A Demon's Fate

di Hagne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - The Heart Of Everything ***
Capitolo 2: *** 2 - Jillian ***
Capitolo 3: *** 3 - The Howling ***
Capitolo 4: *** 4 - Mother Earth ***
Capitolo 5: *** 5 - The Swan Song ***
Capitolo 6: *** 6 - Somewhere ***
Capitolo 7: *** 7 - See Who I Am ***
Capitolo 8: *** 8 - Sinèad ***
Capitolo 9: *** 9 - All I Need ***
Capitolo 10: *** 10 - What Have You Done ***
Capitolo 11: *** 11 - Frozen ***
Capitolo 12: *** 12 - Lost ***
Capitolo 13: *** 13 - The Last Dance ***
Capitolo 14: *** 14 - A Demon's Fate ***
Capitolo 15: *** 15 - Never-Ending Story ***



Capitolo 1
*** 1 - The Heart Of Everything ***


"For the pain and the sorrow 
caused by my mistakes 
[something] immortal 
humans are to blame 
Now I know I will make it 
there will be a time 
We'll get back our freedom 
they can't fake what's inside “


[…]




“Open up your eyes 
save yourself, from fading away now 
don't let it go 
open up your eyes 
see what you've become, don't sacrifice 
it's true [something] the heart of everything”


( The Heart of Everything – Within Temptation )





 


- Noi non dovremmo essere qui .
- Voglio dare solo un occhiata Sif, smettila di essere sempre così
 maledettamente corretta   – si lamentò Fandral con una punta di acidità, lanciando un'occhiata di intesa a Hogun e Volstagg che sgattaiolarono dentro la stanza con passi morbidi e silenziosi, per quanto le loro moli glielo permettessero.
Con un sospiro di sconforto Lady Sif li seguì, sebbene la smorfia contrariata delle sue labbra mostrasse la propria  reticenza  nell'accodarsi agli amici in quello sfoggio di stupidità.
 
Perché si doveva essere
 particolarmente idioti a voler andare contro le parole di Odino per saziare una patetica curiosità. 
Eppure, quando il Tesseract si mostrò in tutta la sua magnificenza, persino la guerriera non potè che ammorbidire la piega delle labbra e convenire che sì, era un oggetto bellissimo e che sì, anche lei era curiosa di vederlo con i propri occhi.
 
Nel cogliere il lieve addolcirsi dei lineamenti dell’amica, Fandral sfoderò un sorrisetto compiaciuto che convinse i due guerrieri ad accostare il viso alla lastra di ghiaccio che inglobava il potente cubo cosmico,
 curiosi.  
In fondo, erano passati molti secoli  da quando Thor, catturato Loki, aveva riportato il manufatto nelle mani degli dei, e da allora nessuno aveva avuto il permesso di avvicinarvisi.
 
Ma Fandral voleva solo dare un occhiata, e vedere con i suoi occhi l’oggetto che aveva scatenato la guerra tra i mondi.
 
Ne rimase quasi deluso, perché il Tessercat era talmente piccolo da poter essere stretto nel palmo di una sua mano, e oltre alla luce bluastra puntellata di azzurro, non sembrava essere particolarmente  avvincente.
 
Persino Hogun  il
 “Fosco”, di solito così taciturno, espresse il suo malcontento sbuffando una sonora bestemmia asgardiana che fece ridacchiare Volstagg di cuore. 
- Bene, ora che avete finito di fare gli idioti  credo che …- ma il rumore di passi  al di fuori della stanza gelò Lady Sif, sbiancata nell’accorgersi che qualcuno di quei bambini troppo cresciuti aveva lasciato l’entrata appena socchiusa.
 
- Chi va là ? – urlò una guardia da fuori, ma nessuno dei quattro guerrieri rispose, troppo occupati a trovare  una giustificazione per quel loro atto scellerato.
 
Ma la paura di essere scoperti,
 puniti, portò Volstagg il “Voluminoso”  ad agitarsi  in preda al panico con un po’ troppo foga, tanto che si scontrò contro il piedistallo sul quale il Tesseract era riposto e che prese a tremare per la sua impressionante mole. 
Solo allora Fandral sembrò accorgersi del danno, e ancor prima che lady Sif potesse sorreggere il cubo per evitarne l’impatto con il pavimento, le mani del guerriero si erano tese in avanti, ma inutilmente.
 
Quando il cubo cosmico  toccò il suo suolo emise scariche bluastre che sbalzarono le divinità contro le quattro pareti della sala, intontendoli e turbando le guardie fuori dalla sala.
 
Lady Sif però fu più veloce di loro.
 
Con un certo sforzo si gettò sul piedistallo, sollevando il Tesseract e rimettendolo al proprio posto con tutta la cura possibile prima di lanciare uno sguardo irritato ai compagni e mimare un gemito soffocato.
E benchè lei stessa non amasse mentire, quel giorno fu costretta a farlo.
 
Quando le guardie vennero messe al corrente che uno straniero aveva provato a rubare il cubo, e che in più era riuscito ad annientare la forza dei guerrieri più forti di Asgard, il panico si disperse a macchia d’olio nel regno.
 
La stanza venne resa inaccessibile persino per le divinità affinchè nessuno, neanche Odino stesso potesse accedervi, evitando così che qualcuno potesse rubare nuovamente il potente manufatto.
 
Ma nessuno notò che c’era qualcosa di strano in quella stanza, e che il profilo del Tesseract si era fatto vacuo, sbiadito, riflesso di una piccolissima figura che fissava con gli occhi grandi, sfere nere  puntellate di stelle che racchiudevano prismi di colori evanescenti spruzzate di scintille di candido tepore, la porta sigillata.
 
La bambina dai capelli d’arcobaleno che, curiosa, osservava il buio della propria  prigione e il riflesso di se stessa  racchiuso in una lastra di vetro posta su un piedistallo.
 
Perché anche gli dei potevano commettere errori, proprio come gli umani.
 
Ma se quelli degli uomini  avevano ripercussioni di breve gittata, relative  solo al loro, di mondo, quelle delle divinità avrebbero avuto un contraccolpo interplanetario con strascichi che avrebbero coinvolto, ancora una volta, un re senza trono e gli eroi di un mondo ritenuto dai più indifeso.
 




Continua…




L'ho sognato, l'ho immaginato nell'ascoltare musica, e non ho potuto fare a meno di gettare due righe per una storia che continuava a ronzarmi in testa.
 
Inutile dire che la coppia principale saranno Loki e il nuovo personaggio, ma anche i Vendicatori ricopriranno un ruolo fondamentale.
Nella speranza di aver stuzzicato la vostra curiosità, mando a tutti voi un saluto ed un arrivederci al prossimo capitolo.
 
Un abbraccio, Gold Eyes.

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Capitolo 2
*** 2 - Jillian ***


“I've been dreaming for so long, 
To find a meaning 
To understand. 
The secret of life, 
Why am I here 
To try again?” 


[…]

“Will I always, 
Will you always 
See the truth 
When it stares you in the face? 
Will I ever 
Will I never free myself 
By breaking these chains? 


( Jillian – Within Temptation ) 










La monotonia di quel luogo cominciava ad annoiarla  benché,  ancora bambina,  riuscisse a trovare divertente persino il piccolo esserino che zampettava allegro tra le pareti d’oro della stanza sigillata.
 
Eppure l’aria viziata era diventata pian piano insopportabile, e se chiudeva gli occhi, dietro le pupille di luce riusciva a vedere i ricordi sbiaditi di un mondo verde, colmo di fiori, cieli azzurri e paesaggi incontaminati.
La paura dell’ignoto leniva però  la sua curiosità di bambina, perchè nascere da sola, nel vuoto e nel buio avrebbe spaventato chiunque, persino gli uomini che sentiva parlare fuori dalla sua stanza  ogni giorno.
Fu proprio nell’udire le voci di quelle creature allontanarsi che la piccola abbozzò piccoli passi, cadendo gattoni quando l’instabilità delle sue gambette non la resse abbastanza.
Emise un piccolo vagito frustrato, osservando malamente i propri arti inferiori che non si comportavano come avrebbero dovuto, anche se la naturalezza di quella caduta era attribuibile ad un semplice dato di fatto.
 
Nessuno le aveva insegnato a camminare.
Nessuno le aveva spiegato a cosa servissero le braccia e le gambe .
 
Nessuno le aveva spiegato 
cos’era. 
Chiuse gli occhi, stringendo le palpebre per richiamare alla mente i dipinti abbozzati di eventi passati che non ricordava, non sapeva di avere nella propria testa, e quando la visione di un uomo che correva venne inquadrata dal suo cervello, la bambina tornò in piedi con un certo sforzo, ondeggiando un po’ ma riuscendo a stare ritta in piedi.
 
Gli occhi misero a fuoco nel buio il riquadro più chiaro che componeva la stanza,e quando vi corse in contro, la bambina non vi sbattè come avrebbe invece dovuto.
 
Perché l’impalpabilità del suo essere la rendeva fuggevole come un soffio d’aria fresca, e quando il lungo corridoio deserto accolse i suoi piedini nudi e gelati, nessuno sembrò far caso a lei.
 
Lo strano odore sgradevole della prigione era scomparso, sostituito da una frescura che solleticava le ciocche che si inanellavano sul petto della bambina, curiosa e attratta dal colore sgargiante delle pareti d’oro e argento.
 
La piccola non sapeva come si chiamassero quei grandi pilastri che sorreggevano lo strano soffitto, ne conosceva i nomi abbozzati dalla sua mente, ma non ne comprendeva il significato,  il
 perché, né capiva perché quel luogo continuasse ad essere così buio, freddo e sgradevole. 
Lei aveva visto prati verdi, fiori e acque cristalline, ma la solitudine di quella gabbia dorata sembrava diramarsi all’infinito, quasi non vi fosse mai una fine a quel lugubre senso di abbandono.
 
Si era liberata da un luogo stantio e dall’odore di chiuso per ritrovarsi in una prigione un po’ meno stretta, soffocante, ma ugualmente oppressiva . Nel girovagare con lo sguardo poi,  gli occhi le caddero sull’unico punto di luce che si riusciva ad intravedere in fondo a quella lingua d’ambra che si lanciava davanti a lei, ma quando la lanterna mostrò l’ombra ondeggiante di una figura enorme e grottesca,  la bambina si sentì assalire da una strana sensazione.
 
Un bizzarro senso di smarrimento che la faceva sudare freddo e perdere colore al viso mano a mano che quella figura avanzava verso di lei.
In  uno slancio di quello che la sua mente catalogò come 
“paura" si diresse a passo svelto verso una parete, gettandovisi dentro quando una voce d’uomo la portò a piagnucolare per lo spavento. 
Attraversò porte, caracollò per una lunga scalinata a chiocciola che discendeva come un serpente di pietra fin alle fondamenta delle prigioni, e quando, con un ultimo sforzo, si gettò all’interno di una stanza buia  ma separata all’esterno da lunghe sbarre baluginanti, il buio la inghiottì,
di nuovo .
Lì faceva più freddo che lassù , dove era abituata a dondolarsi in attesa che qualcosa accadesse.
 
E l’unica luce presente era generata da  quelle strane aste che la bambina osservò dall’angolo della stanza con una certa diffidenza.
 
Perché non sapeva cos’erano.
 
Non conosceva la loro derivazione, la loro causa o l’effetto, come la maggior parte delle cose che la circondavano.
 
Era ignorante sulla funzionalità dei suoi stessi arti, sul perché udisse un sonoro
 tum-tum  echeggiarle nel petto.    
E la paura era stata la prima emozione che l’aveva fatta sentire strana, accerchiata, braccata.
 
Gattonò sofficemente per qualche metro, storcendo la bocca rossa nel sentire sotto il palmo della mano un tessuto ruvido, ma non come, secondo i suoi ricordi, sarebbe dovuto essere il pavimento di una stanza.
 
Con le piccole dita tastò il terreno, riuscendo con un certo stupore a stringere nella manina il pavimento, e quando sentì la terra tremare sotto i suoi piedi alzò d’istinto il viso, incrociando nel buio dell’angolo due punti luminosi, fluorescenti come le sbarre,  ma di un azzurro ghiaccio che faceva
 “paura”. 
La curiosità riuscì per un momento a smorzare la sensazione di panico, ma quando quei punti luminosi si strinsero in sottili linee di vento freddo, la bambina lanciò un piccolo urlo, rintanandosi nell’angolo opposto e coprendosi il viso con le manine tremanti.
 
Divenne buio pesto, perché le sbarre si erano spente come candele, e l’unica fonte di luce continuavano ad essere quei punti azzurri che la piccola fissava tra le dita gelate.
 
Erano tornati alla loro forma normale, tondi e un po’ allungati sui lati, e sebbene le aste avessero perso il loro colore accecante, la piccola si sorprese di notare qualcos’altro oltre ai puntini luminosi.
 
Vide due braccia conserte, catturate da uno strano oggetto che sembrava fargli male ai polsi legati.
Scorse anche un paio di gambe come le sue, anche se un po’ più lunghe, abbandonate sul pavimento morbido che qualcosa nella sua testa catalogò come
“mantello”. 
E se guardava un po’ più sù, riusciva persino a scorgere una testa.
 
Non sapeva come si chiamassero le altre parti del viso, ma tastando il proprio capì che lui era come lei, anche se una strana
“cosa" gli copriva la bocca, nascondendo parte del “naso ?" , non ricordava bene come si chiamasse in realtà. 
Eppure riusciva a vederlo, e presto scoprì, con un certo stupore, che era
 lei  ad essere diventata luminosa come le sbarre, ed era sempre lei ad illuminare la creatura. 
Battè le manine tra di loro, per vedere come funzionasse quello strano alone colorato che la circondava, e quando al contatto delle sue
 “dita “ uno strano sfrigolio generò piccoli bagliori chiari pigolò una risata deliziata. 
Ci mise un po’ a stancarsi di quel nuovo gioco, ma lo sguardo di quella creatura fisso su di lei la portò nuovamente a guardarlo con una punta di curiosità.
 
Era molto più grande e alto visto come occupava la maggior parte dell’angolo, mentre lei a stento ne ricopriva metà, ma non sembrava particolarmente interessato a lei, perché chiuse i punti luminosi e piegò il mento sul petto, indifferente.
 
Qualcosa si agitò nel suo petto, una sensazione di fastidio che la portò ad alzarsi con le manine chiuse in pugnetti, ma quando una voce bassa e calda si intrufolò tra di loro, la bambina smise di irradiare luce e tornò ad osservare le sbarre nuovamente riaccesesi.
 
La voce tornò ad echeggiare tra le pareti, ma ancor prima che la creatura potesse svoltare l’angolo  lei era già scappata via, intimorita e spaventata, oltrepassando nuovamente le pareti per tornare al sicuro nella sua prigione buia.
 
Perché lì nessuno parlava,
 era sola, e poteva di nuovo sentirsi al sicuro. 
Tornò a battere le manine tra di loro, e quando nuovamente quella luce colorata tornò ad avvolgerla  la bambina sorrise tra sé e sé, lanciando occhiate curiose alla parete.
 
Perché aveva imparato cos’era una bocca, un naso e delle gambe.
 
Aveva imparato a correre e ad 
“accendersi” ma soprattutto, aveva imparato la sua prima parola.
Quella che la voce bassa e calda aveva lamentato con una punta di rammarico.
 
“Loki”.
 









 

°°°





L’
”ostinazione” e l’ ”audacia” furono rispettivamente la seconda e la terza sensazione che lei imparò. 
Ostinata nel tornare, ogni giorno, a far visita alla creatura dai punti luminosi, audace nell’affrontare i pericoli dei corridoi e delle creature parlanti che girovagavano per le prigioni.
 
L’abitudine di accovacciarsi nell’angolo e fissare l’essere con la strana
 “cosa” in viso l’aveva portata ad abbandonare con sempre più frequenza la sua stanza   per saggiare altre sensazioni che generavano altri  tum-tum  nel suo petto. 
Trovava divertente il modo in cui quel suono tornava a ripetersi più velocemente ogni qual volta osservava la creatura, quasi fosse
“emozionata” nel rivedere quello che qualche notte fa  il suo cervello aveva chiamato“ amico”. 
“Amico”.
 
Quella parola l’aveva tenuta sveglia notti intere, aveva occupato i suoi pensieri e incuriosito la sua mente  sempre affamata di nuove risposte, di nuovi quesiti.
 
Aveva imparato due parole nuove, e tutto grazie alla
 creatura. 
Qualche volta si metteva in un cantuccio e alzava due dita per ripeterle e memorizzarle, affinchè non dimenticasse quanto imparato.
 
E ogni qual volta la sua bocca si lasciava sfuggire un
 “Loki amico”, la strana creatura la guardava con una certa fissità prima di tornare a distogliere lo sguardo verso l’esterno della prigione.
Quel giorno il suo
 “amico”  sembrava aver perso anche la voglia di starla a guardare, e continuava a rimanere con le“palpebre”  chiuse.
Anche a lei era capitato di chiudere gli occhi, ma solo perché aveva paura di quello che la circondava, per nessun altro motivo.
 
E il pensiero che la creatura potesse avere paura come lei la fece sentire strana,
 “triste“ . 
Si allungò di poco, sfiorando con le piccole dita la fine del
 “mantello”, attenta a non “ spaventarlo”, perché neanche a lei piaceva avere paura, non le piaceva per niente. 
Il
 tum – tum nel suo petto era sgradevole in quel caso, e non voleva che il suo amico patisse lo stesso. 
Perciò gli gattonò accanto con cautela, osservando con sempre più stupore le differenze tra i loro corpi.
 
La creatura aveva braccia lunghe lunghe, e aveva anche
 “qualcosa” di nero a sfiorargli il viso.
Tornò seduta sui talloni, allungando una mano verso  ciò che lei aveva sulla testa, e quando prese tra le dita una ciocca rosa chiaro, la sua mente le venne in soccorso ancora una volta.
 
“Capelli” .
 
Sorrise sofficemente nel bisbigliare quella nuova parola, guardando i suoi
 “capelli” con una certa emozione.
Con delicatezza afferrò anche una ciocca dei
 “capelli dell’amico Loki”, accostandola alla sua e notando la differenze di tonalità. 
La creatura era tutta scura, buia come la sua prigione,
 “nera” come specificò la sua mente, ma lei aveva cominciato ad apprezzare il nero e il buio, perché le ricordava lui, e la faceva sentire al sicuro, protetta.
Tirò un po’ i suoi capelli, sbilanciandosi un poco per essere in grado di afferrare anche quelli della creatura, ma ancor prima di potergli sfiorare la guancia per raggiungere l’ultima ciocca, i punti luminosi tornarono a spalancarsi, ad accecarla con il freddo di quel colore che prima le aveva fatto paura   e che ora la faceva sbiancare per la sorpresa.
 
“Qualcosa”
 la acciuffò prima che la bambina potesse fuggire via, lo strano oggetto che costringeva le braccia di Loki a stare conserte e che ora le stritolava  la schiena in una morsa dolorosa. 
La sensazione di  paura che la assalì la portò a battere i pugnetti sul petto di lui  con forza, nella speranza di non sentire più quella cosa fredda che le gelava la schiena.
 
Ma le braccia di Loki erano ferme,
 forti, e quando  alzò il viso per chiedere scusa, gli occhi chiari di lui la immobilizzarono, portando via la sua voce e la paura. 
Perché non sembrava cattivo come le immagini sbiadite che urlavano nei suoi incubi.
 
Non la guardava con rabbia, ma si limitava semplicemente a fissarla, indifferente, ma con quella luce così
 “triste” da causare un nuovo ritmo del suo tum-tum. 
Un ritmo che però non faceva male, ma che la fece sorridere e la portò ad allungare una manina sulla guancia fredda del suo
 amico. 
La
 “cosa”  che gli celava la bocca sembrava farlo soffrire, e sfiorò anche quella, grattando con i polpastrelli la pelle sensibile sotto l’occhio, il tentativo blando e goffo di una bambina che non sapeva nulla di ciò che la circondava ma che, nonostante tutto, aveva ancora voglia di imparare, di confortare. 
Era freddo, ma non come il freddo pungente e doloroso della prigione.
 
Il suo era un freddo incredibilmente dolce, morbido come la spalla contro la quale si reggeva con una manina per non cadere.
 
Neanche le sue braccia attorno alla sua schiena le facevano male, sembravano solo reggerla, affinchè non cadesse, affinchè non si ferisse .
 
Lo cinse con le sue, di braccia, accucciandosi sul suo petto con un pigolio soddisfatto che soffocò contro il tessuto ruvido del mantello.
 
E quando, dopo un attimo di incertezza e rigidità, lo sentì sistemarsi meglio contro la parete, poggiando il mento appuntito sulla sua testa, un fiotto di
 “felicità”  le incendiò il viso. 
Si addormentò contro di lui, fiduciosa, raggomitolata dolcemente sul petto che sentiva alzarsi e abbassarsi lentamente sotto le sue dita,  che sentiva
 “respirare”. 
Dopo quella sera non fece più ritorno nella sua prigione.
Non provò neanche ad uscire dalle sbarre, si limitò a trascorrere le sue giornate ad imparare nuove cose, a fissare il suoamico Loki
 e ad osservare le differenze tra i loro corpi. 
Ed imparò altre due parole, la terza e la quarta, le più dolci, quelle che la faceva sentire felice.
“Calore” e “abbraccio”
. 







°°°








“Cambiamento”
 fu la quinta  parola che fu costretta ad imparare, e la prima che imparò ad “odiare” . 
Non perché non  le piacesse il significato, ma perché, semplicemente, la sua mente aveva catalogato la nuova lunghezza dei suoi arti con quell’unica parola, e quello non le piaceva.
Aveva  odiato fin da subito quel nuovo termine, e  l’ avrebbe voluto dimenticare, nascondere come le sue braccia e le sue gambe.
 
Perché era diventata troppo
 “lunga” per rientrare nel piccolo spazio ricavato tra le braccia di Loki, troppo "pesante"per dondolarsi sulle sue gambe, troppo "sottile" per riuscire a coprirlo come una coperta.
E lei
 odiava tutto quello. 
Odiava
 sbattere contro il soffitto, cadere ogni qual volta le sue nuove gambe, non avendo  ancora imparato che serviva un altro po’ di forza per farla stare in piedi, cedevano. 
Ma soprattutto,
 odiava essere diventata grande quasi quanto Loki. 
Lui però non sembrava esserne sorpreso, né spaventato.
 
La fissava come sempre, con la solita scintilla di finto disinteresse che col tempo aveva imparato ad “amare”
 , ed era proprio per quella parola che lei non apprezzava i suoi “cambiamenti” .   
Non poter più stargli accanto come prima la irritava, la rendeva scostante e furiosa, una sensazione che, al pari della felicità, le imporporava le guance e le incendiava il petto.
 
Ma faceva anche male, e a lei il dolore non piaceva, come la paura.
Aveva imparato anche quello però.
Distinguere cosa le
 piaceva e non, e Loki rientrava nella prima categoria. 
Si lasciò cadere con uno sbuffo frustato poco distante dall’amico, troppo concentrata ad osservare la sua mano notevolmente cresciuta per far caso al rumore fuori dalla prigione.
 
Ma quando
 quella voce tornò a chiamare la creatura  a lei di fronte, la paura tornò, feroce, a divorarle il petto.
Stava giusto per nascondersi dietro di lui quando  si accorse, con una punta di nervosismo, che chiunque avrebbe potuta notare i suoi capelli d’arcobaleno, o le sue gambe tanto lunghe anche se si fosse accucciata dietro di lui, e il terrore la ghermì.
 
Gettò un' occhiata carica di terrore all’angolo del corridoio, sentendo le gambe tremare per la paura quando qualcosa la tirò giù con forza, e il buio la avviluppò come una calda coperta.
 
La sorpresa lasciò spazio al viscido senso di panico che la fece raggomitolare sotto il mantello con il quale Loki l’aveva coperta, attenta a non fare troppo rumore.
 
Perché era schiacciata contro Loki, nascosta dal suo mantello,  ma un singolo movimento avrebbe potuto tradire entrambi, e la sola possibilità di essere scoperta da quelle creature parlanti la immobilizzò.
 
- Quando la smetterai di fissarmi a quel modo fratello? Per quanto ancora intendi odiarmi? – soffiò amara la voce che tempo addietro le aveva consentito di imparare la sua prima parola.
 
Divenne curiosa, improvvisamente, perché era la prima volta che sentiva qualcuno parlare, e il modo in cui quel suono vibrava nell’aria, nelle sue orecchie,  la sorprese piacevolmente.
 
- Tutto il tempo che sarà necessario – fu la secca risposta di una voce più fredda, appuntita e tagliente.
 
Il timbro gelido che sentì vibrare nel petto sul quale poggiava l’orecchio.
 
A quel punto non potè impedire a se stessa di sgranare gli occhi e far scattare, in un gesto nervoso, il proprio braccio verso l’alto.
 
Le braccia di Loki però furono più veloci di lei.
 
Con un movimento alquanto doloroso la cinse con le proprie manette, bloccandole ogni movimento e costringendola a ricercare nuovo spazio tra le sue braccia, per non destare troppi sospetti.
 
Ma non era la paura di essere scoperta a ghiacciarle il respiro, bensì una nuova sensazione che non aveva avuto ancora la possibilità di sperimentare, una sensazione che  avrebbe preferito non conoscere.
 
Sentire gli occhi pungere non le piaceva.
 
Avere il respiro ansante e la gola secca non le piaceva.
 
La
 “delusione” non le piaceva. 
Perché Loki sapeva parlare, ma non aveva mai sentito il bisogno di farlo con lei, lei che voleva imparare a farlo, lei che voleva conoscere nuove cose, ma soprattutto , volava sapere più cose su di lui,
 di lui.
- Hai avuto molto tempo per pensare alle tue malefatte. Non sei ancora riuscito a capire che il tuo desiderio di vendetta non porterà mai a  nulla di buono?
 
Lo sentì contrarsi sotto di sé,
 “irrigidirsi” le consigliò la sua mente prima che Loki tornasse a rilassarsi sotto le sue dita. 
- Non è il buono che ricerco, fratello, ma il potere, solo questo.
 
- Vedo che il fatto di aver perso il Tesseract e la battaglia non ti abbiamo scalfito minimamente.
 
Qualcosa nella sua testa prese ad urlare, forte, sempre più forte, tanto da costringerla a rilasciare un gemito che Loki fu lesto a soffocare contro il proprio petto, schiacciandola con le manette.
 
Un lungo silenzio seguì le sue parole, e quando il rumore di passi che si allontanavano portò  l’uomo ad allentare la presa, lei fu abbastanza veloce da trascinarsi via e tornare ritta, con il viso rivolto alla parete.
 
Non si voltò, non ne ebbe la forza, si limitò solo a gettarsi contro il muro e sparirvi dentro, confusa da quel vortice di immagini che alla frase della creatura parlante si era materializzato nella sua mente.
 
Quando fu finalmente al riparo, nella sua prigione, diede un piccolo colpetto alle mani , osservando l’alone di luce per un breve attimo, per
 “riscaldarsi” . 
Perché quel freddo non le piaceva, non la faceva sentire al sicuro, ma le faceva paura,
 come la prima volta. 
Aspettò qualche altro attimo prima di far ripiombare la stanza nelle tenebre, osservando con occhi lucidi l’esserino zampettare per le pareti della prigione.
 
Ma quella volta non lo trovò divertente, non vi riuscì.
 
E chiuse gli occhi, perché aveva paura, e perché voleva solo tornare a sentire il vuoto,
 il nulla, e non quella voce che avrebbe potuto parlarle, ma che non lo aveva fatto . 
Si addormentò per la prima volta senza sapere come avesse fatto, incurante dell’ombra al di fuori della porta  e di quello sguardo azzurro, indurito dal presentimento, che aveva visto quell’unico sprazzo di luce blu saettare in una stanza che, secondo le regole, sarebbe dovuta essere inghiottita dal buio.
 
Sempre .
 





Continua…



Ringrazio tutti per coloro che hanno letto. L’ispirazione è venuta all’improvviso per questo capitolo, e spero sia venuto bene, e che la storia non stia prendendo una piega sbagliata.
 


-
 Anastasiya Rajikova : Innanzitutto, amo il tuo nick, davvero. Ti ringrazio per il commento  e per le tue belle parole, ero sicura che nessuno lo avrebbe fatto,ad essere sinceri. Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative. Un saluto caloroso!

Al prossimo aggiornamento, Gold Eyes.  

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Capitolo 3
*** 3 - The Howling ***


“We've been seeing what you want, 
You've got us cornered right now 
Falling asleep from our vanity 
May cost us our lives 
I hear them getting closer 
Their howls are sending chills down my spine 
Time is running out now, 
They're coming down the hills from behind” 

[…]



“When we start killing 
It all will be falling down 
From the hell that we're in 
All we are is fading away 
When we start killing”


( The Howling – Within Temptation ) 










L’imprevedibilità del destino era un qualcosa al di fuori della sua comprensione di bambina, un dogma universale che solo lei, nata dal caso e da un errore divino non poteva in alcun modo comprendere,
 prevenire. 
Eppure,  il sentore del disastro era nato in lei anche senza averne coscienza, anche senza sapere che il dolore poteva giungere all’improvviso, senza un giusto preavviso.
 
Il suo ritorno alla cella di Loki aveva richiesto tre notti fatte di pensieri, dubbi, incertezze che lei non era riuscita in alcun modo a smorzare.
 
Non con un’incertezza come la sua.
 
Non con una conoscenza effimera del mondo e del suo ciclo di fortuna e sfortuna, dolore e morte.
 
Per questo, quando i punti luminosi della creatura con lei tanto silente continuarono a rimanere chiusi, celati dalle palpebre, anche dopo il suo arrivo, quella sensazione di pericolo cominciò a pungerle il petto.
 
Si sfiorò inconsciamente il ventre che aveva preso a dolerle, come se qualcuno avesse cominciato a prenderlo a morsi, una sensazione sgradevole che la portò a serrare le braccia attorno al proprio busto.
 
Forse dormiva, ma la linea rigida degli occhi rendeva evidente lo sforzo dell’uomo nel mentire uno stato di dormiveglia in sua presenza, una falsa pretesa che la colpì con forza, tanto da farla indietreggiare inconsciamente.
 
- Loki ? – chiamò  con quella voce che con il tempo si era ammorbidita, perdendo il tono acuto di quando era bambina.
Persino i suoi capelli erano cresciuti con una velocità che lei, inconsapevolmente, riteneva normale, a
nche se il passaggio da infante ad adolescente richiedesse in realtà  più di due lune, ma lei questo non poteva saperlo.  
Lui non rispose, continuando  con ostinata fermezza a fingere di riposare, incurante dei suoi occhi che senza un perché cominciavano ad inumidirsi .
 E a lei, quella sensazione non piaceva. 
- Loki ? – tornò a chiamare, questa volta con la voce incrinata da quella sensazione di soffocamento che la sua mente etichettò come
 “pianto” . 
Una lieve contrazione delle labbra, non ebbe più di quello.
 
Non uno sguardo indifferente ma presente.
 
Non una qualche forma di attenzione.
 
Era come se lui non la vedesse, come se tutt’un tratto fosse divenuta invisibile agli occhi e al cuore.
 
E quella sensazione di
 “pianto” cominciò a chiedere uno sfogo, una via di fuga. 
Quando
 “qualcosa” di freddo e viscido prese a bagnarle le guance, lei potè percepire quasi sollievo, una sensazione di liberazione che le concesse un po’ di respiro da quel “pianto” che tentava in tutti i modi di scacciare. 
Ma nessuno le aveva insegnato che il dolore non è preda della compassione.
 
Nessuno l’aveva avvisata di come l’indifferenza altrui potesse fare male.
 
Nessuno aveva potuto avvertirla, consolarla, capirla.
Perché era nata da un errore, e gli errori si pagano, non si giustificano.
 
Ma lei questo non poteva saperlo.
 
- Loki – singhiozzò esasperata, avanzando di un passo senza sapere cos’altro dire, fare.
 
Perché quella era l’unica parola che aveva mai imparato a ripetere,
 solo quella. 
- Vattene. E non tornare.
 
Non capì il significato di quelle parole, non le comprese.
 
Non perché il suo cervello si rifiutasse di accettarle, ma perché, semplicemente,  non ne conosceva il significato, l’intenzione.
 
Eppure riuscì ugualmente a giungere ad una conclusione.
Non la voleva lì, non la voleva vedere.
 
Il
 “pianto” cessò di esistere quando un’altra sensazione, ancora più opprimente, ancora più straziante la portò a correre via con gli occhi che dolevano. 
Ciò che la sua mente definì
 “strazio” ma che il ritmico tum-tum nel suo petto catalogò come “paura”.
Paura di essere tornata nel buio.
Paura di essere di nuovo da sola.
 
Perché l’inganno era una capacità umana e divina che lei non poteva comprendere, capire, men che meno da un  Re senza trono che delle bugie ne era artefice e dio.
Un dio che tutti avevano sempre temuto, odiato, maledetto, ma un dio che per una volta nella vita  aveva adoperato la sua tanto disprezzata arte per fare qualcosa di buono,
 di giusto. 
Allontanare da sé l’unica creatura che avesse avuto  pietà e compassione di lui.
 
Forzare il proprio essere a dimenticare l’unica carezza che, in quel mondo crudele e ingiusto, avesse mai ricevuto.






°°°







“Infinità”
 fu il primo aggettivo che riuscì ad imparare per esperienza, più che per reminescenza del passato. 
Come l’infinità di lacrime che non le lasciavano respiro.
 
Era tornata nella sua prigione di buio ed ombra, nella piccola gabbia senza né luce, né voci.
 
Un piccolo angolo di silenzio che solo il suo singhiozzare storpiava.
 
E le doleva tutto.
 
In particolar modo quella
 “cosa”che  emetteva quell’incessante e rumoroso tum-tum. 
Sentiva le dita tremare, la gola bruciare e una strana
 “paura” alla testa. 
Perché
 “paura” per lei significava dolore. 
E nel suo caso aveva paura,
 terribilmente paura. 
Non le piaceva sentire il viso caldo per la paura.
 
Non le piaceva sentire le mani bagnate per quelle strane gocce d’acqua che fuoriuscivano dalle sue palpebre serrate.
 
Non le piaceva più nulla, neanche imparare cose nuove.
 
Perché poche erano state le cose che l’avevano fatta sentire bene,
 “felice” . 
Solo la parola
 “Calore”, “abbraccio”, “ amico “ e “Loki".
“Loki”
 . 
“Loki” che non voleva più guardarla.
 
“Loki
  che non voleva più sentirla. 
“Loki”
 che era tornato a farle paura, tanta paura. 
Si lasciò scappare un suono strano, come un respiro forzato, doloroso, che le faceva male al petto, ma non ebbe più modo di elencare cosa non le piacesse, cosa le facesse paura.
 
Perché udì passi  e voci fuori dalla porta.
 
Ma non erano le voci delle creature parlanti che ogni giorno sostavano per un po’ davanti alla sua porta prima di andare via.
 
C’era
 quella voce, e ne fu spaventata, specialmente quando vide la porta aprirsi di scatto e una figura imponente illuminarla completamente. 
La luce dorata dei
 “capelli” di quella creatura con gambe e braccia come le sue era fastidiosa per i suoi occhi, così abituati al buio, ma i suoi punti luminosi non erano freddi come quelli di “Loki” . 
Non erano indifferenti  ma gentili come i suoi.
 
Erano grandi, luminosi, ma accesi dall’orrore, dal rifiuto, dalla rabbia.
 
Dal disgusto per una simile blasfemia.
 
Ancor prima che Thor potesse agguantarla, lei fu lesta a saltare di lato e attraversare una parete con un urlo spaventato, sorpassando i corridoi che portavano alle scale a chiocciola e alle prigioni.
 
Ma ancor prima di discenderli, le parole del suo amico tornarono a ricordarle che lei non era più ben accetta lì, che lui non l’aveva voluta prima, non l’avrebbe voluta ora.
 
Con un salto decise allora di risalire in superficie, aggrappandosi alle varie sporgenze delle pareti d’oro che, tutte uguali tra loro, sfilavano davanti ai suoi occhi.
 
Stava giusto per svanire al di là dell’ennesima parete quando
 “qualcosa” la afferrò dalle spalle, sbattendola a terra con una forza che le strappò un gemito di dolore. 
La vista divenne un po’ traballante, ma riuscì a scorgere i tratti rudi di un viso largo  e un corpo massiccio, grande come quello di un
 “orso” paragonò la sua mente, ma non furono le caratteristiche fisiche di quella creatura a gettarla nel panico, quanto più la consapevolezza di essere incastrata sotto di lui. 
Il terrore la assalì subito.
Scalciò con forza, graffiandogli il volto e sentendo alle spalle i numerosi passi di altre creature come quella che la imprigionava a terra.
 
Altri esseri che volevano farle del male.
L’orrore le riempì lo sguardo, il petto, riversandosi nelle sue vene  fino ai polpastrelli, e qualcosa si strappò nel suo petto .
 
Quella  specie di laccio che l’aveva tenuta integra fino a quel momento, unita, compatta.
 
L’onda d’urto scaraventò Volstagg contro una colonna, accecando Lady Sif e Fandral, accorsi in aiuto del compagno.
 
E quando la nube elettrica si diradò,  entrambe le divinità videro la fuggitiva guardarsi con sorpresa i palmi evanescenti delle mani prima di puntare lo sguardo su di loro.
 
Occhi grandi come galassie, puntellate di stelle ed energia pura che vorticava furiosamente attorno al corpo sottile della strana creatura, della ladra del cubo .
 
Lei però non diede loro tempo di intervenire.
 
Con un movimento impercettibile del braccio scaraventò contro di loro una scarica di energia tale da far crollare su di loro l’intero corridoio, dandole così la possibilità di fuggire indisturbata verso i cancelli di Asgard.
 
E mentre Lady Sif, uscita dalle macerie con un taglio al sopracciglio avvisava Thor della direzione della fuggitiva, il dio del tuono non dava segno di averla udita.
 
Strinse solamente le mani attorno al proprio martello, ordinando loro di avvisare Heimdall di bloccarla ad ogni costo.
 
Ma la mente del dio era volta più che al cielo di Asgard  ai suoi sotterranei, lì, nei bassi fondi dove un fratello rinnegato aveva protetto il frutto di un errore che andava riscattato.
 
Il traditore che, ancora una volta, avrebbe pagato per  le sue continue scorrettezze.
Perchè, con o senza il  permesso di Odino, Loki avrebbe pagato.
 
Per tutte le vite che aveva crudelmente strappato, e per l’unica che invece, nell’ennesimo atto scellerato e incoerente, aveva deciso di proteggere.









°°°







I Rinnegati non avevano un futuro.
 
I Traditori non provavano pietà.
Il Re senza trono non avrebbe dovuto curarsi di una creatura senza passato, eppure Loki sentiva le palpebre prudere dal bisogno di schiudersi e assicurarsi di trovare la sottile figura   lì,  di fronte a lui.

Lì dove era  stata, dove sarebbe stata sempre  se non fosse stato per lui e per le sue parole.
 
Ma Thor aveva capito, aveva
 visto, e lei non sarebbe stata al sicuro nelle prigioni, non con un dio incatenato, senza possibilità di difendere se stesso, men che meno una creatura di un altro mondo. 
Perché lui lo aveva capito che la strana bambina non era nativa di Asgard, non avrebbe mai potuto esserlo.
 
Il biondo che era simbolo del popolo di quel mondo avrebbe stonato sulla pelle acquamarina della sconosciuta, e gli occhi chiari degli dei avrebbero sfigurato davanti alle iridi baluginanti della strana fuggitiva.
 
Sola, come lui.
 
Senza un passato, come lui.
 
Diversa, come era stato lui,  un tempo.
- La tua follia non fa che sorprendermi, fratello!
 
Loki vibrò appena nell’udire l’odiata voce del dio, ma anni di perfetta indifferenza lo avevano reso immune alle critiche, agli  sguardi impietositi che nel dio degli inganni non generavano che altro odio, altro rancore, altro desiderio di rivalsa.
- Cosa  porta qui te invece? Il tuo patetico tentativo di farmi tornare sulla retta via ? O è semplicemente il tuo egocentrismo a farti scendere ogni giorno  gli scalini delle prigioni ?
 
Non aveva mai avuto pietà per nessuno, perché nessuno l’aveva mai avuta per lui.  
Non lo avevano mai concesso i suoi occhi .
 
Non l’aveva concesso la sua bocca.
 
Non l’avrebbe concesso il  suo stesso essere.
 
Perché, benché erede di un popolo di demoni sanguinari e crudeli, Loki sapeva di essere migliore di quegli ipocriti che si sollazzavano nelle loro nuvole d’oro e gemme, incuranti delle atrocità degli umani.
 
Perché  lui lo aveva compreso, accettato.
 
Gli uomini amavano la morte, la bramavano, e lui aveva tentato di  soddisfarli.
Aveva tentato di  dare loro la libertà dalle catene che li inchiodavano all’asservimento, aveva provato a portarli in una nuova era, ma  Thor e quei patetici Vendicatori lo avevano fermato, imprigionato.
 
- E cosa porta te, Loki, a fare sempre la cosa sbagliata ? – il tono del dio dei tuoni si alzò di due ottave, raggiungendo il fragore dei fulmini, suoi servi – Cosa ti ha portato a proteggere una simile creatura ? Dovresti essere punito solo per non aver detto nulla al riguardo!
Bastò quell’ultima frase ad attirare l’attenzione del dio incatenato, quell’unica e rabbiosa
 ‘creatura che portò alla mente della divinità un paio d’occhi lucidi lacrime. 
Le manette tremarono quando le sue mani cominciarono ad agitarsi nervosamente  mentre il suo respiro andava a condensarsi nella maschera d’oro che gli opprimeva il viso.

- Cosa stai dicendo?
 
Thor si lasciò sfuggire uno sguardo sorpreso quando gli parve di  percepire una nota di panico nella voce sempre canzonatoria del fratello, ma attribuì quel suono ad una semplice allucinazione .
 
- Sto dicendo che verrai punito a tempo debito per averla lasciata  vagare indisturbata per il regno. Per quanto riguarda la
 ‘creatura, Heimdall si sta già occupando di lei.
A confermare le parole del dio dei tuoni si udì giungere dal cielo un grido femminile che squarciò il silenzio delle prigioni  e l’imperturbabilità che permaneva negli occhi increduli del dio.
 
E il terrore gli ghermì il cuore, le ossa, la voce,  nell’immaginare l’imponente fratello di Sif accanirsi contro di lei, così piccola, fragile.
- Tu, come puoi…
- È compito di un dio proteggere il proprio popolo dai pericoli, e lei è troppo pericolosa per rimanere in vita.
 
Parole che sapevano di giustizia, ma che giuste non erano.
Parole che inneggiavano alla vita di molti, ma condannavano la vita di un essere vivente.
 
Quando Thor gli diede le spalle, Loki lanciò un grido disumano, agitandosi nelle sue catene, schiumando rabbia e provando a liberarsi.
Poi il rumore di un tuono, e il dio comprese che lei era accerchiata oramai da troppi uomini che ambivano la sua morte, troppi oppressori per sopravvivere da sola, senza qualcuno a difenderla.
 
E benché lo spirito di solidarietà non lo avesse mai animato.
 
Sebbene Loki fosse conosciuto come un essere crudele, meschino, senza cuore, il pensiero di vedere
 lei, senza vita, al suolo, ebbe il potere di fargli male, di dolere ad un cuore che, secondo le leggende, lui non avrebbe dovuto possedere.
E non ci fu posto neanche per la ragione.
 
Come dio degli inganni Loki si comportò .
 
Spregiudicato.
 
Folle.
 
Ma giusto.
E quando il sangue cominciò a colare dal suo volto, il dio potè liberarsi dalle manette e dalla maschera fumante con la quale aveva provato a riflettere i raggi di energia che componevano le sbarre.
 
Sfigurato, sanguinante, cominciò a salire i primi scalini, reggendosi al suo scettro con entrambe le mani, sebbene il sangue rendesse scivoloso il proprio cammino, ma continuò ad avanzare.

Incurante di una ferita che oltre a Dio degli inganni, gli avrebbe garantito il titolo di Dio sfigurato.
 
Un titolo che avrebbe accettato con un sorriso cattivo e superbo.
 
Come aveva fatto dalla sua nascita.
Come avrebbe continuato a fare fino alla fine dei suoi giorni.
 








°°°









“Combattere”
  era una parola che non aveva mai imparato, perché il pensiero di fare del male ad altri non le aveva mai sfiorato la  mente.
Non era giusto.
Era sbagliato.
Eppure quelle creature non sembravano rammaricarsi delle sue ferite, o di come ansimasse in preda al dolore.
 
Quando la donna a lei di fronte provò ancora ad affondare la spada nel suo ventre, lei fu abbastanza lesta da rotolare indietro e scansarla con quelle scintille bluastre che i suoi palmi emettevano ad intervalli regolari.

Non sapeva cos’erano, o perché l’alone colorato non smettesse di cingerla.

Non ne capiva il motivo, anche se il suo cervello  continuava a rimandarle alla mente la parola
 “istinto di sopravvivenza” .
Ma lei non sapeva cos’era l’istinto, né la sopravvivenza.
 
Tutto ciò che conosceva erano sei parole, ma nessuna di quelle le sarebbe stata utile.
Neanche ripetere l’unica che avesse mai imparato a dire a voce l’avrebbe aiutata.
 
Perché quelle creature sembravano avere
 “paura” di Loki, e a lei la cosa non piaceva. 
Perché lui le aveva urlato parole crudeli, parole che non aveva capito bene, ma non le aveva mai fatto del male, e non aveva mai osato alzare una  mano su di lei .
 
- Cerca di stare ferma! Dannazione! – latrò Fandral, provando un affondo che andò a vuoto quando la creatura ruotò su se stessa, colpendo con un pugno luminescente Hogun.
- Heimdall! – gridò Sif, pregando il fratello di intervenire, e quando il guardiano del portale caricò la sua immensa arma per colpirla, lei fu troppo lenta nel parare il colpo.
 
Fu scaraventata al limitare della piattaforma, dolorante e con un rivolo di sangue blu che le colava giù dal naso, ma la ferita, così come le precedenti,  si rimarginò velocemente sotto lo sguardo stizzito delle divinità.
 
- Continua a rimarginarsi ! – lamentò Hogun, tornando in piedi con un grugnito di fastidio.

- Allora potremo…
- Lasciate fare a me.
Quando Thor fece la sua comparsa in una tempesta di fulmini e saette, i quattro guerrieri fecero un passo indietro, lasciando avanzare il loro leader con occhi colmi di rispetto.
 
Ma lei lo fissava con rabbia, non con rispetto, ed anche se avesse saputo il suo significato, avrebbe continuato a negarglielo.
 
Perché quella creatura era cattiva.

Aveva provato a farle del male, a lei e a Loki, e lei non poteva perdonarglielo.
 
- Perché quello sguardo,  creatura? Credi davvero di intimorirmi?
Non lo capiva, non capiva nessuno di loro, ma di una cosa era sicura.
 
Volevano farle del male,
 “ucciderla” come continuava a ripetere  la sua mente. 
Una brutta parola che la portò a stringere le labbra con un piccolo lamento basso.
- Pagherai per il solo fatto di esistere ! – sibilò feroce, caricando il martello di tutta la sua potenza.
 
Lei potè solo stringere le dita e prepararsi a parare il colpo con l’ausilio dei suoi palmi,  ma ancor prima di poter scaricare l’energia delle sue mani, un lampo accecante rimandò indietro il fulmine di Thor.
 
E quando Loki sorrise al fratello con i denti sporchi di sangue e l’occhio destro rosso per le vene scoppiate, le divinità a lui di fronte lanciarono un gemito di orrore.

- Tu!
Fu una maledizione la loro.
 
Uno scongiuro contro una calamità che tornava a piombare su di loro come la peggiore delle piaghe.
 
Ma ciò che lei vedeva era
 "Loki" sanguinare, respirare con difficoltà, premere la mano su un viso sfigurato dalla sua stessa  follia. 
Un gemito di sorpresa,  mista a dolore le sfuggì dalle labbra prima che qualcosa dentro di lei implodesse.
 
Un orrore, una rabbia che le incendiò il viso e il cuore.
 
Quando l’energia la avvolse completamente in una nube di elettricità Thor si lasciò andare ad un ansito incredulo.
 
Perché quella luce evanescente poteva appartenere ad un'unica fonte, a
l manufatto che avrebbe dovuto giacere nelle fondamenta di Asagard.
Eppure non ci fu più dubbio, né paura.
 
Persino Loki riuscì a riconoscere nel vortice d’energia la potenza del Tesseract incanalata in quel piccolo corpicino che lo tirò assieme a sé indietro,  gettando entrambi nel vuoto.
 
E quando un portale si aprì loro innanzi, Loki non potè che esserne risucchiato, perdendo la presa per colpa del sangue  dalla mano che lei gli aveva teso fiduciosa, e che, nel venire separato da lei, vide venir risucchiata da un cielo azzurro e un prato verde.
 
L’unico mondo che lo avesse battuto.
 
Il primo pianeta ad averlo visto come il Re senza trono.
 





Continua…  




Sembra che oggi sia stata particolarmente prolifera, e sono contenta di aver avuto in me così tanta ispirazione, perciò spero che il capiotolo sia venuto bene.

Ringrazio tutti per la lettura.
 

- Lady of the sea :
 Grazie per il commento, e se non sono risultata abbastanza chiara sulla trama, chiedo scusa,  tenterò di chiarificare adesso la bozza sulla quale ho tratto questa storia. 
In generale, riprendo la storia da dopo che Thor ha ripreso Loki e il Tesseract, tornando a casa, ovvero, dalla fine del film .
 
Da lì ho immaginato Loki prigioniero, e penso che la nascita di lei sia stata abbastanza chiara dal primo capitolo .
 
Nel caso vi siano ancora delle incertezze, invito tutti a chiedere spiegazioni.
 
Un saluto, Gold Eyes.

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Capitolo 4
*** 4 - Mother Earth ***


“Birds and butterflies 
Rivers and mountains she creates 
But you'll never know 
The next move she'll make 
You can try 
But it is useless to ask why 
Cannot control her 
She goes her own way “

[…]


“She rules until the end of time 
She gives and she takes 
She rules until the end of time 
She goes her own way “


( Mother Earth – Within Temptation )









*-
 Il Tesseract si comporta male.
- Sta facendo lo spiritoso?
 
Non aveva mai visto così tante creature con gambe e braccia tutte insieme, e alcuni  avevano persino i “ capelli” lunghi come i suoi, ma non riusciva a muoversi, e uno di loro  le puntava contro una strana asta baluginante, come quella della prigione di Loki.
 
- Sta emettendo interferenze, radiazioni, niente di dannoso, bassi livelli di radiazioni gamma.  
- Ma può diventarlo.
 
Le vedeva girarle attorno con una strana luce nei punti luminosi, “paura” forse, ma la sua conoscenza delle emozioni si riduceva al “calore” e alla “felicità”, e nessuna di queste sembrava animarle.

Tutto ad  un tratto però, un  fastidioso senso di prurito la morse di lato, nel punto in cui la creatura a lei più vicina l’aveva toccata, “punzecchiata” corresse la sua mente, ma la sgradevole sensazione di disagio continuava a rimanere, a darle fastidio.
 
Vide alcune scariche blu zampillare contro la creatura che, spaventata, indietreggiò di colpo, ma quella non sembrò voler demordere, tornando a toccarla con quella “cosa” che prudeva.
Erano più strane di quelle che aveva visto nei corridoi luminosi.
 
Erano meno colorate, meno spaventose, ma quella creatura che continuava a toccarla cominciava a farla infuriare, e quando, all’ennesimo contatto con l’asta sentì il fianco prudere, un'ondata di frustrazione la assalì.
 
Stava per chiamare il nome di Loki, ma non aveva voce, e la sensazione di “calore “ si fece insopportabile, tanto che provò a raggomitolarsi su se stessa per ottemperare al rinnovato fastidio.
 
Ma quello era un “calore” che aumentava, si ingrandiva, la feriva, le faceva “paura”.
Ed era sul punto di gridare,  quando-
- Non adesso!

- È viva secondo voi?
Scattò in piedi con le pupille dilatate e le
“dita"  pressate sul punto che continuava a pruderle, ma tutte quelle persone nere erano scomparse, e di fronte a lei si apriva uno spazio enorme, “infinito" ,  fatto di azzurro e verde come la“cosa” che aveva visto  nella sua testa, come il paesaggio incontaminato che le riempì lo sguardo di uno strano sollievo. 
- Stai bene? – pigolò una vocetta ai suoi piedi, e quando i suoi occhi misero a fuoco le miniature delle creature parlanti, una nuova ondata di paura la portò a saltare di lato.
Eppure non riuscì a scomparire nelle pareti,  a
 nascondersi, perché non c’era niente dietro il quale accucciarsi, e la sorpresa di non trovare nulla con il quale difendersi la spinse a spiccare un balzo ancora più forte, tanto che, senza sapere come, si ritrovò in aria, immobile,  ghiacciata dalla “paura"  e dalla confusione nel non sapere come vi fosse riuscita. 
- Vola ! – squittì deliziato una delle creaturine, indicandola con dita uguali alle sue, ma la
 “felicità" che aveva riconosciuto nella piccola “cosa” parlante non rispecchiava il suo stato d’animo.
Perché non sapeva come avesse  fatto a salire tanto in alto, ma soprattutto,  non sapeva come scendere.
Non capiva, non riusciva a comprendere, ed era spaventata, ma avrebbe potuto chiedere a
 “Loki" , avrebbe potuto nascondersi dietro di lui. 
Si voltò con un po’ meno paura,  ma i suoi occhi poterono ammirare  solo un 
 "pavimento"    di uno strano colore,  un po’ più scuro, brutto, perché le ricordava tanto il mantello della creatura “dorata" , e il ricordo di lui la spaventava. 
Lo stesso colore che, si accorse solo in seguito, le imbrattava la mano destra.
 
Quella che aveva teso a
“Loki”.
Quella, alla fine della quale, avrebbe dovuto trovare la sua.
 
Ma lui non c’era.
Non accanto a lei.
In nessun altro luogo,
 accanto a lei. 
Era sola, accerchiata da delle creature parlanti che, per quanto piccole, continuavano ad emettere quei versetti acuti così sconosciuti, e la indicavano,
 “ punzecchiavano" , come la creatura del suo sogno. 
- Cosa c’è Estela ? Cosa-
- Più avanti dottore! Io e gli altri abbiamo trovato una persona caduta dal cielo!- pigolò una vocetta ancora più acuta ma meno stridula, quasi
 “dolce”, e lei non potè che lanciare uno sguardo oltre le teste  delle piccole miniature per capire da dove provenisse quel suono più“dolce “.
- Dal cielo ? 
L’uomo si lasciò sfuggire un mezzo sorriso  alla vista dell’esuberanza della bambina – cosa stai dicendo? Una persona non può cadere dal -
- Eccola! È lei dottore!
 
Quando Bruce Banner seguì il dito della piccola puntarsi al cielo, si sarebbe aspettato di tutto, ma non di vedere una ragazzina che fluttuava  in aria, intenta a  fissarlo con altrettanto orrore.
 
D’improvviso, la visione di una creatura parlante di dimensioni
 “normali " , familiari,  la portò alla mente quella sensazione di pericolo che l’aveva spinta a “combattere" , ma non riusciva a scendere da lì, e non sapeva come difendersi, dove nascondersi, come scacciare i punti luminosi di quella “cosa” che la fissava con una certa fissità. 
Come aveva fatto Loki la prima volta.
 
- Tornate a casa bambini.
 
- Ma …- provò ad opporsi uno dei piccoli, ma l’occhiata severa dell’uomo li convinse a sgattaiolare via con la coda tra le gambe.
 
Solo Estela non sembrò essere intimorita dall’occhiata ammonitrice del dottore.
 
- Sta piangendo – lamentò invece, abbozzando qualche passo verso la  ragazza dalla pelle strana che si era portata le mani davanti al viso con un singhiozzo.
 
- Estela, non -
- Ma ha paura – piagnucolò ancora, sollevando gli occhi scuri sulla sua “scoperta”.

Quando qualcosa di morbido le sfiorò appena la gamba destra  lei scostò le mani dal viso con una certa reticenza, scoprendo che la
 “cosa” che l’aveva toccata con tanta delicatezza era stata la mano della piccola creatura che, saltando, provava a tirarla giù per un piede. 
Non la capiva, ma non sembrava cattiva, non sembrava volerle fare del male.
 
Un po’ meno intimorita allungò un braccio, attenta a non toccarla troppo, ma quando la piccola
 “cosa” le porse la sua, di mano, uno strano calore le scaldò le guance. 
E a lei quel calore piaceva, le era familiare.
 
Richiuse le dita sulla minuscola mano della creatura, riconoscendo la morbidezza dei suo stessi palmi, meno freddi di quelli di Loki, ma rassicuranti, non cattivi .
 
La piccola
“cosa” emise un altro versetto stridulo che però non era fastidioso come quello delle altre miniature, era quasi confortante, ma quando l’altra creatura, quella più grande, provò ad avanzare, si ritirò con uno squittio, tornando in alto e portando con sé la piccola cosa. 
Se la strinse al petto, attenta a non farla cadere come aveva visto fare a Loki con lei quando era ancora meno
 “lunga" , meno  "pesante", ma la creatura sotto di lei sembrava spaventata, e continuava a lanciare occhiate strane alla piccola cosa.
Forse era sua .
 
Forse gli apparteneva, lei non lo capiva, non lo sapeva, ma qualcosa riuscì a capirlo, finalmente.
 
L’unica parola in tutti quei versi strani che conosceva.
 
- Amico ? – ripetè incerta, osservando la mano che la creatura parlante le aveva teso.
Lo vide annuire con forza, mostrando tra le labbra una fila di cose bianche, luminose.
 
Infilò una mano nella sua, di bocca, sfiorando le stesse cose che lui esibiva con tanta “felicità"
, e non potè che allungare il braccio, seppur con una certa reticenza. 
Quando la
“cosa" la tirò giù  con forza   si lasciò scappare un urlo spaventato, ma lui la strinse al petto e le sfiorò la testa  con un movimento lento che la sua mente definì “carezza".
E riuscì a ricordare  anche una seconda parola.
 
“Abbraccio” .
 
Perché la creatura parlante la stava abbracciando, non la feriva, non le urlava contro parole strane.

La stringeva solamente.
Come aveva fatto Loki nelle prigioni.
 
Ma lui non era lì, e la cosa non le piaceva.
 
Le faceva paura, anche se aveva trovato un altro
" amico".
Ma un “amico” che non era
lui. 







°°°
 

   
 
 


Aveva imparato cos’era un
"sorriso" , la sua utilità, il suo perché, e tutto grazie all’ ”amico Bruce". 
Lui parlava più di Loki, era più “dolce”, era meno “freddo”, ma a lei il freddo di Loki piaceva.
 
Come il calore di Bruce.
 
Era piacevole, era rassicurante, come le sue braccia.
 
Ma non le piaceva la cosa parlante che l’aveva presa alle spalle, l’oggetto che aveva disintegrato  con una scarica elettrica
 e che ora osservava con diffidenza.
 
Era sola, perché Bruce era stato portato via dalla
 “piccola cosa”, da “Estela” si corresse all’ultimo.
Aveva provato a dirle qualcosa, ma lei non lo capiva, non comprendeva le sue parole, e vederlo curvare le spalle non le piaceva.
Era una cosa che faceva lei quando era stanca, e lei non voleva che
 “Bruce” si stancasse di lei.
Non voleva neanche che si arrabbiasse per quello che aveva fatto, perciò provò ad unire le piccole schegge,  ammassandole le une sulle altre, ma la cosa non tornava a parlare.
- Cosa stai facendo ?
 
Aveva imparato a riconoscere la sua voce.

Era calda, era morbida come il suo “sorriso”, era “gentile”, e a lei le cose gentili cominciavano a piacere,
 molto. 
Provò a nascondere ciò che aveva rotto per paura che anche lui,  come Loki, cominciasse a dire parole che non capiva, ma che poteva recepire attraverso il tono della voce.
 
E quando lo vide correrle in contro, una strana sensazione di vuoto le azzannò lo stomaco.
 
Si lasciò afferrare le mani, abbassando la testa per paura di vederlo gridare, ma lui le sollevò il mento per fissarla con una strana luce negli occhi.
 
“Preoccupazione”
 spiegò la sua testa, ma lei non sapeva cos’era.
Sapeva solo che lo
 “intristiva” , lo faceva diventare “confuso”, e la cosa non le piaceva. 
- Cosa è successo alla radio ? Ti sei fatta male ?
 
Le tastò il viso, la pancia, le braccia con mani un po’ tremanti,
 “spaventate” , ma per qualcosa che lei non comprendeva. 
Non gli importava di ciò che aveva rotto,  lo capiva dal modo in cui la guardava, sembrava più  interessato a
 lei. 
-
 “Male”?  - ripetè stranita, osservando i palmi grandi di “Bruce” scorrere delicati lungo le sue braccia. 
Lui parve pensarci un attimo prima di pizzicarsi il viso  e far arrossare la pelle.
 
Alla vista di quel colore così
 “brutto” però, lei gli scostò le mani con forza, tastando la chiazza con le dita fredde. 
- Questo è male – le disse, toccando il punto in cui si era formata l’arrossamento.
 
E solo allora lei sembrò capirlo.
 
- Paura – lo corresse allora, sicura delle proprie parole.
 
- Non paura , male – tornò a ripetere “Bruce”, ma lei non accettava quella parola, non aveva senso.
 
Scosse la testa con forza, sfiorando la chiazza e tornando a ribadire ciò che lei credeva fosse.
 
- Paura.
“Bruce” non la contraddisse, si limitò ad inclinare il capo e storcere la bocca.
 
E lei lo imitò.
 
Perché lo trovava buffo, e imparare nuove cose, con lui, le piaceva.
 
Perché non facevano male, ma erano cose  gentili, erano cose 
 “belle”. 
- Tu sai il mio nome, ma io non so il tuo.

Come la maggior parte delle volte che lo sentiva parlare  non riuscì a cogliere il significato di ciò che diceva, ma quando lo vide portarsi una mano al petto e ripetere “Bruce”, il suo primo istinto fu quello di imitarlo.
 
Eppure non riuscì a dire nulla, perché non sapeva effettivamente cosa dire.
Non sapeva cos’era un
 nome. 
Non sapeva perché
 “Loki” e “Bruce” lo avessero e lei no. 
Era ingiusto, era strano, e nel vedere il sorriso del suo nuovo amico spegnersi un po’, capì che doveva essere triste.
- Non hai un nome?
 
Scosse la testa, senza sapere come altro rispondergli, e nel vedere i punti luminosi di “Bruce” adombrarsi fu spinta dal bisogno di prendergli le mani e  stringerle tra le sue.
 
Perché c’era qualcosa nel suo stomaco che cominciava a darle fastidio ogni qual volta lo vedeva triste, confuso, spaventato, una sensazione sgradevole che, al pari della
 “paura”, voleva dimenticare, non provare più. 
- Ne vuoi uno ? – le chiese allora, “gentile”, allungando una mano alle “cose” piene di fogli sul piccolo tavolino mangiucchiato dalle termiti.  
Aveva imparato a leggere da poco  grazie ai“libri” sui quali Bruce le spiegava con le“figure”  ciò che la circondava, ciò che non capiva.
 
 E sebbene avesse imparato solo la parola“ terra”, “aria” e “cielo”, quando lo vide sfogliare delle pagine molto più colorate, ma con delle “scritte”
 più piccole e difficili,  allungò un po’ il collo per vedere meglio. 
Era un libro“vecchio”, tanto vecchio, e puzzava di chiuso, di stantio, come la sua prigione, come la stanza buia dalle pareti d’oro.
 
- Non so perché, ma penso che troveremo un bel nome per te, tra le leggende norrene.
Aveva ricominciato a “borbottare”.
Succedeva spesso quando pensava, o quando scriveva cose difficili fatte di “numeri
 ” e segni che le riportavano alla mente qualcosa, ma non sapeva cosa . 
Ma le piaceva che “borbottasse”, era “carino” e le faceva piacere sentirlo parlare.
 
Bruce aveva delle mani grandi, un po’ ruvide, ma calde come la coperta nella quale lei si rotolava prima di andare a “dormire” accanto a lui.
 
Ne era ipnotizzata, specialmente quando sfogliava i suoi libri.
 
Era “bello” da vedere, le piaceva, ma quando vide una “figura” familiare sulle pagine gialle del libro  lanciò un urletto emozionato, fermando la mano di lui prima che potesse voltar pagina.
 
- Cosa c’è ? Cosa hai …oh
 . 
Non sembrava “felice”
 come lei, ma ora non contava.
Perché c’era Loki, lì, sul libro.
C’era il suo “amico Loki”
 , e vederlo di nuovo la fece sentire estremamente felice. 
- Ti piace
 lui ? 
La voce di Bruce era cambiata, si era fatta strana, “incredula”
 le suggerì la sua testa, ma lei non capiva il perché, voleva solo avere Loki con sé, di nuovo, anche se sfiorandolo lui non l’avesse guardata. 
Anche se parlandogli, lui non le avesse risposto.
 
Quando però provò a tirar via la “figura” di Loki  Bruce la fermò per un braccio, osservando prima lei, poi il libro aperto sulle ginocchia.
 
- Non puoi.
 
Il primo suo
 diniego, la prima volta che il fastidio la portava a muoversi nervosamente in sua presenza  mentre una nuova parola si agitava nel suo petto  con il suo familiare  tum-tum . 
- “Mio” – pigolò sicura, agguantando la pagina per stringersela al petto.
 
- Ma è un libro del XVI secolo. Io non posso-
- “Mio” – tornò a ripetere, impuntandosi e fissandolo con una nota di supplica.
 
Bruce “sbuffò”, ma con un lieve sorriso, ricominciando a “borbottare” nel porgerle ciò che voleva, e quando “Loki” fu al sicuro tra le sue braccia, “sorrise” anche lei.
 
- Visto che ti piacciono tanto gli dei del Nord, che ne dici di Astrid? Mi sembra significhi “amata dagli dei”.
 
Si era messa a giocare con
 Loki  e non lo aveva sentito, anche se in ogni caso avrebbe continuato a non capirlo, ma quando Bruce la costrinse a fissarlo  ebbe tutta la sua attenzione. 
- Hai capito cos’ho detto?
 
“Aggrottò” la fronte come aveva visto fare a lui quando non capiva una cosa, continuando a stringere al petto il “suo Loki”.
 
Lui allora sospirò una seconda volta, tornando ad indicarsi il petto e a dire “Bruce”.
 
E lei lo imitò, di nuovo, non dicendo nient’altro,
 di nuovo. 
Ma quando le dita di lui le toccarono il naso, una parola nuova gli uscì dalla bocca.
 
Una
 “bella” parola.
- Astrid.
 
- As..trid ? – ripetè  confusa, indicando se stessa come lui stava facendo.
 
- Si. Io sono “Bruce” e tu sei “Astrid”. È il tuo nome.
 
Nome.

Astrid.

Riuscì a capire solo quello, ma  bastò a farla sentire
 strana.
Si sentiva soffocare, e le doleva il petto, come quando il “pianto” l’aveva fatta scappare via da Loki in “lacrime”.
 
Ma quella volta era diverso, era dolce, era “bello”
.
Scoppiò a piangere con un singhiozzo, stringendo al petto Loki e lasciando che Bruce la abbracciasse stretta, come piaceva a lei, come aveva imparato ad amare.
Ed imparò che il pianto non sempre era doloroso,  non sempre era “paura", ma era
 “felice”, era “bello”. 
Era come Bruce.
 
Caldo.
Forte.
 
Gentile.
 





°°°





 
 

 
- Mostro!
- Già sentito.
Un fascio di luce blu.

Un grido spaventato.
 
Un sorriso cattivo,
 compiaciuto. 
Quando l’uomo ricadde ai suoi piedi in una pozza di sangue  Loki lanciò uno sguardo distratto al cielo plumbeo, ripulendo il proprio scettro con insolita perizia.
 
Odiava gli esseri umani.
 
Puzzavano di paura, urlavano come femmine, e chiedevano pietà,
a lui.
Una risata di gola lo scosse da capo a piedi mentre il freddo di Stoccarda lo avviluppava nel suo manto gelido.
 
Freddo, sangue e buio.
 
La sua infanzia.
 
La sua vita.
 
Non c’era posto per la pietà, in un essere come lui, non vi era comprensione, senso di giustizia, consapevolezza.
Eppure lo aveva sentito anche lui, una volta sola, quello che suo fratello Thor definiva
 “calore umano”.
Ed era stato piacevole, breve, ma piacevole.
E irritante.
Perché ora ne sentiva la necessità, ne sentiva il bisogno, e la possibilità di arrivare alla creatura senza passato, alTesseract
 prima del fratello era effimera.
Lui che poteva contare solo su stesso  mentre Thor avrebbe potuto predisporre di un esercito di divinità e  umani.
 
Ma la solitudine, la consapevolezza di essere solo al mondo non lo aveva mai fermato,  rattristato.
 
Forse un tempo, da bambino, aveva trovato il silenzio della propria anima deprimente, agghiacciante, pauroso.
 
Un tempo passato, lontano.
 
Mentre ora era un dio, un Re senza trono che, ancora una volta, la giustizia voleva imbrigliare, imprigionare.
 
Aveva perso, era  vero, ma quella volta  c’era qualcosa di diverso.
 
La fine, sarebbe stata
 diversa. 
Perché ciò che ricercava  non era più guerra, non era più sangue, era solo
 lei. 
Lei che lo aveva scelto 
 
Lei che lo aveva
 “scaldato”. 
Lei che lo aveva
 capito.
Quando il fragore di un tuono fece vibrare la pozza di sangue ai suoi piedi  Loki non potè che esserne indispettito.
 
Perché a lui i fulmini non erano mai piaciuti.

Li aveva odiati, sempre così luminosi, forti,
 rumorosi .
Ma lui continuava ad avere un asso nella manica.
 
L’inganno.

Perché era più facile far leva sulla paura dell’uomo che sul suo senso di giustizia,  questo lo aveva capito,
 divertito. 
E imbrogliare una manciata di esseri umani per aizzarli contro Thor  sarebbe stato semplice per uno come
 lui. 
Un dio Sfigurato, imbroglione e maledetto, ma un Dio che sapeva quello che voleva, quello che era
 “suo”.
E lei lo era diventata.
Sua
 fin dal primo sguardo. 
Sua
 fin dal primo respiro. 
Sua
, sua  e di nessun altro. 




Continua…




Sono sorpresa, un pò intimorita da come questa storia mi scivoli facilmente tra le dita, sulla tastiera, tanto da scriversi da sola.
Ammetto di non aver mai trovato così semplice scrivere qualcosa, perchè c'è l'ispirazione, per fortuna.
 
*Le frasi iniziali sono tratte dall'inizio del film, non sono mie, ma le ho semplicemente trascritte per riportare uno dei sogni di Astrid, bel nome no ?
 
Ho deciso che il primo ad incontrarla fosse Bruce perchè mi piace vederlo così tenero, comprensivo, ed ovvio che nessun altro avrebbe accettato Astrid come ha fatto lui.  Perchè lui ha visto davvero cosa c'è fuori dal mondo, e può capirla senza spaventarsi.
 
Spero di non aver deluso nessuno.
 

-
 Anastasiya Rajikova  : non puoi immaginare come mi piaccia scrivere ogni volta il tuo nick, lo adoro. Sa di qualcosa di forte, bello e stupefacente. Comunque, ti ringrazio dal più profondo del mio cuore per il tuoi luuuuuuuuuuunghissimi commenti che apprezzo davvero tanto. Sono contenta che la storia continui a piacerti, e spero che anche questo capitolo non ti abbia portato a rivalutare la storia. Un bacio!


-
 Eruanne :  Una new entry! è davvero una gioia vedere che la storia piace, e ti ringrazio per il bellissimo commento. Spero di non essermi discostata troppo dall'idea che hai di Loki, perchè io me lo immagino davvero cattivo cattivo, ma buono con lei, almeno. 
I Within Temptation sono anche la mia band preferita,  e sarà la colonna sonora per tutta la storia. Un abbraccio!
 


Ringrazio chi ha letto, recensito o solamente visto di sfuggita la mia storia.
 
Al prossimo aggiornamento, Gold Eyes  

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Capitolo 5
*** 5 - The Swan Song ***


“Is it a dream?
All the ones I have loved calling out my name.
The sun warms my face.
All the days of my life, I see them passing me by.
In my heart I know I can let go.
In the end I will find some peace inside.
New wings are growing tonight”

[…]


“As I am soaring I'm one with the wind.
I am longing to see you again, it's been so long.
We will be together again”

( The Swan Song – Within Temptation )










- Albero .
- Al..bero – scandì ,  un pò insicura , osservando il cielo dall’alto della capanna di fango e paglia nella quale  ogni giorno  giocava con Estela , la sua  “maestra”  delle cose “divertenti” .
- Sasso.
- Sasso! – ripetè ,questa volta un po’  più convinta .
Perché quello era semplice  , e lo aveva letto nei libri di Bruce .
- Un uccello  !- trillò “Estela” con vocetta divertita , sistemandole con  cura il velo che “il dottore”  le aveva regalato .
Per non attirare l’attenzione aveva detto   , anche se lei non aveva ancora capito bene cosa significasse “attirare l’attenzione”.
- Un ucc …- si lamentò quando la bambina le strattonò i capelli , sporgendosi un po’ per indicare una strana creaturina colorata , “bella” .
- Guarda Astrid ! Guarda ! Una farfalla , una …
- Cosa state facendo lassù ? – gridò qualcuno sotto di loro , e quando  incrociò lo sguardo burbero di Nadir , la paura che il bambino corresse ad avvertire Bruce del loro gioco la gettò nel panico .
Udì l’urletto spaventato di Estela quando discese dal cielo in tutta fretta ,  ma la tenne stretta al tetto ,  per non farla cadere .
Perché era “pericoloso”, una parola che Bruce aveva cominciato a pronunciare  spesso .
Quando i suoi piedi nudi toccarono terra , non riuscì però a sollevare lo sguardo.
Perché si sentiva in colpa ,e su Bruce avesse saputo che lei aveva “volato” di nuovo l’avrebbe sgridata , e a lei non piaceva essere sgridata ,  la faceva sentire strana , “in colpa” le aveva spiegato il suo amico .
E non le piaceva sentirsi in colpa .
- Lasciaci stare ! E non fare lo spione con il dottore o giuro che non ti rivolgerò più la parola !
Lo strillo di “Estela” , per quanto acuto , non le diede fastidio , non la innervosiva .
Perché lei aveva imparato che la voce si alzava quando si era preoccupati per qualcosa , per qualcuno .
 E la bambina lo era per lei , ed era una cosa “dolce”  , che le faceva “piacere” .
Si strinse nel lungo velo nero con movimenti goffi e spaventati , sentendo il proprio respiro riscaldare la stoffa che le copriva la bocca .
Era strano sentire il vento solo sulle palpebre , era insolito , ma non era sgradevole , ed era per il suo “bene” , quello Bruce lo diceva sempre .
Se l’avessero vista , l’avrebbero portata via da lui , diceva .
Se avessero notato il colore dei suoi capelli , o della sua pelle , le avrebbero fatto del male , continuava  .
E la sola idea di essere separata , ancora una volta , da un amico ,  l’aveva portata ad accettare con più facilità quella imposizione .
Anche se Estela poteva liberamente muoversi nei suoi vestiti rattoppati senza aver paura di “attirare l’attenzione” .
E benché quello non lo avesse ancora imparato , era stata la sua mente ad andarle in soccorso , ancora una volta .
“Diversa ” .
Era una parola che non le piaceva , cattiva , brutta come la “paura” , ma più sgradevole , più fastidiosa .
Era “diversa” , lo aveva capito , ma non lo aveva ancora accettato , nonostante le prove di quella sua diversità fossero così chiare ,evidenti .
Perché se  abbassava lo sguardo sulla propria mano intrecciata a quella di Estela , poteva notare come il suo colore di pelle fosse strano , insolito .
Ma questa sua “diversità ” riguardava tutta la “Terra”  , le aveva detto Bruce .
Perché lei non era nata lì , non era a  “casa” sua , e la cosa la rendeva triste , un po’ “malinconica “ , come lo sguardo del dottore quando si perdeva a fissare il proprio riflesso nello specchio .
Lui non sapeva che lei lo spiava , di nascosto , da sotto le coperte .
Non sapeva che sentiva gli occhi pungere ogni qual volta vedeva Bruce stringere gli occhi come se stesse per piangere, come se stesse per “strillare” .
Non sapeva che lei aveva capito che anche lui ,come lei , si sentiva “diverso” , fuori posto .
Ciononostante non lo capiva .
Perché Estela aveva il suo stesso tum-tum nel petto .
Aveva gli occhi , le dita e le gambe come lei .
Erano “uguali” , non diversi .
“Particolari” aveva letto in un libro che parlava di colori e “tonalità” , ma non “diversi” .
Perché lei respirava .
Estela respirava .
Lei parlava .
Estela parlava .
E non c’era differenza in quello .
Lei non la vedeva , tutta quella “diversità”  .
- Io non faccio lo spione ! – brontolò Nadir , l’altra piccola “cosa” parlante  che , assieme ad Estela , l’aveva vista davvero , senza velo  .
Il bambino aveva urlato un po’ all’inizio , ma Estela le aveva assicurato che non avrebbe parlato a nessuno di lei , perché era suo fratello , e i fratelli non tradivano mai la famiglia  .
Ed era proprio il termine “famiglia ” che l’aveva incuriosita , l’ aveva affascinata  , l’aveva fatta  sentire strana .
Non capiva cos’era una famiglia  , e Bruce non era stato molto chiaro quando aveva provato a spiegarglielo , ma quella parola le piaceva , era “dolce” , era speciale , come il suo nome .
Era “unica” .
Quando un insolito vociare la portò ad alzare lo sguardo da terra , si accorse con una punta di paura che erano entrati nelle “favelas” .
Bruce le aveva spiegato cos’erano , ed era stato semplice memorizzarlo , perché quelle “cose”  piccole e malridotte erano difficili da dimenticare .
Le davano un senso di ansia , di tristezza , di rabbia .
Perché lei non capiva come le cose parlanti potessero vivere lì dentro , al buio , al freddo .
Casa di Bruce  era più bella .
Era calda , aveva le coperte , e non era così scura , così “brutta”, così “sola” .
- Estela ! Nadir ! – urlò qualcuno alle loro spalle , e quando vide una “donna” tanto simile ad Estela correre loro incontro venne sommersa dal panico .
Perché Bruce le aveva raccomandato di non entrare mai nel villaggio , di non “attirare l’attenzione ", ed ora una delle creature le stava addirittura correndo incontro .
- Non avere paura . Lei è mia madre , non può farti del male – la tranquillizzò Estela , ma la parola “madre” non le diceva nulla , non aveva un significato , per lei .
Non capiva perché quella donna , quella “madre” non le avrebbe potuto fare del male .
Abbassò gli occhi non appena rischiò di incrociare il suo sguardo , ma fu costretta a fissarla quando questa , piangendo , si afflosciò contro di lei , “urlando” .
Ed ebbe paura .
Perché nessuno oltre Bruce ed Estela l’aveva mai toccata .
Nessuno .
E sentire le mani della “madre” tirarle il velo la portò a irrigidirsi e a bisbigliare con voce tremante il nome del suo amico.
- Il dottore ? Tu conosci il dottore ?
Aveva imparato nuove parole , e avrebbe potuto capirla , ma non era attenta a ciò che diceva , perché era spaventata , e la sensazione di essere sotto lo sguardo di tutte quelle creature la spinse a scuotere il capo con foga .
- Mamma ! Le stai facendo paura ! – piagnucolò la bambina , aggrappandosi alle sue gambe e spingendo via la madre , ma quando altra gente , altre creature , forse attirate dal pianto di lei , cominciarono ad avvinarsi , il suo primo istinto fu di “volare” via .
Ma Bruce si sarebbe arrabbiato , l’avrebbe sgridata , e lei avrebbe avuto voglia di piangere .
E piangere non le piaceva.
- Il dottore! Dobbiamo chiamare il dottore ! Vostro padre…vostro padre è rimasto schiacciato sotto un carretto !
Quando anche Estela si mise a piangere il panico venne inghiottito da un ondata di calore che le colorò le guance .
Le prudevano le mani , la punta delle dita , voleva dire qualcosa, voleva abbracciare la “madre” , voleva stringere Estela per farla smettere di piangere .
E prima che la sua mente potesse urlarle che era  “pericoloso” , lei aveva già raggiunto la creatura “schiacciata” dal carro .
Era più piccolo di come l’aveva immaginato , più debole delle altre creature che aveva incontrato , ed era strano .
Perché teneva gli occhi chiusi e piangeva, in silenzio , senza urlare .
- Papà ! – strillarono entrambi i bambini , gettandosi sull’uomo con grida spaventate , preoccupate , come lo era stata Estela di lei .
Come lo era Bruce ogni qual volta lei faceva qualcosa che “attirava l’attenzione” .
Eppure voleva fare qualcosa per loro , anche se non sapeva cosa .
Poi lo vide , nella sua testa .
L’immagine di una “cosa” verde che alzava uno strano carro  con le mani , per poi gettarlo in alto , lontano .
E decise di imitarlo .
Perché non sapeva fare altro,  se non imitare .
Quando le sue dita si strinsero attorno al carro , sentì su di sé lo sguardo delle creature , potè persino annusare la loro “paura” , ma il pensiero di Estela e di quel “papà” urlato la portò a fare forza sulle proprie braccia .
Perché era una parola che le scaldava il cuore , e le piaceva .
Gettò di lato il carro con insolita facilità .
Perché per lei era leggero , era facile da spostare ,  ma non doveva essere  una cosa giusta , una cosa normale a giudicare dagli sguardi “spaventati” delle creature .  
L’uomo la fissò un attimo  senza parlare prima di tornare in piedi e abbracciarla con forza , come faceva Bruce , come lei amava .
Lui però aveva uno odore strano .
Sapeva di terra , di mare , di qualcosa di strano , di “nuovo” .
Di papà” le consigliò la sua testa , e a lei la cosa piaceva .
Perché era profumato , era dolce .
- Grazie .
Capì quella parola , il “ringraziamento” degli esseri umani aveva detto Bruce.
Lo dicevano quando erano “grati” , le aveva spiegato lui .
Era una cosa bella , aveva poi continuato .
E a lei le cose belle piacevano  .
- Grazie – ripeté contenta , annusandolo e sentendo poi le manine di Estela tirarle un braccio per portarla via dalla calca di gente che cominciava ad ammassarsi attorno alla creatura .
E quando furono sole , nascoste in un vicolo buio , potè chiedere spiegazione alla sua maestra delle cose divertenti .
- Che significa papà ?
Doveva essere una domanda strana ,  perché Estela non le rispose subito come era solita fare .
 - Un papà è… è – non riusciva a trovare le parole , sembrava confusa , e faceva fatica a continuare .
Perché forse aveva chiesto una cosa difficile , anche se non capiva  come potesse essere  difficile un parola così corta.
- Un papà è…il dottore! – trillò infine la bambina  , annuendo con occhi sicuri .
Eppure non la capì .
“Aggrottò “  le sopracciglia , non sapendo se chiedere altre spiegazioni , ma la bambina la anticipò.
- Lui è un papà . È il tuo papa . Lui ti ha trovato , lui ti sta crescendo , lui ti vuole bene – continuò sempre più eccitata , annuendosi e provando a far annuire anche lei , ma qualcosa di strano si era agitato nel suo petto .
Una sensazione strana , insolita , ma piacevole che l’aveva assalita nel pensare a Bruce come il suo papà .
Suo .
Come Loki che era suo amico .
Erano suoi .
Si sentiva felice , calda , e stava sorridendo tanto da sentire male alla bocca  .
Una cosa strana , ma bella .
Poi lo sentì .
Lo vide .
Quando Estela lanciò un urletto spaventato non  ebbe bisogno di voltarsi , di capire cosa l’avesse “spaventata” , non ce ne fu bisogno .
Perché aveva riconosciuto il suo odore , aveva riconosciuto il suo sguardo sulla schiena  .
E quando Bruce la afferrò per un braccio , brusco , tirandola via con uno sguardo scuro che le faceva  “paura” , riuscì solo ad abbassare i suoi , di occhi , e bisbigliare uno 'scusa .
Ma Bruce aveva smesso di guardarla , aveva smesso di vederla .
La trascinava e basta .
E le venne da piangere .
Perché sapeva di aver sbagliato .
Sapeva di aver “attirato l’attenzione” , ma non sapeva fare altro che  chiedergli scusa .
Non  sapeva fare altro  .
Perché nessuno glielo aveva mai insegnato .





°°°
 







 
 La “rabbia” era una cosa “soggettiva” .
Lo aveva letto in un libro , e lo aveva capito pensando a Bruce .
Perché quando lui si arrabbiava , non piangeva come lei , ma stringeva  i denti e urlava .
Urlava forte , tanto forte da fare male alle orecchie .
E vederlo arrabbiarsi non le piaceva , le faceva paura , la faceva sentire come nella sua prigione .
Braccata , oppressa , soffocata .
Quando erano tornati a casa , Bruce l’aveva fatta sedere in mezzo alla stanza .
Perchè voleva guardarla bene aveva detto .
Ma a lei non piaceva che la guardasse quando era arrabbiato .
Perché i suoi occhi diventavano  strani , diventavano enormi , e neri , tanto neri .
E anche se era un colore che le piaceva , il “nero” di Bruce era strano , era troppo scuro , troppo buio .
E a lei il buio le ricordava la stanza nella quale era nata .
Fredda , scura , “cattiva” .
- Ti rendi conto che avrebbero potuto rapirti se ti avessero scoperto ! Hai la minima idea del pericolo che hai corso ? – le urlò addosso , lanciandole uno sguardo “nero” che la fece trasalire .
Abbassò gli occhi subito , velocemente , stringendo le palpebre nell’udire il frantumarsi del tavolo sul quale Bruce aveva sbattuto i pugni , furioso .
- Avrebbero potuto farti del male ! Avrebbero potuto ferirti – bisbigliò Bruce con voce strozzata , coprendosi il viso con le mani per soffocare la propria rabbia , il proprio terrore .
- Perché non mi dai mai  ascolto ? Cosa ti ha fatto …
- Papà .
Sentì Bruce irrigidirsi , lo vide , irrigidirsi .
E non capì se fosse una cosa normale , “giusta” .
- Cosa hai detto ?
La sua voce era cambiata d’improvviso .
Si era fatta debole , tremante , come se fosse “spaventato” da lei , da ciò che aveva detto , e la sola idea di aver detto qualcosa di “sbagliato” la fece a scattare in piedi e correre verso la finestra .
Perché Bruce le aveva spiegato che sbagliare era una cosa brutta , era una cosa che non si doveva fare .
E lei aveva “sbagliato” , con lui .
Stava per “volare” via quando qualcosa la afferrò per un piede , facendola urlare per lo spavento , ma quando Bruce la strinse tra le braccia fu costretta a chiudersi la bocca con le mani .
- Scusami io …non so cosa mi sia preso e …- lo sentì ridere contro i suoi capelli , potè percepire il vibrare della sua risata con l’orecchio che poggiava sul suo petto .
- Dio ! Non avrei mai pensato che tu potessi …non credevo che …
Era strano ,  aveva ripreso a “borbottare” e non sembrava più arrabbiato con lei .
- Papà …io ! Non credevo saremmo arrivati a questo punto .
- È una cosa “brutta” ? – provò a chiedere , stringendosi al suo petto con occhi lucidi  .
Lo senti respirare forte , come se stesse per urlare di nuovo , ma si limitò ad “accarezzarla” con le sue mani gentili .
- Non è una cosa brutta , è solo che io …un papà … è una cosa strana .
Strana .
Aveva detto che era una cosa strana , non brutta .
E le cose strane potevano essere belle , a volte .
- Me lo ha detto Estela , che tu sei mio papà , perché mi vuoi bene e mi stai crescendo . Allora non è vero ?
- Certo che ti voglio bene ! E il fatto che ti sia crescendo  , certo , è un po’ esagerato ,  ma …
- Non puoi essere un papà ?
Sentiva gli occhi pungere , e non sapeva perché .
Le faceva male il petto , era triste , e voleva solo  “volare” via .
Provò a sciogliere l’abbraccio con un gemito ma Bruce la strinse con più forza , coprendola con la sua enorme giacca che profumava di terra , di mare , e “di papà” , anche se era diverso da quello del “papà” di Estela .
Eppure lei sapeva , aveva intuito che la famiglia , la madre  e il papà fossero cose uniche , e lui sarebbe stato unico , il suo unico papà .
- Puoi chiamarmi papà Astrid , voglio essere il tuo papà , ma dovrai scusarmi se sembrerò un po’ impacciato . Devo  abituarmi all’idea .
Lo abbracciò con un grido di gioia , affondando il naso nella sua giacca con gli occhi che pungevano , ma non facevano male come prima .
Perché aveva trovato un papà .
Il suo unico papà .
E la cosa la rendeva felice , estremamente felice , meno diversa , più “normale” .
Come Estela e la sua “famiglia” .
- Papà ! – trillò emozionata , cantilenandolo con voce sempre più dolce , più acuta .
E Bruce borbottava, in silenzio, abbracciandola forte , ma a lei piaceva il suo borbottare .
Perché era tenero, e perché era il suo unico papà a “borbottare” .
- Papà … io , un papà . Non credevo che un giorno qualcuno mi ci avrebbe chiamato .





°°°
 

 

 - Qualcosa non va dottore ?
Bruce negò meccanicamente con il capo , udendo poco dopo  la risata rauca  della vecchia Baba , e capì anche il perché quando si guardò le mani .
- Mi devi scusare – bisbigliò allora , mortificato , allentando la fasciatura con la quale aveva tentato di bendarle l’alluce del piede , anziché la caviglia slogata.
Si diede dell’idiota , cercando in tutta fretta di rimediare al proprio errore .
- Non c’è nulla da scusare , ragazzo . Piuttosto , deve esserti successo qualcosa di bello se sorridi a quel modo .
- Io sto sorridendo ? – chiese , preso in contropiede .
Si toccò il viso con le sopracciglia aggrottate , distendendo subito  la fronte quando la vocetta di Astrid gli ricordò che non era una buona cosa “aggrottare la faccia” .
- Si , ora più di prima . Chi è la fortunata ?
Scoppiò a ridere di cuore , pensando a come Astrid avrebbe cominciato a chiedere cos’era una fidanzata , e una donna , e una moglie , senza smetterla più di tempestarlo di domande  .
- Non ho incontrato una donna . Sono diventato padre (?) .
Lo disse con un po’ di incertezza , perché l’idea continuava a non risultare molto corretta nella sua logica da scienziato .
Padre di un’aliena .
Non avrebbe potuto auspicare un futuro migliore, pensò ironicamente  , ma la cosa cominciava a piacergli , e sentire Astrid pigolare con voce dolce “papà” riusciva a farlo sentire meno animale , più umano .
Perché la sola idea che qualcuno l’avesse voluto accanto , dopo tanto tempo , non poteva che farlo sentire come  prima del suo incidente , prima che “quello” nascesse , in pace con se stesso e la sua coscienza .  
- Congratulazioni ! E come si chiama ?
- Astrid .
Vide nonna Baba , la strega delle favelas   addolcire il viso grinzoso , facendo tintinnare i gingilli caccia spiriti che ornavano le sue orecchie e i polsi .- Un nome importante .
Convenne con lei che era si , un nome importante , e che si , era stata una buona idea darle un nome .
Perché vederla sorridere lo aveva reso felice , come non lo era da tanto tempo .
Stava per raccontarle di quanti grattacapi gli desse quando la “cosa” dentro di lui cominciò a gorgogliare di gioia , di aspettativa .
E quando Bruce urlò un 'avanti  nell’udire il frenetico bussare alla porta , “quello” si lasciò andare ad una risata di gola che lo fece rabbrividire da capo a piedi .
- Dottor Barner . Siamo venuti a prenderla .
Quando vide l’uomo in uniforme accostarsi al letto sul quale nonna Baba fissava il soldato con occhi vitrei , un brivido di terrore gli pizzicò la colonna vertebrale .
- Che significa che siete venuti a prendermi ?
Il soldato della S.H.I.E.L.D , aveva riconosciuto l’uniforme , sollevò gli occhiali ad infrarossi con un gesto secco , richiamando con un fischio il resto della sua squadra .
- Che siamo venuti a portarla via , dottore . I ribelli stanno per assalire le favelas, e il nostro capo ci ha ordinato di portarla al sicuro , in un posto più tranquillo .
- I ribelli stanno…- il fischio di una bomba lo zittì , e quando udì chiaramente il motore di un aereo sorvolare la casa fatiscente , l’orrore lo fece impallidire .
Perchè , anche se il Brasile era avvezzo a ribellioni e attacchi terroristici , l’idea che stessero bombardando le favelas gli portò via la voce e il respiro . - Dottore ! Dottore!
Scostò il soldato con un ringhio , uscendo di corsa e sgranando gli occhi nel vedere una colonna di fumo alzarsi lì dove un tempo vi era il vecchio granaio abbandonato .
Lì dove Astrid soleva giocare con Estela e Nadir .
Lì , in quel pezzo di terra rossa ora in fiamme .
E non ci fu più tempo per pensare , per calmarsi .
Non ci sarebbe riuscito .
Perché la udì .
Quella voce spaventata che urlava il suo nome .
E quando la “cosa” dentro di lui diede segno di essere pronto a combattere , a difenderla , la rabbia gli ghermì mente e corpo .
Perché Astrid  era in pericolo , ed urlava il suo nome .
Quel papà che ora sapeva tanto di preghiera .






°°°





“Rosso” .
Era tutto rosso , e “brutto” , come il mantello della creatura dorata .
- State giù !
Quando il “papà” di Estela si buttò su di loro , schiacciandole a terra , l’odore di bruciato si fece più acuto , più fastidioso .
Non capiva cosa stava succedendo , ma aveva visto strane cose in cielo , e aveva sentito urla , tante urla prima di essere sbalzata via , assieme ad Estela ,  da uno scoppio che aveva scaraventato lei e Nadir lontano .
Poi era arrivato il “papà” , e aveva provato a portarle via , ma c’era stato un altro scoppio , altro rosso , ed ora erano circondati solo da grida , pianti , e rumori strani .
- State bene ?
Stava bene , non si era fatta male , non aveva “attirato l’attenzione” , ed era quello che più importava , ma quando vide delle ombre nere ondeggiare al di là del fumo capì che c’era qualcosa di “sbagliato” in quello che stava succedendo .
Nel pianto di Estela e Nadir .
Nel colore rosso dei vestiti del loro “papà” .
- Sono qui ! – urlò qualcuno dietro di loro .
Poi udì un altro scoppio , meno rumoroso , più acuto  , prima di vedere il “papà” cadere a terra con urlo di dolore , trascinando lei e i bambini con lui .
Poi li vide .
Erano creature parlanti come loro , ma sembravano più cattivi , “pericolosi”  , e le puntavano addosso delle cose nere , strane , molto lunghe e che puzzavano di bruciato , di qualcosa di “sbagliato “ .
- Adesso verrete con noi ! – urlò uno con voce bassa , come quella delle creature che l’aveva assalita tra le pareti d’oro .
E a lei la cosa non piaceva .
- Vi prego , risparmiate i bambini – li pregò il “papà”  , ma uno lo colpì con il calcio di fucile , e quando lui  sputò a terra una chiazza rossa qualcosa nella sua testa cominciò ad urlare .
“Combattere”.  
Quando colpì la creatura con un pugno questa venne scaraventata lontano , tra le fiamme , spaventando le altre creature tanto simili a quella , ma lei non si sentiva in colpa , anche se sapeva di aver “attirato l’attenzione” , anche se non indossava più il velo . 
Perché il “papà” di Estela e Nadir era diventato rosso , un colore che odiava , e sentirlo urlare la faceva pensare alle sue , di urla ,  quando “loro” avevano provato a farle del male .
Un lampo di luce , e qualcosa le si conficcò nel fianco , strappandole un gemito di dolore .
Sfiorò il punto che le doleva con occhi straniti , e quando riuscì a stringere con le dita sulla
cosa" che le era entrata nello stomaco si trovò a guardare un oggetto piccolo , nero , familiare .
*Signore , la prego , metta via quell’arma .
- Astrid!
Lanciò un urlo di rabbia , tappandosi le orecchie quando quella voce e un lampo di luce la accecarono per un attimo .
E quando una delle creature provò a toccarla , questo venne sbalzato via dall’alone colorato che , come nella stanza dorata , era tornato a circondarla .
Ma le faceva male la testa, e non riusciva a capire chi colpiva , chi  la toccava , chi  le parlava .
*Hanno il Tesseract . Bloccateli!
 Quando non vi furono più creature a minacciare Estela e Nadir , spiccò un balzò che la portò in alto , sempre più in alto , fino a quando i suoi occhi non intravidero , tra le nuvole , l’enorme oggetto scuro che aveva visto tempo fa in uno dei suoi sogni .
L’oggetto che emetteva quello strano rumore , un fischio così acuto da farle stringere i denti per il dolore .
Fu abbastanza veloce da scostarsi quando quella “cosa” , “Elivelivolo” le suggerì la sua testa , la sparò  .
Ma a lei non importava cosa fosse .
Voleva solo che la smettesse di fare tutto quello rumore , che la smettesse di richiamare quelle immagini che le facevano male alla testa .
Li colpì con una scarica di energia .
Una , due , tre volte, fino a quando non udì uno scoppio e un fischio .
- Astrid !
Era la voce di Bruce , era la voce del suo “papà” , ma era strana , era più bassa , meno dolce , “diversa”.
- Papà !
* Lui chi è ?  
- Astrid ! Spostati da lì! Subito !
Bruce urlava , ma c’era quella donna che parlava nella sua testa , che sembrava confusa .
E c’era un rumore dietro di lei  , un suono strano , come il ruggito di un animale .
- Astrid !
*Hill mi ricevi ? Hill ? Falco ha tradito !
 Udì un altro scoppio .
“Spari” le consigliò la sua testa .
Rumore di spari ,e grida di aiuto .
- Astrid !
Quando quella colonna di luce la prese in pieno , non ebbe tempo di pensare al dolore , agli strappi nella pelle o al “sangue” che cominciava a zampillare dalle ferite .
Perché lo aveva rivisto ,per un attimo , nella sua testa .
Un lampo blu , e gli “spari” , grida e…
- Loki ?






°°°






Emise un lungo e basso ringhio quando vide Astrid  priva di sensi  ,  ricoperta di ferite ,   ansimare tra le sue braccia , emettendo  ad intermittenza  una vasta concentrazione di radiazioni gamma  .
Ma ebbe appena il tempo di lanciare uno sguardo d’odio al portaerei dello S.H.I.E.L.D     prima che la forza di gravità lo riportasse a terra , nello spiazzo dove i ribelli brasiliani gemevano in una pozza di sangue .
- Astrid !
Quando vide Estela abbozzare un passo verso di lui , Hulk emise un basso ringhio , stringendo la ragazzina tra le braccia con i muscoli facciali lievemente contratti .
- Non ti avvicinare  – sibilò basso Raul , suo padre, osservando il colosso verde con una punta di terrore freddo .
Ma la bambina piangeva ,e aveva allungato le manine verso la sua “scoperta” che sembrava tanto una lampadina fulminata ,ora ,  con quella luce che veniva e scompariva a tratti .
- Astrid – gemette lei , dolorante, acciuffata dal padre che agguantò Nadir per un braccio mentre Hulk continuava a ringhiare , lanciando sguardi minacciosi all’enorme ombra invisibile che lui sapeva , galleggiava sulle loro teste .
- Papà ?
Quando Bruce la sentì gemere, abbassò lo sguardo su di lei , così piccola tra quelle braccia mostruose .
Inumane .
Ma non ebbe tempo di odiarsi , di odiare quella “cosa” che aveva preso possesso del suo corpo .
Perché era terrorizzato , ghiacciato dalla paura che lei potesse non riconoscerlo , potesse non accettarlo .
Potesse non volerlo .
Ma Astrid non lo scacciò , si limitò a sbattere più volte le palpebre sugli occhi di stelle , un po’ confusa , prima di allungare una mano e accarezzargli una guancia , o almeno , ci provò .
Perché  la sua mano era così minuscola  che riuscì solo a sfiorare  un lembo di belle accanto alla bocca , nulla di più .
- Papà ...
- Cosa ?
Odiava la sua voce , odiava quella voce .
Una voce da animale , da bestia , così bassa e gorgheggiante come il brontolio dello stomaco di un gigante affamato .
- Non smettono di parlare – piagnucolò Astrid , raggomitolandosi su se stessa e premendo con forza le dita sulle  tempie .
- Chi non smette di parlare  ?
- Falli smettere – gemette lei , tornando a stringersi a se stessa  ,a Hulk che non capiva di cosa lei parlasse , a chi si riferisse .
Ma ebbe il tempo di notare una cosa .
Ciò che lo portò ad urlare agli umani di correre , correre come il vento , il più lontano possibile  .
E mentre Estela urlava il nome di Astrid tra le braccia del padre, Raul fece appena in tempo a sentirne il boato prima che un lampo di luce e un onda d’urto li scaraventasse contro un albero .
Quando Astrid tornò ad emettere radiazioni ad intermittenza dopo l’implosione di energia , Hulk non potè che cominciare a correre a sua volta , lontano dall’America Meridionale .
E sebbene lui non fosse il tipo che collaborava , che amava la confusione , non aveva altra scelta che dirigersi a New York , la città che più incarnava ciò che più odiava .
Confusione . Polizia . Pericolo di attirare l'attenzione . 
Ma lì abitava l’unico che avrebbe potuto aiutarlo , aiutarla .  
L’ultimo tra gli eroi al quale avrebbe chiesto una mano , ma aveva bisogno di un genio , di uno scienziato , e per quanto Tony Stark fosse egocentrico , narcisista e vanesio , lui era l’unico al quale poteva  rivolgersi .
L’unico al quale avrebbe potuto mostrare Astrid senza essere circondato dagli uomini della S.H.I.E.L.D. 





Continua…  


Capitolo bello lungo , che spero non vi abbia annoiato , in caso lo avesse fatto , vi invito a farmelo presente , così da sfoltire un pò i capitoli a venire.
Le parola con * sono ovviamente tratte dal film , non sono mie , questo voglio sottolinearlo .
Ringrazio chi ha letto , visto o commentato .

- Eruanne : Mi fa piacere che il nome ti sia piaciuto , ed è vero , è fortunata ad avere Loki che la viene a cercare . Che ne pensi di Bruce e della relazione tra i due ? Mi è venuto spontaneo legargli a questa maniera , perchè mi ispirano tenerezza . Anche se Loki non è stato presente in questo capitolo , lo sarà nei prossimi , per ora mi diletto a delineare i legami di Astrid con gli i Vendicatori , e con il prossimo ci sarà da ridere .
Grazie per il bellissimo commento , sono contenta che la storia  continui a piacerti . Un abbraccio forte !



Al prossimo capitolo , Gold Eyes

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Capitolo 6
*** 6 - Somewhere ***


“Lost in the darkness
Hoping for a sign
Instead there's only silence
Can't you hear my screams?

I'll find you somewhere
I'll keep on trying
Until my dying day
I just need to know
Whatever has happened
The truth will free my soul”

[…]

“Wherever you are
I won't stop searching
Whatever it takes me to know”
( Somewhere – Within Temptation )










- Signore . Ha una visita .
Tony Stark aprì un occhio solo , tossichiando teatralmente per attirare l’attenzione di una Pepper in meditazione  , con scarsi risultati in verità .
- Sentito ? Sono richiesto . Devo…
- Niente discussioni , non ti muoverai di lì fino a quando non avrai terminato  la posizione dell’aratro – lo bacchettò aspramente la donna , tornando a regolarizzare il proprio respiro mentre il miliardario arcuava drammaticamente un fine sopracciglio .
- Aratro ? Io , Iron Man , eroe mondiale ,  uomo più intelligente delle terra ,  dovrei abbassarmi a fare cosa ? La posizione dell’aratro ?
Schioccò la lingua con evidente stizza , sbirciando la segretaria prima di azzardare un passo, ma si ritrovò a gambe all’aria quando lei lo azzoppò con un preciso colpo di stecca .
- Non osare muoverti . Lo Yoga serve per rilassarsi , ma sei talmente petulante che faresti  crescere i capelli a Buddha per lo stress !
- Non sei molto carina con me - bofonchiò quello , tornando a sistemarsi sul tappetino con un grugnito infastidito - guarda che devo fare per convincerti a venire a letto con me – continuò poi , piagnucoloso .
- Vedi che ti sento !
- Ma come siamo argute Pepper ! Non credi che l’abbia fatto apposta per far nascere in te il senso di colpa ? -   chiocciò Tony  , sfarfallando gli occhi nocciola con aria scanzonata prima di osservare la “posizione dell’aratro”  , sbiancando subito dopo   .
- Pepper ?
- Si Tony ?
- Quanti anni credi che abbia ?
- Quarantadue ?
- Trentanove Pepper . Trentanove . Suppongo che nessuno ti abbia  insegnato a contare,  alle elementari - sibilò lui , stizzito .
 La donna si lasciò scappare una risatina divertita prima di sbirciare l’espressione oltraggiata del compagno , e quando lo vide osservare con aria terrorizzata l’ologramma della loro insegnante di yoga ebbe quasi pietà di lui , quasi  .
- Perdonami , non volevo offendere il tuo pudore di donna vittoriana – lo prese in giro .
- Tu…
- Signore, non vorrei essere ripetitivo , ma ha una visita .
- Non vedi che sono impegnato a farmi venire l’ernia del disco con questa maledetta “posizione dell’aratro “ ! E poi chi sarà mai ? Qualche stupido fabbricatore d’armi che …
Il boato portò via le sue ultime tre parole , non tanto carine in verità  , e Pepper potè sentire il sospiro sconfortato di Javis tra le pareti , ma ora , la cosa che più premeva entrambi era capire perché Bruce Barner  , sotto forma di Hulk ,  avesse appena sfondato l’entrata dell’attico .
- Amico mio ! Qual buon vento ti porta a disintegrare il mio appartamento in mutande ?
Tony non era il tipo che prendeva le cose sottogamba ,  e  per quanto potesse essere buffone , narcisista fino alla nausea ed egoista , sapeva diventare serio , eroico persino quando l’occasione lo richiedeva .
E quando lo scienziato riuscì a scorgere nella nuvola di fuliggine il corpicino di una bambina (?) , assottigliò pericolosamente le palpebre .
- Tu . Tu hai rapito una ragazzina ! – ululò , incredulo, fiondandosi su Hulk con gli occhi fuori dalle orbite , ma un pugno del colosso lo spedì contro la parete , strappandogli un gemito di dolore .
- Non si tocca – sibilò Hulk con voce sepolcrale , indurendo la presa sulla ragazzina che Pepperosservava con occhi dispiaciuti , preoccupati , materni .
- Posso ? – chiese allora , abbozzando un passo per vedere “cosa” il Vendicatore difendesse così strenuamente , e quando vide Astrid giacere esanime e con il respiro ansante , indietreggiò , sorpresa .
- Dove l’hai trovata ?
Hulk le rifilò uno sguardo minaccioso , sbuffando dalle narici prima di osservare la piccola con occhi più dolci .
- È caduta dal cielo – spiegò il Vendicatore , asciutto , osservando il miliardario tornare in piedi un po’ a fatica e guardare Astrid con occhi curiosi . - Oh ! Una  ragazza- lampadina  , ma che cosa carina – soffiò , sarcastico ,  prima di trovarsi con il palmo gigante di Hulk in diretta collisione con il suo cranio , ma quando la ragazzina emise un versetto acuto il dottore si fermò , accucciandosi su se stesso con occhi spaventati .
Le sfiorò il viso con un solo dito, stringendo le labbra nel sentirla gemere .
- Cos’ha ? – domandò Peppers , osservando la ragazzina con rinnovata preoccupazione.
- Io … non lo so .
Forse fu il tono sconsolato di Hulk , o l’espressione frustata del colosso a colpirlo , Tony non lo capì , ma quando i suoi occhi da scienziato riconobbero nell’alone di luce intermittene una nuvola di radiazione gamma , il suo interesse scientifico prevalse sul suo animo da sbruffone .
- Lo scopriremo . Di qua mio irascibile amico , ti aiuterò .
La donna si abbandonò ad un sorriso amorevole quando vide il compagno inforcare gli occhiali con un gesto secco  , incrociando le braccia dietro la testa nello scortare Hulk al laboratorio .
Ma prima di imboccare la tromba delle scale ,  il miliardario si voltò un secondo , adocchiando di sfuggita qualcosa alle spalle di entrambi .
- E vorrei essere ringraziato in anticipo dal momento che non ti farò pagare i danni . Il mio spirito da buon samaritano non …- un anulare verde gli tappò la bocca , spedendolo con uno schioccò del pollice contro la parete opposta mentre Hulk creava un altro buco bello grosso  , forse  per ripicca , per scendere nel laboratorio.
E sebbene Javis non amasse rivestire il ruolo di madre petulante , non potè che esprimere la sua opinione .
- Converrà con me , signore , che stuzzicare il professore in queste condizioni può nuocere gravemente  alla sua salute , se mi permette .
Tony sputò un pezzo di intonaco finitogli in bocca con aria disgustata , ravvivandosi i capelli con una mano .
- Convengo , Javis . E oserei dire che mi sto per ficcare in un altro piano suicida .
L’intelligenza artificiale non rispose , si limitò a “borbottare” .
Perché checché ne avesse pensato , detto , o anche solo consigliato ,  Tony Stark non lo avrebbe ascoltato , come era solito fare , ma avrebbe  , al contrario ,  risposto con la sua massima più ricorrente .
- Javis ?
- Si signore ?
- AC/DC . Al massimo volume . Ed una bottiglia di wishky  . Anzi no , portane due .  
- Sarà fatto, signore.   







°°°








- Mmm.
- Cosa significa mmm ?- sbottò Bruce , osservando frustato un silenzioso Tony Stark che , braccia conserte e sopracciglia aggrottate osservava la ragazzina fluttuare  all’interno della sua capsula medica .
Schioccò la lingua , agitando la mano in aria come per disegnare una figura astratta .
- Non credi che sia un po’ troppo blu ?  Dico , avrebbe potuto assorbire altre sfumature se …
Quando Bruce lo fulminò con lo sguardo Tony alzò le mani in segno di resa , tornando ad osservare la “cosa” con sguardo crucciato .
- Mmm significa mmm , mio caro dottore . E nel mio gergo , mmm sta per  ‘siamo nella merda’.
- Cosa diavolo …
Il miliardario lo zittì con uno ‘shh che il dottore incassò con una certa difficoltà prima che Iron Man potesse chiedere spiegazioni all’intelligenza artificiale .
- Allora Javis ?
- Si signore ?
- È come presupponevo ?
- Mi duole ammetterlo , ma aveva ragione , signore.
- Perfetto – sibilò allora , cupo , lanciando un occhiata obliqua alla ragazza-lampadina .
- Cosa succede ? Vuoi spiegarmelo o  hai intenzione di …
- Un segnalatore di posizione – sbottò Tony con voce rauca , afferrando un palmare sul quale cominciò a digitare numeri , cifre , con le sopracciglia che si aggrottavano sempre di più , tanto da creare sul suo volto una ruga d’espressione particolarmente profonda .
- Succede che la tua ragazza-lampadina sta emettendo dei segnali che stanno definendo la sua posizione , in poche parole , sta avvisando qualcuno o qualcosa che lei si trova qui , sulla Terra ,  mio permaloso amico verde .
Bruce non apprezzava la facilità con la quale lo scienziato trattava argomenti tanto delicati , e ancor di meno apprezzava che lui prendesse alla leggera  tutto ciò che riguardava Astrid .
- Vuoi dire che sta cercando di contattare qualcuno ?
L’uomo distolse lo sguardo per lanciare un occhiata al Vendicatore prima di tornare a digitare .
- Si , ma inconsciamente , non per sua volontà . È una specie di comando d’emergenza , ma ciò che più  mi preoccupa è a chi stia mandando questi segnali .
- E tu credi che …
- Bè , se vogliamo proprio usare l’immaginazione , potrei pensare a , che so , una mandria di scimmie aliene – elencò il miliardario, tenendo il contro con le dita di una mano – oppure un assalto di banane splint con la predilezione per le cose verdi  , o anche , non so , un’orda di divinità nordiche che la rivendicheranno ,  forse ?
Sull’ultima frase aveva accentuato il tono , perché tra le scempiaggini che aveva detto  quella era la più probabile , e a giudicare dallo sguardo inviperito del dottore , doveva averlo capito anche lui , anche se non voleva ammetterlo   .
- E perché mai …
- Andiamo dottore ! Non faccia finta di essere diventato stupido come quell’idiota di Capitan America  – scoppiò lo scienziato , avvicinandosi alla capsula per picchiettare con le nocche la ragazza al suo interno .
- Ha capito cosa ha raccolto ? Cosa è caduto dal cielo dottore ? Ha una minima idea che lei è riuscito a catturare il Tesseract che ,per una strana ragione a me ancora  oscura , è diventato una ragazza ?
Bruce gonfiò il petto , allontanando la mano dell’uomo da Astrid con occhi feroci .
- E con questo ? Vuoi ridarla a loro ? Se…
- Ehi no no no ! Fermo ! Io non voglio fare proprio nulla , voglio solo che la smetta di avvisare chissà quale strana creatura mostruosa – si difese Stark con voce infastidita , tornando a picchiettare le dita suo palmare con rinnovata foga .
A quel punto Bruce potè solo smorzare la piega minacciosa delle labbra  prima di poggiare il palmo della mano sulla capsula , osservando con preoccupazione crescente  Astrid galleggiare nel liquido ,  le palpebre chiuse .
- Ma certo ! Uno shock ! – sbottò tutto d’un tratto il Vendicatore accanto a lui , ma se Stark sembrava galvanizzato dalla sua formidabile idea , la parola ‘shock accostata ad Astrid portò lo scienziato ad aggrottare precipitosamente le sopracciglia .
Nel vederlo incupirsi a quel modo però , il miliardario gli concesse un’energica pacca sulla spalla , rifilandogli un sorriso da sbruffone che non riuscì in alcun modo  ad addolcire la piega delle labbra ,  o ad interrompere il fremito delle sue narici .
- Calmo dottore , voglio darle solo una minuscola scossa , una piccola piccola – e quantificò il suo “piccola” prendendo come esempio il minuscolo spazio tra  pollice e indice  

Ma lo strappo della camicia a seguito dell’ingrandirsi del bicipite di Bruce fu l’avvisaglia della tempesta , e del dolore .
Eppure , ancor prima di essere nuovamente spedito contro la parete , Tony fu abbastanza veloce da ordinare a Javis di fare quanto richiesto .
E quando Hulk vide una scarica elettrica disperdersi nel liquido e far sobbalzare il corpo di Astrid come in preda a spasmi epilettici , metà della Stark Tower venne giù a seguito della immensa “cosa” verde che sballottolava per il colletto il famoso scienziato .
Ma Tony non amava i bulli , non li aveva mai amati , e sebbene il suo fosse alto cinque metri  , fosse verde , brutto e arrabbiato , lui poteva contare su un cervello con il QI più alto del piante ed un armatura che , captato il suo comando , andò in suo soccorso.





°°°






- È stata contaminata , non ci resta che disattivarla- bisbigliò qualcuno sopra la sua testa , e sebbene di solito  non capisse la maggior parte delle cose che le venivano dette , quella frase la capì tutta .
La “assorbì” in tutta la sua totalità.
Anche se non capiva perché lei  fosse “contaminata” .
Volava , questo lo intuì dalla sensazione di leggerezza delle sue braccia  , e si trovava  in un luogo buio , nero , puntellato di luci colorate ,e di ombre , grandi e inquietanti ombre parlanti .
- Semjace , sei riuscita a capire dove si trova ?
Era di nuovo quella voce , una voce bassa , “cattiva” ,  che diceva cose brutte , che l’aveva definita “contaminata” .
Una parola che forse Bruce , il suo papà  , avrebbe potuto capire , e spiegarle con gentilezza , come faceva sempre .
Ma quando la sensazione di essere sola , abbandonata a se stessa cominciò ad acuirsi , la consapevolezza di non avere accanto a sé il suo papà la gettò nel panico .
- Sono quasi …aspettate , qualcosa la sta riportando indietro – bisbigliò una seconda voce , una voce di “donna” .
Perché Bruce le aveva spiegato la differenza .
Gli uomini erano forti , erano “rudi” , e avevano una voce grossa , mentre le donne erano più delicate , più “dolci” , come la voce che sentiva alla sua destra .
- Cosa ?
L’altra voce aveva urlato , forte ,  ma non era grossa , non  era “rude” , era bassa come il fischio che aveva anticipato il dolore , acuta come lo scoppio degli “spari” .
E quelli facevano male , lo ricordava , lo aveva sentito prima che tutto si facesse nero .
Male come il pizzicore che sentiva ora al fianco , ai piedi , al braccio destro .
Lanciò un urlo quando quel pizzicore le raggiunse il viso , portandola a strizzare le palpebre e raggomitolarsi su se stessa mentre una strana sensazione le arpionava lo stomaco , come se “qualcosa” l’avesse afferrata per la vita e tentasse di portarla via .
Ma quella voce si era avvicinata fino al suo orecchio  , “sibilando” , e quando sentì l’ombra stringerle il braccio con rabbia , con “cattiveria” , il pizzicore si unì al bruciore che sentiva invece dentro , nel petto , nelle gambe , nella bocca .
Quando sgranò gli occhi in preda al dolore , il boato dell’esplosione accompagnò il suo gemito di dolore mentre cadeva a terra , su qualcosa di duro , ma non buio come prima .
C’era qualcosa che strillava e che era acuto come il pianto di Estela ,  ma meno umano, meno “normale” .
E quando schiuse le palpebre si occorse con orrore di essere in un posto sconosciuto , illuminato ma estraneo , non suo , non come lo era casa di Bruce .
Non come gli alberi verdi sui quali amava arrampicarsi .
Era tutto più chiaro , meno verde , più spoglio , come le pareti d’oro della sua prigione , e la sensazione di soffocamento tornò a farsi pressante , portandola a rimettersi in piedi e guardarsi attorno con occhi spaventati .
Perché papà Bruce non c’era , e tornare sola le faceva “ paura”  .
- Papà ! – strillò  , dolorante , tentando invano di tornare in piedi , ma le sue gambe sembravano aver dimenticato quanta forza esercitare per farla rimanere in piedi .
- Tony ! Tony stai bene ? Cosa…o mio Dio !
Quando vide una donna “dorata” bloccarsi poco distante da lei , il suo primo istinto fu quello di volare via , di chiedere aiuto a papà Bruce , ma sentiva male alle gambe , alle braccia , e la voce non le veniva fuori .
La “donna” però non era cattiva come l’altra creatura “dorata” .
Era più piccola , più “delicata” , come la “madre” di Estela , e non le avrebbe fatto del male se era una “madre” , quello la bambina lo aveva detto con una certa sicurezza , e lei si fidava di ciò che la sua maestra diceva .
Sapeva che era vero , sapeva che era ” giusto” .
Perciò , quando la vide avvicinarsi a lei con parole che non capiva , ma che sapeva , erano “dolci” , smise di abbracciarsi le gambe  e osservò con confusione la mano che la “donna” le tendeva .
- Non preoccuparti tesoro , non voglio farti del male . Sono  tua amica .
Amica .
Allargò gli occhi , sorpresa , rivedendo in quel gesto quello di papà Bruce , e le nacque spontaneo dire quella parola che continuava a ronzarle in testa , ciò per cui lei non le avrebbe potuto fare male .
- Madre ?
La vide sobbalzare leggermente  , sorpresa quasi quanto lei  prima di fissarla negli occhi e lasciarsi scappare un sorriso “bello” , che la “scaldava”  dentro e la faceva sentire strana , “protetta” .
- Mi piacerebbe tesoro ,ma ora credo che …- il frastuono che il soffitto emise nel venire giù coprì le sue ultime parole , ma la “donna” l’aveva prontamente  abbracciata , e la stringeva con forza , come faceva Bruce .
E per quanto il contatto non la spaventasse , non la facesse innervosire , quando alzò gli occhi dal petto morbido della creatura “dorata” sentì qualcosa di orribile muoversi nella sua gola, bruciarle il viso .
Perché c’era papà Bruce , verde , grande , ma sempre il suo papà , schiacciato a terra da un oggetto strano , una “cosa” che le fece sentire caldo alle mani , alle braccia .
Una “cosa” rossa come il mantello della creatura “dorata” .
“Rosso” come il sangue delle creature che aveva cacciato via .
E quella “cosa”  stava facendo male a papà Bruce , lo teneva fermo per la gola .
Ed era “sbagliato ”.
Quando Tony Stark venne avvisato da Javis di una forma di  vita non identificata che lo puntava , lo scienziato fece appena in tempo a vedere una scheggia azzurra saettare verso di lui prima di essere scaraventato dall’altra parte della stanza , con  i comandi fuori uso a causa della  scarica di energia che mandò in panne il sistema .
E quando quella “cosa” fu lontano da suo papà lei potè gettarsi su Bruce e abbracciarlo forte , con rabbia , singhiozzando il suo nome con voce disperata .
- Papà !
- Papà ?
Sotto gli sguardi allibiti della giovane segretaria e di un attonito Tony Stark , Bruce Barner si calmò , tornando a dimensioni più umane con una mano affondata nei capelli dell’alieno che lo chiamava papà e che lo scienziato provò a calmare con un abbraccio altrettanto disperato .  
- Ho bisogno di un goccio di tequila bum bum   - lamentò lo scienziato , togliendosi la maschera con un grugnito di fastidio .
- Provvedo subito signore .
Il bicchiere divenne un allettante sostituto alla crisi nervosa che lo avrebbe preso di lì a poco , ma ancor prima di avere la possibilità di sorseggiarlo , uno schizzo di azoto liquido trasformò il suo bellissimo e rilassante alcolico in un cono di panna montata .
- Ferro vecchio ? Con te  facciamo i conti dopo .
La macchina emise un verso acuto , come l’uggiolio di un cagnolino triste  mentre lo scienziato , in barba all’ulcera gastrica che lo avrebbe colto nel mandare giù quella schifezza , ingurgitò voracemente il  bicchierino , lanciando un occhiata di sbieco alla ragazzina che gli lanciava sguardi minacciosi da sopra la spalla del dottor Barner .
- Ti tengo d’occhio , ragazza-lampadina – sibilò , minaccioso , indicandosi gli occhi per farle capire le sue intenzioni , e quando la “figlia” del dottore divenne di nuovo fluorescente , l’ennesima ondata di energia lo spedì al tappeto .
Ma questa volta l’uomo non ebbe voglia di alzarsi .
Si limitò a fissare  i buchi nel soffitto con attenzione maniacale , pensando che si , si era appena ficcato in un piano suicida .






Continua…
 


Veloce come il vento , ma scrivere mi fa stare bene , e penso che tutti vogliano esserlo il più a lungo possibile .
Ho deciso di prendere le cose con calma con la presentazione dei personaggi e  la tessitura dei loro legami , anche se devo consigliarvi di prendere una bella boccata dopo il prossimo capitolo che sarà in parte divertente  per la presenza di Tony e del suo rapporto con Astrid , ma dopo ci sarà poco da ridere , ve lo assicuro.
Spero vivamente che l'entrata in scena di Iron Man vi sia piaciuta , perchè io me la immaginavo proprio così !
Vi sarete accorti della parte in cui Astrid , ancora priva di sensi , vede "quelle cose" che parlano con lei , bene , fate attenzione e ricordatevili , perchè saranno importantissimi andando avanti .
Ringrazio tutti per la lettura , la sola visita  e anche solo l'occhiata lanciata alla mia storia .



- Eruanne : Ehi ! I tuoi saluti mi mettono sempre il buon umore ! Sono contenta che il legame tra Bruce e Astrid ti piaccia , perchè sono molto felice di come ho sviluppato entrambi ! Ed ecco a te Tony Stark ! Che ne pensi ?  Ti piace ? è stato divertente come avrei voluto che fosse ? Spero di si, spero che anche questa canzone sia azzeccata . Un abbraccio forte forte !

- Anastasiya Rajikova : Non preoccuparti per le recensioni precedenti , l'importante è che la storia continui a piacerti ! Ti ringrazio per il tuo sempre e apprezzatissimo luuuuungo commento , davvero grazie ! E sono anche felice che tu abbia capito perchè abbia scelto Bruce . Spero anche che Tony non ti abbia deluso , così come la sua presentazione nella storia . E per quanto riguarda lo "sfoltire" hai ragione , è stato un momento di follia , perchè non riesco ad essere più corta nel racconto , non è nel mio stile e comunque anche io amo la Russia e tutto ciò che ne deriva , nomi compresi!
Ti ringrazio ancora per il bellissimo commento ! A presto ! Un bacio !


- Jack Decadente : Altra new entry ! Sempre benvenuta ! ti ringrazio per tutti i tuoi bellissimi aggettivi e che anche Astrid ti piaccia , perchè ci sono affezionata ! Sono anche felice che la caratterizzazione dei personaggi sia venuta bene , è la parte a cui tengo di più .
Grazie anche per la recensione ,e riguardo questo , preferisco averne poche ma buone .
Sono stata veloce visto ! Spero che Tony Stark ti abbia colpito con il suo fascino ,e che lo abbia descritto bene come avrei voluto ! Un saluto affettuoso!


Al prossimo aggiornamento  , Gold Eyes

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Capitolo 7
*** 7 - See Who I Am ***


”Is it true what they say
Are we too blind to find a way?
Fear of the unknown
Clouds our hearts today.
Come into my world,
See through my eyes.
Try to understand,
Don't want to lose what we have. “

[…]


See who I am,
Break through the surface.
Reach for my hand,
Let's show them that we can
Free our minds and find a way.
The world is in our hands,
This is not the end."


( See who I am – Within Temptation )








Quando papà Bruce le aveva assicurato che la “cosa” rossa non era “pericolosa”  e che poco prima stava solo “scherzando” , la  smorfia che  inconsciamente le aveva irrigidito la faccia era stata etichettata da “Tony”  come pesantemente “scettica” .
Una sfumatura emozionale che non poteva capire ma che non le dispiaceva .
Perché si sentiva “scettica” con  quella strana creatura parlante che non era né “gentile”  come papà Bruce , né “dolce” , come la donna “dorata” .
E sebbene avesse  imparato molte parole nuove , intuiva che nessuna di queste avrebbe saputo descriverlo in modo “giusto” .
- Così dovrebbe andare tesoro – le disse la donna “dorata” , Pepper si corresse subito , sentendo una strana morsa allo stomaco quando  percepì le sue mani gentili sul  braccio destro , una “cosa” strana ma calda , dolce .
Perché quando lei la chiamava tesoro si sentiva “bene” .
- Cosa credete sia stato ?
Papà Bruce era arrabbiato , lo sapeva , lo capiva da come i suoi occhi “neri” ma buoni fissavano le tre strisce “rosse”  che le segnavano il braccio .
Il punto in cui l’ombra “cattiva” l’aveva afferrata prima che il bruciore lo mandasse via , lui e l’oscurità di quel sogno , “incubo” aveva corretto la sua mente .
 Ma gli incubi non lasciavano unghiate , le aveva spiegato Pepper , e non facevano male al risveglio , mentre lei le sentiva bruciare , quelle tre strisce rosse .
- Non lo so , ma grazie per averla medicata – sussurrò contrito il suo papà , lanciando un occhiata colma di gratitudine alla donna dorata mentre lei osservava la fasciatura bianca del proprio braccio .
Per lei il dolore non era nuovo , la “paura” non era nuova , ma aveva qualcosa che la calmava , sempre , oltre agli abbracci del suo papà .
La “figura” di Loki , custodita gelosamente nelle tasche del suo vestito .
Non se ne era mai separata in realtà , anche se papà Bruce non lo sapeva , non immaginava che lei ,  ogni notte, prima di andare a dormire, parlava un po’ con Loki , chiedendogli qualche risposta a quello che non capiva , a quello che voleva sapere .
E anche se lui non le rispondeva , le faceva “piacere” immaginarlo lì , con lei , come nella prigione .
Sempre silenzioso , ma attento  , sempre occupato a guardarla senza paura , preoccupazione o spavento .
Semplicemente , a guardarla.
- Giuro che non ti avrei mai immaginato nel ruolo di mamma chioccia – gorgogliò un divertito Tony Stark dall’angolo della camera da letto , attirando la sua attenzione .
Lui non lo “capiva”   ,  sebbene Pepper avesse provato a spiegarle che la creatura parlante era una persona “strana” .
Ma a lei le cose “strane” piacevano , e tanto anche , invece lui no , o almeno , non riusciva a “capirlo”.
Era “difficile” , perché la donna dorata le aveva spiegato che l’amico di papà era una persona “complessa” , e lei non sapeva cosa fosse una cosa “complessa”.
Sapeva solo che su una cosa la donna tanto gentile aveva ragione .
La cosa “rossa” diceva il contrario di quello che pensava , e lei quello lo aveva capito , perché aveva letto quella parola in uno dei libri di papà Bruce .
- Cosa c’è ragazza- lampadina ? Ti sei innamorata di me ?
Ma non la piaceva che la chiamasse a quella maniera , perché lei un nome lo aveva , e ci teneva , tanto , perché glielo aveva dato papà Bruce .
- Mi chiamo Astrid – brontolò a labbra socchiuse , stringendo le palpebre come lui , quasi fosse lei a imitarlo .
Non sembrava una persona “cattiva” però , ma non era “buona"  , non era “gentile , era solo “strano “ e “complesso” .
Lo vide sorridere in una maniera “strana” , come non aveva mai visto fare a nessuno .
Né a papà Bruce .
Né ad Estela .
- Allora Astrid – calcò il suo nome forse per darle fastidio , ma lei non coglieva quello che invece papà Bruce , a giudicare dalla faccia strana , aveva invece capito  - che ne dici di giocare un po’ con me ?
Quello la sorprese , e sembrò insospettire papà Bruce , perché sentì la sua mano stringerle la spalla un po’ troppo forte , mentre un suo braccio le circondava la vita , quasi avesse paura che la persona “strana”  volesse farle del male .
E lo scienziato , captato il vibrare minaccioso delle pupille del dottore alzò le mani in segno di resa , tornando a guardare lei con una faccia strana , “curiosa”  le suggerì la sua mente .
E la curiosità non era una cosa cattiva , glielo aveva spiegato papà Bruce , era una cosa “buona” , una cosa “normale” .
- Non preoccuparti dottore , non foglio fare del male alla tua deliziosa Astrid . A proposito ragazza-lampadina , a cosa vorresti giocare ?
Le aveva dato “fastidio” quando lui l’aveva chiamata  ancora con quel nome , ma l’idea di giocare le piaceva , la distoglieva dal pensiero dell’ombra cattiva che aveva provato a farle del male , e forse avrebbe fatto rilassare papà Bruce , teso come una corda alle sue spalle .
Osservò la persona “strana” con attenzione , decidendo di dargli una possibilità , perché aveva letto in un libro che gli esseri umani concedevano a tutti la possibilità di “correggere” la propria immagine , ed era una cosa “giusta” , una cosa che le creature come papà Bruce e la donna dorata facevano .
E lei voleva essere come “loro” , non voleva sempre sembrare "diversa"  , per questo sussurrò la  volontà di arrampicarsi sugli alberi , come faceva con Estela , ma se la sua maestra era solita sorriderle e annuire , lui scoppiò solo a ridere.
Ma la sua risata era bella , era “profonda” come quella di un “uomo” , come avrebbe dovuto essere , e sentire suoni nuovi le piaceva , imparare cose nuove e belle  , le piaceva .
- Non ci sono alberi qui , ma se vuoi posso farti provare un videogioco .
- Video…gioco ? – lo ripetè con una certa difficoltà , perché era una parola nuova e non sapeva se fosse giusto dirlo a quel modo , ma la persona “strana” non la rimproverò per il suo errore , si limitò ad arcuare un sopracciglio e lanciare un occhiata “strana” a papà Bruce .
- Non l’hai mai fatta giocare ad un videogioco ? – gracchiò sorpreso lo scienziato , scoccando un occhiata incredula al dottore che fece spallucce , accarezzandole la testa .
E forse doveva essere una cosa strana che lei non giocasse ai “videogiochi” , perché la persona “strana” aveva un aria buffa , come quella di papà Bruce quando lei gli chiedeva cose troppo da “grandi” .
- Ma che padre degenere ! Forza ragazza-lampadina ! Ti farò giocare come dovrebbe fare una ragazzina della tua età !
Lo seguì quasi subito con un sorriso luminoso , “felice” , guardando i suoi piedi grandi per mantenere il passo e non rimanere indietro , e quando lui sembrò accorgersi dell’attenzione con il quale lo fissava gli sorrise ancora , di nuovo , allargando gli occhi per la felicità .
E lui la imitò , allargando i suoi occhi scuri  ma meno “neri” di quelli di papà Bruce prima di lanciare uno strano suono con la bocca e accelerare il passo cominciando a “borbottare” .
Ma a lei il sorriso non andava via , perché era “felice” e la persona “strana” e “complessa” cominciava a piacerle .
Perché l’aveva paragonata ad una ragazzina come le altre , non ad una cosa “contaminata” , non ad una “cosa” che non doveva esistere , ma ad una ragazzina , ad una persona , ad una creatura normale .
Ed anche se lei sapeva di essere “diversa” , quella parola l’aveva fatta sentire come se fosse davvero una di “loro” .
Una bambina che poteva giocare e sorridere senza sentirsi in colpa per il solo fatto di respirare .  




°°°





Gli “adulti” erano persone serie , composte e meno chiacchierone dei bambini , glielo aveva spiegato papà Bruce quando aveva provato a convincerlo a giocare con lei  .
E lei aveva capito che era vero  , perché tutti gli adulti che aveva conosciuto erano “seri” e non amavano parlare molto , come il suo papà o la donna dorata .
Eppure la persona “strana “ , benché adulta ,  non era composta , o seria , o meno chiacchierona , ma  gridava , saltava e le rifilava gomitate con occhi divertiti , facendo strani suoni con la bocca che le piacevano , la facevano ridere .
Come le piacevano i “videogiochi” , ma più di tutto , le piaceva che lui giocasse con lei , anche se era adulto , anche se avrebbe dovuto essere composto come papà Bruce .
Ma avere un'altra persona con la quale divertirsi era una cosa bella , “divertente” ,  e lei aveva cominciato a ridere più spesso , e persino papà Bruce sembrava più contento .
E a lei piaceva quando erano tutti contenti .
- Astrid , non credi sia ora di smettere ? State giocando da dodici ore – la riprese papà Bruce con voce severa ma gentile , provando a toglierle dalle mani la cosa nera sulla quale si divertiva a premere pallini rigidi a caso che  facevano muovere la figura nell’enorme riquadro luminoso, ma un’altra mano coprì la sua e quella di papà Bruce .
La mano della persona “strana” che con gli occhi un po’ arrossati e lucidi fissava lo scienziato con astio .
- Lascia giocare la bambina , ci stiamo divertendo , vero Astrid ?
Lanciò un pigolio divertito quando lo sentì dire il suo nome , quello vero , e non potè che annuire con decisione , anche se papà Bruce aveva “aggrottato” la faccia e lei era un po’ stanca .
- Visto ?  Perciò ora lasciaci giocare e …
- Sono io che decido cosa è  bene per Astrid , e giocare con un megalomane come te non è salutare  .
La persona “strana” emise un altro verso , uno di quelli che lei preferiva  , una specie di fischio e borbottio unito insieme , suoni che però non sembravano far piacere a papà Bruce visto che  faceva sempre facce strane .
Ma a lei vederlo così le piaceva , era carino , era nuovo per lei  .
- Ma smettila di essere così bacchettone ! Lasciami essere lo zio ricco e simpatico per un altro po’ , e poi tu potrai tornare ad essere il padre rompipalle ! – lo aveva rimproverato lui , e la cosa la fece ridere .
Perché nessuno aveva mai rimproverato papà Bruce , ma quando lo vide diventare rosso e premerle le mani sulle orecchie non capì il perché .
Vederlo così strano , così diverso , meno preoccupato , in fondo ,  la feceva sentire strana , contenta .
- Rom…pipalle – provò a ripetere , lanciando un occhiata insicura alla persona “strana” per farsi correggere , ma lui la fissava con la bocca un po’ aperta e con una luce strana negli occhi .
“Orgoglio” le suggerì la sua testa , ed era una parola che le piaceva , che intuiva fosse “buona” .
- Ripetilo ! Ti prego ! Ripetilo ! – la pregò prima di ridere , con quella risata “da uomo” che le piaceva .
- Papà rompipalle – trillò allora , divertita a sua volta , sentendo le mani di papà Bruce diventare bollenti sulle sue orecchie .
E quando alzò il viso per guardarlo negli occhi  capì che la cosa  , a lui  , non aveva fatto piacere .
- Tesoro , che ne dici se giochiamo un po’ io  e te  , di là – le consigliò  la donna dorata , appena entrata nella stanza ,  convincendola poi  ad abbandonare i due “adulti”.
Eppure “qualcosa” le diceva di non lasciarli da soli , gli occhi della persona “strana” sembravano “pregarla” di rimanere lì , ma Pepper la spinse via con un sorrisino divertito .
- Non preoccuparti , devono solo parlare di cose da “grandi” – la rassicurò la donna dorata , ma quando sentì un boato nella stanza accanto  il suo primo istinto fu  quello di tornare  indietro a vedere cosa fosse successo , se papà Bruce e la persona “strana” stessero bene .
Ma Pepper la bloccò per una spalla , lanciandole un sorriso “gentile”  .
- Tuo padre sta solo spiegando a Tony che non gli piace  molto la sua idea di educarti.
- Educarmi ?
- Te lo spiegherò dopo tesoro , ora vuoi un po’ di gelato ?
Annuì , perché a lei il gelato piaceva , ma era ancora preoccupata per papà Bruce e  per quel verso strano che sentiva dietro le spalle .
Un suono strano , come di risata soffocata ,  urlo trattenuto ,  e di “qualcosa” ripetutamente sbattuto contro il muro .







°°°
 







- Potrei denunciarla per violenza domestica , lo sa questo dottore ?
In risposta al suo schiocco sibilante non giunse risposta , e l’indifferenza era una cosa che Tony Stark aberrava come la peste , lui che amava essere sulla bocca di tutti , nel bene o nel male , preferibilmente nel male , ma quelli erano punti di vista .
E venire snobbato da uno scienziato scriteriato con il pallino della mamma chioccia lo rendeva isterico come una ragazzina brutalmente screditata  al suo primo bacio  con un “ hai fatto schifo ” .
- Allora ? Non mi zittisce con nessun “non è un linguaggio da usare con un adulto “ – lo imitò in falsetto , mettendo da parte la penna a laser per “virgolettare” il suo sfogo – o è troppo vecchio per fare il bambino e bla bla bla bla .
Gli si stava addormentando la lingua con tutte quelle parole troppo “seriose” , ma quando in risposta gli giunse un profondo grugnito Tony inorridì , allungando un occhiata all’uomo dall’altra parte del tavolo del laboratorio .
E quando vide Bruce Barner profondamente addormentato sul plico di calcoli che avrebbe dovuto controllare , non provò pietà per lui , o tenerezza , si limitò  a storcere  il naso nel sentire nuovamente il suo rumoroso russare .
- E poi sarei io quello indelicato – brontolò scontroso , arcuando un sopracciglio nell’udire nuovamente quello strano grugnito , preferendo tornare a lavoro e riparare l’armatura che Hulk aveva sbriciolato quel pomeriggio quando lui aveva 'plagiato , a detta del dottore , la sua adorabile bambina .
Persino Pepper si era lamentata per la sua scarsa considerazione sull’educazione infantile , ma lui non ci aveva pensato , aveva fatto caso solo al sorriso di Astrid , alla sua risata divertita , al modo in cui i suoi occhi si erano accesi .
Era la ragazza-lampadina , il Tesseract , un oggetto che avrebbe potuto soddisfare tutti i suoi desideri ,  di scienziato e di essere umano , ma la sola idea di analizzarla come un topo da laboratorio lo aveva lasciato con la gola secca .
Perché , per quanto quella ragazza-lampadina rappresentasse la fonte di energia più potente dell’universo era , in fin dei conti , una bambina innocente , ingenua , ed adorabile , anche se quello non lo avrebbe ammesso sotto tortura  , mai .
Con nessuno .
- Ferro vecchio ? Passami le pinze – ordinò caustico , tendendo la mano alla sua destra , ma quando la macchina  fece l’indifferente , Tony rischiò di farsi scoppiare una vena tanto ne era infastidito .
Eppure , quando percepì l’uggiolio di Ferro vecchio e il modo in cui puntava con insistenza la parete opposta , uno strano presentimento azzannò lo stomaco dello scienziato .
La sensazione di panico che lo portò ad abbandonare il proprio lavoro per catapultarsi di corsa nella stanza accanto , lì dove aveva sentito provenire un urlo sottile ma così acuto da infrangere la barriera del suono .
Lì dove la ragazza lampadina avrebbe dovuto dormire serena .
Ma quando spalancò la porta con il respiro ansante ,  ciò che gli si presentò davanti lo fece sbiancare dall’orrore .
- Astrid!
Si gettò sulla ragazzina con il cuore in gola , afferrandola per le spalle nel vano tentativo di immobilizzarla , ma quando vide delle strisce rosse  , identiche a quelle del braccio , cominciare a segnarle la gola capì  perché lei si dimenasse a quella maniera .
Tentava di fuggire , tentava di ribellarsi da “qualcosa” che stava provando a strozzarla .
- Svegliati ! Dannazione !
Stava urlando , ed era spaventato , terrorizzato a morte come mai nella sua vita.
Perché lei continuava a gridare , e a piangere nel sonno , muovendosi e chiedendo aiuto , fino a quando non sgranò gli occhi lucidi lanciando un acuto così forte da costringerlo a stringere le palpebre per il dolore .
- Papà ?
Aprì gli occhi quasi subito , con uno strano senso di vuoto nello stomaco nel sentirsi chiamare a quel modo , ma capì che la ragazza-lampadina doveva essere ancora confusa , spaventata , decisamente terrorizzata .
Lo fissava con occhi  enormi , tanto grandi che quasi poteva distinguere una galassia che vi galleggiava all’interno , e un capogiro lo costrinse a richiudere gli occhi con forza , perché aveva appena gettato uno sguardo su una galassia , e per quanto fosse stato bello , era peggio di un viaggio in classe turistica durante una perturbazione .
- Tony – lo riconobbe infine , rallentando il respiro e provando a calmarsi , ma lo scienziato non aveva intenzione di aprire gli occhi , altrimenti gli sarebbe venuto di nuovo da vomitare  , con lo stomaco tutto in subbuglio per quel viaggio nello spazio non richiesto .
- Vado a chiamare tuo padre – la tranquillizzò , facendo un passo indietro con lentezza ,  ma quando sentì Astrid arpionarsi alle sue braccia con le mani non potè che schiudere gli occhi , anche  se di malavoglia .
E avrebbe preferito rimanere al buio , cieco , piuttosto che vederla con quello sguardo disperato .
- No , non voglio stare sola – pigolò con poca voce Astrid , rafforzando la presa delle sue mani sugli avambracci di Tony Stark , ghiacciato dalla confusione .
Perché non sapeva cosa fare , come comportarli , lui , che non era né padre , né un uomo gentile e sobrio come Bruce Barner  , ma che preferiva il gioco alla serietà , la risata  al pianto .
Ma aveva davanti  una bambina  che piangeva e chiedeva il suo aiuto , e sebbene Tony non sapesse da che parte cominciare , decise di darle almeno una leggera pacca sulla spalla , un po’ impacciato .
Astrid continuava a guardarlo con terrore , come se avesse paura che davvero l’avrebbe lasciata da sola , e ci aveva anche pensato a chiamare il dottore pur di togliersi da quella situazione imbarazzante che lo metteva a disagio , ma vedere la ragazza-lampadina pregarlo con lo sguardo di rimanere con lei lo fece desistere .
- Cosa è successo ?
La vide abbassare gli occhi e sfiorarsi con una mano la gola , incerta , prima di scoppiare a piangere in silenzio , ritirando l’altro braccio per stringersi da sola .
Perché forse aveva sentito la sua avversione a quel contatto , e aveva preferito non far sentire in imbarazzo lui che ricercare  un conforto forzato , e quella premura lo sconvolse , lo lasciò con un retrogusto amaro in bocca .
Perché quella ragazzina era buona e gentile più di un essere umano , era una persona che viveva , respirava e aveva paura come ogni creatura vivente , semplicemente .
Ai suoi occhi non rappresentava il cubo cosmico che avrebbe potuto generare una nuova guerra tra i mondi , era semplicemente Astrid , la figlia di uno scienziato nei panni di una mamma chioccia e la ragazza-lampidina con cui aveva giocato e riso quel pomeriggio .
Nulla di più .
Nulla di meno .
Quando la tirò a sé per un braccio emise un lungo grugnito di fastidio , sentendo una strana morsa al cuore nell’accorgersi di quanto piccola fosse tra le sue braccia , indifesa , bisognosa di affetto , di protezione .   
- Non sono molto bravo in queste cose – bofonchiò impacciato , aggrottando le sopracciglia nell’accorgersi di come la sua voce risultasse goffa persino alle sue orecchie .
Sentì Astrid tirare su con il naso e stringere tra le dita il tessuto morbido della sua camicia , annuendo ed accucciandosi sul suo petto , e  la trovò incredibilmente dolce , adorabile , anche se non lo avrebbe mai ammesso .
- Vuoi insegnato un modo per combattere la paura  ? – le chiese lo scienziato con aria un po’ scanzonata  , più da Tony Stark .
Astrid annuì , scostandosi un po’ per guardarlo in viso con aria decisa  .
- Quando hai paura  , c’è solo una cosa da fare – proferì Iron Man con voce solenne , fissandola negli occhi nonostante la sensazione di vertigine sarebbe tornata più forte di prima – e io te la insegnerò , perché sei una ragazza-lampadina e hai per padre uno scienziato petulante come una suocera in piena crisi ormonale .
- Cos’è una suocera ?
- Non è questo il punto Astrid – la riprese Tony , picchiettandole la fronte con l’indice per farla tornare seria .
- Vuoi o non vuoi che ti insegni questo modo ?
Vide Astrid annuire con fervore , picchiettandosi nuovamente per promettere di stare zitta ,  e Tony sentì tornare le vertigini , ma questa volta non per il viaggio spaziale .
Prese un respiro profondo , osservandola con serietà  , cosa che gli veniva molto difficile già dopo i dodici anni .
- L’unico modo per sconfiggere la paura è unire le mani – e le chiuse i palmi nei suoi , tenendola d’occhio .
- Chiudere gli occhi , prendere un respiro profondo .
Astrid lo imitò in modo impeccabile , seguendo ogni suo ordine , fino a quando non rimasero entrambi ad occhi chiusi , immobili e silenziosi .
- E poi quando sei pronta devi dire una sola cosa .
- Cosa ?
- Formaggio!
Potè immaginare il perché la ragazza-lampadina avesse appena schiuso le labbra .
Per chiedere cos’era un formaggio , ma lei non avrebbe dovuto saperlo , e avrebbe fatto in modo che non lo chiedesse neanche a Bruce .
Non voleva essere preso in giro dal coso verde , ne sarebbe andato della sua reputazione di duro ,  stronzo ed egoista.
- Non devi dirlo a nessuno , sarà il nostro segreto ,  va bene ?
- Va bene .
Era tornata a sorridere , ma soprattutto , ad abbracciarlo , e benché Tony avesse dimenticato come si facesse ad essere “delicati” e “gentili” , riscoprì che non era poi  così male fare  l' adulto , per una volta .
Perché era un’eccezione che avrebbe potuto concedersi , una volta ogni tanto .
Ma con lei , solo con lei .
La ragazza-lampadina che lo aveva costretto a inventarsi un gioco psicologico con un Formaggio come parole chiave ,  e che lo aveva fatto sentire “dolce” e “delicato” dopo trent’anni di scherzi , tanta ironia  e battute scanzonate .







°°°








I “cartoni animati” erano la seconda cosa che Tony le aveva fatto amare .
Li guardava ogni sera , perchè le avevano proibito di dormire , sia papà Bruce che  “zio” Tony .
Perché la cosa “cattiva” sembrava attaccarla solo quando era priva di coscienza , e per questo lei passava il tempo a giocare ai videogiochi e a guardare i “cartoni animati” con papà Bruce .
- Astrid ! Sveglia ! Andiamo a farci una passeggiata nel cielo! – le urlò dall’altra stanza la persona “strana” , facendo irrigidire papà Bruce al suo fianco , ma lo “zio” lo faceva  per il suo bene , glielo aveva spiegato Pepper .
Perché i due “adulti”  facevano a turno per farla rimanere sveglia , e lei stessa si era accorta di come papà Bruce avesse cominciato a sbadigliare .
- Non è un cane ! – lo rimbrottò il dottore , stringendola per un fianco con uno sguardo infastidito , ma quando Iron Man la sfilò dalle braccia dell’uomo lei rise di cuore , svolazzando sulla testa di entrambi prima di “volare” via con lo “zio” fuori dalla finestra .
Fece appena in tempo a sentire le urla di papà Bruce prima che il fischio del vento sovrastasse la sua voce .
- Tuo padre è geloso – le spiegò Tony quando provò a chiedergli perché suo papà si comportava a quella maniera , ma lei non sapeva che significava , essere "geloso" , non lo aveva ancora letto , non lo aveva ancora imparato .
- Geloso significa che ti da fastidio quando qualcuno fa attenzione a quello a cui vuoi bene .
Era semplice da capire , e Tony era bravo a spiegarle le cose .
Era coinciso , e non faceva giri di parole , ma si limitava a dirle le cose per come stavano , senza preoccuparsi della sua sorpresa , e a lei la cosa piaceva .
Amava anche quando andavano a fare le passeggiate nel cielo , quando facevano le gare di velocità , quando si sfidavano ai videogiochi , perché era una sensazione nuova , che non aveva provato con papà Bruce.
Perché lui era sobrio , era “serio” , e le proibiva tutto ciò che avrebbe potuto metterla nei guai , mentre lo zio Tony era il suo compagno di giochi ed era “spericolato” .
E a lei piaceva essere “spericolata” .
- Ti va di fare una gara ?
Annuì felice , fermandosi sopra la  casa che usavano come punto di arrivo , e quando Tony le diede il via , lei partì veloce , lasciando che l’alone azzurro tornasse a cingerla e a liberare una scia luminosa al suo passaggio .
Le piaceva sentire l’aria sul viso , andare veloce , non pensare a nulla se non a volare , veloce , sempre più veloce .
Papà Bruce non sapeva delle loro gare, era un segreto , come il modo che Tony le aveva insegnato per combattere la paura .
Ed era divertente avere dei segreti con la persona “strana” , era una cosa nuova .
Quando arrivò sopra la casa aspettò che Tony la raggiungesse , sorridendo nel vederlo “aggrottare la faccia”  come papà Bruce .
Perché a lui non piaceva perdere, glielo aveva spiegato Pepper .
- Ti ho lasciato vincere , ovviamente – soffiò lui con voce frustrata , lanciandole un occhiata obliqua che la fece sorridere.
- Che ne dici se ti insegno a combattere stasera  ?
Il sorriso le andò via come il  respiro quando riconobbe quella parola e il suo significato .
“Combattere” .
Scosse la testa con foga .
- Perché no ? Dovrai imparare a difenderti se …
-  A me non piace combattere – lo interruppe con voce piccola e rigida – non mi piace . Non è una cosa buona , e fare “male” alle persone non è una cosa giusta . Non mi piace .
Stava per piangere , e sentiva la voce ingrossarsi nella sua gola , bruciarle gli occhi .
Perché fare del male non era “bello” , non era “giusto” , non voleva .
Non le piaceva .
Vide Tony fissarla in silenzio prima di sospirare e guardare il vuoto con aria contrita .
- Devi imparare a difenderti Astrid . Prima o poi verranno a farti del male , ed anche se ci siamo io e il dottore devi …
- Perché ?
Lo aveva singhiozzato , e a lei non piaceva singhiozzare .
Le faceva tremare la voce .
Non la faceva respirare bene .
Le appesantiva la pancia .
- Perché devono farmi male ? Ho fatto qualcosa di sbagliato ? – pigolò triste , sfiorando distrattamente le strisce alla gola e al braccio prima di abbassare gli occhi .
- Posso chiedere scusa , se ho fatto qualcosa di sbagliato . Posso farlo, me lo ha insegnato papà Bruce .
Sentiva gli occhi pesanti , la testa dolorante , il tum-tum difficile da sentire nel petto .
- Me lo ha insegnato . Mi ha detto di chiedere scusa quando faccio qualcosa di sbagliato . Non posso chiedere scusa ?
Quando sentì le braccia di Tony stringerla forte tanto da farle male smise di piangere , osservando il vuoto con occhi grandi e sorpresi .
Perché gli abbracci della persona strana erano “imprevisti” , e non sempre erano uguali agli altri .
Ma erano dolci , erano protettivi , erano diversi da quelli “frequenti” di Papà Bruce .
- Non hai fatto nulla di sbagliato Astrid , e non devi chiedere scusa a nessuno , se non hai fatto nulla di male .
Scoppiò a piangere tra le sue braccia , annuendo e ripetendo Formaggio uno o due volte prima di calmarsi .
Perché essere “abbracciata” le piaceva , la faceva sentire normale , la faceva sentire “amata” .
E le piaceva scoprire che non tutti gli abbracci erano uguali ,  che ognuno aveva modi diversi , unici , che lei poi scopriva.
Ed era una cosa bella , che le piaceva e la faceva smettere di piangere , di farla sentire diversa ma più "normale".
Come una ragazzina della sua età .





°°°







Stava andando a fare compere con Pepper  perché era una ragazza, e doveva indossare cose “carine” le aveva detto  .
Ed anche se papà Bruce aveva fatto storie e Tony si era offerto di chiamare qualcuno a casa per comprarle nuovi vestiti , la creatura “dorata” aveva detto che era una giornata tra “donne” , e che loro non avevano potere decisionale .
Era uscita dalla torre , un po’ spaventata , perché era la sua prima volta “fuori” senza papà Bruce , e le persone con gambe e braccia come lei erano tante , davvero tante .
- Non avere paura tesoro , ci sono io con te – la rassicurò Pepper , stringendole la mano con un sorriso “dolce” , ma la paura rimaneva , assieme ad un’altra sensazione che non le piaceva , la metteva a disagio .
Quando vide un gruppo di “donne” fissarla con insistenza abbassò la visiera del cappello che Tony le aveva dato per nascondere i suoi capelli strani , per farla "mimetizzare"  , e lei si sentiva un po’ più sicura  con quella “cosa” sulla testa che le nascondeva gli occhi e il viso .
Camminava mano per la mano con Pepper ma si guardava i piedi, e non osava alzare il viso per paura di “attirare l’attenzione” con la sua “diversità” , anche se la donna dorata le aveva assicurata che lì c’erano creature molto più strane di lei .
- Guarda Astrid ! Un cane ? Hai mai visto un cane ?
Sollevò un po’ la visiera , sobbalzando appena quando un muso peloso le sfiorò la gamba destra , e si strinse a Pepper con un urletto spaventato , cominciando a tremare per la paura .
Ma quando quella “cosa” pelosa tornò a toccarle la gamba provò a guardarla in viso .
E sorrise , un po’ sorpresa , nell’accorgersi che era “carina” , che  non era come lei , era diversa , piccola e pelosa  , con occhi grandi .
- Accarezzalo , non ti farà male .
Allungò una mano con un po’ di paura , sentendo qualcosa di morbido , di “bello” sotto le dita , e quando la cosa pelosa cominciò ad emettere lo stesso suono di Ferro vecchio sorrise , chinandosi per toccarlo meglio .
Continuò ad accarezzarlo , rapita , fino a quando non sentì quella sensazione sgradevole farsi viva , pressante .
La sensazione di essere fissata .
E quando si voltò , notò con orrore l’uomo vestito di “nero” che , notato il suo sguardo si era fermato poco dietro , facendo finta di osservare qualcosa sopra di lui .
Ma lo sentiva lo stesso .
Era osservata , analizzata , squadrata da più parti .
A destra .
A sinistra .
In alto .
Dappertutto .
- Andiamo via , per favore – sussurrò spaventata , riconoscendo un’altra persona “nera” svoltare l’angolo che avevano appena superato .
- Su tesoro , non fare così , non c’è nulla …
- Ci sono persone nere che mi fissano ! – strillò spaventata , stringendosi alla donna dorata con occhi colmi di terrore e di paura .
Perché era tanti .
Accanto a lei .
Davanti .
Dietro .
- Cosa hai detto ? Persone …
- Lì – e indicò la donna “nera” appena chinatasi a raccogliere un mazzo di chiavi , e sentì Pepper irrigidirsi , rovistando nella borsa in cerca di qualcosa .
- Stai tranquilla , ora chiamo Tony e ce ne andiamo . Stammi vicina .
Le rimase accanto , stretta tanto da non poter respirare , mentre sentiva la voce di papà Bruce e Tony nella cosa nera che Pepper aveva portato all’orecchio .
- Credo che gli uomini della S.H.I.E.L.D. ci stiano seguendo , non …
Stavano urlando tutti , e c’erano quelle persone “nere” che li seguivano poco dietro , ma fu qualcos’altro a catturare il suo interesse , a immobilizzarla dalla paura .
Lasciò la mano di Pepper , fermandosi davanti ad una vetrina luminosa nella quale osservava  il cielo sopra di lei  , prima azzurro ,  tingersi di “nero” , ma un “nero” che faceva paura , che la portò a stringere il cappello con mani tremanti .
E quando il primo fulmine colpì un punto imprecisato del cielo ,  la donna dorata si voltò verso di lei , ferma e immobile che osservava una “cosa” rossa volare dal cielo ed avvicinarsi velocemente , sempre più velocemente , fino a quando …
- Astrid!
Si parò il viso , piegandosi su se stessa mentre l’esplosione di vetri le feriva il braccio e le gambe e il fuoco rosso divampava nel negozio .
E attorno a lei la gente urlava, gridava aiuto .
Ma il dolore non era arrivato , e quando ritirò le mani del viso riconobbe il mantello “rosso” della creatura “dorata” stagliarsi nel nero del cielo , “cattivo”  , feroce e crudele .
Eppure non guardava lei , non poteva .
- Fino a quando protrarrai questa faida fratello ?
Gli occhi le si riempirono di lacrime  mentre tra il polverone che l’aveva circondata cominciava a delinearsi il profilo di una figura “nera” , ma un “nero” che non faceva male , né paura .
Un “nero” che le piaceva , come la creatura che l’aveva difesa dal fulmine e che ora sorrideva ferocemente a colui il quale voleva farle del male .
- Fino a quando ne avrò voglia , fratello . Fino a quando ne avrò voglia .



Continua…    
 





Eccomi qui ! Questo è il momento per trattenere il respiro signore , perchè da qui in avanti ci sarà da tremare !
Spero che il capitolo sia picaiuto .
Ringrazio chi ha letto o dato un occhiata alla storia .



- Eruanne : Sono contenta che Tony Stark e la sua caratterizzazione ti sia piaciuta , e spero anche che questo suo lato dolce sia piaciuto a te quanto è piaciuto a me scriverlo ! Spero che anche in questo capitolo tu lo abbia apprezzato  !  Che dire se non "è arrivato ! è arrivato !"
Grazie per il commento !!  Un abbraccio forte forte !



- Anastasiya Rajikova : Essere divertente con il personaggio di Tony era uno dei miei obiettivi nel capitolo precedente ,e sono contenta di esserci riuscita ! Qui c'è un lato un pò più tenero di Iron Man , e le cose , come avrai notato , cominciano a farsi più serie . Spero di aver reso al meglio il legame delineatosi tra Astrid e Stark e di come, attraverso la storia , voglia toccare tematiche forti quali guerra e diversità .
Grazie per il bellissimo commento , un bacio !

Al prossimo aggiornamento , Gold Eyes

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Capitolo 8
*** 8 - Sinèad ***


“And it hurts to know the truth 
Are you looking for savior, chasing a dream 
Love turned to hate 
Now I'm crossing the border 
Sealing my fate but I'm not afraid “


[…]

“I've been drowning in sorrow 
Chasing tomorrow 
Running away 
Now you're crossing the border 
Sealing tomorrow 
But you're not afraid “

( Sinèad- Within Temptatiion)









Il disgusto e la delusione  degli altri lo avevano perseguitato fin dall’infanzia  , fin da  quando suo padre Odino soleva lanciargli un occhiata di rimorso e rammarico  prima di accarezzare la testa bionda di Thor . 
Thor il grande . 
Thor il figlio perfetto . 
Thor il dio onnipotente ,  mentre lui  , nascosto nelle nicchie dei corridoi ,  osservava le divinità di Asgard gioire per un bambino prodigio che lui riteneva rumoroso , narcisista e saccente . 
La sufficienza che leggeva negli sguardi dei suoi fratelli lo aveva sempre irritato , costringendolo a trovare riparo nei sotterranei per non sentire più addosso il peso di un vita solitaria che non avrebbe voluto vivere  se avesse saputo quanto l’odio altrui lo avrebbe ferito , dilaniato , costretto a diventare un mostro che bramava sangue e distruzione . 
E se un bambino timido e silenzioso non aveva saputo combattere il raccapriccio , il disgusto delle altre divinità , il Re senza Trono sapeva come smorzare la smorfia orripilata degli dei . 
Proprio come il disgusto con il quale il grande dio dei fulmini fissava la piccola creatura alle sue spalle . 
La sua mano fu più veloce della sua lingua , e quando Thor si accasciò a seguito del lampo elettrico un sorriso raccapricciante si aprì sul volto sfregiato del dio degli inganni .
- Risparmia i tuoi moralismi per altri , fratello ! La tua misericordia con me non attacca ! – ruggì frustrato , preparandosi a caricare un altro colpo quando qualcosa di caldo , di bollente si arpionò al suo braccio destro , sbilanciandolo un poco .
E quando vide le braccia candide del Tesseract stringersi con decisione attorno alla sua vita qualcosa si mosse nel suo petto  . 
Un fastidioso formicolio che intensificò quell’odiosa agitazione nello stomaco che faceva contrarre i suoi arti in uno spasmo incredulo , acuendosi tanto da dolergli quando la sentì bisbigliare il suo nome una , due , tre volte , come un’invocazione .
Ma se le orecchie della divinità sapevano riconoscere solo la vibrazione dello sdegno e della delusione nelle corde vocali altrui , fu qualcos’altro a farlo irrigidire , spaventato . 
Perché il Tesseract lo “abbracciava” con dolcezza e lo chiamava con un affetto e devozione che Loki ignorava , non conosceva , e al quale non seppe come rispondere , se non sfiorando con titubanza la testa d’arcobaleno della creatura . 
Seppe di aver agito  “bene”  quando la vide sollevare il viso di scatto con un sorriso che lentamente parve spegnersi , mano a mano che gli occhi di Astrid seguivano l’orribile cicatrice pallida che segnava l’angolo della sua bocca , dilungandosi a mezzaluna sopra la palpebra destra  della divinità . 
E c’era tanta sofferenza negli occhi di lei ,  tanta di quell’agonia che Loki sobbalzò ,  pensando di essere stato colpito al fianco tanto fu il dolore che gli artigliò il lato sinistro del busto . 
Ignaro del fatto  che era solo il suo cuore a singhiozzare per quella dolce tristezza che la creatura trasmise nelle dita sottili e morbide , delicate come un soffio di vento quando andarono a posarsi sulla sua guancia destra . 
- Paura – soffiò il Tesseract a labbra socchiuse , portando l’altra mano a cingergli l’altra porzione di viso , e quando Loki si trovò avvolto dalle morbide mani della piccola cominciò a sentire caldo , tepore , amore .
Sfiorò le dita di lei con occhi sgranati , dilatati dall’incredulità , incurante delle urla , dei pianti degli esseri umani , perché non c’era nulla di più importante , in quel momento , di quelle mani  e di quella voce che continuava a ripetere il suo nome . 
- Come puoi ancora difendere quella ‘cosa . 
Loki la vide irrigidirsi nel riudire la voce della divinità dei fulmini , adombrarsi nel captare , nel capire quanto disgusto riservassero quelle parole , e l’odio per una vita di ingiustizie e soprusi fu nulla in confronto allo sguardo ferito della creatura che si era stretta a lui con occhi bassi .
Quando Thor cadde carponi sotto la bastonata con la quale l’immagine riflessa di Loki gli aveva falciato le gambe il dio degli inganni stirò le labbra in un sorriso crudele , cingendo la vita del Tesseract con un lieve gorgoglio che fece indietreggiare Pepper , ancora confusa dal boato e dal modo protettivo con cui la divinità copriva Astrid . 
- Ti ho detto di tacere – sibilò feroce , immergendo una mano dei capelli della creatura per percepirne la presenza , il calore , perché sentiva freddo , lo aveva sempre sentito . 
Dentro di sé , un freddo glaciale che seccava il sangue e rinsecchiva i suoi arti inariditi dall’odio .
- Il tuo destino è quello di perdere , fratello . Il male non potrà mai vincere sul bene  . 
Un ondata d’odio accese le iridi chiare di Loki , ma ancor prima di sentire lo scudo di metallo cozzare contro il fianco destro fu un altro spostamento d’aria a convincerlo a non scostarsi per evitare il contatto . 
E quando Astrid abbandonò la presa il dolore lo fece urlare dalla rabbia mentre Lady Sif tirava a sé il Tesseract e Capitan America tornava eretto con un mezzo sorriso sulle labbra .
E Astrid urlava , gridava e si contorceva con voce squillante e isterica , allungando le mani sull’uomo che ancora una volta si era alzato , che ancora una volta tornava a guardarla con il sangue sul viso e sulle mani , ma che non smetteva mai di guardarla , mai . 








°°°







Le faceva male il petto .
Non riusciva a respirare bene , e la gola le bruciava . 
Le mani della creatura strette attorno alla sua vita le facevano male , ma non quanto avrebbe creduto , perché c’era qualcosa che la spaccava a metà,  dentro  , una rabbia che le gonfiava il petto e la faceva urlare .
Perché “Loki” era a terra , con il viso “rosso” , circondato dalla creatura “dorata” e dagli uomini “neri” . 
Tutti contro di lui .
E la creatura dorata parlava di bene , parlava di giustizia , ma lei sapeva cos’era la giustizia , glielo aveva insegnato papà Bruce , glielo aveva fatto capire lo zio Tony , e quella non era giustizia . 
Massacrare un uomo non era “giusto” .
Far del male a Loki non era “giusto”. 

- No ! Lascialo stare ! – gridò disperata , allungando le mani verso la  “creatura” blu che aveva ripreso in mano lo strano cerchio di metallo che aveva fatto male a Loki . 
- Ti prego ! – lo supplicò ancora  , stringendo le palpebre sugli occhi lucidi quando la creatura la guardò per una manciata di secondi prima di tornare a fissare l’uomo a terra . 
Ma non c’era comprensione negli occhi della creatura , non c’era gentilezza come in quelli di papà Bruce .
C’era solo silenzio . 
Un orribile silenzio . 
- No ! Per favore ! 
- Cerca di stare ferma ! – la zittì con un sibilo la creatura che la stringeva alle sue spalle , ma un tonfo sordo la costrinse a torcere il collo per vedere cosa l’avesse fatta zittire , e quando Pepper la guardò con dolcezza nonostante la creatura la stesse strozzando sgranò gli occhi per l’orrore . 
- Attaccatelo ! 
- Non ho niente contro di te midgardiana , ma prova ancora ad aiutarla , e ti ucciderò senza pietà . 
La creatura dorata urlava . 
La donna che la stringeva sibilava . 
E nessuno li aiutava . 
Non lei , imprigionata in una morsa dolorosa . 
Non Loki , atterrato da un pugno che gli ruppe la mascella .
Non Pepper , soffocata da una stretta che  a lungo andare avrebbe potuto portarla alla morte . 
Non c’era nessuno che potesse aiutarli , e loro non volevano ascoltarla , non avevano neanche provato a capirla , a starla a sentire . 
Uno strano ronzio cominciò a zittire tutte quelle voci  , un lungo sibilo che risucchiò ogni suono e la prosciugò di ogni sensazione . 
Feccia .
- Cosa diavolo ti prende ? – la riprese la donna con voce bassa e mordace , ma non la sentiva , non sentiva più nulla se non un leggero formicolio alle dita e un calore che dallo stomaco risaliva a lunghe ondate fino al suo viso .
Sono solo feccia .  
Guardò Loki e la creatura “dorata” che lo teneva alzato per il collo e lo guardava con disgusto , con raccapriccio , e qualcosa si spezzò dentro di lei , come il polso che la teneva imprigionata e che portò Lady Sif ad urlare per il dolore . 
E quando la sua mano sfiorò lo stomaco della creatura dorata un ondata di energia pura scaraventò Thor contro un lampione , accecando gli uomini “neri” che la circondavano .
Continuava a non respirare bene ma non si sentiva più sola , non si sentiva più “vulnerabile” , e benché non capisse le parole di quel sibilo che continuava a ronzare nella sua testa , comprese con un basso ringhio che era una parola “brutta” ma “giusta” . 
Perché tutti loro erano “feccia” , solo e unicamente “feccia” , proprio come quella voce canticchiava a bassa voce dentro il suo cranio , e non meritavano nulla se non il dolore , non meritavano  la sua “comprensione “ , non meritavano le cose “belle” che papà Bruce le aveva insegnato . 
Non meritavano nulla se non il suo “odio” . 
Quando Hogun vomitò sangue lei non si sentì in “colpa” come papà Bruce le aveva spiegato  si sarebbe dovuta sentire dopo aver compiuto una brutta azione , non era “rammaricata” , non era “mortificata” , ma sorrideva senza accorgersene , come non aveva mai fatto , tanto che le dolevano gli zigomi e gli occhi . 
E più lei vedeva il “rosso” imbrattarle le mani e il viso , tanto più quel sibilo diventava una voce da “uomo” , bassa e sinistra , accompagnata da un respiro freddo che le soffiava l’orecchio sinistro . 
Hanno fatto del male al tuo “Loki” tornò a parlare la voce , morbida e viscida come la scia vischiosa di un rettile  , ma vera , perché diceva cose “giuste” . 
Perché Loki era dietro di lei , ancora a terra , ancora ferito , mortalmente ferito . 
E la fissava con quei punti luminosi che lei aveva imparato ad amare , il viso bianco deturpato da una cicatrice orrenda che lo segnava come l’unghiata di una bestia , per colpa della creatura “dorata”.
- Pagherai per quello che hai fatto  ! – ringhiò la creatura alle sue spalle , brandendo il suo martello e zoppicando sulla gamba buona che lei non aveva maciullato con un fiotto di energia , ma lei fissava Loki , il suo Loki . 
- Non saresti neanche dovuta esistere , abominio !
Uno scatto nervoso la fece vibrare come una corda mentre i suoi occhi non abbandonavano quelli di Loki .
Uccidilo . 
- Il tuo posto non è tra i vivi !
Uccidilo . 
- Non hai il diritto di essere qui! 
Uccidilo . 
Tutto girava come impazzito attorno a lei .
Loki , Pepper , non riusciva più a guardarli senza sentirsi male , come se qualcosa l’avesse afferrata e la facesse ruotare su se stessa ancora e ancora , tanto da farla vomitare . 
- Non ti lascerò plagiare mio fratello !
Uccidilo . 
Ci fu un fischio ad anticipare il boato che esplose nella sua testa , nei suoi occhi e nei palmi delle sue mani , un frastuono che annientò ogni suono , frammentò ogni immagine oramai divenuta sfocata . 
Eppure vide lo stesso gli occhi di Loki farsi grandi , enormi , ma non la fissavano più come prima , non guardavano più lei .
Non scrutavano il suo volto ma le unghiate rosse che dallo zigomo destro si allungavano verso il labbro inferiore , seguendo la mano mostruosa che vedeva riflessa negli occhi di lui . 
Te lo porterà via . 
La cosa dalla voce d’  “uomo “ le voleva bene , come papà Bruce , come lo zio Tony, perché la accarezzava , la abbracciava , e anche se Loki non ne sembrava felice , anche se lui la fissava come la creatura “dorata” , come tutti loro , non lo odiò . 
Perché lui era suo , suo e di nessun altro . 
- Pagherai per tutto quello che hai fatto .
Uccidilo ! 
- Mio .
Uccidilo !









°°°








Quando Pepper si sentì sollevare in aria gonfiò i polmoni dell’ennesimo urlo , ma quando riconobbe il rosso cromato dell’armatura di Tony si morse le labbra a sangue per non farlo .
- Vedo che si sono dati molto da fare .
La donna inghiottì a vuoto , accucciandosi tra le braccia dell’eroe ,  sull’orlo delle lacrime ,  mentre Hulk si accostava a loro con passi goffi e rigidi , richiamando lo sguardo impaurito della segretaria . 
- Cosa c’è ? Ti sei appena innamorata di me , ammettilo – la canzonò lo scienziato , ma la mancata battuta severa di Pepper ,  così come l’assenza del  solito tono petulante tardò ad arrivare anche quella volta  .
- Sei ferita ? – si premurò allora di chiederle Tony , perduto oramai il sorriso nell’accorgersi che Pepper stava tremando tra le sue braccia .
- Io…- singhiozzò lei  prima di interrompersi e prendere un respiro – io sto bene  , ma Astrid è …
Il ruggito di Hulk assalì entrambi come la sbuffo d'aria di un monsone , ma gli occhi neri che la fissavano non erano occhi di bestia , occhi di mostro  , ma d’uomo , di un padre dilaniato dalla preoccupazione . 
- Cosa ha fatto la ragazza-lampadina ? 
- Lei …- l’urlo straziato di un uomo della S.H.I.E.L.D appena  fuoriuscito dalla nube di fuliggine la interruppe , ma un altro grido , questa volta di donna , non le consentì neanche di continuare . 
- Cosa diavolo sta succedendo ? 
- Astrid .
Tony Stark arcuì così tanto le sopracciglia da sentirsele volare via ,  come se Pepper vi avesse soffiato sopra ,  come le candeline di compleanno  , tanto l’uomo si sorprese nel sentire quella sentenza . 
- Astrid ? Cosa cerchi di dire Pepper ? Lo scricchiolo ha forse fatto tutto questo ? – e allargò la mano per abbracciare i tre grattaceli distrutti e le strade ribaltate che si ergevano loro innanzi , ma anziché rispondergli , lei preferì distogliere lo sguardo e fissare un punto imprecisato . 
- Ora non scherziamo , lei non potrebbe mai …
- Giù !
Lo scudo metallico avrebbe potuto decapitarlo se Tony non lo avesse neutralizzato subito con un raggio d’energia , e non ci fu bisogno di osservare l’arma per capire a chi appartenesse . 
Perché quella voce flemmatica lui la conosceva , non la amava particolarmente , ma la conosceva  , e quando Capitan America sbucò dalla nube di fuliggine lo fece  volando , sfracellandosi contro l’auto che Tony  osservò con una punta di divertimento . 
- Quella calzamaglia ti ingrassa  – lo accolse lo scienziato con voce garrula , ritrovandosi con le iridi chiare dell’eroe d’America puntate addosso con ferocia e un briciolo di sarcasmo . 
- Anche io sono contento di rivederti – ribattè Capitan America con una punta di ironia , tornando in piedi a fatica e con una smorfia di dolore ad irrigidirgli la mandibola forte . 
- Vedo che non sei messo molto bene .  Cosa ti ha fatto quell’antiestetico taglio al sopracciglio , se mi è permesso chiedere ? – continuò Stark , imperterrito , incurante di come Hulk cominciasse a perdere la pazienza al suo fianco e di come Pepper si fosse irrigidita tra le sue braccia . 
- Un mostro – fu la risposta piatta dell’uomo , curvatosi come per placcare la venuta di qualcosa , di qualcuno . 
- Un mostro ? E quale …
- Quello !
Quando il fascio di luce azzurra si schiantò con un fischio contro l’eroe ,  l’orribile scricchiolio di ossa sbriciolate fece sobbalzare Pepper e Stark all’unisono per lo spavento , ma se lo scienziato sgranò gli occhi per la sorpresa , Pepper non si scompose . 
Perchè lei aveva visto cos'era successo ad Astrid , aveva assisstito orripilata all'inquieto vibrare delle palpebre su degli occhi che non erano neanche più umani , non erano più niente se non due voragini all'interno delle quali vi era luce . 
Luce negli occhi , luce nelle mani , nei capelli e sulla pelle , ma una luce sbagliata , feroce , fredda come il viso inespressivo con il quale Astrid aveva osservato Capitan America prima di afferrarlo per la gola e sollevarlo in aria . 
Il rantolo soffocato dell'uomo sembrò scuotere lo scienziato dallo shock , ma ancor prima di richiamare la ragazzina fu Hulk ad abbozzare un passo e ad attirare la sua attezione . 
Quello di Bruce Barner non era stato altro che un borbottio incomprensibile , strascicato , ma Astrid sembrò tornare in sè per una manciata di secondi , il tempo necessario affinchè i suoi occhi tornassero umani . 
Un pugno di millesimi che le permisero di ammorbidire la piega delle labbra per sussurrare un 'papà che Astrid trasformò in un ringhio quando udì' in lontananza un urlo maschile , un grido di dolore che riportò la ragazzina dentro la nube di fuliggine . 
- Loki , dobbiamo proteggere Loki - blaterò Pepper d'improvviso , drizzandosi tra le braccia di Tony con occhi spiritati .
- Cosa ...
- Astrid sembra legata a lui , non so ancora perchè , ma è diventata così dopo averlo visto ferito - continuò disperata , aggrappandosi all'armatura con mani tremanti , e sebbene il pensiero di difendere quell'odioso alieno non lo entusiasmasse , Tony non potè che sbuffare un grugnito prima di seguire il grido femminile che fece scattare Hulk come un toro in corsa . 
E quando Thor venne schiacciato a terra dall'enorme mano del dottore ,  Astrid crollò a terra con un braccio sanguinante , la mano destra stretta attorno alle dita fredde e bianche di Loki . 
- Vedi ? 
Con una smorfia contrariata il miliardario ossservò come la ragazza-lampadina , la sua ragazza-lampadina stesse ancorata all'uomo disteso su un cumulo di detriti , tanto simile ad un bambino che stenta ad abbandonare la presa dal suo peluche preferito , ma più che quell'insolito quadretto , fu un altro particolare non molto confortante a farlo irrigidire . 
Erano circondati da tre divinità , un'orda di militari , un Capitan America un pò ammaccato e una silenziosa Vedova Nera , immobile e troppo occupata ad osservare Astrid per far caso all'occhiata inquisitoria dello scienziato . 
Era evidente che Astrid non era in sè , che avrebbe potuto far loro del male , ma Tony Stark avrebbe preferito  spararsi ad un piede che ferirla , per questo le si avvicinò dopo aver nascosto Pepper dietro le proprie spalle con cautela . 
- Astrid . 
Lei non rispose , continuava a tenere occhi e mani incollate a Loki , ferito gravemente ma ancora capace di incenerirlo con un occhiata al vetriolo .
- Ragazza-lampadina . 
Vi fu un fremito nelle spalle della ragazzina , una specie di singhiozzo trattenuto che portò Capitan America a sollevare lo scudo per attaccarla , ma un ringhio di Hulk che continuava a trattenere il dio dei fulmini e il raggio di Tony Stark fu un ottimo deterrente . 
- Non ci provare neanche .
Lo scienziato non aveva sibilito, o ringhiato , o anche solo ruggito il suo dissenso , aveva solo parlato con voce pacata , dura , severa , e fu proprio la serietà del suo tono a far storcere le labbra alla Vedova Nera . 
- Sei dalla sua parte ? 
Lui le lanciò un occhiata di sbieco , allungando una mano ad Astrid  , con calma . 

- Io non sono dalla parte di nessuno , ma toccate la ragazzina , e non potrete incolparmi di nulla se vi ritroverete con un buco di tre centimetri in mezzo alla fronte . 
Sempre pacato , sempre atono , ma ugualmente sinistro e minaccioso , tanto che la spia russa indietreggiò di qualche passo.
- Come puoi difendere quella cosa ?
Capitan America lo aveva vomitato , lo aveva rigettato con disgusto , la 'cosa . 
Hulk liberò un basso ringhio mentre Tony Stark stringeva  le labbra in una linea dura prima di accorgersi con una certa sorpresa che le labbra di Astrid avevano cominciato a muoversi , a sussurrare qualcosa . 
Ma l'eroe d'America continuava a lanciarle maledizioni , a definirla 'cosa , a criticarla , fino a quando Tony non lo zittì con la forza di un suo pugno metallico . 
- Fa silenzio . Non riesco a sentirla . 
Perchè Astrid bisbigliava senza voce , ma ripeteva qualcosa in maniera quasi ossessiva , un termine che se fece aggrottare la fronte ai presentì ,  ferì lo sguardo dello scienziato .
 Formaggio . 
- Ci sono io Astrid . Siamo venuti tutti hai visto ? C'è Pepper , e c'è anche quel rompipalle di tuo padre . E tu non vuoi ferire me o papà Bruce , vero?
La litania si interruppe quasi subito , e ora Astrid non guardava più Loki ma lo scienziato , e papà Bruce che teneva inchiodato la creatura "dorata" , e Pepper , tanto spaventata da farla sentire in colpa . 
E quando i suoi occhi tornarono normali , umani , la ragazzina sorrise morbidamente , incurvando le spalle e guardandosi intorno con aria spaesata . - Va tutto bene . Andrà tutto bene - continuò lo scienziato con voce tenera , dolce , paterna , allungando la mano che Astrid osservò con titubanza , osservando prima lui e poi Loki . 
- Loki è ferito . 
Lei lo aveva sussurrato ,  e sembrava sul punto di piangere , ma il sorriso conciliante di Pepper la tranquillizzò . 
- Anche lui starà bene , lo cureremo e starà bene . 
Era indecisa , era evidente dal modo in cui si dondolava  sui talloni e stringeva  la presa attorno alle dita di Loki che , benchè ferito , teneva la schiena ritta e il mento alto . 
- Volevo chiedere scusa . 
Nessuno sembrò capirla , neanche quella volta , nè le divinità o gli uomini che assistevano con diffidenza e ritrosia alla scena , nè Loki , insospettito dalla mano che l'uomo tendeva al Tesseract , tutti tranne lui.
- Lo so . Non è colpa tua .
Astrid era spaventata , terrorizzata , con Loki tutto "rosso" , accerchiata da uomini cattivi , ma non sentiva più quella voce , e lo zio Tony non sembrava arrabbiato con lei . 
- Mi dispiace . 
- Non hai nulla da ...
Fu un attimo . 
Un baluginio argentato . 
Un fischio acuto . 
E Astrid sgranò gli occhi con le labbra dischiuse in un urlo silenzioso , i polpastrelli che sfioravano il palmo ruvido dell'uomo come per cercare sostegno . 
Ma nessuno capì , nessuno comprese fino a quando un urlo disumano ,un grido squarciò il silenzio , dissipò la confusione . 
Lo strepito di disperazione con il quale Loki si gettò in avanti , tendendo le braccia insanguinate per afferrare il corpo appena afflosciatosi in silenzio .Pepper si portò le mani alle labbra con un urlo d'orrore e gli occhi lucidi fissi sulla freccia conficcata tra le scapole di Astrid , abbandonata a labbra e palpebre schiuse tra le braccia tremanti di Loki che continuava ad urlare , ed urlare ed urlare fino a quando un ringhio animale non sovrastò il suo dolore . 
- No . 
Fu un sussurro quello di Tony Stark , un flebile e smorto sfiato che Hulk zittì con la rabbia del suo urlo prima che occhio di Falco  dall'alto del grattacielo venisse gettato giù dalla furia del mostro verde . 
Ma Astrid continuava a rimanere immobile , bianca e silenziosa tra le braccia di Loki , gli occhi dilatati e la pupilla tremolante che pulsava come una vena , seguitando il battito di quel cuore che galappova nella sua gabbia toracia , tuonava e urlava .
E fu il caos . 
Pepper fece appena in tempo a vedere Capitan America caricare verso la divinità nordica in ginocchio prima che un lampo di luce accecasse tutto e tutti , gettandoli nella confusione . 
Quando Pepper azzardò però  a schiudere le palpebre ,  si stupì di stare volando tra le braccia di Tony Stark , ma soprattutto , si irrigidì nel vedere Loki , il Dio degli inganni ,  volare dabbasso  con Astrid tra le braccia , sorretto dallo scienziato che lo reggeva per il collo del mantello.
- Cosa...
- Dobbiamo portarla al laboratorio . Curarla - spiegò lapidario il miliardario , lanciando un occhiata di sbieco alla divinità che trainava come un sacco di patate . 
- E tu fa attenzione a non farla cadere . 
Loki emise un sibilo basso ma non osò ribattere , limitandosi a storcere la bocca nel percepire una fitta acuta alla spalla , ma non osò allentare la presa, o rilassare le braccia .
Perchè avrebbe potuto perdere la presa visto il sangue raggrumato sulle sue ferite e sulla schiena del Tesseract , e non si sarebbe messo comodo con la consapevolezza che il suo benessere avrebbe  messo in pericolo  lei . 
E benchè l'arrendevolezza non fosse una delle sue virtù , Loki si lasciò scaricare sulla torre che un tempo aveva distrutto ,  senza un fiato , crollando in ginocchio per la fatica ma non lasciando andare il corpicino bianco tra le sue braccia . 
- Cerca di non fare danni - lo aggredì Tony prima di correre in laboratorio , lasciando Pepper sola con il prigioniero intergalattico .
- Non preoccuparti , non ti torcerà un capello . Fa tanto il duro , ma l'opinione di Astrid è molto importante per lui . 
La femmina aveva chiamato il Tesseract con un nome vero , un nome normale . 
Astrid . 
La fissò con sospetto prima di guardarsi attorno e accondiscendere con i fatti appena accaduti . 
Gli Avengers lo avevano catturato ,  ma non gli avrebbero fatto del male , perchè Astrid non avrebbe voluto , perchè a lei erano affezionati .
Ed anche se l'idea che qualcun'altro avesse avuto contatti con lei lo irritasse  , Loki non si mostrò recalcitrante ma solo diffidente . 
- Stupidi Midgardiani - sibilò a bassa voce , pensando di non essere stato udito , ma quando l'uomo di latta tornò nella stanza con una bottiglia di rum lo guardò con aperta ostilità .
- Ti ho sentito ! E ti tengo d'occhio , David Copperfield . 







Continua...

Sessione estiva d'esami . Una dannazione , ma oggi ho avuto l'ispirazione , perciò eccomi qui . 
Ad occhio e croce , per la fine della storia mancano cinque o sette capitoli , di preciso ancora non so , ma sarà intorno a questo numero . 
Ringrazio chi ha letto , recensito e aggiunto tra i preferiti . 
Poichè sono di fretta, risponderò alle vostre deliziose recensioni nel prossimo capitolo , ma vi ringrazio comunque di cuore per la vostra gentilezza . 
Un saluto , Gold Eyes 

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Capitolo 9
*** 9 - All I Need ***


“Don't turn me down
for all i need
make my heart a better place
give me something I can believe
Don't turn me down
you're far from the door now
don't let it close “
[…]
“Can you still see the heart of me
all my agony fades away
when you hold me in your embrace “

(All I Need – Within Temptation )







- Va tutto bene , sei al sicuro qui con me .
Faceva freddo  , e non c’era “luce” , non negli occhi della creatura che le stava davanti , non alle spalle che non sentiva più .
Era sola , senza papà Bruce a rassicurarla che tutto sarebbe andata bene , e senza lo zio Tony che , sebbene amasse farle dispetti , sapeva proteggerla da ogni pericolo .
E lì c’era qualcosa di “sbagliato” , di “strano” .
Ormai aveva imparato molte cose , sapeva distinguere le emozioni , catalogare le sensazioni che la spaventavano o la rendevano felice , ma quella sensazione di “inadeguatezza” non la faceva  sentire bene .  
Anche se la voce da donna che continuava a parlarle nel buio non era “cattiva” , ma dolce , tenera come quella di Pepper.
Poi la riconobbe , lei e la sua voce , anche se non c’era più quel sibilo che le fischiava nelle orecchie , né la creatura che l’aveva definita contaminata .
Erano sole , perse nel buio , in silenzio e con quel freddo che aveva cominciato a farle perdere la sensibilità alle mani .
- Non devi avere paura di me , non ti farei mai del male .
Non aveva le mani morbide come quelle di papà Bruce , o palmi ruvidi come quelli di Tony , ma erano freddi come quelli di Loki , anche se le cose lunghe e affilate che le accarezzavano la testa non sapeva se fossero davvero mani .
Erano grandi artigli , come quelli degli uccelli che Estela le aveva indicato durante le loro lezioni , ma la sua piccola maestra le aveva spiegato che gli animali li usavano solo per fare del male .
La creatura però le aveva detto che non gliene avrebbe fatto ,  e sapeva di potersi fidare di lei .
Perché era una “donna” e aveva una voce da “mamma” , dolce e rassicurante  come quella di Pepper .
Perciò si lasciò accarezzare , socchiudendo gli occhi quando le parve di sentire le labbra sproporzionate della creatura sulla sua guancia .
- Sei felice ?
Glielo chiese d’improvviso , mentre ancora le accarezzava i capelli , e non capì il perché di quella domanda .
“Felice”  , una parola che papà Bruce le aveva spiegato più volte raccomandandole però di distinguerla dalla semplice euforia , perché felici si era poche volte , e quando accadeva , non ci si sentiva più tristi , sofferenti .
E lei era felice con papà Bruce , con lo zio Tony , con Pepper ed ora con Loki vicino .
La facevano ridere , la facevano sentire bene , e Loki le faceva battere il cuore per l’emozione , e la sua non era solo “euforia” , non era una falsa “felicità” , ma era quella vera , quella reale .
Le sorrise , annuendo e sentendo gli artigli farsi se possibile più dolci , le parve persino di vederla sorridere da sotto il cappuccio prima che una voce bassa e roca , quella  voce la chiamasse per nome .
- Devi promettermi una cosa .
La voce si faceva sempre più vicina , il buio più asfissiante , quella sensazione di “inadeguatezza” sempre più acuta , e la creatura sembrava spaventata come lei .
- Goditi tutto quello che hai .
- Semjace !
- Cerca di essere felice per il tempo che ti rimane .
- Semjace !
- E ricordati che io ci sarò quando avrai bisogno di me , sempre .
La creatura le venne strappata di dosso con una forza inaudita , mostruosa , e quando due occhi enormi e trasparenti le si puntarono addosso come due spilli , la paura le ghiacciò il sangue e la voce .
Perché quegli artigli erano ancora intrisi del suo sangue , di quella volta che l’aveva definita “contaminata”prima di graffiarle il braccio .
 La afferrò per la gola ,  sollevandola e tamburellando la punta delle sue dita di ferro sul suo petto , lì dove il tum-tum si era fatto frenetico e qualcosa di appiccicoso le era scivolato sulle dita .
Sangue rosso , corposo , il suo sangue che zampillava dal buco che la creatura si apriva con i suoi artigli sul suo petto , all’altezza del cuore .
Non riusciva a respirare , perché la creatura glielo impediva con quella presa che le faceva male , ma riuscì comunque a riempire i polmoni d’aria e strillare forte una parola che aveva su di lei l’effetto di un calmante .
La parola che lo zio Tony le aveva insegnato e che gridò all’infinito , provando a bucare quel buio soffocante e quella sensazione di paura che si faceva sempre più dolorosa , tanto dolorosa da portarla a colpire alla cieca ciò che aveva davanti .
E quando le sue dita toccarono qualcosa di morbido , di caldo e familiare sgranò gli occhi pieni di lacrime , sorridendo nel pianto quando riconobbe lo sguardo di Tony .
Lo guardò per un attimo, toccandogli le guance ruvide per la barba per capire se lui fosse davvero lì , con lei , che non fosse uno scherzo della sua immaginazione , ma quando gli occhi dell’uomo le rimandarono la sua preoccupazione capì che era vero , che era al sicuro , finalmente .
E cominciò a piangere ancora più forte , allacciandogli le braccia attorno al  collo e continuando a ripetere ‘formaggio come una cantilena .
Perché lui le aveva spiegato che  così facendo avrebbe sconfitto la paura , quella gelida e terribile paura che le faceva bruciare gli occhi e la pancia , e non voleva più provarla .
Voleva solo continuare ad essere felice , come aveva promesso alla creatura gentile , con papà Bruce , Pepper , lo zio Tony e Loki .
Soprattutto con lui .
Finalmente .





°°°





- Non ti sembra di esagerare ora ?
L’occhiata sprezzante dello scienziato ebbe quasi il potere di forare il cranio del dottor Bruce per quanto fu acida ,  e la sua voce inviperita non aiutava a farlo apparire meno arcigno e fisicamente indisposto .
E quando Pepper provò a farglielo notare si morse le labbra per non ridere , costringendosi a dirottare lo sguardo sull’asgardiano che in silenzio osservava la strana imbracatura con la quale l’umano si era legato il Tesseract al busto .
- E tu che hai da guardare Udinì ?
Loki strinse le labbra per il fastidio , rafforzando la presa sul proprio scettro quando il dottore al suo fianco  lo invitò con un basso ringhio a desistere dal suo intento .
- Ecco , fa silenzio . Non sai che le madri sono le creature più suscettibili di questo pianeta ? Specialmente quelle verdi e con un’alitosi che potrebbe stendere una mandria di gnu !
Il pallore che di solito coglieva lo scienziato nel sapere che presto qualcosa di duro , grande e verde lo avrebbe colpito non lo colse come di consuetudine , perché bastò agitare un po’ fianchi e gonfiare il petto con aria tronfia per evitare di trovarsi con la mascella sulla nuca .
Astrid soffocò un gemito di insofferenza contro la spalla dello scienziato nel sentire quel movimento , strofinando il naso sulla camicia dell’uomo prima di stringerlo un po’ più forte .
E Bruce sentì la palpebra destra fremere violentemente , come una serranda rotta che stenta a tornare giù , un tic nervoso che il dottore rimarcò con voce bassa e gelida .
- Stai usando Astrid come scudo contro di me ?
Tony si portò una mano al petto , sfarfallando gli occhi per un attimo lucidi con le labbra imbronciate prima di affondare una mano nei capelli del Tesseract e suggere con aria innocente l’angolo destro del labbro inferiore .
- Mi credi davvero tanto meschino e incosciente ?
- Si .
- Ovviamente .
Pepper non battè ciglio nel sentire su di sé lo sguardo allucinato del compagno , si limitò a fare spallucce e scoccare un’occhiata attenta all’asgardiano che continuava a tenere lo sguardo fisso su Astrid .
In verità , la donna poteva affermare con una certa sicurezza che il prigioniero intergalattico non avesse mai distolto l’attenzione dalla ragazzina , neanche per un minuto .
Perché anche quando non la guardava lui le prestava attenzione , le concedeva il suo interesse , in una maniera così naturale e spontanea che il pensiero di Loki come un tiranno crudele  sembrava essere frutto di un sogno .
- Mi sento orribilmente ferito per le vostre illazioni , madama ! – squittì contrariato lo scienziato , perdendo l’aria ferita con un aggrottamento di folte sopracciglia che spazzò via l’ultimo residuo di ilarità sul volto dell’uomo .
- Cosa hai detto , mio esagitato amico verde ?
Bruce Banner si costrinse la calma , la pace interiore , ma quando allungò una mano per riprendere la sua bambina  , ricevendo un netto rifiuto , non potè evitare di covare un ringhio nel petto e stringere gli occhi per il fastidio .
- Ho detto di darmi la mia bambina !
- Tua ? E da quando in qua sarebbe tua ?
Con un sospiro di sconforto la segretaria sospinse la porta della villetta , invitando il prigioniero a seguirla   prima di alzare lo sguardo sopra la spalla e osservare il battibecco di quelle due pettegole inacidite con profonde  rughe d’espressione  .
- Lei mi considera il suo papà !
- E con questo ?  – ribattè con voce isterica lo scienziato , incrociando le braccia su Astrid con le narici frementi –  io sono lo zio simpatico , ricco e bello , quello che la fa giocare ! Quello che le compra da mangiare e la fa ridere !
- E io le ho insegnato  a scrivere , parlare e anche ad andare in bagno come una signorina ! – strillò fuori di sé , ricevendo in compenso uno sguardo compassionevole dall’uomo a lui di fronte .
- Appunto , le hai fatto da insegnante , io da parente ! Perché sei un noioso dottore con l’alitosi , non suo padre !
L’aria risentita del dottore sembrò ringalluzzire lo scienziato , ma quando Bruce provò ad afferrare Astrid per un braccio si vide scaraventare indietro da uno schiaffo stizzito del miliardario .
- Non si tocca !
- Smettila di fare il bambino !
- E tu smettila di toccarla !
Le loro urla fecero voltare qualche passante tanto divennero alte e stridule , riducendosi ad un lieve bisbigliare quando si accorsero che Astrid , finalmente svegliatasi per il baccano , osservava entrambi con occhi lucidi di sonno .
La ragazzina si stropicciò un occhio con aria stanca , sorridendo lievemente nel riconoscere il viso di papà Bruce e dello zio Tony , ma quando entrambi le afferrarono una mano ciascuno si trovò a sgranare gli occhi cangianti con aria confusa .
- Dimmi Astrid , vuoi più bene al tuo stupido , noioso e suscettibile papà o al tuo bellissimo , simpaticissimo e ricchissimo zio ?
Pepper seppe con una precisione sconcertante chi avrebbe scelto Astrid , e quando la vide sciogliersi dall’imbracatura con un sorriso , dando un buffetto sulla testa di entrambi prima di trotterellare verso di lei non potè non ridere degli sguardi increduli dei due uomini .
Loki non battè ciglio quando il Tesseract gli si strinse ad un fianco , cingendogli la vita e sorridendogli dolcemente , si limitò a rimanere immobile , alzando lo sguardo quando gli parve di udire un ‘crack alle spalle .
Il ‘crack emesso dalla dentatura che il miliardario aveva serrato con un gesto secco , ritrovatosi a sua volta con un fastidioso tic all’occhio destro , gemello di quello che ora pulsava freneticamente sul viso del dottore assieme a qualche vena .
Ma l’asgardiano non mostrò interesse , o disagio nel captare la minaccia di quegli sguardi , disinteressato al disagio dei due misgardiani ma attratto dalle mani piccole e calde accostate ai suoi fianchi .
Un calore al quale si era arreso , tempo addietro , sconfitto da un’innocenza che non poteva soffocare con la malvagità del suo animo , imprigionato da quegli occhi cangianti dal profumo di stelle e vita .
La vita dell’universo stretta al suo fianco con quel sorriso che lo aveva fatto sentire voluto , amato , per la prima volta nella sua lunga eternità .




°°°







L’acqua le piaceva .
Era trasparente , fluida e profumata proprio come papà Bruce le aveva raccontato , e correva morbida tra le sue gambe , tra le braccia che affondava nel mare una, due , tre volte , solo per sentire quel formicolio piacevole sulla pelle .
Pepper le aveva insegnato a lavare via lo sporco con l’acqua , e con essa a sciacquare anche i dispiaceri , la paura , e le cose brutte , e lei aveva tante cose da lavare via .
Si sentiva sporca ogni giorno di più , dolorante , sola , ma continuava a sorridere , a dire che tutto andava bene , che era felice , perché nessuno avrebbe dovuto sapere dei suoi sogni .
Nessuno avrebbe dovuto scoprire le ferite al ventre o sulla schiena , non papà Bruce , non lo zio Tony .
Non meritavano di sentirsi tristi per colpa sua , non dopo averla portata tanto lontano , solo  per tenerla al sicuro , e perché aveva confidato a Tony il suo desiderio di vedere il mare una volta nella vita .
E lui lo aveva ricordato , ce l’aveva portata , sola per farla felice , perché le voleva “bene” , quello glielo aveva confidato Pepper , perché Tony non lo avrebbe mai ammesso .
Lui era “orgoglioso” , gli uomini erano tutti “orgogliosi” , e non amavano parlare dei loro sentimenti , quello lo aveva capito anche lei con Loki .
Lo guardò un attimo , sorridendo un poco nel saperlo alle sue spalle .
Non parlava spesso , non sorrideva mai , ma la guardava , e quello le bastava , le piaceva , le faceva battere il cuore ,ed era una bella sensazione , la faceva sentire meno sbagliata , meno sporca .
Anche se nei suoi sogni lui continuava a definirla  “contaminata” , anche se la accusava di stare abusando del tempo e della libertà degli umani .
Perché lei non ne aveva il diritto , glielo aveva detto lui , Yehouda , e glielo urlava ogni volta , con quella voce bassa , roca e cattiva come i suoi occhi .
- Astrid !
Capì che c’era qualcosa di sbagliato quando si accorse di non riuscire a respirare , e di non sentire più il sole sulla testa , ma acqua , sopra , sotto , tutt’attorno a lei .
Aveva sentito l’urlo di papà Bruce , ma lì sotto era stato lieve , come un sussurro confidato all’orecchio , e anche se la pancia le faceva male per lo sforzo di non respirare , anche se non sapeva come fare ad uscire di lì , si sentì stranamente calma .
Perché tutta quell’acqua avrebbe potuto lavarla , dalla testa ai piedi , e portare via il dolore , la paura , e la stanchezza di sentirsi sporca , sbagliata e non capire al contempo il perché di quella sensazione.  
Seppe chi l’aveva afferrata e portata in superficie  per istinto, perché i palmi freddi stretti attorno ai suoi fianchi erano stati il primo contatto della sua vita , la prima cosa che aveva saggiato con gli occhi , con i sensi , con l’anima e il cuore .
E quando incrociò  lo sguardo di Loki sorrise lievemente , capendo con una certa sorpresa di stare piangendo , ma nessuno se ne sarebbe accorto visto com’era bagnata .
Non papà Bruce che arrancava nell’acqua con occhi sgranati  , né lo zio Tony che con sotto braccio un salvagente le strillava a pieni polmoni di muovere i piedi per stare a galla .
-  Ehi Udinì ? Dove credi andare ? – urlò Tony con rabbia , sventolando il salvagente e atterrando di faccia nella sabbia per la fretta di raggiungerli , ma Loki correva veloce , e la portò via assieme alle sue lacrime e alla possibilità di rattristare Pepper con quel suo sfogo immotivato .
Si lasciò sfuggire un lamento quando Loki la gettò bruscamente sulla sabbia , all’ombra di un ammasso di rocce che li nascondeva da occhi indiscreti  , ma lui non poteva aver notato il suo pianto silenzioso , non poteva , perché era bagnata , e non aveva motivo di piangere .
Eppure quando sentì le dita di lui sulla guancia seppe che lui aveva visto , aveva capito , e non potè non sentirsi emozionata .
Perché lei non aveva parlato , non aveva detto niente ma lui aveva capito lo stesso , l’aveva guardata e capita , come al loro primo incontro , come ogni volta .
E quella sensazione di appartenenza , quella smania di essere sua e di considerarlo suo la fece piangere ancora , un po’ più rumorosamente , mentre le dita di Loki le asciugavano le guance e i suoi occhi chiari le parlavano , provavano a calmarla .
- Chi è ?
Non c’era nulla di dolce nella sua voce , non c’era mai stata , ma c’era sempre la cattiveria , la brutalità , la crudezza delle sue parole che non erano mai rivolte  a lei , mai .
- Allora ? Chi ti sta facendo questi ?
La sensazione di panico che la assalì nel sentire la mano di Loki premere sul suo petto , accanto alla spalla ,  la fece sobbalzare dalla paura , perché lui non poteva aver visto , non poteva aver capito anche quello , non doveva .
Distolse lo sguardo , abbracciandosi il busto per allontanarlo da sé , ma Loki era un uomo , era forte  , e le strappò la maglia con rabbia , scostando la canotta per raggiungere l’impronta rossastra poca sopra il seno .
- Chi è !
Non le aveva mai urlato contro , non lo aveva mai sentito così arrabbiato , emotivo , e quando prese coraggio per guardarlo sentì le lacrime bruciarle gli occhi .
Perché Loki sembrava ferito , annichilito da un’impotenza che ora lo costringeva a tenere il capo basso , gli occhi assottigliati e le labbra tanto serrate da far perdere colore al viso .
Ed era stato lei a farlo arrabbiare , a ferirlo.
Gli prese il viso tra le mani , con dolcezza , sbattendo gli occhi per cacciare le ultime lacrime che le offuscavano la vista , e quando incrociò i suoi occhi e la cicatrice che ne percorreva il contorno si chinò verso le sue labbra , sfiorandole con le sue .
Proprio come aveva visto fare a Pepper quando lo zio Tony aveva urlato in preda alla rabbia , quando  Yehouda l’aveva graffiata , per calmarlo , per farlo sentire amato e al sicuro .
E lei voleva che Loki si sentisse al sicuro con lei , amato  , e voleva renderlo felice come lui faceva con lei , come  aveva sempre fatto  .
Non aveva mai baciato nessuno nella sua vita , non sapeva se quello che stava facendo fosse giusto , corretto , ma qualcosa nelle reazioni di Loki le diceva che lo era .
Sentì la mano sul suo petto risalire lentamente il collo , accarezzandole la nuca con un movimento dolce che la spinse a schiudere le palpebre tremanti ,  e quando si accorse che Loki la stava guardando si sentì assalire da una vampata di calore .
Da così vicino i suoi occhi le sembravano ancora più grandi , belli e tristi , e ricambiò lo sguardo con dolcezza , socchiudendo le palpebre nel sentire la lingua di Loki toccare la sua  , lentamente , accarezzandole la bocca con una decisione che le strappò un suono strano , che nessuno le aveva mai spiegato .
La strinse con foga , premendola contro il suo petto con la forza di una mano , e lei poteva sentire il gelo di quella mano schiusa come un fiore sulla sua schiena , le lunghe dita che premevano sulla carne tenera dei fianchi .
Il contatto con la sabbia bagnata le diede quasi sollievo , e schiuse gli occhi solo quando sentì il respiro di Loki soffiarle sul ventre prima di accorgersi che non aveva più nulla con il quale coprirsi .
E lui la guardava , con le braccia piantate ai lati della sua testa e gli occhi incatenati ai suoi , il respiro pesante che le faceva tremare le ciglia .
Il dolore che provò  quando lo sentì dentro di sé le strappò un singhiozzo , ma lo abbracciò con forza  , spaventata da quella sensazione di piacere che le faceva tremare le pupille e confusa dal battito furioso del cuore di Loki e del suo .
Lo abbracciò per ore , anche quando le  si stese a fianco  dopo averle sibilato nell’orecchio un verso che la fece rabbrividire di piacere .
Poi la voce di papà Bruce la fece sobbalzare dalla paura , e ancor prima di accorgersene si ritrovò a correre con i vestiti in disordine verso quella voce velata dalla preoccupazione che le aveva fatto saltare un battito .
- Ti rendi conto di cosa hai fatto , fratello ?
Loki percepì chiaramente lo schianto del martello alla sua destra , la voce bassa e severa del fratello , nonché  quello sguardo azzurro e colmo di giudizi che lui non voleva sentire , non se lo riguardano , ma soprattutto , non se interessavano anche il Tesseract .
- Non sono mai riuscito a capire  perché tu sia sempre stato così ossessionato dal potere  .
C’era compassione nella voce di Thor , una pietà che il dio degli inganni aveva sempre odiato , perchè non c’era una vera volontà di comprenderlo in quelle parole , ma la semplice volontà di  sottolineare le sue mancanze , i suoi difetti .
- Sei arrivato persino ad abusare del suo corpo per rubarle i poteri .
La mano volò al collo della divinità dei fulmini così velocemente che Thor ebbe appena il tempo di sbattere le palpebre  , incredulo , prima di sentirsi  sollevare da terra dal fratello che ora schiumava rabbia e odio .
Gli occhi di Loki erano diventati enormi , buchi di luce chiara venati di rosso , la bella bocca schiusa in una smorfia  che crepitava sibili e fruscii sinistri , come il covo fatiscente di una fiera .
 E non c’era più nulla di buono in lui , neanche dopo la dolcezza di quell’abbraccio che lo aveva scaldato ma che ora   aveva perduto ogni conforto sulle sue membra stanche .
Perché sentiva freddo Loki , un gelo che gli si conficcava nel cervello e nel cuore con violenza , il gelo di quell’ennesima accusa mossagli per pura ignoranza del suo essere della sua anima .
Lui , il re degli inganni , l’imperatore senza trono che non avrebbe potuto amare , provare sentimenti , ma lui li aveva sempre avuti , fin da bambino , e glieli avevano sempre calpestati , con ignoranza e boria .
Ma se da infante non era mai riuscito a difendere quel cuore che gli si era rinsecchito nel petto , ora  che era uomo , ora che qualcuno , per la prima volta , era riuscito ad amarlo con quell’innocenza , non avrebbe permesso a nessuno di sputare su quell’amore .
Neanche al dio dei fulmini , neanche ad Odino .
- Non osare parlare di lei ! Tu non capisci !
- Invece io capisco ! Ti conosco Loki ! So che questo tuo costante desiderio di potere ti porterà alla distruzione ! Non rammenti  cosa è successo a tua padre ? Ai Giganti di Ghiaccio ?
 Le dita si strinsero con rinnovata foga attorno al collo del dio , strappandogli un singulto di dolore e portando via un po’ di colore dal viso ora impallidito dall’incredulità .
- Non osare nominarlo in mia presenza ! Laufey non c’entra nulla in questo !
- Invece si ! Non possedeva lui il cubo cosmico ? Non è per l’odio verso tuo padre che sei gentile con quella creatura contaminata e corrotta ?
Loki alzò il braccio per colpirlo quando un tonfo e la voce dei misgardiani lo fece desistere , ma poi lo udì , l’unico suono che  le sue orecchie non avrebbero mai voluto captare .
Eppure , quando  allentò la presa su Thor per aggirare lo scoglio la vide lì , in ginocchio , con le braccia strette attorno alla testa  , distrutta  in lacrime .
Astrid sgranò gli occhi quando lo ebbe davanti , schiacciandosi contro la roccia pur di stargli lontano , pur di non sentirlo , percepirlo accanto a sé mentre quelle voci tornavano a tormentarla .
Ma non erano loro a gridarle addosso , non  Yehouda  , né    Semjace  , ma creature che non avevano mai visto , conosciuto , ma che avevano incontrato lei , che l’avevano posseduta ,  un tempo .
E lei lo ricordava , Laufey , il nome che la “creatura dorata” aveva sputato con rabbia , il padre di Loki , il mostro di ghiaccio che nella sua testa la rigirava tra le dita , bisbigliandole parole strane , rabbiose , colme d’odio .
 - Io …
- Allontanati da lei !
Quando il pugno di papà Bruce cozzò con lo zigomo di Loki urlò , gridò spaventata appiattendosi su se stessa , riparandosi tra quelle braccia che però non la difendevano dagli uomini che gridavano nella sua testa , che la rivendicavano con quel nome che non le apparteneva  .
Perché lei un nome lo aveva , ed era Astrid , non Tesseract , ma qualcosa in fondo al suo stomaco le urlava che le sue erano solo bugie , menzogne .
- Astrid ! Guardami ! Astrid !  
Il calore delle mani di zio Tony sulle  spalle la fece sobbalzare , un tepore che ora agognava come l’aria , perché aveva freddo , si sentiva sola , e voleva un abbraccio per non sentirsi così persa, confusa  , spaventata .
Allungò le braccia per stringersi al corpo dell’uomo , singhiozzando e continuando a tenersi le tempie che pulsavano assieme a quelle voci che continuavano , imperterrite , a dire che lei apparteneva ad ognuno di loro .
Ma lei non capiva perché tutti volessero lei e quel “potere” che  non aveva  , perché era una bambina , perché…
Sentì l’uomo irrigidirsi contro di lei mentre una voce , la sua  voce cominciava a sibilare insistentemente quel nome , quel Tesseract che le si conficcò nella testa e nel cuore come un paletto incandescente che congelava tutto .
Il  battito del suo cuore e il sangue .
Ogni cosa .
- Cos’hai detto Astrid ?
Lo guardò con gli occhi liquidi di pianto , bianca e stanca come se qualcuno l’avesse spremuta fino a toglierle ogni stilla di forza .
- Cosa sono ?
- Un oggetto inanimato mio piccolo Tesseract , un inutile ma prezioso pezzo di materia ricolma dell’energia dell’universo .
 Yehouda le sorrise con quella bocca inumana , schiudendo quella fila di denti ritti e scuri in un sogghigno che la portò a sgranare gli occhi per la paura , per l’orrore mentre i suoi artigli sfioravano dolcemente la testa dello zio Tony .
Un tocco che le fece accapponare la pelle e chiedere aiuto con un sussurro , ma nessuno oltre lei sembrava vederlo .
- Chiedi aiuto agli umani Tesseract ? Non ne hai il diritto , ma è comunque inutile . Solo le bestie e gli animali possono captare la mia presenza .
- Il mio nome è Astrid – urlò stridula , affondando le dita nella camicia dell’uomo per trovare conforto .
- Con chi stai parlando ?
- Nome ? – Yehouda rise , una risata che le ricordava il rumore di spari e il ticchettio fastidioso della pioggia sulla testa – tu non hai un nome , tu non dovresti neanche avere quel corpo .
- Zitto ! Non è vero ! Le tue sono solo bugie !
Tutti la fissavano in cerca di risposte che lei non poteva dare , e nessuno la capiva , neanche Loki che era tornato in piedi e la fissava con la bocca sporca di sangue .
- Invece si , tu sei …
- Ho detto di stare zitto ! State tutti zitti ! Fate silenzio !
L’ondata di energia che la cinse ingoiò ogni cosa , gettando ombre fluorescenti sull’intera costa , il segnale che la donna in cima alla collina colse attraverso il cannocchiale .
- Capitano Bertram , l’abbiamo trovata .
- Eccellente , stiamo venendo a prenderla .
Maria Hill chiuse la comunicazione con una smorfia di insofferenza , coprendosi la bocca con la manica della divisa per non inghiottire la fuliggine sospinta dal vento prima di tornare ad osservar la scena .
E non potè evitare di sentirsi nervosa  nel capire che era davvero quella bambina ciò che lo S.H.I.E.L.D. aveva cercato con tanto accanimento , il Tessercat che Thor aveva portato con sé alla fine della guerra .
La gracile ragazzina che Iron Man stringeva tra le braccia metalliche con rabbia mentre Hulk , chinato sul Vendicatore , stringeva la mano piccola e pallida di un’ansimante Astrid .
Bianca , pallida e avvolta da quella luce fluorescente che brillava ad intermittenza .
Il segnalatore di posizione che stava conducendo qualcosa o qualcuno lì , sul loro pianeta .      
Per l’ultima volta .





Continua…



Sono in un ritardo mostruoso , ma ho avuto contrattempi e problemi che non vi starò qui ad elencare .
In compenso vi posso dare una buona notizia .
In tutto saranno quindici capitoli , alcuni già trascritti e dal momento che ora ho un pò di tempo conto di finirla velocemente .
Spero che il capitolo non abbia annoiato o deluso , ma da qui in avanti le cose cominceranno a farsi difficili per Astrid  , e scopriremo anche chi sia questo Bertram .



- Zamieluna :      Ti ringrazio per il commento particolare , l'ho apprezzato molto e per quanto riguarda occhi di falco e la Vedova , a mio parere non possono capire la profondità dell'affetto che lega Iron Man e Hulk ad Astrid , perciò non li renderò loro alleati . Spero che questo capitolo  sia stato di tuo gradimento  , un saluto !

- Morwen Eledhwen :  Ecco qui il seguito , un pò in ritado ma almeno è arrivato . Ti ringrazio per il complimento sull'originalità e sul mio modo di scrivere , mi sento davvero lusingata , e per quanto riguarda la crescita lenta di Astrid volevo si capisse che la sua ignoranza su ciò che la circondeva la rendeva come una bambina che apre gli occhi per la prima volta . Invece ora , diventerà consapevole di molte cose  e  si vedrà come ora , sapere tutto  , la renderà infelice .
Grazie ancora per il commento , un saluto !

- gia00_sevir :   Spero che anche questo capitolo rientri tra i tuoi preferiti , visto che il rapporto tra Loki e Astrid si approfondisce  , ma stai in allerta perchè d'ora in poi la storia si farà davvero frenetica per loro . Un saluto !


Ringrazio tutti per la lettura , un abbraccio
Gold Eyes


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Capitolo 10
*** 10 - What Have You Done ***


“I know I should stop believing
I know that there's no retrieving
It's over now
What have you done”

[…]
“I've been waiting for someone like you
But now you are slipping away
What have you done now
Why, Why does fate make us suffer
There's a curse between us
Between me and you “

(What have you done – Within Temptation )





- Allora ?
La voce irrequieta di Tony precedette il ronzio con il quale Javis provò a prender tempo , titubante , prima di sollecitare con l’ennesima scarica il corpicino immobile sul ripiano del laboratorio .
L’esile figura che Bruce Banner osservava con gli occhiali un po’ sbilenchi sul viso tirato e segnato da profonde occhiaie violacee , residui delle notti insonni che il dottore aveva passato al capezzale di Astrid .
Eppure lei continuava a rimanere immobile , silente , e fredda  , tanto fredda da costringere  Pepper a riscaldarla con una coperta isotermica per non farla andare in ipotermia .
Dopo l’implosione di radiazioni gamma che aveva investito la costa a seguito dell’urlo di Astrid  , il miliardario  aveva impiegato una manciata di secondi per raggiungere la Stark Tower in volo e urlare a Javis di farla rinvenire .
Ma a nulla erano valse le sollecitazioni esterne , o le iniezioni di energia per scatenare una reazione delle sue particelle instabili , perché lei aveva continuato a brillare ad intermittenza , a rischiarare i loro volti tirati con quella scia bluastra che lanciava segnali nell’universo .
A chi non lo sapevano , ma non importava , non quando Astrid continuava a non rispondere ai lamenti  di Bruce  , o al tono ferito e spossato di Tony .
- È inutile che continuiate a curarla , non ne vale la pena .
Quella di Thor era stata una sentenza glaciale , severa e impassibile , come se la visione del Tesseract incosciente non smuovesse la sua compassione di dio , la sua sensibilità di uomo , quasi la consapevolezza di vederla perire in silenzio non lo riguardasse .
Ma era in presenza di esseri umani  , e per quanto la sua onniscienza divina lo rendesse superiore a loro , lui non avrebbe mai potuto capire il dolore di una perdita di quelle proporzioni ,o  la sofferenza per quella sensazione di impotenza che rendeva due delle menti più brillanti dell’universo miseri sacchi di carne piegati dal fato .
Un destino crudele se era Astrid a pagarne le conseguenze  , per una colpa che non aveva , che  non aveva mai avuto .
Quando la tazza si schiantò sulla corazza metallica del dio ,  Loki non si stupì di come la bionda misgardiana tenesse la mano alzata chiusa a pugno , le labbra tremolanti al pari di quelle pupille che sembravano lanciare maledizioni irrepetibili .
Perché Pepper era nauseata da quell’indifferenza , irritata dallo sguardo sapiente e severo con il quale il dio dei fulmini osserva la loro bambina .
Loro , non del mondo , non dell’universo , e neanche di una popolazione divina e ultratecnologica  , ma  loro , semplicemente .
 E neanche il dio del tuono poteva permettersi di avanzare pretese sulla loro bambina , non ne aveva il diritto , non ne aveva il permesso .
- Fuori di qui ! – strillò Pepper con voce rotta , irrigidendo il braccio che aveva allungato con un gesto stizzito- fuori  ho detto !
Thor la osservò in silenzio , con comprensione , ma lui non poteva capirla , non ci sarebbe mai riuscito , non avrebbe dovuto neanche provarci  .
Perché lei era una donna , era un essere umano , e la consapevolezza che Astrid stesse soffrendo sotto ai loro occhi la rendeva furiosa con se stessa e il mondo  .
- Fuori !  
Javis inviò un sibilo nel percepire l’urlo della donna infrangere quasi la barriera del suono per quanto fu stridulo , ma quando Tony afferrò malamente il dio per un braccio , scortandolo fuori dal laboratorio con occhi pesti ,  la donna rilasciò un sospiro stanco , lanciando un’occhiata tirata al dottore .
- Va a riposarti , bado io a lei .
Bruce sgranò le pupille lucide di sonno , incredulo , perché  allontanarsi da Astrid lo avrebbe ucciso , lasciare il piccolo palmo che stritolava tra le mani da ore  ,  lo avrebbe ucciso .
E lui non poteva lasciarla  , non poteva abbandonarla , perché lei aveva bisogno di lui , del suo ‘papà , ma soprattutto   , era lui ad aver bisogno di Astrid .
Dei suoi sorrisi gentili e straordinariamente sinceri .
Dei suoi occhi che profumavano di stelle e racchiudevano un universo che lo illuminava ogni qual volta lei lo guardava .
Di quella voce tenera e titubante che lo chiamava ‘papà , che lo faceva sentire voluto , che lo faceva sentire normale , per una volta nella sua vita .
- Non preoccuparti , non le succederà nulla .
Pepper sapeva quanto la sua richiesta fosse costata al dottore , quanta sofferenza aveva scatenato nell’uomo nel separarlo da Astrid , ma c’era qualcun altro che soffriva , in silenzio , osservando la loro bambina nell’angolo più umido e buio del laboratorio .
 Loki osservava le manette che gli serravano i polsi con indolenza  , sollevando lo sguardo ogni qual volta il bip che segnava il battito del Tesseract rallentava , facendosi più silenzioso , più doloroso all’ascolto .

Quando vide la donna tendergli la mano non si capacitò di quel gesto , né dello sguardo gentile con il quale la misgardiana lo invitava ad alzarsi , ma ne fu diffidente , irritato .
Lui non aveva bisogno della compassione di una donna , di un misero essere umano , ma di una voce , di un abbraccio che ora avrebbe riscoperto sorprendentemente gelido se avesse abbracciato il Tesseract .
Una stretta che lo aveva scaldato e che lui rivoleva , non per carpirne il potere  , ma per risentirne la morbidezza , l’amore.
- Non ti forzerò a toccarmi , se il pensiero ti infastidisce , ma se vuoi andarle vicino questo è il momento giusto – e così dicendo gli si allontanò , dandogli le spalle per trafficare con il computer che monitorava i battiti di Astrid .
Loki tentennò un attimo , una manciata di secondi che gli costarono un battito  doloroso del cuore quando percepì il sospiro fuggevole del Tesseract , un suono che guidò i suoi piedi e le sue mani .
E quando la toccò , la nausea lo assalì con violenza .
Perché era fredda , più fredda di lui , e il vederla con le palpebre chiuse gli costò l’ennesimo spasmo a quel cuore che non aveva mai tremato davanti a nulla .
Non davanti al dolore per l’abbandono di suo padre .
Non davanti alla solitudine della sua esistenza .
Mentre ora , agonizzante , quel pezzo di carne e sangue che il dio pensava di aver ucciso assieme all’innocenza e alla comprensione chiedeva sollievo , chiedeva conforto .
Un conforto che le labbra  bluastre del Tesseract non potevano concedergli , e neanche quel corpo bianco che aveva posseduto , desiderato fino a morirne  , fino a impazzire e cedere alla brama di averla .
Perché anche se non aveva mai avuto nulla di suo , nulla che valesse la pena rivendicare , il pensiero che lei fosse con l’essere che le causava quelle ferite , il pensiero che lui la stesse toccando , ancora , sotto i suoi occhi , lo spinse a porle una mano sul ventre e a dilatare  le pupille.
Quando Javis lanciò uno squillo d’allarme Pepper fu la prima a guardare   , a vedere , a sopprimere con una mano il gemito di sorpresa nel vederlo .- Cosa credi di fare ?
Tony  , accorso alle urla della compagna e al richiamo di Javis fu sbalzato indietro quando provò ad afferrare una spalla del dio , scacciato da una scarica di energia che ora percorreva il corpo della divinità come un’onda .
E quando Loki sgranò gli occhi perse coscienza di ogni cosa ,  delle urla del fratello , delle minacce dei Vendicatori , dei richiami della donna .
Perché era un’altra la voce che lui cercava  , nel buio della sua mente .
Quel flebile sussurro che cominciava ad udire mano a mano che l’oscurità lo avvolgeva in silenzio , fredda e stridente come la risata di un mostro dai denti di metallo .
La creatura che cominciava a stagliarsi lì , nel buio , su di lui , e sulla figura bianca che piangeva , stretta su se stessa , mentre lui le accarezzava i capelli con dita di ferro .






°°°





Respirare le veniva difficile .
Smetterla di piangere , le veniva difficile .
E intanto Yehouda rideva delle sue lacrime , accarezzandole la testa per saggiare il dolore che le pizzicava gli occhi e la pelle , come una scarica che le pungeva il fianco e il petto .
Ma non aveva la forza di scacciarlo , di allontanarsi per rimanere sola e piangere  in pace , perché non aveva più forza , né voglia di costringersi ad essere felice , ad essere forte .
“Felice”  , le scappò un singhiozzo a quel pensiero , asciugandosi gli occhi con le maniche dell’ abito per guardare il buio che la cingeva nel suo abbraccio freddo e soffocante .
Buio sopra , dietro , dentro di lei , quella nuvola nera che nascondeva e divorava ogni stilla di calore che ancora le ammorbidiva il sorriso o la linea degli occhi .
Perché oramai persino  sorridere le veniva difficile .
- Sei triste  ,  mio piccolo Tesseract ?
Si sentì tirare in piedi con uno strattone , e quando le braccia di Yehouda le avvolsero la vita sentì un senso di nausea arrampicarsi nel suo stomaco  spingendo sulla bocca per uscire , ma c’era la mano di lui a chiuderla , a pressarla con quegli artigli che le graffiarono violentemente la guancia e il mento .
Uno spruzzo di sangue gli sporcò il cappuccio , ma Yehouda continuava a fissarla e a sorridere , soffiandole in viso un alito di vento gelato che le ghiacciò le ciglia e le lacrime .
- Non credevo che vederti soffrire così mi avrebbe reso tanto euforico .
C’era qualcosa di “sbagliato”nel suo modo di parlare , di ridere , di guardarla , qualcosa che lo rendeva brutto ai suoi occhi .
E quando le  affondò la mano nella gola capì che lui amava farle del male , amava vederla sanguinare , sentirla chiedere aiuto a qualcuno che non sarebbe mai andato in suo soccorso , non più .
- Innamorarti  di un dio ! E non di un dio qualunque , ma del miserabile e inutile figlio di Laufey!
Sgranò gli occhi , inquieta , quando udì quelle parole che sapevano di cose “sbagliate”  , di cose “brutte”  , le parole con le quali  Yehouda parlava di Loki , del suo Loki .
E anche se lui desiderava solo il suo potere , anche se non l’amava come lei  amava lui , nessuno poteva permettersi di criticarlo , di pensarlo come qualcosa di “sbagliato”  ,  di “cattivo”  , perché lui non lo era , non lo era mai stato , non con lei  .
Perché era il suo primo amore , e lo avrebbe difeso , protetto dall’odio del mondo , da ciò che avrebbe potuto ferirlo  .
- Cosa credi di fare ?
Fece forza con le mani per liberarsi da quegli artigli , ma quando capì che la sua potenza  non era nulla in confronto a quella di Yehouda lo colpì con un pugno al volto , irradiando un fiotto di energia che le illuminò gli occhi come una saetta scagliata troppo in fretta e troppo forte .
- Credi di potermi contrastare , piccolo Tesseract ? O  …
- Zitto ! Non parlare male di lui !
Yehouda le sorrise in quel modo strano che le faceva paura , con quella bocca enorme e sproporzionata che brillava da sotto il cappuccio , ma non ebbe paura , non se ne curò .
Perché lui la sfidava a combattere  , a difendersi , ed anche se era ignorante sui suoi poteri , anche se non capiva come contrastare un simile nemico non si fece assalire dal panico .
 - Vuoi difenderlo ? Lui , che ti ha usato per avere la tua energia ? Difenderesti una creatura così abominevole , piccolo Tesseract ?
Lo fissò con rabbia , con odio , chiudendo i pugni e sentendo la pelle bruciare sotto le scariche di energia che avevano cominciato ad avvolgerla come una coperta  , rassicurante e calda come gli abbracci di papà Bruce .
- Sei così stupida da difendere un mostro che ti baratterebbe subito per il trono di Asgard ? Quell’inutile e orribile…
Il fiotto di sangue blu che  le schizzò in viso le macchiò la palpebra e la bocca , la mano con la quale gli aveva tranciato l’arto che la teneva prigioniera , il petto che sentiva palpitare sotto il cuore che chiedeva vendetta , chiedeva giustizia .
Perché Loki era suo , Loki l’aveva capita e protetta , sempre ,  e non avrebbe permesso a nessuno di chiamarlo “mostro” .
Non a Yehouda .
A nessuno .
- Piccola sciocca !
Non urlò quando uno degli artigli la agguantò per un fianco , ma si limitò a stringere gli occhi e caricare un pugno di energia per colpirlo , per bruciare lui e le sue parole , per combattere contro quella creatura che giudicava lei e Loki “sbagliati” .
Ma erano gli altri ad esserlo .
La creatura dorata che credeva di conoscerla .
Gli uomini in nero che pensavano di capirlo .
Yehouda che condannava lei e quell’amore che nessuno poteva criticare o comprendere  .
Il suo primo e unico amore .
- Loki non è cattivo , né un mostro – si lasciò sfuggire con un soffio mentre la rabbia si raggomitolava nel suo petto , spingendo per uscire , per trovare sfogo .
- Lui è gentile , è buono , ed anche se è figlio di Laufey , anche se è un dio , a me non importa  , perché papà Bruce mi ha insegnato che amare una persona significa accettarne i difetti e i pregi .
Sentiva gli occhi pungere , bruciare per un calore che si irradiava dalla punta delle dita fino alle radici dei capelli , un formicolio che assieme al pianto lavava via ogni traccia di paura dal suo viso , dal suo cuore .
- E  difenderli , da tutto e tutti , a non tradirlo , mai ,  a non mentirgli . E io lo proteggerò , da te , da chiunque voglia fargli del male .
Irrigidì la schiena , drizzando le spalle quando percepì la risata di Yehouda tutta attorno a sé , assieme ad un respiro pesante , irregolare alle sue spalle , ma ora tutto ciò che sentiva era solo il battito del suo cuore , e la verità delle sue parole .
- Perché il mio nome è Astrid , figlia  di papà Bruce , nipote di zio Tony e amica  di Pepper ed Estela .
Le ombre si ingrossavano attorno a lei , si facevano più  soffocanti , ma la luce dentro di lei aumentava , traboccava dai suoi occhi, dal suo cuore come una cascata di calore fluorescente .
-   Io ti ho creato – sibilò Yehouda nell’ombra , allargando le braccia che sembravano volerla stritolare fino a toglierle il respiro – e io posso distruggerti  .
Lo sfrigolio scaturito dall’incontro delle loro ombre le scoppiò davanti in una marea di scintille bianche che accolse nei palmi aperti e luminosi , accecanti come gli occhi che sapeva , divenivano sempre più bianchi , grandi e puntellati d’azzurro .
 Non strizzò gli occhi quando vide gli artigli calare sulla sua testa con rabbia  , ma quando vide un braccio fermare il colpo con la sola forza di una mano  li sgranò  e trattenne il respiro  , incredula .
Poi lo sentì , quel respiro che ricordava irregolare e caldo contro il collo mentre la prendeva , e il gelo di quella mano grande e fredda che ricordava premuta sulla schiena ma che ora sentiva contro il proprio ventre .
-  Tu !
Lo sentì sorridere contro la propria tempia , un sorriso che sapeva , nessuno trovava bello o gentile , ma solo cattivo .
Eppure lei non la vedeva , tutta quella cattiveria , ma vedeva solo bisogno di essere compreso  , capito , accettato per quello che era.
E lei lo aveva capito , accettato , amato dalla prima volta che lo aveva visto .
- Lei è mia ! – sibilò Yehouda con la voce che si faceva sempre più cupa , cattiva , gelida .
Coprì la mano di Loki con la propria , intrecciando le  dita con le sue  per dargli la sua forza , quel potere che lui agognava e che lei avrebbe ceduto senza pensarci .
Perché lo amava , e Pepper le aveva detto che per amore si rinunciava a tutto , persino a se stessi .
- Questo è quello che credete tutti , ma ti confesserò un segreto .
Lo sentì stingerla con più forza , con un profondo senso di protezione che la fece sorridere , emozionata , mentre la sua luce sovrastava l’oscurità , il buio , tutto quel freddo .
- Lei è mia , è sempre  stata mia .
L’urlo con il quale Yehouda si gettò su di loro non la fece sobbalzare  o tremare , ma la convinse a brillare più forte , tanto da accecare se stessa , tanto da illuminare l’antro nel quale era stata rinchiusa che fagocitò con le iridi di stelle .







°°°


   



Il boato che colse la Stark Tower sovrastò il consueto strombettare  dei taxi di Manhattan , e mentre i primi curiosi si affacciavano dalle vetrate dei bar per scorgere la causa di quel frastuono , Loki stringeva Astrid al petto , difendendola  con il proprio mantello dalla fuliggine che vorticava loro attorno .
- Se ne è andato .
Chinò il capo per vederla lanciare occhiate scure davanti , dietro e accanto a loro , in cerca della creatura che  popolava i suoi incubi , l’essere dalle mani di ferro che non era riuscito a superare la barriera dello spazio-tempo per invadere la loro realtà .
Eppure c’era qualcosa che non andava , lì , in quella strada , perché si sentiva osservato , accerchiato da nemici che però non sembravano volersi mostrare .
Poi la fuliggine li scoprì , e quando i misgardiani lo guardarono , lo riconobbero  , scoppiò il caos .
Un essere umano , forse instupidito dalla confusione lo affrontò con un bastone , spalleggiato da alcuni giovani appena usciti dal bar che osservarono lui con sfida prima di soffermare lo sguardo sul Tesseract .
E Loki lo notò , il desiderio dei loro occhi , la brama , l’interesse per una creatura tanto bianca e fragile , nascosta nel buio del suo mantello .
- Osi ancora tornare sul nostro pianeta , mostro !
- Voi , allontanatevi subito da lui !
- Chiamate la polizia !
Le urla degli esseri umani erano fastidiose  ,e  innervosivano il Tesseract  , la facevano tremare contro il suo fianco , e il saperla spaventata lo infastidiva  , lo rendeva irascibile e nervoso .
Strinse gli occhi quando vide uno di loro allungare una mano e chiamarla , affinchè scappasse dal mostro , affinchè non fosse testimone della sua follia  .
Ma non lo avrebbe permesso , a nessuno , di portargliela via  ancora e ancora .
Perché lei era l’unica cosa che voleva , che rivendicava come propria , ed anche se non avrebbe avuto la sua vendetta su Asgard non gli importava  se questo gli avrebbe permesso di tenerla con sé .
- Ehi tu ! Piccola ! Vieni qui !
L’uomo le allungò una mano , costeggiando un' auto per averla tanto vicina da afferrarla e portarla al sicuro , ma quando Loki notò il suo movimento lo scacciò con il proprio bastone , scaraventandolo al di là della colonna di uomini in divisa con un ringhio basso .
Ma più aspettava , più gli esseri umani che lo circondavano si facevano numerosi , aggressivi , violenti , anche se lui non aveva fatto nulla per meritarsi quell’odio , non ora , non in quel momento .
Aveva strappato molte vite in passato  , ma loro avevano calpestato il suo orgoglio ,  avevano umiliato la sua anima di divinità e tiranno , e non voleva quell’odio , non ora .
Perché così facendo il  Tesseract ne sarebbe stata vittima , dell’odio dell’uomo e delle divinità , della loro repulsione per il mostro che popolava i racconti di paura che solevano sciorinare  ai bambini per spaventarli.
- Abbassa l’arma ! Abbassa l’arma ho detto !
-Allontanatevi !
- Nascondetevi nel bar !
Urlavano , strillavano ordini che però lui non voleva assecondare , perché lo avrebbero catturato e gliel’avrebbero portata via , di nuovo , senza che lui potesse intervenire , neanche quella volta .
L’uomo col bastone lo caricò con un grido , ma ancor prima di sfiorarlo si trovò in ginocchio sotto il peso del piede con il quale gli schiacciò il viso , incurante dei suoi uggiolii , delle sue richieste di aiuto .
Perché quello non era cambiato , il desiderio di vedere gli altri soffrire , non era cambiato , ma quando percepì l’irrigidirsi del Tesseract al suo fianco  si sentì morire .
Il panico  , l’orrore che lo assalì nel sentirla scivolare via dalla sua presa gli annebbiò la vista per il dolore di saperla spaventata da lui , terrorizzata , da lui , ma quando sentì lo sparo comprese , e capì .
Quando il Tesseract richiuse gli occhi con un sospiro la pallottola che le si era conficcata nel petto cadde a terra , rotolando fino ai piedi di Loki che la fissava con le iridi dilatate dall’incredulità , dallo sgomento per quel sorriso sincero e dolce con il quale lei lo fissò  prima di schiudere le palpebre sugli occhi di stelle .
Astrid alzò una mano con sguardo cupo , caricando il suo palmo di energia per allontanare tutti quegli uomini che chiamavano Loki mostro , che lo puntavano con le loro pistole , che desideravano fargli del male  .
E lui non comprese, non riuscì a capire il perché di quel gesto , il perché il Tesseract si fosse lasciata sparare pur di difenderlo , ferire  , pur di saperlo al sicuro , e il perché continuasse , imperterrita , a tornare al suo fianco , luminosa e pura nonostante lo sporco della sua anima corrotta .
Quando la sentì stringergli una mano e scaraventare l’uomo sotto i suoi piedi con un’ondata d’energia non le sorrise , non la guardò , ma sentì le pupille tremare per il dolore di sapersi amato , per la prima volta , accettato , per la prima volta .
Anche se non lo meritava , anche se non aveva fatto nulla per guadagnarlo .
Un dolore che però non faceva male , ma che riscaldava le sue membra stanche e pompava sangue caldo e dolce in quel cuore atrofizzato dal pianto e dalla solitudine per la sua condizione di bambino odiato e abbandonato .
- Mostro ! Quella ragazzina è un mostro !
- Scappate !
- Non avvicinatevi a lei !
La fissavano con orrore , con paura , ma Loki non la sentì tentennare al suo fianco neanche per un momento , non allentò la presa sulla sua mano , non abbassò la testa .
Guardò dritto , di fronte a sé , con la mano tesa davanti al viso e la luce che l’avvolgeva come un’aureola .
- No Astrid ! Ferma !
L’arrivo dei Vendicatori non lo sorprese , ma lo fece sentire a disagio , nervoso , perché il loro ascendente sul Tesseract era considerevole , e lei sarebbe corsa da loro al primo richiamo .
Però Astrid non li raggiunse , si limitò a sorridere loro  e a tendere una mano , dolce e gentile con quello sguardo che si era ammorbidito nel vedere l’umano che chiamava padre tramutato in bestia .
Hulk riprese fiato dopo la corsa , guardando la ragazzina con occhi severi prima di guardare Loki e stringere le palpebre , ma Astrid ne attirò l’attenzione pigolando quel ‘papà che addolcì la bocca del Vendicatore in un ringhio meno rumoroso.
- Astrid allontanati da Loki . Ora .
Iron Man irrigidì il braccio teso con una smorfia nel vederla negare il capo con foga , aumentando la presa attorno alla mano dell’alieno con sguardo supplice .
- Loki non è cattivo – pigolò sincera , tendendo la mano verso i due uomini per portarli al suo fianco  .
Ma l’eroe sembrò tentennare , scambiando uno sguardo con Hulk prima di sentire il sibilo di Pepper dietro le spalle .
E quando la donna si piegò su se stessa per riprendere fiato lanciò una lunga occhiata alla loro bambina e al prigioniero intergalattico prima di appoggiarsi ad Iron Man e pregarlo di ascoltarla .
L’ennesima occhiata diffidente dei due Vendicatori riuscì a farle perdere la pazienza , e fu con voce stanca e stizzita che gli urlò contro .
- Se non volete fidarvi di lui , o delle mie parole , fidatevi di Astrid ! Non è forse la vostra bambina ?
Hulk soffocò un sobbalzo a quell’urlo , osservando con le folte sopracciglia aggrottate la manina di Astrid , tenera e desiderosa di quel contatto , così bisognosa di aiuto che il dottore la afferrò di scatto , ritrovandosi con il palmo metallico dell’eroe sotto il suo .
Tony Stark gli riversò un’occhiata colma di boria prima di osservare Loki e fulminarlo con lo sguardo .
- Lo faccio per lei , non per te . Chiaro Udinì ?
Astrid scoppiò in una risata divertita prima che una voce sovrastasse il ringhio di Loki , il tono annoiato di un uomo biondo ,  in giacca e cravatta che applaudiva con indolenza dal marciapiede .
- Una scena davvero commuovente , ma dovete scusarmi signori , se ora intervengo nel vostro quadretto familiare .
Signorina Hill ?
Maria fuoriuscì dall’ombra del tendone con sguardo granitico , le braccia avvolte attorno ad un fucile che puntava senza remore contro il prigioniero intergalattico , la minaccia che Hulk provò a contrastare nel vederla ondeggiare la canna verso la sua bambina .
Ma ancor prima di intervenire , una pioggia di catene gli cadde addosso assieme alle sagome scure dei soldati dello S.H.I.E.L.D.  mentre il Capitano Bertram puntava il suo sguardo scuro sul Tesseract .
Uno sguardo nel quale Loki lesse desiderio , brama , ma ambizione , un’orribile e gelida ambizione .
- Prendetela !
Lo sparo mancò il bersaglio quando Loki , afferrata per le spalle il Tesseract  , corse via , spinto da Iron Man che liberò il compagno con uno sbuffo infastidito prima di trovarsi con lo scudo di Capitan America nello stomaco .
- Avevo sentito puzza di gelatina di sottomarca.
L’eroe d’America colpì il miliardario con rabbia , chinandosi su di lui per sibilargli in faccia il suo disgusto .
- Hai tradito la tua patria – lo accusò mordace mentre la Vedova Nera invitava il dottore a calmarsi con una siringa che gli piantò nel braccio con una smorfia contrariata .
Tony Stark si dimenò nella presa dell’eroe con rabbia , sputandogli in faccia con occhi feroci .
- Ma non ho tradito il mio cuore , stupido soldatino pieno di steroidi !
L’ennesimo calcio lo costrinse a tacere  , e quando Iron Man voltò il capo osservò Hulk farsi forza per non abbandonarsi al sonno  , gli occhi neri attirati dalla figura  che correva tra la folla assieme a Pepper e Astrid .
La donna fece appena in tempo a gridare all’alieno di infilarsi nella 225esima prima di venire atterrata da un soldato sotto gli occhi increduli di Astrid , stretta tra le braccia di Loki che correva con rabbia .
Perché la sua era una continua fuga , dal mondo , da una vita che non aveva mai amato solo per guadagnare  la libertà che gli veniva sempre strappata  , e che ora , nuovamente , gli scivolava via sotto la forza dello stesso dannato  martello .
Quando Thor si avventò sul fratello fu accorto nello strappargli dalle mani il Tesseract prima di imprigionarlo nelle manette asgardiane, mentre Astrid rotolava sull’asfalto prima di cozzare contro un paio di gambe inguainate in un completo di alta sartoria .
E quando il Capitano Bertram la ebbe davanti  , con la fonte di energia illimitata più preziosa dell’universo ai suoi piedi ,  non potè che sorridere e prenderle il viso in una mano , osservando con delizia le galassie che quella piccola creatura racchiudeva nei suoi occhi di stelle .
- Non la toccare !
Il sibilo di Loki venne soffocato dalla maschera che il dio dei fulmini lo costrinse ad indossare prima che Thor osservasse il fratello con compassione e pietà .
- Ho dovuto farlo  , Loki . Loro sanno come curarla , il dottor Selvig riuscirà a curarla .
Eppure Loki avrebbe voluto urlare che non c’era nulla da curare , che non c’era nulla di sbagliato nel Tesseract  , nulla di cattivo o errato in lei .
Non in quegli occhi che lo guardavano sull’orlo delle lacrime .
Non in quelle labbra che tremando cantilenava il suo nome .
- Lasciatela stare ! – strillò Pepper nel vedere quell’uomo accarezzare la guancia di Astrid con un ghigno sardonico , saggiando la paura di quello sguardo che si venò d’azzurro quando lei provò a colpirlo con un pugno che non ebbe neanche il tempo di sfiorarlo .
E quando Iron Man vide la bambina accasciarsi con una mano pressata sul cuore , capì cos’era quel suono sottile che solo grazie alla tecnologia della sua armatura poteva captare .
Le onde emesse del *vibranio metallico che l’uomo teneva sotto la giacca e che faceva tremare il Tesseract come se fosse in preda a fitte lancinanti .
Hulk ringhiò quando  incrociò le iridi lucide della figlia prima che il Capitano Bertram la prendesse con decisione tra le braccia , zittendo i mugolii di dolore della ragazzina con un sibilo stizzito .
L’ombra dell’Elivelivolo inghiottì ogni luce  , ogni sguardo lucido e straziato , persino la scia luminosa che Astrid si lasciava alle spalle mano a mano che le onde del vibranio le causavano l’ennesimo spasmo di dolore .
Perché Tony   , tempo addietro , aveva scoperto dai suoi esami dove fosse contenuto il potere del cubo cosmico , protetto da una spessa sfera di adamantio che come una gabbia toracica cingeva il centro del potere del Tesseract , il cuore di Astrid.
E solo un oggetto poteva disperdere le particelle che componevano il metallo più resistente dell’universo , quella lega metallica  che permetteva ad Astrid di non implodere sotto la scia dell’energia cosmica .
Il vibranio metallico che l’uomo in giacca e cravatta nascose all’interno del taschino mentre Astrid guardava alle sue spalle , le iridi dilatate per la paura e il dolore .
Il dolore per la visione della sua famiglia ridotta in ginocchio e di Loki ,  prigioniero della creatura dorata .
E per la prima volta Astrid imparò  una lezione importante che nessuno le aveva mai insegnato .
Quella più difficile , quella più crudele .
Perché non ci sarebbe stata pace per nessuno di loro fino a quando lei sarebbe esistita  .
Perché il desiderio di onnipotenza non avrebbe mai smesso di smuovere l’uomo  , di fargli compiere le azioni più riprovevoli e inumane.
Come il strappare una bambina dalle braccia della sua famiglia e disintegrarle il cuore pur di ricevere potere .
Il potere che Yehouda tornò a rivendicare , nella sua testa , quando chiuse gli occhi .
Un potere che lei non conosceva ma che tutti attribuivano a loro stessi , alle loro razze , ai loro figli .
Anche se apparteneva a lei , anche se nessuno , in tutti quei secoli , avesse provato la cosa più semplice , la prima cosa che papà Bruce le aveva insegnato .
Chiedere il permesso , con gentilezza , per avere una cosa che non  era propria .
Anche se era inanimata , anche se , all’apparenza , l’oggetto non sembrava avere nè un cuore , né dei sentimenti .



Continua…


* Vibranio : è un metallo immaginario del mondo Marvel , indistruttibile che si trova in natura , capace attraverso delle onde-antimetalliche di liquefare l’adamantio .




Ringrazio tutti per l’attenzione , un saluto
Gold eyes   
 

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Capitolo 11
*** 11 - Frozen ***


(N.B. prima di iniziare la lettura vi avviso che ci saranno scene cruente in questo capitolo  ,  come sottolineato dall'avvertimento "Contenuti forti" e dal raiting Rosso  , perciò vi invito a desistere se ritenete di non poter accettare alcune descrizioni . Grazie per l'attenzione , buona lettura ) ;





“I can't feel my senses
I just feel the cold
All colors seem to fade away
I can't reach my soul
I would stop running, If knew there was a chance
It tears me apart to sacrifice it all but I'm forced to let go “


[…]



“Tell me I'm frozen but what can I do?
Can't tell the reasons I did it for you
When lies turn into truth I sacrificed for you
You say that I'm frozen but what can I do? “


( Frozen – Within Temptation )




 
- Incrementate il voltaggio .
- Ma signore – provò a contraddirlo Erik Selvig  , zittito dall’occhiata imperiosa con la quale  Bertram lo fulminò prima di metter mano al fascicolo che stava spulciando con occhi annoiati .
- Ho detto , incrementate il voltaggio .
Quando il vibranio metallico cominciò ad emettere onde lunghe , il movimento brusco del  corpo che gli scienziati  osservavano al di là della vasca li fece sobbalzare  mentre  la creatura dai capelli d’arcobaleno si raggomitolava su se stessa  con una smorfia , tirando i tubi che iniettavano nelle sue vene antidolorifici e morfina , eppure sembrava che i farmaci non sortissero nessun effetto su di lei  a giudicare da come si ritraeva su se stessa per  combattere il dolore .
- Aumentate .
Selvig  lanciò un’occhiata di rimprovero al direttore dello S.H.I.E.L.D  , serrando la mano sulla leva che sollecitava il vibranio , ma non aumentò la carica , si limitò a rimanere immobile sotto lo sguardo nervoso dei colleghi .
Uno spasmo improvviso costrinse Astrid a coprirsi con le braccia , inconsciamente , continuando a rimpicciolirsi su se stessa con qualche gemito di dolore che il liquido della vasca soffocava assieme ai suoi pigolii straziati.
Eppure Selvig  li udiva nella sua testa , gemiti , urla , unite alle risate di sua nipote che doveva avere la stessa età della creatura che da due settimane stavano esaminando per ordine del direttore Bertram .
Quando l’uomo gliel’aveva presentata come il Tesseract , lo scienziato era scoppiato a ridere per il nervosismo , ma quando le lastre avevano mostrato l’energia del cubo cosmico incanalata nel cuore della piccola , la sua curiosità di uomo di scienza aveva zittito la voce della sua coscienza come essere umano  .
Ma la curiosità aveva avuto vita breve quando Bertram gli aveva ordinato di recidere il globo di adamantio che, come una gabbia toracica , avviluppava il cuore d’energia della ragazzina .
Perché liquefare l’adamantio con le onde-metalliche del vibranio non avrebbe solo significato raggiungere il centro di tutto quel potere , ma avrebbe investito tutti loro della responsabilità di aver deliberatamente giocato con la vita di un essere vivente e con il suo cuore .
Quel cuore di energia che  riuscivano ad intravedere dal monitor mano a mano che l’adamantio si liquefaceva  , ma con un altro aumento di potenza le avrebbero causato un attacco cardiaco  , e senza battito il Tesseract sarebbe morto ,  quella piccola ragazzina ,  sarebbe morta .
 E Selvig non voleva accollarsi quell’omicidio , neanche per scoprire i segreti dell’universo , né  per accontentare la sete di potere di un uomo che poneva il proprio interesse sopra le leggi della morale e della vita  , giocando a fare il dio .
Il rumore di pagine sfogliate venne interrotto bruscamente quando Bertram capì che lo scienziato non avrebbe eseguito il suo ordine  a causa di  uno stupido istinto paterno che nessuno di loro avrebbe dovuto nutrire per quella “cosa” che non era neanche umana .
- Ha qualche problema , dottore ?
Selvig strinse le labbra in un moto di repulsione , tirando bruscamente  la leva verso il basso  quando vide il Tesseract sgranare gli occhi nel vuoto e fissare lui con terrore , paura e dolore , una sofferenza che lo spinse ad aprire la vasca per tirare fuori il corpo magro e debilitato della bambina .
Astrid gli cadde tra le braccia come un peso morto , abbandonata con le palpebre sbarrate su occhi che non parevano neanche più umani , divenuti ormai  luminosi e trasparenti come un velo della via lattea che brillava ad intermittenza .
 - Cosa vorrebbe fare ,  ora ?
La sufficienza con la quale il direttore gli si rivolse causò in Selvig uno scatto nervoso  , ma si limitò a stringere  al petto la bambina con rinnovata foga , anche quando l’alta figura dell’uomo lo sovrastò minacciosamente .
Li separavano cinque centimetri buoni , ma lo scienziato non abbassò mai  lo sguardo , il misero sfoggio di coraggio che convinse  il direttore a lasciar passare entrambi , ma continuò  a tenere d’occhio l’espressione terrorizzata del Tesseract con un sorriso beffardo fino a quando le porte metalliche gli si chiusero davanti  con un sibilo .   
- Non preoccuparti , non ti si avvicinerà – provò  a rassicurarla  nel sentire le piccole dita  del Tesseract artigliargli il colletto del camice , ma Astrid continuava ad osservare le porte metalliche con quegli occhi inumani che si illuminavano ad intermittenza , come una vecchia lampadina rotta .
Percorsero qualche altro metro prima che Maria Hill , riconosciuto il corpicino tremante che il dottore provava a calmare con qualche pacca sulla spalla si fermasse loro di fianco , allungando una mano per stringere i palmi gelati della piccola .
E quando Astrid la riconobbe , allungò le braccia con un  pigolio che convinse la donna a prenderla in braccio per portarla via da lì .
Quando il vento le ululò  in faccia la sua furia  , la donna coprì con la propria giacca il corpicino tremante , cullandola leggermente per calmarla  ,  provando in qualche modo a smorzare anche  la propria irritazione .
Perché lei sapeva a cosa stavano sottoponendo la bambina , era consapevole dell’orrore , e non c’era nulla di giusto nel vederla perdere colore dopo ogni esame .
Nulla che potesse giustificare le torture , la cattiveria , la brutalità inflitta su qualcosa che non era umano ma che era vivo .
 - Mi dispiace .

Non era la prima volta che si scusava con lei  ,  e non sarebbe stata l’ultima .
Perché quello che le stavano facendo era orribile , inumano , e se il dottor Barner fosse venuto al corrente delle sperimentazioni ,  avrebbe distrutto tutto .
Eppure Maria sperava che qualcuno degli eroi captasse il pericolo , capisse che c’era qualcosa che non andava  negli occhi della bambina , sempre più sfuggenti , velati e vitrei come se non vedesse nessuno di loro , ma guardasse altri.
Come se ci fosse qualcuno che le parlava , la sfiorava , sguardi e tocchi che Maria percepiva a stento ma che sentiva su di lei , sulla schiena del Tesseract continuamente scossa da fremiti .
Come se qualcuno la stesse accarezzando al posto suo , ma senza dolcezza , senza umanità .
Quel qualcuno che Astrid continuava a guardare , nascosta contro la spalla della donna che andava a trovarla ogni giorno per darle qualche caramella , quel qualcuno che c’era sempre e che le sorrideva da sotto il cappuccio , allungando uno dei suoi artigli per toccarla , per chiamarla e guidarla dall’altra parte .
Lì dove non c’era né luce , né calore , ma solo silenzio e freddo .
Un gelo che la stava uccidendo , lentamente , congelando quell’energia che sentiva scivolare via  dal petto , dalle mani , dalle palpebre tremule che non volevano saperne di  chiudersi .
Anche se Yehouda ormai  poteva vederlo anche da sveglia , e poteva toccarla , sempre , e ridere del sangue che tossiva dopo ogni bagno nella vasca , e gioire dell’alone bluastro che le imporporava le guance e le pressava il petto , uccidendo l’aria nei polmoni , seccando il sangue che circolava nelle vene per riempirla di energia che il suo piccolo corpo non poteva contenere , controllare , assorbire .
Non più .








°°°





 

- Dannazione !
Tony Stark crollò in ginocchio con le unghie spezzate e sanguinolenti , ricurvo su se stesso per la stanchezza derivata dal   non riuscire a liberarsi da quella prigione , dal non riuscire neanche a creare una crepa nel vetro che li imprigionava .
Scacciò malamente la mano che Pepper gli aveva  allungato per convincerlo a calmarsi , ma fu il sibilo silenzio del dottor Banner  a farlo desistere .
Il sibilo che lo scienziato stroncò con un ringhio basso prima di raggiungere il dottore e sollevarlo per il bavero della camicia , sfogando la propria frustrazione su di lui , sull’uomo stanco e dallo sguardo vitreo che ricambiava la sua rabbia con il dolore delle iridi schiuse su un viso che pareva invecchiato di anni  .
-Cosa dovrei fare ? Starmene seduto e piangermi addosso come fai tu  ?
Il miliardario percepì appena le dita di Pepper strette attorno l’avambraccio , perché era troppo occupato a scrollare il corpo massiccio di Banner che ciondolava il capo come se non avesse motivo di rispondergli , come se non gli importasse  di reagire .
Perché Bruce aveva provato , da Hulk , da uomo a sfondare quella prigione , ma ad ogni contatto con il vetro , ad ogni caduta sul gelido pavimento  l’impotenza e il dolore di non poter correre in aiuto di Astrid aveva aperto squarci nel suo petto , ferite che pulsavano sulla sua anima , su quel cuore che non sentiva più .
- Basta! Ti prego ! – strillò disperata  la donna , abbracciando il compagno per trasmettergli calma , anche se lei stessa tremava per la consapevolezza di essere inutile, ancora una volta ,  nella salvezza di una persona cara .
E guardò Loki , in cerca di aiuto , o di semplice comprensione  , ma il dio continuava a fissare il vuoto con quegli occhi che non sembravano più umani .  
Lo vide sollevare il volto solo quando sentì il rumore di passi che si avvicinavano , la camminata severa e cadenzata con la quale Maria Hill soleva presentarsi all’imbrunire per riportare loro le notizie sulle condizioni del Tesserat .
Ma quando il soldato si fermò all’ombra del corridoio , come se temesse una loro reazione ,  Tony Stark seppe che c’era qualcosa di sbagliato in lei , nei suoi occhi scuri che brillavano nel buio e nell’ombra sformata del ventre .
Come se tenesse in braccio un corpo che faticava a camminare da sé , la gracile e pallida creatura dai capelli d’arcobaleno che sotto il neon delle luci sembrò loro ancora più stanca , quasi morente .
Quando Loki la vide mosse le labbra per bisbigliarne il nome , ma la maschera gli impediva di farsi udire da lei , anche se qualcosa nella sua testa gli diceva che  probabilmente non sarebbe riuscita a sentirlo ugualmente .
Perché il Tesseract sembrava far fatica persino a respirare , raggomitolata su se stessa in un camice bianco  , troppo grande per la sua ossatura gracile  ,   il viso chiazzato di blu e il respiro ansante che si rannuvolava in piccoli sbuffi di nebbia .
Teneva gli occhi chiusi ,  le ciglia che tremavano per ogni brivido di freddo che le causava l’ennesima scossa nel petto , ma quando Maria le bisbigliò qualcosa nell’orecchio schiuse le palpebre con una fitta di dolore , sorridendo lievemente nel vederli tutti  .
Tony allungò una mano davanti al viso , il respiro spezzato in gola  ,  pressandola sulla lastra che Astrid faticò a raggiungere per la difficoltà che trovò nel camminare senza crollare sulle ginocchia  , e quando vi cozzò con la fronte nell’inciampare sui suoi stessi piedi  non potè che sorridere , congiungendo il suo palmo piccolo e luminescente con quello grande dell’uomo .
- Cosa ti hanno fatto .
  Il tono sconfitto dell’uomo sembrò riempire gli occhi di Astrid di lacrime , ma non c’erano più liquidi nel suo corpo , nulla che potesse espellere per sfogare il proprio dolore e la nostalgia di un tocco che non poteva saggiare .
Il dottor Bruce scansò l’eroe con uno strattone , schiacciando il viso contro le dita azzurre della sua bambina   , e quando i suoi occhi colsero le venature fin troppo evidenti sul collo  e sull’avambraccio sinistro si sentì assalire dalla nausea .
- Ti hanno fatto  male ? – sfiatò Bruce con voce fioca , graffiando il vetro con tanta rabbia da far sanguinare le dita e striare di rosso la lastra che lo divideva da Astrid  , ma per quanto la bambina muovesse le labbra , le parole che ne uscivano non prendevano significato , riducendosi a brevi e acuti pigolii che le  morivano sulle labbra screpolate .
-  Non può parlare .
- Cosa hai detto ?
Maria Hill soppresse un sussulto di spavento quando sentì il pugno di Iron Man cozzare con rabbia contro la vetrata    , quasi lo avesse sentito infrangersi sul proprio zigomo , mentre gli occhi scuri dell’uomo la gelavano con quelle pupille dilatate che facevano orrore .
Ma l’orrore di Tony , del dottore e di Pepper per quello che stavano facendo alla loro bambina , per averla ridotta  muta e zoppicante non poteva più essere contenuto , non in quei cuori che traboccavano rabbia , non negli sguardi che se avessero potuto , avrebbe ucciso , dilaniato , trafitto , scuoiato ognuno di loro .  
- Ecco cosa odio della S.H.I.E.L.D. – sibilò l’uomo con voce sepolcrale – il vostro spirito umanitario che viene meno  ogni qual volta il desiderio di onnipotenza vi rende ciechi e sordi alle urla . E non venire a dirmi che ti era stato ordinato , perché avresti potuto scegliere ! Gli esseri umani hanno il potere di scegliere cosa diventare e per cosa essere ricordati !
Il soldato strinse le labbra per contenere il fastidio  , il senso di colpa che in quelle settimane l’aveva tormentata nei sogni , ogni qual volta gli occhi del Tesseract si puntavano su di lei con dolcezza , come una carezza gentile che non la condannava ma la ringraziava per i piccoli abbracci che le concedeva .
E Maria Hill sapeva di non meritare il perdono del dottore , della bambina , ma di aver guadagnato la vergogna per la sua vigliaccheria , per quel “sacrificio”che  doveva alla sua  patria .
Ma nulla valeva l’uccisione di una bambina , neanche  la possibilità di conquistare la fonte di energia più potente dell’universo .  
- È per questo che ho disubbidito agli ordini ! – sbraitò , rossa in volto - Ho scelto di abbandonare la S.H.I.E.L.D come ha fatto Fury una volta stancatosi dell’irragionevolezza delle richieste dei nostri superiori .  
-  E sapete bene cosa gli è successo  , vero , signorina Hill ?
Quando il Capitano Bertram fuoriuscì dall’ombra del corridoio assieme a Thor  il panico di essere stata scoperta la fece tremare solo un istante prima che la donna , sfilata la pistola dalla cintura la puntasse con rabbia contro il direttore .
Eppure l’uomo non fece una piega  , si limitò ad avanzare di un altro passo e a dirottare lo sguardo sul Tesseract schiacciato contro la vetrata .
Il respiro tremolante del dottore sembrò far vibrare l’intera prigione mentre i suoi occhi si dilatavano per l’urgenza e i suoi muscoli si tendevano e accartocciavano nel sentire Astrid emettere brevi gemiti di paura , osservando prima lui , poi l’uomo che avanzava nella loro direzione .
- Vieni qui , piccolo Tesseract , non crederai davvero di aver adempiuto al tuo compito .
- Stia lontano da lei !
Lo sparo lo mancò di un soffio , ma il direttore osservò il buco ai suoi piedi con una smorfia rassegnata , comprensiva , che costrinse Maria a rafforzare la presa sulla pistola e frapporsi tra il direttore e la bambina .
Perché già una volta aveva permesso alla sua vigliaccheria di far soffrire un innocente  , e non avrebbe commesso lo stesso errore una seconda volta . - È finita , direttore . Per quanto l’America abbia bisogno di protezione , uccidere una bambina innocente non potrà mai essere visto come un sacrificio necessario per la sua salvezza .
- Bambina ? – quella di Bertram fu una risata inquieta , stridente come il rumore di unghie strisciate  su una lavagna – quella alle tue spalle non è una bambina  , ma il potere che  spetta di diritto all’essere umano . Nulla che va protetto , o capito .
Astrid fremette a quelle parole , raggomitolandosi su se stessa e continuando a tenere  la mano poggiata su quella di papà Bruce , vedendo le sue dita ingrossarsi e colorarsi di verde , poi lo sentì , il suo nome bisbigliato così sofficemente da passare per un urlo disperato  , e nel seguirlo  vide Loki .
Lì , in un angolo , in manette e con una maschera che gli copriva la bocca e lasciava libero solo gli occhi , occhi che all’apparenza sembravano persi nel vuoto ma che la fissavano, sempre , con quell’ombra cupa che passava per cattiveria e mai per bisogno d’attenzione .
- No !
L’urlo con il quale Maria Hill provò ad allontanare Thor da Astrid fece sobbalzare Pepper , sbiancata nel vedere il dio dei tuoni calare una mano sulla bambina e alzarla per i capelli , costringendo la ragazzina a strizzare gli occhi per il dolore  , le mani piccole e pallide corse alla  testa per liberarsi.
Ma più Astrid si dimenava , più le dita del dio si stringevano sui suoi capelli , strappandole urla di dolore che furono zittite dal crepitio di vetro e ferro .
E quando Loki indietreggiò di un passo per prendere la rincorsa , un fiotto di sangue schizzò sul vetro quando la maschera rischiò di frantumarsi assieme alle ossa della mascella nello schianto contro la lastra indistruttibile .
Una , due , tre volte , Loki ondeggiò su se stesso , sputando sangue e saliva e caricando ancora , con rabbia , nel tentativo di rompere la prigione e liberarsi dalla maschera , incurante dei tagli che si aprivano sulle palpebre sgranate e sugli occhi lucidi di follia .
Iron Man ne seguì l’esempio , battendo i palmi sulla vetrata assieme a Pepper che calciava con tutte le sue forze , gridando il nome di Astrid , con rabbia , con disperazione , fissando quel sorriso tremulo che le colorava il viso oramai bluastro .
E più i loro colpi risuonavano , frenetici e cadenzati dai ringhi di Loki  ,  più la prigione fremeva , e il cuore di Astrid sussultava per il dolore di vederli ferirsi per lei , ancora e ancora .
Loki cadde in ginocchio con il viso ormai tumefatto , le mani ancora imprigionate dalle manette ma il viso finalmente libero di respirare , di attingere aria con la bocca che si schiuse in un sibilo di ribellione verso il fratello e il misgardiano .
- Vi ucciderò tutti , uno per uno  – sputò rabbioso , facendosi forza su una gamba per tornare in piedi – e se oserai ancora toccarla , sappi che ti scuoierò vivo  e apprenderò le tue interiora come trofeo .
Uno scricchiolio  seguì il sussurro inquieto del dio degli inganni prima che la vetrata scoppiasse in frammenti  e schegge di vetro liquefatto , e quando Thor sentì la mano del fratello stritolargli lo stomaco come se stringesse catrame appiccicoso piuttosto che carne umana , Astrid fu libera dalla sua morsa rabbiosa per ritrovarsi in quella di Loki .
Ma la mano che le stringeva il fianco non aveva nulla di sbagliato , nulla di minaccioso , era solo un palmo pallido che la pressava con una forza sovrumana contro il petto del dio .
Ed anche se il sangue che colava già dal viso di lui le imbrattava i capelli  , anche se la sua bocca era schiusa in quel sorriso largo e grottesco , non c’era nulla in lui che potesse spaventarla .
Non quegli occhi cangianti per la magia che Loki stava espellendo dal suo corpo come linfa vitale , non la sua risata bassa e roca che faceva accapponare la pelle .
Il martello finì a terra assieme al corpo massiccio del dio  , martellato da una massa invisibile che pioveva sulle sue ossa con la forza di un masso gigantesco , massacrando muscoli , sgretolando tendini , maciullando organi sotto il movimento dell’arto che Loki alzava e abbassava con un gesto secco , sempre più rabbioso , sempre più cruento .  
- Fermo !
Fandral fece appena in tempo a tirare indietro la compagna d’armi prima di sputare sangue nel venire raggiunto dal pugno che Loki gli aveva indirizzato nel vederli correre in soccorso di Thor , e urlò dal dolore quando il dio degli inganni , afferratolo per i capelli  , provò a staccargli un braccio .
Ma il guerriero fu lesto ad affondare la spada nella coscia del dio , urlando a Lady Sif di afferrare il Tesseract e correre via  , e per quanto Astrid provò a far forza pur di non venire allontanata da Loki , quando la donna le  colpì le braccia che teneva serrate attorno  al collo del dio con un colpo violento  si ritrovò ad urlare dal dolore .
Hulk udì distintamente il grido della sua bambina  , così acuto e stridulo da sovrastare gli incitamenti degli uomini della S.H.I.E.L.D. e i sibili minacciosi di Iron Man , nonché i mugugni stizziti di Pepper  , e bastò un suo salto per portarlo davanti alla guerriera mentre Loki , caduto in ginocchio a seguito della ferita puntava gli occhi rabbiosi sulla donna prima di scrollarsi di dosso Fandral.
-  Hulk vuole la sua bambina .
La voce gutturale del mostro verde costrinse Lady Sif ad indietreggiare istintivamente , rilasciando un basso sibilo nel sentire il Tesseract dimenarsi e allungare le braccia magre e stanche verso il colosso .
- E Hulk la vuole ora .
Il suo pugno fu più veloce della replica della donna , ma ancor prima di afferrare la mano che Astrid gli  allungava , una figura nera aveva raccolto la bambina da terra , caricandosela su una spalla e correndo verso l’uscita con passo celere e deciso .
Tony Stark fu il primo a riconoscere la chioma rossiccia della Vedova Nera , ma ancor prima di raggiungerla ,  l’assassina venne intercettata dalla pistola con la quale Pepper la colpì a bruciapelo su una spalla prima di allungarsi sul corpo della russa e afferrare Astrid per un braccio .
Nel riconoscere il profumo da “mamma” di Pepper Astrid si rilassò per un attimo , abbracciando la vita della donna che  indietreggiando con passo zoppicante si nascose nella nicchia del corridoio .
Rimasero in silenzio , con il respiro ansante  e spezzato per l’affanno , e quando alcuni uomini della S.H.I.E.L.D. sfrecciarono loro di fronte con un urlo di rabbia Pepper fu lesta a coprire i mugugni della bambina con una mano .
Fin lì i rumori giungevano ovattati , quasi come se a pochi passi divinità e uomini non si stessero facendo guerra ,   ma Astrid poteva sentirli ugualmente  nella sua testa .
I passi pesanti di papà Bruce che scacciava i rinforzi degli uomini in nero  con un gesto stizzito del braccio , i borbotti che rimbalzavano nella maschera e storpiavano la voce tonante di zio Tony , e i ringhi di Loki , bassi e feroci come quelli di una bestia ferita .
Eppure lei sapeva che non sarebbe stata d’aiuto , non in quelle condizioni , non senza quel potere che non aveva ancora compreso e accettato , e stava per chiedere a Pepper di portarla lontano affinchè facesse da esca quando un respiro caldo le gelò la nuca .
Pepper cadde riversa a terra senza un lamento , un rivolo di sangue a colarle giù dalla testa a seguito del calcio della pistola con il quale il Capitano Bertram l’aveva colpita prima di afferrare Astrid  per un braccio .
Il brusco impatto con il pavimento gelato le strappò un singulto di dolore , ma la fitta lancinante che provò al ventre fu nulla al confronto .
- Credevi  davvero che ti avrei lasciato scappare così ? – le sputò feroce l’uomo in nero , il viso sfigurato da una smorfia atroce che la fece tremare dalla paura .
Perché non poteva muoversi , e il dolore al ventre sembrava aver congelato ogni suo arto , persino la mano con quale aveva tentato di scacciare l’oggetto luccicante che l’uomo le aveva piantato nella pancia .
Il Capitano Bertram le respirò in faccia con divertimento , accarezzandole i capelli e allargando il camicie che le scopriva una spalla per puntarle al petto una pistola trasparente dalla forma strana .
-  Sai cos’è questo ? Mio piccolo e ignorante Tesseract ?
Astrid tremò , angosciata , quando vide una nuvola nera addensarsi sulla figura chinata su di lei , e quando riconobbe la bocca aguzza e gli artigli affilati che Yehouda sfregava con goduria davanti al cappuccio sgranò gli occhi per l’orrore .
- Questa mi permetterà di risucchiare la tue energia , piccolo mostro – e il suono di risucchio che emise l’arma le causò un nuovo tremito di paura – energia che il tuo piccolo cuoricino espellerà una volta che avrò disintegrato l’adamantio che lo circonda .
Fu un suono , il più silenzioso e inudibile per l’essere umano a strapparle un gemito di dolore , e un altro , e un altro ancora  fino a quando Astrid non potè che piangere in silenzio , mordendosi le labbra per non dare soddisfazione a Yehouda del suo dolore .
Perché le avevano insegnato ad essere forte , a combattere , per difendere se stessa e le persone che amava .
Ed anche se in quel momento non era capace di difendersi , anche se la possibilità di non rivedere il viso di Loki le spaccasse il cuore , decise di non urlare , di non gemere neanche , ma di stare in silenzio e di essere forte .
Per se stessa e per quella vita che un incidente le aveva donato ma per la quale avrebbe sempre ringraziato .
Quando l’adamantio scivolò via dal suo cuore ci fu un attimo nel quale Astrid potè percepire calore , un immenso e straziante calore che le annebbiò la vista e le asciugò le lacrime , il lungo attimo del suo ultimo e silenzioso battito .
E quando il gelo la avvolse , ghiacciando persino il colore delle sue iridi , il Capitano Bertram estrasse la pistola con un gesto deliziato , rilasciando il corpo freddo e senza vita che ricadde al suolo con un tonfo secco e inudibile .
Eppure Loki lo udì , quel suono , lo sentì stridere nella sua testa e azzannare le sue terminazioni nervose , uccidendo ogni minimo residuo di sanità in quella  mente per secoli corrosa dalla follia .
- Mia ! Mia finalmente ! – biascicò incredulo il direttore dello S.H.I.E.L.D. ,  incurante del silenzio che sentiva giungere dalla sala poco lontana , indifferente agli sguardi raggelati che i Vendicatori lanciavano al corridoio  e al piede nudo e bianco di Astrid che sbucava da dietro l’angolo .
Perché Richard Bertram era riuscito a riscattare se stesso , a raggiungere l’obiettivo che per anni , uomini in divisa e senza cervello  avevano tentato di raggiungere mentre lui ammuffiva tra le scartoffie del quartier generale .
Mentre ora aveva l’energia dell’universo tra le sue mani , finalmente .
- Questo è il motivo per cui mai nessuno di voi esseri inferiori è riuscito a comprendere la grandezza della mia creatura .
Quello di Yehouda fu un sussurro che l’uomo percepì come un brivido lungo la schiena mentre gli artigli del Creatore si curvavano sulle mani a coppa dell’essere umano e sulla sfera di luce che sobbalzava ad ogni respiro .
Quella minuscola stilla di energia che aveva cominciato a dilatarsi e contrarsi .
- Perché nessuno è mai riuscito a capire che la vita non può essere stretta tra le mani di nessuno . Né di un dio , né di un essere umano .
Il fragore sfrecciò fra i cieli limpidi di Manhattan , frusciando tra quelli  uggiosi d’Inghilterra fino alle spiagge assolate del Mediterraneo , un lento e assordante rombo di tuono che sembrò voler far cadere giù il cielo mentre la colonna di luce forava il pianeta Terra come una pugnalata dritta nel petto .
Un pilastro ceruleo che bucava l’universo , le stelle  , e un cuore che lentamente Loki sentì sgretolarsi nel petto , in silenzio , un pezzo alla volta , frammento dopo frammento , la caduta timida e spaventata di un cuore che continuava a crepitare , agonizzante , e a chiedere aiuto  , con voce rotta .
Ancora e ancora , nel suo strazio senza fine .



Continua…



Manca davvero poco alla fine  , e questi ultimi capitoli saranno molto movimentati .
Ringrazio tutti per la lettura .


- Zamieluna :  Grazie per il commento , e per i numerosi wow  , davvero ,  li ho apprezzati molto . E sono contenta che il modo di scrivere appassioni ! La caratterizzazione dei personaggi è l'aspetto che mi preme sempre di più ! Comunque Astrid fisicamente dimostra diciassette/diciotto anni , una domanda più che sensata la tua visto che utilizzo sempre la parola "bambina" e non ho mai specificato il suo aspetto su una scala temporale . Amo chiamarla "bambina" perchè è nata da poco in effetti , anche se ha il corpo di un'adolescente , ma è cresciuta in fretta , e per Tony  e company rimarrà sempre una bambina , la pecca di sentirsi suoi genitori .
Spero di aver soddisfatto la tua curiosità , un saluto davvero caloroso !




Al prossimo aggiornamento , Gold Eyes

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Capitolo 12
*** 12 - Lost ***


“She's lost in the darkness
Fading away
I'm still around here
Screaming her name
She's haunting my dreamworld
Trying to survive
My heart is frozen
I'm losing my mind “

[…]

“I'm burning the bridges
And there's no return
I'm trying to reach her
I feel that she yearns “


( Lost – Within Temptation )














C’era silenzio .
Un silenzio inquieto fatto di sospiri e bisbigli concitati  ,  segreti sussurrati a fior di labbra per paura di essere uditi .
 Parole , nenie unite al  ritmico suono  di passi lenti e coordinati che avanzano  nel buio , il cammino tracciato da quel barlume di luce che aleggiava nell’aria come se fosse sospinto dal respiro  di un essere vivente .
Ma non c’era nulla di vivo in quel luogo , solo tenebre , un gomitolo di nebbie scure e soffocanti che uccidevano ogni suono , odore , calore , tutto all’infuori di quella  fiammella bluastra che delle mani artigliate cingevano con delizia mentre occhi rossi e sgranati dallo stupore osservavano il risultato del loro lavoro .
La fucina dell’universo era stato per secoli il grembo sterile di una madre che piangeva la propria condizione .
Perché c’era stato un tempo in cui l’universo non era altro che un terreno arido e secco , polveroso come un deserto che da anni non sente più il quieto frusciare del vento e il dolce sciabordio delle acque sul proprio corpo dorato  , l’antro oscuro e sterile nel quale loro  , i Creatori , avevano vissuto in solitudine , fino a quando lei non era nata .
La vita dell’universo .
Una minuscola scheggia di luce che illuminava gli arti grotteschi di Yehouda , affamato di quel bagliore che imprigionava tra gli artigli con la gola secca per la trepidazione .
I suoi occhi parevano ancora più ributtanti alla luce della goccia d’energia  ,  due ampolle di sangue rovesciato su una placca di metallo fuso , iridi che non avevano mai avuto la capacità di amare  , capire , ma solo di possedere , con rabbia , con egoismo .
Eppure la nascita della vita non era frutto dei suoi sforzi , ma era la risultante delle preghiere di  Semjace  e dei poteri di H’ava, lui aveva messo solo l’idea , l’ingegno , solo quello .
Eppure Yehouda sapeva che lei era sua , che lo sarebbe sempre stata, frutto di quel bisogno di invertire la sua noiosa eternità in  qualcosa di luminoso , di grande , di magnifico .
La creatura che si tendeva e ansimava tra le sua mani mentre il mondo implodeva dentro e fuori di lei , gettando luci nell’universo che avrebbero creato galassie , costellazioni ,  e una scia luminosa che l’avrebbe condotta sempre alla via di casa .
Quando riaprì gli occhi il silenzio attorno a lei fu la prima cosa che sentì prima che la puzza di bruciato la convincesse ad abbassare lo sguardo .
Scattò indietro , spaventata , quando vide una carcassa informe ai suoi piedi , un corpo completamente corroso dalle fiamme , disintegrato da un qualcosa che sembrava aver risucchiato la vita dai bulbi oculari che la fissavano vitrei  .
E fu il colore spento di quegli occhi a farle capire chi fosse l’uomo morto ai suoi piedi , il chiarore dei punti luminosi che l’avevano cercata sempre e che le ridevano nel buio degli angoli quando gli uomini in bianco la immergevano nella vasca .
Ma non capì il perché di quell’orrore , di quel bruciore che sentiva lei stessa al viso , alle mani , fino a quando non fu la voce di Yehouda a farle alzare lo sguardo .
- Era così che ti ricordavo , luminosa e implacabile – le bisbigliò suadente , allungando gli artigli verso i suoi capelli , ma fu nello sforzo di ritrarsi che notò qualcosa di strano , qualcosa di sbagliato nel colore delle sue ciocche e nelle mani che aveva teso in avanti per difendersi .
Rimase immobile , pietrificata dall’orrore , incredula di quello che vedeva , perché quelle non potevano essere le sue mani , quelle “cose” non potevano neanche essere chiamate mani .
Eppure erano i suoi  palmi quelli che nell’aria rilasciavano scie luminose ogni qual volta provava a chiuderli in pugni , due schegge di luce azzurra e fluorescente che però stentavano ad avere una forma concreta , stabile , tanto da disegnarle di nuovo delle dita .
- Cosa…
- Questa è la tua essenza , Tesseract . Tu sei energia , lo sei sempre stata .
Yehouda amava vederla soffrire , amava sentirla contorcersi dal dolore , ma la verità di quelle parole , unita alle immagini che aveva visto nella sua testa la costrinsero ad abbandonare le braccia lungo i fianchi e a guardarsi negli occhi scarlatti del mostro .Le ciglia fremettero un istante prima che sgranasse gli occhi , tanto da sentire il viso dolerle quando si vide e non si riconobbe .
Si tastò con mani tremanti il viso che brillava , che si scomponeva sotto il tocco delle sue dita e spruzzava scintille di energia come per difendersi , ma più toccava , in cerca di qualcosa di rosa , di “normale”  , più il dolore di vedersi diversa da papà Bruce , da Loki , ancora una volta ,  le faceva pizzicare lo sguardo .
- Non devi negare la tua vera natura .
Lo fissò ancora e ancora in cerca di risposte che però non voleva sentire , accettare , comprendere , perché lei sapeva , lo aveva sempre saputo che c’era qualcosa di “sbagliato”  in lei , qualcosa che non le permetteva di sentirsi a proprio agio nella sua stessa pelle .
Quella consapevolezza che aveva cominciato a tracciare i contorni del suo destino  man a mano che accresceva la sua conoscenza sul mondo , su ciò che la circondava e sugli umani .
Umani .
Alzò gli occhi con uno scatto spaventato , accorgendosi con un gemito strozzato che non c’era più niente di quello che ricordava attorno a lei .
Non c’era più  il corridoio stretto e buio nel quale Pepper l’aveva nascosta , né la sala dove papà Bruce e Loki stavano lottando poco prima , nulla all’infuori di una distesa di macerie , ma loro c’erano , e la guardavano dai lati corrosi dell’hangar che era saltato in aria .
Eppure il sollievo di vederli ancora vivi scivolò via dal suo cuore assieme al calore quando si vide riflessa negli occhi dello zio Tony , in quelle iridi scure che si contraevano sotto il suo sguardo come per capacitarsi della sua presenza , del perché i suoi capelli oscillassero e bruciassero di fiamme azzurre che danzavano sulla sua schiena , o sul perché del suo corpo nudo che levitava in aria e che sprigionava quella luce fastidiosa e calda .
- Astrid ?
 Non rispose al richiamo di Pepper , si limitò ad osservare i graffi sul viso e la chiazza di sangue che le macchiava il vestito con preoccupazione prima che Yehouda tornasse a farle tremare le pupille per l’orrore .
- Non dovresti mostrare rimorso , Tesseract . Gli umani non sono tanto forti da sopravvivere al tuo potere .
Lei . Era stata lei a farle quei graffi , era state lei a farle del male .
Indietreggiò come se l’avessero colpita al viso , forte , tanto da inondarle le orecchie di un fischio che smorzò con un sussulto spaventato quando , nel retrocedere , cozzò contro qualcosa di duro e verde .
E quando il sibilo sofferente di papà Bruce le raggiunse l’udito barcollò indietro nella fretta di allontanarsi e ritirare la mano con la quale si era scostata dal corpo verde e imponente  .
Di nuovo l’odore di carne bruciata le raggiunse il naso , ma questa volta non era l’uomo in nero a giacere ai suoi piedi privo di vita , ma c’era papà Bruce davanti a lei , con la mano grande e inumana poggiata sullo stomaco scrostatosi come se qualcosa lo avesse bruciato , scoprendo la carne viva che pulsava sotto i suoi occhi inondati di lacrime .
Quando lo vide riprendere  forma umana non potè che squittire un singulto sofferente , soffocando con le mani i singhiozzi che le contraevano il petto e la facevano tremare per il dolore .
- Non è niente . Non mi hai fatto niente – le sussurrò papà Bruce allungandole una mano , distendendo il viso stanco con un sorriso stentato che tentava di mascherare il dolore per la ferita che lei guardava con orrore , con raccapriccio .
- Mi dispiace . Mi dispiace – pigolò straziata , abbracciandosi  per non crollare in lacrime e senza forze a terra , allontanandosi ad ogni passo dell’uomo nella sua direzione .
- Mi dispiace .
Sembrava  conoscere solo quella parola che cantilenava con voce rotta , ritraendosi e avvicinandosi inconsapevolmente alla figura di Yehouda per trovare riparo , protezione  .
Vide papà Bruce abbozzare un altro sorriso , e pareva disperato , con quel braccio teso che la supplicava di afferrare la mano , di stare tranquilla .
Perché tutto sarebbe andato bene , lui glielo diceva sempre , che prima o poi tutto si sarebbe sistemato.
Ma ormai non c’era più nulla da aggiustare , nulla che potesse scacciare quella sensazione di essersi rotta , incrinata , senza più la possibilità di essere riparata .
-Astrid , per favore . Vieni qui – la supplicò ancora , straziato , ma lei non voleva essere toccata , non voleva fare del male a nessuno , non voleva più sentirsi così “sbagliata” .
- Andrà tutto bene .
Percepì chiaramente il respiro strozzato di papà Bruce , captò nitidamente persino il sibilo basso della creatura dorata che sostava poco lontano , piegata su se stessa con la schiena coperta di sangue .
Ma non era più lei quella che tutti guardavano con sconcerto , e non era stato nessuno di loro a confortarla con quella voce gentile che solo in sogno lei poteva sentire .
E quando Semjace le accarezzò il viso con i suoi artigli , poggiandole il palmo affilato sulla testa  per rassicurarla , capì che ora la vedevano tutti , il suo mantello nero e la bocca inumana che scintillava da sotto il cappuccio .
Papà Bruce provò a tirarla via , ma bastò uno sbuffo d’aria di Semjace per tagliare l’aria e procurare ferite oblunghe sul viso dell’uomo , e si aggrappò terrorizzata al braccio di lei per bloccarla .
- Non fargli del male . Ti prego – la implorò , sofferente , lasciando che la creatura la facesse più vicina con i suoi artigli per averla sotto l’ombra del mantello , lontano da papà Bruce  , lontano da tutti .
- Allontanati subito da lei ! – urlò Tony da lontano , provando ad agguantarla , ma anche quella volta bastò un gesto annoiato del capo di Semjace per farlo crollare al suolo con l’armatura forata poco lontano dal cuore .
Persino la donna che le portava le caramelle , anche se un po’ malconcia , sparò alla creatura per liberarla , per difenderla , ma Semjace non le avrebbe mai fatto del male .
Perché le aveva promesso che le sarebbe stata vicina quando ne avesse avuto bisogno e perché , semplicemente , lei era quella figura che lei aveva sempre cercato su quel pianeta .
- Mamma ?
Lo sussurrò con una punta di indecisione , perché la sua nascita non era come le altre , non come quelle che le aveva spiegato papà Bruce , ma lei ricordava come era nata , e sapeva che erano state le preghiere di Semjace a darle la vita .
La sentì sussultare accanto a sé , rafforzare la presa sulla sua testa ma senza farle male , e le parve persino di cogliere uno strano bagliore da sotto il cappuccio prima che Yehouda si rendesse visibile alla sua destra , facendo sussultare per lo spavento papà Bruce .
- Non è questo il modo in cui devi appellarti a noi , non è…
- È libera di chiamarmi come più le aggrada – lo zittì Semjace con voce dura , addolcendo il tono quando tornò a guardarla e a stringerla quasi con calore .
- È l’ora . Dobbiamo tornare a casa .
All’inizio non comprese la portata di quell’affermazione , ma quando alzò gli occhi per seguire lo sguardo di Semjace verso il cielo sussultò , spaventata , nell’accorgersi di un particolare che prima non c’era .
Un buco , un enorme buco nero squarciava il cielo a metà , un foro che si apriva sul nero di un cielo puntellato di piccole luci colorate .
Aveva un vago ricordo di quell’immagine , come se lo avesse già visto stagliarsi nel cielo del pianeta , e ricordò che quello era già successo , una volta , e che lo zio Tony aveva quasi rischiato di morire per difendere gli essere umani da un orda di alieni .
E il pensiero di quell’orrore la terrorizzò .
- Ora che hai aperto la via , dobbiamo tornare a casa prima che i Chitauri sentano la tua presenza e vengano a reclamarti .
Tremò , aggrappandosi alle vesti di Semjace quando il vago ricordo di quelle creature la fece sussultare per lo spavento , e non potè che urlare quando la creatura la prese in braccio d’improvviso .
- Non posso , io non posso andarmene  – gridò , dimenandosi con rabbia al pensiero di lasciarli in balia di quei mostri , di una forza che non potevano contrastare , non un’altra volta , non senza di lei .
Perché lei poteva chiuderlo , come aveva già fatto una volta , anche se guidata dalla mano dell’uomo  , poteva salvarli , ma quando provò a spiegarle che sarebbero stati indifesi e vulnerabili contro un esercito di alieni , forse più numeroso , forse più orribile e potente ,  la risposta che sua madre le diede fu gelida e secca .
- Non è affar nostro . Non lo è mai stato , e non è affar tuo . Lascia agli esseri umani ciò che meritano , il tuo posto non è più al loro fianco per essere usata e imprigionata ancora .
La trovò ingiusta , lei e quelle parole , e anche se sapeva che Semjace aveva ragione , che lei non aveva nessuno dovere verso gli umani che l’avevano catturata , torturata , barattata per la propria libertà ,  in cuor suo sapeva che non poteva abbandonarli .
Non con la consapevolezza che papà Bruce , lo zio Tony , Pepper e soprattutto Loki sarebbero potuti morire .
Non poteva permetterlo .
Eppure , ancora prima di districarsi dalla presa per fuggire via si sentì tirare all’indietro con uno strattone che la fece urlare per lo spavento prima di sentirlo , quel profumo , e di riconoscer il gelo di quell’abbraccio .
Lo riconobbe all’istante , anche con il viso imbrattato di sangue e con gli angoli della bocca arricciati sui denti, anche con tutte quelle ferite che non lo facevano sembrare neanche un dio , un uomo ,  ma un manichino che qualcuno si era divertito a torturare .
E non lo riconobbe solo per il suo odore che sapeva di vento e aria pulita , o per il freddo dei suoi palmi , ma per il battito del suo cuore , quel tum-tum lento e cadenzato  , il primo suono che aveva sentito quando aveva aperto gli occhi per la mia volta  .
La prima cosa che aveva udito quando si era svegliata su un mondo che non conosceva , lo stesso battito che non si storpiò neanche quando si accorse , con orrore , che al contatto con la sua schiena incandescente il petto di Loki stesse bruciando .
Provò a fuggire dalle sue braccia , facendo forza sul braccio con il quale le cingeva la vita , ma lui non la lasciò , neanche quando le sue dita gli ustionarono il braccio facendole salire le lacrime agli occhi .
- Lasciami ! Lasciami ! – gridò , straziata , dimenandosi e pregandolo di lasciarla andare , di non farle quello , ma lui le rispose con un sibilo prima che Semjace scostasse lo sguardo da lei a Loki .
Vide un lampo negli occhi di sua madre , ma non lo riuscì ad interpretare , non quando sentiva il cuore lacerarsi nel suo petto .
E pregò , per la prima volta in vita sua , di essere  normale , di non fargli del male , non come gli altri gliene avevano fatto in passato , perché non voleva diventare la causa del suo dolore , mai .
Si morse le labbra a sangue , trattenendo il respiro nel contrarre i muscoli del corpo per immobilizzarsi tanto da farsi male , per tentare di smetterla di respirare , di provare a morire , in silenzio , così da smetterla di brillare , di bruciare .
Loki dovette intuire le sue intenzioni , perché lo sentì irrigidirsi contro di lei , e quando una sua mano volò alla bocca che teneva chiusa provò a forzarla per aprirla , per farla tornare a respirare .
Ma lo scacciò malamente , rimpicciolendosi su se stessa quando il bruciore al petto divenne insopportabile , asciugandole persino le lacrime dagli occhi .
Perché avrebbe preferito morire piuttosto che fargli del male , non a lui .
Le palpebre le tremarono quando delle chiazze nere  le puntellarono lo sguardo , storpiando i profili delle persone davanti  a lei  , ma non demorse , accorgendosi con un barlume di speranza che il suo corpo sembrava spegnersi , lentamente , e che la carne di Loki aveva smesso di bruciare a causa sua .
Un capogiro la colse impreparata , e quando Loki riuscì ad infilarle due dita in bocca per forzarla provò a resistere prima di sentire uno spasmo strapparle il briciolo di ossigeno  che ancora aveva nei polmoni .
Quando l’aria  le riempì la bocca perse i sensi , afflosciandosi tra le braccia di Loki che la sorresse prontamente , respirando malamente per lo sforzo di rimanere ritto e sorreggere entrambi sulle gambe che gli tremarono .
Aveva smesso di brillare , e tanto le bastò prima di udire in lontananza la voce dello zio Tony che ordinava a Loki di spostarsi mentre Maria spronava tutti a raggiungere l’aereo per fuggire via da lì .
Lontano da sua madre , lontano da quel buco che ,  ogni secondo  , si dilatava sempre di più .









°°°
 








- Come sta ?
Bruce si sfilò i guanti in lattice con gesti lenti , deponendoli con cura dentro il camice da lavoro che la vecchia Baba teneva conservato nel suo vecchio baule sgangherato , con fin troppa cura e calma , tanto da accendere l’irritazione nello sguardo di Tony.
Ma ancor prima che il miliardario potesse acciuffarlo per la collottola e sbatacchiarlo un po’ , il buffetto di Pepper sulla guancia bloccò la sua mano mentre la donna lo invitava con un cenno del capo a guardare con più attenzione le mani del dottore .
Era un movimento impercettibile , quasi inesistente , ma le mani di Bruce tremavano , tanto che fu costretto ad infilarle nei jeans per darsi un certo contegno , pronto a ricevere un’occhiata caustica dello scienziato .
Ma udì uno schioppo alla schiena , e quando Tony ritirò la mano con la quale gli aveva dato una piccola pacca sulla spalla qualcosa nello stomaco di Bruce si mosse , scoppiando in una bolla di calma che lo avvolse e lo portò a sorridere con un po’ di calore .
Perché , anche se il tentativo di Tony di rilassarlo gli avrebbe causato un bel livido vista la forza che aveva esercitato per colpirlo , almeno aveva impedito alle sue mani di tremare ancora .
- Sta bene .
Questa volta lo schiaffo fu intenzionale , e molto più forte del precedente , e lo colpì con precisione millimetrica al bernoccolo che il dottore si era rimediato nelle colluttazioni con lo S.H.I.E.L.D .
- Ci voleva tanto per dirlo ? Ti diverti a farmi saltare qualche coronaria ? Sai che alla mia età potrebbe essermi fatale  – sbraitò Tony con la voce incrinata dalla preoccupazione , tornando in se stesso con un colpo di tosse che sperava avrebbe coperto il sospiro di sollievo che nessuno  doveva udire .
- Non credevo che i tuoi quarantadue anni ti pesassero tanto – cincischiò lievemente Pepper , immaginando le labbra di Tony strizzarsi come una spugna per la stoccata inferta al suo ego .
Il movimento con il quale l’uomo ruotò il  busto le ricordò molto la piroetta sdegnata di una ballerina di danza alla quale le avevano gentilmente fatto  notare di avere i piedi piatti , il che la portò a ridere di cuore nonostante lo sguardo cupo del compagno non fosse poi molto amichevole .
- Vedo che  non hai ancora imparato a contare , Pepper . Vedrò di regalarti un abaco per natale , ma se vuoi scusarmi ,  la mia bambina   necessita della mia attenzione – e stava per scostare la tenda per entrare nella stanza quando la mano di Bruce lo immobilizzò , scatenando nello scienziato un tic nervoso all’occhio .
- Anche tu vuoi un abaco per natale ?
- No . Io …
- E allora levati di mezzo – borbottò prima di trovarsi faccia a faccia con il dottore che ora gli bloccava la strada con tutto il suo corpo .
- Stai cercando di dirmi che non ho il diritto di vedere la mia bambina ? – lo aggredì Tony con voce acuta , e Bruce soppresse il ringhio a quel mia , ma non voleva ritornare su quel discorso , perché ora , i problemi erano ben altri .
- Sta dormendo , e Loki ha bisogno di riposo .
Le sopracciglia dello scienziato si schiantarono contro l’attaccatura dei capelli mentre le mani cominciavano a prudergli .
- David Copperfield è li dentro ? Con la mia bambina ?
Bruce lanciò un guaito quando Tony gli morse il braccio con il quale aveva provato a placcarlo , ma lo scienziato riuscì comunque a fare capolino dalla tenda insieme al dottore e Pepper che sbirciava di sottecchi il letto sul quale Astrid era stesa .
Poi lo videro , il prigioniero intergalattico , con il petto e il braccio avvolti dalle bende , e delle fasciature piuttosto strette attorno al capo , seduto su un secchio che aveva visto giorni migliori .
Eppure il dio non sembrava far caso alle condizioni precarie del luogo , o alle ferite che lo avrebbero ucciso , se fosse stato  mortale , si limitava a fissare il viso addormentato di Astrid in silenzio , stringendo le labbra nel vederla sussultare o emettere un gemito di fastidio .
Poi Astrid aprì gli occhi , e sebbene fosse durato meno di un battito di ciglia , anche se poteva essere stato frutto della stanchezza e dall’ansia per l’attacco oramai prossimo di un orda di alieni , Tony lo aveva visto , il sollievo .
Aveva visto le iridi del dio schiarirsi , pulirsi di quel velo che li oscurava e li rendeva tanto minacciosi prima di tornare a barricarsi dietro uno sguardo diffidente e aggressivo .
Bruce sentì un sussulto nel petto quando vide gli occhi della sua bambina riempirsi di lacrime nello scorrere sul viso e sul petto del dio , ma un sibilo contrariato del prigioniero la zittì , bloccando i luccicori agli occhi che Astrid inghiottì assieme al respiro .
E Tony stava per avventarsi sul dio con un ringhio quando il movimento delicato di Loki lo bloccò , convincendolo a dargli tempo , giusto qualche altro minuto .
Accadde nel più completo silenzio , ma Astrid si lasciò spostare e girare tra le braccia del dio mentre Loki , stesosi al suo fianco , allacciava le braccia attorno al suo busto  , attirandola contro il petto prima di sibilarle di riposare .
La tenda tornò al suo posto mentre Tony si avviava con un sospiro stanco verso l’esterno , per pensare ad un piano che consentisse a lui e a Bruce di proteggere Astrid .
Ma era nervoso , stizzito , geloso , e doveva sfogarsi .
- Barner ?
Bruce alzò lo sguardo dal baule con un sorriso mesto che si spense nel vedere lo scienziato rivolgergli uno sguardo severo.
 - Niente abaco per te questo Natale  .






°°°




- Non riesci a dormire ?
Astrid sussultò per la sorpresa quando vide lo zio Tony sederle a fianco , facendo scricchiolare il tronco sul quale si era poggiata  per fissare i riverberi del tramonto inghiottiti dal buco che oramai aveva mangiato chilometri e chilometri di cielo.
- Non ho sonno .
L’uomo le cinse le spalle con un braccio , seguendo lo sguardo della ragazza per  poi sbuffare contrariato .
Perché quella volta non ci sarebbe stata nessuna bomba tanto potente da richiudere quel buco , nessun arma in grado di proteggerli da quello squarcio che sembrava aver inghiottito nella sua ombra tutta l’America Meridionale .
- Ce la caveremo , ce la siamo sempre cavata . E poi noi abbiamo la nostra arma segreta .
Ci fu un lampo di speranza negli occhi di Astrid , un baluginio di iridi luccicanti che per un momento accecò lo scienziato , e Tony seppe con certezza che non avrebbe potuto sopportare di perderla , non lei , non in quel modo .
- Abbiamo tuo padre .
Lei non smorzò il sorriso , perché credeva nella forza di papà Bruce , in quella dello zio Tony e delle persone che si erano offerti di aiutarla , persino Estela si era ripromessa  di combattere al loro fianco , ma Astrid sapeva che il coraggio di tutte quelle persone non sarebbe bastato , non a difenderli da un esercito di alieni .
Perché aveva capito che per quanto buoni di cuore , per quanto gentili e altruisti fossero , gli esseri umani erano creature deboli , erano fragili , e non erano in grado di affrontare una guerra di quelle proporzioni ,  anche se si fossero mossi in milioni , anche se  davvero la creatura dorata li avesse  protetti , come aveva promesso .
Non ce l’avrebbero fatta , non quella volta .
- Cosa state confabulando ?
Quando Bruce si lasciò cadere al fianco della sua bambina storse la bocca nel riconoscere lo scienziato accanto a lei , ma si limitò a scrollare le spalle , innervosito , e guardare con loro lo squarcio nel cielo .
Si rabbuiò per un attimo , circondando le spalle della ragazza con un braccio , ma si ritrovò a combattere con quello dello scienziato che lo pizzicò per farlo scostare , ma alla fine cedette , lasciando che  anche il dottore potesse abbracciarla .
E lì , stretta tra le persone che più amava al mondo , alla sua famiglia , Astrid capì che non avrebbe permesso a Loki di scappare via con lei , lasciando gli umani a lottare da soli , come le aveva ordinato di fare poche ore prima  .
Non  avrebbe potuto.
Perché papà Bruce le aveva spiegato che la famiglia  andava protetta , andava amata e mai abbandonata , e lei non l’avrebbe fatto .
Poggiò una mano sul petto , premendo con forza per sentire il contatto ruvido della pagina che aveva nascosto contro la pelle , per trovare la forza e il coraggio di fare la cosa giusta , di sentirsi al posto giusto , con le persone giuste  .
Perché anche se era il Tesseract , anche se loro erano esseri umani e Loki un dio , lei in loro aveva trovato una famiglia , aveva trovato l’amore , ed era felice di aver provato tutto quello , di aver avuto la possibilità di conoscerli e vivere libera.
- Ce la faremo – ripeterono i due uomini all’unisono , stringendola un po’ di più , e non si guardarono in cagnesco , non si presero a male parole , ma restarono in silenzio , inclinando la testa per accostarla a quella di Astrid mentre lei abbassava lo sguardo per guardare il sole morire .
- Ce la faremo – sussurrò , stringendo al petto l’immagine di Loki e guardando dritta davanti a sé , lì dove Semjace la fissava da sotto il cappuccio con severità prima di scomparire e sussurrare nel vento il suo nome .
Non Tesseract , ma Astrid , figlia di papà Bruce e dello zio Tony , amica di Pepper e di Estela , compagna degli umani , amore di un dio .
Astrid l'umana .





Continua…  



Siamo oramai agli sgoccioli , grazie per la lettura .
Al prossimo aggiornamento , Gold Eyes

 

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Capitolo 13
*** 13 - The Last Dance ***


“Don't be scared now,
Close your eyes,
She holds guard tonight.
Go on forward,
No remorse “
[…]
“She danced with you last night so you will
remember
All you have shared, a lifetime.
The angels were watching and death will be
waiting
Until the time is right. “

( The Last Dance – Within Temptation )










- Rimani dietro di me .
Annuì impercettibilmente , accucciandosi dietro le ampie spalle dello zio Tony quando vide delle figure in divisa avanzare tra la polvere .
Non sembravano persone pericolose , ma non riusciva a vederne il volto a causa dei caschi neri che indossavano , e non poteva leggere nei loro occhi le loro intenzioni .
Perché gli occhi sapevano parlare , glielo aveva insegnato papà Bruce , lo aveva capito guardando Loki .
Uno schianto sopra di loro la fece sobbalzare , ma quella mattina c’erano stati molti suoni uguali a quello , e aveva visto strane macchine volare sulle loro teste , smuovendo i tetti di paglia di alcune favelas .
Erano in guerra , le aveva sussurrato Pepper quando aveva chiesto il perché di quelle strane cose volanti , e quella parola non le piaceva , non ciò che avrebbe portato con sé .
Sangue , morte e disperazione .
Tornò a guardare in avanti  quando vide un uomo in divisa  avanzare verso di lei , sfilando il casco che prese sotto braccio prima di sorridere leggermente ed allungare una mano allo zio Tony .
Notò subito la diversità tra loro , a partire dal colore scuro della pelle , tanto diverso da quello di Pepper o papà Bruce , differente dal suo , che non aveva mai potuto comparare con nessuna delle creature di quel pianeta .
E il sapere di non essere l’unica ad essere diversa con i suoi colori glielo rese subito simpatico .
- Sempre a far danni , vero Tony ?
- E tu sempre a farti gli affari miei  , James ?
James .
Memorizzò quel nome , allargando gli occhi per memorizzare anche i suoi tratti , facendo però attenzione a non farsi vedere , perché papà Bruce le aveva rammentato uno dei suoi vecchi dinieghi .
“Non attirare l’attenzione” .  
- Allora ? Dove lo tenete nascosto ?
Qualcosa in quello che l’uomo in divisa aveva detto non doveva essere piaciuto allo zio Tony , perché sentì la sua schiena irrigidirsi sotto le dita , convincendola a sbirciare la sua espressione per capire cosa non andasse .
E si sorprese a scoprirlo arrabbiato , con le labbra tanto strette da impallidire , e d’istinto rafforzò la presa sulla sua camicia per rassicurarlo , per farlo sentire meglio .
Capì subito di aver sbagliato quando sentì gli occhi di “James” puntarsi con insistenza su di lei , anche se non poteva vederla , ma solo immaginare la sua presenza visto che la schiena dello zio Tony era tanto grande da nasconderla .
- Non so di cosa tu stia parlando – lo sentì sibilare , gonfiando il petto come per metterla più in ombra , per nasconderla ancora di più .
Scetticismo , lo riconobbe sul volto dell’uomo in divisa , lo capì , e non le fece piacere che “James” fosse scettico con lo zio Tony .
Lui non mentiva mai , era sempre schietto , e non aveva motivo di mentire , non se …
- Credi di fare il furbo ? Pensi che  non riconosca quel buco e cosa lo ha provocato ? Mi ritieni tanto stupido ?
 Lei.  Era lei quella che lui cercava , il motivo perché tutte quelle cose erano volate sulla loro testa per tutto il giorno , erano per lei tutti quegli uomini in divisa e quella faccia scettica .
Perché lo zio Tony stava mentendo per lei , per proteggerla .
E lei non voleva essere protetta , non più .
- Allora ? Dov’è quell’aggeggio infernale ? Dove diavolo avete nascosto il Tess…
- Astrid .
Avanzò di un passo , accostandosi allo zio Tony con il mento alto e le spalle ritte , le braccia abbandonate lungo i fianchi che rimanevano rigide e contratte , per il nervosismo .
L’uomo la guardò un attimo con sorpresa , con diffidenza , prima di portare la mano alla cintola dei pantaloni per sfiorare la pistola che un ringhio dello zio Tony gli fece vibrare tra le dita.
Lesse in quegli occhi la paura per il diverso , per la sua pelle acquamarina , i suoi capelli arcobaleno e i suoi occhi che sapeva , brillavano inquieti , ma non si lasciò intimorire , spaventare .
- Cosa …
- Il mio nome . Astrid è il mio nome , non Tesseract .
Ci fu silenzio , un pesante e denso silenzio che le fece temere il peggio , e quando vide l’uomo allungare un braccio per afferrarla il tonfo alle sue spalle alzò uno sbuffo di calcinacci e terriccio che accecò per un attimo “James” prima che papà Bruce la tirasse indietro contro il suo torace verde .
- Non si tocca .
Sorrise d’istinto , stringendo il braccio muscoloso che la sollevava per aria , impedendole persino di toccare terra con i piedi ,  e anche se ora tutti le lanciavano occhiate inquiete , spaventate e impaurite lei non le sentì , non le percepì più come prima .
Perché era tra le braccia di suo padre ,e  sapeva che lì sarebbe stata sempre al sicuro , amata , capita .
James sembrò tornare in sé , più per paura che per senso del dovere , rilasciando un basso sibilo con il quale tornò a guardare lo zio Tony .
- Non voglio sapere perché il Tesseract …
- Astrid –si impuntò papà Bruce , gorgogliandolo con voce bacca e roca.
- Va bene , come vi pare  .  Ma ora cosa volete fare con lei ?
- Proteggerla , ovviamente – snocciolò spiccio lo zio Tony , massaggiandosi il mento con un sorriso schivo quando l’uomo dalla pelle nera gli lanciò una lunga occhiata di rimprovero .
- Sai che è lei quella che vogliono . Perché dovreste proteggerla ?
- Dovremo James . Dovremo  .
L’orrore che lesse sul viso dell’uomo in divisa  la ferì , ma qualcosa nella sua testa le diceva che la sua era una reazione normale , “umana” , perché i Chitauri puntavano a lei , e avrebbero sterminato la popolazione per averla .
- Io difendo gli Stati Uniti d’America e la sua gente , non ho il dovere di proteggere un alieno – rantolò furioso , scoccandole un’occhiata di accusa , di ribrezzo che questa volta la raggiunse , la portò a sobbalzare .
Perché in fondo aveva ragione , lei non era di quel pianeta , lei non era neanche  un’umana , e per quanto avesse voluto esserlo , niente lo avrebbe cambiato , nulla l’avrebbe resa un abitante della Terra .
- Ottimo . Hai centrato il punto , mio piccolo e ignorante amico in mimetica , ed è per questo motivo che tu e i tuoi uomini ci aiuterete a proteggerla – affermò compito lo zio Tony , rovistando con aria canzonatoria nelle tasche larghe del suo cappotto prima di venirle vicino .
Udì un singhiozzo incredulo dietro le spalle dell’uomo , ma lei era troppo impegnata a seguire le mani grandi dello zio Tony che le sistemavano con dovizia uno di quei cappellini che aveva visto durante la sua unica passeggiata con Pepper .
 Cappelli patriottici le aveva spiegato la donna quando le aveva chiesto il perché di quel cuore e i quei simboli , il simbolo del loro amato paese , della loro casa .
E sentì gli occhi pungere quando capì il tentativo dell’uomo di darle un passato , di darle i legami che le mancavano , una casa che non aveva lì su quel pianeta , ma che loro avevano costruito apposta per lei .
- Credi che un cappellino pubblicitario possa farla diventare un’americana ? – lo aggredì James con voce cupa , intimorito però dallo sguardo in cagnesco di papà Bruce .
 - Ovvio che no , perché lei è un’americana doc , cappello a parte – snocciolò annoiato  , sistemandole la visiera con un sorriso bonario .
- E quale sarebbe l’altro motivo  ?
Lo vide sorridere , con orgoglio , con amore ,  prima di stringerle una mano tra le proprie e tossicchiare un po’ , come se fosse imbarazzato .
- Perché Astrid è la figlia del dottore Bruce Barner  , ed è anche mia nipote .
Rimasero a fissarli increduli , lei , che sorrideva emozionata tra le braccia enormi e verdi di papà Bruce , e lo zio Tony che le stringeva una mano con un sorriso , un quadretto che nessuno avrebbe potuto definire “familiare” , ma loro erano la sua famiglia , la sua prima e unica famiglia .
James schiuse le labbra per dire qualcosa , per gridare forse , ma si limitò a schiaffarsi il viso con rabbia prima di osservare tra le dita il suo viso .
- Non voglio conoscere le circostanze che vi hanno portato a questa conclusione , ma cercherò di farmene una ragione.
Per la nostra amicizia , si intende .
Aveva accettato , l’aveva accettata , e l’euforia di essere stata capita , anche se con diffidenza , la fece sorridere di cuore mentre alle orecchie le arrivavano le urla di alcuni uomini con il casco nero .
Sgattaiolò via ancor prima di farsene accorgere , accovacciandosi ai piedi di un uomo che tentava di spingere fuori dal fango , assieme ai propri compagni , uno di quei grossi scatoloni verdi che sparavano fuoco .
Lo osservò per un attimo , dondolando lo sguardo dal “carro armato” le ricordò la sua mente , a quegli uomini che non sembravano essersi accorti di lei .
Poi uno di loro , quello più mingherlino e stanco la guardò , stupito , chiamando con un verso strozzato quello che doveva essere il suo capitano , e quando lo vide schiantarsi a terra con un ringhio per la distrazione del sottoposto gli sgattaiolò vicino , tendendogli una mano con espressione preoccupata .
Lesse la paura di averla così vicina , e ritirò il braccio con un sorriso mortificato , pigolando uno ‘scusa che sapeva , nessuno di loro avrebbe accettato .
Perché ognuno reagiva in modo diverso , nel vederla , e non tutti potevano sorriderle , potevano capire la sua diversità .
Eppure , quando sentì le dita calde dell’uomo reggersi al suo palmo alzò il viso con uno scatto , allargando gli occhi quando lo vide tornare in piedi senza guardarla negli occhi , percependo chiaramente il tremolio delle sue mani .
E fu tanta la gioia di quel momento  che chiese loro se potesse dare una mano , se potesse aiutarli .
Nessuno le rispose , ma si avvicinò con curiosità al carro armato , ricordando che lei aveva già spostato qualcosa di simile , ma di più piccolo , il carro che aveva schiacciato il padre di Estela , e doveva essere la stessa cosa , in fondo .
Alzare e spostare , era semplice .
Ma quando lo sollevò senza alcuna difficoltà , reggendolo con una mano e camminando un po’ per depositarlo con delicatezza un po’ più avanti capì di aver sbagliato , ancora una volta , e di aver attirato l’attenzione , ancora una volta .
Perché aveva sentito i respiri strozzati alle sue spalle , e tutti gli occhi si erano puntati su di lei , sulla mano , e sul suo viso .
Ma soprattutto , perché aveva sentito  le urla di papà Bruce e dello zio Tony , stridule e isteriche come le  ricordava , con quella vena severa che storpiava sempre il suo nome .
- Astrid !  






°°°
 







James Rhodes aveva saputo fin dall’inizio che non ce l’avrebbero fatta , che quella volta , neanche i Vendicatori avrebbero potuto salvarli , ma combattere era il dovere di ogni soldato , difendere la propria patria era il dovere di ogni uomo . Anche se i suoi sottoposti  , feriti e cupi ,  erano stesi ai lati del suo letto ,  chiamando a  gran voce i nomi dei propri figli , delle loro madri , delle loro mogli .
Avevano rimandato faticosamente  indietro la prima ondata di alieni , ma quando Thor li aveva avvertiti che quelli erano solo le sentinelle inviate sul posto per capire quanto alte fossero le loro difese , lo sconforto li aveva avvinti , battuti , gettati nel fango , sporchi di sangue e lacrime .
Udì un singhiozzo alla sua destra , un lungo  gemito di dolore   prima che un bagliore luminoso portasse via con sé il pianto e l’orrore , e quando alzò gli occhi da terra indurì lo sguardo nel trovarsela davanti .
Il Tesseract lo fissava in silenzio , con il vestito bianco sporco di sangue , terra e lacrime , ma non erano sue , come non lo era il sangue , né il dolore , e benché fosse patetico da parte sua prendersela con quella ragazzina , sebbene sapesse  quanto fosse avvilente e ingiusto riversare la propria disperazione su quel corpo gracile e su quel viso segnato dalla stanchezza ,  non potè frenarsi .
Perché stavano lottando anche per lei , per difenderla , anche se era un alieno , anche se non era loro dovere , non era compito loro .
- Levati di mezzo .
James seppe di essere stato  ingiusto quando la vide sussultare a testa bassa  , di essere stato  vigliacco , patetico , ma la rabbia era tanta , e la consapevolezza che l’indomani sarebbe potuto morire per colpa di quella ragazzina lo faceva impazzire dal dolore .  
 Eppure , quando l’uomo sentì un palmo caldo accarezzargli il braccio martoriato sibilò per il fastidio , provando a scrollarsela di dosso con un gesto secco e arrabbiato .
Ma il Tesseract lo strattonò con la stessa forza , a capo chino , lasciandosi scivolare addosso le sue maledizioni , i suoi ringhi , il suo dolore .
- Non ho bisogno del tuo aiuto – rantolò , stizzito , facendo forza per allontanare quelle piccole mani azzurre che cominciavano a macchiarsi del suo sangue , ma lei non allentò la presa , si limitò ad abbassare la testa ancora di più .
- Tutti hanno bisogno di aiuto – replicò lei , con voce bassa e sottile , lasciando che il bagliore delle proprie mani , che l’energia del suo corpo ricostruisse le cellule che componevano il braccio , affinchè James guarisse , e la perdonasse .
- Non del tuo .
Astrid potè sentire lo strappo nel petto , la desolante sensazione di  qualcosa che si rompe e cade , ancora e ancora ,  frantumandosi nel petto , ma non pianse , non se lo poteva permettere , non quando tutti quegli uomini per lei senza nome  chiamavano la loro famiglia .
Quando James si curvò in avanti assottigliò le palpebre , accostando le labbra all’orecchio di Astrid per soffiarvi contro il suo odio , il suo dolore e la sua rabbia per un destino che non voleva accettare , non a quel prezzo .
- Sai che è colpa tua , lo sai bene . E non credere che i tuoi patetici tentativi di curarmi possano farmi cambiare idea .
Ancor prima di abbandonarsi alle lacrime , ancor prima di potersi concedere un gemito di dolore , Astrid vide le proprie mani sporcarsi di sangue , del fiotto che l’uomo in divisa si era lasciato sfuggire quando qualcosa lo aveva colpito duramente alla nuca .
E quando si sentì sollevare , Astrid riconobbe il bastone con il quale Loki aveva fatto accasciare James per il dolore prima di vedere i letti dell’infermeria allontanarsi e sentire l’aria gelida della sera sferzarle il vento .
Soffocò un sussulto quando Loki la fece sedere rudemente su una gomma , accovacciandosi davanti a lei con occhi feroci.
- Non ti avevo detto di stare lontana da lì ? Perché continui a disubbidirmi ?
  Non alzò lo sguardo per paura di lasciarsi sfuggire ciò che pensava , ciò che credeva fosse giusto fare , per non tradirsi e intristirlo , farlo soffrire .
Poi vide le braccia di Loki ricoperte di altre garze , di altri bendaggi , e la disperazione le portò via un singhiozzo assieme ad un battito di ciglia umide .
Lo udì sospirare pesantemente prima di abbracciarla , in silenzio , con forza , come se le mani che le stringevano il busto cercassero la forza , la tenacia , per capire per cosa combattere , per cosa morire .
- Non devi più preoccuparti . Domani sarà tutto finito – le sussurrò in un orecchio , sincero ,  e Astrid ebbe paura di essersi scoperta , di essersi tradita in qualche modo . Ma quando Loki tornò a parlarle , capì che non aveva capito ,e tanto le bastava , se lo sarebbe fatto bastare .
- Saremo già lontani quando i Chitauri sferreranno l’attacco .  
Sorrise senza essere vista , abbracciandolo e annusando il suo odore per ricordarlo , quando l’odore di carne bruciata l’avrebbe avvolta , soffocata  , fatta piangere .
- Non devi dirlo a nessuno . Hai capito ?
Annuì in silenzio prima di tornare ritta e guardarlo negli occhi con dolcezza , memorizzando ogni vena , pagliuzza di quello sguardo che l’aveva fatta sentire amata  .
E lo baciò , con delicatezza , stringendo tra i palmi quel viso che era stato ferito tante volte , sempre per colpa sua .
Lo sentì irrigidirsi contro le sue labbra , ed ebbe paura di essersi lasciata trasportare troppo , ma la ricambiò in silenzio , accarezzandole i capelli con il sentore che c’era qualcosa di sbagliato in quel bacio  così dolce e delicato .
Quando si separarono Astrid sorrise di cuore , felice , chiedendogli se potesse andare a giocare , e quando capì che Loki stava cercando qualcosa in fondo ai suoi occhi , nella piega sicura delle sue labbra , pregò di essere forte , di riuscire ad ingannarlo , lui  e il suo cuore .
- Va bene .
- Posso usare il tuo bastone ?
Loki la tornò a fissare con un lampo di sospetto in fondo agli occhi chiari , ma Astrid continuava a sorridere , gentile e ingenua come sempre , e il dio le concedette anche quel piccolo desiderio prima di vederla correre verso la tenda dei bambini .
Quando Astrid tirò Nadir ed Estela per un braccio seppe con certezza che tutto sarebbe andata bene , che ce l’avrebbero fatta davvero , anche  quella volta .
La radura era oramai spoglia , morente , ma era abbastanza isolata per concederle l’intimità che cercava .
- Nadir , vai a fare la guardia . E avvisami se qualcuno si avvicina .
Il bambino si portò una mano alla fronte con un gesto secco , come aveva visto fare agli uomini in mimetica ,  e corse verso il limitare della radura come la sua amica gli aveva ordinato di fare .
Ma Estela non si sentiva a suo agio lì , non con la sua “scoperta” che si rigirava tra le mani quel bastone strano .
- Sai mantenere un segreto ?
La bambina annuì con  convinzione , ricambiando il sorriso di Astrid che aveva scavato una piccola buca nel terreno prima di portarsi una mano al petto , all’altezza del cuore .
Il riverbero del fulmine nascose il bagliore della foresta , camuffando lo scoppio al suo interno con il fragore di un  tuono , e mentre Estela tratteneva il fiato per la sorpresa, Astrid si convinse a deporre la sfera di energia che aveva estratto dal suo cuore dentro il bastone di Loki .
Questo sfrigolò un attimo prima di assorbirla , poi la ragazza lo coprì sbrigativa , facendo attenzione a non far intravedere nulla prima di prendere tra le proprie mani sporche quelle di Estela .
- Quando sarà tutto finito , voglio che tu lo dia al mio amico con il mantello verde . Hai capito ?
C’era qualcosa di sbagliato nella promessa che le stava strappando , questo Estela lo capì inconsciamente , ma gli occhi della sua amica erano lucidi di pianto ,  e lei non voleva vederla piangere .
 Annuì ancora , come una bambola , e quando Astrid capì che sarebbe andato tutto bene la trasse a sé per un braccio , stringendosela contro per nascondere il luccicore degli occhi .
Perché aveva fatto del suo meglio  per nascondere la sua paura, il suo dolore , ma era arrivato il momento di fare ciò per il quale  era stata mandata su quel pianeta .
Proteggere la sua famiglia e saperli felici , finalmente , senza pericoli e preoccupazioni dietro l’angolo .
E quello le sarebbe bastato , le sarebbe bastato per sempre .
- Ce la faremo – sussurrò con voce rotta , affondando la bocca nei capelli di Estela che guardava la radura con occhi grandi e lucidi di lacrime .
Perché qualcosa , in fondo allo stomaco , le diceva che la sua amica non sembrava contarsi in quel “faremo” ,   che per lei , le cose , non sarebbero finite bene .






°°°







Il braccio di Raul rischiò di toglierle il respiro per quanto la strinse , ma quando l’intonaco del soffitto venne giù assieme alle urla e agli strepiti che giungevano dall’esterno  non potè che accettare il caldo rifugio che l’uomo le aveva creato in quel groviglio di arti e tremiti .
Un'altra scossa .
Un altro crollo .
Il pianto di Nadir al suo fianco .
Il singhiozzo trattenuto delle donne delle favelas .
I ringhi sommessi dei soldati che , incapaci di combattere , sfogavano la propria frustrazione .
Era desolante vederli stringersi l’uno all’altro in cerca di riparo , di protezione , in quella piccola casupola che a stento li conteneva  tutti  , e la sensazione di soffocamento le si acuì nel  petto .
Poi lo sentì , il fruscio che aspettava , e quando alzò lo sguardo incrociò gli occhi  vitrei della vecchia Baba prima di sollevare gli occhi un po’ più in alto , sulla figura rigida di Semjace  che nessuno oltre lei riusciva a vedere .
- È ora .
Non c’era nulla di dolce nella sentenza di sua madre , nulla che potesse darle conforto , ma era stata lei a chiederglielo , di non mostrarsi comprensiva , di non essere amorevole , non quando aveva bisogno di un brusco risveglio , non quando necessitava di essere spintonata per trovare il coraggio di combattere , di lottare .
Quando si alzò in piedi sentì la mano di Raul provare a tirarla indietro , ma gli sorrise con riconoscenza , attirando l’attenzione di tutti gli umani quando si posizionò in mezzo alla stanza , osservandoli con occhi gentili.
Li guardò uno per uno , memorizzandone i volti , i nomi , gli odori , e quei colori che l’avevano fatta sentire diversa ma che lei aveva imparato ad amare .
I capelli le caddero in avanti quando si inchinò , piegando la schiena rigida , guardando i propri piedi e il pavimento polveroso ,  per memorizzare anche quello , e ringraziarli , con dignità , di quello che le avevano insegnato .
- Grazie .
- No .
Il pigolio di Estela le era giunto storpiato all’orecchio , incrinato più dei suoi occhi , più delle urla che sentiva fuori e nella sua testa , e quando la guardò sorrise con dolcezza , sentendo la gola gonfiarsi dalla commozione .
La guardò più di tutti , la sua prima amica umana , la sua maestra delle cose divertenti , e si inchinò maggiormente , piegando la testa per ringraziarla di averla trovata , di averla ascoltata, di averle sorriso .
Sentì il capello scivolarle via quando la bambina le afferrò la visiera , ma riuscì a bloccarne la caduta per non avere il capo scoperto , per non sentire il peso delle sue scelte che l’avrebbero schiacciata , senza qualcosa sotto la quale nascondersi .
- Andrà tutto bene .
- No .
Estela non la lasciò , le impedì di allontanarsi , di tornare in piedi , districandosi dalle braccia del padre per tenerla stretta a sé , vicino , affinchè non volasse via con la promessa di non tornare più .
Perché la bambina aveva capito ciò che aveva tentato di nascondere a papà Bruce , allo zio Tony , a Pepper , persino a Loki , e ci era riuscita , li aveva ingannati  tutti , tutti  tranne lei .
Provò ad allentare la presa delle sue piccole dita attorno al cappello , ma si ritrovò con le mani di Estela nei capelli , con alcune ciocche inanellate tra gli indici per impedirle di scappare , di morire da sola .
- Estela …
- No – piagnucolò tremante , stringendola per le gambe , e pregandola , tra le lacrime , di non andare , di non lasciarla sola . Ma ci sarebbero stati Nadir , Raul e gli uomini del suo villaggio ad abbracciarla , una volta che la guerra fosse finita , sarebbero stati tutti bene , e nessuno sarebbe rimasto solo , nessuno di quelli che amava .
Un ruggito cadde sulle loro teste assieme alla polvere del tetto , e quando a questo si unirono  versi storpiati delle bestie che lei aveva visto nella sua testa , ci fu solo il tempo di chiedere scusa , ancora una volta .
- Mi dispiace .
Quando la porta si schiantò al contatto con il suo corpo l’urlo di Estela la raggiunse fin all’esterno , ma ora i suoi occhi non abbracciavano più gli umani che l’avevano accolta come una di loro , ma vedevano scintillii sinistri , serpenti di ferro e mostri dai denti a sciabola che inneggiavano al massacro della popolazione .
Era troppo lontana dal campo di combattimento , ma utilizzò quella breve distanza per riportare alla mente le parole di sua madre , i suoi consigli su come utilizzare il suo potere per difenderli tutti , per essere la loro arma segreta .
Poi la sentì , l’energia che vibrava nell’aria , nei corpi dei soldati che sparavano e difendevano il loro pianeta pregno di vita , di calore  , di quel campo magnetico che strinse tra le dita come una rete prima di puntare lo sguardo al cielo e correre verso il buco .
Macinò terra e pietre , alzando vortici di sabbia  che sospingevano i Chitauri lontano dagli umani , in quell’immenso reticolo  impalpabile che stringeva tra le mani e che con lo sguardo ingigantiva , tanto da aprirsi in un enorme coperta che li sospingeva via .
Un proiettile le forò il ventre , ma non rallentò , continuò a correre , a divorare terra , a catturare Chitauri e a sentire , dentro di sé , il calore aumentare , chiedere di essere liberato.
Perse il cappello  quando un fascio d’energia la ferì alla testa , ma agli occhi umani era diventata solo una scheggia impazzita che disegnava una linea retta luminosa , nulla di più , nulla di meno .
Eppure Tony Stark sgranò gli occhi , raggelato , nel percepire qualcosa di familiare toccargli il fianco per un secondo , il tempo di un tocco fuggevole che lo portò a distogliere l’attenzione dal Chitauro che , senza un perché , gli  volò via dalle mani  , come se qualcuno lo stesse strattonando all’indietro .
Poi la vide , la piccola bambina che avrebbe dovuto essere al rifugio  , con Astrid  , e che invece correva tra i soldati , cadendo e rialzandosi con le lacrime agli occhi mentre con la sua vocetta urlava a qualcuno di fermarsi , di tornare indietro .
E l’uomo sapeva  chi la bambina stesse implorando , perché riconobbe il profumo dolciastro che la circondava e che aveva imparato a seguire , per trovarla . E perché , semplicemente ,  il cappello chiazzato di sangue che un soldato calpestò nell’avanzare glielo aveva dato lui per rassicurarla , per farla sentire al sicuro .
Ma Astrid non lo era , non in quel campo di battaglia , non con i Chitauri che piovevano dal cielo a catinelle .
Schiuse le labbra per urlare , per gridare la sua disperazione  , ma non trovò la voce , non trovò la forza , e fissò davanti a sé , impotente e affranto , verso la donna bionda   , esangue e ferita ,  che  arrancava nella polvere .
E poi lo udirono , il grido .
Forte , così acuto da risucchiare ogni altro suono , affaticato e disperato come se la morte la stesse arpionando per le gambe e la trascinasse via , incurante delle unghie spezzate con le quali affondava nella terra per ribellarsi .
Ma non erano le unghie a essersi sbriciolate nel tentativo di fermare la corsa ,  erano le sue braccia , scorticate dal campo magnetico che ora , come una bolla d’aria trasparente  tappava il buco nero nel quale i Chitauri urlavano la propria frustrazione .
Astrid cadde in ginocchio , affaticata , sputando sangue  e respirando sabbia e polvere tra le narici che le bruciavano per il fetore di carne bruciata , e quando si fissò gli avambracci capì che era lei ad emettere quell’odore ributtante .
Non provava dolore però  , non sentiva più nulla  oltre al fischio nelle orecchie che la rendeva sorda al silenzio improvviso del campo di battaglia .
Alzò il viso con un gesto stanco del capo , perché la testa le girava e muoverla troppo le avrebbe arrecato solo fastidio ,  inghiottì la visione di quelle creature che si dimenavano , rimbalzando sulla rete che li spediva indietro con il doppio della forza che usavano per uscirne e sorrise , felice della riuscita del suo piano .
- Alzati .
Percepì la presenza di sua madre accanto , e potè sentire il dolore dei suoi artigli che si sforzavano di non aiutarla , di non accarezzarla e assicurarle che tutto sarebbe andato bene , ma lei ora doveva pensare solo a richiudere quel buco , una volta per sempre .
Inginocchiarsi le costò più fatica di quanto avesse pensato , e le si mozzò il fiato nel sentire lo stomaco accartocciarsi come se qualcuno ci stesse rovistando dentro in cerca di aria , e di pelle da bruciare .
Il dolore divenne insopportabile però , tanto straziante da farle bruciare gli occhi un attimo prima che le sue mani si aggrappassero al pezzo di carta che nascondeva sotto il vestito , il foglio consunto e bruciacchiato ai lati che le diede il sollievo che necessitava .
Quando lo tirò fuori sorrise , un sorriso che le raggiunse gli occhi , e riuscì ad alzarsi , facendo forza con il braccio che emise uno scricchiolio sinistro per il peso del suo corpo .
- NO !
Aveva programmato di sentirsi chiamare , una volta che l’avessero vista , che le avrebbero urlato di non andare , di non fare cose stupide , ma quando lanciò uno sguardo da sopra la spalla , si accorse con orrore che  l’ombra che era rimbalzata contro il campo di forza eretto da sua madre era troppo piccola per essere quella di Loki o di papà Bruce .
 E quando Estela tornò in piedi sputando polvere ,  il divieto di non piangere che si stava auto imponendo scivolò via assieme al sorriso , e alla promessa di essere forte , e di non mostrare il proprio dolore .
- No ! No ! No ! – piagnucolò la bambina , battendo i pugnetti a terra per raggiungerla e farsi abbracciare , perché la sua scoperta perdeva sangue , tanto sangue , ed era sola , in quello spiazzo deserto , alla mercè di quelle creature che fissavano lei , soltanto lei .
- Torna indietro Estela .
- No !
- Ti prego – la supplicò , con voce rotta , impallidendo quando riconobbe il paio di stivali che avevano accostato la bambina , e quando Loki la guardò  , sentì il suo cuore fare un altro schianto e rotolare fino stomaco nel quale l’incendio lo fagocitò  . Perché Loki non la guardava più , ma la fissava , semplicemente , come l’aveva guardata la creatura dorata la prima volta , quando era fuggita dalla prigione , come l’avevano guardata tutti , quando avevano capito cosa lei fosse in realtà .
- Mi hai tradito .
Astrid abbassò lo sguardo con un tremore , stringendo al petto il foglio per sopperire all’ennesimo strappo che sentiva dentro e che la faceva a pezzi , frammento dopo frammento .
- Mi hai ingannato – sibilò ancora Loki  , rantolando il proprio  dolore , prendendo aria perché respirare gli veniva difficile con i frammenti della sua voce che gli pungolavano la carotide .
- Hai mentito , a me  ! – esplose , rabbioso , sentendo nella testa tutte le bugie di suo padre , l’amore che gli professava ogni giorno e che da bambino stringeva al petto per paura che fuggisse , e che smettesse di scaldare il freddo che sentiva in fondo all’anima .
* - Sono maledetto ?  
  - No .
 - Che cosa sono ?
- Mio figlio .
Bugie . Non c’era stata l’ombra di verità nella sua vita , fin da quando era nato .
- Mi hai sempre mentito ! Fin dal primo istante , ti sei avvicinata a me solo perché ti faceva comodo ! Perché non sapevi a chi altri chiedere aiuto .
- Non è vero – strillò Astrid , inquieta , negando con il capo , ma Loki non la degnò di uno sguardo , di pietà , perché si sentiva ferito , ancora una volta , dalla persona che più amava al mondo .
 *- Avresti potuto dirmi cos'ero fin dal principio, perché non l'hai fatto!?
- Tu sei mio figlio, ho cercato di proteggerti dalla verità.
- Perché!? Perché i-io sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i propri figli la notte!?
Loki serrò gli occhi per non piangere , per non vederla , lei e quell’espressione ferita che gli stava strappando il cuore dal petto , e sapeva che erano le sue  ad essere solo bugie , un inganno per camuffare il proprio dolore , per esorcizzarlo e non sentire più male , a costo di farlo a lei , di farne ad entrambi .
- Non sei diversa da tutti quelli che ho incontrato sul mio cammino – sibilò , feroce , divorandola con lo sguardo di pietra , duro e freddo come lo era la sua pelle , e il sangue dei Giganti di Ghiaccio .
- Non è vero , io sono diversa  – soffiò lei  , dolente , sentendo le gambe cedere sotto il peso del proprio essere , dell’impossibilità di realizzare il suo unico desiderio .
Non far del male a Loki .
- E quale  sarebbe , la tua differenza ?
Astrid tacque per un istante , con le labbra schiuse  per l’incapacità di confessare ciò che sentiva , che aveva sempre provato ma che per paura , per vigliaccheria non aveva mai avuto il coraggio di dirgli .
Perché , anche se era la fonte di energia più potente dell’universo, aveva un cuore fragile , capace di andare in pezzi , proprio come quello di un essere umano .
- Il fatto che io ti ami .
Quando Loki lo sentì , il suo primo istinto fu quello di fuggire , di nascondersi per paura di aver sentito male , di essersi immaginato tutto , e distolse lo sguardo quando lei provò ad incrociare i suoi  occhi , spaventato da quella confessione , da ciò che aveva sempre ricercato nel prossimo ma che nessuno , mai , aveva avuto il coraggio di concedergli .
E l’incredulità non gli permise di accettarla , di credere davvero ,che ci fosse qualcuno a quel mondo che potesse amarlo per com’era , e non potè vedere , con il viso voltato , gli occhi di Astrid spegnersi , lentamente , come una candela uccisa dal vento freddo dell’inverno .
I Chitauri lanciarono un urlo quando videro il Tesseract tornare in piedi lentamente , battendo la barriera con i pugni che fecero fremere il cielo e i cuori degli umani che dabbasso li fissavano con paura .
E li guardò anche lei , alzando il viso e sentendo il dolore congelarle il cuore , soffiare via l’ultimo pezzo ancora integro di se stessa .
Quando Tony Stark sentì lo sguardo di Astrid su di sé non potè che supplicarla , con il cuore in mano  , di tornare indietro  con loro , ma la luce che si faceva spazio negli occhi della sua bambina aveva cancellato ogni emozione , ogni scintilla di vita , in un sguardo che si perse nel vuoto .
Sul viso straziato e triste di Hulk .
Sull’espressione disperata di Pepper .
E sulla figura rannicchiata di Estela prima di guardare , un ultima volta , il dio che non l’aveva creduta .
- Mi dispiace .
Era stato un addio stanco , quello di Astrid , l’ennesima 'scusa  per un destino che non aveva potuto scegliere e che pativa , ancora una volta , a capo chino .
Il foglio crepitò tra le sua mani quando le fiamme cominciarono a lambirle gli abiti   , la pelle , scrostando l’involucro che l’aveva sì resa diversa , ma che le aveva permesso di essere abbracciata , di essere toccata , almeno una volta  .
E fu nel vederla librarsi ad un centimetro da terra , con gli occhi chiusi e il viso divorato dalle fiamme che Loki capì che con quel “mi dispiace” Astrid si scusava per l’abbandono di suo padre , per le bugie di Odino , per l’orrore dell’uomo , per la paura degli dei , per la tristezza di un bambino che ora , attraverso gli occhi divenuti  adulti vedevano il loro cuore bruciare assieme all’immagine di se stesso stretto al petto del suo amore .
Un sospiro di sollievo , e Astrid fendette il cielo come il corpo asimmetrico di un fulmine , bucando la bolla d’energia e uccidendo ogni forma di vita che , risalendo , incontrò sul suo cammino .
La luce azzurra che la cingeva si tinse di rosa quando la forza di gravità provò a sospingerla in basso , ma quando finalmente riuscì a entrare nell’infinità dello squarcio di universo sul quale aveva aperto il passaggio riprese fiato .
E quando aprì gli occhi provò orrore , paura , nel sapersi osservata ,   nell’accorgersi che c’erano troppi occhi che la fissavano , troppe braccia che scuotevano le armi , e un ombra sopra la sua testa troppo grande da poter essere contenuta persino sul pianeta Terra .
Ma fu un attimo il suo , il momentaneo smarrimento dettato dall’ignoto , da ciò che non conosceva , che non capiva , come era successo quando era nata , ed ora che moriva , tornava a sentire la “paura”  , quella vera , quella che annienta l’animo e sterilizza il cuore , rendendolo incapace di provare altro , di battere , per altro .
L’odio che provò quel giorno non lo potè comparare con nulla , perché lei non aveva mai odiato , ed imparato a farlo , e come ogni emozione nuova che imparava , l’avrebbe  portata al limite , all’estremo  .
Quando le fiamme cominciarono a pulsare dentro e attorno a lei , sentì una stretta sicura sulla schiena , e capì che un abbraccio lo avrebbe avuto , prima di implodere .
La stretta che la convinse ad espandersi , come quando era nata tra gli artigli di Yehouda , a tendersi e ritrarsi come un elastico , e tendersi ancora , fino a giungere al punto di rottura , brillando ad intermittenza , come una vecchia lampadina rotta , prima di rompersi e sfogare con un sorriso  l’immensità del suo essere , per l’ultima volta .
Il boato che si udì  dopo l’implosione portò via con sé le urla e i pianti di chi da terra vedeva il cielo contrarsi e tendersi fino a vorticare attorno a quel puntino di luce che esplose nell’universo come una Supernova  , prima di sputare l’azzurro e rimetterlo al suo posto , come se nulla fosse accaduto .
Come se lei non fosse mai esistita .
E caddero le braccia , lungo i fianchi , quando non la videro tornare , quando la staticità di quell’immagine li convinse che no , lei non sarebbe tornata , non quella volta , non più .
- Dobbiamo andare .
Semjace soppresse un sibilo quando Yehouda la invitò con lo sguardo ad abbandonare quel pianeta , ma c’era qualcosa che bloccava la Creatrice , una sensazione di smarrimento per la figura fluorescente che continuava a guardare quelle creature che sentiva urlare alle spalle .
E si voltò anche lei , seguendo lo sguardo vuoto di sua figlia , sopprimendo un innaturale sussulto nel petto quando vide il dolore , lo sgomento , e la disperazione in ognuno di loro .
Più disperazione di quanto ne avesse vista in altre creature , su altri pianeti , per altri dolori .
Poi la sentì nella sua testa , la voce flebile di sua figlia , della loro creatura ,  che le chiedeva di poterli salutare , solo una volta , e quando la guardò non potè che scuotere il capo , negandole il suo  ultimo desiderio.
- Non si può .
Astrid sorrise mesta , con il fiato che a poco a poco si faceva più flebile , più stanco , e capì che non avrebbe potuto salutare più nessuno , che non avrebbe potuto dire addio al suo papà .
E la disperazione la assalì inaspettata , senza che potesse impedirlo , e quando provò a smozzicare il nome di papà Bruce sentì la gola bruciare e gli occhi farsi troppo pesanti per garantirle di vederlo ancora .
-  È tutto inutile . Ti ho già detto che solo le bestie e gli animali percepiscono la nostra presenza – la rimbrottò Yehouda , ma quando la ragazza sollevò il viso stanco si accorse che suo padre la stava guardando , con gli occhi sgranati e un po’ lucidi , come se l’avesse sentita  per davvero .
Perché Hulk non era umano , e poteva percepire le radiazioni che emanava sua figlia e le voci delle creature con gli artigli che il dottore intravide per un attimo sopra Astrid .
- Non farà male – la rassicurò Semjace , ponendole una mano sugli occhi  per “resettarla” e cancellare ogni ricordo di una vita che non avrebbe dovuto vivere , ma che era grata di aver avuto .
Una lacrima le sfuggì quando le sembrò di udirlo gridare il suo nome prima che il buio l’avvolgesse e i suoi occhi si spegnessero , lentamente , come uno schermo colorato al quale avevano staccato la spina .
Quando Hulk cominciò a correre Tony Stark alzò il viso da terra , con indolenza , seguendo la fuga disperata dell’energumeno che puntava su delle figure sfocate , impalpabili , che ad ogni suo ruggito divenivano più chiare , più concrete , e quando anche lui riconobbe i capelli d’arcobaleno di Astrid sentì la speranza rianimarlo , lui e il suo cuore .
- È viva ! È viva ! – strepitò lo scienziato , tirando Pepper per un braccio e cominciando a correre con le lacrime agli occhi , sorpassando Loki e la bambina che alzarono il viso da terra per capire cosa li avesse attirati .
E quando il dio capì , comprese da chi stessero correndo , chi stessero chiamando  non ragionò , ma cominciò a muoversi , a passi smozzicati , appena abbozzati , prima di fare forza sulle gambe e slanciarsi in avanti con l’animo un po’ più leggero al pensiero che forse , lei era ancora viva e sarebbe tornata  .
- Stupidi umani !
Bastò uno schiocco di dita di Yehouda , e Hulk si schiantò al suolo con un tonfo , rialzandosi con un ringhio e con gli occhi incollati alla creatura che gli dava le spalle e che era china su Astrid .  
- Ridatemela .
- Lei non è tua – lo rimbeccò il Creatore , stizzito , sorridendo biecamente quando vide Semjace alzarsi e fare attenzione a non far cadere la loro creatura dalle braccia – ma se ci tieni tanto , misero umano , te la farò vedere . Semjace !
La Creatrice sospirò , trattenuta dal pensiero che mostrarla a quegli umani non avrebbe giovato ai loro poveri cuori mortali , ma quella era la realtà , e prima l’avrebbero accettata , prima sarebbero potuti andare  avanti .
Fece attenzione a non perdere la presa sul busto , ma si lasciò sfuggire la testa che  si rovesciò all’indietro quando , per paura di ferirla con un artiglio , aveva allentato la presa .
E quando Hulk vide gli occhi di sua figlia fissi nel vuoto , vitrei e senza vita , non riuscì ad alzarsi da terra ,  ma si lasciò cadere , nuovamente , mentre i muscoli tremavano e il suo corpo cominciava a rimpicciolirsi e a sussultare  per un dolore che neanche Hulk avrebbe potuto contenere .
Pepper fu la prima ad accorgersene , e nel vedere il compagno  spingerla in avanti fece forza per fermare entrambi , tirandoselo contro e tenendolo stretto per impedirgli di vedere e di crollare , ancora una volta .
Ma Tony Stark non era un uomo stupido , e capì che quell’abbraccio teso gli nascondeva qualcosa  , lo proteggeva da qualcosa che forse non avrebbe mai voluto vedere , ma non era mai stato codardo e vigliacco , non davanti alla morte dei suoi genitori , non davanti al dolore della loro perdita .
 Eppure quella volta non ce la fece , a rimanere in piedi , a stringere i denti e ripetersi che ce l’avrebbe fatta , che sarebbe stato forte e si sarebbe rialzato , perché quella volta non l’avrebbe trovata , tutta quella forza ,  non per alzarsi , non  per distogliere lo sguardo da quel viso che Semjace raccolse tra gli artigli per posarselo contro il petto .  
- Eccola , la vostra preziosa Astrid , finalmente resettata – gorgogliò Yehouda , deliziato dagli sguardi spenti di quegli umani , dal dolore che percepiva a fior di pelle e che lo inorgogliva del suo operato , notando quanto il potere del Tesseract  potesse influenzare e distruggere persino l’anima , oltre che la materia .
Semjace trovò fastidioso il comportamento del Creatore , e non gli badò , limitandosi  a sorreggere il braccio del Tesseract che ciondolava nel vuoto , privo di vita , ma qualcuno lo aveva sorretto prima di lei , e lo stringeva con una dolcezza che , a causa dei suoi artigli , non avrebbe mai potuto esprimere .
Lo riconobbe dallo sguardo duro e incolore , eppure notò qualcosa di diverso nella divinità , nel figlio di Laufey  , una tristezza che non credeva l’erede dei Giganti di Ghiaccio avrebbe potuto provare .
Non per qualcuno , non per la loro creatura .
Eppure Semjace non seppe descriverlo in altro modo , e provò quasi pena per quello sguardo smarrito , inquieto e come sul punto di infrangersi , ma quello che stringeva era il braccio di una creatura priva di vita  , e non poteva fare nulla per lui o per il suo cuore spezzato .
- Non tornerà .
Loki la udì appena , percepì il sussurro della creatura come l’eco di un sospiro che soffiò via dalla testa che gli doleva , ritornando a pensare che la mano che stringeva era troppo fredda , e che avrebbe dovuta scaldarla , se voleva che muovesse le dita .
Ma se la vide strappare dalle mani quando provò a strofinare quel palmo piccolo contro i propri , e quando alzò lo sguardo spento non riuscì a metterla a fuoco , perché tutto era diventato tremolante , opaco , confuso , come se qualcosa gli appannasse la vista , come se stesse piangendo .
- Non tornerà – ripetè , dura , facendo un passo indietro con la speranza che non la seguisse , ma il dio la imitò , inconsciamente , allungando le mani sul corpo che nascose contro il petto con un ringhio .
- Lei non vi appartiene più . È tempo che riposi e dimentichi la lordura della vostra specie , umana e divina . Siete liberi , il portale non potrà condurre da voi i Chitauri .
- Ridatemela .
Yehouda soffocò un ringhio quando lo riudì ancora , con una voce più umana , storpiata al pianto , ma non li impietosì , non lui , non un misero essere umano .
-  Ti ho già detto , stupido insetto ,  che lei non è tua .
Bruce gattonò , sporcando il petto e il viso di polvere , di terra , gli occhi lucidi di pianto .
- Vi prego , ridatemi la mia bambina – li supplicò , straziato , ricevendo l’ennesimo rifiuto , l’ennesimo ringhio .
E Semjace capì che non l’avrebbero ascoltata , capita , e decise che era tempo di partire , di tornare a casa .
- Non è vostra , non lo è mai stata. Né degli umani , né degli dei . Lei appartiene all’universo  , appartiene a noi .
È ora che  ritorni a casa e che voi dimentichiate quanto successo . Non è affar vostro , non lo sarà più.
Svanirono in un soffio , senza un suono , ma in silenzio , davanti agli occhi increduli di Bruce e quelli appannati di Loki , crollato a terra senza forze , senza voce , mentre la vecchia Baba e gli uomini delle favelas si arrischiavano ad uscire per vedere il cielo limpido , finalmente .
Ma la vecchia strega non potè che abbassare il capo e stringere le labbra rugose quando udì le urla vittoriose  dei soldati , perché la guerra era finita , e gli umani erano sopravvissuti ancora una volta , salvati dal Tesseract , ancora una volta .
Eppure erano pochi quelli che sorridevano e guardavano il cielo con l’animo leggero , perché tutti guardavano a terra , in silenzio , stretti nel proprio muto dolore .
Perché la guerra era finita , ma nessuno aveva vinto .
Avevano perso , avevano perso tutti quanti .




Continua… 



*Le parole con asterisco non mi appartengono , ma sono tratte dal film "Thor", in quanto è un ricordo di Loki .

Bè , devo ammettere che mi è sfuggita qualche lacrimuccia nel descrivere queste scene, e spero che il dolore e la disperazione che volevo trasparissero dalle parole vi abbiano raggiunto .
Forse è il capitolo più triste che io abbia scritto in questa storia , e di  momenti tristi ce ne sono stati parecchi .
Ringrazio tutti per la lettura .

- Zamieluna  : Non riesco a non sorridere dalla contentenzza per i tuoi commenti originali , e ti ringrazio ancora per i complimenti , sono contenta che la storia continui a piacerti e che apprezzi il mio modo di scrivere , grazie di cuore  .



Al prossimo aggiornamento .
Gold Eyes

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Capitolo 14
*** 14 - A Demon's Fate ***


capitolo 14
“Leave it behind
Hearing your silence
It screams our goodbye
Cannot believe it's an eye for an eye
Love is gone to waste “
[…]
“From the ashes of hate
It's a cruel demon's fate
On the wings of darkness
He's returned to stay
There will be no escape
Cause he's fallen far from grace”

( A demon’s Fate – Within Temptation )










- Non si è ancora mosso da lì – li informò lady Sif nel rientrare nella tenda, abbandonando il lembo di tessuto blu che apriva uno squarcio sulla figura immobile e silente accasciata sotto la pioggia scrosciante .
 Thor si lasciò sfuggire un sospiro pesante a quella vista, capendo  che avrebbe dovuto usare la forza per riportarlo su Asgard e farlo  presenziare alla riunione indetta da Odino per decidere il suo futuro,  non prima però di essersi assicurato che Misgard fosse al sicuro, finalmente .
Eppure, quando scostò lo sguardo dal fratello per informarli della loro partenza si sentì assalire dalla confusione nell’incrociare gli occhi di  una bambina minuscola, accovacciata ai piedi del dottore che una vecchia anziana curava in silenzio.
Le sorrise, gentile, ma Estela non lo ricambiò , stringendo gli occhi arrossati con rabbia .
- È colpa vostra .
- Cosa hai detto ?
La bambina non si lasciò intimidire quando l’ombra dell’uomo biondo la sovrastò , non ebbe paura, perché anche se era piccola e non capiva alcune cose, sapeva con certezza che era colpa loro se la sua amica era morta .
Era colpa  dei soldati che non l’avevano difesa abbastanza .
Colpa di quegli strani signori con gli abiti scintillanti che non ci avevano neanche provato, a combattere per lei.
Era colpa loro, di tutti loro se la sua scoperta non le avrebbe più sorriso .
E non li avrebbe perdonati.
Mai .
-  Lei è morta per colpa vostra – gracchiò, con la gola che le bruciava, alzando il visino per ferirlo con i suoi occhi neri lucidi di pianto, per fargli capire che quella colpa li avrebbe tormentati in eterno, che il suo odio , li avrebbe perseguitati per sempre.
Thor la guardò con comprensione, con gentilezza, accovacciandosi per essere alla sua altezza e spiegare  che lei era ancora troppo piccola per capire cosa fosse giusto  e cosa fosse sbagliato, ma lei lo sapeva, cosa era giusto .
Glielo aveva insegnato nonna Baba, ed era stata lei a spiegarlo ad Astrid, e non era giusto che tutti loro fossero ancora vivi, se lei non c’era più.
Era sbagliato, tremendamente sbagliato .
- Sei troppo piccola per … - Estela lo spintonò con rabbia per zittire le sue parole senza senso, per sfogare la propria disperazione e il proprio dolore nel ricordare quanto lei fosse spaventata, nella foresta, mentre l’abbracciava .
E che l’aveva sentita tremare tra le braccia di suo padre ad ogni urlo, l’aveva vista stringere gli occhi e rimpicciolirsi per non sentire più nulla, per diventare invisibile, e lei non l’avrebbe perdonati per averla spaventata e uccisa .
- È tutta colpa vostra ! – urlò, stridula, scappando via dalla tenda mentre Thor ordinava a Fandral di andarle dietro e assicurarsi che non si facesse male .
Il guerriero  lanciò un ringhio prima di scostare la tenda e seguirla, mostrando nuovamente quella figura accovacciata che continuava a rimanere immobile, pietrificata, sotto la pioggia battente .
Estela si aggrappò ad un ramo per non cadere quando  scivolò su una pozzanghera, sporcandosi la guancia con le mani nere di fango quando le lacrime tornarono a bruciarle gli occhi .
Ma sapeva che non aveva tempo per quello, perché aveva promesso alla sua amica che avrebbe portato il bastone al suo amico dal mantello verde, quello che non  rispondeva ai richiami e teneva gli occhi incollati a terra, spalancati sulle proprie mani con le labbra schiuse in un urlo muto .
Strillò nell’inciampare ancora e battere la fronte sul terreno viscido, ma quando allungò una mano alla cieca sorrise nello stringere ciò che cercava.
Si sbucciò le ginocchia quando, per tirarlo dal terreno, dovette impuntarsi persino con i gomiti per trovare la forza di sollevarlo, e anche se pesava, anche se tornare in piedi le costò un singhiozzo di dolore non si lamentò neanche una volta . Perché anche la sua amica aveva singhiozzato, e  non si era mai  lamentata, neanche una volta .
Cominciò a correre tra gli alberi spogli, sussultando con uno strillo quando vide una figura seguirla velocemente, e quando Estela si accorse degli occhi sgranati del signore dall’armatura scintillate puntati sul bastone, si mise a correre.
- Dammelo  !
Lanciò un urletto quando sentì le dita dell’uomo provare ad agguantala per la vita, ma fu lesta a colpirlo con le pietre che aveva raccolto nella tasca quando aveva deciso di combattere i  mostri.
Gliene lanciò un pugno, colpendolo all’occhio e riuscendo a rallentarlo mentre i suoi occhi si ingigantivano nel riconoscere il mantello verde sporco di terra poco lontano da lei .
Sorpassò la tenda di tutta fretta, consapevole che qualcun altro avrebbe potuto volere quel bastone,e lei aveva promesso di darlo all’amico di Astrid, a nessun’altro .
Qualcosa rotolò al suo fianco, qualcosa di troppo piccolo per essere di nuovo lady Sif che pretendeva di essere ascoltata, ma  Loki non distolse lo sguardo dai palmi aperti e umidi di lacrime e sangue, non ne aveva la forza, non ne vedeva l’utilità.
Che lo lasciassero lì a marcire nel fango, che permettessero alla pioggia di forargli il cranio con ogni, singola, goccia, purchè non gli parlassero, purché  non ripetessero che era finita, che non c’era più motivo di soffrire.
Perchè Loki non aveva mai sentito la necessità di piangere come in quel momento, di urlare e pregarli di mentire, se necessario, perché quella volta la verità lo avrebbe ucciso, più della confessione di Odino sulla sua nascita, più della consapevolezza di non  averlo avuto mai, un padre.
- Ho fatto una promessa – rantolò qualcuno accanto a lui prima che la piccola figura strisciasse a fronteggiarlo con un respiro affannoso causato dalla corsa e dalla fatica – ed anche se è anche  colpa tua , se lei è morta , le ho promesso che te lo avrei dato, quando tutto fosse finito.
Il tonfo non lo attirò, il pianto singhiozzante davanti a lui neanche, ma quando un lieve bagliore gli illuminò il volto qualcosa si mosse nella sua gola, nel petto.
E quando una sua mano tremò, nel tendersi inconsciamente verso il suo scettro, qualcosa di caldo e dolce strisciò sotto pelle, soffiando un po’ di calore sugli ingranaggi congelati del suo cuore.
L’energia  tremolò un poco quando la accarezzò con una  mano, delicato,  sussurrando scintille che non bruciarono a contatto con le sue guance  tese per il freddo e umide di lacrime, dolci come una carezza .
- Loki !
La voce di Thor, storpiata dall’orrore, dalla comprensione, lo raggiunse come un monito a non muoversi, a non compiere altri errori, altre empietà,  a non mietere altre vittime  con la sua follia.
Eppure, quando  vide brillare negli occhi della bambina l’immagine tremolante di Fandral il suo braccio fu veloce, la sua mano sicura, e il sorriso gelido era tornato a sformargli il viso come la maschera crudele di un tiranno dalle mani sporche di sangue innocente.
Quando la testa del guerriero rotolò ai suoi piedi Loki  la guardò con un sorriso, calciando il corpo dal capo mozzato per avere una visuale  migliore dell’immagine di suo fratello che crollava in ginocchio, urlando dal dolore.
L’immagine che preferiva fin da bambino.
- Perché fratello ?      
 La terra tremò quando il dio degli inganni la colpì con il proprio bastone, sentendo le braccia tremare per l’energia di quel globo di luce che vorticava sulla punta della lancia e che ora aveva aperto uno squarcio nel cielo, l’ennesimo portale, la via che lo avrebbe condotto a ciò che più desiderava al mondo, a ciò che aveva sempre desiderato.
- Perché continui a negare l’ineluttabilità del fato.
Schiuse le labbra in un ringhio, soffiando rabbia e rancore mentre i capelli gli oscuravano il viso sfregiato, rendendo il suo profilo simile al riflesso scheggiato di una bestia antropomorfa.
-Morirete tutti, uno ad uno. E userò le vostre carni disossate per farne il mio trono, fratello .     
Il fragore del tuono risucchiò il suo corpo e l’ultimo sibilo prima che il cielo lo vomitasse in una terra arida, coperta di bianco, morta sotto coltri e coltri di ghiaccio.
- Svegliatevi inutili creature!
Si udì un sibilo, un basso e roco frusciare tra le montagne innevate, sotto l’acqua congelata, nel cielo plumbeo che ora pareva esserci accesso di migliaia  d’occhi rossi.
E la terra tremò, spaventata, quando i Giganti di Ghiaccio uscirono dai loro rifugi, ergendosi con le fauci schiuse e le schiene ricurve sul piccolo uomo che li osservava con un sorriso spezzato.
- E chi sei tu, per interrompere il nostro sonno ? – rantolò quello più alto e forte di loro, schiantandosi a terra con un gemito quando un lampo di luce azzurra rischiò di trapassargli il petto.
- Il vostro Re.






°°°




   


L’ennesima scintilla morì a contatto con la pelle fredda che sfiorava con dita gentili, sfrigolando ogni qual volta le sue mani si immergevano troppo a fondo  nei capelli cangianti che scivolavano in quella lingua di fata, la guida di ogni creatura sperduta nel buio dell’universo verso la  via di casa.
- Qualcosa ti turba ?
Semjace alzò lo sguardo dai capelli che stava acconciando in morbide trecce quando H’ava la interpellò con la sua voce bassa e vibrante, ma riabbassò in fretta gli occhi per paura di essere derisa, di non essere giustificata per il vuoto che sentiva all’altezza del petto.
Una voragine che sibilava il proprio rammarico ogni qual volta  i suoi occhi seguivano i lineamenti pietrificati del Tesseract, stesa sullo squarcio di universo che attingeva da lei la  vita, la  luce.
Eppure Semjace non gioiva di quell’immobilità, dell’incapacità di riflettere la propria mostruosa immagine negli occhi luminosi della loro creatura, non ne traeva godimento.
Sentiva solo un buco al petto, un formicolio che strideva lungo i suoi artigli, un disagio che si acuiva ad ogni ricordo del Tesseract che le sorrideva, gentile.
 - Sei infelice ?
La nota sorpresa nella voce di H’ava non la infastidì, perché loro non avrebbero dovuto sapere cos’era l’infelicità, loro erano esseri superiori che disdegnavano emozioni tanto umane, illogiche e prive di raziocinio.
Eppure lei si sentiva triste, rammaricata, ferita da quel viso che, più richiudeva tra i suoi artigli, più le causava una strana ansia, un’irragionevole sensazione di malessere.
- E se avessimo sbagliato tutto?  
La presenza di H’ava si fece soffocante alle sue spalle, come l’abbraccio indesiderato di un genitore che non tollera simili pensieri, simili ragionamenti, e anche se lei era la più vecchia tra loro, la più potente e la più severa, Semjace sentiva il bisogno di liberarsi di quel peso.
Di sfogare il proprio turbamento.
- Spiegati.
Ma H’ava non voleva veramente capire, pretendeva solo di  istruirla ad una corretta comprensione dell’essere vivente dopo aver udito quelli che lei credeva sproloqui di una creatura inferiore, vinta dalle emozioni e soggetta agli errori.
Ed i Creatori non commettevano mai errori.
- Forse …- trasse un respiro simile ad un singhiozzo quando sfiorò con un lungo artiglio il corpo che giaceva immobile sotto le sue mani, grattando la tenera carne dei polsi che teneva rovesciati sul ventre, come in preghiera – forse lei sarebbe stata felice con gli umani. Forse avremmo dovuta lasciarla  vivere …
Il petto di Astrid si macchiò di blu, un denso e corposo blu notte che Semjace ripulì frettolosamente con la manica della tunica, attenta a richiudere la ferita alla gola con la dovizia necessaria per non macchiare nuovamente il corpo del Tesseract.
E quando H’ava frusciò via con il suo sibilo di sdegno e l’artiglio ancora sporco del suo sangue la Creatrice si curvò su se stessa , abbracciando il corpo che  strinse al petto con frustrazione, rabbia.
Perché Yehouda non capiva, H’ava non voleva provarci, e nessuno poteva comprendere quanto a fondo l’avesse colpita sentirsi “madre” di qualcosa.
Lei che aveva stretto quel corpicino in un abbraccio che l’aveva scaldata dentro, che si era sentita voluta da qualcuno, che aveva sentito l’appartenenza di quella creatura, il suo bisogno, il suo strazio, il suo amore.
 La sua bambina.
- Stupidi insetti!
Il fragore dell’urlo di H’ava volò per la fucina come il rimbombo di uno sparo, strisciando tra le stelle che componevano il pavimento e gli spruzzi di nebulose che vorticavano attorno alla loro dimora, e quando Semjace seguì lo sguardo della Creatrice sentì una bolla di sollievo scoppiarle nel petto.
Perché le creature, gli insetti che H’ava fissava con rabbia lei li conosceva, li ricordava nella sua mente come i più illogici delle creature, ma le uniche che avessero amato la sua bambina.
Gli esseri umani cheora,  al cospetto di Odino, chiedevano notizie su di loro.
- Hanno deciso di sfidarci – la infornò H’ava con voce incredula, allungando un artiglio sullo squarcio di luce per raschiarne la superficie e sfogare la propria stizza, ma Semjace sentì un’ondata di sollievo sommergerla nel pensare che loro sarebbero venuti, non per sfidarli, ma per riprendersi ciò che avevano cresciuto e amato come una figlia.
La ragazza dormiente che la Creatrice cullò tra le braccia quando H’ava sigillò l’entrata per prepararsi allo scontro, e Semjace si scoprì incapace di sperare per la loro, di vittoria, quando la voce degli umani la raggiunse con le loro urla rabbiose e con quel nome sussurrato tra le labbra secche per la disperazione che la stessa creatura si trovò a bisbigliare, amorevole come la madre che per natura, lei non era  potuta essere.
Ma la madre che Astrid l’aveva fatta diventare, con un timido e debole richiamo.







°°°





Il brusio sconvolto delle divinità accompagnò la loro rigida avanzata come lo sguardo rapace di un nugolo di avvoltoi, e quando Thor crollò in ginocchio davanti ad Odino, il padre degli dei non potè che storcere la bocca e guardare in viso la strana creatura che con la forza di una sola mano pressava il dio dei fulmini contro il pavimento, per sottomerlo al suo volere e  utilizzarlo come merce di scambio.
- Cosa vi porta qui, Midgardiani? – li interrogò fremente di stizza la divinità, stringendo le labbra nel vedere come il richiamo di suo figlio fosse stato soffocato dell’ennesimo strattone brusco della creatura dalle pelle smeraldo.
Il Vendicatore che Tony Stark ammansì con un’occhiata silenziosa prima di sovrastare con la propria ombra la figura rigida di Pepper e quella altera di Maria Hill, accostata a lui con la pistola puntata contro la tempia del dio dei fulmini.
- Siamo qui perché necessitiamo del vostro portale.
L’ennesimo brusio colpì Iron Man come una pioggia di sguardi affilati e increduli, oltraggiati da come quelle creature inferiori pretendessero la loro attenzione, il loro interesse per una questione che non li riguardava più, non dopo l’allontanamento del Tesseract dall’universo.
- Non credo di potervelo accordare – lo zittì risentito Odino, trovando però nello sguardo scuro dell’uomo una fermezza che travalicava la momentanea follia di un uomo incosciente del pericolo che lo circondava, della possibilità di essere lacerato come il più insignificante degli insetti da quel dispiegamento di divinità.
- Non vi stiamo chiedendo il permesso. Il mio era solo l’informazione cordiale che precedete l’atto, s’intende- soffiò lo scienziato con l’alterigia che un essere umano non avrebbe mai avuto l’ardire di sfogare su chi più potenti e avanzati di loro, avrebbe potuto schiacciarli come mosche.
Ma Odino non era il suo dio, e benché Iron Man fosse consapevole della difficoltà sua e dei compagni nell’affrontare la potenza di tutte quelle divinità, il pensiero di Astrid non smorzava la proprio fermezza.
Non quella di Hulk che dei loro crani avrebbe lasciato solo granelli di polvere a scivolare via dalle dita tozze e verdi, non Pepper e Maria, benché deboli, benché umane e nemmeno eroine che però di quella missione ne erano le artefici.
Perché ad una donna alla quale era stato tolto un affetto poteva chiedersi tutto, ma non di abbandonare chi per l’una figlia, e per l’altra bambina innocente aveva segnato la loro esistenza.
Ed Astrid era stata tutto.
Figlia, nipote, alieno e Tesseract, ma la loro, una proprietà che ora  avrebbero rivendicato a creature che davvero avrebbero potuto massacrarli con la leggerezza di un infante vista la reazione esagitata del padre degli dei nel sentirli nominare.
- A nessuno è permesso varcare il confine dell’universo – tuonò Odino con voce altera, serrando l’unico occhio rimastogli per mettere a fuoco quell’accozzaglia di uomini e donne senza poteri divini – men che meno a voi midgardiani. Nessuno può.  
- E chi lo dice?
L’orrore portò via dal volto dell’anziana divinità tutto il colore, come una mano di bianco passata su una parete colorata ora divenuta grigia, cianotica come le guance che Odino tirò assieme alle iridi frementi dalla pupilla pulsante.
Perché quella voce lui la ricordava, l’aveva amata e poi temuta, e l’ilarità grottesca di quel tono suadente e carico di oscenità lo aveva sempre addolorato, lui e quel cuore di padre che Loki gli aveva smembrato con la follia dei suoi atti.
Lo stesso cuore che il padre degli dei sentì andare in pezzi per l’ennesima volta quando le porte dorate vennero giù assieme alle urla di orrore di chi vedeva i Giganti di Ghiaccio avanzare con i loro passi pesanti e grotteschi, comandati dall’uomo sfregiato che tutti loro fissarono con raccapriccio, astio e un velo di paura.
- Vedo che siete tutti contenti di vedermi, come sempre – si lasciò sfuggire il dio degli inganni nell’imitare un inchino che interruppe a metà per sogghignare all’ala destra di immortali e gioire dei sussulti spaventati delle loro spalle.
Terrorizzati.
Loki respirò a fondo per imprimere nei polmoni l’odore pungente della loro paura, un profumo inebriante che lo investì di un tremore gioioso prima che la voce di suo padre lo richiamasse all’ordine.
- Cosa ti porta qui, figlio? – lo interrogò, aspro, rafforzando la presa delle mani sui braccioli del trono dorato incassato nella parete.
L’uomo stirò un altro sogghigno, un po’ più pronunciato, giocherellando con lo scettro che stringeva delicatamente nella mano destra.
- Sono venuto per riprendere ciò che è mio di diritto, padre – e calcò l’ultima parola con l’astio e il disgusto che quella parola aveva sempre scatenato in lui, il raccapriccio per quella figura che paterna non era mai stata, né gentile, né comprensiva, solo silente, come il peggiore degli spettatori seduti in sala.
E nell’androne dorato il suo pubblico quel giorno era numeroso, misto tra dei e i mortali che Loki osservò con una smorfia contrariata prima di far vibrare la palpebra destra e tendere un braccio accanto a sé.
Quando Heimdall sentì lo scricchiolio della gabbia toracica che lo scettro affondato nel suo petto aveva frantumato nel trapassarlo da parte a parte il fiato gli venne via assieme al rantolo soffocato, e il sorriso deliziato della divinità non potè che rendere quel ‘crack ancora più osceno, ancora più ributtante.
- Fa male vero, mio nerboruto amico ? – sibilò Loki con odio, strattonando il braccio per muovere lo scettro e scatenare nel guardiano del portale un gemito di sofferenza.
- Non è inebriante il suono delle tue ossa maciullate ? – continuò mellifluo, tirando le labbra fino a farne combaciare il bordo con la cicatrice pallida che gli segnava la palpebra, una smorfia frantumata tra la gioia e il dolore di ricordare che lui quel suono lo aveva sentito, ed era stato Heimdall a generarlo.
Lui e quelle sue mani strette con forza attorno al gracile corpo che il guardiano aveva frantumato al suolo impietosamente, macchiando il sottile fianco del tesseract con la forma tozza delle sue dita.
Perché Loki non lo aveva dimenticato, neanche per un istante, il dolore che ognuno di loro aveva instillato nel Tesseract.
Ricordava ogni cicatrice, ogni bestemmia rivoltale con l’accuratezza di uno studioso, ed era giunto il momento di chiedere il conto di quel dolore.
- No!
Lady Sif si trovò a spirare con un lento e tremulo battito di ciglia quando, nel correre in contro al fratello si trovò con il dio alle proprie spalle e il suo braccio affondato nel petto, la mano piena del cuore che la guerriera vide pulsare tra le dita eleganti di Loki prima di accasciarsi ai suoi piedi e tingergli il mantello e il copricapo di gocce di sangue, segni scarlatti che Thor guardò con orrore prima di urlare il proprio raccapriccio a quella vista mentre Asgard intera gelava per la paura.
- Cosa credi di stare facendo? – lo riprese suo padre con l’angoscia di chi sa cosa lo avrebbe atteso, lui e la sua gente, di lì a poco.
E quando Loki alzò lo sguardo affilato dal corpo esanime lo fece morbidamente, dando a quel viso divorato dall’odio un che di dolce, in tutta la sua pazzia.
Una dolcezza che la divinità impresse anche nelle sua voce quando chiamò all’ordine i Giganti di Ghiaccio.
- Quello che ho sempre voluto da quando ho compiuto il mio decimo compleanno.
I vendicatori e le donne che li accompagnavano non poterono che stringersi in un cerchio stretto e ansioso quando l’ombra abnorme delle creature dagli occhi rossi inghiottì la loro, di ombra, portando via con i loro gorgheggi gli ansiti spaventati di Odino e dei suoi figli mentre Loki inclinava il capo con un sorriso deliziato.
- Uccidervi tutti.
Ciò che venne dopo nessuno di loro seppe spiegarlo.
Perché vi fu troppa morte, troppo sangue da  costringersi a serrare le palpebre e implorare il silenzio di smorzare le urla atroci degli immortali che ora tappezzavano un regno distrutto, macerie sulle quali Loki camminava con eleganza, quasi vedesse nella distesa di morte il proprio tappeto rosso, scarlatto non per l’onore di poter finalmente camminare sul suolo asgardiano come Re, ma per il sangue che gli imbrattava le vesti e che il dio scrollò di dosso nell’accostarsi al portarle assieme ai suoi sudditi, con ancora piccoli pezzi di carne incastrati tra i denti.
- Loki.
Quello di Pepper fu il più flebile dei sussurri, quelli che la notte inghiotte con un sonoro deglutire, quello che la donna si costrinse a mandare giù assieme alla saliva raggrumatasi in bocca nel sentire quegli occhi su di sé.
Uno sguardo assente, perso nell’immensità di quell’orrore che gli sporcava le mani e che rendeva il suo profilo aguzzo più affilato di una lama levigata.
- Veniamo con te.
Loki bloccò l’avanzata istintiva dei Giganti di Ghiaccio, scattati al gesto secco del suo braccio quando il pensiero di poter intristire il Tesseract con la morte di quegli umani gli morse il cuore e quell’angolo di emozioni che ancora lui poteva chiamare umane, e fu proprio con la consapevolezza di trovarsi con lo sguardo amaro della creatura su di sé che il dio diede agli umani le spalle, aprendo uno squarcio nell’universo per giungere lì dove lei lo stava aspettando.
Ai confini del mondo,  lì dove nessuno, secondo suo padre, avrebbe potuto recarsi.
Il limite, umano e divino, invalicabile per qualsiasi creatura dell’universo, ma lui, i limiti, li aveva sempre varcati, frantumati, plasmati secondo il suo volere.
Perché lui era il Re senza trono, e se sterminare un intero popolo di immortali per semplice ripicca poteva essere vista come la più travalicata delle soglie, uccidere chi tutti loro avevano creato, chi la vita dell’universo aveva generato, sarebbe stata la sua opera più grande, il limite più buio da superare.
E lo avrebbe fatto.
Per il piacere di distruggere  chi di lui si era sbeffeggiato, ma soprattutto, per riprendersi  quell’amore che crudelmente, ogni secolo, gli  veniva brutalmente strappato.



°°°
 



Il silenzio dell’androne cominciava ad essere soffocante per chi come Yehouda odiava la staticità e il silenzio, preferendovi gli sfrigolii dei mondi che ad un passo da loro svanivano come uno sbuffo di luci colorate ad ogni suo tocco, o alito, e il Creatore non poteva che trovare illogica la sua presenza lì.
Ma soprattutto, odiava dover affiancare sua sorella H’ava, la Suprema, la più potente, la più anziana, quella che si sbeffeggiava del suo malsano interesse per ciò che non era suo per natura ma che lui, in un modo o nell’altro, rendeva proprio.
Ed era proprio l’ingordigia di Yehouda a tenerlo inchiodato alle porte della Fucina, immobile di fronte quei battenti di aria e polvere di stelle che vibravano ad ogni onda di energia che si perdeva nell’immensità dell’universo e bussava alla loro porta per avvisarli dell’eventuale morte o nascita di una galassia.
Ma il fremito dei cardini di luce erano dovuti all’arrivo di creature ignobili, dell’anello più debole della catena tra mondi.
Umani.
Yehouda li aveva trovati sempre troppo emotivi, troppo illogici, troppo stupidi, troppo tutto per attirare la sua attenzione, eppure eccolo lì, a sorvegliare l’entrata come il più inutile dei guardiani, accompagnato dalla soffocante figura che sentiva respirare profondamente accanto a sé.
- Yehouda?
Il Creatore inghiottì un sussulto interno nel sentire la voce sfrigolante della sorella, nel riconoscere quel tono aspro e sprezzante che lo aveva sempre fatto sentire una nullità, perché lui lo era, in confronto alla potenza di H’ava.
Inutile.
Patetico.
E perciò, profondamente rancoroso verso di lei.
- Si sorella ?
H’ava tese un sorriso accondiscendente nel cogliere la falsità di quel dolce richiamo, perché la Creatrice sapeva che in quella bocca, ciò che i denti affilati di Yehouda schiumavano non era miele, ma il più terribili dei veleni, uno schiumoso rantolo di violenza con il quale l’avrebbe decapitata con un colpo netto, se ne avesse avuto il potere.
- Cerca di mantenere il controllo, e  non lasciarti influenzare dalle emozioni– lo rimproverò aspra, scoccandogli una lunga occhiata inquisitoria quando lo sentì sibilarle contro.
- Credo tu li stia sopravvalutando, sorella. Quelli che dovremmo affrontare sono semplici umani.
E con quell’umani Yehouda pensò di averle spiegato come  tutta quell’attenzione fosse inutile, se riservata per piccoli insetti, per lo scarto di un pianeta ancor più  inutile, ma H’ava si ritrovò a tendere un sorriso saputo quando furono i suoi artigli a rimandare per primo il bagliore ceruleo di un lampo che scaraventò il Creatore lontano da lei mentre Loki batteva a terra il bastone con un ringhio sommesso, informandoli del loro arrivo.
- Non se uno di loro ha ancora la vita dalla sua parte – si lasciò sfuggire H’ava in un soffio, aprendo le braccia per accogliere quella fila di creature, così diverse tra loro, ma unite dalla stupidità che li aveva condotti sul loro suolo sacro.
- Benvenuti nella Fucina, mie piccole e insignificanti creature mortali – li accolse amorevole, frusciando sul pavimento con il mantello impalpabile che le nascondeva gli arti ributtanti e affilati, nonché quello sguardo vitreo e fisso che li fece tremare tutti, tutti eccetto lui.
Il dio che la Creatrice fissò con meno asprezza, quasi raddolcita dall’immortale che per amore voleva ucciderli.
Quasi.
- E tu, figlio di Laufey. Ciò che sei venuto a rivendicare non ti è mai appartenuto, e mai ti sarà concesso.
Perciò vi invito ad abbandonare questo suolo, per non farvi più ritorno – continuò implacabile, profetica come la più terribile delle indovine, perché la morte li avrebbe attesi, una volta varcato quel confine, una morte in faccia alla quale Loki sorrise, schiudendo le sue labbra che non parevano neanche più umane, un taglio asimmetrico che sapeva solo sibilare come lo schianto secco di un corpo caduto al suolo.
Quelli che le sue mani e le fauci delle sue creature avrebbero dilaniato, scorticato come tronchi secolari abbattuti dalla novità, dall’avvento di un nuovo Dio, un nuovo Signore e padrone, la fine che Loki sapeva di rappresentare, di aver sempre rappresentato.
Lui che fin dalla nascita aveva portato il declino del popolo che lo aveva adottato, destinato ad annegare nella pazzia della sua anima, nel marciume di quel cuore che non aveva fatto altro che singhiozzargli nel petto, in attesa di trovare qualcosa per il quale battere profondamente, la creatura che lo attendeva al di là di quella porta, lei che lo aveva sempre atteso.
Perché il Tessercat era nato per essere suo, per essere amato da lui, una verità della quale si investì il braccio con il quale  sollevò il bastone divino e il cuore di luce da esso inglobato, il bagliore ceruleo che gli occhi di H’ava non ebbero modo di fissare a lungo prima di patirne lo schianto.
- Astrid!
Un grido di battaglia quello di Tony Stark, il primo a scaraventarsi sulla creatura che si era sbeffeggiata della loro natura umana, di quell’amore per ciò che non era mai stato loro, ma che avevano ugualmente amato, tenuto vicino al cuore come il più tenero degli amori infantili, quello che Hulk aveva cercato di stringere il più a lungo possibile prima di esserne allontanato.
Si udì uno schianto, e urla femminili, colleriche, affaticate da un combattimento che umani non potevano condurre a lungo, non contro chi la vita aveva creato, ma c’era lui, a sopprimere quel divario tra le loro nature, la divinità che non batteva ciglio nell’usare i suoi sudditi come scudo, lasciando corpi smembrati, teste mozzate ed arti tranciati a difenderlo dagli artigli della Creatrice che tornò ad accanirsi su di lui e sulla barriera di luce che tornò ad abbracciarlo.
- Non c’è onore in te, figlio di Leufey – latrò H’ava con risentimento, sentendo gli artigli sfrigolare su quel viso che avrebbe squarciato, se l’energia non si fosse accanita  tanto contro di lei, lei che quella stessa energia aveva creato, donando parte dei suoi poteri.
- Onore?
Una risata bassa gli tremolò sulle labbra arricciate, uno schioppo acuto come una frustata sui denti, cacofonico e ributtante persino per le orecchie della Creatrice abituata a suoni peggiori, mortali, come lo scoppio di un mondo, alla scomparsa di un’intera stirpe, ma quella divinità pareva riassumere in sé gli orrori del mondo.
- A cosa serve l’onore se non a renderci succubi di regole che non ci permettono di esprimere noi stessi ? – rantolò cupo, rafforzando la presa sul bastone che tese in avanti mentre l’energia tornava a sfrigolare nell’impatto con il corpo della Creatrice che gli si era avventata ancora contro.
- Osi metterti contro chi la vita di ha donato, lurida creatura ? – rantolò la Creatrice con rabbia, affondando gli artigli nella bolla di energia che lo inglobava, indispettita dal trovarsi così vicino a lui da potergli strappare il cuore con le mani senza però riuscire a toccarlo.
- Vita? – la sua risata questa volta risultò profonda, gonfia d’astio, amarezza e un barlume di follia che fece arretrare Hulk dal corpo dal capo mozzato che gettò di lato con disinteresse, livido di paura per quel sorriso che avrebbe potuto cavare il cuore a tutti loro.
Il sorriso di chi vivo non lo era mai stato, e che forse, mai lo sarebbe diventato, perché nato morto, lui e quel cuore che H’ava avrebbe voluto risucchiare tra le fauci quando riuscì ad essere ad un soffio dal suo petto.
E Loki lo vide, l’odio di chi in lui vedeva la sporcizia, l’orrore di un’esistenza sbagliata, corrotta, nata per errore, come lo era stata la nascita del Tesseract, quella vita che lui aveva imparato ad amare e per la quale si era ritrovato a ringraziare.
Perché attraverso di lei avrebbe potuto essere ciò che per natura non per potuto diventare, un uomo che poteva trovare bello ciò che vedeva, chi gli avrebbe sorriso e lo avrebbe chiamato con dolcezza, senza paura, senta timore, ma chiamato, semplicemente.
- La mia vita non è un qualcosa su cui  voi possiate decidere, o esprimere pretese,  ma  ti confiderò un segreto. Sono io a decidere di quella degli altri.
Sempre.

H’ava patì lo stupore  di sentire il suo respiro sul viso aguzzo, sulle palpebre di metallo che schiuse febbrilmente nel comprendere di essere stata invitata lei stessa oltre la barriera, in quella nube di energia e vita nella quale Loki la costrinse, accettando l’artiglio calato sul suo viso con un sorriso sprezzate prima che lo schizzo di sangue languisse sul pavimento.
Il fiotto che la schiena della Creatrice singhiozzò quando il braccio del dio la trapassò, lei e quel corpo che gli si accasciò contro mentre la palpebra di Loki cadeva smorta sull’occhio cavato, rotolato a terra assieme al cuore ancora pulsante della Dea.
E il silenzio accolse il fruscio di membra martoriate, il crollo di chi il Re senza trono aveva ucciso, dilaniato, per aprirsi un’altra strada macchiata di rosso, sporca del peccato della sua nascita, di passi che Loki sapeva di non poter mai ripulire dall’impronte scarlatte dei cadaveri sui quali aveva sempre camminato.
I corpi di chi a lui si era rivoltato, il tappeto che spettava a lui, che gli sarebbe sempre spettato ma alla fine della quale, ora,  avrebbe potuto trovare qualcosa di pulito, di meno  tetro, scuro, una luce verso la quale il dio si incamminò, lasciando alle spalle il sibilo angosciato di un mondo che aveva assistito alla nascita di un nuovo Signore e Padrone.
Ancor prima di patirne la presenza, Semjace ne sentì il fetore, il puzzo di sangue e il gorgoglio dei passi che il suolo stentava a trattenere a terra, poiché scivolosi, unti dal sangue che tinteggiò la Fucina quando Loki aprì le porte con una spalla, trascinandosi verso la creatura china su un corpo che riconobbe ancor prima di vederlo.
Il fiato faticava a rimanere intrappolato in gola per più di qualche secondo, soffocato dal sangue che gli aveva riempito i polmoni, ma il dio continuò ugualmente ad attingere aria, facendosi forza col bastone sul quale si posò, percorrendo a rilento la via che lo avrebbe condotto alla salvezza, alla sua, e a quella del cuore che parve smettere di singhiozzare quando la vide.
Palpebre chiuse, e respiro assente, ma lì, luminosa e morbida come ricordava, come avrebbero ricordato i suoi palmi, una volta che l’avesse raggiunta.
E quando vi arrivò, il Re crollò in ginocchio, senza forze e occhio, ma con un sorriso spezzato e la mano tesa su un corpo che Semjace trattenne con ansia, trovando l’assenza di vita in quell’iride opaca agghiacciante, spaventosa, ma lo trovò, il riconoscimento, in quella pupilla, non di lei, della sua essenza ultraterrena, ma di sua figlia, dell’unica cosa che per quella creatura valesse la pena sapere in vita.
- Non tornerà.
La mano continuò la sua discesa verso quel viso che, una volta raggiunto, inviò una scarica di piacere dai polpastrelli alle terminazioni nervose di Loki, tornate a macinare sensazioni quando riconobbe quella pelle e quell’odore, un profumo che sapeva di stelle, di mondi e vita, la sua.
Perché era lei, ciò per la quale avrebbe  abbandonato un’esistenza dedita alla vendetta, al rancore, all’odio verso il mondo, verso se stesso che non poteva cambiare, rendere diverso, ma lei non lo aveva mai voluto differente, migliore, buono.
Lei lo aveva accettato, ingenuamente, come potrebbe farlo una bambina alla quale si chiede cosa si ama, e lei lo aveva amato, profondamente, irrazionalmente, senza un reale perché, ma amato.
Una sensazione che Loki aveva sempre temuto, ritenuto inutile, vigliacca e debole, solo perché, non potendola avere, non poteva risultargli importante, non a lui che non era stata mai concessa, quella possibilità, ma finalmente l’aveva trovata, ciò che fin dalla nascita aveva bramato, desiderato con tutto se stesso.
Appartenere a qualcosa, a qualcuno che a sua volta solo a lui sarebbe toccato, senza trucchi, senza inganni.
Quando Semjace lo vide faticare con il bastone abbandonato in grembo non capì, in un primo momento, il perché di quel sorriso, di quell’occhio vitreo solcato dalla tristezza che le puntò addosso, facendolo scivolare sul petto verso il quale Loki si tese, stringendo nel palmo il globo di luce che solo allora, la Creatrice parve riconoscere.
- Fermo – lo bloccò agitata, schiudendo gli artigli sul polso che il dio irrigidì, tirando le labbra in una smorfia scontrosa che Semjace intaccò con l’ennesima stretta sul gracile arto che avrebbe potuto tranciare.
- Non puoi farlo, il tuo corpo non può contenere il contraccolpo. Morirai.
Morire.
Loki non mostrò alcun interesse per quella parola, per il senso di quella frase, per la fine che avrebbe fatto, non ora che lei era così vicina, che avrebbe potuta toccarla, ancora una volta, prima di ridarle ciò che le apparteneva, ciò che le doveva essere negato ma per il quale lui avrebbe pagato il prezzo.
Una vita voluta e amata per una che non lo era mai stata, il saldo di un’eternità che finalmente, il dio avrebbe potuto scontare con un sorriso.
- Fermo.
- Non mi importa – sfiatò senza voce, indebolito dalla perdita di sangue nel quale sarebbe affogato, inghiottito da ciò che da bambino e adulto lo aveva sempre circondato, fatto da padre, e da guida, una scia che alle sue spalle sarebbe parsa lunga chilometri e chilometri ma che ora lei avrebbe potuto far apparire meno nauseante, con la luce che la attorniava.
E forse persino lui sarebbe parso meno orrendo, meno ributtante, ma amabile, e solo, tremendamente, solo.
- Morirai.
- Non credo che la cosa possa importarti – latrò allora, sfiancato da quell’accanimento odioso, perché voleva sentire quegli occhi su di sé, almeno una volta, avrebbe voluto sentire la sua voce chiamarlo ancora, prima di spirare, prima che il mondo diventasse nero e da esso venisse inghiottito.
Ma Semjace la trovò, l’importanza, perché in quel globo che le dita sporche e scorticate dell’uomo stringevano teneva qualcos’altro, qualcosa di suo, quel cuore che quella creatura senza onore e senza patria  tendeva a chi entrambi avevano imparato ad amare, per il quale avrebbero rinnegato la propria natura, la propria stirpe.
Un tradimento che la Creatrice aveva compiuto quando aveva deciso di proteggerla, innamorata di qualcosa che non sarebbe dovuto esistere, ma che in lei aveva acceso la consapevolezza di poter essere diversa, di poter provare qualcosa oltre alla noia e alla indifferenza, un amore per il quale si trovò a sorridere con labbra con non aveva, e un cuore che per natura non aveva avuto.
Ma era lì, di fronte ai suoi occhi, su quel corpo verso il quale si tese, sfilando dalle mani del dio ciò che di più prezioso vi fosse per entrambi, che lo sarebbe sempre stato, una vita amata e venerata come la più tenera delle divinità.
- Mamma.
Bastò il ricordo di quella voce a smuovere le dita di ferro, a convincerla a conficcarle nel petto delicato e immobile che Loki vide sussultare, mentre il mondo attorno a lui cominciava a sbiadire, influenzato da quelle onde d’energia che il Tesseract stava inviando per riattivarsi, per tornare a vedere, e ad amare lui.
- Cos’è questo rumore?
Pepper si strinse al corpo affaticato di Tony con la gamba malconcia abbandonata malamente contro il pavimento, un suolo che vide tremolare e pulsare come la ferita aperta di qualcosa che stava per morire, di quel mondo che era stato il centro dell’universo, quello che loro, mortali, videro contrarsi sotto i loro occhi increduli prima che l’urlo di Hulk invocasse il nome di chi Loki stringeva tra le braccia, abbandonato con lei in un sonno senza incubi, attorniati da una figura astratta che sorrideva nel buio del cappuccio.
Perché una vita andava concessa, pagata, il prezzo che venne estinto, ma un pagamento al quale i  Vendicatori non ebbero modo  di assistere, sbalzati nel portale da un’onda d’urto che risucchiò ogni suono, luce, vita, prima di implodere come una Supernova per continuare il ciclo della vita e concedere, con la fine di quell’evoluzione, la nascita di qualcosa di nuovo, di mai visto, ma di ugualmente amato.
Profondamente, amato.



Continua…
    
 

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Capitolo 15
*** 15 - Never-Ending Story ***


Capitoli 15
“We are part of the scene
This never-ending story
Where will it lead to?
The earth is our mother
She gives and she takes
But she is also a part
A part of the tale “
[...]
“We're part of a story, part of a tale
We're all on this journey
No one is to stay
Where ever it's going
What is the way?
We're part of a story, part of a tale
Sometimes beautiful and sometimes insane
No one remembers how it began.”


( Never-Ending Story – Within Temptation )









 I flash dei fotografi, seguiti dai ‘click delle loro macchine fotografiche accompagnarono la camminata lenta e dinoccolata con la quale un elegante e sorridente Tony Stark si diresse al pulpito, smorzando il chiacchiericcio dei giornalisti con un colpo di tosse che fece sorridere brevemente le due donne sedute in prima fila.
- Vi ringrazio per essere venuti all'inaugurazione della mia campagna benefica – li accolse lo scienziato con garbo, lisciando la coccarda dorata appuntata sul petto – sono orgoglioso di annunciare la mia candidatura come presidente della “Astrid Corporation”, una società che ha come compito, quello di aiutare  i bambini di tutto il mondo.
Un brusio concitato si elevò dalla platea, un brusio sorpreso ma non meno deliziato dello sguardo amorevole che Pepper lanciava a suo marito dal proprio angolino.
- Sono sicura che sarebbe stata orgogliosa di lui – si insinuò una voce sottile alla destra della donna, la confessione debole di una ragazza dalla treccia bruna e dalla carnagione cioccolato che Pepper osservò con sguardo gentile prima di guardare il vuoto con un sospiro nostalgico.
- Lo è sempre stata.
- Signor Stark! Signor Stark! Potrebbe darci qualche notizia in più! – sgomitò esaltato un giornalista occhialuto, scavalcato da un’ambiziosa collega dalla capigliatura dorata che civettò un po’ con l’uomo per farsi cedere il posto a sedere.
- Signor Stark, potrebbe dirci il perché del nome Astrid? È un nome di donna, non è così ? – si insinuò la donna con voce suadente, sfarfallando gli occhi castani per attirare su di sé l’attenzione del miliardario.
Ma Tony Stark le concesse il suo interesse solo perché mostrarsi cordiale era stato uno degli impegni che lo scienziato aveva preso con sua moglie prima di chiamare la stampa.
- Si signorina, è un nome di donna – le concesse allora, lui, sempre sorridente, anche se alle sue spalle Bruce Barner potè cogliere il tic nervoso dell’occhio destro, il primo sintomo della paresi facciale che avrebbe colto l’uomo  di lì a poco se avesse sorriso ancora a quel modo.
- E potrebbe dirci chi è questa Astrid ? È per caso una sua amante ? – azzardò la giornalista con un pizzico di malizia, scatenando nella donna in prima fila un sussulto oltraggiato che Pepper fece seguire da uno sguardo di fuoco che la pettegola incassò con un sorriso affettato.
Eppure la reazione dello scienziato sembrò dare adito alle sue ipotesi, perché, quando lo videro tendere un sorriso delicato, quasi nostalgico, la sorpresa di vedere una reazione naturale nello scanzonato miliardario fece trillare di emozione la giornalista.
- È così, vero ? – riprese la donna, estatica, lusingata dagli sguardi ammirati dei colleghi, ma fu la voce stessa dell’uomo a distruggere il suo momento di gloria.
Perché quello che Tony Stark soffiò con un groppo in gola non fu l’appellativo che si riserverebbe ad un’amante, ad una cotta infantile, ma a qualcuno che lo aveva sì fatto innamorare, ma di un amore più delicato e quasi innocente.
- Mia figlia.
Pepper sentì gli occhi inumidirsi quando notò la presa ferrea delle dita dell’uomo attorno al pulpito, la presa rigida di chi fatica ancora ad accettare la realtà, l’irrequietezza di chi ancora non accetta di aver perduto un affetto.
- Come scusi?
- Astrid era il nome di mia figlia – ripetè asciutto, inghiottendo  il groppo in gola, con scarsi risultati quando, per ritrovare la voce, fu costretto a tossire per scacciare il velo di lacrime che aveva cominciato a pungere contro le palpebre socchiuse.
Perchè Tony Stark non si sarebbe mai abituato, non a quella domanda, non alla risposta che sarebbe sempre uscita fioca, debole, difficile come ogni volta, dalle sue labbra.
La giornalista cadde a sedere con un sorriso fiacco, senza più una parola, stringendo al petto il proprio taccuino nel ricordare quell’era che aveva stroncato anche la sua ambizione, il suo bisogno di emergere, perchè quello che  avevano davanti era solo un uomo che avrebbe preferito trovarsi da un’altra parte, in solitudine, magari con accanto a sé  un bicchiere di whiskey.
Ma quello che trovò di fianco non fu un bicchiere, tanto meno un deterrente per l’angoscia nata dai ricordi, ma un uomo, uno scienziato che si era alzato dal suo angolino per raggiungerlo sul pulpito, forse per  stringergli la spalla, in un gesto di solidarietà.
Solidarietà che Tony Stark non trovò quando il dottore lo scostò con poco garbo, tossicchiando un po’ prima di avvicinare il microfono e sibilare un’unica e familiare  sentenza che aveva ripetuto per anni.
- È mia figlia- ci tenne a precisare Bruce Barner, stizzito, tornando ritto e impettito prima di raggiungere la sedia e sedersi senza un fiato mentre la platea osservava prima lui, poi il viso del miliardario congestionarsi dall’incredulità mista a rabbia.
 - Sapevo che sarebbe successo – si lasciò sfuggire Pepper nel vedere il marito avventarsi come una iena sul dottore,  dando il via ad  una diatriba che aveva segnato le loro giornate  per anni, dopo la morte di Astrid e Loki.
Persino Estela non potè che sorridere di quella scena così familiare, così da ‘loro e dei bei vecchi tempi andati, quando lei era ancora lì sulla terra, quando la sua scoperta riusciva ancora a sorriderle e calmare i loro cuori con quella sua voce gentile e i suoi continui  ‘perché.
Un ricordo che le strappò un sorriso triste al pensiero che se Astrid fosse stata lì, avrebbe di certo riso di quella intimità, del calore di quello che erano stati gli uni per gli altri, anche se per breve tempo, una famiglia, forse un po’ strana, ma unita, pronta a difendersi l’un l’altro e a non dimenticare chi un tempo li aveva fatti sorridere con quella voce morbida che per un attimo Estela parve risentire attorno a lei.
- Tutto bene?
Pepper sembrò cogliere il battito flemmatico delle palpebre che la ragazzina schiuse più e più volte, come a tentare di capire dove si trovasse, ma più provava a mettere in risalto quella risata, più Estela diveniva consapevole di non stare immaginando nulla, non la voce così vicina, così viva, non la sensazione di essere osservata da lontano.
E quando azzardò uno sguardo da sopra la spalla sentì il cuore schiantarsi in fondo allo stomaco, tirando giù assieme al colore ogni traccia di malinconia, di dubbio in fondo al suo sguardo, perché la vide, una figura  accostata alla parete con indosso un cappellino familiare, un po’ rovinato che copriva la testa arcobaleno, familiare, e amata, troppo per non scatenare in lei un singhiozzo strozzato.
Lo stridio della sedia e l’urlo di Estela attirò l’attenzione dei due uomini che da sopra il palco se le stavano dando di santa ragione, e Tony, quello un po’ più malconcio visto l’alone verdognolo che stava colorando il viso dello scienziato sotto  di lui si trovò ad inghiottire a vuoto quando, seguendo la corsa trafelata della ragazzina, lo vide anche lei, ciò che per anni aveva solo potuto immaginare, sognare.
Ricordi di quando era stato felice, di quando era stato amato da chi più grande di lui, dell’intera umanità, si era concessa fiduciosa ad un uomo che aveva imparato ad essere padre e mentore, protettore e amico, personalità che nella sua vita Tony Stark aveva soffocato per difendere la fragilità del suo animo.
Una debolezza che lo costrinse a mettersi seduto non appena vide Astrid, il suo fantasma, o una semplice apparizione dettata dall’agonia correre via dalla stanza, lasciando alle proprie spalle una ragazzina urlante e il cuore muto di uomo che accanto a sé sentì tremare.
Quando Bruce Barner riconobbe la sua risata, quel tintinnio delicato, timido  non ci furono più fotografi, o pareti eleganti, flash accecanti, solo lui e la chioma che vedeva scorrere a rallentatore nel corridoio, lontano, sempre più lontano, da lui, e da quel povero cuore che lo guidò verso l’uscita della Stark Tower assieme al miliardario.
Lo strombazzare della strada li accolse come una secchiata d’acqua gelata, perché lì la risata cominciava ad affievolirsi, a risultare debole come il richiamo stanco di una bambina in cerca dei suoi genitori, di un padre che si caricò dello strazio di essersi immaginato tutto, ancora una volta, prima di puntare verso un vicolo con sguardo fermo.
Perché non era la prima volta che Bruce la immaginava accanto a lui, sorridente, una figura che col tempo aveva avuto paura di veder sbiadire a causa del dolore di rivedere il mondo tremolare attorno a lui e spingerlo via, indietro, come era successo nella Fucina.
Un distacco che lo aveva lasciato smarrito, gettato in una depressione che per anni lo aveva portato a nascondersi dietro il dolore di sapersi solo, senza amore, senza una voce alla quale aveva insegnato cosa dire, cosa ripetere per scaldargli il cuore, per farlo sentire umano.
Lei che più di tutti lo era stata con il suo sguardo gentile, i suoi occhi curiosi, e la voce che ghiacciò entrambi alla fine del vicolo che riscoprirono senza uscita, immobili, pietrificati dalla consapevolezza che forse, se si fossero voltati, avrebbero capito di stare sognando, di stare immaginando tutto.
- Astrid? – chiamò Bruce con voce soffocata, angosciata dal presentimento di sapere che lei non avrebbe risposto, che avrebbe stretto fumo  e polvere, ma una risposta l’uomo la ebbe, e fu timida, emotiva come il più tenero dei richiami.
Astrid azzardò allora un sorriso debole quando vide le schiene dei due uomini tendersi, irrigidirsi come se li avesse appena colpiti, feriti, perché lo furono le loro voci quando provarono a chiamarla ancora, come una preghiera, una supplica a non diventare aria e spirito, a promettergli di restare e di lasciarsi toccare.
- Papà?
La corsa gli tolse il fiato, ma le braccia che la alzarono da terra erano come Astrid ricordava, morbide e gentili, frementi per l’amore che sentiva filtrare sotto pelle, nella carne tenera del collo bagnato dalle lacrime che papà Bruce liberò assieme ad un lungo gemito di dolore, abbracciandola con tanta forza da toglierle il respiro.
E vide anche lui, l’uomo che più di tutti le aveva insegnato per cosa lottare, per chi immolarsi, anche se  per un volta, era stato qualcun altro a sacrificarsi per lei, a decidere che la sua esistenza fosse abbastanza  importante, giusta, da poter essere difesa, protetta e preservata.
Perchè quando aveva riaperto gli occhi su una distesa di ghiaccio e polvere, abbracciata a Loki,  Astrid lo aveva fatto con la consapevolezza di aver perduto qualcosa, qualcuno, la madre che le aveva concesso una vita, a lei e a chi sapeva, era nascosto nell’angolo buio del vicolo, in silenzio, per darle la possibilità di ritornare da loro, dalla sua famiglia e colmare quel vuoto che aveva lasciato.

Una voragine che Tony richiuse assieme alle braccia allacciate attorno al corpo fragile che il dottor Barner non sembrava aver intenzione di lasciare, e sebbene l’idea di stare indirettamente abbracciando anche lui gli facesse storcere il naso, fu la testa contro la quale abbandonò la guancia a lavare via il patimento di un uomo che non credeva più di poter ritrovare la speranza.
Ma era lì, era sempre stata lì, con loro, tra quelle braccia che Astrid sentì ammorbidirsi attorno a lei, farsi sempre più fragili, spaventate di vederla scomparire, lei che avevano visto spirare tra le braccia della Creatrice e poi  morire assieme al cuore dell’universo, assieme a Loki.
Fu su quel nome, fu l’assenza del dio crudele a convincere Tony a lanciare un’occhiata circospetta attorno mentre Bruce, scostata Astrid dal proprio petto,  le incorniciava il viso tra le mani  in cerca di riconoscimento, di amore, lo stesso amore che il Tesseract riversò nei suoi occhi di stelle, e in quel sorriso che il dottore riscoprì ugualmente tenero, ugualmente gentile, ugualmente suo.
- Cosa è successo? Dove sei stata? Cosa…
- Mia madre – lo interruppe Astrid con un filo di voce, adombrandosi leggermente al pensiero del sacrificio di Semjace, al suo desiderio di saperla viva e felice.
Sua madre, la vera, la sola e la più amata, perchè li aveva protetti a discapito della sua, di salvezza, con quel corpo che lei ricordava di aver visto svanire tra le sue mani in granelli di sabbia, una volta sentito il suo abbraccio smorzarsi attorno a lei, polvere che aveva stretto al petto con un urlo, disperata di aver perduto ciò che aveva appena trovato, la madre che l’aveva difesa fino all’ultimo istante, lei e la prima persona che aveva imparato ad amare.

- Mi dispiace.
- Dov’è Udinì? –  li interruppe scontroso Tony, accigliato come un vecchio signore col bastone ritto da poter schiantare sulla testa di qualche bambino pestifero, la palla al piede che il miliardario sapeva, non avrebbe di certo lasciato andare la loro bambina, perché non era morto, di questo ne era sicuro.
Solo che l’idea di saperlo ancora accanto ad Astrid che era tornata, che stava bene, continuava a tormentarlo, a rendere quel momento meno magico di quanto sarebbe stato.
- Allora? So che è qui? Lo sento – continuò imperterrito, assottigliando le palpebre quando captò un rumore di passi alle spalle, ma furono due donne, quelle che i suoi occhi fulminarono all’istante, la ragazzina dalla treccia bruna che Astrid fissò incredula prima di venirne investita.
E quando Estela la ebbe tra le braccia scoppiò in lacrime, quelle che aveva sempre provato a trattenere per essere forte come la sua scoperta era sempre stata, come le aveva insegnato ad essere, ma la commozione di saperla lì, viva, investì entrambe di un’emozione dirompente che Pepper seppellì tra le braccia, stringendosele al petto come una madre avrebbe fatto, come la donna si era sempre sentita nei confronti di Astrid, quella piccola bambina dallo sguardo dolce e innocente che era riuscita a far innamorare tutti loro di lei.
Lei che ora era viva, ed era con loro, lì, dove sarebbe sempre dovuta stare, sotto lo sguardo sereno del dottor Bruce, un sorriso fiacco e stanco sul viso tirato e smagrito dalla depressione passata e quello di Iron Man, un po’ più duro, insondabile, ma non meno emotivo, non meno commosso.
Poi lo videro tutti, il mostro che popolava i sogni degli infanti, il terrore dell’universo, l’orrore del mondo, un uomo mangiato vivo dall’ombra del suo nascondiglio, tetro e cupo come ricordavano, ma in qualche modo risanato, un po’ meno frammentato in quel suo occhio pungente e fisso al quale Astrid rivolse un sorriso gentile prima di scivolare via dalle braccia delle donne per corrergli in contro.
Ma Tony non ebbe cuore di lasciarla correre da lui, lui che lo aveva sempre messo a disagio con quell’anima nera e malata, il viso pallido e sfregiato a renderlo ancora più inquietante, ancora più pericoloso.
- Dove stai andando?
C’era ansia nella voce dell’eroe, qualcosa di molto simile al panico, quello che mai nella vita Tony Stark aveva lasciato trapelare, udire, percepire, perché era  un uomo  che amava analizzare, non essere analizzato.
- Loki – fu la semplice risposta di Astrid, la risposta che avrebbe sempre dato ad ogni domanda, naturale come lo era il suo sorriso, e lo sguardo di stelle proiettato dietro la schiena di papà Bruce, sull’uomo nero che le aveva dato una casa, un legame, e un amore.
Il suo primo e unico amore.
Quello che aveva letto nei libri degli umani, quello che lei sapeva di aver trovato inconsapevolmente, ma suo, come mai aveva sentito qualcosa.
Lui che era stata la sua prima parola, il suo primo contatto, l’inizio, semplicemente.
L’occhiata obliqua che Tony gli lanciò non sembrò frammentare l’aria granitica di quel viso avvolto per metà nell’ombra, la parte più abusata, quella dove l’uomo sapeva, non avrebbe avuto modo di vedere un occhio, perché glielo avevano cavato assieme alla sanità, assieme alla pietà.
E lo fissò come mai aveva fatto, in  un tentativo di non mostrarsi così prevenuto con lui, con quel dio che aveva ucciso i loro Creatori, squartati come miseri insetti e che avrebbe potuto annientare tutti loro, divorarli per semplice noia per poi sputare le loro ossa.
Lo avrebbe fatto, perché era Loki, perché era un essere incapace di provare compassione, di divenire comprensivo o amico, avrebbe potuto, se solo lei non li avesse amati, loro e il pianeta.
Perché era Astrid a tenerlo in piedi, a invogliarlo a risparmiare la vita altrui, a non abbandonarsi alla follia della sua mente, alla perversione, alla crudeltà.
Perché la amava.

Come avrebbe amato un dio vendicativo, senza sorrisi gentili e abbracci caldi ma con silenzi di pietra e sguardi di ghiaccio, una gelida presa che non era né morbida, né rassicurante, solo opprimente, e soffocante,  ma una presa nella quale Astrid si rifugiò fiduciosa, stringendosi ad un corpo che non sapeva far altro che uccidere, squartare, distruggere.
Nato distruttore e morto per amore, aveva tentato, ma era stato risparmiato, graziato dalla divinità maggiore per dargli la possibilità di essere felice, di avere anche lui una casa, qualcosa da proteggere, da amare, da tenere per sé.
Ciò che nei secoli il dio aveva desiderato possedere al pari dei suoi fratelli, qualcuno al quale mostrarsi senza barriere, sorrisi affettati, spalle ritte nel tentativo di essere coraggiosi, leali, buoni, lui che buono non lo era, e non lo sarebbe  mai stato, neanche per lei.
Perché non era nella sua natura, semplicemente.
- Credo di aver bisogno di un bicchiere di tequila –lamentò Tony Stark, oramai incapace di non mostrarsi irritato da quella vicinanza, preferendo dirottare la sua stizza sullo scienziato che gli rifilò un sibilo basso nel sentire il peso del gomito sulla spalla destra.
- E tu, mamma chioccia? Vuoi farmi compagnia?
- Non davanti alla bambina  – sbraitò irritato lo scienziato, l’occhio vigile e apprensivo calamitato da sua figlia che sorrideva tra braccia che avevano solo stretto cadaveri, e polvere, e  vuoto, braccia che però parevano così naturali attorno al suo busto esile, una catena pesante e stretta, ossidata dal tempo, ma incapace di lasciarla andare.
Poi Bruce Barner lo vide.
Un luccichio.
Debole e metallico, ma un bagliore perlaceo che attirò il suo sguardo fosco sull’anello argentato che lambiva l’orecchio destro di Astrid, un orecchino che non ricordava, perché non le avrebbe permesso di farselo, ovviamente, e neanche quello scellerato di un miliardario, o almeno, non ne serbava ricordo.
Ma poi capì e sbiancò per l’orrore della scoperta.
Perché ve ne era uno gemello sul lobo sinistro del dio, un po’ più scintillante e di un bagliore tagliente, ma identico a quello che tra i capelli d’arcobaleno di Astrid sembrava seguirne il luccichio.
E per una volta, Bruce Barner odiò la sua intelligenza, il suo acume, la sua memoria, lui che conosceva  il simbolismo delle divinità nordiche e che, in quella coincidenza non vide altro che la fatalità di un destino che Astrid sembrava aver  accettato a giudicare dal sorriso morbido che rivolgeva al dio.
Ma avrebbe potuto strapparla da quelle braccia e scappare via, così lontano da poterla nascondere da quell’occhio che avrebbe continuato a cercarla, che non avrebbe mai smesso.
Avrebbe potuto, se lui non  l’avesse legata a sé, come dio e come uomo, e non c’era nulla che lui, padre di un alieno, potesse fare contro tutto ciò.
Chinò allora il capo, e fu con indecisione che si soffermò a guardare il miliardario che continuava a sostare sulla sua spalla, meditando la possibilità di confessargli tutto, di ricercare il suo sostegno, la sua comprensione.
Ma anche se ve ne fosse stata, lei comunque non li avrebbe seguiti, non il suo desiderio di saperla al sicuro dove Astrid sapeva  già di esserlo, lì dover era amata, in modo sbagliato, ma amata.
E tanto gli bastò a decidere per tutti loro.
Per Tony.
Per Estela, Pepper e se stesso.
Perché Loki aveva reso Astrid sua umanamente e divinamente,  l’aveva reclamata come sua possessione, sua metà, come mostravano gli orecchini sui loro lobi, e neanche lui, dall’alto della sua scienza, poteva nulla contro un rito tanto antico e solenne.
Infrangibile.
Lo sapeva lui, non lo avrebbe saputo nessuno.
Perché Astrid era viva, e tanto gli bastava, gli sarebbe sempre bastato.
- Facciamo una bottiglia a testa.



The End

 
   
E fine.
Un pò triste lo sono, come ogni volta d'altronde, perchè concludere una storia porta via con sè qualche lacrimuccia, ma sono contenta di averla conclusa, sperando di aver reso il tutto delicato e sognante come avrei voluto.
Perchè si sono ritrovati, e non poteva essere altrimenti.
Ringrazio tutti per l'attenzione, la lettura, la pazienza dimostrata nel continuare ad attendere l'aggiornamento, spero di avervi lasciato con un soriso alla fine della storia, perchè è sempre bello salutare così i personaggi e le loro avventure.
(- Piccolo appunto: Dopo aver pensato un pò, ho deciso di continuare la storia con un sequel che si intitolerà "Stand My Ground" e che riprenderà il filo temporale di questa storia, proiettandosi su una trama un pò più matura e articolata della precedente, dove ovviamente ci sarà la nostra Astrid e Loki come protagonisti, ho già cominciato la stesura, e la nuova storia conterà al massimo 11 capitoli, giù di lì, perciò non sorprendetevi se d'improvviso vi troverete con un nuovo sclero da parte della sottoscritta.)
Ancora grazie.
Un saluto,
Gold Eyes

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