Le lacrime del diavolo

di Solstitia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Il corvo ***
Capitolo 3: *** 2. Prove ***
Capitolo 4: *** 3. Chi sei? ***
Capitolo 5: *** 4. Angeli come stelle cadenti ***
Capitolo 6: *** 5. Trovata ***
Capitolo 7: *** 6. Amicizia ***
Capitolo 8: *** 8. Noah ***
Capitolo 9: *** 7. Buio ***
Capitolo 10: *** 9. Un legame per l'eternità ***
Capitolo 11: *** 10. Una notte insieme part. 1 ***
Capitolo 12: *** 10. Una notte insieme part. 2 ***
Capitolo 13: *** 11. Milioni di anni fa ***
Capitolo 14: *** Read me :D ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

Non avevo mai provato niente di simile.

Tutto lentamente diventa nero, i sensi si attenuano e il silenzio inghiottisce ogni cosa intorno a me, circondandomi in quella caduta che sembra non avere una fine.

Poi un sussulto.

Ora riesco a vedere qualcosa, una luce forse, anzi, tante deboli luci intorno a me. Ma gli occhi sono stanchi, e si richiudono.

Nella mia mente ci sono solo dei pensieri confusi e contorti, offuscati dai ricordi che lentamente spariscono e da qualcosa che non riesco a comprendere.

Ho freddo e paura, paura di quello che mi sta succedendo e di quello che mi succederà. La schiena mi fa male e sento un vuoto, che continua ad aumentare, e che scava nel mio corpo e in ogni spazio della mia mente.

Dove sono?

Lentamente riapro un occhio, poi l'altro.

Le luci che prima erano intorno a me sono sparite e quel debole bagliore che circondava anche me, non c'era più.

Perchè mi trovo qui?

Qualcosa mi sfiora la guancia e mi giro.

Lui era lì e mi guardava con la sua mano che mi sfiora una guancia, gli angoli della bocca sollevati nel suo caldo sorriso, ma i suoi occhi sono tristi e sofferenti.

Ma lui chi è?

Chiudo gli occhi e un brutale e pesante tonfo rimbomba nel vuoto distruggendo il silenzio.

Ora il cielo intorno a me è diventato grigio e nuvoloso, mentre centinaia di figure precipitano nel vuoto atterrando sulla terra fredda e desolata, mentre altre spariscono inghiottite da essa.

La sofferenza e la paura sono ormai un ricordo passato. Ora mi sento vuota, libera e sola.

Tutto è finito e tutto è dimenticato.

Ma io ricorderò.

Un giorno.
 



N.b.  Salve a tutti !! questa è la prima storia che scrivo , quindi spero di riuscire ad esprimere al meglio tutto quello che mi frulla per la testa xD Mi farebbe piacere ricevere delle vostre recensioni, con magari anche dei suggerimenti per poter migliorare sia questa storia che quelle che spero, in futuro, scriverò ^_^
Grazie mille :D

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Capitolo 2
*** 1. Il corvo ***


1. Il corvo

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

La pioggia veniva giù incessantemente dalla notte prima.

Angie osservava fuori della finestra della sua camera, in attesa dell' arrivo della macchina che l'avrebbe scortata fino alla St Anne Academy, una scuola eretta nel centro della città ancor prima che essa fosse costruita nei primi anni del XI secolo.

Una ciocca di capelli le ricadde sul viso. Si era incantata a guardare la veranda biancastra bagnata qua e là dalla pioggia.

Lentamente la sistemò dietro l'orecchio e guardando il suo riflesso nella finestra si diede una sistemata ai lunghi capelli neri che quel giorno, non volevano proprio saperne di rimanere fermi.

Quando ebbe finito diede un occhiata all'orologio che portava al polso, un regalo di una lontana parente per il suo diciottesimo compleanno.

Era ancora presto. Afferrando con la mano lo zaino mezzo vuoto e con l'altra la maniglia d'ottone della sua camera, scese velocemente le scale per andare in cucina.

« Buongiorno papà, buongiorno mamma! » disse nel momento stesso in cui entrò nella stanza e salutandoli con un bacio sulla guancia, prese il suo posto a tavola allungandosi una delle frittelle poste su un piatto di vetro.

« Buongiorno a te cara. » rispose la donna mentre cuoceva della uova e guardava incuriosita la pioggia che cadeva. « Pare proprio che continuerà così per tutto il giorno. »

« Bet togli subito quelle uova dal fuoco, le stai bruciando!» rispose l' uomo, mentre cercava di girare le pagine del GreenWood News.

Oscar Timson e Bethany Wilder. Lui aveva una ferramenta in città, mentre lei per via della sua salute cagionevole era sempre rimasta a casa, a curarsi di Angie e del suo fratellino, Tommy, che aveva ancora 5 anni.

Vivevano a GreenWood da quasi un anno ormai, un paesino del West Virginia nominato così per via dei boschi che lo circondano, come se lo volessero proteggere da occhi indiscreti.

Molte persone avevano paura ad entrarvici dentro, sopratutto di notte. Poi, quando il piccolo Wesdey, un bambino di sette anni sparì all'improvviso, nacquero le prime leggende che avevano la stessa fine e la stessa morale: “Non avventurarsi mai nel bosco da soli”, un piccolo suggerimento creato dagli abitanti della città per evitare che accada ancora la stessa disgrazia e che Angie aveva sempre considerato una regola al quale non avrebbe mai trasgredito.

Il rumore improvviso del clacson le fece quasi cadere la fetta di pane tostato dalla mano.

« Devono essere Liam e Isabel. » disse la ragazza scattando in piedi. Afferrò lo zaino e se lo portò sulla spalla, e con un gesto della mano salutò la famiglia prima di sparire dalla loro vista.

Uscì sulla veranda e dopo aver visto i fari luminosi della Jeep nera dell' amico parcheggiata in maniera provvisoria, vi si precipitò dentro prima di bagnarsi del tutto.

« Ehi Angie! Scusa il ritardo, ma la tua amichetta non voleva proprio saperne di uscire con questa pioggia. » disse l'amico. Con la luce rimasta accesa per via dell' apertura della portiera, il viso del ragazzo sembrava brillare.

Aveva dei capelli arruffati biondi, con dei riccioli che ricadevano sul suo viso pallido e ovale e degli occhi azzurri, al quale ogni ragazza non saprebbe resistere.

Sotto quel maglione verde pino con lo stemma della scuola, si poteva intravedere un corpo piuttosto allenato e palestrato, d'altronde faceva parte della squadra di rugby della St Anne, ed era anche uno dei migliori giocatori che ci fossero.

« Liam Owen, come ti permetti di accusarmi? Stavo semplicemente cercando l'ombrello. » rispose la ragazza sbuffando come se fosse una bambina, ma in effetti, osservandola bene, si poteva scorgere nel suo sguardo qualcosa di ancora infantile.

Aveva i capelli cotonati e ricci di un castano ramato e degli occhi verdi che facevano un contrasto affascinante affianco al nasino circondato dalle lentiggini nel suo viso troppo piccolo e pallido. Era alta ( o sarebbe meglio dire bassa) circa 1.58 e per questo la gente la prendeva spesso in giro, ma il suo carattere forte e indifferente l'aveva sempre fatta camminare a testa alta.

Quando Angie ebbe finito di sistemarsi, il ragazzo mise in moto la sua macchina.

« Alle prime ore ho filosofia con la Barker. Sapete cosa vuol dire avere quella maniaca di Freud il lunedì mattina? » disse la ragazza appoggiandosi al finestrino.

« Io ho Palmer, ciò vuol dire tornare a casa senza sentirsi più i muscoli. Quel professore di educazione fisica è da ricoverare. » rispose Isabel facendo il segno di essere già morta.

Liam soffocò una leggere risata che fu subito ricambiata dalla sgomitata in piena pancia di Angie.

« Io non mi lamento. Oggi avrò tre ore di Miss Marie. Certo, io odio il francese, ma per lei posso anche fare uno strappo alla regola. » sogghignò il ragazzo.

Arrivarono a scuola dopo dieci minuti di viaggio, lentamente la Jeep di Liam entrò attraverso i cancelli di ferro ormai arrugginito della St Anne Academy e si spense nel parcheggio a fianco di essa.

Scesero dalla macchina e camminarono insieme fino all'entrata dell'Istituto. L'università era completamente fatta di pietre e rocce accuratamente levigate e con vari motivi incisi da chissà quale scultore. Vi si entrava da degli scalini in marmo bianco frammentati dal tempo e sporchi di fango.

All'intorno era tutto un po più moderno: degli armadietti blu erano stati posti vicino alle pareti dipinte di bianco e dei dipinti raffiguranti i vari sindaci di GreenWood erano fissati in ogni spazio lascito libero. Proseguendo in quel lungo corridoio si arrivava a delle scalinate piuttosto ampie di legno d'acero che conducevano ai quattro piani di cui era composta l'accademia. Ai piani superiori si trovava la biblioteca, aperta fino alla sera per i pochi studenti che si volevano fermare per leggere o studiare, e altre aule di studio. All'esterno però, il cortile era piuttosto grande, adatto per una lezione all'aria aperta e per le varie competizioni che c'erano alla fine di ogni semestre. Il terreno era tutto fangoso e scivoloso per via della pioggia e molti degli studenti, muniti dei propri ombrelli, erano ancora fuori ad aspettare il secondo il cui la campanella avrebbe annunciato l'inizio delle lezioni.

« Sono al terzo piano ragazze oggi, quindi vi saluto qui.» disse Liam dirigendosi verso le scale e, facendo un gesto con la mano, se ne andò.

« Odio questa pioggia! Tutta quest'umidità mi fa diventare i capelli ancora più gonfi. Per non parlare delle mie scarpe! Le avevo appena lavate.» disse Isabel mentre inseriva la combinazione del lucchetto del suo armadietto.

Fortunatamente all'inizio dell'anno a lei e ad Angie erano stati assegnati due posti vicini grazie al quale potevano trovarsi spesso durante la giornata.

« Sei l'unica ragazza che conosco che si mette delle ballerine, oltretutto bianche, in un giorno come questo! » rispose sogghignando.

Isabel si girò a guardarla pronta a rispondere, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

« Ti prego, dimmi che quel volantino appeso al muro non è ciò che penso. » Angie si voltò.

Davanti a loro, scritto con caratteri piuttosto grandi e visibili anche a un chilometro di distanza, c'era il manifesto che annunciava l'evento che tutte le ragazze aspettavano dall'inizio dell'anno.

« Il ballo d'autunno! » rispose Angie spalancando i suoi occhi azzurri dalla gioia e prendendo l'amica per mano. « Sai cosa significa Isy? »

« Che neanche quest'anno qualcuno mi inviterà a ballare? » rispose Isabel sbuffando.

« Oh non essere così tragica! È successo solo l'anno scorso, ma solo perché ti eri beccata una di quelle influenze che non si scordano più! Avevi il naso rossissimo, gli occhi da zombie, la voce impastata come quando sei ancora mezzo addormentato la mattina e... » disse l'amica iniziando a camminare verso l'aula in cui si sarebbe tenuta la sua lezione.

« Ok, ok ho capito, non c'è bisogno di ricordarmelo. Se non ci vai con nessuno, potremmo andarci insieme!» urlò la ragazza rimasta indietro nello stesso momento in cui la campanella iniziò ad emettere il rumore che ogni persona odia e che annunciava l'inizio di quella giornata scolastica.

« Ne parliamo dopo all'uscita, ma per me va bene! Ci vediamo dopo Isy! » disse Angie salutando l'amica ed entrando nella classe dove si sarebbe tenuta la sua prima lezione.

L'aula era completamente vuota e non vi era ancora traccia della professoressa. Prese posizione su una delle sedie vicino alle finestre e, nell'attesa, iniziò ad osservare la pioggia che lentamente stava bagnando tutta l'erba e gran parte del cortile che non era coperto dalla tettoia.

Con gli occhi seguiva ogni goccia che si abbatteva sulla finestra, fino a scendere a depositarsi sul pavimento all'aria aperta, finché il suo sguardo non si posò su un corvo.

Era lì, avvinghiato con i suoi artigli su un ramo di un albero nel giardino adiacente all'aula. La cosa più strana non era il perché fosse lì, ma il fatto che stesse fissando proprio lei.

Era una sensazione stranissima e un brivido fece tremare l'intero corpo di Angie, dalla punta dei piedi alla testa.

I suoi occhi la stavano scrutando, ne era certa.

Si sentiva in gabbia, imprigionata da quello sguardo che la stava ipnotizzando sempre più, finché dei passi e delle voci di ragazzi e ragazze non iniziarono a riempire lentamente l'aula, facendola risvegliare da quella trance.

La professoressa entrò per ultima, salutando gli alunni e tirando fuori dalla sua cartelletta una serie di fogli.

Intanto fuori, il corvo si sollevò in aria gracchiando e facendo cadere sull'erba bagnata, una piuma nera.

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Capitolo 3
*** 2. Prove ***


2. Prove

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

Il sole era già alto nel cielo, quando Angie si svegliò.

Lentamente si mise a sedere sul letto e stirandosi, diede un'occhiata fuori dalla finestra.

Il cielo era limpidissimo, neanche una nuvola all'orizzonte, ma semplicemente una leggere brezza che stava facendo danzare ovunque le foglie variopinte dall'autunno come delle ballerine..

La suoneria di un nuovo messaggio la obbligò ad alzarsi dal letto per andare a vedere chi fosse.

 

Da: Isy

Buongiorno dormigliona, dormito bene?

Sei pronta per oggi? Passo a prenderti fra un'oretta, quindi fatti trovare pronta e perfetta ;D

Kissssss <3

 

Un leggero sorriso le apparve sul volto.

Oggi era il grande giorno. Avrebbero trascorso l'intera mattinata in città, cercando in tutti i negozi possibili ed impossibile il vestito che avrebbero indossato quella stessa sera durante l'evento più atteso dell'anno.

Riponendo il cellulare sulla scrivania, corse giù per le scale ed entrò in cucina. La colazione , che consisteva in cialde con la cioccolata ed un succo di frutta, era ormai diventata fredda, ciò voleva dire che sua madre era già uscita per accompagnare Tommy al parco giochi. D'altronde era sabato, quindi era normale che non avesse trovato in casa nessuno, nemmeno suo padre, che molto probabilmente era ancora al lavoro.

Finita la colazione e ripulito la cucina, corse in camera per lavarsi e darsi una leggere truccata. Scelse un paio di jeans fino al ginocchio e una maglietta a maniche corte azzurra con delle ballerine dello stesso colore e, proprio mentre si stava dando un'ultima pettina ai lunghi capelli, sentì qualcuno bussare alla porta.

Afferrando la borsa, si precipitò di corsa fino all'ingresso per aprire la porta.

«Buongiorno Angie! Dobbiamo sbrigarci se vogliamo riuscire a trovare un vestito entro oggi, non abbiamo molto tempo! » disse l'amica tirandola per il polso e trascinandola fuori casa.

«Isy tranquilla!» le rispose chiudendo in fretta la casa e facendosi trascinare dell'amica «piuttosto...dobbiamo andare con il tuo catorcio? Liam non poteva accompagnarci?»

Salirono su quella che si poteva definire (forse) una macchina e partirono per la città.

«No aveva gli allenamenti stamattina...e comunque se ti lamenti ancora della mia macchina ti faccio scendere e te la fai tutta a piedi principessa!» rispose sbuffando.

Angie scoppiò in una fragorosa risata ed abbracciò l'amica facendole gli occhioni. Si divertiva a prendere in giro quel pezzo di antiquariato che era stato regalato all'amica per i suoi diciotto anni dalla zia, che a quanto pare, aveva un forte senso dell'umorismo quando le aveva detto che le avrebbe regalato una delle macchine più belle che c'erano, dimenticandosi di aggiungere a quale secolo si stesse riferendo.

Dopo mezz'oretta di viaggio, arrivarono a destinazione e, dopo aver parcheggiato la macchina, decisero di proseguire a piedi.

«Da quale potremmo iniziare?» chiese Isabel scrutando i negozi.

«Penso che da Everythings potremmo trovare quello che stiamo cercando. Ho sentito che hanno rimodernato tutto e cambiato gestione!»

Difatti, il negozio era quello in cui ogni ragazza sognava di viverci.

Era piuttosto ampio, decorato con una carta da pareti color carta da zucchero e poteva offrire ogni genere di vestito che si volesse, dal più lungo al più corto, dal più colorato e chiaro, al più scuro.

Si diedero subito da fare, e dopo aver trovato almeno tre o quattro vestiti, si diressero al camerino per provarli.

La prima ad uscire fu Isabel, con indosso un vestito bianco che le arrivava poco sopra le ginocchia e con un semplice corpetto a spalline chiuso sulla schiena con dei nastri.

«Molto bello Isy, ti sta davvero bene!» disse Angie sbucando anch'essa fuori dal camerino.

«Tu dici? Mi sembra un po troppo stretto sui fianchi...piuttosto, fatti vedere come stai!» disse la ragazza voltandosi.

Quando la vide, le si spalancò inconsapevolmente la bocca.

«Sei bellissima!»

Angie aveva indosso un vestito di seta blu notte, lungo fino alla caviglia ma con uno spacco mozzafiato che partiva poco dopo la coscia e lasciava intravedere l'intera gamba destra, mentre sopra era formato da un corpetto a cuore intrecciato da dei nastri poco più scuri del vestito, cosa che lasciava intraveder molto bene le sue splendide curve, e scollato sulla schiena fino alla fine di essa.

Mentre usciva, molte delle persone che erano all'interno del negozio si girarono a guardarla e lentamente le sue guance si tinsero di un debole rossore.

«Tu dici Isy...? Mi è piaciuto subito quando l'ho visto e non costa neanche molto.» disse Angie mentre si specchiava sul grande specchio attaccato alla parete.

«Sei bellissima fidati! Sembra fatto su misura proprio per te! Scommetto che quest'anno sarai tu la reginetta!» le rispose facendole l'occhiolino.

Sorrise mentre si specchiava. In effetti doveva ammetterlo anche lei, le stava davvero d'incanto.

Decise di prenderlo e per un'ora, non fece altro che vagare in molti altri negozi per aiutare Isabel a cercare il suo abito, finché non ne trovarono uno verde smeraldo intrecciato dietro il collo, che le arrivava poco sopra alle ginocchia e legato in vita con un nastro a fiocco sulla schiena.

Soddisfatte dei loro acquisti, Isabel riportò Angie a casa e dopo essersi date appuntamento per quella sera, la macchina dell'amica uscì dal viale e sparì dalla visuale delle ragazza.

Ma proprio mentre percorreva quei pochi centimetri che la restavano per entrare in casa, qualcosa attirò la sua attenzione.

Di nuovo quella sensazione, la stessa che aveva avuto in classe, quel giorno, quando quel corvo la stava fissando. E come se i suoi pensieri fossero divenuti realtà, ecco lì, quel volatile, sull'albero difronte casa sua, intento ad osservarla in ogni suo piccolo gesto.

Il respiro diventò affannoso e pesante, si sentiva mancare davanti a quello sguardo.

Corse velocemente ed entrò in casa, sbattendo la porta proprio mentre una lacrima le scivolava lungo il viso.




Note d'autore
Salve a tutti!! =D
Purtroppo non ho molto tempo per scrivere perchè sono in piena fase pre-esami (-.- ) quindi per la prossima parte bisognerà aspettare un po...... ma spero che la mia storia vi stia piacendo ^w^
Sò che per questi primi capitoli, vi sembrerà un po lenta e noiosa, ma vi prometto che nei prossimi, la cosa diventerà più interressante e curiosa!!!
Spero di ricevere delle vostre recionsioni, ovviamente sia positive che negative!!
Alla prossima, byeeeeeeeee :3

Solstitia


 

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Capitolo 4
*** 3. Chi sei? ***


Saaaalllveeeeeeeee :3
Essendo riuscita a finire la tesina (Alleluia) ho scritto un'altra breve parte =D e presto ne aggiungerò un'altra, forse anche domani!
Che ve ne pare fino a questo punto?
Aspetto i vostri commenti!! ^_^
Byeeeee


 



3. Chi sei?

 

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

-Dove stai andando?- chiese una foce familiare alle sue spalle .

-A fare un giro. Non ho voglia di stare qui- gli rispose continuando a camminare verso il portone.

-Sai cosa deve succedere, e ti sembra proprio questo il momento di uscire? Refil ha detto...- continuò l'altro inseguendolo.

-Non mi interessa cosa ha detto, DEVO uscire- disse interrompendolo e ,aprendo l'enorme portone di legno, saltò nella notte.

Era stufo di dover seguire sempre gli ordini imposti da Refil, il capo del loro gruppo. Quello era un giorno molto importante per quelli della sua specie e per i loro rivali. Avevano scoperto il loro piano da qualche anno, ma non erano riusciti a fermarli, quindi non restava che fare una cosa: sconfiggerli definitivamente.

Ma non ci sarebbero mai riusciti, senza l'aiuto di “quella persona”. L'aveva cercata per molto, moltissimo tempo, ed ora, l'aveva finalmente trovata.

La voleva vedere. Da tempo aspettava questo momento, ma cosa le avrebbe potuto dire?

Miliardi di pensieri e ricordi riaffioravano nella sua mente mentre continuava a camminare senza sosta al chiaro di Luna.

Aveva dei capelli neri come la notte, che a tratti apparivano quasi blu, e degli occhi color caramello. Il suo fisico atletico e asciutto portava i segni visibili di numerose lotte e torture, che non avrebbe mai potuto dimenticare in quei lunghi anni di vita, troppi per essere contati esattamente.

Arrivò davanti alla sua casa e finalmente la vide. Il suo sorriso, la sua bellezza, il suo corpo.

Sembrava un angelo.


 

≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈

 

 

-Che ve ne pare? - chiese Angie facendo una giravolta. L'abito le stava perfettamente e il tacco 12 che portava la faceva sembrare ancora più alta di quello che era (non che le servisse).

-Santo cielo...sei bellissima!- rispose il padre abbracciandola.

-Stai benissimo sorellona- le fece coro Tommy.

-Dite sul serio?- disse prendendo in braccio il fratellino e dandogli un bacio sulla guancia.

Mancava poco all'arrivo dei suoi amici e gli ultimi preparativi erano terminati.

Aveva messo un leggero strato di ombretto blu e un po di lucidalabbra, giusto per dare un tocco di lucentezza al tutto, e raccolto i capelli in un dolce chignon, lasciando che qualche ciuffo di capelli le scivolasse sul collo.

-Aspetta qua, vado a prendere la macchina fotografica!- le disse la madre facendole segno di stare ferma.

-Mamma! Non è il mio primo ballo, non c'è...- disse la ragazza ridendo, quando venne invasa da dei brividi che la fecero voltare verso la finestra.

Nulla. Non c'era nessuno fuori. “Chi sei?”

-Oh ma voglio fare una foto ricordo!! Con quell'abito sei incantevole!- rispose ritornando nella stanza. -Tutto bene cara? Sembri pallida...- chiese avvicinandosi.

-No....no no sto bene mamma tranquilla...sono solo un po agitata tutto qua!- le rispose riprendendosi proprio nel momento esatto in cui il campanello suonò.

-Vado io- disse il padre sparendo dietro la porta e riemergendo poco dopo con alle spalle Liam e Isabel, entrambi vestiti molto elegantemente.

-Pronta per il ballo Angie?- chiese il ragazzo.

Sorridendo, diede un bacio ai genitori e al fratellino e salutandoli, uscì.

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Capitolo 5
*** 4. Angeli come stelle cadenti ***


4. Angeli come stelle cadenti

 

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≈ ≈ ≈ ≈

 

 

La scuola era stata completamente addobbata.

L'ingresso principale era decorato all'esterno con dei festoni bianchi ed oro e, sopra ogni scalino, vi era posta una candela per illuminare il cammino.

All'interno invece, agli armadietti erano state attaccate delle stelline luccicanti e dei nastri colorati fino all'arrivo della palestra, il luogo dove si sarebbe svolto il tanto atteso evento.

Angie spalancò le porte rosse (anch'esse decorate con degli addobbi) e subito la musica l'abbracciò.

Nella palestra era stato allestito un palco provvisorio, dove una band, che nessuno conosceva, avrebbe suonato per tutta la sera; c'era anche un lungo tavolo con degli stuzzichini di tutti i tipi, al quale molte persone vi si era già incollato.

Gli studenti erano intenti a ballare, parlare e chi, anche a flirtare, e i loro vestiti che si muovevano, sembravano cascate di colori.

-Beh....eccoci qui. Andiamo a mangiare?- chiese subito Liam, passandosi una mano nei capelli con fare nervoso.

-Tu pensi solo a mangiare! Andiamo a cercare qualcuno che conosciamo piuttosto no?- disse Isabel sbuffando e, prendendo sottobraccio l'amica, si diresse verso la folla senza nemmeno aspettare risposta.

Seppur la palestra fosse grande e spaziosa, si faceva fatica ad avanzare e ad evitare le gomitate che ti davano le persone.

-Permesso... scusate...... posso passare?..... scusa....- ripeteva in continuo Angie, cercando di farsi sentire nonostante la musica piuttosto alta.

Fu così che, dopo dieci minuti passati a spingere per arrivare dall'altro lato della palestra, riuscirono a trovare alcuni compagni, intenti a parlare tra loro.

-Ehi ragazze! Siete bellissime stasera!!- disse uno dei ragazzi vedendole arrivare.

-Solo stasera Chris? Noi lo siamo sempre!- rispose Angie mettendosi a ridere. Isabel fece il segno che sarebbe tornata subito e, allontanandosi, andò a salutare alcune sue amiche.

-Vorresti ballare con me?- le chiese il ragazzo avvicinandosi e porgendole le mano.

-Giù le mani Chris! Il primo ballo lo devo avere io.- rispose Liam allontanandogli la mano e trascinando Angie nella folla.

Come da tradizione, che andava avanti da quando erano al liceo, il primo ballo di Angie e Isabel andava al loro amico, Liam, per far capire quanto la loro amicizia potesse essere importante.

Sulla pista da ballo i due volteggiavano, si abbracciavano e ridevano. Molti pensavano (e non si risparmiavano di dire) che sarebbero stati una delle coppie più belle di tutta la scuola, ma come ripeteva spesso Angie a loro : “Siamo solo amici ed a noi, basta solo questo”.

-Tutte bene? Ti vedo un po pallida...- le disse il ragazzo mentre la faceva girare su se stessa.

-Non ti preoccupare sto bene....è solo che in questi giorni....ho delle strane sensazioni....- le rispose lei abbassando leggermente la testa.

-Di che tipo?-

-Vedi...a dir la verità penso che qualc...- gli disse nello stesso momento in cui un ragazzo spalancava le porte della palestra che davano sul cortile -Venite a vedere!- gridò sovrastando la musica e subito, si precipitò fuori.

Nessuno se lo fece ripetere due volte. Tutti gli studenti corsero fuori incuriositi e, quando Isabel raggiunse i due amici, seguirono la massa all'esterno.

-Bellissimo- dissero in coro le due ragazze guardando il cielo.

Centinaia, anzi, milioni di stelle cadenti illuminavano il cielo e sembrava che questa pioggia, non avesse una fine. I minuti passavano e quello spettacolo continuava a tenere le teste delle persone all'insù.

C'era chi esprimeva un desiderio, chi baciava il proprio innamorato e chi semplicemente si stupiva per tanta bellezza tutta insieme.

Isabel aveva una faccia a metà tra lo stupore e la felicità.

-Wow wow wow! Non è fantastico ragazzi? E non era nemmeno in previsione tutto questo. Chissà, forse è un segno di fortuna no?- disse Isabel prendendo tra le mani Liam e l'amica.

Angie sorrideva e tutta la tensione che aveva accumulato quei giorni svanì, come portata via per un lungo viaggio da una di quelle stelle, così belle e libere e con la loro forma che ricordava quella di un uomo che si tuffa nella notte.

“Un uomo?!” pensò Angie e un velo di paura dipinse il suo viso.

-Quelle non sono stelle- urlò stringendo le mani agli amici -Quelle sono persone!-

E tutto tacque.

Alcuni ebbero appena il tempo di voltarsi, quando dei pesanti schianti echeggiarono nel silenzio della notte.

Quattro persone si mostrarono davanti a loro. Erano alte, con uno sguardo spento e severo e lunghi capelli legati in code o trecce. Non si sarebbe potuto dire se erano maschi o femmine, erano semplicemente loro, perfetti.
Al loro fianco aveva qualcosa che pendava vicino all'anca ed alle spalle, ripiegate sulla schiena, un soffice cuscino di piume bianche e luminose.

“Ali.” E poi, tutto divenne nero.

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Capitolo 6
*** 5. Trovata ***


5. Trovata

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

La testa le doleva profondamente.

Faceva freddo, ma sentiva una sensazione di calore alla caviglia e qualcosa che le inumidiva la fronte.

“Dove sono ?”

Lentamente riaprì un occhio, poi l'altro, ma quello che vide le fece ribollire il sangue nelle vene e un conato di vomito la obbligò a girare la testa.

Erano ovunque.

I corpi di quelli che prima erano gli studenti della St Anne Academy, giacevano intono a lei, in posizioni troppo contorte e anormali per essere quelle di un essere umano. E i vestiti, che un tempo erano di tutti colori, ora erano semplicemente rossi e sporchi. “Sangue” pensò Angie posando una mano sulla fronte. Qualcosa, o qualcuno, doveva averla colpita prima che perdesse conoscenza.

“Quegli esseri, dove sono ?” si chiese girando la testa in tutte le direzioni finché non scorse una chioma castana ramata in mezzo agli altri corpi.

-Isabel!- urlò Angie cercando di mettersi in piedi, ma qualcosa le bloccava questo movimento e subito i suoi occhi si diressero verso la fonte del dolore.

Impallidì all'istante.

La caviglia era gonfia e molto probabilmente rotta. Cercando di soffocare il dolore, strisciò verso l'amica finché non le fu accanto.

-Isabel, svegliati ti prego- le sussurrò, mentre con una mano le spostava i capelli incollati alla fronte dallo sporco e dal sangue. Poggiò la testa sul petto dell'amica, in ascolto, e dopo alcuni secondi che parvero ore, senti ciò che tanto sperava. “Tum”

“è viva...è viva...ma devo...chiamare qualcuno, aiuto...”

Riprese a guardarsi in torno, alla ricerca di qualcuno che, come lei, fosse riuscito in qualche modo a scamparla. “Liam! Non lo vedo da nessuna parte! Forse...”

Un braccio le cinse la vita, obbligandola ad alzarsi e a posare parte del suo peso sul corpo della persona che la stava, forse, aiutando.

-Appoggiati e cammina, dobbiamo andarcene- disse il ragazzo, trascinandola verso quella che prima era l'entrata della palestra.

-No aspetta! Isabel è anche li...e Liam non c'è! Io devo...- disse la ragazza alzando lo sguardo. I suoi occhi si rispecchiavano in quelli color caramello del suo soccorritore, mentre il suo viso, con degli zigomi marcati e delle labbra semplicemente perfette, era racchiuso da dei capelli neri e sparpagliati sulla fronte.

-Non c'è tempo. Con il casino che hanno fatto, è impossibile che nessuno li abbia sentiti. Ora vieni.-

Venne trascinata di qua e di la all'interno della scuola, finché finalmente, non furono fuori. Il ragazzo continuò a sostenerla fino a quando non si trovarono nel parco a qualche metro vicino all'istituto.

-Si può sapere cosa sta succedendo? Chi sei tu?- chiese Angie liberandosi dalla stretta del ragazzo e cadendo sull'erba.

Quest'ultimo si fermò –Penso proprio che tu sappia cosa...chi fossero quelle “persone” se così le vogliamo chiamare. Non possiamo fermarci. Ti stanno cercando e se non ti porto al sicuro, saremo nella merda fino al collo.-

-No che non lo so! E perché mai dovrei venire con te!? La mia migliore amica è quasi morta la dentro e io dovrei mettermi al sicuro lasciandola da sola?-

Il ragazzo la fissò. Non avrebbe saputo dire a cosa o a chi stesse pensando, semplicemente la fissava, come se volesse scorgere ogni sua piccola intenzione o sensazione, perché era questo che stava facendo, la studiava, come una persona incuriosita studia il libro che ha davanti, o come un giocatore studia il suo avversario per capirne i pensieri, o come un leone studia la sua preda per colpirla e poi divorarla.

-Sono angeli. Ma non quelli che ogni bambino disegna con il vestito bianco, uno stupido sorriso stampato sulla faccia ed una cavolo di aureola in testa. Loro sono VERI angeli e sono qui per portare tutt'altra cosa rispetto all'amore, alla pace e alla protezione che pregate.-

-Ovvero?- chiese Angie deglutendo a fatica.

-Loro...- La sua voce venne stroncata da un improvviso boato, come il suono prodotto da un fulmine che colpisce il suolo.

-Angie!- gridò una voce nota alla ragazza che subito, si girò nella direzione da cui proveniva. A stento riuscì a trattenere un urlo.

Davanti a lei, con quei ricci che una volta erano biondi, ma che ora erano ricoperti di sangue e con quell'abito bianco macchiato dello stesso stesso liquido, c'era Liam.

Alle sue spalle, aveva delle ali.




 

Ciao a tutti!
Si....è da taaaaaaaaaaaaaanto che non aggiorno, ma ho pensato di mollare questa storia perchè penso proprio che a molti non interessi e quindi...boh mi sembra inutile no?

Con questo nuovo capitolo, spero di attirare un po più lettori e nel caso, vedrò di continuare a sviluppare questa storia...
Grazie per l'attenzione, spero di ricevere vostre recensioni ^_^

 

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Capitolo 7
*** 6. Amicizia ***


6. Amicizia

 

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

“Tre erano le certezze che avevo acquisito in questi ultimi anni e che mi accompagnano da allora. La prima, era che se tentavo ancora una volta di scappare di casa, i miei genitori non si sarebbero limitati solo a mettermi in punizione per due settimane, anche se era stata una cosa piuttosto stupida, fuggire e nascondersi nella casa abbandonata in fondo alla strada, per poi essere trovati dalla polizia...se ricordo bene dopo circa 4 ore.

La seconda, è che non reggo ne fisicamente ne psicologicamente, più di cinque bicchieri di qualsiasi cosa sia alcolica. Nel caso contrario, finisco dritta in bagno ad avere un'amabile conversazione con il water...o in altri casi, abbraccio il pavimento.

L'ultima mia convinzione è che gli amici, quelli veri, restano per sempre. Ne era la prova Isabel, che conobbi quando ancora ero piccola. Successe tutto per caso, ai quei tempi non parlavo molto e stavo sempre in disparte; poi arrivò lei, con un sorriso a 32 denti, con i capelli ancora più arruffati di quanto lo siano oggi e con una mano tesa verso di me.

Poi c'era lui: Liam. Lo conoscemmo circa quattro anni fa.

Ci raccontò che veniva dalla California e che, per motivi di lavoro, i suoi genitori non erano mai a casa. Avevamo molto in comune e diventammo subito amici, anzi, migliori amici; quando avevo bisogno di una spalla su cui piangere, ma di una persona del sesso opposto con cui discuterne, lui c'era. Ricordo ancora il giorno in cui gli dissi di non essere mai andata al mare e che da sempre, desideravo vedere il sole tramontare su di esso. Il giorno dopo mi venne a prendere in macchina e insieme andammo alla baia più vicina alla nostra città. Proprio lì, su quella spiaggia, ci giurammo di rimanere amici per sempre, non importa cosa fosse successo.

Nulla ci avrebbe separati.”

-Bugie- sussurrò più a se stessa che a coloro che le stavano attorno.

-Angie! Non ascoltare quello che ti ha detto quel demone, sono solo menzogne!- disse Liam avanzando verso di loro.

“Bugie”

-Menzogne?- sogghignò il “demone” al fianco della ragazza -Anche ciò che sta succedendo qui ed ora, è solo un illusione, angelo?-

“Angelo”

Angie sollevò lo sguardo, posando i suoi occhi sulla figura che le stava di fronte, quella che una volta, era l'immagine del suo migliore amico, mentre ora...ora vedeva in esso solo una di quelle creature che avevano ucciso i loro compagni di scuola.

Posò una mano sulla coscia per farsi forza e lentamente si sollevò.

-Chi sei?- chiese guardandolo negli occhi.

-Sono io Angie, Liam! Devi allontanarti da lui altrimenti...-

-Altrimenti cosa? Mi farai ciò che hai fatto a tutti gli altri? A Isabel?! Tu...tu eri li con noi quando quelle persone...quegli angeli sono caduti dal cielo. Tu sei uno di loro!- urlò la ragazza indietreggiando. Aveva le lacrime agli occhi.

-No Angie no! Non siamo stati noi! Sono loro, i demoni ad aver fatto tutto questo credimi.- rispose l'angelo, indicando il ragazzo che, a quell'affermazione, non poté fare a meno di sorridere.

-No amico, noi non abbiamo fatto proprio niente. Guarda, stavo giusto per spiegarle cosa sta succedendo quindi...non so...vuoi continuare tu la conversazione?- disse con un sogghigno.

L'angelo si impietrì e sbiancò. Passarono secondi che parsero minuti, finché il silenzio che si era creato, non venne distrutto da una risata.

-Non doveva andare così. Come al solito, voi demoni sapete solo metterci i bastoni fra le ruote. Ma lo sanno tutti, che questa guerra può avere solo un vincitore, ovvero noi.- rispose Liam scandendo quest'ultima parola.

La ragazza non sapeva più cosa guardare, cosa pensare, cosa credere...e in cosa sperare. “Cosa significa? Non capisco...guerra? Noi siamo solo degli studenti...e fra poco abbiamo anche gli esami...angeli...demoni? Io...” Si tenne la testa stretta tra le mani e non poté fare a mano di iniziare a tremare e a piangere.

Poi un forte dolore le attraversò lo stomaco e l'ultima cosa che vide, fu il volto di quello che, prima che tutto ciò iniziasse, era il suo amico.

“Tre sono le certezze che ho acquisito in questi ultimi minuti e che mi accompagneranno fino alla fine dei miei giorni. La prima, è che se gli angeli esistono, allora anche i demoni sono tra noi. La seconda, è che i primi non sono puri e buoni come credevamo, mentre i secondi, forse non sono così crudeli e peccatori come ci hanno insegnato. La terza è che ho perso per sempre ciò che ritenevo l'elemento più importante al mondo: l'Amicizia.”

 

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Capitolo 8
*** 8. Noah ***


8. Noah

 

 

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

Venne a riprenderla diverse ore più tardi.

Angie aveva cercato di aprire la porta numerose volte, ma qualcuno l'aveva chiusa dall'esterno, imprigionandola.

-Ho una buona notizia. Un'ambulanza è arrivata alla tua scuola e portato via quei pochi sopravvissuti, tra cui anche la tua amica. Nonostante sia ridotta male, si riprenderà presto.- le disse mentre camminavano per un lungo corridoio di pietra. La notizia fece sfuggire un leggero sorriso alla ragazza. Isabel era viva e si sarebbe ripresa, ma la sua preoccupazione era rivolta anche ai suoi familiari. Chiese al demone di portarla da loro, ma lui le rispose di no, che non era sicuro farla uscire. Non ora.

Arrivarono in una grande stanza circolare, arredate in stile piuttosto spartano, con qualche sedia sparsa qua e là, dei tavoli, un tappato, un divano e...un computer?

Il ragazzo doveva aver notato l'espressione della ragazza alla vista di qualcosa di così tecnologico che stonava in quel contesto, perché si mise improvvisamente a ridere.

-Cos'è, credi che visto che siamo demoni, siamo totalmente fuori dal mondo?- le chiese afferrandole la mano.

Angie divenne rossa all'istante -No io non volevo dire questo...è solo che...- non riuscì a finire la frase che subito l'altro riniziò a ridere.

-Ora siediti e prendi questi vestiti- disse asciugandosi le lacrime e lanciandole una camicia di almeno due taglie più grandi di lei e dei pantaloni -Devo sentire delle persone.- e concludendo, uscì dalla stanza.

“Se aveva un cellulare o comunque un telefono, poteva prestarmelo per chiamare i miei. Mamma...papà...Tommy...spero stiate bene.”

Dopo essersi tolta il vestito che tanto aveva cercato, e che ora era praticamente qualche brandello di tessuto, si sistemò sul divano, portandosi le gambe al petto e iniziò a riflettere.

“Eravamo alla festa; siamo usciti per vedere quelle che sembravano essere semplici stelle cadenti. Ma erano angeli. Sono svenuta e al mio risveglio, tutti erano...morti. Isy sta bene, mentre io sono stata salvata da...un demone a cui devo trovare un nome. Poi...c'è Liam. Liam è un angelo, quindi in qualche modo, anche lui è responsabile di ciò che è successo.” Sospirò.

“E ora mi trovo qua, con la mani in mano, e senza sapere se la mia famiglia sta bene.”

Cadde di lato e si sdraiò sul divano. Davvero non poteva fare niente? E poi, quel demone non le aveva ancora risposto alla domanda più importante: perché lei era viva? Perché gli angeli la volevano, mentre i demoni la proteggevano?

Sembravano essere passati secoli, quando finalmente la porta si aprì e sulla soglia comparse il suo “salvatore”.

-Dobbiamo muoverci. Sembra che gli angeli sappiano dove siamo.- disse appena le fu accanto. Le prese la mano e senza darle tempo di controbattere, la trascinò giù per una rampa immensa di scale in avorio, ed in poco tempo furono fuori.

Tutto intorno a loro era in silenzio. La luna era coperta e solo qualche timida stella faceva capolino nella notte.

Alcuni alberi ormai mezzi spogli circondavano quella che sembrava essere la casa abbandonata in fondo alla strada dove la ragazza abitava.

-Aspetta, aspetta! Io abito poco più in là! Non possiamo andare a casa mia? I miei genitori saranno in pensiero...- disse la ragazza bloccandosi di colpo facendo così fermare anche il demone. Quest'ultimo la guardò, leggendo nel suo sguardo il terrore e la paura.

-So dove abiti.- sussurrò senza farsi sentire dalla ragazza.

Sospirando, acconsentì e iniziarono a correre verso la meta.

La casa era illuminata, nonostante fossero circa le 6.00 di mattina, a giudicare dalla flebile luce dell'alba all'orizzonte.

Senza perdere altro tempo, Angie spalancò la porta di casa.

-Mamma! Papà!- urlò iniziando a guardarsi intorno. Anche il demone era entrato, richiudendo dietro di se la porta.

Non passarono neanche cinque secondi, quando dal salotto che si affacciava all'entrata, comparvero la figura di una donna in lacrime abbracciata al marito.

-Angie! Dio Angie stai bene!- disse la madre correndo ad abbracciare la figlia.

-Abbiamo provato a chiamarti sul cellulare migliaia di volte, ma era spento. Abbiamo saputo cos'è successo alla tua scuola e...pensavamo che fossi rimasta coinvolta anche tu.- continuò il padre.. Al suo fianco comparve un bambino di 5 anni, anch'esso in lacrime, che si stropicciava gli occhi e tirava su col naso.

-Sorellona...- mugugnò.

La famiglia si strinse in un lungo abbraccio, sorridevano e si asciugavano le lacrime a vicenda.

Angie prese in braccio il fratellino. -Lui è...un mio amico. È stato lui a salvarmi.- proseguì indicando con la testa il ragazzo titubante che stava davanti alla porta, in disparte.

Bethany Wilder si avvicinò, incurante, al demone -Grazie. Grazie mille- gli disse, stringendogli le mani nelle sue.

-Dovere Signora.- rispose lui sciogliendo quel contatto sorridendo.

-Accomodatevi, dovete essere ghiacciati stando là fuori...e Angie, vai a toglierti quei vestiti e mettiti qualcosa di più comodo, intanto io e la mamma prepariamo qualcosa di caldo.- disse Oscar Timson, facendo strada al nuovo arrivato.

Tommy stranamente sembrava piuttosto incuriosito dalla sua presenza e non gli toglieva gli occhi di dosso.

Quando Angie scese le scale, trovò tutti in cucina, seduti sulle sedie a bere del tè bollente.

“E ora come spiego cos'è successo ai miei? Non ci crederanno mai...”

-La polizia dice che è stato un pazzo pluriomicida evaso dalla prigione qualche giorno fa. Non lo avevano annunciato alla televisione perché pensavano di prenderlo al più presto. Se solo...se solo avessero fatto qualcosa...tutti quei ragazzi ora sarebbero...vivi.- disse la madre bisbigliando l'ultima parola. Aveva ancora le lacrime agli occhi.

-Hanno chiamato i genitori di Isabel. Hanno detto che l'hanno portata all'ospedale, ma che se la caverà.- continuò il padre stringendo la mano della figlia. -Ma...non abbiamo notizie di Liam.- concluse.

Ad Angie le si gelò il sangue. “Liam”

-Sono sicura che sta bene tesoro. È un ragazzo forte.- disse la madre sorridendo.

“Se solo sapessero...”

Ma non devono”

Quest'ultima frase fece scattare in piedi la ragazza. Quella voce...era quella del demone.

-Cara stai bene?- chiesero i genitori guardandola con sguardo preoccupato.

Al demone scappò un sorrisino.

-Si...si sto bene, scusatemi- disse la ragazza tornando a sedersi.

Sono un demone bambolina, so fare alcuni giochetti”

Quando tutto sembrava prendere una piega migliore, un forte rumore fece sobbalzare i presenti.

-Cos'è stato?- chiese Tommy stringendosi alla madre.

-Rimanete qua. Vado a controllare.- disse il demone alzandosi e dirigendosi verso il giardino sul retro, seguito da Oscar.

“Non ora ti prego...”

Ed è lì che tutto avvenne.

Urla, la madre che si alza affidando Tommy alla sorella, e poi altre urla.

-Tommy stai qui, mettiti sotto al tavolo e non uscire se non sono io a dirtelo, capito?- disse la ragazza prendendo tra le mani il viso del fratello, che annui piangendo.

Seguì la madre fuori in giardino. E li vide.

Il padre era a terra, con un profondo squarcio sulla schiena che partiva da appena sotto il cranio, e finiva prima dell'osso sacro.

“No”

La madre era inginocchiata a terra, incantata a guardare il cadavere del marito.

-Portala dentro Angie! Io lo trattengo.- urlò il demone.

In quel momento la ragazza distolse lo sguardo da quella scena di dolore.

Il demone e un angelo, con i capelli bianchi con riflessi azzurri legati in una lunga treccia che ricadeva sulla lunga tunica candida, stavano combattendo.

Senza riflettere ulteriormente, prese la madre per le spalle e la portò in casa, chiamando anche il fratellino e correndo al piano superiore, dove si nascosero in camere dei genitori.

-Mamma cos'è successo? Dov'è il papà?- chiese Tommy abbracciando la madre che piangeva ininterrottamente.

“Devo fare qualcosa...o la mamma e Tommy finiranno come...papà...”

Strinse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime proprio un momento prima che la porta della stanza sbattesse violentemente contro il muro.

Sulla soglia comparse un angelo.

-Vieni con me ragazzina.- disse quest'ultimo prendendo per un braccio Angie.

A quel gesto la madre scattò verso l'uomo, stringendogli il braccio e prendendolo a pugni. -Lascia stare mia figlia essere! Lasciala sta...-

E il tempo si fermò.

Un attimo prima, gli occhi della ragazza videro la madre cercare di liberarla dall'angelo, un attimo dopo, la donna era a terra, con l'osso del collo rotto e le lacrime che le rigavano ancora il viso.

“Mamma.”

L'angelo non si scompose e la trascinò giù per le scale, fino all'entrata, la ragazza rimasta stordita ed impietrita alla vista del cadavere della madre.

“Non sta succedendo sul serio.”

-Angie!- urlò una voce ormai divenuta familiare.

Un lampo nero attraversò l'atrio e si infranse contro l'angelo, che lasciò andare la ragazza facendola cadere bruscamente con il viso a terra.

Pochi secondi dopo, l'essere era sparito.

-Angie! Angie guardami cos'è successo?- chiese il demone stringendole le spalle. Dal piano superiore, si poteva udire il pianto di un bambino.

Le ore successive erano state un tormento. Con il rumore che gli angeli avevano causato, la polizia non tardò ad arrivare e a portare via i cadaveri dei genitori. Angie rimase tutto il tempo seduta sul divano, con lo sguardo fisso e perso davanti a se, coccolando il fratello che non aveva ancora smesso di piangere.

-Angie devi riprenderti.- disse il demone sedendosi al suo fianco, quando ormai i poliziotti se ne erano andati.

-Cosa succederà ora? Tommy è ancora un bambino...- chiese lei, distogliendo leggermente lo sguardo, mentre accarezzava i capelli al fratellino.

-La polizia se ne sta già occupando. Cercheranno dei familiari che si possano prendere cura di lui per un po.- rispose.

Rimasero seduti lì, in silenzio, finché il campanello di casa non suonò.

Ad aprire la porta fu il ragazzo, che scambiò qualche parola con il visitatore, prima di farlo entrare.

-Angie...Tommy...-disse una voce da donna.

-Zia Ross!- urlò il bambino, scendendo dalle gambe della sorella e correndo in contro alla donna. Era circa sulla cinquantina, con i capelli rossi lisci fino alle spalle, ed un fisico slanciato ed asciutto. Indossava dei semplici pantaloni da fitness e una felpa larga, il tipico abbigliamento di una donna che, dopo aver saputo dello sconvolgente fatto appena accaduto, non si era nemmeno sistemata ed era subito partita per raggiungere casa loro.

-Piccolo mio.- disse la zia, prendendo in braccio il bambino. Diede uno sguardo alla nipote, che era rimasta seduta sul divano, ma che guardava la scena con sguardo triste e desolato. Lentamente si alzò ed andò anch'essa ad abbracciare la zia, scoppiando in lacrime quando la raggiunse.

Quando tutti si furono un pò calmati, la donna spiegò il suo intento di prendere con se i due nipoti e portarli dove nessuno li avrebbe più fatto un male simile.

Non puoi seguirla Angie. Sai anche tu cosa accadrebbe.” disse nella sua testa il demone.

-Tommy sarà al sicuro con te. Ma io non posso venire, zia...- disse la ragazza. -Voglio aspettare che Isabel si risvegli...e...devono ancora trovare Liam.-

-Fai la cosa che più pensi sia giusta tesoro. Io ci sarò sempre, se avrai bisogno.- concluse la donna, accarezzando la guancia alla nipote.

Verso sera, Tommy era pronto a partire. Mise qualche vestito e qualche giocattolo in un piccolo borsone, che la zia portò in macchina, per lasciare qualche minuto al bambino per salutare la sorella.

-Vieni anche tu sorellona! Non voglio star da solo!- le disse andandole vicino.

-Oh Tommy! Ma tu non sei da solo. Hai la Zia Ross, lo zio Ben. Loro ti vogliono bene.- gli rispose mentre si inginocchiava per abbracciarlo.

-Ora...non siamo più una famiglia?- chiese il bambino mentre singhiozzava.

-No Tommy non lo pensare nemmeno. Io sono tua sorella, lo sarò per sempre, anche se non possiamo vederci! Ti voglio un mondo di bene... Tommy.- mormorò mentre cercava di trattenere le lacrime.

Amava il fratellino, fin dalla prima volta che lo vide appena nato, quando lei avvicinò un dito alla sua guancia e lui, inaspettatamente, glielo strinse. Tommy era tutto ciò che le era rimasto, non poteva perderlo. E se la sua presenza era sinonimo di pericolo, allora era disposta anche a dirgli addio. Perché lei e il suo fratellino erano una famiglia e lo sarebbero sempre stati.

Quando la zia partì, la casa divenne di nuovo silenziosa, come qualche ora prima.

-Dovremmo partire anche noi sai? Non possiamo stare troppo nello stesso posto.- le disse avvicinandosi il ragazzo.

Angie stava ancora guardando la strada dove poco prima c'era la macchina della zia. Quando si girò, nei suoi occhi non c'era più traccia della ragazza spensierata e serena che era. Ora c'era solo tristezza e dolore, più di quanto non ne avesse mai provato.

-C'è ancora una cosa che dobbiamo fare, Noah.- gli disse rientrando in casa.

-Noah?- le chiese con uno sguardo stupido.

-È il tuo nome. Ti piace?-

Mentre la ragazza continuava a camminare davanti a lui, un sorriso gli si dipinse sul volto.
-Mi piaci.-


Nota d'autore

Saaaaalllve lettori!
Questo capitolo l'ho fatto un po più lungo, perchè non potrò aggiornare prestissimo (forse domenica...).
Grazie a tutti voi per avermi seguito fino a questo punto e,  in particolar modo, ringrazio Apotrophos  e Drachen
. Grazie per l'incoraggiamento, davvero <3
Concludo mostrandovi queste immagini!

  La nostra eroina! Ho pensato che fosse perfetta appena l'ho vista :3


Il demone-salvafanciulle indifese! Questa foto si avvicina al Noah che mi
                                                                  immaginavo...ma se ne trovate una migliore suggeritemela xD



L'angioletto. Che ne dite? Secondo me è perfetto!


Isy! Nel prossimo capitolo, ti rivedremo ;D


Aggiungo anche lui solo perchè questa immagine è PERFETTA *-*

<3 <3  Non me la sentivo di farlo morire  ^-^

E con questo vi saluto! Alla prossima =D

Solstitia
 

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Capitolo 9
*** 7. Buio ***


7. Buio

 

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

“È  buio e fa freddo.

Non so da quanto tempo sono qui. Non so neanche dove sono. Mi sono rannicchiata contro qualcosa di solido, ma non ho paura.

Sento che lui è lì, che mi sta guardando, che è preoccupato e che mi desidera. Chiudo gli occhi, e lentamente mi abbandono a questo sogno, così tranquillo, così pacifico. Vorrei non svegliarmi più.

Poi all'improvviso, qualcosa mi tocca. Al mio fianco, ora c'è una piuma, ma non so di che colore sia, è buio.

La prendo in mano e lentamente me la porta al cuore.

È sua, lo sento. Sorrido e decido di incamminarmi nel nulla.

Perché non è ancora ora di cedere. È qui che tutto inizia.”

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

Si risvegliò diverse ore più tardi, stesa su un freddo pavimento di marmo, in una stanza illuminata semplicemente da qualche flebile candela.

Lo stomaco le doleva ancora, ma la caviglia era stata accuratamente fasciata e sembrava già decisamente meno gonfia. Riuscì a rimettersi in piedi senza troppa fatica e, appoggiandosi al muro, si avvicinò alla porta di legno scuro, unico mezzo per entrare ed uscire da quella camera.

Prima che riuscisse a spingere la maniglia, essa si aprì rivelando la figura dell'uomo “No...del demone” che prima era al suo fianco.

-Vedo che ti sei ripresa- disse entrando ed accomodandosi sull'unica sedia. Indossava ancora gli stessi jeans blu scuro intonati alla camicia dello stesso colore. Forse, se questo incontro si fosse tenuto in altre circostanze, la ragazza lo avrebbe trovato perfino incredibilmente sexy per essere umano. “Buffo”. -Mi dispiace per quel pungo nello stomaco- continuò -ma sembrava che stessi per impazzire da un momento all'altro. E non ci serve una squilibrata per migliorare la situazione.-

-Dove ci troviamo? Che fine ha fatto Liam?- chiese lei avvicinandosi.

-Il tuo angioletto sta bene tranquilla, ma ho dovuto portarti via da lì, per il motivo che già ti ho detto.-

-Sono stati gli angeli...e Liam...a fare ciò che è successo là fuori?- mormorò con lo sguardo fisso sui piedi.

-Te l'ho detto no? Gli angeli non sono come ve li immaginavate.- prese un lungo respiro -Si, sono stati loro-

-Perché? Perché sta succedendo tutto questo?- urlò la ragazza, alzando finalmente lo sguardo e posandolo sul volto del demone. Quest'ultimo ci mise un po a rispondere, mente invece, continuava a fissarla.

-Semplice bambolina: si sono stancati. Vedi...questo mondo sta lentamente morendo e a quegli angioletti non va più di proteggerlo come facevano una volta. Vogliono riniziare tutto, una nuova Genesi, un nuovo principio, creando così un mondo puro e privo di qualsiasi tipo di peccato. Un “Mondo Perfetto”, se così lo vogliamo chiamare.-

E la stanza cadde di nuovo nel silenzio.

“Cosa significa? Gli angeli...ci stanno uccidendo per una nuova Genesi?”

-Mettiamo che ti creda. Se fosse vero, perché voi ci state aiutando?- chiese Angie stringendo i pugni. Doveva essere tutto quanto uno scherzo, per forza.

-Riflettici. Metti che riuscissero davvero, a creare questo mondo di purezza e libertà. Cosa succederebbe a noi demoni, che ci alimentiamo dell'odio e del peccato di voi umani?- rispose lui sogghignando.

Non ci fu neanche il bisogno di pensarci. -Morireste.- sussurrò la ragazza spalancando gli occhi.

“No, no non è vero, è una pazzia!”

Il silenzio si fece ancora più profondo tra i due, ma dopo poco, esso venne spezzato dallo scricchiolio della sedia. Il demone si era alzato ed ora si stava avvicinando ad Angie.

-Bingo- le mormorò all'orecchio, mentre a passo lento, si dirigeva verso la porta da cui qualche minuto prima era entrato.

-Il nome.- disse lei senza girarsi, ma continuando a fissare la sedia, come incantata. O semplicemente, sconvolta.

-Il nome cosa?- chiese lui fermandosi davanti alla porta, dandole ancora le spalle.

-Non mi hai più detto il tuo nome.-

Sorrise. -Ne ho molti, alcuni dei quali antichi ed impossibili da pronunciare. Recentemente mi sono fatto chiamare Caleb, prima ancora Adam, Lucas, Shade, Cecil, Reim e molti, molti altri. Perché non facciamo un gioco, inventane tu uno.-

E così, uscì dalla stanza, lasciando sola Angie in compagnia delle sue paure, delle sue preoccupazioni, dei suoi timori. Di se stessa.

 

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Capitolo 10
*** 9. Un legame per l'eternità ***


9. Un legame per l'eternità

 

 

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

Isabel era stata ricoverata nel reparto di ortopedia e traumatologia, in prognosi riservata. Apparentemente, aveva cinque costole fratturate, un braccio rotto e una commozione cerebrale e da quello che Noah aveva scoperto, non poteva vedere nessuno a parte i suoi genitori.

Ad aggravare la situazione, c'era anche l'aumento dei feriti e il personale che non lasciava passare nessuno.

Andare a trovare Isabel sarebbe stato impossibile.

“Beh...non per un demone” pensò Angie, mentre camminava al suo fianco all'interno del personale.

La cosa era “semplice”: bastava proiettare la loro immagine vestiti da infermieri all'interno delle menti dei presenti, per passare inosservati. Fortunatamente, tutti erano troppo impegnati per badare a loro e fu piuttosto semplice arrivare alla stanza 514. Sulla targhetta, c'era il nome: Isabel McGuire.

La stanza all'interno era completamente bianca, con un piccolo televisore posto su un semplice armadio in legno e un letto con lenzuola candide, sopra il quale, i capelli rossi dell'amica facevano un magnifico contrasto.

Il suo viso era sereno mentre dormiva, nonostante avesse parte della fronte fasciata e un braccio ingessato al collo.

-Isy...- disse Angie, accarezzandole il viso.

La ragazza mugugnò qualcosa di incomprensibile, prima di aprire gradualmente gli occhi verdi. Lentamente, girò il viso della parte del letto dove i due visitatori la guardavano -Angie!- urlò tirandosi su troppo velocemente. Una fitta la costrinse a sdraiarsi nuovamente, ma il suo sguardo era sempre fisso sull'amica. -Dio Angie...pensavo che tu...ha detto mia mamma che non ti trovavano, che avevano sentito i tuoi, ma che loro non avevano tue notizie. Sembra sia sparito anche Liam...- concluse stringendole, con il braccio buono, la mano.

-Isy, se sapessi ciò che è successo...- le rispose sorridendole.

Il tempo sembrò fermarsi in quella stanza. Per un attimo, esistevano solo loro due, il loro affetto, la loro preoccupazione. La loro amicizia.

Se solo Isabel sapesse la verità...

-Ma come hai fatto ad uscirne illesa? Insomma...non che io ne sia dispiaciuta...ma tu sei sana come un pesce, mentre io sembro un tacchino sopravvissuto al giorno del ringraziamento!-

A quest'affermazione, Angie si lasciò sfuggire una risatina. -Mi ha aiutata...lui- rispose indicando il ragazzo che fino a quel momento era rimasto in disparte, ad osservarle.

-Il suo nome è Noah. Lui è...- disse fissando il demone in cerca di aiuto. Cosa le avrebbe potuto dire? “Lui è un demone che mi ha salvato dagli angeli. Si sai...quelle cose che cadevano dal cielo, non era stelle, ma esseri celestiali. Sono qui per ucciderci tutti, mente i demoni ci vogliono salvare. Comunque, quando ti rimetti, sempre che il mondo esista ancora, ti va di andare a mangiare sushi?” Impossibile.

-Sono il suo ragazzo.- rispose il demone.

“Cooooosaaaaa?” “Suvvia., reggi il gioco.”

-Il tuo ragazzo? Angie non mi hai mai detto che...avevi un ragazzo.- disse Isabel scrutando dalla testa ai piedi il ragazzo.

-Beh si...non ne ho avuto occasione...volevo presentartelo la sera del ballo...- disse la ragazza guardando male il “suo ragazzo”.

L'amica non sembrava per niente convinta della cosa.

-Capisco.-

A salvare la situazione, fu un'infermiera, che aprendo la porta della stanza, rimase piuttosto sorpresa dal vedere altri “due infermieri”.

-Oh. Non pensavo ci fossero dei colleghi...devo darle gli antibiotici, quindi...-

-Usciamo subito! Faccia pure con calma.- rispose Angie, prendendo per la manica il demone e trascinandolo fuori.

Lo portò nell'unico luogo che di sicuro sarebbe stato tranquillo, e dove nessuno li avrebbe disturbati: il bagno.

-Tesoro, se proprio volevi stare sola con me, potevamo andare da qualche parte di un po più romantico e dove non c'è odore di...piscio.- disse Noah appoggiandosi ad un lavandino. La ragazza entrando nella stanza, aveva chiuso a chiave la porta e si era posizionata proprio davanti al demone.

-Dobbiamo parlare.- gli disse.

-E di cosa sentiamo?-

-Di Isabel, di ciò che è successo...di te! Devo dirle la verità.-

-E pensi che ti crederebbe? Tu ti sei convinta perché li hai visti, ma lei?-

-Lei mi crederà, è la mia migliore amica! Riuscirò a convincerla, deve sapere cosa sta succedendo! O non sarà mai al sicuro...-

-Pensi sia davvero la scelta giusta?- le chiese. L'intensità dello sguardo con cui la fissava era magnetico e a quell'espressione, Angie non poté fare di guardare da un'altra parte. Era la cosa più giusta, ne era sicura.

Isabel non poteva rimanere nell'ignoranza, come tutte le altre persone, o non avrebbe saputo proteggersi ad un altro attacco.

-Si.- rispose. Nella stanza calò il silenzio. Il demone sembrava perplesso e pensieroso e non la smetteva di giocherellare con un laccio che portava al collo. Aveva un pendente, ma esso rimaneva imprigionato sotto la maglietta nera attillata che indossava.

-Va bene allora, diglielo pure. Se pensi sia la cosa giusta, non ti fermerò. Io devo fare una commissione, poi ti raggiungo.-

Passò di fianco alla ragazza, sfiorandole la spalla di qualche millimetro, e senza aggiungere nient'altro, uscì dal bagno.

Angie aspettò qualche secondo, prese un profondo respiro, ed uscì anche lei.

Quando entrò nella stanza dell'amica, prese una sedia e prima che Isabel iniziasse a farle altre domande, le raccontò tutto. Le parlò di cosa successe quella notte, di Noah che l'aveva salvata e che le aveva aperto gli occhi alla cruda realtà: gli angeli esistevano ed anche i demoni. Le parlò di Liam e della sua vera natura, della loro fuga fino a casa di Angie e di ciò che successe ai suoi genitori.

Isabel non parlò per tutto il racconto, rimase immobile e fissare la ragazza, con sguardo perso nel vuoto. Forse stava cercando di ricordare.

“O forse pensa che io sia pazza.”

-...e quindi ora sono qui, a raccontarti tutta la verità, semplicemente perché voglio proteggerti Isy, perché non voglio che ti capiti ciò che ti è già successo...perché ti voglio bene e di te mi fido più di chiunque altro.-

Passarono alcuni minuti prima che Isabel rispondesse.

-Sai...è buffo.- disse all'improvviso abbozzando un mezzo sorriso -...il mio unico ricordo di quella notte, sei proprio tu che urli qualcosa, e i miei occhi che vedono delle persone con delle ali sulla schiena...degli angeli. Pensavo fosse solo un sogno, i miei genitori mi hanno detto che è stato qualche pazzo omicida a farci del male. Se ci pensi...è piuttosto divertente vero?- disse Isabel ridendo, mentre le lacrime le rigavano il viso.

-Isy...mi dispiace...io pensavo fosse giusto dirtelo...-

-Non è colpa tua Angie, non ti devi scusare.- le disse asciugandosi gli occhi -Ti credo. E...mi dispiace per i tuoi genitori.-

-Grazie.- bisbigliò la ragazza piangendo.

-Solo faccio un po fatica a credere che Liam sia davvero un angelo...si insomma, noi eravamo amici e lui...-

-Ma devi crederci, non tutto è rose e fiori come ti immagini.- disse una voce alle loro spalle.

“Noah.”

Il ragazzo entrò nella stanza con un sacchetto blu in mano che lanciò sul letto della malata.

-Aprilo.- le disse avvicinandosi.

Isabel non se lo fece ripetere due volte. Prese il pacchetto e lo aprì, tirandone fuori un pendente a forma di piuma argentata.

-Cos'è?- chiese la ragazza.

-Ti proteggerà. Al suo interno scorre del sangue di demone, fuso con l'argento, un materiale che può ferire, seppur leggermente, un angelo. Se sarai in pericolo, il pendente di proteggerà.-

-Cavolo...grazie.- gli rispose indossando la collana. -Quindi tu saresti il fidanzato-demone della mia migliore amica!-

-Isy! Lui è un demone punto e basta, non è il mio ragazzo...o demone in questo caso!- rispose Angie arrossendo. Isabel scoppiò subito a ridere stringendo la mano all'amica.

-Dovremmo andarcene Angie.- disse il demone. La ragazza annuì.

Non aveva ancora capito cosa centrava lei in tutta questa storia, ogni volta che lo chiedeva a Noah, lui rigirava la domanda e alla fine non rispondeva mai.

-Angie ti prego stai attenta e se vedi Liam, dagliele di santa ragione anche da parte mia!- le disse l'amica abbracciandola.- E grazie di tutto.- disse prima che i due chiudessero la porta, ed uscissero, per molto tempo, dalla sua vita.

Angie ed Isabel erano amiche praticamente da sempre. E lo sarebbero sempre state. Non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa alla sua migliore amica, neanche se avesse dovuto combattere lei stessa contro Liam. Lui le aveva tradite, ma lei non avrebbe fatto lo stesso.

“Non permetterò che accada ciò che è successo ai miei genitori a nessuno. Tanto meno a Isabel. Il nostro, è un legame per l'eternità, te lo prometto, Isy.”



Nota d'autore
Wow avete letto fin qui, sono commossa *w*
Vorrei ringraziare kiki820 per avermi recentemente inserita nelle preferite, mi farebbe piacere leggere un tuo parere! Grazie anche a chi mi ha messo nelle seguite e nelle ricordate e a chi si limita semplicemente a leggere =D Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, che sia una critica o un commento positivo!
Un grazie particolare ad Apotrophos e a Drachen che mi lasciano sempre delle fantastiche recensioni e mi incoraggiano a continuare. <3
Alla prossima!

Solstitia

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Capitolo 11
*** 10. Una notte insieme part. 1 ***


10. Una notte insieme part. 1

 

 

 

 

 

 



 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

Sapere che Noah possedeva un computer, aveva lasciato Angie piuttosto confusa, ma non quando ora, che si trovava davanti ad una Porsche Purista a due posti.

-Mi prendi in giro?- gli chiese mentre sistemavano le loro cose, tra cui vestiti, cibo ed altro, nel baule della macchina.

-Cos'è, ti aspettavi che volassimo o che avessimo una moto demoniaca? Preferiamo stare comodi durante gli spostamenti.- le rispose ridendo.

-Beh no...ma è strano lo stesso.-

Partirono all'alba del giorno dopo, direzione North Carolina. Noah aveva degli informatori da quelle parti e avrebbero dovuto incontrarsi con loro in quella città fra tre giorni.

Stavano percorrendo la strada per uscire da GreenWood, quando Noah ruppe il silenzio che si era creato.

-Ho mandato anche ai tuoi zii e a Tommy un oggetto simile a quello che ho dato alla tua amica, per proteggerli. A quest'ora, dovrebbero già averli ricevuti.-

Angie rimase piuttosto scioccata da questa affermazione. Ormai aveva capito che l'immagine che si era fatta dai demoni, non era del tutto vera, ma non si sarebbe mai aspettata un simile atto di gentilezza.

-Grazie.- gli rispose sorridendogli. Era convinta che se il loro incontro fosse capitato in un altro contesto, sarebbero subito diventati amici. Ma ciò non le impediva di provarci lo stesso!

-Non hai qualche cd da mettere?- gli chiese. Come risposta, lui sorrise e, aprendo il cruscotto dalla parte di Angie, prese un porta cd e glielo diede. Al suo interno c'erano canzoni sia nuove che vecchie. Ma solo uno attirò l'attenzione della ragazza.

-Thirty Seconds to Mars? Sei anche tu un loro fan?- chiese lei ridendo ed estraendo il cd.

La prima canzone che partì, non poteva essere più azzeccata: This is war.

 

“A warning to the people

The good and the evil

This is war

To the soldier, the civillian

The martyr, the victim

This is war

 

It's the moment of truth and the moment to lie

The moment to live and the moment to die

The moment to fight, the moment to fight,

to fight, to fight, to fight...”

 

La musica li accompagnò per buona parte del loro viaggio, finché, stanchi ed affamati di qualsiasi cosa che non fosse confezionato, si fermarono ad un Motel sulla grande strada.

Presero il borsone contenente i loro vestiti e si incamminarono verso la reception, dove un uomo sulla settantina li squadrò per bene.

-Vorremo una stanza per una notte.- chiese Noah.

-Siete in luna di miele? Sono 50$. Se volete anche la cena, arriviamo a 65$.- gli rispose l'uomo dandogli le chiavi della stanza. Le prese Angie arrossendo. Era la numero 7.

Il demone pagò anche per la cena ed insieme si incamminarono per il Motel. La loro stanza non era delle migliori, ma non potevano permettersi di meglio. C'era una televisione, due armadi e un bagno con vasca. A lasciare Angie impietrita fu la vista del letto...matrimoniale.

“Quell'uomo era serio quando ha pensato che fossimo in luna di miele!”

Posò il borsone sul letto e per qualche secondo si fissarono.

-Ok facciamo così, tu ora vai a lavarti, io faccia qualche telefonata e ti porto la cena.- le disse afferrando il suo cellulare. -A meno che, tu non voglia farti un bagno con il sottoscritto.- aggiunse facendole l'occhiolino.

Come risposta, lei prese un cuscino dal letto e glielo lanciò, colpendo però la porta della stanza che si chiudeva alle sue spalle.

“Idiota...”

Prese un asciugamano dalla borsa ed entrò in bagno. Lo specchio era scheggiato sugli angoli, il lavandino aveva uno strano colore verdognolo, ma almeno la vasca era limpida. Fece scorrere l'acqua ed iniziò a spogliarsi. Quella mattina aveva scelto una felpa rossa di due taglie più grandi, che le arrivava fino a metà coscia e dei leggins neri.

Quando finì di cambiarsi, lentamente entrò nella vasca e i suoi muscoli si rilassarono al contatto con l'acqua calda.

Rimase a crogiolarsi nella vasca per una decina di minuti, finché la sua pancia non iniziò a reclamare cibo.

Non aveva sentito la porta della stanza riaprirsi, quindi Noah non era ancora ritornato. Prese l'asciugamano che si era portata in bagno e con esso si tamponò i capelli e successivamente, dopo averlo sbattuto, se lo lego all'altezza del seno. Si era dimenticata il pigiama, che consisteva in un altro paio di leggins nero con una maglietta, sul letto della camera, quindi doveva uscire così com'era, con solo una salvietta a coprirle le nudità.

“Beh...tanto Noah non c'è” Le ultime parole famose.

Seduto sulla parte del letto che si affacciava sul bagno, c'era proprio il demone, con il gomito appoggiato alla gamba e la mano che gli sosteneva la testa. Quando lo vide, Angie arrossì all'istante e rientrò in bagno.

-Non ti ho sentito rientrare. Puoi...puoi passarmi i vestiti che ci sono sul letto?- urlò lei dal bagno, aprendo leggermente la porta e allungando lo mano verso la stanza.

Ciò che aveva pensato prima era vero, i demoni non erano perfidi e crudeli come se li era immaginata. Ma rimangono lo stesso degli uomini.

Lui, invece di darle i vestiti, le prese la mano e strattonandola, facendo così aprire del tutto la porta, la buttò letteralmente sul letto. A quel gesto, Angie rimase per un attimo disorientata, solo finché non si accorse che Noah era proprio sopra di lei.

-Cos....cosa stai facendo?- bisbigliò la ragazza, con gli occhi riflessi in quelli di lui. Aveva caldo ed inoltre l'asciugamano che “indossava” si stava leggermente aprendo sul davanti.

-Una cosa che voglio fare da molto.-




 

Note d'autore
Ta ta ta taaaaaaaannnnnn...eccomi qua con un'altra parte...o per lo meno, con la prima parte xD
Ho pensato di dividere questo capitolo per lasciare le vostre menti perverse, libere di immaginare cosa potrebbe succedere. Questa tecnica l'ho imparata da Apotrophos <3, che ringrazio come sempre per seguirmi e per lasciarmi delle fantastiche recensioni. Ringrazio anche Drachen, che mi lascia anche lei sempre dei bellissimi commenti *w* e la nuova arrivata, Jin Anderson =D (Perdonamiiiiiiiiiii ='( <3 )
Grazie anche a chi si limita a leggere, senza recensire. Vi ricordo che non mordo e che accetto volentieri anche le critiche :3 Sbagliando si impara U.U 
Al prossimo capitolo!!

Solstitia

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Capitolo 12
*** 10. Una notte insieme part. 2 ***


Premessa

Questo capitolo sarà narrato in prima persona diversamente dagli altri capitoli, ovvero, dal punto di vista di Angie.

Inoltre, ho cambiato il Rating della storia mettendolo sull' arancio, così posso far fluire la mia perversione, perché per vostra gioia (soprattutto per i fan di Angie-Noah) in questo capitolo succederà qualcosa di...beh...leggete ;)

 

 

 

 

10. Una notte insieme part. 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

-Una cosa che voglio fare da molto.- mi disse.

No, aspetta. Cos'hai detto?

Sento il suo caldo respiro sul mio collo e non so cosa fare. Mi sento come un coniglio, messo all'angolo da un lupo affamato.

Chiudo istintivamente gli occhi, mentre l'ultima cosa che vedo è il volto di lui che lentamente si avvicina al mio. Poi sento un piccolo rumore, la mia mano viene sollevata dalla sua e poi, più nulla.

-Fatto.- dice lui all'improvviso.

Apro lentamente un occhio, poi l'altro e mi guardo la mano.

Sul dito anulare sinistro, ora c'è un anello che mi calza a pennello, d'argento lavorato per creare dei bellissimi motivi e con incastonato al suo centro ed in rilievo, una bellissima pietra blu.

Sbatto un po di volte le palpebre, per cercare di capire cosa ci faccia un oggetto tanto bello, sul mio dito.

-Ti piace?- mi chiede riportandomi alla realtà.

Non so cosa dire.

-S...si, è molto...bello- balbetto io, riportando la mia attenzione su di lui.

-Questo anello ha la stessa funzione della collana della tua amica. Ti proteggerà, nel caso mi succedesse qualcosa.- mi risponde lui sorridendo e togliendomi dal viso una ciocca dei miei capelli bagnata.

-Cosa significa ”nel caso mi succedesse qualcosa”?- chiedo io preoccupata, fissandolo negli occhi.

-Significa che non sappiamo cosa potrebbe succedere. Ma tu non ti devi preoccupare, ci penserò io a difenderti, dovesse costarmi anche la vita.-

I miei pensieri si bloccano, come si blocca il tempo intorno a noi.

No.

A Noah non succederà niente....si, insomma...lui ed io...

Gli afferro il volto con le mani. Siamo ancora stesi sul letto, lui è sopra di me ed io sono quasi completamente nuda. Ma glielo devo dire.

-Invece non ti succederà proprio niente. Ho già perso troppe persone e non voglio perdere anche te.- gli dico allarmata.

-Io non sono come te, Angie. Non ho nessuno che mi aspetta, quando tutta questa storia finirà.- mi dice sfiorandomi le mani con le sue. A quel gesto, noto qualcosa illuminarsi sul suo dito. Spalanco gli occhi quando lo vedo: sul suo anulare sinistro, Noah porta lo stesso anello che ora ho anche io. Ho gli occhi lucidi.

-Hai me.- sussurro.

Ora ci stiamo guardando. I suoi occhi si riflettono nei miei e mi sembra quasi di poterci scorgere dentro i suoi timori, le sue incertezze e...il suo affetto.

Il suo volto si avvicina un'altra volta al mio, ma non ho più paura.

Chiudiamo entrambi gli occhi e ora, l'unica cosa che posso sentire, è il leggero tocco e calore delle sue labbra sulle mie. Ci lasciamo trasportare dal momento, finché, seppur con riluttanza, Noah si allontano e riprende a scrutarmi, cercando di cogliere i miei pensieri.

Inutilmente direi, visto che ora sono semplicemente presa dalla situazione, ma vorrei dargli lo stesso uno schiaffo per quello che ha detto prima.

-Non provare mai più a dire che ti succederà qualcosa, oppure ti lego alla sedia. Così sono sicura che sarai al sicuro.- gli dico, con il fiato corto e il volto in fiamme dall'imbarazzo.

Lui ride. -Non pensavo fossi così perversa da legarmi.- mi risponde lui, catturando una ciocca dei miei capelli ed iniziando a girarsela tra le mani. -E poi cosa faresti?-

Mi sta istigando. “Proprio come farebbe un cacciatore con la sua preda.”

Io, per tutta risposta, lo afferro per il collo della camicia e me lo porto a qualche millimetro di distanza dal mio viso.

-Ti farei capire la tua importanza.- gli bisbiglio.

Lui lascia andare i miei capelli e mi afferra il volto, riprendendo a baciarmi con più intensità rispetto a prima.

Mi sento così vulnerabile sotto di lui, così esposta al pericolo, tuttavia non ho paura, è come se stare tra le sue braccia, fosse la cosa più normale al mondo, come se stessi semplicemente respirando.

Il nostro bacio continua, mentre lui lentamente fa scivolare le sue mani sul mio seno, ancora coperto dall'asciugamano. Non per molto visto che sento crescere il suo desiderio.

Mi sfila la salvietta senza spostare il suo volto dal mio, ed inizia a toccarmi le gambe, le cosce ed il loro interno, salendo sempre più, fino a riprendere il contatto con i miei capelli.

Lentamente, sciogliamo il nostro bacio per guardaci e per sorriderci a vicenda.

Lui si alza sui gomiti ed inizia ad osservarmi dalla testa ai piedi. Istintivamente, mi porto le braccia ad X sul petto ed incrocio le gambe, gesto che a lui fa ridere.

-Non devi coprirti, sei perfetta.- mi sussurra all'orecchio, mentre mi sposta le braccia per osservarmi meglio. Sono sicura di avere il volto infuocato, non sono mai stata così in imbarazzo. Si, ho avuto dei precedenti ragazzi con cui sono entrata in intimità, ma mai come ora mi sento così...leggera.

Noah inizia a baciarmi l'orecchio e il collo, finché non arriva a catturarmi il capezzolo destro. Io intanto sono immobile, con il respiro a mille e con il cuore che mi sta per scoppiare.

Lui riprende il suo viaggio, scendendo sulla pancia e lasciandomi dei leggeri baci, finché non arriva...li e si blocca.

Io sono ancora tramortita, ma noto comunque la sua espressione.

-Noah?- dico sospirando.

Mi sta sorridendo.

-Non ora. Non voglio farlo qui, in uno stupido Motel sperduto nel nulla. Voglio che tutto sia perfetto per te.- dice mentre strofina il suo naso contro il mio, per poi alzarsi e porgermi una sua camicia.

L'accetto volentieri e la indosso. Ha il suo odore.

-Non pensavo fossi un tipo...così romantico.- gli dico alzandomi dal letto ridendo.

-Che vuoi che ti dica, voglio solo il meglio per te.-

-E tu faresti parte di questo meglio?- gli chiedo mentre mi avvicino alle sue spalle, per stampargli un leggero bacio sull'incavo del collo.

-Mi pare ovvio.- risponde lui girandosi e catturandomi tra le sue braccia.

 

 

È già arrivato il giorno dopo e stiamo rimettendo i nostri vestiti nelle borse. La scorsa notte, abbiamo dormito abbracciati nel letto e quando mi sono svegliato, lui mi stava fissando.

-Sei così bella.- mi aveva sussurrato dandomi un lieve bacio sulla fronte.

E ora siamo in macchina, pronti per un altro giorno di viaggio.

-Perché questa pietra?- gli chiedo all'improvviso mentre mi guardo l'anello.

-Perché ha il colore dei tuoi occhi. Profondi come l'oceano, ma immensi come il cielo.-




 
Note d'autore

Ok, questo capitolo l'ho scritto in poco tempo, quindi potrebbero esserci degli errori...nel caso, mi scuso subito e provvederò a correggerli. Chiedo scusa anche per il ritardo nel pubblicare questo capitolo, ma sono incasinata con la scuola xD
Ringrazio per il sostegno
 Apotrophos, la cui mente perversa (<3) mi starà maledicendo per non aver continuato una certa scena xD, Jin Anderson <3 <3Drachen, che mi segue da molto lasciandomi sempre dei bellissimi commenti, e la nuova arrivataBeaClifford07 che ha inziato a seguirmi di recente, ma ha già recensito ogni capitolo e anche le altre due storie che sto pubblicando.
Grazie a chi mi ha inserita nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite e grazie anche a chi si limita a leggere
 :3

Alla prossima =D
Solstitia

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Capitolo 13
*** 11. Milioni di anni fa ***


11. Milioni di anni fa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

≈ ≈ ≈ ≈

 

 

 

È quasi l'alba, quando il cartello con scritto North Carolina, ci da il benvenuto.

Abbiamo dormito solo qualche ora quella notte, dato che eravamo in ritardo sulla tabella di marcia. Noah è al telefono con un certo Jonathan e si stanno accordando per il luogo del nostro incontro: Jacksonville, a qualche chilometro di distanza da dove ora ci troviamo.

-Non ci vorrà ancora molto.- mi dice il demone riattaccando il telefono.-Credo che verso mezzogiorno saremo lì, se la benzina non finisce prima...-

Infatti, il nostro caro veggente, non aveva tutti i torti. Alle 11.57, la nostra auto si ferma proprio in prossimità della nostra destinazione.

Che fortuna.

-Che sfiga!- dice Noah scendendo dall'auto e sbattendo la portiera.

C'è un forte vento in questo periodo, ed io ho indosso solo una felpa e dei jeans. Mi stringo nelle spalle, mentre lentamente mi avvicino al mio compagno che, vedendomi infreddolita, mi cince la vita con il braccio e mi avvicina a se, dandomi un leggero bacio sulla fronte.

-Ehi...si sono sempre io...l'auto si è fermato proprio a qualche centinaia di metri della città...si grazie...a dopo.- esclama Noah sbuffando al telefono, per poi riattaccare quasi subito. -Il mio amico sta venendo a prenderci, tranquilla.-

Ci sediamo sul ciglio della strada, io letteralmente abbracciata a lui, mentre il demone inizia a giochicchiare con una ciocca dei miei capelli.

-Cosa succederà poi?- gli chiedo io, rompendo il silenzio.

-Poi...poi andremo con Jonathan nel suo appartamento e parleremo. Decideremo cosa fare, cosa farti fare e per il resto, si vedrà.-

-E se non ne fossi all'altezza? Noah, perché sto viaggiando con te? Perché me e non qualcun altro?- Dovevo saperlo. Non poteva far ancora finta di niente e negarmi la verità.

-Angie...- mi bisbigliò lui all'orecchio.

Basta.

Scattai all'improvviso, facendo spaventare anche lui, e mi alzai dandogli le spalle. Mi veniva da piangere. Strinsi i pungi e, ricacciando indietro le lacrime, mi voltai per guardarlo negli occhi.

-Non è giusto. Io ho il diritto di sapere che ruolo ho in tutta questa storia!-

Calò di nuovo il silenzio tra noi, mente il vento mi scompigliava i capelli e faceva muovere le foglie dei pochi alberi intorno a noi.

Dopo qualche istante, anche Noah si alzò e mi strinse le mani nelle sue.

-Tu forse non te lo ricordi...ma...non ci siamo già incontrati, in passato.- mi sussurrò lui, mente riprendeva ad accarezzarmi i capelli.

-Successe circa nove anni fa. Io mi era appena trasferito nella casa infondo alla strada in cui abitavi tu, quella dove ti ho portato qualche settimana fa. Per via del mio “lavoro” non ci abitavo molto spesso, ma quel giorno, il mio volo per l'Inghilterra venne cancellato e tornai in quella casa. E tu eri li, tutta tremante con le spalle al muro, mentre piangevi e bisbigliavi qualcosa. Mi raccontasti di aver litigato con i tuoi genitori e che avevi deciso di scappar di casa, che ti eri nascosta nella casa che credevi abbandonata e di esserti fatta male per colpa di un asse di legno marcia. Quella casa cadeva proprio a pezzi. Non sapendo cosa fare, usai i miei poteri per guarirti, era solo un graffio. Quando finii di curarti, tu ti alzasti di colpo e corsi via, fuori da quella casa.

Pensavo che non ti avrei più rivista, eppure, qualche giorno dopo tornasti da me. E lo feci anche il giorno dopo, e quello dopo ancora e così via. Ma poi, un giorno...


 

PoV Noah - circa 9 anni fa


 

Il mio treno era, come al solito, arrivato in ritardo. Ero stato via solo per tre giorni a caccia di un angelo-spia e lo avevo anche trovato. Non sarebbe più stato un problema dopo quello che gli avevo fatto, d'altronde, le sue piume erano nella valigia che mi portavo dietro.

Le ali degli angeli valgono molto sul mercato nero, sono perfette per creare armi e talismani. Arrivai a “casa”, se così si poteva chiamare, con due ore di ritardo. La porta d'entrata era semiaperta.

Avevo un pessimo presentimento.

Ladri? Angeli?

Entrai in casa mia, sfoderando la mia spada e cercai di orientarmi nel buio. Il temporale doveva aver fatto partire qualche cavo della corrente, perché non c'era elettricità.

Al piano terra non c'era niente d'insolito, così come in quello superiore.

“La cantina” pensai avvicinandomi alla porta che portava nello scantinato. Quando aprii la porta, un lampo alle mie spalle fece luce su ciò che mi stava intorno.

Impallidii all'istante.

Nelle scale di legno c'era un buco largo circa cinque gradini e dentro quella cavità, c'era una bambina, con la bocca leggermente aperta dalla quale usciva un filo di sangue, con le braccia e le gambe in una posizione disumana e con gli occhi che sembravano fissarmi, ma che si perdevano nell'oscurità.

-Non può essere possibile...Angie...- dissi tremando. Dovevo fare qualcosa, ma cosa? Saltai le scale e atterrai a qualche passo da lei. Lentamente la presi tra le braccia. Era fredda.

“No...no, non lei”

La portai in braccio in salotto e, lentamente, l'adagiai sul divano. Non sapevo cosa pensare. Lei era una semplice umana, eppure non potevo lasciarla così. Potevo sentirlo, quel piccolo spiraglio di vita che ancora era dentro di lei. Ma era debole, se dovevo fare qualcosa, dovevo farla subito.

Avevo due scelte: lasciarla morire così, all'età di soli 10 anni, o riportarla alla normalità. Che cosa buffa, non dovevo neanche decidere. Sapevo già cosa andava fatto.

Presi la mia valigetta e l'aprii, tirandone fuori le piume ancora macchiate di sangue angelico e le strizzai una ad una in una ciotola. Uscì si e no solo qualche decina di gocce, ma potevano bastare.

Quando finii di preparare quella sostanza, la portai alla bocca della bambina e gliela versai dentro.

Il sangue degli angeli l'avrebbe curata da qualsiasi male, sia che fosse un'emorragia interna, che qualche osso rotto. Presi anche la mia spada e con essa, mi incisi il palmo della mano, facendo colare anche il mio di sangue che portai subito sulle sue labbra.

Il mio sangue, le avrebbe fatto dimenticare tutto l'accaduto, compresa la mia esistenza. Era meglio così in fin dei conti. Sarebbe stata solo colpa mia se lei fosse morta, io le avevo permesso di avvicinarsi a me, io mi ero affezionato a lei, io l'avrei condotta alla morte, se non fossi sparito dalla sua vita. Il contatto del mio sangue con lei, mi fece rivivere gli ultimi istanti della sua vita.

Le avevo detto che sarei stato via per tre-quattro giorni, eppure lei era venuta lo stesso in casa mia. Forse...voleva farmi una sorpresa al mio ritorno? La luce era andata via all'improvviso, quindi era andata nello scantinato per cercare di riattaccare la corrente, ma il legno delle scale con l'umidità aveva ceduto, trascinando nella caduta anche lei.

Le accarezzai i capelli e dopo qualche minuto, il suo cuore riniziò a battere. La lasciai lì, sul divano, mentre prendevo i miei vestiti e tutte le mie cose. Presi il primo treno che passava a quell'ora e me ne andai.

 

Quando finii di raccontare l'accaduto, guardai Angie negli occhi.

Era scioccata e terrorizzata.

-Dimmi qualcosa.- le dissi accarezzandole la guancia.

-Io...non capisco.-

-Tu sei speciale Angie. Nel tuo corpo, scorre sangue sia di angelo , che di demone. Avrei notato anche tu in questi anni, che guarisci più in fretta quando ti fai male.-

-Bhe...si, in parte è vero...quindi io sarei in viaggio con te...per questo motivo? Perché non sono completamente umana?- mi domandò alzando lo sguardo e posandolo su di me. Stava tremando.

-Non solo per quello. Angie, non ti ho mai dimenticata. Tu non avevi paura di me, nonostante sapessi ciò che ero e ciò di cui ero capace.-

-Come hai detto tu, non me lo ricordo. I miei mi hanno raccontata che ero scappata di casa quel giorno e che mi avevano trovato la polizia. Invece...-

Si strinse ancora di più a me.

La macchina di Jonathan arrivò qualche istante dopo. Ci salutammo brevemente e salimmo in auto con lui.

Angie si sistemò nei sedili posteriori e per tutta la durata del viaggio, non aprì bocca.

Ripensai a quello che le avevo appena detto.

“Tu forse non te lo ricordi...ma...non ci siamo già incontrati, in passato, milioni di anni fa”





Note d'autore

Sciao mondoooooooo
Chiedo venia e pietà per il ritardo =
(

Che ne pensate di questo motivo? La verità sull'importanza di Angie in questa storia è stata rivelata...eppure, cosa vuol dire l'ultima frase? C'entrerà qualcosa con il prologo? Bah...non penso...;D
Rigrazio molto Drachen <3, Evil Devil (bel nome :3) e Bea, che mi fa sentire a dir poco importante <3
Faccio anche un appello a tutti i lettori che seguivano Apotrophos e la sua storia "Sono stato tante cose nella vita: uomo, prostituta, ladro...ma mai innamorato"
Qualcuno di voi sa che fine ha fatto? Non trovo più ne il suo profilo ne la sua storia =( =(


Alla prossima,
Solstitia

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Capitolo 14
*** Read me :D ***


Popolo che mi segue,
Chiedovenia,chiedovenia,chiedovenia,chiedovenia,chiedovenia,chiedovenia,chiedovenia !!!!
Ho cercato di continuare questa storia nel tempo libero, ma con la maturità che si avvicina sempre più (aiutatemiiiiiiiiiiii) non sono più riuscita a pubblicare.
Vi chiedo quindi di concedermi questi due mesetti, fino a metà luglio (o prima spero..) e poi vi prometto che pubblicherò anche 2/3 volte a settimana !!!!!
Grazie infinite a chi mi segue e a chi continuerà anche dopo questa luuuunga pausa!!

A presto spero <3

Solstitia

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