Quando i sogni diventano realtà

di xingchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII ***
Capitolo 9: *** VIII ***
Capitolo 10: *** IX ***
Capitolo 11: *** X ***
Capitolo 12: *** XI ***
Capitolo 13: *** XII ***
Capitolo 14: *** XIII ***
Capitolo 15: *** XIV ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


  
Si sa, la notte porta consiglio. Ma non per Ranma, il quale era tremendamente teso all'idea di un incontro che avrebbe decretato l'inizio della sua 'carriera' come artista marziale. Era quello che aveva sempre sognato: diventare l'uomo più forte se non del mondo almeno del Giappone. Lui che aveva sconfitto uomini demoni e dei, non poteva dicerto perdere con uno sfidante della sua scuola! L'idea stessa di poter dimostrare il suo valore in faccende importanti come queste lo rendeva forte e molto più sicuro di sé.
E poi... c'era lei da cui poter trarre supporto ogni volta in cui ne aveva bisogno, e su cui poter contare. Già lo sapeva fin da quando erano fidanzati, ma ora grazie al legame molto più saldo al quale si erano giurati, gli sembrava davvero di aver una base solida sui cui poggiare le sue membra stanche.
Anche ora. Era steso accanto ad Akane che stava beatamente dormendo. Soltanto guardandola riusciva a scacciare tutti i brutti pensieri e tutte le ansie cui era costantemente soggetto.
Anche dalla pressione dei loro genitori.
Ciò che successe a cena proprio non gli andava giù. Erano insopportabili, soprattutto quando si trattava di concepire.
-Ma insomma, ragazzi! Lo sapete che noi vorremmo un nipotino per trascorrere serenamente il resto della nostra vita con un bambino in casa!-.
-Papà smettila!- gridò nervosamente Akane, imbarazzata.
Non avevano mai fatto niente di particolare, lei e Ranma. Si limitavano a scambiarsi qualche bacio e qualche volta dormivano abbracciati. Niente di più. Però sapevano di amarsi l'un l'altra, ma il loro era ancora un amore alle prime armi e piuttosto timido, non del tutto preparato a ulteriori passi in avanti.
Akane si era comprata un pigiama di almeno tre taglie in più per non essere troppo in vista dal marito durante la notte, mentre Ranma si era tacitamente promesso che non l'avrebbe toccata senza un suo esplicito consenso.
-Finitela!- gridò furioso lui. -Fatevi gli affaracci vostri! Sono cose da dire, queste?!-.
Kasumi intervenne: -Papà, Ranma ha ragione. C'è tempo per queste cose, non siete così vecchi!!-.
Nel frattempo, Ranma si era alzato malamente dal tavolo trascinando con sé Akane, accompagnati dalle risatine maliziose di Nabiki.
Il giovane con il codino non ne poteva più di sorbirsi quegli stupidi discorsi, senza contare che aveva un combattimento proprio il giorno seguente.
-M-Ma Ranma! Che stai facendo?- chiese lei agitatissima. Il ragazzo si diresse verso la loro camera, che prima apparteneva a Soun, per poi entrarci con lei e chiudere a chiave.
Akane era spaventatissima, non poteva credere che avesse intenzione di fare qualcosa soltanto perché i loro familiari insistevano sulla possibilità di procreare. Ma le sue paure subito svanirono quando Ranma cominciò a parlarle.
-Non preoccuparti, non ti ho portata qui per... per...- balbettò girandosi nervosamente le dita fra di loro con delle striature rossastre sulle gote. -Insomma, era per evitare quell'assurda conversazione, ecco...-.
La moglie gli sorrise, oramai tranquillizzata. -Sì, grazie Ranma.-. Si avvicinò piano per abbracciarlo, mentre lui assumeva una pericolosissima colorazione bordeaux. La sensazione del corpo di Akane vicino al suo era a dir poco bellissima. Non poteva credere di non averci fatto ancora l'abitudine, tanto da rimanere imbambolato per diversi minuti prima di ricambiare. Però, una volta stretta nelle sue braccia, poteva sentire il suo odore delicato misto al profumo di fiori che lei usava di solito.
***
Il mattino era ormai alle porte e Ranma si era appena addormentato. Non aveva chiuso occhio a causa del nervosismo che si era impossessato di lui. Solo fissando la moglie tutta la notte aveva finalmente chiuso i suoi grandi occhi azzurri.
La ragazza si destò piano e, vedendo Ranma ancora nel mondo dei sogni cercò di svegliarlo. Lui si mosse un po' e dopo continuò a ronfare come se nessuno l'avesse chiamato. Irritata, lei lo spinse tanto da farlo spostare di qualche centimetro.
-Ma sei scema?!- ringhiò Ranma.
-Non ti svegliavi con le buone e così sono dovuto ricorrere alle cattive!- rispose lei innocentemente, facendo spallucce. Almeno era completamente in sé.
Egli uscì scocciato dal letto, chiedendosi come mai non poteva aver un risveglio normale dalla sua cara mogliettina.
Quando lo svegliava dolcemente si sentiva al settimo cielo, anche se questo provocava la furia omicida di lei che, non ottenendo il risultato sperato, cominciava a malmenarlo anche se non troppo forte.
Si diresse verso le scale e da lì incontrò sua madre. Lei abitava in casa sua da sola, perché Genma non faceva altro che giocare a shoji con Soun, ma ogni tanto si recava in casa Tendo per stare vicino più che altro ad Akane.
-Oggi è un giorno speciale, figliolo!- fece lei sorridendogli. Non si era aspettato di trovare sua madre che percorreva tutta quella strada per poterlo vedere alle prese con la sua prima sfida come capo del dojo.
Nodoka aveva già preparato la colazione insieme a Kasumi. E mentre aspettavano gli altri, aveva anche avuto il tempo di esporre alcuni fiori sull'altare del dojo.
Akane intanto preparava il ji pulito da far indossare al giovane quando sentì bussare alla porta della stanza da letto. -Ah, sei tu!- disse esultante, vedendo Ranma. -Ecco... è tutto pronto...-.
-Ma non eri arrabbiata?-.
Lei rise. -No-. Avanzò verso di lui, prendendogli il volto fra le mani e baciandogli una guancia, facendo arrossire entrambi. -Oggi non posso essere arrabbiata con te. Buona fortuna-.
-Grazie, Akane.-.
***
Il combattimento era appena cominciato e sui volti dei presenti era dipinta un'evidente apprensione. Nessuno dei due duellanti sembrava voler cedere, e sempre nessuno dei due accennava a vincere. Uno scontro pari come lo era quello comportava soltanto più sforzo a Ranma e alimentava più speranze al ragazzo davanti a lui.
Il giovane Saotome, non avendo scelta, creò una spirale per poi lanciare un Hyryu Shotenha potentissimo che mandò al tappeto il malcapitato, che fu subito soccorso da Kasumi. La prima a correre verso di lui fu Nodoka, che lo abbracciò quasi sul punto di strozzarlo, seguita a ruota da Soun e Genma. Nabiki emise un fischio di ammirazione e Akane semplicemente si limitò a sorridergli.
Ranma aveva battuto il suo avversario, riuscendo però a guadagnarsi qualche livido. Non aveva niente di rotto, o almeno, ci sperava. Ma tastandosi non sentiva affatto dolore tranne che per le parti colpite. Ridacchiò soddisfatto.
Si fece un bagno, con il preciso intento di riposarsi prima di mangiare.
 
 
 
 
 
NB: Questa è stata ideata così di getto, non so se sarà lunga o meno. Comunque se sarà ben accolta, sicuramente la continuerò volentieri. Arigatou!
 
 
 

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Capitolo 2
*** I ***


  
 
-Dobbiamo festeggiare!- esordì felice Kasumi dalla stanza da pranzo.
Era da un anno che Ranma si preparava a quell'evento e ora era più che giusto celebrare la sua vittoria. Soun aveva pianto per tutta la casa gridando: -Il nostro ragazzo è un uomo!-, mentre Nodoka era letteralmente ipnotizzata da quelle parole, tanto da seguirlo come ci fosse una processione asciugando le piccole pozzanghere che l'uomo baffuto lasciava sul suo cammino. Per il padre delle tre sorelle quello era un sogno che si realizzava, uno dei tanti che piano piano stava prendendo forma e solidità. C'è n'erano ancora molti che aveva in serbo, ma come suggerito dalla più grande delle sue amate figlie, per il momento era meglio lasciar correre.
Il dottor Tofu era a conoscenza della sfida ma a causa del suo lavoro non poté assistere allo scontro. Però, una volta saputo l'esito, promise che si sarebbe presentato la sera stessa per congratularsi di persona. Da parte di Nabiki era una vera e propria piaga se fosse arrivato al dojo perché avrebbe comportato le sue solite crisi isterico/nervose dalle quali era difficile farlo rinsavire.
Erano le tre del pomeriggio e tutti erano indaffarati a preparare la piccola festa pianificata a insaputa di Ranma, che era rimasto chiuso in camera, anche se non stava dormendo, tanto era eccitato dalla bellissima giornata che aveva appena trascorso.
Non si aspettava un avversario così tenace, anche se doveva ammettere che lui era stato molto più abile e veloce. E di questo se ne vantava silenziosamente.
Dopo un po' di minuti sentì la porta aprirsi e Akane entrare chiedendogli il permesso. Egli scattò in piedi, non rendendosi conto però di essere in boxer.
-S-Scusa, non pensavo fossi tornata così presto... Di solito non vieni a quest'ora.-.
-Non fa niente...- disse lei sorridendo. Distogliendo subito lo sguardo da lui, cominciò ad armeggiare dentro l'armadio prendendo i pantaloni e una camicia del ragazzo e gettandoglieli sul letto. -Volevo solo dirti che sei stato grande!-.
-E cosa credevi?- chiese con una punta di divertimento infilandosi la camicia azzurra. -Pensavo mi considerassi forte! Avevi dubbi, per caso?!-.
-No, dal momento che ti avevo augurato buona fortuna!- lo stuzzicò Akane. Poi cominciò a ridere prendendo la giacca, mentre l'altro era evidentemente seccato da quell'atteggiamento. -A dopo!- concluse uscendo di casa.
Il ragazzo scese le scale, trovando Genma panda con una scatola grande in braccio. -Che cavolo stai facendo?!- lo riprese incuriosito.
Egli sfoderò un suo solito cartello da dietro la schiena.
NON POSSO DIRTELO! Và IN CAMERA TUA, ALTRIMENTI TUA MADRE CI UCCIDERà.
Ranma impallidì d'un tratto e, vedendo che gli altri si erano premurosamente nascosti, fece come gli era stato appena ordinato. Si buttò di peso sul letto, provocando un sonoro tonfo, facendo vagare i pensieri con le braccia allacciate dietro la testa.
Poi capì che gli avevano preparato qualcosa in suo onore, quindi stette buono buono a fissare il soffitto. Stava quasi per addormentarsi dalla noia, quando una secchiata d'acqua gelida lo investì in pieno, rendendolo una ragazza dai capelli rossi. Urlò dal freddo e dopo pochi attimi vide Happosai che si era comodamente seduto sul suo stomaco.
-Ranma, amorino! Dai, fa un po' vedere come ti sta!!!!!!!!!- cinguettò facendo svolazzare un reggiseno che Ranma ci avrebbe giurato fosse di Akane.
-MALEDETTO VECCHIO, MAIALE E ROMPISCATOLE!-. Gli mollò un pugno in testa e lo fece volare via dalla finestra con una facilità disarmante.
-Eh, ma io volevo solo festeggiareee!!- si giustificò il vecchio volando via nel cielo pomeridiano.
Quanto odiava essere una ragazza! Ora più che mai. Non poteva sopportare il fatto che avesse ancora la sua maledizione, dopo tutto quello che aveva passato per cercare di liberarsene e... dopo il matrimonio vero. Gli venne in mente il monte Hooh, ma repentinamente scacciò quel pensiero. Non voleva rovinarsi un così bel momento per un ricordo così orribile. Andò un'ennesima volta in bagno a cambiare aspetto.
-A me non importa- le disse qualche tempo dopo Akane. Lui sapeva che a lei andava bene così, che non serviva un rimedio alla maledizione se c'erano persone disposte ad accettarlo così com'era. Erano loro il suo rimedio, con la loro sincerità e con tutto l'amore che gli stavano donando, sua madre e Akane comprese. Persino Nodoka, dopo quell'assurdo giuramento che lo costringeva al suicidio, aveva constatato che nonostante il sortilegio suo figlio Ranma era un uomo in tutto e per tutto.
Intanto, Akane era davanti allo studio di Tofu. Aveva promesso a Kasumi che sarebbe andata a prenderlo per cena. Ma aveva così tanti pazienti che dovette sedersi sul divanetto dell'anticamera, in attesa.
Si guardò un po' intorno, per poi prendere a osservarsi distrattamente le mani. Notò la piccola fascia argentata al suo anulare sinistro, sorridendo senza nemmeno rendersene conto. Era già passato un anno da quel giorno, quello del loro matrimonio.
Non ancora poteva crederci, ma era la pura e splendida verità. Che cosa poteva rovinarlo, ormai? Quello stupido ci aveva messo una vita a dirle che l'amava, ma alla fine lo aveva fatto.
-Akane, devo dirti una cosa... è importante...- l'aveva pregata di seguirlo, ma lei era intenta a lavare il pavimento del dojo, quindi poco propensa ad intraprendere un discorso che si prevedeva fosse abbastanza lungo.
Lui se n'era andato via borbottando qualcosa, con il viso completamente rosso e arrabbiato. Ci aveva riprovato qualche giorno dopo, però era stato più naturale, decisamente. L'atmosfera era quella giusta, contando anche il fatto che i loro genitori impiccioni non erano in casa. Ranma le aveva sfiorato le labbra con le proprie sussurrandole di volerle più che bene.
Akane era rimasta shockata e allo stesso tempo incoraggiata a fare altrettanto. -Anch'io ti voglio più che bene...-.
-Io... ti amo, Akane...-.
-Akane!- la voce del dottore la riportò sulla Terra. Era diventata tutta rossa a quei pensieri che le vagavano nella mente e così Tofu le chiese se stesse bene.
-Certo, certo!!- strillò agitando convulsamente le mani. -E quello cos'è?-. La ventenne aveva notato qualcosa nella tasca di Tofu. Ma lui prontamente cambiò discorso.
-Devo dire che Ranma è davvero un tipo in gamba, non che non lo sapessi già!! Eh eh!!- abbozzò portandosi una mano fra i capelli.
L'uomo con gli occhiali era davvero felice per i due giovani più testardi di Nerima. Era da molto tempo che tutti avevano capito che fra quei due non poteva finire diversamente. Ed era ansioso di avere una vita simile alla loro, sapendo che quel desiderio si sarebbe presto realizzato.
Arrivati al portone di casa Tendo, Akane fece per aprire la porta ma Tofu la fermò. -C'è anche K-K-Kas-Kasumi, vero?-.
-Sì!-. A quella risposta, le gambe dell'altro si mossero meccanicamente, suscitando l'ilarità della mezzana Tendo che li vide arrivare.
Ormai tutto era pronto, mancavano solo loro e Ranma.
-Dov'è quel pigrone?- si rivolse Akane alla sorella sbuffando. Era convinta che stesse ancora inchiodato a letto e che non abbia mosso un muscolo.
Nabiki si strinse una mano al petto e, prendendo un microfono da chissà dove con gesti teatrali, annunciò: -è rimasto solo soletto ad aspettare la sua cara mogliettina! Povero, non può stare un solo attimo senza di lei!!-.
Nel momento in cui Tofu iniziò a ridere, Akane si fiondò tutta incavolata verso la cucina per accertarsi che fosse tutto in ordine, poi andò da Ranma, trovandolo dormiente.
Lo svegliò come aveva fatto la mattina e lui cominciò ad imprecarle contro. -Maschiaccio!-, meritandosi un pugno in piena faccia.
***
Dopo una mezz'ora furono tutti a tavola. Gli occhiali di una certa persona erano diventati ancora più brillanti alla vista della cara e dolce Kasumi Tendo. Ma per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a scollare lo sguardo da quella creatura così incredibilmente angelica. Purtroppo a farne le spese era Genma che, sedutosi al suo fianco, stava ricevendo in testa tutto ciò che il dottore avrebbe dovuto mangiare e bere.
Soun cominciava a sospettare qualcosa, poiché il giovane dottore si comportava molto peggio del solito, in altre parole di quando vedeva la figlia.
Si portava le bacchette alle orecchie ed al naso, rovesciava il thè sui suoi vicini di tavola, come Genma e Nabiki, addirittura prese i suoi occhiali e stava per spezzarli. Soltanto l'intervento tempestivo di Ranma e Soun gli impedì di romperli. Nodoka non faceva altro che sorridere contenta. Aveva capito che quella sarebbe stata una serata importante per lui e per Kasumi. E probabilmente aveva già intuito tutto.
Infatti lui alzò il capo, aiutato da una sonora sberla della ormai esasperata Nabiki, e prese a fissare la sorella più anziana intensamente. Era ben consapevole che la situazione non era delle migliori ma non poteva aspettare oltre. Dopotutto, aveva atteso tanto... Fin da quando le sorelle Tendo erano ancora molto piccole.
-Ka-Ka-Ka-Su-Su-Su-Mi-Mi-Mi!! Kasumi!-. Le lenti scintillarono ai movimenti spasmodici che faceva il dottore, troppo agitato per rimanere fermo e soprattutto lucido. -S-seguimi!-.
La giovane gettò uno sguardo al padre e alla signora Saotome e al loro cenno affermativo, si alzò dal suo posto e seguì il dottore in giardino.
Gli altri, Ranma e Akane compresi, si nascosero dietro le porte scorrevoli per origliare.
-Voleva dirmi qualcosa, dottor Tofu?-. Non l'avesse mai chiesto! A suono della sua voce, egli rimase paralizzato dalla paura. Però riuscì a prendere l’anello che aveva in tasca.
-Sì!! Vo-Vo-Volevo chiederti! No, a-aspetta- e gli altri rimasero interdetti. Poi lo disse tutto d'un fiato. -Vuoi sposarmi, Kasumi???????-.
Lei arrossì, bisbigliando un accompagnato da un leggero pianto.
 
 
 
 
 
NB: In Lifetime avevo specificato che Ranma aveva dimostrato di amare Akane, ma mai a parole. Quel dettaglio vorrei ignorarlo, dato che era per rendere la drammaticità e lasciare l'amaro in bocca, tutto qui. Non che qui lo ripeteranno fino allo svenimento, però... XD
Ho tirato fuori tutto il romanticismo di cui sono capace (davvero poco, in realtà). XP Spero di esserci riuscita.
Ringrazio Julius CX, ran_ko, Arya_Drottningu, Stellina_chan e Melinda2606. Credo di non aver dimenticato nessuno…

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Capitolo 3
*** II ***


 

La prima cosa che pensò Ranma era che prima o poi sarebbe morto d'indigestione.

Più prima che poi.

Ma per ora voleva godersi i giorni di felicità di Kasumi e Tofu.

Dopo aver chiesto la mano di Kasumi, il dottore prese i due sposini per parlare loro in privato. -Vorrei ringraziarvi per tutto questo...-. Un paio di secondi di silenzio e poi continuò. -Voi mi avete incoraggiato a sposare la dolce Kasumi con il vostro esempio pieno d'amore!-.

E i due divennero color peperone. Anche se Ranma si riprese per replicare. -Certo, con tutto l'amore che può dare quell'omaccione mancato di Akan... aaaaarrgggggggghhh!!!-.

La ragazza gli diede un calcio che lo spedì direttamente in orbita e, da lontano, il giovane con il codino sembrava quasi una delle tante stelle del firmamento, mentre l'altro scoppiò in una grossa risata.

-Stupido!- bofonchiò lei.

Di tutte le cose che gli perdonava, non sopportava ancora l'idea di sentirsi chiamare maschiaccio e vita larga. Probabilmente lo diceva per scherzo, per abitudine o per evitare situazioni imbarazzanti, ma comunque Akane si sentiva offesa. Non proprio ferita, ma sarebbe stato meglio che lui non le avesse più affibbiato questi nomignoli idioti.

Poi sorrise. Se non li avesse più detti, non sarebbe stato quel Ranma. Quello sbruffone e allo stesso tempo dannatamente protettivo e gelosone.

Naturalmente al momento era arrabbiata con lui, il quale doveva assolutamente trovare il modo per scusarsi.

Arrivò la notte e tutti andarono a dormire. Alcuni, come Akane, Nabiki e i due futuri sposi erano già a letto da un bel pezzo. Altri, come Ranma, Happosai, Soun e Genma, erano ancora in piedi. Gli ultimi tre erano rimasti a scolarsi le ultime gocce di sakè. L'altro invece stava tornando dal luogo in cui era atterrato grazie alla sua stupida Akane violenta.

Era esausto, e non faceva altro che pensare che l'indomani non ce l'avrebbe mai fatta ad occuparsi dei suoi allievi. Tremante e malconcio, si fece una doccia veloce e si rintanò in camera da letto, dove trovò la moglie che sembrava dormisse. Si adagiò sulla sponda opposta del letto, ma non riuscendo a prender sonno, decise di avvicinarsi. Cingendola con un braccio, fece scorrere l'altro sotto di lei stringendosela teneramente al petto. Le diede un bacio lieve sulla guancia e si addormentò.

Sicuramente il mattino dopo, sorprendendolo in quella posizione dopo una litigata, l'avrebbe riempito di pugni. Ma non gli importava.

Durante la maggior parte delle notti Akane si girava e rigirava inconsapevolmente nel letto, provocando, solo in rare occasioni, il risveglio di Ranma ed anche il suo. Questo faceva sì che si abbracciassero o si allontanassero, a seconda della circostanza, del loro umore, ma soprattutto della loro furia.

Ora, per esempio, a distanza di tre ore, si davano le spalle.

***

Era sempre successo, soltanto che loro non ci facevano quasi più caso.

I loro genitori a volte li spiavano.

Non era del tutto una novità, però da quando avevano cominciato a dormire insieme le visite notturne di terzi si erano fatte molto più frequenti. Akane se ne accorse e lo aveva riferito a Ranma, che da quel momento si premurava ogni benedetta sera di chiudere la porta a chiave, lasciandola nella serratura.

Inutile dire che questo gesto era interpretato in modo differente dal resto della famiglia. Nonostante non potessero accertarsi di nulla, erano felicissimi che i due ragazzi ci tenessero alla loro intimità.

-Ma quale intimità?!?!?!?!?!?!- disse una volta Ranma, sul punto di svenire.

 

A ripensare quell'imbarazzante colloquio fra lui e Soun, il ragazzo con il codino stava quasi per fracassare la fragile chiavetta sotto le sue dure e impietose mani. Scendendo le scale, trovò Kasumi che preparava la colazione come il solito, ma con una luce diversa negli occhi. Ranma la vide. Era la stessa che aveva Akane il giorno in cui Nodoka li aveva convinti a sposarsi e anche quando lui glielo aveva chiesto in disparte per farle dimenticare che fosse un'unione imposta.

Per farle capire che lo faceva solo per amore. Niente di più, niente di meno.

-Sono felice per te, Kasumi!- le proferì sorridente.

Nel frattempo, Akane e Nabiki arrivarono. Akane si accostò accigliata e lievemente imbarazzata a Ranma, esordendo sottovoce. -Sei stato tu a darmi un bacio stanotte?-.

Colto alla sprovvista, il giovane cercò una via di fuga guardando forsennatamente oltre, ma non concludendo nulla di soddisfacente, rispose con tono strafottente. -Ti piacerebbe!! Hai sognato, mi dispiace...-.

-Bugiardo! Eri incollato a me quando ci siamo svegliati, quindi era più che ovvio!-.

Ok, era giunto il momento di dire la verità. Scomoda, melensa, ma pura verità. -Non ho capito cosa ci trovi di male se ti do un bacio sulla guancia!!- disse con una voce rassegnata ma decisa, come chi è stato appena scoperto e cerca di giustificarsi in qualche modo.

Aveva voglia di dare un bacio a sua moglie, sì... E allora?! Non pensava ci fosse qualcosa di orribile e riprovevole celato in quel semplice gesto.

Lei sorrise maliziosamente. -Aha!! Non lo neghi!!- e gli fece la linguaccia. E si allontanò quasi saltellando, lasciandolo del tutto stralunato.

Nakibi gli sventolò una mano davanti al naso, ricordandogli di recarsi al dojo il più presto possibile, mentre Kasumi lo invitò a tavola, continuando a sorridere.

In poco più di mezz'ora Ranma era lì a impartire lezioni ai ragazzi che aveva già cominciato a preparare qualche mese prima. Fra loro c'erano anche alcuni compagni di scuola.

Come Hiroshi.

Uno dei tanti che gli avrebbe fatto domande poco convenevoli su una sua presunta evoluzione con Akane. Come il resto della famigliola ficcanaso.

-Allora...-. Ecco che cominciava. Mai che qualcuno si faceva gli affari propri, soprattutto adesso che erano sposati. -Come va con Akane???-.

-Dobbiamo allenarci- lo riprese il ragazzo con il codino. -Non ho assolutamente voglia di parlare di quella scema senza un briciolo di fascino!-. Era piuttosto arrabbiato, ma l'amico non sembrava mollare. Voleva sapere ogni minimo dettaglio della loro... relazione...

***

-Ti ricordi al matrimonio di Akane? Avevamo addobbato il dojo con delle rose rosse e bianche!-.

Dopo qualche giorno iniziarono i preparativi per la cerimonia. Avevano optato per un matrimonio semplice, all'orientale come quello che ebbero Akane e Ranma. Gli abiti occidentali erano tutti ridotti a un cumulo indefinito di stracci a causa dell'incursione degli spasimanti dei due ragazzi.

Poi Soun si ricordò di quelli utilizzati quando scambiarono Akane per una papera e così decisero per quelli per il suo matrimonio con Ranma. E così anche Kasumi preferì seguire alla lettera la tradizione.

-E noi? Dovremmo acquistare abiti da damigelle?- chiese Akane alla mezzana, che fece una faccia strana.

-Ovvio...- rispose Kasumi per lei. Ma l'altra intervenne.

-Perchè non utilizziamo quegli splendidi abiti che Tohma* ci permise di tenere?-.

Akane impallidì; non potevano usare quelli! Erano troppo... succinti!! -Ma sei scema?!-.

Dalla cucina si spandevano le voci delle tre sorelle, oltre ad un buon odore di quello che sembrava essere oden. Peccato che l'idillio stava per finire.

-Kasumi, quando finirai di cucinare posso preparare qualcosa io?-.

Sia chiaro che non c'è stato nessun miglioramento per quanto riguarda le abilità culinarie della più giovane. La sua bravura si limitava alle insalate. Roba da cavalli ed altri erbivori, insomma...

Ranma aveva già finito di lavorare al dojo e dal corridoio si sentiva un leggero odore di bruciato, cominciando a sospettare qualcosa.

Quando arrivò l'ora di cena, i suoi timori erano più che plausibili. Infatti una volta seduto a tavola, Akane gli servì una cosa deforme e tutta bruciacchiata.

-E questo cos'è?!- fece lui.

La moglie si accigliò, chiedendosi come mai non l'avesse capito da solo. Forse era diventato cieco, o più idiota di quanto già non fosse.

-è una torta alle more!!-. Ecco, si stava incavolando. Meglio una sfuriata o un'indigestione?

O magari dire una delle più grandi bugie della sua vita? Che non aveva fame?!

Nel frattempo, gli altri iniziarono in fretta a mangiare le pietanze di Kasumi, salvando così in extremis il loro, di stomaco. E a quello di Ranma non ci pensavano? Erano così malvagi?!

-Akane, sono stanco... Perchè non andiamo a riposarci?- tentò invano ridacchiando, alzandosi da un tavolo ormai deserto.

Non voleva farla infuriare, e non solo perchè ci avrebbe lasciato le penne. Maledizione, era sua moglie, ora. Non poteva e non voleva deluderla, ma la priorità per lui andava sicuramente alla sua pancia che, a sua insaputa, già si stava preparando a rigurgitare tutto.

Alla fine, lei abbassò lo sguardo evidentemente sconsolata. Prese i piatti e subito li gettò nel cestino. Poi andò verso il ragazzo, oltrepassandolo. Lui, vedendola in quello stato, cercò di rimediare. -Stai bene? Guarda che potresti anche lasciar perdere e...-.

Akane aveva afferrato il messaggio. Scosse la testa. Le stava chiaramente dicendo che non ne sarebbe mai stata in grado...

-Lascia stare... Non sono proprio portata per fare la brava mogliettina. Lascia stare, Ranma...-. Si sporse davanti ai fornelli, fissandoli senza attenzione.

Non voleva arrendersi, ma cosa poteva farci se era stata allevata in modo del tutto differente da quel ruolo che ora era suo? Quello di moglie... No, non era la parte che faceva per lei.

-So che non ne sei capace, ma... ahiaaa!!-. Al giovane con il codino arrivò una gomitata che per poco non gli faceva volare via il fegato.

Ma diamine, voleva finire quella dannata frase che aveva il preciso scopo di consolarla e lei gli sferrava uno dei suoi attacchi da gorilla!!! La sua pazienza non poteva durare un secondo di più.

-Non sei mai carina con me! Neanche ora!-. Sapeva che con il matrimonio le cose fra loro non sarebbero cambiate completamente, ma non pensava di arrivare ai livelli dei loro primi scontri.

-Tu mi prendi sempre in giro! Anche adesso!!- sbraitò lei contrariata, pestandogli con forza un piede.

Lui gemette un po', non arrendendosi in quello scontro verbale che continuava a degenerare sempre di più. -Non è colpa mia se sei cretina, violenta e non sai cucinare!- gridò lui di rimando.

Akane non riusciva più a sopportarlo. Corse via e si piazzò nella loro camera chiudendola con la serratura, non permettendo quindi a Ranma di entrare.

Questo significava solo una cosa. La sua adorata mogliettina lo aveva cacciato dalla loro stanza e questo poteva durare anche giorni finchè facessero pace.

-Sei una scema senza rimedio!- le disse seccato da dietro la porta. -Almeno dammi il mio futon!!!-. Usava quello quando litigavano e Akane lo lasciava fuori dal loro letto.

Silenzio.

Ella sapeva che se gli avesse aperto non le avrebbe più permesso di chiudersi dentro da sola. Con la sua velocità poteva bloccarla senza il benchè minimo sforzo. Ma nemmeno Ranma quella volta aveva voglia di dormire con lei.

Akane prese il materasso per tatami e glielo sbattè in faccia, sbattendo la porta.

-KAWAIIKUNE!!-.

Ed andò a passo pesante verso la camera che prima condivideva con il padre.

 

 

 

*La Sposa dell’Isola delle Illusioni

Alohaaaaaaa!!!!!!!!!!!!! ^-^ Grazie mille per i vostri commenti, siete tanto carini. *-*

Solo che stavolta ero stanca perciò mi sa che è venuto fuori un obbrobrio!! -.-'

E poi ho litigato con l'Html...

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Capitolo 4
*** III ***


  
 
-Ma insomma!! Ma perchè continuate a litigare come due ragazzini?!-. Il padre di Akane stava inondando un'ennesima volta il dojo con il suo fiume di lacrime, mentre Ranma e Akane erano di fronte a lui del tutto impassibili alle sue lamentele.
 
Entrambi si erano svegliati non trovando il proprio coniuge accanto. E provarono un vuoto che poteva essere colmato soltanto con il proprio tassello mancante. Ma sempre entrambi non volevano mettere da parte il loro essere, scusandosi per primi.
 
In fondo, sarebbe stato contro i loro principi.
 
Akane, spossata, osservò il ragazzo con un atteggiamento di sfida e si dileguò, lasciando il marito come preda dell'uomo con i baffi, ormai trasformato in un oni dalla lingua biforcuta.
 
Il signor Tendo si sentiva deluso da quello che stava succedendo. Era già amareggiato per un bambino che non arrivava, per di più da due sposi che non facevano altro che continuare i loro battibecchi, come se fossero una sorta di sport.
 
Se avesse provato a lasciarli soli, probabilmente, sarebbero riusciti almeno a calmare i bollenti spiriti, ma pensava fosse del tutto inutile in un certo senso.
 
 
Eccolo lì con i suoi allievi seduti intorno al giovane.
 
Non credeva di aver ottenuto dei risultati così soddisfacenti in poco tempo. Perfino quello scemo di suo padre e quel maniaco inguaribile di Happosai dovettero ammetterlo.
 
In meno di undici mesi aveva addestrato i suoi primi studenti a dovere, fra viaggi di allenamento e incontri di ogni genere. Comprese che era abbastanza dura, un po' com’era stata la sua vita fino all'età di sedici anni, ma almeno aveva raggiunto un obiettivo che si era prefissato. Li aveva resi resistenti, forti e veloci. Anche se molto meno di lui.
 
-Fra due giorni si parte, ragazzi!- esordì allegro. La destinazione non sarebbe stata troppo lontana, al massimo avrebbero eseguito i loro esercizi in montagna.
 
I loro 'soggiorni' sui freschi pendii del monte Fuji duravano tre settimane, niente di più niente di meno eccetto per le cattive condizioni atmosferiche, così come aveva stabilito con Happosai. Il vecchietto gli aveva dato tale limite e questo avrebbe dovuto durare per almeno due anni. Dopo di che Ranma poteva rimanere in viaggio per tutto il tempo che gli serviva, a condizione che i suoi allievi fossero maggiorenni, non più di dieci e disposti a stare lontano da casa per un lungo periodo.
 
Per lui non erano niente. Ma comunque gli pesavano tremendamente, quelle tre settimane. Akane era costretta a rimanere a Nerima per occuparsi degli allievi più giovani e di quelli che, per un motivo o per un altro, decidevano di rimanere in città.
 
Quindi non poteva partire con loro. E a Ranma dispiaceva molto.
 
-Portatevi indumenti pesanti... è novembre e lassù fa un freddo notevole...- disse per accertarsi che facessero come riferito, ricevendo degli assensi.
 
Dopo averli salutati, si diresse verso la cucina, dove trovò Kasumi intenta a preparare la cena. -Dov'è Akane?- le chiese.
 
La più grande si voltò. -è con Nabiki allo studio di Tofu per discutere sui preparativi della cerimonia. La madre di Tofu ha insistito affinchè il matrimonio si celebrasse entro un mese al massimo.-.
 
-Io devo partire e, come sai, torno fra tre settimane...-.
 
-Ah, allora dirò che mi sposerò fra un mese. Così avrai anche il tempo di riposarti!- propose, con un bel sorriso stampato sul volto.
 
-Ok!- fece lui, ritornando nella stanza sua e di Akane.
 
 
-Siamo tornate!-.
 
Ranma si era appoggiato allo stipite della porta mentre aspettava che le due ragazze tornassero a casa. E non poteva dire di non essersi stufato.
 
La vide avvicinarsi alla loro stanza.
 
-Ah, sei qui...- sbottò lui, nervoso e con tono arrogante.
 
Lei evitò il suo sguardo infastidita e si chiuse dentro; non chiudendo a chiave però e questo Ranma l'aveva notato.
 
La chiamò dall'esterno, bussando piano. -Akane?!- ma non ricevette risposta.
 
-Volevo solo dirti che fra due giorni parto!- continuò.
 
Akane rimase attonita. Sapeva che doveva partire con i suoi allievi e questo la rattristava moltissimo. Quei viaggi che intraprendeva non erano di certo una passeggiata, anche se non erano così estenuanti come quelli che faceva lui fin dall'infanzia. Avevano provviste a sufficienza, e aiutavano di molto. Il problema era la lontananza e le scarse possibilità di sentirlo, almeno al telefono.
 
Lo sentì sospirare pesantemente.
 
-E pensavo di passare un po' di tempo con te, ma vedo che a te non importa... Ti saluto.- disse lui irritato e con ciò che la ragazza si convinse fosse un misto fra amarezza e delusione.
 
Akane sentì un tuffo al cuore. Ranma voleva stare con lei prima di andare.
 
Si aspettava delle scuse, ma quello che udì le piacque ancora di più. La pervase una gioia che non seppe contenere e che sfociò in un dolce pianto.
 
Aprì la porta, e lo vide che si allontanava. Gli prese subito la mano da dietro, incitandolo a varcare la soglia della stanza. Lui gettò un'occhiata verso l'alto, la prese per la vita con una mano, mentre con l'altra afferrò la maniglia e insieme entrarono, chiudendosi alle spalle la porta.
 
Quando furono dentro, Ranma vide le lacrime che le rigavano il viso e capì che sua moglie aveva appena avvertito che stava per commettere un errore.
 
Le accarezzò il mento scendendo piano verso il suo braccio. Nel frattempo Akane si aggrappò sulle sue spalle, che in quell'istante le apparivano molto più grandi.
 
-Ah, aspetta...- l'avvisò. La chiave produsse un piccolo rumore metallico, serrando l'ingresso.
 
Si sdraiò sul letto accanto a lei, abbracciandola e guardando quelle iridi castane delle quali si era innamorato. Akane ricambiò, avvicinandosi al ragazzo e facendogli poggiare la testa sulla sua spalla. Spinto dall'istinto, Ranma protese il volto verso il collo della moglie, inspirandone il profumo.
 
Era una sensazione magnifica. Se fosse stato per lui, sarebbe rimasto così per il resto della sua vita. Il tocco leggero del suo respiro fece sì che la ragazza cominciò a baciargli il viso per poi arrivare alle labbra del giovane, che iniziò a tremare.
 
Sì fermò.
 
Voleva essere sicuro che lei lo avesse perdonato.
 
Glielo chiese e lei si lasciò scappare una risatina. -Sì, Ranma...- riprendendo quel bacio che questa volta Ranma diede con tutto se stesso, muovendo teneramente le labbra contemporaneamente a quelle di lei.
 
Akane era così calda e morbida che sembrava quasi una bambina. Anche se lui sapeva che era ormai diventata una donna, amorevole e bellissima. Non poteva credere che erano passati quasi cinque anni da quando si erano incontrati, riluttanti e scontrosi l'uno verso l'altra.
 
Certo, erano rimasti quelli di sempre, ma con alcune certezze che poco prima sembravano destinate a rimanere dei dubbi.
 
Ad un certo punto, Akane lo trascinò pericolosamente a sé senza interrompere il contatto fra le loro labbra finchè anche i loro corpi non si toccarono, uno sopra l'altra, e Ranma avvertì un senso di calore molto più potente. Poteva percepire le sue rotondità premergli sul petto e per essere certo che quello che stava accadendo fosse reale e anche per non lasciarsela scappare, la avvolse ancora più solidamente cercando di non farle male.
 
In più, stava disperatamente cercando di non perdere il controllo, perchè questo poteva comportargli una mossa sbagliata che Akane poteva sicuramente non gradire.
 
Quella reazione arrivò ed Akane si fermò di colpo e istintivamente se lo scostò via.
 
Capendone il motivo, Ranma se ne vergognò moltissimo e balzò all'indietro, girandosi verso il muro.
 
-S-Scusa... Io... Mi... D-Dispiace...- balbettò. Era la prima volta che Akane si rendeva conto che lui si era... lievemente esaltato, e stava seriamente rimuginando se fosse successo altre volte nell'arco di quell'anno.
 
La giovane dai capelli corti si portò una mano alla bocca. -Ti piaccio a tal punto?- chiese imbarazzata. Ma non ne era inorridita, piuttosto ne era quasi lusingata.
 
-Ma-Ma che domande fai?- domandò lui infuriato. Poi si ricompose abbozzando però un rossore che sembrava non volesse svanire. Ma la sua voce era ferma, decisa. -Sì-.
 
 
 
 
 
 
 
Ho il vizio di descrivere le scene con un tasso di ironia molto alto, queste comprese. :P Chi mi segue da quando mi sono iscritta sa che nelle scene d'amore più in là di questo non vado... Mi limito a sottintendere e basta. Questo non vuol dire che qui non faranno niente... Oooh, basta, avete capito!! ^///^
Questo capitolo è stracolmo di ripetizioni... Gomen ne!!!!!!!!!
Ringrazio tutti colori che mi hanno recensita!
 

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Capitolo 5
*** IV ***


 

 

Akane si svegliò nel cuore della notte, trovando Ranma che faceva i bagagli.

Dormendo se n'era quasi dimenticata. Quella mattina sarebbe dovuto partire con i suoi allievi per le montagne e non sarebbe tornato prima di tre settimane.

Era consapevole che era essenziale per la formazione dei ragazzi del dojo ma Akane non sopportava la sua lontananza così prolungata.

-Ranma...- disse malinconica. Lui si voltò verso di lei.

-Torna a dormire, è ancora presto...- ordinò mentre ritornava a deporre i suoi vestiti dentro lo zaino. Contro il suo consiglio, la moglie si alzò per aiutarlo. Si sedette a terra e prese i pantaloni piegandoli.

Egli sorrise. -Non ce n'è bisogno. Ho finito...-. Si vestì, prese lo zaino gettandoselo dietro le spalle e si avviò all'uscita.

Akane lo seguì. Di norma il tragitto cominciava da casa Saotome-Tendo per proseguire verso le abitazioni dei giovani che Ranma andava a prendere per poi avviarsi verso l'esterno di Tokyo. All'uscita del giardino, appena prima di oltrepassare il muretto della loro casa, Ranma e Akane si fermarono.

-Beh, fa buon viaggio. E sta attento, a te e agli altri.- cominciò lei ansiosa.

A Ranma piaceva tantissimo quella preoccupazione che leggeva sul suo viso ogni volta che partiva.

-Ti preoccupi per me?!- chiese maliziosamente. Senza aspettare una risposta, la prese per i fianchi e la avvolse in un abbraccio. Lei se lo strinse al proprio corpo, sentendo il suo respiro solleticarle il viso e il collo.

All'improvviso il giovane la invitò ad alzare la testa, fissandole lo sguardo che, si rese conto, era sul punto di piangere. Le baciò la fronte.

Non era la prima volta che intraprendeva questi viaggi di gruppo. Quella era la terza volta, per la precisione. Però ogni volta Akane faceva quell'espressione da cane bastonato e quasi gli veniva da ridere. Ma se fosse stato per lui, sarebbe tornato dentro con lei dicendole di essere una piagnucolona. Anche se questo lo faceva sentire amato.

Per un momento fu tentato di rimanere ma se lo avesse fatto Akane lo avrebbe spedito via a calci. E se non lo faceva lei, ci pensava suo padre.

Sciolsero l'abbraccio. -Devo andare...-.

Si incamminò verso l'alba e scomparve nell'orizzonte.

***

-Ranma è già andato via?-. Nabiki aveva notato il malumore della sorella. -Dai, tanto con tutto quello che abbiamo ancora da fare le giornate passeranno veloci!-.

Si riferiva ai preparativi del matrimonio di Tofu e Kasumi. Fra abiti, ricevimento, fiori e confetti quelle settimane sarebbero praticamente volate. O almeno, era quello che sperava.

Appena ebbero finito di fare colazione, la mezzana trascinò via Akane verso i negozi. Continuarono a camminare per ore, riuscendo a decidere alcune cose indispensabili per Kasumi e il dottore, mentre la futura sposa era in giro sempre per delle commissioni con la madre del consorte. Non sarebbe tornata prima di cena. Sapendo che la loro sorella era fuori e che quindi non sarebbe arrivata per cucinare, Nabiki propose di andare a mangiare fuori. -Perchè non andiamo al Nekohanten?- chiese.

Akane sussultò, assumendo un'espressione indecifrabile.

Non poteva andare in quel luogo. Lì non ci sarebbe stato posto per la donna che Ranma amava tanto. Scostò il suo sguardo da quello dell'altra, e puntualizzò che non ci sarebbe andata nemmeno se fosse l'unico ristorante a Nerima. Shan Pu e Obaba l'avrebbero cacciata in modo del tutto aggressivo, perciò non aveva voglia nemmeno di provarci, ma Nabiki insisteva proprio perchè la cinesina dai capelli lavanda si rendesse conto di aver perso contro una maestra di arti marziali.

-Qui non c'entra la lotta!- disse sospirando.

La sua interlocutrice sbattè le palpebre, quasi non riconoscendola, e la incitò ancora, stavolta con più grinta: -Non puoi camminare a testa bassa soltanto perchè qualcuno ti detesta per quello che sei e quello che hai! Non ti riconosco più, Akane!-.

Lei sentì che la sorella aveva ragione, ma era ancora invasa da una paura che non seppe definire. Non tanto per la loro reazione, ma per quello che ne comportava, per le conseguenze. E se Ranma lo avesse scoperto?

Prima che potesse decidere, Nabiki le prese la mano quasi spingendola dentro il locale che fortunatamente era vuoto.

-Cosa vuoi?-. Una voce stridula e velata di rabbia fece capolino fra l'aria calda e vagamente speziata del ristorante. Quella di Shan Pu, la quale non si era ancora arresa a tutti gli eventi che caratterizzarono Ranma e Akane un anno prima.

E probabilmente, stava ancora cercando una maniera per dividerli, come aveva sempre fatto. -Non siete le benvenute qui, e lo sapete...-.

Nabiki cominciò a parlare, osservata con un volto a dir poco sconvolto della sorella più piccola. -Un ristorante è un luogo pubblico, mi sembra...- sostenne, portandosi le mani sui fianchi.

Per un istante Akane ammirò il sangue freddo che riusciva a mantenere quella lastra di ghiaccio che aveva come sorella. Erano a dir poco diversissime. Akane era sempre stata impulsiva, al contrario dell'altra, fredda e completamente impassibile alle provocazioni che le venivano rivolte.

-Non pel la lagazza violenta e la sua solella impicciona!-.

A quel punto la calma di Akane non potè più esser trattenuta. Strinse le mani a pugno e intervenne in quella conversazione. -A quanto pare non getti la spugna nemmeno davanti all'evidenza! Sei proprio di coccio, Shan Pu! Fattelo dire da Ranma, allora!- ribattè con furia, contenuta, al momento.

La cinese stava per prepararsi al combattimento incombente, quando arrivò Mousse, attratto da tutto quel fracasso.

-Hai convinto il mio amole a mentile!-.

-No, è stato lui a scegliere. Nessuno lo ha costretto! Nemmeno io!-.

Obaba arrivò dietro il giovane cinese con gli occhiali e tuonò di farla finita, tutte quante. Quello era un locale, non un campo di battaglia! Nabiki portò via la ragazza, ormai esasperata da tutta quella insistenza e Mousse si prestò per condurre Shan Pu nel retro.

Non ne poteva più della sua situazione, ma soprattutto di quella della giovane amazzone, che non cedeva a quello che lei chiamava amore, per di più concluso e, da parte del ragazzo con il codino, mai iniziato.

Le due sorelle si diressero verso il negozio di Ukyo che, sapevano, era ben disposta a riceverle.

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** V ***


 

La cuoca di okonomiyaki si aspettava un simile affronto da parte di Shan Pu. Ormai quella ragazza era prevedibile, il problema consisteva nel fatto che quasi nessuno sospettava che avrebbe reclamato Ranma anche dopo le sue nozze. Ciò che aveva appena ascoltato dalle due sorelle Tendo la inorridiva. Ma d'altro canto, sentiva di capire la ragazzina cinese. Però quelle parole che il ragazzo con il codino aveva sbattuto in faccia alle sue pretendenti avevano il sapore di un'imposizione molto dura e, da parte loro, difficile da sopportare.

-Provate soltanto a toccare Akane ed io non risponderò più delle mie azioni!-.

Ricordando quelle parole pronunciate con rabbia da lui, si rattristò un attimo.

L'aveva sempre salvata e sempre protetta sotto la sua ala, come avrebbero loro potuto far sì che la dimenticasse?

Nonostante i loro tentativi fossero studiati nei minimi dettagli, Ranma e Akane non potevano essere separati. L'uno apparteneva all'altra e viceversa. E non c'erano spiegazioni logiche a questo.

L'amore non era logico e nemmeno da pianificare, era questo che Ukyo aveva pensato. Se davvero non avesse voluto quel fidanzamento e successivamente quel matrimonio Ranma si sarebbe opposto con tutte le sue forze anche poco prima della cerimonia.

Lanciò un'occhiata ad Akane che intanto guardava insistentemente verso terra, per poi ritornare sulla focaccia che le stava preparando. Quella ragazza aveva cominciato ad attirare l'odio su di sé fin dall'inizio e, come se non bastasse, quell'avversione in quegli ultimi mesi non aveva fatto altro che aumentare. Soltanto la giovane cuoca si era messa il cuore in pace. Non tanto perchè davvero volesse abbandonare la caccia, piuttosto per non inimicarsi il giovane Saotome.

Akane doveva pensare a qualcosa di spiacevole, perchè le sue sopracciglia si aggrottavano sempre di più, e sia lei sia l'altra ragazza se ne accorsero.

-Goditi il tuo matrimonio e infischiatene!! Se Ranma ti ama come dice, non dovrebbe importarti di nessuno, e Shan Pu deve rendersi bene conto con chi ha a che fare!-.

Nabiki annuì soddisfatta e la sorella la imitò non del tutto convinta. Ukyo intanto cambiò argomento. -Ah, ho saputo che Kasumi si sposerà con il dottore!-.

-Da Nabiki, scommetto...- concluse Akane. Dopo qualche minuto lasciarono il locale a causa delle lezioni che dovevano tenersi al dojo.

***

Ranma era felice. Erano già passate due settimane e ne mancava soltanto una per ritornare a casa. Durante le serate trascorse con i ragazzi davanti al fuoco aveva pensato spesso agli altri e ad Akane. I suoi allievi erano a dir poco distrutti, siccome non erano abituati a quel genere di vita. Facevano del loro meglio, ma secondo il maestro dovevano impegnarsi molto di più e il ragazzo con il codino non faceva altro che incoraggiarli, seppure a modo suo.

Avevano preso l'abitudine di raccontarsi in cerchio attorno al fuoco e quanto gli piacevano quelle chiacchierate! Soprattutto quando si parlava della vita di tutti i giorni, a meno che non si tirasse fuori il discorso matrimonio.

Happosai aveva proibito a Ranma di prendersi certe confidenze con gli allievi, ma lui non volle seguire quella norma: non voleva dare un'immagine distaccata di se stesso ai suoi discepoli, come soleva fare il vecchiaccio maniaco.

-Con il maestro Happosai non si ragiona: si obbedisce e basta!- esclamò uno dei giovani, scimmiottando il proprio padre che lo aveva iscritto e che lo incitava verso il rispetto che si dovrebbe dare agli insegnanti.

-Invece con il maestro Ranma è molto divertente, anche se non ci da tregua!- rimbeccò un altro sorridendogli. Ranma ricambiò con un sorrisone e toccandosi il naso con le dita, con evidente appagamento.

Alimentò il fuoco che stava ardendo sulla legna.

-Questa successione così precoce è stata davvero un colpo di fortuna!-.

Il più furbo del gruppo, che Ranma sapientemente aveva paragonato a Nabiki, sfoggiò un'espressione maliziosa, accompagnata da repliche poco gradita al gioane maestro. -A proposito di successione... Come sta la maestra Akane? Niente di nuovo?- finì con uno sguardo indagatore.

Ranma cominciò ad infastidirsi, ma decise di rispondere con frasi che loro già sapevano a memoria. -No, niente di nuovo. Quella scema ha ancora voluto litigare con me e poi... abbiamo fatto pace, come sempre.- e, vagamente, fece un gesto secco come se volesse terminare lì l'argomento. Ma gli altri non erano dello stesso parere.

-Chissà come fanno pace quei due...- conclusero, per scoppiare a ridere come matti, con un Ranma imbarazzato che non sapeva cosa ribattere se non - FINITELA!!-.

Quella notte cominciò a piovere e dovettero interrompere quelle chiacchierate sotto le stelle. Ciascuno si ritirò nella propria tenda, quando prese a nevicare.

All'alba la terra era completamente coperta di un manto bianco, mentre Ranma stava seriamente considerando di tornare indietro.

Non era giusto forzare i ragazzi durante quelle condizioni tutto fuorchè favorevoli all'addestramento all'aperto.

Improvvisamente sentì un urlo provenire da poco lontano. Era uno di loro. Iniziò a correre verso quella direzione e vide alcuni del gruppo che lo cercavano.

-Ranma! Jin è stato attaccato.-.

Si fece indicare il luogo e si trovò di fronte un enorme orso bruno che era sul punto di avanzare verso il più piccolo dei giovani. Senza preoccuparsi della sua incolumità, saltò verso di loro fino a frapporsi fra il ragazzo e l'animale, che annaspava nel tentativo di afferrare la sua preda.

Jin, rincuorato dalla presenza del suo maestro, si alzò cercando di farsi coraggio. Il resto della compagnia si dispose a semicerchio per coprire Ranma. Egli cercava di schivare gli attacchi dell'orso, ragionando sul momento giusto per colpirlo. Alle gambe, pensava, per non permettergli di avanzare. Gli diede alcuni calci all'addome, evitandone altri. Finchè arrivò una zampata che gli ferì il fianco e gli incrinò una costola.

Jin Intanto si era procurato qualche bastone e, porgendoli ai suoi amici e tenendosi uno per sé, lo agitò per spaventare l'animale e farlo fuggire.

Nel frattempo, due dei discepoli sorreggevano il ragazzo con il codino, cercando di coprire la ferita che sanguinava.

A pericolo scampato, coloro che brandivano i pezzi di legno scorsero il loro giovane maestro che giaceva nella neve, ancora cosciente. A Jin scesero alcune lacrime, pensando che mai nessuno aveva rischiato la vita per salvarlo come avevano fatto Ranma e i suoi compagni.

-Dobbiamo tornare indietro- proferì un altro. Lo trasportarono al villaggio più vicino per farlo medicare, ma erano intenzionati a portarlo a Nerima il giorno stesso, dal dottor Tofu.

***

-Non dite niente ad Akane, per favore...-. Ranma si fece promettere di non dire nulla alla moglie e che sarebbe tornato lui stesso al dojo e avrebbe raccontato tutto.

Erano allo studio di Tofu, che li aveva accolti con un velo di apprensione. Aveva curato le ferite di Ranma dicendogli che se voleva poteva anche dimettersi dall'ospedale.

-Akane-chan si arrabbierà con te del fatto che non hai mandato nessuno da lei e nemmeno hai telefonato!-.

Ranma sbuffò alzandosi dal lettino e prese gli antibiotici rilasciati da Tofu. -Le dirò tutto di persona. Ho pensato che sarebbe stato peggio per lei se qualcuno le dicesse una cosa simile in mia assenza...-.

Uscì dallo studio. -Arrivederci, dottore.-.

La sera stessa si ritirò accompagnato da due allievi che erano rimasti con lui per tutto quel tempo.

Li salutò ed entrò, coricandosi immediatamente. Emise un sospiro di sollievo nel constatare che la ragazza stesse ancora dormendo, non accorgendosi neanche dei rumori che provocò rientrando in casa.

Akane si svegliò prestissimo. Aveva quest'abitudine quando Ranma non c'era.

Fece scorrere le dita sul letto, sentendo qualcosa di caldo e muscoloso accanto. Spalancò gli occhi, scoprendo il ragazzo che dormiva con un'espressione serena intervallata da piccole smorfie. Lei batté le palpebre incredula focalizzandolo bene e, senza curarsi che era addormentato, gli si buttò quasi addosso svegliandolo di soprassalto. Dalla bocca di Ranma fuoriuscì un sonoro mugolio di dolore e la ragazza si scansò subito. -Oh, scusa...-.

Ranma si tastò la parte dolorante respirando un po' più velocemente, ridacchiando.

-Ma che ti è successo?-.

-Niente, un piccolo incidente...- rispose.

Ignorando il ragazzo che protestava per le sue iniziative poco convenienti, Akane gli alzò la maglietta facendolo arrossire e facendolo balbettare: -M-Ma che... che fai?!?!?!-.

Akane mosse le pupille soffermandosi sulle piccole chiazze di sangue che le bende non riuscivano a contenere, e poi lo guardò torva e spaventata. -Ma... Questo lo chiami un piccolo incidente?-.

-Un orso ci ha attaccati, tutto qui... Sono già andato dal dottor Tofu e mi ha dato anche dei medicinali...-, giustificò e l'altra tacendo si strinse il braccio di Ranma al petto.

-Non mi hai avvertito, però...- appurò lei, con gli occhi lucidi.

Si aspettava questo rimprovero, come del resto anche Tofu. Ma lui le disse che aveva già considerato di non rimanere in clinica più del necessario.

-Sei uno stupido, Ranma...-.

 

 

 

 

 

 

Sono tornata!! ^-^

Fra Natale e Capodanno non si riesce a rimanere soli con le proprie idee...

Vi auguro tanta serenità. Buon 2013!!

 

 

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Capitolo 7
*** VI ***


 

Un'ennesima fitta fece destare il giovane all'improvviso.

Ancora assonnato, si accorse di aver dormito a pancia in su e stava per girarsi verso la parte lesa, quando vide che le ciglia di Akane erano bagnate di lacrime. Pensò che quella stupida si fosse impensierita sul serio nel momento in cui le raccontò la vicenda con i suoi allievi.

Era sul punto di asciugarle gli occhi, quando sentì che qualcuno lo chiamava animatamente.

-Ranma! RANMA!!-. Era Soun, che bussava senza sosta alla porta dei due ragazzi. Kasumi aveva visto i suoi vestiti sporchi di sangue in bagno e aveva avvertito il padre con un'espressione terrorizzata in viso.

Il ragazzo con il codino fu svegliato completamente da tutto quel fracasso e, dolorante, si alzò piano dal letto per andargli ad aprire.

-Cosa c'è?- chiese, vedendo il signor Tendo agitato che teneva in mano una sua camicia.

L'altro si accigliò un poco, ma, sapendo che doveva esser successo qualcosa di grave in montagna, assunse un tono comprensivo per rivolgere la parola al genero. -Che significa cosa c'è?! Sei tornato prima del termine e sei ferito!-.

Ranma si grattò la testa, perplesso. -Non è per questo motivo che ci siamo ritirati... C'è stata una nevicata e anche molto forte, i ragazzi non sono ancora abituati e...-.

-Ti rendi conto in che guaio ti sei cacciato? Ora dovrai fare i conti con Happosai!- puntualizzò l'uomo con i baffi innervosito e tremante di paura. Chissà cosa sarebbe stato capace di combinargli...

-Aaaaahh! Lo aggiusto io! E poi, è stato lui a dire che se il tempo non permetteva era obbligatorio ritornare a Nerima, o lei se lo è dimenticato?!- ribattè lui ringhiando.

-VEDITELA DA SOLO!- terminò Soun, andandosene a passo di marcia. Non era più un problema suo affrontare quel maestro degenere, che senso aveva lamentarsi ancora?

Ranma sbattè la porta arrabbiatissimo. Lui non aveva affatto paura di quel depravato centenario, senza contare che aveva ragione! Nevicava e qualcuno è rimasto ferito, più di così cosa doveva capitare?

Quando udì la porta chiudersi violentemente, Akane si mise a sedere. -Cosa voleva papà?-.

-Niente, ha solo ancora paura dei pesci piccoli. Un uomo grande e grosso come lui!-. Ebbe alcuni spasmi e cominciò a imprecare. Non ne poteva più di quegli stupidi timori per vecchia scimmia! Perchè mai c'era ancora quell’assoluta riverenza verso il nanerottolo avido di biancheria?! -La devono smettere, non è possibile che i nostri padri debbano fare i mocciosi alla loro età!- sbraitò, mentre si infilava una camicia pulita. Nel farlo, però, si sfiorò il fianco e questo gli causò un gemito. -Maledizione!!!-.

-Hai ragione... Ma lo sai che Happosai è molto vendicativo, per questo hanno una fifa tremenda di lui...-.

La ragazza si affacciò alla finestra, inspirando l'aria del mattino. Ranma fece una faccia indispettita, si avvicinò alla moglie e le puntò l'indice contro. -Ti dimostrerò che io sono molto più forte di una mummia maniaca!-. Lei si voltò, guardandolo incuriosita e Ranma continuò. -I miei allievi mi considerano migliore!!- e se ne andò, lasciandola sorridente.

Happosai aveva ascoltato tutto per filo e per segno e, dato che se avesse cominciato a lamentarsi sarebbe passato dalla parte del torto, non disse nulla.

A patto che Ranma-chan indossasse uno dei suoi tesorini…

***

Non voleva arrendersi così facilmente. In altri tempi lo avrebbe fatto, ma sapeva che non doveva sbagliare. Lei era un'amazzone, e un legame debole come lo era quello di Akane con Ranma valeva meno di zero, ne era sicura.

Il ragazzo con il codino si era sempre dimostrato contrario, e ciò che Mousse le disse al monte Hooh non la convinceva.

-Guardali... Guarda Ranma Saotome...-. Il giovane cinese la invitava ad osservare il suo amato invocare Akane con tutto il dolore che provava. La stava abbracciando e stava piangendo per colei che aveva sempre definito maschiaccio. Shan Pu non se lo sapeva spiegare, anche se per un momento avvertì un sentimento strano, che lei non aveva mai provato: molto probabilmente era esclusione, solitudine. Mousse doveva aver sentito che la ragazza era stravolta, perchè cercò di cingerle le spalle quando lei prontamente scacciò via quella mano consolatrice.

Le sue dita affusolate tamburellavano sul di un tavolo in mezzo al ristorante ormai vuoto. La giornata era stata faticosa, doveva essere questo il motivo di tutti quei pensieri così frustranti per lei. La sua bisnonna uscì dal locale per controllare che nessuno fosse più nei paraggi, chiudendo l'ingresso a chiave.

-Ti avevo detto di portare i piatti da lavare a Mousse, perchè non l'hai fatto?- la riprese l'anziana signora.

-Non posso sopportare ancora tutto questo...- piagnucolò la cinesina senza rispondere direttamente alla domanda, affondando il viso nelle braccia incrociate.

Obaba sembrò intuire ciò che la nipote voleva intendere.

Senza replicare, fece retrofront ritornando ai fornelli. Vide il ragazzo papero che, di spalle, si stava occupando delle stoviglie. -Io ho parecchio da fare- lo avvisò. -Occupati dei tavoli, sono ancora lì che aspettano di essere sparecchiati!!- sbottò con asprezza voltandosi dalla parte opposta al giovane il quale, per la stanchezza, sospirò rumorosamente.

Si diresse in cantina, dove c'era un forte odore di cibo essiccato, e avanzando verso un punto preciso del posto si fermò davanti ad una cassetta piena zeppa di ogni tipo di cianfrusaglie cinesi. Frugandoci dentro, tirò fuori una fialetta contenente un liquido rossastro. Ghignò furbescamente e ritornò dalla nipotina.

-Ecco- gliela mise fra le mani. -Trova un modo di farla bere ad Akane o a Ranma e subito l'uno proverà ribrezzo per l'altra o viceversa. La permanenza degli effetti dipende dalle dosi. Tutta l'ampolla dovrebbe resistere per almeno dieci anni!-.

Shan Pu si portò la fiala davanti agli occhi, scrutandone la consistenza. Quella pozione appariva molto potente e non vedeva l'ora di provarla su uno dei due sposini.

***

Il giorno prima del matrimonio di Kasumi e Tofu tutti avevano cercato di terminare i preparativi che necessitavano. Soun aveva ancora una volta pianto come una fontana in avaria e, nonostante le rassicurazioni delle sue tre figlie, non riusciva proprio a smettere.

Happosai continuava a rubare la biancheria intima e anche se la stessa Kasumi gli aveva gentilmente chiesto di risparmiarsi almeno in quei giorni, l'arzillo vecchietto decise di sottrarla soltanto ad Akane che, con rabbia crescente, aveva distrutto mezza casa a suon di martellate che dovevano essere destinate all'anziano maestro.

-TORNA QUI, MANIACO!- ripeteva, attirando l'attenzione di Ranma e di Soun che stavano discutendo riguardo ai genitori del giovane con il codino. -Quando arrivano i miei?-.

Nodoka e Genma passavano la maggior parte del loro tempo al dojo, ma avevano preso l'abitudine di considerare la loro abitazione come punto di riferimento.

-Dovrebbero essere qui a momenti...-. Nell'attimo in cui pronunciò la parola "qui", la figlia più piccola gli fece eco, rincorrendo Happosai che correva con l'intimo in mano.

Il marito di lei intervenne, parandosi davanti al vecchio per sbarrargli ogni via d'uscita. -Quando la finirai di fare il porco, eh?!-. Happosai cercò di saltare per oltrepassarlo, ma fu acchiappato per la tutina.

-Devi piantarla con questi furti! Questa adesso è anche casa mia, e io ne ho abbastanza delle tue manie!- urlò, ma quando finì il suo discorso, si rese conto di aver inveito soltanto contro un reggiseno della moglie la cui voce cominciò a trasformarsi in quella di un demone.

-RANMAAA!!!!!! SEI UN PERVERTITOOOOO!!!!!- e con un calcio lo fiondò verso l'azzurro intenso del cielo.

Nel mentre, Nodoka annunciò il suo arrivo insieme al consorte sotto forma di panda avvisando che si sarebbe stabilita lì per la notte.

L'alba dopo fu molto movimentata. Gli ultimi ad alzarsi furono gli uomini, tranne il signor Tendo che faceva su e giù per la villetta.

L'abito di Akane era verde pastello, lungo fino alle ginocchia con scollo a barchetta; quello di Nabiki sfiorava il rosso fuoco ed era molto più provocante.

Quando tutti furono pronti e il dottore arrivò al dojo ornato a festa, Ranma e Akane erano accanto a Tofu che era talmente su di giri che dovette tenere un sacchetto del ghiaccio in testa fino all'arrivo della sposa. Fortunatamente tutto andò per il meglio. Kasumi aveva insistito affinchè Ranma e Akane facessero da testimoni alle loro nozze. Lui era restio ad accettare un tale ruolo, al contrario la ragazza aveva dato immediatamente il loro consenso.

Da parte dei due c'era una profonda commozione durante la cerimonia, oltre che per la loro sorellona, anche per il ricordo del loro matrimonio: inizialmente era cominciato in modo piuttosto burrascoso, ma man mano che si andava avanti scorreva liscio come l'olio.

Più o meno.

Ranma ricordava che Shan Pu e Ukyo si erano recate alla cerimonia di nascosto ma avendo visto l'atteggiamento del tutto contemplativo del ragazzo con il codino cominciarono a gettare via l'ascia a malincuore sotto la supervisione di Mousse e Ryoga. O almeno era quello che tutti avevano capito. Il ragazzo papero e il giovane maialino avevano ben compreso che per loro quattro non c'era spazio per ciò che stava avvenendo all'interno del dojo, quindi avevano trattenuto le due ragazze fino alla fine.

Mentre agli occhi degli altri le due contendenti sembravano tacere, a chi dovette costringerle a mantenerle con la forza apparivano delle belve feroci.

La sera stessa erano andate per chiedere spiegazioni a Ranma, ma lui le mandò via dicendo che non aveva nulla di cui giustificarsi con loro.

Al termine, ebbe inizio un piccolo ricevimento, organizzato esclusivamente dalla perfida mezzana.

Che fossero tutti sull'orlo delle lacrime era ovvio. Ma il povero papà Tendo aveva cominciato a blaterare qualcosa come -LE MIE BAMBINEEEEEE!!!!!!!!- riferendosi al fatto che la più grande e la più piccola ormai non erano più con lui e che lo avrebbero presto dimenticato.

Ma se Akane era nella sua stessa casa!!

-Ma no!- lo incoraggiava Ranma. -Sei loro padre! E loro sono le tue figlie! Me lo ha insegnato lei che...-. Non lo fece terminare che Soun lo abbracciò con una forza a dir poco sovrumana, come quella che ci metteva Akane quando lo prendeva a pugni.

-Signor Tendo, mi lasci!!- lo implorava.

-QUANTE VOLTE TE LO DEVO DIRE DI CHIAMARMI PADREEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- e pianse ancora più forte.

Akane fu intrattenuta per più di due ore dalla madre del dottor Tofu. La vecchia signora non aveva fatto altro che esprimere meraviglia al sentire che una ragazza così giovane fosse già sposata.

-Oh, e perchè non ancora avete un bel frugoletto da crescere?-. Al che la giovane arrossì, cercando di deviare la conversazione. Caso volle che Ranma fosse nelle vicinanze, intento proprio a cercare la moglie, siccome non si erano quasi parlati quella mattina perchè troppo presi dall'euforia.

-Di cosa stavate parlando?!-.

-Di niente...- rispose lei vagamente.

 

 

 

 

 

 

 

Scusate l'aggiornamento repentino... u.u

Ma è venuto di getto!! ^-^

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Capitolo 8
*** VII ***


 

Scese la tarda sera e la festa stava andando avanti. Dopo un breve scambio di parole, Ranma e Akane si divisero: lui era in compagnia dello sposo che cercava di avventarsi sulla povera Kasumi anzitempo e la giovane non aveva fatto altro che stare con Nabiki per controllare che non vendesse foto del matrimonio della sorella.

-Facciamo 2000 yen e non se ne parla più!- proponeva a Tatewaki Kuno che intanto annaspava nel tentativo di trovare anche la ragazza con il codino.

-Dov'è la mia amata? Deve pur esserci, non può esser volata via!!-.

Aveva smesso di importunare Akane grazie al suo stato ma non si era rassegnato riguardo alla splendida rossina che, a suo dire, ancora faceva palpitare il suo fragile cuore.

In quel momento, Genma panda brandiva una bottiglia di sakè che aprì talmente forte da farlo schizzare da tutte le parti, ma la quantità più grande finì proprio sulla testa del giovane Saotome, trasformandolo in Ranma-chan.

-RAGAZZA CON IL CODINO! IL FATO HA VOLUTO CHE CI INCONTRASSIMO IN QUESTO LIETO GIORNO!!- e cominciò ad inseguirla, mentre la diretta interessata se la dava a gambe gridando come un'ossessa. Stanca di quelle scene da fenomeno da baraccone, Akane uscì fuori sedendosi accanto allo stipite.

Il diverbio con Shan Pu avvenuto qualche settimana prima l'aveva scossa e non faceva che pensarci dall'inizio della giornata. Forse aveva commesso un errore nel recarsi nel suo ristorante sapendo perfettamente che era furiosa per non esser riuscita a sposare Ranma e portarlo in Cina con lei.

Si sentiva male per il semplice fatto che l'aveva provocata e probabilmente si sarebbe addirittura vendicata contro di lei o contro Ranma.

La ragazza con la treccia riuscì a seminare Kuno e sollevata, si avviò verso casa. Nel farlo però trovò Akane seduta per terra che si reggeva tenendo le gambe strette al petto.

-Che ci fai qui?- le chiese. -Fa freddo, è meglio che ritorniamo dentro-. Ranma-chan le offrì una mano che l'altra prese senza troppi complimenti facendola sobbalzare.

-Ma Akane... Sei gelata!- sostenne, tastandole le braccia. Aveva le dita di uno strano colore scuro e la giovane rossa era davvero preoccupata. La moglie rispose che non le importava, meritandosi una paternale. -Ma sei stupida per caso?! Sei un pezzo di ghiaccio, Akane! Vieni, prima di assiderarti...-.

Le cinse la spalla con un braccio e la fece rintanare in camera con lui.

-Muoviti, mettiti il pigiama e va a letto. Io vado in cucina.- disse. Si cambiò d'abiti e andò in bagno per ritornare ragazzo e Akane, rimasta sola, fece come le aveva suggerito.

Si coperse fino al naso arrossato, ma non vedendolo ritornare, si mise sulle spalle una copertina e scese piano le scale. Svoltato l'angolo cottura, lo vide nelle sue sembianze naturali che stava preparando del thè. I suoi passi furono uditi da Ranma che si voltò all'improvviso. -Akane, stavo per venire...-.

Lei si sedette e attese senza dire nulla. Sospirando di stanchezza, gli chiese: -Posso averne un po'?- riferendosi alla bevanda.

-No, è per il cane!!- sbuffò. -Guarda che è per te... Per chi credi che la stia preparando?- rise il ragazzo con il codino. Le porse una tazza, ma le mani di Akane erano talmente infreddolite che non sopportavano la differenza di temperatura e così lui si offrì di aiutarla. Con una mano le resse il capo e con l'altra le avvicinava il recipiente alla bocca. La giovane lo ringraziò mentalmente per tutte quelle premure nei suoi confronti.

Con Ranma era così. Le si avvelenava il sangue ogni volta che gli usciva una frasetta sarcastica, ma bastavano quei piccoli accorgimenti per rendersi conto che ci teneva a lei, dato che con le parole non ci sapeva proprio fare.

A volte diceva qualcosa di carino, e con a volte Akane voleva dire quasi mai, ma quando davvero si prendeva cura di una persona a lui cara era incondizionatamente dolce. Ranma era consapevole di tutto questo e durante la maggior parte del tempo che trascorrevano da soli non le nascondeva quello che provava. Solo con altri incomodi intorno continuava a prendersi beffe di lei, nonostante queste fossero meno frequenti.

-Stai meglio?- le domandò poi, bevendosi le ultime gocce di thè e poggiando la tazza sul tavolo. Proprio nel momento in cui Akane annuiva sorridendogli e lui teneramente ricambiava, ecco apparire Nabiki che, camminando distrattamente, emise un sonoro sbadiglio.

Si accorse della coppietta e tirò fuori la sua polaroid.

Un flash e i due consorti si voltarono verso la mezzana Tendo.

-Ma che carini, i due piccioncini!!- li canzonò. -Ho appena finito di vendere le foto della ragazza con il codino a Kuno, ma a quanto pare ora ho di meglio da mercanteggiare!!- cinguettò ironicamente.

Akane intervenne per prima, mentre il giovane cominciava a farsi rosso dalla rabbia. -Nabiki, per favore! No!- ribattè. La sua voce evidenziava tutta la sua stanchezza, ma non poteva lasciare che sua sorella spargesse in giro una foto di lei e Ranma insieme. Meno male che ci stava pensando suo marito. -Te le compro io, cara Nabiki!- concluse nervoso, mettendo mano al portafogli.

-Sono 3000 yen, ma solo perchè sei tu!-.

-COOOSAAAAA?!-.

***

Non avrebbe dovuto ascoltare quello scemo del suo amico. Lo aveva imbottito di sakè e invece di essere gaiamente brillo, era diventato più depresso di prima. Con gli occhi cerchiati di nero, Soun si aggrappò al pelo di Genma, che nel frattempo veniva incitato da Happosai a bere ancora qualche sorsetto.

Il signor Tendo cominciò a trascinarsi pesantemente verso casa, dove trovò Nabiki con un mazzo di banconote fra le mani. Le domandò di Akane.

-Akane è a dormire!- gli fu risposto. L'altro si ritirò nella propria stanza, addormentandosi immediatamente. Dopo qualche minuto fu seguito dal suo vecchio maestro, mentre il signor Saotome fu caricato da Nodoka e coricato dalla stessa.

Tofu e Kasumi se ne erano andati, ma avevano lasciato un bigliettino a Ranma e Akane.

***

Ranma era a letto con Akane in una penombra molto accentuata. L'aveva abbracciata con tutto l'amore che possedeva e non soltanto per riscaldarla. Infatti, dopo averla stretta e strofinato piano le braccia e la schiena, la guardò dritta negli occhi e nell'istante che la vide sorridere ancora, le diede un bacio.

Akane non si aspettava un bacio dal giovane. Stava cercando di farle sentire meno freddo ma quel momento di tenerezza non era previsto! O almeno, non pensava che ci fosse bisogno di un contatto più intimo per trasferire il proprio calore verso un'altra persona!

Era da un po' che non la baciava e questa consapevolezza lo spinse a rendere il loro bacio sempre più intenso, finchè non le sfiorò la pelle del ventre quasi involontariamente.

La vicinanza ai capelli del ragazzo la destò. Sentiva un odore di alcool provenire da lui, sebbene fosse tenue. Era convinta che Ranma non bevesse mai, nemmeno nelle ricorrenze più importanti. Interruppe il bacio per chiedergli: -Hai bevuto?-.

-No. Quello scemo di mio padre mi ha versato addosso del sake!-.

Lei rise pensando alla scena come se l'avesse vista. Chiuse dolcemente gli occhi, ma subito si rabbuiò e, per non farsi vedere da Ranma, reclinò la testa aumentando, seppur di poco, la distanza fra di loro. Stava per piangere e si accorse che Ranma aveva intuito qualcosa.

-Ho sonno...- si giustificò Akane. -Sarà meglio che mi volti dall'altra parte...- e fece così che aveva detto.

Lui la lasciò fare, convinto che molto probabilmente la giornata l'aveva spossata di parecchio, come tutti. Ma non capiva il motivo di tutto quel distacco da parte di sua moglie, per di più così repentino.

Sebbene fosse irritabile quando era stanca, se non era arrabbiata con lui gli dormiva vicino. Ma ora lo stava evitando, come se non volesse essere nemmeno sfiorata. Così, cambiando atteggiamento da un secondo all'altro.

Ma poi sentì che aveva degli spasmi e così decise di voltarla, cosa che lei cercava di rifiutare inizialmente, ma poi gli svelò le sue lacrime. Ranma rimase quasi paralizzato nel vederla piangere. Singhiozzava piano ma senza dar cenno di voler smettere.

In che modo ora l'aveva ferita? In che modo? Forse non voleva esser baciata? Ma non l'aveva schiaffeggiato, e lui era sicuro al cento per cento che l'avrebbe fatto se non avesse voluto.

-Akane... Ma... Che ho fatto adesso?-. Non comprendeva. Quel giorno non avevano nemmeno litigato! Forse aveva saputo che aveva buttato via i suoi dolci per non avvelenare gli invitati? La ragazza si calmò un attimo per tranquillizzarlo. -No... Non hai fatto niente...-.

-E allora...-.

-Non importa...- cercava di finire lei, ma Ranma non le dava tregua.

-Sì che importa! è successo qualcosa... mentre ero via?- chiese, sempre più apprensivo.

Akane avanzò verso di lui lentamente stringendosi sempre di più nelle braccia, sembrando quasi una bimba.

-Prometti che non ti arrabbierai?-, e il giovane fece cenno di no. -Quando eri in viaggio di addestramento io e Nabiki siamo andate al Nekohanten e...-.

-Che?!- esclamò lui cogliendola alla sprovvista. -Quante volte ti ho detto di non andarci, Akane? Lo sai che quando cercavo di chiarire con Shan Pu, lei non mi voleva dare ascolto!-.

La ragazza continuò non replicando. -Ho paura che ti succeda qualcosa, che si vendichi in una qualche maniera. Ho paura un po' anche per me, ma tu...-. Le brillarono ancora di più gli occhioni nocciola.

-Ma che vai farneticando?-. Fu quasi un urlo il suo, nel farlo si alzò a sedere sul letto, e la moglie non potè fare a meno di spaventarsi e, coprendosi il viso con entrambe le mani gli mormorò le sue scuse. Non poteva sgridarlo a sua volta perchè in quel frangente era lui ad avere pienamente ragione. Ranma la osservò persistere in quello stato, finchè non si ricompose. Si alzò anche lei a metà busto per cercare di fissargli lo sguardo.

-Ti proteggerò sempre Akane...- la rassicurò stringendola nuovamente. Le toccò lievemente il viso con una mano, avvicinando la sua bocca a quella di lei fino ad unirle. La mancanza di fiato fece sì che si allontanassero quel poco che bastava per parlargli.

-Amami, Ranma...-.

A quelle parole Ranma arrossì, comprendendo che lei provava il suo stesso desiderio. -Akane, io non ne sono capace...- sussurrò con tono insicuro.

-Neanch'io...-. Lei sorrise nervosamente chiedendosi se Ranma l'avesse vista e, spostando lo sguardo verso il basso, cominciò a spogliarsi senza fretta fino a rimanere completamente svestita. Il ragazzo si rese conto di quello che l'altra stava facendo e provò un'attrazione ancora più forte verso Akane. Questo lo fece tremare.

In poco tempo si ritrovarono a stringersi, a baciarsi e ad accarezzarsi teneramente, mentre i loro cuori battevano come impazziti. Akane gli concesse il permesso di toccarla dappertutto e di tanto in tanto Ranma, con la voce rotta dall'emozione, si fermava e le chiedeva se stesse bene o se andasse bene ciò che faceva, per poi proseguire alle rassicurazioni della giovane.

Come fossero riusciti ad arrivare a quel punto, non se lo seppero spiegare. Sapevano solo che in quel momento non ne potevano fare a meno.

Akane era così calda e morbida che spesso Ranma sentiva che stava quasi per svenire. Era più che splendida, e altro non riusciva a pensare. Non si era mai sentito così amato e non aveva mai provato tanto amore per qualcun altro che non fosse lui. Si accorse che quello che sentiva per lei non era semplice amore fra un uomo e una donna, ma molto, molto di più.

La giovane lo guidava nei movimenti avvolta quasi del tutto da Ranma, che a un certo punto le chiese sempre mormorando: -Akane, hai paura?-.

Una parte di lei era quasi inquieta perciò non propriamente terrorizzata, ma era certa di legare il suo corpo con il ragazzo con il codino. Se glielo avesse detto, probabilmente lui si sarebbe tirato indietro. E lei non voleva.

Come risposta la ragazza lo baciò un'altra volta e gli riferì convinta: -Non riesco ad avere paura di te... Tu ne hai?-.

-Sì, ma... non nel senso che credi tu. E se... ti facessi male...? Non... potrei sopportarlo...-.

Il suo viso si addolcì ancora di più, sentendolo balbettare. Gli prese il volto fra le mani e se lo portò al petto. -Io sono pronta ad averti...-. Gli accarezzò i capelli, sentendoli setosi sotto le dita, mentre lui le sfiorò il collo con le labbra, sul punto di piangere.

Con un po' di titubanza e tanto amore, quella notte fu segnata dalla loro anima come la loro prima vera notte di nozze.

***

Le aveva bisbigliato Ti amo poco prima di addormentarsi seguito da lei dopo qualche minuto.

Appena sveglio, vide la ragazza che gli dormiva accanto con una nuova luce. Forse doveva essere stata l'atmosfera calda della sera prima, o il sorriso che ora le ornava il viso, ma Ranma sentiva che ci sarebbe stato un nuovo inizio per loro.

L'alba fu piuttosto fredda e se la strinse ancora più saldamente al proprio corpo, coprendole le spalle. Inspirò per un tempo indefinito il suo profumo, inebriandosene.

Le sue iridi blu continuavano a tremolare, come se la notte d'amore non fosse ancora finita. Le sfiorò una guancia con le sue labbra e lei si svegliò.

-Dormigliona...-.

Akane rise piano, accarezzandogli un braccio. -Stai bene?-, e lei, dopo aver risposto affermativamente, glielo chiese a lui. -Non mi sono mai sentito così bene...-.

-Ahahahahah... Sei proprio un pervertito!!-.

Ranma si indispettì, ma non poi così tanto come si aspettava la giovane. -Non chiamarmi così!!-. Poi gli venne un dubbio. -Ti ho fatto male, o non ti è piaciuto qualcosa? Sono stato...-.

Lei gli chiuse la bocca con una mano per impedirgli di continuare, per poi toglierla subito. -Sei stato così tenero...- esclamò ridendo e celandosi il rossore con il lenzuolo.

-E tu sei stata dolcissima.- e l'abbracciò sempre più forte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eh? Allora!! Basta così! °///° Scusate se c'è troppo fluff, sarà stata la nutella di ieri sera... u_u Senza contare che stamattina ho fatto il bis! XD

Sicuramente avete sospirato un finalmente quando avete finito questo capitolo! XD

Grazie a tutti quelli che mi recensiscono e che mi stanno seguendo!! :)

 

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Capitolo 9
*** VIII ***


 -Sai, mi dispiace…- esordì all’improvviso Ranma rabbuiandosi. Akane lo guardò con aria interrogativa. –Avrei voluto ritornare un ragazzo normale prima di tutto questo.- disse infine tutto d’un fiato con un sorriso amaro. Non voleva che Akane avesse un uomo solo per metà e in quel momento così privato non riusciva proprio a pensarci senza esser preso dalla malinconia.
 
Lei scosse la testa facendo ondeggiare piano i capelli corti e sfoggiando un sorriso molto più bello di quelli precedenti, forse perché Ranma vi scorse, oltre ad una grande serenità, anche una certa sicurezza.
 
-Tu sei già un uomo…-. Cercò di abbracciarlo ma contemporaneamente il giovane emise un gemito, accompagnato da un’esclamazione piuttosto irritata, come se fosse stato disturbato da qualcosa che non aveva nemmeno considerato.
 
La ragazza si rese conto del motivo. Suo marito aveva ancora delle medicazioni che gli nascondevano parte del fianco, solo che ora le garze erano leggermente disfatte. Il motivo lo aveva facilmente intuito, e fu questo che la fece arrossire ancora di più.
 
-Ti fa ancora male?- chiese lei ancora dispiaciuta, mentre gli sfiorava il volto. Si chiedeva cosa poteva pensare Ranma vedendola ancora esageratamente imbarazzata.
 
-No, non preoccuparti…- rispose quello, tranquillizzandola un po’. Gli piaceva ancora di più quando faceva l’apprensiva, pensando fermamente che lei ci tenesse a lui quanto Ranma per lei. Avvicinandosi al suo visino, le tastò le guance e i capelli arruffati commentando: -Sembri ancora più piccola con i capelli spettinati!-.
 
Dalla voce si capiva benissimo che era imbarazzato. Ma una buona dose di vergogna era come sparita.
 
La guardò teneramente per un altro paio di secondo, poi le sue iridi blu ebbero un luccichio diverso, che Akane non seppe definire e sinceramente neanche le importava. Si limitò a contemplarli per un tempo indefinito e poi, l'inaspettato.
 
Le appoggiò le dita sui fianchi, provocandole altri brividi e facendola preoccupare, e cominciò a farle il solletico. La ragazza si contorceva dalle risate, che si univano alle provocazioni sghignazzate di Ranma, ma cercava di trattenersi avendo paura che qualcuno li avrebbe sentiti.
 
-Smettila, ci sentiranno!- ripeteva.
 
Prima che potessero ancora baciarsi, i loro familiari bussarono alla loro porta e i due non poterono fare a meno di sospirare di sollievo. Anche quella notte avevano bloccato a chiave la soglia della camera da letto, perché sarebbe stato davvero di cattivo gusto un’irruzione di Soun o di qualcun altro proprio in quegli istanti.
 
-Ranma, Akane!- si sentì il signor Tendo dall’altra parte. Poi udirono la voce di Nabiki che diceva che forse i due sposini stessero ancora dormendo.
 
-No, siamo svegli!- garantì il ragazzo con il codino, rimanendo dov’era e scostando solo le coperte.
 
-Kasumi vi ha lasciato un messaggio scritto perché è dovuta andare nello studio di Tofu- continuò l’uomo con i baffi, con voce più sollevata rispetto al giorno prima. –E poi, Nodoka ha già preparato la colazione. Aprite così posso darvi il biglietto!-.
 
A quelle parole arrossirono entrambi, escludendo nel modo più assoluto quella possibilità. Sapevano che Nabiki non vedeva l’ora di immortalarli in una qualunque situazione imbarazzante perciò era fuori discussione.
 
-Ehm, potete passarcelo sotto la porta!- suggerì Ranma ridendo nervosamente.
 
Il papà di Akane fece come gli fu proposto, mentre Nabiki cominciò ad imprecare sottovoce confermando così le supposizioni dei due ragazzi. Lui si alzò e raccolse il foglietto, andandosi a sedere sul bordo del letto, con Akane che tentava di sporgersi da dietro le sue spalle.
 
-Cosa c’è scritto?-.
 
Buon anniversario.
 
Con affetto, Tofu e Kasumi.
 
***
 
Scesero di sotto, trovando tutti i membri della famiglia rimasti già seduti a tavola, tranne Genma e Nodoka. L’uno era rimasto a casa Saotome a dormire come un ghiro, l’altra, invece, era intenta servire Nabiki e Soun. La donna vide i due giovani e li accolse con un sorriso, mentre il padre di Akane aveva ancora le occhiaie per la nottataccia che aveva appena passato, ubriacandosi e dormendo anche male.
 
Ranma e Akane presero posto e si scambiavano spesso delle occhiate complici, dopo di che diventavano rossi come pomodori e voltavano subito la testa verso il lato opposto per poi sorridere nuovamente.
 
Tutti se ne resero conto, ma fu Nabiki a cominciare a fare domande.
 
-Perché fate così?- fece lei maliziosamente.
 
I due ragazzi finsero indifferenza. –Ma di cosa stai parlando?- chiese Ranma. A conferma delle insinuazioni della mezzana Tendo non fu il suo tono di voce, completamente padrone di se stesso, ma al rossore delle loro facce che sfioravano pericolosamente il bordeaux.
 
Fortunatamente Nodoka interruppe quella imbarazzante conversazione. –Nabiki, dopo potresti darmi una mano per risistemare il dojo? Sai, domani riaprirà, quindi…-.
 
Il figlio intervenne sospendendo la colazione. –Non preoccuparti, mamma. Me ne occupo io!- e la moglie annuiva.
 
La donna scosse la testa, declinando. –Ranma, Akane-chan, oggi è il vostro anniversario di matrimonio. Perché non lo trascorrete insieme? Ranma, tu poi sarai occupato con i tuoi allievi, rimani con lei. Potete andare da qualche parte…-.
 
Detto questo, se ne andò in cucina senza dar loro il tempo di rispondere.
 
Dopo un’oretta uscirono da casa. Avrebbero preferito rimanere a casa, pensando che, anche se impegnati a pulire il dojo, comunque erano insieme lo stesso.
 
Un tratto di strada e incontrarono Shan Pu in bicicletta.
 
-Ciao Lanma, ciao Akane!- li salutò. Voleva mostrarsi amichevole con loro, altrimenti il suo piano non sarebbe andato in porto.
 
Akane divenne triste e l’altro cercò di non darle troppa corda. Ricambiarono il saluto e furono invitati al Nekohanten dalla cinesina. Inizialmente si scambiarono occhiate preoccupate, per poi rifiutare con una scusa.
 
-Mia madre ci vuole a casa fra pochi minuti- si giustificò il ragazzo con il codino. Prese Akane per mano e si dileguarono. Non dandosi per vinta, Shan Pu si parò davanti a loro, trattenendoli.
 
-Non vollei selbare ancola lancore pel tutto ciò che è successo... Ecco pelchè vi ho invitati entlambi!-.
 
Quando furono nel locale tutto procedeva per il meglio per entrambe le parti. Shan Pu era dolce e servizievole, per non destare sospetti.
 
Nel retro, davanti ai fornelli, Obaba aveva fra le mani la fialetta e ne versò il contenuto dentro due scodelle di ramen fumanti, sotto lo sguardo attonito di Mousse, trasformato in papero, legato ed imbavagliato per evitare che sabotasse il tentativo di dividere i due coniugi.
 
La ragazza dai capelli lavanda li pose sul tavolo di Ranma e Akane, lasciandoli soli e ritirandosi in un luogo dal quale poteva liberamente sbirciare.
 
In un primo momento entrambi non notarono nulla. Ma nel preciso istante in cui Akane stava spezzando delle bacchette nuove, Ranma vide qualcosa di strano.
 
Una scia sottilissima, quasi invisibile, di una sostanza rossa.
 
-NON MANGIARLO!!!-.
 
Prima che Akane iniziasse ad addentare gli spaghetti, Ranma, con uno strattone le fece cadere i bastoncini sporcandole il vestito e nell'impeto rovesciò anche le due ciotole, macchiando anche i suoi pantaloni e parte della sua camicia.
 
La moglie cominciò a rimproverarlo, spingendolo e strillando un -Ma che cosa fai?- , quando il ragazzo le gridò contro: -C'ERA QUALCOSA DENTRO, STUPIDA!-.
 
Lei rimase imbambolata, incapace di ribattere e Ranma la trascinò fuori con la forza. Shan Pu e Obaba uscirono allo scoperto soltanto quando non sentirono più i passi degli altri.
 
-è fallito... Mi dispiace, nipote...-.
 
***
 
La giovane non aveva mai visto Ranma così infuriato. Aveva camminato fino al luogo familiare più vicino, lo studio di Tofu, tenendo Akane per un braccio e non accennava a mollarla.
 
Aprì la porta della clinica, spaventando il dottore, che stava prendendosi cura degli ultimi pazienti rimasti. Il ragazzo con il codino si guardò intorno cercando evidentemente una stanza libera.
 
-Ma che vi è successo? I vostri vestiti sono macchiati di brodo di ramen...- fece Kasumi, spalancando gli occhi, e portandosi una mano al petto, segno che stava per prendersi un colpo.
 
Ranma era troppo arrabbiato per rivolgere la parola alla maggiore delle sorelle. In quello stato, le avrebbe soltanto parlato in malo modo, quindi chiamò direttamente Tofu, incitandolo ad avvicinarsi.
 
L'altro obbedì, fissando insistentemente i loro abiti, facendo anch'egli caso alla striatura rossiccia.
 
-Ma cos'è quella striscia rossa?- chiese. -Ranma, dammi la tua camicia.- ordinò poi, e lui se la sfilò rudemente per poi dargliela, stavolta però con più garbo. Non appena l'ebbe fra le mani, Tofu si precipitò verso il laboratorio delle analisi e ne uscì dopo almeno un'ora.
 
-Era un intruglio cinese, che credevo esistesse solo nelle leggende... Chi lo ingerisce, odierà la persona a cui è legata per il resto della vita o forse la durata dipendeva dalla quantità, non lo so...-.
 
E così, Shan Pu aveva giocato il suo ultimo asso, che però si era rivelato pieno di punti deboli, primo fra tutti, la poca capacità di quel liquido di confondersi con un semplice brodo di ramen.
 
Tofu sorrise al giovane. -Bravo, Ranma. Hai evitato un grosso inganno!-.
 
Qualche minuto dopo, Ranma cercò di scusarsi con Akane. Non voleva andasse a finire così, per di più nel giorno del loro anniversario, ma ormai il danno era fatto e non si poteva tornare indietro.
 
-Scusa, io... non saremmo dovuti entrare, ma ero convinto che se ci fossi stato io non sarebbe successo niente e...-.
 
-Mi sento così al sicuro con te...- disse arrestando i tentativi di lui di elaborare qualche frase coerente per discolparsi. Vedendo che l'altro era rimasto immobile e muto lei aggiunse: -Mi hai salvata, anzi, ci hai salvati ancora una volta, Ranma Saotome...-. Non disse più nulla, e lasciò che quel suono lo rendesse consapevole di ciò che aveva fatto.
 
Era orgogliosa di lui. Del suo essere, anche se pesantemente grezzo e a volte irrispettoso.
 
Lo vide arrossire un po', pensando che qualche anno prima la sua testa sarebbe andata in fumo, e scorse anche un sorriso accennato dalle sue labbra.
 
Le accarezzò piano una guancia e subito dopo i suoi occhi cobalto brillarono dall'emozione. Dovette abbassare lo sguardo per impedire a qualche lacrima di scendere.
 
Due giorno dopo seppero da Mousse che le due amazzoni avevano deciso di far ritorno in Cina con lui. Shan Pu si era pentita di aver tentato un simile affronto, quello di separare due sposi. Ma lei voleva Ranma a tutti i costi, anche se questo comportava il suo stesso risentimento.
 
Ma i due consorti non si spiegavano come mai anche Obaba voleva rompere un legame fondato sull'amore e, cosa più importante, sulla legge.
 
-Non siate così ingenui da pensare che quella vecchia mummia non avrebbe fatto nulla per onorare le sue regole...- aveva commentato il ragazzo papero, augurando loro tanta felicità.
 
***
 
 
 
 
 
 
Che orrore questo capitolo, non per Shan Pu ma nell'insieme... -.-' Stavolta il cioccolato era caldo... è inutile allontanarmi da lui... XD
La cosa che ho pensato era che avevo reso Ranma troppo intelligente, va beh, non fateci caso XD Saranno state le ff degli altri fandom... scusatemi XP
 

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Capitolo 10
*** IX ***


 

Dopo il suo viaggio di nozze durato due sole settimane, un giorno Kasumi giunse con Tofu al dojo per pranzare e trascorrere del tempo con la sua famiglia. Sebbene fosse ormai sposata, non aveva nessuna intenzione di passare gran parte del suo tempo lontana da suo padre, dalle sue sorelle e dai Saotome.

Addirittura si offrì di aiutare Nodoka in cucina. Ormai sentiva che poteva contare su di lei come se fosse una madre. Tutte le sorelle Tendo l'avevano considerata come tale, con quel suo carattere premuroso e gentile.

A volte Akane si chiedeva se fosse davvero la madre di Ranma. Nonostante le cose fra loro andassero più che bene, il ragazzo con il codino non aveva di certo eliminato quell'atteggiamento strafottente che lo caratterizzava. Sembrava essere nato apposta per irritare la gente. In quel frangente, poi, quando era già distrutta a causa delle lezioni tenutesi poco prima alle quali partecipavano i bambini.

-Forza, Akane, lo sapevo che sei diventata una frana peggiore di quello che eri un anno fa! Hai perso tutta la tua forza, non riesci a colpirmi nemmeno una volta!-

Sentendosi punta nel vivo, Akane cominciò a far volare calci che non sfioravano neppure il giovane davanti a lei. Uno a destra, un altro a sinistra, per poi sferrargliene uno al centro del suo stomaco. Il colpo fu abbastanza forte da farlo rimanere a terra supino per alcuni secondi e l'altra ne era più che soddisfatta. Si ricompose la tenuta, che si era scostata di qualche centimetro, e si portò le mani ai fianchi in segno di vittoria. -Beh? Chi è quello debole, adesso?-.

Ma vide che Ranma non si muoveva e cominciò a preoccuparsi, disegnandosi un'espressione sconvolta. -Ranma! RANMA!!-. Lo scosse ma si rese conto che era svenuto. Ma era impossibile! Lui non sveniva per una cosa del genere!

Lo issò su per quel che bastava per accertarsi che non avesse niente, ma non fece in tempo a scuoterlo ancora che lui riaprì subito gli occhi facendole la linguaccia tirandosi la faccia con le dita.

-Buaaaaaahhhhhhh!!!!!!!!!!!-.

Lei lo fece ruzzolare via per lo spavento, e resasi conto dello scherzo idiota, intorno a lei cominciò a prendere forma un'aura maligna che non prometteva nulla di buono.

Gli urlò in faccia uno -STUPIDO!- e, con un pugno che sperò fosse più potente del calcio di prima, lo mandò a far compagnia alle nuvole, mentre lui corrucciato le gridava di rimando: -MASCHIACCIO!-.

-Non credo di averlo spedito troppo distante da qui...- appurò fra sé portandosi una mano agli occhi per ripararli dal sole.

Infatti, l'atterraggio di Ranma coincise proprio con il laghetto del giardino dove ancora albergava la famosa carpa la quale si trovò un'ennesima volta faccia a faccia con la ragazza dai capelli rossi.

Sulla testa gli era capitata un'alga, che svolazzò un poco quando lui sbuffò verso l'alto. I suoi occhi si ridussero a due fessure degne della cruna di un ago.

Se la sua adorata mogliettina non voleva accettare la sua condizione non era mica colpa sua!

***

-Non sei per niente carina! Io ti stavo solo incitando a combattere come si deve ma tu devi sempre prendertela male!- sbottò Ranma a tavola, mentre tutti si erano riuniti per la cena.

Era stata istintiva la sua uscita, ma ormai Akane doveva esserci abituata.

O forse no?

-Non credevo che si dovesse prendere in giro le persone per farle allenare! Sei un baka, Ranma!- esclamò lei, seduta accanto a suo padre.

Aveva ancora quelle battutine deficienti con il solo e preciso scopo di farla andare in bestia, pur sapendo che avrebbe ricevuto un bernoccolo come premio? Allora le cose erano due: o gli piaceva quel trofeo, dato che poteva sfoggiarlo quante volte voleva, oppure era talmente ritardato da scambiarli come tali.

-Su, non litigate...- li ammoniva Soun. -Akane, sei sua moglie ora, lo sai. Dovresti rispettare tuo marito...-

-Lei è talmente cocciuta e isterica che non sa neanche cosa sia il rispetto, figuriamoci se per un attimo lo concede proprio a me!-.

Happosai chiuse gli occhietti, annuendo con una saggezza fasulla che fece arrabbiare ancora di più i due litiganti.

-Solo se lui rispetta me!-

precisò furibonda Akane all'uomo con i baffi, riprendendo il discorso fra lei e il padre che Ranma aveva interrotto.

-Ti rispetto abbastanza da meritarmelo!- replicò il giovane, stavolta rivolgendosi alla moglie.

Il loro battibecco fu interrotto da un'osservazione di Nabiki. Il dottore, che solitamente usciva di testa non appena capiva che sua sorella era nelle vicinanze, ora sembrava essere pienamente cosciente e non dava segni di crisi.

Molto probabilmente avevano già... rimediato!

-Vedo che non ha più i suoi attacchi d’isterismo, dottore! Vedo che la luna di miele le ha fatto bene!- commentò, per poi iniziare a ridere senza smettere continuando: -Chissà com’è andata...-.

I due neosposi arrossirono come braci ardenti, in particolare Tofu che rimase fermo e ritto come una statua sul punto di sbriciolarsi da un momento all'altro, come Ranma e Akane e Nodoka cercava di celare il sorriso appena abbozzato con le sue mani delicate. Nel frattempo Soun aveva aperto talmente tanto la bocca da toccare il pavimento e Genma aveva ridacchiato pronunciando frasi come: -Non ha speso tempo, eh?- gettando occhiate furbe all'altra coppia che ebbe il buon senso di non unirsi ai fischietti dei maliziosi.

Il giovane con il codino fulminò con lo sguardo il padre ringhiandogli contro di non impicciarsi negli affari altrui. -Finiscila di fare l'invadente, tu!-.

***

Il sole aveva già tracciato per intero la sua traiettoria giornaliera quando Akane decise di mettersi a letto. Era un po' prestino per dormire ma se si sentiva stanca non c'era ragione per rimanere in piedi come uno zombie, no? E poi, erano le nove e quella mattinata era stata faticosa. Non sapeva nemmeno cosa l'avesse sfinita così tanto. Se i bambini che si lamentavano del duro allenamento, se era Ranma che la insultava appena poteva o suo padre che le ricordava ancora il motivo per cui era sposata con uno stupido al limite del possibile immaginabile.

Quando lui le si coricò accanto, Akane fece finta di dormire, pensando che in questo modo non avrebbero ripreso a litigare.

Almeno per quella sera.

Però, allo stesso tempo voleva che almeno che le augurasse la buonanotte, ma a quanto pareva Ranma si era intestardito, considerando che si era posizionato al bordo estremo del letto. Questo significava che anche lui era arrabbiato. Infine si convinse che probabilmente era meglio così.

***

-Akane è in ospedale?-.

Era appena uscito dal dojo per una pausa con il suo solito asciugamano intorno al collo. Stanchissimo, si era diretto in soggiorno, dove la madre glielo aveva riferito. Naturalmente, fu il classico fulmine a ciel sereno, solo che in quel frangente c'erano un paio di nuvole grigie che non volevano proprio sparire.

-Sì, si è sentita male e ha deciso di farsi visit...- ma la donna si accorse che il figlio non la stava più ascoltando. Si era fiondato in bagno, dopo di che si era vestito di fretta e furia ed era uscito dalla finestra, per non perdere tempo.

Ma cosa le era successo? E perchè non l'avevano avvisato?

L'aveva fatta infuriare e non era nemmeno sicuro che lei lo avrebbe voluto vedere, ma poi si disse che non gli importava.

Non è che doveva avere un lasciapassare per scambiare due parole con lei!

Saltando da un tetto all'altro, in pochi minuti si trovò davanti all'ingresso di una clinica che distava di molto da quella di Tofu.

E se era malata? Di qualcosa di talmente grave che lei non avrebbe avuto il coraggio di dire a qualsivoglia individuo, men che mai a suo marito?

Scacciò via i pensieri cupi che la sua mente aveva formulato e si concentrò sulla figura davanti a lui. Magari era un infermiere e lo avrebbe aiutato a raggiungere la stanza di Akane.

Ma poi si meravigliò, riconoscendo la moglie stessa che usciva dall'edificio con aria mista fra l'emozione e lo stupore. E probabilmente c'era anche un pizzico di turbamento nel suo visino.

-Akane!- la chiamò, correndole incontro. -Ma perchè...- esordì dapprima spaesato, poi caricandosi sempre di più tirò fuori ciò che aveva da dire. -PERCHé NON MI HAI DETTO NIENTE? NESSUNO MI HA DETTO CHE TU ERI IN OSPEDALE!-.

Era convinto che lo avesse chiesto lei stessa alla famiglia di non proferire parola con lui e questo pensiero fu l'origine della sua rabbia. Avendo ragione. La ragazza gli disse che era stata proprio lei a intimare gli altri a non farne parola con lui.

-Sei ancora arrabbiata, non è vero? Sappi che comunque, in qualunque stato tu sia, sei pur sempre mia moglie ed io ho il diritto di sapere se ti succede qualcosa!- disse avvicinandosi a lei e puntandole un dito contro.

Non sapeva davvero come reagire e aveva optato per le cattive. Era stato in tensione per molto tempo, arrovellandosi il cervello per centrare il problema.

Però ora ce ne sarebbe stato un altro di problema: la garanzia di una martellata per averle fatto una ramanzina.

Lei non sapendo cosa rispondere, gli osservò per un po' lo sguardo. Era preoccupato, turbato, offeso e sollevato insieme.

Akane si sentì leggermente colpevole ed abbassò gli occhi, sfregandosi continuamente le mani. -Hai ragione, scusami...-.

Sì, forse era stata una sciocca, sapendo quanto Ranma fosse apprensivo a volte, ma spesso la rabbia prevale su tutto, pensò.

Il ragazzo con il codino non si aspettava un rimando così docile da parte sua e il nervosismo di Akane lo interpretò diversamente. Lasciando quella discussione in sospeso, si affrettò a ritornare a casa con lei.

Ogni passo le sembrava una tonnellata per la giovane, da alzare per poi riabbassare con cautela. Non sapeva come avrebbe reagito Ranma a quella notizia.

Nodoka si precipitò all'ingresso, portandosi Akane in disparte sollevando un polverone. Aveva qualche dubbio riguardo al suo leggero malessere, ma preferiva sentire cosa aveva da dire la ragazza prima di arrivare ad una qualche conclusione. Inoltre aveva trovato un vecchio album di fotografie di Ranma da piccolo.

Nel frattempo Ranma era rimasto lì dov'era con un grosso gocciolone a fargli compagnia. Non che si sentisse solo, ma a volte sua madre tirava fuori dei gesti inaspettati.

Sarà stata la lontananza, diceva fra sé. Era questa la causa per cui non la conosceva del tutto.

Grattandosi distrattamente la testa, come se volesse scorticare via pensieri troppo opprimenti, si accorse che le voci di sua moglie e di sua madre si erano notevolmente alzate. Quasi dedusse che le loro erano risate. Sì, ridevano a crepapelle.

Chissà cosa stavano confabulando, quelle due. Quando si affiancavano diventavano imprevedibili!

Entrò in soggiorno, sorprendendole a sfogliare un vecchio album di foto ritraenti lei, Ranma e in alcune c'era anche suo padre, mentre Nodoka spiegava ad Akane la situazione inerente a ciascuna.

-Guarda, questa è stata scattata in occasione della caduta del suo primo dentino! E- e girò una pagina -quest'altra invece lo ritrae mentre eseguiva il suo primo kata!-. L'altra intanto si godeva le immagini divorandole con gli occhi una ad una, emettendo spesso dei gridolini di complimento come -Ma che carino!!-

Ranma si mise a braccia conserte, infastidito per la violazione della sua privacy.

E quando mai si poteva avere una certa riservatezza in quella casa?

Le sue sopracciglia erano pericolosamente oblique, e aveva la faccia che diceva "Se non la finite con questo spettacolino me lo mangio, l'album!!"

-Ranma!- lo chiamò Akane squadrandolo. -Eri proprio carino, peccato che non sei rimasto così...-. Gli lanciò un'occhiata provocatoria alzandosi dal suo posto e correndo su per le scale. Pregò affinchè la seguisse finchè capì che l'aveva esasperato per davvero. L'altro, però, aveva mutato il suo fastidio in un gioco e la sua faccia assunse un'espressione divertita, pur mantenendo un ghigno malefico.

Lei stava per chiudersi in camera, ma lui la precedette bloccando la porta con l'avambraccio, completamente aderente al legno compresa la mano.

L'abbracciò completamente, facendola addossare alla parete. Nell'impeto Akane aveva cercato di proteggersi stringendosi le mani al petto ed abbassando le palpebre e ora era stretta a lui, sentendosi talmente bene che avrebbe passato tutta la sua vita in quella posizione.

Se solo la presa si sarebbe allentata un poco...

Ma evidentemente lui non era della stessa opinione.

Le stava baciando tutto il viso rimanendo con gli occhi chiusi, procurandole un sorriso, e stava arrivando pian piano alla spalla sinistra quando mormorò il suo nome in modo così suadente che la ragazza stava per sciogliersi come la neve soppressa violentemente dai raggi del sole. Velocemente.

-Akane...-.

Un altro bacio sulle labbra. E un altro ancora.

E poi, gli scappò un appellativo che non aveva mai usato con nessuno, men che meno con lei.

-Amore...-.

Le guance le s’imporporarono molto di più di quanto già non fossero.

L'aveva chiamata amore. Non le aveva più detto di amarla dalla loro prima notte, questo era vero, ma non si aspettava che si rivolgesse a lei con quella parola. Lo sapeva, ma sentirselo dire... quella era tutt'altra cosa.

Accortosi di ciò che aveva appena detto, Ranma andò letteralmente in tilt, staccandosi dalla moglie come se avesse fra le braccia qualcosa di rovente. Si massaggiò la guancia con un dito, segno che era ai più alti livelli di imbarazzo. Però sapeva di non aver detto nulla di male, anzi, lo pensava sul serio. Pensava sul serio che Akane per lui fosse sinonimo di amore. Non la parola "Akane" ma ciò che la rappresentava.

Intanto, gli occhi di Akane erano lucidissimi. Quasi non poteva crederci ma non gli chiese di ripeterlo. Gli era uscito spontaneo e poi non ne avrebbe avuto il coraggio.

Ma in quel momento non serviva il suo fegato. Doveva averne lei per dirgli ciò che stava accadendo.

-Ranma, devo dirti una cosa...- lo riprese attirando la sua attenzione. Per un istante fu tentata di rimangiarsi tutto, ma non poteva celare il suo segreto per sempre. Prima o poi lo avrebbe scoperto senza il suo intervento. Tanto valeva buttarsi.

-Ti ascolto.-

-Beh..- sputò non pensandoci. Non sapeva come cominciare quel discorso e improvvisamente le punte dei suoi capelli le apparivano molto interessanti.

-Io aspetto un bambino.-

-Eh?- rispose lui, non riuscendo a connettere del tutto. Forse era un amico? -Davvero? E chi è? E quando arriva?-.

Non c'era delusione nella faccia sconcertata di Akane, semmai quella era totale consapevolezza dell'alta percentuale di stupidità di suo marito!

Strinse talmente forte i pugni da farsi sbiancare le nocche. -MA CHE DIAVOLO HAI CAPITO, SI PUò SAPERE?!- urlò abbattendo impietosamente sulla sua testa la sua arma preferita, il martello, certa che anche gli altri membri della famiglia avessero compreso che c'era qualcosa che non andava.

Qualcosa che non andava? E cosa? Quel qualcosa, o meglio qualcuno, che aveva le rotelle fuori dal cervello, ammesso che ne avesse!

Cercò un altro metodo per fargli centrare l'obiettivo, sbuffando per lo sforzo. Poi s’illuminò di colpo e intavolò il discorso da un'altra prospettiva.

-Ranma, ti ricordi quando noi...- era troppo timida per parlare liberamente di certi argomenti, anche se l'aveva già affrontato. -Sì, insomma... Quella sera, dopo il... matrimonio...di Kasumi...- e qui scosse la testa volendo riferirsi ad un indizio molto più vicino. -Dopo il thè...-.

Durante i suoi balbettii più o meno coerenti, la testa di Ranma era inspiegabilmente circondata da un miliardo di punti interrogativi che gli svolazzavano intorno.

Che cavolo stava cercando di dirgli?

Poi capì. La sera dopo il matrimonio, dopo il thè... LORO AVEVANO...

Si sentì un crepitio e successivamente un odore di bruciato invase la camera. Era il ragazzo che, rammentandosi di quella notte e afferrando finalmente il concetto, si trasformò in uno spiedino per barbecue.

Akane si chiese il motivo per cui diventava un braciere quando se ne parlava e poi sembrasse non avere problemi quando arrivavano al dunque.

Sta di fatto che comunque il suo interlocutore era rimasto congelato.

La sua Akane era... incinta!

-Ma come può essere successo?- disse dopo essersi ripreso. Alla vista di lei che si intimidiva per la domanda, seguita a ruota da un -Che...?! Non ti facevo così idiota!-, si riscosse.

-Cioè, lo so come è successo, ma...-. I suoi occhi rotearono, si scuoteva ripetutamente la testa, si toccava la faccia e ne tirava forte la pelle.

Ma la situazione non cambiava. Era tutto vero. Akane non gli avrebbe mai fatto uno scherzo del genere.

-Ed è mio?-.

Inutile illustrare l'aspetto indemoniato della ragazza. Lo stava letteralmente frantumando con lo sguardo.

-CERTO CHE è TUO! MA PER CHI MI HAI PRESA?-sbraitò con rinnovato vigore. Ma non pensava davvero che l'avesse tradito? Incredibile!

-Ma c'è stata una sola volta...- precisò lui.

Già, avevano fatto l'amore solo una volta, durante la famosa serata dopo il thè, ed erano troppo impacciati perchè potesse ripetersi. Non che non fossero propensi ad amarsi ancora, anzi, sicuramente ci avrebbero riprovato. Ma avere già dei figli...

-Ma non vuol dire niente...-.

Continuava a guardarla come se fosse un'aliena, con gli occhi che quasi gli uscivano fuori dalle orbite. E questo la disturbava di molto. Era la cosa più naturale del mondo avere figli con il proprio marito!

La sua bocca era ancora aperta quando Akane glielo fece notare chiudendola lei stessa. Al contatto il giovane riacquistò la sua integrità mentale, tirando le labbra in un debole sorriso. -Però io non ci so fare con i bambini, Akane...- e in questo modo le chiedeva silenziosamente di aiutarlo, ma l'altra percepì tutt'altro, fraintendendo.

Akane si rabbuiò, e cominciò a piangere. -Vuol dire che... che non lo vuoi? Il nostro bambino?-.

Ma era scema?

-Devi sempre arrivare a conclusioni affrettate! NON HO DETTO CHE NON LO VOGLIO!- disse inorridendosi alla negazione non. Aveva già considerato l'idea di avere un figlio con lei, dopotutto era la sua consorte, ma non così presto. Ma alla fine che importava?

-Allora vuol dire che...-.

Lampo di speranza.

-MA Sì, AKANE!- si spazientì ancora Ranma. Aveva talmente i nervi a fior di pelle che gli si tremolavano le mani, mentre le dita si muovevano freneticamente e la sua lingua aveva assunto una forma biforcuta.

Akane si gettò sul suo petto, provando una gioia molto, molto più potente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho pensato che sarebbe stato una stupidata far rimanere in tensione tutti voi per una cosa così ovvia. Ecco perchè è così lungo... E avevo anche lasciato indizi in giro...!!

E sapete una cosa? è il capitolo che, secondo me, è uscito meglio!! ^-^ *fuochi d'artificio*

Molto più IC, e molta più fluidità (essendo uscito per la maggior parte in una sola sera; solo il finale ed alcuni ritocchi qua e là per finire; se vi raccontassi come è nato questo capitolo vi uscirebbe una gocciolina sulla testa: vale a dire che lo stavo scrivendo mentre aspettavo di (ri)vedere 2001: Odissea nello spazio! XD).

L'unica cosa che mi dispiace è che ho fatto stridere un po' troppo i toni fra una scena e l'altra, ma va beh... Ho sempre qualcosa di cui lamentarmi sulla mia scrittura! XD

Un grandissimo grazie a ran_ko, Stellina_chan, Tania 0204, Melinda2606, Julius CX, Alile, elisa nico, Arya_Drottningu, Apple92 e a Zonami84!! (dato che non ringrazio mai... -.-') Se ho dimenticato qualcuno accetto le martellate! XD

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Capitolo 11
*** X ***


 

 

 

-Ranma! Ne sei capace? Mi stupisci!-

L'abbraccio idillico fu spezzato da una frase sarcastica di Nabiki e dai genitori dei due ragazzi che, vedendo che il momento tanto atteso era giunto, cominciarono a spargere coriandoli per tutta la stanza urlando di gioia. Soun cominciò a versare lacrime a guisa di fontana, quella volpe di Nabiki stava riprendendo tutta la scena con la sua impietosa telecamera da chissà quanto tempo e Nodoka non fece altro che stamparsi un sorrisone sul viso e prendere le mani di Akane e stringerle fra la sue, entusiasta.

Intanto i due diretti interessati erano talmente colti di sorpresa da quella sorta di festeggiamenti che avrebbero voluto nascondersi il più presto possibile.

La mezzana Tendo spense la telecamera pensando che ciò che aveva ripreso fosse già abbastanza e si chiese ad alta voce: -Ma quando c'è stata la notte d'amore? Io non credo di aver sentito niente in questi giorni...-. Sapeva che molto probabilmente era accaduto proprio quella sera che li aveva fotografati insieme, ma finse di non averne la minima idea.

Ranma e Akane si accesero come se fossero semafori, ma dall'osservazione della ragazza compresero che i terzi non avevano sentito né ripreso l'istante in cui Akane l'aveva specificato a Ranma con la celebre frase "DOPO IL THè".

Il ragazzo con il codino scosse la testa come per risvegliarsi e afferrò repentinamente la macchina frantumandola sotto i piedi.

***

Passarono alcuni mesi e l'atmosfera a casa Saotome-Tendo era sempre più allegra. Dopo un mese dalla rivelazione di Akane si seppe anche della gravidanza di Kasumi, la quale trascorreva molto più tempo con la sorella più piccola e Nodoka per ricevere istruzioni, sebbene la mamma di Ranma promise che avrebbe continuato a seguirle anche dopo le nascite.

Ranma dal canto suo, era felicissimo, anche se aveva sempre quel velo di turbamento che gli opprimeva la testa. Di certo non poteva prendere esempio da suo padre, ma non ne conosceva di altri. C'era Soun, questo era vero, ma era troppo apprensivo. E poi, le sue figlie erano già grandi; al momento ciò che interessava a Ranma era un modello di comportamento nei confronti dei bambini piccoli.

Quei suoi dubbi furono colti da sua madre, ma un giorno il giovane decise di parlarne con lei a quattr'occhi.

Lei sorrise pazientemente al figlio, rassicurandolo sui suoi dubbi e intimandogli di non comportarsi come invece fece Genma.

Il rapporto fra Ranma e Akane, nonostante il notevole miglioramento, aveva sempre qualche incrinatura. Lui non la finiva di prenderla in giro, chiamandola balena soprattutto dal sesto mese in poi e la ragazza, non potendo praticare le arti marziali, si concedeva una gomitata di tanto in tanto.

Però, l'equilibrio che si era instaurato sfortunatamente ebbe un'interruzione, causata da una proposta non proprio piacevole del Saotome anziano.

Aveva allibito tutti con quell'idea. Persino il vecchio maniaco.

Genma, Soun, Happosai e Ranma un pomeriggio stavano discutendo su eventuali sviluppi delle loro tecniche di combattimento, mentre Nodoka, Kasumi e Nabiki erano intente ad ascoltarli. Akane si era sentita spossata e aveva deciso di rimanere in camera sua e di Ranma, anche se sentiva perfettamente ogni sillaba di quel discorso.

-Finalmente arriverà un Saotome che farà tesoro dei miei preziosi insegnamenti.- proferì Happosai sbuffando fumo dalla sua pipa.

Di fronte a lui, il giovane con il codino non era molto propenso a permettere che il vecchio depravato avesse a che fare con suo figlio, anche se Soun gli aveva fatto soppesare l'importanza delle sue tecniche. Sbuffò per l'estenuante forzatura di doverlo ammettere, non tralasciando di gettarli continue occhiate penetranti, di sfida. Aveva le braccia incrociate accompagnate da un leggero broncio e questo significava che molti accordi presi fra loro non li digeriva per niente.

-Basta che non si faccia uso di Happo daikarin, e naturalmente niente furti di biancheria!- tuonò.

Nel frattempo Akane si era alzata, avendo compreso che stavano davvero scegliendo cosa era giusto da mandare avanti e cosa invece di tralasciare. Si fermò poco prima di raggiungere la porta e si mise in ascolto incollando l'orecchio alla porta.

-Beh, allora speriamo che sia femmina!!- rispose il nonnetto con noncuranza. Sperava inoltre che da grande gli avrebbe regalato il suo intimo di sua spontanea volontà.

Prima che Soun replicasse, Genma aveva scosso la testa affermando: -Non si può intraprendere un buon allenamento rimanendo nella propria casa. Guardate mio figlio: lui ha passato gran parte della sua vita lontano da tutto e da tutti ed è diventato forte, tanto da sconfiggere il vecchio maestro!-.

Scese un silenzio di tomba. Nessuno osava muoversi, né controbattere. Molti erano rimasti a bocca aperta, compreso Happosai che, distratto dalle parole dell'allievo, fece scivolare via del tabacco e si stropicciò gli occhietti parecchie volte.

Da un'altra parte, Akane non riusciva bene a cogliere quelle parole; non perché non le avesse udite, anzi le aveva udite eccome, ma non aveva mai considerato che il suo piccolo dovesse per forza affrontare un viaggio di addestramento per tutta la sua infanzia, così prese a piangere.

Non le sembrava quasi vero che avevano programmato un futuro così infelice per lei.

Si scrollò via quell'angoscia per dare spazio a una nuova determinazione, quella che soltanto una madre poteva mettere fuori.

Lo avrebbe protetto, anche da Ranma.

Ella non avrebbe accettato che Ranma, anche in vece di marito, avesse il diritto di fare una cosa simile.

In soggiorno, l'unico movimento che diede lo spirito a Ranma per commentare fu un gesto della madre che portatasi una mano sul petto, si era dipinta una faccia a dir poco sconvolta, ricordando tutti quei giorni passati da sola, senza avere la minima occasione di rivedere Ranma. Al suo fianco, Kasumi l'aveva notato e non potè fare a meno di provare pena per lei.

Il giovane con il codino invece aveva dentro di sé una tale collera che era sul punto di scoppiare. Le sue sopracciglia folte s'increspavano ogni secondo di più.

Era con i nervi a fior di pelle; glielo si leggeva negli occhi.

Sbattè un pugno sul tavolo quasi da spaccarlo, mentre Genma cominciò ad intimorirsi.

O almeno, era quello che Ranma sperava.

-Quelle giornate trascorse ad allenarsi tutto il giorno, quelle notti passate a dormire all'aperto... NON LE HO DIMENTICATE, COSA CREDI? SO IO COME ALLENARE MIO FIGLIO, CHIARO?-. Non era possibile che quel padre degenere dovesse impartirgli ordini anche ora che stava per diventare lui stesso papà. Non poteva rovinare la vita di tutti coloro che lo conoscevano!

Quelle grida gettate con rabbia dal marito fecero tranquillizzare la giovane con il caschetto, ma non abbastanza. Si carezzò lievemente la pancia con fare protettivo, evidentemente arrotondata.

-Le spezzerai il cuore, Ranma! Sta attento!- esclamò Nodoka di getto con voce lamentosa. Akane-chan non era come lei. Non era disposta a perdonare un atto di quella portata.

Incurante di ciò che aveva appena detto la madre, Ranma, a passo di marcia, si ritirò e Akane improvvisamente sentì dei passi pesanti che si avvicinavano alla camera da letto e poi si ritrovò faccia a faccia con un Ranma furibondo, di quelle furie di cui si ha paura soltanto a guardarle.

Ma, quando vide le lacrime di Akane, sentì una fitta al petto e capì che lei aveva paura di ciò che lui sarebbe stato in grado di fare.

E dentro il suo sguardo nocciola vide anche una gran voglia di combattere.

Ranma non aveva la benchè minima intenzione di cominciare un viaggio che sarebbe durato anni. Doveva far sì che Akane se ne rendesse bene conto, perché non voleva farla vivere con quel timore.

-Tu o tuo padre... Non porterete via proprio nessuno...- asserì minacciosamente stringendosi il pancione, con alcune gocce salate che ancora rotolavano via contro la sua volontà. Nervosamente cercò di asciugarsele, ma con scarsi risultati.

Si sentiva così stupida, e così debole per il semplice fatto di non riuscire a dominare se stessa. Come poteva essere all'altezza di controllare anche le sue famiglie e quella appena formata da lei e Ranma?

Il senso d'impotenza le attanagliava l'anima e, non avendo più la forza di trattenersi, scoppiò in un pianto liberatorio mentre tentava di avvertirlo, cercando di essere più temibile possibile. -Non provarci nemmeno! Non pensarlo nemmeno!! Anche se tu sei il mio consorte non ti permetto di fare quello che vuoi con lui! Non voglio rimanere a casa ad aspettare un vostro ipotetico ritorno come fece la signora Nodoka! Ti odier...-.

Non ebbe il coraggio di concludere perchè Ranma la strinse forte.

Forse la voleva convincere con le buone, poiché con le minacce il suo bell'aspetto sarebbe stato stravolto da un occhio nero se non peggio?

-Lo allenerò qui, rimanendo con te.- disse lui semplicemente. -Dovrà vivere con i suoi genitori, anche se entrambi sono piuttosto... impediti...- ridacchiò infine.

Udito ciò, il respiro di Akane divenne più regolare e cercava di abbracciarlo più forte, sebbene la pancia ormai cresciuta glielo impedisse.

-Non lasciarmi... ti prego...-.

-No, come puoi pensarlo, eh?- concluse, dandole un bacio sulla fronte.

***

Una mattina, come il solito, il giovane con il codino era nel dojo con i suoi allievi più grandi. Ormai erano mesi che li preparava e finalmente quel giorno sarebbero passati al livello successivo.

Con un pensiero fisso. All'alba Akane si era sentita piuttosto strana e, ingenuamente, Ranma pensò fosse stata quella torta che Kasumi le aveva preparato. Magari le aveva fatto male, anche se non era mai successo. Per quanto riguardava la sua condizione era al settimo mese, quindi non era possibile che la causa dei suoi malori fosse il piccolo Saotome. Avrebbe preferito rimanere dentro, trovando un pretesto come quelli che utilizzava da bambino per non andare a scuola, ma la moglie gli aveva intimato di andare, rassicurandolo.

-Ci sono mio padre e tua madre, sta tranquillo!- aveva detto.

Ma, ci fu l'inaspettato. Uno degli allievi aveva notato la confusione all'interno della casa e aveva richiamato il suo maestro che, a quanto pareva, non aveva sentito niente, sicuramente troppo assorto nei suoi kata.

I sospetti che Ranma covava fin dal primo mattino divennero realtà non appena sentì sua moglie gridare. Quelle urla che si fecero sempre più frequenti lo spingevano letteralmente verso la direzione in cui Akane richiedeva il suo aiuto e in poco tempo la vide con una smorfia di sofferenza dipinta in viso e con il pancione proteso in avanti. Alla sua sinistra, c'era un cesto di frutta rovesciato.

-Che sta succedendo?- chiese a Nodoka, la quale stava reggendo la testa della giovane e, senza rispondere alla domanda del figlio gli intimò di portarla in ospedale.

-Ancora?! Ma... Non mi avevi detto che i bambini nascevano al nono mese?-.

-Sì, ma certamente c'è qualcosa che non va! O forse nascerà adesso!-.

Akane ci rimase di sasso, anche peggio di Ranma. Aveva letto un paio di pagine riguardo al parto anticipato, ma non l'aveva preso in considerazione, essendo un evento alquanto raro.

-NON RIMANERE A CHIACCHIERARE, IDIOTA! PORTAMI SUBITO IN OSPEDALE!-.

Ranma fece come gli fu ordinato. La prese in braccio e si precipitò fuori, lasciando i suoi allievi con gli occhi spalancati e confusi.

***

-TU VATTENE!-.

-MA PERCHè?-.

-PERCHè TE LO DICO IO! E POI SVERRESTI!-.

-CHE?!-.

E fu così che il ragazzo con il codino si ritrovò cacciato dalla sua stessa moglie. Le porte gli si sbatterono in faccia, provocando un sonoro rumore.

Che cretina! E lui che si preoccupava tanto!

Però, la faccia buffa che fecero gli infermieri non l'avrebbe più dimenticata. Erano rimasi allibiti dall'atteggiamento di entrambi, non essendo abituati.

Avevano sempre visto coppiette che si scambiavano addirittura dei versi poetici durante quei momenti, del tipo: -Amore, tu sei fortissima, vedrai che ce la farai!- oppure -Tesoro, tieni duro!-, e ora che ce n'era una che bisticciava, ne dedussero che ne esisteva di gente matta!

Nel mentre, arrivarono tutti gli altri, compresa Kasumi. Si era spaventata sentendo che la sorella più piccola era probabilmente sul punto di partorire. Si sedette vicino al cognato, troppo inquieto per considerarla, ma lei gli poggiò una mano sulla spalla e gli sorrise. C'erano anche Genma, Nodoka, Happosai, Soun che piangeva e Nabiki.

-Mi ha cacciato via, quella stupida che non è altro!-.

Nabiki gli rispose. -Ah, lo sai che è un tipo orgoglioso. Non vuole farsi vedere in quelle condizioni...- concluse facendo spallucce.

All'apparenza era la meno tesa del gruppo e per un certo senso Ranma la invidiava. Al contrario, lui non riusciva a stare fermo, alzandosi e sedendosi in continuazione. Per quanto la seconda sorella Tendo cercasse di ammonirlo, spesso alterandosi, lui insisteva ad agitarsi come un selvaggio, tanto da far venire a Nodoka un fortissimo giramento di testa.

-RANMA, CALMATI MALEDIZIONE!- ripetè un'ennesima volta la ragazza.

-Nabiki ha ragione...- appurò la madre. -Akane potrebbe sentirti e infastidirsi. Perchè non torni a casa? Qualcuno di noi rimarrà finchè...-.

-NO! IO RESTO! NON MI FARETE CAMBIARE IDEA!-.

Alla fine decisero che sarebbero stati lì ad aspettare solo lui e Kasumi, sostenendo che lei si sarebbe sentita peggio se fosse andata via.

Dopo qualche ora di attesa, un infermiere li informò che la ragazza stava davvero partorendo, ma era al massimo dello sforzo e perdipiù in una situazione delicatissima, perciò aveva bisogno innanzitutto di tempo, calma e pazienza.

Passarono altre due ore.

Non aveva mai atteso niente di più snervante, questo era sicuro. Il tremolio dovuto alla frenesia del momento si era mutato in pura esasperazione.

Voleva vedere Akane, con i suoi occhi! Non aveva più la voglia di vedere uscire chiunque stesse nella stessa stanza, purché li aggiornasse sugli sviluppi.

La più grande stava pian piano per assopirsi quando finalmente l'ostetrica fece capolino davanti all'ingresso della sala parto. Si misero entrambi in piedi, come se le loro gambe si muovessero da sole.

La donna sorrise al ragazzo, vedendovi tutta quell'ansia tipica di chi diventa papà per la prima volta, e annunciò tutto ciò che successe.

-Akane è stata bravissima anche se è delicata come un pulcino. Ha avuto un maschietto! È stato piuttosto difficoltoso per lei, ha perso anche un bel po' di sangue, ma alla fine è andata più che bene! Il problema era che suo figlio un minuto prima aveva fretta di nascere e un attimo dopo sembrava non volesse saperne!-.

Non ricordava il momento in cui provò tanto sollievo. -Posso entrare?-.

-Sì, ma non può rimanere per più di dieci minuti... Poi dobbiamo ricoverarli per trattenerli qui altri due giorni.-.

Ranma annuì e, oltrepassandola, aprì piano la porta che li separava.

Ora erano due le persone che lo stavano aspettando.

Poco prima di varcare la soglia, un altro uomo in camice stava per uscire, soddisfatto.

Akane era pallida, ma sorridente. Aveva una flebo attaccata al braccio e, cosa più importante, aveva qualcuno in braccio. Quando si accorse che era entrato, gli fece cenno di avvicinarsi. L'altro, una volta giunto all'estremità del letto, si sedette vicino a lei.

-Guarda... è un maschio...- e lui replicò: -Certo, che credevi? Fra un uomo e un maschiaccio cosa poteva uscir fuori?-.

Un pugno in testa se l'era davvero meritato, e dopo essersi destato dal colpo, aguzzando meglio la vista si sporse per vedere il bambino con un'espressione felice e curiosa allo stesso tempo.

La prima cosa che gli venne in mente fu che fosse piccolissimo, e che era profumato. Nel momento in cui aprì gli occhi scorse il suo stesso blu intenso.

-Hai visto? Ha gli occhi azzurri...- fece lei, incrociando il suo sguardo con quello del marito.

Aveva sperato per tutta la gestazione che gli occhi del bambino fossero uguali a quelli di Ranma. Non pretendeva che fosse identico a lui, ma che almeno avesse preso il suo stesso sguardo.

Quello fiero, dolce e, sì, anche irritante.

-Scusami per prima, per averti urlato in faccia con quel tono...-.

-Ah, lascia perdere... Piuttosto... Come va?- chiese Ranma con un velo di insicurezza. -Ti ha fatto male?-.

-Beh, un po' sì, ma...-. Fece un cenno vago e lui, con un moto di tenerezza, le diede un bacio leggero sulla guancia.

-Perchè non lo tieni per un po'?-.

Non le diede il tempo di finire che la faccia di Ranma era diventata una maschera di incapacità. -Ma... Ma io non...-.

La ragazza intuì la sua titubanza e gli assicurò: -è molto più facile di quanto pensi...-.

Lo poggiò delicatamente sulle braccia salde del giovane e il piccolo protese le manine verso di lui. Quel gesto lo fece sorridere, quasi si sentiva uno scemo che si scioglie alla vista del primo neonato che vedeva.

Ma quello era suo figlio, il suo e di Akane, non uno qualunque. Era bellissimo tutto quello che aveva davanti e non se lo sapeva spiegare. Benchè fosse a conoscenza del processo mediante il quale i bambini venivano al mondo, non ancora poteva credere che un semplice, beh non proprio semplice, atto d'amore potesse dare la vita a un'altra persona.

Sullo stipite, Kasumi li osservava felice senza farsi vedere a sua volta.

 

 

 

 

 

 

 

Prima di tutto scusate il ritardo, ma, sebbene avessi le idee piuttosto chiare, questo capitolo è stato... come dire... un po' travagliato. XD In aggiunta ho accelerato i tempi dato che voi eravate impazienti di vederli come se la sarebbero cavata con un piccolo da crescere...

E la prima parte non volevo pubblicarla perchè la detesto, ma va bene così...

La seconda invece è molto mielosa, ma stavolta non posso lamentarmi. Non si può essere freddi anche con scene come queste, no?! ^///^ la gag del commento sul sesso del bambino dovevo mettercela per forza! X'D

Il prossimo capitolo non so proprio quando prenderà vita, probabilmente dovrete attendere un'altra settimana intera.

Beh, che altro? Ringrazio ancora tutti voi che recensite e che la stanno seguendo. :D

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Capitolo 12
*** XI ***


 

Un po' per il dojo, un po' per imbarazzo, Ranma andò a trovare Akane e suo figlio solo una volta nell'arco di quei due giorni.

Suo figlio... Non ancora si era abituato a quella realtà, ma si convinse che forse, avendolo sotto gli occhi tutti i giorni, probabilmente la possibilità non sarebbe stata così remota.

Le aveva portato un mazzo di fiori di un brillante colore scarlatto come rammentava il suo nome*. Quel regalo fece fare alla giovane un tuffo nel passato. Erano gli stessi fiori che il dottor Tofu trovò dietro la sua porta dopo averla ricoverata per un'incrinatura che la inchiodò a letto per qualche giorno. Ne dedusse che anche quelli erano da parte di Ranma, ma non disse nulla.

Nel frattempo, scelsero un nome per il nuovo arrivato.

-Papà vorrebbe chiamarlo Shinji...-.

Caspita! Non ci avevano pensato loro per tutti quei sette mesi e ora veniva fuori che Soun aveva già deciso per loro! Anche questo? Assolutamente no!

-...però preferisco Akira, come mio nonno...-.

-Bene!- rispose lui, contento. L'importante era che adesso avevano loro il controllo sulla loro vita e che nessuno avrebbe interferito.

Era rimasto un po' con lei, non prevedendo però che non ci sarebbe più andato in ospedale.

Così decise di andare a prenderla una volta dimessa. Uscita dalla porta di vetro, Akane procedeva verso casa Tendo con Akira in braccio, e non ricordava di provare tanta ammirazione verso qualcuno. Certo, l'aveva sentita verso suo padre e verso sua madre da piccola, ma sicuramente quelle erano scontate. Anche le sue sorelle devono aver provato quello stesso sentimento, ma quello che percepiva ora era davvero diverso.

-Akane...-. Ranma la richiamò, vedendola assorta nei suoi pensieri. Era rimasta imbambolata a guardare il suo bambino.

-Dobbiamo rientrare.-

***

-Guarda, si fa così...-.

Le istruzioni di Nodoka risultarono molto facili da seguire. C'erano anche Kasumi e il giovane con il codino che osservavano, una con attenzione, l'altro più che altro per curiosità, perchè la madre gli aveva intimato di aiutare Akane ogni tanto.

-Ricordate: dovrete essere voi due ad allevarlo, nessun altro dovrà interferire in modo permanente- ripeteva la donna con uno zelo impeccabile.

Se c'era una cosa davvero difficile per il giovane Saotome ormai diventato papà, era proprio quella di prendersi cura di Akira. Anche se non era sicuro che Akane sarebbe riuscita a cavarsela meglio di lui. Nodoka gli aveva detto che per i primi tempi ci avrebbe pensato Akane ad allattarlo, e alla notizia il ragazzo con il codino tirò un sospiro di sollievo.

Almeno quello, per il momento.

La prima cosa che Ranma ebbe l'occasione di notare fu che era molto costoso mantenere un bambino. Non tanto per il suo nutrimento, quanto per le cure dal pediatra! E i pannolini, poi! Sembrava divertirsi a sprecarli, come diceva il ragazzo con il codino, perchè Akira diventava improvvisamente felice ogni volta che Akane e Nodoka lo cambiavano. Inoltre, affermò che i primi mesi dovevano condividere la camera con un'ingombrante culla azzurra, nel caso Akira avesse bisogno di supporto di notte.

Non c'era una definizione per spiegare il nervosismo di Ranma quando Akane esprimeva interesse soltanto per il bambino.

La sera si sedeva con lui sul loro letto, e con loro Ranma intendeva e imponeva non ci entrasse nessun altro, e gli faceva il solletico sul pancino, e quando Ranma si buttava sfinito come un sacco di patate, lei, che prima non lo rimproverava mai quando muoveva così bruscamente il materasso, ora lo accusava di essere maleducato e sconsiderato, come quella volta.

-Ma perchè prima non starnazzavi come un'oca e ora mi rompi le scatole?- disse Ranma, avvicinandosi pericolosamente a lei e al piccolo come per sottolineare la sua esasperazione.

-Ora non è come prima, ecco perchè! Adesso 'sta buono!- ribattè lei e il giovane non poté fare altro che sospirare.

L'altra invece, continuava a coccolare Akira teneramente, senza degnare Ranma di uno sguardo, finché Ranma, dapprima seduto anch'egli contro lo schienale del letto, si distese girandosi dall'altra parte finendo con l'assopirsi con le sopracciglia increspate.

Si sentiva escluso dalla famiglia che lui stesso aveva creato!

Possibile che la sua gelosia toccasse anche Akira, il frutto dell'amore fra lui e Akane?

-Impossibile-

riprese a borbottare. Chissà se lei lo aveva capito... Lui di certo una cosa del genere non l'avrebbe mai ammessa, anche se gli sarebbe costata la pelle! Alla moglie ciò che aveva detto arrivò come un sussurro, ma a causa della calma che permeava nella camera lo sentì lo stesso. Così, adagiò il piccolo nella culletta ai piedi del letto e ritornò sotto le coperte.

-Ranma?- lo chiamò annullando la distanza fra loro.

-Che vuoi?-.

-Non ho voglia di litigare...-. Fece aderire il suo corpo contro la schiena di lui, cingendolo da dietro, mentre Ranma le prese la mano stringendola nella sua rimanendo in silenzio. -Non hai motivo di essere gel...-. Non le diede il tempo di finire che si girò, scattando la testa e alzandosi.

-IO NON SONO AFFATTO GELOSO DI TE E DI AKIRA, CAPITO?-.

Però, l'arrossamento di buona parte della sua faccia e dei capillari pompanti all'interno dei suoi bulbi oculari in bella vista dimostravano tutto il contrario.

Akane si portò una mano alla bocca, rimanendo sorpresa da quello che aveva udito.

-Ma... Io stavo dicendo di non essere gelido con me...-; si protese verso Ranma che prontamente abbassò il capo, con il rossore ancora molto appariscente. -... ma a quanto pare ho scoperto ben altro!- concluse esultante.

***

L'indomani si alzarono di buon'ora perchè il piccolo Saotome aveva cominciato a piangere.

Senza motivo

, precisò il ragazzo sbuffando. Guardò l'orologio che segnava le 6.30, si alzò malamente dal letto, facendo svolazzare energicamente le coperte e si diresse in bagno lasciando Akane a prendersi cura di Akira. La moglie intuì i suoi bisogni e cominciò a scostare il pigiama per l'allattamento.

Accostò la bocca del bambino al seno sorreggendolo per la testa. Quanto le piaceva fare quel gesto, ogni volta immaginandosi che anche la sua mamma lo aveva ripetuto innumerevoli volte con lei e le sue sorelle.

Intanto Ranma si era lavato e stava per rientrare in stanza da letto per vestirsi, quando vide la scena e ne rimase estasiato. In effetti, rimaneva così tutte le volte che capitava di vederla in quella determinata situazione.

Quel quadretto era così bello per lui che si sedette accanto alla ragazza per sentirsi parte di loro. Quasi se ne vergognava, rammentandosi quegli stupidi pensieri che gli prendevano la mente la sera prima. Ma Akane le sembrava così docile che si sentiva calamitato verso di lei, la quale alzò il viso per guardarlo negli occhi e sorridergli.

-Scusami per ieri...- cominciò esitante.

-Non c'è una scusa per la gelosia, sai?- ridacchiò lei.

-Ma la smetti?- sbraitò ancora Ranma, diventando sempre più paonazzo, seguito dalle risatine maliziose di Akane.

-E comunque, ieri non te l'ho detto perchè ero troppo nervoso, ma... Sei bellissima, maschiaccio.-

-Bugiardo. Mi sono appena alzata, sono un mostro...- asserì lei.

-Non so mentire, Akane...- finì ricambiando, per poi spostare gli occhi in direzione di Akira prendendogli la manina e dandogli un bacio sul faccino come se niente fosse successo. Akane invece rimase senza parole.

Nabiki nel frattempo bussò alla porta. -Akane! Ranma!-.

Il giovane con il codino aprì la porta. -Papà e la signora Nodoka vogliono parlarvi. Vi aspettano nel dojo!-

***

-Allora, mamma... Volevi riferirci qualcosa?-.

Ranma e Akane erano seduti sul pavimento del dojo, di fronte a Soun, Genma, Happosai e Nodoka. Il vecchietto fumava silenziosamente la sua pipa stranamente conformata alle sue dimensioni, Soun e Genma erano distesi e con un velo di rassegnazione nei loro volti.

-Sì, caro. Durante questi pochi anni mi sono resa conto che siete molto più responsabili di quanto potessi sperare. Tu, Ranma, sei diventato un maestro di arti marziali e Akane una madre perfetta. Certo, non sei una cuoca provetta, ma te la sai cavare ormai.-.

Non erano consapevoli dove la donna volesse andare a parare, perciò continuarono ad ascoltare.

-Abbiamo deciso che noi ci trasferiremo in casa Saotome, lasciando praticamente tutto nelle vostre mani. Naturalmente Nabiki può restare quanto tempo vuole, in fondo è anche casa sua, e Happosai verrà a suo piacimento, essendo il maestro del fondatore.-

I ragazzi e la mezzana Tendo sgranarono gli occhi. Non poteva minimamente immaginare una vita da soli e senza una guida. Ranma, dal canto suo, era allo stesso tempo fiero di quella decisione ma si giudicò ancora troppo giovane per una cosa del genere.

Ma ciò che lo spaventava di più era la cucina di Akane. Era vero che riusciva a combinare qualcosa ai fornelli, ma era altrettanto vero che il più delle volte aveva gettato via i suoi piatti.

-NOOOOO!!!!!!!! MORIRò DI FAME!!!!!!!!- urlò alla donna, sperando che ritornassero sui loro passi. Ma niente, anzi, qualcosa l'aveva ricevuta. Una gomitata.

-Non dire schiocchezze, Ranma. Non sarà una cuoca provetta, ma è migliorata di parecchio!- si congratulò, sotto lo sguardo imbarazzato di lei. Poi proseguì: -Ce ne andremo domani. È ovvio che verremo quasi tutti i giorni, come ho fatto io finora.- esclamò, lanciando occhiatacce a Genma, il quale il più delle volte non si era in sostanza mosso da casa sua.

Ma di una cosa nessuno si accorse: la faccia stralunata di Ranma, completamente abbattuta e depressa. Insomma, con quel tipo di cambiamento era praticamente condannato a morte.

Alla fine della riunione familiare, si trascinò dentro con la schiena ricurva e le braccia penzoloni, con l'aria di chi sta per salire al plotone d'esecuzione. Se non fosse stato per Nabiki che aveva accolto la notizia con serenità, quasi con indifferenza, l'avrebbe presa molto meglio.

Akira cominciò a strillare nuovamente, così Akane si alzò repentinamente per raggiungerlo, non considerando nemmeno per un istante le condizioni psicologiche del marito.

-Ah, ha il pannolino sporco!- dedusse, mentre Ranma era ancora preda di fantomatici mal di pancia anticipati. -Ranma per favore, potresti passarmene uno nuovo?-.

L'interpellato frugò nell'armadietto e glielo porse. Nel frattempo l'altra cercava di ricordare come si indossava. Quando l'ebbe fra le mani, il marito si rese conto che aveva difficoltà, perciò cercò di aiutarla.

-Lascia, vedi come si fa!!- si offrì con una certa spavalderia. La spinse di lato senza esagerare e cominciò ad armeggiare il pannolino, aprendolo.

Il problema sorse quando finì. Come doveva metterlo? Da sopra? Da sotto?

E quelle linguette adesive? Avrebbero retto?

Finchè, in un modo o nell'altro completò l'opera.

-Ma Ranma!! Il pannolino è al contrario!- osservò Akane, portandosi una mano sul volto, segno del suo sconfinato avvilimento. -Ci provo io!- gli disse con aria di sfida.

-Tu? Ma se eri tu quella che non ci riusciva?! Non farmi ridere, vita larga!-.

-Ancora ad offendermi? Perchè non osservi i tuoi difetti prima di criticarmi! Che idiota che sei! Prima mi fai i complimenti, poi mi insulti! Vattene, deficiente!- si sgolò con tutto il suo fiato. Lo spinse via, tentando un'ennesima volta di mettere l'indumento al piccolo.

Peccato che lo mise a rovescio, attaccando gli adesivi dove capitava.

Poi una lampadina illuminò la testa di entrambi. Avevano centrato!

-Ce l'abbiamo fatta!!!!!!!!!!- esultarono all'unisono.

***

Doveva immaginarsi i piagnistei di Soun. Quasi aveva creduto che non avrebbe rotto nemmeno una tubatura. Ma Ranma Saotome, l'invincibile maestro di arti marziali, si sbagliava. Il signore dai lunghi capelli e con i baffi aveva già formato un secondo laghetto per giardino. Ma non era quello il punto.

Erano i gridolini di dispiacere per non poter più rimanere accanto ad Akane e Nabiki. -Lo sapevo che rimanevo solo, senza le mie ragazze!!!!!!!!!-. Quello che aveva sempre sospettato divenne realtà e la sua tragedia personale si era compiuta.

-Dai, papà! Verrò a trovarti quando avrò tempo!- lo rassicurò la minore. Lui alzò il capo, con un'espressione speranzosa dipinta sulla faccia leggermente bruna. -E poi- continuò Akane -Ci sarà il signor Saotome a farti compagnia come sempre!-.

Una volta lasciati soli, ognuno si ritirò in un luogo diverso: Akane in cucina, Nabiki con lei e Ranma si fece un bagno, interrotto da Happosai che non vedeva l'ora di poter abbracciare la versione femminile del giovane con la treccia.

Si fiondò in bagno, dove, giustappunto, Ranma era appena diventato una donna.

-Amoreeeee, vuoi che ti lavi la schiena??!!!!!!-. Balzò verso la vasca ma non fece in tempo che Ranma-chan gli assestò un calcio che lo fece volare via dalla finestra.

Quel porco continuava a perseguitarlo e lui non ne poteva più. Quella caccia che intraprendeva il maniaco non faceva altro che ricordargli il peso della sua maledizione. A proposito di questo, che diavolo avrebbe potuto inventare con Akira una volta diventato grande? Che cosa poteva dirgli?

Tuo padre si trasforma in una donna a causa di una sorgente magica?

E che avrebbe pensato di lui?

Scosse la testa ripetutamente, come per scacciare quelle domande. Magari parlandone con Akane avrebbe risolto, sempre che lei gli avesse dato il consiglio giusto. Già sapeva che la moglie avrebbe risposto di crescerlo abituandolo a quella realtà, pensando che fosse la cosa migliore da fare.

Uscì dal bagno, dove si era ormai creata un'enorme nube di vapore e, dopo essersi vestito, scese in cucina.

-Vuoi una mano? Ti aiuto io!- si propose ad Akane, che era di spalle. La ragazza esitò un attimo, scervellandosi sulla possibilità, remota per lei, di abbassare l'ascia di guerra culinaria e permettergli di trafficare in cucina insieme.

Prima di fare qualunque cosa lo fissò per sondare un qualsiasi tentativo di beffa, poi, vedendo le sue buone intenzioni, accettò di buon grado.

 

 

 

*Akane = rosso scuro (piccoli riferimenti ad un episodio. eheh... vi lascio indovinare...)

 

Ho ritardato anche stavolta: SORRY. Vuoi il blocco, vuoi i libri che mi sto divorando, vuoi la mia pagina fb da gestire... Insomma... -.-' Avevo mandato avanti anche 'The dagger' perciò sto piena così. Qualcuno sicuramente se n'è accorto... Ho ripreso la situazione di una mia vecchia one-shot intitolata 'Un giorno come tanti' ora cancellata.

Inoltre, amo gli spunti tragicomici e finchè non ne trovavo almeno uno non andavo avanti. Spero siano riusciti almeno... Dovrebbero esserci errori, e ripetizioni, qua e là ma non ho avuto il tempo di controllare a dovere, quindi mi scuso anche per questo.

Ripeto, e prendetemi per monotona, che mi dispiace davvero per l'attesa.

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Capitolo 13
*** XII ***


  
 
Una cosa Ranma non riusciva a capire durante quelle prime settimane passate senza gli adulti: come mai Nabiki stesse seduta comodamente su una sedia della cucina a sgranocchiare tranquillamente un biscotto, mentre lui e la moglie rimediavano faticosamente la cena tutti i giorni, dato che aveva deciso di cucinare con lei, altrimenti sarebbe stato in ricovero ospedaliero permanente.
 
-Perchè non ti rendi utile e apparecchi la tavola?- chiese con tono di sfida il giovane con la treccia alla ragazza, che, protesa la mano aperta, gli propose di pagare.
 
La prima cosa che gli venne in mente dopo quella risposta da copione era che ora doveva cambiare tattica con lei. Di una cosa era sicuro però: non le avrebbe più permesso di ricattarlo.
 
Il duello fra lui e la donna/iena era aperto! L'unica pecca era che non sapeva quando sarebbe finita.
 
-Ricordati che, a quanto pare, ora sono io il capofamiglia; ovvero 'colui che ti mantiene', chiaro? Quindi non fare tanto l'altezzosa con me, d'ora in poi.-
 
Nabiki era sconvolta da quell'atteggiamento autoritario proveniente dal cognato,  ma anche un po' tentata di rimanere al suo gioco. Sfoggiò un sorrisetto, non sapendo con quali provocanti parole replicare e, con un sonoro sbuffo, fece ciò che gli era stato ordinato. Certo, non si sarebbe mai arresa, ma dedusse che in certi momenti probabilmente sarebbe stato meglio assecondarlo, almeno per un po'.
 
Per quanto riguardava Akane, era d'accordo con Ranma senza dubbio, ma preferì non schierarsi da nessuna delle due parti. Chi fosse peggio fra loro due, proprio non riusciva a comprenderlo. Nabiki ha avuto sempre la sua fetta di potere all'interno della famiglia Tendo, ed ora avrebbe dovuto fare i conti con un'altra persona che tutto era tranne che suo padre, il quale era più facilmente manovrabile del giovane Saotome. Non che lui fosse un modello volpesco, ma da quando si era sposato aveva cominciato ad imporsi, almeno sulla sua famiglia. Accettava meno consigli di prima, e quando la situazione ne richiedeva uno ne parlava con la moglie, al massimo con sua madre.
 
Finalmente si sedettero tutti insieme a tavola; Akane con Akira in braccio, al suo fianco Ranma e di fronte a loro Nabiki.
 
-Domani ci saranno allievi per tutta la giornata.- informò Ranma. -Dovrò andare a dormire presto, se non voglio svenire prima di domani sera...-.
 
-Ok, allora rimarrò a casa anch'io...- si offrì la moglie, continuando a mangiare con il piccolo. Improvvisamente suonò il telefono.
 
-Vado io-. Ranma si fiondò verso l'apparecchio alzando la cornetta una volta arrivato.
 
-Pronto?-.
 
-Chissà chi è a quest'ora...- s'incuriosì Nabiki.
 
-COSA?-.
 
Le due sorelle si guardarono per cercare di capire cosa fosse successo, finchè l'altro corse verso di loro esclamando: -Kasumi sta partorendo!-.
 
***
 
-Nabiki, puoi badare ad Akira? è troppo tardi per farlo uscire, si prenderà un malanno!-.
 
Quei due erano corsi dalla maggiore ed ora la mezzana Tendo si ritrovò a fare la babysitter del suo unico nipotino. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato in questo, ma proprio lei, la diavolessa in persona, l'approfittatrice per eccellenza, doveva guardare un marmocchietto di qualche mese che non faceva altro che produrre dosi spropositate di escrementi e mangiava poco o niente. L'ultima volta che Ranma aveva cercato di abboccarlo gli aveva sputato addosso tutto ciò che in quel momento la sua bocca conteneva, facendolo imbestialire e dimenticandosi del tutto che il bambino aveva ancora bisogno di latte!
 
-Ma ceeerto!- disse lei, con una scenetta ipocrita degna di una pièce. In realtà, lo fece sedere su un cuscino accanto a lei, mentre la ragazza era completamente immersa nel meraviglioso mondo di un film appena cominciato.
 
Senza degnarlo di uno sguardo!
 
Fortuna che il piccoletto non era poi tanto pestifero come il padre! O meglio, non sembrava.
 
Infatti, dopo qualche ora Akira si addormentò e, quando il film che Nabiki stava guardando finì, si appisolò.
 
Senza cambiargli il pannolino appena sporcato!
 
Nel frattempo, nella sala d'attesa della maternità c'erano tutti. Tofu era impaziente come un toro che freme per lanciarsi verso un drappo rosso, mentre Soun stava piangendo tanto che l'infermiera dovette intimargli di smettere se non voleva inondare l'edificio.
 
Dopo molto tempo, sapendo dai medici che la ragazza ci avrebbe messo molto tempo, Akane suggerì al marito di andare a casa.
 
-Sei troppo stanco... Domani poi cosa farai? Lo zombie? Rimango io qui ad aspettare...-.
 
-Rimani? E chi ti accompagna più tardi?- replicò lui.
 
-Tornerò da sola.- rispose lei ovviamente.
 
-NON SE NE PARLA!-. E quel tono la fece indispettire, ma anche sorridere dentro di sé. Stava facendo il premuroso davanti a tutti i parenti!
 
E quando mai capitava una cosa del genere?!
 
-Ranma ha ragione. è troppo tardi perchè tu possa girare per Nerima. - intervenne il padre di lei. -Figliolo, la porterò io a casa-.
 
Ranma lo guardò per un attimo con un'espressione stanca per poi acconsentire. -Beh, allora vado.- La salutò con un ennesimo cenno del capo e si avviò verso l'uscita.
 
***
 
Erano le 23 quando Ranma rientrò in casa. Trovò la ragazza addormentata con Akira, anch'egli nel mondo dei sogni. Il ragazzo si acquattò accanto a lei per scrollarla. -Nabiki! Nabiki!!-.
 
-Che c'è?- chiese lei stroppicciandosi gli occhi. Lui prese il figlio in braccio alzandosi completamente in piedi, rispondendole di andare a dormire.
 
-Dov'è Akane?-.
 
-è rimasta in ospedale. Forse Kasumi ci metterà tutta la notte. L'accompagnerà Soun più tardi...- proferì con la voce incrinata per lo sforzo e per la stanchezza.
 
Detto questo, andò in bagno per cambiare Akira con meno difficoltà di prima, mettendoci comunque più di venti minuti, si rintanò con lui in camera da letto, lo mise nella culla e lui, sdraiatosi a sua volta, cadde addormentato.
 
Nel frattempo, Kasumi diede alla luce una bellissima bambina di nome Kyoko. Ma era ormai notte fonda, e Akane dovette ritornare a casa prima di perdere ulteriori ore di sonno. Durante il cammino, Soun le domandò come andasse la loro nuova vita.
 
-Tutto bene,- aveva risposto. -anche se Ranma si stanca moltissimo, perciò dovrò aiutarlo. Mi dispiace di non essere stata di più con Kasumi, ma sono già le tre e...-.
 
-Non preoccuparti, anche tu hai una famiglia e hai molto da fare...-.
 
Arrivati sulla soglia di casa Saotome-Tendo, padre e figlia si salutarono e l'uomo con i baffi esclamò: -Qualche volta puoi lasciare Akira ai nonni!!- prima di sparire dietro l'angolo.
 
Chiuse il portone e andò verso il marito.
 
Ranma era ancora vestito e questo le fece scappare un sorriso. La sua bocca era sul punto di spalancarsi del tutto, segno che era davvero al limite. Avendo paura si svegliarlo, si mise il pigiama velocemente e si stesse vicino a lui, avvicinando il viso al suo e abbracciandogli le spalle. Doveva aver sentito lo spostamento d'aria, perchè il ragazzo si voltò nella sua direzione mormorando allo stesso tempo il nome della giovane nel sonno. Questo la fece arrossire tremendamente e anche compiacere.
 
Non resistette all'impulso di dargli un bacio sulla guancia.
 
Meno male che non se n'era accorto!
 
***
 
Il giorno successivo fu una vera e propria impresa rimanere vigile, escludendo una visita inattesa e, a dir la verità, alquanto indesiderata.
 
-Ciao a tutti!!-. La voce gracchiante di Happosai fece capolino nel soggiorno, dove in quel momento si trovava il piccolo Saotome intento a giocare. Il vecchietto aveva in mano un pupazzone di peluche a forma di cane con una grossa coccarda all'altezza delle orecchie, evidentemente un regalo per Akira.
 
-Ma ci sei solo tu?- fece l'anziano, prima di veder arrivare Akane dalla cucina.
 
-Ah, Akanuccia! Come sei diventata bella!- si complimentò ammiccando, o meglio, cercando di ammiccarle con i suoi occhietti a palla.
 
Akane gli sorrise stando in guardia. Non poteva sapere cosa aveva in mente quel maniaco. ma comunque non voleva farlo sentire fuori luogo. il nonnetto si avvicinò al bambino porgendogli il suo dono e poi cominciò a chiedere di Ranma.
 
-Come sta quel snaturato senza sale in zucca?-.
 
-Bene! Ma Ranma non è snaturato!- si arrabbiò lei affondando le dita nei palmi delle mani. Quanto non riusciva a sopportarlo! Ma l'atteggiamento noncurante del maestro la fece rimanere leggermente interdetta. Era molto più sereno da quando aveva lasciato il dojo! Che avesse trovato qualcosa che gli impedisse di rubare la biancheria altrui?!
 
In quel momento entrò proprio il ragazzo con il codino in pausa. -Ehilà, vecchiaccio!- lo salutò, e l'altro si voltò con aria saggia.
 
-Non ho intenzione di litigare, Ranma! Sono solo venuto per dare qualcosa a tuo figlio- ed indicò Akira -Ma per domandare ad Akane-chan se è disponibile per una fuga romantica con me!-.
 
SBONK!
 
I due ragazzi diedero un calcio ciascuno contemporaneamente, schiacciando Happosai sul pavimento facendolo aderire del tutto.
 
-MA CHE TI SALTA IN MENTE?!-.
 
Le cattive abitudini restano, si disse Ranma. Beh, tutto sommato doveva averlo dedotto da quella subdola di sua cognata. E quindi anche dei depravati come il vecchio maestro sarebbero rimasti con i loro vizi per tutta la vita. L'unico rimedio era fronteggiarli di continuo.
 
-Soun, Nodoka e Genma mi hanno mandato per dirvi che nei fine settimana ci riuniremo per stare insieme. Tutto qui! Mentre voi siete sempre pronti ad aggredirmi senza sapere cosa ho da dire... Che ingrati!- esclamò tutto d'un fiato.
 
Intorno a Ranma si creò un'atmosfera angelica con tanto di putti e fiori sparsi dappertutto.
-FINALMENTE SI MANGIA COME SI DEVE!!!!!!!!!!!!!!!! EVVAI!!!!!!!!!!!!!-.
 
E intorno ad Akane prese forma un'aura malvagia. -CHE COSA STAI INSINUANDO CON QUESTO, EH?-.
 
-CHE NON NE POSSO PIù DI CUCINARE PER NON RIMANERCI SECCO!-.
 
-CHE COSAAAAAAAAAA?- continuò la ragazza che, con un poderoso calcio, gli fece fare un giro, precisamente, un volo per i cieli di Tokyo. E che cavolo! Aveva ancora da ridire? Ma che idiota senza tatto! Quasi quasi lo lasciava da sua madre, così non avrebbe più sentito questo disco che ormai durava da un po' di anni!
 
Akira? Ogni volta che vedeva una scena del genere rideva a crepapelle!
 
***
 
Dopo qualche mese passato fra le rispettive famiglie d’origine e quella di Kasumi e Tofu, Ranma e Akane avevano trasferito il loro piccolo in quella stanza che prima apparteneva ad Akane. Era abbastanza grande da poter dormire da solo la notte, perciò gli avevano preparato la cameretta.
 
Nabiki aveva cominciato a lavorare per puro caso per non gravare sulle spalle di Ranma più del dovuto, dandogli del disgraziato per permettere a una dolce ragazza come lei di faticare tutta una mattina.
 
In realtà, il ragazzo avrebbe preferito che lavorasse di pomeriggio così non avrebbe visto la sua faccia nelle ore di relax, ma poi gli venne riferito da Akane che rimaneva nel call center anche più del dovuto.
 
E lui se ne rallegrò, tirando un sospiro di sollievo ogni volta che uscendo dal dojo non ne vedeva nemmeno l’ombra.
 
Una sera, come al solito, erano seduti sulla spalliera a raccontarsi gli eventi della giornata e, se non ce n’erano granchè, si addormentavano quasi subito.
 
Ma quella volta fra una parola e l’altra presero a baciarsi come non facevano da molto. E Akane non voleva limitarsi a quello. Quella forza sconosciuta che la spingeva ad andare oltre i baci prese il sopravvento e cominciò a tirare su la maglietta del marito, che fermatosi, le chiese: -Che stai facendo?-.
 
Eh, sì, l’aveva intuito. Ma le bloccò il polso, allontanandola da sé.
 
-No, non posso…-.
 
La giovane non capiva. –Perché?- chiese innocentemente.
 
Lui era restio a parlarne, e sebbene fosse anche propenso a fare l’amore ancora con lei, aveva paura di farle del male. Ancora.
 
-Perché se avremo…- cominciò titubante. –S-Se avremo un… un altro bambino tu potresti rischiare grosso… Sei delicata, Akane. Se dovessi ancora avere problemi con il parto…-.
 
L’altra rise con il viso rosso dall’emozione, scuotendo il capo. –Guarda che non è detto che ne nasceranno altri settimini da me!-.
 
-Eh?-.
 
-Già…-.
 
Lo attirò verso di sé, riprendendo ad accarezzargli il volto, mentre Ranma l’avvolgeva nella sue braccia, ormai rasserenato.
 
-Sicura?-.
 
-Mai stata più sicura!-.
 
Si stesero l’uno sull’altra ed iniziarono a spogliarsi a vicenda, sicuri che in quella notte sarebbe stata molto più accesa della loro prima volta e che niente e nessuno poteva intimorirli.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Aloha!!! Allora….. Che finale di merda (scusate il termine) ho dato a questo capitolo! XD
Gomen per il ritardo, gomen per la brevità e la banalità di questo capitolo ( non è che non ho idee, ma non so che espedienti usare per arrivarci! :P), gomen per non aver controllato il testo prima di aggiungerlo.
Ma il vostro sostegno mi incita a proseguire! Grazie tante!

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Capitolo 14
*** XIII ***


 
Quando aprì gli occhi, Ranma sentì un senso di pace e felicità avvolgerlo. Si accorse di Akane abbracciata al suo petto che sonnecchiava.
 
Che strano... In altri tempi sarebbe schiattato scoprendosi stretto alla ragazza completamente svestiti, ma adesso avrebbe voluto far fuori tutto ciò che aveva costruito soltanto per poter restare con Akane in quello stato.
 
Se Akane gli avesse letto i pensieri lo avrebbe senza dubbio dato del depravato.
 
Ridacchiando fra sé e sé, emise un lungo respiro che svegliò piano sua moglie e, rendendosene conto, la legò ancora più saldamente al suo torace cominciando a baciarle le labbra senza darle il tempo di focalizzare.
 
-Ranma...- esordì lei. -Eri sveglio e non mi hai detto niente? A che stavi pensando?- continuò lei cercando di far aderire il suo corpo a quello dell'altro.
 
Ricordava ancora lo sguardo innamorato che lui le ha rivolto per tutta la notte precedente e lei che si scioglieva come ghiaccio al sole, forse anche più velocemente.
 
Ranma fece il vago, rispondendo dolcemente -Niente! Tu e le tue conclusioni affrettate!- disse rimettendosi a dormire.
 
-A quest'ora avresti già preparato la colazione... -lo squadrò Akane.
 
Come mai era ancora lì a letto?
 
-Voglio rimanere qui.- replicò lui con un velo di imbarazzo, accompagnato da quello della giovane. -Con te.-.
 
Ma i suoi propositi non andarono in porto perchè Akira cominciò a piangere.
 
-Resta ancora un po'- le propose. -Mi occuperò io del piccolo.-.
 
Si infilò i boxer stando ancora seduto, mentre lei da dietro gli gettò le braccia al collo, solleticandolo con il suo fiato. Le diede un'ultima carezza prima di lasciare la stanza.
 
***


Nabiki non faceva altro che stiracchiarsi da quando aveva abbandonato anch'ella la sua camera. Arrivò in cucina, dove trovò Ranma intento a preparare il latte ad Akira. La mezzana si appoggiò accanto alla porta sbadigliando sonoramente.
 
-Mia sorella non si è ancora alzata?- gli domandò, mentre prendeva una tazza ed accendeva la teiera.
 
-Le ho detto io che poteva stare.- sostenne, sedendosi con il figlio in braccio.
 
C'era una strana sfumatura nella sua voce, cosa che alla volpe non sfuggì affatto. Era un po' tremolante e sognante. Non aveva mai visto Ranma così. -Che ti prende?- chiese con una certa malizia avvicinandosi al volto sereno di lui. -Ti è successo qualcosa di bello?-.
 
Sapeva che voleva soltanto prendersi gioco di lui, perciò cercava di scacciarla con alcuni movimenti della testa con un'espressione infastidita.
 
Ignorandolo del tutto, Nabiki si diresse verso la camera da letto dei due e, spalancando la porta senza chiedere il permesso, vide Akane ancora sotto le lenzuola e da come cercava di vestirsi, ne dedusse che fino a poco tempo prima era completamente nuda.
 
-EHI, AKANE!- la richiamò fischiando. –Sei ancora lì?!- rise, al contrario l'interessata tentava in tutti i modi possibili di nascondere il rossore che ancora faceva capolino sulle sue gote, ammonendo la sorellona.
 
-SMETTILA, NABIKI!!-.
 
Si udì il suono del campanello e la mezzana si dedicò alle visite, pensando che soltanto qualcuno di famiglia poteva arrivare di punto in bianco a quell'ora del mattino. Erano suo padre e Genma che sorridevano come ebeti, quasi fossero appena usciti da una birreria. Per accertarsene, la ragazza con il caschetto si avvicinò al volto del padre per annusargli i baffi: eh, sì.
 
Era ubriaco.
 
E doveva esserlo anche quell'altro!
 
Povero paparino!
 
Povero zietto!
 
-Perchè siete qui? Che succede?- chiese lei, incrociando le braccia al petto.
 
-Ahahahahahahahah!! Ottima domanda!- fece Soun rendendo la sua rosatina sommessa un vero e proprio baccano da spaccare i timpani. Nabiki si aspettava che continuasse a spiegarle, ma a quanto pare i due uomini erano troppo occupati a ridere come pazzi, come se avessero visto quale stramba scena comica talmente d'effetto da riderci su per ore.
 
Si guardavano e ridevano.
 
Poi ridiventavano seri e riprendevano a sghignazzare subito dopo.
 
-ORA BASTA!!- tuonò infine. -DITEMI CHE CAVOLO VOLETE O VI SBATTO LA PORTA IN FACCIA, CAPITO??!!!-.
 
Nel frattempo, Ranma aveva compreso che c'erano il padre ed il suocero all'uscio ma aveva Akira in braccio, perciò fu silenziosamente grato alla volpe. E, siccome la ragazza non riusciva a cavare niente da quelle bocche ormai infradiciate di ogni tipo di alcolico, Ranma prese la palla al balzo. Fece segno alla cognata di intrattenerli ancora per qualche minuto, stando ben attento a non farsi vedere soprattutto da Soun.
 
Era chiaro che si sarebbe scandalizzato se lo avesse trovato in mutande con due donne in casa, e molto probabilmente avrebbe allungato il mento fino a toccare terra.
 
E chissà cosa avrebbe formulato nella sua mente.
 
Si fiondò verso la camera da letto, dove Akane si stava già vestendo.
 
-Ma chi è?-.
 
-Sono i nostri padri. Dovrebbero dirci qualcosa ma non si sbrigano a parlare.- replicò in risposta, dandole in braccio il bambino.
 
Akane però non capiva. -Come 'non si sbrigano a parlare'?-.
 
-Lo vedrai da te!-.
 
L'attesa e la curiosità la stavano davvero divorando. Segno evidente fu la sua corsetta verso l'ingresso con il piccolo.
 
Erano su di giri a causa dell'alcool.
 
-AKANE, FIGLIOLA!- esultò il padre, portandosi una mano alla testa constatando di quanto fosse cresciuta la sua bambina, ormai diventata madre. -Dato che oggi il dojo è chiuso abbiamo avuto la splendida idea di cenare tutti insieme qui! Nodoka è con Kasumi a fare la spesa. Saranno qui a momenti!-.
 
Ma che stavano dicendo? Il dojo doveva aprire proprio nell'arco di quell'oretta, come mai dicevano così?
 
-Ah, cavolo, me ne ero dimenticato!- disse Ranma avvicinandosi alla porta. -Oggi cominciano i giorni liberi prima della partenza! me ne ero completamente dimenticato!- concluse ridacchiando.
 
Al contrario Akane era davvero arrabbiata. -DOBBIAMO CHIUDERE IL DOJO E NON MI HAI DETTO NIENTE?-. va bene che suo marito era piuttosto sbadato, ma nasconderle una cosa che interessava anche lei era troppo!
 
-Non fare così! Me ne sono scordato, con tutto quello che ho in testa! E poi, scusa, Happosai te lo dice sempre, come mai adesso non...-.
 
-Dato che il periodo che dovrebbe trascorrere fuori si è ampliato, dovrà chiudere per due giorni. Il maestro non è in città, è in montagna che ti aspetta... E lo sai, no?!- si intromise Soun.
 
La ragazza lo guardò di traverso, e Ranma decise di gettare la spugna davanti a lei e di andarsene in bagno. -Ok, hai vinto tu...- borbottò ad Akane, prima di dileguarsi.
 
***
 
Fra tutto quello che lo teneva occupato, non si era reso conto che doveva fare un altro viaggio di allenamento con i suoi allievi! E, cosa ancora più grave, non lo aveva detto a sua moglie!
 
Si diede dello stupido molte volte, uscì dalla vasca e si vestì di fretta, mettendo ciò che gli serviva per il viaggio subito in lavatrice.
 
Appena mise in moto, si aggrappò alla macchina fissandola.
 
Non sapeva il perchè, ma rammentandosi del viaggio si era ricordato anche di un altro problema, molto più grave: la sua maledizione. Il suo sguardo si fece triste e, Akane, entrata nel bagno anche lei, lo vide ed intuì il suo sconforto.
 
-Ranma...-. L'interpellato si voltò verso di lei, persistendo con quell'espressione. Rimase in silenzio, con il capo chinato, aggrappato con le mani ai lati dell'apparecchio.
 
-Stai così per...-.
 
-Sì- l'anticipò lui. -Come sarà l'approccio di Akira con...-. Non aveva il coraggio di continuare, forse perchè anche a parlarne non poteva accettarlo. Gettò ancora gli occhi a terra.
 
-Lui capirà, non preoccuparti.-.
 
***
 
La partenza era fissata per il giorno dopo. E naturalmente i due coniugi non poterono di certo farsi mancare un'altra notte a stretto contatto. Peccato che Akane non lo trovò al suo risveglio. Al posto di Ranma c'era un foglietto di carta, con la sua calligrafia.
 
Scusa per averti turbata con la questione della maledizione, l'altro giorno. Ti prometto che non avrò più dubbi su questo.
Questi tre mesi saranno molto pesanti senza di voi. Da un bacio ad Akira da parte mia.
Per quanto riguarda te, beh, spero che i baci di questa notte te li sentirai addosso per tutto questo tempo.
Ranma
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Graaande ritardo!! Lo so, lo so. :(
E come se non bastasse, il capitolo è anche corto e a dir la verità, anche gettato così!! Senza correggerlo e senza occhiate conclusive. Perdono!!
Per il momento sono concentrata di più sull'altra ff di ranma, ecco perchè. Comunque non rimarrà incompiuta, sicuro! :)
 
 
 

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Capitolo 15
*** XIV ***


 

In quel periodo Akane si dedicò all'addestramento del resto degli iscritti. Un sacco di volte dovette affidare Akira a Nodoka proprio perchè non era in grado di prendersene cura durante la mattinata.

Nabiki era troppo inpegnata dal suo lavoro, e Kasumi lo era con la sua piccola Kyoko. A volte facevano sì che i due cuginetti trascorressero del tempo insieme. La bambina di Tofu e Kasumi era diventata molto carina, ed era tutto il contrario di Akira. Molto più calma e pacata.

Il figlio di Ranma, invece, più cresceva e più evidenziava una sconvolgente copia spiaccicata del padre; e non solo nell'aspetto.

Vivace, testardo, e carino e comprensivo solo quando gli faceva più comodo.

Ecco ciò che prevedeva Akane. E ogni volta sorrideva al pensiero. Magari si sarebbero anche scontrati quasi tutti i giorni come Ranma faceva con Genma finchè quest'ultimo non lasciò il dojo.

Ritornando al piccolo, cresceva benissimo, e Akane migliorava sempre di più nel suo ruolo di madre. E, un giorno di quelli, Akira cominciò a muovere i primi passi.

Una volta, uscendo con Kasumi, Akane si recò in un negozio per cercare di cambiare il guardaroba a Ranma una volta per tutte. Se le avesse fatto una paternale lei sarebbe stata capace di tenergli testa.

Gli comperò alcune magliette e paia di jeans.

-Non credi che avrà da ridire se ti occupi dei suoi vestiti?- chiese la sorella maggiore.

-Quei vestiti che ha li adopera da anni. Non voglio che si sacrifichi per noi e si abbandoni a se stesso...-.

***

Aveva ricevuto istruzioni chiare. Lui e gli allievi sarebbero dovuti accamparsi sui pendii di una montagna, alla periferia di un boschetto poco distante.

Happosai li avrebbe aspettati fino alla fine del secondo mese, nel frattempo il nonnetto avrebbe sostato a lungo sulla cima per meditare. E con meditare il vecchio intendeva rubare biancheria. Infatti, dopo qualche ora di cammino per raggiungere il depravato signore, glki abitanti dei paesini circostanti, vedendo il gruppo di Ranma avevano chiesto loro aiuto.

Non fosse stato per la descizione che offrirono le ragazze, -Un nanetto con occhi grandi che gli coprivano l'intera fronte e la risatina gracchiante di chi l'ha avuta vinta durante tutta la sua vita!-, sicuramente ci avrebbero impiegato anni per smascherarlo.

Ma quando lo videro seduto su di una roccia, intento a fumare la sua amata pipa, dovettero forzatamente dire addio alla loro calma.

Ranma, seguito dai suoi allievi, lo prese per la tutina scrollandolo come uno spaventapasseri. -MANIACO! Ti sei permesso di rubare biancheria anche qui!-.

-Non è lecito parlare così del proprio maestro, allievo sconsiderato ed irriconoscente!- lo punse Happosai dimenandosi per liberarsi dalla stretta. Dopo di che cominciò ad avvisarlo ch erano ormai passati due mesi e mezzo e che presto sarebbe tornato al dojo, il quale aveva guadagnato altri allievi. Una notizia che ebbe gli effetti che il vecchietto sperava. Il ragazzo contento, allentò la presa fino a liberarlo del tutto. Lo lasciò scorrazzare per un po' intorno alla radura, finchè non lo riacciuffò e lo legò, aiutato dai più grandi e forzuti del suo gruppo.

Calò la sera e i ragazzi erano già a dormire da un pezzo.

Soltanto Ranma era ancora in piedi, condividendo la sua tenda con quella di Happosai, che promise di non fare scherzi idioti.

-Hai altre notizie dal dojo?- chiese ad un certo punto il più giovane.

-Non molte.- gli fu risposto. -Quella cattivona di Akane mi preclude ogni cosa che non riguardi il dojo!-.

-E fa bene! Altrimenti anche persone poco desiderate ficcherebbero il naso in faccende private! Già lo fa Nabiki, ma sono costretto a chiudere un occhio!-

Che carina la sua piccola Akane...

Le piaceva tenere la sua vita privata con lui segreta. Maledizione, solo i Kami sapevano quanto gli mancava!

E Akira! Chissà com'era cresciuto!

L'euforia che nacque non appena arrivò l'ultimo giorno era talmente palpabile che il suo gruppo gli lanciava continue occhiate maliziose. Lui se ne accorgeva ma faceva finta di niente. Loro erano più giovani di lui e probabilmente molti di loro non erano nemmeno fidanzati, e non poteva di certo pretendere che sapessero come ci si sente ad avere una famiglia appena sbocciata.

Non appena entrò a Nerima si fece un kilometro correndo come un indemoniato, ma per la stanchezza e per il peso sulle spalle dovette arrendersi ad una marcia lenta ma spedita.

All'ingresso del dojo trovò suo padre, Genma. Era a braccia incrociate sul petto, con un'espressione crucciata. Doveva aver litigato con qualcuno oppure doveva esser successo qualcosa di grave. Ranma sperò per la prima ipotesi.

-RAAANMAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-.

Il ragazzo con il codino sobbalzò di sorpresa, rischiando di cadere a gambe all'aria. Il suo vecchio si era fiondato su di lui con rabbia.

-MA CHE DIAVOLO VUOI? Non vedi che sono tornato proprio ora?! E che ci fai qui? E dov'è Akane?-.

-AAAHH! NON CAMBIARE DISCORSO NOMINANDO LA TUA CARA MOGLIETTINA!- e qui l'altro arrossì accigliandosi di più. -SEI UN FALLIMENTO COME PADRE! DEVI SUBITO COMINCIARE AD ADDESTRARE TUO FIGLIO, IDIOTA!-.

Che imbecille patentato! Lo aveva fatto preoccupare a morte inutilmente!

-MA SE NON SI REGGE ANCORA IN PIEDI!-.

-MA CHE DICI? HA GIà IMPARATO A CAMMINARE!-.

-DAVVERO? MA COME TI ASPETTI CHE IO LO SAPPIA? CRETINO DI UN GENITORE!-.

Dall'interno arrivò Akane con Akira, sorridendo al marito. -Ranma!-.

-Ciao, Akane! Akira!- ribattè, poi entrò in casa senza curarsi di Genma. Posò lo zaino e li strinse entrambi in un solo abbraccio. Per un attimo ebbe l'impressione che fosse ingrassata, ma non voleva lanciare battutine proprio ora che non si vedevano da mesi. Avrebbero finito con il litigare.

La ragazza si scostò subito per condurlo in camera, ma prima intimò ad Akira di rimanere lì dov'era. -Vieni! Ho tre notizie da darti!-.

Quando furono soli, il ragazzo domandò impaziente. -Allora? Quali sono le tre...-.

-La prima è che Akira ha...-.

-Sì!- l'interruppe lui. -Me l'ha detto il pelatone! Poi? Che altro?-.

-Poi...- cominicò Akane, tirando fuori dei vestiti nuovi -ti ho comprato questi! Non fai altro che occuparti del dojo... e di noi. Non pensi mai a te stesso...- si giustificò imporporandosi.

-Ma non dovevi, Akane...-.

-Sì, invece!-.

Adesso arrivava la terza. Doveva essere qualcosa di estremamente importante per lasciarla all'ultimo posto.

-E... poi?-.

-Io... Sono... Incinta.-

 

 

 

 

 

 

 

NDA: La ff è conclusa! Però attenzione: ci sarà un prosieguo anche se non subito.

Vorrei farvi i miei più sinceri ringraziamenti per aver seguito, recensito e semplicemente solo letto questa piccola avventura. Ah, vi faccio un'anticipazione extra: è una femmina. XD

A presto! :)

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