Marauders

di MichaelJimRaven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo a Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Smistamento e Primo trimestre ***
Capitolo 3: *** Il mistero del quintoi piano ***
Capitolo 4: *** Ordinart day ***
Capitolo 5: *** Un anno di scoperte ***
Capitolo 6: *** Terzo anno: Characters ***



Capitolo 1
*** Arrivo a Hogwarts ***


Erano oramai passate quasi due ore da quando il treno aveva lasciato il binario 9 e 3/4 per dirigersi pigramente verso la stazione di Hogsmeade.
Come ogni primo di settembre, la partenza dei ragazzi per Hogwarts aveva portato trambusto e euforia nelle famiglie dei nuovi alunni e la consapevolezza della fine delle vacanze per i vecchi iscritti.
Peter era ancora pieno di domande su quello che avrebbe trovato una volta arrivato al castello. Certo, i suoi genitori gli avevano già spiegato più o meno quello che doveva aspettarsi.
Hogwarts era un luogo splendido, isolato ma vivo, pieno di misteri e di fascino che , ne erano certi, lo avrebbero tenuto occupato per tutti e sette gli anni senza stancarlo mai. Addirittura, il padre aveva detto che, se avesse potuto, avrebbe volentieri perso qualche anno pur di passarne qualcuno in più in quel magnifico maniero , tutto da esplorare.
Il ritmico sferragliare del treno era quasi soporifero ed era difficile per il ragazzino tenere gli occhi aperti. Sopra la sua testa, vi era il baule pieno zeppo delle cose acquistate nei giorni precedenti a Diagon Alley.
C'erano stati molti altri bambini come lui, nei negozi di articoli scolastici. Aveva visto molti visi ed immaginato molte cose. Era curioso di vedere con quali di quelle facce nuove si sarebbe trovato a condividere il dormitorio della propria casata.
Soprattutto, era curioso di sapere in quale delle quattro case, sarebbe stato smistato.
I genitori erano entrambi Tassorosso, quindi la probabilità che anche e lui potesse finire in quella casa era piuttosto alta.
A Peter, però, questa prospettiva non piaceva particolarmente; fosse dipeso da lui, avrebbe scelto indubbiamente di finire a Grifondoro, la casata dei forti e degli audaci!
I Tassorosso erano sonnacchiosi e bonari, poco inclini alle avventure e più dediti alla vita sicura e tranquilla.
In effetti, lui amava le comodità e la sicurezza che poteva avere quando era consapevole delle proprie possibilità, ma una vena di vigore e curiosità eccessiva lo aveva sempre contraddistinto dal resto della sua famiglia e dai suoi genitori.
Si, avrebbe sicuramente scelto Grifondoro, se fosse stato nelle sue possibilità.
Davanti a Peter, un ragazzino dall'aria sveglia e dai lunghi capelli neri, stava lamentandosi della propria bacchetta.
"Olivander è sicuro che io sia stato scelto da questo ciocco di legno! Ma ti pare?! Io non voglio una bacchetta in frassino! Solo i perdenti le hanno! Mi sa che alla prima occasione torno a Diagon Alley e la cambio con una in mogano e corda di drago!"
"Non puoi, Sirius! Le bacchette sono compagne per la vita. Il tuo legame è con essa, che tu lo voglia o meno, stampatelo bene in testa!"
Accanto al ragazzo dai capelli lunghi, un altro di aspetto più mite ma decisamente più curioso, stava canzonandolo sul suo acquisto, a detta sua, errato.
"Bella forza, James! A te è capitata una bacchetta in ciliegio! Mica puoi lamentarti della cosa! Diavolo! Prova tu a sembrare forte e minaccioso con una bacchetta di colore quasi giallo!!" e indicava con l'indice il corpo della propria bacchetta di colorito stantio, quasi malato.
"Ci rinuncio! Il Nero era migliore come colore, bah!"
Peter stava assistendo a quella piccola conversazione e non si era accorto di averli fissati un po' troppo insistentemente. Il ragazzino dai capelli lunghi, infatti, si era voltato a guardarlo.
"Beh? Che c'è? Ti fa ridere la mia bacchetta?"
Quasi come se fosse stato colpito da uno schiantesimo, Peter era indietreggiato bruscamente sul proprio sedile fin quasi ad appiattirsi contro lo schienale.
Ecco il Tassorosso che si faceva strada dentro la poca scintilla di leone che albergava nel cuore di quel ragazzino paffutello e sgraziato che era.
"Io… Eh? No! No, scusami… È che state parlando ad alta voce… e io…"
"E tu, cosa?" incalzava Sirius " Io sono Sirius Black! Un BLACK! Hai capito?"
Dalla parte opposta del sedile, James aveva volto il proprio sguardo verso Peter. I capelli spettinati e in disordine che ne coprivano la testa sembravano animati da vita propria.
"Sirius... lascialo stare. Non vedi che se la sta già facendo sotto? E poi, cos'è questa storia? Non dicevi, fino a un paio di giorni fa, che non ti andava di essere un Serpeverde per forza come tutti quelli della tua famiglia?!"
Con lo sguardo ancora rivolto verso Peter, Sirius aveva aperto bocca per controbattere alle parole di James, ma tutto quello che gli era uscito di bocca era il fiato che odorava di Cioccorana.
"Già! Hai ragione, Potter! Diavolo! Mi conosci da solo una settimana, e già hai capito tutto eh?!"
"Sei un tipo semplice da capire, Black!" aveva ridacchiato in risposta il ragazzo dai capelli in disordine.
Un fischio prolungato del treno avvisava i passeggeri dell'arrivo di una galleria. La discussione sulla bacchetta e sulle famiglie era durata per una mezz'ora buona.
Mezz'ora in cui Peter aveva ascoltato con interesse quello che i due ragazzi davanti a lui stavano dicendosi.
Si chiamavano Sirius Black e James Potter. Entrambi figli di maghi, quindi purosangue.
Black era il rampollo di una delle famiglie più ricche e stimate dei maghi inglesi, mentre Potter faceva parte della classe media. Sembrava si conoscessero da secoli, invece a detta delle loro parole, si erano scontrati al "Serraglio Stregato" solo pochi giorni prima, litigandosi un gufo nero che alla fine aveva preso una ragazzina dalla fulva chioma, lasciando entrambi con un palmo di naso.
Peter non aveva più spiccicato parola fino all'arrivo dell'Espresso, ad Hogsmeade: era rimasto incantato ad ascoltare le storie di quei due, che sembravano fratelli, da come si trattavano e scherzavano tra loro.
"Hey! Siamo arrivati, credo!"
James si era messo in piedi e stava trafficando col proprio baule sotto gli occhi scettici di Sirius che ghignava.
"Potter, Potter, Potter! Sei proprio un moccioso…" Black scuoteva la testa nella stessa maniera in cui un medico si arrende al male di un paziente.
Era incredibilmente buffo da vedersi. James aveva portato le mani ai fianchi e lo guardava storto.
"Beh? Che c'è adesso che non va? Credi forse che i bauli camminino da soli e scendano dal portabagagli per farti un favore?!"
Senza dire altre parole, Sirius si era alzato in piedi a sua volta. I due erano piuttosto alti per la loro età. Fisico asciutto e leggero, contrariamente a quello di Peter, più bassotto e decisamente più in carne di loro.
"Passami la tua bacchetta, tizio!" la mano destra di Black era tesa verso Peter mentre i suoi occhi lo guardavano dritto in faccia. Senza controbattere, quasi immobilizzato dalla paura, Peter aveva estratto la sua bacchetta e l'aveva messa nella mano del ragazzo.
"Wingardium Leviosa!"
Improvvisamente, a quelle parole pronunciate da Sirius, il baule di James aveva appena preso a levitare dalla rete portabagagli e a uscire dal finestrino dello scompartimento, per adagiarsi fuori, sopra ad una panchina vuota.
"Non possiamo fare magie fuori da scuola! È proibito!" aveva detto James, accusatorio verso Sirius.
"Lo so, Potter. Infatti ho usato la bacchetta di tizio, qui! Dovessero fare dei controlli, beccheranno la sua, non la nostra!"
"Credo invece che punirò direttamente te, signor Black!"
Una voce roca, bassa ma decisa, aveva apostrofato i ragazzi, arrivando dritta dal corridoio del vagone. Alla fine di tutti gli compartimenti, un uomo robusto di statura media con un incedere claudicante stava avanzando verso di loro tenendo la propria bacchetta puntata su Sirius e James.
Peter non aveva la minima idea di chi fosse quell'individuo, ma era inquietante. Non sembrava uno di quelli che amano ascoltare spiegazioni.
"Restituisci quella bacchetta! Poi esci, prendi il baule e lo ricarichi sul treno!"
"Perché dovrei? È già pronto per partire!"
"Lo fai perché te lo dico io, ragazzo! E lo farai ora, quant'è vero che mi chiamo Alastor Moody! Odio i furetti... E tu sembri proprio uno di quelli! Vero, Black?!"
Sirius era rimasto fermo davanti al signor Moody e lo guardava sprezzante. Era chiaro che avrebbe voluto dire qualcosa! E stava anche per farlo. Aveva aperto la bocca nello stesso istante in cui Peter si era alzato ed aveva preso la parola, stupendosi da solo per quel suo atto.
"Mi scusi, signore... Ho chiesto io al Signor Black di mostrarmi un incantesimo. Se proprio ci dev’essere una punizione, spetta a me!"
James aveva volto il viso verso Peter e lo stava guardando allibito.
Alastor Moody aveva invece semplicemente spostato la punta della bacchetta da Sirius a lui, senza spostare gli occhi dal ragazzo con i capelli lunghi.
"Non importa se tu hai chiesto o meno la cosa, ragazzo. Per regola e norma, Black non avrebbe dovuto farlo! Ma come posso aspettarmi che ci sia rispetto delle regole da uno della sua stirpe?"
A quelle parole, Sirius aveva fatto un passo in avanti e ora stava con il mento attaccato al petto di Moody.
"Non azzardarti a paragonarmi a quelli della mia famiglia! Chiunque tu sia , non hai la minima idea della differenza che ci sia tra me e la “nobile casata dei Black!” aveva detto, mimando le virgolette con le dita, mentre decantava la propria origine.
"E tu porta più rispetto, piccoletto... Se desideri avere un buon primo anno!"
L'uomo aveva abbassato la bacchetta per riporla nella tasca interna della propria palandrana in cuoio.
"Sono il Professor Moody, docente di Difesa Contro le Arti Oscure! Avrete molto a che fare con me, quest’anno! Se questo è l'inizio, voglio che sappiate che non siete partiti con il piede giusto! Nessuno di voi tre!"
E dette queste parole, l'uomo aveva scostato con una mano James per passare oltre loro e dirigersi in testa alla carrozza per scendere con gli altri professori.
"MA chi diavolo è quel matto?"
Peter lo stava ancora seguendo con lo sguardo quando James aveva posato la mano sulla sua spalla.
"Bella prova, tizio! Hai rischiato l'espulsione prima ancora di venire ammesso!"
"Già… Bella prova! Soprattutto quella di chiamarmi Signor Black! Fallo di nuovo e ti trasformo in un polpettone di pollo!"
Sirius voleva essere minaccioso, ma in realtà stava ridacchiando sornione.
Tutti e tre erano scesi dal treno e si stavano incolonnando dietro al professore che avrebbe accompagnato i ragazzi del primo anno fino ad Hogwarts.
Era tradizione che i nuovi iscritti arrivassero al castello dal lago, godendo della vista del castello illuminato dalle torce e dai colori della notte.

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Capitolo 2
*** Smistamento e Primo trimestre ***


La Sala Grande era gremita di studenti, dal secondo al settimo anno, tutti rivolti verso la porta d'ingresso in attesa che arrivassero i primini, per accoglierli con il consueto applauso. Era una cerimonia che tutti avevano affrontato e faceva parte del folklore della scuola stessa così come lo smistamento nelle case.
La fila dei ragazzini del primo anno era stata incanalata lungo la corsia centrale dell'enorme stanza che divideva le quattro tavolate in due gruppi da due. Alla fine della corsia, una sedia da cerimonia con un cuscino in chintz e uno schienale piuttosto basso rispetto ai braccioli era stata collocata in precedenza. Sopra lo schienale, appollaiato come un vecchio corvo, il Cappello Parlante attendeva di dare il suo giudizio sui nuovi arrivati.
Il preside Dippett era seduto al centro della grande tavolata dei professori e chiacchierava amabilmente con un mago dall'aria altera, occhiali a mezzaluna ed una lunga barba rossiccia.
All'improvviso, la veste da mago di Peter venne strattonata da James che era proprio dietro di lui.
"Hey, tizio! Hai visto? Quello è il professor Silente! Il docente di Incantesimi. Dicono che sia il mago più dotato degli ultimi anni! Ha sconfitto Grindewald e steso molte delle nuove leggi dei maghi! È famoso!"
"Quello è Albus Silente? Wow!" le parole dei due ragazzi sembravano essere state udite da tutti i ragazzini del primo anno che ora avevano totalmente dimenticato lo smistamento e cercavano di guardare oltre il Cappello Parlante per scorgere il professore di Incantesimi.
In mezzo al trambusto creato dalla piccola curiosità, Sirius si era portato avanti spingendo dietro un ragazzino con lunghi e unti capelli neri ed un naso sconsideratamente importante che lo aveva apostrofato in malo modo. Senza dare alcun peso alla cosa, aveva raggiunto James e Peter.
"Certo che è Silente! Non vedete mai la Gazzetta? È ogni giorno su qualche articolo. La mia famiglia non lo vede di buon occhio perché sostiene le relazioni tra Babbani e Maghi… Sapete, per i Black è una sorta di disonore avere a che fare con i babbani!"
Il tono dispregiativo che si sentiva nelle parole di Sirius non era però rivolto ai babbani, ma all'atteggiamento che la sua famiglia assumeva verso di essi. Era chiaro che non condividesse minimamente la cosa e che, anzi, avesse tutta un’altra filosofia sul rapporto tra maghi e non-maghi.
"Mi chiamo Peter…"
La voce di Peter era uscita come il debole squittio di un topolino. James e Sirius si erano voltati a guardarlo interrogativi.
"Si… Insomma, la finite di chiamarmi TIZIO?"
I due ragazzi avevano voltato i propri visi fino ad incrociare i propri sguardi. James aveva scosso la testa.
"Tizio è più carino di Peter!"
"Vero! Tizio ti calza a pennello! Non trovi?"
I due sembravano intenti in un’importante disquisizione, quando le parole della professoressa Minerva McGranitt riportarono la loro attenzione verso quello che stavano per vivere.
"Ora, voi ragazzi del primo anno vi metterete in fila davanti a questa sedia. Prenderete posto su di essa e vi verrà messo in testa il Cappello Parlante. Una volta che avrete capito quale sarà la vostra famiglia, vi sistemerete nei primi posti del tavolo di appartenenza. Possiamo iniziare… Vieni avanti, Jason Allen!"
Il primo smistato era finito a Tassorosso, meritandosi gli applausi della propria casata; altri ragazzi vennero smistati più o meno in fretta, a parte un paio di casi di tremarella che avevano impedito all'esaminato di turno di giungere a sedersi senza ansia.
Dopo una paio di ragazzi era arrivato il turno di Sirius.
La voce della Mc Granitt aveva chiamato "Sirius Black!" indicando la sedia.
"Fatemi gli auguri!"
Un occhiolino a James e un sorriso a Peter, e Sirius si era avviato a passo sicuro verso la poltrona. Un attimo di silenzio aveva pervaso la Sala Grande. La fama dei Black era molto conosciuta ed estesa nel mondo magico. Tutti i Black erano finiti a Serpeverde e, quindi, tutti si aspettavano una conferma dal ragazzino dai lunghi capelli mossi. Il Cappello Parlante aveva esitato per qualche secondo. Era indeciso. Lo si poteva sentire mentre faceva congetture: "Potresti essere un buon Serpeverde! Lo vedo dalla tua linea di famiglia! Oh sì! Ma sento in te una luce diversa, Black! Tu andrai a ...GRIFONDORO!!"
Toltosi il cappello di testa, quasi incredulo, Sirius era corso al proprio tavolo di appartenenza dove aveva lasciato un posto vuoto tra lui e il secondo anno, e ora indicava James come per aspettarlo.
Prima di James, però, sarebbe toccato a "Peter Minus!" come aveva appena scandito la voce della professoressa McGranitt.
Era dunque giunto il momento di sapere dove sarebbe finito. Non c'era più tempo per ripensamenti o indecisioni: il Cappello vedeva dentro di te. Sentiva le tue emozioni e capiva il tuo temperamento. E non sbagliava mai.
C'era un intenso profumo di incenso che aleggiava nell'aria quando Peter si era portato in avanti per sedersi sulla poltrona. Il brusio delle tavole stava diventando distante per lui. Aveva altro a cui tendere orecchio.
Il Cappello gli era appena stato posato in testa e poteva sentire il profumo della vecchia pelle che rivestiva il magico copricapo. Sentiva il movimento delle tese quando egli parlava tra sé per scegliere dove mettere il ragazzo.
"Minus.. Minus, Minus. Conosco la tua famiglia! E conosco la tua indole. Credi di essere adatto a quello a cui aneli?... Beh, il tuo cuore dice di sì! Quindi… GRIFONDORO!"
Incredulo, quasi intontito dal fragore dell'applauso del proprio tavolo, Peter era sceso dalla sedia e si era diretto verso Sirius che aveva cavallerescamente scalato di posto, indicandogli di sedersi accanto a lui.
"Beh.. Allora vada per Peter. Non ti chiamerò più TIZIO!"
Quando anche James Potter aveva raggiunto la tavola del Grifondoro, la cerimonia stava per volgere alla fine .
Infatti, pochi minuti dopo era finita, permettendo al preside Dippett di snocciolare il solito discorso di Benvenuto agli studenti e augurando a tutti una buona cena per sancire l'inizio dell'anno scolastico.
Le portate erano abbondanti e varie, come ogni anno, ma era la prima volta che Peter, Sirius e James partecipavano al banchetto di benvenuto e ci stavano dando dentro come dei matti.
Satolli oltre limite, si erano alzati dal tavolo per seguire il proprio prefetto, tale John Bodden, che li stava scortando lungo le scale del castello fino ad arrivare al ritratto della Signora Grassa, che celava l'ingresso alla Sala Comune dei Grifondoro.
Il camino era acceso, le poltrone pulite di fresco e la tavola dello studio libera e lucida come se fosse appena stata fatta .
"Ricordatevela così ora, perché da domani non la vedrete più in queste condizioni, fino alle vacanze!" aveva detto scherzoso, Bodden mentre indicava la via dei dormitori ai ragazzi del primo anno.
I tre si erano presi i rispettivi posti che erano adiacenti l'uno agli altri. Oltre a loro, vi erano anche George Loden, Hannibal Leis e William Connelly. La camerata era al completo.
"Ragazzi, domani si inizia…" La voce di Peter era sognante e impaziente. James e Sirius erano già sotto le coperte, assonnati e sazi come non mai. Le uniche parole che arrivarono in risposta alla frase di Minus, furono quelle di James: "Dormi, Tizio… Anzi, Peter! Da domani ci sarà da ridere!"
Sirius aveva alzato la mano destra mostrando il pollice in segno di assenso e Peter si era messo sotto le proprie coperte, guardando il soffitto del proprio baldacchino.
Era la prima notte che passava fuori casa, lontano dai suoi genitori e dalle sue cose.
Era la prima notte di sette anni che si apprestava a vivere assieme ai suoi nuovi amici.


Le prime settimane di scuola erano risultate decisamente faticose per Peter, che non era abituato a dover far lavorar troppo il cervello su svariati argomenti. Odiava pozioni, anche se riusciva comunque a strappare una buona sufficienza, e non era per niente ferrato in erbologia, materia che, invece, era il vanto del padre, illustre botanico del mondo magico. Eccelleva, invece, in incantesimi: le lezioni di Silente erano uno spasso!
"Quell'uomo è un mito! Riesce a far sembrare divertente anche l'incantesimo della Pastoia!" aveva detto rivolto verso James, mentre stavano finendo un tema di Difesa che Moody aveva assegnato loro.
"L'incantesimo della Pastoia È divertente, Minus!" dietro di loro, Sirius era arrivato masticando un grosso boccone di mela, giocando con il resto del frutto passandoselo da una mano all'altra come se fosse un giocoliere.
"Che state facendo?" aveva chiesto ai due.
"Il tema sui Berretti Rossi che Moody ci ha propinato per finire degnamente questo trimestre, accidenti a lui!"
James stava sventolando il foglio di pergamena davanti al naso di Sirius, che lo aveva afferrato iniziando a leggere.
"Davvero, Potter... Non credevo che tu avessi un cervello! Guarda qui! Sei peggio di Mocciosus! "
"Non nominarmi quel Serpeverde, Black! L'unica cosa che ha di positivo è che non fa parte della nostra casata! È dannatamente saccente e sinistro. Secondo me, studia magia nera per conto suo!"
"Non dire bollivate, James… Il decreto per la legge magica dei minori, non prevede.."
"Oh! Sta zitto, Peter! Chi vuoi che badi a quelle regole?"
"Beh.. Noi, per esempio?"
"Sei proprio un ingenuo, Minus! Comunque, pare che da gennaio avremo un nuovo compagno di scuola! Me lo ha detto il vecchio Donkers, il guardiacaccia. Sapete , quello che sta nella casupola ai margini del parco, subito dopo il Cerchio di Roccia, appena fuori del ponte sospeso!" Sirius aveva indicato un imprecisato punto dietro la sua spalla, che si estendeva per la direzione esatta.
"Intendi dire il superiore di Rubeus? …Diavolo! Avrà centotrent'anni, oramai non se ne va in pensione?! Dovrebbero dare il posto ad Hagrid senza pensarci ancora troppo!"
James pareva aver impugnato la causa del giovane apprendista guardiacaccia come se fosse una sua battaglia personale. Si era perfino alzato in piedi mentre ne parlava "Devono smetterla, quelli del ministero, con la storia del mezzo gigante. È più in gamba di Donkers senza ombra di dubbio!"
"Hey, hey , hey! Testa di Scopalinda! Non prendertela con me! Parlane col Ministro, se ti va… Magari ti ascolta pure!"
Peter aveva riso a quelle parole, immaginandosi James Potter vestito a festa, davanti al Ministro della Magia e a tutto il consiglio del Ministero, con in mano una pila di fogli con scritte le proprie rimostranze e un impacciato Hagrid che si torceva le dita nell'attesa.
"Comunque, da gennaio arriverà un nuovo Grifondoro, questo è certo!" aveva ribadito Sirius, abbandonandosi mollemente sul divano davanti al camino, dando così le spalle ai due ragazzi. "Speriamo solo che non sia uno scassapluffe!"
Le lezioni di fine trimestre arrivarono in fretta ma furono le vacanze di Natale ad essere incredibilmente veloci nel loro trascorrere.
Peter non era andato a casa dai suoi, per le feste. Era rimasto al castello per prepararsi alle lezioni di gennaio cercando di mettersi in pari con gli studi prima che ricominciassero le interrogazioni e le sperimentazioni pratiche. Durante quel periodo trascorso senza Sirius e James, che erano entrambi a casa dei Potter, aveva preso la mania di girovagare per il castello. Era consapevole di quanto inesplorato fosse anche per i professori e lui era affascinato da quel luogo, come se ne fosse stregato.
Ed era la parola esatta, in quel frangente.
La sera della vigilia di Natale, aveva salutato gli amici in Sala Grande dopo il sontuoso banchetto ed aveva deciso di recarsi al quinto piano per esplorare la parte sud , proprio dove c'era il corridoio delle armature.
C'era una specie di leggenda su quel corridoio e sulla notte di Natale: se ci si trovava in un dato punto , allo scoccare della mezzanotte, sarebbe stato possibile sentire le voci in festa degli studenti del settimo anno del 1780 che perirono proprio la notte di Natale, durante una festa che avevano improvvisato nel salone del quinto piano, prima che crollasse a causa di una magia andata a male, sfracellandoli tutti senza escludere nessuno.
Successivamente, il salone era stato diviso in due grandi aule, con il corridoio piantato proprio nel mezzo. Nick-Quasi Senza Testa aveva giurato che le voci che si udivano erano proprio quelle di quei poveri sfortunati poco prima del trapasso.
Peter aveva appena calpestato l'ultimo gradino della scalinata principale ed aveva posato i propri piedi dentro al famoso corridoio. Era molto in penombra: solo qualche torcia era accesa qua e là, giusto per indicale la via da seguire. Ai lati, numerose armature erano immobili, rigide, ferme a guardare davanti a loro.
Da qualche parte, qualche piano più sotto, la voce degli studenti che rientravano nelle proprie sale comuni stava via via sparendo dietro agli spessi muri di pietra del castello.
Ora era il silenzio più totale, rotto solamente dai passi di Peter sul pavimento del corridoio. Erano solo le undici. Mancava ancora un’ora all'eventuale manifestarsi del fenomeno soprannaturale. Il posto presentava però già una luce spettrale ed inquietante, senza contare le grigie statue di maghi deformi e sofferenti che erano state scelte per adornare quel luogo.
Peter deglutì un buon quantitativo di saliva, prima di decidersi a sfoderare la sua bacchetta: aveva bisogno di luce.
"Lumos!"
La punta della bacchetta si era illuminata come se avesse una lampadina appiccicata. L'incantesimo della luce notturna era uno dei nuovi incanti che aveva appreso e che aveva subito fatto suo, provandolo e riprovandolo. Gli era stato d'aiuto molte volte nel suo girovagare per il castello durante le ore di buio e, mai come quella sera, era stato felice di averlo nel suo personale bagaglio di conoscenza.
Il corridoio sembrava piuttosto lungo e lineare: non aveva svolte o angoli morti e proseguiva diritto fino alla parete ovest dove, in teoria, si sarebbe dovuto biforcare. Peter aveva avuto occasione di delineare a mente il percorso di quella parte del quinto piano, osservando le finestre all'esterno del castello e cercando una similitudine con il percorso degli altri corridoio dei piani adiacenti.
Purtroppo per lui, però, Hogwarts non si era rivelata per nulla simmetrica né stabile, anzi! Sembrava avesse la capacità di variare di dimensione e forma a proprio piacimento, a seconda dell'occasione. Peter aveva sentito i ragazzi più grandi parlare di una certa "Stanza delle Necessità", una sorta di camera segreta che, a detta di chi l'aveva provata, cambiava il proprio interno a seconda del desiderio e del bisogno di chi vi sarebbe entrato.
I pensieri sulle molte possibilità che quella stanza avrebbe potuto soddisfare avevano fatto camminare Peter fino alla fine del corridoio. Era incredulo! Aveva percorso tutta quella strada senza accorgersene? Il ragazzo si era voltato indietro come a darsi una conferma di aver realmente raggiunto il lato opposto del corridoio. Davanti a lui, le armature e le torce erano le stesse di poco prima anche se era sicuro che accanto alla porta della seconda aula ce ne fosse una.
Senza dare troppo peso alla cosa, era tornato a prestare attenzione ai propri passi dirigendosi quindi verso destra, seguendo il corridoio.
Una seconda anticamera, più grande, fungeva da piccola libreria. Vi era una robusta scrivania in noce e almeno una decina di scaffali con molti libri grossi e polverosi che aspettavano solo di essere letti. Un paio di loro avevano deciso di "offrirsi" al ragazzo, volando sopra la scrivania sbattendo le proprie copertine come se fossero ali.
"Non ho tempo di leggere ora" aveva detto gentilmente rivolto verso uno dei due tomi che si era perfino sollevato diritto per essere più agevole ai suoi occhi.
Evidentemente, dovevano essere dei libri che raramente venivano consultati dagli studenti e quindi erano piuttosto smaniosi di venire adoperati da qualcuno, tanto da mettersi in mostra ogni qualvolta una persona passasse di là.
Lasciandosi alle spalle l'anticamera, Peter aveva raggiunto una porta piuttosto robusta e che sembrava fosse solamente accostata.
Aveva appena posato la mano sulla grossa maniglia in ferro, quando un colpo metallico lo aveva fatto voltare nuovamente verso la scrivania dove i libri si erano posati.
"Oh!… Figli di...!" Non era riuscito a finire la frase. Anzi, l'insulto. Compì un tuffo di lato per evitare una mazza chiodata lanciata contro di lui da un’armatura in ferro scuro, che ora stava avanzando verso di lui alzando e abbassando furiosamente la celata come se fosse la famelica bocca di una bestia affamata.
Steso a terra, non aveva molte chance di fuggire. Il corridoio era abbastanza largo, ma non sarebbe mai riuscito a dribblare l'armatura senza evitare di venir preso.
L'unica via era la porta. Senza pensarci troppo, si era alzato da terra dirigendosi verso di essa; l'aveva aperta con un calcio e si era infilato nel buio che aveva davanti, richiudendosi alle spalle il grosso uscio di legno. Dietro esso, l'armatura batteva forsennatamente per buttarla giù.
Peter premeva con tutto il corpo ed il suo peso per riuscire a tenere a bada i colpi dell'armatura, ma non avrebbe potuto resistere ancora per molto. Sentiva le braccia stanche per lo sforzo e le gambe non riuscivano a fare presa sul pavimento, troppo liscio per riuscire a frenare con le scarpe.
Improvvisamente, proprio quando la scarpa destra di Minus aveva deciso di togliersi mandandolo a ruzzolare a terra, una voce stentorea aveva pronunciato una formula che egli non aveva mai sentito. Nello stesso istante in cui la porta era stata aperta dall'armatura, Albus Silente aveva bloccato la minaccia di ferro che ora sembrava un innocuo fantoccio, messo a celare un buco su una parete.
"Temo che tu non dovresti essere qui, signor Minus. Infatti, mi chiedo il motivo della tua presenza in questo luogo e a quest'ora!"
Silente era in piedi davanti a lui, proprio accanto all'armatura. Aveva la barba raccolta con una specie di ferma cravatta e i soliti occhiali a mezzaluna calati sopra il naso aquilino. L'espressione del mago era di curiosità più che di rimprovero.
"Io... Mi scusi, professore... Io mi sono perso! Stavo pensando a un sacco di cose e non mi sono accorto di dove stessi andando! Davvero!"
L'uomo parve soppesare le parole del ragazzo che ora, seduto a terra, cercava a tentoni di ritrovare la propria scarpa. Con un pigro gesto della mano, Silente la fece volare dal buio fino alle mani di Peter.
"Grazie, Professor Silente… Ma come ha fatto?"
"Oh, Peter, credimi: non sarà una cosa che ti interesserà fino al terzo anno. Gli incantesimi di appello non verbali si tratteranno solo allora!" aveva detto, fermandosi solo per qualche secondo per permettere al ragazzo di rinfilarsi la scarpa. "Tuttavia, devo chiederti di lasciare questo corridoio e di non farvi più ritorno, almeno fino a che le armature non avranno esaurito il loro compito di guardiani speciale!"
"Guardiani a cosa? "
"Questo, mio giovane Peter, è un dettaglio che non ti deve interessare. L'unica cosa che devi tenere bene a mente è di stare alla larga dai pericoli! Aggirarsi per Hogwarts può rivelarsi molto pericoloso per chi non è a conoscenza delle sue difese, credimi!"
Peter si era rimesso in piedi e stava saggiando la solidità del proprio nodo ai lacci, quasi cercando di dimenticarsi di essere appena stato pizzicato a infrangere le regole. Silente, però, non sembrava dell'avviso di una punizione visto che aveva rimesso a posto l'armatura con pochi e rapidi cenni delle mani e ora aveva estratto dalla tunica una grossa ciambella, addentandola.
"Squisita! Ne hai mangiate a cena, Peter?"
"Si, professore… Almeno una decina, direi!" aveva risposto, abbassando lo sguardo sulla propria pancia.
"Bene! Un sano appetito è sintomo di buona salute. Ora, voglio che tu abbia la cortesia di andare dritto nella tua sala comune e aspettare con il resto dei tuoi compagni la mezzanotte!"
Questa volta la voce dell'uomo, seppure mite e scandita, non ammetteva repliche o incertezze alcune. Dopo aver annuito con ungesti veloce del capo, Peter aveva fatto un rapido dietro-front dirigendosi veloce verso la sala di Grifondoro. Aveva oltrepassato il buco del ritratto e si era diretto senza troppi complimenti sul divano davanti al camino, sedendosi accanto ad un ragazzo del sesto anno, rimasto lì per studiare.
Nella testa del ragazzino le domande erano molte: perché dovevano proteggere qualcosa giù al quinto piano? Hogwarts era una scuola, per tutti i bolidi! Mica era una filiale della Gringott! Doveva parlarne con Sirius e James al più presto. In pochi secondi aveva scritto una lettera indirizzata a James. L'indomani mattina sarebbe andato su fino alla guferia e avrebbe mandato la missiva ai due ragazzi intenti a festeggiare il Natale a casa dei Potter.

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Capitolo 3
*** Il mistero del quintoi piano ***


"Silente non è così stupido da farsi fregare da noi, Sirius! "
Erano passati solo tre giorni dal rientro degli alunni ad Hogwarts dopo le festività natalizie. I tre ragazzi si erano subito messi a discutere su cosa potesse mai esserci al quinto piano che avesse bisogno di tutta quella protezione. Durante le restanti serate delle vacanze, Peter aveva cercato di scoprire qualcosa in più sul fatto. Aveva seguito sia Hagrid che Donkers, mentre inchiodavano le porte del corridoio delle armature con grosse assi di legno, ed era arrivato nuovamente alla porta che aveva varcato per fuggire all'armatura da guardia. La stanza era approntata per ospitare delle persone: c'era da leggere, c'era del cibo, un letto e diverse immagini di una spiaggia sotto un sole accecante che, per magia, illuminava realmente quel luogo come se fosse giorno.
Stava mettendo al corrente delle cose i due amici che non erano rimasti lì per le feste. Sirius aveva subito preso in mano la situazione cercava di spronare James e Peter a scoprire il mistero.
"Non lo so, Black. La cosa non mi piace affatto! Ieri a lezione di Incantesimi, Silente mi guardava di continuo! Credo sospetti che non me ne sia stato sempre in Sala Comune, durante le feste!"
"E allora? Non ti ha mai beccato, no?! Non è un problema quello! Dovremmo cercare di proseguire le indagini! Secondo me…"
Alcuni ragazzi del terzo anno erano appena passati dal buco nel ritratto, maledicendo Moody per le sue lezioni pratiche; a sentirli, pareva che tale Jarvis  fosse finito in infermeria per colpa di una dimostrazione leggermente troppo enfatica di uno schiantesimo.
Aspettarono che la piccola folla si spargesse per la sala comune e, sottovoce, ripresero a parlare della cosa: "Secondo me dobbiamo farlo alternativamente. Se uno solo lo facesse di continuo, prima o poi verrebbe individuato, non credete?"
"Ha ragione Sirius! Peter, tu hai già svolto egregiamente la tua parte: la mappa che hai tracciato in questi giorni è fenomenale. Ora tocca a me proseguire il lavoro!"
“Hey! E io?!"
"Tu, Sirius, coordinerai i giri notturni fino a fine mese… e poi, a febbraio, inizierai tu! Sempre se io e Peter non scopriamo prima cosa succede!"
Il resto della serata era trascorsa in dotte discussioni su incantesimi e cioccorane e anche sulle colorite imprecazioni che i Grifondoro coniavano quotidianamente per Moody e Dippett.
Il mattino successivo, i Grifondoro del primo anno avevano la loro lezione di Erbologia. Aveva nevicato da poco e il parco del castello sembrava un’enorme distesa di glassa lucente. I ragazzi si facevano strada tra la neve, arrancando a fatica in mezzo ad essa. Le serre si trovavano all'estremo nord del Castello e, solitamente, potevano essere raggiunte agevolmente percorrendo una serie di corridoi che portavano dal giardino di Trasfigurazione fino al terzo piano, per poi scendere da dietro un vecchio arazzo fino al basamento del castello. Da lì, seguendo un cunicolo abbastanza comodo, si sbucava esattamente dentro lo spogliatoio delle serre. Purtroppo, sembrava che qualcuno o qualcosa avesse bloccato il passaggio. Sirius, James e Peter sapevano esattamente il perché: a metà del percorso, vi era una deviazione nascosta dietro alla statua di un Goblin a cavallo, che portava fino al quinto piano.
"Curioso, no? Che caso strano! Hanno bloccato anche quel passaggio! E sono sicuro che non lo conoscano in molti, oltre a noi!" aveva detto Sirius, continuando a scribacchiare appunti sulla mappa che teneva costantemente sotto aggiornamento. Dopo qualche minuto di passi nella neve, tra imprecazioni per il freddo e tazze di latte bollente, erano tutti arrivati davanti alla serra principale.
Con sorpresa di tutti, non vi era la solita professoressa Bamp a tenere la lezione. Albus Silente era seduto alla scrivania di Erbologia e stava scribacchiando qualcosa. Al suo fianco, un ragazzino dallo sguardo stanco e la tipica cera di chi aveva visto giorni migliori, stava dando le sue generalità all'uomo.
Si erano oramai tutti stipati dentro il piccolo ufficio del professore, in attesa di capire cosa mai avessero dovuto fare, data la mancanza della professoressa, quando il professor Silente si era alzato dalla scrivania, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
"Benvenuti, benvenuti. Vi prego di prendere posto! Troverete le postazioni botaniche già pronte. La professoressa Bamp si è recata assieme a caro Hagrid nella remota Mongolia e temo non tornerà prima di un paio di settimane… settimane nelle quali avrò io il privilegio di insegnarvi questa affascinante materia!"
Sirius, Peter e James si erano scambiati un occhiata veloce. Hagrid era solitamente utilizzato come guardiacaccia e come custode: il fatto che la Bamp e Silente lo avessero inserito in questo viaggio, aveva del misterioso.
"Vi presento – e mi riferisco a tutti, ma in particolari modo ai Grifondoro – un nuovo studente che è qui per unirsi alla nostra scuola e alla casata di Godric. È arrivato ora a causa di una spiacevole influenza. Il San Mungo ce lo ha restituito in forze e pronto a rinforzare le fila della nostra cultura: vi presento il signor Remus J. Lupin!"
Il ragazzino emaciato e pallido aveva fatto un sorriso tirato, avanzando di qualche passo verso gli studenti. Un paio di Corvonero si erano scostati guardandolo scettici. Ma erano stati i Serpeverde a dare il primo "benvenuto" al ragazzo.
"Sicuro di non essere contagioso? Diavolo! Hai una cera pessima!"
Silente non si era fatto sfuggire quel poco simpatico saluto ed aveva incrociato le braccia al petto parlando come sempre, senza puntare qualcuno di preciso.
"Voglio che sia chiaro per tutti che non ci sarà bisogno di fare a gara per chi vorrà aiutare il signor Lupin a mettersi in pari con il programma. Sarò oltremodo felice di complicare l'anno scolastico a quanti si permetteranno di mettergli i bastoni tra le ruote!" E qui lo sguardo dell'uomo si era posato sul gruppo di Serpeverde che aveva immediatamente smesso di ridacchiare.
Remus Lupin aveva fatto ancora qualche passo tra i mormorii dei ragazzi, andando a nascondersi dietro il gruppo dei Grifondoro, praticamente accanto a Peter.
Ora che lo vedeva da vicino, tutto lasciava ad intendere che non avesse avuto dei bei mesi: il viso era emaciato, gli occhi quasi vitrei e stanchi, i vestiti lisi e consunti, strappati qua e là e rammendati alla menopeggio. Il profumo che emanava, era in netto contrasto con l'aspetto. Odorava di vaniglia e menta. Evidentemente teneva molto alla pulizia.
I tre ragazzi gli si erano fatti vicini, mentre Silente iniziava a spiegare agli altri cosa fossero i Bubotuberi e che tipo di proprietà avessero.
"Benvenuto, Lupin. Sei uno di noi, oramai. Mi spiace per te!" aveva detto Sirius, dandogli una pacca sulla spalla.
"Hai proprio un pessimo aspetto, lasciatelo dire. Mi piace!" aveva rimbeccato James, ridacchiando al suo indirizzo. Solo Peter non aveva detto assolutamente nulla. Si sentiva a disagio e non ne capiva il perché, rimanendo accanto a Lupin.
Durante la lezione, i quattro ragazzi avevano iniziato a conoscersi, chiedendo a Remus dove fosse stato durantei primi mesi di scuola, quale malattia avesse avuto e come mai avessero deciso di far iniziare il suo anno da metà, senza aspettare il successivo per iscriverlo.
"In realtà, l'iscrizione non è una cosa che si decide: il gufo con la richiesta ti arriva automaticamente quando hai compiuto l'undicesimo anno di età. Non ho mai letto o sentito di qualcuno che si fosse iscritto dopo! Per quanto riguarda il motivo del mio ritardo.. Be’, avete sentito il professor Silente: ho avuto una brutta influenza. Mi ha preso le ossa e i guaritori del San Mungo ci hanno messo un bel po' per mettermi a posto…" Le parole del ragazzo uscivano fluide e scorrevoli, come se stesse ripetendo un lezione imparata a memoria. Sirius e Peter avevano preso a canzonare i guaritori del S.Mungo etichettandoli come dei pivelletti, mentre James incalzava con le domane. Ad un certo punto, come se si fossero completamente dimenticati di dove si trovavano, Sirius aveva estratto la bacchetta per farla vedere a Remus, ed imprecare anche con lui su quanto la trovasse poco adatta alla sua persona.
Mentre la mostrava ai tre, però, la stessa prese il volo di propria sponte, attraversando interamente la serra di erbologia per finire tra le mani di Albus Silente, che li stava guardando accigliato.
"Molto bene, signori miei! Credo di aver trovato i volontari per pulire le gabbie dei gufi, su alla guferai. Oggi pomeriggio, tutti e quattro vi presenterete all'ufficio del signor Donkers, sito al pianterreno, e vi farete dare del materiale rigorosamente babbano per ripulire quel luogo ameno. Riflettete sul fatto che l'attenzione alle lezioni, specie alle mie, è fondamentale per avere un corretto flusso di interesse verso le altre!"
Tutta la classe era scoppiata a ridacchiare, guardando i quattro Grifondoro; anche i loro compagni di casata.
"Professor Silente, ma…"
"Nessun ‘ma’, signor Potter! Potrete usare il tempo che trascorrerete assieme al signor Lupin, su nella guferia, per fare conoscenza e discutere del programma scolastico! Avrete decisamente molto tempo a vostra disposizione, quest'oggi!"
"Ma…"
"Ho detto nessun ‘ma’, signor Minus! Occorre che capiate che la scuola non è una vostra personale sala giochi. La discussione è chiusa! E ora, per favore, avvicinatevi ai vostri Bubotuberi per il lavoro e prestate loro la massima attenzione per il resto della lezione!"

Il pranzo successivo alle lezioni del mattino fu come una benedizione. Silente sapeva essere coinvolgente nelle spiegazioni quando voleva, ma altrettanto pesante quando ne sentiva a necessità. I quattro ragazzi si erano presi i rimbrotti dei compagni di anno per aver reso una lezione che sembrava divertente in una noiosa spiegazione didattica su come il pus di Bubotubero venisse creato dalla pianta stessa e per cosa venisse più comunemente utilizzato.
"Potter, grazie a te e ai tuoi compari oggi ci siamo acculturati oltremodo sui Bubotuberi! Spero che le prossime ferite che il loro pus curerà, saranno le vostre! Accidenti a voi!" e via di questo passo, per tutta la durata del pranzo. Sirius, Peter , James e Remus avevano deciso di lasciar perdere il dolce, pur di dileguarsi dalla Sala Grande al più presto ed evitare lo scherno che si era abbattuto su di loro.
Sopra di essi, il soffitto della Sala mostrava un cielo blu e limpido, al contrario di quello che c'era realmente fuori dalle mura.
La neve aveva ripreso a cadere proprio quando i ragazzi erano arrivati a salire i gradini che portavano alla torre della Guferia.
Era situata fuori del complesso di Hogwarts, staccata dal corpo centrale del castello e collegata ad esso solo da un camminatoio delle mura che partiva dalla torre est.
L'altro accesso era quello che stavano percorrendo loro: fuori dal giardino in pietra, prendendo la prima serie di scale si arrivava ad un piccolo cortile esterno alle mura e da lì, alla gradinata della torre dei Gufi.
Il vento batteva sulle mura della torre rimbalzando beffardo sui loro visi, spruzzandoli con dei frammenti farinosi di neve.
Una volta entrati dentro la Guferia, l'enorme camino che riscaldava la tana dei volatili aveva portato un sollievo alle membra dei ragazzi.
"Ci siamo. Auguri, ragazzi!"
Peter aveva dato uno sguardo in alto: almeno due centinaia di gufi erano appollaiati sui propri trespoli. Alcuni, quelli più vecchi, dormivano della grossa. Altri si becchettavano a vicenda e altri ancora si gonfiavano come pesci palla, per tentare di apparire minacciosi agli umani. Alcuni trespoli erano vuoti: evidentemente alcuni gufi erano stati utilizzati di recente per mandare delle comunicazioni.
"Oddio… Ditemi che non è vero!! Ohhh babba biaaaaa!"
Sirius aveva arricciato il naso e se lo era tappato con le dita per evitare di annusare.
A terra, proprio sotto i trespoli, c'era il disastro. I gufi sembravano avere le stesse esigenze alimentari degli elefanti e, soprattutto, sembravano produrre le stesse quantità di rifiuti organici!
"No... Davvero! Non crederanno mica che puliremo quella... quella…"
“‘Merda’, Remus! Si chiama ‘merda’!" James si era già rimboccato le maniche ed aveva preso il secchio per attingere dal pozzo esterno. "E a meno che tu non voglia passare qui più tempo di quello che occorra, sarà meglio che ci si dia una mossa!"

Quattro ore dopo, erano riusciti a terminare il lavoro e a ritornare mestamente verso la torre Nord per recarsi dentro la propria sala comune. Avevano preso alcuni effetti personali, e si erano recati tutti a farsi il bagno, nelle docce poste sopra la cucina.
Ci avevano messo un po': Peter non riusciva proprio a togliersi di dosso l'odore acre della mota di gufo e Remus sembrava come impazzito. Si grattava il naso come se quell'odore gli si fosse azzeccato nelle narici.
"Ricordatemi di non distrarmi più alle lezioni di Silente! Miseria! Sono qui da 24 ore scarse e sono già finito in punizione!"
"Significa che sei dei nostri, Remus! Benvenuto nel gruppo dei Malandrini!" aveva detto James.
Remus lo guardò come se non avesse capito.
"I Malandrini, fratello!" aveva incalzato Sirius "Lascia che ti spieghi!"
Mentre continuavano a strofinarsi per rendersi più sopportabili all'altrui olfatto, Sirius stava spiegando a Remus come mai loro tre fossero stati soprannominati in quella maniera. Era stato lo stesso Silente a coniare per loro quel soprannome a causa delle numerose occasioni in cui avevano infranto le regole, facendosi pizzicare. Per loro fortuna, erano tutti molto bravi nelle materie scolastiche, quindi godevano di una certa popolarità tra gli studenti del loro anno e, addirittura, anche tra alcuni degli anni superiori. Per merito della loro bravura, diverse cose venivano loro perdonate. Specie da Silente.
"Meno male che vi vede di buon occhio!" disse Remus alla fine della spiegazione. "Non voglio pensare a cosa ci avrebbe potuto infliggere oggi come punizione, se gli foste stati antipatici!"
Era arrivata l'ora di cena. Tutta la scuola si stava riversando nella Sala Grande da ogni via di accesso esistente. Due ragazzi del settimo anno erano spuntati da dietro un arazzo che prima sembrava incollato al muro. Le tavole erano già imbandite e piene di cibo. James e Peter si erano dati alla pazza gioia, buttandosi di faccia su una teglia di cosce di pollo arrosto. Sirius giocherellava con le lasagne, smontandole pezzo per pezzo come se fosse una composizione artistica. Remus, signore come pochi a quel tavolo, era seduto composto, cercando di tagliarsi una bistecca al sangue.
"Parola mia, ragazzi, non mangiavo così bene da un bel po'! Mille punti agli elfi domestici di Hogwarts!" Aveva commentato alla fine, satollo.
Il tavolo degli insegnanti era stranamente attento: Dippett, Silente e la McGranitt stavano guardando esattamente verso i Grifondoro, cambiando improvvisamente la direzione dei loro sguardi ogni volta che uno dei Malandrini guardava verso di loro.
"Stasera sono nervosi, eh? Si vede che non hanno ancora capito chi sia stato a mettere della RosaLuna dentro la zuppa del professor Moody, ieri. Ah! Ah!"
Peter stava ridacchiando, mentre indicava il posto vuoto di Alastor Moody, evidentemente ancora chiuso nel suo ufficio a causa della dissenteria.
"Siete tremendi!" aveva commentato Remus, senza però riuscire a nascondere il sorriso che gli si era formato sul volto.
A fine cena, il ritorno verso i dormitori si stava svolgendo pigro e lento come sempre. I prefetti si dividevano le aree di pattuglia, i Capiscuola davano indicazioni agli studenti su cosa fare e non fare a seconda dell'anno e delle disposizioni dei professori e gli studenti regolari andavano semplicemente incontro ai loro letti.
Arrivati davanti alla scalinata principale, Remus si era fermato e si guardava attorno, come spaesato.
"Che c'è, ti sei già perso, Lupin? La sappiamo noi, la strada per la nostra Sala Comune. E anche la parola d'ordine per il ritratto!"
Lupin aveva annuito sorridendo, prima di parlare ai ragazzi.
"So tutto anche io, ragazzi, grazie… ma devo andaste a dormire in infermeria. Sono ancora sotto controllo medico e Silente ci tiene che io non trascuri la cosa."
"Quindi, vai in infermeria?"
"Sì, ho lì la mia roba. Mi trasferirò in dormitorio alla fine di questa settimana, stando a quel che dicono. Non va nemmeno a me di passare le nottate da solo al terzo piano, ma pare che dovrò farlo ancora per qualche giorno!"
Il gruppo si era quindi diviso all'altezza del corridoio del terzo piano. Lupin aveva preso la via per l'infermeria, mentre James, Peter e Sirius proseguivano salendo verso la sala comune di Grifondoro.
Confabulavano tra loro sull'indomani e su come passare in maniera divertente le due ore di pozioni.
Lupin, arrivato a metà del corridoio del terzo piano, si era fermato tendendo le orecchie verso la tromba delle scale. Le voci dei tre ragazzi non si udivano più.
Con un sospiro ed un aria piuttosto affranta, aveva dato un ultima occhiata alla finestra che dava sul lago, da quella posizione. Era buio e c'erano le nuvole. Sentiva il cuore pulsargli nel petto per l'ansia e la paura. Improvvisamente, uno spicchio di luce era entrato da quella stessa finestra, illuminando il pavimento alla luce della luna.
Terrorizzato da quel bagliore inaspettato, Remus si era messo a correre lasciandosi alle spalle l'infermeria, puntando deciso verso la scalinata ovest.
Quella che portava al quinto piano.

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Capitolo 4
*** Ordinart day ***


Era giunto oramai il mese di maggio ed il castello iniziava ad essere sempre meno affollato di studenti. Essi preferivano trascorrere all'aperto il tempo libero che avevano a disposizione tra una lezione e l'altra, per studiare accomodati sull'erba del parco, sotto un sole che iniziava a scaldare le giornate .
Il lago scuro era diventato una sorta di località balneare interna: le ragazze si stendevano sulla riva, canzonando la piovra gigante che, di tanto in tanto, faceva uscire un tentacolo tentando di simulare una nuotatrice di nuoto sincronizzato.
Remus era seduto sulla sponda est del lago, quella che guardava il castello, e il suo animo era esattamente l'opposto di quelli del resto degli studenti. Di tanto in tanto, lanciava pigramente qualche ciottolo dentro le acque del lago, increspandole con gli anelli prodotti dall'impatto.
Il cielo era sgombro dalle nuvole ed una leggera brezza arrivava dalle montagne del nord, portando il profumo degli alberi della foresta proibita fino alle narici del giovane Lupin.
Dalla sua postazione poteva tenere tutto sotto controllo: il castello sembrava quasi rimesso a nuovo, senza la coltre di nebbia e di neve che lo rendeva un maniero quasi lugubre durante le giornate invernali. Il finestrone della Sala Grande rifletteva la luce del sole direttamente sulla fiancata dell'enorme edificio e a Remus risultava molto facile immaginarsi i giochi di luce che le vetrate a goccia potevano creare sul pavimento e sui tavoli della sala.
Seduto al tavolo dei Grifondoro, Peter si stava massaggiando le tempie in maniera vigorosa, guardando malvolentieri il libro di pozioni.
Erano oramai tre settimane che stava cercando di venire a capo di un paio di formule a paiolo che non riusciva a mettere bene a fuoco. Attorno a lui, i pochi studenti rimasti all'interno del castello in quel pomeriggio, stavano giocando a scacchi magici o a sparaschiocco.
Pochi posti dietro lui, al tavolo di Serpeverde, un paio di ragazzi del terzo anno cercavano di innervosirlo.
"Ti piace il QUidditch, Minus? Sembra che non si trovi più la pluffa per la prossima partita! Se vuoi chiediamo a Silente se puoi farla tu!"
"Davvero! Non si accorgerebbe nessuno della differenza! Nemmeno i bolidi!"
Gregor e Wilden erano due dei più irriverenti studenti di Serpeverde: sfottevano chiunque senza remore, forti di avere le spalle coperte dagli concasata più grandi dalla stessa indole, sempre pronti a creare danno alle altre casate con ogni tipo di sotterfugio possibile.
Peter faceva finta di non sentirli, sfogliando nervosamente il libro che aveva davanti, come se le pagine fossero poco inclini all'essere girate.
"Hey, ciccione! Sto parlando con te! Potresti almeno rispondere… O non ci senti?"
"Sei anche sordo, oltre che vigliacco, Minus?"
Wilden si era alzato dal tavolo, deciso ad andare ad infastidire anche fisicamente Peter. Era praticamente alle sue spalle e aveva preso a spingergli il capo verso il basso.
"Non mi piacciono i vigliacchi, Minus! Specie i vigliacchi che provengono dalla tua casata!"
All'ennesima spinta, Peter si era alzato in piedi, voltandosi verso Wilden. Come un fulmine, Gregor era già arrivato accanto al compare. Erano piuttosto alti per la loro età. Almeno quanto Peter era piuttosto basso. La differenza era notevole.
"Lasciatemi stare!" gli occhietti acquosi del Grifondoro si erano stretti in due fessure per cercare di risultare minacciose ai due Serpeverde, ma l'effetto non era stato quello sperato.
"Oh, Bolide! Me la sto facendo addosso, Gregor! Ora Minus mi picchierà!"
La mancina di Wilden si era chiusa a pugno sul colletto della divisa di Peter che ora stava cercando di divincolarsi.
Attorno a lui, la Sala Grande faceva finta di niente. Solo una ragazza di Tassorosso si era alzata per venire verso di loro, ma si era subito fermata al "fatti i fatti tuoi, tu" di Gregor che l'aveva fissata in modo minaccioso.
"Coraggio, Minus! Piccola palla di pus! Perché non ti divincoli? Fammi divertire un po'!"
Era curioso come nemmeno un professore fosse presente in Sala Grande, per poter porre fine a quell'ingiuria. L'orario pomeridiano era ancora in corso e quasi tutti i docenti si trovavano in aula ad insegnare. Donkers era evidentemente a spasso per il parco e Hagrid era ancora in missione con la professoressa Bamp.
I ragazzi che erano presenti non erano di sicuro così coraggiosi e temerari da sfidare due bulli come Gregor e Wilden.
Peter stava chiudendo gli occhi, in attesa di ricevere il colpo che il Serpeverde stava per rifilargli. Li aveva chiusi, serrandoli forte e stringendo anche i denti, come se servisse in qualche modo ad attutire il colpo che stava per ricevere.
Un sordo tonfo, infatti, Peter lo aveva udito, ma non sembrava provenire dal suo corpo.
La presa di Wilden si era allentata fino a lasciarlo del tutto.
Solo dopo aver sentito la voce di Gregor minacciare qualcuno, Minus aveva deciso di aprire uno dei due occhi per farsi un idea di quello che stava succedendo.
Per terra, davanti a Gregor, vi era una grossa zuppiera vuota. Wilden si stava tenendo la testa imprecando.
"Chi è stato? Chi è stato il maledetto? Fatti vedere, vigliacco!"
Aveva sfoderato la bacchetta e stava fendendo l'aria davanti a sé come se avesse una spada tra le mani e tentasse di difendersi dall'improvviso attacco di un drago.
"Dai del vigliacco a me quando voi siete in due contro un piccoletto! Mpf! Tipicamente Serpeverde. Non dovrei stupirmi!"
Seduto al tavolo di Corvonero, un ragazzo del settimo anno aveva appena riappoggiato la bacchetta, incrociando le mani davanti al viso e regalando ai due sempreverde tutta la profondità del suo sguardo nero come la pece.
A fianco del ragazzo, un altro paio di settimini che davano le spalle alla scena si erano voltati per osservare meglio quello che stava succedendo.
Solo allora la voce di WIlden aveva ricominciato ad uscire dalla bocca del Serpeverde; peccato che ora tremasse sonoramente.
"Sh… Shacklebolt! Questa me la paghi!"
Una montagna umana, per avere solo 17 anni, si era alzata pigramente dal tavolo dei Corvonero: Kingsley Shacklebolt sembrava immenso dinnanzi ai due bulli, che pure non erano propriamente di piccola stazza.
Aveva mosso pochi passi nel silenzio generale della Sala Grande ed era giunto faccia a faccia con WIlden e la sua bacchetta sguainata.
"Fai tu il prezzo, Wilden. Vedrò io poi, con Silente e Dippett, se sarà giusto o meno!"
La spilla di caposcuola che il Corvonero aveva appuntato sulla propria toga, era stata colpita da un raggio di sole.
Gli occhi di Wilden e Gregor erano divenuti fessure.
"Puoi scommetterci! Hai la mia parola, Kingsley!"
Peter si era spostato di qualche metro da quella scena, ancora poco sicuro di aver schivato un pungo o un incantesimo qualsiasi. Di solito, succedeva di continuo. Era stato preso di mira dai Serpeverde fin da subito, ma non poteva certo sperare in un aiuto migliore di quello che gli era arrivato in quel momento.
Wilden e Gregor stavano passando oltre Shacklebolt che non li stava degnando nemmeno del saluto che di solito si da ai vinti. Stavano ancora farfugliando qualcosa di poco gradevole e carino all'indirizzo del grosso Corvonero.
Kingsley era rimasto ad osservare Peter con un aria rassicurante ma allo stesso tempo indecisa.
Mentre nella Sala Grande tutti stavano lentamente ritornando alle loro attività, Peter si era spostato dal proprio tavolo e aveva camminato incerto fino al cospetto di Shacklebolt che stava ora chiacchierando con una compagna di corso.
"Grazie, caposcuola Shacklebolt!"
La voce di Peter si era fatta acuta come quella di un bambino di sei anni, mentre pronunciava quelle parole di ringraziamento.
Quando il Corvonero parlò, il contrasto tra il timbro profondo del caposcuola e lo squittio del privino erano così netti da sembrare di due diversi pianeti.
"Dovresti iniziare a farti valere di più, ragazzino. Se continui a porgere l'altra guancia sarai sempre preso in giro da quel tipo di…" per qualche secondo, Kingsley parve cercare dentro di sé una parola che calzasse a pennello per descrivere Wilden e Gregor. Lo sforzo non aveva dato il risultato sperato, dato che la parola che ne era scaturita, seppur uscita con un evidente tono di disprezzo, era stata "maghi!"
"Non sono ancora bravo a difendermi. Ci sto lavorando!" era stata la veloce replica di Peter alla giusta frase di Kingsley, il quale aveva sorriso, voltandosi per tornare a parlare con la sua amica.
Peter, rimasto a fissare la grossa schiena del ragazzo, si era infine voltato e aveva deciso di andarsene fuori anche lui, per rinfrescarsi le idee e calmare le acque agitate che aveva dentro.

"Signor Lupin! Sempre asociale, vedo!"
Albus Silente, nella sua impeccabile veste da mago, la barba lunga e gli occhiali a mezzaluna, passeggiava lungo le sponde del lago a pochi passi da Remus.
"Professor Silente! No, io non sono… asociale!" stava dicendo in replica, tentando di risultare convincente. Il vecchio mago, però, aveva preso un ciottolo da terra e lo stava rimirando tra le proprie mani.
"Sei simile a questo ciottolo, giovane amico!" e con un gesto rapido, aveva scagliato il sasso verso le acque del lago dove era caduto creando grossi cerchi d'acqua che si avvicinavano concentrici al centro del lago ed alla riva.
"Vedi, Remus? La tua solitudine ti porta a non avere contatti con nessuno. La tua paura è quella di creare scompiglio e terrore, vero?" Silente, rivolto verso il ragazzo, lo guardava con dolcezza e comprensione. "Il sasso lanciato ha creato molto movimento nelle placide acque del Lago Nero. Eppure… " L'uomo si era accucciato , ora, e osservava pigro gli anelli creati dal tonfo del sasso che andavano ad infrangersi sulla sponda, proprio vicino ai suoi piedi. "Eppure gli amici, quelli veri, possono frenare qualsiasi tipo di confusione, come vedi!" Remus era rimasto in silenzio a quelle parole del professore. Non capiva. Non riusciva a comprendere dove avesse voluto andare a parare quel mago così capace. Silente si era accorto di quello sguardo interrogativo e per nulla persuaso. Aveva voltato i propri passi e si era diretto verso il proprio alunno, sedendosi accanto a lui. Entrambi erano rivolti verso il parco del Castello. Dalla porta principale, era apparso Peter, in compagnia di Sirius e James. Stavano rincorrendo quello che sembrava un bolide e Silente li aveva indicati a Lupin.
"Tu hai le tue sponde, qui ad Hogwarts, Remus! Dovresti avere più fiducia in Potter e Black… e perché no, anche in Minus! Sono bravi ragazzi! Forse un po' troppo movimentati, te lo concedo, ma bravi!"
Remus era rimasto in silenzio. Poteva udire fin da lì le voci dei ragazzi. Erano allegre e spensierate come sempre. Come la sua non era da tempo.
"Non credo sia una buona idea, professore. Io… Io ho paura di far del male!"
Silente non rispose a quell'affermazione di Lupin.
Stava giochicchiando con la propria tonaca e usava le dita della mano destra per attorcigliarvisi attorno la barba. Sembrava non ascoltarlo.
Solo dopo un paio di minuti di silenzio, l' uomo si era nuovamente alzato, indicando ancora una volta i ragazzi al di là del lago.
"Credimi, Remus. Comprendo appieno la tua paura! Io stesso ero perplesso assieme al professor Dippett, sull'accettare o meno la tua presenza in questa scuola. Lo ammetto! Ma temo che ora sia compito tuo… integrarti!" e qui, uno dei luminosi sorrisi di Albus Silente aveva rischiarato quell'attimo di tenebra che aveva preso il cuore di un giovane e smarrito ragazzino di undici anni.
"Per quanto riguarda la tua paura, hai la mia parola che nulla di quanto tu immagini potrà mai succedere fino a che io sarò in questa scuola!"
A quelle parole, Lupin si era scostato dal terreno mettendosi in piedi per raggiungere il proprio professore. Era ora di rientrare al castello.
"Secondo lei, dovrei dirlo a loro?"
"Non ancora, Remus! Voglio che la cosa, se possibile, rimanga il più a lungo nascosta a tutti. Tu, preoccupati solamente di vivere la tua giovinezza in maniera normale! I tuoi amici, faranno il resto!"
Proprio in quel momento, James e Sirius erano apparsi da dietro la macchia di pini che poggiava dal lago al muro est del castello, inseguiti a ruota da Minus.
"Lupin! Dove diavolo eri finito, figlio di… UMPF!!"
James aveva portato la mano a coprire la bocca di Sirius che sembrava non aver visto Silente. Non poteva certo lasciarlo usare il suo colorito linguaggio ed imprecare davanti al professore.
"Il signor Lupin stava studiando con me, signori. È mio dovere metterlo in pari, visto che voi non avete ancora compiuto questo semplice compito che vi ho assegnato appena dopo Natale! E, dal momento che ho potere decisionale, ho pensato che nulla mi vieta di farlo all'aperto!"
Peter aveva il fiato corto. Non era facile stare dietro a James e Sirius mantenendo il loro passo. Specie quando eri in sovrappeso e decisamente poco incline al movimento.
"…essore! …'husi! ...ha...!"
Silente lo stava guardando preoccupato. Sembrava stesse per morire di lì a poco.
"Ragazzi miei, dovreste prestare più attenzione alla capacità sportiva del signor Minus! Potrebbe venirgli un enfisema polmonare di qui a breve a causa delle vostre corse pazze! Vi prego di dimostrarvi più inclini nell'attenderlo, qualora egli decida di seguirvi!"
Il crepuscolo era giunto veloce, come sempre in quel luogo. Le montagne che lo circondavano e le alte vette degli alberi della Foresta Proibita erano naturali scudi contro il sole dell'alba e del tramonto.
A meno che non si volasse sopra essi.
Il castello iniziava ad accendersi delle luci delle torce e gli studenti, dal parco, erano tutti in viaggio verso il portone che dava sul giardino di trasfigurazione.
Era ora di andare a prepararsi per la cena.
"Bene, signori miei, credo che dovrò affrettarmi verso le mie stanze. Madama Levas odia tardare a cena, e stasera ho io l'onore di scortarla!"
La Professoressa Levas era l'anziana docente di babbanologia. Si vociferava che avesse più di cento anni.
Dette quelle parole, l'uomo era praticamente scomparso davanti agli occhi dei quattro ragazzi.
"Ma come accibolide fa?"
"E che ne so! Non ci si può materializzare dentro i confini della scuola!"
"Eppure lui lo fa! Dubito altamente che Silente corra quanto Rosen Dreft!"
"James! Devi sempre citare quell'incompetente? Quando inizierai a capire qualcosa di quidditch?!"
"Oh, sta’ zitto, Black! Parli tu che tifi per le Arpies!!"
"Sempre meglio dei tuoi Cannoni! Tsè!"
Remus, in silenzio, osservava il divertente battibecco tra i due amici. Peter, di lato, asseriva ogni qualvolta Sirius o James affermavano qualcosa.
Erano semplicemente perfetti per lui.
Prima o poi, avrebbe dovuto parlare loro direttamente, senza più segreti.
Ma non quella sera. Era ancora presto, come aveva detto Silente.

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Capitolo 5
*** Un anno di scoperte ***


Le vacanze estive del primo anno avevano dato a Peter la possibilità di sgomberare la mente, affollata dalle innumerevoli nozioni apprese durante l'anno scolastico. Hogwarts era assolutamente strabiliante e favolosa come si era aspettato e aveva smania di farvi ritorno. Gli ultimi giorni di agosto sembravano interminabili. Non aveva trascorso una buona estate a Cingor Deary, il sobborgo dove abitava, situato appena fuori Leicester. Doveva affrontare quasi tutti i giorni lo scherno dei ragazzi del vicinato.
"Sei un pancione, Minus! "
"Pappamolla!"
"Non sai fare nulla, verruca!"
E così via, in un’infinita serie di insulti di questo genere. La sera, però, al sicuro nella sua stanza, Peter pensava a come si sarebbe vendicato al compimento del suo diciassettesimo anno di età. Quei maledetti l'avrebbero pagata cara per averlo sempre trattato male. Eccome, se l'avrebbero pagata! L' unica cosa che ancora lo tratteneva nello sfoderare la bacchetta e scagliare qualche incantesimo contro quei ragazzi era il timore di venire espulso da scuola e di non rivedere più i propri amici.
Chissà come stavano James, Sirius e Remus… Solo l'ultimo arrivato gli aveva scritto per informarlo sull'andamento delle proprie vacanze.  
"Qui a St.Catchpole è tutto tranquillo. Mio padre mi ha bandito dal salotto per colpa dell'ultimo tentativo di trasfigurazione: per colpa mia la sua poltrona preferita somiglia a un cuscino sfondato. Mi odia per questo!"
Remus era divertente: parlava sempre con lui, anche a scuola. Però la sua ammirazione andava tutta a Sirius e James.
Erano di gran lunga due ragazzi formidabili. Doveva faticare parecchio per rimanere al loro passo, in tutto; però si impegnava ai limiti delle sue possibilità per riuscirvi. Appartenere al loro piccolo club lo faceva sentire importante; migliore, in qualche modo. Era inebriante sentirsi parte di quella che riteneva a tutti gli effetti una piccola élite, anche se i quattro appartenevano tutti solo al primo anno.
Anzi, oramai al secondo!
Il secondo anno era alle porte. Era già andato a Diagon Alley a prendere le nuove cose e i libri per il secondo anno e, in più, aveva ripassato con enorme piacere sia Trasfigurazione che Incantesimi. Grazie agli esercizi a cui si era sottoposto durante le vacanze, oramai padroneggiava tutto a dovere: non assomigliava per nulla al goffo bambino di un anno prima, quasi incapace di reggere in mano la bacchetta.
Non voleva sfigurare con i suoi amici.
Anche se il percorso didattico di Peter era comunque buono, l'aria che si respirava a casa sua non era propriamente allegra.
I signori Minus sembravano preoccupati per qualcosa che non volevano far trasparire in casa, durante il normale svolgimento delle funzioni quotidiane. La notte, però, la voce acuta della madre – nonostante ella si prodigasse nell'usare il volume più basso che potesse concedersi – faceva arrivare alle fin troppo curiose orecchie del figlio le notizie relative a strani accadimenti di cui il Ministero non divulgava informazioni.
Durante una di queste conversazioni, Peter era rimasto decisamente attento e sveglio seduto sul proprio letto, le spalle poggiate alla testiera e le braccia incrociate. Un piano sotto di lui, Maggie e Gerard Minus parlavano tra di loro.
"Ancora non si è saputo nulla?"
"No, Meg. Sanno solo che alcuni babbani sono morti, proprio come su, a Little Hangleton, qualche anno fa! E sicuramente è stata colpa di un Anatema!"
"Come possono dirlo con certezza? Nessun mago potrebbe essere così meschino da uccidere a sangue freddo delle persone ignare!"
"Hanno trovato i cadaveri di tre persone proprio nella sala principale! Intatti, non un solo graffio!"
"… essere stato? … Ministero… idea… Diavolo!"
Peter si era spinto fin quasi al bordo estremo del letto. I suoi genitori dovevano essersi spinti oltre il limite della cucina poiché le parole non erano più nitide come prima.
Quello che era certo era che qualcuno aveva avuto la sfortuna di imbattersi in qualche mago balordo.

Il viaggio da Londra a Hogwarts si era svolto senza intoppi. James, Remus e Peter erano seduti in uno scompartimento per conto loro. Nessun altro si era aggiunto loro, così Peter aveva messo al corrente gli altri due di quanto aveva ascoltato a casa sua in quei giorni che precedevano il rientro a scuola.
"Pazzesco! Chi mai potrebbe avere interesse a far fuori qualcuno?"
"Non lo so, James! Certo, è strano che la Gazzetta non abbia riportato nulla. Mio padre dice che gli auror sono in cerca di indizi da mesi."
"Gli auror sanno fin troppo bene con chi hanno a che fare, Peter…"
Remus aveva preso la parola, dopo aver solamente ascoltato per la maggior parte della discussione.
"Quest'estate ho avuto un permesso speciale da parte della scuola e del ministero per poter praticare la magia a casa, sotto la supervisione di un Mago Accreditato. Per colpa delle mie assenze, ho perso molte lezioni pratiche... Silente e Dippett sono stati così gentili da permettermi dei "recuperi speciali", ecco." Lupin era stranamente arrossito a quelle parole e la cosa non era sfuggita né a James né a Peter.
"Elphias Doge, uno degli auror più giovani, veniva a casa mia per controllare che non facessi troppi danni e comunicava al Ministero tutte le magie che tentavo di eseguire, in modo da averne la lista completa e controllabile! Be’, durante una delle mie sessioni di Incantesimi, gli è sfuggito qualcosa a proposito di un certo Riddle!"
"Riddle? Ma è il nome dei morti di Little Hangleton!"
Peter si era subito ripreso la parola, cercando di spronare Remus a dire di più.
"Fammi finire, Peter! Riddle, dicevo, è il nome di chi si presume abbia compiuto gli omicidi, oltre che, per sfortunata coincidenza, il nome degli assassinati!"
"Ma non ha senso, Remus! Se io volessi andare ad ammazzare qualcuno, così per gioco, non andrei sicuramente da qualcuno che si chiama Potter!"
Remus aveva annuito, passando lo sguardo da James a Peter, il viso pallido, forse più del solito, e lo stesso sguardo stanco che aveva nei mesi primaverili, poco prima della fine della scuola.
Peter stava giocherellando con la carta di una cioccorana e guardava fuori dal finestrino. Le montagne stavano iniziando a circondare il treno. Di lì a poco sarebbero arrivati a Hogsmeade.
"Come mai Sirius non è qui, James?"
Peter aveva posto distrattamente la domanda al ragazzo, cercando di farla sembrare casuale. In realtà, aveva notato subito l'assenza di quello che era quasi un fratello per Potter ed era incuriosito da quell'assenza.
James aveva fatto spallucce a quella domanda e si era messo ad ordinare la propria roba per prepararsi a scendere.
"Ne so quanto te, Peter! È sparito da casa mia almeno una decina di giorni prima della partenza per Londra. L'unica cosa che so è che non è di sicuro andato a casa sua! A quanto pare, la famiglia non è per nulla felice del fatto che sia finito a Grifondoro! Anzi, la madre ha scritto addirittura a Dippett, per fargli cambiare casata!"
James stava ridendo sguaiatamente, ricordando Sirius che imitava la voce della sua vecchia, girando per casa sua avvolto in una coperta a mo’ di scialle.
"Preside Dippett! Sono oltremodo delusa dalla scelta del Cappello Parlante riguardo l'appartenenza sociale di mio figlio alla casa di Grifondoro. È noto che tutti i Black siano sempre stati dei fieri Serpeverde! È possibile che la magia che risiede in quell'oramai obsoleto lembo di stoffa si sia esaurita del tutto! La capacità di giudizio è di sicuro andata a farsi benedire e credo, quindi, sia arrivata l'ora di metterlo in pensione!"
James aveva cercato di imitare il più possibile il tono di voce stridulo e seccato che Sirius era riuscito a rendere così bene. Il risultato era stato un suono così sgradevole che sia Peter che Remus si erano turati le orecchie, mentre ridevano per le smorfie del loro amico.

Nel castello, i primi tre mesi del secondo anno scolastico di Peter erano ormai trascorsi. Erano volati come se quasi non fossero nemmeno esistiti. Sirius era arrivato in ritardo alla cena di inizio anno, scortato addirittura dal professoressa McGranitt. James, che era entrato nella squadra di Quidditch come cercatore, passava tre quarti del suo tempo a giocare col boccino, passandoselo davanti e riprendendolo veloce, come una sorta di scacciapensieri.
Durante una delle lezioni di Pozioni di novembre, Lily Evans aveva aiutato Peter a terminare senza intoppi una Pozione Rigenerante. Senza il suo aiuto avrebbe di sicuro preso una T. Non era bravo quanto Sirius e James, ma era più bravo di Remus. Remus era negato per le lezioni di Pozioni anche perché le sue assenze cicliche gliele facevano perdere quasi tutte. Era in preda al panico totale mentre cercava di venire a capo del proprio calderone.
Un ragazzo del secondo anno di Serpeverde però, non era molto felice del fatto che Lily Evans frequentasse il piccolo gruppo di cui Peter era parte.
Severus Piton si era avvicinato al loro tavolo, guardando Peter in modo malevolo.
"Non dovresti aiutarlo, Lily. Non imparerà mai se non lo fa da solo!"
Lily Evans, capelli rossi, occhi verdi ed il viso dolce di chi vive la vita con la leggerezza e l'ingenuità di chi non vede il male in nessuno, aveva voltato il proprio sguardo ad incrociare quello di Severus Piton: magro, con lunghi capelli neri che sembravano sempre unticci e lucidi ed un naso decisamente troppo pronunciato.
"Non essere sgarbato, Severus! Dovremo tutti aiutare chi ha più bisogno!"
Peter era arrossito a quelle parole. Odiava venir trattato da incapace. Era sempre stato geloso di chi ne sapeva più di lui e anche se la sua volontà di essere alla pari con gli altri era grande, non così era la sua capacità pratica nel fare molte cose.
"Ha ragione Mocciosus, Lily! Grazie, faccio da me!"
Seccato, Peter aveva scostato la ragazza dalla propria postazione n maniera sgarbata. Lily era trasalita.
"Non permetterti mai più di chiamarmi così, Minus! Altrimenti..."
"Altrimenti cosa, Mocciosus?"
Sirius e James si erano alzati dal proprio esperimento di Pozioni, avvicinandosi di qualche passo a Peter. Sirius aveva la bacchetta in mano e la teneva puntata contro Piton.
Lily era indietreggiata istintivamente di qualche passo mantenendo lo sguardo tra Piton e Sirius, in silenzio. James, allo stesso tempo, guardava Lily con un espressione decisamente ebete.
Solo dopo qualche secondo la ragazza aveva aperto bocca: "Bella prova, in tre contro uno! Proprio bravi!"
Lily si era ora posta tra i due, rimettendosi esattamente dove era poco prima: esattamente sulla "linea di tiro" di Sirius.
Il professore stava controllando qualcosa su alcuni testi in fondo all'aula ed era così preso dalla ricerca da non accorgersi del piccolo tafferuglio che si era creato.
James si era portato a fianco di Sirius e, alzata la mano, l'aveva prontamente abbassata sulla bacchetta di Sirius, proprio nel momento stesso in cui Lily si era frapposta a lui e Piton.
Sirius aveva scoccato a James la stessa occhiata che avrebbe potuto dare Cesare, tradito da Bruto.
"Che fai, Potter? Mi impedisci di giocare con Mocciosus?"
"No, rimbambito di un Black! Ti impedisco di farti espellere!" aveva detto sottovoce, indicando con un cenno del capo il professore che era solo alcuni passi più indietro, anche se distratto.
Mentre parlava, però, James continuava a guardare Lily Evans con un sorriso idiota stampato in faccia.
Piton e Peter avevano notato la cosa. In particolare Piton, che aveva indurito ancora di più lo sguardo ed i tratti del viso.
Rimasero tutti così, per alcuni secondi, a fissarsi in silenzio. Il resto della classe non si era quasi accorto di nulla, eccezione fatta per un paio di Serpeverde che avevano già finito la loro pozione e speravano vedere qualcosa di interessante.
Sirius stava soppesando tra sé la possibilità di fregarsene di ogni tipo di punizione e scagliare qualche fattura contro Piton, ma qualcosa nella faccia di James lo aveva fatto desistere.
"Va bene! Va bene! Per stavolta te la sei scampata, Mocciosus!"
A quelle parole, il viso di Lily si era disteso. James aveva abbassato del tutto la mano e Piton si era voltato stizzito verso Lily.
"Non mi serve la tua protezione, Lily!"
"Sì che ti serve, Severus! Erano in quattro, con Minus!"
Aveva indicato Peter, curvo sopra la propria pozione mentre stava mescolandola senza guardarsi attorno.  
Il Grifondoro non voleva si notasse, ma aveva le orecchie ben tese verso i discorsi che stavano facendo i due ragazzi poco davanti a lui.
Piton aveva borbottato qualcosa di simile a "Stai Attenta a Potter, piuttosto che agli altri!" e aveva ripreso il suo posto in mezzo agli altri Serpeverde, tirando fuori il suo vecchio e usato libro di Pozioni.
Il professor Lumacorno era rimasto quasi tutta la lezione ad ammirare le nuove pagine dei libri di "Uso delle Erbe Curative" che aveva avuto in prestito dalle dispense di Erbologia. Non aveva quasi minimamente più badato la classe fino a quando si era riavuto dalla sua estasi ricercante ed aveva ripreso a spiegare i benefici effetti della pozione rigenerante.
"Bene, ragazzi miei! Voglio sperare che siate stati tutti in grado di ottenere una pozione appagante e perfetta, come descritto nel vostro testo! Nel caso non fosse così… be’, qualche punto andrà levato a qualche casata, temo!"
In mezzo a tutto questo, Peter era riuscito a non rendere vano l'aiuto di Lily, mescolando la pozione fino a raggiungere il colore violaceo che la ricetta richiedeva.
Lumacorno era arrivato proprio dietro di lui e si era chinato sul calderone del ragazzo.
"Perdinci, Minus! Questo è un buon lavoro! Bravo, ragazzo!"
"Grazie professore... Ma sono stato aiutato da Lily Evans!"
Piton aveva alzato lo sguardo dal proprio libro e ora stava guardando dalla parte di Peter e del professor Lumacorno.
Dietro di loro, Sirius e James si erano appena spiaccicati la mano sul viso in palese segno di disaccordo per la troppa onestà dell'amico
Lily, invece, aveva chinato il capo sul proprio calderone fingendo di controllare che la fiamma fosse al giusto livello armeggiando con il regolatore.
"Be’... Suppongo che avesse finito prima di te! In fin dei conti è una studentessa in gamba, la nostra Evans! Potreste istituire un piccolo corso di recupero, in dormitorio! Credo che lei sarebbe disponibile. Dico bene, Lily?"
La domanda di Lumacorno era caduta addosso a Lily come se arrivasse da molti piani più in alto ed il suo peso la costringesse a chinare ancora di più il capo mentre un flebile "sì, professore" le usciva di bocca.

"Grazie per l'aiuto, Lily. Non credo avrei fatto un buon lavoro senza il tuo aiuto."
Remus, aiutato anche egli dalla ragazzina con i capelli fulvi, stava rientrando nella sala comune con lei. Sirius, James e Peter erano scesi per andare a vedere James provare qualche mossa con la scopa ed il boccino.
Erano oramai arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa, dopo aver percorso le rampe di scale attendendo che esse decidessero quale direzione prendere.
"Non mi ringraziare, Lupin. Siamo tutti Grifondoro! Dovremmo sempre aiutarci tra di noi. E so che tu non hai un buon rapporto con alambicchi e calderoni!"
"In realtà, li odio proprio! Non riesco a capire a cosa possa servirmi preparare delle pozioni che posso tranquillamente chiedere ad un mago esperto!"
"Il professor Lumacorno dice che un nozionista abile è capace di salvare tutti da quasi tutto! Severus è d'accordo! Lui è realmente bravo con questa materia… e voi dovreste smetterla di prenderlo in giro!"
"Ma è odioso! Non parla mai con nessuno, è schivo e ci guarda sempre come se ci disprezzasse! Chi gli ha mai fatto nulla…"
"Severus è solo timido, Remus. È un bravo ragazzo… È solo un po' particolare e più chiuso di voi!"
"Comunque non mi piace! E dovresti starci attenta: sembra sempre sul punto di lanciare qualche anatema, quando ti vede parlare con noi!"
A quelle parole, Remus si era fermato davanti a Lily e l’aveva fissata.
"Davvero, Evans! Stacci attenta, ok?"
Lily era rimasta ferma, immobile, davanti al ragazzo che era decisamente più alto di lei. Da quella distanza ravvicinata, Lily non poteva fare a meno di notare che le occhiaie di Remus erano peggiorate e la sua aria non era propriamente sana.
"BacchettaStagna!"
La parola d'ordine pronunciata da Lily aveva fatto scivolare di lato il quadro della Signora Grassa, rivelando il buco che vi era dietro e che portava alla Sala Comune dei Grifondoro.
"So badare a me stessa, Remus! Tu, piuttosto… Non ti vedo bene. Dovresti andare in infermeria!"
Lupin era indietreggiato di un passo e si era guardato nervosamente attorno.
"Credo che ci andrò tra poco… Voglio andarci prima che sia buio. Non mi piace girare per il castello di notte." E aveva dato uno sguardo alla finestra della torre che guardava il parco: il tramonto tingeva di rosso le cime degli alberi della Foresta Proibita, donandole un tocco di magia in più.
"Non sai mai in chi – o in cosa – puoi imbatterti!"
Un sorriso mesto si era delineato sul volto stanco e pallido del Grifondoro.

La mattina di Natale, solo Remus e Peter erano al castello, assieme ad un altro paio di Grifondoro che erano rimasti lì per studiare. Peter stava scartando i suoi regali con l'eccitazione di un bambino di sei anni. Remus aveva appena finito di mettere via i suoi e stava osservando curioso il libro che teneva in mano Peter.
"Che libro è?"
Il paffuto ragazzo lo stava rigirando tra le mani. Il libro non presentava alcun tipo di scritta sulla copertina in pelle rigida. Era piuttosto voluminoso.
"Non ne ho idea, Remus. Me lo manda mio nonno! Vediamo, magari dentro c'è scritto qualcosa!"
Aveva aperto delicatamente la copertina e sfogliato le prime pagine che erano bianche, come tutte le altre.
"Non... Non capisco! È un libro vuoto! Che cavolo di regalo sarebbe?"
Peter continuava a rigirarsi il volume tra le mani, capendone sempre meno sotto gli occhi curiosi di Remus.
"Passamelo un attimo."
Le mani del ragazzo erano subito corse alle ultime pagine, sfogliandolo velocemente ed arrivando ad una che presentava un enorme piegatura sul lato.
"Visto?! Forse qui troveremo qualcosa di utile!"
Con l'ausilio del dito indice, facendolo scorrere lungo la piega, la pagina era tornata liscia e si potevano notare delle parole, dietro la piega.
"Gioia Schiocca?"
Appena pronunciate quelle due semplici parole, il libro aveva iniziato a popolarsi di scritte, frasi e appunti. L'inchiostro sembrava emergere dalla pagine bianche come se vi fosse versato sopra a dei minuscoli canali. Era interamente ricoperto di annotazioni di tutti i tipi che riguardavano pozioni, magie, e anche molte cose su Hogwarts Castello: corridoi sconosciuti, stanze particolari e, cosa più curiosa di tutte, una lista di alcuni passaggi segreti.
"Wow!" era solo riuscito a dire Peter, mentre Remus gli passava il foglio scritto a mano che accompagnava quel regalo.
"Qui c'è scritto qualcosa, Peter. Era assieme al libro. Tieni!"
La calligrafia era fluida e molto arrotondata. Minuta la scritta e lunga almeno mezzo foglio.

"Qui ci sono tutti i segreti che ho scoperto quando studiavo ad Hogwarts, Pete! Può esserti molto utile sia a livello scolastico che per divertmentoi! Io non ero proprio un alunno modello, ai miei tempi.
Spero tu possa usare queste mie dritte nella maniera più opportuna! Passa un buon Natale!
Ah, Nonna ti saluta! E dille che te l'ho detto, altrimenti mi leva la Burrobirra! 

Nonno Hughes

P.S. Magari, evita di lasciare in giro questo libro, ok? Non credo che Preside e professori approverebbero molte delle cose che ci sono qui dentro."

Posato il foglio sopra il tavolo, era calato un silenzio tra i due, rotto solamente dal crepitio dei ceppi che stavano bruciando nel camino.
Sia Peter che Remus stavano realizzando meccanicamente le infinite possibilità che quel volume avrebbe portato alle loro vite.
"Io amo tuo nonno, Minus!"
"Mio nonno è un grande, Remus! Bolide quadrato! Qui ci saranno almeno una trentina di stanze che non abbiamo ancora visto. Per non parlare dei passaggi segreti!"
"Credo che i custodi li conoscano! Specie Hagrid!"
"Be’, possiamo sempre scoprirlo no? Abbiamo almeno altri dieci giorni per provarli tutti senza farci scoprire!"
I successivi giorni delle vacanze di Natale, sia Peter che Remus si erano divisi i compiti per scoprire quante più cose possibili con l’ausilio del libro che Nonno Hughes aveva mandato al nipote. I passaggi segreti erano sette, in tutto.
"Incredibile! Possiamo spostarci perfino tra qui e Hogsmeade e addirittura tra qui e Nocturn Alley!"
"Nocturn Alley? E come ci si arriva in quel postaccio, Remus?"
"Be’, dentro la Stanza delle Necessità, a seconda di quello che ti occorre, appare quello che ti occorre, no? Diciamo che, se vuoi andare a Nocturn Alley, la stanza ti presenta una specie di deposito di cianfrusaglie varie! In mezzo a queste, ci trovi un enorme armadio scuro! È descritto nel libro di tuo nonno! Ci entri, pronunci la formula e... voilà! Il vecchio Sinister non mi ha visto per un soffio! Meglio usarlo solo di notte, quando il negozio è chiuso!"
"Meraviglioso! E… e l'altro?!"
"L'altro porta direttamente nella sala sotterranea della "Testa Di Porco", a Hogsmeade. Ho riconosciuto la puzza di capra! Ricordi? Shacklebolt e Rodolph dicevano che il titolare ne ha una domestica!"
"Hai un olfatto unico, Remus! A volte non capisco come tu faccia!"
Le parole di Peter avevano bloccato per un attimo l'euforia di Lupin, che aveva chiuso il libro e si era messo ad armeggiare con la propria sacca scolastica fin troppo alacremente.
"È solo memoria olfattiva, Peter. Nulla di strano!"
Anche se la cosa avesse voluto essere totalmente fatta passare in secondo piano, Peter si era accorto del repentino cambio di umore di Remus.
"Be’, se lo dici tu, meglio! Vorrà dire che inizierò ad allenare anche il mio! Mi sarà utile distinguere gli odori, quando entrerò di notte in cucina per rubacchiare il cibo!"
"Esiste un passaggio che porta alle cucine?" aveva chiesto Remus, rialzando il viso  dalla propria sacca.
"Certo. Uno che va alle cucine, uno che va a Mielandia e uno che arriva dritto dritto in una vecchia catapecchia di Hogsmeade!"
Peter sfoggiava la sua aria fiera! Era riuscito a percorrere ben tre passaggi segreti pericolosi, senza farsi scoprire da nessuno. Era piuttosto felice della sua destrezza. Stava crescendo in sicurezza ed autostima e questo lo doveva soprattutto ai suoi amici.
"Be’, Minus… Allora è giusto che tu sappia che un altro passaggio porta dritto dritto al "Tre Manici di Scopa! E questo significa che possiamo andare a prendere burrobirra e quant'altro, più o meno a volontà!"
"Certo, basterà capire bene come preparar la pozione polisucco, e potremo trasformarci in chi vogliamo, senza farci beccare!"
"So che James è a buon punto… E Sirius ha già capito la sequenza esatta degli ingredienti da smistare! Quei due sono dei veri geni, in Pozioni!"
"Siamo a cavallo, Remus! Mandiamo subito una lettera a James e Sirius per informarli delle scoperte!"

Il rientro dalle vacanze era stato così veloce e intenso da non aver nemmeno fatto capire agli studenti che ci fosse stata un a pausa. I professori sembravano essere sul piede di guerra con compiti e dimostrazioni pratiche ed il tempo libero che i ragazzi avevano avuto per prendere parte alle scoperte fatte durante le feste si era dovuto spalmare nei tre mesi successivi. Mesi nei quali la malattia di Remus sembrava peggiorare. Saltava più giorni di prima e ogni volta che ritornava a seguire le lezioni sembrava sempre peggiorato. Perfino il professor Lumacorno lo aveva preso in disparte e aveva voluto chiacchierare con lui per via dei problemi che avrebbe incontrato nel saltare troppe lezioni. Un mezzogiorno di aprile, erano tutti seduti al tavolo di Grifondoro mentre veniva servito il pranzo. Remus aveva una vistosa fasciatura che gli copriva metà del viso; sembrava una mummia.
"È stato un dugbog. Quando sono tornato a casa dal San Mungo, mio padre ha voluto portarmi nelle paludi per verificare che non ci fossero stati problemi di sparizione di questi esserini. Sfortunatamente, sono inciampato e finito a faccia in giù proprio sopra uno di loro! Come sapete, si mimetizzano e diventano simili a dei piccoli tronchi! Non sono molto amichevoli se gli cadi sopra! Questo mi ha graffiato e morso il viso, fino a che mio padre non è riuscito a staccarmelo di dosso!"
Sirius e James avevano preso subito a canzonare Remus per la sua goffaggine, ma Peter e Lily erano rimasti in silenzio, facendo molta attenzione al proprio pasto.
"Lo sai anche tu che non è stato un dugbog, Peter!"
"No, Lily. Lo so. Prima o poi gli chiederò il vero motivo di quella benda!"
Mentre continuava a guardare Remus che ora rideva e scherzava con gli altri due amici, Peter aveva dato uno sguardo al calendario che era affisso dietro le clessidre delle casate.
In quel calendario magico era indicata ogni tipo di informazione possibile che riguardasse sia il tempo che lo zodiaco. Aveva estratto quindi un altro calendario, molto più piccolo, dove aveva annotato in rosso tutte le assenze di Remus.
Vi era una cosa sconcertante, una coincidenza del tutto assurda. ogni assenza del ragazzo coincideva con una precisa fase lunare.
Di lì a dieci giorni ci sarebbe stata nuovamente la luna piena.

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Capitolo 6
*** Terzo anno: Characters ***


L'estate del secondo anno era volata via veloce come un lampo. Non vi erano stati avvenimenti abbastanza particolari da meritare l'onore di spedire un gufo a James e Sirius. Remus , invece, era sparito prima della fine della scuola e, di conseguenza, avevano perso i contatti per buon parte dell’estate. Solo verso la fine di agosto, un piccolo gufo stanco e terribilmente denutrito era arrivato a posarsi sul balcone della camera di Peter, con un plico legato alla zampa destra. Era un messaggio di Lupin che riguardava la sua salute e la maniera nella quale avesse trascorso l'estate girovagando per il San Mungo, in attesa di una medicina che potesse farlo stare meglio. Da quel che si poteva evincere dal modo in cui la lettera era stata scritta, era facile intuire che ne avesse scritte tre uguali per tutti e tre i suoi più cari amici: si esprimeva sempre al plurale cercando di far rientrare in ogni frase il concetto di voler rivedere presto tutti loro.
Peter aveva letto con estremo interesse quelle notizie da parte di Remus e, una volta richiusa la lettera e riposta dentro ad una busta in cui egli conservava tutte quelle che i ragazzi gli avevano mandato in quegli anni, era tornato a sedersi davanti al calendario che si era prefissato di tenere sempre aggiornato. Proprio quando aveva appena tracciato l'ultima "X" , il viso gli si era deformato in una smorfia. Succedeva ogni qualvolta incrociava le assenze di Remus con le fasi lunari.
"Luna piena. Anche qui. Diavolo…"
Oramai non era più plausibile pensare a mere casuali coincidenzei.
Era matematico, diretto.
Remus stava male ogni qualvolta la luna compiva un ciclo intero e ritornava ad essere "piena".
Era stata Lily a far notare per prima la cosa a lui e James. Sirius non aveva dato troppo peso a quel particolare, convinto dalla storia di Silente riguardo la debilitante magia della Pastoia che aveva colpito in forma grave anche gli organi di Remus, obbligandolo a sottoporsi mensilmente a delle cure più o meno lunghe per evitare di rimanerci secco.
Peter e James erano, però, di tutt'altro avviso. Troppi erano gli indizi che portavano i ragazzi a dubitare della versione di Silente e della buona fede di Remus. Andava per forza messa in atto un’indagine.

Mentre preparava il baule per la scuola, Peter stava guardando fuori dalla finestra della stanza che i genitori avevano affittato a Diagon Alley.
Per evitare l'ansia di dover fare tutto di corsa, rischiando così di perdersi qualche passaggio o dimenticare qualche compera, erano arrivati a Londra un paio di giorni prima della partenza dell’Espresso per Hogwarts, in modo da poter sbrigare in tutta calma le faccende legate alla scuola.
Proprio sotto la sua finestra, dall'altra parte della strada e sotto un lampione davanti al negozio di Oliver Ross, vi era un capannello di maghi intenti a parlottare fitto tra loro. Le imposte aperte e la fortuna di essere sottovento, faceva si che la distanza tra le orecchie del ragazzino e le bocche dei misteriosi maghi radunatisi in quel luogo fosse realmente poca.  
Peter si era appostato proprio accanto ad uno degli scuri, facendo bene attenzione a non farsi scorgere. Da quella posizione riusciva a sentire praticamente tutto il discorso senza nemmeno sporgersi troppo dal davanzale.
Erano quattro o cinque persone a gesticolare e parlare nella penombra. Non era facile distinguerli bene ma l'audio era perfetto.
"… Ha reclutato nuovi adepti. Diventa sempre più forte e potente!"
"Ho sentito dire che perfino i goblin e i folletti non desiderano avere a che fare con lui!"
"… E intanto, il Ministero continua a far finta di nulla sulle sparizioni e sugli strani omicidi!"
"Gli Auror non hanno idea di che pesci pigliare! Ho sentito chiaramente, a lavoro, alcuni di loro lamentarsi su come l'Ufficio Misteri stia seguendo la cosa! Alcuni "Indicibili" sono riusciti a risalire ad alcune spie che, secondo il Ministro e Silente stesso, si sono insediate dentro al Ministero!"
"Allora è cosa fatta! Smascherate quelle canaglie, sarà possibile capire chi ci sia dietro tutto questo tremendo bailamme!"
"È qui il vero problema, testone! A quanto pare, hanno tutti confessato di essere stati vittime della maledizione Imperio!"
A quelle parole, il gruppo era rimasto in silenzio per qualche secondo. A Peter pareva quasi di poter udire distintamente il suono di saliva deglutito con terrore.
"Ma è contro ogni legge magica! Si rischia la condanna ad Azkaban immediata se si usano le Maledizioni Senza Perdono!"
"Vero! Ma a quanto pare il Ministero ha a che fare con qualcuno che pare non abbia minimamente paura di Azkaban e dei Dissennatori! In più, e questo pare sia i peggiore dei problemi, NESSUNO può capire se le spie mentano o meno riguardo all’essere state soggiogate dall'Imperio! Questo rende la cosa terribilmente pericolosa…"
L’aria di Diagon Alley si era fatta decisamente più fresca con il calare del sole. I negozi erano ancora tutti aperti, ma la gente di Nocturn Alley aveva iniziato ad affollare la Main Street. Non vi era più il viavai dei ragazzini che si accingevano a comprare il materiale scolastico assieme a genitori e amici. La Gringott aveva già chiuso gli sportelli da più di un’ora e perfino Olivander stava dando l’ultimo giro di chiave alla saracinesca della sua vetrina per poi allontanarsi in direzione dell’emporio. Per un attimo, breve ma intenso, era sembrato che la strada dei maghi si fosse del tutto svuotata. Solo il cigolio di un vecchia insegna di dolciumi, che sventolava alla lieve brezza della sera, produceva un sinistro cigolio che spezzava il silenzio innaturale di quell’ora.
Da dietro il lampione dove si erano radunati i maghi, un lampo di luce seguito da un sonoro "crack" per nulla rassicurante aveva fatto ammutolire all'istante il piccolo gruppo di persone che ora guardava il vicolo davanti a loro con sospetto e paura. Come mossi da un comando mentale, tutti avevano estratto le proprie bacchette puntandole verso il buio dello spazio tra le due case.
Anche Peter aveva spostato la sua attenzione nell'angusto spazio che vi era tra il negozio di animali e la Taverna dei Draghi senza però riuscire a scorgere nulla.
Il suono di lenti passi strascicati aveva riempito quel silenzio irreale.
Il gruppo di maghi , dopo alcuni secondi di puro e genuino terrore, aveva abbasso le bacchette e la guardia, quando una figura sgraziata e piuttosto massiccia si era palesata dal buio del vicolo uscendo alla luce fioca del lampione.
"Non dovreste essere in giro a quest'ora, signori. Il Ministero ha imposto un severo, rigido ed indiscutibile coprifuoco!"
L'uomo robusto aveva alzato la mano destra che reggeva la ppropria bacchetta, picchiettando con la punta della stessa il quadrante di un orologio da taschino. La voce profonda di Alastor Moody aveva ancora una volta preso l'iniziativa.
"Voglio sperare che siate stati in procinto di andare verso casa… vero, amici miei?"
Il grosso bastone da passeggio del professor Moody aveva battuto seccamente per terra, creando un minuscolo effetto di luce.
"Noi... noi stavamo discutendo delle ultime notizie, Alastor! Avrai sentito anche tu quel che si dice a proposito di Voldemort!"
Il suono di quel nome che Peter non conosceva, era apparso minaccioso come una valanga  di montagna: inarrestabile e potente. Moody si era spinto oltre il cono di luce, rientrando nella penombra naturale del crepuscolo pre-notturno. Tuttavia, quando decideva di muoversi, le fibbie dorate della cintura emettevano sibillini luccichii ogni qualvolta incontravano la luce opaca del lampione.
"Ho sentito un sacco di sciocchezze, Reginald. Come ne sento da anni tutti i giorni! Non vorrai farmi credere che vai ancora dietro alle notizie della Gazzetta, spero!"
Il mago chiamato Reginald era trasalito. Peter se lo immaginava tremante dalla sua posizione, molti metri più in là.
"La Gazzetta pubblica solo quel che vuole il ministro Alastor! Lo sai! Ho altre fonti! Gli Auror stessi stanno…"
"IO sono un Auror, Reginald!"
Il tono di voce di Moody era lo stesso che Peter gli sentiva usare a scuola, quando l'uomo soleva metter fine alle discussioni tra docente ed allievo. Perentorio ed inappellabile.
Non aveva ancora finito di dire la propria, in quel caso. Moody era tornato sotto la luce del lampione e ora fissava Reginald con uno sguardo che tutto poteva sembrare, tranne che benevolo.
“E voglio che sia chiaro che tutto quello che sentite in giro non sempre corrisponde a verità! Quindi piantatela di fare le "streghette da Sabba" e tornatevene a casa. Ora!"
Reginald sembrava sul punto di voler dire qualcosa, ma un occhiata ancora più storta da parte di Moody aveva definitivamente sancito la fine di ogni discorso. Lentamente, il capannello si era sciolto e i maghi si erano apprestati a smaterializzarsi in una nuvola sulfurea diretti chissà dove.
Solo Moody era rimasto, immobile, in piedi, davanti alla strada oramai vuota. Si era voltato verso la locanda e Peter aveva nascosto il proprio viso nell'ombra degli scuri, sperando che l'uomo non lo avesse visto. Solo dopo alcuni secondi, Moody aveva ripreso a passeggiare pigramente avanti e indietro, proprio come una sentinella, pattugliando la via. O, per lo meno, sembrava stesse svolgendo proprio quel tipo di servizio.
Stando attento a non fare troppo rumore, Peter aveva richiuso la finestra della sua camera e si era messo a sedere sul proprio letto fissando la parete vuota davanti a sé.
Chiudendo gli occhi, poteva udire i rumori della locanda e dei suoi occupanti. Il tintinnio tipico delle stoviglie messe in tavola, esattamente sotto di lui, nella sala da pranzo, era il segnale che la cena stava per essere servita. Probabilmente i suoi genitori lo stavano già aspettando, seduti al tavolo di fianco al camino. Il padre era un tipo freddoloso e prediligeva le zone più calde.
Nella testa del Grifondoro erano apparse troppe domande tutte assieme: chi era Voldemort? Cosa stava facendo? Perché sembrava che tutti fossero spaventati?
Sicuramente avrebbe parlato di questo con i suoi amici. Era ovvio. E avrebbe esposto a Sirius, James e Lily anche le sue teorie sulla "faccenda Lupin".


Erano passati già un paio di mesi dall'inizio dell'anno scolastico. Le prime lezioni erano sembrate a tutti fin troppo pesanti dopo l'ozio della pausa estiva: tutti sembravano lamentarsi della lunghezza delle ore di lezione e, soprattutto, della mole di compiti giornalieri che veniva assegnata agli studenti del terzo e del quinto anno. Il nuovo iter scolastico prevedeva un intensificarsi delle materie pratiche con annesse di ore di allenamento per esercitarsi e apprenderne bene le dinamiche. Inutile dire che queste nuove disposizioni non erano state accolte con molto entusiasmo dai quattro amici di Grifondoro.
Peter e Remus si stavano lamentando della difficoltà di preparazione di alcune pozioni. Sirius litigava con James su chi fosse il miglior cercatore della stagione di quidditch appena trascorsa e Lily era intenta a fissare la parte opposta della Sala Grande, in direzione del suo vecchio amico.
Seduto al tavolo Serpeverde, Severus Piton stava come al solito con il naso infilato in un libro mentre attorno a lui tutti ridevano, scherzavano e mangiavano. Solo i professori, pochi metri più in là, sembravano impegnati in un fitto scambio di idee ed opinioni.
Non era udibile, dalla posizione di Severus, sentire di cosa stessero parlando anche se era piuttosto chiaro che non si trattasse di un argomento divertente.
Le espressioni di Dippett e di Silente erano accigliate. Preoccupate. La professoressa McGranitt sembrava essere quasi a lutto.
Severus gettava di tanto in tanto delle occhiate furtive in direzione del tavolo dei docenti, cercando di non farsi notare troppo. Era interessato ai discorsi che facevano i professori, anche perché Silente lanciava di tanto in tanto delle occhiate verso il quartetto degli "odiosi", come lui aveva ribattezzato Sirius, James, Remus e Peter.
Ed erano occhiate decisamente preoccupate e commiserevoli.
Piton aveva deciso di richiudere il libro che teneva aperto da circa venti minuti sulla stessa pagina. Oramai era inutile provare a capire qualcosa sul come trasfigurare correttamente un’alce in un grimaldello. Era deciso a capire qualcosa di quello che stavano dicendo i professori.
Dall'altra parte della Sala, Remus Lupin presentava ancora una vistosa benda che, però, ora copriva solamente la fronte, appena sopra l'occhio destro. La guancia era stata ferocemente graffiata. Il segno dei tre artigli che avevano lacerato la pelle del ragazzo era palese e visibile agli occhi di tutti. Il fatto che Lily, poi, stesse sempre appiccicata a lui e agli altri tre non lo faceva stare tranquillo. Ogni qualvolta notava che la ragazza dai capelli rossi si intratteneva a parlare con uno di essi, lo stomaco di Severus borbottava sinistre maledizioni. Maledizioni che si intensificavano quando Potter si avvicinava troppo a lei.
"Che c' è, Piton, ti interessa quello che fa una sporca mezzosangue?"
Orever Gregor, sempre spalleggiato dal truce Samuel Wilden, aveva abbandonato il suo passatempo di vessatore di ragazzini e aveva raggiunto il proprio compagno di casata, mantenendosi in piedi davanti a lui.
Severus non aveva aperto bocca. Si era limitato a guardarli per un secondo per poi ritornare a fissare il tavolo dei Grifondoro.
"Non rispondi? Devo dedurre che la cosa sia vera! Proprio un bel Serpeverde! Puah!" Wilden aveva sputato a terra proprio davanti a Severus che continuava a non badarli minimamente. Gregor non ne era sembrato soddisfatto. Si era chinato fino a portare il proprio viso in linea con quello del ragazzo. Aveva sorriso sinistramente e aveva iniziato a parlare a ruota libera.
"Sai, Severus, fuori di qui pare ci sia una battaglia in corso! Una battaglia che sta rendendo tutti molto spaventati e insicuri... Pare che a qualcuno di molto potente i mezzo sangue e i babbani non vadano troppo a genio!"
Per la prima volta da quando i due spacconi si erano avvicinati a lui, Piton aveva mostrato segno di essersi accorto della loro presenza. Aveva assottigliato gli occhi e deglutito. Infine, aveva girato la testa verso Wilden, guardandolo fisso in viso senza badare a Gregor, che aveva davanti.
"Leggo anche io i giornali. Sono informato quanto voi su quello che accade!"
Wilden si era accucciato accanto a Gregor e ora scrutava il ragazzo in maniera intensa, assieme al proprio compare.
"Sarà bene che tu scelga in maniera appropriata di chi fidarti, Piton. Silente e Dippett non hanno troppa presa fuori da Hogwarts... Io e Gregor tra meno di due anni saremo fuori di qui… e ben radicati dove sarà giusto essere!"
Dette quelle parole, Wilden aveva spostato il proprio sguardo da Piton a Lily Evans che ora stava ridendo assieme a Remus e Peter. Severus non aveva potuto fare a meno di seguire quel voluto cambio di direzione del Serpeverde più grande.
"E sarà bene che nessun mezzosangue o babbano ci pesti i piedi! Altrimenti…" e la mano di Wilden chiusa a pugno, si era portata vicino alla propria gola. Aveva alzato il pollice e lo aveva fatto passare da parte a parte della gola, mimando uno sgozzamento. Gregor stava ridendo, imitando lo stesso gesto di Wilden.
Severus si era alzato in piedi di scatto e stava fissando malevolo il grosso Wilden, di tutta la testa più alto di lui.
"Quando uscirò da questa scuola, potrebbero essere cambiate molte cose, Wilden… Vedrò cosa sarà meglio per me in quel momento e non prima!"
Le parole di Piton erano fredde e prive di espressione. Suonavano come se provenissero da un altro mondo, distante da loro.  
Distante dalla possibilità di contemplare Lily Evans come una vittima sacrificale.

Durante il resto della giornata, tutto era filato liscio e tranquillo, se si escludevano i tentativi dei ragazzini del primo anno di riuscire a trasfigurare qualsiasi cosa in quello che avevano appreso a lezione. Peter era certo di aver visto una ragazza di Tassorosso con una specie di spugna per vetri provvista di vomitevoli zampe di gallina. Merlino solo sapeva cosa avesse voluto provare a fare!
James Potter era vestito della sua divisa da cercatore; la indossava praticamente anche fuori delle partite e degli allenamenti. Era una specie di fregio, per il Grifondoro, esibirla: "Il più giovane cercatore della storia di Hogwarts!" aveva detto Silente.
"Secondo me, Peter, sono solo coincidenze. L'ha detto anche Lily."
"Non possono essere solo coincidenze, James! Guarda!"
Il calendario che Peter aveva stilato e tenuto aggiornato negli ultimi mesi, sventolava arzillo sotto il naso di James Potter. La mano abile del giocatore di Quidditch l'aveva preso al volo, strappandolo di fatto dalla mano del compagno di casata che stava continuando a parlare.
"I giorni di assenza di Remus, fatalità, coincidono con le fasi di luna piena! Sparisce il giorno prima della luna e ritorna il giorno dopo! Ed è così da due anni, oramai!"
James Potter teneva davanti agli occhi il foglio con gli appunti e le annotazioni che Peter aveva compilato. Scrollava la testa in diniego, come se non volesse accettare quello che per l’altro sembrava ovvio.
"È ridicolo! Se Remus fosse… Sì, insomma… se avesse quella particolarità, Silente non lo avrebbe mai preso a scuola!"
"Ah, no? E come spieghi la stanza guardata a vista dalle armature al quinto piano? Quella dove Silente mi ha beccato. Un intero piano tenuto chiuso a tutti, James! E come mai Hagrid e la Bamp si sono assentati per mesi da scuola, riapparendo con quella cavolo di pianta che mena fendenti verso chiunque si voglia avvicinare?"
"Hey!!! Non parlarne male!! Io amo quella pianta, Minus! È la mia miglior allenatrice!"
Nell'estate del secondo anno, proprio sopra uno dei passaggi segreti che dal parco di Hogwarts portava ad una vecchia catapecchia poco fuori dal centro abitato di Hogsmeade, era stato piantato il cosiddetto "Platano Picchiatore". All'inizio nessuno studente aveva realmente compreso cosa facesse quella pianta diabolica. Solo al primo caso di gamba rotta arrivato in infermeria, tutti si erano potuti rendere conto di quanto fosse pericoloso quel ciocco di legno animato: impediva a chiunque di avvicinarsi a lui, roteando i rami con foga nel tentativo di colpire in maniera decisa l'incauto che si fosse deciso a sfidarlo.
James aveva scoperto la cosa in un pomeriggio di maggio, poco prima della fine della scuola. Era corso verso l'albero deciso a passare tranquillamente oltre ad esso  per andare a sfrecciare con la propria scopa ai margini della Foresta Proibita . era quello infatti, il luogo dove soleva allenarsi prima delle partite. Peccato che una volta giunto a tiro dei rami del Platano, uno di essi lo avesse colpito in malo modo, risbattendolo indietro di parecchi metri senza nulla di rotto, fortunatamente. A terra, dolorante e per nulla spaventato, James aveva impugnato nuovamente la sua scopa, deciso a dar battaglia al "Mostro Botanico"
Aveva subito iniziato a divertirsi, volando con la destrezza che lo aveva contraddistinto da subito tra i giocatori di Grifondoro, tra i rami del Platano Picchiatore, evitandoli quasi sempre senza troppi problemi.
"È mille volte meglio dell'allenamento anti-bolide, ragazzi!! Il platano è imprevedibile e molto astuto! E' perfino riuscito ad ingannarmi, qualche volta… ma io sono troppo svelto per i suoi rami! secolari! Eheheh!!"
Ed era vero, in effetti: James era terribilmente abile ma non era quello il punto della discussione, ora.
"La smetti di parlare di te e della tua scopa? Ti sto dicendo che Remus ha un problema, bolide quadrato!"
"Cosa devono vedere i miei occhi? Peter Minus che si arrabbia?! Stiamo proprio andando verso la fine del mondo!"
I due avevano camminato fino al quinto piano continuando a discutere, senza praticamente rendersene conto. 
Da dietro l’arazzo che celava il corridoio che portava alle Armature da Guardia, era spuntato Sirius, capelli sciolti e aggrovigliati, che masticava una cioccorana. In mano teneva ancora la Figurina "Streghe e Maghi Famosi" che aveva appena trovato dentro la scatola.
“Porca pluffa! Ancora Flanell! Che palle! Ne avrò una decina!! Mi toccherà diventare obeso quanto quello striscialiscia di Wilden, prima di avere un paio di Everard da scambiare!”
Stava ancora osservando la didascalia sotto la figurina, ridacchiando da solo alla sua battuta, quando aveva sollevato lo sguardo all'indirizzo dei due ragazzi che lo stavano guardando di rimando, piuttosto seri.
"Che avete? Vi è morto il gufo?"
Peter aveva preso subito Sirius da parte, mentre James giochicchiava col sui boccino d'oro d'allenamento facendolo volare e riprendendolo al volo con la sua solita disinvoltura.
Sirius si era accigliato, dopo aver sentito quello che Peter supponeva, e l'attenzione per le figurine era passata decisamente in secondo piano. Sembrava fosse molto più incline di James ad avallare quella teoria.
"Fammi capire bene, Minus: Remus manca alle lezioni ogni qualvolta la Luna entra nella fase piena?"
"Esatto! Io e Lily abbiamo tenuto il conto e fatto i nostri calcoli. Ecco, guarda!"
Peter aveva di nuovo armeggiato con la propria sacca, estraendone il foglio di pergamena con tutte le annotazioni fatte nell'ultimo anno e mezzo. I cerchi rossi che segnavano la fase della Luna Piena erano contrassegnati dalla lettera "R", che stava ad indicare il nome di Lupin.
"Vedi? Coincide! Sempre!"
Era palese che la cosa non si potesse più considerare una coincidenza. Sirius aveva arrotolato nuovamente il foglio e lo aveva porto a Peter. Il suo sguardo, però, stava vagando verso la schiena di James che in tutto questo, non aveva spiccicato una sola parola. Anzi, sembrava fosse indifferente a tutto quel ciarlare che evidentemente riteneva improduttivo.
"Non hai nulla da dire, fratello?"
Quella parola era suonata quasi come una stonatura alle orecchie di Peter. Era sempre stato un po' invidioso del profondo legame che aveva da subito unito James e Sirius più di tutti gli altri. Si sentiva sempre una specie di scopa di scorta del gruppo, quando non c'era Remus. Remus era il collante: fungeva da punto di unione tra lui e loro due. Sentire Sirius chiamare "fratello" James, era quasi una violenza per il suo concetto di amicizia. A lui non era mai stato concesso quel privilegio e, forse, nemmeno a Lupin.
James aveva smesso di maltrattare il boccino ed aveva esalato un profondo respiro mentre si era voltato verso i due amici. 
"Lo so… È vero! L'ho notato anche io. Ho parlato anche io con Lily ma non riesco ad accettare che Remus possa averci nascosto una cosa del genere!"
"Mettiti nei suoi panni, Potter! Tu lo diresti senza alcun problema, così? Anche ai tuoi amici? Non avresti paura che magari ti allontanino per il terrore di quello che sei?"
Le parole di Peter erano uscite dalla sua bocca talmente veloci e convinte da non sembrare nemmeno sue. Solitamente era quasi balbettante. L'insicurezza e la consapevolezza di essere comunque il meno dotato del gruppo lo faceva sempre sentire inadeguato, anche se ciò che aveva fatto ‘sì che si inserisse nella compagnia di amici era stata proprio la sua indole buona e remissiva.
Quello sfogo inaspettato da parte di Peter aveva bloccato gli altri due ragazzi che ora tendevano orecchio al chiacchiericcio proveniente dalla torre delle scale. La lezione doveva essere finita: tutti gli studenti si stavano riversando dalle aule al dormitorio per prepararsi a scendere nuovamente per la cena.
Sirius aveva volto nuovamente l'attenzione verso Peter che sembrava aver assunto una posizione di difesa come se si aspettasse un attacco da parte di James.
Quest’ultimo aveva smesso di giocare col boccino, riponendolo nella tasca della divisa da quidditch. I guanti di drago che aveva alle mani e che utilizzava per le partite avevano lunghe rifiniture in scaglia che conferivano loro un aspetto minaccioso, quasi brutale. Peter aveva visto più volte i colpi che James sferrava ai battitori avversari con quei guanti, scalfendo vistosamente scopa e protezioni dei malcapitati. Sapeva che non era piacevole ricevere una "carezza" da quel dorso duro come l'acciaio. Potter continuava a guardarlo come se stesse per colpirlo da un momento all'altro. La mano destra del Grifondoro si era alzata di scatto in maniera tanto repentina da frustare l'aria. La mano del cercatore si era, però, poggiata in maniera delicata sulla spalla del paffuto compagno di casata, provocando un piccolo rumore sordo, sorprendendo Sirius, che si era mosso in avanti come se si fosse aspettato un pugno o un qualsiasi tipo di colpo diretto a Peter.
"Hai ragione, Minus. Non lo direi. Non con leggerezza e non a tutti… ma lo direi ai miei amici!"
La voce che aveva usato per spiegare quel suo punto di vista, sembrava la più normale del mondo, anche se aveva un retrogusto di rimprovero. James non sembrava felice di come Lupin avesse gestito il proprio segreto. Perché oramai era chiaro che un segreto c'era! E, se Peter e Lily avevano ragione, non sarebbe stata una cosa da prendere alla leggera.

La sala comune dei Serpeverde era buia e fredda come sempre. Il bagliore che proveniva dalle grosse pietre di arenaria, che fungevano da riflettenti per i raggi del sole che penetravano le fredde acque del lago, non era sufficiente a garantire una luce che permettesse una normale attività diurna. Le torce erano dunque sempre accese, rischiarando in maniera artificiale l'ambiente molto più sontuoso di quello delle altre sale comuni. Alla casata Serpeverde appartenevano tutti i maghi di casate importanti e nobili, a dir loro, purosangue. I padri di molti dei ragazzi erano personalità di spicco del mondo magico ma quasi tutti erano votati ad una sorta di malato istinto di preservazione della specie pura. Non tolleravano il miscuglio tra nati maghi e nati babbani. Era per loro una sorta di abominio e di dimostrazione di scarso rispetto verso quella che era la magia pura. 
Severus Piton era al corrente di questo pensiero ed aveva da sempre combattuto per la sua situazione di mezzosangue. Era consapevole di doversi dimostrare migliore di tutti in ogni campo scolastico solo per avere un minimo del rispetto che i suoi compagni di casata davano a gente molto meno meritevole di lui, ma che aveva la fortuna di essere figlia di genitori maghi e influenti.

Stava cercando di imprimersi nella mente tutti i tipi di utilizzo della luparia, dato che il professor Randel avevo voluto assegnare un tema piuttosto complicato sull’argomento, ma il frastuono dei compagni in Sala Comune non gli permetteva di studiare e di concentrarsi come avrebbe voluto. Sembrava che tutti fossero eccitati a causa di una specie di dispaccio che Avery aveva ricevuto un paio di giorni prima tramite il gufo di famiglia arrivato fuori della Sala Grande. Il plico parlava di una sorta di "reclutamento" di giovani per un’associazione che servisse a contrastare l'inserimento dei mezzo sangue e dei babbani nelle normali funzioni lavorative e addirittura nelle relazioni tra maghi.
Avery ne aveva letto qualche passo proprio la sera prima, quando aveva chiamato a raccolta tutti i Serpeverde.
Lord Voldemort – o, perlomeno, quello era il nome che gli pareva di aver sentito - era un mago molto influente e potente e chiunque di loro avesse avuto il coraggio di prendere posto tra le fila del suo esercito avrebbe avuto gloria ed onore sopra ogni immaginazione.
Il chiacchiericcio che era sorto poco dopo la lettura di quelle parole era diventato così fitto da costituire un serio problema per le orecchie di Severus. Attorno a lui, i Serpeverde più anziani e anche qualche novellino si erano messi a fantasticare sul tipo di metodi e idee che questo Lord Voldemort potesse avere per "ristabilire le gerarchie", come Avery aveva precedentemente detto. Seccato, aveva richiuso il manuale di pozioni e si era alzato dalla sua poltrona per attraversare a grandi passi la Sala Comune ed uscire nel tetro corridoio in pietra del sotterraneo che portava alle aule superiori e quindi all'ingresso.
Il cambiamento di luce dal sotterraneo all'atrio era sempre poco piacevole, per alcuni secondi. Piton si era coperto il viso con una mano per attendere che la vista si abituasse alla differenza di luminosità. Nel farlo, si era appoggiato ad una colonna in pietra che delimitava il chiostro interno dell'atrio stesso.
"Ti senti male, Severus?!"
Lily Evans, con un grosso libro stretto al petto, era sbucata dal corridoio di Trasfigurazione: era il cambio di lezione e tutti gli studenti si aggiravano per il castello diretti alla loro prossima aula. Gruppi interi di ragazzini migravano, come spinti da una forza invisibile, da una parte all'altra dell'enorme maniero che era Hogwarts.
I fulvi capelli di Lily erano stati la prima cosa che gli occhi di Severus avevano incontrato, non appena riaperti.
Pochi passi dietro di lei, però, le sagome di Black e Potter avevano rovinato quella piacevole visione.
"No. Sto bene Lily, grazie!" aveva risposto frettoloso, lanciando furtive occhiate agli occhi di lei alternandole a quelle rivolte ai due Grifondoro che ora lo stavano indicando e ridevano.
"Dovresti tornare dai tuoi amici! A quanto pare non sono contenti del fatto che tu perda tempo con me!"
Il tono di voce di Severus si era fatto piuttosto secco. Ogni volta che vedeva Lily accanto a James Potter, provava un moto di rabbia che non riusciva a catalogare in nessuna maniera. Era certo, solamente, se avesse potuto, che avrebbe strappato quel ghigno dalla faccia del cercatore più giovane della scuola a suon di incantesimi poco simpatici.
"Decido io cosa fare del mio tempo, Severus!" era stata la risposta di Lily a quelle parole di Piton. Si era voltata verso James e Sirius e aveva visto benissimo che entrambi stavano scimmiottando il Serpeverde come due idioti… Quindi, si era nuovamente rivolta al proprio amico allungando una mano e posandogliela sul braccio. "E anche con chi passarlo!" E aveva spinto decisamente il ragazzo dai lunghi e unticci capelli neri verso la parte opposta dell'atrio, dirigendosi a passo sicuro verso le scale. Ora lo stava tenendo a braccetto e Severus era arrossito. Aveva solo avuto il moto di rivincita di voltarsi e sorridere beffardo ai due Grifondoro, che ora non ridevano più, anzi. Si stavano spintonando. Avrebbe potuto giurare che Potter fosse trattenuto di forza da Black.
Svoltato l'angolo del corridoio, la torre centrale con tutte le sue scale anarchiche e bizzose si stagliava dinanzi a loro.
"Perché non riuscite ad essere amici tu e loro, Severus? Per me è difficile questa situazione!"
Lily aveva lasciato il braccio del Serpeverde e ora stava di fronte a lui, anche se almeno dieci centimetri più in basso. Lo sguardo era fisso sul viso del ragazzo e l'azzurro dei suoi occhi era così intenso da far quasi male a guardarlo.
Severus era rimasto imbambolato per qualche secondo ad osservarla e quasi stava sorridendo: una cosa rara per lui. Poi, come se si fosse riavuto da un mancamento, aveva nuovamente inasprito i tratti del viso, evitando di ricambiare lo sguardo della Grifondoro.
"Sono degli arroganti e dei boriosi! Potter vive solo di gloria sportiva! Non è un mago dotato e Black… Be’, Black è il suo degno compare: sono protetti dall'influenza della sua famiglia e si permettono ogni tipo di spasso solo perché Silente e Dippett non possono fare nulla!"
Lily era indietreggiata di un passo, sgranando ancora di più gli occhi come se avesse udito una storia assurda.
"Come puoi dirlo? Non ci hai mai nemmeno parlato, con loro! Non li conosci… Esattamente come loro non conoscono te! Siete tre stupidi! Anzi… includo anche Remus e Peter! Siete cinque stupidi!"
Severus era rimasto zitto, ascoltandola per il tempo necessario senza interromperla, ma guardandola sempre con sospetto. Quindi, aveva arricciato le labbra in una sua tipica posa da saccente.
"Ah… Minus! Il maggiordomo del gruppo! Non ti sei accorta che sta con loro solo per brillare di un po' di gloria riflessa? E Potter e Black lo sfottono e lo prendono in giro di continuo, quando lui non è presente! Begli amici! E Lupin? Lupin, che perde almeno un trimestre ad anno per le sue assenze misteriose! Chissà dove se ne va realmente… Te lo sei mai chiesta, Lily?"
Attorno ai due ragazzi, una piccola folla di studenti e qualche professore stava passando, usandoli come spartitraffico.
Lily stava guardando Severus di traverso con un espressione poco gentile.
"Stai zitto, Severus! Non è questo il momento ne il luogo per fare certe affermazioni!"
il tono era di rimprovero, ma Lily sembrava più impaurita che arrabbiata. Era ovvio che sapesse molto bene dove Lupin scomparisse in quei giorni.
"Tu lo sai, vero? Lo sai dove va e cosa fa! Non è al San Mungo come vuol farci credere! E quelle cicatrici sul viso non se le è fatte andando in gita col padre, vero?"
Lily non rispondeva. Era immobile e fissava Severus con rabbia e paura. Sembrava sul punto di esplodere, esattamene come una pozione mal assimilata.
"Anche se lo sapessi, non lo direi con leggerezza!"
E, senza aggiungere altro, aveva oltrepassato il Serpeverde mescolandosi alla folla che defluiva lungo le scale. Severus aveva imprecato tra sé, scontento di come si fosse rivolto a Lily. Quando c'erano di mezzo quei 4 maledetti Grifondoro, perdeva letteralmente la testa. Era gelosia… e lo sapeva. Ma ora stava tristemente a fissare Lily Evans che si allontanava da lui e si riaggiungeva al terzetto di Black, Minus e Potter. Severus, però, aveva seguito la sua chioma rossa, fino al momento in cui, proprio dove le scale giravano per il quinto piano, l'aveva persa di vista.
Subito dopo, Potter e Black avevano preso lo stesso percorso dandosi una furtiva occhiata in giro. Minus chiudeva la colonna con la solita aria da pesce fuor d'acqua.
Era chiaro che quei quattro la sapessero lunga sulla faccenda Lupin. Era chiaro, inoltre, che Remus non era sicuramente malato come voleva far intendere. C'era sicuramente di più e Severus voleva scoprirlo assolutamente. Avrebbe solo dovuto tenere gli occhi aperti.
Era tempo di scoprire i segreti di quei quattro compari.

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