Cosa pensano i Mostri di noi

di Edoatar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La pena di un demone ***
Capitolo 2: *** L'eroe di Seattle ***
Capitolo 3: *** La mostruosità ha varie forme ***



Capitolo 1
*** La pena di un demone ***


Cosa pensano i Mostri di noi

1: Telchini

 

Mi chiamo Lykos. Ho imparato a maneggiare le armi e a controllare la magia già da quando avevo ancora il pelo sulle zampe. Vivo con i miei simili all'interno di un enorme fucina dove i capi anziani ci addestrano. Oggi c'è stata un'altra lezione di orientamento e come sempre, in classe, ci sono stati i soliti ululati e abbai di eccitazione. Il film che il prof. ci ha mostrato è stato terribilmente noioso. Le solite istruzioni su come costruire una lama magica e come usarla per mutilare i nemici.

Quando un giovane demone entra nell'età dello sviluppo” diceva il commento del film, “il suo corpo mostruoso attraversa dei cambiamenti. Forse avete notato che le vostre zanne si sono allungate e avvertite già l'improvviso desiderio di sbranare degli umani.”

-”Parla per te.” Sbottai a bassa voce. Gli altri telchini risposero invece con un ringhio di approvazione. E' questo il mio “problema”, o almeno così lo chiama mio padre. Io non sono come gli altri. Non ho mai provato desiderio nel ridurre a pezzi le nostre vittime. A scuola ci insegnano ad odiare gli dei, ad odiare i loro figli ed i loro alleati. Dicono che gli dei ci hanno usati e poi ci hanno gettati nel tartaro e che quindi ci spetta vendetta. Ma io conosco la verità. Ho trovato un libro risalente alla Titanomachia, la guerra tra dei e titani. La nostra razza ha creato incredibili armi per gli dei, compreso il tridente di Poseidone. Ma poi si fecero corrompere da Crono e cominciarono a praticare le arti oscure e tramarono contro gli dei. Per questo Zeus ci confinò nel tartaro. Quindi la nostra causa e tutto quello che ci insegnano è sbagliato. Temo di essere l'unico della mia generazione ad essermene accorto. Di solito, cerco di mettere in guardia i miei compagni. Li avverto di non andare in guerra. Ma niente. Non mi ascoltano e finiscono per farsi distruggere appena usciti nel mondo. Questo è l'unico posto in cui siamo veramente al sicuro, e mi auguro che lo resti.

I miei pensieri furono interrotti dal finale del film e da un rumore proveniente dall'altro lato della stanza. Due adulti hanno trascinato dentro un carrello con un telo sopra a coprirne il contenuto.

-”Bene, vediamo quanto siete ingegnosi.” Disse uno dei due.

Ci avvicinammo, anche se restai dietro a tutti. Mi appuntai sulle pinne per vedere un adulto che toglieva il telo dal carrello. Quello che successe dopo non lo scorderò mai. Un umano dall'aria molto giovane sbucò dal nulla e si mise in piedi dentro al carrello mentre una spada di bronzo celeste gli compariva magicamente in mano.

-”Un semidio!” Urlò qualcuno.

-”Uccidilo!” Ringhiò un altro.

Il Mezzosangue falciò letteralmente tutta la prima fila di telchini.

-”Indietro!” Ci minacciò. Aveva un'espressione spaventata, ma finché aveva un'arma restava comunque pericoloso.

-”Non preoccupatevi,” disse il ragazzo, sventolando la spada, “i mostri colpiti dal bronzo celeste si disintegrano. E' un cambiamento del tutto naturale che vi capiterà in questo preciso istante se non vi fate INDIETRO!”

I miei compagni ebbero il buonsenso di indietreggiare. Il semidio saltò fuori dal carrello, -”FINE DELLA LEZIONE!” Gridò, per poi scappare verso l'uscita. Tutti i telchini si precipitarono all'inseguimento. Io fui l'unico a restare imbambolato per qualche secondo.

-”Lykos!” Mi chiamò l'insegnante. “Vai al cancello e chiudilo per impedire a quel moscerino di fuggire.”

Raggiunsi il cancello goffamente e stavo per chiuderlo, quando mi accorsi che il semidio correva verso di me. Avrei potuto imprigionarlo, chiudere la saracinesca e catturarlo. Ma non lo feci. Io non sono come gli altri. Feci scattare le sbarre solo quando il ragazzo era già passato. Lo guardai allontanarsi e nascondersi dietro ad una roccia. Una sua simile comparve improvvisamente al suo fianco. Ora erano due. Restai a fissarli mentre parlavano, entrambi col fiatone. Poi, la ragazza lo afferrò e lo strinse forte a se, appoggiando anche il muso, o come lo chiamavano loro viso, contro il suo. Scomparve nuovamente e il ragazzo restò fermo dov'era per qualche attimo.

-”Laggiù!” Gridò un telchino, che aveva avvistato il semidio. Quest'ultimo si alzò e corse proprio al centro di una delle piattaforme e venne circondato dagli anziani. Cercai di avvicinarmi il più possibile.

-”Che cosa abbiamo qui? Un figlio di Poseidone?” Disse uno.

Poco dopo, lo colpì con una delle nostre sfere infuocate. In fondo, provavo pena per quel ragazzo. Ma che diavolo dico!? Quello era un nemico. O forse no?

Io ho sempre avuto l'idea di poter cambiare le cose. Di poter evitare al mio popolo di partecipare alla guerra e ricongiungersi con gli dei. Ma sapevo che era impossibile. E ora eccomi lì. Un giovane demone con i sensi di colpa e la consapevolezza di trovarsi nel posto sbagliato.

Il ragazzo cominciava a prendere fuoco. Poi, successe veramente una delle cose più spettacolari a cui io abbia mai assistito.

Il semidio tese una mano ed urlò. Seguì un'esplosione. Un enorme getto di acqua salata eruppe sulla piattaforma, inondando tutto e tutti. Un vortice circondò il figlio di Poseidone e lo scagliò in alto, fuori dalla bocca del vulcano. Era morto, fu la prima cosa che pensai. Ma ci fu dell'altro a distrarmi. L'intera fucina fu scossa da forti scosse. Il terremoto fece crollare intere strutture e si udì un ruggito spaventoso.

-”Dobbiamo andare!” Gridò un telchino adulto.

-”Che succede?” Chiese un altro.

-”Tifone.” Disse il demone, affranto, “Tifone si è svegliato.”

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Angolo autore: Allora? Avanti, ditemi che cosa ne pensate. Vi piace? Non vi piace? Io sper di aver catturato la vostra attenzione e che questa raccolta vi piacerà.
Intanto vi saluto, che gli dei vi benedicano.


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Capitolo 2
*** L'eroe di Seattle ***


2: Empuse

 

Il sole finalmente calò e la mia cabina si rabbuiò. Era ora. Avrei dovuto incontrare le mie compagne nel cortile della nave. Raggiunsi le altre e restai ad ascoltare Luke che finiva il suo discorso.

-”Ne abbiamo trovati altri.” Stava dicendo il figlio di Ermes, “Le nostre spie ci hanno riferito di aver localizzato dei mezzosangue a Seattle. Dobbiamo convincerli ad unirsi alla nostra causa. Ne bastano pochi perché il nostro signore Crono possa risorgere dal Tartaro. Forza, andiamo.” Concluse lui, andando a prepararsi.

Raggiunsi la nostra istruttrice Kelli, che stava dando le ultime istruzioni.

-”Mi raccomando, fate attenzione. Non deve andare storto niente stanotte. Ci vestiremo con abiti eleganti se dovremmo attrarre dei ragazzi.”

-”Ehm...Kelli. Io non ho abiti eleganti.” Dissi, e subito tutte le empuse si voltarono a guardarmi incredule.

-”D'accordo.” Sbuffò Kelli, ”Ti presterò il mio vestito da sera rosso.”

 

Arrivammo a Seattle a mezzanotte e ci fu subito indicato dove recarci. Insieme ad una schermaglia di dracene, ci appostammo dietro ad alcuni cespugli che circondavano un vialetto di marmo fuori da una scuola media.

E poi, finalmente, arrivarono. Un gruppo di cinque persone composto da una ragazzina che avrà avuto 13 anni, altri tre ragazzi suoi coetanei e un altro semidio di 18 anni. Camminavano avanti e indietro per il vialetto e i quattro ragazzini più giovani sembravano turbati.

-”Venite con me.” Parlò il più grande, “Posso portarvi in un posto sicuro, a Long Island.”

-”Ma perché dovremmo fidarci di te?” Domandò la ragazzina.

-”Ve l'ho già detto, siete in pericolo. Ci sono dei tizi che vi danno la caccia.”

-”Vuoi dire che siamo ricercati?”

-”Beh...diciamo di sì. Ma io posso proteggervi. Se starete con me non vi accadrà nulla.”

Neanche a dirlo, una freccia scoccata da una dracena lo colpì al braccio sinistro, facendolo trasalire. I quattro semidei più piccoli urlarono dalla paura, e noi attaccammo. Due giganti Lestrigoni acciuffarono i ragazzi e li trascinarono via.

Il mezzosangue ferito estrasse un piccolo cilindro dal marsupio che si allungò da entrambe le estremità fino a diventare una lancia.

Luke gli andò incontro, sguainando Vipera.

-”Arrenditi Max, figlio di Efesto.” Disse sorridendo, “Vi abbiamo circondati. Siete presi. Ti prego, evitiamo di spargere altro sangue. E' giunta voce alle mie orecchie che tu sia un prode combattente. Ritengo inutile farti ammazzare. Potresti unirti ai nostri ranghi, ci farebbe comodo un guerriero del tuo calibro.”

-”Va all'Ade!” Ringhiò l'altro, che teneva ancora la guardia alta. Luke sospirò, “E va bene. Se è ciò che vuoi.” Rivolse uno sguardo alle dracene, “Uccidetelo.”

Io ero tra le ultime della falange, quindi non ci fu il bisogno di precipitarsi nella battaglia. Fu un bello spettacolo. Il semidio si difese bene. Polverizzò senza problemi una decina delle prime dracene e tre delle mie sorelle. Riuscì anche a disintegrare un Lestrigone. Per Ecate! Era davvero bravo a combattere, anche con un braccio solo. Ma dopo alcuni attimi fu soppresso dal numero di nemici. Una dracena lo colpì alle spalle, ferendolo ad un polpaccio. Il semidio cadde in ginocchio e i demoni ulularono di esaltazione. Due empuse erano pronte per afferrarlo, quando il mezzosangue gridò. “Charles!”

Due involucri di ceramica colpirono le mie sorelle ed esplosero, circondando loro e qualche altro mostro di fiamme verdi: Fuoco Greco.

Tutti guardammo in alto e intravidi un altro ragazzo, in equilibrio sul muretto di cinta della scuola, intento a ricaricarsi e lanciare altre due bombe in mezzo a noi. Io evitai l'esplosione di soli cinque centimetri. Il semidio atterrò vicino al suo compagno a terra e lo aiutò a rialzarsi. Era un ragazzo alto e robusto, come l'altro, e probabilmente era Afroamericano, dalla pelle scura che aveva.

-”Cavolo fratello, pensavi di divertirti senza di me?” Chiese il nuovo arrivato. L'altro riuscì a sorridere.

-”Grazie Charlie. Ottimo tempismo.”

-”Ciao Luke.” Salutò il mezzosangue, “Dimmi, come ci si sente a sterminare i propri amici?”

Il diretto interessato ringhiò per la rabbia e strinse i pugni.

-”Beckendorf!” Luke si controllava a malapena, “Fateli fuori! Non voglio più vedere le loro facce!” Sbraitò.

Tutti i mostri gli si riversarono contro. Tranne me. Davvero, io facevo veramente pena a combattere. L'obiettivo era quello di dividerli e questo fu facile. Lo scontro durò per molto e il semidio già ferito si difendeva con grinta ma venne di nuovo fatto cadere. Il suo compagno disintegrò gli ultimi mostri che lo circondavano e fece per correre incontro al suo amico.

-”No! Charlie tu devi tornare. Racconta al campo cosa è successo qui.”

-”Max, non posso lasciarti!”

-”VAI!” Gli urlò il fratello. Il mezzosangue era titubante, ma ricacciò indietro le lacrime e si voltò, correndo via. Nessuno lo inseguì. Le nostre fila erano state decimate e ora tutti si concentravano su Max.

Il semidio aveva le braccia legate e fu trascinato nella tenda di Luke.

-”Probabilmente lo vorranno interrogare. Ci vorrà un po'.” Disse Kelli.

Rimanemmo fuori dalla tenda, vicini al fuoco. Vidi il gigante Lestrigone sopravvissuto intento a togliersi gli spallacci dell'armatura.

-”Perché siete entrati in questa guerra?” Gli domandai. Lui alzò lo sguardo, confuso.

-”In che senso?” Domandò.

-”Che cosa guadagnate voi giganti dal servire Crono.”

Lui sembrò rifletterci, “Credo che noi Lestrigoni diventiamo consapevoli di quello che facciamo troppo tardi. Prima, siamo arroganti e pensiamo solo a dimostrare agli altri la nostra potenza, soprattutto ai mezzosangue. Poi, col tempo, se restiamo vivi agli scontri ci rendiamo conto del pericolo. Ma ormai non si può più tornare indietro. Ci si prende gusto. Capisci?”

Io annuii, “Quindi intendi ritirarti?” Gli chiesi.

-”Certo che no! Ho perso un mio parente stanotte. Voglio vendetta.”

 

Dalla tenda spuntò la testa di Kelli, che ci invitò ad entrare. Dentro trovammo il mezzosangue legato ad una sedia di legno, con la faccia piena di graffi e lividi. Luke se ne stava seduto su di un trono dorato, poco distante dal prigioniero.

-”Non ci ha voluto dire niente. E' testardo come suo padre.” Ci informò Kelli, “D'altronde me l'aspettavo.”

Luke si sporse in avanti sul trono, “Questa è l'ultima possibilità che ti offro Max. Dacci le informazioni di cui abbiamo bisogno.”

-”Crepa! Non te lo dirò mai.” Rispose il ragazzo.

-”Sai che prima o poi conquisterò il campo. Ti risparmierei la vita.” Continuò Luke. Max sputò del sangue ai suoi piedi.

-”No.” Rispose deciso.

Luke abbassò la testa sconsolato, poi si voltò verso di noi.

-”Kelli, è ora che tu mi faccia vedere quello che sai fare.” Disse.

L'empusa sorrise crudelmente mentre si trasformava e assumeva la nostra vera forma. I capelli si incendiarono, la pelle sbiancò, gli occhi si tinsero di rosso, una gamba divenne di bronzo e l'altra da asino e gli crebbero artigli e zanne. A volte, mi dimenticavo di essere così anch'io. Kelli si avvicinò lentamente a Max. Riuscivo a vedere la paura dentro di lui grazie ai miei poteri sensitivi, ma era veramente poca. Come se il pensiero di morire fosse un'emozione secondaria. Luke sembrava interessato, dato che Kelli gli aveva detto del modo fantastico con cui lei uccideva le sue prede.

La mia istruttrice spostò la testa di Max e colpì. Lo azzannò al collo il semidio gridò dal dolore.

Anche Luke urlò, ma dal disgusto.

-”Oh! Per il re dei Titani!” Si voltò dall'altra parte mentre Kelli terminava. L'empusa si staccò dal corpo del mezzosangue e rise con le labbra macchiate di sangue. Ma quando vide l'espressione di Luke il suo sorriso si spense.

-”Luke, che...”

-”Stammi lontana!” Sbraitò, con un tono di voce che sembrava da manicomio. Il suo viso era pallido come la pelle di Kelli.

-”Cosa!? Sei stato tu ad ordinarmi di...”

-”Sì, ma non mi avevi detto che...oh, per le mutande di Ermes!” Si girò ancora, in preda a conati di vomito.

-”Vattene, mostro!” La respinse ancora. Così, ogni empusa all'interno della tenda, me compresa, venne cacciata via. Tammi ebbe l'idea di andarsene un po' in giro per Seattle, alla ricerca di qualche ragazzo. Riuscimmo ad avvicinarne un paio, uno dei quali si mostrò particolarmente interessato alla sottoscritta. L'altro se lo portò via Tammi e io, rimasta sola con lui e Kelli, provai per la prima volta il sapore di un umano. Succhiai il suo sangue e un calore mai percepito prima mi inondò la bocca. Riuscivo a sentire l'adrenalina scorrere fortemente e volevo smettere, ma non vi riuscivo. Quando finii mi misi a piangere.

-”Allora? E' stato divertente?” Chiese Kelli.

-”Divertente? E' stato orribile!” Risposi, ma poi calmai il fiatone.

-”Mmm, sarà.” Mi diede le spalle.

-”Kelli.” La chiamai. Lei si voltò, “Sì?”

Io le rivolsi un sorriso, “Ho ancora fame.”

 

 

* * * * * * * *

Angolo autore: Sì, lo so. Il finale è un po' macabro. Se non ve ne siete accorti, questo episodio rispecchia quello che viene detto nel libro La battaglia del labirinto quando Percy sogna Luke che parla con Kelli di quando ha visto lei trucidare un ragazzo a Seattle, ricordate? E in questo capitolo ho inserito anche i pensieri di un gigante Lestrigone, 2 in 1 insomma. A dire il vero, l'ho fatto perché non credo che sarei riuscito a scrivere un'intera storia su di lui. Va bene, spero che il punto di vista di un'empusa vi sai piaciuto e ditemi che cosa ne pensate. Ovviamente ringrazio WWW1D e Biggi2001 per aver recensito il primo capitolo e coloro che seguono la storia. Vi aspetto per il prossimo episodio con il quale spero di non deludervi. 

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Capitolo 3
*** La mostruosità ha varie forme ***


3: Mezzosangue


Maledetto me per essere scappato dal campo. Guarda in che situazione mi sono messo. Ho voluto entrare nel labirinto ed ora mi tocca combattere in questa stupida arena solo per assecondare Anteo. Ma l'avevo promesso a mia madre. Le promisi che sarebbe stata rispettata; non potevo mancare al mio giuramento. Guardai l'incontro precedente al mio: un ciclope adulto contro tre dracene. Il mostro ne distrusse due con un solo colpo di clava, ma la terza gli tagliò la gola con il giavellotto. Il ciclope non urlò nemmeno. Invece, non fece altro che barcollare e cadere sopra alla dracena rimasta, schiacciandola.

Ecco fatto; nessun vincitore.

-”Nakamura! Tocca a te!” Mi sbraitò un carceriere. Mi legai la benda, raccolsi l'elmo e impugnai la mia spada. Seguirono squilli di tromba e le grate si alzarono. Sembrava proprio di trovarsi nel Colosseo, nei duelli tra gladiatori. Guardai la tribuna d'onore, dove Luke sedeva sul trono di Anteo, con l'ospite accomodato al suo fianco.

Raggiunsi il centro dell'arena, dove mi attendeva un telchino armato di lancia. Anteo diede il via al combattimento.

Il demone cominciò a girarmi intorno, ma io rimasi fermo sul posto, seguendo i suoi movimenti con l'occhio buono.

-”Che peccato, mi dispiace dovermi sbarazzare di un giovane ragazzo come te.” Mi schernì ringhiando, “Ovviamente sei troppo inesperto. Sarai sicuramente il figlio di qualche dio minore. Beh, almeno avrai l'onore di finire all'altro mondo per mano mia.”

-”Ma non sei stanco di parlare a vanvera?” Gli domandai.

-”Cosa!? Brutto moccioso, ma chi ti credi di essere?”

-”Uno che non ha nessuna voglia di morire a causa di un idiota come te.”

-”Grrr, insolente! Io sono un feroce guerriero che ha già prestato servizio in battaglia. Tra la mia gente, io sono uno dei miglior...” Non terminò mai la frase. La lama della mia spada lo trapassò da parte a parte, polverizzandolo.

-”Ethan!” Sbraitò Luke, “Quante volte ti ho detto che devi aspettare l'ordine di Anteo?”

Guardai il gigante tatuato in perizoma nervosamente. Lui si voltò verso Luke.

-”Oh sta calmo, in fondo quel ragazzo mi piace.”

Subito dopo rientrai nell'armeria, seguendo gli scontri successivi. Mi battei ancora, questa volta contro un paio di dracene. Le eliminai senza troppa fatica, ma una riuscì a ferirmi di striscio sotto al braccio sinistro, proprio nello spazio non protetto dall'armatura. Rifiutai inconsciamente le cure mediche, forse perché volevo mettermi in mostra.

Cominciò un nuovo duello, un centauro contro un gigante. I due combatterono per molto, ma si capì subito che il ronzino era svantaggiato. Finalmente, il quadrupede finì al tappeto e Anteo diede il consenso al gigante di finirlo. Solo a quel punto mi resi conto che c'erano dei nuovi arrivati. Un manipolo di dracene con un'empusa e due Lestrigoni stava scortando un ragazzo e due ragazze. I mostri sugli spalti cominciarono a bersagliarli di sassi e altri oggetti.

-”Questo ti piacerà Anteo. Ti presento un tuo fratello, Percy Jackson, figlio di Poseidone.” Disse Luke.

-”Un figlio di Poseidone? Allora dovrebbe combattere bene! O morire bene!”

-”Come puoi essere figlio di nostro padre?” Gli urlò il ragazzo.

Me ne stetti lì ad ascoltare il loro animato discorso, fino a quando il cancello si sollevò e una dracena armata di tridente e rete mi superò, andando incontro al semidio. Il mostro tentò un affondo, che l'avversario schivò. Poi lanciò la rete, ma lui evitò anche quella. Subito dopo, il mezzosangue spezzò il tridente in due e conficcò la spada in uno spiraglio dell'armatura del demone, distruggendolo.

-”No!” Tuonò Anteo, “Troppo in fretta! Devi aspettare prima di uccidere. Solo io posso darti l'ordine!”

-”Nakamura!” Mi chiamarono da dietro, “Il padrone esige che sia tu a batterti con quel mezzosangue.”

Non me lo feci ripetere due volte. Se avessi sconfitto il figlio di uno dei Tre pezzi grossi mi avrebbero sicuramente preso in considerazione. Ma poi mi resi conto di essere anche ferito. Comunque avanzai deciso al centro dell'arena e mi infilai l'elmo.

-”Chi sei?” Mi chiese il mio nuovo sfidante. Avrà avuto appena un anno in meno di me.

-”Ethan Nakamura. Devo ucciderti.”

-”Perché stai facendo questo?”

-”Ehi!” Gridò un mostro dalle tribune, “Piantatela di blaterare e cominciate a combattere.”

-”Devo dimostrare il mio valore.” Gli risposi, “E' l'unico modo per unirmi a loro.”

Partii all'attacco. Era quello il mio piano, prenderlo di sorpresa. Ma non funzionò. Parò il colpo a mezz'aria, poi bloccai il suo fendente e cercai di colpirlo con lo scudo. Lui schivò. Era davvero bravo. Continuammo per altri cinque minuti a scambiarci serie di colpi con le spade. Mi voltai un attimo e alzai le braccia verso gli spalti e il pubblico esultò. Emisi un urlo da battaglia e caricai il mio rivale. Lui evitò la lama arretrando e mi ritrovai a doverlo inseguire.

-”Buuu!” Esclamò Anteo, “Combatti da uomo!”

Mi avvicinai e quando un sasso scagliato da un mostro lo colpì sul viso tentai un affondo. Lui però incastrò l'elsa della mia spada con la sua e piegò il polso. Persi la presa dell'arma e subito dopo il semidio mi investì con un colpo dritto al centro dell'elmo, sbalzandomi a terra. Mi puntò la spada al petto. Sospirai.

-”Finiscimi.” Dissi. Ecco, ero morto. Lui guardò Anteo, che decretò il pollice all'ingiù. Il mezzosangue mi guardò e poi rinfoderò la spada.

-”Scordatelo.” Disse.

-”Non fare lo stupido. Ci ammazzeranno entrambi.”

Mi porse la mano. Ero tentato di tagliargliela continuando lo scontro, ma non l'avrei mai battuto. Mi issai in piedi, scatenando l'ira di Anteo.

-”Nessuno disonora i miei giochi! Le vostre teste andranno in tributo a Poseidone!” Gridò.

-”Quando avrai l'occasione giusta, scappa.” Mi disse il ragazzo. Subito dopo si voltò per affrontare il gigante. Andai immediatamente a rifugiarmi sotto ad uno spalto; e lì rimasi a seguire lo scontro tra i due fino a quando Percy appese Anteo al soffitto con le catene dell'arena.

-”Fammi scendere!” Urlò.

-”Liberalo! E' il nostro ospite!” Aggiunse Luke.

-”E va bene.” Gli conficcò la spada nello stomaco e Anteo si svuotò di sabbia. Letteralmente.

-”Jackson!” Tuonò Luke, “Avrei dovuto ucciderti molto tempo fa!”

-”Ci hai provato. Ora lasciaci andare.”

Luke sorrise crudelmente e ogni singolo mostro sguainò le armi. Due carcerieri mi spinsero insieme al piccolo gruppetto. Poi successe una cosa incredibile e spaventosa allo stesso tempo. Percy Jackson estrasse dalla tasca un piccolo fischietto di quelli che si usano per i cani. Se lo portò alle labbra e soffiò. Non sentii niente. Forse ero diventato sordo. Il fischietto si sciolse.

-”E quello cosa avrebbe dovuto fare?” Luke rise.

Dietro di me si sentì un forte abbaio e un Lestrigone volò sopra di noi, schiantandosi contro il muro. Mi voltai e mi ritrovai a guardare il segugio infernale più grande che io abbia mai visto scaraventare in aria l'empusa e mettere in fuga le dracene.

-”Andiamo!” Disse Percy.

-”L'uscita in fondo.” Urlò la ragazza rossa.

Io colsi il suggerimento e li seguii. Alle nostre spalle udivo il fracasso prodotto dai mostri che ci inseguivano. Ero sicuro che sarei morto.

Fuggimmo all'interno del labirinto. Ad un certo punto la ragazza che ci faceva da guida urlò, “Giù!” appena in tempo per evitare un'ascia.

Ci fermammo a riprendere fiato in un'ampia stanza circondata da colonne. Mi sedetti pesantemente a terra e mi tolsi l'elmo.

-”Voi siete matti.” Dissi.

-”Mi ricordo di te!” Mi disse la bionda, “Eri uno dei ragazzi indecisi della casa di Ermes, anni fa.”

Ora che la guardavo meglio la riconobbi. Era la ragazza che insegnava greco ai primi arrivati, la capogruppo della casa sei.

-”Già, e tu sei Annabeth. Me lo ricordo.”

Restammo lì a parlare per un altro quarto d'ora, fino a quando pensai che se mi avessero trovato insieme a loro mi avrebbero ammazzato senza troppi complimenti. Decisi di tornare indietro.

-”Non vorrai andartene così da solo nel labirinto! E' un suicidio.”

Il ragazzo mi afferrò per il braccio.

-”Non avresti dovuto risparmiarmi, Jackson! Non c'è posto per la pietà in questa guerra.” Risposi. Forse ero in debito con lui ma, non so, qualcosa mi diceva che non era così. Sì insomma, sono il figlio di Nemesi. Queste cose le sento.

Ripartii seguendo i nostri stessi passi e dopo qualche svolta nei tunnel mi trovò un gruppo di demoni in ricognizione.

-”Hei tu! Sei quello che è scappato con i prigionieri!” Disse uno.

-”Posso mangiarlo?” Chiese un Lestrigone.

-”No. Non è come pensate voi. Mi hanno costretto a scappare con loro.” Mentii, “Infatti dopo volevo tornare ma gli altri capendo le mie intenzioni mi hanno sbarrato la strada e sono stato costretto a combattere per fuggire.” Cercai di avere un tono molto convincente.

-”Davvero?” Chiese qualcuno dietro al gigante. Quest'ultimo si spostò e sbucò Luke. Trasalii.

-”Se quindi sei così valoroso,” continuò, “Non rifiuterai l'offerta di essere l'ultimo pezzo per il risorgimento del nostro re.”

-”Certo che no, signore. Sono pronto.”

Ce l'avevo fatta.


* * *


E' passato più di un anno da quando, l'estate scorsa, riconcessi la vita al Signore del Tempo. Anche se il pensiero di quello che vidi mi spaventa tuttora. Luke, la sua voce. I suoi occhi.

-”Nakamura!” Il titano Iperione mi riportò alla realtà, “Crono vuole vederti.”

Mi alzai ed entrai nel negozio di zia Em. Quel luogo mi dava i brividi.

-”Ethan.” Luke/Crono era seduto sul suo trono dorato e mi fissava.

-”Mi ha mandato a chiamare, signore?”

-”Sì. Come ben sai io sono ancora “debole” in questa ridicola forma. Non sono ancora in grado di espandere il mio potere a mio piacimento e questo mi comporta dei limiti.”

-”Ne sono al corrente.”

-”Bene. L'altro giorno mi hai raccontato di aver fatto un sogno.”

Era vero. Tre notti prima avevo sognato di trovarmi sulla riva di un fiume nero. Letteralmente nero. E insieme a me c'erano Percy Jackson e il semidio figlio di Ade. Sognai Jackson che si immergeva nelle acque del fiume. Vidi le correnti concentrarsi contro di lui e attaccarlo. Poi ricordo di aver visto Percy tenere intensamente il dito puntato contro la sua schiena, all'altezza dell'ombelico. Non ci misi molto per capire cosa fosse accaduto. Percy Jackson si era bagnato nello Stige ed aveva ottenuto l'invulnerabilità. E io sapevo qual'era il suo punto debole.

-”Quindi?” Chiese Crono, “Di che cosa si tratta?”

-”Beh, ecco io...” Balbettai come uno stupido, “Io credo che fosse solo un sogno insensato.”

-”Attento Ethan. I sogni possono rivelare particolari importanti. Non bisogna mai sottovalutarli. Beh, se non c'è altro sei libero di prestare i tuoi servigi altrove. Ricorda che tra non molto muoveremo le truppe e il Minotauro alla conquista del ponte.”

Chinai il capo ed uscii dal quartier generale. Ancora poche ore e avremmo attaccato.

Feci in tempo a riposare giusto un po'. Sognai di essere ancora nella tenda di Crono, come se non fossi mai uscito.

-”Ti ha rivelato qualche informazione utile, fratello?” Domandò Iperione.

-”No.”

-”Puah!”

-”Semidei.” Crono analizzò la parola, “Semidei. Metà umani e metà dei.”

-”Non capisco dove vuoi arrivare.” Intervenne Iperione.

-”Sono ibridi!” Urlò Crono, “Sono un miserabile incrocio tra una delle razze che popolano la terra e i miei figli! E io sono costretto ad essere dipendente da loro! Zeus ha creato l'essere umano, con il quale a sua volta a creato il Mezzosangue. Parola mia fratello, intendo sterminare questa feccia. Cancellerò la loro minaccia dalla faccia dell'universo!”

-”Dunque li temi.” Osservò Iperione. L'altro gli rivolse un'occhiataccia.

-”Io estinguerò la loro razza. Verranno eliminati. Dal primo all'ultimo!”

Mi svegliai all'istante, con il viso imperlato di sudore.

Ecco la ricompensa per averlo riportato in vita. Ero certo che volesse sbarazzarsi di noi ma ho sempre avuto troppa paura per affrontarlo. Se solo avessi saputo quale fosse il suo Tallone d'Achille. Forse tutto questo sarebbe finito.

Raggiunsi le nostre postazioni sul ponte quando la battaglia era già cominciata. Io me ne stavo lì, sul mio cavallo scheletro al fianco di Crono, ad osservare le atrocità della guerra. I ragazzi di Apollo sopravvissuti erano molto pochi. Il mio sguardo si soffermò su una piccola macchia arancione, in mezzo ad un mare di mostri. Mano a mano che la figura avanzava il gruppo di demoni decresceva di numero. E riconobbi anche cosa fosse quella macchia arancione. Una maglietta del Campo Mezzosangue. Percy Jackson.

-”Cavalieri, andate!” Ordinò Crono.

Ormai avevo così paura di lui, che allontanarmi mi fece quasi sentire meglio. Ho detto quasi.

La seconda parte della battaglia cominciò con la mia caduta da cavallo. Jackson mi aveva sbarrato la strada. Mi rialzai e lo vidi combattere contro alcuni demoni. Quando finalmente lo raggiunsi ci guardammo. E dopo averlo fatto lui si voltò, come se non mi ritenesse un avversario abbastanza valido. E questo mi fece infuriare. Sentii nuovamente quella rabbia dell'anno prima incendiarmi il corpo. So che è un gesto vigliacco, ma lo feci. Estrassi il pugnale avvelenato e feci per conficcarglielo nel punto che avevo visto in sogno, dietro alla schiena. Era praticamente fatta quando...

-”AAAH!!!”

-Annabeth!”

Stupida ragazzina. Si era messa in mezzo. Non feci neanche in tempo a capire cosa fosse successo che mi ritrovai a terra, dopo aver preso una botta in faccia da Jackson. Restai semi-cosciente per qualche attimo. Quando mi ripresi, ricordo di aver visto i nostri soldati in fuga. Il ponte era stato spezzato. Senza pensarci due volte mi voltai e corsi verso la nostra estremità. Ero arrivato quando ad un certo punto mi ritrovai faccia a faccia con un altro mezzosangue, il quale non aveva nessuna intenzione di lasciarmi passare. Era un biondino della casa di Apollo. Ingaggiammo un duello, e per poco rischiai di venir fatto a fette dalla sua spada. Poi lui commise l'errore di menare un fendente troppo ampio e lasciò scoperto il corpo. E io purtroppo ne approfittai. Caricai un affondo col pugnale e glielo conficcai tra le costole, proprio sul cuore. Ricordo che lasciò cadere la spada. Ricordo che vidi i suoi occhi verdi spegnersi. E ricordo di essere diventato un mostro. Il suo corpo cadde al suolo, privo di peso e ormai privo di vita. Guardai la lama della mia arma tinta di quel rosso che nessun pulitore specializzato sarebbe mai riuscito a togliere. Vidi anche la mia anima, tingersi di nero. Un nero che non sarei mai riuscito a purificare.

Osservai ancora il corpo del giovane al quale avevo appena strappato la vita. E piansi.

Oh miei dei! Oh miei dei!” Le immagini sfocavano mentre l'unico occhio che mi era rimasto si colmava di lacrime.

Oh miei dei, no! No, no, no, no!” Pensai, “NOOO!!! Oh miei dei, no! Sono diventato un mostro. Io sono un Mostro!”



* * *


Angolo Autore: Allora, che ne dite? Vi sembra riuscito bene? So che è da molto che dovevo aggiornare ma la scuola tiene impegnati. Beh, almeno ora ce l'ho fatta! Yeee...

Il protagonista di questo capitolo (credo che sarà l'ultimo di questa ff) è niente poco di meno che Ethan Nakamura. So di aver descritto il figlio di Nemesi come un cattivo. Ma è così che anche i mezzosangue possono diventare mostri. Inoltre ho dato una mia interpretazione di come facesse Ethan a conoscere il punto debole di Percy nel libro. Spero vivacemente che il lavoro vi sia piaciuto e poi, niente. Recensite!!!


PS: Un saluto va a tutti quelli che hanno seguito questa mia idea e naturalmente alla mia pazza sorellina Chutch

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