Il tocco del serpente

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Cap 1













 
Katherine percorse il corridoio che divideva gli scompartimenti del treno fino a giungere nell’ultimo vagone, dove era certa che avrebbe trovato i suoi amici, probabilmente intenti in una partita a Sparaschiocco o in una conversazione sulla stagione di Quidditch che stava per iniziare.
Bussò lievemente, annunciando la sua presenza, e fece scorrere la porta a vetri dello scompartimento. C’erano Charis Selwyn, Serpeverde del sesto anno e sua compagna di dormitorio, Rabastan Lestrange, sdraiato sul sedile con la sua proverbiale grazia, e il trio di Serpeverde che meno sopportava: Piton, Mulciber e Karkaroff.
Prese posto accanto all’amica, premurandosi di scoccare un’occhiata disgustata ai tre ragazzi.
- Che ci fanno qui questi tre? –
Charis le lanciò un’occhiataccia, pronta a prendere le difese di Severus, che era stato il suo primo amico ad Hogwarts.
- C’ è forse una legge che vieta la nostra presenza? – la rimbeccò Mulciber, scrutandola con un misto di malizia e arroganza.
- La vostra presenza dovrebbe essere vietata dal senso della decenza, ma purtroppo non è così –
Rabastan le rivolse un sorriso divertito; amava quando Katherine metteva in mostra il suo potenziale velenifero.
- Non vogliamo problemi, Riddle – intervenne Piton, già stufo di quella breve scaramuccia.
- Certo, Mocciosus, so che sei qui solo perché hai paura di incontrare Potter e i suoi amici –
Il volto pallido del ragazzo si chiazzò di uno sgradevole rosso e stava per ribattere quando, con un colpo secco, lo scompartimento venne aperto.
Questa volta si trattava dei Malandrini al completo. James Potter aveva lo sguardo trionfale di chi aveva finalmente avvistato la sua preda, Lupin sembrava decisamente scocciato, Minus squittiva eccitato e Sirius Black la guardava.
Un momento, per quale accidente di motivo Black la stava guardando? Il ragazzo notò la sua occhiata indagatrice e ne approfitto per stuzzicarla.
- So di essere bello, Riddle, ma così mi consumi –
Potter scoppiò a ridere, immediatamente imitato da Minus, mentre Remus si irrigidiva visibilmente. Katherine aveva ampiamente osservato quei ragazzi durante i suoi anni di studio, e li aveva etichettati: James “Sono il miglior Cercatore del mondo” Potter, Peter “Non conto assolutamente nulla” Minus, Sirius “Merlino quanto sono figo” Black. Aveva un’ etichetta per tutti, meno che per il quarto ed ultimo componente del gruppo. Per lei era incomprensibile come un tipo intelligente, educato e per giunta Purosangue, come lui, potesse mischiarsi a Babbanofili, Mezzosangue e Traditori del proprio sangue. Sì, Remus Lupin era un vero e proprio enigma.
- Ti hanno detto che sei bello? Credimi, stavano scherzando –
Venne il turno dei Serpeverde di scoppiare a ridere. Gli scontri tra Katherine Riddle e Sirius Black erano leggendari, almeno quanto quelli tra Potter e Piton.
- Non penserai di riuscire ad offendermi, vero bambolina? –
- Perché mai dovrei offenderti? Lo ha già fatto madre natura –
A quella battuta anche a James scappò un sorriso divertito. C’era poco da fare, quella ragazza sapeva essere la quintessenza della stronzaggine quando voleva e, fatalità, sembrava che questa sua intenzione si manifestasse ogni qual volta Sirius Black le compariva davanti.
Sirius si accigliò leggermente, ma un attimo dopo il sorriso sfrontato era tornato al suo posto.
- Non sai che chi disprezza compra? –
- Nel mio caso, Black, disprezza e basta – lo contraddisse, incrociando le braccia con aria risoluta e fulminandolo con gli occhi smeraldini.
Da che aveva memoria, non aveva mai sopportato quel ragazzo. Al primo anno le aveva colorato i capelli di verde, dicendo che “In quel modo si abbinavano alla sua divisa”, al secondo anno l’aveva fatta perdere nella Foresta Proibita, al terzo l’aveva gettata nel Lago Nero, costringendola a stare una settimana in infermeria a causa di una brutta influenza, e due anni prima l’aveva fatta finire in punizione ed era stata costretta a saltare la finale della Coppa di Quidditch. Insomma, ne aveva in abbondanza di motivi per non sopportarlo.
Dal quinto anno, tuttavia, aveva smesso di farle i dispetti e i suoi soliti stupidi scherzi e aveva cominciato a sfruttare ogni occasione per rivolgerle la parola, spesso con frasi che avevano l’unico scopo di infastidirla, ogni qual volta la incontrava “casualmente” in giro per la scuola. Katherine aveva seri dubbi sulla casualità delle circostanze che li portavano ad incontrarsi, perché era a dir poco singolare il fatto che, in un castello con sette piani, quattro torri e centinaia di corridoi, loro due finissero sempre con l’incontrarsi.
- Felpato, non siamo qui per questo – gli ricordò James, notando che l’amico sembrava sul punto di replicare.
- Giusto, in realtà volevamo dare una bella notizia a Mocciosus e ai suoi amichetti. –
A quelle parole, il riccio Cercatore dei Grifondoro spinse di lato il mantello, facendo luccicare la spilla su cui capeggiava la scritta “Caposcuola”.
- Non sapevo che l’idiozia fosse considerata un requisito per la nomina a Caposcuola – commentò asciutto Mulciber, che non sembrava minimamente impressionato dalla notizia.
Bisognava riconoscergli questo, malgrado fosse un individuo viscido e a dir poco inaffidabile: non si lasciava intimorire facilmente.
- Né io ero a conoscenza che il non lavarsi i capelli lo fosse – lo rimbeccò James, accennando alla spilla appuntata sul petto scarno di Piton.
A quelle parole il volto cinereo del Serpeverde si chiazzò nuovamente, mentre gli occhi neri si assottigliavano e mandavano lampi maligni all’indirizzo del ragazzo.
- Non tirare troppo la corda, Potter – sibilò, le mani ossute che si serravano attorno all’impugnatura della bacchetta.
- Fatela finita, non ho nessuna voglia di vedere due idioti che si scannano per la Evans – intervenne Katherine, bloccando sul nascere il movimento di James, che stava imitando il rivale.
- Gelosa? – la punzecchiò Sirius.
- Di cosa? Di non avere due come loro che duellano per me? Francamente, Black, sono certa di poter aspirare a molto meglio –
- Sai che, se ti riferisci a me, non devi fare altro che dirlo, no? –
- Non sperarci e ora, scusate, ma ho viste le vostre brutte facce anche per troppo tempo – aggiunse, chiudendo con un colpo di bacchetta lo sportello dello scompartimento e lasciando fuori i Malandrini.
Finalmente un po’ di pace.
 
 
 



*******
 
 






Tre scompartimenti più avanti, Ty Riddle, in compagnia di Maximillian Avery, sfogliava pigramente la Gazzetta del Quidditch.
- Novità? –
- Nulla di che, solo i Cannoni di Chudley che hanno comprato un nuovo bidone e i Tornados che  si prospettano vincenti anche quest’anno –
- Hai più pensato alla proposta di Lumacorno? – interloquì Maximillian, riferendosi all’incontro che il docente di Pozioni aveva organizzato lo scorso maggio quando, durante la festa di chiusura del Lumaclub, lo aveva presentato a Ludo Bagman. Ty era un ottimo portiere, il migliore che Hogwarts avesse visto negli ultimi trent’anni, e il professore sembrava convinto che un talento del genere non dovesse andare sprecato.
- Sì, ma sai meglio di me che non è fattibile –
Nel dirlo, si accarezzò inconsciamente l’avambraccio sinistro su cui, celato da incantesimi complessi, era impresso a fuoco il Marchio di suo padre.
- Sei diverso da loro, Ty, non fare finta che non sia così –
Scrollò le spalle, come a dire che le cose stavano in quel modo e lui non poteva certo farci nulla.
- Non ho scelta, Max –
L’amico tacque, consapevole che qualunque ulteriore discussione sarebbe stata inutile. Quando Ty Riddle si metteva in testa una cosa non c’era modo di fargli cambiare idea. La cosa buffa era che, al di là dei tratti aristocratici, la testardaggine era l’unica cosa che lui e suo padre avevano in comune. La sua gemella, al contrario, sembrava una versione femminile di suo padre, ma lui non le aveva mai dato più di tanto peso; sembrava che, il fatto che fosse donna, la rendesse in un certo senso meno importante ai suoi occhi.
Un lieve bussare interruppe la loro conversazione.
- Sì? –
Una chioma di lisci capelli rossi fece capolino, guardandosi attorno con aria guardinga.
- Ty Riddle? – chiese incerta.
Il Corvonero annuì.
- Sono io. In cosa posso esserti utile? – chiese, sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi artificiosi.
Da quanto aveva potuto notare, visto che la porta dello scompartimento mostrava solo fino alla vita della ragazza, si trattava di una Grifondoro decisamente niente male.
- Lily Evans, Caposcuola di Grifondoro – si presentò, prima di aggiungere, - C’è una riunione nello scompartimento accanto alla sala del macchinista –
E così quella era la Evans. Ne aveva sentito parlare, se non altro per tutte quelle storie che giravano sul presunto triangolo tra lei, Potter e Piton, ma non si era mai preso la briga di controllare se le voci sulla sua avvenenza fossero vere. Una volta tanto, lo erano.
- Arrivo subito –
Scambiò un’occhiata d’intesa con Maximillian, che aveva notato l’interesse dell’amico, e la seguì lungo il corridoio che portava alla sala macchine.
- Ho sentito dire che sei una specie di fenomeno in Pozioni – esordì, ravviandosi distrattamente un ciuffo di capelli corvini, che gli era finito davanti agli occhi.
La ragazza arrossì leggermente, agitando una mano come a dire che non era poi questa gran cosa.
- Me la cavo –
- Dicono che sei riuscita a creare un Distillato della Morte praticamente perfetto, al tuo quarto anno. Questo è più che cavarsela –
- E tu, invece, hai fatto Evanescere un’iguana al primo tentativo. La McGrannitt ne è rimasta molto impressionata. –
- Me la cavo – replicò, imitando il tono imbarazzato della ragazza e facendola scoppiare a ridere.
- È strano che non ti abbia mai visto in biblioteca – considerò, dopo che il silenzio fu sceso nuovamente tra di loro. Aveva inquadrato abbastanza quella ragazza per capire che, se non avesse preso lui la parola, la conversazione sarebbe morta sul nascere.
- Non così tanto, in effetti, sto sempre al tavolo dietro a quello della Pince –
- Adesso salta fuori che sei anche in grado di andare d’accordo con Irma? Non sei di questo pianeta, Evans –
Lily scoppiò nuovamente a ridere.
- Non è così insopportabile, bisogna solo sapere come prenderla –
- Dovrai insegnarmi, allora. Sai, credo che mi odi – le confidò, chinandosi a sussurrarle quelle parole nell’orecchio.
Le gote di Lily avvamparono e Ty si considerò più che soddisfatto. Doveva andarci piano con quella ragazza, se solo una frase sussurrata le faceva quell’effetto.
- Bè, siamo arrivati – annunciò, fermandosi davanti allo sportello scorrevole.
Ty le fece cenno di precederlo e poté così godersi la visione del suo posteriore celato dalla gonna della divisa.
 Sì, Lily Evans valeva decisamente lo sforzo che avrebbe dovuto fare per conquistarla.
 
 
 
 
 











Spazio autrice:

Eccoci con il primo capitolo e l’introduzione psicologica dei due protagonisti. Come dice anche Ty, lui e Katherine sono sì gemelli, ma caratterialmente hanno alcune differenze. Lui è il classico dongiovanni, quello a cui serve la ragazza giusta per mettere la testa a posto, e lei è un concentrato d’ironia e veleno, che riversa nei confronti del povero Sirius u.u
Bè, che dire, ci tengo a precisare che loro NON sono Voldemort, quindi è normale che il loro atteggiamento sia diverso e, poi, non sarebbe originale se fossero lo specchio del loro paparino, no?
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere che ne pensate.
Al prossimo.
Baci baci,
                Fiamma Erin Gaunt
 

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Cap 2












 
 
Il treno si fermò con un sonoro sferragliare proprio una manciata di minuti dopo che la riunione tra Prefetti e Caposcuola si era conclusa. Ty si rassettò il mantello della divisa, sgualcito dopo essere stato seduto per tanto tempo, e attese finchè Lily non fu pronta per uscire.
- Ehi, Evans, ci vieni con me ad Hogsmeade il primo fine settimana libero? –
La voce di Potter, che per lo sconcerto della ragazza era stato insignito del titolo di Caposcuola, la raggiunse, facendola sbuffare e alzare gli occhi al cielo. Gli voltò le spalle, imponendosi di non degnarlo della minima considerazione.
- Evans, sto parlando con te! –
Evidentemente James Potter era incapace di comprendere quando una persona lo stava deliberatamente ignorando.
- Evans! –
Esasperata, si voltò a lanciargli un’occhiata minacciosa.
- Ti ho sentito, Potter, ti stavo semplicemente ignorando –
L’espressione del ragazzo perse un po’ della sua vitalità, - Ah –
Ty, a pochi passi da loro, osservava la scena con un’espressione divertita sul volto. Quel Grifondoro non riusciva proprio a capire quale fosse il modo adatto per approcciarsi ad una ragazza come Lily, che non era certo una delle tante ragazzine che si lasciavano incantare da un sorriso malandrino e una faccia da schiaffi.
- Tipo insistente, è? – interloquì, affiancando la ragazza e aiutandola a salire su una delle carrozze ancora libere.
- Già, sono anni che va avanti così. Possibile che non capisca? –
- Non è abituato a sentirsi dire di no, è comprensibile – considerò, prendendo a sua volta posto.
- Bè, sono anni che lo rifiuto, dovrebbe essersene fatto una ragione – insistè, incrociando le braccia sul petto con aria risoluta.
- Con una qualsiasi altra ragazza magari sì, ma con te è impossibile arrendersi –
Il tono vellutato, fattosi volutamente più basso e complice, la fece arrossire lievemente. Scosse la testa, come a dire che quella fosse un’esagerazione.
- Non sono poi chissà che –
Ty si accigliò, incredulo. O quella ragazza era una grande attrice oppure non si rendeva davvero conto di quanto fosse difficile trovare una come lei.
- Stai scherzando, vero? Sei intelligente, la miglior strega del nostro anno, non esiti ad aiutare chi ne ha bisogno e sei decisamente bella. Bisognerebbe essere ciechi, o molto stupidi, per non accorgersene –
- Sono anche testarda, orgogliosa e perfettina – aggiunse, mettendo in risalto i suoi difetti.
- Bè, nessuno è perfetto, no? –
Lily sorrise, annuendo, e si trattenne dal replicare che, almeno da quel poco che lo conosceva, lui sembrava essere pericolosamente vicino alla perfezione.
- Siamo arrivati, e quelle ragazze non aspettano me – le fece notare, indicando con un cenno del capo due ragazze con indosso la divisa dei Grifondoro: Alice Prewett e Mary McDonald. Le due si stavano sbracciando per attirare la sua attenzione e, quando le ebbe raggiunte, la strinsero in un abbraccio stritolatore.
- Mi sei mancata così tanto – esclamò Mary, proprio mentre Alice la scrutava con occhio critico e, con il tono che avrebbe usato una mamma in apprensione, le diceva – Hai mangiato o ti sei nutrita di sola cultura in questi mesi? Sei dimagrita tantissimo, ancora un po’ e rimarranno solo le ossa –
- Io trovo che stia benissimo – intervenne Ty, ricevendo in cambio un’occhiata grata da parte di Lily, che aveva appena salvato dall’ennesima ramanzina made in Prewett.
- Riddle. Pronto per la prima partita dell’anno? –
- Assolutamente sì, McDonald; quest’anno sarà Corvonero a vincere la Coppa –
La ragazza si ravviò i ricci ramati, gli occhi castani illuminati da una luce battagliera.
- Vedremo –
L’espressione decisa fece scoppiare a ridere le amiche, imitate da Ty, mentre Mary metteva su un’espressione fintamente offesa.
- È stato un piacere, ragazze, ma mi reclamano –
Maximillian Avery, infatti, stava appoggiato al muro lì vicino e lo fissava con l’aria di chi stava cominciando a stancarsi di aspettare.
Le Grifondoro gli rivolsero un cenno di saluto e lo lasciarono libero di raggiungere l’amico.
- Finalmente, stavo per darti per disperso – esordì Max, con un tono acido che faceva chiaramente capire quanto non gli fosse andato giù il fatto che l’avesse abbandonato per correre dietro alla Evans.
- Geloso? –
- Falla finita, idiota. È solo che mi annoiavo a stare da solo – borbottò.
I due entrarono nella Sala Grande, che era già quasi piena, e si sistemarono ai loro soliti posti, in attesa che gli ultimi studenti facessero il loro ingresso e si passasse allo Smistamento.
 






 
 
 
********
 







- Ho fame –
- Lo hai già detto tre volte, Rab – gli fece notare seccamente Katherine, mentre si sporgeva per riuscire a localizzare suo fratello. Lo aveva perso di vista quando erano saliti sul treno e non le piaceva stare troppo lontana da lui. Dopotutto erano gemelli e, loro due in particolare, erano legati da un rapporto incredibilmente solido. Si rilassò visibilmente quando lo trovò seduto al suo solito posto, accanto a Maximillian.
- Dovresti smetterla di preoccuparti come se fossi sua madre, Ty sa badare a se stesso –
- Non dirmi quello che devo fare, e torna a concentrarti sulla tua fame – lo rimbeccò, mentre lungo il corridoio che divideva i vari tavoli cominciava la lenta processione degli studenti del primo anno.
Rabastan scrollò le spalle, completamente indifferente al tono seccato della ragazza. Erano amici praticamente da sempre e sapeva che Katherine Riddle era una tipetta decisamente particolare, ma malgrado tutto le era molto affezionato, la considerava un po’ come la sorellina che non aveva mai avuto.
- Ma quanti sono?! –
Il tono esasperato la spinse ad osservare i nuovi arrivati: erano all’incirca una quarantina.
- Non finiremo mai – insistè Rabastan, con un tono affranto che sarebbe stato più adatto al capezzale di un caro morente.
- Falla finita o giuro che ti pugnalo con il coltello, poi si che non penserai più a mangiare – soffiò minacciosamente Charis.
Il giovane Lestrange alzò una mano in segno di resa.
La mezz’ora successiva venne dedicata allo Smistamento poi, per la gioia degli studenti e di un Rabastan che sembrava non mangiare da anni, venne dato inizio al banchetto. Intorno alle nove, Silente richiamò all’ordine gli alunni.
- Gli orari delle lezioni verranno consegnati domani a colazione, nel frattempo, i Prefetti accompagneranno gli studenti del primo anno nei rispettivi dormitori. Per tutti gli altri, vi ricordo che il coprifuoco scatta alle undici. Buonanotte –
Le parole del Preside vennero accolte da un rumore di panche che venivano trascinate, passi che si affrettavano ad uscire e voci  spaesate di quelli del primo anno che cercavano di capire a chi rivolgersi.
- È in momenti come questi che amo non essere un Prefetto – sospirò Katherine, rivolgendo un ghigno divertito a Charis, che quell’estate aveva ricevuto la Spilla.
La bionda le lanciò un’occhiata decisamente poco amichevole e si rivolse ai neo Serpeverde.
- Primo anno, da questa parte, prego! –
- Come sono piccoli – commentò Rabastan, mentre un paio di primini gli passavano accanto e lo guardavano con aria intimorita.
- Sei tu che sei grande, loro sono della misura giusta – lo rimbeccò ironicamente Regulus, salutando l’amico e compagno di dormitorio con una virile pacca sulla spalla.
- Finalmente un Black che sopporto – esclamò Katherine, rivolgendo un cenno di saluto al ragazzo.
- Kat –
Il sorriso di risposta era ben diverso da quello portentosamente artificioso che era solito rivolgere ai professori e alle ragazzine che gli morivano dietro, era sincero.
- Chi è l’altro Prefetto? – domandò, notando l’assenza della spilla sul suo petto.
Aveva sempre creduto che, una volta che Piton fosse diventato Caposcuola, il posto sarebbe automaticamente spettato a lui. Lumacorno lo adorava, era decisamente la scelta più probabile.
- Barty – replicò, senza la minima traccia d’invidia. Si capiva che quella carica non lo interessava affatto.
Katherine storse leggermente il naso. Non odiava il giovane Crouch, anche perché in effetti parlava con lui solo quel tanto che serviva per coordinare la squadra, ma non lo aveva mai trovato particolarmente interessante. Un ragazzo intelligente e di buona famiglia, certo, ma sembrava vivere perennemente nell’ombra del padre.
- Crouch senior ne sarà contento – commentò Rabastan con tono derisorio.
Se Katherine non lo odiava, lui non poteva vederlo. Fin da quando aveva messo piede nella scuola si era adoperato nel cercare di mettere in risalto quanto Rabastan non fosse il Purosangue perfetto, non ai livelli di Rodolphus per lo meno. Si divertiva a stuzzicarlo facendo leva sulla sua capacità di concentrazione non proprio elevatissima e sul suo odio per lo studio. Rabastan era tutto istinto, non pensava, lui agiva e basta; Barty era un calcolatore, non faceva mai nulla per niente e si muoveva solo quando era certo delle conseguenze. Due tipi troppo diversi per anche solo pensare di andare d’accordo.
- Sì, ne era contento – confermò la voce lievemente roca del diretto interessato.
I due si scrutarono in cagnesco per un paio di minuti, finchè Katherine, visibilmente stufa di quell’atteggiamento, annunciò che se ne sarebbe andata a dormire, visto che non aveva nessuna intenzione di assistere ad uno sfoggio di testosterone.
 








*****
 







La mattina seguente, dopo una colazione rapidissima, il gruppo del settimo anno si diresse verso i sotterranei, alla volta della doppia ora di Pozioni.
Lumacorno li accolse con il suo solito sorriso gioviale, soffermandosi particolarmente sui membri del suo Lumaclub.
- Miei cari ragazzi, bentornati! Spero abbiate passato delle buone vacanze e che le vostre famiglie stiano bene –
Il commento sulle famiglie gelò gli studenti presenti. Era ovvio che, in un periodo di guerra come quello, il commento sui familiari era decisamente poco opportuno. Resosi conto della gaffè, il professore recuperò in fretta il controllo e deviò la conversazione su un terreno più congeniale.
- Ho deciso, e il professor Silente è d’accordo con me, che, per aumentare lo spirito di cooperazione tra le Case, sia opportuno creare dei gruppi di studio –
A quelle parole un lieve chiacchiericcio si levò tra i banchi.
- Questo si che è interessante – commentarono all’unisono James e Sirius, che già pensavano a quanto avrebbero potuto rilassarsi in gruppo con Peter e Remus, a cui ovviamente sarebbe toccato tutto il lavoro.
- Lavorerete in coppie –
L’entusiasmo scemò un po’.
- Chi deciderà gli accoppiamenti, signore? – domandò Mulciber, con il suo solito tono servile.
- La sorte – trillò allegramente, facendo Materializzare un’urna trasparente, al cui interno c’erano una ventina di foglietti di pergamena.
- Bene, ho appena cominciato ad odiare Pozioni – annunciò Katherine, consapevole che, con la fortuna che si ritrovava, sarebbe finita in coppia con qualche imbranato o, peggio, uno di quegli insopportabili Malandrini.
- Hai sentito, Piton, magari ti capita la Evans – ghignò d’un tratto, colta da un’ispirazione improvvisa.
- Fossi in te mi preoccuperei di non capitare con Black – la rimbeccò il ragazzo, soddisfatto dallo sguardo allarmato della compagna di Casa.
Lumacorno si schiarì la gola, attirando nuovamente l’attenzione su di sé.
- La prima coppia è: la signorina McDonald e il signor Avery –
I due ragazzi si guardarono di sottecchi finchè Maximillian, decidendo di comportarsi da gentiluomo, prese le sue cose e le si affiancò.
- Signor Black… il signor Lestrange –
Katherine si lasciò andare in un gesto d’esultanza, incurante dell’occhiataccia dell’amico.
- Avrei quasi preferito Crouch – sibilò, mentre Sirius si alzava e si dirigeva verso di lui controvoglia.
- Signorina Riddle con il signor Lupin –
Sospirò lievemente. Se non altro era capitata con uno dei pochi Grifondoro che non le stesse sullo stomaco. E poi, Remus Lupin era un tipo in gamba, con una grande conoscenza magica, e di sicuro non era uno scansafatiche. Sì, Salazar Serpeverde aveva ascoltato le sue preghiere.
- Signorina Evans… lei è in coppia con il signor Riddle  -
James e Severus, che avevano trattenuto il respiro quando avevano sentito pronunciare il suo nome, sbuffarono sconsolati. Ty si voltò verso di lei, incrociando il suo sguardo e regalandole la versione più smagliante del suo sorriso. Lily, inconsapevolmente, si ritrovò a sua volta a sorridere radiosamente.
- Oh, oh, oh – commentò sottovoce Alice, beccandosi in risposta una gomitata nelle costole.
- Infine abbiamo il signor Potter e… il signor Piton – concluse, mentre tutta la classe faceva andare lo sguardo dall’uno all’altro.
- Finiranno per uccidersi – profetizzò Rabastan, con l’aria di chi la sapeva lunga, e Sirius annuì.
La sorte doveva avere un bizzarro senso dell’umorismo.
 
 








Spazio autrice:

Eccoci con il secondo capitolo. Spero che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo al vostro parere. Nel frattempo colgo l’occasione per ringraziare, nell’ordine:
- le 7 persone che la seguono;
- l’ 1 che la ricorda;
- i lettori silenziosi che nell’arco di un paio di giornate hanno portato le visualizzazioni ad un numero ragguardevole.
Al prossimo capitolo.
Baci baci,
               Fiamma Erin Gaunt

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