Scintille

di Rory19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Erano già passati tre giorni da quando Alice era tornata a casa dalla vacanza in barca con Francesco. Al suo arrivo, sua madre e Giulio l'avevano accolta con un grande abbraccio, ma dopo qualche domanda di circostanza (se era andato tutto bene, come si era trovata con il suo ragazzo e cose simili) erano tornati alle loro attività quotidiane, che a quanto pare li rendeva occupatissimi. Da una parte forse era meglio così, visto che proprio non le andava di annunciare immediatamente la “grande novità” e subire quindi un interrogatorio con domande alle quali non avrebbe saputo rispondere: già, perché quello che loro non sapevano era che lei e Francesco si erano per così dire “presi una pausa”, e chissà se mai sarebbero andati a vivere insieme. Dopo quello che era successo alla fine dell'anno scolastico aveva pensato e sperato che due mesi in barca con il suo ragazzo, lontano da tutto e da tutti, l'avrebbero aiutata a superare tutte le insicurezze e le paure che la tormentavano; invece non era stato così.

I suoi pensieri continuavano ad andare a quella maledetta domenica che le aveva sconvolto l'esistenza, a quelle mani che la stringevano, a quello sguardo che la ipnotizzava, a quella bocca che la baciava senza fine, a quell’”incidente” che poi in fin dei conti tanto “incidente” non era stato. Chi era il genio che aveva detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore"? Beh, per lei di sicuro non era così. Ovviamente Francesco non sapeva nulla di tutto ciò, anche se si era accorto che Alice non era serena; lei gli aveva confessato di non sentirsi pronta per la convivenza e, dopo una discussione piuttosto accesa, avevano deciso che forse era meglio non vedersi per un po’, in modo da chiarirsi le idee. Ma ora che era tornata a casa, si era ritrovata esattamente nella stessa situazione di incertezza di quando era partita, anzi forse anche peggio: tutte le volte che incrociava Rudi in giro per casa, si creava un tale imbarazzo che qualsiasi tipo di conversazione era praticamente impossibile. Si erano a malapena salutati quando lei era arrivata e anche i giorni successivi non erano andati meglio.

C’erano così tante cose che avrebbe voluto chiedergli, ma non sapeva nemmeno da che parte iniziare il discorso. Perché non aveva risposto alla sua lettera? Come doveva interpretare il suo comportamento a fasi alterne? Anche lui non riusciva a smettere di pensare a quella notte alle terme o invece non se ne ricordava nemmeno più? Lui continuava ad evitarla e Alice si crogiolava sempre di più nei suoi dubbi. Anche il fatto di non potersi confidare con nessuno non la aiutava: Eva era tornata a Parigi e comunque, dopo tutto quello che aveva passato, non avrebbe di certo potuto tormentarla con i suoi problemi; Jolanda era ancora in vacanza, e poi ultimamente aveva delle opinioni piuttosto altalenanti in fatto di relazioni sentimentali; sua madre poi…beh vediamo, cosa poteva dirle? “Sai mamma, ho fatto l’amore con Rudi qualche mese fa e ora ho mollato Francesco perché non riesco a farmela passare!” E come spiegare che una notte con il suo fratellastro era stata mille volte più speciale di tutte quelle passate con il suo ragazzo?

Quella sera, a cena, si erano ritrovati seduti uno di fronte all’altra e Alice non poté fare a meno di notare che lui non smetteva un secondo di fissarla, facendola avvampare tutte le volte che anche lei per caso incrociava il suo sguardo. Eccolo, quello sguardo che lei ben conosceva: quello sguardo che le violentava la mente ogni qualvolta provava a chiudere gli occhi per riposare, quello sguardo profondo e intenso che non smetteva di torturarla da ormai molti mesi. Appena finì di mangiare, Alice salì in camera sua, incapace di reggere quella sorta di pressione psicologica un minuto di più. Si buttò sul letto cercando di liberare la mente, ma con quel caldo e quell’agitazione addosso non era affatto semplice. Decise allora di prepararsi già per la notte e si mise la t-shirt e i pantaloncini grigi che usava come pigiama. Sapeva bene che non sarebbe riuscita a dormire prima di molte ore, quindi accese il computer e, vedendo che sua sorella era connessa, iniziò a chattare un po’ con lei per sentire come stava. Quando Eva la salutò augurandole la buona notte, Alice si accorse che nel frattempo si era già fatta l’una e che forse era meglio provare a riposare un po’. Prima però doveva assolutamente scendere in cucina a prendere un bicchiere di acqua, perché quel caldo opprimente la stava uccidendo. Ma non appena uscì dalla sua stanza, nel buio pesto in cui era immerso il corridoio si scontrò con qualcuno che era appena salito dalle scale. “Ah!” “Oh!” si sentì quasi all’unisono. “Scusa” le disse sommessamente l’altra voce. “No, scusami tu” rispose Alice completamente paralizzata dall’imbarazzo; per fortuna non si vedeva niente, altrimenti le sue guance paonazze sarebbero state un segnale più che evidente del suo agitato stato d’animo interiore. Perché con tutte le persone che c’erano in quella casa doveva scontrarsi proprio con lui?! “Allora buonanotte” le disse Rudi. “Buonanotte” rispose lei, aspettando di sentire i suoi passi allontanarsi. Ma lui non si muoveva. Percepiva la sua presenza a meno di mezzo metro da lei, sentiva il suo profumo nelle narici, ascoltava il suo respiro regolare che non tradiva nessuna emozione. Perché non se ne andava? Cosa stava pensando per tutti quei secondi che sembravano interminabili? Anche se non lo vedeva, era sicura che lui la stesse fissando ancora con quello sguardo che se da un lato la spaventava, dall’altro la eccitava e le faceva battere il cuore all’impazzata. Alice non sapeva assolutamente cosa fare: rientrare in camera facendo finta di niente, andare verso le scale rischiando di urtarlo un’altra volta, oppure restare completamente immobile e sperare che lui non si accorgesse del suo cuore a mille che martellava sempre più rumorosamente?

Mentre ancora tentava di capire quale fosse la scelta migliore, ecco che ad un tratto sentì Rudi borbottare tra sé e sé: “Al diavolo tutto!” Meno di un secondo dopo, la ragazza si sentì afferrare energicamente all’altezza della vita, con un movimento così improvviso che la colse assolutamente alla sprovvista e non le permise, se mai lo avesse voluto, di opporre resistenza. Rudi la attirò a sé e senza alcun indugio iniziò a baciarla così ardentemente che Alice si sentiva completamente in balia delle sue volontà. Sempre senza mai staccare le labbra dalle sue, la spinse contro al muro e da lì poi in camera di lei, che era appena rischiarata dal bagliore del computer ancora acceso. Si fermarono un attimo solo per chiudere la porta alle loro spalle e subito ricominciarono a baciarsi come prima: tutta l’elettricità che si era accumulata tra loro nel corso degli anni sembrava essersi sprigionata tutta all’improvviso, esplodendo con una scarica che non lasciava alle loro menti nessuna possibilità di riprendere il controllo della situazione. Ora che potevano anche guardarsi negli occhi, sembrava che tutto fosse ancora più intenso; Alice si lasciò prima spingere contro l’armadio e poi prendere in braccio da Rudi, che la posò infine dolcemente sul letto senza mai smettere di baciarla. Le loro mani si cercavano senza sosta, le loro gambe intrecciate si muovevano ormai senza nessun controllo da parte loro. Improvvisamente, però, Rudi si staccò dal bacio e con voce incerta disse: “Alice…” Ma lei non gli lasciò modo di proseguire: “Non dire niente, non dire niente…” bisbigliò. Non voleva che una parola di troppo rovinasse quel meraviglioso momento, che sembrava essere il frutto di uno dei suoi sogni più belli. Ovviamente Rudi non se lo fece ripetere una volta di più; con un movimento rapido le tolse la t-shirt e i pantaloncini e lei fece altrettanto con lui. Ad Alice sembrò di rivivere quella notte di alcuni mesi prima, quando si erano fatti travolgere dalla passione per la prima volta: le stesse emozioni la pervasero, gli stessi brividi la percorsero mentre lui le sfilava prima il reggiseno e poi gli slip. Era nuda, eppure non provava più alcun imbarazzo nei suoi confronti come nei giorni precedenti. Si sentiva in estasi, il tempo e lo spazio non esistevano più; lo aiutò a liberarsi dell’ultimo indumento che li separava e finalmente, come tanto aveva desiderato, diventò sua.

Esausti e madidi di sudore, si addormentarono ancora abbracciati. Ad Alice sembrava di essere in Paradiso; un Paradiso dal quale però si risvegliò bruscamente la mattina successiva, quando si rese conto di essere rimasta sola in quel letto.

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Capitolo 2
*** Parte II ***


(N/A: Eccomi finalmente con la conclusione di questa fic! Scusate per la lunghissima attesa, ma sono stata malata :( Spero che il capitolo vi piaccia… buona lettura!)

 

Alice si alzò bruscamente dal letto e, trattenendo quasi il respiro, cercò di percepire un qualsiasi rumore provenire dalla stanza al di là del corridoio. Niente. Come mai se n’era andato senza dirle nulla, senza nemmeno svegliarla per un ultimo bacio? Non poteva permettergli di lasciarla nuovamente nell’incertezza più assoluta, non dopo quello che c’era stato. Si fece una doccia in fretta e, dopo essersi messa il primo vestito che le capitò a tiro, scese al piano di sotto, dove incrociò Mimmo che stava uscendo per l’allenamento settimanale di rugby. Gli augurò buona giornata e si avviò verso la cucina, dove sperava di trovare la persona che stava cercando. La stanza, invece, si rivelò desolatamente vuota e Alice stava già per disperare, quando l’ombra di una figura che usciva dalla dispensa la fece voltare. “Buongiorno amore!” la salutò Lucia sorridendo. “Ciao mamma! Ma che ci facevi in dispensa?” le chiese Alice, cercando di dissimulare la sua delusione. “No niente, sembra che oggi la lavatrice non abbia voglia di lavorare e fa un po’ le bizze…” le spiegò la madre, che poi proseguì: “Ma tesoro, non ti sarai vestita un po’ troppo leggera? Sembra che oggi il tempo stia cambiando e mi sa tanto che tra poco arriverà un bell’acquazzone!” “Ma no mamma, non preoccuparti…” rispose Alice mestamente, ma ormai la sua mente era già altrove. A riportarla a terra ci pensò la domanda successiva di sua madre, quella che aveva cercato di evitare il più possibile: “Amore, c’è qualcosa che non va? Ora che ci penso, non è ancora passato Francesco da quando siete tornati…”

No, non era più possibile rimandare il discorso, doveva dirle la verità. “Ecco mamma, non sapevo come dirtelo, ma…io e Francesco ci siamo lasciati” le confessò. Lucia restò senza parole. “Ma…ma come?! Cos’è successo? Ti ha tradita di nuovo?” chiese alla figlia. “No, no, tranquilla! Il fatto è che non ero più sicura di andare a convivere con lui e…ecco, diciamo che non l’ha presa bene.” Fu a quel punto che si sentì un rumore provenire dalla dispensa. “Ma chi c’è di là?” chiese Alice alla madre. “Ah no, è Rudi, mi sta aiutando a rimettere in sesto la lavatrice” le rispose Lucia con noncuranza. Alice, invece, si sentì aprire una voragine sotto i piedi. Lui era là, a pochi metri da lei, e di sicuro aveva sentito tutto. In quel preciso istante Rudi uscì dalla dispensa con un’espressione visibilmente irritata e, attraversando velocemente la cucina, bofonchiò seccamente un  impercettibile “Scusate” e salì al piano di sopra. Lucia quasi non ci fece caso e, rivolgendosi ancora alla figlia, proseguì il discorso interrotto poco prima: “Tesoro mi dispiace tantissimo, però hai completamente ragione a volerti prendere i tuoi tempi…sei ancora così giovane e non c’è assolutamente nessuno che ti metta fretta!” Alice, però, non sentì neanche mezza parola di quello che le disse la madre. Aveva negli occhi l’espressione dura di Rudi che se ne andava via, sicuramente arrabbiato con lei, che non aveva saputo dirgli in faccia come stavano le cose. Sentiva assolutamente il bisogno di chiarirsi con lui: doveva parlargli prima che fosse di nuovo troppo tardi, prima che nuovi silenzi male interpretati potessero impedire per l’ennesima volta la nascita di qualcosa di importante tra di loro. La voce insistente di Lucia riportò Alice alla realtà: “Tesoro! Tesoro ci sei?! Allora, cosa preferisci per colazione?” “No niente mamma, a dire il vero non ho molta fame…” le rispose, “scusa ma ora salgo, ho bisogno di stare un po’ da sola… Comunque tu non preoccuparti per me, è tutto a posto!” le disse con un sorriso, cercando di tranquillizzarla e, al tempo stesso, di liberarsi di lei il più velocemente possibile.

A passi super rapidi Alice salì al piano superiore e vide che Rudi, nella sua stanza, aveva appena finito di cambiarsi. Si fermò un istante sulla soglia a guardarlo: ora indossava una felpa leggera blu e i pantaloni di una vecchia tuta da ginnastica e si stava allacciando le sue scarpe da corsa compagne di tante avventure. Era più che evidente che voleva allontanarsi da quella casa – e da lei – e forse in fondo non aveva tutti i torti, ma Alice capì che non poteva rimandare ulteriormente quello per cui era venuta. “Rudi dobbiamo parlare” gli disse, mentre con passo deciso entrò nella sua stanza. “Ah sì? A me non sembra proprio!” le rispose sarcastico il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dai lacci delle scarpe. “Ti prego, Rudi, lo sai anche tu che dobbiamo farlo…” lo implorò Alice. “Lo so? Ah, questa sì che è bella! Io non so più niente di te, Alice, mi sembra che quasi lo fai apposta a tenermi all’oscuro di quello che succede nella tua vita! E sai cosa? Mi sono stufato! Stufato di aspettarti, stufato di seguire i tuoi comodi, stufato di vedere che un attimo ci sei e l’attimo dopo sei sparita! Basta, ti prego, io davvero non ce la faccio più…” concluse abbassando gli occhi, consapevole di essere stato molto duro nei suoi confronti. “Scusa, è che non sapevo proprio come dirtelo…ma poi, non mi sembra di essere l’unica ad avere delle colpe! Chi è stato a sparire stamattina? E chi non si è mai degnato di rispondere a una lettera, eh?!” gli rinfacciò lei. Nel frattempo, dal piano di sotto, la voce squillante di Lucia interruppe brevemente la loro discussione: “Ragazzi, io vado in libreria!” avvisò, proprio mentre un tuono secco e cupo annunciava l’arrivo di un temporale che forse avrebbe messo fine all’estate. Ma non appena si sentì la porta d’ingresso richiudersi, Rudi riprese sempre con tono sferzante: “Scusa, cosa dicevi? Ah sì, stamattina! Sai, non volevo che ti sembrasse un altro “incidente” e ti ho risparmiato l’imbarazzo di doverti giustificare!” E poi amaramente concluse: “ E comunque quel giorno ero venuto al porto, avevo volato pur di non farti partire; ma purtroppo arrivai troppo tardi, tu te n’eri già andata…con lui… E ora lasciami andare!” le disse scansandola e correndo giù per le scale. Alice si sentì sprofondare: maledizione, era venuto! Era venuto!! E lei non aveva avuto abbastanza pazienza per aspettarlo! Ecco, ora poteva essere tutto diverso ed era solo colpa sua se invece era tutto un disastro! Era solo una stupida ragazzina immatura, che aveva scelto la soluzione più facile solo per paura di vivere i suoi reali sentimenti! Ma forse non era ancora tutto perduto, forse restava un’ultimissima possibilità…

Alice corse a perdifiato giù per le scale e poi fuori sul vialetto, sotto l’acqua battente, inseguendo quel ragazzo che aveva capito essere tutta la sua vita. “Rudiiiiiii! Rudi aspetta!” urlò a squarciagola, ma lui sembrava non sentirla. Il picchiettio della pioggia sul selciato copriva la sua voce e sembrava rendere inutile ogni suo sforzo; ma ecco che quando lui stava ormai già raggiungendo il cancello, finalmente si accorse della sua presenza e si voltò per vedere che altro voleva. Alice se ne stava là, ferma all'inizio dello scivolo, bagnata fradicia eppure noncurante della pioggia; il vestito inzuppato ormai appiccicato alla pelle, i capelli gocciolanti, ma assolutamente decisa a non andarsene da là prima di avergli detto tutto quello che sentiva. “Cosa c’è ancora?” le chiese Rudi, il cui tono brusco iniziava ad essere scalfito dalla visione quasi eterea di quella sagoma resa indistinta dalla pioggia battente. “Ascoltami, ti prego!” disse Alice. “Quello che è successo non è stato un incidente, così come non lo era stato quella volta alle terme! E’ stata la notte più bella della mia vita, quella che sognavo da non so quanto tempo… Rudi, nessuno riesce a farmi sentire come mi fai sentire tu, ed è per questo che ho lasciato Francesco, perché finalmente ho capito che è solo con te che posso essere felice! E la paura di essermi svegliata troppo tardi e di averti perso di nuovo mi fa semplicemente impazzire…” concluse con insicurezza abbassando la testa, non sapendo se il suo discorso avesse sortito l’effetto sperato. “Scusa, non ho capito bene” sentì dire dopo un lungo attimo di silenzio. Alice alzò il capo e lo guardò in modo interrogativo, non sapendo cosa intendesse con quella frase: “Ho detto che è te che voglio…” affermò. “No, no” la interruppe Rudi, “qual era la prima frase?” le chiese. Solo allora Alice capì che si stava prendendo gioco di lei e cosa voleva sentirle ammettere: “Ah…che non è stato un incidente…” tentennò. “Ah ecco, non avevo sentito bene quel NON!” disse Rudi sorridendo e avvicinandosi a lei. “Tu mi vuoi uccidere con i tuoi giochetti!” gli rispose Alice con un grande sospiro di sollievo. “Ma come potrei farti morire, Sardina? Non l’hai ancora capito che senza di te non ce la faccio ad andare avanti?” le sussurrò Rudi mentre le prendeva il viso tra le mani. “Davvero?!” chiese lei quasi incredula.

Quell’acquazzone di fine estate sembrava non voler abbandonare Roma: chi fino a mezz’ora prima si era lamentato per il caldo cocente, ora era già irritato per i disagi causati dal temporale. Ma nel cuore della Garbatella, due ragazzi uniti in un lunghissimo bacio sembravano non accorgersi di quanto stesse accadendo intorno a loro. Il ragazzo prese in braccio la ragazza mentre continuava a baciarla con trasporto e insieme varcarono la soglia di casa, finalmente pronti a vivere quell’amore che, seppur nato già da molto tempo, aveva aspettato quella cupa giornata di pioggia per squarciare le nubi delle loro paure e uscire libero alla luce del sole.

 

“…ma so che in fondo hai solo un po’ paura

e che tu non mi dimenticherai,

perché siamo una scintilla d’acqua e d’elettricità…”

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