Spy Game

di Nera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap.11 ***
Capitolo 12: *** Cap.12 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Spy Game

Capitolo 1


Come ogni due anni, a Tokio in questo periodo, qualcosa si stava muovendo nell’ombra. Qualcosa di legale, ma di altrettanto segreto aveva luogo in un grande edificio al centro della città, che per la popolazione locale era adibito ad un’agenzia legale, mentre in realtà in quegli uffici si svolgeva un’attività ben più importante. Infatti, una gamma di persone accuratamente scelte, si occupava di proteggere celebrità, politici e magnati, e controllare attività sospette tra cui traffici di droga e faccende di spionaggio. In tre parole Spy World Corp. Era un’agenzia conosciuta da poche persone, quelle giuste, quelle importanti, potenti. Non c’era milionario in città che non la conoscesse e che non le avesse chiesto qualche servizio. Proprio in questo periodo dell’anno, a distanza di ventiquattro mesi dalle ultime, avevano luogo le selezioni per la ricerca di nuovi componenti della SWC. I ‘concorrenti’ per accaparrarsi gli unici due posti disponibili, erano circa duecento, provenienti da ogni parte del Giappone.

Gli uomini e le donne più capaci fisicamente e mentalmente, si affrontavano senza esclusione di colpi, affinché solo i migliori in assoluto potessero ottenere il lavoro. Di solito erano persone che lavoravano in altre società segrete di spionaggio, intenzionate a passare ad un livello superiore.

In primo luogo, i pretendenti dovevano compilare un test da cui si sarebbero comprese le loro capacità intellettive. Una volta ottenuti i risultati, solo chi aveva ottenuto un risultato al disopra dei 120 su 150 poteva passare alla prova successiva. Quest’anno, solo cinquanta di queste superarono il primo turno, e dovettero affrontare chi già lavorava per la SWC sul ring, e solo chi li batteva avrebbe conquistato il lavoro.

Tra i veterani della Spy, c’erano Sango ed Inuyasha. Il ragazzo faceva parte dell’agenzia da quattro anni. Ai suoi tempi superò il test di intelligenza con 146 punti e la seconda prova al primo colpo. Nonostante la sua giovane età, stupì tutti. In fondo era solo un ragazzino di sedici anni quando entrò nell’organizzazione. Era un bel giovane, abbastanza alto e con folti capelli nero corvino. Aveva occhi scuri e alla luce giusta, avevano un incredibile riflesso viola. Se si fosse comportato come un qualsiasi altro ragazzo della sua età, il semplice camminare per strada gli avrebbe procurato su di sé parecchi sguardi e questo lo sapeva. Anche i suoi colleghi se ne erano resi conto, ma a lui non importavano queste cose. Il suo orgoglio era proporzionale al suo coraggio. Non si smentiva mai in quanto a serietà e puntualità. Amava il suo lavoro, e ad esso aveva donato tutto se stesso. Non aveva mai deluso il suo capo e meritava la grande fiducia che quest’ultimo aveva riposto in lui. Non scherzava quasi mai, forse a causa del suo passato turbolento di cui portava ancora un po’ di amarezza nel cuore, anche se i suoi rari sorrisi erano, molto spesso, rivolti all’amica Sango.

Sango era una giovane donna di 22 anni, molto attraente. Aveva lunghi capelli scuri che teneva legati in una coda alta che le risaltava il viso dai lineamenti leggeri. Prendeva molto sul serio il suo lavoro in agenzia. Una volta datole un nuovo incarico, studiava ogni dettaglio delle situazione che le si sarebbero potute presentare davanti, per saperle affrontare nel migliore dei modi. Quando non era fuori per lavoro, passava il suo tempo a sparare a sagome, o in palestra ad allenarsi con Inuyasha. Considerava quest’ultimo come un fratellino, anche se questi aveva solo due anni in meno della ragazza. Li legava un rapporto speciale e avevano vari interessi in comune: Armi e lavoro. Per loro era tutto. Per lei l’amicizia veniva prima di ogni cosa. Avrebbe dato la vita per un amico, soprattutto se questo amico era Inuyasha. Era estremamente scrupolosa, e non lasciava mai nulla al caso. Calcolava qualsiasi inezia e la sua vita era un programma già scritto.

Sango, Inuyasha, e altri loro colleghi, avrebbero dovuto, di li a poco, battersi contro le aspiranti spie. Dovevano essere intransigenti, e non perdere mai di vista l’avversario. Dipendevano da loro le nuove assunzioni, infatti, solo chi li batteva poteva aggiudicarsi il lavoro alla Spy World Corp.

In un momento di pausa, fra il test e la prova fisica, i concorrenti potevano riposarsi o continuare ad allenarsi. Erano tutti raggruppati nel seminterrato dell’edificio, in cui era stata allestita una specie di palestra.

Gli organizzatori delle gare entrarono nell’ampio spazio riservato ai partecipanti per appendere il tabellone con i turni. Tutti gli si avvicinarono per cercare il proprio nome e per vedere con chi avrebbero dovuto battersi. Inuyasha e Sango se ne stavano sulla soglia della porta. Il ragazzo era appoggiato con la spalla destra alla parete con le braccia incrociate accanto all’amica. Oltre che per controllare che tutto si stesse svolgendo senza imprevisti, erano li per studiare i loro possibili colleghi, ma solo due meritavano più attenzione degli altri: il numero 29 ed il numero 80, rispettivamente un ragazzo, Miroku, e una ragazza, Yumi. Li stavano scrutando con attenzione per cercare i loro punti deboli, ma non fu facile trovarli. La loro tenacia era ammirevole. Davano pugni al loro sacco con decisione, ma con un’assoluta precisione. Non si concedevano un attimo di respiro, non potevano. Dovevano dare di più, sempre di più.

Miroku, 22 anni, era un ragazzo atletico. Più che per il suo quoziente intellettivo, 130 nel test, meritava quel posto per la sua forza. Aveva una muscolatura abbastanza evidente, sottolineata da uno strato di sudore che gli rendeva la pelle lucida. Era un ragazzo moro con occhi da bimbo. Al contrario di Inuyasha, Miroku non ha curato il suo corpo per farlo somigliare allo stereotipo di spia perfetta, ma a quello del ragazzo ideale, che qualsiasi donna vorrebbe avere nel proprio letto. Nel tabellone, il suo nome era scritto nel gruppo che avrebbe dovuto battersi con Sango. L’aveva vista si sfuggita e le era piaciuta. Non voleva farle del male, ma doveva metterla al tappeto, non c’erano alternative. Il fatto che fosse una donna non lo autorizzava a sottovalutarla, anche perché farlo, sarebbe stato il più grande errore della sua vita.

Yumi, 18 anni, una delle più giovani pretendenti, era una studentessa. I ragazzi a scuola si soffermavano volentieri a guardarla. Aveva lunghi capelli neri, le cui onde le si infrangevano sulle spalle, e occhi altrettanto scuri, ma ribelli e pieni di voglia di indipendenza, come se volessero dimostrare qualcosa a qualcuno. Aveva la pelle chiara, la quale, in viso, acquistava un delicato colore rosso pastello quando si arrabbiava, quando era in difficoltà, o quando si vergognava. In quel preciso istante, quando l’occhio di Inuyasha si posò su di lei, i suoi zigomi irradiavano una tonalità porpora, ma questa volta la causa era il calore e l’affaticamento. Indossava stretti pantaloncini che le lasciavano scoperte le lunghe gambe dritte, e una canottiera che le risaltava il seno abbondante, non prosperoso…perfetto. I suoi capelli erano legati in due ciuffi costretti in un paio di trecce. Inuyasha la scrutava attentamente, come non aveva fatto con nessun altro. Gli sembrava che il viso della ragazza gli fosse familiare, ma non ricordava dove avrebbe potuto averla vista. Strinse leggermente gli occhi per metterla bene a fuoco, ma nessun cassettino nella sua mente si aprì. Ad un tratto la ragazza smise di boxare e il suo osservatore distolse frettolosamente lo sguardo da lei. Si andò a sedere su una panchina dove, con un asciugamano, si levò il sudore dal viso. Tirò un sospiro di sollievo portando il capo indietro. Cominciò a guardarsi intorno e la sua attenzione cadde su un ragazzo all’entrata di quella palestra improvvisata. Era accanto ad una ragazza ed entrambi stavano scrutando in giro. Era contro di lui che doveva combattere. Lo sguardo di Inuyasha incontrò quello di Yumi e nessuno dei due lo distolse dall’altro finché Sango non disse qualcosa che lo fece cedere a quel gioco di occhiate. I due ragazzi si allontanarono e la giovane riprese ad allenarsi ancora per poco. Infatti, dopo un paio di minuti sarebbero cominciati gli incontri decisivi.

Su cinque ring, uno a poca distanza dall’altro, si posizionarono Inuyasha, Sango e i loro tre colleghi. Ognuno di loro avrebbe dovuto affrontare dieci rivali. Oltre a loro, salirono i primi cinque combattenti. Miroku e Yumi se ne stavano in disparte ad osservare il susseguirsi di lotte aspettando il proprio turno. Poi ad un tratto toccò al ragazzo. Sino ad allora, nessuno era riuscito a sfiorare Sango, né tanto meno a metterla al tappeto. I due si scrutarono negli occhi, senza neanche battere ciglio. L’aria era carica di elettricità. Ma all’improvviso, una distrazione. Sango cedette e rivolse i suoi occhi al ring affianco. Fu in quell’istante che Miroku cominciò a correre verso di lei e l’atterrò tenendola ferma per i polsi e con le gambe teneva ferme le sue. La ragazza faticò a liberarsi, e ci riuscì, ed entrambi con uno scatto fulmineo si rimisero in piedi. La ragazza cominciò a respirare più faticosamente. Presa dalla foga, fu lei ad attaccare questa volta, ma ormai la rabbia l’aveva accecata. Non era previsto di perdere nei suoi programmi. Il suo avversario la prese e la risbatté a terra salendole sopra. Sango rimase un secondo a guardarlo negli occhi, ma poi un calcio, e il ragazzo cadde a terra e, rialzatasi in piedi cominciò a correre nella sua direzione, sperando di raggiungerlo prima che potesse rialzarsi. Miroku la lasciò fare. Solo quando gli fu sopra poté bloccarla per i polsi. Non avrebbe voluto, ma con una mossa del braccio, spinse il polso della ragazza a rivoltarlesi contro. Teoricamente si era abbattuta da sola con un pugno infertole dalla sua stessa mano. La ragazza stordita cadde a terra ed Inuyasha la andò a soccorrere dopo avere sconfitto il proprio avversario in un men che non si dica.

-Hai vinto. - disse il soccorritore guardando freddamente il suo nuovo collega.

Miroku scese tutto soddisfatto dal suo ring e si diresse verso l’uscita, dove lo avrebbero aspettato due uomini in giacca e cravatta che gli avrebbero spiegato i pericoli del mestiere e il loro metodo di lavoro.

-Allora? Sali o no? - fece una voce dall’alto del ring.

La ragazza che prima scrutava con tanta attenzione, ora stava aspettando lui, il che lasciò l’amica alle cure di un altro e si diresse verso la sua avversaria. Avrebbe combattuto con più forza ora. Yumi assunse una posizione di difesa delle arti marziali, e questo Inuyasha non lo aveva previsto. Vedendola boxare si immaginava già il risultato di quell’incontro, ma la ragazza era più sveglia di quanto pensasse. Sapeva di essere osservata e lo ha confuso facendogli credere di saper tirare di box. Il suo viso si indurì, rovinando i suoi lineamenti delicati. Nessuno dei due era intenzionato a fare la prima mossa, ma poi Yumi prese la sua decisione. Attaccare. Cominciò a correre verso il ragazzo, ma quest’ultimo la prese per un polso girandoglielo dietro la schiena e rendendola incapace di reagire, o così credeva. Con una mossa poco ortodossa, ma efficace, Yumi batté il piede a terra finendo casualmente su quello di Inuyasha, che a stento trattenne un urlo. Si allontanarono l’uno dall’altra, attendendo la mossa successiva. La ragazza cominciò a camminare tranquillamente verso di lui, il che lo rendeva più nervoso di qualsiasi altro attacco. Il volto le si era rilassato e lo guardava fisso. La strana combattente gli prese una mano, rendendo Inuyasha estremamente confuso. Lo afferrò bene e in una frazione di secondo si girò dandogli le spalle, e facendo leva sulle gambe lo sbatté a terra con tutta la forza che aveva. Gli salì sopra, come aveva visto fare da Sango e da Miroku, con una piccola variante. Gli mise le mani attorno al collo senza stringere, con le unghie puntate all’interno pronte ad affondare nella carne. A cavalcioni su di lui, gli teneva ferme le braccia con le ginocchia e si sporse in avanti per evitare sorprese.

-Che fai? Ti arrendi? – disse sussurrandogli nelle orecchie.

-Mai! – e con una incredibile spinta lasciò scivolare la ragazza a terra che per la botta si portò le mani al fondo schiena. Era soddisfatta nel vedere che il collo di Inuyasha portava su di sé i segni del suo passaggio.

Yumi non voleva arrendersi, ne aveva passate di peggio nella sua vita e non si scoraggiava per quella piccola culata. Si rimise in piedi con una smorfia di persistenza dipinta sul viso. Fu Inuyasha a passare al contrattacco. Voleva farla finita con quel ridicolo incontro. Cominciò a correre verso la ragazza che non gli tolse neanche per un momento gli occhi di dosso, e con un salto atletico gli si aggrappò con le gambe all’altezza del collo rendendogli impossibile vedere cosa stava accadendo, anche perché se avesse aperto gli occhi avrebbe visto solo la stoffa dei pantaloncini della giovane. Perso l’equilibrio, Inuyasha cadde indietro con una botta che avrebbe lasciato il segno. Con un balzo all’indietro Yumi rimase ad aspettare che il suo avversario si rialzasse, che, appena rimessosi in piedi, ricevette un calcio in pieno petto che lo lasciò per un paio di istanti senza respiro prima di ripiombare sul pavimento del ring. Era la prima volta che qualcuno lo batteva, ed era stato ferito nell’orgoglio. Yumi non era più forte degli altri avversari, non era neanche più grossa. Era semplicemente più astuta, un punto in più per lei. Forse nessuno meglio di lui la trovava più adatta a svolgere il lavoro di spia. Si rialzò e subito la ragazza si rimise sulla difensiva.

-Mi arrendo! – Ammise Inuyasha con lo sguardo basso.

La giovane perse la posizione di difesa per poi scoppiare in un urlo liberatorio di felicità. Cominciò a saltare sino a quando non scorse tra la folla la figura di un ometto buffo. Era sulla cinquantina, panciuto e con pochi capelli. Era il capo della Spy World Corp. Con grande sorpresa si accorse che gli altri combattimenti erano già terminati. Solamente lei e Miroku avevano superato l’ultima prova e di conseguenza erano gli unici ad avere il posto di lavoro ottenuto in modi diversi: per quanto riguarda Yumi, ha vinto grazie alla sua furbizia e la sua inventiva, invece, per Miroku… è stato soltanto grazie alla distrazione della sua rivale.

Smise di festeggiare e porse la mano ad suo valido avversario nel tentativo di essere per lo meno sportivi, ma lui scese dal ring senza dire una parola, ma qualcosa lo fermò, o meglio, qualcuno li fermò. Quattro uomini in giacca e cravatta fermarono Yumi ed Inuyasha. quest’ultimo non riusciva a capire cosa stesse accadendo, poi una voce profonda chiarì la faccenda:

-Il capo vuole vedervi, entrambi! – Inuyasha non riusciva a capire che bisogno c’era di mandare da loro addirittura quattro gorilla di quella stazza a prenderli. A meno che la ragazza non nascondesse qualcosa.

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Salve a tutti! Eccovi il primo capitolo. Questa FF è nata quasi per gioco, e chiedo umilmente scusa se considerate questo capitolo un pò monotono e piatto, ma spero che andando avanti migliorerò il mio modo di scrivere e di descrivere le situazioni. Comunque 'Yumi' nasconde un segreto che svelerò nel prossimo capitolo! Baci -Nera-

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Spy Game

Capitolo 2


Inuyasha si avviò senza fare domande, mentre la ragazza cominciò a chiedere spiegazioni senza ricevere alcuna risposta e dopo essersi resa conto che non le avrebbero detto nulla, si arrese e si lasciò condurre nell’ufficio del capo. Era nervosa, forse aveva fatto qualcosa di sbagliato durante l’incontro.

Entrarono tutti e sei in un enorme ascensore, e uno dei quattro bestioni spinse il pulsante con impresso il numero 20. Una piccola scossa e cominciarono a salire. Yumi si guardava attorno con sospetto, ma anche con un pizzico di timore. Osservava le persone che le stavano accanto e ad ogni secondo che passava si rendeva conto di quanto fossero diverse da lei. Poi il suo sguardo si rivolse ad Inuyasha. I suoi occhi erano fermamente puntati davanti a lui, senza paura e con onore. Si sentì lo sguardo di Yumi su di se e la guardò un istante con la coda dell’occhio, ed impacciata abbassò il viso. Le sue guance si colorarono per l’imbarazzo. La punta del suo piede si muoveva nervosamente su e giù segnando il tempo che sembrava non passare mai dentro quelle quattro mura d’acciaio.

Un suono simile ad un campanello avvisò le persone all’interno dell’ascensore che erano arrivate al piano desiderato, e le porte scorrevoli si aprirono. Con una piccola spinta, Yumi uscì da quello scatolone di metallo. Più si avvicinava a quell’ufficio, più sentiva il cuore battere forte, ma doveva comunque dimostrare un po’ di orgoglio, quindi deglutì, fece un respiro profondo, alzò il mento e camminò a testa alta. Ad Inuyasha sembrava che la ragazza fosse sull’orlo di una crisi di nervi, e poco ci mancava in effetti. Sentiva le gambe tremare come non mai, temeva che potessero piegarsi da un momento all’altro sotto il suo peso al prossimo passo. Girarono l’angolo, infondo al corridoio, appesa al muro, si poteva scorgere una targhetta. Era troppo lontana per riuscire a leggerla, ma immaginava che poteva esserci scritto qualcosa tipo “dirigenza” o “presidenza”, come se fosse una scuola. Era tutto estremamente silenzioso, si sentivano solo i loro passi. Mancavano pochi metri.

Arrivati alla fatidica porta, i quattro gorilla si fermarono sulla soglia dopo aver bussato. Una voce all’interno disse “Avanti”, e a quella parola, a Yumi il sangue si congelò nelle vene. Inuyasha si fece avanti e girò il pomello orato della porta, la aprì e vi entrò, e dopo di lui, anche se a malincuore, anche la ragazza al suo seguito. Una volta messo piede nell’ufficio, la prima cosa che saltò subito ai suoi occhi, furono le immense finestre che illuminavano l’interno della luce arancione del tramonto. Era una stanza immensa. Dalla parte opposta della porta vi era una scaffalatura che si arrampicava per l’intera parete, in cui erano accuratamente posti centinaia di libri. Di fronte ad essa vi era la scrivania del capo, con la solita lampada per quando si fermava in ufficio fino a tardi, la sua targhetta con nome e cognome, varie scartoffie e foto. Tra questi due mobili si trovava l’ometto buffo che prima, in palestra, aveva catturato l’attenzione di Yumi. Lui era il capo. Un uomo che aveva già passato la soglia della mezza età, con il panciotto e quasi completamente calvo. Si era lasciato andare da quando si rese conto che il lavoro duro, fatto di inseguimenti e pedinamenti, doveva essere lasciato ai giovanotti con ancora tutti i capelli in testa. Se ne stava in piedi, dando le spalle ai suoi ospiti che aveva fatto chiamare poco prima. Stava osservando qualcosa sulla scaffalatura, e i due giovani non riuscivano a capire cosa. Inuyasha e Yumi se ne stavano in silenzio ed immobili davanti alla scrivania, aspettando che lo strano ometto dicesse qualcosa, poi ad un tratto:

-Mi avevano avvertito che ti eri presentata alle selezioni, ma non avrei mai immaginato che saresti arrivata a questo punto.- disse il capo rimanendo girato verso i libri.

-Non mi stupisco, mi hai sempre sottovalutata.- rispose con tono di sfida Yumi. L’uomo decise di voltarsi, e mostrare il suo volto alle persone che gli stavano davanti.

-Non dire stupidaggini, so bene qual è il tuo potenziale, ma non sei adatta a questo lavoro Kagome!- Sbraitò l’uomo.

Inuyasha era confuso. Perché chiamarla Kagome? I due si conoscevano già? Il ragazzo, sempre più confuso, guardò la giovane al suo fianco, e subito dopo guardò il suo capo. La ragazza si avvicinò velocemente alla scrivania dell’uomo e vi sbatté con violenza le mani.

-Ho superato tutte le prove, sia quella di intelligenza, che quella fisica, ho persino battuto il tuo prediletto, e mi dici che non sono adatta? Tu non mi conosci papà!

A quella parola, Inuyasha ne rimase esterrefatto. Ora capiva perché il suo volto gli era familiare. Il suo capo aveva una foto di Kagome sulla scaffalatura, nello stesso posto in cui era girato. Infatti, Miyoga Higurashi era il padre di Kagome Higurashi.

-Come puoi dire una cosa del genere? Sono sempre tuo padre!

-Già, un padre che non c’era mai, che stava intere nottate a lavorare per poi non esserci mai per la sua famiglia!

Miyoga fece solo un respiro profondo in risposta a quelle parole.

-D’accordo signorina. Vuoi far parte della Spy World Corp? Ti accontento subito: Inuyasha, da ora in poi, per ogni incarico, porterai con te Kagome, intesi?

Il ragazzo deglutì incredulo e riuscì solo a dire:

-C…Cosa?

-E’ un ordine.- disse l’uomo, mai stato più serio di così. Poi aggiunse: - stasera riceverai una chiamata dove ti spiegherò tutto.

-Sissignore.- Inuyasha si arrese.

Il signor Higurashi si avvicinò alla porta tranquillamente come se le parole accusatorie della figlia non l’avessero nemmeno sfiorato, invece erano andate in profondità e aveva solo bisogno di starsene un po’ per conto suo. Inuyasha era sbigottito, traballava sulle sue stesse gambe, sconvolto dalle troppe notizie apprese in così pochi secondi. Kagome era immobile, incredula per aver visto il padre arrendersi senza ribattere accuratamente, senza punirla, ma forse egli stesso credeva che averla assunta fosse già una punizione adeguata.

-Forza, vieni, o papino mi sgrida!- esordì il ragazzo con tono ironico.

-Cosa intendi dire, scusa?- gli rispose voltandosi verso di lui con un’espressione interrogativa.

-Che io mi sono fatto cinque anni di addestramento, lotta libera, box, karate, ho rinunciato a tutto per arrivare fin qui perché è sempre stato il mio sogno, poi arrivi tu, la figlia del capo e come per magia, tra duecento pretendenti, vieni scelta tu? C’erano persone più motivate di te per avere questo lavoro! Non hanno fatto le selezioni per provare qualcosa di nuovo o per uno stupido capriccio!- sbottò Inuyasha.

-Se pensi che io sia una raccomandata ti sbagli di grosso! Hai sentito anche tu che mio padre non era neanche d’accordo che io mi presentassi qui! Ho partecipato alle selezioni con un altro nome pur di non essere riconosciuta, ho faticato come tutti gli altri e questo posto me lo sono meritato! Ti ho perfino battuto sul quadrato, ma forse è proprio questo che ti rode, proprio perché sei stato messo al tappeto da una ragazza, è questo il problema vero? Non riesci ad accettare che nonostante tutto ti ho battuto senza inganni, ma solo perché sono migliore di te!

-Tu migliore di me?- le domandò con voce incredula.

-Se proprio non riesci ad accettare una sconfitta ti do la rivincita!

-Non mi da fastidio questo! Mi urta il fatto che devo fare da baby-sitter ad una ragazzina insolente come te!

-Nessuno ti costringe! Puoi andare quante volte vuoi da mio padre e dirgli che rifiuti questo incarico, ma cosa gli dirai?

-Che non mi sono fatto il culo per fare da balia ad una liceale con i complessi da spia! Se vuoi davvero questo lavoro, allora devi cambiare! Abbassa la cresta ragazzina, e comincia a stare al tuo posto perché non ci si sta al mondo credendo di essere migliore degli altri!

A quelle parole a Kagome si fermò il cuore per un istante. Abbassò lo sguardo con gli occhi lucidi e solo allora Inuyasha si rese conto che aveva esagerato, anche se aveva espresso solo la sua opinione sincera. Non aveva mai fatto piangere una ragazza, e pensava che sacrificando la sua vita a quel tipo di lavoro, non avrebbe mai più visto nessuno farlo.

-Forza, andiamo.- disse in seguito il ragazzo con tono stanco, ma pacifico.

Kagome cominciò a camminare mantenendo lo sguardo basso. Inuyasha si risentì di aver detto quelle cose. Aveva appena imparato che una bugia può far meno male della verità, soprattutto se quest’ultima è detta con tono alto e strane similitudini. Ognuno di loro andò per la propria strada. Inuyasha se ne tornò a casa camminando con le mani in tasca e con lo sguardo basso, pensieroso. Ormai il sole era tramontato, e la città era illuminata dalle sfavillanti luci dei grattacieli, da qualche lampione e dai fari delle macchine. Qualche ragazzina con la divisa scolastica, insieme alle sue compagne lo stava osservando dal bordo del marciapiede, e sorrideva. Il ragazzo lanciò un’occhiata a quel gruppo di scolare e loro cominciarono a ridere. Inuyasha, dentro di se, continuava a pensare a quelle parole dette a Kagome. Non era mai stato così cattivo con nessuno prima d’ora. Infondo è stata una giornata pesante per tutti, e lo stress si faceva spazio tra i suoi neuroni. Aveva solo intenzione di arrivare a casa, stendersi sul suo letto con la sua lattina di Cola e leggere il mensile “Noi & le Armi”, che aveva comprato un paio di giorni prima e che per mancanza di tempo è rimasto sul tavolo con ancora il cellofan attorno. Ad un tratto svoltò in un vicolo non molto illuminato, con una serie di condomini ammassati l’uno sull’altro. Aprì il portone, dando un’occhiata se nella cassetta della posta c’era qualcosa per lui, e non vedendo nulla, tirò dritto. Salì la prima rampa di scale e arrivò al primo piano, dove aprì la porta dell’appartamento numero 3. Accese la luce con un preciso movimento della mano sinistra e si tolse la giacca che ripose accuratamente nello schienale di una sedia. Non era un appartamento molto ammobiliato. Era piccolino, con in tutto tre stanze. C’era solo lo stretto necessario. Andò dritto al frigorifero dove era intenzionato a realizzare i suoi buoni propositi per una sera ideale. Appoggiò la lattina sul tavolo, e mentre con la mano destra tentava di aprirla, e con l’altra cercava di slacciarsi la camicia, il suo sguardo era incollato alla copertina del mensile. Slacciò il primo bottone, il secondo, il terzo, sino ad aprirla tutta e mostrare il petto. Era liscio, perfetto. Non molto muscoloso, ma forte. prese la sua lattina in mano e nell’altra stringeva il giornaletto. Si buttò sul letto senza rovesciare neanche un po’ di bibita. Tolse il rivestimento di plastica al suo giornale, stava per aprirlo con una soddisfazione che cresceva istante per istante, quando dalla sua giacca il cellulare cominciò a vibrare. Con un imprecazione e uno sbuffo, si diresse nuovamente verso la sedia ed estrasse dalla tasca l’affare ultra-tecnologico che emetteva vibrazione e un suono assordante. Se lo mise subito all’orecchio senza guardare nemmeno chi lo stesse chiamando.

-Pronto?!- disse reprimendo la sua ira.

-Ragazzo? Sono io!

-Salve capo.- gli rispose tornato calmo.

-Mi dispiace di averti reso partecipe di quel teatrino oggi.

-Non si preoccupi. Mi dica…

-Ecco… Kagome aveva ragione: non la conosco, non so con chi esce, non so i suoi interessi, non so nulla.

-Non capisco.- ammise cercando di associare la confessione appena ascoltata con lui stesso.

-Devi tenerla sott’occhio.- disse poi d’un fiato.

-Io?? Perché lo ha chiesto a me?

-Perché tra i miei dipendenti sei quello più vicino a lei per età. Le dirò che sono preoccupato per te e che vorrei che passassi più tempo fuori dall’agenzia a divertirti, così da non far sembrare strano il fatto che le sarai sempre attaccato… inoltre… so che se ci sarai tu a tenerla sotto controllo, non correrà pericoli. Mi fido di te figliolo.

-Grazie…Signore.

-Consideralo come un nuovo incarico… Dovrai sorvegliare mia figlia, e verrai pagato naturalmente. Domani mattina troverai sulla mia scrivania un fascicolo con orari scolastici e quel poco che so di lei. Spero ti saranno utili. Beh, buona notte Inuyasha.

-Buona notte capo.

Kagome camminava guardandosi intorno, alla ricerca di persone amiche. Quel giorno ne incontrò ben poche. Sia il padre, che Inuyasha, non le hanno fatto godere della gioia che avrebbe dovuto provare nell’essere entrata a far parte della SWC. Mise la mano nella tasca della sua grande borsa dove teneva di tutto. Tirò fuori il cellulare ricordandosi che lo aveva spento prima di entrare nell’edificio di suo padre. Ad un tratto arrivarono cinque messaggi. Curiosa, cominciò ad aprirne uno per volta. Il primo era di suo padre, che aveva provato a chiamarla la mattina stessa, il secondo e il terzo erano di una sua amica, Ayame, mentre gli ultimi due erano di un ragazzo, Hojo. Erano entrambi suoi compagni di scuola, e volevano sapere dove fosse finita. Infatti, per tutto il giorno l’avevano cercata invano per invitarla ad uscire insieme a loro. Kagome rispose con un veloce “Scusa, ma ero impegnata, comunque ci sono domani”. Senza quasi essersene resa conto, persa nei meandri della tecnologia, o semplicemente dei suoi pensieri, la ragazza arrivò ad una grande casa bianca, a due piani. La luce del soggiorno era accesa, quindi Miyoga doveva già essere tornato. Aprì il cancello e successivamente la porta. Si sporse a destra e fece capolino con la testa in sala per vedere cosa il padre stesse facendo. Era comodamente seduto sul divano, con i piedi sul tavolino e con in mano un bicchiere di brandy liscio, come piace a lui. Si girò con la testa e vide la figlia andare di corsa in camera sua.

-Kagome, scendi, ti devo parlare!- urlò l’uomo dal piano di sotto.

La ragazza riscese le scale per andarsi a piazzare in piedi vicino al divano.

-Allora? Dimmi.

-Tesoro, non voglio che tu pensi che io non tenga a te. Io voglio solo il tuo bene, lo sai. È che penso che questo lavoro non faccia al caso tuo. È troppo pericoloso per una ragazzina di diciotto anni. Poi hai la scuola, come farai con i compiti ed i turni?

-Ti ho guardato per anni fare il tuo lavoro, e so quanto sia pericoloso. So anche che vuoi il mio bene, e penso che questo lo sia. Per quanto riguarda la scuola, ti ricordo che è finita una settimana fa, se no non mi sarei mai presentata alle selezioni… Inoltre ho Inuyasha che mi aiuta, non è così?

-Ecco, poi volevo parlarti di questo.

-Senti papà… io non voglio una balia al mio fianco. Credo che anche lui non muoia dalla voglia di tenermi sempre sott’occhio, quindi cercherò di cavarmela da sola, come ho sempre fatto del resto.

-Puoi lasciarmi parlare per favore?

-Ok, scusa.

-Allora: Inuyasha ha solo due anni in più di te, ma nonostante questo non si può dire che abbia molti amici. Passa quasi tutto il giorno in agenzia anche se non c’è lavoro, non ha svaghi. Sono in pensiero.

-Taglia corto… Cosa ti serve?- chiese incrociando le braccia al petto come se si stesse spazientendo.

-Non è che potresti portartelo un po’ dietro?

-Ma sei impazzito??

-Perché scusa? Che problema c’è?

-Niente, lascia stare. D’accordo. Domani pomeriggio devo uscire con alcuni amici, se vuole venire…faccia lui. Glielo dici tu?

-Forse è meglio che lo avvisi tu, il suo numero è nella mia agenda.

-D’accordo.- disse con tono leggermente rattristato.

La ragazza entrò nello studio del padre e nella scrivania aprì il primo cassetto, dove c’era l’agenda. Alla lettera I vi era il numero del suo collega. Se lo annotò sulla mano per tornare in camera sua. Prese il cellulare e cominciò a scrivere un nuovo messaggio. Pensò che era solo un peso per lui, che stava intralciandogli il lavoro. Lo scrisse comunque: “Ciao, sono Kagome… senti, domani esco con i miei amici e ho pensato che potresti venire anche tu… che ne dici?” e lo inviò. Premere quel pulsante non era mai stato più difficile. Intanto, a pochi isolati da casa Higurashi, un ragazzo, nel suo appartamento lesse un messaggio. Fece un respiro profondo e pensò a cosa doveva fare l’indomani, anche se l’indomani era domenica, quindi…nulla. Le rispose con un “Si, dove e quando?”. Molto telegrafico. La ragazza gli diede le coordinate del loro futuro incontro e stanca dalle mille emozioni provate nell’arco di quelle ventiquattro ore, si addormentò. Non sapeva se avesse fatto la cosa migliore, né perché lo aveva fatto, ma non voleva dipendere da lui. Quindi decise che quando si sarebbero visti, lo avrebbe fatto divertire.

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Ecco a voi il secondo capitolo! E' inutile dire che non mi aspettavo che la mia ff potesse risquotere tanto successo! Allora: In questo capitolo ci sono diverse novità: prima di tutto Yumi non era altro che Kagome (complimenti a Crilli per averci azzeccato ^^). Poi insomma, Miyoga il padre di Kagome ^__^!!! Vorrei che fosse chiaro che il padre della ragazza tiene molto alla figlia, è per questo che la fa 'pedinare' da Inuyasha! Ora passerei ai ringraziamenti:

per Kabubi: grazie per aver recensito... Cmq hai visto dov'era la nostra Kagome!? Beh, Inuyasha 007 deve essere un grande, e mi dispiace se non riuscirò a descrivere il suo personaggio come vorrei, anche se farò di tutto per renderne l'idea. Ho pensato al suo personaggio reale nell'anime e poi ho cercato qualcosa in cui il vero Inuyasha potesse far emergere il suo carattere combattivo ai nostri tempi! Cmq grazie ancora, baci!

per Seira: Beh, per scoprire cosa combineranno insieme quella coppia di scoppiati (scusa il gioco di parole), non bisogna fare altro che continuare a seguire qst AU ^^! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Baci, a presto, e spero che continuerai a seguirla!

per Lucia.nanami: Sono felice che ti piaccia, è grazie a voi e ai vostri complimenti che mi viene voglia di scrivere! Grazie mille per aver recensito, e grazie ancora per aver letto questo capitolo (se lo hai letto)!

per Marea: Grazie per aver recensito, se come dici non recensisci molto, allora mi devo ritenere davvero onorata! Come ho già detto non mi aspettavo questo successo e sono felice di tutti questi complimenti! Grazie mille per avermi seguito! Baci!

per Crilli: Sei un genio! Sei stata grande ad indovinare chi era Yumi, anche se forse era abbastanza scontato (senza forse)! Comunque sono felice di aver stuzzicato il tuo interesse e grazie per aver letto anche questo capitolo! Baci!

per Miky: Ciao Cara! Hai visto? Ho aggiornato in fretta! Cmq grazie per i complimenti... Per la struttura non so come mi sia venuta, temevo che non si capisse molto... ho cercato di descrivere meglio che potevo tutta la situazione, spero che anche questo capitolo sia piaciuto, e spero di non averti delusa! Ci sentiamo! Baci!

per Daygum: Sono onorata di essere tra i tuoi preferiti, anzi, mooolto di più. Spero che il secondo capitolo ti sia piaciuto *__*! Spero che continuerai a seguirmi! Baci!

per Michi88: Grazie per i tuoi complimenti! Hai visto che Yumi-la minaccia, si è rivelata essere la nostra Kagome? Anche perchè anche io, come te, adoro la coppia InuyashaXKagome (e odio Kikio...shhhh)... spero ti sia piaciuto questo capitolo, e a presto! Baci!

per Dreamer21: Beh, divertente...nn saprei, forse più avanti, ma interessante spero di si! Grazie per la recensione, e spero che ti farai risentire! Spero ti sia piaciuto anche questo aggiornamento!

per Fragola34: Grazie per aver recensito! Grazie per il 'bella' e ancora di più per il 'bellissima'!

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Spy - cap.3 Spy Game

Capitolo 3


Il giorno seguente arrivò dopo una notte un po’ turbolenta. Nessuno dei due ebbe un sonno tranquillo. Kagome, dopo essersi addormentata quasi subito, si svegliò in preda a brutti pensieri: temeva che il suo piano infallibile, quello in cui avrebbe fatto divertire Inuyasha ad ogni costo per diminuire il suo senso di colpa nei suoi confronti, non avrebbe funzionato. Si girava e rigirava nel letto, e a volte, presa da schizzi di ira, gettava a terra i cuscini, per poi pentirsene e riandarli a prendere.

Il ragazzo, dal canto suo, era preoccupato da cosa potesse accadergli l’indomani. Temeva un agguato da parte delle amiche di Kagome. Non conoscendole, le immaginava come ragazzine spiritate e affamate di uomini. Inuyasha immaginava il motivo di quell’assurdo invito: il signor Miyoga le aveva sicuramente chiesto di portarselo dietro, e questo lo infastidiva non poco, ma del resto, non faceva altro che eseguire un ordine. Veniva pagato per seguire una diciottenne che andava a fare shopping e che mangiava hamburger. Non poteva chiedere di meglio. Sperava solo che Kagome non lo venisse a sapere, perchè da quel poco che aveva potuto constatare quel pomeriggio, aveva un bel caratterino, molto forte, come il suo, ed una volta insieme, sarebbero stati come una bomba a pochi centimetri da un accendino: sarebbero potuti scoppiare da un momento all’altro.

Ad un tratto la sveglia di Kagome si azionò, cominciando ad emettere un suono letale per chiunque stesse dormendo nell’arco di cento metri: un incrocio tra lo squillo classico di una sveglia, e lo starnazzare di una gallina. Allungò la mano in cerca del pulsante maledetto che avrebbe posto fine a quell’incubo sonoro, e quando finalmente lo trovò e lo premette, poté riaffondare il volto nel cuscino. Improvvisamente si ricordò dell’impegno preso il giorno precedente con il collega e con gli amici, e si tirò giù dal letto a strattoni. Corse al piano disotto strofinandosi gli occhi con la mano chiusa a pugno. Miyoga era sul divano, steso comodamente tra decine e decine di cuscini a guardare lo sport mattiniero. La ragazza si diresse verso la cucina con una camminata a ‘mo di zombie. Si mise un pancake in bocca, mentre con una mano prese una tazza di caffèlatte. Non poteva chiedere di più. Tutta la fretta che si era impossessata di lei un istante prima, ora era scomparsa a contatto con l’aroma del caffè fumante. La caffeina aveva l’effetto di una droga per lei. Non glielo toglieva nessuno il caffè alla mattina, soprattutto alla domenica. Ad un tratto il campanello suonò: la ragazza buttò lo sguardo all’orologio. Erano le nove e mezza. Kagome si catapultò in cima alle scale urlando al padre: “Vai tu!”. Miyoga, anche se con riluttanza, si avvicinò alla porta, mentre la ragazza si nascose dietro l’angolo delle scale. L’uomo girò la maniglia e spalancò il portone.

-Inuyasha! Cosa ci fai qui? O Kagome è terribilmente in ritardo, o tu sei terribilmente in anticipo!- esclamò Miyoga nel vedersi di fronte il suo dipendente.

-Beh, Signore… sono venuto prima perché ho preferito passarla a prendere.- il ragazzo aveva notato benissimo la presenza di Kagome che lo scrutava in silenzio.

-Bravo ragazzo!- gli disse successivamente. Inuyasha lanciò uno sguardo alla ragazza che si nascose subito, e pochi istanti dopo si poté udire una porta sbattere, al ché Inuyasha si avvicinò al suo capo per sussurrargli qualcosa nell’orecchio.

-Potremmo andare nel suo ufficio, Signore? Le devo parlare.- i due si avviarono guidati dal signor Higurashi, che fece scorrere la porta dello studio per poi chiudersela alle spalle una volta entrati entrambi.

-Dimmi.- pronunciò tranquillamente il padrone di casa.

-Stamattina sono passato dalla signorina Kikio e…- ma non fece in tempo a terminare la frase che subito Miyoga intervenne.

-Ah, Kikio. Sai, quando arrivi tu diventa tutta rossa in volto. Non hai notato che la mia segretaria ti muore dietro?- quell’affermazione lo fece sembrare meno diplomatico di quanto era.

-Sinceramente no… Comunque capo, le stavo dicendo che stamattina sono andato nel suo ufficio, ma mi hanno fatto avere solo un foglio con i dati di sua figlia.- l’uomo abbassò lo sguardo evidentemente imbarazzato.

-Beh, ecco… in quel foglio c’è tutto ciò che so di Kagome. Lo so, sembra orribile detto così, ma da quando la mia povera moglie se ne è andata, ho perso anche il legame che mi teneva legato al mia figlia. Mi sono gettato nel lavoro per non soffrire, mentre non mi sono mai chiesto come potesse vivere una bambina di soli sei anni. Insomma, una bambina di quell’età ha bisogno di una figura femminile nella propria vita e io non sono stato capace di darle quelle cose che solo una mamma sa darle. Ora che mi sono reso conto degli errori fatti, il mio orgoglio mi impedisce di mostrarmi debole di fronte a lei. Per questo non finirò mai di ringraziarti abbastanza del lavoro che stai facendo. Da un imprevisto è nata la possibilità di recuperare il rapporto di un tempo e non la voglio perdere.

-Non si preoccupi.- Inuyasha riuscì a dire solo questo, sorpreso dall’inaspettata confessione sentimentale del suo capo.

-Senti, perché qualche sera non ti fermi a cenare qui? Così prendiamo due piccioni con una fava: insomma, tu conoscerai meglio Kagome, di conseguenza scoprirai qualcosa di nuovo che mi riferirai affinché potremmo essere tutti felici e contenti! E poi così non dovrai più cenare da solo nel tuo freddo appartamento.- lo aveva incastrato.

-C…certo.- riuscì solo a dire.

-Eccellente.- lo sguardo di Miyoga divenne stranamente malefico, ma di un ‘malefico’ buono.

-Comunque Kagome ci metterà non meno di mezz’ora per prepararsi, quindi, se vuoi accomodarti in soggiorno, ti preparo un caffè!

-D’accordo, grazie mille.

Tutti i buoni propositi che Kagome si era imposta la sera prima, svanirono appena Inuyasha fece la sua comparsa sulla soglia di casa. Le rimbombavano nella testa le parole del ragazzo quando erano nell’ufficio. Una rabbia funesta scacciò via le rimanenze del sonno che aveva, ma una volta tornata nella sua stanza, dopo essere stata beccata da lui mentre lo fissava, una profonda malinconia prese il sopravvento nel suo cuore e cominciò a pensare:

“Papà ha detto che Inuyasha non ha amici, e forse è proprio per quello che non sa rapportarsi con le altre persone! Ma cosa ci posso fare? Mi da fastidio anche solo vederlo e pensare che mi ha detto quelle cose orribili ieri!”.

Così si andò a fare una doccia veloce, e subito dopo si vestì, mentre Inuyasha era seduto sulla poltrona del salotto con le gambe incrociate e con la tazzina di caffè in mano. Cominciò a guardarsi curioso in giro, notando le foto che erano nelle credenze: i vari stadi vitali di Kagome. Kagome appena nata tra le braccia dei genitori, Kagome da piccola al mare mentre gioca con paletta e secchiello con la madre, Kagome a sei anni che indossava il suo primo kimono e teneva per mano la sua mamma, ed ancora, Kagome al suo primo giorno di scuola, con la divisa delle elementari, ma in questa foto non c’era nessuno al suo fianco. Il suo sguardo era perso nel vuoto, e del sorriso che regnava nelle altre foto, in questa non ce n’è traccia. Doveva averla appena persa. Del resto non era da biasimare quell’espressione triste. Chi non lo sarebbe? Il volto di Inuyasha si strinse in una smorfia di dolore, ma fu Miyoga ad intervenire.

-Quella è Kagome. Non trovi che fosse una bambina splendida?

A quella domanda retorica Inuyasha non rispose. Si limitò a sorridergli. Terminato il caffè, nel giro di un paio di secondi arrivò anche Kagome.

-Sono pronta! Stavate sparlando?- chiese con aria da inquisizione.

-Beh, in un certo senso si! Forza andate miei prodi, e divertitevi, mi raccomando!- le rispose l’ometto buffo alzandosi in piedi per salutarli.

Camminavano silenziosamente in fila indiana con Inuyasha in testa che teneva le mani in tasca guardando davanti a sé per non mostrare il suo nervosismo per il suo primo pomeriggio da teenager. Kagome, subito dietro di lui, avanzava con lo sguardo basso, leggermente imbarazzata per l’assurda situazione in cui l’aveva cacciata il padre. Non riusciva a non pensare che Inuyasha la considerava una raccomandata. Questo è un altro difetto della ragazza: essere troppo permalosa. Arrivati ad un incrocio, Inuyasha si fermò improvvisamente e Kagome, sovrappensiero, sbatté contro la sua schiena.

-Scusami!- gli disse indietreggiando di qualche passo. Si stava mostrando indifesa, questo lo sapeva, ma non riusciva a farne a meno. Accanto a lui si sentiva sempre sotto controllo, come in una stanza buia con una sola lampada puntatale addosso, e questo la innervosiva. Non sapeva spiegarsi il perché, ma sperava che questa sensazione sparisse al più presto.

Inuyasha rimase immobile sull’orlo della strada. Ad un tratto si girò estremamente serio e Kagome indietreggiò di un altro passo.

-Dove dobbiamo andare?- le chiese in fine il collega, ammettendo di non sapere la strada, ma invece di infierire la ragazza sorrise e gli indicò la stazione, dove avrebbero preso un treno per arrivare in centro.

Nelle vicinanze del binario numero 5, quello che li avrebbe condotti a destinazione, si radunarono parecchie persone intenzionate a pendere il loro stesso treno. Giunto da loro, le porte si aprirono e la gente cominciò a spingersi amorfa, creando una specie di ingorgo all’entrata. Inuyasha e Kagome vennero spinti l’uno contro l’altra in un turbine vorticoso che li portò all’interno di quella specie di serpente metallico. Come si poteva immaginare i posti a sedere vennero subito occupati, e i due giovani dovettero restare in piedi, attaccati a maniglie penzolanti dal soffitto. Il treno partì e Inuyasha non distolse mai lo sguardo dal finestrino, mentre Kagome gli mandava occhiate intermittenti; quando il ragazzo si accorse di essere osservato, la guardò con espressione interrogativa, la quale venne accompagnata da una domanda:

-Cosa c’è?- le domandò. -è tutto il giorno che mi fissi in quel modo!- al ché Kagome abbassò lo sguardo.

“Smettila Kagome! Cosa ti sta succedendo!? Non ti farai mettere i piedi in testa da questo sbruffoncello! Ora la finisci di aver paura, e inventi una balla per nascondere il tuo timore di lui!!!” pensò.

-Ora fai la timida?- infierì di nuovo.

-NO! E’ che mi dispiace di averti aggredito ieri in ufficio!

-Sono stato io ad essere stato troppo severo.- Non si era esattamente scusato, ma quelle sembravano proprio parole di scuse! Ora incuteva meno paura nella ragazza.

-Comunque io sono Kagome!- esordì porgendogli la mano per una stretta.

-So già chi sei, e tu sai chi sono io, che bisogno c’è di fare tutta questa sceneggiata?

-Sei un distruggi-allegria! So già che ci conosciamo, ma non ufficialmente! Hai conosciuto Yumi, non Kagome! Quindi: piacere, io sono Kagome!- la ragazza disse tutto con un solo fiato e con il sorriso sulle labbra, un sorriso al quale Inuyasha temeva di dire qualcosa di sbagliato che potesse far andare la sua padrona su tutte le furie. Perciò si arrese e allungò la mano per incontrare quella della ragazza.

-Inuyasha.- replicò poi senza tanto entusiasmo muovendo la mano su e giù.

“Ha sempre qualcosa da dire contro quello che dico io! E’ una cosa che non sopporto! Spero che questa giornata trascorra in fretta, non ne posso già più!”

Alla prima fermata i due scesero dal treno. Una volta usciti dalla stazione non fecero in tempo a guardarsi intorno che Ayame e Kagura le si precipitarono addosso aggrappandosi al suo collo per abbracciarla. Insieme a loro c’era anche un ragazzo, rimasto poco più indietro, che la salutò con un semplice “Ciao”. Inuyasha lo guardava con aria interrogativa, non spiegandosi la presenza di un maschio tra tre ragazze. Hojo dentro di sé si poneva le stesse domande che lo stesso Inuyasha si faceva nei suoi confronti. Accortesi successivamente della presenza che affiancava Kagome, le due amiche, scrutarono quel ragazzo che di primo acchito sembrava estremamente affascinante, misterioso, e assolutamente bellissimo.

-Allora? Non ci presenti il tuo ragazzo?- le chiese Ayame tutta curiosa. A quella domanda, Kagome assunse una tonalità rossa intensa, ma mai quanto quello di Inuyasha.

-Co…cosa? No! Lu…lui è Inuyasha, è mio cugino!- le rispose in fretta la ragazza, sentendosi davvero sotto interrogatorio.

-E perché non ce ne hai mai parlato?- intervenne Kagura.

-Perché era troppo doloroso. Abitava qui, nella regione di Tokio, ma poi i miei zii hanno deciso di trasferirsi nello Shikoku per lavoro, e ne ho sofferto molto. Stavamo sempre insieme, vero cuginetto!!??- e lo prese per un braccio tenendolo stretto.

-Già…- fu costretto a rispondere.

Il volto di Hojo si rilassò, quasi a sembrare sollevato di averlo sentito, ed Inuyasha, da vera spia, lo notò. La sua reazione a quella risposta non era da sottovalutare, perciò prese nota mentalmente per poi fare rapporto al capo. Kagura prese per mano Kagome e sorridendo, si avvicinarono alle vetrine dei negozi intenzionate a passarli al setaccio uno per uno. Per prima cosa entrarono in un negozio di CD. Inuyasha si trovò imbarazzato nel constatare che non conosceva nessun gruppo di cui vedeva appesi i poster alle pareti. Le ragazze si aggiravano curiose tra gli espositori ricolmi di CD, e stavano andando tutte in estasi. Inuyasha dava un occhiata in giro, prendendo ogni tanto qualche cosa in mano. Kagome gli gettò un occhiata e vendendolo in difficoltà andò da lui, lo trascinò per un braccio e lo portò ad una console con un paio di cuffie. Gliele fece indossare e premette il tasto Play. Non era certo il tipo di musica che piaceva a lui, ma vedendo che la ragazza sperava in una sua reazione positiva, le sorrise. Kagome si sentì più felice, credendo di essere più vicina al raggiungimento del suo scopo, quello che lo avrebbe di sicuro fatto divertire.

Usciti dal paradiso della musica, si diressero verso un negozio di abbigliamento, e questo non era una meta ambita dai due unici maschi nel gruppo.

-Scusate, ma perché non cerchiamo qualcosa di più adatto anche per noi??- protestò Hojo.

-Finiscila Hojo! Noi siamo in tre, voi siete in due! Vince la maggioranza!- lo mise a tacere Ayame.

-Inuyasha, dì qualcosa!- cercò aiuto il ragazzo.

-Sinceramente non me ne importa nulla.- ammise tranquillamente, e seguì le ragazze nella boutique con le mani nelle tasche dei pantaloni e con sguardo annoiato.

Come avvoltoi su carne fresca, Kagome, Ayame e Kagura, si paracadutarono sugli scaffali e sulle mensole in cui erano accuratamente riposti i vestiti, e dove lo sarebbero stati ancora per poco con loro tre in circolazione. Ognuna di loro prese fra le braccia una miriade di maglie e di pantaloni, intenzionate a provarseli tutti; infatti entrarono come un lampo nei camerini. Inuyasha e Hojo si sedettero su un paio di puff ad aspettare che iniziasse l’incubo di quella sfilata di moda improvvisata. Per la seconda volta, Hojo tentò di attaccare bottone con Inuyasha, ma non trovò da lui il via libera. Al di sopra delle cabine si vedevano braccia alzate per togliersi le maglie, e gonne e pantaloni scivolare a terra. La prima ad uscire fu Kagura con un completo sportivo. Pochi istanti dopo anche Ayame ne uscì, ma lei indossava qualcosa di più casual. Poi fu il momento di Kagome. Tutti i rumori intorno sembravano essersi assopiti per lasciare il campo al silenzio che cadde quando l’ultima ragazza uscì dal camerino. Tutti sapevano che Kagome era una bellissima ragazza e che avrebbe fatto la sua figura anche con dei semplici stracci addosso. Gli short che si era provata le lasciavano scoperte le gambe, mentre la maglietta aderente le risaltava le morbide curve. Lo sguardo di Inuyasha si posò per sbaglio su di lei e ne rimase folgorato. In fondo era sempre un ragazzo, anche se lo distolse immediatamente.

-Allora, come sto cuginetto?- gli chiese maliziosa.

-Si, carino.- disse cercando di fare il finto indifferente.

-Oh! Non ti esce altro dalla bocca che monosillabi??- sbottò improvvisamente Kagome senza preavviso. Inuyasha quasi cadde dalla sedia.

-Cosa ti devo dire? Beh, non lo so! Se ti piace prenditelo, perché lo chiedi a me?

-D’accordo, si, mi piace! Lo prendo!!- e tutta arrabbiata si richiuse nel camerino per ricambiarsi.

Ayame e Kagura rimasero un attimo perplesse dallo schizzo di pazzia venuto a quei due, ma poi si cambiarono anche loro. Una volta tornate tutte e tre al loro stadio iniziale, si diressero verso il bancone, dove ad aspettarli c’era una giovane commessa che non aveva tolto di dosso un attimo gli occhi da Inuyasha e Kagome se ne accorse, al contrario dello stesso Inuyasha.

La signorina batté il dito sulla cassa, sulla quale si accesero 5 cifre: 50.000 yen. Kagome non si mosse, ma poi guardò Inuyasha.

-Papà ha dato a te i soldi, ricordi cugino?- Non si sarebbe mai aspettato un colpo tanto basso da lei. La guardò fulminandola con gli occhi, poi dalla tasca posteriore tirò fuori il portafogli e pagò tutto.

-Con te me la vedo dopo!- le disse con voce di rimprovero, ma ormai era tardi, Kagome era già corsa via con le sue due amiche.

Era ora di pranzo e il nostro gruppo andò a prendersi un hot dog ad uno stand e lo andarono a mangiare in un parco non molto distante da li.

-Allora Inuyasha, sei un tipo molto silenzioso! Raccontaci di te, non hai ancora spiccicato parola!!- gli ordinò Ayame, ma il ragazzo non aprì bocca, e a quel punto intervenne Kagome per evitare che Inuyasha potesse aggredire verbalmente anche lei.

-Se posso intromettermi, è perché non c’è niente da dire! È un tipo molto timido, ma per nasconderlo fa il difficile, vero cuginetto?- gli chiese con occhi sbrilluccicosi.

-Certo…cuginetta!- le rispose lui con sorriso finto.

Ad un tratto il cellulare di Inuyasha cominciò a squillare, e lui senza dire una parola si andò a mettere dietro un albero pensando di avere tutta la privacy che voleva. Tutti si facevano stranamente gli affari loro, senza fare i ficcanaso e non cercando minimamente di ascoltare la conversazione di Inuyasha.

-Sai che non sembrate neanche cugini?- se ne scappò fuori Kagura. Il cuore di Kagome si fermò un istante. Non poteva dire che era un suo collega, non avrebbero compreso. Non poteva dire neanche che era un amico, si sarebbero fatti strane idee, quindi si limitò a portare avanti la sua farsa.

-Perché no?

-Perché sembrate una coppia!- a quell’affermazione Hojo quasi si soffocò con il suo hot dog. -Insomma, siete entrambi bellissimi, lui è molto affascinante, e poi discutete sempre, sembra l’inizio di un grande amore insomma!

-Ma che sciocchezze dici? Discutiamo sempre perché siamo diversi, molto diversi! Abbiamo passato molto tempo senza vederci, ed ora è difficile recuperare il rapporto che avevamo a sette anni!- Kagome sperò in tutti i modi che i suoi amici ci avessero creduto.

-Peccato! Mi ero quasi illusa che tu potessi avere una magnifica storia d’amore con quel fantastico ragazzo, ma evidentemente stavo sognando!- ammise dispiaciuta Kagura, anche se non tanto. Almeno così era libera di provarci liberamente!

-Eh già!

Hojo sembrava essersi ripreso. Era anche abbastanza contento di aver avuto la conferma che Inuyasha fa parte della sua famiglia, anche perché anche a lui la storia del cugino tornato da molto lontano, puzzava un po’. Dopo quella frase cadde il silenzio, e si udì solo Inuyasha chiudere la telefonata con la promessa che si sarebbe incontrato la sera stessa con il suo interlocutore. Ma chi sarà mai questa persona? Un amico? Un altro collega? La sua ragazza? Su quest’ultima ipotesi, la mente di Kagome si soffermò particolarmente. Se Inuyasha avesse una ragazza, di sicuro non andrebbe in giro la domenica pomeriggio con tre ragazze, no?

Inuyasha tornò dal gruppo e dopo aver finito di mangiare decisero di andare al cinema a vedere il primo film che trovarono interessante guardando la locandina. Come tutti i ragazzi della loro età, furono attratti da un film di paura. Presi i biglietti entrarono in sala e si sedettero. Inuyasha fu incastrato tra Ayame e Kagura, mentre Kagome si ritrovò vicino ad Hojo. Una volta spente le luci ed iniziato il film, Inuyasha fu attaccato da due paia di mani che non erano le sue. Le due ragazze che gli stavano affianco avevano usato il pretesto della paura per avvicinarglisi. “Se abbiamo paura possiamo tenerti per mano, vero?” gli dissero in coro. Lui dovette arrendersi. Ogni tanto si sporgeva un po’ in avanti per guardare se Hojo teneva a posto le sue di mani, e così fu. Non la sfiorò neanche con un dito. La mano di Ayame finì casualmente sulla gamba di Inuyasha, al quale non arrivò più sangue al cervello dato che aveva smesso di respirare da quel momento. Non sapeva più come comportarsi, ma per fortuna arrivò la pausa del primo tempo. Il ragazzo scattò in piedi senza neanche accorgersene.

-Ehi, Inuyasha, cosa c’è?- gli chiese Kagome.

-Niente, vado a prendere i pop-corn.

Ayame si mise a ridere e subito capirono che doveva avergli fatto qualcosa nel nell’intimità del buio della sala durante la proiezione.

-Avanti, cosa è successo?- chiese Kagome, ma la ragazza rideva così forte che non le rispose. A quel punto Kagome si alzò e seguì Inuyasha al di fuori della sala.

-Cosa ti ha fatto Ayame?

-Nulla. Avevo voglia di pop-corn, niente di più!- e Kagome non continuò con il suo interrogatorio. Rientrarono appena in tempo, e Ayame non osò fare nient’altro durante il secondo tempo.

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Rieccomi! Scusate per l'attesa, ma ho avuto un problemino con il computer!!! Allora, passiamo ai ringraziamenti:

Gufo_Tave, Seira, Crilli, Luchia Nanami, Mery, Michi88, Dreamer21, Daygum, Marea! Grazie a tutti, davvero!


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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Spy Game

Capitolo 4

Dopo il cinema, tutti decisero unanime di tornare a casa. Inuyasha e Kagome risalirono sul loro treno, questa volta meno affollato, anzi, riuscirono persino a trovare i posti a sedere. Esattamente come all’andata, tra i due il silenzio regnava. Ormai erano le cinque di pomeriggio e il sole se ne stava lassù in cielo, appeso ad un filo invisibile, che aspettava solo di essere calato sotto l’orizzonte per un po’ di meritato riposo. La città sembrava essersi addormentata. La gente nel treno se ne stava appollaiata sui sedili con lo sguardo perso nel vuoto: persone che lavorano anche di domenica tenevano in mano i cellulari con il terrore di una chiamata, casalinghe andate in centro per alcune spese pensavano a cosa preparare per cena, bambini che giocavano con gli acquisti del pomeriggio, e c’era una coppietta. Doveva avere più o meno la loro età. La ragazza teneva il viso sulla spalla del proprio innamorato, e lui il suo sulla testa della stessa ragazza e con tenerezza si tenevano per mano. Kagome posò per un momento lo sguardo su di loro e subito lo distolse. Forse per imbarazzo, forse per invidia. Già, anche lei avrebbe voluto avere una storia d’amore come le disse Kagura. Andare in giro mano nella mano senza paura di nulla, incontrarsi a casa per stare un po’ insieme. Insomma, fare tutte quelle cose che si fanno tra innamorati. Ma nessuno era disposto a diventare il suo ragazzo. Nessuno sapeva sopportare la sua gelosia maniacale, la sua prepotenza in alcuni casi, la sua aria da presuntuosa, e suo padre. Quando invitava gli amici a casa, anche se erano davvero semplici amici, Miyoga si comportava da spia anche fuori dal lavoro. Appena entrati li fulminava con gli occhi, poi gli si avvicinava, chiedeva nome, cognome e luogo di residenza. Li squadrava da capo a piedi, e solo dopo aver superato la prova dell’abbigliamento adeguato chiedeva le intenzioni. Un padre non dovrebbe mai farlo, soprattutto agli amici della figlia quando sono solo tali! Comunque, questi amici, spaventati e messi in soggezione dal padre di Kagome, evitavano anche di avvicinarsi a quel quartiere. Per il più delle volte furono costretti a vedersi in centro, a centinaia di metri di distanza da casa Higurashi. Se tratta in quel modo gli amici, non voleva neanche pensare cosa sarebbe successo se gli avesse presentato il suo ragazzo. Dire che se lo sarebbe mangiato è dire poco. Lo avrebbe torchiato fino a farlo cedere, lo avrebbe distrutto, annientato, eliminato con un solo sguardo. Con questo non voleva incolpare il padre di non avere mai avuto una storia, ma doveva lasciarle più libertà. In fondo aveva diciott’anni. Per questo lo ucciderebbe se sapesse che ha ingaggiato una spia per tenerla d’occhio.

Inuyasha se ne stava in silenzio. La sua mente andava già alla sera, in cui avrebbe avuto l’incontro con l’interlocutore misterioso. Ripensava anche alle figuracce fatte quel pomeriggio. Se ci fosse stato un record precedente, lui lo avrebbe di sicuro battuto. Era una spia con i fiocchi, degna di quel nome, come ha potuto farsi prendere in giro da un paio di liceali? La soluzione migliore era dimenticare. Voleva solo rilassarsi sul suo letto, senza pensare a nulla di importante. Per lui era stata la giornata più lunga della sua vita. Potendo scegliere, avrebbe preferito due giorni di inseguimenti e pedinamenti, piuttosto di stare dietro a Kagome e alle sue amiche per un solo giorno. Ora l’avrebbe riaccompagnata a casa, avrebbe parlato con il padre e se ne sarebbe ritornato a casa, finalmente.

Il treno si fermò e i due giovani cominciarono a camminare verso la strada del ritorno.

-Allora? Ti sei divertito?- chiese all’improvviso Kagome dopo una mezz’ora buona di silenzio.

-Da morire.- le rispose con tono assolutamente piatto e privo di emozioni. A quel punto la ragazza scoppiò e la sua ira fu implacabile.

-E’ tutto il giorno che fai così! Ho cercato disperatamente di farti passare un piacevole pomeriggio, e invece tu mi ripaghi così? Guarda che io l’ho fatto per te! Non ti ho portato con me perché avevo bisogno di una guardia del corpo, ma perché volevo farti divertire!

-Guarda che so benissimo che te lo ha chiesto tuo padre, non c’è bisogno che ti comporti da martire!- a questa affermazione Kagome abbassò lo sguardo da colpevole.

-Se ti dicessi che non è vero nulla?

-Ti direi di non dire stupidate. Pensi davvero che ci avessi creduto? Ma guardaci Kagome, siamo l’uno il contrario dell’altro! Facciamo fatica a non scannarci a vicenda.

-Guarda che non è così! Potremmo diventare amici, inoltre dovrai sorbirmi ancora per molto tempo, possiamo almeno provarci!

-Mi stai prendendo in giro?

-No! Senti, io ti considero presuntuoso, antipatico e conformista, tu invece credi che io sia presuntuosa, egocentrica, e matta. Dobbiamo lavorare insieme, è meglio che cerchiamo di conoscerci per il quieto vivere!

-Sei diventata anche saggia ora?

-La smetti? Anche io non ti sopporto, e la tua repulsione nei miei confronti è condivisa fidati, ma cerchiamo di superarlo, che ne dici?

Inuyasha sapeva benissimo che se avesse detto di si la sua vita sarebbe finita e sarebbero cominciati i casini. Se avesse risposto di no allora avrebbe chiuso alla Spy World Corp. Cosa fare? I due si erano fermati. Inuyasha, poco più avanti di Kagome, le dava le spalle con le mani nelle tasche dei pantaloni. La ragazza invece se ne stava immobile ad aspettare l’esito della decisione del collega.

-Che sia ben chiaro, io non finirò nei casini a causa tua, d’accordo?- a quella frase, Kagome fece un salto per la contentezza.

-Certo, certo! Quindi siamo amici??- chiese lei impaziente.

-Ma cosa ti salta in mente? No! O almeno non ancora! Tu sei davvero matta! E comunque ci sono delle regole.- e a quell’ultima frase la ragazza ebbe la conferma che era davvero un conformista.

-D'accordo, spara.- il ragazzo si girò verso di lei e le si avvicinò. Kagome dal canto suo cominciò ad indietreggiare spaventata.

-Uno: Tu fai parte dell’agenzia da due giorni, perciò dovrai sempre sottostare ai miei ordini, sempre! Due: Sarai sempre dentro al mio campo visivo. Sei la figlia del capo, non posso permettermi di perdere il lavoro perché non ho fatto la brava balia. Tre: Dovrai obbedirmi!

-S…Si…Capo…- rispose tutta spaventata.

-Affare fatto?- le chiese porgendole la mano.

-Affare fattissimo!- rispose prendendogliela e stringendogliela forte.

I due arrivarono a casa, e Kagome salì subito in camera sua, non prima di aver salutato il suo nuovo ‘amico’. Inuyasha e Miyoga andarono per la seconda volta in un giorno nello studio di quest’ultimo.

-Come è andata?- chiese il signor Higurashi preoccupato.

-Riceverà il rapporto domani mattina.

-No Inuyasha: voglio sapere ora! Come è andata con Kagome?

-Bene, non c’è da preoccuparsi.

-Noto con piacere che avete fatto amicizia.- disse l’uomo sorridendo sinceramente.

-Non proprio.

-Beh, ne sarei felice. Ti fermi qui a cena?

-Non posso Signore. Ho un impegno stasera.

-Allora divertiti.

I due si avvicinarono al portone e Inuyasha uscì. Il ragazzo camminava con lo sguardo basso, cercando di fare mente locale su quello che era successo quel giorno: Kagome gli aveva chiesto di diventare amici, ma perché? Che sia così altruista da farlo per lavorare meglio? Questa ipotesi gli suonava strana, ma con che presupposti si poteva permettere di giudicarla? Forse era proprio per questo che la ragazza aveva proposto una tregua. Vabbeh, non voleva pensarci. Camminando, camminando, arrivò al suo grigio, vuoto appartamento. Si stese sul letto con le mani incrociate dietro la nuca. Non vedeva l’ora che arrivasse la sera.

Intanto Kagome, in camera sua, sistemava un po’ le sue cose. Doveva eliminare i vecchi libri per il nuovo anno scolastico, che sarebbe iniziato fra tre mesi; non in senso figurato, ma nel vero senso della parola ‘eliminare’. Infatti una sera di queste, avrebbe incontrato tutti i suoi compagni di classe per fare un allegro falò in cui si sarebbe detto addio all’anno appena trascorso. Tra le pagine del libro di algebra trovò un foglietto con scritto un nome: Koga. Era più grande di lei di un anno e le piaceva molto. Come tutte le ragazze amava scrivere il suo nome. La sua cotta iniziò ad inizio anno, ma dopo un mese Koga fu espulso perché aveva tolto le ruote alla macchina del preside per divertirsi. Per entrare nel suo gruppo di amicizie, Kagome arrivò al punto di calarsi dal tetto della suola con una corda. Con quel gesto aveva attirato l’attenzione dell’ambito ragazzo, ma poi si trasferì e fu la fine. Fece uno scatolone con tutti i libri possibili ed immaginabili, senza i quali la stanza sembrava estremamente vuota.

La sera arrivò con trepidazione da parte di Inuyasha. Quando il campanello suonò, il ragazzo si precipitò alla porta rischiando di cadere atterra scivolando. Aprì la porta di corsa e la persona sulla soglia cominciò a ridere.

-Ma cosa stai facendo??- disse Sango con una sportina in mano tra le risate.

-Niente! Sono venuto ad aprirti, no?- disse lui cercando di ricomporsi. La lasciò entrare, e la ragazza come se fosse a casa sua, appoggiò la sporta sul tavolo.

-Allora? Dove sei stato tutt’oggi? Ti aspettavo in palestra, ma non sei venuto.

-Il signor Higurashi mi ha dato un nuovo incarico ieri sera.- disse mettendo in ordine le cose che l’amica aveva portato.

-Ah, si. Infatti ti ho visto andare nel suo ufficio. Cosa voleva?

-Mi ha chiesto di tenere d’occhio sua figlia.

-Stai scherzando? Perché scusa? Non è capace di parlarle come farebbe un padre normale?

-Evidentemente no. Ho visto la situazione e… sinceramente mi sono intenerito. Lui è un brav’uomo.

-Già, questo lo so…quindi oggi hai girato per negozi con la figlia di Higurashi!- disse lei con aria scherzosa, da burla, felice ed incredula.

-Con lei e con le sue amiche. Con la scusa che sono senza amici l’ha convinta a portarmi con lei. Ti giuro, stavo per morire!

-Ma dai, sono ragazzine!

-No, non ragazzine, ma pazze da internare! Una ci ha addirittura provato al cinema con me! E’ incredibile, ma guarda i giovani d’oggi.

-Avanti Inuyasha, sembri mio nonno! Forza, prendi i piatti che preparo il sushi.

Quell’appartamento sembrava meno grigio, meno vuoto con Sango dentro. La sera proseguì bene. Mentre cenavano, guardavano un film di spie, e si mettevano a ridere per le innumerevoli imperfezioni tecniche che il regista ha fatto. Erano tutti e due sul letto, a sgranocchiare qualche nocciolina, o qualche patatina, o qualcos’altro di altrettanto smagoso e fritto. Finito il film rimasero un po’ a chiacchierare del più e del meno, cercando di non toccare tasti dolenti. La conversazione di solito era molto naturale, ma a volte era pericolosa. Si poteva finire in situazioni poco piacevoli, ed entrambi lo sapevano perché ci sono già passati, e parecchie volte.

-Ti immagini se il capo ha davvero intenzione di affibbiarci le due reclute? Ma ci considera così poco?

-La ragazza è già sotto la mia tutela.

-Coosa? Non ci credo, io stavo scherzando! Chissà cosa dovrà dirci domani. Comunque hai visto il ragazzo? È il solito tipo tutto muscoli e niente cervello.

-Ma se ti ha battuta!

-Tu stai zitto perché ti sei fatto battere da una ragazza, ed è anche molto carina. Magari stando sempre insieme…chissà!

-Sango… non è il caso.- le disse serio, e la ragazza capì al volo, al che si mise una patatina in bocca e stette zitta.

Il cellulare di Inuyasha cominciò a vibrare, segno di un messaggio. Il ragazzo si tirò fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e lo lesse. Sango intanto cercava di spiare allungando il collo, ma niente da fare.

-Mi dici chi è o devo diventare sensitiva?- chiese lei seduta sul letto.

-E’ la figlia del capo.

-Wow! Facciamo progressi! Allora? Cosa ti ha detto?

-“Grazie per avermi dato questa opportunità, mio padre ne sarà felice”. Niente di che.

-"Opportunità?"

-Vuole che diventiamo amici...

-E’ già un inizio!- altra occhiata, altra sgridata.

Ad una certa ora Sango se ne tornò a casa. Il giorno seguente sarebbe stato alquanto stressante per tutti.

Kagome era nella sua stanza, al computer. Come tutte le sere controllava la posta elettronica per vedere se una persona le aveva scritto, ma niente. Ormai era una settimana che ‘quella persona’ non si faceva sentire. Si buttò a letto e pensò all’indomani. Avrebbe conosciuto tutti i suoi colleghi e avrebbe avuto il suo primo incarico. A fatica riuscì ad addormentarsi e la notte sembrò più breve di quanto fosse.

Alle 6 di mattina Miyoga andò a svegliare la figlia. Entrò all’improvviso con due pentole e cominciò a sbatterle l’una contro l’altra. Conosceva bene Kagome e sapeva che delle semplici parole non avrebbero contato niente. La ragazza andò su tutte le furie e come una belva si catapultò in bagno per sfuggire al padre. Si appoggiò al lavandino a si guardò allo specchio… sorrise.

“Oggi Kagome, è l’inizio della tua nuova vita. Non importa se sarà dura, se sarà faticosa, ma ce la farai. Sei forte e non devi avere paura.”

Poi se ne ritornò in camera dove indossò una gonna che le arrivava una spanna sopra il ginocchio e una camicia bianca, normalissima, ma lasciando sbottonati alcuni bottoni in posti tattici. Prese la sua borsa a tracolla e vi infilò tutto quello che potrebbe servire in situazione di pericolo. Miyoga fece capolino con la testa in camera della figlia, la guardò e le con molta naturalezza le disse:

-Non vai in guerra, guarda che l’attrezzatura te la diamo noi.

Gli occhi della ragazza cominciarono a brillare, e senza mettere niente sotto i denti si infilò in macchina ad aspettare il padre. Con molta calma l’uomo mise in moto e piano, piano arrivarono in agenzia. Non c’era ancora nessuno, a parte Kikio, la segretaria fidata dell’uomo che moriva dietro Inuyasha. Kagome e Miyoga andarono nell’ufficio di quest’ultimo. La ragazza per prima cosa aprì le tende che coprivano le enormi finestre per riuscire a cogliere lo splendido panorama che potevano darle. Si sedette su una delle sedie ultracomode che stavano davanti alla scrivania e con l’interfono chiese a Kikio di portarle un caffè e quest’ultima lo fece. Verso le otto qualcuno bussò alla porta. La ragazza scattò subito in piedi ad accogliere chi sarebbe entrato. All’ordine del capo di entrare, un ragazzo fece la sua entrata nell’ufficio. Era abbastanza muscoloso, ma non esagerato. Aveva un piccolo codino dietro che gli dava l’idea di essere un selvaggio. Si avvicinò alla scrivania e Miyoga, estremamente serio gli disse:

-Io sono Miyoga Higurashi, sono il tuo nuovo capo. Non so cosa hai fatto prima di venire assunto qui da noi, ma spero tu dia il meglio. Sei arrivato in fondo con le tue forze, quindi devi essere un tipo determinato. Complimenti, spero che ti troverai bene qui da noi.

-Grazie Signore.

-Per me valgono le stesse cose?- chiese Kagome a Miyoga.

-Lei è Kagome. E’ stata assunta con te. Kagome, lui è Miroku. Ora, se volete scusarmi, andrò a prendere i contratti, socializzate mi raccomando.- e se ne andò in silenzio.

I due giovani rimasero in silenzio, immobili, fino a quando Kagome non si sedette.

-Spero sia sempre così…- ammise Miroku.

-Si, lo è, fidati.- il ragazzo non le rispose, anche perché non voleva intromettersi chiedendo cose sbagliate, ma poi i suoi istinti ebbero la meglio.

-Allora, una così bella ragazza come te perché ha deciso di fare la spia?- chiese con un sorriso da dongiovanni.

-Diciamo che volevo dimostrare qualcosa a mio padre. Tu invece?

-Beh, diciamo che è per puro esibizionismo. Ho sempre pensato che una spia riuscisse a rimorchiare molto. Guarda James Bond.- Lo disse talmente convinto che Kagome non riuscì a trattenere una risata. –tu sai già perchè ci hanno convocato? Insomma, mi sembra impossibile che ci abbiano fatto venire qui per farci firmare il contratto. Avrebbero potuto farlo sabato.- chiese successivamente il ragazzo.

-Sinceramente non lo so. Penso che dobbiamo presentarci agli altri.

Poco dopo Miyoga tornò da loro con al seguito Inuyasha e Sango.

-Allora miei prodi: Miroku, lui è Inuyasha e lei è Sango. Sango loro sono Miroku e Kagome. Inuyasha tu conosci già Kagome, non c’è bisogno di presentazioni. Ho pensato a voi due a cui affidare i nuovi arrivati, non perché vi considero inferiori agli altri, ma perché credo fermamente che voi siate le persone più competenti. Inoltre penso che se Kagome e Miroku diventassero spie prendendovi come insegnanti, allora diventerebbero davvero validi. Quindi a Sango va Miroku e ad Inuyasha va Kagome. Ora devo andare perché devo parlare con un importante cliente. Mi raccomando, fate i bravi, credo in voi.

I quattro ragazzi rimasero esterrefatti. Kagome fu quella meno colpita dalle parole profonde di Miyoga. Perciò prese il contratto e lo firmò senza indugi. Sango si avvicinò ad Inuyasha e all’orecchio gli disse una cosa che forse avrebbe dovuto tenere per sé, riferendosi all’abbigliamento di Kagome poco adatto alla situazione.

-Certo che se fanno entrare elementi così, nel giro di quattro anni chissà dove finiremo.

A quella frase, la diretta interessata si girò verso Sango.

-Scusa, ce l’hai con me?- chiese mettendosi le mani sui fianchi.

-Ragazze, non cominciate, eh?- intervenne Miroku.

-Tu non ti intromettere.- esclamò Kagome. –Allora? A chi ti riferivi con quel commento?

-Secondo te? Ti sembra il modo di venire a lavorare?

-Secondo me si se si hanno le gambe giuste per mostrarle. Chi non le ha si mette degli squallidi pantaloni neri.- rispose Kagome rivolgendosi a quello che indossava Sango.

-Cosa? Tu sai matta! Come ti permetti di rivolgerti così a me? Ti faccio presente che lavoro qui da quando tu andavi ancora alle medie!

-Si vede! O sei vecchia o non ti tieni proprio per niente!

-Sango, basta!- disse Inuyasha cercando di separarle, ma la lite ormai stava diventando inevitabile.

-Meglio vecchia che sembrare una ragazza facile!- a quell’affermazione Kagome scattò in avanti come un leone affamato che vede una gazzella ferita, ma Inuyasha fu più veloce e riuscì a trattenerla, afferrandola per i fianchi, ma era troppo forte, quindi dovette stringerla di più. Temeva che l’amica potesse dire qualcosa di cui si sarebbe pentita. Non sapeva che Kagome era la figlia di Higurashi. Intanto Sango si era agitata e Miroku fu costretto contro voglia a fermarla per le spalle. Avrebbe gradito vedere due ragazze combattere.

-Facile sarai tu, non ti permetto di insultarmi!!

-Questa è un’azienda rispettosa, fanno entrare un numero limitato di persone ogni due anni, ti devi sentire onorata di avercela fatta! In trent’anni sei la terza femmina che riesce ad ottenere il posto!- a quell’affermazione Kagome si fermò. Il fiatone poteva sentirlo anche Inuyasha che non la mollava. Aveva lo sguardo basso, ma poi lo rialzò per guardare dritta negli occhi la sua avversaria. Quando i loro sguardi si incontrarono, quello di Kagome era annebbiato da un velo di lacrime.

-Lo so benissimo perché quella donna era mia madre.- Sango si sentì come investita da un camion. Aveva fatto una gaffe terribile e non sapeva cosa dire in sua discolpa.

Inuyasha si irrigidì, ma nonostante questo non fu difficile per Kagome liberarsi dalla sua stretta e subito corse fuori dall’ufficio piangendo. Inuyasha, dopo essere rimasto un istante immobile, le corse dietro, sperando di riuscire a fermarla. Appena uscito non gli fu difficile trovarla. Infatti Kagome era a terra, con le gambe raccolte e con le mani al viso per coprire le lacrime. Il ragazzo le si avvicinò senza dire una parola. Non sapeva cosa dirle. Non aveva mai consolato nessuno. Le si sedette accanto e rimase un paio di istanti in silenzio.

-Cosa vuoi?- chiese Kagome tra i singhiozzi.

-Pensavo che fosse il compito di un amico consolare chi ne ha bisogno.- a quelle parole la ragazza si asciugò le lacrime e lo guardò. Aveva gli occhi leggermente arrossati. Non avrebbe voluto che nessuno la vedesse piangere, anche perché non succedeva spesso. Solo il ricordo della madre le suscitava sentimenti di rammarico.

-Grazie.- riuscì a dire.

Rimasero li senza proferire parola. Inuyasha pensava che la ragazza avesse bisogno di un po’ di tempo, non voleva metterle fretta.

-Forza, spiegami tutto di questo lavoro.

A quell’esortazione Inuyasha si rimise in piedi ed aiutò Kagome ad alzarsi. La mano della ragazza era inumidita dalle lacrime che le sgorgavano dagli occhi. Presero un ascensore che li portò al 24° piano. Durante l’ascesa, la ragazza era impaziente.

-Dove mi stai portando?- chiese curiosa.

-C’è un piano adibito a magazzino dove teniamo tutta l’attrezzatura necessaria per gli incarichi.

-Che forza! Non vedo l’ora di arrivarci!

Sempre il solito campanello li avvertì che erano arrivati. Si trovarono davanti ad una enorme porta di metallo argentato con affianco una tastiera numerica. Inuyasha si avvicinò ad essa e compose il suo codice personale. Subito si accese una luce verde e la porta si aprì da sola. Subito le luci all’interno della stanza si accesero e Kagome ne rimase esterrefatta. La stanza era divisa in reparti. Alla sua sinistra c’erano decine di PC portatili con centinaia di chiavi USB e floppy e altre mille cose al riguardo. A destra invece si trovavano fotocamere digitali ad alta definizione, e macchine fotografiche professionali con tutti i tipi di zoom. Vi erano anche alcuni software a disposizione del personale per immettersi in programmi privati e per intercettare conversazioni. Infondo al reparto c’era il materiale più interessante: decine e decine di tipi di microspie e microfoni di tutte le dimensioni. Kagome si aggirava tranquillamente indisturbata per i reparti osservando ogni cosa che si trovava davanti. Inuyasha le stava leggermente dietro.

-Sango non è cattiva. Una volta conosciuta non è poi così male.- disse all’improvviso lui.

-Io non voglio averci niente a che fare. Io mi vesto così: non capisco che problema c’è! Non è scabroso, non faccio del male a nessuno!

-A nessuno proprio no…- le rispose il ragazzo abbassando lo sguardo.

-Non mi dire che il grande Inuyasha sta arrossendo!

-No, non sta arrossendo. Comunque pensaci riguardo a Sango, non la conosci. Non sapeva che la signora Higurashi fosse tua madre.

-Il fatto che non lo sapesse non l’autorizzava a giudicarmi.

-Questo lo so, ma… non sai cos’ha dovuto passare.- a quell’affermazione Kagome non rispose. –Comunque prendi quello che ti serve.

-Stai scherzando? Qualsiasi cosa?

-Beh, si! Non ti ha detto niente tuo padre?- Kagome era troppo occupata ad essere entusiasta per quella splendida notizia per continuare ad ascoltare Inuyasha.

La ragazza prese un PC e un paio di chiavi USB. Dovette solo inserire i codici di serie nel registro all’entrata. Infilò tutto nella sua borsa e uscì felice per l’acquisto. Anche se non rispose, Kagome pensò molto a quello che le disse Inuyasha: “Non la conosci. Non sai quello che ha passato”. Per questo prese una decisione: andare nell’archivio dell’azienda a cercare informazioni.

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Ecco a voi il quarto capitolo: Ultimamente mi sono venuti parecchi dubbi. All' inizio era fantastico perchè ho pensato "Wow, 11 recensioni per un capitolo!". Poi postando il secondo mi sono resa conto che la storia non era molto interessante, anche se il bello deve ancora arrivare. Beh, cosa dire: Grazie ai lettori e a chi recensisce. Vi ringrazio molto, anche se dovrò riflettere sul futuro di questa AU. Poi volevo chiedervi una cosa: Avevo pensato di mettere il rating rosso, c'è qualche problema per voi?

Ringraziamenti:

Per Crilli: Innanzitutto ti ringrazio per la recensione, poi ti avviso subito che io adoro la coppia Inuyasha-Kagome, anche se succederanno un bel pò di casini!!! Ops, ho già detto troppo! Comunque Ayame è stata troppo forte! Diciamo che se fossi stata nei suoi panni diciamo che anche io avrei allungato un pò la mano!!! Ke ridere! Grazie ancora! Baci -Nera-

Per Daygum: Ciao! Hai visto? Ti ho accontentata XD! Comunque, se Inuyasha ti è sembrato un pò ufo allora ho raggiunto il mio intento. Volevo farlo passare per uno di quei tipi molto più grandi per la sua età che non sa nulla del mondo che lo circonda! Grazie per la recensione e grazie ancora per i complimenti! Baci -Nera-

Per Gufo_Tave: Come ho già detto a Crilli (qui sopra), ci saranno degli imprevisti un pò tra tutti. Quindi, citando una canzone (che sinceramente non mi piace neanche) "Lo scopriremo solo vivendo", quindi se ti incuriosisce continua a seguirmi! Baci -Nera-

Per Michi88: Beh, diciamo che anche io sarei contenta di avere un cugino come lui XD! Se sarà amore, o odio, lo scopriremo nel prossimi capitoli se ci saranno, perchè ora come ora non sono molto sicura... che ne dici? Ho bisogno di essere incoraggiata...vorrei darvi qualcosa di realmente bello, ma ho paura di non soddisfare le vostre aspettative!!!

Inoltre ringrazio anche Luchia nanami, e tutti i lettori! Grazie mille!!!!

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Spy - cap.5

Spy Game

Capitolo 5

I due ragazzi, usciti dal magazzino, camminavano in silenzio. Qualcosa bolliva in pentola.

-Cosa intendi fare oggi? Rimani qui?- le domandò Inuyasha per avere almeno un’idea di cosa fare per sorvegliarla.

-Si… penso che passerò il pomeriggio in palestra ad allenarmi, tanto non ci sono incarichi.- gli rispose pensando a come entrare nell’archivio.

La ragazza premette il pulsante per la chiamata dell’ascensore e dopo pochi istanti le porte si aprirono. I due giovani entrarono senza dire una parola.

-Dove posso trovare dei vestiti adatti per allenarmi?- chiese Kagome.

-Beh, te li procuro io. Comunque sono in uno sgabuzzino accanto alla palestra.

Una volta arrivati si diressero verso quest’ultimo e il ragazzo le porse un paio di pantaloni blu, troppo larghi per lei, ma dovette accontentarsi. L’ordine di quello stanzino era impressionante: i vestiti erano tutti puliti e profumati, stirati a perfezione, ed in ordine di taglie. Purtroppo quella di Kagome non c’era, forse l’aveva presa Sango. La ragazza andò in uno spogliatoio a cambiarsi. Era abituata a portare i pantaloni molto bassi in vita, e per evitare che quelli che le erano stati dati non le cadessero, fece un paio di risvolti all’elastico. Indossò una canottiera bianca che lasciava intravedere il reggiseno nero e si legò i capelli in una coda alta. Era buffa conciata così, ma non poteva fare altro. Entrò in palestra e si sedette su un attrezzo per il rinforzo dei muscoli delle braccia. Nella stanza vi erano altre cinque persone, tutte intente a migliorare la loro prestanza fisica. Tra loro c’era anche Miroku che stava potenziando i suoi quadricipiti. Quando il loro sguardo si incontrò, lui alzò il mento come per accennare un saluto e le sorrise. Lei ricambiò. Inuyasha non entrò in palestra, anche se Kagome lo vedeva benissimo fare avanti e indietro dalla porta principale, come se stesse aspettando qualcuno. Ogni tanto il ragazzo buttava l’occhio agli attrezzi in cerca di Kagome, e solo quando la trovava ricominciava a fare su e giù senza meta. Ad un tratto arrivò Sango con dei documenti in mano. Si avvicinò ad Inuyasha e glieli porse. Il ragazzo cominciò a sfogliarli con la fronte leggermente corrucciata, mentre l’amica gli parlava indicando con il dito qualcosa su un foglio. Quello era il suo momento. Kagome, quatta, quatta, scese dal suo attrezzo, ed uscì dalla porta secondaria. Stando bene attenta a passare inosservata, si avvicinò all’ascensore. Si guardava in girò per vedere se c’era qualcuno nelle vicinanze, ma quell’ala dell’edificio non era molto affollata. Vi entrò pensando a quello che le disse il padre la mattina stessa mentre sorseggiava il suo caffè portatole dalla segretaria Kikio. Sul momento non prestò molta attenzione, ma ora rimpiangeva di non averlo ascoltato. Disse qualcosa riguardo ad un codice personale che apriva tutte porte che lo richiedevano, e tra queste c’era anche quella dell’archivio: un solo codice per aprirle tutte. Ma dove lo poteva trovare? Decise di andare da Kikio. Aveva un’aria seria, molto diligente. Appena vide la ragazza arrivare nella sua direzione fece una faccia scocciata.

-Posso esserle d’aiuto, signorina Higurashi?- chiese la donna che dimostrava molti più anni di quelli che aveva.

-Beh, mi servirebbe il mio codice personale.- le rispose Kagome sperando che la segretaria non facesse altre domande.

-Potrei darglielo, ma non so se sono autorizzata. A cosa le serve?- ecco fatto. E ora cosa avrebbe risposto?

-Volevo entrare nel magazzino per prendere un computer.- sperava davvero che questa scusa venisse accettata.

-D’accordo.- la giovane donna prese dal cassetto alla sua destra un paio di chiavi, si alzò dalla scrivania e si diresse verso una porticina che quasi si mimetizzava con l’ambiente circostante. Infilò la chiave e digitò sulla solita console numerica il suo codice. Si aprì uno stanzino dalle misure un metro per un metro. Era interamente ricoperto da cassetti. Dovevano contenere qualcosa di veramente importante. Su uno di questi c’era un’etichetta con scritto “Cod. Pers.” Lo aprì e una serie di etichette colorate sbucarono fuori. Erano tutte in ordine cromatico. Su queste erano scritti tutti i nomi dei dipendenti della SWC. Su una di queste c’era scritto “K. Higurashi”. Era lei! Kikio prese in mano la cartella color crema e l’aprì. Cominciò a sfogliare i vari fogli sino a trovare quello giusto.

-Eccolo. Aspetti che glielo segno su un foglietto. È necessario memorizzarlo per evitare che persone non autorizzate ne possano usufruire.

-D’accordo.- quella ragazza la metteva in soggezione. Ogni sua mossa sembrava calcolata al millimetro, ogni parola accuratamente studiata come se ogni termine facesse parte di un vocabolario con termini tecnici-specifici.

Kikio si ridiresse nuovamente verso la scrivania e cominciò a scrivere su un foglietto giallo, dopodiché lo porse a Kagome.

-Grazie mille.- le disse.

-Di nulla, buona giornata.- rispose Kikio con assoluta calma.

La ragazza si avviò con un silenzio impressionante, come se stesse camminando ad una decina di centimetri da terra, verso la sua destinazione. Non incontrò nessuno lungo il suo cammino, e questo non poteva che sollevarla. Si immise nel corridoio che portava all’ufficio del padre ed in fondo ad esso c’era il famigerato archivio. Si avvicinò con circospezione e riservatezza, sino ad essere davanti alla porta. Tirò fuori dalla tasca di quegli enormi pantaloni il foglietto giallo, e compose il suo codice sulla pulsantiera. La porta di metallo pesante si aprì davanti ai suoi occhi. Chissà cosa si immaginava di trovarci dentro, ma la vista che le si propose non soddisfala i suoi standard. Inoltre credeva che, essendo tutto così ordinato, anche l’archivio fosse tale, ma si illudeva. Decine di scaffali con centinaia di cassetti tutti impolverati si estendevano per lo stanzino. Come avrebbe fatto a trovare il fascicolo di Sango in mezzo a tutte quelle scartoffie? Nemmeno lei lo sapeva. Entrando, per un pelo non azionò un sistema ad infrarossi che avrebbe fatto chiudere la porta alle sue spalle. Si avvicinò ad uno scaffale con la speranza di trovarvi indicazioni per trovare quello giusto. Continuò a gironzolare tra essi, quando ad un tratto le saltò agli occhi una targhetta posta su un cassetto: “Info. Dipendendi”. Lo aprì e comparvero tutti i fascicoli dei suoi colleghi. Trovò il nome di Sango quasi subito. Poi lo sguardo le cadde su un altro nome: Inuyasha. Inutile dire che venne tentata di leggerlo, e ancora più banale sarebbe dire che lo lesse per primo. Incuriosita si sedette per terra e lo sfogliò. Nulla di strano se non fosse per una nota a fondo pagina.

I genitori sono deceduti a causa di un incidente stradale quando il soggetto aveva sei anni. Inutile l’intervento dell’ambulanza… Vissuto con la nonna materna sino all’età di dodici anni sino alla morte di questa…Non vi erano altri famigliari… Negli anni precedenti alla sua maggiore età ha soggiornato in un’alternanza di orfanotrofi e case-famiglia… Trascorsi burrascosi… Risse a scuola… Sospeso per una settimana dalla frequentazione delle lezioni… Incapace di accettare le forme autoritarie…”.

La ragazza si intristì molto. Ora capiva il motivo della scontrosità di Inuyasha.

Intanto, al piano terra, Inuyasha ispezionò i fogli che gli aveva presentato Sango, e quest’ultima se ne andò poi soddisfatta. Quasi sicuro di trovare Kagome li, posando lo sguardo su quell’attrezzo da ginnastica, ebbe un sussulto vedendo che la ragazza era sparita. In palestra non c’era, e si chiedeva da quanto tempo se ne fosse andata. Chiese ai colleghi rimasti ad allenarsi se l’avessero vista andare da qualche parte, e tutti gli indicarono la porta secondaria. Da quest’ultima si potevano avere due scelte: o uscire dall’edificio, o prendere l’ascensore. Così rientrò in palestra per andare nello spogliatoio. Su una panca c’erano la sua gonna e la sua camicetta, di conseguenza non poteva essersene andata. Salì sull’ascensore di corsa non sapendo bene dove stesse andando, quindi decise di andare a vedere se per caso potesse essere andata dal padre. Una volta arrivato al ventesimo piano, si ritrovò davanti Kikio.

-I..Inuyasha! Cosa ci fai qui?- chiese la donna imbarazzata.

-Hai per caso visto la figlia del capo?- le chiese di rimando senza aver neanche sentito la domanda a lui posta in precedenza.

-Beh, si. E’ venuta qui a chiedermi il suo codice personale. Ha detto che doveva prendere un computer.- a quella notizia il cuore di Inuyasha si fermò. Il codice nelle mani di Kagome era come un’arma letale. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Si diresse di corsa verso l’ufficio del signor Higurashi per raccontargli l’accaduto, quando, arrivato nelle vicinanze, sentì un rumore provenire dall’archivio. Quale dei suoi colleghi sarebbero così incauto da consultare l’archivio senza chiudere la porta? Fu allora che un brivido lo percorse. Ancora più velocemente raggiunse la porta di metallo, e ci trovò dentro, seduta a terra con le gambe incrociate ed un fascicolo in mano, Kagome, tutta intenta a leggere.

-Che diavolo ci fai qui?- Le chiese Inuyasha entrando. Il caso volle che attivò il sensore ad infrarossi e la porta si chiuse dietro di lui.

-Hai detto che non conoscevo la tua amica, così ho deciso di saperne di più su di lei!

-Hai mai sentito parlare di conversazione? Sai, funziona così tra le persone!- le disse ironicamente.

-Perché hai sempre da dire qualcosa su quello che faccio? Sono maggiorenne, faccio quello che mi pare e piace, capito?

-Forza usciamo, digita il tuo codice!- la ragazza, anche se scocciata eseguì gli ordini, ma digitata la serie di numeri sulla tastiera non accadde nulla.

-Perché non si apre?- domandò Kagome preoccupata.

-Hai inserito il codice giusto?- chiese Inuyasha sgranando gli occhi.

-A me ne hanno dato solo uno!

-Non ti hanno detto che per uscire dall’archivio ne serve un altro? È per avere più sicurezza!

-Beh, no!- Kagome si lasciò cadere a terra, dove c’erano i due fascicoli. Il ragazzo notò che c’era anche il suo accanto a quello di Sango.

-Lo hai già letto?- chiese con tono stranamente calmo. La ragazza abbassò lo sguardo, risposta scontata.

-Mi dispiace.- riuscì solo a dire lei.

-Non voglio la tua pietà! Non mi vergogno di essere un orfano perché quello che ho passato mi fa fatto diventare la persona che sono ora e ne vado fiero!

-Stai calmo! Non me ne importa niente se sei un orfano o se sei stato in chissà quale posto da bambino! Volevo solo capire perché hai sempre quello sguardo triste, o perché non parli mai!- esordì Kagome.

-Forse perché non ho nulla da dirti!- a quell’affermazione la ragazza si afflosciò su se stessa. –Scusa, non era mia intenzione offenderti.

-Figurati. Hai detto quello che pensavi, e questo è un bene! Almeno in parte posso capire la tua situazione, anche se le due cose non sono minimamente paragonabili!- Inuyasha quasi si intenerì nel vedere quella strana reazione della ragazza.

-Almeno hai trovato quello che cercavi?- le chiese lui.

-Il fascicolo si, ma sei arrivato proprio quando stavo cominciando leggerlo!- il ragazzo le si sedette accanto, incrociando le gambe.

-Anche Sango ha perso la sua famiglia. Sono stati aggrediti da un paio di rapinatori che non hanno esitato ad uccidere persino il suo fratellino a cui era molto legata. Lei si è salvata per un contrattempo. Aveva dodici anni ed era andata da un’amica di scuola a dormire. I suoi genitori avevano portato il figlio al cinema. Nell’uscire li hanno aggrediti e fu la fine. Non puoi neanche immaginare quante volte ho sentito dirle che avrebbe voluto morire anche lei insieme a loro… Che stupida.

-Devi tenere molto a lei.- constatò Kagome vedendo quella nota di rammarico negli occhi di Inuyasha nel parlare dell’amica come se quello che le è successo fosse accaduto a lui.

-Avendo perso entrambi le nostre famiglie, abbiamo trovato nell’altro un sostegno reciproco. Lei c’è sempre stata quando avevo bisogno di parlare, e io sarò sempre presente quando ne avrà bisogno lei.

-Hai detto una cosa bellissima. È fortunata Sango ad avere un amico come te.- ed Inuyasha arrossì.

-Forza, cerchiamo di uscire di qui.- e si alzarono da terra.

Il sistema interno era così protettivo che non c’era modo di uscire fuori dall’archivio senza una password personale. Cominciarono a battere i pugni contro la robusta porta che teneva serrata l’entrata.

-Ehi!! C’è qualcuno??? Apriteci!!- e continuarono ad urlare per svariati minuti, sino a quando qualcuno passò di lì. Ad un tratto la porta si aprì e finalmente i due giovani poterono respirare aria impura senza polvere.

-Papà!- scalpitò Kagome. Miyoga era sulla soglia dello stanzino con le mani sui fianchi con lo sguardo serio.

-Cosa ci fate qui al buio rinchiusi nell’archivio?- chiese d’istinto l’uomo.

-Signore, non si faccia strane idee.- disse Inuyasha.

-Papà, fidati, non è successo nulla.- poi l’uomo buttò l’occhio a terra e ci trovò i fascicoli. A quel punto si convinse della loro innocenza. Riguardò i due ragazzi e gli girò le spalle.

-Mettete tutto in ordine prima di uscire.- disse Miyoga e se ne andò. Inuyasha rimase interdetto nell’immaginare cosa il suo capo stesse pensando che loro stessero facendo. Non indagò oltre con la sua mente. Si avvicinò all’uscita e Kagome rimase immobile al centro della stanzina. Le voltò le spalle e fece per andarsene, ma qualcosa lo fermò.

-Inuyasha!- il ragazzo si irrigidì. –Se per caso… Se per qualche strana ragione… Per qualche motivo assurdo… Nel caso in cui tu abbia bisogno di parlare… Io ci sono.

Il ragazzo le sorrise senza dire alcuna parola. Kagome raccolse i fascicoli a terra e li rimise al loro posto per poi uscire. La porta si richiuse alle sue spalle senza altri imprevisti. Il capo di Miyoga fece capolino dall’ufficio e li guardò.

-Potete venire un attimo qui?- per poi ritornarsene dentro.

Mentre stavano andando al cospetto del signor Higurashi, comparvero dall’ascensore anche Sango e Miroku. I due non si parlavano, anzi. Le poche volte che conversavano il ragazzo tirava fuori battutine sgradevoli sull’aspetto fisico della ragazza, che del resto trovava favoloso. Sango era la tipica ragazza convinta di attirare i ragazzi sbagliati, come tutte del resto. Miroku le stava addosso e non lo nascondeva alla sua preda. Già, il ragazzo vedeva Sango come una preda da catturare viva, ma stranamente, alla ragazza non dava assolutamente fastidio. A chi darebbe fastidio essere un po’ corteggiato, essere desiderato? Non credo che un po’ di attenzione abbia mai ucciso qualcuno. Camminavano l’uno dietro l’altra con Sango in testa e Miroku che guardava ogni movimento del suo fondoschiene. Nonappena notato la presenza di Inuyasha, proprio quest’ultima gli chiese il motivo della loro convocazione.

-Cosa ci fate voi qui?- chiese dando un’occhiata veloce anche a Kagome.

-Non ne ho la più pallida idea.- poi una voce provenne dall’ufficio.

-Forza, entrate.

In ordine entrarono: Inuyasha, Kagome, fatta passare da Sango, la stessa Sango, e per ultimo Miroku. I quattro giovani si presentarono al cospetto del capo, comodamente seduto in poltrona con i gomiti appoggiati sulla scrivania che si strofinava le mani.

-Allora? Perché ci hai chiamati?- improvvisò Kagome. Tutti trovarono quella domanda troppo impertinente, ma nessuno ebbe il coraggio di dirle qualcosa davanti al padre.

-Il cliente con cui ho avuto il colloquio questa mattina è un importante produttore di software informatici. Il suo nome è conosciuto in tutto il mondo, e la sua fama lo precede. Parecchia gente sarebbe disposta a fargli le scarpe per avere fra le mani il lavoro a cui sta lavorando in questo momento. È venuto a Tokio dalla Cina per partecipare ad un’importantissima riunione a cui non poteva rinunciare, e nella quale gireranno parecchi miliardi di yen. Si è rivolto a noi per avere una scorta in gradi di assicurargli un soggiorno sicuro e che non desse troppo nell’occhio. Ho pensato a voi innanzitutto perché non è un lavoro particolarmente pericoloso, quindi adatto alle nostre ‘reclute’, poi perché ho pensato che essendoci anche due tra le mie migliori spie, non si correranno pericoli.

-Sissignore.- dissero quasi in coro Inuyasha e Sango.

-Il nostro cliente arriverà domani pomeriggio, lo aspetterete all’hotel dove passerete due notti per assicurarvi che non ci siano pericoli.

-Quale hotel?? Se mi è permesso saperlo.- domandò Kagome con tono ironico.

-Al Plaza Hotel, alle diciotto in punto.- gli occhi di tutti e quattro i giovani si illuminarono. A Kagome mancò il respiro per qualche istante, mentre l’altra ragazza deglutì.

Quello era l’hotel più meraviglioso, fantastico, richiesto, celebre, lussuoso e costoso di tutto il Giappone. Kagome e gli altri avrebbero passato una notte al Plaza Hotel! Le sembrava un sogno, anche se neanche in quello più bello era mai andata in un posto del genere. Nessuno disse una parola, ma ognuno nella sua mente aveva già raggiunto la propria stanza d’albergo. I loro occhi si erano tramutati in quelli di un pesce lesso.

-Ragazzi? Siete vivi?- chiese il capo preoccupato.

Inuyasha fu il primo a destarsi da quella visione e subito dopo di lui anche tutti gli altri.

-Scusi Signore, domani saremo li puntuali.

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Eccovi a voi un altro capitolo!! Si avvicina il primo incarico, ci sarà da ridere!! Grazie ai miei lettori che sono sempre tantissimi, e grazie a chi recensisce! Passiamo ai ringraziamenti più approfonditi:

Per Dolce Sango91: Grazie per aver recensito! Per vedere cosa succederà tra Sango e Miroku (e se succederà qualcosa) bisogna aspettare!!XDXD!!

Per Michi88: Ciao zia Michela! Ti ringrazio dell'incoraggiamento che mi hai dato e grazie di tutti i complimenti. Io sono determinata e forse questa storia è una delle cose che mi riesce bene (almeno questaXD).

Per Marty Chan94: Grazie! Non puoi immaginare quanto sono felice di sapere che mi recensirai. Io baso la qualità del mio lavoro al numero di recensioni che ricevo, quindi se non soddisfo i miei standard penso che questa ff sia pessima!!

Per Gufo_Tave: Grazie mille per il consiglio. Il problema è che non mi sforzo assolutamente per scrivere...cerco sempre di superare i miei limiti, e trovare la fanfic perfetta, ma è impossibileXD! Grazie ancora!!

Per Crilli: mi dispiace dirti che non ho la minima intenzione di anticipare nulla, anche perchè per sapere qualcosa di più basta aspettare il prossimo capitolo!!

Per Luchia Nanami: Grazie per i complimenti. E' vero, Sango è stata davvero cattiva e inopportuna a fare quel commento!! Grazie mille per la recensione!!!!!!!

Infine grazie a tutti e mi serve sapere se posso mettere il rating rosso perchè...bah!! Se qualcuno non può leggerle fatemelo sapere!! Grazie mille!!

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Spy Game

Capitolo 6

I quattro ragazzi uscirono dall’ufficio del capo sconvolti dalla notizia del loro incarico. Prima che Inuyasha potesse chiudersi la porta alle spalle Miyoga lo richiamò dentro.

-Senti, io stasera faccio molto tardi… Non è che quando andate a casa potresti riaccompagnare Kagome? Sarei più sicuro.

-D’accordo. Non c’è problema.- e anche il ragazzo uscì.

Miroku e Sango si stavano dirigendo verso l’ascensore, mentre Kagome rimase accanto alla porta ad aspettare che il suo collega uscisse dall’ufficio.

-Ma ci pensi? Due notti al Plaza… Chissà cosa potrebbe succedere!- esclamò Miroku alla ragazza.

-Non ci pensare neanche! Faremo il nostro lavoro e basta, intesi?

-Vabbeh, ma metti il caso che ti senta sola in quella stanza lussuosa, potresti venire nella mia…

-Non ci contare Miroku!- e il ragazzo si afflosciò.

Inuyasha uscì e quando Kagome gli chiese cosa il padre gli avesse detto, lui non disse nulla. Entrambi si avviarono alla palestra, dove finalmente potevano allenarsi sino a quando non decisero di andarsene a casa.

Andarono ognuno nel suo spogliatoio a cambiarsi. Inuyasha fu più veloce e aspettò la ragazza all’uscita, ignara di avere un accompagnatore che l’avrebbe portata a casa. Se ne stava appoggiato al muro con la gamba piegata e con le mani in tasca quando Kagome uscì dalla porta a vetri.

-Non vai a casa?- chiese lei.

-In un certo senso si. Devo venire a casa con te!

-Cosa? Perché?

-Tuo padre ha detto che stasera torna a casa molto tardi e non può riportarti. Ha chiesto a me di farlo perché le strade di Tokio sono pericolose di notte!

-Non dire sciocchezze, sai benissimo che me la so cavare!

-Dillo a tuo padre.- a quell’affermazione Kagome si arrese e permise ad Inuyasha di andare con lei.

Il viaggio non fu molto lungo, e arrivati alla soglia di casa Inuyasha fece per salutare, ma Kagome lo fermò.

-Fermati a cena!- gli domandò cogliendolo di sorpresa.

-Cosa ti fa pensare che non abbia già impegni per la serata?

-Perché se no lo avresti detto a mio padre. Dai forza! Non mi va di stare da sola!

Inuyasha accettò ed entrò dietro a Kagome.

-Fai come se fossi a casa tua! Mi vado a fare una doccia veloce e torno.- e scomparì sulle scale senza lasciare al ragazzo il tempo di risponderle.

Inuyasha si accomodò sulla poltrona prendendola in parola. Prese il telecomando che era poggiato sul tavolino di fronte al divano e accese la televisione. Non c’era nulla che attirava il suo interesse, quindi si limitò a tentare di capire uno strano gioco a quiz. Kagome dopo un quarto d’ora tornò al piano terra con i capelli ancora bagnati che le scendevano lungo le spalle e una specie di vestitino addosso. Era leggero, tipico per l’estate. Era rosa e corto. Le arrivava a metà coscia. Lo tenevano su solo un paio di bratelline dello spessore di un centimetro. Inuyasha la fissò senza rendersene conto chiedendosi di come le ragazze potessero sentirsi tanto a loro agio con delle cose del genere addosso. Kagome si accorse di quello strano sguardo e con aria divertita gli chiese:

-Se ti imbarazza vado a cambiarmi, non ci sono problemi!

Ma Inuyasha era troppo orgoglioso per ammettere che l’abbigliamento della ragazza lo turbava.

-No, non ti preoccupare. Ci mancherebbe solo che mi facessi mettere KO da un semplice vestito!

-Ok! Cosa vuoi da mangiare?- gli chiese ulteriormente Kagome pensando a quello che poteva cucinare con le cose che aveva in casa.

-Decidi tu.

-Va bene! Ordiniamo la pizza o il cinese?- a quella domanda lo spirito tradizionalista del ragazzo emerse.

-Cinese?? Ma per favore!

-Perché scusa? Cosa c’è di male a mangiare il cinese?

-Noi siamo giapponesi! Il mondo continua a confonderci con loro e tu vuoi ordinare il cinese infischiandotene della rivalità che accomuna le nostre razze?

-Calmati! Non volevo ferirti nel profondo proponendoti di mangiare cinese! Ordineremo la pizza… O anche quella fa nascere in te uno spirito nazionalista?

-La pizza mi piace, quella va bene.

-Sissignore!- e così Kagome chiamò il servizio a domicilio e si fece recapitare a casa due enormi pizze con tutto quello che c’era.

Si misero a tavola e cominciarono a discutere su tutto quello che capitava: televisione, cibo, abitudini, moda, sport, ma niente di personale.

Terminato di mangiare i due cominciarono a mettere in ordine la cucina gettando via i cartoni vuoti e lavando posate e bicchieri. Ad un tratto il telefono della ragazza cominciò a squillare. Guardò il display e il nome di una sua amica venne fuori.

-Ciao Ayame, dimmi tutto!- a quel nome Inuyasha ebbe un brivido di terrore puro. Le due parlarono un po’ sino a quando l’amica non le fece una domanda.

-Cosa fai nei prossimi giorni? Io e i ragazzi stiamo organizzando qualcosa da fare!

-Vado da mia zia per 4 giorni… Parto domani.

-Ok! Allora per fare il falò ti aspettiamo. Ci sarà anche tuo cugino, vero?

-Beh…- disse cercando con la coda dell’occhio Inuyasha. –Certo!

Si salutarono e buttarono giù.

-Ti saluta Ayame!- disse Kagome tutta felice di aver sentito l’amica. Inuyasha sorrise, ma quella smorfia amorfa che gli si era creata sul viso non diceva “Bene, sono felice! Salutamela quando la vedi!”, ma più che altro urlava “Oddio, cosa vuole da me quella pazza?”.

La serata finì meglio di quanto i due si aspettassero. Inuyasha si avvicinò alla porta e la aprì. Messo piede in giardino si stava indirizzando verso il cancello, quando Kagome, dalla soglia di casa, lo fermò.

-Inuyasha!- il ragazzo si voltò e notò lo sguardo triste della ragazza. Non disse nulla, aspettò che fu lei a parlare. –Pensi che me la caverò domani?

-Certo, non ti preoccupare!- le rispose sorridendo per tranquillizzarla.

-Però… Promettimi che mi starai sempre vicino!

-Promesso. Buona notte, e dormi che domani è molto probabile che dovremmo fare la notte in piedi!

-Buona notte!

La ragazza lo prese in parola, e si mise subito a letto. Inizialmente trovò difficile prendere sonno per via dell’agitazione per l’indomani, ma poi si addormentò e tirò dritto sino a tarda mattina.

Era un martedì caldo, e il solo penetrava imperterrito nella stanza di Kagome, facendo splendere tutto all’ennesima potenza, mentre la ragazza si rifugiava tra le lenzuola leggere per cercare un po’ di buio, senza trovarlo. Arresasi, aprì gli occhi, dirigendo lo sguardo alla sveglia che stava alla sua destra su un comodino. 11:08 – Lampeggiava sul display dell’orologio digitale. Subito si alzò e si gettò in cucina quasi sorvolando le scale. Nel giro di poco tempo avrebbe dovuto fare la doccia, vestirsi, preparare qualche vestito da portare in hotel e prepararsi psicologicamente. Non ce l’avrebbe fatta. Dopo essersi quasi affogata con il caffè tornò in camera a prendere il cellulare. Sul display c’erano quattro chiamate senza risposta e tutte di Inuyasha. Allora cercò il suo numero in rubrica e lo chiamò. Il ragazzo rispose, ma Kagome non fece in tempo a dirgli nulla che lui subito l’attaccò.

-Si può sapere dove diavolo sei stata fino adesso??

-Stavo dormendo! Cosa vuoi?

-Io, Sango e Miroku partiamo alle tre per andare in hotel, vieni con noi o no?

-Si! Sistemo alcune cose e vengo in agenzia!- e buttarono giù. In una decina di minuti era pronta e si avviò verso l’agenzia prendendo la metropolitana.

Sango, Miroku ed Inuyasha aspettavano la ragazza sulla porta principale. Avevano già messo le loro cose in un furgoncino che li avrebbe portati al Plaza. Si prese una bella lavata di testa da Inuyasha appena arrivò da loro ed in un lampo montarono sul loro cocchio magico che li avrebbe condotti al castello magico.

Il Plaza si innalzava solido e robusto nel cielo circondato dai palazzi di Tokio. L’entrata principale dava su un parco rigoglioso di alberi verdeggianti che si intonavano con il tetto verde acqua dell’hotel. Si estendeva su una cinquantina di piani, tutti uguali, ma tutti incredibilmente belli. Una volta arrivati, un paio di facchini corsero subito nella loro direzione intenti a prendere le loro valige per andare alla reception per prendere il numero della loro stanza. Presero l’ascensore e il loro piano era cosparso di body-guard in giacca e cravatta nera e con occhiali da sole. Le quattro stanze erano una di fianco all’altra. Nonappena Kagome mise il naso nella sua ne rimase stupefatta: I suoi piedi camminavano su una moquette elegantissima. Davanti a lei, una a destra e una a sinistra, c’erano due enormi finestre coperte da tende pesanti, ma accuratamente poste ai lati e legate da un cordone color oro. Tra queste due c’era il letto: Enorme, morbidissimo. Coperte color crema con deliziosi motivi, anch’essi d’oro. Le lenzuola erano di lino vero, liscissime, favolose. La testata era in ebano scuro perfettamente intarsiato in stile antico. Ai lati del letto si trovavano due comodini d’epoca. A destra della porta d’entrata c’era un caminetto, non molto grande; tanto quanto basta per permettere ad uno specchio di dimorarvi sopra. Un cordone placato d’oro gli faceva da cornice, e riprendeva lo stesso motivo della fascia che rincorreva gli estremi del soffitto, al cui centro era appeso un imponente lampadario di cristallo, le cui lampadine ricordavano la forma delle fiamme delle candele.

Datasi un’occhiata in giro, Kagome si gettò sul letto senza ritegno per saltarci sopra, rotolarsi, coccolarsi; per permettersi quel lusso sfrenato che mai più avrebbe avuto. Poi ad un tratto qualcuno bussò alla porta e lei andò ad aprire.

-Ti sbrighi? Dobbiamo andare dal famoso cliente.- esclamò Inuyasha. –Ehi, ma la tua camera è più bella della mia!!- aggiunse.

E sorridendo raggiunsero gli altri che li aspettavano in corridoio. Un paio di gorilla li condussero sino alla stanza del progettatore di software, poi uno di quelli bussò alla porta.

-Signor Sesshomaru, sono arrivate le persone che aveva richiesto.

-Fatele entrare.- rispose una voce fredda all’interno della stanza.

Uno dietro l’altro entrarono in fila indiana. L’uomo era accanto alla finestra e scrutava il parco. Non si voltò nemmeno per osservare i suoi ospiti. Era di media altezza, bel corpo. Capelli scuri e belle mani raccolte dietro la schiena. Doveva avere circa ventisette anni, non di più. Poi ad un tratto si voltò verso di loro e fu colpito… Al cuore. Il suo sguardo freddo, ma allo stesso tempo intenso e profondo, incontrarono gli occhi di Kagome che venne percorsa da un brivido da capo a piedi. Si avvicinò al gruppo di giovani, in particolare davanti alle due ragazze.

-Non pensavo che al giorno d’oggi delle belle ragazze come voi scegliessero un mestiere tanto duro.- disse rivolgendosi in particolare a Kagome, che abbassò lo sguardo. Inuyasha, accortosi dell’imbarazzo che si era creato, decise di smorzarlo.

-Signore, questa sera la sorveglieremo tutti e quattro, mentre per questa notte faremo a turno.

-Perfetto.- rispose Sesshomaru con tono malizioso. –Adoro la buona organizzazione. Sarò onorato di avervi al mio tavolo per cena.

-Se mi è permesso, sarebbe meglio non attirare l’attenzione su di lei.

-Di sicuro nessuno sospetterà che due ragazze belle come loro sono in realtà due spie, e comunque insisto.- Inuyasha non poté fare altro che arrendersi.

Il misterioso Sesshomaru e l’ottimo esempio di spia, erano più simili di quanto volessero ammettere:Entrambi volevano avere l’ultima parola su tutto, ma purtroppo un contratto fra le due parti impediva loro di avere uno scontro alla pari. Le due ragazze sorrisero all’invito del cliente e Miroku ne rimase a dir poco infastidito. I giovani si diressero verso la porta, ma lo sguardo di Sesshomaru non era disposto ad abbandonare quella soave visione, e Kagome si sentiva a dir poco osservata. Poi Sesshomaru le sorrise e una piccola speranza si accese nel suo cuore quando quello stesso sorriso fu ricambiato dall’oggetto dei suoi desideri.

Usciti dalla stanza Miroku fermò Kagome trattenendola per il gomito. La ragazza lo guardò male, non capendo il suo intento. Inuyasha e Sango si voltarono, e Miroku intervenne subito:

-Arriviamo subito!- e la portò in un angolino.

-Si può sapere cosa c’è? Mi fai male!- gli disse Kagome togliendosi dalla sua morsa. Sango e Inuyasha erano abbastanza lontani da loro, ma comunque nel loro stesso corridoio. Erano appoggiati al muro con una spalla, abbastanza vicini l’uno all’altro. Miroku girò Kagome verso di sé e le si avvicinò.

-Sai, gira una certa voce nell’edificio della Spy…

-Cioè?- disse curiosa, ma anche abbastanza sollevata che non volesse altro da lei che spargere un pettegolezzo.

-Si dice che Inuyasha e Sango abbiano avuto una storia…- a quell’affermazione Kagome stava per mettersi a ridere, ma si trattenne. Loro due insieme??

-Di che tipo?- gli chiese per avere chiarimenti.

-Sesso.

-Davvero????- Miroku le tappò la bocca con la mano.

-Sssshhh!! Si, davvero!- aggiunse abbassando la voce. -Avrai notato anche tu che stanno sempre insieme… e hai visto con che occhi si guardano? Sembra che vogliano saltarsi addosso da un momento all’altro!- concluse Miroku.

-Wow… In effetti c’era qualcosa di strano in loro, ma pensavo fosse solo una profonda amicizia!

-Per il termine profondo sono d’accordo, ma penso che siano qualcosa di più che semplici amici.

Kagome ne rimase sconvolta. Nulla di personale, ma ora si rendeva conto di tante piccole cose che non aveva notato. In effetti, se non sai dove cercare Inuyasha, basta trovare Sango e lui è con lei. Li guardava da lontano pensandoli insieme. L’immagine che le si era proiettata davanti agli occhi era orribile. Ognuno andò nella propria stanza a sistemare i bagagli e a prepararsi per la cena. Il programma per la serata era cena e casinò. L’imbrunire arrivò in fretta, come succede sempre quando ci si diverte. Kagome fece la doccia e cominciò a ballare sulla moquette con addosso solo l’asciugamano quando qualcuno bussò alla porta.

I due ragazzi erano già pronti per la cena: Entrambi in giacca e cravatta e tutti tirati a lucido per l’occasione. Mancavano solo Kagome e Sango. Come tutte le ragazze dovevano passare ore davanti allo specchio e a decine di vestiti, sceglierne uno e truccarsi. Tutte cose che richiedevano tempo. Questa attesa se la sarebbero aspettata da Kagome, ma non di certo da Sango. Quest’ultima uscì dalla propria stanza. Inuyasha e Miroku rimasero stupiti. Si chiedevano dove nascondesse quelle gambe che quella sera, timide, uscivano da sotto una gonna che le arrivava al ginocchio e che lasciava immaginare qualcosa di veramente bello al di sopra. Kagome intanto, se ne stava in mutandine e reggiseno davanti ad una scatola aperta sopra il letto. Al suo interno era perfettamente piegato un meraviglioso abito nero che le aveva fatto recapitare Sesshomaru tramite un suo dipendente. Con il pacco c’era anche un bigliettino: “Indossalo questa sera”. Casualmente lo sguardo le andò all’orologio appeso sopra lo specchio e, accortasi del ritardo incredibile, lo indossò. Quando uscì, tutti rimasero a bocca aperta, e l’attenzione che prima era di Sango, ora era tutta per Kagome. L’abito, di seta nero, le cadeva morbido sui fianchi. Una scollatura generosa lasciava spazio all’immaginazione. La gonna era a taglio scalato: leggermente più lungo a destra che a sinistra. Sango esordì dicendo che avrebbero fatto tardi se fossero rimasti ancora li. Miroku le offrì il braccio e lei accettò. Inuyasha non poté fare altro che cederlo a Kagome.

-E quel vestito?- le chiese squadrandola un’ultima volta da capo a piedi.

-Me lo ha regalato Sesshomaru.- e aumentò il passo per raggiungere gli altri due collega per non lasciare ad Inuyasha l’opportunità di protestare.

Arrivarono nell’atrio e il direttore della reception indicò la sala da pranzo al gruppo. Sesshomaru era già al tavolo con il menù in mano. Appena vide Kagome entrare al fianco di Inuyasha ebbe una fitta al cuore, ma poteva constatare con estremo piacere che l’abito da lui donatole, era di suo gradimento. Giunti al tavolo, si alzò e aspettò che le donne si sedessero prima di rimettersi comodo. Fece accomodare Kagome accanto a lui e a Inuyasha, anche se non era una cosa voluta. Subito arrivò un cameriere che prese le ordinazioni, e mentre Inuyasha stava dettando quello che voleva all’uomo di mezza età che li avrebbe serviti, Sesshomaru si avvicinò a Kagome e le sussurrò qualcosa nell’orecchio.

-Vedo che ti è piaciuto il regalo. Sei ancora più bella.- le guance di Kagome presero colore e lei si strinse timida nelle spalle. Inuyasha li guardava male senza motivo.

La cena trascorse senza imprevisti, parlando del più o del meno. Sesshomaru faceva domande sul lavoro alla SWC e i ragazzi ricambiavano interessati… almeno per quanto riguarda Miroku. L’interesse non era condiviso da Inuyasha. Dopo cena, il ricco produttore, prese la mano di Kagome, la fece alzare, e la invitò, insieme a tutti gli altri ad unirsi a lui al casinò dell’hotel.

Quando le porte del casinò si aprirono, i ragazzi ne rimasero senza fiato. Slot machine, roulette, tavoli da poker, e chi più ne ha più ne metta, si estendevano ai loro piedi.

-Ve la riporto sana e salva, prometto.- disse Sesshomaru portandosi Kagome appresso.

-Vado a dare un’occhiata in giro, non si sa mai. Voi state sempre in coppia, non perdetevi.- e così dicendo si mischiò tra la folla, anche se sapeva benissimo dove andare. Seguire quel ricco marpione.

-Finalmente soli.- disse lui.

-Non doveva regalarmi quest’abito. Chissà quanto le è costato!- disse abbassando lo sguardo.

-Dammi del tu! E comunque non è stato un problema. Non mi preoccupava il prezzo che ho dovuto pagare, ma il dubbio se tu lo avresti indossato o no.- e la ragazza sorrise imbarazzata.

Inuyasha li scrutava da lontano, ma ascoltare le loro parole era impossibile. I due si avvicinarono ad un tavolo dove si giocava con i dadi. Il croupier chiese all’uomo quante fish voleva giocarsi, e lui, ironicamente, gli rispose:

-Cambiami questi,- disse porgendogli una mazzetta di banconote -stasera ho il mio portafortuna.- concluse appoggiando una mano sul fianco della ragazza che gli stava accanto.

Inuyasha per un pelo non si scagliò su di lui per intimargli di toglierla immediatamente da li, ma fu trattenuto da Miroku che, insieme a Sango, lo avevano raggiunto.

-Noi saliamo, tanto fate stasera fate voi il turno di notte, vero?- chiese il ragazzo.

-Si, non vi preoccupate. Ci vediamo domani mattina.- e scomparvero. Quando Inuyasha riportò l’attenzione su Kagome, lei stessa era girata verso di lui. Il suo sguardo era triste, quasi dispiaciuta di qualcosa che lui ignorava. Al che Inuyasha fece per avvicinarsi, ma nonappena la ragazza si accorse dello scatto improvviso, si rigirò verso Sesshomaru, e come se niente fosse gli sorrise. Inuyasha si fermò e la lasciò divertirsi se era quello che voleva. Decise così di tornare nel suo piano, dove avrebbe aspettato i due festaioli per mezzora prima di vederli tornare. Sesshomaru le diede la buona notte con un bacio sulla mano e lei, arrossì. Il ragazzo si chiuse nella sua stanza e lei si avvicinò ad Inuyasha.

-Vado a cambiarmi.- gli disse dirigendosi verso la propria camera. Sull’entrata si fermò un istante e lo guardò. Lui se ne accorse e lei distolse subito lo sguardo. Inuyasha scosse le spalle. Dopo una decina di minuti riuscì e si sedette accanto al ragazzo senza dire una parola. E continuò a guardarlo strano. E ancora strano. E ancora più strano.

-Si può sapere cos’hai??- e lei, come se si fosse spaventata, ebbe una scossa.

-Niente!- gli rispose.

-Non dire sciocchezze! È tutta la sera che mi guardi in uno strano modo!- non disse nulla. –Allora?- aggiunse lui.

-Cos’è successo con Sango?

-Niente, perché?

-Non avete avuto una storia?- Inuyasha sembrò essersi calmato, ma poi prese tutta l’aria e ne riempì i polmoni.

-Si può sapere perché hai questo impulso inumano di non farti mai gli affari tuoi?

-Guarda che sono le notizie a venire da me, non io da loro… A parte la storia di ieri…- Inuyasha avrebbe potuto ironizzarci, prenderla in giro per il suo essere ficcanaso, ma non lo fece. Non disse nulla, abbassò lo sguardo e non aveva la minima intenzione di dire nulla.

-Allora è vero…- concluse successivamente Kagome, ma non ebbe conferma… né smentita.

-Quel giorno Sango venne a sapere che il padre aveva nominato unico erede dei suoi averi lo zio. Venne da me disperata, e forse è per quello che p successo. Non era un gran periodo neanche per me ed entrambi avevamo bisogno di qualcosa che ci distraesse.

-Quando è successo?

-L’anno scorso.

-Non vi siete messi insieme?- chiese stupita la ragazza.

-No, perché?- le rispose con tutta l’innocenza di questo mondo.

-Insomma, avete fatto l’amore, non è significato nulla per voi?

-Per lei evidentemente no.- disse ancora più sconsolato.

-Cosa significa questo?

-Lei non provava quello che io sentivo nei suoi confronti.

-Tu la…

-No! No, non più ormai.- le rispose senza lasciarle il tempo di finire la frase. –Ci siamo conosciuti quando ero ancora un ragazzino e mi ha sempre visto come un fratello. È per questo che a distanza di un anno pensiamo ancora che è stato uno stupido errore di percorso.

Kagome non sapeva cosa dire. Inuyasha le aveva aperto il suo cuore rivelandole cose che lo avevano fatto soffrire. Perché? Perché ha ritenuto più giusto raccontarle questo? Non lo sapeva, ma andava bene così. Da quello che aveva potuto notare, Inuyasha non era un tipo molto loquace, ed era felice di essere stata al posto giusto al momento giusto per ascoltare quella confessione. Fatto sta che non disse nulla. Neanche una parola. Qualsiasi parola sembrava stupida detta in quella situazione, quindi preferì rimanere in silenzio. Le ore passavano lente nel corridoio dell’hotel. Nessuna minaccia all’orizzonte. Kagome avrebbe pregato affinché qualcosa smuovesse quella calma… ma niente.

Verso le cinque di mattina una tiepida luce fece capolino dalla finestra infondo al corridoio. L’alba. Calda come sempre. Quella per i due ragazzi significava solo una cosa: Letto. Mentre per altra gente significava l’inizio di una nuova giornata lavorativa, per loro invece era come una sveglia al contrario. Infatti, pochi minuti dopo, Sango uscì dalla sua stanca con gli occhi ancora chiusi dal sonno pronta ad entrare in servizio. Dopo di lei, si fece vivo anche Miroku. Non erano molto entusiasti di quei turni, anche perché le sera dopo si sarebbero invertiti. Inuyasha e Kagome entrarono a malapena nelle loro stanze e si misero a dormire. Il ragazzo, molto diligentemente, puntò la sveglia, mentre Kagome crollò all’istante tra le morbide braccia di Morfeo.

La mattina scorreva veloce fuori dall’hotel, mentre la ragazza dormiva beata. Ad un tratto, verso le nove di mattina, qualcuno bussò alla porta. Kagome si alzò scocciata dal letto per dirigersi verso la porta dopo essersi messa addosso una vestaglia leggera.

-Buon giorno!- disse qualcuno sulla soglia della stanza.

-Signor Sesshomaru…- rispose la ragazza stupita.

-Ti ho svegliata?

-Avrei dovuto farlo già da tempo, è stato meglio così!

-Beh, in realtà speravo proprio di averti svegliata!- ammise il ragazzo.

-Come?

-Mi sono permesso di ordinare la colazione in camera.

-Non doveva disturbarsi!

-Dammi del tu! E comunque non è un disturbo, anzi! È un piacere!- le rispose facendo entrare il carrello con ogni sorta di ben di Dio.

La ragazza non rispose, rimase semplicemente a guardare e a pensare a quello che avrebbe mangiato.

-Non fare la timida, mangia tutto quello che vuoi e non fare complimenti!

La porta della stanza si era appena chiusa quando qualcun altro si intromise. Kagome si diresse nuovamente verso l’entrata. Rimase sorpresa nel vedere chi era andato da lei per svegliarla.

-Inuyasha…- disse Sesshomaru che si era comodamente seduto sul letto. I due si scambiarono una profonda occhiata gelida.

-Può lasciarci soli?- chiese Inuyasha infine.

-Se promette che non me la porterà via si…- gli rispose con un sorrisino stampato sul viso. Poi, vedendo che il ragazzo non colse la sottile ironia della sua affermazione, si alzò. –D’accordo, me ne vado. Ti ricordo che devi mangiare tutto, intesi?- poi si avvicinò alla ragazza. –Oggi sarò tutto il giorno in riunione, ma stasera dovrò parlarti.

Kagome non disse nulla, si limitò a chiudere la porta alle spalle di Sesshomaru. Inuyasha non esitò neanche un istante dopo che Sesshomaru se ne andò.

-Come ti salta in mente di farlo entrare in camera tua?- scalpitò il ragazzo, ma trovò pane per i suoi denti.

-Si può sapere cosa vuoi?

-Tu lavori per lui, niente complicazioni sentimentali. È la regola!

-No, è la tua regola! Non mi ha fatto niente, è stato solo così carino da portarmi la colazione!

-Non riesci proprio a capire cosa vuole da te?

-No! Non riesco a capire cosa tu vuoi da me! Penso di essere abbastanza grande da decidere cosa è giusto o sbagliato, non ho bisogno che mi fai la predica!

-Ho una responsabilità nei tuoi confronti!

-Tu non devi essere responsabile proprio di nulla, tanto meno di me!

-Ho promesso a tuo padre che ti avrei protetta, e devo eseguire gli ordini!

-Quindi hai considerato la cena da me un ordine impartito da mio padre!?

-No, quello no!- disse cercando di togliersi da quell’impaccio.

-Allora cos’era? Tutto quello che abbiamo passato, sin dall’inizio era uno stratagemma di mio padre per tenermi sotto controllo? Magari mi hai raccontato quelle cose per comprarti la mia fiducia!

-Quello che facciamo a lavoro è una cosa, ma i miei incarichi rimangono in agenzia! Tutto quello che faccio al di fuori lo faccio perché mi va e basta, ma ti devo proteggere!

-Uno, non ho bisogno proprio della protezione di nessuno, e due, Sesshomaru è solo un ragazzo che mi fa la corte e non c’è niente di male!

-Finchè non ti mette le mani addosso!

-Come puoi saperlo già?? È stato molto gentile con me e non lo ha fatto per avere una promozione o perché glielo hanno ordinato! Ora vattene che devo vestirmi!- e lo spinse fuori dalla stanza.

Inuyasha si sentì uno schifo. Per tutto il pomeriggio non fecero altro che evitarsi a vicenda. Verso sera Sesshomaru si imbatté casualmente in Inuyasha, fermandolo.

-Spero che tu non abbia mortificata a causa mia.- disse Sesshomaru quasi realmente dispiaciuto.

-Non a causa sua… Signore.

-Comunque vorrei dirti che stasera porterò Kagome nella mia stanza se lei sarà d’accordo.- il ragazzo non disse nulla. –So che stasera lei non deve lavorare, quindi è inutile che cerchi di impedirmi di vederla.

Forse Sesshomaru non ha capito che a lui non gli importava più di tanto.

La sera stessa, a cena, la situazione era pesante. Inuyasha e Kagome non si parlavano, ma lui guardava la ragazza e Sesshomaru che bisbigliavano in continuazione, sino a quando lui non la portò via. Lo sguardo di Inuyasha si soffermò sulle loro mani intrecciate. Kagome sembrò più costretta a seguirlo. Pensò a loro due, e si chiedeva come Kagome potesse essere una ragazza capace di cascare in una così facile trappola.

I due entrarono nella stanza di Sesshomaru, e lui aprì la finestra che dava su un balcone. I due vi appoggiarono i gomiti. La città, sotto di loro, brillava di mille colori, mentre lassù arrivava solo la luce della luna. Il ragazzo guardava Kagome con occhi brillanti.

-So che può sembrare brutto da dire, ma ingaggiarti è stata la cosa migliore della mia vita. Sei entrata nel mio cuore nel momento in cui hai messo piede nella mia stanza e lo hai fatto senza preavviso, come un fulmine a ciel sereno, ma contemporaneamente con una grazia che non pensavo potesse esistere. Torna con me in Cina.- la ragazza rimase shokkata da quella proposta improvvisa, poi distolse lo sguardo da lui portandolo lontano. –Cosa c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese successivamente.

-No… Sono onorata che tu me lo abbia chiesto, ma non posso.

-E’ per via di Inuyasha, non è vero? L’ho capito subito dal modo in cui ti guarda.

-No, no! Qui ho la mia vita, e noi ci conosciamo così poco.

-Impareremo a conoscerci. Ne abbiamo di tempo!

-Sesshomaru… Non provo per te quello che tu provi per me.

-D’accordo. Non insisterò ulteriormente.- un attimo di esitazione. –Kagome… Avrei potuto regalarti il mondo.- la ragazza lo guardò quasi con compassione.

-L’amore non può essere comprato o barattato.

-Lo so. E’ sempre stato questo il mio problema… E’ tardi, è meglio che ritorni nella tua stanza, o Inuyasha ti cercherà per tutto l’hotel se non ti trova.

-Già, probabile.

-Buona notte Kagome.

-Notte Sesshomaru… Ti auguro davvero di essere felice con la persona giusta.

-Grazie. E tu tieni d’occhio Inuyasha. Nessuno fa una scenata del genere per niente.

E con questa affermazione si lasciarono. Ognuno tornò nella propria stanza consapevoli che l’indomani, quel sogno sarebbe finito per tornare alla vita di tutti i giorni.

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Ciao! Ecco a voi il 6° capitolo! Spero vi sia piaciuto, e scusate se è un pò lungo, ma volevo favelo leggere tutto d'un fiato! Passiamo ai ringraziamenti:

Per Daygum: grazie per il complimento, e siceramente non so come andrà a finire tra le due ragazze!

Per Alex93: beh, finalmente che qualcuno mi ha detto del rating! Comunque non lo metterò rosso per te e per tutti gli altri che non potrebbero leggerla se no (e non me lo hanno detto XD). Grazie per l'informazione e per la recensione!

Per Michi88: il rating rosso non posso metterlo purtroppo perchè c'è gente minorenne qui...che carini! Ti piace questo capitolo?? Beh, spero di si! Baci, a presto!

Per Luchia nanami: grazie per aver recensito. Sinceramente dispiace anche a me per la storia di Inuyasha e Sango, ma era il mio intento!!!XDXD

Per Marea: Ti eri persa il 4° capitolo?? Giammai!!! Scherzo, meglio tardi che mai!! ti ringrazio per aver recensito comunque! E grazie per i complimenti!

Per Gufo_Tave: hai visto che non ho rigorosamente escluso Sesshomaru? Buahahahah!

Per Ro-chan: Una nuova lettrice! Ciao! Benvenuta! Grazie per aver recensito!! E grazie per le cose belle che hai detto... mi commuovete!!!

Grazie anche ai lettori silenziosi!

Baci -Nera-

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


Spy Game

Capitolo 7

Inuyasha non poteva perdere la fiducia del suo capo perché per la prima volta si sentiva parte di qualcosa. La spy era come una famiglia per lui, anche se il suo comportamento talvolta aggressivo e orgoglioso, lo portava ad avere scontri con i colleghi. Se fosse successo qualcosa a Kagome in quella stanza d’hotel, chi lo avrebbe detto a Miyoga? L’affetto che prova per la figlia è davvero molto e di sicuro avrebbe incolpato lui se ci fosse stato qualcosa tra i due. Inuyasha non poteva permettersi di non esprimere la sua opinione al riguardo, anche se è passato per un fidanzato geloso. IL lavoro prima di ogni cosa. Per riavere la fiducia di Kagome, fondamentale per il raggiungimento del suo obiettivo, avrebbe dovuto scusarsi. Non era bravo con le parole, e temeva di non reggere il confronto con lei, che al contrario, era assai più abile di lui. Però da quella mattina, Inuyasha si sentì un peso dentro. Infondo le ha mentito, ma del resto non poteva auto-smascherarsi. Quindi doveva scusarsi, ma non sapeva né come, né cosa dire.

In agenzia tutto era rimasto normale. Nessuna novità. Tutti svolgevano il loro lavoro in silenzio, senza lamentarsi; anche se si trattava di verbali da compilare. Kagome quel giorno andò a lavoro, ma Miyoga non trovò nessun incarico che potesse essere adatto ad un’apprendista, quindi le lasciò un giorno per imparare a riempire le scartoffie per ogni incarico. Infatti fu affidato a lei il compito di scrivere un breve rapporto sulla permanenza di Sesshomaru a Tokio. Inuyasha pensò bene di starle alla larga se non era costretto, e quel giorno ognuno se ne stava per i fatti suoi. La ragazza era abbastanza irritata dal comportamento che Inuyasha ha avuto nei suoi confronti. Era fermamente convinta di essere sotto controllo, e questo la innervosiva. Infondo non le importava nulla se Inuyasha è uscito con lei perché glielo ha chiesto il padre, ma le dava fastidio pensare di essere stata presa in giro. Quindi cosa fare? Metterlo in imbarazzo e smascherarlo davanti a tutti, o fare il suo gioco? La seconda opzione fece capolino nella sua mente e la divertì molto. Non sarebbe più passata per quella che non si accorge di nulla, ma si sarebbe divertita alle spalle di Inuyasha. Proprio mentre questa straordinaria idea si stava materializzando nella sua testa, Inuyasha comparve da una porta, diretto all’ufficio del capo. Era costretto a passare di li e sperava che la ragazza non gli facesse una scenata. Kagome si limitò a guardarlo, e come se niente fosse si rimise a capo chino a scrivere il suo rapporto. Miyoga lo stava aspettando in ufficio per sapere da fonte sicura come fossero andate le due sere al Plaza.

-E’ stato tutto tranquillo.

-Per fortuna… Kagome se l’è cavata bene?

-Si, anche molto. Credo che abbia conquistato il cuore del signor Sesshomaru.

-Come? Cos’è successo?

-Non lo so Signore…

-Beh, scoprilo!!

-Veramente capo… Kagome è stata sul punto di scoprire il nostro accordo. Penso che abbia capito che lei mi ha assunto per sorvegliarla.

-Non credo proprio. Kagome è una ragazzina, non ha sviluppato questa capacità deduttiva! E comunque voglio sapere cos’è successo tra loro e se sono rimasti in contatto!

-Sissignore!- e percosso, uscì dall’ufficio. Buttò l’occhio su Kagome, e quando questa si voltò verso di lui, Inuyasha accennò un sorriso, ma lei si rigirò e continuò il suo lavoro. Al che il ragazzo si arrese e si diresse verso la palestra dove avrebbe fatto un po’ di esercizi per eliminare lo stress.

La sera arrivò più lentamente del solito, e i due tornarono ognuno a casa sua. L’appartamento di Inuyasha sembrava non essere stato più accogliente di quella volta. Dopo ore ed ore di palestra il ragazzo si gettò letteralmente sotto la doccia cercando di rilassarsi. Ci stette una mezzora buona gongolandosi sotto il getto d’acqua tiepida. Appena uscito, si mise addosso le prime cose che trovò in camera: un paio di pantaloni di una vecchia tuta, e una maglia a mezze maniche tutta larga. Mentre con un asciugamano si asciugava i capelli, qualcuno bussò alla porta.

-Cosa ci fai qui??- chiese Inuyasha, sorpreso di vedere quella determinata persona.

-Visto che non hai mai mangiato cinese, ho pensato di fartelo assaggiare.- gli rispose Kagome entrando come se fosse a casa sua. Poi appoggiò la sportina con vaschette d’alluminio che odoravano di fritto. –Ti ho preso un po’ di ravioli e gli spaghetti di soia!

-Se pensi che mi metta in bocca quella roba ti sbagli di grosso!!

-Inuyasha! Ti devi ancora far perdonare per quello che hai detto in hotel!

-Me lo dovrai rinfacciare ancora per molto?

-Fin che morte non ci separi!

Il ragazzo chiuse la porta, e si arrese.

-Allora direi di assaggiarlo!- Kagome gli sorrise e gli porse la sua vaschetta.

Inuyasha, anche se titubante, prese le bacchette in legno e afferrò un boccone di spaghetti. Si avvicinò quella sorta di pallottola alla bocca, ma ad un centimetro di distanza esitò. Kagome cominciò a sbuffare.

-Avanti! Non fare il bambino!

-Si può sapere come hai fatto a trovare il mio indirizzo?- non fece in tempo a porre la domanda, che già sapeva la risposta.

-Ti ricordo che sono una ficcanaso e che ho curiosato nella tua scheda!- e ridendo imbarazzata gli fece anche la lingua. Il ragazzo le sorrise, divertito dall’auto-ironia di Kagome. Il momento della verità era arrivato: stava per mangiare il fatidico boccone.

Cominciò a passarlo da una guancia all’altra guardando in alto e cercando di assaporarlo fino in fondo. Il suo viso era inespressivo. Kagome attendeva solo una sua risposta e lo guardava cercando di cogliere qualche informazione. Poi ad un tratto deglutì, aspettò un istante e ne prese un’altra ‘forchettata’.

-Allora ti piace!- esultò la ragazza entusiasta della sua opera. –Vedi? Se ti fidassi più di me scopriresti cose interessanti!- ma Inuyasha era troppo impegnato a gustare i suoi spaghetti di soia con gamberi e verdure per ascoltare le chiacchiere di Kagome.

I due parlarono del più e del meno per tutto il resto della cena. Il ragazzo continuava ad ingozzarsi con ogni diavoleria portatagli dalla collega. “Ho creato un mostro”- continuava a ripetersi mentalmente Kagome scherzandoci sopra. Quasi dispiaciuto, la cena cinese arrivò al termine. I due si alzarono, ma Kagome, tutta esaltata, fermò Inuyasha e lo invitò a sedersi sul divano per godersi la digestione.

-Non ti preoccupare! Vedi? Oltre ad essere buono, il cinese è anche comodo! Non ci sono piatti da lavare, e puoi buttare tutto direttamente nella spazzatura! Quindi siediti e lascia che i tuoi succhi gastrici riducano in una poltiglia acida tutto quello che hai ingerito!

-Certo che sai sempre cosa dire al momento giusto tu, vero?

E i due cominciarono a ridere. Pochi minuti dopo Kagome si sedette accanto ad Inuyasha nel suo piccolo divano grigio chiaro. Cercò il telecomando ed accese la televisione. Come al solito non c’era nulla di interessante, ma non si arrese. Tra le decine di telegiornali, e film pre-serali su investigatori e poliziotti, scelse un gioco a quiz, proprio quello che Inuyasha non sopportava!

-Come sei banale! Ti piacciono queste sciocchezze? Non vedi che è tutto finto, una montatura per avere ascolti?- la rimproverò lui. Kagome, dal canto suo, afferrò il primo cuscino che trovò e glielo spalmò in faccia.

-Ma perché devi sempre avere qualcosa da dire su quello che faccio o decido io?- Inuyasha riprese il cuscino e glielo ritirò e da quel piccolo gesto scherzoso, quasi non scoppiò una guerra casalinga a colpi di cuscinate.

-Smettila!- gli intimò Kagome.

-Te la sei cercata! Sono campione nazionale di cuscinate, non dovevi stuzzicarmi!- e cominciarono a lottare senza esclusione di cuscini, i quali volavano per tutta la casa, e piccole piume, leggere come neve, inondavano la stanza.

Intanto qualcuno si avvicinò al pianerottolo dell’appartamento. Grida leggere di divertimento si espandevano per tutto il condominio. La persona che stava andando a far visita ad Inuyasha era quasi sorpresa nel sentire quelle urla provenire da quel piano, e, sicura che la probabilità che quelle provenissero dall’appartamento di Inuyasha, pensò che giungevano da quello di fronte a quello del ragazzo. La persona misteriosa bussò alla porta nell’istante in cui Kagome, presa in pieno da un cuscino, si ribaltò dietro al divano finendo a gambe all’aria e sommersa da piume. Inuyasha si avviò ridendo alla porta cercando di ricomporsi. Nonappena aprì la porta, non fece in tempo a dire nulla che la persona sulla soglia cominciò a parlare.

-Ciao! Passavo di qui e ho pensato che potevamo mangiare insieme! Ho sentito delle strane grida provenire da questo…- poi, Sango vide la testa di Kagome fare capolino da dietro al divano. –Ciao…Kagome.- aggiunse successivamente la ragazza.

-Veramente abbiamo già mangiato… cinese.

Sango, sorpresa di aver appreso dall’amico la straordinaria novità facendo fatica a crederci, cercò di non far capire la sua sensazione di essere stata rimpiazzata.

-Bene… Wow! Tu che mangi cinese! Beh, allora io vado. Ciao!- e senza dire una parola, con lo sguardo basso, Sango se ne andò. Inuyasha aveva percepito qualcosa di strano nella voce dell’amica pronunciando quel saluto, per questo si affacciò alla porta cercando di fermarla, ma ormai era tutto inutile. Era stata troppo veloce. Inuyasha sbatté la porta e diede un leggero pugno alla parete. Kagome divenne seria intuendo qualcosa di strano in quel comportamento. Si sedette sul divano e lo guardò intensamente, quasi con uno sguardo indagatore.

-Non ti è mai passata, non è così?- gli domandò temendo per la risposta. Era stata una bella serata, e le sembrò un peccato rovinarla in quel modo. Il silenzio di Inuyasha era più significativo di qualsiasi altra parola. –Ne vuoi parlare?- aggiunse la ragazza. Inuyasha se ne stava davanti alla porta con lo sguardo basso. Non sapeva se era così per l’imbarazzo creatosi tra lui e Kagome, o per il fatto che Sango probabilmente era arrabbiata con lui.

-Non c’è niente da dire.

-D’accordo. Forse è meglio che vada. Ho detto a mio padre che cenavo da un’amica, e se tardo è capace di chiamare tutte le mia compagne di scuola.

-Buona notte.- le rispose Inuyasha.

Kagome, prese le sue cose, si diresse verso l’uscita senza mai voltarsi indietro. Sperava che Inuyasha la fermasse per rivelarle cosa lo turbava, ma niente. Non una parola.

Poco dopo arrivò a casa sua, e non vedeva l’ora di gettarsi sul letto per pensare più con calma a quello che era successo: Sango poteva essere gelosa di lei, ma questo non spiega allora il motivo per cui ha detto ad Inuyasha che non voleva stare con lui quando sono andati a letto insieme, e comunque poteva aver benissimo cambiato idea nel giro di un anno.

Non pensò molto. Anzi, quasi per niente. Infatti si addormentò dopo cinque minuti.

La mattina dopo Kagome fu svegliata dal padre con la sua solita delicatezza per andare in agenzia. In pochissimi secondi, la ragazza era già bella che pronta e salì in macchina come una furia. Come una donna di mezza età non vede l’ora che cominci la sua soap-opera preferita per vedere cosa accadrà, Kagome non vedeva l’ora di arrivare a lavoro per vedere cosa succederà tra Inuyasha e Sango. Il percorso non fu molto lungo. Appena parcheggiato, la ragazza saltò fuori dall’auto e si diresse verso l’entrata dell’edificio decisa ad andare a cercare Inuyasha in palestra. Non c’era. Andò a cercarlo al piano dell’ufficio di Miyoga, ma non c’era. Si sedette nell’ufficio del padre, in attesa di vedere il collega entrare da quella porta, ma non accadde nulla. Ma all’improvviso, terribilmente in ritardo, arrivò.

-Scusi capo, non ha suonato la sveglia questa mattina!- ma con grande sorpresa, entrando nell’ufficio, notò che seduta nella poltrona del signor Higurashi c’era solo la figlia, che, entrata nella parte del capo spia, si alzò mantenendo le mani ben salde sulla scrivania, ed imitando il padre, con voce bassa, si divertì:

-Eh, Inuyasha. Questa proprio non dovevi farmela! Arrivare in ritardo è molto grave. Sei licenziato!

-Ah, ah! Divertente! Sai dov’è tuo padre?

-No. E’ salito un attimo e se ne è andato subito. Ho letto sulla sua agenda che aveva un appuntamento importante.

-Pensi che sappia che sono arrivato tardi?

-No, e comunque puoi contare sul mio segreto professionale! E comunque ci ha lasciato da compilare alcuni moduli per delle indagini che dovremo svolgere nei prossimi giorni.

-Caspita, ora usi anche i termini tecnici?

-Veramente ha lasciato un foglietto giallo appiccicato su una montagna di scartoffie!- e cominciò a leggerlo alzando il dito a cui lo aveva attaccato. –“Compilare moduli per svolgimento futuro di indagini”.- e Inuyasha cominciò a ridere.

-Tu aspettami di sotto, io mi fermo a prendere i fascicoli necessari.

-Ok!- e quasi saltellando uscì dall’ufficio.

Uscita dall’ascensore che l’aveva portata al primo piano, vide fuori dalla grande vetrata Miroku che stava finendo di fumarsi una sigaretta.

-Fumare fa male!- esordì la ragazza quasi spaventandolo.

-Ah, ciao! Comunque non me ne importa!- disse con il sorriso stampato sulla faccia.

-Sei di buon umore o sbaglio?

-Buon umore? Questo è il giorno più bello della mia vita!

-Cos’è successo?

-Ieri sera è venuta Sango da me. Diceva che aveva bisogno di distrarsi, e abbiamo bevuto un po’… Una cosa tira l’altra, e… Siamo stati insieme, e fidati di uno che ne ha provate davvero tante: E’ stata una delle performance meglio riuscite al sottoscritto.

Kagome si sentì quasi colpevole. Con la sua presenza a casa di Inuyasha, aveva quasi spinto Sango ad andare fra le braccia di Miroku! Inuyasha già ci sta male per il semplice fatto che ieri sera Sango se ne è andata via con un muso lungo fino al pavimento, non voleva pensare come lui reagirebbe se sapesse che è andata da Miroku e che hanno addirittura fatto sesso!!

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Ecco a voi il 7° capitolo! A dirla tutta non è che mi piaccia molto, ma intanto credo di avere fatto riaffiorare a galla antichi sentimenti, e qualche presagio per il futuro e non anticipo altro!!! Comunque ringrazio tutti i lettori e ora passo ai ringraziamenti:

Luchia nanami, Ro-chan, Michi88, Gufo_Tave, Daygum, Mel_nutella e Stellina. - - Scusate se non sono approfonditi, ma per mancanza di tempo non ho potuto fare altro!!! *__*

P.S. Per i lettori che mi seguono e che leggono anche Io, lui e il fratello, volevo dire che questa settimana non potrò aggiornare! Cercherò di farlo il prima possibile, ma la scuola mi divora da dentro!! Ciao e Grazie a tutti!!!

Baci -Nera-

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Spy - cap.8

Ciao! Beh, questo è un capitolo della ff, tranquille!! Volevo dirvi che vi voglio bene!!! Mi sono commossa nel leggere le innumerevoli recensioni che mi avete lasciato per sostenermi! Ve ne sono immensamente grata, e per voi continuerò a scrivere. Vi voglio molto bene, e grazie!!

Spy Game

Capitolo 8

Cosa avrebbe dovuto fare ora? È successo tutto talmente in fretta da sembrare quasi assurdo. La cosa più giusta da fare, sarebbe stato raccontargli tutto quello che lei sapeva, ma avrebbe fatto per l’ennesima volta la figura della ficcanaso. Se, al contrario, non gli dicesse nulla, ma lui venisse a sapere che lei era al corrente di tutto, l’avrebbe sicuramente incolpata di non averglielo detto subito. Ma allora cosa fare? Qual è la cosa che le avrebbe procurato meno dolore? Perché si poneva tutte quelle domande? Si era così affezionata ad Inuyasha da considerarlo un amico? Non voleva vederlo soffrire? Sapeva solo che se Sango fosse una vera amica come Inuyasha stesso la considerava, allora glielo avrebbe detto lei. Sperava solo che non si creassero situazioni imbarazzanti con lui. Ma perché si preoccupava di quello che Inuyasha avrebbe potuto pensare di lei?

Comunque, nonappena Kagome apprese quella notizia da Miroku, se ne andò quasi sconvolta. Il ragazzo era troppo impegnato a gongolarsi per farci caso, ma lo guardo di Kagome divenne incredibilmente triste e profondo. Camminava quasi trascinandosi. Poi, ad un tratto, qualcuno le si pose davanti, contro il cui petto, andò a sbattere il capo di Kagome.

-Non guardi neanche più dove metti i piedi?

-Ah, Inuyasha, scusami, ma… ero soprapensiero.

-Il capo ci ha dato un incarico, dobbiamo andare.- e senza dire una parola seguì il ragazzo che aveva a tracolla una borsa con dentro presumibilmente un computer e altre diavolerie elettroniche. Non disse neanche una parola, camminava con lo sguardo basso. Entrambi salirono in macchina.

Inuyasha trovava strano il silenzio di Kagome, ma non voleva invadere i suoi spazi. Se avesse voluto dire qualcosa, lo avrebbe detto senza problemi.

-Allora? Cosa dobbiamo fare?- chiese la ragazza con lo guardo perso fuori dal finestrino.

-Dobbiamo spiare un trafficante di droga. Sta covando qualcosa di losco e dobbiamo seguire ogni suo movimento e ogni sua traccia.

-D’accordo.- le rispose in tutta calma. A dire il vero, Inuyasha si aspettava una reazione molto più esagerata da lei. Si vede che non era il giorno giusto.

Dopo un quarto d’ora di auto, arrivarono in periferia. Tutto era più verde lontano dal grigiore della città. Si appostarono tra gli alberi dietro una casa enorme. Inuyasha mi mise sulle gambe la borsa e ne tirò fuori il PC. Digitò un paio di codici e un lungo respiro lo fece tranquillizzare.

-Ok, siamo nel suo sistema informatico.- poi prese un attrezzo e lo posizionò sul tettuccio dell’auto. Era una strana antenna, ma per chi non se ne intendeva, sembrava una comunissima antenna della radio. –Ora potremo sentire le sue telefonate.- e poi ancora, prese dalla borsa prese una sorta di binocolo e ci guardò attraverso. Quell’ultimo oggetto attirò l’attenzione di Kagome.

-Cos’è quell’affare?

-E’ un rilevatore di fonti di calore. Serve per seguire il soggetto quando si trova in casa.

-Wow!- e ritornò a fissare l’ambiente circostante. Il soggetto si muoveva naturalmente, come se non dovesse avere niente di losco tra le mani. A volte si dirigeva in cucina per uno spuntino, a volte andava in bagno, e altre se ne rimaneva a guardare la televisione.

Le ore passavano in uno strano silenzio. Kagome se ne stava seduta sul suo sedile ad ascoltare la musica nel suo lettore mp3. Inuyasha non distolse mai lo sguardo dal monitor del computer, tranne che per guardare il rilevatore. Erano circa le cinque del pomeriggio, e di notizie bomba non c’era neanche l’ombra. Fino a che il soggetto indagato non ricevette una telefonata sospetta. Nonappena il telefono squillò, Inuyasha si mise le cuffie per ascoltare la conversazione. Tutto si fece silenzioso.

-Pronto?!- disse l’uomo in casa.

-Capo, sono io.- gli rispose dall’altro capo del telefono.

-Ti ho detto mille volte di non chiamare a questo numero, idiota! Si può sapere che diavolo ti è saltato in mente?

-Scusi, ma non ho trovato altra soluzione, il cellulare è irraggiungibile.

-Fa lo stesso. Cosa c’è di così urgente?

-Abbiamo il posto per la prossima consegna.- e Inuyasha aguzzò l’udito.

-E dove sarebbe?

-Al porto, al magazzino 10.- e buttò giù.

Sul volto di Inuyasha fece capolino un sorriso malizioso. “Questa volta non ci scappi”- pensò. Ritirò l’antenna dal tettuccio della macchina, sistemò computer e rilevatore nella borsa e rimise in moto. Destinazione: garage della SWC. Quasi arrivati, il ragazzo tirò fuori dalla tasca della camicia il cellulare. Lo aprì e si mise all’orecchio le cuffie dell’auricolare. Compose il numero e si poggiò il telefono sulle gambe. Kagome lo guardò con la coda dell’occhio.

-Ciao, allora per stasera è tutto programmato?... Ah… Ok… No, no! Non ti preoccupare, sarà per la prossima volta.- e si tolse le cuffie con un gesto quasi di rabbia.

-Cos’hai?- chiese allora Kagome curiosa.

-Te ne stai in silenzio per tutto il giorno con lo sguardo triste, e ora vieni a chiedere a me cos’ho?

-Beh, dopo questa reazione si! Cos’hai?- insistette la ragazza.

-Niente!!

-Guarda che me ne puoi parlare. Sembri davvero… arrabbiato!- si frenò per non dire una volgarità.

-Era Sango…- disse con lo sguardo malinconico. Kagome, immaginando cosa potesse essere successo, disse la prima cosa che le venne in mente.

-Mi dispiace.- non pensava che la ragazza fosse così meschina da dire una cosa del genere per telefono. Intanto l’auto entrò nel garage, e Inuyasha era ben attento a cercare un parcheggio libero.

-Per cosa? Ha solo detto che stasera non possiamo vederci perché deve lavorare con Miroku. Che c’è di male?- Questa volta si era messa nei casini. Per tutta la giornata ha cercato di evitare situazioni che l’avrebbero messa alle strette, e cosa fa lei un minuto prima di andarsene? Complica la situazione!

-Beh… Niente…- gli rispose con un tono insicuro… Troppo insicuro, ed Inuyasha se ne accorse.

-Devi dirmi qualcosa che non so?- le chiese stringendo un po’ gli occhi. Ma questa volta non disse nulla. Non sapeva neanche lei perché non gli avesse risposto, ma il dubbio se dirglielo o no la stava divorando dall’interno. Così scese dalla macchina appena parcheggiata, e cominciò a camminare a passo sostenuto verso l’uscita del garage.

-Kagome! Mi vuoi dire cosa succede?- ma la ragazza non si voltò neanche. –Kagome, smettila di fuggire!- continuò a camminare. Poi Inuyasha cominciò a correre.

In pochi istanti la raggiunse, la tirò per un braccio facendola girare, ma lei oppose resistenza e in un men che non si dica, si trovò con la schiena attaccata al muro e con Inuyasha davanti che le impediva ogni via di uscita con le braccia.

-Cosa sai??- chiese preoccupato di una possibile risposta. Temeva fosse qualcosa di brutto su Sango, e basta questo a spiegare la reazione del ragazzo. Kagome abbassò lo sguardo di lato. Inuyasha andò su tutte le furie e cominciò ad alzare la voce senza motivo. –Smettila di fare la bambina e dimmi cos’è successo!!!

Kagome alzò lo sguardo di scatto guardandolo dritto negli occhi. I loro sguardi facevano a gara su quale dei due era più profondo, ma quello di Kagome aveva una ragione in più per essere triste. Avrebbe dato una pessima notizia al collega.

-Vuoi sapere davvero quello che so? Questa mattina Miroku mi ha detto che quando Sango è andata via da casa tua, è andata da lui!- il tono della sua voce si affievolì, colpito da una folata di tristezza. –Hanno bevuto e hanno…

!!!Sbooom!!!

Non fece in tempo a finire la frase che Inuyasha sbatté le mani contro la parete alle spalle di Kagome, facendola spaventare. Si allontanò da lei quasi per paura di farle del male preso da un’improvvisa rabbia distruttiva. Girava senza meta in tondo, mentre Kagome era rimasta immobile senza sapere cosa dire o cosa fare. Ad un tratto Inuyasha si portò le mani nei capelli e guardò in alto. Poi cominciò a camminare veloce verso la porta, ma Kagome, quasi avendo previsto quella reazione, scattò in avanti cercando di raggiungerlo. Gli si impose davanti tentando di fermarlo tenendolo per le spalle.

-Inuyasha fermo, cos’hai intenzione di fare?

-Lasciami andare!

-Non fare sciocchezze!!

-Non ho la minima intenzione di fare sciocchezze!!- e i due sembravano quasi lottare.

-Non puoi fare nulla lo vuoi capire?- come colpito al cuore, Inuyasha si calmò. Il suo sguardo divenne triste, quasi disperato. Si allontanò da Kagome e si afflosciò su se stesso. –Cosa intendi fare ora?- chiese spaventata lei.

-Cosa dovrei fare? Hai detto tu stessa che non posso fare niente, no?

-Vuoi che ti accompagno a casa?

-Non ti preoccupare. Passerà.- e senza dire altro, le girò le spalle e se ne andò.

“Ha reagito peggio di quanto pensassi. Non avrei mai voluto vederlo in quelle condizioni. Mi ha spaventata da morire. Anche se sapevo benissimo che non mi avrebbe mai fatto del male, per un istante ho temuto che potesse perdere il senno. Spero che si riprenda presto. Ne va delle sue condizioni”. E anche lei se ne andò.

Andò al piano terra, alla reception, per aspettare il padre che sarebbe dovuto scendere da un momento all’altro. Appoggiata al bancone, vide Sango e Miroku uscire sorridendo dall’agenzia. Sembravano una coppia felice. A quella visione la ragazza abbassò lo sguardo ricordando ciò che è accaduto nel garage. Nemmeno lei sapeva quanto avrebbe pagato per dimenticare quella reazione. Poi Miyoga arrivò tutto sorridente. Prese la ragazza sotto braccio e la condusse alla macchina.

-Cosa c’è tesoro? Tutto bene?- era stata una giornata difficile, non voleva inveire anche sul padre.

-No papà. Sono solo molto stanca. Ero nervosa per questo nuovo incarico, e mi sono stancata parecchio.

E senza chiederle spiegazioni ulteriori, Miyoga mise in moto la macchina e tornarono a casa. Kagome era immersa nei suoi pensieri: si domandava cosa stesse facendo in quel momento e la paura che potesse fare qualcosa di stupido la tormentava. A cena non mangiò quasi nulla, anche perché la cucina del padre, anche se era costretta a mangiarla da più di dieci anni, non le piaceva molto, e forse è anche grazie a quello che mantiene una linea così perfetta. Era turbata. Non era tranquilla. Non sapeva se fargli uno squillo o mandargli un sms. Dopo aver sistemato la cucina, se ne andò in camera sua a riposare, e a cercare di dormire. Si addormentò facilmente, anche se il suo sonno era costellato da frammenti di immagini sconnesse. In molti di essi era presente Inuyasha, e alcuni istanti della giornata appena vissuta. Ormai era notte inoltrata, quando il telefono della ragazza vibrò duramente sul comodino. Kagome si svegliò di colpo, prese il cellulare, e appena lesse il numero di Inuyasha sul display non esitò a rispondere.

-Inuyasha!- esplose la ragazza.

-Lei è la signorina Kagome?- chiese una voce estranea. Non era Inuyasha. L’ansia si impossessò della ragazza.

-Si, cos’è successo??

-Il suo amico è ubriaco ed è meglio che qualcuno lo riaccompagni a casa.

-Ha chiesto di me?- chiese la ragazza.

-Si, può venire subito?- e dati nome del bar ed indirizzo, Kagome si alzò, si mise le prime cose che trovò e si avviò alla porta. Suo padre, che non era ancora andato a dormire per finire di riempire delle scartoffie, la sentì scendere come un fulmine, e riuscì a fermarla appena in tempo.

-Ehi ragazzina! Dove pensi di andare a quest’ora?- chiese l’uomo alzatosi dalla poltrona della sua scrivania.

-Una mia amica ha bevuto troppo, mi hanno chiamata dal bar per portarla a casa. Prendo la tua macchina.- il padre, accortosi della preoccupazione della figlia, non le impedì di andare.

-D’accordo, ma sii prudente.- e dopo questa raccomandazione la vide sparire dietro la porta.

La ragazza guidò per le vie di Tokio, quasi vuote a quell’ora. Le insegne dei bar e degli strip-club illuminavano la città con i loro neon. In un quartiere non lontano dall’appartamento del collega, c’era il fatidico bar. Entrò e l’aria era pesante. Al suo interno non c’era molta gente. C’erano alcuni uomini di mezza età seduti al bancone con le loro birre in mano e con in testa dei berretti affinché non venissero riconosciuti. Ad un tavolo c’era solo una coppia. Forse al suo primo appuntamento. Appena visto il barista, Kagome si affacciò al banco e cercò di attirare la sua attenzione alzando il braccio come fosse a scuola.

-Mi scusi, poco fa mi ha chiamato…- l’uomo andò nella sua direzione. Era un uomo abbastanza robusto, con dei baffoni che gli scendevano ai lati della bocca. Indossava una camicia a quadri, tipica dei baristi, e un grembiulino bianco. In mano aveva un boccale da birra e con uno strofinaccio cercava di asciugarlo.

-Ah, si. Mi segua.- e durante il tragitto le raccontò cos’è successo. –Ha cominciato a bere… in tutto saranno stati una decina di bicchieri di rum. Ha cominciato a farfugliare dei nomi, e quando mi sono accorto che non era in grado di andare da solo a casa gli ho chiesto chi dovevo chiamare. Mi ha porto il suo cellulare e ha detto ‘Kagome’. Niente di più.- poi, in fondo al bancone, afflosciatosi su di esso, c’era Inuyasha. Kagome cominciò a correre nella sua direzione.

-Inuyasha!- il ragazzo, a quell’esclamazione, si tirò su, la guardò, e da tipico ubriaco, cominciò a sparare stupidaggini.

-Kagome! Vuoi un bicchierino?

-Inuyasha! Si può sapere cosa ti è saltato in mente??

-Non farla tragica! Ho sole bevuto un po’!- cercò di alzarsi in piedi, ma le gambe si piegarono su loro stesse. Kagome accorse e lo prese sotto braccio cercando di tenerlo in piedi.

-Forza, andiamo a casa!

-Ma che viviamo insieme?- chiese il ragazzo stupito.

-Ti porto a casa tua!!! Avanti, su!- e con una mano prese dalla borsa il suo portafoglio e porse una banconota al barista. Si avviarono pesantemente verso l’uscita, ma lo stesso gestore del bar li fermò.

-Kagome!- la ragazza si voltò. –Stai attenta al tuo ragazzo. Ha farfugliato diversi nomi.- Avrà voluto riferirsi al nome di Sango.

-Non… non si preoccupi.- e presero la porta. Si avvicinarono alla macchina e il ragazzo insistette per guidare.

-Inuyasha, smettila! Ti rendi conto che non sei in grado di metterti al volante in queste condizioni?? Sarebbe un suicidio!

-Antipatica.- e si arrese. Appoggiò la testa al vetro freddo del finestrino e ci rimase per tutto il tragitto.

Una volta arrivati, cercarono di salire le scale come meglio potevano. Kagome cercò le chiavi dell’appartamento nelle tasche di Inuyasha. Se fosse stato in sé il ragazzo avrebbe perso tutto l’orgoglio che gli rimaneva! Con fatica aprì la porta e accompagnò il ragazzo a letto. Gli tolse le scarpe e gli sbottonò un paio di bottoni della camicia per lasciarlo respirare meglio. Si sedette sul letto accanto al corpo semi-dormiente di Inuyasha. Respirava affannosamente, e con una mano si teneva la testa. La ragazza si alzò e andò a far scorrere l’acqua dal rubinetto affinché venisse fredda. Cercò in girò uno strofinaccio da bagnare. Quando lo trovò lo inzuppò completamente nell’acqua e ritornò dal collega. Glielo mise sulla fronte, cercando di refrigerare i calori. Inuyasha stava sudando. Seduta sull’orlo del letto, Kagome rimase a guardarlo. Cercò di alzarsi, ma fu fermata dalla mano calda del ragazzo che aveva afferrato la sua. Il cuore cominciò a batterle forte in gola. Il calore trasmesso da lui era impressionante. In un istante si sentì la testa bollire. Con la mano libera gli accarezzo il viso e Inuyasha sembrò calmarsi. Aprì gli occhi e con un movimento velocissimo, riuscì a sedersi e a prendere Kagome fra le braccia. L’abbracciò senza ragione, senza un perché. La ragazza esitò prima di ricambiare quel gesto d’affetto.

-Grazie. Sei una vera amica.- disse Inuyasha nel delirio per poi lasciarsi cadere a letto e addormentarsi come un bambino. La ragazza si allontanò da lui silenziosamente, e prese la porta.

La sua macchina schizzava nella notte sotto le luci silenziose di una città che dormiva attorno a lei. Mille pensieri le affollavano la mente, pensieri tristi, che riguardavano una persona che stava cominciando a considerare come amica. La stessa Kagome si sentiva cresciuta da quell’amicizia. Per nessuna delle sue amiche si era svegliata nel cuore della notte per andare in un bar a prenderla dopo una sbornia. Non si sarebbe mai sognata di farlo. D’altra parte le sue amiche erano tutte fin troppo perfette: non bevevano, non fumavano, non facevano tardi, non facevano nulla che avrebbe comportato una punizione o una sgridata da parte dei loro genitori. Il rapporto con Inuyasha era un’amicizia adulta, e questo le piaceva. Ma quella frase -“Sei una vera amica”- le sembrò più pungente di quanto, in un'altra situazione, lo sarebbe stata. Non sapeva spiegarsi il perché. Forse, le emozioni che provava in fondo al cuore si potevano spiegare soltanto con la felicità provata nell’averlo sentito. Già, sarà sicuramente così. Senza neanche accorgersene, era arrivata a casa. Dopo tutte le emozioni di quella giornata non fu difficile addormentarsi.

La mattina seguente, la sveglia suonò imperterrita. Stranamente, Kagome si svegliò senza bisogno del padre, e delle sue maniere poco cortesi di darle il buon giorno. Lo stesso Miyoga si stupì nel vedere che la figlia era già bella che pronta davanti allo specchio che si sistemava gli ultimi ciuffi di capelli.

-Vieni in agenzia con me?- chiese l’uomo sulla soglia della stanza.

-No, vengo con la mia macchina.

-Era ora che cominciassi a guidare! Temevo che quella macchina facesse la muffa nel garage!!- la ragazza sorrise, di un riso amaro, quasi malinconico. Miyoga, vedendola triste, cercò un dialogo con la figlia.

-Tutto bene?

-Sono un po’ preoccupata per quella mia amica di stanotte. Era davvero stravolta.

-Si può sapere chi è questa tua amica che si diverte ad ubriacarsi?

-No! Lo andresti a dire subito ai suoi genitori, e comunque ha avuto un periodo difficile, non è da biasimare!- Miyoga, sentendosi rispondere per le rime, si arrese.

-Ok. Io vado.- e si allontanò dalla stanza. -Se vuoi passare a casa sua prima di venire a lavoro fai pure.- aggiunse. Kagome non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte del padre. Tanta comprensione non si era mai vista a casa Higurashi, ma forse, Miyoga aveva capito che il miglior metodo per meritarsi l’affetto della figlia, è comprenderla, e assecondarla se quest’ultima non pretende niente di assurdo.

-Grazie papà.- fu la sua risposta.

-E comunque queste ore te le detraggo dalla busta paga!!- urlò l’uomo già al piano terra.

Kagome aspettò che il padre si fosse allontanato con l’auto per uscire di casa. Prese l’auto e si avviò verso l’appartamento di Inuyasha. Vederlo in quelle condizioni ha fatto si che le crollasse un mito. Inuyasha era come un faro in mezzo alla tempesta. Le appariva saldo, fermo nelle sue decisioni, sicuro di sé, estremamente orgoglioso, imperturbabile. Invece, la sera scorsa, era insicuro, fragile e vulnerabile. Con lui, Kagome doveva porsi sempre la stessa domanda: ‘Come mi devo comportare con lui?’. Era certa che, una volta arrivata da lui, lo avrebbe fatto sentire come un gattino bagnato bisognoso di coccole, ed Inuyasha non glielo avrebbe permesso. Doveva mantenere un po’ di orgoglio in qualche modo. Senza accorgersene arrivò a destinazione. Salì le scale, e bussò alla porta. Dopo una decina di secondi questa si aprì e la persona che le si presentò davanti non era lo stesso Inuyasha del giorno prima. Indossava ancora la camicia mezza sbottonata della sera scorsa, i capelli erano tutti starnazzati in testa, gli occhi gonfi e rossi. Fece entrare la ragazza senza dire una parola. Si ributtò nel letto e si tenne la testa con le mani come se avesse paura che da un momento all’altro scoppiasse.

-Cosa ci fai qui?- chiese in fine il ragazzo.

-Sono venuta a vedere come stavi dopo la serata emozionante di ieri.- Kagome si mise al fornello e preparò un caffè con la macchinetta. Inuyasha cercò di mettersi seduto sul letto, e ci riuscì.

-Hai vomitato per caso?- la ragazza se ne uscì con una frase molto indelicata per la situazione in cui si trovava il collega.

-Ho passato tutta la notte al bagno.

-Bene, ora siamo al post-sbornia, il che vuol dire che cercheremo di fare qualcosa per il mal di testa e per quegli occhi a ‘mo di pesce palla. Prima di tutto vatti a fare una doccia per favore. Senza offesa, ma puzzi di alcol in una maniera spaventosa!!- il ragazzo non oppose resistenza, e si avviò al bagno. Intanto Kagome prese dalla borsa varie pastiglie per tutti i mali.

Dopo una decina di minuti Inuyasha fu di ritorno e si mise a sedere su una sedia. Il caffè gli fumava sotto il naso e lo invitava a berlo. Non esitò neanche un istante nel portarsi la tazza alla bocca, e se lo bevve tutto d’un fiato, infischiandosene se era caldo.

-Quella è per me?- chiese Inuyasha puntando ad una brioche su un piattino sul tavolo.

-Si! Devi mangiare qualcosa per metterti in forze! Non ti azzardare a venire a lavoro se non vuoi essere sommerso da domande e soprattutto se non vuoi…

-Vedere Sango?

-Già… Vai a letto e riposati! Ripasso stasera!- disse prendendo la sua roba e uscendo dalla porta come una scheggia.

Inuyasha finì di fare colazione e si rimise a dormire. Senza alcol in circolo per il corpo era difficile addormentarsi senza pensare a quello che il giorno prima gli aveva detto Kagome, ma senza troppi sforzi ci riuscì. Kagome, dal canto suo, temeva di incontrare Sango e se l’avesse vista non sapeva come avrebbe potuto comportarsi. Arrivò in agenzia e andò subito al piano dove si trovava l’ufficio del padre. Uscita dall’ascensore se lo trovò davanti.

-Ah, papà! Inuyasha mi ha chiamata e mi ha detto che ha febbre, vomito e dolori intestinali.

-Strano, in tutti questi anni non si è mai ammalato.- chiese dubbioso, ma non ci fece molto caso. Intanto, da dietro la scrivania, Kikio aveva ascoltato tutto ed era molto in pena, solo che non avrebbe potuto fare niente per accertarsi che era sano e salvo.

La giornata scorse senza imprevisti. Kagome rimase in agenzia a compilare il rapporto del caso del giorno prima, Miroku e Sango erano in giro a stanare spacciatori. Insieme. La sera arrivò in fretta, e verso le sei Kagome uscì diretta nuovamente verso il collega a casa ‘ammalato’. Salì in fretta le scale del pianerottolo e in un secondo fu davanti alla sua porta. Bussò, e come per magia qualcuno venne ad aprirla. Inuyasha, nonostante i capelli scompigliati, sembrava in forma –per quanto lo si può essere dopo una sbornia di quelle dimensioni-: gli occhi gli erano ritornati nelle orbite, il rossore era sparito e l’odore di alcol anche.

-Ciao! Tutto bene?- chiese la ragazza entrando.

-Mi sto riprendendo. Cosa hai detto al capo?- chiese preoccupato.

-Che avevi la febbre, il vomito e… dolori intestinali!!- e scoppiò a ridere in una risata fragorosa.

-Trovare una scusa migliore no??.... L’hai vista?- le domandò con lo sguardo basso.

-No.- rispose lei un po’ delusa da quella domanda. –Però so che mio padre le ha detto che non eri a lavoro.- Inuyasha non rispose.

-Ora che ho constatato che è tutto ok, posso anche andarmene. Domani verrai?- chiese un’ultima volta prima di andarsene.

Inuyasha alzò lo sguardo, accennò un sorriso, e con tono assolutamente calmo le disse –Certo-. Ora Kagome era più sicura.

Se ne andò e nonappena si chiuse la porta alle spalle si appoggiò al muro. Aveva il cuore che le batteva forte e aveva voglia di piangere. Perché? Perché tutto questo? Non se lo sapeva spiegare. O forse non voleva. Cominciò a scendere le scale con un’assoluta calma. Nell’andare alla propria macchina, vide avvicinarsi una figura nella sua direzione. Sotto la luce di un lampione notò chi era. Sango.

-Sei stata da lui?- chiese con tono basso la ragazza portatrice del dolore di Inuyasha.

-Si. Sta bene.- le rispose con tono assolutamente privo di emozioni. Sango cominciò ad avanzare verso il portone d’entrata, ma Kagome la fermò. –Io non entrerei se fossi in te.

-Perché?- Le domandò con innocenza. Kagome scalpitò e non resistette più nel dire la propria.

-Perché è per te se Inuyasha si è ubriacato, è a causa tua se sono dovuta andare nel cuore della notte in un bar di periferia per riportarlo a casa dato che non si reggeva in piedi, è per il tuo menefreghismo nei confronti dei sentimenti altrui che sta male! Si può sapere che razza di amica credi di essere?

-Immagino tu ti riferisca a ciò che è accaduto tra me e Miroku.

-E me lo chiedi anche??

-Senti, non so con che diritto tu ti debba immischiare in questa faccenda, ma tu non sai niente di me! Sono stata bene con Miroku e per Inuyasha provo solo una grande amicizia e questo lo sa bene anche lui! Si può sapere perchè non posso essere felice con un'altra persona?- Kagome non l’aveva vista in quel modo. È naturale che fosse arrabbiata con lei dato che aveva visto solo il punto di vista di Inuyasha. –Vedo che sta a cuore a tutte e due il bene di Inuyasha… anche se in due modi diversi.- aggiunse poi la ragazza.

Kagome salì in macchina senza dire una parola, e Sango, dopo un po’ di esitazione decise di entrare nel condominio.

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Avete visto? Sono tornata con l'8° capitolo!! Faccio un ringraziamento veloce, ma sappiate che sono grata a tutti i lettori!!

Betta_Chan

Ro-Chan

Kicka

Daygum

Michi88

Mel_Nutella

Ayrill

Marea

Marty_Chan94

Luchia nanami

Black_Angel

Kyotochan

Lady_Black

Liliana87

Niis

Stellina

Crilli

Alex93

Dolce Sango91

Seira

Gufo_Tave

Dreamer21

Fragola34

Mery

Kabubi

Naiike

Grazie mille a tutti!!! Vi voglio bene!!! Baci -Nera-

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Spy - cap.9

Spy Game

Capitolo 9

Nessuno seppe mai nulla della conversazione che Inuyasha ebbe con Sango quella notte. Il giorno successivo il ragazzo cercò in tutti i modi di sviare le domande di Kagome al riguardo, e dopo un po’ anche quest’ultima si arrese e non volle più saperne nulla. Era riuscita solo a fargli ammettere che lui e Sango avevano sistemato le cose e che erano tornati amici. Niente di più. Lo stesso giorno, mentre Kagome era in palestra in mancanza di un incarico, le si avvicinò Sango con aria triste e dispiaciuta. Il suo passo era indeciso, si guardava le mani raccolte al petto che giocavano con un anello. Kagome smise di lavorare al suo attrezzo e la guardò. Sango era rimasta ad un metro di distanza da lei. Ferma, senza dire una parola. Era nervosa, e questo si constatava dal suo giocherellare con le dita. Poi, ad un tratto la guardò.

-Ciao.- le disse con tono innocente.

-Ciao.- Kagome dal canto suo non si aspettava un cenno di alleanza.

-Senti, siamo le uniche due ragazze tra una cinquantina di maschi, non credi che dovremmo, per lo meno, andare d’accordo?- Dopo aver detto questo tutto d’un fiato, riprese a giocherellare con l’anello. Kagome le sorrise mossa da un senso di improvvisa tenerezza.

-Mi sembra giusto.- ed entrambe si misero a ridere. -Avevo proprio bisogno di un sostegno femminile qui dentro!- Le due ragazze si strinsero la mano come segno di pace, e questo prometteva la nascita della loro amicizia. La sera stessa, dopo il lavoro, andarono a bere qualcosa in un bar non molto lontano dall’agenzia. Chiacchierarono del più e del meno, ma il loro argomento preferito era senza dubbio il campo maschile.

I giorni trascorrevano inesorabili senza ricevere alcuna notizia sul carico di droga che sarebbe dovuto arrivare a giorni al porto di Tokio.

Sango frequentava regolarmente Miroku ad di fuori del lavoro, e questo sembrava non ferire più di tanto Inuyasha. Tutto andava alla perfezione, liscio come l’olio. Non una preoccupazione, non un problema offuscava quei giorni di piena estate. Il tempo era accettabile di giorno, mentre le sere erano fresche e assolutamente piacevoli.

Quasi tutti i pomeriggi erano occupati dall’intercettazione e dal controllo dello spacciatore a cui sarebbe arrivata la droga, ma di date non si sentiva ancora parlare. Uno di quei giorni, mentre erano in macchina in attesa di qualche notizia emozionante, Kagome ricevette una telefonata.

-Pronto!!- disse la ragazza rispondendo al telefono.

-Ciao Kagome! Tutto bene??- le domandò Ayame.

-Ciao! Si, è tutto a posto! Tu come stai?

-Bene grazie!! Senti, devo chiederti una cosa.

-Dimmi.- le rispose preoccupata.

-Sai no che facciamo il falò con i vecchi libri?

-Certo, come tutti gli anni… Cosa c’è di nuovo?

-Inuyasha.- disse infine Ayame. Kagome, che stava sorseggiando un succo di frutta con tanto di cannuccia, rischiò di affogarsi con quest’ultima.

-Cosa? Cosa c’entra lui?

-Dato che rimane da te quest’estate verrà sicuramente anche lui, non è vero?- La ragazza gettò lo sguardo verso di lui, mentre lo stesso Inuyasha la osservava perplesso.

-Certo che ci sarà!- rispose infine Kagome per conto del collega.

-Ok, perfetto!! La facciamo domani sera al Tempio Nord, non mancate mi raccomando!!!- e mise giù.

Sul volto di Kagome comparve un piccolo sorriso diabolico, presagio di qualcosa di non troppo buono. Inuyasha, sentitosi un po’ preso in causa, le chiese preoccupato il motivo di quella strana espressione che si dipinse sul volto della ragazza. Bastò il pronunciare del nome di Ayame per far rabbrividire il povero Inuyasha.

-Cosa vuole quella cleptomane?

-Nulla! Mi ha detto che domani si bruciano i libri dell’anno scorso, e… mi ha chiesto se venivi anche tu!!

-Scordatelo! Con quella li nei paraggi non mi azzardo neanche!

-Fallo per me, no? Te lo chiedo io!! Non mi lascerai mica in balia di Hojo??!!

-E’ un bravissimo ragazzo, me lo sento. Sarai al sicuro!

-Dici così solo perché ti fa comodo!

-Sta di fatto che non verrò neanche sotto tortura!

-Allora ti riterrò personalmente responsabile di qualsiasi mia azione che compierò con Hojo!- quest’ultima affermazione risuonò come una minaccia. Anche se Inuyasha era certo che Kagome non avrebbe fatto nulla con Hojo per il semplice gusto di fargli un dispetto, fu colto da una grande ansia immotivata, anche se fece di tutto per nasconderla agli occhi della collega.

-Fai quello che vuoi con chi vuoi! Dici sempre che non hai bisogno di essere protetta, che sei adulta e vaccinata! Allora fai come vuoi!

-Certo che a te non si può chiedere neanche un favore, eh?? Bell’amico del cavolo!- e detta quell’ultima frase, Kagome si raccolse su se stessa con le braccia incrociate, come era solita fare quando le persone non facevano quello che voleva lei. Inuyasha non le rispose convinto di non essere in torto.

“Che roba! Pretende anche che io vada con lei ad una festa di liceali! Non le basta aver travolto il mio mondo?? Deve anche travolgere la mia reputazione?? Anche se ormai è sottoterra, non significa che io mi debba far vedere in giro con dei ragazzini alle calcagna!”

Il resto del pomeriggio lo trascorsero senza dirsi più una parola. Kagome, uscendo dalla macchina una volta tornata in agenzia, sbatté la portiera rischiando di danneggiarla. Se ne corse via come una furia. Voleva solo raggiungere la palestra sperando di non incontrare nessuno. Era nera dalla rabbia e vedeva solo l’immagine di Inuyasha su un bel sacco da box.

“Per una volta che gli chiedo un favore io, potrebbe anche farmelo. Io sono andata anche a prenderlo quando era ubriaco e lui non vuole venire ad una semplice festa! E ora cosa dirò alle mie amiche?? Mi ha messo proprio in un bel guaio. Ma chi prendo in giro?? È tutta colpa mia se sono in questa situazione.”

-Dannazione!!- esclamò dando un pugno a mani nude al vero sacco da box appeso al soffitto della palestra. Tirò un sinistro, poi un destro, e ancora un altro sinistro. Purtroppo li diede più forte del dovuto e dalle nocche cominciarono ad uscire piccole gocce di sangue. Si diresse verso lo spogliatoio e dopo aver aperto il rubinetto, mise le mani a palmo in giù sotto il getto d’acqua fredda. Sentiva le dita pulsare dal dolore, le scorticature le bruciavano nonostante la temperatura bassa dell’acqua. Ad un tratto Sango fece la sua comparsa nel bagno.

-Cosa ci fai qui?- le domandò Kagome cercando di nascondere le mani dietro alla schiena.

-Ti ho visto mentre correvi in palestra, ma quando sono arrivata non ti ho più trovata. Cosa ti è successo?- disse avvicinandosi a lei.

-Niente…- le rispose abbassando il volto da una parte. Sango le era vicina e afferrando le braccia di Kagome, la costrinse a farle vedere cosa stava nascondendo.

-Oddio! Come hai fatto a rovinarti in questo modo le mani??- le domandò preoccupata.

-Non ti preoccupare, non è nulla!! Sono solo un paio di graffi, niente di ché!!

-Non vedi come ti sei ridotta?? Forza, vieni! Qui serve il disinfettante.- così la ragazza andò a prendere un piccolo kit per il pronto soccorso. Si sedettero entrambe su una panchina che si trovava non distante dai loro armadietti, aprì quella valigetta, e vi tirò fuori disinfettante e cerotti vari. -Avanti, dimmi cosa ti è successo! Cos’ha risvegliato la belva che è in te?- domandò la ragazza curiosa.

Kagome divenne triste e non ci volle un genio per capirlo.

-È stata colpa mia. È sempre colpa mia.

-Ne vuoi parlare?

-Ho presentato Inuyasha ad una mia amica, ma non potevo dirle che era un mio collega. Non potevo nemmeno dire che era un amico perché non mi avrebbe creduto. Ho dovuto spacciarlo per un cugino venuto da me per le vacanze estive.

-E dov’è il problema?

-Oggi questa ragazza mi ha chiamata e mi ha invitata ad un falò. Vuole che io porti anche lui…

-…E lui non vuole venire. Giusto?- azzardò Sango sicura di vincere.

-Sagace.

-E stai così per una sciocchezza del genere?

-No! Succede sempre così! Quando trovo degli amici basta un nonnulla per farmi andare fuori di testa e diventare un mostro! Me la sono presa per una stupidata e non volevo.

-Sinceramente Kagome… Questa è davvero una bambinata! Ti stai comportando da poppante, ed Inuyasha ancora più di te!- esclamò applicando l’ultimo cerotto con un po’ troppa forza.

-Ahia!!!!

-Fatevi passare questa sciocca rabbia e crescete una buona volta!- e detto questo se ne andò.

Ormai la SWC era deserta. Gli stacanovisti erano ancora alle loro scrivanie a lavorare nonostante fosse venerdì sera. Kagome li guardava da lontano con le mani incerottate, pensando che se fosse in loro se ne sarebbe già andata a casa. Solo una cosa la sollevava: la certezza che l’indomani non avrebbe visto Inuyasha.

Se ne tornò a casa silenziosamente in macchina con suo padre che non si era nemmeno accorto che c’era qualcosa che non andava. Si barricò in camera sua, si stese sul letto e rimase a contemplare quelle escoriazioni sulle mani alla ricerca di una motivazione di tutto quel risentimento nei confronti di Inuyasha. Ogni tanto dava un’occhiata al cellulare indecisa se mandargli un messaggio di scuse o uno con mille infamate, ma poi pensava che la cosa più giusta da fare era rispettare la sua decisione così come l’aveva presa. Persa nei meandri dei suoi pensieri si addormentò.

Inuyasha, come se niente fosse, si mise a tavola e cominciò a cenare dopo aver riscaldato al microonde una porzione di surimi. Anche lui si compativa da solo. A vent’anni si era ridotto a fare la vita di un uomo di cinquanta. Quella sera decise di accendere la televisione per vedere quello che la vita non gli ha dato: fama, soldi e fortuna. Su un canale c’era il solito quiz post-cena. Le domande poste ai concorrenti parvero di una semplicità inaudita al nostro Inuyasha. Quella sera si appisolò teneramente sul divano colto da un’improvvisa stanchezza.

Il cielo quella mattina era coperto da nuvole grigie. Non appena messa la testa fuori dalla finestra il pensiero di Kagome lo rivolse alla serata che l’avrebbe aspettata. Se avesse piovuto non si sarebbe fatto niente per via della legna bagnata. Nonostante quel tempo dubbioso, dopo aver fatto colazione, si mise a radunare i vecchi libri in uno scatolone. Poi, ad un tratto, un dubbio. La casa era troppo silenziosa. La televisione, stranamente, non era sintonizzata su un programma sportivo, ma bensì era spenta. Entrò di soppiatto nella stanza del padre, trovandola vuota. Il letto era stato fatto. Si precipitò di nuovo al piano terra, ma del padre neanche l’ombra. Sulla tavola c’era il biglietto che prima non aveva neanche notato. Lo prese in mano e cominciò a leggerlo. “Incarico improvviso. Sono in città fino a lunedì. Fai la brava”. Era partito così, senza avvertimenti, senza dirle una parola.

Kagome fece un salto fino al soffitto dalla contentezza: aveva la casa tutta libera. Da un credenzino accanto al portone di ingresso prese un mazzo di chiavi con attaccata una paperella gialla, la infilò nella fessura e chiuse a doppia mandata la serratura. Si diresse verso il salone e infilò nell’apposito spazio dello stereo il suo cd preferito, alzò la manopola del volume e andò di sopra. Dalla sua camera prese decine e decine di candele che posizionò attorno alla vasca da bagno. Impiegò venti minuti ad accenderle tutte, ma ne valse la pena. Riempì la vasca con acqua calda, nella quale fece sciogliere dei sali da bagno al gelsomino e un bagnoschiuma alla stessa fragranza. Non appena vi entrò venne sommersa da una valanga di schiuma. Si legò i capelli corvini in una coda alta, appoggiò la nuca sul bordo della vasca e si fece coccolare da quell’acqua profumata. Se ne stava beatamente immersa con le braccia sul bordo della vasca e con una gamba che le penzolava fuori mentre ascoltava il suo cd preferito. Con quel bagno rilassante lavò via tutti i dubbi e le scocciature che l’assillavano. Il caso volle che si addormentò. Non appena aprì gli occhi, dopo circa due ore, ebbe un sussulto nell’aver dimenticato dove si trovasse. Fatto sta che rischiò di annegare in trenta centimetri d’acqua. Questa era diventata gelida, e la morbida schiuma che la circondava prima, ora era completamente svanita. Per non pensare che, a causa della sua permanenza a mollo, aveva perso il primo strato di pelle cutanea. Quando uscì dalla vasca, più che rilassata, sembrò una spugna bagnata. Passò la successiva mezzora a spalmarsi litri e litri di crema tonificante per sembrare meno flaccida.

Una volta vestitasi, rimise la testa fuori dalla finestra con la speranza che splendesse in cielo un sole cocente, ma di quest’ultimo non ce ne era neanche l’ombra. Nuvole grigie, come quelle che aveva lasciato prima di andare a farsi il bagno, se ne stavano appese in cielo senza avere la minima intenzione di spostarsi dalla città. Aprì le ante dell’armadio e si mise a sedere per terra davanti a quest’ultimo con le gambe incrociate, alla ricerca di qualcosa di giusto da mettersi. Accuratamente piegati a terra vi erano tutte le t-shirt e i pantaloncini immaginabili, appesi all’asta vi erano decine e decine di vestitini estivi, con o senza maniche, con o senza fronzoli, con la gonna al ginocchio o un palmo sopra; insomma, di tutti i tipi. Trovato quello ideale per l’occasione, lo posò sul letto in modo che non si spiegazzasse, poi andò in cucina a mangiare qualcosa. Con il suo tost in bocca cominciò a caricare gli scatoloni ricolmi di libri in macchina, stranamente senza nessun senso di colpa. La sera arrivò in fretta tra preparativi e restaurazioni. Kagome era insolitamente più bella del solito. Nemmeno lei capiva il motivo di tanta preoccupazione per il suo aspetto, ma forse, in fondo al cuore, sperava di fare colpo su qualcuno di interessante per fare un torto ad Inuyasha. Può essere brutto da dire, e assolutamente sleale, ma se le fosse successo qualcosa avrebbe saputo a chi dare la colpa. Indossava un grazioso abito bianco ricco di disegni floreali di lavanda. Il corpetto le fasciava il petto ed il busto, sorretto da un paio di spalline sottili. Dalla vita in giù una gonna voluminosa le cadeva morbida coprendole le gambe. La scelta delle scarpe non fu più azzeccata: scarpette da sera, con un paio di centimetri di tacco, chiuse sul davanti ed anch’esse bianche.

Verso le sette si mise al volante in direzione del Tempio Nord. Le macchine nel parcheggio davanti al tempio lasciavano già intendere l’affluenza degli studenti interessati a bruciare i libri vecchi.

Con lo scatolone tra le braccia entrò nell’immenso giardino interno al cui centro vi era una catasta di legna alta un paio di metri. Ayame e Kagura corsero incontro a Kagome aiutandola con i libri. La prima cosa che si sentì dire una volta incontrare le amiche fu:

-Inuyasha non è venuto con te??- le domandò ansiosa Ayame.

-Veramente è partito senza preavviso. Non ci ha lasciato detto nulla. Avrà sicuramente avuto problemi in famiglia…

-Kagome, ma tu fai parte della sua famiglia!- esclamò Kagura.

-Si, ma non è che siamo poi così tanto affiatati!

-Ma non avevi detto che eravate molto uniti??- le domandò confusa Ayame.

-La volete smettere con questo terzo grado? Se ne è andato e non mi ha detto niente, forse non se la sentiva di parlarmi dei suoi problemi o semplicemente odia gli addii!!- con questa frase detta tutta d’un fiato, Kagome mise a tacere le due amiche troppo curiose.

Sotto i portici del tempio vi erano dei tavoli imbanditi con ogni sorta di leccornia, di carne e di pesce. A causa delle nubi in cielo, la serata si prospettava freschina, e di sicuro quel vestitino che Kagome aveva indosso non la copriva poi molto. Il cielo divenne scuro, e verso le nove accesero l’enorme cumulo di legna al centro del cortile. Tutt’attorno al fuoco vi era un grande spazio libero dove si poteva liberamente camminare e dove, i più pazzi improvvisavano balli disconnessi con musica men che meno azzeccata, mentre, verso le mura che circoscrivevano il giardino vi erano panchine sparse. Su una di queste sedeva Kagome. Continuava a fissare il suo bicchiere di tè verde, tipico giapponese.

“Se Inuyasha sapesse che bevo un tè tipico del Giappone, ricomincerebbe la sua ramanzina sui prodotti tipici del nostro paese. Già, peccato che in questo momento non sia qui.”

Gli occhi della ragazza andarono a finire sulle sue povere dita ferite. Era strano come qualsiasi cosa le riportasse alla mente quel suo pazzo collega. In un momento di gioia come quello, in un'altra circostanza, non avrebbe perso un attimo per andare a scatenarsi in ‘pista’ insieme ai suoi amici. Invece non sapeva fare altro che starsene in un angolo a pensare a lui. Nonostante tutto credeva davvero che sarebbe arrivato da un momento all’altro, ma così non fu. Ad un tratto Ayame, Kagura e Hojo le si avvicinarono. Tutti avevano in mano un bicchierino di sakè e sul volto il sorrisino ebete di chi non doveva bere più.

-Ehi Kagome! Cosa fai tutta sola soletta? Non vieni a ballare con noi?- chiese Kagura prendendo a braccetto Ayame.

-Ehm, veramente sono abbastanza stanca. Credo che me ne andrò a casa finito questo tè!- Kagome cercò in vano di togliersi da quella situazione. Intanto il dj della situazione fece partire una canzone lenta. La ragazza, sgomenta, guardò Hojo con la speranza che non le chiedesse di ballare.

-Avanti Higurashi! Un ballo me lo devi!- disse porgendole la mano. Nonostante fosse un po’ ciucco, Hojo era così dannatamente corretto da mantenere la sua cavalleria. Kagome non aveva via di scampo. Guadava le sue amiche, che dal canto loro, non vedevano l’ora che lei accettasse di ballare con lui. Titubante allungò piano la mano. Era ad un passo dal firmare la sua personale condanna a morte.

-Veramente Kagome aveva promesso che il primo ballo sarebbe stato mio.- irruppe la voce di Inuyasha nel gruppo.

Gli occhi di Ayame si riempirono di lacrime per la contentezza, o forse per i fumi della legna che bruciava. Kagome era a dir poco allibita. Non sapeva cosa dire, cosa fare, cosa pensare. Era sorpresa nel vederlo li, anche perché, come al solito, Inuyasha non aveva deluso le sue aspettative.

-Inuyasha… pensavo… che non saresti venuto.

-Ho telefonato alla mamma e le ho detto che sarei tornato nei prossimi giorni.- un sorriso complice nacque sul volto di entrambi.

-Balliamo?- gli chiese Ayame prendendolo sotto braccio, ma il ragazzo se la scansò di torno.

-No, mi dispiace! Prima c’è Kagome.- e così la mano destinata ad unirsi a quella di Hojo, cambiò direzione per andarsi a cullare in quella di Inuyasha. La ragazza si alzò dalla panchina senza dire una parola. Inuyasha, in silenzio e con passi lunghi e ben distesi, camminava verso la ‘pista’ tenendo Kagome per mano. Poi d’un tratto si fermò. La ragazza gli era davanti. Kagome appoggiò una mano sulla spalla dell’amico, mentre quest’ultimo, anche se con un po’ di imbarazzo accuratamente nascosto, posizionò la sua sul fianco della ragazza. Con le loro mani unite in una solida stretta, i due cominciarono a ballare. Piccoli passi i loro, come se non avessero fretta di andare da nessuna parte. La musica scorreva lenta nelle loro teste anche un po’ accaldate dal calore del fuoco non molto distante da loro. Kagome, come se lo conoscesse da anni, appoggiò il mento sulla spalla del ragazzo. I due poterono assaporare fino in fondo il profumo dell’altro quasi inebriati da quella notte di piena estate. Anche se con molto dispiacere, Kagome si vide costretta a rompere quella bell’atmosfera che si era creata.

-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- gli domandò curiosa.

-Non avevo niente da fare e sono venuto a vedere come te la cavavi! E devo dire che senza di me saresti persa!- una piccola nota di sarcasmo colorò quell’ultima frase di un colore allegro. Kagome sapeva che non l’aveva detta per cominciare a litigare, ma semplicemente per togliersi da un impiccio, e per la prima ed ultima volta, gliela lasciò passare liscia.

-Allora diciamo che ti devo un favore.

-No. Ora siamo pari.- la ragazza per un momento si sentì persa. Non sapeva a cosa Inuyasha si stesse riferendo. Poi ci arrivò. La sera al bar. Cullati entrambi dalle note della musica leggera, la mano di Inuyasha si mosse attorno a quella di Kagome, come per riprendersi possesso della sensibilità delle dita. Si accorse di qualcosa.

-Cosa ti è successo alle dita??- le domandò allontanandosi leggermente da lei così da guardarla negli occhi. I loro sguardi erano illuminati dalle scintille arancioni del fuoco.

-Ho litigato col sacco da box!- chiese con un sorriso finto stampato sul volto. Senza prendere esempio da lei, Inuyasha non perse l’occasione per scatenare la guerra.

-Tu non ci hai litigato! Hai avuto solo l’incoscienza di dare pugni senza guanti, non è vero??- come aveva fatto a scoprirlo solo lui poteva saperlo. Non era la sera adatta per litigare.

-Hai ragione. Sono stata una stupida.- disse infine la ragazza per tagliare corto il discorso. -Sai dov’è dovuto andare mio padre così all’improvviso?- sperava davvero che cambiassero discorso.

-Non lo so, ma al riguardo devo dirti una cosa. Miyoga mi ha chiesto di badarti stasera.

-E con questo?

-Mi ha chiesto di dormire da voi.- la ragazza non voleva crederci. Ci mancava solo la baby-sitter all the night!!

-Tu hai rifiutato, non è vero??

-Non potevo! Sai quanto mi da di supplemento?? 47 mila yen!! E sai cosa vogliono dire questi soldi per un ragazzo che deve pagarsi da solo tutto??

-Hai ragione.- lo sguardo della ragazza divenne più serio. Nemmeno lei sapeva cosa le fosse successo, ma si sentiva come un peso sul cuore. Pensava che se ne sarebbe andato se tutto fosse andato come lei immaginava, ma continuava ad opprimerla nonostante Inuyasha, che le aveva sempre dato sicurezza, fosse li accanto a lei.

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Ciao a tutti!! Mi siete mancati! Vi è piaciuto questo capitolo?? Non è niente di speciale, ma ho pensato che, prima di partire con la parte complicata della ff, fosse più carino approfondire la parte umana dei personaggi, anche se ad alcuni di voi non importa molto!!

Vorrei fare dei ringraziamenti speciali a:

Betta_chan: hai visto che non mi sono fatta abbattere dalle critiche?? Vorrei dire che sono diventata più forte, ma è grazie a voi che ho continuato a scrivere, quindi grazie!!!

Luchia nanami: Whey! Ho scoperto che il tuo nome è preso dalle Mermaid Melody.. che dire: IO LE ADORO!! (veramente adoro Kaito *__*)!! Grazie per tutti i complimenti che mi hai fatto e scusa se non ho potuto aggiornare prima!! Baci

Marty_chan94: Sapere che ho così tante/i fan è la cosa più bella che possa esserci. Grazie mille di seguirmi, devo molto a tutti voi! Baci!!

Daygum: Nell'ultima recensione hai ringraziato me di aver aggiornato.. ma sono io ke devo ringraziare te per avermi spronata e per avermi sostenuna nei momenti di crisi!! Comunque il messaggio almeno a te è arrivato chiaro e tondo: Inuyasha aveva bisogno di Kagome!! E io mi sono commossa nell'aver saputo che tu ti sei commossa per lo scorso capitolo. Spero che questo ti sia piaciuto (anche perchè secondo me non è niente di speciale, anzi, non mi piace molto!!). Baci tvtb

Michi88: Ciao zia XD!! Spero ti sia piaciuto questo cappy!! Scusa se ho aggiornato tardi.. le idee ce le avevo, era la voglia di mettermi al computer ke mancava.. spero di essermi fatta perdonare per il ritardo!! sigh.... baci baci!!

Mel_nutella: Mi dispiace deluderti, ma la conversazione tra Sango ed Inuyasha rimarrà segreta, almeno per ora (ki vuol capire, capisca^^)!!

Kaggi_inu91: Ciao! Scherzi?? Nessuno rompe con le recensioni (almeno che non siano cattive), e grazie per la recensione, mi ha fatto piacere sapere che avevo dei sostenitorie/trici a cui piace la mia ff!! Grazie mille dell'appoggio!! Baci!

Gufo_Tave: eh...caro Gufo... cosa dire: immagino che a te questo non sia piaciuto, essendo tu un amante delle battaglie e dell'azione. Grazie per il consiglio, ma penso che solo io posso sapere quando spingere il pedale dell'acceleratore. Questo non è un 'capitolo di transizione', nessuno dei miei capitoli lo è stato. Tutto andrà al suo posto, fidati!

Shamrok: So di già che mi ucciderai, demolirai ogni singola parola che ho scritto!! Ti piace?? Beh, ci sentiamo su msn per i soliti chiarimenti post-aggiornamento!! Baci baci!!!

Grazie a tutti, e specialmente chi mi ha recensito, ma che, per mancanza di tempo, non ho fatto in tempo a ringraziare per bene!! Un Bacio a tutti!

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


Spy Game

Capitolo 10

I due continuarono a ballare l’uno attaccato all’altra.

-Come mai stasera sei così accondiscendente??- domandò lui sorpreso per lo strano comportamento di Kagome.

-Per il semplice fatto che non mi va di litigare. Ogni volta che stiamo insieme sembra quasi un obbligo attaccarsi per ogni minima sciocchezza, e pensavo che fosse carino trascorrere, almeno per una volta, una serata tranquilla! Poi, devo ricordarti che tu stanotte sei a casa mia a dormire. Se vuoi proprio litigare ti costringerò a dormire fuori!

-Finalmente! Ora ti riconosco! Mi sembrava sin troppo impossibile fare un discorso serio con te!- Kagome si scostò leggermente dalla presa di Inuyasha, lo guardò dritto negli occhi, e con un movimento veloce posò pesantemente il suo piede su quello del ragazzo.

-Ma cosa fai?? Sei impazzita??- la ragazza, come se niente fosse, si riappropriò della mano e della spalla di Inuyasha per poi continuare a ballare.

-Così impari!

Ayame li vedeva parlare da lontano. Parlavano, ridevano e scherzavano. Poi, d’un tratto, si accorse che sulla sua panchina, la stessa su cui era seduta Kagome, Inuyasha aveva posato la sua giacca. La tentazione era troppo forte, e il dubbio che lui e la sua amica non fossero cugini come andavano dicendo era lacerante. Hojo e Kagura erano andati a ballare, lasciandola completamente sola, e questo non fece altro che aumentare la tentazione. Con un movimento lento della mano, la infilò nella giacca alla ricerca del portafogli del ragazzo. In principio le sembrò che non ci fosse nulla, ma poi, in una tasca trovò quello che stava cercando. Lo tirò fuori piano piano e, come un tesoro, lo aprì. Nascosta in una tasca trovò la carta d’identità. La aprì con un po’ di timore. Scorse le voci, sino a quando ebbe un tuffo al cuore. Nella parte riservata al domicilio, non c’era scritto Shikoku, ma bensì Honshu. Inuyasha abitava a Tokio. Ma allora perché mentire a tutti? Ayame si sentì tradita dalla sua migliore amica e distrutta da quel finto legame di sangue tra i due. Senza pensarci due volte si alzò e andò dritta da loro con le lacrime agli occhi.

-Mi hai mentito!- disse Ayame, arrivata dai due.

-Cosa?- le rispose Kagome sorpresa ed intimorita. Nella sua mente cominciarono ad affollarsi mille varianti di bugie da lei dette all’amica, ma solo una la spaventava davvero. A quell’opzione, tentava inutilmente di cercare una soluzione e tutto nel giro di pochi centesimi di secondo.

-Voi due non siete cugini! Si può sapere chi è??

-Ayame, posso spiegarti tutto!- ma la ragazza non volle ascoltarla. Aveva troppa paura di sentirle pronunciare che lui era il suo ragazzo. Se ne scappò via correndo. Grazie al volume alto della musica, nessuno fece caso alla discussione, tranne Hojo e Kagura che si trovavano dietro di loro. Senza nemmeno essersene resa conto, da quando irruppe Ayame con quell’accusa, Inuyasha non aveva lasciato nemmeno per un secondo la mano di Kagome, e ora men che meno, aveva intenzione di farlo. La ragazza si sentì addosso gli sguardi delusi dei suoi migliori amici e questo la uccideva. Si sentiva come caduta in un turbinio di emozioni. Non sapeva cosa fare e cosa dire. Rimase immobile al centro della pista con lo sguardo basso e mano nella mano con Inuyasha. Fu lui a prendere l’iniziativa. Con passo deciso e senza mollare la presa, portò Kagome verso la panchina per prendere le sue cose, e senza dire una parola uscirono dal tempio. Come libera da un peso, appena messo piede in strada, Kagome cominciò a piangere. Si portò le mani al viso per nasconderlo dalla vergogna. Inuyasha con un gesto le posò sulle spalle la sua giacca. Forse per coprirla dal vento fresco di quella sera, forse per nasconderla dal senso di colpa che la seguiva.

-Forza, va tutto…- non fece in tempo a terminare la frase che la ragazza gli si buttò tra le braccia. Inuyasha non si era mai trovato in una situazione del genere. Non sapeva come comportarsi. Si limitò ad abbracciarla per farle sentire che, per quanto potesse starle accanto, in quel momento non era sola. -Forza, andiamo a casa.- quella frase, detta in quel modo e con quel tono compassionevole, suonò tremendamente strana a Kagome. La ragazza si scostò dal petto dell’amico e si incamminò verso la macchina di Inuyasha. Questo non sapeva cosa dire per smuovere quella situazione. Le nuvole che minacciavano la città sin dalla mattina, provocarono un temporale sia meteorologicamente parlando, che sentimentalmente. I due si affrettarono ad arrivare alla macchina per poi entrarvi.

-Scusami. Non volevo piangerti addosso.- disse d’un tratto Kagome con un sorriso imbarazzato sul viso.

-Non preoccuparti. Questa camicia l’avrei dovuta bruciare prima o poi.- e a quella battuta un sorriso sincero si impadronì di Kagome, colorandola di quella tonalità allegra e spensierata che la caratterizzava.

In una decina di minuti si ritrovarono a casa Higurashi. La pioggia scrosciava contro la superficie metallica dell’auto e non intendeva smettere di cadere. Inuyasha, una volta parcheggiata, scese dalla macchina seguito da Kagome. Entrambi si affrettarono ad entrare in casa, ma come sempre accade quando ti sorprende un temporale, non trovi mai le chiavi.

-Accidenti!- imprecò la ragazza.

-Ti muovi?? Mi sto infradiciando qui!!

-Perché io no?- ribatté Kagome. Dopo una decina di secondi le trovò, inchiavò e entrarono riparandosi dalla pioggia.

I due si fermarono all’entrata per togliersi le scarpe. La ragazza andò al bagno che si trovava al piano terra a prendere un paio di asciugamani. Uno lo porse ad Inuyasha e l’altro se lo avvolse attorno ai lunghi capelli neri.

-Se vuoi cambiarti usa pure questo bagno, io andrò in quello di sopra.- il ragazzo non disse nulla. Era notevolmente imbarazzato. Da quando il signor Miyoga gli disse che avrebbe dovuto dormire a casa loro per questi due giorni, Inuyasha non dormiva, non mangiava. L’ansia gli attanagliava lo stomaco, la paura di qualcosa di inspiegabile gli tormentava il cervello con mille domande senza risposta. Kagome salì velocemente le scale, corse in camera sua a prendere il pigiama e si chiuse in bagno. Inuyasha fece lo stesso. Pochi minuti dopo il ragazzo fu pronto. Pantaloni di una tuta e maglietta bianca a mezze maniche. Scontato, pratico e comodo. Quando Kagome fece la sua comparsa in salotto, Inuyasha, che si era comodamente appollaiato sul divano, rimase confuso da quell’apparizione. La ragazza indossava anche lei una maglia bianca a maniche corte, le quali erano state attorcigliate su se stesse per farla diventare una specie di canotta. Quell’indumento doveva essere di almeno due taglie più grande; infatti le arrivava poco più su delle ginocchia. Culottes nere lasciavano spazio all’immaginazione, come a dire “non ci vedete, ma ci siamo”. La ragazza si sedette accanto al ragazzo sul divano con le gambe raccolte e il viso tra le ginocchia.

-Guardiamo un po’ di tv?- chiese innocentemente lei.

-Possibile che non sai fare altro che rimbambinirti con la televisione?

-Se non c’è nulla da fare mi spieghi cosa facciamo? Ci guardiamo negli occhi tutto il tempo?

-Dov’è il telecomando?- propose lui infine.

Mentre guardavano la tv un tuono risuonò fragoroso tra le pareti della casa. C’era solo un piccolissimo problema. Kagome aveva paura dei tuoni. Fatto sta che quando lo sentì, si irrigidì tutta e piantò le mani saldamente al divano, come se avesse paura che il tuono la portasse via. Purtroppo nel punto preciso in cui lei si aggrappò si trovava la mano del povero Inuyasha.

-Ma sei impazzita?? Non dirmi che hai paura dei tuoni!- e le sorrise per schernirla.

-Si, e allora?

-No, niente. Figurati.- il ragazzo preferì non infierire, ma ci pensò Kagome a farlo.

-Sei abituato ad andare a letto alle otto o vuoi guardare un altro po’ di televisione??

-Ma che simpaticona!

-E’ la mia dote migliore!- e gli sorrise con una smorfia amorfa. Dopo quell’ultima affermazione non dissero più niente sino a quando Kagome, all’una di notte, non guardò l’orologio. -Forse è meglio andare a letto. Domani dovrai alzarti presto!!

-E per quale motivo?

-Perché te ne andrai in fretta da qui, ecco perché! O vuoi farti vedere dalla gente mentre esci di mattina da casa mia mentre mio padre è fuori città per lavoro??

-Senti, non ho voglia di discutere… Vai a dormire!

-E tu dove hai intenzione di sistemarti per la notte??

-Io dormo qui!

-Sul divano?? Non ci pensare neanche!! Dormirai nella stanza di mio padre!

-Ma per carità! Io non dormo nella stanza del capo!

-Oh! Sempre con queste manie di inferiorità! Allora ti cedo la mia camera e io dormirò in quella di papà. Essendo la temporanea padrona di casa non accetto rifiuti, intesi?

-D’accordo, non ti scaldare!!

-Beh, allora buona notte! Ci vediamo domani mattina!- e Kagome si diresse al piano di sopra senza dire più una parola. Inuyasha, intanto, si accertò che tutto fosse chiuso a dovere, poi si mise al centro della sala, si guardò un po’ intorno e tirando un sospiro misto tra sollievo e rassegnato, andò al primo piano.

Non appena entrò nella stanza di Kagome, gli sembrò di esserci già stato. Si conoscevano da così poco tempo e lui era già nella sua camera da letto. Con molta cura si avvicinò al letto e con delicatezza ne alzò le coperte leggere.

“Di cosa se ne farà poi di un letto matrimoniale… Magari ci porta i suoi fidanzati segreti”. Quell’idea non gli piaceva molto e fece il possibile per scacciare dalla mente la visione di Kagome con Hojo o con un altro ragazzino. Il sonno non tardò ad arrivare per lui, mentre la ragazza, nella camera grigia e fredda del padre, non riusciva a darsi pace. I tuoni ed i lampi entravano nella stanza risuonando come non mai. Kagome continuava a girarsi e rigirarsi. Ad ogni tuono abbracciava il cuscino e si tappava le orecchie. I minuti trascorrevano inesorabili mentre il temporale non accennava a finire. Ma non era solo per quello che non riusciva a dormire. Il ricordo di Ayame la tormentava. Guardò la sveglia sul comodino. Una di quelle digitali con i numeri rossi. Erano già le tre di notte. Se continuava di quel passo non avrebbe dormito tutta la notte. Allora prese una decisione. Se non dormiva lei, nessuno in quella casa avrebbe chiuso occhio. Si diresse verso la propria stanza e molto silenziosamente aprì la porta. Inuyasha dormiva esattamente al centro del letto, a pancia in su.

“E’ incredibile come possa sembrare tanto spavaldo anche quando dorme! Però… ha un viso così dolce.”- si avvicinò al letto e si mise in ginocchio per terra con i gomiti sul materasso e il viso tra le mani a guardarlo dormire. -Ma guarda guarda!- disse sotto voce -Sembra proprio un bimbo!- e con una mano cominciò a solleticargli il volto. Sorrideva nel vederlo fare smorfie strane. Ad un tratto aprì gli occhi di scatto e fece quasi un salto dallo spavento.

-Ma sei letteralmente impazzita?? Si può sapere cosa ti salta in mente? Vuoi farmi venire un infarto nel sonno?

-Scusami!- disse chiudendosi tra le proprio braccia come una bambina appena sgridata. -Non volevo. Ho troppa paura dei tuoni!

-E scusa se mi permetto, ma come facevi a dormire con il temporale prima?

-Prima, come dici tu, io dormivo nella mia stanza! Ma ora è occupata da un estraneo!

-Uno non l’ho occupata, ma mi hai offerto tu di venire a dormire qui! Due non sono un estraneo!- Quell’ultima frase la pronunciò quasi con rabbia. Quella parola pronunciata da lei gli dava particolarmente fastidio. Forse perché credeva fossero amici.

-Fatto sta che tu sei in camera mia e che io ho paura dei tuoni!- detto questo si alzò da terra e si infilò sotto le coperte alla destra di Inuyasha, il quale, diventato rosso in volto, indietreggiò. -Sbaglio o ora sei tu quello che ha paura di qualcosa??

-Non dire sciocchezze! Vorrà dire che me ne tornerò in salotto a dormire!- Inuyasha cercò di scavalcare Kagome per scendere dal letto, ma la ragazza glielo impedì tenendolo per un braccio e sbarrandogli la strada alzando una gamba a mezz’aria.

-Non fare il bambino! Siamo adulti!

-Parli proprio tu che hai paura dei tuoni!?!- e come se lo avesse invocato, un tuono squarciò l’aria. Kagome si mise seduta ed involontariamente abbracciò Inuyasha che in quel momento era in ginocchio sul letto. Il ragazzo teneva le braccia alzate al cielo, anche perché, nelle condizioni in cui Kagome era vestita, se le avesse messo le mani addosso, non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe potuto fare. Puro istinto animale, senza ragionamenti sopra.

-Oddio, scusa! Non volevo, te lo giuro!!

-Vorrei ben dire che tu lo avessi fatto apposta!- e con tono rassegnato si ristese. Nessun rumore a parte la pioggia che scrosciava incessante al di fuori della casa. I due, entrambi a pancia in su, fissavano il soffitto con il dubbio se l’altro stesse già dormendo

-Inuyasha… Stai già dormendo?- irruppe poi Kagome.

-No!- disse stressato il ragazzo.

-Che pizza, non riesco a dormire. Mi racconti una favola?

-Stai scherzando!?!

-Veramente no! Guarda che se non dormo io non dormirai nemmeno tu, è una promessa!!

-Senti, facciamo così: perché non me la racconti tu una storia??

-Davvero??

-Si!- aggiunse lui un po’ esaurito.

-Questa storia me la raccontava sempre la mia mamma prima di addormentarmi. Parla di una ragazza della nostra epoca, vissuta in un tempio gestito dal nonno. Egli era molto affezionato alla leggenda legata in quel luogo e non perdeva occasione per ripeterla alla nipote. Le storie parlano di demoni, mostri, sacerdotesse da mistici poteri, e della famosa sfera dei quattro spiriti. È una sfera che tutti i demoni avrebbero voluto avere, perché con essa i loro poteri sarebbero aumentati a dismisura. Apparteneva ad una sacerdotessa molto forte, innamorata di un giovane mezzo demone presuntuoso e prepotente, proprio come te Inuyasha!

-Simpatica!- e il ragazzo le girò le spalle mettendosi su un fianco, ma con orecchio vigile, ascoltava la storia.

-Grazie! Il giovane mezzo demone avrebbe voluto utilizzare la sfera per diventare definitivamente umano per stare accanto alla donna che amava. Ma un demone particolarmente forte ed intenzionato a fare sua la sfera, spinse i due a combattere l’uno con l’altra. Purtroppo la sacerdotessa morì dopo aver sigillato con una freccia alle radici di un albero il mezzo demone, e ordinò che la sfera venisse bruciata insieme al suo cadavere. Il suo ultimo gesto di amore nei confronti del mezzo demone fu quello di non ucciderlo, ma costringerlo in un sonno profondo.

-Che storia triste!!

-Mica è finita!! La ragazza dei giorni nostri non fece molto caso alle storie raccontatele dal nonno, sino a quando, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, entrata in un piccolo tempietto a parte al cui interno vi era un pozzo, venne risucchiata al suo interno da una creatura strana: un demone. Poi ad un tratto si ritrovò di nuovo sul fondo del pozzo, ma una volta uscita da questo, si accorse che non si trovava più nel tempio, nella sua casa, nella sua città. Ma bensì in un'altra epoca. Tentò in vano di cercare casa sua, ma intorno a lei vi erano solo alberi. Venne attratta da uno particolarmente alto. Si inoltrò nella foresta, e con grande sorpresa si accorse che alle radici di quell’enorme albero vi era un giovane. Il mezzo demone. Subito ricollegò il giovane al ragazzo della leggenda. Gli si avvicinò e senza pensarci due volte gli tolse la freccia. Subito lui aprì gli occhi e notò una incredibile somiglianza con la donna che amava, anche se per lei oramai provava solo risentimento. A causa dell’equivoco il loro incontro fu costellato dalle urla della ragazza che negava di essere la sacerdotessa, sino a quando lui non se ne convinse.

-Scusami un attimo se intervengo, ma quanto dura questa storia??

-Se la finissi di interrompermi, sarebbe molto più breve!!

-D’accordo, rilassati!!

-Stavo dicendo… Ad un tratto un altro demone li attaccò pretendendo la sfera dei quattro spiriti. I due ragazzi all’inizio non sapevano di cosa stesse parlando, ma poi dal corpo della ragazza fuori uscì la famosa sfera. Nessuno capì cosa fosse successo. Per fortuna quel demone non era molto forte e il giovane non faticò ad ucciderlo. Purtroppo, però, la sfera si frantumò in centinaia di frammenti ed il giovane mezzo demone incolpò la strana ragazza per aver combinato quel guaio. La ragazza, sentendosi mortificata, propose al ragazzo di aiutarlo a radunare tutti i frammenti. Intanto la sacerdotessa del villaggio vicino, andò da loro. Non era una qualunque, ma la sorella minore della sacerdotessa amata dal ragazzo. Ormai era diventata anziana e ciò stava ad indicare che il mezzo demone era rimasto sigillato per circa cinquant’anni. La donna spiegò che la ragazza venuta dal ‘futuro’ non era altro che la reincarnazione della sua defunta sorella, e che lei era destinata ad unire tutti i frammenti della sfera andata in frantumi dato che solo lei poteva percepirne l’essenza. Inoltre il demone che ha indotto i due innamorati ad uccidersi era ritornato per cercare nuovamente la sfera, ma c’era dell’altro: la sacerdotessa morta per amore era tornata in vita grazie ad un sortilegio maligno, ma non sarebbe mai stata la stessa donna che il mezzo demone amava un tempo. Il suo corpo, infatti, non era altro che un composto di ossa e terra e la sua anima era intrinseca di pensieri malvagi e di rancore. Voleva uccidere il mezzo demone. Egli, nonostante il mezzo secolo di sonno, evidentemente non aveva smesso di amarla. I due, uniti in una specie di società, si misero in viaggio per recuperare i frammenti della sfera e per uccidere quel demone. Ben presto, al loro gruppo si unirono un bonzo e una sterminatrice di demoni. Tra loro quattro si saldò una forte amicizia, ma per la ragazza del ‘futuro’ c’era dell’altro. Soffriva nel vedere il mezzo demone triste per la sacerdotessa, si sentiva morire quando parlava di lei. Inoltre lui era assolutamente protettivo nei confronti della strana ragazza, quasi in senso maniacale. Era estremamente geloso di ogni sorta di maschio che le si avvicinasse. L’amicizia non tardò a trasformarsi in un sentimento ben più profondo, ma la ragazza non voleva svelare quello che sentiva, anche se era molto chiaro a tutti. Veramente anche i sentimenti del mezzo demone erano palesi, ma nessuno voleva ammetterlo. Volevano solo starsi accanto fino in fondo, nonostante il giovane era molto confuso. Già, perché sapeva che se avessero sconfitto il demone maligno, avrebbe dovuto scegliere: la donna del passato che è morta per lui e a cui deve la vita, o la ragazza del futuro che lo ha risvegliato da un sonno durato 50 anni e che gli è stata sempre vicino nonostante le avversità? Comunque i giorni, i mesi trascorsero tra combattimenti con demoni amorfi e strani incontri. Un giorno…- qualcosa interruppe il suo racconto. Inuyasha, che le dava ancora le spalle, si era appisolato di nuovo. Il temporale non era ancora passato, ma grazie alla sola presenza dell’amico, Kagome si sentiva già più protetta. Ma non era abbastanza. Facendo molta attenzione a non svegliarlo, lo scavalcò trovandosi alla sua sinistra, gli alzò un braccio, e con il suo corpo prese la forma di quello di Inuyasha. Si accostò a lui con un lento movimento della mano, alzò il braccio del ragazzo e con questo si avvolse a lui facendosi quasi abbracciare.

-Buona notte.- sussurrò lei e chiuse gli occhi.

-Buona notte.- gli rispose Inuyasha con un riflesso incondizionato. Comunque la ragazza si spaventò. Temeva che Inuyasha reagisse male vedendola abbracciata a sé.

La mattina, non appena sveglio, il ragazzo tastò il posto accanto a sé ancora prima di aprire gli occhi. Non sentendo nessuno scattò in seduto. Confuso, scese le scale. Dalla cucina proveniva un ottimo odore di caffè.

-Buon giorno! Cosa ci fai già in piedi?- chiese lui tentando di sistemarsi i folti capelli neri con una mano.

-Ecco… Non riesco mai a dormire bene se sono a letto con un ragazzo.- Inuyasha, a quell’affermazione, stralunò gli occhi. -Perché quella faccia da pesce lesso??

-Cosa? Non ho la faccia da pesce lesso!! E comunque è dovuta al fatto che sono sorpreso nel vedere che sai anche cucinare!

-Si, come no!! Dai, mangia!!- e il ragazzo si mise a tavola. Prese da un piatto centrale un pezzo di pane tostato e ci spalmò sopra della marmellata. Kagome si sedette davanti a lui e fece lo stesso.

-Come andava a finire la storia di ieri sera? Quella del mezzo demone che doveva scegliere con chi stare?

-Come fai a chiedermi come finisce se ti sei addormentato sul più bello??

-Beh, mi interessa!! Chi sceglie??- domandò insistentemente lui.

-Non lo so…- lo sguardo di Kagome divenne improvvisamente triste, ma Inuyasha era troppo impegnato a spalmare per accorgersene.

-Come fai a non saperlo??

-Mia madre è morta prima che riuscisse a raccontarmi la fine.- Inuyasha posò il pane sulla tovaglietta, e il suo sguardo divenne come quello della ragazza. Si era creata una situazione davvero imbarazzante che fu smorzata dal suono elettrico della macchinetta del caffè che aveva appena sfornato due tazze di cappuccino fumante. Il caso volle che nel posare la tazza davanti ad Inuyasha, le cadde fragorosamente sul tavolo rovesciando il caldo liquido addosso ad Inuyasha.

-AH!! Scotta, scotta, scotta!!!!!!!!

-Scusami tanto!! Non l’ho fatto apposta!!!

-Quante volte ho già sentito questa frase nell’ultimo periodo??

-Sempre a puntualizzare tu, eh?? Dammi la maglietta, provo ad andare a lavartela!! Tu vai in questo bagno a darti una sciacquata, io vado in quello di sopra e proverò a smacchiarla!!

-Sei un disastro!!!- urlò il ragazzo prima di chiudersi nel bagno.

La ragazza rimase un istante a guardare la maglietta.

“Caspita… Se sapesse che le mie doti di lava-panni non sono poi così buone… Anzi, sono pessime.”

Mentre si avviava al piano di sopra, una voce la chiamò dall’altra parte della porta a vetri della cucina.

-Ayame. Cosa ci fai qui??- la ragazza non rispose. Abbassò lo sguardo con gli occhi carichi di lacrime che aspettavano solo di rigarle il viso. Kagome, nel vederla così, assunse la sua stessa espressione. Entrambe aspettavano che fosse l’altra ad iniziare il discorso, ma qualcosa fece saltare i piani di riconciliazione.

-E’ andata via la macchia??- urlò Inuyasha uscito dal bagno a petto nudo. Si fermò sull’uscio della cucina, come immobilizzato dalla paura di aver rovinato tutto. Ayame, vedendo la sua amica con gli abiti della notte ed Inuyasha a petto nudo, ebbe una sola impressione.

-Ero venuta qui per chiarire, ma evidentemente i fatti parlano da soli!!- e la ragazza scappò via prima che Kagome potesse inventarsi qualcosa da dire. Era questo il problema. Dal giorno in cui entrò a far parte della SWC era costretta a mentire, ed inventare bugie su bugie, anche con le sue migliori amiche.

Sul volto di Kagome, ancora una volta nel giro di pochi giorni, divenne triste e questo dispiaceva molto ad Inuyasha, anche perché in parte era colpa sua. Lui non sapeva cosa dire, ma si sentiva in dovere di intervenire per smorzare quella situazione depressiva. Gli venne in mente solo una cosa da dire, anche se non era la più azzeccata.

-Ora capisci perché non ho amici?

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Scusate per il pessimo capitolo... è anche corto... sigh... Comunque ho modificato la storia di Inuyasha (quella dell'amime) per comodità, e perdonatemi se non vi è piaciuta...

Ringraziamenti speciali:

Roro: hai visto?? Ho aggiornato presto!! Spero che continuerai davvero a seguirmi!! Grazie per i complimenti!!!

Luchia Nanami: Ciao!!! Spero ti sia piaciuto il cappy... Grazie per i complimenti, ed è strano come abbia più colpito il fatto che Kagome e Sango abbiano sistemato che il fatto che Inuyasha vada a dormire da lei XD!!

Niis: Ciao!! Spero che il capitolo non ti abbia delusa...! Grazie ancora per i complimenti, sono felicissima di sapere che la mia ff piace!! Baci

Daygum: Mi hai fatto arrossire con tutti quei complimenti... *__*.... Grazie mille!!!

Mel_Nutella: So benissimo che lo svolgersi della notte non era proprio quello che ti aspettavi, non è vero?? Comunque spero che nonostante aver deluso le tue aspettative, ti sia piaciuto comunque... Baci!!

MARTY_CHAN: Ciao!! Grazie per i complimenti ((sono sempre ben accetti))!! Continua a seguire mi raccomando!! Bacione!!

Gufo_Tave: Ora mi odi... so che mi odi!! Ti ringrazio per aver... confessato... che il capitolo 9 ti sia realmente piaciuto. Questo è abbastanza importante per la storia, anche se ora come ora sono un pò in crisi su come continuare XD!!! Non mi demolire, ti prego! Baci!! ps: prevedo ke un pò di azione ci sarà dal prossimo capitolo... (credo.... spero!!!)

Michi88: Ciao zia michi!!! Hai letto?? Ti è piaciuto il cappy?? Spero proprio di si!! Come sempre aspetto ansiosa la tua recensione!!! Non so perchè, ma ci tengo particolarmente al tuo giudizio... il che vuol dire che se mai mi dovrai criticare... mi uccido ((XDDD))!!! Baci baci!!!

Betta_Chan: Non mi è mai passata per l'anticamera del cervello di non postare più! Soprattutto per non fare un torto a voi, miei cari ed affezionati lettori!!

Grazie inoltre a tutti i lettori che non conosco e un bacio a tutti... SMACK! ((battuta infelice...=_=). Spero che continuerete a seguire la mia ff numerosi!!

Baci

-Nera-

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Capitolo 11
*** Cap.11 ***


Spy - cap.11

Spy Game

Capitolo 11

Kagome se ne stava immobile davanti alla porta della cucina con lo sguardo perso nel vuoto. All’affermazione poco sensibile di Inuyasha aveva poco da obbiettare. Ora aveva capito anche lei molte cose. Se ne corse in camera sua chiudendosi la porta alle spalle prima che Inuyasha potesse dire o fare qualcosa per fermarla. Si gettò sul letto per dar sfogo a tutte le lacrime che la sera prima non era riuscita a far scorrere.

“Ora capisco tutto. Inuyasha non ha amici perché il lavoro glielo impedisce. Anche se lui volesse, il rapporto con le altre persone sarebbe costellato da menzogne su menzogne, e che razza di amicizia è una che nasce su un mucchio di bugie? Ecco perché l’unica persona a lui cara è Sango, ovvero una persona all’interno dell’agenzia. Anche io sono destinata a tale futuro?... Senza amici.”

Strinse forte il cuscino su cui poco prima dormiva Inuyasha. Assaporò sino in fondo il profumo del ragazzo ad ogni singhiozzo. Non le importava non avere amici. Le premeva il fatto di aver perso la sua migliore amica, l’unica a cui non avrebbe mai voluto mentire, e invece lo ha fatto senza nemmeno pensarci un istante. Un altro respiro, un'altra ondata di profumo, e ad ogni inspirazione acquistava più forza.

-Kagome? Tutto bene?- chiese il ragazzo al di fuori della porta dopo aver bussato, ma la ragazza non rispose. -Guarda che entro comunque!!

-Vattene!- ma il ragazzo non le diede ascolto ed entrò. -Che c’è? Non capisci la mia lingua o semplicemente non sai farti i fatti tuoi??- domandò Kagome irriverente.

-Si può sapere cos’hai? Guarda che avete soltanto discusso, non è mica morta!- quell’affermazione lo fece sembrare più stupido di quanto fosse. Nonostante tutto Kagome cominciò a pensare che infondo il collega aveva ragione. Ma in quel preciso momento non aveva bisogno di un collega, ma di un amico. Senza pensarci due volte la ragazza si mise a sedere e lo abbracciò. Nonostante nell’ultimo periodo Kagome lo avesse abbracciato parecchie volte, Inuyasha si trovava sempre nella stessa posizione: non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Con fare indeciso, alzò le braccia e le appoggiò sulla schiena di Kagome. Non appena l’ebbe cinta all’altezza dei fianchi, la voglia di stringerla fu incontrollabile, e lo fece. La strinse forte a sé facendole sentire per la prima volta che non era sola. La ragazza cominciò a singhiozzare. Non era solo Ayame la causa di tutto quel pianto, era colpa anche del nervosismo degli ultimi giorni. Kagome si scostò leggermente dal petto dell’amico, si asciugò le lacrime sul volto con il polso e fece un respiro profondo.

-Hai ragione. È stata solo un’incomprensione. Ha avuto una visione distorta di come sono andate le cose e la verità verrà a galla.

-Ecco, così si fa! Non ti buttare giù! Magari più tardi falle uno squillo e tenta di chiarire. Se ti va male vuol dire che dovrai aspettare che si sbollisca.

-Da quand’è che sei così saggio?

-Lo sono sempre stato mia cara!! È un lato di me che poche persone conoscono e tu hai avuto questa fortuna!

-Non puoi capire quanto sono onorata!

-Simpatica!!- fece lui indispettito. Kagome divenne seria tutto d’un tratto.

-Non è meglio che torni a casa? Non per buttarti fuori a calci, ma non credi che sia ora di tornare all’ovile?

-Ti do così tanto fastidio?

-Ma la fai finita di prendertela per ogni cosa che dico? E comunque non mi dai fastidio! Ma già Ayame ha avuto una pessima impressione di quello che è accaduto, non pensi a cosa potrebbero pensare i vicini nel vederti qui?

-Sai qual è il tuo problema? Ti preoccupi troppo di quello che pensano gli altri di te!

-Certo che me ne preoccupo dato che ‘gli altri’ abitano di fianco a me e possono parlare quando vogliono con mio padre!!

-Kagome? Mi ha chiesto lui di rimanere qui, ricordi??- la ragazza rimase con un palmo di naso. Si era dimenticata di quel piccolo particolare. Nemmeno lei sapeva cosa le fosse passato per la mente, fatto sta che in quel momento le sembrava tutto assurdo. Che si fosse dimenticata tutto d’un tratto che lui era li solo per fare un favore a Miyoga?

-Ah già! Che stupida che sono stata! Questa situazione mi sta facendo andare giù di testa!!

-Come se gli altri giorni fossi stata normale!

-Inuyasha, mi stupisci! Non conoscevo questo tuo lato dannatamente ironico, anche se un po’ sospettavo che lo avessi.- gli rispose lei prendendosela un po’.

-E poi sarei io quello che se la prende per ogni cosa?

-Io non sono cattiva, tu si!- e mettendosi in piedi, Kagome cercò di fare alzare anche il suo collega tirandolo per un braccio. -Vuoi uscire? Mi dovrei vestire se non ti dispiace!!

Il ragazzo rimase qualche istante a sedere sul letto, ma poi fu costretto ad alzarsi sotto la pressione di Kagome.

Nel frattempo, anche Inuyasha si andò a vestire. Scese al piano di sotto cercando di fare mente locale sul da farsi della giornata. Miyoga sarebbe tornato l’indomani e questo implicava la permanenza del ragazzo in casa Higurashi ancora per una notte. Quella appena passata non andata granché bene e sperava solo che col tramonto non arrivassero altri problemi.

Dopo una ventina di minuti Kagome scese le scale. Era strano l’effetto che quella ragazza suscitava su Inuyasha. Qualsiasi cosa lei indossasse, secondo lui le donava, anche se questo suo giudizio doveva rimanere segregato nella sua testa. Quel giorno indossava una gonnellina bianca in lino che fin sopra al ginocchio le cadeva in morbide pieghe, e una magliettina lilla le cui maniche le lasciavano scoperte le spalle. La cosa che lo insospettì era una borsa in paglia che teneva sotto braccio.

-Dove sei diretta?- le domandò lui curioso.

-Devo andare a fare la spesa.- gli rispose con tono calmo. Il ragazzo di tutta risposta alla sua affermazione prese la sua giacca pronto a seguirla.

-Tu invece dove vai?- domandò Kagome.

-Io? Vengo con te!- rispose avviandosi verso la porta.

-Cosa? Non credi che dopo tutto quello che è successo in questi giorni, farci vedere insieme non sia la cosa più giusta da fare? Se incontriamo di nuovo Ayame penserà che ho la presunzione di fregarmene dell’accaduto! Si arrabbierà ancora di più vedendo che quello che ci siamo dette non è servito a nulla.

-Cosa ne sai di cosa possa pensare lei?- le chiese Inuyasha.

-Perché siamo amiche da dieci anni e la conosco! Inoltre perché è quello che io penserei se fossi in lei!

-Magari vedendo che siamo insieme nonostante quello che vi siete dette penserà che avevi ragione tu, cioè non c’è niente tra noi. Insomma, se lei si fosse fidata di più della tua parola, avrebbe capito che non stavi mentendo.

-Io le ho già mentito quando le ho detto che eri mio cugino! Ho perso tutti gli amici più importanti da quando ho cominciato a lavorare alla Spy!

-Ti sei presentata di tua spontanea iniziativa alle selezioni, quindi non puoi incolpare nessuno di quello che è accaduto!

-Infatti non sto incolpando nessuno! Sto solo dicendo come la penso!

-Senti, fai come vuoi! Mi ha chiesto tuo padre di venire qui, era una cosa senza impegno e io ho accettato e mi sono ritrovato nell’occhio del ciclone a causa delle tue amiche e sinceramente mi sono stancato di tutti questi giochetti adolescenziali!

-Scusa se la mia vita ‘adolescenziale’ ti crea problemi, ma di certo non è a causa mia se ti sei ritrovato nell’occhio del ciclone come dici tu! Ti ricordo che non è stata un’idea mia quella di farti venire in centro con me quel giorno, potevi benissimo rifiutarti!

-Fidati che non è stata nemmeno un’idea mia!- sbottò Inuyasha.

-Bene!- disse in risposta Kagome.

-Bene!!

-Bene!!!!- rispose Kagome come al solito durante una discussione per avere l’ultima parola. Uscì sbattendosi la porta alle spalle. Le mani le palpitavano a causa del nervosismo, ma d’un tratto si sentì come svuotata. Si rese conto che quella sfuriata era stata generata dal suo stato di stress eccessivo. -Allora? Non vieni?- domandò ad Inuyasha affacciandosi dalla porta con tono fanciullesco, resasi conto del proprio errore.

Il giovane uscì di casa senza dire una parola, e salì in macchina senza fiatare. Rimase in silenzio per tutto il viaggio, finché Kagome non attaccò discorso.

-Ho avuto un’idea! Dopo aver fatto la spesa ti porto in un posto lontano da occhi indiscreti!- Inuyasha la guardò allibito. Dopo una sfuriata del genere, cosa pensava di fare Kagome? -Tranquillo! Non voglio violentarti! Stavo pensando di fare un pic-nic tranquillo senza la paura di essere visti da qualcuno di indesiderato.

Con un semplice movimento verticale del capo, Inuyasha diede il suo consenso a quella strana idea.

Si recarono ad un supermercato che si trovava a metà strada tra il parco in cui avrebbero pranzato e casa sua. Presero alcuni tramezzini già confezionati e qualche succo di frutta da bere. Naturalmente fu Inuyasha a pagare il tutto e Kagome non mostrò nemmeno un minimo di ringraziamento. Non appena imbustata la spesa si recò all’istante all’uscita del supermercato lasciando Inuyasha in balia della cassiera.

-Certo che hai una gran bella faccia tosta!

-Scusa, ma di solito non è il ragazzo a pagare?

-Uno: noi due non stiamo insieme! Due: potresti almeno provare ad offrirti, io capirei la tua buona intenzione e non ti avrei lasciato pagare! È così che funzionano le cose!

I due ragazzi, come al solito, aprivano bocca solo per discutere e per una cosa, o per un’altra, finivano sempre per litigare. Nonostante l’incompatibilità di caratteri, niente poteva cancellare tutto quello che avevano passato. Il loro rapporto è sempre stato costellato da vari intrighi e casini, ma nonostante questo, i momenti in cui avevano aperto ognuno il proprio cuore all’altro, li ripagava di tutto.

-Hai ragione, scusa. Ora gira a destra e lascia la macchina in questo parcheggio.- il ragazzo eseguì le istruzioni di Kagome. Scesero entrambi dalla macchina per poi proseguire a piedi. Lo condusse tra gli alberi, dove solitamente è vietato andare, in un luogo che si affacciava ad un piccolo lago. Era un posto abbastanza riparato da sguardi estranei. La ragazza stese a terra una tovaglietta che si era portata da casa, e successivamente tirò fuori dalla sporta anche i tramezzini ed il necessario per pranzare. I due si sedettero e mentre addentavano il loro tramezzino guardavano la luce del sole risplendere sulla superficie del lago.

-Posso farti una domanda?- irruppe Inuyasha.

-Certo.

-Lavorando alla Spy ho notato che tuo padre è spesso assente per vari giorni. Cosa fai tu?

-Rimango a casa da sola. Se se ne va nei periodi di inverno vado a scuola, torno a casa e mi arrangio. D’estate la cosa si fa più monotona, anche se mi vedevo con i miei amici.- Inuyasha non rispose. Non aveva niente da obiettare.

Ad un tratto Kagome si scalzò i sandali che indossava, mentre il ragazzo rimase perplesso a guardarla. Lei si alzò e si diresse verso il bordo del parco che dava sul laghetto. Scavalcò il recinto di legno e si andò a bagnare i piedi; inizialmente camminò con le mani dietro alla schiena, poi cominciò a correre e a saltellare schizzandosi addosso e bagnandosi la gonna.

-Guarda che è vietato sai?

-Me ne frego! Facciamo o no parte della più importante agenzia di investigazione? Questo dovrebbe aprirci le porte per fare quello che vogliamo!

-Sei un’illusa se lo credi! Avanti, esci dal di lì se no finiremo nei casini!

-Al massimo sarò io l’unica a finire nei casini! Tu non stai facendo un bel niente!- esclamò la ragazza continuando a zampettare nell’acqua. Poi d’un tratto si tirò un po’ su la gonna e cominciò ad andare verso dove l’acqua si faceva più profonda.

-Sei impazzita? Dove stai andando?

-Non scocciare! A quest’ora non c’è mai stato nessuno al parco! Sono tutti a casa a mangiare! Chi vuoi che mi veda?

-Hai mai sentito parlare di sorveglianza? Forza, esci!

-Non ci penso neanche! Dovrai portarmi via con la forza!- Inuyasha, forse troppo innocente, prese quella frase come un invito a farla uscire, mentre l’intenzione di Kagome era quella di farlo andare là per infradiciarlo. Il ragazzo si tolse le scarpe e saltò il recinto con un abile salto.

-Non costringermi a venirti a prendere!- urlò Inuyasha a riva con l’acqua che non gli arrivava nemmeno alle caviglie.

-Io di qui non mi muovo!- così fu costretto ad andare a prenderla. Non appena Kagome vide che il ragazzo si stava avvicinando, cominciò a correre, ma Inuyasha fu più svelto e l’afferrò per un braccio. La ragazza cominciò ad opporsi alla stretta sbilanciandosi troppo e cadendo in acqua con Inuyasha al suo seguito. Kagome si ritrovò seduta sul fondo con Inuyasha quasi steso su di lei. I loro volti erano incredibilmente vicini. Non si sa cosa Inuyasha stesse pensando in quel momento. Forse niente di speciale, forse proprio a niente. Si guardavano dritto negli occhi cercando qualcosa l’uno nell’altra. Kagome prima lo schizzò cogliendolo all’improvviso, poi gli si avvinghiò con gambe e braccia. La sua risata era allegra e fragorosa. Il ragazzo, anche se con fatica, riuscì ad alzarsi con Kagome in braccio, e colse l’occasione per riportarla a terra.

Una volta posata la ragazza sulla tovaglia che successivamente usò come asciugamano, Inuyasha scoppiò a ridere. Kagome ne rimase sorpresa, meravigliata. Vedere il viso del collega deformarsi in una risata, la rese incredibilmente felice.

Trascorsero un paio di ore stesi sull’erba verde del parco sperando di asciugarsi, ma quando si accorsero che era tutto inutile decisero di tornare a casa.

-Passo un attimo da casa mia a prendere dei vestiti.- esordì Inuyasha.

Kagome non poteva di certo negarglielo, e lo seguì. La giornata trascorse tranquilla, senza imprevisti. Come Kagome sperava, non incontrarono nessuno dei suoi amici. Sperava di non pensarci, anche se ogni tanto le tornava in mente l’accaduto. Inuyasha si accorgeva quando Kagome stava rimuginando sulla sera scorsa, e in quei casi faceva di tutto per distrarla e lei apprezzava il gesto.

Tornati a casa Higurashi, il cellulare di Inuyasha cominciò a squillare.

-Pronto…- rispose il ragazzo con la sua solita voce atona.

-Ehi Inuyasha!!! Sono Sango! Ti va se una di queste sere ci vediamo tutti e quattro?

-Tutti e quattro?

-Io, te, Miroku e Kagome! Sarebbe un peccato non approfondire la nostra amicizia dato che dobbiamo lavorare insieme!

-Si può sapere cosa ti è successo? Cosa ne hai fatto della vera Sango?- domandò lui perplesso.

-Niente! Stavo pensando un po’ a tutto e mi sono resa conto che te e Kagome passate molto tempo insieme, io sto con Miroku e ho pensato che a volte potremmo vederci giusto per fare quattro chiacchiere! Forza Inuyasha, non fare lo spezza bolgia! Siamo giovani, divertiamoci, no?!

Inuyasha sentì la voce di Sango così entusiasta, che non voleva darle un motivo per non esserlo.

-D’accordo. Dimmi dove e quando e cercherò di esserci.

-Perfetto!! Quando ci vediamo ci mettiamo d'accordo!

-Va bene...

E Sango buttò giù il telefono in faccia all’amico.

La notte fu tranquilla. Kagome dormì nel suo letto, ed Inuyasha in quello di Miyoga, soddisfatto di aver trascorso una giornata senza imprevisti.

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Perdono, perdono, perdono!!! So che non aggiorno da moooolto tempo, so che questo capitolo fa schifo, mi prosto ai vostri piedi e chiedo pietà!!!

Ho avuto un sacco da fare in questi mesi, e le idee scarseggiavano. E' da febbraio che ho in mente la loro prima missione, come continuerà la ff, ma non riesco a concentrarmi su questo periodo di stallo!!! Però ho una notizia: nel prossimo capitolo ci sarà il loro primo vero incarico. Spero di non impiegare dei mesi per scriverlo, anke perchè più o meno un'idea ce l'ho, quindi spero di riuscire a postarlo presto.

Passo ai ringraziamenti: innanzitutto ringrazio le centinaia di persone che hanno letto la mia storia. Sono davvero felice nel vedere che, nonostante il periodo lunghissimo di mia assenza nel postare questa ff, la gente continua a leggerla. Ringrazio chi la ha aggiunta ai preferiti e chi ha recensito... siete davvero tantissimi.

Scusate ankora per l'orrendo capitolo che vi ho proposto oggi... non ve vado fiera... sigh...

Un bacio a tutti!!!!!

Nera

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Capitolo 12
*** Cap.12 ***


Spy - cap.12

Spy Game

Capitolo 12

I giorni passavano tranquilli nella periferia di Tokio. Miyoga era ormai tornato da una settimana dal suo incarico che lo aveva costretto ad allontanarsi da casa per tre giorni e tutto procedeva quieto. Alla SWC si doveva ancora programmare nei dettagli la cena che Inuyasha aveva promesso a Sango.

Il lavoro procedeva a rilento: di quel carico di droga che sarebbe dovuto arrivare, non si seppe più niente. In realtà non si ebbero più notizie di nessun carico. Era come la calma prima delle tempesta: come se tutto si fosse fermato in attesa di qualcosa di più grande ed inaspettato.

Il tempo era solitamente impiegato per allenarsi.

Tra Sango e Miroku le cose andavano piuttosto bene. Il ragazzo ancora faceva il cascamorto con le altre ragazze, ma Sango sapeva che era l’unica ragazza che lui amasse, e questo la tranquillizzava.

Kagome non ebbe più notizie dai suoi amici, ma cominciava ad apprezzare quelli che si era creata alla SWC. Con loro si trovava bene. Erano molto più maturi di quanto non fossero i suoi compagni di scuola. Inoltre non doveva nascondere nulla né a Sango, che a Miroku, e tantomeno ad Inuyasha. Il tempo che trascorreva in loro compagnia era costellato da scherzi, screzi e tante risate. Erano questi i momenti in cui Kagome non si sentiva sola. A volte tornava a casa, si gettava sul letto e cominciava a pensare alla sua vita, chiedendosi se anche lei, un giorno, avrà la stessa fortuna che ha avuto Sango. La sua mente andava di continuo a sua madre, all’assenza di quella presenza che avrebbe potuto cambiare tante cose nella sua vita. A quel punto cominciava a piangere ininterrottamente, e solo allora considerava gli avvenimenti che le avevano sconvolto la sua normale attività da liceale. Riemergeva nella sua testa l’immagine di Inuyasha ed in un batter d’occhio tutta la tristezza svaniva lasciando posto ai bei ricordi e alle avventure che hanno vissuto insieme, seppur poche.

Quel giorno se lo sentiva che qualcosa avrebbe rotto la sua routine. Kagome non fece in tempo ad arrivare in agenzia che vide il suo collega correrle incontro, afferrarla per un braccio e portarla nel garage.

-Si può sapere cosa ti è preso?- domandò la ragazza.

-Abbiamo intercettato una chiamata. Dobbiamo appostarci fuori dalla casa del boss ad aspettare ulteriori notizie sul carico di droga.- le rispose frettolosamente mettendo in moto la macchina. Per tutto il viaggio nessuno disse una parola. Non appena arrivati Inuyasha sistemò l’apparecchiatura atta a seguire qualsiasi telefonata giungesse a quella casa.

Passarono un paio di ore in attesa di qualche segno di vita, poi ad un tratto un telefono squillò. Neanche due squilli e qualcuno alzò la cornetta.

-Tutto pronto?- domandò la voce all’interno della casa senza nemmeno chiedere con chi stesse parlando.

-Si. Molo undici. Tra quindici minuti.- e riattaccarono. Inuyasha sembrò irrigidirsi, mise via l’apparecchiatura apparentemente calmo, prese il suo cellulare e chiamò l’agenzia.

-Molo undici, al più presto.- nessuna risposta. Interruppe la chiamata chiudendo il telefono a metà e mise in moto senza destare sospetti. Kagome era tesa come una corda di violino e continuava a domandarsi come potesse Inuyasha essere così cheto. Il viaggio sembrò più breve del previsto, e la ragazza, dentro di sé, sperava di non arrivare mai alla destinazione. Non fece in tempo a pensarlo che il ragazzo parcheggiò dietro ad una macchina sollevatrice in attesa che i suoi compagni arrivassero. Nonostante fosse seduta, la ragazza sentì le ginocchia cedere e le gambe tremare.

-Non arriveranno mai in tempo.- pronunciò Kagome con un ultimo respiro.

Aprì di scatto la portiera della macchina prima che Inuyasha potesse impedirle di fare qualsiasi cosa. Il ragazzo rimase immobile a fissarla per un paio di secondi mentre si avvicinava al magazzino. Si infiltrò all’interno dell’immenso cubo di lamiera tramite una porta mal chiusa. All’interno vi entrava poca luce che filtrava da una finestrella in alto. Centinaia di casse, una ammassata sull’altra, ricoprivano l’intera area dello stabilimento, e Kagome ne sfruttò una pila per nascondersi dietro di essa. Inuyasha se ne stava statico nella macchina per rendersi conto di quello che aveva appena fatto la ragazza. Non gli pareva vero che Kagome avesse trovato il coraggio per compiere un atto del genere.

“Accidenti! Non è neanche armata!!!”- pensò il ragazzo portandosi la mano alla fronte. Era seriamente preoccupato, ma più che in missione segreta sembrava essere ad un normale corso di sopravvivenza per quanto la situazione sembrava surreale.

Kagome se ne stava accovacciata dietro ad alcune casse e rimpiangeva di non aver mai prestato attenzione quando Inuyasha la portava al poligono di tiro. Una di quelle sue famose M9 ora le avrebbe fatto comodo. Almeno avrebbe avuto la certezza che se fosse stata in difficoltà, avrebbe almeno potuto provare di difendersi. Il cuore le batteva a mille. Senza neanche rendersene conto stava respirando con la bocca, ed emetteva profondi respiri.

“Ok. Ci sono. Sono dentro. Il primo passo l’ho fatto, ma ora dovrebbe arrivare il bello! Dovrei saltare fuori e puntandogli una pistola contro dovrei dire ‘Siete circondati! Non avete vie di fuga!’… Ma io non ho una pistola! E se anche loro ce ne avessero una? Certo che ce ne hanno una, fanno parte di una banda che compra, riceve e spaccia droga!”- ma i suoi pensieri furono interrotti dalla visione di due tipi abbastanza buffi. Erano entrambi vestiti di nero, e portavano entrambi occhiali da sole nonostante all’interno del magazzino non ci fosse luce a sufficienza per indossarli.

-Che dici, il capo ci darà una ricompensa?- domandò un ometto basso e tarchiato.

-Ma che ricompensa? Non abbiamo fatto niente di speciale!- gli rispose il suo collega alto e magro. L’omettino, nello stesso istante in cui l’amico finì di parlare, fece scivolare una cassa. –Stai attento idiota! Se ne sprechiamo anche solo un grammo il capo ci fa fuori!

-Che lo venga a fare lui questo lavoro! Io ho mal di schiena!

-Si, ce lo vedi il capo tutto vestito per bene che viene a scaricare delle casse? Ahah! Da ammazzarsi dalle risate!

“Ora so che i film dicono la verità su questo genere di cose: Mandano sempre i più stupidi a fare il lavoro pesante…”- pensò Kagome, quando avvertì che qualcuno l’aveva afferrata con una mano per la spalla e con l’altra le aveva tappato la bocca.

-Shhh!!!- fece Inuyasha per tranquillizzare la ragazza. Dopo questo gesto Inuyasha si accucciò dietro di lei. Ad un tratto sentirono i due uomini avvicinarsi all’uscita. Inuyasha trascinò la collega tenendola per le spalle, con la speranza di non essere visti, ma successe qualcosa di imprevisto. Un uomo colpì il ragazzo con forza in testa, mentre l’altro afferrò Kagome cingendola con vigore per le braccia.

-Ma guarda, guarda! Due fidanzatini!- esclamò lo scagnozzo che immobilizzava Kagome, mentre quest’ultima era terrorizzata per le condizioni di Inuyasha, il quale era accasciato a terra privo di sensi.

-Questi non sono solo fidanzatini! Il ragazzino qui ha una pistola!- disse il compagno perquisendo Inuyasha. In fondo non erano tanto stupidi. -Che dici, li facciamo fuori?

-Sai che il capo non vuole morti! Se non sbaglio ho visto una cella frigorifera là dietro. Se ce li buttiamo dentro, nessuno penserà di cercarci qualcuno!

-Noo!!! Lasciatemi!!! Inuyasha!!!- cominciò ad urlare Kagome.

-Smettila ragazzina o dovrò farti male sul serio!- la ragazza placò le grida, ma la rabbia che aveva dentro la irrigidì dall’interno.

-Forza, cerchiamo delle corde e sbarazziamoci di questi due.- gli uomini erano seriamente intenzionati a chiudere i due giovani nella cella frigorifera che di solito hanno una temperatura che va da i 10° ai -35°. Quel giorno il termostato era impostato a -25°. Ad entrambi vennero legate le mani dietro la schiena. Inuyasha, ancora inerme, venne gettato di peso in fondo a quella stanza bianca e fredda, mentre Kagome ci entrò di peso, costretta, con le proprie gambe. I due uomini chiusero la porta ermeticamente e sorrisero alla ragazza che per stizza si lanciò contro la porta andandoci a sbattere energicamente. Immediatamente dopo che i due se ne andarono, Kagome concentrò le sue attenzioni su Inuyasha. Ora la ragazza capiva l’ostinazione del padre nel ripeterle di non andare in giro ‘mezza nuda’, come diceva lui. Il freddo cominciava a sentirsi, ma Kagome non doveva permettergli di penetrarle dentro. Si inginocchiò accanto ad Inuyasha e cominciò ad urlare il suo nome, chiamandolo disperatamente con la speranza di vederlo reagire in qualche modo. Continuava a gridare, a pregarlo di svegliarsi, ma non accennava a muoversi.

-Inuyasha!!! Andiamo svegliati!!!- nessuna reazione. -Inuyasha!!!! Avevi detto che mi avresti protetta!! Lo hai promesso a mio padre ricordi!??!!- e la sua voce cominciava ad rompersi da un pianto che, ineluttabile, tentava di sfogare tutta la rabbia che la ragazza provava. -Lo avevi promesso!!... E ti consideri una brava spia? Ti sei fatto mettere al tappeto da una botticina in testa!!

-Botticina… Appena usciamo provo su di te se fa male o no!- ribatté il ragazzo. Quelle parole agirono come una specie di fuoco in Kagome, che vide rinascere la speranza di uscire viva da quel posto. -Forza, slegami.- disse mettendosi seduto e porgendo le spalle alla collega. Kagome si voltò e tentò di sciogliere i nodi che tenevano legato Inuyasha. Con molta fatica ci riuscì e non appena libero si portò le mani alla testa come per sentire se era tutto al suo posto.

-Ehi, ci sono anche io!- esclamò Kagome ancora annodata come un salame. Inuyasha si sporse sulla schiena della ragazza e mentre tentava di districare il nodo, pensava a come uscire da quel freezer in versione gigante.

-Vedrai che tra poco arriveranno gli altri!- tentò di rincuorarla Inuyasha.

-Non penseranno mai di cercare qua dentro!

-Non essere sempre così dannatamente pessimista, accidenti!- Kagome si era accucciata in un angolo sperando di riscaldarsi, ma fu tutto inutile. Ogni cosa sembrava bruciare tanto era fredda. I minuti trascorrevano e nessuna sirena si udiva da li dentro, non si percepivano né passi, né voci. Il ragazzo camminava nervosamente avanti e indietro per quella stanzina 5 metri x 5, non accorgendosi che il freddo si era impadronito ormai della quasi totalità del corpo di Kagome.

-Mi dispiace.- riuscì a dire lei nel suo angolo con le gambe raggomitolate e la faccia tra le ginocchia.

-Non dire sciocchezze, non è colpa tua.

-Si invece. Se non fossi stata così idiota da entrare e da non aspettare i rinforzi, ora non saremmo in questa situazione.- Inuyasha si voltò verso di lei giusto in tempo per vedere che la ragazza si stava addormentando. Cosa sbagliatissima da fare in questa situazione.

Subito si catapultò su di lei per impedirle di sbattere la testa contro il duro pavimento. Si mise a sedere accanto a lei portandosela tra le gambe e stringendola tra le sue braccia col tentativo di trasmetterle un po’ del suo calore corporeo.

-Non ti devi addormentare stupida!!- urlò Inuyasha scuotendola leggermente per farla rinvenire.

-Mi dispiace Inuyasha. Non potrei mai perdonarmelo se ti accadesse qualcosa.- ammise Kagome mentre una lacrima le solcava gli occhi che faticava a tenere aperti. I due volti erano ad una ventina di centimetri l’uno dall’altro. Inuyasha rimase un paio di secondi ad ammirare i contorni del viso di Kagome, mai stato tanto vicino al suo.

-Non mi accadrà nulla, però devi resistere!

-Non ce la faccio... Ho troppo freddo… - e a quella affermazione il ragazzo ritornò a stringerla a sé più forte che poteva. I minuti trascorrevano inesorabili, ma ormai quello che cingeva era un corpo freddo, immobile, senza reazioni. Sentiva il respiro di Kagome lento e affaticato, e pregava che i colleghi arrivassero presto a salvarli.

-Kagome! Ti prometto che se resisterai ti dirò cos’è successo quella sera quando Sango è venuta da me, ma ti prego, non mollare ora! Arriveranno presto a salvarci vedrai!!- questa volta era lei a non rispondere. -Kagome reagisci!!!- niente. -Vuoi dirmi cosa dovrei fare io senza di te maledizione??!- Continuò a stringerla, a coprire il corpo della ragazza con il proprio affinché il freddo provato diminuisse. Il respiro di Kagome si faceva sempre più lento. Persino il suo corpo aveva smesso di tremare.

Ad un tratto un rumore ad Inuyasha familiare. Una sirena e subito dei passi.

-E’ tutto finito, resta qui!- disse il ragazzo a Kagome posandola a terra. Cominciò a ad urlare, a sbattere i pugni contro la porta ghiacciata, e ancora a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo. Chiedeva aiuto, pregava qualcuno di venirli a tirare fuori di lì.

Kagome era inerme sul pavimento. Il freddo le aveva immobilizzato tutto il corpo. Non sentiva più nulla. Dentro di sé credeva che fosse la fine di tutto. Poi qualcuno comparve dalla finestrella sulla porta e la aprì. Inuyasha prese la ragazza in braccio e quando la porta venne aperta lui corse fuori con Kagome tra le braccia. Non appena fuori da quel magazzino, Inuyasha non fece caso nemmeno alle decine di macchine della polizia che circondava l’edificio, si lasciò cadere in ginocchio con Kagome in braccio e la strinse forte per non far arrivare il calore troppo velocemente al suo cuore. Poi più niente. Anche il ragazzo si accasciò a terra senza lasciare la presa di Kagome.

Un rumore intermittente, il calore sul viso, il tepore di una stanza chiara. Furono queste le sensazioni che risvegliarono la ragazza in un letto d’ospedale. Inizialmente non si rese conto di dove si trovasse, e quando aprì gli occhi si accorse di avere un aggeggio infilato per il naso. Accanto al suo letto, su una semplice sedia, vi era Miyoga in uno stato di semi abbiocco. Come ogni tanto faceva, dischiudeva le palpebre per vedere se la sua bambina era sveglia, e quando notò che questa volta lo era, ebbe un sussulto.

-Ciao papà!- esclamò la ragazza con un filo di voce.

-Oh, Kagome… Finalmente ti sei svegliata!- le rispose il padre quasi con le lacrime agli occhi.

-Inuyasha?- si preoccupò di domandare lei.

-E’ stato qui fino ad un oretta fa. L’ho costretto ad andarsi a prendere un caffè e a farsi un giro.

-Lui non beve caffè…

-Si invece… Ma dimmi, come ti senti?

-Li avete presi?- Kagome, più di qualsiasi altra cosa, voleva sapere se il suo atto di stupidità, oltre ad aver rischiato la vita di Inuyasha, aveva avuto un lieto fine.

-Il tuo intervento ci ha permesso di arrivare in tempo. Ma non farlo mai più, intesi? Mi hai fatto perdere dieci anni di vita!- ed un tenero sorriso comparve sul viso di entrambi.

-Quanto ho dormito?

-Circa 24 ore. Ti hanno addormentata per farti degli esami ed accertarsi che tutto andava come avrebbe dovuto andare… Comunque… Volevo dirti che mi dispiace se in tutti questi anni ho spaventato i tuoi spasimanti, ma ora sarei felice se voi due steste insieme.- Kagome non riusciva a capire quell’intervento che fece il padre. Poi comprese.

-Cosa stai dicendo? Guarda che non…

-Ah! Inuyasha! Mi ha domandato giusto appunto di te. Beh, vi lascio soli!- ad un tratto fece capolino nella stanza la testa di Inuyasha, e vedendo che la ragazza si era ripresa sorrise involontariamente. Il ragazzo era sulla soglia con un bicchierino di carta in mano. Quando Miyoga gli fu vicino allungò il collo per scorgervi la bevanda all’interno.

-Cos’è quello?

-E’ the…- Miyoga si limitò ad uscire dalla stanza con un sorriso malizioso impresso sul volto che nessuno, fortunatamente, notò. Il ragazzo si mise al posto occupato sino ad ora dal capo senza dire una parola.

-Mio padre mi ha detto che sei rimasto tutto il tempo qui.

-Dopo tutto quello che ho fatto non potevo rischiare di perdermi il tuo risveglio… Mi allontano per meno di un’ora e tu apri gli occhi. È incredibile.- Solo il quel momento Kagome si rese conto di non essere assolutamente presentabile e si coprì il volto con la coperta.

-Cosa stai facendo?- domandò lui.

-Sono orribile!!

-Guarda che non è stata colpa tua. È stato solo un bene che tu abbia fatto irruzione. Se non lo avessi fatto a quest’ora ci sarebbero scappati.- le rispose Inuyasha non capendo che il commento di Kagome riguardava il suo aspetto esteriore. Evidentemente a lui importava ben poco. Si scoprì di nuovo e si mise a sedere.

-Si però… Ho rischiato che ti accadesse qualcosa.

-Non mi sarebbe accaduto niente! Quei due erano due idioti e so badare a me stesso! Quindi per me non ti devi più preoccupare, d’accordo?- Kagome gli sorrise in segno di consenso, ma poi divenne improvvisamente triste. Il ragazzo, che vide la mano di Kagome appoggiata sul letto, posò la sua su di essa e subito Kagome sentì dentro di sé un immenso calore che le pervase tutto il corpo e la strinse aggrovigliando le proprie dita con quelle di Inuyasha, ma poi le tornò in mente una cosa che venne detta all’interno della cella.

-Cos’è successo tra te e Sango quando è venuta a casa tua?

-Cosa??

-Ero ancora cosciente quando lo hai detto mio caro, quindi non hai via di scampo!

-Guarda che hai sognato! Si può sapere perché io ti avrei dovuto dire una cosa del genere?- ma le loro mani non si separarono. Rimasero unite nonostante la piccola discussione simpatica che li aveva persuasi da quella unione e che li aveva tolti da un possibile imbarazzo. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta rimanendo però all’entrata. Kagome a quella vista non poteva crederci. Aveva solo voglia di piangere. Senza nemmeno accorgersene strinse con più forza la mano di Inuyasha e lui le fece capire che andava tutto bene semplicemente col calore che le trasmise. Ayame, Hojo e Kagura erano venuti a farle visita probabilmente avvertiti da Miyoga che era ignaro del loro litigio.

-Entrate…- disse la Kagome a letto. Quando l’amica le si avvicinò, notò le mani dei due ragazzi che subito si lasciarono. Ayame posò sul comodino affianco a lei un mazzo di fiori.

-Come stai Higurashi?- domandò Hojo per rompere il ghiaccio.

-Ora bene, grazie!

-Ma cosa ti è successo?- chiese Kagura. A quella domanda Kagome non sapeva cosa rispondere poiché non poteva dire che era stata rinchiusa in una cella frigorifera. Così intervenne Inuyasha.

-Il medico ha detto che è stato un’insufficienza di ferro nel sangue… Beh, io vado.- disse infine il ragazzo per lasciare Kagome sola con i suoi amici, anche se in realtà sperava che Kagura e Hojo fossero tanto perspicaci da capire che la cosa migliore da fare sarebbe lasciare le due ragazze chiarire da sole. Contro ogni sua aspettativa sentì alle sue spalle i due fare gli auguri di pronta guarigione a Kagome.

Le due ragazza rimasero un paio di minuti con lo sguardo basso senza dire niente.

-Mi dispiace.- dissero contemporaneamente.

-No, a me dispiace.- aggiunse Kagome. -Non avrei dovuto dirti una bugia del genere.

-Kagome, ci ho pensato bene. Sono stata una stupida ad arrabbiarmi in quel modo. In fondo ci conosciamo da tanti anni e so che non lo avresti mai fatto se non ci fosse un’ottima ragione dietro. Per questo sono io a domandarti di perdonarmi.

-Ayeme, ascolta… Inuyasha non è mio cugino. È un dipendente di mio padre ed è stato lui a chiedermi di potarlo con noi in centro quel giorno. Inuyasha non ha famiglia e non ha amici. Ha sempre lavorato con gente più grande di lui e così mi ha chiesto di farlo svagare un po’ con noi. Passando del tempo con lui mi sono accorta che è un grande amico e comincio a vederlo come una sorta di fratello maggiore. Però devi credermi: non c’è nulla tra noi.- Ayame sorrise non appena Kagome finì di spiegarle la situazione.

-Ora ascoltami tu. A me non importa più niente. Ora sto con Hojo. Siamo usciti un paio di volte e ci siamo trovati bene insieme. Spero non ti dispiaccia.

-Ma no figurati!!! Sono felicissima per voi!

-Quindi… Tra me e te è tutto come prima?

-Certo!- e come se nulla fosse successo, le due ragazze si abbracciarono nostalgiche del calore di un’amicizia che credevano persa, ma che, dimostrandosi più forte di qualsiasi avversità, avevano ritrovato.


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