I dannati di Malva

di Rixbob
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1- Zeno il Mezzosangue ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 - Accoglienza ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Verità ***



Capitolo 1
*** capitolo 1- Zeno il Mezzosangue ***


CAPITOLO 1
ZENO, IL MEZZOSANGUE

 
Un colpo di frusta. Violento, doloroso, inatteso. -Più veloce! Spala più veloce feccia!- mi urlò la Guardia, era uno nuovo, arrivato da pochi giorni ai Livelli inferiori. Ancora eccitato dalla divisa rossa che portava, era uno dei più attenti, uno dei più cattivi e violenti. Uno di quelli che quando sono arrivato qui la prima volta ammiravo.
Ma sono cambiato da allora.
Quando sono sceso qua sotto ero Telkar, il mezzosangue cresciuto con gli umani, il primo mezzosangue che era diventato una Guardia, la spia che si era offerta per porre fine agli omicidi che infestavano Malva. Allora ero convinto che gli uomini fossero tutti giusti e facessero solo bene, e vedevo i Drow come bestie immonde, disprezzavo l'omicida Drow, che si abbassava ad usare la magia contro poveri innocenti; non faceva distinzioni: bambini, ragazze, vecchi... erano tutti umani, per questo li ammazzava. E avevano tutti a che fare col miravar. 
Il miravar, quella pietra preziosa derivante dagli alberi della Foresta dalla quale i Drow, e in parte anche io, avevano origine. Il miravar, che era usato per fare preziosi gioielli che le donne mostravano orgogliose. Il miravar, che i Drow erano costretti a lavorare, le cui polveri tossiche finivano nei tubi per l'aerazione, che noi Drow respiravamo. Il miravar, che piano piano ci stava decimando tutti. Il miravar, ecco quel'era il filo conduttore di tutto.   
Mi sono bastate poche settimane, perché il mio modo di vedere le cose cambiasse. No, gli umani non sono tutti buoni, c'è il male e c'è il bene. Il Male, quegli uomini che ci fanno respirare polveri tossiche perché "Tanto sono solo Drow"; il Male, le Guardie che ci lasciano morire qua sotto tra atroci sofferenze e che ci sfruttano come bestie. Il Bene, gli uomini che portano schiavi Drow nelle loro case e li trattano come membri della famiglia; il Bene, gli uomini che credono veramente che ci facciano un favore portandoci via dalla Foresta. 
Il mondo non è solo Male o solo Bene, ci sono entrambi, e sta a noi far prevalere il Bene. 
Prima ero Telkar, ora sono Zeno, il Mezzosangue. Non mi vergogno più di esserlo. Voglio essere un mezzosangue, ne vado fiero.
Alla fine la mia missione l'ho compiuta, ho scoperto e ucciso l'omicida Drow... solo che era Lavio, il mio migliore amico. Lavio un tempo era Gusso, aveva una moglie e una figlia. ma scoprì il segreto del miravar, uccisero la sua famiglia, credevano di aver ucciso anche lui. Ma lui non era morto, tornò in quell'inferno che sono i Livelli Inferiori e cominciò ad uccidere. Per vendicare sua figlia e sua moglie, per vendicare tutti i bambini, le donne, i vecchi, tutti i Drow morti per il miravar o per le frustate, la fame, la stanchezza. 
Lui credeva nei gesti dei singoli. Adesso ci credo anche io, ma io non combatterò gli uomini con la violenza. La mia sarà una guerra di parole, di verità sussurrate, di ribellione silenziosa. 
La mia verità a Malva non ha attecchito. Ma ai Livelli Inferiori lo farà, eccome se lo farà! 
Darò vita a una rivolta, che porterà finalmente gli uomini e i Drow a vivere insieme, in pace, senza schiavi e padroni.
Questo è quello che voglio fare, questo è quello che farò.
Io sono Zeno, vengo da un piccolo appartamento al piano terra di una fatiscente palazzina, ma rimpiango i profumi della Foresta che non ho mai visto. Sono Zeno, il Mezzosangue, colui che cambierà il mondo, partendo dal basso.
Sono Zeno, e questa è la mia storia.



Salve a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, lo so è un po' corto, ma i prossimi capitoli saranno più lunghi, posso assicurarvelo :D
Detto questo, spero di ricevere tante recensioni, anche se so che questo libro di Licia Troisi non è molto conosciuto (un libro molto carino fra l'altro, che consiglio a tutti di leggere) 
Bene! Aggiornerò la prossima settimana, più o meno!
Un bacio!
Roberta ^.^

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Capitolo 2
*** capitolo 2 - Accoglienza ***


CAPITOLO 2

ACCOGLIENZA

 

La frusta mi colpì di nuovo, mentre la Guardia ancora inveiva contro di me. Ma io non lo ascoltavo più. Svolgevo il mio lavoro meccanicamente, sapendo che, questa volta, nessuno si sarebbe preso la colpa per i miei sbagli.

Una volta, era Lavio a farlo per me… Ma la notte in cui l’ho ucciso, tutti hanno capito che in realtà ero una spia, anche coloro che non facevano parte del mio dormitorio o gruppo di lavoro.

È vero, sono tornato qua sotto da schiavo, ma gli altri Drow non mi hanno accettato, si ricordavano ancora perfettamente di me che gridava alla Guardia di sbrigarsi, perché un Drow stava andando ad uccidere ancora.

Quando sono tornato mi hanno messo in un dormitorio e in una fornace diversa, adesso lavoro per far arrivare l’acqua calda a Malva.

La cosa che mi è dispiaciuta di più è stato vedere che nel mio dormitorio c’era Carea, è stato lui il primo a scoprire che ero una spia. Non potrò mai dimentica quello che mi disse quando entrai nel suo, nel nostro, dormitorio.

Entrai con la testa bassa, mentre una Guardia ancora mi premeva la lancia sulle scapole. Mi mostrò il mio posto, poi andò via, disgustato dal nero della mia pelle e dai miei capelli grigi.

Sentivo gli sguardi dei presenti puntati su di me, alcuni mormoravano preoccupati, alcuni evitavano i miei occhi, impauriti, molti, moltissimi altri, mi guardavano con odio. Tra questi, Carea era il più ostile, fu lui a parlare per primo –Ancora qui, traditore?-

-Non sono un traditore, Carea. Sono qui per dimostrarvelo-

Una donna uscì dal gruppo, stringendo forte la mano di un bambino –Cosa ci fa credere che ci possiamo fidare di te? Che garanzie abbiamo?-

Mi sedetti pesantemente a terra, stampai un sorriso stanco sul viso –Non ne avete. Avete solo la mia parola. Ma se mi conoscete come credete di farlo… dovreste sapere che basta e avanza-

Guardai Carea intensamente, aveva le nocche bianche, talmente stringeva i pugni, era rosso di rabbia. Il suo viso era così simile a quello di Lavio quella sera… eppure era anche così diverso… -Non raccontare balle, traditore! La tua parola vale quanto quella di una Guardia! Tu sei esattamente come loro! Lui ti aveva salvato la vita! Aveva salvato quella piccola, inutile cosa che è la tua vita! Non meritavi la sua amicizia! Non meritavi niente! E lui invece ti ha dato tutto!- i suoi occhi si inumidirono appena, o forse fu solo una mia impressione –E qual’è stato il tuo modo di ringraziarlo, eh? Lo hai ammazzato! Hai ucciso il tuo salvatore! Non meriti una seconda chance, non meriti niente!-

Rimasi con la bocca aperta, volevo urlare che non era così, che non volevo ucciderlo, che avrei preferito morire io, piuttosto che ucciderlo, che la mia mano aveva agito contro la mia volontà. Ma non ci riuscivo. La bocca non rispondeva ai miei comandi, rimasi con la bocca spalancata, sperando che qualcuno capisse la mia silenziosa preghiera. Ma non lo fece nessuno. Nel dormitorio solo facce ostili.

Su nessuno di quei volti c’era un briciolo di comprensione, o, quantomeno, di compassione. Io mi sentivo uno di loro, ma per loro ero solo un Traditore.

Una Guardia arrivò di corsa, richiamata dal baccano.

Ci urlò  di andare a dormire, che non voleva sentire volare una mosca. Io non lo sentivo, la sua voce mi appariva distante. Doveva veramente finire così? Doveva veramente finire prima ancora che fosse cominciata?

Non riuscivo a crederlo, non potevo accettarlo.

Mi misi a letto silenziosamente, nessuno  più badava a me, ma non mi importava. Le parole di Carea mi avevano ferito molto. No, io non ero più una Guardia, non ero più uno di loro. Io mi sentivo completamente Drow, ormai.

Volevo urlare al mondo la mia verità. Volevo che tutti sapessero perché ero venuto, poi, mi avrebbero pure potuto uccidere, ma prima dovevano sapere. Ne avevano il diritto.

Presto il rumore di corpi che si giravano nel sonno, il respiro di centinai di persone, mi cullarono. Erano gli stessi di quelli che c’erano nell’altro dormitorio, quando arrivai la prima volta. Almeno quello non era cambiato.

 

Un'altra frustata mi riportò alla realtà. Guardai la Guardia di sottecchi, il mio sguardo era carico di odio. Io non ero come lui. Non lo ero neanche quando stavo Sopra. Non ero mai stato così.

Pochi secondi dopo, un ragazzino alla mia destra, si piegò in due, e cominciò a tossire.

 

 

Salve a tutti! Spero che questo secondo capitolo vi piaccia! ^.^  

Ringrazio Porrima Noctuam Tacet433 per la recensione, spero che anche questo capitolo le piaccia e possibilmente piaccia anche a qualcun altro ^.^

Recensite se vi va! A me fa sempre piacere! ^.^

Roberta

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Capitolo 3
*** Capitolo 3- Verità ***


 

Capitolo 3
Verità
Guardai il ragazzino con dolcezza, mentre continuavo a lavorare. Era proprio come Lavio, quando aveva cominciato ad uccidere. La frustata arrivò violenta ed inattesa. La stessa Guardia che aveva frustato me, adesso fustava quel ragazzino. 
Decisi d'impulso, senza pensare.
-Non frustarlo!- urlai alla Guardia -Non frustarlo! Sono stato io! Sono stato io a distrarlo dal lavoro! Non frustarlo!-
La Guardia mi guardò come se fossi pazzo, poi sorrise malevolo. Sapeva benissimo che non era colpa mia, ma perché non sfruttare un occasione così bella?
-Ah davvero? Sei stato tu, mezzosangue?- disse, mentre la frusta si tuffava velocemente sulla mia schiena, coperta solo da una sottile camicia. Il dolore fu atroce, ma lo accolsi come una carezza. Se non mi fossi offerto volontario, la vittima di quella tortura sarebbe statp un ragazzino indifeso, con la sola colpa di aver avuto un attacco di tosse.
La Guardia rise spudoratamente vedendo il mio dolore -Questo era per farti capire chi è che comanda qui!- si rivolse al ragazzino -E questo è perché non sei neanche capace di prenderti due frustate meritatissime!- rise, la frusta si abbetté sulle spalle nude del ragazzo per ben quattro volte. 
Poi la Guardi si allontanò, il suo turno era finito; mentre a noi toccavano ancora un numero indeterminato di ore di lavoro.
*****
Mi sorpresi quando rividi il ragazzino nel mio dormitorio, solo qualche "letto" più in là. In effetti erano già un paio di giorni che Dastio, l'anziano Drow che abitava quel letto, non si faceva vedere.
Mi si avvicinò poco dopo la cena, quando fummo tutti alla taverna, mi aveva riconosciuto.
Non appena mi arrivò davanti il suo viso si aprì in un gran sorriso .Ciao! Ti volevo ringrazioare per quello che hai fatto oggi, sei stato... gentile-
Gli sorrisi debolmente, possibile che non mi avesse riconosciuto? -Mi sembrava la cosa giusta da fare, non devi ringraziarmi. E poi, non sono neanche riuscito a evitarti le frustate...-
-Almeno ci hai provato! Non preoccuparti!- sorrise, poi cominciò a squadrarmi, era arrivato il momento -Ma io ti conosco...- Infatti - Ma si, ora ricordo! Tu sei Zeno! Sei venuto alla fornace del miravar qualche tempo fa! Ti ricordi di me? Sono Millo! Hai dormito vicino a me quando sei andato alle fornaci!-
Sobbalzai un attimo, si mi ricordavo: quando ancora mi costringevo a sentirmi come loro ero andato un paio di volte alle fornaci del miravar, una volta avevo anche dormito lì... era stato allora che avevo lo incontrato, era stato lui, inconsciamente, a darmi la soluzione al problema.
-Si, certo che mi ricordo! Ma come mai ti hanno spostato qua?- chiesi, anche se conoscevo già la risposta
-Dastio mi ha sostituito alla fornace... ma malato per com'è non durerà molto- disse
Non puoi neanche immaginare quanto hai ragione... pensai
-Tu invece? Hai raccolto altre informazioni sul miravar?- mi chiese all'improvviso. Alzai la testa di scatto e lo guardai fisso, lui sembrò riconoscere la mia agitazione, infatti disse -Quando sei venuto eri molto curioso, ho pensato che avresti voluto altre informazioni...-
-Si, è così- disse, un po' più rilassato, ma non di molto -Non hai idea di cosa ho scoperto-
-Dimmi tutto- disse avvicinandosi con fare cospiratorio, probabilmente credendo che stessi scherzando
-Ai Piani Alti- cominciai, lanciando uno sguardo preoccupato al soffitto umido - lavorano il mir...-
-MILLO!- urlò Carea -Che stai facendo! Non devi ascoltare questo traditore!-
-Ma Carea, stavamo solo parlando!- ribatté il ragazzo
-Non mi interessa cosa stvate facendo!- mi lanciò un occhiata ostile -Non devi parlargli!-
-Invece io...-
Sentì la rabbia crescermi nel petto, quella non era la guerra di Millo, era la mia, ed ero io a doverla combattere -Non prendertela con lui- dissi
-Non osare proferir parola! A te ci penserò dopo!-
-Non prendertela con lui- ripetei, alzandomi in piedi e andando verso di lui. La taverna si zittì mentre mi avvicinavo a lui -Non prendertela con chi non fa niente di male- dissi
Ero a pochi centimetri da lui, il suo respiro sapeva di alcol. Caricò un pugno ma, forse per l'alcol, forse per la sua poca atleticità, non mi venne difficile fermarlo. Lo spinsi indietro, quello per poco non perdette l'equilibrio. 
Adocchiai uno dei pochi tavoli vuoti e mi ci avvicinai, tutti si spostavano al mio passaggio, impauriti; non ci feci caso, per fare quello che avevo in mente di fare avevo bisogno della massima sacralità possibile. Salì sul tavolo.
Dalla mia posizione sopraelevata vedevo tutti, mi guardavano tutti curiosi, Millo era scioccato, non capiva, Carea era livido di rabbia.
Feci un respiro profondo e cominciai il mio discorso -Sapete tutti chi sono. Sapete tutti la mia storia. Sapete tutti quello che ho fatto... MI avete affibbiato il nome di Traditore, e forse all'inizio lo sono stato- li guardai tutti, ad uno ad uno - Ma ora non sono più quella persona. Adesso sono dalla vostra parte-
-Menzogne- urlò qualcuno, seguito a ruota da molti altri. Li fermai tutti con un gesto della mano.
-Sono dalla vostra parte, perché ho visto e ho capito ciò che gli uomini vi fanno, ciò che gli uomini ci fanno. Per tutta la mia vita a Malva credetti che i Drow fossero esseri impuri, rozzi, che portandoli via dalla foresta li rendessimo civili, li rendessimo partecipi della nostra superiorità. Mi abituarono a pensare questo, fin da piccolissimo, mi resero cieco di fronte a una realtà evidente. Quando sono venuto qua, sono venuto sotto le vesti di spia,  vero, lo ammetto. Ho fatto cose orribili, ma non posso dire che me ne dispiaccia, perché se non fossi stato tale non avrei mai saputo la verità: su di voi, su Malva e sul miravar. 
-Il mio compito era quello di scoprire chi fosse l'assassino Drow che girava per Malva. Ci riuscì, ma scoprì una cosa ancora più importante- tutti i presenti pendevano dalle sue labbra. Perfetto -Qui ci fanno azionare ponti, fornaci, tutte le macchine che fanno funzionare Malva, ma ci fanno lavorare anche nella fornace peggiore di tutte: la fornace del miravar, una pietra molto di moda ai Piani Alti, quando andiamo in quelle fornaci azioniamo i macchinari che permettono agli uomini di lavorarlo. E questo, più o meno, lo sapevate tutti.
-Ciò che non sapete è che quelle macchine producono una polvere, simile a sabbia, ma molto pericolosa, che andrebbe smaltita per evitare che qualcuno rimanga ucciso. Ma smaltirla costerebbe molti soldi, e gli uomini non hanno voglia di farlo. - Vidi di sfuggita delle Guardie precipitarsi nella taverna, ma io continuai, imperterrito -Per questo! Per questo motivi gli uomini la buttano nelle nostre condutture! Facendocela respirare sempre! Ogni giorno! Anche adesso! Per questo molti di noi stanno male dopo aver lavorato alla fornace del miravara!- delle mani forti mi presero per le gambe, buttandomi giù dal tavolo. Mi trascinavano fuori dalla taverna, cercando di coprirmi la bocca mentre ancora urlavo a tutti la verità, di sfuggita, vidi qualcuno coprirsi naso e bocca con le braccia, poi mi portarono fuori dalla taverna. 
Un dolore sordo alla testa, e tutto divenne nero. 

Capitolo 3

Verità

Guardai il ragazzino con dolcezza, mentre continuavo a lavorare. Era proprio come Lavio, quando aveva cominciato ad uccidere. La frustata arrivò violenta ed inattesa. La stessa Guardia che aveva frustato me, adesso fustava quel ragazzino. Decisi d'impulso, senza pensare.

-Non frustarlo!- urlai alla Guardia -Non frustarlo! Sono stato io! Sono stato io a distrarlo dal lavoro! Non frustarlo!-

La Guardia mi guardò come se fossi pazzo, poi sorrise malevolo. Sapeva benissimo che non era colpa mia, ma perché non sfruttare un occasione così bella? -Ah davvero? Sei stato tu, mezzosangue?- disse, mentre la frusta si tuffava velocemente sulla mia schiena, coperta solo da una sottile camicia. Il dolore fu atroce, ma lo accolsi come una carezza. Se non mi fossi offerto volontario, la vittima di quella tortura sarebbe stato un ragazzino indifeso, con la sola colpa di aver avuto un attacco di tosse.

La Guardia rise spudoratamente vedendo il mio dolore -Questo era per farti capire chi è che comanda qui!- si rivolse al ragazzino -E questo è perché non sei neanche capace di prenderti due frustate meritatissime!- rise, la frusta si abbetté sulle spalle nude del ragazzo per ben quattro volte. 

Poi la Guardi si allontanò, il suo turno era finito; mentre a noi toccavano ancora un numero indeterminato di ore di lavoro.

*****

Mi sorpresi quando rividi il ragazzino nel mio dormitorio, solo qualche "letto" più in là. In effetti erano già un paio di giorni che Dastio, l'anziano Drow che abitava quel letto, non si faceva vedere.

Mi si avvicinò poco dopo la cena, quando fummo tutti alla taverna, mi aveva riconosciuto.

Non appena mi arrivò davanti il suo viso si aprì in un gran sorriso .Ciao! Ti volevo ringrazioare per quello che hai fatto oggi, sei stato... gentile-

Gli sorrisi debolmente, possibile che non mi avesse riconosciuto? -Mi sembrava la cosa giusta da fare, non devi ringraziarmi. E poi, non sono neanche riuscito a evitarti le frustate...-

-Almeno ci hai provato! Non preoccuparti!- sorrise, poi cominciò a squadrarmi, era arrivato il momento -Ma io ti conosco...- Infatti - Ma si, ora ricordo! Tu sei Zeno! Sei venuto alla fornace del miravar qualche tempo fa! Ti ricordi di me? Sono Millo! Hai dormito vicino a me quando sei andato alle fornaci!-

Sobbalzai un attimo, si mi ricordavo: quando ancora mi costringevo a sentirmi come loro ero andato un paio di volte alle fornaci del miravar, una volta avevo anche dormito lì... era stato allora che avevo lo incontrato, era stato lui, inconsciamente, a darmi la soluzione al problema -Si, certo che mi ricordo! Ma come mai ti hanno spostato qua?- chiesi, anche se conoscevo già la risposta

-Dastio mi ha sostituito alla fornace... ma malato per com'è non durerà molto- disse

Non puoi neanche immaginare quanto hai ragione... pensai

-Tu invece? Hai raccolto altre informazioni sul miravar?- mi chiese all'improvviso. Alzai la testa di scatto e lo guardai fisso, lui sembrò riconoscere la mia agitazione, infatti disse -Quando sei venuto eri molto curioso, ho pensato che avresti voluto altre informazioni...-

-Si, è così- disse, un po' più rilassato, ma non di molto -Non hai idea di cosa ho scoperto-

-Dimmi tutto- disse avvicinandosi con fare cospiratorio, probabilmente credendo che stessi scherzando

-Ai Piani Alti- cominciai, lanciando uno sguardo preoccupato al soffitto umido - lavorano il mir...-

-MILLO!- urlò Carea -Che stai facendo! Non devi ascoltare questo traditore!-

-Ma Carea, stavamo solo parlando!- ribatté il ragazzo

-Non mi interessa cosa stvate facendo!- mi lanciò un occhiata ostile -Non devi parlargli!-

-Invece io...-

Sentì la rabbia crescermi nel petto, quella non era la guerra di Millo, era la mia, ed ero io a doverla combattere -Non prendertela con lui- dissi

-Non osare proferir parola! A te ci penserò dopo!-

-Non prendertela con lui- ripetei, alzandomi in piedi e andando verso di lui. La taverna si zittì mentre mi avvicinavo a lui -Non prendertela con chi non fa niente di male- dissi. Ero a pochi centimetri da lui, il suo respiro sapeva di alcol. Caricò un pugno ma, forse per l'alcol, forse per la sua poca atleticità, non mi venne difficile fermarlo. Lo spinsi indietro, quello per poco non perdette l'equilibrio. 

Adocchiai uno dei pochi tavoli vuoti e mi ci avvicinai, tutti si spostavano al mio passaggio, impauriti; non ci feci caso, per fare quello che avevo in mente di fare avevo bisogno della massima sacralità possibile. Salì sul tavolo.

Dalla mia posizione sopraelevata vedevo tutti, mi guardavano tutti curiosi, Millo era scioccato, non capiva, Carea era livido di rabbia.

Feci un respiro profondo e cominciai il mio discorso -Sapete tutti chi sono. Sapete tutti la mia storia. Sapete tutti quello che ho fatto... MI avete affibbiato il nome di Traditore, e forse all'inizio lo sono stato- li guardai tutti, ad uno ad uno - Ma ora non sono più quella persona. Adesso sono dalla vostra parte-

-Menzogne- urlò qualcuno, seguito a ruota da molti altri. Li fermai tutti con un gesto della mano.

-Sono dalla vostra parte, perché ho visto e ho capito ciò che gli uomini vi fanno, ciò che gli uomini ci fanno. Per tutta la mia vita a Malva credetti che i Drow fossero esseri impuri, rozzi, che portandoli via dalla foresta li rendessimo civili, li rendessimo partecipi della nostra superiorità. Mi abituarono a pensare questo, fin da piccolissimo, mi resero cieco di fronte a una realtà evidente. Quando sono venuto qua, sono venuto sotto le vesti di spia,  vero, lo ammetto. Ho fatto cose orribili, ma non posso dire che me ne dispiaccia, perché se non fossi stato tale non avrei mai saputo la verità: su di voi, su Malva e sul miravar. 

-Il mio compito era quello di scoprire chi fosse l'assassino Drow che girava per Malva. Ci riuscì, ma scoprì una cosa ancora più importante- tutti i presenti pendevano dalle sue labbra. Perfetto -Qui ci fanno azionare ponti, fornaci, tutte le macchine che fanno funzionare Malva, ma ci fanno lavorare anche nella fornace peggiore di tutte: la fornace del miravar, una pietra molto di moda ai Piani Alti, quando andiamo in quelle fornaci azioniamo i macchinari che permettono agli uomini di lavorarlo. E questo, più o meno, lo sapevate tutti.

-Ciò che non sapete è che quelle macchine producono una polvere, simile a sabbia, ma molto pericolosa, che andrebbe smaltita per evitare che qualcuno rimanga ucciso. Ma smaltirla costerebbe molti soldi, e gli uomini non hanno voglia di farlo. - vidi di sfuggita delle Guardie precipitarsi nella taverna, ma io continuai, imperterrito -Per questo! Per questo motivi gli uomini la buttano nelle nostre condutture! Facendocela respirare sempre! Ogni giorno! Anche adesso! Per questo molti di noi stanno male dopo aver lavorato alla fornace del miravara!- delle mani forti mi presero per le gambe, buttandomi giù dal tavolo. Mi trascinavano fuori dalla taverna, cercando di coprirmi la bocca mentre ancora urlavo a tutti la verità, di sfuggita, vidi qualcuno coprirsi naso e bocca con le braccia, poi mi portarono fuori dalla taverna. 

Un dolore sordo alla testa, e tutto divenne nero. 

 

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