Dark soul

di The dark prince
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO: Death in my soul ***
Capitolo 2: *** CAP. I: The beginning of a new era ***
Capitolo 3: *** CAP. II: Angelo Decaduto ***



Capitolo 1
*** PROLOGO: Death in my soul ***


Dark Soul

 

Prologo:

- Death in my soul

 

Avanzo lento nelle tenebre, il mantello color inchiostro mi avvolge tetro il corpo, i guanti in pelle nera non lasciano scorgere nemmeno un l’ambo di pelle.

I miei occhi di mercurio scrutano atoni l’ambiente circostante, freddi. Gelidi.  Come privi di sentimenti, di emozioni.

Emozioni.

Mi sono sempre chiesto cosa sono queste emozioni, sentimenti che ti scuotono dal profondo, gesti irrazionali provocati da questi sentimenti, da queste emozioni.

Sentimenti che ti rendono schiavo. Marionetta del destino, del fato.

La razionalità buttata al vento come polvere, le difese mentali abbassate, inesistenti.

Io non sono mai stato schiavo, non ho mai provato sentimenti, emozioni.

Solo una volta, e mi disgusto per questo.

Non chiedetemi il motivo…

Non saprei rispondere….

Il manto notturno ha assunto una tonalità di un nero abisso, le fulgide stelle sono come affogate in quel cupo colore, la luna brillante è coperta da nubi il cui profumo sa già di tempesta.

Lo sento nell’aria.

Sento la lieve pressione delle prime gocce di pioggia sul mantello, aghi d’argento pronti a penetrarmi cinici, cadere lente sul terreno, trasformandolo in fanghiglia.

Sorrido. Nessuno mi può vedere, una maschera color di questa notte mi copre il viso, solo gli occhi sono visibili, di quel colore dell’acciaio.

Cammino, un’ombra nella notte. Lugubre e sinistro. Invisibile all’occhio.

Un tuono scuote il cielo scendendo rapido a terra e illuminando per un istante il mondo del suo intenso colore dorato, che spacca con intensità il nero uniforme del cielo notturno.

Lo ignoro, indifferente al fenomeno.

Perché a volte l’indifferenza è peggiore dell’odio.

Perché l’odio ferisce, certo. Ma l’indifferenza uccide.

Nessuno lo sa meglio del sottoscritto, me l’hai insegnato tu, d’altra parte.

Sei stata un’ottima insegnante, e anche un’ottima attrice, bisogna riconoscertelo.

Com’è portare una maschera d’argento per tutto il giorno, Mezzosangue?

Potrei rispondere io al tuo posto, ma le parole non credo siano sufficienti.

Non trovi, Granger?

Avanzo nel viottolo in ciottoli, i miei stivali sporchi di fango.

Li dovrò buttare….poco male….

Raggiungo la porta in legno pregiato. Speri di poterti proteggere? Stupida.

All’Oscuro Signore non si sfugge. E’ come un’ombra che si cela nell’ombra, un serpente velenoso pronto a mordere in qualsiasi momento.

Infilo sicuro la mano all’interno del mantello, rovistando calmo all’interno, per poi estrarre un’asticciola nera pece.

Alhomora.

E’ un pensiero; una luce dorata; la serratura aperta.

Entro nell’abitazione a due piani, solo oscurità all’occhio.

Lumus.

Un raggio di luce esce dalle bacchetta, una spaccatura nel nero pece della tenebra.

Scruto atono l’ambiente circostante, completamente fermo, gli occhi guizzanti sono l’unico movimento nel mio corpo, escludendo l’alzarsi e l’abbassarsi del  torace a ogni respiro.

Non c’è nessuno…

Inizio a camminare lento verso quello che parrebbe un salotto, vi entro.

Nessuno, nessun rumore, nessuna luce. Solo ombra e silenzio.

Il camino in marmo rosa è spento, i mobili in ebano sono coperti da fine polvere color acciaio, come le pareti e il pavimento in  pietra.

Il lampadario laccato d’oro pare privo di luce, i tappeti sono rovinati da animali e dal tempo senza perdono.

Impreco mentalmente.

Improvvisamente, delle lievi note di pianoforte giungono alle mie orecchie.

Sorrido senza gioia.

Cammino fino alle scale scricchiolanti, per poi cominciare a salirle.

Arrivo al piano superiore, da sotto una porta sbarrata si fa largo una falce di luce argentata, come la Luna.

Nox.

La luce della mia bacchetta scompare, cancellata da un pensiero.

Appoggio la mano sul pomello in ottone, girandolo lentamente, come a voler assaporare appieno quel momento.

Scotta, ma non ci faccio caso.

Spalanco violento la porta, guardo truce all’interno della stanza.

Un pianoforte nero come il manto notturno spicca nitido sulle pareti candide, i tasti bianchi come neve risaltano brillanti, fulgidi.

La luce argentata, proveniente da una  lampada consumata , illumina la tua pelle diafana, china su uno spartito ingiallito dal tempo, le pagine stropicciate, sgualcite in più punti.

- Draco –.

E’ un sussurro, ma lo sento bene. Mi conosci. Mi chiami. Mi saluti.

Mi scruti calma con le tue iridi d’oro liquido, i capelli color nocciola ti ricadono soffici come seta sulle spalle scoperte , un abito bianco neve stringe gentilmente i fianchi e mette in risalto le tue forme generose, scarpe argentate cingono i tuoi piedi minuti.

Sei bella, lo sai Mezzosangue? Qualcuno te l’ha mai detto?

Non importa, io non lo farei comunque.

- E’ un piacere vederti. –

Sorridi, un sorriso in cui la gioia è scomparsa, un sorriso privo di emozioni.

Non siamo poi tanto diversi.

Entrambi rifiutiamo le emozioni, le temiamo al di sopra di qualunque altra cosa, entrambi siamo travolti da esse.

- Mi devi far vedere lo smeraldo? –

Chiedi asciutta. Sorrido.

- Sei la persona più importante nell’Ordine, dopo lo sfregiato, Mezzosangue. –

Dico, un perfido sorrido sulle labbra violacee.

Non sono qui per quello invece.  Non solo, almeno.

Mi hai ingannato Mezzosangue.

Mi hai manovrato come un burattino nelle tue mani esperte, nascosta nell’ombra tiravi i tuoi fili argentati.

Hai fatto il doppio gioco con noi, Mezzosangue, noi, mangiatori di morte.

Questo non te lo possiamo perdonare, io per primo.

Tu pagherai per il tuo inganno, Mezzosangue.

Non arriverà nessuno in tuo aiuto questa volta, o No. Nessuno.

Non ci sarà nessuna lenticchia che morirà per te questa volta.

Non ci sarà nessuno sfregiato che ti permetterà di scappare.

Pagherai Mezzosangue, con la vita, s’intende.

Morirai Granger, oh sì, morirai.

Ringrazia che sia io a macchiarmi del tuo sangue: sarò veloce.

- Me lo aspettavo… -

Ridi innocente, una risata cristallina come può esserlo solo l’acqua alla sorgente di un fiume.

- Si dice sia uno spettacolo bellissimo, peccato lo si possa vedere una sola volta nella vita…. –

Sussurri, gli occhi rivolto verso le travi del tetto, sognanti.

Mi avvicino lentamente alla finestra aperta, il rimbombo dei miei passi tra le pareti è nitido e cupo, l’oscurità e il diluvio all’esterno.

I miei occhi sono due brillanti stelle d’acciaio, come quelle che compongono la costellazione di cui porto il nome.

- Mosmorde. –

Dico freddo, come privo di sentimenti.

La bacchetta puntata minacciosa contro il cielo burrascoso.                                   Un lampo verde intenso, poi un teschio si delinea sinistro sul manto notturno, un serpente smeraldo viene sputato dalla bocca del cranio, sinuoso e tetro.    

Ti guardo con le mie iridi, due schegge adamantine, gelide prigioni in cui morire.

Non ti batterai, lo so. Mi hai sfidato innumerevoli, sconfinate volte.

Ma non oggi. Non ora.

Ti senti sporca di sangue per tutti quelli che si sono sacrificati per te,  vero?  

No vuoi che questa strage continui, non è forse così?                                                                                                        

Per questo mi hai detto dove trovarti. Ne sono certo.

Sappi questo Mezzosangue: il tuo sacrificio sarà inutile.

- Sei pronta? –  

Chiedo; domanda stupida. C’è forse qualcuno pronto a morire? Non credo.             

I cosiddetti “Buoni” hanno troppa paura della morte, paura di abbandonare i propri cari, i propri amici.

I “Malvagi” non vogliono perdere tutto il potere acquistato solo per la morte, ne hanno il terrore allo stato puro. Forse per questo la spargono con tanta facilità…

Ma io cosa sono?

“Buono”?

“Malvagio”?

Forse entrambi.

Forse nessuno dei due.

- Procedi. –                                                                                                                       Mi dici sicura, fiera e orgogliosa come sempre, ma so che non sei pronta per morire, nessuno lo è. Mai.

Mi risveglio dal tepore dei miei pensieri.

Sorrido. Quanto siamo simili….

Orgogliosi, superbi, intelligenti, fieri e sicuri di noi stessi, delle nostre capacità.

Solo il sangue ci divide: il mio è oro liquido, il tuo fango sporco.

Ti punto al petto la bacchetta, un movimento calcolato e deciso, compiuto centinaia, forse migliaia di volte.

Le tue braccia stringono convulsamente la vestaglia, le gambe accavallate in una posa provocante non programmata ne desiderata.

Ma il viso rimane disteso e calmo, quasi sorridente, come se fosse una giornata luminosa di metà Aprile e in programma, ci fosse una visita a Hogsmeade, come quando eravamo a Hogwarts.

Ma ora non siamo a Hogwarts, ora non siamo a scuola.

Ora siamo in guerra. Tutto vale in guerra e  in amore, nessuna fottuta regola.

Quelle regole che hai rispettato con scrupolosità per sette lunghi anni, le stesse regole che io ho infranto dal mio primo ingresso al castello.

E’ così brutto non avere regole, Mezzosangue?

Essere liberi, volere nell’immenso azzurro del cielo come un rapace.

Spiegare le ali e librarsi in volo, il vento sferzante contro il viso, l’aria pura nei polmoni, i battiti del cuore resi frenetici dall’adrenalina presente nel sangue.

Essere liberi. Senza cancelli e serrature, senza pregiudizi o altro.

Ma noi siamo veramente liberi?

Non credo. Siamo in guerra.

Le parole all’ordine del giorno sono morte e distruzione, disperazione e schiavitù.

Schiavitù. Forse anch'io sono schiavo, chissà....

Addio, Mezzosangue.

- Avada… -

Addio Granger.

- Ci rivedremo presto… -

E’ un sussurro, ma lo sento  distintamente, mille gocce salate mi stuzzicano l’occhio, per poi cominciare a scendermi lente sulle guance incavate, mille piccoli serpenti di cristallo.

Sento la sua voce rimbombarmi sinistra nella mente.

Qualcuno mi chiederà: perché?

Perché?

Perché mi è stato ordinato.

E ancora: perché hai eseguito?

Perché la mia anima è nera, come questa notte che ha già il sapore di morte.

Perché il mio sangue è nero, come l’inchiostro.

Perché il mio sangue ribolle ogni secondo della mia vita.

Ribolle di rabbia, di frustrazione, di odio.

Perché, in fondo, io non sono un Malfoy.

Non lo sono mai stato. Non lo sarò mai.

Dei Malfoy ho solo il nome.

Dei Malfoy ho soltanto l’aspetto.

In fondo, io sono sempre stato, nient’altro che un Black.

- È una promessa. –

- …Kedavra. –

Qualcuno mi chiederà: cos’ hai provato? Cos’hai sentito?

Cos’ho provato?

Ho sentito il cuore squarciarsi.

L’anima mutilarsi.

La mia essenza annullarsi nell’abisso della consapevolezza.

Cos’ho sentito?

Morte nell’anima.

Addio Hermione.

Il resto è smeraldo.

CONTINUA…

Se vi è piaciuto questo prologo e/o se volete aiutarmi a perfezionare questa storia, vi prego di lasciare un commento.

Grazie di cuore,

The Dark Prince

 



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Capitolo 2
*** CAP. I: The beginning of a new era ***


Dark Soul

CAPITOLO I:

-The beginning of a new era –

 

Sono fermo, stringo in maniera scomposta la bacchetta nera inchiostro, le iridi fulgide, di quel colore argento fuso, scrutano truce il corpo sotto di me.

La bocca rosso come il sangue vivo è socchiusa, i denti bianchi neve si intravedono tra le labbra, sensuali e invitanti tuttora.

Gli occhi d’oro fuso sono aperti, ma opachi e vitrei, privi di vita.

Vita. Quella scintilla passionale che dona tutto, o forse, toglie tutto.

Quella fiamma impetuosa, ingovernabile da noi uomini….

Ingovernabile? Menzogna. Mi sono bastate due parole, e lì è tutto finito.

- Avada Kedavra. -

L’abito candido è perfetto, pulito e brillante, come lo era prima.

Ma prima, Lei era ancora viva….

Il corpo è rigido, i polmoni sono privi d’aria.

Ha esalato l’ultimo respiro, profondo come l’oceano infinito…

Il sangue stagnante nelle vene, il cuore ha scandito il suo ultimo battito.

Forte, intenso, come i suoi sguardi lanciati dalle sue iridi d’oro liquido…

Ora il corpo è inerte a terra, privo di vita.

E’ morta, l’ho uccisa Io.

E pensare che tutto è iniziato un po’ per scherzo, un po’ per gioco.

Scherzare a fare i grandi, i malvagi, quelli che hanno il potere e non hanno paura di usarlo.

Scherzare a fare i Mangiamorte.

Giocare a torturare, interrogare, uccidere…

Giocare a fare gli assassini.

Incominciai a capire solo a sedici anni, ma già allora era troppo tardi, già allora avevo già deciso, o meglio, avevano già deciso.

Io non ho mai avuto il controllo della mia vita, potevo far finta, potevo ignorare quel fatto, quel misero dettaglio, ma la verità era un’altra: erano loro a decidere, non io.

Già allora ero stato marchiato. Marchiato con i simbolo dei dannati.

Simbolo di odio e disperazione, di ambizione e rabbia.

Ricordo bene quel giorno, in cui feci il mio ingresso all’inferno.

Conobbi l’ombra e la paura quel giorno, il terrore nella sua forma più orribile.

Da allora il mio amico più fidato è stato il silenzio, la mia ombra è stata il dolore, le mie lacrime sangue, il mio nome stesso divenne sinonimo di morte.

Ricordo quel giorno…

 

BEGINNING MEMOIERS:

 

 Agosto 1996, Momentanea Dimora dell’Oscuro Sire.

 

E’ buio, la fioca luce proveniente dalle fiaccole appese ai muri non è sufficiente a rischiarare completamente l’ampio corridoio che sto percorrendo con passo marziale, ombre vengono proiettate sinistre sui muri di nero marmo, lugubri mani tese verso le tenebre, forme chiaroscuri che si muovono in un vano tentativo di riemergere.

Il gelido silenzio è rotto dal fruscio dal mantello che nero come l’inchiostro mi avvolge tetro, dal il mio respiro cavernoso che si condensa nell’aria.

Fa  freddo, sarà la presenza dei Dissennatori, essenze demoniache rifiutate dall’inferno stesso, avvolti in quei mantelli color acciaio e nero pece, anziani quanto il mondo, aspirano felicità e speranza, gioia e calore.

Quel freddo, quel gelo che penetra subdolo la cute, s’ infiltra come veleno nel sangue e nella carne, nelle ossa e nei tendini per poi arrivare al cuore e distruggerlo, divorarlo.

Continuo ad avanzare lento, i passi decisi rimbombano sinistri tra quelle mura di nero marmo, il soffitto inesistente, solo l’oscurità che famelica cancella ogni luce.

Giungo alla fine del corridoio, il cuore pulsa dolorosamente, sembra voler scoppiarmi in petto, mille gocce di sudore freddo mi colano sinuosi sul collo, sul capo umido.

Le mani mi tremano leggermente, i capelli color dell’oro lasciati liberi si incollano fastidiosamente alla fronte e al retro del collo.

Davanti a me si delinea un portone di ebano rinforzato con acciaio e altre leghe.

Decorato da scuri serpenti bronzei, sfumature di luce che  fluttuano nell’oscurità, sembrano muoversi sinuosi in questa fusione d’ombra e luce, gli occhi costituiti da opachi smeraldi.

Con uno sinistro suono acuto, i due battenti girano su se stessi, lasciandomi libero il cammino.

Oltre la soglia solo tenebra. Oltre la soglia solo silenzio.

Oltre la soglia l’inferno mi attende.

La varco.

 

*

 

L’oscurità regna sovrana, non riesco a vedere niente, ma sento la presenza di decine di uomini vicino a me.

Tendo le orecchie per captare qualsiasi rumore.

Crack.

E’ un attimo, i battenti si chiudono di scatto, un rumore cupo e tetro riecheggia per un attimo tra quelle mura di pietra.

- Malfoy Draco, è un piacere conoscerti. –

Sento una voce, no, un sibilo provenire da davanti, acuto, graffiante, gelido, sembra volermi toccare l’anima per poi squarciarla.

Sento un brivido scorrermi freddo sulla schiena, un tremito mi percorre pigro le membra.

Improvvisamente due luci appaiono come dal nulla, luccicando nelle tenebre, vermiglie come sangue vivo, vivide, due fulgide stelle il cui sapore sa di morte.

Sento soggezione allo stato puro, terrore mi invade famelico la mente, panico penetra  velenoso nel cuore.

Quasi nel medesimo istante, decine di fuochi color smeraldo si accendono ai lati della sala, divampando impetuose e rivelandone la formazione circolare.

Decine e decine di uomini sono fermi ai lati della sala, statue scolpite nel marmo grezzo.

Maschere demoniache, color di questa nera notte, coprono il loro viso, riflettendo sinistre la luce smeraldo delle fiamme, mantelli dello stesso cupo colore avvolgono tetri i loro corpi,  i guanti in pelle color inchiostro non lasciano scorgere nemmeno un l’ambo di pelle.

Demoni provenienti dall’inferno, l’unica ragione di vita è obbedire al loro Maestro.

Immobili, come privi di vita. Non scorgo i loro occhi, ma sento i loro sguardi sul mio viso come marchi infuocati.

In fondo, un trono in cristallo nero si leva maestoso, seduto su di esso il mio Signore.

Magro e slanciato, una vestaglia nera gli ricopre lugubre il corpo, le mani bianche sono appoggiate inerte sui braccioli, le lunghe dita picchiettano pigre sul cristallo, ma questo non è niente.

Sento l’ennesimo brivido attraversarmi vile la schiena quando sposto lo sguardo delle mie iridi adamantine sul viso.

Più bianco di un teschio, il naso piatto, quasi assente, come quello di un serpente, le labbra di un violaceo tenue arricciate in una smorfia sprezzante, i capelli completamente assenti, infine loro: due brillanti stelle scarlatte, come sangue appena versato, l’inferno stesso  rinchiuso in quei globi di fuoco e fiamme, le pupille verticali come quelle di un gatto, color nero abisso, due cupe fessure in cui morire, che si allargano e si restringono a ogni battito cardiaco.

Rabbrividisco. Mi inginocchio di scatto, subito dopo aver incrociato quello sguardo color rubino.

- Per me è un onore conoscervi, mio Sire. –

La mia voce risuona flebile, gracchiante come il verso di un corvo.

- Draco Malfoy, sei stato portato in questo luogo per divenire un mio seguace, un vittorioso in questa era cupa. –

Ancora quel sibilo graffiante e gelido, ancora il brivido che mi percorre vile la schiena.

Questa è una pausa di pochi istanti, ma mi paiono secoli.

Il capo chino in segno di sottomissione, non oso incontrare nuovamente quelle iridi vermiglie; non posso vederlo, ma immagino il ghigno compiaciuto delineato sul volto di quell’ uomo, o meglio, di quell’ essere.

- Ma questo, impone dei doveri. –

Solito sibilo graffiante, lo sento alzarsi dal cupo scranno su cui era seduto, i suoi passi rimbombano tetri sulla pietra nuda, felpati come quelli di un ghepardo.

- Giuri, Draco, di servirmi fedelmente, finche morte non ti colga? -

Inspiro, so di commettere lo sbaglio più grande della mia vita, ma non ci posso fare niente: o questo o la morte.

Come diceva quello scrittore babbano? Ah sì: Se sbagliando si impara, lasciatemi sbagliare.

E Io sbaglio.

Sento la pulsazione del mio cuore farsi dolorosa, l’ultimo battito da uomo libero.

Ho in mano il foglio della mia condanna a morte.

- Lo giuro. -

Due parole, un marchio impresso a fuoco nella mia anima, nella mia mente.

La mia voce è  roca e gracchiante, ma rimane decisa, ferma.

Lo sento avanzare deciso verso la mia posizione, il fruscio della vestaglia mi pare il suono più tetro che abbia mai sentito.

- Giuri di obbedirmi in ogni mio volere, per il resto dell’eternità? –

Espiro, un tremito mi percorre famelico, il cuore a mille.

Prendo in mano la piuma d’oca, avvicino il calamaio.

Socchiudo tremante gli occhi.

- Lo giuro. –

Sento lo sguardo di tutti su di me; tremo. Lui è di fronte a me.

- Fuori il braccio. –

Non ho bisogno di chiedere quale braccio tendere, ispiro violentemente un’altra volta, un brivido mi percorre nuovamente.

O questo, o la morte, Draco.

Questo l’unico pensiero in mente.

Tendo il braccio sinistro, me lo sento artigliare dalla sua mano ossuta, il contatto mi disgusta, un freddo innaturale si espande per l’intera cute.

Tremo nuovamente.

Intingo la piuma nel calamaio, il foglio attende di essere firmato.

Sento il movimento della bacchetta nell’aria, poi la manica del mio abito si lacera violentemente, come strappata da artigli animali.

Chiudo di scatto gli occhi, li stringo fino a farmeli dolere.

Sento il contatto del mio braccio con la punta della bacchetta, un sussurro incomprensibile proviene dal Lui.

Appoggio la piuma sul foglio.

Poi, solo dolore, si espande per tutto l’arto, fiamme mi pervadono la carne, gelo si diffonde per l’intera cute, il sangue all’interno delle vene si ghiaccia, sento gli organi come avvolti da impetuose fiamme scarlatte, ma non urlo, non mi lascio sfuggire nemmeno un gemito;  mille spilli arroventati disegnano sulla mia pelle un disegno ben preciso: un teschio, rosso come sangue, dalla sua bocca esce un serpente sinuoso, come una lingua,  i movimenti ancestrali, i suoi occhi color smeraldo intenso, luccicanti, traboccanti di malignità.

Mi sembra di morire. Il cuore manca un battito, dimentico di respirare per pochi secondi. Infine, come tutto è iniziato, tutto finisce.

Stringo ancora gli occhi, vorrei urlare ma mi trattengo.

Poi sento un sibilo, acuto, graffiante, gelido.

- Ora alzati, mio fedele Mangiamorte. –

La mia condanna a morte è stata firmata.

 

END MEMOIERS.

 

 

I ricordi mi passano davanti agli occhi, fotogramma per fotogramma.

Mille serpenti di cristallo continuano a scendermi imperterriti sulle guance, chiudo di scatto gli occhi.

Sento il marchio sotto la stoffa pulsarmi dolorosamente, come fuoco, in modo di ricordarmi della sua esistenza, della mia dannazione.

Quel giorno mi dannai per l’eternità.  Quel giorno divenni un assassino.

Ricordo quale fu il suo primo incarico per me:

- Uccidi quel babbanofilo di Albus Silente. –

Ricordo la nota di crudele divertimento nella sua voce, i suoi occhi rosso Tiziano luccicanti nell’ombra, il ghigno stampato su quel volto bianco come la neve, le sue dita affusolate che tamburellavano pigre sui braccioli, le fiamme dei fuochi smeraldo che danzavano frenetiche illuminando la mia maschera nera e il suo viso serpentino. Quel disgusto che mi saliva dal profondo dell’anima, i miei occhi illuminati dall’odio e dal disprezzo.

Forse, fu quella la mia vera condanna a morte. Forse.

Ero sicuro di non potercela fare, ero soltanto un ragazzo presuntuoso e arrogante, pieno di sé, certo, ma avevo soltanto un marchio impresso sulla carne per volere altrui.

Il simbolo dei dannati, il marchio delle tenebre.

Guardo nuovamente il cadavere sotto di me, un rivolo di sangue vermiglio esce lento dalle labbra carnose, sento rabbia montarmi in petto, disgusto per me stesso provenire dall’antro in cui è custodito gelosamente il mio cuore di ghiaccio.

Ma poi contro ogni previsione, riuscì nell’incarico, mi ricordo ancora quel giorno, il giorno in cui divenni il favorito dell’Oscuro Sire, il giorno che vide calare la stella più luminose di tutte oltre l’orizzonte, quella stella azzurra che si spense come tante altre prima di lei, lei che era la più fulgida e brillante in questo manto notturno così cupo e tetro.

Il giorno che vide cadere oltre il velo mortale la figura di Albus Silente.

E fui io a spingerlo.

 

BEGGINING MEMOIERS:

 

Giugno 1997, Parco della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

 

 Corro giù dalle scale ansimando, il cuore in petto a mille, i miei respiri sempre più corti, mi sembra di avere improvvisamente dei polmoni troppo piccoli.

Corro, i muscoli delle gambe protestano, mi fanno tremendamente male, ma li ignoro.

I miei occhi adamantini scrutano torvi il parco, il mio viso pallido e consunto è  illuminato dalla luce smeraldo del Marchio Nero, che brilla fulgido nel manto notturno blu scuro, coperto  le numerose nubi di un tetro nero inchiostro, le stelle oscurate da quella dirompente luce verdastra.

Mi manca il fiato, la vista è annebbiata, ma poi una figura, la figura che sto cercando mi salta all’occhio.

Un uomo ossuto si muove arrancando nell’ombra verso la mia direzione; un sorriso privo di gioia si delinea sul mio viso magro, una luce verde intenso illumina i miei occhi color argento fuso.

Sono stanco, il combattimento contro l’Ordine è stato estremamente faticoso, però almeno ho ultimato il lavoro di mia zia.

Un sadico e cinico sorriso si delinea sulle mie labbra violacee.

I Paciock sono finalmente finiti, hanno avuto il meritato castigo per essere traditori del loro sangue, il loro rampollo giace ora a terra, con occhi opachi e vitrei, morto.

E’ stato inebriante, è stato un attimo, non ho neanche riflettuto, mi ha sbarrato la strada e ho fatto la cosa più ovvia.

“Avada Kedavra.”

Quella luce smeraldo è stupenda, la sensazione dell’adrenalina che ti scorre nel sangue è

fantastica. Il fremito che precede le due parole magiche è unico.
Sono momenti indimenticabili, sono i momenti in cui mi sento vivo.
Giocare a fare Dio. Il messia di verità proprie. Perché io ho sempre ragione.

Continuo a correre, l’uomo comincia a delinearsi: una barba fluente color panna gli scende fino alle gambe, la tunica color porpora risalta nel nero della notte, gli occhiali a mezzaluna fanno intravedere i due fulgidi zaffiri al posto degli occhi.

Albus Silente.

- Expelliarmus

Urlo, un ruggito animalesco che spacca il freddo silenzio della notte.

Vedo con gioia la bacchetta alzarsi in aria, volare nell’aria fredda della notte e svanire nelle tenebre notturne. Lo raggiungo, per poi scrutarlo truce.

- Chi altro c’è? –

Chiedo ansimando, la bacchetta stretta in mano: sono sicuro di aver visto un’altra ombra.

- Buonasera, Draco. –

Non risponde, sento la sua voce penetrante cercare di colpirmi, affilata come la lama d una spada, più tagliente di essa, intensa come la luce emanata dal Marchio alle mie spalle.

Mi metto all’erta, meglio essere diffidenti, soprattutto con lui.

- Chi altro c’è? –

Chiedo nuovamente con voce gelida, spostando lo sguardo torvo sullo spazio circostante, ma non vedo nessuno, solo ombra.

- E’ la stessa domanda che potrei porre io. O agisci da solo? –

Solita voce intensa e penetrante, mi mette in agitazione.

Riporto lo sguardo delle mie iridi d’acciaio sul preside.

- No –

Rispondo, un perfido ghigno delineato in volto.

- Ci sono i Mangiamorte nella sua scuola, stanotte. –

Lo scruto torvo, un bagliore sinistro nei miei occhi.

- Molto bene. –

 Sta impazzendo?

Cioè, non ha bacchetta, io sì, lo voglio uccidere e mi dice “Molto bene”?

- Molto bene davvero, Draco. –

Mi guarda con le sue iridi di zaffiro che sono riuscito a evitare fino ad ora, ma adesso incrociamo gli sguardi.

Tremo. Fuoco purificatore nelle iridi.

Color del ghiaccio perenne, due iceberg contro cui scontrarsi per poi inevitabilmente affondare, scintille dorate in quei occhi color zaffiro intenso, gli sguardi penetranti e intensi, addirittura più della voce.

- Scusa la curiosità, ora dove sono? –

Chiede pacato, odio quella maschera di perfezione appoggiata sul suo viso ossuto.

- Sono dentro –

Rispondo scontroso, rabbia mista a paura nella mia mente, nel mio cuore.

-  Hanno trovato la sua Guardia, ma presto saranno qui. -

Sorrido sadico.

- Io li ho anticipati, ho una missione da svolgere. –

- Bè, allora devi sbrigarti caro ragazzo. –

La sua voce piena di dolcezza mi disgusta, mi nausea.

Mi trema la mano, ma mi impongo di rimanere razionale, deciso.

Il silenzio è rotto dalle urla provenienti dalla battaglia alle mie spalle, le ignoro.

Gli punto al petto la bacchetta, gocce di sudore mi imperlano la fronte e il dorso della mano, continuo a tremare come una voglia secca in balia del vento.

I minuti passano scanditi dai nostri respiri, ma non mi decido a pronunciare le due parole.

- Draco, tu non sei un assassino. –

Che ne sa lui?

Che ne sa di me?

- Che ne sai tu? –

Do voce hai miei pensieri, il tono rabbioso e roco, quasi gracchiante.

- Non sai di cosa sono capace! –

Urlo con foga, accecato dalla paura e dalla rabbia.

- Tu non sai che cosa ho fatto! -

- Invece sì. –

La sua voce mite mi irrita, sono in balia degli eventi, sabbia nel vento.

- E’ tutto l’anno che cerchi di uccidermi, e devo dire che ci sono stati momenti in cui non sono stato sicuro che… -

 - Zitto! -

Urlo come una bestia, mosso dalle emozioni.

Una nuova esplosione alle mie spalle, fuoco nell’aria, non vi faccio caso.

Improvvisamente dei passi risuonano frenetici sulle scale di pietra alle mie spalle.

Quattro Mangiamorte, incappucciati di nero si dispongono dietro di me, sento i loro sguardi sul capo, fuoco sulla pelle, i respiri resi affannosi dalla corsa.

- Silente in trappola! –

Uno dei Mangiamorte esulta, ghignando compiaciuto, gli occhi azzurri brillanti nell’oscurità della notte.

- Silente solo! Silente disarmato! Ben fatto Draco, ben fatto! –

Mi elogia, sento il petto riempirsi d’orgoglio, la paura scompare come se non fosse mai esistita, dissipata come nebbia al sopragiungere di Elios, la rabbia si impossessa del mio cuore, l’odio della mia mente.

- Buonasera, Amycus. –

La voce gentile di Silente è provocante, mi suscita disgusto, ribrezzo.

- E hai portato pure Alecto … incantevole... -

Si rivolge alla seconda figura incappucciata, dalla quale si leva una risata fredda, gelida, estremamente acuta e chiaramente femminile.

- Speri che queste battutine ti salvino sul letto di morte? –

Lo deride Alecto, gli occhi d’ebano luccicanti di divertimento nelle tenebre notturne.

Sorrido pure io, senza una ragione apparente, come di riflesso.

- Battutine? –

Chiede irritante Albus, i suoi occhi di ghiaccio ci trafiggono come due lame affilate, la sua voce penetrante provoca un tremito in tutti noi.

- No, queste sono buona maniere. –

- Fallo! –

Il terzo uomo, grosso e robusto, mi urla addosso, come un animale, la sua voce è cupa e brutale, un grugnito animalesco.

- Fallo ora, Draco! –

- Tu, Fenrir? -

Chiede con un sorriso sulle labbra Silente, lo trafiggo sul capo con le mie iridi adamantine.

- Proprio io Silente… -

Risponde Fenrir con la sua voce cupa.

- Contento di vedermi? –

Chiede brutale, fiamme dei suoi occhi neri pece.

L’iride fusa con la pupilla in un abisso il cui sapore è amaro.

- Non posso dire di esserlo… -

Lo trafigge con i due zaffiri incastonati nelle orbite, Fenrir pare arretrare di qualche passo.

- Non mi perderei una gita a Hogwarts per nulla al mondo, lo dovresti sapere –

Si riprende, me è chiara la sua paura, il suo terrore, la voce è gracchiante e roca.

- Così tante gole da squarciare… -

La sua voce è un latrato animalesco, provo nuovamente  ribrezzo quando  la grossa lingua rosea passata sulle labbra vermiglie.

- Chissà, potrei averti come dessert… -

- No –

La voce di Amycus è limpida e chiara, al contrario degli occhi.

- Lo deve fare Draco. –

Sposta lo sguardo su di me, mi scruta con i suoi occhi azzurri come il cielo autunnale,

opachi ma decisi, fermi come la voce.

-  Sbrigati. –

Mi dice aspro e duro.

Sposto lo sguardo nuovamente su Silente, tendo minaccioso la bacchetta al petto.

Sento il rumore di passi affrettati alle mie spalle.

- Ah, Severus! –

Ma la voce di Alecto è sempre così irritante?

Acuta, troppo acuta, decisamente.

- Vieni non vorrai perderti lo spettacolo, vero? –

Piton avanza, più pallido di un teschio, i capelli nero inchiostro perennemente unticci appiccicati al collo e alla fronte, i suoi occhi d’ebano mi guardano con timore, terrore?

Certo, non vuole privarsi della gloria. Ma la gloria sarà soltanto mia.

- Avada…. –

Urlo, tutti i miei sentimenti esplodono con violenza, rabbia, odio, disperazione e solitudine, il mio viso consunto illuminato dalla luce color smeraldo andatosi a formare sulla punta della bacchetta, i miei occhi d’acciaio  brillanti e fulgidi più di mille stelle, un riflesso verdastro dona loro un tocco sinistro e lugubre.

Vedo comparire orrore misto a terrore sul viso di Silente, gli occhi si sgranano, si illuminano per un attimo di una luce intensa, color blu scuro come questa notte, il colorito del viso diviene pallido, la bocca semiaperta da cui esce un gemito strozzato.

Il viso di Severus è più bianco di un cencio, le labbra violacee arricciate in una espressione d’orrore.

Il viso di tutti gli altri esprime solo gioia e sadico divertimento.

Una smorfia di disgusto e disprezzo si delinea sul mio viso, d’odio e rabbia.

- …Kedavra. –

Un serpente smeraldo si avventa sul preside, avvolgendolo nelle sue verdi spire mortali, il corpo viene scaraventato a pochi metri di distanza, per un istante rimane sospeso sotto il teschio lucente, per poi cadere con un cupo tonfo a terra, come una bambola di pezza.

Gli occhi ancora sgranati dall’orrore sono vacui e vitrei, senza espressioni. La bocca ancora aperta, le membra rigide in una posizione innaturale.

Il petto si alza per un’ultima volta, per poi abbassarsi, per sempre.

Il sangue si ferma placido nelle vene, i polmoni privi d’aria.

Una stella azzurra come uno zaffiro si spegne improvvisamente nel cielo, la sua luce si affievolisce, si inabissa oltre l’orizzonte, come a chinar il capo dinanzi al Marchio Nero che fulgido brilla ancora, imperioso.

- Ben fatto Draco –

Sento la voce di Severus tremante alle mie spalle, le urla di gioia degli altri.

- Ora andiamo. –

Avanzo verso il cancello, un unico pensiero in testa: sono il nuovi favorito dell’Oscuro Signore.

 

END MEMORIERS

 

“Fu stata una notte orribile, da dimenticare.

Il Marchio brillò vittorioso in questa notte, la stella scese oltre l’orizzonte, sconfitta.

L’ anima di Malfoy mutilata da due parole che risuonano fragorose nella mente, da una  lampo verde nel nero del cielo.

L’illusione di una pace già scheggiata andata in frantumi.

Lo specchio è caduto, dietro solo ombra.

Solo una fiammella di speranza rischiara queste tenebre, un giovane fuoco costituito da tre parole, da un nome: Harry James Potter.

Da prima di tutto da una persona, da un cuore, da un’anima.

Tutti sembrano dimenticarsi di queste cose…

Ma cosa può fare questo lieve bagliore contro le ombre che si annidano al suo stesso interno, senza che lui stesso lo sappia?

Cosa possiamo fare per aiutarlo? Io cosa posso fare?

Non poterlo aiutare mi ferisce dentro, mi strazia l’anima.

Perché nessuno si è accorto che sotto la corazza rosso-oro si annida un cuore per metà verde-argento?

Perché nessuno si è accorto che l’erede di Serpeverde vive in due anime?

Perché nessuno si è accorto, che Harry è in parte malvagio?

Neppure io, che lo conosco da tanti anni…

Eppure quello scintillio negli occhi è sempre stato là, quel bagliore rossastro nelle iridi c’è da quando lo conosco…

Come ho fatto a non accorgermi, non lo so neanche ora…

Forse dopotutto, non saranno le tenebre a ghermirlo…

….forse sarà lui a sceglierle.

Ridicolo.

Assurdo.

Nessuno si è accorto, che forse in Gran Bretagna risiedono due Sovrani delle tenebre.

-  Nessuno può vivere se l’altro sopravvive -

Perché forse in questo mondo non c’è spazio per due Signori Oscuri.”

 

25 Dicembre 1997
Frammenti del Diario.
G. J. H.

Una nuova era cominciò quella notte.
Se in meglio o in peggio, dipende dai punti di vista.

CONTINUA...

Vi invito a lasciate un commento se vi è piaciuta o se avete dubbi o critiche, grazie.
Ringrazio per i commenti nello scorso capitolo:

Juju210:
Grazie per i complimenti, come hai visto, la storia non è finita e a mio parere sarà piuttosto lunga e intricata. Ringraziando ancora per i complimenti ricevuti, ti prego di lasciare un commento anche per questo capitolo, forse troppo lungo.

Kattiva:
Grazie infinite per i complimenti. Un pò sadica lo sei, te lo riconosco. Commenta anche questo capitolo!

Salazar:
Ecco a te il continuo! Spero sia all'altezza del primo e che non sia troppo lungo. Ti ringrazio per i complienti e ti invito a lasciare un commento!

CissYMalfoY:
Ti ringrazio per i complimenti, sperando che questo capitolo ti sia piaciuto, ti prego di lasciare un commento!

Frafave:
Ti ringrazio per i complimenti, eccoti il secondo capitolo, ti è piaciuto? Commenta!

Katta83:
Eccoti il continuo! Ti è piaciuto? E' troppo lungo? Commenta!!

Lady: Ti ringrazio per i complementi! Non ti pare di esagerare? Grazie ancora!

Aspettate il terzo capitolo, e vedrete un Harry Potter come non l'avete mai visto!
Ve lo assicura un Principe Oscuro!

By
The Dark Prince


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Capitolo 3
*** CAP. II: Angelo Decaduto ***


ATTENZIONE: 

Dopo l'ennesima rilettura di questo capitolo, ho pensato che, se una persona non avesse i mio stesso cervello malato le verrebbe leggermente difficile seguire i salti temporali sui quali questa storia gioca molto. 
Quindi: i primi due capitoli, dove Draco uccide Hermione, corre l'anno 1999 ed è circa Novembre (con ovvia eccezione dei flash-back in cui indico la data precisa).

In questo capitolo, il protagonista non è Draco, benchè sia il secondo personaggio in ordine d'importanza, ma Harry, anche lui narrerà in prima persona e ho aggiunto l'vvertimento OCC proprio per questo Harry che, come noterete immediatamente, è completamente diverso da quello dipinto da J.K. Rowling. Corre anche in questo caso l'anno 1999 ma è circa Luglio, quindi ogni avvenimento (per le persona da ricoverare: con ovvia eccezione dei flash-back) avviene cinque mesi prima di quelli avvenuti nei precedenti capitoli, quindi, Hermione è viva e vegeta.

Posso portare la vostra attenzione al "salto" tra un flash-back e l'altro: il primo: "Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda"; il secondo: "31 Luglio 1997, Casa Weasley" quindi ogni azione avviene circa due mesi prima dal primo flash-back; poi si ritorna al primo flash.back che era stato interrotto dal secondo ricordo quindi ci ritroviamo nuovamente (Anno, mese, giorno, ora) in "Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda" ( Per i ritardati mentali: due mesi dopo il secondo flash-back); infine c'è l'ultimo e inedito ricordo: "11 Settembre 1997, Grimmauld Place n. 12, Londra" quindi un mese dopo il secondo flash-back e un mese prima del primo.
Tra parentesi: tra un flash-back e l'altro si ritorna al Luglio 1999 e i pensieri narrati in prima persona sono sempre di Hatty Potter

Sperando di essere stato il più chiaro possibile (per chi avesse anch'ora dubbi lo invito a inviarmi un e-mail), vi lascio a...

Dark Soul

 
CAPITOLO II:

- Angelo Decaduto  -

 

L’oscurità mi circonda, mi avvolge in un tetro manto, di quel colore cupo e lugubre, ma così magnifico ai miei occhi torbidi.

Seduto su uno scranno di pietra lucida, osservo silenziosamente la sala che mi sta di fronte, fiocamente illuminata dalla flebile luce cremisi delle torce appese ai muri bianchi, simboli di una purezza che da tempo non risiede nella mia anima.

Da quanto la speranza nei miei occhi si è spenta?

Troppo esposta alla gelida brezza della vita. 

Forse la speranza ha abbandonato il mio spirito, ma il suo colore, torbido o adamantino a seconda delle mie emozioni, rende le mie iridi fari in queste tenebre.

Fari di morte e disperazione.

E pensare che un tempo davo la caccia a tiranni e assassini, luce verde nei miei occhi, ancora puri e candidi, quando ero ancora un ragazzo.

Mai avrei pensato di divenire come loro.

Forse addirittura peggio.

Tiranno, despota, Oscuro Signore; quale pazzo avrebbe mai dato questi appellativi al salvatore del mondo magico?

Nessuno, o almeno, nessuno fino a pochi anni fa.

D’altra parte, quale sentimento oltre l’odio può alloggiare nell’animo di un ragazzo, di un fanciullo, che non ha potuto tracciare la propria via?

Di un bambino il cui destino è stato deciso prima della sua nascita, la cui esistenza è stata sopravvivere, mai vivere, scappare da qualcosa di indefinito, ma sempre presente.

Fuggire dalla vita, perché fa paura.

Un rumore cupo e intenso riecheggia un attimo nella sala sprofondata nella penombra, in cui forme chiaroscuri che si muovono in un vano tentativo di riemergere: qualcuno ha bussato alla porta infondo alla sala.

I demoni bussano prima di entrare nell’antro del Diavolo.

Mentre le torce si trasformano lentamente in bracieri da cui si diffonde un bagliore rossastro, la mia voce risuona gelida tra quelle mura candide, che di solo orrore e disperazione sono mute testimone.

- Entra. –

Un sussurro detto a fior di labbra, un sibilo serpentino che risuona come un ordine urlato a squarciagola.

La porta in ebano si apre lentamente mentre i cardini stridono acuti, lasciando entrare nuova luce che rischiara maggiormente la sala.

La figura di un giovane si delinea sull’ingresso, capelli color dell’oro che cascano soffici come seta sulle spalle robuste, avvolto in mantello nero come l’oscurità che ci circonda, occhi d’acciaio che illuminano al pari dei miei la sala; occhi freddi, gelidi, nessuna emozione in quelle iridi in cui nebbia e ghiaccio si fondono in un perpetuo intreccio tra odio e solitudine.

Si narra che il suo cuore sia di pietra. Personalmente, ne dubito.

Si richiude veloce la porta massiccia alle spalle mentre la tenue luce dei bracieri rivela gli zigomi alti, la carnagione diafana, quasi cadaverica e le labbra fini come le peggiori della lame.

Serpe…

Raggiunge ad ampie falcate il centro della sala, senza accennare a inchinarsi.

Brutto difetto, la superbia.

D’altra parte, uno Slytherin non si inginocchierà mai a un Gryffindor.

Verde contro rosso. Argento contro oro. La Serpe contro il Grifone. 

La sfida più antica di tutte…

Mentre le mie iridi smeraldo seguono ogni suo movimento e la mia mente cerca di penetrare il muro che ostruisce il flusso dei suoi pensieri, mi affronta a testa alta mentre un ghigno sprezzante si delinea beffardo sulle labbra ben disegnate.

Sorrido soddisfatto quando scalfisco la barriera di cristallo che nasconde le sue intenzioni.

Non commetterò l’errore del buon vecchio Voldemort. Nessun Severus Piton mi condurrà man nella mano sul patibolo.

Lui si è salvato solo per una coincidenza, per me potrebbe essere diverso.

- Mio Signore

Quanta melliflua arroganza nascosta ad arte nella sua voce, capo alzato mentre incatena le mie iridi adamantine con le sue prive di qualsiasi emozione.

Mi sfida, come ogni volta. E so che lo farà fino alla fine.  Di tutto.

Le vecchie abitudini sono difficili da abbandonare.

- Malfoy –

Lo saluto freddo e distante mentre giocherello distrattamente con la bacchetta nelle mie dita affusolate.

- I Lovegood sono stati trucidati, stanotte -

La voce priva di qualsiasi inclinazione, neutra. Sorrido cinico nell’ombra.

Alcuni mi hanno chiesto: Draco Malfoy ha un cuore? Io negavo. E sbagliavo.

- Molto bene –

Una famiglia d’intralcio in meno. Una famiglia con idee pericolose, in meno.

- Sei riuscito a entrare in contatto con i Lestrange?-

Chiedo distrattamente, un lampo vittorioso attraversa velocemente le sue iridi d’acciaio: conosce l’importanza dell’informazione.

- Bellatrix è irremovibile, non ci seguirà mai. Invece per Rodolphus la cosa è diversa: è stanco di lavorare allo strenuo per un Signore da cui non riceve mai elogi per il lavoro ben fatto. –

- Ricordargli le mie promesse di potere e denaro –

Sarebbe una pedina vincente all’interno della scacchiera.

Un alfiere capace di introdursi senza difficoltà nelle linee nemiche.

- Già fatto, Mio Signore

Troppa ironia nelle ultime due parole, mentre le sue iridi luccicano nell’ombra, fiamme d’ira divampano nelle mie.

 - Altri acquisti? –

Chiedo con voce impassibile.

Rinchiudere il proprio cuore in una cassa e scaraventarla negli abissi marini.

- Mcnair ha scelto di divenire una spia per nostro conto; i Weasley stanno decidendo: non approvano i nostri metodi ma odiano Voldemort –

Vedo il suo viso deformarsi in una smorfia di ribrezzo al nome dei Weasley: una famiglia di rinnegati lo resterà per sempre.

- Per quanto riguarda Mcnair, assicurati che non ci stia ingannando e usa tutta la legimanzia in tuo possesso. Per i Weasley me ne occupo Io –

Con me o contro di me. Non ci sono alternative.

E’ il bivio in cui tutti i maghi prima o poi incontrano.

- Come vuole. Posso definirmi congedato? –

Non so se il peccato peggiore di Malfoy è la vanità o l’ arroganza.

Di sicuro entrambi lo porteranno sull’orlo di un abisso.

E io non sarò lì per tendergli una mano.

- Abbassa il capo ogni tanto, Malfoy. Una mattina ti potresti svegliare e accorgerti di non averlo più –

Nota ironica nella mia voce, apro la porta d’uscita con un gentile cenno della mano.

- Non si preoccupi. –

Si allontana ad ampie falcate verso la porta mentre la sua voce risuona fredda come al solito in queste mura.

- Ora devo andare: i Paciock attendono –

- Ti sarà difficile penetrare al San Mungo? –

Chiedo senza interesse: conosco già la risposta.

- No di certo –

Nella scacchiera Malfoy è la pedina più importante di tutte.

Io, d’altra parte, sono il giocatore.

- E per quanto riguarda, lei? –

Velo la mia curiosità con un tono rabbioso, voce di serpente esce dalle labbra.

- Siamo sulle sue tracce –

E’ meno bravo a nascondere l’apprensione nella voce.

- Bene Malfoy. Ricordati di esercitarti nell’Occlumanzia: sei la mia spia più utile. –

Una spia alla reggia dell’Oscuro Sire.

Alcune tattiche di Albus erano veramente eccezionali.

- Sarà fatto. Per quanto dovrò restare da lui? –

Non ti piace inchinarti al suo sguardo rubino, Malfoy?

Non ti piace baciargli la vestaglia nera pece?

Non eri forse tu che vantavi a scuola il tuo prossimo avvenire di Mangiamorte?

- Finche il suo sangue Slytherin non colorerà le mie suole di scarlatto –

Finche mi sarai utile. Dopo anche tu farai la stessa fine.

Nella maniera più orribile e dolorosa che conosco.

- Come vuole. –

- Bene Malfoy, ora và.-

E lasciami solo, lasciami ricordare…

Lasciami affogare nei ricordi di un tempo che non tornerà più…

 

BEGGINING MEMORIERS:

 

Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda

 

La luce argentata della luna si specchia nelle mie iridi color smeraldo, illuminando il mio viso magro e la stanza altrimenti affogata nelle tenebre.

Sento il ticchettio ripetitivo di gocce che cadono sul pavimento in pietra, un suono acuto e sinistro, acqua d’argento che cade sulla pietra grigia, con il solo destino di poi infrangersi e dividersi in miriadi di schegge trasparenti, un suono che mi ipnotizza, mi imprigiona.

Sono seduto al contrario su una sedia di nocciolo finemente intagliata, la casacca color dell’oro aderisce perfettamente al petto, sottili filamenti color del sangue la rendono adatta al Re di Gryffindor; le maniche cremisi mettono

in risalto i muscoli degli avambracci, mentre i pantaloni quelli delle gambe.

Sono seduto e semplicemente, penso.

Penso a questa folle e stupida guerra, che è sulle mie spalle da solo un mese, ma già mi risulta impossibile pensare a una vittoria.

Forse le mie spalle sono troppo piccole, troppo fragili.

Perché?

Perché siamo pochi. Loro sono molti.

Ma basta reclutare uomini. Quante volte mi sono ripetuto queste parole?

Perché non siamo organizzati. Loro sì.

Si può rimediare, dopotutto. L’ho mai pensato veramente?

Perché non sono un buon capo. L’Oscuro Sire sì.

E’ tutta esperienza, con il tempo lo diverrò anch’io.

Ma quante persone moriranno nel frattempo?

Perché siamo deboli. Loro sono forti.

Le tenebre che soffocano la nostra luce di speranza.

Semplice, elementare.

La guerra non è semplice, non lo sarà mai…

E attaccano, di continuo.

Troppo spesso.

Assalti rapidi, brutali, sanguinosi, perfetti.

Troppo perfetti.

Oh sì, perché di sangue ne è colato in abbondanza.

Forse troppo.

Scarlatto, vischioso, di quel sapore metallico ma così sensuale, non mi stupirei se l’erba si colorasse di vermiglio e non solo dopo una battaglia, non solo al crepuscolo, ma se lo rimanesse per sempre.

Non mi stupirei affatto. Ma cosa mi stupirebbe ormai?

In quanti sono morti? Ho perso il conto settimane fa…

In verità non lo voglio neanche sapere.

Per cosa? Cos’ abbiamo ottenuto? Nulla, stringiamo solo fumo nelle nostre mani.

Questo mi suscita ira, questo colora le mie iridi del colore del sangue.

Come le sue…

Ira, rabbia, un manto rubino che scende sinuoso sui sensi, annebbia la vista, inebetisce le funzioni mentali.

Un lampo verde, poi il corpo cade a terra.

Quante volte questa procedura è avvenuta sotto i miei occhi?

Quante vite non ho saputo salvare?

Quanti occhi si sono chiusi per l’ultima volta senza che io intervenissi?

Troppe, decisamente troppe volte, ma ogni volta fa male come se fosse la prima.

E so che lo farà per sempre.

Un dolore lancinante all’altezza del petto, affilate schegge di ghiaccio che vanno a conficcarsi ciniche nel buio antro che custodisce il mio cuore ferito.

Ma ho ancora un cuore? Ne dubito.

Poi nuovamente ira e rabbia, altri lampi verdi, altri corpi che cadono a terra, ma questa volta è la mia bacchetta a lanciare l’anatema.

E’ mia la gioia. E’ mio quel sadico e perverso divertimento.

E sento la mia anima mutilarsi, squarciata ferocemente da gelide lame. Un’anima divenuta nera come l’inchiostro, un’anima che ha assunto la nobiltà caratteristica del colore in cui è naufragata inesorabilmente, giorno dopo giorno.

Vita dopo vita.

Omicidio dopo omicidio.

Ricordo quando tutto iniziò, la prima ferita nella mia anima, nel mio cuore, quella più profonda di tutte, quella che non si rimarginerà mai, la prima di una lunga serie…

 

END MEMORIERS

 

Lo ricordo anch’ora oggi quel giorno.

Non lo dimenticherò mai, perché se un tempo c’era anche amore nel mio cuore, quel giorno lo persi, per sempre.

 

BEGGINING MEMORIERS:

 

31 Luglio 1997, Casa Weasley.

 

- Avada Kedavra! –

Una voce fredda alle mie spalle, sadica e cinica, risuona nitida nel frastuono di questo inferno che chiamiamo battaglia.

Un lampo verde, poi una gelida brezza mi sfiora maligna il viso, per poi continuare imperterrita sorpassandomi, ignorandomi, accompagnando in una macabra danza quella luce di smeraldo, facendo chinare il capo all’erba codarda.

Tremo.

Vedo quel perfido serpente che si avventa sulla propria vittima, l’avvolge subdolo nelle sue spire oscure, scaraventandola a terra; per un attimo rimane sospesa nel nero del cielo, come trattenuta da invisibili  fili argentati, sotto la luce argentata della luna intagliata fredda nel manto notturno, per poi cadere al suolo, inerte.

Così muore Ginevra Weasley, sotto i miei occhi. I boccoli ramati le sfiorano dolcemente il viso, accompagnandola nel suo ultimo viaggio; gli occhi sgranati dalla sorpresa si illuminano per un attimo, come una candela che prima della fine sprigiona un ultima, intensa, fiammata, gli occhi di Ginny splendono di una luce propria, prima di virare nel nero placido della fine. Il colorito diviene improvvisamente  pallido, le labbra violacee, la temperatura si abbassa, il cuore batte per un’ultima volta, infine, cade a terra, come lasciatosi andare in un pacifico sonno, ma so che non si sveglierà mai più.

Mi volto in tempo per vedere il corpo stramazzare al suolo, il vestito sporco di fanghiglia e sangue non del tutto rappreso, il viso coperto da lividi violacei;  disperazione invade il mio cuore, rabbia la mia mente.

Ginny…

Mi giro per vedere l’assassino e lo trovo, la bacchetta ancora alzata, un ghigno sprezzante sul viso privi di maschere.

Che tu possa essere lambito dalle fiamme dell’inferno.

Sento le lacrime premermi per uscire, le trattengo.

Punto la bacchetta, non penso, l’ira mi annebbia i sensi, offusca la ragione.

La disperazione non mi concede di vedere un domani, per me c’è solo un orrendo presente, e spero che finisca presto.

Semplicemente, parlo. Due parole intrise di dolore infinito, luce vermiglia nel verde intenso dei miei occhi.

- Avada Kedavra! –

La voce resa strozzata dal pianto trattenuto a stento, la mano che mi trema dal terrore, poi, è smeraldo.

Un serpente esce impetuoso dalla bacchetta nera, gigantesco, maestoso, il Re dei serpenti, ricoperto da scaglie fulgide di un verde intenso e scuro, gli occhi che oscillano tra il rosso del sangue e il giallo tenue dell’alba.

Si avventa famelico contro il Mangiamorte con le fauci spalancate, inghiottendolo.

Lo vedo avvolgerlo nelle sue spire mortali, ricoprirlo con un verde manto, per poi scaraventarlo a terra, senza l’alito della vita.

E ne gioisco, un sadico divertimento che non credevo di poter provare; in lontananza mi sembra di udire lo sfrigolio di una lama che si abbassa veloce a squarciarmi l’anima, ma potrebbe essere stata solo la mia immaginazione.

Ma in cuor mio so che non è così.

Si dice che la vendetta deve essere un piatto gustato freddo, ma non è il mio caso.

L’ennesimo lampo rosso mi sorvola, andando a infrangersi sul muro della casa, in un’esplosione di scintille color rubino; mi giro velocemente, la bacchetta alzata e nuovamente, parlo.

- Avada Kedavra! –

Due parole, una lama, un’anima.

La mia anima. Spaccata, mutilata. Per sempre.

Sangue scarlatto nelle mie iridi smeraldo.

Luce verde nel nero del cielo.

 

END MEMORIERS:

 

Quante vite ho visto spirare davanti hai miei occhi torbidi?

Forse centinaia, forse migliaia.

Quante anime ho strappato dai loro involucri mortali?

Ho perso il conto troppo tempo fa…

 

BEGGINING MEMORIERS

 

Ottobre 1997, Potter Manor, Irlanda

 

Ginny…

Fragile giglio rosso nelle mie mani, non ho saputo proteggerti, non ho saputo salvarti. Doveva essere una sera di festa, fu solo una notte di lutto.

Mi dispiace, ma le mie scuse non ti riporteranno in vita.

Gelide lacrime il cui sapore sa di sconfitta mi rigano il viso consunto, le iridi di un verde brillante luccicano d’ira e disperazione nell’ombra della notte, la sclera iniettata da fini rami cremisi.

Piango, da quanto non lo facevo? Da quanto devo portare questa maschera di freddo marmo sul mio viso? Sembrare deciso, perfetto, potente

- Non esistono il  bene o il  male, esiste solo il potere e quelli troppo deboli per averlo.-

A volte penso che abbia ragione, forse ha sempre avuto ragione…

Ma è giusto che tanti innocenti vengano uccisi come bestiame al macello?

No, di questo sono sicuro. Ci fosse almeno una ragione valida…

Sono Mezzosangue, e allora? Anche mia madre lo era.

E anche lei è morta. E io sono divenuto orfano, e ho sofferto.

Troppo per una sola esistenza.

Ma non è forse per colpa della guerra che tutti muoiono, che tutti soffrono?

Forse se smettessimo di combattere…

Un rumore secco mi permette di riemergere dal tepore dei miei pensieri: qualcuno ha bussato alla porta.

Mi asciugo velocemente le lacrime, ripongo la maschera di liscio e freddo marmo sul viso.

L’apparenza prima di tutto.

Vado ad aprire l’anta in ciliegio.

Giro lentamente il pomello d’acciaio, come ad allontanare il momento in cui vedrò l’esterno, in cui sarò costretto a tornare alla fredda realtà.

Apro la porta, una luce accecante mi impedisce di vedere, le pupille allargate allo spasimo; dopo poco inizio a visualizzare l’immagine che mi sta di fronte: davanti a me Ronald sfodera un sorriso smagliante che si scontra con la mia espressione che da tempo è perennemente cupa; i suoi occhi azzurri, splendendo di una luce fulgida, incrociano le mie iridi smeraldo che sembrano voler incatenare il prossimo al mio gelido inferno personale.

- Harry! Vieni giù che la mamma ha preparato l’arrosto! –

Il tono troppo allegro, gli occhi troppo vividi, il sorriso evidentemente forzato.

Perché fingi, Ron?

Perché fai finta che nulla sia successo?

Ginny è morta, non possiamo ignorarlo.

E’ colpa mia e lo sai pure tu. Non l’ho saputa proteggere ma l’ho saputa uccidere, seppur non direttamente.

Nasconditi pure dietro quella maschera di allegria, se non altro forse è meno pesante da portare rispetto alla mia.

Lo spero per te, amico mio.

- Arrivo. –

La mia voce è un lieve sussurro capace di scatenare una burrasca, cupa e decisa, affilato pugnale capace dei più orrendi crimini.

Mi sorridi nuovamente, ti volti e scendi quasi di corsa le scale in marmo lucente, come ignorando l’atmosfera tetra e lugubre che da settimane aleggia come arsenico nell’aria.

Nasconditi Ron, sogna, perché la realtà sta uccidendo entrambi, ma io non ho il diritto di rifugiarmi in un mondo immaginario.

Sconterò la mia pena fino alla fine, nulla sarà troppo.

Nulla.

Perché nulla sarà come prima.

Inizio a scendere anch’io la scalinata, fulminando con il mio sguardo adamantino quadri ed elfi domestici.

Le ampie vetrate lasciano filtrare la luce argentata della luna a falce…

Una lama pronta a mozzarci la testa al nostro più piccolo errore.

… il rumore dei miei passi risuona cupo e tetro, un grande lampadario laccato d’oro, appeso al soffitto ricoperto di affreschi raffigurati cieli autunnali e primaverili, illumina lo spazio di una luce dorata.

E’ bella Potter Manor.

Non c’è che dire…

Un antico castello trasformato nell’abitazione di una delle più importanti famiglie purosangue.

Sangue puro, oro allo stato liquido.

Alcuni dicono così. Forse è vero.

E’ mia di diritto, ultimo discendente dei Potter; di certo la preferisco alla residenza dei Black, troppo cupa.

Troppo intrisa di ricordi, di visi, di sguardi.

Ma visto cosa ci ha portato qui, avrei preferito rimanere a Grimmauld Place.

Non ci sono dubbi…

 

END MEMORIERS:

 

Lo penso anch’ora?

Sì, senza timore posso dirlo.

Perché quella notte morì definitivamente Harry Potter.

Cosa nacque, non lo so neppure io.

E sinceramente, ne ebbi paura per molto tempo, prima di accettarlo.

 

BEGGINING MEMORIERS:

 

11 Settembre 1997, Grimmauld Place n. 12, Londra.

 

Un boato in lontananza mi strappa bruscamente dalle pacifiche braccia di Morfeo.

Cerco a tastoni gli occhiali; sento indistinte urla provenire dal piano inferiore, frammenti di suoni e voci che si mescolano senza apparente significato; infilo velocemente le lenti, salto giù dal letto con la bacchetta stretta saldamente in mano; mi  concedo pochi secondi per guardare fuori dalla finestra incrostata, dove Selene brillando imperiosa nel manto notturno mi regala un sorriso ambiguo, a metà tra un ghigno perfido e un sorriso rassicurante, per poi precipitarmi quasi di corsa alla porta e aprendola di scatto.

Ora le urla sono più alte e stridule; un nuovo boato scuote l’abitazione e le urla si fanno laceranti per i miei timpani, continuo a correre ma non vedo nessuno.

- Harry!. –

 Mi giro di scatto, la bacchetta puntata minacciosa sulla persona che mi sta di fronte,  ma vedo solo Hermione, ancora in vestaglia da notte, che sta correndo con fiato corto verso di me.

- Hermione! Si può sapere che sta succedendo?!. –

Le urlo, forse con voce troppo alta, mentre vedo, non senza scintille di rabbia e preoccupazione negli occhi,  vari tagli e scottature si tutto il suo corpo.

- I Mangiamorte, Harry! Non hai visto?!. –

La vedo indicare con una mano la finestra che dà sulla strada babbana, sposto veloce lo sguardo delle mie iridi verdi su questa: sbianco. Nel cielo si intaglia maligno il Marchio Nero, abbagliante nella sua luce color smeraldo intenso.

- Dove sono?. –

Mi limito a chiedere con voce resa bassa dall’ira, le mie iridi smeraldo colorate di un rossastro tenue.

La vedo prendere bruscamente fiato, come a decidere se deve dirmelo o no, la mano che regge la bacchetta escoriata e coperta da sangue raggrumato, la fulmino con il più maligno dei miei sguardi, il verde delle mie iridi sembra volerle estorcere l’anima, le fiamme al loro interno ridurla in polvere al più piccolo errore, intanto preoccupazione e rabbia si mescolano in un nuovo torbido sentimento: l’Odio.

Odio verso i Mangiamorte che ci attaccano.

Odio verso Voldemort che ha scatenato questa futile guerra.

Odio verso Hermione che non vuole parlare.

- Sotto –

Dice poi, con un fil di voce, bisbiglio detto a labbra strette.

- Nell’ingresso –

Aggiunge poi, mentre già di corsa mi precipito alle scale; raggiungo in poco tempo il posto in cui si sta svolgendo il combattimento: il terrore mi invade le membra.

Vedo il massiccio portone di Grimmauld Place a terra, fuoriuscito dai cardini che l’avevano tenuto in sede per secoli, le fiamme lambiscono fameliche il legno con cui  è stato costruito, le ante spaccate in più punti bruciano lentamente, cercando di ritardare il loro ultimo destino e illuminando lievemente la sala dove è calata l’ombra.

Scintille e lampi colorati rischiarano debolmente la stanza, le urla alte e tonanti; uomini ammantati di nero, con maschere di morte in volto svolgono una battaglia impari contro l’Ordine che inesorabilmente soccombe macchiando di scarlatto il pavimento in pietra.

A terra vari corpi, di entrambi gli schieramenti, giacciano senza vita, calpestati da suole sporche del loro sangue ormai raggrumato.

Per un attimo vedo Ronald battersi contro due Mangiamorte che grazie alla superiorità numerica, stanno avendo decisamente  le meglio; punto la bacchetta contro uno dei due: potrei colpire Ron, uccidendolo, ma il gioco vale la candela.

- Avada Kedavra! –

Urlo, il viso illuminato debolmente dalla luce verde andatosi a formare sulla punta della bacchetta; chiudo di scatto gli occhi quanto sento l’ormai familiare sfrigolio della lama che si abbassa a colpire; quando li riapro, vedo un Mangiamorte guardare tra l’orrendo e il sconvolto il cadavere del compare, mentre Ronald mi regala un sorriso, muto ringraziamento fraterno, per poi colpire con uno schiantesimo l’assassino che non gli presta più attenzione.

Scendo di corsa le scale andando in contro a un mangiatore di morte che sta duellando con Fred e George, ma non mi fermo nemmeno e sorrido cinico quando sento le sue urla mentre il corpo viene consumato da sadiche fiamme.

- Hey, sfregiato! –

Mi sento chiamare da una voce troppo conosciuta, da un tono arrogante che troppe volte mi sono sentito rivolgere.

Mi volto di scatto, puntando velocemente la bacchetta contro Draco Malfoy.

“Stupeficium!”

Un lampo vermiglio si infrange contro lo scudo creato dal Principe di Slytherin.

- Come siamo suscettibili, stasera. Ti manca forse qualcuno? -

Mi sorride cinico mentre l’ira monta nel mio cuore, la disperazione nella mia mente; continua a sorridermi maligno mentre incatena le mie iridi smeraldo con le sue d’acciaio.

Un lampo argenteo esplode dalla mia bacchetta cercando di infrangere la difesa di Malfoy, ma lui lo evita facilmente facendo un rapido passo a sinistra.

- Come sei prevedibile, Potter -

Muove appena la bacchetta e mi ritrovo a saltare all’indietro mentre la piastrella su cui ero in piedi esplode in miriadi di schegge.

- Pure tu, amico mio. –

Gli rispondo con la voce più  amabile che conosco, le iridi che brillano mentre dimentico la battaglia per concentrarmi sul mio singolo duello.

“ Espulso!”

Un lampo colorato sfreccia veloce verso il mio nemico, mentre evito all’ultimo momento un incantesimo di pietrificazione venuto da chi sa dove.

- Ridicolo –

Sussurra, per poi formare un sortilegio scudo con la bacchetta e rispedirmi il mio stesso incantesimo; faccio appena in tempo a scartare su un lato e pensare velocemente a un incantesimo che un'altra maledizione di dubbia provenienza mi sfiora l’orecchio.

“Incendio!”

Una fiammata scarlatta agguanta il fisico di Malfoy ma lui continua a ridere, cinicamente.

- Ma come..? –

Non finisco di parlare che salto velocemente sulla sinistra per evitare un cruciatus.

- Incantesimo Feddafiamma, Potter. –

Dice lui, rispondendo alla domanda rimasta in sospeso.

“Sectusempra!”

Muovo violentemente la bacchetta a mo’ di spada in direzione di Malfoy.

- Protego Horribilis! Non di nuovo, sfregiato! -

La maledizione viene annullata, mentre socchiudo gli occhi fino a ridurli a fessure smeraldo, fulgide luci nelle tenebre.

- Avada Kedavra! –

Riapro gli occhi in tempo per vederlo scartare agilmente di lato e darsi una spinta in avanti con un piede e cercare di schiantarmi, ridendo.

- Ora sì che le cose si fanno interessanti! La mia posta in gioco preferita: la vita! –

- Qualcuno ti ha mai detto che sei pazzo, Malfaret? –

Dico di rimando, mentre lo schiantesimo va ad infrangersi alle mie spalle.

- Alcuni –

Risponde, gli occhi si illuminano mentre la luce degli incantesimi si riflette nelle iridi di ghiaccio e il vento provocato dalla battaglia gli scompiglia i capelli color dell’oro.

- Altri hanno detto che sono un Dio –

Continua, mentre evito un anatema che uccide per un soffio e scarto velocemente sulla destra lasciando sorrido mentre che lo schiantesimo di Malfoy colpisca qualcun altro.

- E chi aderisce alla tua stravagante religione, furetto? –

Sorrido mentre sento la sfida farsi interessante, molto interessante.

E pericolosa.

- In vero, davvero pochi, ma sai, il livello intellettuale della razza magica sta decisamente calando –

Il mio levicorpus viene annullato, mentre con abilità che non sapevo di possedere faccio una capriola all’indietro, evitando un sectusempra mirato alla mia trachea.

- Ma cosa vuoi farci, continuando a mischiarsi con i babbani e ibridi  è una cosa inevitabile -

Ride, mentre l’ennesimo incantesimo lanciato da chi sa chi gli sfiora maligno il mento.

- Piuttosto, Potter –

Mi sorride maligno mentre schianta con un lieve cenno di bacchetta George che aveva cercato di colpirlo alle spalle.

- Come speri di sconfiggere l’Oscuri Sire, se io ti metto in difficoltà? –

- Così –

Gli rispondo, mentre mi avvicino incauto lanciando un anatema che uccide.

- Folle! L’Oscuro Sire può distruggere una città con un cenno di bacchetta! –

Scarta di lato svitando la maledizione e cercando di aggirarmi, lancia lo stesso incantesimo alla mia sinistra.

- Forse sarò folle, ma almeno non sarò mai schiavo! –

Evito la maledizione e cerco di schiantarlo.

- Tu sarai sempre schiavo del destino che ti è stato imposto da una profezia, Potter! –

Crea un sortilegio Scudo e mi rilancia l’incantesimo, ma un pensiero mi colpisce con intensità, tuono che spacca l’uniformità della natura, pugnale affilato che penetra la mia mente: ha ragione.

Sono schiavo, lo sarò per sempre.

Schiavo del destino.

Schiavo di me stesso, forse. Ma schiavo.

Schiavo di un nome, di tre parole.

Harry James Potter.

Macchia che ai miei occhi si equivale a quella che ha il mio avversario sul avambraccio sinistro.

Io non voglio essere Harry Potter.

Un desiderio irrealizzabile, ma si affaccia lo stesso in cima hai miei pensieri.

Ha ragione. Draco Lucius Malfoy ha ragione.

“Esatto, Potter”

La sua voce risuona flautata nella mente mentre alzo lo sguardo incrociando in una battaglia di fuoco e ghiaccio il suo sguardo di metallo.

“Io ho sempre ragione”

Cerco di chiudere la mente ma il suo potere in materia è nettamente superiore.

Troppo tardi mi accorgo del lampo rubino che si sta avvicinando.

“ Ricordatelo: Sempre “

L’incantesimo colpisce con forza il petto e mi strappa un gemito soffocato quando, una volta esaurita la stoffa, il calore dell’incantesimo lambisce la mia pelle ambrata.

“ Aspetta con ansia il nostro prossimo duello. “

Lo vedi ghignare malevolo mentre con un brusco  cenno di bacchetta fa crollare il lampadario di cristallo in un’esplosione di miriadi di schegge trasparenti.

“Ma cerca di essere più preparato: non sarò più così generoso”

Mi saluta con un cenno di mano mentre ingaggia un combattimento contro Hermione.

“Stupido Legimens”

Il resto è la lugubre tenebra e il glaciale silenzio.

 

END MEMORIERS

 

Un tempo di cui non serbo memoria, quando anch’ora ero un ragazzo che andava a scuola, qualcuno mi ha chiamato Angelo di Speranza.

Se io ero un Angelo, ora le mie ali non brillano più.

[Appesantite da troppe colpe]

Hanno perso il loro candore per tingersi di nero.

[Giorno dopo giorno. Vita dopo vita. Omicidio dopo omicidio]

I miei occhi di speranza, sono divenuti sinonimo di disperazione.

[Troppe volte il colore della morte si è specchiato al loro interno]

Non più degno di rimanere nell’alto dei cieli, sono stato spedito all’inferno.

[Ma questo è successo al mio primo anno di vita]

Disilluso troppe volte, lo specchio dietro il quale mi nascondevo è caduto.

[Mi hanno mentito, mi hanno ferito, mi hanno ritenuto indegno]

Dietro quello specchio, solo odio.

[Abbraccia l’ombra, quando non hai più luce]

Una volta ero un Angelo.

Ora, precipitato da troppo tempo all’inferno, non sono altro che un Angelo Decaduto.

CONTINUA...

Ringrazio tantissimo per i commenti allo scorso capitolo Juju210, Salazar, Ida, Lady, Eretic, Demon e Tom O. Riddle e mi scuso profondamente di non ringraziarli uno per uno ma vado di fretta, perciò i ringraziamenti li posterò tra qualche giorno. 
Mi scuso anch'ora!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come lo è stato per me scriverlo e vi invito (vi supplico)  di lasciarmi un commento (dove magari inserite eventuali errori oppure mi fate notare imprecisioni nella trama) e ringraziando tutti, vi auguro un buon week-end!

By
The Dark Prince

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