ATTENZIONE:
Dopo
l'ennesima rilettura di questo capitolo, ho pensato che, se una persona
non avesse i mio stesso cervello malato le verrebbe leggermente
difficile seguire i salti temporali sui quali questa storia gioca
molto.
Quindi: i primi due capitoli, dove Draco uccide Hermione, corre l'anno
1999 ed è circa Novembre (con ovvia eccezione dei flash-back
in cui indico la data precisa).
In
questo capitolo, il protagonista non è Draco,
benchè sia il secondo personaggio in ordine d'importanza, ma
Harry, anche lui narrerà in prima persona e ho aggiunto
l'vvertimento OCC proprio per questo Harry che, come noterete
immediatamente, è completamente diverso da quello dipinto da
J.K. Rowling. Corre anche in questo caso l'anno 1999 ma è
circa Luglio, quindi ogni avvenimento (per le persona da ricoverare:
con ovvia eccezione dei flash-back) avviene cinque mesi prima di quelli
avvenuti nei precedenti capitoli, quindi, Hermione è viva e
vegeta.
Posso
portare la vostra attenzione al "salto" tra un flash-back e l'altro: il
primo: "Ottobre 1997,
Potter Manor, Irlanda"; il secondo: "31 Luglio 1997, Casa Weasley"
quindi ogni azione avviene circa due mesi prima dal primo
flash-back; poi si ritorna al primo flash.back che era stato interrotto
dal secondo ricordo quindi ci ritroviamo nuovamente (Anno, mese,
giorno, ora) in "Ottobre
1997, Potter Manor, Irlanda" ( Per i ritardati mentali:
due mesi dopo il secondo flash-back); infine c'è l'ultimo e
inedito ricordo: "11
Settembre 1997, Grimmauld Place n. 12, Londra" quindi un
mese dopo il secondo flash-back e un mese prima del primo.
Tra parentesi: tra un flash-back e l'altro si ritorna al Luglio 1999 e
i pensieri narrati in prima persona sono sempre di Hatty Potter
Sperando
di essere stato il più chiaro possibile (per chi avesse
anch'ora dubbi lo invito a inviarmi un e-mail), vi lascio a...
Dark
Soul
CAPITOLO II:
-
Angelo Decaduto
-
L’oscurità
mi circonda, mi avvolge in un tetro manto, di quel
colore cupo e lugubre, ma così magnifico ai miei occhi
torbidi.
Seduto
su uno scranno di pietra lucida, osservo silenziosamente la
sala che mi sta di fronte, fiocamente illuminata dalla flebile luce
cremisi
delle torce appese ai muri bianchi, simboli di una purezza che da tempo
non
risiede nella mia anima.
Da
quanto la speranza nei miei occhi si è spenta?
Troppo
esposta alla gelida brezza della vita.
Forse
la speranza ha abbandonato il mio spirito, ma il suo colore,
torbido o adamantino a seconda delle mie emozioni, rende le mie iridi
fari in
queste tenebre.
Fari
di
morte e disperazione.
E
pensare che un tempo davo la caccia a tiranni e assassini, luce
verde nei miei occhi, ancora puri e candidi, quando ero ancora un
ragazzo.
Mai
avrei pensato di divenire come loro.
Forse
addirittura
peggio.
Tiranno,
despota, Oscuro Signore; quale pazzo avrebbe mai dato
questi appellativi al salvatore del mondo magico?
Nessuno,
o almeno, nessuno fino a pochi anni fa.
D’altra
parte, quale sentimento oltre l’odio può
alloggiare
nell’animo di un ragazzo, di un fanciullo, che non ha potuto
tracciare la
propria via?
Di
un bambino il cui destino è stato deciso prima della sua
nascita, la cui esistenza è stata sopravvivere, mai vivere,
scappare da
qualcosa di indefinito, ma sempre presente.
Fuggire
dalla vita, perché fa paura.
Un
rumore cupo e intenso riecheggia un attimo nella sala
sprofondata nella penombra, in cui forme chiaroscuri che si muovono in
un vano
tentativo di riemergere: qualcuno ha bussato alla porta infondo alla
sala.
I
demoni
bussano prima di entrare nell’antro del Diavolo.
Mentre
le torce si trasformano lentamente in bracieri da cui si
diffonde un bagliore rossastro, la mia voce risuona gelida tra quelle
mura
candide, che di solo orrore e disperazione sono mute testimone.
-
Entra. –
Un
sussurro detto a fior di labbra, un sibilo serpentino che
risuona come un ordine urlato a squarciagola.
La
porta in ebano si apre lentamente mentre i cardini stridono
acuti, lasciando entrare nuova luce che rischiara maggiormente la sala.
La
figura di un giovane si delinea sull’ingresso, capelli color
dell’oro che cascano soffici come seta sulle spalle robuste,
avvolto in mantello
nero come l’oscurità che ci circonda, occhi
d’acciaio che illuminano al pari
dei miei la sala; occhi freddi, gelidi, nessuna emozione in quelle
iridi in cui
nebbia e ghiaccio si fondono in un perpetuo intreccio tra odio e
solitudine.
Si
narra
che il suo cuore sia di pietra. Personalmente, ne dubito.
Si
richiude veloce la porta massiccia alle spalle mentre la tenue luce
dei bracieri rivela gli zigomi alti, la carnagione diafana, quasi
cadaverica e
le labbra fini come le peggiori della lame.
Serpe…
Raggiunge
ad ampie falcate il centro della sala, senza accennare a
inchinarsi.
Brutto
difetto, la superbia.
D’altra
parte, uno Slytherin non si inginocchierà mai a un
Gryffindor.
Verde
contro rosso. Argento contro oro. La Serpe contro il
Grifone.
La
sfida
più antica di tutte…
Mentre
le mie iridi smeraldo seguono ogni suo movimento e la mia
mente cerca di penetrare il muro che ostruisce il flusso dei suoi
pensieri, mi
affronta a testa alta mentre un ghigno sprezzante si delinea beffardo
sulle
labbra ben disegnate.
Sorrido
soddisfatto quando scalfisco la barriera di cristallo che
nasconde le sue intenzioni.
Non
commetterò l’errore del buon vecchio Voldemort.
Nessun Severus Piton mi
condurrà man nella mano sul patibolo.
Lui
si è
salvato solo per una coincidenza, per me potrebbe essere diverso.
-
Mio Signore –
Quanta
melliflua arroganza nascosta ad arte nella sua voce, capo
alzato mentre incatena le mie iridi adamantine con le sue prive di
qualsiasi
emozione.
Mi
sfida, come ogni volta. E so che lo farà fino alla fine. Di tutto.
Le
vecchie
abitudini sono difficili da abbandonare.
-
Malfoy –
Lo
saluto freddo e distante mentre giocherello distrattamente con
la bacchetta nelle mie dita affusolate.
-
I Lovegood sono stati trucidati, stanotte -
La
voce priva di qualsiasi inclinazione, neutra. Sorrido cinico
nell’ombra.
Alcuni
mi
hanno chiesto: Draco Malfoy ha un cuore? Io negavo. E sbagliavo.
-
Molto bene –
Una
famiglia d’intralcio in meno. Una famiglia con idee
pericolose, in meno.
-
Sei riuscito a entrare in contatto con i Lestrange?-
Chiedo
distrattamente, un lampo vittorioso attraversa velocemente
le sue iridi d’acciaio: conosce l’importanza
dell’informazione.
-
Bellatrix è irremovibile, non ci seguirà mai.
Invece per
Rodolphus la cosa è diversa: è stanco di lavorare
allo strenuo per un Signore
da cui non riceve mai elogi per il lavoro ben fatto. –
-
Ricordargli le mie promesse di potere e denaro –
Sarebbe
una pedina vincente all’interno della scacchiera.
Un
alfiere capace di introdursi senza difficoltà nelle linee
nemiche.
-
Già fatto, Mio Signore
–
Troppa
ironia nelle ultime due parole, mentre le sue iridi
luccicano nell’ombra, fiamme d’ira divampano nelle
mie.
- Altri acquisti? –
Chiedo
con voce impassibile.
Rinchiudere
il proprio cuore in una cassa e scaraventarla negli abissi marini.
-
Mcnair ha scelto di divenire una spia per nostro conto; i
Weasley stanno decidendo: non approvano i nostri metodi ma odiano
Voldemort –
Vedo
il suo viso deformarsi in una smorfia di ribrezzo al nome dei
Weasley: una famiglia di rinnegati lo resterà per sempre.
-
Per quanto riguarda Mcnair, assicurati che non ci stia
ingannando e usa tutta la legimanzia in tuo possesso. Per i Weasley me
ne
occupo Io –
Con
me o contro di me. Non ci sono alternative.
E’
il bivio in cui tutti i maghi prima o poi incontrano.
-
Come vuole. Posso definirmi congedato? –
Non
so se il peccato peggiore di Malfoy è la vanità o
l’ arroganza.
Di
sicuro entrambi lo porteranno sull’orlo di un abisso.
E
io non sarò lì per tendergli una mano.
-
Abbassa il capo ogni tanto, Malfoy. Una mattina ti potresti
svegliare e accorgerti di non averlo più –
Nota
ironica nella mia voce, apro la porta d’uscita con un gentile
cenno della mano.
-
Non si preoccupi. –
Si
allontana ad ampie falcate verso la porta mentre la sua voce
risuona fredda come al solito in queste mura.
-
Ora devo andare: i Paciock attendono –
-
Ti sarà difficile penetrare al San Mungo? –
Chiedo
senza interesse: conosco già la risposta.
-
No di certo –
Nella
scacchiera Malfoy è la pedina più importante di
tutte.
Io,
d’altra parte, sono il giocatore.
-
E per quanto riguarda, lei?
–
Velo
la mia curiosità con un tono rabbioso, voce di serpente esce
dalle
labbra.
-
Siamo sulle sue tracce –
E’
meno bravo a nascondere l’apprensione nella voce.
-
Bene Malfoy. Ricordati di esercitarti nell’Occlumanzia: sei
la
mia spia più utile. –
Una
spia alla reggia dell’Oscuro Sire.
Alcune
tattiche di Albus erano veramente eccezionali.
-
Sarà fatto. Per quanto dovrò restare da lui? –
Non
ti piace inchinarti al suo sguardo rubino, Malfoy?
Non
ti piace baciargli la vestaglia nera pece?
Non
eri forse tu che vantavi a scuola il tuo prossimo avvenire di
Mangiamorte?
-
Finche il suo sangue Slytherin non colorerà le mie suole di
scarlatto –
Finche
mi sarai utile. Dopo anche tu farai la stessa fine.
Nella
maniera più orribile e dolorosa che conosco.
-
Come vuole. –
-
Bene Malfoy, ora và.-
E
lasciami solo, lasciami ricordare…
Lasciami
affogare nei ricordi di un tempo che non tornerà
più…
BEGGINING
MEMORIERS:
Ottobre
1997,
Potter Manor, Irlanda
La
luce argentata della luna si specchia nelle mie iridi color
smeraldo, illuminando il mio viso magro e la stanza altrimenti affogata
nelle
tenebre.
Sento
il ticchettio ripetitivo di gocce che cadono sul pavimento
in pietra, un suono acuto e sinistro, acqua d’argento che
cade sulla pietra
grigia, con il solo destino di poi infrangersi e dividersi in miriadi
di
schegge trasparenti, un suono che mi ipnotizza, mi imprigiona.
Sono
seduto al contrario su una sedia di nocciolo finemente
intagliata, la casacca color dell’oro aderisce perfettamente
al petto, sottili
filamenti color del sangue la rendono adatta al Re di Gryffindor; le
maniche
cremisi mettono
in
risalto i muscoli degli avambracci, mentre i pantaloni quelli
delle gambe.
Sono
seduto e semplicemente, penso.
Penso
a questa folle e stupida guerra, che è sulle mie spalle da
solo un mese, ma già mi risulta impossibile pensare a una
vittoria.
Forse
le
mie spalle sono troppo piccole, troppo fragili.
Perché?
Perché
siamo pochi. Loro sono molti.
Ma
basta
reclutare uomini. Quante volte mi sono ripetuto queste parole?
Perché
non siamo organizzati. Loro sì.
Si
può
rimediare, dopotutto. L’ho mai pensato veramente?
Perché
non sono un buon capo. L’Oscuro Sire sì.
E’
tutta
esperienza, con il tempo lo diverrò anch’io.
Ma
quante
persone moriranno nel frattempo?
Perché
siamo deboli. Loro sono forti.
Le
tenebre
che soffocano la nostra luce di speranza.
Semplice,
elementare.
La
guerra
non è semplice, non lo sarà mai…
E
attaccano, di continuo.
Troppo
spesso.
Assalti
rapidi, brutali, sanguinosi, perfetti.
Troppo
perfetti.
Oh
sì, perché di sangue ne è colato in
abbondanza.
Forse
troppo.
Scarlatto,
vischioso, di quel sapore metallico ma così sensuale,
non mi stupirei se l’erba si colorasse di vermiglio e non
solo dopo una battaglia,
non solo al crepuscolo, ma se lo rimanesse per sempre.
Non
mi
stupirei affatto. Ma cosa mi stupirebbe ormai?
In
quanti sono morti? Ho perso il conto settimane fa…
In
verità
non lo voglio neanche sapere.
Per
cosa? Cos’ abbiamo ottenuto? Nulla, stringiamo solo fumo
nelle
nostre mani.
Questo
mi suscita ira, questo colora le mie iridi del colore del
sangue.
Come
le
sue…
Ira,
rabbia, un manto rubino che scende sinuoso sui sensi,
annebbia la vista, inebetisce le funzioni mentali.
Un
lampo verde, poi il corpo cade a terra.
Quante
volte questa procedura è avvenuta sotto i miei occhi?
Quante
vite non ho saputo salvare?
Quanti
occhi si sono chiusi per l’ultima volta senza che io
intervenissi?
Troppe,
decisamente troppe volte, ma ogni volta fa male come se
fosse la prima.
E
so che
lo farà per sempre.
Un
dolore lancinante all’altezza del petto, affilate schegge di
ghiaccio che vanno a conficcarsi ciniche nel buio antro che custodisce
il mio
cuore ferito.
Ma
ho
ancora un cuore? Ne dubito.
Poi
nuovamente ira e rabbia, altri lampi verdi, altri corpi che
cadono a terra, ma questa volta è la mia bacchetta a
lanciare l’anatema.
E’
mia la gioia. E’ mio quel sadico e perverso divertimento.
E
sento la mia anima mutilarsi, squarciata ferocemente da gelide
lame. Un’anima divenuta nera come l’inchiostro,
un’anima che ha assunto la
nobiltà caratteristica del colore in cui è
naufragata inesorabilmente, giorno
dopo giorno.
Vita
dopo
vita.
Omicidio
dopo omicidio.
Ricordo
quando tutto iniziò, la prima ferita nella mia anima, nel
mio cuore, quella più profonda di tutte, quella che non si
rimarginerà mai, la
prima di una lunga serie…
END
MEMORIERS
Lo
ricordo anch’ora oggi quel giorno.
Non
lo dimenticherò mai, perché se un tempo
c’era anche amore nel
mio cuore, quel giorno lo persi, per sempre.
BEGGINING
MEMORIERS:
31 Luglio 1997, Casa Weasley.
-
Avada Kedavra! –
Una
voce fredda alle mie spalle, sadica e cinica, risuona nitida
nel frastuono di questo inferno che chiamiamo battaglia.
Un
lampo verde, poi una gelida brezza mi sfiora maligna il viso,
per poi continuare imperterrita sorpassandomi, ignorandomi,
accompagnando in
una macabra danza quella luce di smeraldo, facendo chinare il capo
all’erba
codarda.
Tremo.
Vedo
quel perfido serpente che si avventa sulla propria vittima,
l’avvolge subdolo nelle sue spire oscure, scaraventandola a
terra; per un
attimo rimane sospesa nel nero del cielo, come trattenuta da invisibili
fili argentati,
sotto la luce argentata della
luna intagliata fredda nel manto notturno, per poi cadere al suolo,
inerte.
Così
muore Ginevra Weasley, sotto i miei occhi. I boccoli ramati
le sfiorano dolcemente il viso, accompagnandola nel suo ultimo viaggio;
gli
occhi sgranati dalla sorpresa si illuminano per un attimo, come una
candela che
prima della fine sprigiona un ultima, intensa, fiammata, gli occhi di
Ginny
splendono di una luce propria, prima di virare nel nero placido della
fine. Il
colorito diviene improvvisamente
pallido, le labbra violacee, la temperatura si abbassa, il
cuore batte
per un’ultima volta, infine, cade a terra, come lasciatosi
andare in un
pacifico sonno, ma so che non si sveglierà mai
più.
Mi
volto in tempo per vedere il corpo stramazzare al suolo, il
vestito sporco di fanghiglia e sangue non del tutto rappreso, il viso
coperto
da lividi violacei; disperazione
invade
il mio cuore, rabbia la mia mente.
Ginny…
Mi
giro per vedere l’assassino e lo trovo, la bacchetta ancora
alzata, un ghigno sprezzante sul viso privi di maschere.
Che
tu possa essere lambito dalle fiamme dell’inferno.
Sento
le lacrime premermi per uscire, le trattengo.
Punto
la bacchetta, non penso, l’ira mi annebbia i sensi, offusca
la ragione.
La
disperazione non mi concede di vedere un domani, per me
c’è
solo un orrendo presente, e spero che finisca presto.
Semplicemente,
parlo. Due parole intrise di dolore infinito, luce
vermiglia nel verde intenso dei miei occhi.
-
Avada Kedavra! –
La
voce resa strozzata dal pianto trattenuto a stento, la mano che
mi trema dal terrore, poi, è smeraldo.
Un
serpente esce impetuoso dalla bacchetta nera, gigantesco,
maestoso, il Re dei serpenti, ricoperto da scaglie fulgide di un verde
intenso
e scuro, gli occhi che oscillano tra il rosso del sangue e il giallo
tenue dell’alba.
Si
avventa famelico contro il Mangiamorte con le fauci spalancate,
inghiottendolo.
Lo
vedo avvolgerlo nelle sue spire mortali, ricoprirlo con un verde
manto, per poi scaraventarlo a terra, senza l’alito della
vita.
E
ne gioisco, un sadico divertimento che non credevo di poter
provare; in lontananza mi sembra di udire lo sfrigolio di una lama che
si
abbassa veloce a squarciarmi l’anima, ma potrebbe essere
stata solo la mia
immaginazione.
Ma
in cuor mio so che non è così.
Si
dice che la vendetta deve essere un piatto gustato freddo, ma
non è il mio caso.
L’ennesimo
lampo rosso mi sorvola, andando a infrangersi sul muro
della casa, in un’esplosione di scintille color rubino; mi
giro velocemente, la
bacchetta alzata e nuovamente, parlo.
-
Avada Kedavra! –
Due
parole, una lama, un’anima.
La
mia anima. Spaccata, mutilata. Per sempre.
Sangue
scarlatto nelle mie iridi smeraldo.
Luce
verde nel nero del cielo.
END
MEMORIERS:
Quante
vite ho visto spirare davanti hai miei occhi torbidi?
Forse
centinaia, forse migliaia.
Quante
anime ho strappato dai loro involucri mortali?
Ho
perso il conto troppo tempo fa…
BEGGINING
MEMORIERS
Ottobre
1997, Potter Manor, Irlanda
Ginny…
Fragile
giglio rosso nelle mie mani, non ho saputo proteggerti,
non ho saputo salvarti. Doveva essere una sera di festa, fu solo una
notte di
lutto.
Mi
dispiace, ma le mie scuse non ti riporteranno in vita.
Gelide
lacrime il cui sapore sa di sconfitta mi rigano il viso
consunto, le iridi di un verde brillante luccicano d’ira e
disperazione
nell’ombra della notte, la sclera iniettata da fini rami
cremisi.
Piango,
da quanto non lo facevo? Da quanto devo portare questa
maschera di freddo marmo sul mio viso? Sembrare deciso, perfetto, potente…
-
Non esistono
il bene o il male, esiste solo il potere
e quelli troppo
deboli per averlo.-
A
volte penso che abbia ragione, forse ha sempre avuto ragione…
Ma
è giusto che tanti innocenti vengano uccisi come bestiame al
macello?
No,
di questo sono sicuro. Ci fosse almeno una ragione valida…
Sono
Mezzosangue, e allora? Anche mia madre lo era.
E
anche
lei è morta. E io sono divenuto orfano, e ho sofferto.
Troppo
per
una sola esistenza.
Ma
non è forse per colpa della guerra che tutti muoiono, che
tutti
soffrono?
Forse
se smettessimo di combattere…
Un
rumore secco mi permette di riemergere dal tepore dei miei
pensieri: qualcuno ha bussato alla porta.
Mi
asciugo velocemente le lacrime, ripongo la maschera di liscio e
freddo marmo sul viso.
L’apparenza
prima di tutto.
Vado
ad aprire l’anta in ciliegio.
Giro
lentamente il pomello d’acciaio, come ad allontanare il
momento in cui vedrò l’esterno, in cui
sarò costretto a tornare alla fredda
realtà.
Apro
la porta, una luce accecante mi impedisce di vedere, le
pupille allargate allo spasimo; dopo poco inizio a visualizzare
l’immagine che
mi sta di fronte: davanti a me Ronald sfodera un sorriso smagliante che
si
scontra con la mia espressione che da tempo è perennemente
cupa; i suoi occhi
azzurri, splendendo di una luce fulgida, incrociano le mie iridi
smeraldo che
sembrano voler incatenare il prossimo al mio gelido inferno personale.
-
Harry! Vieni giù che la mamma ha preparato
l’arrosto! –
Il
tono troppo allegro, gli occhi troppo vividi, il sorriso
evidentemente forzato.
Perché
fingi, Ron?
Perché
fai finta che nulla sia successo?
Ginny
è morta, non possiamo ignorarlo.
E’
colpa mia e lo sai pure tu. Non l’ho saputa proteggere ma
l’ho
saputa uccidere, seppur non direttamente.
Nasconditi
pure dietro quella maschera di allegria, se non altro
forse è meno pesante da portare rispetto alla mia.
Lo
spero per te, amico mio.
-
Arrivo. –
La
mia voce è un lieve sussurro capace di scatenare una
burrasca,
cupa e decisa, affilato pugnale capace dei più orrendi
crimini.
Mi
sorridi nuovamente, ti volti e scendi quasi di corsa le scale
in marmo lucente, come ignorando l’atmosfera tetra e lugubre
che da settimane
aleggia come arsenico nell’aria.
Nasconditi
Ron, sogna, perché la realtà sta uccidendo
entrambi, ma
io non ho il diritto di rifugiarmi in un mondo immaginario.
Sconterò
la mia pena fino alla fine, nulla sarà troppo.
Nulla.
Perché
nulla sarà come prima.
Inizio
a scendere anch’io la scalinata, fulminando con il mio
sguardo adamantino quadri ed elfi domestici.
Le
ampie vetrate lasciano filtrare la luce argentata della luna a
falce…
Una
lama
pronta a mozzarci la testa al nostro più piccolo errore.
…
il rumore dei miei passi risuona cupo e tetro, un grande
lampadario laccato d’oro, appeso al soffitto ricoperto di
affreschi raffigurati
cieli autunnali e primaverili, illumina lo spazio di una luce dorata.
E’
bella Potter Manor.
Non
c’è che dire…
Un
antico castello trasformato nell’abitazione di una delle
più
importanti famiglie purosangue.
Sangue
puro, oro allo stato liquido.
Alcuni
dicono così. Forse è vero.
E’
mia di diritto, ultimo discendente dei Potter; di certo la
preferisco alla residenza dei Black, troppo cupa.
Troppo
intrisa di ricordi, di visi, di sguardi.
Ma
visto cosa ci ha portato qui, avrei preferito rimanere a
Grimmauld Place.
Non
ci sono dubbi…
END
MEMORIERS:
Lo
penso anch’ora?
Sì,
senza timore posso dirlo.
Perché
quella notte morì definitivamente Harry Potter.
Cosa
nacque, non lo so neppure io.
E
sinceramente, ne ebbi paura per molto tempo, prima di
accettarlo.
BEGGINING
MEMORIERS:
11
Settembre 1997, Grimmauld Place n. 12, Londra.
Un
boato in lontananza mi strappa bruscamente dalle pacifiche
braccia di Morfeo.
Cerco
a tastoni gli occhiali; sento indistinte urla provenire dal
piano inferiore, frammenti di suoni e voci che si mescolano senza
apparente
significato; infilo velocemente le lenti, salto giù dal
letto con la bacchetta
stretta saldamente in mano; mi concedo
pochi secondi per guardare fuori dalla finestra incrostata, dove Selene
brillando imperiosa nel manto notturno mi regala un sorriso ambiguo, a
metà tra
un ghigno perfido e un sorriso rassicurante, per poi precipitarmi quasi
di
corsa alla porta e aprendola di scatto.
Ora
le urla sono più alte e stridule; un nuovo boato scuote
l’abitazione e le urla si fanno laceranti per i miei timpani,
continuo a
correre ma non vedo nessuno.
-
Harry!. –
Mi giro di scatto, la
bacchetta puntata minacciosa sulla persona che mi sta di fronte, ma vedo solo Hermione,
ancora in vestaglia da
notte, che sta correndo con fiato corto verso di me.
-
Hermione! Si può sapere che sta succedendo?!. –
Le
urlo, forse con voce troppo alta, mentre vedo, non senza
scintille di rabbia e preoccupazione negli occhi,
vari tagli e scottature si tutto il suo
corpo.
-
I Mangiamorte, Harry! Non hai visto?!. –
La
vedo indicare con una mano la finestra che dà sulla strada
babbana, sposto veloce lo sguardo delle mie iridi verdi su questa:
sbianco. Nel
cielo si intaglia maligno il Marchio Nero, abbagliante nella sua luce
color
smeraldo intenso.
-
Dove sono?. –
Mi
limito a chiedere con voce resa bassa dall’ira, le mie iridi
smeraldo colorate di un rossastro tenue.
La
vedo prendere bruscamente fiato, come a decidere se deve
dirmelo o no, la mano che regge la bacchetta escoriata e coperta da
sangue
raggrumato, la fulmino con il più maligno dei miei sguardi,
il verde delle mie
iridi sembra volerle estorcere l’anima, le fiamme al loro
interno ridurla in
polvere al più piccolo errore, intanto preoccupazione e
rabbia si mescolano in
un nuovo torbido sentimento: l’Odio.
Odio
verso i Mangiamorte che ci attaccano.
Odio
verso Voldemort che ha scatenato questa futile guerra.
Odio
verso Hermione che non vuole parlare.
-
Sotto –
Dice
poi, con un fil di voce, bisbiglio detto a labbra strette.
-
Nell’ingresso –
Aggiunge
poi, mentre già di corsa mi precipito alle scale;
raggiungo in poco tempo il posto in cui si sta svolgendo il
combattimento: il
terrore mi invade le membra.
Vedo
il massiccio portone di Grimmauld Place a terra, fuoriuscito
dai cardini che l’avevano tenuto in sede per secoli, le
fiamme lambiscono
fameliche il legno con cui è
stato
costruito, le ante spaccate in più punti bruciano
lentamente, cercando di
ritardare il loro ultimo destino e illuminando lievemente la sala dove
è calata
l’ombra.
Scintille
e lampi colorati rischiarano debolmente la stanza, le
urla alte e tonanti; uomini ammantati di nero, con maschere di morte in
volto svolgono
una battaglia impari contro l’Ordine che inesorabilmente
soccombe macchiando di
scarlatto il pavimento in pietra.
A
terra vari corpi, di entrambi gli schieramenti, giacciano senza
vita, calpestati da suole sporche del loro sangue ormai raggrumato.
Per
un attimo vedo Ronald battersi contro due Mangiamorte che
grazie alla superiorità numerica, stanno avendo decisamente le meglio; punto la
bacchetta contro uno dei
due: potrei colpire Ron, uccidendolo, ma il gioco vale la candela.
-
Avada Kedavra! –
Urlo,
il viso illuminato debolmente dalla luce verde andatosi a
formare sulla punta della bacchetta; chiudo di scatto gli occhi quanto
sento
l’ormai familiare sfrigolio della lama che si abbassa a
colpire; quando li
riapro, vedo un Mangiamorte guardare tra l’orrendo e il
sconvolto il cadavere
del compare, mentre Ronald mi regala un sorriso, muto ringraziamento
fraterno,
per poi colpire con uno schiantesimo l’assassino che non gli
presta più
attenzione.
Scendo
di corsa le scale andando in contro a un mangiatore di
morte che sta duellando con Fred e George, ma non mi fermo nemmeno e
sorrido
cinico quando sento le sue urla mentre il corpo viene consumato da
sadiche
fiamme.
-
Hey, sfregiato! –
Mi
sento chiamare da una voce troppo conosciuta, da un tono
arrogante che troppe volte mi sono sentito rivolgere.
Mi
volto di scatto, puntando velocemente la bacchetta contro Draco
Malfoy.
“Stupeficium!”
Un
lampo vermiglio si infrange contro lo scudo creato dal Principe
di Slytherin.
-
Come siamo suscettibili, stasera. Ti manca forse qualcuno? -
Mi
sorride cinico mentre l’ira monta nel mio cuore, la
disperazione nella mia mente; continua a sorridermi maligno mentre
incatena le
mie iridi smeraldo con le sue d’acciaio.
Un
lampo argenteo esplode dalla mia bacchetta cercando di
infrangere la difesa di Malfoy, ma lui lo evita facilmente facendo un
rapido passo
a sinistra.
-
Come sei prevedibile, Potter -
Muove
appena la bacchetta e mi ritrovo a saltare all’indietro
mentre la piastrella su cui ero in piedi esplode in miriadi di schegge.
-
Pure tu, amico mio. –
Gli
rispondo con la voce più
amabile che conosco, le iridi che brillano mentre
dimentico la battaglia
per concentrarmi sul mio singolo duello.
“
Espulso!”
Un
lampo colorato sfreccia veloce verso il mio nemico, mentre evito
all’ultimo momento
un incantesimo di pietrificazione venuto da chi sa dove.
-
Ridicolo –
Sussurra,
per poi formare un sortilegio scudo con la bacchetta e rispedirmi il
mio stesso
incantesimo; faccio appena in tempo a scartare su un lato e pensare
velocemente
a un incantesimo che un'altra maledizione di dubbia provenienza mi
sfiora
l’orecchio.
“Incendio!”
Una
fiammata scarlatta agguanta il fisico di Malfoy ma lui continua a
ridere,
cinicamente.
-
Ma come..? –
Non
finisco di parlare che salto velocemente sulla sinistra per evitare un
cruciatus.
-
Incantesimo Feddafiamma, Potter. –
Dice
lui, rispondendo alla domanda rimasta in sospeso.
“Sectusempra!”
Muovo
violentemente la bacchetta a mo’ di spada in direzione di
Malfoy.
-
Protego
Horribilis! Non di nuovo, sfregiato! -
La
maledizione viene annullata, mentre
socchiudo gli occhi fino a ridurli a fessure smeraldo, fulgide luci
nelle
tenebre.
-
Avada Kedavra! –
Riapro
gli occhi in tempo per vederlo scartare agilmente di lato e darsi una
spinta in
avanti con un piede e cercare di schiantarmi, ridendo.
-
Ora sì che le cose si fanno interessanti! La mia posta in
gioco preferita: la
vita! –
-
Qualcuno ti ha mai detto che sei pazzo, Malfaret? –
Dico
di rimando, mentre lo schiantesimo va ad infrangersi alle mie spalle.
-
Alcuni –
Risponde,
gli occhi si illuminano mentre la luce degli incantesimi si riflette
nelle
iridi di ghiaccio e il vento provocato dalla battaglia gli scompiglia i
capelli
color dell’oro.
-
Altri hanno detto che sono un Dio –
Continua,
mentre evito un anatema che uccide per un soffio e scarto velocemente
sulla
destra lasciando sorrido mentre che lo schiantesimo di Malfoy colpisca
qualcun
altro.
-
E chi aderisce alla tua stravagante religione, furetto? –
Sorrido
mentre sento la sfida farsi interessante, molto interessante.
E
pericolosa.
-
In vero, davvero pochi, ma sai, il livello intellettuale della razza
magica sta
decisamente calando –
Il
mio levicorpus viene annullato, mentre con abilità che non
sapevo di possedere
faccio una capriola all’indietro, evitando un sectusempra
mirato alla mia
trachea.
-
Ma cosa vuoi farci, continuando
a mischiarsi con i
babbani e ibridi è
una cosa inevitabile
-
Ride,
mentre l’ennesimo incantesimo lanciato
da chi sa chi gli sfiora maligno il mento.
-
Piuttosto, Potter –
Mi
sorride maligno mentre schianta con un
lieve cenno di bacchetta George che aveva cercato di colpirlo alle
spalle.
-
Come speri di sconfiggere l’Oscuri Sire, se
io ti metto in difficoltà? –
-
Così –
Gli
rispondo, mentre mi avvicino incauto
lanciando un anatema che uccide.
-
Folle! L’Oscuro Sire può distruggere una
città con un cenno di bacchetta! –
Scarta
di lato svitando la maledizione e
cercando di aggirarmi, lancia lo stesso incantesimo alla mia sinistra.
-
Forse sarò folle, ma almeno non sarò mai
schiavo! –
Evito
la maledizione e cerco di schiantarlo.
-
Tu sarai sempre schiavo del destino che ti è
stato imposto da una profezia, Potter! –
Crea
un sortilegio Scudo e mi rilancia
l’incantesimo, ma un pensiero mi colpisce con
intensità, tuono che spacca
l’uniformità della natura, pugnale affilato che
penetra la mia mente: ha
ragione.
Sono
schiavo, lo sarò per sempre.
Schiavo
del destino.
Schiavo
di me stesso, forse. Ma schiavo.
Schiavo
di un nome, di tre parole.
Harry
James Potter.
Macchia
che ai miei occhi si equivale a quella
che ha il mio avversario sul avambraccio sinistro.
Io
non voglio essere
Harry Potter.
Un
desiderio irrealizzabile, ma si affaccia lo
stesso in cima hai miei pensieri.
Ha
ragione. Draco Lucius Malfoy ha ragione.
“Esatto,
Potter”
La
sua voce risuona flautata nella mente
mentre alzo lo sguardo incrociando in una battaglia di fuoco e ghiaccio
il suo
sguardo di metallo.
“Io
ho sempre ragione”
Cerco
di chiudere la mente ma il suo potere in
materia è nettamente superiore.
Troppo
tardi mi accorgo del lampo rubino che
si sta avvicinando.
“
Ricordatelo: Sempre “
L’incantesimo
colpisce con forza il petto e mi
strappa un gemito soffocato quando, una volta esaurita la stoffa, il
calore
dell’incantesimo lambisce la mia pelle ambrata.
“
Aspetta con ansia il nostro prossimo duello.
“
Lo
vedi ghignare malevolo mentre con un brusco
cenno di bacchetta
fa crollare il
lampadario di cristallo in un’esplosione di miriadi di
schegge trasparenti.
“Ma
cerca di essere più preparato: non sarò
più così generoso”
Mi
saluta con un cenno di mano mentre ingaggia
un combattimento contro Hermione.
“Stupido
Legimens”
Il
resto è la lugubre tenebra e il glaciale silenzio.
END
MEMORIERS
Un
tempo di cui non serbo memoria, quando anch’ora ero un
ragazzo
che andava a scuola, qualcuno mi ha chiamato Angelo di Speranza.
Se
io ero un Angelo, ora le mie ali non brillano più.
[Appesantite
da troppe colpe]
Hanno
perso il loro candore per tingersi di nero.
[Giorno
dopo giorno. Vita dopo vita. Omicidio dopo omicidio]
I
miei occhi di speranza, sono divenuti sinonimo di disperazione.
[Troppe
volte il colore della morte si è specchiato al loro interno]
Non
più degno di rimanere nell’alto dei cieli, sono
stato spedito
all’inferno.
[Ma
questo
è successo al mio primo anno di vita]
Disilluso
troppe volte, lo specchio dietro il quale mi nascondevo
è caduto.
[Mi
hanno
mentito, mi hanno ferito, mi hanno ritenuto indegno]
Dietro
quello specchio, solo odio.
[Abbraccia
l’ombra, quando non hai più luce]
Una
volta ero un Angelo.
Ora,
precipitato da troppo tempo all’inferno, non sono altro che
un Angelo Decaduto.
CONTINUA...
Ringrazio
tantissimo per i commenti allo scorso capitolo Juju210, Salazar, Ida,
Lady, Eretic, Demon e Tom O. Riddle e mi scuso profondamente di non
ringraziarli uno per uno ma vado di fretta, perciò i
ringraziamenti li posterò tra qualche giorno.
Mi scuso anch'ora!
Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto come lo è stato per me
scriverlo e vi invito (vi supplico) di lasciarmi un commento
(dove magari inserite eventuali errori oppure mi fate notare
imprecisioni nella trama) e ringraziando tutti, vi auguro un buon
week-end!
By
The
Dark Prince
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