All I need is your heart close to mine

di Uptowngirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fidanzato no fino a trent’anni! (Come minimo!) ***
Capitolo 2: *** Forse l'alcool non è poi tanto male ***



Capitolo 1
*** Il fidanzato no fino a trent’anni! (Come minimo!) ***


p>DAY ONE:
Daddies!Thadastian

Titolo: Il fidanzato no fino a trent’anni!
(Come minimo)

Autore: Me ne prendo la colpa io.

Genere: Commedia. Romantico

Rating: Verde

Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood e
(l’unica partorita dalla mia mente) Isabelle Harwood-Smythe

Parole: 1291 secondo Word (cortissima, mi vergogno
a chiamarla one-shot T.T)

Note: E’ tutta colpa mia. E’ la mia prima
storia su questa coppia perdonatemi!

Buona
lettura!

                                              

                                              
Il fidanzato no fino a trent’anni! (Come minimo!)

 

 

Il parco. Un
luogo innocente agli occhi di tutti i genitori del mondo.

Ma non a
quelli di Sebastian Smythe.

Fiero padre
di Isabelle Harwood-Smythe.

Lui era
l’unico ad aver capito che il parco era pericoloso.

Perché era là
che un ragazzino ci provava con la sua piccolina.

Ma torniamo
indietro di tre anni…

Lui e suo
marito Thad erano sposati da circa due anni e non avevano mai parlato di avere
un bambino anche se in entrambi i loro cuori aleggiava questo incombente
desiderio. Un giorno stavano camminando mano nella mano per le vie di New York
diretti verso il loro ristorante preferito a qualche isolato di distanza da
casa loro. Stavano passeggiando lentamente godendo del tepore dei primi e
attesissimi raggi di sole primaverili, quando passarono davanti ad una grande
struttura grigia con molti giochi colorati nel grande e ben curato prato verde.
E tanti, tanti bambini giocare.

Orfanotrofio L. Carrol

Era la
scritta che recitava una grande targa dorata che campeggiava sulla colonna del
cancello di metallo.

Entrambi
sentirono i loro cuori perdere un battito, e quel desiderio aumentare sempre
più nei loro giovani cuori.

Contemporaneamente
si voltarono, intrecciando i loro occhi. Verde nel marrone in una perfetta
intesa. Cominciando a capire il reciproco desiderio.

Però la loro
silenziosa chiacchierata fu interrotta:

“E voi chi
siete?” Staccarono il loro contatto, per prestare la loro attenzione al punto
da cui proveniva quella tenera e dolce voce che era giunta come una dolce
melodia alle loro orecchie.

Dietro al
pesante cancello c’era una bambina di circa tre anni. Aveva dei lisci capelli
castano scuro, simili a quelli di Thad per il colore, la pelle chiara spruzzata
da qualche lentiggine e dei penetranti occhi verdi, tutto e per tutto uguali a
quelli di Sebastian.

La bimba li
guardava dal basso dei suoi tre anni incuriosita, sbattendo le lunghe ciglia e
aspettando una loro risposta.

Thad stava
per rispondere alla tenera bimba quando lei disse:

“Chi di voi
due è il mio principe azzullo?” Chiese lei sorridendo e lisciandosi il
vestitino rosa sulle gambe.

Entrambi la
trovarono sempre più adorabile.

Sebastian si
abbasso al livello della piccola di fronte a loro:

“Si lo siamo.
Ma io sono quello più figo.” Thad alzo gli occhi al cielo teatralmente abituato
dopo tanti anni alle manie di protagonismo del marito e si inginocchio anche
lui avvicinandosi:

“Non lo
ascoltare, comunque come tuoi principi non dovremo sapere il nome della nostra
bellissima principessa?” Il moro sorrise raggiante alla piccola che appena
senti la sua richiesta fece passare la piccola e bianca manina attraverso le
tristi sbarre di metallo.

“Io sono
Isabelle e sono la principessa più bella e più talentuosa di tutte le
principesse, e voi chi siete?” I due risero inteneriti per il comportamento da
primadonna e si presentarono.

“Piacere io
sono Sebastian il principe fico.” Disse afferrando la piccola manina tra le sue
molto più grandi, mentre la piccola era ammaliata dalle parole del francese.
Thad rise della “modestia” di suo marito e poi afferrò anche lui la mano della
piccola e disse:

“Io sono Thad
e sono il poveraccio che sopporta il “principe fico” da dieci lunghi anni.” E
dopo strinse dolcemente la mano di suo marito.

“Voi due
siete innamolati?” Chiese innocentemente Isabelle, guardando le loro mani
intrecciate e con gli occhi che luccicavano e pensando a quanto fossero belli i
suoi principi.

I ragazzi si
guardarono con lo stesso sguardo innamorato di dieci anni prima, sempre uguale
e sempre carico degli stessi sentimenti, che con il tempo erano maturati, da
quelli di due adolescenti a quelli di uomini adulti, ma sempre così forti da
essere sopra ogni cosa.

“Da molti e
bellissimi anni” Disse Thad stringendo ancora più forte la mano del suo amato e
schioccandogli un dolce bacio sulla guancia.

“Se non
potete essle i miei pincipi visto che lo siete l’uno dell’altro, potete essele
i miei papà?” I due  spalancarono gli
occhi alla semplicità con cui gli era stata fatta quella richiesta e
incatenarono di nuovo i loro occhi e in quella perfetta combinazione di colori,
conoscevano già la risposta a quella disarmante domanda. Ma sarebbero stati
anche i suoi principi.

 

Pochi mesi,
molte visite e centinaia di scartoffie dopo Isabelle era Isabelle
Harwood-Smythe e i due neo genitori erano felicissimi della loro principessa e
credevano che nessuno l’avrebbe mai portata via dalle loro braccia.

Forse.

 

Ma ora
torniamo a noi.

Sono passati
tre anni e Isabelle a sei anni ed è meravigliosa. E i suoi papà non sono gli
unici a pensarlo.

Infatti c’era
questo bambino, tale Gordon*, che gironzolava troppo attorno alla loro piccola
e un geloso papà,uno molto alto, stava spiando molto attentamente i due giocare
un po’ troppo vicini nella grande vasca della sabbia.

Infatti il ragazzino
tenta di toccare un po’ troppo spesso la mano della loro bambina. La loro
piccola ed innocente bambina.

Sebastian
stava per picchiare quel bambino se non avesse smesso all’istante.

Mentre Thad
era divertito dal comportamento del marito.

“Amore guardalo!
Le raccoglie la paletta! Ci rendiamo conto la paletta!!” Disse il più alto
sconvolto dal comportamento di quel bambino.

“Certo ‘Bas
che cosa grave! Chiamate la Polizia!” Gli rispose il marito ridendo e fingendo
in malo modo un tono di preoccupazione.

“Si si ridi
pure vedrai quando il biondino ci porterà via la nostra piccola!” Disse
Sebastian sempre più allarmato e fissando dalla panchina con sguardo truce il
povero bambino ignaro del guaio in cui si era cacciato.

“Andiamo
tesoro sono solo bambini!” Tentò di tranquillizzarlo il moro sistemandosi gli
occhiali da sole.

“Bambini?!
Quello ci vuole prendere la nostra principessa! Ah ma fino a che non avrà
trent’anni non la toccherà!” Se le prime due frasi le disse con puro terrore,
l’ultima invece fu pronunciata come se fosse una legge indiscutibile.

“Solo
trenta?” Gli chiese Thad mettendosi gli occhiali sulla punta del naso e
guardandolo dubbioso.

“Minimo
trenta!” Rispose Sebastian al marito per poi tornare a prestare la sua
attenzione ai due bambini.

Ora i due
piccolini erano seduti in una panchina e Gordon stava dando un piccolo mazzo di
margherite ad Isabelle.

“NO! Che fa
quello! Ci prova con la mia piccola! Thad dobbiamo fermarlo!”  Ma mentre stava per girarsi verso il suo
amato, vide la sua piccola dare un bacio sulla guancia al suo amichetto.

“NO! Dico io
l’hai vista gli ha dato un bacio! Non ci posso credere mia figlia che mi fa una
cosa del genere!” Sebastian era sconvolto, non ci poteva credere, era così
piccola e già si doveva preoccupare di qualcuno che la voleva portare via dalle
sue braccia!

“Io li trovo
tanto carini.” L’occhiata che ricevette dopo Thad non la scordò mai.

“CARINI?!
CARINI?! ISABELLE VIENI SUBITO QUA’!” Urlo alla figlia il francese facendo
voltare metà della gente.

La bimba
timidamente e stringendo i fiorellini si avvicinò alla panchina dove erano i
suoi papà un po’ imbarazzata.

“Che c’è
papy?” Chiese Isabelle osservandosi con molta attenzione la punta delle sue
ballerine blu.

“Chi siamo io
e papà Thad?” Disse con un tono più calmo, perché davanti a lei non riusciva ad
essere troppo severo. Era impossibile. Era proprio una Harwood quella bimba.

“I miei papà”
Rispose con ovvietà la bambina.

“E….?”
Rimarcò il padre con un gesto della mano.

“I miei
principi?” Chiese sperando che fosse la risposta che voleva il suo papy.

“Brava.” La
bambina però non capiva ancora il motivo di quella domanda.

“E quindi?”

“Quindi…devi
promettere al tuo bellissimo principe che non avrai un ragazzo fino ai
trent’anni, ok?” E mentre Sebastian aspettava una risposta dalla figlia, Thad
ammirava divertito la sua meravigliosa famiglia, nella speranza che in un
futuro, non troppo lontano, si sarebbe allargata ancora un po’.

 

 

FINE

 

 

 

Note di fine storia:

*IO AMO
GORDON RAMSAY, QUINDI LO METTO DOVUNQUE! <3

 

Voglio
ringraziare tutte le anime magnanime che sono arrivate alla fine di questa
storia!

Ora torno a
fare greco e vediamo se domani sarò ancora viva a pubblicare!

Le recensioni
anche per insultarmi o per dirmi di andare su Plutone sono ben accette!

Ciao ciao

Martina (:

 

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Capitolo 2
*** Forse l'alcool non è poi tanto male ***


DAY TWO: ALCOOL

Titolo: Forse l’alcool non è poi tanto male

Autore: Me ne prendo la colpa io.

Genere: Romantico

Rating: Verde

Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood 

Parole: 962 (Ogni giorno sempre meno!)

Note: Questa one non mi piace molto e non le ho potuto dedicare molto tempo, quindi mi scuso perché so che è tremenda! Voglio dare un enorme abbraccio a tutti quelli che hanno letto la storia di ieri! 

Buona lettura!
 

Forse l’alcool non è poi tanto male…

 

La camera 213 era oramai vuota e purtroppo anche disastrata e se circa un’ora prima era piena di urla e musica, ora l’unico suono che riecheggiava tra quelle bianche pareti era il rispiro sincronizzato di due ragazzi.
Sebastian giaceva profondamente addormentato e completamente stravaccato sul letto producendo un lieve rumore, mentre seduto in un piccolo sprazzo del suo letto c’era il suo coinquilino Thad che gli accarezzava dolcemente le scomposte ciocche castane, ripensando con aria sognante a quello che era successo pochi minuti prima….

Quella minuscola camera, la sua camera per essere precisi, era piena fino a soffocare di ragazzi con i blazer completamente sbottonati che bevevano e facevano tintinnare tra loro numerose bottiglie di vetro piene di bevande colorate e alcoliche. La musica era talmente forte che nemmeno si riuscivano a sentire le parole ma alle orecchie giungeva solo un forte rimbombo.
Thad si guardava attorno frustrato osservando tutti i suoi amici completamente avvolti dai fumi dell’alcool che facevano cose sempre più stupide, come darsi a balli sfrenati e ridicoli saltando sopra la scrivania, la sua scrivania! Con i suoi compiti sopra! Per essere precisi.
Oppure altri ridevano o piangevano istericamente per ogni minima cosa.
O facevano qualsiasi cosa gli venisse in mente e nemmeno si rendevano conto di essere fotografati e di aver rovinato la loro dignità per sempre.
Il moro non sapeva se ridere o piangere.
Un giorno o l’altro avrebbe ucciso Smythe.
Ogni qual volta che il menefreghista direttore dei dormitori della Dalton usciva per divertirsi con la sua ennesima conquista quei ragazzi all’apparenza così perfetti, con i loro blazer abbottonati e mai un capello fuori posto, gettavano la loro maschera di finta compostezza e venivano fuori per ciò che erano veramente.
Un enorme gruppo di pazzi con seri problemi di iperattività ed in procinto di diventare alcolisti.
Così in un pomeriggio raccoglievano quanti più alcolici possibili e si rintanavano tutti in una camera per fare baldoria.
E per questa volta il suo carissimo coinquilino, tale Sebastian Smythe, aveva offerto la loro stanza come sede della festa.
Ecco quale è stato l’inizio della fine.
Ora l’ordinatissima camera sembrava che avesse subito un’inondazione.
A terra era pieno di bottiglie e bicchieri vuoti.
La moquette blu a tratti era macchiata da liquori colorati.
Ma la cosa più terribile era quel penetrante forte odore di alcool che stava intossicando Thad. Quelle spilungone l’avrebbe pagata. Eccome.
Erano passate circa due ore dall’inizio della festa e cominciavano ad esserci le prime persone che si buttavano a terra sfinite e con un forte istinto di vomitare.
Era giunta l’ora per Harwood (l’unico sobrio tra tutti) di porre fine a quello scempio, ma nel momento in cui stava per urlare a tutti di tornare nelle proprie stanze, quando sentì due forti mani afferrare le sue spalle per poi voltarlo. Era Sebastian. O per meglio dire ciò che rimaneva di Sebastian.
Infatti sulla sua faccia non c’era più il solito sorrisino soddisfatto e sfacciato, ma bensì uno rilassato e pacifico, poi aveva tutti i capelli scombinati.
La cravatta e la giacca erano sparite e la camicia aveva un paio di bottoni slacciati.
“Come diavolo faceva a sembrare meraviglioso anche in quello stato?” Era la domanda che si stava ponendo Thad mentalmente.
“Thadduccioo!! Lo sai che ti voglio bene!” Disse ‘Bas abbracciando stretto l’amico  e buttandosi a peso morto su di lui.
“Se-Sebastian? Stai bene?” Thad non era abituato a vedere il suo coinquilino così affettuoso, il ragazzo o provava spudoratamente a portarselo a letto o lo insultava, anche in più lingue.
“Certo Thaddy, come potrei non stare bene? Non senti gli uccellini che cantano? Non vedi tutti questi fiorellini colorati? E poi ci sei tu con me!” Rispose il francese come se tutto ciò fosse ovvio. Il moro spalancò gli occhi all’ultima affermazione. Lo aveva detto sul serio?! Sentiva il suo cuore battere sempre più forte e quando il biondo appoggiò la testa nell’incavo del suo collo sospirando lievemente e mandandogli centinaia di brividi per la spina dorsale, non ci poteva credere.
“Ok, tu sei molto ubriaco, quindi ora mandiamo via tutti, poi ti metto a letto e aspetto che ti passi la sbronza per ucciderti ok?” Disse mantenendo un tono più calmo possibile e parlando come se si stesse rivolgendo ad un bambino di cinque anni.
“NO! I miei amichetti devono restare!” Il tono lamentoso di Sebastian fece ridacchiare Thad.
“Dai su, loro devono andare nelle loro stanze altrimenti il preside prende un dizionario e ce lo da in testa.” Allora l’altro sospirò frustrato.
“Ok, però voglio le coccole!” Dove accidenti si era cacciato il Sebastian che lui conosceva? Chi era quell’essere?
“Ne riparliamo dopo ok? Ora porto gli altri bimbi nelle loro camerette ok ‘Bas? Tu stenditi e aspettami qua ok?” Disse il moro conducendo il suo amico verso il letto.
L’altro annuì semplicemente e si buttò a malo modo sul comodo materasso.
Quando dopo pochi minuti e dopo aver accompagnato gli altri fuori dalla camera sotto ripetute proteste, simili a quelle di un bambino al quale veniva tolto un giocattolo, non si aspettava di certo la scena che si ritrovò davanti.
Sebastian dormiva profondamente con il volto rilassato seppellito nel cuscino di Thad, che non resistette al desiderio di avvicinarsi e così si accomodò in un piccolo angolino di letto e cominciò ad accarezzare i morbidi capelli dell’altro che dormendo mormorò alcune parole:
“Sei così dolce e così bello Thad, ti amo così tanto.” E dopo cominciò a russare lievemente, mentre l’altro era avvampato a quelle parole e poi aveva fatto un enorme sorriso, perché per lui era lo stesso.

E poi si era alzato a malavoglia, e ancora vestito e ancora sorridente si era infilato nell’altro letto pensando che forse l’alcool non era poi così male.

 

FINE.

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