You are my future in my past.

di ehydarlin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Hi, truzzo! ***
Capitolo 3: *** Game? Job? I hate you, 2013! ***
Capitolo 4: *** Unapproachable ***
Capitolo 5: *** The child with the jam. ***
Capitolo 6: *** One Direction. ***



Capitolo 1
*** Prologue ***



Prologue











Addentai un’altra volta quel biscotto che mia nonna mi aveva posto sul tavolino di casa come abitualmente facevamo tutti i pomeriggi.

«Che programmi hai rispetto alle vacanze di quest’estate?» domandò la nonna sedendosi sul divano pulendosi le mani sporche di farina sul grembiule con disegnato sopra un omaccione paciocco che ingurgitava dolci a non finire.

«Non ne sono sicura, ma avevo intenzione di fare il viaggio di studio che la scuola ci ha proposto, ma poi devo chiedere a mamma se mi vuole lasciare…» confessai.

Vidi mia nonna un po’ pensierosa mentre le rughe del suo viso comparivano e scomparivano mentre masticava le sue prelibatezze preparate in cucina poco prima.

«Pensavo di mandarti a Londra…» annunciò la nonna.

«Londra? Stai scherzando, vero? A quanto pare stai diventando proprio vecchia. Noi siamo giàa Londra!» Accentuai il ‘già’ guardandola confusa provocando la risata sonora della nonna.

«So bene che siamo già a Londra,» continuò non facendomi capire «io intendevo mandarti a Londra nel 2013. Sai, la Londra del 2010 era davvero molto diversa da questa dell’anno 2069.» sorrise.

Come se non sapessi cosa significa ‘69’… Nonnetta decrepita.

Va bene che ero stupida, e questo l’avevo preso da mia madre che l’ha preso da sua madre, cioè dalla persona davanti a me, ma questo non era decifrabile neanche da un laureato in ‘lettura del pensiero’!

«Hai presente che tuo nonno è morto molto tempo fa?» spiegò. Annuii e lei continuò. «Ti potrei aiutare ad incontrarlo, tornando indietro nel tempo» chiarì con un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro.

La guardai un secondo stranita, anzi per due secondi… okay, tre. Facciamo cinque va’!

«Nonna? Immagino che la vecchiaia ti stia iniziando a fare brutti scherzi» alzai un sopracciglio.

«Ma che vecchiaia! Io sono arzilla come una bambina delle elementari!» urlò alzandosi dal divano e mettendosi davanti a me con le mani sopra i suoi fianchi. «Senti,» ricominciò guardandomi con sfida «Questa potrà essere una bella esperienza. Potrai andare indietro nel passato, e ti dirò di più» piano piano prendeva sempre più enfasi «Tuo nonno era molto desiderato dalle ragazze della tua età, quindi sarebbe ancora più eccitante vedere una persona che così tante persone ammirano e vogliono incontrare» ormai era irrecuperabile.

Abbassai lo sguardo verso il piatto dei biscotti vuoto sul tavolo. Me li ero già mangiati tutti. Maiala che non sono altro!

«Probabilmente sarebbe meglio ti dessi alla cucina invece che alle storie di fantascienza, nonnina» soffiai porgendo il piatto di fronte alla nonna in segno di portarmene altri, fregandomene altamente della linea.

«Dai Meg! Ti assicuro che ti divertirai» continuò speranzosa mentre allungava le mani verso il piatto.

«Davvero? Beh, allora fammi ridere, se ci riuscirai potrò crederti» bugia. D’accordo che eravamo nel 2069 ed era possibile viaggiare nel tempo, ma i vestiti che servivano per catapultarsi nel passato costavano davvero troppo. Era impossibile che lei avesse quei vestiti.

«Quindi se ti farò ridere tu ci andrai?» continuò con gli occhi lucidi dall’emozione.

«Certo, ma dovrai farmi ridere con l’umorismo dell’epoca, altrimenti non vale» dissi facendo la superiore.

«Non c’è problema, sei pronta?» sorrise sfregandosi le mani come pronta per una lotta «La vuoi sentire una barzelletta al contrario?»

I nostri sguardi continuavano a diventare sempre più da sfida. Lo sapevo. Io farò sempre parte del “Team Nonna”, lei sì che capisce quando è il momento di divertirsi!

«Basta che sia una barzelletta» risposi non curante di quello che aveva detto.

Alzò un angolo della bocca come se volesse dire ‘ti farò ridere fino a che tu non ti farai la pipì addosso come una poppante, poppante!’. Il succo era quello.

«Bene,» continuò nonna «Allora inizia a ridere.» disse semplicemente con un sorriso beffardo stampato in faccia.

Ma che cazz…?

Non capii subito, ma appena la lampadina nella mia testa si accese, feci una gran fatica a rimanere seria. Ma come si va? Aiutatela, vi prego! «Nonna! Ormai hai più di novant’anni dovresti smetterla di drogarti!» la rimproverai trattenendo con tutte le mie forze di non ridere a quella squallida battuta. Ma che razza di umorismo è? È talmente stupida che fa ridere, ed è questo che è inspiegabile.

«Innanzi tutto ho settantatré anni, non darmi più anni di quanti ne abbia già!» disse calma per poi lasciar salire uno scatto d’ira. «Porca puttana, Meg! Io non fumo e non mi drogo, cosa più importante, ridi, cazzo!»

«Che fine!» urlai traumatizzata. La nonna più dolce dell’universo, ammettetelo!

«No, inizio» terminò lei.

Non capii al volo ciò che significasse, mi ripetei la discussione: “Che fine!”, “no, inizio”.

Mi portai la mano sulla fronte quasi facendomi male.

No! No, non può essere! Mi trattenni con tutte le forze di non mandarla a quel paese, perché davvero se lo meritava, ma non lo feci. Amore paterno…

Me la ripetei in testa decine di volte, ma, dopo un po’ che continuavo a spostare la testa da destra a sinistra come se dovessi autoconvincermi che non era vero che l’avesse detto veramente, non riuscii più a trattenermi. Troppo brutta e scema come barzelletta, ma nonostante questo avevo perso.

Perbacco!

Appena accennai un sorrisetto, mia nonna urlò come una pazza da esorcizzare: «Hai riso! Hai riso!» disse continuando a ridere e a dimenarsi perché la mia sconfitta significava che mi mandava indietro nel tempo.

«Perché non lasagne? Oppure tortellini. Sono più buone del riso…»

Lei rimase un attimo zitta accogliendo in silenzio la mia battuta squallida, che dimostrava che io ero davvero degna di essere la nipote di una nonna stupida come quella davanti ai miei occhi, e poi sorrise. «Beh, con questo umorismo sarai adattissima. Ti daranno dell’idiota.»

«Come sto facendo io adesso con te? Allora non credo che con il tempo l’essere umano sia tanto peggiorato…»

Sbuffò. Mi dava ragione, ovviamente.

«Spiegami una cosa… come riuscirai a farmi andare nel passato?» chiesi dirigendomi in cucina e servendomi da sola dei biscotti che la nonna non mi portava.

«Culo.» rispose con la bocca piena anche lei dei suoi biscotti.

«Che?» domandai io.

«Culo. Puro, semplice, morbido come un culo di un bambino. Culo.» spiegò senza farmi ovviamente capire.

«Sicuramente gli aggettivi ‘puro’ e ‘morbido’ non erano riferiti al tuo di culo, vero?» puntualizzai.

Lei rise falsamente «Sono tornata oggi dal supermercato e ho trovato il vestito dei salti nel tempo in un cassonetto della spazzatura.»

«Minchia!» urlai «Che culo!»

«Te l’ho detto!»

«Sisi, come funziona?» dissi iniziando a prendere anche io un po’ di quell’enfasi che riusciva a trasmettermi la nonna.

«Tempo al tempo, mia cara… con il tempo ti spiegherò tutto.»

Sorrisi. Non avevo fretta. Era febbraio, e la “vacanza” nel passato sarebbe iniziata con l’estate a metà Giugno…

«Ti spiegherò tutto quello di cui avrai bisogno, ti dirò tutte le cose che ti saranno utili, ma devo avvisarti di una cosa molto importante!» continuò allarmata «Non devi assolutamente cambiare il corso della storia. Non puoi cambiare un avvenimento senza cambiarne un altro che completi il giro della storia. Non puoi cambiare gli avvenimenti, non puoi cambiare il destino.» terminò lasciando che un brivido mi arrivò alle spalle e che mi percorresse tutta la schiena.

«Che intendi per ‘cambiare il corso della storia’

«Se una persona nel passato non riesce a rubare un bottino dalla banca e tu lo aiuti facendolo fuggire dalla presa dei poliziotti, più tardi dovrai consegnarlo alla giustizia. Una persona muore nel passato, arrivi te e la salvi, sarà sempre in pericolo, perché la sua vita sarebbe dovuta già finire.»

Adesso che la nonna mi aveva fatto capire ciò che significava andare indietro nel tempo, non riuscivo proprio a capire il mio stato d’animo.

«Questo fatto del ‘percorso della storia’ può darti sicurezze, cioè che tu sai già cosa succederà in futuro; ma anche terrore, perché se ti fai prendere troppo dal tempo e dagli avvenimenti, la storia dovrà sempre svolgersi, che tu lo voglia o meno.» sottolineò facendomi tremare ancora di più dalla paura. «Non dovrai lasciare che il tempo possa prenderti il tuo cuore. Dopo sarà davvero difficile tornare alla tua epoca.»

Aspettai due o tre secondi prima di ricominciare a parlare… «Non credo voglia ancora andare là…» dissi un tantino preoccupata.

La nonna sorrise, «Non posso rassicurarti dicendoti che sarà un’esperienza meravigliosa, perché probabilmente non sarà così, ma riuscirà a farti crescere, maturare. Ormai hai diciassette anni, sarà un’esperienza che ti segnerà, e che ti ricorderai per sempre, bambina.»

Mi abbracciò con dolcezza e insieme ci sedemmo a tavola continuando a smangiucchiare i suoi soliti biscotti.

«Avremo ancora quattro mesi, ti insegnerò tutto ciò di cui avrai bisogno per orientarti e per stare con le persone di quell’epoca. Dopodiché succederà la cosa più bella che ti sia mai capitata.»

Sorrisi. Forse sarebbe stato davvero come ha detto la nonna: “Un’esperienza che riuscirà a farti crescere, maturare”, ma in cuor mio mi rimbombava un’altra frase, completamente diversa: “Non posso rassicurarti dicendoti che sarà un’esperienza meravigliosa, perché probabilmente non sarà così”, e allora… cosa succederà nel passato?

Non posso mentire, ho paura, ma pian piano che la nonna mi continuava a raccontare di quell’epoca, e più continuavo a ripetermi che sarei dovuta andare là.

I mesi passarono, le competenze le avevo acquisite, la nonna mi aveva insegnato talmente tante cose del futuro che non vedevo l’ora di partire per la Londra del 2013.

«Sai qual è la cosa che mi mancherà più di tutte?» chiesi a mia nonna il quindici Giugno del 2069 pronta per andare nel passato.

«Amore…» sospirò lei. «Vedrai che quando tornerai ci saranno tutti i tuoi amici, non devi sentire la loro mancanza!»

Scossi la testa. «No…» sorrisi a testa bassa. «L’unica cosa che mi mancherà davvero tanto saranno i tuoi biscotti appena sfornati che fanno venire l’acquolina in bocca appena la parola‘biscotti’ passa per l’anticamera del cervello!» dichiarai un’ultima volta.

Sì, avevo un sacco di amici e già mi mancavano, ma mai quanto i biscotti della nonna.

Io faccio parte del ‘TeamBiscottiNonna’ Forever!

Yo! Sto iniziando a parlare nel modo dei tipi di quell’epoca… come si chiamano? Ah, sì! Truzzi!

Non mi piacciono.

Praticamente questi ‘truzzi’ parlano tutti Yo,Yo, perdono la verginità tipo a undici anni e si credono fighi a fumare e drogarsi quando vanno appena alle medie… no. Non sono i miei tipi. Chissà se mio nonno era un truzzo!

Oddio, spero di no… sai che supplizio? No eh. No.

«Un’ultima cosa nonna…» chiesi a lei prima di partire. «Come si chiama mio nonno?»

Le si illuminò il viso e sorrise con gli occhi lucidi. «Liam.» disse «Liam Payne. Lo riconoscerai, fidati! Ah, quasi dimenticavo!» andò verso il tavolo e mi porse un libretto che me lo appoggiò nella borsa. «Ci sono tutte le istruzioni se qualcosa non va bene e ci sono anche tutti gli spostamenti di Liam durante l’anno… ho fatto alcune ricerche su internet. Buon viaggio, piccola.» mi salutò baciandomi possessivamente e poi lasciandomi andare indietro nel tempo.

Usava ancora internet? Mio Dio… che nonna fuori moda!

«Ti ho mandato nel Dicembre 2012 così che tu riesca a passare qualche tempo con Liam. Ricordati che la data della fine del viaggio sarà il quindici Febbraio del 2013 ok?» terminò

«Certo nonna, grazie di tutto.» sorrisi.

Salutai mia mamma, mio padre, mio fratello e la nonna. Indossai il vestito e feci un gran sospiro prima di volatizzarmi nel nulla e ricomparire in un piccolo vialetto con dei barboni acciambellati sul marciapiede in richiesta di soldi, e appena mi videro si accanirono su di me.

Minchia! E ora che cazzo faccio? Bella merda come inizio…

Ah già… devo trovare questo Liam Payne.

“Lo riconoscerai facilmente, cara.” Testuali parole della nonnina decrepita fumata e drogata allo stesso tempo. Oddio… non sarà mica un truzzo mio nonno!

Questo sarebbe davvero un problema.

Ma che cazzo! Non doveva essere una vacanza? Eppure sono qui da pochi secondi e già son piena di problemi!















Ecco la nostra bella Megannnn (autostimaaa, dove seiii?)



Animal.


x: "Non c'ho capito niente!"

io: "Devi aspettare il prossimo capitolo"

x: "Questa storia non ha senso!"

io: "HAI RAGIONE, YEEEAH!"


Okay, senza sputtanarmi - cosa alquanto difficile - volevo dirvi che è inutile che mi scriviate nelle recensioni cose come "non c'ho capito 'na mazza" perché per capire l'intera storia bisogna leggerla fino alla fine.

Dio, mi sento una specie di scienziato pazzo a parlare così: HAHAHAH PROVATE A IMMAGINARE UNA RAGAZZA CON I CAPELLI PER ARIA E GLI OCCHIALI DA SCIENZIATA PUAHAHAHAHAH! MUOIO.


Comunque, il prologo non è un granché, ma dovevo scriverlo, perché altrimenti non avreste capito una mazza e per di più ho cercato di fare un po' di umorismo per renderlo un po' più leggero, e spero di esserci riuscita lol.


DEEEEETTO QUESTO, vi lascio perché altrimenti va a finire che mi sputtano davvero troppo come faccio ultimamente :D (La faccina mi sta prendendo per il culo secondo voi? -.-)


AH AH AH AH AH AH. AIUTATEMI! :D


Vabbuò. Non ho niente da dire, il capitolo fa schifo YEEEEY!! L’unica cosa che mi piace in questo momento è animal di Conor Maynard nhvdiuhfugihdsfhes


PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone. :)


Twitter: @niallersbreath
Ask: dontbetamed

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Capitolo 2
*** Hi, truzzo! ***


Hi, truzzo!












Tutta quella gente iniziò ad avvicinarsi un po’ troppo per i miei gusti…

Divento truzza eh!

Yo! Com’è che diceva nonna? Ah giusto! «Spaco botilia amazo familia Yo!» urlai facendo delle mosse di karatè per farli stare alla larga.

Non mi ascoltarono molto… anche perché nonostante le mie mosse MICIDIALI di karatè, continuavano imperterriti a chiedermi qualcosa.

Aoh! Ma era così grave la situazione nel 2013? Minchia.

«Ehi… state importunando la mia fidanzata?» chiese una voce dietro a tutta folla di barboni che si voltò verso quella persona.

Non lo vidi bene, ma in due o tre parole riuscì a far scomparire quella folla insopportabile.

«Tutto bene, piccola?» chiese sorridendo il ragazzo mettendomi sotto il mento un dito per farmi guardare il suo volto. «Sei davvero una bambola te, eh.»

L’ho riconosciuto. Giacca di pelle, occhiali da sole con le nuvole in cielo, jeans sotto al culo…

«Io so chi sei!» dissi sorridendo.

«Beh, non me ne stupisco, bambola!»

«Tu sei un truzzo!» completai la frase con un sorriso a trentadue denti.

Ceh, provate a sorridere facendo vedere tutti trentadue denti… un tipico esemplare di mostro sdentato.

Bell’entrata nel mondo passato. Mi congratulo con me stessa. Se solo potessi mi stringerei la mano da sola, ma il truzzo davanti a me l’aveva presa tra le sue mani facendomi continuare a fissarlo dritto negli occhiali.

Un bello specchio, potevo vedere chiaramente il mostro sdentato riflettersi perfettamente.

Lui fece una faccia come… aspetta, com’era? Ah sì!

Una faccia da “Are you fucking kidding me?”

Yo! Perché io può. Come dicono qui…

«Che ci fa una ragazza come te in un luogo così malfamato di Londra?» continuò lui ignorando la mia affermazione di poco prima. Londra… beh, almeno la città l’avevo azzeccata. «Veramente non so come sia arrivata qui… Ho fatto “puff”, e sono arrivata da tutti quei barboni…»

«Dovresti stare attenta a quelle persone» abbassò la mano dal mio mento. Cos’era quello? Un modo per sedurre? “Pff. Dilettante.”

«Comunque» scossi la testa «Sto cercando una persona, potresti aiutarmi a cercarla?»

«Ehi, ehi, bambola! Non sono mica una guida turistica, io!»

Sbuffai. «Ok, ok, truzzetto, troverò questa persona con le mie sole forze.» presi la mia valigia e mi allontanai. «Stammi bene eh, yoyo!» salutai alzando una mano.

Uscita dal vicolo riuscii ad arrivare al centro di Londra…

Ma come cavolo faccio adesso a sapere dove si trova questo Liam? Giusto! Le ricerche su internet della nonna!

Aprii la valigia mentre mi sedevo su una panchina di un parco con poco più avanti un parco dove un paio di bambini giocavano allegramente tra la sabbia ai piedi dell’altalena.

E pensare che nel mio tempo quei bambini potevano essere nonni di qualcuno che conoscevo…

Che cosa figa! Chissà com’era la nonna da giovane…

Sospirai lasciando far passare quei pensieri e iniziando a leggere il libro.

«Hai trovato il tuo principe, bambola?»

Mi voltai di scatto. Minchia che paura! «Ehi truzzetto, mi stai seguendo per caso?»

«Che? Io? Seguire una ragazza? No piccola, sono le ragazze che inseguono me.»

«Ah, ho capito… quindi è per questo che indossi una giacca di pelle con il colletto alzato fino alle orecchie, occhiali da sole nonostante le nuvole e il cappello che ti copre mezza faccia? Perché altrimenti le tue pollastrelle ti riconoscono?»

Uoooh! Non ci credo. Ho usato proprio il termine ‘pollastrelle’. Mi sento tanto “stile nonna” in questo momento, e non so se prenderla bene o male…

Il ragazzo sorrise.

«Chi stai cercando? Magari potrei aiutarti…»

«No, grazie. Non mi serve il tuo aiuto.»

La nonna me ne ha parlato davvero troppo di queste persone che ti chiamano “piccola”, “bambola” o addirittura “amore”. Come si chiamavano? «Farfallone.» gli dissi ricordandomi il gergo della nonna.

«C-che?»

«Farfallone, donnaiolo, sciupafemmine, maniaco, come vuoi che ti chiami?» quasi urlai e un po’ di gente iniziò a fermarsi per strada e a guardarlo con aria confusa.

Beh… avevo urlato che era un maniaco, non mi stupisce più di tanto.

«Vuoi che continui?» chiesi ancora una volta alzandomi dalla panchina con furia.

«Ehi, io non ho fatto proprio niente!» si giustificò lui.

Di fianco ci passò subito dopo una vecchietta che vicino a noi, sono sicura che abbia detto una cosa tipo: “vergognati, mascalzone!”.

Ah… una nonna delicata e non scurrile come quella che mi ha cresciuta per tutta la vita.

Forse è proprio per questo che dico tanti “minchia”, “cazzo” e via dicendo.

«Cazzo!» urlai ancora sovrappensiero.

«Non ho fatto niente!» continuò il ragazzo.

«Naah, io non voglio te, non scassare la minchia!»

«Ma io voglio aiutarti.»

Oh. Quale parte di “non scassare la minchia” non gli è chiara? Gli devo fare un disegno?

Ripresi il mio libro e lessi che tra poco questo Liam Payne doveva arrivare tra pochi minuti in quel parco a trovare un suo amico.

“Amico”? Oddio… no, non credo… anche perché per poter essere mio nonno avrà dovuto farlo con una FEMMINA! Però perché un parco per degli AMICI? Soprattutto un parco di bambini. Ma che cazzo!

Mi sedetti su un’altalena vuota e aspettai l’arrivo del nonnetto decrepito giovane.

Io amo i miei nonni, per questo li chiamo “decrepiti”. That’s love bitches!

Un momento di silenzio per la mia finezza andata a farsi fottere grazie alla mia nonnetta decrepita che non dimentica mai una parolaccia in ogni sua frase e che mi ha attaccato questa grave malattia. “Amen.”

Sentii l’altalena di fianco alla mia che iniziò a cigolare.

Gneeeek, gneeeeeek.

Impossibile da ignorare.

Aprii gli occhi e diedi un’occhiata verso la persona seduta alla mia sinistra che si dondolava sul gioco.

Aveva dei lineamenti davvero molto delicati e dolci… questo ragazzo poteva essere tutto tranne che truzzo.

Questo è poco ma sicuro. Lo guardai per vario tempo, finché i nostri sguardi si incrociarono. Abbassai immediatamente gli occhi e guardai la sabbia sotto le scarpe che continuavo a muovere mentre iniziavo a dondolarmi anche io.

Rialzai lo sguardo e i nostri sguardi si incrociarono una seconda volta e non dicendo niente tornai a fissare la sabbia sotto di me, probabilmente arrossendo. Mi servivano gli occhiali del truzzo per vedere il mostriciattolo che avevo appena creato.

Mi servivano gli occhiali del truzzo per vedere il mostriciattolo che avevo appena creato.

Che vergogna!

«Ehi!» salutò il ragazzo. Girai subito la testa verso di lui.

Uff, non stava salutando me, ma un suo… amico.

“Perché ovunque vada c’è il truzzo che mi segue?”

Aspetta. Sfogliai di nuovo il libro della nonna. Esattamente, in questo preciso momento, Liam stava arrivando al parco per incontrare il suo amico…

No. Non può essere lui.

«Ehi, ci rincontriamo!»

Ma possibile? Ehi, ehi, ehi, ehi, ehi. Ovunque c’è qualcuno che dice “ehi”. Adesso mi sono davvero rotta di questi “ehi”.

«Già…» sospirai amareggiata. Non mi libererò mai di quel truzzetto. Ah giusto… «Ehi!»

Vocabolario molto esteso, dicono.

«Vi conoscete?» chiese il ragazzo dolce sull’altalena.

«Si, ci siamo conosciuti poco fa…»

«Veramente mi ha SEGUITO fino ad adesso, e poi io non so neanche come ti chiami…»

«Oh, mi scusi signorina “non scassare la minchia”, ero occupato ad ascoltare le sue critiche su di me per dirle come mi chiamo.»

«Oh, mi scusi signorino tunz tunz, ma non mi piaci, quindi è inutile continuare a chiamarmi “piccola” o “bambola”. Non attacca con me, truzzetto.»

Sentii una risata da parte del ragazzo sull’altalena… che bella la sua risata, davvero dolcissima…

«Non mi interessano i vostri bisticci d’amore…» sorrise il ragazzo. «Comunque io mio chiam--»

«Scusa…» chiese una ragazza al truzzo appoggiandogli una mano sulla spalla facendolo girare verso di lei. «Oh mio Dio! SEI PROPRIO TU!» urlò la ragazza.

Chi è? Che ha? Lo so. È un truzzo, ce ne sono tanti… perché tanto entusiasmo?

La ragazza stava parlando ma subito lui se ne andò via correndo con il suo amico.

«Aspetta! Aspettate!» urlarono le ragazze che li seguirono nella loro corsa.

Ma che cazzo… e mio nonno? Il mio futuro nonnino decrepito era il truzzo? No. Doveva essere il ragazzo dolce. Ma come avrebbe fatto il ragazzo dolce ad innamorarsi di una persona scurrile come mia nonna?

No. Nessuno dei due è mio nonno.

Spero…  

«Che fai?» mi chiese una voce «Non li insegui anche te?»

Alzai lo sguardo verso la cima dello scivolo alla mia sinistra e vidi un altro ragazzo.

«Perché dovrei?» domandai spostandomi un po’ per vederlo meglio.

«Ah, capisco.» continuò scivolando giù per poi raggiungermi all’altalena. «Non li conosci…»

«Certo che non li conosco, sono capitata per caso in un vialetto e ho incontrato il truzzetto che non ha fatto altro che inseguirmi fino ad adesso…»

«I-il… truzzetto?» chiese il ragazzo per poi scoppiare a ridere fragorosamente. «Si, in effetti si comporta un po’ da truzzetto… comunque piacere, mi chiamo Louis.» sorrise un’ultima volta.

Oh! Finalmente una persona che si presenta. Cavolo, in questo tempo sono tutti maleducati!

«Megan» mi presentai a mia volta.

«Piacere di conoscerti, Megan. Dovresti ritenerti fortunata a parlare con “il truzzetto”, come dici te. Sai… è molto popolare tra le ragazze.»

«Peccato che a me non piacciano i truzzi.» commentai «Sono sicura che ha già perso la verginità quello lì.» riflettei ad alta voce provocando l’ennesima risata di Louis.

«Ha diciannove anni, è ovvio che non ce l’abbia più!»

Ma questo che cosa voleva da me? Non sarà anche lui un truzzo che vuole perdere la verginità…

“Perché nonna mi hai portato in un tempo tanto schifoso?”

«Chi se ne frega di quello che fa e quello che non fa il truzzo, non sono affari che mi riguardano. Posso chiederti un piccolo favore, Louis?» chiesi facendo gli occhioni da cucciola come la nonna mi aveva insegnato.

«Mi dispiace, ma è meglio che torni a casa a questo punto…» disse dispiaciuto mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni sembrando ancora più sexy.

Okay, lo ammetto, era un gran figo, per restare nel gergo del 2013…

«Ti prego, devo trovare una persona!» continuai pregandolo «Comunque non è tardi, puoi tornare dalla mammina con anche cinque minuti di ritardo eh…» sorrisi infine.

Lui sbuffò calcando un po’ la sabbia sotto ai nostri piedi. «Ok, però che sia una cosa veloce!» disse.

«Grazie mille, Louis. Devo trovare un certo Liam Payne. Per caso lo conosci?» chiesi speranzosa.

Fece una faccia stupita ma allo stesso tempo divertita, non riesco neanche a capire perché…

«Vuoi incontrare Liam Payne?» Chiese un’ultima volta fissandomi dritta negli occhi e sporgendosi un po’ in avanti verso di me.

«Certo!» risposi annuendo. «Altrimenti non te l’avrei chiesto.» quasi urlai.

«Impossibile.»

«Che?»

«Impossibile? Non senti? Leggi il labiale: i-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e!»

Antipatico brutto prepotente e cattivo! «Perché è impossibile? Lo conosci?»

«Ovvio che lo conosco, ma in che mondo vivi?»

«Ti potrebbe sorprendere la risposta.» Eh già. Il MIO mondo era molto meglio. Nessuna persona così scorbutica, nessuno che scappava via senza dire niente e, cosa più importante, non c’erano truzzi! Che sogno: nessun svergognato con i pantaloni sotto al culo, i diciassettenni ancora vergini e seri nelle relazioni e nessun occhiale a mosca quando era buio!

«Comunque sia, mi dispiace, Megan, ora devo proprio rientrare.» terminò e di diresse lontano dal parco con le mani nelle tasche camminando come se fosse il re dei re. Da tipico truzzo.

E adesso dove vado?

Sentii un brontolio proveniente dallo stomaco. Ma che ore sono? Mi toccai le tasche, tutte le tasche possibili e immaginabili.

Giubbotto? No. Felpa? No. Tasche davanti dei jeans? No. Cintura? No. Scarpe? No. Culo? No.

Dove cazzo stava il mio cellulare?

«Puttana!» urlai portandomi le mani sulla testa.

L’avevo dimenticato sotto carica in sala da pranzo prima di partire perché volevo si caricasse al massimo e l’ho dimenticato!

Iniziai a fare dei versetti da bambina della materna e piagnucolai come un cane.

Che palle! E adesso come cazzo faccio?

Aspetta… i soldi li ho presi?

Frugai nella borsa con una velocità inaudita, solo quando controllai dentro al portafoglio che c’erano abbastanza soldi per un po’ di tempo prima di trovare lavoro, feci un sospiro di sollievo.

Guardai in giro e, spostandomi, trovai un orologio nascosto dietro allo scivolo.

Non mi sorprende che abbia avuto tanta fame, erano quasi le due di pomeriggio.

Cos’è che mi aveva detto la nonna di provare? Mister… no, Micle… no. Mert… no!

Cazzo, come si chiamava? Non mi ricordo! Inizia con la “emme”, ne sono sicura!

M… m… m… m… m… minchia che palle!

Ci sono! Mecdonald! No, aspetta. McDonald’s! Yeah!

Quanto mi sento potente!

Andai in questo locale, solo hamburger, quindi eh…

Mi sfamai prendendo due cose a caso.

Inghiottii solo le cose che riuscivano a mantenermi in vita per il fatto di non aver mangiato i biscotti della nonna, ma non ci tornerò mai più, chissà che succede lì dentro quando cucinano… bleah! Pensare a cosa potrebbero metterci dentro, o come potrebbero mantenere i cibi… aaah! Meglio non pensarci.

Consultai ancora una volta il mio libro per localizzare il nonnetto decrepito.

“In giro con il suo amico che scappa dalle fan.” Lessi ad alta voce.

Fan? Ma chi cazzo è? Un cloun da circo da avere dei fan? Beh, il truzzettino ce lo vedo bene come cloun…

Mi stancai presto di cercarlo, così andai dove nella cartina era segnato l’hotel più economico della città. Presi le valigie e mi incamminai.

Dopo circa cinquecento metri passai di nuovo dal vicolo dove sono precipitata una volta arrivata a questo tempo. Vidi un paio persone distrutte sdraiate a terra mentre piangevano disperatamente. Beh, devo proprio ammettere che in quel momento ho avuto un attimo di pietà, per cui presi dei soldi e li divisi tra i due, lasciandomi abbastanza soldi per massimo due pasti al McDonalds e per rimanere un po’ di tempo in hotel.

E poi? Andrò a finire sotto un ponte? E poi chissà quanto saranno decadenti i ponti di oggi!

Sospirai vedendo davanti a me un edificio scialvo e sporco.

Guardai la cartina e poi l’edificio. L’edificio e poi la cartina. Non c’era niente di sbagliato, il luogo era proprio questo.

Che schifo! E se ci fossero stati i topi o ratti o… scarafaggi? Che merda questo tempo.

«Nonna!» piagnucolai davanti alla porta dell’hotel a meno cinquecentomila stelle! «Perché mi hai mandato in luogo talmente schifoso?» sospirai tirando su per il naso, anche se non avevo niente.

Mi sedetti sopra la valigia rigida contemplando me stessa se entrare oppure cercare direttamente un ponte.

I soldi ce li avevo solo per una notte qui, non troverò mai un hotel con qualcosa di decente con costo economico. Che palle!

Sentii qualcuno parlare di fianco a me. «Oh, è la ragazza di oggi.»

Il truzzetto e il suo amico mi volevano davvero pedinare ovunque io andassi eh!

«Non dirmi che vuoi entrare in questo hotel, se così si può chiamare…» disse subito dopo che guardò l’edificio decadente per poi lasciare spazio in volto ad un sorrisetto malizioso «Porella, non riesci neanche ad avere uno stabilimento decente.»

Rise per poi allontanarsi seguito a ruota dal suo amico.

Spalancai gli occhi, quasi potevano uscire dalle orbite. Come osava quel tizio prendermi in giro in questo modo?

“Porella”? Porella sarà tua madre, idiota che non sei altro!

«Senti, truzzettino so tutto io e io può!» lo chiamai seguendo i canoni dell’epoca nel gergo. Appena si girò un attimo stordito e traumatizzato dalla mia frase, io continuai. «Se non fosse per quella stupida nonna decrepita, io sarei davanti alla televisione tranquillamente “polleggiata” sul divano a mangiarmi i suoi biscotti, ma invece, sempre quella nonna decrepita, ha avuto la BRILLANTE idea di farmi cercare Liam Payne! Non so che faccia c’ha, non so dove sia, ho un libro dove posso trovarlo in qualsiasi momento, ma non me ne frega un cazzo di questo Liam Payne, ok? Ora, smettila di trattarmi così perché tra noi due la persona che può lamentarsi sono io, e io soltanto!» riuscii a prendere fiato solo dopo aver terminato il mio sfogo.

Mi ero alzata dalla valigia e quella era caduta per terra e il mio indice continuava ad indicare il truzzetto per dirgli di “abbassare la cresta”, o – come di dice qui – “fly down”.

Il suo amico stava per dire qualcosa, ma subito quello dalla pelle olivastra lo fermò.

«Stai cercando Liam Payne?» chiese con un sorrisetto.

«Sì, lo conosci?» cercai di risultare più distaccata possibile, ma sembrò più una supplica che una semplice domanda.

«Beh… sì» mi prese il viso sotto il mento e mi obbligò a guardarlo dritto negli occhi. «Sono io.»

I miei occhi si spalancarono involontariamente mentre lui mi costringeva contro ad un muro.

Appena la mia schiena incontrò il muro dell’hotel alle mie spalle, sussultai.

Lui allungò entrambe le mani ai lati della mia testa mentre con la sua gamba cercò di aprire le mie mettendola in mezzo.

«E adesso sono proprio curioso di cosa vorresti fare con me…»

Odioso, antipatico, idiota, maschilista e, cosa più importante, un truzzetto di merda!












Who you are.

sjkaljdgfhjd fa schifooo! YEAH! Ditelo, fa davvero cagare la minchia -.- #addiofinezza.
No, vabbè, a parte il capitolo sono depressa, e non so neanche il perché AHAHAHAH #i'mnormal ;)
Non saprei davvero cosa dire... comunque vorrei dirvi che nel prossimo capitolo capirete un po' più di cose per questo, anche perché non posso farlo lungo 27850430854329 chilometri, e già questo è stralunghissimo! D: spero che la lunghezza non vi annoi visto che mi hanno già detto che solo il prologo era lunghissimo... non lo so... ditemi voi... vi piace o no? Sinceramente non saprei cosa pensare, a me la trama piace e so che non sono un genio a scrivere, ma ce la sto mettendo tutta, però se alla gente non piace è inutile che continui... :'(
Mo' vado via, vado a vedermi un film al cinema con i miei amici, e non so neanche che film è... #nonvenefregauncazzo.
CHE BELLO!! YUPPI!!
Scià! :D

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone. :)
- Twitter: @niallersbreath

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Capitolo 3
*** Game? Job? I hate you, 2013! ***


Game? Job? I hate you, 2013!












Il ragazzo sorrise ancora più maliziosamente di prima vedendo che cercavo di divincolarmi in tutti i modi dalla sua presa.

«Ehi, ehi… perché ti agiti tanto? È quello che volevi anche te, no? Trovarmi.» sorrise avvicinandosi e intanto alzando il suo ginocchio per poi fermarsi appena sotto al cavallo dei miei pantaloni.

Aprii la bocca per dire qualcosa quando mi accorsi che era totalmente secca e l’unica cosa che mi uscì dalla bocca fu un lamento strozzato, la richiusi immediatamente continuando a guardare il ragazzo dagli occhi nocciola che appena intercettò il mio sguardo. Mi fissò dritta con i suoi occhi color nocciola e quasi mi persi.

«Hai gli occhi di colore diverso…» sussurrò più a se stesso che a me con stupore misto a piacere.

Già, ho sempre odiato i miei occhi. Il sinistro era verde grigio sbiadito mentre l’altro, come lo chiamavano i miei amici, color ruggine.

Si avvicinò pericolosamente al mio viso e chiusi gli occhi per paura di che cosa potesse fare. Dovevo scappare, e di questo ne ero fermamente convita, ma il ragazzo mi portò in uno stato di soggezione, non riuscivo più a rispondere di me stessa; aspettavo terrorizzata che il truzzetto facesse ciò che voleva fare con il mio corpo strizzando quasi al dolore gli occhi, ma dopo pochi secondi iniziò a ridere sguaiatamente, allontandosi da me.

Quando vidi la distanza tra i nostri due corpi aumentare riuscii a rilassarmi un po’, ma non si fece notare, perché mi ritesi vedendo il suo viso compiaciuto dal suo lavoro appena terminato sul mio corpo.

Mi aveva usata. Si è preso gioco di me. Ha fatto tutto questo per i suoi scopi lussuriosi. Come ha potuto?

Lo vidi allontanarsi ancora ridendo, magari immaginandosi la mia faccia di poco prima, seguito dal suo amico che anche lui cercava spiegazioni per quello che aveva appena fatto. Vorrei capire pure io perché ha fatto questo.

Una volta abbastanza lontani mi portai una mano al petto cercando disperatamente di ricomporre il battito normale mentre chiudevo gli occhi e certi flash nella mia mente dei suoi occhi color nocciola che fissavano i miei non riuscivo a fermarli.

Respirai profondamente più e più volte, ma ci misi molto più tempo del previsto a ristabilirmi.

Scivolai lungo il muro ricordando le sue braccia ai lati della mia testa, mi ricordai il tocco della sua gamba contro la mia, e mi ricordai che tutto quello era solo un modo per prendermi in giro, si stava prendendo gioco di me.

Mi sedetti con la schiena appoggiata al muro, una gamba distesa sul marciapiede e l’altro ginocchio alzato dove avevo appoggiato il gomito che sosteneva la mia testa per riuscire a ricompormi.

Come hai potuto prendersi gioco di me quello stronzo?

 

*Liam’s POV*

«Zayn! Zayn! Ascoltami Zayn!» urlai contro il mio amico che continuava a camminare a passo spedito verso casa.

«Ti sto ascoltando, Liam» disse continuando quasi ad accelerare il passo.

«Perché l’hai fatto?» chiesi ancora un po’ sconvolto dal suo spettacolo di poco prima «Perché l’hai presa in giro in quel modo quella ragazza? E soprattutto perché ti sei spacciato per me?» cercai di vedere i suoi occhi aumentando anch’io il passo fino quasi a fare una mini corsa per raggiungerlo.

«Perché è una stronza che non ha fatto altro che insultarmi per tutto il tempo che mi ha seguito.» spiegò brevemente

«Non mi sembrava il tipo che segue una persona, e per di più tu sei arrivato dopo, quindi magari sei proprio te la persona che in questo momento sta “seguendo”» dissi gesticolando, ma ovviamente lui non mi vedeva, visto che era più avanti di me e non aveva intenzione di girarsi.

Lui sospirò quasi adirato. Capisco che gli stia rompendo le palle, ma deve spiegarmi perché l’ha fatto.

«Allora?»

Si voltò finalmente verso di me. «Voglio divertirmi con quella ragazza.» chiuse gli occhi e fece una pausa, magari pensando alla sua faccia spaventata quando ha fatto quello show. «Sembra così innocente, davvero diversa dalle ragazze che continuano a inseguirci come se fossimo un fenomeno da baraccone!»

«Zayn! Ci sono un sacco di ragazze, come le chiami te, “innocenti” tra le fan. Solo che tu hai completamente gli occhi foderati di prosciutto perché non vuoi vedere le persone per come sono realmente!» mi ero riscaldato un po’ di più rispetto a prima.

«Ma tu non sei fidanzato?» mi ricordò guardandomi storto. «Non dovresti pensare alle altre ragazze, soprattutto se non sono fan…»

Sospirai… lui proprio non voleva vedere le donne come “persone”, ma solo come uno spasso giornaliero.

«Fai come vuoi, la cosa non mi riguarda! Andiamo a casa prima che qualcuno ci riconosca…» lui alzò un angolo della bocca come se volesse sorridere, e ci dirigemmo a casa.

«Potrò usare il tuo nome con quella ragazza, vero?» mi chiese sorridendo.

Risi scuotendo la testa da destra a sinistra per svegliarmi. «Ok, ma se scopre che tu sei Zayn e io Liam, ti prendi tu tutte le responsabilità.» lui annuì e sorrisi dicendo quello che Zayn non si aspettava. «Non voglio avere a che fare con pazze squilibrate.»

Mi guardò non trattenendosi anche lui da una risata. Eh già. Faccio questo effetto…

Arrivati a casa appoggiai la giacca sull’attaccapanni salutando con un “ciao” generale tutti coloro che erano presenti in casa.

«Perché ci avete messo tanto a tornare?» ci chiese una voce che veniva dalla cucina.

Passai dal salotto dove la televisione era accesa sugli “aristogatti”. Sorrisi. «Ciao Niall.» dissi senza neanche andare a controllare se fosse veramente lui, ero sicuro però che fosse realmente lui e subito Zayn lo raggiunse buttandosi letteralmente sul divano. Andai in cucina dove ci avevano chiamati.

«Scusa Louis, le fan erano accanite oggi e abbiamo fatto praticamente il giro del quartiere.» dissi aprendo il frigo prendendomi una birra. «Comunque ciao Louis, come stai? Tutto bene? Io si, tutto ok.» lo salutai un po’ divertito da lui che alzava gli occhi al cielo.

«Ciao, si, sto bene, Liam. Danielle è sopra che si fa una doccia.»

Chiusi immediatamente il frigo. «Danielle?» chiesi «Che ci fa qui? Ha detto che doveva uscire con il corpo di ballo stasera.»

«A quanto pare l’influenza che sta girando ha colpito i suoi compagni, quindi è venuta qui…» spiegò Louis. «Ringrazia che Harry non è ancora tornato!» rise mentre si aggregava al gruppo davanti alla televisione con una tazza di the.

Ricambiai la risata e andai al piano di sopra.

Arrivato davanti al bagno bussai alla porta sentendo l’acqua della doccia andare.

«E’ occupato.» disse una voce al suo interno.

«Anche per me, amore?» sorrisi facendomi riconoscere.

Sentii la sua risata e le mie labbra si incurvarono involontariamente.

«Per te è sempre aperto, amore.» disse continuando a ridere.

Aprii la porta chiudendola dietro di me e appoggiai la birra appena di fianco al lavandino.

«Sai… oggi ho fatto una corsa con le fan, e adesso ho proprio bisogno di una doccia calda!» dissi iniziandomi a togliere la maglietta.

La sua risata contagiosa non poteva mancare. «Beh, ti avviso che questa doccia sarà davvero calda.» sorrise mentre intravedevo dietro il sottile strato di stoffa che copriva la doccia, i suoi lineamenti e le sue curve.

«Non vedo l’ora.» dichiarai per poi entrare nella doccia.

 

*Megan’s Pov*

Che schifo! Schifo! Schifo! Schifo che più schifo non si può!

Già la maniglia del cancello esterno era tutto arrugginito e appiccicoso che mi lasciò qualcosa di molliccio sulle mani, come se fosse resina con aggiunta la colla liquida. Oddio… mi veniva da vomitare.

Entrai cercando con la mano pulita dei fazzoletti dentro la mia borsa.

«Buonasera, bella donzella.» mi accolse un tizio alla reception paffutello con un simpatico doppio mento. Mi aveva subito dato una bella impressione, a differenza del posto in cui trovava.

Tralasciando la parte noiosa dove mi chiedeva i documenti e le solite cazzate per poter avere una stanza singola per una sola notte, andai a sistemarmi nella camera 27.

Cioè… neanche il secondo piano avevano…

Avevo detto proprio bene: meno cinquecentomila stelle. Mi veniva il voltastomaco solo a pensarci di dormire.

Un brivido mi percorse la schiena pensando al fatto se avevano cambiato le coperte o meno…

Aaaah no, basta. «Chiudi gli occhi e non pensarci, Meg!» mi auto-incitai.

No. Non ce la feci: per tutta la nottata dormii sul pavimento.

Poteva darsi che era più sporco quello, ma non mi interessava più di tanto. Tutto faceva schifo là dentro.

Mi alzai il prima possibile, e appena ci fu l’alba lasciai l’appartamento.

Presi un autobus e in poco più di un quarto d’ora riuscii ad arrivare al centro di Londra. E’ incredibile quanto un hotel faccia schifo nonostante sia così vicino al centro…

Sospirai, ed entrai nella prima tabaccheria e presi un giornale andando subito nella sezione “lavoro” cercando qualunque cosa che potesse darmi una paga.

Ne trovai molti disponibili. Li provai tutti, ma era tutti mi avevano scartato.

 “Troppo giovane” ha detto uno. “Troppo inesperta” disse un altro. “Senza una laurea”. “Fuori moda.” Oh, ma vaffanculo a tutti!

Mi riposai su una panchina davanti ad un parchetto vuoto pensando alla grande cazzata di venire qui.

Aspetta… ma io posso tornare al mio tempo grazie al vestito!

Mi alzai in piedi vittoriosa, ma subito mi tornarono in mente le parole della nonna “Sarà un’esperienza che ti farà maturare”.

Oh, nonna! La prossima volta dedicati solo ed esclusivamente ai biscotti!

Cazzo… i biscotti! Quanto mi mancano… sono in astinenza.

Passeggiai un po’, comprando dal primo negozio di dolci che incrociai, delle deliziose palline di cioccolato con sopra i granelli di cocco… mi facevano letteralmente impazzire!

Ok, l’unica cosa buona che c’ha questo tempo è il cioccolato ricoperto da scaglie di cocco. Ve lo abbono.

«Ehi, lasciami stare!» sentii urlare una ragazza, avrà avuto circa la mia età e veniva inseguita da un tipo che la sovrastava paurosamente.

«Dai, la mia macchina non è molto lontana, ti porto io. Ovunque voglia andare.» le prese un braccio e la ragazza cercò in tutti i modi di farsi lasciare scalpitando.

La gente continuava a fissarli senza intervenire, senza battere ciglio. Ma che cazzo avevano tutti? Una ragazza che ha bisogno di aiuto e nessuno interviene!

Mi mossi molto velocemente e prendendo il suo braccio lo feci staccare dalla ragazza che indietreggiò immediatamente.

«Che vuoi tu, mocciosa?» mi chiese rude l’uomo quasi sputandomi in faccia.

Cordiale, dicono.

«Non riesci a capire che non vuole venire con te? Lasciala stare!» gli urlai in faccia per poi dedicarmi a lei con un sorriso rassicurante dicendole che andava tutto bene.

«E tu cos’è che non capisci nella frase: “Non voglio te”?» continuò imperterrito.

Sorrisi. «Credo che la polizia ti voglia incontrare, invece. Sai, Jason?»

Lo vidi indietreggiare con gli occhi spalancati. «C-come fai a conoscere il mio nome?» riuscì dire quasi in un sussurro.

Risi vedendo il terrore nei suoi occhi. «Sei talmente ubriaco che ti sei scordato di togliere il cartellino sulla giacca da lavoro» lo schernii.

Lo prese in fretta e lo ripose nella tasca interiore della giacca. «Troppo tardi» dichiarai mentre lui si muoveva agitato. «Ho letto il nome, cognome, indirizzo e il luogo dove lavori. Potrei renderti proprio male la vita d’ora in poi…» sorrisi consapevole di averlo in pugno.

I suoi occhi diventavano sempre più preoccupati cercando indietreggiare. Quasi mi faceva ridere. «Sparisci!» gli dissi e lui scappò a gambe levate facendosi spazio tra la folla che si era formata man mano che la discussione andava avanti.

Mi avvicinai alla ragazza di prima che era la vittima e le appoggiai una mano sulla spalla. «Tranquilla, non credo ti darà più fastidio, e se per caso lo facesse,» dissi prendendo un foglio e una biro dalla mia borsa scrivendo nome, cognome e indirizzo dell’uomo. «Questo ti aiuterà.» sorrisi un’ultima volta prima di allontanarmi dalla folla. Non mi faceva impazzire l’idea di essere al centro dell’attenzione.

Non ero molto lontana quando sentii iniziare un applauso collettivo. Mi girai e vidi che tutta la gente stava applaudendo a me.

Ma che cazzo? Erano tutti talmente fifoni da parlare con un tipo che molestava un ragazza che appena ne vedevano uno che prendeva in mano la situazione lo trattavano come un eroe? Aiutali tu, nonna.

Piuttosto… la nonna doveva esserci in questo tempo come ragazza… come la fidanzata di Liam… oh beh, te lo lascio tutto quel truzzetto, nonna. Contenta te! Conoscendo “approssimativamente” il truzzetto, posso immaginare che è rimasta incinta di mia mamma per un errore: una nottata senza protezioni. Ahia nonnina cara… ti sei fatta fottere da uno che se ne cerca uno ogni notte.

«Ehi, aspetta» sentii una voce, ma continuai a camminare lungo la strada trascinandomi la valigia di tre quintali dietro di me e la borsa sulla spalla destra. «Sto parlando con te, voltati!» continuò quella voce.

Continuai imperterrita a camminare nonostante la voce. Perché una persona dovrebbe parlare con me?

«Sì! Io sto proprio parlando con te!» una mano si appoggiò sulla mia spalla e solo a quel punto mi voltai per osservare la ragazza che avevo aiutato prima. «Ti ringrazio davvero molto per quello che hai fatto..» iniziò a parlare mentre teneva lo sguardo basso. «Se non fosse stato per te io adesso…» strinse gli occhi cercando di non pensare a ciò che sarebbe potuto succedere. «Comunque» disse riprendendo fiato e guardandomi dritta negli occhi. «Vorrei sdebitarmi… ti andrebbe di-» la bloccai subito.

«Non mi interessa che tu ricambi il favore, non l’ho fatto per avere qualcosa in cambio. Va bene così, grazie.» dissi allontanandola.

«No, no, aspetta.» mi strattonò per un braccio. «Io voglio davvero fare qualcosa per te.»

«E io ti ho già detto che non è necessario.» feci in modo che mi lasciasse il braccio piegando il mio ma appena mi girai si posizionò davanti a me evitandomi di avanzare.

«Ti prego» continuò lei. «Qualunque cosa…» quasi supplicò.

Mi portai una mano alla testa. «Non mi lascerai mai in pace, no?»

Sorrise scuotendo la testa da destra a sinistra.

Sbuffai sonoramente, ma poi mi venne in mente un’idea.

«Qualunque cosa?» chiesi con un mezzo sorriso.

«Qualunque cosa.» affermò lei felice della mia resa.

«Beh, allora sapresti dove potrei trovare lavoro?» vidi il suo sorriso smorzarsi lentamente.

«Ecco… io veramente»

Risi appoggiandole una mano sulla spalla. «Non ti preoccupare» ripresi la mia valigia e tornai sui miei passi.

«Aspetta.»

Alzai gli occhi al cielo quasi sdraiandomi sulla valigia per la stanchezza e la testardaggine della ragazza. Mi girai lentamente sperando che fosse l’ultima volta che mi fermava.

«C’è un centro commerciale qui vicino, dove c’è il supermercato e altri piccoli negozi di abbigliamento, bar e altre cose… potresti provare lì» sorrise.

Oh! Finalmente qualcuno che mi è utile. Ormai, dopo tutti i ‘no’ che avevo ricevuto per poter lavorare, mi andava bene anche fare la magazziniera, quindi annuii mentre un lieve sorriso incurvava le mie labbra.

«Ti ci accompagno!» disse felice per poi prendermi il polso e portarmi al centro commerciale.

«Beh, grazie per essere venuta con me. Ciao.»

Andai dentro al centro commerciale e provai un po’ tutti i negozi.

Iniziai da ‘Tezenis’ che era il più vicino, ma no, subito dopo passai da ‘bijou brigitte’, ma ancora no. ‘Oysho’, ma no. Perfino al supermercato avevano finito i posti. Possibile? Ero seguita dalla sfiga!

Mi sedetti al bar e vidi la salvezza davanti ai miei occhi: un cartello di richiesta di personale!

Andai subito a parlare con le persone del posto. All’inizio erano un po’ titubanti se assumermi o no, ma alla fine ebbi il posto.

Eh… tutto grazie al mio charm!

«Allora? Com’è andata?» mi chiese la ragazza di prima.

Era rimasta fuori al freddo ad aspettarmi. Ma è caduta da seggiolone quando era piccolina? Che palla al piede, cavolo!

Non potei non sorridere alla vista di quella dolcezza.

«Bene, già da domani inizio a lavorare al bar.» dissi sorridendo.

Ok, non che adesso mi stesse simpatica perché rimane comunque una scassa-palle, ma è dolce nonostante i miei trattamenti nei suoi confronti.

«Dove abiti?» mi chiese spontaneamente. Da dove viene tutta questa confidenza?

«Mi sono trasferita da poco, e stanotte sono stata in un hotel..» se quel buco poteva chiamarsi tale…

«In un hotel?» chiese alzando un sopracciglio. «Per quante notti ci stai?» chiese ancora una volta fissandomi dritta negli occhi.

Vedendo il suo volto da cucciola risposi senza neanche volerlo «U-una notte…»

Vidi il suo volto ancora più confuso «Hai già trovato un appartamento?»

Crede davvero che le rispondessi? Mica è una della mia famiglia o la mia migliore amica!

Non le risponderò… ma figurati! «No.» bocca di merda!

Cazzo.

La guardai, sembrava sollevata, quasi tranquilla.

Sorrise da un orecchio all’altro. «Beh, allora verrai a casa mia oggi!»

«C-cosa?» non feci in tempo a contraddirla neanche una volta che mi trascinò via con se.

Non mi libererò mai di questa palla al piede, vero?

«Senti… non sai neanche come mi chiamo e già mi inviti a casa tua? Scusa la franchezza, ma tu sei davvero pazza!»

La sentii ridere. «Non ti preoccupare, abito con delle persone forti e vigorose, se volessi fare qualcosa a me o a qualcuno dentro quella casa non ne usciresti tutta intera.»

Mi sentii male. Stavo andando in una casa di squilibrati!

«Non ci sono truzzi, vero?» chiesi spaventata.

Lei rise continuando a tenere la mia mano intanto che salivamo sull’autobus. «Beh, Zayn forse è truzzo, ma non ti devi preoccupare.» poi mi guardò quasi pentita di quello che aveva fatto. «Tu… lo conosci Zayn?»

Zayn? No, non l’avevo mai sentito… comunque, per una notte potevo anche sopportarlo un truzzo. Sarei scappata nel cuore della notte. Scossi la testa. E lei tornò a sorridere.

«Meglio così» sussurrò più sé stessa che a me. «Almeno non mi ammazzeranno per aver portato una fan.»

Ancora con queste fan? Forse nel passato avevano un altro significato… sì, deve essere così.

«Comunque piacere, mi chiamo Lottie.» mi sorrise.








Beauty and beat.

Come avrete potuto notare è una specie di capitolo di passaggio, ma in fondo siamo solo al terzo capitolo e c'è ancora tempo prima che gli avvenimenti accadano e... beh, non vi rivelo niente c:

Ho fatto una fatica boia a trovare il titolo, è un capitolo di passaggio, quindi non ci sono avvenimenti importanti, ma circa ve lo spiego: 'game' sta per il 'gioco' che sta facendo Zayn a Meg (ormai quasi tutti avevate capito che Zayn aveva preso il post di Liam per fare lo sporcaccione ouo mlml). 'Job' non mi piace molto, ma sta per il fatto che Meg ha trovato lavoro e quindi avere la paghetta e quindi di avere una sua casa quindi di non rimanere tutto il tempo con i ragazzi (sorry, immagino che volevate che rimanesse da loro, ma io sono crudele muahahaha!!) e poi 'I hate you, 2013!' credo sia facile capire il perché. Meg ancora non è abituata a vivere nel 2013 ma ho cercato di ricondurlo al fatto che quando una persona è in difficoltà e viene molestata da un uomo più grande, la gente non interviene (e purtroppo questo è vero, parlo proprio per esperienza personale)


In più volevo avvisarvi che solo Liam è fidanzato nella storia. (non per sempre, ovviamente)
Non ci sarà nessuna Eleanor o Perrie o -se volete aggiungere anche lei- Taylor.
Probabilmente però ci potrà entrare la fidanzata di Niall: la pizza bona bona :')

Però sappiate che io non voglio insultare nessuna delle ragazze, è solo una storia e gli avvenimenti sono creati solo per avere un filo logico oppure per fare un po' di umorismo -che in questo periodo non mi mancherà.

Comunque sia: scusate il ritardo, aggiornerò prima la prossima volta. (spero)

Grazie alle 20 persone che hanno recensito il primo capitolo e alle 16 persone del secondo.

Grazie alle 10 persone che hanno messo la storia tra le preferite, i 3 ricordati, e gli 11 seguiti.

Grazie anche ai lettori silenziosi :)

Alla prossima babes, non vi posso dare un anticipo purtroppo perché ancora non ho la più pallida idea di come continuare la storia D:

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone :)

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Capitolo 4
*** Unapproachable ***


Unapproachable










«Fai come se fosse casa tua» mi invitò Lottie entrando a casa sua appoggiando le chiavi sul davanzale proprio di fianco all’attaccapanni dove appoggiò la giacca.

Magari fosse casa mia! Mi mancano tanto i biscotti della nonna… nonna…

Quella brutta bacucca mi manca. Vaffanculo!

Mi fermai all’ingresso. Delle simpatiche foto di alcuni bambini appese al muro o semplicemente poste sopra la console dietro la porta, attirarono la mia attenzione.

«Che carina! Sei tu?» chiesi guardando una foto in particolare di una bambina pacioccosa distesa sul letto matrimoniale che giocava con i suoi piedini.

«Oh, no. Lei è la mia sorellina Daisy.» si avvicinò a me guardando anche lei la foto.

«Hai una sorellina!» ripetei felice per lei. «Io ho un fratello rompiscatole.»

Lei rise sentendo il mio lamento, ma con fatto con un filo di amore nella voce. Giusto un po’ gli volevo bene.

Okay… gli volevo molto bene.

«Tranquilla che anche lei rompe le scatole.» affermò continuando a ridere. «Però, non c’è solo lei in famiglia.» fece una breve pausa vedendo la mia faccia interrogativa. «In tutto siamo in sei in famiglia.» terminò orgogliosa.

Sgranai gli occhi alle sue parole, e se non fossi stata attenta sarebbero potuti uscire dalle orbite.

«Sei?» chiesi ancora mezza traumatizzata.

«Eh già!» sorrise ancora Lottie.

Cazzo! Sei! Si erano dati davvero da fare i suoi genitori. Nel vero senso della parola!

Guardai un’altra foto dove c’erano due bambine, e sorrisi a vedere tanta innocenza e felicità nei loro visi.

«Quella è ancora Daisy e lei è Phoebe.»

«Sono davvero adorabili.» mi feci scappare.

Ok, non ci conoscevamo da molto, ma Lottie è stata talmente invadente a chiedermi le cose che in un certo senso ha infettato anche me con la sua vivacità. In senso buono, ovviamente.

Mi iniziava a piacere quella ragazza.

«E lei, invece?» chiesi indicando una foto appesa al muro poco sopra le foto di Daisy e Phoebe.

Appena i suoi occhi si posarono sulla foto che indicavo non aspettò molto, che iniziò a ridere sguaiatamente quasi non riuscisse più a prendere fiato.

A quanto pare faceva davvero fatica anche a tornare a respirare perché si appoggiò una mano sulla pancia come per dire “Sto per scoppiare”.

«Che c’è?» chiesi cercando di essere più offesa possibile, ma era inevitabile che un sorriso si formasse anche sulle mie di labbra. Aveva una risata davvero contagiosa, e questo mi innervosiva, e non poco.

«Quello è mio fratello!» continuò a ridere piegandosi quasi a metà dalle risate. «Capito? Fratello!» fece per tranquillizzarsi, ma appena vide la mia faccia arrossata ormai dall’aver capito di aver fatto una enorme figura di merda, continuò a ridere portandosi le mani agli occhi come se volesse togliere le lacrime che erano scese a forza di ridere.

«Ah…» dissi semplicemente. «Ops.»

Finalmente, quando si tranquillizzò, mi aiutò a portare la valigia al piano di sopra nella stanza degli ospiti.

«I miei genitori questa settimana sono andati a fare un viaggio per l’anniversario. Quindi c’è la casa libera per un po’ senza genitori rompiscatole» ammiccò nella mia direzione tornando nel corridoio.

«Là c’è il bagno.» disse indicandomi una porta alla fine del corridoio. «Vuoi una cioccolata calda?» mi chiese sorridendo.

Era davvero bella, su questo non ci piove.

«Veramente io non amo le cose calde…» ammisi con lo sguardo basso.

«Oh…» sussurrò lei. «Beh, se vuoi c’è un po’ di gelato in cucina.»

Alzai lo sguardo e la guardai. «Ti va di fare un po’ le depresse stasera?» le sorrisi.

«Film?»

«Certo!» annuii.

Lasciai a Lottie piena scelta su quale film.

«Se ti va ti faccio fare un giro per Londra prima di sera… così conosci un po’ anche la città.» mi propose Lottie.

Davvero non la capisco. L’ho insultata in tutti i modi possibili e immaginabili quando mi stava attaccata come una cozza cercando di ricambiare il favore che le avevo fatto: perché voleva così tanto rimanere in mia compagnia?

«Per me va bene.» le sorrisi cercando di mascherare i miei pensieri.

Mi afferrò un polso e mi portò fuori con appena la possibilità di vestirmi del cappotto.

«Tra due minuti arriva l’autobus.» disse dopo aver letto un foglio su quella che doveva essere la fermata dell’autobus.

Mia nonna non mi aveva mai accennato niente sui mezzi di trasporto, e devo ammettere che mi sento piuttosto agitata essendo impreparata sull’argomento.

Ma come cazzo parlo? Sembra quasi che stia per fare un’interrogazione e non ho studiato… bene!

Dopo pochi minuti arrivò una vettura, molto più imponente delle altre auto che giravano per la città, e vidi che Lottie scese dal marciapiede e fece un segno all’autista di quello che doveva essere il FAMOSO autobus.

La biondina salì, mentre io la seguivo a ruota. Meglio non perdersi, soprattutto in una città che neanche si conosce.

«Tsk! Ci sono i controllori…» sbottò più a se stessa che a me. «Mi tocca fare il biglietto. Tu ce l’hai, Meg?» mi chiese per poi rivolgersi verso di me.

Scossi la testa in negazione. Non sapevo neanche com’era fatto un autobus, figuriamoci se avevo il biglietto!

Prese un pezzo di cartoncino dal suo portafoglio nella borsa e lo inserì due volte nel piccolo apparecchio attaccato al palo, se così si può chiamare, dentro all’ascensore, che ogni volta timbrava qualcosa sopra quello.

Che storia! Mi piacciono questi tipi di pagamento… puoi farla franca se non ci sono i “controllori”, come li chiamava lei.

Mi sedetti in uno dei posti liberi e di fianco mi raggiunse Lottie appoggiando la sua borsa sulle gambe.

 

«Ti va di entrare qui? Fanno dei dolci da sclero!» mi propose lei appena davanti ad un bar davvero invitante.

Sclero… ancora devo abituarmi al loro linguaggio truzzese, se così si può definire…

Acconsentii la sua proposta e ordinammo un po’ di dolci.

In un certo senso quei dolci così buoni erano sprecati per vivere in un’epoca così sporca e… strana.

«Che ti avevo detto? Sono davvero buoni.» mi sorrise compiaciuta vedendo che mi stavo pulendo mangiando lo zucchero che era rimasto sulle mie dita dopo aver mangiato il bombolone al cioccolato.

In effetti aveva davvero ragione… era da sclero.

«Parlami un po’ di te.» esordì sorseggiando la cioccolata calda che aveva ordinato senza, però, che venisse seguita da me anche in questa scelta. Odiavo davvero le cose calde.

Eccezione valida soltanto per il vino, che di per sé non era caldo, ma lasciava il suo calore nella gola e nel petto che mi faceva rilassare.

«Cosa vorresti sapere?» le domandai finendomi di pulire le dita con i fazzoletti presentati sul tavolino del bar.

«Non saprei… dove abitavi, cosa ti piace, dove vorresti andare…» poi continuò il suo discorso guardandomi però di sottecchi, quasi volesse guardarmi interiormente: ciò che realmente pensavo. «Che musica ascolti.»

No. Nessuno poteva sapere che venivo dal futuro.

Mia nonna me l’aveva spiegato bene: ogni cosa che faccio, ogni mia scelta, ogni mia azione, cambierà irrimediabilmente e radicalmente il futuro, e se non fossi stata capace di tenermi dentro ciò che d’impulso mi veniva di fare, io sarei potuta non nascere, potrei non esserci nel futuro, cambiando ciò che è il nostro, il mio, presente. Ma il MIO presente era il 2069, non il 2013. Sarei potuta essere… nessuno.

Mi salì un brivido mentre la mia mente diceva, anzi, urlava i miei pensieri.

«Se non ti va, ovviamente puoi anche non rispondermi eh…» si affrettò a parlarmi, magari vedendo la mia faccia che doveva essere piuttosto spaventata, solo all’idea che i miei pensieri potrebbero diventare realtà in uno schiocco di dita. «Però vorrei che rispondesti all’ultima domanda…» aggiunse ad occhi bassi.

Sembrava quasi… imbarazzata.

Sorrisi a vedere quella scena. Così sicura di sé certe volte, ma timide altre. Mi piaceva quella ragazza, mi rispecchiavo molto in lei… però non saprei dire il perché…

«Veramente non sono mai stata una gran patita di musica…» le risposi sinceramente «Ascolto solo le canzoni che…» mi sforzai a trovare il termine adatto che mia nonna mi aveva ripetuto più volte «“Sfondano” al momento, insomma, quelle che “spaccano”» trovai i termini giusti, esattamente quelli che mi avevano fatto contorcere dalle risate quando la nonna le aveva pronunciate.

A quanto pare facevo lo stesso effetto di mia nonna, perché anche Lottie si mise a ridere, ovviamente non in modo sguaiato come avevo fatto io, ma aveva riso.

«Ok, grazie per avermi risposto Meg, adesso sono più tranquilla.» disse ancora tra le risate.

Tranquilla? Perché tranquilla?

«Beh, abbiamo visto abbastanza centro per oggi, domani ti porto sul “London Eye”» concluse fiera prima di alzarsi dalla sedia del tavolino, per poi pagare alla cassa. «Torniamo a casa.»

Casa… Magari…

 

Appena arrivammo a casa di Lottie, lei sussultò appena girò la chiave della porta con un solo giro nella toppa.

Mi ricordavo che avesse chiuso la porta. Me lo ricordavo bene.

Si girò verso di me e mi sorrise. «A quanto pare mio fratello è tornato.» disse per poi entrare completamente in casa. «Salve ragazzi!» urlò appoggiando il giubbotto sull’attaccapanni.

Non sentimmo nessuna risposta così si avviò verso l’interno della casa e si fermò con le braccia sui fianchi quando si affacciò da una porta. La raggiunsi e vidi che delle persone che stavano guardando la televisione.

«Ho detto: salve ragazzi!» ripeté ad alta voce dicendo ogni parola lentamente per farsi capire meglio.

Riconobbi il cartone animato che era in onda e parlai senza che me ne rendessi conto. «Ah! Due fantagenito-» vidi i ragazzi che erano seduti su divano guardare nella nostra direzione per ricambiare il saluto. «Liam!» sussurrai appena, in modo che solo Lottie poté sentire la mia voce. «Louis…»

«Ma allora li conosci!» disse con la voce spezzata.

«Beh, no… conosco Liam e Louis…»

«E gli altri no?» mi chiese ancora una volta tranquillizzandosi un po’.

«No… insomma, sono appena arrivata e ho già incontrato un idiota come Liam!»

«Liam… un… idiota?» balbettò la ragazza seduta anche lei sul divano che aveva appena scuoiato un barboncino per poi farsi la permanente. «Liam non è un idiota! E soprattutto chi sei tu?» si era alzata e, con i suoi tacchi vertiginosi, mi sovrastava e non di poco…

Subito Liam si alzò da divano, sempre con la sua aria da truzzo e andò a fermare il barboncino ambulante.

Ma che cazzo vuole quella?

«Dopo ti spiego…» le disse il truzzetto facendola risedere sul divano vicino al ragazzo che era in compagnia di Liam quando sono corsi via dalla massa delle ragazze.

«Ciao bambol-»

«Mi chiamo Megan, idiota.» lo precedetti sul tempo al truzzetto che si prende gioco di me!

«Woah, capisco…» disse avvicinandosi a me e mettendo ancora una volta la sua mano sotto al mio mento «Sei arrabbiata per quello che ho fatto con te, vero, Megan?» c’era una punta di disprezzo quando mi chiamò con il mio nome.

Lo allontanai con una spinta prima che la mia mente si offuscasse dal suo comportamento seduttore.

«Non sono un giocattolo, Liam. Proprio non capisco come farai tu ad avere una figlia con il tuo comportamento!»

«Liam?» intervenne il barboncino.

«Figlia?» domandò il truzzetto.

«Amplifon?» suggerii ad entrambi cercando di divincolarmi dalla mano del truzzetto, ma lui me lo impedì allacciando le sue braccia sui miei fianchi.

Sentii una risata provenire alla mia destra. Lottie era, a quanto pare, divertita dallo show imbarazzante che si stava creando.

«Piuttosto» tornò a sorridere sfacciatamente. «Mi stai seguendo per caso?»

«Pff!» sbuffai sonoramente. «Se fossi l’unico l’uomo rimasto sulla terra insieme a me, ti assicuro che farei di tutto per morire per non stare vicino a te.» scansai la sua presa. Ma chi si credeva di essere? Manco fosse la regina d’Inghilterra… sicuramente però la regina è più figa di lui, ovviamente.

La regina è una figazza in confronto a lui!

«Senti: non so cosa ti abbia detto Zayn,» mi parlò il barboncino «Ma lui è Liam,» disse indicando l’amico del truzzetto che era seduto di fianco a lei. «e lui è Zayn.» terminò indicando il ragazzo che aveva fatto quel piccolo show di poco fa.

«Liam! Vuoi far star zitta la tua fidanzata?» urlò quello che, secondo le indicazioni del barboncino ambulante, doveva essere… Zayno? Zayan? Zyan?

Vabbé. Non lo so e non mi interessa. Punto e basta!

«Quindi tu mi hai mentito! Tu sei Zayano, mentre lui è Liam!»

Ok, forse sarei potuta sembrare interessata all’argomento, ma solamente perché mi sentivo terribilmente presa per i fondelli, come si suol dire, e volevo davvero vederci chiaro lì dentro.

Ragionai puntando il dito verso quei ragazzi.

Che stronzi. Idioti, maschilisti, stronzi, puttanieri, odiosi, antipatici e truzzi!

Vaffanculo!

Nonostante la mia espressione ancora sconvolta e terribilmente imbarazzata, sapendo che si stava solo divertendo con me, quel truzzetto, nessuno accennò a fare o dire niente a riguardo.

Volevo andarmene. Volevo tornare al mio tempo, volevo tornare da mia nonna, o meglio: dalla mia STUPIDA nonna. È tutta colpa sua se mi trovavo in questa situazione.

Volevo scomparire, volevo farmi più piccola possibile per evitare di avere tutti quegli occhi addosso a me.

Oltre a Louis, Liam e Zayano c’erano altri due ragazzi: uno riccio e uno biondo, entrambi la fine del mondo, e l’unica cosa che mi veniva in mente in quel momento era solamente che, davanti a dei RAGAZZI, fighi da far paura, e soprattutto SCONOSCIUTI,  avevo fatto una colossale, immensa – e aggiungerei anche eccellente, da parte di Zayano – figura di, quando ci vuole ci vuole, MERDA.

Guardai ad uno ad uno tutte le facce dei presenti. Non passarono molti secondi che mi voltai e uscii dalla casa sotto, ancora, gli sguardi di tutti.

 
*Zayn’s POV*
«Sei un lurido idiota.» spezzò il silenzio la sorellina del mio migliore amico.
Credo che Lottie e Megan abbiano legato più di quanto si potesse pensare anche se si conoscevano dalla mattina.
«Non sei tu la persona che mi dice questo.» la guardai inespressivo.
Avrei voluto davvero sembrarle sicuro di me, ma se già io non ero sicuro di me stesso, come potevo sperare di farlo pensare alle altre persone?
Infatti Lottie non ci mise molto a capire che il mio volto era solo una maschera.
«Ti sei divertito eh…» continuò lei.
Sentivo gli occhi di tutti i miei amici puntati contro. Anche se non prendevano parte attiva alla conversazione, potevo capire anche senza guardarli in faccia che erano pienamente d’accordo con Lottie.
«Ok, ok… basta.» intervenne il biondo. «Concordo con Lottie, e credo che tu in questo momento dovresti proprio andare da lei e parlarle.»
«Perché?» chiesi immediatamente una spiegazione senza darla vinta a nessuno.
«Perche?» ripeté allibito dalla mia domanda Niall «Perché sei uno stronzo, ecco perché. Poteva essere un gioco per te, e ammetto che poteva essere divertente fino ad un certo limite, ma lei, a quanto ho visto, non ti conosce; non CI conosce, quindi si sarà sentita umiliata e presa in giro. Vai.» mi incitò un’ultima volta.
Lo guardai per un paio di secondi senza spiccicare parola, e dopo posai lo sguardo su tutti i presenti.
Imprecai con me stesso e uscii di casa sbattendo rumorosamente la porta.
Incredibile! Era solo uno stupido gioco, non poteva prendersela così quella ragazza.
Passai nervosamente una mano tra i capelli. Quella ragazza sembrava tanto combattiva e sicura di sé, ma quando ho “giocato” con lei davanti a quel posto sudicio che qualcuno ha il coraggio di chiamare “Hotel”, vidi nei suoi occhi uno smarrimento. Era indifesa, e io me la stavo prendendo comoda giocando fin troppo.
Infilai una mano nella tasca, e mi accesi una sigaretta che tirai fuori dalla sua scatola.
Inspirai due o tre volte prima di vedere una ragazza dall’altra parte della strada.
Pensavo fosse Megan, stavo per chiamarla, ma quando si voltò capii che non era lei, ma solo una ragazza che le assomigliava.
Abbassai il braccio che era ancora sollevato a metà tra la tasca e il cenno di saluto che avrei fatto se non mi fossi accorto dell’errore.
In men che non si dica, finii la sigaretta.
Dovevo proprio darmi una regolata, perché ogni giorno che passava mi facevo fuori davvero troppe sigarette.
Sbuffai inserendo abbattuto la scatolina delle sigarette ancora una volta in tasca, cercando di auto-convincermi che non era la soluzione per non pensare a quella ragazza.
Alzai lo sguardo da terra e vidi i suoi capelli. Mi avvicinai alla ragazza appoggiandole una mano sulla spalla.
«Megan.» la chiamai, e subito la figura si girò guardandomi dritto negli occhi. «Oh, mi scusi… ho sbagliato persona…» mi scusai vedendo che avevo sbagliato per la seconda volta.
Così non va bene! Vedevo Megan ovunque, e non capivo assolutamente il perché! E questa ignoranza, non faceva altro che irritarmi.
Mi stavo per allontanare quando la ragazza mi fermò.
«Ma tu non sei per caso Zayn degli “One Direction”?» mi chiese la ragazza.
«Oh merda!» imprecai sottovoce prima di iniziare a correre.
Sopportare un’altra volta una mandria di fan imbufalite? Mai.
Vidi che le ragazze si moltiplicavano. Più correvo, più aumentavano le attenzioni. Dovevo svignarmela in fretta.
Mi imbucai in un vicolo e dopo un po’ di angoli stretti riuscii a nascondermi e sfuggire alla loro brama.
Camminai con il fiatone, e sentii dei singhiozzi provenire da dietro il cassonetto della spazzatura.
Raggiunsi l’origine di quei lamenti e mi fermai davanti alla sagoma rannicchiata per terra.
Quando lei si accorse della mia presenza, alzò gli occhi incrociando i miei.
Aveva gli occhi rossi e gonfi, incorniciati dal mascara colato sulle guance.
Dovevo davvero smetterla di fumare. Era la terza volta che mi immaginavo Megan.
Mi voltai e continuai a camminare, fino a che delle parole mi fermarono.
Le SUE parole.
Fino a che una voce mi fermò e mi fece girare.
La SUA voce.
«Ti diverti così tanto?»
Era lei. Quella ragazza distrutta e a pezzi, rannicchiata vicino al bidone –nel vicolo più lurido che abbia mai visto– era proprio lei. Era Megan la ragazza che piangeva. Era Megan la ragazza che avevo ferito più di tutti.Non avevo mai provato questa sensazione di disgusto verso me stesso.Mi divertivo? No. Tanto meno a vederla così male per causa mia.

 
*Megan’s POV*
Mi guardò e come se non mi avesse vista, se quella persona accasciata di fianco al cassonetto dei rifiuti non fosse veramente la Megan che aveva incontrato poco prima, che aveva USATO poco prima. «Ti diverti così tanto?» Avrei voluto davvero starmene zitta e fare in modo che quella persona uscisse dalla mia vita, che io potessi tornare a casa MIA, quella del 2069, e dimenticare tutto ciò; ma fu il mio cuore a parlare, non la mia testa.
Mi sentivo talmente usata e inutile che ormai mi sembrava di essere incolume ad ogni tipo di avvenimento, ad ogni tipo di parola nei miei confronti.
Si girò e mi guardò per vari secondi.
Tornai a guardare un punto indefinito per terra, incapace di sostenere ancora per molto il suo sguardo, avvicinando le ginocchia al petto e affondandoci la testa in mezzo; ma infondo sapevo che lui, nonostante fosse passato vario tempo, non aveva ancora spostato gli occhi dalla mia sagoma.
Non mi ero mai sentita più OGGETTO di oggi.
Come avrei fatto a sopravvivere in un luogo dove l’orgoglio di una persona veniva calpestata con tanta
semplicità?
Solo quando sentii un piccolo sbuffo alla mia destra alzai lo sguardo.
Lui si era seduto di fianco a me e, tranquillo come mare durante i giorni sereni, si accese una sigaretta.
Guardai il suo profilo quasi rapita: per tutto il tempo che avevo speso a maledirlo, non mi ero ancora accorta di quanto sia carino questo ragazzo.«Mi dispiace.» sussurrò per poi buttare fuori il fumo che aveva inalato subito prima.
Mi stupii alle sue parole. Nonostante lo conosca da poco tempo, mi aveva subito dato l’idea del tipo strafottente e che non perdeva un attimo per “giocare”, anche se il suo giocattolo era il fuoco o, come in questo caso, una persona.
Riabbassai lo sguardo. Forse mi dovrei ricredere su quel ragazzo.
«Ok.» era l’unica cosa che riuscii a dire.
Non accennò nessuna reazione, solo continuò a fumare.
Il silenzio, per quanto pesante potesse essere, era ciò che volevo. Lo ammetto, mi faceva piacere che mi fosse venuto a cercare, ma non volevo assolutamente parlare.
E per fortuna l’aveva capito.

«Ehi… andiamo a casa?» mi chiese tranquillo, e io, anche se involontariamente, mi ritrovai a poggiare il mio sguardo sui suoi occhi.
Era magnifico. Nel futuro erano davvero rare persone così belle. Purtroppo tutte i ragazzi belli, facevano parte del mondo dello spettacolo o della musica, quindi inavvicinabili.
Scossi la testa in segno di negazione distogliendo lo sguardo. Ero soggiogata dal suo sguardo, e ciò lo rendeva solo ancora più odioso, ma non volevo tornare ad affrontare gli occhi delle altre persone.
Non so perché, ma con questo ragazzo era passata, forse perché era lui che mi aveva fatta mettere sotto una cattiva luce quindi non avrei dovuto avere motivi per cui provare vergogna con lui, oppure solo perché si era scusato. Non saprei, sinceramente. Sospirò pesantemente. «Perché volevi tanto incontrare Liam?» mi chiese senza tante parole. Aveva seriamente il potere si mettermi in soggezione con solo lo sguardo, perché era ciò che mi stava facendo in quel momento. Mi stava mettendo alle strette, e mi sentii impossibilitata a mentire, ma sicuramente non gli avrei mai detto il vero motivo per cui volevo conoscere Liam.
Infondo chi mi crederebbe mai se gli dicessi che “volevo conoscere mio nonno”?
Nessuno. Mi rispondo da sola.
«Ti interessa?» domandò ancora, in un modo talmente diretto che non ne ero abituata.
«Che?» sgranai gli occhi riacquistando ancora una volta il contatto visivo con le sue iridi in cui ci si perdeva «No… volevo solo conoscerlo.» in parte è vero, ma sono ancora convinta di tralasciare la parte “futuro”.
«Meglio così» riprese lui accendendosi l’ennesima sigaretta. Doveva esserne davvero dipendente se ne fumava tante… «Perché è fidanzato.» Lo guardai interrogativa, e lui non aspettò molto prima di continuare il suo discorso. «Hai presente la ragazza che era in salotto con noi? Lei è la sua ragazza.»
«Oh… il barboncino.» sussurrai più a me che a lui.
A quanto pare però riuscì a sentire il mio commento, perché iniziò a ridere sguaiatamente tossendo qualche volta, probabilmente per il fumo che continuava ad inalare.
«Sì, molti chiamano Danielle “barboncino”» sorrise continuando a fumare.
Abbassai lo sguardo ripetendomi nella mente le parole di lui.
«C-come si chiama la ragazza di Liam?» chiesi balbettando.
Buttò fuori il fumo quasi tutto i faccia a me, in modo che quasi anche gli occhi avessero potuto respirare tutto quel fumo passivo.
«Danielle.»
Tossii spostando l’aria davanti alla mia faccia non volendo respirare tutto quel fumo passivo intorno a me.
Danielle.
«Oh cazzo!» dissi semplicemente.
Lui mi guardò interrogativo. Lui non poteva capire.

Lui non poteva ASSOLUTAMENTE capire. Come avrebbe potuto? Se gli avessi detto che Danielle era mia nonna mi avrebbe dato della dipendente di droghe allucinogene.







What makes you beautiful.

Non so con che faccia mi presento qui dopo che non aggiorno da 11 giorni D:
Scusate davvero tanto, ma sono in un periodo un po' pesante, quindi mi è molto difficile scrivere capitoli a raffica, anche se questo è arrivato a coprire 5 pagine di World, spero che non annoi e riscatti la mia assenza prolungata.

Sinceramente a me piace molto questo capitolo perché:
-Meg scopre che Liam è Zayn e che Danielle è sua nonna... (si prospettano bei discorsi con Danielle, vi anticipo ahahaha)

-Lottie e Meg hanno legato molto, quindi lei potrà avere una nuova amica, anche se non nel suo tempo, e già possiamo immaginare quanto sarà triste l'ultimo capitolo visto che Meg dovrà PER FORZA tornare a casa sua.
-L'irlandese biondo che fa impazzire il mondo difende Megaaaaaaaan!! (Questa parte è la più bella secondo me lol)

-Meg che non ha "studiato" i mezzi di trasporto e si fa le pippe mentali ahahahah.

-Zayn si è scusato. (Mi rimangio le parole di prima... questa è la parte più bella asdfghjk)


Il titolo del capitolo mi piace davvero tanto.
Si riferisce, per chi non l'ha capito, a quando Meg pensa che i ragazzi belli del suo tempo sono solo i divi del cinema o comunque sono famosi, quindi era strano trovarne uno così facilmente, ma ancora lei non sa che lavoro fanno o cosa sono. Lei non ha neppure mai sentito nominare "One Direction", quindi, non so perché, ma mi piace davvero tanto il capitolo...

Lottie è molto simile a Meg caratterialmente.
Parole testuali di Meg: "
Così sicura di sé certe volte, ma timide altre. Mi piaceva quella ragazza, mi rispecchiavo molto in lei… però non saprei dire il perché…"

Nei prossimi capitoli non solo lo capirete voi, ma anche Meg...

Vi invito caldamente a passare a leggere le note della storia.

Triste. La storia è destinata a questo, quindi mi dispiace se non gradite delle storie senza il lieto fine "e vissero per sempre felici e contenti", perché in questa storia non ci sarà.

Ancora ho una minima idea su come finire, ma è ancora tutto sul vago, quindi non esterno i miei pensieri lol.

Adesso mi dileguo, altrimenti davvero lo spazio autrice diventa più lungo del capitolo.
Volevo solamente ringraziare tutte le persone che hanno messo tra le seguite/ricordate/preferite le storie.
E un grazie speciale anche alle persone che leggono in silenzio :)

Spero che anche i prossimi capitoli continueranno a piacervi.
Alla prossima, sperando che non passeranno 11 giorni prima che continui D:

PS: Se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone :) *tanto per rimanere in tema di passato*
-twitter: @niallersbreath


Crediti banner: Chiara_88

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Capitolo 5
*** The child with the jam. ***


The child with the jam.












«Sai? Proprio non ti capisco!» esasperò Zayn dopo, a quanto pare, troppi minuti di silenzio. «Non ti capisco proprio! Era solo uno stupido gioco, insomma, credo che una persona di diciannove anni possa fare cose peggiori che farsi passare per qualcun altro!» si portò una mano tra i capelli.
Beh… forse potrebbe essere un po’ esagerato, ma cosa vuole? Se vivesse nel 2069 come me, capirebbe perfettamente perché mi sono rifugiata qui!
Non esistono certi tipi di “giochi” da me. Tutti hanno rispetto verso le altre persone, cosa che qui non ho neanche lontanamente intravisto. «Che cosa avresti fatto se avessi incontrato qualcuno che non aveva intenzione di ascoltarti e fare ciò che il corpo desiderava?» continuò, mentre io cercavo di assimilare tutte quelle parole nella mia testa. «Ti saresti buttata giù da un ponte se qualcuno ti avesse toccato un braccio? È pieno di questi avvenimenti in giro, quando aprirai gli occhi?». Ma si stava arrabbiando con me questo Zayan? «Cavolo, quanti anni hai? Diciotto, diciannove?»
«Diciassette.» lo corressi immediatamente.
«Non è questo il punto! Svegliati, si sa che il mondo è una merda… apri gli occhi! È impossibile che in diciassette anni della tua vita non ti sia neanche resa conto di quanto schifo di gente passeggia per il mondo!»
«Oh, si che è possibile, fidati» sussurrai, ma talmente piano che il ragazzo in piedi davanti a me non mi potesse sentire.
«Che cosa devo fare? Dimmelo. È stato solo uno stupido gioco.» si restrinse nelle spalle accendendosi l’ennesima sigaretta mentre cercava di nascondere la sua incomprensione, ma invano. «Non posso credere che ti sei rifugiata dietro un cassonetto della spazzatura per una stronzata.»
La finezza fatta a persona, insomma…
Però, nonostante mi stia “sgridando” – anche se si capiva che stava sgridando se stesso – guardandolo mentre distoglie lo sguardo da me mentre aspira la sua sigaretta, qualcosa mi invade di calore. Non saprei proprio dire cosa possa essere, ma ho un’irrefrenabile voglia di affondare le mie mani nei suoi capelli. E poi il suo sguardo… così penetrante… come se volesse scoprire tutto ciò che sono e ciò che penso.
Lo ammetto, è angosciante, ma terribilmente affascinante.
Forse, se lo conoscessi meglio, potrei anche…
«Bambina.» sussurrò sputando dall’altra parte del marciapiede dandomi le spalle e dando fine ai miei pensieri.
Accidenti! Cosa mi stava venendo in mente? Volevo affondare le mie mani nei suoi capelli? Perché?
E cosa più terribile: stavo anche pensando che io avrei potuto…
No! Tutto quanto, ma questo no!
«Bambina…» ripetei quasi involontariamente.
Presi atto di ciò che mi aveva detto. Come osava? Okay, sto iniziando a capire come vanno le cose in questo mondo. Credo sia d’obbligo cambiare atteggiamento.
«Mi consideri una bambina?» mi alzai riluttante dal marciapiede. «Credo proprio, piuttosto, che tu sia uno stupido ragazzo, potrai avere tutto il fascino che vuoi, non sono affari miei! Non sono una bambina, sono solo cresciuta in un posto completamente diverso da questo e, fidati, vorrei davvero tornarci il prima possibile, ma mi sono ripromessa di rimanere fino a quando… mio nonno non sarebbe morto, quindi non mi rompere le scatole, bell’imbusto consumatore di sigarette incallito. Lasciami vivere la mia vita. Tanto tra meno di due mesi non ci rivedremo più.» dissi tutto d’un fiato.
La reazione di lui non fu assolutamente come me l’ero immaginato.
Stava sorridendo. Sì: sorridendo. Come un idiota, mi permetterei di aggiungere.
«Che hai tanto da sorridere?»
Sogghignò scuotendo la testa. «Non mi aspettavo questo discorso… ci sai fare con le parole. Complimenti.»
Mi sta prendendo per il culo? Ma vuole davvero che lo prenda a botte questo!
«Ma non è questo che mi fa sorridere» si affrettò a continuare vedendo la mia faccia irata «Fino ad adesso mi hai dato l’impressione che io ti stia davvero antipatico, ma visto il discorso di adesso, credo che abbia afferrato male i tuoi comportamenti precedenti…»
Mi accigliai. Dove voleva arrivare?
Tenne la sigaretta tra l’indice e il medio mentre abbassava il braccio e mi guardò di sottecchi.
Oh sì… se fosse meno presuntuoso credo proprio che sarebbe il ragazzo perfetto.
«Com’è che mi hai chiamato?» Accidenti! «“Affascinante”. Ecco cosa hai detto, e subito dopo mi hai dato del “bell’imbusto”.»
Mi morsi il labbro inferiore trattenendo il fiato. Come mi era saltato in mente di dirgli quello?
Dio, quanto odiavo quel ragazzo!
«Non hai idea di quante ragazze mi ronzino in torno, e quanto mi vogliano.» sussurrò una volta avvicinatosi a me, in un modo talmente sensuale, che ci dovetti mettere tutta la volontà presente in ogni micro-cellula del mio corpo per non allungare le mani e appoggiarle sui suoi capelli.
Quante ragazze gli ronzano intorno?
«Oddio…»sussurrai al solo pensiero. «G-gigolò?» chiesi sgranando gli occhi.
Beh, se lo fosse stato allora avrei potuto mettergli le mani tra i capelli senza troppe complicazioni.
Sbarrò gli occhi, tirando un angolo della bocca che esternava il suo divertimento alla mia dichiarazione, per poi scoppiare nella risata più fragorosa che abbia mai sentito.
«Stai ridendo di me, Zayan?» gli domandai mentre mi contagiava con la sua risata, e iniziai a sorridere vedendolo che si divertiva.
Sì, rideva di me, ma… dettagli.
«Primo: mi chiamo Zayn, non Zayan.»  alzò il dito indice di fronte a me. «Secondo…» alzò insieme all’indice anche il medio mentre continuava «No, non faccio quel genere di lavoro. Potrebbe sorprenderti invece che tipo di lavoro faccio, invece.»
«Stupiscimi, allora… Zayn!» accennai una nota di esasperazione mentre pronunciavo il suo nome, almeno spero che sia il suo VERO nome…
«Volentieri… Megan.» sorrise per poi portarsi ancora una volta la sigaretta alla bocca, aspirando avidamente, e faceva uscire tutto il fumo schioccava la sigaretta col pollice in modo che la cenere potesse cadere sull’asfalto. Era inebriante tutto ciò che faceva. Oscurava i miei pensieri. Tutti i miei pensieri. «Posso provare?» chiesi docilmente non staccando gli occhi dalla sigaretta nelle sue mani.
Mi guardò un attimo confuso, poi si portò la mano che teneva la sigaretta vicino alla basetta e si grattò un po’ con l’unghia del pollice.
«Hai mai fumato prima?»
Ho mai fumato prima? No. Non ne avevo neanche intenzione. Nessuno dei miei amici fumava, quindi non avevo mai avuto la voglia.
Scossi la testa per rispondere alla sua domanda abbassando il viso. Mi sentivo un po’ come una bambina a cui è stata negata la caramella a merenda, e il pensiero mi fa sorridere timidamente.
«Sei sicura?» mi chiese ancora Zayn.
Sinceramente? Non me ne fregava assolutamente niente di fumare, ne avevo solo voglia. Tutto qui. E, visto che quel ragazzo mi ha chiamato “bambina”, faccio la cocciuta per rimanere nel ruolo. Come vuole lui.
Annuii, e dopo un suo sospiro mi passò la sigaretta.
La presi e la tenni come stava facendo lui, e in quel momento mi accorsi che stavo arrossendo.
«C-come dovrei fare?» chiesi a testa bassa. Non ho mai fumato, e mai visto qualcuno fumare, a parte Zayn poco prima, ma troppo poco da poter immagazzinare tutte le mosse.
Sentii, più che vidi, che stava sorridendo. Probabilmente divertito, anche lui come un bambino, dalla mia inesperienza.
Si riprese la sigaretta dalle mie mani e mentre aspirava, osservai la sigaretta che sia accorciava al suo respiro.
«Così.» disse per poi lasciare il fumo fuoriuscire dalla sua bocca, in modo che il suo odore mi circondò.
Che vergogna… mi sento davvero una bambina in questo momento. Così bisognosa di insegnamenti…
«Devi aspirare, e quando senti che ti pizzica la gola butta fuori il fumo. Tutto qui.»
Sembra semplice… ce la posso fare.
Mi ripassò la sigaretta e io la riaccolsi tra le mie mani con esse che intanto tremavano.
Portai la sigaretta alla bocca e la prima sensazione che percepii fu umido sulle mie labbra. Sentivo la saliva di Zayn su di me. Oddio!
Non mi diedi tempo di rimanerci a rimuginare sul fatto che avrei potuto limonare Zayn indirettamente, tramite una sigaretta, che aspirai il tabacco della sigaretta.
Oddio. Sentivo il fumo andare giù per la bocca fino ad arrivare alla gola.
Feci come mi aveva detto Zayn, e appena sentii che qualcosa mi pizzicava la gola, cercai di espirare in modo disinvolto, come faceva lui, ma qualcosa andò storto, perché iniziai a tossire come se fossi appena tornata in superficie da una gara di apnea e avessi bevuto l’acqua.
Tossii senza contenermi. Che brutta sensazione. Tutta l’aria che avevo preso in polmoni la buttai fuori in piccoli sospiri di tosse.
Solo quando mi tranquillizzai e la tosse scomparì quasi del tutto potei sentire il vero effetto del fumo. Sentivo i muscoli rilassarsi impercettibilmente.
Ne volevo ancora.
Allungai di nuovo la sigaretta alla bocca, e anche la seconda volta non riuscii ad espirare il fumo con disinvoltura come Zayn, ma tossii ancora.
Cercai di prendere il terzo tiro, ma Zayn me la prese tra le mani.
«Basta così. Va a finire che me la finisci tutta.» sorrise.
Era un sorriso vero. Non stava ridendo di me, e questa consapevolezza in un certo senso mi fece sorridere di rimando… erano contagiosi sia la sua risata che il suo sorriso.
Forse potrei cambiare idea su di lui in futuro…
«Sei una ragazza davvero interessante, Megan.»
Non capii subito se era un complimento o chissà cosa, ma mi convinsi di sorridere, e le mie labbra si tesero in ringraziamento.
«Altrettanto, Zayn.»
«Potrei stupirti in qualunque momento.»
«Se solo sapessi da dove sono arrivata ti potrei sorprendere più di quanto potresti fare te, Zayn» sorrisi compiaciuta dalla mia risposta di sfida.
Lui corrugò la fronte interrogativo ma, no, non gli avrei detto della apparizione a Londra.
«Hai impegni questo fine settimana?» mi chiese evidentemente interessato alla mia risposta.
Mi scrutava con i suoi occhi dove avrei potuto affondarci dentro.
Ancora sto pensando se nel 2069 conoscevo qualche Zayn. Magari poteva essere il nonno di una qualche mia – odiosa – compagna scolastica… che brutta cosa…
«Zayn… sono qui da neppure 24 ore e ho incontrato un bisbetico gigolò che mi ha fatto fumare quando io non avevo mai fumato prima d’ora, ho incontrato una ragazza tutto pepe che mi ha fatto fare il giro di Londra, mi ha aiutato a trovare un lavoro, e mi ha ospitato a casa sua per tempo indeterminato. Ora spiegami come avrei potuto trovare tempo per prendermi impegni questo fine settimana!» Le mie parole potevano sembrare fredde, ma il sorriso che era comparso sul mio viso tradiva il mio divertimento mentre gli rispondevo a quella domanda con indubbia ovvietà.
Zayn vide il mio divertimento e sorrise anche lui. Saremo potuti diventare amici. Sarei potuta diventare amica di un vecchio anziano gigolò.
Che previsione allettante!
Mi sorrise e… oh, il suo sorriso…
«Vuoi provare una cosa?» mi chiese alzando la sua mano sinistra facendo capire che intendeva fare qualcosa con la sigaretta tra le sue dita. Lo guardai stranita, ma annuii dopo poco.
«Fumo passivo.» si mosse come se volesse darmi la spiegazione.
«Fumo passivo?» chiesi di rimando. Che diavolo significava?
Sorrise. Ero davvero così tanto buffa con la mia inesperienza che non faceva altro che ridere di me, lui?
«Già. Io aspiro dalla sigaretta e poi te lo espiro in bocca da te.»
Cosa? In-bocca-da-me. Mi mobilizzai a quelle parole. Ero ancora più confusa di prima. Fumo passivo… deve essere relativamente uguale, ma “in bocca da te” non mi faceva capire.
Mi avrebbe baciata? Oh, no. Assolutamente no!
«No, non ho intenzione di baciarti, Megan.» sorrise continuandomi a guardare negli occhi.
Aveva risposto alla mia domanda senza che glielo chiedessi a parole? Come diavolo ha fatto?
«Ah.» era l’unica cosa che mi uscì dalla bocca in quel momento.
Non riconoscevo neanche più la mia voce da quanto fosse diventata roca.
«Vuoi che ti baci?»
Allargai gli occhi, quasi avendo paura che uscissero dalle orbite da un momento all’atro.
Boccheggiai mentre gli rispondevo: «A-assolutamente no!» quasi urlai.
«Ehi… calmati, stavo scherzando.»
Oh. Un atro scherzo. Dio, che nervoso quando mi prendeva in giro così! Sinceramente, nella mia mente credevo
sul serio che volesse botte. A sangue, più che altro.
Sbuffai. Devo smetterla di comportarmi così, come ha detto lui prima, questo mondo è pieno di gente così, devo smetterla sul serio.
«E come intendi fare?»
Sorrise, capendo che finalmente gli davo l’opportunità di sperimentare la sua idea.
«Apri la bocca.»
Oddio! Perché deve essere tutto talmente imbarazzante.
Lui vide la mia espressione riluttante e continuò a parlarmi sempre fissandomi dritta negli occhi con i suoi magnetici. «Non ho intenzione di scoparti, Megan, voglio solo finire la sigaretta per poi andarmene a casa.»
Arrossii di colpo senza neanche rendermene conto. Non ha intenzione di scoparmi… e chi lo biasima? Chi è che vorrebbe scopare una come me?
«Okay.» presi un breve respiro e mentre lui si portava la sigaretta alla bocca sorridendo aprii di poco la bocca, come mi aveva detto di fare lui.
Quando staccò la sigaretta dalle labbra si piegò in avanti per arrivare alla mia altezza, poi soffiò il fumo fuori dalla sua bocca, in modo che arrivasse dritto sulla mia bocca.
Iniziai ad inspirare capendo il significato di “fumo passivo”.
Mi sbagliavo completamente. Non è come aspirare direttamente dalla sigaretta. Era più delicato il modo in cui scivolava giù dalla gola, rispetto a prima, tanto che riuscii a non tossire buttando fuori il fumo una volta che Zayn aveva terminato di passarmi quel fumo passivo.
Schioccai varie volte la lingua sul palato, come se volessi assaporare il retrogusto del fumo passivo…
«Buono…» sussurrai accennando ad un sorriso.
Era diverso, ma non per questo meno bello, anche se c’era un piccolo sapore, quasi impercettibile che le prima due volte non c’erano. Mi si rilassarono ancora una volta i muscoli. Ne avevo ancora voglia. Ogni volta che prendevo un tiro, la volta successiva ne avevo sempre più voglia.
E se quel sapore fosse stato di… Zayn?
«Vuoi provare te?» non so con quale coraggio riuscii a chiedergli una cosa del genere.
Io che fumavo e lui che aspirava il fumo passivo. Mi tremavano le gambe, mi sembrava di fare un assoluto disastro.
Sospirai. I bambini di solito sono così imprevedibili… e così sciocchi!
«Be’, perché no.» mi passò la sigaretta e io aspettai un paio di secondi prima di prenderla.
Avrebbe sentito il mio sapore come io avevo sentito il suo? Perché mi devo cacciare in certe situazioni?
Lui annuii chiaramente divertito. Adoravo il suo sorriso. Era così spontaneo e… contagioso.
Strinsi la mano destra a pugno, quasi facendomi male al palmo con le mie stesse unghie, mentre l’altra – che teneva la sigaretta – me la portai alla bocca, aspirai il fumo e, come le altre due volte che avevo aspirato direttamente dalla sigaretta, sentii quella sensazione di umido tra le labbra.
Se mia nonna mi vedrebbe in questo momento sarebbe del tutto contrariata. Fare questo con un vecchietto gigolò… che strana che sono.
Quando staccai il filtro dalla bocca mi alzai sulle punte per arrivare alla sua altezza e soffiai.
Era terribilmente imbarazzante, ma estremamente provocante.
Fece i miei stessi movimenti con la lingua, facendola schioccare sul palato, copiandomi, forse per prendermi per il culo.
«Buono…» sussurrò, esattamente nel mio stesso modo.
Okay: mi stava prendendo per il culo. Sorrisi. Era di una antipatia epica, ma sempre adorabile.
Sentii qualcosa suonare. Zayn estrasse il suo cellulare dalla tasca e guardò il display.
Se non sbaglio quello era un iPhone 4s, nel 2069 era davvero raro trovarne uno da quanto fosse vecchio.
Cavolo… mia nonna doveva essere davvero vecchia decrepita!
E pensare che era quel barboncino tutto vanitoso. Che nonna che mi ritrovo! «Pronto, Louis?» rispose al telefono distogliendo lo sguardo da me. «Cosa?... Trattienilo… Non mi va di andare allo studio… Chi se ne frega di Paul!... Dì che sono ammalato… Non mi interessa, abbiamo già scritto gran parte del testo, potreste fare anche da soli… okay, grazie Lou, ti devo un favore… Paul si arrangia!... COSA? No!... Neanche per sogno! Ti devo ricordare ciò che hanno fatto le tue sorelle l’ultima volta che sono stato con loro?... Cosa centra Megan?... No! Non dire niente a Paul… Okay, ci andrò… Ciao.» rimise il suo NUOVISSIMO iPhone nella tasca dei jeans e si girò verso di me. «Hai da fare oggi?»
Sì: dormire. Sono stanca, sono stata fuori tutto il giorno e domani devo anche iniziare a lavorare… che stress! Ed è solo il primo giorno… andiamo bene!
«No. Devo ricordarti il discorso di prima sul fatto che sono qui da nemmeno 24 ore?»
Alzò le spalle a mo’ di scuse. Sembrava un cucciolo. Il fatto che volessi affondare le mie mani nei suoi capelli però rimaneva… ahimè.
«Devo andare a casa di Louis a badare alle sue sorelle mentre lui è a lavoro.»
«Anche tu dovevi andare a lavoro?»
Sbuffò portandosi per l’ennesima volta le mani sui capelli. Oh, è un supplizio! «Sì, dovrei. Ma è sfiancante.»
«Più che andare a badare alle sorelline del tuo migliore amico?» gli sorrisi io.
«Touché, Megan» alzò le spalle. «Mi andava di fare un po’ lo sregolato.»
«Sregolato?»
«Che non segue le regole.»
Risi… seriamente aveva diciannove anni quel ragazzo? Poteva essere considerato più bambino di me… un bambino assolutamente affascinante.
«Ma non dovrebbe esserci Lottie a casa? Mi aveva detto che era sorella di Louis, e lei ha quindici anni… credo che sia abbastanza grande.» gli chiesi mentre lui si avviava verso la strada principale tirandosi sulla testa il cappuccio della felpa nera. Chissà poi perché…
«A quanto pare è uscita… non è una ragazza che le piace stare tra quattro mura…»
Questo l’avevo capito.
Zayn suonò varie volte il campanello di casa Tomlinson e, con sorpresa mia e del ragazzo al mio fianco, ci venne ad aprire proprio Lottie.
«Ah, Megan! Ti stavo aspettando. È proprio il momento giusto per andare al “London Eye”.» Le brillarono gli occhi mentre diceva emozionata i suoi piani. «Zayn… le gemelle sono in camera loro. Buona serata!» lo spinse detro la casa mentre lei usciva e spinse dietro di sé la porta di casa per poi prendermi sotto braccio e portarmi, per come l’avevo capito io, al “London Eye”. «Ma… Lottie, ormai è sera, il sole sta già tramontando!» cercai una scusa mentre lei mi trascinava per un braccio.
Che tipa, ragazzi! Altroché se è attiva. Sprizza energia da tutti i pori: è un vero e proprio vulcano.
«Oh, appunto per questo. Dobbiamo arrivare per il tramonto, quindi allunga il passo!»
Detto questo, mi tirò sempre di più fino a trovarci a correre per arrivare sulla ruota in tempo.
Appena arrivammo sotto la “London Eye” mi sentii piccola. Troppo piccola. Non sono mai stata alta di statura, e in un certo senso non mi dava fastidio in generale, ma certe volte mi sento davvero l’ottavo nano di Biancaneve separato dai suoi fratelli appena nato.
Entrammo in una cabina, e ammirai il paesaggio che si tingeva di arancione dal tramonto del sole.
Più tempo passavo sulla cabina, più le persone diventavano piccole.
Il sole era ormai al limite, e ancora pochi minuti e il sole avrebbe lasciato posto alla notte che incombeva dalla parte opposta dove il sole scendeva.
Era davvero meraviglioso.
«Sembra quasi… magico.» sussurrai, e le mie parole arrivarono fino a Lottie.
«Quando mi sento sola vengo qui al tramonto… mi sembra tutto molto calmo e rilassante. Mi fa dimenticare per un po’ tutto ciò che succede in giornata. Mi assopisce sempre e mi riesce calmare, tanto che la notte dormo davvero tranquilla.»
Le sorrisi. Ero davvero contenta di aver trovato una persona con cui parlare anche in questo tempo. Ero davvero contenta di aver trovato un’amica.
«Hai da fare questo fine settimana?»
La stessa domanda di Zayn… che cosa succede questo fine settimana?
«Veramente Zayn mi ha chiesto di rimanere libera per il fine settimana…» sussurrai come per scusarmi.
«Zayn?» alzò un sopracciglio. «Oh be’, allora va bene.» sorrise maliziosamente e io distolsi lo sguardo dal panorama e lo poggiai su di lei. «Non ti ha detto che cosa vuole fare, vero?»
Scossi la testa, e lei sorrise – se è possibile – ancora di più.
Che cosa mi stavano nascondendo?
Oddio… mi sento davvero una bambina a cui negano la marmellata a merenda!






Labirinth
Voglio assolutamente ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la storia e tutte le cose che mi dite nelle recensioni sono davvero meravigliose!
Boh, vi amo.

Questo capitolo, sinceramente, non mi soddisfa molto, perché l'ho scritto un po' di fretta, lo ammetto, ma ho anche qualche tacca di febbre, quindi perdoantemi.
E' un capitolo di passaggio, come potrete capire, e prometto che il prossimo capitolo sarà molto meglio, anche perché salterò un po' di giorni e andrò direttamente a sabato. Secondo voi che cosa succederà sabatooooo? ouo

Comunque... non saprei proprio cosa dire di questo capitolo visto che è un capitolo di passaggio, ma voglio solamente mettere un po' di "suspance" per il prossimo capitolo :')

Aggiornerò prima, visto che non posso lasciarvi troppo tempo con un solo capitolo di passaggio çç

Il titolo mi piace molto: "La bambina con la marmellata". Non so... mi da un senso di innocenza e dolciosità (?).

Vorrei mettervi lo stamp della risposta ad una recensione di una ragazza che non capiva il motivo per cui Megan si sia sentita così male quando Zayn ha "giocato" con lei, ma visto che non si vede faccio copia e incolla:

La vita di meg è sempre stata in un futuro che mi immagino -e spero che lo diventerà, anche se è difficile- nella mia
mente come il 'posto ideale'.
Prova circa ad immaginare il posto perfetto dove non c'è tutta la 'malavita' che c'è qui.
Prova a immaginare -per quanto possa essere possibile- un luogo dove si sta bene con tutti.
Un esempio è nel capitolo 2 (Game? Job? I hate you, 2013!) quando Meg incrocia Lottie che veniva 'maltrattata' da
un uomo che non era del tutto sobrio, e le parole di Meg esprimevano tutto il suo disappunto nel vedere una tale
scena: tutte le persone intorno a lei vedevano esattamente ciò che l'uomo voleva fare alla ragazza, ma nessuno dei
presenti era intervenuto. Perché?
E' questo ciò che Meg si chiede.
Nel suo tempo è tutto più bello, ci sono persone simpatiche, gentili, altruisti... questo è ciò che ho cercato di far
capire... Meg non sa quanto sia orribile il mondo di quell'epoca in cui si è catapultata, quindi in un certo senso si
sente 'esposta' e troppo vulnerabile per affrontare tutto ciò che succede in quel tempo.
Il modo in cui pensa o reagisce è totalmente infantile perché lei è abituata al mondo dove ha vissuto tutta la sua vita,
e io sto cercando in tutti i modi di farlo sembrare un posto migliore, senza persone che si divertono nel calpestare
i sentimenti altrui.
Anche Zayn non capisce il motivo per cui se l'era presa così tanto, era solo un gioco per lui... infondo ha 19 anni
diamine! Dovrà anche lui divertirsi un po', no? Era proprio questo ciò che voleva fare lui: divertirsi.
Ma lui non è né uno stronzo, né un puttaniere e soprattutto non è una persona che si diverte a vedere la gente soffrire,
per questo si scusa, anche se non capisce il comportamento esagerato di Megan.


Questa storia è una specie di ottimismo-pessimismo sulla vita. Nel senso che potrei mettere in risalto il fatto "brutto" dei giorni d'oggi (pessimismo), ma spero un futuro tutto rosa e fiori (ottimismo). Non saprei spiegare bene questo... se avete capito, bene, altrimenti... be' , fate finta che abbiate capito lol.


Ora vi lascio.
Alla prossima.

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone

-twitter: @niallersbreath.

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Capitolo 6
*** One Direction. ***


One Direction.












«È stato bello. Grazie, Lottie.» Passeggiammo un po’ per le strade di Londra, e continuavamo a chiacchierare. Mi stupivo sempre di più di quanto quella ragazza fosse simpatica e dolce. Una amica davvero speciale.

«Non ti preoccupare, anzi, battezziamolo come il nostro posto speciale. Ormai sei mia amica, e se vogliamo dirci qualcosa usiamo la ruota panoramica per stare insieme!»

Sua amica… fino al giorno prima la consideravo come una rompiscatole che non voleva lasciarmi in pace, ma conoscendola quasi mi pento di averla trattata un po’ male quando cercava di aiutarmi. Eh già… sarebbe stato facile diventare amica di una ragazza così, in fondo eravamo molto simili come carattere.

«Vuoi un po’ di zucchero filato?» Mi chiese girando per una stradina alla nostra destra. Credo che quando tornerò al mio tempo tutti mi diranno “Hai messo su un po’ di chili, Meg?”, oppure “Forse è il momento giusto per iniziare una bella dieta sana, Megan.”

Già solo al pensiero mi veniva da sbuffare. Cosa avrebbe detto la nonna? Oh, non lo voglio sapere. Adesso sono qui, senza nessuno della mia famiglia. Sono Libera, quindi… perché non approfittarne? «Volentieri.» Le sorrisi… un po’ per il “nostro posto”, un po’ per lo zucchero filato, e soprattutto per avermi dichiarata sua amica. Era una parola semplice, ma mi piaceva un sacco.

Sono qui da un giorno e ho fumato, ho trovato un lavoro, ho incontrato mia nonna da giovane, ho visto per la prima volta in tutta la mia – miserabile – vita mio nonno, e mi sono già fatta una grande amica.

Non male… se potessi mi abbraccerei da sola.

Ci avviammo a quello che doveva essere una baracchina, e mentre l’uomo dall’altra parte del balcone faceva girare due bastoncini in un piccolo contenitore ci si avvicinò un ragazzo, più alto di me, moro con una felpa della tuta con i pantaloncini abbinati.

Aveva il fiatone, probabilmente stava facendo jogging. Però… non male come ragazzo!

«Ciao, Lottie!» La salutò regalandole un sorriso davvero splendido. Lanciai lo sguardo a lei che si era irrigidita alla sua vista, e chiaramente stava sudando freddo. O è un ragazzo che le ha fatto patire le pene dell’inferno, oppure ne è totalmente ammaliata.

«C-ciao, Jake…» Rimandò lei il saluto. Okay… era la seconda idea: ne era pazza. Oh sì… se quel ragazzo conoscesse un po’ le donne capirebbe tutti quegli sguardi languidi che Lottie gli sta lanciando.

Sospirai. Lottie era in assoluta difficoltà in quel momento. Era meglio intervenire… e al più presto.

Le diedi una gomitata sul braccio e lei si riprese dal suo apparente stato di trans.

“Non mi presenti il tuo amico?” Le mimai con le labbra inclinando un po’ la testa in modo i capelli coprissero la bocca dalla vista del ragazzo – Jake – e in modo che lui non leggesse il labbiale come volevo invece far capire a Lottie.

«Ehm… Jake, lei è Megan. Meg, lui è… Jake.»

Mmh. Proprio cotta a puntino la ragazza.

«Ciao» Lo salutai per prima subito dopo la presentazione di Lottie per evitare attimi di silenzio imbarazzante.

«Ciao.» Lo stesso fece lui, con il suo solito sorriso, anche se quello rivolto a me, mi sembrava molto falso… bah. «Scusate, ma adesso torno un po’ a correre. Ci vediamo, Lottie. Ciao, Megan» E detto questo si allontanò con una corsetta continuando quello che doveva essere il suo passatempo.

«Ecco qui lo zucchero, signorine.» L’uomo dietro al balcone ci porse i due bastoncini con lo zucchero filato aggrappatosi sopra. Era da un bel po’ che non mangiavo lo zucchero filato… la nonna non me lo permetteva. Alla faccia tutta, nonna del malaugurio!

Presi un po’ di zucchero filato e me lo misi in bocca, pensando alla faccia della nonna: tutta piena di grinze, forse anche il doppio in questo momento…

Evitai di chiedere a Lottie spiegazioni su quell’affascinante spasimante a cui lei stravedeva. Tempo al tempo… me lo dirà quando vorrà parlamene.

 

Suonai alla porta di casa Tomlinson: Lottie si era dimenticata le chiavi nella fretta di uscire. Avevamo già buttato i bastoncini dello zucchero filato pensando alla possibile reazione delle gemelle quando/se avessero scoperto che avevamo preso lo zucchero filato.

Ciò che – però – mi preoccupò di più in quel momento fu il rumore sordo che proveniva da dentro la casa… come se qualcuno fosse caduto dalle scale.

«Non aprite la porta!» Sentimmo dall’interno la voce di Zayn che urlava.

“Oddio… che stava succedendo?” Ero un po’ preoccupata per quella frase… ma subito le due gemelle Daisy e Phoebe aprirono la porta e abbracciarono sia me che Lottie urlando intanto i nostri nomi sorridendoci felici.

«Phoebe… ciao.» La salutai io riconoscendola dal neo sulla sua fronte. Lottie mi aveva dato un trucco per riconoscerle, visto che erano assolutamente uguali: Phoebe ha un piccolo neo vicino all’attaccatura dei capelli sulla sinistra della fronte.

Mi è servita a molto questa informazione. Si sorrisero a vicenda con quello che doveva essere un sorriso compiaciuto, complice.

Alzai lo sguardo all’interno della casa e solo allora capii perché aveva urlato quelle parole, Zayn.

Mi portai una mano alla bocca spalancando gli occhi. Il mio sguardo si incontrò con quello di Zayn e lui arrossì impercettibilmente.

Sì… impercettibilmente, ma per un motivo ben valido. Aveva il volto ricoperto di fondo tinta; le labbra infestate di rossetto rosso, e probabilmente ne aveva uno intero sopra quelle labbra; la matita che era completamente irregolare sia nella palpebra inferiore che superiore facendolo sembrare un vero e proprio zombie.

Trattenni il respiro per quelli che potevano essere due secondi, ma poi non mi trattenni più e scoppiai nella risata più libera che avessi mai fatto.

La pancia mi faceva male, gli occhi iniziavano a lacrimarmi… non potevo credere che proprio Zayn si fosse lasciato mettere i piedi in testa in questo modo da delle… bambine.

Lottie mi seguì senza troppi indugi, e ci ritrovammo a soffocare dalle risate ancora sull’uscio di casa.

«E’ proprio per questo che io non voglio più venire a fare il baby-sitter a loro!» Inveì Zayn mentre noi ridevamo di lui e del suo bell’aspetto.

Imprecò ancora tra sé e poi – tutto infuriato – venne nella nostra direzione.

«Dove vai?» chiesi ancora con qualche singhiozzo dalle risate.

«Fuori.» Disse semplicemente. Okay… forse avevo un po’ esagerato a ridere così.

«Dai, vieni con me, permalosone!» Lo schernii prendendogli la mano e riportandolo dentro casa. Non l’avrei lasciato uscire in quelle condizioni, per quanto possa odiarlo… va proprio contro la mia etica personale. «Posso usare il bagno, Lottie?» Mi voltai verso la porta.

Lei, al contrario di me, non aveva la più piccola intenzione di smettere di ridere, ma, con chissà quale forza, riuscì ad dire un lieve “si” tra le risate.

Lo trascinai verso il bagno mentre lui, riluttante, riusciva solo a continuare a sbuffare e – forse – a mettere un piede avanti all’altro per riuscire a camminare.

«Siediti.» Gli ordinai lasciandolo e indicando col mento un piccolo sgabello di fianco al lavandino.

«Mi trovi tanto stupido?» Mi chiese senza seguire i miei ordini.

«Oh, non sai quanto…» gli sorrisi scherzosamente.

Lui si accigliò. Okay, in questo momento non era in grado di capire il mio umorismo, quindi cercai di esiliare una volta per tutti quel sorriso.

«Dai, siediti.» Ordinai un’ultima volta, e in quel momento Zayn si arrese alle mie richieste.

 

*Zayn’s POV*

Mi sedetti, come mi aveva ordinato di fare Megan.

Nessuna ragazza era riuscita a vedermi così in basso. Un’altra volta era successo tutto ciò con le sorelle di Louis, ma l’unica persona che mi vide quella volta con trucco e parrucco fu Louis che era tornato a casa mentre Lottie era a dormire fuori con delle sue amiche. Era proprio per questo che non volevo venire a badare due pazze scatenate come Daisy e Phoebe.

Sospirai. Se mi avesse lasciato andare fuori di casa i paparazzi avrebbero avuto un bello scoop per il prossimo mese, forse un po’ di più…

«Tira indietro la testa e chiudi gli occhi.»

Feci come mi disse senza darmi troppi perché. Improvvisamente sentii delle mani sulla mia fronte e prendere i capelli vicino all’attaccatura, probabilmente per tenermi testa immobile.

Qualcosa di umido mi toccò l’occhio e lo tamponò. Mi stava… struccando.

“Oddio… E’ così imbarazzante!” Sfregava quella che doveva essere una salvietta sui miei occhi togliendomi lentamente la matita nera che incorniciava i miei occhi rendendoli tetri.

Si staccò e vidi che prese un’altra salvietta e poi si riavvicinò a me.

Le sue mani furono nei miei capelli, ancora. Non permettevo a molte persone di toccarmi i miei capelli, ma in quel momento era il contatto che preferivo.

Lo struccante sull’altro mio occhio e la matita intanto sporcava quella salvietta. Prese della carta igienica e la passò sotto l’acqua del rubinetto e si avvicinò a me, ancora.

Perché era così tanto strano? Era un supplizio!

«Quindi… cos’è che succede domani che inizia il fine settimana? Anche Lottie mi ha chiesto se avevo impegni…» Mi chiese.

Passò la carta igienica sulle mie guance che si inumidirono subito al contatto con la carta, facendo in modo che la maschera di fondotinta e quella cosa che mi arrossava le guance con quel terribile color fuxia che mi ricopriva il volto, se ne andasse in fretta.

«Ti volevo far vedere qual è il mio lavoro.»

Piegò su se stessa il piccolo pezzo di carta, ormai non più immacolato come prima, e lo portò sulle mie labbra.

“Oddio!”

Nessuno mi aveva aiutato così… nessuno mi aveva fatto questo effetto. Ma… che effetto è? Sono innamorato di lei? No! La conosco da troppo poco tempo ed è solo una piccola bambina rompiscatole. E come se non bastasse le fan potrebbero dirle tutte le peggio cattiverie che passano loro per la testa. E’ così irritante tutto questo!

Lei rise. Oh… la sua risata! «Mi farai andare in un viale per farmi vedere quanto prendi con il tuo lavoro da gigolò?» Incurvai un po’ le labbra sorridendo. “Oh, il mio lavoro è molto meglio di quello di un gigolò, cara.” «Fatto.» Disse lei staccandosi definitivamente da me.

“Oh no, ti prego, non ti allontanare!”

«Mmh… okay.» Mi alzai dallo sgabello e mi guardai allo specchio. C’erano ancora dei residui di matita sotto agli occhi e un po’ di rossetto sulle labbra; ma considerando quanto prodotto avevo sulla faccia, Megan ha fatto un buon lavoro. «Grazie.» Mi permisi di dirle.

«Niente.» Sorrise in quel modo che solo lei riesce a fare facendomi trattenere il respiro. «Mi dispiace, Zayn. Non dovevo ridere così…» Non perse il sorriso in quella frase e qualcosa si mosse nella mia pancia… come dicono le ragazze, sembrava che avessi le farfalle nello stomaco.

“Neanche fossi una bambina arrapata, Zayn!” auto-inveii contro me stesso. Che cosa stava succedendo?

No! Ma lei è così… vicina… le sue labbra sono vicine… troppo vicine… non è difficile allungare un braccio per il suo volto…

Strinsi le mani a pugno per resistere all’impulso. No! Non lo devo fare.

«Non ti preoccupare. Avrei riso anche io di me se mi fossi visto.»

Iniziò a ridacchiare alla mia frase… oh.

«Già. Eri un vero e proprio figurino! Quasi mi pento di averti struccato…» continuavamo a parlare, ma i nostri sguardi non si incontrarono neanche una volta. «Vado da Lottie.» E detto questo uscì dal bagno, lasciandomi intontito da tutti i miei pensieri e le mie tentazioni.

“Svegliati, Zayn, svegliati!”

Una cosa però che mi sembrava di aver notato sul suo viso era un leggero rossore che le tingeva le guance… possibile?

“No, Zayn, no.”

 

*Megan’s POV*

Uscii di corsa dal bagno. Cercai di rifugiarmi da quell’atmosfera bollente.

Cosa aveva intenzione di fare Zayn guardandomi in quel modo?

Mi fermai a metà delle scale appoggiandomi al muro alla mia destra, portandomi una mano al petto.

Aveva l’espressione di uno che non vede l’ora di baciare qualcuno…

“No, Megan. Impossibile!” Cercai di autoconvincermi, ma la mia vocina non era convinta al cento per cento.

Sospirai accostando la mano sull’altra. “Ho toccato i suoi capelli… oddio!”

I suoi MERAVIGLIOSI capelli, mi permetterei di dire.

Mi passai una mano tra i capelli… devo essere diventata anche rossa come un pomodoro.

“Stupida Meg! Stupida!” Lo so… purtroppo, ma spiegalo alla bambina dentro di me. E’ ancora arrabbiata perché non ha potuto mangiare la marmellata.

Andai nel salotto e vidi che la televisione era accesa. Una televisione estremamente vecchia, per venire dal 2069. Già… ormai quelle televisioni erano fuori produzione, ma il video non era male, e neanche per l’ascolto.

«Ho messo le bambine a letto.» Disse lei voltandosi mentre mi sedevo di fianco a lei sul divano. «Anche se non credo che si addormenteranno in fretta, non la smettevano di ridere.»

Sorrisi. Be’, avevano fatto un bel lavoro con Zayn per avere – quanti? – sette anni… lo ammetto.

«Guardiamo un film?» chiesi.

«Sì. Si chiama Blow, con Johnny Depp.»

«Di cosa parla?»

«“Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle”»

«Citazione?»

«Già…»

«Okay… mi piace.»

Sorrise. Sentii dei passi provenienti dalle scale. Zayn si affacciò al salotto mezzo intimorito. Era davvero un cucciolo!

«Tranquillo, Zayn, Daisy e Phoebe sono a letto.» Lo tranquillizzai e lui sospirò chiaramente sollevato.

«Che si guarda?» chiese una volta messo comodo sul divano.

«Blow.» rispose Lottie.

Ero seduta in mezzo. Zayn alla mia destra e Lottie dall’altra parte.

La mia parte destra brucia, ripensando a ciò che mi ero detta e ricordandomi che ero arrossita davanti a lui pochi minuti fa; poi per non parlare che alla mia sinistra c’era Lottie, avida di novità, che ci fissava con infinita compiacenza.

“Che hai tanto da guardare?”

Il film iniziò e – come sempre, grazie alle mie brutte abitudini – mi addormentai dopo una ventina di minuti.

Gran bel film… sul serio.

 

Aprii leggermente gli occhi e mi ritrovai a letto con qualcuno che alzava le coperte.

«Oh scusa, ti ho svegliata?» chiese a bassa voce qualcuno.

Le coperte mi avvolgevano fino alle spalle. Zayn mi aveva portato fino in quella camera.

«Mi sono addormentata?» chiesi più a me stessa che a lui.

«Già. Abbiamo già finito di vedere il film però… mi dispiace che tu non sia riuscita a vederlo.»

Oh be’, è solo un film… ne vedrò altri.

«Buonanotte Megan.» Zayn si allontanò dal letto e aprì la porta per uscire.

“No, rimani qui con me!”

«Zayn…» “Oh no. Perché l’ho chiamato?”

«Sì?»

“Veloce Meg, trova una scusa plausibile! Veloce!”

«P-perché mi chiami con il mio nome intero?»

«Eh?» aggrotò la fronte. Che scusa di merda che avevo trovato…

«Ehm… chiamami Meg. Odio il mio nome per intero.» “Fa’ che ci creda! Fa’ che ci creda!”

«Okay, Megan» ammise sorridendo. Io mi imbronciai, ma lui non voleva rimanere in quella stanza. «Buonanotte Meg.» e mi lasciò nel mio lettino. Da sola.

 

«BUONGIORNO!» Urlò qualcuno aprendo completamente le tende della finestra.

«Mmmh, Lottie? Cosa vuoi il sabato mattina?» mugugnai tirandomi su fino agli occhi la coperta calda.

«Muoviti a prepararti. Te ne sei già dimenticata? È’ il fine settimana… c’è la sorpresa tanto attesa!»

Cosa? No… non a quest’ora, almeno!

«Non potresti svegliarmi tra circa duemila anni? Voglio dormire.» Piagnucolai.

«No, Meg. I ragazzi sono già in salotto e stanno aspettando solo te!»

Cosa? Simulai una specie di pianto per far capire che era uno sforzo troppo grande.

«Ma che ore sono?»

«Le quattro di pomeriggio, Meg. Sei una gran dormigliona!»

Affondai la faccia ancora di più nel cuscino. «Ho sonno. E se ho sonno dormo. Lasciami stare.»

«Oh, dai, sbrigati.»

«No.»

«Ti do dei biscotti…» mi stava cercando di ricattare?

«Fanno schifo.»

Trasalì. «Assì?» chiese e notai con sollievo che c’era divertimento nella sua voce. Sentii qualcosa pizzicarmi i fianchi. “Oh no.”

«Aaah!»

«Non ti piace il solletico, eh.»

Continuai a muovermi nel letto per evitare le sue mani che continuavano a farmi il solletico dappertutto.

«Forza, alzati. Ti aspetto giù.» E si avviò verso la porta.

«Ma io ho sonno!» cercai in tutti i modi di convincerla a lasciarmi nel letto, ma è più testarda di me.

«Non credo che dopo un solletico così tu sia ancora addormentata. Muoviti Megan!»

Sbuffai appena sbatté la porta. Non è possibile! Le quattro di pomeriggio! Ho battuto il mio record.

Andai in bagno, mi preparai, vestii, pulii e in circa venti minuti ero scesa al piano di sotto.

«Era ora!» scherzò qualcuno al vedermi scendere.

Liam era con… la nonna. “Oddio! Vedere quel barboncino ambulante e chiamarla nonna non è una bella sensazione.” Poi c’erano Zayn, Louis il ricciolino e il biondino che avevo incontrato l’altra volta a casa di Liam.

«Non rompere Styles. Sai che le donne ci mettono sempre molto per prepararsi, e credo che Meg sia stata piuttosto veloce.» Lo ammonì Lottie. «Non è vero?» chjese poi rivolta a me.

Mi strinsi nelle spalle come per scusarmi, poi andammo tutti in un furgoncino dove stavamo tutti comodi.

«Ma le tue sorelline, Lottie?»

«Sono ancora a letto. Tra poco arriva mia zia e le tiene a bada lei.»

Spero solo che sua zia abbia una certa dimestichezza con le bambine… non vorrei struccare anche lei.

Alla mia destra si sedette il ricciolino, mentre alla mia sinistra il biondo.

Probabilmente l’avevano fatto apposta per conversare un po’.

«Harry.» Disse il riccio presentandosi. «E lui è Niall.»

Sorrisi a entrambi. Avevo gli ormoni impazziti. Troppi ragazzi affascinanti qui dentro! Oh cazzo…

«Mi daresti il tuo numero?» chiese lui.

«Harry!» Lo ammonì Lottie dal sedile anteriore.

«Che c’è?» si difese.

«Non puoi chiedere il numero di cellulare di una ragazza a cui ti sei appena presentato!»

«Be’, però devi ammettere che non mi presento spesso alle ragazze.»

«Okay… questo te lo concedo. Ma non con Meg.»

Sbuffò. In realtà non avevo capito molto, ma la scena tra lui e la sorella del suo amico mi fece sorridere.

«Okay, ricominciamo.» Continuò Harry mettendosi comodo sul sedile del furgoncino. «Mi chiamo Harry, ho diciannove anni, conosco questi idioti da circa tre anni, sono molto bello, affascinante, attraente e tutte le ragazze mi vogliono. Ora mi dai il tuo numero?»

«Harry!» Lo sgridò per la seconda volta Lottie.

Avevo capito dalla sua espressione che aveva fatto apposta il narcisista per mettermi a mio agio. E ci riuscii. Ridacchiai un po’… infondo non erano tanto male questi ragazzi.

Ridacchiai un po’… infondo non erano tanto male questi ragazzi.

«Mi dispiace, ma il mio cellulare…» “l’ho lasciato a casa, grazie al mio cervello demente, l’ho lasciato nel 2069” «Si è rotto, quindi ancora devo comprarne uno…»

 

Quando ci fermammo, ormai era sera. Avevo conversato con tutti. Sì, anche con il barboncino, ma non fraintendete: “Ciao, mi chiamo Danielle, ciao”. Questo è quanto.

Vidi una struttura imponente. Come se fosse un teatro… era una cosa enorme!

«Dove siamo?»

«Inghilterra.» sorrise Niall.

«Grazie.» dissi ironicamente. “Lo spero bene che siamo in Inghilterra!”

«Quando scendiamo, tu devi correre, okay?» mi disse Liam guardandomi negli occhi.

«Che cosa? Perché?»

«Non c’è tempo dei perché. Hai capito?»

«Sì, sì. Ho capito.»

«Bene.» Aprì violentemente lo sportello della macchina e contemporaneamente sentii delle urla e degli starnazzi che ci circondavano.

«Corri!» Zayn spinse la mia schiena per farmi correre.

“Non c’è tempo dei perché”. Okay… spero almeno che mi spiegheranno.

Dopo una breve corsa fin dentro alla struttura, presi fiato, continuando a non capire niente.

Perché dovevo correre? Chi erano tutte quelle ragazze?

«Divertita?» Chiese sorridendo Louis.

No. Ecco la risposta: no.

Scossi la testa sorridendo per non pensare.

«Vieni con me.» Lottie mi prese la mano e andammo davanti ad una macchinetta del caffè. Mise delle monetine dentro la macchinetta e quella preparò un cappuccino.

«Mi spieghi cosa sta succedendo?»

«Oh non ti preoccupare, Meg. Sei riuscita a resistere fino ad adesso senza domande. Tra circa mezz’oretta tutto sarà chiaro.»

«Chi erano  tutte le persone là fuori?»

«Tempo al tempo, Meg.»

Alzai le mani in arresa. Ero stanca anche io… infondo avevo dormito fino alle quattro di pomeriggio, no?

 

E’ buio. Si sentono delle voci. Tante voci. Troppe voci. Quante persone di sono al di là di questa porta?

Partì una base musicale e i ragazzi scattarono facendo ondeggiare il telo che era rimasto immobile fino ad adesso. Sgranai gli occhi a quella visione.

Una luce spaventosa illuminò quel palco. I ragazzi iniziarono a cantare su quella base che era partita e… oh, che voce!

Erano… cantanti? No… non può essere. Io conosco dei cantanti!

Mi spostai un po’ verso l’entrata sul palco, solo per vedere da dove venissero tutte quelle urla.

Le fan. Tante fan. Troppe fan.

Erano davvero innumerabili. Come facevano ad avere tanta popolarità?

Tornai subito al posto di prima facendo un passo indietro. No. Non volevo vedere quante persone c’erano. Non ci capivo niente!

Cos’è successo? Loro sono cantanti? Loro sono cantanti!

«One Direction.» Mi disse Lottie quando mi portai le mani alla testa. «E’ così che si chiamano. One Direction. Hanno tantissime fan, e oggi è iniziato il loro tour per promuovere il loro secondo CD “Take Me Home”.»

La guardai con aria supplicante. Non è possibile.

«Sorpresa!»

Non capii più niente. Loro dovevano essere persone normali.

Ora capisco tutto… capisco le parole della nonna – “Tuo nonno era molto desiderato dalle ragazze della tua età” – e le parole di zayn – “Oh no, non sono io che inseguo le ragazze, piuttosto sono le ragazze che inseguono me” – e tutto ciò che mi poteva far capire che loro erano famosi.

Ripensai a quando mi dissi che nel mio tempo tutte le persone belle erano famose, e quindi inavvicinabili… conoscevo dei cantanti! Mio nonno era un cantante… e che cantante!

Centinaia di fan erano lì al loro concerto. Non voglio immaginare quante ragazze sono loro fan!

Non capii più niente.

Mi concentrai sulla canzone, per quanto fosse possibile, ed era il momento di Zayn “Hey girl, it’s now or never.”

Eh… adesso o mai più? Che cosa dovrei fare? Venire lì e picchiarvi uno alla volta per non avermi detto che eravate così famosi o piangere la vostra popolarità deprimendomi e dicendo a me stessa che non poteva mai succedere niente con dei ragazzi così?

Che qualcuno mi aiuti… non so proprio cosa fare!











Teenage Dirtbag.
ALOHAAAAA (?)

Okay, il capitolo è finito… sarà venuta una merda çwç

Non posso rileggere perché sono stanchissima e devo fare ancora un sacco di compiti :(


Lo ammetto… ho tirato via molto di questo capitolo. Sono esausta e devo fare ancora un sacco di cose. Per non parlare del torci collo! Oh bem bem, sono piena di acciacchi… neanche fossi una vecchia di 80 anni! -.-

#killmepls

Finalmente Megan capisce che i ragazzi sono cantantiiiii *era ora* e boh, non sapevo come finire il capitolo quindi ho messo una cazzata così.

Per il pezzo di Blow (il film), Megan non lo guarda, ma è davvero meraviglioso, se avete del tempo libero da dedicare ad un film, guardatevelo assolutamente, è davvero bello. Almeno… a me è piaciuto molto

Il titolo non si discute… forse però vi ho rovinato un po’ la sorpresa lol

Non so più cosa dire. Non ho ancora risposto alle recensioni, ma… ASHPETTATEMI (?)



PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone (questa volta è una cover lol)

-twitter: @niallersbreath

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