Violetta 2: La historia continua (I) - [POV Violetta]

di FILIBANFI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo Anno ***
Capitolo 2: *** La Festa (Prima Parte) ***



Capitolo 1
*** Nuovo Anno ***


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CAPITOLO 1 –NUOVO ANNO
Il rumore di Olga che scosta le tende facendo filtrare nella stanza una luce stranamente intensa, mi fa aprire gli occhi lacrimanti, colpa dell’abbagliante luce del sole. Dopo aver spalancato le finestre, la simpatica domestica di casa mi tira un cuscino in testa e, con la sua solita voce acuta e rassicurante, di quelle che ti fanno sorridere anche in un momento di tristezza totale, mi avverte di sbrigarmi per il mio primo giorno di scuola al secondo anno dello Studio 21. Al ricordo del giorno che è oggi, apro direttamente e velocemente gli occhi, tanto da spalancarli, e salto giù fin troppo frettolosamente dal letto. Infatti, cado a faccia in giù sul liscio parquet pulito da Olga ieri mattina. Nella caduta, mi accorgo di aver sfiorato qualcosa sul comodino e, ancora prima di smettere di realizzare qualche ipotesi sull’oggetto toccato, ecco che sento qualcosa dietro di me toccare, con un tonfo violento, terra. Mi giro su un lato e, davanti a me, vedo mia madre, con quel meraviglioso abito rosa che, automaticamente, mi riporta alla mia festa del diciassettesimo compleanno. Indossavo quell’incredibile vestito, ma, soprattutto, ballai con papà fino allo sfinimento, ovvero quando mi riproverò per quello. Ma adesso tutto è cambiato, è inutile ripensare al brutto e triste passato. L’importante, ora è il futuro o, ancora meglio, il presente.
Quand’ecco che, sforzando maggiormente gli occhi, scorgo, mentre mi rialzo con la foto in mano, un qualcosa di piccolissimo tra le mani di mia madre: io. Mi sembra impossibile di avere le prove del fatto che ho veramente conosciuto mia madre. Di lei non ricordo nulla, mio padre era stato incredibilmente abili nel rimuovere ogni ricordo che riguardasse mamma dalla mia vita, dai ricordi agli indumenti.
Sotto me e mamma, in oro e scritto una grafia sghemba, vi è iscritto il nome di mia madre in grassetto corsivo: “Maria Saramego”. I miei pensieri vengono, però, bruscamente mossi dalla voce, adesso piuttosto nervosa, ma pur sempre divertente, che mi grida di muovermi. Guardo l’orologio appeso al muro della mia nuova camera, lancette e numeri rossi e contornato da un cerchio di oro puro, che è stato regalato a papà come premio per l’importante lavoro finanziario che svolge insieme all’alto, simpatico e magro Roberto. Sono le 09.45. Fra un quarto d’ora ci sarà la riunione con Antonio!
Appoggio velocemente, ma con delicatezza, la foto di mamma, che per fortuna non sembra riportare rotture. Prendo i libri di cui necessito, che rispettivamente lo scapestrato quanto simpatico Beto e la nuova professoressa di danza, una certa Jackie Grace, ci hanno chiesto di comperare in estate. Papà, dopo aver capito la mia irrefrenabile passione per la musica, me li ha acquistati. Il libro di Beto ha all’incirca seicento pagine di brani musicali da eseguire, anche se il tocco personale dell’insegnante è proprio la creatività, per cui dubito ce li utilizzeremo granché. Invece, quello di Jackie circa la metà, trecento, ed è pieno di illustrazioni su posizioni ginnastiche ritmiche. L’unica cosa che posso sperare sulla nuova insegnante di danza è che insegni, non critichi e basta come faceva il precedente, severo e impostore, Gregorio. Già il fatto che è una donna, secondo me, le attribuisce un gran vantaggio.
Mentre ipotizzo le meraviglie che mi potranno accadere in questo nuovo, unico e meraviglioso anno, mi vesto velocemente, ma scegliendo accuratamente gli abiti.
Infilo una gonna rosa punteggiata da fiorellini rossi e stretta con una cintura d’oro. Attribuiti alla gonna due scarpe bianche coi tacchi, mi metto la maglietta senza spallucce regalatami da papà: quella con occhi, naso e bocca del gattino, che sembrano disegnati da una bambina. Effettivamente, è così che mi sento vicino alla persona per cui mi sto vestendo in questo modo: Leon. Lui, quello che mi ha illustrato la scuola. Lui, quello che coi suoi abbracci mi fa sentire la persona più felice e protetta del mondo, mi fa sentire la pelle d’oca, facendomi sentire addirittura insignificante, cosa che non gli rivelo, perché lui non sarebbe d’accordo. Perché lui mi ama. Lui, a cui ho dato il mio primo bacio. Ecco il motivo del mio abbigliamento oggi: al nostro primo bacio, dopo aver cantato coi Rock Bones, ero vestita esattamente in questo modo. Voglio fargli capire che sono ancora sua. Che non mi ha fatto effetto l’allontanamento in Spagna di Tomas, anche se in parte mentirei. Infatti, ci ho messaggiato e sono stata in pensiero per lui tutta l’estate. Ma questo è normale, per un vecchio amico che si allontana. In realtà non sono sicura delle parole che ho appena pronunciato. Dal “normale” al “vecchio amico”. Forse non è del tutto normale sentire così tanto la mancanza di quello che è solamente un vecchio amico. Di fatto, tra noi c’è ancora un legame più forte dell’amicizia che ci lega e siamo stati insieme per parecchio tempo e, inoltre, a fine anno ci siamo anche scambiati il nostro primo bacio…ma penso che il mio vero amore ormai lo possieda Leon. Guardo l’orologio: sono le 09.50. Prendo i libri frettolosamente e scendo le scale, trovando riuniti ad un tavolo Angie e papà seduti attorno al tavolo, sul divano, intenti a bere un caffè caldo e a riservarsi sguardi che spiegano tutto il loro amore. Starei a guardare quella scena bellissima tutto il giorno ma, come dice il mio orologio da polso bianco col laccio rosa, mancano sette minuti alla riunione. Così, senza badare a Roberto che ci vuole prestare l’auto e ad Olga che corre per tutta la stanza per raggiungere i fornelli che stanno bruciando, prende una fetta biscottata con burro e marmellata, accompagnata da un gustoso cornetto ripieno di crema che puccio frettolosamente nella tazza di latte di papà che, sorridendo, finge di essere arrabbiato, ma si vede che è solamente stupito e divertito dalla situazione. Prendo velocemente la borsa viola col cellulare bianco, trovandovi un messaggio, che però è troppo tardi per leggere. All’ultimo minuto prima di uscire di corsa da casa per raggiungere lo Studio 21 di corsa, mi ricordo che a lavorarci è anche Angie, che non è più la mia istitutrice, ma vive definitivamente a casa Castillo. Ma lei sembra avere occhi solo su mio padre e non sull’orologio. Così, mi avvicino lentamente e, con calma, le chiedo che ore sono. Lei, senza smettere di guardare papà, risponde che mancano cinque minuti alle dieci. D’un tratto si ricorda della riunione di Antonio e il suo sguardo, da libero, diventa nervoso. Si pulisce le mani e, si sta pulendo le mani, quando papà le stampa un bacio in bocca, rendendomi felice. Ma il ritardo questa volta ha la precedenza. Prendo Angie per un braccio, staccandola, anche se involontariamente, bruscamente dalla bocca di mio padre, a cui dico, falsamente maliziosa: « Scusa, ma te la devo rubare per un po’ ». Papà sorride, arrossendo un pochino, scatenando una mia risata fragorosa. Tutti ci salutiamo ed io e Angie corriamo velocemente con destinazione Studio 21, superando in pochi secondi il parco che lo separa da casa. A due minuti dalla riunione, faccio il mio primo passo nello Studio 21 di quest’anno. Alla vista di talentuosi ragazzi che fanno capriole in aria e che girano con vari spartiti e strumenti giganti, capisco che non potrò mai vivere senza questo posto speciale. Al ricordo di tutte le emozioni passate l’anno precedente, mi fanno capire che la musica è quel vuoto che, oltre a Tomas, mi sentivo dentro. La grande scritta colorata “Studio 21” mi ricorda la prima volta che vidi la scuola assieme a Roberto. In qualche modo, sapevo che era il posto per me, che avrei dovuto lottare per ottenerle, ma ero e sono tutt’ora disposta a tutto pur di vivere il mio sogno più grande: seguire le orme di mia madre, che fino all’anno scorso mi era proibito fare pubblicamente per via di papà, che era stato sopraffatto dalla iperprotettività. Ma ora, che so di poter realizzare il mio desidero numero uno in tutta tranquillità, mi sento dentro un’adrenalina mai provata prima. Sento di poter gridare più forte che mai, sprigionare una forza immensa, volare senza più preoccupazioni. Ma solo trovarmi di fronte al luogo che ormai ritengo casa mi fa sembrare di provare tutte queste emozioni mescolate assieme.
Quando scuoto la testa e i miei pensieri fumano via, mi ritrovo davanti Pablo, l’insegnante che aveva sostituito, per un breve tempo, Antonio come Direttore dello Studio 21, che è la scuola più prestigiosa della città ed essere ammessi ad essa è veramente un lusso. Pablo non sembra invecchiato di un giorno, tranne per la barba un po’ più spessa, ma che lasciano ugualmente trasparire il suo abbagliante e sempre simpatico sorriso. Sorrido, quando mi viene felicemente ad abbracciare ma, ovviamente, in seguito si dedica solamente ad Angie. Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa fra di loro, ma ho scoperto che è solo Pablo ad interessarsi. E poi dicono che sono i ragazzi ad innamorarsi follemente!
Al seguito di Pablo, arrivano le tre persone a cui, dopo Tomas e Leon, ho pensato di più quest’estate: capitanati da una Francesca ancora più bella, coi capelli neri sottili come spaghetti, arrivano anche Camilla e Maxi. Francesca indossa un abito viola smanicato pieno di fiori, mentre Camilla indossa una maglietta bianca corta, con sopra un golfino color beige. La testa è contornata da un cerchietto d’oro che sembra un’aureola. Maxi, invece, indossa la sua solita T-shirt bianca sotto ad una felpa verde tipica da rappista. E, infine, indossa il suo marchio: il berretto verde e bianco. D’istinto, salto subito addosso a Francesca, che ricambia amorevolmente l’abbraccio. Successivamente, faccio la stessa cosa con Camilla e Maxi. Non finiamo di salutarci. Sembra quasi incredibile rivedersi dopo tutte le emozioni passate l’anno passato. Decidiamo di recarsi assieme in palestra, dove si terrà la riunione di inizio anno. Dopo aver avvertito Angie e Pablo, che prima passeranno per l’aula professori, che vado direttamente in palestra, mi infilo sotto braccio fra Francesca e Camilla, con a fianco Maxi. I miei migliori amici non esitano a informarmi su tutte le novità più recenti riguardanti lo Studio 21.
« Hai già visto Leon, Vilu? » mi aggredisce Francesca.
Io aggrotto la fronte. Cosa sarà successo, da spingere le mie migliori amiche a direzionare immediatamente il discorso su Leon?
Mi volto verso Camilla, che annuisce alla domanda di Francesca, considerandola, quindi, appropriata.
« No, perché? Mi devo preoccupare, ragazze? » chiedo con un tono decisamente preoccupato.
« No…è solo che ha un nuovo taglio favoloso: molte ragazze dello Studio 21 lo vorrebbero come fidanzato, ti consiglio di stare attenta! » la informa Francesca, facendo capire di esagerare nella descrizione dei fatti riguardo al preoccuparsi della altre ragazze della Scuola.
« Ah, beh, Camilla…mi sembra giusto informarti del fatto che mi è giunta voce all’orecchio che Broadway, mentre era in Brasile in estate, si sia fatto amiche piuttosto intime…» dissi facendo trasparire il divertimento dallo sguardo e dalla voce. Ma, come immaginavo, la superficialità di Camilla ha il sopravvento e la ragazza, prima che la avvertissi dello scherzo, minaccia di uccidere Broadway in caso di tradimento. Ridendo, arriviamo in palestra. Non riesco ad entrare, che delle mani grandi, caldi e piacevolmente rassicuranti mi coprono la visuale. Mentre sento le braccia di Francesca e Camilla slacciarsi dalle mie, noto l’anello sull’anulare della mano sinistra e l’orologio legato al polso attribuito sempre alla mano sinistra. Così capisco: Leon. Mi giro e sento le sue mani abbandonare la mia faccia. Mi ritrovo davanti la persona che più di tutte volevo vedere: un ragazzo incamiciato, ma slacciato, con dei jeans e un corpo robusto. Francesca e Camilla avevano proprio ragione: i capelli tagliati si notano positivamente e mettono meglio in risalto i suoi magnifici occhi. D’istinto, gli salto addosso e lui, sempre con quel suo sorriso ammagliante, si mette a ridere per la piacevole sorpresa. O almeno spero sia piacevole.
L’ultima volta che ci siamo visti, gli ho comunicato che eravamo troppo giovani per pensare al futuro insieme. Ma, in questa estate, ho capito che mi credevo piccola per via della iperprotettività che mi riservava papà. Tutto l’hanno scorso, specialmente l’estate, è come se fossi rinata, conoscendo il mondo e capendo che fidanzamenti alla mia età sono più che frequenti e che ne ho tutto il diritto.
Per cui, credo che almeno una sorpresa lo sia stata per certo. Quando scendo, sento lo sguardo di tutti puntato su di me, ma in questo momento nella mia vita esiste solo Leon. La sua faccia mi brilla negli occhi. Non riesco a distoglierli. Così, anche se vorrei rimanere in questo silenzio ricco di significato per ore e ore, gli sussurro all’orecchio: « Hai visto come sono vestita? ».
Leon non mi guarda neanche, ma resta chinato, rispondendomi all’orecchio: «L’avevo già notato e ho capito il significato. Grazie, amore ».
Credo che il mio largo sorriso abbia sfiorato Leon, sporcandolo leggermente di rossetto alla fragola.
D’un tratto, sentiamo lo schiarirci di una voce e, successivamente, i saluti di Antonio.
Ad ogni modo, tengo gli occhi incollati a quelli di Leon, che però, come sempre con le parole giuste, mi massaggia il braccio, provocandomi una piacevole pelle d’oca, e dice: « Tesoro, vorrei stare così per giorni interi, ma dobbiamo andare alla riunione ». Successivamente, mi fa l’occhiolino.
Scuoto la testa, scombussolando i miei pensieri e sorridendo: « Hai ragione, Leon. Tu hai sempre ragione, tesoro » Non riesco a trattenermi e gli stampo un bacio sulla guancia. Subito dopo, però, mi accorgo di averglielo stampato veramente. Un segno rosso permanente si trova sulla guancia destra di Leon. Mi offro di aiutarlo a toglierlo, ma lui mi rassicura, dicendomi che ce la fa da solo.
Improvvisamente, sentiamo una tonante voce chiamarci: è quella di Antonio, che ci avverte che sta iniziando la riunione. Entriamo e, sottovoce, mentre il Direttore ricomincia a parlare, dico a Leon che, se desidera, può riunirsi assieme a Broadway, Maxi e Andres, con cui ha formato una Band di successo grazie all’artista spagnolo Rafa Palmer. I quattro, inizialmente, erano cinque, grazie alla partecipazione di Napo, il quale, però, ha abbandonato lo Studio 21 non potendo pagare la retta della scuola. Quindi, hanno già aperto le iscrizioni alla ricerca di un quinto ed ultimo componente della Band. Anche Braco ha dovuto abbandonare lo Studio 21 per tornare in Ucraina, luogo natale, che è troppo lontano da Buenos Aires. Abbandono Leon, che ha acconsentito alla mia proposta, e mi dirigo da Francesca e Camilla, ma vengo bruscamente fermata da un braccio da Ludmilla…mi sembrava che fosse tutto fin troppo bello. Però, mi ricordo che anche Ludmilla si era “convertita” al bene alla fine dell’anno. Mi aveva addirittura chiesto scusa che, per una come lei, può essere considerato un gesto estremo, quasi folle.
« Cosa c’è? » dico semi bruscamente, semi gentilmente. Effettivamente, non so quale sarà l’attuale comportamento di Ludmilla e, devo ammetterlo, decisamente mi spaventa.
« Tranquilla » comincia Ludmilla, gentilmente. « Volevo solo dirti che mi dispiace molto per l’anno che ti ho fatto passare, ma adesso sono cambiata e vorrei tan to diventare tua amica ».
Decido di rispondere il più cortesemente possibile. In effetti, non è molto facile essere cortesi con la persona che ti ha rovinato tutto l’anno precedente: Ludmilla Susanna Ferrò. Decido comunque di darle una possibilità e lei si congeda. Finalmente, mi metto in ascolto di Antonio.
Per fortuna, scopro da Francesca e Camilla che per adesso ha solamente fatto gli auguri di buon anno a tutti e che hanno intenzione, come l’hanno scorso, di fare, al posto di un saggio, uno spettacolo di fine anno e, a fine anno scolastico, faranno un grande musical.
« Cari ragazzi » procede Antonio. « Sarete tutti al corrente del tentato sabotaggio eseguito dal Professore di Danza Gregorio a fine spettacolo ai danni del mio sostituto, il qui presente ex Direttore, Pablo. Ĕ per questo motivo, che ho deciso di dare una piccola scossa di cambiamento al Personale della nostra scuola. Lo Studio 21, infatti, cari ragazzi, è più di un’opportunità: si viene qui, perché si ha fatto una scelta. Si ha deciso che la nostra vita è nella musica, che non ne possiamo fare a meno. Quindi, la Scuola merita dei Professori adeguati ed è per questo che, al sostituire Gregorio, è qui con noi la Professionista Maestra di Danza, di cui tutti dovreste avere il libro scritto proprio da lei su tutte le varie posizioni ginnastiche e le loro spiegazioni. Sono lieto di presentarvi la Signorina Jackie Grace! ».
Una ragazza sui ventidue anni fa irruzione in sala. Porta tacchi blu di parecchi centimetri, capelli raccolti in una coda e sembra già pronta per una gara di danza, col tipico abbigliamento da ballerina professionista. Preavviso che sarà dura eseguire perfettamente i suoi esercizi, soprattutto secondo quello descritto nel libro. Beh, non mi resta che promettere a me stessa di impegnarmi al massimo. Inoltre, peggio di Gregorio non potrà essere. Credo. Ci sono troppi dubbi nella mia vita e capisco che, per risolverli, dovrò vivere questo meraviglioso anno, che presumo sarà ricco di sorprese ed emozioni.
« Adesso che avete visto la Signorina Jackie » continua Antonio. «Sarete più desiderosi di vedere due vecchi amici che sono tornati a studiare qui con noi: Federico e Lena! »
Tutti siamo stupiti dal ritorno dei due, ma lasciamo terminare il discorso ad Antonio che termina: « Ora, desidero illustrarvi la grandiosa giornata che vivremo oggi. Però, voglio lasciare questo privilegio al mio caro collega Pablo che, come ostino a ricordare, nel caso debba partire per qualche inconveniente, sarà in cima alla lista per sostituirmi! ».
La parola passa a Pablo. Sono decisamente curiosa, anzi, non sto nella pelle nel sapere, quest’anno, cosa si sono inventati i professori come benvenuto ai nuovi arrivati dello Studio 21.
« Beh, che dire, anzitutto… benarrivati ragazzi! » annuncia Pablo. « Allora, oggi, vi vorremmo far scegliere a voi l’ordine delle lezioni da seguire, senza seguire il nostro orario naturale. Capito, ragazzi? Quindi, ora potete cominciare a recarvi nell’aula desiderata. Per i nuovi arrivati, abbiamo appeso dei cartelli stradali indicatori. Beh…quindi potete iniziare a congedarvi: la maggior parte dei professori dovrebbero essere già nelle proprie aule, pronti per la lezione. Ciao e buon primo giorno, ragazzi ».
Mi piace questa idea delle lezioni ad ordine personale. Però, l’unica cosa che ho voglia di fare adesso è stare vicino a Leon. Penso che lo seguirò dappertutto. Cercherò di seguire anche Francesca e le altre, ma dubito che saranno conciliabili le cose. Scelgo Leon, anche perché credo che le mie amiche, tra cui ora, non avrei mai pensato di dirlo, vi sono anche Ludmilla e Nata, capirebbero. Con un veloce sguardo, lascio intendere al mio nuovo fidanzato che non mi staccherò da lui, che comunque mi sembra concordare pienamente. Così, lo aspetto e al suo arrivo, poso la mia testa sul suo petto, mentre lui mi contorna col suo forte e protettivo braccio. Ho l’orecchio sinistro incollato al petto di Leon, quindi non riesco bene a percepire le sue parole, ma credo abbia semplicemente detto: «Ti amo tanto, lo sai, amore?».
Io sorrido e lo ringrazio dicendo: « Anch’io…ma non sono brava come te con le parole! ».
Sento le labbra di Leon toccarmi la testa. Un piacevole brivido mi pervade la nuca. Decidiamo di recarci prima da Angie, la nostra preferita, sia come insegnante che come materia. Ĕ qui che mi ricordo di aver dimenticato il libro di canto di Angie, ma Leon mi rassicura, dicendomi che mi presterà il suo. A questo punto, credo che sia stato solo un colpo di fortuna, l’aver dimenticato il libro Regolamenti delle corde vocali: dal perfezionamento delle voci alla composizione di canzoni 2, così staro più vicino al mio ragazzo. Per qualche strana ragione, quando penso al mio ragazzo, la mia mente viene offuscata da Tomas con la chitarra. In realtà, so che un motivo c’è ed è che, se Tomas non fosse partito per la Spagna, sarei ancora tremendamente indecisi. Arriviamo alla lezione; siamo tra i primi e, guardando il mio orologio bianco e rosa,  capisco che siamo in anticipo di dieci minuti. Angie si sta sistemando, quando le arriva un  messaggio. Mi avvicino e scopre che è papà, che le augura una buona giornata, dicendole che non crede di poter passare tutti i giorni una lontananza così elevata da lei. Appena vedo le labbra di Angie incrinarsi in un sorriso, la sorprendo, facendola spaventare così tanto da farle cadere il cellulare, che si appresta a raccogliere.
« Ehi, Vilu, hai deciso di venire qui? » chiede un po’ nervosa nel sapere che ho letto il messaggio.
« Certo…sono qui con Leon » rispondo.
« Ah… vi siete rimessi insieme? » mi chiede, curiosa. Alla fine io ed Angie siamo proprio due amiche, perché finiamo sempre per fare delle conversazioni da ragazze.
« Sì » arrossisco.
« Ho pensato a darvi un ruolo nella lezione, sapete? » dice maliziosa.
Io non so se essere triste o felice. La paura del palcoscenico è superata, e sarò con Leon. Ma qualcosa mi dice che la timidezza avrà nuovamente il sopravvento. La lezione comincia e io e Leon ci rechiamo in terza fila sul pavimento, affiancati da Francesca e Federico, che hanno scelto anche loro Angie e ci informano che Camilla e Broadway hanno deciso di provare da Beto. Angie da il benvenuto ai nuovi arrivati, come sempre nel modo migliore possibile.
« Bene » prosegue. « Oggi, vi volevo far vedere il lavoro svolto dai ragazzi lo scorso anno. Quindi, vorrai farmi affiancare da Violetta e Leon ».
Oh no.
L’ha fatto sul serio.
Adesso mi tocca cantare davanti a tutti quei ragazzi.
Ma con me c’è Leon, quindi sono tranquilla.
Con le gambi tremanti, mi reggo a Leon fino a raggiungere Angie, dove mi vibra il cellulare, che mi fa ricordare al messaggio ricevuto anche quando mi recavo allo Studio 21. Deve essere Tomas.
Tomas.
Parte la musica e sto pensando a lui. Sulle note di Voy Por Ti, penso a Tomas e mi riempio di un’adrenalina pazzesca, aggiunta a quella provata dalla sicurezza dell’aver vicino Leon. Entro nella mia parte e mi rendo conto di cantare con una forza del cuore di cui Antonio mi farebbe mille complimenti.
Prima ancora che me ne accorgo, la canzone è finita e, felice di non aver dato permesso alla timidezza di trapelare, senza badare a tutte le persone che mi guardano, mi butto ad abbracciare forte Leon, con cui ritorno al posto. Successivamente, Angie chiama a cantare Francesca e Federico, che sono pregati di cantare Vieni e Canta, la traduzione italiana dell’inno dello Studio 21.
Io e Leon commentiamo la straordinaria magia che ci sia fra di loro, il legame musicale che li unisce. Anche loro sembrano accorgersene, siccome entrambi arrossiscono e tornano separatamente al posto, non parlandosi per tutta la durata della lezione, in cui facciamo vari esercizi vocali e Angie cerca di far imparare ai nuovi arrivano la canzona mia e di Leon. Quella che ci ha fatto innamorare. Grazie alla quale ho capito che Leon era il ragazzo per me. Neanche con Tomas avevo mai provato la forza provata nel cantare Voy Por Ti a lezione con lui. D’un tratto, finisce la lezione e, mentre usciamo, mi ricordo dei messaggi e cerco il cellulare, tamponandomi le tasche anteriori e posteriori dei jeans e cercando nelle tasche della borsa. Successivamente, lascio a dopo la ricerca del cellulare e mi reco con Leon da Beto, mentre Francesca e Federico sembrerebbero essere decisi entrambi a provare ad andare da Jackie. Ma, quando capiscono che devono andarci entrambi, probabilmente ripensando al legame che c’è stato fra di loro, Francesca ci accompagna da Beto, dove troviamo Andres, Maxi, Nata e Ludmilla.
Prendo il libro di Beto, approfittandone per fare un’altra piccola ricerca al cellulare, anche se invano. Beto, ovviamente distruggendo la stanza e facendo leggermente preoccupare gli alunni del primo anno, ci fa sonare il violino e il pianoforte, facendoci eseguire dei brani di Livello 4, uno dei più difficili mai fatti, per dimostrare alla classe il punto in cui siamo arrivati. Intanto, scorgo degli occhialini scambiati fra Nata e Maxi, che si scambiano anche un messaggio sospettoso sul cellulare. Infine, mi reco con Leon da Jackie Grace, l’Insegnante di Danza. Sono decisamente curiosa di conoscere il carattere di questa nuova professoressa. Appena entriamo in aula, ci saluta brevemente e ci fa partire direttamente dal programma di metà libro. A quanto pare è una maledizione dei Maestri di Ballo essere severi e attenti. Ha un’aria quasi annoiata, come se quello che stiamo facendo fosse una sciocchezza. Tenendoci ad un’asta, dobbiamo fare una serie di acrobazie e, successivamente, Jackie ci fa ballare Juntos Somos Mas e  Ser Mejor al triplo della velocità. Quel suo viso volpino mi fa pensare ad a ragazza giovane, ma pignola. Se Gregorio non fosse stato abbastanza severo sulla danza, a questo punto non riusciremmo a ballare. Magari, con l’avanzare del tempo, si scioglierà. Sì, sicuramente. Adesso voleva solo osservare le nostre capacità. Ĕ molto alta e agile, si muove con una leggerezza impressionante.
Sono sollevata all’idea di non dover più ascoltare il frastuono che causava quella maledetta pallina di Gregorio quando sbatteva sullo stereo dopo esser rimbalzata sul pavimento. Adesso, non sentiremo neanche l’accensione dello stereo, vista la delicatezza della professoressa. Un’altra cosa che ritengo un vantaggio, anche se leggero, sono i suoi incantevoli occhi color verde acqua, decisamente differenti a quelli marrone scuro di Gregorio, che riuscivano a sprigionare solamente odio, rabbia e disprezzo.
Durante le nostre esibizioni, noto che la professoressa Grace ci scruta con notevole interesse e, a fine lezione, scopro il motivo, davvero originale e che mi piace molto:
« Molto bene, ragazzi » informa. « Allora…oggi vi sarò sembrata dura, ma volevo solo vedere a che punto del programma è arrivato il Professor Gregorio con voi e devo ammettere che sono piuttosto soddisfatta, anche se insieme avremo molto su cui lavorare. Così, voglio che mi conosciate in un modo piuttosto speciale: ho dato un voto ad ognuno di voi, ragazzi, e, in questi giorni, dovrebbero comparire sulla bacheca scolastica, vicino alle selezioni fatte dai miei Superiori, d’accordo? Le ragazze verranno valutate sull’esercitazione iniziale coi movimenti sull’asta e sui balli, mentre i ragazzi sul riscaldamento iniziale con flessioni e, in successione, anche loro per i balli. D’accordo, ragazzi? Adesso potete andare ».
Ci fa l’occhiolino, segno che la mia ipotesi sulla sua bontà fosse corretta. D’un tratto, mi ricordo che per entrare allo Studio 21 anche i neo-arrivati devono aver passato l’estenuante esame di ammissione. Mi ricordo della mia terribile indecisione sull’iscrivermi o meno alla scuola: papà allora non sapeva ancora che la mia passione era la musica e dovevo, quindi, tenere nascosto a tutti la mia frequenza della Scuola di Musica. Mi ricordo che a spronarmi all’iscrizione allo Studio 21 era stato proprio Tomas. Tomas.
Perché nell’udire quel nome sento degli inaspettati brividi? Penso di sapere già la risposta, il problema è che non voglio accettarla. Dopo la giornata passata oggi con Leon, il calore del suo corpo che ho sentito piacevolmente durante tutte le ore, come posso tradirlo, anche solo col pensiero? Come posso pensare ancora al fatto che una parte di me la possiede ancora Tomas, che non sono del tutto innamorata di lei? Ecco, l’ho detto. Ho ammesso che sono ancora tremendamente indecisa, sebbene Tomas si sia trasferito in Spagna. Durante tutta l’estate, non facevo che pensare a lui, ma era naturale, se ne era appena andato un amico con cui avevo provato delle forti emozioni. La sola cosa che mi sollevava all’idea di non averlo più allo Studio 21, era che credevo che, rivedendo Leon, avrei capito che era proprio lui l’amore della mia vita. E, quando l’ho visto, ho provato esattamente un miscuglio di sensazioni ed emozioni che, alla mia età, credo si possa riassumere in una sola parola: amore. Però, senza farlo appositamente, non faccio che pensare a Tomas. Pensando a lui, mi viene in mente del cellulare perso e, mentre usciamo dall’aula sudati, decido di dare un’ultima controllata alla borsa per trovare il cellulare, ma non trovo niente. Sono disperata, fin quando la voce di Leon mi spaventa che, spuntando da dietro dal nulla, mi chiede con uno di quei sorrisetti malvagi:
« Cerchi questo, per caso? » mi dice mostrandomi il telefonino.
« Ehm…sì » dico, cercando di prenderlo. Ma lui lo tira indietro.
« Lo sai che hai ricevuto due messaggi da Tomas? Non sapevo foste rimasti in contatto per tutta l’estate. Allora? Hai qualcosa da dirmi? ».
Resto in silenzio.
Ecco, adesso ho le prove. Le farfalline che mi stanno salendo sullo stomaco sono frutto di un solo fatto: sono ancora indecisa. Amo ancora sia Tomas che Leon.

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Capitolo 2
*** La Festa (Prima Parte) ***


CAPITOLO 2 – LA FESTA (PRIMA PARTE)

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Perfetto. Sto per perdere la seconda persona che amo per un paio di stupidi messaggi scambiati con un ragazzo. Ma so che posso mentire a Leon, ma non posso mentire a me stessa: è inevitabile, provo ancora dei forti sentimenti per Tomas. Però adesso sono stanca di mentire anche a Leon. Una relazione non può essere basata su delle bugie, ma su delle verità. E, siccome quest’anno siamo partiti col piede sbagliato, decido che è meglio ristrutturare l’edificio, rendendo stabili sia la base e le fondamenta tramite la verità. La verità può essere considerata la morale di tutte le emozioni passate nell’anno precedente. Troppe bugia ho raccontato in passato e ho promesso a me stessa di smettere. Questa è la volta buona per iniziare la procedura di verità.
« D’accordo, hai ragione » rispondo, trovando stranamente ferma e decisa la mia voce. «Ho messaggiato con Tomas durante l’estate. E con questo? C’era bisogno di rubarmi il cellulare e frugarci dentro? Leon, lo sai vero che questa si chiama violazione della privacy? ».
So di essere, per una volta nella mia vita, davvero predominante sulla mia timidezza. Senza badare a Leon che tenta di non farmene rimpossessare, strappo il telefonino dalle sue mani, mentre Leon mi consiglia malvagiamente: « Brava, controllo i messaggi e domani dimmi chi aveva ragione, alla fine! ». Detto questo, prese felpa, libri e borsa da palestra, per poi varcare la soglia dello Studio 21.
Non lo ho mai visto tanto arrabbiato. Forse ci sono andata giù un po’ troppo duramente ma, in fin dei conti, questa volta ha superato se stesso. Deve avermelo rubato mentre ritornavamo al posto, dopo l’esibizione che abbiamo fatto di Voy Por Ti fatta a lezione di Angie; era dietro di me e, vedendo lo schermo illuminato nella mia borsa con sopra scritto in viola stampatello Tomas, deve avermelo rubato per il nervosismo. Non lo credevo così, Leon. D’un tratto, penso a quanto la lezione di Angie mi pare lontana, dopo tutto quello passato oggi. La lezione scombussolata di Beto, l’incontro e le difficili coreografie eseguite per mano di Jackie Grace, la nuova Professoressa di Danza, il timore che fra Francesca e Federico ci sia qualcosa di più di semplice amicizia, il timore nell’aver perso il cellulare e la terribile separazione da Leon nel ritrovarlo. O almeno credo si tratti di separazione.
Comunque, la cosa che sicuramente più di tutte scuote la mia giornata, sono i messaggi inviatami da Tomas, che finiscono per tracciare ancora più profondamente un punto di domanda sul mio cuore.
Il primo sms, arrivatomi stamattina mentre correvo allo Studio con Angie, recita le seguenti parole:

Ciao Violetta,
sono Tomas. Volevo solo augurarti un primo giorno di scuola indimenticabile e volevo chiederti di divertirti anche per me. Non immagini neanche quanto vorrei esserti accanto, osservare per ore i tuoi zigomi perfetti, attribuiti al tuo buon gusto per gli abiti e alla tua simpatia. Sei perfetta, Violetta.
Perciò, se quello zoticone di Leon non ti vuole più, non sa che cosa perde. Invece, se non mi risponderai, dovrò accettare che molto probabilmente sarai a divertirti con lui, che ammetto dovrei rispettare di più e non chiamare zoticone. Insomma, tutto questo per dirti di non tirarti mai giù di morale e per assicurarti la mia presenza spirituale ovunque. Anche adesso, che starai leggendo questo messaggio, sappi che ti sono accanto.
Un bacio,

Il tuo fan numero uno, Tomas ;)
Solo il primo messaggio potrebbe occuparmi metà della mia memoria telefonica, per via della sua lunghezza. Ma la profondità del messaggio lo fa apparire fin troppo corto, vorresti che andasse avanti per ore. Una delle cose che ho imparato sulle donne e che ho sperimentato personalmente è che amiamo i complimenti poetici da parte dei nostri uomini. Tomas non è un cantautore, è un poeta. Anche in  un messaggio riesce a farmi venire la pelle d’oca. Me lo immagino qui, accanto a me, con la chitarra, intento a cominciare a cantare Entre Tu Y Yo, la nostra canzone, quella che ci rappresenta. Quella che abbiamo cantato al suo esame di ammissione. Mi ricordo quella volta come fosse ieri. Tomas l’aveva cantata guardandomi negli occhi durante tutta la durata della canzone, non batteva ciglio. Era come se, la prima minima chiusura d’occhio, avrebbe rovinato l’intera struttura musicale. Magia. Ecco cos’era quel legame che sentivamo nel cantare insieme questa e altre canzoni. Nient’altro che pura magia.
Mi domando cosa farei se ci fosse ancora qui Tomas. Da un lato, penso che, se riesco a provare questo per lui, anche se non è neanche presente, quello che sentirei nell’averlo vicinato sarebbe decisamente profondo. Da un’altra parte, però, penso che l’unico motivo per cui gli do molta importanza ultimamente è per il pensiero di come se la stia cavando in Spagna. Si starà divertendo, anche senza la mia compagnia e quella di tutti gli altri ex compagni? Avrà talmente successo in Spagna da non rimpiangere l’allontanamento dallo Studio 21? Se fosse così allora non sarebbe il Tomas che conosco io. Quello che, in mille modi, ha tentato di dimostrarmi il suo amore nei miei confronti e che, nello stesso tempo, mi faceva soffrire terribilmente. Con Leon, però, è diverso. Con lui sto bene, mi sento al sicuro e non posso lasciarmelo scappare così, con un paio di messaggi ed un ragazzo in mezzo che vive, però, in Spagna. Sto già correndo alla porta per rincorrerlo e supplicare il perdono in ginocchio, quando mi ricordo: erano due i messaggi. Decisamente più curiosa del solito, come se volessi che ci fosse scritto qualcosa che mi faccia cambiare idea sui sentimenti che provo, corro ad accendere il mio cellulare.
Durante l’eterna accensione, mi rendo conto di quello che ho appena pensato: ma a favore di chi avrei voluto farmi cambiare idea? Verso Leon e impedire a me stessa si rincorrerlo, capendo che appartengo a Tomas? O forse mi aspetto un messaggio in cui ci sia scritto di un fasullo odio che Tomas prova nei miei confronti, in modo da poter vivere felicemente la mia relazione con Leon, senza più bugie.
Il cellulare si accende e clicco sulla busta ingiallita, che simboleggia l’icona del messaggio. In fretta e furia, i miei occhi si dirigono in basso, dove vedono due messaggi di Francesca, in cui scambiavamo le nostre emozioni per l’imminente giorno di apertura dello Studio 21, ricorrenti a ieri, e una breve conversazione avuta con Federico, che mia aveva anticipato il suo ritorno allo Studio.
Infine, mi faccio ansimante nel vedere il primo messaggio di Tomas e sopra il secondo. Chiudo gli occhi e ci clicco sopra. Quando riapro le palpebre, scopro che il messaggio è decisamente breve, ma uno di quelli che, anche se corti, ti sembrano i più lungi e significativi del mondo, quasi il contrario di quello precedente. Scritto in corsivo chiaro, il messaggio recita:

Ok, sono passate ore e non mi hai risposto. Ho afferrato il messaggio: ti sei rimessa con Leon. Non mi azzardo ad insultarlo, ma mi limito semplicemente a dirtelo, sotto sotterfugi, sono stanco di mentire:
TI AMO, VIOLETTA!

Le ultime tre parole mi mozzano il fiato in gola, tanto da farmi deglutire in malo modo e facendomi andare di traverso la saliva, costringendomi a tossire violentemente. D’un tratto, atto che mi fa ulteriormente spaventare e mandare di traverso, si spalanca la porta dello sgabuzzino delle scope e ne escono Maxi e Nata. Non voglio neanche immaginare cosa stavano facendo all’interno, anche se purtroppo ho già capito anche dall’imbarazzo dei due nel vedermi lì.
Con un imbarazzo che, nonostante la situazione, mi fa incrinare le labbra in un sorriso, Maxi mi chiede, totalmente rosso in faccia: « Ehi, Vilu… cosa ci fai ancora qui, non dovresti essere già a casa? Conoscendo tuo padre, si sarà già preoccupato! ».
In modo da far capire a Maxi di immaginare che nello sgabuzzino si stavano sbaciucchiando, gli risponde con la spontaneità più grande che mi viene in mente: « Oh, no, tranquillo Maxi: sono solo le 17.30. Mio padre mi permette, ormai, di stare in giro fino almeno alle 19.00, ma non ho un coprifuoco ben preciso. Quindi, posso restare quanto voglio, sempre se non vi disturbo, ovvio… ».
Maxi e Nata si salutarono imbarazzatamente, siccome lei non vuole avere persone in mezzo alla loro relazione. Quindi, ha deciso che era meglio lasciarci da soli. Sinceramente, non so perché l’ho fatto: forse ero talmente frustata dalla distruzione della mia relazione con Leon e ancora di più dal sapere che aveva ragione nel giudicarmi ancora innamorata di Tomas che avevo quasi voglia di far provare a Maxi e Nata, seppure miei amici, lo stesso senso di abbandono. Non posso crederci che, in un secondo, dall’esser corteggiata da due, sono finita sola. Adesso desidero solo parlare con Maxi. Credo che solo lui, Camilla e Francesca potrebbero capirmi in questo momento: sono i miei unici, veri amici di cui mi posso fidare.
« Scusami tanto, Maxi, non ho fatto apposta…adesso Nata sarà arrabbiata… » mi dispero.
« No, no, Vilu, stai tranquilla » mi rassicura, evidentemente agitato. « Tanto Nata stava andando ugualmente…mi dici cosa è successo? ».
« Ho rotto con Leon » annuncio velocemente, come per non voler più ripassare quel tremendo ricordo che risale a soli dieci minuti fa. I dieci minuti più brutti di tutta la mia vita.
« Perché? Cos’è successo?! » esclama Maxi. Devo averlo seriamente preoccupato.
Così, gli racconto coi lacrimoni agli occhi dei due messaggi di Tomas, ficcandogli sotto il naso il mio cellulare, ancora aperto sugli SMS di Tomas. So che con Maxi posso sfogarmi quanto mi pare e lo sto per fare quando, precedendomi di un secondo, mi chiede frettolosamente e preoccupatamene: « Ok, Violetta, ho capito come ti senti, ma non ti devi disperare, d’accordo? Non ti ricordi l’anno scorso? Ne abbiamo passate tante a causa di Ludmilla, ma alla fine abbiamo trionfato noi. Ora non possiamo farci sconfiggere da un paio di messaggi, no? ». Su questo trovo che abbia pienamente ragione. Le cose si sistemeranno.
« Ok, adesso che ti sei calmata, che ne dici di andare a fare un salto a bere qualcosa al Risto Bar? » mi chiede, quando vede incrinarsi le mia labbra in un lungo sorriso. Ma sì, un bel frullato alla fragola è quello che mi ci vuole. D’un tratto, mi ricordo dell’allergia di Leon alla fragola e di quando è dovuto recarsi in ospedale, dopo aver bevuto un frullato alla fragola, colpa delle angherie di Ludmilla nei miei confronti in tempo passato.
« Certo » rispondo e, dandomi la mano con Maxi, raggiungiamo velocemente il Risto Bar di fronte.
Una volta seduti, ci accorgiamo che il locale è stranamente affollato. Verso di noi arriva Luca, il fratello di Francesca. Pare incredibile, eppure pare si sia alzato ancora di più. Con taccuino per gli appunti ed una biro rossa, Luca si dirige a passo felpato e viso sorridente verso di noi, pronto a chiederci ordinazioni.
Con la sua voce profonda, quindi, ci saluta: «Ciao, ragazzi! Andato bene il primo giorno? ».
« Sì, grazie » rispondiamo in coro. « E sembra che anche a te non si possa dire che è andato male! ».
Indico tutte le persone che stanno affollando i vari tavolini esterni del Risto Bar.
« Oh, sì, certo… » sorride quando capisce cosa volevo dire. « Allora, ragazzi, cosa ordinate? »
Io ordino un frullato alla fragola, cercando di superare il costante pensiero dell’allergia di Leon, mentre Maxi ne ordina uno alla banana. Appena Luca si congeda col fogliettino delle nostre ordinazioni, come avevo precedentemente previsto, Maxi attacca subito discorso: « Allora, Vilu, non ci sto capendo molto… mi vuoi spiegare cos’è successo? Perché hai litigato con Leon? ».
« Allora, tu sai che Tomas si è trasferito in Spagna, no? » comincio, tentando di moderare la mia voce al massimo. « Ecco, durante tutta l’estate ci siamo tenuti in contatto. Lui adesso lavora in un Teatro e deve continuare a racimolare soldi perché sua nonna non sta per niente bene. Ebbene, stamattina mi ha inviato due messaggi, quelli che ti ho già fatti vedere. Uno me lo ha inviato mentre correvo allo Studio 21 e l’altro poco prima della mia esibizione nella lezione di Angie, con Leon, che lo ha visto e sentito.
Ed è qui che, cosa che mi ha fatto parecchio irritare, ha preso il telefono senza il mio consenso, capisci? Lo credevo diverso Leon… ». Qua mi immergo nei miei pensieri, rendendomi conto che questa volta sono nel giusto, sicuramente.
« E quindi… poi cos’è successo? Leon ha letto i messaggi? » mi incalza freneticamente Maxi.
Io annuisco con la tristezza riflessa negli occhi e gli racconto della mia disperazione nella scomparsa del cellulare e dello stupore nel leggere i due messaggi di Tomas.
Mentre arrivano i due frullati e io mi tuffo nel mio, trovandovi un piacevolissimo senso di libertà sul palato, Maxi decide di variare discorso, dopo avermi fatto capire che aveva afferrato il concetto: sono nuovamente indecisa.
« Beh, allora…com’è la nuova Professoressa di Danza, Jackie? A me piace, è simpatica, a te Vilu? » mi chiede Maxi, tracciando con evidenza il fatto che voleva assolutamente variare discorso e tirarmi su di morale.
« Sì, anche a me! » rispondo con una falsa enfasi, tentando di nascondere la mia vera tristezza per l’accaduto.
Così, ci lanciamo in un discorso sulle differenza fra Gregorio e Jackie, divertente e sollevante, terminando anche di bere i nostri due frullati. La nostra conversazione procede, ma viene interrotta da un messaggio di entrambi, i quali recitano:

Ciao Vilu/Maxi,
volevo invitarvi, questa sera, alla festa per il mio compleanno, che si terrà stasera in discoteca alle ore 21.00 in Via Libertà, a casa mia. Dopo aver mangiato una gustosissima pizza, potremo scatenarci quanto ci piace. Per evitare che vi dimentichiate, come successo con Fran l’anno scorso, vi informo che il mio compleanno è dopodomani, ma che i regali potete portarmeli benissimo stasera.
Ah, quasi dimenticavo! Voi conoscete la mia fissazione sulla moda, per cui la mia festa sarà in maschera e coinciderà con il party di inizio anno che siamo soliti ad organizzare. Quindi, vestitevi completamente strani, ma con vestiti abbaglianti e che possano riportare l’attenzione tutta su di voi!
Un bacio,  da Cami <3

Ci mancava solo una festa in maschera organizzata da Camilla. Da un lato sarebbe una valida distrazione, ma dall’altra significherebbe vedere Leon e non potersi riposare in una giornata tempestiva come questa. Alla fine, opto per andarci, anche se principalmente è per non dare un dispiacere ad una delle mie migliori amiche. Ad ogni modo, tenterò di stare il più lontano possibile da Leon e di concentrarmi maggiormente sugli abiti da indossare. Quello da principessa dell’anno scorso, ormai mi sta fin troppo stretto. Inoltre, quest’anno vorrei indossare qualcosa che mi rappresenti per quella che sono: cambiata.
Ormai sono più grande, più cosciente, più passionevole e decisamente più responsabile delle mie azioni. Assieme a Maxi, decido di andare a dare un’occhiata negli sgabuzzini dello Studio 21, dove dovrebbero trovarsi vari indumenti di scena per gli spettacoli.
Mentre ci dirigiamo all’interno della scuola, mi rendo conto che anche quest’anno dovremo realizzare due show: quello di metà anno e quello di fine anno. Ad entrambi, lo scorso anno, ho rischiato seriamente la partecipazione. Tutte due le volte per colpa di papà. O per colpa mia, perché non riuscivo a raccontargli la verità. Arriviamo decisamente velocemente allo sgabuzzino e, dopo aver avuto il permesso di Antonio nel prendere gli abiti in prestito, entriamo nella stanza. A catturare subito il mio sguardo, caratteristica  fondamentale di quello che deve diventare il mio vestito per la festa, è uno smanicato che mischia tutti i colori passionali: dal blu al rosso, dal viola al giallo ocra. Abbinati ad esso, vi sono una parrucca che riporta capelli acconciati apparentemente in disordine, con fili colorati attribuiti ad essa.
Infine, da ciliegina sulla torta, fanno irruzione dei tacchi argentati con tacchi di cinque centimetri.
Senza pensarci un attimo, strappo via parrucca, abito e tacchi dal manichino, quasi senza badare a quest’ultimo e rischiando di farlo cadere. Intanto, vedo Maxi scegliere un abito dal colore ammaliante e luccicante, che vorrebbe abbinare ad una cresta, pettinatura preferita di Nata.
« Oh, saremo bellissimi » esclamo euforica.
Successivamente, apro la porta velocemente e, appena faccio un passo fuori rivolta verso Maxi, ecco che vengo bloccata da qualcosa che mi respinge e cado a terra, facendo cadere il mio nuovo abito.
Quando mi giro, vedo un giovane ragazzo, muscoloso e robusto, con una cresta piuttosto alta, con una faccia perfettamente rotonda che farebbe sbavare qualunque ragazza al suo cospetto. Ho paura che mi stia succedendo la stessa cosa.
« Oh, scusa tanto » diciamo in coro, in precedenza ad una risatina imbarazzata.
« Scusami tanto… » comincia il ragazzo misterioso.
« Violetta » finisco. « Grazie… »
« Diego » mi dice, mettendo in mostra un sorriso perfetto.
Scoppiamo nuovamente in una grande risata, che mi risolleva veramente l’animo.
« Come è possibile? » mi chiede, misteriosamente pensoso. La qualità che ha di non far trasparire emozioni tramite il solo senso della vista è un’altra qualità che, attribuita al resto, fa di Diego un ragazzo perfetto.
« Che cosa? » chiedo curiosa, ricordandomi in quel momento che Maxi è ancora dietro di me.
« Che un angelo come te sia caduto proprio sopra di me? » termina dolcemente.
Un altro ragazzo che riesce a farmi arrossire con una frase sola. Si può dire che sia la copia di Leon. Sento il mio viso diventare di un rosso pomodoro e ne ho la certezza quando Diego effettua una risatina.
« Beh, ora devo andare » dico, lasciandogli la mano che, senza accorgermene, gli avevo teso.
« Ehm, allora permettimi almeno di darti il mio numero in caso di bisogno ».
Mentre parla, tira fuori un foglietto col numero di cellulare e mi fa l’occhiolino. Esattamente come Leon.
Ĕ incredibile la somiglianza fra loro due. Entrambi mi fanno sentire piccola e protetta, quasi come se fossi davanti ad un camino acceso che sprigiona fiamme colorate in una giornata di pieno inverno gelato. Questo senso di protezione riescono a conferirmelo entrambi, sia Leon che Diego. Tutti eccetto Tomas. Questo, effettivamente è il principale motivo per cui ho lasciato Tomas, oltre alle angherie oltrepassate di Ludmilla, per andare insieme a Leon, l’anno scorso. Credo che lui non mi riesca a capire veramente. Invece, a Leon basta guardarmi negli occhi per capire se e perché sono preoccupata. Lui è speciale. E ho sbagliato a tenere così tanta confidenza con Tomas. Dovevo prevederlo che sarebbe successo qualcosa. D’un tratto, mi ricordo del bel ragazzo che si trova davanti a me, un certo Diego Dominguez, che mi sta porgendo un bigliettino piuttosto ingiallito per il tempo, con scritto sopra il suo numero di cellulare. Credo di aver capito il motivo della consumazione del foglietto: sicuramente Diego non è altro che un farfallone, e non ho voglia di cadere in una sua trappola. Anche se devo ammettere che, grazie a lui, ho capito di amare ancora Leon. Solo per gentilezza afferro il biglietto e, con un finto sorriso, gli prometto una telefonata. Quando però, Diego ritorna in Aula Professori, dove probabilmente era diretto prima del nostro “scontro”, mi dirigo con Maxi all’uscita dello Studio 21, dove stropiccio e getto a terra il biglietto. Non voglio avere altri problemi con Leon.  Io e Maxi decidiamo di andare a fare una passeggiata al Parco, essendo ormai le 18.30 e dovendo andare a Casa di Camilla verso le 20.00.
Essendo piuttosto vicina, alla casa di Camilla ci andremo a piedi io e Maxi. Per cui, mando un messaggio a papà, in cui gli spiego la faccenda della festa e i vari orari. Ĕ qui che mi viene in mente la cosa che, fra tutte quelle affrontate in questa interminabile giornata, potrebbe essere considerata la più importante: non ho il consenso di andare alla festa. E, considerando gli orari prolungati, credo proprio che dovrò inginocchiarmi e pregare in ginocchio papà per avere il permesso di andare a casa di Camilla.
In effetti, anche se ora mi considera cresciuta e responsabile, un po’ di quella fastidiosa iperprotettività è rimasta ancora in papà. Però, è anche vero che ci si deve abituare alle cose che non si è abituati.
Prima ancora che papà possa leggere il messaggio appena inviatogli, lo chiamo e, mentre compongo il numero sul cellulare, decido di acconsentire a papà di venire a prendermi prima della fine del party. Ma, stranamente, il cellulare suona ma non risponde nessuno. Sto per puntare il dito sulla cornetta rossa, quando il mio orecchio sinistro percepisce un suono simile a “Pronto! Pronto!”.
Velocemente, appoggio il telefonino sull’apparecchio acustico e, prima di poter dre qualunque cosa, la voce stranamente e misteriosamente preoccupata e agitata di papà mi blocca, chiedendo di chiamare più tardi. Questo significa che non ha avuto neanche il tempo di guardare il mio nome sul cellulare. Sarà qualche riunione di lavoro con Roberto. Molto strano, però. Poi, mi accorgo che non ha chiuso la telefonata. Probabilmente, la causa è ugualmente il nervosismo che lo sta perseguitando. Mi metto in ascolto. La voce di una donna mi fa sussultare. Non è Angie.
E ad un tratto capisco. L’unica persona che poteva peggiorare ancora di più la giornata. Jade LaFontaine. Quella voce acuta, stridula e trapanante mi giunge fastidiosamente all’orecchio, mentre chiede a papà se sono pronti. Ma per cosa? Non si saranno rimessi insieme, vero?
Decido di continuare il mio tragitto con Maxi, consapevole del fatto che, prima o poi, papà leggerà il messaggio e capirà. Ma, mentre ci introduciamo nel Parco, non faccio che pensare a quanto ho appena sentito. Non posso credere che papà si sia anche solamente rincontrato con la donna che, assieme a Ludmilla, ha fatto in modo che il mio anno precedente fosse un disastro. E poi penso ad Angie. Penso a come, dopo aver finalmente trovato il mare, possa frettolosamente introdursi la tempesta nella sua vita. E io penso proprio di sapere cosa si prova. Questa mattina mi sono svegliata con la certezza di un graduale miglioramento dall’anno scorso a questo. Ed invece, mi ritrovo qui, dopo aver litigato con Leon, scoperto che Jade potrebbe rientrare nella mia vita e prossima ad andare ad una festa dove potrebbe succedere di tutto. Questo credo fosse il breve riassunto della parte negativa della mia giornata…per adesso. Essendo assorta dai miei pensieri, non mi accorgo che in men che non si dica siamo arrivati al Parco. Inoltre, per l’intero tragitto, Maxi mi ha parlato delle abitudini, positive o negative, di Nata, di cui, sinceramente, non mi interessa niente. Penso solo al fastidioso ed irritante ritorno di quella strega in casa. L’affetto per Camilla, però, risulta essere superiore alla curiosità di andare a scoprire cosa ci fa Jade in Casa. Mi accorgo che ormai manca poco alla festa di Camilla e che noi, essendo due dei suoi migliori amici, dovremmo essere lì in precedenza rispetto agli altri. D’un tratto, non posso pensare ad altro che ad una terribile verità che, però, mi fa brillare gli occhi di gioia. Ci sarà anche lui questa sera. Ma non sto pensando a Leon. Bensì a Diego. Quel ragazzo mi ha stupito dal primo istante, ma ha decisamente troppi difetti: dall’arroganza al bugiardo. L’intento di questa sera è, in realtà, riappacificarmi con Leon. Ma so che non sarà un’impresa del tutto facile. Io e Maxi stiamo correndo in Via Libertà, intravedo già la magnifica casa gigante di Camilla, contornata, per l’occasione, da festoni e da fili, su cui sono stati attaccate delle bandierine che augurano buon compleanno. Anche da qui si riesce a sentire il buon odore di pizza margherita provenire dalla Casa di una delle mie migliori amiche.
Col sorriso stampato in faccia, stiamo per entrare in casa, attraverso il cancello ricoperto da ginestre colorate. Prima di fare il nostro ingresso, con i nostri abiti in mano, però riconosciamo la voce profonda ed arrogante della prima od ultima persona che avrei voluto incontrare oggi. Diego Dominguez. Non capisco se mi piace o no. Beh, come aspetto fisico penso piaccia ad ogni ragazza con un briciolo di intelligenza. Ma come carattere lo detesto.
Con un semplice gesto, io e Maxi ci capiamo e ci nascondiamo ai lati del cancello. Siamo curiosi di sapere con chi sta conversando uno come Diego.
« Allora, mi è giunta all’orecchio una voce che mi ha raccontato com’eri nel passato » comincia Diego, rivolto alla persona misteriosa che ha davanti. Riesco già a sentire incrinarsi le sue labbra in un perfido sorriso.
« Senti…io sono cambiata e ho già capito che razza di persona ho davanti. Per cui, o mi lasci in pace, oppure giuro che in qualche modo te la farò pagare per tutta la vita ».
La voce di Ludmilla mi giunge chiara alle orecchie. Sono cosciente che, durante il corso dell’estate, è cambiata, ma è ancora fin troppo poco bilanciata verso il bene e potrebbe essere benissimo condizionata dal Male, questa volta rappresentato nella figura di Diego.
« Beh…io ti ho già spiegato il mio piano nei minimi dettagli, ma tu fingi di non voler averne a che fare. Devi sapere che ho dei contatti precisi che mi hanno garantito una passata relazione fra te e un certo Tomas, che sembra essersi trasferito in Spagna » continua in modo malizioso Diego, tentando di raggiungere lo scopo di far irritare Ludmilla. Ma so che se esiste una persona in grado di tenergli testa, non avrei mai pensato di averlo detto, è proprio lei. Ludmilla Susanna Ferrò.
« Ma un’altra informazione che mi è giunta » continua Diego, sapendo che il suo piano, avanzando in questo modo, andrà di bene in meglio. « è che il caro Tomas aveva occhi solo per una certa Violetta ».
Ecco, ci scommettevo che, in qualche modo, il mio nome saltava fuori da quella maledetta e falsa bocca.
« Senti, caro Diego » risponde Ludmilla, con tono fermo e deciso. « Tu potrai avere anche le tue conoscenze, ma non sei l’unico. Se solo schiocco le dita, mio padre mi fa avere un curriculum lungo diecimila pagine su tutta la tua vita, dalla data della caduta del tuo primo dentino ai tuoi segreti più oscuri, come la prima volta che quel tuo corpo da verme ha espulso qualcosa dal Lato B ».
Sono certa che, anche se non lo dimostra, questo colpo ha segnato un punto a favore di Ludmilla, stupendo Diego.
« D’accordo, mi arrendo, hai vinto » ammette. « Ma sappi che, se cambi idea, sai dove trovarmi ».
Sento addirittura lo strizzare l’occhio affascinante di Diego, incrinandosi in un occhiolino ammaliante. L’ho visto per cinque minuti, eppure mi sembra di conoscerlo da una vita. E non so se considerarlo un amico stretto od un nemico da tenere lontano. Ĕ possibile che sia entrambe le cose?
Appena sentiamo le scarpe da ginnastica di Diego e le ballerine di Ludmilla allontanarsi, io e Maxi spuntiamo fuori dal cancello e, senza trovare parole per commentare, ci introduciamo in Casa Torres. Le immensi pareti verdi ti rapiscono gli occhi, che riescono anche a intravedere vari pizzaioli trasportare con incredibile naturalezza tantissimi vassoi giganti, con all’interno gustosissime pizze napoletane. Le mie preferite sono di gran lunga le americane, ovvero quelle con le patatine, che Olga a volte mi prepara.
Vengo, però, distratta da due grida di felicità, provenienti dalle laringi di Camilla e Francesca.
La festeggiata è vestita come lo era all’inizio della scuola, quando io non ero ancora nello Studio 21. La famosa maglia che recita la scritta Punk Not Death, che mi hanno raccontato di essere stata la causa della sua falsa colpevolezza nell’aver distrutto la chitarra di Rafa Palmer, che fortunatamente si è scoperta un falso. L’acconciatura è decisamente mossa, chiaramente scombussolata, da cui escono varie ciocche viola, molto alla moda.
La mia migliore amica, invece, è vestita semplicemente con un lungo abito blu coi pallini bianchi, stretti da un fiocco rosso che funge da cintura, essendo posizionati sulla vita. I capelli sono acconciati lisci, come spaghetti. Il vestito con cui cambiarsi ce lo ha in mano e decidiamo di andarci assieme.
Il suo abito è quello da principessa che l’anno scorso, alla sua festa, indossavo io. Appena ho finito di cambiarmi e mi guardo allo specchio, sento squillarmi il cellulare. Dopo la giornata passata, decido di guardare subito il messaggio. Il cuore mi si ferma. L’SMS proviene da Leon.
Fin troppo e velocemente clicco sul messaggio e, quella frazione di secondo che impiega nel caricarsi, sembrano ore di tortura. Quand’ecco che appare:
Ciao Vilu,
senti, non ce la faccio più a starti lontana. Solo questo giorno mi è sembrato un secolo più lungo del solito. Appena finisci di metterti il tuo favoloso abito, corri giù per le scale e, la prima porta a destra che trovi, entra e mi troverai. Sarà una sorpresa INDIMENTICABILE, nel vero senso della parola.
Un bacio, dal tuo amato Leon ;)

Il mio enorme sorriso attira Francesca, che mi chiede curiosamente chi sia il mittente del messaggio.
Francesca, però, mi informa del fatto che Leon, al suo arrivo, chiedeva disperato in giro se qualcuno avesse visto il suo cellulare, misteriosamente scomparso. Beh, oggi è giorno di perdita di cellulari. Significa che l’avrà ritrovato, comunque. Così, saluto Francesca e, correndo felicemente per gli scalini, mi catapulto nella prima porta a destra, come indicato da Leon.
No.
Non ci credo.
Ĕ impossibile.
Mi viene quasi da vomitare.
Leon è abbracciato ad una ragazza bionda.
Sento le mie amare lacrime solcarmi il viso e lo sguardo di Leon puntarsi su di me.
Come ha fatto a mentirmi così? A farmi soffrire in questo modo, dopo avermi assicurato una piacevole sorpresa?
Scuoto la testa a Leon, facendogli capire che quello è stato veramente un colpo basso.
Mi giro velocemente e la mia faccia va a sbattere contro una T-shirt verde. Alzo gli occhi e mi ritrovo puntato addosso lo sguardo di Diego. Neanche bado alla sua presenza, penso solo a correre più lontano possibile da lì.
Esco velocemente dalla porta e cerco la prima via d’uscita possibile. I miei occhi intravedono una scala che porta a piani più alti. Finita la prima rampa di scale, però, mi scivola una scarpa bianca.
Sto tornando a prenderla, quando Leon, che noto essere vestito con una giacca bianca ed una parrucca di capelli ricci, e Diego, acconciato con una giacca di pelle che ricopre in parte una T-shirt verde e la sua solita cresta, sopraggiungo ai lati del scarpa coi tacchi e la prendono insieme, nello stesso momento, portandola a mezz’aria. Pare un sogno rivelatore.
Ĕ come se la scarpetta rappresentasse il mio cuore: diviso fra il romantico e sconvolgente Leon e, difficile ammetterlo, ma vero, dal terribile, bello, arrogante e abbagliante Diego.
Ma la festa è appena iniziata…

TO BE CONTINUED…
 
*Angolo Autore*:
Ciao a tutti, V-lovers!!!!!!!!!!!
Sono ancora io, il vostro FILIBANFI.
Parto dallo scusarmi per il ritardo della pubblicazione di questo secondo capitolo (sono stato malato). Però, è risultato ancora più lungo del primo!!!
Mi scuso per non aver inserito l’Angolo Autore anche nel primo capitolo, ma non sapevo ancora molto bene come funzionava. Quindi, volevo solo dirvi che spero molto che vi sia piaciuto questo secondo capitolo! Beh, inizialmente, avevo idea di fare un unico capitolo riguardante la festa, ma sono stato, per la lunghezza, costretto a dividerlo in due parti. E penso che il finale sia piuttosto sconvolgente e spero di aver attirato in voi la curiosità di leggere il prossimo!
Posso garantirvi che forse sarà ancora più lungo, ma ancora più travolgente: inizierà la trama della vera storia!!!
Spero, inoltre, di aver suscitato in voi anche la curiosità del ritorno di Jade, che mi è venuta in mente nella scrittura del capitolo. Sarà difficile combaciare i momenti di Violetta con quelli di German, quindi di conseguenza anche di Jade, ma penso di sapere come fare. Insomma, non sto a tirarla lunga.
Voglio solo ringraziare coloro che hanno recensito la mia storia, oppure averla messa fra le seguite/ricordate/preferite!!!! Grazie infinitamente!
E, un saluto speciale all’utente Anne Hepburn, che è fin troppo gentile, e a cui dedico questo capitolo e il seguente <3 ;)
Un bacio, da FILIBANFI

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