L'inglese alzò gli occhi al cielo. Pioggia.
La spagnola alzò gli occhi al cielo. Pioggia.
«Capisco perché non sorridi mai.»
L'inglese voltò lo sguardo. Sopresa, e pioggia.
La spagnola voltò lo sguardo. Dolcezza, e pioggia.
«Non è facile come credi.»
L'inglese sospirò. Tristezza, sopresa repressa, e pioggia.
La spagnola l'abbracciò. Affetto, dolcezza sempre presente, e pioggia.
«Basta avere una motivazione giusta per farlo.»
L'inglese alzò lo sguardo. Nuvole, tristezza che, come la pioggia, spariva.
La spagnola alzò lo sguardo. Nuvole, dolcezza, affetto, amore.
«Probably.»

Nulla era più magnifico. Nulla era più spettacolare.
«Cosa vedi, tu, nella Luna?»
Nulla era più affascinante. Nulla, tranne lei.
«Sentimenti.»
Nulla era più misterioso. Nulla, tranne lei.
«Amore?»
Nulla era più sconcertante. Nulla, tranne lei.
«Anche.»
Nulla era più complesso. Nulla, tranne lei.
Gli occhi di una al cielo, gli occhi dell'altra alla propria Luna.
«Anche.»

Affusolate, le sue candide dita percorrevano i tasti del pianoforte, uno compagno di vita.
Albine, le sue mani fremevano, talmente estranee allo star ferme da non poter appieno godere di quella melodia.
Musica.
Socchiusi, i suoi occhi vedevano figure e colori che non sarebbe riuscita a vedere in nessun altro modo.
Attenti, i suoi occhi rossi schizzavano da un luogo ad un altro, in cerca di qualcosa da fare.
Musica.
In Austria, pace.
In Prussia, noia.
«Smettila.»
Silenzio.
In Austria, disagio.
In Prussia, pace.
«Non posso smettere di amare.»

Quella barretta marrone, che aveva fissato per qualche secondo, stranita, si era rivelata essere alquanto dolce, dopotutto.
«Ti piace? Ti piace, eh?»
Saltellava, la ragazzina bionda. Saltellava, allegra.
Troppa cioccolata?
«Sì.»
Era dolce. Si scioglieva con una facilità impressionante sul palato, regalandole un sorriso.
«Sei bella quando sorridi.»
Sorridere. Sorridere come la bionda, impossibile. Sorridere come il fratello, altrettanto. Sorridere.
Essere dolci. Essere dolci come un caldo abbraccio, impossibile. Essere dolci come un giovane amore, altrettanto. Essere dolci.
«Questo cioccolato fa proprio miracoli.»

Un passo. T'allontani.
«Aspetta!»
Un altro passo. Un altro passo verso l'ignoto. Un altro passo lontano da lei.
«No.»
Tre passi. Tre passi e ti fermi per un minuto. Senti il suo respiro dietro di te, senti il vento smuoverti i lunghi capelli biondi. Senti il cappello cadere a terra, ma non t'importa. Acceleri.
«Rimani con me.»
Quattro, cinque. Il lamento lontano dell'altra risuona nelle tue orecchie, mentre corri tra rami e radici che sembrano volerti impedire di fuggire.
Tutto desidera che tu rimanga; tutto, tranne te.
«Sei noiosa.»
Non ti segue più. Non ci sono più rami né radici.
Niente sorrisi, niente risate, niente battute. Niente affetto né amore.
Sei sola. Di nuovo.

«Voglio che tu pensi solo a me.»
Stupore. I tuoi occhi si sgranano.
Che sia un sogno? Qualcosa sta cambiando, forse.
«Io…»
Balbetti. Non devi aver paura. Lei ti sta sorridendo.
«..Solo se lo farai anche tu.»
Sorridi, come lei. Stringi un pupazzo, ma la sua compagnia non ti serve più. Lo stringi per abitudine, lo stringi sperando di poter fare lo stesso con la bionda di fronte a te.
«I promise. E le eroine non mentono mai.»

betacchi.

Cade un petalo chiaro, suoi vostri capelli scuri.
Cade un petalo chiaro, cade una lacrima di rugiada dalle foglie luminose di alberi dipinti dalle abili pennellate d'uno sconosciuto pittore.
Un petalo, una lacrima, un abbraccio.
Quant'è sopravvalutato, un abbraccio.
‹ Fa meno freddo, così? ›
Faceva freddo, prima. Faceva freddo perché eri sola.
Sola, come un'isola sa di essere.
Sola, nel caldo della tua primavera.
Cade un altro petalo, un'altra lacrima.
‹ Hai. ›

Un rumore leggero, alle tue spalle.
«Nǐ hǎo.»
Ti volti, osservi. Vedi qualcosa di piccolo; piccolo ma grande, grande nel tuo cuore.
Cuore. Cos'è, se non un organo pulsante?
«Privet.»
C'è del sangue. La tua voce riecheggia con ogni battito di quell'organo.
«Null'altro che un organo pulsante, da.»

Colava, caldo, su quello che era il suo invitante collo. Come poteva resistere alla liscia pelle rosea, la quale sembrava richiamarla con le più soavi parole?
Rosso. Rosso come il sangue, lento, che cola.
Rosso. Rosso come la passione che ti costringe a berne.
Rosso come la fame. Rosso come l'amore.
Gli affilati canini s'addentrano sicuri nella sua pelle; le curate unghie sfiorano con delicatezza quel segno.
‹ Marcat pe viață, Bulgaria. ›



Note dell'autrice: Salve!
Dopo aver messo l'inizio della long, eccomi ad aggiornare questa bella raccolta al femminile. V'avevo detto che non ci sarebbero stati aggiornamenti -be'- mentivo. Mi spiace, ma la mia ispirazione è così schifosa che ha deciso di tornare proprio quando m'ero rassegnata a mettere tutto in pausa.
Quindi, riapriamo il giro con una Romania x Bulgaria. Sono due amorevoli donzelle, queste. So che sono personaggi di cui si sa poco e niente, ma ho deciso di parlare anche di loro. Sono così buona e gentile, vero? La drabble è un po' banale, dato che si limita a sfruttare il fatto che Romania possa essere un vampiro. Sì, Bulgaria è uke. Apprezzatelo lo stesso.
E con questo chiudo, a presto!

betacchi.

" Il tuo dio è un falso. "
Anche se uno fosse stato falso e meschino, ne avrebbe avuti molti atri a cui affidarsi.

" Non posso convivere con i tuoi stessi dei. "
Un incubo quella giornata: un incubo che troppo spesso decideva di ripresentarsi.
Un incubo reso realtà dalla solitudine che invadeva quell'immenso luogo.
Silenzio. Mai più i vostri sospiri avrebbero, come musica, distrutto quell'oppressione.

La cenere cade silenziosa sul tappeto -l'avesse scoperta la britannica sarebbe di certo stata la sua fine. Non che potesse -o volesse- permettere all'immagine di quella regal bionda d'occupare la sua mente.
Aveva dei tacchi dannatamente alti;
delle gambe dannatamente eccitanti;
delle curve dannatamente sensuali.
Era la tua droga.
La sigaretta cade a terra, macchia il pavimento come la cenere aveva fatto pochi istanti prima. Le mani, come le labbra, sono impegnate in tutt'altro.
Era la tua droga, dopotutto.

Nervosismo, lingua impastata, cervello spento.
Nervosismo.
Percepisci la sua rabbia -chi non ci sarebbe riuscito, con tutto quel gridare.
«Perché mi vuoi lasciare?!»
Stupore. Sta piangendo per te. Te che l'ami, nonostante la tua decisione.
Te che la brami: il suo tocco, il suo profumo. Tutto di lei desideri.
«Io rimarrò sempre con te.» nel ricordo di questa notte.