Save me.

di Ilenia69
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Change. ***
Capitolo 2: *** Harry. ***
Capitolo 3: *** True. ***
Capitolo 4: *** Kiss me. ***
Capitolo 5: *** Miss. ***
Capitolo 6: *** Domande. ***
Capitolo 7: *** Confessioni. ***
Capitolo 8: *** Absence. ***
Capitolo 9: *** Just you and me. ***



Capitolo 1
*** Change. ***


Capitolo primo.
-Change

 
Me ne stavo sdraiata nell’erba del giardino con le mani dietro la nuca e un libro aperto sul mio ventre.
Sentivo il fresco venticello di primavera invadere i miei sensi.
Ammiravo la luna. Alta e bella com’era.
Sembrava quasi avesse degli occhi e un sorriso da far invidia al mondo.  
Sin da piccola ero sempre stata catturata dalla bellissima sfera rotonda che illuminava il cielo notturno.
Sentì un fiero sorriso disegnarsi sul mio volto.
Amavo quel posto, era abbandonato, ma era l’unico luogo che riusciva a darmi tranquillità da quando avevo lasciato la mia famiglia.
I miei occhi facevano fatica a restare aperti.
Era sicuramente tardi e non mi andava di far preoccupare mia zia.
Così mi alzai, presi la borsa che avevo appoggiato accanto al tronco di una grande quercia e la misi a tracollo.
Sollevai il mento un’ultima volta e sospirai.
Il mio cellulare nella tasca dei jeans vibrò, facendomi sobbalzare.
Lo presi subito e trovai un messaggio di mia zia Julien.
-Sam, è quasi mezza notte, dove sei?
Abbozzai un sorriso.
In effetti cominciavo a chiedermi perché ancora non si fosse allarmata considerando il suo essere iperprotettiva.
In qualche secondo riuscì a scavalcare la rete che mi divideva dalla strada e con riluttanza m’incamminai.
Mi rabbrividì quando sentì delle strane urla provenienti da un quartiere lì vicino.
Avrei dovuto tener conto che essendo un posto isolato, non dovevo starci sino a notte fonda; e adesso era davvero tardi.
Strinsi le maniche della felpa, cercando di tranquillizzarmi mentre il mio passo accelerò drasticamente.
Più camminavo e più quelle urla aumentavano la loro intensità, subito compresi che ci stavo andando contro anziché scappare.
Girai l’angolo e dei brividi percorsero di nuovo tutta la mia schiena quando i miei occhi trovarono un gruppo di ragazzi con mazze e bottiglie di vetro in mano, dall’altra parte della strada.
Speravo davvero di poter passare inosservata ma la mia solita distrazione mi fece colpire una bottiglia di vetro gettata probabilmente da uno di quei mascalzoni.
“Porca Puttana”
Esclamai quando d’improvviso si voltarono.
Rimasi pietrificata non appena vidi sul loro viso maliziosi sorrisi, mentre nei loro occhi si comprendeva tutto ciò che avrebbero fatto di me.
Ero davvero nella merda e non c’era niente e nessuno che avrebbe potuto aiutarmi.
Guardai a destra e poi a sinistra di quella maledetta strada, ma niente, nemmeno una stupida macchina che avrebbe potuto salvarmi la vita.
“Ehi bella ragazza, che ci fai a quest’ora ancora in giro?”
Pronunciò uno di loro con la cattiveria negli occhi.
Non riuscivo a muovermi, ero pietrificata ma dovevo difendermi in qualche modo.
Mentre la mia mente elaborava qualche piano per poter fuggire, quel gruppo si avvicinava sempre più velocemente a me, quasi come se il mio panico li attirava.
Riuscì solo a fare qualche passò indietro fino a sbattere contro una cancellata.
“Eh no piccola, adesso resti con noi.”
Disse un altro mentre giocherellava con la bottiglia di vetro in modo non molto divertente.
“Voglio divertirci adesso.”
Continuò un altro ancora.
“Non avvicinatevi.”
Impaurita ma determinata ordinai, con espressione dura.
“Cos’è? Hai paura?”
Disse il più vicino a me, non staccando gli occhi da me.
“Io non ho paura di voi.”
Avevo quasi le lacrime agli occhi per la paura.
Non appena quel bastardo accarezzò i miei capelli capì che la mia vita sarebbe cessata tra qualche minuto, o chissà avrebbero solo voluto divertirsi un po’ e poi mi avrebbero lasciata in mezzo a quella maledetta strada.
La sua mano scese lungo tutto il mio collo mentre dei respiri affannosi uscivano dalla mia bocca.
“Non toccarmi.”
Gridai con il cuore in gola.
Tolsi via la sua mano ma non fui abbastanza svelta per evitare che me l’afferrasse.
Strinse il mio polso guardandomi infuriato.
Mugugnò qualche cosa che non riuscì a comprendere e poi osservò il mio corpo, con un sorrisetto perfido.
Dannazione, morivo di paura.
“Fai la brava ragazza, piccola. Sei così bella”
Sfiorando con occhi curiosi la collana che avevo al collo, mi sussurrò con voce roca.
Probabilmente l’oro aveva catturato la sua attenzione.
Continuava a toccarla scendendo giù con la mano.
Chiusi gli occhi, incapace di reagire o solamente di continuare a morire di paura.
“Avanti Tom, non vorrai ancora tener vestita una bellezza rara come la sua.”
Intervenne uno di loro, mentre mi scrutava attentamente.
“Prova solo a toccarmi e giuro che ti denuncio.”
Gridai con tutta la paura che sentivo.
Ma la mia vista fu annebbiata dalle lacrime calde che minacciavano di scendere sul mio viso.
Perché la mia mente non elaborava nessun piano che mi avrebbe salvato la vita?
Riuscì solo a sentire le risatine maliziose di quei bastardi, erano voltati e commentavano sarcasticamente la mia debole minaccia.
Era il momento giusto.
Con tutta la forza che il mio corpo tratteneva colpì violentemente le palle di colui che stringeva il mio polso, mi mollò immediatamente e riuscì a scappare.
“Prendete quella puttana!”
Gridò seppur dolorante quel bastardo.
Uno di loro cominciò a correre molto più velocemente di me , nonostante quel calcio mi avesse dato un po’ di vantaggio.
Girai leggermente la testa mentre le mie gambe correvano veloci.
Quel bastardo era veloce e probabilmente mi avrebbe raggiunto.
Riuscì a correre disperata per qualche metro ma sentì afferrarmi con violenza il braccio, inciampai sulle mie stesse gambe e caddi per terra sbattendo la testa con forza.
Colui che mi aveva afferrato il braccio mi lasciò e annebbiata la mia visuale lo trovò osservarmi, contento della mia arresa.
Tossì mentre sentivo qualcosa fuoriuscire dal mio naso.
“La corsa è finita piccola.”
Ghignò divertito mentre rideva.
“Figlio di puttana.”
Gridai con tutto il fiato ancora nei polmoni, nonostante sentivo la mia vista annebbiarsi sempre più e il mio corpo cedere.
Il mio petto si rialzava velocemente cercando di riprendere fiato.
Di colpì un calcio nella mia costola mi bloccò il respiro, quel figlio di puttana mi voleva morta.
Lo ero, sentivo di esserlo davvero, finché un enorme gridò di dolore uscì dalla bocca di quel bastardo che mi aveva colpito.
Cercai di capire seppur non del tutto cosciente.
Ciò che riuscì a vedere fu qualcuno prendere a botte quei figlia di puttana che mi avevano quasi uccisa.
Grida furiose e minacce di morte furono le ultime cose che sentì prima di chiudere gli occhi e abbandonarmi a me stessa.
***

Un dolce calore e una confortevole comodità furono le prime sensazioni che provai quando sentì il mio cuore battere di nuovo.
Aprì lentamente gli occhi nonostante la luce che mi rendeva ciò difficile.
Un tetto bianco fu la prima cosa che la mia visuale trovò.
Cercai di muovermi ma quel dolore atroce nel mio stomaco paralizzò ogni mia parte del corpo.
Gemetti chiudendo con forza gli occhi.
Decisi di riaprirli e guardarmi intorno.
Compresi di trovarmi su un letto, in una grande stanza dalle pareti blu.
Dov’ero?
Perché mi trovavo lì?
“Finalmente ti sei svegliata!”
Esortò  qualcuno spaventandomi.
Mi voltai e trovai un bellissimo ragazzo sulla soglia della porta.
Scosse la testa sistemandosi la sua grande chioma scura e riccia.
Delle fossette carine adornarono il suo dolce sorriso e dei grandi iridi verdi mi fissavano.
Aveva una tazza in mano ancora fumante.
“C-chi sei?”
Chiesi spalancando gli occhi.
Non mi ero mai sentita così confusa in tutta la mia vita.
Il ragazzo estremamente affascinante camminò verso di me, e solo adesso mi accorsi di quanto fosse alto.
Si chinò, sedendosi poi nella grande poltrona accanto al letto in cui giacevo immobile.
Posò la tazza sul comodino e poi mi rivolse la sua attenzione.
I suoi grandi occhi penetrarono nei miei.
Aggrottai le sopracciglia.
“Tu sai chi sei?”
Replicò con voce profonda.
Lo fissai per qualche secondo non comprendendo cosa intendesse.
“Hai sbattuto la testa e voglio assicurarmi che tu non sia diventata smemorata.”
Precisò preoccupato.
“Ehm.. io … si, ricordo chi sono ma … che ci faccio qui?”
Balbettai incerta.
La sua espressione divenne cupa e subito capì che non era niente di buono.
“Non so bene cosa sia successo, quando sono arrivato ti ho trovato distesa per terra dolorante.” Spiegò fissandomi negli occhi “Ma per fortuna sono arrivato nel momento giusto.”
Immediatamente la mia mente elaborò le orribili immagini che purtroppo non avevo scordato.
Quegli orribili ragazzi, la corsa e poi quel calcio nello stomaco.
“Ricordi?”
Notando la mia aria perplessa mi domandò.
Portai la mano in fronte e annuì.
“Si, io .. si credo di ricordare.”
Faceva ancora male, ero ancora tremendamente terrorizzata.
Si chinò sulle ginocchia, unendo le mani e guardandomi  profondamente.
“Adesso però è tutto passato non preoccuparti.”
Mi rassicurò sorridendomi, e di nuovo quelle dolci fossette si formarono sul viso.
“Quei cazzoni sono scappati via appena ho cominciato a picchiare uno di loro.” Con sguardo arrabbiato continuò.
Poi mi guardò  e di nuovo sorrise.
“Oh .. ehm, beh … t-ti ringrazio.”
Quel sorriso e i dolori atroci riuscirono a farmi balbettare come un idiota.
“Qual è il tuo nome?”
Mi chiese con espressione curiosa, curvando la bocca.
“Oh .. ehm .. Sam.”
Mi limitai a rispondere.
“Harry.”
Affermò lui.
Era come se pronunciato da lui quel nome fosse speciale.
Subito ricordai l’ora, il messaggio e la faccia stravolta di mia zia non vedendomi ancora ritornare.
I miei occhi si spalancarono e provai ad alzarmi.
“Dio … devo scappare mia zia sarà in pensiero.”
Uscì dalla coperta con cui Harry mi aveva riscaldato ma fui subito bloccata da due grandi e calde mani.
“Oh sta tranquilla Sam.” Disse Harry “Tua zia ha chiamato prima.”
“Non le avrai detto quello che …”
“Sta tranquilla le ho detto che resti a dormire da un’amica stanotte.”
Ri-accomodandosi mi spiegò divertito.
Mi stupì di come quello sconosciuto era riuscito a gestire perfettamente la situazione. Mi aveva salvato la vita e aveva pure evitato di far allarmare la persona più ansiosa dell’universo.
Ero ancora piegata nel letto quando un dolore proveniente dallo stomaco mi fece leggermente gridare.
“Distenditi.”
Aiutandomi mi ordinò subito Harry.
Nessuno era mai stato così premuroso con me.
Strinsi gli occhi mentre mi contorcevo dal dolore.
Quando li riaprì trovai un paio di occhi verdi preoccupati per la ragazza a cui aveva salvato la vita.
“Devi rilassarti e stare al caldo.”
Coprendomi spiegò Harry attentamente; quasi come se fosse un medico.
Mi sorrise e sentì di nuovo quello strano formicolio che sia aggiunse al dolore nel mio stomaco.
“Appena il dolore ti calma un po’, bevi questa.”
Indicandomi la tazza che aveva poggiato sul comodino continuò attentamente.
Poi mi rivolse un dolce sguardo.
“Io vado a farmi una doccia veloce Sam.”
La sua bocca carnosa si contorse di nuovo.
“Oh .. ehm, okay.”
Mi limitai a rispondere annuendo.
Provai a sorridere anch’io, nonostante il mio grande sconvolgimento interiore e fisico.
Scosse di nuovo la testa aggiustandosi i ricci ribelli, poi lo seguì mentre raggiungeva il bagno in camera dall’altra parte della stanza.
Osservavo i lineamenti del suo viso definiti e sensuali; quel ragazzo mi sconvolse più di quell’orribile cosa che mi era capitata.
Entrò in bagno dopo avermi lanciato un’altra occhiata per accettarsi che non scappassi, socchiuse la porta e sentì il rumore dell’acqua che invase la tranquillità della stanza.
Mi sembrava tutto così assurdo seppur mi sentivo al sicuro.
Uno strano ragazzo mi aveva salvato la vita da una morte lenta e adesso mi ritrovavo in quel che pensai fosse il suo letto mentre premuroso si prendeva cura di me come se gli importasse qualcosa.
Sentivo il dolore pian piano svanire, così allungai una mano afferrando il manico della tazza arancione sul comodino.
Mi sollevai lentamente in modo da poter bere, e lo avvicinai alla bocca.
Non credevo di aver mai assaggiato una cosa simile ma seppur avesse uno strano sapore era gradevole.
Stranamente mandai giù tutta la strana bevanda non accorgendomi che l’acqua aveva cessato di far rumore finchè non vidi Harry uscire dal bagno, con una sola asciugamano che copriva il suo bacino.
Scosse i suoi ricci bagnati e poi li sistemò con le sue grandi mani non avevo mai visto un corpo più bello del suo.
Incrociò il mio sguardo imbarazzato e poi gettò i suoi occhi verdi nella tazza.
“Oh, l’hai bevuta tutta?”
Mi chiese curioso.
“Ehm .. io .. si, era …” Non riuscivo nemmeno a pronunciare una frase di senso compiuto. “Era buona.”
Abbassando lo sguardo fissai la tazza.
Era tutto così estremamente imbarazzante.
Sentì una piccola risata di Harry che probabilmente aveva capito tutto mentre io morivo di vergogna.
“Hai ancora dolore?”
Continuò a domandarmi premuroso mentre raggiungeva l’armadio.
Alzai di nuovo lo sguardo pronta a rispondere stavolta un po’ meno impacciata, quando il mio respiro fu immediatamente fermato da delle imponenti spalle, muscolose e tese.
“Io .. ehm si, credo di sentirmi meglio.”
Dopo aver preso un grande respiro affermai.
Harry aprì l’armadio che riuscì a coprire parte de suo corpo, permettendosi di vestire.
Lo vidi sollevare un piede e infilare i boxer, lo stesso fece con l’altra gamba.
Abbassai immediatamente gli occhi al pensiero di quello sconosciuto nudo.
Riposai la tazza sul comodino mentre sentivo le mie guancie tingersi d’imbarazzo e quando ritornai comoda trovai Harry vestito.
“Oh ehm, credo di stare meglio. Posso ritornare a casa.”
Scoprendomi dissi decisa.
Non avevo intenzione di restare con lui un minuto di più.
“Non credo tu possa camminare Sam.”
Mi avvertì osservando i miei movimenti.
Scesi dal letto cercando le mie scarpe.
“Non so cosa tu abbia messo in quella tazza ma è stato miracoloso. Adesso posso tornare a casa.”
Continuando a guardarmi in giro spiegai.
“Dove hai messo le mie scarpe?”
Domandai poi.
“Sono le tre e mezza Sam.”
Disse convinto dopo aver fatto qualche passo verso di me.
Mi bloccai subito. Pensando che non era né il caso di ritornare a piedi a casa né il caso di farmi accompagnare da Harry a quest’orario.
“Sei costretta a restare qui.”
Aprì leggermente le braccia e rise.
Portai le braccia ai fianchi e premendo il mio ventre con le dita mi accorsi di qualcosa sotto la mia felpa.
La scorsi e trovai una benda avvolta al mio ventre.
“Hai il fianco pieno di lividi e ho pensato fosse stato meglio avvolgertelo con una benda.”
Spiegò Harry con voce roca.
Lo guardai negli occhi  sorpresa.
“Oh .. ehm.. davvero Harry. Non so come ringraziarti.”
Asserì senza parole.
“Non c’è bisogno che tu lo faccia.” Sorrise “Non mi andava di averti sulla coscienza tutta la vita per non aver salvato la ragazza dai bei occhi azzurri.”
Ironizzò.
La sua risata risuonò come il rumore migliore che abbia mai sentito.
“Oh … beh; grazie allora.”
Asserì sentendo di nuovo le mie guancie rosee.
Poi Harry raggiunse di nuovo il suo armadio e estrasse una maglietta nera.
“Puoi mettere questa se ti va.” M’invitò poggiandola sul letto. “Così ti metti comoda e togli quei vestiti sporchi.”
Aggiunse scorgendo il suo sguardo per tutto il mio corpo.
Mi guardai addosso. Harry aveva ragione, ero sporca e i miei jeans sembravano lievemente strappati.
“Puoi fare una doccia magari” Aggiunse poi.
“Io vado a preparare la cena Sam.” Concluse sorridendomi.
Da vicino il suo viso era decisamente perfetto e i suoi occhi sembravano brillare.
Annuì ricambiando quel premuroso sorriso e poi seguì Harry abbandonare la stanza.
Mi chiedevo cosa lo spingesse a essere così gentile con una sconosciuta, e poi credevo di non aver mai visto un ragazzo più bello di lui.









 






 
 

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Capitolo 2
*** Harry. ***


Capitolo secondo.
-

-HARRY’S POV.
Fu una notte strana quella.
Il mio umore era improvvisamente cambiato dopo aver salvato quella ragazza dalle ire di quattro teppisti.

Sembrava quasi un angelo distesa sul divano nero, in contrasto con la sua pelle chiara e morbida.
Rannicchiata in un piccolo posticino, riuscivo a sentire il suo ripetitivo respiro stanco.
Aveva parlato a dirotto per tutta la cena raccontandomi della sua vita e poi di colpo era crollata.
Probabilmente ciò che le era capitato poche ora prima l’aveva sconvolta molto e una bella dormita era ciò che le serviva.

Non voglio immaginare nemmeno ciò che sarebbe successo se solo non fossi arrivato in tempo.

Smisi di fissarla come un idiota e pensai a risistemare la cucina.
Era la prima sera dopo tre anni che cucinavo qualcosa, ero ormai abbonato con la rosticceria sotto casa in cui ogni giorno, ripetutamente, compravo il pranzo e la cena.
Ma questa volta non mi andava di far mangiare a Sam quelle schifezze, un bel piatto di spaghetti l’avrebbe rimessa subito in forma.
Ripulì per bene tutto, avevo quasi dimenticato come si facesse.

Alzai lo sguardo di fronte alla porta d’ingresso, dov’era l’orologio e mi accorsi di quanto fosse tardi.

Tra qualche ora sarebbe sorta l’alba ed io non ero ancora a letto.
Guardai Sam, non potevo lasciarle in quel divano scomodo.
Così pian piano la presi in braccio, facendole appoggiare la testa sulla mia spalla mentre la sorreggevo dalle ginocchia.
Era così leggera.
Con attenzione la distesi sul letto e la coprì, non avevo mai visto un viso più delicato del suo.

Sentì disegnare un sorprendente sorriso sul mio volto e fu quasi scioccante.
Spensi tutte le luci e tolsi la maglietta, infine m’infilai anch’io sotto le coperte, accanto a Sam.
Scrutai il suo profilo soffermandomi su quel piccolo nasino all’insù, mi scappò un sorriso.
Pian piano la vista si annebbiò ed ero felice che la mia ultima immagine era il dolce viso della ragazza a cui avevo salvato la vita.

 
-SAM’S POV.
Sentì i miei sensi riprendersi, la mia visuale inquadrò la porta socchiusa della stanza di Harry e ricordai immediatamente tutto ciò che era successo.
Cercai Harry e mi resi conto che era proprio coricato accanto a me.
Le sue ciglia lunghe posavano sulle guancie rosee, mentre una sottilissima curva era impressa sulle sue labbra carnose.
Mi sembrava ancora tutto così strano, così assurdo ma dovevo sarei stata grata a Harry tutta la vita per quello che aveva fatto.

Mi stiracchiai, sentivo molto meno dolore di ieri ed era tutto merito di quel ragazzo.
Scesi dal letto e in punta di piedi raggiunsi il bagno dandomi una sistemata.
In seguito andai in cucina pensando di preparare la colazione a Harry, per ringraziarlo ancora una volta di avermi salvato la vita.

Mi arrangiai con ciò che c’era, spalmai della marmellata all’arancia su quattro toast mentre l’acqua stava già bollendo.
“Sam?”
La sua voce rimbombò tra il silenzio quieto della casa.
“Sono in cucina Harry.”

Asserì.
I passi di Harry erano rapidi e decisi.
Sentì la sua presenza fermarsi qualche metro dietro di me.
“Ehm … ho pensato di preparare qualcosa come ringraziamento per ciò che hai fatto per me.”
Spiegai ancora di spalle, poi mi voltai “Non ti arrabbi vero?” Domandai poi incerta.

L’espressione di Harry era sorpresa, i suoi grandi iridi verdi era ancora più chiari quella mattina.
“Oh … ehm, no Sam. Cioè .. ti ringrazio.”

Portandosi la mano alla nuca stavolta era lui quello impacciato.
Sorrisi incrociando il suo sguardo imbarazzato e poi mi voltai.
Versai l’acqua calda nelle due tazze bianche e poi gettai il filtro del thè.

Insieme ai toast li posai su un vassoio nero che avevo trovato tra i fasciami dei cassetti disordinati, e li portai a tavola.
Harry era già seduto aspettando ansioso.
“Non dovevi Sam.”
Affermò  scrutando la colazione.
“Mi hai salvato la vita Harry, ti sarò grata per tutta la vita.”
Fu come se il mondo si fermò per un secondo quando alzò gli occhi, sprofondandoli nei miei.
Mi sentivo quasi morire.
Mugugnai abbassando lo sguardo imbarazzata.
Sentì il rossore crescere sul mio viso mentre raggiungevo il mio posto.
Harry cominciò a mescolare il thè mentre io morsi il toast.
Non avevo mai assaggiato quel tipo di marmellata ma scoprì di piacermi, Harry probabilmente lo intuì.
“E’ l’unica marmellata che mi piace.”
Confessò ironico.
“Si, beh, è buona.”
Confermai abbozzando un sorriso.
“Che ci facevi in quel posto?”
Mi domandò poi fissandomi di nuovo negli occhi.
Mi stupì profondamente di quella domanda e ancora una volta non riuscì a reggere quello sguardo.
“Lì vicino si trova un parco dove vado spesso, solo che avrei dovuto ritornare a casa qualche ora prima.”
Spiegai malinconica, mentre Harry era intento ad ascoltarmi.
Morsi di nuovo il toast e incrociai i suoi iridi verdi interrogativi.
“Non capisco come una ragazza possa trovarsi in quel parco a quell’ora.”
Ghignò dopo aver sorseggiato il thè ancora fumante.
“Perché?” Replicai subito alzando gli occhi.
“E’ isolato e abbandonato Sam.”
Ghignò con tono ovvio.
“E’ per questo che adoro quel posto.” Confessai.
Harry non riuscì a staccare i suoi occhi da su di me, probabilmente non si sarebbe mai aspettato una risposta così strana.

***
Mi rimisi i miei vestiti nonostante non avessero un bel aspetto ma non potevo tornare a casa con una maglia da uomo.
Sobbalzai quando Harry bussò alla porta della sua stanza.
“Sei pronta?” Domandò.
Mi voltai e vidi i suoi iridi verdi scrutare il mio corpo.
“Posso anche prendere il bus Harry, non c’è bisogno che mi accompagni”
Affermai insistente.
Scuotè la testa deciso.
“Non ti lascerò andare da sola Sam.” Rispose “Non voglio averti sulla coscienza” Ironizzò.
“Oh, ti ringrazio.”
Asserì ridacchiando.
“Dai andiamo.”

M’invitò poi.
Misi la borsa a tracollo e lo seguì.
Quando aprì la porta d’ingresso mi accorsi subito che era un appartamento, quindi Harry abitava in un condominio.
Dopo aver chiuso a chiave chiamò l’ascensore.
“Vuoi davvero prendere l’ascensore?”
Domandai stupita.
“Vuoi fare le scale?”
Replicò alzando un sopracciglio.
“Dobbiamo scendere Harry.”
Asserì aggrottando la fronte.
“Sei ancora debole Sam.”
Confessò guardandomi negli occhi.
“Non più.”

Dissi sorridendogli.
Mi allontanai scendendo i primi scalini, Harry fu costretto a seguirmi.

***
Il viaggio in macchina fu piuttosto breve.
Non ero mai stata in quella parte della città, eppure cominciavo a chiedermi se fosse stata solo una casualità che Harry si trovasse in quel posto contemporaneamente.
Avevo notato che quella strada era abbastanza deserta.
“Devo svoltare a destra giusto?”
Mi chiese lanciandomi una leggere occhiata.
Annuì mugugnando.
La sua auto profumava di zucchero filato.
“Hai per caso dello zucchero avanzato nel cofano?”

Harry mi guardò stranito, aggrottando la fronte.
“Perché?” Replicò.
“C’è uno strano odore di zucchero filato in questa macchina.” Confessai.
Harry scoppiò subito a ridere, probabilmente sapevo a cosa mi riferivo.
“Alle ragazze piace sentire quest’odore.”
Disse lanciandomi un occhiata maliziosa.
“Mi stai prendendo in giro?”

Speravo davvero fosse così.
“Non ti piace?”
Mi domandò curioso, guardandomi di nuovo.
“E’ nauseante e infantile Harry.”
Confessai disgustata.
“Oh, davvero?”
Replicò incredulo.
Annuì mugugnando qualcosa.
“Strano.” Asserì deciso “Le ragazze impazziscono per lo zucchero filato, sei la prima che mi dice il contrario.”
Continuò stupito.
Non riuscì a trattenere una spontanea risata che lo fece incuriosire.
“Cos’hai da sghignazzare in quel modo?”
“Scusa Harry, ma è disgustoso quello che hai appena detto.”
Confessai con una mano nell’addome, trattenendo la risata.
Harry mi lanciò un’occhiata scioccata.
“A parte le tante ragazze che entrano nella tua auto” Dissi con enfasi “Ti consiglio di cambiare profumo”
Ghignai divertita.
Ma m’ignorò intento a osservare qualcos’altro.
“Se le indicazioni sono giuste, siamo arrivati Sam.”

La macchina si fermò dopo l’affermazione di Harry e un tonfo si aprì nel mio cuore.
Mi voltai a guardare fuori dal finestrino, ero proprio davanti casa mia.
“Si, siamo arrivati.”
Sussurrai mentre davo un’occhiata.
Il silenzio fu interrotto da Harry che aprì lo sportello, lo vidi ben presto aprire il mio lato.
“So scendere anche da sola.”
Esclamai leggermente irritata.

Sul viso di Harry si formò un ghigno sfacciato mentre io scendevo dalla macchina.
“Stai dimenticando la borsa.”
A pochi centimetri dal suo viso confessò divertito.
“Oh.”
Mugugnai.
Mi chinai prendendola sul sedile posteriore dell’auto e mi voltai di nuovo verso di lui.
Chiuse lo sportello e indietreggiò leggermente, lo vidi mettere le mani nelle tasche dei jeans.
“Ehm .. beh; volevo ringraziarti Harry. Davvero per tutto quello che hai fatto per me … non so cosa sarebbe successo se non fossi passato da lì ieri sera.”
Ero stranamente nervosa e la mia parlantina ne era la dimostrazione.
“Okay, sto parlando troppo velocemente e dovrei smetterla.”
Harry trovava tutto così buffo e fui felice di causarle quelle piccole fossette sulle sue rosee guancie.
“E’ da quando ti sei svegliata che non fai altro che ringraziarmi Sam.”

Asserì Harry sprofondando i suoi grandi iridi verde smeraldo nei miei.
Mi stava guardando di nuovo in quel modo.
Quegli iridi verde smeraldo erano talmente belli, non avevo mai visto occhi simili ai suoi.
“Saaam!”
Gridò una voce familiare, facendo sobbalzare entrambi.
Scorsi mia zia agitare la sua mano dietro il cancello.
“Ehm … adesso devo andare Harry o mia zia comincerà a riempirti di domande.”
Dissi imbarazzata.
Non ebbi nemmeno il tempo di alzare lo sguardo che sentì le labbra rosee di Harry pigiare la mia guancia,
lasciandomi un dolce calore sul mio viso.
“Arrivederci Sam.”
Mi sussurrò all’orecchio scorgendomi il ciuffo con la sua grande mano.
Poi mi superò raggiungendo la sua macchina.
Rimasi pietrificata, sorpresa da quel dolce gesto.
Mi girai di colpo “Harry!”
Gridai con il cuore in gola.
La sua grande chioma scura si voltò lasciando posto a dei bellissimi occhi verdi.
“Ci rivedremo?”
Gridai ansiosa.
Sul viso di Harry si disegnò l’ennesima curva che dava forma a quelle adorabili fossette.
Non capì se fosse un’affermazione o semplicemente provasse piacere a sentirmelo dire, fatto sta che non avrei scordato quella chioma scura e quegli iridi verdi.
Non avrei scordato il ragazzo che mi aveva salvato la vita.

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Capitolo 3
*** True. ***


Capitolo terzo
-True.

Passarono due mesi da quel giorno.
Harry non si era più fatto vedere ma i suoi ricci castani e quegli iridi verdi erano rimasti impressi nella mia mente, come segni indelebili.
Non avevo mai desiderato qualcosa come rivedere Harry.

Un tocco di nocche alla porta mi distrasse dai miei pensieri.
“Sam?”
La mia visuale inquadrò un bellissimo ragazzo biondo, il mio unico amico da quando mi ero trasferita a Londra.
“Ciao Niall.”
Esclamai sorridendogli.
Sul viso di Niall si disegnò un raggiante sorriso che per un attimo mi fece scordare tutte le mie preoccupazioni.
Gli feci segno di entrare e si accomodò accanto a me, sul letto.
“Come va?
Mi chiese scrutandomi.
“Come sempre.”
Risposi abbassando lo sguardo.
“Il ragazzo del mistero non si è ancora fatto vedere eh?”
Niall stranamente riusciva a capirmi.
Aggrottai la fronte e spostai il ciuffo dagli occhi.
“Già.”
Mi limitai a rispondere.
Sentì la mano di Niall stringere il mio ginocchio, alzai lo sguardo e trovai un’espressione preoccupata.
“Ho un’idea!”
Balzò dal letto in un secondo, spaventandomi.
“Cosa?”
Aggrottai la fronte sorpresa.
“Io e te stasera usciremo Sam.”
Sembrava davvero eccitato.
“Ehm … preferisco se rimaniamo qui. Magari ordiniamo una pizza?”
Obbiettai incerta.
“Basta stare rinchiusa nella tua stanza Sam.
Io e te andiamo ad una festa stasera.”
Solenne affermò.
“E’ deciso.”
Asserì quando provai ad aprire bocca.

Per quanto odiassi uscire, sentivo che Niall aveva ragione.
Dovevo uscire da questa stanza e conoscere nuova gente, chissà magari avrei potuto togliermi dalla testa quegli occhi smeraldo.

Niall mi aiutò a scegliere cosa mettermi.
Obbiettò per un paio di jeans neri e una magliettina rossa che lui stesso mi aveva regalato.
Applicai appena un po’ di matita nera e del mascara.
“Le tue ciglia sono incredibilmente lunghe Sam.”
Furono le uniche parole che Niall riuscì a pronunciare mentre mi guardava stordito.
Ma niente era paragonata alla faccia scioccata di mia zia appena l’avvisammo che Niall era riuscito a convincermi a portarmi fuori.
Era quasi emozionante.

Salì sulla sua gip grigia e ben presto raggiungemmo la nostra destinazione.
Durante il tragitto Niall mi aveva spiegato della festa che Cloe aveva organizzato in uno di quei locali sulla spiaggia.
Lui se ne intendeva parecchio di feste, e ci aveva provato tante volte a portarmi con lui ma io preferivo restare a casa che seguirlo.
Ma quella sera volevo smettere di torturarmi e divertirmi un po’, magari avrei potuto scoprire che andare alle feste non era così inutile.

Appena scesi dalla macchina, Niall mi afferrò la mano trasmettendomi un senso di sicurezza.
La festa era già iniziata.
Erano tutti attorno ai falò a ballare quasi semi-nudi.
“Ehm … sei sicuro che sia il posto giusto?”
Chiesi leggermente stupita.
Niall rise.
“Sta tranquilla Sam, non dobbiamo per forza ballare nudi attorno al falò.”
Rispose tranquillizzandomi.
“Devi solo fidarti di me e lasciarti andare.”
Nei suoi immensi occhi azzurri riuscì quasi a scorgere l’oceano.
Non avevo mai visto occhi come i suoi.
Sentì un sorriso scappare dal mio viso, che fu quasi come una conferma per Niall.

Mi lasciai condurre da lui come mi aveva promesso.
Mi portò ad incontrare nuove persone, tutte simpaticisse ma una sensazione di essere osservata mi teneva distratta.
“Ti va di ballare?”
Mi sussurrò Niall all’orecchio.
Sentì subito un grande imbarazzo colorare le mie guancie di rosa.
“Ehm, Niall io non so ballare.”
Gli confessai aggrottando la fronte.
Ma mi ignorò completamente.
Afferrò dolcemente le mie mani dopo essersi alzato e mi sollevò dalla sedia.
“E’ il momento giusto per imparare allora.”
Affermò lui, ridendo gioiosamente.
Mi portò sulla pista da ballo dove si agitavano corpi accaldati.
Sentì le braccia di Niall attorniare il mio bacino e di conseguenza fui costretta ad abbracciare il suo collo.
“Non essere così dura Sam, sciogliti un po’.”
Mi suggerì con dolcezza.
Non riuscì a non ridere riguardo ciò che aveva detto.
“Io … io mi sento così imbarazzata Niall.”
Ghignai impacciata.
“Non so ballare e rischio solo di farti sfigurare.”
Aggiunsi, poi lo guardai negli occhi.
“Shh!”
Mugugnò Niall ignorandomi.
“Chiudo gli occhi e affidati a me.”
Mi sussurrò all’orecchio.
Sentì la sua presa stringersi e il suo cuore battere forte.
Nonostante il mio scoordinato movimento, mi lasciai condurre da Niall.
Seguì i suoi movimenti e per un attimo riuscì davvero a sentirmi bene.
“Visto?” Intervenne poi guardandomi negli occhi.
“Stai ballando Sam.”
Alzando le sopracciglia affermò fiero.
Uno splendido sorriso prese forma sul suo viso.
Non avevo mai conosciuto un ragazzo più dolce di Niall.
Sapeva sempre come prendermi e mi voleva bene nonostante il mio carattere un po’ strano.

Mi avvicinai lentamente al suo viso e gli pigiai un dolce bacio sulla sua guancia.
Poi lo abbracciai.
“Ti voglio bene Niall.”
Gli sussurrai felice.
Sentì la sua stretta aumentare.
Con lui io ero tranquilla.
“Ti va qualcosa da bere?”
M’invitò poi.
Annuì sorridendogli.
Mi prese la mano e mi portò al bancone, facendomi accomodare sullo sgabello.
“Due birre per favore.”
Ordinò gentilmente mentre io lo fissavo.
Non appena incrociò il mio sguardo se ne accorse e vidi un piccolo rossore prendere colore sul suo pallido viso.
Niall era davvero un bel ragazzo.
“Che c’è?”
Mi domandò imbarazzato.
“Non lo so, è solo che mi hai salvato la serata.”
Confessai portandomi dietro l’orecchio il ciuffo ribelle.
“Non posso competere con il ragazzo del mistero ma almeno qualche cosa di buono riesco a farla, no?”
Ironicamente disse.
“Lui non esiste Niall.” Abbassai lo sguardo “Tu si.” Affermai solenne, ritornando a perdermi in quell’oceano.
Ad interrompere quello sguardo fu l’arrivo della cameriera con i bicchieri di birra.
Li posò sul bancone e dopo aver sorriso a Niall per averla ringraziata, si allontanò.
Sorseggiai la birra fredda che mi provocò dei brividi lungo tutta la schiena.
La mia attenzione fu catturata da una risata che risuonò tra la musica.
Mi voltai e vidi Cloe, la ragazza che ci aveva invitato alla festa.
“Cloe è una forte.”
Affermai lanciando un’occhiata a Niall.
“Si, lei è una che sa quello che vuole.”
Confermò il biondino, guardandola mentre si agitava tra le sue amiche.
Me ne resi conto e i miei dubbi furono chiariti.
Avevo sempre intuito che a Niall Cloe non era mai stata indifferente, ma ciò che non capivo era perché si ostinava a nasconderlo.
“E tu cos’è che vuoi Niall Horan?”
Gli chiesi.
Il suo sguardo incrociò il mio e per un attimo fu come riuscire a leggere nei suoi occhi la paura di non essere abbastanza.
“Voglio solo passare una bellissima serata con la mia migliore amica.”
Rispose Niall intensamente.
Non staccò gli occhi dai miei e delicatamente le sue dita accarezzarono i miei zigomi.
Sentì un sorriso scappare dal mio viso mentre Niall continuava a fare di tutto per dimostrarmi quanto tenesse a me.
Gli volevo davvero bene.

“Vado un attimo al bagno Sam.”
M’informò poi, scendendo dallo sgabello.
Gli annuì.
Mi sorrise, poi lo vidi confondersi con la gente del locale e aspettai impaziente il suo ritorno.

Osservai un po’ il posto.
Non ero mai stata in luoghi del genere, presumevo che invece Niall e Cloe fossero ormai clienti abituali.
Nonostante fossimo così diverse, stimavo tanto Cloe; lei era una di quelle ragazze che sapeva viversi la vita senza dare troppo nell’occhio.

A proposito di occhi.
Proprio dietro il divano in cui era seduta Cloe intravidi di sfuggita come dei ricci scuri.
Spalancai gli occhi e cercai di visualizzare bene l’immagine.
Non potevo crederci, era Harry.
I suoi iridi verdi si voltarono per un attimo dalla mia parte.
Si era lui, adesso ne ero certa.

Il bicchiere di birra si spaccò contro il pavimento.
Le mie gambe ebbero un movimento istintivo, non riuscivo a fermarle mentre veloci raggiungevano colui che gli occhi avevano visto.
“Sam?”
Qualcuno afferrò il mio braccio.
Mi voltai immediatamente.
“Dove vai?”
Incrociai gli occhi azzurri di Niall, una tristezza improvvisa invase tutto il mio corpo.
“Oh ehm …” Balbettai ancora scossa “Mi era sembrato di vedere qualc.. qualcosa”
Non potevo dirlo a Niall, non dopo tutto quello che stava facendo per farmi togliere dalla testa Harry.
La sua presa mi mollò e quasi capì ch’intendessi.
“Niall, potresti portarmi a casa?”
Gli chiesi sfiorandomi il gomito del braccio sinistro.
Lui mi guardò e annuì sorridendo.
Mi prese la mano e dopo aver preso i cappotti, rientrammo nella gip grigia.
Niall accese il motore e con riluttanza si mise in strada.

Teneva lo sguardo dritto oltre il parabrezza senza sbatter ciglia.
“Lo hai rivisto vero?”
Si era accorto che lo stavo fissando e mi rivolse la sua attenzione seria.
Calai lo sguardo sulle mie ginocchia.
Non volevo soffrisse.
“Non ne sono sicura.”
Risposi con un fil di voce.
“Non ne sei sicura?”
Replicò lanciandomi un’altra occhiata, poi di nuovo dritto il parabrezza.
“Ehm … mi è sembrato di vederlo.” Spiegai “Ma sai, quando ti manca qualcuno … lo vedi ovunque.”
Mi presi di coraggio e guardai il profilo solenne di Niall.
Perché aveva quella faccia?
Perché non diceva qualcosa?
Perché non mi tranquillizzava?
“Tu cosa pensi?”
Ebbi il coraggio di chiedergli.
Non rispose, si limitò solo a scuotere leggermente la testa.
Ecco.
Lo avevo ferito.
Aveva fatto di tutto per cercare di farmi levare Harry dalla testa e adesso io gli ho spezzato il cuore.
Sei davvero una stupida Sam!

La macchina di colpo si fermò.
Niall era impassibile mentre continuava a fissare il parabrezza.
“Non mi chiamerai vero?”
Chiesi con un nodo alla gola.
“Perché dovrei farlo?”
Obbiettò solenne, senza voltarsi.
“Forse perché sei l’unica persona che ha un senso nella mia vita Niall.”
Dissi quasi con tono interrogativo.

L’avevo combinata grossa, e dovevo pagare le conseguenze.
Slacciai la cintura e senza indugiare aprì lo sportello.
Scesi dall’auto e chiusi lo sportello senza voltarmi.
Feci qualche passo giusto per capire se davvero era l’ultima volta che avrei visto Niall, ma lo sentì scendere dall’auto.
“Saam!”
Gridò bloccandomi.
Sentì un sorriso scorgere sul mio viso mentre i passi di Niall aumentavano notevolmente.
Mi voltai giusto quando lo sentì vicino.
Era di fronte a me, illuminato dalla luna e bello come non mai.
Mi guardò negli occhi poi scrutò le mie labbra; non ebbi neanche il tempo di capire perché lo stesse facendo che ritrovai le labbra sue labbra pressate contro le mie.

Mi lasciai baciare, avvolta da un tiepido tepore di dolcezza che quella sera riecheggiava nell’aria.
Niall era così dolce, nessuno lo era mai stato con me.

Le sue mani stringevano i miei fianchi, l’altezza non era un problema con lui.
“Sappi che quel ragazzo non immagina nemmeno ciò che si è lasciato sfuggire.”
Furono le ultime dolci calde parole di Niall.
Quella sera mi aveva completamente stupita e quel bacio mi aveva lasciato un senso di serenità che solo lui riusciva a trasmettermi.
Vidi la sua gip allontanarsi e con lui il suo dolce affetto.
Ringrazio il cielo per avermi fatto incontrare Niall.
Avevo bisogno di lui nella mia vita, ne avevo un disperato bisogno.

***
Riuscì a sfuggire alle domande insistenti di mia zia.
Le dissi che ero stanca e avevo bisogno di dormire,
le avrei raccontato tutto in un altro momento.

Con riluttanza salì le scale che portavano alla mia camera, sentì una forte corrente d’aria provenire da lì.
Ricordavo bene di aver chiuso la finestra prima di uscire.
Mi affrettai a pressare la maniglia.
La porta si aprì e le tende della finestra svolazzare fu ciò che la mia visuale inquadrò.
Entrai, gettai la borsa sul letto, e chiusi immediatamente la finestra.

Chi diavolo l’aveva aperta?!
“Zia hai aperto tu la finestra della mia camera?”
Gridai spaventata, mentre chinata toglievo le converse rosse.
“Non credo sia stata tua zia Sam.”
La porta di colpo si chiuse sbattendo.
Riconobbi immediatamente quella voce, fu come una doccia bollente.

I miei occhi si spalancarono e la mia bocca non riusciva a emettere alcun suono.
Mi voltai di scatto quasi ancora incredula.
Ma lui era lì.
La sua mano teneva stretta la maniglia mentre i suoi iridi verdi mi scrutavano.
“H-Harry?”
Balbettai.
“Ciao Sam.”
Rividi le fossette attorniare il suo bellissimo sorriso, di conseguenza i suoi occhi s’illuminarono e il mio cuore perse un battito.

“Tu … ehm … io … chi ti ha fatto entrare?”
Balbettai ancora scioccata.
La risata contagiosa di Harry risuonò in tutta la stanza.
Il mio cuore perse un altro battito.
“Volevo solo rivederti Sam.”
Non compresi del tutto ciò che mi fece correre da Harry buttandomi tra le sue braccia quando pronunciò quella frase.
Sarà stata l’intensità della sua voce o semplicemente perché era quello che volevo sentirmi dire.

Strinsi il suo petto con tutta la foga che avevo in cuore.
Sentì tutto il calore del suo corpo, quel calore che mi aveva salvato la vita più del gesto vero in sé.
Il calore di Harry era la cosa più bella di lui.
Ben presto sentì le sue grandi mani avvolgere la mia schiena, mi stava abbracciando e non lo avevamo fatto prima d’ora.
Sentivo di avere bisogno di quel calore ogni giorno accanto a me, volevo quel calore accanto a me.
Io volevo Harry.

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Capitolo 4
*** Kiss me. ***


Capitolo quarto.
-Kiss me.
 

Era tipo uno di quegli abbracci che non avresti mai più scordato.
Quelle braccia mi avevano letteralmente riscaldato il corpo.
Sentivo il suo cuore battere, la mia testa poggiava perfettamente sul suo petto.
Il mio minuscolo corpo era interamente avvolto dalla grande presenza di Harry.

Aprì gli occhi.
Compresi ciò che stava accadendo, lentamente mollai la presa e feci un passo indietro.
Alzai gli occhi titubante e i suoi occhi lucidi mi penetrarono sin dentro le ossa.
Riempì il petto d’aria e buttai tutto fuori.
“Mi sei mancata Sam.”
Sfiorò la mia guancia e la sua voce roca era una delle cose che mi affascinava più di lui.
“C-che fine hai fatto?”
Gli domandai con fil di voce.
“Ho avuto degli imprevisti …”
Abbassò lo sguardo incerto.
“Cose di famiglia.”
Precisò poi mostrandosi sicuro.
“Hai una famiglia quindi?”
Aggrottai la fronte, cercando di capire.
La mia affermazione suscitò una piena risata sul suo viso che risuonò nella stanza buia.
“Ti ho fatto una domanda!”
Pronunciai con voce più severa.
“Certo che ho una famiglia.”
Una bellissima curva sfacciata prese forma sul suo viso.
“Non sono mica un alieno.”
Fece un passo verso di me e si chinò leggermente.
Mi sfiorò l’avambraccio destro con le nocche.
Sentì un brivido percorrere tutta la mia schiena.
“Eri tu prima?” Dissi “Tu eri in quel locale Harry.”
I suoi profondi iridi verdi, con la foca luce della luna era scuri e grandi; li piantò su di me quasi come se volesse sfidarmi.
“Probabilmente Sam.”
Mi accennò dubbioso.
“Probabilmente non è una risposta” Precisai solenne “’Si’ o ‘No’ lo sono.”
Un’altra risata risuonò nel buio.
“Ti faccio così tanto ridere?”
Stava cominciando a irritarmi.
“Fai così tante domande.”
Si sollevò, passandosi una mano tra i capelli.
Solo in quel momento mi resi conto che aveva cambiato la pettinatura.
Aveva tirato su il ciuffo ribelle creando un’onda, e aveva dato una tagliuzzata ai lati.
“Oh beh; magari voglio sapere qualcosa in più sul ragazzo che mi ha salvato la vita?” Esclamai con tono interrogativo.
“Sei sparito come se non fossi mai esistito.” Continuai scioccata. “Nessuno ti conosce, mi hanno pure presa per pazza!
Mia zia creda che io abbia solo un disperato bisogno di te, ma io dico ‘No zia, non è affatto vero io non …”
Fu improvvisamente tutto buio.
I miei piedi toccavano il vuoto; ero sorretta da due mani e poi la mia lingua stava incontrollabilmente roteando con quella di Harry.
Dio. Non mi ero mai sentita così.
Non riuscivo neanche a capire ciò che stava succedendo, ero troppo sconvolta.

Poi sentì i miei piedi toccare terra e le mani di Harry lasciare le mie ascelle.
“Sembri una di quelle alla radio la domenica mattina che non smettono mai di parlare.”
Fu un sussurro soave e leggero.
Sentì il suo respiro su di me insieme al battito del mio cuore.
Harry mi aveva appena baciata.
Riuscì a riprendere fiato e riaprire gli occhi.
Mi sentivo come morire.
Incrociai lo sguardo tenero di Harry che mi scrutava addolcito.
Era così bello.
Lo vidi sorpassarmi con rapidità.
I suoi passi si fermarono perfettamente davanti la finestra, sentì le maniglie aprirsi.
Mi girai di colpo.
“Che stai facendo?”
Domandai preoccupata.
Harry si sedette sul davanzale, sporgendo una gamba dall’altra parte poi mi rivolse la sua attenzione.
“Me ne vado.”
Rispose.
Lasciai che portasse anche l’altra gamba dall’altro lato del davanzale, sporgendosi completamente.
“Non andare Harry.”
Gridai appena in tempo.
I muscoli delle braccia di Harry si tesero, il suo movimento si fermò.
Feci qualche passo verso di lui, poi lo vidi tirarsi su con gran forza.
Scavalcò il davanzale e chiuse la finestra.
Si voltò verso di me e mi lanciò un sorriso diffidente.
“E’ tardi Sam. Devi dormire.”
Quasi ordinandomelo disse con tono paterno.
“Non fare il papà Harry, so quando devo andare a dormire.”
Dissi seriamente irritata.
Mi scrutò profondamente per qualche attimo poi ghignò divertito.
“Non credo di aver mai incontrato una ragazza come te.”
Confessò con voce roca.
Aveva quasi il suono di un complimento quell’affermazione.
Sentì le mie guancia tingersi leggermente di rosa.
Abbassai lo sguardo abbozzando un timido sorriso.
Mi raggiunse, con passo lento e deciso.
Mi tirò su il mento costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Chi sei veramente?”
Aggrottai la fronte, scuotendo leggermente la testa.
“Se lo sapessi non mi guarderesti più in questo modo.”
Rispose sincero.
“Perché?”
“Shh!”
Il suo indice pigiò delicatamente le mie labbra per farmi zittire, il fiato di Harry era l’unica cosa calda quella sera ed era anche la più speciale.
Le nostre fronti erano unite, ci staccava solo qualche centimetro.
“Fai troppe domande Sam.”
Ripeté fissando le mie labbra.
“L’hai già detto Harry.”
Una curva prese forma sul suo viso marcato; accompagnato dalle soffici fossette.
Sollevai le punta, mi aggrappai al suo collo e unì le mie labbra alle sue.

Era qualcosa di diverso stavolta.
C’era la consapevolezza di entrambi e in parte ero a dominare quel momento.
Le mani di Harry cinsero i miei fianchi premendomi sempre più al suo corpo ed io facevo di tutto per non mollare la presa.

Non era la prima volta che baciavo un ragazzo ma quella era come se baciassi qualcuno di cui m’importasse qualcosa.
Niente affatto con il bacio di Niall.

Harry m’invitò a camminare mentre continuavamo a essere magici.
Sentì il letto sulle mie ginocchia, cedetti e mi buttai sul letto tirando Harry su di me.
Stavamo amoreggiando in modo molto sensuale, dovevamo fermarci.
Fu lui a trovare la forza per staccarsi.
Nel silenzio risuonavano i nostri respiri affannati e sorpresi.

I suoi iridi verdi interrogativi e sorpresi chiedevano una risposta.
“Resta con me Harry.”
Risposi alla sua ipotetica domanda.
Scorsi una curva sulle sue labbra, fu come impazzire.

Dopo qualche secondo eravamo stesi l’uno di fronte all’altro sui fianchi.
Continuava a sfiorarmi delicatamente il mio viso cercando di farmi addormentare;
probabilmente era la notte più bella della mia vita quella.

Mi sentivo completamente un’altra persona da quando lo avevo conosciuto.
Dovevo molto a Harry, la mia vita per esempio.
Speravo solo che non fosse sparito di nuovo, dopo stanotte non volevo che sparisse di nuovo.















 

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Capitolo 5
*** Miss. ***


Capitolo 5
-Miss.


Mi sembrava quasi di aver vissuto solo un bellissimo sogno.
Harry mi aveva tenuto la mano per tutta la notte, restò a guardarmi mentre la sua grande mano sfiorava ripetutamente il mio viso.
Avevo fatto fatica a prendere sonno, avevo paura che se ne fosse andato.
Al mio risveglio, quella paura divenne realtà.
Harry era andato via.
Stavo rannicchiata su una piccola parte del letto.
Mi sentivo così sola e avevo freddo.

Passai una mano sulla parte vuota e fredda del materasso.
Un grande sentimento di malinconia mi avvolse riuscendo quasi a farmi arrabbiare.

Il mio malinconico silenzio fu interrotto da qualcuno bussare alla porta.
Sentì la maniglia aprirsi.
“Sam?”
Era mia zia.
“Sam, stai ancora dormendo?”
Continuò con voce allegra.
“Sono sveglia.”
Asserì con un nodo alla gola.
Sentì i passi superare la soglia della porta, e poi questa chiudersi.
“Sam va tutto bene?”
Mi chiese preoccupata.
Sospirai in silenzio.
Promettendomi di riuscire a nascondere i miei sentimenti.
Mi voltai con riluttanza, sedendomi sul bordo del letto.
Trovai mia zia poggiata alla porta, mi scrutava attenta.
“Si, va tutto bene.”
Finsi un sorriso.
Il suo viso preoccupato d’improvviso venne sostituito da un sorriso eccitato.
“C’è una sorpresa per te Sam.”
Esclamò entusiasta.
La guardai interrogativa.
“Forse dovresti scendere di sotto.”
M’invitò, aprendo la porta.

Stranamente m’incuriosì.
Mi alzai, lisciai leggermente i capelli ribelli e la seguì nelle scale.
“Non ci crederai Sam!”
Continuò lanciandomi un’occhiata felice di tanto in tanto.
“Vuoi dirmi che succed..”
Fu come un attacco al cuore.
I miei occhi scrutarono quel corpo da capo in giù.
Non poteva essere ciò che credevo.
“Liam?!”
Esclamai interrogativa.
La figura davanti a me si voltò al suono del suo nome.
Un fiero sorriso e degli occhi lucidi mi penetrarono nel cuore.
“Ciao Sam.”
Disse soavemente.
“Dio Liam.”
Non riuscì a frenare il mio entusiasmo, e corsi ad abbracciarlo saltandogli addosso.
Lo strinsi più forte che potevo.

Senza neanche rendermene conto stavo piangendo a dirotto.
Liam mi mise giù e io mollai la presa.
“Dio mio, non posso crederci.”
Pronunciai ancora scossa.
“T-tu che ci fai qui? Cioè, dovresti essere in qualche altra parte del mondo e invece… dio mio Liam.”
Facevo fatica ad articolare una frase, ero troppo emozionata.
“Rilassati Sam; respira okay?”
Scoppiò in una sonora risata.
Mi era mancata da morire quella risata, la risata che aveva accompagnato tanti notte buie.
“Ho solo deciso di ritornare alle mie origini dato che i miei giorni da soldato sono finiti Sam.
Non potevo non ritornare a casa.”
Cominciò a parlare velocemente, subito ricordai da chi avevo ereditato questo difetto.
Mi guardò negli occhi e mi asciugò le lacrime dolcemente.
“Sam basta piangere altrimenti inizio anch’io!”
Ironizzò Liam.
“Okay la smetto.”
Mi strofinai gli occhi.
La mia vista inquadrò il viso di Liam, adesso ero più consapevole e scorsi i suoi notevoli cambiamenti.
Era molto più alto, aveva completamente tagliato la sua massa di capelli biondi, ora erano molto più ordinati.
Il suo look era decisamente migliorato, sembrava cambiato.
“Sei sempre più bella Sam.”
Mi distrasse riportandomi alla realtà.
“Sono sempre io Liam, solo che adesso ho diciotto anni.”
Asserì sorridendo.
Mi accarezzò il viso con le nocche delle dita.
Dei singhiozzi attrassero la nostra attenzione.
Era nostra zia.
Con le mani giunte e un sorriso gioioso piangeva per i nipoti ritrovati dopo tanto tempo.
“Oh zia!”
Esclamai contagiandomi.
Liam mi superò e andò a bracciarla.
Avevo sempre invidiato la dolcezza improvvisa di mio fratello.

“Okay, sto bene ragazzi.”
Mollò la presa di Liam con forza.
“Non voglio sembrare la stupida zia che piange ad ogni minima cosa …”
“Zia!”
La interruppi contraria.
“No davvero Sam.”
Diventò seria.
Tirò su il mugo che minacciava di uscire e si asciugò le ultime lacrime.
“Avete passato le pene dell’inferno voi.” Iniziò solenne. “Sin da quando siete venuti al mondo avete solo assistito a scene violente e a tragedie che non vi hanno reso proprio reso degli adolescenti spensierati e felici come dovreste essere.”
Liam le rivolse uno sguardo tenero.
“Sam è venuta qui perché ha bisogno di cambiare e tu sei ritornato finalmente dalla tua famiglia.
Cioè magari io non sarò proprio la vostra vera famiglia ma vi voglio bene ragazzi.”
Aveva gli occhi pieni di preoccupazione e la voce le tremava.
Non avevo mai visto mia zia in questo modo.
“Non potrò mai cancellare tutto il male che avete subito.” Disse quasi come una promessa. “Ma posso aiutarvi a rendere il vostro futuro proprio come lo volevate da piccoli”
Guardò Liam e poi me.
I suoi occhi piansero nuovamente.
“Io sono felice di essere qui.”
Affermai sorridendo.
“Si; lo sono anch’io.”
Liam mi fece segno di raggiungerlo finendo per essere travolta dal suo grande braccio.
“Io ti sono infinitamente grata di avermi chiesto di trasferirmi qui.”
Aggiunsi prendendo le sue lineati mani.
La guardai dritto negli occhi.
“E non c’è famiglia migliore di mia zia Taylor.”
Furono quelle semplici ma vere parole a farmi capire quanto tenesse ai suoi unici nipoti.
E volevamo farle capire che in qualche modo anche noi le eravamo grati.

“Okay, adesso basta con questa sdolcinatezze e andatevene!”
Si ricompose poi.
“Che vuoi dire?”
Chiese Liam interrogativo.
“Sam ti porterà a visitare Londra.”
Affermò determinata.
“Oh ehm …” Liam mi guardò per avere una conferma. “Okay.” Sbrattai.
Salì correndo di sopra e mi diedi una sistemata.
Legai i lunghi capelli e misi le scarpe.
Quando scesi trovai Liam a parlare ancora con nostra zia.
“Andiamo!”
Presi il lembo del suo gilè e lo tirai fuori casa.
Liam prese la mia mano e mi rivolse uno sguardo dolce.
Quanto mi erano mancate quelle mani delicate.
Mi era mancato il mio fratellone.
“Ho una sorpresa per te!”
Pigiò con l’indice la punta del mio naso.
“Tadan!”
Aprì le braccia verso la strada.
Mi voltai curiosa e vidi un’imponente moto nera parcheggiata accanto ad altre auto.
Un sorriso minacciava di uscire e lo lasciai fare.
“Non posso crederci che tu l’abbia comprata davvero?!” Annunciai stupefatta.
“Te lo avevo promesso Sam.” Mi guardò dritto negli occhi. “E io mantengo sempre le promesse”
Mi mostrò i suoi splendenti denti bianchi, anche quelli erano perfetti.
Mio fratello era tutto perfetto.
“Okay, ma adesso devi per forza farmi fare un giro!”
Proferì quasi con prepotenza.
Annuì eccitato e m’invitò a seguirlo.
Man mano che ci avvicinavamo quella moto mi ispirava eccitazione e adrenalina; e io e Liam avevamo sempre amato tutto ciò che riguardi l’adrenalina.

Aprì lo sportellino e mi porse il casco.
Lo indossai mentre lui ne metteva uno molto più massiccio.
Salì per primo e la accese.
Mi fece segno di salire e non esitai a farlo.
“Stringiti forte e non avere paura.”
La voce dal casco risuonava foca e più seria.
“Sai bene che non ne ho.”
Risposi decisa.

Strinsi il suo addome e misi i piedi sui pedali.
“Lo spero Sam.”
Furono le sue ultime parole prima che stringesse le manopole e lasciasse andare i freni.
Fu una partenza rapida e sapevo bene che avrebbe fatto di tutto per spaventarmi ma non avrei ceduto.
Superò con destrezza tutte le auto nel traffico accelerando quando la strada era libera.
Riuscivo a scorgere un fiero sorriso sulle sue labbra mentre lo sguardo era dritto in strada.
“Gira a destra”
Gli ordinai indicando la via.
Aspettò l’ultimo minuto per voltare facendo sgommare la moto.
Pensai immediatamente che se solo nostra zia sapesse cosa stavamo facendo avrebbe tolto la moto a Liam e avrebbe proibito me di uscire insieme a lui.

Mi lasciai scappare una risata vedendo la gente scioccata non appena quel rumore maestoso invadeva il stretto viale.

“Ti stai divertendo?”
Mi chiese voltandosi appena.
“Da morire.”
Sentì un’ampia curva sul mio viso.
Avevo l’adrenalina nelle ossa io.
La risata di Liam rimbombò nel casco, capì che aveva compreso che veramente non avevo paura.

Svoltammo ancora qualche viale, Liam aumentava sempre più la felicità.
Avevamo entrambi fame così ci fermammo davanti uno dei migliori bar di Londra.

“Ho le gambe che mi tremano.”
Confessai stupita.
Liam chiuse lo sportellino in cui aveva appena riposato i caschi e mi guardò; scoppiò in una risata.
“E’ strano che tu non sia ancora svenuta.”
Asserì.”
“Ehi!”
Gli diedi una paccata sulla spalla.
“Non cedo per così poco.” Dissi fiera. “Dovresti saperlo.”
“Infatti lo so.” Ribatté subito togliendo le chiavi.
Le mise in tasca e mi guardò.
“Volevo solo avere la certezza che non fossi cambiata.”
Aggiunse.
I suoi occhi si strinsero dolcemente e i suoi denti vennero fuori di nuovo.
Mi prese sotto braccio e ci avviammo al bar.

C’era molta gente considerando che fosse Domenica e la nostra entrata era stata piuttosto nota.
Ero sempre venuta con Niall qui, e avevamo trovato sempre le stesse persone.
Oggi loro erano sempre lì io invece ero con mio fratello.

Liam chiese al timido cameriere il miglior tavolo del bar, probabilmente ci aveva preso per una coppia innamorata.
Io e Liam eravamo innamorati l’una dell’altra, e sapere che lui era mio fratello era ancora più eccitante.

“Allora Samantha …”
Disse con enfasi, io alzai gli occhi.
“Com’è la vita qui a Londra?”
Mi domandò curioso.
Portai i gomiti sul tavolo e scorsi un cenno di sorriso.
“E’ tutto diverso qui Liam.” Iniziai. “C’è più vita, più movimento e il cibo è squisito”
Liam sorrise alla mia ultima frase.
“Adoro Londra.”
Terminai con un sorriso.
Il menù m’incuriosì, così incominciai a sfogliarlo.
“E con i ragazzi?”
Fu come una doccia fredda che mi rabbrividì.
Sentì il mio corpo bloccarsi e i miei occhi spalancarsi.
Lo avevo quasi dimenticato; o meglio, non ci avevo pensato.
Ma la sua immagine immediatamente prese forma nella mia mente.
“Sam … va tutto bene?”
Liam era confuso e preoccupato.
Mandai giù la saliva e incrociai i suoi occhi scuri.
“Si, certo che si.”
Risposi calma.
Aggiunsi qualche sorriso rassicurante e gesti disinvolti ma Liam sembrava perplesso.

“Ehm, credo di voler prendere solo una tazza di caffè.”
Cercando di distrarlo proposi.
“Io voglio la crostata, sembra buona.”
Disse lui.
Gli sorrisi cercando il più possibile di nascondere ciò che mi stava di nuovo tormentando.

Poi d’improvviso l’attenzione di Liam fu catturata da due ragazze bionde e sfacciate.
La più formosa indossava un vestito giallo e aderente l’altra ragazza era più bassa ma il suo seno era quasi sproporzionato, indossava lo stesso vestito di un rosso accesso.
Ritornai a guardare Liam pensando che fosse normale ciò che stava succedendo.
Era un ragazzo dopo tutto e loro erano piuttosto belle, chi non le avrebbe guardate?

“Ma tu guarda quello com’è fortunato?!”
Interruppe i miei pensieri.
“Chi?”
Replicai aggrottando la fronte.
“Quello lì si farà sicuramente queste belle ragazze.”
La curiosità porta a girarmi.

Non potevo crederci.
Strinsi gli occhi come quasi cercando di visualizzare meglio l’immagine.

Quel ragazzo che Liam stava apparentemente invidiando e che ammiccava le forme di quelle ragazze era lo stesso che mi aveva salvato la vita.
Era Harry.
Mi si strinse un nodo alla gola.

Teneva le mani di una delle ragazze mentre massaggiava la coscia scoperta dell’altra.
Lanciava occhiate seducenti e probabilmente pensava a quello che avrebbe potuto fargli.
Scorsi un ragazzo diverso da quello che avevo conosciuto, non sembrava affatto quel dolce ragazzo che si era preso cura di me.
Aveva pudore e cattiveria in quegli occhi.

Mi girai di scatto. Non avrei retto un altro minuto quello schifo.
Il mio petto faceva su e giù a un ritmo incontrollabile, sembrava quasi volesse esplodere.

Liam si accorse dei miei occhi lucidi e della mia agitazione.
“Sam?”
Cercai di calmarmi.
“Sam?” Ripeté per la quarta volta Liam.
“Sam che ti prende?”
“Io … andiamocene via Liam.”
Il nodo alla gola mi lasciò una piccola tregua.
L’espressione di Liam era particolarmente confusa; ma capì che la mia agitazione aveva a che fare con quel ragazzo.
“Ehm, okay.”
Mi alzai, spostai la sedia e feci un passo per uscire dal tavolo.
Stavo per scontrarmi con qualcuno.
Riconobbi il profumo di quella maglietta scura.
Il mio cuore ricominciò a pompare forte.
Alzai lo sguardo e la figura imponente di Harry entrò nella mia visuale.

“S-Sam.”
La sue voce roca risuonò nelle mie orecchie.
Incrociai le sue splendide iridi verdi.
Gli occhi che avevano squadrato volgarmente quelle ragazze adesso stavano dolcemente fissando me.

Sentì la mia visuale appannarsi, e una lacrima calda minacciare di uscire.

Non potevo farmi distruggere, non da lui.
Determinata e incerta lo superai.
Liam mi raggiunse solo dopo qualche minuto.
Squadrò Harry cercando di immaginarsi cosa potesse centrare con me.

Quel ragazzo centrava più di quanto lui potesse immaginarsi.









 







 

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Capitolo 6
*** Domande. ***


Capitolo sesto.
-Domande.

Chiesi a Liam di portami nel mio parco.
Probabilmente non era una grande idea ritornare in quel posto, ma avevo bisogno di quella serenità.

“Chi era quel ragazzo?”
Si era appena seduto accanto a me distraendomi dai miei schifosi pensieri su ciò che Harry avrebbe fatto a quelle ragazze.
“Un idiota.”
Risposi scacciando via una pietruzza con la punta del piede.
Sentì il sospiro preoccupato di mio fratello.
Forse avrei dovuto confessargli tutto.

Ma ero troppo arrabbiata per rimuginare sulla ferita.

Lui non disse niente, lo stavo amando tanto per questo.
Mi conosceva.
E sapeva che se non ero io a parlare non cercava di insistere.
Restò lì.
Accanto a me, ad ammirare quel prato verde abbandonato.

“Non ho mai visto un posto più sereno di questo Sam.”
Mi confessò con ammirazione.
“A me ricorda casa.”
Sentì una curva formarsi sul mio viso.
Scorsi Liam guardare il mio profilo con una certa fierezza.
“Mi sei mancata.”
Mi sussurrò dolcemente.
Incrociai le sue iridi lucide.
“Mi sei mancato anche tu Liam.”
Ci stringemmo in un fraterno abbraccio.
Quasi riuscì a non pensare a quello che era appena successo, ma non riuscivo a dimenticare.
Avevo solo capito una cosa; Harry non era lo stesso ragazzo che mi aveva salvato la vita.
Non era lo stesso che si era preso cura di me con tanto amore.
Non era la persona che mi aveva abbagliata, lui era qualcun altro.
Avevo quasi come l’impressione che volesse nascondermelo.

***
Ciò che mi aiutava sempre in situazioni difficili come queste era la biblioteca in centro.
L’avevo scoperta il primo giorno che arrivai a Londra, fu l’insegna a catturarmi immediatamente.

C’era un odore di antichità che riecheggiava nell’aria.
L’unico rumore era il ticchettio del vecchio orologio a pendolo in fondo al primo corridoio.

La signorina delle informazioni aveva ormai compreso quanto amassi leggere.
Sapeva che almeno una volta al giorno mi sarei trovata lì, un po’ timida un po’ emozionata, a salutarla con un semplice cenno di denti.

Mi sedetti come ogni giorno al grande tavolo trovatosi nella sezione dei libri drammatici.
Si. Era quello il mio genere.
Storie difficili che non hanno mai una via d’uscita.
Storie vere o solo inventate che riuscivano a portami in un’altra dimensione dimenticandomi di tutto.
Leggere era la mia più grande passione.
Non avevo un autore preferito anche se per la Austen avevo una certa influenza.

Avevo preso un suo libro per l’appunto.
‘Persuasione’ era il suo unico libro che ancora mi mancava.

Le prime righe sembravano già portarmi nella mente di Anne, la protagonista.
Qualcosa mi disturbò.

La mia mente si contorse e i miei occhi non volevano togliere l’attenzione dalle righe appena iniziate.
La mia visuale inquadrò seppur di mala voglia una figura docile e magra.

“Scusa non volevo disturbarti.”
La sua bellezza fu quasi accecante.
Era una bellissima ragazza dai lunghi capelli neri e boccolati, grandi occhi verde smeraldo.
Sentì come un’aria familiare.

“Oh ehm, tranquilla non mi hai disturbato.”

Non l’avevo mai vista, nonostante fossi ormai una cliente abituale.

Il suo corpicino esile e goffo si spostò dall’altra parte del tavolo, accomodandosi di fronte a me.
“E’ strano incontrare ancora qualcuno in questa vecchia biblioteca.”
M’informò la timida ragazza.
“Si è vero.”
Annuì.
“E’ completamente isolata.”
Aggiunsi curiosa.

Gli occhi verdi della ragazza fecero su e giù per tutto lo scaffale alle mie spalle, quasi come cercasse qualcosa.

“Stai leggendo Persuasione vero?”
La curva appena formatosi sul suo viso fu accompagnata da timide fossette laterali.
Quel sorriso mi era familiare.

Avevo tolto la copertina dal libro, non mi piaceva che la gente sapesse cosa stessi leggendo.
Ma quella strana ragazza doveva conoscere la biblioteca a memoria.

“C-come fai a saperlo?”
Le domandi aggrottando la fronte.

Lei alzò il piccolo indice indicando un punto ben preciso poi aggiunse:
“E’ l’unico libro che manca in quel posto.”

Mi voltai come lei mi suggerì.
Il mio stupore si dipinse sul mio viso.

Ci avevo messo un po’ per trovarlo.
Benchè quello fosse lo scaffale più grande della biblioteca.

“Conosco come le mie tasche questo scaffale ed è bello che qualcuno legga uno di quei libri.”
Mi confessò guardandomi negli occhi.
“Oh beh. E’ bello che ci sia qualcuno che ami leggere in questo modo.”
Risposi abbozzando una piccola curva di compiacenza.

“Io sono Sienna.”
Disse mostrandomi un gioioso sorriso.
“Samantha, ma tutti mi chiamano Sam.”
Era come se l’avessi già conosciuta.

Restammo a parlare per qualche ora sui nostri libri preferiti.
Sienna era più simile a me di quanto avessi mai immaginato.
Leggere era esattamente la sua vita proprio come me.
Quella nuova conoscenza mi aveva rasserenato.
Tutto venne interrotto quando ricevette una strana telefonata.
Si limitava solo a mugugnare e poi concluse con un ‘arrivo subito’.
“Adesso devo scappare Sam.” Si alzò rapidamente spostando indietro la sedia.
“Spero ci rincontreremo presto.” Mi sorrise nuovamente e ancora una volta ebbi quella sensazione di averla già conosciuta.

“E’ stato un vero piacere Sienna.”
Mi congedò con un sorriso e poi corse via con il libro stretto nel petto.

Sienna doveva essere un tipo piuttosto misterioso.

***
Era la seconda settimana di scuola da quando ero arrivata a Londra e Niall, come tutte le mattine, passò a prendermi alle otto precise.

Scorsi la tendina e lo vidi sostare davanti l’ingresso del giardino.
“Ci vediamo stasera.”
Li informai mettendo la giacca di jeans.
“Con chi stai andando?”
Mi chiese Liam sorseggiando un caffè.
“E’ Niall, il bel biondino che l’ha baciata l’altra sera.”
L’affermazione di mia zia fece andare di traverso il caffè a Liam.
Non riuscì a non ridere.

“E’ solo un amico comunque.”
Confessai lanciando un’occhiata di rimprovero a mia zia.
Una volta pronta mi avvicinai a Liam porgendogli un bacio sulla guancia, lo stesso feci con mia zia.

“Sta attenta!”
Mi gridò Liam poco prima che chiudessi il portone d’uscita.

Lo vidi spiarmi dalla tendina della finestra mentre raggiungevo la macchina di Niall.

“Buongiorno!”
Dissi energica una volta aver chiuso la portiera.
“Giorno Sam.”
Niall mi rivolse un sorriso e poi mise in moto.

In poco tempo raggiungemmo Cloe e Julien; i nostri unici amici.
Avevo sperato sin da quando lo avevo visto arrivare che non avrebbe parlato di quello che era successo sabato sera.
L’unica cosa che non volevo era perdere il mio migliore amico.

Niall mi comunicò che aveva bisogno di ripassare biologia poiché non aveva studiato abbastanza.
Così andò poco prima in classe, Cloe e Julien lo seguirono.

Io raggiunsi il mio armadietto preparando i libri per la lezione di storia.

“Anche tu qui?!”
Sentì una voce esile alle mie spalle.
Mi voltai immediatamente.
Una curva sul mio viso si disegnò non appena la mia visuale inquadrò Sienna.
“Sienna!”
Esclamai felice di rincontrarla.
“Questo era l’unico posto che avevo eliminato dalla mia lista per rincontrarti.”
Confessò Sienna.
“E’ vero.” Annuì. “Non ci avevo pensato neanch’io.”
Ridacchiammo inaspettate.
“Sei nuova vero?”
Mi domandò curiosa.
“Sono del Tennessee ma credo di amare Londra.”
Confessai entusiasta.
“Ora capisco perché stavi leggendo Austen!”
Ironizzò rendendosi conto che tenevo ancora quel libro in mano.
“Oh, già.”
Lo strinsi nel petto.
Chiusi l’armadietto mentre lei apriva il suo, proprio accanto al mio.
Mi ero messa di spalle pronta ad aspettarla.

La mia attenzione fu immediatamente colpita da colui che non avrei mai più voluto incontrare.
Mi voltai di scatto evitando che potesse vedermi.
“Oh mio dio.”
Esclamai a voce alta senza neanche rendermene conto.
“Cosa?”
Sienna seguì il mio sguardo inquadrando anche lei l’oggetto che mi stava provocato tanta rabbia.

Harry camminava per il corridoio con due libri sotto il braccio mentre era preso da quello che stava raccontando l’altro ragazzo accanto a lui.

“Conosci Edward?”
Sienna mi distrasse.
“Scusa?”
Replicai confusa.
“Ti ho chiesto se conosci Edward?”
Mi ripeté curiosa.
“No, non conoscono Edward.” La informai pensando si stesse riferendo all’altro ragazzo moro.
“Harry piuttosto.” Aggiunsi. “E’ un gran figlio di puttana!” Esclamai con tutta la rabbia che avevo in cuor mio.

Sienna sbatté le ciglia più volte quasi incredula.
“So cosa penserai!”
La anticipai.
“Probabilmente lui sarà uno dei ragazzi più gettonati di questo liceo come in ogni stupidissima scuola del mondo.
E magari avrà portato a letto anche te dato che è una delle doti più promettenti di quella grande testa di cazzo ma io sono del parere che è solo un idiota pallone gonfiato.”
Sienna aveva cercato durante tutto il mio monologo di interrompermi ma non c’era riuscita.
“Già. E’ solo un grandissimo pallone gonfiato!”
Ribattei mentre lo guardavo atteggiarsi.
Sienna chiuse lo sportellino dell’armadietto lentamente, mentre il suo sguardo era ancora scioccato e fisso su di me.
“Sam io …”
“Sienna hai fatto quel che ti ho chiesto?”
Fu come un attacco di cuore sentire quella voce.

La mia bocca si spalancò leggermente e i miei occhi altrettanto.
Mi girai di colpo inquadrando i suoi occhi.
Feci un passo indietro.
“Sam?!”
Harry aggrottò la fronte con aria estremamente sorpresa.

“V-voi vi conoscete?”
Guardò Sienna e poi me, io tenevo lo sguardo chino sul pavimento.
“Ehm, si. Ci siamo conosciuti ieri pomeriggio.”
Rispose Sienna confusa.
“Suppongo che anche voi vi conosciate.”
Aggiunse fissandomi.

“Ed avresti potuto dirmi che avevi conosciuto una ragazza!”
Affermò Sienna dandogli una paccata.
Harry continuava a tenere il suo pericoloso sguardo su di me, mentre io mi sentivo così stupida.
“Ed?!”
Replicai sorpresa.
“Edward è il mio secondo nome.”
M’informò Harry.

Incrociai i suoi iridi verdi e compresi che quei occhi erano la cosa più bella che avessi mai visto.
“Ehm, sono leggermente confusa ragazzi.”
Sienna si portò le mani alla nuca.
“Potreste spiegarmi?”
Ci chiese mentre continuavamo a guardarci negli occhi.

“Sei un fottuto bastardo!” Sputai con un nodo alla gola. “Chiunque tu sia.”

Scappai via imboccando il corridoio che portava alla mia classe.
Mi sentivo stupida come non mai.
Le lacrime calde si miscelavano con il mascara creando delle macchie scure sulla mia pelle.
Sostai un secondo in bagno, cercai di calmarmi ricomponendomi.

Poi raggiunsi quella fottuta classe.

Odiavo quel ragazzo.
Mi aveva mentito su tutto, Mi aveva preso in giro e doveva andare a farsi fottere!









 

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Capitolo 7
*** Confessioni. ***


Capitolo settimo.
-Confessioni.

Stavo seduta sul muretto dell’ultimo piano, avevo appena finito di consumare il mio sandwich e la voce di Ed allietava, se per poco, il mio dolore.

Forse, pensavo, aver incontrato quel ragazzo aveva portato solo scompiglio nella mia mente.
Lo odiavo, lo odiavo con tutta me stessa mentre il mio cuore provava dolore.

La mia visuale di colpo inquadrò un viso pallido.
La sua mano si avvicinò alla mia guancia sfiorandola.
Niall mi tolse via una cuffia e poi l’altra mentre i suoi occhi erano fissi nei miei.
“Ti ho cercato per tutta la scuola”
M’informò preoccupato.
Chinai lo sguardo imbarazzata.
“Avevo voglia di starmene un po’ da sola.”
Il nodo alla gola saliva sempre più. “Scusami”
Ritornai a guardare i suoi splendidi occhi azzurri.

Si accomodò accanto a me, il suo braccio sfiorò il mio.
Sentì immediatamente le mie guance tingersi di un rosa che rendeva la mia pelle ancora più pallida.
Speravo non se ne accorgesse.

I suoi occhi erano fissi su di me.
“Ci stai pensando anche tu vero Sam?”
La sua voce non era mai stata così soave.
Portai indietro i capelli, sospirai.
“Non ho mai smesso di pensarci Niall.”
Incrociai il suo sguardo.
I suoi occhi non erano mai stati così profondi come in quel momento.

Dovevo dirgli che per me era solo un amico.
Chinai lo sguardo e feci un altro grande respiro.

“Niall io …”
“Lo so Sam.”
M’interruppe d’improvviso.
I miei occhi si spalancarono spaventati.
Lo guardai.
“Per te è stato solo un bacio, non c’è bisogno di tante spiegazioni Sam.”
Asserì.
“In fondo dovevo aspettarmelo.” I suoi occhi fissarono il pavimento.
Era pensieroso.
“Sono arrivato in ritardo, ecco tutto.”
Concluse mandando giù la saliva.

Mi distruggeva vederlo così.
Lui era il mio unico vero amico.

“Sei … sei il mio migliore amico Niall.”
Sussurrai.
I suoi occhi si persero nei miei.
“Io non voglio perderti.”
Aggrottai leggermente la fronte.

Sul viso di Niall si formò una leggere curva che fece nascere in me un piccolo lume di speranza.

La sua mano strinse le mie dita e mi sentì improvvisamente bene.

“Non succederà mai Sam.”

Le sue braccia avvolsero il mio collo.
L’abbraccio di Niall era la cosa più bella.

“Che ne dici di andare a prendere un gelato?”
Gli proposi con le migliori intenzioni.
“Ho promesso a Jamy che l’avrei aiutata con la biologia Sam”
Risposi dispiaciuto.
Lo rassicurai con un sorriso.
“Sarà per un’altra volta allora.”
Presi la borsa e mi alzai.
Lui fece lo stesso.
“Vai a casa quindi?”
Mi chiese preoccupato.
“Credo farò un salto in biblioteca invece.”
Risposi ricomponendomi.

Niall si rassicurò immediatamente.
Sapeva di quello che era successo l’ultima volta che uscì da sola, e non voleva che riaccadesse.

Gli pigiai un bacio sulla guancia.
“Ti chiamo appena finisco.”
M’informò con tono serio.
“Okay Horan.”
Gli risposi con un sorriso.

Mi sentì improvvisamente meglio ed era tutto merito suo.

***
Sienna mi aveva chiesto di uscire con lei quel pomeriggio, e dato che Niall non poteva mi era sembrata una buona idea accettare la sua proposta.

Stavo aspettando già da cinque minuti alla fermata dell’autobus da cui Sienna sarebbe dovuta arrivare.
Mi aveva accennato qualcosa sulla sua abitazione;
‘è quasi in periferia quindi è meglio se vengo io in centro’
non so perché.
Ma avevo quasi l’impressione che oggi non sarebbe passato alcun autobus.

Qualche momento più in là una macchina nera catturò la mia attenzione.
Pensai immediatamente che fosse lei.

La macchina nera si fermò esattamente davanti a me, i vetri scuri m’impedirono di riconoscere chi ci fosse.
Questo finchè quando qualcuno al volante abbassò il finestrino.
La mia visuale pian piano visualizzò un ragazzo riccio dal sorriso sfacciato.

“E tu che diavolo ci fai qui?”
Gli sputai incavolata.
“Ciao anche a te Sam.”
Rispose con tono ironico.
“Non hai risposto alla mia domanda!”
Arricciai i nervi.

“Dai sali in macchina!”
Le sicure saltarono su e lo sportello si aprì.
“Puoi scordartelo!”
Replicai immediatamente.

Harry fissò un attimo il parabrezza, la sua mascella si tese.
Un secondo dopo aprì lo sportello scendendo dalla grande auto nera.
Girò dal mio lato.

Aprì lo sportello e m’invitò a salire.
“Non farmelo ripetere due volte Sam.”
Ordinò fissandomi negli occhi.
“Hai problemi di comprensione Harry?! Oppure dovrei chiamarti Edward?”
Gli gridai contro.
Probabilmente quella mia affermazione scatenò in lui una reazione pericolosa.

“Non costringermi a farlo Sam.”
Disse con tono minaccioso.
“Non salgo neanche se mi obblighi con la forza!”
Dissi determinata.

Lo sguardo di Harry divenne improvvisamente serio, come di sfida.
Un momento dopo mi ritrovai tra le sue possenti braccia.
Inquadrai le sue profonde iridi verdi e fu come morire vivendo.
Si chinò facendomi sedere con forza nella sua auto.
Allacciò in un attimo la cintura e chiuse lo sportello.
Il tempo di un sospiro e me lo ritrovai accanto.

“Questo si chiama sequestro di persona potrei denunciarti lo sai?”
Esclamai infuriata.
Mi rivolse una risata sfacciata.
“Prima dovrai riuscire ad uscire da qui.”
Tirò giù le sicure e mugugnò come un bambino.

“Ti odio!”
Sputai con tutta la rabbia che avevo in cuore.
Mi misi a braccia conserte e mi promisi di non rivolgergli più la parola.

“Sienna è mia sorella tanto perché tu lo sappia.”
Disse dopo qualche minuto.
“Cosa?!”
Spalancai gli occhi.
Sul suo viso spuntò nuovamente quel fottuto sorriso sfacciato e tutto mi fu chiaro.

Mi sentivo stupida e imbrogliata, odiavo quel ragazzo!

“Posso almeno sapere dove diavolo mi stai portando?”
Gli chiesi con tutto lo sgarbo possibile.
Mi rivolse un sorriso, uno di quelli dolci in cui le fossette comparivamo accanto alla curva.
Non dovevo cedere, non adesso.

“Ti porto a casa mia.”
Rispose ritornando a guardare oltre il parabrezza.
“Ci sono già stata.”
Asserì sgrevia.
“Quello era solo uno degli appartamenti di mio padre Sam.”
La sua risata risuonò in quell’auto scura.
Mi venne naturale aggrottare la fronte ma decisi di non fare nessun altra domanda che mi avrebbe portato a farne ancora altre.

Passò solo qualche minuto e l’auto si fermò davanti una grande abitazione.
Harry scese dall’auto mentre io toglievo la cintura, provai ad aprire lo sportello ma maledì quando ricordai che aveva chiuso solo il mio lato.

Mostrò per l’ennesima volta il suo sorriso sfacciato non appena aprì lo sportello.

La sua mano raggiunse la mia tirandomi fuori dall’auto.
Teneva ancora stretta la presa mentre con l’altra mano chiuse lo sportello.

Scrutavo i suoi atteggiamenti attenti e semplici, riconoscevo in quei gesti la dolcezza del ragazzo che mi aveva salvato la vita.

Mi fece voltare interrompendo i miei pensieri.
La mia visuale inquadrò una possente casa moderna.
Spalancai gli occhi scioccata dalla grandezza di quell’abitazione.
“E’-è casa tua?”
Balbettai stupita.
Immaginai immediatamente la situazione economica di Harry.
La sua sonora risata riecheggiò nell’aria come un sono dolce.
Mi resi conto che teneva ancora stretta la mia mano mentre mi trascinava verso l’entrata.
Si fermò davanti l’ingresso rivolgendomi una sguardo solenne.
“Non voglio più mentirti Sam.”
Affermò con voce roca.
Mugugnai un semplice ‘umh’.
Harry aprì il portone e non appena vidi quel posto capì subito cos’intendesse.

Lui entrò per primo lasciandomi meravigliata davanti la soglia.
“Hai intenzione di rimanere lì per sempre?”
Ridacchiò con una dolce risata.
Salì il gradino ed entrai anch’io.

Non riuscivo a capire come mi sentissi.
Ero scossa e sorpresa ma anche felice per quello che stava succedendo.

“Mi piace come ti sei vestita oggi Sam.”
Mi accorsi che mi stava scrutando da cima a fondo.
Sentì le mie guance tingersi di rosa mentre un sorriso malizioso prese forma sul suo viso.
Unì le mani e chinai lo sguardo, non mi ero mai sentita così in imbarazzo.

I suoi grandi piedi si fermarono davanti ai miei.
Sentì il suo indice sollevare il mio mento.
Le sue iridi non erano mai state così verdi.

“Vado a farmi una doccia Sam, tu mettiti pure comoda.”
Mi sussurrò con estrema dolcezza.
Mandai giù la saliva cercando di restare con i piedi per terra.
Ma tutte le mie sicurezze andarono improvvisamente a puttane quando le sue labbra si unirono alle mie.
Le nostre lingue si attorcigliarono delicatamente per qualche istante poi Harry lasciò che restassi  stregata da quel momento.

Sfiorai leggermente le mie labbra.
Non mi ero mai sentita così emozionata come in quel momento.

Tolsi la tracolla nera e la appoggiai sul comò, accanto alle chiavi della macchina di Harry.
Mi accorsi delle tante foto presenti in quell’immensa stanza che doveva essere il soggiorno.
Riconobbi Sienna in quasi tutte le foto.
Sembravano così uniti.
Nonostante mi avesse imbrogliata ero felice di averla conosciuta e in fondo anche di aver incontrato Harry.

Tutto faceva odore di nuovo in quella stanza.
Gironzolai un po’, stupendomi ogni volta che trovavo strani oggetti in ceramica chiedendomi a che servissero.
Per esempio accanto alla televisione, appoggiata al muro c’era una mega chiava senza alcun senso, così come l’ombrello gigante e la bottiglia energetica raffigurata su una parte del muro.

Feci un giro su me stessa sentendo un grande stupore sotto forma di sorriso invadere il mio viso.
Sobbalzai quando vidi Harry scrutarmi con un sorriso sfacciato.
Spalancai gli occhi e mandai giù il nodo alla gola che minacciava di uscire ogni volta che mi guardava in quel modo.

Poi mi resi conto che indossava solo una canottiera bianca e dei boxer neri.
“Mi sono messo a mio agio”
M’informò notando il mio imbarazzo.

Non mi era mai capitato di ritrovarmi un ragazzo mezzo nudo fissarmi in quel modo; quasi mi metteva in soggezione.

“M-mi piace casa tua, Harry.”
Cercai di uscirmene.
“Sei la prima che mette piede qui.” Disse mentre si avvicinava drasticamente. “Dovresti esserne fiera.”
Le sue iridi verdi piombarono su di me come una doccia bollente mentre le sue mani cinsero il mio bacino.

Non riuscì a fermarlo mentre lentamente il suo respiro penetrava sempre più nelle mie ossa unendoci di nuovo in un dolce bacio.

“Sembri così forte Sam.”
Sentivo le sue mani percorrere tutto il mio addome, quasi come volesse prendere le misure del mio corpo.
“Invece sei così fragile”

Le sue grandi mani riuscivano a giungersi quando cingeva il mio bacino.
Avevo sempre odiato il mio corpo così esile.
“Forse le tue mani sono solo troppo grandi.”
Sfiorai le sue mani, incrociando gli spazi tra le dita.

Una dolce curva  prese forma sul viso caldo di Harry.
Realizzai di non aver mai visto un ragazzo più bello di lui.

“Chi sei veramente?”
Gli sussurrai mentre le mie dita percorrevano disegni sulla sua mano.
Harry lanciò uno sguardo alle mie piccole mani, poi il verde si fermò su di me.

“Chiunque vuoi che io sia Samantha.”
Rispose con voce roca.

“Voglio che tu sia solo te stesso Harry.”
Le mie nocche sfioravano il suo avambraccio nudo.

Mi accorsi che il suo sguardo era diventato pieno di paure.
Perché aveva così tanta paura di essere se stesso?
“Non credo tu conosca William Styles.”
La sua voce divenne debole.
“E’ uno degli avvocati più ricchi e famosi di Londra ed è conosciuto in tutta la regione.”
Il suo sguardo si chinò.
“E’ tuo padre?”
Domandai con un fil di voce.

Annuì debolmente mentre i suoi occhi diventavano sempre più scuri.

“A volte vorrei che non lo fosse Sam.”
Le sue iridi tornarono a guardarmi.
“Ci regala ottocento mila dollari alla settimana, ci compra vestiti costosi, macchine di lusso e ci permette di frequentare i migliori posti di Londra.”
Continuava a fingersi forte.
“Ma l’ultima volta che abbiamo passato del tempo con lui, avevamo solamente otto anni e … adesso io farò quasi diciannove anni e Sienna sedici e …”

I suoi occhi divennero pian piano lucidi ed io mi sentivo incapace.

“Io riesco a resistere ma Sienna è quella che soffre di più.”
Comprese che stava scoppiando e calò subito lo sguardo.

“Non è vero Harry.”
Alzò lo sguardo di colpo.
“A te manca esattamente come a Sienna.”
Abbozzai un sorriso di compassione mentre la mia mano istintivamente accarezzava la sua guancia.

“Sono il più grande e non posso permettermelo.”
Sospirò.
“Perché non dovresti?”
Gli chiesi.
“Sienna ha bisogno di una spalla su cui piangere e … io sono suo fratello.”
Disse mandando giù una lacrima che minacciava di uscire.
“Adesso anche tu hai una spalla su cui piangere.”
Il suo sguardo incrociò di nuovo il mio, come perplesso.
“Io sono qui adesso.”
Scoppiai a piangere io al suo posto.
“In fondo sono in debito con te Harry.”
Mi asciugò delicatamente le lacrime.
“Mi hai salvato la vita e adesso anche io voglio fare qualcosa per te.”
Confessai con il cuore in mano.
“Non sai quanto io potrei essere stronzo Sam.”
Si difese con intensità.
“Oh certo che lo sei Harry!”
Cercai di spingerlo con una paccata ma non si mosse di un millimetro.
“Sei il più stronzo che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita!”
Ribadì decisa.
“Ma ogni stronzo nasconde un lato debole.”
Abbozzai un timido sorriso.

Gli occhi di Harry non battevano ciglia.
Erano fissi su di me quasi come stesse riflettendo.

Chinai la testa cercando d’inventarmi qualcosa e sciogliere quell’assoluto momento di imbarazzo.

Poi, d’improvviso, le sue dita dolcemente sollevarono il mio mento e il suo sguardo ritornò a essere profondo e pieno d’amore.

Lo stava facendo di nuovo.
Mi guardava in quel modo ed io mi sentivo impotente.
Le sue iridi erano fissi nei miei, si facevano sempre più smeraldo ed io mi sentivo morire.
Poi sentì il suo respiro sulla mia pelle e il calore delle sue soffici labbra.
Fu come un brivido lungo la schiena.
Fu come un emozione indescrivibile.
Ma quel bacio fu il bacio più bello che avessi mai ricevuto in tutta la mia vita.

































 

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Capitolo 8
*** Absence. ***


Capitolo ottavo
-Absence.

Erano passate due settimane da quel pomeriggio.
Harry era stato promosso nell’azienda di suo padre, adesso era partito qualche giorno per Boston.
Il suo nuovo lavoro lo impegnava molto e potevamo sentirci solo qualche ora alla settimana.

Mi sentivo vuota e non avevo alcuna voglia di uscire.
Andavo a malapena a scuola e poi a lavoro, dopodiché direttamente a casa.
Niall e Sienna stavano facendo l’impossibile per distrarmi da quella perenne mancanza, ma niente avrebbe potuto farmi stare meglio se non il ritorno di Harry.



Anche quella sera girovagavo su Twitter, la musica di Ed come sotto fondo e la luce della luna rendeva la serata tranquilla.
Il cellulare sopra il comò vibrò, d’improvviso sgattaiolai giù dal letto rischiando di rompermi qualche ossa, speravo con tutta me stessa che fosse un messaggio di Harry.

Da: Sienna.

Vedi di muovere il culo e indossa qualcosa di carino!
Io e i ragazzi passiamo a prenderti alle otto. xx

Ricordai la promessa che le feci.
Non mi andava proprio di uscire quella sera ma lei aveva fatto così tanto per me in questo periodo che era giusto dimostrarle la mia gratitudine.
Ciò che mi spaventava invece era uscire con un perfetto sconosciuto solo per far compagnia a Sienna e Jason.


Le risposi e poi buttai il cellulare sul letto, accanto al pc ancora acceso.

Aprì l’armadio ed estrassi il primo paio di jeans scuro che trovai e una camicetta rossa coordinata alle mie semplici ballerine.
Mi vestì in pochi secondi.

Misi appena del mascara sulle ciglia e un leggero tocco di rossetto che rendeva le mie labbra più rosee.
Non amavo truccarmi e inoltre non avevo nient’altro che mascara, matita nera e rossetto.

Quella sera faceva caldo quindi decisi di legare i miei lunghi capelli scuri in una treccia laterale.

Forse avrei dovuto smetterla di essere così paranoica e cominciare a godermi un po’ la vita.
Harry sarebbe tornato e la nostra storia sarebbe continuata, nel frattempo avrei dovuto fare tutto quello che fanno gli adolescenti della mia età anziché leggere libri e stare su internet.
Avrei dovuto imparare a vivere.

***
La serata si dimostrò più tranquilla di quel che avevo previsto.
Alex, l’amico del tizio che aveva chiesto di uscire a Sienna, sembrava un ragazzo abbastanza normale.
Aveva dei brizzolati capelli scuri e occhi nocciolati.
Era stato cordiale per tutto il tempo fino ad allora, probabilmente perché ci trovavamo in un ristorante raffinato, un po’ troppo per i miei gusti.

Si chiamava Jason, il ragazzo su cui Sienna aveva messo gli occhi da un po’.
Era considerato uno dei più carini della nostra scuola, e Sienna non riusciva a capire perché avesse voluto uscire proprio con lei dato che aveva una miriade di ragazze ai suoi piedi.
Jason non mi andava giù.
Non mi era mai stato simpatico e lui lo sapeva bene benché facesse finta di niente dato le circostanze.

Avevo solo mangiato l’antipasto e il primo, ero già sazia e annoiata nonostante Sienna e Jason erano impegnati in una conversazione sulla loro vita.

Alzai lo sguardo dal piatto e mi accorsi che il ricciolo moro mi stava fissando.
“Che c’è?”
Gli chiesi aggrottando la fronte.
“Ti va di ballare?”
Mi propose non staccando gli occhi dai miei.
“Perché dovrebbe andarmi di ballare con te?”
Controbattei trovando il gesto scortese.
“Beh, se hai intenzione di giocare con la carne nel piatto che non hai nemmeno toccato piuttosto che ballare con il migliore amico del quasi ragazzo della tua migliore amica … ritiro la proposta.”
Non avevo mai conosciuto un ragazzo con tanta parlantina, sembravo non essere l’unica.

Non capì cosa mi spinse ad accettare quella strana proposta, ma quel ragazzo sembrava gentile.

“Solo un ballo.”
Dissi decisa.
Posai il tovagliolo di stoffa che avevo messo sulle mie gambe e mi alzai.

Alex mi sorrise soddisfatto.
Poi si alzò e mi prese la mano, portandomi in pista.

Non eravamo gli unici ad aver avuto quell’idea, parecchie coppie ballavano un lento sperando di baciarsi.

Mi avvicinò al suo corpo e io indietreggiai un piccolo passo.
La sua mano scese sul mio fondo schiena, io la tirai su di un bel po’, quanto la sua mano che teneva stretta la mia sembrava essere l’unica cosa al suo posto.

Tirai un sospiro e incrociai lo sguardo di Alex.
Cominciò a muovere qualche passo e io lo seguì.
“Rilassati Sam.”
Mi consigliò Alex.”
“Sono rilassata.”
Affermai quasi irritata della sua confidenza sfacciata.
“Non sembra.”
Replicò sicuro.
“Beh allora ti sbagli.”
Asserì decisa.

Alex rise, irritandomi.
“Sono così buffa?”
Chiesi sgarbatamente.
“Non sei buffa; è solo che non sembri la brava e timida ragazza che mostri”
Confessò fissandomi negli occhi.
Il suo sguardo divenne profondo mentre mi resi conto di aver ignorato che fossimo vicini e che la sua mano fosse di nuovo scesa.

La canzone finì e io mi fermai.
“Ho detto solo un ballo.”
Affermai allontanandomi.
Sembrava non approvare ciò che avevo detto così provò ad avvicinarsi.
“Vado alla toilette.”
Me la cavai.
Presi la borsa dal tavolo e scappai in bagno quasi correndo.

Avevo come la sensazione che quel ragazzo ci stesse provando con me.
Non mi andava di rovinare l’appuntamento con Jason ma non avevo nemmeno voglia di ritornare a tavola.

Nessuna finestra e nessuna via d’uscita che avrebbe potuto evitare il peggio.
Lavai le mani, com’era mio solito fare quand’ero nervosa.
Feci un respiro profondo e aprì la porta.

La mia visuale inquadrò Alex che aspettava impaziente nel muro di fronte.
Un piede poggiava nel muro, mani dietro la schiena appoggiata al muro e sguardo fisso su di me.
“Oh, mi hai spaventato Alex.”
Non appena chiusi la porta confessai.

Lo guardai, i suoi occhi erano diventati più scuri del solito.
“Credi davvero che lui tornerà?”
Domandò con voce solenne.
Si allontanò dal muro, con passo lento si avvicinava verso di me.
“Cosa?”
Replicai confusa.
“Credi davvero che un ragazzo come lui possa amarti?”
Era ormai vicino, i suoi occhi erano duri e aveva un aspetto timoroso.
“Che stai dicendo Alex?”
Indietreggiai cercando di non andare in panico.
Raggiunsi il muro, fermandomi.
 
La sua mano uscì dalla tasca dei pantaloni e premette contro il muro appena sopra la mia testa.
Il mio petto faceva su e giù sempre più velocemente.

“Che ti prende?”
Domandai con un fil di voce.
“Tu non puoi aspettarlo.”
All’inizio pensavo che stesse delirando, ma ora fui abbastanza lucida per capire a cosa si stesse riferendo.
“Non devo spiegarti niente.”
Replicai decisa.
I suoi occhi si strinsero quasi come se si stesse arrabbiando, ebbi il cuore in gola per un attimo.

“Io invece posso farti provare più piacere di quanto tu possa minimamente immaginare Sam.”
Asserì scrutandomi le labbra.
“Non azzardarti a toccarmi.”
Replicai motivata.
“Lui non ti farebbe mai stare bene come saprei fare io.”
Mi spaventava sempre di più, e avevo l’impressione che la storia sarebbe finita male.
“Vattene.”
Gridai con tutto il fiato in gola.

I suoi occhi si strinsero e il suo respiro divenne più pesante.
“Harry ti spezzerà il cuore in piccoli, minuscoli pezzi.”
La sua voce roca faceva quasi paura.
“Tu non lo conosci!”
Sputai.
“Lo conosco molto meglio di te, Sam.” Cercò di convincermi. “Ha avuto a che fare con me molto tempo fa.” Confessò ghignando una risata fastidiosa.

Sentì qualche secondo dopo la sua mano accarezzare il mio viso.
Mi voltai allontanandolo.
“Non toccarmi.”
Sussurrai mentre il mio cuore faceva su e giù all’impazzata.
Ma sembrò non darmi retta e cominciò ad accarezzare violentemente tutto il mio viso per poi scendere sotto il mio collo.

“Non toccarla figlio di puttana!”
Fu come un lampo quel pugno che sprofondò nello stomaco di Alex.

I miei occhi si spalancarono quando la mia visuale nel buio inquadrò una figura imponente.
Alex gemette di dolore e poi cadde per terra.

Nel silenzio si sentiva solo il mio respiro affannato.
La luce della luna illuminava il profilo del ragazzo che, per la seconda volta, mi aveva salvato la vita.

Non riuscivo a crederci.
“Harry…”
Ebbi appena la voce per sussurrare il suo nome.

Lui si voltò verso di me.
Riconobbi i suoi occhi.
Le iridi verdi adesso erano illuminate dalla luna, mi sembrava quasi un sogno.

Quasi di scatto lo abbracciai.
Lui mi sollevò stringendomi più forte di quanto facessi io.

Mi teneva stretta mentre sentivo i miei occhi bagnarsi.

Il profumo dei suoi capelli inondò i miei sensi, le sue grandi mani calde mi tranquillizzarono.
Perché adesso mi sentivo felice?

Le sue mani mollarono la presa e con riluttanza raggiunsi il pavimento.
“Va tutto bene?”
Mi chiese Harry, mentre premurosamente mi asciugava le lacrime che, mischiate al mascara, macchiavano i miei zigomi.

“Ora si.”
Aprì gli occhi e riuscì a scorgere ogni dettaglio di quel viso perfetto.
Mi abbracciò di nuovo, stavolta fui completamente immersa dal suo corpo.
Sembravo talmente piccola rispetto a lui.

Sentivo il mio stomaco minacciare di buttar fuori tutto quello che conteneva, in più credevo di non riuscire a smettere di guardarlo.
Perché adesso, con Harry al mio fianco, mi sentivo così in pace con il mondo?

***
“Non è colpa di Sienna, non prendertela con lei.”
Confessai mentre continuavo a fissare il profilo di Harry, ritto solenne oltre il parabrezza.
“Le avevo detto di non farti uscire per evitare quello che è appena accaduto Sam.”
Asserì Harry.
“Ma non mi ha ascoltata.”
Mi rivolse uno sguardo severo.

Non ebbi il coraggio di obbiettare.
Sembrava arrabbiato anche con me.

Mi girai verso il finestrino.
Non volevo nemmeno immaginare ciò che sarebbe successo se lui non fosse arrivato.

Fissai senza batter ciglio le luci che rapidi scorrevano.
Quella serata tranquilla e dolce era così in contrasto con i miei sentimenti.

La mia visuale cominciò ad appannarsi, sentì un nodo alla gola, singhiozzai.

Vidi le luci scorrere più lentamente, fino a che la macchina si fermò.

“Sam…”
Sussurrò Harry.
Non risposi, ma i miei singhiozzi continui gli fecero comprendere che ero più spaventata di quanto dimostrassi.
“Forse è meglio se resti da me stanotte.”
Disse quasi come un ordine.
“Non c’è alcun bisogno che tu ti prenda cura di me, so benissimo farlo da sola!”
Risposi sgarbatamente.
“Si certo. Magari Alex ti avrebbe stuprato se solo non fossi arrivato, dovresti ringraziarmi piuttosto!”
Affermò alzando il tono di voce.
“Nessuno ti ha costretto ad aiutarmi.” Gli gridai contro, guardandolo. “Me la sarei cavata comunque in qualche modo.” Continuai piangendo a dirotto.

Lo sguardo di Harry era fisso su di me.
Cercavo di calmarmi e di non fargli capire che mi stava facendo male, ma non lo riconoscevo più.

Riaccese il motore e senza dire qualcosa si rimise in strada.
Qualche chilometro e imboccò la via che conduceva a casa sua.
“Vuoi o non vuoi stanotte resterai a casa mia.”
Mi ordinò con voce roca.

Avrei voluto sinceramente prenderlo a pugni.
Lo odiavo in quel momento.
Lo odiavo con tutta me stessa.
Ma sapevo che gli dovevo la vita per la seconda volta, ed era questo ciò che mi tormentava di più.
Io ero in debito con lui per la vita.














 





 





 

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Capitolo 9
*** Just you and me. ***


Capitolo nono
-Just you and me.


Mi ero rinchiusa in bagno.
Nel grande bagno della casa di Harry.

La vasca idromassaggio era la cosa che sin dalla prima volta mi aveva incuriosito.
Non avevo mai provato una cosa del genere, ed ero convinta che fosse estremamente futile.

Presi il cellulare dalla tasca e scrissi un sms a Liam.

“Resto a dormire da Sienna stasera.
Buonanotte xx
Sam .”

Se solo avesse saputo che cosa mi era successo.

Harry bussò alla porta violentemente, sobbalzai.
Ispirai profondamente e poi girai la maniglia.

Alzai lo sguardo.
La sua mascella era tesa, e i suoi occhi erano estremamente dolci.
Niente a che fare a quand’eravamo in macchina poco prima.

“V-va tutto bene?”
Mi chiese rocamente, a voce bassa.
Calai leggermente lo sguardo.

“Me la cavo.”
Dissi freddamente.

Annuì rumorosamente,
poi si passò una mano tra il ciuffo ribelle.
Dio, era la perfezione.

Avevo pensato di svignarmela, ma la sua imponente figura occupava tutto lo spazio.

“Hai mangiato?”
Mi chiese rivolgendosi preoccupato.
“C’è dell’insalata in frigo.”
Disse non appena provai a rispondere.

Mi afferrò il polso e in pochi secondi mi trascinò in cucina.

Mi afferrò i fianchi e mi appoggiò sopra il bancone.
“Ho diciotto anni Harry, non sono una bambina.”
Riferendomi a tutti quei suoi atteggiamenti da papà.

Mentre fissava gli alimenti nel frigo mi rivolse un sorriso sfacciato.

Cercai di non cedere e abbassai lo sguardo.
“Oh, Sienna ha fatto la spesa.”
Affermò sorpreso.

Lo osservai muoversi.
Estrasse l’insalata e altri ingredienti per condire il toast.
Fece tutto attentamente e con molta dedizione.

“Liam non sa nemmeno fare un caffè!”
Enfatizzai non appena mi porse il toast con tanto di sorriso.

Ghignò divertito.

“Suppongo sia tuo fratello.”
Mi suggerì.
“Si..”
Preoccupata fissavo il toast, pensando che avrei dovuto dirgli la verità prima o poi.

Sentì il rumore dell’insalata croccante rompersi sotto i denti di Harry.
Alzai immediatamente lo sguardo e lo trovai immobile.
La bocca piena e occhi ironici.

Harry era così bello.
Scoppiammo a ridere insieme e fu come la fine della nostra mini guerra.

Io su quel bancone, lui di fronte a me.
Passammo il resto della nottata in quel modo.
Mangiammo tutte le schifezze che Sienna aveva comprato, non avevo mai mangiato così tanto.

“Il cibo di Milano mi ha sviluppato un certo appetito.”
Mi confessò quando si accorse del mio sguardo scioccato.

Sentivo il mio cuore perdere un battito ogni volta che mi sorrideva.
Ogni volta che si formava quella curva sul viso, attorniata da due meravigliose fossette e gli occhi si stringevano riuscendo a brillare, ogni volta che tutto ciò accadeva, era come se nascessi di nuovo.
Come se il mondo si fermasse ogni volta.

“Aspetta.” I suoi occhi erano stretti e la fronte aggrottata.
Si avvicinava lentamente a me.
Sapevo che sarei morta se solo si sarebbe avvicinato ancora un po’.
“Hai qualcosa proprio qui Sam.”

Ero letteralmente concentrata a osservare i suoi mossi, quando di colpo la mia visuale inquadrò un tubetto di maionese.
Una risata e poi la maionese sulla mia faccia.

Quando compresi ciò che era appena successo tolsi, per quel che potevo, la maionese ghiacciata e appiccicosa dai miei occhi.

Lo trovai qualche passò lontano da me, a sfracellarsi dalle risate.

Capì che era un modo per passare la serata, ma avrei vinto io!

Cercai sul bancone qualche arma da guerra.
Presi il tubetto di ketchup e la bottiglia d’acqua.

Rivolsi a Harry uno sguardo minacciato.

“No Sam. Davvero, io stavo scherzando.”
Divenne improvvisamente serio.

Scesi dal bancone e immediatamente lo inseguì.
Era alto, e le sue gambe erano estremamente agili.
Così provai a buttargli l’acqua dalla poca distanza che ci divideva per tutta la corsa in casa e riuscì a bagnarlo più volte.
Ma lui si difendeva con il tubetto ormai vuoto.

“Ho un tubetto di ketchup Harry.” Lo avvertì quando provò ad avvicinarsi. “Non farmelo consumare.”
Aggiunsi scoppiando a ridere.

I suoi occhi erano spalancati e le sue mani pronte ad acciuffarmi.

Indietreggiò di qualche passo ma volevo vendicarmi definitivamente.

Aprì il tubetto e premendolo, lo buttai sulla sua faccia e parte del collo.

Non riuscivo a smettere di ridere mentre lui cercava di fermarmi a vuoto.
Ora oltre a essere bagnato era anche insalsato (?)

Ma anche il mio tubetto finì.
Harry tolse via la salsa dagli occhi e parte del viso.
“Oh cazzo.”
Esclamai a bassa voce.

Sulla sua faccia presto si formò un sorriso sfacciato.
Indietreggiai lentamente, ma fui costretta a correre non appena Harry provò a inseguirmi.

Era veloce ma riuscivo a scamparla girando attorno al divano e al tavolo.
Ebbi a mala pena il tempo di passare dalla cucina e prendere un altro tubetto, ma questo diede grande vantaggio a Harry.

Di colpo mi girai e gli puntai contro il tubetto.
Si fermò di scatto.
Guardò la mia arma e poi me, fingendosi preoccupato.

Alzò gli occhi al cielo e poi le sue grandi mani si aprirono in aria.
“Mi arrendo, hai vinto tu.”
Confessò dispiaciuto.
Abbassai il tubetto di qualche centimetro, aggrottai la fronte stupita.

“Davvero?”
Domandai.

“No!”
Afferrò il mio tubetto cercando di strapparmelo via, ma opponevo resistenza nonostante la sua forza era tanta.

Probabilmente scivolò, cadde all’indietro tirando anche me.

Fu così che il mondo di fermò in un istante.
C’erano solo i nostri occhi e il respiro pesante.
Mi scappò un sorriso.
“Ho vinto io!”
Esclamai ben convinta.
Stavo per svuotargli sulla faccia il ketchup ma fui rivoltata.

Era la posizione peggiore in cui mi trovavo.
Harry sopra di me, a due centimetri dal mio viso.
Respiri pesanti e di nuovo quello sguardo.

Mi strappò via il tubetto e senza riuscire ad opporre resistenza me lo svuotò addosso.

Da su in giù, svuotò il tubetto non lasciandone nemmeno una goccia.
I miei capelli e la mia intera camicetta erano macchiati.

Inquadrai un sorriso sfacciato e soddisfatto.

Ben presto quel sorriso me lo ritrovai a due centimetri, di nuovo.

“Così va molto meglio.”
Mi sussurrò all’orecchio.

Sentì il mio cuore andare in subbuglio non appena la sua bocca cominciò a premere il mio collo appena sotto l’orecchio.

La sua lingua leccò tutta la salsa sparsa in quel punto.
Continuò tutta la strada fino a raggiungere l’angolo delle mie labbra.

Le sue iridi verdi inquadrarono i miei, quasi cercando una conferma.

“C-cosa vuoi fare?”
Balbettai.
“Voglio provare il gusto della salsa mischiato alla maionese.”

Le sue labbra in un attimo premettero le mie.
Cercò di forza l’entrata con la lingua, lo lasciai entrare.

Fu il bacio più gustoso quello.
Il bacio migliore che Harry mi diede probabilmente.

Dovevo essere arrabbiata con lui, non aveva capito niente di quello che era successo.
Ma non riuscivo a esserlo quando si comportava così.
Quando faceva di tutto pur di farsi perdonare.
Che mi stava succedendo?
Mi sentivo come se riuscissi a stare bene per una volta nella mia vita.

***
Ero scappata via in bagno.
Ero scappata come si scappa dalle cose belle quando hai paura che se a troppe quantità possano darti alla testa.
Harry era davvero la mia ‘cosa bella’ ?
Non so neanche cosa sia qualcosa di bello, la mia vita non ne aveva mai gustato il gusto.

Mi diedi una bella sciacquata sotto la doccia più moderna che avessi mai provato.
Mi costrinse a lavare anche i miei capelli, erano letteralmente oleosi di ketchup.

Non appena tirai indietro la tende della doccia, trovai dei vestiti e una tovaglia pulita sulla mensola accanto alla doccia.

Spalancai gli occhi.
Provai un po’ di vergogna a pensare che Harry era entrato mentre io ero sotto la doccia.
Non lo avevo sentito né mi sarei immaginata che avesse avuto tanta preoccupazione per me.

Eppure avevo come la sensazione che affezionarmi a quel ragazzo mi avrebbe solo messa nei guai.
 
Lasciai che l’aria calda, che probabilmente Harry aveva attivato, mi riscaldasse il corpo.
Era una sensazione bellissima.

Quelli che aveva messo sulla mensola erano una larga maglietta di basket in cui poteva letteralmente entrarci un’altra me e dei pinocchietti aderenti di Sienna.

Trovai persino una spazzola fucsia e un elastico.
Non riuscì a trattenere una risata.

Una volta vestita, sbirciai fuori dalla porta del bagno.
Harry doveva essere nella sua stanza, anche lui a darsi una ripulita.

Mi sentivo abbastanza in ansia a farmi vedere conciata con indumenti maggiormente maschili da Harry, il ragazzo che mi aveva appena baciato.
Ma non m’importava.
Ero sempre stata dell’opinione che il ragazzo a cui un giorno sarei piaciuta, avrebbe dovuto apprezzare anche la parte peggiore di me.
Cosa a cui non erano mai arrivati.
Tutti si fermavano sempre a quella migliore, chissà perché.



“Sei sexy con quella maglietta!”
Mi voltai immediatamente.

Harry era appoggiato allo schienale del divano mentre mi scrutava attentamente.

“Oh ehm…”
Mi diedi un’occhiata abbassando lo sguardo.
Cercavo in tutti modi di non arrossire.

“Ho sempre odiato il baseball veramente!”
Confessai abbozzando un sorriso.

La risata sonora di Harry riecheggiò nella stanza poco luminosa e silenziosa.

Tolsi i ciuffi bagnati dalla fronte cercando di apparire più naturale possibile, ma Harry, dopo quel bacio, mi metteva una certa ansia.

Si spinse via dallo schienale, pian piano mi raggiunse.
“Io credo che tu sia bellissima.”
Mi sussurrò, chinandosi.

Il suo tocco caldo accarezzò il mio collo, mentre mi lasciò un bacio in fronte.

“Ti ho preparato il posto accanto a me, nella mia stanza.”
Ammiccò.
“Credo che dormirò sul divano.”
Incrociai le sue profondi iridi verdi.
“E’ molto meno pericoloso.”
Precisai.
“Non ti lascerei mai dormire su uno scomodo divano.”
Disse. “Piuttosto, se non vuoi dormire con me perché hai troppa paura di cedere, dormirai nella stanza degli ospiti.”
Continuò presuntuosamente.
Poi mi stampò un bacio.
“Io non ho paura di niente Harry.”
Gli diedi una leggera pacca sul petto.
“Oh si certo.”
Annuì fingendo di crederci.

Gesù quant’era bello.

Indietreggiò di qualche passò.
Allungai la mano, stringendo il lobo della sua maglia bianca lo tirai verso di me.
Sollevai le punte e lo baciai.

“Era solo un modo per ringraziarti.”
Asserì sotto voce.
“Mi piace come modo.”
Ammiccò sorridendo.

Mi prese la mano e mi accompagnò nella stanza in cui avrei passato la notte.
Era immensa con solamente un letto.
“Mi dispiace solo che sia particolarmente fredda.”
Mi confessò.
“E’ perfetta Harry grazie.”
Gli lanciai uno sguardo deciso.

Non mi avrebbe fatto cambiare idea.
Erano già successe troppe cose e dormire insieme  era l’ultima cosa che sarebbe dovuta succedere.

Mi rivolse un sorriso di arresa, le fossette erano più profonde del solito e i suoi occhi brillavano con la luce del neon di quella stanza.

Mi stampò un bacio sulla fronte mentre mi accarezzava il collo.
“Allora buonanotte.”
Disse quasi con tono di conferma.
“Buonanotte.”
Confermai decisa.
“Io sono qui di fronte, nel caso ti sentissi sola.”
Ammiccò maliziosamente.
“Credo di riuscire a sopportare la solitudine.”
Mi lasciai scappare un sorriso.

Uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Lo sentì allontanarsi e poi la porta chiudersi.

Mi guardai intorno e sospirai.
Sentivo i miei occhi non reggere più ma non avevo alcuna voglia di andare a dormire.
Ma costrinsi me stessa a evitare ogni complicazione con quel ragazzo e mettermi a letto.

Mi rivoltai una decina di volte.
Non riuscivo a trovare la posizione più comoda e sentivo un freddo costante.

Immediatamente pensai che con Harry mi sarei subito riscaldata.

Tolsi via la coperta e mi alzai.
In punta di piedi raggiunsi la porta della sua stanza, la aprì lentamente e sbirciai.

Stava di spalle e sembrava già nel sonno profondo.

Pensai che mi sarei potuta intrufolare nelle coperte senza svegliarlo, così non avrebbe mostrato il suo solito sorriso sfacciato.

Chiusi la porta senza far rumore e m’infilai più lentamente possibile sotto le sue coperte.

Scorsi quel sorriso sfacciato che tanto avevo temuto.
“Non dire niente.”
Gli ordinai severamente.
Il suo sorriso soddisfatto non cessava.
Dopo qualche secondo sentì la sua mano tirarmi vicino al suo caldo corpo.

“Dio sei ghiacciata!”
Esclamò scioccato.
“Dovresti trovare un modo per scaldare quella stanza Harry.”
Balbettai mentre godevo sentire il calore del suo corpo.

“Vieni qui piccola.”
Mi strinse come nessuno aveva mai fatto.
Il suo braccio bloccò il mio corpo striminzito e freddo.
I suoi piedi s’infilarono tra le mie caviglie quasi cercando di non farmi scappare.

Nessuna sensazione era mai stata più bella di questa.
Mi sentivo protetta come non lo ero mai stata.
Cosa mi stava succedendo?
Mi sentivo al sicuro.
E io al sicuro non c’ero mai stata.




























 

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