Do you remember me? once our was called love

di _pimpolina_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** At all ***
Capitolo 2: *** What does love means? ***
Capitolo 3: *** Why? Who? When? ***
Capitolo 4: *** I'm fucking afraid ***
Capitolo 5: *** Do it! ***



Capitolo 1
*** At all ***


Meg. Mi chiamano tutti così e sono sicura che continueranno a farlo. Ho sedici anni, i capelli castani con delle ciocche rosa, gli occhi verdi e sono abbastanza alta. Ora non è un buon momento per me. Non lo è mai. Sono stufa, stufa di viverci sopra a quest’angoscia. Stufa di dover fare tutto da sola, di affrontare la paure. Sono semplicemente stanca. Sembra che non vada niente nella mia vita. Detesto alzarmi la mattina, con un sorriso falso stampato sul viso, detesto far finta che non mi interessi. Ecco. Si, per quanto possa sembrare strano mi mancano. Mi mancano le risate di mia madre, il vocione di mio padre, e le litigate assurde con quella peste di mia sorella Hanna.
 Sapete, i miei mi hanno cacciata. Era meglio cambiare scuola. Forse, non avevano tutti i torti. La nostra piccola cittadina era a sud di Las Vegas. Un posto poco raccomandabile. Mio padre è tornato due o tre volte con dei lividi, se li procurava mentre andava a lavoro. Mia madre non metteva mai il naso fuori di casa. Mi hanno mandato via, per proteggermi, mentre loro sono ancora lì, a soffrire. Pensavano che a Londra sarebbe andato tutto meglio, ma ancora non lo so nemmeno io. Mi sveglio la notte con la sicurezza che non li rivedrò, e ci ripenso. Mi mancano, era la mia famiglia. Ora sono a casa di mia zia. Lei è sempre fuori per lavoro, e starò molto tempo da sola. La grande e fredda metropoli si prospetta molto silenziosa. Proprio quello che non ci voleva. L’unica cosa che desideravo era  starmene il più lontano possibile da casa e dimenticarmi di tutto, dimenticarmi di stare male. Sapevo che non ci sarei riuscita, di solito, io, le allontano le persone. –Meg … vatti a preparare, io devo andare e tu farai tardi a scuola!- urlò mia zia Karen dai piani alti. Che merda. Non sapevo nulla della scuola, e non volevo, tanto, sarebbe stato come non andarci. Avrei fatto l’asociale come al solito. Sono arrivata a pensare di non potere più stare con gli altri. I pesi che porto sono troppo grandi. Mi ricordo ancora quando nel mio vecchio liceo mi prendevano in giro, mi picchiavano. Mi ricordo gli occhi color ghiaccio di Josh mentre mi sbatteva al muro e mi bloccava i polsi.
Quando mi mordeva la labbra, così tanto la far sgorgare del liquido rosso in superficie. Mi terrorizzava andare a scuola. Mi terrorizzava stare lì. Avevo iniziato anche a tagliarmi per colpa sua. La lametta scorreva sulla mia pelle provocandomi un dolore, l’unico che riuscivo a controllare. Josh era stato il mio incubo, era il mio incubo. Ora è tutto finito. Posso iniziare una nuova vita, ma non so come si fa. Nella mia vecchia città, se non ti vestivi come una prostituta non eri nessuno. Se non sculettavi, e non ti facevi toccare il culo, potevi anche evitare di farti vedere in giro. Io ero la sola a mettersi i pantaloni di jeans, le felpe, e a stare alla larga dalle mani dei miei compagni. Per questo Josh mi aveva presa di mira. –Sei così innocente … - sussurrava mentre mi stingeva il mento tra le mani. Le sue gambe cingevano le mie, e mi bloccavano. –Così bella … sai, credo che io e te staremo bene insieme.-  quello fu il nostro primo incontro.
Da quel giorno in poi, per tre anni, non fece altro che darmi il tormento.  Quei pensieri mi passavano per la testa quando l’asfalto grigio del marciapiede mi accompagnava fino all’entrata della nuova scuola. Era meglio di quanto pensassi: niente vetri rotti, e bella spaziosa. La cosa che era rimasta uguale era l’abbigliamento. Le ragazze, anche lì sembravano della troie. Le prime volte mi chiedevo come facessero, anche in inverno, a vestirsi in quel modo … dopo un po’ smisi di farci caso. Lo zaino mi sovrastava le spalle, e mi torturavo le maniche elastiche della mia bella felpa blu cobalto. Probabilmente tutti sapevano che ero nuova. Sembrava la scena di un film. Mentre passavo, si aprivano le acque e una marea di sguardi indiscreti mi avvolse completamente. Mi sentivo importante, ma sapevo che non era così. Sapevo che la gente mi guardava solo perché ero diversa, perché ero il nuovo giocattolino. Andai in segreteria, e senza dire nulla ritirai il mio orario di lezioni. Prima ora. Arte. Adoro quella materia. Bastava un foglio bianco per scaricare tutta la tensione. Stavo camminando, assorta dal programma di studi, quando sentì una forza misteriosa farmi cedere le gambe e obbligarmi a cascare per terra. Chiusi gli occhi. Che strano nessuno rise. Mi guardavano si, ma come per dire “stai bene? Ti sei fatta male?”. Il ragazzo che era di fronte a me, teneva una sigaretta tra le dita, un libro da una parte, e il cellulare il tasca. Quando si accorse che c’era qualcuno sul pavimento, alzò gli occhi al cielo, ma poi mi osservò più attentamente.
Harry’s pov
Ma che cazzo. Ero lì a farmi i fatti miei, ancora quella sanguisuga di Lottie? Stavo per scacciarla quando abbassai lo sguardo. Non era lei. Era un’altra ragazza. La fissai per qualche secondo incapace di muovermi. Aveva i pantaloni? Strano. E poi non l’avevo mai vista. Ancora più strano. Continuai a stare lì, fermo come un’idiota.  Un completo idiota. Lei si alzò timidamente, riprese i libri, e mi guardò negli occhi. Verdi. Come i miei. Vedi smeraldo con le pupille dilatate. Sembrava la mia versione al femminile, le mancavano solo i capelli ricci. Una delle sue maniche si alzò leggermente, e mi permise di scorgere dei piccoli tagli. Avrei voluto saltarle addosso, chiederle cos’era successo, era come se la conoscessi da sempre. Ma prima che potessi farlo, non me ne resi nemmeno conto … già, se n’era già andata. Allunga il collo per scorgerla alla fine del corridoio. Mi voltai in cerca di qualcosa, non so nemmeno io di cosa, ma sono sicuro che quella è stata una delle poche volte in cui ho avuto una botta di culo. Le era scivolato il telefonino dalla mano, e era ancora a terra. Lo afferrai e le corsi dietro. Quella ragazza era come una calamita per me.  
 
Nota autrice:
Allora bellezze!!! Questa è la mia seconda ff e spero vi piaccia!!! Recensite vi prego! E ora che farà Harry? Mlmlmlmlm è il cattivo ragazzo della situazione e non può farsi coinvolgere da una così … ma riuscirà a resisterle??? Vedremo come andrà a finire tra i dueee!!! Rendetemi fiera eh! ;)
Ciaooo xx
#chiara

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Capitolo 2
*** What does love means? ***


Sottofondo consigliato ( http://www.youtube.com/watch?v=FOjdXSrtUxA ) Quella ragazza era come una calamita per me. Corsi, corsi veloce con così tanta forza. La sigaretta ormai mi era caduta, ma non mi importava. La vidi infondo al corridoio entrare in classe, non potevo farci nulla. Era così innocente, nel suo sguardo non c’era malizia, era pulita. Mi sorrideva con gli occhi mentre varcava la porta di classe. Si aspettava di potermi ignorare? Tornai in giardino perplesso, quella volta non avevo voglia di fare lezione, di stare dietro a quei coglioni dei professori. Vidi il ragazzo davanti a me parlare con Daisy. –Levati.- gli ordinai. Lui si scostò subito. Avere tutto quel potere mi faceva sentire libero, completamente. –Oh, ciao Harry.- - Daisy, quant’è bello rivederti?!- lecchino che non sono altro. -Fai veloce Styles, cosa vuoi?- -Perché sei così dura con me bambina?- mi avvicinai pericolosamente a lei, che non si mosse di un millimetro. Le portai una mano alla spalla. -Piccino. Lo so che ti manco, ma non sei un tipo raccomandabile, e nemmeno il mio tipo. - ci fu un silenzio imbarazzate. La continuavo a fissare esausto. Me ne aveva fatte tante di ramanzine. Quella era l’unica ragazza della scuola che riusciva a resistermi, e sinceramente, ne ero felice, perché la detestavo, e la detesto tutt’ora. Però poteva aiutarmi. –Vedi di stare attaccata a quella nuova. – lei si guardò intorno spiazzata, come se non capisse cosa volevo dire. -Perché dovrei?- -Tu fallo, ai ragazzi ci penso io- e con ciò mi dileguai. Avevo ancora un po’ di pillole, ma non le volevo usare per il momento, così decisi di resistere, salii in macchina e me ne andai a scaricare la tensione. Sarei tornato, forse. Meg’s pov Le ore passarono velocemente. In classe non mi ero fatta nessun amico, ma ero soddisfatta degli insegnanti, erano simpatici. Conoscevano la mia storia, mia zia non si era riguardata dal raccontagliela e mi trattavano abbastanza bene. Uscii lentamente dall’aula. Mentre stavo per andarmene sentii una mano tastare la mia spalla, e mi girai di soprassalto. Era una bella ragazza. Aveva gli occhi azzurri come il mare, i capelli rossi e ricci. –Ciao!- esclamò. Mi stava già simpatica. -ciao … - dissi timidamente. -Sei quella nuova giusto?- -Si sono io. – mugugnai dopo aver cominciato a mordermi le unghie. -Bene, allora preparati, pranzerai con me, e ti aiuterò ad ambientarti. Ti troverai bene qui!- Camminavamo per i corridoi velocemente, la ragazza non faceva altro che parlare: mi fece da guida, mi raccontò un po’ i fatti suoi e mi faceva continuamente domande imbarazzanti. Riuscii a scoprire che si chiamava Lottie, e veniva dal Texas. Sembrava veramente una brava persona. Ad un tratto mi ritrovai in un enorme spazio all’aperto. –Noi mangiamo lì- mi disse indicando una collinetta vuota. Preso il pasto, ci mettemmo finalmente a sedere sull’erba appena tagliata. Non doveva avere molte amiche. Passarono un sacco di ragazze che lei non salutò, anzi, cercavano di evitarla. –Allora? Com’è andato il primo giorno?- voleva disperatamente rompere quel silenzio, e c’era riuscita. Mi tastai un po’ la tasca, per poi rendermi conto di non avere più il cellulare. Me ne fregai, tanto chi avrebbe voluto chiamarmi? -Bene .. credo. Ho perso il mio cellulare- -No! E ora io come faccio a messaggiare con te?- aveva una faccia da cucciola! La conoscevo si e no da se ore e già l’avrei considerata la sua migliore amica. -Tranquilla, una soluzione la trovo. Piuttosto perché siamo qui fuori?- notando che molti ragazzi pranzavano all’interno dell’istituto. -Beh, ecco … io non sono esattamente il tipo di ragazza ideale in questa scuola. Tutti cercano di evitarmi per come mi vesto, e dentro corro , anzi, corriamo – ammise indicando il nostro abbigliamento – di essere troppo … diverse- iniziò a fissare il vuoto. -Ah, e poi perché qui ci viene sempre Niall – la guardai stranita. -Chi è Niall ?- indicò un gruppetto di ragazzi circondati da una marea di ragazze. A dire il vero, tutte le persone si concentravano attorno a loro. In quella cerchia, scorsi anche dei ricci scompigliati, ma distolsi lo sguardo. Riuscii a vedere Niall però. Era carino, troppo carino. Occhi azzurri, capelli biondi. Stava mangiando un panino più grosso della sua faccia. -Perché non vai a dirgli che ti piace?- mi fissò come per dire “merda, questa qui legge nel pensiero!” poi riportò le labbra alla bottiglietta d’acqua e sussurrò. –Perché non vado bene per lui. Sto assillando Harry per sapere qualcosa di più, ma devo veramente smetterla. E’ un tipo strano. Alcuni dicono che spacci, altri dicono che ogni giorno viene a scuola per farsi vedere dai suoi e poi se ne va. Non c’è nessuno che l’abbia mai visto frequentare una lezione.- non la stavo ascoltando. Harry si era girato verso di me e non voleva lasciar andare la mia attenzione. Era così bello. Quella mattina non avevo avuto modo di rendermene conto. Aveva gli occhi verdi, i riccioli castani. Il labbro inferiore era incastrato fra i suoi denti, e il suo sguardo attento mi terrorizzava. Avevo paura di lui? Forse dovevo averne. -Smettete di fissarvi. Sembrate idioti. – era una voce proveniente da dietro. –Harry ha altre cose a cui pensare.- quella “ragazza” ci sorpassò e andò da lui. L’avrei voluta sbattere al muro e picchiare a sangue. Quando arrivò davanti alla sua possente figura, non ricevette un bel saluto. Harry non la calcolò. Un sorriso apparve sulle mie labbra, mentre mi spostavo una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sembrava non volermi lasciare andare. Ma dovevo. Una mano cominciò a spostarmi avanti e indietro. –Non ti innamorare di lui. Non va bene per te. – era Lottie, me n’ero dimenticata. No, io non mi stavo innamorando, soprattutto perché nessuno si sarebbe mai innamorato di me. –Oh, si stai tranquilla. – proprio quando sputai fuori queste parole, sentimmo l’urletto stridulo di una ragazza. Ci fece sobbalzare entrambe, e ci girammo di scatto. Era quella di prima, che tirava piccoli pugnetti sulle spalle di Harry. Lui era ancora girato verso di me. Cosa avevo di così tanto interessante per lui? Tutti i ragazzi si voltarono a guardarmi, e poi tornarono a concentrarsi su Harry. –Meglio andare, non voglio problemi.- affermai con voce ferma. Lottie si avviò in classe e io mi infilai in bagno. Ero in ritardo. Volai in aula e trovai Harry seduto a un banco. Era l’unico in classe. Strano. Mi vide e mi salutò, invitandomi ad entrare. Rimasi paralizzata. Non sembrava piacergli, ma con un sorriso sforzato si alzò, aprì la porta e mi sussurrò –Come ti chiami piccola?- piccola? Davvero? –Meg … - solo questo uscì dalla mia bocca. –Bene Meg. Ti devo ridare questo- esclamò estraendo il mio cellulare dal una tasca –l’hai perso stamattina- volevo assolutamente evitare il contatto con le sue mani ma fu impossibile. Mentre lo prendevo delicatamente, sentivo il respiro pesante, e i ricci di Harry sfiorarmi. Mi costrinse ad alzare il mento. I nostri nasi si sfiorarono. –Sai, non sono l’unico a cui interessi. Ma vedrò di far capire agli altri che posso essere l’unico ad averti – sospirò. Nota autrice: ciaoooo xx. Grazie alle 30 ragazze che hanno visualizzato la mia prima storia. Lo so, anche io a volte non lo faccio, ma se potete, per favore, recensite, sono davvero curiosa di sapere che ne pensate! Grazie tante anche a Kikka_118 e a Haz_Lou per avermi fatto i complimenti!!! Sono contentisssssima!!! <3 alla prossima bellezze! #chiara

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Capitolo 3
*** Why? Who? When? ***


“ L’unico che può avermi?” pensai tra me e me. Non sono mica un giocattolo! Non credo che questo ragazzo abbia un buon effetto su di me. Mi faceva sentire terribilmente libera, come se potessi fare di tutto. –In che senso?- sospirai. Come se davvero non avessi capito cosa intendeva.
Harry’s pov
Davvero non lo aveva capito? Mi sembrava ovvio. Si, era veramente ovvio. La guardai stupefatto, avvicinandomi sempre di più. Era così innocente. –Beh, se vuoi ti do’ una dimostrazione. Ti va?- che stronzo che sono stato. Rimase tremante davanti a me, e mi ritrovai a perdermi nei suoi bellissimi occhi. Harry torna in te! Cazzo, torna in te!  –N…no, fa niente- sospirò lei. Feci scendere una mano dietro la sua schiena, fino a far combaciare i nostri bacini. Notai il professore fermo sulla soglia della porta a fissarci, ma appena si accorse che lo avevo visto, scappò via. Sorrisi soddisfatto.
Meg’s pov
Si stava avvicinando sempre di più, forse un po’ troppo, ma rimasi immobile, c’era qualcosa di strano in quel ragazzo. I suoi capelli mi sfioravano le guance e mi facevano il solletico. Mi dispiaceva tanto. Probabilmente per lui ero solo una delle “tipe facili” ma non sa niente di me, e non sa nemmeno quanto abbia dannatamente bisogno di affetto in questo momento. Le nostre labbra stavano per assaporarsi, ma mi resi conto che non potevo farmi prendere in giro così. Allontanai la faccia e gli sussurrai –Mi spiace. – tentai di andarmene, dimenandomi, ma mi teneva saldamente per un polso. Nei due smeraldi che lui chiamava occhi, c’era una rabbia. Mi faceva paura. Molta paura, forse troppa. Mi fissava con avidità, come se avesse voluto mangiarmi. –Lasciami … -
-Harry, mi chiamo Harry- esclamò. –Harry …- com’era dolce il suono della sua voce. Roca,e melodiosa. Lo sapevo benissimo il suo nome. Ma che bello sentirglielo pronunciare. Rimanemmo lì per non so quanto tempo. E mi venne un’idea. Lo so, era da stupida, ma l’avrei dovuto fare. Permisi al mio cellulare di entrare in contatto col pavimento. Non me ne fregava nulla , in quel momento me ne volevo solo andare. –Oh … aspetta- dissi prima di chinarmi. Feci tutto con molta calma, attirando la sua attenzione, finché non mi rialzai. Ormai ero libera dalla sua presa. Ma poteva provare a fermarmi. –Harry, potresti tenermi il cellulare?-
-Certo piccola.- piccola. Quanto mi piaceva quel soprannome. Lo abbondai con un palmo di naso, scappando in tutta fretta. I giorni seguenti passarono lenti. Vedevo Harry solo a mensa, ed era venuto a riportarmi il cellulare, all’ultima ora. Io, codarda, ero scappata di nuovo.  Me ne tornai a casa, e quello che vidi non mi piacque per niente. Il divano era sottosopra, la tv spaccata, e tutto in un gran casino. Notai un bigliettino sul comò.  “Pensavi di esserti liberata di me? Lo pensavi veramente? Che peccato, tesoro. Mi sei mancata  J.” Mi immobilizzai. Cristo, non .. non poteva essere vero, non poteva averlo fatto. Era venuto da me, a cercarmi. ‘Non ti lascerò andare via.’ Me l’aveva detto l’ultima volta che ci eravamo visti. Rinvenni quando due mani fredde mi afferrarono il bacino. La porta era ancora aperta. Poteva benissimo essere lui. Avevo paura, cazzo che paura. Mi girai, e notai dei bei ricci. Harry. Mi stava abbracciando. –Volevi scappare da me?- sussurrò.  No, ora voglio scappare da lui. Per favore aiutami. Si ecco a cosa pensavo. Ma poi mi dovetti ricredere. E se avesse iniziato a picchiare anche lui, se gli avesse fatto del male? Iniziò a baciarmi il collo, mentre restavo ferma. Per quanto potesse essere bello, era davvero l’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento. Gli scostai il viso, e l’abbracciai. –Harry, ti prego vattene. Non voglio che faccia del male anche a te. – lui mi guardò stupito.
-Chi? Meg chi? Chi c’è in casa?-
-E’ venuto a prendermi, ti prego Harry vattene, tu non puoi capire. Non fai parte della mia vita, non può farti del male.-
-Farà del male a te?- non risposi.
-Allora preparati, perché entrerò a far parte della tua vita .- lo spinsi fuori di scatto e chiusi la porta. Non avrebbe causato del dolore anche a lui. –Meg, apri.- stava picchiando con dei forti pugni il mogano rilegato della porta. –Meg, apri questa fottuttissima porta sennò la butto giù.- urlava. -Megghy-  solo  lui mi chiamava così. -Megghy sei tu?- no. No. No. Aveva quella voce, quella voce che ti entra nella testa. -Megghy dove sei? Vieni a giocare?- era di sopra, stava scendendo. Mi accasciai a terra e iniziai a piangere come una bambina. Harry continuava a sbattere contro la porta. –Harry … - riuscii a dire solo questo. Ero rannicchiata, e piangevo. Non era certo la prima volta. -Megghy chi è Harry? Mi devo preoccupare? – lo vidi. Quegli occhi, quegli occhi color ghiaccio che mi scrutavano. Quel sorriso schifoso, che mi appariva tanto malizioso. Ormai era davanti a me. -Megghy, mi sei mancata.- mi abbracciò. Mi strinse forte a sé, così forte da farmi mancare per una attimo il respiro. Harry aveva smesso di dimenarsi, probabilmente mi aveva lasciata. Aveva fatto bene. –Ora tornerà tutto come prima- le mie lacrime cadevano sulla sua spalla, mentre affondava le unghie lungo la mia schiena. Poi mi alzò la faccia, lasciando le impronte delle sue dita sulle guance. –Meg … chi è Harry?-
-Nessuno Josh.-  dissi tremante
-Meg, chi cazzo è Harry?- schiaffo. La guancia destra cominciò a sanguinare. –Nessuno … Josh. – mi teneva ferma, e mi stringeva i polsi. Mi faceva così tanto male, un dolore insopportabile. Mi ero tagliata pochi giorni prima, le ferite non erano del tutto rimarginate, e lui le stava stringendo tra le sue mani. –Meg, mi stai tradendo? Mi hai tradito? Chi merda è questo Harry?!- l’avevo fatto arrabbiare. –Non si scherza con il fuoco tesoro. Lo dovresti sapere, lo dovresti aver capito- esclamò. Mi tirò un pugno, stavolta il sangue usciva anche dal naso, ed era riuscito a spaccarmi il labbro inferiore. Mi lasciò scivolare a terra. –Preparati. Rimarrò qui con te. – e con questo mi lasciò. Ero ancora intenta a piangere, finché non sentii un rumore. Un vetro rotto, ma rimasi nella stessa posizione. Qualcuno stava uscendo dalla cucina. Quella stessa persona, appena mi vide, mi corse incontro … -Ma cosa?- mugugnò Harry. Mi sfiorò il viso. Il mio sangue riempì anche la sua mano.  –Meg, chi ti ha fatto questo? È stato quel Josh? Meg! Io lo ammazzo. Meg! Rispondi merda!- continuava a fissarmi. I suoi occhi erano lucidi. Tentò di abbracciarmi, ma mi ritrassi. E se mi avesse fatto del male come Josh? No, Harry non era violento . Ma come facevo a dirlo, lo conoscevo si e no una settimana! Nel frattempo annuì. Era infuriato. Non riusciva a controllarsi, era davvero impossibile fermarlo. Salì velocemente le scale, a grandi passi. –Josh!- urlò. –Josh! Esci, stronzo!- disse ancora. Lo seguii zoppicante. Arrivata davanti a lui, vidi Josh spuntare da dietro una porta. –Piacere e tu sei?- gli saltò addosso. Cominciò a picchiarlo con foga. Mi accasciai a terra, vedendo del liquido rosso uscire dalla bocca di Josh. Continuava a sferrargli forti pugni, finché non mi sentì piangere. A quel punto lo lasciò lì dolorante. Lo aveva conciato malissimo. Gli usciva del sangue anche dalla testa.–Hai ventiquattrore per smammare, sennò torno e uccido. Capito?- lo sollevò la terra e lo portò alla sua altezza. –CAPITO?- ripeté. Josh mosse debolmente la testa e Harry lo lasciò cadere. Poi venne vicino a me e mi sollevò. Mi riportò giù e mi mise a sedere sul divano per risalire le scale. Lo vidi scendere con un borsone, il mio. Se lo mise in spalla e mi riprese in braccio, afferrò le chiavi che c’erano sul comò e chiuse la porta. –Scusa per la finestra.- sussurrò. Ero terrorizzata da lui, ma allo stesso tempo non sapevo come ringraziarlo. –Dove stiamo andando?- chiesi. –A casa mia. Starai con me, finché non sarà sicuro tornare là dentro- disse indicando con la testa la casa ormai sorpassata. La sua villetta era adorabile. Mi spiegò che viveva solo, ma sembrava un’abitazione troppo grande per una persona sola. Aprì mantenendomi ancora tra le sue braccia, e sembravo non pesargli. Poi richiuse, posò la borsa a terra, e me sul divano, sparendo dietro di esso.
Nota autrice:
ciao ragazze. Intanto grazie a tutte quelle che hanno letto la mia storia. Mi piacerebbe sapere che ne pensate, davvero <3 ora vi saluto .
#chiara xx

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Capitolo 4
*** I'm fucking afraid ***


Lo vidi sfrecciare dietro la porta, e appoggiare il borsone a terra. Io rimasi con la testa premuta contro il tessuto delicato del divano, a piangere. Rimasi lì con le labbra socchiuse e il trucco colato. Il sangue continuava a colarmi dalla faccia, vi misi la mani sopra, e mi accorsi di aver macchiato il divano a Harry. Oh, ero terrorizzata. Corsi in cucina, adiacente al salotto, afferrai un panno e dell’acqua e iniziai a pulire. Stava venendo via e quando ci riuscii del tutto (non chiedetemi come) mi accorsi che il liquido rosso era colato e aveva raggiunto anche il tappeto.
 
–Sono una buona a nulla. Non servo a nulla. Cazzo … -

 ero con le gambe al petto e piangevo proprio come una bambina di due anni. Tirai un pugno al pavimento, senza pensarci, e mi feci male. Chissà dov’era Harry? Probabilmente aveva deciso di lasciarmi stare, non contavo niente per lui. Eppure, quando mi aveva salvata, mi era passata per la mia mente malata l’idea che qualcuno potesse tenere a me. No, troppo bello per essere vero.

Ho sempre evitato i rapporti e il problema è che continuo a dire a tutti “sono così felice per te” ma non sono mai stata capace di dire “sono felice per me”. Nemmeno una volta. Le ferite cominciavano a far male. Davvero tanto male, ma era sempre così. Mi tolsi la maglietta pesante lasciando che quella a maniche corte mi avvolgesse. Mi si vedevano chiaramente le ferite. Ma a chi interessava? A chi poteva minimamente fregare? Figlia di un drogato, maltrattata. Più incasinata di così! Chi poteva volere una come me. Le ferite entrarono in contatto con l’aria, ma il dolore non diminuiva. Mi tirai uno schiaffo, ma peggiorò solo la situazione. Avevo bisogno di una lametta, subito. Cominciai a picchiarmi da sola. Ma si può essere così stupidi? Ero talmente disperata. 
Ad un certo punto, sentii una mano bloccarmi. Harry. Che ci faceva lì. “Idiota, è casa sua, sei tu l’intrusa” mi dissi. Continuava a fissarmi.

Harry’s pov

Ero andato a cercare qualcosa per medicarla. Non avevo trovato niente. Merda. Come se io non mi facessi mai male. Ero furioso. Cominciai a tirare oggetti di qua e di la, ad imprecare. C’era una ragazza meravigliosa che era appena stata picchiata, e io non lo avevo impedito. Mi ero fatto sbattere fuori di casa come un coglione, perché è questo che sono, un coglione. Finalmente, la trovai. Scesi in fretta e furia le scale, e la vidi.

Ma che? Si stava tirando degli schiaffi? Sul divano c’era una macchia d’acqua rossiccia e il tappeto era sporco di sangue. Rimasi fermo dietro di lei, senza farmi sentire.
 –Sono una buona a nulla. Non servo a nulla. Cazzo … - sussurrò. Stavo .. per esplodere. Letteralmente. Le arrivai di forte, non si era ancora accorta di me. Le afferrai una mano prima che si facesse male. Lei mi scrutò tremante, sembrava un cucciolo indifeso, mi guardava così teneramente.

–Che fai ? e perché lo fai?! – gli urlai contro. La vidi contorcersi dalla sofferenza, poi guardai il suo braccio. Oltre ai lividi ancora troppo visibili provocati da Josh, aveva altri tagli. Tentai di mantenere la calma, ma probabilmente non ci stavo riuscendo bene.  La guardai negli occhi e le mugugnai un “perché?” lei non rispose, così iniziai ad urlare. Correvo in preda al panico per tutto il salotto!

–Ma ti rendi conto?! Perché cazzo lo hai fatto? Ci puoi morire lo vuoi capire? Non è un gioco! Dio … Meg, non ci riprovare sennò mi incazzo sul serio! –
 mi avvicinai pericolosamente. Era rannicchiata vicino al divano, si teneva le mani nelle orecchie e piangeva. Mi misi a sedere accanto a lei, ma ancora non gestivo la rabbia. Le afferrai un braccio.
–NON CI PUOI SCHERZARE , O PASSACI SOPRA , MEG! QUESTO UCCIDE! SE SOLO CI RIPROVI … -

non mi guardava nemmeno, si limitava ad annuire. Appena la mollai lei si ritrasse, si spostò un po’ dalla posizione iniziale, lontano da me. Si limitava a continuare ad annuire. Era terrorizzata. Gli mettevo veramente paura?
 –Meg, io .. scusami. Non volevo, ma devi capire, non posso permettermi di perderti.- non mi guardava ancora, mi avvicinai a lei. La presi in collo e la portai con me sulla poltrona. Io la tenevo sulle mie gambe e le sue andavano oltre ai braccioli. Non si voleva ancora stringere a me, ma riuscii a farle cambiare idea. Le misi una mano sui jeans e l’altra dietro la schiena. La tenevo stretta. Lei mi aveva afferrato lo scollo della camicia e mi bagnava la pelle. La sua faccia era bloccata contro la mia spalla e continuava a versare fiumi di lacrime. Io la cullavo tra le mie braccia. L’accarezzavo.

 –Non piangere piccola, ti prego.- le dissi, ma lei non si voleva fermare.  
Come mai mi sentivo così? Io? Io che spaccio ma non mi drogo quasi mai, io che faccio a botte e che non ho un cuore. Mi sembrava di avere tra le mani qualcosa di prezioso, fragile. Lei non era come le altre. Continuavo a tenerla ferma, finché non mi ricordai del motivo di tutto ciò. Allora le alzai il mento e la fissai negli occhi. Merda, quegli occhi. Erano così perfetti. E quelle labbra? No vogliamo parlarne? Basta Styles, basta! Basta pensarci, finiscila. Lei mi guardò e non si voleva allontanare. “Dio Meg, allontanati, ti prego. Lo so, ti farò soffrire, non è la prima volta. Allontanati” pensai. Ma in quel momento , il mio cervello era andato in standby. L’unica cosa che feci fu appoggiarmi alle sue labbra e assaporarle. Le sue lacrime scendevano, finché non si accasciò rannicchiandosi su di me.

Mi baciava il collo e la sentii sussurrare – Non lasciarmi mai Harry. Qualsiasi cosa accada, in qualsiasi posto. Ho bisogno di te- in altri casi avrei risposto diversamente, ma con lei non potevo permettermelo. Non l’avrei delusa, no, aveva già sofferto abbastanza. 

–Meg … mi puoi spiegare il perché di quei tagli?- lei annuì e mi raccontò la sua storia. Di suo padre, sua madre, sua sorella, di Josh, di quando aveva iniziato a tagliarsi per evadere, di quando non riusciva più a dormire. Io ero davvero a pezzi. Non si vedeva per niente. Che cretino che ero stato. Che CRETINO! Continuava a parlare, poi la sentii dire
 –E’ che ho paura- ci fu il silenzio. - Ho paura. Si ho paura. com'è strano dirlo. Ma io sono strana. Sono strana perché per me avere paura è peggio che continuare a sorridere al mondo, anche quando stai morendo dentro, anche quando soffri. Avere paura mi da' fastidio, perché so che non ci posso fare assolutamente nulla, eppure continuo ad andare avanti. Ho paura di innamorarmi di te. Di crederti. Ho di sentirmi dire “ti amo”. ho paura di non essere abbastanza forte.- detto questo la baciai istintivamente -Ti amo .- le dissi. -Ora hai paura?- Meg scosse la testa. Era accanto a me, ormai era scesa la sera, e senza nemmeno mangiare rimanemmo lì, a dormire insieme, avvolto nel suo profumo, protetto da lei. 
Nota autrice! Ciao a tutte! Spero che siate numerose a leggere e afnhodsnvldfnldsjn Haz si sta innamorando!!! Recensite bellezze aspetto solo voi ;)
#chiara xx
 

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Capitolo 5
*** Do it! ***


La mattina seguente mi svegliai. Cos’era successo? In effetti io la mattina mi sveglio sempre un po’ rimbambito. Ci misi cinque minuti buoni per capire che cazzo era successo la sera precedente. Per capire cosa era stato a spingermi a comportarmi così. Io non sono mai stato così. Io non sono adatto a lei. La farei soffrire e basta. E poi mi rende debole, tanto, forse troppo debole. Mi basta vedere il suo faccino che mi sciolgo. Non me lo posso permettere. I miei non ci sono, mi hanno abbandonato. Già, a chi interesserebbe un pezzo di merda come me? A chi? Lei è troppo perfetta per me. Troppo. Dovevo allontanarla prima di fare altri casini.

Mi alzai furtivamente con lei in collo e la portai al piano superiore, lasciandola sul mio letto. Lei continuava a dimenarsi, ma non potevo farci nulla. Stavo per tirarmi uno schiaffo da solo per quello che era successo, per quello che avrei dovuto fare. Se lei fosse entrata nel giro, l’avrebbero presa di mira. Sicuramente. Prima però, dovevo accertarmi che avesse un posto dove andare, una casa.

Presi il suo borsone, tutta la sua roba e corsi a vedere se quel coglione di Josh se n’era andato. Afferrai le chiavi da sotto il tappetino all’ingresso ed aprii. Non c’era anima viva. Sua zia non sapevo dove fosse, ma Josh se n’era andato, definitivamente. Posai il tutto e tornai a casa mia, incerto sul da farsi. “Le spezzerai il cuore” ma che caz … ? cioè ora la mia coscienza aveva anche una voce. Fantastico! “basta farsi seghe mentali, Harry fallo e basta!” “no, lei non capirebbe! Dai retta a me! È forte , tu non puoi vivere senza di lei” ok, avete presente quando nei film fanno vedere l’angelo e il diavolo sulle spalle che parlano a vanvera? Ecco, uguale. Era una scena inquietante. Mentre continuavo a tormentarmi, inconsciamente, mi ritrovai di fronte a Meg. Dormiva ancora. Presi un bel respiro. Allora fa davvero male affezionarsi a qualcuno. “Scusami Meg” pensai prima di svegliarla.

Meg’s pov

Tutto quello che ricordavo era la conversazione con Harry, poi più niente. Solo buio. Sentii una mano accarezzarmi la faccia e una voce roca e melodiosa chiamarmi. Harry. Cercava di svegliarmi. –Meg, dobbiamo parlare. Io … -
no, no cazzo, anche lui. Era come tutti, e io non ho passato così poco tempo con le persone da non capire i loro comportamenti. Ho avuto altri ragazzi, ed è la stessa storia quando c’è un problema, o vogliono che ti dimentichi di loro. Era strano. Credevo veramente che Harry fosse la luce alla fine del tunnel, ma sbagliavo. Come sempre. Una lacrima percorse la lunghezza della mia guancia, ma fu fermata dal  suo pollice. –Meg, che c’è?- l’avrei preso a schiaffi. “HAI ANCHE IL FOTTUTO CORAGGIO DI CHIEDERMI COSA C’E’?” pensai
 –Meg, devi andartene, io non … n-non vado b-bene per te… e tu non … vai bene per me. Io non ti amo. N-non … non t-ti amo e mai lo farò. - stava tremando? Harry Styles stava tremando? Non lo volevo guardare in faccia. Non potevo farmi trascinare dalle emozioni. Allora, come sempre sfoderai il più falso dei sorrisi anche se le lacrime inondavano il mio viso. –Fa niente … - detto questo mi alzai e tentai di andarmene. Mi afferrò per un polso.

–T-ti prego non odiarmi, io … Meg, ho paura per te- non odiarti? No, non posso, perché sei l’unica persona che mi ha fatto dimenticare che merda sia la mia vita, per poi farmi rendere conto che l’avevo considerata addirittura troppo bella.

Stavo per dirgli … ‘no, non ti odio ’ ma rimasi immobile per alcuni secondi. Lui continuava a tenermi il polso. Nel frattempo si era alzato  e continuava a tenere lo sguardo fisso sulle mie labbra. –Ho detto che non fa niente Harry- risposi secca. Una lacrima attraversò anche il suo viso ma me ne sbattei le palle. Mi liberai dalla sua presa e lui si lascio cadere a terra.  Uscii di corsa da quella casa. Nei giorni che seguirono non andai a scuola. Rimasi rintanata nel mio piccolo mondo.

Continuavo a ricevere chiamate da Lottie e rispondevo a qualche messaggio. Quando sullo schermo del cellulare appariva il nome “Harry” rifiutavo la chiamata. Dopo una settimana ricominciai ad andare a scuola. Lottie era sempre appiccicata a me ed era il sostegno morale che mi serviva per non collassare. Non pronunciava mai il suo nome per non mettermi a disagio. Mi aspettavo un “te l’avevo detto” ma niente. Nemmeno Harry andava a scuola.
Non ce lo trovavo mai e forse era solo un punto  a mio favore. Dopo qualche mese in quella zona mi ero ambientata. Lottie mi aveva fatto conoscere Niall e Zayn, due amici di Harry. Erano simpaticissimi, mi facevano sempre ridere. Soprattutto il modo in cui Zayn si specchiava in ogni cosa possibile e immaginabile. Un giorno mi ha presa per un polso e mi guardava negli occhi. Gli chiesi cosa stesse facendo.

Stava guardando il suo riflesso nelle mie pupille. Ahahahah quei ragazzi erano i migliori. Sarei uscita con loro lo stesso pomeriggio. –Dai, tranquilla,ormai li conosci!- mi incitava Lottie. –Si ma è la prima volta che ci esco, ho paura di quello che potrebbe succedere! Sai di sera, fuori, in discoteca … e se incontro un maniaco!? Io non ci sono mai stata in discoteca!- ansimai. Lei mi fissava con una faccia della serie “ma dove hai vissuto fin ora? In America o in Africa?”. Scoppiai a ridere ed uscimmo. Il locale era affollatissimo, pieno di ragazzi ubriachi e sudati da far schifo. Anche i miei amici si erano lasciati prendere un po’ la mano. Continuavano a urlare e sghignazzare per cose assurde erano un spettacolo F-A-V-O-L-O-S-O.

Mi alzai dalla sedia per andare a prendere qualcosa da bere. Mentre aspettavo al bancone, mi girai verso la porta in vetro. Fuori c’erano due ragazzi. Stavano litigando, uno dei due era cascato a terra e perdeva sangue. L’altro continuava a urlargli contro. Riconobbe Josh. Mi accostai all’entrata per sentire che stava dicendo.

- … e ora che sei sbronzo ti uccido! ecco quello che meriti coglione! Mi hai fatto male ma non credevi che mi sarei rifatto vivo eh!? Cazzone, povero stronzo! Le voci girano, e so che ti ubriachi da mattina a sera. Piccino, ti ha lasciato vero? Povero piccolo … - pausa – bastardo!- e detto così se ne andò lasciando l’altro ragazzo sul ciglio della strada. Uscii di corsa e riconobbi i suoi ricci. Sorrideva. Come un coglione, continuava a sorridere e stava parlando da solo. Aveva le pupille dilatate, e puzzava da far schifo. – Tanto non fa male.- continuava a dire. A un certo punto prese del sangue con la mano dalla sua faccia e urlò –Lo vedi questo? Questo non è niente, in confronto a quello che ho passato!- sputava del liquido rosso, ormai gattonava. -In confronto a quello che mi è toccato fare! In confronto alla mia vita di merda!- lo vedevo distrutto. Mi avvicinai e gli si illuminarono gli occhi. Si alzò e barcollava. Lo afferrai prima che cadesse. –Meg, io … - - Shhh … shhh, va tutto bene- continuavo a ripetergli.

Si accasciò a terra e io con lui. Sembrava che quella volta fossi io a proteggerlo. Mise i suoi gomiti ai lati della mia testa e il suo respiro caldo sfiorò le mie labbra. Traballava un po’, ma non voleva darlo a vedere. –Ti amo.- mi sussurrò per poi baciarmi. Un bacio pieno di paura e di bisogno, un bacio vero. Ma io non volevo crederci. Prima o poi si sarebbe ripreso e mi avrebbe abbandonato di nuovo. –Vieni, ti riporto a casa.-lo feci scostare, e lo accompagnai fino alla porta di casa sua. Per tutto il tragitto disse cose senza senso. Doveva essere una dichiarazione perché alla fine urlò

- … e tu mi ami? Perché sono disposto a non lasciarti più se mi rispondi.- io rimasi zitta. Si, cosa potevo fare, io non volevo soffrire, avevo già abbastanza problemi di mio. Si girò verso di me, e mi fissò, poi camminò verso il centro della strada e si sedette sull’asfalto. Me ne accorsi subito. –Ma che cazzo fai!? Harry torna subito qui!- -No, non ne vale la pena … - con ciò chiuse gli occhi, e aspettava una macchina che non sarebbe mai arrivata.
–TI AMO!- urlò in lacrimo. Non potevo lasciarlo andare. –Ti amo anche io.- a quelle parole sembrò rinsanire. Si alzò e mi raggiunse. Fece combaciare i nostri bacini e le nostre labbra. –Non lasciarmi mai, capito?- mi disse –Io non sono niente. Ma ho trovato qualcuno per cui essere qualunque cosa abbia bisogno. Ho trovato te. –

MA SCIAOOOOOO :D

LDVFLNVDFNSDFLMGFDIGNFKL  lo so che fa schifo, ma volevo aggiornare! Grazie a tutti, e spero vi piaccia. Nel prossimo capitolo sto cercando di inserire un colpo di scena…. Mlmlmlmlmlmlmlml  se volete qualcosa di particolare fatemelo sapere xx baci alla prossima!!!!

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