestò a prepararle il
caffè…quei due erano davvero impossibili!
Fuori dal locale Kurz si procurò un giornale all'edicola vicina e si avviò verso
la porta del negozio.
“Io ti aspetto qua fuori...mi raccomando!” gli comunicò Mao attraverso la
ricetrasmittente.
“Siiiii! Non ti devi preoccupare sorellina...” rispose il ragazzo in tono
baldanzoso ed entrò.
“Buongiorno!” salutò con il gesto di una mano e si avvicinò al bancone.
Scelse un posto né troppo vicino né troppo lontano da Kaori ed aspettò di essere
servito.
“Ciao! Cosa posso fare per te?” chiese Miki in tono cordiale.
Kurz vide la bella ragazza e non riuscì a resistere.
“Beh! Ci sono tante cosa che una bella ragazza come te potrebbe fare per me...”
disse con lo sguardo da seduttore prendendole la mano.
“Questo tipo assomiglia a Ryo!” pensò sconsolata Kaori osservando il
comportamento di Kurz.
“Ah! Sei incorreggibile!” si lamentò Mao che aveva ascoltato la conversazione
dall'AS.
Miki rimase un attimo interdetta, ma quando stava per rispondere, apparve
“magicamente” Umibozu.
“Lascia stare Miki, servirò io questo ragazzo...Tu torna pure da Kaori” disse
l'uomo in tono minaccioso, piantandosi con tutta la sua mole davanti a Kurz.
“Pauuura!!! E quest'energumeno da dove è sbucato? Più che un barista sembra un
mercenario!” pensò il ragazzo alzandosi di scatto per un riflesso condizionato.
“C'è qualcosa che non va?” chiese Umibozu senza smettere di fissarlo in modo non
molto cordiale.
“N-No no, tutto bene grazie” rispose Kurz risedendosi con cautela.
“Vorrei solo un cappuccino per favore.”
Umibozu si girò e si avviò verso la macchinetta del caffè.
Durante tutto il resto della giornata Kurz e Mao seguirono Kaori finché non
tornò a casa.
Appena entrata nel loro appartamento Mao si precipitò ad aprire il frigorifero
dicendo “Oh! Non c'è niente di meglio di una bella birra fresca dopo una
giornata stressante come questa. Ne vuoi una anche tu Kurz?”.
“Si grazie sorellina...Ho una gran voglia di bere anche io!” rispose il ragazzo
entrando in casa.
Aspettò seduto al tavolo qualche secondo e poi, vedendo che l'amica non tornava,
si recò in cucina.
Stava per dire qualcosa ma venne preceduto da Melissa.
“Passami subito il telefono! Muoviti!”
“Se pensi che salga in macchina con te ti sbagli di grosso sai?! Sei ancora un
minorenne! Non dovresti guidare!” esclamò Kaname piantandosi fermamente davanti
alla macchina.
“Ma Chidori...così faremo molto prima e poi sono perfettamente in grado di
pilotare un AS figurati se non riesco a guidare un'auto.” cercò di convincerla
il ragazzo.
Kaname rimase pensierosa per qualche minuto e, poi, decise di accettare.
“E va bene salirò...però, a condizione che non superi i trenta chilometri
all'ora.”
“Ma non arriveremo mai...ci vorrà un sacco di tempo.” protestò Sousuke, ma
Kaname fu intransigente.
“Queste sono le mie condizioni, prendere o lasciare!”
Suo malgrado Sousuke fu costretto ad accettare, quando stava per accendere il
motore dell'auto ricevette una telefonata.
“Pronto sono Sagara...Si..Tre casse, ricevuto!”
Scese di corsa dall'auto dicendo a Kaname di aspettarlo e si diresse verso il
negozio più vicino.
Dopo qualche minuto tornò, aprì il baule dell'auto e vi posò tre casse.
Quando rientrò, Kaname, gli fece una domanda “Chi era al telefono? Dove sei
andato?”
“Era Mao, mi ha incaricato di comprare tre casse di birra...”
La ragazza sfoderò il suo harisen e lo colpì in testa.
“Ti vuoi rendere conto che sei un minorenne! Non puoi andartene in giro con tre
casse di birra e per di più in macchina!”
Sousuke la rassicurò dicendo che sarebbe stato prudente e che sarebbe andato
tutto bene, quindi, finalmente riuscirono a partire.
Dopo circa due ore e mezza di viaggio passate ad essere insultato dagli altri
automobilisti perché andava veloce come una lumaca zoppa, Sousuke era quasi in
trance.
Ad un certo punto suonò il cellulare.
“Pronto, sono Sagara!” rispose il ragazzo risvegliandosi ed attaccando il viva
voce.
“Dove diavolo sei finito con quelle birre? Le stai fabbricando per caso?! Muoio
di sete io!”
“Mi dispiace Mao, ci sto mettendo più tempo del previsto...” iniziò a scusarsi
il ragazzo ma venne interrotto.
“Ehi! Cosa stai facendo in macchina con la piccola Kaname? Dopo mi racconterai
tutti i dettagli vero? State attenti a non tornare in tre mi raccomando!”
“Kurz sei tu? Non capisco cosa vuoi dire...tornare in tre? spiegati meglio”
rispose il ragazzo confuso.
“Ridammi la cornetta razza di depravato! E tu Sousuke vedi di arrivare il prima
possibile mi hai capito?” Intimò la ragazza in tono minaccioso.
“Ricevuto!” esclamò Sousuke accelerando improvvisamente.
Kaname stava per protestare ma, questa volta, il ragazzo la anticipò.
“Mi spiace Chidori, lo so che un minorenne non dovrebbe fare certe cose, ma io
non sono un ragazzo qualunque!”
La ragazza rimase così colpita da questa affermazione che non se la sentì di
controbattere.
In meno di un'ora e mezza arrivarono a destinazione senza problemi.
Sousuke prese le casse di birra, e si avviò verso la porta insieme a Kaname, che
suonò il campanello.
Melissa si precipitò ad aprire “Ciao Kaname! Da quanto tempo non ci vediamo!”
esclamò abbracciando la ragazza.
Poi spostò lo sguardo su Sousuke.
“Finalmente! Ce ne hai messo di tempo...guarda che l'acceleratore non è un
optional!”disse in tono sarcastico prendendo una birra.
“Mi dispiace è che ho avuto degli imprevisti...” iniziò a scusarsi il ragazzo.
Melissa, mentre stava tracannando la birra, vide la faccia depressa del suo
amico e posò la bottiglia.
Si recò verso di lui e, dopo avergli passato un braccio attorno alle spalle
disse:
“E dai! Non fare quella faccia adesso...non ce l'ho con te idiota!”.
Kaname, osservando quella scena, si sentì sollevata “Cominciavo a sentirmi in
colpa...”
I pensieri della ragazza vennero interrotti da Kurz che le corse in contro
imitando Mao.
“Ehi Kaname! Quanto tempo!” disse tentando di abbracciarla.
Sfortunatamente per lui, fu prontamente acchiappato per il colletto della
camicia da Mao, e scaraventato a terra.
“Stai buono tu! E mantieni le distanze di sicurezza!”
“Ma io volevo solo salutarla!!!Sei cattiva!!!” protestò il ragazzo in modo tale
da far scoppiare a ridere le ragazze, mentre Sousuke, ovviamente, rimase
perplesso.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
“Ryo!! Sono a casa!...potresti venire ad aiutarmi, per favore?” disse Kaori
mentre a fatica chiudeva la porta d’ingresso con il piede destro, avendo
entrambe le braccia occupate da tre pesanti sportine di plastica.
Prima di rientrare a casa, aveva pensato bene di passare al supermercato per
fare la spesa, in quanto il frigorifero era totalmente vuoto, e se non volevano
vivere d’aria, era ciò che bisognava fare.
Era rincasata davvero distrutta e la giornata si era rivelata assai stancante,
nonostante non avesse fatto nulla di particolare, ma si sa, giornate così
capitano ed avere quelle pesanti borsine in mano, non l’aiutava di certo a
sentirsi meglio.
Aspettò ancora un attimo nell’ingresso, in attesa di qualche movimento da parte
del suo socio, ma nulla.
Il silenzio regnava sovrano e non sembrava proprio che qualcuno stesse
accorrendo in suo aiuto.
Possibile che Ryo non fosse in casa? Eppure le sembrava di percepire la sua
presenza; è vero che non era una sweeper abilissima e che i suoi sensi non erano
ancora particolarmente sviluppati, ma una cosa sulla quale certamente non poteva
sbagliarsi, era avvertire se Ryo fosse o non fosse nei paraggi.
Improvvisamente si rese conto di un leggero, quasi impercettibile, ronzio
proveniente dal divano; incuriosita posò lentamente le borse e senza far rumore,
si affacciò sul sofà, andando oltre ai cuscini, e lì vide spuntare un famigliare
ciuffo di capelli neri.
Ryo stava dormendo, serenamente spaparanzato sul divano, con la sua solita
espressione da idiota e questo per via di una delle sue consuete “care e
preziose” riviste che si trovava aperta sul suo addome, e che si alzava e si
abbassava a causa del respiro.
Kaori era davvero stupita…come riuscisse ad addormentarsi, pur leggendo uno di
quei giornalini osceni, era un vero mistero anche se, forse per lui, leggere una
rivista così era come leggere un fumetto per bambini!
Sospirando, si chinò su di lui e lo coprì con un plaid, che si trovava su un
bracciolo del divano, e poi pensò bene che era il caso di riporre quel oscenità
in un altro posto, o meglio ancora, di riporla “gentilmente” nel cestino della
spazzatura! Prendendo in mano, quel vergognoso giornaletto, fu però costretta a
darci un’occhiata e ne rimase totalmente paralizzata.
“Che schifo! Ma come sono conciate? E che razza di posizioni sono??!”
Era questo che, una Kaori scandalizzata e basita, stava pensando tra sé e sé ed
era così assorta nelle sue riflessioni, che non si accorse del fatto che Ryo era
sveglio.
“Ammettilo…piacciono anche a te…non è vero?” disse Ryo avvicinandosi a lei in
tono malizioso.
Al sentire quelle poche parole bisbigliate al suo orecchio, Kaori si riprese, si
ricordò cosa teneva in mano e velocissimamente gettò quella rivista in faccia a
Ryo con tutta la forza che aveva in corpo.
“SEI UN VERO CRETINO!!! Ma come osi??!!! Brutto pervertito maniaco che, al posto
di lavorare, legge queste sconcezze! Alla prima occasione...giuro che te le
faccio volare!! Non ne troverai più neanche una in casa!”
E dicendo questo lo sguardo di Kaori passò da incavolato nero a diabolico…aveva
già in mente un’idea per come fare.
“NO!!! Ti prego!!!! Questo no!!! Tutto ma non questo!!!! Non puoi togliermi il
piacere della lettura” urlò Ryo piangendo e supplicando inginocchiato davanti a
lei.
“Io ne ho bisogno…come posso riuscire altrimenti a distrarmi avendo sempre un
mezzo uomo come te che gira per casa?”
Questa ultima frase gli uscì dalla bocca senza che se ne accorgesse, era uscita
in maniera spontanea, ormai era davvero spacciato…la sua fine era vicina.
Cercò di scappare, ma si rivelò un vano tentativo. Kaori l’aveva già brancato
per il collo e prendendo bene la mira, gli spiattellò sul cranio il più pesante
kompeito facente parte del suo arsenale.
“MEZZO UOMO A CHI??!!!! BRUTTO STRONZO!!!! E muoviti con quelle borse!!!” e
veramente furente si diresse verso la cucina.
Nel frattempo nell’adiacente palazzina, un profumino davvero invitante si stava
diffondendo per l’appartamento, a testimonianza del fatto che l’ora di cena era
ormai prossima.
“Ragazzi! E’ pronto in tavola! Presto…Ho cucinato la mia famosa paella!”
A parlare era stato Kurz che, con ancora il grembiule addosso, stava portando in
tavola il piatto da lui preparato.
Si trattava di un grande piatto da portata ricco di riso, verdure e pesce.
Aveva preferito cucinare una paella di solo pesce in quanto, a lui dava molta
più soddisfazione fatta così; non andava matto per il pollo e giustamente il
cuoco deve pur cucinare anche in base ai suoi gusti, no? Dopo la fatica, almeno
un po’ di piacere! E se questo non fosse bastato, aveva anche aggiunto un
ingrediente segreto…
In quel istante fecero il loro ingresso nel salotto Kaname e Sousuke.
Lei aveva appena finito di sistemare i suoi bagagli nella piccola stanza
assegnatale, quando sentì che era pronta la cena; tra l’altro si era rivelata
una vera impresa farci stare tutte le sue cose, perché ne aveva talmente tante
che potevano bastare per un anno! Bisogna però capire che una ragazza deve
essere sempre pronta ad ogni evenienza, specialmente se questa, ha il piacere di
conoscere un certo elemento chiamato Sousuke Sagara!
Quest’ultimo invece, dopo essersi ripreso dal rientro che l’aveva lasciato un
po’ perplesso, aveva pensato di controllare tutte le sue armi di attacco, di
difesa, bombe, mine e quant’altro per essere certo di non trovarsi impreparato
in caso di fuoco nemico.
“Che buon profumino Kurz…davvero invitante” disse Chidori estasiata mentre
prendeva posto a tavola.
“Oh, Piccola Kaname…sappi che ho cucinato questo piatto con tutto il mio amore!”
Dopo che anche Sousuke si sedette, Kurz si tolse il suo bellissimo grembiulino
con gli orsetti, in attesa che Mao, l’unica ancora assente, venisse a mangiare.
“Allora Sorellina…ti muovi?! Noi tutti abbiamo fame! Inoltre non sei curiosa di
assaggiare la super prelibata paella alla Weber che è capace di inebriare ogni
papilla gustativa?”
Melissa si trovava posizionata davanti ad una delle finestre dell’appartamento,
dalla cui veneziana abbassata, si intravedeva la lente di un telescopio.
Purtroppo, per ora, potevano osservare la loro protetta soltanto in quel modo,
in quanto, “stranamente” non erano ancora riusciti a piazzare nemmeno una
cimice.
“Però forzuta la ragazza…sicuri che abbia bisogno di protezione?” sussurrò Mao
ancora sbalordita per la scena appena vista.
C’era una cosa, tuttavia, che non le tornava ed era come cavolo avesse fatto
quella ragazza a tirar fuori quel arnese così pesante dal nulla! Incredibile!
Sembrava come comparso magicamente! Doveva assolutamente scoprire come aveva
fatto.
Avrebbe potuto essere molto utile, soprattutto per tenere a bada un sergente di
sua conoscenza.
Sentendo le urla di Kurz che la stava chiamando, Melissa si ridestò.
“Arrivo, arrivo!... Non vedo l’ora!” aggiunse in tono sarcastico. In effetti, in
casa della Makimura, sembrava essere tornato tutto tranquillo quindi, per questo
motivo, poteva anche concedersi una piccola pausa, considerando che il suo
stomaco cominciava a reclamare cibo.
Entrò nella sala da pranzo e vide già tutti i suoi compagni seduti a tavola,
tranne Kurz, che in piedi con le braccia incrociate, la stava visibilmente
aspettando, per poter poi illustrare il suo piatto ed iniziare finalmente la
cena.
“Finalmente! Ora siamo tutti pronti per gustare la mia strepitosa paella alla
Weber!” disse tutto contento ed orgoglioso il sergente dai capelli biondi
siccome era certo che avrebbe ricevuto grandi complimenti.
“Ah si? Addirittura alla Weber?” disse Melissa scettica, girando lievemente la
testa e rimpicciolendo gli occhi.
“Si, addirittura! Anche perché non è la solita paella…è speciale per via di un
particolare ingrediente che ho deciso di aggiungere!”
Al sentire quelle parole Mao si preoccupò. Aveva uno strano presentimento.
Si sedette ed osservò con grandissima attenzione e paura il piatto che si
trovava di fronte. C’erano dentro carote, sedano, piselli, gamberi, peperoni,
prezzemolo, calamari, cozze e…e…
“GRANCHI!!!!!! I MIEI GRANCHI!!!!!! Ma allora è un vizio!!!!!! Ce l’hai con
me!!!! Sono andata apposta a comprarli, prima di arrivare qui, e mi sono costati
un occhio!! Quelli valgono più dell’oro!!! Ed erano i miei!!! Brutto
troglodita!!!”
Melissa era talmente furente da essere già sul “piede di guerra”.
Si era alzata di colpo, scaraventando la sedia a terra, e con una gamba sul
tavolo, stava puntando una forchetta sulla carotide di Kurz.
“Aspetta Sorellina…avanti ragioniamo…non c’è bisogno di essere così aggressive…è
solo che ho visto quei granchi nel frigorifero ed erano perfetti… per la… mia…”
Kurz non riuscì nemmeno a finire la frase.
“Aiuto!! Quel suo sguardo omicida mi fa venire la tremarella!” pensò il ragazzo
terrorizzato mentre continuava a deglutire freneticamente, iniziando a sudare
freddo. Doveva cercare di calmarla.
“Farò tutto quello che vuoi! Ti prego…giuro che non toccherò mai più i tuoi
granchi…ma per piacere lasciami andare!!! Ho anche fame!”
“E va bene!! Per questa altra volta passi…ma devi assolutamente ricomprarmeli!!
E non voglio una sola scatola…ne voglio almeno cinque! E le dovrai pagare tutte
di tasca tua, sono stata chiara??!”
“Si, signora! Giuro di essere pentito!” rispose Kurz mettendosi sull’attenti.
“Bene…anche perché il mio era un ordine Sergente.” Disse Mao con tono
autoritario.
Chidori e Sousuke nel frattempo avevano preferito non interferire ed osservare
tranquilli la scena, in quanto sapevano bene che, mettersi tra Mao, le birre ed
i granchi era come firmare la propria condanna a morte.
La cena si era svolta nel più totale silenzio, con Kaori che non aveva quasi
toccato cibo, essendo particolarmente adirata col suo socio che come suo solito
se ne era uscito con una battuta infelice, e con Ryo che si abbuffava anche per
lei, in modo tale da essere impegnato e non dover parlare; in realtà non aveva
proprio l’intenzione di parlare, essendoci un' altissima probabilità che
emettendo qualsiasi suono, avrebbe potuto soltanto peggiorare la situazione.
Ora Ryo si stava preparando per uscire, in quanto come ogni sera, non poteva
certo perdere il suo consueto giro dei più rinomati locali di Shinjuku; aveva
bisogno di un po’ di sano divertimento dopo essere stato tutto il giorno chiuso
in casa a “leggere”.
Kaori, invece, stava lavando i piatti, sempre in silenzio, fin quando non si
rese conto che il suo socio stava per uscire di casa per una delle sue solite
notti brave.
In quel istante si ricordò della strana sensazione che l’aveva accompagnata per
tutta la giornata e della sua intenzione di riferire tutto al socio nel momento
in cui fosse rientrata in casa; purtroppo poi si era verificato quel episodio
della rivista e le era passato di mente.
Allora lasciò perdere i piatti e con ancora addosso i guanti di plastica bagnati
e ricoperti di sapone, si precipitò nell’ingresso sperando di trovarci ancora
Ryo.
Ryo aveva ormai già la mano sulla maniglia della porta quando si sentì chiamare
da Kaori.
“Che c’è?” rispose un po’ scocciato. “Sto uscendo!”
Kaori decise di soprassedere riguardo al suo tono e continuò un po’ titubante:
“Senti…oggi ho avuto una strana sensazione…”
“Di che tipo?” rispose lui voltandosi verso di lei.
“Beh…ho avuto l’impressione di essere seguita…”
“Sei sicura? Non è che per caso era semplicemente qualcuno che stava facendo la
tua stessa strada?”
“No, ti dico! E’ vero…non sarò la migliore del mondo…ma oggi qualcuno mi ha
seguita! Ne sono sicura. Ho percepito questa sensazione più volte durante l’arco
della giornata!” disse Kaori con tono fermo guardando Ryo dritto negli occhi.
Lo sguardo di lui si fece serio; che fosse uno dei tanti che voleva fargli la
pelle? Prendersela con Kaori era certamente la via più semplice.
“Va bene…allora facciamo così…domani verrò insieme a te ok? Così controlleremo
se c’è realmente qualcuno che ti sta pedinando” disse Ryo cercando di
tranquillizzare la sua partner.
“Davvero?” rispose la donna speranzosa.
“Si…e poi non dire che non faccio mai nulla per te!” Disse con tono scherzoso
abbozzando un lieve sorriso.
“Ora stai tranquilla e vai a letto.”
Kaori facendo un cenno affermativo con il capo e sentendosi più serena, ritornò
in cucina per finire di lavare i piatti e Ryo se ne uscì.
Appena fuori dalla porta assunse però un’espressione pensierosa…più che andare
per locali, quella sera, era il caso di chiedere un po’ in giro e mettendo le
mani in tasca, si apprestò a scendere le scale.
OOAOOH!!!
Il sergente maggiore, dai corti capelli neri e dagli occhi viola, aveva appena
sbadigliato stiracchiandosi ed inarcando indietro la schiena sulla piccola
sedia, posizionata di fronte al telescopio.
“Bene…Kaori è andata a letto e il suo coinquilino è uscito di casa. Chissà per
andare dove…Ah, questi giapponesi!” disse mentre si alzava e si dirigeva verso
gli altri che erano accomodati sul divano.
Chidori stava tranquillamente leggendo un classico della letteratura giapponese
Genji Monogatari, Kurz stava predisponendo le ricetrasmittenti da inserire in
casa della Makimura il giorno seguente e Sousuke stava controllando gli inneschi
delle sue bombe, come la se la cosa fosse la più normale del mondo.
Infatti Kaname non era per niente tranquilla e con un occhio vigile controllava
ogni suo movimento. Sapeva benissimo che era un perfetto soldato ma, nonostante
si fidasse ciecamente di lui, il vederlo armeggiare con quei congegni non le
consentiva di leggere con attenzione il suo libro.
Dopo la quinta volta che rileggeva la stessa riga, la ragazza non si trattenne
più “Senti Sousuke...ti manca ancora molto?”
“In che senso?” rispose il ragazzo continuando la sua attività.
“Intendevo dire...fra quanto finirai di controllare quelle cose?” specificò
meglio Kaname indicando le bombe poste in ordine sul tavolo.
“Intendi le mie bombe? Dovrei impiegarci ancora trenta minuti circa...”
Kaname, cercò di rimettersi a leggere ma proprio non ci riusciva “Senti Sousuke...”
ricominciò “Devi proprio armeggiare con quelle bombe vicino a me? Non puoi
andare da un'altra parte?”
“Beh...non è strettamente necessario che io stia qui, le bombe si possono
controllare in qualsiasi posto sai...” iniziò a spiegare il ragazzo, contento di
ricevere attenzioni da Kaname “Se vuoi posso insegnarti come...”.
“Ma cosa hai capito?! Io voglio solo che ti sposti!!!” rispose Kaname irritata
alzandosi.
Sousuke rimase scioccato da quella risposta, non riusciva proprio a capire che
cosa aveva sbagliato questa volta.
“Allora signori…ripassiamo i compiti per domani”.
Melissa in piedi davanti a loro e con le mani sui fianchi continuò:
“Sousuke, tu pedinerai e sorveglierai da vicino il nostro obiettivo. Kurz, tu
sarai sull’AS come unità di supporto e Kaname, tesoro, tu starai qui buona in
attesa del nostro ritorno…tutto chiaro?”
“Si, signora!” risposero in coro i presenti.
“Soltanto una cosa, Sorellina…tu che farai?” chiese Kurz curioso.
“Ma è ovvio! Io andrò a prendere il vice-comandante e lo informerò riguardo la
nostra missione. Ed ora…Sousuke! Al lavoro! Sostituiscimi! Io ho già lavorato
abbastanza per oggi. E’ giusto che io mi conceda una bella birra fresca e poi…a
letto!” Enunciò Mao dirigendosi verso il frigorifero.
“Ci penso io, non preoccuparti, sarà un gioco da ragazzi” rispose Sousuke
mettendosi nella sua postazione.
Ne avrebbe approfittato per rileggere e per studiare meglio ogni informazione
riguardo questo loro nuovo lavoro.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
La mattina era arrivata senza grandi imprevisti e Sousuke era già pronto ad
entrare in azione.
Quel giorno sarebbe toccato a lui pedinare la giovane donna.
I due soggetti, lei ed il suo coinquilino, erano già usciti di casa con la
ragazza che camminava serena, mentre il “ragazzo”, con un’aria un po’ assonnata
e svogliata, la seguiva due passi dietro.
Sousuke li stava pedinando a distanza senza mai perderli di vista.
Lui era un professionista e quando lavorava era certamente uno dei migliori.
Non si sarebbe fatto notare, come invece, aveva fatto Kurz.
Stranamente gli venne alla memoria l’episodio in cui il suo compagno biondo
aveva fatto lo stesso con Chidori anni prima; l’aveva pedinata, conosciuta ed
erano pure andati a bere insieme! Inammissibile…per fortuna, che al tempo, era
presente anche Kyoko.
In questo momento si trovava dietro un grande albero che costeggiava la strada,
mentre i due, la signorina Makimura e quel altro individuo, erano fermi davanti
ad una vetrina. Probabilmente lei doveva aver visto un bel vestito.
Da quando stava vicino a Chidori, aveva capito, che per una ragazza indossare
dei begli abiti ed essere sempre presentabile era una cosa molto importante, a
differenza di quello che aveva sempre pensato lui, cioè che un vestito doveva
essere soltanto pratico, ma soprattutto mimetizzabile in caso di attacco.
La giornata per attuare un pedinamento era perfetta; le strade non erano molto
affollate, quindi in caso di necessità la possibilità d’azione era molto più
elevata e poi, lungo il percorso, vi erano diversi luoghi che potevano essere
utilizzati per nascondersi. Comunque nell’eventualità aveva già comprato il
giornale…poteva tornare utile.
Fu questione di un momento. Un flash.
Vide la sua protetta arrabbiarsi ed inveire verso l’uomo dai capelli corvini che
l’accompagnava. Notò che la ragazza stava per tirar fuori qualcosa. Che lei
stesse cercando di difendersi da lui? Che quel tipo volesse rapirla o farle del
male? Se questa fosse stata la sua intenzione ce l’avrebbe fatta di sicuro,
considerata la sua stazza ed il suo fisico. Doveva intervenire.
Che fosse una talpa? Un doppio-giochista? Uno dell’organizzazione che aveva
finto di esserle amico e che stava cercando di plagiarla con l’inganno?
La notte prima, in effetti, l’aveva visto rientrare molto tardi ed il suo
comportamento gli era risultato strano.
Sicuramente era andato ad informare i suoi complici e l’aveva fatto di notte per
evitare che la ragazza lo vedesse. Inoltre la sua faccia non gli piaceva per
niente.
Basta! La situazione rischiava di diventare pericolosa. Era il momento di agire,
il destino di quella giovane era nelle sue mani.
“Kurz, Io vado!” disse Sousuke con voce ferma a Kurz che, nel frattempo, lo
stava seguendo sull’AS.
“COSA??!! COSA VUOL DIRE VAI??!! Ma sei scemo?!”
Troppo tardi…Sousuke era già partito.
“Ma guarda te questo idiota! Chissà cosa gli è passato per la testa stavolta!”
inveì Kurz cercando di mettersi in comunicazione con Melissa.
“Mao! Sono Uruz 6…mi ricevi?”
“Si, Kurz. Che c’è? Sono con il vice-comandante” rispose Melissa.
“Senti, dove ti trovi esattamente?”
“Sono in auto, nei pressi di Shinjuku…perché?”
“Perché quel idiota di Sousuke ha deciso di attaccare il coinquilino della
nostra protetta!”
“CHE COSA??!!!”
“Fai qualcosa…io non posso usare l’AS per una cosa del genere; ti sto inviando
le coordinate del luogo esatto.”
“Perfetto. Ci pensiamo noi. Ah, Kurz…”
“Si?”
“Ricordati i granchi prima di tornare a casa! Altrimenti non ti faccio entrare!”
“Uffa! Si” rispose scocciato Kurz chiudendo la comunicazione.
“Ma tu dimmi a cosa deve pensare questa qui in un momento del genere!!”
Mentre il Sergente Maggiore ed il suo sottoposto stavano discutendo
animatamente, il vice-comandante, seduto sul lato del passeggero, stava leggendo
con attenzione i rapporti riguardo alla missione, in quanto avrebbe dovuto
recarsi dalle autorità competenti giapponesi, in via diplomatica, per ottenere
supporto e collaborazione; dovevano assolutamente evitare che ostacolassero le
loro operazioni.
Quando sentì però la parola coinquilino, andò subito a controllare, tra le
carte, la sua scheda per scoprirne l’identità; Sousuke non avrebbe mai attaccato
senza un ragionevole dubbio.
Si sorprese nel notare che non vi erano informazioni sul conto di quel uomo, ed
era molto strano visto che erano poche le cose che sfuggivano alla Mithril, e vi
era soltanto una sua fotografia.
Rimase di sasso.
Per un istante, il vice-comandante, non poté evitare di rimanere sbigottito.
Ecco perché non erano riusciti a trovare informazioni su di lui…quella
fotografia…
Dopo un secondo Melissa ricevette, sul computer di bordo dell’auto, una Jeep di
proprietà della Mithril, il messaggio inviatole da Kurz.
“Sergente Maggiore Mao, dobbiamo intervenire immediatamente. Potrebbe succedere
di tutto” ordinò con voce autoritaria, ma calma il Tenente Colonnello, quando la
ragazza terminò la conversazione.
Dopo il leggero stupore iniziale era tornato, come sempre, ad essere freddo ed
impassibile con i suoi occhi di ghiaccio.
“Si, signore! Non si preoccupi…farò volare quest’auto!” Rispose Mao premendo,
con tutta la sua energia, il pedale dell’acceleratore; dovevano arrivare il
prima possibile sul luogo indicato.
Sousuke era entrato in azione con l’intenzione di salvare la sua protetta, non
poteva fallire.
Fece un esame veloce di quale delle sue tante armi avesse potuto usare
considerando anche il contesto ambientale.
Alla fine optò per la sua affezionata pistola con silenziatore; i pugnali era
meglio non usarli e le bombe a mano rischiavano di creare troppo scompiglio,
ripensando a tutte le volte che le aveva usate e ripensando a Chidori, che ogni
volta, gli aveva rigorosamente picchiato in testa il suo micidiale harisen.
Uscì dal suo nascondiglio, tirò fuori la sua arma e sparò.
Kaori era pronta a scaraventare su Ryo uno dei suoi pesantissimi martelli, in
quanto aveva osato dirle di nuovo che quel abito, che tanto le piaceva, sarebbe
stato molto meglio indosso a Miki, ma non ne ebbe il tempo.
Ryo l’afferrò per la vita e la buttò a terra proteggendola con il suo corpo.
Nell’arco di un secondo si rialzò e con lei andò a ripararsi dietro l’angolo in
un vicoletto buio.
Non c’era neanche da dirlo. Ryo, con una velocità impressionante, tirò fuori la
sua amica più fedele, la sua Colt Python 357 Magnum.
“Ryo…che succede?” chiese Kaori spaventata non avendo capito cosa fosse successo
e nascondendosi dietro le spalle del suo socio.
“Sshh!” rispose piano Ryo mettendo il dito indice sulle labbra per farle segno
di stare in silenzio.
Non era tranquillo. Fino all’ultimo non si era accorto di nulla, non aveva
notato niente, finché non aveva udito il rumore di un grilletto che scattava.
Chi aveva di fronte, non era un pivello, era qualcuno che sapeva fare il suo
mestiere. C’era mancato davvero poco.
Allora esisteva sul serio qualcuno che seguiva la sua socia, ma il proiettile
appena esploso, non aveva come bersaglio Kaori, ma bensì lui. Sembrava essere la
solita vecchia storia…chi lo desiderava morto questa volta?
Sousuke, appena sparato il colpo, si rinascose dietro un’insegna pubblicitaria.
Era scioccato. Quel uomo era stato capace, con una rapidità allucinante, di
schivare il suo proiettile tanto che questo si era andato a conficcare nella
pavimentazione del marciapiede.
Era riuscito a percepire il pericolo. Non sapeva più che pensare, il suo
bersaglio doveva essere un vero professionista come lui.
La tensione era altissima.
In quel momento si sentì un forte stridio dovuto ad una repentina frenata di una
Jeep che aveva appena posteggiato, in qualche modo, al limite della carreggiata.
In contemporanea le portiere si aprirono e scesero freneticamente due individui,
un uomo ed una donna.
Lei sembrava molto piccola in confronto a lui che invece era un gigante.
Sousuke, nell’attimo in cui vide il suo superiore, il Tenente Colonnello Kalinin,
si pietrificò.
Lo vide girarsi dalla sua parte ed osservarlo con uno sguardo intenso, prima di
dirigersi con passo sicuro verso la ragazza e quel altro che ancora era oscuro
per lui.
Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di Melissa che l’aveva
appena raggiunto e che gliene stava dicendo di tutti i colori.
“Ma dico, ti sei rimbecillito del tutto Sousuke?!! Andare ad attaccare il
brunetto che sta con Kaori?! Che accidenti ti è saltato in mente…si può sapere?!
Cosa hai al posto del cervello, delle scimmie urlatrici?!”
Sousuke non rispose nemmeno, era troppo intento ad osservare cosa stesse facendo
il vice-comandante.
Ryo e Kaori erano ancora nascosti dietro l’angolo, in attesa della mossa
successiva del loro nemico. Avevano sentito anche loro quel forte rumore di
freni ed avevano udito scendere da un auto degli altri individui, forse alleati
di colui che aveva sparato.
Lo sweeper stava per saltare fuori ed agire, quando improvvisamente si presentò
davanti a lui un uomo alto e grosso.
Non riusciva a vederlo bene in volto, essendo contro luce; vedeva solo la sagoma
nera di un grande uomo che lo oscurava dalla luce dei raggi del sole.
“Ciao Ryo. Quanto tempo”.
Quella voce…non poteva essere…
Si sporse leggermente per vedere meglio, quei lunghi capelli argentei erano
inconfondibili.
“Andrey…il puma bianco.” Ryo pronunciò queste parole in maniera quasi
impercettibile.
Subito dopo abbassò la pistola.
“Per oggi basta. Ormai c’è troppo movimento.”
Ed una figura oscura, dal terrazzo di uno dei tanti grattacieli vicini, si
allontanò non lasciando traccia.
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