Double ★ Star

di Ruckia_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When the music became a prison. ***
Capitolo 2: *** Stupid boy! ***
Capitolo 3: *** Be or not be? ***
Capitolo 4: *** New people, dancing and stuff... ***



Capitolo 1
*** When the music became a prison. ***


Double ★ Star #1 Note D'autore: Va bene. Sono un po' agitata perché questa storia sarà la prima che pubblicherò su Efp >-<
*coff coff *forse*coff coff* :D
Spero che vi piacerà e io mi impegnerò per farvela piacere *anche se so già che avrò parecchie difficoltà °3°*.
Ringrazio soprattutto la mia amica Licchan (one-channnnnn!!! xD), colei che mi ha fatto conoscere questo sito e che mi ha fatto iscrivere... Grazie Licchan! <3
Ma anche TREMILACINQUECENTO grazie a MatitaAppuntita, colei che mi ha incoraggiato a pubblicare, spero verrai a recensire! Grazie mille davvero!




Double  Star
When the music became a prison.



Era già da un po' che l'idea di scappare le ronzava per la testa, ma sfortunatamente c'era sempre qualcuno vicino a lei pronto a fermarla o a far vacillare la sua scelta.
Ma quel giorno nessuno l'avrebbe intralciata.
Dalle urla che si sentivano per i corridoi era chiaro che lo stadio fosse già gremito di gente...
Da dietro la porta del camerino - chiuso a chiave dall'interno - riconobbe il suono familiare dei tacchi a spillo della manager, che inesorabilmente si avvicinava.
Ora o mai più pensò, buttandosi dall'unica finestra della stanza.
Cadde a terra rovinosamente sporcando il vestito e ferendosi un ginocchio, ma ogni taglio era sopportabile pur di fuggire.
Tirò fuori dalla tasca le forbici rubate alla sarta, iniziò a tagliuzzare il vestito facendolo diventare un abito meno sgargiante e prestigioso e inforcò dei grandi occhiali da sole.
Passarono nemmeno due minuti che degli acuti e disperati strilli si diffusero per tutto lo stadio: la famosa idol Shine era sparita.





Ormai si era già allontanata abbastanza da quel luogo infernale, ma ora un problema molto più grande si stava facendo strada nei suoi pensieri: non aveva la minima idea di dove si trovasse.
Quella città non la conosceva, l'avevano accompagnata lì in limousine, era sempre stata abituata a essere scortata da almeno tre bodyguard e dunque non si era mai posta il problema di consultare una cartina (che, tra l'altro, non sapeva nemmeno tenere in mano).
Imbronciata, annunciò ad alta voce, quasi per convincersi: - Non è colpa mia se sono cresciuta in una teca di vetro! -, e così dicendo tirò un sonoro calcio a una lattina abbandonata sul lato della strada.
Fu allora che l'occhio le cadde casualmente su una strana combriccola composta da cinque ragazzi che in fatto di bellezza non avevano assolutamente niente da invidiare a dei modelli.
Erano vestiti in modo bizzarro e ognuno di loro portava sulle spalle uno strumento musicale dentro l'apposita custodia.
Fu allora che le venne una nuova idea: se li avesse seguiti sicuramente sarebbe arrivata da qualche parte, senza contare che avrebbe potuto confondersi con quei ragazzi e passare inosservata allo sguardo della polizia che stava incominciando ad arrivare.
Con molta disinvoltura si accodò al gruppo che sembrò non farci caso.
La parte più difficile è andata pensò lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo; percorse ancora una o due vie con loro, ma non riusciva a lasciarli per paura di perdersi di nuovo.
Fu allora che diede quella che si dice essere una “perfetta facciata” contro qualcosa o meglio qualcuno.
La botta la fece volare all'indietro e sbattere - nuovamente - il ginocchio per terra e prendendo una favolosa schienata.
- Ma che diavolo fate! Non sapete chi avete fatto cadere a terra, maledettissimi idioti?! - avrebbe voluto urlare, ma quando aprì gli occhi non riuscì nemmeno a incominciare la frase che uno dei cinque le si avvicinò vertiginosamente e prese a squadrarla con uno sguardo truce che avrebbe intimorito un leone.
Qualcosa bloccò i battiti del suo cuore.
CHE PAURAAAAAA! deglutì rumorosamente mentre tutte le membra del suo corpo si irrigidivano.
Da quel momento in avanti la situazione prese una brutta piega: uno dei ragazzi la sollevò di peso e se la mise sulle spalle, qualcuno le infilò la testa in un sacco e, mentre lei cercava disperatamente di divincolarsi, scontrò qualcosa con la nuca perdendo i sensi.




Zero si lasciò cadere a peso morto sul divano e accese la televisione.

Mentre sgranocchiava uno snack una notizia lo fece riscuotere:
«...la scomparsa della famosa idol, Shine, è avvenuta alle sedici. L'ultimo luogo in cui è stata veduta è il suo camerino. Sempre più accreditata l'ipotesi di sequestro di persona a scopo di ricatto ai suoi genitori, importanti esponenti dello spettacolo.
Sono state trovate, fuori dalla finestra da dove probabilmente il rapitore è scappato, delle forbici da sarta...»
La voce della giornalista divenne improvvisamente distante poiché il pensiero del ragazzo era già scivolato altrove.
Ma allora mi ha preso sul serio...!




Thea time

Okaaaaaay... fa pena. °-° Abbiate pietà per la mia prima ff!!

Avrò fatto un mucchio di errori e reso male l'idea, ma io non sono capace a tralasciare troppi dettagli ç-ç
Però sappiate che ci ho provato... e che col tempo migliorerò :)
spero di non essere stata così pessima e spero vogliate recensire! Scrivete pure tutto quello che volete! Sono disposta ad accogliere tutte le vostre opinioni (comprese critiche), mi fareste molto felice :)
With much love,

Ruckia_chan ♪

ANNUNCIO UFFICIALE: Evviva la migliore Beta del mondo! <3 Grassie Licchan :D

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Capitolo 2
*** Stupid boy! ***



Double  Star
Stupid boy!


Era già da qualche ora che la ragazza era svenuta e ancora non dava cenno di svegliarsi.
E se non avesse più aperto gli occhi? Non osava pensarci...
Il capo e Sail lo avrebbero fatto fuori, Sail soprattutto.
Deglutì rumorosamente passandosi le mani tra i disordinati capelli biondicci.
Ma perché se erano stati loro a volerla portare fino a casa doveva essere lui a occuparsene? Sail l'avrebbe pagata, l'avrebbe pagata molto cara.
Si voltò verso la ragazza, che se ne stava sdraiata supina dormendo tranquillamente.
Gli occhiali da sole le coprivano più di metà faccia, ma si intuiva fosse piuttosto carina: i capelli ramati erano spettinati e gli abiti tutti sgualciti; era mingherlina e slanciata, ma dal pugno che gli aveva rigirato mentre stava cercando di dimenarsi doveva essere anche abbastanza forte.
Quel ricordo gli fece portare istintivamente la mano al bernoccolo dietro la nuca.
Strinse i denti e sbuffò rumorosamente.





Cosa l'aveva tradita? Cosa? Non poteva crederci.
Era a un passo dal riuscire a scappare, quel tonto che la sorvegliava non si era minimamente accorto che stesse recitando quando dormiva, era davanti alla porta e cosa l'aveva tradita? Uno scricchiolio di quel maledettissimo parquet!
Sbuffò sonoramente: un po' per la delusione di aver fallito e un po' per l'insopportabile voce del biondino che, da quando l'aveva sorpresa a fuggire, aveva iniziato a strillare a più non posso.
Passò neanche una manciata di secondi che un altro giovane entrò, allarmato dalla voce dell'amico.
Il biondino era uno spettacolo a dir poco ridicolo: urlava, si dimenava, scalpitava guardandola male e facendole smorfie orribili.
Shine si lasciò scappare un sorrisetto divertito.
Il nuovo arrivato era un bel ragazzo; le si avvicinò chiedendole gentilmente: - è vero che hai provato ad aggredire il mio amico? -
La rossa rivolse uno tra i più terribili sguardi che seppe fare al bugiardo.
- No - le sue parole suonarono fredde come il ghiaccio.
Fu allora che se ne accorse.
Quel senso di paura che le attanagliava lo stomaco prima di svenire era scomparso, sostituito da curiosità verso quei ragazzi così diversi da lei.
- Lo sapevo, pura formalità - rispose cortese il ragazzo nuovo per poi aggiungere, rivolto al biondo: - lo sospettavo... vero Andrew? E ora vai da Liam, ti aspetta in cortile; in quanto a te, mia dolce fanciulla, seguimi verso la stanza che ho preparato -.
Lei non se lo fece ripetere due volte: lo seguì in silenzio percorrendo lunghi corridoi a vetri che davano direttamente sul cortile.
Quello che definivano cortile lei lo avrebbe definito più parco comunale: era una distesa senza fine di fiori, in mezzo al prato stava un enorme lago su cui si affacciava un salice immenso.
La ragazza rimase incantata da quella visione: un prato così grande, che si ricordasse, non lo aveva mai visto.
Ma qualcosa attirò la sua attenzione: vicino al salice spuntava dall'erba un candido tavolo bianco reggente una teiera e un libro; accanto ad esso, seduto su una sedia, c'era ancora un altro ragazzo -non lo vedeva molto bene- che stava parlando con il biondino -parecchio arrabbiato-.
Trattenne una risata.
Il ragazzo davanti a lei le aprì una delle tante porte che si affacciavano sul corridoio facendole cenno di entrare.
Shine varcò la porta senza esitare: c'era un grande letto matrimoniale, una scrivania e un balcone sul giardino.
- Hai notato Liam, vero? - le chiese il ragazzo.
- No, ero incantata dal cortile - rispose distrattamente lei.
- Capisco, lo ero anche io appena arrivata qui - le disse.
Qualcosa suonò strano all'orecchio di Shine, ma non realizzò subito cosa.
- Scusa... puoi ripetere per favore? - chiese gentilmente al suo accompagnatore.
Quello sorrise: - Stavo dicendo che anche io ero incantata appena arrivata qui -.
In un attimo comprese ogni cosa.
Un brivido le scese lungo la schiena.
- Parli di te al femminile..? - chiese cautamente.
La risposta arrivò inaspettata:
- Certo, come se no? -
Oddio... cosa faccio ora? Una fitta di nausea le fece girare la testa.
- C-come? M-ma sei un... un... un u-uomo, ecco... -provò a spiegare, ma lui scoppiò in una risata cristallina.
- Io un uomo? Non so se ritenermi offesa o divertita! - e così dicendo si sfilò con un gesto teatrale la corta parrucca rivelando una cascata di capelli neri.
- Stupita? Il mio nome è Luna, piacere - le disse dolcemente tendendole la mano.
- Pia-piacere... - provò a rispondere Shine dandosi un contegno, ma le parole le morirono in gola.





- Shou! Shou! Apri la porta! - la voce stridula della manager gli ruppe i timpani.
Lei non capiva... Shine se ne era andata! Come poteva lui continuare a cantare come se nulla fosse se Lei era sparita? Come? E come faceva la manager a continuare a lavorare così?
Ma tutto questo non importava: lui avrebbe lasciato la manager urlare fuori,la donna se ne sarebbe andata e il famosissimo Zero sarebbe tornato a pensare solamente a come aveva potuto incoraggiare la sua bella Shine a scappare.
Si portò le mani fra i capelli.
Doveva trovarla.



Thea time

Vaaaaaa bbbbeeeennnneeeeee...
Ho un po' di cose da dirvi, ma andrò con ordine:

1. Chiedo perdonooooooo! Un mese per poi pubblicare un capitolo così breve! Vi prego! Non uccidetemi! •·.·´¯`·.·•
C'è un motivo del mio ritardo!
Il mio pc proprio quando avevo finito -circa 3 settimane fa- di scrivere il secondo capitolo, si è misteriosamente (?) resettato e quindi ho dovuto riscrivermelo tutto... povera me...

2. Mi sono accorta di non aver ringraziato abbastanza alcune persone nel capitolo scorso e quindi rifarò tutti i ringraziamenti da capo :D
Un grandissimissimissimo grazie:

- A Licchan (Kikari_) -la migliore Beta del mondo-,
- A Adri-chan (Rouge_san) e a Niki-chan (Minori_san) -le mie “Andrew's fan girls™”-,
-Naturalmente a Azu-sensei (MatitaAppuntita) -con cui mi scuso per non avere mantenuto ancora la promessa-,
- A Purple_3 -che non ha recensito, ma mi ha resa tanto felice-,
- E infine a una serie di persone che -purtroppo- non sono su EFP, ma che un giorno -obbligherò- verranno a iscriversi!
Grazie mille! ◕‿◕

3. Questa è più una sfida... nello scorso capitolo c'è un'imprecisione non da poco, ma sembra essere passata completamente inosservata agli occhi di tutti -miei compresi-, ebbene vi sfido a rileggerlo e a provare a indovinare di cosa si tratta!
Con il prossimo capitolo vi annuncerò qual'è, prendetelo come un gioco! :)

4. E come ultima cosa vorrei scusarmi di nuovo per il ritardo! :D
Con il terzo capitolo mi impegnerò -ma non prometto nulla- a pubblicare un po' prima...
Detto ciò mi scuso anche con la mia cara Beta, che nonostante il mucchio di errori nella prima stesura questo capitolo, lo ha corretto tutto con infinita pazienza (che vi assicuro possiede di natura! xD) e che mi ha fatto un mazzo tanto, dicendomi di stare un po' più attenta e prendendomi a pugni -stavolta nel vero senso della parola-! :3

Mi sembra -e ho detto sembra- di aver scritto tutto!
Quindi vi saluto, spero vogliate lasciarmi una recensione e spero continuiate a seguire Double Star! ~
Un enooooorrrrmmmeeee abbraccio,

Ruckia_chan♪

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Capitolo 3
*** Be or not be? ***


Double _ Star #3
Double  Star
Be or not to be?



Shine sospirò silenziosamente sperando che quella tortura finisse il prima possibile.
- Da dove vieni?
- Quanti anni hai?
- Come ti chiami?
Le domande di quei ragazzi stavano facendole venire un nauseante senso di colpa che le attanagliava lo stomaco per poi risalire in gola.
Non aveva mai detto così tante bugie in un'unica volta.
Ricapitolando: era una ragazza di diciassette anni da sempre in cerca di libertà, alla prima occasione era fuggita dalla casa dei genitori – fino a qui la storia non è nemmeno così fasulla, si disse -, viveva a due isolati da lì, i suoi la maltrattavano tutto il giorno - così ho giustificato gli abiti mal ridotti e i vari lividi -, il suo nome non lo aveva mai saputo perché era sempre stata costretta a vivere chiusa in casa, a nessuno era mai importato di lei - andati anche l'identità e la mia scarsa conoscenza della zona - e non era una ladra, semplicemente li aveva seguiti sperando la potessero aiutare a trovare un alloggio per un po' di tempo.
Sospirò di nuovo, era così inverosimile che faticava a crederci pure lei.
Le reazione furono varie: Luna le sorrise dolcemente, Andrew trattenne una smorfia e cercò -non riuscendoci- di limitarsi nel tirarle una occhiataccia.
All'interrogatorio” era presente anche il ragazzo che aveva visto di striscio nel cortile: era lui il Liam che Luna le aveva menzionato con tanto entusiasmo.
Shine dedusse che lui fosse il capo di quella strana combriccola, infatti ci fu un lungo silenzio e tutti si girarono verso di lui, come in attesa di qualcosa; i suoi movimenti erano calmi e pacati, misurati al millimetro.
Contemplò un attimo i ragazzi per poi posare i suoi occhi chiarissimi su di lei.
La ragazza si irrigidì sulla sedia, iniziò a contorcersi le mani con rapidi movimenti e infine trovò la forza di affrontare quello sguardo di ghiaccio: gli occhi di Liam erano di un azzurro talmente chiaro da avvicinarsi al bianco.
Qualcosa dentro di lei mutò, quegli occhi così gelidi per una frazione di secondo le parvero meravigliosamente tranquillizzanti e allo stesso tempo ipnotici; involontariamente abbassò lo sguardo arrossendo lievemente.
Sperò con tutta la sua forza che gli enormi occhiali da sole, dai quali non si era voluta separare neppure un attimo, nascondessero le emozioni che lei non riusciva a celare allo sguardo altrui.
- Sai cucinare o badare alla casa? - chiese lui.
Shine scosse la testa. No, sono proprio negata.
- Sai suonare uno strumento? - continuò.
Di nuovo negò. È troppo sospetto se dico che so suonarli tutti.
Il giovane sospirò senza mascherare quanto gli dispiacesse.
- Immagino che tu non abbia neppure una bella voce, vero? - mormorò.
- Infatti - confermò lei senza la minima esitazione. Se canto scoprono immediatamente che sono una professionista ed è l'ultima cosa che voglio.
- Allora mi spiace ma non puoi stare qui, noi accettiamo solo membri che contribuiscano al bene del gruppo: è per questo che riusciamo a vivere in modo indipendente dal mondo esterno. Tutti i qui presenti si stanno impegnando per raggiungere un obbiettivo: il debutto della band nel mondo dello spettacolo e tu saresti un incomodo, ci rallenteresti e basta. - Riprese fiato e continuò: – questo edificio un tempo era un ospedale e quando lo hanno abbandonato lo abbiamo occupato noi, non abbiamo abbastanza soldi per comprarlo ma con la scusa che lo teniamo in buono stato ce lo lasciano usare lo stesso, per questo un membro che non aiuta non serve, capisci? - questa volta aveva finito davvero.
Sul viso di Andrew si dipinse un sorriso trionfante, mentre Luna teneva gli occhi a terra, senza guardarla.
Liam diede le spalle a tutti e fece per uscire ma fu interrotto da un grido – Aspetta! Imparerò! - Shine gli aveva afferrato un polso e lo stava obbligando a guardarla, continuò – se ora sono inutile giuro che mi impegnerò e diventerò ciò che serve a voi! Ti prego... - gli lasciò il polso.
Lui le diede di nuovo le spalle e si fece molto serio. - Sei certa di quello che affermi? - lei annuì.
- Ok - disse molto semplicemente, - sei dei nostri. - La sua voce ora era molto più rilassata; - ben arrivata - si voltò verso di lei e le sorrise, poi uscì.
Shine finalmente riprese a respirare, non era mai stata così avventata.
Luna le saltò al collo con grande slancio – ce l'hai fatta! ce l'hai fatta! - le strillò nelle orecchie con più entusiasmo del dovuto e la ragazza si ritrovò, con suo grande stupore, ad abbracciarla a sua volta.
Con la coda dell'occhio scorse Andrew che usciva dalla stanza sbattendo la porta e imprecando ad alta voce. Questa volta fu lei a sorridere trionfante.





Liam si affacciò dalla finestra della sua stanza.
Erano ormai quattro giorni che Elen - così Luna aveva ribattezzato la nuova arrivata - era entrata nel gruppo e ancora lui non si capacitava di come aveva potuto prenderla con loro nonostante fosse completamente inutile.
Le avevano dato un paio di bermuda e una polo del biondino da mettere che le calzavano enormi e non si era tolta per un secondo gli occhiali da sole, neppure mentre dormiva.
Si maledisse mentalmente: aveva ragione Andrew quando diceva che era stato uno stupido, fu allora che lo notò.
Elen e Luna erano sedute in giardino a intrecciare sottili steli di margherite per formare due coroncine di fiori da mettere in testa, l'erba arrivava fino alle loro spalle, sembravano felici.
Lui era lì, dietro un albero, che le osservava in silenzio, torturandosi un ciuffo biondo di capelli; a un certo punto sorrise.
Andrew che sorrideva? Guardando le ragazze?
Forse aveva davvero sbagliato ad accettarla, chissà.
Concentrò il suo sguardo su Elen che sorrideva a Luna, per un istante le sue labbra si piegarono in una smorfia nascosta.
Elen lo vide e lo salutò, ma lui le diede le spalle e chiuse la finestra.
- Cosa mi nascondi? - mormorò fra sé e sé.



Thea time
Eccoci qui per la terza volta :)
E con mia grande vergogna devo ammettere...
Avevo infatti promesso la pubblicazione del terzo capitolo con anticipo ma, come nel mio stile, sono riuscita a pubblicarla in RITARDO!!
Perdono! Infinite scuse!!

Avevo promesso di svelarvi la soluzione del giochino che vi ho sottoposto, ed eccola qui:

_Se Shine (che si trovava dietro Andrew) ha sbattuto di faccia sulla sua schiena, come è possibile che cadendo si sia ferita il ginocchio e contemporaneamente abbia preso una schienata a terra?_

Ancora una volta ringrazio tutte le persone che mi hanno incitata a scrivere un altro capitolo di Double Star e tra tutti la mia cara Beta Licchan, Adri_cha, Nicki_chan, Azu_sensei e Purple_3!xD

Un bacio a tutti!!
Spero perdonerete il mio colossale ritardo e che recensiate in tanti! Recensite che fa bene alla circolazione del sangue scrivere!! xD

Saluti,
Ru_chan


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Capitolo 4
*** New people, dancing and stuff... ***


Double  Star
New people, dancing and stuff...


Da quando Luna l'aveva ribattezzata “Elen”, nome che le piaceva abbastanza, Shine si era sempre più velocemente abituata alla sua nuova vita.
La mattina veniva regolarmente svegliata dalla sua amica, faceva le commissioni in paese e aiutava nelle faccende domestiche – che per altro aveva scoperto molto divertenti -, il pomeriggio i ragazzi si chiudevano fino a sera dentro lo stanzone che portava la scritta “sala prove” incisa a caratteri minuti sulla vecchia porta di legno e la sera, libera per tutti, molte volte la passava con Luna in giardino o in camera da sola.
In quella vecchia casa sperduta nei campi nessuno veniva mai a bussare alla loro porta se non il postino una volta al mese - da quanto le aveva detto il biondino con orgoglio - e questo la faceva sentire piuttosto tranquilla, nessuno l'avrebbe mai trovata lì.
Il vecchio edificio si era dimostrato molto più grande di quanto non si fosse aspettata: era sviluppato su tre piani, il primo era composto da cinque sale adibite rispettivamente a cucina, salone da pranzo-area relax, un ampio ingresso e un enorme bagno; il secondo ospitava quattro grandi camere da letto ciascuna con un piccolo bagno indipendente e la sala “riunioni”-secondo salotto; il terzo era diviso in appena due stanze, la “sala prove” (completamente insonorizzata) e quella che doveva essere una vecchia aula di musica-biblioteca, con tanto di pianoforte.
Le due ragazze di diritto - come aveva sostenuto Luna dopo lunghe liti con il biondino - si erano appropriate di due camere indipendenti collegate tra loro da una porta, mentre Liam e Andrew si erano accontentati -per così dire- di una doppia, la restante camera- anch'essa una doppia- doveva essere una stanza ospiti, dedusse Elen.



Quella mattina fu diverso. Luna la svegliò con più entusiasmo del solito e a colazione al posto di buttarsi sul cibo- com'era la routine- tutti erano stranamente concentrati su Liam.
Dopo diversi minuti di silenzio generale il ragazzo si schiarì la voce e annunciò con fierezza: - abbiamo un lavoro -.
Le reazioni furono diverse: Luna e Andrew iniziarono a urlare come pazzi saltellando per la stanza, mentre Elen rimase in silenzio con gli occhi inchiodati a quelli chiarissimi dell'albino, che facevano di tutto per sfuggirle.
- Dove, come e quando?! - chiese il biondino sbattendo i pugni sul tavolo, del tutto incurante di aver appena rovesciato la tazza del latte.
Liam gli regalò un sorriso lupesco.



Fu così che Elen si trovò a camminare per la via principale della città vicina, tra le urla di Andrew e Luna.
- ORA BASTA! È SOLO COLPA TUA SE CI SIAMO PERSI! DOVEVAMO ANDARE A SINISTRA, RAZZA DI DEMENTE! - urlava la ragazza.
- PRIMO, DEMENTE A ME NON LO DICI! E SECONDO CI ARRIVEREMO, MA DI CERTO NON GRAZIE A TE! - rispondeva l'altro.
Mentre quei due davano spettacolo ai passanti Elen cercò di avvicinarsi a Liam.
Era da un po' di tempo che aveva notato una certa freddezza nel suo comportamento, ma quando finalmente ebbe raccolto abbastanza coraggio da dire qualcosa attirò la sua attenzione.
Verso la fine della strada una ragazza con un giaccone blu si stava massaggiando le tempie, affiancata da un giovane castano che saltellava sul posto urlando e sbracciandosi come un ossesso nella loro direzione.
Il suo sguardo, tra il preoccupato e il sorpreso, dovette attirare l'albino che, sorridendo, annunciò al gruppo:- ecco il mio amico-.
Inutile dire che i due litiganti non cessarono il loro battibecco.
Una volta vicini al bar dell'amico di Liam, dove avrebbero lavorato per il resto della giornata, la rossa si limitò a squadrare da dietro l'amica -che per l'occasione si sarebbe chiamata Ace nella modalità Boy-On- i due ragazzi del bar.
Il castano non aveva smesso un attimo di parlare con Liam, dandogli amichevoli pacche sulle spalle e la ragazza, che non sembrava averla notata, stava esaminando tutti i presenti lanciando degli sguardi gelidi a chiunque osasse posarle gli occhi addosso.
Luna continuava imperterrita nel prendersi con il biondino: - visto Andrew? Avevo ragione io.-
- Zitto va! Se non avessimo girato a destra come ho detto io non ci saremmo mai arrivati qua! - fu la pronta risposta.
Elen si stupì della facilità con cui tutti parlavano della nera al maschile senza esitare neppure un attimo; quel pensiero la distrasse giusto il tempo da permettere all'amica di aggrapparsi alle sue spalle mugugnando: - Uffa! Elen! Andrew fa il bullo...!
Fu allora che la ragazza “Occhi di Ghiaccio” -come l'aveva soprannominata- si accorse di lei.
Puntò i suoi occhi azzurri in quelli di Elen che si irrigidì, cercando di sfuggire allo sguardo indagatore di lei, ma per fortuna Occhi di Ghiaccio aveva già cambiato obbiettivo, tirando per la manica il suo amico.
Lui si voltò: -che c'è?- chiese, lievemente irritato.
-Invece di stare ad amoreggiare con il tuo amico che ne dici di fare un po' di presentazioni? - sbuffò decisamente seccata, senza assolutamente alcun imbarazzo.
Il castano arrossì fino alle orecchie protestando debolmente mentre Liam annunciò: - Loro sono Andrew, Ace e Elen, la nuova arrivata. Infine io sono Liam, piacere di conoscervi - rivolto un po' all'amico e un po' alla ragazza.
Il castano sorrise a tutti, soffermandosi un attimo di troppo sulla rossa, cosa che lo fece lievemente arrossire e che spinse Luna a tirare una leggera gomitata nel fianco dall'amica.
-Io sono Touya, mentre lei è Anis- si presentò con gentilezza. Naturalmente la ragazza non fu gentile per niente e si limitò a sbuffare.
Una volta entrati nel locale il gruppo si lasciò sfuggire un sussulto: dire che stava cadendo a pezzi era un eufenismo.
Quel posto era il locale più frequentato in assoluto, il più economico di tutta la città ed era costantemente pieno di gente, a qualsiasi ora.
Questo dovette irritare Anis, che disse acida: -Ci scusiamo se il locale non è di vostro gradimento, Signori - e completò l'azione allontanandosi di gran carriera per abbandonarsi su uno sgabello poco distante.
Calò un silenzio imbarazzante che il castano, dopo aver chiuso la porta, colmò in fretta iniziando a spiegare le regole di un buon cameriere e un'altra marea di cose che probabilmente nessuno ascoltò.
Dire che è soporifero è dire poco... pensò Elen, accorgendosi che probabilmente tutti stavano pensando la stessa cosa, compresa Anis.
Luna alzò la mano: - E se uno non volesse fare il cameriere?
- Perché, che altro sapete fare? - domandò Touya, incuriosito.
Andrew, Liam e Luna si scambiarono uno sguardo d'intesa: - Suonare.



La rossa fissò con occhi sgranati il vestito che Anis le aveva messo in mano.
Stava scherzando, vero? Ma qualcosa la convinse che la castana stesse facendo di tutto tranne che scherzare.
- N-nessuno mi ha detto che avrei dovuto indossare un vestito del genere - provò a lamentarsi.
Anis accarezzò il suo vestito da cameriera tutto pizzi e merletti come fosse stato un morbido gatto: - Stando alle parole del tuo amichetto tu non sai fare nulla, perciò ho pensato che metterti in ridicolo ulteriormente non avrebbe fatto differenza - ghignò, malefica.
Se Elen avesse avuto una mazza ferrata fra le mani le avrebbe rotto i denti probabilmente, invece si limitò a sbuffare: - dov'è il mio camerino?
Il sangue le gelò nelle vene.
Cosa diavolo aveva detto?! Si maledisse mentalmente.
Si portò le mani alla bocca, restando sorpresa davanti alla reazione della castana, che stava... ridendo?!
- Il tuo ...camerino? Stai scherzando?! - sghignazzava Anis con le lacrime agli occhi.
- Eccolo, il tuo “camerino” - continuò a ridacchiare indicandole uno sgabuzzino senza porta.
La castana ci si infilò, afferrò un asciugamano sporco incastrandolo nello stipite alto della porta a mo' di tenda e si cambiò, uscendo fiera del suo tempo.
Elen era basita, entrò e si mise il ripugnante abito facendosi aiutare nello stringere i lacci da Anis, riuscendo miracolosamente a convincere quell'esagitata a lasciarle indossare gli occhiali da sole.
Appena uscite incontrarono Touya, anche lui cambiato nella sua uniforme da cameriere, che fissò di nuovo troppo a lungo la cameriera improvvisata.
Anis dovette notarlo perché si posizionò fra i due, schiaffeggiando il malcapitato.
La rossa però era distratta: il suo sguardo andava alla band, che si stava preparando per il concerto del pomeriggio; fu riscossa dai suoi pensieri quando la castana la prese sottobraccio e la trascinò lontana affermando molto seria: - Non fare caso a lui, ha degli sbalzi di ormoni quando vede una ragazza carina.
Era un consiglio o una critica...?
Touya sospirò e le sorrise da lontano, avviandosi verso i ragazzi.
- Ormai sono quasi le otto. Avete tutta la mattina per organizzarvi e fare tutte le prove che volete; lo spettacolo durerà tutto il pomeriggio -disse fissando l'orologio.
- Grazie per l'ospitalità! - esclamò “Ace” raggiante.
- Ci mancherebbe! Anzi, ci state facendo un favore, speriamo di attirare più clienti - contraccambiò il cameriere.
- E noi di diventare famosi!- concluse Luna facendo l'occhiolino a Liam, che non si scompose.
Fu così che il cartello venne girato.

-APERTO-

 

Anis richiamò Elen all'attenzione.
- Che cosa? - domandò l'altra colta di sorpresa.
- Le tre regole dei camerieri - ripeté lei senza nascondere quanto fosse scocciata.
- Ah si! Quelle che mi hai detto prima! - schioccò le dita.
La castana annuì. - Visto che sei nuova, lascia che ti aggiunga qualcos'altro.
- Ma veramente io... - lo sguardo corse alle decine di clienti che affollavano il bar.
- Mai entrare in cucina, nessuno sa cosa si cela lì dentro - An deglutì, - il che è parecchio inquietante; mai chiedersi dove si trova il capo, non sappiamo minimamente cosa faccia nel suo ufficio, se sia veramente un ufficio o una videoteca per porno, e come faccia a comparire d'ovunque e nei momenti più sbagliati; non fare più di tre caffè alla volta alla macchinetta altrimenti si impalla - Elen stava ascoltando con attenzione, stupendosi di quanto fosse strano, misterioso e pericolante quel locale; - inoltre cerca assolutamente di non - la castana spostò il suo sguardo oltre la spalla della rossa, e il suo viso sbiancò completamente, - ballare sul bancone al ritmo di musica...
Non sono completamente scema... comunque grazie per la fiducia avrebbe voluto risponderle, invece si limitò a un deciso: -Stai tranquilla, penso che ballare sarebbe l'ultima cosa che fa-- - si bloccò.
Le parole si rifiutarono di uscire dalla gola e non seppe se ridere o rintanarsi sotto un tavolo per la vergogna.
Fortunatamente ci pensò Anis a fermare quello spettacolo imbarazzante.
- TOUYA, COSA CAZZO STAI FACENDO SUL BANCONE?! - strepitò battendo i piedi con rabbia, ma sembrava che il ragazzo non sentisse una parola, impegnato come era a fingere di cantare e a muoversi come “una vera superstar”.
Tutto il locale aveva la loro attenzione, e la castana doveva esserne consapevole perché il suo viso era rosso un po' per l'imbarazzo, un po' per la rabbia.
Trascinò Touya giù dal bancone fino allo sgabuzzino, dove si mise a urlare più di prima, forse dimenticandosi che la porta non c'era più, sostituita da un misero asciugamano.
Così, mentre alle sue spalle si sentivano urla più o meno disperate, Elen decise di invitare gli “spettatori” a tornare sulle loro bibite facendo cenno alla band di continuare a suonare.
Dopo una decina di minuti i due uscirono dallo sgabuzzino e tornarono silenziosamente alle loro mansioni.
La rossa si avvicinò a Touya chiedendogli, comprensiva: - allora? Cosa ha detto?
Per tutta risposta lui si massaggiò le tempie mormorando: - Ha detto un centinaio di parole, ma le uniche che ho veramente compreso sono state “imbarazzo”, “vergognati”, “figuraccia” e “ti farò passare una notte d'inferno”.
Elen gli diede una leggera pacca sulla schiena e si allontanò, lasciandolo a deprimersi da solo.


Liam rimase molto colpito da come la ragazza si stava sforzando di apprendere quella quantità allucinante di informazioni che la castana le urlava in malo modo da un lato all'altro del locale.
In un primo tempo aveva anche pensato di andare ad appendere al muro quella scorbutica di Anis, ma sarebbe stato piuttosto strano visto che era lui che da ormai diversi giorni evitava la rossa come la peste...
Perché lo facesse non lo sapeva, d'altronde non gli aveva fatto nulla, tutte le volte prometteva che si sarebbe comportato normalmente, ma appena se la ritrovava davanti doveva subito darle le spalle: aveva paura, non sapeva di che cosa, però era certo si trattasse di paura.
Fu allora che ci fu un forte rumore, tutti si girarono verso Elen: il vassoio che teneva in mano le era scivolato a terra e lei non dava cenno di volerlo raccogliere.
Il suo sguardo era fisso sul nuovo cliente entrato, un ragazzo dai capelli color cenere e profondi occhi scuri, che si andò a sedere nell'angolo più remoto del locale.
La rossa raccolse il vassoio scusandosi con i due clienti seduti al tavolo accanto a lei, mentre Anis sgomitava tra la folla per raggiungerla.


Quando Anis riusci ad arrivare da Elen, ella riuscì solo a mormorare: - panino al prosciutto crudo e bicchiere d'acqua al tavolo ventitré.
La castana non dovette notare l'insolito pallore della rossa, e neppure il tremore nelle sue gambe.
La diciassettenne la afferrò per una spalla. - Dove vai? Quel cliente ormai è tuo, e mi sembra parecchio interessato alla nostra Elen perciò... - prese un panino e riempì un bicchiere d'acqua del rubinetto, - ecco qua~- e la spinse nuovamente, guadagnandosi la prima occhiataccia dalla rossa.
Forse in circostanze diverse la ragazza si sarebbe accorta di come Anis spiasse ogni suo gesto di nascosto, ma la sua testa era vuota, e lo sforzo di parlare normalmente le stava costando più del previsto.
Quando il ragazzo le afferrò il polso il vaso traboccò, e in preda al panico riuscì solo a pensare come si sentisse impotente in quel momento, mentre cercava disperatamente di divincolarsi.



Shou guardò distrattamente il menù del bar, quando una flebile voce lo richiamò all'attenzione: - ho portato quello che ha ordinato.
Il suo cuore cessò di battere.
Davanti a lui una ragazza minuta dai lunghi capelli rossi e la divisa da maid lo guardava con un certo timore da dietro un paio di occhiali da sole.
Non c'erano dubbi. Era lei.
- Ma che maid carina! Ci conosciamo per caso? - chiese con noncuranza.
La ragazza sussultò, negando con il capo e abbassando sempre più lo sguardo.
Shou non l'avrebbe fatta scappare di nuovo: - sei sicura? Perché io mi ricordo di te - insistette.
Per tutta risposta la rossa incassò ancora di più la testa fra le spalle, ma riuscì a mormorare: - la servo o lascio qui il vassoio?
Il ragazzo sbuffò, irritato, facendole cenno di servirlo, ma senza demordere: - sai chi sono io? - le chiese gentilmente - un modello e un idol - le sussurrò all'orecchio mentre lei era intenta a posare il panino sul tavolo.
Elen sobbalzò, stavolta più violentemente, mentre le sue mani iniziavano a tremare.
- E se ti chiedessi di uscire con me? ~- le chiese lui con un mezzo sorriso.
La ragazza si sforzò di rimanere impassibile, si voltò e fece per allontanarsi.
Shou fu più veloce e le afferrò un polso.
- Non mi hai risposto, Shine - sussurrò malizioso.


Anis si avviò verso di loro a passo deciso e prese il polso del ragazzo con forza, facendo in modo che lasciasse la rossa.
- Ha qualche problema signore? Desidera qualcos'altro? - lo fissò con sguardo glaciale. Il ragazzo deglutì.
- No nulla, grazie - mormorò.
- Meglio così - e mollò la presa, spingendo Elen via.
Quando furono abbastanza lontane, la ragazza si voltò e An riuscì quasi a vedere i suoi occhi: grandi e molto, molto chiari.
La rossa sussurrò un tremante – grazie - e lei sbuffò.
- Lo stai dicendo come se ti avessi salvato la vita - e si sforzò di sorridere, mostrando solo un ghignò benevolo.
Per alleggerire la situazione, An annuì e incrociò le braccia al petto. - D'accordo, la prossima volta non ti darò più in pasto al primo cliente che ti mangia con gli occhi, contenta? - per tutta risposta ottenne un epico “facepalm”.



- Aaah - sospirarono contemporaneamente Touya, Anis e Elen, abbandonandosi sullo sgabello più vicino. I ragazzi della band fecero lo stesso, sedendosi sul palco improvvisato e inspirando profondamente.
Elen decise di alzarsi e preparò tre bicchieri per i suoi compagni: Luna e Andrew li accettarono,mentre Liam si allontanò.
Anis, che osservava la scena passivamente, gli gridò un - ehi, Mistersimpatia! - dietro che non lo scalfì minimamente ma fece avvampare la rossa.
Dopo questa sua uscita la castana si lasciò cadere all'indietro, scontrando contro il freddo e duro bancone.
- Ahi! In questa giornata le sfighe sembrano non finire mai – borbottò la giovane che non aveva neanche la forza per far girare lo sgabello su se stesso e concedersi un po' di svago.
- Sai, hai proprio ragione - ribatté abbattuto il castano.
Anis si tirò su, mostrando il volto terrorizzato. - No, Tou, non dirmi che...
Touya non seppe se essere contento o disgustato da quello che stava per dire: - Sì, An: i bagni, subito.
La castana lanciò un urlo di disperazione e si coprì il viso, teatralmente; poi, sembrò avere un'illuminazione e prese Elen sottobraccio.
- Però lei mi aiuta - sogghignò felice.
Il castano sospirò e mugugnando un - va bene - si avvicinò al resto del gruppo porgendo loro gli spazzoloni, mentre la rossa cercava di ottenere una spiegazione da Anis.
Andrew li fissò. - Ma noi non avevamo finito?-
Scosse la testa. - Mi spiace, ma questa è la routine - pronunciò ghignando e facendoli deglutire.
Le due ragazze si infilarono nel bagno e una smorfia di disgusto deformò il viso di entrambe.
- Ma quante volte lo pulite, questo posto? - riuscì malapena a chiedere la rossa, mentre un tanfo disgustoso le saliva per le narici.
- Una alla settimana, forse. È troppo tremendo - si lamentò An prendendo degli stracci e porgendogliene alcuni.
Elen li prese con disgusto. - E allora perché non ti sei opposta? - una volta che il tuo “talento” sarebbe stato utile... pensò esasperata.
La castana guardò male la porta da cui erano entrare.
- Perché lui lo ha fatto l'ultima volta - abbassò lo sguardo, - e poi non è rimasto più lo stesso - disse in tono melodrammatico e misterioso.
- Sì, certo. Meglio mettersi al lavoro - la liquidò Elen, prendendo a strofinare i lavabi, trattenendo orrende smorfie di disgusto.
I minuti passavano, lentamente, e il silenzio assordante che regnava nell'intero locale creava un'atmosfera tesa e faceva perdere ognuno nei propri pensieri, troppo stanchi per dar loro una forma o un limite.
E fu proprio dopo una ventina di minuti che Anis udì qualcuno cantare.
Elen, troppo stanca per pensare a qualcosa di preciso, aveva incominciato a canticchiare uno dei suoi ultimi pezzi da idol.
- Elen ma tu... - lei si voltò e in un attimo sbiancò, lasciandosi cadere a terra tremante; fissava la castana con occhi sgranati. Una goccia di sudore le scivolò dalla fronte e cadde sul costume sporco. La rossa si mosse lentamente all'indietro, scuotendo la testa inconsciamente.
Anis si fece brillante.
- Tu hai una bellissima voce! Ti prego, un giorno andiamo tutti insieme al karaoke!-
La paura e il terrore dipinti sul volto dell'altra svanirono in un attimo, trasformandosi in pura confusione.
- No, cosa sto a chiedertelo, tanto l'ho già deciso: un giorno tutti al karaoke! - fischiettava tutta contenta la giovane, tornando al lavoro.
La rossa tirò un lungo sospiro di sollievo che fece alzare il sopracciglio all'altra, mentre un largo sorriso le si dipingeva in faccia.



- Mi raccomando Liam, cerchiamo di non perdere i contatti, okay? - Touya sembrava sull'orlo delle lacrime.
- Ma dai, quanti piagnistei: non sta per morire nessuno - roteò gli occhi Anis, sbuffando come al solito.
- Sono d'accordo con la ragazza - annuì Andrew indicandola. - Piantiamola qui che ho sonno.
Elen si trattenne dall'andare dal biondino e girargli uno schiaffo.
Touya era troppo tenero.
Il castano, indicando la compagna e il batterista, sbuffò: - certo che quei due sono tremendi, se messi nella stessa stanza-.
Anis alzò in alto il palmo e il biondino le diede il cinque, entrambi fieri di sé.
Elen continuava a nascondersi dietro a Luna, se si fosse unita agli altri avrebbe sicuramente pianto.
Erano i suoi primi amici.
Ace” fissò i due ospiti negli occhi e, come se le avesse letto nel pensiero, sorrise: - Questo è solo un arrivederci!-
- Purtroppo - borbottò la castana, ricevendo un forte scappellotto.
- Non datele peso: significa che le siete simpatici - spiegò Touya sorridendo, mentre Anis cercava di rimanere seriamente imbronciata.
- Dunque, arrivederci. Dobbiamo assolutamente rifar- cercò di concludere lui.
Un – NO! - generalo lo interruppe, facendo ridere di gusto tutti i presenti. Il castano aprì la porta del locale.
- È stato un piacere ospitarvi, spero tornerete nel nostro modesto locale - li salutò sorridendo.
Andrew, con il suo solito garbo, sbuffò: - altro che modesto, dovreste proprio ristrutturarlo-.
- Lo sappiamo ma - un alone nero cadde sul ragazzo, - non abbiamo fondi...-
La castana gli posò una mano sulla spalla: - ma, in fondo, a me piace così: decadente, malfamato e puzzolente-.
- Certo che hai dei gusti strani... - mormorò il biondo, facendo sorridere l'intera combriccola.
I cinque uscirono e salutarono i due un'ultima volta scuotendo le braccia, poi Anis si ricordò improvvisamente di una cosa.
- Allora la prossima volta al karaoke, ci conto eh, Elen! - le urlò dietro.
All'udire la parola karaoke il volto di Touya sbiancò: - no, il karaoke no!
Con un - alla prossimaaa! - i due si tirarono la porta alle spalle, lasciando la band sulla buia e desolata strada.

 

Shou era intento a sfregarsi le mani gelide per scaldarsele, quando dal locale finalmente uscì il suo obbiettivo.
Era accompagnata da una strana combriccola di ragazzi, ma sembrava inaspettatamente a suo agio.
Il ragazzo non si fece distrarre e le si avvicinò.
- Scusa, devo parlarti un attimo - le disse gentilmente prendendola per le spalle e separandola dal gruppo.
Il corpo di lei si irrigidì all'istante e il suo voltò sbiancò completamente.
Il ragazzo biondo fu più veloce, si mise fra lui e la rossa, allontanandola con uno spintone e afferrandolo per il bavero del giubbotto: - che cosa vuoi da lei? - ringhiò.
Shou sorrise beffardo: - sono il suo ragazzo e la voglio riportare a casa.
Il biondino fece per girargli un pugno, ma un altro ragazzo intervenne: - Andrew! Lascialo immediatamente! - ordinò, brusco.
Sorprendentemente lui ubbidì, lasciandolo di malavoglia.
L'albino gli si avvicinò: - cosa vuoi da Elen? - gli chiese gelidamente squadrandolo dall'alto in basso.
Elen...?
Ma la ragazza non gli diede il tempo di rispondere:- s-si sarà sbagliato, posso parlargli io..? - mormorò confusa e tremante.
L'albino le fece cenno di avvicinarsi e la prese sottobraccio: - parlagli da qui, non posso lasciarti andare da sola - le disse.
Lei annuì.
Shou scoppiò a ridere freneticamente:- MI HAI DETTO CHE NON MI AVRESTI ABBANDONATO! - le urlò improvvisamente contro.
- SECONDO TE TI AVREI DAVVERO SPINTO A VIVERE NORMALMENTE? NON PUOI! TU NON FAI PARTE DI QUESTO MONDO, TU SEI SOLO UN SUO STRUMENTO! - continuò, con sempre più foga.
Con sorpresa di tutti Elen riuscì a bisbigliare: - io non ti conosco, devi esserti sbagliato...
Il ragazzo imprecò ad alta voce, sparendo nella penombra e mormorando un confuso - ci rivedremo-.
Solo allora Elen si lasciò andare, scoppiando a piangere disperatamente.




Thea time 

He he he...vipregononuccidetemi!!!>____<
Questo capitolo sarebbe dovuto uscire quest'estate, poi l'ho rinviato a Settembre (causa vacanze) e -non so come- eccoci qua! xD
PREANNUNCIO che non è solo colpa mia, ma anche della mia cara Beta <3 [Ma fanbrodati Sacchan D: NdBeta]
Ebbene si! Quasto capitolo è particolarmente speciale: è un crossover con una storia inedita di Licchan :)
Sia Anis sia Touya mi sono diventati molto cari, ho avuto la possibilità di leggere la loro storia – che molto presto non sarà più inedita ù__ù – e vi spoilero che in futuro ci sarà sicuramente un altro capitolo crossover ;3
Che altro dire… ringrazia ancora una volta tutti coloro che mi hanno e continuano a sostenermi!
Mille grazie a Licchan (Kikari_) -la migliore Beta del mondo-,
a Adri-chan (Rouge_san) e a Niki-chan (Minori_san) -le mie “Andrew's fan girls™”-, naturalmente a Azu-sensei (MatitaAppuntita).
a Purple_3 che mi ha resa tanto felice dedicandomi una prima preziosissima recensione! -il cielo non ha voluto xD-
e infine a una serie di persone che, ripeto, -purtroppo- non sono su EFP, ma che un giorno -obbligherò- verranno a iscriversi!
grazie mille! ◕‿  ◕

Un ulteriore Mega Giga Enorme Largo Lungo Stratosferico Emisferico Atuttotondo (?) GRAZIE a Licchan, amica sempre più cara, che mi ha permesso di creare un così interessante capitolo e che mi sopporta ancora sia su EFP che nella vita reale ;) […hai vinto, ritiro il “fanbrodati” u.u NdBeta]

Spero continuerete a seguirmi e a recensire nonostante io sia una mezza frana!
With much love,

Ruckia_chan ♪


P.S. Dal prossimo capitolo inizieranno tante belle canzoni~
Quindi se qualcuno di voi può consigliarmi canzoni – con testo sensato,
voci maschili e femminili alternate- sono tutte ben accette!!:)
Scrivetemi in privato o in recensione titolo e autore, qualsiasi genere è ben accetto:3
Vorrei fosse un miscuglio di canzoni e di generi differenti xD
Grazie mille per la disponibilità~
Un abbraccio e a presto -si spera- ;)

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