You aren' t perfect... but I want you at my side.

di Osage_No_Onna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Green&White ***
Capitolo 2: *** The Last Hope ***
Capitolo 3: *** The First Kiss ***
Capitolo 4: *** Is that a dream? ***
Capitolo 5: *** Il falco dell' ultimo giorno ***



Capitolo 1
*** Green&White ***


 Green&White

 
Narraci, o Musa, dei due ragazzi le gesta
Che determineranno il loro amore
Canta, o Calliope, racconta con ardore
Narra, anche solo un indizio a noi basta.
 
Il destino volle che s’ incrociarono le loro strade:
Lui camminava con gli amici in allegria
Lei passava, oppressa dalla malinconia.
Così le due anime si erano incontrate.
 
Il Verde e il Bianco creano un’ armonia perfetta
Ed un sentimento amoroso tra loro sboccerà
Tutto questo la nostra gioia accrescerà
Canta, o Musa, la nostra storia diletta.


Angolo dell' Autrice
Goood Afternoon! Non ho la più pallida idea di come mi sia venuto in mente di scrivere una poesia "Simil-Proemio", ma l' idea mi piaceva, LOL! Lo so, è una cretinata, ma almeno fa rima!
Voi cosa ne pensate?!?
See you!
-Puff 


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Capitolo 2
*** The Last Hope ***


A.A.A [Angolo Anticipato dell' Autrice]
Buonasera gente! No, visto l' orario (21.11) direi che ci sta. Non so quanti di voi abbiano già letto la storia "Batticuore", la prima pubblicata in questa raccolta di One-shot, ma mi dispiace avvisarvi che in effetti devo cambiare il primo capitolo.
*Sguardi infuriati dei lettori pronti con pomodori, lance e forconi*
NOOO, VI PREGO, LASCIATEMI SPIEGARE!
L' idea originale era pubblicare in questa raccolta TUTTE le storie riguardanti la coppia Tomoya*Yumiko (comprese quelle in cui parla solo uno dei protagonisti), ma ho cambiato idea.
*Sguardi basiti*
EH BEH? *Mod.PecoraON*
Ritroverete "Batticuore" pubblicata come One-Shot singola.
Ed ora... (La canzone che accompagna questa OS è la traduzione di "And I'm Home", che fa parte della colonna sonora dell' anime Puella Magi Madoka Magica)

 The Last Hope
 

Ci sarà sempre tepore qui.
Anche se è stato uno sbaglio non importa
Sarò sempre al tuo fianco…”
 

 
Yumiko stava camminando per una strada deserta, trascinandosi dietro un trolley strapieno mentre ascoltava musica. Ma quasi non se accorgeva. Cosa stava ascoltando, “Magia” o “Fireworks”? Non avrebbe saputo dirlo. Aveva sbagliato strada, ma era così assorta che non ci aveva neanche fatto caso. Al posto di procedere sulla strada per l’ aeroporto, dove era diretta, aveva imboccato un sentiero che conduceva ad un boschetto.
Pensava, forse troppo. A quell’ incubo che aveva preso forma il 25 aprile. Aveva giurato che non avrebbe mai più pensato a quell’ orrore, ma suo malgrado continuava a farlo.
Si dimenticò persino di spegnere il suo I-pod, nonostante non stesse più ascoltando musica. Non era certo dell’ umore adatto per fare conversazione, ma chi la vide e la raggiunse non lo poteva certo immaginare.
“Ehi! Come mai qui?”
Nel vedere il bel viso asiatico arrivare al suo fianco, Yumiko spense l’ I-pod e si tolse le cuffie.
“Puoi ripetere?”
“Come mai sei qui?”
“Devo andare all’ aeroporto…OH, NO! Kami-sama, ero così assorta che ho sbagliato strada! Che stupida che sono!”
A Tomoya la ragazza era parsa molto agitata nonostante avesse risposto abbastanza piattamente alle domande. Ma non solo per il fatto che si fosse persa.
“Che hai?”
“Niente… senti, devo controllare una cosa.”
La ragazza se ne andò dietro un’ albero poco distante e scoppiò a piangere, ma in silenzio, senza farsi sentire. Aveva le spalle scosse dai singhiozzi e il viso nascosto dalle mani tremanti. Pensava a quel terribile mese di maggio di cui portava ancora i segni: una velata malinconia e l’ irrigidimento, anche se minimo, del suo carattere, in origine dolce e docile, ma anche serio e responsabile. Doveva essere via da un bel po’, perché il ragazzo si era sporto, curioso, per vedere cosa stesse facendo Yumiko. A vederla in lacrime gli si spezzò il cuore e anche tutto il resto. Non poteva sopportare di vederla così. Si sedette accanto a lei e le accarezzò dolcemente i capelli. Ritrovata la compostezza, Yumiko si asciugò le lacrime e volse lo sguardo verso di lui.
“Tomoya… grazie. Non dovevi. Non posso giustificarmi, né tantomeno avevo voglia di coinvolgerti nelle mie sciocche faccende, ma ti ringrazio.”
“Sciocche faccende le tue? Andiamo, non farmi ridere. Le tue faccende non sono mai sciocche. Ma dimmi” disse lui incupendosi “perché stavi piangendo?”
“Per due motivi. Il primo è quella dannata persecuzione cominciata il 25 aprile. Non so perché ma mi sento responsabile. Se fossi stata diversa forse quei tre mi avrebbero accettata. So per esperienza che quando uno è cocciuto difficilmente lo si riesce a fermare… ma fossi morta prima, forse sarebbe stato meglio.”
La tristezza e l’ apprensione di Tomoya si trasformarono in rabbia. Che diritti aveva Yumiko per dire quelle parole?
“SMETTILA!”tuonò all’ improvviso.
Yumiko, spaventata, si coprì il viso con una mano. Non pensava che quel ragazzo potesse avere scatti d’ ira così violenti.
“Tu non hai alcun diritto di dire queste cose! Hai mai pensato che qualcuno tiene veramente a te, oltre alla tua famiglia?!? La colpa non è tua.  È colpa di quei tre stupidi. Erano LORO a non avere il diritto di perseguitarti. Tu non avevi fatto niente di male, erano LORO gli stupidi, lo ripeto. Stupidi e razzisti. Non dovresti neanche perdere del tempo a pensare a quegli individui. Non meritano la tua indulgenza.”
La ragazza si sentì confortata dalle parole del ragazzo. Sorrise, come per assicurargli che non ci avrebbe pensato più e che si sarebbe goduta la sua felicità. Ciò nonostante, era ancora in lacrime.
Tomoya si rilassò, dopo essere esploso così violentemente. “E il secondo motivo?”
Le lacrime ricominciarono a scendere fitte sul bel volto della ragazza e, d’ istinto, abbracciò il ragazzo.
Tra i singhiozzi, riuscì a dire: “Il secondo motivo sono i miei sentimenti.”
“…I tuoi sentimenti? Che vuoi dire?”
“Pensavo che fosse un’ illusione, ma alla fine l’ ho dovuto ammettere a me stessa: tu mi piaci, Tomoya. E tanto. Non so come ho fatto a tenerlo nascosto per così tanto tempo, ma dentro di me credevo di scoppiare. Ce l’ avevo con me stessa anche perché non ero abbastanza coraggiosa da dirti che mi piacevi così tanto…”
“L’ hai appena fatto, Yumiko-chan. Come vedi non sei una codarda.”
Yumiko ancora non l’ aveva realizzato, ma si sentì al settimo cielo. Strinse ancora più forte il ragazzo. Che ricambiò teneramente. Anche lui, dentro di sé, scoppiava dalla gioia: era ricambiato! Anche lui amava la ragazza da un bel po’, ma neanche lui, come lei, era stato abbastanza coraggioso da ammetterlo.” “Alla fin fine” disse fra sé con un risolino“qui il pusillanime sono io.”
Yumiko non lo sentì. I due ragazzi restarono abbracciati per un po’.
Quando sciolsero l’ abbraccio, Tomoya chiese: “Vuoi che ti accompagni all’ aeroporto?”
“Conosci la strada?!? Non pensavo fossi un profondo conoscitore di Firenze.”rispose Yumiko ridendo.
“In effetti no. Ma non sono neanche uno sprovveduto.”
“Ah no, questo no.” Poi, esitando, aggiunse: “Tu sei il mio ragazzo.”
Si guardarono negli occhi per degli istanti che sembravano interminabili. Poi scoppiarono a ridere nello stesso momento. Poi cominciarono a camminare.
“Devi già partire? Pensavo rimanessi per la festa di fine corso…”disse Tomoya un po’ dispiaciuto.
“Infatti rimango. Parto alle otto, ma consegno i bagagli subito, così al check-in facciamo più presto. Io e la mia famiglia, intendo.”
“Dove vai di bello quest’ estate?”
“Luglio lo passerò sicuramente in Giappone, anche perché devo cominciare una nuova serie di manga. In agosto, invece, verremo negli stati himalayani, sotto…ehm… consiglio di mia sorella Letizia. Quindi anche in Tibet.”
Stavolta fu Tomoya ad abbracciare Yumiko, sempre d’ impulso. Poi chiese: “Consiglio, eh?”
“D’ accordo, era un’ obbligo. Ma ne sono felice. Letizia dice che così smaltiremo i grassi durante le escursioni. Figurarsi! Io non la seguo di certo. Non penso che abbia molta voglia di fare trekking dopo uno sbalzo di circa otto ore. Benedetto jet-lag!”concluse ridendo.
Quella giornata i due ragazzi la passarono ridendo.
Non sapevano ancora cosa sarebbe successo quella sera…
 

 

“Sono proprio qui. Sono proprio qui.
Ti prego torna indietro e resta con me, lo farai?
Non cambieranno mai queste emozioni che ci siamo lasciati indietro..."

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Capitolo 3
*** The First Kiss ***


The First Kiss

 
Vedeva tutta la scena in modo distante, come in un video. La musica lenta e malinconica iniziava, mentre lei cominciava a camminare tra le ombre, vestita di bianco. Mano a mano che continuava a camminare, il colore dell’ abito mutava in grigio, sul suo viso tranquillo spuntava una smorfia di disperazione e, quando tre figure scure cominciarono a pungerla con delle lance, l’ abito diventò completamente nero e la ragazza cominciò a correre, il viso in lacrime coperto dalle mani. Dall’ ombra uscivano sette figure a colori, quattro ragazzi e tre ragazze, che rincorsero la ragazza dall’ abito nero, arrivata sul ciglio di un burrone.
La stessa preghiera, “Itte wa dame yo”, non morire…
La risposta flebile della ragazza insanguinata: “Rakuen nan te doko ni mo nai wa”, il paradiso scompare.
L’ abito nero ritornava bianco, ma tutto strappato. La ragazza sorrise: un sorriso bellissimo,  nonostante le lacrime che ancora scendevano dagli occhi leggermente allungati.
“Saigo  wa mabuta wo tojiru toki…
Gomen nante ayamaru watashi wo yurushite
Shiawase ni ochiteyuku…”
“Quando chiuderai gli occhi per l’ ultima volta
Perdonami
E sii felice…”
La scena sfumava via dolce e triste: la ragazza, sorretta dai suoi compagni che la aiutavano a camminare, si sedeva a terra e perdeva i sensi, sorridendo.
Il ragazzo ritornò finalmente alla realtà: erano le sette di sera del venticinque giugno 2012 –anno europeo, ovvio- ed  era seduto da quasi un’ ora su un’ altalena dal sedile di legno.
Era rimasto solo in quel parchetto perché non sapeva a quale festa andare delle due alle quali era stato invitato. Posò le punte dei piedi per terra e si diede una spinta. “Un’ ora passata a ciondolare è quasi insopportabile, altri cinque minuti e scoppierò dalla noia, è inevitabile.”
Le sette e cinque. Fu allora che la vide uscire, stupenda come sempre. L’ espressione sul volto e la mano sulla fronte non promettevano niente di buono. Entrò nel panico senza volerlo. Avvolta nel suo abito bianco con aggiunte di azzurro cielo, blu e viola, con il ciondolo bianco a forma di colomba e la coroncina argentata in testa, Yumiko Santoro era uscita prima della fine del ballo –lei aveva scelto il valzer, come Matilde e Stephan- e si stava dirigendo verso di lui.
Arrivata, scrollò via dall’ altalena accanto alla sua le foglie secche ed il terreno e poi vi ci sedette su. Sembrava stanca, pensò lui, e lievemente triste.
Non era più la tristezza che a fine maggio l’ aveva portata quasi a collassare, ma una tristezza leggera, dovuta forse ad un rimpianto. Ma i suoi occhi avevano quasi sempre quello sguardo un po’ vacuo, dovuto al dolore, che lo faceva intristire. Voleva vedere quegli occhi accendersi di gioia, e pensò che se nessuno aveva tentato a farlo ci avrebbe provato lui. Ci sarebbe riuscito, si ripropose fiducioso, mentre cercava una frase adatta per “attaccare bottone”. La ragazza, nel frattempo, aveva abbassato lo sguardo e, sporcando leggermente le ballerine viola, giocherellava con il terreno morbido e friabile.   
“Ciao, Yumiko-chan!”la salutò.
Lei si voltò e i suoi occhi si illuminarono. “Ecco dov’ eri, tibetain! Non ti avevo visto da nessuna parte, a nessuna delle due feste. Sei rimasto qui per un’ ora?”
“Bah… se devo dire tutta la verità, odio ballare. Ho la grazia, l’ eleganza e la delicatezza di un’ elefante, o meglio di una betoniera, come dici tu, quando muovo qualche passo di danza. L’ unica volta che ho ballato, in mezz’ ora, ho pestato i piedi a ben due ballerini e ho rovesciato una sedia.”rise Tomoya ricordando quelle scene.“E tu, ti sei divertita?”
“Certo, moltissimo. Sono molto accaldata. L’ aria condizionata va al massimo ma nelle sale si muore di caldo. Mi stava anche venendo mal di testa.”ripose lei facendo la faccina di un cagnolino imbronciato.
“Non che qui fuori si stia meglio… comunque com’ è andata?”
“Sono stata richiesta da ben quattro ragazzi nel giro di mezz’ ora ed ho ballato con loro un quarto d’ ora a testa, poi mi sono riposata e alla fine sono salita tra l’ orchestra e mi sono messa a suonare il Rondò Veneziano…”
“Fammi indovinare… Fantasia Veneziana, giusto?”
“Esattamente. Poi sono rimasta ancora un po’ e, prima che la mia testa scoppiasse, sono uscita. Stephan in quell’ ambiente ha molto successo, sai? È richiestissimo dalle ragazze… è molto elegante e il valzer lo balla benissimo. Sono tutte ai suoi piedi, tranne me.”
“Perché tu non sei il tipo che tradisce, giusto?”chiese il ragazzo leggermente ironico.
La ragazza sospirò e fece segno di no con la testa, poi si dondolò leggermente sull’ altalena. Aveva sempre quello sguardo triste e spento con cui era uscita dalla sala, ma a Tomoya sembrò che i suoi occhi fossero anche lucidi.
E quando una come Yumiko aveva gli occhi lucidi, la situazione… prometteva male, molto male.
La ragazza all’ improvviso decise di scendere saltando dall’ altalena e fece un piccolo salto, peccato che, appena toccò terra, inciampò in un grossa radice che sbucava fuori dal terreno cadendo supina.
Il ragazzo si alzò di scatto e scese dall’ altalena per aiutarla. Non appena arrivò accanto a lei, si inginocchiò: Yumiko voleva rialzarsi, ma un forte dolore al ginocchio glielo impediva. Ricadde seduta a terra con un gemito e il ragazzo  le scoprì la gamba alzando un lembo del vestito candido leggermente sporco di terra.
Si era sbucciata un ginocchio.
“Aspettami qui. Vado a prendere il disinfettante e un cerotto. Faccio in fretta.”disse telegrafico Tomoya accarezzando i capelli dell’ italo-giapponese, che gli rivolse uno sguardo da cucciolo smarrito e bisognoso d’ affetto.
Quegli occhi e quello sguardo colpirono il tibetano dritto al cuore.
Perché, perché Yumiko si sentiva ancora così male anche se ormai aveva tanti veri amici al suo fianco ed era fidanzata, ormai? Lui non riusciva  capire. Per quanto lui ne sapesse, la sua dolce Yumicchan aveva tutto ciò che avesse potuto desiderare. Ma a quanto pare si era sbagliato, le mancava qualcosa.
E forse quel qualcosa era la felicità interiore.
Si sbrigò in due microsecondi e, appena tornò dalla sua amata, le disinfettò la ferita, la coprì con un cerotto e la aiutò a rialzarsi.
Lei lo abbracciò improvvisamente stringendolo forte, come se avesse bisogno di sentirlo vivo, di sentire che era lì con lei. Poi i suoi occhi si velarono di lacrime.
Tomoya, però, se ne accorse, si staccò da lei e la guardò begli occhi, pensando che persino il suo modo di cominciare a piangere all’ improvviso fosse adorabile, perché lei lo faceva in silenzio, senza il minimo rumore.
Ma proprio l’ ultimo punto era quello negativo.
“Yumiko, che hai?”le chiese accarezzandole dolcemente una guancia.
Non l’ aveva mai vista così triste da quando si era confidata con loro sette mentre esploravano una pista di pattinaggio a Bolzano durante la notte.
“Io… non sono adatta a vivere in questo mondo. Ma neanche negli altri mondi, nel caso esistano.”singhiozzò lei premendo il viso contro il suo petto.
I due ragazzi cominciarono a passeggiare per il boschetto che circondava il parco e Tomoya disse, un po’ duro: “Cosa vuoi dire? Spiegati meglio.”
“Eccoti accontentato”sospirò lei, continuando a piangere. “Qui è scientificamente provato che, tra gli animali,solo gli individui più forti e che si adattano meglio ai cambiamenti riescono a sopravvivere. Tra gli umani bene o male è la stessa cosa, nel sociale: quelli più forti e duri vivono meglio. Io non sono né forte ne dura, non so fare altro che rispondere con una risatina indifferente e poi versare giù fiumi di lacrime, andandomi a riparare dietro agli altri. Sono debole, stupida e vigliacca. Non so neanche perché mi hai scelta come ragazza.”
A quella Tomoya non poté più trattenersi e sbatté un piede a terra, poi strinse forte a sé la sua dolce Yumiko, l’ italo-giapponese delle sue notti, la dolce mangaka che aveva sempre voluto accanto a lui.
“Adesso tu mi ascolti, d’ accordo?”cominciò il ragazzo dolce ma deciso. “Tu non sei né debole, né stupida, né vigliacca. Tu sei un angelo caduto dal cielo a cui hanno reciso le ali. Non devi più pensare queste cose, perché adesso hai accanto a te persone che dimostrano di tenere a questa piccola italo-giapponese dalla mente irrefrenabile. Io in particolare. Lasciati andare. Se vuoi essere coccolata, non c’è problema: io sono qui. In fondo siamo fidanzati adesso, no?”
“Sì, ti prego.”
Tomoya e Yumiko si sedettero vicini accanto ad un cespuglio di rose.
Yumiko abbracciò il ragazzo appoggiando la testa nell’ incavo della sua spalla, mentre lui la strinse forte e le accarezzò i capelli, le passò le mani sulle guance morbide e le baciò il collo, facendole il solletico e facendola ridere per un attimo.
Però sentiva che non bastava: doveva fare qualcos’ altro.
Così all’ improvviso prese il viso di Yumiko tra le mani le lo avvicinò al suo.
Lei arrossì all’ istante.
Le loro labbra si incontrarono, così come pure le loro lingue che si sfiorarono, si accarezzarono, si inseguirono e si ritrovarono, tutto in qualche minuto.
Quando si divisero, Yumiko era ancora più rossa di prima: sembrava felice ed imbarazzava al contempo. Tomoya, invece, era molto soddisfatto.
“Ma… ma…”La ragazza quasi non riusciva a parlare, ma poi scoppiò a ridere e si gettò nuovamente fra le braccia di lui, scompigliandogli i capelli castani e facendogli scintillare gli occhi a mandorla azzurro cielo.
Loro due stavano davvero bene insieme, ne erano certi. 


Angolo dell' Autrice
Olèèè! Ce l' ho fatta! Ho finalmente finito questa storia che era archiviata da secoli nella mia chiavetta USB Cocchy! Applausiiii!
Però la forma non mi piace per niente: me l' aspettavo più... romantica, più adatta all' atmosfera del racconto e con molte più descrizioni, invece ho scritto tutto a spezzoni. Mi sento un' incapace totale1
Voi che ne pensate?
See you!
-Puff

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Capitolo 4
*** Is that a dream? ***


 Is that a dream?

 
Beep, beep, beep…
Un vociare confuso.
Rumore di ruote sul pavimento.
Strane luci al neon, come quelle di un’ ospedale.
Un leggero odore di disinfettante.
Un tepore confortevole.
Qualcuno che tira su col naso.
Il suo corpo steso in orizzontale.
Ricorda poco di quello che era successo.
Una notte senza luna.
Un colpo secco di bastone, sulla nuca.
Il grido disperato di un ragazzo.
Poi più niente. Il buio totale.
“Oneesan!”
“Dove sono?”pensa lei confusa. Si sente debole e continua a girarle la testa. Sa che è viva, ma quello che ha potuto intuire in quel lasso di tempo nel dormiveglia l’ ha sconcertata. Non vuole riaprire gli occhi.
“Oneesan! Si sta riprendendo!”
Un coro di voci emozionato e qualcuno che si avvicina al vetro, poggiandoci la mano sopra.
Mitai…mitai…mirai.
Riapre gli occhi. È in coma, il corpo ancora debole, la tunica bianca. Dodici persone la attorniano. Le riconosce tutte e accenna un debole sorriso.
Sadako scoppia poco dignitosamente a piangere, mentre Letizia abbraccia suo padre Dario. Urara si commuove e si asciuga una lacrima con il dito medio.
“Oneesan!”
È Stephan che la chiama, felice. Usa il soprannome Oneesan, strano. Non usava Puella in Somnio?
Yumiko alza lo sguardo e vede una mano dorata appoggiata sul vetro. Non ha dubbi, è Tomoya. Lui non è commosso e non si lagna, non ride, le sorride e basta, un bellissimo
Sorriso che sembra dire: “Finalmente sei tornata tra noi, non vedevo l’ ora.”
Anche lei allunga la mano verso il vetro. Sente il calore della mano del ragazzo attraverso il vetro e sorride ancora di più. Stephan non regge e si commuove anche lui. Muhammad gli lancia uno sguardo significativo, dato che il biondo australiano si è rifugiato dietro di lui.
“She does it! What a lucky girl!” L’ inglese americano di Isaia, il losangelino. Quando era emozionato, con lei, ritornava all’ inglese, anche se con gli altri si era abituato a parlare in italiano.  Non l’ ha sentito bene attraverso il vetro ma ha letto le labbra.
Arriva un’ infermiera pallida e bionda, la fa uscire. Yumiko muove qualche passo incerto, ma poi raddrizza la schiena e cammina a testa alta. Sembra che in quella ragazzina dai capelli sciolti e le membra esili si fosse reincarnata una regina, e tutti coloro che erano presenti nella stanza la guardavano con ammirazione, stupiti che una ragazzina si riprenda così velocemente dopo parecchie ore di coma.
La visita dal medico con alcuni esercizi di riabilitazione dura tre quarti d’ora. Tre quarti d’ ora in cui Yumiko è costretta ad alzarsi, a riabbassarsi, a muovere il braccio, la gamba, il collo. Era sana e si muoveva perfettamente, aveva ancora la grazia e l’ elasticità acquistata in nove anni di pattinaggio.
“La paziente non ha subito traumi, quindi può essere dimessa oggi stesso.”Il dottore dal camice bianco sorride alla madre della ragazza, in tailleur bianco e la sciarpa azzurra al collo. “Ma ci stia attenta, non si può mai sapere.”
L’ incontro si chiude con una stretta di mano. Yumiko esce dallo spogliatoio: agli occhi di tutti è più bella del solito. Porta una maglia azzurra e uno scialle bianco appuntato da una spilla a forma di fiore. Il pantalone, fermato da due elastici vicino alla caviglia, è di un blu quasi grigio, mentre ai piedi porta degli stivali scamosciati con un fiocco di cuoio, bassi, insoliti a vedersi ai suoi piedi che calzano solamente scarpe da ginnastica o ballerine, ma ugualmente belli.
Sorride. Quel sorriso un po’ triste che una volta aveva attirato l’ attenzione di tutti.
Tomoya le corse incontro e l’ abbracciò. Era bello averla di nuovo fra loro, stingerla tra le proprie braccia: la sua preziosa giapponesina era di nuovo con lui. Era mancata a tutti, terribilmente: le giornate sembravano vuote senza la sua voce, senza i suoi disegni e i suoi discorsi, così saggi ma allo stesso tempo interessanti.
Yumiko chiude gli occhi e la realtà intorno a lei svanisce.
“Oneesan, svegliati…”
Ma come, non si era già svegliata? In effetti vede ancora l’ oscurità. Riapre gli occhi: strano, è in verticale e la coperta è gialla. Non era blu?si chiede confusa. Il libro L’ isola sotto il mare sul letto. Gli stivaletti scamosciati a terra, ordinatamente l’ uno di fianco all’ altro. La coperta ce l’ ha avvolta sopra alla vestaglia azzurra. E allora cos’ è quel tessuto giallo?
“Oneesan, finalmente ti sei svegliata. Hai fatto una bella dormita, sono quasi le cinque.”
“Tomoya?... Ma non ero in coma?”Yumiko è sconcertata: quello quindi era solo un sogno?
Lui la tiene stretta sé e la riscalda piacevolmente. È bello sentire il calore del suo corpo, specialmente a più di tremila metri d’ altezza e con un temporale a dir poco interminabile.
Lui ride leggermente. “Mi sa che sei ancora nel mondo dei sogni. Siamo in Tibet e sono le quattro e cinquantotto del pomeriggio. Ti sei addormentata mentre leggevi il libro, verso le due. I tuoi non sono ancora tornati. Dai, vieni in cucina, ti offro i t’o.”
Yumiko prende la mano al suo angelo tibetano e docilmente si lascia condurre nella cucina.
Fortunatamente, quello del coma era stato solo un sogno.
Ma era certa che niente avrebbe potuto scalfire l’ amore profondo che si era instaurato tra lei e Tomoya.


Angolo dell' Autrice
Good Afternoon Folk! Vi ho voluto lasciare questo racconto (finito da tipo due secoli e che stava ancora a marcire nella mia penna USB "Cocchy") così per sfizio, ed anche perchè qui il tempo fa pena, proprio come nel racconto. Ed inoltre io devo andare a fare latino, cosa decisamente piacevole da fare in un piovoso martedì pomeriggio. Eh sì, la calma mi rimbambisce.
Lasciate un parere a questa storia, eh?
Ci conto. Siate clementi...
See you!
-Puff
 
 

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Capitolo 5
*** Il falco dell' ultimo giorno ***


 Il falco dell’ ultimo giorno    

Brama ed esita la tua anima
Senza indugi dimmi cos’è che cerchi
nei sogni…

 
 
Era sola, ed era sfuggita all’ allegro chiacchiericcio delle sue sorelle. All’ improvviso si alzò la leggera tramontana che aveva spazzato la città durante tutte le vacanze. Avvicinò le ginocchia al viso e le circondò con le braccia, seduta sul muretto. I suoi begli occhi si adombrarono e due lacrime indisciplinate percorsero le sue guance, morendo sul mento. La maggior parte dei passanti non vedeva che una ragazza esile e un po’ bassa, che indossava un lupetto rosso e un poncho bianco che aveva l’ aria di essere morbidissimo e caldissimo. I suoi pantaloni larghi erano di una tinta tra il blu scuro e il grigio e aveva delle scarpe nere e bianche, chiuse da tre strappi. Quei pochi che avevano un’ anima sensibile o romantica e sognatrice pensavano che stesse aspettando qualcuno, ma fosse troppo timida per andare a cercarlo, e con i cenni delle loro mani esprimevano solidarietà verso di lei.
Il vento scuoteva leggermente i suoi bei capelli lunghi, mossi e puliti come avrebbe potuto fare con i suoi amati fiori di ciliegio se fosse stata primavera. Ma la fine dell’ anno era vicinissima ed erano ancora verdi solo i pochi alberi di agrumi sparsi per il giardino. Il resto era tristemente spoglio.
Un ragazzo dai vestiti troppo leggeri, che stava osservando la scena, si avvicinò alla ragazza silenzioso come una pantera e sfiorò delicatamente la sua guancia con un bacio.
“Che ci fai qui? Ormai è quasi pronto, no?”chiese il ragazzo sorridendo mentre le accarezzava la guancia.
«Se per “quasi” intendi fra mezz’ ora, allora sì, è quasi pronto in tavola.»rispose mestamente la ragazza, che corrispondeva al facoltoso nome di Yumiko Santoro.
“Non pensavo che potessi diventare depressa persino durante le feste… che è successo?” Tomoya, il fidanzato della ragazza, si sedette accanto a lei sul muretto, guardandola apprensivo.
“Niente… riflettevo. Sull’ anno che finirà a mezzanotte. Ma in fondo cosa proverò di diverso a mezzanotte e uno?”
“E perché fai così? Lo sai che A NOI dispiace molto vederti depressa?”
Yumiko sorrise: sapeva quanto i suoi amici tenessero a lei ed era loro grata per tutto l’ affetto che provavano verso di lei, nient’ altro che una ragazzina giapponese tremendamente famosa nella propria patria, con tante qualità ma con l’ unico grande difetto di diventare all’ improvviso depressa, scontrosa, irritabile… se lo meritava davvero?
«A dire tutta la verità, facevo un bilancio dell’ anno. A gennaio, il mio compleanno e l’ ondata di lettere da parte dei fan per “I segreti dell’ Isola Azzurra”, a marzo, la gara di pattinaggio a New York e il terzo posto, a maggio l’ inizio della persecuzione e a giugno, il vostro incontro e l’ esame di terza media. A luglio, il successo del film su Kirby in Giappone, ad agosto la vacanza con te in Tibet, mentre a settembre l’ inizio del liceo artistico.”
“Beh, non si può certo dire che sia stato un’ anno privo di sorprese!”
Yumiko sorrise e si risistemò, portandosi una ciocca di capelli dietro all’ orecchio. “Vero, ma gli eventi che mi hanno segnato di più sono stati la persecuzione e il vostro incontro, mi hanno insegnato che non devo mai perdere la speranza e che la bontà e l’ impegno prima o poi verranno ricompensati… adesso, nella storia della mia vita ho altre 365 pagine da scrivere. Cercherò di farlo al meglio. Certo inciamperò spesso, ma con l’ aiuto di chi mi è caro mi rialzerò e continuerò ad andare avanti.”
Tomoya sorrise. Non avrebbe mai potuto dire che Yumiko fosse così saggia quando l’ aveva appena conosciuta. La vedeva come una ragazza dalla doppia nazionalità molto bella e un po’ strana. Con il tempo aveva finito per apprezzare i suoi pregi e a sopportare meglio i pochi difetti. Poi aveva cominciato ad amarla. “Hai ragione. Farò anch’io così.”
Yumiko si perse di nuovo nei pensieri.“Sai, in Giappone il primo sogno dell’ anno determina l’ andamento dell’ anno. O almeno così dicono le credenze popolari. Sembra che il nuovo anno sarà fortunato se sogni il Monte Fuji, un falco o…”
“O…?”
“Non ricordo… forse una rapa.”
Tomoya rise. Per lui era strano che i giapponesi avessero tradizioni così buffe. Lui era tibetano, quindi era legato, bene o male, alle usanze cinesi. Di conseguenza lui avrebbe festeggiato il Capodanno il 14 febbraio del calendario europeo.
“Yumiko!”chiamò una voce dall’ interno di casa Santoro a piazza Bellini. “C’ è zia Reika in video chat dal Giappone!”
“Kami-sama!” esclamò Yumiko in giapponese, ridendo. “Da quando la zia ha imparato ad usare il PC?”
I due ragazzi smisero di parlare e corsero dentro.
Quella notte Yumiko crollò prima del countdown, ma lo sentì ugualmente nel dormiveglia. Al “Meno cinque!” si addormentò definitivamente sorridendo. Quando scoccò la mezzanotte, un falco dalle ali argentate attraversò il cielo, lasciando scintille dorate dietro di sé. In lontananza si intravedeva il Fuji Yama, principale montagna giapponese. E a Yumiko non sembrò strano che un dio dalle vesti arancio, i capelli lisci e marroni che gli arrivavano al collo e dei meravigliosi occhi azzurri a mandorla la coprisse con una caldissima e morbida coperta blu notte e le baciava una guancia per augurarle la buonanotte, cosa che fece davvero. Poi si avviò a festeggiare al suo posto.
Il falco segnò la sorte dell’ anno. La buona sorte dell’ anno.

Angolo dell' Autrice
Non fate domande: è una One-shot che ho scritto il 31 dicembre 2012! Quindi questo è decisamente il momento meno adatto per pubblicarla. Ma che ci volete fare? Questa è una delle poche FF pronte, le altre sono tutte work in progress!
Dedicata ai nippofili sfrenati (che prego vivamente di non prendermi a pomodori se ho sbagliato qualcosa sulle tradizioni di Capodanno giapponesi!), questa riflette il mio pensiero sull' ultimo dell' anno e sull' "inizio di una nuova vita(?)".
Spero vi piaccia!
See you!
-Puff

 

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