L’abbazia
risplendeva nella notte illuminata dalla luce dei lampioni, l’imponente edificio
gotico aveva un’aria antica, misteriosa, quasi spettrale.
Luna fissò la
facciata principale, lo stupore stampato sul volto, non poteva credere che dei
semplici esseri umani avessero potuto creare una cosa così bella, così
eterna.
-
E’ meravigliosa, gotica vero?- sussurrò Ginevra che di
architettura babbana sapeva qualcosa.
-
Si – confermò la riccia guardandola con affetto – Una delle
più imponenti chiese mai costruite da mano umana, è alta circa trenta metri lo
sapevate?-
-
No, sai
Hermy? E’ la prima volta che vengo a Londra, cioè papa mi aveva sempre
promesso che mi ci avrebbe portato un giorno ma poi…. Bè si insomma è successo
quel che è successo- Luna distolse lo sguardo dalle amiche e lo posò nuovamente
sull’edificio, cercando di scacciare quel senso di solitudine che l’aveva
improvvisamente colta.
Ginevra le appoggiò
teneramente una mano sulla spalla quindi volgendosi verso la riccia le domandò
da dove sarebbero entrate, domanda più che legittima visto che ogni accesso
all’Abbazia pareva serrato, le fu pragmaticamente ricordato da Hermione che
avevano imparato a smaterializzarsi a 17 anni perché loro sapevano usare una
cosa chiamata “magia”.
La battuta smorzò la
tensione e parve rasserenare gli animi.
L’interno della
chiesa era buio e incredibilmente grande, se non ci fosse stata Hermione a
guidare il gruppo probabilmente si sarebbero perse.
-
Hermy tu sai dove andare vero? – chiese luna
titubante
-
Si Luna –
-
Anche perché sennò io andavo a sbattere contro una statua –
ironizzò Ginny che dieci minuti prima aveva davvero rischiato di spaccarsi il
naso volando addosso alla tomba di un tale chiamato Charles Dikens, che aveva
poi scoperto essere uno degli scrittori preferiti dell’amica… ovviamente
babbano.
-
E dove stiamo andando di preciso? –
-
Alla tomba di Sir Isaac Newton. –
-
Sir Isaac
Newpool? E’ l’inventore di un nuovo tipo di piscine?-
-
Newton, Luna, Newton è uno scienziato –
-
E come fai a sapere che ti aspetta lì?-
-
Oh bè quando stavamo insieme siamo venuti a Londra un paio
di volte, i miei abitano ad Hyde Parck così andavamo a trovarli spesso –
Hermione iniziò a raccontare del passato nei suoi occhi brillava una luce che da
molto tempo si era spenta, nel vederla la piccola Weasley sorrise. L’ex
grifondoro non se ne accorse impegnata com’era a ricordare. – Tutte le volte che
ci davamo appuntamento qui, era davanti alla tomba di Newton, so che verrà lì, e
noi lì saremo ad aspettarlo-
La tomba dorata
riluceva alla fievole luce delle bacchette delle ragazze che sedute di fronte di
essa aspettavano in silenzio.
All’improvviso si
sentì un rumore sordo come di qualcosa che si spezza e dei passi, Luna si stupì
di come si udissero distintamente quei passi nella chiesa vuota, in un attimo
tre bacchette erano state tirate fuori pronte per essere usate.
Poi la voce, calda,
famigliare, amata, una voce che nessuna delle tre udiva più da circa tre anni,
la voce di Harry Potter, il bambino sopravvissuto.
-
Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani
generis decus –
-
“Si rallegrino i mortali perché è esistito un tale e così
grande onore del genere umano” sapevo che sareste tornati – sussurrò Hermione
con le lacrime agli occhi –Lo sapevo- esclamò prima di gettarsi tra le braccia
di Harry e di Ron che l’accolsero con il sorriso sulle labbra e l’espressione di
chi dopo un lungo periodo di sofferenze riscopre il significato della felicità.
Nessuno di loro tre
avrebbe mai scordato quell’abbraccio, il primo abbraccio dopo tre lunghi anni,
un abbraccio che conteneva in se una molteplicità di significati differenti,
affetto, parole non dette, dolore, perdita, amore.
Quando erano mancati
a Harry gli abbracci di Hermione, le sue battutine pungenti, il suo sorriso,
quanto era mancato a Ron il suo sapere sempre ogni cosa, la sua voglia di dare
il meglio, il suo affetto e la sua fiducia in lui, quanto era mancato a Hermione
il sorriso sbarazzino di Ron, le sue uscite totalmente prive di tatto,
l’abbraccio di Harry, il suo odore, i suoi baci.
Sì fu l’abbraccio
più intenso della loro vita, il primo dopo un lungo periodo di abbandono, dolore
e sofferenza ma fu anche l’ultimo per loro.
L’ultimo prima della
separazione, l’ultimo che Hermione riusciva a ricordare.
Perché fu in quel
momento che con un lampo di luce verde si scatenò l’inferno.
-Bene bene bene- una
voce fredda, glaciale, tetra, una voce che tutti conoscevano e temevano.
Lucius Abraxas
Malfoy da dietro una colonna puntava la sua bacchetta sul gruppo.
Fu un attimo, ad
Hermione basto meno di un secondo per pensare a cosa andava fatto.
Si frappose a scudo
tra Harry, Ron e i mangiamorte che erano sopraggiunti iniziando a lanciare
schiantesimi a chiunque cercasse di avvicinarsi.
-
Scappate! Ora!-
-
No Herm ce ne andiamo insieme- le urlò Ron gettandola a
terra e prevenendo così una morte prematura dell’amica.
-
Io non mi chiamo Harry Potter e non ho passato con lui gli
ultimi tre anni, se muoio io non cambierà nulla ma se dovesse succedere qualcosa
a uno di voi due allora non potrete proseguire nella ricerca, non potrete
fermare lui – adesso anche Harry si era avvicinato – Io ve lo prometto qualunque
cosa succede io non morirò, resterò ad aspettarvi, non importa dove sarò, con
chi, ma vi aspetterò e quando tornerete vi aiuterò ad ultimare
l’incantesimo-
-
Hermione presto – la voce di Luna rannicchiata a dieci metri
da loro li riscosse, avevano bisogno di una copertura e ne avevano bisogno
subito.
-
Andate ora!- urlo Hermione prima di lanciarsi al fianco di
Ginevra che fece una smorfia che poteva assomigliare a un sorriso o a un “perché
sono qui e non tra le braccia del mio quasi eterno amore?”
-
Stupeficium!- la rossa colpì in pieno uno dei nemici, il più
vicino al nascondiglio dei due ragazzi che ne approfittarono per
smaterializzarsi senza farsi notare.
Lucius cominciava a
stufarsi di quel giochetto, punto primo gli era stato ordinato di portare a
Malfoy Manor i prigionieri vivi e lui odiava non poter usare l’Avada Kedavra,
secondo gli era stato proibito di ferire fisicamente una qualsiasi delle ragazze
anche la “sudicia babbana” perché poi ancora non lo capiva e terzo Bellatrix, che non voleva scomodarsi se
non poteva usare almeno una maledizione, invece di aiutare si stava limando le
unghie.
Il tutto sarebbe
anche potuto apparire divertente se non fosse per il fatto che sia Avery che
Nott erano stati schiantati da tre ragazzine che avrebbero potuto facilmente
essere le loro figlie; senza contare che stavano distruggendo una delle poche
opere d’arte babbane che lui non disprezzasse.
-
E pensare che non mi pagano neanche per questo lavoro-
sibilò a denti stretti dopo avere lanciato l’ennesimo schiantesimo in direzione
della Lovegood che tra tutte era la più esposta.
Fu un attimo nemmeno
lui se ne rese conto finchè il fumo dell’esplosione non si diradò.
Il suo incantesimo
quello di McNair e quello rivolto a loro della Granger si erano scontrati
esplodendo e coinvolgendo nell’esplosione tutto ciò che si trovava nel raggio di
due metri.
Hermione
approfittando dello scompiglio creatosi si getto su Luna semisvenuta e la
trascino vicino a sè e Ginny, poi si rivolse alla rossa:
-
Porta via Luna, adesso, io vi raggiungo subito, vi copro le
spalle!-
-
Hermione io non ti lascio qui-
-
Tranquilla Gin sono sempre la migliore ricordi- le sorrise
la riccia facendole l’occhiolino
Ginevra sorrise a
sua volta, quindi stringendo a sé Luna si smaterializzò.
Hermione si preparò
a seguirle, provò a smaterializzarsi anche lei ma un dolore acuto alla gamba
glielo impedì.
E fu allora che si
accorse di essere ferita, si
accorse di avere fatto un enorme errore di calcolo che le sarebbe costato
qualcosa di molto più prezioso che una O ai mago.
Tra la nebbia e il
fumo che si diradavano la consapevolezza di essere in trappola la travolse come
un fiume in piena: non aveva scampo alcuno.
E fu come in sogno
che sentì un dolore lacerante al petto e l’ultima cosa che vide prima di
crollare a terra priva di sensi fu il volto vittorioso di Malfoy senior che
sorrideva beffardo.
Freddo.
Aveva freddo e
paura.
Sollevò piano le
palpebre ma non vide nulla, all’inizio pensò di essere diventata cieca, poi si
rese conto che era solo buio.
Cercò di orientarsi,
di capire dove si trovasse ma non un raggio di luce filtrava in quella stanza
umida e puzzolente.
Quasi
sicuramente era un sotterraneo, lei odiava i sotterranei, le ricordavano
Hogwarts o meglio le serpi che si aggiravano a scuola.
Cercò di alzarsi
salvo scoprire di essere stata legata alla parete tramite pesanti catene,
probabilmente tenute insieme da un qualche incantesimo di magia oscura.
Quella situazione
l’avrebbe fatta impazzire, Hermione Jane Granger aveva sempre odiato non avere
il pieno controllo della situazione e soprattutto del suo corpo.
Cercò di ricordarsi
come fosse finita lì dentro ma una vocina proveniente da qualche parte del suo
cervello le rammentò che era svenuta in seguito ad uno schiantesimo di Lucius
Malfoy.
Il primo pensiero di
Hermione fu “quel maledetto bastardo” seguito subito dopo da “sono nella merda”.
Pensiero che
effettivamente rispecchiava la sua situazione attuale.
Era chiusa in una
stanza buia, legata e con probabilmente un paio di coste rotte e di lì a poco
sarebbe arrivato qualche mangiamorte della cricca di Voldemort a farla secca.
Si Hermione, davvero
un’idea brillante fare scappare Ginny e Luna da sole.
Stava ancora
maledicendo la sua stupidità quando la porta della stanza si aprì e, insieme a
una luce accecante entrarono nella stanza tre persone.
Fu come se tutto
l’ossigeno fosse stato risucchiato via dai suoi polmoni, mai, mai in tutta la
sua vita si era ritrovata di fronte ad un uomo che sapesse incutere così tanto
timore e rispetto insieme.
Eppure egli stava lì
di fronte a lei con la sua pelle candida e gli occhi rossi che la fissavano come
a leggerle l’anima.
E Hermione si rese
conto di quale fosse la reale portata del compito di Harry, di quel compito di
cui lei si era sobbarcata una parte, capì perché il bambino sopravvissuto era
considerato un eroe, capì perché quegli uomini che lei aveva sempre disprezzato
lo seguissero senza esitare, capì cosa fosse la vera forza e la vera paura.
Capì tante cose in
quel momento la piccola Grifoncina e come ipnotizzata non riuscì a non guardare
il Lord Oscuro.
Fu la sua voce,
fredda come una lama di ghiaccio a riscuoterla.
-
Bene, bene, bene chi abbiamo qui? L’amichetta sanguesporco
di Harry Potter-
Hermione distolse
finalmente lo sguardo accorgendosi dei due uomini che l’accompagnavano, uomini
che lei conosceva molto bene.
Il primo le era noto
per essere un gran bastardo, padre del suo incubo peggiore, nonché l’uomo che le
aveva rotto le coste: Lucius Malfoy.
Il secondo invece le
era conosciuto per ben altri motivi, Severus Snape, colui che era stato il suo
insegnante di pozioni per sette stramaledettissimi anni.
-
Ho saputo da Lucius che hai creato non pochi problemi questa
notte – continuò Tom Ridde avvicinandosi pericolosamente al suo
volto.
Hermione non lo
guardò, non rispose, non avrebbe parlato, non avrebbe tradito i suoi amici.
Fu Lucius a prendere
la parola al suo posto.
-
Ha ragione mio Signore, questa mocciosa è dannatamente
potente per la sua età. E’ solo colpa sua se Potter e il suo amico straccione ci
sono sfuggiti –
-
Ronald non è uno straccione- sibilò Hermione a denti stretti
guardando Malfoy con astio palese.
-
Mi correggo straccione e babbanofilo-
-
Malfoy se non fossi legata ti leverei quel tuo sorriso
bastardo dalla faccia, e ti assicuro che mi pregherai in ginocchio di
ucciderti!-
-
Oh mia cara ma sarai tu a pregare di venire uccisa- le
sussurrò Lord Voldemort riprendendo la parola – Sai, Bella si diverte a usare le
maledizioni senza perdono…. A meno che tu non sappia qualcosa che possa aiutarmi
–
Hermione guardò con
odio e disgusto quell’essere viscido che le stava di fronte.
-
Io non so nulla e anche se sapessi qualcosa non ve lo direi
mai. Preferisco morire che tradire i miei amici!-
-
Si si questo le fa onore signorina Granger ma come al solito
si dimostra stupida- Severus Snape parlò per la prima volta e la sua voce era
più dura del solito, più fredda di quanto Hermione ricordasse.
-
Stupida Grifondoro, morire per onore- Malfoy scoppiò a
ridere quindi dopo avere rivolto un leggero inchino al suo signore uscì seguito
da Severus.
-
Magari Bella ti farà cambiare idea piccola sanguesporco- le
sussurrò Tom prima di scomparire dietro la porta.
Hermione non avrebbe
mai scordato il dolore che provò in quei giorni di infinite torture.
Dire che Bellatrix
Black Lestrange era pazza era un eufemismo, quella donna non era pazza, no era
perfettamente lucida e questo rendeva, se possibile, le sue azioni ancora più
tremende.
Godeva nel sentirla
urlare, nel vederla contorcersi sotto i suoi cruciatus.
Fu in quel periodo
di dolore e terrore che Hermione sperimentò la vera disperazione, da quel giorno
potè dire di avere conosciuto l’orrore della tortura, della pazzia, della
guerra.
Di giorno veniva
torturata a sangue e di notte le veniva somministrata da Snape una pozione
medicamentosa per sanarle le ferite in modo tale che non potesse morire di
dolore.
Poi una mattina la
sua carceriera dalla belle di alabastro e la bocca del colore delle rose si
stufò di usare la bacchetta.
-
Proviamo a usare la frusta piccola sanguesporco, vediamo se
riesci a non urlare-
Ancora adesso sulla
sua schiena si potevano notare i segni di quelle giornate infernali, le sembrò
davvero di essere precipitata nell’Ade, non dormiva più, il dolore era troppo
intenso, non mangiava più, voleva solo morire, e fu allora, alla fine del terzo
mese di prigionia, che Lord Voldemort tornò da lei, questa volta però per
ucciderla.
-
Signorina Granger sia grata al cielo che oggi sono di buon
umore, ho deciso di farle un regalo-
Hermione alzò il
viso sporco di sangue raggrumato e polvere e lo guardò arrogante.
-
Mi farà fare un bagno?-
-
No mia cara, le concederò una morte veloce e più o meno
indolore- quindi rivolgendosi al suo seguito di mangiamorte – Inizi dunque
l’esecuzione di Hermione Granger, qualcuno di vuoi ha da dire
qualcosa?-
E fu allora che la
speranza tornò a brillare più intensa che mai, tornò a splendere tramite la voce
di Severus Snape.
-
Io reclamo questa donna come mia-
Se i suoi compagni
mangiamorte apparvero stupiti Lord Voldemort non lo fu più di tanto, conosceva
Severus da anni e sapeva che i suoi gusti in fatto di donne erano
discutibili.
-
Severus i tuoi gusti in fatto di donne sono sempre
orribili-
-
Ne sono consapevole mio signore-
-
Molto bene e come hai intenzione di fare per tenerla legata
a te? A noi?-
-
La …. Io la sposerò mio signore-
Hermione non poteva
credere alle sue orecchie eppure Snape era serio, non era mai stato così serio
in tutta la sua vita, Lucius lo sapeva, Tom lo sapeva.
E anche se con la
morte nel cuore, ammettiamolo non è che il Lord oscuro fosse entusiasta di
vedere uno dei suoi più fedeli uomini sposare una sanguesporco, Lord Voldemort
acconsentì.
Il matrimonio si
celebrò una settimana dopo, Hermione era stata curata al meglio dai medimaghi
fedeli alla causa, di tutti i mangiamorte solo Narcissa Black Malfoy le aveva
rivolto la parola e solo per organizzare con lei il matrimonio.
Come se fosse quello
che la riccia voleva.
Quel giorno era bel
tempo e faceva caldo, sarebbe potuto essere il giorno più bello della sua vita
invece fu un incubo.
Era grata a Severus
per averle salvato la vita, ma non riusciva ancora ad accettare il suo destino.
Si sa gli esseri
umani sono individui testardi e orgogliosi e difficilmente accettano
passivamente il fato che gli dei scelgono per loro.
Ma questa volta
Hermione non aveva la possibilità di opporsi, doveva piegarsi, fare buon viso a
cattivo gioco e sopravvivere.
Era stata lei stessa
promettere ad Harry che sarebbe sopravvissuta per aiutarlo, non poteva
permettersi il lusso di morire.
Non ancora.
La cerimonia fu
veloce e molto sobria, Hermione splendeva nel suo vestito bianco a balze e le
piccole perle tra i suoi capelli luccicavano come gocce di rugiada.
-
Era l’unico modo che avevo per salvarla signorina Granger-
le disse il suo nuovo marito una volta arrivati a casa loro dopo la cerimonia,
la sua nuova casa: Lost Hope Manor.
-
Lo so e la ringrazio professore –
-
Temo che dovrai incominciare a chiamarmi Severus …. Hermione
– disse l’uomo porgendole un pensatoio tirato fuori da un armadio a
muro.
-
Cos’è… Severus?-
-
Devi solo guardare e fidarti di me-
E lei l’aveva fatto,
capendo che l’uomo che aveva sposato era tutto fuorché malvagio.
Si Hermione Granger
era stata fortunata, la speranza nel suo cuore si riaccese come un fuoco pronto
a spazzare via ogni ostacolo e d’improvviso seppe cosa doveva fare… continuare a
lottare.
La lotta contro il
male era dura ed eterna, ma non poteva fermarsi, avrebbe continuato a
combattere, sgretolando la fazione nemica dall’interno, si sarebbe unita a loro
e poi avrebbe colpito, andando a distruggere tutto quello che poteva, non era
sola, non lo sarebbe mai stata solo non lo aveva capito.
La vera battaglia
iniziava adesso.
E
fu così che Hermione Jane Granger si unì alle schiere dei Mangiamorte del
Signore Oscuro, fu così che la compagna di battaglie del bambino sopravvissuto
cambiò fazione. Ma attenzione fu il suo corpo soltanto a spostarsi perché il suo
cuore, quello mai nessuno avrebbe potuto cambiarlo.