Something fatal that fell into the wrong hands

di beastille
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: A Christmas Carol ***
Capitolo 2: *** An Unexpected Journey ***
Capitolo 3: *** The Stories That We Could Have Told ***
Capitolo 4: *** On Side Of Ruin, But We Both Laugh ***
Capitolo 5: *** As Long As There's Me, As Long As There's You ***



Capitolo 1
*** Prologue: A Christmas Carol ***


 Note: In qualche modo, sono ancora qua. Mesi fa mi sono presa una pausa dal fandon degli One Direction (solo in quanto scrittura, chi mi stacca più da questi stronzi), ma nonostante tutto non ho resistito alla tentazione e sul mio livejournal sono apparse storie su storie random che non avevo nessunissima intenzione di pubblicare. But still.

 Questa storia nasce da una nottata di delirio in cui, non avendo altro da fare, mi sono messa a fare un elenco di What If particolarmente a caso e tra tutte l'idea di un possibile abbandono della band da parte di uno dei membri. Ne è venuta fuori quella che sarà una storia in circa sei parti (tre delle quali già complete), narrate dal punto di vista dei figli di Gemma Styles. Ma vi lascio alla storia, che mi sto dilungando davvero troppo.

Prima, però, devo doverosamente ringraziare due persone in particolare: Marta, the Louis to my Harry, the Jack to my Finn, l'OTP della mia vita, che ha progettato questa storia e la sua struttura in modo sublime e perfetto, e che davvero ci ha messo anima e corpo. In secondo luogo la geniale zeroschiuma, che con il suo costante supporto e fangirling delle tre del mattino nutre queste mie insane idee come nessun altro. Grazie, girls, vi amo.

Disclaimer: gli One Direction e i membri della loro famiglia. Nonostante questo, i personaggi Fiona Richards, Mark Richards e Anthony Payne sono di proprietà intellettuale del Bakery Project in quanto inventati. Ma non ci guadagnamo nulla lo stesso, tranquilli.

Nota: tenete d'occhio il masterpost sul mio livejournal, sia mai che compaiano lavori ispirati a questo verse (anche voi potete scriverne, ci sono così tanti OCs che se mi ci mettessi io non finirei più) che verranno prontamente linkati lì!


 

 



Something fatal that fell into the wrong hands

Prologo

 

 

 

 

 

Fiona si sistema le pieghe della gonna con cura, e già che c'é butta anche un'occhiata allo stato dello smalto per constatare piuttosto scocciata che non ha resistito alla giornata. Una scorsa veloce all'orologio, però, la convince a non chiudersi per altri dieci minuti in bagno solo per rimetterselo, e sbuffando si accinge ad uscire dalla sua camera. Suo fratello quasi la investe nella sua corsa giù per le scale, e Fiona si accorge di non aver sentito suonare il campanello solo quando sua madre la chiama per andare ad aprire. «Zio Harry!» sente dire a Mark e un sorriso sincero si dipinge sulle sue labbra, perché è da quando ha tre anni che il miglior regalo di Natale è la visita del fratello di Gemma (l'eterna cotta che ha per lui non c'entra assolutamente niente, certo che no.)


Quasi inciampa nelle sue stesse scarpe per l'eccitazione, e si sente una bambina di sei anni tutto d'un tratto, i diciassette che si porta sulle spalle con grazia ormai dimenticati mentre abbraccia lo zio con foga.

«Ciao, tesoro.» le sussurra lui ridacchiando, e Fiona inspira con decisione il profumo inconfondibile dello zio.

«Ben tornato.» risponde felice, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia prima di notare un'altra figura che attende sulla porta.

«Nonna Anne!»

La signora Cox, come se la vecchiaia avesse deciso di stare lontana dalla famiglia Styles a tempo indeterminato, è rimasta sempre la donna luminosa e forte che le vecchie foto sul camino ritraggono fedelmente e, nonostante Fiona sia consapevole della spiccata preferenza che Anne nutre per Markm non può fare a meno di essere grata di avere "la nonna migliore del mondo", come recita il disegno che le aveva fatto anni prima, esposto con orgoglio sul frigorifero con una calamita colorata.


John Richards invita tutti ad entrare in casa e, mentre Gemma porta in tavola la prima portata del pranzo di Natale, Mark ridacchia con lo zio parlando di qualcosa che Fiona non riesce a cogliere. La ragazza scuote la testa divertita, e qui inizia la nostra storia.


*


«Mark, ti giuro che se mi tiri ancora un pezzo di pane nei capelli io ti—»

«Fiona!»

Mark ridacchia dall'altra parte del tavolo, nascondendo le prove del misfatto e gemendo di dolore quando gli arriva un calcio ben assestato sul ginocchio da sotto il tavolo. Fiona ghigna soddisfatta, Gemma alza gli occhi al cielo.

«Il modo migliore per fargli male è mirare più in alto, tesoro.» afferma Harry assolutamente tranquillo.

«Harry, non fomentare la guerra tra i bambini!»

Mark lancia un'occhiata assassina verso la madre. «Non siamo bambini, mamma. Io ho sedici anni, mica tre.»

«Tu sei un bambino, Marky.» ribatte Fiona alzando un sopracciglio.

«Stronza.» bofonchia il fratello.


Fiona, Mark e nonna Anne sono ancora seduti al tavolo nonostante il pranzo sia finito da un po', e John ed Harry sono seduti sul divano a chiacchierare mentre la televisione manda i soliti servizi natalizi che Gemma adora criticare minuto per minuto mentre si accinge a sistemare.

«Ma qui da Londra abbiamo una notizia imprendibile sul famoso talent show The Next Star, guidato dal manager e produttore Louis Tomlinson! Ce ne parla la nostra inviata Jessica direttamente dagli Studios del programma in Oxford Street. Jessica, cosa puoi dirci al proposito?» 

La stanza si fa improvvisamente silenziosa, e Fiona si guarda attorno perplessa, scambiandosi un'occhiata stranita con il fratello: Anne guarda preoccupata in direzione di Harry che si è zittito di colpo, mentre John e Gemma fissano la televisione senza fiatare.

Nessuno dei due fratelli ha idea di cosa stia succedendo.

«Proprio così, Allison! Ci è appena stato comunicato che Louis Tomlinson ha lasciato la dirigenza dello show in favore della concorrenza, annunciando così anche la chiusura della casa discografica Syco, la famosa etichetta che ha sfornato successi come i due album della boyband "One Direction", della quale faceva parte lo stesso Louis! La decisione non è ancora stata commenta dall'ormai quarantenne ex produttore, ma i motivi ci sono assolutamente oscuri. Chissà cosa avrà portato l'uomo a un così drastico cambiam—»

 

Gemma spegne la televisione con un gesto secco, e l'intera stanza sembra ritornare a vivere dopo un momento di panico. La donna si dirige a passi svelti verso la cucina, ma non prima di aver lanciato un'occhiata apprensiva in direzione del fratello che non sfugge a Fiona, la quale si alza di scatto e segue la madre.


«Ok,» annuncia attonita, «mi vuoi spiegare cos'è appena successo?»

Gemma sospira. «Niente, tesoro. Solo vecchi ricordi che non valeva la pena di rispolverare in un giorno così felice.»

«Continuo a non capire.» ribatte Fiona ostinata.

Gemma la guarda intensamente. «Tuo zio è sempre molto sensibile riguardo agli anni in cui faceva parte degli One Direction, quindi ti pregherei di non parlarne in sua presenza e di non chiedere niente a nessuno.» Il tono freddo con cui pronuncia le parole quasi spaventa Fiona, che si limita ad annuire velocemente e a tornare in salotto sfoggiando il suo migliore sorriso.


*


«Grazie Gemma, è stata una giornata perfetta, ma purtroppo devo tornare a Londra questa sera per preparare l'evento di domani.» dice Harry mentre abbraccia la sorella.

«Porti tu a casa mamma?» chiede lei sorridendo cordiale, e al cenno di assenso di lui lo stringe più forte, sussurrandogli qualcosa nell'orecchio abbastanza forte perché Fiona possa sentire. «Non pensarci troppo, ok? Non farti rovinare le vacanze da uno sciocco servizio alle telegiornale.»

Harry annuisce nuovamente, e Fiona ha già la mente altrove quando lui la saluta prima di entrare in macchina.


«Mark, riunione di emergenza! In camera, adesso.» mormora Fiona in direzione del fratello.

Mark sbuffa e sale le scale di malavoglia, ma sa che quando sua sorella inizia a camminare con passo così deciso sbattendo forte i tacchetti delle scarpe è meglio assecondarla qualunque cosa abbia in mente.

Fiona chiude la porta della sua stanza con cura, e fa accomodare il fratello sul letto, piazzandoglisi di fronte a braccia incrociate e arricciando le labbra.

«Sai, col broncio sei ancora più inquietante.» ridacchia Mark. Fiona lo ignora alzando gli occhi al cielo.

«L'hai notato anche tu, vero?» gli chiede.

«La tensione della stanza alla nomina degli One Direction, vero? Sembrava che Zio Harry stava per morire sul divano.»

«Si dice "stesse", idiota. E comunque si, quello. É una cosa alquanto strana, non trovi?»

«Smettila di correggermi i congiuntivi, sfigata. E smetti di dire cose ovvie, mi sembra scontato che ci sia qualcosa che non vogliano dirci.»

Fiona sorride soddisfatta, e si fionda al computer iniziando a digitare freneticamente.

«Cosa sappiamo sullo scioglimento della band?» chiede al fratello senza staccare gli occhi dallo schermo.

«Poco o niente,» risponde Mark che nel frattempo si è sdraiato con le braccia che pendono dal letto, «se non che è stato causato da Louis Tomlinson. Se n'è andato con l'approvazione di Simon Cowell, il loro creatore, e ha iniziato a lavorare per lui e con la Syco.»

Fiona lo osserva perplessa, e Mark si accorge dell'occhiata scettica. «Cosa c'è? Ho già fatto delle ricerche in passato, e non si sa proprio niente a parte questo. Gli unici che probabilmente conoscono l'intera storia sono gli stessi ex membri, e nessuno di loro ha voluto dire niente al proposito.»

Fiona inclina il capo di lato, un ciuffo di capelli ramati che va a coprirle gli occhi.

«Secondo te sarebbero disposti a dire qualcosa ai nipoti dei loro migliori amici?»

«Credo di si, in fondo sarebbe più o meno una sorta di famiglia acquisita. Perché?»

Fiona ghigna consapevole, e Mark finalmente capisce.

«Oh, no.» mormora. «Io con te non ci vengo.»

«E invece sì.» dice iniziando a mandare messaggi dal suo cellulare e a ricevere risposte istantanee.

«Mark, ecco il piano. Ufficialmente siamo da Lucy e suo fratello fino al trenta Dicembre come programmato, in realtà ti porto a fare un giro per tutta l'Inghilterra.»

Mark scuote la testa terrorizzato.

«No, scordatelo. Non andremo a trovare dei trentenni frustrati per giorni e giorni di treno. Io rimando a casa. E mamma non ci darà mai il permesso.»

«Idiota, mmma non lo saprà mai. E prometto che pagherò io i biglietti, col premio del concorso di musica dell'anno scorso dovremmo essere coperti.»

Mark rimane in silenzio per qualche istante.

«Ammettilo, l'idea di stuzzica. Non puoi negarlo, Marky.»

«Non chiamarmi così.» risponde lapidario.

Fiona batte le mani soddisfatta. «Lo prendo come un sì! Partiamo domani come da programma, Lucy ci copre, tanto i suoi sono a Londra per una seconda luna di miele. O qualcosa del genere.»

Mark la guarda sconsolato. «Ti odio.»

Fiona sorride, scompigliandogli i capelli. «Non è vero.»

 

*

 

Quella notte, Fiona tira fuori la sua agenda bianca dalla borsa e inizia a scrivere.

Giorno primo: Wolverhampton, casa di Liam Payne. 

Giorno secondo: Bournemouth, per trovare Josh Devine e la sua famiglia. Ci ha pensato parecchio al proposito, ma il non poter raggiungere Niall Horan in Inghilterra l'ha portata a prendere in considerazione la visita della villa dell'ex batterista della band. In fondo, la sua forte amicizia con Horan non è mai stata un segreto per nessuno, e forse lui sa qualcosa che potrebbe interessarle. 

Giorno terzo: Bradford, casa Malik-Edwards. Fiona ripone particolare speranza in questa tappa, perché dalle sporadiche informazioni che è riuscita a trovare sull'uomo ha intuito che forse è davvero quello che può aiutarli a far luce sul mistero. 

Giorno quarto, ovvero l'ultimo: Doncaster, villa Tomlinson. Di andare a Manchester a trovare sua moglie non se ne parla nemmeno, in quanto dopo il divorzio tutti la ritraggono come un'agiata signora che vive cercando di evitare a tutti i costi la popolarità causata dal suo facoltoso matrimonio. Fiona non ci vuole nemmeno pensare.


Ripone con cura l'oggetto nello zaino che ha preparato per la partenza, fuma una sigaretta sul balcone nel modo più silenzioso possibile e tra le calde coperte del suo letto si lascia andare a un sonno senza incubi.

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Capitolo 2
*** An Unexpected Journey ***


 Note: puntuale come poche volte nella mia vita, ecco a voi il secondo capitolo di questo apparentemente piccolo ma in realtà mostruoso progetto. Come al solito si ringraziano la fantastica zeroschiuma che si occupa della genetica dei bimbi, e la mia adorata Marta che è la miglior plot dispenser mentre pattiniamo. Grazie, girls.

Disclaimer: gli One Direction e i membri della loro famiglia. Nonostante questo, i personaggi Fiona Richards, Mark Richards e Anthony Payne sono di proprietà intellettuale del Bakery Project in quanto inventati. Ma non ci guadagnamo nulla lo stesso, tranquilli. Nota: tenete d'occhio il masterpost sul mio livejournal, sia mai che compaiano lavori ispirati a questo verse (anche voi potete scriverne, ci sono così tanti OCs che se mi ci mettessi io non finirei più) che verranno prontamente linkati lì!

 

 

 

 

 

 

Something fatal that fell into the wrong hands

Parte I

 

 

 

 

Il treno è piuttosto affollato, e Mark osserva la sorella leggere distrattamente un foglietto di carta spiegazzato mentre ascolta il suo lettore mp3.

«Cos'è quella roba?»

«Il foglietto con gli indirizzi degli One Direction, l'ho rubato stamattina dall'agenda di mamma.» risponde Fiona senza guardarlo negli occhi.

Mark ridacchia. «A volte, solo a volte, penso a quanto tu sia geniale.» Fiona sorride.

Il ragazzo tira fuori il telefono dalla tasca e inizia a digitare con aria concentrata, per poi mettersi a leggere ad alta voce.

«Wikipedia dice che Liam Payne ha fatto ben due volte l'audizione per X Factor prima di essere messo insieme agli altri nella band da Cowell.» Fiona si mette in ascolto, interessata.

«Dopo lo scioglimento,» riprende Mark veloce, «ha continuato la sua relazione con la ballerina Danielle Peazer — non è mica l'attuale direttrice del corpo di ballo dello show? — e ha iniziato una carriera come talent scout. Alla fine Danielle l'ha sposata e hanno avuto tre figli — che noi conosciamo, oltretutto — e risiede a Wolverhampton con la famiglia.»

Fiona sbuffa sconsolata. «Anche qui, niente notizie sullo scioglimento.»

Mark si passa una mano sulla fronte. «É come se avessero cancellato tutto di proposito, è tremendamente frustrante.»

La sorella lo guarda divertita. «Frustrante, Mark? Qualcuno ha ingoiato un dizionario prima di partire?»

Mark quasi le lancia il telefono addosso.

Wolverhampton è fredda e grigiastra, ma la piccola villetta davanti alla quale si trovano i due appare incredibilmente calda e accogliente.

Fiona finisce quasi frettolosamente la sua sigaretta, lanciandosi ogni tanto un'occhiata in giro.

«Rilassati Fiona, non stiamo mica per andare da perfetti sconosciuti.» le dice Mark.

«Perché, quante volte avremo visto i Payne? Due? Tre al massimo, e l'ultima è stata anni e anni fa. In più, Gemma dice sempre che Liam è uno strano

Ovviamente, prima che la ragazza riesca a finire di parlare, Mark è già andato a suonare al campanello ilare. Fiona lo rincorre imprecando a bassa voce, gettando la sigaretta nel giardinetto davanti alla casa. Ops.

La porta si apre dopo pochi secondi, e una donna slanciata appare sorridente.

«Prego?» dice decisa.

Fiona sorride nel modo più cordiale possibile. «Ciao, Danielle. Non ci riconosci?»

Danielle li squadra per un secondo, e finalmente sembra capire esattamente chi ha davanti. «Fiona, tesoro mio! Sei proprio tu? Come sei cresciuta, e come sei diventata bella!» risponde abbracciandola con foga. Fiona decide immediatamente che la donna le sta simpatica. «E tu devi essere Mark! Sei uguale a tuo padre, ragazzo mio, così uguale che ti avrei scambiato per lui se non fosse per la zazzera nera di tua madre.» dice poi baciandolo sulla guancia. Mark si crogiola nei complimenti beato, e Fiona alza gli occhi al cielo.

Danielle li invita subito ad entrare e dice loro che Liam dovrebbe tornare a momenti insieme a Michael e al loro cane, mentre Anthony e Vanessa sono sfortunatamente in vacanza con gli amici. Fiona arriccia le labbra con disappunto, perché avrebbe davvero voluto incontrare di nuovo Vanessa.

Due tazze di té fumanti vengono posate davanti ai ragazzi, e Mark ringrazia talmente tanto Danielle che Fiona inizia a pensare di filmarlo e di ricattarlo per sempre con questi ipotetici video della sua sfacciataggine e palese cotta per una donna sposata.

Qualche minuto dopo, il campanello suona di nuovo e Danielle si dirige verso la porta.

«Liam, amore, non indovinerai mai chi è venuto a trovarci.»

Liam Payne fa il suo ingresso in cucina in modo goffo, coperto da un pesante cappotto e con al guinzaglio un enorme labrador bianco. Dietro di lui un ragazzo riccio dall'aria timida, che Fiona ricorda essere Michael, il secondogenito della coppia.

«Fiona? Mark?» mormora Liam stupito, quasi incredulo.

«In persona.» annuncia Mark facendogli l'occhiolino.

In quel momento, il cane decide che la giacca del ragazzo deve avere un odore particolarmente invitante perché gli si getta addosso con forza, scodinzolando e sbavando felice. «Cat!» urla Liam prendendolo per il collare. «Vieni subito qui!»

Mark alza un sopracciglio. «Cat?» chiede.

«É il nome del cane.» spiega Liam, a metà tra il divertito e l'imbarazzato. Mark ridacchia, confermando mentalmente la teoria della madre sulle mille stranezze di Liam Payne.

«Allora,» dice Liam sedendosi al tavolo, «cosa vi porta qui a casa nostra? Siete qui di proposito o solo per caso?»

«Stiamo facendo un giro per l'Inghilterra in treno,» si affretta a dire Fiona precedendo il fratello. «E abbiamo pensato di passare di qui per invitarvi alla festa di Capodanno a casa Styles.» Mark la guarda a bocca aperta, non capendo. «É una sorpresa, però. Né mamma né Harry devono saperne niente.»

Liam li guarda per un momento, colto di sorpresa.

«E poi, insomma… avremmo un paio di domande da farti.» continua Mark deciso. Liam sembra ancora non capire.

«Riguardo agli One Direction.» aggiunge Fiona con cautela.

Liam si irrigidisce immediatamente. «Non ho niente da dire in più di quello che potete trovare su internet, ragazzi. Mi dispiace.»

Fiona lo guarda implorante. «Andiamo, Liam, so che ci puoi dire di più. Sappiamo che nostro zio è intrattabile sull'argomento, e ogni volta che sente il nome della band sembra voler morire dentro.» Liam trattiene il fiato. «Ti prego.»

L'uomo sembra cedere per qualche istante. «Ok, vi accontenterò. Ma non posso aggiungere molto, tranne che la band si è sciolta per il motivo per cui tutti i gruppi si sciolgono.»

«Ovvero?» lo sprona Mark impaziente. Fiona gli tira una gomitata tra le costole per intimargli cautela, e il fratello la ricambia con un'occhiata truce.»

«Attrito tra i componenti, diciamo.» tenta Liam.

«Com'è possibile?» insiste Mark. «Tutti voi siete rimasti in ottimi rapporti dopo lo scioglimento…»

«Tranne Harry e Louis.» mormora Fiona, improvvisamente consapevole.

Liam annuisce. «Vi ho già detto tutto, ragazzi, e mi sembra anche troppo.»

Fiona si alza in piedi e si avvicina. «Ed è più che sufficiente, Liam, grazie mille. Pensaci per l'invito di Capodanno, va bene?»

Liam sorride, finalmente a suo agio. «Promesso.»


Mentre Mark rimane a scambiare due parole con Danielle e Liam è impegnato in una telefonata apparentemente di vitale importanza, Michael si avvicina a Fiona.

«Mio padre dovrebbe imparare ad essere meno ingenuo.» le dice sorridendo divertito.

«Cosa vuoi dire?» chiede Fiona, immediatamente sulla difensiva.

«Si vede lontano un miglio che voi due avete in mete qualcosa, e mi sembra proprio che stiate cercando di capire come la band si è sciolta. Magari volete anche riunirla per l'ultimo giorno dell'anno.» dice ridacchiando. «Ma non vi preoccupate, il vostro segreto è al sicuro con me. Anzi, se posso, hai in mente qualche modo in cui possa darvi una mano? É una cosa che ha sempre intrigato anche me, d'altronde.»

Fiona sorride entusiasta. «Hai capito bene. Mi ricordo che tu eri bravo con i computer, giusto?» domanda, con la faccia di qualcuno che sa esattamente cosa fare.

Mike annuisce. «Non sbagli.»

«Ottimo, cerca tutto quello che puoi sul periodo d'oro della band e soprattutto su Harry e Louis, e mandami un messaggio quando hai finito.»

Fiona allunga una mano nella sua borsetta e cerca freneticamente finché non trova una penna, per poi scribacchiare velocemente il suo numero su un foglietto che consegna al ragazzo.

 

«Fiona, idiota, è tardi! Il treno per Bournemouth!» le ricorda Mark dalla porta d'uscita.

«Bournemouth?» chiede curiosa Danielle. «Non starete mica andando a trovare Josh?»

Fiona si morde il labbro indecisa, poi cede. «Si, la nostra prossima tappa è lì.»

«Oh, siete fortunati allora!» chioccia Danielle felice. «Incontrerete sicuramente Niall, so che si trova lì in questi giorni.»

Fiona e Mark si sorridono complici mentre si dirigono verso la stazione. La missione non potrebbe andare meglio di così.

*

Liam non riesce a dormire, e non capitava da almeno dieci anni. Da quando Vanessa ha imparato a dormire da sola senza sentire bisogno di entrare nel suo letto alle quattro del mattino, le sue notti sono sempre state pacifiche e tranquille.

La casa è inverosimilmente silenziosa quando si alza dal letto attento a non svegliare la moglie, e il tavolo della cucina dove poggia le mani per sostenersi è freddo e duro. Chiude gli occhi come colto da un improvviso mal di testa, e inizia a ricordare.


C'è una luna bellissima Quella Notte, e Liam se ne accorge mentre chiude la telefonata con Danielle. La luce bianca illumina la stanza e rende nitide le ombre, e uno strano presentimento coglie il ragazzo impreparato.

Non che non abbia motivo di essere inquieto, ecco.

Le cose non vanno bene, non vanno bene affatto, e il disperato bisogno che ha Liam di tenere le fila dell'intera band e di non lasciare andare le persone che ha intorno lo sta portando a perdere la testa in queste ultime settimane. Se lo sente nelle ossa che qualcosa succederà questa notte.

Quasi a leggergli nel pensiero, il telefono squilla impertinente qualche minuto dopo, e Liam lascia quasi cadere la tazza di té per lo spavento. Il mittente della chiamata, però, lo insospettisce ancora di più: che cosa abbia Zayn da dirgli alle undici e trentacinque proprio non gli viene in mente. Si sarebbe aspettato una telefonata da Niall, piuttosto. O addirittura Louis.

Quando risponde, Zayn non gli lascia nemmeno il tempo di respirare.

«Vieni subito, Li. E chiama Niall. Harry è qua.» dice lentamente, e sembra così stanco che Liam stenta a riconoscerlo. 

Deglutisce con difficoltà e inspira forte, perché in fondo ha già capito. «Louis?» Non dovrebbe nemmeno chiederlo, conosce la risposta ancora prima di udirla. Zayn ci mette qualche secondo ad articolare.

«É andato.»

Liam riaggancia e si siede, lo sguardo person nel vuoto. É finita, pensa, questa volta è finita per davvero.

Scrive un breve messaggio a Niall, prende le chiavi della macchina ed esce di casa.

 

 

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Capitolo 3
*** The Stories That We Could Have Told ***


 Note: teoricamente sono in ritardo di un giorno, ma tecnicamente non sono ancora andata a dormire quindi per me é ancora venerdì e sono perfettamente in orario.
Capitolo piuttosto lunghetto del quale sono incerta, ma lascio a voi il giudizio. Anche se finalmente sono riuscita a introdurre Ken Devine, che nonostante la brevissima apparizione é l'amore della mia vita & di apple o' my eye. (Spoiler: tornerà piò tardi grazie al cielo, non potrei mai e poi mai lasciarlo così senza una storia e una vita. Anche perché è bellissimo.)
Detto questo vi lascio al solito disclaimer noiosissimo e poi finalmente alla storia, sia mai che vi annoi a morte. 

Disclaimer: gli One Direction e i membri della loro famiglia. Nonostante questo, i personaggi Fiona Richards, Mark Richards, Anthony Payne e Ken Devine sono di proprietà intellettuale del Bakery Project in quanto inventati. Ma non ci guadagnamo nulla lo stesso, tranquilli. Nota: tenete d'occhio il masterpost sul mio livejournal, sia mai che compaiano lavori ispirati a questo verse (anche voi potete scriverne, ci sono così tanti OCs che se mi ci mettessi io non finirei più) che verranno prontamente linkati lì!

 

 

 

 

 


Something fatal that fell into the wrong hands

Parte II






Mark si getta a peso morto sul letto più vicino alla finestra, ma si ritira come scottato quando sente il terribile cigolio delle molle vecchie di decenni sotto il suo corpo.

«Un posto migliore non potevamo trovarlo, eh?» brontola scocciato in direzione della sorella. Fiona sbuffa, e non trova necessario ricordare al fratello del loro budget decisamente limitato, perché non si sono mai visti due adolescenti alloggiare in un Resort a cinque stelle.

«Mettila così, è tutto molto più pittoresco.» risponde.

Mark sembra pensarci un po'. «Mi sembra di essere dentro a una puntata di Supernatural.»

«Una puntata di cosa?» chiede Fiona, anche se sa esattamente di cosa sta parlando il fratello.

«Lo sai benissimio, Fi, quel telefilm dei fratelli che passano il tempo a cacciare demoni e a fermare l'Apocalisse.»

«È un telefilm del duemila, Mark, come diavolo fai a sapere della sua esistenza?»

Mark alza le spalle. «Ho trovato i cofanetti in camera di mamma e papà e ho guardato un paio di stagioni.» Fiona non se la beve. «Ok, forse tutte e dieci.» ammette l'altro. Fiona ride.

«Non ti preoccupare, il tuo segreto è al sicuro con me. Tra l'altro, le ho guardate anche io, e a parte i terribili effetti speciali e il contenuto omoerotico più palese della storia della televisione, non è per niente male.»

Mark rimane qualche secondo in silenzio. «Io sono ovviamente Dean.» sancisce con aria decisa, e si ritrova immediatamente un cuscino in faccia. «Ahia!»

«Non ci provare nemmeno, Sammy

*

La luce bianchissima inonda la stanza verso le nove di mattina, e Fiona si trascina fuori dal letto a fatica guidata solo dalla promessa di una sigaretta all'aria aperta. Mark continua a dormire scomposto sul letto, una gamba scoperta dalle lenzuola e buttata malamente giù dal materasso. Fiona lo osserva divertita. 

Senza preoccuparsi di truccarsi, si infila il giaccone del fratello (andiamo, è molto più grande e caldo del suo) ed esce dal motel lasciando un bigliettino a Mark dicendogli di non preoccuparsi, anche se dubita fortemente che al suo ritorno sarà già sveglio.

Bournemouth è incrediblmente silenziosa a quell'ora, e Fiona non incontra nessuno durante la sua passeggiata se non vecchie signore con mariti e giovani uomini intenti a portare fuori il loro cane, la voglia di tornare a letto evidente sul loro volto.

La ragazza pensa distrattamente di chiamare sua madre e di rifilarle qualche finta notizia nel loro soggiorno a Bristol da Lucy, ma poi si ricrede e decide che la chiamerà nel pomeriggio.

 

Tornata in camera con la mente decisamente più sveglia e le gambe sgranchite, scuote leggermente Mark intimandolo ad alzarsi. Questi risponde con un grugnito poco amichevole e si gira dall'altro lato, ignorandola. Fiona ci riprova, questa volta con più decisione, e Mark inizia a mugugnare qualcosa tra cui lei riconosce nitidamente la parola "stronza". Alza gli occhi al cielo e, esasperata, gli ruba la coperta lasciandolo solo col pigiama addosso in balia dell'inverno inglese.

«Vaffanculo.» piagnucola Mark, trascinandosi in bagno con lentezza.

«Sono le dieci, idiota, dobbiamo presentarci dai Devine prima di pranzo.»

«Io non ci voglio andare dai Devine!» le urla il fratello dall'altra parte della porta. Fiona la spalanca con forza.

«Quale sarebbe il problema?»

«Chiudi la porta! Sono in bagno!»

Fiona alza un sopracciglio dubbiosa. «Ti stai lavando i denti, Mark. L'ultima volta che ho controllato non era un'attività che richiedeva particolare privacy.» Mark le lancia un'occhiata assassina. «In ogni caso,» continua, «perché non vorresti andare dai Devine? Josh è piuttosto simpatico, ed ero convinta che ti piacesse Niall.»

«Niall mi piace,» risponde Mark. «Intendiamoci, uno che ha inciso due dischi di Natale a trent'anni e vive di rendita non può che essere il migliore. E Josh è ok, immagino.» Prende un respiro, esistante. «È suo figlio il problema.» dice con fatica.

Fiona spalanca gli occhi. «Chi, Ken? Davvero?!» e inizia a ridere come non mai.

Ken Devine, classe 2017, é in realtà uno dei migliori amici di Fiona. Nonostante abbia un anno in più di lei, da quando due anni prima si era ritrovato casualmente a Holmes Chapel durante le vacanze estive ed era passato a trovare Gemma e John, i due erano riusciti a costruire un'amicizia basata su periodiche chiamate e sessioni di Skype notturne. La ragazza non aveva idea, però, del fatto che il fratello non lo apprezzasse.

«È insopportabile,» bofonchia Mark con la bocca piena di dentifricio, «va in giro vestito come se lavorasse in un circo e si crede la seconda venuta del Messia.» Si ferma un attimo. «Per non parlare del fatto che sia irrimediabilmente frocio.»

Fiona gli tira una sberla in testa facendogli sputare tutto con poca grazia nel lavandino. «Che ho detto adesso?» chiede Mark con un gemito.

Fiona per vendicarsi lo chiude a chiave nel bagno e lo lascia lì per venti minuti.

*

«E quindi, Mark, come va la scuola?» chiede Niall infilandosi in bocca un'enorme forchettata di pasta. Josh ridacchia.

«Smettila, Niall, sembri suo padre.» lo rimprovera.

Niall alza le mani come per difendersi. «Mi stavo solo interessando! Con due figli ormai al college mi manca avere dei veri e propri adolescenti in giro per casa.»

«Se vuoi tenerti Ken per un po' in Irlanda fai pure, davvero, nessuno si offenderà.»

Dall'altra parte del tavolo Ken sbuffa sonoramente. «Grazie, papà.»

Fiona sorride divertita e si avvicina a Ken per sussurragli qualcosa. «Non ti preoccupare, anche nostra madre cerca sempre di abbamdonarci da Nonna Anne.» Mark le lancia un'occhiata poco rassicurante che probabilmente ha a che fare con tutta la storia del non fraternizzare col nemico, e per il resto del pranzo rimane zitto e imbronciato. Fiona vorrebbe tirargli un calcio da sotto il tavolo, ma ha davvero paura di prendere Niall o Josh al posto del fratello, quindi ci ripensa.

 

Qualche ora più in là, dopo che Ken se n'è andato per incontrare un amico nel piccolo centro e mille racconti sulla vita a casa Styles-Richards dopo, Fiona decide che è venuto il momento di iniziare il loro interrogatorio. Fa un cenno a Mark che capisce subito e la raggiunge sul divano di fronte a quello dove stanno Josh e Niall, fingendo tranquillità e grazia ma finendo per inciampare nei suoi stessi anfibi. Fiona deve mettersi una mano davanti alla bocca per non ridergli in faccia, e Mark le dà un pizzicotto sull'avambraccio piuttosto stizzito.

 

«Com'era Louis, Niall?» chiede Fiona all'improvviso, senza guardarlo negli occhi. L'uomo fa quasi cadere il bicchiere che ha in mano.

«Scusa?» chiede incerto, guardando Josh come per chiedere conferma della frase appena udita. Josh scuote piano la testa, perché nemmeno lui ha inteso.

«Intendo dire,» continua Fiona con più cautela, «io e Mark non l'abbiamo mai conosciuto, e in famiglia non si parla molto di lui.» Prende un respiro profondo e azzarda una supposizione. «Sembra quasi che non se ne voglia parlare, ecco.»

Niall si mette più comodo sul divano, ma dal modo i cui irrigidisce le gambe i due ragazzi notano chiaramente il suo disagio.

«A nessuno é mai andata giù l'intera situazione dello scioglimento, ragazzi.» mormora quasi con riluttanza.

«Quindi é stata colpa di Louis?» chiede Mark spingendolo a continuare.

Josh gli sorride. «Sapete benissimo che é stato lui a lasciare la band, l'avrete sicuramente letto da qualche parte.»

«Già,» lo interrompe Niall, «Louis è sempre stato il preferito dei paparazzi e dei siti di gossip.»

«Lui ed Eleanor, in realtà.» dice Josh con un tono neutro.

«Lei che tipo di persona é?» Mark continua, interessato.

«Eleanor é... una donna difficile. Col tempo forse è peggiorata, ma da ragazza era sicuramente meglio.» dice Josh.

«Non l'ho mai sopportata,» confessa Niall, «lei e la sua fissazione con le carte di credito di Louis.»

«Oh, andiamo!» dice Josh rivolgendosi poi a Fiona e Mark. «Niall la sta mettendo giù pesante, ragazzi. Non era così male quando era giovane.»

«Credimi Josh, ci ho passato tanto di quel tempo che credo di averla conosciuta piuttosto bene. Anni fa averi liquidato la questione chiamandola stronza, e adesso non penso di aver cambiato molto opinione.»

Mark ridacchia. «Nemmeno nonna Anne ne ha mai parlato bene.»

Fiona si gira di scatto verso il fratello con un movimento talmente veloce da sembrare innaturale. «La nonna ti ha parlato di Eleanor? E perché non me l'hai mai detto?» 

Mark alza le spalle. «Ha semplicemente detto che non apprezzava le maniere, nello stesso modo in cui ti guarda quando sei in ritardo per il té o dici qualche parolaccia.»

Niall e Josh scoppiano a ridere insieme. «É esattamente quello che mi sarei aspettato da Anne.» dice Niall quasi senza fiato.

Fiona, piuttosto indispettita per non essere stata messa al corrente di questa informazione dal fratello, riprende il suo tono serio e freddo e non demorde.

«Quindi il loro divorzio é stato un sollievo?»

Josh la guarda stranito, e Fiona si mordicchia nervosamente il labbro perché l'uomo sta capendo, e c'è da essere più cauti.

«Non proprio,» dice lui, «insomma, non deve avere reso felice Louis.»

Fiona sta per continuare quando il campanello suona insistentemente, e Josh va ad aprire al figlio.

La ragazza guarda fuori dalla finestra, e si accorge dell'assenza di sole e del cielo ormai scuro. Mark la guarda e le indica con un cenno del capo l'orologio al muro che segna prepotente le sei e trenta minuti, come a ricordarle del treno delle sette e trentacinque per Bradford.

«Papà,» dice intanto Ken entrando in salotto, «guarda che questa sera c'è la festa di Dean, non torno a dormire.» Si gira verso i due ragazzi e li fissa pensieroso per qualche secondo. «Vi va di venire con me? É una festa tranquilla, la gente é ok ed è giusto per prepararsi alla notte di Capodanno.»

Fiona sta per asserire, in fondo perché no? Ritardare la loro partenza non sarebbe un problema. Mark evidentemente la pensa in modo diverso, perché prende parola in modo scontroso.

«No, abbiamo un treno da prendere.» e detto questo si alza dal divano.

Fiona guarda Ken esasperata. «Non ho idea di cos'abbia, Ken, ma mio fratello non ha tutti i torti... grazie lo stesso per l'invito, davvero.» e gli si avvicina schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia. Ken alza le spalle e l'abbraccia, chiedendole di non sparire e di farsi sentire presto. La ragazza annuisce felice e lo stringe più forte, per poi farsi accompagnare alla porta da Josh e Niall.

«É stato bello vedervi, ragazzi. Spero non debba passare più così tanto tempo prima di incontrarvi di nuovo.» dice Niall mentre porge a Fiona il suo cappotto.

«A proposito di questo, io e Mark stiamo organizzando una festa di Capodanno a sorpresa per Zio Harry e ci tenevamo a dirvi che siete i benvenuti a casa sua il trentuno sera.» lo interrompe Fiona sorridendogli.

Niall guarda Josh che alza le sopracciglia. «Perché no? Ci sarebbero anche Amy e mia moglie dopotutto, sarebbe bello passare una serata come ai vecchi tempi.» dice Josh.

«A proposito Niall, dov'è Amy?» chiede Mark.

Niall ride. «Quella pazza di mia moglie é ancora in Irlanda con i ragazzi, ma dovrebbe raggiungermi tra un paio di giorni. Sarà entusiasta dell'invito visto quanto va d'accordo con Gemma.»

Fiona si compiace internamente per la riuscita del piano, e mentre esce saluta con la mano Ken. Mark alza gli occhi al cielo e procede a passo spedito per uscire dal giardinetto davanti alla porta.

La ragazza è costretta a correre per stargli dietro. «Smettila di essere così stupido, Ken non ti ha fatto niente di male!»

Mark si gira e la guarda con il visto stanco. «Non é che mi daresti una sigaretta?» chiede senza rispondere alla domanda. Fiona gliela passa con riluttanza.

Per tutto il viaggio in treno non si dicono una parola, ma appena sono al sicuro nella stanza a Bradford Mark l'abbraccia di slancio e Fiona lo stringe senza capire.

*

Niall non voleva saperne niente. Non ne ha mai veramente saputo molto, in realtà.

Si è sempre limitato a lanciare occhiate cariche di comprensione a Harry quando il ragazzo si rifugiava da lui in certe sere nuvolose, e a porgergli una lattina di birra con annessa proiezione di Love Actually per l'ennesima volta. Fine della storia.

Non che non gli interessasse dei continui litigi silenziosi di Harry e Louis, al contrario. È solo che quando hai diciannove anni e quelli che dovrebbero essere migliori amici passano tutte le sere - sere alterne, ogni tanto, o forse condizionati dal ciclo lunare, Niall francamente non ne aveva idea ai tempi - a guardarsi con quegli occhi sofferenti (quelli di Harry) e frustrati (quelli di Louis) non è che tu abbia molta idea di come comportarsi. Aggiungi al quadro poco felice Eleanor, settimane di tour e una routine massacrante e il gioco è fatto.

Ma Quella Notte, quella che nessuno avrà il coraggio di nominare per molto tempo, Niall guida con velocità verso casa di Zayn con questo presentimento che cresce dalla base della spina dorsale e sale veloce fino al cervelletto e non riesce a deglutire per il groppo in gola che quasi lo soffoca.

D'altronde, l'ha già capito dal secco messaggio di Liam senza errori grammaticali che forse, per questa volta, la situazione non potrà essere ignorata con una pizza in compagnia.

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Capitolo 4
*** On Side Of Ruin, But We Both Laugh ***


 Note: Sono in ritardo. I blame real life, ma non mi metterò a spiegare oltre. Capitolo che non mi piace particolarmente, è più corto degli altri e ha un cliffhanger davvero brutto. Ma, come avrete intuito, il prossimo è il capitolo. Per cui fear not, arriverà (magari non venerdì) (sicuramente non venerdì) prima o poi. Si ringraziano as usual Marta, Sara (zeroschiuma) per l'involontaria citazione sulla questione Larry Stylinson, tutti quelli che recensiscono e preferiscono questa storia e gli anon su ask.fm che mi implorano di recensire. Ilu all.

  Disclaimer: gli One Direction e i membri della loro famiglia. Nonostante questo, i personaggi Fiona Richards, Mark Richards, Anthony Payne, Ken Devine e Raija Malik sono di proprietà intellettuale del Bakery Project in quanto inventati. Ma non ci guadagnamo nulla lo stesso, tranquilli. Nota: tenete d'occhio il masterpost sul mio livejournal, sia mai che compaiano lavori ispirati a questo verse (anche voi potete scriverne, ci sono così tanti OCs che se mi ci mettessi io non finirei più) che verranno prontamente linkati lì!

 

 

 

 

 

Something fatal that fell into the wrong hands

Parte III

 

 

 

 

 

Fiona chiude la telefonata con sua madre e si sente un po' in colpa. Solo un po', eh, perché quando hai sedici anni e stai facendo qualcosa all'oscuro dei tuoi genitori non ci pensi molto ai sensi di colpa. Quelli verranno dopo, ma la ragazza ancora non lo sa.

Mark l'aspetta sulla porta della camera dell'ostello, le cuffie nelle orecchie e il piede che picchia nervosamente sul pavimento.

«Andiamo?» le dice impaziente. Fiona annuisce ed insieme si avviano per le strade luminose di Bradford.

 

*

 

Mark quasi si sente in soggezione davanti all'enorme casa bianca, e deglutisce a forza prendendo un profondo respiro. Fiona gli fa silenziosamente cenno di avanzare, e si ritrovano davanti al portone senza il coraggio di bussare.

Fiona sta per suonare il campanello quando la porta si apre da sola e una donna raggiante appare davanti a loro.

«Fiona e Mark?» chiede senza aspettare risposta. «Che piacere rivedervi, ragazzi! L'ultima volta eravate alti non più di un metro e venti!» trilla entusiasta, e abbraccia di slancio Fiona schioccandole due sonori baci sulla guancia. «Entrate, prego! Zayn è al piano di sopra con Raija, scenderanno a momenti!»

 

Perrie Edwards è sempre stata, dal punto di vista di Fiona, un personaggio estremamente interessante — la ragazza quasi si vergogna ad ammettere a sé stessa di considerarla un'eroina, un idolo, la donna della sua vita e tutto quello che vorrebbe diventare da grande. É quasi totalmente sicura del fatto che se dicesse queste cose a Mark non smetterebbe di ridere per un buon quarto d'ora, e si fermerebbe solo per puntarle contro un dito e prenderla in giro fino alla morte. Indi per cui, è sempre rimasta zitta.

Ma insomma, Fiona ha delle ottime argomentazioni a suo favore: Perrie ha sposato un uomo bello, ricco, talentuoso e famoso a livello internazionale; ha avuto una carriera musicale decisamente produttiva per poi fondare un'agenzia di moda insieme al marito; ultimo, ma non meno importante, ha avuto i capelli viola per un sacco di tempo.

 

Il rumore di scarpe che picchiettano sul legno la risvegliano dalla sua adorazione, e la vista dell'unica figlia dei Malik-Edwards che scende le scale la mette subito di buon umore; Fiona non sa se la ragazza si ricordi di lei, ma la stringe lo stesso in un abbraccio affettuoso.

«Fiona, Mark, quanto tempo!» esordisce Zayn uscendo da una delle tante stanze del primo piano e scendendo i gradini con calma. 

«A cosa dobbiamo il piacere della visita?» chiede poi Perrie riemergendo dalla cucina. «A proposito, ragazzi, avete già fatto colazione? Posso portarvi qualcosa?» dice sistemandosi le pieghe del grembiule bianco che porta in vista e raccogliendo i capelli biondi in una crocchia scomposta.

«Veramente noi…» inizia Fiona perché grazie ma no, grazie, hanno appena mangiato chili di uova in un bar vicino all'ostello ma Mark la zittisce con un'occhiataccia, e annuisce entusiasta in direzione della donna.

 

Non è che questa sorta di post colazione — o pre pranzo, non importa — sia così imbarazzante: insomma, Perrie non sta zitta un attimo e sorride in modo così naturale che Fiona si sente in parte contagiata. Zayn si limita a lanciarle qualche frecciatina ogni tanto, ed è piuttosto evidente che Raija vorrebbe sotterrarsi ad intervalli regolari di cinque minuti per l'imbarazzo di avere due genitori che si comportano come dei ventenni.

Il punto più basso lo toccano forse quando moglie e marito si mettono a cantare insieme la loro personalissima versione di Last Christmas degli Wham, con tanto di mimo e voci armonizzate — e davvero, Fiona non ha pretese riguardo al diventare una talent scout nel futuro, quello lo lascia a Liam, ma se avesse abbastanza soldi e una casa discografica farebbe incidere un disco a due.

Dopo qualche tempo e dopo aver spiegato per l'ennesima volta che sono qui solo di passaggio e che no, non hanno bisogno di un posto per dormire (e no, per carità Perrie, non chiamare Gemma perché davvero non è necessario), la donna viene distratta da una chiamata di lavoro apparentemente urgentissima e Raija si scusa un momento per andare a chiamare un'amica, e i due ragazzi vengono lasciati da soli con Zayn.

 

«Fiona, Mark,» inizia Zayn con un sorriso obliquo, «avete per caso qualcosa in mente?»

«Assolutamente no!» bofonchia Mark con la bocca ancora piena, mettendo su la sua miglior faccia da poker. Zayn ridacchia ma viene interrotto seccamente da Fiona.

«In effetti si,» dice la ragazza, «volevamo sapere» e lancia un'occhiataccia a Mark per fargli capire che non ha nessuna intenzione di farsi prendere in giro da suo fratello minore, «se puoi dirci qualcosa sullo scioglimento della band del 2012.»

«Ragazzi,» dice Zayn massaggiandosi piano le tempie, «lasciate stare, davvero.»

«Perché?» chiede Mark deciso, abbandonando il suo teatrino di prima. «Qual è il problema nel voler sapere come sono andate davvero le cose? Ormai abbiamo capito che è successo tutto in una notte. Cosa vi impedisce di dirci com'è andata in quelle tre, quattro ore?»

«Vi state immischiando in qualcosa di troppo grande per voi, dovrete rendervene conto prima o poi.» continua Zayn con tono di rimprovero prima di rivolgersi alla ragazza. «Fiona, cerca di avere un po' di buonsenso: fidati di me quando ti dico che non hai idea di quello a cui state andando incontro. Se certe cose sono state tenute segrete per così tanto tempo, credetemi sulla parola se oso affermare che è meglio che rimangano tali.»

Fiona non si dà per vinta. «É questo il punto, Zayn! É passato anche troppo, e noi non siamo certo il The Sun! Cosa ti costa ammettere semplicemente che meritiamo di sapere la verità?»

«Il tempo è relativo, e ci sono ferite che non ha curato. Come avrete potuto vedere in questi anni, perfino vostro zio Harry ne soffre ancora.» Zayn si alza dalla sedia e cammina per qualche secondo, per poi ritornare con lo sguardo sui due fratelli. «Mi dispiace davvero, ragazzi, ma non posso dirvi altro. Un giorno, forse, sarà qualcun altro a raccontarvi questa storia. Purtroppo io non ne ho il diritto.»

Fiona annuisce freddamente. «Grazie lo stesso, Zayn. Se non altro, posso invitarti alla festa di Capodanno a casa di mio zio, sono certa che si presenterà l'occasione giusta per parlarne.»

Zayn le sorride, il volto stanco. «Farò il possibile per esserci, è troppo che non vedo Gemma e John. Volete fermarvi fino a cena, ragazzi?»

Fiona scuote la testa decisa. «Abbiamo un treno per Doncaster da prendere.»

Zayn si gira di scatto. «Andare da Louis non servirà a niente.»

Mark serra le labbra in una linea dritta. «Tentar non nuoce, Zayn. Ci vediamo presto.» ed esce dalla porta di casa abbracciando un'ultima volta Perrie e Raija.

 

Quando l'aria fredda li investe in pieno volto, i due ragazzi rabbrividiscono e si avviano di buon passo verso la stazione, senza dire una parola.

Mark si addormenta sul treno, e Fiona disegna ghirigori senza senso sulla sua piccola agemina. Improvvisamente, il suo telefono squilla e il mittente la coglie decisamente impreparata.

«Michael?» risponde la ragazza ad alta voce scuotendo la spalla del fratello per svegliarlo.

«Si Fiona, sono io… penso di avere delle novità importanti.» mormora il ragazzo dall'altra parte della cornetta.

«Aspetta, aspetta che accendo il vivavoce!» dice Fiona armeggiando con i tasti del cellulare. «Ecco, vai.»

«Ecco…» inizia Mike esitante, la voce che squilla per tutto il vagone. Si schiarisce la voce.

«Avete mai sentito parlare della questione Larry Stylinson

 

*

 

Qualunque forza muova l'Universo, pensa Zayn, deve essere per forza una gran stronza.

Perché ci sono volte in cui prende due persone, si dice, e fa in modo che siano perfette l'una per l'altra, che condividano passioni, interessi, punti di vista, e allora queste persone le fa diventare fratelli, parenti, amanti, e dà loro una vita felice. A volte, invece, deve stufarsi di questo gioco e non le fa incontrare per niente, lasciandole sole e alla ricerca dell'altro per tutta la vita. Ci sono occasioni, pensa, in cui è ancora peggio: queste persone s'incontrano, si trovano, si scoprono, e poi questa forza fa in modo che non possano vivere la loro vita insieme.

Ora, Zayn è sempre stato convinto che Harry e Louis appartenessero al primo tipo di categoria, quella che avrebbe portato loro un futuro segnato da un'amicizia talmente forte da non poter essere scalfita da niente.

Ma quando Harry appoggia la testa sulla sua spalla, Quella Notte, soffocando inutilmente i singhiozzi e asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta, Zayn è costretto a ricredersi e a chiedersi: perché? Mentre il ragazzo gli racconta tutto con voce tremante, la mano stretta a quella di Liam, si corregge di nuovo: perché, Louis?

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Capitolo 5
*** As Long As There's Me, As Long As There's You ***


 Sono viva, somehow. Come molti di voi sanno, sono stata mangiata viva dalla vita reale in questo mese e passa, anche se non ho veramente giustificazioni per questo immenso ritardo.

Parlando della storia, finalmente "conosciamo" Louis. E suo figlio, quel gran pezzo di ragazzo di Jesse.
E, oltretutto, conosciamo una parte della storia omessa fin'ora (i cori di "che cazzo è successo nel duemilaedodici li sento fino a qua, non vi preoccupate.) Detto questo, vi lascio a questo capitolo molto in ritardo, sperando di riuscire a completare il prossimo in tempi perlomeno recenti.

Grazie a chi è arrivato fin qui.

 

 

 

 

 

Something fatal that fell into the wrong hands

Parte IV

 

 

 

 

Fiona alza un sopracciglio perplessa, mentre Mark sembra illuminarsi.

«La questione che?»

E allora Michael inizia a spiegare con voce incerta che non è ben sicuro di quello che può aver trovato, ecco, internet è un posto non troppo affidabile e che comunque a dirlo sono solo siti di gossip e una manciata di fan dalla dubbia sanità mentale, ma in sintesi -- Fiona è chiaramente spazientita ma non lo interrompe solo perché sicuramente Mike ci metterebbe il doppio a spiegare -- in sintesi c'è sempre stato questo sospetto che Harry e Louis avessero una relazione.

Mark sospira. «Louis era sposato.»

Mike risponde che, apparentemente, non è mai importato granché a chi sostenesse questa teoria. Eleanor Calder, cita, è sempre stata una copertura.

«E non è finita qui,» aggiunge quasi spaventato, «il fenomeno era talmente grande che i membri della band sono stati costretti a confrontarsi più di una volta con questi rumors. Louis ha smentito qualche volta, Harry non ha mai detto niente.»

Harry non ha mai detto niente.

Le ultime parole di Mike rimbombano nella testa di Fiona come un mantra religioso. Grazie Mike, grazie mille, ci sei stato utile, e con una scusa chiude la chiamata.

Suo fratello, seduto davanti a lei, la fissa con un'aria stralunata. «Dici che è la verità?»

Fiona deglutisce con fatica. «Non lo so,» mormora, «non so cosa pensare.»

E in realtà ci pensa, ci pensa per la restante ora di treno e non riesce a smettere di sentire nella sua testa le parole di Mike, che si accavallano al volto di suo zio e ai pochissimi ricordi di quello di Louis, nascosti nella sua mente e offuscati da una spessa patina che vi si è depositata sopra con il tempo.

Il treno si ferma e le sembrano passati pochi minuti -- oppure giorni interi, anni, non lo sa davvero -- e in silenzio prende il suo zaino e scende insieme al fratello.

«Sei sicuro?» chiede ad un tratto a Mark e il fratello non capisce. «Voglio dire,» si affretta a precisare, «siamo ancora sicuri di voler andare avanti con questa storia?» E non lo dice ad alta voce, ma Mark capisce al volo il sottotesto: forse avevano ragione, avevano ragione tutti quando dicevano che questa storia era troppo grande per noi.

Mark sospira. «A questo punto mi sembra quasi necessario.» Ci pensa un attimo, e aggiunge «però una delle tue sigarette potrebbe aiutare in questo momento.»

Fiona nemmeno si sente in colpa quando ne tira fuori una in più dal pacchetto quasi vuoto.

 

***

 

Tutto le sembra improvvisamente troppo.

Troppo costoso il tessuto della sedia sulla quale si è accomodata, troppo distaccato il tono del maggiordomo che li ha introdotti nell'enorme casa -- non ci ha quasi creduto, all'inizio, perché chi diavolo ha un maggiordomo nel 2035? Solo Louis Tomlinson, evidentemente --, troppo di cattivo auspicio il fatto che il signor Tomlinson e figlio siano fuori al momento e non vi preoccupate, ragazzi, torneranno subito, voi accomodatevi pure in soggiorno.

Fiona sente la punta delle dita che trema quando avverte il maggiordomo che apre la porta e fa entrare signor Tomlinson e prole, e non si accorge di aver trattenuto il respiro fino a quando non si ritrova senza fiato. La maniglia della porta fa un giro e il volto di uomo arrossato dal freddo e dalla neve che ha iniziato a cadere fitta si affaccia.

«Fiona? Mark? Che diavolo ci fate qua?»

 

***

 

Per Fiona, abituata a caotici pranzi in cui nessuno tace nemmeno per un secondo e tutti urlano da una parte all'altra del tavolo nonostante i futili rimproveri di Gemma, questo la mette terribilmente a disagio. Mark tiene gli occhi bassi e mangia in silenzio assoluto, lanciando qualche occhiata -- prontamente ricambiata -- a Louis.

Davanti a lei è seduto Jesse Tomlinson, e Fiona si decide a studiarlo attentamente per evadere dal disagio che le parte dalla base della schiena e che le sale lungo tutta la spina dorsale: Jesse è bello, oggettivamente bello, e Fiona pensa distrattamente che devono esserci nel mondo un sacco di persone brutte per dargli il permesso di essere così ingiustamente ben disegnato; i lineamenti morbidi, gli enormi occhi azzurri e quella zazzera di capelli biondo sporco gli incorniciano il viso in modo delizioso. Il sorriso gentile che le ha rivolto come saluto le è rimasto in testa.

È proprio per questo, forse, che non si fida; anzi, non si fida assolutamente. È il figlio di Louis Tomlinson e date le ultime scoperte ha questo terribile groppo in gola ogni volta che pensa all'uomo -- il quale, finora, ha distrutto ogni qualità che gli è sempre stata attribuita nelle sporadiche interviste che Fiona è riuscita a leggere prima di partire. Cerca per qualche istante traccia del sarcasmo e dell'ironia descritta dai giornalisti nell'uomo che le sta davanti, ma vede solo una persona con un sorriso di circostanza che non riesce a nascondere l'evidente turbamento provocato dalla visita dei due ragazzi.

 

Il maggiordomo -- Marcus, le è sembrato di cogliere -- porta via gli ultimi piatti del pranzo e si dirige verso l'enorme cucina. Il campanello suona di nuovo.

«Deve essere Sam.» annuncia Jesse a nessuno in particolare. Si alza dal tavolo, ma poi ci ripensa e si rivolge a Mark. «Senti,» gli dice, attirando la sua attenzione, «stiamo andando a giocare a calcio in questo posto al coperto per via della neve, ti va di venire?»

E Mark è colto piuttosto di sorpresa, ma lancia a Fiona un'occhiata significativa che può voler dire te la cavi tu con Louis mentre io scappo via perché è evidente che io non sappia giocare a calcio e mai avrò intenzione di imparare?, o in alternativa in ogni caso, sarebbe meglio che lo facessi tu da sola, e Fiona alza le spalle chiudendo gli occhi per un attimo.

«Ok.» risponde Mark, e il volto di Jesse si illumina mentre indossa un giaccone pesante che probabilmente costa più dell'intero guardaroba di Fiona.

«Torno per cena, papà.» dice senza nemmeno voltarsi, e quasi trascina Mark fuori dalla porta.

 

Fiona si pente di aver lasciato andare Mark circa venticinque secondi dopo, e considerato la sua solita velocità nel fiutare situazioni imbarazzanti ci ha messo un bel po' di tempo. Ormai, però, è fatta, e l'atmosfera si è inevitabilmente caricata di quell'insopportabile pesantezza che Fiona non ha idea di come interrompere.

Forse è il momento di buttarsi.

«Louis, io--» ma nello stesso momento l'altro inizia a parlare e lei non ha idea di cosa abbia detto, per cui si interrompe con una timida risata sulle labbra.

«Posso accendermi una sigaretta?» chiede lei. Lui le fa cenno con la mano di fare quello che vuole.

«So cosa volete da me, Fiona.» mormora Louis e si ferma subito, abbassando lo sguardo. Prende un respiro profondo e riprende a guardarla negli occhi, e c'è qualcosa di spaventoso nella sua espressione rassegnata. «Me lo aspettavo, in qualche modo. Ho avuto tempo di pensarci, più di vent'anni ad attendere che qualcuno di cui potermi fidare venisse a chiedermi come siano andate veramente le cose.»

Lo stomaco di Fiona fa una capriola gioiosa, e la ragazza prende un'altra boccata dalla sigaretta perché ci siamo ci siamo ci siamo quasi --

«E alla fine la mia risposta é no. Non posso dirvi niente.»

Il mondo crolla addosso a Fiona pezzo per pezzo. Rimane in silenzio, perché davvero, che altro può dire.

«Vent'anni sono troppi. Quello che è successo è in qualche modo troppo profondo e troppo rovinato, ed è troppo tardi per essere rimesso a posto. Mi dispiace, Fiona, ma non posso esserti d'aiuto. Finché tuo zio Harry non deciderà di dirti qualcosa lui stesso, io rispetterò la sua scelta di lasciare le cose come stanno.» Con voce incerta, aggiunge «in fondo, gli devo almeno questo.»

Fiona non riflette più tanto lucidamente, e spegnendo con stizza la sigaretta nel suo posacenere portatile inizia a parlare con una calma che non sapeva di avere.

«Louis,» inizia, senza sciogliere il contatto visivo tanto faticoso da tenere, «non me ne frega sinceramente nulla se hai una vita di rimpianti alle spalle e la tua crisi di mezza età l'hai avuta a ventun anni, Cristo. Ne hai, quanti, quarantacinque ora? Prendi la tua vita in mano. Qualunque stronzata tu abbia fatto anni fa non puoi rintanarti in una villa enorme e vuota con tuo figlio lontano da tutto e da tutti e fingere che non sia successo niente.»

Il viso di Louis si tende in una smorfia quasi cattiva. «Non ho intenzione di accettare paternali da una ragazzina troppo curiosa che trova divertente considerare un viaggio alla ricerca del "segreto perduto" l'avventura della sua vita, grazie tante.»

Fiona alza gli occhi al cielo in un modo che a Louis ricorda inquietantemente la stessa Gemma, e non demorde.

«Per Dio, non ho intenzione di insegnarti a vivere alla mia età, ma ti sto solo chiedendo di fare uno sforzo. Cosa credi, che io sia una giornalista in erba in cerca dello scoop del secolo per venderlo al The Sun il prima possibile?»

«Tu-- tu non hai idea, Fiona, di come ci si senta a portare un peso così grande per anni e non poterlo dire a nessuno, sei ancora troppo giovane.»

«E allora liberatene, cazzo!» continua Fiona imperterrita. «Per qualche terribile scherzo del destino tu sei in qualche assurdo modo parte della mia famiglia, o perlomeno parte di quella di mio zio, e a quanto pare c'è qualcosa di veramente marcio che tutti sanno e noi no e io intendo scoprirlo.» Fa una breve pausa per riprendere fiato, e si accende un'altra sigaretta. Louis la osserva fumare in silenzio, mentre lei lo schernisce con lo sguardo. L'uomo di fronte a lei ne ha quasi paura, per il modo così adulto che ha di inclinare la testa di lato e squadrarlo come se potesse cavargli fuori a forza ciò che nasconde da tempo.

«Ho visto il modo in cui zio Harry parla -- o meglio, non parla -- di te. Devi essere stato davvero uno stronzo.» e la frase le esce molto più crudele di quanto non volesse, e Louis sembra improvvisamente così mortificato e spezzato in due e inizia a respirare a fatica e ommioddio, pensa lei, non è che ora muore d'infarto qua davanti a me, insomma, avrà anche la sua età--

«Non sono una persona crudele, sai.» dice Louis con voce flebile, e Fiona sente quasi visceralmente il bisogno di abbracciarlo. Invece allunga la mano a stringere quella dell'altro dalla parte opposta del tavolo. Louis nemmeno la guarda, ma la sua espressione sembra un muto ringraziamento per non aver insisto oltre.

«Mentre aspetti che i ragazzo ritornino puoi farti una doccia o quello che vuoi, Marcus può indicarti qual è il bagno degli ospiti.»

«Grazie.» mormora Fiona alzandosi dal tavolo.

Fa appena in tempo ad afferrare il telefono dalla tasca esterna dello zaino quando l'invadente suoneria la fa sobbalzare un poco, e sbloccando la tastiera del cellulare quasi sbianca davanti al messaggio.

 

Da: Mark

Fiona, abbiamo un problema. Treni per Holmes Chapel sospesi causa neve. Che cazzo facciamo?

 

***

 

Fiona osserva Louis Tomlinson parlare al telefono mangiandosi le unghie con nervosismo. Ha rinunciato ad accendersi una sigaretta qualche minuto fa, quando è stato chiaro fin da subito che non sarebbe servito a molto. Mark, al contrario, non riesce a stare fermo e cammina su e giù per il salotto facendo un rumore insopportabile con in suoi anfibi.

Louis non li guarda in faccia e si mordicchia il labbro inferiore distrattamente. «Gemma, hai ragione, si sono messi in pericolo ma in fondo non è successo nien--»

Fiona riesce solo a sentire sua madre urlare dall'altra parte della linea, e per un istante soltanto prova davvero infinita compassione per Louis Tomlinson (chi l'avrebbe mai detto.) Poi si ricorda che una volta a casa tutto questo toccherà sopportarlo a lei, e di colpo prova pietà solo per sé stessa.

«Sì, ci penso io. Buonanotte, Gemma.» Louis chiude la conversazione stizzito, e guarda i due ragazzi con aria altrettanto scocciata.

«Mi avete costretto a parlare con vostra madre per la prima volta in molto tempo,» dice con voce stanca, «immagino di non essere più allenato come anni fa.» Poi si addolcisce un po', e si rivolge direttamente a Fiona. «Dormirete qui per questa notte, domani mattina vi lascio alla stazione a prendere il primo treno per Holmes Chapel. Dire che vostra madre è incazzata sarebbe in qualche modo riduttivo, ma immagino avrete modo di accorgervene direttamente voi stessi.» Indica con un gesto casuale il piano di sopra e inizia ad avviarsi verso il suo studio. «Marcus vi ha preparato la camera di fronte a quella di Jesse, non mi importa di cosa facciate a patto che domani mattina siate ancora qua. Buona notte.»

Fiona lo guarda allontanarsi in silenzio.

 

***

 

Sono le tre del mattino e in casa dorme solo Mark, ma questo Fiona non può saperlo. Ignora, appunto, il fatto che Louis sia sveglio nel suo studio con un plico di fogli e foto in mano e che non riesca a chiudere occhi.

La casa è buia e terribilmente inquietante a quell'ora della notte, con solo la luce bianca della luna ad illuminare i lunghi corridoi dalle grabdi finestre. Si stringe più stretta nella coperta che ha sulle spalle e si dirige a passo spedito verso la cucina con il suo pacchetto di sigarette -- l'ultimo del viaggio -- in mano. La luce del locale è accesa, e Fiona prega silenziosamente di non trovarci proprio Louis.

Tira un sospiro do sollievo quando invece trova Jesse seduto al tavolo che la guarda modicchiandosi un labbro, una tazza fumante nella mano sinistra.

«Ciao.» le dice sorridendo. Fiona lo saluta educatamente.

«Vuoi?» le chiede lui facendo cenno col capo verso il bollitore sui fornelli. Fiona scuote la testa, mostrandogli il pacchetto di sigarette. Ne tira fuori una, ci ripensa per qualche secondo, e gliene porge una. Jesse ringrazia e se l'accende con un accendino che tira fuori dalla tasca dei pantaloni. Fiona registra distrattamente il fatto che il ragazzo non indossa il pigiama, ma ha ancora i jeans e la maglietta bianca del pomeriggio.

«Insonnia, eh?» le chiede lui, e Fiona non ha davvero voglia di fare conversazione. Alza entrabe le sopracciglia e sospira.

«Credi davvero che siano stati insieme?» dice ancora Jesse, e Fiona a quel punto alza lo sguardo interessata. Non ha bisogno di chiedere al ragazzo a chi si riferisca.

«Non lo so.» risponde sinceramente.

Finiscono la sigaretta in silenzio, e Fiona si alza per tornare nella sua camera. Jesse la segue con lo sguardo, in attesa di qualcosa che invece non succede.

 

***

 

Se ne sono andati in fretta, salutando Louis con un abbraccio veloce. Jesse ancora dormiva.

Fiona e Mark sono evidentemente sollevati, Louis non ha accettato l'invito a Capodanno; nessuno dei due se l'è mai augurato, e non ci hanno sperato nemmeno per un secondo.

Il treno è quasi vuoto ma i sedoli sono comodi, confortevoli, e a Fiona manca già viaggiare per così tante ore di seguito in silenzio.

«Ehi, Fiò, comunque il peggio è passato.» le dice Mark a un certo punto sorridendole empatico.

«Non lo so,» mormora Fiona con un sorrisetto colpevole, «dobbiamo ancora dire a mamma che abbiamo invitato l'intera crew degli One Direction per Capodanno.»

Mark si lascia andare in una risata liberatoria ignorando qualunque tipo di preoccupazione, perché è contento di ritornare finalmene a casa. In fondo, hanno tutto il tempo per prepararsi per la serata.

 

***

 

Louis, quella notte, ricorda.

 

Harry è distrutto. Guarda il plico di foto che tiene in mano e le sfoglia per l'ennesima volta.

La prima sono loro due davanti al portone di Louis, i corpi vicini e le labbra tese in una risata.

Nella seconda, Louis guarda dritto nell'obiettivo ma sembra non vederlo. Della terza, quarta e quinta, Harry ha già memorizzato tutti i dettagli: le mani di Louis sui suoi fianchi, le loro labbra che si toccano, l'abbraccio finale. La foto non è così nitida, ma i gesti sono inequivocabili. Se sono fortunati, saranno sul The Sun in un paio di giorni. Giusto in tempo per il week end.

«Che cazzo facciamo, Lou?»

Louis lo guarda stranito. «Mi sembra ovvio, ho già chiamato Simon. Ha già pagato perché non siano messe in rete.»

Harry rimane in silenzio per qualche secondo. Come spesso accade, tutto dentro di lui tace per qualche istante. Il suo cuore batte secondo il ritmo costante che avrebbe in un momento qualsiasi della giornata, i suoi muscoli sono rilassati e i suoi occhi vuoti.

Louis, però, sa cercare i segni della tempesta che sta per arrivare: Harry contrae le labbra così forte da farle diventare bianche e fa lo stesso con le sue dita, finché le fotografie che ha in mano non si stropicciano agli angoli. Colto da un senso di responsabilità e di protezione illegittimo le posa sul divano con un gesto secco.

Quando guarda Louis negli occhi, i suoi sono appena bagnati. Respira.

«Perché non possiamo, Louis?»

Louis risponde allo sguardo. Si limita a scuotere la testa leggermente, accennando un sorriso. «Non essere ingenuo, Harry. Non possiamo e basta.»

Qualcosa cambia nel tono di voce di Harry, e la nota di disperazione riempie la stanza con prepotenza e echeggia nella sua cassa toracica colpendo Louis dritto dove dovrebbe. «Perché no? Spiegamelo Louis, io non ho ancora capito.»

Louis a quel punto si alza in piedi e sbatte un pugno sul tavolo. «Dannazione, Harry, abbiamo una carriera davanti! Io ho una carriera! Non puoi pretendere di buttare tutto all'aria per una cosa stupida come questa!» e Louis davvero non voleva, davvero, e appena le parole escono dalle sue labbra vorrebbe ripescarle una ad una e ricacciarsele in bocca a forza, ma prima di poter fare qualunque cosa sono già arrivate ad Harry, che intanto tace.

Rimane in silenzio anche quando si alza lentamente guardandolo negli occhi ad ogni passo, quando prende la giacca e le chiavi di casa per uscire.

Sulla porta, però, indugia.

«Dimmi qualcosa, ti prego.» mormora Louis con un singhiozzo, cercando una qualunque traccia di emozione sul volto ormai rigato di Harry.

«Sei un egoista, Louis.» risponde Harry. «Cresci.»

Chiude la porta e il rumore sembra quello di un vetro che si spezza.

 

 

 

 

Nota finale: qui, sul mio livejournal, trovate un piccolo regalo: un albero genealogico con tutti gli Original Characters nominati nella storia.

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