Triwizard Klainement

di Ari_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Buon martedì sera a tutti :)
Partendo dal presupposto che le mie presentazioni sono piuttosto orribili, cercherò di riassumere brevemente l’essenziale su questa storia :’)
Prima di tutto le cose tecniche: conta dieci capitoli in totale, aggiornerò ogni martedì sera e il rating è ancora variabile u.u
Ora, come avrete letto nelle informazioni generali si tratta di un crossover tra Glee e Harry Potter, ambientato in particolare durante l’anno in cui ad Hogwarts si svolge il Torneo Tremaghi (mi scuso in anticipo per eventuali imprecisioni, anche se ho visto il film sabato scorso il libro l’ho letto parecchio tempo fa :( ).
Comunque, si tratta di una storia interamente incentrata su Kurt e Blaine, quindi se non siete fan della coppia... cosa lo sto dicendo a fare -.-“?
Prima di lasciarvi alla lettura, ci tengo a ringraziare con tutto il cuore la mia beta, nonché amica e ispiratrice: senza di lei che mi ha dato l’idea non avrei nemmeno mai iniziato questa storia, che mi sta prendendo tantissimo e a cui sono molto affezionata :)
Bene, spero di aver detto tutto e non avervi annoiati troppo! Concludo dicendo che nel libro – a differenza di come si vede nel film – le scuole ospiti del Torneo non sono maschili o femminili, ma miste. Perciò sì, Beauxbatons!Kurt & Durmstrang!Blaine.
Buona lettura <3
 


 

Capitolo Primo

 
«Io non capisco.» Borbottò Kurt, sbirciando pigramente oltre la sottile tenda bianca che separava il suo scompartimento dal paesaggio mozzafiato sotto di loro. Aveva sentito parlare di Hogwarts, naturalmente; dopotutto era la scuola di magia per eccellenza di tutta l’Inghilterra. Tuttavia vederla dal vivo – a diverse decine di metri di altezza e illuminata a festa nel buio della sera – sortiva decisamente un effetto diverso. Non che si avvicinasse anche solo lontanamente all’eleganza e alla classe di Beauxbatons, ma aveva comunque un suo fascino.
«Che cosa in particolare, nell’infinito mare di cose che non capisci?» Lanciò un’occhiataccia al ragazzo seduto al suo fianco, facendosi istintivamente più vicino al finestrino.
«La tua simpatia è travolgente, davvero.»
«Provo a competere con il maestro.» Kurt sbuffò, cercando con lo sguardo una qualsivoglia parvenza di sostegno da parte degli altri passeggeri. Tutto ciò che ricevette fu un piccolo sorriso comprensivo da parte di Rachel; non che si aspettasse qualcosa del genere da Sugar, né tantomeno da Kitty.
 
«Dico solo che potevamo benissimo venire qui con qualcosa di diverso da una carrozza trainata da cavalli alati. È scomoda, ingombrante e i vuoti d’aria non piacciono a nessuno.» Argomentò, sistemando per l’ennesima volta sulla sommità della testa il suo cappello blu, che sembrava animato dalla personale intenzione di scivolargli di lato ogni dieci secondi.
«Paura di spettinarti?» Kurt lo fissò con tanto d’occhi.
«Certo che ho paura di spettinarmi! E ce l’avresti anche tu se solo ti comportassi come tutti gli altri e indossassi ogni parte dell’uniforme, Sebastian.»
«Ho ancora abbastanza dignità da non mettermi in testa quel cappellino, grazie. E comunque non ci sono vuoti d’aria, e tu non sei obbligato a metterti anche i mutandoni di pizzo- »
«Non mi metto i mutandoni di pizzo.»
«Certo che non li metti...»
«D’accordo, volete finirla? Condividere lo scomparto con voi è già abbastanza straziante quando state zitti.» Sbottò stizzita Kitty, con un tono di autentica insofferenza. Non che Kurt morisse dalla voglia di condividere l’intero viaggio con lei, ma i posti per ogni scompartimento erano sei e – salvo prendere in considerazione l’idea di sfondare il vetro e buttarla di sotto – non aveva molte alternative.
 
Naturalmente Sebastian non si lasciò sfuggire l’occasione di replicare, dando così modo a Kurt di tornare alla sua personale contemplazione del paesaggio circostante.
Sarebbero arrivati ad Hogwarts nel giro di dieci minuti, ed era inutile negare fino a che punto fosse eccitato dall’idea. Aveva sentito parlare del Torneo Tremaghi fin da quando era poco più di un bambino – chi non ne aveva sentito parlare, dopotutto? – ma pensare di essere davvero tra i possibili candidati a parteciparvi ed essere di conseguenza onorato della tanto decantata eterna gloria era decisamente una sensazione diversa. Non che avesse già in programma di provare a partecipare, ma di sicuro era qualcosa che aveva intenzione di prendere in considerazione.
La carrozza atterrò più o meno morbidamente poco più in là dell’ingresso imponente della scuola. Kurt si risistemò il cappello per l’ennesima volta, ignorando il drammatico sospiro di Sebastian.
 
 
La Sala Grande di Hogwarts era... Beh, era decisamente qualcosa di incredibile.
Kurt non era sicuro se fosse per via del soffitto così incredibilmente alto, o per la lunghezza potenzialmente infinita delle tavolate poste lungo il passaggio che avrebbero dovuto percorrere per presentarsi agli altri studenti. Per qualunque ragione fosse, quel posto era davvero impressionante.
«Ehi! Vuoi muoverti?!» Kurt ricevette una spinta non particolarmente delicata da Kitty che – dietro di lui – aveva già sfoggiato il migliore dei suoi sorrisi smaglianti, pronta a sfoderarlo di fronte al primo sprovveduto che l’avrebbe trovata carina.
Il ragazzo si affrettò dietro Rachel, che stava già avanzando a grandi passi affiancata da Brittany. Evitò di ripensare allo stupido obbligo di procedere accoppiati per sesso come bambini di cinque anni, anche perché non aveva affatto voglia di riportare alla mente la presenza di Sebastian al suo fianco. Kurt non lo odiava, sul serio – per alcuni versi avrebbe addirittura potuto considerarlo suo amico – era semplicemente il genere di persona che va presa a piccole dosi. Molto, molto piccole.
 
«Perché ci fissano in questo modo?» Essere al centro dell’attenzione non lo faceva sentire a disagio, tutto il contrario, in realtà. Ma doveva ammettere che camminare in mezzo a quella sala enorme con gli occhi di tutta la scuola puntati addosso era piuttosto imbarazzante perfino per lui. Sebastian – come suo solito per niente turbato – si limitò a ridacchiare.
«Si stanno chiedendo se sei un ragazzo o una ragazza.»
«Disse Sebastian-gay-Smythe.»
«Ehi. Tenere in testa quel cappellino da donna è stata una tua libera scelta.» Kurt roteò gli occhi, sforzandosi di sorridere agli studenti che fissavano a bocca spalancata la loro processione lungo la sala.
E quello, in effetti, era uno dei motivi per cui sopportava Sebastian. A Beauxbatons la notizia delle sue preferenze sessuali non era stata presa particolarmente bene, soprattutto per il fatto che a sua difesa aveva pensato bene di elencare tutte le persone con cui avrebbe avuto qualche tipo di relazione nella scuola, creando una discreta dose di scompiglio generale. La questione era stata sedata nel giro di un paio di settimane, e la soluzione abitualmente più adottata era stata emarginare il fautore di quel caos. Ma Kurt non l’aveva fatto. E gli piaceva pensare che Sebastian gliene fosse segretamente grato, nonostante fosse perfettamente consapevole che non avrebbe mai ammesso qualcosa del genere.
Quando vide la metà di un ennesimo tavolo quasi del tutto vuota, proprio in fondo al loro percorso, Kurt trattenne a stento un sospiro di sollievo. Gli studenti scivolarono uno ad uno sulla panca – sul serio, quante querce secolari avevano dovuto abbattere per quelle cose? – e finalmente l’attenzione tornò a concentrarsi sul preside di Hogwarts, in procinto di annunciare la seconda scuola ospite.
 
«Okay, questo posto è meraviglioso.» Gli sussurrò Rachel, con gli occhi fissi sulle candele che fluttuavano sopra le loro teste.
«A me piacciono quelle vestite di verde.» Commentò Brittany, indicando con un cenno un gruppetto di ragazze qualche tavolo più in là dal loro. In particolare, una ragazza bionda e una mora che sorridevano in loro direzione. Kurt non l’avrebbe definita un’aria del tutto amichevole, ma non aveva la minima intenzione di spegnere l’entusiasmo di Brittany. Sarebbe stato come dire che Babbo Natale non esiste a un bambino di cinque anni. Semplicemente crudele.
«Quelle non sono delle Serpeverde?» Gli chiese poco dopo Rachel, inarcando le sopracciglia verso le ragazze.
«Uhm uhm. Quelli sono i Grifondoro» indicò un’altra tavolata, esattamente di fianco a loro «i Corvonero, e- uhm...»
«Tassorosso, credo. Anche se non ho idea di quali peculiarità abbiano i maghi e le streghe di quella Casa- »
«In altre parole, sono utili come il cappello di Hummel.»
«Sebastian, taci.» Lui, naturalmente, ridacchiò di gusto al commento stizzito di Kurt.
«Dai, sul serio. Entrano quelli di Durmstrang.»
Buona parte della tavolata si irrigidì sulla panca, senza nemmeno degnare di uno sguardo il fitto gruppo di ragazzi che stava facendo il suo ingresso in Sala Grande. E, francamente, Kurt non li biasimava affatto. I ragazzi di Durmstrang erano per eccellenza i peggiori zoticoni di tutte le scuole di magia. A Beauxbatons giravano diverse voci su come fossero soliti impiegare il loro tempo e – subito dopo la nobile arte di prendersi vicendevolmente a testate – era piazzato lo studio e la pratica delle Arti Oscure. Erano l’unica scuola dotata di una qualche importanza ad insegnarle, e questo di certo non migliorava la reputazione dei suoi studenti. In effetti, tra le schiere di Beauxbatons si avvertiva un miscuglio piuttosto variegato di disprezzo e repulsione nei confronti dei ragazzi di Durmstrang.
 
Si avvicinarono velocemente, con una sorta di esibizione pseudo spettacolare che fece storcere il naso a Kurt. Sì. Decisamente esibizionisti. Stupidi, zotici edesibizionisti.
«...Me lo farei, me lo farei, me lo sono già fatto- »
«Sebastian
«Cosa?» Kurt inarcò le sopracciglia, reprimendo un sorriso.
«Prima di tutto, non sono commenti da fare. E poi sono ragazzi di Durmstrang. Probabilmente non si lavano neanche.» Sebastian si strinse nelle spalle.
«Non si butta via niente.» Kurt scosse la testa, rassegnato, proprio mentre i nuovi arrivati si accomodavano ad un ulteriore tavolo semi vuoto. Era abbastanza sicuro che molti di loro li stessero fissando – o più probabilmente fissavano Sebastian, che continuava ad ammiccare in loro direzione; in ogni caso non ci diede importanza, concentrando tutta la sua attenzione sulla spiegazione delle modalità del Torneo Tremaghi.
«...Sebastian? Sei in camera con me, quindi vedi di non invitare gente strana.»
«Se non ti va bene c’è sempre il corridoio.»
«Splendido.»
 
 

***

 
 
«Che diavolo ci fai in pigiama?»
«Uhm... Dormo?»
«Amico, non puoi dormire. Dobbiamo vederci con gli altri al piano di sotto!» In tutta risposta, Blaine rotolò sul letto fino a mettersi di pancia, sprofondando nel cuscino.
«Allora? Ti vuoi muovere?»
«Abbiamo fatto un viaggio infinito per venire qui, la nostra esibizione di entrata e tutto il resto. Se permetti mi piacerebbe riposarmi un po’.» Venne letteralmente trascinato giù dal letto per i piedi, il che non è esattamente piacevole.
«Puck! Giuro che questa me la paghi- »
«Se entro dieci minuti non ti vedo giù torno qui e ti ci porto di peso.» E con quelle ultime parole Puckerman si chiuse la porta della loro stanza alle spalle, lasciandolo lungo disteso sul pavimento.
 
Blaine sospirò al soffitto, passandosi una mano tra i capelli. Non riusciva a capire perché non avrebbe semplicemente potuto rimanere a dormire. Esattamente come non riusciva a capire perché diavolo avrebbe dovuto rischiare di morire per la gloria di una scuola che in primo luogo non aveva mai voluto frequentare. Non che avrebbe rischiato di morire per una qualsiasi altra scuola, nemmeno per una strepitosa come Hogwarts. In realtà, tutta quella storia del Torneo Tremaghi gli sembrava solo un enorme, avventato e legalizzato tentativo di suicidio; o magari il Calice era stato stregato in modo da estrarre solo i peggiori studenti, il che aveva un senso se si ammetteva che i professori fossero abbastanza sadici da volersi liberare dei loro alunni in un modo così radicale e definitivo.
Qualunque fosse la ragione, Blaine era intenzionato ad ignorare l’obbligo del loro preside di mettere tutti il nome nel Calice, o almeno aggirarlo in qualche modo. D’accordo, aveva diciassette anni, ma sarebbe stato carino arrivare ai diciotto. Non gli importava un accidente della gloria eterna, del fatto che non si disputasse più da più di un secolo e dell’onore di Durmstrang. Non te ne fai granché della gloria quando sei morto.
 
Si alzò svogliatamente dal pavimento e si infilò in fretta l’uniforme, consapevole che Puck non scherzava quando diceva che l’avrebbe portato giù a forza. E comunque avrebbe fatto bene a non litigarci, visto che era una delle poche persone che lo sopportavano. Blaine sospettava fosse per il fatto che in media era alto come la metà di uno studente tipo di Durmstrang – ragazze comprese. Soprattutto le ragazze – e magari anche per il fatto che non aveva mai molto da dire quando tra i ragazzi si parlava delle rispettive fidanzate, ovvero nella quasi totalità del tempo.
Si infilò la pelliccia direttamente sopra alla casacca del pigiama: non aveva la minima voglia di rimanere oltre il minimo indispensabile a non essere considerato un completo asociale, e voleva essere pronto a svenire sul letto appena possibile.
Quando gli schiamazzi del piano di sotto iniziarono a farsi particolarmente rumorosi – non potevano provenire da altri se non i suoi compagni: si trovavano in una nave in mezzo a un lago, dopotutto – si fece forza e aprì la porta della sua stanza.
Soloun altro anno.
 
 
«Avete sentito il preside. Dobbiamo mettere tutti i nostri nomi nel Calice.»
«Chissà quali saranno le prove- » Blaine alzò gli occhi al cielo, sporgendosi verso il suo compagno di stanza.
«Puck, ti prego. È mezz’ora che ne parlano, possiamo solo andare a dormire?»
«Ma le avete viste le ragazze di Beauxbatons?» Il ragazzo si trattenne a stento da sbattere la testa contro al tavolo.
«Ecco che ci risiamo.» Nel momento in cui ripresero a classificare le ragazze più carine della loro scuola e di quelle altrui, Blaine aveva già smesso di ascoltare. Non aveva particolare voglia di partecipare a quella conversazione, e in più da quanto aveva sempre sentito e parzialmente verificato quella sera, quelli di Beauxbatons erano decisamente troppo perfettini per i suoi gusti. Erano rimasti seduti per tutta la sera di fianco ai Corvonero, composti e impettiti, guardandoli come se fossero un branco di animali allo stato brado. Constatazione che per alcuni di loro sarebbe anche potuta risultare calzante, ma di sicuro non per tutti; e comunque loro non avevano alcun diritto di fissarli in quel modo, non con quei loro ridicoli cappellini blu in testa.
 
«Vuoi una Cioccorana?» Puck lo fulminò con lo sguardo.
«No, Blaine, voglio che stai zitto. Oppure puoi andare ad offrirla alla Mezzosangue.» Blaine sbuffò, sistemandosi la pelliccia sulle spalle. La Mezzosangue in questione era l’unica studentessa tra gli aspiranti Campioni selezionati a non essere figlia di un mago e di una strega, cosa che aveva suscitato un certo scompiglio a Durmstrang. Anche perché i Mezzosangue nella loro scuola si potevano contare sulle dita di una mano.
«Ma le avete viste le ragazze di Beauxbatons?» E, a quel punto, niente poté trattenere Blaine dal levare le tende.
 
 

***

 
 
La mattina seguente – trovandosi di fronte il discutibile spettacolo di un Puck che russava sul letto,completamente privo di conoscenza – non poté non provare un certo brivido di soddisfazione. Indossò la divisa e si preparò il più silenziosamente possibile – se non altro, aveva intenzione di fargli perdere la colazione.
 
Arrivò in Sala Grande dieci minuti più tardi, dove assaggiò una delle più buone frittelle che ricordasse di aver mai mangiato. Poco più in là, due ragazze di Beauxbatons si stavano lamentando della scarsa qualità della cucina, cosa che non fece che incrementare i suoi sospetti circa la tipologia di persone che frequentavano quella scuola. Dopo aver finito la sua colazione – che era davvero deliziosa, per quanto ne dicessero quelle principessine – si incamminò in direzione di un gruppetto di studenti di Hogwarts con cui aveva scambiato due parole la sera prima, alla tavolata dei Serpeverde.
Una ragazza dai capelli scuri – Santana, gli sembrava di ricordare – si offrì di prestargli un pezzetto di pergamena su cui scrivere il suo nome da mettere nel Calice. Dall’occhiata che gli aveva lanciato, Blaine era quasi sicuro che si augurasse una sua più che probabile dipartita, ma decise di non trarre conclusioni affrettate e si limitò a ringraziarla. A quanto ne sapeva, a Hogwarts non tutti i Serpeverde godevano della migliore delle reputazioni.
 
«I miei migliori auguri, Blaine...»
«Graz- »
«...Anche se il fatto che il Torneo sia stato interrotto per più di un secolo a causa di tutti i morti che causava la dice lunga sulle tue possibilità di sopravvivenza.» Aggiunse, senza smettere di sorridergli come se gli avesse detto davvero qualcosa di carino anziché aver predetto la sua morte.
«O..Okay, uhm... Penso che andrò a mettere il mio nome in quel Calice.» Una ragazza bionda di fianco a Santana – di una bellezza impressionante, doveva ammetterlo – lo salutò con un cenno del capo.
«A presto.»
«...Forse
 
 
Blaine si rigirò la pergamena piegata in quattro tra le dita, senza la minima intenzione di muoversi da dov’era. In realtà, era più di un quarto d’ora che era seduto in cima alla gradinata della sala che custodiva il Calice di Fuoco, e aveva avuto modo di assistere ad una processione piuttosto interessante. C’erano studenti che percorrevano la stanza a passo sicuro, brandendo la loro pergamena come se non facessero altro tutti i giorni se non tentare il suicidio. Altri erano un tantino titubanti; alcuni lo facevano per dimostrare la loro presunta virilità alle rispettive fidanzate. Due gemelli avevano perfino provato ad eludere la Linea dell’Età che circondava il Calice e spacciarsi così per diciassettenni, con risultati alquanto discutibili. Poi era arrivato Krum, naturalmente, causando un generale silenzio rispettoso seguito dai sospiri sognanti di buona parte della componente femminile di Hogwarts.
Nonostante questo – nonostante tutto questo – da quando aveva messo piede in quella sala, Blaine aveva assistito ad una forma di intrattenimento decisamente migliore di ogni possibile concorrente.
 
C’era un ragazzo di Beauxbatons– con tanto di tremendo cappellino blu – che ciondolava davanti al Calice di Fuoco già da prima che lui arrivasse. Aveva torturato il pezzo di pergamena che aveva in mano con tanta assiduità da farne una specie di pallina, e camminato avanti e indietro da tanto tempo che Blaine non si sarebbe stupito di rinvenire un solco sul pavimento. Il ragazzo era rimasto fermo per un po’; poi si era seduto in prima fila; poi aveva superato la Linea dell’Età solo per fare dietrofront un secondo più tardi. Dopo altri cinque minuti buoni passati a ridersela alle spalle di quel perfettino dal cappello ridicolo, si decise finalmente a farsi avanti e mettere a sua volta il suo biglietto nel Calice: nessuno avrebbe mai saputo che, in effetti, quella pergamena era completamente bianca.
Arrivato alle spalle del tizio di Beauxbatons, Blaine si fermò e si mise ad ascoltare. Non riusciva a credere che stesse davvero parlando da solo.
 
 
«Dai, coraggio. È solo un Torneo, devi mettere il nome nel Calice e poi- »
Le considerazioni di Kurt vennero interrotte da una sonora risata. Il ragazzo si voltò di scatto, facendo attenzione a non farsi cadere di nuovo il cappello. Gli bastò un’occhiata per identificare quello che aveva davanti come uno studente di Durmstrang – uno studente di Durmstrang alto la metà di buona parte dei suoi compagni di scuola, ma pur sempre uno studente di Durmstrang – che lo fissava con un’aria estremamente divertita che al momento sembrava tentare disperatamente di reprimere. Chissà, magari anche in quella scuola di scimmioni insegnavano che non è carino scoppiare a ridere in faccia alla gente.
Kurt inarcò le sopracciglia, con entrambe le mani sui fianchi.
 
«Uhm, scusa- »
«Figurati. Sei di Durmstrang, dopotutto.» Lo liquidò in fretta, tornando alla sua contemplazione del Calice di Fuoco. Sobbalzò quando sentì di nuovo la voce del ragazzo, questa volta più vicino.
«...E questo cosa vorrebbe dire?» Kurt fece un passo indietro; non ci teneva ad essere più vicino del necessario a gente del genere. In realtà, non avrebbe nemmeno voluto rivolgergli la parola. Però gli aveva fatto una domanda e non rispondere sarebbe stato scortese.
«Voglio dire che la tua maleducazione non mi stupisce affatto.»
«Maleducazione? Quale maleducazione?»
«Quando mi hai riso in faccia, hai presente? È stato circa mezzo minuto fa, o soffri anche di memoria a breve termine?» Il ragazzo spalancò la bocca, apparentemente indignato.
«Non è colpa mia se tu parli da solo ininterrottamente da mezz’ora. Cosa avrei dovuto fare?»
«Gli affari tuoi, magari?» Il tizio ridacchiò senza particolare allegria, riprendendo a parlare prima che Kurt potesse definitivamente voltargli le spalle.
 
«Almeno non sono l’unico a rientrare perfettamente negli stereotipi.»
«Conosci la parola “stereotipi”? Sono impressionato.»
«Certo che la conosco. E non mi serve neanche essere odioso e portare un cappellino da donna.» Kurt spalancò gli occhi.
«Wow. Tu sì che hai sempre la risposta pronta, ragazzo-di-Durmstrang! O almeno ce l’hai quando si tratta di offendere; tre volte in due minuti, complimenti!»
«Blaine, mi chiamo Blaine Anderson, e fino a prova contraria sei stato tu ad offendere per primo.» Kurt prese momentaneamente in considerazione l’idea di informare quel tipo – Blake, Billy o come diavolo aveva detto di chiamarsi – che non avevano sei anni e ragionare secondo chi aveva cominciato per primo era del tutto fuori luogo, ma poi si risolse di smettere semplicemente di rivolgergli la parola. Non ne valeva la pena, non con uno di Durmstrang.
 
«...E comunque se esiti così tanto non dovresti mettere il tuo nome in quel Calice.» E, quella volta, fu Kurt a ridere.
«Sul serio? E hai pensato che volessi un parere da te prima o dopo avermi dato dell’odioso?»
«Dico solo che anche solo prendere in considerazione l’idea di partecipare è da stupidi.» Kurt stava per ribattere con qualche parolina non esattamente cortese, quando si rese conto di cosa aveva in mano il ragazzo di fronte a lui. Si sforzò di non sorridere.
«Da stupidi, uhm?»
«Sì, da stupidi. Solo uno stupido può seriamente pensare di mettere in pericolo la sua vita per un Torneo scolastico.»
«Ma davvero?»
«Davvero. Solo gente presuntuosa, insopportabile e con un cappello orrendo potrebbe essere abbastanza cretina da pensare a qualcosa del genere.» Kurt sorrise, quella volta più apertamente, senza stupirsi più di tanto dell’espressione confusa del suo interlocutore.
«In questo caso dovrò prestarti il mio cappello orrendo, oppure sei venuto qui con una pergamena in mano per farci un aereoplanino?» Chiese tranquillamente, accennando al foglietto che il tizio – Blaine. Si chiamava sul serio in quel modo? – teneva in mano. Sentirlo balbettare e vederlo arrossire leggermente fu per Kurt una delle più grandi soddisfazioni provate di recente.
«I..Io- non ho intenzione di mettere- »
«Certo che no. E comunque sono Kurt, Kurt Hummel.» Gli diede definitivamente le spalle e si avviò verso l’uscita della stanza con il suo foglietto ancora in mano, lasciando Blaine con la bocca socchiusa, la fronte aggrottata e l’orgoglio pugnalato a guardarlo andare via.
 
 
Blaine non smise di fissare Kurt – o qualunque fosse il suo cavolo di nome – fino a quando non sparì dietro la spessa porta di legno che dava sul corridoio, lasciandolo solo davanti al Calice di Fuoco.
D’accordo, forse aveva appena fatto una delle peggiori figuracce della sua vita, ma questo non significava che non avrebbe avuto modo di rifarsi: di sicuro non avrebbe potuto dirgli che aveva intenzione di gettare tra le fiamme un biglietto in bianco. Inoltre, quel tipo era decisamente troppo arrogante per i suoi gusti, e il fatto che fosse pallido come un fantasma e con il genere di lineamenti che avrebbe avuto il figlio di un marchese o qualcosa del genere non faceva che farlo sembrare ancora più insopportabile.
 
«Anderson, brutto stronzo!» Blaine sussultò, rendendosi conto solo in quel momento di stare ancora fissando la porta da cui quel ragazzino di Beauxbatons era uscito già da qualche minuto.
«Puck? Ma cos- »
«Non mi hai svegliato, razza di coglione! Ti rendi conto che ho dovuto fare colazione con delle Cioccorane, Blaine? Ti sembra normale?!»
«Non è colpa mia se sei stato alzato fino a tardi a parlare di ragazze.» Puck lo fulminò con lo sguardo, facendo sbuffare Blaine.
«Okay! Mi dispiace. La prossima volta ti sveglierò.» Rimasero in silenzio qualche istante, fino a quando Puck non riprese la parola.
«Che cos’hai?»
«Eh?»
«Sei rosso e quando sono arrivato eri incantato a fissare la porta.»
«Ho litigato con uno di quei deficienti di Beauxbatons; lascia perdere.» Puck lo fissò, incrociando le braccia al petto.
«Mm, sarà.»
«Come sarà? So cosa è successo!»
«Blaine, se hai conosciuto una ragazza dovresti dirmelo. Sei un impedito, io potrei darti una mano- »
«Puck. Mi sono solo innervosito, non ho conosciuto proprio nessuno a parte un tizio psicolabile con uno strano cappello in testa, okay?» Puck si strinse nelle spalle e fece due passi oltre la Linea dell’Età, infilando con nonchalance il suo nome tra le fiamme azzurre.
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci qua :)
Ve lo confesso subito senza tanti giri di parole: adoro farli bisticciare *-*
Si tratta di un capitolo introduttivo *parte il coro di “ma va? È il primo”*, con una scarrellata generale dei personaggi che saranno presenti nella storia. Ho deciso di assegnare a Beauxbatons tutte le persone con caratteristiche che spaziano da: orgoglio, puzza sotto il naso (esiste questa caratteristica?), self-centrismo... Ecco perché ci sono personcine come Sebastian e Kitty u.u (oh, e per la cronaca tutte le interazioni che ci saranno tra Kurt e Sebastian, perché ci saranno, non passeranno mai oltre il livello dell’amicizia, quindi tranquilli). Spero che Kurt e Blaine non siano eccessivamente OOC: ho cercato di adattarli un po’ alla “personalità” della scuola che frequentano, mi auguro di non essere stata troppo disastrosa :/
Okay... Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, sono un po’ in ansia, okay xD
Ringrazio in anticipo chiunque abbia voglia di lasciarmi un parere: non può che farmi un immenso piacere :)
  
Grazie mille, e a martedì prossimo <3

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Buon martedì sera miei cari abusivi :D (per chi non lo sapesse, a quanto pare c’è gente che definisce la Klaine una coppia abusiva. Quindi sì, trasferiamoci tutti nelle baraccopoli *-*)
Prima di lasciarvi al nuovo capitolo, vorrei prendermi un momento per prostrarmi ai vostri piedi e ringraziarvi: non mi aspettavo tutto questo seguito, e sicuramente non così tante persone che aggiungessero questa storia ai preferiti già dal primo capitolo ç__ç *stringe chiunque in abbracci commossi*
Okay, ora evaporo, ma prima lasciatemi fare un ringraziamento particolare a chi ha recensito il primo capitolo, ovvero Sophie to Broadway, Anna_Vik, Anacleto_, Mi_ki, Lama_Mustache, Ginny_Sara, Rorori, _Brackable, LUcy__, La Viola Moody e Plus <3
Adesso vi lascio davvero all’aggiornamento u.u Ci risentiamo in fondo per eventuali note/precisazioni/scleri inutili :’)
Enjoy <3
 


 

Capitolo Secondo

 
La sera di Halloween – nel bel mezzo dello svolgimento del tanto atteso banchetto in cui sarebbero stati annunciati i Campioni Tremaghi – Blaine aveva paura. Il che non aveva il minimo senso, dato che tutto ciò che di suo sarebbe potuto uscire da quel Calice era un foglio bianco ripiegato in quattro. Eppure, in qualche modo, riusciva ad essere terrorizzato lo stesso.
 
«Chi pensi che verrà estratto per la vostra scuola?» Bisbigliò la Serpeverde seduta al suo fianco, punzecchiando tranquillamente il contenuto del suo piatto – Blaine era quasi sicuro che il cibo in questione si muovesse, ma decise di non indagare.
«...Spero solo di non essere io.» Quinn sembrò stupirsi per un momento, senza tuttavia perdere quella sua glaciale compostezza che impediva a Blaine di sentirsi pienamente a proprio agio con lei.
«Strano. Credevo che per i ragazzi di Durmstrang l’orgoglio fosse la cosa più importante.» Commentò, prendendo un piccolo assaggio della sua strana cena gelatinosa.
In effetti, Blaine non credeva che l’orgoglio fosse un fattore secondario: dopotutto era cresciuto in una scuola che si impegna a formarti secondo quell’ottica da quando hai undici anni. Semplicemente, riteneva che dimostrare la propria prodezza nel rischiare la vita non fosse un segno di coraggio, bensì di incoscienza. Per un attimo fu attraversato dall’idea che quella non fosse altro che una storiella che si raccontava per non ammettere che, in effetti, era davvero un codardo, fino a quando di punto in bianco tutto perse di importanza. Ogni cosa si fece incredibilmente fredda e umidiccia, lasciando Blaine in preda ad una spiacevole sensazione di smarrimento per qualche interminabile istante.
 
«Ma che diavolo- »
«Non preoccuparti. È solo il Barone Sanguinario.» Blaine si voltò appena in tempo per scorgere i contorni di una figura argentea che spariva oltre la parete alle sue spalle, seguita da un fitto intreccio di catene dello stesso colore e consistenza.
«Ma- Ma è- »
«Ti è appena passato attraverso, sì. È il fantasma della Casa Serpeverde.» Spiegò pazientemente Quinn, cercando senza particolare successo di infilzare i pezzetti di cibo con la forchetta prima che si spostassero dall’altra parte del piatto.
«Ci... Ci sono molti altri fantasmi a Hogwarts?» Buona parte della cena di Quinn si trasferì sulla tovaglia.
«Beh, Nick-Quasi-Senza-Testa è il fantasma dei Grifondoro. Quello dei Tassorosso è Frate Grasso e i Corvonero hanno la Dama Grigia- Santana, la vuoi finire?!» La ragazza seduta di fianco a Quinn scoppiò a ridere, sfilando la bacchetta dalla manica della divisa ed appoggiandola sul tavolo, mentre il cibo smetteva di ballare allegramente nel piatto.
«Scusa, era troppo divertente.»
«Certo. Ora stai ferma e lasciami ascoltare i nomi di chi morirà nel giro di un anno.» Blaine deglutì a vuoto, mentre le fiamme del Calice di Fuoco si alzavano e un primo pezzo di pergamena cadeva tra le mani del preside di Hogwarts.
 
«Il Campione di Durmstrang è... Victor Krum.» Fu come sentirsi togliere il peso del mondo dalle spalle. Non che sarebbe stato felice di vedere un suo compagno di scuola nonché stella del Quidditch finire sbranato da qualche strana creatura, lapidato da una massa di Bolidi impazziti o cose del genere. Semplicemente, era abbastanza convinto che Krum fosse troppo importante per rimanere ucciso, quindi avrebbero trovato un modo per evitarlo. Buona parte del tavolo si alzò in piedi ad acclamare il suo nuovo Campione, cosa che fece anche Blaine, felice di poter dare libero sfogo alla gioia di non essere stato selezionato all’insaputa di tutti gli altri.
«Il Campione di Beauxbatons è...»
Per un momento, a Blaine tornò in mente la discussione avuta la mattina precedente davanti al Calice di Fuoco. Si chiese se alla fine Kurt avesse messo o meno il suo nome tra le fiamme. In realtà, si augurava di no. Certo: era insopportabile, pieno di sé e con la puzza sotto il naso, ma in fondo non meritava di rendersi conto in un modo tanto brutale di aver fatto la scelta sbagliata.
«...Fleur Delacour.» Blaine si sentì un tantino sollevato. Almeno non avrebbe dovuto veder morire qualcuno con cui aveva scambiato due parole; magari non esattamente carine, ma era comunque qualcosa. Il terzo Campione ad essere estratto fu Cedric Diggory, che Quinn gli spiegò essere il Cercatore dei Tassorosso. Dopodiché guizzò fuori dalle fiamme un ultimo pezzetto di pergamena che il preside tenne a lungo tra le mani, senza dire niente.
Per un lungo, terribile istante, Blaine temette che il suo imbroglio fosse stato smascherato e che quel maledettissimo Calice avesse sputato fuori il suo foglio, scrivendoci qualcosa come “Sì, Blaine ha barato” oppure “Hai usato l’inchiostro simpatico, Blaine?”, il che sarebbe stata probabilmente l’ultima cosa che avrebbe sentito prima di sprofondare nel pavimento per l’imbarazzo. Oppure stare deliberatamente addosso al Barone Sanguinario fino a diventare un cubetto di ghiaccio.
 
«Harry Potter.» ...Ma che diavolo?
«Harry Potter?» Ripeté Quinn, sorpresa.
«Quell’Harry Potter?! Ma non è al quarto anno?»
«Sì, infatti.» Puck rifilò a Blaine una gomitata su un braccio.
«Amico, ma il Torneo Tremaghi non si chiama così perché dovrebbero partecipare in tre?» Blaine roteò gli occhi.
«, Puck. È per questo che tutta la Sala Grande è in silenzio e si guarda intorno sconvolta.»
«Ma Harry Potter non è quello che- »
«Proprio lui.» Puck aggrottò la fronte.
«Certo che ci vuole un gran bel deficiente a rischiare la vita in un Torneo scolastico dopo essere sopravvissuto per caso a morte certa.»
«Concordo.» Annuì Quinn, del tutto concentrata sulla scena che si stava svolgendo davanti a loro. Abbastanza presa da non accorgersi dei resti della sua cena, che avevano ricominciato a muoversi pericolosamente verso il bordo del piatto.
«Quinn- » Quando Blaine cercò di attirare la sua attenzione, il cibo le stava ormai colando rovinosamente su tutta la divisa.
«Santana Lopez!!»
«Oops.»
 
 

***

 
 
Kurt appoggiò i suoi libri su uno dei tavoli più appartati della biblioteca di Hogwarts, non molto lontano dalla Sezione Proibita.
Nonostante tutta la sua buona volontà nell’essere più silenzioso possibile il vecchio legno del tavolo scricchiolò rumorosamente sotto il peso dei tomi, esattamente come fece la sedia un attimo dopo. Era stata una lunga settimana, ma non aveva la minima intenzione di rimanere indietro con lo studio a causa della sua permanenza in quella scuola. In realtà non era rimasto particolarmente sorpreso quando – sette giorni prima – Fleur era stata scelta come Campionessa della loro scuola: disponeva decisamente di tutti i requisiti necessari. E poi non aveva avuto nessun valido concorrente interno con cui vedersela, dal momento che lui non aveva messo il suo nome nel Calice.
Non era stata affatto una decisione semplice, eppure – dopo aver ascoltato i deliri di quel ragazzino di Durmstrang – aveva finito per convincersi che in fondo non ne valeva la pena. Ci sarebbero state possibilità che venisse scelto? Poche. Ce ne sarebbero state di morire? Moltissime. Semplicemente, il gioco non valeva la candela.
Aprì a metà il suo libro di Erbologia, spingendo da parte la voluminosa pila di tutti gli altri. Diede una rapida scorsa agli argomenti che aveva già studiato, passando rapidamente alla sezione avanzata del capitolo. Stava per iniziare a leggere, quando la sedia davanti alla sua cigolò fastidiosamente, costringendolo ad alzare lo sguardo.
 
«Tu.» Blaine – che razza di nome orrendo – si morse le labbra per non sorridere.
«Volevo vedere che faccia avresti fatto sapendo che la tua preziosa gloria eterna andrà a qualcun altro. E ne è valsa completamente la pena.» Kurt lo fissò con tanto d’occhi.
«Se non sono stato scelto è solo perché non ho messo il mio nome nel Calice, razza di idiota.» Lui sembrava sinceramente sorpreso. Kurt si rese conto che quella doveva essere l’espressione più comune dei ragazzi di Durmstrang, dato che per loro perfino trovarsi di fronte a qualcuno che sa leggere doveva rappresentare fonte di grande stupore.
«E comunque, forse ti servirebbe una mappa di Hogwarts.» Blaine inarcò le sopracciglia – sopracciglia dalla forma decisamente singolare. Kurt se lo appuntò come futuro spunto di insulti.
«Mappa? Io non ho bisogno di nessuna mappa- »
«Sei in una biblioteca. Tu. È ovvio che ti sei perso. Voglio dire, sarai spaventato da tutti questi strani rettangoli di pelle pieni di carta. Vedi, si chiamano libri
«Te l’ha mai detto nessuno che sei uno stronzo?» Kurt chiuse il suo libro di Erbologia, ignorando deliberatamente le ultime parole di quell’incivile.
«Ci sarai rimasto male, comunque. Nemmeno tu sei stato estratto dal Calice di Fuoco.»
«Questo perché non ci ho mai messo il mio nome.» Kurt lo fissò, scuotendo la testa.
«Certo che non l’hai fatto. Quel pezzo di pergamena ti serviva per soffiarti il naso, l’altra mattina. Oppure stai solo cercando un modo per sentirti meno una nullità per essere stato escluso. Quale ti sembra la più probabile?»
«Non ho messo il mio nome in quel Calice!»
«Perché no? Perché è da stupidi?» Blaine annuì, incrociando le braccia sul tavolo.
«Esattamente. Non scherzavo quando ti ho detto quelle cose la settimana scorsa.» Kurt si appoggiò allo schienale della sedia, deciso a stare al gioco.
«Allora dammi una buona ragione che dia un senso a te, un foglietto, e il Calice di Fuoco alla complessiva distanza di un metro.» Blaine aprì la bocca, poi la richiuse. Kurt gli lanciò un’occhiata superiore: naturalmente, aveva vinto anche stavolta. Non che fosse difficile con uno di Durmstrang- perché stava ancora perdendo tempo con uno di Durmstrang?
Il ragazzo che aveva di fronte chiuse gli occhi, sospirando leggermente.
 
«...Ho messo quel foglio nel Calice.»
«E hai fallito miseramente in favore di Victor Krum- »
«Ma senza il mio nome scritto sopra.» Kurt gli lanciò un’occhiata scettica, senza avere tuttavia il tempo di replicare.
«Il nostro preside ha obbligato tutti a partecipare. Ma come ti ho già detto credo sia una cosa estremamente stupida, così ho solo fatto finta.» Kurt lo fissò a lungo, cercando di scorgere un qualunque indizio sul suo volto che gli facesse intendere che stesse mentendo. Non ne trovò nessuno. Probabilmente era per via del fatto che lo riteneva troppo stupido per essere capace di mentire con efficacia, o magari perché  – se ne parlava con lui – significava che oltre ad essere un idiota non aveva nemmeno molti amici; in ogni caso, Kurt decise di credergli.
«Studi Erbologia?» Abbassò lo sguardo sul tavolo, completamente immemore della presenza dei suoi libri su di esso.
«Che cosa... Oh mio Dio, sai leggere!» Esclamò, indicando il titolo del volume con aria sconvolta. Blaine alzò gli occhi al cielo – erano dei begli occhi, purtroppo. Non avrebbe potuto prenderlo in giro per quelli.
«Frequentare Durmstrang non fa di me un analfabeta rozzo e stupido che non si lava, sai?»
«E frequentare Beauxbatons non fa di me un perfettino maniaco e insopportabile!» Blaine sogghignò.
«Sarà. Ma fa di te un cretino che indossa fieramente un cappellino imbarazzante.»
«Vorrei prenderti a schiaffi.»
«Vorrei solo che ci provassi, sarebbe divertente vederti piangere per esserti rovinato la manicure.» Kurt lo fulminò con lo sguardo, sperando che Blaine non si accorgesse che si stava trattenendo per non scoppiare a ridere. Non per la sua battuta di dubbio gusto, naturalmente, ma per il fatto che nella sua scuola aveva davvero assistito a una scena del genere, anche se in quel caso coinvolgeva due ragazze che stavano litigando a proposito di qualche Filtro d’Amore.
«...Sei pessimo.»
«E poi, sul serio. Erbologia? È una materia?»
«È la mia materia preferita, quindi vedi di lasciarmi in pace- »
«Strano. Credevo che la tua materia preferita fosse cucito, o ricamo, o qualunque cosa insegnino nella tua scuola.»
«Immagino che da te ci siano corsi avanzati di braccio di ferro, o controlli mensili di quante noci di cocco riuscite a spaccare con una testata. Interessante.» Kurt si alzò dal suo posto, facendo scivolare i suoi libri dentro la tracolla blu che gli pendeva su un fianco.
«Dove vai?» Chiese Blaine, fissandolo dal basso. Nonostante le sopracciglia, Kurt non riusciva a farlo rientrare nella tipologia standard delle facce lobotomizzate appartenenti alla quasi totalità degli studenti di Durmstrang. In realtà, Blaine era carino. Purtroppo.
«Uhm, vediamo... In qualunque posto purché sia lontano da te?» Blaine si alzò a sua volta dal tavolo, tenendo sottobraccio un libro che Kurt notò solo in quel momento.
«Un conto è saper leggere un titolo, un altro è cimentarsi in un intero libro. Non fare l’eroe- » Si interruppe, nel momento in cui un altro ragazzo di Durmstrang si avvicinò a loro. Il tizio squadrò Kurt da capo a piedi, ridacchiando. In quel caso, non se la sentì di urlargli contro: dopotutto quello scimmione era almeno due volte Blaine.
 
«Ehi... Uhm... »
«Blaine. Sono Blaine, facciamo Rune Antiche insieme da due anni- »
«Sì, senti: dov’è il bagno?» Kurt scoppiò a ridere. Insomma, cosa ci fa un ragazzo di Durmstrang in una biblioteca oltre a cercare un bagno?
«Lo trovi divertente, signorina?» Ops. Kurt allungò preventivamente la mano verso la sua bacchetta: non sarebbe stato particolarmente difficile pietrificare quell’idiota nel caso se ne fosse verificata la necessità. Prospettiva che sfumò meno di mezzo secondo più tardi.
«Dai, lascialo perdere. Il bagno è in fondo al corridoio.» Lo informò svogliatamente Blaine, indicando con un cenno il lato opposto della biblioteca. Il tizio grugnì qualcosa, per poi voltare le spalle ad entrambi ed avviarsi verso la direzione che gli era stata indicata. Kurt lasciò andare l’impugnatura dalla sua bacchetta.
«Carino da parte tua risparmiarmi dall’incombenza di paralizzarlo e fare qualche disegno sconcio sul suo corpo inerme.» Blaine alzò le spalle, stringendo più forte il suo libro.
«Non dovremmo farci vedere insieme. Anche se in effetti il problema non persiste, visto che questa sarà l’ultima volta che parliamo, o almeno me lo auguro.»
«Non è il massimo, infatti. Nella mia scuola è parere comune che voi non abbiate un cervello, e non ci tengo affatto a farmi vedere con te.»
«La cosa è reciproca.»
«Okay.»
«Bene.» Kurt proseguì con nonchalance oltre Blaine, avviandosi a grandi passi verso l’uscita della biblioteca.
«Ciao, cappellino.»
«Ciao, idiota. E metti giù quel libro: gli fai paura.»
 
 

***

 
 
«Coraggio Rachel, vogliamo i dettagli!» Sugar allungò a Kurt un pezzetto del suo pranzo – una specie di panino non meglio identificato – che lui rifiutò con tutta la gentilezza di cui era capace. Il che consisteva più o meno nel tentativo di non fare una faccia troppo schifata.
«Infatti, Rachel. Racconta.» Lei sorrise, facendosi più vicina ai due amici che aveva di fronte.
«Okay, allora. L’ho incontrato due giorni fa mentre facevo colazione con Harmony. È alto, estremamente carino e- »
«È di Durmstrang?» Chiese distrattamente Kurt, scartando la sua Cioccorana. Rachel e Sugar si voltarono all’unisono verso di lui, fissandolo come se avesse appena confessato di essere il Signore Oscuro sotto l’effetto della Pozione Polisucco.
«Durmstrang? Kurt, ti senti bene?»
«Preferirei morire che toccare uno di quei... Quei cosi.» Kurt ridacchiò, scuotendo la testa.
«Okay, forse state un tantino esagerando- »
«Kurt, parliamo di Durmstrang: non si esagera mai. E comunque è un ragazzo di Hogwarts, naturalmente. Un Tassorosso.» Sugar batté le mani, entusiasta.
«Ne deduco che alla fine sei riuscita a capire che razza di caratteristiche ha un Tassorosso- »
«Sto ancora lavorando su quel punto. Vi terrò aggiornati.» Entrambi annuirono energicamente, mentre Rachel continuava la sua ispirata esposizione di tutte le mirabili qualità del ragazzo su cui aveva messo gli occhi. Mentre la ragazza cercava goffamente di attingere alle sue scarse conoscenze sul mondo del Quidditch in modo da spiegarein quale ruolo giocasse il suo amato Tassorosso, Kurt fu distratto dal passaggio di un gruppetto di ragazzi al lato opposto del piccolo cortiletto interno dove avevano deciso di pranzare.
Erano tre energumeni di Durmstrang – con tanto di pelliccia sulle spalle e stivali sotto al ginocchio – seguiti da una figura più piccola, che proseguiva ad almeno due metri di distanza da loro, con lo sguardo basso. Quando Blaine – sentendosi evidentemente osservato – alzò lo sguardo verso di lui, Kurt non poté fare a meno di sorridergli. Avrà anche potuto essere un povero idiota di Durmstrang, ma era un povero idiota di Durmstrang con cui aveva già parlato due volte. E poi non sembrava così stupido per gli standard della sua scuola.
Blaine si guardò per un attimo intorno, come se non fosse sicuro che si stesse rivolgendo a lui; al che Kurt annuì, indicandolo due volte. E solo allora Blaine gli sorrise a sua volta, per poi voltarsi e continuare a trottare dietro ai suoi amici.
Era la prima volta che Kurt lo vedeva sorridere. Era qualcosa a cui avrebbe potuto abituarsi. Anche se una sua versione imbarazzata e senza parole in seguito ad una frecciatina era ancora il suo genere di Blaine Anderson preferito.
 
«...Kurt?»
«Mm?» Sugar sembrava troppo scossa per aggiungere altro, così fu Rachel a continuare per lei.
«Hai appena salutato un ragazzo di Durmstrang?» Lui si strinse nelle spalle.
«Sì. Ci ho litigato la scorsa settimana e l’ho rincontrato stamattina in biblioteca.» Spiegò senza particolare entusiasmo, sotto gli occhi allucinati delle sue amiche.
«...»
«Andiamo, ragazze! Non è contagioso. Gli ho detto che è un deficiente un paio di volte, probabilmente non mi capiterà di parlargli mai più- »
«Lo spero bene, Kurt! Non devi- non puoi parlargli! È qualcosa che- oddio, solo uno come Sebastian potrebbe mischiarsi con certa gentaglia.»
«Ehi. Lasciate in pace Sebastian.»
«Cosa ti importa? E perché state sempre insieme, voi due? Anche tu sei gay?» Chiese Sugar, fissandolo con entrambe le mani sui fianchi. Kurt le avrebbe riso in faccia se solo non avesse recentemente sperimentato quanto fosse fastidioso da subire.
«Sugar, Sebastian è un mio amico, okay? Lo era anche prima che venisse allo scoperto, e a differenza vostra ho pensato che non fosse il massimo isolarlo per questo motivo. Questo non fa di me il suo ragazzo, grazie al cielo.» E davvero, Kurt avrebbe provato molta pietà per un eventuale fidanzato di Sebastian: era abbastanza sicuro che lui non fosse biologicamente in grado di stare con una sola persona per volta senza stancarsi. Per quanto invece riguardava se stesso, nonostante potesse sembrare egoista, non aveva la minima voglia di fare la stessa fine del suo amico. Non ci teneva ad etichettarsi come una scatola di sottaceti in modo che il mondo potesse classificarlo nello scomparto che riteneva più adeguato. Proprio per questa ragione preferiva non rendere di pubblico dominio il fatto che forse, in effetti, avrebbe potuto essere attratto dai ragazzi, e non aveva la minima intenzione di affermare qualcosa del genere in futuro.
«...Okay. Ma vedi di non fraternizzare con quelli di Durmstrang, lo dico per il tuo bene. Sono pericolosi, e non meritano nemmeno di respirare la nostra aria.» Kurt cercò di non ridere mentre annuiva solennemente. Che Blaine fosse un povero idiota volgare era indubbio, ma di certo era tutto fuorché pericoloso.
«Prometto.»
 
 

***

 
 
«Blaine?»
«Mm?»
«Quale pensi che sarà la prima prova?»
Blaine scalciò via uno stivale, che andò a scontrarsi rumorosamente contro l’armadio. Era stata una lunga giornata – buona parte della quale passata a maledire le stupidissime scale di Hogwarts che si spostavano a loro piacimento in continuazione, rendendo vano ogni suo flebile tentativo di orientarsi – e fare ritorno nella sua stanza si era rivelato un enorme sollievo. Il fatto di averci già trovato Puck, che di solito si intratteneva fuori fino ad orari improbabili, era stato un tantino meno piacevole. Non che passare del tempo con lui non gli piacesse, ma parlare del Torneo Tremaghi mentre cerchi di metterti il pigiama con il tuo compagno di stanza in trance sul letto accanto al tuo non è il massimo del divertimento, non quando senti parlare di Torneo Tremaghi ogni minuto di ogni giorno da più di una settimana.
«Sinceramente non ne ho la più pallida idea.»
«Amico, lo so che non ne hai idea. Per questo ti chiedo quale pensi che sarà la prima prova.»
«D’accordo, uhm... Combattimento di rospi?»
«Blaine. Sii serio.»
«Dio, Puckerman. Non lo so, okay?» Puck sogghignò, mettendosi a sedere sul letto con fare cospiratorio.
«...E se ti dicessi che io lo so?» Blaine inarcò le sopracciglia, voltandosi verso il suo amico mentre ancora saltellava su una gamba sola, nel tentativo di sfilarsi i pantaloni.
«E come faresti a saperlo?»
«Krum lo sa già da un paio di giorni. Non è stato così difficile.»
«Allora?» Puck ghignò.
«Draghi.» Blaine non poteva essere più felice di aver messo nel Calice di Fuoco una pergamena intonsa.
«Oh, wow. Meglio lui di me.» Puck annuì, per poi piegare la testa da un lato, senza smettere di fissarlo. Era vagamente inquietante.
 
«...Che cosa c’è?»
«Non è tutto.» Blaine spalancò gli occhi.
«Okay, fammi indovinare: c’è anche un combattimento di rospi!» Puck alzò gli occhi al cielo, per poi allungargli un pezzetto di carta piegato che – evidentemente – aveva tenuto in mano per tutto il tempo. Blaine lo prese, leggermente esitante.
«...E questo che cosa sarebbe?»
«Stasera stavo parlando con la ragazza seduta al nostro tavolo, Quinn, e c’era anche quella sua amica che le faceva muovere la cena nel piatto.»
«Ha l’aria di essere una storia lunga.»
«A un certo punto è arrivata una ragazza bionda di Beauxbatons che si è messa a parlare con Santana, e insieme a lei c’era un altro tizio, sempre di Beauxbatons. Stavo parlando di te con Quinn, e quando lui mi ha sentito mi ha chiesto se fossi un tuo amico, io gli ho detto di sì e lui ha risposto, testuali parole “Meglio, così mi risparmi un viaggio”. E mi ha chiesto di darti questo.»
«Oh.»
«Già.»
Quindi Kurt gli aveva scritto un biglietto. Gli aveva scritto un biglietto glielo avrebbe consegnato di persona, se non si fosse imbattuto in Puck. Sogghignò: l’avrebbe rinfacciato a quel piccolo montato a vita.
«Aprilo in fretta, Blaine. Dopo voglio sapere perché diavolo passi del tempo con quei cretini di Beauxbatons.»
 
“Blaine,
Erbologia è una materia. Se non lo fosse non potrei affermare con sicurezza che assomigli a una Mandragola. Hai presente? Sono piante basse, grasse e deformi che piagnucolano. Però sanno indicare dov’è il bagno, e questo è un punto a loro favore.
 
P.S. Torna pure a spaccare i cocchi con la testa, non ti tratterrò oltre.
 

Kurt”

 
Ripiegò il biglietto e lo appoggiò sul comodino.
«Allora? Che cosa dice?»
Blaine sorrise.
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci qua, guys ;)
Un minuto di silenzio per tutti gli insulti che si è dovuto subire Blaine u.u Bene. Altro minuto di silenzio per l’ideona di Kurt di scrivergli un bigliettino pur sapendo il livello di sfottimento a cui andava incontro u.u Ottimo.
Direi che questa volta non ho particolari precisazioni da fare, quindi mi limiterò ad aspettare i vostri pareri *-* Dal prossimo capitolo inizieremo ad entrare “nel vivo”, quindi vi ridò appuntamento a martedì prossimo con tante scene Klaine che non fanno mai male *-*
Un ultimo (anche se dovrebbe essere il primo) grazie va alla mia adorabile beta e co-ispiratrice GiadaColfer, senza la quale sarei come una Santana senza stronzaggine, o una divisa di Beauxbatons senza cappellino <3
 
Per qualunque cosa, mi trovate sempre qui: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
E potete askarmi qua: http://ask.fm/Nonzy9
 
A martedì prossimo <3

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Buon martedì guys :)!
Pronti per le ultime quattro puntate della stagione? Per quanto mi riguarda assolutamente no, e se avete letto gli spoiler sull’ultimo episodio sono certa che mi capite :’)
Ma veniamo a noi u.u Sono lieta di informarvi che in questo capitolo assisteremo a taaanta tanta Klaine: ce n’è bisogno dopo praticamente tutta una stagione di non-canon ç___ç Spero apprezzerete!
Prima di evaporare ci tengo a ringraziare le supermegafoxyawesomehot persone che hanno recensito lo scorso aggiornamento, ovvero capitanObvious, CandyKlaine, Rorori, Anacleto_, Anna_Vik, IanLaRossa, Ginny_Sara, Klaineislove, neversaynotollamas, LUcy__, Lama_Mustache, Mi_ki e Sophie to Broadway <3 E naturalmente chiunque abbia aggiunto questa storia a seguite, preferite o ricordate :)!
Smetto di blaterare e ci risentiamo a fine capitolo <3
 
 
 

Capitolo Terzo

 

«Draghi? Ma sono impazziti?!»
«Credevo che avrebbero cercato di evitare ulteriori morti. Sono solo studenti- » Kurt annuì distrattamente ad ognuno dei commenti delle sue amiche. Al momento era troppo preoccupato di essersi seduto su una qualche caramella spiaccicata per prendere in considerazione il problema.
In effetti, non considerava quella prova eccessivamente folle: dopotutto i draghi erano incatenati al suolo; una volta capito fino a che distanza sarebbero stati in grado di muoversi non avrebbe dovuto essere troppo complicato prendere l’uovo. Si spostò di nuovo sulla grande tribuna allestita per l’evento, ormai quasi del tutto sicuro di avere davvero qualcosa di molliccio appiccicato sul retro dei pantaloni.
Gli altri studenti iniziarono ad accalcarsi sulle panche dietro alla loro, mentre diversi ragazzi si alzavano dal loro posto per attirare l’attenzione di due gemelli – gli stessi che avevano fallimentarmente tentato di imbrogliare la Linea dell’Età – che si aggiravano per gli spalti promuovendo la loro ben allestita rete di scommesse su morti e sopravvissuti. La cosa aveva un certo gusto macabro, in effetti.
 
«Bel cappello.» Dio. Di nuovo? Kurt sollevò lo sguardo con un’aria a dir poco feroce, afferrando la bacchetta con la ferma intenzione di riempire di pustole la faccia di- Oh, no.
«Tu non sei il tipo dell’altra sera?» Chiese, con un pizzico di irruenza in meno. Se non ricordava male – e ricordava benissimo, dato che certe capigliature assurde non si dimenticano così facilmente – quello era il ragazzo a cui aveva chiesto di rifilare quello stupido bigliettino a Blaine, ormai qualche settimana prima. Da allora l’aveva incrociato solo qualche volta per i corridoi di Hogwarts, sempre in compagnia di quei decerebrati dei suoi amici. Il ragazzo – Puckerman, o qualcosa del genere – gli rivolse una lunga occhiata confusa prima di capire dove lo avesse già visto.
«Oh. Oh! Sì, ciao. Scusa, è- è davvero un bel cappello.» Kurt aggrottò le sopracciglia, ma decise di apprezzare il suo sforzo di redenzione. Tuttavia, ogni buona volontà venne meno quando – pochi istanti dopo – Blaine raggiunse Puck sulla gradinata dietro alla sua.
«Anderson, c’è il tuo amico.»
«Preferirei affrontare un drago che essere suo amico.»
«La cosa è totalmente reciproca.» Gli fece presente Kurt, guardandolo dritto negli occhi. Puck spostò lo sguardo da Kurt a Blaine, da Blaine a Kurt, senza avere la minima idea di cosa significasse quello scambio di battute. Alla fine si limitò a sedersi dietro Rachel, stringendosi nelle spalle.
Blaine si sistemò alle spalle di Kurt.
«Se provi a toccare il mio gilet con i tuoi stivali osceni ti faccio fuori.»
«Vedrò di evitarlo. Tu non metterti ad urlare quando porteranno il primo drago.»
«Tranquillo, non c’è pericolo.»
 
 
I concorrenti si susseguirono uno dopo l’altro, fronteggiando più o meno brillantemente il loro drago. A Fleur era toccato il Gallese Verde, un lucertolone di almeno otto metri. Krum aveva affrontato un Petardo Cinese, non che Kurt fosse riuscito a godersi la Prova date le urla sfegatate del fitto gruppo di studenti di Durmstrang dietro di loro. Non si voltò nemmeno a commentare: era come pretendere di insegnare il galateo a un branco di muli. In realtà, si trattava esattamente di pretendere di insegnare il galateo a un branco di muli.
Diggory, il Campione di Hogwarts, era riuscito a sottrarre il suo uovo a un Grugnocorto Svedese, il quale aveva però rischiato di abbrustolirlo in più occasioni.
«Rachel, hai idea di dove sia Sebastian?»
«Non lo so e non mi interessa... Oh mio Dio! E quello cos’è?!»
«...Un Ungaro Spinato, credo.» Rispose Kurt, adocchiando un grosso drago aculeato appena comparso al centro dell’arena. Si chiese con che razza di logica gli organizzatori avessero pensato che fosse il caso di fare affrontare un bestione del genere ad un quattordicenne, che tra l’altro non avrebbe dovuto prendere parte al Torneo a priori. Kurt accavallò le gambe, di minuto in minuto più schifato da qualunque cosa stesse imbrattando i suoi pantaloni.
Una volta iniziata la quarta ed ultima Prova, allo Spinato non servì più di qualche minuto per liberarsi dalla catena che lo assicurava alle rocce dell’arena. Al che, dopo mezzo secondo di silenzio generale, fu il panico.
Rachel gli si buttò letteralmente addosso e lo fece scivolare all’indietro, proprio mentre il drago volava sulle loro teste, rischiando seriamente di colpirli con il retro della coda.
«Kurt!! Fa qualcosa!»
«Cosa?!» Aspettò qualche altro istante, con gli occhi ermeticamente chiusi e Rachel completamente avvinghiata addosso. Le urla iniziavano a placarsi, sostituite da un diffuso mormorio sulle sorti presumibilmente drammatiche dell’ultimo concorrente. Kurt aprì un occhio, poi l’altro. Buona parte del tendone era distrutto, così come gli spalti delle prime file.
 
Impiegò qualche altro secondo per riprendersi, e un’altra manciata ancora per realizzare di non essere più seduto al suo posto, dritto e composto come sempre. In realtà, era del tutto steso all’indietro. In realtà, aveva la testa appoggiata sulle ginocchia di Blaine. Nel momento stesso in cui se ne accorse, Kurt si cimentò in una specie di acrobatico quanto fantasioso tuffo in avanti, rischiando tra l’altro di spappolare Rachel nell’impresa.
Avrebbe dovuto disinfettare i suoi vestiti. Forse avrebbe potuto direttamente bruciarli. D’accordo, magari stava esagerando. In ogni caso, Blaine sembrava troppo sconvolto per essersi reso conto di qualcosa. In realtà, sembrava troppo sconvolto e basta.
«Stai bene?» Non che gli interessasse, perché sul serio: non gliene poteva importare di meno. Però Blaine era bianco come un fantasma e lui non ci teneva ad avere qualcuno sulla coscienza, nemmeno uno di Durmstrang.
Lui sembrò sul punto di scuotere la testa, tuttavia, vedendo buona parte dei suoi compagni di scuola ridacchiare rumorosamente tra di loro, cercò di mettere insieme una specie di sorriso beffardo. Neanche a dirlo, gli riuscì davvero malissimo.
«Sì. Sì, certo. E tu stai bene?» Per un attimo sembrò seriamente preoccupato. Doveva essere una sua impressione.
«Ho avuto momenti migliori.» Ignorò le ripetute occhiatacce che stava ricevendo da Rachel, ancora convinta che non dovesse nemmeno rivolgere la parola a quelli di Durmstrang. Non che Kurt fosse di un parere differente: si limitava a farlo in caso di stretta necessità.
Blaine ridacchiò, guardandolo dall’alto in basso.
«Cosa c’è adesso? I draghi in fuga ti divertono?»
«No, mi diverte il fatto che nemmeno un drago in fuga riesca a farti perdere quel cappellino.»
 
 

***

 
 
«Sicuro di non volerne neanche una?»
«No, Britt. Davvero. Le Gelatine Tuttigusti+1 mi hanno sempre spaventato.» Lei sfoderò uno dei suoi bronci più adorabili, allungandogliene un sacchettino.
«Dai! Per favore. Devi portarle sempre con te così potrai offrirle a una persona speciale!»
Una persona speciale. Solo Brittany usava ancora certe espressioni, ormai. Inoltre, per quale motivo avrebbe dovuto rischiare di far assaggiare alla sua persona speciale una mentina al gusto di vomito? Nonostante questo, lo sguardo minaccioso della nuova amica di Brittany – Santana, l’incarnazione perfetta del fondatore della sua Casa, Salazar Serpeverde – lo convinse ad accettare di buon grado l’offerta di Brittany, infilando così le caramelle nella tasca interna della sua tracolla.
«Grazie, Britt. Sai per caso dov’è Rachel?»
«A pranzo con Finn, quello nella squadra di Quidditch.» Oh, certo.
«Se vuoi scusarci, ho promesso a Brittany di farle fare un giro della scuola- »
«Cosa? Siamo qui da più di un mese e non hai ancora visto Hogwarts?!» Brittany si strinse nelle spalle.
«Ci ho provato, ma di solito mi fermo sulla prima rampa di scale. E poi i ritratti mi confondono.» Santana annuì comprensiva, seguita a ruota da Kurt, che non aveva davvero la minima intenzione di contraddirla.
«Okay, uhm... Vorrà dire che vi accompagnerò- »
«Mi sembrava di essere stata chiara. Io farò fare un giro a Brittany. Tu te ne vai in un angolino a mangiare le tue caramelle, capito?» Kurt annuì freneticamente: era troppo giovane per morire.
«Sì. Sì, ho capito benissimo
«Ottimo.» Santana si alzò e prese la mano di Brittany, avanzando tranquillamente al suo fianco verso il porticato che costeggiava il cortile interno. Kurt si ritrovò a sperare ardentemente che non stesse cercando una giovane ed innocente vittima sacrificale per qualche strano rito; tuttavia, dal modo in cui guardava Brittany, quello di farla fuori non sembrava il suo scopo ultimo. A differenza di quanto aveva evidentemente intenzione di fare con tutti gli altri, lui in primis. Kurt rimase a guardarle fino a che non sparirono dietro al primo angolo, per poi alzarsi svogliatamente con l’intenzione di passare un po’ di tempo in biblioteca.
Raggiunse il lato opposto del cortile, passando davanti ad un albero non eccessivamente alto dal quale si stava allontanando una buona dose di studenti intenti a bisbigliare tra di loro. Qualunque fosse la ragione di una tale dose di pettegolezzi, doveva essere davvero divertente: la maggior parte dei ragazzi si stava piegando in due dalle risate. Per una volta Kurt decise di assecondare la sua curiosità, e si avvicinò con nonchalance alla pianta con l’intento di chiedere a qualcuno – magari non Serpeverde, non ci teneva ad essere incenerito – cosa fosse successo esattamente. Spostò una fronda dell’albero con il dorso della mano, ritrovandosi in una piccola piazzola circondata da rami penzolanti. Tutto solo, se non per via di una seconda presenza. Kurt incrociò le braccia al petto, impedendo alle sue labbra di incurvarsi in un sorriso.
 
«Sai, sapevo che ti avrei trovato qui.»
«Oh, e a cosa devo le attenzioni di una principessa di Beauxbatons?»
«Ritira quello che hai detto.» Blaine si strinse nelle spalle, senza smettere di ciondolare i piedi giù dal ramo su cui era seduto.
«Mi stavo solo chiedendo cosa ci facesse l’intero corpo studenti radunato sotto un albero.»
«Un professore ha appena trasformato un Serpeverde in un furetto. Comunque avevamo deciso di non parlarci più, mi pare.» Kurt si finse estremamente combattuto.
«Lo so. Ma vedere un Durmstrang nel suo ambiente naturale era una tentazione troppo forte.»
«Quale ambiente naturale?»
«Come? Vuoi farmi credere che da dove vieni tu la gente non vive sugli alberi? Per favore.»
«Sei un pregiudizio ambulante.»
«Vuoi una banana?»
«Voglio che chiudi la bocca.» Kurt incrociò le braccia al petto e lo fulminò con un’occhiataccia, per poi voltargli le spalle, senza tuttavia muoversi di un passo.
«Oh, è così che stanno le cose? Non parli più?» Scosse energicamente la testa.
«Cos’ho fatto di tanto buono nella mia vita per meritarmi un tale miracolo?» Blaine si sistemò meglio sul ramo dell’albero, deciso a sfruttare fino in fondo il suo momento di gloria.
«E comunque è stato carino da parte tua mandarmi quel bigliettino- »
«Ti ho detto che sei basso, grasso, deforme e spacchi noci di cocco con la testa. Non era carino.» Blaine sorrise.
«Non eri in sciopero della parola?»
«Lo sciopero si annulla automaticamente nel momento in cui inizi a delirare.»
«Sì, è come dici tu.»
«Certo che è come dico io!»
«Okay.»
«Bene.» Kurt rimase in silenzio qualche altro istante, adocchiando distrattamente il via vai di ragazzi che si susseguiva di fronte alla pianta. Qualche minuto più tardi, fu Blaine a parlare.
«Sai, da qui la vista è fantastica.»
«Buon per te.»
«Dovresti salire anche tu.» Kurt si voltò nella sua direzione, fissandolo come se gli avesse appena chiesto una fiala di sangue del suo primo figlio maschio. Poi scoppiò a ridere. Aveva una bella risata, purtroppo.
«Ma cos- »
«Io? Salire su quel coso? Te lo puoi completamente scordare.» Blaine inarcò un sopracciglio.
«Questo coso sarebbe un albero. Che cosa c’è? Hai paura?» Kurt si appoggiò entrambe le mani sui fianchi, con aria divertita.
«Non attacca. Puoi anche darmi del codardo, questo non mi farà salire su quella pianta. Non sono un decerebrato di Durmstrang, che venderebbe anche sua madre per il suo stupido orgoglio.»
«Sì, infatti sono meglio quelli della tua scuola, con il loro comportamento da prime donne e la faccia da schiaffi- »
«Almeno quelli della mia scuola pranzano insieme a me, e io non sono costretto a salire da solo su un albero.» A quelle parole, Blaine non rispose. Per il semplice fatto che non c’era molto da dire: era solo la verità. Non che questo la rendesse meno dura da accettare. Continuava a ripetersi che stava bene, che l’amicizia superficiale che lo univa al suo compagno di stanza gli bastava. Ma sapeva che era una bugia. Non aveva nemmeno mai detto a nessuno di essere gay: ai suoi genitori a stento importava di averlo come figlio in assoluto, e non aveva mai avuto nessun amico con cui era entrato in quel tipo di confidenza. Non era così strano, dopotutto, se considerava il fatto di aver passato parte dell’infanzia e tutta l’adolescenza in una scuola come la sua: non accettavano i Mezzosangue, non osava immaginare cosa avrebbero pensato di persone come lui. Non voleva nemmeno immaginarlo, in realtà.Probabilmente non avrebbe sopportato di venire isolato ancora di più di quanto già non fosse.
 
«...Mi dispiace.» Blaine sbatté velocemente le palpebre, tornando faticosamente alla realtà. Abbassò lo sguardo, e notò che Kurt lo stava fissando. Era stato solo frutto della sua immaginazione o si era davvero scusato con lui?
«Cosa?»
«Mi hai sentito, e non ho intenzione di ripeterlo. E adesso scendi da quell’albero.» Blaine lo guardò, confuso.
«E perché dovrei? Da quassù c’è una vista che- »
«Blaine. Ti ho detto di scendere, adesso.» Spalancò gli occhi. Era la prima volta che Kurt si rivolgeva a lui chiamandolo per nome. Non che di per sé fosse una cosa così assurda, ma gli piaceva il modo in cui suonava pronunciato da lui. Il che era tutto un dire, dato che tutto ciò che associava a Kurt era negativo per antonomasia.
Per qualche ragione, Blaine scese dall’albero. Kurt non si sforzò minimamente di nascondere un piccolo sorrisetto vittorioso.
«Ehi. Sono sceso perché volevo scendere- »
«Sì, certo.» Lo disse con un tono leggermente meno irritante del solito, cosa che fece sorridere Blaine. Ciò che non si aspettava era che Kurt gli sorridesse a sua volta. Non in quel modo. Non come una persona sana di mente, equilibrata e in pace col mondo. Gli costò parecchio ammettere che Kurt era molto carino quando non si comportava da psicopatico.
«Credevo che non dovessimo farci vedere insieme.» Lui ghignò, come se non aspettasse altro che una frase del genere.
«È per questo che ce ne andiamo.» Blaine spalancò gli occhi.
«Ce ne andiamo dove, esattamente? E cosa ti fa pensare che io- »
«Sta’ zitto e vieni con me.»
«Ma- »
«Hai qualche appuntamento irrimandabile con i tuoi numerosi amichetti?» Stronzo.
«...No.»
«Ottimo. Possiamo andare.»
 
 
«Okay, questo non era previsto.» Disse Kurt in tutta tranquillità, adocchiando la scala a pioli sopra la sua testa. Solo qualche minuto più tardi fu raggiunto da un ansimante, morente e parzialmente strisciante Blaine Anderson.
«P..Previsto? Cosa non era previsto? Di c-che diavolo stai parlando?!» Kurt indicò quello che – a quanto pareva – rappresentava il fautore dei suoi problemi.
«Per salire bisogna usare la scala a pioli. Io non uso scale a pioli.» Blaine spalancò gli occhi, affiancandolo grazie all’ultimo, disperato soffio di forza vitale che ancora abitava il suo corpo.
«Una scala a pioli? È questo il tuo problema? Mi hai fatto correre per tutta la scuola come un povero idiota fino alla torre più dannatamente alta del castello e adesso ti fai degli scrupoli per una scala a pioli?» Kurt inarcò le sopracciglia.
«Se non volevi venire potevi rimanere sul tuo albero. Non ti ho di certo costretto- »
« che l’hai fatto! A quest’ora sarei ancora sul mio cavolo di albero con una vita davanti e una milza funzionante, se non fosse per te!» Kurt ridacchiò.
«Lo trovi divertente?!»
«Trovo divertente che tu dai a me del melodrammatico.» Blaine sbuffò sonoramente: al momento era troppo stanco perfino per mettersi a litigare. Indicò con mano tremante la scala a pioli.
«Siamo nella Torre Nord, io ho perso dieci anni di vita e ho intenzione di entrare nell’Aula di Divinazione, e tu ci verrai con me.»
«Blaine- »
«Blaine un cavolo. Adesso io salgo e tu mi segui.» Kurt scosse la testa.
«No.»
«Perché?» Esitò qualche lungo istante prima di parlare.
«...Perché ho paura.» Oh, beh, certo. Blaine desiderò con tutto il cuore spiegargli che era molto più terrificante farsi un’infinità di rampe di scale in movimento che salire su due cavolo di appigli per raggiungere un’aula. E l’avrebbe fatto, davvero. Ma poi si ricordò di quando Kurt si era scusato, in seguito a quella battuta sul suo essere sempre da solo. Non si era approfittato della sua vulnerabilità – in fondo era una delle poche cose di cui non si era approfittato – e lui era una persona abbastanza decente da fare lo stesso.
«Okay. Allora sali prima tu: io ti starò dietro e non ti farò cadere, promesso.» Kurt sembrò valutare la sua proposta, squadrandolo attentamente, come se non si aspettasse altro che una bugia.
«...Se mi lasci cadere, giuro che- »
«Non ti lascio cadere. Ora muoviti.» Kurt lo guardò storto, ma si avviò verso la scala a pioli. Sussurrò qualcosa a se stesso – forse parole di incoraggiamento simili a quelle che aveva usato per decidersi a mettere il suo nome nel Calice di Fuoco – e poi iniziò ad arrampicarsi. Blaine, come promesso, fu subito sotto di lui. In realtà la tentazione di farsi da parte e vederlo cadere rovinosamente era tanta, ma era abbastanza sicuro che non sarebbe sopravvissuto all’ira di Kurt in seguito a qualcosa del genere.
 
«È terrificante.»
«Tu sei terrificante.»
«Se fosse vero sarebbe l’unica cosa che abbiamo in comune- Oddio!» Blaine gli agitò indistintamente le mani vicino alle caviglie, che ormai avevano raggiunto l’altezza della sua faccia. Non voleva lasciarlo cadere, ma nemmeno toccarlo. Probabilmente si sarebbe messo ad urlare, scalciare o lanciare scintille dalla bacchetta. Sollevò istintivamente lo sguardo per verificare a che punto fosse arrivato.
Fu piuttosto difficile fingere di non notarlo. In fondo tutto ciò che rientrava nel suo campo visivo era parte del soffitto, parte della scala a pioli e il sedere di Kurt. Sarebbe stato impossibile non vederlo, anche con tutte le migliori intenzioni. Kurt fece un altro passo, e si ritrovò con le spalle e buona parte del busto nell’Aula di Divinazione. A quel punto Blaine smise di trattenersi e scoppiò a ridere, allungando una mano in avanti. Quando sentì qualcosa – qualcuno – toccare il suo fondoschiena, Kurt urlò qualcosa di indistinto e – esattamente come Blaine temeva – rifilò un calcio nel vuoto che gli colpì una spalla.
«Ahi! Ma sei scemo?!»
«Toccami un’altra volta e sarà l’ultima cosa che fai- »
«Avevi una Cioccorana spappolata sul culo, razza di idiota!» Kurt – ormai entrato nella classe vuota – spalancò gli occhi.
«Oh. Oh! Dev’essere quella cosa appiccicosa su cui mi sono seduto stamattina in tribuna- »
«Sono contento che tu lo abbia realizzato, ma questo non guarirà la mia spalla.»
«La prossima volta dimmi quello che stai per fare, genio! È ovvio che io fraintenda. Chiunque avrebbe frainteso!» Blaine si ripeté mentalmente di rimanere calmo, che l’omicidio non è legale e altri incoraggiamenti del genere. Con un ultimo sospiro sconsolato, intraprese la sua personale scalata all’aula di Divinazione, dove trovò Kurt già in piedi, intento a perlustrarne il contenuto.
Aveva un aspetto piuttosto antico, in una sorta di singolare incrocio tra una soffitta e una sala da tè. Le pareti erano completamente coperte da spesse tende rosse, il fuoco scoppiettava allegramente nel caminetto e un ridotto numero di piccoli tavolini contribuiva a rendere quel posto più simile al salotto di una vecchia signora che ad un’aula scolastica. Blaine si avvicinò ad uno degli scaffali di legno, prendendo delicatamente tra le mani una sfera quasi del tutto trasparente, se non fosse stato per la sottile nebbia perlacea che aleggiava al suo interno.
 
«Wow...» Kurt si voltò verso di lui, con qualche vecchia pergamena tra le mani.
«Hai trovato qualcosa?» Blaine gli mostrò la sfera semi trasparente che teneva in mano. Quando si ritrovò davanti l’ennesima espressione scettica, tutto ciò che riuscì a pensare fu che avrebbe dovuto aspettarselo.
«Una sfera di cristallo? Non ne hai mai usata una?» Blaine prese in considerazione l’idea di mentire. Poi si ricordò con chi aveva a che fare.
«Non ho mai scelto Divinazione tra le mie materie alternative.»
«Perché, hai mai scelto materie alternative in assoluto?» Fu il turno di Blaine di lanciargli un’occhiataccia. Kurt roteò gli occhi, per poi incamminarsi verso di lui. Non che avesse tutta quella strada da fare, considerando che la stanza non doveva contenere più di una ventina di studenti.
«Vuoi provare?» Blaine abbassò lo sguardo. Per il fatto che quando si comportava da persona normale Kurt era carino, e non aveva la minima voglia che lui si accorgesse che l’aveva notato.
«Non credo molto in queste cose.»
«Nemmeno io, ma è divertente. Dai, siediti qui.» Kurt indicò lo sgabello più vicino, esattamente di fronte ad un tavolino che – come tutti gli altri – recava il supporto per tenere ferme le sfere di cristallo. Kurt gliela prese di mano in un gesto rapido, sistemandola al centro del tavolo. Blaine si sedette; tanto non aveva scelta, non quando c’era di mezzo quel sociopatico.
«Non ho mai fatto niente del genere. Non credo- »
«Vuoi stare zitto? Ti spiego come fare, non è difficile. Perfino per te.» Aggiunse, guadagnandosi l’ennesima alzata di occhi della giornata.
«Okay, avanti.»
«D’accordo. Prima di tutto devi rilassarti- »
«Con te in questa stanza? Impossibile.»
«Sii serio.» Non gli rimaneva che stare al gioco. E magari fingere di vedere apparire nella sfera Fleur Delacour che vinceva il Torneo Tremaghi. Forse Kurt sarebbe stato contento e l’avrebbe lasciato in pace. Gli fece un cenno e lui continuò.
«Devi rilassarti e mettere da parte la mente cosciente. Quando ti senti abbastanza tranquillo devi riaprire gli occhi e concentrarti sulla sfera. La nebbiolina che c’è ora dovrebbe schiarirsi e mostrarti qualcosa che riguarda il tuo futuro.» Ed era esattamente per questo che non aveva mai fatto Divinazione. Era una completa, assoluta idiozia. Però Kurt non l’avrebbe lasciato in pace fino a quando non lo avesse assecondato, così chiuse gli occhi e cercò di liberare la mente o qualunque altra cosa dovesse fare. Sentì i passi di Kurt allontanarsi, e poco dopo un fruscio di pergamene. Probabilmente era tornato al tavolino che aveva lasciato poco prima, dall’altra parte della stanza. Blaine – anziché aprire il suo Occhio Interiore – finì per concentrarsi su quei piccoli rumori. Le pergamene, i passi degli studenti almeno dieci piani più in basso, il suo stesso respiro, la presenza di un’altra, insopportabile persona lì con lui. Poi aprì gli occhi. E la nebbiolina perlacea era ancora lì. Fino a quando non iniziò a diradarsi.
 
Avrebbe voluto dire a Kurt che a quanto pareva ci stava riuscendo, e che non era solo un decerebrato di Durmstrang; ma aveva bisogno di concentrarsi sulla sfera se voleva che quello – di qualunque cosa si trattasse – funzionasse. Una prima immagine prese forma sulla superficie liscia della sfera. Era sfocata, eppure piuttosto inequivocabile. Un salone da ballo, con tanto di ragazze con il vestito da sera e ragazzi in frak. Tra la fitta folla di persone a Blaine parve di scorgere una versioneparticolarmente elegante di se stesso, anche se non avrebbe potuto giurarlo. L’immagine cambiò. C’era dell’acqua, e una scintilla rossa, e la sensazione di un pericolo imminente. Blaine si sentì particolarmente angosciato da quello scenario, fino a quando non cambiò: non c’era più acqua. C’era Kurt. Kurt che gli sorrideva tranquillamente, senza il suo stupido cappellino. E Blaine si sentì strano, si sentì al sicuro, benché da quanto aveva sperimentato “Kurt” e “senso di protezione” viaggiavano su due binari nettamente separati. Era come se quella palla di vetro fosse in grado di alterare le sue associazioni emozionali, ed era spaventoso. Abbastanza spaventoso da fargli muovere un braccio e colpire la sfera, che atterrò con un tonfo sul pavimento. Uscire da quello stato di inquietante sospensione fu un sollievo.
«Kurt?» Kurt era già lì, in realtà. Blaine si era perso qualche passaggio. In ogni caso, non gli sfuggì il modo in cui lui rimase leggermente spiazzato. Era la prima volta che lo chiamava per nome.
«Che cosa hai visto?» Blaine rispose subito.
«Niente.» Kurt inarcò le sopracciglia.
«Se questa è la tua reazione al “niente” stento a immaginare quella al “qualcosa”.» Fermò la corsa della sfera di cristallo con un piede e la raccolse, appoggiandola di fianco al tavolo a cui Blaine era ancora seduto. Lo guardò per qualche istante, come se si stesse domandando se fosse il caso o meno di chiedergli altro.
«Dai, torniamo di sotto.»
Blaine gli fu silenziosamente grato per non averlo fatto.
 
 

***

 
 
«Oh, oh. Ma chi abbiamo qui.» Kurt si buttò a peso morto sul letto, senza nemmeno curarsi di togliersi prima le scarpe.
«Ciao. Com’è andata la tua giornata? Perché sei sparito per giorni?» Chiese distrattamente, ormai più che abituato alla presenza incostante del suo compagno di stanza. Sebastian uscì dal bagno vestito di tutto punto, indicando la porta.
«La giornata è andata bene, e sono sparito perché stavo cercando di fare amicizia con gli altri studenti.»
«Immagino che tra le tue nuove conoscenze non ce ne sia neanche una di sesso femminile.» Sebastian si strinse nelle spalle.
«In ogni caso, stasera esco con uno dei miei nuovi amici, per cui non aspettarmi sveglio.» Kurt annuì, sbadigliando al soffitto sopra di sé. Sebastian si sistemò i capelli davanti allo specchio, lanciandogli un’occhiata consapevole attraverso la superficie riflettente. Kurt aggrottò la fronte.
«Cosa c’è?»
«Niente. Solo, sembra che io non sia l’unico che si è fatto nuovi amici.»
«Che vuoi dire?» Lui aprì la porta, indicando con un cenno del capo il suo comodino.
«Un tizio dal taglio di capelli inquietante mi ha lasciato quello, qualche ora fa. Dopo aver superato lo shock che non era per me ma per quella verginella del mio compagno di stanza, sono stato contento per te. Ma solo un pochino. Forse corro troppo.»
«...Grazie? Suppongo. E comunque non mi sto facendo il genere di amici che pensi tu. Non mi sto facendo amici e basta.» Sebastian alzò le mani in segno di resa, sparendo oltre la porta.
«Come vuoi. Ma quando torno ne parliamo.»
«Scordatelo- » Naturalmente, si stava già rivolgendo ad una porta chiusa. Si allungò tranquillamente verso il comodino e prese il foglietto di pergamena piegato in quattro. Se l’aveva portato Puck, non c’erano molti dubbi su chi fosse il mittente. Più che altro ne sussistevano circa il contenuto del messaggio.
Kurt ipotizzò che gli chiedesse i danni per la spalla lussata.
 
“Kurt,
Erbologia sarà anche una materia, ma Divinazione non lo è affatto. Prima che tu me lo chieda, no, non mi sono fatto scrivere questo biglietto da nessuno: so scrivere. Comunque. La prossima settimana organizzano una gita ad Hogsmeade. Ti va di andarci?
 
P.S. Torna pure alla tua manicure, non ti tratterrò oltre.

Blaine”
 

Kurt sorrise.
Beh, questo non era previsto.


 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci qui ^_^
Prima di tutto qualche piccola nota: parliamo della scena in cui Kurt raggiunge Blaine sotto l’albero dove hanno appena trasformato un tizio in un furetto. Sì, il tizio in questione sarebbe Draco, e no, nel libro non è così che si è svolta la scena, bensì vicino all’ingresso dopo aver insultato Ron. Tuttavia ho preferito tenere la versione del film (ovvero il siparietto Drarry sotto all’albero) per comodità di trama. Inoltre tutta la collocazione dei luoghi e la loro descrizione è stata gentilmente fornita da Harry Potter wiki in collaborazione con quell’angelo della mia beta. Ecco, direi che ho finito con le note tecniche... Anzi, ultima cosina sulle gelatine Tuttigusti+1: non è che non mi andava di scrivere il nome per esteso, ma nel libro è così :’) Ah, e i concorrenti della prova non sono presentati volutamente in ordine cronologico, ma sotto il punto di vista e il grado di interesse di Kurt.

Ooora. La palla. La palla avrà avuto ragione con le sue previsioni? E fu così che, quella volta, fu Blaine a sbigliettare (?) Kurt *ammicca* Naturalmente potete già immaginare cosa accadrà nel prossimo capitolo *-* Ho sempre avuto una passione per Hogsmeade *-* Preparatevi a vederli a little bit closer ;)
Aspetto con ansia i vostri pareri: questo capitolo è stato divertentissimo da scrivere, spero vi sia piaciuto!
Un ultimo GRAZIE enorme e molto gay va a GiadaColfer, senza la quale questa storia non esisterebbe e io non avrei una moglie u.u Thanks bebe <3
A martedì prossimo adorabili esseri <3
 
As always, vi lascio il link della mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Buon martedì guys :)!
Posso amarvi? No, sul serio: sono felicissima di vedere quante persone leggono e seguono questa storia, ci sono affezionata per tanti motivi e mi fa davvero un immenso piacere ç__ç  Quindi, tanto aMMore sia quelli che la mettono tra seguiti, preferiti e ricordati sia chi recensisce, in particolare stritolo in un abbraccio virtuale neversaynotollamas, Anna_Vik, IanLaRossa, Anacleto_, P e r l a, Klaineislove, LUcy__, Lama_Mustache, Ginny_Sara, Estel84, Rorori, Chriscolfer is my angel, beerpong e mikygleek91 che hanno commentato lo scorso capitolo, grazie davvero <3
Non vi rubo altro tempo e vi lascio subito all’aggiornamento ;) Per eventuali note e precisazioni e scleri vi rimando a fine capitolo <3
 
 

 

Capitolo Quarto

 

Era stato un idiota. Un completo, totale e assoluto idiota. Avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa del genere da Blaine Anderson, e invece aveva semplicemente lasciato che la serie di eventi che l’aveva condotto fin lì succedesse. Una giornata in cui si erano insultati meno del solito, un bigliettino dove gli chiedeva di accompagnarlo ad una insulsa gita e lui che – come uno stupido – si presentava alle sette di mattina davanti all’ingresso di Hogwarts, con un freddo da delinquenti, dopo aver lasciato un biglietto di spiegazioni a Sebastian e a costo di sorbirsi le ramanzine infuriate di Rachel una volta tornato.
Ma Blaine gli aveva dato buca. Ovviamente Blaine gli aveva dato buca, e probabilmente l’avrebbe preso in giro da lì alla fine dell’anno scolastico – dopo non avrebbe più dovuto vedere la sua brutta faccia, se non altro – sentendosi un genio del male per essere riuscito ad ingannarlo. Kurt non si era mai sentito più stupido in tutta la sua vita. E gli stava bene, in realtà: non era altro che colpa sua se aveva pensato che fosse una buona idea fidarsi di un ragazzo di Durmstrang-
«Stai parlando da solo. Di nuovo.» Kurt si voltò di scatto, trovandosi davanti lo sguardo perplesso di Blaine. Si sentì sollevato. Non perché fosse Blaine – naturalmente non per quello – ma l’idea di fare dietrofront e tornare in camera con la coda tra le gambe era davvero troppo umiliante da gestire. Si appuntò mentalmente di non dargli mai buca, in futuro: lui avrebbe potuto, ma non l’aveva fatto.
«Sei venuto.»  Constatò, senza particolare entusiasmo. Blaine annuì, sembrando un tantino confuso. Come se non fosse riuscito a concepire un’alternativa diversa, dopo quel bigliettino. Kurt rivisitò le sue certezze su di lui: era stupido, ignorante e insopportabile, ma non era una persona cattiva.
«Allora? Cosa dovrebbe esserci di così bello ad Hogsmeade?» Blaine lo fissò con ovvietà.
«Mielandia!» Kurt aggrottò la fronte.
«Mielandia...?»
«Non sai cos’è?! E poi dai a me dell’ignorante!» Kurt sorrise alla genuinità del suo entusiasmo. Blaine sembrava sinceramente felice di essere in procinto di visitare quel piccolo villaggio... con lui. Kurt escluse per principio che quel “con lui” avesse minimamente a che fare con la sua esaltazione anche se, in effetti, gli aveva chiesto esplicitamente di accompagnarlo. Avrebbe potuto domandarlo a chiunque altro, e invece aveva chiesto di lui. Per come la vedeva Kurt o questo faceva di Blaine un perfetto masochista, o gli piaceva davvero quando trascorrevano del tempo insieme. Benché non si sentisse di escludere l’ipotesi che fosse effettivamente un masochista, gli piaceva l’idea di piacere a Blaine. Perché la cosa poteva iniziare ad essere vagamente reciproca, forse.
Gli accompagnatori recitarono brevemente la lista dei partecipanti, assicurandosi che i più piccoli disponessero dell’autorizzazione dei loro genitori.
Quando finalmente iniziarono ad incamminarsi – a nord-ovest rispetto al castello – Kurt, per la prima volta da quando lo conosceva, non era così infastidito di avere Blaine al suo fianco.
 
 
«Okay, noi restiamo sulla High Street: ci sono tutti i pub e i negozi migliori!» Kurt era seriamente tentato di aprire il suo Manuale degli Incantesimi e cercarne uno in grado di fargli staccare la lingua. Blaine era apparentemente fuori di sé dalla gioia, e comunque non riusciva a smettere di parlare.
«Lo sai che Hogsmeade ha più di mille anni? È l’unico villaggio inglese ad essere abitato solo da maghi... Pensa che Hengist di Woodcroft dovette fondarla per sfuggire alla persecuzione dei Babbani!» Si guardò intorno con gli occhi più grandi e curiosi che Kurt gli avesse mai visto. Era eccitato in un modo così tipicamente infantile che non riuscì nemmeno a dirgli di smettere di rifilargli tutte quelle informazioni, cosa che non aveva mai smesso di fare da quando avevano lasciato Hogwarts.
«Blaine- »
«Oddio, la Testa di Porco! È stata il quartier generale della ribellione dei folletti del 1612!» Perché. Perché una ribellione di quattrocento anni prima lo esaltava in quel modo?
«Dobbiamo assolutamente andare ai Tre Manici di Scopa, e passare vicino alla Stamberga Strillante- »
«Non è il luogo più infestato di tutta l’Inghilterra?» Blaine annuì energicamente, indicando un colorato negozietto al bordo della strada che recava un’insegna inequivocabile.
«Quindi è questa la tua adorata Mielandia?» Blaine non lo stette nemmeno a sentire. Avanzò a grandi passi nella neve fresca, rischiando di travolgere qualche ragazzo più piccolo nell’impeto. Kurt gli stette dietro a fatica, piuttosto intorpidito per via del freddo dal quale la sua mantellina lo riparava solo molto parzialmente.
Quando finalmente varcò la soglia del negozio, Kurt si fece una vaga idea del perché Blaine ne fosse così magneticamente attratto. C’erano dolci ovunque; letteralmente. Dolci colorati, diversi per forma, dimensione e caratteristiche. I bambini si rincorrevano per tutto lo spazio disponibile, brandendo strane caramelline e infilandosene in bocca altre che facevano riprodurre loro strani versi di animale. Tra la folla riconobbe due sue compagne di scuola che si curò attentamente di evitare: non voleva correre il rischio che si accorgessero che era insieme ad un ragazzo di Durmstrang. Intanto, Blaine si era impossessato di una abbondante varietà di dolci che aveva più o meno ordinatamente disposto dentro a un sacchetto.
«Kurt, non prendi niente?» Lui fissò i suoi futuri acquisti con aria scettica.
«...Penso che mi limiterò ad assaggiare qualcosa da te.» Quando Blaine fu soddisfatto delle sue scelte si mise in coda all’immensa fila che portava alla cassa, affiancato da Kurt.
«Ti prego, dimmi che non hai davvero intenzione di mangiare tutta questa roba.»
«Certo che no. La compro per incorniciarla.»
«Sappi che quando ti contorcerai al suolo per il mal di pancia io sarò lì a guardarti morire, e l’ultima cosa che sentirai in questa vita è “te l’avevo detto”.» Blaine si strinse nelle spalle, sbirciando soddisfatto nel suo sacchettino.
«Dovrei essere sorpreso? È esattamente da te.» Kurt annuì, perché in effetti era decisamente da lui. Anche se forse non l’avrebbe lasciato morire per davvero. Forse.
 
«Come mai sai tutte queste cose su Hogsmeade? È abbastanza inquietante, soprattutto vista la tua scuola di provenienza.» Considerò dopo un po’ Kurt, quando finalmente si avvicinava il loro turno per pagare.
Blaine lo guardò di sottecchi, valutando l’ipotesi di mentire. Non sapeva se Kurt glielo stesse chiedendo per sincera curiosità o come semplice pretesto per una delle sue battutine, ed era abbastanza a disagio all’idea di parlare di sé con qualcuno con cui non aveva scambiato altro che insulti. Tuttavia, sperò con tutto se stesso che Kurt avesse intuito che c’era dell’altro. Era insopportabile, acido e mille altre connotazioni negative, ma non era stupido. Prese un piccolo respiro, senza incrociare il suo sguardo.
«... I miei nonni hanno abitato qui per una decina d’anni. Prima di ricevere la mia lettera per Durmstrang passavo molto tempo con loro. I miei genitori non c’erano mai, e- sai come sono le persone anziane. Ho sentito così tante storie su Hogsmeade che sarebbe assurdo se non avessi imparato niente.» Blaine aspettò che dicesse qualcosa. Doveva pur dire qualcosa, giusto? Agonizzò per altri dieci secondi prima che lo facesse.
«...Dev’essere un bel posto dove vivere.» Blaine alzò timidamente lo sguardo su di lui. Kurt gli stava sorridendo.
«Sì, sai? In uno di questi piccoli cottage con il tetto di paglia, e tutti i negozietti inquietanti. Lo trovo molto pittoresco.» Mimò la forma dei tetti spioventi con le mani, e Blaine realizzò che era la prima volta che era gentile con lui per davvero.
Fu più o meno in quel momento che si rese conto dell’ovvietà della situazione: aveva invitato un insopportabile, lunatico ed estremamente carino ragazzo di Beauxbatons ad andare ad Hogsmeade con lui. Da soli. La realizzazione lo colpì così prepotentemente che a stento si rese conto che era arrivato il loro turno di pagare, e di Kurt che infilava una mano nella sua tracolla, allungando una manciata di galeoni al venditore. Blaine spalancò gli occhi.
«...Cosa diavolo stai facendo?» Kurt si strinse nelle spalle, rifiutando il resto che gli spettava.
«Evito di metterti in imbarazzo.»
«Mettermi in- »
«Ehi. Lo so che da dove vieni tu il circolo di moneta è ancora limitato e vige tuttora il baratto. Non devi sentirti a disagio.» Blaine si mise una mano su un fianco, sventolando con l’altra il suo sacchetto di dolciumi.
«Kurt, sono serio. Non voglio che paghi le mie caramelle.»
«Le mie caramelle, vorrai dire.» Blaine spalancò gli occhi.
«Che cos- »
«Le ho pagate io. Sono le mie caramelle, mi sembra ovvio.» Kurt gli strappò il sacchetto di mano con gesto rapido, avviandosi a grandi passi verso l’uscita. Blaine lo rincorse.
«Non posso credere che mi hai appena rubato le caramelle! Non può essere vero!»
«Non ti ho rubato niente, Blaine. Le ho comprate legalmente.» Fece per ribattere, ma Kurt gli fece cenno di tacere.
«E adesso ti regalerò le mie caramelle un po’ alla volta. Così non mi tocca lo strazio di vederti morire per terra affogato nel tuo vomito ai mirtilli e alla fragola.» E, con quelle ultime parole, tornò a voltargli le spalle, proseguendo impettito lungo la High Street.
Blaine rimase fermo per un momento, esattamente il tempo che gli servì a realizzare che Kurt gli aveva appena offerto le caramelle tenendo al contempo in pugno la sua libertà di attingerne. Quel ragazzo era strano; tipo, davvero strano. Blaine scosse la testa, e si rimise a correre per stargli dietro.
 
 
«Quindi, questa sarebbe la Stamberga Strillante?»
«Pare che nessuno abbia mai resistito ad una notte chiuso lì dentro.» Spiegò Blaine, fissando il vecchio edificio a poche decine di metri da loro con reverenziale timore, in ognuna delle sue finestre sfondate e tegole traballanti.
«Li capisco perfettamente. Non passerei una notte lì dentro neanche per tutto l’oro del mondo.» Commentò Kurt, rannicchiandosi più comodamente sulla panchina su cui erano seduti.
Blaine avrebbe potuto giurare che stava morendo di freddo, ma non era ben sicuro di come accertarsene né di come ovviare al problema: di certo non avrebbe potuto chiedergli di avvicinarsi a lui in modo che la sua pelliccia coprisse entrambi. No, nel modo più assoluto. Erano due ragazzi, non si può semplicemente chiedere ad un altro ragazzo di avvicinarsi a te e abbracciarti per stare più al caldo. Oppure sì? Blaine non lo sapeva, non aveva idea di come funzionassero quelle cose.
«Posso avere una caramella?» Kurt gli lanciò un’occhiata sospettosa, per poi allungargli cautamente il sacchettino che teneva saldamente stretto tra le dita. Blaine allungò una mano.
«Una sola.» Gli ricordò. Lui estrasse un enorme lecca-lecca rotondo al gusto di caramello. Kurt richiuse il sacchetto alla velocità della luce, infilandoselo nella tracolla.
«Immagino che dovrei ringraziarti per avermi pagato le caramelle- »
«Com’erano?» Blaine diede un’ampia leccata al suo dolce, completamente in estasi.
«Questo, dici? È buonissimo, Kurt. Dovresti- » Lui scosse la testa.
«Non il lecca-lecca. Com’erano i tuoi nonni.» Oh. Oh.
Blaine non era nemmeno sicuro che Kurt si ricordasse ancora di quella conversazione in assoluto, e comunque di certo non si aspettava che gli avrebbe chiesto qualcosa di più al riguardo. Organizzò velocemente le idee. Sembrava passata una vita, e inoltre era la prima volta che lo ripercorreva ad alta voce.
 
«Non devi rispondere per forza.»
«No, mi fa piacere parlarne. Erano dei grandi nonni, sul serio.» Kurt sorrise alla Stamberga Strillante.
Evidentemente, parlare di cose del genere faccia a faccia era troppo. Blaine decise che era troppo anche per lui, così iniziò a raccontare il suo passato ad una villa in rovina, piena zeppa di fantasmi.
«Ho passato tutta l’infanzia con loro. I miei genitori non erano mai a casa, così badavano loro a me e a mio fratello maggiore. Poi Cooper ha ricevuto la sua lettera per Durmstrang, quindi sono rimasto solo io.»
«E ti raccontavano delle storie su questo posto.» Blaine annuì.
«Questo, e un sacco di altri posti. Hanno viaggiato parecchio, soprattutto durante il periodo in cui Tu-Sai-Chi stava cercando nuovi seguaci. Purosangue di una famiglia piuttosto influente, era piuttosto ovvio che avrebbe pensato a loro.»
«Li ha trovati?»
«No, mai. Molti dei loro racconti erano incentrati su come fossero riusciti sempre ad aggirarlo, in un modo o nell’altro.» Sentì un piccolo fruscio accanto a sé. Si voltò di scatto, sorprendendo Kurt intento a fissarlo, palesemente indeciso se dire o meno qualcosa.
«Che cosa c’è?» Lui esitò un attimo.
«Vorrei sentire altre di queste storie, davvero. Però sto per morire di freddo.» Blaine scoppiò a ridere, solo per ricevere una spinta sulla spalla ancora indolenzita dal calcio volante dell’altra settimana.
Alla fine si rifugiarono ai Tre Manici di Scopa, dove Blaine prese esempio da Kurt e si pagò due Burrobirre, regalandogliene una.
 
 

***

 
 
«Questo è un incubo
Kurt si buttò a peso morto sul letto, premendosi un cuscino sulla faccia in un non-poi-così-tanto simulato tentativo di suicidio. Rachel, che lo aveva appena raggiunto in camera, fissò con aria dubbiosa la scena che le si presentava davanti.
«E tu cosa diavolo ci fai qui?» La ragazza incrociò le braccia al petto.
«Prima di tutto modera i toni, Sebastian. In secondo luogo, sono qui perché Kurt mi ha chiesto aiuto, definendoti, cito, “ingestibile”.» Kurt si levò il cuscino di dosso, rimettendosi faticosamente a sedere.
«Sebastian ha appena scoperto che a quanto pare esiste una specie di ballo natalizio tipico del Torneo Tremaghi. Dice che è obbligatorio che tutti gli studenti dal quarto anno in su partecipino. Digli tu che non è vero, tanto non mi ascolta.» Sebastian sembrava davvero disperato. Kurt lanciò un’occhiata supplichevole a Rachel, che si chiuse la porta alle spalle, per poi andarsi a sedere ai piedi del letto.
«State parlando del Ballo del Ceppo, immagino.» Kurt e Sebastian si voltarono all’unisono verso di lei, vagamente straniti.
«Ballo del Ceppo? È così che si chiama?»
«Okay, Sebastian, te lo concedo: il nome è orribile- » Come volevasi dimostrare, Rachel era già entrata in modalità enciclopedia.
«Il Ballo del Ceppo si tiene la sera del venticinque dicembre ed è aperto a tutti gli studenti dal quarto anno in su, sebbene sia consentito portare un accompagnatore più giovane. Dura dalle venti a mezzanotte, ed è buon costume per i ragazzi delle scuole ospiti aderire il più possibile.» Okay. Questo era decisamente un problema.
«Non ho intenzione di andare a un ballo. I balli sono per le ragazzine e per i gay.» Kurt e Rachel fissarono Sebastian con tanto d’occhi.
«Che c’è?!»
«Sebastian, tu sei gay.» Lui alzò gli occhi al cielo.
«Andiamo, Hummel! Mi riferisco al tipo di gay palesemente gay. Come te, ad esempio. O te.» Aggiunse, indicando Rachel. «Non certo io!» Kurt scosse la testa con rassegnazione.
«Se ti dà tanto fastidio non venire, Sebastian. Non hai firmato nessun contratto.»
«Puoi stare certo che non verrò. E poi non voglio correre il rischio di farmi venire il diabete per le troppe romanticherie. Quelle tra Kurt e il suo ragazzo, ad esempio.»
«Non ho un ragazzo, Sebastian. Non ho nemmeno una ragazza, se è per questo. Ho solo un coinquilino rompipalle e una specie di amico in un’altra scuola.» Sebastian gli lanciò un’occhiata consapevole.
«Se con “una specie di amico” intendi che andate a letto insieme, hai la mia totale approvazione.» Kurt lo ignorò completamente, rivolgendosi ad una ormai sgomenta Rachel.
«Verresti al Ballo del Ceppo con me?»
«Oh, Kurt, mi dispiace, ma ho già detto a Finn che vado con lui.» Okay, ottimo.
«Uhm... Brittany? Sai per caso se- »
«Brittany va con una sua amica di Hogwarts.»
«Harmony? Kitty? Chiunque
«Da quel che so sono già tutte accompagnate.» E questo era un problema. Un problema abbastanza serio, anche. Sebastian si alzò dal letto, dirigendosi verso il bagno.
«Mentre voi signore discutete del vostro accompagnatore per uno stupido ballo a cui io non verrò, se permettete vado a sistemarmi per il mio appuntamento di stasera.» Kurt allargò le braccia, esasperato.
«Il tuo appuntamento di stasera? Un altro?!» Di nuovo, si era già chiuso la porta alle spalle e lui stava parlando al muro. Kurt sbuffò rumorosamente, appoggiando la testa sulla spalla di Rachel, che gli accarezzò dolcemente i capelli.
 
«E adesso che cosa faccio?»
«Oh, Kurt. Potresti venire con me e Finn, vuoi?» Certo. Il suo sogno più grande era fare da terzo incomodo.
«Non ho intenzione di rovinare la vostra serata.»
«Ma non la rovineresti- »
«Rachel.» Lei sospirò, senza smettere di separargli le ciocche con le dita. Rimasero in silenzio qualche istante prima che Rachel riprendesse a parlare.
«Davvero non hai intenzione di dirmi niente della tua gita ad Hogsmeade dell’altra settimana?» Kurt spalancò gli occhi.
«...E tu come fai a- »
«L’hai detto a Sebastian.» Oh, certo. Non sapeva esattamente cosa dire, perciò non disse niente.
«Ti ha invitato quel ragazzo di Durmstrang, non è vero? Quello che era dietro di noi alla prima Prova del Torneo.» Kurt annuì, senza sapere bene come giustificarsi. Rachel si sarebbe cimentata nella sua perenne invettiva contro quella scuola, lui si sarebbe sentito in colpa e non avrebbe comunque smesso di parlare con Blaine. Perché evidentemente era il genere di idiota con cui è piacevole trascorrere il tempo.
«Mi dispiace.» Beh. Questo era totalmente imprevisto.
«Eh? E per cosa?»
«Lo scopo principale di questo Torneo è far sì che maghi e streghe cooperino tra loro, nonostante le loro differenze. Quello che io e le altre ragazze abbiamo detto sugli studenti di Durmstrang non è stato carino. Sei un mio amico, ti conosco e se piace a te allora questo Blaine è sicuramente una brava persona.» E fu più o meno in quel momento che se ne rese conto per davvero: Rachel era la sua migliore amica, da sempre. Era stata disposta a rivedere i suoi pregiudizi per cercare di capirlo e supportarlo, e questo la rendeva più degna di fiducia di chiunque altro. Così glielo disse.
«Penso che... Penso che forse Sebastian ha ragione.»
«Su che cosa?» Prese un profondo respiro.
«Sul fatto che magari sono davvero gay.»
Rachel smise di accarezzargli i capelli. Kurt maledisse se stesso per non essersi applicato di più nel corso avanzato di Trasfigurazione: al momento sarebbe tornato piuttosto utile.
«In questo caso dovresti chiedere a un ragazzo di accompagnarti al Ballo del Ceppo.» Disse tranquillamente, riprendendo a lisciargli le ciocche. Kurt emise un piccolo sospiro di sollievo, per poi sprofondare nuovamente nello sconforto.
«Rachel, non posso andare da un ragazzo e invitarlo, mi direbbe che mi servono un paio di occhiali- »
«Non conosci nessuno che sarebbe disposto a venire con te?»
«Lista delle persone gay che conosco: Sebastian. Sebastian vuole venire? No. Vuole venire con me? Assolutamente no.»
«E Blaine?» Kurt sbuffò. Non gli piaceva Blaine: aveva appena imparato come stare nella stessa stanza con lui senza iniziare ad insultarlo. Certo, era carino. In realtà era molto più che carino. Ma lui non era ancora sceso completamente a patti con il fatto di trovare attraente un ragazzo, e soprattutto non trovava attraente Blaine. Non proprio. E poi... Lui e Blaine a un ballo. Era assurdo perfino pensarlo.
«Non ne sono sicuro. Credo che proverò ad invitare una ragazza.» Rachel annuì, comprensiva.
«Devi fare solo quello che ti senti.» Si alzò dal letto tranquillamente, avviandosi verso la porta.
«Vado a dire a Finn come deve vestirsi per il Ballo, non sono sicura di potermi fidare- »
«Per favore, non dirlo a nessuno.» Rachel gli sorrise.
«Te lo prometto.»
 
 

***

 
 
La mattina della Vigilia di Natale, Blaine era disperato. Nonostante tutti i suoi sforzi, in un’intera settimana non era riuscito a trovare una singola ragazza disponibile ad accompagnarlo a quel dannatissimo Ballo del Ceppo. Puck gli aveva detto che per gli studenti ospiti partecipare era praticamente un obbligo, ma aveva dimenticato di fargli presente che tutti sembravano già essere accoppiati e felici e senza bisogno di nessun terzo incomodo, o in alternativa erano a casa per le vacanze.
Preso dal panico, Blaine aveva finito per andare nell’unico posto in cui era certo che sarebbe rimasto solo: il cortile interno, decisamente spopolato durante le mattine invernali. Salì sull’albero sotto al quale quel professore dall’occhio strano aveva trasformato quel Serpeverde in un furetto, e si sforzò di pensare.
Avrebbe potuto darsi malato, oppure nascondersi sotto al letto-
«Ehi, asociale!» Blaine guardò verso il basso, sorprendendosi parecchio di vedere Kurt. In realtà, era dal giorno della loro gita ad Hogsmeade che non gli capitava di imbattersi in lui. Era una sorpresa tutto sommato piacevole.
«C’è un motivo per cui sei tutto solo la Vigilia di Natale?» Kurt si strinse nelle spalle.
«Sapevo di trovarti qui. Sono venuto a lamentarmi del Ballo del Ceppo.»
«E naturalmente dovevi lamentartene con me
«Oh, scusa per il disturbo. Non volevo interrompere l’interessante conversazione tra te e lo spirito vitale di quella pianta- »
«Okay, te lo concedo. Il Ballo del Ceppo è uno schifo.» Kurt annuì, incrociando le braccia al petto.
«È totalmente uno schifo! Perché vestirsi di tutto punto per uno stupido ballo?»
«Infatti! E poi quella musica melensa, tutte le coppiette che ondeggiano- »
«I pianti isterici delle ragazze abbandonate a bordo pista.»
«È uno schifo.»
«Sì.»
«Già.» Un minuto di silenzio imbarazzante più tardi, finirono per esclamare le stesse identiche parole, nel medesimo istante.
«Tu con chi ci vai?» Si guardarono per un momento, prima di sorridersi.
«Pensavo che l’incarnazione umana di Beauxbatons avesse schiere di ragazze ai suoi piedi.»
«E io pensavo che l’unico ragazzo semi alfabetizzato di Durmstrang riscuotesse un certo successo, ma a quanto pare...»
«Già.»
«Sì.»
Kurt sembrava nervoso, il che era strano e gratificante allo stesso tempo. Blaine non lo aveva mai visto sotto quella luce.
 
«Sai cosa sarebbe buffo?»
«Che cosa?»
«Checiandassimonoidueinsieme.» E, con tutta la buona volontà del mondo, Blaine non poteva davvero avere idea di che cosa avesse appena detto.
«...Eh?» Kurt sospirò.
«Che ci andassimo noi due insieme.» Blaine spalancò gli occhi e – facendo appello a tutta la scarsa attenzione che era in grado di prestare in quel momento – provò a scendere velocemente dal suo ramo senza rompersi l’osso del collo, atterrando proprio di fronte a Kurt. Kurt, che non sembrava minimamente intenzionato a guardarlo in faccia. Oh, questo era interessante.
«Mi stai invitando al Ballo del Ceppo, Kurt?» Lui sollevò lo sguardo, improvvisando una strana espressione sdegnata che gli riuscì piuttosto male. Ed era arrossito, tra l’altro: Blaine era perfettamente consapevole di stare assistendo ad uno dei momenti più appaganti capitatigli di recente. Kurt scosse velocemente la testa, senza smettere di fare quella buffa smorfia.
«Non essere ridicolo!» Blaine inarcò le sopracciglia.
«V..Voglio dire, anche se volessi invitare un ragazzo – e non vedo per quale strano motivo dovrei fare qualcosa del genere – di sicuro saresti l’ultimo a cui penserei. Insomma, tu mi odi, io ti odio, non ci sopportiamo e- » Blaine lo lasciò inciampare nelle sue stesse frasi per qualche altro divertentissimo istante, prima di mettere fine a quella tortura.
«Vengo a prenderti davanti alla carrozza di Beauxbatons domani alle otto?»
Kurt aprì la bocca, poi la richiuse. Girò i tacchi e si incamminò a grandi passi lontano dall’albero, fino ad imboccare il porticato che circondava il cortile interno. Blaine rimase a guardarlo fino a che non sparì dietro il primo angolo.
Poi realizzò di essere un completo idiota.
 
 

***

 
 
«Come ho potuto invitare Kurt?!»
«Blaine- »
«No, Puck, sul serio! Da come parlava sembrava ci volesse venire con me, dato che neanche lui aveva una ragazza. Insomma, era l’ultima spiaggia! Se non trovi nessuna ci vai con un amico, non è così che funziona?»
«Bl- »
«Ma non ci andrò a quel Ballo. Oh, no. Fosse l’ultima cosa che- » Puck si alzò dal letto con un colpo di reni, e gli mise letteralmente una mano sulla bocca per farlo stare zitto.
«Pu- mphf- » Lui gli schiaffò un pezzo di pergamena in mano.
«Il compagno di stanza del tuo amichetto mi ha dato questo, da parte sua. Quindi ora sta’ zitto e leggi: sembri un Bolide impazzito!»
Blaine a un tratto si sentì un’idiota. Prima di tutto per averne parlato con Puck – sul serio, perché ne aveva parlato con Puck? – e poi per il modo in cui si era comportato. Un Bolide impazzito, appunto. Il suo compagno di stanza gli tolse cautamente la mano dalla bocca e – appurato che non aveva intenzione di riprendere il suo monologo – si avviò verso la porta della loro camera.
Blaine aprì il foglietto con mani tremanti.
 
“Blaine,
Alle otto è perfetto. Ma passo a prenderti io.
 
P.S. Lo so che è solo uno stupido Ballo, ma mettiti comunque qualcosa di carino.
 

Kurt”

 
Blaine sorrise, e fece anche qualche piccolo saltello sul posto di cui non andava particolarmente fiero.
Puck alzò gli occhi al cielo e – ormai fuori dalla porta – si voltò un’ultima volta verso di lui, indicando preoccupato la sua reazione.
«Amico, ti conviene essere gay e avere una cotta per questo tipo, perché altrimenti non sei normale.»
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
 
*parte l’applauso per Puck, l’unico abbastanza sano di mente da cogliere l’ovvietà della situazione* ...Dicevamo? Sì, capitolo sulla gita ad Hogsmeade nonché pre-ballo.
A questo proposito condivido con voi l’inutile la necessaria informazione che la scena in cui Kurt paga le caramelle a Blaine dicendo che da dove viene lui esiste ancora il baratto è la prima che mi è venuta in mente scrivendo questa storia :’) Sono pucciosi, è solo che lo sono a modo loro e sono anche incredibilmente pirla <3 Tipo nello scambio di battute finale, o il bigliettino. I can’t. Ancora una volta, potete facilmente immaginare cosa riserverà il prossimo capitolo ;)
Per quanto riguarda le allegre informazioni che sfagiola Blaine su Hogsmeade, nonché la descrizione dei luoghi, sono tutti figli illegittimi miei e di Harry Potter wiki, che in queste settimane ho leggermente stalkerato. Inoltre, tutti i dettagli importanti come la spiegazione enciclopedica di Rachel sul Ballo del Ceppo sono figli – legittimi stavolta, dopotutto siamo sposate – miei e della mia beta; nel senso che lei mi ha fornito tutte le informazioni e io le ho riportate, aka io non ho fatto un’ostia <3 Sul serio Giada, ti amo, lo sai che ti amo e che quando ti vedo ti spupazzo <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto *-* A martedì prossimo <3
 
As usual, la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Buon martedì a tutti ^_^
Oggi sarò di poche parole *si alzano grida di gioia* perché vado abbastanza di fretta, cosa che mi ha portata anche ad aggiornare con un po’ d’anticipo :)!
Prima di lasciarvi al capitolo, mi prendo giusto un minuto per l’imprescindibile GRAZIE che non posso mancare di ribadirvi in ogni nuova nota, perché davvero, siete tutti adorabili e vi adoro ç____ç
Quindi grazie, grazie e ancora grazie a chi ha aggiunto questa storia a preferite/seguite/ricordate, e soprattutto a chi mi lascia un parere: mi fate davvero felicissima *-* Questa settimana un abbraccio particolare va a P e r l a, Mi_ki, candlesklaine, Klaineislove, Estel84, Rorori, Ninacrisscolfer, Anna_Vik, neversaynotollamas, Anacleto_, beerpong, LUcy__, CandyKlaine, Ginny_Sara e Lama_Mustache che hanno recensito lo scorso capitolo <3

...Cosa dicevo sul fatto di essere di poche parole? I’m hopeless :’)
 
 


 

Capitolo Quinto
 

 
«Okay, dall’inizio.» Rachel si piegò in due, tenendo entrambe le braccia strette sullo stomaco.
«No, Kurt. Ti prego, pietà- »
«Rachel! Non è colpa mia se ti è tanto difficile imparare la coreografia del Ballo del Ceppo.»
«Sì, ma sarebbe anche carino arrivarci viva al Ballo del Ceppo- » Sebastian alzò distrattamente gli occhi dal libro che stava leggendo, sistemandosi comodamente contro i cuscini del letto.
«È stato esilarante per i primi cinque minuti. Sembrava di vedere uno strano rituale di accoppiamento tra un Elfo e un Nargillo. Ma adesso, sinceramente, mi fate solo venire voglia di farvi fuori.» Kurt sbuffò, tornando a stringere il fianco di Rachel. Vedendo la sua completa passività le afferrò una mano e se la mise sulla spalla, prendendo l’altra nella sua.
«Sono tre giri e poi ti sollevo. Pronta?» La ragazza – senza una vera e propria possibilità di scelta – annuì, valutando se fosse eticamente accettabile stordire Kurt e darsela a gambe.
«Dio, Hummel, lasciala in pace! O almeno andate ad esercitarvi fuori di qui, mi fate venire il mal di mare.»
«Sebastian, vuoi stare zitto?! Limitati a leggere il tuo libro... A proposito, cosa stai leggendo?» Sebastian sventolò la sua copia voluminosa sopra la testa, piuttosto soddisfatto.
«“Storia di Hogwarts”, ragazze.» Kurt iniziò a volteggiare più o meno aggraziatamente insieme a Rachel, sforzandosi di non farle notare che gli stava pestando i piedi praticamente da prima di iniziare a muoversi.
«Sono impressionato. Leggere un libro per conoscere la storia della scuola che ci ospita è davvero- »
«In realtà è solo un modo legale per individuare eventuali passaggi segreti o stanzette in cui imboscarsi, ma continua. Dicevi su quanto sono intelligente?» Beh, avrebbe come minimo dovuto sospettarlo.
Dopo aver presumibilmente perso l’uso di tutte le dita dei piedi, Kurt prese Rachel per la vita e le fece fare una giravolta a mezz’aria.
«Direi che ci sei quasi, Rachel.»
«Devo ballare con Finn. Farei un figurone anche se non avessi le gambe- »
«Okay. Ora che abbiamo appurato che farete tutti schifo in egual misura, perché non- »
«Sebastian, la vuoi finire? Se tu non sai ballare non devi per forza scaricare la tua frustrazione su di noi.» Al ché Sebastian chiuse il suo libro, lo appoggiò su ciò che rimaneva del cappello della sua uniforme e si alzò dal letto, fronteggiando gli altri due.
«Quello che fate voi non si avvicina neanche lontanamente al ballare. Voi ciondolate da una parte all’altra come grossiIppogrifi ubriachi!» Kurt si fece da parte, indicandogli Rachel con un gesto della mano.
«Va bene. Allora provalo.» Dalla luce maligna nei suoi occhi, era abbastanza ovvio che avesse accettato la sfida. Si avvicinò di un passo ad una Rachel vagamente terrorizzata per poi girarsi verso Kurt, che gli lanciò un’occhiata scettica.
«Che cosa vuoi adesso?» Purtroppo per lui Sebastian gli aveva già stretto una mano sulla vita, unendo l’altra con la sua. Kurt spalancò la bocca.
«No- Non ci penso neanche- »
«Io vi lascio, ragazzi. Devo fare ancora qualche prova del vestito di stasera, sopravvivere e altre cose del genere.»
«Cosa- Rachel! Non abbiamo ancora finito!» Ma la ragazza non perse la sua occasione di fuggire, e in una manciata di secondi si era già fiondata fuori dalla porta.
 
Kurt sospirò: addio prove in incognito per il Ballo del Ceppo.
Certo, naturalmente era nei suoi intenti aiutare Rachel a memorizzare i fondamenti dei principali passi di danza, ma avrebbe mentito dicendo che non c’era dell’altro. Voleva imparare bene, tutto qui – non che ci fosse molto da imparare in due giravolte e mezzo giro in aria. Ovviamente non contava di ballare sul serio. Sarebbe stato da stupidi credere che Blaine avrebbe ballato con lui, e comunque era un ballo da fare tra un ragazzo e una ragazza: era da escludere che uno dei due sollevasse l’altro. Inoltre, sarebbero stati ridicoli. Lui sarebbe morto di imbarazzo, avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato esattamente come aveva fatto il giorno prima, quando Blaine l’aveva invitato al ballo insieme a lui e – ora che ci pensava – non aveva nemmeno la certezza che avesse ricevuto il bigliettino che gli aveva scritto per ovviare al problema.
Magari Blaine si era offeso, e non sarebbe venuto comunque. Magari alla fine aveva trovato una ragazza e non aveva più bisogno di ricorrere all’ultima spiaggia, ovvero andarci con un amico. Perché era questo che erano, giusto? Amici, nonostante non facessero che insultarsi ogni volta che si vedevano? E che cosa avrebbe pensato Blaine se lui-
«Capisco che la mia vicinanza sia emozionante, ma stai iperventilando.» Kurt spalancò gli occhi, tornando bruscamente al presente. Giusto. Era ancora avvinghiato a Sebastian, e il problema più urgente al momento era liberarsi di lui.
«Rachel se n’è andata. Mi metterò a leggere anch’io e non ti darò nessun tipo di fastidio- »
«Kurt, tu trovi sempre il modo di darmi fastidio. E ora iniziamo.» Prima che potesse protestare in alcun modo Sebastian aveva già iniziato a girare in tondo, imponendogli di seguire i suoi movimenti. Quando lo sollevò la prima volta – non provò neanche a protestare a questo: sapeva che lui non sarebbe stato capace di farlo vista la loro considerevole differenza di altezza – si trovò costretto ad ammetterlo: Sebastian era bravo. Bravo sul serio.
«D’accordo, hai vinto: sei un ottimo ballerino. Adesso mi lasci andare?» Sebastian si fermò, allentando leggermente la presa. Poi lo trattenne di nuovo.
«Dai, Sebastian- »
«Prima dimmi di nuovo quanto sono fantastico rispetto a te.» Kurt alzò gli occhi al cielo.
«Tu sei perfetto e io faccio schifo. Contento?» Sebastian lo lasciò andare con un sorrisetto, tornando a stendersi sul letto.
«Non sai quanto.» Kurt sbuffò, avvicinandosi timidamente a lui. Alla fine – dopo una lunga sfilza di incoraggiamenti mentali –  prese il coraggio che gli serviva per sedersi sul bordo del suo materasso, senza tuttavia avere la forza morale di guardarlo davvero in faccia. Sebastian si fece scivolare sul naso gli occhiali che usava per leggere, lanciandogli un’occhiata perplessa.
 
«Ti sei perso, Kurt? Il tuo letto è lì, un metro più a destra.»
«No, senti. ...Ti è mai capitato di conoscere un ragazzo- »
«No, mai. Quando esco la sera è per andare a caccia di lucciole.» Kurt sospirò e si alzò dal letto. Evidentemente cercare di parlarne con lui era una partita persa in partenza.
Tuttavia, quando ormai era già in piedi, Sebastian lo fermò.
«Scherzo, regina del dramma. Puoi parlare.» Kurt si voltò di nuovo nella sua direzione, stavolta senza sedersi.
«Un ragazzo insopportabile. Tipo, davvero insopportabile. Ci litighi sempre, e praticamente non sopporti di vedere la sua faccia. ...Fino a quando non capisci che ti stai affezionando al modo in cui bisticciate, e realizzi che non saresti felice di vederlo affogare in una pozza di vomito alla fragola e alla ciliegia, e così gli offri le caramelle che vuole comprare. Poi in un modo o nell’altro riuscite ad andare a un ballo insieme, come amici, anche se in fondo continuate a detestarvi. E tu magari vorresti ballare con questo ragazzo per sperimentare come ci si sente, ma sai che ti prenderebbe in giro a vita se glielo chiedessi- »
«Kurt, Kurt. Fermati un attimo. Stiamo parlando dell’imbecille con cui andrai al Ballo di questa sera, giusto?» Kurt spalancò gli occhi.
«C-Come diavolo- »
«Mi hai dato quel bigliettino da consegnare al tizio coi capelli strani, ieri. Pensavi davvero che non avrei sbirciato?» Lui distolse immediatamente lo sguardo, mettendosi a fissare con insistenza i tappetini azzurri ai piedi dei loro letti. Sentì Sebastian sospirare pazientemente.
«Kurt, sei gay- »
«Questo me lo dici tutti i giorni.»
«Sì, ma stavolta sono serio. Lo so che sei gay, anche se non lo dici in giro. Perché altrimenti sarebbe un po’ difficile da spiegare il motivo per cui vai a un ballo con un maschio.»
«Siamo lì come amici. Anzi, non siamo nemmeno amici- »
«Credimi: un etero che va ad una festa con un suo amico non si chiede come sia ballare insieme a lui.» Okay, questo era un punto per lui, lo riconosceva. Era gay, d’accordo, avrebbe avuto bisogno del suo tempo per entrare in perfetta sintonia con l’idea, ma era qualcosa che poteva fare. Tuttavia, rimaneva il fatto che non avrebbe potuto semplicemente chiedere a Blaine di ballare con lui. Non era nemmeno sicuro se fosse quello che voleva.
 
«Questo tizio ti piace?»
«No. Assolutamente no.» Sebastian lo fissò qualche istante, poi si strinse nelle spalle.
«Allora non ballare con lui. Dagli buca, fregatene. Che cosa te ne importa?» Kurt ci pensò. Non aveva nemmeno la più remota intenzione di dargli buca. Questo significava che ci teneva e, se non gli voleva bene, quantomeno non gli voleva male – esattamente come aveva congetturato in seguito all’ipotesi di un Blaine affogato tra i resti dei suoi dolci.
«...Mi importa. Ma non sono sicuro che mi piaccia in quel senso. Mi piace litigarci, vuol dire qualcosa?» Sebastian fece una smorfia, allungando una mano per rimpossessarsi della sua copia di “Storia di Hogwarts”.
«Non sei sicuro che ti piaccia in quel senso? Ottimo. Stasera sarà una buona occasione per scoprirlo.» Kurt annuì, più a se stesso che a Sebastian, per poi voltarsi con impeto verso l’armadio. Il suo compagno di stanza spalancò gli occhi, schermendosi con la copertina del libro.
«Oh, no. Dimmi che non- »
«Hai ragione: lo scoprirò stasera. Intanto aiutami a scegliere cosa mettere.» Sebastian si lasciò cadere a peso morto sui cuscini.
«Cos’ho fatto di male a questo mondo?»
 
 

***

 
 
Alle otto della sera di Natale, Blaine era ormai completamente sicuro di non essersi mai sentito più agitato in tutta la sua vita; nemmeno quando temeva che il suo imbroglio relativo al Calice di Fuoco fosse venuto allo scoperto. Il che sotto un certo punto di vista era buffo, dato che a quanto pareva perfino la morte gli faceva meno paura di una serata con Kurt.
«Come sto?» Puck, con le spalle appoggiate alla porta chiusa della loro stanza, gli lanciò un’occhiata impaziente.
«Come uno che sta per arrivare in ritardo al Ballo del Ceppo, facendo così arrivare in ritardo anche il suo affascinante compagno di stanza.» Blaine si rabbuiò, staccando finalmente gli occhi dallo specchio davanti a sé.
«Puck, sul serio.» Lui emise un gemito contrariato.
«Dio, Blaine! Stai bene, okay? Sono ore che ti provi dozzine di vestiti: gli piacerai!»
«N-Non devo piacere a nessuno- »
«Sì, e hai passato tutto il pomeriggio a scegliere cosa metterti proprio per questo, perché non te ne importa un accidente.» Blaine non sapeva cosa rispondere.
In effetti, aveva passato tutto il pomeriggio a scegliere cosa mettersi, ma questo non significava niente. Tutto ciò a cui aspirava era togliere dalla testa a Kurt che quelli della sua scuola – e in particolare lui – fossero solo dei rozzi ignoranti incapaci anche solo di scegliere un vestito elegante. E poi c’era il fatto che Kurt era carino già normalmente, e lui era sinceramente curioso di vedere che vestiti aveva scelto. Questo non significava che gli piacesse – era del tutto fuori discussione: Kurt era insopportabile – ma non poteva negare l’evidenza. E il suo essere carino era evidente.
«Anderson, cammina. Devo vedermi con Quinn tra cinque minuti.» Blaine annuì, ignorando l’agitazione che gli stava stritolando lo stomaco.
 
 
Due minuti dopo, Puck e Blaine si trovavano sulla sponda del Lago Nero di fronte alla loro nave, nel buio più totale e nel freddo più insopportabile.
«Blaine, io devo andare da Quinn- »
«No. Aspetta un attimo, ti prego.» Si guardò nervosamente intorno: non c’era nessuna traccia di Kurt. Ovviamente non c’era alcuna traccia di Kurt.
«Amico, fidati. È meglio che io me ne vada- »
«Mi ha dato buca, è chiaro. Alla fine avrà invitato una delle principessine della sua scuola. Fantastico, e io intanto sono qui come un idiota- »
«Blaine! Devi smettere di parlare e muovere il culo- »
«Sì, per tornare sulla nave!» Puck lo afferrò saldamente per le spalle, facendolo girare verso la riva del Lago. Di fianco a un grosso albero cadente e ben nascosto nell’ombra c’era un ragazzo che li fissava, esitante.
«È lui?» Blaine non poteva esserne certo. Però ne era certo ugualmente.
«È lui.» Puck sospirò di sollievo.
«Sta chiaramente aspettando che io mi levi dalle palle, quindi ciao, e non provare a portarlo in camera nostra.» Con quelle ultime parole Puck si avviò a grandi passi verso il portone di Hogwarts, illuminato a festa e già brulicante di coppiette che facevano il loro ingresso nel castello. Blaine prese una profonda boccata d’aria e tornò a concentrare le sue attenzioni sulla figura sulla riva del Lago, che aveva appena cominciato a muoversi nella sua direzione. Estrasse la bacchetta dall’apertura interna del suo mantello e ne illuminò l’estremità sussurrando brevemente “Lumus”. In pochi passi, si trovò di fronte al suo accompagnatore.
 
«Ciao.»
Blaine fu costretto a sbattere le ciglia più volte per convincersi del fatto che fosse anche solo lontanamente reale. Kurt era incredibile, lo era davvero. Per quanto estremamente fastidioso e assillante e per quanto gli costasse ammetterlo, Blaine non poteva negare che fosse bellissimo.
Era vestito di blu dalla testa ai piedi – così tipicamente Beauxbatons – con una cravatta più scura e dei pantaloni che gli rendevano decisamente più giustizia di quelli dell’uniforme. E poi non aveva il cappello. E Blaine avrebbe solo voluto denunciare i creatori della divisa della sua scuola per aver inconsapevolmente celato i suoi capelli all’umanità. Rantolò qualche parola priva di senso prima di trovare la voce necessaria per rispondere.
«...Ciao.» Kurt sogghignò, perfettamente consapevole di averlo messo in difficoltà ed altrettanto consapevole di essere meraviglioso. Maledetto bastardo.
«Stavo aspettando che il tuo amico se ne andasse.»
«Beh, a quanto pare se n’è andato.»
«Infatti.»
«Già.» D’accordo, era estremamente imbarazzante. Perché non riuscivano semplicemente a comportarsi come due amici-o-qualcosa-del-genere che partecipano a un ballo insieme?
«Okay, uhm... Vogliamo andare?» Annuì, infinitamente grato a Kurt per aver parlato. Si avviarono uno affianco all’altro vero il portone di Hogwarts, senza aggiungere altro.
Quando Blaine aveva immaginato gli scenari più catastrofici di quella serata – perché sì, l’aveva fatto – non credeva che si sarebbero avvicinati tanto prepotentemente alla realtà. Cosa avrebbe dovuto fare? Soprattutto, cosa Kurt si aspettava che lui facesse? Prenderlo sottobraccio sarebbe stato avventato. Prenderlo per mano assolutamente fuori luogo, per non dire ai limiti dell’assurdo. Per evitare qualunque tipo di fraintendimento si infilò entrambe le mani in tasca, non prima di aver rimesso la bacchetta al suo posto.
«Ti prego, insultami prima che diventi tutto troppo strano.» Mormorò a un tratto, facendo ridere Kurt. Oh, wow. L’aveva fatto ridere, grazie al cielo.
«Stavo giusto per commentare la discutibile scelta che hai fatto in campo di scarpe.» Al momento, Blaine a stento ricordava di avere un paio di piedi. Le scarpe erano il suo ultimo problema, sul serio.
«...Nonostante questo devo ammettere che stai bene vestito così.»
«Anche tu.» Kurt annuì, con un piccolo sorriso.
«Spero solo che ci sia qualcosa da bere. Non credo di riuscire a reggere la tua compagnia da lucido.»
«Io non credo di riuscire a reggere la tua compagnia e basta
Raggiunsero il castello qualche minuto più tardi, circondati da coppiette avvinghiate e gruppi di amici scompagnati. Kurt gli si fece istintivamente più vicino, e Blaine era abbastanza sicuro che le sue povere interiora spossate dall’angoscia non avrebbero retto a quella serata.
«È curioso che quelli senza una ragazza siano venuti tutti in gruppo.» Constatò Blaine, proseguendo verso l’ingresso.
«È curioso che noi due siamo capitati qui insieme, piuttosto.» Noi due. Stava ufficialmente per morire.
Imboccarono a colpo sicuro il grande corridoio che dava sulla Sala Grande, in un mare di adolescenti urlanti. Una volta entrati, Blaine rimase letteralmente a bocca aperta.
Tutta la stanza era decorata da ghiaccioli Sempiterni; le pareti interamente ricoperte di brina rendevano ancora più spettacolari i dodici alberi di Natale addobbati con bacche di agrifoglio e gufi dorati che svettavano fino quasi a toccare il soffitto. Inoltre, le armature appoggiate alle pareti del corridoio intonavano allegri canti natalizi.
Per l’occasione, la Sala Grande era stata sgombrata dalle immense tavolate che ospitava di solito, in favore di un’infinità di piccoli tavolini di legno e tanto spazio per ballare. Sopra di loro pendevano numerosi rami di edera e vischio che Blaine fece del suo meglio nel fingere di non notare.
«Kurt, Kurt!» Una ragazza castana con un abito azzurro sotto al ginocchio stava correndo verso di loro, trascinandosi dietro un ragazzo alto quasi il doppio di lei.
«Kurt, ciao! Non mi avevi detto che saresti venuto.» Lui si strinse nelle spalle, apparentemente imbarazzato.
«Beh, non importa. Io sono Rachel.» Blaine impiegò qualche istante per realizzare che stava parlando con lui.
«Oh, uhm, Blaine.» Gli occhi della ragazza si illuminarono di consapevolezza, mentre Kurt al suo fianco scuoteva impercettibilmente la testa.
«Beh, ragazzi, spero che abbiate voglia di ballare.»
«Cosa- No! Noi non- »
«A dopo!» Rachel si allontanò con il suo inebetito accompagnatore, riservando a Kurt una lunga serie di occhiolini che presumibilmente erano stati notati da tutto il corpo studenti.
 
«Non farci caso, è un po’ strana- »
«Disse quello che parlava da solo davanti al Calice di Fuoco.»
«Disse quello che passava la Vigilia di Natale seduto su un albero.» Blaine lo guardò storto.
«Mi risulta che sia stato tu a venirmi a cercare sapendo di trovarmi lì...» Kurt non rispose, disponendosi dietro a tutti gli altri avventori della festa mentre i quattro Campioni sfilavano al centro della pista con i rispettivi accompagnatori, pronti ad aprire le danze.
«...E mi risulta anche che tu mi sia venuto a cercare per invitarmi a questo Ballo.» Kurt lo fulminò con un’occhiata indignata, incrociando le braccia al petto.
«Io non ti ho mai invitato ufficialmente. Sei stato tu a proporre di venirmi a prendere alle otto- »
«E tu hai iniziato a dare di matto e poi mi hai scritto un biglietto dicendo di vestirmi elegante!»
«E con questo? Si può sapere che cosa vuoi sentirti dire?» Le prime note iniziarono a riempire la Sala Grande, mentre i Campioni cominciavano a muoversi a ritmo di musica.
«La verità. Che volevi venire qui con me, e che non sono mai stato una seconda scelta. Era me che volevi.»
In tutta sincerità, Blaine non aveva la minima idea di dove stesse andando a parare. Tutto ciò che voleva era sentirselo dire, magari per avere a disposizione un nuovo pretesto per prenderlo in giro. O magari solo per capire se gli importava qualcosa di lui. O magari stava solo facendo un disastro.
Kurt lo guardò con gli occhi traballanti di chi sta per mettersi a piangere.
«Avrei dovuto aspettarmelo. Era questo che volevi fin dall’inizio? Portarmi qui per poi umiliarmi, prenderti gioco di me o farmi dire cose che non penso solo per sentirti fiero di te stesso?»
No, non era questo. Non era niente di tutto questo. Tuttavia, Blaine non trovò le parole per rispondergli.
«È colpa mia. Io e la mia stupida idea di fidarmi di un idiota di Durmstrang! Avrei dovuto ascoltare Rachel, e soprattutto non avrei dovuto sperare di poter passare una serata decente con- con te
Blaine si sentì un idiota. Era vero: avrebbe voluto fargli ammettere quelle cose per sentirsi più sicuro di se stesso, per avere la certezza che Kurt voleva essere lì con lui almeno la metà di quanto era vero il contrario. Che non si stava immaginando tutto. E tutto quello che aveva ottenuto era di farlo sentire a disagio, attaccandolo come non aveva la minima intenzione di fare.
«Kurt, senti- »
«Sta’ zitto.» Gli diede le spalle, avviandosi di gran carriera verso l’uscita della Sala Grande. Le sue gambe avranno anche potuto essere più lunghe di quelle di Blaine, ma lui aveva una gran dose di buoni motivi per muoversi più in fretta. Lo trattenne per un polso, tirandolo verso di sé.
«Scappare non serve a niente.»
«Serve a me, okay?» Provò a liberarsi dalla sua stretta, ma di nuovo, Blaine aveva dalla sua parte la certezza di non poter lasciare che se ne andasse, riuscendo così a non farlo muovere di un centimetro. Alla fine rimase lì senza poter fare niente, con gli occhi pieni di lacrime che si rifiutava di lasciar scivolare lungo le guance. E sembrava davvero umiliato. Blaine non riusciva a credere di aver passato le precedenti settimane a sperare di riuscire a farlo sentire in quel modo.
«Hai rovinato tutto!» Esclamò e, in quella situazione, Blaine non poteva che gioire del fatto che ci fosse un “tutto” da rovinare.
«Non voglio che tu te ne vada.» Kurt emise una risata amara.
«Gran bella cosa da dire dopo avermi spinto a farlo- »
«Kurt. Non voglio umiliarti. Il mio era solo un modo molto stupido per capire se volevi davvero essere qui con me.» L’aveva detto. Dio. Kurt rimase in silenzio per quello che sembrò tutto il tempo del mondo, poi rincontrò cautamente il suo sguardo.
«Perché?»
«Perché avevo paura di essere l’unico a cui importava.» Lui socchiuse la bocca per un istante, spalancando i suoi splendidi occhi chiari. Era una visione. Una visione lunatica e fuori di testa, ma era la sua visione lunatica e fuori di testa.
«Sei un povero idiota, Blaine Anderson.» Appunto.
«Se qualcuno dovesse mai chiedermelo lo negherei fino alla morte, e con tutta probabilità non lo ripeterò mai più. Ma ci tengo a te, piccolo deficiente.»
In tutta sincerità, non avrebbe potuto aspettarsi da lui un livello di dolcezza maggiore. La musica continuava a rimbombargli nelle orecchie mentre le ultime coppie scendevano in pista, più o meno coordinate nei goffi tentativi dei ragazzi di sollevare le loro signore a mezz’aria. Blaine si perse per un momento a fissarli.
E Kurt se ne accorse.
 
«...Sai cosa sarebbe buffo?»
«Che tutte le ragazze inciampassero all’unisono nei loro vestitoni?»
«Sì, beh, a parte quello.» Blaine si voltò di nuovo verso di lui – Kurt doveva ammetterlo: quella sera era bellissimo, davvero bellissimo – scuotendo piano la testa. Si fece coraggio.
«Cheballassimoanchenoidue.»
«Cosa?» Lo guardò direttamente negli occhi, quella volta. Avrebbe solo voluto trovare il modo di dirgli quanto era felice di sapere che gli importava qualcosa di lui senza risultare inquietante.
«Che ballassimo anche noi due.» Blaine gli rivolse uno strano sorriso, inarcando le sopracciglia.
«Mi stai invitando a ballare, Kurt?»
Sapeva ciò che Blaine si aspettava a quel punto. Lui che negava fino all’inverosimile inciampando nelle sue stesse parole, e magari finiva per scappare definitivamente da quel posto spaventoso. Tuttavia, sapeva anche ciò che Blaine non si aspettava minimamente.
«...Sì.» Lo sguardo che ricevette in seguito a quella singola parola non aveva prezzo. Blaine deglutì più di una volta, e Kurt era abbastanza sicuro che fosse arrossito.
«Sì? Sì, okay.» Blaine si voltò bruscamente e si incamminò in direzione della pista, seguito ad una certa distanza da un Kurt patologicamente incapace di mettere un piede dietro l’altro.
Stava per ballare con un ragazzo. Stava per ballare con Blaine. E questo, in qualche modo, lo rendeva ancora più nervoso e fuori di testa. Raggiunsero un angolo della sala, ormai talmente gremita di ragazzi e ragazze intenti a vivere il loro personale sogno adolescenziale che nessuno avrebbe fatto caso a loro due, o almeno era quello che Kurt si augurava.
Andava tutto alla grande, fino a quando Blaine non si fermò. A un tratto divenne reale: loro due, uno di fronte all’altro, con le mani che formicolavano in attesa di unirsi in qualche stupida danza senza tuttavia trovare il coraggio di spostarsi da dove erano.
«Allora.»
«Sì, ehm...» Kurt sollevò timidamente lo sguardo su Blaine, che grazie al cielo stava sorridendo.
«Mi sono esercitato parecchio, non è così difficile.»
«Sarò io a sollevare te, vero?» Kurt aggrottò la fronte, scuotendo meccanicamente la testa.
«Oh, no. Sarò io a sollevare te.»
«Ma tu sei più magro- »
«E tu sei più basso!» Blaine indicò la Sala alle loro spalle.
«Kurt, guarda. I ragazzi sollevano le ragazze perché loro hanno quelle gonne immense che nascondono le gambe.»
«...E con questo?»
«Se mentre sono in aria sgambettano nessuno le vede, perché hanno la gonna. Per noi sarebbe imbarazzante. Immaginati quei ragazzi sollevati dalle ragazze. Sgambetterebbero, e pesterebbero la gonna delle loro accompagnatrici- » Kurt non poté fare a meno di ridere, perché davvero, come era possibile pensare a qualcosa del genere?
«Sei fuori di testa, Blaine. E comunque possiamo stordire una ragazza e rubarle la gonna, se è questo che ti serve per sgambettare in pace.» Blaine alzò gli occhi al cielo, per poi tornare ad abbassarli su di lui. Sembrava un tantino indeciso su cosa fare, o cosa dire, o entrambe le cose.
«Che cosa c’è?» E poi stava succedendo.
 
Blaine fece un goffo passo avanti e gli cinse la vita con le mani, attirandolo cautamente verso di sé. Kurt non aveva esattamente il coraggio necessario per guardarlo in faccia, così si limitò ad appoggiargli delicatamente le mani sulle spalle e remare contro la tentazione di fare la stessa cosa con la testa: sarebbe stato veramente troppo.
Non era il ballo per cui si era allenato tutto il pomeriggio. Era meglio, in realtà. Non aveva bisogno di concentrarsi sul numero di passi da eseguire, né decidere chi avrebbe sollevato chi. Tutto ciò che doveva fare era ondeggiare lentamente, sentire le mani di Blaine su di lui e il suo corpo contro il proprio. Era piacevole, era emozionante ed era a causa di un ragazzo con cui aveva passato tutto il tempo a litigare, che però in qualche modo teneva a lui ed era reciproco, e si sentiva felice.
«Va bene?» Chiese Blaine dopo un po’. Kurt fu grato che non potesse vederlo sorridere.
«Non mi aspettavo tutta questa vicinanza.»
«Vuoi che- »
«Calmo, asociale. Non ho detto che non mi va bene.» Blaine ridacchiò, proprio vicino al suo orecchio.
«La principessa di Beauxbatons sta avendo il suo Gran Ballo?»
«Sai, ti preferisco quando non parli. Ti si potrebbe anche scambiare per una persona dotata di cervello.»
«Non hai risposto, però.» Kurt gli strinse le spalle con un pizzico di decisione in più.
«Non so dirti della principessa di Beauxbatons, ma io sto bene.» Blaine strofinò i pollici sulla base della sua camicia, per poi appoggiargli la testa sulla spalla, esattamente come Kurt si era impedito di fare fino a quel momento.
«Sì, anch’io.»
 
 

***

 
 
 

 
 
 
 
 
 
*lascia un minuto per permettere a tutti di uscire dalla pozza di arcobaleni appena vomitati*
Come molti avevano giustamente previsto, questo è stato proprio il capitolo del Ballo del Ceppo (con un’iniziale parentesi Kurt-Sebastian-Rachel che non fa mai male :’))
Prima che me lo chiediate: no, Kurt e Blaine non sono affatto normali :’) Sono due adorabili pirla che in qualche strano modo riescono a mandarsi a cagare e ballare insieme nel giro di dieci minuti, perché loro possono, bitches u.u
Dunque, per quanto riguarda le descrizioni dei luoghi come sempre ringrazio la mia beta & HP wiki u.u
Parlando invece della para mentale di Blaine sulle gonne... è colpa mia: non sono normale <3 Se invece avete riconosciuto una certa citazione Ron/Hermione durante il litigio, non avete visto male. Esattamente come se nel capitolo scorso durante lo pseudo invito avete avuto un sentore di Harry/Cho. È tutto normale u.u
Bene, detto questo mi ritiro e lascio a voi il giudizio: sono curiosissima di sapere che ne pensate :’D
Mi sembra di aver detto tutto (non sarà mai vero, mi scordo sempre qualcosa u.u) ...Oh: “sogno adolescenziale” è lì di proposito ;)
Concludo ringraziando con tutto il cuore (letteralmente, amore <3) la mia dolce metà, cospiratrice, dama del ballo di Pottermore con cui mi sono imbucata a Mielandia & soulmate, che tra l’altro beta anche questa storia <3 Love you <3
A martedì prossimo guys *sparge amore e arcobaleni e 21s* <3
 
As always, mi trovate sempre qui: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


Buon pomeriggio ragazzi :)
Ho parecchio da studiare, quindi l’aggiornamento arriva un po’ prima del solito: spero apprezzerete questo piccolo cambio di programma!
Prima di lasciarvi al nuovo capitolo rubo giusto due secondi per ribadire i miei ringraziamenti a chiunque abbia aggiunto questa storia a seguite, preferite o ricordate: siete davvero TANTI e non avete idea di quanto mi rendiate felice (in questo periodo per me così orribile siete un toccasana, fatevelo dire çç).
Un grazie immenso a chi mi lascia il suo parere con una recensione: rileggere i capitoli attraverso i vostri occhi è sempre meraviglioso, e vi ringrazio da morire per questo :’) Oggi un abbraccio particolare va a Estel84, Rorori, Anna_Vik, _Lulina_, neversaynotollamas, P e r l a, TheShippinator, LUcy__, beerpong, Klaineislove, Merilwen, Mi_ki, Ginny_Sara, Lama_Mustache, Anacleto_, candlesklaine e HeySoul (tramite MP <3) che hanno commentato lo scorso capitolo *-*!!
Okay, ce l’ho fatta u.u Avevamo lasciato i nostri Klaine al Ballo del Ceppo, vediamo che succede <3
 
 
 



 

Capitolo Sesto

 

«Lo sapevo. Mai mettersi delle scarpe nuove quando si deve stare in piedi per tutto questo tempo- »
«Kurt, sono dieci minuti che lo ripeti! Ho capito.» Lui borbottò qualcos’altro, tenendosi strettamente aggrappato alla sua spalla.
Alla fine avevano trascorso buona parte della serata a ballare, e Blaine non era ancora del tutto consapevole di aver passato le precedenti tre ore tra le braccia di un altro ragazzo. All’inizio aveva creduto che Kurt avrebbe protestato alla sua alternativa al tradizionale Ballo del Ceppo, perché erano praticamente appiccicati, e perché c’era stato un momento in cui gli aveva anche appoggiato la testa sulla spalla. Ma non lo aveva fatto, e Blaine non poteva negare di aver amato ogni momento trascorso così vicino a lui. A un certo punto aveva addirittura finito per chiedersi se Puck non avesse ragione quando diceva che provava qualcosa per Kurt. Poi si ricordò: non poteva avere una cotta per qualcuno di così insopportabile, viziato e lunatico. Era semplicemente un suo amico. O qualcosa del genere.
Comunque, Kurt – dal momento del ballo fino ad ora – non gli aveva mai tolto la mano dalla spalla.
«Dovranno amputarmi i piedi. Chiederò a te i danni.»
«In realtà non puoi: sei stato tu a chiedermi di ballare.»
«Dannazione!» Blaine ridacchiò, mentre raggiungevano la carrozza di Beauxbatons barcollando pericolosamente.
«Non hai idea di quanto mi fanno male!»
«Trova qualcuno che te li baci. Non avete qualche strambo schiavetto che fa queste cose, nella vostra scuola di nobildonne?»
«Sta’ zitto, Blaine. Stai molto zitto perché non vale rifilarmi battutine idiote quando non sono nelle condizioni fisiche di rispondere.»
«E questo chi l’ha deciso?»
«L’ho deciso io, naturalmente.»
«Oh, naturalmente.» Kurt sbuffò e – una volta raggiunta la sua carrozza – vi si appoggiò di schiena, lasciando la spalla di Blaine, che si limitò a rimanere di fronte a lui spostando il peso da un piede all’altro.
 
«Non riesco a credere che siamo sopravvissuti- » Kurt lo indicò con fare accusatorio.
«Parla per te, Durmstrang! Io ci ho rimesso i piedi.» Blaine sorrise, stringendosi nelle spalle.
«Temevo che saresti stato più insopportabile di così.»
«Se questo era il tuo goffo tentativo di farmi un complimento, ci sei riuscito malissimo.» Gli fece presente Kurt, rivolgendogli tuttavia un piccolo sorriso.
«Guarda che li so fare i complimenti, genio. Solo che non voglio farli a te
«Mm. E a chi li faresti, sentiamo? Alle leggiadre vichinghe della tua scuola?» Blaine sogghignò.
«Detta così sembra che tu sia geloso.» E questo, apparentemente, prese Kurt alla sprovvista.
Smise di fissarsi insistentemente i piedi come se temesse di vederli andar via di loro iniziativa da un momento all’altro e alzò lo sguardo su di lui.
«C’è una cosa che devi sapere su di me, Blaine Anderson: le uniche cose di cui sono geloso sono i miei vestiti. Perciò, fino a quando non ti scuoierò vivo ricavando un paio di guanti di infima qualità, non hai nessuna possibilità di rendermi geloso.» 
La seria compostezza con cui pronunciò ogni parola fece sì che Blaine gli scoppiasse a ridere in faccia, cosa che gli costò la peggiore delle occhiatacce.
«E comunque non vedo perché dovrei essere geloso di te.» Si ricompose a fatica, tornando a guardarlo negli occhi.
«Non lo so. Ci sono persone molto possessive nei confronti dei loro amici.» Kurt inarcò un sopracciglio.
«Quindi ti stai autoproclamando mio amico, adesso?»
«Sai, pensavo che dopo aver passato tutta la sera abbracciati fosse il minimo.» Lui balbettò qualche parola priva di senso, dando a Blaine la possibilità di continuare.
«O devo superare qualche strana prova di coraggio per entrare nella cerchia di Kurt Hummel? Tipo passare una notte nella Stamberga Strillante, o- »
«Non fare lo spiritoso, che tanto non ti riesce. E poi noi non siamo amici, non possiamo esserlo.»
«Disse quello che ha passato tutta la sera avvinghiato a me.» Kurt alzò gli occhi al cielo.
«Dico solo che siamo troppo diversi, Blaine. Non siamo amici.»
«E cosa siamo allora?» Kurt ci pensò su un attimo.
«Siamo e basta.» Oh, meraviglioso. Non avrebbe potuto sognare definizione più calzante.
«D’accordo, siamo. Tanto per sapere, tu sei solito ballare con tutti i tuoi siamo o ho l’esclusiva?» Kurt sogghignò.
«Stavolta sembri tu quello geloso.» Blaine si strinse nelle spalle, con tutta la finta nonchalance che era in grado di ostentare.
«Pensa quello che vuoi.» Kurt annuì, malcelando un piccolo sorrisetto.
 
«Ti chiederei di restare un altro po’, ma ho davvero bisogno di togliermi queste scarpe e bruciarle. Ripensandoci non ti chiederei di restare neanche se fossi in splendida forma, comunque- »
«Okay, ho capito: me ne vado.»
Blaine aspettò un attimo. Un lungo secondo per dare a Kurt il tempo di fare qualcosa; non sapeva esattamente cosa, ma gliene concesse comunque la possibilità. Quando lui non si mosse – ovviamente, avrebbe dovuto aspettarselo – si limitò a fargli un cenno impacciato con la mano per poi voltarsi verso il Lago Nero, dove era ormeggiata la nave di Durmstrang.
«Blaine.» Oh Dio santissimo misericordioso.
Blaine tornò a girarsi verso Kurt, con la lentezza che gli imponevano i battiti irregolari del suo cuore: non ci teneva a svenire in mezzo a un prato la notte di Natale, anche perché in tutta probabilità Kurt l’avrebbe lasciato lì a morire congelato.
«Sì?»
«Non ti sei sentito... Uhm, non è stato strano? Ballare in quel modo con un ragazzo.» Blaine avrebbe voluto fare una qualche battuta brillante, come “Oh, e quindi sei un ragazzo?” o “Non sono cose normali per i siamo?”. Ma in qualche modo realizzò che non era il momento.
«Non lo so. Per te è stato strano?»
«Non lo so.» Beh, non avrebbero concluso molto di questo passo. Blaine evitò il suo sguardo, ma parlò ugualmente.
«Quando abbiamo iniziato a ballare mi hai detto che stavi bene.»
«Anche tu l’hai detto.» Blaine annuì.
«Allora va bene. Insomma, è questo quello che conta. Chi se ne importa del resto, giusto?»
«Sì, giusto.» Blaine gli sorrise di nuovo, e tornò a voltarsi verso la nave. Quella volta era già quasi a metà strada quando accadde di nuovo.
«Blaine.» Oh Dio santissimo misericordioso.
«Cosa?»
«Buonanotte.»
«Buonanotte.»
 
 

***

 
 
Quando Kurt rimise piede in camera – con entrambe le scarpe in mano pronte ad essere utilizzate come combustibile per il caminetto – Sebastian era già spaparanzato sul suo letto, immerso nella lettura degli ultimi capitoli di “Storia di Hogwarts”.
Non appena lo sentì entrare appoggiò gli occhiali da vista sul comodino, proprio di fianco al suo libro.
«Ciao.»
«Ciao a te.» Kurt fece per dirigersi verso il suo letto. Poi cambiò drasticamente rotta, andandosi ad appollaiare su quello del suo esasperato compagno di stanza.
«Posso chiederti una cosa?»
«Come se avessi scelta- »
«Se tu ballassi tutta la sera con un ragazzo, e poi lui- »
«Hummel, puoi anche risparmiarti lo sforzo e parlare in prima persona.» Kurt annuì, riprendendo il suo discorso.
«Ho ballato con Blaine per tutta la sera. Tutta. E non il genere di balli che un ragazzo può fare con un altro ragazzo senza che sia compromettente: il genere lento e romantico e da fare abbracciati- »
«Che schifo.» Kurt ignorò del tutto il suo commento.
«Diciamo che abbiamo avuto una specie di litigata da cui è emerso che io tengo a lui e che lui tiene a me. Poi mi ha riaccompagnato qui, e per un momento ho sperato che mi baciasse. Poi ho sperato che non lo facesse. E comunque non l’ha fatto.» Sebastian lo stava fissando come se parlasse in un’altra lingua, particolarmente incomprensibile.
«Che cosa faccio?»
«Innanzitutto ti calmi. E poi ti fai qualche semplice domanda.»
«Quale domanda?»
Sebastian aveva la peggiore espressione di perché-capitano-tutte-a-me della storia.
«Questa mi sembra scontata, ma comunque: lui ti piace?»
«Non lo so. Forse.»
«Allora mettiamola in questi termini: vorresti rivederlo per scambiarvi tante altre adorabili smancerie molto gay senza essere dichiaratamente gay?»
«Sì.»
«Allora invitalo da qualche parte, con uno di quei tuoi stupidi bigliettini che mi scartavetrano le scatole da settimane. Se non capisce che c’è sotto qualcosa vuol dire che è un povero idiota.» Kurt sembrava sconsolato.
«Che c’è adesso?»
«Blaine è un povero idiota.» Sebastian annuì, riprendendo in mano il suo libro.
«Visto? Ecco qualcosa che avete in comune.»
 
 

***

 
 
Per la giornata successiva al Ballo del Ceppo Kurt aveva organizzato un piano di studi piuttosto articolato, cullandosi nell’illusione che stesse davvero rimanendo in pari col programma.
Quando alle nove di sera qualcuno bussò alla porta di camera sua era ancora intento a cercare di capire qualcosa del suo Manuale di Pozioni, ad esempio da che parte bisognasse guardarlo per leggere. Perché doveva essere così assurdamente difficile?
«Sebastian, perché diavolo devi bussare? Entra!» I colpi non cessarono. Kurt sbuffò e si alzò dalla sedia, procedendo svogliatamente verso la porta. Quando la aprì, “senza parole” era esattamente ciò che l’avrebbe definito meglio.
«...E tu cosa diavolo ci fai qui?!»
«Ciao anche a te. Sì, grazie, ho passato una bella giornata.» Rispose tranquillamente Blaine, guardandosi intorno con curiosità.
«No, dico, ti sei perso? Hai idea di dove sei? Non puoi stare qui!»
«Sono da qualche parte dentro la casa di Barbie, e a quanto pare posso dato che nessuno mi ha ancora cacciato.» Kurt lanciò una rapida occhiata lungo il corridoio, inquieto.
«Sei di Durmstrang, non dovresti neanche avvicinarti a questo posto!»
Un piccolo rumore proveniente dalla fine del corridoio lo allarmò al punto da fargli afferrare Blaine per un braccio e trascinarlo senza troppi convenevoli nella sua stanza.
«Mi stai lussando una spalla- »
«Me ne frego della tua spalla! Che cosa ti dice il cervello?! Oh, scusa: non ce l’hai!»
«Studi Pozioni?» Chiese indicando il libro aperto sulla scrivania, senza dar segno di aver preso in considerazione una singola parola che Kurt gli aveva urlato contro. Il ragazzo sospirò, arrendendosi.
«Brancolo nel buio, più che altro.» Blaine gli lanciò un’occhiata perplessa.
«Perché? Pozioni è la materia più facile di sempre!» Kurt non riusciva a credere alle sue orecchie.
«Erbologia è la materia più facile di sempre, questo è assurdo!»
«Posso darti una mano se vuoi.»
«Certo. Prenderò ripetizioni da uno di Durmstrang, contaci.» Blaine alzò gli occhi al cielo.
«Perché devi essere sempre così orgoglioso?» Kurt non rispose, ma si stupì parecchio quando Blaine gli allungò un pezzo di pergamena.
«E questo cos’è? Se è uno scherzo idiota giuro che- »
«Devi per forza reagire così a qualunque cosa? Aprilo e basta!»
 
“Kurt,
Hai voglia di fare due passi? Prima che tu me lo chieda: sì, adesso.
 
P.S. Se le tue amichette mi uccidono prima che raggiunga la tua stanza la proposta è annullata.
 

Blaine”

 
Kurt alzò lo sguardo su di lui, confuso.
«Per quale caspita di motivo l’hai scritto su un bigliettino?» Afferrò la tracolla della sua borsa, sistemandosela su una spalla.
«Beh- »
«No. Voglio vivere nella convinzione che in te ci sia un pizzico di sanità mentale. Andiamo.»
 
 

***

 
 
«Dimmi perché ho accettato di fare una passeggiata con te a dicembre. Di sera, tra l’altro.»
Blaine si strinse nelle spalle, mentre entrambi continuavano a camminare lentamente vicino alla riva del Lago Nero. Si chiese per quale ragione lo chiamassero in quel modo, dato che di giorno il suo colore si avvicinava molto di più al grigio piombo che al nero. Le luci provenienti dalle finestre della nave di Durmstrang illuminavano fiocamente il paesaggio circostante, insieme alla luna, per una volta non oscurata da un fitto strato di nuvole scure.
«Perché siamo. E i siamo non temono il freddo.»
«Parla per te. Io sto gelando, qui.»
L’ipotesi di fare qualcosa per tenerlo al caldo – come abbracciarlo, per esempio – sfiorò la mente di Blaine per la seconda volta dopo la loro gita ad Hogsmeade, e anche in quel caso ricacciò il suo pensiero da dove era venuto. Sarebbe stato troppo strano, e probabilmente Kurt non avrebbe voluto saperne di fare qualcosa del genere con un altro ragazzo – in particolare con lui – mentre erano da soli, di sera.
«Avresti dovuto portarti una divisa più pesante, o qualcosa del genere.»
«Fermiamoci qui.»
Kurt indicò una piazzola d’erba tra il tronco di un grosso albero dalle fronde cascanti e la sponda del Lago, per poi appoggiare a terra la sua borsa e mettersi a sedere sopra di essa.
Blaine lo imitò, sistemandosi sul mantello di pelliccia che gli arrivava fino alle ginocchia. A un tratto, Kurt si mise a ridere.
«Che hai adesso?»
«È assurdo.»
«Cosa è assurdo? Tu? Oh sì, lo sei.»
«Questa situazione. L’ultima cosa che mi sarei aspettato venendo qui era di passare una serata all’aperto con uno di Durmstrang.»
«Mi chiamerai “uno di Durmstrang” in eterno?» Kurt non rispose, ma si sollevò dalla borsa quel poco che bastava per estrarne un piccolo sacchetto di carta.
«Vuoi una Gelatina Tuttigusti+1?» Blaine allungò una mano, diffidente.
«Perché me le offri? Le hai avvelenate?» Kurt sbuffò.
«È solo il regalo di una mia amica. Dai.»
Blaine si rese conto che guardare Kurt illuminato dalle deboli bagliori che li circondavano era uno spettacolo bello quasi quanto vederlo alla luce del giorno. Prese una caramella.
«Allora? Di che cosa sa?»
«Fagioli in scatola.»
«Bello schifo.»
«Infatti.» Kurt si mise in bocca la sua, facendo una smorfia.
«Dio, ma questo è legno!» Blaine sogghignò, guadagnandosi un’occhiataccia indignata. Kurt ingoiò intera la sua caramella, strizzando gli occhi dal ribrezzo.
«Guarda che potevi sputarla.»
«A differenza tua, io sono una persona educata.» Blaine annuì vigorosamente.
«Certo che lo sei. Mamma e papà ti hanno insegnato ad insultare la gente delle altre scuole e a ingoiare le gelatine Tuttigusti+1.» Kurt lo guardò storto.
«Non circolavano molte Tuttigusti+1 a casa mia.» Disse semplicemente, stringendosi le braccia al petto per il freddo. Quando iniziò a battere i denti, Blaine lasciò definitivamente perdere tutti i suoi viaggi mentali. Si slacciò velocemente la pelliccia e la allungò al ragazzo al suo fianco, che lo fissava con aria interrogativa.
 
«Tieni.»
«Se la prendo io sarai tu a congelare, genio.» A questo non aveva pensato. O più probabilmente era stato il suo subconscio a pensare per lui; ne era abbastanza certo nel momento in cui gli venne in mente come rispondergli.
«Potremmo condividerlo, allora.» Kurt sbatté le ciglia un paio di volte, senza accennare a muovere un muscolo.
«E come?» In tutta risposta Blaine si alzò dal suo posto e gli andò più vicino, abbastanza da riuscire a coprirlo con l’estremità posteriore del suo mantello. Kurt rabbrividì un po’ e si spostò appena, in modo che le loro spalle si sfiorassero.
«Meglio?»
«Un po’.»
Blaine gli passò cautamente un braccio dietro la schiena fino a posargli le dita su un fianco, attirandolo un altro po’ verso di sé. Ora non erano solo le loro spalle a toccarsi, ma anche tutta la lunghezza del braccio di Kurt contro il suo petto e parte della gamba.
«Meglio?»
«Meglio.»
Blaine sorrise, grato che Kurt non potesse vederlo. In realtà avrebbe potuto abbracciarlo per tutta la notte senza stancarsene, con i rami dell’albero che penzolavano sopra di loro e la luce della luna che si specchiava nel Lago. Forse era dovuto al fatto che Kurt era il primo ragazzo con cui aveva quel tipo di vicinanza, o magari perché era piacevole riempirsi di frecciatine e poi improvvisare cose come quella. Qualunque fosse la ragione, Blaine sarebbe davvero rimasto così per tutta la notte.
«Perché non circolavano le gelatine Tuttigusti+1 a casa tua? Dovrebbero circolare dappertutto.» Kurt si strinse nelle spalle, facendo sfregare tra loro le stoffe delle rispettive uniformi.
«Perché mio padre non sapeva che mia madre fosse una strega.» Blaine inarcò le sopracciglia.
«Mezzosangue, eh? L’ennesimo motivo per cui dovrei odiarti.» Kurt non rispose e – da quanto teneva la testa bassa – Blaine riusciva a vedere soltanto la rotondità del suo dannatissimo cappello.
«Voglio dire, io non ho niente contro i Mezzosangue. È solo che nella mia scuola- »
«Lo so. Non vedete di buon occhio i Mezzosangue ma siete perfettamente a vostro agio con l’insegnamento delle Arti Oscure. Punti di vista.»
«Guarda che non è una specie di corso per formare dei futuri Tu-Sai-Chi, o è questo che ti ha detto tua madre?»
«Mia madre è morta.» Oh.
Oh! Blaine si insultò nei modi peggiori che conosceva. Come aveva potuto essere così stupido?
«Io non- io non lo sapevo. Mi dispiace.»
«Se le tue Arti Oscure ti hanno insegnato un modo per risvegliare i morti possiamo chiederle cosa ne pensa.» Aggiunse seccamente, senza tradire un briciolo di emozione. Non sapendo cosa fare, Blaine gli accarezzò per un momento la schiena con il palmo della mano.
«Mi dispiace davvero, Kurt.»
«No, non ti dispiace: mi conosci appena. Non sai niente di me.»
«D’accordo, questa è un’assurdità. Io so un sacco di cose di te.» Kurt inarcò un sopracciglio, tornando a guardarlo.
«Per esempio?»
«Non ti piace il sapore del legno.» Kurt rise. Grazie al cielo rise.
«Okay, continua. Trovane almeno cinque.» Cinque. Okay, poteva farcela.
«Uno, parli da solo. Due, hai una gran passione per i cappellini blu. Tre, hai una migliore amica molto inquietante. Quattro, sei geloso solo dei tuoi vestiti. Cinque, ti piace ballare con i ragazzi.» Kurt lo fissò per qualche istante, prima di scuotere leggermente la testa.
«Una di quelle che hai detto è sbagliata, un’altra solo parzialmente corretta.» Blaine aggrottò la fronte.
«Ovvero?» Lui prese un profondo respiro, di quelli che precedono una rivelazione scioccante.
«Odio, detesto e disprezzo con tutto me stesso questo schifosissimo cappellino.»
«...Che cosa? Non me l’hai mai detto!»
«Non me l’hai mai chiesto. Lo porto solo perché è parte dell’uniforme, ma lo odio.» Blaine rimase a bocca aperta, sconvolto dalla notizia.
«Quantomeno significa che hai un minimo di buongusto- »
«Ti prego, non venirmi a parlare di buongusto. Non tu.» Blaine fece per ribattere, poi si ricordò.
«Aspetta. Qual è la cosa parzialmente corretta?» Kurt esitò qualche istante prima di parlare.
«Hai detto che mi piace ballare con i ragazzi, il che non è del tutto vero dato che sei l’unico con cui abbia mai ballato.» Blaine impiegò qualche istante per realizzare pienamente dove stava portando quella conversazione.
«Mi stai dicendo che ti è piaciuto ballare con me?» Kurt lo fissò, apparentemente confuso.
«L’hai detto tu, non io.»
 
Blaine ridacchiò e gli diede una piccola spintarella che – in qualche strano modo – si rivelò sufficiente a far perdere a Kurt l’equilibrio. Si sporse esageratamente in avanti, fino a cadere a carponi nell’acqua del Lago Nero. E Blaine ci provò, sul serio, tentò in tutti i modi di non scoppiare a ridere, ma fu davvero più forte di lui. Il livello dell’acqua vicino alla riva era ridicolmente basso, ma niente gli avrebbe tolto un bel raffreddore il giorno seguente. Stava giusto per rifilargli qualche battutina di dubbio gusto da sommarsi alla già critica situazione del momento, quando se ne accorse. Le sue spalle erano scosse da piccoli fremiti, agitate al ritmo di qualcosa spaventosamente simile ad un singhiozzo.
Oh Dio santissimo misericordioso.
«Kurt!» Stava piangendo. Perché diavolo stava piangendo, immerso in due dita d’acqua? Perché-
«Kurt, non fare così. Ti prego non piangere!» Si alzò di scatto dal suo posto e in un attimo era sulla riva del Lago Nero; si accovacciò più in fretta possibile accanto a lui, cercando di incontrare il suo sguardo.
«Dai, non piangere. Non posso vederti piangere- » Kurt si voltò verso di lui in quell’esatto momento, con il più perfido dei sorrisi stampato in faccia. Si godette tutto lo smarrimento dipinto negli occhi di Blaine.
«Ma che- » Prima che potesse dire qualunque cosa Kurt l’aveva già afferrato per i vestiti, trascinandolo in acqua con lui.
«Tu non- tu non stavi piangendo!» Kurt rise, e lo spinse un po’ più in là, inzuppandolo dalla testa ai piedi.
«Piccolo bastardo- » Blaine provò a rincorrerlo, inciampando nella fitta vegetazione che tappezzava il fondo del Lago fino a quando entrambi non arrivarono ad avere l’acqua alla vita, senza smettere di schizzarsi e spingersi.
«Domani pagheremo entrambi per questa bella trovata, lo sai vero?» In tutta risposta Kurt gli tirò un’alga che Blaine evitò per puro miracolo.
Gli si avventò letteralmente addosso e Kurt – non sapendo cosa fare – lasciò che si scontrasse con lui, abbastanza vicino che le nuvolette bianche dei loro respiri potevano quasi fondersi in una sola e abbastanza da riuscire a sentire il suo corpo tremare di freddo più distintamente di quanto non avesse consapevolezza del proprio.
Rimasero immobili per un attimo, poi entrambi emisero una piccola risata.
«A-Adesso mi spieghi come fai ad avere ancora il cappello in testa.»
«Beh- »
Tutto a un tratto Blaine urlò, più o meno nello stesso istante in cui cadde in ginocchio, arrivando ad avere l’acqua fino alla gola.
«Cosa diavolo stai facendo?»
«Oh, merda- Aiutami!»
Per un momento Kurt pensò che Blaine volesse ripagarlo con la sua stessa moneta, ovvero con uno scherzo di cattivo gusto. Poi intercettò l’espressione di puro panico nei suoi occhi e capì che era reale. E che doveva fare qualcosa. Allungò un braccio verso di lui, che lo afferrò, un attimo prima di finire sott’acqua anche con la testa.
«Oh merda merda merda- » Kurt scoprì di tremare come non aveva mai tremato in vita sua, cosa che gli rese il semplice gesto di estrarre la bacchetta dalla tasca interna dove la teneva un’impresa impossibile. L’afferrò, rischiò di cadergli, allora la strinse con tutta la forza che aveva, esattamente come stava facendo con la mano di Blaine che lo tirava inesorabilmente verso il basso. Kurt lanciò il primo incantesimo di autodifesa che gli venne in mente, scagliando una pioggia di scintille rosse da qualche parte indistinta oltre Blaine, nel tentativo di colpire qualunque cosa stesse provando a portarlo giù con sé. La resistenza diminuì leggermente, e Kurt agitò la bacchetta ancora. E ancora e ancora e ancora. Finché non riuscì a tirarlo fuori dall’acqua e a trascinarlo a riva. Non aveva mai avuto più paura di così. Come aveva potuto essere così stupido da pensare che entrare nel Lago Nero fosse una buona idea? Gettò la bacchetta da qualche parte sull’erba e poi tornò da Blaine, che era freddo e immobile e sembrava morto e lui voleva solo che fosse un incubo.
 
«Blaine! Dimmi qualcosa- Oh mio Dio!» Gli prese il viso tra le mani, vagamente consapevole che forse avrebbe dovuto fare qualcosa come la respirazione bocca a bocca. Non avendo la più pallida idea di come si facesse optò per dargli una specie di schiaffo non troppo convinto, senza ottenere niente.
«No no no no Blaine non puoi- Ti prego, mi dispiace- » Gli diede un pugno sul petto. Forte.
Abbastanza forte da fargli spalancare gli occhi e piegarlo in due, oltre che sputare una discreta quantità d’acqua.
Tossì convulsamente, e Kurt si gettò di peso su di lui, stritolandolo tra le braccia.
«Cazzo! Pensavo di averti ucciso!» Lui tossicchiò qualcos’altro, e probabilmente stava ricoprendo tutta la sua uniforme di bava, ma al momento non gliene poteva fregare di meno.
«Mi hai fatto morire di paura! Oddio- »
Gli strinse le braccia attorno al collo, affondandoci anche la testa. Blaine stava visibilmente rantolando. Kurt si staccò subito da lui, tenendogli le mani strette sulle spalle in modo che rimanesse seduto.
«Stai bene? Ti porto in infermeria? Cosa diavolo era quella cosa- »
«È proprio come nella sfera di cristallo.» Kurt aggrottò la fronte.
«Oddio. Non metterti a delirare, Blaine. Per carità non metterti a delirare- »
«No, no- io... Il giorno in cui siamo andati nell’aula di Divinazione. La palla aveva predetto questo momento.»
«La palla
«Sì, la palla di vetro. E ha anche predetto il Ballo del Ceppo.» Kurt gli diede uno schiaffo. Non troppo violento, ma comunque uno schiaffo.
«Ma che diavolo- »
«Perché non me l’hai detto, razza di imbecille?!»
«Non era una visione chiara! C’era solo dell’acqua, delle scintille rosse e... beh, tu.» Kurt smise di scuoterlo, e tornò ad abbracciarlo. Questa volta anche Blaine gli avvolse debolmente le braccia attorno alla schiena.
«Siamo affettuosi stasera, uhm?»
«No, idiota. Sono solo sollevato di non avere sulla coscienza nessuno. Anzi, in realtà ti ho salvato la vita e dovrai essermi grato per sempre.» Prese la pelliccia di Blaine – unica immune ai recenti avvenimenti – e gliela avvolse sulle spalle. Lui sorrise.
«Grazie. Ci sono strane creature in questo Lago- »
«E comunque, sbaglio o prima di essere aggredito da qualche strano mostro hai detto qualcosa tipo “non posso vederti piangere”?» Gli chiese, sciogliendo il loro abbraccio e rivolgendogli un sorrisetto consapevole.
«Beh- »
«Come sei dolce! Potrei commuovermi. Oppure potrei vomitare. Quale ti sembra la più probabile?»
«Dimentica quello che ho detto e aiutami a tornare sulla nave. Oh, Kurt?»
«Cosa?»
«Temo che tu abbia perso il tuo cappellino.»
Kurt si portò subito una mano alla testa, a verificare l’attendibilità delle parole di Blaine. Quando non trovò altro che i suoi capelli – i suoi morbidi, meravigliosi e troppo a lungo celati capelli – non poté davvero trattenersi.
«Finalmente
 
 

***

 
 

 
 
 
 
 
 
 
...Guardate che vi vedo. Vi vedo, mentre mi tirate dietro dei ferri da stiro perché ho quasi affogato Blaine Anderson :’D
Sul serio ragazzi: non fate i coglioni nei pressi Lago Nero, perché poi finisce male u.u (<-- insegnamento morale intrinseco al capitolo).
Bene, andiamo con ordine. Abbiamo appurato che Kurt e Blaine sono, il che è un grande passo avanti nella loro contorta logica da folli <3 Also, amate Sebastian. Sul serio: amatelo.
Comunque, per la serie piccole-cose-che-potreste-non-aver-notato-ma-che-sono-notabilerrime:
1. Blaine è bravo in pozioni.
2. Quando Kurt ha ricevuto le Tuttigusti+1 da Britt lei gli aveva detto di condividerle con una persona speciale. ...Fluff, perché mi perseguiti? Perché mi rotoli e mi arcobaleneggi in faccia?
 
Lo so che quando erano in piedi uno di fronte all’altro nel Lago Nero stavano per baciarsi. ...Ma non è stato più carino vedere Blaine quasi-annegare :)))??
Lo so che Kurt avrebbe potuto fargli la respirazione bocca a bocca. ...Ma non è stato più carino un bel pugno :)))?
...Forse è il caso che la smetta di farmi odiare? Sì? Sì u.u Non preoccupatevi: mi farò decisamente perdonare con il prossimo capitolo... Forse. In ogni caso prevederà un incremento di rating, quindi state all’erta ;)
Prima di sparire, mi riservo un momento finale per il grazie più importante di tutti: quello alla mia veneranda, meravigliosa e perfetta moglie che mi ispira e mi fa notare quando scrivo “mane” al posto di “mani” o quando durante certe scene del capitolo dieci mi metto a far parlare un terzo personaggio inesistente durante un dialogo Klaine <3 Cosa farei senza di te, sweetheart?
Come sempre sono curiosissima di leggere i vostri pareri *-*!! Non odiatemi troppo: vi amo e vi assicuro che la prossima settimana mi farò perdonare ;)
A martedì <3
 
As always, la mia pagina facebook (dove tra l’altro ho postato una bellissima fanart su questa storia gentilmente concessa da un’adorabile lettrice <3): https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
 
E il mio ask (è anonimo! Potete mandarmi a cagare :’D): http://ask.fm/Nonzy9

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Buon martedì a tutti :)!
Dunque dunque dunque... Vi avviso che per stavolta NON ci saranno note finali, per ragioni che vi saranno più chiare a fine capitolo u.u Proprio per questo mi prendo un po’ più di spazio qui, dicendo che come al solito per le varie descrizioni dei luoghi mi sono affidata ad Harry Potter wiki & al quarto libro della saga, nella speranza che sia tutto il più accurato possibile.
Per quanto riguarda il rating... Sinceramente non mi sento ancora di cambiarlo (per ora), perché credo che sarebbe esagerato. Mettiamola così: se siete suscettibilissimi (ma proprio tanto) allora considerato arancione, in caso contrario attendete che lo diventi sul serio. Eheh è.é
Okay, direi di aver detto tutto. Posso tranquillamente passare ai ringraziamenti: il numero di seguite, preferite, ricordate e di letture continua ad aumentare, e non posso davvero fare altro che mandarvi tutto il mio amore çç Spero di non deludervi mai, gnè çç
Un grazie speciale va come sempre alle supermegafoxyawesomehot personcine che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero TheShippinator, Lost in a daydream_, Ginny_Sara, Bitchesloveklaine, P e r l a, Anacleto_, Mi_ki, being alive, candlesklaine, capitanObvious, Lucy__, Klaineislove, Rorori, Anna_Vik, neversaynotollamas, Estel84, beerpong, Lama_Mustache e Eternity21 <3 Mi fa sempre piacere leggere i vostri pareri e confrontarmi con voi, e devo ammettere di essere curiosissima di cosa mi direte dopo questo capitolo :’))
Mi riservo un ultimo spazietto per ringraziare mia moglie, nonché beta nonché promptatrice (?) di questa storia. Giusto tre giorni fa festeggiavamo il nostro primo anniversario (Best. Day. Ever.) e il minimo che posso fare oggi è dedicarle il capitolo <3 Love you, sweetie <3
Vi lascio alla lettura *-*
A martedì prossimo! *sparge Boris Basiti (<-- capirete presto di che cosa parlo)* <3
 
Come sempre, mi trovate qui:  https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
E potete insultarmi anonimamente qua (quale invitante occasione u.u): http://ask.fm/Nonzy9
 
 



 

Capitolo Settimo

 


«Certo che hai proprio una brutta faccia, amico.»
Blaine si soffiò rumorosamente il naso, per poi gettare il fazzoletto sul comodino e tornare a stendersi sul letto.
«Ma don mi dire.»
Puck adocchiò con orrore tutti gli oggetti contaminati dai germi del suo compagno di stanza, per poi andare a sedersi nell’angolo della camera più lontano da ciò che rimaneva di Blaine Anderson.
«Anch’io mi sarei beccato un raffreddore per una ragazza, però come minimo mi sarei aspettato un qualche bacetto a fine serata. Cioè, sei lì che muori e non avete fatto niente?» Blaine esitò un attimo prima di rispondere. Oh, al diavolo. Peggio di così non poteva comunque andare.
«Ci siamo abbracciati.» Puck fece una smorfia.
«Gli conviene essere un gran figo per fare tanto il prezioso. Ha dei bei... delle belle... Scusa, non so cosa si guarda in un altro maschio.» Blaine ridacchiò, con il solo risultato di farsi pulsare ancora più intensamente la testa dal dolore.
In tutta sincerità, la sera prima non aveva mai pensato alla possibilità di baciare Kurt. Anche perché aveva passato una buona parte del tempo a rimediare alle sue gaffe e tutto il restante a cercare di non morire annegato, quindi non ne aveva avuto materialmente modo. Tuttavia, ormai avrebbe solo mentito a se stesso negando che – per qualche assurda ragione – aveva una cotta per Kurt. Non c’erano molte altre spiegazioni al voler passare tutto quel tempo con lui, a trovarlo così carino e a volerlo abbracciare in ogni occasione possibile. Non che Kurt si risparmiasse nel dargli continui ed originali spunti per farsi odiare, ma la realtà dei fatti rimaneva evidente: nonostante i suoi infiniti difetti e nonostante fosse di Beauxbatons, Kurt gli piaceva. E anche parecchio.
«Sei sicuro di essere a tuo agio con questa cosa?» Puck aggrottò la fronte, confuso.
«Quale cosa?» Oh, Signore.
«Che sono gay, Puck.»
«Ah, quello! Sì, direi. Più ragazze per me, giusto?» In effetti il ragionamento filava.
«Giusto.» Tutto a un tratto e senza alcun tipo di preavviso, la porta della loro camera si spalancò. Blaine sobbalzò sul letto, del tutto sconvolto alla vista di chi era appena entrato.
 
«Ciao a tutti e due.» Puck – ancora seduto per terra – gli rivolse un cenno di saluto, mentre Blaine si metteva faticosamente a sedere sul materasso.
«Che cosa ci fai qui? Come sei entrato?- » Kurt sembrava esausto. Aveva due fazzoletti appallottolati in mano e gli occhi lucidi, con tanto di punta del naso arrossata. Blaine fu pervaso da un piccolo brivido trionfante: se non altro non era l’unico a pagare le conseguenze della notte precedente.
«Questo non ha importanza.»
«Oh, sì che ne ha- »
«Amico, hai avuto un bel coraggio a entrare qui. Non ti ha stuprato nessuno?» Kurt si voltò verso Puck, scuotendo lentamente la testa.
«No, nessuno. Blaine? Devi venire con me.» Blaine lo fissò con tanto d’occhi.
«Kurt, mi hai visto? Credi davvero che sia in grado di andare in un qualunque posto?» Lui si avvicinò con passo sicuro al letto, afferrandolo per un braccio con tanta forza che Blaine non poté fare altro che alzarsi in piedi.
«Wow, Blaine. Il tuo amico morde.»
«Kurt! Non puoi trascinarmi fuori da camera mia! Sto malissimo- » Kurt lo fissò direttamente negli occhi. Brutta, bruttissima scelta.
«Vieni con me. Ho scoperto una cosa che devi assolutamente vedere.» Blaine emise un gemito di protesta.
«Kurt- »
«Ti giuro che non te ne pentirai. Fidati.» Glielo disse senza perdere il contatto visivo con lui neanche per un momento, in modo da togliergli – consciamente o meno – ogni possibile alternativa di replica. Sbuffò, strizzando gli occhi per il mal di testa.
«...E va bene.»
 
 

***

 
 
Kurt non era del tutto sicuro di come avesse fatto a trascinare Blaine fino al quinto piano. Non che lui sprizzasse energia da tutti i pori, ma quantomeno era ancora in grado di fare le scale senza lamentarsi come un moribondo.
«Non credo di farcela- »
«Hai il raffreddore, non la lebbra. Ci siamo quasi: è a quattro porte a sinistra da quella statua.» Spiegò, indicando la scultura di un mago dall’aria smarrita, con i guanti infilati nella mani sbagliate. Quando gli passarono di fianco Blaine la squadrò con aria incuriosita.
«Questo sì che è un tipo strano.»
«È Boris il Basito.» Disse Kurt, continuando ad avanzare verso la sua destinazione. Blaine ridacchiò, cercando di restare al passo.
«Boris il che cosa?»
«Era nel libro che sta leggendo Sebastian, non chiedermelo.» Raggiunse la porta che cercava in due ulteriori passi, e poi si rivolse a Blaine.
«Allora, in teoria noi non potremmo stare qui. Quindi se per caso dovesse entrare qualcuno io dirò che stai molto, molto male e non sapevo dove altro portarti. Chiaro?» Blaine cercò faticosamente di incamerare ciò che Kurt gli stava dicendo.
«...Dove diavolo stiamo per entrare? » Lui sorrise, apparentemente molto soddisfatto della sua scoperta.
«Lo vedrai.»
Blaine iniziava ad essere seriamente spaventato da quel ragazzo. Non che di solito lo considerasse un tipo tranquillo e affidabile, ma sul serio: perché doveva portare il suo cadavere in giro per Hogwarts? In posti in cui loro non avevano nemmeno il permesso di entrare, tra l’altro.
«Frescopino.» Sussurrò sporgendosi leggermente verso la porta, che si aprì con un piccolo cigolio. Kurt gli lanciò un’occhiata vittoriosa, spingendo il legno con la punta delle dita.
«Dopo di te.»
«Kurt, non credo che sia una buona idea- »
«Fidati.» Blaine sospirò.
Se se la fosse vista brutta avrebbe potuto dare la colpa a Kurt: era stato lui a trascinare un povero malato in quel luogo di perdizione, di qualunque posto si trattasse. Si arrese e fece un passo dentro alla stanza, ritrovandosi a bocca spalancata.
Un immenso candeliere illuminava il marmo bianco che rivestiva ogni angolo della camera; al centro c’era una grande piscina rettangolare, sui cui bordi si intervallava una lunga serie di rubinetti d’oro incastonati di pietre preziose. Le finestre erano drappeggiate da sottile tende di lino bianco, candide come i numerosi asciugamani ordinatamente impilati ai bordi della vasca già piena di acqua fumante.
Blaine era completamente senza parole. A malapena si accorse della porta che si chiudeva alle sue spalle e di Kurt che lo affiancava, sorridendo alla sua aria basita.
 
«Bello, vero?»
«Kurt... Che- che cos’è questo posto?»
«Ti presento il Bagno dei Prefetti, Blaine.» Lui fece qualche ulteriore passo avanti, guardandosi intorno con una faccia del tutto sconvolta.
«Si può sapere come fai a sapere che esiste?» Kurt si strinse nelle spalle, chinandosi per slacciarsi le scarpe – slacciarsi le scarpe?
«Sebastian c’è stato con un- con una persona. Quando gli ho detto del raffreddore mi ha riferito la parola d’ordine nel caso fossi voluto venire qui a fare un bagno caldo.» Spiegò allegramente, appoggiando le scarpe abbastanza lontano dal bordo della piscina da essere sicuro di non danneggiarlecon nessuno schizzo. Blaine osservò ogni suo movimento, spaesato.
«A-Aspetta. Abbiamo intenzione di fare un bagno?» Kurt inarcò le sopracciglia.
«No, Blaine. Cosa ti ha fatto pensare qualcosa del genere? Ti ho portato qui per aiutarmi a rubare le pietre incastonate nei rubinetti- »
«Insieme?» Kurt si alzò in piedi, sostenendo il suo sguardo.
«Possiamo cambiarci di spalle se preferisci... O se hai qualcosa da nascondere.» Aggiunse con un sorrisetto, slacciandosi tranquillamente la mantellina azzurra che portava sulle spalle. Blaine boccheggiò, vagamente consapevole che sarebbe stata una delle giornate più dannatamente imbarazzanti della sua vita.
«Non vedo cosa dovrei avere da nascondere!» Kurt si strinse nelle spalle.
«Sei tu a farti dei problemi a spogliarti di fronte a un altro ragazzo.» Di fronte a te.
Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma non poteva spogliarsi davanti a Kurt. Non poteva perché anche lui l’avrebbe fatto, ed era abbastanza sicuro che non sarebbe stato in grado di controllare le reazioni del suo corpo a quella vista e se non ci fosse stato nessun vestito a proteggerlo Kurt se ne sarebbe accorto, e se questo fosse successo-
«Kurt, Kurt no, aspetta.»
Kurt smise all’istante di far scivolare le dita sui bottoni del suo gilet, tirando mentalmente un sospiro di sollievo. In realtà – nonostante tutta la nonchalance e la sfrontatezza che stava facendo del suo meglio per ostentare – non aveva la minima intenzione di togliersi i vestiti davanti a Blaine. Magari davanti a qualunque altro ragazzo, ma non lui. Kurt non aveva idea di come avrebbe reagito nel vederlo in quel modo, e non moriva dalla voglia di scoprirlo davanti ai suoi occhi. Avrebbe preferito essere mangiato vivo da uno dei draghi della prima Prova del Torneo Tremaghi. Tuttavia, quando Sebastian gli aveva detto del Bagno dei Prefetti, quella mattina, non aveva potuto fare a meno di pensare a lui. Il fattore assenza-vestiti era qualcosa che aveva messo in conto un tantino troppo tardi.
 
«Che cosa c’è?»
«Penso che mi avvarrò dell’opzione di cambiarci di spalle.» Kurt annuì, voltandosi verso la finestra.
«Allora hai davvero qualcosa da nascondere. Guarda che non ti avrei giudicato: ci sono cose a cui la magia non può porre rimedio.» Commentò mentre si sfilava velocemente gilet e camicia, riponendoli sopra alle sue scarpe. La consapevolezza che Blaine stesse facendo più o meno la stessa cosa a pochi metri da lui fu sufficiente a fargli correre un brivido ben distinto lungo la spina dorsale.
«Non è per quello che pensi tu, genio.»
«Per che cos’è allora?» Kurt si inginocchiò sul bordo della piscina e azionò uno dei rubinetti, dal quale iniziò a sgorgare un bagnoschiuma azzurrino che – a contatto con l’acqua – andò subito a formare una densa schiuma dello stesso colore. Ne aprì un altro paio, ognuno dei quali colorò la piscina di una tonalità differente. Poi iniziò a sfilarsi i pantaloni, con il cuore che batteva all’impazzata. Sentì il fruscio di vestiti non suoi afflosciarsi a terra, e Kurt al momento era molto consapevole di essere gay.
«Se non rispondi devo dare per assodato che- »
«Non ce l’ho piccolo, okay?!»
«Ah ah- »
«Vuoi controllare?» Kurt spalancò gli occhi.
«No! No. Resta girato, sto entrando nella vasca.» Blaine lo sentì scivolare nell’acqua. Senza vestiti. Considerò seriamente l’idea di voltarsi e scappare da quella stanza prima che fosse troppo tardi.
«Adesso fai il timido? Credevo che tu fossi perfettamente a tuo agio con l’idea di- »
«Non rompere e vieni dentro. Non stavi morendo cinque minuti fa?» Oh, stava morendo di più adesso.
«Posso entrare? Stai sbirciando?» Lo sentì sbuffare.
«No, Blaine. Non voglio aggravare la tua ovvia sindrome di inferiorità.» Lui prese un profondo respiro e – camminando all’indietro in un modo piuttosto bizzarro – raggiunse il bordo della piscina e si immerse il più in fretta possibile. Kurt, in effetti, gli dava davvero le spalle. Blaine fissò l’attaccatura leggermente bagnata dei capelli che gli sfioravano il collo, passando poi ad osservare la schiena e le scapole, che sparivano tra le bolle di sapone.
Si chiese quante possibilità ci fossero che Kurt si lasciasse toccare e baciare e qualsiasi altra cosa.
 
«Posso girarmi o dovrò fissare il rubinetto tutto il tempo?»
«Puoi girarti.» E Kurt si girò. Non l’avesse mai fatto.
I suoi occhi spaziarono di loro iniziativa giù per il collo di Blaine, oltre le spalle e le clavicole, fin dove il torace spariva in un mare di bolle colorate.
«Ciao.» Kurt ingoiò un groppo alla gola dalle dimensioni gigantesche.
«Ciao.» Si lasciò sprofondare un po’ più in basso nella schiuma, soffiando via qualche bolla.
«Questo dovrebbe fare bene al nostro raffreddore.»
«Raffreddore che non ci sarebbe se non fosse stato per la tua geniale idea di buttarmi in un lago a dicembre- »
«Durmstrang, ti ho salvato la vita. Quindi sta’ zitto e ringrazia che condivido una piscina con te anche se probabilmente non ti lavi da anni.» Blaine lo guardò storto, spingendo via un ammasso di bolle che si stava formando vicino a lui.
«Comunque carina la tua sorpresa. Peccato aver omesso tutta la parte in cui noi due facciamo un bagno insieme.»
«Oh, scusa tanto se ho pensato di condividere questo posto con te! E poi non stiamo facendo un bagno insieme.» Blaine sogghignò.
«Certo che no. Infatti i nostri vestiti sono là e noi siamo qua così, a caso.»
«Perché devi essere sempre così insopportabile?» Blaine non rispose, e Kurt finse di interessarsi ai pomelli dei rubinetti.
«...E così ti piace ballare con i ragazzi e farci il bagno insieme. Interessante.»
«Che cosa vorrebbe dire?»
«Non lo so, dimmelo tu.» Kurt gli lanciò una delle peggiori occhiatacce di sempre.
«Vaffanculo.» Si spostò più in là sul bordo della vasca, ormai distante da lui parecchio di più dei due metri originari. Blaine si sentì un idiota. Perché doveva sempre sondare il terreno facendo delle gaffe di quel genere?
«Non era in questo modo che volevo metterla...»
«Tanto in qualunque modo la metti finisce sempre così; magari dovresti farti qualche domanda.» Blaine fece per replicare, ma Kurt lo interruppe.
«Volevo aiutarti a stare meglio, non stuprarti, okay?»
«Non- Non intendevo questo- »
«E allora che cosa intendevi, esattamente?» Blaine non rispose, spostandosi appena nella vasca bollente. Non era questo che voleva ottenere, naturalmente. Nella sua testa Kurt gli avrebbe confessato che anche lui era gay e che andava bene se adesso lo baciava e toccava quella pelle meravigliosa e cercava di farlo sentire come non si era mai sentito prima – o forse sì? Oh Dio santissimo misericordioso – e invece era dall’altra parte della piscina a giocherellare con le bolle di schiuma, e il solo fatto di vedere le sue mani muoversi fuori dall’acqua e sapere che se si fosse immerso l’avrebbe visto nudo lo mandavano completamente fuori di testa. Così improvvisò.
«Kurt?»
«Cosa?»
«Mi fa male una spalla- »
«Spero che ti si stacchi il braccio.» Beh, se non altro le prospettive erano ottime. Prese un profondo respiro, tentando di tenere a bada i suoi dannatissimi ormoni da adolescente.
«Mi- Non è che mi potresti fare un massaggio?» Kurt alzò lo sguardo dalle sue bolle, fissandolo per un interminabile lasso di tempo.
«Fattelo da solo il massaggio, stronzo.»
«Okay, si può sapere che cosa ho fatto di così terribile stavolta?» Kurt alzò le spalle – Blaine cercò di non prestare attenzione a quelle spalle – prima di ribattere.
«Non lo so, tu cosa ne dici? Io decido di portarti in un posto in cui avrei potuto benissimo venire da solo per farti un favore, e tu prima dici di non volere entrare con me, e poi che ti ho portato qui con secondi fini.»
«Kurt- »
«Lo sai che è così, non provare a negarlo. Cosa pensavi che avrei fatto, esattamente? Che avrei chiuso la porta a chiave e ti avrei- Che diavolo stai facendo?» Blaine, senza nemmeno fermarsi a riflettere in merito, si stava già muovendo verso l’altro lato della piscina, esattamente dove si trovava Kurt, che si stava miseramente appiattendo contro la parete di marmo.
«No no no- Blaine fermati- »
«Non ho paura che tu abbia dei secondi fini, razza di deficiente.» Lo prese per un braccio prima che potesse farsi più in là, con la netta sensazione che – se solo avesse voluto – Kurt avrebbe potuto sfuggirgli più che facilmente. Quando incontrò il suo sguardo confuso e vagamente spaventato, avrebbe solo voluto baciarlo.
«Che cosa vuoi farmi?» Non te lo immagini neanche. Blaine si sforzò deliberatamente di pensare col cervello.
«Un massaggio. Per farmi perdonare.» Disse, mascherando come meglio poteva il progressivo abbassamento della sua voce dovuto alla tanto improvvisa quanto estremamente piacevole vicinanza di Kurt. Blaine avrebbe voluto conoscere un incantesimo per far sparire tutta quella dannata schiuma.
«Un massaggio dove?» Oh Dio santissimo misericordioso. Alle spalle, naturalmente alle-
«D-Dove vuoi.» ...Perché l’aveva detto? Blaine si sentì arrossire, nello stesso istante in cui Kurt gli rivolse un sorrisetto. Quella era una tortura.
«Dove voglio, eh?» Blaine annuì energicamente, perché davvero, al momento avrebbe fatto qualunque cosa pur di toccare una qualsiasi porzione di quella pelle perfetta. Kurt si sollevò appena dalla sua posizione a ridosso della parete – Blaine dovette farsi della violenza fisica per non allungare le mani in avanti – e lo prese per le spalle, facendolo girare.
 
«Che- Che fai?»
«Apprezzo il gesto, ma dubito che tu ne sia capace. Puoi considerarti perdonato e in segno di pace ti farò il massaggio che mi hai chiesto.» Blaine ingoiò a vuoto.
Questo significava che lui non avrebbe toccato Kurt, ma al contempo voleva dire che Kurt avrebbe toccato lui. Di nuovo, fece tutto ciò che era nelle sue possibilità per evitare il continuo ed inesorabile afflusso di sangue tra le sue gambe; ancora una volta senza alcun risultato degno di nota. Kurt gli accarezzò le spalle con i palmi aperti, e lui dovette trattenersi per non piagnucolare.
«Okay, ora rilassati. Ti prometto che non ti stuprerò.» Oh ti prego fallo.
«Posso cominciare?» Blaine aveva troppa paura di come sarebbe risultata la sua voce se si fosse azzardato ad aprire bocca, così si limitò ad annuire. Le mani di Kurt iniziarono a spaziare per tutte le sue spalle, le braccia e le scapole, comprimendo una parte e accarezzandone un’altra, ed era tremendamente fantastico.
«Ti piace?» Non poteva dirgli quelle cose, non in quel modo.
Blaine prese seriamente in considerazione l’idea di toccarsi sotto lo schermo protettivo delle bolle. Kurt non se ne sarebbe nemmeno accorto, giusto? E lui non riusciva a-
«Durmstrang, hai perso la lingua?»
«N-No! Sei bravo. Molto bravo, in realtà.» Kurt mormorò la sua approvazione, continuando a massaggiargli le spalle.
«Però continui ad essere teso. C’è qualcosa che non va?» Sarebbe andata splendidamente se solo avesse potuto ignorare ciò che stava succedendo tra le sue gambe, e le successive opzioni impraticabili che il suo cervello gli suggeriva per porvi rimedio.
«Sì, no- è solo- »
«Proviamo a farti rilassare, okay?»
Blaine annuì, del tutto incapacitato a fare qualsiasi altra cosa mentre Kurt continuava a muovere ritmicamente le mani su di lui. E sul serio, era un supplizio non poter fare altro che concentrarsi sulla sensazione delle loro pelli una sull’altra senza avere nessuna speranza di potersi voltare e toccarlo fino a quando-
«Vuoi che faccia qualcos’altro?» E fu più o meno in quel momento che in Blaine nacque il sospetto.
Girò la testa oltre la sua spalla, incontrando lo sguardo di Kurt. Kurt, con le guance arrossate e gli occhi lucidi e Dio, era possibile che anche lui si stesse- No. Doveva mantenere i suoi propositi.
«...Lo fai apposta?» Kurt inarcò innocentemente le sopracciglia, in apparenza confuso.
«Che vuoi dire?» Blaine stava per rispondergli con qualcosa di provocatorio, quando realizzò che una cosa del genere lo avrebbe probabilmente portato ad interrompere quello che stava facendo. E – benché fosse terribilmente frustrante e desiderasse con tutto se stesso che quelle mani cambiassero zona – non voleva che Kurt smettesse di toccarlo.
«Niente, scusa. Continua.»
Tornò a voltarsi in avanti, concentrandosi su cose orribili tipo i gattini morti o Puck che russava. Quando le mani di Kurt furono di nuovo sulla sua pelle, sapeva già che non avrebbe funzionato. Iniziò a disegnargli cerchi immaginari lungo la schiena, e Blaine si stava mordendo le labbra così forte che era abbastanza sicuro che a breve avrebbero iniziato a sanguinargli.
«Non mi hai risposto.» Si fece più avanti, accarezzandogli i bicipiti e l’incavo dei gomiti. Iniziava ad essere fisicamente doloroso.
«Posso fare qualcos’altro?» Glielo aveva praticamente soffiato sul collo, il bastardo.
Blaine non poté impedirsi di rabbrividire, e trattenersi dall’emettere un qualche suono difficilmente fraintendibile fu una delle cose più complicate che avesse mai affrontato.
«Fai quello che vuoi.» Era abbastanza sicuro di averlo sentito sogghignare. Spostò nuovamente le mani verso l’alto, percorrendogli la giugulare con le dita fino a sfiorargli le clavicole. Blaine voleva morire, sul serio. Voleva aver infilato il suo dannato nome in quel Calice ed essere stato mangiato da un drago.
«È un po’ vago. Non c’è niente in particolare?»
Gli premette i pollici alla base della nuca, ruotandoli in piccoli movimenti circolari. Poteva sentirlo. Poteva sentirlo parlare a due centimetri dal suo collo e no, non poteva morire nudo in un posto in cui non poteva nemmeno stare con un’erezione astronomica tra le gambe.
 
«Okay, basta.» Kurt tolse immediatamente le mani, lasciandolo con una spiacevole sensazione di vuoto. Si voltò cautamente, sperando che ci fossero ancora abbastanza bolle intorno a loro. Se non altro, il mal di testa gli era completamente passato.
«Pensavo che ti stesse piacendo.» Commentò Kurt con un sorrisetto consapevole, a mezzo metro da lui.
«Infatti mi stava piacendo, ma- » Blaine smise di parlare, adocchiando la progressiva comparsa della sua tipica aria insopportabile.
«Che hai ora?»
«A quanto pare ci sono riuscito.»
«A fare cosa?»
«Lo sai cosa.» Blaine provò a convincersi fino all’ultimo che non si stesse riferendo a quello che temeva ma, quando Kurt abbassò brevemente gli occhi sull’acqua piena di bolle sotto di lui per poi ritornare ad incontrare i suoi, non c’erano davvero molte possibilità di fraintendimento.
«Tu- Tu- Sei un bastardo!» Kurt scoppiò a ridere, sotto lo sguardo incredulo di Blaine.
«Lo stavi davvero facendo apposta!»
«Certo che lo stavo facendo apposta.» Confermò allegramente. Blaine stava per chiedergli se valesse ancora la cosa del “posso fare qualcos’altro per te”, ma decise saggiamente di evitare.
«Quindi ora se non sbaglio siamo in due ad aver ballato con un ragazzo, e in due ad averci fatto un bagno insieme. Ma solo per uno di noi ci sono state delle conseguenze.» Ricapitolò Kurt, ben lungi dall’ammettere che quell’ultimo aspetto non si avvicinava neanche lontanamente alla realtà. Per quel che lo riguardava, era già nelle stesse condizioni di Blaine da quando aveva messo piede in piscina.
«Ti odio.»
«Una parte di te è una mia grande fan, invece.» Blaine fece per replicare, ma Kurt non gliene diede il tempo.
«Sarà meglio andare. L’acqua comincia a raffreddarsi e tu avrai bisogno di tornare in camera a pensare a cos’altro avrei potuto farti- »
«Puoi contarci. Lo farò sicuramente.» Kurt annuì, consapevole che se la cosa non valeva per Blaine, di sicuro era vera per lui.
«Lo so.»
 
 

***










LOL <3

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Ma salve belle creaturine ;)

Visto e considerato come ci eravamo lasciati martedì scorso credo che dilungarmi in introduzioni prolisse sarebbe semplicemente crudele :’) Quindi passo subito ai ringraziamenti e mi riservo lo spazio per tutti gli altri commenti in fondo al capitolo u.u
Ho come la sensazione di non fare abbastanza  per ricompensare il vostro grado di adorabilità ç__ç Ogni giorno il numero delle letture aumenta, e insieme a lui anche quello delle seguite/preferite/ricordate. Spero davvero che questi ultimi capitoli varranno tutto l’amore che state dando a me e a questa piccola storia, perché vi assicuro che siete un’ispirazione <3
In particolare, un grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero giadacolfer, Anna_Vik, Estel84, P e r l a, potters_continuous, Lost in a daydream_, TheShippinator, Mi_ki, candlesklaine, being alive, Anacleto_, cipollina96, neversaynotollamas, Ginny_Sara, klaineislove, TheMoon, beerpong, Ari_Klaine, safelia22, Eternity21, TheTwinsFromOz, Chriscolfer is my angel, LUcy__, Rorori e Lama_Mustache <3
Tra chi già conoscevo da tempo e chi invece ha iniziato ad accompagnarmi da questa storia, ci sguazzo davvero nei vostri commenti *-* Tanto amore per tutti voi <3
Senza ulteriore indugio mi dissolvo per poi ricomparire a fine capitolo.
Buona lettura ;)
 



Capitolo Ottavo

 

L’arrivo della fine di febbraio – oltre al lento rifiorire della natura, all’alzarsi delle temperature e al sempre più frequente nonché fastidioso appartarsi delle coppiette – aveva portato anche alla piena ripresa  del Torneo Tremaghi. Quando Kurt aveva scoperto che la Seconda Prova aveva a che fare con il Lago Nero, non aveva potuto fare a meno di sorridere.
«Non posso credere che Fleur si sia ritirata!» Sbottò incredulo, sbirciando faticosamente ciò che stava succedendo su una delle palafitte in legno allestite nel bel mezzo del Lago. Rachel, al suo fianco, sembrava indignata almeno quanto lui.
«È assurdo. Di questo passo non vinceremo mai! Come diavolo ha fatto ad essere stata scelta come nostra Campionessa?!» Kurt scosse la testa con disapprovazione, mentre si sforzava di capire cosa le fosse successo di così terribile da costringerla a ritirarsi dalla competizione.
«Riesci a vedere qualcosa?»
«Non proprio, ma almeno sembra che stia bene.» Commentò, senza smettere di sporgersi in avanti. Rachel lo lasciò fare per un po’, per poi farsi mentalmente coraggio e rivolgersi direttamente al ragazzo al suo fianco.
«Kurt?» Lui le concesse un’occhiata distratta, ancora concentrato sugli avvenimenti della Prova.
«Mm?»
«Posso farti una domanda- »
«No! No, non ci credo! È un incubo- » Rachel spalancò gli occhi a quella sua improvvisa quanto violenta reazione a ciò che stava succedendo qualche decina di metri più in là.
«Cosa? Che succede?» Kurt emise un gemito frustrato, seppellendo la testa tra le mani.
«Kurt- »
«Krum! Quello scimmione senza cervello ha vinto!» Ringhiò, indicando il Campione di Durmstrang che riemergeva dalle acque tra le acclamazioni scalmanate dei suoi compagni di scuola.
Kurt considerò seriamente l’idea di buttarsi giù dagli spalti. Rachel era un tantino perplessa.
«Non credevo che questo Torneo fosse così importante per te- »
«Non lo è, infatti, ma ho scommesso con Blaine! Per colpa di quell’incapace adesso gli devo cinque galeoni.» Spiegò, mettendosi letteralmente le mani tra i capelli.
«Ecco, era esattamente di questo che volevo parlarti.» Kurt la guardò sconsolato, tornando a sedersi tristemente accanto a lei sugli spalti.
«Dei miei cinque galeoni?» Rachel inarcò le sopracciglia.
«Sul serio, Kurt? Intendo Blaine, naturalmente.» Lui sbuffò, senza particolare interesse.
«Cosa riguardo Blaine?» La ragazza abbassò per un attimo lo sguardo, come se non fosse del tutto convinta di quello che stava per dire.
«Beh... Lo so che ogni volta che te lo chiedo cominci ad urlare, ma- » A Kurt bastò quell’incipit per sapere perfettamente dove sarebbe andata a parare.
 
«No, Rachel. Non c’è niente tra me e Blaine a parte qualche momento carino e un mare di insulti.» Chiarì in fretta, sotto lo sguardo contrariato della sua migliore amica.
«Ma... Passate tutto questo tempo insieme e- »
«Passo molto tempo anche con te, o con Sebastian. E non mi risulta di essere il fidanzato di nessuno dei due.»
«Ma- »
«Rachel. Non c’è niente.» Esclamò, con un tono che non ammetteva repliche.
Lei si appoggiò entrambe le mani sui fianchi, voltandogli teatralmente le spalle. Dopo tutte le volte che Rachel aveva provato ad intraprendere quel discorso con lui solo per ricevere ogni volta la stessa identica risposta e prendersela, Kurt iniziava seriamente a chiedersi se non le stesse facendo un qualche tipo di torto personale. In fondo non era così difficile da capire: tra lui e Blaine non c’era niente, niente nel modo più assoluto. A parte un ballo insieme, qualche caramella, un mezzo salvataggio dalle grinfie di una strana creatura acquatica, un bagno vagamente compromettente-
Rachel si alzò di scatto dal suo posto e passò alle sue spalle, dirigendosi a testa alta verso la gradinata al centro della tribuna. Prima di lasciarlo solo, si piegò in avanti per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
«Forse non ci sarà niente, ma a te piacerebbe.» Prima che Kurt potesse replicare in alcun modo, lei se n’era già andata.
Così lui rimase sugli spalti da solo, in compagnia dei suoi stupidi sentimenti.
 
 

***

 
 
Kurt scivolò su una delle panche della Sala Grande non più di un’ora più tardi, esattamente dove lui e Blaine si erano dati appuntamento prima della Seconda Prova per riscuotere i cinque galeoni della scommessa. Aveva già disposto le monete sul tavolo, pronto ad allungargliele senza troppi convenevoli: non ci teneva a prolungare l’umiliante tortura che lo aspettava; per una volta che vinceva in qualcosa, Blaine non si sarebbe mai fatto sfuggire l’occasione di sfotterlo fino allo sfinimento.
Kurt sospirò, percorrendo pigramente i contorni di una delle monete con la punta dell’indice. Se proprio voleva essere del tutto sincero, continuare a negare di avere iniziato a provare qualcosa per quell’adorabile cretino stava iniziando a farsi un tantino ridicolo.
Il solo fatto che – nella privacy della sua testa – a volte pensasse a Blaine come “adorabile” era indice di quanto fosse completamente fuori di testa. Perché bisogna essere fuori di testa per prendersi una sbandata di quel tipo per uno come lui, soprattutto se la sbandata in questione inizia a sembrare qualcosa di più di una semplice sbandata.
Kurt era talmente perso nei suoi pensieri che – quando una voce fin troppo familiare iniziò a parlargli da dietro le spalle, proprio vicino all’orecchio – per poco non cadde dalla panca.
 
«...Indovina chi ha appena perso miseramente una scommessa e sta per pagare cinque galeoni?»
«Blaine! Che cosa ti dice il cervello?! Mi hai spaventato a morte!» Sollevò le gambe e ruotò sul fondoschiena fino a mettersi a cavalcioni sull’asse di legno, ritenendo che fosse ormai troppo tardi per rimangiarsi ciò che aveva detto, ovvero l’erronea ammissione che Blaine avesse effettivamente un cervello. Lui comunque non sembrò farci caso e gli si sedette davanti meno di mezzo secondo più tardi, con un sorriso enorme e vagamente inquietante stampato in faccia.
«Allora? Eh? Chi ha appena perso miseramente una- »
«Da sei mesi a questa parte è la prima volta che vinci qualcosa. Vedi di non montarti troppo la testa.» Blaine fece per ribattere, quando adocchiò i galeoni in bella vista sul tavolo. Si rimise a ghignare come un idiota.
«Ooh! E così hai già preparato i soldi- »
«Preferivi che ti pagassi in galline, come usa da te? Perché se vuoi- » Blaine scosse velocemente la testa, guardandolo dritto negli occhi. Kurt odiava che avessero quella forma, quel colore e quelle ciglia; si sentiva così stupido a non poter fare a meno di fissarli.
«Stavolta non te la caverai così facilmente, Kurt Hummel. Voglio sentirtelo dire.»
«Dire che cosa?» Blaine rispose all’istante, come se si fosse preparato il discorso in precedenza. Conoscendolo, Kurt non poteva  davvero escludere quell’ipotesi.
«“Avevi ragione, Blaine. Tu hai vinto e io ho perso. Tu sei un genio e io sono un portatore sano di cappellini orrendi...”- » Kurt scoppiò a ridere.
«Che c’è?»
«Sappiamo entrambi che non dirò mai nulla del genere. E poi vorrei ricordarti che il mio cappellino orrendo a quest’ora è da qualche parte sul fondo del Lago Nero, quindi non ci sarebbe neanche uno sprazzo di verità.» Blaine lo guardò, e sembrava esattamente come un bambino di cinque anni al quale hanno appena rubato le caramelle.
«Ma- Ma è la prima volta che vinco contro di te, ho il diritto di godermela!»
Kurt sapeva perfettamente che se lo avesse guardato con quella faccia anche solo per un altro minuto non ci sarebbe stato molto da fare, né per il suo orgoglio né per le sue convinzioni morali. Purtroppo di recente aveva scoperto di non riuscire ad essere sempre e solo spietato con Blaine; non quando lo fissava con quegli occhi- oh, era patetico. Se solo avesse potuto leggergli nel pensiero lo avrebbe preso in giro da lì alla fine del mondo.
Prese un profondo respiro, ingoiando insieme all’aria ciò che rimaneva della sua dignità.
 
«Tu sei un vincente, io sono un perdente. Ora prendi quei cavolo di galeoni e non osare rompere ulteriormente.» Blaine lo guardò ad occhi spalancati; sembrava il giorno più felice della sua vita. E lo era, probabilmente.
«...No. No, ti prego, devi dirlo di nuovo! Devo registrarti, devo- »
«Devi tacere e godere di questo momento unico. Prendi i galeoni e fingiamo che tutto questo non sia mai successo.» Blaine prese i galeoni, uno alla volta. E li mise in tasca, uno alla volta, il bastardo.
«Ti stai divertendo, Durmstrang? Stai avendo il tuo piccolo e insignificante momento di gloria?» Gli chiese con voce cantilenante, mentre Blaine si alzava con aria vittoriosa dalla panca, tutt’altro che smontato dalle sue parole.
«Non ne hai idea. Te lo rinfaccerò a vita.» Oh, a questo Kurt poteva rispondere. Eccome se poteva.
«Buono a sapersi. Sai, anch’io avrei qualche storiella da raccontare su di te e sulla tua grande passione per i massaggi; ricordi?» Blaine spalancò gli occhi, guardandolo malissimo. Kurt gli rivolse il più candido dei sorrisi.
«...Questo è sleale.»
«Sarebbe sleale se fosse una bugia, ma si dà il caso che si tratti solo della dura verità.» Mormorò con voce innocente, sbattendo le ciglia. Blaine si morse le labbra per non sorridere; era una battuta passabile, questo doveva concederglielo.
«Kurt.»
«Cosa? È innegabile che sia stata dura per te- »
«Okay, come vuoi. Proverò a non rinfacciartelo.» Si arrese alla fine, ormai messo spalle al muro. Kurt sorrise soddisfatto, alzandosi a sua volta dalla panca.
«Facciamo un giro?»
 
 

***

 
 
«Quando ho accettato di fare un giro con te intendevo due passi in cortile, non centocinquanta rampe di scale- »
«Possibile che tu sappia solo lamentarti?»
Blaine gli arrancò dietro, tenendosi strettamente ancorato allo spesso corrimano delle scale: si era perso fin troppe volte in quella scuola e non ci teneva particolarmente a ripetere l’esperienza. Questo significava che non doveva perdere di vista Kurt, né sostare più del necessario sugli stessi gradini.
«No! Non di nuovo!» Le scale tremarono per un attimo, e poi cambiarono bruscamente direzione.
«Vomiterò, Kurt. Vomiterò ed è solo colpa tua.»
«Blaine- »
«Sarà la quarta volta che ci capita, hai almeno idea di dove siamo finiti?!»
Non appena le scale parvero assestarsi nella loro nuova posizione Kurt scattò in avanti, seguito a ruota da Blaine. Arrivarono su quella che avrebbe tranquillamente potuto definire “terra ferma”.
«Mi hai sentito?» Kurt non si voltò nemmeno a controllare che fosse ancora dietro di lui. Semplicemente, continuò a camminare alla velocità della luce fino ad imboccare il corridoio.
«Ehi! Ti dispiacerebbe degnarti di rivolgermi la parola?!» Kurt si fermò bruscamente, girando la testa verso di lui. Blaine avrebbe tanto voluto sapere che cosa diavolo gli avesse fatto di male quella volta.
Perché doveva sempre essere così difficile con lui?
«Siamo al settimo piano, okay? O almeno credo.» Riprese la sua folle camminata ma, in qualche modo, Blaine riuscì a far prevalere la forza di volontà sulla stanchezza delle sue gambe: in una manciata di secondi lo raggiunse, strattonandolo per un braccio.
«Lasciami andare- »
«Ascoltami bene, piccolo psicopatico. Ti conosco da sei cavolo di mesi, e se all’inizio l’assoluta assenza di logica del tuo comportamento poteva essere divertente adesso comincia sul serio a stancarmi.» Lui provò a divincolarsi, ma Blaine non aveva la minima intenzione di mollare la presa.
«Quindi se di punto in bianco decidi di smettere di parlarmi almeno prima avvisa, così non continuo a seguirti come un idiota- » Kurt riuscì a liberarsi dalla sua presa, e per un momento Blaine fu quasi certo che gli avrebbe dato uno schiaffo. In ogni caso, alla fine non lo fece.
«Blaine- »
«È per quella scommessa, non è vero? Rivuoi i tuoi soldi? Solo perché per una volta- »
 
«È questo il tuo problema!»
Kurt glielo aveva praticamente urlato in faccia, e Blaine ne rimase completamente spiazzato. Avevano litigato talmente tante volte in quei mesi che tenerne il conto sarebbe stato impossibile, ma Kurt non era mai sembrato così arrabbiato dalla sera del Ballo del Ceppo, non sul serio, comunque. Non fino a quel momento.
«Tu- Tu ti rendi conto di quanto parli? È da quando ti ho chiesto di fare questo stupidissimo giro per Hogwarts che cerco di dirti una cosa, ma no! Tu devi raccontarmi le stronzate che ti dice il tuo compagno di stanza, lamentarti delle scale, dirmi quante formiche c’erano per terra stamattina...»
«...Se è per la scommessa- » Kurt emise un ringhio frustrato, lasciandosi cadere le braccia lungo i fianchi.
«Non me ne frega niente di quella stupida scommessa, okay?!» Blaine si sentì incredibilmente stupido.
Perché in effetti è stupido accusare qualcuno di non parlare quando siamo noi a impedirgli di farlo. E poi si ricordò.
«Che cosa mi devi dire?» Kurt socchiuse la bocca – quella bellissima, soffice bocca piena di insulti che Blaine continuava ad imporsi di non baciare – come se avesse ricordato solo in quel momento che, in effetti, aveva qualcosa da dire.
«...Beh. Lo so che il raggio di azione del tuo minuscolo cervellino è limitato a circa due ore, ma- » Si interruppe, tornando lentamente a fronteggiare il corridoio, stavolta con Blaine al suo fianco. Presero a camminare lentamente.
«Ma?» Lo incalzò, ignorando volontariamente la componente offensiva di quella frase. Kurt abbassò le palpebre, lasciando andare un lungo sospiro.
«Ma si da il caso che io mi renda perfettamente conto che tra qualche settimana la scuola sarà finita.» Blaine inarcò le sopracciglia, senza afferrare il punto della questione.
«Questo lo so- »
«E noi probabilmente non ci rivedremo più.» Oh.
Quindi era a questo che Kurt stava pensando e che provava a dirgli da quando avevano iniziato a vagare per il castello. Del fatto che il Torneo Tremaghi stava per finire, e insieme a lui l’anno scolastico, e insieme all’anno scolastico anche loro due.
Blaine – nonostante tutto ciò che avevano passato – non riusciva ancora a pensare con piena coscienza a se stesso e a Kurt come un noi: erano sempre sembrati troppo diversi per conciliarsi in una parola sola. Eppure, se mai ci si fossero anche solo vagamente avvicinati, per quanto lo riguardava non c’era mai stato un momento in cui erano stati più “noi” di quello. Incontrò gli occhi di Kurt, e sperò con ogni fibra del suo essere che sotto tutti quegli strati di sarcasmo e imperfezione meravigliosamente perfetta stesse pensando la stessa cosa. Lui sostenne il suo sguardo – naturalmente lo fece – ma a differenza del solito senza avvalersi di alcun tipo di espressione di sfida, o sorrisetto impertinente. Lo guardava e basta, e Blaine poteva sentire tutto il peso di quelle parole che ancora gli riempivano le orecchie.
«Pensavo che non vedessi l’ora di liberarti di me.» Kurt alzò le spalle.
«Infatti. Ma questo non significa che... » Blaine sorrise, senza alcun tipo di malizia. Per una volta, gli sorrise e basta.
«Che?» Kurt smise di guardarlo, e prese a fissare un punto non meglio definito sul pavimento sotto di loro.
«...Che non mi mancherai da morire.»
Se non fosse stato certo che era impossibile, Blaine avrebbe giurato che il suo cuore avesse smesso di battere. Inoltre, non aveva mai desiderato baciarlo tanto intensamente come in quel momento. Le mani gli stavano letteralmente fremendo pur di prendere le sue, stringerle, sporgersi avanti e farlo.
Kurt gli avrebbe rinfacciato una cosa del genere per tutta l’eternità.
«Okay, lasciamo perdere. Facciamo finta che non abbia mai detto niente del genere- »
«Kurt.» Lui smise di parlare all’istante. I suoi occhi spalancati e così palesemente pieni di speranza lo fecero sorridere.
«Anche tu mi mancherai da morire.» E, in quel momento, qualcosa cambiò.
Blaine non avrebbe saputo spiegare con precisione di cosa si trattasse, ma il modo in cui Kurt lo guardò lo fece sentire esattamente come aveva predetto quella sfera di cristallo nell’aula di Divinazione. Protetto, a casa. Nonostante Kurt avesse messo in pericolo la sua incolumità in più occasioni, e nonostante lui non abitasse in un corridoio al settimo piano di una scuola dove le scale si spostavano a loro piacimento.
Quella stupida palla di vetro aveva ragione, dopotutto: forse avrebbe dovuto iniziare a studiare Divinazione.
Per ora tutto quello che gli importava era capire che diavolo avesse intenzione di fare Kurt, per quale motivo lo guardasse in quel modo e augurarsi che non si sarebbe preso gioco di lui troppo a lungo una volta che l’avrebbe baciato, perché aveva tutta l’intenzione di-
 
«Oh mio Dio!» ...Eh? Chi? Cosa?
«E-Eh- »
«Guarda!» Kurt indicò con impeto la parete alla sua sinistra e- ovvio!
Lui stava finalmente per decidersi a mandare tutto all’aria e baciarlo e naturalmente una fottutissima porta enorme doveva prendere l’iniziativa di comparire dal nulla e piazzarsi sul muro!
«Oddio Blaine- questo è l’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll!» Esclamò, indicando la decorazione di dubbio gusto appesa alle loro spalle. Blaine inarcò un sopracciglio: in realtà, era leggermente più frastornato dalla recente apparizione di un portone su un muro di mattoni rispetto alla presenza di un arazzo.
«...E con questo?»
«Sebastian mi ha parlato di questo posto! È la Stanza delle Necessità!» Blaine aggrottò la fronte.
«La stanza di che cosa?»
«La Stanza delle Necessità. Appare solo quando chi le passa davanti sta pensando molto intensamente alla sua necessità, e al suo interno c’è tutto quello che serve al mago in questione per soddisfarla.»
Blaine si augurò sentitamente che non fosse stato lui a far apparire quella cosa, perché in quel caso probabilmente avrebbe contenuto una bancarella dei baci, o il soffitto sarebbe stato tappezzato di vischio.
Kurt si precipitò verso la grossa maniglia di ferro che pendeva dalla porta, chiudendovi attorno le dita. Prima di tirarla, si voltò verso Blaine.
«Oh, riguardo quello che ti ho detto prima... Non volevo essere sdolcinato, anche perché sappiamo entrambi che non ci sopportiamo- »
«Sì, ho capito. Non preoccuparti.» Kurt gli rivolse un sorriso sollevato, prima di procedere con l’apertura della porta. Sbirciò prima con la testa, poi entrò del tutto, senza dire una singola parola. Blaine iniziò davvero a temere che i suoi sospetti fossero fondati. Deglutì rumorosamente, decidendosi a sua volta ad entrare.
«Allora? Di cos’è che necessitiamo, esattamente?»
«Blaine Anderson!!» Oh Dio santissimo misericordioso. C’era davvero una bancarella dei baci?
«Che cos- »
«Sai quando mi ricapiterà di imbattermi nella Stanza delle Necessità? Mai. Tra tutto quello che potevi desiderare, proprio uno sgabuzzino?!» Blaine socchiuse la bocca, senza capire.
In due passi fu nella camera, realizzando che non si trattava propriamente di uno sgabuzzino. Era una stanza, in realtà. Una stanza grande e spaziosa, con l’unica pecca di essere completamente e totalmente vuota.
Beh, questo era decisamente qualcosa che non si sarebbe aspettato.
«Beh- »
«Si può sapere a cosa diavolo stavi pensando, Durmstrang? Certo che sei proprio- »
«Stavolta sei tu a non farmi parlare.» Kurt si interruppe bruscamente, dandogli le spalle con aria indignata ed iniziando a muoversi per l’ambiente deserto. Blaine sospirò e si chiuse la porta alle spalle, dando una rapida occhiata in giro.
«Allora? Parla, avanti.»
«Dico solo che eravamo in due davanti a quel muro. Non deve trattarsi per forza di una mia necessità.» Kurt – dall’altra parte dell’enorme camera vuota – lo guardò malissimo.
«Stai insinuando che sarei io ad aver desiderato un cavolo di sgabuzzino?!»
«Non è uno sgabuzzino, è una stanza, e devi smetterla di essere così acido!»
Kurt sembrava estremamente deluso per aver sprecato la sua occasione di trovare chissà quali mirabolanti sorprese nella Stanza delle Necessità o come diavolo si chiamava quel posto. Trascorsero diverso tempo in completo silenzio, Kurt ad ispezionare ogni angolo di quel posto, Blaine a guardarsi distrattamente intorno.
Dopo qualche minuto, la cosa cominciava a farsi imbarazzante.
«Beh, direi che a questo punto potremmo anche uscire da qui- »
 
«A che cosa stavi pensando?» Merda.
«Che vuoi dire?»
«Lo sai cosa voglio dire.» Rispose seccamente, guardandolo fisso con entrambe le mani appoggiate sui fianchi.
Blaine cercò di riassumere mentalmente le sue opzioni, tra le quali quella di dire la verità era ovviamente già esclusa in partenza. Anche perché era piuttosto palese che non fosse stato il suo desiderio a far comparire quello strano posto, a meno che non ci fosse una sorta di filtro d’amore invisibile nascosto da qualche parte.
«E tu a cosa stavi pensando?» Rimase spiazzato solo per qualche istante, poi reagì.
«Non stai rispondendo.»
«Neanche tu.» Kurt sembrava davvero in procinto di vomitargli addosso tutte le parolacce umanamente conosciute, così Blaine agì d’istinto, avviandosi a grandi passi verso la porta.
«E adesso dove stai andando?!» Blaine si voltò a fronteggiarlo, con Kurt che avanzava a passo di marcia verso di lui.
«Uhm, vediamo... Lontano da te e dai tuoi attacchi d’ira?»
«Non puoi andartene finché non scopriamo perché è vuota!» Blaine spalancò le braccia, indicando lo spazio intorno a loro.
«Ci sarà stato un errore, non credi? L’incantesimo avrà interpretato male qualcosa che ci è passato per la testa- »
«L’incantesimo non sbaglia.» Esclamò categorico, inchiodandolo alla parete con il fuoco che animava le sue iridi chiare ogni volta che si metteva in testa di avere ragione, vale a dire praticamente per tutto il tempo. Blaine sostenne il suo sguardo in silenzio, fino a quando gli occhi di Kurt non si addolcirono un po’.
«Perché non vuoi dirmi quello a cui stavi pensando?» Perché non posso.
«Perché non lo so. Non me lo ricordo.» Kurt strinse le labbra, lasciandosi andare ad una risatina nervosa.
«Cos’hai adesso?»
«Niente.»
«Kurt- »
«Ci eravamo appena detti che...- lasciamo perdere. È stupido da parte mia pensare che per te abbia significato qualcosa.» Oh, merda. Stupido. Come aveva potuto essere così stupido?
«Io- »
«Non importa, davvero. Sai, per tutto questo tempo hai avuto ragione a chiamarmi idiota. Perché solo un idiota avrebbe iniziato a pensare a tutte le cose che abbiamo fatto insieme, a quella stupida palla di vetro, al Ballo del Ceppo, alla tua cavolo di Mielandia- »
«Kurt.» Si asciugò gli occhi con la manica della camicia, in un gesto che dimostrava più tristezza che rabbia.
«Stavo pensando a te, razza di stronzo. E tu non ti ricordi neanche cosa ti passava per la testa.»
 
Per la prima volta da quando si conoscevano, Blaine si rese conto che Kurt lo stava lasciando entrare.
Oltre la superficie, oltre le loro solite frecciatine e i pregiudizi. Gli stava dicendo quello a cui aveva pensato, nonostante credesse che lui non se ne ricordasse nemmeno. Si stava mostrando vulnerabile. E Blaine in qualche modo riusciva ad essere in egual misura orgoglioso, incredulo e innamorato.
«Bene. Dopo essermi reso ridicolo per la terza volta nel giro di un paio d’ore direi che possiamo anche andare.» Kurt lo superò senza degnarlo di uno sguardo e afferrò la maniglia con una mano. Ma Blaine lo prese delicatamente per le spalle, facendolo girare verso di lui.
«Te lo dirò solo una volta, lasciami andare. Voglio uscire di qui, andare in camera mia e prendere a calci qualcosa pensando che sia la tua faccia- »
«Non è vero che non stavo pensando a niente, e neanche che non me lo ricordo.» Kurt si ammutolì per qualche istante, prima di riassumere la più consolidata delle sue espressioni scettiche.
«Non devi inventarti le cose per farmi piacere. Non sono una ragazzina, okay? Non me ne faccio niente della tua compassione.»
«Non sono stato sincero, e mi dispiace. Ma avevo paura a dirti quello che stavo pensando.» Kurt lo fissò a lungo.
«Non ci credo.» Tutto a un tratto, Blaine fu pervaso da una grande consapevolezza dello spazio intorno a sé.
C’era lui, in piedi, di fronte a Kurt, il quale aveva le spalle appoggiate alla grossa porta di legno dietro di lui. Erano estremamente vicini, e tutto il resto era vuoto. Niente aveva importanza tra quelle quattro mura anonime, a parte il meraviglioso ragazzo davanti a lui che lo guardava, in attesa.
«Posso fartelo vedere, se vuoi.»
«Farmi vedere che cosa?»
«Quello che stavo pensando. Il mio desiderio.»
Kurt lo fissò per qualche istante, poi annuì leggermente, senza smettere di fissarlo.
Blaine raccolse tutto il coraggio che aveva e si fece un po’ più avanti, abbastanza lentamente perché lui non potesse interpretarlo come uno scherzo, abbastanza vicino da non essere interpretabile con nient’altro. Kurt sbatté più volte le palpebre, e grazie al perfetto silenzio circostante Blaine poteva sentire ogni suo singolo respiro, a poco a poco sempre più accelerato: non l’aveva mai trovato così bello. Sollevò goffamente una mano, portandola da qualche parte vicino alla testa di Kurt, senza avere davvero l’ardire di toccarlo. Almeno fino a quando non fu lui a sollevare la sua e guidare quella di Blaine sulla propria guancia. Blaine non si era accorto di quanto tutti e due fossero disperatamente impacciati e tremanti fino a quel momento. Gli accarezzò sperimentalmente uno zigomo con la punta del pollice, facendolo sospirare e chiudere gli occhi.
 
«...Posso?»
«Devi
 
Sussurrò Kurt, sorridendo leggermente. Lo stesso sorriso dolce che Blaine vide come ultima cosa prima di chiudere gli occhi e sfiorare le sue labbra con le proprie.
Lo fece con misurata lentezza, attento a lasciargli ogni possibilità di tirarsi indietro, o di spingerlo via. Kurt però non fece nessuna di queste cose e – quando Blaine lasciò un primo, piccolo bacio sulla sua bocca socchiusa – seguì d’istinto le sue labbra, chiedendone silenziosamente un altro.
Blaine sorrise, e quella volta premette le loro bocche insieme con un po’ più di convinzione, inclinando leggermente la testa da un lato. Kurt espirò dal naso e ricambiò il suo rinnovato impeto, con quelle labbra morbide e perfette che per tutto quel tempo non aveva potuto far altro che guardare. Quando si staccarono di nuovo, Blaine tentò confusamente di fare mente locale per trovare qualcosa di non troppo stupido da dire, ma Kurt non gliene diede il tempo. Ancora prima di poter avere di nuovo una qualche vaga percezione di se stesso, Blaine si ritrovò un paio di mani sui fianchi che lo giravano senza troppa difficoltà verso la porta, facendo aderire la sua schiena alla superficie di legno. Un attimo dopo le labbra di Kurt erano di nuovo su di lui, e la sua testa era premuta contro il supporto alle sue spalle. Lui socchiuse appena le bocca e Blaine fece lo stesso, lasciando che ripercorresse le sue labbra con la punta della lingua, respirandogli direttamente sulla pelle. A quel punto, era quasi sicuro che sarebbe morto. In effetti non avrebbe potuto immaginare fine più bella, con il sapore di Kurt sulle labbra, le interiora sottosopra e due mani pallide che gli accarezzavano la schiena e i fianchi.
Kurt lo baciò più intensamente, sfiorando il legno della porta con i polpastrelli. Non riusciva nemmeno a credere che stesse davvero succedendo, non dopo tutto il tempo passato a ripetersi che non si trattava di altro se non di una pessima idea. Una piccola parte del suo cervello aveva addirittura la forza di chiedersi che cosa sarebbe cambiato tra loro dopo questo; tuttavia si trattava di una vocina troppo insignificante rispetto a quella che gli urlava quanto fosse felice e quanto Blaine fosse così inaspettatamente dolce e meraviglioso e romantico.
Alla fine entrambi rimasero senza fiato e Blaine si separò da lui con uno schiocco umido che risuonò per tutta la stanza vuota, dettaglio che non fece altro che rendere ancora più reale ciò che era appena successo.
Kurt riaprì gli occhi lentamente e si specchiò in quelli davanti a lui, abbozzando quello che sperava assomigliasse vagamente a un sorriso. Blaine socchiuse la bocca come se avesse intenzione di dire qualcosa, poi abbassò lo sguardo, imbarazzato.
 
«Ehi. Va tutto bene?» Chiese, accorgendosi solo in quel momento di essere troppo a corto di fiato per formulare una domanda più articolata di così.
«Sì. Decisamente, è solo... questo cambierà tutto, non è vero?» Kurt ci pensò qualche istante.
«Non lo so. Ma comunque ne sarebbe valsa la pena.» Blaine gli rivolse uno dei suoi sorrisetti insopportabili, senza tuttavia nascondere la genuina dolcezza che traspariva dai suoi occhi nel guardarlo, il che gli toglieva buona parte del fiato rimastogli.
«Ah, davvero?»
«Blaine, non pensare neanche lontanamente di potermi prendere in giro adesso- »
«Non voglio prenderti in giro: hai ragione sul fatto che ne è valsa la pena.» Kurt abbassò lo sguardo, sentendosi in qualche modo autorizzato a spingersi oltre.
«Bene. Perché quello era il mio primo bacio.»
«Anche il mio.» Sorrise leggermente, adocchiando la stanza vuota.
«Sai, penso di sapere perché questo posto è deserto.» Blaine inarcò le sopracciglia.
«Davvero?»
«Quando la porta è comparsa io volevo te, e tu volevi me. Se ci pensi, una volta dentro avevamo davvero tutto ciò di cui avevamo bisogno, in un certo senso. Forse ci serviva solo lasciare il resto del mondo là fuori per rendercene conto.»
Blaine lo fissò per qualche lungo istante prima di lasciarsi andare a una piccola risata.
«È la cosa più sdolcinata che abbia mai sentito.» Commentò, allungando poi un braccio per prendergli una mano. «La adoro!» Kurt rise a sua volta, accarezzandogli le nocche con il pollice.
«Dobbiamo parlarne, lo sai vero?» Chiese, indicando con un cenno della testa le loro mani strette insieme. Blaine annuì, con gli occhi nuovamente illuminati da quella scintilla di adorabile dolcezza a cui Kurt avrebbe volentieri fatto l’abitudine.
«Lo so. Ma prima se sei d’accordo avrei intenzione di approfittarmi un altro po’ di te dato che oggi sei particolarmente bello- » Blaine fece per baciarlo di nuovo ma Kurt – con sommo sforzo – riuscì a fermarlo in tempo.
«Bello? Davvero?» Blaine roteò gli occhi.
«Andiamo! Sai perfettamente di essere bello.»
«No, non lo so. Sei il primo che me lo dice.» Blaine era incredibile quando lo guardava così, come se in qualche strano modo riuscisse ad emozionarlo. Incontrò i suoi occhi, parlandogli con tutta la serietà di cui era capace.
«Sei bellissimo, Kurt.»
«Tu sei bellissimo.»
Blaine lo baciò di nuovo.
 
 

***

 
 

 
 
 
 
 
 
 
*lascia il tempo a chi ancora sta agonizzando in un mare di bava schiumosa di morire di diabete*
...C’è qualche superstite all’endovena di zucchero, caramelle e cioccolatini? Nel caso ci sia, finalmente posso dirlo. They kissed. They. Kissed. THEY. KISSED! ...È normale che ci sclera anch’io? Ouch, i miei bambini çç
D’accordo, naturalmente non potevano arrivare al tanto sospirato bacio come tutti gli altri esseri umani, che fanno cose strane come rivelarsi i reciproci sentimenti. Non sia mai u.u Una bella litigata era d’obbligo, con tanto di estrema difficoltà nel dire che sentiranno la rispettiva mancanza ed insulti mentali di Blaine verso una porta comparsa dal nulla (capitelo, povero ragazzo :’)). Ma in qualche modo ce l’hanno fatta, e noi siamo fieri di voi, piccoli psicopatici <3
...Ora. Momento critico: la Stanza delle Necessità. Voi non avete la minima idea di quanto mi sia spremuta il cervello che non ho per decidere cosa avrebbero dovuto trovarci dentro. E poi ho pensato a quello che ha detto Kurt spiegando la sua teoria  a Blaine, e ho realizzato che doveva andare così. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno... Sarò felice di leggere il parere dei superstiti a cotanta dose di sdolcinatezza <3
Prima di eclissarmi definitivamente, un ultimo grazie alla mia veneranda moglie <3 “Lo so che te lo ripeto spesso, ultimamente. Ma ti amo. Ti amo ti amo ∞” [cit.] <3
A martedì prossimo! Tanto amore, guys <3
 
Come sempre, la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
Nonché il mio ask, perché anonimo è bello u.u http://ask.fm/Nonzy9

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Buon martedì, guys :)!
... Oh they kissed, holy shit, cue the confetti and make a gif :DD!!... *palle di fieno che rotolano* ...Cosa c’è di sbagliato in me? Cosa ç___ç?
Okay, cervello danneggiato a parte siamo davvero rimasti a quel punto della storia, quindi mi accingo a dissolvermi e a lasciarvi scoprire come quei due adorabili pirla gestiranno le conseguenze degli ultimi avvenimenti u.u
Vi rubo giusto un altro minuto per i doverosi ringraziamenti a tutti coloro che hanno aggiunto questa storia a seguite, preferite o ricordate: siete adorabili e se potessi vi abbraccerei uno per uno ç__ç *invia hugs virtuali* <3 Un grazie speciale va poi a chi mi lascia un parere: non sapete quanto mi faccia piacere leggerli e rispondere *-* Questa settimana in particolare huggo selvaggiamente P e r l a, Sophie to Broadway, Rorori, Ninacrisscolfer, HeySoul, My Angel Chris Colfer, Anacleto_, potters_continuous, TheShippinator, LUcy__, Estel84, Eleglee, Klaineislove, Anna_Vik, Chuzzah, Lost in a daydream_, cipollina96, Ginny_Sara, candlesklaine, Ema Penniman, Lama_Mustache, Eternity21, beerpong, Mi_ki e neversaynotollamas che hanno recensito l’ottavo capitolo! (tra l’altro: la genialità di certi nickname :’D)
Non vi trattengo ulteriormente! Buona lettura :)
 
 



 

Capitolo Nono

 


«No. Non dire niente.»
Blaine si fermò sulla soglia della stanza con la sua personalissima grande notizia già sulla punta della lingua, in attesa di essere raccontata. Puck lo fissava con aria inquisitoria dal letto dove era bellamente spaparanzato a pancia in giù, con in mano la pagina di giornale che riassumeva i risultati delle partite di Quiddicth e negli occhi uno sguardo dubbioso nonché vagamente inquietante.
«Puck- »
«Zitto.» Si alzò faticosamente dal suo posto, abbandonò il foglio che aveva in mano ai piedi del letto e cominciò a muoversi verso di lui, con quello che aveva tutta l’aria di essere un sorrisetto consapevole. Gli si parò davanti, incrociando le braccia al petto.
«...E così alla fine ce l’hai fatta a entrargli nelle mutande.» Blaine spalancò gli occhi, boccheggiando inutilmente qualche accenno di parola.
«Ci..ci siamo baciati. E comunque come diavolo fai a saperlo?» Puck sembrava sconvolto.
«Solo baciati? Scherzi, Anderson? Vi siete solo baciati e sei ridotto così?!» Domandò basito, additandolo con fare accusatorio.
Blaine iniziò a temere di avere qualcosa di molto strano in faccia, così si voltò con apprensione verso lo specchio della stanza, rimanendo a bocca aperta; se non altro, Puck non aveva tutti i torti ad essere stupefatto. I suoi capelli erano completamente arruffati – sembrava esagerato perfino definirli capelli, a quel punto – le guance colorate di rosso e le labbra- beh, ciò per cui erano state impiegate era abbastanza inequivocabile. Blaine cercò di reprimere il brivido di eccitazione che gli percorse la spina dorsale al ricordo del corpo di Kurt direttamente premuto contro il proprio, le sue dita che gli si aggrappavano ai vestiti e quelle labbra – quelle labbra – che sembravano del tutto intenzionate a voler recuperare il tempo perduto in quei mesi; non che Blaine avesse mai avuto intenzione di lamentarsi, anzi, aveva apprezzato ogni minuto di quella specie di meravigliosa aggressione.
«Oh mio Dio...»
«Cristo, Blaine. Il tuo amichetto morde sul serio!» Blaine si sentì arrossire – ancora di più di quanto già non fosse, il che rendeva abbastanza palese il suo stato psicofisico attuale – e si voltò verso il suo letto, fermamente intenzionato a non guardare Puck in faccia.
«Beh? Non hai niente da dire? Anzi no, non lo voglio sapere.» Si corresse subito dopo, tornando a prendere in mano il giornale e a spaparanzarsi sul suo materasso. Blaine si sedette sul proprio, stringendosi il cuscino in vita e sorridendo stupidamente al muro che aveva davanti.
 
La prima volta che aveva visto Kurt – intento a parlare da solo con un oggetto inanimato – non aveva la più pallida idea che un giorno avrebbe avuto quel tipo di effetto su di lui, né che sarebbe stato il primo per il quale si sarebbe sentito così, come se il resto del mondo avesse improvvisamente meno importanza. Di sicuro, era il primo che lo rendeva felice. Ed era strano pensarlo con tutto quello che gli aveva fatto passare da quando si conoscevano, ma per qualche strana ragione non riusciva a sentirsi in modo diverso. Ciò che aveva provato quando l’aveva baciato non era paragonabile a niente che avesse mai sperimentato prima; forse solo qualche vago ricordo di infanzia a cui non avrebbe neanche saputo dare una precisa collocazione temporale. Preso da tutta quella improvvisa consapevolezza, Blaine si limitò a continuare a sorridere come un idiota.
«Quindi adesso sei sicuro di essere gay, sì?» Per uno che non ne voleva sapere niente, Puck sembrava piuttosto curioso. Così Blaine glielo chiese, anche perché aveva le sue buone ragioni di credere che nel caso lo avesse tenuto per sé anche solo un altro minuto sarebbe scoppiato in una serie di imbarazzanti urla indefinite di cui avrebbe decisamente corso il rischio di pentirsi.
«...Posso farti il resoconto? Io ho ascoltato tutto quello che mi hai detto su Quinn l’altra sera, e- uhm... » Blaine si morse la lingua: dirlo ad alta voce aveva improvvisamente fatto sembrare l’intera idea estremamente sbagliata.
Dopotutto non era affatto sicuro di essere entrato in quel tipo di confidenza con lui, anche perché il semplice fatto che non avesse sbandierato ai quattro venti che era gay sembrava una prova di amicizia sufficiente senza l’aggravante dei racconti imbarazzanti: non aveva nessun diritto di pretenderlo. Blaine si mise a fissare la cerniera del cuscino che stava si stringendo sullo stomaco, fino a quando Puck non apparve inequivocabilmente nel suo campo visivo. Alzò lo sguardo con una vaga diffidenza, trovandosi di fronte un sorrisetto rassegnato.
«Okay, ma niente sospiri sognanti. E i dettagli troppo gay sono offlimits!»
Quando iniziò a parlare, Blaine decise che se aveva dovuto aspettare tutto quel tempo per essere felice, ne era valsa totalmente la pena.
 
 

***

 
 
«Sebastian.» Silenzio.
«Sebastian?» Nessun segno di vita.
In realtà, Kurt non avrebbe potuto dirsi effettivamente stupito della cosa: la sera prima l’aveva sentito rientrare in camera dopo quello che probabilmente non era altro che l’ennesimo dei suoi appuntamenti, e di certo ben oltre il coprifuoco. Non sapeva quando, esattamente: era troppo preso a crogiolarsi nel ricordo dei recenti avvenimenti per controllare la sveglia.
E, nonostante fosse ben lungi dall’ammetterlo, Kurt non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Era completamente assurdo che fosse a causa di Blaine; eppure era a causa di Blaine. Era assolutamente a causa di Blaine.
Non era del tutto sicuro se le sue teorie riguardo la Stanza delle Necessità fossero giuste, ma era certo che per qualunque motivo fosse apparsa non avrebbe potuto chiedere imprevisto migliore. Perché baciare Blaine era stato sorprendente, e non il tipo di “sorprendente” con cui definiva le candele volanti di Hogwarts o le armature parlanti. Era più il tipo di “sorprendente” di quando passi tutto il tempo ad impedirti categoricamente di sperare in qualcosa perché temi che porterà solo guai e, quando alla fine succede, scopri che era mille volte meglio di quanto non ti fossi aspettato. Con Blaine, Kurt non aveva sentito le farfalle nello stomaco, le ginocchia tremanti o qualunque altro tipo di cliché. Si era sentito al posto giusto, al sicuro, e felice; e per quanto lo riguardava era tutto ciò che gli serviva sapere per arrendersi al fatto che lui gli piaceva. Gli piaceva tanto.
«Sebastian!» Come diavolo facesse a non svegliarsi con qualcuno che gli urlava nelle orecchie, restava un mistero. Kurt lo scosse delicatamente per una spalla.
«Sebastian? Svegliati.»
«Mm.» Dopo quel primo, timido segno di vita, Kurt tornò a picchiettargli un dito sul braccio.
«Sebastian! Devo parlarti.»
«Sonno. Taci.» Si voltò dall’altra parte. Al che Kurt gli tolse il cuscino da sotto la testa e iniziò a colpirlo ripetutamente con quest’ultimo, ignorando i lamenti disperati del cadavere steso davanti a lui.
«Ma che cazz- »
«Scusa, ma tra dieci minuti arriva Blaine e ho bisogno di te.» Sebastian smise improvvisamente di sparare parolacce a raffica e rotolò sul letto fino a trovarsi a pancia in su, guardandolo con entrambe le sopracciglia sollevate.
«Bisogno di me?» Kurt sbuffò, sedendosi di peso sul materasso.
«Non propriamente di te, ma della tua esperienza sì.» Rettificò, con un piccolo sorriso imbarazzato. Sebastian lo fissò a lungo con gli occhi a mezz’asta di chi è appena stato svegliato mediante l’impiego di violenza gratuita.
«...No, aspetta. Sono rimasto alla parte in cui ammetti di aver bisogno di me.»
«Sebastian- »
«Mi farebbe piacere risentirla. Magari potresti supplicare, ammettere la mia indubbia superiorità- »
«Sebastian Smythe!» Kurt gli lanciò senza troppi complimenti il cuscino in faccia, facendolo sogghignare da sotto uno spesso strato di piume e tessuto.
«Okay, okay. Ma ti conviene avere una valida ragione per avermi svegliato.» Kurt prese un profondo respiro; non che avesse la minima voglia di parlarne con Sebastian, ma per quanto gli costasse doveva ammettere che aveva decisamente più esperienza di lui, e che Rachel era fuori discussione se non voleva che la cosa diventasse di dominio pubblico nel giro di una mezza giornata.
«...Ieri sera io e Blaine ci siamo baciati.» Sebastian fece una smorfia.
«Non sono il tuo diario segreto.»
«Per la prima volta. Voglio dire, non avevo mai baciato nessuno prima.» Balbettò, senza guardarlo direttamente negli occhi. Sebastian inarcò le sopracciglia.
«Ripeto: non sono il tuo diario segreto. Se ne vuoi uno dove annotare tutte le sdolcinatezze imbarazzanti che fai con quel tipo esistono le cartolerie- »
«Okay, sapevo che aspettarmi una reazione umana sarebbe stato esagerato. Passiamo subito al motivo per cui ti ho svegliato.»
«Sarebbe carino.» Kurt si mordicchiò il labbro inferiore, non del tutto certo di come mettere la cosa.
«Beh, diciamo che ieri abbiamo deciso che ci saremmo rivisti stamattina. Passa a prendermi tra dieci minuti e mi chiedevo se tu avessi qualche- insomma, qualche consiglio da darmi.» Concluse, appena in tempo per vederlo sgranare gli occhi.
«Consigli su cosa, esattamente?»
«Con tutti i ragazzi che hai avuto ho pensato che- Sebastian!» Gli aveva appena tirato indietro il cuscino, colpendolo in piena faccia.
«Mi hai svegliato per questo?! Ti rendi conto che la mia relazione più lunga è durata dodici ore, Kurt? Se vuoi consigli sul romanticismo vai dalle tue cavolo di amichette!»
Sprofondò nuovamente sotto le coperte e, in tutta franchezza, Kurt si sentì una persona orribile. D’accordo, nel giro di dieci minuti – cinque, ormai – Blaine sarebbe venuto a prenderlo e sì, non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Tuttavia – dopo tutto quello che era successo a Beauxbatons – Kurt sapeva che Sebastian aveva solo lui, anche se probabilmente non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura. Svegliarlo per chiedergli un consiglio su se stesso non era il massimo. Rimase in silenzio per un po’ a fissare il groviglio di coperte ai piedi del letto.
«Mi dispiace, non- » Due colpi leggeri sfiorarono il legno della porta, smorzandogli le parole in gola.
 
«Oddio- »
«Consiglio numero uno: respira; perché se non lo fai muori e non mi risulta che i cadaveri abbiano una vita sentimentale. Numero due: se non sbaglio questo tizio è gay, quindi non metterti ad urlare come una ragazzina se non vuoi che inizi ad avere dei dubbi su che cos’hai in mezzo alle gambe. Numero tre: anche se fai qualche cazzata, sopravvivrai. Se quel tipo ha la forza morale di uscire con te può sopportare di tutto, credimi.»
Kurt si appuntò mentalmente di erigergli un monumento, o qualcosa del genere.
«...Sebastian, sei il migliore amico che- »
«Bla bla bla. Ultimo consiglio poi me ne torno a dormire: apri quella cazzo di porta.» Oh, giusto: la porta.
Kurt si alzò in fretta dal letto, avviandosi a grandi passi verso l’ingresso della stanza. Non c’era motivo di essere così nervosi, sul serio: dopotutto aveva visto Blaine praticamente ogni giorno per i precedenti sei mesi. Solo, l’ultima volta che gli aveva dato il buongiorno non gli aveva ancora infilato la lingua in bocca o detto che era bellissimo. Perché gli aveva detto che era bellissimo?
Aprì la porta con una certa angoscia, augurandosi di non sembrare come uno che si è appena lavato i denti cinque volte in previsione di quell’incontro; dal sorrisetto che gli lanciò Blaine, doveva aver fallito miseramente.
«Ciao.»
«Ciao.» Beh, era un inizio.
O almeno fu così che lo interpretò Blaine, con le ginocchia molli e la testa che gli girava vorticosamente per la sola presenza del ragazzo che fino alla sera prima non aveva fatto altro che insultare nei modi più vari e fantasiosi; ma questo era prima di essersi praticamente saltati addosso in una stanza vuota, giusto? Sperò solo di non fare la figura dell’idiota, o almeno non quella del perfetto idiota. Quando aveva chiesto qualche tipo di consiglio a Puck, tutto ciò che era riuscito a rifilargli consisteva in un paio di frasi melense trite e ritrite e cose tipo “sei dimagrita?” oppure “sei uno schianto con quella gonna”. Blaine si era limitato ad apprezzare lo sforzo.
«Uhm... Andiamo?» Kurt annuì immediatamente, senza guardarlo direttamente negli occhi. In tutto il tempo trascorso da quando si erano conosciuti, le volte in cui si era sentito abbastanza in imbarazzo da non incontrare il suo sguardo si contavano sulle dita di una mano. Sperò solo che non fosse un brutto segno. Quando Kurt – dopo aver salutato il suo compagno di stanza, che aveva risposto con un grugnito da sotto le coperte – si richiuse la porta alle spalle, Blaine si chiese se fosse il caso di prendere l’iniziativa e dargli una sorta di bacio del buongiorno – si era lavato i denti cinque volte a quello scopo, non che avesse intenzione di ammetterlo – ma poi si limitò a spostare goffamente il peso da un piede all’altro, con le braccia ben ferme lungo i fianchi.
«Tutto bene?» Blaine lo ringraziò mentalmente per aver detto qualcosa.
«Sì. Tu?»
«Anch’io.» Si chiese perché non poteva essere semplice come al solito, con lui che parlava a macchinetta e Kurt che cercava di farlo stare zitto.
«Pensavi di andare da qualche parte in particolare?»
«A dire il vero sì.» Kurt gli lanciò un’occhiata sorpresa, abbozzando un piccolo sorriso. Blaine gli sfiorò una mano senza azzardarsi a prenderla, sperando di poterlo spacciare come un gesto del tutto casuale.
 
 
Fu il silenzio imbarazzante più lungo in tutta la storia dei silenzi imbarazzanti.
Uscirono dalla carrozza di Beauxbatons – senza che Kurt dicesse niente sul suo essersi addentrato lì dentro senza una scorta, nemmeno un minuscolo insulto – e proseguirono lungo il prato coperto da un sottile strato di nebbia.
Blaine aveva preso a contare i loro passi immaginando che ognuno di essi gli togliesse un anno di vita, ed era più o meno quello che stava realmente accadendo ai suoi più che straziati organi interni.
Poi Kurt si fermò di colpo, insieme ai suoi anni di vita.
«Questo è stupido.» Blaine inarcò le sopracciglia, fissandolo con aria interrogativa – oh, lo stava guardando negli occhi! Era un progresso.
«Noi siamo stupidi!»
«Kurt- »
«D’accordo, ieri ci siamo baciati. E allora? Siamo sempre io e te, siamo- siamo noi. Non i due coglioni affetti da mutismo degli ultimi dieci minuti.» Blaine meditò se non fosse il caso di prostrarsi ai suoi piedi e venerarlo per quanto aveva appena detto.
«...Questo è il momento in cui sei tu a dire qualcosa- »
«Avevamo deciso di parlare di quello che è successo, quindi...» Blaine indicò l’albero cadente sulla sponda del Lago Nero sotto al quale un mese prima avevano trascorso la bella serata culminata con il suo quasi-decesso. Kurt seguì il gesto della sua mano, sogghignando.
«Il posto dove ti ho quasi ucciso. Aww, Blaine! Potrei affogare nel romanticismo!» Blaine si lasciò andare a una risata liberatoria, avviandosi insieme a lui in direzione del Lago.
«E così è il romanticismo che vuoi?» Chiese con fare provocatorio prima di dargli un colpetto su un fianco con il dorso della mano, cosa che fece accidentalmente sfiorare le loro dita. Di nuovo.
«Ti sembro un tipo romantico?» Blaine gli passò la punta dell’indice sulla nocche.
«Non lo so. Lo sei?» In tutta risposta Kurt mise fine a quel giochetto. Gli prese la mano e gliela strinse delicatamente, provocandogli un tanto improvviso quanto destabilizzante blocco respiratorio. Sorrise, intrecciando più saldamente le loro dita.
«È un sì?» Kurt sollevò le spalle e si sedette a gambe incrociate sotto all’albero, seguito a ruota da Blaine – anche perché erano ancora per mano e se avesse mancato di farlo avrebbe dato una discreta facciata per terra.
«Per uno che fino a due giorni fa mi diceva che non sono altro che un povero idiota analfabeta questo» indicò con un cenno le loro mani intrecciate «questo è un passo avanti.»
«Non vedo come il fatto che ti ho preso per mano escluda che sei un povero idiota analfabeta.» Blaine lo guardò malissimo.
«Okay, prima cosa di cui parlare: gli insulti.» Kurt inarcò le sopracciglia, apparentemente confuso.
«Cosa sugli insulti?»
«Devono diminuire. Non dico sparire completamente, ma almeno sarebbe carino intervallarli con qualcosa di non offensivo- »
«Vedrò cosa posso fare.» Blaine annuì, vagamente consapevole che quella non sarebbe stata una battaglia semplice. Kurt gli accarezzò il dorso della mano con il pollice, in piccoli movimenti circolari.
«...Era davvero il tuo primo bacio?» Chiese dopo un po’, facendogli sgranare gli occhi.
«Oddio. Per- per te non lo era, vero? Mi hai detto che- »
«Blaine, calmati! Sì che lo era, volevo solo assicurarmi che tu non mi avessi mentito.»
«Perché avrei dovuto mentirti?!» Kurt smise di guardarlo, concentrando la sua attenzione sui contorni della cartella abbandonata sull’erba.
«Non lo so.» Rispose con filo di voce, abbastanza piano da rendere le sue parole solo vagamente comprensibili.
«...Forse perché vuoi prendermi in giro. Oppure non sai quello che vuoi- » Blaine reagì subito, perché non poteva permettere che pensasse qualcosa del genere.
«So quello che voglio. È già da un po’ che... che mi piaci.» Kurt sembrava sorpreso.
«Posso essere sincero?»
«Devi essere sincero.» Lui sospirò, rivolgendogli un mezzo sorriso.
«Ho sperato che mi baciassi... già dal Ballo del Ceppo.»
Se avesse avuto una qualche bevanda in bocca, in tutta probabilità Blaine l’avrebbe drammaticamente sputata dallo shock.
«Tu- Cosa? E non potevi trattarmi come qualcosa di meglio di una pezza da piedi?! Pensavo che mi odiassi!»
«Potrei farti lo stesso discorso, Durmstrang!» Sbottò Kurt, lanciandogli una delle sue occhiate fiammeggianti. Blaine si permise di perdercisi per qualche istante.
«Posso essere sincero anch’io?» Kurt lo guardò per un po’, poi scosse la testa.
«No.»
«Ma- »
«Baciami.»
 
Blaine era abbastanza sicuro che se non gli fosse venuto un infarto in quel momento non sarebbe successo mai più.
«E-Eh?»
«Voglio dire, solo se vuo- » Non gli fece nemmeno finire la frase. Si sporse in avanti e lo baciò con tutta la dolcezza che era in grado di far trasparire, quella che sperava avrebbe fatto sì che Kurt non avesse più alcun dubbio sul fatto che era sincero e che quello non era l’ennesimo modo di prenderlo in giro. Non gli lasciò la mano neanche per un momento, e Kurt gliela strinse un po’ di più, mentre muoveva appena le labbra sulle sue. Da quello che Blaine poteva intuire – nonostante fosse perfettamente consapevole che lui non l’avrebbe mai ammesso – Kurt era decisamente un tipo romantico; il che era un bene: almeno erano in due.
Si separò da lui qualche attimo dopo, senza resistere all’impulso di lasciargli un ulteriore bacetto a fior di labbra, che lo fece sorridere. A quel punto fu impossibile non dargliene un altro, non nelle rare occasioni in cui era così adorabile.
«Okay,» Kurt gli sfiorò un’ultima volta le labbra, allontanandosi da lui un attimo dopo. Non sorrideva solo con la bocca: riusciva a farlo con ogni parte del suo magnifico viso e Blaine avrebbe solo voluto continuare a baciarlo. «in tutti questi mesi non ho pensato neanche per un momento che avresti potuto essere così melenso, ma devo ricredermi.» E, a quel punto, Blaine aveva praticamente la certezza matematica che a Kurt piacesse il romanticismo. Da come si era mostrato per tutto quel tempo – così altezzoso e sicuro di sé – non credeva fosse il tipo da cercare qualcosa del genere in un’altra persona; non poteva essere più felice di essersi sbagliato: sarebbe stato divertente scoprire quel lato di lui, e magari godersi il suo imbarazzo nel vano tentativo di nasconderglielo.
«Non ti ho fatto vedere esattamente i lati migliori di me. È perché pensavo che mi odiassi- »
«Anch’io pensavo che mi odiassi.» Blaine gli strinse delicatamente la mano.
«Ma adesso sai che non è così. In realtà credo che tu sia fantastico.» Disse, sporgendosi verso di lui. Kurt sogghignò.
«E io credo che se vuoi un bacio puoi chiederlo senza bisogno di fare il ruffiano.» Blaine fece per ribattere, ma Kurt aveva già lasciato la sua mano, stringendogli entrambe le braccia dietro al collo.
Lo baciò con tanto impeto che Blaine crollò rovinosamente all’indietro, finendo lungo disteso sull’erba fresca. Kurt sembrò volersi allontanare per assicurarsi che andasse tutto bene, ma Blaine agì preventivamente passandogli una mano tra i capelli e tenendo l’altra ben salda alla base della sua schiena. Kurt gli strinse le ginocchia all’altezza della vita e tirò leggermente il suo labbro inferiore tra i denti, per poi tornare a baciarlo, tanto che Blaine non si azzardò nemmeno a tentare di lottare per una qualche sorta di predominio, non mentre Kurt lo stava praticamente aggredendo, stringendolo abbastanza vicino e baciandolo con così tanto impeto da fargli perdere ogni controllo del suo corpo. Letteralmente. Kurt dovette accorgersi della cosa, perché si sollevò da lui, fissandolo con entrambe le sopracciglia sollevate e le labbra strette nel tentativo di reprimere una risata.
«Uhm... Mi dispiace...?»
«Mi hai appena fatto venire in mente un’altra cosa di cui dobbiamo parlare.» Deglutì rumorosamente.
«Cioè?» Kurt sorrise.
«Il Bagno dei Prefetti.» Blaine sbuffò. Sarebbe stata una lunga chiacchierata.
 
 

***

 
 
Kurt passò le settimane seguenti ad impedirsi di sprecare anche un singolo minuto del suo tempo con Blaine. In ogni momento, in ogni parola più o meno offensiva e in ogni bacio che si scambiavano, poteva avvertire distintamente l’inesorabile avanzata delle ore, e del fatto che della mano che stringeva tutti i giorni presto non sarebbe rimasto altro che il ricordo; il ricordo avrebbe lasciato il posto a un’immagine sfocata e sbiadita, e poi non ci sarebbe stato più niente da dimenticare.
«A cosa stai pensando?» Era metà maggio, le rigide temperature invernali avevano ceduto il posto ad un pallido sole che a stento riusciva a farsi largo tra le spesse nuvole grigie sparse per il cielo, e a loro rimanevano sei settimane.
Kurt si accoccolò più vicino a Blaine: quel giorno avevano deciso di pranzare seduti sul ramo più basso dell’albero che una volta era stato spettatore della trasformazione di uno studente in un furetto. Sembrava una vita fa. Mancavano quarantuno giorni.
«A niente.» Mentì. Non voleva mostrarsi debole davanti a lui e non voleva neanche rendere palese fino a che punto ci tenesse, perché non era sicuro che la cosa fosse reciproca. Blaine gli strinse più saldamente il braccio dietro alle spalle.
«Mm...» Gli diede un piccolo bacio sulla fronte, e Kurt fu investito dalla consapevolezza che un giorno – presto – una cosa del genere sarebbe stata l’ultima che avrebbe mai avuto da lui. Questo lo fece parlare.
«Siamo a metà maggio.» Mormorò semplicemente, soffocando il groppo alla gola che trascinava con sé da settimane. Era triste. E arrabbiato, anche. Non era giusto che Blaine – il ragazzo che l’aveva preso in giro fino allo sfinimento, quello che l’aveva accompagnato al Ballo del Ceppo, il suo primo amore – gli venisse strappato via così.
«...So ancora leggere il calendario.»
«Davvero? Sono impressionato.» Blaine roteò gli occhi.
«Sul serio. Siamo a metà maggio, e con questo?» Kurt sospirò.
«Non hai idea di quanto mi mancherai.» Disse semplicemente, alzando gli occhi verso l’alto per cercare i suoi.
Non poteva sapere che nell’esatto momento in cui si incontrarono a Blaine si spezzò il cuore.
 
Appena Kurt gli aveva accennato qualcosa che aveva a che fare con la scansione temporale, il suo primo pensiero era stato quello che gli occupava la mente in ogni momento – in modo più o meno ingombrante – ma comunque inesorabile. Avrebbero dovuto dirsi addio. Blaine non poteva dirgli addio. Non ora che iniziava a venire a patti con l’idea che si stava innamorando di lui.
«Anche tu.» Ed era la verità, perché Kurt non ne aveva davvero idea. Si sentì in dovere di aggiungere qualcosa.
«Lo sapevamo- »
«Sì.» Lui lo interruppe in fretta, sistemando più comodamente la testa sulla sua spalla.
«Però arriverà il giorno in cui non ci ricorderemo più niente di tutto questo, e...» Lasciò la frase in sospeso, senza guardarlo direttamente negli occhi. Blaine scosse la testa.
«No.»
«Cosa- »
«Ci ricorderemo tutto. Perché io ti ricoprirò di lettere dove ripercorrerò tutti questi mesi, così non ti dimenticherai niente.» Kurt rise. Blaine adorava farlo ridere.
«Sai perfettamente che ti denuncerei per persecuzione.»
«Ma- »
«Così avrei una scusa per vederti. Sai, al tuo processo.» Blaine sorrise, e Kurt lo fissò intensamente per qualche istante.
«A cosa pensi?» Blaine lo strinse dolcemente a sé.
«Penso che il vero problema sia sorto quando dagli insulti siamo passati ai complimenti. E che anche i baci hanno fatto la loro parte.»
«Problema?»
«Il fatto che ci siamo affezionati così tanto, anche se sarebbe stato meglio non farlo.» Kurt sembrò pensarci un attimo, poi abbozzò un sorriso triste.
«Temo che il problema persista da quando ci siamo incontrati per la prima volta.»
Blaine si innamorò un altro po’.
 
 

***

 
 
«Perché ti ho dato retta?! I miei compagni di scuola mi faranno fuori- »
«Perché io sono molto più pericoloso di quegli scimmioni, e perché faresti qualsiasi cosa per me.» Lo canzonò Kurt, tirandolo per un braccio su per le scale. Inciamparono un po’, e risero entrambi.
«Qualsiasi cosa? È questo che pensi?» Kurt gli rifilò uno strattone più forte, abbastanza da fargli perdere l’equilibrio e arrancare in avanti fino a cadergli tra le braccia. Lo baciò in fretta, senza riuscire per davvero a smettere di sorridere.
«Non lo penso. Lo so.» Ridacchiò, tornando a prenderlo per mano per fare insieme gli ultimi gradini che li separavano dal corridoio del quinto piano. Blaine lo seguì, malcelando il proprio fiato corto.
«Mm. Poco presuntuoso, mi dicono.»
«Sai benissimo che ho ragione.» Kurt lo guardò con aria di sfida, come se non aspettasse altro che essere assecondato; Blaine avrebbe preferito cadere definitivamente dalle scale che dargli quella soddisfazione. Non appena mise piede sul pianerottolo fu colpito da un’improvvisa realizzazione circa il luogo dove si trovavano.
«Ma- Ma quello è Boris!» Kurt si voltò, adocchiando la statua che Blaine stava indicando con fare accusatorio.
«E così siete amici, adesso?»
«Non cambiare argomento! Questo è il piano del Bagno dei Prefetti!» Kurt arricciò le labbra, alzando le spalle.
«Può darsi...»
«Kurt! Tutti gli studenti sono là fuori davanti al labirinto! L’ultima Prova inizierà tra pochissimo- »
«Appunto. Ci siamo solo noi.»
Blaine lo fissò a bocca aperta, passando lo sguardo da lui alla porta del Bagno dei Prefetti, senza nemmeno avere la forza morale per permettersi di sperare in quello che si stava effettivamente augurando. Kurt lo lasciò arrancare nella sua imbarazzante incertezza ancora per qualche istante, poi incurvò le labbra in un piccolo sorriso. Blaine spalancò gli occhi.
«Ti adoro.» Kurt si godette la visione del ragazzo che aveva davanti, praticamente sul punto di mettersi a saltellare sul posto.
«Mi hai trascinato via dalle tribune per andare a fare un bagno insieme- »
«Se vuoi vedere la Terza Prova possiamo tornare indietro. Non so se avremo di nuovo modo di assistere a un Torneo Tremaghi.» Blaine lo guardò con tanto d’occhi.
«Che si fotta il Torneo Tremaghi! Voglio dire, guardati!» Kurt non fece in tempo a guardarsi come Blaine gli aveva suggerito, perché lui lo stava già baciando. Gli strinse le mani sui fianchi e lo fece camminare all’indietro, fino ad arrivare davanti alla porta del Bagno dei Prefetti. Di nuovo.
Kurt gli accarezzò un lato del collo, le spalle e le braccia, riuscendo nel suo intento di rallentare un po’ tutto quell’impeto. Perché prima che fosse troppo preso da Blaine per ricordarsene, aveva bisogno di dirgli una cosa importante. Si separò da lui un attimo dopo, guadagnandosi un sorriso sognante.
 
«Qual era la parola d’ordine? Magnolia, abete- »
«Blaine.» Kurt gli prese il viso tra le mani, obbligandolo a guardarlo negli occhi. In realtà reggere quello sguardo era un problema anche per lui.
«Cosa?» Prese un bel respiro, e lasciò andare tutti i sentimenti repressi che aveva tentato di sopire in quei giorni nel vano tentativo di godersi ogni momento con Blaine senza pensare a nient’altro.
«Manca una settimana. Una settimana e il nostro- beh, qualunque cosa sia raggiungerà il capolinea.» Lui gli lanciò una delle occhiate più tristi che ricordasse di avergli mai visto. Se solo non fosse stato così determinato a portare a termine quel discorso, non ci sarebbe stata possibilità che riuscisse a non baciarlo.
«Kurt...»
«Lo so che non te l’ho dimostrato così tanto... In realtà non sono nemmeno sicuro di averlo mai fatto, ma sei importante per me, Blaine...» Prese un altro respiro. Perché doveva essere così difficile?
«Talmente importante che farei qualunque cosa per sentirti il più vicino possibile, anche se è solo per oggi e tra una settimana non ci vedremo più.» Riuscì a dire alla fine, in qualche strano modo senza nemmeno smettere di guardarlo in faccia. Blaine sbatté le ciglia più volte, con gli occhi leggermente lucidi.
«È davvero quello che vuoi?» Kurt gli fu grato di non aver chiesto ulteriori delucidazioni sulla sua già sufficientemente sofferta confessione. Annuì all’istante, stringendo entrambe le sue mani nelle proprie.
«Sì. Solo se lo vuoi anche tu, ovviamente. So di chiedere tanto e non preoccuparti a dire di no, perché lo capirei. Però devi decidere subito, perché questo è l’unico giorno in cui la scuola è- »
«Sì. Anche se è solo per oggi, non mi interessa: ho un conto in sospeso con te e con questa stanza.» Kurt ridacchiò, seguito subito da Blaine.
«Sul serio. Qualunque cosa tu abbia in mente so già che non avrò nulla da ridire.» Ricevette un’occhiata vittoriosa.
«Te l’ho detto che faresti qualsiasi cosa per me.» Blaine scosse la testa.
«Più che altro farei qualsiasi cosa con te.» Kurt inarcò le sopracciglia.
 
«E fu così che Blaine Anderson se ne uscì con uno dei suoi battutoni, facendomi venir voglia di rimangiarmi tutto quello che ho detto.» Blaine sembrò terrorizzato a quella prospettiva.
«...Ma non lo farò. A patto che Blaine Anderson cerchi di essere romantico e non mi traumatizzi a vita.»
«Non lo farei mai.»
«Lo so.» Blaine sorrise, perché sapeva che Kurt faceva sul serio quando diceva di fidarsi di lui. Stava per aggiungere qualcosa, ma Kurt stava già riaprendo bocca.
«Frescopino.»
«Fresco cosa?»
La porta si aprì alle loro spalle.
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 

 
 
Zam zam zam zam... ZAM ZAM ZAM ZAAAAM!
Devo esplicitare cosa ci aspetta nel prossimo aggiornamento? Nah, non devo u.u ...In realtà sono già in ansia da ora, but still :’)
In ogni caso, in questo capitolo ho miseramente tentato di far coesistere il fluff inconsulto e le solite battutine che i Klaine trascinano con loro sin dal primo capitolo... Spero di non aver fatto troppi danni, e ve lo giuro: credo che questo sia stato in assoluto il capitolo più difficile da scrivere O_O
A parte questo, vorrei fare una menzione speciale agli utilissimi consigli di Puck e al gioiglorioso ritorno di Boris il Basito :’D Il nome di quella statua ha reso la mia vita completa, lo ammetto :’)
Per quanto riguarda la scena finale... Devo dire di averci pensato su parecchio. Mi sono fatta due conti e ne è risultato che: stanno “insieme” da quattro mesi. Si conoscono da un anno. Entrambi sono troppo orgogliosi (e pirla) per dirsi che non vogliono che il loro “qualcosa” finisca con l’inizio delle vacanze. È umano cercare di prendersi tutto quello che si può da qualcosa/qualcuno prima che ci venga tolta se ci teniamo davvero, soprattutto se sappiamo quando succederà. Quindi sì, ho pensato che era giusto così, con tanto di filino di angst.
Precisata tutta questa inutile fondamentale montagna di dettagli, credo che sparirò nella mia nuvola glitterata e rimarrò in ansia fino a martedì prossimo, quando pubblicherò il penultimo capitolo e morirò di imbarazzo perché sì :D
Un ultimo e sentitissimo grazie va a mia moglie, che finalmente tra qualche settimana incontrerò dal vivo. Allora ci sposeremo ufficialmente e vivremo della rendita del nostro allevamento di pappataci e ci nutriremo di amore Klaine <3
A martedì adorabili esseri *-*
 
Per spoiler/scleri/fanart/qualunque cosa: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
E qui l’alternativa dell’anonimato per insultarmi meglio <3: http://ask.fm/Nonzy9
 

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Buon martedì, guys :)!
Scusatemi per il piccolo ritardo, ma il libro che avevo ordinato è arrivato proprio oggi e sono dovuta correre a prenderlo *-* ...Sì, mi rendo conto che non ve ne potrebbe fregare di meno, quindi passerò oltre, soprattutto visto come si è concluso il capitolo precedente è.é
Vi rubo solo un altro minuto per ribadire i miei ringraziamenti. Ho come l’impressione di farne sempre troppo pochi, perché davvero, siete tutti adorabili e vi adoro çç Quindi, mando un enorme abbraccio virtuale a chiunque abbia aggiunto questa storia a seguite, preferite e ricordate, a chi la legge e ai meravigliosi esserini che mi lasciano un parere <3 In particolare, huggo (?) selvaggiamente P e r l a, TheShippinator, Ninacrisscolfer, Rorori, Klaineislove, Chuzzah, Anna_Vik, Ari_Klaine, Estel84, Lost in a daydream_, TheTwinsFromOz, My angel Chris Colfer, Ginny_Sara, beerpong, LUcy__, Anacleto_, candlesklaine, marty21, Lama_Mustache e neversaynotollamas che hanno recensito lo scorso capitolo <3
Okay, bene. Senza ulteriori indugi vi lascio al nuovo aggiornamento (per chi già mi conoscesse... Lo sapete, vero? Sapete quanto il mio rapporto con lo smut sia conflittuale çç? Non odiatemi troppo çç). E attenzione al rating, perché è definitivamente cambiato. Aiuto. Addio.
Buona lettura :’)
 
 

Questo capitolo è tutto per te, neversaynotollamas, aka colei che incentiva gli incrementi di rating <3

 
 
 
 

Capitolo Decimo

 


Kurt non era del tutto sicuro di essere ancora vivo; non dopo essersi chiuso la porta del Bagno dei Prefetti alle spalle, senza trovare la forza di staccare le dita dalla maniglia.
Prese un profondo respiro, ignorando il leggero tremare delle sue corde vocali mentre lasciava andare il fiato. Si voltò lentamente verso l’interno della stanza e fece un istintivo passo indietro nel momento in cui si accorse che Blaine era esattamente davanti a lui. Perché di punto in bianco non riusciva nemmeno a respirare?
«Ci stai ripensando?» Kurt scosse meccanicamente la testa, il che non fece che far allargare il sorriso sul viso di Blaine.
«No. E tu?»
«No, Kurt. Ma sei sicuro di- »
«Sì.» Rispose subito, cercando di sembrare il più disinvolto possibile ed ostentare una spavalderia che non aveva affatto, sperando ingenuamente che Blaine non lo notasse. Kurt prese un altro profondo respiro: per quanto difficile, doveva dirlo.
«Voglio solo mettere in chiaro che nessuno mi ha mai visto così prima d’ora, e che se non muoio di imbarazzo è solo perché ci tengo davvero che tu sia il primo.» Sollevò timidamente lo sguardo sul ragazzo che aveva di fronte, vagamente consapevole della portata di quanto aveva appena trovato il coraggio di confessare; il fatto di non riuscire ad indovinare cosa stava pensando lo spaventò a morte.
«B-Blaine? Mi dispiace- »
«Come faccio a lasciarti andare via tra sette giorni?» Gli chiese dolcemente, facendosi ancora più vicino.
Kurt non voleva piangere, non adesso. Così fece esattamente quello per cui erano lì: gli andò ancora più vicino; abbastanza vicino da sfiorare le sue labbra con le proprie, schiuderle con la punta della lingua e catturarle in un bacio profondo, godendosi il piccolo sospiro che si infranse sulla sua pelle bagnata. Si lasciò andare al brivido che quel semplice gesto gli provocò, cercando istintivamente le sue mani. Blaine gliele strinse per un attimo, poi fece scorrere le dita lungo il tessuto sottile della sua camicia fino alle spalle, poi più giù, indugiando sui bottoni del gilet.
«Ho già detto quanto odio l’uniforme della tua scuola?» Chiese con un mezzo sorriso, sbottonandogli cautamente il primo indumento, seguito subito dopo dalla camicia azzurra. Kurt stentava a credere di stare sul serio lasciando che lui lo spogliasse.
«L’avrai accennato qualche volta...» Rispose con il fiato corto, del tutto stordito dalla sensazione delle dita di Blaine che sfioravano più o meno accidentalmente la sua pelle nella loro lenta discesa di asola in asola.
«Va bene?» Kurt annuì con enfasi, e finalmente trovò il coraggio necessario per avventurarsi a sua volta nella titanica impresa di togliergli di dosso l’orribile insulto alla moda che Durmstrang osava definire “divisa”. Slacciò agevolmente le due fibbie laterali prima di passare ai piccoli bottoni affianco al collo, che allentò a sufficienza da riuscire a sfilargli la casacca da sopra la testa, lasciandola poi scivolare sul pavimento di marmo.
Quando Blaine rimase a torso nudo davanti a lui, Kurt fece esattamente quello che si era impedito l’ultima volta che si erano trovati insieme in quella stanza: mettersi a fissarlo apertamente. Lo fece, e decise che era bellissimo. Non perché fosse l’emblema della perfezione, ma perché era lui. Perché Kurt non si era mai sentito in quel modo davanti a nessuno e non riusciva smettere di pensarlo.
«Posso?» Tornò bruscamente alla realtà, improvvisamente consapevole delle mani di Blaine che indugiavano sulla sua camicia slacciata.
«Devi.» Rispose prontamente, complimentandosi con se stesso per la propria capacità di fare riferimento al loro primo bacio nonostante al momento la sua lucidità cerebrale si avvicinasse pericolosamente allo zero assoluto. L’indumento gli scivolò giù dalle spalle e si accartocciò ai suoi piedi, cosa che gli provocò un piccolo brivido di freddo. Quando finalmente riuscì a trovare il coraggio sufficiente a guardare Blaine in faccia, non poté far altro che sorridere al modo in cui lo fissava, con la bocca socchiusa e gli occhi spalancati.
 
«Guarda che puoi toccare, se vuoi.»  Lui sbatté velocemente le palpebre, riuscendo in qualche modo a tornare a guardarlo negli occhi.
«Sì. Sì, io... stavo solo- »
«Sbavando? Sì, l’ho notato.» Blaine boccheggiò un attimo prima di mettersi entrambe le mani sui fianchi, rivolgendogli un’occhiata offesa.
«Non stavo sbavando!» Kurt ghignò, dandogli le spalle per incamminarsi verso la piscina.
«Ah ah. Certo che no.» Blaine si affrettò a seguirlo, malcelando un piccolo sorriso.
«Guarda che ho visto come mi fissavi prima. E poi sarei io quello che sbava!» Kurt si voltò di scatto verso di lui, inchiodando poco prima del bordo della vasca.
«E come ti avrei fissato, sentiamo?» Blaine si fece più vicino, abbastanza da riuscire a sfiorargli i passanti della cintura con la punta delle dita. Vederlo vacillare e respirare più profondamente solo per via di quel piccolo gesto gli regalò un fremito a metà fra tra l’intenerito e l’eccitato. Era abbastanza sicuro che solo Kurt potesse fargli un effetto del genere.
«Come uno a cui piace quello che sta guardando.» Kurt gli rivolse un piccolo sorriso davanti al quale Blaine non poté fare a meno che addolcirsi. Incurvò le labbra a sua volta, mentre lui gli chiudeva fermamente le mani sui fianchi: l’inaspettata sicurezza che mise in quel gesto fu più che sufficiente a fargli girare la testa. Kurt esercitò una piccola pressione con le dita e si sporse in avanti, quel tanto che bastava ad avvicinare la bocca al suo orecchio; Blaine rabbrividì in anticipazione.
 
«...Scusa.» Il tono della sua voce – leggermente più basso e strascicato del solito – si rivelò decisamente più interessante per il suo corpo di quanto non lo fosse il significato della parola in sé. Quando Blaine smise di sentire l’eco della voce di Kurt rimbombargli nel cervello e in ogni singola vena del corpo, ebbe finalmente la possibilità di realizzare cosa aveva detto. Ed era troppo tardi.
«Che cos- Kurt! Mettimi giù!» Il suono della sua risata si diffuse per tutta la stanza, e fu più o meno l’ultima cosa che Blaine sentì prima di essere scaraventato senza tanti complimenti nell’acqua bollente della piscina, con tanto di pantaloni e scarpe ancora addosso. Si ritrovò con la bocca piena di schiuma colorata che sputacchiò non appena riemerse in superficie; prese una disperata boccata d’aria e si ripulì sommariamente gli occhi dal sapone, prima di incontrare il sorrisetto beffardo del piccolo idiota ridicolmente stupendo in piedi sul bordo della piscina.
«Sei uno stronzo.»
«Come se fosse una novità.» Blaine si alzò in piedi, con l’acqua che gli arrivava poco più in su della vita.
«Sei morto, Kurt Hummel.» Arrancò goffamente verso il primo appiglio in marmo disponibile e riuscì a fatica a trascinarsi fuori dalla piscina, completamente grondante. Kurt lo guardò un singolo istante prima di iniziare a scappare.
Il fatto che quella stanza non fosse particolarmente grande e che Kurt non potesse optare per l’alternativa di aprire la porta e correre via – non a torso nudo, perlomeno – si rivelò provvidenziale per Blaine e per il suo fine ultimo di saltargli addosso e buttarlo in acqua insieme a lui, godendosi ognuna delle sue urla, intervallate da minacce di morte varie ed eventuali nonché insulti fantasiosi.
Blaine non avrebbe saputo affermare con certezza quando Kurt avesse smesso di provare a mettergli la testa sott’acqua in favore di un tipo di aggressione ben diverso. Al momento il suo assalto consisteva nel baciarlo appassionatamente, tenendolo premuto contro il marmo della piscina in modo che non potesse fare altro se non rimanere immobile e alla sua completa mercé. In tutta franchezza, Blaine non aveva la minima intenzione di lamentarsi; non mentre gli stringeva disperatamente le ciocche di capelli tra le dita e Kurt – in tutta risposta – gli mordeva senza particolare delicatezza il labbro inferiore, per poi passarci sopra la punta della lingua. Blaine rantolò contro la sua bocca, perfettamente consapevole di non poter fare altro se non tenergli ferma la testa e conficcargli le unghie nella schiena mentre Kurt lo sorreggeva contro la parete di marmo e faceva di lui quello che voleva. Era così assurdamente eccitante che evitare di spingere in bacino in avanti quel poco che bastava per provare a strusciarsi su di lui fu una vera e propria impresa.
Kurt si separò da lui con uno schiocco umido, permettendo ad entrambi di prendere un minimo di fiato. Blaine inspirò a fatica, desiderando che riprendesse a baciarlo in quel modo il prima possibile, nonostante non fosse niente di meno di una tortura considerando quanto era dolorosamente eccitato. Contrariamente alle sue aspettative, Kurt lo guardò con quelle sue brillanti iridi chiare e si fece ancora più vicino, premendo il proprio torace contro al suo. Per Blaine sentire le loro pelli scivolare una sull’altra al ritmo dei respiri irregolari in cui non riuscivano a fare a meno di annaspare fu quasi troppo da sopportare.
E poi capì che avrebbe decisamente potuto affrontare di peggio, più o meno nel momento in cui Kurt gli strinse le braccia attorno alle spalle e raggiunse il suo orecchio con la punta della lingua. Blaine piagnucolò senza nemmeno rendersene conto ed era quasi sicuro che lui avesse sorriso. In ogni caso non ne poteva avere la certezza, non mentre Kurt soffiava leggermente sulla sua pelle bagnata e gli cingeva il lobo dell’orecchio con le labbra, iniziando a succhiarlo con quella che sembrava tutta la sua energia.
«Oh- Oddio...» Kurt strinse con forza una mano tra i suoi capelli e gli accarezzò la pelle con la lingua, prima di tornare a ciò che stava facendo. Blaine sapeva solo che se avesse continuato così lui sarebbe venuto senza nemmeno essere stato toccato, con tanto di pantaloni addosso – perché aveva ancora i pantaloni addosso?
 
«K-Kurt...» Evidentemente ebbe pietà di lui, perché dischiuse le labbra e baciò un’ultima volta quella piccola porzione di pelle arrossata, sorridendo maliziosamente.
«Ho visto come hai reagito quando ti ho parlato nell’orecchio, prima. Ma non pensavo che avrebbe potuto piacerti così tanto- »
«Sta’ zitto.» Riuscì a mormorare, del tutto privo di fiato e senza alcuna affluenza di sangue al cervello degna di nota. Kurt ridacchiò e si allontanò da lui quanto bastava a guardarlo negli occhi, senza dargli tuttavia una vera possibilità di movimento. Aveva le labbra gonfie e gli occhi lucidi, e Blaine non sopportava più di avere addosso quegli stupidi-
«Pantaloni.» Kurt lo fissò, inarcando un sopracciglio.
«Prego?»
«Dovremmo toglierli.» Lui sogghignò leggermente, mentre le sue mani sparivano oltre la superficie dell’acqua – cosa che in qualche modo riuscì a fare eccitare Blaine ancora di più, per quanto fosse umanamente possibile. Kurt gli slacciò la cintura con talmente tanta facilità che Blaine era abbastanza sicuro che lui stesso non avrebbe saputo fare di meglio fuori dall’acqua e con le mani che non tremavano. Gli abbassò i pantaloni sotto il loro provvidenziale strato di bolle, guardandosi bene dallo sfiorare qualcosa che non fosse la stoffa della sua divisa. Blaine li scalciò via insieme alla biancheria intima, estraendo dall’acqua una massa di vestiti informe e grondante, esattamente come quella che Kurt poco dopo gettò sul bordo della piscina, solo che nel suo caso era azzurra.
«Sai, credevo che fosse l’acqua fredda a far restringere i pantaloni.» Osservò, stringendo le labbra per non ridere della sua stessa battuta. Blaine gli lanciò un’occhiata torva.
«Sei così divertente, Kurt.»
«E tu sei così adorabilmente fuori controllo, Blaine.» Rispose prontamente, interrompendo del tutto la pressione che stava esercitando su di lui in modo da lasciargli lo spazio per muoversi. Una parte di Blaine avrebbe voluto che avesse continuato ad inchiodarlo alla parete. E magari che fosse tornato a prendere il controllo in quel modo. E magari... E magari non era il caso che ci pensasse se non voleva morire proprio adesso.
«Perciò... C’è qualcosa in particolare che vuoi fare, o che vuoi che io faccia?» Chiese Kurt un attimo dopo, e Blaine probabilmente sarebbe trapassato in quel preciso momento se solo non avesse notato la sfumatura arrossata che avevano assunto le sue guance a quelle parole. Poteva atteggiarsi finché voleva, ma Blaine era perfettamente consapevole che – da qualche parte sotto tutta quella spavalderia – Kurt se la stava facendo addosso esattamente come lui.
«...Per quanto mi piacerebbe rifilarti qualche battutina squallida sul modo in cui mi stavi succhiando l’orecchio, direi che preferisco cominciare restituendoti un vecchio favore.» Rispose tranquillamente, vagamente divertito dal fatto che Kurt fosse arrossito ancora di più. Lo prese delicatamente per la vita – facendo attenzione a non scendere troppo in basso: non voleva fare niente che potesse sconvolgerlo – e lo fece spostare davanti a sé, in modo che fosse di schiena.
 
«Blaine- »
«Ho intenzione di farti un massaggio.» Mise subito in chiaro, appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle per rendere più tangibile il suo proposito. Kurt prese un lungo e tremolante respiro che fece sorridere Blaine.
«...E comunque non c’è bisogno di fare tanto gli spavaldi.» Aggiunse, iniziando a muovergli sperimentalmente le mani dal collo fino all’attaccatura delle braccia – come ricordava che Kurt aveva fatto con lui diverse settimane prima – esercitando una leggera pressione.
«Non sto facendo lo spavaldo.» Blaine sogghignò, perché l’aveva detto con un filo di voce ed era quasi sicuro di averlo sentito tremare sotto il tocco delle sue mani.
«Sì, invece.» Gli ricordò a bassa voce, spostandosi un po’ più vicino.
Fece scorrere le dita sul contorno dei suoi bicipiti e gli strinse leggermente le spalle, adocchiando con il cuore in gola i segni delle unghiate – così visibili sul suo incarnato pallido – che gli aveva lasciato poco prima, quando si era aggrappato disperatamente a lui. Blaine si morse le labbra al pensiero di quanto fosse facile marchiare inequivocabilmente la sua pelle. Kurt inspirò rumorosamente nel momento in cui lui allungò il collo e lasciò un piccolo bacio su uno di quei graffi rossi, spingendosi inconsciamente contro la sua bocca.
«Blaine?» Premette leggermente le dita sui muscoli del collo, passando poi a sfiorargli la schiena, fino ad avvolgergli le braccia attorno al torace e stringerlo più vicino, abbracciandolo da dietro.
«Mm?» Kurt sorrise. Non poteva vederlo, ma lo sapeva perfettamente.
«Forse è vero che stavo sbavando.» Blaine rise, accarezzandogli distrattamente lo stomaco con la punta delle dita.
«E il motivo per cui cerco di essere spavaldo è che ho paura.» Confessò con un filo di voce, piegando le sue stesse braccia sopra quelle di Blaine, che per un attimo rimase spiazzato.
«Hai- Hai paura? Non dobbiamo fare niente, Kurt. Possiamo solo rimanere qui e fare un bagno- »
«Non è di questo che ho paura. Quello che mi spaventa sono le conseguenze che ci saranno.» Blaine lo strinse un po’ più vicino, lasciandogli un piccolo bacio sul retro del collo.
«Hai paura di pentirtene visto che tra una settimana dovremo salutarci?»
«No, io- ho paura che se non mi sforzo di essere spavaldo poi finirò per fare cose molto stupide, o dire cose molto stupide.»
«Sono sicuro che niente di ciò che faresti o diresti sarebbe stupido.» Affermò categoricamente. Kurt ridacchiò.
«Fidati, lo sarebbe.»
«Fammi un esempio, e prometto che se è stupido te lo dirò.» Suggerì dolcemente.
 
Kurt prese in considerazione l’idea di dire la verità solo per qualche breve, folle ed insensato istante. Ma non poteva.
Non poteva dire a Blaine che era bellissimo, che essere lì con lui era la cosa più straordinaria che gli fosse mai capitata e che era talmente innamorato da non riuscire neanche a sopportare l’idea che adesso lo stesse stringendo in quel modo e tra una settimana non l’avrebbe più fatto.
Rimase in silenzio a lungo, intento ad ascoltare i suoi stessi respiri affannati mentre il petto si alzava e si abbassava tra le braccia forti del ragazzo dietro di lui. Stava valutando se fosse il caso di dire qualcosa o meno, quando a un tratto nessuna delle sue sinapsi fu più in grado di connettere: Blaine aveva iniziato a baciargli un lato del collo, prima con piccoli contatti accennati, poi con una lunga scia di baci umidi e bollenti che lo lasciarono completamente senza fiato. Premette la lingua su tutta la sua giugulare e si fermò a succhiare un punto imprecisato poco prima della clavicola. Kurt piagnucolò e lasciò cadere la testa all’indietro, abbandonandosi inerme sulla spalla di Blaine ad occhi aperti e con la bocca socchiusa, senza poter fare niente per contenere qualunque cosa fossero i suoni che uscivano dalle sue labbra. Lui gli strinse leggermente tra i denti una piccola porzione di pelle – come se il suo intento fosse proprio quello di lasciare il segno – per poi dargli un altro bacio sul collo e allontanarsi, mentre Kurt si voltava a fatica verso di lui.
«Andava bene- Perché stai ridendo?»
«Pensavo all’ultima volta che siamo stati qui. Mi dispiace averti torturato in quel modo.» Blaine lo guardò storto.
«Sta’ zitto. Sappiamo tutti e due che non ti dispiace affatto.» Kurt finse di pensarci su.
«No. In effetti no.» Non fece in tempo a vedere Blaine che alzava gli occhi al cielo perché lo stava già baciando, stringendogli saldamente la vita con le mani. Lo spinse senza troppa difficoltà contro al bordo della piscina e gli si piazzò di fronte, esattamente come aveva fatto poco prima. Blaine gli avvolse le braccia intorno al collo e Kurt non poté fare a meno di annaspare un tantino quando mosse il bacino in avanti, strusciandosi apertamente contro il suo fianco. Blaine gemette sulla sua bocca, e un attimo dopo si stava allontanando ad occhi spalancati.
«Non- Non l’ho fatto apposta!» Esclamò, apparentemente in preda al panico, o convinto di aver fatto qualcosa di terribile. Kurt in qualche modo riuscì a gestire l’improvviso deflusso di sangue al suo cervello dovuto all’aver appena sentito l’erezione di Blaine premergli addosso, e improvvisò qualcosa che sperava assomigliasse a un sorriso.
«È che mi stavi baciando e sei così meraviglioso e io- »
«Blaine. Tranquillo.» Mormorò semplicemente.
Prese una lunga boccata di ossigeno e gli si avvicinò ulteriormente, facendosi spazio tra le sue gambe con una coscia senza alcun tipo di preavviso. Si godette pienamente il rantolo basso di Blaine e la consapevolezza di sentirlo duro contro la sua pelle, del tutto inerme e schiacciato tra di lui e il marmo della piscina. Non era mai stato più eccitato in vita sua.
«Oh- Kurt...» Ansimò, stringendogli con quasi – quasi – troppa forza le braccia attorno al collo e intrecciando una gamba alla sua. Kurt sarebbe potuto rimanere lì a sentirlo pronunciare il suo nome in quel modo fino alla fine dei tempi – un po’ perché sembrava l’unica cosa in grado di renderlo consapevole che era proprio lui a farlo sentire così, un po’ perché vederlo talmente disperato a causa sua era estremamente gratificante – ma sarebbe stata una tortura troppo grande per entrambi. Con un colpetto d’anca si strusciò a sua volta su di lui, e Blaine dovette interpretarlo come un segnale positivo perché un attimo dopo prese a spingergli ritmicamente i fianchi contro la gamba, piagnucolando vicino al suo orecchio una serie di suoni sconnessi mescolati al suo nome. Kurt incontrò i suoi movimenti, lasciando che si aggrappasse a lui e tornasse di tanto in tanto ad assaltargli il collo.
 
«Sei perfetto.» L’aveva detto davvero. Perché l’aveva detto?
Blaine lo afferrò per le spalle e lo fece girare, in modo che ora fosse lui ad avere la schiena premuta contro al marmo. Quando la sua pelle toccò la superficie liscia Kurt ebbe un brivido: non avrebbe saputo giurare se fosse per il freddo o per l’eccitazione, anche se aveva i suoi sospetti in merito. Blaine lo guardò negli occhi, inchiodandolo alla parete senza nemmeno aver bisogno di sfiorarlo.
«Tu sei perfetto.» Rantolò, con gli occhi lucidi e il sorriso più bello che Kurt gli avesse mai visto, abbastanza da lasciarlo letteralmente senza fiato. Rimase del tutto inerme a fissarlo mentre Blaine ripercorreva con la punta delle dita i segni rossi che gli aveva lasciato sul collo, quasi come se l’avesse fatto apposta e ora stesse controllando i frutti del suo operato. Kurt rabbrividì di piacere mentre l’altra mano di Blaine scendeva con calma lungo il suo petto, sempre più in basso, fino a sparire oltre lo spesso strato di bolle.
«Va bene se- »
«Sì. Sì, sì. Ti prego.» Non aveva idea di cosa stava dicendo, ma doveva trattarsi di qualcosa di giusto perché lui emise una specie di ringhio, tornando a succhiargli la pelle del collo.
«Blaine.» Quella volta era un nome distinto, praticamente un urlo, sebbene l’avesse pronunciato con la voce più roca che si fosse mai sentito addosso. Blaine fece scorrere sperimentalmente le dita lungo tutta la lunghezza della sua erezione, scivolando agevolmente sulla sua pelle grazie alla provvidenziale presenza dell’acqua. Kurt tremò da capo a piedi e gemette ad alta voce, cosa che dovette incoraggiare Blaine a chiudere la propria mano su di lui, iniziando a muoversi con estrema lentezza. Kurt ringraziò mentalmente ogni divinità celeste per la presenza della parete alle sue spalle che gli permetteva di restare in piedi, unita alla collaborazione delle sue mani, che in qualche strano modo riuscivano ad essere ancora artigliate alle spalle di Blaine. Probabilmente stava stringendo troppo forte, ma al momento non c’era niente che potesse fare al riguardo. Anche se-
«B-Blaine? Devo...» Iniziò, fallendo miseramente il suo tentativo non appena Blaine mosse nuovamente la mano su di lui, accarezzandolo in un mix di premura e fermezza che gli fece girare la testa.
«Ssh.»
«Ma- »
«Non devi fare niente, Kurtie. Senti e basta.» Kurt annuì, perché sul serio: al momento non sarebbe stato in grado di fare nient’altro anche provandoci. Strinse Blaine con tutte le sue forze e lasciò che gli facesse perdere il controllo, muovendo la sua mano su di lui sempre più in fretta e baciandolo dovunque riuscisse ad arrivare. Kurt aveva smesso di ragionare già da un po’ quando iniziò a muovere le anche in avanti, incontrando le spinte della sua mano. Blaine accelerò i suoi movimenti, succhiandogli forte la pelle del collo. Gli piantò le unghie nella schiena, respirando pesantemente.
«Blaine. Blaine, non vogl- »
«Kurt, tranquillo. Va bene.»
No. Non andava bene affatto. Non poteva lasciare che finisse, non poteva lasciare che Blaine andasse via da lui, che sparisse dalla sua vita. Kurt si morse un labbro con tutta la forza che aveva, aggrappandosi a lui con quella che non sembrava altro che disperazione. Blaine accarezzò la punta della sua ormai dolorosa erezione con il pollice, e Kurt riuscì a non venire in quell’istante per qualcosa che si avvicinava al miracolo.
«Blaine- »
«Sono qui, non ti lascio andare.» Gli bastò quello, nonostante fosse consapevole che da qualche giorno a quella parte si sarebbe rivelata una bugia. Kurt lasciò che si muovesse su di lui un’ultima volta prima di tremare prepotentemente da capo a piedi; venne nella sua mano con un gemito silenzioso e gli si accasciò del tutto addosso, mentre i suoi fianchi – di loro iniziativa – spingevano ancora debolmente in avanti. Blaine lo stava tenendo davvero, con un braccio avvolto dietro la schiena e una mano – quella pulita, grazie al cielo – che gli accarezzava i capelli. Kurt sospirò beatamente contro la sua pelle, mentre Blaine gli lasciava un lungo bacio su una tempia. Lo amava così tanto.
 
«Dove diavolo hai imparato?» Chiese con voce flebile qualche lungo momento più tardi, con una piccola risata liberatoria. Blaine si allontanò un po’, incontrando finalmente il suo sguardo.
«Tanta pratica...» Kurt spalancò gli occhi, e Blaine si godette ogni singolo istante della sua espressione basita.
«...su me stesso.» Lui sembrò tirare un sospiro di sollievo, un attimo prima di rivolgergli una delle sue tipiche occhiate superiori.
«Masturbatore cronico. Ti si addice, sai?» Blaine roteò gli occhi.
«Possibile che non si può rimanere seri per due minuti di fila? E comunque non mi risulta che tu ti sia lamentato...» Aggiunse, fissandolo. Il fatto che Kurt non stesse rispondendo in alcun modo lo mandò leggermente nel panico.
«Oh mio Dio. Devi lamentarti?» Lui sbuffò, con un sorriso divertito.
«Blaine, è stato incredibile. Sei stato incredibile.» Oh, beh. Meno male.
«Anche tu. Voglio dire, eri così- »
«Non dire niente. Non ancora. Io devo ancora fare la mia parte.» Disse, con un sorrisetto che rese immediatamente consapevole Blaine di cosa continuava a pulsargli in mezzo alle gambe. Certo, aveva momentaneamente messo da parte le sue esigenze in favore di quelle di Kurt – migliore scelta di sempre, tra parentesi, perché Kurt gli aveva letteralmente tolto il fiato – ma ora che glielo ricordava così gentilmente... Sì. Sì, in effetti.
«O..Okay.» Riuscì a balbettare con un filo di voce, mentre lui gli stringeva entrambe le mani sui fianchi. Blaine si preparò mentalmente ad essere nuovamente sbattuto contro al muro – non che avesse intenzione di lamentarsi, comunque – tuttavia Kurt sembrava avere altri progetti per lui.
Lo strinse forte e gli diede un bacio pigro a fior di labbra – Blaine sorrise, complimentandosi un po’ con se stesso per essere riuscito a farlo stancare fino a quel punto – e poi lo sollevò per la vita fino a quando non fu quasi per metà fuori dall’acqua.
«Kurt?» Lui non rispose in alcun modo, così Blaine si limitò ad assecondarlo, appoggiando i palmi delle mani sulla superficie liscia del bordo piscina e facendo leva con le braccia. Non appena vi si sedette – non senza un certo imbarazzo, dato che lui era lì completamente nudo e Kurt era ancora sotto dieci dita di bolle – provò a spostarsi un po’ più indietro, ma lui lo trattenne, facendo scendere le mani dai suoi fianchi alle ginocchia in modo da tenerlo fermo. Blaine cercò di muoversi, vagamente a disagio.
 
«Blaine? Mi guardi?» E fu solo perché era stato Kurt a chiederglielo che lo fece, perché altrimenti non ne avrebbe avuto il coraggio nemmeno in un milione di anni. Incontrò timidamente il suo sguardo, ed era abbastanza sicuro di non essere mai stato tanto vicino alla morte come in quel momento, nemmeno quando stava allegramente sprofondando nel Lago Nero.
Kurt lo stava fissando dritto negli occhi mentre si spostava ancora più vicino al bordo della piscina, esattamente tra le sue gambe. Blaine era molto consapevole di non essere nemmeno mai andato vicino al livello di eccitazione che stava raggiungendo in quel momento, e che doveva essere un piccolo miracolo che non fosse già venuto. Forse era per via del fatto che era troppo preoccupato di morire d’infarto per riuscirci. Kurt dovette accorgersi della cosa, perché gli rivolse un piccolo sorriso prima di voltare la testa e baciargli dolcemente la parte interna del ginocchio. Blaine allargò istintivamente le gambe, permettendogli di proseguire in quella sua serie di bacetti intervallati da carezze rassicuranti, proseguendo il suo lento tragitto in avanti.
«Riesci a farmi un altro po’ di spazio?» Chiese con le guance arrossate, sfiorando timidamente le sue cosce. Blaine non poté davvero impedirsi di allungare una mano e accarezzargli un lato del viso.
«Non devi farlo se non vuoi.» Kurt inarcò un sopracciglio, guardandosi alle spalle.
«Vedi qualcuno che mi sta obbligando?»
«...No, ma- »
«Allora va bene. Va bene?» Blaine annuì automaticamente, perché sì, certo che andava bene. La sua fretta lo fece sorridere di nuovo, e lui si sentì sollevato mentre divaricava ulteriormente le gambe, proprio come gli aveva chiesto. Gli sfiorò per un’ultima volta la pelle del viso e poi allontanò la mano, portandola sul proprio ginocchio e intrecciando le sue dita con quelle di Kurt, che gliele strinse dolcemente. Per un momento – esattamente lì, con quel ragazzo meraviglioso che lo fissava dal basso come se stesse ammirando qualcosa di bellissimo – Blaine fu completamente sicuro che non avrebbe mai potuto provare qualcosa di più devastante e perfetto, e che per quanto avrebbe potuto soffrire in seguito sarebbe valsa comunque la pena essersi innamorato di lui. E poi semplicemente smise di pensare, perché le labbra di Kurt stavano iniziando a risalire lungo il suo interno coscia in una scia di lunghi baci umidi e lui non poteva fare altro che annaspare e tremare e starlo a guardare mentre spostava la mano libera dal ginocchio alla base della sua erezione, muovendola qualche volta su e giù prima di avvicinarsi con la bocca. Blaine trattenne il fiato – non che sarebbe stato capace di respirare anche volendolo – e Kurt lo sfiorò appena con le labbra dischiuse, dando uno sperimentale colpetto con la lingua sulla punta. Blaine piagnucolò qualche parola priva di senso e mosse istintivamente le anche in avanti.
Fortunatamente Kurt si dimostrò più padrone di sé di quanto lo fosse lui – non che ci volesse molto, comunque – e si spostò un attimo prima che lui potesse involontariamente spingersi nella sua bocca.
«S-Scusa- » Riuscì a balbettare, senza trovare il coraggio di guardarlo in faccia. Kurt comunque sembrò non essersi arrabbiato, perché strinse di nuovo le dita alle sue e gli lasciò un altro bacio vicino all’inguine. Socchiuse di nuovo la bocca, questa volta percorrendo con la lingua tutta la sua lunghezza. Blaine rovesciò gli occhi all’indietro e Kurt si inumidì un’ultima volta le labbra prendendo in bocca i primi centimetri della sua erezione, mentre lui si faceva violenza fisica per rimanere fermo e non emettere suoni troppo imbarazzanti. Il primo per non sconvolgere Kurt, il secondo per evitare di essere preso in giro a vita. Avvolse sperimentalmente la lingua attorno a lui, succhiando ciò che poteva e compensando al resto con la mano. Blaine spinse i talloni contro il marmo, con la testa che gli girava e il corpo che tremava da capo a piedi, incapace di emettere qualcosa di diverso da gemiti sconnessi che a quanto pareva incoraggiarono Kurt, che lo prese un po’ più in profondità. A quel punto Blaine non poté farci niente. Non fu in grado di controllare la sua mano quando andò ad artigliarsi ai capelli di Kurt, proprio sulla nuca. Non lo stava spingendo tra le sue gambe – non lo stava facendo, giusto? – stava solo accompagnando quel suo morbido movimento che lo stava lentamente uccidendo nel modo più piacevole immaginabile. In ogni caso – quando Blaine lo fece – Kurt emise una specie di ringhio gutturale senza smettere di succhiarlo, cosa che portò Blaine ad urlare il suo nome senza nemmeno curarsi del fatto che – seppure deserta – quella era pur sempre una scuola.
 
E poi se ne rese conto: aveva ancora gli occhi chiusi. Un ragazzo meravigliosamente fantastico di cui era innamorato perso lo stava facendo letteralmente impazzire e lui non lo stava nemmeno guardando. Non poteva permettersi di ignorare qualcosa del genere. Si costrinse a combattere la sua sopraffazione e a sollevare le palpebre, e una volta che ci riuscì fu solo grazie a qualche stravagante stregoneria se non venne seduta stante – per fortuna non lo fece: Kurt sarebbe stato capace di ucciderlo per una cosa del genere.
Era incredibile. Era semplicemente incredibile, con i capelli completamente arruffati, la pelle arrossata e quella splendida bocca morbida e liscia chiusa su di lui. E tutto quello sconvolse Blaine, davvero; ma non era niente in confronto ai suoi occhi. Scuri come la notte, ben aperti e luccicanti, che guardavano dritto verso di lui.
Prima anche solo di poter pensare, Blaine stava già parlando.
«Kurt, spostati.» Era secco, chiaro e ad alta voce. Gli aveva fatto promettere di non traumatizzarlo, ed era abbastanza sicuro che venirgli in bocca rientrasse nella lista di cose traumatizzanti, almeno senza averne parlato prima. Comunque, lui ubbidì. Molto lentamente e curandosi di passare un’ultima volta la lingua su tutta la sua lunghezza, ma ubbidì. Blaine era abbastanza convinto che meritasse un qualche tipo di premio per aver resistito, e se non esisteva quel genere di premi allora avrebbero dovuto inventarli. Kurt si allontanò da lui senza smettere di guardarlo, con l’accenno di un sorriso: già; doveva essere un disastro in quel momento, Blaine ne era vagamente consapevole.
«...Beh- »
«Baciami.» Biascicò. Kurt fu più rapido di quanto si aspettasse: in un attimo si era già alzato in piedi e aveva catturato le sue labbra con le proprie, baciandolo come se fosse l’ultima volta che poteva farlo. Blaine si abbandonò completamente a lui – le sue labbra, il suo corpo premuto contro al proprio e la sua mano che aveva preso a muoversi su e giù sostituendo la sua bocca – finché non si lasciò andare con un rantolo soffocato tra le labbra di Kurt, vagamente consapevole che magari venire addosso a qualcun altro rientrava nella lista delle cose traumatizzanti che non avrebbe dovuto fare.
Blaine chiuse ermeticamente gli occhi, sperando con tutto se stesso di non avere rovinato tutto. Contò i secondi di completo silenzio che si stavano lentamente trascinando tra di loro, con Kurt che gli teneva una mano appoggiata sulla spalla e l’altra su un fianco, senza fare altro se non respirare tranquillamente sulle sue labbra bagnate. Blaine prese un respiro un po’ più profondo e Kurt gli accarezzò la vita con fare rassicurante, strofinando dolcemente la punta del naso sulla sua. Blaine sentì il cuore vacillargli nel petto, e si ritrovò a sorridere: non si sentiva in quel modo per il fatto che fosse la prima volta che la sperimentava con qualcuno; era perché quel qualcuno era Kurt. Il sarcastico, dolce, meraviglioso ed altamente irritabile ragazzo che l’aveva fatto innamorare. Fece per dire qualcosa, ma lui lo precedette.
 
«A cosa pensi?» Blaine si ricordò di quando glielo aveva chiesto la prima volta, nella Stanza delle Necessità; quando lui gli aveva mentito per paura di risultare patetico. Era abbastanza convinto di aver superato quella fase parecchie bolle di sapone fa.
«A te.» Confessò, con una timidezza che non credeva possibile dopo quello che avevano appena fatto. In ogni caso, non poté che sentirsi sollevato quando Kurt sospirò felicemente, prima di dargli un altro bacio.
«Che cosa su di me?» Chiese a bassa voce, mentre Blaine si spostava cautamente dal bordo piscina dov’era ancora seduto per andargli più vicino, tenendogli entrambe le mani sulla vita.
«Tante cose.» Kurt gli diede un bacio su una spalla e si separò dalla sua stretta, uscendo velocemente dalla piscina.
«Kurt?- »
«Tante cose tipo?» Blaine si voltò a cercarlo con lo sguardo e fu felice di trovarlo già di nuovo lì, con un soffice asciugamano sulle spalle, identico a quello che gli stava porgendo. Lo prese e uscì a sua volta dall’acqua, avvolgendosi completamente.
«Tipo che sei bellissimo.» Kurt ne stese a terra un terzo, poco lontano dal bordo della piscina. Si sedette ed incrociò le gambe tra i risvolti del suo telo, rivolgendogli un piccolo sorriso. Blaine lo seguì all’istante, e si godette il suono della risata di Kurt quando si andò ad accoccolare addosso a lui.
«Primo, mi sembrava che avessimo già affrontato questo argomento: tu sei bellissimo. E secondo... Da quando in qua tutta questa smania di coccole?» Blaine accantonò quella domanda e si strinse ancora più vicino al meraviglioso ragazzo al suo fianco, solleticandogli inavvertitamente la pelle con i capelli bagnati.
«Pensavo anche... Dove diavolo hai imparato?» Chiese, sulla falsa riga di quanto Kurt aveva precedentemente domandato a lui. Quando divenne improvvisamente rigido e silenzioso, Blaine temette sul serio di aver detto la cosa sbagliata.
«Non- Non intendevo- »
«Era... Andava bene?» Chiese con una strana voce stridula che Blaine non ricordava di avergli mai sentito prima di quel momento. Quando realizzò che doveva essere causata dalla paura di aver fatto un disastro, lo trovò così adorabile che non poté davvero fare a meno di baciarlo.
«Era un sì?»
«Era un “perfetto”. Tu sei perfetto.» Kurt gli strinse più fermamente le braccia attorno al corpo, da qualche parte in mezzo a tutti quegli strati di asciugamani.
«Quindi non- non sei pentito? Anche se tra sette giorni- » Blaine non voleva parlare del tempo che gli rimaneva; non durante quel piccolo momento di perfezione dove c’era spazio solo per loro. Così lo interruppe.
«No. Non me ne pentirò mai.» Ed era solo la verità: adesso straordinaria, tra qualche giorno dolorosa; ma era la verità. Kurt appoggiò la guancia sulla sommità della sua testa, abbracciandolo forte.
«Nemmeno io.» Rimasero in silenzio per un po’, semplicemente a stringersi e ad esserci, e a memorizzare tutto ciò di memorizzabile l’uno dell’altro prima di non averne più occasione. Blaine gli diede qualche pigro bacio sulle labbra e Kurt non smise di accarezzarlo e tenerlo vicino, anche in quel momento, mentre erano stesi sull’asciugamano a sorridersi e a guardarsi come due idioti. Due idioti che non riuscivano nemmeno a smettere di sentirsi così emozionati per la reciproca vicinanza, e che si rifiutavano di prendere in considerazione l’idea di dirsi addio a costo di mentire a se stessi.
«Blaine?»
«Mm?» Kurt gli rivolse un mezzo sorriso, cercando di far combaciare le punte delle proprie dita con le sue. Blaine lo assecondò, sollevando la mano dal panno umido quanto bastava per far toccare tutte le loro falangi. Poi fece scorrere le sue da una parte, in modo che le loro mani si intrecciassero.
«Sai cosa sarebbe buffo?» Blaine sorrise. Avrebbe potuto elencare facilmente ogni singola, meravigliosa piccola cosa che tra di loro era iniziata con quella frase.
«Cosa?»
«Che io ti dicessi una di quelle cose stupide che non volevo dirti all’inizio.» Spiegò con un filo di voce, continuando a tenere gli occhi pigramente fissi sulle loro dita strette insieme. Blaine ritirò appena la mano, portando quella di Kurt con sé, e stampò un piccolo bacio sul dorso.
«Tipo?» Kurt rabbrividì appena a quel contatto e alzò lo sguardo su di lui, con le guance arrossate e un piccolo sorriso traballante. Non aveva mai visto niente di più bello.
«Credo...» Si interruppe, cercando di recuperare il controllo della sua voce, che sembrava intenzionata a venir meno di propria iniziativa.
 
«Credo di essermi innamorato di te.» Lo disse tutto d’un fiato, con il cuore che batteva talmente forte che poteva sentirlo pulsare distintamente fin dentro al cervello. Ed era inutile esporsi in quel modo; inutile mostrarsi così vulnerabile quando nel giro di qualche giorno di loro due non sarebbe rimasto altro che il ricordo. Tutto ciò che avevano trascorso, ogni singolo istante era stato segnato fin dall’inizio da una data di scadenza, e il tempo stava semplicemente riscuotendo ciò che gli spettava.
Tuttavia, Kurt non poté fare a meno di barare un po’ e fingere che quell’attimo fosse eterno: loro due stesi su un ammasso di asciugamani umidi, e lui che aveva appena ammesso di amarlo, e Blaine che lo guardava con quei suoi occhioni dorati così pieni di dolcezza.
Quel momento – lontananza o meno, tempo o non tempo – Kurt non lo avrebbe mai dimenticato.
Poi Blaine parlò.
«Anch’io credo di essermi innamorato di te.» Kurt si sentì finalmente autorizzato a tornare a respirare; non credeva fosse possibile sentirsi così incredibilmente felici e tristi allo stesso tempo.
«Davvero?»
«Davvero.»
Kurt fece per aggiungere qualcosa, ma tutto a un tratto Hogwarts smise di essere il piccolo paradiso silenzioso che li aveva cullati nel tempo che avevano trascorso nel Bagno dei Prefetti. Un gran baccano animò improvvisamente l’intero edificio, ed era qualcosa di più delle solite polemiche post Prove del Torneo Tremaghi. Una serie di porte sbatterono, e le urla degli studenti raggiunsero il quinto piano nemmeno mezzo secondo più tardi.
Kurt e Blaine scattarono a sedere in una mossa rapida, senza smettere di tenersi per mano.
«Cosa diavolo sta succedendo?»
 
 

***

 
 
 
 
 

 
 
 
 
... *coffcoff*
- Nel caso vi steste domandando cosa cappero è successo, ecco un indizio: http://theholyshrine.files.wordpress.com/2011/06/diggory.jpg
- Nel caso di voi fosse rimasta solo una brodaglia informe agonizzante nel caramello fuso e nello zucchero a velo, non vi biasimo minimamente.
- Nel caso pensiate che adesso mi metterò qui a commentare questo capitolo, vi sbagliate di grosso :’)
- Nel caso l’aveste notato, sì, alcuni pezzettini sono ispirati alla 3x05 ( http://media.tumblr.com/tumblr_ly9wfdw1XF1r15ab8.gif  )
- Nel caso non sopportaste più i miei “nel caso”, mi smaterializzo nella mia nube di ansia post capitolo pseudo smut e vado a morire in un angolino perché sì. Vi amo tanto. Non odiatemi, pls çç
Okay, giusto un momentino per mandare tutto il mio amore a mia moglie che mi adatta poemi danteschi e mi tappezza il capitolo di foto con vecchie “that makes me moist”, perché solo lei può <3 I love you so much <3
A martedì prossimo guys :’) *sparge amore*
 
Come al solito, mi trovate sempre qui:  https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Buon martedì, ragazzi :)!
Spero che indipendentemente da scuola, università, lavoro e quant’altro l’estate sia iniziata bene per tutti voi :)
Come ho già scritto nella mia pagina facebook, a differenza di quanto pensavo di fare all’inizio ho diviso quest’ultimo capitolo in due parti, vista la sua eccessiva lunghezza. In sostanza, alla fine avremo un totale di 12 capitoli e la storia si concluderà martedì prossimo ;)
Okay, prima di eclissarmi per lasciarvi alla lettura ne approfitto per fare i miei doverosi ringraziamenti a chiunque abbia aggiunto questa fanfic a seguite, preferite o ricordate, a tutti quelli che la leggono e che mi seguono su facebook: siete davvero l’amore e io vi sono infinitamente grata ç__ç Una menzione particolare va naturalmente a chi mi lascia un parere: questa settimana in particolare ringrazio CandyKlaine, Estel84, Chuzzah, TheShippinator, Klaineislove, beerpong, Anna_Vik, P e r l a, Anacleto_, Ari_Klaine, Lost in a daydream_, LUcy__, Lama_Mustache, My angel Chris Colfer, Eternity21, candlesklaine, Mi_ki, neversaynotollamas e Ginny_Sara per le loro recensioni *__* Love you all <3
Bueno, adesso mi dissolvo sul serio u.u Buona lettura <3
 
 
 
 
 

Capitolo Undicesimo

 

«Non riesco a credere che abbiano semplicemente lasciato che succedesse.» Mormorò Rachel, con Finn che annuiva energicamente al suo fianco, in un evidente stato di turbamento. Brittany stava piangendo silenziosamente tra le braccia di Santana, che le accarezzava la schiena ripetendole all’orecchio qualche parola rassicurante che solo lei poteva sentire.
Kurt si fece più vicino a Blaine, tenendogli un braccio stretto attorno alla vita, ancora incapace di realizzare ciò che era appena successo.
Fino a dieci minuti prima era pigramente raggomitolato su un paio di teli di lino, senza niente a cui pensare se non coccolarsi con Blaine e sperare che gli dicesse che anche lui lo amava, cosa che alla fine aveva fatto. Tuttavia non aveva avuto il tempo materiale di godersi il momento, non quando una serie di urla e singhiozzi disperati avevano raggiunto il Bagno dei Prefetti facendoli scattare in piedi e raccattare i rispettivi vestiti alla velocità della luce.
Due minuti dopo Blaine aveva già la mano stretta sulla maniglia porta, e Kurt fece in tempo a fermarlo solo per un ultimo, rapido bacio prima che lui l’aprisse, dopo averlo guardato con quei suoi occhioni da idiota che Kurt amava con tutto se stesso. Avevano sceso le scale due gradini alla volta, lui davanti e Blaine dietro, e poco dopo erano esattamente all’ingresso del castello. Kurt si era voltato istintivamente verso il primo sprazzo di azzurro che era entrato nel suo campo visivo: si rivelò essere la divisa di Brittany, che era insieme a Santana, che era affiancata da Quinn che teneva per mano Puck. Li raggiunsero, e Kurt non fu particolarmente sorpreso di trovare anche Rachel e Finn con loro, esattamente come si aspettava di non trovare Sebastian.
E fu allora glielo dissero: un ragazzo – il Campione di Hogwarts, per la precisione – non aveva superato l’ultima Prova. Era morto. Un diciassettenne era morto in uno stupido Torneo scolastico.
Kurt si prese qualche lungo istante per assimilare la notizia, vacillando leggermente sulle gambe. Il baccano circostante stava rapidamente scemando in una stana forma di generale raccoglimento, cosa che rese il tutto se possibile ancora più assurdo. Kurt guardò Blaine; sembrava talmente sotto shock che non ci pensò due volte prima di cingergli la vita con un braccio, augurandosi che potesse essergli di qualche conforto.
 
La prima a rompere il silenzio fu Rachel, seguita poco dopo da Quinn.
«Se questo stupido Torneo è stato sospeso per un secolo un motivo c’era. È stata un’idiozia ripristinarlo.»
«Sono passati cent’anni! Pensavo che avrebbero preso provvedimenti diversi sulla sicurezza- »
«Oh, ma per favore.» Sbottò Santana, continuando a stringere a sé Brittany «Nessuno ha ordinato a quel ragazzo di mettere il suo nome nel Calice. Sapeva a cosa stava andando in contro e ha fatto la sua scelta: non vedo perché dovremmo starcene qui a piangere per un povero idiota a cui importava così poco della sua vita da metterla in palio in uno stupido Torneo scolastico.»
L’intero gruppo si congelò sul posto; Kurt non li stava guardando, ma percepiva con estrema facilità il loro disagio e soprattutto era consapevole di quello di Blaine, che inspirava faticosamente al suo fianco. Lui, tuttavia, non reagì in alcun modo.
La prima a controbattere fu Rachel: nessuna sorpresa in questo.
«Non ti sembra un tantino riduttivo?»
«Per uno che se ne frega di se stesso e della sua famiglia? Non credo proprio.»
«Ma- »
«Rachel, hai visto Sebastian?» La interruppe Kurt, un attimo prima che potesse gettarsi a capofitto in una discussione del tutto fuori luogo. Lei scosse la testa.
«L’ultima volta che l’ho visto era qualche spalto dietro di noi alla Prova, poi è sparito e non ho idea di dove sia andato.» Kurt annuì, stringendo leggermente le dita sul fianco di Blaine.
«Allora credo che andrò a cercarlo. Vieni, Blaine?» Chiese, cercando apertamente il suo sguardo per la prima volta da quando erano usciti dal Bagno dei Prefetti. Aveva gli occhi spalancati, fissi a terra e non sembrava avere la minima intenzione di staccarli da lì; ma annuì.
«Sì, spero di trovarvi tutti e due stasera.» Aggiunse Rachel.
«Le... Le lezioni sono sospese, quindi credo che tornerò in camera.» Biascicò Finn, che si stava evidentemente sforzando di trattenendo le lacrime.
Kurt realizzò solo in quel momento che Cedric Diggory non era solo uno studente di Hogwarts, ma apparteneva anche alla stessa Casa del ragazzo di Rachel: dovevano conoscersi bene. Si sentì decisamente male.
«Ti accompagno.» Si offrì subito lei, mentre Puck lanciava un’occhiata stranita a Kurt e a Blaine.
«E voi due dove siete stati? Non eravate sulle tribune.»
Kurt maledisse ogni singola goccia di sangue che aveva deliberatamente deciso di affluirgli in faccia e si costrinse a pensare a qualcosa in fretta, visto che Blaine non era evidentemente nelle condizioni di farlo.
«Il fatto che tu non ci abbia visti non vuol dire che non eravamo lì.» Improvvisò, vagamente consapevole che balbettare non lo avrebbe aiutato a rendersi credibile. Poi si ricordò: Puck – esattamente come tutti gli altri – li aveva visti scendere dalle scale.
«Voglio dire- »
«No, ho capito.» Si limitò a ribattere, allontanandosi insieme ad una Quinn vagamente confusa, non prima di avergli fatto una specie di occhiolino che Kurt non aveva la forza morale di definire tale.
Non appena Puck girò l’angolo, poté finalmente concentrarsi su ciò che aveva davvero importanza.
 
«Stai bene?» Chiese subito a Blaine, prendendogli il viso tra le mani e assicurandosi che lo guardasse negli occhi. E lo guardava, ma era come se non lo facesse.
Kurt prognosticò che sarebbe durata qualche ora, forse un giorno: non che fosse in attesa dell’occasione giusta per sperimentarlo, ma adesso capiva cosa intendeva suo padre quando diceva che “era stato distante anni luce” dopo la morte di sua madre. Solo che nel suo caso era andata avanti per un anno. Forse due.
«No.» Mormorò semplicemente. Kurt dovette trattenersi per non baciarlo davanti a tutta la scuola. Prese un profondo respiro e tornò ad avvolgergli la vita con un braccio avviandosi verso l’uscita del castello, in particolare alla volta della carrozza di Beauxbatons.
«Questa giornata non poteva iniziare meglio e non poteva finire peggio.» Commentò a bassa voce, mentre Blaine tirava su col naso.
«Ehi- »
«Mi sento in colpa.» Kurt si fermò bruscamente, mettendosi di fronte a Blaine con entrambe le mani sulle sue spalle.
«Per quale caspita di motivo dovrebbe essere colpa tua?» Lui evitò il suo sguardo, fissandosi le punte dei piedi.
«Blaine, guardami.» Lo fece. I suoi occhi pieni di lacrime gli spezzarono il cuore giusto quel tanto che serviva ad incrinargli la voce.
«Per quale caspita di motivo?»
«Non... Lo so che non è colpa mia. Ma è dall’inizio del Torneo che dico che sarebbe morto qualcuno come se fosse una cosa da niente, ed è successo davvero, e quel ragazzo ha una famiglia, e degli amici, e- »
«Oh, Blaine.» Kurt gli sorrise dolcemente, accarezzandogli una guancia con il dorso della mano.
«Tesoro, non devi sentirti in colpa. È umano, è normale, e io ti conosco: sei troppo buono e troppo stupido anche solo per pensare di augurare il male di qualcuno.»
Terminò il suo breve discorso con un piccolo bacio su ognuna delle gocce salate che gli solcavano le guance. Blaine rimase per un attimo fermo a guardarlo, e Kurt avrebbe potuto giurare che era già un po’ meno distante di quanto non lo fosse cinque minuti prima.
«Ti amo.» Kurt socchiuse la bocca, facendo del suo meglio per ignorare la capriola all’indietro in cui il suo cuore si cimentò a quelle parole.
«Ti amo anch’io.»
«Mi hai chiamato “tesoro”.» Kurt inarcò le sopracciglia.
«Davvero?» Blaine annuì, con un piccolo sorriso. Qualunque cosa avesse detto, Kurt era contento che fosse servita a farlo tornare in sé.
«E comunque non posso credere a quello che ha detto Santana. Avrei voluto darle un pugno in faccia.» Disse, ricominciando a camminare al suo fianco e prendendolo per mano. Kurt sospirò.
 
«Non credo che Santana avesse tutti i torti.» Blaine lo guardò, e sembrava sconvolto.
«Senti, non sto dicendo che non mi interessi che sia morto un mio coetaneo o che non mi dispiaccia. È solo che era una tragedia annunciata, ed è stato lui a mettere il suo nome nel Calice. Libera scelta.»
Blaine distolse lo sguardo, e sembrò pensarci su. Kurt gli fu grato per non avergli semplicemente dato quel pugno in faccia.
«Non lo so, Kurt.» Lui si strinse nelle spalle.
«Credo che assumi una prospettiva particolare della cosa quando... Quando sai cosa significa vedere una persona a cui vuoi bene lottare ogni giorno per rimanere viva nonostante sappia che non è possibile. Beh, se poi c’è qualcuno che si mette in mano al caso senza nemmeno pensarci, diciamo che fa un po’ incazzare.»
Non voleva pensare a sua madre, e non voleva risultare patetico davanti a lui. Ma alla fine era riuscito a fare entrambe le cose. Blaine si fermò di fronte alla carrozza di Beauxbatons: Kurt si era a malapena reso conto che ci fossero arrivati.
«Mi dispiace tanto, Kurt.» Si ricordò di come gli aveva risposto l’ultima volta. Aveva detto che no, non gli dispiaceva affatto, e che nemmeno lo conosceva. Poi l’aveva buttato nel Lago Nero, gli aveva salvato la vita e aveva continuato ad innamorarsi di lui, un po’ alla volta.
«Lo so.» Perché lo sapeva. «Dispiace anche a me.»
Blaine si alzò in punta di piedi e lo baciò dolcemente, accarezzandogli la schiena. Durò abbastanza a lungo perché Kurt non potesse dire con precisione a chi dei due appartenevano le lacrime che gli stavano bagnando gli zigomi.
Si separarono poco più tardi, scambiandosi un sorriso triste.
«Devo sul serio cercare Sebastian, e ho le mie ragioni di credere che sia in camera.» Disse, indicando con il pollice la carrozza alle sue spalle. Blaine annuì.
«Io torno da Puck, allora. Ci vediamo domani a colazione?»
«Certo.» Blaine gli diede un altro bacio, e Kurt l’avrebbe preso in giro per quella sua improvvisa smania se solo non fosse stata una giornata così particolare, per mille ragioni diverse.
«Uhm... Grazie per oggi.» Kurt alzò gli occhi al cielo.
«Blaine, non devi ringraziarmi, ti prego!»
«Oh, uh. Okay.» Adorabile idiota.
«Al massimo posso ringraziarti io. Sai, per avermi fatto ragionare e avermi impedito di mettere il mio nome in quel Calice.» Blaine annuì e – incredibile – gli diede un altro bacio.
«...Di questo passo possiamo già avviarci in Sala Grande per la colazione- »
«A domani.» Si affrettò a dire Blaine, sorridendogli. «Buonanotte, Kurtie.»
Kurt si morse se labbra per non dargli la soddisfazione di vederlo sorridere a quel nomignolo, senza tuttavia poter fare a meno di desiderare di potergli dire che lo amava. Poi si ricordò che ehi, poteva farlo.
«Ti amo.» Blaine gli rivolse un sorriso tanto largo da rasentare l’inquietante.
«Aww, anch’io ti amo!» Kurt scosse la testa, ridacchiando.
«Quand’è che siamo diventati così melensi, esattamente?»
«Non lo so, ma a piccole dosi è piacevole.»
«A domani.»
«A domani.»
 
 
Kurt chiuse la porta della propria stanza dietro di sé, vi si appoggiò di spalle e sospirò felicemente verso il soffitto, del tutto incurante di aver appena replicato il gesto più cliché di tutti i film adolescenziali. In realtà, al momento si sentiva troppo stupidamente preso da Blaine Anderson per preoccuparsi di cose futili come i cliché, i film adolescenziali o respirare normalmente.
«Sei tornato.» Kurt abbassò lo sguardo, ancora appoggiato alla porta.
«Non credevo che ci avresti messo così tanto.» Aggiunse.
«Ciao, Sebastian. Perché sei sparito per tutto il giorno?» Chiese, ormai talmente abituato alle sue tanto frequenti quanto misteriose sparizioni da aver smesso di stare in ansia. Lui si strinse nelle spalle.
«Sono andato a vedere la terza Prova, ma tu non c’eri. Così, non avendo nessuno da infastidire, mi sono fatto un giro e poi sono tornato qui.» Rispose tranquillamente, mentre lo squadrava da capo a piedi con fare sospettoso, senza preoccuparsi di nascondere un piccolo sorriso.
«Beh, detto da te potrebbe quasi essere considerato un complimento- »
«Cosa hai combinato con  il tuo nano di Durmstrang, uhm?» Kurt scivolò di qualche centimetro sul legno liscio della porta ed incontrò il suo sguardo, arrossendo convulsamente.
«N-Non so di cosa- »
«Andiamo, non puoi pretendere di tenerlo nascosto a me. Ti conosco troppo bene per non- » Si interruppe, sogghignando alle sue stesse parole. Kurt lo fissò con aria interrogativa.
«Okay, scherzavo. L’ho capito dall’enorme succhiotto che hai sul collo.» Kurt spalancò gli occhi e sollevò d’istinto il colletto della camicia, nell’imbarazzo più totale. In effetti aveva senso ripensando a quello che era appena successo; sperò solo che non l’avessero notato anche tutti gli altri. Avanzò all’interno della stanza fino a lasciarsi cadere a peso morto sul proprio letto, con gli occhi fissi verso il soffitto e uno stupidissimo sorrisino stampato in faccia. Era troppo felice persino per rilegarsi nella mortificazione causata dai commenti del suo compagno di stanza.
«Quindi? Non mi racconti niente?» Kurt si voltò trovandolo già intento a fissarlo, con un sorriso divertito sulle labbra. Non provò nemmeno a impedirsi di dirlo: la modalità “voglio urlarlo al mondo” era già irrevocabilmente attivata.
«Mi sono innamorato.» Disse tranquillamente, abbastanza consapevole di avere la peggiore faccia da idiota nella storia delle facce da idiota. Alzò lo sguardo per intercettare la reazione di Sebastian che sembrò irrigidirsi per un momento, adocchiando con fare incerto la sua espressione così enormemente felice. Ci mise un po’ prima di decidersi a dire qualcosa.
 
«Beh, mi dispiace per te.» Kurt lo fissò con tanto d’occhi, senza capire.
«Come sarebbe a dire che ti dispiace per me? Ho appena detto- »
«Ho capito cosa hai detto, e ribadisco che mi dispiace per te.»
«Ma- »
«Kurt. Per quanto l’amore in generale mi disgusti, a maggior ragione non puoi innamorarti di qualcuno che tra una settimana non vedrai mai più.» Disse con calma, del tutto inconsapevole di quanto la forza della semplicità delle sue parole si fosse rivelata devastante per Kurt. Era stato capace di tenersi alla larga da quel pensiero per un’intera giornata – quasi tutta, almeno – ed ora era di nuovo lì, più reale e palese e doloroso di quanto non fosse mai stato.
Strinse i pugni sulla stoffa del lenzuolo sotto di lui, chiedendosi per quanto tempo sarebbe stato in grado di rievocare il sapore e la consistenza delle labbra di Blaine sulle sue, la sensazione di piacevole torpore di quando gli diceva qualcosa di adorabile senza alcun preavviso, gli scherzi idioti o il semplice suono della sua risata. Si chiese quanto tempo avrebbe impiegato a dimenticare tutto questo, e a come si sarebbe sentito una volta che fosse successo.
«Non ho potuto farci niente.» Mormorò con un filo di voce, facendo tutto ciò che era in suo potere per non mettersi a piagnucolare come un idiota. Dannatissimo umore altalenante. Sentì Sebastian sospirare pesantemente, e poi un piccolo cigolio di molle, precisamente quelle del suo letto.
«Kurt- »
«Non l’ho fatto apposta, okay? Non mi sono innamorato di lui perché volevo! Credi davvero che sia così masochista?» Chiese, fissando dal basso il ragazzo seduto di fianco a lui. Sebastian ridacchiò.
«Non lo so. Sei masochista?» Kurt lo guardò un attimo, mordendosi le labbra per non sorridere.
«Dovresti aiutarmi, non comportarti da idiota.» Sebastian scosse la testa, senza togliersi dalla faccia quel ghigno divertito. In parte Kurt era contento che reagisse in quel modo a qualsiasi cosa: di amici apprensivi gli bastava – e gli avanzava – Rachel Berry.
«E che cosa vuoi che faccia? Vi lascio la stanza libera per tutto il resto della settimana così potrete scatenarvi con quelli» indicò il palese segno rosso sul suo collo «fino a quando non vi prosciugherete?»
«Sebastian.»
«Sul serio! Conosco qualche studente di Hogwarts a cui non dispiacerebbe condividere la stanza con me per qualche giorno. O per qualche anno.» Kurt sospirò, sistemandosi più comodamente sul materasso.
«Non è questo, e lo sai. Piuttosto, con chi è che condivideresti la stanza per qualche anno?» Lui si strinse nelle spalle, con tutta la nonchalance del caso.
«Diciamo solo che Hogwarts è migliore di Beauxbatons sotto molti aspetti. Non mi dispiacerebbe rimanere qui per un altro po’.» Kurt incrociò le braccia al petto, improvvisando la migliore delle sue espressioni indignate.
«Come sarebbe? E io non ti mancherei?»
«Hummel. Lo sai che non mi mancheresti.» Beh, naturalmente. Kurt roteò gli occhi, con un piccolo sorriso triste. Piegò entrambe le braccia dietro la testa, evitando il suo sguardo.
«Sembra così... ingiusto. Vorrei avere più tempo. Anche solo per parlargli.» Sebastian sogghignò.
«Sì... Parlare
«Sebastian! Sono serio.» Lui rise, incrociando le gambe sul letto.
«Okay, come vuoi. Allora alzati da qui e va’ a parlargli se proprio non puoi aspettare domani.» Kurt sospirò.
«Non è così semplice. Mi riferisco a cose che non sono sicuro di avere il coraggio di dirgli in faccia.»
«Cose tipo...»
«Non il genere che pensi tu.» Si affrettò a precisare, guardandolo storto. Sebastian alzò gli occhi al cielo, indicando con un cenno del capo la loro scrivania stipata di libri e fogli di pergamena.
«Non eravate fan dei bigliettini, voi due?» Chiese con un sospiro tragico, mentre Kurt spalancava gli occhi e si alzava faticosamente a sedere, fissando la boccetta quasi vuota di inchiostro che troneggiava in mezzo a quel macello come se la sua vita dipendesse da lei.
«Che cosa farei senza di te?»
«Ben poco, fidati.»
 
 

***

 
 
Blaine rientrò sulla nave di Durmstrang il più silenziosamente possibile, muovendosi a tentoni per le stanze buie. In realtà non era del tutto sicuro da che cosa si stesse nascondendo – dopotutto il loro preside se l’era data a gambe subito dopo la terza Prova, nel momento in cui era stata diffusa la notizia tutt’altro che confermata dell’imminente ritorno di Voldemort – ma proseguì ugualmente la sua camminata a ridosso del muro, tastando gli schienali delle poltrone dell’ingresso.
Aver passato le precedenti due ore sulla sponda del Lago Nero a baciare Kurt e a stringerlo tra le braccia gli dava l’impressione che fosse ancora lì, con i suoi sorrisi e i suoi “ti amo”: avevano talmente poco tempo che perfino le loro solite prese in giro erano passate in secondo piano.
Comunque, Kurt non c’era. E quella non era altro che l’ultima sera di una settimana passata a fingere che non sarebbe mai finita. Avevano parlato di tutto, pur di non dover sfiorare quell’argomento: Kurt gli aveva persino menzionato il desiderio del proprio compagno di stanza di intrattenersi ad Hogwarts ancora per un po’ prima di ricordarsi che, in effetti, era un discorso che avrebbe potuto facilmente portare a loro due e al fatto che stava finendo per davvero; stava finendo esattamente in quelle ore e sarebbe finita definitivamente dopo il Banchetto d’Addio previsto per il giorno seguente. Finita la cena, la carrozza di Beauxbatons avrebbe preso il volo e la loro nave si sarebbe inabissata sotto la superficie del Lago Nero.
Blaine strinse le dita attorno al corrimano, salendo cautamente le scale che lo avrebbero portato ai dormitori; non aveva intenzione di mettersi a piangere adesso, non se questo significava lavarsi via dalla pelle il profumo di Kurt, non proprio durante l’ultima notte in cui poteva sentirlo per davvero. Quel pensiero, se possibile, gli fece venire voglia di scoppiare in lacrime ancora più forte.
Fino a qualche mese prima Blaine non avrebbe scommesso un centesimo sul sentire la sua mancanza, men che meno sul provare qualcosa per lui; invece aveva finito per lasciargli il suo cuore, e non riusciva a credere che avrebbe sul serio dovuto rinunciare a vedere quei suoi bellissimi occhi, sorbirsi le sue battutine insopportabili, baciarlo e tenerlo per mano. Scosse la testa, perché si era ripromesso di non piangere.
Raggiunse la propria stanza, vagamente sorpreso di scorgere ancora una striscia di luce filtrare da sotto la porta chiusa: era abbastanza sicuro che per quell’ora Puck stesse già dormendo, o in alternativa si fosse rintanato nel dormitorio femminile.
Aprì la porta con un briciolo di sospetto, ma niente avrebbe potuto prepararlo a quello che lo attendeva nella loro camera.
 
«...Puck?» Lui sobbalzò, apparentemente troppo preso da ciò che stava facendo per accorgersi della sua presenza fino a un attimo prima di sentirsi chiamare. Era seduto a gambe incrociate sul letto, con una pergamena dispiegata tra le mani e l’espressione più sconvolta che Blaine gli avesse mai visto in faccia. Puck deglutì rumorosamente e appoggiò ciò che stava leggendo sul bordo del letto con un’attenzione reverenziale, guardando ovunque tranne che nella sua direzione.
«Credevo che usasse ancora bussare.» Okay. Se Puck iniziava a parlargli di buone maniere la cosa era grave sul serio.
«Stai bene?» Chiese cautamente, entrando nella stanza. Lui emise una risata nervosa.
«Certo che sto bene. Perché non dovrei stare bene? Io sto benissimo!» Blaine inarcò un sopracciglio.
«Sì, vedo.» Puck si alzò dal letto in un singolo movimento brusco, avviandosi di gran carriera verso la porta.
«E adesso dove pensi di andare?»
«Mi faccio un giro, e magari vado a trovare Quinn.» Blaine era senza parole; certo, non avrebbe definito Puck la persona più equilibrata di questo mondo, ma faticava davvero a dare un senso a tutto ciò.
«Ma- »
«E tu leggi» indicò con foga la pergamena «e vedi di fare qualcosa. Domani è l’ultimo giorno e devi fare qualcosa!»
«Puck, ma che- » Blaine stava già parlando ad una porta chiusa. Era talmente sconvolto dalla sua reazione che, anziché seguirlo, si precipitò direttamente verso il letto e ci si sedette sopra, agguantando il pezzo di carta. Non appena riconobbe la calligrafia che riportava fu seriamente tentato di alzarsi in piedi, uscire dalla stanza e rincorrere Puck per riempirlo di insulti – perché doveva mettersi a leggere qualcosa di non indirizzato a lui? Tuttavia, il desiderio di rimanere lì e scoprire di cosa si trattava prevalse. Puck avrebbe potuto aspettare, Kurt no, e nemmeno lui, non con quella pergamena tra le mani.
Chiuse gli occhi per un momento, inspirò a fondo e li riaprì.
 
“Blaine,
Non ho mai scritto una vera lettera, quindi spero che te la farai bastare anche se farà abbastanza schifo.
Ho chiesto a Puck di dartela stasera perché domani è l’ultimo giorno che il primo di luglio. Dopo ci resterà il ricordo di quest’anno, e spero che tu mantenga la tua promessa e che mi scriva, qualche volta. Potrei diventare più bravo con le lettere.
So già che domani sarò troppo fuori di testa per dirti tutto quello che spero, ma voglio essere certo che tu lo sappia lo stesso, quindi lo scrivo qui. Inizio? Inizio.
Intanto: ti ho trovato insopportabile fin da subito, ma anche carino. È più o meno questo il motivo per cui ti ho scritto quel biglietto la seconda settimana (non prendermi in giro a vita, ti prego). Mi dispiace per quel calcio sulla spalla di quando mi hai toccato il sedere tolto la Cioccorana dai pantaloni. Oh, e a Mielandia volevo davvero offrirti le caramelle, ma avevo paura che ti ingozzassi fino a stare male e non sapevo come dirtelo... lo so, sembra un’idiozia detta così. Volevo anche che sapessi che quando abbiamo ballato insieme a un certo punto ho sperato che non avremmo più smesso. Cercavo di dirmi che era per la musica, ma era per il fatto di averti così vicino per la prima volta... poi hanno cominciato a farmi male i piedi e ho smesso di pensarci;  scusa, ma è vero. Oh, e ti ricordi quando ti ho offerto quella gelatina Tuttigusti+1? L’ho fatto perché Brittany (che me le aveva regalate) mi aveva detto di condividerle con una persona speciale. E quando ti ho tirato fuori dal Lago Nero c’è stato un momento in cui ho pensato che saresti morto. E mi sono odiato per non averti detto che ti amavo, anche se non ero ancora sicuro di amarti. Poi ti sei svegliato e volevo solo prenderti a pugni, sul serio. Mi piacerebbe anche dirti che mi dispiace per quel massaggio nel Bagno dei Prefetti, ma sappiamo entrambi che sarebbe una bugia. E poi... beh, quando ci siamo baciati la prima volta ho pensato che non mi sarei mai sentito così con nessun altro. Poi mi sono ricordato che abbiamo diciassette anni e che eravamo destinati a dirci addio dalla prima volta che ci siamo insultatati parlati.
Volevo solo che lo sapessi, e non so esattamente perché te lo sto scrivendo, ma so che non potevo andarmene senza averlo fatto. E magari dirti anche che avrei davvero, davvero voluto potermi definire il tuo fidanzato. O definire te il mio fidanzato. Che cosa diavolo sto
Scusa: non è neanche una vera lettera. Ma posso migliorare, davvero. Tu scrivimi, okay? Scrivimi. Lo so che sono stato uno stronzo per buona parte del tempo, ma non riesco credo di riuscire a smettere di averti intorno da un momento all’altro. Perché... Lo sai perché.
Domani dopo il banchetto troviamoci davanti all’ingresso di Hogwarts per salutarci, okay? Okay.
Non so come si concludono le lettere, quindi smetto di scrivere e basta.
 
P.S. Lo so che te lo ripeto spesso ultimamente, ma ti amo. Ti amo.
 

Kurt”

 
Blaine rimase immobile a fissare il foglio che aveva in mano, con gli occhi spalancati e il cuore che batteva decisamente troppo veloce, incapace di muovere un muscolo.
Tutto ciò che al momento gli pulsava nel cervello erano le parole di Puck: doveva fare qualcosa. Doveva assolutamente fare qualcosa e doveva anche farla subito, perché non c’era verso che lasciasse andare via il suo cavolo di fidanzato senza almeno averci provato.
 
 

***

 
 

 
 
 
 
 
 
 
...*evita magistralmente i pomodori le stanno tirando*
Okay, ammettetelo: quanto vi erano mancati i cliffhanger? Quanto? ...*nonostante i suoi mirabolanti tentativi, non è più in grado di evitare ortaggi, ferri da stiro e trinciapolli*
Okay, odio nei miei confronti a parte... Cosa dire di questo capitolo? Nella parte iniziale sono riuniti un po’ tutti i protagonisti di questa storia, anche perché volevo dare spazio a versioni diverse del fattaccio morte-del-povero-Ced... Abbiamo Rachel, Quinn, Blaine, Kurt... ho pensato che fosse più giusto vedere la cosa da diversi punti di vista, senza voler pretendere che ce ne sia uno giusto e uno sbagliato.
Poi beh, gli ovvi fangirlamenti (?) di Puck, le incursioni di Sebastian... Sì, sto volutamente ignorando la componente angstosa nonché strappalacrime della parte finale :’D
Bueno. Neanche a dirlo martedì prossimo avremo tutte le risposte che con tanto ardore agogniamo u.u Ce la farà Blaine Anderson nella sua eroica impresa o fallirà miseramente? We’ll see :)!
A martedì prossimo con l’ultimo (stavolta per davvero ç___ç) capitolo!
*sparge amore e unicorni zampettanti* <3
 
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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


Buon martedì a tutti :)
A quanto pare siamo davvero arrivati alla fine. Tutte le volte che mi ritrovo a questo punto con una storia non so mai cosa dire, e questa non fa eccezione. Come alcuni già sanno “Triwizard Klainement” inizialmente è stata pensata  per essere una One Shot, nata dall’autoritario sms della mia beta che – vedendo il Calice di Fuoco – mi ha candidamente comunicato: “Voglio una Durmstrang!Blaine/ Beauxbatons!Kurt”.
Da quel momento in avanti le cose sono decisamente cambiate, ma questo di certo non ha reso meno divertente scriverla. Mi sono affezionata tantissimo a Kurt e a Blaine, e spero che ne avrete un bel ricordo anche voi :)!
Al solito, mi riservo tutto lo spazio per le note finali (nonché i doverosi ringraziamenti) nella parte conclusiva, anche perché non credo abbiate molta voglia di stare qui a sorbirvi i miei sproloqui visto e considerato come è finito il capitolo undici ;)
Solo una piccola precisazione: a un certo punto vi imbatterete in un discorso diretto che NON ho scritto io. L’ho preso direttamente dal quarto libro della saga, quindi non allarmatevi quando troverete qualcosa di scritto mille volte meglio di come scrivo io u.u
Buona lettura :)!
 
 


 

Capitolo Dodicesimo

 

 
«Scusate il ritardo.»
Puck si voltò con aria sdegnata alla sua destra, dove un Blaine completamente trafelato ed ansimante stava goffamente infilando le gambe sotto al tavolo, esattamente come erano intente a fare Santana Lopez e Quinn Fabray, apparentemente nelle sue stesse condizioni.
Blaine – finalmente seduto, nemmeno riusciva a crederci – si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Voltò mollemente la testa verso il suo compagno di stanza, trovandolo sconvolto.
«Beh?» Puck sgranò gli occhi, spalancando le braccia.
«Beh?! Tu, mister perfezione, che arrivi in ritardo? E non un ritardo leggero, ma addirittura dopo di me?» Blaine fece per ribattere, ma Santana fu più rapida.
«Il nano si è perso sulle scale. È qui da un anno e non ha ancora imparato come muoversi.» Quinn, al suo fianco, annuì energicamente.
«Fortunatamente le nostre matricole non sono così tonte.»
«Non parlerei così in fretta se fossi in te. Magari troviamo lo scheletro di qualche Tassorosso che cercava di andare in bagno...» Blaine scosse la testa, sbuffando una risata. Puck, tuttavia, non sembrava ancora pienamente soddisfatto.
«Pensavo che fossi insieme a Kurt.» Commentò, prendendo una forchettata di carne. Blaine guardò brevemente Santana, che gli rivolse un piccolo sorriso.
«Puck?» Lui si voltò, con la bocca piena di cibo.
«Mm- sì?»
«Posso fare una cosa? Sarà veloce.» Aggrottò le sopracciglia, lanciandogli un’occhiata sospettosa.
«Beh, immagino che dipenda da- » Però Blaine lo stava già abbracciando. Come promesso fece in fretta: solo una piccola stretta prima di allontanarsi, con un mezzo sorriso. Puck lo stava fissando come se avesse due teste.
«E questo per che cos’era, se posso chiedere?» Blaine si strinse nelle spalle.
«Lo so che non siamo mai stati molto vicini prima di quest’anno, ma adesso che è finito voglio ringraziarti. Sai, per avere supportato sia me che Kurt e per esserti sempre comportato da amico.» Spiegò, con un pizzico di imbarazzo. Puck lo guardò per un attimo prima di abbozzare un sorriso.
«Sei strano, Anderson.» Prese un’altra forchettata di carne, osservando con soddisfazione le occhiate furtive che Blaine lanciava verso il tavolo di Beauxbatons, dalla parte opposta della Sala Grande.
«Ma ormai ci ho fatto l’abitudine.»
 
 
Kurt appoggiò il mento sul palmo della mano, con gli occhi fissi sugli stendardi neri che incupivano la Sala Grande. L’irreale silenzio circostante – così incredibile con tutte quelle persone presenti – era intervallato soltanto dai mormorii di qualche studente che parlava sottovoce con il suo vicino. Sapeva che avrebbe dovuto sentirsi male per Cedric Diggory e in realtà era davvero dispiaciuto, sul serio. Tuttavia non era capace di smettere di pensare a Blaine.
Blaine, che non aveva visto per tutto il giorno, nonostante non avesse fatto altro che cercarlo. Lo stesso Blaine che adesso era seduto insieme ai suoi compagni di Durmstrang quattro tavoli distante da lui; lo stesso Blaine che sarebbe sparito definitivamente dalla sua vita nel giro di un paio d’ore. Kurt avrebbe voluto sentirsi in collera con lui per essere stato irreperibile tutto il giorno, avrebbe voluto davvero. Ma arrabbiarsi serve se poi c’è il tempo di chiarirsi e fare pace, e lui quel tempo non l’aveva. Poteva davvero biasimare Blaine per avere anticipato il loro addio di un paio d’ore?
Odiava dover rimanere lì seduto senza poter fare niente per cambiare le cose.
«Hummel? Sei più bianco del solito, ed è abbastanza grave.» Si voltò pigramente alla sua destra, incontrando l’onnipresente sorrisetto di Sebastian Smythe.
«Non si è fatto vedere per tutto il giorno.» Bisbigliò, abbastanza sottovoce perché Rachel non potesse sentirlo: non aveva bisogno di gestire anche la sua indignazione. Sebastian inarcò le sopracciglia.
«Chi, il tuo nano? Non vi eravate giurati amore eterno, con tanto di matrimonio, cane e due bambini?» Chiese con quello che sembrava sincero stupore, senza smettere di sorridere. Al momento Kurt gli avrebbe levato volentieri quell’espressione dalla faccia a suon di pugni. Aprì la bocca per replicare, ma Rachel si era già voltata verso di loro.
«Grandi notizie, ragazzi. Quest’estate i miei papà ci lasciano a completa disposizione la loro casa sul lago! Parlo di tutta l’estate, e per due settimane anche Finn sarà dei nostri, dovete esserci.» Affermò, con un tono che non ammetteva repliche.
Kurt voleva rispondere che magari non era in vena di passare l’estate insieme a lei e agli altri ragazzi di Beauxbatons, e magari non aveva voglia di vederla cinguettare con il suo ragazzo per quindici giorni. Perché gli si sarebbe spezzato il cuore, magari. Rachel si voltò in fretta, ansiosa di comunicare la notizia a Brittany e a Sugar. Kurt sospirò.
 
«Non capisco perché non gliel’hai chiesto anche tu.» Mormorò Sebastian, dopo aver bevuto un sorso di qualunque diavoleria si fosse versato nel bicchiere.
«A Blake, dico.»
«Blaine
«Quello che è. Non capisco perché non gli hai chiesto di venire da Rachel qualche giorno, o andare tu da lui.» Kurt strizzò forte gli occhi, cercando disperatamente di non piangere.
«Perché siamo troppo lontani, perché avevo paura che mi dicesse di no e perché sono un idiota.» Elencò ogni cosa sulla punta della dita mentre il preside di Hogwarts si alzava in piedi, chiedendo il silenzio.
E Kurt rimase in silenzio. Lo sentì ricordare Cedric Diggory e odiò quando si mise ad elencare le sue qualità, a descriverlo, a renderlo abbastanza familiare da non poter fare a meno di sentirsi in colpa per non essere del tutto concentrati su di lui. Disse anche che Voldemort era tornato.
Kurt non aveva idea se fosse il caso di credergli o meno, ma il fatto che avesse davvero pronunciato il suo nome ad alta voce in qualche modo riusciva a rendere quella notizia ancora più scioccante. Si chiese cosa stesse pensando Blaine in quel momento; probabilmente ai suoi nonni, e a tutti i viaggi che avevano dovuto affrontare per scampare al pericolo incombente del Signore Oscuro.
«Lo scopo del Torneo Tremaghi era di approfondire e promuovere l'intesa tra maghi. Alla luce di quanto è accaduto questi legami sono più importanti che mai.» Continuò il preside, mentre Kurt combatteva disperatamente per non scoppiare in lacrime.
«Tutti gli ospiti di questa Sala saranno i benvenuti qui, in qualunque momento, quando vorranno venire. Ripeto ancora una volta a tutti voi: alla luce del ritorno di Voldemort, siamo forti solo se uniti, deboli se divisi. L'abilità di Voldemort nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia. Le differenze di abitudini e linguaggio non sono nulla se i nostri scopi sono gli stessi e i nostri cuori sono aperti.»
Kurt stava piangendo. Non poteva farci niente, non poteva davvero farci niente. Abbassò la testa e pianse in silenzio, con le lacrime che gli rigavano le guancie e creavano piccoli cerchi blu scuro sulla stoffa azzurra della sua camicia. Non voleva separarsi da Blaine. Non voleva tornare a casa.
Sentì una mano appoggiarsi delicatamente sulla sua spalla, e gli ci volle qualche istante per rendersi conto che era quella di Sebastian.
«Dai. Se farai così per tutti i ragazzi ci sarà da spararsi.» Kurt alzò cautamente lo sguardo verso di lui, incontrando un piccolo sorriso.
«Credi che abbia mentito quando ha detto di essere innamorato di me? È per questo che mi ha evitato per tutto il giorno- »
«Sul serio, Kurt? Credi davvero che non ti ami?» Kurt ci pensò un attimo. Per quanto potesse sforzarsi, la risposta che gli veniva in mente era una soltanto.
«No.» Sebastian ridacchiò.
«Ti sei risposto da solo.»
Ci fu un brindisi in onore di Cedric Diggory, qualche altra parola del preside e poi i primi studenti iniziarono ad alzarsi dal tavolo. Kurt incolpò stupidamente loro, perché se non ci fossero i primi ad alzarsi tutti gli altri sarebbero rimasti seduti e quel momento – con lui a pochi passi da Blaine – non sarebbe mai finito. Però si erano alzati, così si alzò anche lui.
 
«Ehi.» Kurt sentì la testa girargli vorticosamente, e dovette prendere un profondo respiro prima di riuscire a voltarsi.
«Ehi.» Cercò di rimanere impassibile, nonostante si trattasse di Blaine, e rimanere impassibile davanti a lui era qualcosa di impensabile.
«Blaine senti, io- »
«Ti amo.» Kurt lo guardò dritto negli occhi, pregandolo silenziosamente di non farlo. Lui continuò.
«Ti amo, Kurt. E per quello che vale ti prometto che farò tutto quello che posso per- » Non terminò la frase, perché Kurt gli si era avventato letteralmente addosso, stringendolo in un abbraccio disperato. Blaine rimase immobile per un momento, poi avvolse saldamente le braccia attorno al suo corpo.
«Ti amo. E sei molto di più di un semplice idiota di Durmstrang.» Sussurrò con una piccola risata, mentre Blaine gli accarezzava la schiena con una mano.
«Ci vediamo davanti all’ingresso tra mezz’ora?» Chiese dopo un po’, senza essere sul serio intenzionato a lasciarlo andare.
«Certo.» Rispose semplicemente, sciogliendo malvolentieri il loro abbraccio.
Fu più o meno in quel momento che Kurt si accorse che Sebastian era rimasto dietro di loro per tutto il tempo, e si sarebbe anche sentito in imbarazzo se avesse avuto il posto anche solo per un altro sentimento in corpo.
«Sono praticamente certo che mi si siano cariati tutti i denti.» Commentò, con le braccia incrociate al petto. Kurt lo ignorò, fissando con insistenza ogni singolo dettaglio del viso di Blaine – dalla curva morbida delle ciglia ai contorni delle labbra – nella speranza che rimanessero impressi a fuoco nei suoi occhi per tutto il tempo del mondo. Blaine gli sorrise dolcemente.
«A dopo, okay?»
«Okay.» Rispose con voce incrinata, mentre Blaine gli dava le spalle e si avviava verso il gruppetto di Durmstrang in procinto di uscire dalla stanza. Kurt guardò i contorni della sua figura, resi quasi irriconoscibili dalle lacrime che gli riempivano gli occhi. Sentì la mano di Sebastian nuovamente sulla sua spalla, in una stretta incoraggiante.
«Avevi ragione.» Mormorò, tirando su col naso.
«Su che cosa?»
«Sull’essere dispiaciuto per me quando ti ho detto di essermi innamorato.» Sebastian gli sorrise, con un pizzico di tristezza.
«Oh, quello. Sai... Non deve essere così per forza.» Commentò, incamminandosi di fronte a lui.
Poi si fermò e si voltò a guardarlo. Kurt non aveva la più vaga idea di cosa gli stesse passando per la testa.
«Kurt?»
«Sì?» Lui rimase in silenzio per un attimo, poi sorrise.
«...Non importa. Ci vediamo tra mezz’ora.»
«Certo.» Lui gli fece un cenno con la testa, avviandosi verso lo stesso angolo dietro al quale era sparito Blaine.

 

 

 ***


 
Kurt fece un piccolo passo avanti, in modo da essere al centro esatto dell’enorme portone del castello di Hogwarts, stupidamente convinto che in quel modo per Blaine sarebbe stato più facile trovarlo nel confuso mare di abbracci da cui ogni singolo studente intorno a lui sembrava essere travolto.
Qualche metro più in là Rachel stava baciando Finn, rinnovandogli poi le raccomandazioni circa le due settimane di vacanza che avrebbero trascorso insieme; adocchiò di sfuggita Puck che si stava allontanando con qualche ragazzo di Durmstrang, e rispose al cenno del capo che gli fece.
E Kurt aspettava. Aspettava con il cuore in gola e le ginocchia molli che Blaine venisse da lui, perché glielo aveva promesso e perché voleva sforzarsi di salutarlo con un sorriso, e magari chiedergli se ci fosse una qualche possibilità per lui di fare una visita a casa di Rachel, quell’estate.
Si guardò intorno con apprensione, sempre più teso e nervoso; era praticamente sicuro che sarebbe impazzito se avesse iniziato a cercarlo tra la folla un’altra volta.
Kurt aspettò, e aspettò ancora, e per la prima volta dopo mesi tornò a chiedersi come avesse potuto dar credito alle promesse di un ragazzo di Durmstrang. Era come quella volta che temeva che gli avesse dato buca per la loro gita ad Hogsmeade, solo mille volte peggio.
Chiuse gli occhi per un momento, sforzandosi di rimanere calmo. Il tentativo fallì miseramente quando la loro preside iniziò a chiamare a sé gli studenti, desiderosa di radunare tutti e venti gli ospiti il più in fretta possibile. Sentì le gambe iniziare a fremergli, e andò completamente nel panico. Girò i tacchi in un singolo movimento e si sarebbe messo a correre se solo non fosse andato a scontrarsi direttamente contro qualcosa che intralciava il suo passaggio – qualcuno, piuttosto.
«Kurt?» Lui alzò lo sguardo, riconoscendo a malapena i lineamenti di Sebastian oltre lo spesso strato di lacrime che gli offuscava gli occhi. Strinse le palpebre, lasciando che due grosse gocce salate gli scivolassero lungo le guance. Il suo sorriso inaspettatamente dolce lo spiazzò solo per mezzo secondo.
«Madame Maxime sta’ radunando tutti.» Sebastian guardò oltre la sua testa, adocchiando il piccolo gruppetto di studenti di Beauxbatons che si stava lentamente ampliando attorno all’imponente figura della preside.
«Sì, lo vedo. Andiamo?» Kurt scosse immediatamente la testa.
«Non me ne vado senza salutare Blaine.» Fece per passargli oltre, ma Sebastian fu più veloce: lo prese prontamente per le spalle, impedendogli di muoversi.
«Sebastian. Devo vederlo, okay? Salirò sulla loro nave se è necessario, non mi interessa- »
«Kurt, ragiona. Non puoi sparire: gli altri si accorgerebbero della tua assenza e ti verrebbero a cercare. Non puoi andare da lui.» Kurt fece per ribattere, ma la voce di Rachel lo distolse dai suoi propositi.
«Kurt? Sebastian? Stiamo andando, ragazzi.» Lui scosse meccanicamente la testa, facendo un passo indietro.
«No.»
«Kurt- »
«Io non me ne vado. Devo andare da Blaine, devo dirgli che- »
 
«Kurt Hummel. Ti fidi di me?» Glielo chiese con voce ferma e decisa, guardandolo direttamente negli occhi. Kurt non aveva idea di che cosa rispondere: Sebastian non gli aveva mai chiesto niente del genere prima d’ora.
«Io- »
«Adesso ti calmi, non fai nessuna cazzata di cui potresti pentirti e raggiungi gli altri insieme a me. Quando sarà il momento di salire sulla carrozza troverò il modo di farti andare da lui, okay?»
Glielo disse con talmente tanta convinzione che Kurt gli avrebbe creduto anche se avesse appena affermato di avere tre teste. E comunque al momento era troppo fuori di sé per applicarsi a un qualsiasi tipo di ragionamento. Annuì appena, tirando su col naso: Sebastian gli sorrise di nuovo, con quella strana dolcezza che a memoria d’uomo non gli aveva mai riservato. Doveva sembrare davvero patetico per suscitare sentimenti del genere addirittura a qualcuno come lui.
«Okay.»
Si lasciò afferrare per un braccio e si fece trascinare verso Rachel, seguendo passivamente l’avanzare del gruppo. Non vide il sorriso allegro di Sugar, non sentì le battutine sarcastiche di Kitty e non si accorse della folla che acclamava il loro passaggio mentre si dirigevano verso la carrozza. Tutto ciò di cui aveva consapevolezza erano le sue gambe, e di quanto fossero pronte per correre. Quando sarebbe arrivato il momento giusto, l’avrebbe solo saputo. E a quel punto sarebbe andato da Blaine e sarebbe sparito nel Lago Nero insieme alla nave di Durmstrang.
Era folle, era sconsiderato, ma aveva fatto la sua scelta.
Rachel e tutti gli altri si sbracciavano per salutare i ragazzi di Hogwarts, e Sebastian strinse più forte il braccio di Kurt.
«In fila per due, ragazzi.» Lui fece un passo indietro, ma un’ulteriore stretta decisa gli impedì di allontanarsi.
«Sebastian- »
«Mettiti in fila. Credimi, okay?» Scosse la testa.
«Non posso. Devo andare da Blaine, devo dirgli che voglio andare via con lui, che lo amo- »
«Ma lui lo sa, Kurt. Lo sa. E vorrebbe che ti mettessi in fila e salissi su quella cavolo di carrozza.» Kurt provò a liberarsi, ma Sebastian non lo lasciò andare: lo costrinse a mettersi in fila con lui, e avrebbe solo voluto urlare, divincolarsi e correre via. Madame Maxime lasciò entrare nella carrozza le prime accoppiate di studenti, facendo attenzione a non perdere il conto. Kurt provò un’ultima volta a scappare, e avrebbe volentieri rifilato un calcio a Sebastian se solo la preside non fosse stata a meno di un metro da loro.
«...Diciannove e venti. Ci siamo tutti, a quanto pare.» Non per molto.
La donna inarcò un sopracciglio; Kurt dovette piegare la testa verso l’alto per poterla guardare in faccia.
«Hummel, dov’è il tuo cappello?» Per qualche motivo, Sebastian sorrise. Kurt era semplicemente troppo fuori di sé per inventarsi una semplice scusa.
«Sul fondo del Lago Nero.» Disse tranquillamente sotto lo sguardo sospettoso della preside, che si limitò a lanciare loro un’occhiataccia prima di spingerli dentro alla carrozza; Kurt si trovò circondato dall’azzurro e dal bianco di Beauxbatons, tutto quello che fino a un anno prima considerava l’apice di ciò che poteva desiderare. Avrebbe solo voluto dare fuoco a quel posto.
 
«Stai bene?» Alzò lentamente lo sguardo, non del tutto convinto che Sebastian stesse davvero parlando con lui.
«Hai detto che mi avresti aiutato ad andare da Blaine. Sai... Mi rendo conto che le cose sono sempre state complicate tra noi due, ma credevo davvero che fossimo amici, o che semplicemente avresti giudicato troppo crudele fare- farmi qualcosa del genere.»
Sebastian aprì la bocca per ribattere, ma lui stava già riprendendo la parola.
«Hai- hai idea di cosa significa per me? D’accordo: ho diciassette anni e forse sto solo esagerando, ma io stavo davvero bene con Blaine, Sebastian. In ogni cosa che facevamo, in ogni momento io ero felice insieme a lui, e non riesco a pensare di essere stato così stupido da non avergli chiesto di venire qualche settima a casa di Rachel per il mio stupido orgoglio e la stupida paura che dicesse di no. E hai fatto bene a fermarmi, perché non ha fatto altro che evitarmi tutto il giorno e magari è solo un bravo attore e non gli importava niente di- di noi, ma ti odio lo stesso per non avermi lasciato andare.»
Non era ben sicuro di come era stato capace di articolare tutte quelle parole una dopo l’altra, non con la testa che gli pulsava e il cuore che batteva all’impazzata. In realtà non credeva che Blaine fosse un bravo attore; in realtà era convinto che ci fosse una spiegazione se era sparito nel nulla, perché i bravi attori non ti guardano con quegli occhi e non ti baciano in quel modo. Si girò di scatto e strinse le dita sulla maniglia, provando con tutte le sue forze a girarla per uscire da quel maledetto posto. Sebastian lo afferrò per le spalle un attimo prima che Rachel facesse capolino nell’ingresso, sistemandosi il cappellino in testa.
«Kurt, Sebastian. Dovete sedervi, ragazzi: conoscete le regole.»
«Io non vengo.» La ragazza aggrottò la fronte.
«Cosa?»
«Ho detto che non vengo, non potete costringermi- »
«Si da il caso che possiamo.» Sebastian lo sollevò praticamente di peso, e a poco valsero i suoi tentativi di liberarsi e aprire quella stupida porta. Rachel non intervenne in alcun modo. Quando riuscì a farlo arrivare in corridoio, Kurt gli assestò un calcio su uno stinco e scomparve dietro una delle spesse tende che separavano gli scompartimenti predisposti per il viaggio. Rachel e Sebastian sospirarono nello stesso momento; lei gli fece un cenno, avviandosi verso la tenda azzurra dall’altra parte del corridoio.
«Va’ da lui. E non torturarlo ancora per molto.» Sebastian annuì, con un piccolo sorriso.
 
 
Kurt appoggiò la testa sul vetro oltre al quale Madame Maxime si stava assicurando che i cavalli fossero pronti ad affrontare il viaggio, cercando senza particolare successo di ignorare il completo senso di impotenza che lo stava dilaniando. Voleva andare da Blaine, ma non poteva. Aveva preso tutto ciò che aveva potuto dal loro tempo insieme, eccetto quello che avrebbe desiderato più di tutto il resto: altro tempo insieme. Represse un singhiozzo.
«Oh, Kurt.» Non si voltò nemmeno a guardarlo. Non prese in considerazione neanche per un momento che Sebastian potesse essere davvero dispiaciuto di vederlo in quello stato.
«Vattene.» La carrozza si mosse leggermente, ma Sebastian non se ne andò.
«Mi ringrazierai.»
«Non credo proprio.» Tutti erano a bordo, i cavalli iniziarono a scalpitare.
«Te lo prometto.» Kurt smise di ascoltarlo. Guardò oltre il vetro, verso la folla che li salutava a gran voce mentre la carrozza si alzava in volo. Le persone si fecero poco alla volta più piccole, così come l’imponente castello di Hogwarts.
Vide l’albero maestro della nave di Durmstrang sparire silenziosamente sotto la superficie del Lago Nero.
«È finita.»
«Cosa?» Chiese subito, a sua volta con lo sguardo fisso sullo specchio d’acqua grigio piombo.
«Blaine. È finita.» Sebastian sorrise.
«Lo sai che non è morto, vero?» Kurt non rispose. Sembrava completamente a pezzi.
«E comunque pensavo che vi sareste scritti.»
«Credi che lo farà?» C’era una timida speranza nella sua voce che non aveva previsto.
«Sono sicuro che lo farà.» Passarono qualche minuto in completo silenzio. Kurt a fissare le cime degli alberi che si susseguivano veloci al loro passaggio, del tutto ignaro che il suo attuale compagno di viaggio stesse impiegando il suo tempo a fissare lui. A un tratto Sebastian si irrigidì, inspirando bruscamente. Kurt gli concesse una piccola occhiata.
«Stai bene? Non che me ne importi: continuo ad odiarti per avermi impedito di andarmene.» Lui annuì, apparentemente entusiasta.
«Sto molto bene, e fidati: non mi odi affatto.» Kurt roteò gli occhi, voltandosi per fronteggiarlo direttamente.
«Ascoltami bene, Sebastian Smythe: hai disintegrato ogni singola speranza che avevo per infiltrarmi nella scuola del mio ragazzo, se non ti sembra una ragione abbastanza valida per- »
«Calma, Kurtie.» Il suo sorriso si allargò.
«Mi guardi come quella volta che ti ho riso in faccia davanti al Calice di Fuoco.»
 
Fu come ricevere un pugno in faccia, solo che non era doloroso; in realtà era esattamente l’opposto di doloroso. Probabilmente non assomigliava neanche lontanamente a ricevere un pugno in faccia, ma Kurt era troppo impegnato ad evitare di morire in quell’esatto istante per preoccuparsene.
Sbatté le ciglia più volte fissando il ragazzo che aveva di fronte, di secondo in secondo – senza un motivo apparente – sempre meno simile a Sebastian e sempre più simile a-
«...Blaine?» Osservò con il cuore a mille i suoi capelli che, da castani e lisci, si arricciavano e si scurivano; il colore degli occhi che cambiava, così come la forma del viso e beh, ovviamente l’altezza. Per un breve, terribile istante Kurt pensò di essere impazzito.
«Sei- sei davvero...?» Blaine si godette ogni singolo sprazzo di incredulità che trapelava dallo sguardo sconvolto di Kurt, mentre la sua pelle smetteva lentamente di formicolare e la divisa di Sebastian Smythe gli si afflosciava addosso, lasciandolo avvolto in un’informe ammasso di stoffa azzurra.
Kurt era letteralmente a bocca aperta. Guardò lui, e poi fuori dal finestrino, e poi di nuovo lui.
«S-Se questa è una specie di scherzo giuro che- » Blaine si morse le labbra per non scoppiare a ridere – dalla gioia, dall’adrenalina, o qualunque fosse il motivo.
«Kurt, tesoro. Sono io.» Kurt lo guardò dritto negli occhi, con un’espressione indecifrabile.
«Sei sicuro?»
«Beh, penso che me ne accorgerei se qualcuno mi rubasse l’ident- »
La sua frase si interruppe sulle labbra di Kurt che senza preavviso si stavano premendo con forza sulle sue, inchiodandolo allo schienale del divanetto. Blaine gli avvolse istintivamente le braccia attorno al collo perché ehi, era un giorno intero che non succedeva. Kurt si separò bruscamente da lui, allontanandosi quel tanto che bastava a guardarlo direttamente negli occhi.
 
«Aspetta un secondo. Come diavolo hai fatto? Cosa farai adesso, e- »
«Kurt, stai parlando a macchinetta. Sono io quello che parla a macchinetta.» Kurt si morse la lingua per non continuare il suo sproloquio; Blaine gli sorrise e gli diede un piccolo bacio sulla guancia prima di iniziare a parlare.
«La mia materia preferita è pozioni, ricordi?» Kurt trovò da qualche parte la prontezza di roteare gli occhi, con le mani che tremavano.
«Blaine, parla.»
«Puck mi ha dato la tua lettera, ieri. Beh, più o meno. Comunque quando l’ho letta ho semplicemente saputo che non potevo lasciarti andare via.» Confessò con un piccolo sorriso, mentre gli occhi di Kurt si addolcivano deliziosamente davanti ai suoi.
Se solo non fosse stato del tutto sicuro che lui l’avrebbe preso a pugni se non avesse continuato a spiegare, Blaine avrebbe semplicemente ripreso a baciarlo.
«Ho pensato a come fare con così poco preavviso, e mi sono ricordato di Sebastian: mi avevi detto che lui voleva restare ad Hogwarts, io invece volevo venire con te.» Kurt gli strinse leggermente una mano sul ginocchio.
«Poi ho pensato che anche se fossi riuscito a convincerlo a fare uno scambio non avrei comunque potuto spacciarmi per lui, a meno che non avessi avuto il suo stesso aspetto.» Sorrise, ancora vagamente orgoglioso della sua idea.
«E poi mi sono ricordato della pozione Polisucco.» Kurt aggrottò le sopracciglia.
«La pozione... Blaine, l’hai preparata stanotte
«Oh, andiamo. Lo sanno tutti che ci vuole quasi un mese!» Ignorò la sua occhiataccia.
«Ho chiesto a Santana dove fosse l’ufficio del professore di pozioni di Hogwarts, e quando ha intuito che era per qualcosa di non esattamente legale ha insistito per aiutarmi. Siamo stati tutto il giorno appostati davanti al suo ufficio ad aspettare il momento giusto. Grazie al cielo aveva conservato qualche fiala di Polisucco.» Kurt continuava a fissarlo, senza dire una parola.
«Stamattina ho chiesto a Sebastian di fare lo scambio; lui ha deciso di rimanere con non so che ragazzi di Hogwarts ancora per un po’ prima di tornare a casa, e a me sta bene: il mio preside se n’è andato e senza di lui nessuno si accorgerà che manca qualcuno della scuola, e in particolare non io. Passerò le vacanze con te a casa di Rachel, e poi tornerò a Durmstrang per l’inizio dell’anno scolastico. Tutti sono già stati informati di ogni cosa, l’unico a non sapere niente eri tu, perché... beh, perché vederti con quella faccia sconvolta mentre cambiavo aspetto è stato uno dei momenti più esilaranti della mia vita.» Concluse, con un gran sorriso. Kurt continuava a non muoversi, con gli occhi ben aperti e il cuore che batteva a mille. Blaine si accigliò.
 
«Ehi. Stai bene?»
«Hai fatto tutto questo per me?» Blaine gli sorrise, appoggiando una mano sulla sua.
«Quando volevi scappare da qui e correre sulla nave di Durmstrang era per me?» Kurt ci pensò un attimo.
«No. Sì, beh, per noi.» Blaine sorrise a quella parola.
Lui e Kurt erano sempre sembrati troppo diversi per potersi unire in una stessa successione di lettere. Eppure in quel momento – a venti metri da terra, su una carrozza volante e dentro a vestiti troppo grandi e troppo azzurri per lui – Blaine sentiva che era esattamente quello che erano. Noi.
«Non posso credere che tu abbia fatto questa... questa pazzia. E dovrò anche ricordarmi di ringraziare Sebastian!» Blaine sorrise e Kurt gli si sedette di fianco, lasciando che gli appoggiasse la testa sulla spalla.
«Lo sai che pensavo ogni singola parola di quella lettera, vero?»
«Lo so.»
«E che appena mi riprenderò dallo shock ti riempirò di calci per avermi guardato piangere come un idiota senza dirmi che eri tu?»
«Sei così carino quando piangi- »
«Bel tentativo, Durmstrang.» Blaine ridacchiò, sollevando la testa per dargli un bacio sulla guancia.
«No, continua a non funzionare. Oh, e sappi che riderò per tutto il resto del viaggio, con te che indossi la divisa della mia scuola.»
«Okay...» Sfoggiò il più adorabile dei suoi bronci.
Kurt si morse un labbro, cercando disperatamente di ignorarlo. Resistette ben dieci secondi. Lo baciò dolcemente, facendo scorrere le dita tra i suoi riccioli scuri. Sentì Blaine sorridere contro la sua bocca e non poté fare altro che sorridere a sua volta.
«Mi hai chiamato “tesoro”, prima.» Mormorò Kurt, sfiorando la punta del naso con la sua. Blaine ghignò.
«Lo so. L’ho fatto apposta.»
«Non ne dubitavo.» Tornò a sistemarsi sulla sua spalla. Kurt aspettò un attimo prima di parlare.
«Blaine?»
«Mm?»
«Cosa faremo? Dopo l’estate, dico. Sempre ammesso che io ti sopporti fino ad allora.» Blaine sorrise.
«Troveremo un modo.» Lui annuì, perché sì, l’avrebbero trovato.
«Troveremo un modo.»
«Ho scritto una risposta alla tua lettera.» Disse subito dopo, infilandosi una mano in tasca per estrarne un piccolo foglietto ripiegato in quattro. Kurt ridacchiò, prendendo il pezzo di pergamena che gli stava porgendo.
 
“Sai cosa sarebbe buffo?”
 
Kurt fissò la scritta per qualche istante, mentre il suo cuore – dopo tutta quell’angoscia – sembrava finalmente in procinto di tornare nella sua sede naturale.
«Che cosa sarebbe buffo, Blaine?»
«Che tu facessi quello che hai promesso in quella lettera e mi definissi il tuo ragazzo ad alta voce, finalmente.»
Kurt sorrise.
 

 

***

 

Fine

 
 
 
 
 

 
 
 
 
Sapete cosa sarebbe buffo?
Scrivere un comodo e pratico elenco puntato in modo da tentare di non dimenticarmi niente delle millemila cose che devo dire ;)
- Note: Il discorso diretto che ho preso direttamente dal libro è naturalmente quello del caro vecchio Albus (che il mio correttore automatico continua a trasformare in Album).
Per quanto riguarda la pozione Polisucco... Ve l’avevo detto un po’ di capitoli fa: ricordatevi che Blaine è bravo in pozioni u.u La cosa mi è venuta in mente ripensando alla frustrazione del povero Piton nel momento in cui si ritrovava senza pozioni ed ingredienti a causa del finto Moody :( Si sarà pure rifornito, no u.u?
So già che mi tirerete dietro clave e simili per avervi tenuto sulle spine fino alla fine (magari invece qualcuno l’aveva capito, chissà) ma guardate il lato positivo: una bella estate nella casupola di Rachel <3
- Coming soon: dovete sapere miei cari che lunedì otto luglio comincia la Klaine Week, quindi direi che ricomincerò a pubblicare qualcosa proprio in quell’occasione ;) Questo è il link dei prompt, per chi avesse intenzione di partecipare ---> http://klaineweek13.tumblr.com/schedule *-*
Come potete vedere tra i prompt c’è anche “crossover”... Nel caso i Klaine di questa storia vi mancassero, vi anticipo già che potrete ritrovarli lì in una piccola One Shot ;)
- T H A N K S: un GRAZIE enorme a tutti quanti, davvero. Quando ho iniziato a pubblicare questa storia non avevo idea che avrei ricevuto così tanto supporto e dolcezza sotto ogni forma, dalle recensioni, passando per gli MP fino alle fanart: è stato davvero un piacere condividere con voi questo breve ma intenso viaggio, e credetemi quando dico che la storia non sarebbe stata la stessa senza di voi, sul serio: è mia quanto vostra <3

Grazie mille a chi ha seguito questa fanfiction, a chi l’ha ricordata e chi l’ha preferita, a chi l’ha semplicemente letta e soprattutto a chi ha speso un po’ del suo tempo per farmi sapere che cosa ne pensava tramite una recensione: da chi mi accompagna fin dai tempi insospettabili della mia prima fanfiction a chi ha iniziato a seguirmi grazie a questa storia. È bello sapere che dietro un semplice account esistono persone così adorabili: grazie di nuovo.
Un ultimo ringraziamento particolare (non ho intenzione di scusarmi per la ripetizione disumana della parola “grazie”, sorry not sorry) va alla mia beta, che non solo ha letto & corretto ogni singolo capitolo, ma ha anche dato la possibilità a questa storia di vedere la luce dato che tutto è partito da lei. Grazie per esserci sempre, per supportarmi e sopportarmi: non potrei desiderare moglie migliore <3
 
A questo punto sono davvero curiosa di leggere i vostri commenti, sia relativi a questo capitolo sia – più in generale – per tirare le somme delle ultime 12 settimane :)
Grazie ancora a tutti ragazzi, e alla prossima ;) <3
 
Per leggere i miei scleri, guardare le meravigliose fanart su questa storia, rimanere al corrente di quando pubblicherò qualcosa di nuovo e dirmi tutto ciò che volete, al solito, la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
E per chiedermi qualunque cosa: http://ask.fm/Nonzy9

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