FULL METAL HUNTER

di XYZ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Ore 19:47 Mare del Giappone. Tuatha de Danaan, cabina di comando.

 

“Aumentare velocità di 8 nodi!”

Ad impartire gli ordini era stato il comandante del sottomarino più all’avanguardia del mondo, il Tuatha de Danaan di proprietà della Mithril; neppure la marina statunitense era in possesso di un gioiello simile e neppure la marina statunitense era certa del fatto che esistesse; per loro era soltanto il “Toy Box”, il sommergibile fantasma!

“Sissignore! Aumentata velocità di 8 nodi”.

Uno dei tanti addetti ai comandi aveva appena eseguito l’ordine impartitogli quando improvvisamente l’addetto al sonar esclamò:

“Obiettivo individuato! Posizione 1-5-8...sono alla portata dei missili”.

“Perfetto...procedete con il lancio”.

Fu digitato il codice di accesso 42bz5 e la chiave di attivazione missili venne inserita e fatta girare in senso orario nella sua apposita fessura.

“Lancio effettuato”.

Il portello missili numero 1 si spalancò facendo uscire una fortissima corrente d’aria...poco dopo l’obiettivo era stato “colpito”.

 

 

“Esercitazione riuscita. Le nostre apparecchiature manuali hanno dimostrato di essere ancora perfettamente efficienti nel caso in cui si dovessero presentare guasti al sistema Danaan. Ottimo lavoro”.

Il comandante, mentre tutti i suoi uomini si rallegravano per il successo, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso, si accinse a prendere con l’altra mano il telefono di bordo.

“Comandante Shinoda..la ringrazio ancora infinitamente per aver partecipato con la sua portaerei ed il suo equipaggio alla nostra esercitazione che ha avuto esiti positivi. Grazie per la collaborazione”.

Appena mise nuovamente a posto la cornetta, la pesante porta metallica, che separava la sala comandi dal resto dell’ala nord del sottomarino, si aprì e fecero il loro ingresso tre dei suoi sottoposti.

“C’aveva fatto chiamare, signore?” chiese il più giovane dei tre, schierati sull’attenti, dai capelli corti castani e dall’espressione tesa.

Il colonnello girandosi e sistemandosi le mani semplicemente dietro la schiena, rispose in tono serio.

“Riposo…Si, vi avevo fatto chiamare…La missione che ho da assegnarvi è di vitale importanza!”  e continuando a fissarli negli occhi proseguì:

“Ed è per questo motivo che dovrà essere compiuta con il massimo riserbo e con la massima professionalità!”.

“Sissignore!” si sentì rispondere con voce perentoria da uno dei soldati.

“Mi scusi, signore, ma...di preciso di cosa si tratta?” domandò il soldato biondo esibendo un’espressione stupita sul volto “Si spieghi meglio...”.

“Si calmi Sergente! Ora avrà modo di venire a conoscenza di tutti i dettagli! Seguitemi nel mio ufficio”.

Con passo sicuro e deciso si diressero tutti quanti verso il luogo in cui, presto, avrebbero scoperto quale sarebbe stata la loro prossima missione che, sicuramente, si sarebbe rivelata non semplice ed alquanto impegnativa.

 

 

Giuntisi il Colonnello si avvicinò alla sua scrivania, si sedette e con professionalità iniziò a digitare qualcosa sul computer.

Dopo pochi istanti si percepì un leggero rumore dovuto alla discesa di un grande proiettore a cristalli liquidi sul quale apparve un mappamondo in tre dimensioni.

“Il luogo in cui dovrete svolgere la vostra missione sarà il Giappone” e mentre il Colonnello pronunciava queste parole, il globo tridimensionale ruotò su se stesso e, dopo un forte ingrandimento, apparve il paese appena nominato.

“Esattamente…signore…in quale parte del Giappone, se posso chiederglielo?” chiese la ragazza di grado superiore che si trovava schierata tra i due soldati.

Il Colonnello scrisse nuovamente qualcosa al computer e, dopo pochi secondi, venne visualizzata sul proiettore una cartina metropolitana.

“Nella zona del Kanto…Tokyo, e più precisamente in uno dei due suoi più importanti quartieri…Shinjuku. Dovrete sorvegliare una ragazza che risiede proprio lì...”.

“Sissignore!” risuonò nuovamente nella stanza.

“E' una ragazza? Possiamo vedere una sua foto?” lo interruppe nuovamente il soldato biondo con aria impaziente.

Il Colonnello lo fulminò con lo sguardo “Il soggetto è questo” e continuò indicando il primo piano di una ragazza dai capelli corti.

“Dai rapporti dell'intelligence inviatici dal Colonnello Testarossa, risulta che il soggetto potrebbe essere un Whispered. Probabilmente altre organizzazioni si sono accorte del suo potenziale, per cui si è reso necessario determinare la formazione di una squadra di sorveglianza, come accadde con la signorina Chidori.”.

Il Sergente biondo guardò la foto e sospirò facendo un’espressione delusa.

Il Colonnello lo ignorò e continuò con la sua spiegazione “Partirete fra un' ora e mezza quindi, andate a prepararvi...Sergente Maggiore Mao, questo è il promemoria della missione.”.

La ragazza si avvicinò, prese dalle mani del Colonnello una cartelletta piena di documenti e, dopo aver salutato militarmente, si avviò verso la porta.

“Sergente Maggiore! Un'altra cosa...pensavo…essendo il soggetto un Whispered, potrebbe essere necessario farla incontrare con la signorina Chidori, visto che il Colonnello Testarossa non è più presente, e questo specialmente nel caso in cui la ragazza in questione, come molto probabile, non dovesse essere a conoscenza di questa sua…diciamo…‘peculiarità’ e quindi avesse in qualche modo bisogno di un sostegno...di qualcuno nella sua medesima situazione…ehm…qualcuno capace di confortarla dopo una rivelazione del genere…insomma non è una cosa da poco…non pensa?” disse tossendo un po’ imbarazzato il comandante avendo paura di essersi esposto troppo; cercare di capire le esigenze di una giovane ragazza non era affatto una cosa semplice e poi non si poteva certo correre il rischio di creare inutili contrattempi…bisognava cercare di individuare le eventuali organizzazioni interessate il prima possibile; inoltre non c’era da preoccuparsi riguardo l’utilizzo di Kaname Chidori, pur essendo una civile, era ormai fin troppo informata riguardo le loro procedure.

“Ricevuto Colonnello Mardukas! Sarà fatto. Le farò giungere notizie.” rispose Melissa con uno strano sorriso divertito ed uscì.

 

 

“Ah! Che delusione!”

“Che cosa c'è che non va Kurz?”

“Già mi immaginavo una bella ragazza dai capelli lunghi e gli occhi dolci, invece guarda qua...sembra un maschio!”. Rispose il ragazzo, deluso ed amareggiato, appoggiando la foto del soggetto sul tavolo.

“Per me non ci sono problemi, anzi, i suoi capelli corti saranno meno di intralcio in caso di pericolo”. Affermò Sousuke con espressione compiaciuta sul volto.

“Ma insomma Sousuke! Non capisci proprio niente, quelle con i capelli corti non sono ragazze ma...”.

Melissa prese Kurz per un orecchio e, tirando, lo costrinse ad alzarsi.

Quando furono faccia a faccia disse con voce minacciosa “Cosa stavi dicendo? Se non sono ragazze, allora cosa sono?”.

Kurz deglutì e balbettò “Stavo dicendo che...non sono ragazze ma...sono talmente belle che sembrano delle Dee! Come te!”.

“Così va meglio...” annuì soddisfatta la ragazza e lo lasciò ricadere violentemente sulla sedia “E adesso sbrigati che dobbiamo partire tra poco!”.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Erano le undici e mezza del mattino ed un sole caldo e luminoso era già alto in cielo.
Kaori era in piedi ormai da diverse ore mentre Ryo, come al solito, stava beatamente dormendo nel suo letto.
“Ma insomma! Quando ha intenzione di svegliarsi quel disgraziato? Tocca fare sempre tutto a me in questa casa!” pensò la ragazza tra sé e sé “Ma adesso gli faccio vedere io!”
Si fiondò immediatamente in cucina, si avvicinò al lavandino e si accinse a riempire di acqua gelida un grande secchio giallo di plastica con un’espressione alquanto sadica dipinta sul viso.
Appena ebbe finito, salì faticosamente le scale fino a portarsi al piano superiore dove era situata la camera di Ryo.
Girò silenziosamente la maniglia della porta ed una volta entrata furtivamente nella stanza, senza far rumore, si preparò, fece un bel respiro profondo, prese la mira, e…

SPLASH!!!!

lanciò l'acqua in direzione del letto.
Nel momento in cui venne investito dall'ondata gelata, Ryo, saltò fuori dalle lenzuola gridando a squarcia gola “Yahhh!!! Ma cos'è sei impazzita?! Vuoi farmi morire?!”
“Tanto...per quello che servi! Non fai altro che dormire!” ribatté Kaori visibilmente irritata.
“Sai che ore sono? E' quasi mezzogiorno! Ed il mattino ha l’oro in bocca!! Che ci fai ancora a letto?!”
“Ho lavorato tutta notte io!...avrò pur bisogno di un po’ di riposo..” rispose tranquillo Ryo iniziando a sbottonarsi la camicia bagnata; stranamente la notte precedente era andato a dormire con i vestiti addosso in quanto, essendo tornato a casa particolarmente ubriaco, non era stato in grado di svestirsi.
Rimasto a torso nudo e mettendo in bella vista i suoi pettorali scolpiti, iniziò a togliersi anche i pantaloni incurante del fatto che la ragazza fosse ancora presente.
Kaori divenne improvvisamente di tutti i colori e la sua testa prese a fumare.
“Sei un pervertito!!! Non ti sei accorto che c’è una ragazza nella tua stanza??!!!” gridò esasperata ed ancora molto imbarazzata.
“Veramente no…scusami, ma io non la vedo…dov’è che sarebbe?” disse Ryo facendo finta di guardarsi intorno.
A quel punto Kaori non ci vide più! Tremante per la rabbia, sfoderò il suo poderoso ed infallibile martello da 101t e dopo aver centrato l'uomo in piena faccia ed averlo spiattellato sul pavimento, lasciò la stanza sbattendo la porta.
“Sto cafone!!! Ma che lavorato e lavorato! Sarà stato in giro per locali fino a questa mattina quello scansafatiche e lazzarone!” borbottò tra sé e sé Kaori mentre con passo “delicato” scendeva al piano di sotto.
La ragazza si mise poi le scarpe, uscì di casa come un furia e si diresse verso la stazione…la giornata non era proprio iniziata nel migliore dei modi.
Dopo aver aspettato che la sua partner fosse uscita, Ryo si riprese e si risollevò dal pavimento, che ormai si era modellato al suo corpo, cercando di darsi un minimo di tono.
Mentre osservava però il solco provocato dal pesante martello, non poté impedire alle sue labbra di incurvarsi lievemente, le quali andarono così a formare un sorriso dolce e divertito; come ogni mattina era riuscito a ricevere il suo particolare buongiorno, da parte della socia che tanto adorava e che per lui era diventata ormai un punto fermo.

ETCHIU!!!

Starnutì talmente forte che quasi fece tremare le pareti.
“Accidenti!!! L’acqua era proprio ghiacciata!!...quella pazza!!” e continuando a borbottare si diresse verso il bagno con il desiderio di una bella doccia bollente.


Durante il tragitto Kaori si girò di scatto diverse volte, costringendo Kurz a nascondersi o fingersi un passante qualunque per non essere scoperto.
“Uff! Questa ragazza mi sta facendo penare...” disse il soldato a sé stesso “Forse dovrei provare ad avvicinarla!”
Mentre Kurz era impegnato nei suoi ragionamenti Kaori si fermò di colpo.
Due giovani ragazze, forse ancora liceali, stavano parlottando tra loro animatamente.
“Ti dico che è un ragazzo! E' anche così carino! Guardalo...Dici che potrei invitarlo a bere un caffé?” disse una delle due senza accorgersi di aver alzato troppo la voce.
Kaori si girò di scatto, prese la ragazza per il colletto della camicetta e la strattonò.
“IO SONO UNA RAGAZZA! HAI CAPITO?!” poi si rigirò e se ne andò via irritata.
“Ma guarda te che giornata mi doveva capitare...ci mancavano solo queste due oche miopi! oggi sono veramente nervosa! Mi va tutto storto!” pensò camminando velocemente tra la folla.
Kurz rimase esterrefatto dalla scena alla quale aveva appena assistito.
“Che caratterino! Sembra qualcuno di mia conoscenza...forse è meglio starle alla larga, almeno per ora.”
Finalmente, dopo una passeggiata di circa venti minuti, arrivarono a destinazione.
La stazione era piena di gente a quel ora, c'erano molti turisti con le famiglie, pendolari e dipendenti delle ferrovie addetti alla sorveglianza.
Kurz si mescolò alla folla osservando da lontano il suo obiettivo.
“Anche oggi nessun lavoro! Se continuiamo così andremo in bancarotta...e non certo per colpa mia!”si lamentò Kaori osservando sconsolata la lavagna vuota.


“Dannazione! Ma cosa sta facendo quel imbecille?! Deve venire proprio qui?! Giuro che la prossima volta...” Mao non riuscì a finire la frase che venne circondata da un gruppo di cani.
“Cosa avete da agitarvi tanto maledetti cagnacci!!! Non ho già abbastanza casini?!”
“Tutto bene Sorellina?” chiese Kurz alla sua compagna che era appostata con l'AS, in modalità invisibile, grazie al dispositivo ECS, fuori dalla stazione.
“Ho quasi schiacciato un paio di macchine, rischiato di prendere a calci dei tizi in bicicletta e fatto esplodere un idrante bagnando tutti i passanti! Senza contare che ora sono incastrata nel parcheggio per colpa di un idiota! Secondo te come sta andando?!” ripose in tono alterato Melissa.
Il ragazzo ridacchiò sottovoce per non farsi sentire.
“Ti capisco, pilotare quel bestione in mezzo al traffico non è una passeggiata!”.
Intanto Kaori si avviò verso l'uscita nord della stazione, oltrepassò le porte scorrevoli e raggiunse la fermata dell'autobus.
Era una giornata molto calda ed il cielo era completamente libero da nuvole.
“Dovrebbe arrivare tra cinque minuti” pensò la ragazza consultando gli orari “Speriamo che faccia in fretta perché ho una strana sensazione”.


Nel frattempo Sousuke stava andando a prendere Chidori a casa.
Si avvicinò all'abitazione con circospezione e, stando ben attento a non essere seguito da qualcuno, salì le scale del condominio.
Una volta arrivato al piano giusto, controllò per l'ultima volta alle sue spalle e poi, suonò il campanello di Kaname.
“Chi è?” chiese la ragazza attraverso la porta “Se sei un venditore ambulante non mi serve nulla!”.
“Sono Sagara...Aprimi per favore!” rispose il ragazzo tenendo la voce bassa.
Kaname prese le chiavi, ne infilò una nella serratura e con calma le fece fare tre giri.
Appena ebbe dato l'ultimo colpo, Sousuke, aprì la porta e la superò in un attimo richiudendosela immediatamente alle spalle .
“Ma cosa stai facendo? Ti sei bevuto il cervello?” chiese la ragazza iniziando a perdere la pazienza.
“Ora non posso dirti niente, devi venire subito con me...non abbiamo molto tempo!”
Nel pronunciare queste parole, il ragazzo, sentì un ticchettio provenire dalla parte opposta della stanza.
In fondo alla stanza, vicino alla finestra, c'era un tavolino rotondo sul quale era posata una scatola rosa con un fiocchetto rosso sul coperchio.
“Attenta Chidori! Potrebbe essere una bomba!” così dicendo Sousuke si fiondò verso il tavolino, afferrò il pacchetto e lo gettò dalla finestra.
Sia Sousuke che Kaname si tapparono le orecchie in attesa dello scoppio che non arrivò mai.
Dopo qualche secondo tolsero entrambi le mani.
Sousuke iniziò a sudare freddo guardando il viso irritato della sua amica.
“Razza di guerrafondaio! Fissato con la guerra! Stupido!” lo rimproverò Kaname colpendolo ripetutamente con l'harisen.
“Ma Chidori...” cercò di difendersi lui.
“Ma Chidori un bel niente! Hai appena buttato dalla finestra la sveglia che mi ha regalato Kyoko questa mattina!”.
Sousuke, dispiaciuto si scusò “Mi dispiace...mi impegno a risarcirti del danno che ho causato.”
La ragazza lo fissò per qualche secondo appoggiandosi una mano sul fianco e l'harisen sulla spalla destra, poi sospirò.
“Lascia stare, non importa. Se dovessi risarcirmi ogni volta che combini un guaio andresti in bancarotta nel giro di tre giorni.”


Quella mattina al Cat's Eye c'era meno gente del solito, infatti non c'era proprio nessuno.
“Ciao Kaori, come sta andando la giornata oggi?” chiese Miki vedendo il viso provato della sua amica.
“Lascia stare che è meglio! Ho proprio bisogno di una buona tazza di caffè!” rispose la ragazza sedendosi al bancone.
“Te lo preparo subito...” affermò Miki mentre finiva di asciugare una tazzina che aveva in mano.
“Ryo sta ancora dormendo vero?”
“Guarda…non me lo nominare!” rispose Kaori un po’ innervosita.
Miki, sospirando, mise a posto l’asciugamano e si apprestò a prepararle il caffè…quei due erano davvero impossibili!
Fuori dal locale Kurz si procurò un giornale all'edicola vicina e si avviò verso la porta del negozio.
“Io ti aspetto qua fuori...mi raccomando!” gli comunicò Mao attraverso la ricetrasmittente.
“Siiiii! Non ti devi preoccupare sorellina...” rispose il ragazzo in tono baldanzoso ed entrò.
“Buongiorno!” salutò con il gesto di una mano e si avvicinò al bancone.
Scelse un posto né troppo vicino né troppo lontano da Kaori ed aspettò di essere servito.
“Ciao! Cosa posso fare per te?” chiese Miki in tono cordiale.
Kurz vide la bella ragazza e non riuscì a resistere.
“Beh! Ci sono tante cosa che una bella ragazza come te potrebbe fare per me...” disse con lo sguardo da seduttore prendendole la mano.
“Questo tipo assomiglia a Ryo!” pensò sconsolata Kaori osservando il comportamento di Kurz.
“Ah! Sei incorreggibile!” si lamentò Mao che aveva ascoltato la conversazione dall'AS.
Miki rimase un attimo interdetta, ma quando stava per rispondere, apparve “magicamente” Umibozu.
“Lascia stare Miki, servirò io questo ragazzo...Tu torna pure da Kaori” disse l'uomo in tono minaccioso, piantandosi con tutta la sua mole davanti a Kurz.
“Pauuura!!! E quest'energumeno da dove è sbucato? Più che un barista sembra un mercenario!” pensò il ragazzo alzandosi di scatto per un riflesso condizionato.
“C'è qualcosa che non va?” chiese Umibozu senza smettere di fissarlo in modo non molto cordiale.
“N-No no, tutto bene grazie” rispose Kurz risedendosi con cautela.
“Vorrei solo un cappuccino per favore.”
Umibozu si girò e si avviò verso la macchinetta del caffè.
Durante tutto il resto della giornata Kurz e Mao seguirono Kaori finché non tornò a casa.
Appena entrata nel loro appartamento Mao si precipitò ad aprire il frigorifero dicendo “Oh! Non c'è niente di meglio di una bella birra fresca dopo una giornata stressante come questa. Ne vuoi una anche tu Kurz?”.
“Si grazie sorellina...Ho una gran voglia di bere anche io!” rispose il ragazzo entrando in casa.
Aspettò seduto al tavolo qualche secondo e poi, vedendo che l'amica non tornava, si recò in cucina.
Stava per dire qualcosa ma venne preceduto da Melissa.
“Passami subito il telefono! Muoviti!”

“Se pensi che salga in macchina con te ti sbagli di grosso sai?! Sei ancora un minorenne! Non dovresti guidare!” esclamò Kaname piantandosi fermamente davanti alla macchina.
“Ma Chidori...così faremo molto prima e poi sono perfettamente in grado di pilotare un AS figurati se non riesco a guidare un'auto.” cercò di convincerla il ragazzo.
Kaname rimase pensierosa per qualche minuto e, poi, decise di accettare.
“E va bene salirò...però, a condizione che non superi i trenta chilometri all'ora.”
“Ma non arriveremo mai...ci vorrà un sacco di tempo.” protestò Sousuke, ma Kaname fu intransigente.
“Queste sono le mie condizioni, prendere o lasciare!”
Suo malgrado Sousuke fu costretto ad accettare, quando stava per accendere il motore dell'auto ricevette una telefonata.
“Pronto sono Sagara...Si..Tre casse, ricevuto!”
Scese di corsa dall'auto dicendo a Kaname di aspettarlo e si diresse verso il negozio più vicino.
Dopo qualche minuto tornò, aprì il baule dell'auto e vi posò tre casse.
Quando rientrò, Kaname, gli fece una domanda “Chi era al telefono? Dove sei andato?”
“Era Mao, mi ha incaricato di comprare tre casse di birra...”
La ragazza sfoderò il suo harisen e lo colpì in testa.
“Ti vuoi rendere conto che sei un minorenne! Non puoi andartene in giro con tre casse di birra e per di più in macchina!”
Sousuke la rassicurò dicendo che sarebbe stato prudente e che sarebbe andato tutto bene, quindi, finalmente riuscirono a partire.
Dopo circa due ore e mezza di viaggio passate ad essere insultato dagli altri automobilisti perché andava veloce come una lumaca zoppa, Sousuke era quasi in trance.
Ad un certo punto suonò il cellulare.
“Pronto, sono Sagara!” rispose il ragazzo risvegliandosi ed attaccando il viva voce.
“Dove diavolo sei finito con quelle birre? Le stai fabbricando per caso?! Muoio di sete io!”
“Mi dispiace Mao, ci sto mettendo più tempo del previsto...” iniziò a scusarsi il ragazzo ma venne interrotto.
“Ehi! Cosa stai facendo in macchina con la piccola Kaname? Dopo mi racconterai tutti i dettagli vero? State attenti a non tornare in tre mi raccomando!”
“Kurz sei tu? Non capisco cosa vuoi dire...tornare in tre? spiegati meglio” rispose il ragazzo confuso.
“Ridammi la cornetta razza di depravato! E tu Sousuke vedi di arrivare il prima possibile mi hai capito?” Intimò la ragazza in tono minaccioso.
“Ricevuto!” esclamò Sousuke accelerando improvvisamente.
Kaname stava per protestare ma, questa volta, il ragazzo la anticipò.
“Mi spiace Chidori, lo so che un minorenne non dovrebbe fare certe cose, ma io non sono un ragazzo qualunque!”
La ragazza rimase così colpita da questa affermazione che non se la sentì di controbattere.
In meno di un'ora e mezza arrivarono a destinazione senza problemi.
Sousuke prese le casse di birra, e si avviò verso la porta insieme a Kaname, che suonò il campanello.
Melissa si precipitò ad aprire “Ciao Kaname! Da quanto tempo non ci vediamo!” esclamò abbracciando la ragazza.
Poi spostò lo sguardo su Sousuke.
“Finalmente! Ce ne hai messo di tempo...guarda che l'acceleratore non è un optional!”disse in tono sarcastico prendendo una birra.
“Mi dispiace è che ho avuto degli imprevisti...” iniziò a scusarsi il ragazzo.
Melissa, mentre stava tracannando la birra, vide la faccia depressa del suo amico e posò la bottiglia.
Si recò verso di lui e, dopo avergli passato un braccio attorno alle spalle disse:
“E dai! Non fare quella faccia adesso...non ce l'ho con te idiota!”.
Kaname, osservando quella scena, si sentì sollevata “Cominciavo a sentirmi in colpa...”
I pensieri della ragazza vennero interrotti da Kurz che le corse in contro imitando Mao.
“Ehi Kaname! Quanto tempo!” disse tentando di abbracciarla.
Sfortunatamente per lui, fu prontamente acchiappato per il colletto della camicia da Mao, e scaraventato a terra.
“Stai buono tu! E mantieni le distanze di sicurezza!”
“Ma io volevo solo salutarla!!!Sei cattiva!!!” protestò il ragazzo in modo tale da far scoppiare a ridere le ragazze, mentre Sousuke, ovviamente, rimase perplesso.



 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2



“Ryo!! Sono a casa!...potresti venire ad aiutarmi, per favore?” disse Kaori mentre a fatica chiudeva la porta d’ingresso con il piede destro, avendo entrambe le braccia occupate da tre pesanti sportine di plastica.
Prima di rientrare a casa, aveva pensato bene di passare al supermercato per fare la spesa, in quanto il frigorifero era totalmente vuoto, e se non volevano vivere d’aria, era ciò che bisognava fare.
Era rincasata davvero distrutta e la giornata si era rivelata assai stancante, nonostante non avesse fatto nulla di particolare, ma si sa, giornate così capitano ed avere quelle pesanti borsine in mano, non l’aiutava di certo a sentirsi meglio.
Aspettò ancora un attimo nell’ingresso, in attesa di qualche movimento da parte del suo socio, ma nulla.
Il silenzio regnava sovrano e non sembrava proprio che qualcuno stesse accorrendo in suo aiuto.
Possibile che Ryo non fosse in casa? Eppure le sembrava di percepire la sua presenza; è vero che non era una sweeper abilissima e che i suoi sensi non erano ancora particolarmente sviluppati, ma una cosa sulla quale certamente non poteva sbagliarsi, era avvertire se Ryo fosse o non fosse nei paraggi.
Improvvisamente si rese conto di un leggero, quasi impercettibile, ronzio proveniente dal divano; incuriosita posò lentamente le borse e senza far rumore, si affacciò sul sofà, andando oltre ai cuscini, e lì vide spuntare un famigliare ciuffo di capelli neri.
Ryo stava dormendo, serenamente spaparanzato sul divano, con la sua solita espressione da idiota e questo per via di una delle sue consuete “care e preziose” riviste che si trovava aperta sul suo addome, e che si alzava e si abbassava a causa del respiro.
Kaori era davvero stupita…come riuscisse ad addormentarsi, pur leggendo uno di quei giornalini osceni, era un vero mistero anche se, forse per lui, leggere una rivista così era come leggere un fumetto per bambini!
Sospirando, si chinò su di lui e lo coprì con un plaid, che si trovava su un bracciolo del divano, e poi pensò bene che era il caso di riporre quel oscenità in un altro posto, o meglio ancora, di riporla “gentilmente” nel cestino della spazzatura! Prendendo in mano, quel vergognoso giornaletto, fu però costretta a darci un’occhiata e ne rimase totalmente paralizzata.
“Che schifo! Ma come sono conciate? E che razza di posizioni sono??!”
Era questo che, una Kaori scandalizzata e basita, stava pensando tra sé e sé ed era così assorta nelle sue riflessioni, che non si accorse del fatto che Ryo era sveglio.
“Ammettilo…piacciono anche a te…non è vero?” disse Ryo avvicinandosi a lei in tono malizioso.
Al sentire quelle poche parole bisbigliate al suo orecchio, Kaori si riprese, si ricordò cosa teneva in mano e velocissimamente gettò quella rivista in faccia a Ryo con tutta la forza che aveva in corpo.
“SEI UN VERO CRETINO!!! Ma come osi??!!! Brutto pervertito maniaco che, al posto di lavorare, legge queste sconcezze! Alla prima occasione...giuro che te le faccio volare!! Non ne troverai più neanche una in casa!”
E dicendo questo lo sguardo di Kaori passò da incavolato nero a diabolico…aveva già in mente un’idea per come fare.
“NO!!! Ti prego!!!! Questo no!!! Tutto ma non questo!!!! Non puoi togliermi il piacere della lettura” urlò Ryo piangendo e supplicando inginocchiato davanti a lei.
“Io ne ho bisogno…come posso riuscire altrimenti a distrarmi avendo sempre un mezzo uomo come te che gira per casa?”
Questa ultima frase gli uscì dalla bocca senza che se ne accorgesse, era uscita in maniera spontanea, ormai era davvero spacciato…la sua fine era vicina.
Cercò di scappare, ma si rivelò un vano tentativo. Kaori l’aveva già brancato per il collo e prendendo bene la mira, gli spiattellò sul cranio il più pesante kompeito facente parte del suo arsenale.
“MEZZO UOMO A CHI??!!!! BRUTTO STRONZO!!!! E muoviti con quelle borse!!!” e veramente furente si diresse verso la cucina.


Nel frattempo nell’adiacente palazzina, un profumino davvero invitante si stava diffondendo per l’appartamento, a testimonianza del fatto che l’ora di cena era ormai prossima.
“Ragazzi! E’ pronto in tavola! Presto…Ho cucinato la mia famosa paella!”
A parlare era stato Kurz che, con ancora il grembiule addosso, stava portando in tavola il piatto da lui preparato.
Si trattava di un grande piatto da portata ricco di riso, verdure e pesce.
Aveva preferito cucinare una paella di solo pesce in quanto, a lui dava molta più soddisfazione fatta così; non andava matto per il pollo e giustamente il cuoco deve pur cucinare anche in base ai suoi gusti, no? Dopo la fatica, almeno un po’ di piacere! E se questo non fosse bastato, aveva anche aggiunto un ingrediente segreto…
In quel istante fecero il loro ingresso nel salotto Kaname e Sousuke.
Lei aveva appena finito di sistemare i suoi bagagli nella piccola stanza assegnatale, quando sentì che era pronta la cena; tra l’altro si era rivelata una vera impresa farci stare tutte le sue cose, perché ne aveva talmente tante che potevano bastare per un anno! Bisogna però capire che una ragazza deve essere sempre pronta ad ogni evenienza, specialmente se questa, ha il piacere di conoscere un certo elemento chiamato Sousuke Sagara!
Quest’ultimo invece, dopo essersi ripreso dal rientro che l’aveva lasciato un po’ perplesso, aveva pensato di controllare tutte le sue armi di attacco, di difesa, bombe, mine e quant’altro per essere certo di non trovarsi impreparato in caso di fuoco nemico.
“Che buon profumino Kurz…davvero invitante” disse Chidori estasiata mentre prendeva posto a tavola.
“Oh, Piccola Kaname…sappi che ho cucinato questo piatto con tutto il mio amore!”
Dopo che anche Sousuke si sedette, Kurz si tolse il suo bellissimo grembiulino con gli orsetti, in attesa che Mao, l’unica ancora assente, venisse a mangiare.
“Allora Sorellina…ti muovi?! Noi tutti abbiamo fame! Inoltre non sei curiosa di assaggiare la super prelibata paella alla Weber che è capace di inebriare ogni papilla gustativa?”
Melissa si trovava posizionata davanti ad una delle finestre dell’appartamento, dalla cui veneziana abbassata, si intravedeva la lente di un telescopio.
Purtroppo, per ora, potevano osservare la loro protetta soltanto in quel modo, in quanto, “stranamente” non erano ancora riusciti a piazzare nemmeno una cimice.
“Però forzuta la ragazza…sicuri che abbia bisogno di protezione?” sussurrò Mao ancora sbalordita per la scena appena vista.
C’era una cosa, tuttavia, che non le tornava ed era come cavolo avesse fatto quella ragazza a tirar fuori quel arnese così pesante dal nulla! Incredibile! Sembrava come comparso magicamente! Doveva assolutamente scoprire come aveva fatto.
Avrebbe potuto essere molto utile, soprattutto per tenere a bada un sergente di sua conoscenza.
Sentendo le urla di Kurz che la stava chiamando, Melissa si ridestò.
“Arrivo, arrivo!... Non vedo l’ora!” aggiunse in tono sarcastico. In effetti, in casa della Makimura, sembrava essere tornato tutto tranquillo quindi, per questo motivo, poteva anche concedersi una piccola pausa, considerando che il suo stomaco cominciava a reclamare cibo.
Entrò nella sala da pranzo e vide già tutti i suoi compagni seduti a tavola, tranne Kurz, che in piedi con le braccia incrociate, la stava visibilmente aspettando, per poter poi illustrare il suo piatto ed iniziare finalmente la cena.
“Finalmente! Ora siamo tutti pronti per gustare la mia strepitosa paella alla Weber!” disse tutto contento ed orgoglioso il sergente dai capelli biondi siccome era certo che avrebbe ricevuto grandi complimenti.
“Ah si? Addirittura alla Weber?” disse Melissa scettica, girando lievemente la testa e rimpicciolendo gli occhi.
“Si, addirittura! Anche perché non è la solita paella…è speciale per via di un particolare ingrediente che ho deciso di aggiungere!”
Al sentire quelle parole Mao si preoccupò. Aveva uno strano presentimento.
Si sedette ed osservò con grandissima attenzione e paura il piatto che si trovava di fronte. C’erano dentro carote, sedano, piselli, gamberi, peperoni, prezzemolo, calamari, cozze e…e…
“GRANCHI!!!!!! I MIEI GRANCHI!!!!!! Ma allora è un vizio!!!!!! Ce l’hai con me!!!! Sono andata apposta a comprarli, prima di arrivare qui, e mi sono costati un occhio!! Quelli valgono più dell’oro!!! Ed erano i miei!!! Brutto troglodita!!!”
Melissa era talmente furente da essere già sul “piede di guerra”.
Si era alzata di colpo, scaraventando la sedia a terra, e con una gamba sul tavolo, stava puntando una forchetta sulla carotide di Kurz.
“Aspetta Sorellina…avanti ragioniamo…non c’è bisogno di essere così aggressive…è solo che ho visto quei granchi nel frigorifero ed erano perfetti… per la… mia…”
Kurz non riuscì nemmeno a finire la frase.
“Aiuto!! Quel suo sguardo omicida mi fa venire la tremarella!” pensò il ragazzo terrorizzato mentre continuava a deglutire freneticamente, iniziando a sudare freddo. Doveva cercare di calmarla.
“Farò tutto quello che vuoi! Ti prego…giuro che non toccherò mai più i tuoi granchi…ma per piacere lasciami andare!!! Ho anche fame!”
“E va bene!! Per questa altra volta passi…ma devi assolutamente ricomprarmeli!! E non voglio una sola scatola…ne voglio almeno cinque! E le dovrai pagare tutte di tasca tua, sono stata chiara??!”
“Si, signora! Giuro di essere pentito!” rispose Kurz mettendosi sull’attenti.
“Bene…anche perché il mio era un ordine Sergente.” Disse Mao con tono autoritario.
Chidori e Sousuke nel frattempo avevano preferito non interferire ed osservare tranquilli la scena, in quanto sapevano bene che, mettersi tra Mao, le birre ed i granchi era come firmare la propria condanna a morte.


La cena si era svolta nel più totale silenzio, con Kaori che non aveva quasi toccato cibo, essendo particolarmente adirata col suo socio che come suo solito se ne era uscito con una battuta infelice, e con Ryo che si abbuffava anche per lei, in modo tale da essere impegnato e non dover parlare; in realtà non aveva proprio l’intenzione di parlare, essendoci un' altissima probabilità che emettendo qualsiasi suono, avrebbe potuto soltanto peggiorare la situazione.
Ora Ryo si stava preparando per uscire, in quanto come ogni sera, non poteva certo perdere il suo consueto giro dei più rinomati locali di Shinjuku; aveva bisogno di un po’ di sano divertimento dopo essere stato tutto il giorno chiuso in casa a “leggere”.
Kaori, invece, stava lavando i piatti, sempre in silenzio, fin quando non si rese conto che il suo socio stava per uscire di casa per una delle sue solite notti brave.
In quel istante si ricordò della strana sensazione che l’aveva accompagnata per tutta la giornata e della sua intenzione di riferire tutto al socio nel momento in cui fosse rientrata in casa; purtroppo poi si era verificato quel episodio della rivista e le era passato di mente.
Allora lasciò perdere i piatti e con ancora addosso i guanti di plastica bagnati e ricoperti di sapone, si precipitò nell’ingresso sperando di trovarci ancora Ryo.
Ryo aveva ormai già la mano sulla maniglia della porta quando si sentì chiamare da Kaori.
“Che c’è?” rispose un po’ scocciato. “Sto uscendo!”
Kaori decise di soprassedere riguardo al suo tono e continuò un po’ titubante:
“Senti…oggi ho avuto una strana sensazione…”
“Di che tipo?” rispose lui voltandosi verso di lei.
“Beh…ho avuto l’impressione di essere seguita…”
“Sei sicura? Non è che per caso era semplicemente qualcuno che stava facendo la tua stessa strada?”
“No, ti dico! E’ vero…non sarò la migliore del mondo…ma oggi qualcuno mi ha seguita! Ne sono sicura. Ho percepito questa sensazione più volte durante l’arco della giornata!” disse Kaori con tono fermo guardando Ryo dritto negli occhi.
Lo sguardo di lui si fece serio; che fosse uno dei tanti che voleva fargli la pelle? Prendersela con Kaori era certamente la via più semplice.
“Va bene…allora facciamo così…domani verrò insieme a te ok? Così controlleremo se c’è realmente qualcuno che ti sta pedinando” disse Ryo cercando di tranquillizzare la sua partner.
“Davvero?” rispose la donna speranzosa.
“Si…e poi non dire che non faccio mai nulla per te!” Disse con tono scherzoso abbozzando un lieve sorriso.
“Ora stai tranquilla e vai a letto.”
Kaori facendo un cenno affermativo con il capo e sentendosi più serena, ritornò in cucina per finire di lavare i piatti e Ryo se ne uscì.
Appena fuori dalla porta assunse però un’espressione pensierosa…più che andare per locali, quella sera, era il caso di chiedere un po’ in giro e mettendo le mani in tasca, si apprestò a scendere le scale.


OOAOOH!!!
Il sergente maggiore, dai corti capelli neri e dagli occhi viola, aveva appena sbadigliato stiracchiandosi ed inarcando indietro la schiena sulla piccola sedia, posizionata di fronte al telescopio.
“Bene…Kaori è andata a letto e il suo coinquilino è uscito di casa. Chissà per andare dove…Ah, questi giapponesi!” disse mentre si alzava e si dirigeva verso gli altri che erano accomodati sul divano.
Chidori stava tranquillamente leggendo un classico della letteratura giapponese Genji Monogatari, Kurz stava predisponendo le ricetrasmittenti da inserire in casa della Makimura il giorno seguente e Sousuke stava controllando gli inneschi delle sue bombe, come la se la cosa fosse la più normale del mondo.
Infatti Kaname non era per niente tranquilla e con un occhio vigile controllava ogni suo movimento. Sapeva benissimo che era un perfetto soldato ma, nonostante si fidasse ciecamente di lui, il vederlo armeggiare con quei congegni non le consentiva di leggere con attenzione il suo libro.
Dopo la quinta volta che rileggeva la stessa riga, la ragazza non si trattenne più “Senti Sousuke...ti manca ancora molto?”
“In che senso?” rispose il ragazzo continuando la sua attività.
“Intendevo dire...fra quanto finirai di controllare quelle cose?” specificò meglio Kaname indicando le bombe poste in ordine sul tavolo.
“Intendi le mie bombe? Dovrei impiegarci ancora trenta minuti circa...”
Kaname, cercò di rimettersi a leggere ma proprio non ci riusciva “Senti Sousuke...” ricominciò “Devi proprio armeggiare con quelle bombe vicino a me? Non puoi andare da un'altra parte?”
“Beh...non è strettamente necessario che io stia qui, le bombe si possono controllare in qualsiasi posto sai...” iniziò a spiegare il ragazzo, contento di ricevere attenzioni da Kaname “Se vuoi posso insegnarti come...”.
“Ma cosa hai capito?! Io voglio solo che ti sposti!!!” rispose Kaname irritata alzandosi.
Sousuke rimase scioccato da quella risposta, non riusciva proprio a capire che cosa aveva sbagliato questa volta.
“Allora signori…ripassiamo i compiti per domani”.
Melissa in piedi davanti a loro e con le mani sui fianchi continuò:
“Sousuke, tu pedinerai e sorveglierai da vicino il nostro obiettivo. Kurz, tu sarai sull’AS come unità di supporto e Kaname, tesoro, tu starai qui buona in attesa del nostro ritorno…tutto chiaro?”
“Si, signora!” risposero in coro i presenti.
“Soltanto una cosa, Sorellina…tu che farai?” chiese Kurz curioso.
“Ma è ovvio! Io andrò a prendere il vice-comandante e lo informerò riguardo la nostra missione. Ed ora…Sousuke! Al lavoro! Sostituiscimi! Io ho già lavorato abbastanza per oggi. E’ giusto che io mi conceda una bella birra fresca e poi…a letto!” Enunciò Mao dirigendosi verso il frigorifero.
“Ci penso io, non preoccuparti, sarà un gioco da ragazzi” rispose Sousuke mettendosi nella sua postazione.
Ne avrebbe approfittato per rileggere e per studiare meglio ogni informazione riguardo questo loro nuovo lavoro.



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3



La mattina era arrivata senza grandi imprevisti e Sousuke era già pronto ad entrare in azione.
Quel giorno sarebbe toccato a lui pedinare la giovane donna.
I due soggetti, lei ed il suo coinquilino, erano già usciti di casa con la ragazza che camminava serena, mentre il “ragazzo”, con un’aria un po’ assonnata e svogliata, la seguiva due passi dietro.
Sousuke li stava pedinando a distanza senza mai perderli di vista.
Lui era un professionista e quando lavorava era certamente uno dei migliori.
Non si sarebbe fatto notare, come invece, aveva fatto Kurz.
Stranamente gli venne alla memoria l’episodio in cui il suo compagno biondo aveva fatto lo stesso con Chidori anni prima; l’aveva pedinata, conosciuta ed erano pure andati a bere insieme! Inammissibile…per fortuna, che al tempo, era presente anche Kyoko.
In questo momento si trovava dietro un grande albero che costeggiava la strada, mentre i due, la signorina Makimura e quel altro individuo, erano fermi davanti ad una vetrina. Probabilmente lei doveva aver visto un bel vestito.
Da quando stava vicino a Chidori, aveva capito, che per una ragazza indossare dei begli abiti ed essere sempre presentabile era una cosa molto importante, a differenza di quello che aveva sempre pensato lui, cioè che un vestito doveva essere soltanto pratico, ma soprattutto mimetizzabile in caso di attacco.
La giornata per attuare un pedinamento era perfetta; le strade non erano molto affollate, quindi in caso di necessità la possibilità d’azione era molto più elevata e poi, lungo il percorso, vi erano diversi luoghi che potevano essere utilizzati per nascondersi. Comunque nell’eventualità aveva già comprato il giornale…poteva tornare utile.

Fu questione di un momento. Un flash.

Vide la sua protetta arrabbiarsi ed inveire verso l’uomo dai capelli corvini che l’accompagnava. Notò che la ragazza stava per tirar fuori qualcosa. Che lei stesse cercando di difendersi da lui? Che quel tipo volesse rapirla o farle del male? Se questa fosse stata la sua intenzione ce l’avrebbe fatta di sicuro, considerata la sua stazza ed il suo fisico. Doveva intervenire.
Che fosse una talpa? Un doppio-giochista? Uno dell’organizzazione che aveva finto di esserle amico e che stava cercando di plagiarla con l’inganno?
La notte prima, in effetti, l’aveva visto rientrare molto tardi ed il suo comportamento gli era risultato strano.
Sicuramente era andato ad informare i suoi complici e l’aveva fatto di notte per evitare che la ragazza lo vedesse. Inoltre la sua faccia non gli piaceva per niente.
Basta! La situazione rischiava di diventare pericolosa. Era il momento di agire, il destino di quella giovane era nelle sue mani.
“Kurz, Io vado!” disse Sousuke con voce ferma a Kurz che, nel frattempo, lo stava seguendo sull’AS.
“COSA??!! COSA VUOL DIRE VAI??!! Ma sei scemo?!”
Troppo tardi…Sousuke era già partito.
“Ma guarda te questo idiota! Chissà cosa gli è passato per la testa stavolta!” inveì Kurz cercando di mettersi in comunicazione con Melissa.
“Mao! Sono Uruz 6…mi ricevi?”
“Si, Kurz. Che c’è? Sono con il vice-comandante” rispose Melissa.
“Senti, dove ti trovi esattamente?”
“Sono in auto, nei pressi di Shinjuku…perché?”
“Perché quel idiota di Sousuke ha deciso di attaccare il coinquilino della nostra protetta!”
“CHE COSA??!!!”
“Fai qualcosa…io non posso usare l’AS per una cosa del genere; ti sto inviando le coordinate del luogo esatto.”
“Perfetto. Ci pensiamo noi. Ah, Kurz…”
“Si?”
“Ricordati i granchi prima di tornare a casa! Altrimenti non ti faccio entrare!”
“Uffa! Si” rispose scocciato Kurz chiudendo la comunicazione.
“Ma tu dimmi a cosa deve pensare questa qui in un momento del genere!!”


Mentre il Sergente Maggiore ed il suo sottoposto stavano discutendo animatamente, il vice-comandante, seduto sul lato del passeggero, stava leggendo con attenzione i rapporti riguardo alla missione, in quanto avrebbe dovuto recarsi dalle autorità competenti giapponesi, in via diplomatica, per ottenere supporto e collaborazione; dovevano assolutamente evitare che ostacolassero le loro operazioni.
Quando sentì però la parola coinquilino, andò subito a controllare, tra le carte, la sua scheda per scoprirne l’identità; Sousuke non avrebbe mai attaccato senza un ragionevole dubbio.
Si sorprese nel notare che non vi erano informazioni sul conto di quel uomo, ed era molto strano visto che erano poche le cose che sfuggivano alla Mithril, e vi era soltanto una sua fotografia.
Rimase di sasso.
Per un istante, il vice-comandante, non poté evitare di rimanere sbigottito.
Ecco perché non erano riusciti a trovare informazioni su di lui…quella fotografia…
Dopo un secondo Melissa ricevette, sul computer di bordo dell’auto, una Jeep di proprietà della Mithril, il messaggio inviatole da Kurz.
“Sergente Maggiore Mao, dobbiamo intervenire immediatamente. Potrebbe succedere di tutto” ordinò con voce autoritaria, ma calma il Tenente Colonnello, quando la ragazza terminò la conversazione.
Dopo il leggero stupore iniziale era tornato, come sempre, ad essere freddo ed impassibile con i suoi occhi di ghiaccio.
“Si, signore! Non si preoccupi…farò volare quest’auto!” Rispose Mao premendo, con tutta la sua energia, il pedale dell’acceleratore; dovevano arrivare il prima possibile sul luogo indicato.


Sousuke era entrato in azione con l’intenzione di salvare la sua protetta, non poteva fallire.
Fece un esame veloce di quale delle sue tante armi avesse potuto usare considerando anche il contesto ambientale.
Alla fine optò per la sua affezionata pistola con silenziatore; i pugnali era meglio non usarli e le bombe a mano rischiavano di creare troppo scompiglio, ripensando a tutte le volte che le aveva usate e ripensando a Chidori, che ogni volta, gli aveva rigorosamente picchiato in testa il suo micidiale harisen.
Uscì dal suo nascondiglio, tirò fuori la sua arma e sparò.


Kaori era pronta a scaraventare su Ryo uno dei suoi pesantissimi martelli, in quanto aveva osato dirle di nuovo che quel abito, che tanto le piaceva, sarebbe stato molto meglio indosso a Miki, ma non ne ebbe il tempo.
Ryo l’afferrò per la vita e la buttò a terra proteggendola con il suo corpo.
Nell’arco di un secondo si rialzò e con lei andò a ripararsi dietro l’angolo in un vicoletto buio.
Non c’era neanche da dirlo. Ryo, con una velocità impressionante, tirò fuori la sua amica più fedele, la sua Colt Python 357 Magnum.
“Ryo…che succede?” chiese Kaori spaventata non avendo capito cosa fosse successo e nascondendosi dietro le spalle del suo socio.
“Sshh!” rispose piano Ryo mettendo il dito indice sulle labbra per farle segno di stare in silenzio.
Non era tranquillo. Fino all’ultimo non si era accorto di nulla, non aveva notato niente, finché non aveva udito il rumore di un grilletto che scattava.
Chi aveva di fronte, non era un pivello, era qualcuno che sapeva fare il suo mestiere. C’era mancato davvero poco.
Allora esisteva sul serio qualcuno che seguiva la sua socia, ma il proiettile appena esploso, non aveva come bersaglio Kaori, ma bensì lui. Sembrava essere la solita vecchia storia…chi lo desiderava morto questa volta?


Sousuke, appena sparato il colpo, si rinascose dietro un’insegna pubblicitaria. Era scioccato. Quel uomo era stato capace, con una rapidità allucinante, di schivare il suo proiettile tanto che questo si era andato a conficcare nella pavimentazione del marciapiede.
Era riuscito a percepire il pericolo. Non sapeva più che pensare, il suo bersaglio doveva essere un vero professionista come lui.
La tensione era altissima.
In quel momento si sentì un forte stridio dovuto ad una repentina frenata di una Jeep che aveva appena posteggiato, in qualche modo, al limite della carreggiata.
In contemporanea le portiere si aprirono e scesero freneticamente due individui, un uomo ed una donna.
Lei sembrava molto piccola in confronto a lui che invece era un gigante.
Sousuke, nell’attimo in cui vide il suo superiore, il Tenente Colonnello Kalinin, si pietrificò.
Lo vide girarsi dalla sua parte ed osservarlo con uno sguardo intenso, prima di dirigersi con passo sicuro verso la ragazza e quel altro che ancora era oscuro per lui.
Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di Melissa che l’aveva appena raggiunto e che gliene stava dicendo di tutti i colori.
“Ma dico, ti sei rimbecillito del tutto Sousuke?!! Andare ad attaccare il brunetto che sta con Kaori?! Che accidenti ti è saltato in mente…si può sapere?! Cosa hai al posto del cervello, delle scimmie urlatrici?!”
Sousuke non rispose nemmeno, era troppo intento ad osservare cosa stesse facendo il vice-comandante.


Ryo e Kaori erano ancora nascosti dietro l’angolo, in attesa della mossa successiva del loro nemico. Avevano sentito anche loro quel forte rumore di freni ed avevano udito scendere da un auto degli altri individui, forse alleati di colui che aveva sparato.
Lo sweeper stava per saltare fuori ed agire, quando improvvisamente si presentò davanti a lui un uomo alto e grosso.
Non riusciva a vederlo bene in volto, essendo contro luce; vedeva solo la sagoma nera di un grande uomo che lo oscurava dalla luce dei raggi del sole.
“Ciao Ryo. Quanto tempo”.
Quella voce…non poteva essere…
Si sporse leggermente per vedere meglio, quei lunghi capelli argentei erano inconfondibili.
“Andrey…il puma bianco.” Ryo pronunciò queste parole in maniera quasi impercettibile.
Subito dopo abbassò la pistola.


“Per oggi basta. Ormai c’è troppo movimento.”
Ed una figura oscura, dal terrazzo di uno dei tanti grattacieli vicini, si allontanò non lasciando traccia.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4



“E' tutto sotto controllo...fidati” disse Kalinin rivolto a Ryo “Potete uscire”.
Ryo ripose definitivamente la sua fedele pistola e rispose “Se lo dici tu...”.
Kaori era curiosa di sapere chi fosse quell’uomo che sembrava conoscere Ryo, così, si riparò gli occhi dal sole con la mano destra e finalmente riuscì a vederlo in volto.
Rimase colpita dal suo sguardo fiero e profondo e senza nemmeno accorgersene le scappò però un commento:
“Che uomo affascinante!”
Purtroppo, la ragazza, aveva pronunciato quella frase con un tono di voce abbastanza alto così la sentirono sia Ryo che Kalinin.
Ryo rimase per un attimo sconvolto.
“Ma ho sentito bene?” pensò “Ha detto ad Andrey che è affascinante?!”.
L'uomo poi si riprese quando, il Tenente Colonnello, posò lo sguardo sulla ragazza e si limitò a dire “La ringrazio signorina”.
Successivamente, Andrey Kalinin, si girò di spalle e si diresse verso i suoi subordinati.
La povera Kaori era diventata bordeaux dall'imbarazzo ed era rimasta momentaneamente pietrificata a guardare nel vuoto pensando “Mamma mia che figura! Neanche lo conosco e me ne esco con una frase del genere...Non sarà che a forza di stare con Ryo sto prendendo le sue brutte abitudini?! Che figura...”.
Ryo tentò in tutti i modi di risvegliarla dal trance; le passò velocemente la mano davanti agli occhi, le fece il solletico, le tappò il naso, finché esasperato, raccolse tutto il fiato che poteva ed urlò “KAORI!!!! GUARDA CHE A LUI NON INTERESSANO GLI UOMINI!!!”
La ragazza cadde in terra per lo spavento.
“Ma sei impazzito Ryo?! Vuoi farmi morire?!” gridò riprendendosi completamente “E poi cosa intendevi dire...io non sono uomo!”
“Come che cosa voglio dire? Guarda!”rispose l'uomo indicando il Tenente Colonnello “Lo hai fatto scappare!”



“Ho pensato che il soggetto potesse essere in pericolo e così ho deciso di intervenire...”.
“Potevi anche evitare di sparagli addosso all'improvviso!” esclamò Mao piegandosi minacciosamente sul viso di Sousuke.
“Non ho avuto il tempo di valutare la situazione nei dettagli! Ogni secondo avrebbe potuto essere fatale...”replicò seriamente il ragazzo.
“Io non ho visto tutta questa urgenza...” lo interruppe Kurz che, nel frattempo, era sceso dall'AS “Infondo la ragazza si stava difendendo benissimo da sola”.
La discussione continuò finché non arrivò il Tenente Colonnello ad interromperli.
“Basta così!” affermò l'uomo “E' tutto apposto, non c'è motivo di preoccuparsi”.
I tre amici rimasero un attimo esterrefatti. Cosa voleva dire che era tutto apposto? Come aveva fatto il Tenente Colonnello a tranquillizzare quelle persone? Infondo erano appena state attaccate da Sousuke.
Melissa fu la prima a chiedere chiarimenti “Scusi una domanda signore. Ma lei conosce il compagno della ragazza per caso?”
“Si, sergente maggiore. Un tempo abbiamo combattuto insieme nella giungla...”.
“Le chiedo umilmente scusa Tenete Colonnello...non sapevo che fosse un suo compagno d'armi altrimenti non l'avrei mai attaccato”.
“Non potevi saperlo Sousuke e comunque Ryo non è certo il tipo che si fa cogliere impreparato in situazioni del genere”.
“Di questo me ne sono accorto!” affermò Kurz “Sono rimasto di stucco quando si è nascosto ancora prima che Sousuke premesse il grilletto fino in fondo!”
E fu in quel preciso istante che, dall'altra parte della strada, Ryo partì alla carica.
Iniziò a correre in direzione dei tre ragazzi con la sua classica espressione estasiata sul volto.
Nel giro di pochi secondi si trovò a un metro da Melissa e senza frenare la sua corsa si preparò a spiccare un balzo in direzione della ragazza gridando “Dammi un bacio!!!”
“Ehi! Che diavolo pensa di fare?! Non crederà che lo lasci invadere così il mio territorio!” pensò Kurz e, senza dare il tempo a Ryo di spiccare il volo, gli fece uno sgambetto.
Sfortunatamente, Ryo, era troppo concentrato sulla sua preda per accorgersene e quindi si inciampò ed iniziò a precipitare verso il suolo. Durante la caduta, però, incontrò anche il piede di Melissa che lo rilanciò “gentilmente” verso l'alto dopo averlo colpito proprio sotto al mento.
Infine, il suo volo fu definitivamente interrotto da una sonora martellata di Kaori.
“Pervertito! Anche in una situazione come questa riesci a fare il cretino?!”
Ryo, dopo aver ascoltato i rimproveri della sua compagna, si rialzò con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Bene” intervenne Kalinin “Visto che ci siamo tutti..direi che sia il caso di andare a parlare da qualche parte!”
“Concordo..in effetti hai molto da dovermi spiegare!” disse Ryo guardando di sott’occhi colui che aveva osato sparargli.
“Andiamo al Cat's Eye...” e poi continuò “E' il bar di un amico fidato ed è molto sicuro”.
“Va bene, facci strada Ryo” acconsentì il Tenente Colonnello ed aggiunse “Qualcuno sposti l'AS e lo porti in un posto protetto”.
Kurz pensò che non era il caso di lasciare Melissa da sola con Ryo e così, mandò Sousuke a spostare l'AS con la scusa che lui l'aveva già pilotato per tanto tempo ed era stanco.



Una volta arrivati al Cat's Eye, Ryo e Kurz, entrarono per primi.
Entrambi notarono subito la presenza di Miki.
Ryo le corse incontro come faceva sempre quando la vedeva ed allora anche Kurz iniziò a correre per arrivare primo.
Purtroppo però, furono intercettati da Umibozu che interruppe la loro corsa. Umibozu, infatti, si piantò davanti a Miki con sguardo minaccioso e le mani sui fianchi.
Sia Ryo che Kurz frenarono di colpo, nessuno di loro aveva intenzione di finire diritto dritto nelle braccia di Umi.
“Ancora quell’energumeno?!” pensò irritato Kurz “Ma cos'è la sua guardia del corpo?!”
In quel momento fece il suo ingresso anche Kalinin.
Umibozu sentì il rumore dei suoi passi e rimase per un attimo interdetto.
“Non è possibile...questi passi sono sicuramente del puma bianco”e così dicendo si avvicinò alla figura sfuocata che vedeva sulla porta.
Miki, intanto, si accostò ai due ragazzi e li salutò.
“Ciao! E' un po' che non ci vediamo”
Entrambi risposero contemporaneamente un “Ciao!” e poi si girarono di scatto l'uno verso l'altro.
“Guarda che ha salutato me!” ci tenne a specificare Ryo.
“Tu sogni!” rispose Kurz iniziando ad irritarsi “E' palese che abbia salutato me!”
“E perché sarebbe palese?” chiese Ryo iniziando a perdere la pazienza.
“Ma è ovvio...tu sei troppo vecchio per lei!” replicò ancora il ragazzo.
“Vecchio io?!” esclamò Ryo urlando “Ma se ho solo vent'anni!!!!”
Kurz scoppiò a ridere in faccia a Ryo.
“Tu avresti vent'anni? Si, certo…Per gamba!”
Ryo adesso era proprio incavolato nero. Cosa voleva quel ragazzino dalla sua vita? Poi, la parola gamba gli fece tornare in mente la situazione di una decina di minuti prima. Ecco come mai si era inciampato, il biondino gli aveva fatto lo sgambetto.
“Ehi tu sbarbatello! A proposito di gamba...sei stato tu a farmi cadere prima?” chiese Ryo avvicinandosi minacciosamente al viso di Kurz.
“Certo! E allora? C'è qualche problema?” replicò il ragazzo avvicinandosi ancora di più a Ryo.
Quando la situazione stava per precipitare i due vennero prontamente divisi. Ryo ricevette una sonora martellata da '101t plus' mentre Kurz venne trascinato via per un orecchio da Melissa.
“Ma ti sembra il caso di metterti a litigare con un ragazzino adesso?”
“L'ho fatto solo per proteggere Miki! Quello sbarbatello la stava importunando!” replicò Ryo
“Perché tu invece cosa stavi facendo, sentiamo!”
Dopo qualche minuto riuscirono finalmente a sedersi tutti attorno al tavolo ed iniziarono le presentazioni.
Il primo a prendere la parola fu il vice-comandante.
“Mi presento…Sono il Tenente Colonnello Andrey Sergeivic Kalinin, mentre loro sono tre dei miei sottoposti. Il Sergente Maggiore Melissa Mao, il Sergente Sousuke Sagara ed il Sergente Kurz Weber. Facciamo parte di un'organizzazione internazionale di mercenari chiamata Mithril”.
“Mithril hai detto?” chiese Ryo “Mi sembra di averla già sentita nominare da qualche parte...Comunque, per chi ancora non l'avesse capito, il mio nome è Ryo Saeba. Sono conosciuto anche come City Hunter e di professione faccio lo sweeper. Lei è la mia socia, Kaori Makimura”.
“Cos'è uno sweeper?” chiese incuriosita Melissa.
Ryo, lusingato per l'attenzione ricevuta dalla ragazza iniziò a descrivere il suo lavoro “Chiunque sia disperato, chiunque non sappia a chi rivolgersi basta che scriva XYZ sulla lavagna della stazione di Shinjuku e riceverà il mio aiuto...” si mise in posa da super eroe e continuò sotto lo sguardo rassegnato della sua socia “Io sono un giustiziere, mi occupo di tutti gli affari sporchi per i quali la polizia ha le mani legate e tra l’altro..sono il numero uno.”
Fece una piccola pausa e poi aggiunse “Inoltre, beh…ho un altro soprannome sai?”
Melissa allora rispose “Ah si!? E quale sarebbe?”
“Sono conosciuto anche come lo 'stallone di Shinjuku'...” al sentire quelle parole, Kaori, iniziò ad insospettirsi ed impugnò il suo martello.
Melissa, che non era certo una sprovveduta, capì la provocazione e decise di stare al gioco.
“E dimmi 'stallone di Shinjuku' come mai hai questo soprannome?” chiese all'uomo, con sguardo interessato.
Kurz, nel frattempo, prese in mano il bicchiere che aveva davanti a sé.
Si sistemò sulla sedia in modo da avere Ryo perfettamente di fronte ed aspettò.
“E' un' informazione strettamente confidenziale...” rispose apparentemente serio Ryo “ma se stasera vorrai farmi compagnia nel mio letto sarò felice di mostrart...”
Non riuscì a finire la frase perché venne centrato in pieno dal martello di Kaori ed il bicchiere lanciato da Kurz gli passò a pochi millimetri dal viso.
“Ma vuoi fare la persona seria una volta ogni tanto?!” gridò la ragazza esasperata legando il suo compagno alla sedia ed imbavagliandolo.
Dopo di che si sedette e passò la parola a Umibozu “Forza Umi...adesso tocca a te”.
L'uomo appoggiò i gomiti sul tavolo, incrociò le mani sotto al mento e, guardando prima verso Kalinin e, spostando poi lo sguardo sui tre ragazzi, cominciò a parlare.
“Come il vostro superiore certamente si ricorderà, il mio nome è Umibozu. Ai tempi della guerra civile in America, combattevo come mercenario sul fronte opposto a quello di Ryo e di Andrey. Ora anche io faccio lo sweeper e tengo a precisare che sono l’unico in grado di far fuori quell’idiota di Ryo!”
“Ehi! Piano con le parole..polipone!” gli urlò di Ryo di rimando.
“Polipone a chi?!!! Razza di maniaco lascivo!!” le vene del collo di Umi erano ormai già gonfie dalla rabbia. Miki gli si avvicinò e gli mise una delicata mano sul braccio, cercando di calmarlo ed invitandolo a lasciar perdere.
Ryo stava, invece, per ribattere nuovamente quando si sentì solleticare sulla schiena da un “leggero” kompeito pronto a colpire. Per questo valido motivo preferì star zitto e si rimise buono buono sulla sua sedia.
Dopo qualche secondo di silenzio Umi tentò di ricominciare a parlare, andando a presentare la donna dai capelli corvini che si trovava al suo fianco.
“E...lei...è...Miki...” iniziò a diventare rosso in volto “Lei...è...mia...” ma poi si bloccò.
“Tua sorella?” chiese Kurz incuriosito. Umi scosse decisamente la testa. “Tua cugina?” provò nuovamente il ragazzo . L'uomo scosse la testa ancora più velocemente.
“Forza Umi! Ce la puoi fare!” lo incoraggiò Ryo mentre Miki e Kaori ridevano sotto i baffi.
“Ho trovato!” esclamò soddisfatto Kurz battendo il pugno sulla mano aperta “E' tua figlia!!!”
Umi ormai imbarazzato al massimo diventò paonazzo e gridò “NOOO! E’ MIA MOGLIE!!!”
Per Kurz fu come ricevere un colpo al cuore e cadde dalla sedia per lo shock. Ryo gli disse “Dura da digerire vero sbarbatello?”
“Puoi dirlo forte vecchio...”rispose il ragazzo con un filo di voce.
Alla dichiarazione di Umibozu seguì un silenzio di tomba che venne rotto, dopo qualche minuto, da Kalinin.
“Ora veniamo al dunque. Non ho molto tempo. I miei sottoposti” iniziò a spiegare l'uomo “Sono qui per un motivo preciso; sono stati incaricati di proteggere la signorina Makimura, in quanto la Mithril, ha ricevuto delle informazioni secondo le quali sarebbe una Whispered”.
“Una Whispered? Spiegati meglio Andrey...” chiese insospettito Ryo al vecchio compagno d'armi.
“In poche parole i Whispered, sono un gruppo di persone in possesso fin dalla nascita, nella loro mente, di un insieme di informazioni e nozioni scientifiche, facenti parti di una tecnologia molto avanzata, la Black Technology ed abbiamo motivo di credere che la Signorina Makimura sia una di questi; ed è per questa ragione che necessita di protezione ”.
Kaori cambiò di colpo espressione, divenne molto pallida. Era evidente che era rimasta scioccata da quella notizia ed era molto spaventata.
Ryo la guardò e poi, ad alta voce, commentò ridendo per cercare di smorzare la tensione:
“Ma siete sicuri di non aver preso un abbaglio? Kaori è un disastro con qualsiasi cosa che sia lontanamente tecnologico! Pensate che non riesce nemmeno a cambiare canale al televisore!”
Irritata da questo commento, la ragazza, si alzò facendo cadere a terra la sedia ed uscì dal locale.
Ryo rimase un po’ interdetto vedendo la sua socia reagire a quel modo anche perché era certo di ricevere una bella e liberatoria martellata. Forse era stato inopportuno.
“Cavoli! E’ tardissimo! Mi sono ricordato solo adesso che ho un appuntamento con la splendida Satsuki! Devo scappare!” esclamò Ryo mentre osservava nervosamente fuori dalle vetrate del bar.
“Ah, Andrey! Forse è meglio se, più tardi, ci riuniamo tutti a casa mia…è più sicura. A dopo!”
Kalinin non fece nemmeno in tempo ad acconsentire che il suo compagno d’armi era già schizzato fuori dal locale.
“Proprio adesso eh?” pensava una Miki con il sorriso sulle labbra mentre osservava Ryo correre fuori.
“Bene…è tempo per me di recarmi in ambasciata.” disse il Tenete Colonnello voltandosi verso i suoi sottoposti.
“Sergente Maggiore Mao venga con me, mentre voi due…continuate a sorvegliare la ragazza”.
“Sissignore! Nessun problema!” rispose risoluto Sousuke che era rimasto per tutto il tempo ad ascoltare in silenzio.



“Kaori!!”
Ryo stava correndo a per di fiato per cercare di raggiungere la sua socia, la quale stava camminando spedita e sembrava essere del tutto poco incline ad ascoltarlo.
“Ehi…fermati!!”
Finalmente era riuscito ad afferrarla per un braccio ed a farla voltare.
“Che c’è?” disse Kaori con tono scocciato e lo sguardo ostile divincolandosi dalla sua stretta.
“Oh, avanti! Non te la sarai mica presa? Stavo cercando solo di sdrammatizzare un po’…tutto qui”.
Cercò di scusarsi Ryo mentre la ragazza aveva ripreso a camminare.
“Si, certo…sdrammatizzare…come sempre, se si tratta di me vero?”
A quel punto Kaori si era fermata di colpo e si era girata di scatto per guardare dritto negli occhi il suo socio.
“…”
Ryo sembrava non voler rispondere alla domanda e fu per questo motivo che Kaori preferì continuare con un’aria pseudo rassegnata.
“Io…non so che pensare. Non ho capito niente di ciò che mi sta avvenendo. Delle persone che fino a mezz’ora fa non conoscevo e di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, mi hanno rivelato qualcosa di me di del tutto inaspettato, qualcosa di assurdo. Sono un Whispered e non so nemmeno che cosa comporti, ho delle strane informazioni nel cervello, anche se non so come sia possibile…e sono terrorizzata da tutto questo perché sono confusa, perché sono sbalordita, perché non so che aspettarmi da una situazione simile che può sembrare benissimo la trama di un film ed invece è la mia vita…e tu che fai? Te ne salti fuori con una frase del genere mettendomi in ridicolo! Non era di questo che avevo bisogno”.
“Hai ragione. Come al solito ho scelto il modo sbagliato di aprir bocca, ma cercavo sul serio di renderti meno pesante la notizia. Faccio sempre il buffone nei momenti più seri…lo sai no? Sono fatto così.”
“Si, lo so…è che avevo bisogno di un po’ di comprensione da parte tua, almeno da te che sei il mio socio e che, in teoria, dovresti conoscermi meglio di chiunque altro.”
E detto questo abbassò lo sguardo e con voce flebile continuò:
“Poi…hanno parlato con una tale semplicità…sembrava mi stessero dicendo la cosa più normale e più naturale del mondo quando io invece non sapevo nemmeno di che stavano parlando. Mi sono sentita diversa, non più io.”
Al sentire quelle parole, Ryo, le si avvicinò un po’ di più e le sollevò dolcemente il viso facendo in modo che i loro sguardi si incrociassero.
“Non essere sciocca Kaori. Non è così. Tu sei tu e lo rimarrai per sempre…qualsiasi cosa accada”.
Arretrando poi la mano, proseguì a parlare cercando di far capire a Kaori come quella situazione non avrebbe cambiato nulla.
“Whispered o non whispered…rimarrai Kaori Makimura. Questa notizia non cambierà ciò che sei. Continuerai ad essere impulsiva ed a farti sempre trasportare dalle tue emozioni. Darai sempre tutta te stessa per aiutare gli altri ed avrai sempre quel tuo dono di saper leggere attraverso le persone, di saperne scrutare l’animo, di scoprirne il vero io. Non c’è persona più brava di te nel farlo ed è per questo che sei una grande partner.”
Era davvero ciò che pensava e stranamente non si era trattenuto.
“Certo, rimarrai sempre anche manesca e violenta, ma…su questo si può anche chiudere un occhio.”
Abbozzò un sorriso scherzoso…era rimasto serio anche per fin troppo a lungo.
“Ora su…dai…andiamo! Abbiamo ospiti.” disse Ryo voltandosi ed incamminandosi verso casa.
Non aveva però compiuto nemmeno tre passi che si fermò rimanendo di spalle.
“Vedrai…ce la faremo…la supereremo insieme.” E subito dopo riprese a camminare.
Era proprio di questo che Kaori aveva bisogno.

 

 

Vorremmo ringraziare di cuore tutti coloro che continuano a leggere ed a seguire la nostra fic..Grazie davvero!!! Non sapete quanto questo ci faccia piacere!

Al prossimo capitolo!

Karategirl e Rinrei aka XYZ

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5



Una volta arrivati davanti all'abitazione di Ryo, Sousuke decise di andare a prendere Chidori mentre Kurz, seguì Kaori e Ryo in casa.
“Come dobbiamo trasferirci nella casa di fronte?!” chiese Kaname stupita “Ho appena finito di disfare i bagagli!”.
“Mi spiace ma il Tenente Colonnello ci ha ordinato di recarci tutti nella casa del soggetto da proteggere”spiegò seriamente Sagara.
“E va bene...allora aiutami a rimettere tutto nelle valige” disse la ragazza aprendo un armadio a muro.
“Non è necessario che tu trasferisca tutto...” replicò il ragazzo “Potrai sempre tornare di qui a prendere la tua roba quando vorrai”.
“Scusa Sousuke...ma secondo te devo fare avanti e indietro ogni volta che mi serve qualcosa?”
Il ragazzo allora decise di aiutarla ed in un paio d'ore riuscirono a rimettere tutto nelle valige.
Quando arrivarono al palazzo di fronte, Sousuke era completamente sommerso dalle valige “Potresti suonare il campanello per favore Kaname?”
La ragazza fece ciò che le era stato chiesto e, dopo poco tempo, il portoncino di entrata fu aperto.
Dopo qualche rampa di scale arrivarono all'appartamento di Saeba, Sousuke era visibilmente affaticato per aver trasportato tutte quelle valige su per le scale, ma non avrebbe mai permesso a Kaname di aiutarlo.
Appena entrarono in casa Ryo notò immediatamente Kaname.
“Wow! Un'altra bella ragazza nella mia casa! Oggi è proprio un giorno fortunato!” esclamò mentre Sousuke era impegnato a posare le valige.
“Dimmi come ti chiami?” chiese l'uomo avvicinandosi.
“Il mio nome è Kaname Chidori piacere di conoscerla signor...”
“Saeba” completò l'uomo “Il mio nome è Ryo Saeba, ma tu puoi chiamarmi semplicemente Ryo!”
Kaname, dopo aver stretto la mano all'uomo, notò immediatamente Kaori seduta sul divano e sentì dentro di sé una sensazione simile a quella che provava quando incontrava Tessa.
Capì immediatamente che anche lei era una Whispered.
Vide che era molto scossa e si ricordò di come si era sentita lei quando aveva scoperto di avere quella facoltà innata. Decise così, di andare a parlarle. Le si sedette accanto e si presentò.
“Anche io sono un Whispered come te...” rivelò la ragazza a Kaori “se hai qualche domanda da farmi io sono a tua disposizione”.
Kaori la guardò ed infine si decise a parlare “Potresti spiegarmi meglio cos'è un Whispered? Non credo di averlo capito bene”.
“Ma certo...” disse Kaname con voce rassicurante “In pratica noi Whispered, quando siamo in particolari situazioni, sentiamo nella nostra testa come dei sussurri che ci suggeriscono delle informazioni che non sapevamo nemmeno di conoscere. A me, per ora, è capitato quando mi trovavo in pericolo ed i miei amici erano in difficoltà. Inoltre i Whispered possono comunicare telepaticamente attraverso la risonanza. Questa facoltà, però, è da utilizzare solo in casi estremi perché è molto pericolosa. Durante la comunicazione, infatti, le menti dei due Whispered potrebbero fondersi cancellando le rispettive personalità”.
“Ti è mai capitato di dover usare la risonanza?” chiese Kaori alla ragazza con sguardo preoccupato.
“Si, ho dovuto usarla un paio di volte...ma non fare quel espressione preoccupata!” disse Kaname mettendo una mano sulla spalla di Kaori “Essere una Whispered non è poi così male! Sai un sacco di cose senza nemmeno doverle studiare!”
Kaori fece un sorriso sforzato ma poi tornò subito seria “Dimmi Kaname ma perché i Whispered devono essere protetti?”
Anche Kaname divenne di colpo seria.
“Purtroppo i Whispered vengono spesso utilizzati da persone che vogliono avere le loro conoscenze per scopi malvagi”.
Le ragazze continuarono così a parlare tra loro per lungo tempo e Kaname tentò in tutti i modi di rassicurare Kaori.


Nel frattempo erano tornati anche Kalinin e Melissa.
“Dov'è Ryo?” chiese Kalinin a Sousuke appena mise piede in casa.
“E' andato sulla terrazza...da quella parte.” rispose il ragazzo indicando le scale.
Il Tenente Colonnello salì le scale per raggiungere il suo vecchio amico mentre i suoi sottoposti erano intenti ad analizzare la casa.
“Hai visto che forza sorellina?! Questa casa è una roccaforte! Ecco perché non eravamo ancora riusciti a piazzare le cimici!”
“Kurz ha ragione!” aggiunse Sousuke “Da qualsiasi parte la si guardi questa casa è inattaccabile!”
“Non c'è dubbio che Ryo sia un vero professionista...ha già dato prova della sua grande abilità quando Sousuke gli ha sparato”.
Ad un certo punto della conversazione a Sousuke tornò in mente una cosa e si rivolse a Kurz dicendo “Ma secondo te cos'era l'informazione riservata che Ryo doveva svelare a Melissa? Se la sua compagna l'ha interrotto significa che è qualcosa di molto segreto...Tuttavia non riesco a capire cosa possa significare 'stallone di Shinjuku'...lo stallone è un cavallo..ma cosa c'entra il cavallo?!”.
Kurz si girò di scatto.
“Ma allora sei proprio indietro! Te lo spiegherò quando sarai più grande! OK?” e se ne andò irritato lasciando Sousuke allibito e Melissa piegata in due dalle risate.


Appoggiato al parapetto della terrazza, Ryo, con una sigaretta in mano, stava riflettendo su tutti gli strani avvenimenti della giornata.
Il suo sguardo era serio e fisso sul panorama, mentre un leggero soffio di vento gli scompigliava i folti capelli neri.
“Ne è passato di tempo da quando combattevamo insieme in America!” esclamò Kalinin mettendosi alle sue spalle.
“Già...lasciata l'America le nostre vite hanno preso strade completamente diverse. Sono contento di vedere che sei ancora vivo.” disse Ryo e, girandosi verso il suo vecchio compagno d'armi, spense la sigaretta ed alzò il braccio destro piegato con la mano aperta.
“Ben ritrovato...” disse semplicemente Kalinin stringendo vigorosamente la mano di Ryo.
I due uomini rimasero per molto tempo appoggiati al parapetto. Kalinin spiegò nei dettagli la situazione a Ryo. Gli spiegò che cos'è un Whispered e i rischi a cui andava in contro Kaori. “Comunque ti assicuro che i miei sottoposti, al contrario di quello che può sembrare, sono molto professionali. Io mi fido ciecamente di ognuno di loro...” concluse Kalinin allontanandosi dalla ringhiera.
Nell'allontanarsi gli cadde però il portafoglio dalla giacca. Nel momento in cui toccò terra, il portafoglio si aprì, ed uscirono varie carte. Una di esse, una fotografia, attirò l'attenzione di Ryo. Mentre Kalinin si chinò per raccogliere le sue cose, Ryo prese in mano la fotografia ed iniziò ad esaminarla. Sulla foto c'erano Kalinin più giovane e Sousuke da bambino.
“Allora avevo visto giusto...E' il ragazzino di nome Sousuke il figlio del puma bianco...” disse Ryo porgendo la foto ad Andrey Kalinin.
“Come hai fatto a capirlo?” chiese l'uomo dai lunghi capelli grigi rimettendo la foto al suo posto.
“Beh...Avevo sentito dire che il puma bianco aveva preso con sé un bambino. Poi mi è bastato notare come lo guardi quando è distratto per trarre le mie conclusioni...” spiegò Ryo.
Kalinin fece un mezzo sorriso e disse “Sai come ci siamo conosciuti?”
“No, ma ho l'impressione che lo scoprirò presto...”.
“Sousuke, quando aveva appena otto anni, fu mandato ad uccidermi. Ci scontrammo ed io, ovviamente, ebbi la meglio ma non me la sentii di finirlo. Sapevo anche che, se l'avessi lasciato andare, sarebbe stato eliminato dai suoi stessi compagni, così, decisi di tenerlo con me”.
Ryo mise una mano sulla spalla dell'uomo e disse “Ho sempre saputo che, dietro a quella maschera di indifferenza, si nascondeva un grande cuore”.
Kalinin non poté impedirsi di sorridere.
“Certo che…non sono l’unico ad aver tenuto qualcuno accanto a sé. Eppure non sei mai stato il tipo da una donna sola…”
“Ma che dici?!! Io ne ho milioni!!” controbatté Ryo con la sua solita espressione idiota.
“Ryo..” disse l’uomo dai capelli argentei invitandolo a fare per una volta il serio.
“Sai com’è…si cambia”.
“Già...si cambia.” E detto questo si incamminò verso le scale per tornare dagli altri.
Aveva già una mano sulla maniglia della porta di metallo che separava il terrazzo dal resto della casa, quando si voltò e volle dire al suo caro compagno d’armi un’ultima cosa.
“Ryo…Ti trovo sereno. Non possiedi più quell’aurea distruttiva e…ne sono contento”.
Aprì la porta e scese le scale, lasciando lo sweeper da solo, intento ad osservare le luci della città.
“Anche io”.


“Si è fatto tardi!” annunciò Mao “E' ora di decidere in quali stanze dormire...Quante stanze abbiamo a disposizione Kaori?”
“C'è la stanza più grande che è quella di Ryo dove ci possono stare due persone. Poi c'è la mia dove possiamo stare anche in tre ed infine rimane quella degli ospiti”.
“Bene, allora facciamo così! Noi tre ragazze dormiamo insieme...” Melissa non riuscì a finire la frase perché fu interrotta da Kurz. “Ma come!!! Io volevo dormire con te!!!”.
Melissa lo fissò per un attimo e poi disse con un sorrisetto sarcastico sulla bocca “Ed invece tu dormirai con il Tenente Colonnello, lui mi ha già detto che non ci sono problemi...”.
“Cooomeeee?! Perché devo dormire con il vec.... cioè, con il vice-comandante?! Fammi almeno dormire con Sousuke!!!” sbottò il ragazzo ad alta voce.
“Perché è stato deciso così.” rispose pacatamente Kalinin.
Kurz ammutolì ed assunse un'aria tra il depresso e l'offeso.
Kaori si inserì nella conversazione.
“Ovviamente voi vi sistemerete nella stanza di Ryo perché è quella più adatta ad un Tenete Colonnello. Mentre Ryo e Sousuke dormiranno nella stanza degli ospiti”.
“Ma tu guarda questa!” borbottò Ryo andando a prendere le sue cose “Prima dice 'Oh! Ma che bell'uomo!', poi, 'La stanza di Ryo è la più adatta ad un Tenete Colonnello'...E Ryo cosa deve fare? Andare a dormire nella stanza degli ospiti con un ragazzino!”.


Ryo era sdraiato nel suo letto mentre Sousuke stava pulendo le armi da più di un'ora.
Quando finalmente finì si coricò e si mise a dormire.
“Finalmente si è addormentato!” pensò tra sé e sé Ryo “E' il momento giusto per mettere in atto il mio piano di attacco”.
Ryo si mise un fazzoletto attorno alla testa, si alzò furtivamente e si diresse verso la porta. Sousuke, intanto, sentì un rumore. Aprì gli occhi ed intravide nel buio una figura sospetta.
“Sarà un intruso...devo neutralizzarlo!” pensò ed in meno di un secondo estrasse la pistola e si scaraventò addosso a Ryo.
Ryo sentì il rumore di una pistola alla quale veniva tolta la sicura. Si girò di scatto impugnando la sua più fedele amica. I due si ritrovarono faccia a faccia. Sousuke stava puntando la pistola al viso di Ryo e quest'ultimo stava puntando la sua pistola al viso del ragazzo.
“Ma sei impazzito?! Cosa ti è saltato in mente di estrarre la pistola? Avrei potuto sparati, lo sai?!”esclamò serio Ryo riponendo l'arma.
Sousuke rimase un attimo senza parole ma poi si spiegò “Non ti avevo riconosciuto scusami. Ho pensato che tu fossi un intruso...”.
“Si va beh! Ora posso andare in bagno o devo farla qui?”.
“Vai pure...” rispose Sousuke rimettendosi a letto “Comunque non credo che saresti riuscito a colpirmi...ero in posizione di vantaggio.”.
“Ehi, 'Cucciolo di puma'...questo è tutto da vedere!” concluse Ryo uscendo dalla stanza.
Sousuke rimase un attimo spiazzato. Cosa intendeva dire Ryo con 'cucciolo di puma'?


Adesso Ryo era libero di agire. Tornò immediatamente in modalità 'attacco notturno' e si concentrò a fondo per riuscire nel suo intento.
Si diresse furtivamente verso la camera delle ragazze, accostò l'orecchio alla porta e rimase in ascolto. “Il respiro è regolare...stanno dormendo!”.
Aprì la porta con fare furtivo, mise un piede nella stanza ma sfortunatamente fece scattare una trappola installata da Kaori.
Si accesero immediatamente le luci. La reazione di Kaori fu fulminea. Prese il futon, lo attorcigliò attorno al corpo di Ryo e lo appese fuori dalla finestra.
“NOOO! Ti prego non puoi lasciarmi fuori tutta la notte!!!” la implorò Ryo senza ottenere, ovviamente, alcun risultato.
Contemporaneamente, nell'altra stanza, Kurz stava aspettando che il suo superiore si addormentasse.
“Forse è il momento buono...sembra che si sia addormentato!” pensò il ragazzo ed iniziò ad alzarsi dal letto.
Per arrivare alla porta doveva passare davanti al letto del Tenente Colonnello.
“Devo stare attento a non fare rumore...basta un solo piccolissimo scricchiolio ed il vecchio si sveglia!”.
Riuscì miracolosamente ad arrivare alla porta, prese la maniglia e la girò.

Kalinin, nel frattempo, era arrivato di soppiatto alle spalle del sottoposto ed aveva pronunciato queste parole con tono serio.
“Cosa stai facendo sergente?”.
Kurz sobbalzò, si girò di scatto e si trovò faccia a faccia con il suo superiore. “S-stavo andando in bagno”.
“Che combinazione...devo andarci anche io.” rispose Kalinin “Vai pure prima tu. Aspetto il tuo ritorno”. Così Kurz fu costretto a fingere di andare in bagno.
Una volta che il Tenente Colonnello fu tornato nel suo letto, Kurz aspettò circa mezz'ora e decise di provarci di nuovo.
Si alzò furtivamente, riuscì a superare il letto di Kalinin, ma venne bloccato prima di arrivare alla porta. “Sergente...ti consiglio di tornare a letto!”.
Kurz si girò di scatto e mettendosi sull'attenti rispose “Sissignore!”.
Il giovane Sergente provò ancora tre volte ad uscire dalla stanza.
“O la va o la spacca!” pensò alla quarta volta. Si sdraiò a terra e cominciò a strisciare trascinandosi con i gomiti. Quando fu arrivato alla porta rimase fermo per qualche secondo. Poi si alzò molto lentamente controllando i movimenti.
“Finalmente ce l'ho fatta! Sono uscito!” pensò appena mise il piede fuori dalla porta .
Il suo entusiasmo, però, fu placato immediatamente. Si sentì mettere una mano sulla spalla. Si girò immediatamente e si ritrovò nuovamente faccia a faccia con il Tenente Colonnello.
Quest'ultimo non disse una parola. Passò la mano libera attorno alla vita del ragazzo e se lo caricò sulle spalla sinistra.
“M-ma che vuole fare?” chiese allarmato il giovane Sergente “Mi lasci andare!”
“Ti consiglio di non fiatare e di non muoverti Sergente!” esclamò il Tenente Colonnello con voce seria e pericolosamente pacata. Trasportò il ragazzo fino al letto e lo lasciò cadere sul materasso.
Kurz era a dir poco terrorizzato “Aiuto!!! Che mi vuole fare questo!!!”
Subito dopo vide il suo superiore estrarre un paio di manette “N-no N-no C-che vuole fare signore! Guardi che...Io non...”.
Kalinin, incurante delle proteste del suo sottoposto, gli afferrò il braccio destro e lo ammanettò al letto. Poi, dopo aver lanciato un'occhiataccia significativa al ragazzo, si rimise a dormire senza dire una parola.




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Questa parte non c'entra nulla con la nostra fanfiction ma ci siamo sentite in dovere di informarvi di un fatto vergognoso del quale siamo venute a conoscenza.
Il 23 giugno i pedofili di tutto il mondo si apprestano a celebrare il "Boy love Day", una sorta di ricorrenza per esaltare quello che loro definiscono "orgoglio pedofilo".
Siamo fermamente convinte che una manifestazione del genere debba essere assolutamente impedita per combattere chi sfrutta e fa soffrire i bambini ed i ragazzi per piacere personale, nascondendosi addirittura dietro la parola Amore.
Questi individui cercano di far passare la pedofilia come una pratica normale...devono essere fermati!
Il gruppo E Polis ha indetto una raccolta di firme per richiedere l'oscuramento di ogni sito Internet che promuova questa iniziativa.
Per partecipare alla petizione intitolata "fermiamo gli orchi" ed anche per saperne di più potete collegarvi a questo sito:

http://petizione.epolis.sm/


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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6



L’orologio di punta di Harajuku, il quartiere di Tokyo della trasgressione e di tutto ciò che è diverso, aveva appena segnato le nove di sera, quando un ragazzo sui 25 anni rientrò nel suo appartamento, un buco di 50 mq , situato al sesto piano di una palazzina ormai decadente.
Non fece nemmeno in tempo ad aprire la porta che una grande sensazione di disgusto lo invase.
Capitava ogni sera.
La sua topaia faceva schifo: piccola, sporca, in disordine ed aveva pure una sola finestra che, tra l’altro, dava sulle scale.
Era stufo di vivere lì, ma sapeva che se avesse fatto bene il suo lavoro, quel posto sarebbe stato soltanto un ricordo. Mancava davvero poco ed i suoi sogni di gloria si sarebbero presto realizzati.
Era un ragazzo in gamba e ne era consapevole.
Qualche anno prima aveva deciso di lasciare il suo piccolo paesino nella periferia di Tokyo, che gli stava troppo stretto, per avventurarsi nella grande metropoli e fare i soldi.
Era sveglio e caparbio e la determinazione non gli mancava…ne era certo…Tokyo era la sua gallina dalle uova d’oro.
Entrando nell’appartamento si guardò bene dal pulire e scansò con maestria ogni cosa, accatastata qua e là in qualche modo, e si sedette sul divano-letto, l’unico luogo ancora intatto della sua casa.
Si tolse il giubbino di jeans e si sistemò comodamente, accendendo lo stereo.
Cosa c’era di più bello che di un po’ di buona musica dopo una giornata di faticoso lavoro? Nulla.
Decise di ascoltare i grandi X-Japan con “Blue Blood”, il loro primo vero album di successo ed anche il suo preferito.
Le note di “Kurenai”, rosso scarlatto, riempivano magicamente l’intera stanza tanto che il ragazzo si era talmente fatto trasportare dalla musica che, tenendo gli occhi chiusi, batteva il tempo con il piede della gamba destra che si trovava accavallata sulla sinistra.
Stava per giungere il momento migliore, il momento in cui non si poteva non distinguere il suono incredibile della chitarra elettrica di hide, uno dei più grandi musicisti giapponesi di tutti i tempi, quando il suo cellulare prese a squillare.
“Ma chi cavolo è!?!!” urlò alzando le braccia verso il soffitto.
Continuò ad imprecare mentalmente due o tre volte, incavolato nero, in quanto un emerito idiota aveva osato disturbarlo in un momento tanto importante!
Si alzò di malavoglia, prese il telefono appoggiato sul tavolo e rispose scocciato senza badare al numero del chiamante.
“Pronto!”
“Domani mattina presentati dove tu sai. L’Uji no Kami vuole che tu faccia rapporto. Vedi di non tardare. Ah, ragazzino…e vedi di moderare i toni, altrimenti la prossima volta…ti dovranno raccogliere con un cucchiaino!”
Non riuscì nemmeno a scusarsi che l’altro aveva già riattaccato.
Odiava quel tipo, il classico sbruffone senza cervello, ma in quel momento il solo grandissimo idiota era lui e non colui che gli aveva riferito il messaggio.
Iniziò a sudare freddo.
Se fino ad un attimo prima era totalmente rilassato, ora un senso di forte angoscia ed agitazione lo aveva pervaso in ogni millimetro del suo corpo.
“Cazzo! Cazzo! Cazzo!”
Si risedette e si mise le mani nei capelli, appoggiando i gomiti alle ginocchia.
Era preoccupato.
In effetti i dieci giorni di tempo erano già trascorsi e lui non era ancora riuscito ad eseguire pienamente il suo compito. Non aveva dato peso alla data…grosso errore.
Si rialzò, non riusciva a star seduto ed iniziò a camminare avanti e indietro, cercando di farsi venire in mente qualcosa.
Cosa avrebbe detto all’Uji no Kami il mattino seguente? Quali scuse avrebbe preso? Quanto avrebbe voluto che il giorno dopo non arrivasse mai, quanto avrebbe voluto che il tempo si fermasse.
Era così concentrato nei suoi ragionamenti che non si accorse di una piccola scatola di cartone che si trovava sul pavimento.
Inciampò e per un pelo non cadde, facendo mille acrobazie per restare in piedi.
Quando recuperò del tutto l’equilibrio, dal nervoso, iniziò a prendere a calci quel oggetto, rendendolo irriconoscibile.
“Vaffanculo!!!” urlò sfogandosi.
Il suo respiro era affannoso e veloce.
Doveva calmarsi, non poteva continuare così…forse una bella doccia calda gli sarebbe stata d’aiuto.


Ore 8:50 Quartiere di Ginza, Tokyo.


Un furgone della 2Pack, una società di corrieri, si fermò davanti ad un grattacielo di almeno 30 piani sulla Harumi-dori, arteria principale di Ginza e sede di tutte le più grandi multinazionali e boutique giapponesi.
Il grattacielo in questione, accanto a quello altrettanto maestoso della Toshiba, era di proprietà della JHG Ltd., una società giapponese di hi-tec.
L’addetto scese dal furgone e con una cartella in mano si avviò verso il retro, dal quale avrebbe dovuto prendere il pacco da recapitare.
Dopo averlo afferrato ed aver chiuso la vettura, si diresse, con passo lento ma deciso, verso le grandi porte scorrevoli in vetro che costituivano l’ingresso del palazzo.
Appena varcata la soglia, venne però fermato dal portiere.
“Ultimamente ti facciamo lavorare parecchio vedo” disse con aria scherzosa l’anziano signore.
“Eh già, ma non è un problema, signore. Anzi…ne sono contento. Più lavoro e meglio è!”
“Parole sante! Ed è sempre più difficile trovare un ragazzo giovane che la pensi così…ormai nessuno ha più voglia di far niente…chissà dove andremo a finire con questo mondo!
Ragazzo, sei una vera perla rara!”
“Ma no…cosa dice, comunque la ringrazio”
“Il pacco è anche questa volta per il presidente?” chiese curioso il portiere.
“No, oggi no…devo consegnarlo al suo vice. Che resti tra noi…” disse il ragazzo avvicinandosi di più alla guardiola ed abbassando la voce.
“Un po’ mi dispiace perché, in questo modo, non avrò l’occasione di vedere quella splendida brunetta che gli fa da segretaria”.
L’anziano a sentire quelle parole iniziò a ridacchiare.
“Hai ragione, figliolo. Quella ragazza è un vero schianto, ma anche l’assistente del vicepresidente non è affatto male. Si trattano bene quelli…credimi…figurati se si prendono una racchia vecchia e brutta!”
“In effetti…allora sono davvero curioso di vederla!”. Disse il ragazzo facendo l’occhiolino.
“Ora devo proprio salutarla, altrimenti farò tardi con le altre consegne. E’ sempre un piacere venire qui. Arrivederci.” e detto questo alzò il cappellino in segno di congedo e si avviò verso gli ascensori.
“A dopo, ragazzo” disse il portiere sorridendo e risistemandosi sulla sua sedia, contento di essersi svagato almeno un poco con una serena chiacchierata.



Entrato nell’ascensore, piuttosto che digitare il numero 28, il numero del piano in cui aveva sede l’ufficio del vicepresidente della società, si mise il pacco nella mano sinistra e con la destra cominciò a digitare una serie di numeri secondo un ordine ben preciso.
Pur essendo al piano terra, l’ascensore, al posto di iniziare a salire, iniziò a scendere.
Più l’ascensore scendeva e più l’aria tranquilla del ragazzo andava via via scomparendo, anche se
almeno la prima parte, quella della sua messa in scena, era andata a buon fine. Studiare il personale dell’azienda si era rivelato utile.
Quando sentì lo scampanellio leggero dell’ascensore, che indicava il raggiungimento del piano, una scossa di agitazione lo invase.
Era arrivato.
Non sapeva esattamente di quanto fosse sceso, ma sicuramente doveva trovarsi ad almeno dieci piani sotto il livello terreno.
Aperte le porte, si ritrovò davanti un corridoio grigio e stretto, lungo circa venti metri che terminava con una porta di metallo.
Arrivato fino alla porta, si infilò un guanto, per evitare che rimanessero delle impronte e digitò sul tastierino numerico presente lì vicino, un’altra sequenza precisa di cifre e lettere. Fece attenzione a non commettere errori, come gli era sempre stato raccomandato.
Terminata la digitazione, anche questa porta si aprì, mostrando un altro corridoio terminante sempre con una porta di metallo.
Giuntisi, si tolse il cappellino ed il guanto che aveva appena indossato. A differenza dell’accesso precedente, questa volta, dovette prima porre la sua mano su un identificatore di impronte digitali e poi porre il suo occhio destro in prossimità del lettore ottico della cornea.
Tutta questa procedura era necessaria per poter stabilire con una certa sicurezza la reale identità di colui che desiderava l’ingresso.
Se alla persona in questione era consentito l’accesso, le porte si sarebbero aperte. E così avvenne.



Si trovò di fronte un atrio circolare, non molto grande, ma siccome era spoglio, con le pareti bianche e poco arredato, dava l’impressione di essere molto più spazioso.
L’ambiente era freddo, impersonale, privo di ogni calore umano.
Al centro vi era soltanto una scrivania in legno di ciliegio, alla quale sedeva una giovane ragazza impegnata a digitare al computer che si trovava dinnanzi a lei.
Le sue dita viaggiavano fluide e veloci sulla testiera, senza la benché minima esitazione, mentre attraverso l’ausilio di un’auricolare parlava al telefono con qualcuno, forse il suo superiore.
Era una giovane donna di bel aspetto, perfettamente in ordine e professionale con il suo tailleur grigio chiaro e con i suoi lunghi capelli neri raccolti in uno chignon. Impeccabile.
Il ragazzo, dopo essersi guardato intorno per un attimo, prese a camminare e si avvicinò alla scrivania, che molto probabilmente fungeva come una sorta di reception.
Appena la segretaria lo vide avanzare fino a giungere a meno di dieci centimetri dalla sua postazione, smise di parlare ed alzò lo sguardo. Distaccato, glaciale.
Nessun tipo di emozione, solo grande compostezza.
“Dovrei parlare con l’Uji no Kami, sono Ren” disse il ragazzo togliendosi nuovamente il cappello e mostrando i suoi lisci capelli castani scuri che giungevano fino al collo e che si caratterizzavano per una ciocca argento che scendeva lungo il suo lato destro del viso.
“So chi è lei. Un attimo.” E nel dire questo abbassò lo sguardo ed andò a premere un pulsante che si trovava al di sotto del piano della scrivania.
Passato un minuto circa, comparve, da uno dei tre corridoi, chiusi da porte di vetro a sensori, che si trovavano dietro alla postazione e dislocati su tre dei punti cardinali, un’altra ragazza, vestita e composta, come la precedente.
Si avvicinò a Ren e gli disse:
“Prego, mi segua” e così si incamminò verso il corridoio centrale.
Tutto il tragitto fu fatto in assoluto silenzio finché non si arrivò ad un altro piccolo atrio dove era situato un metal detector per evitare che nascessero problemi.
Nessuno poteva portare armi al cospetto dell’Uji no Kami.
Essere armati era consentito solo fino a quel andito, il quale portava ai suoi uffici. Sorpassato quello, qualsiasi tipo di arma era bandita, ovviamente fatta eccezione per l’Uji no Kami e per il suo fidato braccio destro.
Venne perquisito ancora da due uomini prima di poter nuovamente seguire la ragazza in grigio. Dopo poco si aprì davanti ad i suoi occhi un altro corridoio, diverso però dai precedenti.
Questo era spazioso, ben illuminato e con del velluto rosso sul pavimento. Tutto era sontuoso ed elegante.
Quel luogo non aveva proprio nulla a che fare con gli ambienti freddi e minimalisti che l’avevano preceduto.
Giunti davanti ad una porta chiusa, la ragazza invitò Ren a sedersi sul comodo divanetto che si trovava lì accanto.
“Aspetti qui. Arriverà tra poco” e riprese il corridoio e tornò indietro, lasciando il giovane da solo ed in attesa.



Erano già trascorsi più di quindici minuti, ma dell’Uji no Kami non vi era ancora traccia.
A lui era concesso di farsi attendere, mentre agli altri ovviamente no. Nessuno doveva permettersi di giungere in ritardo se aveva appuntamento.
L’attesa stava diventando una tortura.
Non sapeva che fare, non sapeva che dire. Ancora poco ed avrebbe potuto conoscerlo.
Non sapeva se sentirsi lusingato o meno. Non erano in molti quelli che potevano vantarsi di aver avuto il piacere ed il privilegio di incontrarlo; molti dei suoi uomini non avevano nemmeno la più pallida idea di che faccia avesse.
Era un personaggio troppo importante e meno persone sapevano e meglio era. L’Uji no Kami era come una sorta di burattinaio che, nell’ombra, tirava le fila della società nipponica.
Lui sì, che aveva potere.
Anche soltanto il sentir pronunciare il suo nome incuteva rispetto e paura. Era a capo della più grande organizzazione criminale giapponese ed aveva rapporti e contatti con i più grandi organismi mafiosi del mondo tra cui la famosa Triade di Hong Kong. Addirittura la nota ikka dei Kishuu di Kyoto non osava andare contro all’Uji no Kami. Le sue ritorsioni ed i suoi regolamenti di conti restavano alla memoria come tra i più cruenti ed i più dolorosi. Nessuno la faceva franca e questo anche grazie al suo fidato braccio destro, abile sopra ogni misura nelle torture e nelle morti lente, molto lente.
Ren si trovava a testa china, seduto su quel divanetto, con le mani appoggiate alla fronte mentre tamburellava i piedi a causa del nervosismo crescente.
Dei passi. Un leggero vociferare.
L’Uji no Kami stava sicuramente percorrendo il corridoio con il suo seguito; ancora qualche metro ed il momento della verità sarebbe giunto.
Lo sentì vicino. Dei piedi accanto ai suoi. Smise di agitarsi. Alzò lo sguardo e fu in quel attimo che si trovò davanti in tutta la sua figura il tanto famigerato Uji no Kami, colui che nelle mani possedeva il suo destino e la sua vita.

Rimase sconvolto.


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***




Capitolo 7



La porta si chiuse alle sue spalle.
Ren si trovava nell’ufficio...da solo…con l’Uji no Kami.
Era in piedi, impalato di fronte alla scrivania, senza esser capace di emettere alcun suono.
Era ancora troppo scosso per l’incontro appena avvenuto.
Non era così che se l’era immaginato.
Credeva che l’Uji no Kami fosse diverso e vederlo per la prima volta l’aveva destabilizzato ancor di più di quello che già era.
Non c’era alcun dubbio, dopo averlo veduto, tutte le cose che si dicevano sulla sua figura avevano assunto un maggior senso, diventando più micidiali e diaboliche.
Si guardò per un momento intorno.
Quell’ufficio aveva un’aria incredibilmente regale e sontuosa. Tutto in quel luogo evocava l’importanza della grande persona che aveva dinnanzi.
La storia e le tradizioni permeavano da ogni angolo, da ogni oggetto.
Era stato creato tutto sullo stile dei grandi e lussuosi palazzi europei, senza però dimenticare la cultura giapponese che si presentava attraverso katane appese alle pareti ed un piccolo spazio, ricavato per la cerimonia del the e la meditazione. Inoltre vi era un delicato profumo di fiori di ciliegio che aleggiava per la stanza, dando ulteriore dimostrazione di come quel luogo fosse curato in ogni dettaglio.
L’Uji no Kami era perfetto, inserito in quella cornice, con il suo completo niveo, seduto dietro la scrivania in marmo e oro, nella sua postura rigorosa.
Ren, però, non era il solo ad osservare chi aveva di fronte.
“Allora questo ragazzo, sarebbe quello nuovo…Ren” pensò il Kami continuando a studiarlo attentamente.
Trovava sempre estremamente interessante scoprire il carattere di una persona scrutandone i dettagli, i particolari, i movimenti e comportamenti anche se solo appena accennati.
Era la prima volta che vedeva ed incontrava quel ragazzo, ma d’altronde non era compito suo reclutare il personale.
A quello ci pensavano gli altri, alla sua persona spettava valutarne il potenziale ed eventualmente concedere l’onore di lavorare per la sua organizzazione.
“Trovo terribilmente irritante quando una persona osa fissarmi immobile a quel modo. Non so perché ma mi viene sempre un’irrefrenabile voglia di impugnare la mia wakizashi*” disse con voce ferma.
“Chiedo umilmente perdono...” affermò frettolosamente Ren, facendo un inchino e tenendo la testa china.
“Non era mia intenzione innervosirla solo che per me è un tale onore incontrarla, che non può immaginare, lei che è una persona così importante ed illustre, così perfetta e che...”
“Odio ancora di più chi cerca di adularmi”.
Ren a quel punto smise di parlare. Forse stare zitto era la soluzione migliore, stava solo peggiorando le cose e questo non doveva succedere.
Ammirava sopra ogni cosa l’Uji no Kami e sperare di lavorare per la sua organizzazione sarebbe stato non solo un grande vanto, ma anche
l’ occasione per iniziare la sua ascesa verso la società che conta.
“Non dovresti riferirmi qualcosa?” disse con non curanza l’Uji no Kami, prendendo dei fogli che si trovavano sulla scrivania.
Ren a quel punto alzò lo sguardo e vide che il Kami lo stava invitando, oltre che a parlare, a sedersi.
“Si…in effetti…” prese a balbettare. “Ecco…io…” le mani presero a sudare mentre se le teneva strette fra loro.
“Come faccio a dirglielo adesso?” pensava il ragazzo tra sé e sé.
“Senti, ragazzino! Non ho tempo da perdere!” L’Uji no Kami aveva abbassato la voce e con uno sguardo vitreo aveva preso a fissarlo dritto negli occhi.
“Ehm…si…allora…sono riuscito a reperire tutte le informazioni che aveva chiesto, so tutti i loro spostamenti, tutte le loro abitudini, ma…non sono riuscito a completare il mio incarico”.
“E come mai? Hai avuto dieci giorni di tempo per farlo.”
“Si, ma…”
“Non ti sei mai accorto che il tempo scorre inesorabile? Sappi che a me le lumache non piacciono e non piaceranno mai. Io amo la precisione e la perfezione, ottenute però nel minor tempo possibile.”
“Lei ha perfettamente ragione, ma ne sono arrivati degli altri.” Cercò Ren di scusarsi, facendo valere le sue ragioni.
“Degli altri? In che senso?” chiese incuriosito il Kami.
“Ora non c’è solo Saeba con la ragazza. Sono arrivati anche altri quattro. Tre soldati giovani con il loro comandante. Ho cercato di individuare di quale corpo facessero parte, ma la loro divisa mi era totalmente sconosciuta. Nessun esercito governativo presenta quello stemma.”
“Descrivimeli” Chiese l’Uji no Kami anche se credeva di aver già intuito di chi si trattasse.
“Si, certo. Erano due ragazzi giovani, massimo ventenni, uno moro e l’altro biondo. Poi c’era una ragazza dai capelli corti ed il loro comandante era un uomo alto, sulla cinquantina, dai capelli lunghi argentei. Ah, dimenticavo…hanno portato con loro anche una ragazza dai capelli blu”.
“E così sono arrivati” pensò il Kami con un leggero sorrisetto sul viso.
Era una complicazione, ma era talmente eccitante.
“Quindi ti hanno scoperto?” riprese ad alta voce.
“Lo escludo. E’impossibile”. Rispose Ren con fermezza ritrovando parte della sua sicurezza.
“E come fai a dirlo?” disse l’Uji no Kami cercando di insinuargli dei dubbi.
“Come spiegheresti, allora, il rafforzamento di protezione della ragazza?”
“Non lo so, ma sono certo che loro non sappiano di me. Nessun loro piccolo gesto lo dava ad intendere. Inoltre anche dalle intercettazioni ambientali ho potuto constatare che non sapessero della mia esistenza. Io sono bravo nel mio lavoro ed in queste cose non sbaglio. Non so chi possa essere stato, ma devono aver scoperto che qualcuno desidera la ragazza e di sicuro non l’hanno scoperto da me”.
Il Kami rimase piacevolmente colpito dal fervore con cui il ragazzo aveva risposto.
Dovette ammettere che era in gamba, anche se doveva ancora farsi le ossa.
“Va bene, prendiamola per buona. Ma resta comunque il fatto che tu non abbia portato a termine la parte più importante della tua missione…anche se dici di essere così bravo”.
Adorava mettere in difficoltà le persone che aveva di fronte e a quanto pare questo ragazzo raccoglieva.
Ren non poté replicare.
Abbassò il capo e quel senso di forte agitazione si ripresentò in tutto il suo vigore.
La paura di scoprire quale sarebbe stato il suo destino era troppo alta.
“Ti do un’altra possibilità. Il tuo errore può essere ancora riparabile. Sei nuovo e per questo motivo di concedo altri tre giorni”.
Al sentire quelle parole rimase sorpreso, non se lo aspettava. Aveva ancora un’occasione. Non tutto era perduto.
Ma la sua contentezza, non durò a lungo.
“Mi hai già deluso, vedi di non farlo ancora. Anche perché io posso dare una seconda chance, ma non ne do mai una terza. Ricordalo. Ancora uno sbaglio e sei fuori. In tutti i sensi”.
E detto questo l’Uji no Kami si alzò dalla sua comoda sedia e si avvicinò al ragazzo e gli sussurrò all’orecchio:
“Ah, se avevi qualche dubbio…sappi che la storia dell’acido è vera ed è più dolorosa di quel che sembra. Quindi, per il tuo bene, vedi di non rendere vana la mia ulteriore prova di fiducia in te”.
Gli occhi di Ren si spalancarono di colpo al sentire quelle parole.
La sola idea lo fece rabbrividire.
Ormai ne era più che certo; il tempo dei giochi era davvero terminato e forse lui aveva preso quel incarico un po’ troppo superficialmente e presuntuosamente, pensando che sarebbe stato semplice, anche se sapeva bene con chi avesse a che fare.
L’Uji no Kami guardò Ren e siccome ottenne il risultato sperato, si allontanò quel poco necessario per poter afferrare dal piedistallo, che si trovava sopra al camino, la sua adorata, kaze no hana, fiore del vento, katana forgiata dal grande maestro spadaio Ito.
Era tanto meravigliosa con i suoi intarsi raffinati, quanto infallibile e micidiale.
La prese in mano, riuscendo a specchiarcisi da quanto era splendente, prima di farla roteare abilmente tra i suoi palmi.
Ren non poté che deglutire nervosamente nel momento in cui si accorse che quel oggetto micidiale era stata sguainato.
“Desidero dirti soltanto un’ultima cosa, per mettere bene in chiaro la situazione. Io sono una persona molto corretta e so riconoscere e premiare il valore altrui. Non tradisco mai la mia parola. So essere estremamente indulgente con chi mi rispetta e con chi mi dimostra lealtà assoluta, ma so essere anche altrettanto crudele se qualcuno osa tradirmi o attaccarmi. Mettiti contro di me e lo saprò ancora prima che tu possa anche solo pensarlo. Non mediterò un istante prima di spedirti nello yomi no kumi* e questo dovresti saperlo bene, con me non si scherza. La tua vita mi appartiene e mi appartiene da quando hai deciso di entrare nella mia organizzazione. Rifletti su ciò che ti ho detto ed agisci di conseguenza.
E’ ora che tu vada. Ci vediamo tra tre giorni.” Disse l’Uji no Kami guardandolo dritto negli occhi.
“Si, sama*. Vedrà che questa volta non la deluderò”.
Detto questo Ren si congedò ed iniziò ad avviarsi verso la porta.
L’Uji no Kami però non era soddisfatto.
Con un movimento veloce, fluido, preciso e quasi impercettibile vibrò la sua kaze no hana all’altezza del volto del ragazzo.
Parte della sua ciocca argentea ricadde a terra ed una profonda ferita si manifestò sulla sua gota.
“Questa cicatrice servirà costantemente ed in ogni momento a rammentarti che io faccio sul serio. Ogni volta che la vedrai, ogni volta che la toccherai, ogni volta che la sentirai bruciare, ti sarà ben chiaro nella mente che ormai tu sei devoto a me e che tradirmi, porterà solo alla tua morte certa.”
Le parole dell’Uji erano quasi un sibilo mentre la sua katana indugiava ancora protesa vicino al taglio appena operato.
Ren era pietrificato, immobile con le braccia protese al corpo e con il viso ricoperto di sangue, il quale gocciolava senza sosta lungo i suoi vestiti.
Era stato talmente veloce il movimento che se ne era accorto troppo tardi…quando ormai la ferita era già stata compiuta.
Solo in quel momento si rese davvero conto della grande maestria ed abilità con le quali l’Uji no Kami sapeva padroneggiare l’arte della katana.
Con una lama così tagliante, qualunque tipo di fendente, avrebbe potuto tagliargli senza problemi la testa, ma tutto ciò non avvenne.
Il Kami aveva dosato apposta la sua forza…l’aveva dosata per impartirgli una lezione…l’aveva dosata… per imprimergli il suo marchio.
“Sei un ragazzo intelligente Ren-chan…vedi di non farmi pentire di aver nuovamente riposto la mia fiducia in te.” Ribadì infine con un diabolico sorriso sulle labbra.
Ren rimase in silenzio, fece un inchino al quale il Kami rispose con un cenno del capo ed uscì.
Al quel punto, finito il colloquio, l’Uji no Kami sistemò la sua katana preferita, si risedette alla sua scrivania e premette un tasto sul telefono.

“Ho bisogno di parlarti di persona…adesso. Ah, e…fai venire qualcuno a pulirmi l’ufficio…c’è del sangue che proprio non si addice al colore del mio pavimento”.


 

 


 

 *wakizashi:            Spada a lama corta portata nella cintura all’altezza dello stomaco. Insieme alla katana, la spada a lama lunga, formava il “daisho”..equipaggiamento a due spade portato solo dai samurai. A quei tempi la wakizashi veniva chiamata “il guardiano del suo onore” in quanto non veniva mai abbandonata da un samurai, a differenza della katana che poteva essere lasciata in alcune situazioni. Costituiva la vera e propria guardia del corpo per un samurai e veniva usata anche per il seppuku.


 

*yomi no kumi:      Terra tenebrosa dei morti, regno dei morti, inferi, oltretomba.


 

*sama:                   Signore, utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8



“Ma si può sapere dov'è finito Kurz?!” si chiese Melissa.
“Il Tenente Colonnello è appena andato via e lui non si è neppure degnato di venire a salutarlo...ora lo vado a cercare!”.
La ragazza si mosse risoluta verso la camera dove quella notte avevano dormito il Sergente dai capelli biondi ed il vice-comandante Kalinin.
Nell'avvicinarsi sentì rumori strani provenire dalla stanza.
“Ma che sta succedendo? Sento come dei rumori metallici...non sarà che...qualcuno sta tentando di entrare?” decise, allora, di estrarre la pistola.
Procedette verso la porta della stanza camminando lentamente rasente al muro.
Una volta arrivata a destinazione spalancò la porta con un calcio ed entrò tenendo la pistola spianata.
“Non ti muovere se ci tieni alla vita!” gridò puntando la pistola verso il luogo nel quale aveva percepito un movimento.
“Sorellinaaaaaa! Finalmente sei arrivata! Non riesco a liberarmi!!!”
“Kurz?!” esclamò stupefatta la ragazza “Cosa diavolo ci fai ammanettato al letto?!”.
“E' stato Kalinin a legarmi...poi se ne è andato portandosi via la chiave” spiegò il ragazzo mentre tentava inutilmente di togliersi le manette.
“Ti prego aiutami!”.
“Beh...” iniziò la ragazza “Se il Tenente Colonnello ti ha ammanettato al letto avrà avuto i suoi buoni motivi no? Cos'hai combinato?”.
“Ma niente...non ho fatto nulla...” rispose Kurz tentando di essere il più convincente possibile.
Mao lo osservò per qualche minuto e poi disse secca:
“Non ti credo...ti lascerò li finché non mi dirai la verità” poi si girò verso la porta.
“Noooo! Aspettaaaaa!” gridò il ragazzo “Va bene lo ammetto, ho tentato di venire a sbirciare nella vostra camera...però sono pentito...te lo giuro!!! Non sai che paura ho avuto quando il vecchio mi ha sbattuto sul letto!” esclamò il ragazzo con le lacrime agli occhi.
“Quando ha estratto le manette, poi, ho temuto che mi volesse...Ahhh! Non farmici pensare più per favore!”.
Melissa scoppiò in una fragorosa risata.
“Non c'è che dire, il Tenente Colonnello ti ha dato proprio una bella lezione”.
“Aspetta che ti libero” aggiunse poi estraendo una forcina dalla tasca dei pantaloni ed avvicinandosi al letto.
La ragazza tentò di spostare in avanti il letto per potersi infilare tra il muro e la testata e poter facilmente aprire le manette.
Purtroppo non ci riuscì.
“Dannazione sembra fissato al pavimento!” esclamò alzando le mani al cielo.
“Non ti muovere. Sono costretta a fare in un altro modo”.
“Ok...sono nelle tue mani!” rispose Kurz con un sorriso.
Melissa, dopo essersi avvicinata al lato destro del letto, scavalcò il suo amico e si sedette sul suo addome.
“Ahio!” si lamentò il ragazzo “Quanto pesi!”.
“Coooosa??! Osi pure lamentarti...guarda che ti sto aiutando!” rispose a tono Mao mettendosi in ginocchio ad allungandosi per arrivare finalmente a raggiungere le manette.
La ragazza, così facendo, si trovò ad essere esattamente sopra il viso di Kurz il quale, pur cercando di trattenersi, si fece scappare un commento “Wow...che bella visione!”.
La reazione di Melissa fu fulminea, si ritrasse ed, in men che non si dica, si preparò a mollare un sonoro ceffone al suo amico esclamando:
“Non azzardarti più a guardare nella mia maglietta!”.
Kurz chiuse gli occhi e si preparò a ricevere il colpo che però non arrivò.
Dopo qualche secondo, riaprì gli occhi, e vide Ryo sulla porta.
Nel frattempo, l'uomo, aveva gridato estasiato dalla scena alla quale stava assistendo.
“Che gioco è?! Fate partecipare anche me dai!!!” e si era precipitato verso il letto, provocando l'arresto del braccio di Melissa.
Ryo, ormai vicino al letto, spiccò un salto in direzione della ragazza che saltò prontamente giù dal materasso.
Kurz riuscì solo a gridare disperatamente “Fermatiiii!!!” prima che l'uomo gli cadesse addosso con tutto il suo peso.
“Ahiiii! Che dolore!” si lamentò il ragazzo “Sembra che mi sia caduto sopra un elefante! Spostati e già che ci sei mettiti a dieta!!!”.
“Elefante a chi? I miei sono tutti muscoli!” replicò l'uomo iniziando a rialzarsi.
“E poi sempre maglio essere un elefante che un manico di scopa come te!”.
“Come osi chiamarmi manico di scopa? Io ho fatto il modello sai? Sono anche apparso sulla copertina di una rivista!” ribatté nuovamente il giovane Sergente.
“Ma non farmi ridere. Tu saresti apparso su di una rivista con questi pett...” Ryo non riuscì a finire la frase perché si accorse di una cosa sconcertante.
Era sul letto con un altro uomo a torso nudo e, per di più, stava commentando il suo fisico.
Nel giro di tre secondi saltò giù e si inginocchiò di fronte a Melissa.
“Che shock! Rimarrò scioccato a vita...ti prego aiutami! Solo dandomi un bacio potrai evitare che io impazzisca per lo spavento...”.
“Se ti basta così poco...” rispose la ragazza con tono accondiscendente “ti posso anche accontentare...”.
Si abbassò in modo da essere allo stesso livello di Ryo, gli mise una mano sulla spalla destra e si avvicinò lentamente al suo viso.
Fece scivolare la mano dalla spalla fino al polso dell'uomo, dopodiché, lo appoggiò alla parte finale del letto.
Nel frattempo, Kurz, si stava dimenando con tutte le sue forze tentando inutilmente di liberarsi.
“Dannazione ma che sta facendo Melissa? Si è bevuta il cervello?! Non può farmi questo!!!”.
Ryo rimase sconcertato, Melissa stava davvero per baciarlo. Si sarebbe aspettato tutto ma non questo, comunque, non era certo dispiaciuto per la situazione.
Nel frattempo la ragazza era ormai a pochi millimetri dalla bocca dell'uomo, mise un braccio dietro la schiena e, con uno scatto fulmineo, estrasse un paio di manette per ammanettare l'incredulo Ryo al letto.
“M-ma, M-ma...non avresti dovuto baciarmi?”
“Ti sarebbe piaciuto vero?” rispose la ragazza con un sorriso divertito sul volto, poi, si diresse verso Kurz.
“Com'è che stavi facendo tutto quel casino tu? Sembravi un indemoniato...”.
Il ragazzo rimase un attimo interdetto prima di rispondere, poi sbottò dicendo : “Io...io...insomma le spalle mi fanno un male cane va bene?! Non ce la faccio più a stare in questa posizione...sbrigati a liberarmi!”.
Così dicendo, girò il viso dalla parte opposta a quella in cui si trovava Melissa, ed arrossì.



“Come al solito Ryo è sparito...Quando c'è qualche faccenda da sbrigare è in grado si scomparire alla velocità dalla luce!”.
Kaori stava andando alla ricerca del suo compagno di lavoro setacciando tutta la casa, quando, sentì delle voci.
“Eccomi!!!! Arrivo!!!”.
Kaori capì al volo a chi apparteneva quella voce, era sicuramente di Ryo, non c'erano dubbi.
La ragazza rimase un attimo in ascolto per capire bene in che stanza si trovava.
Subito dopo sentì una voce di donna protestare animatamente “Ma come diavolo hai fatto a liberarti? Spostati mi stai schiacciando....E tu Kurz non fare quella faccia compiaciuta intesi?”.
Kaori decise che non c'era tempo da perdere, individuò qual era la stanza e partì come un fulmine.
Ryo ne stava combinando una delle sue e doveva essere immediatamente fermato.
Quando spiò nella stanza si trovò davanti ad una scena che la lasciò allibita.
Analizzò mentalmente la situazione nel giro di pochi secondi.
“Il biondino è legato al letto a torso nudo, sopra di lui è sdraiata Melissa e sopra di lei c'è....quel depravato di Ryo. Adesso gliela faccio vedere io! Ma come? Il martello non lo posso usare perché rischierei di colpire anche gli altri, il kompeito nemmeno....Ho trovato, questa è l'unica soluzione!”.
“Cosa stai facendo razza di idiota?! Lasciali in pace no?!” gridò spalancando all'improvviso la porta brandendo la pistola.
“Anche questo ti metti a fare adesso?! Maniaco che non sei altro...Giuro che questa volta ti sparo!”.
Ryo si girò di scatto e, nel vedere la sua compagna con la pistola in mano, reagì immediatamente.
Con una mano afferrò Melissa per la maglietta e con l'altra ribaltò il letto in modo che facesse da scudo.
Kurz, di conseguenza, cadde di lato rimanendo appeso al letto per le braccia.
“Ahia! Che dolore!” protestò “Le mie spalle! Adesso sto peggio di prima!!! Grazie tante!!!”.
“Sempre meglio avere una spalla slogata che diventare un colabrodo...” rispose Ryo.
Il ragazzo non riuscì a trattenersi e ribatté nuovamente “ Tanto vuole sparare a te mica a me!”.
Ryo assunse un' espressione estremamente seria e, dopo una breve pausa, disse in tono grave “Povero illuso...Tu non l'hai mai vista sparare...”.



“Ehi Ryo! Cosa stai blaterando li dietro? Vieni fuori!!!” lo incalzò la ragazza avvicinandosi di un passo.
L'uomo sporse appena la testa dal letto e disse “Ti prego Kaori...metti giù quell'arma...pensa alle conseguenze”.
“Cosa vorresti dire con pensa alle conseguenze?!” chiese la ragazza “Guarda che se voglio riesco a colpirti sai?”.
“C-certo, certo” la assecondò Ryo sempre più teso “Però io sono pentito...ti scongiuro posa la pistola.”.
In quel preciso istante Sousuke stava passando davanti alla camera.
Come suo solito fraintese tutto.
Pensò che Ryo stava minacciando Kaori e che lei, per difendersi, fosse stata costretta ad estrarre la pistola.
Successivamente notò che Melissa era nascosta dietro il letto con Ryo che le teneva una mano sulla spalla. Ne dedusse che Mao era tenuta in ostaggio da Ryo ed era impossibilitata ad agire.
Decise di entrare immediatamente in azione, estrasse un fumogeno dalla tasca destra dei pantaloni, tolse la sicura e lo lanciò all'interno della stanza.
Melissa si accorse immediatamente dell'oggetto che stava volando nella loro direzione “Attenzione!” gridò “Arriva un fumogeno!”.
Senza pensarci nemmeno un secondo liberò Kurz dalle manette e lo trascinò dall'altra parte della stanza.
Ryo si buttò dalla parte opposta un secondo prima che l'oggetto toccasse terra ed esplodesse.
Tutti e tre si coprirono il naso e la bocca con un fazzoletto per evitare di respirare il fumo che si era dispero per tutta la stanza.
Poi, si diressero cautamente verso la porta per vedere chi aveva lanciato il fumogeno.
Approfittando della confusione, Sousuke, tirò Kaori fuori dalla stanza e, dopo averla appoggiata al muro, chiese con voce preoccupata “Tutto bene? Non sei ferita?”.
La ragazza, incredula, tentò di rispondere come meglio poteva.
“S-Si ma p-perché...perché hai lanciato quella cosa nella stanza?”.
“Era l'unico modo per neutralizzare temporaneamente il nemico ed avere il tempo di portarti in salvo”.
“Ma quale nemico?” chiese Kaori sempre più confusa.
“Devi essere sotto shock...non preoccuparti ora è tutto a posto. Mao si sarà sicuramente già occupata di Saeba”.
“Ryo? Perché Melissa avrebbe dovuto...” cercò di chiedere Kaori ma venne interrotta da Kaname.
“Perché questo stupito fissato per la guerra come al solito non ha capito niente!!!” gridò colpendo Sousuke sulla testa con l'harisen.
“M-ma Chidori!” tentò di protestare il ragazzo.
“Ma un corno! Non cambierai mai!” esclamò la ragazza con aria esasperata facendo scoppiare a ridere tutti.




 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9



La porta del maestoso ufficio si aprì silenziosamente ed un uomo alto e di bella presenza fece il suo ingresso.
“Ci sono novità...” disse l'Uji no Kami all'uomo che aveva di fronte mentre teneva in mano un bicchiere di buon vecchio Jack.
“Mi è stato riferito che gli affari si stanno complicando”.
L’uomo appena entrato, a quel punto, si sedette su una delle due poltrone che si trovavano dinnanzi alla scrivania e prese a parlare, dando voce ai suoi pensieri.
“Guardando la tua espressione sembra comunque, che la cosa ti elettrizzi...o mi sbaglio forse?”.
“No, non ti sbagli...infatti, è entrata in gioco nientemeno che la Mithril. La questione inizia a farsi estremamente…interessante”.
E mentre parlava, continuava, con estrema tranquillità, a miscelare il liquido ambrato contenuto nel suo bicchiere.
“La Mithril? Ma siamo veramente sicuri che sia davvero la Mithril?” chiese l'uomo con un'espressione pensierosa sul viso.
“Si, non ci sono dubbi. Il ragazzo mi ha descritto dettagliatamente le uniformi e, soprattutto, dalla sua descrizione, ho potuto riconoscere Andrey Kalinin...”.
“Kalinin...” ripeté quasi tra sé e sé l'uomo passandosi un dito sul mento.
Improvvisamente però gli sorse un dubbio.
“Ma!…e come avrebbero fatto scusa a sapere di noi? Era impossibile sospettarlo”.
“Infatti non lo sanno”.
L’Uji no Kami vedendo l’aria confusa del suo braccio destro decise di continuare.
“Non sanno ancora propriamente di noi e dei nostri progetti sulla ragazza, ma probabilmente hanno avuto qualche avvisaglia…qualche sentore relativo al possibile interessamento da parte di qualcuno di avere la giovane Makimura”.
“Hai qualche idea su chi possa essere stato?”
“Beh..si..una ce l’avrei proprio…” disse a bassa voce prima che la sua risata fragorosa echeggiasse nella stanza.
“Ed ora perché ridi?”
“Rido perché finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Finalmente mi ha dato la giusta motivazione per farlo fuori. Era da tempo che aspettavo questo momento e me l’ha servito lui stesso su di un piatto d’argento. Ora ho davvero la scusa perfetta”.
“Vedo che non hai dubbi”.
“Ovviamente! Perché tu ne hai? Stiamo parlando di un uomo che in parte sapeva e che è talmente idiota ed arrogante da pensare di essere lui il padrone…ma non ha ancora capito quali sono le regole della partita ed è giunto il tempo di fargliele intendere. Dai, così ce la possiamo spassare un po’, non sei contento?!” assentì, in tono allusivo, sapendo si aver colto nel segno.
“Immensamente” disse il suo fidatissimo con lo sguardo fisso, soddisfatto, mentre immaginava già come avrebbe fatto per trucidarlo.
Dopo pochi istanti smise tuttavia di fantasticare e ritornò serio.
“Ora però i nostri piani dovranno subire qualche modifica” aggiunse rivolgendosi alla persona che aveva di fronte.
“Già, ora tocca a noi scendere in campo...tieniti pronto perché ci sarà da divertirsi!” esclamò l'Uji no Kami mentre uno strano sorriso appariva sul suo volto.


Ryo impugnò la sua fedele Colt Phyton 357 Magnum e sparò.
Il proiettile, dopo aver seguito una traiettoria perfetta, centrò in pieno il bersaglio.
L'uomo abbassò il braccio e, con aria soddisfatta, ricaricò la sua pistola.
In quel preciso istante sentì un grido provenire dalla sua destra.
“Wow!!! Un poligono privato!!!” aveva appena urlato Kurz spalancando gli occhi per la felicità.
“Dobbiamo assolutamente provarlo!” aggiunse Melissa precipitandosi verso una delle postazioni.
“Arrivo!!! Aspettami!!!” gridò nuovamente il ragazzo seguendola.
Nel frattempo anche Sousuke era entrato nella stanza commentando
“Davvero notevole, sembra un poligono professionale...”.
Ryo si voltò e, con aria di superiorità, disse:
“Ehi cucciolo di puma...questo è un poligono professionale! Ti va di fare una sfida? Voglio vedere come ti ha addestrato Kalinin”.
“Per me va bene...” rispose Sousuke avvicinandosi ad una delle postazioni e preparando la sua pistola.
“Però ci tengo a precisare che sì, il Tenente Colonnello mi ha insegnato molte cose, ma io sapevo sparare ancora prima di fare la sua conoscenza”.
In quel momento Kurz apparve alle spalle di Ryo.
“Anche io voglio partecipare alla sfida vecchio...non è giusto che vi divertiate solo voi due!”.
Ryo lo guardò per qualche secondo e poi acconsentì.
“Ok sbarbatello...puoi partecipare anche tu. Ma poi non metterti a piangere quando ti avrò battuto”.
Kurz, estraendo la sua pistola, replicò con un sorrisetto stampato sul volto.
“Questo è tutto da vedere caro il mio vecchietto...”.
L'uomo rimase un attimo interdetto.
“Come mi hai chiamato scusa?!” iniziò a dire mentre stava per alterarsi, ma venne interrotto da Melissa.
“Forza ragazzi...perché invece di litigare non vi misurate sul campo? Avvicinatevi alle postazioni!”.
I tre ubbidirono. Sousuke si posizionò alla destra di Ryo mentre Kurz si mise nel box a alla sua sinistra. Sousuke prese in mano la sua pistola, la aprì e la caricò con grande professionalità.
Nel frattempo anche Kaori e Kaname erano entrate nella stanza.
“Cosa stanno facendo?” chiese Kaname.
“Hanno deciso di fare una sfida...Sarà interessante vedere chi la spunterà”.
“Beh...Non vorrei fare la guasta feste ma secondo me vincerà Ryo” intervenne Kaori rivolgendosi a Melissa.
“Ma anche Sousuke e Kurz sono dei professionisti non è vero Melissa?”
“Certo, sono entrambi molto bravi. Kurz, inoltre, viene chiamato dai suoi compagni il mago delle armi da fuoco...” controbatté Melissa che ci teneva a tenere alto l'onore della sua squadra.

“Allora...” iniziò a dire Ryo mettendo il braccio destro all'altezza giusta per sparare “Spariamo sei colpi a testa, in serie. Vince chi fa più punti ok?”.
“Per me va bene...” rispose Kurz alzando a sua volta il braccio “Sono pronto”.
“Ricevuto!” esclamò Sousuke.


“Non discuto che siano dei bravi tiratori...” insistette Kaori “Ma Ryo è il migliore in questo campo...”.
“Ah si...” commentò Mao avvicinandosi alla ragazza con uno strano sorrisetto sul volto.
“E la sua assistente è altrettanto brava? Oppure il tuo socio non ti ha insegnato nulla?”.
Adorava stuzzicare le persone.
“Certo che anche io sono brava!” rispose sicura Kaori “E se non mi credi te lo dimostro subito” aggiunse andando a prendere la sua arma personale.


“Iniziamo al mio tre” annunciò Ryo “Uno....Due....”.
L'uomo stava per annunciare l'ultimo numero ma si bloccò di colpo.
“Ehi vecchio! Ti ricordo che dopo il due c'è il tre...non mi sembra così difficile” esclamò Kurz.
Ma Ryo non raccolse la provocazione perché vide Kaori che stava per sparare.
“Tutti giù!” riuscì a dire prima che la sua compagna premesse il grilletto.
“Cercate di trovare un riparo!”.
Kaori, ignorò volontariamente le parole di Ryo e prese la mira.
Melissa era posizionata alle sue spalle, mentre, Kaname era in piedi due passi più in dietro.
Nel giro di pochi secondi Kaori sparò.
Il proiettile iniziò immediatamente a prendere una strana traiettoria.
Colpì una tubatura che passava sul soffitto, rimbalzò andando nelle direzione in cui si trovava Ryo che riuscì a schivarla per un pelo.
L'uomo, infatti, si era buttato a terra un secondo prima che il proiettile lo colpisse.
L'oggetto proseguì quindi la sua corsa andando a sbattere contro il muro e cambiando drasticamente direzione.
Nel giro di un quarto di secondo Kurz vide il proiettile puntare direttamente alla sua testa e riuscì a salvarsi abbassandosi talmente velocemente da cadere a terra.
Successivamente, l'oggetto impazzito, rimbalzò contro lo stipite della porta e continuò la sua corsa verso Melissa.
La ragazza, prima di essere raggiunta, si fece scudo con la canna della sua pistola e deviò la traiettoria proiettile verso il soffitto sperando che interrompesse la sua corsa conficcandocisi dentro.
Ma le sue speranze furono vane l'oggetto, infatti, rimbalzò nuovamente e si diresse pericolosamente verso Kaname.
“Chidori!” gridò Sousuke lanciandosi verso la ragazza. Riuscì a gettarla a terra appena in tempo.
Per finire il proiettile rimbalzò per un ultima volta contro il muro e finì la sua corsa nel centro del bersaglio.
Tutti rimasero ammutoliti per qualche minuto, poi, Melissa prese la parola.
“Posa quell’arma per favore Kaori...”.
La ragazza ubbidì e mise la pistola sul tavolino.
“Ma sei impazzita Kaori!!!! Volevi farci fuori tutti?! Cosa ti è saltato in mente?” gridò Ryo.
“Volevo far vedere a Melissa che sono in grado di sparare anche io...Non agitarti così tanto”.
“Ma come non agitarti!!!! Hai quasi fatto una strage!!!”.
L'atmosfera si stava pericolosamente surriscaldando, ma bastò una frase di Kurz per far scoppiare tutti a ridere.
“Incredibile Kaori!” esclamò il ragazzo spuntando da dietro il bersaglio “Hai fatto centro!”.


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Questo di oggi è più che altro un capitolo di transizione..necessario per spiegare gli eventi che seguiranno..speriamo possa piacervi lo stesso. Buona Lettura! Lux e Rinrei


Capitolo 10



Ore 17.58. Cabina di comando. Tuatha De Danaan.



Il telefono di bordo aveva squillato appena una volta quando il comandante si accinse a rispondere.
“Mardukas”
“Richard?” rispose una voce femminile dall’altro capo.
“Oh…Ciao tesoro!”
“Hai sentito, ha detto ‘tesoro’?”
“Sarà la moglie?? O l’amante??”
“Ma no! Tu ce lo vedi con un’amante? E’ già tanto se ha una moglie!”
Gli uomini dell’equipaggio, presenti in cabina, avevano già iniziato sottovoce a sghignazzare e ad ipotizzare chi potesse essere la persona al telefono. Era molto difficile venire a sapere qualcosa sulla vita privata del Colonnello, lui non si sbottonava mai…per questo motivo era un grande evento!
“Ehm, Ehm…aspetta che vada nel mio ufficio. Qui è pieno di IDIOTI!”
Mardukas aveva appena mandato un’occhiataccia a tutti coloro che avevano osato aprir bocca ed aveva alzato la voce cercando di marcare bene la parola ‘idioti’ per sottolineare il suo disappunto. Li avrebbe sistemati al suo ritorno.
Pensato questo, uscì dalla cabina e si recò verso il suo ufficio che era sicuramente più tranquillo e privo di orecchie indiscrete.
Si accomodò bene sulla poltrona della sua scrivania ed alzò nuovamente la cornetta del telefono.
“Allora dimmi tesoro, che c’è? E’ successo qualcosa?”
“No, perché? Deve essere successo per forza qualcosa? Una moglie non può chiamare il proprio marito?” replicò la donna con voce innocente.
“Si, certo…forse lo farebbero le altre mogli, ma non tu.”
“Che vorresti dire, Richard?”
Il tono di voce della moglie mutò all’istante diventando secco e stizzito. Era già pronta ad attaccare.
“Ehm, no, no…cioè…”
Mardukas si rese conto dell’errore madornale che aveva commesso.
“Oddio!” pensò preoccupato.
Non poteva stare zitto??!! Doveva farla pure arrabbiare!
“Voglio dire che...tu sei una….moglie talmente in gamba che sa quanto sia impegnativo e difficile il mio lavoro ed è per questo motivo che non mi chiameresti mai per cose futili…anche se ammetto che mi piacerebbe sentire molto più spesso la tua voce quando non sono a casa.”
“Ah, si?…diciamo che ti sei salvato in corner!”
“Pfeuu” respirò di sollievo il comandate.
“Ti ho sentito!”
“Ouch!”
“Comunque…ho una bella notizia da darti!” riprese la moglie con voce squillante ed allegra.
“Perché ho la netta sensazione che questa bella notizia lo sia più che altro per te, mentre per me lo sarà un po’ meno?”
“Ally sta arrivando da te!”
“COSAA????!!!!!!!”
Al sentire quelle parole Mardukas era saltato sulla sedia alzandosi in piedi per lo stupore.
“Si, la sta portando George, il nostro autista.”
“Stai scherzando? Mi stai dicendo che mia figlia Allison di 3 anni sta venendo sul Tuatha De Danaan?!!!”
“Esattamente!”
“Oh, cielo! Meredith! Ti rendi conto di cosa stai facendo?!”
Disperato si risedette sulla poltrona togliendosi gli occhiali e massaggiandosi all’incrocio degli occhi.
“Si, mi rendo conto! Ed è anche giusto che tu passi un po’ di tempo con la tua bambina. Io devo partire immediatamente per un convegno a Boston e non posso portarla con me. La baby-sitter è malata e non ho il tempo di trovarne un’altra affidabile visto che ho il volo tra un’ora. Secondo te che cosa dovrei fare?? dovrei lasciare la nostra Ally nelle mani di una perfetta sconosciuta???”
“No…certo no…”
Infondo capiva le esigenze della moglie. Allison non doveva rischiare alcun pericolo, ma non poteva di certo tenerla lì.
“Ecco vedi! L’unica altra soluzione sei tu!”
“Ma tesoro! Hai presente dove sono?? Sono un sottomarino militare…non è un posto adatto per una bambina! E se ci attaccassero? E poi dove la posso mettere, andiamo! Io sto lavorando! Non ho il tempo di occuparmi di lei!”
“Mi stai forse dicendo che non saresti in grado di occuparti di nostra figlia?!! Se ti hanno fatto Colonnello un motivo ci sarà! Sai gestire terroristi internazionali che minacciano il pianeta e la nazione, ma non sai gestire tua figlia!! Smettila di dire oscenità!”
“Va bene, ma io sono in mare aperto adesso…non posso tornare indietro..quindi il problema non si pone nemmeno. George non troverà nessuno al porto. Faresti prima a dirgli di tornare a casa…almeno gli risparmieresti la fatica!”
Il comandante riprese il suo vigore, non poteva cedere.
“Mi credi così ingenua? Mi sottovaluti marito caro…pensi che io non sappia che tu in questo momento sei attraccato al porto di Dover per fare rifornimenti?”
“Chi ti ha dato questa informazione segreta?!!” urlò Mardukas sorpreso per l’arguzia della moglie e preoccupato per la sua bugia che non era riuscita a durare più di 15 secondi.
“Ho le mie fonti e non te le dirò di certo! Mi spiace, ma non hai speranza di vincere con me e lo sai bene. Allora preparati…non ho altro da aggiungere. Ah sì, non mi interessa COME farai, non mi interessa COSA farai…so solo che dovrai prenderti cura di nostra figlia in mia assenza e dovrai fare in modo che non le succeda nulla!! Sono stata chiara, Colonnello??”
Il tono di Meredith Mardukas non ammetteva repliche.
“Cristallina”.
“Perfetto, amore. Lo sapevo che con le buone maniere ti avrei convinto. Ora devo proprio scappare. Mi fido ciecamente di te quindi parto serena. Ti chiamo appena arrivo. Un bacio.”
E con voce contenta mise giù.
Mardukas era disperato!! Come avrebbe fatto adesso con sua figlia?? Non c’era niente da fare…sua moglie era davvero l’unica persona in grado di tenergli veramente testa ed era anche per questo che la trovava fantastica…nonostante tutto.



Passata qualche ora il Colonnello Mardukas si trovava in piedi, statuario, con la sua preziosa Allison tra le braccia mentre i suoi uomini sogghignavano sotto i baffi, trovando quell’immagine buffa e tenera.
Il comandante si sarebbe volentieri sotterrato per l’imbarazzo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11



Sousuke stava beatamente dormendo quando, venne disturbato da un suono particolarmente acuto.
Aprì a fatica gli occhi e cercò di mettersi seduto, anche se questo gli provocò una forte fitta alla testa.
Il fastidioso rumore si ripresentò ancora più lungo ed acuto di prima, questa volta però, il ragazzo, fu in grado di individuarne la provenienza.
“Qualcuno sta suonando alla porta...è meglio che vada a vedere chi è”.
Dopo qualche minuto riuscì ad arrivare davanti all'uscio e chiese con voce ancora un po' assonnata “Chi è? Fatevi riconoscere!”.
La risposta arrivò immediata e letale come un fulmine a ciel sereno.
“Sono il Colonnello Mardukas. Aprimi Sergente Sagara!”.
La nebbia che offuscava i pensieri del giovane Sergente si dileguò in un attimo.
Il ragazzo trovò immediatamente la chiave e si affrettò ad aprire la serratura. Una volta che la porta fu aperta si trovò davanti ad una scena alquanto strana.
Il Colonnello Mardukas, il suo superiore, il suo capo era fermo davanti a lui con in braccio una bambina.
La bimba indossava un vestitino rosa decorato con dei simpatici coniglietti, delle calzine di un bianco immacolato, un paio di scarpine in tinta con il vestito e, legati attorno ai codini, aveva dei nastrini colorati. Teneva un braccino sulla spalla del suo papà mentre con l'altro stringeva un orsacchiotto marrone chiaro.
Il Colonnello, dal canto suo, teneva con un braccio la propria figlioletta mentre con l'altro sollevava una pesante valigia.
“Non restare lì impalato Sergente! Prendi questa roba che pesa una tonnellata e mettila dentro!”.
“Sissignore!” rispose immediatamente Sousuke e si affrettò a mettere la valigia in casa.
“Chi è quello papà?” chiese la piccola indicando Sousuke “E' un tuo amico?”.
L'uomo si girò verso la figlia e, abbassandole dolcemente il braccio, rispose:
“E' un mio sottoposto cara...Ma non indicarlo, non sta bene.”.
La bimba rimase un attimo interdetta e poi tentò di ripetere quella parola tanto difficile.
“Soto...Soppo...tosto...Che cos'è un soppotosto papà?”.
Il Colonnello cercò in tutti i modi di trattenere una risata, non voleva farsi vedere a ridere da Sousuke, così, cercò di mascherare il tutto con vari colpi di tosse.
Si girò nuovamente verso la bimba e le accarezzò teneramente la testa.
“Si dice sottoposto piccola, significa che questo ragazzo lavora per me. In questi giorni, infatti, sarà lui ad occuparsi di te mentre io sarò in missione.”.
Nel sentire quella frase Sousuke sbiancò di colpo “M-ma C-Colonnello...dice sul serio?”.
“Certo che dico sul serio Sagara! Mi hai mai visto scherzare forse?” rispose in tono irritato Mardukas fissando intensamente il ragazzo, ormai bianco come un lenzuolo.
Nel frattempo, alle spalle di Sousuke, stava succedendo il finimondo.
Erano tutti talmente rimbambiti dalla notte appena passata a fare baldoria, che non si accorsero della presenza del Colonnello.
Il primo a fare la sua apparizione fu Ryo. Indossava solo un paio di boxer e si aggirava per la casa ciondolando come un sonnambulo e sbadigliando ogni due passi.
Ad un certo punto si mise addirittura a grattarsi il sedere, per fortuna il Colonnello era talmente intento a terrorizzare Sousuke che non si accorse di nulla.
“Ascoltami bene Sagara - iniziò a dire il comandante - come avrai capito questa è mia figlia. Si chiama Allison ed ha tre anni. Ieri sera mia moglie, ha avuto un impegno improvviso e mi ha chiesto di prendermene cura. Sfortunatamente, in questi giorni, è prevista un'esercitazione molto complessa con il De Danaan per cui, non posso certo tenere una bimba così piccola a bordo. Alla luce di tutto ciò, e dopo non poche riflessioni, ho deciso di affidarla a te Sagara. Hai capito bene Sergente?”.
“M-ma Comandante io...”
“Niente ma Sagara! Hai capito o non hai capito?”
“Ricevuto Signore...mi prenderò cura personalmente della signorina!” rispose il ragazzo mettendosi sull'attenti.
Intanto, completamente ignaro di ciò che stava accadendo, Kurz stava cercando di introdursi furtivamente nel bagno all'interno del quale si trovava Melissa.
Infilò una forcina nel buco della serratura e, stando attento a non fare il minimo rumore, cercò di forzarla.
Con un po' di fatica ci riuscì ed iniziò ad aprire la porta molto lentamente.
Quando quest'ultima fu del tutto spalancata il giovane Sergente si trovò davanti Mao in assetto da combattimento.
In una mano stringeva un asciugamano bagnato ed arrotolato e nell'altra brandiva lo spruzzino della doccia. Indosso aveva solo la biancheria intima.
“Che visione celestiale...” disse il ragazzo con sguardo trasognante.
Per tutta risposta la sua compagna aprì al massimo l'acqua colpendolo in pieno viso.
“Vattene idiota!” gridò alzando minacciosamente l'asciugamano.
Il ragazzo, accecato dall'acqua si girò di scatto e tentò di fuggire.
Sfortunatamente scivolò sulla pozza d'acqua che si era formata sul pavimento e cadde a faccia in giù. Schivò per miracolo un colpo rotolando di lato e cercò di rimettersi in piedi senza scivolare.
La parte finale dell'asciugamano si schiantò a pochi centimetri dal suo corpo.
“Ti prego perdonami! Non lo farò più!!!” urlò mentre correva cercando di mettersi al sicuro.
“Quante volte dovrò ancora sentire questa frase?! Questa volta ti concio per le feste...vieni qui! Non hai scampo!”.
Il Colonnello ignorò volutamente tutto quel trambusto e continuò il suo discorso con Sousuke.
“Ti ricordo Sergente che questa bambina è la cosa più cara che io e mia moglie abbiamo in questo mondo per cui stai bene attento che non le succeda niente!” esclamò con voce minacciosa avvicinandosi al viso di Sousuke.
“Se dovesse accaderle qualcosa io e la mia compagna sapremo a chi farla pagare e stai sicuro che non ti piacerebbe affatto. Si da il caso che la mia dolce metà sappia essere ancora più vendicativa di me!”.
L'espressione del viso del giovane Sergente tradiva tutto il terrore e l'agitazione che stava provando in quel momento. Il ragazzo stava sudando freddo. Non avrebbe mai pensato di doversi prendere cura della figlia del suo comandante. Lui era un esperto in qualsiasi campo militare, sapeva affrontare alla perfezione tutte le situazioni più difficili, era in grado di fronteggiare criminali di fama mondiale ma, non aveva la più pallida idea di come si trattasse una bambina di tre anni.
“Detto questo Sergente non mi resta che congedarmi...- esclamò porgendogli la bambina - Ciao tesoro, il papà tornerà presto non preoccuparti. Ti ricordi vero cosa devi fare se ci sono dei problemi piccola?”.
“Certo papi...schiaccio il bottoncino rosso sulla mia collanina e tu corri da me veloce come superman!”.
“Bravissima....” disse l'uomo con un sorriso e, dopo aver accarezzato la figlia sulla testa per l'ultima volta, si voltò e si accinse a scendere le scale.
“Arrivederci Sergente e ricordati quello che ti ho detto!”.
“Sissignore!” rispose Sousuke sorreggendo la bimba per la vita, dimostrando così una grande inesperienza.
“Ehi Sousuke! Che fai li impalato davanti alla porta?” chiese Kurz dal fondo del corridoio.
Non ricevendo alcuna risposta si avvicinò al suo amico e, mettendogli una mano sulla spalla, lo costrinse a girarsi.
“Sto parlando con te! Hai visto un fantasma per caso?”.
Così facendo il giovane Sergente biondo si ritrovò davanti Ally.
“Ciao! Io mi chiamo Ally!”.
“Ciao bambolina! - esclamò Kurz con un sorriso amichevole - Guarda come ti sta tenendo in braccio questo imbranato! Vieni a giocare con lo zio Kurz!” e così dicendo la prese tra le sue braccia.
“Ti va di volare?” chiese Kurz alla bimba alzandola in aria.
“Si, si fammi volare zio Kurz! Che bello!”.
Il ragazzo iniziò a girare su se stesso ed a correre mentre la bambina rideva a crepapelle.
Ad un certo punto cominciò a lanciarla in aria riprendendola al volo.
“Attento attento!” gridava intanto Sousuke correndo dietro al suo amico “Si farà male fermati!”, ma Kurz non dava minimamente l'impressione di volerlo ascoltare.
Sentendo tutto quel trambusto Melissa, Kaname e Kaori accorsero immediatamente.
“Cos'è tutto questo casino? Cosa stai combinando Kurz?!” chiese Mao piantandosi davanti al ragazzo biondo.
“Ciao...Io sono Ally!”.
Mao rimase per un attimo interdetta ma si riprese immediatamente.
“Da dove salta fuori adesso questa bimbetta? Dove l'hai trovata Kurz?”.
In quel preciso istante fece il suo ingresso Ryo che iniziò a contare i presenti.
“uno, due, tre, quattro, cinque, sei e sette....sette? Come SETTE?!”. Il suoi occhi fecero velocemente passare in rassegna tutti i volti dei presenti finché non individuarono Ally.
“Cosa ci fa una marmocchia in casa mia!!! Chi l'ha portata?! Da dove è entrata?! Come ha fatto ad arrivare?!....”.
“Finiscila Ryo! - gridò Kaori colpendolo sulla testa con il suo fedele martello - Stai facendo un casino allucinante! Ci sarà di sicuro un spiegazione!”.
Sentendo quelle parole si girarono tutti verso Kurz in attesa di una risposta.
“Perché fissate tutti me? Quando sono arrivato ho visto Sousuke impalato davanti alla porta mentre teneva Ally come un sacco di patate. Così ho deciso di farla giocare un po'....Chiedete a lui da dove arriva.”.
A questo punto lo sguardo incuriosito di tutti si posò su Sousuke.
“Questa bambina - iniziò a dire il ragazzo - E' la figlia del Colonnello Mardukas”.
“Cosa?! - esclamò stupefatta Mao - La cosa inizia a farsi troppo complessa per i miei gusti...forse è meglio che andiamo a sederci e che tu ci spieghi tutto bene dall'inizio”.
Tutti seguirono il consiglio di Mao e si accomodarono sui divani presenti in sala.
Kaori si sedette vicino a Ryo per evitare che facesse ancora confusione, Melissa invece, si sedette esattamente difronte a Sousuke per essere sicura di non perdersi una parola.
Kaname si sistemò vicino a Sousuke, mentre Kurz prese posto un po' in disparte tenendo la bambina sulle ginocchia.
“E così il tuo papà è Richard Mardukas piccola!”
“Sì, il mio papà si chiama proprio così!” rispose la bimba con un grande sorriso, poi, aggiunse con orgoglio “Lo sai che il mio papà lavora su una nave che va sotto il mare e da la caccia ai cattivi come superman?”
“Certo che lo so bambolina - rispose Kurz accarezzandole la testa - E tu lo sai che io conosco molto bene il tuo papà?”.
La bimba scosse la testa energicamente dicendo “No, no io non lo sapevo. Però il mio papà mi ha detto che lui è un suo soppotosto...Gli altri però non so chi sono”.
“Anche io sono un suo soppostosto...” rispose il sergente biondo scoppiando a ridere subito dopo. “Loro tre sono la zia Melissa, la zia Kaname e la zia Kaori. Mentre vedi quell'uomo seduto vicino alla zia Kaori?”.
“Sì, sì è quello che prima dava i numeri fino a sette!” disse candidamente la bambina.
“Bravissima proprio quello che dava i numeri. Lui è il nonno Ryo...”.
Intanto Sousuke stava riassumendo tutto quello che era successo non più di dieci minuti prima.
“Il Colonnello Mardukas mi ha affidato la custodia di sua figlia, la signorina Allison, finché non verrà a riprendersela...”.
“Zio Kurz...Lo sai come si chiama il mio orsacchiotto?” chiese la piccola Allison mettendo il suo caro peluches direttamente sulla faccia di Kurz.
Il ragazzo prese in mano l'orsacchiotto, lo guardò con fare pensieroso e notò che indossava la stessa divisa del suo superiore. Aveva addirittura i gradi da Colonnello cuciti sulla giacca.
“Se indovino come si chiama me lo dai un bacino?”
La bimba fece segno di sì muovendo dolcemente la testolina.
“Allora io ci provo! Secondo me si chiama....Richard. Ho indovinato?”
“Sì, sì hai indovinato!!!Sei stato bravissimo!” esclamò esterrefatta la bambina e diede al giovane Sergente un bacino sulla guancia.
“Grazie piccola!”.
Una volta tornata seduta chiese “Ma come hai fatto? Sei un mago?”.
“No, non sono un mago però c'è una magia che mi riesce benissimo. Vuoi sapere qual è?”
“Sì, sì! Fammela vedere!”.
“La magia che mi riesce meglio è.... - disse il ragazzo avvicinando lentamente le mani ai fianchi della piccola - quella di fare ridere le belle bambine come te con il solletico!!!!”.
La piccola Allison rise a crepapelle mentre si dimenava tra le mani del suo nuovo amico.
“Quindi non mi sembra che ci sia molta scelta...dovremo occuparci anche della piccola.” concluse Mao dopo aver ascoltato il resoconto dettagliato del suo compagno d'armi.
“Ci mancava solo la nanetta in casa mia!” esclamò esasperato Ryo.
“Non essere sgarbato! - lo ammonì Kaori - Come fa a darti fastidio una bambina così dolce? Rispecchia proprio il mio ideale di figlia”.
Ryo rimase un attimo in silenzio e poi disse con un sorrisetto maligno.
“Mi spiace Kaori ma non credo che un maschiaccio come te possa rispecchiare il suo ideale di mamma!”.
Kaori sentì la rabbia montarle in tutto il corpo finché non sbottò colpendo l'uomo in testa con il suo fedele martello da 100 tonnellate.
“Lo sai che sei proprio un cafone?!”.
Qualche secondo dopo Allison scese dalle gambe di Kurz e si posizionò davanti a Ryo.
Indicandolo con il ditino chiese “Zio Kurz, perché il nonno Ryo ha un martello in testa?”.
Nel sentire quella frase Ryo divenne bianco come un cadavere ed iniziò a sudare, poi si riprese di colpo.
“Tu sbarbatello che non sei altro!!!! - gridò lanciandosi verso Kurz - Glielo hai insegnato tu a chiamarmi nonno vero?! Questa non te la perdono sai?”.
“Ho le gambe che mi tremano per la paura! - ribatté spavaldamente il giovane Sergente - E comunque non è colpa mia se questa è la realtà!”.
“Ah sì?! Ti faccio passare io la voglia di fare lo sbruffone ragazzino!” ribatté adirato Ryo prendendo Kurz per il colletto della maglietta.
“Smettetela tutti e due! - tuonò Kaname - Non vedete che state spaventando Ally?!”.
Sia Ryo che Kurz si girarono immediatamente e videro la piccola Allison piangere stringendo il suo orsacchiotto.
Nel frattempo Sousuke stava sudando freddo temendo che la bambina schiacciasse il ciondolo.
Kurz si liberò dalla presa di Ryo e si precipitò a prendere in braccio la bimba.
“No, no non piangere. Stavamo solo giocando vero Ryo?”
“Ma sì certo...non stavamo litigando sul serio - confermò l'uomo - Dai su non piangere più...adesso ti faccio ridere io”.
Fu così che Ryo iniziò a fare ogni tipo di boccaccia finché Ally non scoppiò in una fragorosa risata.
 

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