L'amore giusto

di LeggiStorie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** AVVISO ***
Capitolo 12: *** Cap. 11 ***
Capitolo 13: *** Cap. 12 ***
Capitolo 14: *** cap. 13 ***
Capitolo 15: *** Cap. 14 ***
Capitolo 16: *** Cap. 15 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


"Bella, Bella..Svegliati è ora di andare a scuola!"
"Bella su alzati dai, altrimenti farai tardi..!"
"Bellaaaa, andiamo quante volte devo chiamarti, svegliati. Non sei emozionata per il primo giorno di scuola?"
Alla terza chiamata decido di alzarmi dal letto prima che mia madre Renèe decida di venire su e trascinarmi di peso in bagno. Sono emozionata? Direi di no. Siamo al terzo anno, niente di spaciale e per di più me ne manca ancora un'altro. Quindi cosa c'è di emozionante in questo? Non è ne il primo anno, ne l'ultimo. Siamo in mezzo, come sempre. L'unica cosa che un pò mi emoziona è che potrò rivedere l'amore della mia vita ogni giorno, ogni ora, ogni minuto per nove mesi interi. Non sono una di quelle che si innamorano una volta si e anche l'altra, non sono tipa da innamoramenti facili e veloci. Lo dimostra il fatto che sono innamorata del mio angelo personale da circa un'anno senza che lui lo sappia. Siamo amici, buoni amici in effetti. Ci siamo avvicinati molto lo scorso anno durante una gita scolastica a Budapest. Cinque giorni in Ungheria e la mia vita è stata rovinata per sempre. Il suo nome è Christian. Non è bellissimo o come dice mia madre "non lo è per niente" ma io non riesco a vedere altrove. I suoi occhi, verdi come il mare. Ci facevo l'amore solo a guardarli. E i suoi capelli, dio i suoi capelli, ti invitano, sono morbidi di un castano chiaro. Ovviamente non stiamo insieme e ovviamente non sa nemmeno che io sia innamorata di lui. Mi va bene così, per ora mi va ancora bene così. Forks non è grande e quest'estate l'ho visto qualche volta giù a La Push con i suoi amici, qualche volta anche con qualche ragazza ma mai niente di troppo serio altrimenti lo avrei saputo di certo da Mike. Il mio migliore amico e il suo migliore amico. Do uno sguardo all'orologio, sono le 7e30 e io, come sempre, sono in ritardo. Decido di infilarmi un paio di jeans al volo, una canotta nera e una camicia a quadri che da sul rosso. Infilo le scarpe ai piedi e scendo di corsa in cucina.
"Ah finalmente tesoro, pensavo non ti svegliassi più. Sopra al tavolo c'è il succo. Non andartene senza aver fatto colazione ok?" Mi bacia e poi sale di sopra a iniziare le sue faccende credo.
Faccio come mi ha detto e raggiungo mio padre che mi aspetta sulla porta per portarmi a scuola.
La scuola non dista molto, 10 minuti e sono davanti al cancello della Forks High School per un nuovo anno. Saluto mio padre Charlie e mi diriggo verso le mie tre migliori amiche: Angela, Alice e Rose. Non è una cosa emozionante perchè quest'estate abbiamo passato tutto il tempo, impegni permettendo, insieme. Le saluto e ci avviamo in classe. Stessi compagni da 3 anni e tutti sono impegnati a raccontare delle vacanze estive.
"Ehi Edward daii vieni qui manchi solo tu!" Sento qualcuno chiamare Edward, un mio compagno di classe, ma presto poca attenzione a tutto ciò che non riguarda lui e, senza nemmeno accorgermene, mi diriggo verso quelli che formano il mio "gruppo".
"Ehii Bellinaaa quanto tempo!?" Mi dice Mike abbracciandomi.
"Mike ci siamo visti ieri, piantala!" gli scocco una linguaggia che può vedere solo quando mi lascia andare.
"Ehi con me non vale questa scusa perchè io e te è tanto che non ci vediamo davvero!" La voce che più amo al mondo mi fa voltare ritrovandomi immersa tra le sue braccia.
"Allora come ti è andata quest'estate?" Mi domanda curioso.
"Bene, sono stata in vacanza, sono uscita con le amiche, ho fatto tardi e dormito tanto. La solita estate a Forks!" Dico sorridendo. "Tu?"
"Bhe lo stesso, anche io sono stato in vacanza, fatto tardi e dormito tanto. Ho anche lavorato però al contrario di te!" Dice con una linguaggia.
"Ehi malfidato anche io ho lavorato!" Rispondo fintamente morificata.
"Ah si è? E dimmi un pò scema che lavoro avresti fatto. No perchè io mi sono messo a lavorare per mio padre come muratore! Quindi devi aver fatto un lavorone per poter anche solo fare il paragone!"
"Bhè io ho tenuto due bambine per tutta l'estate. Figlie di due ricconi. Non facevo molto come te, di grazia, ma almeno mi sono guadagnata qualcosa per la vacanza!"
"Ah è vero. Londra no?"
"Si Londra!"
"E com'è?"
"Non lo so..è..è..è Londra. Devi starci, non posso spiegartela. Dovresti andarci davvero."
"lo metterò nella lista di cose da fare con te allora!"
Conclude la conversazione così e io a stento riesco a ricordare il mio nome. Avrei voluto continuare a parlare con lui per tutto il giorno, raccontargli di Londra, del lavoro, delle mie giornate al mare, ma la lezione ha inizio e noi ci dirigiamo ai nostri posti. Il mio? Troppo lontano dal suo!
La mattinata passa velocemente, così come tutte le prime mattinate scolastiche. Vuoi per i racconti, vuoi perchè a nessuno va di fare niente ogni primo giorno di scuola va a finire così. Quindi senza nemmeno rendermene conto sono di nuovo a casa dopo essere uscita da scuola, aver fatto un giro nell'unico bar frequentato di Forks e essermi organizzata con Alice sui passaggi che mi darà durante l'anno. E stata una giornata tra le più rilassanti che io abbia mai vissuto eppure, come mi succede sempre ogni volta che sono con lui, mi sento stremata, senza forze. Mangio un boccone al volo con i miei e salgo su in camera. Mi metto il pigiama, mi infilo sotto le coperte e velocemente prendo sonno. Nei miei sogni c'è lui, il mio angelo, il mio diavolo, il mio mondo. Non so perchè ma sento che questi ultimi due anni saranno davvero, davvero lunghi.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Avrei voluto restare nel mio caldo letto per altri due minuti, per altri cinque, al massimo per altri dieci, però la mia giornata doveva cominciare e stranamente negli ultimi tempi non mi pesava poi così tanto alzarmi e andare a scuola. Il tempo era passato in modo estremamente veloce. Era già il 15 di Dicembre. Non mi piaceva l'idea che si stavano avvicinando le vacanze per tanti, tanti, troppi motivi. Primo tra tutti le cose da settembre erano nettamente cambiate. Cambiate in modo esilarante direi. Ancora oggi mi viene da piangere se ripenso alle settimane appena trascorse. Era davvero troppo tempo che tenevo nascosta a Christian, Mike, Angela, Alice e Rose una parte della mia vita, fondamentale per me, che era proprio Christian. Tutti si accorgevano dei miei cambiamenti di umore improvvisi quando qualcosa che lo riguardava non mi era andata giù. Tutti si accorgevano che i miei occhi andavano in posti lontanissimi quando lo guardavano. Tutti, anche Christian.
INIZIO FLASHBACK
"Ehi Bella! Noi dobbiamo parlare!" Alice mi distrae dalle mie solite fantasie, e senza essermene accorta davvero le mie tre migliore amiche mi stavano trascinando, data la rara giornata di sole a Forks, nel giardino dietro scuola.
"Ragazze non spingete!! Si può sapere che c'è" domando, non poco, infastidita dalla loro intrusione nella conversazione mia e di Christian su qualcosa che onestamente non ricordo tanto ero concentrata sulla sua bocca, sui suoi occhi sui..
"Bella ci stai ascoltando!?" Rose mi riporta alla realtà. E ora non posso davvero prendermela con loro perchè, come sempre, mi ero persa in lui.
"Scusatemi ragazze, avevo la testa altrove. Giuro che ora vi ascolto!" Rispondo solennemente.
"Ok. Ricomincio. Cos'hai? perchè è ovvio che hai qualcosa e la teoria che ci siamo fatte è che centra un ragazzo. Ora, considerando che siamo le tue migliori amiche, ce lo dici tu o dobbiamo giocare a indovina chi?"
Mi sentivo mortificata, loro erano le mie migliori amiche e io tenevo nascosta a loro una cosa così importante? Christian non era un'infatuazione passeggera. Era amore. No, non potevo più..
"Sarà complicato spiegarvelo, io, cioè..voi non andate fuori di testa ok?"
"Lo sapevo, lo sapevo. Lo conosciamo? Carino? Studia qui? No, non dirmelo, è più grande?" Alice avrebbe potuto continuare con le domande anche per tutta la sua vita così decisi di interromperla..
"Christian!" Solo un nome. Avevo detto solo il suo nome e loro c'erano rimaste tanto da ammutolirsi. Ma brava Bella! Fù Rose a interrompere questo pesantissimo silenzio.
"Tu mi stai dicendo che sei innamorata di Christian? Christian, il nostro Christian? L'idiota che è di sopra?"
"Si" Un sussurro.
"E va bene, e allora? Vuoi tenertelo nascosto per sempre. Cioè lui è di sopra, sei innamorata di lui da quanto? Un'anno? Non gli dici niente?"
"No, è complicato! Rischierei di rovinare tutto per niente. E se non ricambia. Non posso permettermi di perderlo."
Detto questo me ne risalii in classe. Avevo poca voglia di restare in quel posto ma mancava poco così tenni i denti stretti fino al suono della campanella. Presi lo zaino e me ne andai a casa senza salutare nessuno. La giornata fini così.
FINE FLASHBACK
Oggi le cose sono un pò diverse. Dopo quella conversazione ho parlato con quelle tre sceme e mi sono sentita meglio. Ogni giorno mi spronano a dirlo e io ogni giorno cedo un pò di più. Ancora non mi hanno convinto ma sono sicura che lo faranno presto. Questo mio "ritorno al passato" mi ha portato via più tempo del previsto così velocemente mi preparo per la scuola e esco di casa, giusto in tempo per vedere Alice arrivare con la macchina. Il viaggio è stato veloce e silenzioso. Amo Alice quando capisce che ho bisogno dei miei silenzi personali, dei miei spazi.
La mattinata passa più o meno in modo veloce e quindi mi ritrovo in mensa con i miei amici immersa in una conversazione più grande di me..
"Bella dai devi essere onesta. Tu di me sai tutto mentre io di te non so niente. Le tue cose te le tieni ben segrete a quanto pare. Quindi no, non voglio essere più il tuo migliore amico se è così!" termina il suo monologo e mi scocca una linguaggia.
"Dai Chri, non fare l'esagerato. Sai tutto di me apparte questa cosa. Che mi sembra piuttosto futile tra l'altro!" Dico tutta d'un fiato. Vorrei sotterrarmi.
"Futile? Sei innamorata di un tizio di cui non mi vuoi dire nemmeno il nome e non dovrei prendermela?" Mi risponde in tono fintamente offeso.
"Si, futile. Dai parliamo d'altro. Ragazzi allora studiamo insieme per il compito di trigonometria?" Mi rivolgo a tutti, cercando un qualche aiuto da parte delle mie amiche che invece fanno beatamente finta di niente.
"No, noi non possiamo. Scusaci Bella ma avevamo già preso impegni con Emmet e Jazz." Mi dice Alice riferendosi ovviamente anche a Rose.
"Io nemmeno Bella. Ho gli allenamenti di pallone!" Dice Mike.
La mia ultima speranza era Angela così do voce ai miei pensieri.
"E tu Angela? Dai non mollarmi. Sai quant'è difficile per me la trigonometria!"
"Non posso Bella. E non fare quella faccia da cane bastonato perchè non mi convinci. Scusami"
Cerco davvero di fare la faccia più triste del mondo ma tutti, nel giro di un secondo, guardano altrove.
"Vabbè saremo io e te. Dai io sono bravo abbastanza da aiutarti!" Mi risponde Christian con un'occhiolino.
Oh no! Oh no no no no! Non posso sostenerlo, non posso! Cioè: io, lui e tutto il mondo? Ok si può fare. Io e lui da soli? No comment.
"Va bene!" Invece mi ritrovo a dire.
Ci mettemmo d'accordo di vederci a casa mia per le quattro. Così finite le ultime lezione me ne tornai a casa con la coda fra le gambe preparandomi a questo pomeriggio di isteria assicurata.
Le quattro arrivarono presto e quando sentii il campanello suonare le mie gambe cominciarono a tremare. Non c'era bisogno di farlo accomodare, o di presentargli mia madre. Christian era di casa, così senza tanti convenevoli ci mettemo a studiare in cucina.
Sembrava che il pomeriggio stesse andando in modo davvero tranquillo quando ad un certo punto se ne usci con una frase che mi spiazzò.
"Non ti fidi di me? Vero? è per questo!"
"Ma che dici Chri. Certo che mi fido ma non..non è il caso davvero. Sarebbe complicato.!"
"Complicato? Perchè lo conosco? Ecco perchè. Oddio è Mike?"
"No, no. Ma che dici. Non è Mike!" Dico abbassando lo sguardo. Non avevo intenzione di continuare la conversazione così mi concentrai di nuovo sulla trigonometria.
Arrivata l'ora di tornare a casa lo accompagnai alla porta e se era possibile mi stupì ancora di più..
"Bella, tu..tu..cioè se fossi io me lo diresti vero?!"
Non risposi, non gli dissi niente che potesse essere considerato un si o un no.
"Va a casa Chri, ci vediamo domani a scuola!" Gli scoccai un bacio sulla guancia e chiusi la porta.
Cenai velocemente e me ne andai in camera. Quando pensavo davvero che quella giornata fosse finita mi suonò il telefono. Un messaggio. Christian.
"Forse ci ho preso più di quanto mi hai detto non è vero?"
"Forse si!" Risposi velocemente e spensi il telefono. Non avevo voglia di leggere nessuna risposta. Che fosse stata positiva o negativa. Volevo solo chiudere gli occhi e spegnere il cervello per qualche ora. Avrei affrontato tutto domani. E forse, chissà, sarei stata felice.

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Quella notte non dormii bene e la mattina seguente nella mia testa sembrava essere scoppiata la terza guerra mondiale. Mi alzai svogliata dal letto, mi vestii velocemente e mi feci portare a scuola da papà molto prima dell'inizio delle lezioni. Entrata in aula trovai solo Edward, un mio compagno di classe, così posai zaino e giubotto al mio posto e me ne andai da lui a fare due chiacchiere.
"Ehi Bella, buongiono! Che faccia che hai! Sicura di stare bene?" Mi chiese con voce che risultava più preoccupata di quanto in realtà dovesse essere.
"Si Edward, non preoccuparti è stata solo una nottataccia. Tu come mai in classe così presto?"
"Per lo stesso tuo motivo!" Mi disse son un mezzo sorriso, solo l'ombra di quello vero. Che ricordavo essere perfetto.
"Problemi con Tanya?"
"Come sempre.." Rispose quasi in modo autonomo.
Non indagai oltre, così quando la classe cominciò a riempirsi me ne tornai al mio posto. Almeno non ero la sola ad avere problemi pensai sollevandomi. Sapevo, in realtà, che i problemi di Edward erano più gravi dei miei. Sua cugina, Alice, nonchè mia migliore amica, mi raccontava spesso che questa Tanya era insopportabile. Tanto gelosa e asfissiante che spesso Edward non poteva uscire nemmeno con Alice stessa che era sua cugina. Non ho mai capito bene perchè continuasse a starci insieme, forse per amore e io per prima sapevo che l'amore portava a farti fare cosa davvero allucinanti. La classe si era riempita velocemente e di Mike e Christian non c'era nemmeno l'ombra. Ho approfittato di questo loro ritardo per raccontare velocemente quello che mi era successo alle mie amiche che ora mi guardavano con aria sbigottita alla "Tu sei fuori. Non puoi dirgli una cosa del genere per messaggio" ma comunque non dissero niente. Ci mettemmo a seguire la lezione e dopo qualche minuto i miei due amici entrarono di fretta, scusandosi con la prof di trigonometria e andandosi a sedere al loro posto. La mattinata passò con una lentezza quasi disumana e il fatto che Christian non mi rivolgesse parola non aiutava di certo la causa. Mi sentivo ferita e non rispettata. Potevo capire il fatto che non ricambiasse, lo potevo perfino accettare ma perchè far finta che ieri sera non ci fosse stata? Non sono mai stata una ragazza troppo orgogliosa, però mi piaceva prendermi le mie rivincite quindi, come fece lui, me ne stetti zitta tutto il giorno. Tornai a casa con la voglia di parlare, studiare, mangiare o fare qualsiasi cosa comprendesse una qualsiasi azione, sotto zero. Però, conscia del fatto che non potevo essere una vegetale, mi sforzai di studiare per il compito di storia contemporanea di domani, di mangiare e fare qualche battuta con i miei, di salire a fare la doccia e mettermi a letto. Il sonno, come sempre di recente, è andato a farsi un giro non so bene dove. Così, dopo la trecentoquarantesima volta che mi giravo e rigiravo nel letto, decisi di accendere il computer. Non ero una di quelle che su facebook passa un'eternità, anzi, di rado mi connettevo e ancora più di rado pubblicavo qualcosa. Entrata nel social network mi stupii di tutte le notifiche e di tutti i messaggi non letti (colpa del troppo tempo passato dall'ultima connessione), così con pazienza mi misi a controllare tutto. Stavo per spegnere quando la finestra di una chat si apri. Appena lessi il nome di Christian il mio cuore voleva uscirmi fuori dal petto, però presi coraggio e risposi.
"Deve essere un miracolo. Bella Swan connessa alle 23e45 di sera.."
"Nessun miracolo speciale, non avevo sonno :P " Inviai e sperai di non essere stata troppo fredda o distante anche se dio solo sa quanto avrei voluto esserlo.
"Immaginavo..Come stai?"
"Bene :) tu?"
Troppe faccine, troppo entusiasmo. Se ne sarebbe accorto presto. Non era da me. Sembrava come se volessi dimostrargli che stavo bene, che ero felice, che non doveva preoccuparsi per me, che il comportamente di oggi non mi aveva scalfita nemmeno un pò. Quanto mentivo..
"Bene. Scusami per oggi, io..non sapevo come comportarmi!"
Sapevo che prima o poi avremmo dovuto parlare, solo non mi aspettavo così, quì. Decisi di rispondere lo stesso.
"Non preoccuparti Chri :) non c'è niente che non va. Vedrai, un pò di tempo e torneremo quelli di sempre."
"Sei sicura? Cioè io..non riesco proprio a vederti come qualcosa di più di un'amica. Tu sei, la mia migliore amica, la mia ancora di salvezza e io non vorrei che questa cosa ci allontanasse. Sono un egoista, perchè so che starmi vicino ti fa più male di quanto dai a vedere, ti conosco, ma lo stesso non so stare lontano da te!"
Era come se mille coltelli mi fossero entrati dentro, il dolore che provavo era quasi intollerabile. Era vero, era un egoista, era lui che doveva allontanarsi da me, io non ne avrei avuto la forza. Poi un pensiero mi balenò in testa: quanto, io stessa, gli avrei permesso di allontanarsi? La risposta era chiara: Poco!
"Davvero io starò bene. Saremo amici come una volta ok? Dammi solo il tempo per rimettermi in piedi..Notte! Ti voglio bene!"
Avevo chiuso la conversazione e mi ero disconnessa in tempo record, tanto che non avevo letto nemmeno la sua risposta.
Spensi il pc e chiusi gli occhi. Qualche istante dopo mi arrivò un messaggio sul mio cellulare.
"Notte scema! :) Ti voglio bene anche io. Sempre!"
Riposi il telefono sul comodino e spensi la luce. Mi addormentai senza nemmeno accorgermene davvero.
I giorni seguenti passarono in modo veloce e inaspettato. In un lampo mi trovai all'ultima ora, dell'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. Odiavo queste maledette vacanze, odiavo che dovessi passare così tanto tempo lontana da lui, anche se ultimamente ci eravamo abituati piuttosto bene a stare alla larga l'uno dall'altra. Dopo quella conversazione su facebook ci siamo parecchio allontanati. O sarebbe meglio dire che io mi sono allontanata da lui. In questi giorni ha cercato spesso un mio contatto, una parola, un gesto o una qualsiasi cosa gli desse la speranza che tra me e lui niente era cambiato. Una cavolata enorme, perchè era ovvio che tra me e lui fosse cambiato qualcosa. Tanto per cominciare ero cambiata io. Non so spiegarmi perchè insiste così tanto, perchè non mi da il tempo che gli ho chiesto e perchè non riesce a pensare, anche solo per un secondo, a me. Gira tutto intorno a: io non ce la faccio, non puoi tenermi lontano, sei la mia migliore amica, come faccio..ecc ecc. E io, purtroppo, la maggior parte delle volte cedo. Comunque mi guardo bene dal credere qualcosa in più di quello che fa vedere quindi, fino ad ora, è solo un ragazzo a cui manca un'amica.
"Ehi Bella mi stai ascoltando?"
Eccolo che ci riprova, altra giornata, altro contatto, altra possibilità che mi da per dimostrargli che sono sempre io.
"No, scusami Chri ero con la testa fra le nuvole. Dimmi.."
"Dicevo, ora non ci vedremo per qualche giorno, però io ho qualcosa da darti. Ti va di passare da me piu tardi? Anche mamma è tanto che non ti vede.."
La butta li così tanto per farmi pesare il fatto che è una vita che non vado a casa sua.
"Si, si certo. Tua mamma ha ragione, è una vita che non la vedo. Passo per le 5 ok? Prima ho da fare delle cose.."
Lascio in sospeso la frase giusto per fare un pò la misteriosa ma "le cose" che devo fare altro non riguardano che il suo regalo di natale. Infatti alle 4e30 devo andare vicino il centro per recuperare il cuore rosso nel negozio di stampe su cui appunto ho fatto stampare un scritta. Un pò deluso per la mia frase in sospeso annuisce e se ne va verso la macchina di Mike, pronto come sempre a dargli un passaggio. Tornata a casa mi cambio velocemente e esco di nuovo per andare a fare la mia commissione. E, uscita da quel negozio, non potrei essere più soddisfatta dell' opera. Il regalo consiste in una scimmietta di peluche che sembra essere seduta e che tiene tra le braccia aperte questo cuore rosso su cui c'è stampata una scritta: "Te Quiero!". In spagnolo significa tante cose: ti voglio bene, ti amo, ti voglio. Ovviamente spero capisca che, per forza di cose, vale la prima traduzione. Senza pensarci due volte mi avvio alla fermata dell'autobus e aspetto con pazienza quello che mi porterà a casa di Christian.
Arrivata davanti casa, non aspetto a suonare e ad aprirmi viene la sua splendita mamma. Roberta ha gli occhi verdi, ma non come quelli di Christian che invece ha ereditato da suo nonno, la bocca piccola e le guance paffute.
"Ciao mia piccola Bella, finalmente ti rivedo!" Mi dice abbracciandomi e io non potrei esserne più felice.
"Ciao Roberta! Si in effetti è un pò che non mi facevo vedere. Mi farò perdonare, promesso.!" Le dico dandole un bacio sulla guancia e incamminandomi verso la camera di Chrstian in modo da non farmi trascinare in una nelle solite conversazioni interminabili di mamma Roberta. Non lo fa apposta è fatta così. Parla tanto e di tutto. Sempre.
La camera di Christian è come sempre ordinata in modo maniacale. Quasi un'utopia per me!
"Ehi eccoti!"
Christian è seduto al computer, come sempre, e mentre io mi avvicino al letto per sedermi lui scivola con la sedia a rotelle del computer di fronte a me.
"Eccomi..ah prima che mi dimentichi, ho una cosa per te!" Dico tirando fuori la busta del suo regalo dalla mia borsa.
"Ehi ma non vale, avevo detto che io dovevo darti qualcosa!" risponde fingendosi offeso.
"Dai, non fare lo scemo! Buon Natale!" Gli dico scoccandogli prima una linguaggia e poi un bacio sulla guancia che mi è costato più di quanto io dia a vedere.
Tutto concentrato si mette a scartare il regalo e quando capisce cos'è gli si illuminano gli occhi, mi abbraccia continuando a ripetere grazie e a darmi piccoli baci sulla guancia. Ovviamente avevo immaginato questa sua reazione. Non avevo scelto a caso ne la scimmia ne lo spagnolo. Credo che dopo la pallannuoto, la sua squadra del cuore e sua mamma erano le cose che più amava al mondo!
"Grazie Bella, davvero è..è..è perfetto! Tieni questo è per te. Buon Natale!" Mi dice baciandomi a sua volta. Non sapendo neppure lui, ovviamente, che non mi sta aiutando nell'impresa "Bella dimentica Christian è solo un amico". Decisi comunque in quell'istante che non avrei più fatto una doccia in vita mia. Solo per lasciare il suo odore su di me il più a lungo possibile.
Quando scartai il regalo mi si mozzò il respiro. Nella busta c'era un peluche (giuro che non ci eravamo messi d'accordo) di una tartaruga marina. Ovviamente anche la sua scelta non era stata casuale perchè se c'era una cosa che amavo forse più di lui erano le tartarughe. Mi ricordavano me, lente, un pò goffe ma comunque adorabili!
Dopo lo scambio dei regali, pressochè identici, passammo il pomeriggio a chiacchierare e scherzare. E una volta arrivata l'ora di tornare a casa mi promise che ci saremmo sentiti per gli auguri e che il 27 dopo i tre giorni "di fuoco con le famiglie", come li chiamava lui, saremmo andati a fare colazione insieme.
Tornai a casa che era tardi, così mangiai e me ne andai a letto. Cos'eravamo io e lui? Non lo sapevo dire. Due amici che si vogliono un pò più di bene, tanto che non riescono a stare lontani ma non abbastanza da voler stare insieme. Almeno per lui..

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


I tre giorni che seguirono passarono velocemente. Mi era sempre piaciuto passare il Natale con la mia famiglia. Siamo una di quelle famiglia che si vedono nei film, pazze e felici. I miei nonni non c'erano più da molto tempo ma da sempre passavamo il Natale con i miei zii: la squadra di calcetto che mia nonna aveva lasciato. I fratelli di mia madre erano sette: sei zii e una zia più le rispettive famiglie e noi tre. Fu un Natale di quelli felici, anche se il mio peso sul cuore non accennava a diminuire nemmeno un pò. Ho sentito Christian, ci siamo scambiati dei messaggi durante questi tre giorni e oggi mi ha persino chiamata. Non si era mai comportato così ma io, di certo, non mi lamentavo. Avevamo chiacchierato del più e del meno, di come avevamo passato il Natale (ancora ufficialmente in corso a casa mia) e di che cosa avessimo ricevuto. Ci mettemmo d'accordo nel vederci l'indomani per una colazione al bar in centro. E io avevo molte cose da raccontargli. Lui per primo aveva messo in chiaro che dovevamo comportarci come prima, come se lui fosse ancora il mio caro e dolce migliore amico, allora lo avrei fatto. Non mi sarei certo tirata indietro. Infatti in questi giorni mi era successa una cosa che davvero non vedevo l'ora di raccontargli. La mia splendida famiglia al completo, uscì da casa mia che era da poco passata la mezzanotte dopo una cena, abbondante come sempre, e infinite partite a carte a cui io nemmeno partecipai. Me ne andai in camera esausta e mi addormentai velocemente.
I raggi del sole filtravano dalla mia finestra quasi volessero ricordarmi che oggi era il 27 di Dicembre e che io avevo una cosa importante da fare. Così senza pensarci due volte mi alzai velocemente, mi vestii e con un saluto veloce ai miei genitori uscii di casa per dirigermi verso il centro, quasi nullo, di Forks. Arrivata fuori dal bar lo vidi. Era bello, bello così tanto che mi fecero male gli occhi e dovetti spostare lo sguardo. Lo amavo più di ogni altra cosa sulla faccia della terra, lo amavo di un'amore che non era controllabile e che mi faceva paura. Accantonai velocemente quei pensieri e mi avvicinai a lui salutandolo con un veloce bacio sulla guancia.
"Ehi tu!" mi salutò lui come sempre entrando nel bar.
"Ehi!" risposi io più agitata che mai. Dovevo calmarmi, in fondo era solo Christian.
Facemmo colazione parlando del più e del meno, di scuola, dei compagni e di cosa c'era successo. Insomma un pò di tutto e la mattinata passò in modo troppo veloce per i miei gusti. Non gli avevo nemmeno detto di Daniel (amico di mia cugina che sembrava avere una cotta per me e con cui sarei dovuta uscire nel pomeriggio tardi o in serata). 
Sapevo che dovevo salutarlo. Era passata la mezza e io avevo appuntamento con Alice per pranzo. Quindi lo salutai, appena in tempo per sentire il clacson della smart di Alice arrivarmi alle orecchie, e me ne andai.
"Allora, allora..hai qualcosa da raccontarmi?" esordì la mia amica con gli occhi incuriositi.
"Non ho niente da raccontare invece. Lui è stato il solito Christian e io la solita, insicura, impacciata Bella. Non ho fatto nemmeno la smorfiosetta per la storia di Daniel, anzi, non gliel'ho nemmeno detto!" le risposi io un pò delusa. 
"Bhè vedetevi di nuovo oggi pomeriggio no?" Mi disse lei con semplicità
"Oggi pomeriggio? Io..bho non lo so, dovevamo stare tutte insieme. Io..ma no. Poi lui avrà sicuramente da fare.!" Stavo per termirare li la conversazione ma Alice non ne voleva sapere.
"Ma si da, noi staremo insieme un'altra volta e poi non puoi saperlo se ha da fare no? Provare non costa nulla!" Mi liquidò lei entrando in casa mia e cominciando a conversare con mia madre di tutt'altra cosa. Io intanto riflettevo bene sulla questione.
In fin dei conti che cosa avevo da perdere? Eravamo amici no? Potevo permettermi di chiedergli di vederci anche nel pomeriggio. Aveva deciso lui di essere amici. Allora avremmo fatto gli amici. 
Dopo pranzo salii in camera con Alice e provai a telefonare a Christian che, contro ogni mia più brillante prospettiva, accettò volentieri dicendomi che eravamo stati dei stupidi a non rimanere anche a pranzo insieme. Mi cambiai velocemente, sotto l'occhio attento di Alice (quasi stilista praticamente), e uscii di casa per dirigermi da Christian. Il programma era questo: film e chiacchiere. Niente di speciale ma ogni cosa, fatta con lui, mi sarebbe sembrata perfetta.
Suonai alla porta e venne lui stesso ad aprirmi, accogliendomi con un bacio scoccato sulla guancia. Sarei voluta morire quell'istante stesso guardandolo. Aveva una tuta larga grigia, e una maglietta a maniche corta che gli aderiva appena, giusto per mostrare il suo fisico muscoloso appena accennato. Era un'abbigliamento che usava per casa e dio solo sa quanto mi piaceva. Salutai anche Roberta con un bacio veloce, visto che era in compagnia di una sua amica. Andammo in camera e Christian cominciò a organizzare la televiose per metterci a vedere il film. Ci sdraiammo sul suo letto, uno da capo e una da piedi, e restammo in quella posizione, in silenzio fino alla fine del film. 
Finito "The dirty dancing 2", film che avevamo scelto per la passione sfrenata di Christian verso Cuba, lui spense la tv e cominciammo a chiacchierare. Ad un certo punto, non so bene quando, presi coraggio di dirgli di Daniel.
"Ah comunque ho una novità..!" esordii all'improvviso lasciando la frase in sospeso.
"Dimmi tutto signorina." Mi rispose lui sorridendomi e guardandomi con quegli occhi tanto verdi da farmi perdere come se stessi affocando in un mare immenso.
"Stasera esco con un ragazzo, un'amico di mia cugina che ha una cotta per me da un pò. Giulia dice che non è niente male, si chiama Daniel e.." Mi bloccai perchè lo sguardo di Christian era vuoto, come se in realtà non mi stesse ascoltando.
"Ehi mi stai ascoltando?" chiesi allora, e così lui riportò la sua attenzione su di me.
"Io..si..cioè tu sei sicura. Non lo conosci, non sai chi è..e poi..dai..da quando esci con un tipo così su due piedi. Tu..non l'hai mai fatto!" Disse il tutto balbettando a più non posso e io non capii.
Che voleva? Lui non mi aveva voluta, che diritto aveva, ora, di dirmi con chi o meno potevo uscire?
"Lo so Chri, che vuoi che ti dica, sembra carino. Ci sto solo uscendo, non devo mica metterci su famiglia.!" Gli risposi per giustificarmi.
E mi arrabbiai, con me stessa. Perchè in realtà mi stavo giustificando con qualcuno con cui non dovevo, qualcuno che in realtà, essendo mio amico, doveva essere felice per me. Così, innvervosita dalla situazione, feci per alzarmi ma non feci nemmeno in tempo a pensare di andarmene che mi bloccò per un braccio.
"Scusami, Bella, scusami davvero. Non volevo dire quello, solo che io, mi sento male al solo pensarti con quello lì. Io..ho così paura adesso. Ho paura di mostrarti quello che sento, ho paura di..io.."
Stava farfugliando non so bene cosa, ma volevo capire dove volesse andare a parare così lo interruppi.
"Provaci.." sussurrai.
E senza che me ne rendessi davvero conto, le sue labbra erano sulle mie. E il mondo, per me, poteva finire li.
Era come se mi sentissi finalmente intera, come se fossi nata per quello, come se avessi vissuto questi 18 anni per arrivare qui, adesso, in questa stanza e con lui. Non mi importava che dillà ci fossero i suoi, che dovessi riprendere fiato o che mi sarei dovuta preoccupare per il suo repentino cambiamento di pensiero su questa faccenda. Non mi importava. Semplicemente. Erano di Christian le labbra poggiate sulle mie. Di Christian, dell'amore della mia vita, della mia esistenza. Un bacio che avevo voluto troppo per non goderne a pieno. 
Qualche minuto dopo, qualche ora o qualche giorno, non lo so bene, si staccò da me con il fiato corto. E mi rispecchiai in quegli occhi, tanto belli da togliermi il fiato. Non dissi niente. Non ne avevo ne il coraggio ne la voglia. Così mi feci trascinare fuori da casa sua, salutando velocemente sua madre, e mi feci accompagnare alla fermata del bus.
Non so bene quando, parlò.
"Ehi, di qualcosa persò, altrimenti mi spaventò" mi disse sorridendo.
"Io..io non so bene che dire."
"Qualcosa tipo: che bello Chri, finalmente ti sei deciso. Questo andrebbe già bene!" scherzò lui.
"Si, cioè, è ovvio io..io sono felicissima.!" 
Stufo forse, di queste mie mezze frasi, mi baciò di nuovo, di nuovo e poi di nuovo. E alla fine lo baciai anche io, e ancora e ancora. Ed era diventata una cosa naturale, così naturale che mi ritrovai a pensare a come fosse stato prima di questi baci, a come avessimo fatto a non sfiorarci per così tanto tempo.
Il bus passò ma io non lo presi, nessuno dei due era ancora pronto per separarsi dall'altro. Così restammo ancora un pò lì e per un pò non mi venne in mente altro che lui, che le sue labbra, che i suoi baci. Ma sapevo che prima o poi le mie solite fantasie pessimiste sarebbero venute a farmi visita. E non mi sbagliai poi di tanto. Infatti, una volta messo piede dentro casa, visto che avevo declinato l'invito di Daniel dopo gli ultimi risvolti e dopo un, al quanto prepotente, incentivo di Christin, i brutti pensieri mi trovarono e mi schiacciarono come pesassero cinquantamila chili. 
Non riuscii a non farle entrare, a non farle insinuare in me. Così mi ritrovai a pensare che forse non era così come mi sembrava. Forse l'aveva fatto per un qualche motivo che non era quello di volere me, forse per orgoglio maschile nel vedere che mi stava perdendo, o forse per aggiungere un'altra tacca alla sua cintura. No, non poteva essere, non lui, non con me. 
Mi addormentai, con la testa piena di domande e senza nemmeno una risposta.
La mattina seguente avevo gli occhi gonfi, come se avessi pianto tutta la notte e forse era stato davvero così. Forse il pensiero che mi avesse baciata più e più volte solo per non perdermi, solo per "vincere", mi dava la nausea, faceva così male che se fosse stato vero ero certa che non l'avrei sopportato. 
Non mi lasciò perdermi nei miei pensieri molto a lungo comunque, perchè 10 minuti dopo mi squillò il telefono ed era lui. Risposi un pò agitata, ma comunque con una voce abbastanza ferma da non fargli sentire il mio malumore.
"Buongiorno piccola mia..!" Mi disse e io mi sciolsi.
"Buongiorno.."
"Come stai? Hai dormito bene? Ieri sera non ti ho sentito e mi sono preoccupato un pò, pensavo mi mandassi un messaggio o magari che entrassi su facebook per parlare un pò!"
"Si, io..volevo farlo però mi sono addormentata quasi subito!" mentii spudoratamente, vergognandomi per le cose brutte che avevo pensato su di lui.
"Che hai Bella, ti conosco e so che c'è qualcosa. Vuoi dirmi cosa sta per far esplodere la tua bella testolina?" Scherzò lui.
"Io, niente di che in realtà, avevo solo paura che quello che è successo ieri fosse frutto di qualche tua, non so, rivincita personale, qualcosa di cui ti sei pentito esattamente tre secondi dopo che me ne sono andata, non lo so, per Daniel magari, io..tu..cioè non l'hai fatto solo perchè.."
Non mi fece nemmeno finire il mio mologo personale perchè mi interruppe bruscamente.
"Io non voglio nemmeno sentirti, lo so cosa stai pensando o cosa stai per dire e la risposta è no. No, non ti ho baciata solo perchè mi sentivo minacciato, o solo perchè sentivo che mi stavi sfuggendo dalle mani, no, no e ancora no. Ti ho baciata perchè non riesco ad immagginarti con nessun'altro se non con me, perchè la voglia di averti ultimamente era così tanta da farmi impazzire. Volevo averti sempre con me, ogni giorno, ogni ora. Per questo ti ho baciata, perchè non posso proprio permettermi di non averti con me..così. Voglio provarci con te, una cosa seria. Io e te. Solo io e te.!"
Rimasi senza fiato. E come per magia, come se la notte appena passata non fosse mai esistita, mi sentii bene. Pronta per questo, nata per questo. Per me e lui. Per noi. Non potevo ancora credere che potessi definirci davvero così, davvero noi. Eppure potevo. Eravamo, finalmente, noi! Chiusi la telefonata dopo circa un quarto d'ora. La giornata passò velocemente e con lui, così come i giorni seguenti. E io mi sentivo come se, per la prima volta, stavo vivendo davvero.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


1 anni e 5 mesi dopo..

Era più di un'anno ormai che il tempo per me aveva smesso di passare. Ero sempre così felice, che raramente qualcosa riusciva a turbarmi tanto da scalfire il mio, quasi perenne, buonumore. Il merito, ovviamente, era tutto di Christian. Incredibile a dirsi ma dopo così tanto tempo stavamo ancora insieme. Mancava poco alla fine della scuola e avevamo parlato tanto del college e del futuro ma mai niente era riuscito a dividerci. Certo litigavamo, come litiga qualsiasi coppia innamorata del mondo, ma in qualche modo riuscivamo sempre a rimettere le cose a posto. Il sentimento che provavo per lui era aumentato a dismisura senza che io me ne rendessi conto davvero. Ma, se ci pensavo bene, sapevo che ad oggi stare senza di lui per me sarebbe stato impossibile. A scuola tutti erano stati contenti per noi, i nostri amici, gli insegnanti, i bidelli addirittura. Per non parlare dei nostri genitori. Mia madre stravedeva per Christian. A volte, la maggior parte che ricordo, sembrava quasi un figlio, "il figlio maschio che non ho avuto" diceva sempre. Anche con mio padre aveva un buon rapporto. Cosa piuttosto strana visto che, di Charlie, tutto si poteva dire tranne che fosse un chiacchierone socievole! Le cose mi stavano andando troppo bene ma io, ingenua, ancora non sapevo quanto, di li a qualche ora, la mia vita sarebbe cambiata. Il mio mondo sarebbe cambiato. Quanto io stessa sarei cambiata..
Il sole era ormai alto nel cielo. Una splendita e, incredibile per gli standard di Forks, afosa giornata di Maggio faceva da cornice alla mia solita, splendita giornata.
Era sabato e nessuna sveglia suonava per intimarmi a svegliarmi, così solo quando mi sentii estremamente riposata mi alzai. Non guardai il telefonino perchè erano settimane ormai che Christian aveva perso l'abitudine di mandarmi il messaggio del buongiorno, così come quello della buonanotte, ma non mi lamentavo. Infondo lui mi amava, lo ripeteva ogni giorno. E io ero grande, non avevo certo bisogno di messaggini sdolcinati e patetici. L'importante, per me, era che lui ci fosse.
Scesi in cucina a fare colazione e sul frigo trovai un biglietto di mia madre con su scritto che lei e papà erano fuori a fare compere e che sarebbero tornati prima di cena. Non me ne preoccupai, avevo comunque deciso di andare da Christian oggi, quindi finii quello che avevo nella tazza, salii in camera e mi vestii velocemente.
Senza accorgermene era passato più di quanto mi aspettassi, ormai era quasi ora di pranzo, così decisi di aspettare un pò prima di andare a casa di Chri e per far passare questo paio d'ore andai a mettere a posto quel casino della mia camera.
"Riordinare la camera", se così sì poteva chiamare quello che avevo fatto io, mi portò via il tempo necessario per il pranzo, così quando vidi che erano da poco passate le 15 andai a casa di Christian.
Come sempre ad accogliermi era venuta quella santa donna di Roberta, che con un sonoro bacio sulla guancia e un'infinità di raccomandazioni sul fatto che dovevo mangiare di più, che era troppo magra ecc ecc mi lasciò andare in camera di suo figlio, cosa che agognavo di fare da quando avevo varcato la soglia di casa.
"Ehi amore ciao!" gli dissi mentre lo salutavo con un bacio a fior di labbra.
"Ciao amore" rispose lui rimettendosi quasi subito a giocare al videogioco.
Strano. Molto strano. Ma decisi di non dire niente. Infondo stava giocando, magari voleva finire la partita. Non era niente di che insomma era successo altre volte. Così pazientemente aspettai che finisse, seduta accanto a lui.
All'improvviso, non so bene quando, mise in pausa e si girò di scatto verso di me.
"Andiamo a fare un giro ti va?" chiese
"Si certo"
Ce ne stavamo mano nella mano camminando in una via secondaria di Forks. E dopo circa 20 minuti ci ritrovammo dvanti a La Push. Il mare era splendito, e la temperatura era giusta per una passeggiata. Apprezzai. Ma ancora non sapevo..
"Bello qui vero?" disse
"Si è bello amore, ma ci saremo venuti centomila volte. Comunque si, ha sempre il suo fascino questo posto.." 
"Io ti ho portata quì, perchè devo parlarti..cioè io..devo dirti una cosa" mi disse con una voce che non sembrava nemmeno la sua.
"Dimmi.."sussurrai.
"Io non sono certo di amarti ancora. Non so cosa provo per te. Non lo so, io..non è come l'inizio Bella. I miei sentimenti sono cambiati. Forse è meglio chiuderla quì.."
Non ci girò intorno, non usò parole accurate, o studiate. Mi disse semplicemente una decina di parole in fila che racchiudessero il senso di quello che voleva dire. Ovvero che lui non mi voleva più. Non riuscivo a crederci. Non volevo crederci..Noi, dio, noi eravamo perfetti. Perchè adesso? Perchè oggi? Perchè così? Non dei segnali che mi facessero capire che c'era qualcosa che non andava. Non un pò di tatto..Niente! Come quello che era rimasto di noi! Ma sopratutto come quello che era arimasto di me!
Non mi accorsi del tempo che passava finchè Christian non mi scosse per chiedermi se avevo sentito, se andava tutto bene.
"Io..si. Ho sentito. Non..cioè, io..non posso crederci. Io non posso credere che tu mi stia lasciando. Noi..tu..Oddio, tu..non hai detto niente, quanto..quanto tempo è che pensi queste cose?" Avevo parlato così male, così balbettando e sussurrando che forse non aveva nemmeno capito.
"Io, Bella non fare così ti prego.."
"Quanto tempo. Non è difficile rispondere. Quanto tempo è che pensi di non amarmi più?"
"Qualche settimana, io..non sapevo come affrontare la cosa, non ne sono nemmeno sicuro. Non lo so è che..all'inizio quando litigavamo io mi sentivo morire, sentivo la tua mancanza anche dopo due secondi che c'eravamo salutati. Ora..ora è tutto diverso. Io non so nemmeno se la sento ancora questa mancanza!"
Non avrei voluto ascoltare nient'altro, sarei voluta morire quel momento esatto. Tuttavia dovevo rispondere..
"Io..capisco..Si, cioè. Va bene, è finita!" risposi abbassando subito lo sguardo. Non potevo permettermi di guardarlo negli occhi. Non potevo, mi sarei persa di certo. E ora non potevo farlo, non più...
"Tu..tu starai bene?" 
"Io starò bene."
"Allora..suppongo, che..insomma ci vediamo lunedì a scuola?"
"Si certo..!"
"Andiamo ti accompagno, si è fatto buio e non voglio che vai a casa da sola."
Non lo so dove trovai la forza o la voce. Non so nemmeno quanto in realtà io apparissi forte o quanto il mio tono di voce fosse fermo e deciso. Ma comunque risposi..
"Non preoccuparti, vado da sola tra qualche minuto. Tu vai pure. A lunedì" 
Non rispose. Se ne andò semplicemente e questo lo apprezzai. Non avevo voglia di stare li affianco a lui, ripercorrere quelle strade che, troppe volte, ci avevano visto mano nella mano, scambiarci baci, pizzichi, ci avevano visti allegri, spensierati e innamorati.  Non avevo voglia di sentire il suo profumo tanto intensamente e non poterlo nemmeno sfiorare, di sentire le sue mani sfiorare le mie e non poterle intrecciare. Non avevo voglia di niente. Nemmeno di me. Anche la mia presenza mi dava fastidio. 
Camminavo, camminavo, camminavo. Non so quanto ci misi a tornare a casa e non so nemmeno in che stato ci tornai. Comunque dopo qualche minuto o forse dopo qualche ora, sentii la voce di mia madre in lontananza, quasi fosse ovattata. Non vi prestai molta attenzione e non so come mi ritrovai in casa mia, nella mia camera e nel mio letto.
Tutto il dolore che avevo cercato di tenere lontano da me fino a quel momento mi piombò addosso tutto insieme. Adesso a malapena riuscivo a respirare tanto era il dolore che sentivo. Mi facevano male, i muscoli, gli arti, gli organi. Mi sentivo come se di li a qualche ora sarei morta. Non esageravo. Purtroppo mi sentivo davvero così. Avevo preso in giro, più volte, tutti coloro che dicevano di morire d'amore. Li prendevo in giro perchè non lo sapevo. Non sapevo cosa si provava ad amare così tanto intensamente qualcuno da sentire addirittura un dolore fisico una volta che questo non c'era più. Perchè era così. Lui non c'era più. Non per me almeno. O comunque non come lo volevo io. Era finita. E io chiusi gli occhi. Era l'unica scelta sensata, l'unica cosa che mi fosse rimasta da fare, chiudere gli occhi e non provare niente. Non provare mai più niente.
Il giorno seguente non mi mossi dal letto, a dire il vero nel letto stesso non mi mossi di un centimetro. Mia madre aveva provato più volte a parlarmi ma l'unica cosa che ero riuscita a fare era piangere, piangere, piangere fino a quando di lacrime, forse non ne avevo più. La domenica era trascorsa così e quello comunque non mi sembrava il male peggiore. Fino a quando potevo stare dentro casa ero al sicuro, il mio porto sicuro. Il problema si poneva il giorno in cui sarei dovuta tornare a scuola. Cosa che, anche se forse non domani, sarebbe successa presto.
Passai dal pianto al sonno profondo senza davvero rendermene conto.
Il Lunedì passò più o meno uguale alla Domenica, con l'unica differenza che invece di piagere tra le braccia di mia madre, piansi tra quelle di Alice.
Dentro di me c'erano un gran varietà di sentimenti. Era triste, delusa, affranta e arrabbiata addirittura. Tuttavia nessun sentimento mi aiutò a cancellare l'amore che provavo per lui, nemmeno la rabbia.
 

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Quanto tempo è passato? Quanti giorni, quante settimane o quanti mesi addirittura? Non lo saprei dire con certezza. La mia vita dopo quel giorno non è stata più la stessa. Non mi rendevo conto del tempo che passava tanto ero concentrata in quello che facevo. Ogni cosa io facessi, la facevo con la massima concentrazione. Così che i miei bei pensieri non potessero andarsene a gironzolare in strani ricordi, in bellissimi ricordi. No, no, no. Smettila Bella, non ricordare, non farti ancora così male Bella. Non farlo.
Mi alzai dal letto ancora prima che il mio cervello potesse anche solo dare l'imput del ricordo. Mi vestii svogliatamente e con le prime cose trovate nell'armadio e me ne andai a scuola senza mangiare niente. Ero dimagrita notevolmente e il mio aspetto non era certo dei migliori ma appena varcato il cancello di scuola misi su la mia maschera e il miglior sorriso che potessi fare. Il migliore sorriso che potesse apparire anche solo lontanamente uguale al mio sorriso vero.
La giornata a scuola passò come tutte quelle appensa trascorse. Io per lo più rimanevo in silenzio rispondendo solo se qualcuno mi poneva una domanda e comunque quasi mai rispondevo a lui. Se si parlava di cose strettamente scolastiche ci scambiavamo due parole per far felici tutti quelli che c'erano intorno a noi ma per il resto, i dialoghi erano fina dal primo giorno ridotti a zero. A nessuno era piaciuta la notizia della nostra rottura e tutti sapevano che l'equilibrio della classe si sarebbe rotto più facilmente di come si era creato. Comunque io facevo del mio meglio per non dare problemi, nonostante questo mi costasse non poco. Ecco perchè il silenzio. Le mattinate andavano sempre nello stesso modo e la mia giornata finiva ufficialmente quando finiva l'orario scolastico. Dopo di che me ne tornavo a casa. Nel mio letto. Nel mio porto sicuro. I miei voti in compenso erano migliorati notevolmente. Almeno qualcosa di buono l'aveva portata questa mia disgrazia personale.
"Bellaa! Ehi allora, che dici? Ti unisci a noi?" Edward. Che aveva detto? Stavamo davvero parlando prima di adesso?
"Oh Edward scusami. Puoi ripetere per favore?" Chiesi mortificata abbassando lo sguardo.
"Io..si avevo notato che non eri attenta. Dicevo, noi oggi pomeriggio andiamo al bar del centro a prenderci un caffè. Giusto per stare insieme prima dell'inizio degli esami. Ti va di unirti a noi?" Mi chiese dolcemente. Non facendomi pesare il fatto che io ero totalmente assente nella conversazione.
Ci pensai su qualche minuto. Era tanto che non uscivo. Era tanto che non facevo niente. Era solo un caffè, niente di che. Perchè non andare? Avevo tempo a sufficienza per crogiolarmi nel mio dolore una volta tornata a casa, una volta rimasta sola. Quindi senza far aspettare ancora Edward risposi.
"Si certo. Sarebbe grande!" Dissi con poco entusiasmo ma sempre maggiore a quello che usavo di solito.
"Si d'accordo. Hai un passaggio?"
"No, veramente no. Ma non è un problema vengo a piedi."
"Ma quale piedi" disse ridendo "Vengo a prenderti io per le 16e30 va bene?"
"D'accordo. E grazie..!" risposi di nuovo abbassando lo sguardo. Non era difficile intuire per che cosa stessi ringraziando. Da quando io e Christian c'eravamo lasciati. Raramente uscivo. Ma ancora più rararamente uscivo in compagnia. Alice e Mike dovevano dividersi per non far pesare a nessuno la situazione. E non era mai stata nella mia indole creare problemi. Quindi il più delle volte evitavo io di uscire con loro, piuttosto che farli decidere.
"Non è niente Bella!" Mi liquidò con un sorriso.
Finite le ultime lezioni tornai a casa e mi preparai velocemente per uscire. Il clacson della macchina di Edward non tardò ad arrivare. Così presi la giacca, la borsa e uscii di casa.
"Ehi ciao!" mi salutò felice come un bambino la mattina di Natale.
"Ciao. Scusami per il ritardo, avere una casa a due piani non aiuta una scordinata come me!" 
"Non fa niente. Anzi sei stata quasi perfetta!"
Il viaggio in macchina durò relativamente poco. Parlammo di ogni cosa. Non mi chiese di Christian, ne di cosa provassi o sentissi e di questo gliene fui grata. 
Il pomeriggio fu divertente. Non ero mai uscita con loro. Troppo occupata a venerare il mio Dio personale non mi ero accorta che a Forks c'erano persone divertenti almeno quanto i miei amici. Con mia grande sorpresa al Bar trovai anche Alice, Rose, Jasper e Emmet ( i rispettivi fidanzati delle mie due amiche) e altri ragazzi che conoscevo di vista. Non sapevo sinceramente che Edward fosse amico dei ragazzi di Rose e Alice ma, da quel che raccontavano, avevo capito che si conoscevano per le innumerevoli partite a calcetto fatte insieme. Partite a cui, più di una volta, aveva partecipato anche Christian. 
Arrivata l'ora di tornare a casa, io e Edward salutammo tutti, giurando che questa non sarebbe stata l'ultima volta che ci uscivo.
Il viaggio in macchina per tornare a casa fu molto più pesante di quello dell'andata. Edward se ne stava zitto con gli occhi fissi sulla strada. E io avevo come la sensazione che quel silenzio era a causa mia. Non mi piaceva stare nel silenzio. Non mi era mai piaciuto e quando stavo per dire qualcosa fu lui a parlare.
"Spero che ti sia divertita oggi pomeriggio. Loro, possono sembrare un pò fuori di testa ma sono simpatici, buoni.."
"Io sono stata benissimo Edward, a dire il vero non sapevo che conoscessi Jasper e Emmet."
"Si, noi giochiamo insieme da una vita. Sono cresciuti con me. Non sapevi che Alice e Rose uscissero con noi quando non erano con te?" domandò curioso. 
"No, in realtà no. Anzi, di rado forse chiedevo qualcosa quando non erano con me. Io, ho perso di vista il mondo questi ultimi due anni.." risposi abbassando lo sguardo.
"Si, io..me ne ero accorto.!" Non andò oltre. Ancora una volta non chiese, non domandò.
Scesi dalla macchina e lo salutai dicendogli che ci saremmo visti l'indomani a scuola. Entrata a casa salutai mia madre che mi sorrideva come qualcuno che non aveva mai sorriso. E la capivo, dopo tanto tempo ero almeno uscita di casa. Non ero felice. Non ero guarita. Ma almeno avevo ripreso a sopravvivere. Ecco cosa pensò mia madre forse. Ecco cosa pensai io. Sopravvivo ogni giorno un pò di più. Me ne andai a dormire ma dormii male, come mi succedeva ormai ogni notte.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


Quasi senza accorgercene erano arrivati gli esami. Maggio era volato e io non avevo poi così paura di quel momento. Sapevo che era una tappa importante ma sapevo anche che, con tutto quello che era successo, avevo passato più tempo sui libri che a fare qualsiasi altra cosa. Quindi, per la prima volta in vita mia, ero sicura di me stessa. Più di una volta questo mese sono uscita insieme a Edward e i suoi amici, diventati ormai anche un pò miei. Con Mike mi vedo di meno, per via di questa storia, ma non mi ha mai fatto pesare il mio quasi totale allontanamento. Sa cosa sto provando, sa che ce la sto mettendo tutta e questo gli basta. Ci siamo visti qualche volte io, Christian, Alice e Mike tutti insieme per studiare. Non è stato facile, non è stato nemmeno sopportabile a dire il vero. Ero lì, lo guardavo e non avrei voluto fare altro che cacciare tutti da casa, prenderlo per mano, portarlo in camera e fare l'amore con lui. Avrei voluto ma non l'ho fatto. Ho stretto le mani, tanto forte che a fine giornata mi pizzicavano, e ho mandato giù magoni e magoni di pianto pur di non muovere nemmeno un dito. A scuola le cose erano migliorate leggermente. Ormai passavo quasi tutto il mio tempo con Edward e questo Christian me lo faceva pesare non poco. Avevo notato, più di una volta, quanto il suo sguardo fosse carico di fastidio e disprezzo quando si posava su di noi, quando ci vedeva scherzare o quando Edward, con la totale mancanza di malizia, mi abbracciava per consolarmi. Queste sue reazioni inizialmente mi avevano fatto sperare in un suo riavvicinamento, ma ogni volta le mie fantasie venivano distrutte dal suo seguente comportamento glaciale. Le mie riflessioni mattutine mi toglievano sempre tanto tempo, così senza accorgermene era passato più ti quanto immaginassi e quel giorno non potevo proprio permettermi di fare tardi. Sarebbero finalmente finiti gli esami e dio solo sa da quanto aspettavo quel giorno, quanto volevo allontanarmi da quel luogo e quanto, ormai, fosse diventato insopportabile svegliarmi la mattina e mettere su la maschera del "sto bene" davanti a tutti. Davanti a lui. Avevo la costante speranza che una volta finiti gli esami e una volta che non fossi più stata obbligata a mettere piede li dentro, la mia vita sarebbe migliorata. Magari io sarei stata meglio non vedendolo tutti i giorni. E magari avrei anche potuto ricominciare a vivere.
Arrivata a scuola mi precipitai in aula, era l'ultimo giorno d'esame e, se tutto fosse andato come avevo previsto, mi sarei diplomata con voti abbastanza alti da permettermi l'accesso al college grazie ad una borsa di studio. Stavo per entrare quando mi sentii fermare per un braccio.
"Ehi bella, possiamo parlare un'attimo" 
Quella voce, non c'era bisogno che mi girassi per sapere a chi apparteneva. Così presi un pò di coraggio e mi voltai indossando la mia maschera prima che lui si accorgesse cosa ancora provavo.
"Adesso Christian? Stanno iniziando i test. Noi dovremmo entrare no?" chiesi, quasi come se non mi importasse cosa volesse dirmi, quasi appunto..
"Si, io..ti ruberò solo due minuti ok?"
"Va bene allora, dimmi.."
"Io, ho sentito..insomma..Tu e Edward? Davvero?"
"Non credo siano affari tuoi Christian.." Stavo per andarmene quando mi fermò di nuovo.
"Io, scusami. Lo so, non sono affari miei. Ma, perchè? perchè mi fai questo Bella. Non è nemmeno il tuo tipo. Non lo è e lo sai!"
"Perchè ti faccio questo? Stai scherzando? Tu hai lasciato me Christian. Tu. Non io. Tra me e Edward non c'è niente. Ma credimi anche se ci fosse tu saresti l'ultimo a cui dovrei dare spiegazioni. E ora scusami ma devo entrare!" Non gli feci aggiungere altro, entrai in classe e mi concentrai a sui miei test. Concentrati Bella, è questa la tua cura. Più ti concentri meno pensi. E così passò tutto il resto della giornata scolastica.
Arrivata a casa me ne andai in camera mi buttai sul letto e, come sempre, mi persi tra i miei ricordi. Perchè mi faceva questo? Perchè si interessava tanto se poi di me non gli importava? Perchè era così, non gli importava, altrimenti sarebbe gia venuto a prendermi. Anzi forse nemmeno ci saremmo lasciati. Non farti condizionare da questi suoi comportamenti Bella, non farlo. Non ti vuole, non ti vuole, non ti vuole..
Drin, Drin, Dirin. Non sò dopo quanto mi accorsi che era il mio telefono che squillava. Così mi alzai velocemente e risposi senza nemmeno leggere chi era.
"Pronto?"
"Pronto Bella sono Edward, sei a casa?"
"Si perchè?"
"Sono fuori casa tua. Esci che andiamo con gli altri a fare due passi giu a La Push!" Mi disse. E appena udii il nome di quel luogo mi gelai all'istante. La Push, La Push..Non c'ero più andata. Evitavo persino la strada che costeggiava quel piccolo luogo che, per me, era stato maledetto. Però Edward era al telefono, era sotto casa e aspettava la mia risposta. Non potevo negarglielo. Non quando me lo stava chiedendo con la voce più dolce che io avessi mai sentito.
"Io..Si, va bene. Dammi due minuti ok?"
"ti aspetto qui.." e potevo quasi vederlo sorridere soddisfatto, con quel suo sorriso sghembo, contento di avermi convinta.
Ci misi meno di due minuti. Salutai mia madre e uscii di casa.
Il viaggio non durò molto e parlammo per lo più dei test svolti la mattina. Arrivati a La Push mi pentii immediatamente di aver accettato. Lo sapevo. Era stato un passo troppo azzardato. Mi sudavano le mani, mi girava la testa. Io non dovevo andarci lo sapevo..
"Bella, Bella ti prego mi stai facendo preoccupare. Apri gli occhi, apri i tuoi bellissimi occhi dai, Sono io. Sono Edward.."
Aprii piano gli occhi e misi a fuoco dove mi trovavo. Ero nella macchina di Edward, precisamente sui sedili posteriori e se non fossi stata certa che quella macchina era omologata solo per cinque persone, avrei pensato di certo che ne potesse contenere molte di più. Infatti, ora, era stracolma dei miei amici che mi facevano aria con le mani e mi guardavano preoccupati. Feci per alzarmi e loro mi seguirono..
"Sto bene ragazzi. Scusate se vi ho fatto prendere uno spavento!" Dissi mortificata.
Tutti mi abbracciarono e poi tornarono a fare quello che stavano facendo prima del mio malore. Ero svenuta. Ecco cosa. Avevo perso i sensi solamente perchè avevo rivisto quel posto. Io, di certo, non ero normale. Edward mi abbracciò in modo così forte da costringermi a tossicchiare per fargli capire che non stavo respirando. Mi guardò negli occhi per un tempo indefinito e poi con la voce più dolce che possedesse mi disse "Ci sono io qui Bella, andiamo ti porto a passeggiare!"
Passeggiavamo ormai da un pò, sempre mano nella mano. Non c'era malizia in quel gesto. E nessuno di noi due gli dava un senso diverso da quello di amicizia. Agli occhi di un'estraneo, forse, potevamo sembrare una coppia di fidanzati. Ma non lo eravamo e sono certa che questo lo sapevamo entrambi.
"Mi hai fatto spaventare prima, non farlo più. Quando non te la senti di andare in un posto per..brutti ricordi..basta che me lo dici ok? Non c'è bisogno di svenire!" Mi disse.
"Io..Aspetta tu come fai a sapere cosa c'è stato in questo posto?"
"Non sei così diffcile da leggere, non per me almeno!" 
"Non lo so, io non mi aspettavo che mi facesse questo effetto. Sai non c'ero più tornata. Faceva così male.." Strinse di più la presa sulla mia mano così continuai "..fa ancora male a dire il vero. Io mi sento come se fossi stata tagliata a metà. Come se mi mancasse qualche parte di me stessa. Perchè questo lui era diventato: una parte di me, la migliore.." dissi abbassando lo sguardo "E fa così male pensare che per lui non è stato così, che certe volte il dolore è così forte che io ho paura di cadere in pezzi. Io, non voglio più stare così, non voglio più. Per nessuno.."
"Sei così fragile mia piccola Bella. So cosa stai provando. Chi non c'è passato? E io non sto qui a dirti che non è niente, che passerà. Sarei falso e ipocrita. Ognuno ha i suoi tempi. E anche tu non farai eccezione. Tornerai a innamorarti prima o poi. Non ora, non domani ma succederà.."
"E se non dovesse più succedere? Se avesse fatto così tanto male che d'ora in poi non volessi più lasciare avvicinare nessuno così tanto da ferirmi? Io lo so che è una cosa da bambini, lo so che esistono cose ben più gravi. Ma lui era tutta la mia vita. Io, non voglio dimenticarlo questo. E non voglio che lo dimentichi lui..." Senza nemmeno rendermene conto una lacrima sfuggì al mio controllo ma prima che potesse lasciare il mio viso Edward l'aveva catturata con un dito.
"Non dire scemenze Bella. Lascia stare i mali peggiori del mondo. Ognuno ha i suoi mali personali. E comunque non succederà. Non lo dimenticherai mai Bella. Così come lui non dimenticherà mai te. Vi siete dati tanto è vero, ma vi siete anche tolti più di quanto avevate forse. Io sono certo che tu non amerai più nessuno come hai amato lui. Questo lo so. Ma per il semplice fatto che sarà un'amore diverso. Che tu sarai diversa. Non sarà ne maggiore ne minore. Sarà solo diverso. Qualcuno, un saggio forse, una volta scrisse:"Il grande amore e l'amore giusto sono due cose totalmente diverse." Non sei d'accordo anche tu Bella?"
Riflettei un minuto sulle parole di Edward. Mi aveva capita come nessuno aveva fatto mai in questo mese. Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Nessuno avrebbe mai preso il posto di Christian nel mio cuore. Ma io sarei cresciuta, sarei cambiata e anche quel cuore sarebbe cambiato. Tanto cambiato che forse nemmeno ci sarebbe stato più posto per quel tipo d'amore. Così senza pensarci due volte abbracciai Edward e gli sussurrai un grazie. Tornammo dagli altri che era già buio. Così li salutammo velocemente e Edward mi riaccompagnò a casa.
Una volta sola, nella mia camera, nel mio letto, nel mio porto sicuro pensai ancora più intensamente a quello che mi era stato detto. Così con una forza di volontà, che non credevo più di avere, presi uno scatolone e lo cominciai a riempire di tutte le cose che riguardavano la nostra storia. Foto, regali, lettere, palloncini. Tutto. Ogni cosa. E chiusi quello scatolone in cantina. Per non riaprirlo mai più. Forse..

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Era passata una settimana ormai dalla fine degli esami e stasera si sarebbe svolta la festa del diploma. Niente di particolare, solo una serata tranquilla in una discoteca non lontano da Forks. Il mio entusiasmo, per questa serata, non era certamente arrivato alle stelle ma una sera non aveva mai ucciso nessuno e forse avrei anche potuto divertirmi. Avevo deciso di indossare un vestitino che arrivava, di molto, sopra al ginocchio, di colore nero, con le maniche che arrivavano ai gomiti e che fasciava il mio corpo perfettamente. Avevo messo ai piedi dei sandali di cuoio alla schiava, abbinati alla borsetta. Il risultato non era niente male dopotutto. Finii di prepararmi che era già tardi, così, non appena misi le scarpe ai piedi, sentii il clacson di Alice suonare. Salutai mia madre e uscii velocemente di casa. Il viaggio fino al locale non durò molto. La discoteca era davvero carina, aveva un nome spagnolo e, una volta entrata, capii che si trattava di un locale di salsa. Un ballo in cui di certo non eccellevo, ma almeno non era quella musica assordante che di solito si trova nelle discoteche. Io e Alice raggiungemmo il tavolo dei nostri amici. C'erano tutti i nostri compagni di classe, e il tempo passò velocemente. Avevamo tutti bevuto abbastanza, non eravamo ubriachi certo, ma di sicuro molto brilli.
"Bella, Bella, dai andiamo a ballare. Me lo devi ti ho portata io qui!" Mi disse Alice facendo la faccia imbronciata. Da brilla, forse, era anche più petulante.
"Va bene, Alice andiamo a farci questo ballo." Risposi infine esausta. Almeno così l'avrei accontentata e in breve sarebbe andata a torturare qualcun'altro.
Ballavamo senza sapere bene i passi. Ci stavamo davvero divertendo quando la musica cambiò e nell'aria si diffuse una canzone che mi sembrava essere una bachata. Stavo per andarmene e pregare Alice di andarci a sedere quando mi sentii bussare sulla spalla.
"Ciao, scusami, posso rubarti per un ballo?" Chiese, educatamente, il ragazzo di fronte a me.
"Io..in realtà non so ballare, scusami!" 
"Ma dai Bella, è solo un ballo ti porterà lui.." Si intromise Alice, aiutando evidentemente il ragazzo.
"Ma si dai ti guido io, piacere io sono James" disse mentre cominciavamo a muoverci.
"Piacere. Io sono Isabella. Ma puoi chiamarmi Bella."
"Nome più adatto non poteva esistere." 
Continuammo a ballare per un pò e la mia faccia poteva essere scambiata sicuramente per un peperone. Io non ero fatta per queste cose, non ero fatta per essere abbordata da un ragazzo che addirittura mi riteneva bella. Diedi un'occhiata veloce al mio tavolo e vidi Alice che parlava con Christian, Mike e altri due nostri compagni. Cercai di dirgli con l'espressione che doveva venire a salvarmi. Immediatamente. Ma lei, ovviamente, fraintese. Non so bene cosa successe dopo. So solo che Alice diede una gomitata a Christian facendolo voltare dalla mia parte. So che in un secondo mi sono ritrovata dall'altra parte del locale e so che, guardando dove pochi secondi prima mi trovavo io, ora c'era una scena che mai mi sarei aspettata e soprattuto che mai avrei voluto vedere. Christian si era scagliato contro James e ora lo riempiva di botte. Avrei voluto urlare, dirgli di fermarsi, che non era successo niente, che stavamo solo ballando e che non c'era bisogno di reagire così. Ma la realtà era che non riuscivo nemmeno a muovermi. Vidi Mike e Edward che staccarono con forza Christian dal corpo di James, cercando di portarlo il più lontano possibile da li. Senti il ragazzo insultarmi e dirmi che se avevo un fidanzato sarebbe bastato dirlo ma io non riuscivo nemmeno ad ascoltarlo sul serio. Intanto Christian non la smetteva di dimenarsi, guardava James con degli occhi che io, in due anni, non avevo mai visto. Occhi neri. Del suo bel colore smeraldo non ce n'era traccia. Riuscii finalmente ad alzarmi dopo che ero stata praticamente scaraventata a terra da quello che ora riconoscevo come Christian. Alice mi corse in contro con gli occhi preoccupati e mi abbracciò forte. Senza pensarci due volte la scansai dicendogli che stavo bene, mi avvicinai a Christian e, mentre ancora Mike e Edward lo tenevano buono, gli presi la mano e lo feci voltare verso di me.
"Christian guardami.." Ma non accennava a voltarsi verso di me e a spostare, finalmente, lo sguardo cattivo verso il ragazzo. "Christian.." Riprovai, nel modo più dolce che conoscevo, e allora si voltò verso di me. "Sono quì, sto bene. Quel ragazzo stava solo ballando. Stavamo solo ballando ok? Non mi ha fatto niente.." Lo guardai, e vidi i suoi occhi tornare quasi normali. Ora che la sua furia si era calmata iniziò la mia. "Vieni, andiamo fuori!"
Una volta usciti dal locale. Christian era tornato quello di sempre. Il glaciale Christian. E io mi sentii ancora più arrabbiata.
"Come ti sei permesso? Come diavolo ti sei permesso Christian?"
"Io..ma cosa? che dici Bella?"
Evidentemente non capiva il mio repentino cambio di umore. Ma ora che lui si era calmato non avevo alcun timore nel mostrargli quanto in realtà io fossi arrabbiata.
"Christian ma tu non capisci? Io non sono tua ok? Non lo sono più. Tu non hai nessun diritto di metterti in mezzo. Non ce l'hai, mi hai sentito? L'hai perso nello stesso istante in cui mi hai lasciato." Praticamente urlavo e lui sembra essere mortificato per le parole che gli stavo rivolgendo. Ma a me, ovviamente, non importava. Ero nera. Con che diritto faceva quelle scenate. Cioè prendere a pugni qualcuno per cosa? Per chi? Per la tua ex ragazza che ora ignori e che hai lasciato tu per mancanza d'amore?
"Hai ragione.." disse solo.
"Ho ragione. Ascoltami bene ora: io ora tornerò dentro e cercherò di continuare questa serata di festa nel migliore dei modi. Tu non farai mai più una scenata del genere. Mai più. Nemmeno se dovesse davvero essere che qualcuno ci provi con me. Cos'è è tanto strano? Se per te non sono abbastanza interessante significa che non lo devo essere per nessuno?" Ormai stavo piangendo e degenerando. Dovevo fermarmi ma le parole uscivano da sole.
"Hai ragione Bella, scusami ok? Scusami, io non avevo nessun diritto,."
"No esatto tu non ce l'avevi.." conclusi, tirando su col naso e cercando di riacquistare quel poco di lucidità che mi era rimasta.
"Tutto apposto qui?" conoscevo quella voce. L'avevo imparata a riconoscere ormai.
"Oh. Cullen. Come mai non sono sorpreso di ritrovarti qui fuori con noi?" chiese Christian con tono acido.
"Christian smettila.." Gli dissi a voce bassa, tanto bassa che forse nemmeno Christian che era a due cm da me riuscì a sentirla.
"No, Christian,.In effetti non dovresti essere sorpreso. Bella è mia amica e mi ero preoccupato. Tutto qui.." rispose Edward con il suo solito tono pacato. Se non fosse stata una situazione tanto tesa, probabilmente, l'avrei preso in giro, come facevo sempre, per la sua totale mancanzi del "gene arrabbiato" come lo chiamavo io.
"Tua amica? Ma smettila. Smettila di fingere che non ti interessi Edward. Lo sanno tutti che muori dietro a Bella da quando l'hai vista la prima volta!"
"Christian sei ubriaco, stai degenerando. Entriamo dai.." provai ancora a voce poco più alta rispetto a prima.
"Ok. Adesso mi hai decisamente stufato" continuò Edward, ora più alterato "devi piantarla di comportarti così, finiscila ok? Cosa del concetto:"Bella non è più affar tuo" non ti è chiara?"
"Sarebbe affar tuo invece?" rispose Christian ridendo maligno.
Ma chi era? Io non lo conoscevo. Io non conoscevo questa persona. Non era il mio Christian questo.
"Sono certo che Bella, per prima cosa e prima di tutti gli altri, sia affar suo. Smettila di comportarti come un bambino e guarda cos'hai intorno. Potevi averla. Era tua Christian e tu l'hai lasciata andare. Ora non vantare su di lei diritti che non hai!"
Christian e Edward si stavano alterando. Di nuovo. E di nuovo la causa di una rissa sarei stata io. Ma cosa avevo nel cervello? Perchè non dicevo niente?
Christian si stava avvicinando pericolosamente ad Edward. Allora intervenni.
"Basta. Basta. Basta. Smettila Christian, smettila. Cos'è vuoi picchiare anche lui adesso?"
"No Bella, ma lui non deve permettersi. Non sa.." e fece per avvicinarsi ancora.
Così alzai di più la voce. "Ok. Ora mi sono stufata. Ti dico la verità Christian ok? Prima ero arrabbiata, davvero. Ma ora sono nera. Io non lo so perchè stai reagendo così, non lo so. Ma non puoi. Non puoi più. Chi sei diventato?" domandai con il magone in gola "Io non ero innamorata di questa persona. Non lo ero. Tu sei così diverso adesso. Ti prego smettila. Smettila di prendertela con tutti quelli che mi rivolgono la parola. Smettila. La colpa è tua. Assumiti le tue responsabilità per una volta." Conclusi e lo vidi abbassare lo sguardo. Lui sapeva che avevo ragione. "Edward andiamo. Puoi riportarmi a casa?" Edward annuì e mi seguì dentro per prendere la borsa e salutare gli altri. Christian ci raggiunse poco dopo. Diedi un'occhiata in giro per vedere se c'era James ma di lui nessuna traccia. Lo so, non avrebbe dovuto importarmi, invece mi importava. Non volevo che Christian, una volta che me ne fossi andata, si fosse messo alla ricerca di quel povero ragazzo scagliando su di lui tutta la rabbia che, ero sicura, ora stava provando. Feci cenno ad Alice che l'avrei chiamata il giorno dopo e mi avviai con Edward verso l'uscita di qul posto. Prima di uscire riuscii solo a vedere Christian cadere in lacrime tra le braccia di Alice. Mi affrettai a raggiungere la macchina perchè ero sicura di non poter sopportare un'immagine del genere, perchè ero sicura che sarei voluta tornare indietro, abbracciarlo, baciarlo e sussurrargli che andava tutto bene, che eravamo insieme e che mai, mai avrei fatto qualsiasi cosa per ferirlo. Lo so che non dovrebbero essere fatti miei, ma io non ce la faccio con la gente che lo fa soffrire. Non sopporto che qualcuno gli dica le parole sbagliate, che qualcuno lo deluda, che qualcuno lo spenga. Non ce la faccio, perché mi verrebbe da andare da quella gente e chiedergli se per caso si è accorta di quel sorriso, di quegli occhi, di quel cuore tanto grande. Come si fa? Come si fa a rovinare una cosa così bella? Come si fa a spegnerla? Io dico che non si può. Dico che quella gente non ha capito proprio niente. Dico che ogni volta che lo vedo spento mi spengo anch'io, perché uno come lui è il sole. Il mio sole, e nessuno può permettersi di spegnere la mia luce. E ora che ero stata io a spegnere quella luce? Perchè erano state le mie stupide parole a ridurlo così. ora che era stata mia la colpa? Ora che si era spento per me con chi me la sarei presa? Mi sentii morire al pensiero, però non potevo tornare indietro. Non potevo. Così, in silenzio, salii in macchina. Il tragitto fu lungo e in rigoroso silenzio. Nessuno parlava, nessuno aveva il coraggio di dire una sola parola. E, senza non poca fatica, arrivammo a casa mia.
"Ehi Bella, Tranquilla ok..Non è successo niente davvero. Il ragazzo sta bene e anche Christian. Nessuno si è fatto male" provò a consolarmi Edward.
"Si lo so. Sto bene davvero. Io vorrei solo andare a dormire ok? Ci sentiamo domani con calma. Grazie per avermi riportato a casa" dissi scoccandogli un bacio sulla guancia. "Buonanotte Ed!"
"Notte Bella!" 
Una volta in camera mia, tutta la tensione, il dolore, la rabbia, la paura e il nervosismo, mi piombarono addosso e io me li presi così come venivano. Mi misi il pigiama e me ne andai a letto conscia del fatto che mai sarei riuscita a prendere sonno. Come volevasi dimostrare, infatti, non riuscii a chiudere occhio tutta la notte. Riuscivo solo a pensare a come stava, a dov'era, se era gia tornato a casa o se,dopo magari essersi sfogato un pò, la sua serata era continuata tranquillamente. La parte meno nobile di me sperò che la sua serata si fosse conclusa così, tra le lacrime e dolorante, come erano state la maggior parte delle mie serate. Ma l'altra parte, quella vera, sperò che stesse bene, che se la stesse cavando alla grande anche senza di me, che la vita lo rendesse felice e che, nonostante tutto, dal futuro avesse avuto solo il meglio. Non so quando precisamente, forse appena prima dell'alba, presi sonno. E sognai, per la prima volta dopo settimane, io e lui. Felici, ma non insieme.

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


I tiepidi raggi di sole, poco caretteristici, di Fork entravano leggeri dalla mia finestra. Con una lentezza quasi disumana mi alzai svogliatamente dal letto e scesi a fare colazione. Ormai era  passato un mese da quella serata che per me aveva segnato la rovina. Non ho più visto Christian, ne Mike, ne tutti gli altri di scuola. Qualche volta sono uscita con Edward e Alice, ma mai niente di troppo stravagante o anche solo lontanamente divertente. Quella serata mi ha distrutto per l'ennesima volta. Lui mi ha distrutto per l'ennesima volta. A me è toccato restare con me stessa, con quei pezzi di me sparsi un pò ovunque. Mi è toccato prendere la colla, di nuovo, e con tanta pazienza rimmetterli al proprio posto. O almeno provarci. Le mie giornate erano di gran lunga peggiorate. Orami non ridevo più, non mangiavo più, non vivevo più. Pensavo di sentirmi meglio, invece mi sentivo ogni giorno peggio. Ovunque guardi io vedo la sua assenza. Ancora, ancora e ancora. Non è normale. da quel giorno è passato davvero tanto tempo, dovrei essere di nuovo felice o almeno sentirmi meglio. Invece non è così. Ogni giorno è sempre peggio, ogni giorno è un girono in più senza di lui..senza di me. Della vecchia Bella non è rimasto niente. Sono fredda e distante con tutti, mi fido poco anche delle persone che mi sono accanto da una vita, non mi interesso a niente, di niente e di nessuno. Non sono io, o meglio, sono la nuova me.
"Bella, Bella tesoro c'è Edward al telefono, vieni.." la voce di mia madre mi distrae dai miei pensieri. Edward, l'unico in grado di rendere sopportabile la mia vita.
"Arrivo.." la mia voce esce svogliata dalla mia bocca, Ha un suono stridulo persino per me.
"Pronto Edward!"
"Ehi scricciolo, eccoti. Come stai oggi?" Chiede con la sua solita voce gentile. Perchè non posso innamorarmi di uno come Edward? Perchè tu non puoi innamorarti Bella. Mi risponde la parte distrutta di me.
"Dai Edward, io sto bene, davvero. Tu come stai?" Fingo interesse. No, con Edward non fingo. Mai.
"Io bene scricciolo. Ti chiamavo per dirti che oggi io, Alice, Emm, Jazz e Rose andiamo a prenderci un caffè a Port Angeles, vuoi venire con noi? ti va?"
Volevo andare con loro? Mi andava? No! Ma Edward avrebbe convinto anche le pietre con quella sua bella voce e io non facevo eccezione.
"Si certo, per che ora?"
"Anche tra poco se sei pronta, mangiamo un boccone fuori va bene?"
"Si certo. Facciamo tra un'ora?"
"Tra un ora è perfetto, passo a prenderti io scricciolo. A dopo!"
Attacco il telefono e mi diriggo verso la mia camera. Faccio una doccia veloce e indosso i primi abiti che mi capitano sotto mano. Stavo uscendo di casa per aspettare Edward sul portico, ma mia madre mi bloccò per un braccio trascinandomi in cucina. 
"Bella, come stai?" Chiese con voce preoccupata.
"Bene mamma, sto uscendo con Edward e gli altri. Perchè me lo domandi" Ero diventata un'ottima attrice, non poteva essersi accorta che ero praticamente morta dentro.
"Bella, tesoro mio, sono tua madre, io ti ho tenuta in grembo per nove lunghissimi mesi, ti ho messo al mondo con non poca fatica. Credi davvero che puoi darla a bere a me?" Mi disse con una voce fintamente offesa.
"Mamma, io..io sto bene, non preoccuparti. Passerà, te lo prometto!" gli dissi mentre le scoccavo un bacio sulla guancia "Ora devo andare, Edward mi sta aspettando. Ci vediamo per cena ok?"
"Si certo. Di a Edward se vuole fermarsi. Faccio il pollo con le patate che gli piace tanto."
"Riferirò" Rispondo con un mezzo sorriso.
Edward per mia madre era qualcosa come il mio salvatore personale. Lo amava incondizionatamente. Diceva che quando ero con lui i miei occhi tornavano a brillare. La cosa inizialmente mi aveva dato fastidio, nessuno mi fa brillare gli occhi, nessuno ci riuscirà più dopo lui, poi avevo iniziato a ridere della cosa (o comunque ad accennare un piccolo sorriso quando se ne parlava). Edward era entrato in casa mia in punta di piedi, non voleva prendere il posto di nessuno anche perchè comuqnue tra me e lui non c'era niente. Quale posto avrebbe dovuto occupare poi? Comunque mia madre lo aveva adorato fin dall'inizio. Tanto che, ormai, dentro la credenza della mia cucina, c'erano più cose che piacevano ad Edward di quelle che piacevano a me.! 
Sorrisi involontariamente al pensiero. Mia madre era davvero fantastica. Non importava chi fosse o che rapporto avesse con la nostra famiglia, lei amava chiunque entrasse da quella porta incondizionatamente.
Il clacson della macchina di Edward mi riporta alla realtà, così mi avvicino alla macchina, salgo e lui parte.
"Ehi ciao piccolina. Hai fatto in fretta, sono arrivato in anticipo!"
"Si, io sono veloce lo sai. Avrei fatto anche prima ma mia madre mi ha incastrato in una conversazione senza via d'uscita. Ah prima che mi dimentichi, stasera sei invitato a casa mia. Mamma fa il pollo con le patate che ti piace tanto piccolino. Vieni?" Gli dico imitando la voce sdolcinata di mia madre quando parla di lui.
"Ah Ah Ah..molto simpatica signorina Swan davvero. Comunque va bene. Ovviamente se l'invito fosse stato da parte tua avrei rifiutato, ma come posso rinunciare a quel pollo" mi risponde sognante "Comunque, che conversazione?"
"Dice di non vedermi bene, è preoccupata. Io cerco di non far pesare niente a nessuno, ma evidentemente non sono una brava attrice!" gli dico con un mezzo sorriso.
"Bhè, è vero, non sei una buona attrice." Risponde Edward sorridendo "Ma comunque non faresti pesare niente a nessuno Bella. Chi ti è accanto lo fa perchè a te ci tiene. Non è un peso credimi!"
"Io come farei senza di te?" Gli dico, buttandomi di slancio verso di lui e abbracciandolo. Non curandomi minimamente del fatto che stava guidando. "Sei il mio migliore amico lo sai?, la persona più importante per me. Grazie per esserci sempre Edward!"
"Di niente scricciolo" rispose baciandomi la nuca.
Quanto amavo quel gesto? Mi rilassava, mi faceva sentire protetta, come se a qualcuno importasse ancora di me. Con dolcezza mi rimisi al mio posto in silenzio. Mancavano più di 10 minuti per arrivare a Port Angeles. Mi ritrovai, in quei miseri 10 minuti, ad osservare Edward.
Era davvero un bel ragazzo. Il naso dritto e regolare finiva poco prima della bocca che aveva il labbro superiore un poco rialzato e pieno. Certamente più pieno rispetto a quello inferiore che lo aiutava in quel sorriso sghembo ormai diventato "il mio sorriso sghembo". La mascella ben segnata e sporgente riempita dalla barba incolta gli dava l'aria da uomo. Gli occhi. Gli occhi di sicuro erano la cosa più bella che possedesse. Erano verdi. Non come quelli di lui. No di certo. Erano di un verde chiarissimo, che nei giorni di sole diventava quasi celeste. Quando pioveva invece si scurivano a tal punto da sembrare grigi. Erano luminosi, pieni di vita. E ti guardavano. Non vedevano soltanto, guardavano dentro. Il corpo era certamente perfetto. Muscoloso al punto giusto, abbastanza alto. Molto più alto di me. E le mani. Le mani forse erano di una bellezza pari a quella degli occhi. Lunghe e affusolate. Da pianista. Non avevo mai osservato Edward tanto attentamente come in questo momento.
"Bella, siamo arrivati. Che ti sei incantata?" La sua voce mi risveglia dai miei pensieri. Ero certa che il mio viso assomigliasse più a un pomodoro in questo momento che a un volto umano. Mi aveva praticamente colta ad osservare ogni suo più piccolo particolare. Bene!
"Si Edward, scusami. Io..Cioè, tu sei davvero un bel ragazzo. Io, non ci avevo mai fatto così caso!" gli dissi abbassando lo sguardo.
"Bhè..grazie. Io, cioè..si grazie!" Rispose anche lui abbassando lo sguardo.
Era una situazione imbarazzante. Lo sentivamo entrambi. Nessuno riusciva più a dire niente, ma perchè non tenevo mai la bocca chiusa? Per mia fortuna, anzi per nostra fortuna, avevamo un'amica come Alice.
"Ragazziii!! Ma che vi siete imbambolati? Dai scendete che è un'ora che vi aspettiamo" Urlò quella pazza di Alice abbracciata al suo Jazz.
Non ce lo facemmo ripetere due volte comunque, e facemmo come ci era stato chiesto. Era passata già qualche ora ormai. Avevamo mangiato e girato per negozi, divertendoci tanto. Così avendo i piedi a pezzi proposi di fermarci da Starbucks a prendere qualcosa. Tutti, per mia fortuna, accettarono di buon grado.
"Ringraziamo Bella la nostra salvatrice!" scherzò Emmet.
"Davvero Alice, stavolta hai esagerato con le compere, ho i piedi che chiedono pietà!" rinforzò Jazz.
"Amore mio, mio dolce angelo, luce dei mie occhi ma queste sono tutte cose che mi servono. Lo sai no?" Rispose Alice con la sua voce ingannevole. Dolcissima ma diabolica allo stesso tempo.
"Si certo amore. Lo so!" Si arrese Jasper baciandola.
Un bacio così dolce e intenso da costringermi a spostare lo sguardo.
"Vabbè piccioncini, che ne dite cambiamo argomento?" Chiese Rose, infastidita. Non era cattiva, solo non gli piacevano le smancerie in pubblico.
"Sisi, certo. Allora siamo quasi alla fine dell'estate. Avete deciso il college vero?" Disse Jasper.
"Si, più o meno. Per quanto mi riguarda sono indecisa tra due. Mi hanno accetata entrambi quindi, sta a me decidere!" Iniziai io..
"Ah si Bella, quali? Magari ti aiutiamo nella scelta" mi chiese Emmet.
"Ho fatto domanda al Dartmouth College nel New Hampshire  e alla Princeton University nel New Jersey" Dissi "Ma io sono più propensa per il primo, anche se è molto lontano da casa" spiegai "Voi?"
"Bhè io e Jasper abbiamo fatto domanda all'Harvard University nel Massachusetts e hanno accettato entrambi. C'è un buon corso di legge per lui e io posso laurearmi ovunque e in qualsiasi cosa, purchè una volta fuori dal college lavori come stilista!" Disse Alice.
"Io voglio andare alla Columbia University a New York da quando ho 10 anni. Io e Emmet non abbiamo scelto la stessa università ma non avremmo grossi problemi per la distanza dato che lui andrà alla New York University vero amore?" terminò Rose guardando con occhi innamorati il suo Emm. Non potevano non aver trovato una soluzione proprio loro due. Erano la coppia per eccellenza. Se mai mi avessero chiesto chi, tra quelli che conoscevo, avesse resistito meglio al cambiamento, avrei fatto di certo i loro nomi. Erano innamorati, giusti l'una per l'altro. Niente li avrebbe divisi.
"Si amore, giusto!" rispose Emmet solenne.
"E tu Edward? per quale hai fatto domanda?" Gli chiese Alice, E io la ringrazia mentalmente. Non sapevo quale avesse scelto e ora mi ritrovavo ad essere in ansia per la sua risposta. Perchè non ne avevamo mai parlato? Che poi perchè parlarne? Non eravamo una coppia. Oddio Bella ma che diavolo pensi!.
"Io ho fatto domanda solo al Dartmouth College e mi hanno accettato. Voglio andare lì da sempre. Mio padre ha studiato li, mio nonno e ancora prima di loro il nonno di mio nonno ecc ecc. E poi hanno il mioglior corso di medicina di tutti gli stati uniti. " Disse sereno e io, involontariamente, tirai un sospiro di sollievo.
"Ah quindi se Bella sceglierà quella sarete insieme. Bello no? Almeno non sarete soli!" esordì Rose.
"Si bello.!" risposi io sognante. Ok! Che mi stava prendendo? Da quando avevo così bisogno della presenza di Edward tanto da tornare a respirare solo ora che sapevo che saremmo andati allo stesso College?
Il resto del pomeriggio trascorse tranquillo e quando fu ora di tornare a casa ne fui felice. Io e Edward non avevamo parlato per niente e mi andava di passare del tempo con lui da sola. Raggiungemmo la macchina in silenzio e quando meno me l'aspettavo Edward parlò.
"Ehi scricciolo, scusami per oggi, è che..insomma, non lo so perchè ho reagito in quel modo. Alla fine non è successo niente no?"
"No infatti. Sono felice che andramo insieme alla Dartmouth. Almeno non sarò sola" dissi abbassando lo sguardo. Non me ne ero nemmeno accorta, ma eravamo arrivati davanti casa mia. Edward scese e venne ad aprirmi lo sportello. Così, senza rendermene conto, mi ritrovai tra il suo corpo e la macchina. Dio che sensazione. Quant'era che non provavo una cosa del genere?
"Ehi guardami!" Disse calmo Edward costringendomi, posando un dito sotto il mio mento, a guardarlo "Tu non sei sola. Mai. Tu non sarai mai sola fino a quando mi vorrai ok? Io sarò con te sempre." 
"Non promettere cose che non puoi mantenere Edward ti prego. Io ne morirei!" 
"No. No. No Non fare così, non rovinare tutto Bella, ti prego. Io sono qui ok? Non me ne vado. Io lo so che tu fai fatica a fidarti delle persone, lo vedo. Ma non tutti sono lui. Non tutti se ne vanno dopo averti promesso di restare. Io per esempio..io..non.." si interruppe e io invece avrei voluto sentire cosa aveva da dire. Perchè tutto d'un tratto mi ritrovai a volere che continuasse, che mi rassicurasse, che promettesse..
"tu..?" chiesi
"Io, Bella..Io non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un'attimo. Come puoi pensare che me ne andrò?" Chiese dolcemente
"Allora non farlo. Non andartene mai!" 
E poi successe. Quello che credevo non potesse succedermi più. Mi ritrovai con le labbra di Edward sulle mie. Erano dolci, delicate, perfette, in simbiosi con le mie. Come se fossero state staccate all'origine e ora si stessero riunendo. Fece forza con la lingua per avere completo accesso alla mia bocca. Non glielo negai a lungo. E, non so come, non so perchè, non so dopo quanto, mi ritrovai a ricambiare quel bacio. Era bello baciare Edward. Era giusto, perfetto, naturale. Eppure si scostò da me con il fiato corto mormorando uno "scusa" talmente basso e roco, che dovetti prestare più attenzione del solito per sentirlo.
"Edward tu..non..cioè non devi scusarti.!" Io non sapevo che dire. Stavo baciando Edward. E dov'era tutto il dolore che provavo? Tutta la morte del cuore? Non era giusto provare ancora qualcosa. Lo sapevo. Ma poi perchè? Lui non si era certo fatto problemi a rifarsi una vita, perchè dovevo farmene io? Perchè ne sei ancora innamorata! rispose la parte più distrutta di me. Ma il mio cuore non era del tutto d'accordo. Amavo ancora Christian? Lo amavo davvero o era solo paura di andare avanti?
"Ehi di a mamma che mi fermo un'altra volta ok?" Mi scoccò un bacio sulla guancia, salì in macchina e se ne andò.
Io entrai in casa. Dissi a mia madre che non volevo cenare e salii in camera mia. Una volta chiusa la porta di quello che era stato per mesi il mio porto sicuro, il mio rifugio, riuscii a pensare più chiaramente ma comunque con non abbastanza lucidità per rispondere alle milioni di domande che girovagavano nella mia testa in quel momento. Così decisi di chiamare Alice. Lei sicuramente mi avrebbe aiutato. 
Tu. Tu. Tu. Al terzo squillo finalmente rispose.
"Ehi tu! Ciao" disse allegra.
"Ciao Alice. Devo dirti una cosa.." e così cominciai a raccontare. Non disse niente fino alla fine e forse anche oltre così la incitai io a rispondere.
"Allora? Non dici niente. Ti ho chiamata per essere aiutata e tu stai zitta..!"
"No, è che io. Sono rimasta come dire..senza parole! Cioè non fraintendere sono felicissima. Quello è mio cugino e tu sei la mia migliore amica. Come potrei non essere felice? Solo che..io non voglio che vi facciate male. Ecco.."
"Io lo so Alice. Non so nemmeno perchè è successo. Cioè io stamattina ero a pezzi per Christian, ancora. E stasera mi ritrovo a baciare Edward. Mi ritrovo a voler baciare Edward." Dissi quasi mortificata.
"Io, posso farti una domanda Bella?"
"Si certo.."
"Tu sei certa di amare ancora Christian. Cioè..non so come spiegarmi. Tu sei certa che sia amore e non solo attaccamento morboso? Io ti conosco Bella. Io vi ho visti insieme. So che eri innamorata di lui. So che hai passato un periodo bruttissimo a causa sua. E so anche che l'hai amato di un'amore vero, intenso. Ma tu credi ancora che questo sia amore. Non è magari che hai talmente tanta paura di iniziare un'altra cosa, hai così paura di amare ancora che, come dire, in qualche modo ti è più comodo restare attaccata al tuo dolore? è diventato il tuo posto sicuro. Finchè soffrirai per lui, nessun'altro potrà avvicinarti e ferirti ancora. Finchè sei attaccatta a questo dolore, a cui ormai, onestamente, hai fatto l'abitudine, nessun'altra cosa o persona può scalfirti."
Terminò il suo mologo con sicurezza e io rimasi in silenzio a riflettere sulle parole che aveva usato. E mi ritrovai a dargli ragione. Forse era così. Forse ero talmente spaventata dalla sofferenza che finchè rimanevo attaccata a questa, che ora conoscevo, nient'altro avrebbe potuto ferirmi.
"Nessuno può ferirti, se nessuno può avvicinarti" risposi più a me stessa che a lei.
"Esatto. Pensaci Bella. Pensa a quello che ti ho detto. Dormici su. E se vorrai io domani sarò qui!" disse lei con voce allegra. E sapevo che stava sorridendo. Sorrisi di conseguenza.
"Grazie Alice. Tu sei..la miglior amica che si possa desiderare. Sei la mia metà!" Risposi. E me ne stupii. Non era da me, ultimamente, esternare qualcosa che si avvicinasse anche solo di un pò ad un sentimento. Certamente ne rimase stupita anche lei. 
"Oh Bella. Io ti voglio bene lo sai vero?" disse stavolta commossa.
"Te ne voglio anche io. Ci sentiamo domani ok? Buonanotte Alice." risposi
"Notte Bells!"
Attaccai a quella che era, di sicuro, la mia migliore amica. Mi era sempre piaciuto parlare con Alice. Non che Rose non fosse importante, ma con Alice era sempre stato diverso. Era, appunto, la mia metà. Un'altra parte di me.
Mi misi nel letto, con la testa un pò più leggera, e mi addormentai. Sognai Edward.

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


I giorni sembravano passare più veloci che mai da quella sera. Una settimana era trascorsa senza che io me ne rendessi conto. Non avevo mai visto Edward, ne mai sentito. Semplicemente ci evitavamo. Credo. Tra meno di un mese sarei partita per il college. Il suo stesso college. Fantastico. Quel sabato mattina sembrava pesarmi più del necessario, dovevo fare tanti giri per le ultime commessioni prima della partenza, dovevo occuparmi della mia stanza nel campus e dovevo cominciare a cercarmi un lavoro nel New Hampshire per mantenermi non gli studi, a quelli avrebbe pensato la mia borsa di studio, ma me stessa. Non volevo di certo pesare sui miei e poi un lavoretto part time non aveva mai ucciso nessuno. Potevo farcela solo, che per fare tutte queste cose, dovevo tirarmi su dal letto! Con un pò di coraggio per affrontare la solita, lunghissima giornata senza Edward mi alzo e mi fiondo nella doccia. Finito di prepararmi, scendo giù a fare colazione e trovo i miei seduti al tavolo della cucina con le tazze fumanti di caffè davanti a loro.
"Buongiorno a tutti!" Esclamo con un pò di entusiasmo.
"Buongiorno a te tesoro" risponde mia madre scoccandomi un bacio sulla fronte "Dormito bene?"
"Si si bene mamma grazie. Oggi vorrei andare in centro a fare le ultime commissioni prima della partenza va bene?"
"Certo Bells vuoi che ti accompagnamo? Non ho il turno in centrale oggi, potremmo venire con te che dici?" Chiede mio padre Charlie. Lo adoro, davvero, ma non è tipo da centro commerciale. Mi rallenterebbero e basta e io ho davvero molte cose da fare.
"No papà, non preoccuparti. So quanto odi stare dentro quei centri commerciali. E io devo girare per un sacco di negozi. Perchè tu e mamma non cogliete l'occasione e ve ne andate a fare una passaggeta all'aria aperta, è così una bella giornata!" propongo tanto per non sentirmi in colpa nel non volerli con me.
"Ma si caro, che bella idea. Andiamo alla spiaggia no? La giornata è molto bella ed è così raro a Forks." chiede mia madre con gli occhi da cucciolo abbandonato. 
"Ma certo tesoro!" Acconsente mio padre dandogli un leggero bacio a fior di labbra.
Chino la testa sulla mia tazza di cereali, improvvisamente diventata la cosa più interessante del mondo. Non so perchè reagisco così, perchè mi imbarazzo. Cioè è una cosa bella che dopo così tanto tempo si amino ancora come due ragazzini. Quando li guardo spesso mi ritrovo a pensare che un giorno vorrei ritrovarmi come loro. Sono la cosa più bella che io abbia mai visto. 
Escono di casa prima di me. Così una volta finita la colazione, lavo la tazza, metto il giacchetto e mi diriggo verso il mio pick up, direzione Port Angeles.
Arrivata al centro commerciale non è facile trovare parcheggio. Evidentemente tutti hanno avuto la mia stessa idea. Comunque, dopo non poche fatiche, riesco ad entrare in uno spazio che sembrava essere stato messo apposta li per me, parcheggio ed entro nel centro commerciale pronta per questa interminabile giornata.
Stavo girando ormai da più di tre ore e il mio stomaco cominciava a lamentarsi. Avevo preso più o meno tutto quello che mi serviva quindi decisi che una pausa per un panino non mi avrebbe rallentata così tanto. Mi fermai in un fast food all'interno del centro commerciale e quando sentii qualcuno chiamare il mio nome, sarei voluta non essere mai entrata in quel posto.
"Ehi Bella, ciao!"
"Ehi Christian..ciao.." il mio era più che altro un sussurro che divenne ancora più basso quando notai chi c'era con lui. Le sue braccia erano perfettamente adagiate sui fianchi di una ragazza. La sua migliore amica, o quello che era un tempo quando noi due stavamo insieme. Non saprei dire precisamente in che rapporti fossero ora.
"Ciao Bella.." Mi saluta Arianna con tutta la naturalezza di questo mondo, come se non stesse abbracciando il mio ex ragazzo, per cui ho vissuto un periodo da vegetale, davanti ai miei occhi "come stai, io..è tantissimo che non ti vedo."
"Oh ciao Arianna, scusa ero distratta prima. Si comunque..sto bene, mi fa piacere vederti!" menti Bella, menti con la miglior voce che hai.
"Allora, che fai qui tutta sola, perchè sei sola giusto?" mi chiede Christian.
"Io..bhè dovevo fare le ultime commissioni prima di partire per il college, e si sono sola." concludo con il miglior entusiasmo che possedessi. Dio è tanto evidente che non avrei voluto parlare con loro?
"Ah gia il college, quale hai scelto poi? Eri indecisa su due se non sbaglio no? E poi davvero, ma che fine hai fatto non ti si vede più in giro.."
"Si alla fine andrò alla Dartmouth. E comunque sono sempre stata a Forks, magari, semplicemente non ci siamo incontrati." Taglio corto, evidentemente frettolosa di andare via "comunque io devo andare, si è fatto davvero tardi e a casa mi aspettano. Ciao Christian, ciao Arianna è stato un piacere rivederti." 
"Ciao Bells, saluta i tuoi da parte mia.." sussurra Christian, distaccandosi improvvisamente da Arianna.
"Riferirò.." 
Vorrei che i miei piedi fosse più grandi, che le mie gambe fossero più lunghe e più veloci, vorrei possedere più equilibrio e non incampare ogni due passi. Anzi no, vorrei possedere il teletrasporto e ritrovarmi in macchina per tornarmene a casa, invece devo camminare all'andatura di tutto il mondo e il centro commerciale sembra più popolato che mai adesso.
Riesco, con non pochi sforzi, a tornare alla mia macchina. Carico le buste, che sono davvero una quantità esorbitante, e metto in moto. Il viaggio verso casa sembra il più lungo della mia vita ma una volta arrivata salgo velocemente in camera mia, nel mio porto sicuro e li su quel letto. che troppe volte mi ha vista in queste condizioni, do sfogo a tutte le mie lacrime, a tutto il mio nervosismo. Perchè, perchè dovevo incontrare proprio lui? Perchè non un'altra qualsiasi persona del liceo? Perchè ancora piango? E perchè quello stupido di Edward non mi chiama e non si fa vedere? Oddio rischio di impazzire, così come un'automa comincio a svuotare le buste e a sistemare il contenuto dove dovrebbe andare. L'operazione richiede tempo e concentrazione, così riesco a calmarmi e soprattutto a non pensare. Perchè piango per Christian però voglio Edward? Ora non ci penso. Ora non voglio pensarci. Do un'occhiata veloce all'orologio, segna le 18e30. I miei dovrebbero tornare a momenti e infatti dopo pochi minuti sento la porta di casa aprirsi. Faccio per scendere, solamente per dire a i miei che non ho fame e che me ne andrò a dormire. Voglia di stare tra le persone meno di zero. Ma non faccio nemmeno in tempo a formulare la frase che mia madre mi anticipa.
"Bells tesoro scendi, abbiamo ospiti!" trilla mia madre tutta felice.
Come ospiti. Oh no no no. Non gli ospiti, non stasera.
"Arrivo.." rispondo con poco, pochissimo entusiasmo.
Prima di scendere vado in bagno a darmi una sistemata, cercando di coprire le occhiaie (dovute ad Edward perchè da quando è scomparso non mi fa dormire) e gli occhi rossi (colpa di Christian e del suo potere su di me). Ottengo un risultato almeno decente così decido che è arrivato il momento di andare a salutare questi maledetti ospiti ma, arrivata in fondo alle scale, quello che vedo mi gela il sangue.
"Oh Bella eccoti finalmente, vieni ti presento Esme e Carlisle Cullen. Sono i genitori di Edward.." mi presenta mia madre.
"Si, io..so chi sono. Edward parla così tanto di voi..Piacere, io sono Bella."
"Isabella" corregge mia madre "solo che lei preferisce Bella.." si arrende infine.
"Ciao Bella, è un piacere conoscerti. La tua fama ti ha preceduta, Edward non la smette mai di parlare di te.." mi sorride bonariamente Esme. La mamma di Edward è una bella donna, sembra più giovane dell'età che sicuramente ha. Ha lunghi capelli color caramello e occhi castano dorati, ha l'aria e il profumo di mamma. Quelle donne che, sai per certo, sono nate per fare quello.
"Ciao Bella, io sono Carlisle, il padre di Edward, è un piacere conoscerti!" Carlisle mi strenge la mano e posso notare quanto la sua stretta somigli a quella di Edward. Carlisle è indubbiamente un bell'uomo, un pò inquietante all'apparenza forse, ma dai racconti di Edward so che non lo è. Ha gli occhi azzurri e i capelli di un biondo cenere. E nonostante nei colori Edward non centri niente con loro due, non si può fare a meno di vedere la notevole somiglianza. 
"Abbiamo incontrato Esme e Carlisle in spiaggia. Forse tu e Edward non lo ricordate ma avete tolto le tonsille lo stesso giorno. Ci siamo conosciute così io e Esme. Eravate gli unici due bambini nell'intero ospedale a non versare nemmeno una lacrima. Ti ricordi Esme?" 
"Si Renèe.." ride " certo Edward è sempre stato molto coraggioso.." stava per continuare ma io la bloccai.
"E io? Perchè io non piangevo. Cioè di me non si può dire certo che sono coraggiosa. Non lo sono mai stata.." chiedo curiosa ed è mia madre a rispondermi.
"Bhè nonastante avevate solo 3 anni, tu eri gia stata in ospedale parecchie volte..sai il tuo equilibrio.." ride "comunque mi ricordo, se non sbaglio, che era Edward il tuo tranquillante. Il solo fatto di stargli vicina ti tranquillizzava." conclude mia madre guardando Esme che annuì convinta. Stavo per dire qualcosa ma il campanello suonò prima che la mia voce uscisse.
"Ah questo deve essere Edward, per fortuna che è arrivato così cominciamo a cucinare" dice mia madre tutta euforica "Bella vai tu?"
"Emm, si..certo!" 
Ok. Panico. Edward era fuori dalla mia porta, i suoi erano nella mia cucina. Cos'era questa? Una cena di famiglia? Alla "ti presento i miei, mi presenti i tuoi?" Oddio Bella no, che dici tu e Edward non state nemmeno insieme. Gia. Io e Edward. Non ci parlavamo da quella sera.
Prendo, da qualche parte dentro di me, un pò di coraggio e apro la porta. Edward era bello come non lo era stato mai, un dio greco sceso sulla terra, la perfezione fatta persona e..e..potrei continuare con una serie di aggettivi che non si avvicinerebbero nemmeno alla perfezione che lo rappresenta. Se ne stava appoggiato allo stipide della mia porta di casa, con i capelli bagnati da quella che era evidentemente pioggia, anche se eravamo ad Agosto. Indossava un pantalone nero che aderiva perfettamente alle sue gambe muscolose, una camicia di jeans arrotolata sulle maniche che metteva in mostra le sue spalle possenti da cui mi sarei fatta proteggere volentieri per l'eternità. Rimaneva in silenzio mentre io lo squadravo dalla testa ai piedi senza vergogna. Era bello. Dio se era bello.
"Ehi scricciolo, vuoi farmi entrare o credi che merito di restare fuori casa per tutta la durata della cena?" La sua voce, che inazialmente era giocosa, si era fatta triste e cupa, ricordandomi il motivo per cui ce l'avevo tanto con lui.
"Lo meriteresti, credimi, ma di la ci sono i tuoi che ti stanno aspettando. Non sono così cattiva dopotutto!" mi scanzo da davanti a lui e lo lascio entrare senza più degnarlo di uno sguardo. Ora che la felicità per averlo rivisto, dopo quello che mi era sembrato un tempo infinito, era passata, la rabbia per avermi ignorata per una settimana dopo quello che era successo si faceva sentire prepotente. Non volevo essere arrabbiata, però lo ero. Non volevo fargliela pagare, però lo stavo facendo. Essenzialmente non capivo perchè si era comportato così e non capivo nemmeno perchè mi ci ero comportata io. Comunque ora la situazione era questa e ne stavamo subendo le conseguenze entrambi. La cena era passata relativamente in modo tranquillo, tralasciando ovviamente gli innumerevoli silenzi tra me e Edward, e ora me ne stavo in cucina a lavare i piatti da sola, dopo essermi generosamente offerta.
"Ehi ti serve una mano?" La sua voce mi ridesta dai miei pensieri.
"No grazie, sono pochi ci metto un'attimo" rispondo forzata.
"Dai, tu lavi e io asciugo, ci mettiamo ancora meno di un'attimo" mi dice facendomi l'occhiolino.
"D'accordo.." sussurro. Non avevo intenzione di dire altro io. Per me la conversazione poteva ritenersi conclusa ma lui ovviamente non era dello stesso avviso.
"Ehi mi parlerai di nuovo prima o poi, o hai deciso che non dobbiamo più rivolgerci la parola?" 
"Si scusami, come stai?" D'accordo se voleva parlare, allora avremmo parlato. Ero bravissima in questo gioco. Lo avevo fatto per mesi. Freddezza e distacco quando dentro stai morendo.
"Credi che con me funzioni? credi che non sappia che fingi di informarti solo per cortesia e che in realtà tu ce l'abbia con me a morte?" mi risponde acido.
"Allora se sai come sono fatta e perchè non ti sto rivolgendo la parola perchè insisti? Hai scelto tu di sparire e ignorarmi. Bene, ora prendite le tue conseguenze."
"Io..io..scusami ok? Non volevo sparire davvero, è che..non lo so,io..non sapevo come comprotarmi, che fare..non..Scusa!"
"Sei scusato ok?. Fine!" taglio corto. Non capiva. Non aveva capito!
"Non è ok! Lo so che non è ok, però prova a capirmi cazzo. Ho avuto paura ok? Una maledettissima paura. Non sapevo cosa avessi pensato, perchè avevi ricambiato quel bacio. Non sapevo se lo volevi o ti eri fatta trascinare dagli eventi. Paura ok? Una cazzo di stramaledetta paura!"
Non avevo mai visto Edward perdere la pazienza, o anche solo alzare la voce di qualche ottava e invece ora stava urlando. E mi chiedevo come mai i miei genitori e quelli di Edward non venissero a controllare.
"Tu avevi paura? E io, non ti è sfiorato per la mente che anche io potevo avere paura. Tu sei sparito, te ne sei andato Edward. Te ne sei andato anche tu! L'avevi promesso, avevi promesso che non avresti fatto come tutti gli altri, che non avresti fatto come lui. Che tu saresti rimasto. E invece guarda, guardaci. Stiamo litigando perchè non hai avuto il coraggio di restare. Nemmeno tu!" Avevo urlato anche io, forse più di lui. O forse sembrava che urlassi di più perchè in mezzo c'erano le lacrime. Perchè urlavo e piangevo. E tutte queste cose non avevano intenzione di fermarsi. 
Poi, non so bene dopo quanto, mi ritrovai schiacciata tra il suo corpo e il lavandino stretta in un abbraccio che mi tolse il fiato, eppure io non sarei voluta essere in nessun altro posto al mondo. Nascosi la testa tra la spalla e l'incavo del suo collo cercando di smorzare i singhiozzi.
"Hai ragione. Hai ragione Bella scusami. Sono qui, sono qui. Scusami, scusami" continuava a ripeterlo come fosse una preghiera. E i miei singhiozzi, grazie alle sue parole e alle sue carezze, si calmarono poco dopo. Così, dopo aver riacquistato un pò di controllo alzai il viso verso di lui, improvvisamente preoccupata di quello che aveva risposto.
"Perchè paura? Io..cioè lo volevo esattamente quanto te. Tu, perchè hai pensato che non lo volessi?" chiesi cauta ancora tra le sue braccia.
"Non lo so, tu..cioè magari..tu non..come dire.." non riusciva a terminare la frase e, avendo capito dove voleva arrivare, la terminai io per lui..
"Tu pensavi, che non fossi pronta, che non fossi pronta per quello per cui sei pronto tu.." dissi.
"Bhè si, più o meno si." Sussurrò lui abbassando lo sguardo.
"Ok, lascia che ti dica una cosa. Io lo volevo tanto quanto lo volevi tu. Vorrei dirti che lo volevo da un sacco di tempo, che lo avevo sognato e che sono innamorata di te. Ma non posso!.."
"Certo si capisco..io.."
"Lasciami finire. Non posso dirtelo Edward perchè ovviamente mentirei. Non è così. Io non l'ho sognato, non l'ho premeditato e nemmeno cinque minuti prima che succedesse avrei detto che lo stavo per fare. Il fatto è che mi ha presa così alla sprovvista che è stato magnifico. Io mi sono sentita travolta da una cosa che non volevo ma che mi sta prendendo talmente tanto da non accorgermene. Era così inaspettata tanto quanto era giusta. Io mi sono sentita giusta con te. Al mio posto dopo tanto tempo.." Non sapevo più che dire, avevo detto tutto quello che avrei potuto dire in quel momento, tutto quello che mi passava per la testa, così senza pensarci troppo annullai le distanze tra noi e di nuovo le mie labbra toccarono le sue. DI nuovo  fummo perfetti insieme. Io e lui.
Il bacio fu lungo, dolce e passionale allo stesso tempo. Era bello. Era giusto. Era perfetto. Sentivo per la prima volta di stare nel posto giusto, al momento giusto. Non so bene dopo quanto mi staccai da lui per riprendere fiato, ma gli ero così vicina ancora che la mia fronte toccava la sua, che i nostri nasi si sfioravano, così vicina che ancora sentivo il suo respiro fresco sulla mia bocca.
"Tu sei..Mio dio Bella, sei..perfetta!" disse roco a pochi centimetri da me.
"Tu lo sei!" dissi io abbassando lo sguardo. 
Non mi permise di tenere il viso basso tanto a lungo. Mise un dito sotto il mio mento e mi portò a guardarlo negli occhi.
"Quindi ci proviamo? Io e te? Vuo Bella?" chiese dolce.
"Io e te" risposi solo. E riprendemmo da dove ci eravamo interrotti.
Un paio d'ore dopo Edward tornò a casa con i suoi e io mi misi nel letto colta improvvisamente dal sonno che avevo accantonato quest'intera settimana.
"Edward e Bella" riuscii a sussurrare prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 11
*** AVVISO ***


AVVISO:
Allora per prima cosa vorrei ringraziare chi segue la storia, spero vi piaccia e vi interessi come l'altra.
Seconda cosa volevo informarvi che ho cambiato il titolo perchè l'altro era incentrato essenzialmente su Bella e questo nuovo personaggio, invece la storia è (ovviamente) una Edward/Bella. Ho scelto "L'amore giusto" perchè come avete capito è questo che Edward è per Bella in questa storia.
Per ultimo, non sono una che rompe con commenti del tipo "recensite" o cose varie, perchè non mi importa, però vorrei capire se vi sta piacendo dove sto andando a finire diciamo -.-
Un bacio grande a tutte!

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Capitolo 12
*** Cap. 11 ***


Il giorno dopo mi svegliai presto. Per la prima volta dopo mesi, forse, avevo dormito bene, tanto, senza incubi, senza urli nel cuore della notte. Avevo subito preso sonno, non mi ero ritrovata a rigirare nel letto più e più volte prima di riuscire a chiudere gli occhi per le poche ore rimanenti prima che fosse ora di svegliarmi di nuovo. Sapevo che era merito di Edward e di quello che cominciavo a sentire per lui. Grazie a lui ero tornata a "sentire", a "respirare", a "vivere" in qualche modo. Sapevo che la via della "guarigione" era ancora lunga, mi conoscevo abbastanza bene da saperlo, ma ero certa che con lui al mio fianco mi sarebbe parso tutto più facile. Non ero così stupida da credere che in un attimo mi sarei dimenticata di tutto, forse nemmeno avrei mai dimenticato niente, ma ero sicura che con Edward accanto sarei riuscita ad accantonare, a rinchiudere. Si, avrei chiuso il tutto in una parte così remota della mia testa che un giorno, non molto lontano da oggi, mi sarei dovuta concentrare per far riaffiorare anche solo una minima parte di quel pezzo della mia vita. Ci avrei messo molto a fidarmi di lui, ci avrei messo tanto a credere alle sue parole, lo sapevo, ma ero pronta e queste mie paure, queste mie sensazioni in qualche modo, anche se non erano così positive, mi rendevano felice. Almeno adesso sentivo qualcosa. Di nuovo.
"Bella, Bella, scendi che c' è una sorpresa per te!" la voce di mia madre mi ridesta dai miei pensieri. Apro gli occhi anche se non stavo effettivamente dormendo.
"Si certo mamma arrivo" rispondo con la voce ancora impastata dal sonno. Mi infilo le pantofole e scendo le scale. "Eccomi mamma che.." non termino la frase perchè appena messo piede in cucina mi ritrovo Edward davanti, vestito di tutto punto e bello come sempre, che sorridendomi se ne stava tranquillamente appoggiato al bancone della mia cucina.
"Ehi.." mi saluta dolcemente con un bacio a fior di labbra. Naturale come respirare.
"Ehi tu.." rispondo io cercando di imitare la dolcezza della sua voce. Non mi ricordavo nemmeno come si facesse, non sapevo se ne ero ancora in grado eppure davanti a lui mi veniva facile, niente sforzi, niente sofferenza. Come se quella parte di me, livida e dolorante, non fosse mai esistita. Naturale, di nuovo, come respirare, come mangiare, come svegliarsi la mattina.
"Senti scricciolo, stavo pensando di portarti in un posto, ti va?"
"Si certo, devo vestirmi però. Mi aspetti?" do un'occhiata al mio abbigliamento e lui fa lo stesso scoppiando poi a ridere fragorosamente.
"Si, direi di si! Il pigiama non  è adeguato" ride ancora più forte "corri a vestirti, io ti aspetto qui. Ah..comodi" conclude.
"Cosa?" chiedo confusa.
"I vestiti Bella. Metti vestiti comodi."
Annuisco e stavolta sono io a sfiorare le sue labbra. Mi scosta prima che possa approfondire il bacio.
"C'è tua mamma Bella, va a vestiti dai!" mi dice facendomi l'occhiolino. E io potrei decisamente morire.
Per le scale, infatti, incrocio mia madre che però non indaga sulla scenetta appena trascorsa Scena a cui, sicuramente, avrebbe voluto assistere ma che invece ha solo ascoltato. Sono certa che avrà tempo dopo per l'interrogatorio e io tremo al solo pensiero. Comunque sorridiamo entrambe e io poi mi diriggo in camera mia per prepararmi.
Una volta scelto cosa indossare, cosa che stranamente ho fatto con più accuratezza del solito, mi diriggo in bagno per una doccia veloce. Ci metto più di quanto ci metterei di solito, facendo il tutto con più impegno del necessario, ottendendo però un ottimo risultato. Quando torno in cucina, dopo un'ultima controllato allo specchio che c' sulle scale, Edward è ancora lì insieme al suo solito, irresistibile sorriso sghembo  mozzafiato. Mi prende per mano e insieme ci dirigiamo alla macchina.
"Scusami se ci ho messo tanto.." dico mortificata.
"Non preoccuparti, ho chiacchierato con tua madre fino a poco fa. Tu lo sai che mi adora vero?" chiede sorridendo mentre saliamo in macchina.
"Oh si lo so! Questa è una tragedia infatti!" rispondo scherzando.
Il viaggio in macchina dura più di quanto mi aspettavo e quando lo vedo accostare accanto al sentiero che si inoltra nel bosco, comincio a preoccuparmi.
"Ehi ma dove stiamo andando?" chieo, appunto, con voce preoccupata. Sentiero significa bosco, bosco significa un'infita di modi di cadere e, per chi possiede poco equilibrio come la sottoscritta, non è mai una buona cosa.
"Bella tranquilla. Conosco il tuo scarsissimo senso di equilibrio" mi risponde sorridendo "ma ci sono io. Se cadi ti tengo. Promesso!" termina guardandomi negli occhi e io so che non si sta riferendo solamente al bosco e al sentiero. Annuisco convinta credendogli. Lo sapevo. Sapevo che se fossi caduta, Edward sarebbe stato lì accanto a me ad aiutarmi a rialzarmi. Sempre!
Ci incamminammo, mano nella mano, verso la nostra meta, che a me era ancora sconosciuta, chiacchierando del più e del meno. Dopo una ventina di minuti di cammino cominciai a credere che non saremmo più arrivati a destinazione ma, prima che dassi cove ai miei pensieri, Edward mi anticipò.
"Eccoci scricciolo, siamo arrivati!"
Stavo per ribattere. Cioè eravamo davanti ad un'albero qualsiasi. Uno dei centomila che puoi trovare in un bosco. Ed ero certa che, superato questo tronco, sicuramente ce ne sarebbe stato un'altro, e poi un'altro e un'altro ancora. Eravamo in un bosco no?
Superato questo famoso albero, invece, mi ritrovai di fronte al più bello spettacolo naturale che avessi mai visto. Una radura perfettamente circolare faceva bella mostra di se. Era un cerchio talmente perfetto che sembrava essere stato creato dall'uomo. Era estate, quindi la radura era caratterizzata da più specie di fiori e piante, e, stranamente per gli standard di Forks, era interamente illuminata dal sole.
"Ti piace?" sussurra Edward al mio orecchio, abbracciandomi da dietro.
"Si è magnifica. Così perfetta.." ripondo incantata.
"Sono contento che ti piaccia, vieni andiamo a stenderci, è così bella in questa stagione." 
"Ci sei venuto spesso?" chiedo mentre aiuto Edward a stendere un telo in cui saremmo potuti entrare in dieci.
"Si, ci vengo spesso. Quando voglio stare da solo, quando casa mia diventa un casino, quando..insomma si, spesso!" risponde improvvisamente teso.
"Capisco!" rispondo non indagando oltre sul suo improvviso cambio d'umore. "Quando l'hai scoperta?"
"Qualche mese fa, durante una gita con Alice, Emm e gli altri. Solo che loro non sono più venuti. Quindi è, come dire, diventato il mio posto, il mio porto sicuro"
Sorrido ascoltando le ultime parole usate. Il suo porto sicuro. Anche io lo dicevo spesso della mia camera.
Ormai sdraiati, cerco di avvcinarmi a lui maggiormente e gli scocco un bacio sulla guancia. "Grazie per averlo condiviso con me!"
Mi sorride e mi bacia. Un bacio, finalmente, vero. Fa entrare in contatto le nostre lingue e io non gli nego certo l'accesso. Passammo così il resto della giornata: ci occupammo di noi!
Tornata a casa, dopo aver salutato quello che potevo definire a tutti gli effetti il mio ragazzo, ceno velocemente con i miei genitori chiacchierando, ovviamente, di me, di Edward, di quanto mia madre lo adorasse e fosse felice per me. Era stato straziante quendi, finita la tortura, salgo in camera e mi infilo sotto le coperte. Leggera, spensierata, come forse non lo ero mai stata. Per quanto con Christian fosse stato bello, per quanto io lo amassi con tutta me stessa, noi dovevamo sempre far funzionare la cosa. Sforzarci per venerci incontro, per trovare compromessi. Con Edard non era così. Sembrava che fossimo nati per incontrarci. Niente compromessi, niente "veniamoci incontro". Con Edward, guardavamo dalla stessa parte.

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Capitolo 13
*** Cap. 12 ***


I giorni con Edward sembravano volare inesorabilmente. Eravamo davvero perfetti insieme. Io, distratta e sbadata, certe volte stretta persino a me stessa. Lui sempre perfetto, con se stesso e con gli altri. Da quella sera siamo stati tanto tempo insieme, abituandoci l'un l'altra in queste situazioni nuove. Veniva naturale, così naturale da farmi pensare che niente al mondo fosse più perfetto di noi due insieme. 
Drin, drin, drin. Ci misi relativamente poco a capire che quello che suonava era il mio cellulare posato sopra il comodino accanto al mio letto. Così, con pochissima voglia, decisi di rispondere. 
"Pronto?" chiesi con la voce ancora impastata nel sonno. Chi era che mi svegliava? Era l'ultima settimana in cui potevo dormire, visto che tra meno di 7 giorni saremmo partiti per il college. Perchè la gente non lo capiva?
"Ehi piccola mia, scusami non volevo svegliarti. Ti richiamo dopo, torna a dormire..scusami, scusami, scusami.." Edward continuava come un'automa a scusarsi senza tregua. Come se avesse svegliato il più cattivo degli orsi. E forse dovevo davvero apparire così, ma ormai ero sveglia, tanto valeva parlare no?
"No, no. Non preoccuparti, ormai sono sveglia. Ciao.." Continuai più dolce "che ore sono? Scusa ieri mi sono addormentata tardi.."
"Non fa niente amore, comunque le 11e30, che dici ci alziamo dal letto?"
"Si" dissi svogliatamente "Mi sto alzando, tu dove sei?" chiesi mentre mi infilavo le pantofole e scendevo a mettere qualcosa nello stomaco che sembrava brontolare più del solito.
"Io sono in giro con Emm e Jazz, stiamo facendo gli ultimi giri per il college e poi tra poco partiremo tutti e non ci vedremo per un bel pò, volevamo passare un pò di tempo insieme." Disse sicuro. E ora che ci pensavo bene aveva ragione. Io avrei visto Edward ogni giorno al college ma le mie amiche? Loro non le avrei riviste per un bel pò. Come avevo potuto dimenticarlo? Ero una pessima amica. 
"Ah si. Ehi senti mi sono ricordata che è davvero troppo tempo che non esco con Alice e Rose, ti dispiace se oggi dedico tutto il giorno a loro! Mi mancheranno così tanto dopo.." Dissi improvvisamente con il nodo in gola. Finchè hai la certezza che a dividervi ci sono si e no 300 mt non ci pensi, non realizzi. Ora invece, il fatto che tra qualche giorno avrei messo tra me e le mie due migliori amiche dei km, mi terrorizzava. Letteralmente.
"Ma no piccola, certo che no. CI sentiamo dopo dai. Vatti a vestire e corri da Alice e Rose. Noi abbiamo tutta la vita davanti!" rispose solenne.
Lo so, forse era piuttosto affrettato come concetto ma mai come in quel momento ero certa di quelle parole.
"D'accordo. A dopo amore!" dissi e chiusi la telefonata.
Io e Edward eravamo complici, davvero, ma non eravamo mai andati oltre  i baci. Baci passionali, sentiti, si. Ma solo baci. Niente di più. La cosa inizialmente mi era parsa strana e me ne ero anche risentita perchè entrambi non eravamo più vergini da un pezzo quindi pensavo che le cose andassero un poco più veloci. Ma poi col tempo avevo capito che questo era  parte di Edward. La sua galanteria, la sua anima pura, il suo modo così d'altri tempi è ciò che mi aveva colpito di lui fin dall'inizio, ciò che mi aveva portata a sentire quello che adesso sentivo per lui. Non amore forse, ma di sicuro qualcosa che gli si avvicinava più di quanto io stessa volessi amettere.
Finite le mie solite riflessioni mentali, che mi avevano vista rimescolare e rimescolare i cereali nel latte almeno per un quarto d'ora, decisi che era ora di andare a vestirmi. Mi feci una doccia e mi vestii con i primi abiti che trovai nell'armadio ma che comunque nel complesso non erano poi così male. Chiamai Alice e dopo Rose e insieme decidemmo di passare la giornata alla spiaggia di La Push, nella quale avevamo sempre trascorso bei momenti, o almeno così volevo ricordare!
"Ragazze ciao! Che bello vedervi. Come state, è un sacco che non ci vediamo" Mike si fece largo tra la gente che popolava la spiaggia, che nonostante la giornata non proprio calda si era comunque riempita notevolmente. 
"Ciao Mike!" dissi sorridendo e abbracciandolo forte. Mi era davvero mancato, solo che non avevo mai avuto occasione di notarlo davvero. Ora che invece, avevo i suoi occhioni blu davanti e il suo nasino all'insù, sembrava che la mancanza del mio migliore amico mi fosse piombata addosso tutta insieme.
"Ciao Mike, come stai?" chiese Rose "Sei solo?"
"Ciao Rose, no sono con Christian che è qui da qualche parte. Alice ciao anche a te!" Concluse scoccando una linguaccia alla mia migliore amica.
"Ciao Mike scusami ero distratta." rispose guardando dietro le spalle di Mike. E io non feci fatica a notare perchè aveva prestato poca attenzione alla discussione. Infatti pochi metri dietro Mike, Christian avanzava verso di noi. Diedi uno sguardo veloce ad Alice per rassicurarla. Stavo con Edward adesso. Christian era il mio passato, un bel passato si, ma era solo quello. Perchè doveva essere solo quello no?
"Ciao ragazze..Ciao Bella. Mike non ti trovavo più.." disse distogliendo subito lo sguardo da me, così come io lo distolsi da lui.
"Si, scusami Chri è che ho visto le ragazze e Bella e..lo sai che con Bella non resisto. Devo spupazzarmela assolutamente." Dice stringendomi ancora più forte a lui. Mike era sempre stato così, almeno con me, non c'era niente di male in quel gesto eppure vidi Christian stringere i pugni ugualmente.
"Si lo so!" Disse solo, rilassandosi di poco, e cercando di sorridere.
"Allora, come state, è così tanto che non ci vediamo" chiede Christian.
"Bene Chri, tu piouttosto hai una faccia!" rispose Rose facendo una facciaccia.
Ora che ci facevo caso infatti Christian aveva qualcosa che non andava. Occhiaie  pronunciate sotto gli occhi, più magro rispetto a quello che ricordavo e sicuramente gli occhi erano più spenti che mai. Di un verde quasi morto.
"Si bhè, è solo un periodaccio. Lavoro tanto, dormo poco..tutto qui!" disse serio "Ma sto bene, davvero, anzi, perchè stasera non usciamo noi cinque. Come i vecchi tempi. L'ultima volta che siamo usciti insieme è stato una vita fa, nemmeno lo ricordo."
"Per mi si può fare, dai non fatevi pregare.." lo assecondò Mike.
Alice e Rose ci pensarono su un secondo e poi annuirono. Io? Ero pietrificata. Ad Edward non avrebbe di certo fatto piacere e io non avevo voglia di litigare con lui per una cosa che forse nemmeno volevo fare. 
"Dai Bella è così tanto che non ci vediamo, ti pregoo" Insistette ancora Mike con gli occhi da cucciolo abbandonato.
"Non lo so io, forse ho degli impegni. Sai Alice con.." Lasciai in sospeso la frase sperando che Alice capisse. Non volevo fare la misteriosa, come era successo in passato, non volevo nemmeno nascondere che stavo con Edward, solo non mi pareva quello il luogo, ne il momento. Discrezione, ecco, si poteva chiamare discrezione. Guardai Alice con più insistenza intimandola con lo sguardo a darmi una mano ad uscire da quella situazione. Ma evidentemente le mie amiche non erano d'accordo con me.
"Ma no Bella, andiamo, vedrai che riuscirai a rimandare quell'impegno."
"Bella dai, ti stai davvero facendo pregare. Solo una birra e poi a casa. Promesso.." disse ancora Mike. Christian forse aveva perso la lingua, o semplicemente non sentiva tutto questo bisogno di vedermi. E poi..Ma perchè ci stavo pensando? Che mi importava anche se fosse stato così? Nemmeno io avevo bisogno di vederlo no?
"Si certo d'accordo. Una birra e poi a casa.." Risposi infine facendomi convincere.
"Allora a stasera!" ci salutò Mike e insieme a lui Christian fece un cenno con la mano.
Il resto del pomeriggio lo passammo a chiacchierare e a scherzare tra di noi. Per un momento avevo persino dimenticato della serata imminente, tanto mi stavo divertendo. Per un momento appunto! Momento che passò non appena il mio cellulare iniziò a squillare indicandomi che Edward mi stava chiamando. 
"Che fai non rispondi?" Chiese Alice.
"Si certo che rispondo, perchè non dovrei?" risposi a tono e accettai la telefonata "Ciao amore mio.." dissi.
"Ehi, finalmente ti sei ricordata di avere un ragazzo." disse scherzando "Dove sei?"
"Sono a La Push con le ragazze tu?"
"Sono appena tornato a casa. Ci vediamo stasera o hai ancora voglia di stare con Alice e Rose?" mi chiese con tutta la tranquillità di questo mondo. Tranquillità che, ero certa, se ne sarebbe andata non appena gli avessi raccontato delle mie intenzioni.
"Si io..veramente. Cioè non lo so ancora ma..Io, in realtà" ma che diavolo stavo farfugliando?
"Bella, ma stai bene? Che hai, non sai più come si parla?" chiese Edward ridendo.
"No, si certo!" un pò di coraggio Bella "Solo che, insomma oggi alla spiaggia abbiamo incontrato Mike e Christian.." 
"E.." mi aiutò lui, adesso un pò più in ansia.
"E niente, volevamo passare una serata noi cinque come ai vecchi tempi. Insomma una birra, niente di che, tutti insieme ecco.." dissi tutta d'un fiato. Perchè avevo così dannatamente paura della sua reazione?
"Ok" disse solo "Mi chiami stasera prima di uscire?"
Reazione troppo secca e concisa per essere davvero presa in considerazione. Almeno da me!
"Solo ok? e comunque si, certo che ti chiamo!" dissi io.
"No, non è ok. Ma che vuoi che ti dica? Ti chiudo dentro casa? Non credo possa farlo. Quindi vai a prenderti questa birra, divertiti, salutami Mike e stai sempre con Alice e Rose. Sempre" calcò di più sull'ultima parola e a me venne da sorridere. Il mio gelosone. Come potevo desiderare di più di questo? Era la perfezione fatta persona, non c'era più alcun dubbio.
"Si capo." risposi sorridendo "e..grazie" sussurrai, tanto che avevo paura non avesse sentito.
"Per cosa?"
"Perchè ti stai fridando di me. Io..Non ti deluderò Edward, te lo prometto!" dissi solenne. Era difficile per lui, lo sapevo bene. E mai, mai avrei fatto o detto qualcosa che potesse ferirlo. Mai!
"Mi fido di te. Lo sai, è di lui che non mi fido! Chiamami dopo ok?"
"Si certo, a dopo!"
Avrei voluto difendere Christian. Dirgli che poteva fidarsi anche di lui. Che per quanto fossimo stati insieme, per quanto la nostra storia fosse stata bella, Christian aveva rispetto delle persone. Sapeva fin dove poteva arrivare e ero certa che, una volta detto che ero fidanzata e con chi, non si sarebbe comportato come pensava Edward. Decisi comuqnue di chiudere la conversazione così. Meglio non buttare benzina sul fuoco inutilmente.
Tornammo a casa che era ora di cena. Così cenai velocemente e mi andai a preparare per questa serata che ancora non sapevo, sarebbe stata tragica.
Misi indosso una camicia blu che arrivava larga sopra al ginocchio, la fasciai con una cinta cuoio sotto il seno e misi ai piedi dei sandali dello stesso colore. Lasciai i capelli sciolti sulle spalle e mi truccai leggermente. Alla fine era pronta in orario alle 22e30. Alice e Rose mi vennero a prendere poco dopo e insieme ci dirigemmo a Port Angeles in uno dei tanti Pub che conoscevamo. Avevo sentito Edward e l'aveo tranquillizzato, tanto che anche lui sarebbe uscito con i ragazzi.
Arrivate da Luke, il pub in cui andavamo da sempre, trovammo i ragazzi ad aspettarci fuori. Li salutammo e insieme a loro entrammo nel locale.
"Ciao Luke" salutò Christian, ormai praticamente di casa, "Un tavolo per cinque per favore"
"Ciao ragazzi, era un sacco che non venivate, pensavo di aver perso i miei clienti migliori." disse scherzando" Ehi piccola Bella ciao, Ma non dirmi che.." guardò me e poi Christian "Oh che bello, siete tornati insieme. Come sono felice ragazzi, eravate bellissimi insieme.." stava per continuare ma lo interruppi subito bruscamente.
"No Luke, è solo una serata tra amici, niente di più" 
"Oh, scusami!" Disse mortificato e poi ci indicò il tavolo.
"Allora che vi porto, le solite?" Chiese gentile.
Tutti annuimmo e poi cominciammo a parlare del più e del meno, dei college, di cosa avessimo fatto quest'estate ormai arrivata agli sgoccioli.
La serata stava procedendo alla grande e sembrava che il malinteso di prima non avesse fatto calare il buon umore. Avevamo bevuto più birre di quante in realtà ne avremmo rette. E ora ci ritrovavamo brilli a ridere di non so nemmeno quale strmba cosa.
"Io vado a prendere una boccata d'aria, mi sa che è il caso!" Dissi ridendo. Perchè ridevo? oddio odio le sbornie.
"Vuoi che ti accompagnamo Bella, eheheh, non so se posso solo muovere un passo ma potrei provarci" disse Alice ridendo come una scema.
"No no Alice, sta seduta. Vado da sola.!" risposi e mi incamminai fuori dal locale.
L'aria fresca mi aveva sempre fatto bene, il vento ormai freschetto di fine Agosto mi stava riportando alla lucidità.
"Sei sempre stata molto bella da brilla. Le tue guance si imporporano di rosso come quando ti imbarazzi. Sei bellissima.." nonostante tutto avrei riconosciuto quella voce anche tra cento anni. Non importava che non lo amassi più, che era finita, che ero andata avanti. Non importava. Era Christian. E lo avrei riconosciuto sempre.
"Grazie" sussurrai abbassando lo sguardo "non dovevi seguirmi, sto bene..stavo per rientrare" dissi io, frettolosa di tornare dagli altri.
"Bella non..non voglio farti niente. Non avere paura di me, perfavore!" rispose mortificato.
"Oh no, no Chri non ho paura, ma che dici..Sei..sei tu! Come potrei avere paura?" gli chiesi avvicinandomi di poco a lui. Non volevo toccarlo sul serio. Ma la mia mano si posò praticamente in modo autonomo sulla sua guancia. Lui piegò la testa e chiuse la mia mano tra il suo collo e la guancia, beandosi di quel contatto.
"Tu non hai idea di che effetto ancora mi fai" sussurrò "tu..non ci pensi mai a come sarebbe andata. Dio tu..mi manchi così tanto certe volte."
"Christian, non..non è il caso davvero.:" feci per staccarmi ma lui mi attirò più a se stesso. Stringendomi tra il suo corpo e il muro dietro di me.
"Stiamo solo parlando, ti prego non scappare. Rispondimi..non ci pensi mai?"
"Io..io ora sono felice Christian, sto bene. Tu ed io..non siamo più niente da così tanto tempo." sussurrai.
"Come fai a dirlo? Come fai a definirci niente. Noi eravamo tutto"
"Eravamo, appunto. Sei stato l'amore della mia vita, davvero. Ma adesso non c'è niente, non..io..Non mettermi in questa situazione ti prego!"
Volevo uscire da quella stretta, tanto forte da farmi male. Un male che però non riuscivo a sentire, un male che era quasi caloroso. Quanto tempo in passato avevo speso a sognare che mi stringesse nuovamente così? Davvero troppo..
"Tu non rispondi perchè sai che ho ragione. Sai che per quanto tu ne sia innamorata non amerai mai lui come hai amato me. Così come io non amerò nessuna come ho amato te..Io e te eramo perfetti, in simbiosi..Due metà di una stessa parte. E questo tu lo sai.." si avvicinò di poco a me. Non lo controllai, non mi controllai..ma in un secondo io e Christian ci stavamo baciando. Di nuovo dopo tanto tempo. Di nuovo dopo le discussioni, l'odio, il disprezzo. Dopo tutto. Di nuovo.
Avrei voluto spostarlo, avrei voluto dirgli che era sbagliato, ingiusto. Eppure non feci niente, rimasi li bloccata fino a quando non fu lui a staccarsi da me con il fiato corto. Aprii gli occhi e ciò che vidi mi mozzò il respiro.
Edward dall'altra parte della strada mi fissiva incredulo e dolorante. Non lo potevo vedere bene, era troppo buio, ma avrei giurato che stesse tremando. Mi guardava con un odio e un disprezzo che non avevo mai visto nei suoi occhi, mi guardava come fossi la persona più spregevole al mondo. E lo ero. Sapevo di esserlo. 
"Edward.." sussurrai, ma lui non poteva sentirmi.
"Bella sono io, sono Christian. Bella ma che.." si girò dalla stessa parte in cui guardavo io e allora capì. "Oh..io..Scusami Bella scusami.."
Sentivo le scuse di Christian da lontano, perchè io stavo correndo dall'altra parte della strada urlando a mia volta.
"Edward, Edward ti prego aspetta. Edward lasciami spiegare ti prego.!"
"Va via Bella, torna dentro"
Gli ero così vicina che potevo toccarlo. Ma non mi permisi neppure di pensarlo. Non ne avevo il diritto. Io ero così sporca, così subdula. Non potevo meritare un'essere come Edward. Non potevo.
"Edward ti prego ascoltami..lui..ti prego..noi..non volevo io..è successo così in fretta. Stavamo parlando te lo giuro tre secondi fa stavamo solo parlando."
"Non voglio più vederti Bella. Scompari dalla mia vita. Vattene via. Dentro ci sono i tuoi amici, non farli preoccupare." Disse e mi voltò le spalle. Stavo per seguirlo di nuovo quando qualcuno mi tirò per un braccio.
"Bella, bella oddio..io non volevo che lo scoprisse così. Scusami avrei dovuto..come stai?"
"Lasciami Christian, io..Edward. Devo andare da lui..Lui..devo spiegargli."
"Bella io non credo che lui voglia parlarti ora, dagli tempo capirà.." Guardai Christian con fare sbigottito, lo guardai e capii che non aveva capito.
Cercai di raccimolare quel poco di forza che mi era rimasta dopo la discussione con Edward. Io mi sentivo così vuota, ma doveo risolvere il casino che avevo creato. Perchè fondamentalmente ero un'imbecille e non meritavo nessuno dei due. 
"Christian, tu..non..Ascoltami, io non dovevo baciarti prima io.."
"Hai ragione, tu stavi con lui..Io avrei dovuto aspettare, darti il tempo di dirglielo. Scusami davvero.."
"No no no. Christian" urlavo praticamente "Io amo Edward. Non..mi dispiace io non provo niente per te. Non..tu mi hai fatto così male e io all'inizio, devi credermi, non ho voluto altro che tu tornassi e che mi stringessi come mi hai stretta prima..Ma adesso..Io..oddio mi sento così vuota senza Edward, così..non lo so lui era la mia conchiglia, mi proteggeva da tutti. Io lo amo Christian. Lo amo davvero. Non..tu..scusami, ma io non provo più niente per te. L'ho capito solo adesso. Tu sei stato importantissimo e io spero che tu sia felice davvero ma io..io voglio lui. Adesso la mia vita è con lui. Spero mi perdonerai un giorno per quello che ti ho fatto stasera. Tu incontrerai quacuna da amare e che ti ami alla stessa maniera. Devi solo lasciare il passato alle spalle. Siamo stati qualcosa, tanto tempo fa, qualcosa di bellissimo. Ma eravamo due ragazzini, innamorati dell'idea dell'amore. L'amore è un'altra cosa. L'amore è quotidianita, è risolvere i problemi insieme, è viversi senza limiti o barriere. Tu sei il grande amore della mia vita, io non ti dimenticherò nemmeno tra cento anni. Ma lui è l'amore giusto, è quello con cui metterei su famiglia, con cui invecchierei, con cui mi vedo nella veranda circondata dai nipotini. Tu..tu lo capisci vero?"
Christian era paralizzato dalle mie parole. Non riusciva nemmeno a guardarmi negli occhi. E io, da vigliacca quale ero, mi guardavo bene dal farlo. Mi dispiaceva per lui. Perchè sapevo che voleva dire sentirsi sminuiti e piccoli, sapevo quanto poteva far male in posti che nemmeno sapevi di avere dentro di te. Lo sapevo c'ero passata. Eppure adesso l'unica cosa di cui mi importava davvero era trovare Edward e dirgli che ero una stupida, che non volevo, che lo amavo con tutte le mie forze. 
"Tu,si..Io credo di sapere ciò che vuoi dire. Anche io ti amo in quel modo. E solo ora mi rendo conto di quanto in passato ti ho fatto male. Io ho avuto così poca cura di te, così poco tatto. Credevo di essere il padrone del mondo. E ora? guardami? Sono morto!"
"No, Christian" sussurrai "non dirlo, tu..sei una delle persone più belle che io conosca. Io lo so come ci si sente e ti chiedo di perdonarmi gia da adesso per quello che passerai o sentirai. Io non volevo. Io non h mai voluto."
"Sarai sempre l'amore della mia vita, tu lo sai" mi disse abbracciandomi dolce.
"Lo so. Sii Felice Chri. "
"Anche tu!" Mi scoccò un bacio sulla guancia e mi lasciò andare "Dico io agli altri che sei andata via. Va da lui se è quello che vuoi, se è quello che ti rende felice!"
"Grazie" Gli scoccai anche io un bacio sulla guancia e me ne andai.
Corsi con tutto il fiato che avevo in corpo fino alla macchina. Misi in moto e quando arrivai a destinazione era ormai tardissimo. Ma non mi importava. Avrei svegliato tutto il vicinato se fosse stato necessario. Così senza pensarci due volte e dando poca importanza al galateo, mi attaccai al citofono di casa di Edward. Dopo qualche scampanellata ad aprirmi venne la dolce Esme.
"Oh cara, che ci fai qui? è tardi." rispose assonnata. Segno che l'avevo svegliata.
"Scusami Esme, c'è Edward?"
"Si cara, è rientrato poco fa. Aspetta che te lo chiamo."
Sentii Esme chiedere ad Edward di scendere e di venire alla porta che io ero li. E sentii forte e chiaro la sua risposta. 
"Bella? Io non conosco nessuno con quel nome! Torno a dormire mamma. Di a Isabella che forse ha sbagliato porta!" glaciale come il ghiaccio, filante come una lama. 
E io morii. In quell'istante, in quel momento. Forse, stavolta, per sempre!
"Bella io,non so che dire, lui non vuole vederti!"
Annuii senza dire niente e me ne tornai a casa con il cuore a pezzi. Di nuovo. Nel mio porto sicuro!

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Capitolo 14
*** cap. 13 ***


La notte appena trascorsa era stata una delle più terribili della mia vita. Non avevo dormito, non avevo pianto, non avevo urlato. Ero stata lì, immobile sul mio letto, senza versare nemmeno una lascrima. Il dolore che sentivo non riuscivo a tirarlo fuori, non riuscivo a fare niente se non rinchiudermi del mio inferno personale. Mia madre la mattina seguente aveva provato a parlarmi ma non aveva ottenuto niente da me, non una parola, non un gesto, solo assoluto mutismo. Dopo un pò rinunciò. Alice era corsa da me appena sveglia ma anche con lei non riuscii a dire niente. Mi facevo così schifo, mi sentivo così sporca, così sgradevole che a stento riuscivo a guardarmi allo specchio. Con Rose non andò diversamente. Così alla fine tutti mi lasciarono in pace. Il giorno dopo seguì le stesse dinamiche del precedente. E il giorno dopo ancora fu lo stesso. C'ero io, nel mio letto, in silenzio. Io e nessun'altro. Fuori dalla finestra vedevo il sole lasciare il posto alla luna, la luna di nuovo lasciare il posto al sole. Erano passati 4 giorni e io non accennavo a muovere nemmeno un muscolo. Le uniche cose che facevano erano bere, mangiare quel poco per tranquillizzare mia madre e lavarmi, giusto per convivere con me stessa. 
"Adesso basta Bella, adesso tu ti alzi da quel letto, prendi il telefono e chiami Edward." L'urlo di Alice, l'ennesimo forse, mi ridesta dai miei pensieri.
"Alice ti prego, chiudi le persiane e va via. Voglio dormire" sussurrai appena. La voce non mi sembrava nemmeno la mia.
"No, ora basta. Basta Bella, diamine alzati da quel letto ora! Sono le due del pomeriggio. Tu non dormirai e io non chiuderò le persiane. Cosa sei una malata? Non credo. Ti manca Edward vattelo a riprendere. Vuoi fare a meno di lui? Va bene lo stesso ma alzati da quel cazzo di letto!" Urlò ancora a voce più alta mentre mi strattonava violentemente fuori dalle coperte, fuori dal mio bozzolo, dal mio porto sicuro. 
Mi feci trascinare senza obiettare più di tanto. Mi feci sfilare il piagiama e infilare sotto la doccia. Tutto, ovviamente, in rigoroso silenzio. Non so quanto fosse passato, ma ora ero seduta su una sedia della mia cucina che rimescolavo la minestra che mia madre mi aveva cucinato. 
"Tu credi che questo ti aiuterà?" mi chiese all'improvviso Alice mentre se ne stava dall'altra parte del tavolo. 
Perchè la gente voleva parlare con me? Mi domandai esausta. Esausta. Era come mi sentivo. Mi sembrava sempre di essere stanca. Talmente stanca che a fatica riuscivo a respirare, già quella mi sembrava un'enorme fatica.
"Alice perchè non torni a casa? Perchè non esci con Jazz o con gli altri, voi è così tanto che non vi vedete. Tu sei sempre quì con me. Io sto bene, non devi preoccuparti!" Conclusi a fatica con la miglior faccia convincente che possedessi.
"Ma tu ascolti quello che dici? Bella guardati, guardati diamine. Guardati allo specchio e dimmi se puoi affermare di star bene!" Mi rispose arrabbiata trascinandomi, di nuovo, davanti allo specchio.
Erano 4 giorni che non mi guardavo allo specchio e quello che vidi mi fece tremare. Ero dimagrita notevolmente nonostante fossero passati solo pochi giorni, il colorito della mia pelle era bianco. Di un bianco simele a quello di una persona malata e non più paragonabile alla porcellana. Gli occhi erano spenti e cerchiati da profonde occhiate violacee. Mi diedi della stupida.
"Ti sembra di stare bene Bella? Ti sembra che io posso andare a divertirmi con Jazz e gli altri quando tu qui sei più morta che viva. Non dirmi di lasciar perdere. Perchè non posso!" Concluse tra le lacrime. Non so se fu la tristezza nel volto di Alice o l'immagine di me stessa ancora riflessa nello specchio. Ma in quell'istante esatto, qualcosa dentro di me scatto. E allora piansi, urlai, sbraitai..
"Alice, oh mio dio Alice cosa ho fatto?" dissi tra i singhiozzi abbracciandola "lui, oddio lui era tutta la mia vita Alice io..io mi sento cosi vuota" mi strinse di più a se, per quanto le permetteva il suo corpo minuto e cercò di tranquillizarmi.
"Andrà tutto bene Bella, te lo prometto. Noi ne usciremo insieme ok? Tu,tu..cosa vuoi fare?"
"Io voglio Edward, Alice lo voglio così tanto. Mi manca così tanto..io.." Non sapevo nemmeno cosa dire. Non conoscevo parole abbastanza profonde o abbastanza tragiche per definire cosa volevo e quello che sentivo. Quindi preferii stare zitta tra le braccia della mia migliore amica a versare tutte le lacrime che in 4 giorni mi ero tenuta dentro.
"Shh, Shh Bella. Calmati adesso, chiamalo, prova a spiegargli quello che hai spiegato a me. Prova a riprenderti quello che è tuo. Tu lo ami Bella. Si vede lontano km, e sono certa che anche lui ti ama. Chi ama alla fine perdona sempre, credimi.." concluse fiera di se stessa.
Mi ero ripresa da uno stato di completo shock. Alice aveva ragione. Io lo volevo così tanto da sentire un dolore fisico. Tanto da essermi dimenticata di respirare, delle volte, mentre pensavo a noi due.
"Grazie Alice, tu sei sempre stata qui, tu riesci sempre a capirmi, a consigliarmi, sei..sei perfetta!" Dissi abbracciandola più forte.
"Dove altro dovrei essere amica mia, se non quì con te!"
Passò il resto del giorno a convincermi che ce l'avrei fatta, che ne valeva la pena e così, dopo un numero indefinito di raccomandazioni e una altrettanto indefinito numero di miei ringraziamenti, se ne andò finalmente a casa e io potei restare sola con me stessa.
Avevo pensato molto a cosa dirgli, molto a come spiegargli e dopo non so quanto tempo premetti il tasto di chiamata. La chiamata cessò, dopo una decina di squilli, non avendo risposta. Riprovai e riprovai un'infinità di volte fino a quando stanca non mi addormentai tra le lacrime. Sognai Edward.
La mattina seguente mi sveglia presto e con il mal di testa. Regali delle numerosissime crisi di pianto avute quella notte. Mi vestii velocemente, feci colazione e provai di nuovo a chiamare Edward. Avrebbe risposto prima o poi, anche solo per dirmi di smettere, no? La mia speranza risultò vana, e lo capii quando all'ennesima chiamata una voce registrata mi informà che il numero che avevo selezionato era inesistente. Aveva, probabilmente, disattivato la scheda. O forse l'aveva fatta in mille pezzi tanto per farmi capire che non voleva parlarmi. E io mi sentii piccolissima. Mi sentii a pezzi, di nuovo, ma questa volta non avrei lasciato che la mia stupidità rovinasse qualcosa di così bello.  Se non voleva vedermi mai più, me lo avrebbe deto in faccia. Mi sarei fatta prendere a spinte piuttosto che allontanarmi volontariamente da lui. E con questa convinzione presi le chiavi della macchina, il giacchetto e mi diressi a casa di Edward.
Arrivarci non fu facile e trovare il coraggio di suonare il campanello lo fu ancora meno ma comunque suonai.
"Oh Bella cara. Come stai? Sono stata così in pena per te. Ho telefonato quella sera per sapere se eri tornata a casa sana e salva, quando sei andata via da qui era tardi e tu non avevi un bell'aspetto." Concluse dolce Esme. La dolce Esme. Amavo incondizionatamente quella donna, era una seconda mamma per me. E poi aveva messo al mondo Edward. Il mio Edward. Solo per questo le sarei stata grata tutta la vita.
"Si bhè io, ho passato giorni migliori. Scusami se ti ho fatto preoccupare Esme. Io..lui è in casa?" Chiesi mortificata abbassando la testa. Mi sentivo come se non meritassi di chiederlo, come se non fosse un mio diritto sapere dov'era o con chi
"Tesoro tu sei come una figlia per me, era normale che mi preoccupassi, ma ora stai meglio e io ne sono felicissima. Comunque lui..Edward non è in casa" disse e forse notò la delusione sul mio volto perchè si affrettò a continuare "ma puoi aspettarlo con me se ne hai voglia".
"Si. Oh si per favore" risposi illuminandomi di nuovo. 
"Vieni cara entra, ci facciamo un thè vuoi. Edward non tornerà prima di sera è andato a giocare a calcetto." mi disse e io annuii.
Passai quasi tutto il pomeriggio con Esme. Chiacchierammo del più e del meno, e per qualche ora dimenticai persino perchè mi trovavo li. Mi sembrò solo un'altra giornata passata con la dolce mamma del mio fidanzato. Verso le sei del pomeriggio me ne andai in camera di Edward a curiosare un pò, magari trovavo qualcosa da leggere nella molteplicità di libri che Edward possedeva. Optai per 'Cime Tempestose' ancora!
"Bella, Bella svegliati!"
Era un sogno lo sapevo. La voce di Edward era troppo dolce e priva di risentimento per essere realtà.
"Bella, dai Bella svegliati.." 
Aprii gli occhi e Edward in tutta la sua perfezione era davanti a me. Mi alzai dal letto un pò intontita e la prima cosa che feci fu abbracciarlo. Mi buttai letteralmente tra le sue braccia, ispirando, dopo un tempo che mi era sembra to infinito, il suo odore. Era così buono e mi era mancato così tanto che avrei vulotu starlo ad odorare per il resto della vita. Mi strinse un pò, e poi mi spostò dolcemente senza dire una parola. Prese le distanze, andando dall'altro lato della stanza, e abbassò lo sguardo.
"Devo parlarti Edward, devo spiegarti..io..devo dirti tante cose..devo" volevo dirgli talmente tante cose insieme che non me ne stava uscendo nemmeno una.
"Io non ho niente da dirti Bella, scusami! Forse è meglio che tu vada a casa ora.."

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Capitolo 15
*** Cap. 14 ***


POV EDWARD
"..Forse è meglio che tu vada a casa!" sussurai infine.
Era bella. Dannatamente bella, eppure io non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi. Quanto mi era mancata questi 4 giorni? Quanto avevo avuto bisogno del suo corpo, del suo profumo, della sua voce? Tanto. La verità era questa: io avevo bisogno di lei come l'aria nei polmoni. Avevo bisogno di lei come una tossico ha bisogno della sua droga, come un corridore ha bisogno dell'acqua, come un figlio della madre. Avevo bisogno di lei come nessuno aveva mai avuto bisogno di qualcun'altro. Eppure, il dolore che sentivo, mi impediva di avvicinarmi a lei, di abbracciarla, di sussurrarle che andava tutto bene ora che era qui e che mi guardava con quegli occhi in cui avrei potuto perdermi dentro. La guardai velocemente, ora che ero distante abbastanza, e non mi sembrava più la mia Bella. Era dimagrita e sicuramente, date le occhiaie che le cerchiavano gli occhi, non aveva dormito bene questi giorni, la sua voce dolce e delicata era solo un lontanissimo ricordo. Ma io, nonostante ci avessi provato, non ero riuscito a dimenticarmi di quella sera. Non riuscivo a chiudere gli occhi nemmeno un secondo che l'immagine di lei tra le braccia di lui mi tornavano a tormentarmi. Non potevo perdodarla, io..non potevo!
"No Edward, io non vado a casa. Io..voglio stare qui, questo è il mio posto. Tu sei la mia casa!" rispose sicura.
La conoscevo abbastanza da intuire quanto sforzo doveva fare per dare alla voce questo tono di sicurezza che non le era mai appartenuto. La conoscevo abbastanza da sapere che ce la stava mettendo tutta per non scoppiare a piangere davanti a me. Eppure non riuscivo..non potevo!
"Bella io..non posso. Scusami!" dissi abbassando ancora lo sguardo.
Non riuscivo proprio a guardarla, io..non ci riuscivo. Vedevo solo loro due. Ogni volta provassi ad alzare lo sguardo, io vedevo loro due insieme. Felici. No, non potevo.
"Guardami Edward. Ti prego, io..urlami addosso, prendimi a parolacce, odiami, disprezzami ma ti prego guardami!" rispose con il magone in gola.
E potevo quasi sentire la sua voce che si inclinava in pianto. Come qualcosa che si era rotto. Vedevo le sue lacrime rigarle il viso, anche se non la stavo guardando. Vedevo il suo corpo scosso da singhiozzi silenziosi anche se non la stavo guardando. Era questo il mio problema, lo era sempre stato con lei. Io la vedevo, la sentivo, la sfioravo anche se non usavo i sensi addetti. Anche se non alzavo gli occhi, non prestavo attenzione a quello che diceva o non la toccavo per davvero.Mi avvicinai a lei velocemente e la strattonai con più forza del necessario.
"Io non ci riesco. Diamine Bella non riesco nemmeno a guardarti negli occhi, ma non lo vedi? Non vedi che appena alzo lo sguardo su di te, sento il cuore scoppiare per il dolore? Io non sono una macchina, che puoi portare dal meccanico e aggiustare ok? Non funziona così. Pensi che io non vorrei abbracciarti, baciarti, dirti che tutto si sistemerà e che tornerà apposto?" urlai.
"Si io..credo.." provò a rispondere qualcosa ma non la lasciai finire.
"Pensi che non vorrei tornare a quella sera e impedirti di baciarlo, impedirti di uscire? Credimi vorrei davvero. Ma non si può cambiare quel che è successo. E io non riesco a perdonarti. Mi dispiace." conclusi abbassando di tanto il tono della voce ormai arrivato alle stelle. Io non urlavo mai, non perdevo mai la pazienza. Ero calmo e cauto con tutti. Perchè con lei doveva essere tutto diverso? Perchè con lei sentivo tutte le mie emozioni ampliarsi a dismisura?
"Scusami Edward. Io non avrei voluto mai farti così male. Hai ragione tu. Io non merito di essere perdonata, io non ti merito. Perdonami se puoi. Buona fortuna." Rispose lei ormai trattenendo a stento i singhiozzi. 
Mi passo accanto velocemente e mi scoccò un bacio sulla guancia. Poi abbassò subito la testa mortificata. Uscì velocemente dalla mia camera, così come sarebbe uscita dalla mia vita.
Non so quanto tempo passò ma ad un certo punto sentii qualcuno bussare alla mia porta.
"Avanti" risposi con quel poco di voce che mi restava.
La chiacchierata con Bella mi aveva ridotto peggio di quanto già stessi e il che era tutto dire. Non riuscivo ad aprire gli occhi eppure non volevo tenerli chiusi. Non volevo niente, solo che il dolore scomparisse. Che io scomparissi.
"Ehi amico, te la stai passando peggio di quanto pensassi è, hai una faccia.." disse il vocione del mio migliore amico. Non mi dovevo di certo voltare per capire a chi apparteneva.
"Emmet." risposi a mo di saluto.
"Tua madre mi ha detto che è passata Bella. Come stai?" chiese stavolta un pò più serio.
"Come ieri amico, il giorno prima e quello prima ancora in cui l'hai chiesto!" risposi acido.
Volevo bene ad Emmet ma ora di certo non ero in grado di mostrarlo.
"Ehi vipera non prendertela con me ok? Io cerco solo di tirarti su il morale." disse Emmet senza perdere il timbro allegro che lo caratterizzava.
"Si hai ragione" risposi voltandomi dalla sua parte "è che sto impazzendo. Ti giuro, io..non posso credere che l'abbia fatto. Io..dio non riesco a formulare un pensiero coerente ci crederesti? Le immagini nella mia testa alternano la scena di loro due, a io che uccido lo stronzo, a io che scappo e me ne vado!" risposi esasperato. 
"Ah si. E credi davvero che una di queste tre scene ti aiuterebbe ad uscire dallo stato catatonico in cui sei entrato?" disse sarcastico.
Io non ci trovo niente da ridere, ma accenno comunque un mezzo sorriso. Giusto per non deludere Emm.
"No, credo di no!" 
"Edward io non lo so cosa stai passando ok? Cerco di capirti ma non sono mai stato così. Io e Rose stiamo insieme da così tanto tempo che ho perso il conto. A me non è mai capitato però posso immaginare cosa si prova. Stai una merda ok? Si vede. Ma pensi che restare qui, rinchiuso nella tua tana a piangerti addosso ti riporti Bella? O vi riporti indietro nel tempo?"
"Oh credimi lo vorrei.." risposi con voce piena di speranza. 
"Bhè non succederà. Credimi. Nessuno nel fra tempo che tu eri chiuso qui dentro ha inventato la macchina del tempo.." disse ridendo lui stesso della battuta "quindi a mio modo di vedere le cose, hai due alternative: o lasci a Bella la possibilità di spiegarti e di farsi perdonare, o riprendi a vivere e lasci vivere anche lei." mi disse serio.
Aveva ragione. Sapevo quanta ragione avesse. Io ero sempre stato così: restavo sempre nel mezzo, non decidevo mai, lasciavo sempre agli altri il compito di scegliere per me. Con Bella era successa la stessa cosa. Non le avevo detto niente di concreto in quella discussione, l'avevo lasciata decidere della nostra vita, l'avevo portata all'esasperazione in modo da allontanarsi lei per prima e non il contrario. Avevo sempre fatto così. Il giorno che ci siamo baciati, quella volta a cena a casa sua e anche adesso. Sempre. Porto sempre lei a scegliere per noi. Che razza di persona ero?
"Hai ragione. Io..devo imparare a prendere le mie decisioni. Bella ha provato a spiegarmi e io non l'ho ascoltata. Le ho urlato contro senza dire niente di sensato. E alla fine lei se nè andata augurandomi buona fortuna." risposi al mio amico "perchè sono così? Perchè porto gli altri a scegliere per me. Potevo urlargli che era finita o riprenderla con me. Potevo fare entrambe le cose e invece non ne ho fatta neanche mezza. Sono un'idiota!" conclusi.
"Sei un'idiota innamorato di un'altra idiota. Non andrete da nessuna parte se continuate così.." rispose il mio amico "domani partite entrambi per il college. Lo stesso college, te lo ricordi vero?"
Andare allo stesso college mi era sembrato grandiaso all'anizio. Ora mi sembrava la mia punizione personale.
"Si me lo ricordo.." risposi abbassando lo sguardo.
"Ehi amico io devo anandare. Rose mi aspetta. Sai domani partiamo anche noi e volevamo stare un pò con gli altri.." disse "ma perchè non vieni anche tu. Stiamo un pò insieme, ti tiriamo su di morale no?" mi chiese con la voce più elettrizzata del mondo.
Ero incerto sul rispondere. Uscire con tutti gli altri non mi sembrava il massimo dopo la giornata appena trascorsa. Però non avrei rivisto i miei amici per un bel pò e a pensarci bene mi ci voleva un pò di svago dopo le giornate infernali che avevo passato.
"Ma si certo. Ci divertiamo.." rispondo con un pò di entusiasmo nella cove. Ovviamente non paragonabile a quello che avrebbe usato Emm o Alice.
Mi feci una doccia veloce e cercai di domare quei capelli che mi ritrovavo in testa mentre Emmet mi aspettava di sotto con mia madre. Dieci minuti dopo uscimmo da casa mia e ci dirigemmo, con la mia macchina, al nostro pub di fiducia. L'underground non era poi così lontano e ad arrivarci ci mettemmo davvero poco, scendemmo dalla macchina e raggiungemmo Jazz, che aveva l'aria di uno che aveva appena visto un fantasma, davanti all'entrata.
"Ehi Jazz ma che hai, sembra che tu hai appena visto un mostro! Lo so, il nostro Eddy non ha certo un bell'aspetto ultimamente ma non farglielo notare così tanto no?" gli disse Emm dandogli una pacca sulla spalla. 
Io risi un pò e stetti al gioco
"Si Jazza, non è carino da parte tua!" risposi, fintamente offeso, al mio amico.
"No, Ed..mi..mi fa piacere vederti entriamo dai. Aspettiamo dentro le ragazze!"
Non me lo feci ripetere due volte ed entrai del pub. Mark, il proprietario, ci fece accomodare e prese le nostre ordinazioni. Le birre arrivarono poco dopo. Così come Rose ed Alice.
La serata passò tranquillamente. Parlammo dei college, delle partenze e, ovviamente, di me.
Tornai a casa che era notte fonda. Feci piano per non svegliare i miei e me ne andai a dormire. Il giorno dopo mi sarei dovuto svegliare presto per prendere l'aereo che mi avrebbe allontanato da Forks e forse, se avessi fatto attenzione nel girare per il campus e se avessi fatto di tutto per non incrociarla neanche per sbaglio, anche da Bella.

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Capitolo 16
*** Cap. 15 ***


Prima di farvi leggere il capitolo, volevo dire che prenderò alcuni pezzi da New moon, come è successo anche nell'altro mio racconto. Lo so, sono fissata con quel libro più che con tutti gli altri. Mi piace troppo! *.* Spero vi piaccia e non vi dispiaccia della "presa in prestito".
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Sono al college da una settimana ormai, seguo le lezioni, vado a mensa per pranzo, torno in camera a studiare, mangio un panino per cena e mi metto a dormire. Questo è più o meno quello che faccio ogni giorno da quando sono quì. Non ho mai incontrato Edward nemmeno per sbaglio. Questo college sembra enorme abbastanza da ospitare entrambi. Ho sentito Alice e Rose più spesso di quanto mi sarei aspettata, ci manchiamo, e credo sia normale. Siamo amiche da quando siamo nate praticamente e non ci siamo mai allontanate per più di una settimana. Questo periodo senza di loro, senza Edward, senza i miei amici e senza i miei genitori, sono certa, mi sembrerà infinito. Sto tornando nella mia stanza dopo l'ultima, estenuante lezione della giornata. E, non volendo, con la mente torno a una settimana fa. Quella sera, forse, l'ultimo pezzetto del mio cuore si è rotto completamente.
INIZIO FLASHBACK
Sono a casa da un paio d'ore ormai. L'ho lasciato andare. Glielo dovevo, almeno questo. Dovevo lasciarlo andare perchè non avrei potuto sostenere quel "non sguardo" tanto a lungo. L'ho lasciato andare perchè so di non meritarlo, so che non merito una persona così buona. L'ho lasciato andare perhè so che merita di più di una che lo riduce come l'avevo ridotto io. Mi sentivo malissimo. Forse più male di quando ero andata da lui con il cuore a pezzi, pregandolo di perdonarmi, o almeno di lasciarmi spiegare. Ero a pezzi il doppio perchè avevo visto il suo dolore, la sua tristezza.
"Ehi Bella, ciao.." Rose ed Alice entrano nella mia stanza, con un sorriso che scema appena notano il mio sguardo. Segno che la chiacchierata con il mio ormai ex fidanzato non era andata bene.
"Ciao.." sussurro a malapena. Usando un tono tanto basso che a mala pena mi sentirono.
"Non è andata bene vero?" chiese Alice cauta.
"No.." risposi io scoppiando a piangere.
Il tempo di un battito di ciglia e le mie due migliori amiche mi stritolavano tra le loro braccia, accarezzandomi la schiena, i capelli, le guance. Cercando, per quanto potevano, di asciugare le mie lacrime. Che invece sembravano scorrere a fiumi e aumentare ad ogni lacrima asciugata. Lore ne asciugavano una, dai miei occhi ne vadevano cento.
"Oh Bella, passera, ti prometto che passerà.." mi sussurrò Rose dolce.
Restammo in questa posizione per un tempo indefinito. Mi sentivo in qualche modo protetta. Non bene, non intera, non sana. Ma almeno protetta. Sapevo che loro le avrei avute per sempre, che non le avrei deluse mai. E questo un pò mi rassicurava.
"Sei pronta per domani?" chiese Rose per cambiare discorso.
Adoravo Rose per questo: sapeva cambiare discorso facilmente, sapeva sdeviare discorsi scomodi, portandomi in conversazioni superficiali. Non era superficiale lei, solo che era il suo modo di aiutarmi e questo lo apprezzai più di quanto diedi a vedere.
"Si io..ho finito di preparare le valige ieri sera. I scatoloni con la mia roba arriveranno tra un paio di settimane al campus!" risposi con un mezzo sorriso.
"Bello no? Hai guardato la tua stanza? Dove sei? In una singola? Oh non dirmi una doppia, sai che rottura se ti capita una compagna antipatica.." disse Alice allegra.
Risi un pò. Giusto per non deludere e smorzare l'entusiasmo di Alice.
"Si Alice.." risposi ridendo "ho controllato e sono in una singola. Voi quando partite?" chiesi.
"Domani" risposero entrambe.
"Infatti.." continuò Alice "noi stasera ci vediamo con gli altri. Perchè non vieni? Ci divertiamo.." concluse entusiasta.
Uscire con gli altri mmm..non sembrava una gran cosa. A dire il vero ultimamente niente mi sembrava una gran cosa. Però non avrei rivisto le mie due migliori amiche per un pò. Forse mi sarebbe servita una serata con gli altri. E poi anche Emm mi sarebbe mancato, e Jazz. Forse si, forse dovevo andare..
"Ma si certo, ci divertiamo!" risposi con poco, pochissimo entusiasmo.
Mi preparai velocemente indossando un jens stretto, un maglioncino leggero abbastanza largo, forse più grande di qualche taglia e le mie vans nere ai piedi. Legai i capelli in una coda alta e scesi velocemente di sotto, trovando le mie amiche a chiacchierare con mia madre. Non volevo origliare, io..non lo so. Feci comunque poco rumere e si..mi misi ad origliare.
"Sono certa che è stato un brutto colpo vero Renèe?" chiese Alice con voce triste.
"Bruttissimo" sospirò mia madre.
"Raccontaci Renèe perfavore, cosa fa quando non è con noi?"
Ci fu un momento di silenzio, interrotto solo dai loro respiri e dai battitti del mio cuore che, ero certa, sentivo solo io.
"Non mi sono mai sentita così impotente. Non è normale. Non è come quando ci si lascia, ma come quando muore qualcuno." rispose con voce spenta.
Si, era come se qualcuno fosse morto. Come se fossi morta io. Era stato molto peggio che perdere l'amore più vero, cosa che, da sola, era sufficiente a uccidere. Avevo perso un futuro, una famiglia, la vita che avevo scelto..
Decisi di fare un pò di rumore per far capire a tutte che stavo entrando in salotto. Cambiarono subito discorso.
"Allora divertitevi ragaze. Bella tesoro.." disse mia madre avvicinandosi a me "ti sveglio domani mattina. Ti accompagnamo io e papò in aereoporto ok?" concluse scoccandomi un bacio sulla fronte.
"Si certo mamma.." risposi sorridendo. "Andiamo ragazze?"
"Si andiamo".
Prendemmo la mia macchina, cosa che ad Alice non andò giù, e in meno di venti minuti eravamo davanti all'Underground. Dall'altra parte della strada: il pub di Luke. Come avevo fatto ad essere così scema? Era ovvio che sarebbero venuti quì quella maledetta sera. Era il loro Pub. 
"Ehi Bella tutto ok?" chiese Alice.
"Si si, entriamo?"
"Si andiamo."
Stavamo per raggiungere Emm e Jazz al tavolo ma prima che loro potessero vederci mi accorsi della terza persona seduta al loro fianco. Edward se ne stava seduto, con le spalle curve e gli occhi triste, di fronte ai suoi due amici. Dovevo pensarci che poteva esserci anche lui. Erano i suoi migliori amici. Ma io non potevo. Non potevo fargli questo, no, non potevo rovinargli questa serata. Mi avrebbe odiato, forse, più di quanto gia non facesse. E io di certo non potevo permettermelo.
"Ehi, ehi ragazze aspettate.." bloccai le mie due amiche prima che arrivassero al tavolo e prima che i ragazzi si accorgessero di noi "sentite io me ne torna a casa ok? Non..non mi va di..Non posso!" sussurrai.
"Ma dai Bella, non ci vederemo per chissà quanto tempo, siediti con noi ti prego" mi chiese Alice con voce dolce.
Feci cenno alle mie amiche di guardare al tavolo.
"Oh..noi..scusa Bella non sapevamo che sarebbe venuto!" disse Rose mortificata.
"No, non preoccupatevi, solo che..io..non posso fargli questo. Non ora. Ha diritto di passare una serata con i suoi amici senza che la mia presenza lo intossichi.."
"ma Bella che dici tu.." provò Alice ma non la lasciai finire.
"No Alice, io ho già fatto troppo. Io non voglio che lui mi odi. Non lo merita. Non merita niente di tutto quello che io gli ho fatto passare. Divertitevi, noi ci vediamo domano ok?"
Vidi Alice abbassare lo sguardo e asciugarsi velocemente una lacrima che era sfuggita al suo controllo, così senza pensarci due volte l'abbracciai forte.
"Ehi, Ehi Alice guardami.." dissi e lei lo fece "questo non è un'addio ok? Noi avremmo così tanto tempo per stare insieme che alla fine non mi sopporterai più" risi per abbassare la tensione "ci vediamo domani prima che io parta ok? E ci salutiamo per bene. Un'arrivederci.."
"Ma non un'addio.." concluse Rose per me.
"No, non un'addio!"
Salutai le mie amiche con la promessa che ci saremmo riviste l'indomani. Tornai a casa e mi misi a dormire. Ovviamente non dormii bene ma la mattina dopo, come promesso, prima di partire andai dalle mie due migliori amiche. Poi presi il volo più importante della mia vita.
FINE FLASBACK
Questo ritorno al passato mi aveva portata dentro la mia stanza, sul mio letto, senza che io mi ricordassi di aver percorso la strada. Quella sera studiai un pò e poi mi misi a dormire. O almeno ci provai. L'indomani sarebbe iniziato il mio primo fine settimana nel campus. Per una come me, che ama leggere e starsene davanti al cammino voleva dire una sola cosa: l'inferno!

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