Ti amo o ti odio?

di The_Storm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non fare cazzate,Blake ***
Capitolo 2: *** NON CHIAMARMI BAMBOLINA! ***
Capitolo 3: *** UNA SETTIMANA DA SOLA CON LUI?! ***
Capitolo 4: *** Lei non è come le altre ***
Capitolo 5: *** A New York? ***
Capitolo 6: *** Primo giorno di lavoro ***
Capitolo 7: *** LA SUA CAMERIERA PERSONALE?! ***
Capitolo 8: *** Fredda come il ghiaccio ***
Capitolo 9: *** Chi sei in realtà,Blake Pierce? ***
Capitolo 10: *** Incontri pericolosi nella Fifth Avenue ***
Capitolo 11: *** Vacanza per la famiglia Parker ***
Capitolo 12: *** Che le due settimane abbiano inizio ***
Capitolo 13: *** Non alzarti dal letto Blake! ***
Capitolo 14: *** Dormi con me ***
Capitolo 15: *** Ho paura dei tuoni ***
Capitolo 16: *** Bacio sotto il vischio ***
Capitolo 17: *** Buon Natale ***
Capitolo 18: *** Il ritorno della famiglia Parker ***
Capitolo 19: *** Mi piaci,tanto,troppo,bambolina ***
Capitolo 20: *** Una giornata disastrosa ***
Capitolo 21: *** È finita ***
Capitolo 22: *** Ti posso parlare? ***
Capitolo 23: *** Verità nascoste ***
Capitolo 24: *** Si parte! ***
Capitolo 25: *** La resa dei conti ***
Capitolo 26: *** La fine di tutto ***



Capitolo 1
*** Non fare cazzate,Blake ***


-Blake,il tavolo 3 vuole ordinare- -Vado- una ragazza corse a prendere le ordinazioni e le portò al cuoco. Era un freddo giorno di dicembre, nel periodo vicino al Natale,di solito in questo periodo arrivano molti clienti ma questo è un Natale diverso dagli altri. La nostra protagonista vive in un hotel a 5 stelle,lavorando duramente dalla mattina alla sera. Ma questa situazione non le pesava affatto. In quell’hotel vivevano come se fossero una grande famiglia,anche perché i genitori di Blake l’hanno abbandonata davanti all’entrata dell’hotel quando aveva solo pochi mesi. Come dicevo, di solito in questo periodo dell’anno arrivano molti clienti ma sta volta l’intero hotel è stato prenotato per una sola famiglia. A volte succede, e questo manda su tutte le furie la ragazza. “Perché prenotare un intero hotel con 500 camere, per una famiglia di 12 persone! E’ assurdo!” pensava la ragazza. Accompagnò gli ultimi clienti alla porta. “L’hotel è così vuoto e triste” pensò. Tutti in quell’hotel avevano un compito preciso. Blake si occupava di tutti i bambini,facendoli divertire e durante l’ora dei pasti lavorava come cameriera. Le era stato detto che la famiglia che stava per arrivare aveva due gemelle di 6 anni, un’altra bambina di 7 e un bambino 10. C’erano anche una coppia di anziani e due ragazzi dell’età di Blake “mooolto carini” per usare le parole di Kate,la capo-cameriera. E’ praticamente una madre per lei e la donna l’ha sempre trattata come una figlia. Ha un rapporto speciale con tutti in quell’hotel e tutti le volevano bene. Non se ne sarebbe andata per niente al mondo. O almeno così credeva. I clienti sarebbero arrivati di lì a 10 minuti,quindi erano tutti agitati e correvano da una parte all’altra. –Ti prego sii gentile- una voce da dietro la fece sobbalzare. Era Jared, il marito di Kate,lui lavora come cuoco e la tratta come una figlia. –Sono una dipendente,J. Vengo pagata per essere gentile con i clienti- rispose con un sorriso falsamente gentile. –Non ci provare,ti conosco e so che saresti capace di insultare chiunque senza farglielo capire- le disse con severità l’uomo. Blake scoppiò a ridere –Va bene ti prometto che cercherò di non fare una delle mie battute- e così dicendo,se ne andò. –Ehi,che vuol dire “cercherò”? Blake,non fare cazzate- le urlò,ma ormai la ragazza era già sparita dalla sua vista. “Quella ragazza mi farà impazzire” pensò sconsolato l’uomo “ma non so cosa farei se non ci fosse”. Ed era vero. Blake aveva una mente geniale,capace di mantenere il sangue freddo e pensare lucidamente anche nelle situazioni più critiche,inoltre,è grazie a lei se hanno avuto un tale aumento di prenotazioni di famiglie con bambini. Il loro è praticamente l’unico hotel che offre un servizio di babysitting disponibile 24 ore su 24. Blake adora i bambini ed è stata una sua idea,ma contemporaneamente può continuare ad aiutare nel servizio ai tavoli,visto che all’ora dei pasti i genitori vengono sempre a ritirare i loro figli. –Sono arrivati! Sono arrivati- urlò con voce eccitata una cameriera. “Blake,non fare cazzate ti prego” pregò l’uomo,ma sapeva che sarebbe stato inutile.

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Capitolo 2
*** NON CHIAMARMI BAMBOLINA! ***


Gli ospiti speciali sono arrivati. Blake si trova nella stanza in cui fa giocare sempre i bambini per mettere un po’ d’ordine,anche se sa bene che fra nemmeno un paio d’ore sarà peggio di prima. –Ciao!- la voce che aveva pronunciato queste parole era così fievole,che Blake credette di essersela immaginata,ma,voltandosi,notò tre bambine che dovevano avere sui 6-7 anni e un bambino sui 10. Fece uno dei suoi migliori sorrisi e si presentò,invitando i piccoli a fare lo stesso. –Io sono Jessy,lei è mia sorella gemella Daisy e loro sono mia cugina Julie e suo fratello Jake.- disse timidamente una delle due gemelle. Blake sorrise e aprì le braccia come a volere un abbraccio per fargli capire che potevano parlare timidamente con lei e loro sembrarono capirlo visto che ricambiarono il sorriso e le saltarono addosso. Blake scoppiò a ridere cadendo con tutti e quattro i bambini sopra di lei. –Allora-disse sempre sorridendo –a cosa volete giocare?- A rispondere fu Jake –Noi non conosciamo tanti giochi,perché non ce ne insegni tu uno nuovo?- propose. Blake ci pensò un po’ su,poi disse –Conoscete il gioco di “Bastian contrario”?- i bambini si guardarono confusi. Poi Daisy rispose –No,come si gioca?- Blake sorrise e cominciò a spiegare le regole. -Praticamente,si sistema qualcuno al centro di un cerchio che faremo noi con un oggetto a piacere in mano ed esegue dei movimenti. Quelli che fanno parte del cerchio,devono fare l’esatto contrario. Per esempio:se quello al centro si siede,tutti gli altri devono alzarsi. Capito?- i bambini sorrisero e annuirono,poi formarono un cerchio, costrinsero Blake a mettersi al centro e cominciarono a giocare. Si divertirono così tanto,che quando Blake controllò l’orologio per vedere che ore fossero,si sorpresero nel constatare che era quasi ora di pranzo e,anche se di malavoglia, scesero in sala da pranzo. Arrivati davanti alla porta della sala,Blake si separò da loro,dicendogli che doveva cambiarsi e aiutare con gli ultimi preparativi per il pranzo. I bambini,anche se un po’ tristi, annuirono e Blake andò nelle cucine per cambiarsi. Quando il pranzo fu pronto lo servì nel più assoluto silenzio e in fretta. Non voleva che le scappasse qualche battutina poco gentile. Arrivati al dessert,chiese quale preferissero tra i due proposti per quel giorno e notò che le ordinazioni erano solo 8 e,guardando la faccia intristita ma allo stesso tempo rassegnata dei 4 bambini, capì che a loro non spettava il dolce. Provò un po’ di rabbia,ma cercò di nasconderla e mise da parte 4 mousse al cioccolato. Quando dopo pranzo andò a riprendere i bambini per continuare a giocare con loro, notò che erano ancora un po’ tristi così gli sorrise e gli strizzò l’occhio. I bambini parvero confusi,ma ricambiarono il sorriso. Tutto questo non sfuggì al fratello maggiore delle due gemelle, che si chiese come fosse possibile che avessero stretto amicizia così presto. Blake portò i 4 nella stanza dei giochi e lì,assicurandosi che la porta fosse chiusa a chiave, gli diede i dolci che aveva nascosto in precedenza nel mini frigo che c’era lì. I ragazzi parvero riaccendersi e saltarono al collo della ragazza,ringraziandola. Per Blake non era una novità;capitava spesso che i genitori non dessero il dolce ai figli per paura che potessero fargli fare una brutta figura sporcandosi, allora interveniva Blake, conservando i dolci per i bambini che non lo avevano ricevuto nel mini frigo che aveva fatto mettere lì appositamente e se qualche genitore gli chiedeva a cosa servisse lei rispondeva che lo usava per metterci il latte o i succhi di frutta o qualsiasi altra cosa che serviva per fare merenda. Dopo aver divorato il dolce, i bambini volevano giocare ancora e Blake propose di colorare e disegnare per un po’, visto che i loro genitori volevano riposare e non potevano fare chiasso. Verso le 16:00, lo zio delle gemelle la avvisò che era ora del riposino e li portò tutti in camera loro. Visto che le pulizie erano già state fatte ed era troppo presto per preparare la cena, Blake decise di riordinare la stanza dei giochi. Quando finì erano appena le 16:20 e i bambini si sarebbero svegliati solo alle 17:30, così decise di leggere un po’. Lei amava leggere. In camera sua aveva un’intera libreria piena di romanzi di tutti i generi. I suoi preferiti erano quelli di Agatha Christie e stava leggendo proprio uno dei suoi libri seduta sul davanzale della finestra della camera dei giochi, quando qualcuno entrò silenziosamente nella stanza. Blake era così presa dal libro,che non si accorse di nulla, quindi,quando quel qualcuno le appoggiò una mano sulla spalla,sobbalzò e,d’istinto, tirò un pugno contro la figura misteriosa ma il suo polso venne prontamente bloccato in una presa ferrea. Accortasi dell’errore,Blake, ritirò la mano e si scusò con il ragazzo che aveva visto insieme agli ospiti che erano arrivati oggi. –Dovresti stare più attenta a chi colpisci,bambolina- le disse con arroganza. Blake cominciò ad innervosirsi. –Le ho già chiesto scusa,non volevo, è stata una reazione impulsiva,ma la prego di non chiamarmi più bambolina.- disse cercando di mantenere la calma e di non tirargli un altro pugno. Quel tipo le stava già antipatico. Si credeva chissà chi e questo Blake lo aveva già capito quando varcò la soglia dell’hotel,per questo si era ripromessa di stargli alla larga in queste due settimane,ma,evidentemente,lui non era dello stesso avviso. –Faresti bene a scusarti come si deve,bambolina- le disse con aria da superiore lui. –E come? Inginocchiandomi e chiedendo pietà? E la smetta di chiamarmi bambolina- questa volta non aveva saputo trattenersi e si era lasciata scappare una delle sue battute. Il ragazzo sembrò innervosirsi,ma Blake non aveva paura. Era già successo con altre persone anche più importanti e ricche di lui e se l’era sempre cavata. –Non fare la spiritosa con me bambolina,non ti conviene- le disse minaccioso. “Eh no bello mio!” pensò Blake “Sarò pure una cameriera,ma non hai il diritto di parlarmi così. Non sei nessuno per farlo”. –Conosco bene cosa mi conviene e cosa no. E le ho già detto di smetterla di chiamarmi in quel modo- tra i due cominciò una gara di sguardi che finì dopo 3 minuti buoni con la vittoria della ragazza. –Non finisce qui- aveva sibilato il ragazzo e se n’era andato sbattendo la porta.”In che guaio mi sono cacciata sta volta?” pensò e,sospirando tornò alla sua lettura. Alle 17:30 quei quattro angeli tornarono e giocarono con lei fino all’ora di cena. Mentre giocavano,lo sguardo di Blake si soffermò parecchie volte sulle gemelle “come fanno a sopportare il fratello?” continuava a chiedersi. Mentre serviva la cena,si accorse dello sguardo del ragazzo fisso su di lei,ma fece finta di nulla, sia per non farsi scappare un’altra delle sue battute,sia per non creare qualche scandalo. Quella sera nel suo letto cercò di pensare a qualche altro gioco con cui far divertire i suoi angeli,piuttosto che a quel pallone gonfiato. ANGOLO AUTRICE Ciao! Allora questa è la mia prima storia e mi dispiace se è un pò scadente ma cercherò di migliorare. Mi dispiace di non aver parlato nel primo capitolo ma avevo da fare. Grazie a tutti quelli che continueranno a seguire questa storia. Ciaooo

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Capitolo 3
*** UNA SETTIMANA DA SOLA CON LUI?! ***


Blake stava giocando come al solito con i bambini quando Jared la chiamò per parlarle in privato. Incuriosita,lasciò a Kate il compito di guardare i ragazzi e seguì l’uomo fuori dalla stanza dei giochi, chiudendosi la porta dietro e interrogandolo con lo sguardo a dirle il perché di tutta quell’urganza,ma Jared non dava segno di voler parlare e a Blake non rimase altro da fare che aspettare. Lei sapeva infatti che era inutile chiederglielo perché non le avrebbe comunque risposto. Dopo una manciata di minuti,Jared si decise a proferire parola –Rimarrai un’intera settimana da sola con il signorino Parker- lo disse con una tale velocità che le ci vollero un paio di minuti per capire cosa volesse dire. –CHE VUOL DIRE CHE PASSERO’ UNA SETTIMANA DA SOLA CON LUI?!- scoppiò infine. Jared sapeva che l’avrebbe presa male. Era già passata una settimana dall’arrivo della famiglia Parker all’hotel e durante quei sette giorni, Blake e il signorino Eric non hanno fatto altro che lanciarsi frecciatine a vicenda. –Bhè ti ho avvertito già parecchio tempo fa che io,Kate,Mary e Josh saremmo andati via per una settimana a causa di un affare a cui dobbiamo partecipare per forza tutti e quattro e il signor Parker ha avuto un imprevisto e dovrà tornare a casa una settimana prima insieme a suo fratello, però non volevano rovinare le vacanze ai loro figli e nipoti,quindi,hanno deciso di farli rimanere qui insieme ai nonni.- Blake era sconvolta. Si,sapeva dell’affare a cui dovevano partecipare Jared,Josh, Mary e Kate,ma credeva ci sarebbe stato la settimana prossima! “Bhè”pensò “almeno potrò rimanere con i miei angeli” e,un po’ più sollevata,tornò nella sala giochi. Non voleva mettere tristezza ai ragazzi ricordandogli dell’imminente partenza dei loro genitori,così si sforzò di fare il sorriso più allegro e sincero che avesse e tornò dai ragazzi. La giornata passò velocemente tra giochi divertenti e faccende faticose e alla fine arrivò l’ora di cena. Servì a tutti il loro pasto e poi si ritirò nelle cucine dove non c’era nessuno perché erano occupati a fare le valige,visto che il giorno dopo sarebbero partiti. Quando gli ospiti finirono di cenare,Blake cominciò a scaldarsi un po’ degli avanzi. Lo faceva sempre,anche se gli altri le dicevano di prepararsi qualcosa,lei era sempre troppo stanca per farlo e così finiva per mangiare gli avanzi. Quella sera era più stanca del solito,tanto,che non rispose nemmeno alla frecciatina tiratale da Eric e,appena entrò nella sua camera,si buttò a peso morto sul letto sprofondando subito in un sonno senza sogni e sperando di sopravvivere in quella che si prospetta essere la settimana più lunga della sua vita. ANGOLO AUTRICE Ri-ciao a tutti,lo so che questo capitolo è corto ma è solo perché è di passaggio. Comunque volevo ringraziare chi segue la mia storia e raffaela91 che ha recensito la mia storia,mi fa davvero piacere averti incuriosita e spero di non averti deluso con questi capitoli. Detto ciò,sparisco e vi lascio le immagini dei protagonisti. Ciaoooo Blake: Eric: Le gemelle Daisy e Jessy: Julie: Blake stava giocando come al solito con i bambini quando Jared la chiamò per parlarle in privato. Incuriosita,lasciò a Kate il compito di guardare i ragazzi e seguì l’uomo fuori dalla stanza dei giochi, chiudendosi la porta dietro e interrogandolo con lo sguardo a dirle il perché di tutta quell’urganza,ma Jared non dava segno di voler parlare e a Blake non rimase altro da fare che aspettare. Lei sapeva infatti che era inutile chiederglielo perché non le avrebbe comunque risposto. Dopo una manciata di minuti,Jared si decise a proferire parola –Rimarrai un’intera settimana da sola con il signorino Parker- lo disse con una tale velocità che le ci vollero un paio di minuti per capire cosa volesse dire. –CHE VUOL DIRE CHE PASSERO’ UNA SETTIMANA DA SOLA CON LUI?!- scoppiò infine. Jared sapeva che l’avrebbe presa male. Era già passata una settimana dall’arrivo della famiglia Parker all’hotel e durante quei sette giorni, Blake e il signorino Eric non hanno fatto altro che lanciarsi frecciatine a vicenda. –Bhè ti ho avvertito già parecchio tempo fa che io,Kate,Mary e Josh saremmo andati via per una settimana a causa di un affare a cui dobbiamo partecipare per forza tutti e quattro e il signor Parker ha avuto un imprevisto e dovrà tornare a casa una settimana prima insieme a suo fratello, però non volevano rovinare le vacanze ai loro figli e nipoti,quindi,hanno deciso di farli rimanere qui insieme ai nonni.- Blake era sconvolta. Si,sapeva dell’affare a cui dovevano partecipare Jared,Josh, Mary e Kate,ma credeva ci sarebbe stato la settimana prossima! “Bhè”pensò “almeno potrò rimanere con i miei angeli” e,un po’ più sollevata,tornò nella sala giochi. Non voleva mettere tristezza ai ragazzi ricordandogli dell’imminente partenza dei loro genitori,così si sforzò di fare il sorriso più allegro e sincero che avesse e tornò dai ragazzi. La giornata passò velocemente tra giochi divertenti e faccende faticose e alla fine arrivò l’ora di cena. Servì a tutti il loro pasto e poi si ritirò nelle cucine dove non c’era nessuno perché erano occupati a fare le valige,visto che il giorno dopo sarebbero partiti. Quando gli ospiti finirono di cenare,Blake cominciò a scaldarsi un po’ degli avanzi. Lo faceva sempre,anche se gli altri le dicevano di prepararsi qualcosa,lei era sempre troppo stanca per farlo e così finiva per mangiare gli avanzi. Quella sera era più stanca del solito,tanto,che non rispose nemmeno alla frecciatina tiratale da Eric e,appena entrò nella sua camera,si buttò a peso morto sul letto sprofondando subito in un sonno senza sogni e sperando di sopravvivere in quella che si prospetta essere la settimana più lunga della sua vita. ANGOLO AUTRICE Ri-ciao a tutti,lo so che questo capitolo è corto ma è solo perché è di passaggio. Comunque volevo ringraziare chi segue la mia storia e raffaela91 che ha recensito la mia storia,mi fa davvero piacere averti incuriosita e spero di non averti deluso con questi capitoli. Detto ciò,sparisco CIAOOOOOO

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Capitolo 4
*** Lei non è come le altre ***


Blake quel giorno si svegliò all'alba per svolgere tutti i lavori domestici e poi preparare la colazione. Quando finì di pulire erano le 8:30,così decise di andare direttamente a preparare la colazione. Alle 9:00 finì di cucinare e dopo un po' arrivarono gli ospiti dell'albergo. Quando tutti uscirono dalla sala,Blake cominciò a sparecchiare. Stava per portare i piatti in cucina per lavarli,quando arrivò un ragazzo della sua età che glieli prese di mano. -Ma che fai?- disse sorpresa Blake -Porto i piatti a lavare- rispose con ovvietà il ragazzo -Ma devo farlo io- protestò ancora. Non sopportava l'idea che qualcuno facesse le cose al posto suo. -Non oggi- rispose con semplicità -Dan,non farmi arrabbiare- lo minacciò Blake. Si conoscevano da due anni e Dan sapeva quanto Blake poteva diventare pericolosa se fatta arrabbiare. Tuttavia,non voleva cedere e,lanciandole uno sguardo di sfida,portò i piatti in cucina. Stava per andare lì e costringerlo a lasciarle fare il suo lavoro,quando quattro uragani fecero irruzione in sala e la presero per mano,trascinandola fino in sala giochi. Blake non potè fare altro che arrendersi e si lasciò condurre da loro. Dopo un po' che giocavano,Eric entrò nella sala e si sistemò su una poltroncina. -Non giochi con noi?- avevano domandato in coro le gemelle. -No,sono venuto solo per controllare che non vi faccia fare danni- rispose indicando con il capo Blake. Lei stava per rispondergli con una delle sue battutine acide,ma Jake la anticipò -Blake è bravissima e non abbiamo mai fatto danni da una settimana- disse. Il ragazzo scrollò le spalle e prese un libro da uno scaffale,mettendo così fine alla discussione. Giocarono per tutto il pomeriggio,divertendosi come sempre. Eric,intanto,pensava al motivo per il quale lei gli rispondeva sempre male. "Non capisco,l'ho trattata come faccio con tutte. Perché non cade ai miei piedi come le altre?" Si domandava. Non capiva che era proprio questo il punto:lei non era come tutte le altre. A lei bastava solo guardare il sorriso di un bambino per essere felice, non aveva bisogno di trucchi,gioielli e vestiti. Era bellissima anche al naturale ma non lo sapeva. Si riteneva nella norma,nè bella nè brutta e non gli importava di sembrare una stronza quando rispondeva male. Era quello che pensava perché non avrebbe dovuto dirlo? Dopo cena la situazione era la stessa:Eric seduto sulla poltroncina che cercava di capire il motivo dell'ostilità della ragazza nei suoi confronti,e Blake che si divertiva con i ragazzi. Mentre andava nella sua stanza,vide Dan che puliva un quadro. "Avrà fatto tardi a causa dei piatti che ha voluto lavare al posto mio" pensò. Il ragazzo,infatti,aveva insistito di nuovo per pulire al posto suo e lei,nonostante continuasse a dirgli che non doveva farlo,non aveva potuto fare niente contro la sua testardaggine. A quella scenetta avevano assistito anche Eric e i suoi quattro angioletti e aveva notato che lo sguardo del ragazzo era leggermente infastidito,ma non ci aveva fatto caso più di tanto. Andò da lui e lo aiutò a finire di pulire. Quando Dan aveva provato a controbattere,lei gli aveva lanciato un'occhiata talmente inquietante,che il povero ragazzo non aveva più avuto il coraggio di protestare. Appena entrata nella sua stanza,andò in bagno e si fece una bella doccia calda,poi,indossò il pigiama,che consisteva in una felpe enorme che le arrivava fino a metà coscia, e si era messa sotto il pesante piumone addormentandosi cullata dal rilassante suono della pioggia che batteva contro il vetro della sua finestra. ANGOLO AUTRICE Buonsalve (?) a tutti. Allora lo so che è corto ma non uccidetemi,purtroppo devo farli per forza così. Parlando d'altro,volevo ringraziare tutti quelli che seguono la mia storia e raffaela91 che continua a recensirla. Detto questo,vi lascio con le foto dei protagonisti. Sciaooooo Blake: http://lovvoverse.livejournal.com/10758.html Eric: http://twilightgdr20.forumcommunity.net/?t=35092347 Le gemelle Daisy e. Jessy: http://thepocketmama.blogspot.it/2012/02/gemelle-o-non-gemelle-questo-e-il.html Julie:http://it.123rf.com/photo_10320353_adorabile-ragazza-dagli-occhi-azzurri-ragazzo-in-maglia-grigio-scuro-cappello-con-gli-occhi-fino.html Jake:http://it.dreamstime.com/fotografie-stock-libere-da-diritti-little-boy-con-gli-occhi-azzurri- Dan: http://www.lastfm.it/music/Benjam%C3%ADn+Rojas

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Capitolo 5
*** A New York? ***


Il resto della settimana passò normalmente. I battibecchi tra Eric e Blake erano all'ordine del giorno e ormai nessuno ci faceva più caso. Era venerdì,il giorno della partenza della famiglia Parker. I ragazzi stavano piangendo da ore ormai e tutti i tentativi che avevano fatto per provare a calmarli erano stati inutili. Era quasi ora di pranzo e se ne sarebbero andati subito dopo aver mangiato. Kate,Jared,Josh e Mary erano tornati qualche ora fa e avevano già ripreso i loro lavori. -Blake,ti posso parlare?- il tono con cui Kate aveva pronunciato quelle parole era così serio che la ragazza si preoccupò molto. -È successo qualcosa?- chiese subito. -Niente di grave ma c'è una cosa di cui dobbiamo parlarti- e dicendo questo strinse le mani in quelle di Jared,come a darsi conforto. -Mi state preoccupando,che succede?- chiese ansiosa -Blake,i signori Parker vogliono che tu vada a lavorare con loro a New York- disse tutto d'un fiato Jared. A Blake ci vollero un paio di minuti per afferrare il concetto,ma quando capì il significato di quelle parole iniziò a protestare dicendo che non si sarebbe mossa da lì -Dovrete cacciar i con la forza- affermò -Ma,Blake,per l'amor del cielo,ti stanno offrendo una possibilità che ti sistemerà per il resto della tua vita!- cercò di farla ragionare Kate -Non mi interessa! Noi siamo una famiglia,se in una famiglia normale venisse offerto alla figlia di andare ad abitare in un'altra casa con altri genitori perché starebbe meglio,lei dovrebbe rifiutare! Ed è proprio questo che farò io- protestò convinta Blake. A quelle parole,Kate non resistette più e scoppiò in singhiozzi. -È per te se insistiamo. Noi siamo vecchi ormai,non ci rimane molto da vivere e presto o tardi questo hotel cambierà proprietario. Non vogliamo lasciarti con dei padroni severi o antipatici. Quindi,per favore,accetta e vai a New York.- cercò di farla ragionare Jared. Blake sembrò titubare per un attimo poi disse -Non lo so ci devo pensare- e se ne andò in camera sua a riflettere. Quel giorno,saltò il pranzo e rimase a riflettere nella sua camera. "Non posso stare lontana da questo hotel ci sono troppo affezionata." Pensava "D'altro canto,però,Jared ha ragione. Non tanto per la questione del padrone,non mi farei mai intimorire da qualcuno a costo di essere licenziata,ma per il fatto che mi stanno offrendo la possibilità di sistemarmi per molto. Ovviamente,sarà solo finché non raggiungerò la somma necessaria per andare all'Università." Lei infatti si era diplomata a soli 17 anni,cioè due anni fa. È un piccolo genio. Molte volte è riuscita a cavarsela grazie alla sua furbizia e intelligenza ma non è mai potuta andare all'Università a causa dei soldi. Presa la sua decisione,Blake si alzò dal letto e cominciò a preparare le valigie. Non appena comunicò la sua decisione,venne assalita da una marea di gente in lacrime che la abbracciata. "È proprio una grande famiglia" pensò. Alle 15:00,avevano già lasciato l'hotel e ora si stavano dirigendo all'aereoporto. Dopo aver fatto tutti i controlli necessari,salirono sull'aereo e,ironia della sorte,era finita accanto ad Eric "Ma che fortuna" pensò sarcasticamente. Decise di ignorarlo e si mise le cuffiette del suo IPod nelle orecchie,facendo partire la riproduzione casuale. Guardando fuori dal finestrino,non poté evitare di pensare a tutte le persone che aveva lasciato e una lacrima sfuggì al suo controllo,rigandole una guancia. Eric la notò e aveva avuto lo strano istinto di metterle un braccio sulle spalle per confortarla. Ovviamente, aveva subito scacciato l'idea. Spiegò questa strana voglia con la scusa dei sensi di colpa. Infatti,aveva involontariamente dato lui l'idea. Le sue sorelle e i suoi cugini stavano ancora piangendo e i nonni erano disperati,ad un certo punto,lui se ne era uscito fuori con l'idea di assumerla in casa loro. Lo aveva detto sarcasticamente,ma a quanto pare tutti e sei l'avevano presa sul serio visto che i bambini avevano smesso di piangere e i nonni avevano afferrato immediatamente il cellulare per chiedere il parere dei suoi genitori e dei suoi zii. Quando aveva accettato,non solo i bambini erano felici ma anche i nonni,gli zii e i genitori. "Ma che razza di incantesimo gli ha fatto?" Si domandò,eppure,quando anche lui aveva saputo della risposta affermativa della ragazza,non aveva saputo trattenere il sorrisino che gli era spuntato, anche se lo aveva fatto subito scomparire. Quando arrivarono a New York era già sera e Blake rimase sorpresa dalla villa che le si era parata d'innanzi. Era enorme con un giardino enorme e una piscina. Se era rimasta colpita dall'esterno,l'interno la lasciò letteralmente senza parole. Era arredata in stile moderno ma aveva un qualcosa che ricordava vagamente lo stile classico. Di sicuro si sarebbe persa. Posò tutte le sue cose nella sua camera che le aveva fatto vedere Greta,una signora sulla cinquantina bassa ma dall'aria buona e simpatica,quasi fosse una nonna. La signora le fece anche fare un veloce giro della casa, dicendole che da domani avrebbe cominciato a lavorare come badante ai bambini. Dopo cena, si fece una doccia veloce e si mise a letto. Le piaceva la sua camera,nonostante fosse all'ultimo piano e per arrivarci doveva farsi quattro rampe di scale,era spaziosa e la vista che si godeva dalla finestra ricompensava tutto lo sforzo fatto per arrivarci. Quando fu in uno stato di dormiveglia,cominciò a pensare a Kate,Jared,Dan e tutti gli altri e la malinconia si impossessò di lei. "Non sono passate nemmeno 24 ore e già mi mancano. Come farò?" Pensò sconsolata. Le vennero in mente tutti i momenti belli e brutti che aveva passato in loro compagnia e si addormentò pensandoli,mentre una lacrima solitaria le scendeva lungo la guancia. ANGOLO AUTRICE SORPRESAAAA! Chi l'avrebbe mai immaginato eh? Siete sorpresi? Bhè ad ogni modo,cosa succederà ora che Blake è andata a New York a lavorare per la famiglia Parker? E chi può dirlo? La mia mente malata sarebbe capace di inventarsi di tutto XD. Anyway,mi dite se siete riuscite a vedere le immagini dei protagonisti? Grazie in anticipo. Detto ciò,ringrazio chi mi ha messo nelle preferite/seguite,chi continua a leggere i miei capitoli e,come al solito, ringrazio raffaela91 che continua a recensire. Ora mi levo dai coglioni non preoccupatevi. A presto. Baci The_Storm

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Capitolo 6
*** Primo giorno di lavoro ***


Un raggio di sole le illuminò il viso,facendo la svegliare. Blake sbadigliò e rotolò su un fianco per controllare l'ora:le 7:15. Era ancora molto presto,visto che avrebbe iniziato a lavorare verso le 9:00,quando i ragazzi si sarebbero svegliati. Già,il suo lavoro è come quello all'hotel solo che invece di sbrigare anche faccende domestiche,doveva solo stare con i suoi angeli 24 ore su 24,non lo considerava nemmeno un lavoro. Era felice di che quei bambini si siano affezionati così a lei,anche perché,a vederli partire,stava soffrendo molto. Certo,ogni volta che i bambini lasciavano quell'hotel soffriva ma sta volta era diverso. Si era affezionata molto di più a loro,forse perché di solito stava dietro a molti più bambini e non aveva il tempo di creare un legame forte come quello che si era instaurato tra loro. Si fece una doccia veloce,si vestì come al solito ( felpa di due taglie più grande,jeans scoloriti e converse che avevano visto giorni migliori) e controllò l'ora:le 8:00. Era ancora presto ma decise di scendere comunque. Ci mise un po',ma alla fine riuscì a ricordarsi il percorso che le aveva mostrato ieri Greta. Arrivata in cucina trovò proprio quest'ultima che preparava la colazione. -Buongiorno- disse sorridendole. La donna si girò -Oh sei tu cara,scusa ma devo ancora abituarmi al fatto che ci sia una persona in più in questa casa.- si scusò. -Ma come mai sei già in piedi? È ancora molto presto- esclamò poi. -All'hotel mi svegliavo sempre molto presto per fare le pulizie e aiutare a preparare la colazione prima che i bambini si svegliassero- spiegò -Ma comunque non mi sono mai alzata tardi,anche nei giorni in cui non lavoravo- concluse. -Oh capisco. Che cara ragazza. Bhè accomodati,la colazione sarà pronta tra poco- disse sorridendo amabilmente -Oh,bhè,in realtà io non faccio mai colazione. Ma posso darle una mano. Ormai ho imparato abbastanza bene a cucinare.- propose. La donna la guardò sorpresa. -Come non fai colazione? Ma è il pasto più importante della giornata! Almeno a pranzo e a cena mangiavi molto?- chiese apprensiva la donna. -In realtà,mangiavo gli avanzi. I cuochi mi dicevano sempre di prepararmi qualcosa e a volte si offrivano anche di prepararmi loro i pasti,ma rifiutava sempre perché a pranzo andavo di fretta visto che i bambini mi aspettavano sempre, e a cena,ero troppo stanca per prepararmi da mangiare- spiegò semplicemente. Greta la guardò sorpresa -Oh santo cielo! Ora capisco perché sei così magra. Ma tu devi mangiare, non puoi rimanere così a digiuno,finirai per ammalarti- disse sinceramente preoccupata. Blake sorrise nel constatare che si erano appena conosciute e lei già si preoccupava come una nonna della sua salute. Era proprio una cara signora. -Naaah non si preoccupi,non mi ammalo quasi mai.- spiegò. -Si ma resta il fatto che devi mangiare di più- insistette la donna. -Va bene, ti prometto che mangerò,contenta?- acconsentì sospirando. La signora annuì soddisfatta e tornò ad armeggiare con le padelle. -Greta,posso chiederti un favore?- chiese dopo un po' la ragazza. La donna acconsentì e la invogliò a parlare -Posso darti del tu? Ho sempre odiato dare del lei alle persone,sembra che siano lontane anni luce,è anche per questo che all'hotel ho voluto badare ai bambini,loro non ti darebbero del lei neanche se li corrompessi con una fabbrica di dolci- la donna rise di cuore -Certo che puoi darmi del tu. Sai,sei proprio simpatica e,inoltre, sei anche una delle poche ragazze semplici che vanno in giro con vestiti che sono più comodi e sportivi che piccoli e attillati. Quando esco di casa per fare la spesa,vedo solo ragazze che indossano abiti che sembrano fazzoletti e gonne che sono più cinture.- disse. Blake alzò le spalle. -Io mi sono sempre vestita così,sinceramente,non capisco come si possano indossare certe cose. E poi,io devo badare ai bambini. Mi ci vedresti a correre avanti e indietro con quei trampoli? Sarebbe un suicidio!- disse sorridendo. Greta scoppiò a ridere al pensiero di lei che rincorreva i bambini su quegli aggeggi infernali e cadendo ogni due passi. Era proprio felice che si fosse trasferita. -I tuoi genitori ti hanno educato proprio bene, e sei anche una così bella ragazza- Blake arrossì di botto. Non era abituata a complimenti del genere,inoltre,lei si reputava una ragazza nella norma,nè bella nè brutta. -In realtà,io non ho i genitori. Mi hanno abbandonata davanti al portone dell'hotel quando avevo solo pochi mesi e l'unica cosa che mi hanno lasciato è un braccialetto che indosso sempre. Il personale dell'hotel è stato la mia famiglia in questi 19 anni e non avrei potuto sceglierne una migliore,credimi.- aveva raccontato tutto questo con lo sguardo basso,e quando lo rialzò,vide che sulle guancia di Greta stavano scendendo molte lacrime. Subito si allarmò e corse a prendere un fazzoletto,le asciugò le lacrime e le chiese perché piangesse. -Sei una ragazza così forte,nonostante tu non abbia i genitori,continui a sorridere e a portare allegria a tutti. Sei incredibile- A quelle parole,Blake arrossì di nuovo e abbassò lo sguardo. -Non esageriamo. Non ho mai sentito la mancanza dei miei genitori solo perché i proprietari dell'hotel li hanno sostituiti in maniera impeccabile,non facendomi mai mancare niente e trattandomi come una figlia e tutti gli altri sono stati come fratelli,zii e nonni per me. Per quanto riguarda il mio sorriso,bhè,credo sia inutile stare lì a piangere per qualcosa a cui non puoi porre rimedio. Quindi,non sono così incredibile come mi hai descritta.- spiegò cercando di smentire tutti i complimenti che le aveva fatto. Greta la abbracciò e le sussurrò all'orecchio -Sono felice che tu sia qui- Blake,anche se un po' sorpresa,ricambiò con piacere l'abbraccio e le sussurrò a sua volta un debole -Anch'io- A rovinare questo momento di dolcezza furono quattro tornado che si fiondarono in cucina. Appena videro Blake,le saltarono letteralmente addosso,facendola cadere. Con ancora i suoi angeli addosso,scoppiò a ridere e li abbracciò come meglio poteva -Buongiorno anche a voi ragazzi- disse non appena si fu rialzata. I ragazzi risero e si sedettero intorno al tavolo,venendo serviti subito da Greta. Finito di fare colazione,i ragazzi stavano per tornare in camera loro ma Blake li bloccò -Ehi,fermi dove andate?- chiese. I ragazzi si girarono sorpresi e confusi. -In camera nostra,a giocare- rispose con ovvietà Jake. Tutti gli altri annuirono. La ragazza li guardò un po' sorpresa. -Non ditemi che preferite stare rinchiusi in casa con questa bella giornata- disse indicando fuori della finestra dove si vedeva un sole splendente (molto insolito per una città come New York in questo periodo dell'anno) e un manto bianco che copriva tutto il giardino. -Forza,- continuò -mettetevi cappotto,sciarpa,guanti e cappello e andiamo a divertirsi sulla neve- concluse sorridendo. I ragazzi erano entusiasti e corsero immediatamente in camera loro per indossare tutto quello che Blake gli aveva detto. Quando uscirono fuori in giardino,vennero accolti da quattro palle di neve che li colpirono in piena faccia. Da lì si scatenò una guerra all'ultima palla di neve che continuò fino all'ora di pranzo. Dopo mangiato,i ragazzi andarono a fare il loro solito pisolino pomeridiano e Blake ne approfittò per aiutare Greta nei lavori,nonostante le continue proteste di quest'ultima. Quando i ragazzi si svegliarono,approfittando ancora del bel tempo,tornarono a giocare in giardino,ma sta volta fecero dei pupazzi di neve. Verso le 17:00,Greta li richiamò per la merenda,che consisteva in biscotti e cioccolata calda. I ragazzi divorarono tutto in neanche dieci minuti e tornarono a giocare. Dall'interno della casa,una donna e un uomo parlavano guardando fuori dalla finestra i loro ragazzi che si divertivano. -Sembra che abbiamo fatto bene ad assumerla, non ho mai visto i ragazzi sorridenti e felici come ora- disse la donna sorridendo e guardando le sue figlie che si rincorrevano ridendo sulla neve. -Già hai ragione. Inoltre,sembra che stia simpatica anche agli altri domestici,soprattutto a Greta. L'unico che sembra non sopportarla, sembra essere nostro figlio,Eric.- affermò l'uomo. La donna fece un leggero risolino -Dai tempo al tempo,Harold. Ti ricordo che anche noi quando ci siamo conosciuti non ci sopportavamo e guardaci ora: siamo genitori di tre splendidi figli e felicemente sposati. Chissà che la stessa cosa non succeda anche a loro-disse. -In tal caso ne sarei più che felice. Sto iniziando ad affezionar mi anch'io a quella ragazza così sorridente,forse potrebbe far sorridere di più anche Eric.- ipotizzò l'uomo. -Dopo quello che gli è successo,lo spero tanto-. Dopo cena,Blake portò i ragazzi a lavarsi e poi gli rimboccò le coperte. -Ci racconti una storia?- chiese con una vocina dolce Julie. La ragazza sorrise. -Certo! Quale volete sentire?- chiese -Una storia inventata da te- disse Jessy -ci siamo stancati delle solite storie,ormai le conosciamo a memoria- continuò Daisy. Julie e Jake annuirono,d'accordo con quello che avevano detto. Blake ci pensò un po' su poi disse -Conoscete la storia della principessa sirena?- tutti i ragazzi scossero il capo. Non ne avevano mai sentito parlare -Raccontacela- disse Julie. Blake sorrise e cominciò a narrare. -In un regno molto lontano,viveva una bellissima principessa di nome Miriam. Lei adorava il mare e ogni giorno andava in spiaggia e si sedeva sulla riva,guardando le onde che si infrangevano sulla sabbia per ore e ore. Un giorno,mentre osservava rapita il mare come al solito,scorse all'orizzonte una figura che si avvicinava. Era una nave. Quando questa arrivò alla riva,un bellissimo ragazzo scese da essa e le disse di essere il suo futuro sposo e le tese una mano per farla salire sulla nave. Miriam,rapita dagli occhi del ragazzo,che erano azzurri come il suo amato mare,prese la mano che gli tendeva per salire. Purtroppo però,Miriam scivolò mentre stava per salire e cadde in mare trascinandosi il principe con sè. Andavano sempre più in profondità finché arrivarono ad un castello che era abitato dalla regina Sirena la quale,non avendo avuto figli,decise di prendere con sè Miriam e di farla vivere come se fosse sua figlia. Per fare in modo che non esca dal castello,le mise un fermaglio dorato tra i capelli che le cancellò la memoria e le mise un mantello che la trasformò in una sirena. Per molti giorni Miriam visse felice,facendo amicizia con tutti e divertendosi molto. Un giorno però,una tartaruga le disse che in realtà lei era promessa sposa ad un principe del regno vicino al suo e che in realtà era una principessa della terraferma. All'inizio,Miriam non ci credette e così la tartaruga le tolse il fermaglio e lei ricordò tutto. Voleva uscire da lì e tornare in superficie,così la tartaruga se la caricò in spalla e nuotò con lei in groppa fuori dal castello. La regina Sirena,che aveva visto tutto,ordinò a due squali di inseguirli e di riportarli da lei. Quando i due pescecani stavano per raggiungerli, scomparvero all'improvviso e al loro posto comparì la regina Sirena. Miriam la ringraziò per tutto quello che aveva fatto per lei e le disse che voleva tornare in superficie. La regina,che aveva un gran cuore,le tolse il mantello e ritrasformò la tartaruga in principe. Come regalo di nozze,la regina gli diede una conchiglia e gli disse che all'interno c'era una bellissima perla bianca e se chiameranno la loro prima figlia Perla,questa diventerà la più bella e buona fanciulla del regno. I promessi sposi la ringraziarono e tornarono in superficie. Dopo una settimana si sposarono ed ebbero la loro prima figlia che,come promesso alla regina Sirena, chiamarono Perla. La principessina crebbe e diventò la più bella e buona fanciulla del regno, come aveva predetto la regina.- non appena Blake finì di raccontare,i ragazzi si mostrarono entusiasti e le chiesero di raccontargli una fiaba ogni sera. -Certo,va bene- acconsentì lei. Dopo neanche due minuti tutti e quattro sprofondarono nel sonno e Blake,dopo aver dato un bacio sulla fronte a ognuno di loro,andò nella sua camera,si lavò,si mise la sua adorata felpa XXXL e si addormentò sotto il calore delle pesanti coperte. ANGOLO AURICE Bhè che ve ne pare? Lunghetto eh? Cercherò di farli così lunghi i prossimi. Allora voglio ingraziare chi ha messo questa storia tra le seguite/ricordate e,come al solito,raffaela91 che continua a lasciarmi le sue bellissime recensioni. Per ora è tutto, forse metterò un altro capitolo oggi,non lo so. Adiooooos. The_Storm

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Capitolo 7
*** LA SUA CAMERIERA PERSONALE?! ***


Un timido raggio di sole sbuca dalla finestra ma è sufficiente a far svegliare la biondina tutto pepe che dorme beata nel letto. Maledicendosi per essersi dimenticata ancora una volta di chiudere le tende,Blake si alza dal letto stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi. Si lavò e vestì velocemente,prendendo le prime cose che le capitarono sotto mano. Erano appena le 7:00,nemmeno Greta era sveglia a quell'ora,così prese uno dei suoi amati libri di Agatha Christie,un cappotto molto pesante,sciarpa,guanti e uscì dalla sua camera. Sapeva già dove andare:all'albero in giardino. Blake infatti aveva sempre adorato leggere sotto ad un albero. Le dava un senso di pace. Arrivata ai piedi dell'albero,infilò il libro in tasca e si arrampicò su di esso,dato che non poteva sedersi a terra a causa della neve. Si sistemò il più comodamente possibile e cominciò a leggere. -Ma che cosa stai facendo lì?- una voce familiare la riportò nel mondo reale,facendola sobbalzare e staccare gli occhi dal libro. "Addio pace" pensò. A parlare era stata l'ultima persona che avrebbe voluto vedere:Eric. -Allora,mi vuoi rispondere?- chiese impaziente. La bionda alzò il libro in aria. -Leggo- rispose con ovvietà -La sopra? Ma non è scomodo?- chiese sorpreso. Blake scrollò le spalle. -Ci sono abituata ormai- rispose. -Sei davvero strana. Comunque non ti paghiamo per stare lì senza fare niente,lo sai?- chiese con un ghigno che a Blake infastidì molto. -Sono le 7:30. Greta non si è ancora alzata e i ragazzi dormiranno come minimo fino alle 9:00. Cosa dovrei fare di grazia?- chiese sarcasticamente. Il ragazzo la guardò infastidito. Nessuno gli aveva mai parlato così,nemmeno le persone che potevano permetterselo. -Non m'interessa. Devi fare qualcosa.- insistè. Blake lo guardò confusa e infastidita "Ma chi cazzo si crede di essere? È un presuntuoso pallone gonfiato. Non li sopporto i tipi così. Eppure tutto il resto della famiglia mi sembra così simpatica. Da chi avrà preso?" Si domandò. -Bhè mi dia qualcosa da fare e la farò-. Poteva sembrare una di quelle frasi che voleva sentirsi dire,ma il modo in cui lo disse (pieno di irritazione) e lo sguardo di sfida che gli lanciò lo fece,se possibile,innervosire ancora di più. D'un tratto,gli venne in mente un'idea tanto geniale quanto diabolica. Sul suo viso ricomparì quel ghigno tanto odiato da Blake e,senza dire nulla,si voltò e tornò sui suoi passi,lasciandosi una Blake sorpresa alle spalle. Subito dopo pranzo,Blake venne richiamata dal signor Parker nel suo ufficio. Incuriosita dal motivo della sua convocazione,bussò alla porta che doveva essere quella della sua camera e attese che le fosse permesso di entrare. Quando sentì un "Avanti" attutito dalla porta,si fece forza e, prendendo un ultimo e profondo respiro,entrò. -Mi ha fatta chiamare signor Parker?- domandò -Ah Blake,grazie per essere venuta qui. Prego accomodati- il sorriso cordiale del signore la mise subito a suo agio,facendola rilassare immediatamente. -Allora,ti ho fatto chiamare per proporti un lavoro- la ragazza stava per replicare ma l'uomo la zittì con un cenno e ricominciò a parlare. -So bene che lavori già come babysitter,ma volevo proporti di fare anche da cameriera personale a mio figlio Eric,sai l'ultima se n'è andata senza dare una spiegazione. Ovviamente,avrai uno stipendio in più. Cosa ne dici?- Blake ci pensò per un attimo. Fare da cameriera a quell'antipatico,sarebbe stato un suicidio,specie dopo lo scontro di quella mattina. D'altro canto però,avere uno stipendio in più significava avere più soldi e avere più soldi significava che avrebbe raggiunto più in fretta la somma necessaria per i suoi studi e per ritornare nella sua amata Napoli. Già,Napoli. È quella la sua città. Piena di magia e di misteri. La città abbandonata da Dio. D'un tratto,le tornarono in mente l'hotel e tutti quelli che vi lavorarono e nuove lacrime minacciarono di scenderle da un momento all'altro. A ridestarla dai suoi pensieri nostalgici,ci pensò il signor Parker -Allora?- disse -Cosa ne dici?-chiese speranzoso -Accetto- disse sicura. Alle sue parole,l'uomo sorrise -Oh molto bene. Sinceramente,non credevo che accettassi,so che voi due non andate tanto d'accordo e quando mio figlio mi ha proposto te come sua cameriera, sono rimasto sorpreso. Bhè spero che non ci saranno problemi. Per gli orari,dovrai chiedere a lui e se ci dovesse essere qualche problema,non esitare a dirmelo. Conosco Eric e so che a volte può essere molto bastardo- disse sorridendo. La ragazza annuì,lo ringraziò e uscì dallo studio. Non appena fu fuori di lì,ripensò alle ultime parole dell'uomo. "Quando mio figlio ha proposto te" aveva detto e poi ripensò al ghigno che gli era spuntato quella mattina e connesse tutto "In che guaio mi sono cacciata?" Pensò. Sospirò pesantemente. "Bhè ormai la frittata è fatta. Non posso fare altro che affidarmi a me stessa e alla mia pazienza per riuscire a non prendere a pugni quello stronzo". Rassegnandosi,salì le scale che l'avrebbero portata da quel diavolo come se fosse un condannato e stesse percorrendo la strada che l'avrebbe portata al patibolo. Appena fu davanti alla sua porta,si fece forza e bussò. "Avanti" rispose. Entrò nella stanza e lo vide disteso sul letto. Eric,non appena la notò,alzò il busto e inarcò un sopracciglio,come a chiedere cosa ci facesse lì. -Sono venuta per sapere gli orari- distaccata,atona e fredda come il ghiaccio,aveva deciso di non cedere alle sue provocazioni e dargli quella soddisfazione. Eric,non appena capì a cosa si riferisse,fece spuntare un ghigno divertito e disse -Quindi alla fine hai accettato. Sai,non credevo fossi così masochista. Sei consapevole che ti farò patire le pene dell'inferno,vero?- le chiese già pregustando la sensazione che avrebbe avuto nel vendicarsi di lei. Blake sentì le mani pruderle dalla voglia di ti tirargli un bel pugno su quel viso da presuntuoso e togliergli una volta per tutte quel ghigno dalla faccia,ma si trattenne a stento chiudendo i pugni e scrollò le spalle,non facendo trasparire niente dalla sua espressione. Eric era un po' deluso da quella reazione. Si aspettava almeno un minimo segno di paura da parte della ragazza,ma in fondo se lo aspettava. Blake era più fredda di un ghiacciaio del Polo Nord. -Gli orari sono dalle 6:00 del mattino fino alle 20:00 di sera. Potrai pranzare alle 13:00 e cenerai solo quando avrai finito i tuoi compiti. Ovviamente,non farai più da babysitter ai ragazzi,ma ti dedicherai completamente a quello che io ti dirò di fare.- disse con ancora quell'odioso ghigno in faccia. Dopo un attimo di sorpresa,tornò fredda come si era mostrata fino a quel momento e annuì. -C'è altro?- domandò -No,per ora puoi andare.- Blake annuì e uscì da quella stanza. Andò in camera dei ragazzi e diede loro la brutta notizia. -Non giocheremo più con te?- chiese con le lacrime agli occhi Julie. La ragazza scosse la testa, mortificata. Avrebbe preferito fare il doppio della fatica e continuare a badare ai ragazzi,ma purtroppo i nuovi orari non le permettevano questo lusso. -Ma allora non potremo stare mai con te- disse Jake tristemente. Blake scosse il capo. Poteva venire anche la regina Elisabetta a ordinarglielo ma mai e poi mai avrebbe rinunciato a stare con i suoi angeli. Era passata una settimana da quando era arrivata a New York e durante quei sette giorni si era affezionata ancora di più ai ragazzi e loro a lei -Io finirò di lavorare alle 20:00 e voi dovete addormentarvi alle 21:00,giusto? Quindi abbiamo un'ora di tempo da passare insieme. Dopo che vi sarete lavati e vi sarete messi sotto le coperte,verrò qui e vi racconterò tutte le storie che conosco. Ve lo avevo promesso no? E io mantengo sempre le mie promesse- disse decisa. I ragazzi le saltarono addosso facendola cadere,ma a Blake non importava. Li strinse tutti a sè in un grande e caldo abbraccio di gruppo. Dopo un tempo indefinito,si staccarono dall'abbraccio e andarono in sala pranzo per la cena. Dopo cena,Blake giocò per l'ultima volta con i suoi angeli prima di iniziare a lavorare per il diavolo. Quando tutti furono al caldo sotto le coperte,iniziò a narrare una delle sue fantastiche storie. Non appena finì il racconto,i ragazzi si addormentarono di botto. Blake si alzò e gli diede il solito bacio sulla fronte come faceva ormai da una settimana. Andò in camera sua,si lavò e indossò la sua adorata felpa,dopodiché,si sistemò sotto le calde e morbide coperte e,pensando ai suoi angeli,sprofondò in un sonno senza sogni. ANGOLO AUTRICE Tadatadaaaaan. Ma cosa si è inventato Eric? Che gran bastardo. Come promesso,ho messo il capitolo il prima possibile. Sono di fretta quindi non posso dilungarmi molto ringrazio tutti quelli che hanno messo la mia storia nelle seguite/ricordate,raffaela91 per lasciarmi sempre le sue bellissime recensioni e tutti quelli che visualizzano la mia storia. Per favore se c'è qualcosa che non vi piace,ditemelo. Non per forza dovete recensire,potete anche lasciarmi un messaggio,basta che mi facciate sapere come vado e se volete che cambi qualcosa. Baci. The_Storm.

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Capitolo 8
*** Fredda come il ghiaccio ***


Per la prima volta da quando era lì,Blake non fu svegliata dal solito raggio di sole ma dal trillo incessante della sveglia. La spense subito per evitare che qualcuno si svegliasse e scese giù dal letto. Il contatto tra i suoi piedi e il pavimento le fece venire i brividi e si sbrigò a mettersi le pantofole. Si lavò velocemente e si vestì,poi controllò l'ora:le 5:55. Giusto in tempo. Si alzava sempre a quell'ora quindi per lei non era un problema. Scese le scale e si diresse verso la camera di Eric. Bussò,ma nessuno rispose. Riprovò e ancora niente. "Che stia ancora dormendo? Probabile" pensò. Capendo che non avrebbe risposto e che se lo avesse svegliato sarebbe andato su tutte le furie,aprì la porta ed entrò. Non appena mise piede in quella stanza,notò il letto in cui dormiva e,facendo un giro,trovò un foglio sulla scrivania. "Lista delle faccende per Blake" recitava la prima parte in maiuscolo. La ragazza prese il foglio e lo aprì. A mano a mano che leggeva,i suoi occhi si sgranavano sempre di più. Erano cose impossibili da fare per un essere umano e anche inutili. Insomma,a chi mai possono servire 25 rasoi,30 barrette di cioccolata e 40 pacchetti di gomme? Era ovvio che voleva che uscisse con un freddo del genere. Erano sotto i 10 gradi! Comunque,era troppo presto per uscire,avrebbe di sicuro trovato tutti i negozi chiusi,quindi decise di cominciare con le miriadi di faccende che gli aveva assegnato. Verso le 10:00 era già esausta. Quel diavolo la stava facendo lavorare come un mulo.Andò in camera del ragazzo per prendere i soldi che gli sarebbero servitiPer precauzione,bussò di nuovo prima di entrare. "Non vorrei mai che quel grandissimo bastardo abbia un motivo in più per torturarmi" pensò. Diversamente da prima,qualcuno rispose con un "avanti" sta volta e lei entrò. -Bhè cosa ci fai qui?- chiese. -Sono venuta a prendere i soldi per comprare le cose che avete scritto sulla lista- rispose atona. Il ragazzo annuì e scostò le coperte,facendo vedere che era solo in boxer. Blake non poteva negare che fosse un bel ragazzo,alto (moooolto più di lei),capelli corvini,occhi verde prato e,da quello che aveva visto ora,anche parecchio muscoloso,ma non si era mai lasciata incantare dalla bellezza di qualcuno se questa non aveva un bel carattere,quindi,quando Eric si girò,il suo sguardo era rimasto freddo come la temperatura lì fuori. Il ragazzo ne fu un po' deluso,sperava di girarsi e vedere lei sbavare e sgranare gli occhi a causa di come era vestito,ma a quanto pareva quella ragazza aveva davvero il cuore di ghiaccio. Le consegnò i soldi e Blake se ne andò senza dire niente. Eric si passò una mano tra i capelli e si avvicinò alla finestra. Dopo qualche minuto, vide la ragazza che usciva coperta alla meno peggio che camminava a passo veloce. Sorrise soddisfatto quando notò che era rabbrividita. Era quello il suo piano. Aveva notato la differenza di temperatura tra New York e Napoli ed era sicuro che non avesse niente di molto pesante da mettersi e quindi sarebbe morta di freddo. Inoltre,in casa il riscaldamento era quasi al massimo e c'era una bella differenza di temperatura. Forse era stato un po' troppo crudele,ma quella ragazza se lo meritava. Chissà che così non avrebbe imparato a stare al suo posto. Blake,intanto,stava comprando tutto quello che era segnato sulla lista. Quando finì, non si sentiva più nè mani nè piedi. Camminò quanto più in fretta possibile,ma a ogni passo i piedi le facevano male perché erano congelati. Quando scorse in lontananza la villa della famiglia Parker,sospirò di sollievo. Certo,la attendevano un mare di altre faccende,ma almeno era al caldo. Appena entrò,venne subito riscaldata dal calore di quella casa e,senza perdere tempo,si tolse sciarpa,guanti e cappotto e salì in fretta le scale che portavano nella stanza del diavolo. Bussò,e,appena sentì un "Avanti" entrò. Gli consegnò la busta,il resto e lo scontrino e si rigirò,pronta ad uscire da lì e stare il più possibile lontana da lui. Eric,non fece niente per fermarla. Credeva che appena fosse entrata,gli avrebbe fatto una ramanzina coi fiocchi e invece si era limitata a dargli la busta con tutte le cose che aveva chiesto,il resto e lo scontrino,il tutto,nella sua solita freddezza. Non uno sguardo d'odio,non una sola parola di astio,niente. E questo lo faceva innervosire. "Quella ragazza è più intelligente di quanto credessi" pensò "Ha capito che volevo si infuriasse e mi dicesse le peggiori parole e non lo ha fatto,rimanendo assolutamente fredda e distaccata,come se non gli avesse fatto nè caldo nè freddo". Sospirando,decise di andare a vedere come se la cavava con le faccende che le aveva assegnato,chissà,magari sarebbe riuscito a sorprenderla in qualche cosa che avesse fatto di sbagliato. Scese le scale e vide che andava verso le lavatrici,probabilmente,stava facendo il suo bucato. La seguì e si appoggiò con la schiena allo stipite della porta, incrociando le braccia e osservandola attentamente. Quando Blake alzò la testa e lo vide, gli chiese se gli servisse qualcosa -Niente. Voglio solo assicurarmi che tu non combini qualche guaio- disse. Credeva che almeno sta volta gli avrebbe risposto male,ma si limitò a scrollare le spalle e tornò ai suoi lavori. Cosa aveva sperato prima? Che riuscisse a coglierla in un atteggiamento sbagliato? Bhè dovette ricredersi. Era da una buona mezz'ora che la osservava attentamente,ma Blake non aveva fatto una sola mossa falsa. Verso le 13:00,la ragazza andò in cucina a prendersi da mangiare. Era già esausta,ma non lo avrebbe mai fatto notare a quel diavolo (ormai era diventato il suo soprannome) dandogli la soddisfazione di vederla cedere dopo solo il primo giorno. Avrebbe lottato con le unghie e con i denti e avrebbe fatto vedere di che pasta era fatta. Ormai,era una questione di principio. Il signorino voleva vederla morta dalla fatica? Bene,avrebbe fatto di tutto per non fargli capire che era stremata. Orgogliosa? Oh si,non immaginate nemmeno quanto. Mangiò in fretta e tornò a lavorare. Incredibile ma vero, alle 19:00 aveva già finito di lavorare,lasciando il povero Eric interdetto. "Hai visto di cosa sono capace? Mai sottovalutare Blake Pierce" pensò soddisfatta. Aveva ancora un'ora libera prima della cena e,visto che i ragazzi stavano mangiando,andò in camera sua a leggere. Quando arrivarono le 20:00,scese in cucina (perché era lì che Eric le aveva ordinato di mangiare) e si preparò un semplice panino con il prosciutto. Finì di mangiare dopo una ventina di minuti e andò nella camera dei ragazzi per raccontargli una delle sue storie come promesso. Appena entrò fu assalita dalle quattro pesti e,dopo averle adeguatamente salutate, li fece mettere a letto rimboccandogli le coperte. Finita la storia,come da routine,i ragazzi crollarono e lei,dopo avergli scoccato il solito bacio della buonanotte,tornò in camera sua. Appena entrò,si fondò sotto la doccia e si infilò velocemente la felpa. Si sistemò sotto le coperte e sprofondò in uno dei sogni più profondi che avesse mai fatto. ANGOLO AUTRICE Sciao a tutti. Bhè? Che ve ne pare? È odioso Eric vero? Lo so,modestamente,l'ho creato io *partono i fischi*. Anyway ringrazio come sempre tutti quelli che continuano a seguire la mia storia,chi l'ha messa tra le seguite/ricordate e raffaela91 che continua a recensire. Baci. The_Storm

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Capitolo 9
*** Chi sei in realtà,Blake Pierce? ***


Blake si svegliò di soprassalto,madida di sudore e con il respiro affannato come se avesse fatto la maratona di New York per tre volte di fila. "Un incubo" pensò. A volte le capitava di svegliarsi nel cuore della notte agitata e anche urlando. Fortunatamente,con i suoi urli non aveva mai svegliato nessuno,ma restava il ricordo dell'incubo la tormentava per tutto il giorno. Era sempre lo stesso:lei che si ritrovava circondata dalla più completa oscurità e una donna dai capelli biondi che piangeva disperata davanti a lei e ripeteva in continuazione "Perdonami figlia mia,perdonami ti prego". Non aveva mai il tempo di dire o fare qualcosa perché a quel punto tutta l'oscurità spariva e si risvegliava nel suo letto. Cercò di calmare il battito del suo cuore che sembrava volesse sfondarle il petto per allontanarsi da lei. Non appena riuscì ad avere un respiro regolare,prese la sua sveglia e controllò l'ora:le 4:34 del mattino. Sospirò rassegnata. Ormai non sarebbe riuscita a riaddormentarsi e sarebbe stato comunque inutile visto che di lì a un ora si sarebbe dovuta alzare. Non aveva voglia di farsi uno shampoo, anche perché lo aveva fatto la sera prima,quindi,l'unica cosa che le rimaneva era lo sprofondare con la testa nei suoi libri. Sospirando di nuovo,si scostò le coperte di dosso e si alzò. Dopo essersi stiracchiata per bene,prese uno dei suoi libri preferiti:"Le avventure di Sherlock Holmes". Blake adora leggere di tutto,ma aveva una vera e propria fissazione per i libri gialli,in particolare per Arthur Conan Doyle e Agatha Christie. Si immerse per l'ennesima volta in quel mondo che tanto la affascinava. Aveva sempre avuto un debole per i casi apparentemente impossibili da risolvere. Il mondo dell'investigazione le interessava talmente tanto che aveva deciso di iscriversi all'Università di Criminologia. Purtroppo però,quello restava un semplice sogno visto che doveva ancora raggiungere la somma per pagarsi gli studi e i libri. Certo,con la sua intelligenza avrebbe potuto tranquillamente avere una borsa di studio,ma il fatto è che l'unica Università che avrebbe potuto frequentare senza allontanarsi dall'hotel non dava borse di studio a causa della mancanza di fondi. Quando decise di abbandonare il suo mondo alternativo,erano le 5:30,aveva giusto il tempo di una bella doccia calda e rilassante,dopo l'incubo che aveva avuto,le ci voleva proprio. Andò in bagno,si spogliò velocemente sentendo i brividi di freddo percorrerle il corpo,si legò alla bell'e meglio i suoi capelli e aprì l'acqua. La sensazione di calore che le diede la fece rilassare completamente e, appena chiuse gli occhi per assaporarla meglio,le tornarono in mente le parole e le lacrime di disperazione della donna del suo incubo. Riaprì di scatto gli occhi,turbata dal pensiero di quello strano incubo. Se lo avesse avuto solo quella notte,non si sarebbe preoccupata più di tanto,ma la cosa strana è che le succedeva da quando aveva 3 anni. Ricorda ancora la prima volta che ebbe quell'incubo;pianse e urlò così tanto,che Jared e Kate avevano temuto che qualche ladro si fosse introdotto nella camera dove c'era la sua culla e l'avesse svegliata. Erano entrati spalancando la porta di scatto,armati Jared di una mazza da baseball e Kate di un mattarello. Quando avevano capito che i ladri non c'entravano niente e che era stato solo un incubo a far disperare così la bambina,tirarono un sospiro di sollievo e cercarono di farla riaddormentare con scarsi risultati. A quel ricordo,le spuntò un sorriso nostalgico. "Quanto mi mancano" pensò. Ma scosse subito la testa per scacciare quei pensieri. Non era quello il momento di farsi prendere dalla malinconia visto che doveva prepararsi per un'altra battaglia col diavolo,alias Eric. Ormai quella storia andava avanti da ben due settimane e,incredibile ma vero,Blake era riuscita trattenersi dal tirargli un pugno che gli avrebbe di sicuro fatto passare la voglia di trattarla come se fosse una pezza per pulire il pavimento. Uscì dalla doccia e si asciugò e vestì velocemente. Era così persa nei suoi pensieri e ricordi,che non si accorse del tempo che passava e che ormai erano già le 5:55. "Addio colazione" pensò tristemente. Vabbè,infondo ci era abituata. Scese di fretta le scale e agguantò una mela al volo mangiandola quanto più in fretta potesse,fortunatamente,Greta non si dimenticava mai di lei. Buttò il torsolo della mela nel cestino e salì le scale più veloce di Bolt,il cane protagonista del film della Disney. Quando arrivò davanti alla porta del diavolo,controllò l'ora sul suo bellissimo orologio di topolino. Infantile? Forse....ma glielo avevano regalato i dipendenti dell'hotel,quindi per lei era il più bello del mondo. Sospirò di sollievo quando vide che erano giusto le 6:00 "Puntuale come un orologio svizzero" pensò e si congratulò con sè stessa per essere riuscita a non fare tardi. Ora,lo so che starete pensando:"Oh ma dai è ridicolo essere così precisi! E poi,lui non si svegliava intorno alle nove?" Bhè,sappiate che quella specie di demonio ha deciso di mettere la sveglia per le 5:55,e quando,per la prima volta,una settimana prima Blake era arrivata con tre,e dico tre,minuti di ritardo,l'aveva fatta lavorare mezz'ora in più! Roba da pazzi. Da allora,cerca sempre di arrivare il più puntuale possibile. Bussò alla porta e attese che le fosse rivolto il solito "Avanti" prima di entrare. Quando il permesso per entrare le fu concesso,prese un ultimo,grande respiro e abbassò la maniglia. Appena entrata,ci mise un po' perchè i suoi occhi si abituassero all'oscurità che regnava lì dentro. Si avvicinò a tentoni alla finestra e aprì le tende. Dopodiché,prese il solito foglio dalla scrivania,salutò con freddezza Eric e uscì dalla sua camera,il tutto,sotto gli occhi vigili del ragazzo. Per l'ora di pranzo,aveva già finito la metà delle cose segnate sulla lista e non era neanche tanto stanca,ormai ci aveva fatto l'abitudine. Quando alle 20:00 precise finì i suoi compiti,sospirò esausta,ma soddisfatta di sè stessa e del lavoro che era riuscita a terminare,ma soprattutto,era fiera del suo autocontrollo e della sua pazienza che erano riuscite a mantenere,ancora una volta,a bada la parte istintiva di lei che gli diceva di picchiare a sangue quell'idiota che la osservava con un occhio vigile e attento,pronto a farle pagare il minimo passo falso. Sospirò pesantemente e si avviò alla camera dei ragazzi raccontargli un'altra delle sue storie. Quando giunse nella stanza dei suoi angeli,loro non erano ancora arrivati,così,ne approfittò per riposarsi un attimo e si lasciò cadere a peso morto sul soffice pouff al centro della stanza e mettendo le braccia incrociate sul basso tavolino che era sistemato accanto al pouff e appoggiando la testa sulle braccia,chiudendo gli occhi per qualche secondo come a recuperare almeno un po' di forza necessaria per raccontare la storia a quei terremoti. Quello di cui non si era accorta,però,era la presenza di qualcuno nascosto dietro lo stipite della porta,con solo la testa che sporgeva per guardare cosa faceva quella ragazza dal cuore di ghiaccio. Era da un po' che aveva notato la strana abitudine della ragazza di passare per la camera dei bambini e rimanerci per una buona mezz'ora,prima di andare a dormire e voleva scoprire cosa diavolo facesse di tanto importante da non saltare nemmeno una sera. Capì il motivo di quella strana routine solo quando Blake iniziò a narrare la prima parte della storia di quella sera. Eric non riusciva a crederci. Le dava così tanto lavoro da fare da farla arrivare a fine giornata esausta,eppure,lei non aveva mai rinunciato neanche per una sera a raccontare le sue storie. "Un giorno mi farò dire il motivo di questa assurda abitudine" si ripromise,perché,DOVEVA esserci un motivo più che valido per accontentare quei terremoti. Era così preso dai suoi pensieri,che quasi non si accorse che la ragazza si stava alzando e stava rimboccando le coperte a tutti,lasciandogli poi,un dolce bacio sulla fronte,anche se loro ormai erano caduti tra le braccia di Morfeo. Si allontanò in fretta dalla porta prima che lei lo vedesse e si diresse a passo spedito verso la sua camera. Non appena vi mise piede,si sbrigò a spogliarsi e a rimanere semplicemente in boxer,come era sua abitudine fare,anche in pieno inverno. Si infilò sotto le coperte,ma non riusciva ancora a dormire. Gli tornavano sempre in mente la scena di lei che bacia così dolcemente la fronte di quei quattro terremoti. "Ma com'è possibile che con me sia così fredda e con loro si trasformi nella ragazza più dolce del mondo" pensò "Chi sei in realtà Blake Pierce?" E, con quella domanda che gli ronzava in testa,si lasciò cadere nel mondo dei sogni. ANGOLO AUTRICE Bhè? Che ve ne pare? Noioso eh? In effetti non è che succeda chissà che ma questo capitolo è fondamentale per capire meglio quelli che arriveranno in futuro. A proposito,pensavo di mettere tutto in prima persona,mi sono scocciata di scrivere così,inoltre,rileggendo i capitoli precedenti,ho notato che alcune volte non si capisce cosa provi realmente il personaggio,quindi è anche per questo che ho deciso di cambiare. Anyway,avete visto quanto è rimasto scioccato Eric? Poverino,a me fa un po' pena sinceramente. Parlando d'altro,oggi non ho molto tempo,quindi,farò un ringraziamento generale. GRAZIE A TUTTI! SIETE FANTASTICI! BUONANOTTEEEEE! Ok,no. Così sembra uno di quei concerti da metallari. Mmm,vediamo,che ne dite di:"Grazie,siete meravigliose"? Meglio eh. Vabbè ora la smetto di rompere e mi dileguo. Sciaooooo. The_Storm.

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Capitolo 10
*** Incontri pericolosi nella Fifth Avenue ***


ATTENZIONE:Come vi avevo già anticipato,da questo capitolo scriverò in prima persona e metterò il tempo al presente. Questo è tutto. Buona lettura,ci vediamo sotto. -Ma chi cazzo ha inventato le sveglie?- urlo arrabbiata. Esagerata? Bhè provateci voi a farvi svegliare da una fottuta sveglia proprio quando siete nella parte del sogno più bella. Visto che non avrebbe senso continuare a lanciare maledizioni alla sveglia,mi alzo e prendo le prime cose che mi capitano a tiro. Vado in bagno senza neanche guardare cosa ho preso,tanto quello che ho nell'armadio può essere abbinato senza problemi visto che ho solo felpe e jeans. Alle 5:50 sono pronta e scendo giù in cucina,dove so di trovare sul tavolo la solita mela che Greta ha messo apposta per me. Quanto è cara quella donna! Mangio velocemente la mela e poi mi dirigo alla solita porta. Percorro la distanza che mi separa dalla camera del diavolo come un condannato che sta andando al patibolo. Arrivata davanti alla sua porta busso e aspetto che mi dica di entrare,non sia mai che io entri in camera sua senza permesso! Gli darei solo una ragione in più per torturarmi,anche se,forse,chiamarle ragioni è esagerato. Vorrei tanto sapere cosa gli ho fatto. Si,ci siamo scambiati un paio di battutine acide,ma non può essere solo per quello! Voglio dire,è ridicolo! Una cosa da bambini di tre anni proprio. I miei pensieri vengono interrotti dalla voce che mi avverte che posso entrare. Abbasso la maniglia ed entro in quella stanza buia. Vado subito verso la finestra e apro le tende. Odio l'oscurità,e,anche se è mattina presto e ci sono dei nuvoloni quasi neri che preannunciano un bel temporale e quindi non è che ci sia tutta quella differenza,io mi sento più libera se guardo fuori. Vado alla scrivania e prendo il solito foglio senza dire niente,come al solito. Sto per uscire,quando sento la sua voce richiamarmi. -Aspetta un attimo,bambolina- mi richiama. Ma come cazzo si permette? Io già odio i nomignoli di per sè,se poi questi sono una chiara discriminazione della donna,bhè,è meglio che colui che ha osato pronunciare tali parole si nasconda in Alaska e non si faccia più vedere,se non vuole che i suoi connotati vengano radicalmente cambiati dalla sottoscritta (sono una femminista convinta se non si era capito). Mi prendo giusto un attimo per reprimere i miei istinti omicidi,approfittando del fatto che sono di spalle,e poi mi giro con un sopracciglio inarcato,come a chiedere "Ma che vuoi?". -La mattina non voglio più svegliarmi alle 5:55 a causa tua,quindi,da domani in poi,mi sveglierai tu. E sia chiaro,voglio essere svegliato dolcemente,niente brutti scherzi- mi dice. Se prima la mia era un'espressione di curiosità,ora era decisamente di sorpresa. Ma se le sogna la notte queste cose? Bha,roba da manicomio proprio. Per andarmene quanto il più in fretta possibile da lui,annuisco senza replicare. -Posso andare o devi dirmi altro?- chiedo per sicurezza. -Si puoi andare,ma dammi del lei- replica. -Ma se abbiamo quasi la stessa età- sbotto incredula. Non può essere così....così....il suo comportamento è così assurdo,che non ci sono neanche parole per descriverlo. -Non mi interessa. Tu lavori per me e questo ti obbliga a darmi del lei. Sono stato chiaro?- dice con un tono che non ammette repliche -Come il sole- sibilo in risposta e poi esco quanto più in fretta possibile da quella camera. Ma chi si crede di essere quel damerino da quattro soldi? Se mi sono trattenuta dal rispondergli come avrei voluto,è solo perché questo lavoro mi serve se voglio andare all'Università della mia città. Sospiro rassegnata,è inutile piangersi addosso ora,è meglio se mi metto al lavoro,prima comincio,prima finisco. Guardo la lista e vedo che oggi devo anche uscire. Che bello! Proprio quello che ci voleva. Ovviamente,sono sarcastica. Quale pazzo vorrebbe uscire a metà Dicembre con il diluvio universale che c'è fuori? Andrò al negozio quando finirà di piovere. A pranzo,come avevo previsto,ho finito la metà dei lavori e,visto che ha smesso di piovere,vado dal diavolo per prendere i soldi. Indosso il cappotto,la sciarpa e i guanti,mi munisco di ombrello (con la sfiga che ho potrebbe piovere da un momento all'altro) ed esco di casa. Camminando velocemente,arrivo in dieci minuti al negozio di alimentari e prendo le caramelle che c'erano segnate. Finito con i dolci,vado alla cartoleria poco distante e prendo un quaderno per bambine,visto che quello di Julie è finito e lei si vergogna a dirlo ai genitori perché lo ha usato più per fare i disegni che i compiti. Lo so che non sono fatti miei visto che non è stata lei a chiedermelo (in realtà,non sa che conosco il suo piccolo segreto,ma dettagli),ma sento il dovere di fare qualcosa per lei,non so se riuscite a capirmi. Ovviamente,pago di tasca mia,si scatenerebbe la terza guerra mondiale se quell'idiota venisse a sapere che ho usato i suoi soldi per altro,oltre che per quello che c'era scritto sulla lista,anche se si tratta di sua cugina. Tornando a casa ho come la sensazione di essere seguita. In realtà,questo presentimento l'ho avvertito anche all'andata,ma non ci ho fatto molto caso perché credevo si trattasse solo della mia immaginazione. Mi sono sempre fidata del mio istinto e non mi sono mai pentita di averlo fatto. Molte volte,infatti,mi è stato di grande aiuto in situazioni pericolose. Per confermare i miei dubbi,entro in un negozio di vestiti a caso e faccio finta di guardare alcune cose mentre con la coda dell'occhio controllo fuori grazie alla vetrina che me lo permette. Come sospettavo,un uomo si è fermato proprio di fronte alla vetrina e si è appoggiato al muro. Faccio finta di non averlo notato e faccio un giro di cinque minuti in quel negozio,tanto per non fargli capire che mi sono accorta di lui. Quando esco dal negozio,ho ancora quella sensazione e decido di entrare in un bar per avere la conferma che sia lui quello che mi segue,anche se non credo che ce ne sia bisogno. Entrata nel locale,vengo subito riscaldata dal calore che c'è lì. Non è molto affollato,quindi decido di sedermi ad un tavolo per due proprio davanti alla vetrina. L'uomo è di nuovo appoggiato al muro di fronte e mi sta fissando. Faccio finta di niente e ordino una cioccolata calda al cameriere che intanto si è avvicinato e mi ha chiesto cosa prendessi. Mentre aspetto che mi venga servita la mia ordinazione,prendo il telefono e chiamo la polizia. -Centrale di polizia di New York. Cosa posso fare per lei?- mi risponde una voce dopo un paio di squilli. -Salve,sono in un bar a Fifth Avenue e un uomo mi sta seguendo- dico con calma per non insospettirlo -Ne è sicura?- chiede la ragazza -Si,prima mi sono fermata anche in un altro negozio e lui mi ha aspettato appoggiandosi al muro e fissandomi- rispondo -Bene,in questo caso,manderò subito degli agenti. Lei non si muova in che bar è?- domandò ancora. -Al Kate's bar- dico -Ottimo. La ringrazio della collaborazione- mi dice e a quel punto attacca. Mentre metto il telefono in tasca,vedo il cameriere avvicinarsi con la mia cioccolata calda. Le do un sorso e subito il liquido mi riscalda la gola. Quando ho finito di berla,la polizia non è ancora arrivata e,visto che ho già perso troppo tempo,mi alzo dal tavolo e vado alla cassa per pagare. Uscita dal bar,vedo che l'uomo si stacca dal muro ma non si muove. -Allora,hai finito di seguirmi?- chiedo incazzata incrociando le braccia al petto. Lui si sbiancò per un attimo e poi disse -Così te ne sei accorta eh? Avrei dovuto capirlo visto che ti sei messa sempre davanti alle vetrine- e a questo punto fa un sorriso che dovrebbe essere inquietante,ma che non mi fa nè caldo nè freddo,figuriamoci se ho paura di lui. -Che vuoi da me?- domando. Lui fa una leggera risata -Non è ovvio?- risponde con tono malizioso. Io faccio una faccia schifata. -Volevo solo averne la conferma- dico,ed è così. Immaginavo già le sue intenzioni,ma non volevo saltare a conclusioni affrettate. "Tutti sono innocenti fino a prova contraria" dico sempre io e sarebbe stato una contraddizione enorme se non avessi cercato qualche prova e credo che a questo punto,di prove ce ne siano fin troppe. Si avvicina e mi afferra il polso,ma io gli do un calcio nello stomaco che lo fa mollare la presa per tenersi la pancia con le braccia -Maledetta puttana- urla e tira fuori un piccolo coltellino. Mantengo il sangue freddo e gli prendo il polso che tiene il coltellino con una mano,mentre gli tiro un altro calcio nello stomaco e poi,quando si allontana leggermente,ruoto e alzo la gamba destra dandogli un calcio in piena faccia. A quel punto,lui cade a terra e gli lego mani e piedi con una corda che ho trovato poco distante da lì. La polizia non è ancora arrivata,ma non ho tempo di aspettarla,quindi prendo dalla tasca un fazzoletto e una penna che ho preso nel bar,e lascio un messaggio per loro. Appena arrivo a casa,vado nella camera dei ragazzi e do il quaderno a Julie,promettendole di non dire niente ai suoi genitori. Inutile dire che mi si è appesa al collo con un salto e mi ha stritolato. Fatto ciò,vado nella camera del demonio e gli do quello che mi aveva scritto di comprare più lo scontrino e il resto. Sto per uscire dalla stanza,quando lui mi blocca prendendomi per il polso. -Perché ci hai messo tanto?- chiede. In effetti,ci ho messo tre quarti d'ora per andare in un negozio che è a una decina di minuti da qui,ma non è colpa mia se quell'uomo mi ha inseguita. Decido comunque di non rivelare l'accaduto e,scrollando le spalle gli dico semplicemente che c'è stato un imprevisto. -E quest'imprevisto riguarda per caso uno stalker?- chiede serio. Io spalanco gli occhi. Ma come cazzo fa a saperlo mi ha seguita? -Mi hai seguita?- do voce ai miei pensieri. Lui alza e abbassa le spalle. -Eri fuori da troppo tempo e ho pensato che stessi combinando qualche guaio- risponde semplicemente. Mi pareva strano che si fosse preoccupato per me-Comunque,sai difenderti bene,devo ammetterlo. Almeno c'è una cosa che sai fare,bambolina- dice ghignando all'ultima parola. È incredibile,anche quando mi fa un complimento,riesce a farlo passare per un insulto. -Grazie, ma ti ho già detto di non chiamarmi bambolina. Lo odio- gli dico guardandolo male. -E tu dammi del lei- dice. Ma questo è un ricatto bello e buono. -Non posso,non ce la farei mai- dico. Ed è vero. Mi è già difficile dare del lei agli adulti,figuriamoci a chi ha più o meno la mia età! -Bhè allora credo che nemmeno io ce la farei a chiamarti con il tuo vero nome...bambolina- dice sempre con quell'odioso ghigno stampato in faccia che gli leverei a suon di calci e pugni. Sbuffo sonoramente ed esco da quella camera. Ho finito i miei compiti più tardi del solito e ho dovuto mangiare il più in fretta possibile la mia cena per riuscire a narrare un'altra delle mie storie ai ragazzi. Dopo il racconto e il solito bacio, vado in camera mia e indosso la solita felpa,mi infilo sotto le coperte e cado in un sonno profondo. ANGOLO AUTRICE Avete avuto paura per Blake eh? Hahahahaha ma come avete potuto pensare che la facessi anche solo sfiorare? Comunque,avete visto il nostro spione? Io credo che almeno un po' si sia preoccupato e voi? Comunque,ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e raffaela91,Crystal Darlend e crazy99 che hanno recensito la mia storia dandomi dei consigli su come migliorarla,grazie ragazze. Detto questo,vi saluto. Non so quando pubblicherò un nuovo capitolo,ma probabilmente sarà oggi. Baci a tutti. The_Storm.

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Capitolo 11
*** Vacanza per la famiglia Parker ***


Mi sveglio di soprassalto a causa del battere incessante contro la mia porta. Guardo l'ora sulla sveglia:le 3:21. Ma chi è a quest'ora? E soprattutto cosa vuole? Mi alzo in fretta e di malavoglia dal letto e apro la porta. Mi sarei aspettata chiunque,anche un ladro armato,ma mai mi avrei potuto anche solo immaginare di ritrovarmi Eric e Julie sulla porta della mia camera. -È successo qualcosa?- domando. -Niente di grave. Semplicemente,Julie non riesce a dormire ed è venuta a svegliare me. Ho provato di tutto per farla riaddormentare,ma non ne vuole sapere di riacquistare sonno. Quindi,lei ha proposto di venire da te. Hai qualche idea?- disse Eric freddo come al solito. Se non ci fosse stato di mezzo il sonno di uno dei miei angeli, gli avrei sbattuto la porta in faccia mandandolo a fanculo,ma visto che quella povera creatura sembra essere davvero triste per non riuscire a riprendere sonno,mi trattengo. All'improvviso, Julie scoppia a piangere e mi abbasso subito sulla ginocchia. La abbraccio sedendomi in ginocchio a terra e,accarezzandole i capelli,cerco di calmarla. -Ehi,piccola che succede? Perché piangi? Hai fatto un brutto sogno?- le chiedo cercando di essere più dolce possibile lei, dopo essersi staccata da me,si asciuga le lacrime e annuisce. -Capisco,allora vieni con me. Conosco un metodo infallibile per far tornare il sonno.- dico facendole l'occhiolino. Lei mi prende per mano e ci dirigiamo in cucina. Durante tutto questo tempo,Eric se n'è stato zitto a fissarmi in maniera strana,ma ero troppo occupata a pensare a Julie per pensare anche a quel demonio. Appena arriviamo in cucina,gli chiedo di prendermi del miele. Lui,stranamente,non controbatte fa come gli dico. Intanto io prendo la bottiglia di latte dal frigo e ne verso un po' in un pentolino che ho trovato sul tavolo. Metto il pentolino sul fornello e accendo il fuoco,poi prendo il miele e ne verso un po' nel latte,girando per un paio di minuti con un cucchiaio. Quando tutto è pronto,prendo una tazza dalla credenza e ci metto il latte con il miele, dopodiché lo porgo a Julie -Tieni,bevi piano che scotta- la avverto. Lei annuisce e prende la tazza dalle mie mani,iniziando a bere. Quando finisce,ha lo sguardo visibilmente più stanco e fa uno sbadiglio. A questo punto,la prendo in braccio e la faccio dondolare per un po'. Dopo nemmeno due minuti,si è riaddormentata. Sempre tenendola in braccio,la riporto nella camera dei ragazzi e la infilò sotto le coperte. Le lascio un bacio sulla fronte e poi esco,chiudendo delicatamente la porta. -Ci sai fare con i bambini- dice una voce alle mie spalle. Sobbalzo e mi metto una mano sul cuore. Ero così presa da Julie,che mi ero del tutto scordata della sua presenza. -Ma sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo- dico guardandolo male. -Ehi, modera i termini,ti ricordo che sono ancora il tuo capo- risponde duro. Alzo gli occhi al cielo. Ancora con questa storia? Ma non si stanca mai. Muovo la mano in aria come a dire "si hai ragione,basta che te ne vai". Lui non replica,ma lo vedo stringere i pugni. Sbadiglio e mi copro la bocca con la mano. Ho un sonno tremendo ma so che ormai non riuscirò a dormire. È sempre stato così,fin da quando ero piccola. Quando mi sveglio,anche se ho ancora sonno, non riesco a riaddormentarmi. Lo saluto con un cenno della mano e torno in camera mia. Dopo tre ore passate a leggere perché come avevo previsto non sono riuscita più a dormire, vado in bagno per una bella doccia calda. Mi asciugo bene e indosso i soliti vestiti. Scendo giù in cucina e mangio velocemente la mela che mi ha lasciato Greta. Finito di mangiare,butto il torsolo nel cestino e vado in camera del diavolo. Busso,ma non risponde nessuno. Ci riprovo, ma ancora niente. D'un tratto,mi ricordo di quello che mi disse ieri. Dovevo svegliarlo io! Mi batto una mano sulla fronte per la mia stupidità ed entro. Apro le tende e faccio entrare un po' di luce. E ora arriva la parte più difficile:svegliare il demonio. Coma faccio? Se lo sveglio violentemente,diventerà ancora più incazzato del solito e se lo sveglio dolcemente....Naaah non ne sarei capace. Dopo un po' di indecisione,opto per una via di mezzo. Mi avvicino al letto e lo osservo. Sembra un bambino quando dorme,ha un viso rilassato e la sua solita aria da incazzato con il mondo è scomparsa. Scuoto la testa per scacciare questi pensieri senza senso. Ma che cazzo vado a pensare? Deve essere sicuramente il sonno,si è così. Lo scuoto lievemente per una spalla e lo chiamo a bassa voce. -Eric,ehi sveglia- dico. Lui apre prima un occhio e poi un altro -Buongiorno- dico. Lui,ancora mezzo addormentato,mi guarda incuriosito. -Giorno- risponde poi con voce roca. Mi allontano dal letto e prendo la lista che c'è sul tavolo. Quando sto per andarmene,mi richiama. Mi giro e lo guardo con un sopracciglio alzato,come a chiedergli cosa volesse. -Devi indossare la tua uniforme- dice. Lo guardo sgranando gli occhi, sperando con tutta l'anima di aver sentito male e di aver bisogno di amplifon prima del tempo. -Stai scherzando,vero?- domandò sperando ardentemente in una risposta affermativa. Le sue speranze andarono in frantumi quando quel bastardo annuì ghignando -No,non scherzo. Te ne ho fatta preparare una apposta- disse. Quel maledetto stronzo lo aveva fatto apposta! Sapeva che odiava le uniformi e le gonne in generale e se n'era approfittato. Se crede di farmi perdere la testa con così poco,bhè,evidentemente non sa contro chi si è messo. Eric si alza e si dirige al suo armadio,infilandoci la testa dentro e cercando qualcosa. Dopo un po',ritira la testa e nella mano destra tiene un classico vestito da cameriera bianco e nero appeso ad una gruccia. Deglutisco e lo prendo con due dita,manco fosse infettato da chissà quale malattia. -Puoi cambiarti in bagno- le dice con un sorrisetto divertito. Bastardo,bastardo,bastardo. Percorro il tratto di strada che mi separa dal bagno come se fossi una condannata che va al patibolo. Entrata in bagno,mi chiudo la porta alle spalle e mi cambio velocemente. Ho appena finito di indossare la divisa e già la odio,ma non posso dargliela vinta a quel demonio. Prendo un respiro profondo e poi afferro la maniglia e la abbasso,scostando la porta per uscire. -Contento?- chiesi guardandolo con aria di sfida. Inizialmente non rispose,mi fece la radiografia guardandomi da capo a piedi. -Passabile- è il suo giudizio. Alzo un sopracciglio. -Ora posso andare?- domando impaziente. Lo vedo annuire e mi affretto ad andarmene da lì. La mattinata passa veloce e,senza che nemmeno me ne accorgessi,si fecero le 13:00 e andai a mangiare. Ormai non mi stancavo nemmeno più,ci ho fatto il callo al lavoro massacrante. Finisco di mangiare velocemente e torno a lavorare. Verso le 17:00,Greta mi dice che il signor Parker mi vuole nel suo ufficio. Annuisco e,curiosa di sapere cosa voglia da me,mi dirigo su per le scale, nella stanza del signor Parker. Arrivata davanti alla sua porta,busso e,quando mi viene dato il permesso per entrare,apro la porta e cammino fino alle poltrone dove mi siedo su una di esse. -Mi ha fatta chiamare?- domando curiosa -Si,ma non è successo niente di grave,non preoccuparti. Volevo solo avvertirti che per due settimane tu ed Eric starete da soli. Io,mio fratello,i miei genitori e i ragazzi partiremo per una vacanza.- dice non rendendosi conto dell'enorme preoccupazione che mi stava dando. -Oh. Bhè. Capisco. Per quando è prevista la partenza?- dimando -Per domani mattina- risponde. Ma come,così presto? Nonostante fossi triste per non poter vedere i miei terremoti per due intere settimane,annuisco e chiedo se c'è altro. -No,volevo dirti solo questo. Puoi andare- risponde. Mi alzo dalla poltrona ed esco dallo studio,tornando ai miei lavori. Come al solito alle 20:00 finisco di lavorare e vado a mangiare. Dopo aver raccontato un'altra delle mie storie ed aver dato il solito bacio della buonanotte ai ragazzi,vado in camera mia e mi metto la solita felpa. Mi addormento velocemente. ANGOLO AUTRICE Bhè,che dire in questo capitolo non succede molto,serve solo ad annunciare la partenza della famiglia Parker. Non ho molto tempo,quindi ringrazio velocemente tutti quelli che recensiscono e mettono tra le preferite/seguite/ricordate la mia storia. Ora vado. Un bacio. The_Storm

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Capitolo 12
*** Che le due settimane abbiano inizio ***


Un timido raggio di sole è bastato a farmi svegliare. Controllo l'ora:le 5:50. LE 5:50!? Merda ho cinque minuti per prepararmi. Butto le coperte in aria e mi alzo di scatto dai letto. Prendo la divisa che ho appoggiato sulla sedia della scrivania e mi rinchiudo in bagno. Quando ho finito, vedo l'ora:le 5:55. Sono un mito! Scendo le scale e,arrivata davanti alla porta del diavolo, entro. Apro prima le tende e poi lo scuoto e lo chiamo per nome per farlo svegliare. - Devi trovare un metodo migliore per svegliarmi- biascica ancora mezzo addormentato. Io alzo un sopracciglio -Tipo?- gli chiedo. Se lui conosce un metodo migliore,sono proprio curiosa di sentirlo. -Con un bacio- risponde strizzandomi l'occhio. Alzo gli occhi al cielo e,per non rispondergli male,prendo il foglio dalla scrivania ed esco dalla stanza. Non so perché,ma lo sguardo che aveva prima...non so,era strano,come se sapesse qualcosa e non me lo volesse dire. Bha,alzo e abbasso le spalle e inizio a lavorare. Sta mattina non ho fatto colazione,ma non m'importa poi molto. La facevo solo perché Greta me lo impone e se non mangio almeno la mela che mi ha lasciato sul tavolo,viene da me e,anche se sto lavorando e me la fa mangiare a forza. Però adesso Greta è partita insieme a tutti gli altri e la casa sembra così vuota....Vabbè,è inutile che io mi pianga addosso,piuttosto,è meglio se comincio,oggi ci sono più compiti del solito. All'ora di pranzo,ho già fatto metà lista come al solito. Mi alzo di scatto dalla tavola e sento la testa girarmi. Diventa tutto buio per un attimo e sono costretta a risedermi. Dopo un po',passa tutto e io mi alzo come se niente fosse. Alle 20:30,ho finito di lavorare,ho fatto un po' più tardi perché ora sono io che cucino,quindi ho perso un po' più di tempo. Sto andando in cucina per mangiare,quando sento una mano che mi ferma per il polso. -Dovresti andare a prendere queste cose alla cartoleria. Mi sono dimenticato di metterle nella lista- dice il diavolo. Cosa!? Ma ci saranno al massimo -3 gradi fuori! Comunque, annuisco e prendo dalla sua mano il foglio su cui erano scritte le cose da comprare. Non so perché avessi ceduto così in fretta,forse,è perché oggi mi sento più stanca del solito. Comunque,mi copro come meglio posso ed esco. Non appena metto un piede fuori dalla villa, sento il freddo entrarmi fin nelle ossa e numerosi brividi mi passano per tutto il corpo. Io sono sempre stata una ragazza baciata dalla sfiga e,come a confermare la teoria che sono una sfigata di prima categoria,si mette anche a nevicare e io,come una perfetta cogliona,non ho preso l'ombrello. Aumento il passo e cerco anche di riscaldarmi almeno un po'. Saranno passati solo cinque minuti da quando sono uscita dalla villa ma all'improvviso,è come se le forze mi stessero abbandonando. Mi gira la testa e vedo doppio. Inizio a tossire e cado in ginocchio nella neve per lo sforzo. All'improvviso,diventa tutto nero e questa è l'ultima cosa che ricordo. ANGOLO AUTRICE Oddio cosa sarà successo a Blake? Bho,lo saprete nel prossimo capitolo XD. Lo so che questo è oscenamente corto,ma vi prometto che il metterò il prossimo in giornata per recuperare ok? Come sempre,ringrazio tutti quelli che mettono la mia storia tra le seguite/ricordate,chi mi lascia le sue bellissime recensioni e anche chi visualizza solo la mia storia. Ora arriva la vostra parte preferita,quella dove io me ne vado. Sciao belli. Baci. The_Storm

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Capitolo 13
*** Non alzarti dal letto Blake! ***


POV ERIC: Blake è appena uscita per andare a prendere delle cose che mi sono "dimenticato" di mettere nella lista. Ovviamente,non è vero. Sono stronzo,lo so,ma quella ragazzina deve imparare a portare rispetto per i suoi superiori,anche se non credo che così risolverò qualcosa visto che sembra essersi addirittura abituata a tutto il lavoro che le do da fare. Però è strano. L'altra volta,quando l'ho vista trattare con così tanta dolcezza Julie,ho sentito qualcosa nello stomaco,e non credo sia per quello che ho mangiato perché anche quando scoprii che ogni sera dopo il lavoro racconta le storie ai ragazzi ho sentito la stessa sensazione. Chissà cos'è. A proposito sono passati più di venti minuti da quando è uscita,dovrebbe essere già qui. Mi faccio pena da solo. Prima la tratto di merda e la sommergo di lavoro e poi mi preoccupo se non la vedo tornare subito. Che idiota. Però,è passato davvero troppo tempo... Oh vaffanculo all'orgoglio,non so neanch'io il motivo,ma ho una fottuta paura che le sia successo qualcosa di grava,quindi,indosso tutto il necessario per non morire di freddo ed esco. Cammino a passo veloce sia per riscaldarmi almeno un po',sia perché quella sensazione di paura sta aumentando. Dopo circa due minuti,vedo qualcosa accasciato a terra. Inizialmente,non ci faccio molto caso,ma quando mi avvicino sento il sangue ghiacciarsi nelle vene:distesa a terra priva di forze,c'è Blake. Mi butto subito in ginocchio e le prendo un polso. Tiro un sospiro di sollievo:il cuore batte ancora,ma è molto debole ed è pallidissima. La sollevò mettendole una mano sotto alle ginocchia e un'altra dietro la schiena, a mo' di sposa. Appena mi alzo, tenendola ben stretta tra le mie braccia,inizio a correre come un pazzo,incurante del vento gelido che mi arriva in faccia e della stanchezza. Apro in fretta la porta e la richiudo immediatamente. La porto in camera mia e le tolgo il cappotto,la sciarpa e i guanti,ormai bagnati,e la metto sotto le coperte. Fortunatamente i vestiti sono rimasti asciutti. Prendo un altro piumone dall'armadio e glielo metto,poi vado in bagno e prendo un termometro,visto che sta sudando e tremando allo stesso tempo ed ha le guance rossa come un pomodoro maturo. Gli misuro la febbre e,come temevo,è altissima:39.4. Torno in bagno e prendo un'aspirina,poi, vado in cucina e riempio un bicchiere d'acqua. Salgo velocemente le scale ed entro in camera mia. Grazie a non so quale santo,riesco a fargli ingoiare l'aspirina. Dopo un po',le misuro di nuovo la febbre e vedo che non è scesa. Vado in bagno e riempio una bacinella di acqua,poi, prendo delle pezze e torno a sedermi sulla sedia che ho messo accanto al letto. Bagno una pezza nell'acqua e gliela metto sulla fronte. Lei inizialmente rabbrividisce,ma poi si calma. Dopo una mezz'ora in cui non ho fatto altro che cambiare le bende,le misuro di nuovo la febbre e sta volta si è abbassata. Continuo così finché la temperatura non le scende a 38.0. Blake si è addormentata e,ora che la guardo meglio,mi accorgo di quanto sia carina anche in quelle condizioni. Scuoto la testa per scacciare quei pensieri stupidi. Ma come mi vengono certe idee? Bah,non lo so nemmeno io. Però,è davvero incredibile che,nonostante io la odi, mi sia venuto un infarto a vederla a terra priva di sensi e bianca come la neve che la circondava. Anche se continuo a dire di odiarla,sono ancora preoccupato per lei e voglio prendermene cura. Non mi capisco nemmeno io. Nella mia vita ho sempre avuto persone che o odiavo o amavo (queste ultime sono più uniche che rare) e non mi era mai capitato di provare affetto e odio per una singola persona contemporaneamente,non credevo nemmeno fosse possibile! Ma forse,l'odio c'è stato solo nei primi giorni all'hotel e,visto che io credo che non si possa cambiare opinione di una persona tanto facilmente,devo aver creduto solamente di odiarla. Ma se le cose stanno così,allora devo immediatamente scusarmi con lei per averle fatto patire le pene dell'inferno. Se devo essere sincero,non mi sarei mai aspettato che fosse così dolce con i bambini. Fin dal primo giorno,ha mostrato un carattere acido,ma forse è stato solo perché l'ho chiamata bambolina. Mi sono sbagliato sul suo conto e devo assolutamente chiederle scusa. Sbadiglio rumorosamente,ma che ore sono? Controllo l'ora sulla sveglia posata sul mio comodino:le 22:03. Già le dieci? Mi sono immerso così tanto nei miei pensieri, che non mi sono accorto nemmeno del tempo che passava. Sento le palpebre pesanti, incrocio le braccia sul materasso,mettendo la testa sopra di esse e sprofondo in un sonno senza sogni. POV BLAKE: Un raggio di sole mi colpisce gli occhi,costringendomi a svegliarmi. È strano,non c'è mai tutta questa luce al mattino,ma che ore sono? Butto un occhio alla sveglia sul comodino:le 10:22. Come le 10:22?! Io devo andare a lavoro! Quel demonio mi ucciderà,ne sono certa. Ora che sono abbastanza sveglia,mi accorgo che quella non è la mia camera e noto anche che una testa mora è appoggiata sopra il materasso. Ma quello è Eric! Ma che cazzo è successo ieri sera? E perché ho ancora addosso la divisa che mi ha dato? Non ci sto capendo niente e più ci penso,più sento la testa scoppiare. Con i miei movimenti bruschi,ho involontariamente svegliato il demonio. Lui alza la testa lentamente dal materasso e si risveglia. -Buongiorno, come stai?- dice con voce roca e impastata dal sonno. Faccio una faccia da WTF e rispondo di stare bene. Lui p,senza aggiungere altro,si alza e prende un termometro dal comodino dicendomi di misurarmi la febbre. Lo guardo stranita -Ti ho detto che sto bene,perché pensi che abbia la febbre?- chiedo. Lui alza un sopracciglio -Bhè forse perché ieri sera ti ho trovata svenuta in mezzo alla neve e avevi la febbre a 39.4- dice. Io sgrano gli occhi,sorpresa. Ora ricordo. Ieri ho avuto un capogiro e poi ho perso i sensi,cadendo a terra. Ecco perché sono nel suo letto (intanto ho riconosciuto la sua camera). Però,questo significa che si è preoccupato per me. È stato molto gentile da parte sua e dovrei ringraziarlo anche perché mi ha salvato la vita. Sto proprio per farlo,quando lui si alza all'improvviso porgendomi il termometro -Io vado in cucina a preparare la colazione,tu stai qui buona e misurati la febbre- dice freddo. -Ma non c'è n'è bisogno io...- non riesco a finire la frase perché mi ha interrotta con un gesto brusco della mano.- Tu stai qui e non ti muovi,chiaro?- dice con uno sguardo che non ammette repliche e n tono duro che non gli avevo mai sentito usare prima. A questo punto,non posso fare altro che annuire e fare come dice lui,anche perché ho capito che,protestando,lo farei solo arrabbiare di più. Metto il termometro sotto l'ascella e aspetto due minuti. Passati i due minuti,lo tiro fuori e controllo:38.5. Se non me lo avesse detto il termometro,non ci avrei mai creduto visto che mi sento benissimo. Bhè,infondo,è sempre stato così,non mi sento mai male quando ho la febbre. Aspetto pazientemente che Eric torni e,quando apre la porta una manciata di minuti dopo con un vassoio in mano,mi chiede subito a quanto ho la febbre. Gli rispondo la verità,anche perché io non so mentire e se ne accorge anche un bambino quando racconto una bugia. Non ci posso fare niente,è più forte di me,il fatto è che odio le bugie e,di conseguenza,non so nemmeno raccontarle. Sul vassoio che mi ha portato,c'è la tipica colazione italiana: una tazza di latte caldo,cereali,biscotti e una brioche. È proprio la mia colazione preferita,ma noto che non si è preso niente per lui. -Tu non mangi?- gli chiedo. Lui sembra sorpreso dalla mia domanda ma si riprende subito -Non faccio mai colazione- risponde semplicemente scrollando le spalle. -Fai male,è il pasto più importante della giornata- lo ammonisco. Lui fa uno dei suoi sorrisetti sarcastici -Da che pulpito viene la predica! Scommetto che nemmeno tu fai colazione la mattina- dice convinto. Bhè,in un certo senso ha ragione,ma sono ormai tre settimane che la mattina mangio una mela prima di andare a svegliarlo,quindi,si può dire che ho cambiato abitudini,no? Quindi scuoto la testa e lui mi guarda confuso -Veramente,io la mattina mangio una mela prima di venire qui a prendere la lista dei compiti da fare- spiego. Gli porgo la brioche e lui,seppur titubante,la prende e iniziamo a mangiare. Alla fine,riesco a fargli mangiare anche alcuni biscotti. Ovviamente,lui si è opposto ostinatamente all'inizio,ma poi ha ceduto e ne ha mangiati quattro o cinque. Per tutta la mattinata,abbiamo parlato del più e del meno,ovviamente continuando a punzecchiarci con le nostre battute acide,ma sta volta è stato diverso perché nessuno dei due voleva realmente offendere l'altro. È quasi ora di pranzo adesso e,visto che la febbre è passata,volevo cucinare io,ma lui si è opposto con tutte le sue forze,dicendomi di rimanere a letto almeno fino a domani. Avevo sbuffato sonoramente a quel suo ordine,ma poi avevo annuito,capendo dal tono che aveva usato che sarebbe stato inutile replicare. Dopo una ventina di minuti,aprì la porta con un vassoio in mano e si sedette sulla sedia di prima. Mangiamo velocemente e poi torniamo a parlare del più e del meno. -Ma non ti manca il tuo ragazzo?- mi chiede a un tratto. Io aggrotto le sopracciglia in un'espressione confusa -Il mio ragazzo? Ma io non ce l'ho!- dico. Ora è lui quello confuso -E quel ragazzo che hai lasciato all'hotel,biondiccio con gli occhi verdi?- chiede e lì mi illumino. Sta parlando di Dan! Bhè,in effetti per chi non ci conosce,è facile scambiarci per una coppia ma io e Dan siamo migliori amici da due anni ormai,è come un fratello per me. -Dan? No,lui è il mio migliore amico- chiarisco. Eric annuisce e chiudiamo lì l'argomento,tornando a parlare per tutto il resto del pomeriggio fino a sera. Dopo cena,quando è ora di andare a dormire,prende una coperta e un cuscino e sta per andarsene,ma lo fermo dicendogli che sono io quella che se ne deve andare. -Non se ne parla,sei malata e non devi alzarti almeno fino a domani- dice -Ma...- provo a replicare,ma lui mi zittisce con un gesto della mano e se ne va. Sospiro pesantemente e mi risistemo sotto le coperte e pensando a tutte le conversazioni che abbiamo avuto quel giorno. Dopo un po',mi addormento per la prima volta con l'immagine del suo sorriso in testa. ANGOLO AUTRICE E come promesso,ecco il tredicesimo capitolo. Vorrei tanto commentare questo capitolo,ma non ho davvero tempo,quindi vi dico solo che,come avrete capito,da ora il rapporto tra i nostri due protagonisti cambierà. Ringrazio come sempre tutti quelli che recensiscono,mettono tra le seguite/ricordate e che semplicemente continuano a seguire la mia storia e vi saluto. Baci. The_Storm.

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Capitolo 14
*** Dormi con me ***


 

Il giorno dopo mi svegliai di buon umore e soprattutto molto presto,così decisi di preparare la colazione a entrambi,era il minimo che potessi fare per ringraziarlo. Mi lavai e vestii velocemente e scesi in cucina. Era davvero presto,quindi preparai dei muffin al cioccolato e delle uova strapazzate e bacon. Presi un pacco di biscotti e uno di cereali e li posai sul tavolo,poi feci il caffè e la cioccolata calda. Quando lui scese,io avevo appena finito di cucinare e,appena vide tutto quello che c'era da mangiare,strabuzzò gli occhi. -Ma a che ora ti sei svegliata sta mattina?- chiese incredulo. Feci una leggera risata per la sua faccia -Presto. Dai,siediti e mangia- dissi sedendomi al tavolo e addentando un muffin. Anche lui si sedette e cominciammo a mangiare in silenzio. Quando finimmo di fare colazione,lui si complimentò con me e ringraziai. Stavo per andare in camera mia,quando mi fermò per un polso. Mi girai e lo guardai sorpresa e confusa. -Cosa c'è?- domandai. Sembrava molto impacciato,guardava a terra e non si parlava. Io aspettai e,dopo un paio di minuti si decise a parlare -Scusami,per come ti ho trattata fino a ieri. Sono stato uno stronzo e me ne rendo conto,ma mi dispiace davvero- disse e potei notare nei suoi occhi che era davvero mortificato. Lo guardai per un attimo senza dire nè fare niente poi,di scatto,lo abbracciai. Lui strinse le sue braccia intorno ai miei fianchi e il cuore aumentò leggermente i battiti. Ehi,ma che mi succede? È davvero strano,non mi era mai successo prima. Bah,vabbè non ci pensiamo. Mi stacco dall'abbraccio e gli scocco un bacio sulla guancia. A quel gesto lo sento sussultare leggermente. -È tutto passato- dico e lo vedo annuire. Fatto ciò,lo vedo uscire dalla cucina. Perché le mie guance sono diventate rosse? Eppure la febbre mi è passata. Perché il mio cuore ha perso un battito quando gli ho dato quel bacio sulla guancia e invece ha aumentato i battiti quando l'ho abbracciato? Non soffro di nessuna malattia al cuore. Perché sento una strana sensazione allo stomaco? Ho appena finito di mangiare,quindi non può essere fame. Ma allora,che cazzo mi sta succedendo?
Pov Eric
Esco dalla cucina completamente sconvolto. Le ho chiesto scusa e lei mi ha abbracciato e dato addirittura un bacio sulla guancia! Il mio povero cuore ha fatto certi salti e capriole che avrebbero fatto un baffo a quelli della migliore ginnasta del mondo. Ma che diavolo mi è preso? Bhè non dovrei neanche chiedermelo,visto che so già la risposta,il fatto è che non voglio accettarla. Vorrei farmi passare questa maledetta cosa ma non so come. È la prima volta che mi succede,ma ho riconosciuto immediatamente i sintomi. Si,sintomi,perché io la considero la peggiore delle malattie. Non credevo che fosse possibile,ma i sintomi ci sono tutti: battito accelerato,farfalle nello stomaco,rossore sulle guance,l'irrefrenabile voglia di stringerla tra le mie braccia e non lasciarla più,il fatto che la consideri la più bella di tutte le ragazze anche da appena sveglia e con la febbre quasi a quaranta. Si,non ci sono più dubbi: sono innamorato. Merda,sono fottuto. Di sicuro,lei non ricambia. "E allora fai in modo che anche lei si innamori di te" cosa è stato? Chi ha parlato? Credevo di essere solo. "Sono la tua coscienza,coglione. Mi trovo nella tua testa" disse ancora la voce. Bene,ora sento anche le voci nella mia testa che mi danno consigli,sto diventando pazzo. "Idiota non stai diventando pazzo e io ti aiuterò a conquistarla" va bene,tanto non ho niente da perderci. Che devo fare? "Per prima cosa,devi diventarle amico e direi che sei già sulla buona strada,poi,devi abbracciarla e farla sentire speciale,vedrai,ti cadrà ai piedi" Dici? A me non sembra un piano poi tanto geniale "Ehi,non offendere. I miei sono ottimi consigli e ora,sfiduciato,torna in cucina da lei e parlate un po'." Ok allora vado. Faccio come mi dice la mia coscienza e torno in cucina. Lei sta lavando i piatti. "Perfetto,vai lì e aiutala" mi suggerisce la vocina. Faccio come dice e le prendo lo strofinaccio di mano. -Io asciugo e tu lavi,ok?- chiedo. Lei dapprima mi guarda sorpresa,ma poi sorride e annuisce. Com'è carina. Mi metto al lavoro e in meno di dieci minuti abbiamo finito. Lei si asciuga le mani e si abbassa le maniche. -Che facciamo?- domanda. Io scrollo le spalle. -Vabbè io esco,vado a farmi un giro- dice. -Che? Ma non se ne parla neanche,ti è appena passata la febbre,vuoi fartela risalire?- le dico. Blake sbuffa ma poi annuisce. -Vado un attimo in camera mia- dice e sale le scale. Dopo un po',la sento urlare -MA CHE È SUCCESSO QUI?- corro su per le scale e la vedo guardare la sua camera sconvolta. Guardo anch'io e vedo che c'è così tanta acqua per terra,da poterci nuotare. -Devono essersi rotte le tubature- dico. -E io dove dormo ora?- chiede. In effetti,non ci sono più camere perché i letti dei ragazzi sono troppo piccoli. All'improvviso,mi viene un lampo di genio. -Dormi in camera con me- dico e lei,se possibile,fa una faccia ancora più sconvolta. -ma ne sei sicuro?- chiede titubante. Annuisco e le dico che,oltre a essere l'unica soluzione,è anche un modo per scusarmi. Blake ci pensa un attimo,ma poi annuisce sorridendomi. Ricambio e la aiuto a portare tutta la sua roba in camera mia. Ci mettiamo tutto il pomeriggio e alla fine siamo stanchi morti. Nessuno dei due ha voglia di cucinare,quindi ci facciamo due panini al volo. Più tardi,dopo esserci lavati,ci infiliamo sotto le coperte e ci auguriamo la buona notte. 
ANGOLO AUTRICE
Non dico niente su questo capitolo,altrimenti sclero di brutto. Ragazzi,volevo solo dirvi che non so se oggi pubblicherò un altro capitolo. Probabilmente si,ma sarà verso le 18:00/19:00. Ah,e finalmente riesco a scrivere decentemente,quindi proverò a mettere le foto dei personaggi. Detto questo,ringrazio tutti come sempre e mi dileguo. Baci. The_Storm
Blake: http://lovvoverse.livejournal.com/10758.html
Eric: http://fotomomo.blogspot.it/2012/04/devin-paisley-il-modello-dello-spot-per.html
Jake: http://it.123rf.com/photo_10893732_ritratto-di-un-giovane-ragazzo-carino-con-bellissimi-occhi-verdi.html
Julie: http://it.123rf.com/photo_9731669_bel-viso-sorridente-felice-di-una-giovane-ragazza-con-dorati-capelli-biondi-e-occhi-azzurri-isolati.html
Le gemelline Daisy e Jessy: http://www.ilmondodeigemelli.org/node/1330

 

 

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Capitolo 15
*** Ho paura dei tuoni ***


 

Pov. Eric
Mi sveglio con una sensazione di calore sul petto. Abbasso la testa e vedo che sto stringendo il corpo di Blake tra le mie braccia. Lei mi da le spalle,quindi devo essermi avvicinato io involontariamente durante la notte. Mi sento un po' in imbarazzo,ma sto così bene con lei tra le braccia... Ora che la stringo a me,mi sento come se avessi ritrovato un'altra parte di me. Lo so che sembra strano e stupido,ma è così. Blake si muove leggermente e ho capito che si sta per svegliare,quindi chiudo gli occhi e fingo di dormire. Dopo un paio di secondi la sento sussultare leggermente e capisco che deve essersi accorta che la sto abbracciando. Si divincola leggermente cercando di uscire dalla gabbia delle mie braccia,ma stringo la presa. Non ho nessuna intenzione di lasciarmela scappare proprio ora che ho la possibilità di sentirla vicina e inspirare il suo dolce profumo di cioccolato. Oddio ma che sto dicendo? Non mi riconosco nemmeno più io! Non sono così sdolcinato. Questa ragazza mi ha fatto il lavaggio del cervello. Dopo un paio di tentativi,rinuncia a scappare dalla mia stretta e la sento sistemarsi meglio sul mio petto. Il cuore comincia a battere più velocemente del solito. Rimaniamo così per un bel po',poi,decido di lasciarla libera e mi giro dall'altra parte,fingendo ancora di dormire. Sento il materasso abbassarsi e poi rialzarsi sotto di me e capisco che deve essersi alzata. Rimango ancora una decina di minuti a letto e poi mi alzo. 
Pov. Blake
Finalmente mi ha lasciato. Non che stessi scomoda,anzi,stavo fin troppo bene tra le sue forti braccia,ma voglio preparare la colazione,visto che lui ha detto che non la fa mai. Quando mi sono svegliata e mi sono accorta che Eric mi stava impedendo di muovermi,sono arrossita fino alla punta delle orecchie e ho cercato di liberarmi perché sarebbe stato parecchio imbarazzante per entrambi se lui si fosse svegliato. Ho preparato la stessa colazione di ieri, con la differenza che ora,al posto dei muffin,ci ho messo alcuni cornetti che ho trovato nella dispensa e li ho riempiti di nutella. Dopo una decina di minuti lo sento scendere e decido di fare finta di niente per prima. -Buongiorno- dice con voce roca e ancora impastata dal sonno. -Giorno- rispondo sorridendogli. Mangiamo in silenzio e poi mi aiuta a lavare i piatti. -Ti va di andare a fare una passeggiata?- domanda all'improvviso prendendomi di sorpresa. Annuisco e gli dico che vado a vestirmi. Prendo la prima felpa e il primo paio di jeans che trovo e li indosso velocemente,poi vado in bagno per un'ultima aggiustata generale. Quando finisco, esco dal bagno e vedo che mi sta aspettando. Così,infilo il giubbino mentre scendo le scale ma,a causa della mia goffaggine,metto male un piede e rischio di cadere. Fortunatamente, sono quasi alla fine della rampa di scale,quindi Eric riesce a prendermi appena in tempo prima che io cada e mi rompa qualcosa. Quando alzo lo sguardo,mi ritrovo i suoi occhi fin troppo vicini per i miei gusti,ma non riesco a staccarmi e lui non sembra intenzionato a lasciarmi. I nostri sguardi si incatenano l'uno in quello dell'altro e non posso fare a meno di constatare quanto siano belli i suoi occhi. Le nostre labbra si avvicinano lentamente,stiamo quasi per baciarci,quando mi squilla il cellulare. La suoneria del mio Galaxy,mette fine alla magia di quel momento e,imbarazzata come non mai,tiro fuori il telefono dalla tasca mentre lui mi rimette diritta. Guardo lo schermo per vedere chi abbia osato interrompere un momento come quello, ma il nome che compare mi fa comparire un sorriso che va da un orecchio a un altro:Dan. Rispondo subito e rimaniamo a parlare per un po',poi mi dice che deve tornare a lavoro e ci salutiamo. Usciamo di casa e ci incamminiamo verso il centro commerciale. Arrivati lì,cominciamo a girare per i negozi e poi,visto che si è fatto parecchio tardi e che non ce ne siamo accorti,mangiamo al Mc Donald's. Quando torniamo a casa,sono già le 21:00. Il tempo è volato in sua compagnia. Ci laviamo e mettiamo il pigiama e poi ci addormentiamo. Verso le 3:30 però,vengo svegliata da un tuono. Io sono terrorizzata dai temporali e ogni volta che vedo dei lampi o sento un tuono,sobbalzo. I miei sussulti svegliano Eric che mi chiede cos'ho. Gli rispondo che sto bene,ma dopo due secondi sento un tuono che mi fa letteralmente saltare in aria. Vedo Eric sorridere divertito. -Non mi dire che hai paura dei temporali- mi chiede con ancora quel sorrisetto stampato in faccia. Io annuisco semplicemente e lui,inaspettatamente, mi abbraccia e mi accarezza i capelli. -Dormi- sussurra e,cullata dal battito regolare del suo cuore,mi addormento. 
ANGOLO AUTRICE
Bhe? Che ve ne pare? Non ve lo aspettavate da Eric vero? Bhè,nemmeno io,sinceramente. Come promesso,ecco il nuovo capitolo. Ringrazio tutti come sempre e vi saluto. Un bacio. The_Storm

 

 

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Capitolo 16
*** Bacio sotto il vischio ***


 

Sono sveglia già da un po' ma non riesco ad alzarmi perché Eric mi sta stringendo troppo forte e non posso nemmeno muovermi per tentare di svegliarlo. Dopo una manciata di minuti si sveglia anche lui. -Buongiorno- dice sorridendomi dolcemente. -Giorno,potresti lasciarmi?- gli chiedo. Lui abbassa lo sguardo,ma invece di togliere le sue braccia dal mio stomaco,mi stringe ancora di più a sè e mette la testa nell'incavo del mio collo -Ancora cinque minuti- mugola come se fosse un bambino. Sorrido e gli circondo il bacino con le braccia,ricambiando l'abbraccio e appoggiando la testa sul suo comodo petto. I cinque minuti diventano dieci,poi venti,poi mezz'ora e poi,dopo un'ora,finalmente si decide a lasciarmi andare. Appena si stacca da me,sento un vuoto nel punto in cui ha appoggiato le sue braccia,chissà perché...scendo in cucina e preparo la colazione. -Ti va di andare al parco dopo?- mi chiede ad un tratto Eric mentre stiamo mangiando. Annuisco sorridendo e poi parliamo del più e del meno. Una mezz'oretta dopo,sto scendendo le scale per andare al parco. Durante il tragitto,mi mette un braccio sulle spalle e io appoggio la testa sulla sua spalla. Quando arriviamo al parco cominciamo a passeggiare e a raccontarci un po' di cose sul nostro passato. Ad un certo punto,vedo una fontanella e mi viene un'idea per movimentare questa mattinata. Mi staccò da lui e gli dico di avere sete,quindi mi avvicino alla fontanella e aspetto che anche lui faccia lo stesso facendo finta di bere e poi metto un dito sul buco della fontanella facendo andare l'acqua direttamente sulla sua faccia ora sconvolta. Appena vedo la sua espressione,non posso fare a meno di ridere e lui,ripresosi dallo shock,inizia a correre verso di me,ma io sono troppo veloce e lo schivo. Da qui comincia un inseguimento per tutto il parco. Alla fine riesce a prendermi da dietro e perdiamo l'equilibrio,cadendo entrambi sull'erba. Non riesco a smettere di ridere e neanche lui. Ci rialziamo e continuiamo a camminare come se niente fosse. Ad un certo punto,ci fermiamo in uno spiazzo ricoperto di verde e ci stendiamo io a pancia in su con le braccia incrociate dietro la testa e lui su di un fianco con un braccio piegato e la mano a sorreggergli la testa. Guardo il cielo nuvoloso e lo trovo bellissimo. -A che pensi?- mi chiede ad un tratto -A niente di che. Stavo solo guardando il cielo- gli rispondo. Dopo un quarto d'ora, ci alziamo e usciamo dal parco. Visto che nessuno dei due ha voglia di cucinare,andiamo in un pub a prenderci dei panini e ci sediamo ad un tavolo abbastanza appartato e isolato dagli altri. Dopo un paio di minuti arriva il cameriere che ci chiede cosa vogliamo ordinare. Gli diciamo i panini e lui se ne va. Mentre aspettiamo,continuiamo a parlare del più e del meno e, anche quando arriva il cameriere con i nostri panini non smettiamo di parlare. Quando finiamo, andiamo alla cassa per pagare e,dopo aver litigato perché lui voleva pagare per tutti e due mentre io volevo pagare la mia parte,usciamo dal locale e facciamo un giro per il centro. Ad un certo punto,lui vede qualcosa in un negozio e mi dice di aspettare fuori. Lo guardo incuriosita ma non chiedo niente e lui entra nella gioielleria,uscendone poco dopo con una bustina tra le mani. -È il regalo di Natale per mia madre- spiega e io annuisco. Dopo un po' che camminiamo,decidiamo di entrare in un negozio di antiquariato,così per perdere tempo. Appena entriamo,ci separiamo. Dopo cinque minuti,ci ritroviamo l'uno di fronte all'altra. Stiamo per spostarci,quando il proprietario del negozio ci intima di non muoverci e di baciarci. Io e eric lo guardiamo sgranando gli occhi e lui ci fa segno di guardare in alto. Alziamo in contemporanea lo sguardo verso il soffitto e vedo che c'è un vischio. Guardo Eric come a chiedergli "che facciamo?" e lui alza e abbassa le spalle. Il proprietario,continua a ordinari di baciarci,altrimenti ci sarà una disgrazia che colpirà lui,il suo negozio e la sua famiglia. Alzo gli occhi al cielo,che esagerato. Eric si avvicina ancora di più e,quando è a un millimetro dalle mie labbra, sussurra -Facciamolo e togliamoci il pensiero- e mi bacia. Io sgrano gli occhi,ma poi ricambio. È solo un bacio a stampo,ma è anche il mio primo bacio. Ci stacchiamo e guardiamo il proprietario del negozio come a dire "contento?" lui annuisce soddisfatto e torna al suo lavoro. Usciamo da quel negozio e,visto che è abbastanza tardi,torniamo a casa. Durante il tragitto,penso al bacio e a tutte le nuove emozioni che mi ha provocato. Ho sentito qualcosa muoversi nello stomaco e il cuore ha iniziato a correre come un pazzo. Tutto ciò è davvero molto strano. Non ho mai provato niente del genere. Ma che cazzo mi succede? Ultimamente,mi sto facendo fin troppo spesso questa domanda e ogni volta che mi chiedo cosa succeda al mio cuore e al mio stomaco,c'entra sempre Eric. È davvero molto strano. Arrivati a casa,vado in cucina e preparo la cena. Finito di mangiare,vado a lavarmi e mi infilo immediatamente sotto le coperte dove mi sta aspettando già Eric. Gli do le spalle,ma lui mi prende per i fianchi e mi avvicina a sé,abbracciandomi. Ci addormentiamo così. 
ANGOLO AUTRICE
Amatemi,sono riuscita ad aggiornare e,in più,ho fatto baciare quei due. Bhè? Che ve ne pare? Blake è proprio ottusa per non capire che Eric è innamorato di lei e che lei ricambia alla grande. Detto questo ringrazio velocemente tutti come al solito e sparisco. Sciaooooooo. The_Storm

 

 

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Capitolo 17
*** Buon Natale ***


 

Oggi è un giorno particolare perché è il 24 dicembre,la vigilia di Natale. Sta nevicando e sono ancora abbracciata ad Eric come la sera prima. Mi chiedo se sia davvero così comoda come cuscino visto che ha appoggiato la testa sulla mia schiena. Mentre sono ancora imprigionata nella stretta di Eric,inizio a pensare al bacio. Ma perché lo faccio? Eric me lo ha dato solo per togliere di mezzo quel rompipalle del proprietario. E allora perché,anche se sono consapevole che non lo ha fatto perché prova dei sentimenti per me,non riesco a smettere di pensarci e a impedire mio cuore di fare le capriole quando ci penso. "Oh santo cielo! Ma davvero non lo hai ancora capito? Te ne sei innamorata ecco perché" chi ha parlato? È stato un fantasma? "Sono la tua coscienza cogliona. E sono qui per aiutarti a conquistare Eric,sempre che lui non sia già innamorato di te..." La mia coscienza? Quindi,vuol dire che sto parlando a me stessa? Oh bene,se prima sospettavo di essere pazza,ora ne ho la conferma. Però,forse hai ragione. Mi costa molto ammetterlo,ma credo di essermi innamorata di Eric. Non c'è altra spiegazione alle cose che mi succedono dentro ogni volta che sono vicina a lui. Ma che vuol dire che mi aiuterai a conquistarlo? Io non voglio. Voglio aspettare che questa cosa passi,perché passerà, e di sicuro Eric non è innamorato di me. Bhè come potrei dargli torto? Sono quello che sono e non è che sia un granché. "Stupida sei perfetta. Eric è innamorato di te e si vede,solo che tu hai le fette di prosciutto sugli occhi e non te ne accorgi. Eh no bella mia,se fosse stata una semplice cotta,avresti anche potuto aspettare di fartela passare,ma questo è proprio amore e non puoi fare niente per reprimere i tuoi sentimenti." Mi risponde quella che si autodefinisce la mia coscienza. Ad un certo punto,sento la testa di Eric spostarsi dalla mia schiena all'incavo del mio collo. Immediatamente arrossisco e il cuore perde 3-4 battiti. -Buongiorno. A che pensi?- mi chiede con una voce roca e impastata dal sonno. Se prima il mio cuore si era fermato,ora ha ricominciato a battere così velocemente che credo che tra poco sfonderà la gabbia toracica e mi uscirà dal petto. -A niente di particolare.- gli rispondo e fa una specie di mugugno in risposta. Si stacca da me e mi prende per i fianchi,girandomi dalla sua parte e riabbracciandomi. Io allaccio le braccia intorno alla sua schiena e lui rimette la testa sulla mia spalla. Rimaniamo così per non so quanto tempo. Sto così bene,vorrei non alzarmi più,ma, anche se a malincuore,mi alzo e vado in cucina. Dopo un po',siamo seduti sul divano e stiamo guardando un film che stanno trasmettendo in televisione sul Natale. La giornata passa normalmente e,a mezzanotte,ci diamo gli auguri. Sto per andare a letto,quando mi sento prendere per un polso e girarmi. È Eric ovviamente. -Dove credi di andare? Devi aprire il mio regalo- dice. Regalo? Ma perché? Certo,anch'io gliene ho fatto uno,ma non credevo che anche lui mi facesse un regalo. Incuriosita,prendo il pacchetto che mi porge e lo apro. Spalanco gli occhi. È una collana,bellissima aggiungerei,con la chiave di violino come ciondolo. -Grazie. È stupenda,ma non dovevi- dico sorridendo e abbracciandolo. Lui ricambia l'abbraccio e mi dice che non è niente. -Aspetta qui e non muoverti- lo minaccio e corro su per le scale. Ovviamente,anch'io gli ho fatto un regalo. È il disco dei Beatles che gli mancava per finire la sua collezione. Lo prendo e scendo di nuovo le scale. Lui è ancora nella stessa posizione e gli porgo la scatolina che lui guarda incuriosito. La apre e,appena vede cosa c'è all'interno,mi abbraccia ringraziandomi milioni di volte. Io rido,ma quando ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi,il sorriso lentamente lascia le mie labbra. Siamo ancora abbracciati e i nostri sguardi sono come incatenati. Ad un certo punto,lui alza lo sguardo e anch'io lo faccio. Sopra di noi c'è un vischio. Abbassiamo entrambi lo sguardo e i nostri occhi si incatenano nuovamente. Lentamente,ci avviciniamo finché le nostre labbra non combaciano alla perfezione. Chiudiamo gli occhi. Questo bacio non ha niente a che vedere con quello del negozio. Il primo è stato un semplice bacio a stampo,invece in questo schiudiamo entrambi le nostre labbra per far danzare le nostre lingue in un ballo tutto loro. Dopo non si sa quanto tempo,ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi. -Buon Natale,Blake- sussurra Eric -Buon Natale- riesco a bisbigliare anch'io prima che le mie labbra si posino nuovamente su quelle di Eric. 

 

 

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Capitolo 18
*** Il ritorno della famiglia Parker ***


 

Il giorno dopo,ci chiamò il signor Parker che ci avvisò del loro ritorno anticipato e ci disse anche che sarebbe arrivata un'ospite,poi mi passò i ragazzi che mi ringraziarono per i regali,perché,ovviamente,ho fatto loro dei regali. Il giorno prima,era venuto l'idraulico che aveva iniziato a riparare le tubature della mia stanza. Ci disse che ci sarebbero voluti massimo tre giorni,giusto in tempo per il ritorno dei Parker. Dei baci che ci siamo scambiati non ne abbiamo parlato,ma credo lo faremo presto visto che io non intendo lasciare questa causa aperta. 
I tre giorni passarono velocemente,le tubature sono state aggiustate e io sono tornata nella mia stanza. Quel giorno sarebbero tornati i ragazzi,quindi misi un po' d'ordine nella sala giochi. 
Verso le 15:00,bussarono alla porta e corsi ad aprirla. Non l'avessi mai fatto. Quei quattro terremoti mi saltarono addosso gridando di essergli mancata. Scoppiai a ridere cadendo a terra con tutti e quattro addosso. I ragazzi non vollero perdere tempo,infatti,appena ci alzammo,mi trascinarono in sala giochi per recuperare il tempo perso. 
Verso le 19:00,però dovemmo smettere di giocare perché i ragazzi dovevano mangiare. Quando scesi in sala da pranzo per accompagnare i piccoli perché sarebbero stati capaci di nascondersi per tutta la casa pur di giocare ancora,vidi una bella donna che non doveva avere più di 45 anni dai capelli biondi e gli occhi azzurri. Il suo viso,le sue movenze e tutto il resto mi sembravano estremamente familiari,ma,per quanto mi sforzassi,non riuscivo proprio a ricordare dove avessi potuto vedere quella donna. Decisi di lasciar perdere e feci sedere i ragazzi ai propri posti. -Blake,questa è la signora Johnson. Heter,ti presento la nuova badante dei ragazzi,Blake.- ci presentò il signor Parker. La donna mi sorrise dolcemente ed ebbi di nuovo quella strana sensazione di familiarità. Tuttavia,ricambiai il suo sorriso come se niente fosse. -Piacere di conoscerti,Blake- disse e fu lì che ebbi la conferma che la conoscevo già. La sua voce era la cosa che più mi era familiare,ma,per quanto mi sforzassi,non riuscivo proprio a ricordare dove l'avessi conosciuta. Scacciai quei pensieri e risposi gentilmente,poi tornai in camera mia a leggere un po',visto che avevo già cenato. Verso le 20:30,scesi le scale per andare in camera dei ragazzi a raccontare una delle mie storie. Li trovai già tutti a letto, pronti per un'altra storia. Quella sera,decisi di raccontargli una storia di cui non sapevo come fossi venuta a conoscenza. -Allora,tanto tempo fa,in un regno molto lontano,vivevano un re e una regina che avevano appena avuto la loro prima figlia. Purtroppo però,a palazzo c'erano alcuni signori molto cattivi che uccisero il re e volevano fare lo stesso con la regina e la loro figlia per prendere il controllo del regno. Fortunatamente,la regina riuscì a scappare con sua figlia e,per tenerla al sicuro,la diede a una coppia di poveri contadini e continuò la sua corsa per i boschi. Da allora,non si ebbero più notizie di lei e la principessa non seppe mai la sua vera storia,continuando a vivere spensierata con i suoi genitori adottivi.- è una favola molto strana,lo so,ma è sempre stata la mia preferita,non so perché. Diedi il solito bacio della buonanotte ai ragazzi e andai in camera mia per dormire. Non mi ero accorta che una donna bionda era scoppiata in lacrime ed era fuggita via prima che potessi accorgermene. 
ANGOLO AUTRICE
Lo so,questo capitolo è cortissimo ma è fondamentale per la storia perché,grazie a questo capitolo,capirete meglio i prossimi. Comunque,Blake non intende lasciare la questione "bacio" in sospeso e nel prossimo capitolo....bhè non posso dirvi niente altrimenti non ci sarebbe gusto. Che ne dici romi71? Un bacio. The_Storm

 

 

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Capitolo 19
*** Mi piaci,tanto,troppo,bambolina ***


 

Il giorno dopo,mi sveglio abbastanza presto e ne approfitto per fare una doccia. Appena esco dal bagno,mi vesto velocemente e poi scendo giù per fare colazione. Ormai non sono più la cameriera di Eric e posso tornare a badare ai ragazzi. Quando finisco di fare colazione,inizio a lavare e ad asciugare i piatti. Mentre li lavo,entra la signora Johnson. -Buongiorno- mi saluta sorridendomi dolcemente. Ricambio allegra e smetto di lavare i piatti per occuparmi della sua colazione. Lei protesta,ma io insisto così tanto,che alla fine cede e mi lascia fare. Ho ancora quella strana sensazione che mi porta a credere di averla già conosciuta,ma non voglio chiederle niente,non ne sono del tutto certa,per ora è solo una sensazione. Poco dopo pranzo, suonano alla porta e vado ad aprire. Non appena vedo la persona che è sull'uscio,gli salto addosso e lui mi stringe a se alzandomi da terra e facendomi fare un paio di giri. Quando mi mette giù,lo riabbraccio e lui ricambia. -Ma cosa ci fai qui?- domando al settimo cielo. -Sono venuto a trovarti. Mi sei mancata tanto- risponde -Anche tu Dan,anche tu- rispondo guardandolo dolcemente. -Per quanto rimarrai?- chiedo -Purtroppo dovrò partire domani mattina. Dovevo sbrigare alcune faccende qui e ho pensato di venirti a salutare. Ti va di andare a fare un giro al parco?- chiede. Annuisco e gli dico di aspettare mentre salgo velocemente le scale per prendere giubbino,sciarpa,cappello e guanti. Prendo tutto e poi scendo. 
Pov Eric 
Suonano alla porta e vedo Blake saltare al collo di un ragazzo. È lo stesso che lavorava in quell'hotel a Napoli,dove abbiamo passato quelle due settimane di vacanza,un certo Dan se non ricordo male. Stringo i pugni e serro la mascella. Sento la rabbia salire e ho una voglia matta di prendere a pugni quel coglione. La vedo staccarsi da lui e salire velocemente le scale. Mi avvicino a quell'idiota -Sta lontano da lei. È mia!- esclamo. Ormai la gelosia si è impossessata di me e avrei anche potuto perdere il controllo,picchiandolo finché non avesse perso conoscenza. Lui fa un ghigno che non mi piace per niente. -Davvero credi di spaventarmi? Illuso. Più tardi chiederò a Blake di diventare la mia ragazza e di tornare all'hotel con me.- disse. Strinsi i pugni e stavo già per colpirlo,quando Blake scese dalle scale pronta per uscire e,salutandomi,se ne andarono chiudendo la porta dietro di sé,lasciandomi preoccupato al massimo per una possibile partenza di Blake. Dopo una mezz'oretta in cui non ho fatto altro che andare avanti e indietro per la casa,sento la serratura scattare e vedo la figura di Blake fare capolino dalla porta. Le vado subito incontro e gli chiedo se Dan gli ha fatto la proposta. Lei annuisce,ma non dice altro. -Tu hai accettato?- annuisce di nuovo e io la guardo incazzato nero,ma non dico niente e me ne vado in camera mia chiudendomi a chiave.  Dopo nemmeno due minuti,sento bussare alla mia porta. -Eric apri,dai- dice lei. Non rispondo e continuo a stare sul letto. Dopo ben dieci minuti,in cui lei non smette un attimo di bussare,mi decido ad aprirle. Lei entra e si chiude la porta alle spalle. -Che hai?- mi chiede. Certo,come se non lo sapesse cos'ho -Niente- dico. Lei sospira e poi parla -Non parto- dice. Io la guardo senza capire -Ma tu hai detto che...- mi interrompe con un gesto della mano,come a scacciare una mosca fastidiosa -Sei così idiota da non capire nemmeno quando qualcuno scherza? Prima ti stavo prendendo per il culo se non lo avessi capito- mi dice sorridendo. Non riesco a credere di averci creduto davvero. Blake resta. E ciò vuol dire anche che ha rifiutato quel coglione. Sono così felice,che la abbraccio e la bacio senza pensarci due volte e lei ricambia. Come nel bacio di Natale,anche in questo le nostre lingue danzano in un ballo tutto loro. Ci stacchiamo solo quando entrambi non abbiamo più aria e appoggio la mia fronte sulla sua. -E questo cosa vuol dire?- chiede sussurrando Blake. Decido di buttarmi. -Significa che mi piaci, tanto,troppo,bambolina- le dico. Lei sorride e mi bacia di nuovo con ancora più passione di prima. -Questo era un "anche io"?- le chiedo. Lei annuisce e sta volta sono io a baciarla con passione. 
ANGOLO AUTRICE
Si,lo so,questo capitolo fa schifo è troppo corto e,non so perché,ma non mi convince molto. Cercherò di fare di meglio nei prossimi. 
romi71,mi dispiace che il quasi-litigio non sia esattamente quello che ti aspettavi. Forse lo metterò nei prossimi capitoli,chissà. Ringrazio tutti quelli che recensiscono,mettono tra le seguite/ricordate/preferite o che continuano a seguire la mia storia anche senza fare niente. Detto ciò,vi lascio e la smetto di rompere. Un bacio e alla prossima. Sciaoooo. The_Storm

 

 

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Capitolo 20
*** Una giornata disastrosa ***


 

Da quella sera,passarono due settimane. Io e Eric ormai stiamo insieme,ma il nostro rapporto non è cambiato,anzi,direi che ci punzecchiamo ancora più di prima. Ovviamente,non abbiamo detto niente a nessuno,preferiamo goderci questi momenti da soli,perché se dovessero venire a sapere della nostra storia,non ci lascerebbero più in pace. Siamo nella mia stanza e siamo stesi sul letto a pancia in su. -Secondo te dobbiamo dirgli della nostra storia?- domando ad un certo punto. Lui si gira su un fianco reggendosi con una mano -Per ora no. Godiamoci ancora qualche giorno di libertà- risponde e io annuisco. -Ti va di uscire oggi?- chiede poi -Certo. Dove andiamo?- chiedo. Lui alza le spalle -Facciamo una passeggiata per il parco e poi ci prendiamo un gelato. Ti va?- propone -Un gelato? In inverno? Perché no?- rispondo. Ci alziamo e prendiamo le giacche e tutto ciò che serve per non morire assiderati. Usciamo cercando di non farci vedere da nessuno e iniziamo a passeggiare. Lui mi mette un braccio sulle spalle e io appoggio la testa sulla sua spalla. Dopo una mezz'oretta che camminiamo,decidiamo di avviarci alla gelateria. Arrivati lì,ci metto un po' a scegliere,ma alla fine opto per un cono cioccolato e nutella. Si,vado sul leggero. Eric invece lo prende al limone. Andiamo alla cassa per pagare e,dopo una breve discussione su chi doveva pagare che io ho perso,usciamo da lì,ma noto che Eric è leggermente nervoso. -Ehi,ma che hai? Perché sei nervoso?- gli chiedo. -Non sono nervoso- risponde. Bugiardo. -Stai mentendo. Dai,dimmi che succede- insisto. Lui sospira e confessa che ha visto il cassiere scrivere il suo numero di telefono sullo scontrino. Io alzo un sopracciglio e gli chiedo di farmelo vedere. Sembra esitare,ma poi cede e me lo consegna. Lo guardo per un attimo e poi lo butto nel primo cestino che trovo. -Ecco fatto- dico semplicemente. Lui sorride e scuote la testa,poi mi bacia -Sei la migliore- dice -Lo so- rispondo. Ridiamo e poi continuiamo a camminare. 
Appena torniamo a casa,salgo velocemente in camera mia e mi sbatto la porta alle spalle sbuffando. Sinceramente,non credevo che fosse così geloso.  Per tutto il pomeriggio,non ha fatto altro che guardare in malo modo tutti i ragazzi che le lanciavano un'occhiata (anche solo per sbaglio). Ho deciso di non dare peso a questa cosa,ma se esagera troppo,non so quale sarà la mia decisione. Lui si è accorto che ero nervosa e mi ha chiesto cosa non andasse,ma gli ho risposto con un semplice "niente". 
Il giorno dopo,mi invitò a pranzo insieme ai suoi amici. Inizialmente,mi opposi,dicendogli che anche lui doveva avere i suoi spazi e i suoi amici,ma lui ha insistito così tanto,che alla fine accettai. Non so perché,ma avevo un brutto presentimento. 
Quando entrammo nel pub,scorgemmo subito la figura di un ragazzo seduto ad un tavolo in cui c'erano sedute altre tre persone che si sbracciava cercando di attirare la nostra attenzione. Era uno degli amici di Eric. Ci andammo a sedere e ordinammo i nostri panini. Gli sguardi di tutti i quattro ragazzi erano fissi su di me. Dopo un po',rompemmo il ghiaccio e cominciammo a chiacchierare. Erano davvero simpatici. Quando tornammo a casa,vidi Eric assumere una faccia infastidita. Sospirai -Che è successo sta volta?- gli chiesi. Lui mi guardò per un attimo,poi si decise a parlare -Non mi piace il modo in cui ti guardava Charlie,ho dovuto metterti un braccio sulle spalle e guardarlo male per fargli staccare gli occhi da te- confessò. Charlie era uno degli amici di Eric. Era biondiccio con gli occhi ambrati e non troppo alto ma neanche basso. Nel complesso era carino,ma non ci ho fatto molto caso. Alzai un sopracciglio,infastidita -Quindi,tu mi stai dicendo che mi hai messo un braccio sulle spalle non per un gesto dolce o qualcosa del genere,ma per far capire a Charlie che sono di tua proprietà? Io non sono un oggetto,mettitelo bene in testa. So difendermi da sola e se la cosa che ti preoccupa è che io ti tradisca,bhè vuol dire che non mi conosci affatto e che non hai la minima fiducia in me. E un rapporto,di qualsiasi natura esso sia,non ha senso senza fiducia- dissi e me ne andai in camera mia lasciandolo lì da solo. Forse sono stata troppo dura,ma non mi piace il fatto che debba sempre essere controllata da lui. È una cosa che odio. Ho quasi 20 anni,cazzo. Saprò pur badare a me stessa,no? Capisco che lui sia preoccupato,ma arrivare al fatto di minacciare un suo amico,se pur indirettamente,mi pare esagerato. Per me la fiducia sta alla base di tutto ed è evidente che lui non si fida affatto di me e se tirerà fuori la cazzata del "io mi fido di te,è degli altri che non mi fido",giuro che lo prendo a pugni. Sono parecchio nervosa,quindi prendo uno dei miei amati libri e inizio a leggere. Non scendo per la cena perché non ho fame e mi si è chiuso lo stomaco. Quando sono sotto le coperte,pronta per dormire,prendo la mia decisione: devo lasciare Eric. 
ANGOLO AUTRICE
Allora,avete visto quel gelosone di Eric cos'ha combinato? Blake lo vuole lasciare,ma farà davvero così o è solo una crisi passeggera? Ve lo diremo dopo la pubblicità XD. No,ok,seriamente ora,non voglio annoiarvi troppo, quindi sarò breve:non so se oggi riuscirò ad aggiornare perché ho una giornata nera e piena di impegni,in più,ho anche un'altra storia che sto scrivendo. Proverò a mettere il capitolo entro oggi. Detto questo,ringrazio, come sempre,tutti quelli che seguono la mia storia e vi lascio in pace. Baci. The_Storm

 

 

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Capitolo 21
*** È finita ***


 

Quel giorno,mi svegliai con un peso sul cuore e sapevo anche a cosa era dovuto:al fatto che dovevo lasciare Eric. Lui mi piace davvero molto,ma è troppo geloso e io mi sento come se fossi in una campana di vetro. Lo so che può sembrare un motivo stupido e banale,ma il fatto è che io sono sempre stata una persona libera. Non ho mai fatto niente che andasse contro la mia volontà o i miei princìpi e ritrovarmi adesso,con un ragazzo che sembra più la mia guardia del corpo che il mio fidanzato,semplicemente mi fa sentire come se avessi un guinzaglio invisibile legato al collo e che la corda la tenesse lui. È un esempio un po' strano,lo so,ma efficace. Non ce la faccio più a sentirmi così,è una specie di oppressione,perciò,per quanto mi faccia male farlo,devo lasciare Eric. Il solo pensarlo mi fa venire le lacrime agli occhi,ma non ho altra scelta. Mi preparo in fretta e scendo in cucina per la colazione. Dopo mangiato,incontro Eric e gli dico che devo parlargli. Lui mi guarda preoccupato,ha già capito che c'è qualcosa che non va. Usciamo fuori in giardino e lui si appoggia con la schiena al tronco di un albero, invitandomi a parlare con lo sguardo. Prendo un bel respiro e poi parlo. -È finita- dico solamente. Fa più male del previsto,ma devo dirlo così altrimenti soffrirei ancora di più. Lui sgrana gli occhi e apre la bocca per parlare,ma poi la richiude,come se non sapesse cosa dire. -Perché?- riesce finalmente a mormorare. -Sei troppo geloso e io mi sento troppo sotto controllo- rispondo ormai con le lacrime agli occhi. Le ricaccio immediatamente. Lui mi guarda pensieroso,sembra soppesare la cosa e poi mi lancia uno sguardo ferito e triste. Mi si spezza ancora di più il cuore a vederlo così,ma non potevo proprio evitarlo. -Se è quello che vuoi,io non posso fare niente per costringenti a rimanere con me- dice infine e se ne va,lasciandomi da sola. Appena sono sicura che non possa più vedermi né sentirmi,non mi trattengo più e scoppio in lacrime,cadendo in ginocchio per terra e coprendomi il viso con le mani. 
Dopo non so quanto tempo,mi calmo e rientro in casa,anche perché fuori fa parecchio freddo e rischio di prendermi qualcosa. Appena entro in casa, lo sguardo cade sull'orologio e vedo che è già passata l'ora di pranzo,ma non ho per niente fame,quindi vado in camera mia a riposarmi un po' visto che quel pianto mi ha prosciugato tutte le energie. Quando mi sveglio,è già ora di cena. Non ho molta fame,ma decido di scendere comunque a mangiare qualcosa,giusto per non far credere a qualcuno che stia male. Riesco a mangiare circa metà cotoletta e qualche patatina fritta,ma poi il mio stomaco si chiude definitivamente e non riesco più a mandar giù un solo boccone. Fortunatamente,sono già tutti abituati a vedermi mangiare poco,quindi non sospettano niente. -Che hai cara? Ti vedo parecchio giù. I tuoi occhi non sono più accesi e pieni di vita,ma sono spenti,vuoti e tristi. È successo qualcosa di grave?- mi chiede Greta preoccupata. Come non detto. Quella donna è una santa. Si vede da lontano un kilometro che è stanca morta,eppure,ha trovato la forza di preoccuparsi per me. La adoro. Faccio il sorriso più sincero che in quel momento riesca a fare,ma il risultato non è dei migliori. -Non preoccuparti Greta. Sono solo stanca perché ieri ho letto fino a tardi e quindi ho dormito poco. Ora vado a letto e vedrai che domani mattina sarò più sveglia che mai- le dico facendole un occhiolino. Lei sembra credermi e si rilassa un po',annuendo. -Allora io vado Greta. Buonanotte- dico. -Buonanotte cara- risponde. Salgo le scale e,dopo aver raccontato la solita storia ai ragazzi e avergli dato un bacio sulla fronte, posso andare davvero a dormire. Appena entro nella mia stanza,prendo il pigiama e vado a lavarmi. Quando sono pronta,mi infilo sotto le calde coperte e mi addormento pensando a tutta la giornata. Senza accorgermene, due calde e solitarie lacrime hanno solcato le mie guance. 
ANGOLO AUTRICE
Ok tipo che sto piangendo da tre ore perché ho dovuto farli lasciare :'(. Vabbè tralasciando le mie crisi,come vi è sembrato il capitolo? Fa schifo eh? Ma vi prego di non uccidermi *le tirano addosso oggetti di tutti i tipi e forme e lei si nasconde dietro un tavolo*. Anyway,ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia. Ora vado sul serio. Sciaooooo. The_Storm

 

 

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Capitolo 22
*** Ti posso parlare? ***


 

Quel giorno,mi svegliai con gli occhi bagnati dalle lacrime che versai la sera precedente. Sono distrutta,ma devo farmi forza e alzare la testa. Di nuovo. Scendo giù e faccio colazione con una mela. Verso le 9:00 inizio a giocare con i bambini. Dopo,mentre i ragazzi facevano il loro riposino,andai a farmi una passeggiata. Dopo un po' che camminavo,svoltai un angolo e mi ritrovai al parco in cui eravamo stati solo qualche giorno prima. Nuove lacrime minacciarono di scivolarmi giù dagli occhi,ma le ricacciai ostinatamente indietro. Se avessi pianto sempre,non ne sarei più uscita. Sto per andarmene,quando vedo con la coda dell'occhio qualcosa che attira la mia attenzione:sono due ragazzi che si stanno baciando. Stringo gli occhi per mettere bene a fuoco le due figure e,quando ci riesco,non riesco a fermare le lacrime:i due ragazzi che si baciano sono Eric e un'altra ragazza che non ho mai visto. Non posso crederci. Con le lacrime che mi appannano la vista, corro verso casa. Fortunatamente,il tragitto è abbastanza lungo da far finire le mie lacrime e far tornare i miei occhi normali,ma so bene che,appena entrerò nella mia stanza,scoppierò di nuovo in lacrime. Quando raggiunsi la mia camera,come avevo previsto,scoppiai a piangere. Allora,non provava niente per me. Tutte le belle parole,i gesti dolci e le scenate di gelosia era tutto una presa per il culo. Eppure,sembrava così sincero quando faceva tutte quelle cose per me.... È proprio vero che l'amore rende cechi. Si, perché,anche se ci ho messo un po' a capirlo,quella che ho per lui non è una semplice cotta,ma un vero e proprio innamoramento. Devo assolutamente dimenticarlo. Come si fa a disinnamorarsi? Eh,bella domanda. Non credo ci sia un metodo preciso,bisogna solo avere la forza necessaria per andare avanti e guardare al futuro. Ho saltato di nuovo il pranzo e adesso è quasi ora di cena. Mi do una sistemata per non insospettire nessuno e poi scendo. Dopo mangiato,racconto una delle mie storie ai ragazzi e poi,alla fine del racconto,gli do il solito bacio della buonanotte. Quando esco dalla stanza, vedo la signora Johnson appoggiata alla parete del muro che mi fissa con uno sguardo serio che non gli avevo mai visto prima. -Blake,ti posso parlare un attimo in privato?- chiede con la stessa serietà che esprime il suo sguardo. Annuisco confusa e curiosa. Chissà cosa vuole da me. Bhè,l'unico modo che ho per scoprirlo è seguirla e ascoltarla. Usciamo fuori in giardino e ci sediamo sulla sedia a dondolo....
ANGOLO AUTRICE
Allora,innanzitutto,chiedo umilmente perdono per non aver aggiornato prima,ma davvero non ho potuto. Poi,volevo parlarvi del capitolo. Lo so che è breve,ma domani mattina metterò il seguito. È così corto solo perché volevo lasciare un po' di suspance. A proposito,cosa vorrà la signora Johnson? Voi che ne pensate? Bhè,poi volevo ringraziare con tutto il cuore tutti quelli che recensiscono,mettono tra le preferite/seguite/ricordate e seguono la mia storia anche senza lasciare un loro commento. Davvero, grazie di cuore. Baci. The_Storm

 

 

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Capitolo 23
*** Verità nascoste ***


 

Siamo sedute sul dondolo sotto l'albero in giardino. La signora Johnson sembra nervosa e non accenna a parlare. Io sto in silenzio aspettando pazientemente che si decida a dirmi il perché di tutta quella serietà e segretezza. Dopo una manciata di minuti,si decide a parlare -Blake,ascolta attentamente quello che sto per dirti. Tu sai di essere stata adottata,giusto?- chiese. Annuii e lei andò avanti -Bene,devi sapere che io sono la tua bambinaia. Mi sei stata affidata quando avevo più o meno la tua età. Blake,tu in realtà sei una principessa e sei stata allontanata dal castello e dal regno perché quando avevi solo tre anni,un nobile piuttosto potente si ribellò e fece scoppiare una guerra. Uccise il tuo vero padre,ma io e tua madre riuscimmo a salvarti e a portarti a Napoli,dove avevamo alcuni amici fidati che ti avrebbero ospitata finché tu non avessi compiuto i venti anni. Si,in realtà tu sei nata il 13 gennaio,cioè oggi-spiegò vedendo la mia espressione confusa. Ma non era solo per quello che avevo assunto quella faccia,tutto quello che mi ha raccontato,sembra una favola,come quelle che racconto ai bambini la sera. Più o meno ho capito le cose come stanno,anche se mi sembra ancora tutto irreale,ma non capisco cosa vogliano da me ora. -Ok,ma io cosa dovrei fare esattamente? Non so se te ne sei accorta,ma il mio carattere non è esattamente quello di una principessa- do voce ai miei pensieri. La donna affianco a me ridacchia leggermente. -Se ti riferisci al fatto che non hai un briciolo di femminilità,si me ne sono accorta. Ma non è solo questo che serve ad una principessa per essere degna di questo nome. Infatti,una vera principessa deve saper ascoltare,essere dolce quando serve e dura quando proprio non ne si può fare a meno,essere onesta e leale,avere un alto senso della giustizia,senza alcuna discriminazione e tante altre piccole cose che,da quello che ho osservato in queste settimane,tu hai. Blake,sono sicura che sarai una delle migliori principesse che Varcovia abbia mai avuto- concluse. Io la guardai confusa. -Varcovia?- domandai e lei annuì -Si è il tuo regno. Purtroppo,la guerra contro quel nobile non è ancora finita e ci serve il tuo aiuto per renderlo inoffensivo una volta per tutte.- spiegò. Se prima ero confusa,ora lo sono ancora di più. -E come potrei aiutarvi io?- chiesi ancora. -Bhè,questo nobile ha promesso che se ne andrà di sua spontanea volontà solo se sarà battuto nella scherma. Purtroppo,il nostro è un popolo pacifico e contrario alla violenza e quindi,nessuno è riuscito a batterlo,visto che lui ha iniziato a tirare di scherma già dalla tenera età di tre anni. Tu Blake sei una delle rare principesse guerriere. Le principesse guerriere sono delle ragazze che nascono con una propensione verso la lotta e,se allenate come si deve,possono diventare delle vere e proprie macchine da guerra. Ti sono state insegnate tutti questi tipi di lotta proprio per prepararti a quello che ti avrebbe aspettato una volta tornata a Varcovia. Adesso vai in camera e prepara tutte le tue cose. Dobbiamo tornare a Varcovia il prima possibile,quindi partiremo domani mattina presto. Lo so che tutto questo sta succedendo troppo in fretta e che non ti senti per niente pronta,ma,credimi,lo sei e avremmo voluto dirti tutto prima,ma non abbiamo potuto. Ora vai- disse. Io ero troppo stordita per replicare,quindi feci come mi aveva detto. Andai in camera mia e iniziai a preparare la valigia. All'inizio credevo che fosse tutto uno scherzo,ma la sua espressione e il suo tono erano tutto fuorché scherzosi. Inoltre,leggevo sincera preoccupazione nei suoi occhi e questi fattori mi hanno spinta a credere che non stesse scherzando affatto e,che mi sentissi pronta o meno,dovevo prepararmi ad affrontare questo nobile che ha creato scompiglio per tanti anni in quello che deve essere il mio regno. Quando finii di preparare tutto,mi feci una bella doccia calda e poi mi rifugiai sotto le coperte,scivolando ben presto tra le braccia di Morfeo. 
ANGOLO AUTRICE
SORPRESAAAA. Hahahahaha molte di voi avevano pensato che la signora Johnson fosse la madre di Blake,bhè vi sbagliavate ;p. Credevate davvero che avrei scritto qualcosa di così prevedibile? Hahahahaha ILLUSE. Se qualcosa non è chiaro della spiegazione,ditemelo subito e io cercherò di rimediare. Detto questo,ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e vi saluto. Sciaooooo. The_Storm

 

 

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Capitolo 24
*** Si parte! ***


 

La sveglia suonò,ma io ero già sveglia. Non ho chiuso occhio per tutta la notte  a causa delle incredibili rivelazioni che mi ha fatto la signora Johnson. Ancora non riesco a crederci,mi sembra tutto così impossibile. Insomma,io una principessa? Ma neanche in un universo parallelo sarebbe potuto succedere,eppure,c'è una parte di me che sente di appartenere a quel mondo e che crede alle parole di Ether. Sono così confusa,non so più quale sia la realtà e quale l'immaginazione. All'inizio avevo anche pensato di rimanere qui e fare finta che tutto quello di cui sono venuta a conoscenza la sera precedente non mi riguardasse,ma poi ci ho ripensato. Se è davvero come dice lei,allora quella povera gente sta aspettando da diciassette anni il mio ritorno e non me la sento di deluderli e poi,sarà anche un'occasione per allontanarmi da Eric e riuscire a dimenticarlo una volta per tutte. Com'è che si dice? Ah si,lontano dagli occhi,lontano dal cuore,giusto? Anche se dubito di riuscire a superare questa cosa,ma almeno avrò qualcos'altro a cui pensare. Non so se sarò in grado di sconfiggere questo misterioso nobile, ma di sicuro farò del mio meglio per non deludere nessuno. Mi tolgo le pesanti e calde coperte di dosso e vado in bagno per farmi una bella doccia calda. Appena il getto mi colpisce,chiudo gli occhi e mi rilasso. Quando sono sotto la doccia riesco sempre a pensare meglio,non so perché,ripenso ancora una volta a quello che mi aspetterà una volta arrivata a Varsavia, ovunque essa si trovi,e sento tutto il peso della responsabilità piombarmi addosso all'improvviso. D'un tratto,non sono più così sicura di voler andare lì,ma poi ripenso allo sguardo speranzoso e sognante della signora Johnson e al fatto che chissà quante altre persone stanno aspettando il mio ritorno con lo stesso sguardo e le stesse aspettative e scaccio subito l'idea di tirarmi indietro. Con una nuova forza  e determinazione che non credevo di avere,esco dalla doccia e mi vesto velocemente. Quando finisco di prepararmi,prendo il mio borsone da viaggio e scendo. Accanto alla porta ci sono i signori Parker,Greta e la signora Johnson. Il signor Parker mi appoggia una mano sulla spalla,come a darmi forza -Fai del tuo meglio Blake. So che vincerai,sei forte- dice con voce sicura. Quasi ci credo anch'io. -Grazie,farò tutto quello che posso- dico. La signora Parker,invece, mi accarezza una guancia dolcemente -Stai attenta,mi raccomando- disse premurosa. Quando fu il turno di Greta,lei,che già aveva un fazzoletto in mano,scoppiò a piangere e l'abbracciai -Stai qui. Non andare- disse tra le lacrime. Mi si strinse il cuore,ma mi era impossibile rimanere -Non posso,lo sai- dissi sospirando. Lei annuì sulla mia spalla e aumentò la stretta. Quando mi staccai,avevo anch'io le lacrime agli occhi. Eric non c'è constato con una punta di amarezza mista a tristezza. Avrei dovuto aspettarmelo,eppure,una parte di me sperava ancora che venisse a salutarmi. Che idiota. Scuoto la testa e mi volto verso Ether -Possiamo andare- dico. Lei annuisce e,facendo un ultimo segno di saluto con la mano, mi chiudo la porta alle spalle. Fuori c'è una macchina nera che ci aspetta. Poso il borsone nel bagagliaio mentre lei si mette al posto di guida,poi entro in macchina sul sedile anteriore. Durante il viaggio,nessuno parla e arriviamo all'aereoporto in una ventina di minuti. Ether parcheggia l'auto e prendo il borsone. Facciamo tutti i passaggi necessari e stiamo per salire sull'aereo quando sento qualcuno urlare il mio nome. Riconoscerei quella voce anche tra mille. Lancio solo una breve occhiata ad Eric e poi salgo i pochi gradini che mi separano dall'aereo. Lui mi chiama ancora una volta,ma io non mi volto. È troppo tardi ormai mi dico lasciando che una lacrima solitaria mi scivoli lungo il viso. 
ANGOLO AUTRICE
E a grande richiesta (se se) ecco il nuovo capitolooooo. Che coglione Eric poteva salutarla prima,no? Bhè,pazienza. Lascio a voi il resto dei commenti. Baci. The_Storm

 

 

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Capitolo 25
*** La resa dei conti ***


 

Durante il viaggio dormii come una bambina,tanto che Ether dovette scuotermi violentemente per riuscire a svegliarmi. Scendemmo dall'aereo e, dopo aver ripreso i nostri bagagli,uscimmo dall'aereoporto. Una macchina nera ci aspettava. Durante tutto il viaggio,nessuno parlò. Non sono riuscita a vedere il conducente perché i vetri erano oscurati e io mi sono seduta dietro con Ether. Il viaggio in macchina fu abbastanza lungo (circa mezz'ora) e,quando finalmente arrivammo a destinazione,mi sgranchii le gambe. Guardandomi intorno notai che eravamo in un luogo simile a quello delle fiabe della Disney. Più mi guardavo intorno,più mi tornavano alla mente pezzi della mia infanzia che non credevo nemmeno di avere,come quando vidi un albero e mi ricordai di essere caduta da uno dei suoi rami mentre mi arrampicavo. Dopo un po' che camminavamo,scorsi in lontananza un enorme castello e immediatamente lo riconobbi. Una strana sensazione si fece spazio in me. Non so come potrei descriverla,era un miscuglio tra familiarità ed affetto. Se prima avevo dei dubbi sul fatto che potessi essere nata lì,ora si sono tutti dissolti. Contrariamente a quello che mi aspettavo,ci dirigemmo nel bosco invece che al castello. 
-Il castello è stato preso dal nobile che dovrai sconfiggere,sarebbe un suicidio andare lì- spiegò Ether che evidentemente aveva notato il mio sguardo confuso. Non so perché,ma mi innervosii moltissimo al ricordo che quell'idiota ha fatto al mio popolo. Ehi un attimo,"mio popolo"? E da quando ho iniziato a definirlo "mio"? Bah,sono proprio strana. Il bosco si infittiva sempre di più,fino a quando non scorsi un timido raggio di luce che,a mano a mano che avanzavamo,diventava sempre più luminoso. Quando fummo completamente alla luce,quello che vidi mi meravigliò: eravamo in una specie di radura incantata. C'erano molte persone che andavano avanti e indietro,ma,appena mi notarono,smisero subito di svolgere le loro attività e mi guardarono sorpresi. 
-La principessa è tornata- gridò Ether e subito iniziarono grida entusiaste. Io non ci potevo credere:possibile che tutta questa gente stesse davvero aspettando solo il mio ritorno? Ether mi portò in una piccola casetta dove mi diede degli abiti. 
-Quella è l'armatura che indosserai,sbrigati a vestirti- spiegò. Io posai tutto su un comodino e scossi la testa. 
-Questi abiti non vanno bene. Sono troppo pesanti e ingombranti. Non riuscirei nemmeno a bere un bicchiere d'acqua con questi indosso- spiegai. 
-Forse hai ragione,ma questa è l'armatura della tua famiglia. È una tradizione quasi sacra ormai che i combattenti del nostro regno indossino quest'armatura- disse. 
-Allora preferisci che io muoia dopo appena due secondi dall'inizio del combattimento piuttosto che non farmi indossare questa cosa?- domandai alzando un sopracciglio. Lei sembrò pensarci un po' su,ma poi concordò con me. 
Da quel giorno sono passati esattamente due mesi durante i quali mi sono allenata tutti i giorni senza sosta,ormai sono una specie di macchina da guerra. Mi sento abbastanza pronta e anche Ether è d'accordo sul fatto di farmi affrontare quel bastardo che ha rovinato un intero popolo. Dopo avergli spedito un messaggio,stabilirono che il giorno della sfida sarebbe stato dopodomani. 
In quegli ultimi due giorni mi allenai ancora più di prima e migliorai anche un po'. Finalmente,oggi è il tanto atteso giorno della rivincita del popolo di Varsavia. Armata solo della spada che mi ha dato Ether e di tutto il mio coraggio e sete di vendetta,mi avviai al castello mentre tutto il mio popolo faceva il tifo per me. Arrivata al castello,le guardie chiesero il mio nome e glielo diedi. Mi accompagnarono fino ad una porta dove doveva esserci il bastardo. Facendo un ultimo respiro profondo,aprii di scatto la porta ed entrai nella stanza che mi accorsi essere un salotto. Il suo stile,come quello di tutto il resto del castello,era rustico. I miei occhi vagarono per tutta la stanza,finché notarono una figura seduta comodamente su di una poltrona accanto al fuoco del camino con un bicchiere di vino rosso in mano. 
-La principessa Blake nel mio castello,ma che onore. Posso offrirle un bicchiere di vino,principessa?- disse con un sorrisino beffardo che mi fece innervosire ancora di più. Doveva avere sui venticinque anni,biondo e con occhi azzurri,tuttavia,non mi soffermai sull'aspetto fisico e risposi a tono
-In realtà questo è il MIO castello e sono qui per ucciderti,non per fare un'allegra conversazione- dissi fredda come il ghiaccio. Se possibile,il suo fottuto ghigno divenne ancora più insopportabile. 
-Vedo che hai preso tutto da tua madre.- a quel nome strinsi i pugni e digrignai i denti. -Bene,allora direi di cominciare- disse e si alzò posando il bicchiere di vetro sul tavolino. Prese la spada dal fodero che aveva attaccato alla cintura e io feci lo stesso. Ci mettemmo l'uno di fronte all'altro e poi cominciammo. Dovevo ammettere che mi stava mettendo in seria difficoltà, non credevo fosse così bravo. Lo scontro continuò ad essere alla pari,finché misi un piede in fallo e inciampai finendo distesa sul tappeto. Nella caduta mi ero anche lasciata scappare la spada di mano e lui l'aveva prontamente raccolta. Ora teneva un piede sul mio stomaco mentre mi puntava la sua spada alla gola. Dovevo pensare e in fretta. 
-Bene,bene,bene. Dov'è finita tutta la sua spavalderia,principessa? Dovresti ringraziarmi,adesso ti spedirò direttamente dai tuoi genitori,non sei contenta?- disse sempre con quell'odioso ghigno stampato in faccia. Improvvisamente,mi ricordai di una mossa che mi aveva insegnato Jared quando ancora vivevo nell'hotel. Lui riusciva sempre a mettermi al tappeto nella stessa identica posizione in cui mi trovo ora e mi disse che c'era una mossa per togliersi da questo guaio. Tirai le gambe al petto e poi le distesi verticalmente,in modo da colpire il petto dello stronzo. Lui,che non se lo aspettava,barcollò leggermente e io ne approfittai per riprendere velocemente la spada da terra e spingerlo giù dalla finestra aperta che si trovava proprio dietro di lui. Noi eravamo al sesto piano del castello,quindi non sopravvisse alla caduta e morì. Mi affacciai dalla finestra e vidi il suo corpo disteso sull'erba. 
ANGOLO AUTRICE
Sigh...sto piangendo da tre ore perché mi sono accorta che questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo. Ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo. Sciao a tuttiiiii. The_Storm

 

 

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Capitolo 26
*** La fine di tutto ***


 

Tornai nella radura trionfante e,non appena scorsero la mia figura,il mio popolo lanciò grida entusiaste. Ether mi venne vicino con le lacrime agli occhi e mi abbracciò 
-Grazie- sussurrò al mio orecchio con la voce incrinata. Di tutta risposta la strinsi di più e sussurrai a mia volta:
-Dovere- 
-Bene- disse poi staccandosi da me e asciugandosi le poche lacrime di emozione che le erano uscite 
-Ora che quel maledetto è morto,il regno torna nelle mani della famiglia Pierce e noi potremo tornare alla vita che conducevamo prima che questa tragedia si abbattesse su di noi,ma prima,c'è l'incoronazione della nuova regina che si terrà domani sera. Ho solo un'ultima cosa da dire:SIAMO LIBERI- urlò alla fine e tutti urlarono di nuovo di gioia. Sono così felice che tutto si sia sistemato per il meglio,però,non so,è come se mi mancasse qualcosa,o meglio,qualcuno. Si,avete capito bene. Mi sono accorta che amo troppo Eric per lasciarmelo alle spalle e ormai so che non lo dimenticherò mai,ma purtroppo ora è tardi e lui si sarà già ripreso e si sarà messo insieme a quella biondina con cui l'ho visto baciarsi al parco. Sospiro rassegnata e una lacrima sfugge al mio controllo,ma la asciugo velocemente,oggi è un giorno di festa,non posso essere triste. Ether mi prende in disparte e mi dice di tornare nel palazzo con lei. La seguo e,appena mettiamo piede nel castello,una decina di cameriere ci sbarra la strada e mi afferra. Inizialmente pensavo che la battaglia non fosse ancora finita e stavo per attaccarle,ma quando vidi il sorriso rilassato e quasi soddisfatto di Ether,dovetti ricredermi. Ma che stava succedendo? Le cameriere mi portarono in una stanza molto ampia e luminosa dove sul letto c'era un vestito tipo a principessa con sotto delle scarpette con un po' di tacco. Le ragazze mi dissero di lavarmi per bene e feci come mi dissero. Appena uscii dal bagno, mi pettinarono e asciugarono i capelli legandomeli in un mezzo codino e arricciandoli in modo che venissero delle morbide onde. Poi mi aiutarono ad indossare il vestito che prima era appoggiato sul letto e le scarpette col tacco. Il vestito era quello tipico delle principesse. Era di colore verde acqua molto semplice ma elegante. Mi truccarono leggermente con matita,mascara,lucidalabbra e un ombretto dello stesso colore del vestito. Quando finirono di prepararmi,mi guardai allo specchio e per poco non sobbalzai. Quella che vedevo riflessa nello specchio non sembravo io. Voglio dire,io vesto sempre con felpe extralarge e jeans e non mi sono mai truccata in vita mia,invece adesso ero praticamente l'opposto. Mentre ancora mi rimiravo incredula allo specchio,entrò un cameriere che ci disse di scendere perché erano arrivati tutti gli ospiti. Scendemmo le scale e fui annunciata da un paggio. 
-Signori e signore,la nostra nuova regina:Blake- tutti applaudirono e io cominciai a scendere gli scalini nel più totale imbarazzo. Non ero per niente abituata a stare al centro dell'attenzione. Arrivata a metà rampa,Ether mi sussurrò all'orecchio che dovevo fare un discorso. Cosa?! Ma stiamo scherzando?! Un discorso? Io? Ma se faccio pena con le parole! Ancora più imbarazzata di prima,cominciai a parlare
-Salve a tutti e grazie per essere venuti qui. Non sono molto pratica con le parole,quindi non aspettatevi chissà quale discorso poetico. Sinceramente, non so cos'altro dire se non grazie. Grazie per avermi aspettata per così tanto tempo,grazie per avermi supportato,grazie per non aver mollato,grazie per avermi dato una tale fiducia pur non conoscendomi,semplicemente grazie. Cercherò di fare del mio meglio come regina,ma vorrei anche la vostra collaborazione,se c'è un problema,non fatevi scrupoli a venire da me e io cercherò di aiutarvi come posso- non appena finii di parlare,tutti i presenti applaudirono e io scesi il resto dei gradini. 
Ormai la festa era iniziata da più o meno una ventina di minuti e io girovagavo per la sala. Ad un certo punto,mi sentii picchiettare su una spalla e,quando mi voltai,non potevo credere ai miei occhi. 
-Posso avere l'onore di questo ballo,bambolina?- disse Eric. Si esatto,era proprio lui. Annuii e afferrai la mano che mi tendeva,camminando verso il centro della stanza dove altre coppie stavano ballando. Lui mi mise una mano sulla schiena io la misi sulla sua spalla. Iniziammo a muoverci a tempo del valzer che l'orchestra stava suonando in quel momento. 
-Scusami. Scusa se sono troppo geloso,scusa se ti voglio solo per me, scusami per il mio egoismo,scusami- disse aumentando leggermente la stretta sulla mia schiena e portandomi impercettibilmente più vicina a lui. Io lo guardai intensamente e lui ricambiò lo sguardo. I nostri occhi erano come incatenati l'uno all'altra e non riuscivano a staccarsi. Lentamente,mi avvicinai e gli diedi un leggero bacio a stampo. Lui sorrise. 
-Devo considerarmi perdonato?- disse e io annuii. Ci avvicinammo e ci ribaciammo,ma sta volta schiudemmo entrambi le labbra facendo danzare le nostre lingue in una danza c'è conoscevano solo loro. Ora si che potevo dirmi completa e felice. 
ANGOLO AUTRICE
Noooooo è finitaaaaaa :'(. Pianti disperati a parte,vorrei ringraziare angioletto2000,anonimacuorefreddo,Astoriaforever99,Carrow,Comandante Alpha,crazy99,Debrosky,Denise104,dreamever98,HAZZA_1D_DIRECTIONER,hollystar,Honey_GossipGirl1993,keyla88888888,nicoledina,Topo Di Biblioteca e woow per aver messo la mia storia tra le preferite; Alessandra_,Astoriaforever99,cullen_miri,Fata Desi e Ollychia per aver,a messa nelle ricordate;Alessia_alex7,ale_fedez,annaira88,annalisa1722, anna_nalisi,Anne_wrawra,Ashwini,Astoriaforever99,BeatriceConsiglio, charletto09,ChicaTheLiar,Clau_red,Debrosky,Dusa,ElenaxD,elspunk93, fatinaviola91,gikki_,ilaperla,keikoten,koizumi,Lali_B95,Lavinioskij, loredana1331,Marghe9669,mikytkd,Minelli,MyLandOfDreams,nian07, nicoledina,prettyvitto,raffaela91,roncatella,rosaRosa,sabrinasodano, selenina98,Shashon_94,vale_able,Vas_Happenin_Girl,Wald_Arya, _RossAngel per averla messa tra le seguire e Liezel_Jane,Debrosky, Astoriaforever99,romi71,Ale_Fedez,hollystar,percabeth2000,_RossAngel, raffaela91,dreamever98,Shashon_94,crazy99 e Krystal Darlend per aver recensito la mia storia. Bhè ora devo proprio lasciarvi. Comunque,ho iniziato un'altra storia e tra poco comincerò anche a scriverne una sui One Direction. Sciaoooooo. The_Storm

 

 

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