Beside you

di Embarrassingbravery
(/viewuser.php?uid=185748)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10, il gran finale. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1.

Uscii di casa, cercando di non fare rumore, attraversai il vialetto del mio giardino, era buio  e a ogni respiro che facevo provocavo una nuvoletta davanti ai miei occhi che mi appannava le lenti degli occhiali.

Mi guardai intorno, non vidi nessuno.
Mi strinsi nella giacca, sperando che da un momento all'altro sarebbe arrivato,
ma cosa stavo aspettando, lo sapevo bene che non si sarebbe presentato nessuno.

Mi sedetti sull'erba fredda, alzai lo sguardo al cielo e iniziai a piangere e sulle gote si delinearono due linee salate di lacrime.

Un giorno infatti se ne andò, stava venendo da me, io lo aspettavo  e poi lo vidi spuntare da una curva in fondo alla strada, mi salutò e basta,  un'auto lo prese in pieno, scaraventandolo giù dalla moto, iniziai a correre verso di lui, la macchina  si fermò, chiamò aiuto, io lo raggiunsi, aveva la faccia piena di sangue, le mani piene di graffi i pantaloni strappati ed era morto, appoggiai la mia testa sul suo petto, piangevo. Ricordo solo le voci delle persone che chiamarono i soccorsi, i miei genitori mi portarono via. Non lo vidi più.

Da quel giorno passai un giorno si e uno no piangendo.ù

Mi alzai da terra e mi appoggiai a un albero, iniziò a nevicare, feci una sorta di sorriso che assomigliava di più a una smorfia, ci eravamo conosciuti sulla neve.
Mi asciugai il viso e rientrai in casa.
Mia madre accese la luce della cucina, mi strofinai gli occhi e mi fermai a guardarla, le chiesi scortesemente che volesse, la sua risposta fu una specie di rimprovero, ma sapeva che non l'ascoltai e andai in camera mia.
Mi sdraiai sul letto con la giacca ancora addosso, mi tolsi solo le scarpe prima di infilarmi sotto le coperte.
Non riuscivo a togliermi dalla testa quella scena, erano passati due mesi, ma io me la vedevo li davanti come una vecchia pellicola in bianco e nero, ripetutamente come un replay.
Mi addormentai e ricordo di aver sognato lui, mi parlava, mi diceva di stare tranquilla che lui sarebbe rimasto con me fino a quando non avrei incontrato qualcuno che si sarebbe preso cura della sua principessa.

La mattina successiva, quando mi svegliai, mi sentii sollevata e qualcosa mi spinse a guardare verso la finestra, c'era l'impronta di una mano dall'altra parte del vetro, mi strofinai gli occhi e li riaprii, sul vetro si formò la condensa, pensai si essere impazzita o di continuare a sognare, mi vidi che si formò una scritta un "ciao", mi misi la mano sulla fronte per sentire se fosse stata calda, niente poi apparvero tre puntini come se qualcuno stesse aspettando e sentii una voce dietro di me, mi voltai e caddi come corpo morto cade.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2.

Riaprii gli occhi, vicino a me c'era mia madre, ero sdraiata sul mio letto
-cara, pensavi che fossi un fantasma-
disse mia madre in tono ironico, spiegandomi che venne a chiamarmi perché dovevo andare a scuola, fece una risata e mi disse di prepararmi.
Appena mi alzai ricordai quello che avevo visto, la mano e una scritta , mi diressi verso la finestra, non c'era niente il vetro era pulito e io stavo impazzendo.
Aprii l'armadio, presi un paio di jeans chiari e un maglioncino a righe e andai in bagno.
 
Accesi l'acqua calda della vasca, nel frattempo mi spogliai e cercai di non pensare a quello che era successo qualche istante prima.
Chiusi l'acqua e mi immersi lentamente nella vasca, mi legai i capelli per non bagnarli e rimasi per qualche momento in ammollo.
 
Pensavo alla giornata triste che mi sarebbe aspettata, fuori c'era la neve e di solito ero elettrizzata all'idea, ma dentro di me, non sentivo nulla, ne freddo, ne caldo, mi immaginavo che all'interno del mio corpo tutto fosse oscurato da una nebbia fastidiosa...tutto, per me il mio corpo era soltanto un'idea, non esisteva, c'erano solo i miei pensieri e le mie preoccupazioni.
 
Mi lavai e prima di uscire dalla vasca, mi allungai per prendere l'accappatoio, lo indossai e appoggiai i piedi sul morbido tappetino azzurro.
Diritta davanti allo specchio, mi asciugai il viso, mi lavai i denti e mi tolsi l'accappatoio. Infilai gli slip neri e il reggiseno di pizzo, che riempivo malapena, poi i jeans e il maglioncino. Sciolsi i capelli e iniziai a spazzolarli, cadevano lisci sulle spalle fino ad arrivare a metà schiena, dove terminavano con dei riflessi ramati.
 
Mi chinai per raccogliere i vestiti che mi tolsi e li buttai nel cesto per lavarli.
Quando mi alzai vidi che sullo specchio si era formata una scritta, ancora?! mi chiesi, la stessa calligrafia, la stessa parola, ciao.
Pulii lo specchio, ma questa volta al posto di un "banale" ciao c'era un'altra parola "allora?".
Parlai tra me e me dicendo di essere più strana del solito da quando è successo di lui.
Feci la stessa cosa: iniziai a scrivere sullo specchio...
"chi sei?"
"Non sai chi sono" rispose velocemente 
" no, non so nemmeno se esisti" 
"Diciamo che non appartengo più al tuo mondo, ma lo conosco, sono stato qua fino a due mesi fa, il paradiso è sulla terra"
Respirai profondamente, chiusi le mie mani in un pugno e feci un collegamento con il sogno della sera prima e quello che era scritto sullo specchio... era LUI.
"Ho capito chi sei, fatti vedere ti prego, ho bisogno di te!"
" non posso, questo è l'unico contatto che posso avere con te, attraverso la scrittura..."
" ma perché, ci hai messo così tanto?"
"Avevo paura di spaventanti come infatti è successo, e poi ti ho visto troppo giù, dovevo aiutarti"
" lo so questo me l'hai detto in sogno"
" calma calma, il tuo era un semplice sogno, non posso fare magie ;)"
 
Abbassai la testa stavo per scrivere di nuovo, ma la fastidiosa voce di mia madre mi chiamò.
Uscii velocemente dal bagno, presi un paio di calzini dal mio comodino e infilai le scarpe, non feci colazione, come mio solito, e presi la prima giacca che vidi, mi madre era già in auto.
Mi chiese se mi fossi ripresa del tutto, risposi di si.
Mi ricordai che lui poteva contattarmi attraverso la scrittura e allora presi il cellulare e iniziai a scrivere un messaggio, senza destinatario
"Hey" 
esitai qualche istante sulla mia lucidita mentale perché non vidi arrivare nessuna risposta 
"Ho l'obbligo di aiutarti, devi stare bene, devi trovare qualcuno che ti porti via dal pensiero di noi due, solo quando lo troveremo me ne andrò" 
" ma non mi sento pronta, non trovo la voglia di reagire"
 
Mia madre iniziava a insospettirsi della mia velocità nel rispondere ai messaggi e mi chiese con chi stessi parlando, risposi che non c'era nessuno, era la verità.
" e invece si, devi tirare fuori il meglio di te"
Non gli risposi, sembrava che volesse sbarazzarsi di me.
 
Arrivai a scuola, mia madre si allungò per darmi un bacio sulla fronte, ma io ero già scesa dall'auto e avevo chiuso la portiera, la salutai, ormai voltata di spalle, con una mano.
Mi fermai qualche istante davanti alle scale dell'ingresso e feci un sospiro.
Come tutti a me non piaceva andare a scuola.
Mi sentii svolazzare i capelli, di fianco a me era appena passato un ragazzo Tom, mi arrivò un messaggio
Era lui:
"prova con lui, ti muore dietro"
" non ci penso nemmeno è la persona più egocentrica di questo mondo"
" concordo, non ti obbligo"
 
Salii le scale con passo svelto, dissi buongiorno almeno dieci volte prima di entrare in classe e mi sedetti al mio banco.
Niente di nuovo nell'ambiente che mi circondava i soliti compagni che da due mesi mi vedevano come una povera martire e mi trattavano con compassione, io non volevo niente di tutto questo, peggioravano solo le cose.
-buongiorno ragazzi, signorina-
disse indicandomi
- la consulente scolastica la sta aspettando, vada vada-

 
Era tutta colpa di mia madre aveva raccontato sicuramente a quella donna del mio comportamento.
Mi misi le mani tra i capelli e sospirai, dal fondo della classe sentii una risata maliziosa, non ci feci caso e uscii dall'aula.
Vidi davanti a me scritta in caratteri cubitali
CONSULENZA
mi feci il segno della croce prima di entrare, non sopportavo quella donna, faceva finta di lavorare.
Prima di me c'era un ragazzo, dall'aria cupa, così mi sedetti e aspettai, mi arrivò un SMS era lui
"Non ti sembra strano quello?" 
"No, non mi sembra strano è strano!!"
"Hahahah, vedo che non hai perso l'umorismo"
" menomale almeno quello mi è rimasto"
"...già, ma io non intendevo quello dentro dalla consulente, volevo dire quello che sta arrivando"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3.

"...già, ma io non intendevo quello dentro dalla consulente, volevo dire quello che sta arrivando"
Cosa cosa cosa!! Lui, mi avrebbe messo nelle mani di Luke Hemmings, solo un pazzo poteva desiderare questo.
"No!"
Luke mi spaventava.
Passò davanti a me, incrociammo lo sguardo ma ne io ne lui ci salutammo, lo vidi dirigersi verso la presidenza, aprì la porta e sparì, lo stesso feci io, entrai dalla consulente.
Un inferno.
Mi accomodai su una sedia di gomma piuma vecchia, puzzava di asfalto bagnato una cosa tremenda, per me era una tortura entrare in quell'ufficio tanto poi quella donna non mi aiutava, peggiorava solamente le cose.

Finito l'inferno, uscii di li per dirigermi verso il purgatorio, la mia classe, ogni volta che tornavo dalla consulenza mi guardavano male, professori compresi, non mi facevano sentire a mio agio per niente.
Aprii la porta e mi sedetti al mio banco, come prevedevo, la solita reazione tutti quegli sguardi puntati su di me, respirai profondamente e presi i libri per la lezione, facendo finta di niente.

-signorina Julie, mi scusi è sicura che non vuole rimanere un po' fuori, sua madre mi ha detto quello che è successo questa mattina, mi dispiace, so che sono due mesi precisi oggi-

Strinsi le mani alla maglietta senza dire nulla, sentivo la mascella tendersi, mi misi le mani fra i capelli
-ma non ve ne accorgete che così peggiorate le cose?!-
una voce, proveniva dall'altra parte dell'aula, era Luke.
Io mi girai verso di lui e sussurrai un grazie.
Il professore intanto aveva storto il naso alla reazione di Luke e aveva ripreso la lezione, mi sembrava offeso.

Finita la lezione uscii dalla classe e chiamai mia madre per chiederle se fosse impazzita a raccontare tutte le mie cose personali a chi le pareva, mi disse che non era poi così grave quello che era successo, ma lei non capiva che la strana ero io!
Ripensai a lui è provai a scrivergli qualcosa
" forse non è poi così male"
"Non potresti semplicemente fidarti di me, qualche tempo fa ci riuscivi"
"Ma tu, non sei qua!"
"Devi fartelo entrare in quella testolina io non ci sarò mai più, non rendere le cose ancora più di difficili"
" più difficili per chi?! Per te"


Sentii qualcuno arrivare alle mie spalle, mi voltai e vidi Luke incuriosito da qualcosa
- con chi stai messaggiando ?-
feci una faccia un po' sorpresa perché tra me e lui non c'erano mai stati buoni rapporti e quel giorno così, mi rivolse la parola.
 Decisi di rispondergli
-con nessuno, nessuno...-
- non ci credo, hai fatto una faccia arrabbiata all'ultimo messaggio, fammi vedere?-
- perché dovrei, no!-

Fece un sorrisino malizioso, allungò una mano e mi prese il telefono.

E se avesse aperto i messaggi, nella mia testa formulavo le peggiori ipotesi che potevano venirmi in mente, altro che pazza, mi avrebbero rinchiuso direttamente, pregavo che non facesse nulla che potesse compromettere ancora di più la mia situazione.

-stavo scherzando, tieni, non farei mai una cosa del genere-

Presi il cellulare e tornai in classe senza dire una parola ne con Lui e tantomeno con Luke.
Ecco perché mi spaventava, era imprevedibile, lui voleva una cosa e la otteneva.

Spazio Autore: Hey gente, voglio scusarmi per il tempo che ci ho messo  a scrivere il seguito
e alla fine non mi convince ancora questo capitolo.
Nei prossimi giorni, spero di velocizzare i tempi e arrichire di più il contenuto.
Baci Rayofsunshine24.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4.

All'uscita della scuola vidi Luke parlare al telefono con qualcuno, guardava verso di me e dalle sue labbra lessi queste parole "l'ho trovata "
Mi strizzò l'occhio e fece lo stesso sorriso malizioso.
Io feci finta di nulla e mi diressi svelta verso l'auto di mia madre.
 
-devo parlarti- disse con voce più preoccupata del solito mia madre
-tuo padre, deve partire per lavoro è stato trasferito, io andrò con lui, ma prima di partire dovrei dirti una cosa e tu deciderai
se venire con noi o no-

mi stava innervosendo il mio non sapere e poi vedere mia madre con gli occhi lucidi

 
-credo sia arrivato il momento, non voglio fare giri di parole, tu-
 io cosa
- sei-
sentivo il cuore in gola
- sei stata adottata- 
-ferma la macchina!-
non fece in tempo ad aprir bocca che ero già scesa dall'auto.
Capii che avevo bisogno di stare sola.
 
"Sono stata adottata" presi il telefono e scrissi a Lui, l'unica persona (per modo di dire) che mi era rimasta
"Non so cosa dire, mi dispiace" bhe nemmeno io sapevo cosa dire, cosa fare avevo altri problemi bene, fantastico.
 
Non gli scrissi più e nemmeno Lui lo fece.
 
Passai del tempo ferma, appoggiata a un muro poi tornai a camminare e una macchina, un suv nero, non poteva essere altro che Luke si fermò.
Abbassò il finestrino, rimase un po'  in silenzio a guardarmi cercai di continuare a camminare 
 
- qualcuno è venuto a conoscenza di qualcosa, che ignorava completamente-

rimasi un po' spaesata nel vedere che Luke sapeva ciò che a me non era stato mai detto, forse non lo stava dicendo per davvero.

 
- senti, io so chi è la tua vera famiglia-
 
Mi fermai e tornai verso il suv
 
- smettila, non sai niente di me e lasciami in pace!-
scese dall'auto e venne verso di me
-mi dispiace non posso lasciarti in pace-
aprì la portiera e mi invitò a salire, naturalmente rifiutai
-sali! O con le buone o con le cattive tu salirai sull'auto-
disse che non gli lasciai scelta e mi ci mise a forza.
L'avevo sempre saputo che non era una persona molto socievole, ma arrivare a questi livelli.
Ttremavo.

 
"Aiutami" 
" non posso fare niente" 
" bhe allora grazie"
 
- credo che tu stia parlando con la persona di stamani, hai fatto la stessa faccia-
non risposi stavo immusata sul sedile, come una bambina che non aveva ottenuto quel che desiderava 
- se è il tuo ragazzo digli di stare molto attento perché il tuo fratello gemello, se permetti, è molto geloso-.
 
Fratello gemello, perché lui sapeva così tante cose su di me.
 
- cosa stai dicendo io non ho fratelli-
- bene siamo arrivati ora vedrai, che stavo dicendo la verità-.
 
Mi aprì la portiera e mi disse di non fare scherzi, di non scappare o cose del genere perché era già stufo di avermi fra i piedi, che lo faceva solo per un amico.
Mi trovai davanti a un grande edificio, un appartamento di primo impatto, mi fece strada, c'era pieno di persone che salutavano Luke, lo conoscevano tutti.
No, non era un semplice appartamento.
Luke mi disse di entrare in una stanza, non volevo, allora ripeté la stessa frase che mi disse prima di entrare in auto.
 
Era una stanza buia piena di luci e tasti, su uno sgabello era seduto un uomo che quando mi vide mi fece cenno di accomodarmi su una sedia di fianco alla sua, davanti a me c'era un vetro, ma non capivo ero terrorizzata, dentro di me stava succedendo il finimondo emozioni su emozioni, la nebbia non c'era più.
 
Improvvisamente si accese una luce dall'altra parte del vetro, quattro ragazzi, c'era anche Luke, iniziarono a suonare, mi trovavo in uno studio di registrazione.
 
In uno di loro vidi qualcosa che ricordava me.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5.

Mamma di Julie P.O.V
Non tornai a casa, rimasi a girare per la città senza una meta, era freddo e dopo quello che avevo finalmente detto a Julie mi ero tolta un peso di dosso.
Lo feci in un modo brutale, povera ragazza, non era la situazione giusta e nemmeno il momento.
La morte di Brett, il suo Lui, l'incidente è stato una sorta di passaggio per lei.
Avrebbe voluto cancellarlo, fare come se non ci fosse mai stato e magari non ripensare nemmeno al tempo felice che passavano insieme, ma la colpa fu mia e di tutti gli altri, pensai di fare del bene, dandole una mano, facendola seguire da qualcuno, ma tutto quello che ottenni fu solo una ragazza che si isolò dal mondo, perse tutti gli amici e perse la speranza di una vita migliore.
Poi arrivai con la mia notizia, "se stata adottata" le vidi gli occhi oscurarsi, mi guardò con una faccia, come se mi avesse detto "questa è la fine" e scese dall'auto.
Mi sentii uno straccio, avrei dovuto aspettare ancora un po', ma la sua famiglia o meglio suo fratello era in città e avrei avuto piacere che si conoscessero.
Ripensai a quando lessi le mie analisi e capii che non potei avere figli, la mia vita si mise in pausa, ma quando ne entrò a far parte Julie tutto riprese a scorrere, il tempo passava felice io, lei e mio marito.
Sua madre era una prostituta, le riscontrarono l'H.I.V, morì poco dopo il parto, aveva usato tutte le sue forze per far nascere i due gemelli e il padre, lo trovarono in uno scantinato, morto a causa della droga.
Mio marito, poliziotto, fu lui a trovare il padre, quando lo vide morto, tirò un respiro di sollievo, non avrebbe mai affidato dei figli a una persona del genere.
Tornò a casa e mi parlò di questi bambini, io fui la donna più felice del mondo, avrei potuto diventare madre.
Quando andammo a sentire per l'adozione, il maschietto era già con una famiglia e così arrivò Julie.
Che storia piccola mia, io non avrei avuto il coraggio di raccontarle la  fine che avrebbe fatto se suo padre fosse stato vivo.
 
I vetri dell'auto erano appannati, decisi di chiamare Julie per assicurarmi che stesse bene, la strada era ricoperta da un sottile strato di neve, Julie non rispondeva, avevo freddo, il telefono continuava a squillare,
-pronto- la sua voce mi rassicurò
-Julie grazie al cielo, dove sei?-
-mam... sono da un amico, mi fermo da lui c'è anche mio fratello- non mi chiamò mamma
- l'importante che tu stia bene, fammi sapere se hai bisogno e continua a chiamarmi mamma, lo sono sempre- riattaccò.
Fine p.o.v
 
I quattro ragazzi uscirono dalla stanza, avevo il cuore che batteva a mille rischiai l'arresto cardiaco, vidi la maniglia della porta piegarsi verso il basso, mi sudavano le mani, mi mancava l'aria, l'uomo sullo sgabello non c'era più era entrato nella stanza dietro al vetro.
Riuscivo a sentire odori, rumori tutto un miscuglio di cose, la porta si aprì.
Era Luke,  accese la luce anche nella stanza dove eravamo e mi chiese se fossi pronta feci no con la testa, non riuscivo a parlare, sorrise maliziosamente, sapeva fare solo quello.
-Piacere, io sono Ashton- non poteva essere il mio gemello, era biondo, occhi chiari, che di primo impatto non riuscii a distinguere se fossero verdi o azzurri, feci finta di sorridere.
-io sono Michael Clifford- nemmeno lui, carnagione troppo chiara, le mie ipotesi erano tutte vere.
Vidi entrare il quarto ragazzo, quando entrò fece un sorriso, il più bello che avessi mai visto era mia fratello, non ero più spaventata, era un tipo alla buono perché appena realizzò, aprì le braccia per accogliere un mio abbraccio.
Si, avevo bisogno di un abbraccio, andai verso di lui e mi sussurrò che si sarebbe preso cura di me, quella frase mi sembrò molto famigliare, aggiunse di chiamarsi Calum.
Quel suo abbraccio era protettivo, sentivo che anche lui aveva bisogno di qualcuno e quel qualcuno ero io.
 
Mi chiamò mia madre e le dissi che non tornavo a casa, mi fermavo da mio fratello, forse arrivò  il momento per una svolta.  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6.

Osservavo mio fratello dai seggiolini posteriori del suv di Luke, era un tipo estroverso, gesticolava quando parlava e mi sembrò che con Luke si conoscessero da una vita, erano molto in confidenza.
Ero incantata dai movimenti delle sue mani, tutto di lui mi sembrò interessante, dovevo conoscerlo meglio, dovevo sapere cosa aveva fatto in tutti questi anni, volevo che mi raccontasse della nostra famiglia, ma fino a quel momento non c'era ancora stato un momento di pace, con noi c'erano anche gli altri ragazzi, i suoi amici, mi raccontarono della loro band, di come si erano conosciuti, ma io avevo un chiodo fisso, perché io e Calum eravamo stati divisi..
 
 L'auto si fermò, e Luke ci informò del nostro arrivo, aprii la portiera e davanti a me vidi un vialetto illuminato e una casa enorme, era la villa di Luke appunto.
 
-da quanto siete arrivati?-
Chiesi un po' innervosita dal silenzio che era calato
-sono qua da una settimana-  rispose Luke  -e se il singolo avrà successo si fermeranno  fino a quando vorranno, altrimenti-
-altrimenti- lo interruppe Michael -ognuno tornerà a casa sua-
-capito- risposi un po' sconcertata, avevo appena conosciuto mio fratello e mi dissero che sarebbero dovuto tornare a casa, in caso di fallimento
-non disperati, avremo tempo di conoscerci-  Calum aveva già capito dalla voce la mia preoccupazione.
 
Dopo aver cenato gli altri ragazzi ci lasciarono soli nel salotto, un atmosfera perfetta, il freddo era contrastato dal caminetto che produceva anche una luce fioca e Calum aveva preparato del cioccolato caldo.
 
-allora, chi inizia con le domande?-  disse Calum 
- credo che tu di me sai già qualcosa, Luke ti avrà raccontato- affermai abbastanza sicura di quello che stavo dicendo
-indovinato, Luke non sta mai zitto, parla sempre di una sua compagna di classe molto triste, che tutti vedono come una vittima della sua stessa vita, lui invece crede che in quella ragazza ci sono molti pregi che non mostra alle persone e quella ragazza è quì davanti a me-
grazie a Luke Calum sapeva già qualcosa di me, sorrise, abbassai lo sguardo e annuii 
- tutto vero!- dissi accennando un sorriso.
-vuoi parlarmi di Lui, di Brett?- dall'ironico il suo tono divenne comprensivo, ma ero stufa di raccontare a tutti quella storia e m'innervosii
-no, lasciamo perdere, non è il caso di rovinare la serata sia a te che a me- mi sentii sconcertata, anche il suo primo pensiero fu Brett, ma alla fine mi disse di non preoccuparmi e di cambiare argomento.
 
Parlammo fino a sera tardi, di Calum scoprii molto, solamente che si trovava bene con i suoi genitori adottivi e aveva chiuso con una ragazza da poco, ma nemmeno lui sapeva nulla dei nostri veri genitori.
Mi raccontò che non aveva il coraggio di chiederlo all'altra famiglia visto che loro non avevano nemmeno accennato al passato e fu li che mi sentii persa, nessuno dei due sapeva le proprie origini.

 
Prima di addormentarmi, in una delle immense camere della villa, con una maglietta maschile che mi sarebbe servita come pigiama, controllai il cellulare ormai con la batteria a terra.
Avevo qualche messaggio di Brett mi chiedeva se fossi morta, faceva anche lo spiritoso, perché non gli rispondevo più e che il suo lavoro era già finito la sua principessa aveva già trovato un rimpiazzo.
Dovevo rispondergli ma il telefono me lo impedì, si spense così tornai in cucina alla ricerca di un foglio e una penna e trovai Ashton davanti al frigo.
 
-hai fame?- dissi amichevolmente
-no, avevo bisogno di bere qualcosa, non riesco a dormire-
-sei agitato per il singolo?-
- abbastanza, non voglio andare via da qui, ho incontrato una persona e non voglio perderla-
- capisco, vedrai che andrà tutto bene! Sai dove posso trovare una penna e un foglio di carta?- ero un po' di fretta, ma di solito non ero così menefreghista
-prova nel terzo cassetto di quel mobile, posso chiederti cosa ci fai?- non gli avrei mai detto che parlavo con il fantasma del mio defunto ex, presi carta e penna
-No, non credo che tu vorresti saperlo, buonanotte- mi seguì dicendo che era curioso, mi prese per un lembo della maglia tirandomi verso di se, ma possibile che sia Luke che i suoi amici erano così freddi con le ragazze, gli dissi di lasciarmi che ero stanca e dovevo riposare, sinceramente non capii se  stesse solo scherzando perché mi lasciò subito quando vide che quel "gioco" non mi piacque.
-buonanotte- e gli chiusi la porta in faccia.
 
Finalmente sola, potevo parlare un po' con Lui.
" hey, scusami se non ti ho risposto, ma hai visto che ero molto impegnata oggi.."
"Certo, impegnata a scherzare con il tuo nuovo amichetto Ashton"
" non eri tu quello che diceva che dovevo trovare un ragazzo e poi scusami ancora se mi sono ritrovata con un fratello di punto in bianco!"
" non ho mai detto un ragazzo, solamente qualcuno che si prendesse cura di te, ecco brava un fratello, perfetto... un fratello"
" scusami se non ho capito!! Ma sei sempre stato tu quello intelligente!!"
" non dire così! Non volevo offenderti"
 
Non gli risposi e andai davanti alla camera di Ashton, gli scrissi su un foglio di carta se il giorno seguente sarebbe voluto uscire bussai, feci passare il foglio da sotto la porta e tornai in camera.

Che cosa avevo fatto...
Tornai ai miei di fogli e vidi una scritta enorme 
 
"SCUSAMI, MA IO TI AMO ANCORA"
" non lo metto in dubbio, ma l'hai detto proprio tu che non farai più parte della mia vita, ciao".

Sobbalzai, sentii bussare alla porta,  era Calum, che ci faceva sveglio a quest'ora, mi chiese di aprirgli.
- hai sbagliato stanza, tieni questo foglio mettilo via, brucialo, meglio che non lo veda Luke, diventerebbe furioso-
 non mi diede il tempo di parlare, mi baciò sulla fronte e chiuse la porta dietro di se.

 
Feci la figura della ragazza facile con mio fratello, ma tralasciai quello che aveva detto di Luke, non era quello giusto.


Spazio autore:
ciao a tutti se volte questo (@solisten_) è il mio account twitter,
mi farebbe piacere tenermi in contatto con voi per aggiornamenti.
Baci Rayofsunshine24.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7.

La mattina seguente mi svegliai, le lenzuola erano fredde.
Mi alzai controvoglia, l'orologio digitale sul comodino segnava già le 10:00 di un sabato mattina tranquillo.
Cercai di rendermi presentabile e uscii dall'immensa camera.
 
Mi trovai sola in casa, i ragazzi avrebbero dovuto registrare quella mattina stessa, speravo che il produttore li avrebbe scelti per incidere il singolo.
 
Due voci maschili mi distolsero dai miei pensieri, erano Calum e Ashton, stavano litigando, non avevo mai sentito due persone gridarsi contro così forte e con quella rabbia.
 
Calum entrò in casa sbattendo la porta contro il muro con violenza, intuii che avevano fallito...
 
-sei sempre il solito permaloso, non puoi prendertela subito in quel modo, potevamo contrattare!-
Vidi Ashton subito dietro di lui, aveva il volto arrossato
- no, quello non capisce un cazzo di musica è questo il punto- tipo calmo mio fratello
- ma noi si, potevamo garantirci un inciso  e che andava a farsi fottere il produttore-
Si, avevano fallito.
 
sentii aprire dietro di me la porta della cucina, entrò l'aria fredda che mi fece venire la pelle d'oca, così mi strinsi nella maglietta che Luke mi aveva procurato la sera prima, sentii che aveva assorbito il dolce odore delle lenzuola, vaniglia.
Una mano mi si posò sulla spalla destra, mi voltai di scatto, era Luke, aveva una faccia seria e non vidi nemmeno un accenno al suo solito sorriso malizioso, mi fissava dritto negli occhi, cercavo spiegazioni, un cenno qualcosa del genere niente era impassibile
 
- Julie tra qualche giorno torniamo in Australia- Michael diretto come sempre aveva rotto il ghiaccio
- penso che tu e Calum dovreste parlare con i tuo genitori per sapere se sanno qualcosa sul vostro passato- continuò.

 
Tolsi la mano di Luke che si trovava ancora sulla mia spalla, andai nella direzione di Ashton e Calum senza dire niente
Li trovai in camera di mio fratello seduti sul fondo del letto, non gridavano più, ma i loro volti erano ancora cupi, Calum chiese ad Ashton di lasciarci soli, lui sbuffò e uscì dalla stanza.
Mi disse che il suo difetto più grande era di essere permaloso e continuò raccontandomi dell'accaduto allo studio di registrazione.
 
Calum P.O.V
Eravamo appena arrivati dal produttore, almeno io ero pieno di adrenalina, volevo dare il meglio di me, volevo diventare qualcuno.
I ragazzi ridevano e scherzavano, ma io non ci riuscivo, in meno di una giornata la mia vita era cambiata, avevo incontrato mia sorella, io che per molto tempo avevo pensato di essere solo,  di sapere tutto di me e della mia famiglia, che casino!
 
Entrammo nella sala: davanti a noi il vetro le luci accese, le pareti insonorizzate tutto quello che avevo sempre desiderato, iniziammo a suonare.
"Back in high school we used to take it slow
Red lipstick on and high heel stilettos
Had a job dow ..." 
 
Il produttore mi interruppe non capii il motivo, sembrava tutto a posto, ma no! Per lui ero fuori tempo, anche i ragazzi lo guardarono in disaccordo, a noi sembrava tutto normale.
 
"Had a job downtown working the servo
Had me waiting in line couldn't even let go"
 
-fermatevi, io non so cosa mi avete proposto quando vi ho ascoltato per la prima volta, ma questa canzone non fa per voi, io direi di eliminare tutto il rock che ci mettete dentro-
Disse con superbia il produttore
-ma la nostra musica è pop rock, è questo che ci piace uniamo due stili- dissi irritato
-tu vedi di tacere, non mi sembri la persona più adatta a discutere con me visto che non riesci nemmeno a tenere il tempo di una canzone, ragazzino!-
Rimasi sorpreso, ma io da perfetto permaloso e da persona irascibile, mandai tutto a puttane.
- andate a farvi fottere lei e il suo contratto-
 
I ragazzi rimasero in silenzio sorpresi dalla mia reazione, perché sapevano che era il mio e il loro sogno quindi speravano di poter trovare un accordo, ma io rovinai tutto e uscii da quello studio prendendomela anche con loro.
Poi tornammo a casa.
Fine p.o.v
 
Capii che la cosa lo tormentava, non sopportava litigate con i ragazzi, ma lui sapeva di avere ragione ad aver fatto quello che si sentiva.
Lo consolai dicendo che ci saranno state altre occasioni, non ero sicura, io dopotutto li avevo sentiti cantare una volta nel piccolo studio dove fecero le prove e dove avevo visto Calum per la prima volta e non ero interessata alla musica in quel momento.
 
Tornammo di sotto dai ragazzi, li osservai uno per uno, erano molto demoralizzati Luke seduto su una sedia con i gomiti sul tavolo, la testa bassa e le mani tra i capelli, Ashton sul divano che si fissava le mani, Michael appoggiato al muro che guardava fuori dalla finestra poi arrivammo noi e Calum interruppe il silenzio chiedendo scusa ai ragazzi, loro gli dissero che aveva ragione e se dovevano fare una cosa, dovevano farla bene.
Si vedeva che erano molto amici.

Li lasciai soli e tornai nella camera immensa, presi i miei vestiti e andai in bagno per prepararmi e tornare a casa, dovevo parlare con i miei genitori. 
Mi misi il maglioncino del giorno prima, i soliti jeans e mi lavai il viso.
 
Stavo tornando a casa dai miei insieme a Calum, con l'auto di Luke.
Durante il viaggio non parlammo molto, sentimmo un po' di radio, eravamo entrambi tesi.
Arrivati a casa, mia madre aprì la porta e mi saltò al collo, disse che era felice di vedermi e anche io lo ero, lei non aveva nessuna colpa dopotutto.
Salutò anche Calum e ci fece notare ancora di più la nostra somiglianza, i folti capelli castani, i penetranti e grandi occhi marroni e il sorriso, "due gocce d'acqua" disse sorridendo.
Andai in camera mia per sistemarmi, Calum mi seguì.
Si sedette ai piedi del letto, e si fissava allo specchio del mio armadio, non mi sembrava molto contento di essere li.
Intanto misi in carica il cellulare e presi dei vestiti dal l'armadio.
Mi sedetti vicino a lui
 
-che hai?- dissi preoccupata
-non voglio sapere la verità, non voglio!- disse quasi strozzato, credevo stesse per piangere.

spazio Autore:
ciao ragazzi,
sono meravigliata di me stessa,
questo capitolo, mi sembra più lungo del solito
e molto descrittivo quindiiii ditemi che ne pensate.
Baci Rayofsunshine24.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8.

Dopo quasi cinque giorni dal nostro incontro, dopo aver sentito la verità sui nostri genitori e sopratutto dopo esserci voluti bene, Calum partì, tornò in Australia dai suoi per passare le vacanze di Natale insieme a loro e per trovare qualcuno un po' più serio a lanciare finalmente il singolo.


Io come mi sentivo?, ero un po sollevata, perché appena seppi dei miei veri genitori, ringraziai Il cielo non so quante volte per avermi fatto trovare questa famiglia, gentile, accogliente e che mi amava.
Allo stesso tempo non riuscivo a credere alle parole che uscivano dalla bocca di mia madre, io e Calum siamo nati per errore, nessuno ci ha programmato, nessuno si è mai interessato a noi, la nostra vera madre non ci ha nemmeno riconosciuti, siamo figli del caso.
Calum era distrutto, mi disse che non era pronto per una notizia del genere e  che tornare un po' dai suoi  parlarne gli avrebbe fatto bene.
Speravo che avrebbe funzionato perché quando parlava al telefono con me i primi giorni era molto freddo, distaccato, mi rattristava sentirlo così giù.

 
Da Brett non ricevetti più un messaggio, un segno, niente pensai che fosse arrivato il suo momento di andarsene, lo avevo trattato malissimo, ma lui mi aveva provocata.
 
In quei mesi durante le vacanze di natale rimasi sola, non vidi altre persone che i miei buoni genitori, andammo a sciare, ogni tanto a mangiare fuori e io li amavo, amavo il periodo natalizio, ma mi mancavano i ragazzi.
La notte di natale mia madre mi portò un pacchettino rettangolare, basso e disse che arrivò la mattina.
Lo aprii, era un CD, i ragazzi avevano inciso il singolo "out of my limits"
C'era anche una lettera, andai in camera mia e feci partire il CD, poi mi sdraiai sul letto a pancia all'aria e lessi la lettera.
 
"Ciao Julie,
Sono Calum, hai visto siamo riusciti a trovare qualcuno migliore di quel produttore da quattro soldi hahaha, sono felicissimo.
Il più bello è stato quando sono tornato a casa che ho visto i miei genitori, li ho abbracciati, non riuscivo a smettere di ringraziarli.
Adesso però c'è un altro problema, non ci vedremo quasi più"

Cosa! il cuore batteva a mille

" sai, il produttore è di qua e vuole tenerci a bada, fino a che non saremo pronti per un album o chissà magari dei concerti in giro per il mondo, ricorda tu sarai la benvenuta.
Ti voglio bene Calum.
P.s ti salutano i ragazzi, in particolare Luke."
Strinsi quella lettera sul petto, avevo trovato degli amici e subito se ne andarono, cominciai a sentire persino la mancanza di Luke, del suo sorrisino malizioso e della sua freddezza.
 
Il singolo era terminato e sinceramente non avevo fatto caso alla canzone, avevo messo tutta me stessa nel leggere la lettera che occultai tutti i suoni  intorno a me.
 
Dopo una settimana circa avevo già imparato la canzone a memoria, il pezzo era stupendo e i ragazzi erano bravissimi.
L'ultimo dell'anno e non sapevo cosa fare, ero sul mio letto e mi giravo i pollici, mentre i ragazzi avrebbero festeggiato sulla spiaggia, non volevo stare a casa.
Decisi di chiamare Tom il ricco egocentrico, era la mia unica via di fuga dalla solitudine.
 
-hey Tom, sono Julie- non mi diede il tempo di parlare 
-hey ciao Julie,  che fai stasera?- mi colpì in pieno
-ti avevo chiamato per quello- dissi a bassa voce, quasi imbarazzata
-allora se ti va, potremmo andare a cena fuori e poi cercare una festa in qualche locale affollato, che ne dici? Ti passo a prendere alle 8:00- che organizzazione, non mi diede il tempo di parlare e butto giù il telefono.
Tom non era la persona con la quale avrei voluto festeggiare, ma era l'unico reperibile a quattro ore dall'inizio delle feste, lo stavo sfruttando, ma non ero una persona cattiva.
Io e Tom, siamo stati insieme qualche mese, non lo seppe mai nessuno, perché volle tenere la cosa segreta, credevo che si vergognasse di me, ma tutto nasceva dai suoi genitori, mi ritenevano strana perché io al contrario di lui, non vestivo elegante e non usavo un linguaggio raffinato,  ero una persona anomala, così ci lasciammo e i nostri rapporti non furono più gli stessi,  eravamo amici o meglio conoscenti.
Squillò il telefono, era un messaggio, andai a controllare, in realtà ne trovai due: uno di Tom che diceva di vestirmi elegante ma sexy e uno di Brett, si fece risentire...
 
" non uscire con Tom"continuò con le scenate di gelosia
"Dovrei uscire con te?"  Se avessi potuto l'avrei fatto
" se potessi lo faresti" mi mancava
" hai ragione, mi manchi da morire, scusami per l'altra sera, ma qua sono sola ho bisogno di svagarmi, ti voglio bene, adesso vado".
 
Mi feci un bagno e pensai al messaggio di Brett, non voleva che uscissi con Tom, la solita storia ma lui era una cosa soprannaturale e io un'umana, avevo bisogno di attenzioni.
 
indossai un mini abito nero con le maniche e le rifiniture entrambe di pizzo, un velo di trucco e sentii suonare il campanello andai ad aprire e vidi Tom in un elegante completo nero, abbellito da qualche accessorio.
Dissi a mia madre il ristorante dove avremmo cenato, era curiosa, e uscimmo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 
Capitolo 9.

Uscii di casa e davanti a me vidi un grande suv nero che mi fece ricordare le cose successe circa qualche settimana prima.


 Tom, mi aprì la portiera, fece cenno di accomodarmi e mi porse la mano per salire
 
*aprì la portiera e mi invitò a salire, naturalmente rifiutai*
 
Fu difficile salire senza piazzargli il mio intimo in faccia visto che il mini abito nero era arrivato fin sopra la coscia vidi Tom ridere maliziosamente
 
*sali! O con le buone o con le cattive tu salirai sull'auto* 
 
Mi sedetti e mi sistemai, ero un po' confusa, tutto mi riportava a Luke.
 
Tom salì sull'auto e si voltò verso di me, tirai un grido, non era Tom il ragazzo vicino a me, io vidi la faccia di Luke, chiusi  gli occhi e li riaprii era sempre Luke.
-non sei felice di vedermi?- disse la faccia di Luke 
-ho le allucinazioni, tu eri in Australia, non puoi essere qua- non poteva, ma c'era!
-no, eravamo appena arrivati, dovevamo farti una sorpresa, ma  mi è arrivato un messaggio strano di stare attento a Tom, così scoprii che doveva uscire con te e sinceramente non ero felice, quindi trovai un accordo con lui per farmi trovare qua-
Cosa stavo sentendo forse era la volta buona che Luke faceva spazio ai suoi sentimenti e il messaggio strano credo provenisse da Brett.
-sono felice, non mi andava di uscire con Tom, era l'ultima ruota del carro, sono una stronza, ma non avevo vogl...-
 mi interruppe, posandomi il suo indice sulla labbra come gesto di silenzio.
Lo fissai dritto negli occhi
-smettiamo di parlare di Tom, adesso ci aspetta una serata da fine dell'anno quindi lascio a te l'immaginazione -
Storsi un po' la testa di lato e sorrisi, ricambiò.
 
Durante il viaggio in auto che sembrava non finire chiesi a Luke dei ragazzi, volevo sapere di loro, ma mi rispose che  avrebbero aspettato, adesso era il suo "turno", detta così mi suonava male, ma sapevo cosa intendeva.
 
Arrivammo in un grande parcheggio, mi aiutò a scendere 
-il vestito è un po' corto, non dici?- 
-qualcuno mi ha detto di vestirmi sexy e ora che ci penso non credo che quelle parole sono uscite dalla mano di Tom - aveva pensato proprio a tutto...
-non guardare me - rise maliziosamente, si era una sua caratteristica essere malizioso.
Camminavamo vicini  ma senza creare un contatto, non sapevo dove stavamo andando quindi ero nelle sue mani.
Tenevo la mia borsa nella e le braccia conserte per il freddo, da li nessuno parlò più, non capii perché. 
Luke aveva le mani nelle tasche dei pantaloni e aveva un modo di camminare possente.
Intanto sulla mia faccia era spuntato un sorriso che Luke non poté non notare ogni volta che una luce del parcheggio mi illuminava, alla fine mi mise una mano intorno alla vita e arrivammo insieme davanti alla porta di un locale, non sentivo la musica, solo un brusio di gente che parlava, ero curiosa.
Entrammo e qualche occhio ci notò, ma nessuno interruppe quello che stava facendo.
Luke mi disse di aspettare li e che presto mi avrebbe fatto una sorpresa.
 
Luke P.O.V
Dissi a Julie di aspettarmi, non sapeva cosa avevo organizzato, ero elettrizzato.
Aprii una pesante porta nera con scritto 5sos, era il camerino mio e dei ragazzi.
Mi chiesero di Julie come stava,  ma io continuavo a ripetere che l'avrebbero vista in poco meno di dieci minuti.
Sentii una voce dietro di me era una mia ex compagna di classe, ex ragazza, ex un po' tutto che si era trasferita in Germania, si chiamava Sophia.
- bene bene allora è questo il motivo per il quale ci siamo lasciati, hai formato un gruppo-
La odiavo non so come facevo a stare insieme a lei.
-no, non è questo il motivo, tu mi hai stufato-
Intanto i ragazzi ci lasciarono soli
-allora esci con Julie, ma lei non era la superprotetta di Brett, non so come tu abbia fatto ad avvicinarti , visto che lui era ossessionato dalla sua ragazza-
-Brett è morto e non era ossessionato da Julie, si volevano bene- ero incazzato, non volevo ne parlasse in quel modo
-appunto si volevano bene, ma lui pretendeva solo il suo di bene, pensava solo a lui, non lo sapevi?!- cosa stava dicendo non capivo
-ti consiglio di stare attento a Julie, ho degli amici la fuori-
- se questa è una minaccia sappi che se le succede qualcosa io, io ti ammazzo, hai capito Sophia?-
Mi guardò, mi mandò un bacio  e se ne andò.
 
Io è i ragazzi salimmo sul palco, stavamo per iniziare, ma non vidi Julie e Sophia ridacchiava, mi preoccupai e feci un cenno di non iniziare e di tornare dentro.
Dove Cazzo era Julie.

Spazio autore:
mi ci son volute due settimane
scusatemi e spero che vi piaccia
e di non farvi aspettare tutto questo tempo un'altra volta.
Baci Rayofsunshine24.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10, il gran finale. ***


capitolo 10, il gran finale.

Luke p.o.v
Scesi velocemente dal palco e mi buttai nella folla, le parole di Sophia mi rimbombavano nella testa, ero preoccupato, quella ragazza era pronta a tutto.
Non vedevo Julie, i ragazzi non capivano, ma non potevo fermarmi a parlare dovevo trovarla.
La cosa fu difficile perché tutte indossavano mini abiti neri, sembrava di essere in un film horror le mie gambe si muovevano, mi dicevano cosa fare, ma io no, io ero troppo confuso, mi fermai...
E poi eccola, la vidi seduta davanti al bancone del bar, il suo profilo definito da luci colorate lo riconobbi subito.
Mi avvicinai
-cosa ci fai qua, ti avevo chiesto di aspettarmi dove ti avevo lasciato- le chiesi con fare premuroso di un padre che non trovava più sua figlia
-c'è Brett al bar, mi ha chiesto se volessi bere qualcosa e ho accettato, era tanto che non lo vedevo- rimasi un po' confuso dalla sua risposta, ma capii che era ubriaca e forse qualcosa di più.
La presi per mano, chiamai i ragazzi e la portai in macchina, Calum appena la vide, le diede un forte abbraccio, ma Julie lo cacciò
-io voglio andare da Brett- disse decisa
-senti Julie Brett è morto in un incidente stradale- Calum si prese la responsabilità di risponderle -non può essere qua, stai tranquilla che ora ti portiamo a casa e tutto andrà bene- 
Decidemmo di portarla a casa nostra, inviai un messaggio a sua madre con il suo telefono per avvisarlae trovai dei messaggi, o meglio delle bozze, parlava da sola?!
*brett era ossessionato da Julie*
*voleva solo il suo di bene*
Sophia, mi aveva aperto un mondo, ma dire che ero confuso non era niente in confronto a tutto quello che mi passava per la testa, salii in macchina e tornammo a casa.
Quei messaggi sul suo cellulare non mi convincevano, forse serviva uno psicologo.
Fine p.o.v
 
-Julie dimmi, con chi conversi attraverso questi messagi?-  mi disse lo psicologo
 
io non risposi, mi avrebbe presa per pazza, ma quello continuava ad insistere con quella domanda così uscii allo scoperto
 
-io parlo con Brett il mio ex ragazzo deceduto qualche mese fa-  mi guardò come se mi avesse capito, ne ero felice
 
-va bene, dimmi adesso come ti trovavi con lui?- non mi piaceva essere sotto esame, mi mandava in bestia
 
sbuffai
-lui era due anni più grande di me, voleva il mio bene... e il suo- tossii

 
-non mi sembri molto sicura di quello che dici- affermò lo psicologo
 
-ha ragione, ma alla mia età è un po' difficile spiegare cosa successe, le mostro una cosa-
 
presi il cellulare e gli feci vedere delle mie foto, le mie braccia, il mio collo e le mie gambe... erano piene di lividi.
 
mi guardò come se avesse  capito qualcosa, ciò che io non riuscivo a spiegare o non volevo farlo nemmeno a me stessa
 
-Julie, tu non eri felice con lui, ma ti dispiace sia morto- lo interruppi
 
-no, non mi dispiace, io non mi sono ancora liberata di lui vede quei lividi, fanno ancora male nella mia testa, e guardi questi messaggi- presi di nuovo il cellulare -mi sto rovinando, tutta questa storia dei messaggi me la sono inventata ho fatto tutto da sola, scrivo sui vetri appannati, su specchi e persino su fogli di carta e per non sentirmi sola mi rispondo, ma in questo ultimo periodo ho incontrato delle persone che mi vogliono bene-
respirai profondamente
-quindi rispondo male anche a me, litigo con me stessa capisce!-
il mio tono andò mano a mano crescendo mentre finivo di sfogarmi con quel pover uomo che cercava di capirci qualcosa.

 
-io julie ti capisco, ti devi liberare di Brett, lo stai già facendo cercando di trattarlo male, continua a rispondere brutalmente a quei messaggi e vedrai che si stuferà e capirà che tu non gli appartieni più, adesso sei libera - capii cosa intendeva
 
-grazie mille lo farò- ero sollevata, stavo già meglio, parlarne con qualcuno aveva portato i suoi benefici
 
-ci vediamo la prossima settimana Julie- anuii e salutai lo psicologo.
 
Ma oltre a me chi si sentiva meglio erano i ragazzi, si fecero notare , e gli One direction, li contattarono per aprire i  loro concerti.
dopo mesi e mesi di Tappe in giro per l'Europa ci fu una pausa, tornarono a trovarmi e si fermarono in città io stavo bene, erano mesi che non "ricevevo" messaggi e mi fece stare meglio  il fatto di avere un fratello al quale poter raccontare tutto, oltre a Luke che rimase un po' stupito e non mi parlò per dei giorni.
Ma come in tutte le fiabe che meritano un lieto fine anche il mio stava arrivando Luke si dichiarò e "vissero per sempre felci e contenti"
No, non andò così dopo quasi un anno ci lasciammo, era troppo impegnato e non era mai dalle mie parti, io rimasi tranquilla... continuammo a sentirci.
 
Adesso sono troppo emozionata per domani, il grande giorno, mi sposo come avevo detto *continuammo a sentirci*
 
Si mi sposerò con Luke.
 
Vi spiego perchè ho scritto tutto questo: spero che a nessuna capiti quello che è capitato a me e se qualcuno vi fa del male, parlatene con qualcuno anche uno sconosciuto e sperate che vi faccia stare meglio, non tenete tutto in voi perchè può portarvi a fare delle cose strane e un'altra cosa non sentitevi sole, circondatevi di amici, di persone Vere.
un Bacio a tutti Julie. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1728161