I wanna die happy

di sheneedsbenzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Everything starts from something ***
Capitolo 2: *** New meetings ***



Capitolo 1
*** Everything starts from something ***


1 – Everything starts from something

 
Bella giornata.
Sì, certo.  Bella giornata di merda.
 
Il mio nome è Christopher, Christopher Jeremy Sheeran, ho sedici anni appena compiuti, e amo essere felice.
Amo ridere fino alle lacrime per motivi futili; amo piangere per la felicità quando ascolto una bella canzone, come Firth of Fifth dei Genesis, la conoscete? Perfetto; non la conoscete? Sentitela ora, è meravigliosa; amo vivere anche per pochi secondi senza pensieri e godermi davvero qualche attimo di vita, senza preoccupazioni di nessun tipo.

Per farla breve, come ho già detto, amo essere felice.

Essere felice, però, non mi è sempre permesso, magari potessi andare tutti i giorni in giro, a scuola o a fare una passeggiata, con un bel sorriso stampato in faccia; lo vorrei tanto, ma a volte non ce la faccio neanche fisicamente a sorridere: non ho energia, non ho stimoli, non ho nulla che mi spinga ad andare avanti e a vivere.
 
È questo il motivo per cui mi trovo qui, in una clinica psichiatrica.
O meglio, questo è solo uno dei tanti motivi.
Utilizzerò questo quadernino molto spesso nel prossimo periodo, ne sono convinto.





EHIII,
questa è solo l'introduzione della ff che ho appena iniziato, posterò a breve il prossimo capitolo e spero davvero di ricevere recensioni e consigli per migliorare sempre di più nella scrittura creativa, perché è una cosa che amo. 
Se volete seguirmi su twitter sono @demisfreedom c: ricambio a tutti. A preeeeesto. c:


 

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Capitolo 2
*** New meetings ***


‘Tentato suicidio’.
 
‘Signora, suo figlio soffre di bipolarismo’.
 
‘Lo terremo qui da noi per un mese almeno, se necessario anche di più. Non si preoccupi, noi ci prenderemo cura di lui e starà sicuramente meglio’.
 
‘Quando tornerà a casa dovrete aiutarlo molto, avrà bisogno di qualcuno che gli stia vicino’.
 
FINE.
 
Due giorni fa, era il 1 aprile. Queste sono le uniche parole che mi ricordo di aver sentito.
Mia sorella mi ha ritrovato privo di sensi sul tappeto nel bagno di casa nostra, all’ultimo piano, mi ricordo di aver aperto la credenza al bagno e di aver trovato alcune scatole di farmaci che a volte usa mia madre… sonniferi, tranquillanti e non so che altro, ho fatto un mix e ho mandato tutto giù, senza preoccupazioni, anzi, ero molto, molto tranquillo.
In realtà non ho tentato nessun suicidio, come dicono tutti ormai, volevo solo dormire un po’ di più, non pensare, magari sparire, per sempre.
Non volevo arrivare a tanto sinceramente, ma se mi fossi spinto troppo oltre non mi sarebbe importato più di tanto in quel momento. Per fortuna, o almeno credo, sono ancora qui.
Ci sono momenti in cui penso ‘ma io cosa ci faccio qui? Sono solo un errore che deve essere cancellato’, altre volte capisco che la mia vita, come quella di tutti gli altri esseri umani, è degna di essere vissuta.
Prima di ingoiare tutte quelle pillole ho pensato ‘Vorrei solo morire felice’.
 
‘All that time I was searching,
nowhere to run to,
it started me thinking,
Wondering what I could make of my life,
who'd be waiting,
Asking all kinds of questions,
to myself,
but never finding the answers,
Crying at the top of my voice,
no one listening’
 
Questo posto non è niente di così speciale, pensavo che qui ci fosse qualcosa di meglio da fare oltre a giocare a carte con qualche vecchietto ormai andato… ma è così, è un luogo triste e non posso fare nulla.
Ecco, forse questo è uno dei miei pochi pregi: riesco ad accettare le situazioni per quello che sono, intendo dire che a volte capita a tutti di voler cambiare qualcosa che ormai è successo, ci disperiamo inutilmente, non si può cambiare ciò che è già avvenuto.
Io, piuttosto, cerco di guardare sempre il lato positivo e di migliorare la situazione attuale, credo sia meglio, e inoltre è più utile.
 
Per oggi credo basti, sto utilizzando questo quaderno che ho trovato sul mio letto solo per sfogarmi, per passare le giornate, per riflettere e per riuscire a capire qualcosa di quello che succede nel mio cervello, perché, a quanto pare, mi comprende più la dottoressa Marin di quanto io comprenda me stesso. Roba da pazzi.
 
Vado a fare una passeggiata in corridoio.
 
 
Hey, tu sei Chris, giusto? Quello nuovo?’
 
 Mormorò una voce, poco distante da me.
 
‘Oh, sì, sono io. Perché? C’è qualcosa che non va?
 
Chiesi quasi impassibile.
 
‘Oh, no, figurati. Io sono qui da circa due settimane. Piacere, Josh. Non mi piace molto come ambiente e mi sentivo un po’ solo e i vecchietti non sono di grande compagnia, ti andrebbe di conoscerci un po’?’
 
Ho apprezzato molto la sua disinvoltura nel parlarmi. È stato un sollievo sapere di non essere l’unico ragazzo in una clinica psichiatrica.
 
Abbiamo parlato per circa quattro ore; anche se non sembra, il tempo può volare anche quando sei in un posto deprimente come la mensa di una clinica psichiatrica, basta essere in buona compagnia.
Ora sono circa le 11 di sera, non ho per niente sonno nonostante tutti i farmaci che mi hanno dato.
 
Josh è un ragazzo molto dolce e, soprattutto, sensibile. Ci assomigliamo in molti sensi, sia per quanto riguarda i gusti musicali, dato che amiamo entrambi i Genesis e i Pink Floyd, sia a livello psicologico.
I miei capelli sono di un vivido color carota, mentre i suoi sono neri.
Apparteniamo entrambi a quel genere di ragazzi che la maggior parte della gente evita quando cammina per strada, non so, non abbiamo nulla di diverso dagli altri, per quanto ne so io.
Mi ha detto due cose che mi hanno colpito molto: la prima è che la sua canzone preferita è Firth of Fifth dei Genesis, pensa che sia uno dei più grandi capolavori della musica: se la ascolti quando sei felice ti trasmette energia, quando, invece, sei triste, ti aiuta a rilassarti e a pensare. Ecco come unire l’utile, perché, secondo me, pensare è davvero utile, al dilettevole.
La seconda cosa è che ama scrivere poesie, come ho già detto è molto sensibile, siamo entrambi così diversi da tutti gli altri adolescenti, forse vediamo semplicemente le cose da un altro punto di vista… non so dire se sia meglio così, so solo che a volte mi sento emarginato, e non è bello, per niente.
Ha iniziato a scrivere poesie da quando è entrato in ‘depressione’, me l’ha raccontato di sua spontanea volontà, forse aveva solo bisogno di sfogarsi.
Un giorno di questi mi porterà una sua raccolta di alcuni versi che ha scritto, dal tono che ha usato dicendomelo ho capito che ne va molto fiero, sono impaziente di leggere qualche sua composizione.
 
Non mi ha raccontato perché si trova in clinica, né io ho parlato a lui del motivo per cui mi trovo in questo posto, non mi sembrava opportuno chiederlo, credo sia prematuro.
Ci conosceremo meglio, abbiamo tanto tempo per stare insieme e ho una buona sensazione a proposito di questa amicizia.
 
Ora vado davvero. È quasi mezzanotte e ho saputo da Josh che a mezzanotte passa la dottoressa Sullivan per i corridoi a controllare se qualcuno è ancora sveglio, e se ti becca, ti fa mandare giù qualche cucchiaino di sonnifero, e  non ne ho bisogno perché ho già fin troppa roba strana nelle vene.

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