3:
Mezzosangue
Maledetto
me per essere scappato dal campo. Guarda in che situazione mi sono
messo. Ho voluto entrare nel labirinto ed ora mi tocca combattere in
questa stupida arena solo per assecondare Anteo. Ma l'avevo promesso
a mia madre. Le promisi che sarebbe stata rispettata; non potevo
mancare al mio giuramento. Guardai l'incontro precedente al mio: un
ciclope adulto contro tre dracene. Il mostro ne distrusse due con un
solo colpo di clava, ma la terza gli tagliò la gola con il
giavellotto. Il ciclope non urlò nemmeno. Invece, non fece
altro che
barcollare e cadere sopra alla dracena rimasta, schiacciandola.
Ecco
fatto; nessun vincitore.
-”Nakamura!
Tocca a te!” Mi sbraitò un carceriere. Mi legai la
benda, raccolsi
l'elmo e impugnai la mia spada. Seguirono squilli di tromba e le
grate si alzarono. Sembrava proprio di trovarsi nel Colosseo, nei
duelli tra gladiatori. Guardai la tribuna d'onore, dove Luke sedeva
sul trono di Anteo, con l'ospite accomodato al suo fianco.
Raggiunsi
il centro dell'arena, dove mi attendeva un telchino armato di lancia.
Anteo diede il via al combattimento.
Il
demone cominciò a girarmi intorno, ma io rimasi fermo sul
posto,
seguendo i suoi movimenti con l'occhio buono.
-”Che
peccato, mi dispiace dovermi sbarazzare di un giovane ragazzo come
te.” Mi schernì ringhiando, “Ovviamente
sei troppo inesperto.
Sarai sicuramente il figlio di qualche dio minore. Beh, almeno avrai
l'onore di finire all'altro mondo per mano mia.”
-”Ma
non sei stanco di parlare a vanvera?” Gli domandai.
-”Cosa!?
Brutto moccioso, ma chi ti credi di essere?”
-”Uno
che non ha nessuna voglia di morire a causa di un idiota come
te.”
-”Grrr,
insolente! Io sono un feroce guerriero che ha già prestato
servizio
in battaglia. Tra la mia gente, io sono uno dei miglior...”
Non
terminò mai la frase. La lama della mia spada lo
trapassò da parte
a parte, polverizzandolo.
-”Ethan!”
Sbraitò Luke, “Quante volte ti ho detto che devi
aspettare
l'ordine di Anteo?”
Guardai
il gigante tatuato in perizoma nervosamente. Lui si voltò
verso
Luke.
-”Oh
sta calmo, in fondo quel ragazzo mi piace.”
Subito
dopo rientrai nell'armeria, seguendo gli scontri successivi. Mi
battei ancora, questa volta contro un paio di dracene. Le eliminai
senza troppa fatica, ma una riuscì a ferirmi di striscio
sotto al
braccio sinistro, proprio nello spazio non protetto dall'armatura.
Rifiutai inconsciamente le cure mediche, forse perché volevo
mettermi in mostra.
Cominciò
un nuovo duello, un centauro contro un gigante. I due combatterono
per molto, ma si capì subito che il ronzino era
svantaggiato.
Finalmente, il quadrupede finì al tappeto e Anteo diede il
consenso
al gigante di finirlo. Solo a quel punto mi resi conto che c'erano
dei nuovi arrivati. Un manipolo di dracene con un'empusa e due
Lestrigoni stava scortando un ragazzo e due ragazze. I mostri sugli
spalti cominciarono a bersagliarli di sassi e altri oggetti.
-”Questo
ti piacerà Anteo. Ti presento un tuo fratello, Percy
Jackson, figlio
di Poseidone.” Disse Luke.
-”Un
figlio di Poseidone? Allora dovrebbe combattere bene! O morire
bene!”
-”Come
puoi essere figlio di nostro padre?” Gli urlò il
ragazzo.
Me
ne stetti lì ad ascoltare il loro animato discorso, fino a
quando il
cancello si sollevò e una dracena armata di tridente e rete
mi
superò, andando incontro al semidio. Il mostro
tentò un affondo,
che l'avversario schivò. Poi lanciò la rete, ma
lui evitò anche
quella. Subito dopo, il mezzosangue spezzò il tridente in
due e
conficcò la spada in uno spiraglio dell'armatura del demone,
distruggendolo.
-”No!”
Tuonò Anteo, “Troppo in fretta! Devi aspettare
prima di uccidere.
Solo io posso darti l'ordine!”
-”Nakamura!”
Mi chiamarono da dietro, “Il padrone esige che sia tu a
batterti
con quel mezzosangue.”
Non
me lo feci ripetere due volte. Se avessi sconfitto il figlio di uno
dei Tre pezzi grossi mi avrebbero sicuramente preso in
considerazione. Ma poi mi resi conto di essere anche ferito. Comunque
avanzai deciso al centro dell'arena e mi infilai l'elmo.
-”Chi
sei?” Mi chiese il mio nuovo sfidante. Avrà avuto
appena un anno
in meno di me.
-”Ethan
Nakamura. Devo ucciderti.”
-”Perché
stai facendo questo?”
-”Ehi!”
Gridò un mostro dalle tribune, “Piantatela di
blaterare e
cominciate a combattere.”
-”Devo
dimostrare il mio valore.” Gli risposi, “E' l'unico
modo per
unirmi a loro.”
Partii
all'attacco. Era quello il mio piano, prenderlo di sorpresa. Ma non
funzionò. Parò il colpo a mezz'aria, poi bloccai
il suo fendente e
cercai di colpirlo con lo scudo. Lui schivò. Era davvero
bravo.
Continuammo per altri cinque minuti a scambiarci serie di colpi con
le spade. Mi voltai un attimo e alzai le braccia verso gli spalti e
il pubblico esultò. Emisi un urlo da battaglia e caricai il
mio
rivale. Lui evitò la lama arretrando e mi ritrovai a doverlo
inseguire.
-”Buuu!”
Esclamò Anteo, “Combatti da uomo!”
Mi
avvicinai e quando un sasso scagliato da un mostro lo colpì
sul viso
tentai un affondo. Lui però incastrò l'elsa della
mia spada con la
sua e piegò il polso. Persi la presa dell'arma e subito dopo
il
semidio mi investì con un colpo dritto al centro dell'elmo,
sbalzandomi a terra. Mi puntò la spada al petto. Sospirai.
-”Finiscimi.”
Dissi. Ecco, ero morto. Lui guardò Anteo, che
decretò il pollice
all'ingiù. Il mezzosangue mi guardò e poi
rinfoderò la spada.
-”Scordatelo.”
Disse.
-”Non
fare lo stupido. Ci ammazzeranno entrambi.”
Mi
porse la mano. Ero tentato di tagliargliela continuando lo scontro,
ma non l'avrei mai battuto. Mi issai in piedi, scatenando l'ira di
Anteo.
-”Nessuno
disonora i miei giochi! Le vostre teste andranno in tributo a
Poseidone!” Gridò.
-”Quando
avrai l'occasione giusta, scappa.” Mi disse il ragazzo.
Subito dopo
si voltò per affrontare il gigante. Andai immediatamente a
rifugiarmi sotto ad uno spalto; e lì rimasi a seguire lo
scontro tra
i due fino a quando Percy appese Anteo al soffitto con le catene
dell'arena.
-”Fammi
scendere!” Urlò.
-”Liberalo!
E' il nostro ospite!” Aggiunse Luke.
-”E
va bene.” Gli conficcò la spada nello stomaco e
Anteo si svuotò
di sabbia. Letteralmente.
-”Jackson!”
Tuonò Luke, “Avrei dovuto ucciderti molto tempo
fa!”
-”Ci
hai provato. Ora lasciaci andare.”
Luke
sorrise crudelmente e ogni singolo mostro sguainò le armi.
Due
carcerieri mi spinsero insieme al piccolo gruppetto. Poi successe una
cosa incredibile e spaventosa allo stesso tempo. Percy Jackson
estrasse dalla tasca un piccolo fischietto di quelli che si usano per
i cani. Se lo portò alle labbra e soffiò. Non
sentii niente. Forse
ero diventato sordo. Il fischietto si sciolse.
-”E
quello cosa avrebbe dovuto fare?” Luke rise.
Dietro
di me si sentì un forte abbaio e un Lestrigone
volò sopra di noi,
schiantandosi contro il muro. Mi voltai e mi ritrovai a guardare il
segugio infernale più grande che io abbia mai visto
scaraventare in
aria l'empusa e mettere in fuga le dracene.
-”Andiamo!”
Disse Percy.
-”L'uscita
in fondo.” Urlò la ragazza rossa.
Io
colsi il suggerimento e li seguii. Alle nostre spalle udivo il
fracasso prodotto dai mostri che ci inseguivano. Ero sicuro che sarei
morto.
Fuggimmo
all'interno del labirinto. Ad un certo punto la ragazza che ci faceva
da guida urlò, “Giù!” appena
in tempo per evitare un'ascia.
Ci
fermammo a riprendere fiato in un'ampia stanza circondata da colonne.
Mi sedetti pesantemente a terra e mi tolsi l'elmo.
-”Voi
siete matti.” Dissi.
-”Mi
ricordo di te!” Mi disse la bionda, “Eri uno dei
ragazzi indecisi
della casa di Ermes, anni fa.”
Ora
che la guardavo meglio la riconobbi. Era la ragazza che insegnava
greco ai primi arrivati, la capogruppo della casa sei.
-”Già,
e tu sei Annabeth. Me lo ricordo.”
Restammo
lì a parlare per un altro quarto d'ora, fino a quando pensai
che se
mi avessero trovato insieme a loro mi avrebbero ammazzato senza
troppi complimenti. Decisi di tornare indietro.
-”Non
vorrai andartene così da solo nel labirinto! E' un
suicidio.”
Il
ragazzo mi afferrò per il braccio.
-”Non
avresti dovuto risparmiarmi, Jackson! Non c'è posto per la
pietà in
questa guerra.” Risposi. Forse ero in debito con lui ma, non
so,
qualcosa mi diceva che non era così. Sì insomma,
sono il figlio di
Nemesi. Queste cose le sento.
Ripartii
seguendo i nostri stessi passi e dopo qualche svolta nei tunnel mi
trovò un gruppo di demoni in ricognizione.
-”Hei
tu! Sei quello che è scappato con i prigionieri!”
Disse uno.
-”Posso
mangiarlo?” Chiese un Lestrigone.
-”No.
Non è come pensate voi. Mi hanno costretto a scappare con
loro.”
Mentii, “Infatti dopo volevo tornare ma gli altri capendo le
mie
intenzioni mi hanno sbarrato la strada e sono stato costretto a
combattere per fuggire.” Cercai di avere un tono molto
convincente.
-”Davvero?”
Chiese qualcuno dietro al gigante. Quest'ultimo si spostò e
sbucò
Luke. Trasalii.
-”Se
quindi sei così valoroso,” continuò,
“Non rifiuterai l'offerta
di essere l'ultimo pezzo per il risorgimento del nostro re.”
-”Certo
che no, signore. Sono pronto.”
Ce
l'avevo fatta.
* * *
E'
passato più di un anno da quando, l'estate scorsa,
riconcessi la
vita al Signore del Tempo. Anche se il pensiero di quello che vidi mi
spaventa tuttora. Luke, la sua voce. I suoi occhi.
-”Nakamura!”
Il titano Iperione mi riportò alla realtà,
“Crono vuole vederti.”
Mi
alzai ed entrai nel negozio di zia Em. Quel luogo mi dava i brividi.
-”Ethan.”
Luke/Crono era seduto sul suo trono dorato e mi fissava.
-”Mi
ha mandato a chiamare, signore?”
-”Sì.
Come ben sai io sono ancora “debole” in questa
ridicola forma.
Non sono ancora in grado di espandere il mio potere a mio piacimento
e questo mi comporta dei limiti.”
-”Ne
sono al corrente.”
-”Bene.
L'altro giorno mi hai raccontato di aver fatto un sogno.”
Era
vero. Tre notti prima avevo sognato di trovarmi sulla riva di un
fiume nero. Letteralmente nero. E insieme a me c'erano Percy Jackson
e il semidio figlio di Ade. Sognai Jackson che si immergeva nelle
acque del fiume. Vidi le correnti concentrarsi contro di lui e
attaccarlo. Poi ricordo di aver visto Percy tenere intensamente il
dito puntato contro la sua schiena, all'altezza dell'ombelico. Non ci
misi molto per capire cosa fosse accaduto. Percy Jackson si era
bagnato nello Stige ed aveva ottenuto l'invulnerabilità. E
io sapevo
qual'era il suo punto debole.
-”Quindi?”
Chiese Crono, “Di che cosa si tratta?”
-”Beh,
ecco io...” Balbettai come uno stupido, “Io credo
che fosse solo
un sogno insensato.”
-”Attento
Ethan. I sogni possono rivelare particolari importanti. Non bisogna
mai sottovalutarli. Beh, se non c'è altro sei libero di
prestare i
tuoi servigi altrove. Ricorda che tra non molto muoveremo le truppe e
il Minotauro alla conquista del ponte.”
Chinai
il capo ed uscii dal quartier generale. Ancora poche ore e avremmo
attaccato.
Feci
in tempo a riposare giusto un po'. Sognai di essere ancora nella
tenda di Crono, come se non fossi mai uscito.
-”Ti
ha rivelato qualche informazione utile, fratello?”
Domandò
Iperione.
-”No.”
-”Puah!”
-”Semidei.”
Crono analizzò la parola, “Semidei.
Metà umani e metà dei.”
-”Non
capisco dove vuoi arrivare.” Intervenne Iperione.
-”Sono
ibridi!” Urlò Crono, “Sono un miserabile
incrocio tra una delle
razze che popolano la terra e i miei figli! E io sono costretto ad
essere dipendente da loro! Zeus ha creato l'essere umano, con il
quale a sua volta a creato il Mezzosangue. Parola mia fratello,
intendo sterminare questa feccia. Cancellerò la loro
minaccia dalla
faccia dell'universo!”
-”Dunque
li temi.” Osservò Iperione. L'altro gli rivolse
un'occhiataccia.
-”Io
estinguerò la loro razza. Verranno eliminati. Dal primo
all'ultimo!”
Mi
svegliai all'istante, con il viso imperlato di sudore.
Ecco
la ricompensa per averlo riportato in vita. Ero certo che volesse
sbarazzarsi di noi ma ho sempre avuto troppa paura per affrontarlo.
Se solo avessi saputo quale fosse il suo Tallone d'Achille. Forse
tutto questo sarebbe finito.
Raggiunsi
le nostre postazioni sul ponte quando la battaglia era già
cominciata. Io me ne stavo lì, sul mio cavallo scheletro al
fianco
di Crono, ad osservare le atrocità della guerra. I ragazzi
di Apollo
sopravvissuti erano molto pochi. Il mio sguardo si soffermò
su una
piccola macchia arancione, in mezzo ad un mare di mostri. Mano a mano
che la figura avanzava il gruppo di demoni decresceva di numero. E
riconobbi anche cosa fosse quella macchia arancione. Una maglietta
del Campo Mezzosangue. Percy Jackson.
-”Cavalieri,
andate!” Ordinò Crono.
Ormai
avevo così paura di lui, che allontanarmi mi fece quasi
sentire
meglio. Ho detto quasi.
La
seconda parte della battaglia cominciò con la mia caduta da
cavallo.
Jackson mi aveva sbarrato la strada. Mi rialzai e lo vidi combattere
contro alcuni demoni. Quando finalmente lo raggiunsi ci guardammo. E
dopo averlo fatto lui si voltò, come se non mi ritenesse un
avversario abbastanza valido. E questo mi fece infuriare. Sentii
nuovamente quella rabbia dell'anno prima incendiarmi il corpo. So che
è un gesto vigliacco, ma lo feci. Estrassi il pugnale
avvelenato e
feci per conficcarglielo nel punto che avevo visto in sogno, dietro
alla schiena. Era praticamente fatta quando...
-”AAAH!!!”
-Annabeth!”
Stupida
ragazzina. Si era messa in mezzo. Non feci neanche in tempo a capire
cosa fosse successo che mi ritrovai a terra, dopo aver preso una
botta in faccia da Jackson. Restai semi-cosciente per qualche attimo.
Quando mi ripresi, ricordo di aver visto i nostri soldati in fuga. Il
ponte era stato spezzato. Senza pensarci due volte mi voltai e corsi
verso la nostra estremità. Ero arrivato quando ad un certo
punto mi
ritrovai faccia a faccia con un altro mezzosangue, il quale non aveva
nessuna intenzione di lasciarmi passare. Era un biondino della casa
di Apollo. Ingaggiammo un duello, e per poco rischiai di venir fatto
a fette dalla sua spada. Poi lui commise l'errore di menare un
fendente troppo ampio e lasciò scoperto il corpo. E io
purtroppo ne
approfittai. Caricai un affondo col pugnale e glielo conficcai tra le
costole, proprio sul cuore. Ricordo che lasciò cadere la
spada.
Ricordo che vidi i suoi occhi verdi spegnersi. E ricordo di essere
diventato un mostro. Il suo corpo cadde al suolo, privo di peso e
ormai privo di vita. Guardai la lama della mia arma tinta di quel
rosso che nessun pulitore specializzato sarebbe mai riuscito a
togliere. Vidi anche la mia anima, tingersi di nero. Un nero che non
sarei mai riuscito a purificare.
Osservai
ancora il corpo del giovane al quale avevo appena strappato la vita.
E piansi.
“Oh
miei dei! Oh miei dei!” Le immagini sfocavano mentre l'unico
occhio
che mi era rimasto si colmava di lacrime.
“Oh
miei dei, no! No, no, no, no!” Pensai, “NOOO!!! Oh
miei dei, no!
Sono diventato un mostro. Io sono un Mostro!”
*
* *
Angolo
Autore: Allora, che ne
dite? Vi sembra riuscito
bene? So che è da molto che dovevo aggiornare ma la scuola
tiene
impegnati. Beh, almeno ora ce l'ho fatta! Yeee...
Il
protagonista di questo capitolo (credo che sarà l'ultimo di
questa
ff) è niente poco di meno che Ethan Nakamura. So di aver
descritto
il figlio di Nemesi come un cattivo. Ma è così
che anche i
mezzosangue possono diventare mostri. Inoltre ho dato una mia
interpretazione di come facesse Ethan a conoscere il punto debole di
Percy nel libro. Spero vivacemente che il lavoro vi sia piaciuto e
poi, niente. Recensite!!!
PS:
Un saluto va a tutti quelli che hanno seguito questa mia idea e
naturalmente alla mia pazza sorellina Chutch
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