Rebirth - Rinascita

di Yuki Kiryukan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cambiamenti ***
Capitolo 3: *** La Prigioniera ***
Capitolo 4: *** Intrusi ***
Capitolo 5: *** Trappola ***
Capitolo 6: *** Incubo ***
Capitolo 7: *** Fuga & Rabbia ***
Capitolo 8: *** Solo Vendetta ***
Capitolo 9: *** Basta Così ***
Capitolo 10: *** Bianco ***
Capitolo 11: *** Piano & Mistero ***
Capitolo 12: *** Confessione Nel Sangue ***
Capitolo 13: *** Archivio Nascosto ***
Capitolo 14: *** Il Diario Segreto ***
Capitolo 15: *** Ricordi Della Tragedia ***
Capitolo 16: *** La Tragedia ***
Capitolo 17: *** Qualcuno Nel Verde ***
Capitolo 18: *** Promessa ***
Capitolo 19: *** Sangue Versato ***
Capitolo 20: *** L'Abbraccio Negato ***
Capitolo 21: *** Sangue Freddo ***
Capitolo 22: *** Zio ***
Capitolo 23: *** Promessa Tra Le Fiamme ***
Capitolo 24: *** Il Nome "Rebecca" ***
Capitolo 25: *** Nel Ruolo Del Capo ***
Capitolo 26: *** Partenza ***
Capitolo 27: *** Rapimento...Esplosivo ***
Capitolo 28: *** Sola ***
Capitolo 29: *** Distruzione ***
Capitolo 30: *** Il Peggior Tradimento ***
Capitolo 31: *** Salvataggio A Sorpresa ***
Capitolo 32: *** Complotto ***
Capitolo 33: *** Confronto ***
Capitolo 34: *** Conflitti, Tensioni, Divisioni ***
Capitolo 35: *** Furia ***
Capitolo 36: *** Triste Consapevolezza ***
Capitolo 37: *** La Mina Della Ribalta ***
Capitolo 38: *** Combattimenti Incrociati ***
Capitolo 39: *** La Punizione Di Un "Padre" ***
Capitolo 40: *** La Nostra Solitudine ***
Capitolo 41: *** Rosso Come Il Sangue ***
Capitolo 42: *** La Figlia Ritrovata ***
Capitolo 43: *** Riemergere ***
Capitolo 44: *** In Bilico ***
Capitolo 45: *** Il Filo Spezzato ***
Capitolo 46: *** Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti!!!! :D Sono Yuki!
Ok, non mi sembra vero di essere riuscita a postare così in fretta il Prologo di Rebirth! O.o
Se ce l'ho fatta, devo ringraziare Fabiola, o Bippa, che mi ha aiutata tantissimo con la revisione di questo capitolo! Ti dedico il prologo cara! xD
Come sempre, un grazie infinito a tutti quelli che hanno seguito la prima serie di questa storia, incoragiandomi con affetto! :') Non so come avrei fatto senza di voi! *.*
Spero mi seguirete anche fino alla fine della seconda! Vi prometto un sacco di sorprese! :D
Detto questo, vi lascio al prologo! Aspetto con ANSIA di sapere cosa ne pensate di questo inizio!  
Apresto, spero di riuscire a postare in fretta anche il primo capitolo!
Un bacione a tutti!!! <3   
Yuki!              



                                                 Prologo
 
 Anchorage – Alaska

 
 
 
 
Zach guardò giù per lo strapiombo.

I suoi occhi neri come la pece, rotearono qua e là, studiando minuziosamente il paesaggio che lo circondava.

I ciottoli rotolarono sul terreno arido, producendo un scricchiolio ritmico. Il bosco che in precedenza decorava quel luogo sperduto, era scomparso.

O meglio, era completamente distrutto. 

Non l’avevano fatto di proposito. Si erano allenati come facevano sempre, ma avevano sottovalutato quanto la loro forza fosse smisuratamente cresciuta in quei due mesi.

E non era aumentata solo la forza, ma anche la velocità e la resistenza. 

Non avevano quasi più nulla che li accomunasse agli umani, se non l’aspetto.

Una forte ondata di vento sferzante gli punzecchiò le guance.

Si strinse nel giubbotto di pelle nera, sorridendo tra se. Un’altra delle poche cose in cui ancora restavano umani, era la sensibilità al caldo ed al freddo.

Dopotutto, erano due lunghi mesi che lui continuava a sentire un freddo terribile. Un freddo interiore. 

Un freddo dovuto alla sua lontananza. 

Dio, quanto le mancava.

Le aveva detto solamente un misero aspettami, e non si era nemmeno voltato indietro, nonostante lei avesse chiamato incessantemente il suo nome.

Se solo sapesse quanta voglia aveva avuto in quel momento di voltarsi, mandare tutto a puttane, e di stringerla fra le braccia...

Chiuse gli occhi e lei era lì, vicina a lui. Immaginò di prenderle la mano, di baciarne ogni centimetro, per poi salire, e trovare quelle labbra così calde e morbide.

Ma un rumore fastidioso di passi, interruppe il suo sogno e lo riportò in quella realtà molto più crudele.

Aprì gli occhi con lentezza, e si voltò indispettito. 

La chioma bionda di Ryan scossa dal vento fece capolino. Il suo sguardo da strafottente non era affatto cambiato.

<< Non dovresti essere qui fuori . Sei appena uscito dal coma >> gli ricordò, sbuffando.

Ryan lo guardò malamente << Non rompere le palle >> gli rispose, cacciando una sigaretta dalla tasca dei jeans.

Zach scrollò le spalle << Non dovresti nemmeno fum... >> Ma a metà frase si interruppe. 

Non era il tipo da fare la paternale. Soprattutto ad un tipo come Ryan, con il quale avrebbe solo sprecato fiato. Non l’aveva mai ascoltato e non avrebbe di certo iniziato in quel momento.  << Tzè, fai come ti pare >> sbottò, infine.

Guardò il compagno inspirare una profondo boccata, e poi espellere il fumo in un lungo sospiro, che si tramutò in un violento attacco di tosse.

Prontamente, Zach gli mise una mano dietro la schiena, sorreggendolo.

  << Ecco cosa succede a voler fare il macho... >> sbuffò, togliendoli la sigaretta dalle mani. La buttò in terra e la schiacciò col piede.

Ryan se l’era vista brutta. Quella pallottola contenente il veleno gli era entrata nello sterno, sfiorando per un soffio il polmone destro. Tutto per proteggere Amelia Sound. 

Ryan lo fulminò con i suo zaffiri.   << Proprio tu parli? Adam ti aveva rotto tutte le costole per averla protetta >>

  << Concordo. Non puoi proprio permetterti di fare la predica, Zach >>

Una voce che da qualche tempo aveva imparato a sopportare si intromise nella conversazione.  

Una ragazza dal lunghi capelli scuri, tendenti al rosso camminò verso di loro. Indossava un’elegante giacca lunga fino alle cosce sinuose, dei pantaloni attillati neri, ed una maglia scollata.

Sembrava sopportare il freddo meglio di loro vista la disinvoltura nei suoi movimenti. 

Lo guardò con gli occhi color cioccolato fuso.  << È stato proprio per la tua avventatezza che non sei più il leader assoluto della squadra >> gli ricordò sorridendo << Io e te dividiamo la responsabilità, ora >>

Zach grugnii infastidito. Il fatto che il “padre” lo avesse affiancato a quella tizia nel suo ruolo di leader non l’aveva ancora digerito. 

Già, il padre…. Non si era accorto del suo tradimento... o forse faceva solo finta di non saperlo.

Sapeva solo che per lei, era pronto a rifarlo e questa volta non avrebbe fallito.

  << Elizabeth... >> disse sospirando, seccato dalla sua intromissione << Sembri provare  gusto a farmelo notare ogni volta che ci incontriamo >>

Lei rise divertita  << Ancora non sei riuscito ad accettare questa faccenda... >> constatò avvicinandosi << Comunque, puoi stare tranquillo. Non provo un gusto sadico nel farti innervosire. Sono solo venuta ad informarvi che tutti i preparativi sono stati ultimati >>

A quelle parole, Zach si irrigidii, e la stessa cosa fece Ryan dietro di lui.

Quella frase significava diverse cose. 

La prima, era che Adam ed Alyssa erano perfettamente in grado di muoversi come prima.

Anche loro non erano stati nel migliore dei modi in quel lasso di tempo. Lo stato di cancrena che aveva attaccato i loro arti, era stato difficile da debellare.

Gli sembrava quasi di sentire ancora le grida di dolore che emettevano ogni giorno, quando erano stati costretti all’asportazione delle cellule cancerogene.. senza l’uso dell’anestesia.

La seconda , era che erano arrivati i rimanenti Chimeri del gruppo del quale Elizabeth era la leader. Un gruppo composto da sette suoi “simili”, divenuti tali solo da un paio di anni, o poco di più.

Un tempo relativamente breve visto quanto aveva impiegato lui per riuscire a sopportare la presenza di Rufus.

Questa unione appariva con una logica relativamente semplice, ovvero avere più uomini per la riuscita della missione: il recupero di Misa.

Ma Zach, come Ryan e tutti gli altri, sapeva che il vero motivo era soprattutto infliggere un’umiliazione esemplare al Red Shield, divenuto una minaccia troppo grande ormai.

E cosa più importante, un maggior numero di Chimeri avrebbe alzato le probabilità di riuscita del compito che lo terrorizzava di più.

Il rapimento di Rebecca.

Il padre non si era ancora rassegnato all’idea di volerla studiare, per apprendere le sue anomalie ematiche.

Così, in quei due mesi, oltre che a ristabilirsi dalle ferite dell’ultima battaglia contro l’organizzazione, avevano seguito allenamenti, e subito delle ignizioni che miglioravano la status della Chimera.

A ciò, era dipeso che gli attacchi di “fame”, diventassero più assidui, e meno distanziati gli uni dagli altri.

Di male in peggio, pensò.

  << Quindi? >>  sbottò Ryan, accendendosi l’ennesima sigaretta << Quando dobbiamo partire? >>

  << Domani >> rispose immediatamente Elizabeth, e Ryan tossì di nuovo.

Zach ebbe tutta l’impressione che non gli fosse andato di traverso il fumo, quella volta.

Elizabeth lo ignorò, e continuò a parlare:  << Dalle informazioni che hanno raccolto Dean e Ray, sono in una sede a Fitchburg, nel Wisconsin. Anche Misa dovrebbe essere tenuta li >>

Il biondo sospirò rumorosamente  << Prepariamoci allora >>

Elizabeth annuì, e dando le spalle ai due, cominciò a camminare verso l’abitazione color avorio in cui avevano vissuto in quel periodo.

Quando non fu più a portata d’orecchio, Zach squadrò il biondo << “Prepariamoci”? >> ripeté alzando un sopracciglio << Lo sai che dovrai combattere di nuovo contro Sound, no? >>

<< Tzè. Tanto, non può andare diversamente >> sbottò lui, buttando a terra la sigaretta e calpestandola con fare nervoso  << Ci penserò quando sarà il momento >>

Zach sospirò rumorosamente, e mettendosi le mani in tasca, cominciò a camminare nella direzione presa da Elizabeth.

Ryan lo affiancò  << E tu? Il padre è stato chiaro. Dobbiamo catturarla >> gli ricordò << Che farai? >>

Zach continuò a guardare dritto davanti a se, senza rispondere.

Il biondo lo raggiunse e lo strattonò per una spalla  << Non dirmi che sei ancora intenzionato di attuare quel piano perché... >>

Non finì la frase, notando che Zach non gli stava prestando minimamente attenzione.

Ma dalla sua mascella contratta, le sue mani strette a pugni, e lo stato di innaturale rigidezza in cui era il suo corpo, era facilmente intuibile che aveva gli stessi pensieri di Ryan.

Lui sbuffò  << Zach, è la stronzata più grossa che tu potresti fare >> disse  << E se lo stai facendo anche per me, stai sicuro che quando verrà il momento saprò co... >>

Zach gli fece cenno di tacere. Aveva gli occhi bassi. Sembrava sul punto di piangere.

Ci impiegò qualche secondo per rispondere.  << Io...non la tradirò mai >>

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Capitolo 2
*** Cambiamenti ***


Saaaalve a tutti! Ecco pubblicato il primo capitolo di Rebirth! ^------^
Non ho molto da dire, leggete, e fatemi sapere! :D
Ho una sola domanda da farvi! Vi piacciono i cambiamenti?
Questa domanda  non ha nulla a che fare con questo capitolo, ma riguarderà l'andare avanti della storia, perchè, riflettendo con la mia "editor" (xD), in questa seconda serie ci riverdanno un sacco di cose, sconvolgendo un pò tutto... e vorrei sapere se potreste accettare questi cambiamenti, o se secondo voi, facendo così la storia perderebbe interesse...
Beh, aspetto i vostre idee a riguardo! Fatemi sapere per favore! :)
Un grazie infinito, a chi ha recensito il prologo! :D Mi avete resto felicissima! *-----*
Detto questo, buona lettura! Ci sentiamo presto! :***
Yuki!



                                                     Cambiamenti




Da che parte?

Avevo gli occhi chiusi, e potevo fare affidamento solo sul mio udito.

Concentrazione. Su Rebecca, concentrati. Affina la sensibilità.

Intensificai la stretta sulla spada, aspettando di sentire da un momento all’altro la sua presenza. Ma non udivo altro che il battere del mio cuore.

Poi, qualcosa cambiò.

A destra

A destra!

Roteai col busto in quella direzione, divaricai le gambe, alzando il braccio, pronta a sferrare il mio attacco. Con tutta la forza che avevo in corpo cercai di colpire la figura che avevo prontamente avvertito.

La colsi alla sprovvista, e mi sfuggì un sorrisetto compiaciuto.

Provò a pararsi con la sua arma, ma il mio colpo fu così  forte che cadde all’indietro, atterrando di sedere.

Lo guardai per qualche secondo, poi notando la sua espressione allibita, scoppiai a ridere   << Ho vinto io, Kyle! >>

Lui, ancora seduto per terra, si scompigliò i capelli nerissimi   << Tzè, solo fortuna >> si giustificò sorridendo.

Soddisfatta di me stessa, gli porsi una mano per aiutarlo ad alzarsi.

  << Stavolta te l’ha fatta, fratello >>  si intromise la voce squillante di Evan.

  << Rebecca ha completato l’addestramento, cosa ti aspettavi? >> aggiunse Dan.

I due erano rimasti nell’angolo più remoto della stanza per gli allenamenti, gustandosi lo scontro tra me e Kyle per testare le mie capacità.

Evan Cliff era il fratello minore di Kyle di tre anni. La loro somiglianza era incredibile. Sembrava ci fosse un Kyle in miniatura. Anche lui si allenava nella sede a Fitchburg, e presto sarebbe entrato nella squadra degli arcieri.

Dan Clover invece, era colui che aveva seguito il mio allenamento dal mio arrivo alla sede, due mesi prima. Avrebbero dovuto dargli un premio per la sua pazienza, per il fatto di avermi sopportata sempre con tanta apprensione.

Io gli sorrisi.  << Ho avuto un ottimo maestro >>

Lui rise, visibilmente soddisfatto, e mi porse un asciugamano bianco  << Sei tu che apprendi in fretta. Personalmente, credo che il tuo allenamento sia finito. Ora, quello che ti serve, è solamente la pratica. Ed... esperienza >>

Nonostante mi fossi appena asciugata il sudore, un brivido freddo mi percosse, attraversando l’intera spina dorsale.

L’esperienza…ovvero, combattere contro i Chimeri.

I Chimeri...

Quando il mio pensiero volava a loro, a lui, mi sembrava fosse passata un’eternità. Avevo fatto tutto il possibile per non pensarci, in quel periodo. Avevo dedicato anima e corpo agli allenamenti, senza mai lamentarmi.

Tutto per tenere la mente occupata.

Perché, se non l’avessi fatto, troppi ricordi dolorosi mi avrebbero annebbiato la mente. Il suo volto, non mi avrebbe lasciato far altro che pensare a lui.

E non doveva succedere. Dovevo rimanere lucida, e concentrarmi solo sugli allenamenti.

Quello, era il mio modo di aspettare.

Di aspettarlo.

Tzè, adesso che sei pronta, non puoi più fingere che il problema non esista

Grugnii infastidita. Quella voce, non mi aveva più abbandonata.

Stavo imparando a conviverci, e talvolta mi capitava persino di conversarci; ovviamente senza smettere di sentirmi un’idiota.

Mi massaggiai le tempie.

Sta un po’ zitta. Lo so anche da me.

Tornai a guardare Dan, e cominciai a stritolarmi le mani  << Pronta dici...? >>

Lui annuì  << Oltre ad aver appreso le tecniche della spada, e saperle padroneggiare, hai il tuo sangue, che è l’arma più potente che potessimo anche solo sperare. Non vedo proprio cosa ti manchi >>

Evan mi si avvicinò, e mi diede una gomitata affettuosa al braccio   << Non sei contenta, sorella? >>

Gli rivolsi un sorriso stentato, e passai dalle mani, a lisciarmi nervosamente i capelli. Le sottili le ciocche ramate mi scivolarono via dalle dita. Ancora mi sembrava strano averli così corti.

Dopo averli portati lunghi una vita, vederli arrivare a malapena le spalle, mi faceva sentire...scoperta.

Ma portarli lunghi era un intralcio al mio allenamento; almeno così avevano detto Dan, David e Kyle.

La prima cosa che avevo pensato dopo aver visto il mio riflesso allo specchio era stata: A Zach piacerò ancora?

E la voce non aveva fatto altro che riempirmi di insulti per quei miei pensieri sdolcinati da innamorata.

Tornai alla realtà solo quando il massiccio portone blindato della stanza venne aperto dall’esterno, ed una famigliare figura fece irruzione.
  << Com’è andata, Becky? >>

Non potei evitare di sorridere nel vedere Amy contagiare la stanza con la sua positività.

In quei mesi, mi era stata molto vicina ed il nostro rapporto di amicizia si era intensificato ancora di più. Non smettevo mai di rendermi conto che persona fantastica fosse, e di quanto fossi fortunata ad averla vicino.

  << Molto bene >> parlò Dan per me, sorridente   << A mio avviso, come le stavo dicendo, è pronta >>

Notai Amy accigliarsi, e guardare me un po’ insicura. Probabilmente, aveva i miei stessi pensieri a riguardo di quello che ci avrebbe aspettato.
  << Fantastico >> disse infine, strizzandomi l’occhio  << Sapevo che Becky era in gamba >>

  << Non fare la modesta! >> intervenne Evan  << Lo sappiamo che sei entrata nella squadra dei tiratori scelti! >>

Guardai Amy allibita. Quella notizia mi giungeva nuova  << Davvero? >>

Lei si portò i capelli mogano all’indietro con fare imbarazzato << Ero venuta a dirtelo, ma quello lì ha rovinato tutto >> indicò Evan fingendosi seccata.

Evan rise, e andò a cingere le spalle di Amy col braccio destro, per poi catturare anche le mie col sinistro  << Qui bisogna festeggiare! Becky una spadaccina, Amy un tiratore, io un arciere...Ormai siamo pronti per fare il culo ai Chimeri! >>

Quell’affermazione non mi fece ridere. Anche Amy restò seria.

Possibile, che per quanto tempo passasse, per quanto le cose cambiassero, la realtà restava sempre immutata?

Quella tremenda realtà in cui io e Zach, Amy e Ryan, eravamo costretti a combattere gli uni contro gli altri.

È incredibile che tu ti ostini ancora a non voler accettare questa realtà

Grugnii infastidita. Stai diventando ripetitiva, la schernii.

  << Non montarti la testa >> intervenne Kyle seccato, frenando l’entusiasmo del fratello.

Lui ci lasciò libere   << Quanto sei noioso! Mummia! >> si imbronciò  << È chiaro che questa volta li stracciamo definitivamente! >>

  << Dobbiamo andarci cauti >> intervenne Dan con aria saggia e paziente, portandosi all’indietro la chioma sale e pepe.  << Avremmo anche fatto progressi, ma in questi mesi anche i Chimeri saranno sicuramente migliorati. Non ci hai riflettuto? >>

Evan incrociò le braccia al petto, diventando serio  << Anche se fosse... noi abbiamo Becky! Il suo sangue spacca! >>  Mi rivolse un sorriso radioso, tornando immediatamente di buon umore.

Io cercai di contraccambiare   << Vi prego di non sopravvalutarmi >> mugolai, imbarazzata.

  << Andiamo ragazzi, questi sono discorsi prematuri >> intervenne prontamente Amy, cambiando discorso  << Non sappiamo nemmeno dove siano, e i nostri agenti non li hanno ancora rintracciati, quindi questi discorsi non hanno ne capo ne coda >> concluse risoluta, portandosi le mani sui fianchi.

Dan annuì  << È vero >> concordò  << Ci penseremo al momento opportuno >>

Anche Amy annuì, poi, si voltò verso di me, e sorrise  << Piuttosto, Becky, oggi è venerdì. Non vai? >>

Sobbalzai, colta alla sprovvista.  << Cavolo, è vero! >>

Riposi la spada nel fodero rosso fuoco sotto gli sguardi dei presenti.

  << Secondo me è una perdita di tempo >> commentò Kyle, acido.

Sbuffai infastidita. Perché doveva sempre criticarmi?  << Io non credo >> risposi con stizza.

  << Dimmi che senso ha, allora >> insistette.

Sentii Evan sbuffare  << Non fare il suocero! >> lo rimproverò con disappunto.

Riposi l’arma nel suo apposito spazio sulla parete della stanza. Presi la mia borsa a tracolla, e mi voltai a guardare Kyle, sospirando rassegata  << Tanto non capiresti >>

Detto questo, uscii, immergendomi nei corridoi colmi di agenti,  chiudendomi il pesante portone alle spalle con un tonfo sordo. Controllai l’ora. Avrei dovuto farcela.

Mi addentrai per i corridoi grigi, e tutte le persone che mi passavano di fianco, mi rivolgevano dei cenni del capo, o delle mani a mò di saluto. Quelli più coraggiosi invece, balbettavano un “salve”, o un “ciao” più spigliato.

Io mi limitavo a rispondere a quei gesti di cortesia, arrossendo violentemente, più imbarazzata che mai.

Sembrava fossi una celebrità da quelle parti. Dopotutto, ero l’arma finale. L’incarnazione della loro vittoria contro i Chimeri.

Salii le scale fino ad arrivare al quinto piano, dove, appena svoltai l’angolo, trovai Julia e David intenti in una conversazione. Julia sorreggeva con una mano l’asse di una flebo, che conteneva del liquido rosso.

Sangue.

Di fianco, il solito carrello contenente il pranzo della persona alla quale saremmo andate a far visita.

Si accorsero immediatamente di me, interrompendo la loro animata conversazione.

La donna mi sorrise, portandosi indietro un ciuffo ribelle che le era ricaduto sulla fronte  << Rebecca >>

  << Ciao, Julia >> la salutai, rivolgendo un cenno del capo a David.  << Oggi è venerdì >> dissi, come se non lo sapessero   << Ti accompagno, come al solito >>

Lei annuì  << Va bene. Ammetto che la tua presenza mi fa sentire più tranquilla >>

David sospirò rumorosamente, visibilmente contrariato   << È una perdita di tempo senza alcun senso >> disse, per poi darci le spalle, allontanandosi per i corridoi.

Sospirai un po’ scoraggiata, e un po’ infastidita. David sembrava essere più parente di Kyle, piuttosto che mio, tanto erano simili. Soprattutto nello spruzzare acido da tutti i pori.

Julia mi diede una leggera pacca sulla spalla   << Non farci caso. Andiamo? >>

Annuii, sforzandomi di sorridere. Presi la maniglia del carrello, e cominciai a spingerlo.

Anche Julia, insieme ad altri medici dell’equipe medica si erano trasferiti a Fitchburg insieme a noi. Era continuata la produzione dei particolari proiettili contenenti il mio sangue, che erano stati battezzati “Blood Bullet”.

Che fantasia, avevo pensato, non appena me l’avevano riferito. Evan scommetteva fosse stato David a chiamarli così, considerando che tipo noioso e prevedibile fosse.

  << Gwen come se la cava? >> chiesi poi a Julia.

Con grande sorpresa di tutti, Gwen aveva deciso di dedicarsi agli studi medici, entrando a far parte dell’equipe medica. Susan e Derek invece, come Amy erano prossimi a divenire tiratori scelti.

Non potevo far a meno di chiedermi, in cosa si sarebbe specializzato Mark...se solo avesse potuto.

Julia sorrise  << Bene, e molto anche. Onestamente, ne sono rimasta sorpresa. Non sapevo avesse questa passione per la medicina >>

Il mio pensiero, volò irrimediabilmente a Zach.

Anche lui si interessava alla medicina. Chissà se in quel lasso di tempo aveva approfondito i suoi studi... Non osavo nemmeno immaginare cos’avesse dovuto passare in quei mesi, in compagnia di quel pazzo.

Amy piangeva tutte le notti , preoccupata per la sorte di Ryan. Ed io mi sentivo così impotente per non poterle essere nemmeno un minimo di conforto.

Prendemmo l’ascensore, e scendemmo fino al sottolivello più interno. Percorremmo un lungo corridoio scarsamente illuminato e poco frequentato, se non da pochi agenti scelti.

La strada ormai, l’avevo imparata a memoria. Era ormai da due mesi, che una volta alla settimana scendevo, per mia scelta, in quel luogo così ostile.

La massiccia porta blindata di colore rosso acceso, si scorgeva a diversi metri di distanza.

I due agenti in tenuta nera, che affiancavano i lati della porta,  si scostarono non appena ci videro, piegando il capo a mò di saluto.

Io feci un cenno con la mano, imbarazzata, Julia sembrava essere totalmente a suo agio   << Salve ragazzi. Potete aprire >> disse.

Loro annuirono in silenzio, ed inserendo un codice nel monitor alla destra della porta, fecero scattare la serratura. La porta cigolò, ed emise un tonfo sordo quando gli agenti la spalancarono per permetterci di entrare.

Julia andò per prima, trascinandosi dietro l’asse della flebo. Guardò i due agenti  << Anche voi, questa volta >> li invitò ad entrare   << Devo fare i prelievi >>

Loro, sempre rimanendo in silenzio, la affiancarono, e chiusero la porta non appena fui entrata anche io.

Eravamo nella stanza di Misa Albam. 

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Capitolo 3
*** La Prigioniera ***


Ciao a tutti! ^-------^ Ecco qui, il secondo capitolo di Rebirth! *.*
Forse è un pò lunghetto...spero che non vi annoierete! ^^'' 
Qui, parleremo un pò di Misa! Vi è mancata? xP Vi avviso che la troverete un pochino diversa da prima...ma credo che sia normale dopo due mesi di progionia...
Beh, vi lascio alla lettura!
Un grazie come sempre, a chi recensisce i capitoli, infondendomi tanto coraggio! :)
A presto!! <3
Yuki!

                                                                           
 

                                                      La Prigioniera 




Chiamarla “stanza” era un complimento. La parola più appropriata per definire quelle quattro mura era: “cella”.

Era piccola ed angusta. Le pareti erano rivestite da piccole mattonelle bianche e lucide, da far venire il mal di testa. Il soffitto, bianco anch’esso, con una grande luce a neon.

La “cella” era poco decorata. Una finestra piccola e sbarrata, posizionata nel lato più remoto della stanza, troppo in alto per essere raggiunta.

Un’angusta rientranza era il bagno, se così si poteva definire, costituito solo da un gabinetto, e da una doccia senza piatto. Una minuscola scrivania, ed una sedia.

Poi, c’era il grande letto bianco a due piazze.

E Misa era li, proprio dove mi immaginavo di trovarla. Rannicchiata su duro materasso, con la schiena contro il muro, le gambe al petto, il mento poggiato sulle ginocchia.

Indossava la vestaglia bianca, fornitale dallo Scudo Rosso. In quei due mesi, era dimagrita più di quanto già non fosse, sembrava davvero pelle e ossa.

La catena che le cingeva la caviglia sottile, le faceva sembrare ancora più piccola quell’esile gamba. I polsi, anch’essi recisi dal freddo metallo, sembravo sul punto di spezzarsi.

I capelli castani si erano leggermente allungati, seghettandole non più la nuca, ma metà collo. I vispi occhi color palude avevano perso la loro vivacità.

La Misa spavalda e birichina, e persino irritante, che avevo conosciuto, era completamente sparita.

Non appena ci vide entrare in massa nella stanza, grugnii seccata, e si strinse ancor più le ginocchia al petto, rannicchiandosi fino ai limiti di quella parola.

Julia era seria in volto   << Siamo di pessimo umore come sempre, non è vero? E dire che ti anche portato il pasto >> disse, mettendo in bella mostra l’asse della flebo.

Misa passò in rassegna di tutti i volti di coloro che la circondavano, soffermandosi più tempo del mio, e mi parve che sospirasse, nel vedermi.

  << Avanti, il braccio >> continuò Julia, cacciando dal carrello che avevo trasportato delle provette.

Misa la guardò, poi si concentrò sulla sacca contenente il liquido rosso scarlatto.

La donna si irritò  << Prima il prelievo >> insistette.

La ragazza si rannicchiò ancora di più. Sembrava volesse sparire    << Misa è una brava ragazza.... >> sussurrò. Li capiva soltanto lei quei suoi ragionamenti, apparentemente privi di logica.

Julia sospirò spazientita, e fece un cenno d'intesa ai due agenti.

Senza bisogno di parole, i due si azionarono immediatamente, e andando verso Misa, l’afferrarono per le spalle. Con forza, la fecero distendere sul letto, allargandole le braccia, ignorando le sue lamentele, che si tramutarono ben presto in stridule urla.

Distolsi lo sguardo. Sapevo che erano le procedure.

Julia e l’equipe medica svolgevano esperimenti e ricerche sul sangue “infettato” dalla Chimera che prelevavano da Misa, per  approfondire la conoscenza sui quei batteri, ma provavo sempre una grande compassione per lei, tanto che il mio risentimento nei suoi confronti si affievoliva.

Julia prese l’ago, afferrandole il braccio  << Sta ferma, altrimenti non riesco ad individuare la vena, e tutto questo durerà solo di più >> l’intimò.

Conficcò l’ago nel braccio con una pressione crudele, e le provette cominciarono a riempirsi di quel liquido rossastro.

Notai le guance di Misa rigarsi dalle lacrime  << Brava ragazza...brava ragazza... >> ripeteva a cantilena.

Julia riempì cinque provette, infine cacciò l’ago, senza preoccuparsi di tamponare la ferita con del cotone. Poi, passò all’altro braccio, e vi inserì l’ago della flebo, collegata al sangue.

Era il metodo che aveva utilizzato anche la mia defunta madre, per tenere a freno la fame della Chimera che aveva in corpo. E sembrava funzionare, anche se Misa aveva cominciato a soffrire di una spossatezza cronica.

  << Fatto >> disse Julia, riponendo le provette nell’apposito recipiente, e facendo cenno ai due agenti di poterla lasciare.

Loro obbedirono, e Misa tornò in posizione fetale. Sembrava una bambina impaurita.

Julia mi si avvicinò  << Tu resti qui come le altre volte, Rebecca? >>

Annuii, sorridendo  << Si. Chiamerò gli agenti per farmi uscire >>

La donna annuì  << Come vuoi... >>  guardò di sottecchi Misa  << Non può farti nulla, ma attenta lo stesso >>

  << Si, non preoccuparti >>

La seguii con lo sguardo fino a quando varcò la soglia della cella, poi tornai a concentrarmi sulla Chimero.

Presi la sedia, e la avvicinai al bordo del letto, come facevo sempre. Presi il vassoio dal carrello, e lo aprii. Assomigliava molto al cibo che distribuiscono ai ricoverati in ospedale, soprattutto per la bassa qualità degli alimenti.

Guardai la flebo attaccata al suo braccio, poi parlai:  << Non ti accontenterai solo di quella, vero? >>  Senza aspettare una sua risposta, continuai: << Allora, oggi il menù è... >>

  << Quello di sempre >> la sua vocetta sembrava provenire da molto lontano  << Riso in bianco, patate bollite e acqua >>

  << Si... >> constatai, osservando che il menù rimaneva invariato ogni giorno  << Però, oggi ti ho portato una cosa >>

Frugai nella borsa a tracolla che mi ero portata dietro, e ne cacciai un piccolo quadrato di cartone.

Lo aprii e gli e ne mostrai il contenuto  << Guarda! Pizza. Si è raffreddata ma...è sempre buona >>

Ne avevo fatto avanzare uno spicchio da quella che mi era stata servita a pranzo. Mangiare quella roba ogni santo giorno avrebbe fatto venire la nausea a chiunque, e i Chimeri non facevano eccezione.

Qualche settimana prima era riuscita anche a farle avere una bistecca al sangue. Purtroppo, non riuscivo nei miei intenti clandestini tutte le volte che ci provavo.

Le alzò di poco la testa, più che sorpresa  << Pizza? >> chiese, con gli occhioni sgrananti, come una bambina che apre un pacco regalo inatteso.

Annuì, ed inaspettatamente, mi ritrovai a sorridere. Quel suo lato infantile non era scomparso.  << Pizza >> ripetei, soddisfatta   << È uno spicchio piccolo, ma tanto per cambiare >>

Lei allungò le braccia, visibilmente desiderosa di mettere sotto i denti qualcosa di diverso, e soprattutto buono, ma le catene gli e lo impedirono.
Entrambe, le guardammo con disappunto, poi sospirai, avvicinandole la pizza, e mettendogliela in mano 

  << Mi spiace, almeno per mangiare bisognerebbe toglierle. Ma non ho le chiavi.... >>

Lei sembrò non ascoltarmi nemmeno. Afferrò la pizza e ne addentò un sostanzioso boccone. Sembrava quasi impossibile credere che la sua bocca così piccola e delicata fosse capace di un simile morso.

Lo masticò voracemente, e ingoiò, pronta ad addentarne un altro pezzo.

Poi, alzò gli occhi su di me.  << Senti... >> squittì con la sua vocetta  << Perché lo fai? >>

Mi accigliai  << La pizza? Beh, mi sembrava carino… >>

Lei gonfiò le guance  << Intendo, perché sei così gentile con me >>

Quella domanda mi colse impreparata. In due mesi che andavo a farle costantemente visita, non me l’aveva mai chiesto. Era un segnale positivo?

  << Fin da quando sono venuta qui... >> continuò  << Mi hai sempre trattata con riguardo… >> inclinò la testa, come era solita fare  << Non mi odi più? >>

Inizialmente, non risposi.

Non sapevo nemmeno io quale fosse il motivo che mi spingesse a riservarle tanti riguardi.

Non che il risentimento che nutrissi nei suoi confronti fosse scomparso. Aveva ucciso Mark, e non avrei mai potuto perdonarla.

Ma era pur sempre una compagna di Zach. Una parte mi me mi gridava di trattarla con apprensione.

Probabilmente, lo facevo più per Zach che per lei.

Senza contare, che essere trattenuti in un posto del genere, senza nessun amico, o una figura di riferimento, avrebbe mandato in esaurimento chiunque.

Poi, chissà perché,  avevo la viva sensazione, che se non ci fossi stata io a mostrarle un po’ di gentilezza, quella ragazza sarebbe caduta a pezzi davanti ai miei occhi.

Mi sedetti ed accavallai le gambe   << Ci deve essere per forza un motivo? >> le chiesi.

Lei intanto, aveva finito la pizza, e si era sporcata gli angoli della bocca col pomodoro    << Si >> disse, annuendo con decisione  << Siamo nemici noi, no? >>

Mi strinsi le spalle   << Beh, a me va di essere gentile >> risposi  << Non ci trovo nessuna ragione in particolare >>

Lei incurvò le sopracciglia sottili, ed io le passai l’acqua.

Non potei fare a meno di notare le occhiaie violacee sotto gli occhi, i lividi che emergevano sul suo corpo bianco quando tese i muscoli per afferrare la borraccia.

  << Senti… >>  dissi poi, prendendo la ciotola del riso  << Non pensi che sarebbe meglio dire tutto quello che sai, invece di prolungare la tua agonia? >>

Lei si irrigidì immediatamente, e la borraccia d’acqua cadde a terra.

In quei due mesi, non era passato giorno in cui David, e la squadra degli interrogatori, non tartassassero Misa di domande. 

Dalla natura delle Chimere, il loro impianto, a chi fosse il loro creatore, quale fosse il suo nascondiglio, e via si seguito.

Ma lei non diceva nulla, sopportando in silenzio tutti i provvedimenti che David prendeva per spronarla a confessare.

Era esclusa la possibilità che non conoscesse le risposte. Questo lo sapevano tutti, soprattutto io, che ero a conoscenza del fatto che avesse capacità mnemoniche eccezionali.

Misa mi guardava con fare circospetto  << Misa è una brava ragazza >> disse  << Le brave ragazze non tradiscono >>

Mi indispettì  << Quell’uomo non merita la tua… la vostra lealtà! >>

  << Non sai cos’ha fatto per noi! >> si imbronciò.

  << Invece si. Quel pazzo vi ha trasformati in assassini! >>

A quella frase, sembrò sconvolgersi  << No! >> strillò, e sembrò sul punto si saltarmi addosso, ma le catene la trattenerono.

La ciotola cadde a terra, e il riso si sparse sul pavimento    << Non sai nulla tu! Non sai nulla! >>  chiuse gli occhi in una morsa  << Nulla! >>

Io non mi mossi. I capricci di un bambino era nulla in confronto a lei, ma avevo imparato a gestirla.

  << Vorrei aiutarti >> riprovai, mantenendo la calma  << Ma se non mi dici… >>

  << Il padre ha detto che sono brava! L’ha detto! >> continuò, senza lasciarmi finire la frase   << Io non dico nulla! >>

Si rannicchiò come prima, tenendosi le mani sulle tempie.

Io sospirai, e mi alzai dalla sedia.  << Quell’uomo è malato. Saresti davvero una brava ragazza se ti decidessi a collaborare >> sentii un groppo alla gola  << Perché non lo capisci? >>

Lei mi ignorò, così decisi che la mia visita finiva li.

Pensavo di aver fatto dei passi avanti in quei due mesi, ma non era cambiato quasi nulla.

Nulla...

Mi voltai, diretta verso la porta, e diedi tre colpi decisi. Subito, la serratura scattò, e i due agenti spalancarono il portone.

Prima di uscire, mi voltai per guardarla: non si era mossa, piegata su se stessa, con volto nascosto nelle ginocchia.

Serrai le labbra, scoraggiata  << Ci vediamo… >> le dissi, poi lasciai che la porta si chiudesse alle mie spalle con un pesante tonfo.

  << Bisognerebbe pulire la stanza >> dissi ai due agenti.

Loro annuirono con noncuranza, ma ebbi la netta sensazione che non l’avrebbero fatto. Forse per dispetto nei suoi confronti.

  << Sa ritrovare la strada, signorina Rebecca? >>

Annuii, desiderosa di andarmene al più presto  << Si, grazie >>

Detto questo, girai i tacchi, diretta verso l’ascensore. I sottolivelli mi trasmettevano un senso tale di claustrofobia che cominciava a mancarmi il fiato dopo un po’.

Salii fino al terzo piano. Di solito, quando finivo un allenamento, mi dirigevo o in mensa, o nella mia stanza, concedendomi un attimo di riposo, visto che poi Evan coinvolgeva tutti in qualche sua trovata.

E in quel momento, avevo proprio bisogno di una dormita rifocillante. Sentivo i nervi a pezzi.

  << Ehilà, Rebeccuccia! >>

Mi fermai, colta alla sprovvista. Nella sede, c’era una sola persona che mi chiamava in quel modo assurdo.

Mi voltai, e come immaginavo, la chioma rosso fuoco di Kim Armstrong mi occupò la visuale.

Era una ragazza di vent’un anni, sempre allegra ed esuberante. Portava la chioma rossa raccolta nella sua solita alta coda di cavallo.

Vestiva in modo molto bizzarro: Dei cortissimi ed inguinali pantaloncini di jeans, un aderente top arancione, che le metteva in risalto il seno prosperoso, contornato da due bretelle rosse che si allacciavano alla cintura marrone.

A volte aveva anche intere cinture di proiettili a contornarle la vita. Non a caso, era il leader della squadra dei tiratori scelti.

Notai che dalla tasca degli shorts emergeva il suo inseparabile pacchetto di sigarette. Non andava mai in giro senza, ed emanava sempre odore ti tabacco, che stranamente, non era per nulla fastidioso.

Quel suo vizio incallito, mi faceva sempre pensare a Ryan. E la stesa cosa faceva Amy. Spesso, la sorprendevo a sorridere nostalgica quando vedeva Kim fumare con la stessa voracità del suo uomo.

  << Salve, Kim >>  la salutai, con un cenno del capo e della mano.

Lei in tutta risposta, mi batté delle pacche, affettuose ma decise, sulla schiena  << Che è tutta ‘sta formalità? >> disse ridendo.

Quella sua spigliatezza mi ricordava Evan. Non a caso, i due andavano d’amore e d’accordo. Tralasciando i cinque anni di differenza, sarebbero stati una coppia coi fiocchi.

Ma Kim sembrava essere più interessata a Joshua, il capo degli arcieri, che però aveva messo gli occhi su Bett, i braccio destro di Julia...

Insomma, a volte quella sede sembrava peggio di una soap-opera amorosa. Ma la cosa non sembrava dispiacere a nessuno, anzi, forniva un argomento su cui spettegolare.

E forse, in un ambienta tanto serioso e cupo, era quello che occorreva per risollevare il morale, troppo spesso a terra.

  << Ho sentito che hai completato l’addestramento >> esordì Kim, con un sorriso a trentadue denti  << Complimentoni! Si vede che sei in gamba! >>

Arrossii da capo a piedi  << Grazie... >>

Oltre che sembrare un soap-opera, li le notizie si diffondevano più velocemente della peste, o forse Evan aveva appeso manifesti per tutta la sede, incapace di contenere il suo entusiasmo.

<< Anche Amy è entrata nella vostra squadra, vero? >> chiesi, più per fare conversazione che altro. Non aveva dubbi sul fatto che Amy fosse eccezionale.

Kim annuì con vigore, senza perdere il sorriso  << Anche lei ha un sacco di talento da vendere! Devo ammettere, che mi sento più sicura ad avere qualcuno come lei in squadra, in grado di guardarmi le spalle. E in questo periodo, ne abbiamo bisogno >>

Capii che alludeva all’imminente battaglia contro i Chimeri, che presto sarebbe ricominciata, ed annuii mestamente.

Feci per rispondere, ma fui interrotta.

Di colpo, divenne tutto buio, e delle luci rosse cominciarono a lampeggiare per i corridoi.

  << Ma che cazzo… >> imprecò Kim guardandosi intorno.

Io ero allibita. La voce dell’altoparlante mi rimbombò nelle orecchie, facendomi accelerare il ritmo cardiaco, come non avveniva da tempo: allarme intrusione.

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Capitolo 4
*** Intrusi ***


Salve a tutti! ^----^ Mi spiace di non essere riuscita a postare ieri, ma ecco a voi il terzo capitolo di Rebirth! :D 
Mmmh...non ho molto da dire! ^^'' Diciamo che sarà il prossimo, il capitolo in cui si passerà all'azione vera e propria, e i fatti comincieranno ad ingranarsi. Abbiate ancora un pochino di pazienza! :)
Bene, vi lascio alla lettura!
Grazie come sempre a chi recensisce i capitoli! *----* Mi fate felicissima! :)
Ci sentiamo presto! <3
Yuki! 


                                                        Intrusi 




Tutto ciò che mi circondava, si tinse di nero e rosso. I due colori si alternavano ritmicamente, provocandomi un  fastidio non indifferente agli occhi.

Allarme intrusione. Allarme intrusione. Allarme intrusione.

Gridava l’altoparlante, la quale voce metallica e stridula, mi costrinse ben presto a tapparmi le orecchie.

  << Cosa sta succedendo? >>  chiesi a Kim, gridando per farmi sentire.

Lei si guardava introno. Sembrava stesse decidendo cosa fare.  << Non vorrei sembrarti scontata… >> disse, portandosi indietro un ciuffo rosso  << Ma credo ci sia stata un’intrusione >>

Beh, di quello mi ero resa conto anch’io. Con quell’allarme che ti urlava nelle orecchie era difficile non arrivarci.

Ma chi avrebbe mai voluto infiltrarsi fortuitamente nella base?

Rabbrividii, sapendo già la risposta.

I Chimeri.

Il cuore cominciò a battere frenetico.  Dopo due mesi di fremente attesa …era arrivato il momento in cui l’avrei finalmente rivisto?  Il  ritmo cardiaco accelerò ancor di più, tanto che cominciò a farmi male il petto.

Razza di stupida. È un’emergenza, e ti metti a fantasticare?!

Scacciai quella voce, e mi concentri sul volto contratto di Kim.

Lei corrispose lo sguardo, riducendo gli occhi ambrati a due fessure  << Andiamo alla sala di comando. Non sono sensitiva, ma ho davvero un brutto presentimento, e credo che si avvererà >>

Mi prese per un braccio, e cominciammo a correre per i corridoi brulicanti di agenti confusi tanto quanto noi.

Per quanto cercassi di evitarli, le mie spalle sbattevano in continuazione con quelle degli altri agenti, tanto che se non ci fosse stata Kim ad ancorarmi il braccio, sarei stata trasportata via dalla corrente.

Arrivai alla sala di comando con le spalle doloranti. Kim invece, sembrava essere in forma.

Aprì la porta di metallo ed entrò a grandi passi. Io la seguii, senza smettere di sorprendermi per quanto quella sala fosse grande.

Monitor e computer enormi, circondavano le pareti, un groviglio di fili e cavi contornavano gli angoli delle pareti, ed erano una vera e propria trappola mortale per farti inciampare.

Un tavolo ovale nero occupava la maggior parte dello spazio restante della sala, contornato da sedie di pelle nera.

Riconobbi David, piegato su un computer, mio padre, che controllava alcuni documenti, Sam, il capo computer, e Richard, l’addetto alla sicurezza.

  << Allora, si può sapere che diavolo sta succedendo qui?! >> esordì Kim, facendo irruzione.

Richard, un uomo sulla trentina, capelli biondi e occhi  verdi, lineamenti spigolosi e aria severa, si voltò verso di lei, e la fulminò con lo sguardo   << Cos’è non ci senti? È un’intrusione >>

Richard era famoso 
nella sede per i suoi modi non proprio gentili, e ne avevo avuto la prova.

  << Grazie, genio! >> tuonò Kim, e una vena di irritazione cominciò a pulsarle sulla tempia  << Voglio sapere i dettagli! Chi cazzo è?! >>

David non aveva badato molto al nostro arrivo, concentrato com’era a guardare i monitor. Aveva solo emesso uno sbuffo leggero, ma allo stesso tempo, tremendamente seccato.

Mio padre invece, mi affiancò immediatamente, facendomi segno di mettermi a sedere, altrimenti sarei stata d’intralcio.

Obbedii in silenzio, mentre gli altri continuavano.

Sam, si portò indietro un ricciolo scuro, e tornò a smanettare al pc ad una velocità sorprendente  << Non lo sappiamo ancora con sicurezza >> disse senza staccare gli occhi dalla sua occupazione  << Mi sto collegando alle telecamere, un attimo di pazienza >>

Tutti si ammutolirono, e nella grande sala rimase solo il ritmico tic prodotto da Sam.

Poi, Richard sbottò  << Tzè, tanto  non ci vuole una grande fantasia per immaginare chi sono! Quei bastardi sono partiti all’attacco! >>

Nessuno rispose. Tutti sembravano essere d’accordo con lui.

Poi, in tutti i monitor, venne proiettata la stessa immagine. Ritraeva due ragazzi, presumibilmente della mia stessa età.

Uno era in piedi, con la schiena poggiata contro il muro e le braccia incrociate al petto.

L’altro, comodamente seduto per terra, aveva i gomiti poggiati sulla ginocchia, e si guardava intorno, con fare annoiato.

La telecamera era distante da loro, e non riuscivo a scorgere con chiarezza i loro particolare estetici.

Ma di una cosa ero più che sicura : non era nessuno dei Chimeri che avevo già conosciuto.

Non era Ryan. Non era Zach.

Involontariamente sospirai, ma allo stesso tempo, privai una sorta di delusione.

In fondo al mio cuore, volevo rivederlo.

  << Li abbiamo bloccati nel corridoio del terzo piano >> disse Sam, rompendo il silenzio.

Guardando le immagini con più attenzione, mi accorsi che erano circondati da due spessi portelloni di acciaio, che impedivano loro qualsiasi via di fuga.

La cosa che mi sembrò più strana, fu che erano...troppo calmi.

Silenziosi ed immobili, non facevano una piega. Non imprecavano rabbiosi contro lo Scudo Rosso, come invece mi aspettavo.

  << Tzè, troppo silenziosi >> Kim scoccò le labbra, verbalizzando i miei pensieri.

David rimaneva impassibile   << Sam, attiva l’audio >>

Con un altro tic, Sam obbedì, e la stanza si riempì dei loro deboli respiri.

Non una parola. Si limitavano a respirare. Come se stessero pazientemente...aspettando.

  << Per arrivare al terzo piano, dove li abbiamo bloccati... >> intervenne mio padre, massaggiandosi il mento  << Devono per forza essere passati dall’entrata principale... e le guardie non fanno accedere senza il dovuto riconoscimento >> si fece scuro in volto   << Dobbiamo controllare. Potrebbero non essere ancora vive >>

  << Tzè! >> sbottò Richard  << Ho ragione io, si tratta di quei bastardi! David! >> tuonò guardandolo furente << Autorizzami ad andare ad arrestarli! >>

Lui non si mosse. Gli occhi azzurri ancora fissi sullo schermo.

  << C’è qualcosa che non quadra! >> intervenne Kim  << Sono troppo calmi! Non si sono fatti beccare fino al terzo piano, e poi fanno scattare l’allarme come dei dilettanti? Non sono convinta!  >> anche lei si rivolse a David  << David, dai a me e alla mia squadra il compito di catturarli! >>

Richard si irritò  << Credi di essere migliore di me?! >> sbraitò.

Lei lo fulminò con gli occhi ambrati  << Siamo più adatti >>

  << Silenzio! >> tuonò David, visibilmente irritato  << Richard. Mobilita la tua squadra. Andremo a prenderli. E manda alcuni dei tuoi a rafforzare la sorveglianza nella cella di Misa Albam. Ho diversi motivi per pensare che siano qui per lei >>

Richard sorrise trionfante mentre Kim fece per ribattere, ma David la precedette  << Kim. Tu prendi alcuni dei tuoi. Affiancherete Richard  tenendo sotto tiro quei due nel caso giocassero qualche brutto scherzo >>

Entrambi borbottarono qualcosa di indefinito, ed uscirono dalla stanza, facendo a gara per chi oltrepassava la soglia per primo.

  << Non occorrerebbe anche qualche arciere, David? >> chiese mio padre, visibilmente teso.

Ero più che sicura che Evan avrebbe fatto i salti di gioia se avesse potuto partecipare.

L’uomo scosse la testa  << È inutile mobilitare anche la squadra di Joshua. Sono solo in due, poi. Cosa potrebbero fare di tanto eclatante? >>  poi rivolse lo sguardo a me, per la prima volta da quando ero entrata nella stanza   << Te la senti di partecipare? Potrebbe servire il tuo sangue per renderli inoffensivi >>

Indugiai   << Non bastano i Blood Bullet? >> chiesi.

Lui parve indispettirsi   << Precauzione >> rispose secco.

Sobbalzai ed annuii  << Vado a prendere la spada >>

Uscii dalla sala velocemente, diretta nella stanza degli allenamenti, per riprendere l’arma.

Il cuore era in tumulto. Anch’io come Kim, avevo un brutto presentimento. Sembrava troppo semplice. Troppo scontato.

Sembrava una trappola.

Raggiunsi la stanza col fiatone e vi trovai Kyle che parlottava con Dan.

  << Sono i Chimeri? >> mi chiese immediatamente Kyle.

Annuii, prendendo la spada dal muro   << Sembrerebbe di si >>

Dan corrucciò la fronte  << Cosa hai intenzione di fare, Rebecca? Combatterai? >>

  << David ha detto che potrebbe servire il mio contributo >>

Kyle si accigliò e precedette Dan nel parlare  << Allora vengo anch’io >>

  << Ci sono già la squadra di Richard e quella di Kim >> lo rassicurai   << Non credo che correrò dei rischi >>

Lui non sembrò convinto. Fece per ribattere, ma fu il turno di Dan di precederlo  << Quanti sono? >> volle sapere.

  << Due >> risposi.

Dan si massaggiò il mento   << Mobilitare sia Richard che Kim, insieme a te, per sole due persone? >> pensò ad alta voce   << A quanto pare il nostro David non si sente tranquillo >>

Mi stupii. Allora anche lui pensava ci fosse qualcosa che non andava.

Rafforzai la presa sulla spada   << Non so cosa gli passi per la testa.. >> dissi << Ma sarà meglio che vada >>

Kyle stava per dire qualcosa, ma fu nuovamente interrotto.

  << Becky! >>

Quattro voci mi chiamarono contemporaneamente. Mi voltai, e vidi Kim, Amy, Susan e Derek davanti alla porta.

  << Ragazzi... >> sussultai. Avevano tutti una pistola in mano. Kim portava addirittura sulle spalle file intere di proiettili.

  << Vieni anche tu? >> volle sapere Derek. Sembrava avere parecchia fretta.

Annuii e mostrai la spada.  << Andiamo >>

Kyle mi fu alle calcagna, con una spada in mano. Mi irritai  << Ho detto che non ce n’è bisogno >>

Lui guardava avanti a sé  << Mi preoccupo per te. Non posso farci nulla >>

Non trovai nulla da ribattere, così stetti in silenzio, avvertendo un calore alle guance.

Camminammo velocemente per il corridoi, fino a raggiungere Richard ed i suoi uomini. Eravamo di fronte al massiccio portellone di acciaio grigio. Al di la di esso, ci attendevano i nostri due inattesi ospiti.

Richard ci guardò uno per uno, sbuffando sonoramente.

Amy mi si avvicinò, parlandomi in modo che potessi udire solo io.  << Lo sai no, che se quei due si sono introdotti qui, c’è sicuramente qualcosa sotto. Avranno un piano >> fece una pausa  << Con la loro cattura, saremmo un passo più vicino a Ryan ed Hudson >>

Il cuore ricominciò al corsa, ed annuii. La tensione mi stava logorando le pareti dello stomaco, ma mi sforzai di rimanere comporta.

Non potevo essere così agitata ogni volta che dovevo combattere.

  << Pronti? >> tuonò la voce di Richard.

Kim non aspettò il nostro assenso:  << Ovviamente >> rispose, in tono di sfida.

L’uomo biondo fece un cenno verso la telecamera che ci stava inquadrando   << Aprite il portello! >> esclamò.

Kyle sguainò la spada, buttando il fodero per terra, dietro di noi, e mi ritrovai costretta a fare altrettanto.

Vidi i miei compagni rafforzare la presa sulle pistole.

Ci fu un rumore assordante e grave.

Nell’aria si respirava tensione allo stato puro. L’adrenalina cominciò a scorrermi nelle vene.

Guardai con il cuore in tumulto il portellone che si alzava lentamente,  portandoci faccia a faccia con gli indesiderati intrusi. 

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Capitolo 5
*** Trappola ***


Salve a tutti! ^--^ Finalmente sono riuscita a postare il capitolo 4!
Non mi sembra ancora vero! Non immaginate che fatica ho fatto per scriverlo! Tra il blocco dello scrittore, e la mancanza di idee è stato terribile...
Se sono riuscita a postarlo, lo devo solo alla mia amica\redattrice\psicologa (xD)\ malefico genio del male di Fabiola! *---------*
Grazie per la tua infinita pazienza tesoro! ^.^ 
Ok, vi lascio alla lattura, e scusate per avervi fatto aspettare! ^^''
Aspetto di sapere cosa ne pensiate! :D Un grazie come sempre, a tutti quelli che recensiscono i capitoli!!
A prestooo! Speriamo non debba farvi attendere anche per il 5! ^^''
Un bacione a tutti! <3
Yuki!

                                                   Trappola 




Ora che potevo scorgerli con chiarezza, la prima cosa che pensai di loro quando li vidi, fu che erano bellissimi.

Il primo, quello in piedi con le braccia incrociate era un ragazzo alto e dal fisico slanciato. I capelli rossi, gli arrivavano sulle spalle, e gli occhi marroni ci osservavano con strafottenza.

Indossava una canotta nera e dei jeans scuri e strappati, che facevano trasparire la pelle pallida delle cosce.

Il secondo era ancora seduto. Capelli a spazzola scuri e occhi grigi e magnetici. Indossava una giacca scura e dei jeans.

Non appena ci vide, con un balzo degno di un felino, scattò in piedi. Con un ghigno stampato in faccia, ci osservò uno ad uno con i suoi occhi grigiastri.

Sobbalzai quando il suo sguardo si posò su di me.

Quel suo scatto fulmineo gli costò tutte le pistole puntate contro, e continuando a sorridere, portò in alto le braccia. << Veniamo in pace >> ironizzò.

Poi, vedendo che nessuno abbassava l’arma, si giro, ridendo verso il partner << Questi non scherzano mica, eh Ray >>

  << Smettila di fare il buffone, Dean >> disse l’altro scuro in volto.

Non sembrava né irritato, ne preoccupato. Piuttosto, la sua espressione era paragonabile a quella di chi era rimasto imbottigliato nel traffico per ore intere.

  << Basta con queste stronzate!! >> sbottò Richard, rafforzando la presa sulla pistola << Diteci cosa volete o vi spappolo il cervello >>

Dean inclinò leggermente la testa di lato, con fare confuso  << Amico, rilassati. Siamo tutti fratelli >>

<< Taci, stupido Hippie! >> lo insultò Kim a corto di pazienza  << Rispondete, o ci costringete a passare alle maniere forti? E ti assicuro, non vediamo l’ora >> lo minacciò poi, caricando il mitra.

Inaspettatamente, quello chiamato Dean, scoppiò in una fragorosa risata, e persino il suo compagno, che era rimasto totalmente indifferente alla nostra presenza, sollevò gli angoli della bocca, in quello che doveva essere un ghigno divertito.

Non riuscivo davvero a capire cosa potesse divertirli a tal punto. Nella critica situazione in cui versavano, la prima cosa che avrebbero dovuto fare, era implorare che gli venisse risparmiata la vita.

Ma forse, tutto quel mio stupore era in parte ridicolo.

Avevo avuto fin troppe esperienze dirette con Chimeri che non rientravano nella categoria “sani di mente”.

Il loro inventore prima di tutti.

Senza contare, che mi era davvero difficile scegliere da cosa fossi maggiormente spaventata; se dall’euforica incoscienza - o pazzia -  di Dean, o dall’ apparente tranquillità del ghigno del così detto Ray.

Una voce mi urlava che quella, era la calma che precedeva la tempesta.

  << Cosa c’è di tanto divertente? >>  ringhiò Kyle, puntandogli la spada contro.

Ray tornando improvvisamente serio.

Lanciò uno sguardo assassino a Kyle, e in un battito di ciglia, la punta della spada gli toccava il torace.

Solo che Kyle non si era mosso. Era lui, che in meno di un secondo, si era infiltrato nel nostro schieramento, lasciandoci letteralmente atterriti.

Ci stava deliberatamente sfidando.

  << Che paura >> lo sfotté con un’espressione tremendamente seria, notando il viso sconvolto di Kyle.

Lo sguardo del Rosso, sembrava potesse trafiggere il mio compagno più di quanto avrebbe potuto quella lama puntata sul suo petto, tanto era agghiacciante.

Io, che ero al fianco di Kyle, trasalii visibilmente, ritrovandomi il nemico a meno di due metri di distanza.

Mi sembrava fin troppo sospetto il fatto che non ci avessero ancora attaccato. Dentro di me, cominciò a materializzarsi la netta, e terribile sensazione che ci stessero solo facendo perdere tempo.

  << Ray! >>  lo richiamò Dean, rimasto indietro << Non fare così, o risulteremo antipatici! >>

Schioccai la lingua infastidita. Quel ragazzo sembrava una Misa al maschile.

  << Dopotutto… >> continuò Dean, e la sua espressione divenne diabolica  << Noi siamo solo il Cavallo di Troia >>

E in quel momento, scese il silenzio assoluto.

L’unico suono a spezzarlo fu un rumore di porte che sbattevano in lontananza. Fu talmente agghiacciante che l’eco mi rimbombava in testa,  facendomi tremare il cuore e l’anima.

Poi, sentii un rumore che mi fece terrorizzare ancora di più. Erano passi. Tanti passi. Provenienti da tutte le direzioni. 

Pian piano, tutti noi, confusi ed atterriti, cominciammo a guardarci attorno, puntando le armi in ogni direzione.

Finché, la risata di Ray, dura e agghiacciante non ci fece trasalire tutti, aprendoci il sipario.

Una dozzina di persone, tra uomini e donne, uscirono dall’oscurità, accerchiandoci. Erano in molti, e non riuscii a concentrarmi sui loro volti, tanto ero agitata.

  << Ce ne avete messo di tempo! >>  sospirò Dean visibilmente spazientito, rivolto ai nuovi arrivati   << Eppure pensavo di averli disattivati tutti quei sistemi di allarme! >>

Restammo tutti senza parole.

Era una trappola. Un diversivo.

Un dannato cavallo di Troia!

  << Rinforzi! Mandate rinforzi! >> ruggì Richard ad una ricetrasmittente, di cui mi accorsi solo in quel momento.

  << Si sono infiltrati nel sistema di sicurezza! >> sbottò Derek  << Le telecamere sono andate! >> aggiunse.

  << Che svista terribile... >> sussurrò Susan mordendosi il labbro inferiore, guardandosi intorno indecisa su chi puntare l’arma.

Amy e Kyle imprecarono tra i denti.

Io non sapevo nemmeno da che parte rivolgere il mio sguardo. Erano tanti. Troppi.

    << Che figlio di puttana! >> ringhiò poi Kim, puntando nuovamente il mitra contro Dean.

In un momento, anche lui scomparve, spuntando alle spalle di Kim.

Con movimenti altrettanto rapidi, le immobilizzò il mitra sul ventre con una mano, e con l’altra le prese il mento, portandolo in su.   << Audace la ragazza. Mi piaci >>

E detto questo, le passò maliziosamente la lingua sul collo, facendola trasalire.

La vidi irrigidirsi, probabilmente dal disgusto. Vedere Kim così inerme, mi fece uno strano effetto.

Era sempre stata talmente combattiva... Ma anche lei evidentemente, non poteva nulla contro la forza smisurata dei Chimeri.

Ma fu in quel momento che Richard si mosse, arrivato al limite della sopportazione. Puntò l’arma sulla tempia di Dean, con tutta l’intenzione di sparargli seduta stante.

<< Allontanati da lei, o sei morto >> tuonò, col dito pronto a premere il grilletto.

Dean lo guardò di striscio, e fece per ribattere a tono, ma una voce femminile lo precedette.

  << Smettila immediatamente Dean. Non siamo venuti qui per placare i tuoi bollenti spiriti >>

Dalla cerchia di persone che ci avevano circondati, una ragazza dai lunghi capelli scuri e gli occhi color cioccolato camminò fiera e decisa verso di noi.

Sentii Dean sbuffare  << Sempre sul più bello... >> si lamentò, lasciando andare Kim per raggiungere Ray e la ragazza.

Solo in quel momento, guardando in sua direzione, feci caso ad alcune delle persone che componevano il gruppo, e mi si gelò il sangue nelle vene nel riconoscerle.

La prima che vidi fu Lilith. I suoi capelli scuri erano diventati ancora più lunghi, così come il suo sguardo si era fatto ancor più duro ed impassibile.

Di fianco a lei, scorsi le figure deperite di un Adam e di Alyssa.

Non che fossero meno minacciose, ma non sembrava se la fossero passata bene in quegli ultimi mesi.

E la colpa probabilmente, anzi sicuramente, era tutta delle ferite che io avevo procurato loro col mio sangue.

Mi morsi il labbro inferiore, ricordando il nostro precedente scontro.

Cos’è? Non dirmi che ti dispiace pure

Non badai alla voce, perché la mia attenzione fu catturata con orrore dalla figura che era alla sinistra della ragazza che aveva ripreso Dean.

Capelli biondi. Occhi di ghiaccio. Fisico asciutto ed atletico.

L’unica cosa che mancava al quadretto, era la sigaretta che solitamente, teneva sulle labbra.

Ryan.

Vederlo li, in piedi, camminare fiero e determinato, mi fece sentire...sollevata.

L’ultima volta che lo avevo visto, due mesi prima, era ferito e sanguinante, sulle spalle di quel pazzo poi.

Non avevo il coraggio di guardare Amy, e vedere che espressione doveva avere sul volto. Non osavo immaginare cosa stesse pensando in quel momento.

Lui e la sinuosa ragazza al suo fianco avanzarono decisi, con aria di sfida.

Mi si strinse il cuore, nel constatare quale fosse l’unica persona che mancava all’appello.

Perché? Perché mancava lui?!

Sentii Amy irrigidirsi al mio fianco, e balbettare qualcosa a bassa voce.   << Non ci credo... >> farfugliò poi, alzando la voce.

Quando trovai il coraggio di guadarla, vidi che i suoi occhi erano fissi sul biondo. Cos’erano i sentimenti che trapelavano dal suo sguardo?

Felicità? Sollievo? Oppure qualcosa come rabbia? Incredulità?

  << Dopo tutto quello che è successo... >> continuò Amy, avanzando di qualche passo  << Ti ritrovo qui, a combattere? Non è cambiato proprio nulla allora?! >>

Ok, era decisamente rabbia.

Lui non disse niente, rimanendo impassibile. Gli occhi di ghiaccio incollati ai suoi. Ma non servivano parole.

Quel suo sguardo diceva tutto.

Magari gli altri non riuscivano a percepirlo, ma io si.

E sicuramente anche Amy.

Quello sguardo, esprimeva...bisogno.

Prima che me ne rendessi conto, Amy era partita contro di lui.

  << Non ancora Sound! >> sentii Richard gridare  << Aspettiamo i rinforzi! >>

  << Amelia! >> urlò Kim.

Anche Kyle, Derek e Susan la richiamarono.

Io non dissi nulla. Credevo ci fosse un’altra ragione per la quale Amy si fosse avventata verso di lui.

Lei non era certo un tipo impulsivo, che si lasciava sopraffare dalla rabbia, perdendo così lucidità.

Semplicemente, non riusciva più a reprimere il bisogno di toccarlo. Si stabilire un contatto fisico con lui. Per due mesi si era data pena per Ryan, preoccupata per la sua sorte. E a vederlo finalmente bene, non aveva più resistito.

Che fosse armata, e che il contesto non fosse certo dei più romantici, passava in secondo piano.

Con un gesto fulmineo, che quasi non me ne accorsi, Ryan scattò in avanti, anticipandola. Le afferrò le spalle con forza, e la sbatté al muro con violenza.

Poi, con una mano le incatenò i polsi al muro, sopra la testa, tenendoli ben fermi. Posizionò una gamba tra le sue, mettendole il ginocchio destro sotto l’inguine, alzandola leggermente da terra.

La pistola di Amy cadde a terra, ma i due quasi non se ne accorsero. Erano intenti a fissarsi, così intensamente che sembrava non battessero nemmeno le ciglia.

I loro volti erano pericolosamente vicini. Troppo, per due semplici nemici, almeno così come la pensavano gli altri.

Ryan aveva uno sguardo incredibilmente eccitato. Ero più che sicura che se avesse potuto, avrebbe mandato all’aria tutto, lasciandosi andare solo alla passione che nutriva per Amy.

  << Dovrò darti una bella lezione... >> disse lui, strusciandosi a lei.

Forse, soltanto io colsi il doppio senso malizioso di quella frase, tanto che arrossii al posto della diretta interessata.

  << Cominciamo subito i giochi allora? >> la voce divertita di Dean mi fece tornare alla realtà.

Lo vidi leccarsi le labbra e puntare gli occhi contro Kim  << Se è così, io voglio lei >>

E un momento dopo era partito all’attacco.

E non solo lui.

L’intera fila di Chimeri si fece più minacciosa, e pronta all’attacco.

  << Ricordate quali sono i due obbiettivi di questa missione! >> ringhiò la ragazza dai capelli scuri, puntando gli occhi su di me.

Io alzai la spada, pronta a combattere. Mi ero allenata a lungo. Era il momento di mettere in pratica glia addestramenti di Dan.

Era ora...di fare esperienza.

Per prima cosa, dovevo liberare Amy dalla presa di Ryan.

Non sapevo che intenzioni avesse verso di lei. L’unica cosa di cui ero certa, era che per l’ennesima volta facevamo parte di due fazioni opposte.
E che loro non avrebbero potuto continuare a fissarsi per tutta la durata dello scontro.

Avrei preferito combattete io contro Ryan, piuttosto che lasciare quella sofferenza ad Amy.

Con uno scatto, feci per andare nella loro direzione, ma qualcosa di bloccò.

Una spada dalla lunga lama affilata.

L’arma sfrecciò più veloce di una freccia davanti al mio viso, andandosi a conficcare contro la parete, appena dietro di me. Ne osservai con orrore la lama vibrare, incastrata alla parete. Un centimetro in più, e mi avrebbe mozzato il naso.

Avevo la netta sensazione che il mio aggressore avesse sbagliato di proposito. Quello, era un pericoloso avvertimento.

Cercando di contenere il tremolio del mio corpo, spostai lo sguardo a sinistra, pronta a scoprire da chi fosse partito il colpo.

Quando lo vidi, mi sentii mancare.

Le gambe divennero molli come budini, e fui costretta a sorreggermi alla parete per non cadere per terra.

Un’ondata di calore mi pervase, e non riuscii a respirare. Il cuore accelerò, e dopo un po’, mi ritrovai costretta a boccheggiare.

Dopo due mesi in cui non lo vedevo , non poteva spuntare fuori così improvvisamente.  Non avrei retto.

Quando mi erano mancati quegli occhi magnetici, scuri e così profondi da sembrare infiniti? Desideravo sprofondarci, e non riemergerne mai più.

La sua bellezza fresca ed irresistibile mi accecò, mentre a passo svelto mi si avvicinava. La vista si offuscò. Gli occhi erano diventati lucidi.

Mi era mancato. Mi era mancato davvero tanto.

In tutto quel tempo, avevo cercato di reprimere i miei sentimenti, ma nel vederlo, essi fuoriuscirono dal mio cuore, investendomi.

Deglutii, sperando di ritrovare la voce, e pronunciai la parola più bella del mondo:   << Zach... >>
 

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Capitolo 6
*** Incubo ***


Salve a tutti!!! :D
Come prima cosa, devo scusarmi per il ritardo!! >.<'' sono imperdonabile, scusateeee!! ç.ç
Ma purtroppo, tra febbre e virsu interstinale, proprio non ci sono riuscita a stare al computer! Confido nella vostra comprensione! ^^''
Spero che questo capitolo ripaghi la vostra attesa!
Ok, prima di lasciarvi alla lettura, 2 parole, primetto che sarò breve! ^^''
Ero molto  titubante nel dare alla storia questa piega...tantomeno di apportare questi cambiamenti...però alla fine, sia grazie alla mia amica Fabiola, sia grazie a Summer1305, che ringrazio infinitamente per la sua pazienza nel sopportarmi quando doveva fare latino xD (Grazie mille per la pazienza carissimaaaaaaaaaaa <3) mi sono decisa, e quindi, ecco qui il risultato.
Sono abbastanza sicura che questo capitolo vi...deluderà diciamo, o meglio, manderà in frantumi tutte le vostre aspettative!
Spero comunque che apprezziate, e che  non perdiate interesse per la storia! Vi prometto che devono ancora esserci tanti ma tanti sviluppi interessanti!
Ok, ho finito , vi lascio al capitolo, che devo dire, come al solito non sarebbe qui senza l'aiuto di Fabiola, che ha steso una bozza, aiutandomi infinitamente! Grazie mille pazaaaa!! <3
Bene, spero che mi facciate sapere quello che ne pensate! Sappiate che sono in ANSIAAAA! xD
Ci sentiamo presto, col prossimo capitolo!
Un bacione a tutti! :)
Yuki! 


                                                        Incubo



  << Zach... >>

Pareva una visione. Continuavo a fissarlo allibita e col cuore impazzito, senza perdermi nemmeno un secondo della sua entrata un scena.

I capelli castani erano diventati ancora più chiari di quanto ricordassi, assomigliando ora al biondo cenere.

Indossava una sgualcita giacca di pelle nera, che faceva trasparire a camicia blu notte sotto di essa. Dei jeans scuri rivestivano le sue sinuose gambe.

Mentre camminava, i suoi occhi di tenebra erano puntati su di me.

Nel contemplarlo, non mi ero affatto resa conto che intorno a noi si era scatenato un putiferio.

I rumori dei colpi di pistola cominciarono a diffondersi nell’ aria, spade sguainate contrapposero le loro lame... ma io non ci stavo facendo nemmeno caso.

Zach arrivò a pochi centimetri da me, mosse il braccio, ed afferrò il manico della spada che aveva lanciato in mia direzione, staccandola dalla parete.

Il suo volto, era ad un sospiro dal mio.    << Andiamo da qualche parte? >> mi alitò.

Dio, la sua voce...bassa e un po’ roca...

Non diedi troppo peso a quell’ironia con un tocco di crudeltà che componeva la sua voce, ne al fatto che mi avesse appena lanciato contro una spada, seppur sbagliando volontariamente la mira.

L’unica cosa che vedevo, era semplicemente lui.

Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo, abbandonando la presa sulla spada. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.

Affondai la testa sull’incavo del collo ed inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.

In quel momento, capii che era tutto perfetto.

Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.

L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.

Al contrario di come mi aspettavo, le braccia di Zach non mi strinsero a loro volta, facendomi assaporare il suo calore. Non mostrò verso di me alcun gesto di amore.

Era immobile.

Persino il suo corpo, che stavo stringendo con tanta forza e possesso, sembrava stesse diventando freddo e rigido come il marmo.

Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto.

Mi allontanò da sé con un brusco strattone, facendomi cadere al indietro, atterrando di sedere. Sentii un forte dolore alle natiche e ai gomiti, quando sbatterono sul pavimento metallico e freddo.

Il tempo parve fermasi quando incrociai i suoi occhi neri.

Troppo emozionata per averlo rivisto, prima non ci avevo fatto caso: Quei pozzi neri che tanto amavo, avevano perso la loro luce, diventando inespressivi e freddi.

Un brivido mi attraversò da cima a fondo. Quelli, sembravano gli occhi di un assassino.

Cosa gli era successo?

Mi ritrovai a ripetere il suo nome, confusa e anche un po’ spaventata << ...Zach...? >>

In tutta risposte, ricevetti un ghigno malefico che non aveva mai visto dipinto sul volto che amavo tanto.   << Perché sei così sorpresa? >> mi chiese una voce che non avevo mai udito  << Cosa ti aspettavi da me? >>

Sembrava del tutto trasformato. Chi era colui che avevo davanti?

Piano piano, tornai a vedere tutto quello che ci circondava, e notai che tutti si erano fermati, ed osservavano noi con occhi confusi.
Kyle in primis.

Incrociai lo sguardo di Amy, ancora imprigionata da Ryan. Gli occhi di smeraldo erano sgranati, e alternava lo sguardo impaurito e spaesato da Zach a me.

Ryan invece, non pareva essere tanto sorpreso. La sua solita espressione impassibile, strafottente e annoiata non aveva subito una piega.

Tornai a guardare quello che credevo fosse il mio amato, ammesso che fosse ancora lui.

  << Co...cosa? >> balbettai come una stupida.

Lui mi guardò con aria di chi si sta divertendo un mondo con il proprio giocattolo preferito. Si allontanò, cominciando a camminare per la stanza, tenendo sempre ben salda la presa sulla spada. 

  << Hai davvero creduto che io tornassi da te come un cagnolino fedele, Becky? >> Il mio nome gli usci dalla bocca come quando si pronuncia la parte finale di una barzelletta e sentii delle risate alle mie spalle. 

Mi voltai contro voglia e scorsi Dean placcato nella stretta di Richard, che nonostante rischiasse un soffocamento, continuava a gioire ad alta voce.

E notai che non era l’unico.

Anche Ryan, che fino ad allora aveva mantenuto la solita aria da menefreghista, rideva spudoratamente, sotto lo sguardo sgomento di Amy che ancora era schiacciata al muro, sembrava volerlo incenerire con gli occhi.

E vedendo che non si fermava, la ragazza perse ben presto la pazienza.  << Brutto stronzo, cosa c’e da ridere eh? >> sbotto irritata   << Lasciami andare e ti farò perdere io la voglia di... >>

Non finì la frase che Ryan le infilò la lingua in bocca per farla tacere.

Inizialmente Amy cercò di districarsi da quel bacio così tremendamente passionale, che lasciò tutti interdetti, me compresa, ma ben presto si arrese lasciandosi trasportare.

Una volta calmatasi, Ryan si staccò da lei, passandole la lingua sulle labbra tremanti, e le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece prima sussultare e poi irrigidire.

Non potei evitare di notare che l’espressione di Amy era cambiata.

Il volto si stava pian piano rilassando, e quelle rughe di rabbia si erano distese sulla sua fronte. Le palpebre si abbassarono lentamente, nonostante i tentativi della ragazza di mantenere gli occhi aperti.

Guardandola bene, sembrava tremendamente...assonnata.

Scossi la testa con decisione, dandomi della stupida. Come potevo pensare che Amy avesse un colpo di sonno in un momento simile?! Doveva essere semplicemente scossa.

Distolsi lo sguardo, incapace di guardarli un minuto di più, e mi concentrai sul viso di Zach.

Era una maschera di scherno e perfidia.  Quello sguardo rapace, da predatore crudele,  mi aveva afferrato le viscere e fatte rovesciare.

Mi vennero le lacrime agli occhi ma cercai di non farle debordare. Non volevo che nessuno mi vedesse debole.

Tantomeno lui.

  << Avanti non guardarmi con quella faccia da cucciolo abbandonato >> disse poi, quella voce che avevo tanto amato  << Davvero hai sperato che io e te potessimo stare insieme? Tu sei il mio nemico. Colei che può uccidermi con una sola goccia di sangue >> mi ricordò, schietto e crudele.  << Pensavi davvero che avrei tradito mio padre per te? >>

Cominciò a girarmi la testa.

Mi ero inventata tutto allora? Il nostro amore...era stato solamente frutto della mia fervida immaginazione?

“Ti amo”.

“Non ti tradirò mai”.

Non me le ero immaginate quelle parole. Le aveva dette. Erano uscite dalla sua bocca!

Sentii Ryan ghignare ancora più forte e divertito   << Ma dai, sul serio non ci eri arrivata prima? Non avrebbe nemmeno potuto scoparti senza correre il rischio di ritrovarsi senza pene! >> *

Quelle parole scatenarono un’altra risata generale tra cui si unì anche la voce cristallina di Zach che adesso mi feriva e mi umiliava nel profondo.

Mi voltai, passando a rassegna dei vari volti che mi circondavano.

I Chimeri avevano uno sguardo sprezzante, e mi schernivano solo con gli occhi.

Dello Scudo Rosso, c’era chi teneva lo sguardo basso, chi mi guardava con disprezzo per aver appreso che stavo insieme al nemico, come Derek e Richard.

Chi sembrava apprensivo, come Susan e Kim.

Lo sguardo di Kyle non riuscivo a decifrarlo, ma avrei scommesso che in lui vi fosse buona parte di...soddisfazione. Zach si stava rivelando il bastardo infame che Kyle aveva sempre ritenuto, dopotutto.

E poi c’era Amy che con sguardo disperato, seppur annebbiato da un velo opaco, sembrava dirmi: “Non crollare, non adesso Becky ”. 

Non riuscii a resistere oltre, e lacrime calde rigarono le mie guance rosse di vergogna e rabbia.    << Tu non sei Zach >> bisbigliai, pur certa che potesse sentirmi  << La persona di cui mi sono innamorata non mi avrebbe mai umiliata, tanto meno spinta via. Cosa ti hanno in questi mesi fatto per ridurti cosi?! >> gridai.

Doveva essere per forza successo qualcosa. Non c’era altra spiegazione.Non poteva aver finto di provare amore per me. Me ne sarei accorta. I suoi sentimenti erano sinceri!

Non finii di pensare, che in un attimo anch’io fui sbattuta al muro con lui a due centimetri dal volto. Mi aveva sollevata da terra di cinque buoni centimetri, tenendomi per la scollatura della maglia.

  << Quel ragazzo è morto due mesi fa quando ha finalmente scoperto il piacere del sangue e della violenza >> mi alitò, con voce gelida   << Sei solo una povera illusa. Ma guardati! Una bambina che fa i capricci  >> le sue labbra si piegarono in un ghigno malefico.

Con uno scatto repentino mi lascio cadere a terra. Le gambe erano così molli che non riuscivano a sostenere il mio peso.

" Io te l'avevo detto. Ma non hai mai voluto ascolarmi "

Stara ad ascolatere anche le sua predica sarebbe stato davvero troppo. Con quel briciolo di forza che ancora mi rimaneva in corpo, e perdendo quella poca dignità che ancora mi restava, scossi la testa, intestardita   << Non è vero... >> dissi a denti stretti   << Non è vero... non sei tu... >> tirai su col naso  << Torna in te, ti prego... >>

Il suo sguardo si affilò ancora di più  << Sono in me. E parecchio anche >> poi, scrollò le spalle  << Sembra che le parole non siano abbastanza per farti arrivare chiaro e tondo il concetto... sei una che capisce con i fatti... >>

Lo vidi sparire e riapparire di nuovo, questa volta vicino a Ryan.

Amy che aveva assistito a tutta la scena, girò di scatto la testa verso il suo nuovo arrivato, ma accadde tutto troppo velocemente e non poté far nulla, ancora stretta nella presa del suo amato. 

Vidi Ryan tornare serio, e rivolgere uno strano sguardo a Zach, che in risposta, annuì impercettibilmente.

Cadde un silenzio tombale e le parole che arrivarono colpirono più forte delle sue umiliazioni .

  << Zach >> mugolai, improvvisamente assalita dal terrore allo stato puro  << A-aspetta... >>

Lui rise e senza ascoltarmi lo fece.    << Osserva >> disse.

Quella scena, sarebbe rimasta scolpita nella mia memoria fino alla fine dei  miei giorni.

Zach alzò la spada che aveva in mano con uno scatto fulmineo, e prima ancora che qualcuno avesse il tempo per intuire la sua mossa e fermarlo, trafisse Amy in prossimità del petto, inchiodandola al muro come un insetto.

Il suo grido fu l’unico a suono che riuscii a sentire prima che il dolore e la rabbia mi tapparono le orecchie.

Il sangue scarlatto della mia amica mi offuscò la visuale.

 In quel mondo rosso, scorsi Amy gettare la testa all’indietro, e gli occhi le divennero bianchi.

Scostai gli occhi su Ryan. Come aveva potuto permettere che Zach...

Ebbi una fitta al cuore.

Zach aveva trafitto Amy? L’aveva...uccisa?

Lo vidi ritirare la spada dal corpo ferito della ragazza, senza mostrare alcune emozione, tantomeno il risentimento.

In quel momento capii, e la consapevolezza era tanto chiara da far male: quello, non era più Zach. Il mio Zach...era scomparso.

Poi, quando il corpo di Amy cadde a terra in un tonfo sordo, cominciai ad urlare. 






* Se non mi fossi fatta capire bene, cosa probabile ^^'', Ryan si riferisce al fatto che siccome Becca è presumibilmente vergine, la perdita di sangue durante il rapporto sessuale avrebbe provocato dei danni all'amichetto di Zach xD

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Capitolo 7
*** Fuga & Rabbia ***


Eccomi qui, ad aggiornare con un nuovo capitolo! :D
Sono molto soddisfatta di me stessa, non credevo di riuscire a postarlo oggi! xD
Dunuque dunque. ..il precedente capitolo è finito lasciandovi l'amaro in bocca per MOLTI motivi...e mi dispice dirvi, che credo prorio che anche questo farà lo stesso! ^^''  
Il mio sadismo è alle stelle utlimemente! xD Muahahaha!
Beh, a parte tutto, spero che nonostante tutti gli stravolgimenti che sto apportando, la storia continui a piacervi! Mi impegno sempre nello scrivere per soddisfare più o meno le vostre aspetattive! 
Purtroppo, devo informarvi che da domani non avrò il computer per qualche giorno...quindi per il prossimo capitolo bisognerà attendere un pochino! :( Scusate! >.<
Detto questo, vi lascio alla lettura, sperando che il capitolo sia di vostro gradimento! :)
Aspetto le vostre recensioni e i vostri commenti! :D
Un baciooooo!! 
Yuki! 


                                                       Fuga & Rabbia 




Misa Albam aveva l’orecchio poggiato al pesante portone blindato della sua cella. Stava spingendo al massimo la lunghezza delle catene, e le dolevano i polsi e le caviglie.

Tamburellava le dita pallide, che potevano quasi essere definite scheletriche, sul metallo liscio e freddo del portone, in attesa di...qualcosa.

Qualsiasi cosa.

Un suono, un rumore, delle voci... Qualcosa che le spiegasse a cosa fosse dovuto il trambusto che aveva avvertito fino a poco prima.

Deve essere successo qualcosa, pensò, riducendo gli occhi a due sottili fessure.

E non era un presentimento. Ne era sicura.

Cercò di concentrarsi ancor di più, e di aguzzare l’udito sopraffino dei Chimeri. Che fosse finalmente arrivato il momento in cui avrebbe lasciato quella maledetta prigione?

Ma dall’esterno non sentiva provenire alcun rumore. Il trambusto di poco prima aveva lasciato spazio al silenzio.

Poi, qualcosa cambiò.

Sentì un tonfo sordo, come qualcosa che cade a peso morto a terra. Poi un altro, ed un altro ancora. Poi, una serratura scattare, e il pesante portone emise un cigolio stridulo, aprendosi dall’esterno.

Misa sussultò, ed istintivamente si allontanò indietreggiando, e poco ci mancò che non inciampasse sui suoi stessi piedi. Cosa che infine accadde, poiché scivolò sulla catena che le cingeva la caviglia sinistra.

Mentre atterrava di sedere, una figura conosciuta entrava nella sua cella.

La riconobbe subito, anche se era cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista: caschetto biondo che le seghettava il collo, occhi verde acqua, fisico atletico e slanciato, ma dalle forme ben definite.

Misa restò di stucco  << Eleanor...? >> farfugliò confusa.

La ragazza di fronte a lei le sorrise vittoriosa  << Ehilà. Ti sono mancata? >>

Le si avvicinò con passo svelto e mostrando un mazzo di chiavi che teneva in mano, tolse le catene dalle caviglie e dai polsi della ragazza.

  << Cosa...cosa ci fai qui? >> le chiese Misa, ancora incredula  << Come hai fatto a... >>

La bionda la zittì   << A dopo le domande >>

Le prese un braccio e senza alcuna fatica la tirò su  << Sei diventata ancora più leggera di quanto ricordassi... >> constatò  << La tua permanenza qui non ti ha fatto molto bene eh... >>

Misa non sapeva ancora che rispondere.

Eleanor faceva parte di gruppo di Chimeri che aveva visto si e no cinque volta da quando era diventata tale, capeggiato da una certa tizia di nome Elizabeth, che non le stava particolarmente simpatica.

  << Siete venuti a prendermi... >> disse infine, sospirando di sollievo  << Ci siete tutti? Anche il tuo gruppo... >>

La bionda annuì  << Lui ci ha voluti tutti. Anche perché abbiamo il compito di rapire quella ragazza dal sangue speciale... >>

Misa sobbalzò, senza saperne il reale motivo  << Parli di Rebecca? >> chiese, con la vocetta ancora più flebile del solito.

Eleanor si accigliò  << Non so come si chiami, ma presumo sia lei >>

La ragazza chinò leggermente il capo, perdendosi nelle sue riflessioni.

Rapire Rebecca...

Sarebbe stata trattata proprio come era successo a lei, se non peggio.

Una parte di lei diceva che quella fosse giustizia. Un’ altra, le urlava invece, che l’unica cosa che aveva evitato che quei mesi diventassero un vero inferno, era stata proprio Rebecca, con la sua infinita dolcezza e premura.

Per un momento, si sentii sporca, e avvertì il dovere di prestarle aiuto.

Eleanor la riscosse dai suoi pensieri  << Dobbiamo andare, prima che mandino altri uomini >> disse in fretta.  Poi, cominciò a frugare nel borsone che portava a tracolla  << Non ho vestiti di ricambio, ma ti ho portato delle scarpe, così da poter correre meglio >>

Le passò un paio di scarpe da ginnastica, che Misa si infilò meccanicamente, senza nemmeno guardare.

Solo quando varcarono la soglia del grande portone che l’aveva relegata fuori dal mondo per due mesi interi, si accorse delle due guardie di sorveglianza stese a terra in una pozza di sangue.

Eleanor fece spallucce  << È stato facile >> spiegò con nonchalance.

Misa fissò ancora per qualche istante i corpi dei due uomini, poi si decise a seguire la bionda.   << Pensavo ci fossero molti più uomini di sorveglianza... >> osservò, guardandosi intorno, e vedendo i corridoi deserti.

Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stancante correre a perdi fiato nelle sue condizioni debilitate. Aveva già il fiatone, e boccheggiava come un pesce fuori dall’acqua.

Eleanor se ne accorse e le passò una mano dietro la schiena, incitandola ad andare avanti.   << Oh, prima ce n’erano. E molti >> le rispose poi, e sue labbra si piegarono in un sorriso complice  << Ma sono accorsi tutti al terzo piano >>

Misa non capì  << Perché? >>

  << Perché i ragazzi hanno fatti da diversivo >> le spiegò con aria scaltra  << A quest’ora staranno già combattendo >>

La ragazza si accigliò  << Oh... e tu...? >>

  << Io ho aspettato dall’esterno che la situazione diventasse favorevole >> continuò, guardando la strada davanti a sé   << Quando è arrivato il momento, mi sono intrufolata nell’entrata secondaria. Tanto quello scemo di Dean, che tanto scemo non è,  aveva già disattivato il sistema di sicurezza, e mi sono facilmente sbarazzata degli incapaci che dovevano essere le tue ”guardie” >> sogghignò divertita  << Devo ammettere che mi ero aspettata molto di peggio dal così temibile Red Shield! >>

Salirono le scale, fino al secondo piano, e la bionda non aveva smesso di sogghignare con aria fiera.

Misa non si unì alla sua risata.

Se in quel momento stavano combattendo...allora Zach aveva rivisto Rebecca. Sospirò, chiedendosi sconsolata che razza di piega avrebbero preso le cose da quel momento.

Improvvisamente, si sentii una vigliacca. Lei stava scappando quando era in atto un simile putiferio?

Le brave ragazze non scappano.

Poi, la loro corsa, venne fermata da un forte urlo.

Entrambe si fermarono di scatto, aguzzando l’udito. Era il grido più agonizzante che Misa avesse mai udito. Dentro di esso vi era intriso il dolore e la disperazione allo stato puro.

Rabbrividì fino alla punta dei capelli quando riconobbe quella voce.  << R...Rebecca...? >> bisbigliò, incredula.

Eleanor la guardò con fare indifferente  << Ah si? Beh, a giudicare da quanto grida, sta avendo quel che si merita >> commentò con menefreghismo.

Per qualche arcano mistero, quella frase così acida la fece innervosire.

Non conosci Rebecca. Non sai che tipo è. Non puoi permetterti il lusso di simili insinuazioni!

Si stupì lei stessa dei suoi pensieri. Da quando prendeva le difese di Rebecca?

  << Dai andiamo >> disse poi Eleanor avanzando, ma tornando sui suoi passi quando si accorse che non era seguita.   << Mi hai sentita? >> le chiese, sospirando spazientita.

Misa si voltò verso di lei, inclinò leggermente la testa di lato come era solita fare, e corrucciò la fronte   << Voglio andare dove sono gli altri >> disse.

  << Come? Non se ne parla. Debilitata come sei, non saresti affatto d’aiuto. Noi li aspettiamo fuori, come prevedeva il piano. Vedrai che sapranno cavarsela >>

Misa scosse la testa con decisione, insistendo come una bambina capricciosa.

La verità, era che non voleva essere tanto di aiuto ai suoi fratelli, bensì a Rebecca. Già si immaginava lo stato in cui poteva essere ridotta a giudicare dalle sue grida disperate.

  << Sono a corto di pazienza, Misa >> la riprese Eleanor  << Vuoi mandare a monte il piano per un tuo capriccio? >>

Lei la guardò come una bambina a cui era stata negato un gioco, quasi con gli occhi lucidi   << Fa come vuoi, vado da sola >>

Detto questo, le diede le spalle, lasciandola indietro senza badare ai suoi richiami, che ben presto si tramutarono in volgari imprecazioni.

Poteva anche essere debilitata e debole, ma la sua agilità nei movimenti era rimasta invariata, sebbene provasse molta più fatica del solito.

Mentre si dirigeva verso il terzo piano, senza sapere nemmeno il reale motivo per cui avvertiva il chiaro bisogno di andarle in aiuto, si ripeteva due sole frasi.

Le brave ragazze non scappano.

Le brave ragazze sono riconoscenti.
 
 
 
                                                   *********************************
 
 
 
 La mia mente si riempì di ricordi.

Il primo volto che mi comparve davanti fu quello dolce e sorridente di Zach.

Rivissi i momenti in cui mi era stato vicino, le sue carezze sulla pelle, il calore del suo corpo sul mio, quel suo tocco che mi mandava in paradiso...

Lo rividi a casa sua mentre curava Amy dalla ferita infertole da Misa. Rividi la passione nei suoi occhi scuri, e quella determinazione a volerla curare.

Poi, vidi anche Ryan. Ma scorsi ciò che si nascondeva dietro la sua corazza da duro impassibile. Quel lato premuroso e possessivo, votato unicamente ad Amy.

Già...Amy.

Il suo sorriso a trentadue denti che spruzzava ottimismo e determinazione da tutti i pori, le sue parole gentili ma decise che mi avevano fatta rialzare così tante volte...

Adesso non c’era più.

La sua immagine sorridente si sovrappose al corpo sanguinante steso a terra.

Ancora non riuscivo a credere che fosse lei quella a terra. Non riuscivo ad identificarla in quel corpo straziato dalla lama.

Scostai lo sguardo in basso, rivolgendolo al sangue scarlatto che fuoriusciva dal suo petto, espandendosi a terra in una macchia scura. Ne intrisi una mano, che si ricoprì del suo sangue. Non mi stavo sbagliando. Non era un incubo.

Era reale.

Poi alzai gli occhi, ed incrociai lo sguardo di Ryan. L’avevo immaginato urlare ed imprecare, pronto ad uccidere Zach nel modo più doloroso possibile, invece era immobile, come una statua, che guardava con uno sguardo che non riuscii a decifrare il corpo della ragazza che credevo amasse.

Gli occhi azzurri erano tornati freddi come un tempo.

Poi, in un ultimo disperato gesto, guardai Zach. Me ne pentii subito.

Avrei potuto continuare a nutrirmi dei ricordi in cui il ragazzo di cui mi ero innamorata era sorridente e diceva di amarmi, invece, guardandolo negli occhi in quel momento, anche quelle flebili immagini andarono in frantumi.

Furono sostituite da uno Zach inespressivo e dallo sguardo assassino. Uno Zach che aveva appena trafitto Amy.

Solo successivamente, mi resi conto di stare urlando a squarcia gola.

E non solo io.

Le mie grida si unirono a quelle di Susan e Kim, alle imprecazioni urlate di Derek e Kyle, che venendo in mia direzione, afferrandomi per le spalle mi allontanò da Zach e dal corpo di Amy.

Non riuscii a capire bene ciò che successe dopo.

Sentii un trambusto infernale, delle grida, colpi di pistola, e rumori di tanti passi. Dovevano essere arrivati ri rinforzi, dalle sonore imprecazioni di Richard, che tuonava ordini a destra e a manca.

Io ero impassibile. Guardavo il corpo di Amy e basta.

E man a mano che quello spettacolo terrificante mi marchiava a fuoco l’anima, dentro di me sentivo ribollire qualcosa.

Il mio corpo fu scosso dai tremiti, e persi il controllo del mio organismo.

Mettendo a fuoco ciò che mi circondava, notai l’intera squadra degli arcieri sulla sinistra, scorgendo anche il viso pallido di Evan. Altri tiratori scelti erano intervenuti capeggiati da David, che guardava sconvolto il corpo di Amy.

Lo vidi serrare la mascella, e puntare il mitra che aveva in mano contro qualcuno.

La presa di Kyle mi abbandonò, e lo scorsi correre come un forsennato in direzione di Zach e Ryan, con la spada alzata. Proprio come stavano facendo Derek e Susan.

La scena mi sembrava ovattata, e vedevo sfocato per colpa delle lacrime che solcavano il mio volto.

Quella non era la loro battaglia. Non dovevano immischiarsi.

Osservai il viso teso di Zach che si preparava a fronteggiarli, e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.

Quella, era la mia battaglia.

La rabbia esplose dentro di me, travolgendomi come un fiume in piena. Il dolore e  l’incredulità lasciarono spazio ad uno odio e ad una sete di vendetta tali, da farmi perdere completamente il controllo.

Fu peggio di quanto appresi la notizia della morte di Mark. In quel momento, ero molto più arrabbiata.

Zach aveva ucciso Amy...

Il ragazzo che credevo di amare aveva appena ucciso la mia migliore amica!

Armata di una forza derivante solo dall’odio puro, raccolsi la spada che mi era caduta a terra, e la strinsi talmente forte che mi dolse la mano.

Ma non badai al dolore.

Zach era stata la prima persona per la quale avevo provato un amore così forte ed incondizionato, ma era anche la prima per la quale mi capitava di provare un odio così intenso.

  << Fermi tutti!! >> urlai, senza riconoscere nemmeno io la mia voce.

Mi alzai, sperando che le mie gambe tremanti non mi tradissero, e puntai la spada conto l’assassino.

Lo vidi prima sgranare i grandi occhi neri, e poi ridurli a due fessure,  rivolgendomi  uno sguardo intenso, che mi perforò il cuore.

Io non mi feci intimorire. Nulla, arrivati a quel punto, mi avrebbe fatta più tornare indietro.

Ormai, non avevo più paura.

È per te Amy. Soltanto per te.

Gli rivolsi uno sguardo truce, il più maligno che avessi mai lanciato a qualcuno, gettandogli addosso tutto l’odio che provavo in quel momento.

  << Che nessuno osi intromettersi. A lui ci penso io >>

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Capitolo 8
*** Solo Vendetta ***


Salve a tutti!! *----*
Ok, perdonatemi  questo micidiale ritardo...ma purtroppo, il mio "povero" computer ha deciso di non connettersi più ad internet! -.-''
I capitoli erano pronti già da tampo, ma solo oggi, grazie sempre alla mia editor Bippa, sono riuscita a postarlo usando il suo computer! :D
Grazie tesoroooooooo!! <3
Parlando del capitolo...devo rivelarvi che ultimemente mi risulta particolarmente difficile decidere il titolo di ogni capitolo...u.u Anche quello che ho scelto per questo non è che mi soddisfi...ma ero così in ansia nel voler postare il nuovo capitolo che ho scelto la prima cosa che mi è venuta in mente ^^''
Chiedo venia! xD
Ok, un grazie infinito a chi mi segue, dandomi sempre tutto il suo sostegno! :3 Spero che anche questo capitolo vi piaccia! ^---^
Con la speranza di aggiornare presto! <3
Un bacio a tutti!! :)
Yuki!

                                                Solo Vendetta




Ero preparata a tutto, ma non a quello.

Puntavo l’arma contro Zach, intenzionata a vendicarmi. Vendicare Amy.

Dovevo ucciderlo.

Qualche tempo prima, quella sola possibilità mi faceva tremare il cuore, ed ero sicura che qualunque cosa fosse successa, non avrei mai potuto scontrarmi contro di lui.

Ma arrivati a quel punto, non ne ero più così sicura.

Il cuore galoppava frenetico nella mia cassa toracica, quasi volesse uscirne.

Per quanto potesse sembrare strano, in quel momento, non provavo ne paura, ne esitazione. Dominata solo dalla rabbia e dall’odio, desideravo solo vendetta.

E Zach, di fronte a me, sembrava essere del tutto preparato a ciò che sarebbe tra breve accaduto.

Non accennava al minimo segno di sorpresa, tantomeno al rimorso.  Anzi, con un volto menefreghista e altezzoso, mi sfidava a farmi avanti. Negli occhi di tenebra brillava l’impazienza.

E io non mi sarei fatta attendere.

Mi guardai intorno, valutando ciò che mi circondava.

Lo Scudo Rosso era a dir poco sconvolto. Forse dalla morte di Amy, forse dal mio improvviso desiderio  di voler combattere da sola.

David provò a ribattere:  << Non ti autorizzo a... >>

Senza nemmeno distogliere lo sguardo da Zach, puntai spudoratamente l’arma contro di lui, intimandolo a rimanere zitto   << Me ne sbatto delle tue autorizzazioni! >> tuonai fuori di me  << Di lui mi occupo io e basta. Se qualcuno prova a fermarmi, non mi farò scrupoli a sistemarlo >>

Non mi riconoscevo più. Ma avevo perso il controllo del mio corpo.

Avvertivo le occhiate dei presenti puntate addosso. Ero sicura che avessero capito che non stavo affatto scherzando.

Zach scoccò le ossa del collo, e sorrise sgarbatamente  << Perché no? >>  sogghignò  << Vediamocela io e te >>  si guardò intorno  << Da soli >> concluse, riferendosi ai suoi compagni.

La risata odiosa di Dean tornò a farsi sentire   << Dateci dentro! >> esclamò, come fosse allo stadio.

Si zittì, senza ritirare il sorriso, solo quando tre pistole e due archi puntarono alla sua testa.

Al contrario di lui, la ragazza dai capelli lunghi e scuri gli si avvicinò seria in volto, con aria indispettita  << Zach >> lo chiamò spazientita  << Non dimenticare che il piano consiste nel... >>

  << Taci Elizabeth >> la zittì, senza  nemmeno guardarla.  I suoi occhi erano puntati su di me  << Ho tutto sotto controllo >> aggiunse impassibile.

La così detta Elizabeth si fece scura in volto, ma nonostante avesse certamente qualcosa da ridire, preferì tacere e farsi da parte, mentre Zach avanzò teatralmente verso di me.

Alzò la spada, sporca del sangue rosso di Amy, e me la mise sotto il naso  << Cominciamo? >>

Non me lo feci ripetere.

Ferendomi un dito, e facendo scorrere il sangue sulla lama della spada, mi avventai verso di lui.

Zach incassò il colpo, e sentii le lame della nostre armi cozzare, quando vennero a contatto in modo così violento. Ci stavo mettendo tutta la forza che avevo in corpo, e gli striduli che emettevano mi faceva quasi temere che a momenti si sarebbero spezzate.

Vuoi davvero ucciderlo, Rebecca?Mi ritrovai a pensare.

Certo che devi farlo. La morte di Amelia non conta nulla per te?

Quella frase, detta con così tanto scherno, mi infuse maggior determinazione, e intensificai il mio attacco.

Ma Zach sembrava non si trovasse minimamente in difficoltà. Anzi, cominciai a sentire una leggera pressione spingermi indietro, quando le nostre spade si contendevano il dominio.

  << Sei troppo debole! >> mi schernì, e con una spinta decisa, mi scaraventò all’indietro.

Sbattei violentemente la schiena al pavimento di metallo. Un dolore  così acuto  che mi fece mancare il fiato. Rafforzai la presa sull’arma, ed ignorando le fitte, mordendomi con forza il labbro fino a farlo sanguinare, cercai di rimettermi in piedi.

Il mio sguardo andò per caso a fermarsi su Ryan, e sgranai gli occhi.

Vidi il biondo chino sul corpo straziato della mia amica. Le raccolse le braccia in grembo, e mettendole una mano sotto le ginocchia, e un’altra sulle spalle, la prese in braccio, avvicinandola al suo petto con una dolcezza quasi disarmante.

La rabbia dentro di me si ampliò ancor di più.

Come osava?! Con quale diritto aveva il coraggio di stringerla a se come un amante premuroso dopo averla lasciata morire in modo così orribile?!

Fu quello che mi diede la forza di rimettermi in piedi.

  << Non la toccare!! >> urlai puntando la spada contro di lui.

Ryan spostò lo sguardo azzurro verso di me, e mi scrutò a lungo, come se mi stesse perlustrando l’anima.   << Lei è il nostro bottino di vittoria >> disse freddo, per poi darmi le spalle, e scomparire dietro le file dei Chimeri che ci avevano attaccato.

<< Lasciala subito!! >> urlai disperata, correndo nella sua direzione.

Non potevano toglierci anche il suo corpo. Non era giusto. Che se ne facevano loro?

Fui costretta a bloccarmi, perché  Zach mi si parò davanti. Il suo sguardo mi derideva  << Noi non abbaiamo finito >> mi ricordò.

Cercai di attaccarlo ancora, ma una nuova fitta alla schiena, mi fece piegare sulle ginocchia dal dolore.

Boccheggiai, cercando di riprendermi.

Sentì una presenza farmisi vicina, e riconobbi che si trattava di Kyle.  Mi aveva preso le braccia, per farmi rialzare  << Rebecca, combattiamo insieme. Da sola non hai... >>

Me lo scrollai malamente di dosso con un brusco strattone, alzandomi da sola.   << È la mia battaglia! >> ringhiai inferocita, e non solo a lui.

Tutti dovevano capirlo.
 
 
 
                                                                                             *************************************
 
 
 
 
I passi frettolosi di Eleanor rimbombavano per i corridoi deserti, mentre si malediceva per aver perso di vista quella sconsiderata.

Ci mancava solo per qualche suo capriccio il piano andasse a monte.

Elizabeth l’avrebbe uccisa senza pensarci due volte, poiché l’unico suo compito era di tenere sott’occhio Misa. Quella piccola canaglia aveva sicuramente raggiunto il terzo piano, quindi anche lei doveva fare lo stesso.

Velocizzò il passo, ma quando fece per svoltare l’angolo, andò a sbattere contro qualcosa.

O qualcuno.

Una ragazza dai lungi capelli biondi colpì il suo petto, e di rimbalzo, cadde a terra, battendo il sedere. Era talmente concentrata nel raggiungere il piano in cui la battaglia era iniziata, da non aver nemmeno sentito il rumore di altri passi oltre ai suoi.

Dopo l’iniziale stordimento, lei la squadrò con gli occhi nocciola.

Ed Eleanor fece altrettanto. La prima cosa che pensò, fu che doveva essere un medico. E a confermarlo, fu il camice bianco che la ragazza indossava.

Era molto giovane, probabilmente la sua età, o quella di Misa. Valutò che nel complesso era carina.

Si sforzò di leggere il nome nel cartellino che portava appeso all’altezza del petto.

Gwen Ofman” lesse. Bel nome.

  << Andiamo di fretta, Gwen? >> ironizzò, pur restando all’erta, mentre la ragazza si rimetteva in piedi.

L’altra le rivolse uno sguardo diffidente  << Non muoverti >> ordinò.

Eleanor fece spallucce  << Non offenderti se te lo dico tesoro, ma non fai molta paura >>

Gwen le rivolse uno sguardo duro   << Ti consiglio di non sottovalutarmi >>

L’altra rise, divertita. Per un qualche strano motivo, si era quasi dimenticata che era lei quella che andava di fretta, e continuò a stuzzicarla:  << Perché, sennò che mi fai? La punturina? >>

La vide frugare nella tasca del camicie, e cacciare lesta come una lepre...proprio una siringa!

Gwen le sorrise di gusto  << Indovinato >>  In un lampo, le si avvicinò, fino a esserle distante solo pochi centimetri, e le piantò l’ago nel collo.

L’ultima cosa che Eleanor sentì, fu il suo odore dolce alla vaniglia che le otturò piacevolmente le narici.

Poi, si lasciò andare al piacevole torpore, che le fece gradatamente perdere il controllo sul suo corpo. Non riusciva a credere di essere stata fregata. O meglio, si era lasciata allegramente fregare come una stupida, incapace ed inesperta.

Avrebbe facilmente potuto svicolarle di fianco, toglierle la siringa di mano e tramortirla con un colpo ben assestato.

Ma la verità, era che per un momento, era rimasta abbagliata da quel sorriso. Un sorriso limpido e genuino, che dietro nascondeva la giusta dose di astuzia e malizia.

Inaspettatamente, si ritrovò a sorridere. Elizabeth l’avrebbe uccisa e come.

Beh,  tanto ormai è troppo tardi...pensò, prima di chiudere gli occhi.

 
 
 
                                                                                                          ********************************
 
 
 
 
  << Ormai è troppo tardi! >> la voce di Zach continuò a schernirmi, e le sue parole scavavano nella mia anima, ferendola come lame taglienti.   << Sia per lei... >> continuò, riferendosi ad Amy  << ...Sia per te >>
 
<< È tutto da vedere! >> tuonai, tornando all’attacco.

Riuscii ad anticiparlo, ed alzando la spada, lo colpii,  alla guancia sinistra, procurandogli un taglio  orizzontale, netto e profondo.

Strizzò gli occhi, forse per il dolore, o forse per la sorpresa, ed indietreggiò di qualche passo. Mi ero già preparata a vedere la sua guancia gonfiarsi e farsi violacea, ma non accadde nulla del genere.

Perche il  mio sangue non funzionava?  Lo guardai esterrefatta pulirsi col pollice il sangue che colava dalla ferita, e rivolgermi uno sguardo che indugiava tra la rabbia e lo scherno.

Infine, Zach piegò gli angoli della bocca in un sorriso crudele   << Non stai dimenticando qualcosa? >> mi chiese, abbassando gli occhi sulla mia spada.

Lo imitai, e mi accorsi che  non c’era più sangue sulla lama.

Mordendomi il labbro con forza, feci per ferirmi nuovamente il dito, ma lui anticipò qualsiasi mia tentata azione. Con uno scatto fulmineo che feci fatica a seguire, scivolo dietro di me e  prendendomi le braccia, le strinse dietro la schiena. 

Cercai di divincolarmi, ma lui era troppo forte.

Mi piegò le articolazioni all’indietro togliendomi il respiro, e facendomi cadere la spada di mano. Non riuscii a resistere all’ intenso dolore, mentre serravo gli occhi.

Mi vennero le lacrime agli occhi. Perché ero così dannatamente debole? Dopo due dannati mesi non era cambiato davvero niente?

Non potevo davvero arrendermi all’idea che i Chimeri erano più forti degli umani e basta.

Io ero l’arma. Ero la loro distruzione!

Eppure eccomi, a piangere impotente nella sua stretta.

Sentii il viso di Zach avvicinarsi al mio  << Stai cominciando a renderti conto di quanto tu sia inutile? >> mi soffiò in un orecchio, e le sue labbra mi solleticarono i capelli.  << Dovrai impegnarti molto più di così se vuoi davvero farmela pagare... >> continuò.

Poi, con l’elsa della spada, per infliggermi l’ennesima umiliazione, mi colpì senza riguardo la scapola sinistra.

La sofferenza fu micidiale.

Sentii fin troppo chiaramente le mie ossa rompersi con alcuni rumorosi crock, e caddi in avanti, sbattendo il viso a terra.

La spalla rotta pulsava, e strinsi i denti per impedirmi di urlare.

Ma le fitte  si intensificarono quando avvertii che le articolazioni cominciavano a rimettersi al loro posto.

Chi considerava le mie capacità rigenerative una cosa formidabile, avrebbe prima dovuto assaporare il dolore agghiacciante che esse mi procuravano, e poi esprimere un giudizio.

Feci forza sui gomiti, e cercai di tirarmi su, ma avvertivo ancora troppo male.

Ma fu abbastanza per vedere Zach di fronte a me, con la spada alzata. Incrociai i suoi occhi neri, che mi fissavano con intensità.

Voleva infliggermi il colpo di grazia?

Poi, sentii molte voci, mischiarsi le une alle altre in un groviglio indefinito e confuso.

  << Zach! >> lo richiamò Elizabeth  << Cosa diavolo fai?! Attieniti al piano! >>

La risata di Dean:  << Adesso la fa secca! >>

  << Avrà quello che si merita >> borbottò Adam.

Le urla esaltatorie degli altri Chimeri, e lo spavento nelle voci dello Scudo Rosso.

  << Interveniamo! Ora!! >>  gridò David con voce grave.

Il mio nome urlato da Kyle, Susan Derek e Evan.

  << Rebecca! Alzati! >> mi incitò Kim con un urlo agonizzato.

  << Mirate! >> la voce di Richard.

Io vedevo solo lui di fronte a me. Difficile dire cosa provasse in quel momento. Quando lo vidi alzare la spada pronto a trafiggermi, chiusi gli occhi e mi preparai alla fine.

Ormai dovevo accettarlo. Zach, quello che conoscevo io, non c’era più, e il ragazzo che avevo davanti, era solo uno sconosciuto che stava per porre fine alla mia vita.

Nonostante tutto, una lacrime sfuggì al mio controllo, e mi rigò ribelle la guancia.

Aspettai, ma il dolore non arrivò.

Ci misi un po’ prima di decidermi ad aprire gli occhi. Intorno a me sentivo un brusio di voci che si faceva via via sempre più intenso. Quando riattivai la vista, davanti a me vi era un’esile figura. Inizialmente non la riconobbi.

Notai che la mano del mio salvatore imprigionava fermamente il polso di Zach, immobilizzandolo, e tenendo la pericolosa arma ben lontana da me.

Quando studiai con più precisione i dettagli della persona che mi era davanti, ci misi meno di un secondo nel riconoscerla.

E nel momento stesso in cui sgranai gli occhi incredula, Zach parlò:  << È bello rivederti... Misa >>

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Capitolo 9
*** Basta Così ***


Saaaaalve a tutti carissimiiiii!!  :)
Prima di iniziare, ho una sola parola da dirvi: Scusateeeee!! 
Scusate, scusate!
Mi dispiace molto per il riardo nel postare i capitoli, e soprattutto, nel fatto che non sia nemmeno riuscita a rispondere a tutte le vostre bellissime recensioni! >.<’’ 
Sono imperdonabile lo so, ma cercate di capirmi, che senza internet sono in mano a Cristo ^^’’ , e  quelle poche volte che riesco a connettermi è quando vado a casa di amici, ma il tempo è sempre poco! :(
Sappiate però che sto continuando a scrivere, e che i vostri commenti li leggo tutti, e mi fanno infinitamente piacere!
Grazie mille per il sostegnooooo!! :’D
Dunque, questo è l’ultimo capitolo in cui si parla di questa prima battaglia! Perché, si cari miei, ce ne saranno altre! xD  Muahahah!
Poi...beh, questa parte del libro non è la più allegra...prima Zach, poi Amy...adesso il colpo di scena di Misa...e le sorprese non sono finite, quindi, mi raccomando, seguitemi! xP
Un’ultima cosa, prima di lasciarvi alla lettura: oggi, cercherò di postare ben due capitoli, dato che sono già belli e pronti! xD  
Spero vivamente di riuscirci!  >.<  In caso contrario, spero di potermi riconnettere domani!
Detto questo, spero che anche questo capitolo vi piaccia!!
Un bacione a tuttiii!! <3
Yuki!
 
 

                                                                          Basta Così 
 

 

Mi sarei aspettata di tutto, davvero, ma quello mai. 

Un intervento repertino di Kyle, qualche pallottola  tempestiva di Kim, magari un salvataggio improvvisato di Richard o David. Avevo sperato persino in un ripensamento di Zach, che riscopriva i propri sentimenti sepolti.

Ma non quello.

Non avrei mai immaginato che nella  mia vita, sarebbe venuto il momento in cui Misa Albam avrebbe preso le mie difese.

Colei che aveva ucciso Mark.

Quella che più di tutti, per quei mesi orrendi che aveva passato, avrebbe dovuto odiarci.

Odiarmi. 

La guardavo allibita.  Come diavolo aveva fatto ad evadere dalla sua cella? Era impossibile che ci fosse riuscita da sola. Qualcun altro doveva averla agevolata nell’impresa. 

Quindi, l’attacco dei Chimeri non si limitava ad averci intrappolati li. 

Sentii il crescente vocio dei “nostri”:

  << Che diavolo ci fa lei qui?! >>

  << È impossibile evadere dalla prigione! >>

  << Perché ha difeso Rebecca?! >> 

  << Non possiamo fidarci! >>

Voci del genere mi otturavano le orecchie, ma io non ascoltavo. Fissavo solo Misa davanti a me.

Lei voltò leggermente la testa verso di me, forse per accertarsi che stessei realmente bene. Incrociò i miei occhi per qualche secondo, e poi tornò a concentrarsi su Zach.  << Non farlo >> disse, con la sua vocetta, che però suonava carica di determinazione.

  << Misa! >> Era la voce di Lilith. La scorsi tra la fila dei Chimeri. Aveva un’aria che indugiava la felicità e la confusione.

Zach continuava a fissarla impassibile, ma nei suoi occhi, vi era una strana luce, impossibile da decifrare.
 
  << Misa, cosa diavolo stai facendo?! >> tuonò la voce di Adam. Sembrava essere diventata ancor più fastidiosa di come la ricordassi. 

Misa scosse leggermente la testa   << Le brave ragazze...Non tradiscono >> disse, lasciando la presa sul polso di Zach, e nascondendomi più che poteva col suo corpo esile.

  << Siamo noi quelli che non devi tradire! >> la rimproverò Elizabeth, visibilmente fuori di sé.  << Siamo noi i tuoi compagni! >>

Lei inizialmente  sembrò indugiare, poi riacquistò sicurezza   << C’è differenza...tra compagni e amici >>

  << Lei?! >> tuonò di nuovo Adam, additandomi con odio puro   << Lei per te è un’amica?! >>

Misa inizialmente non rispose  << Io so cos’è la riconoscenza >> disse infine, lanciandomi uno sguardo incerto  << Non vi permetto di farle del male >>

Tutti restarono basiti.

  << Tu...tu ci stai tradendo! >> sibilò Lilith sconcertata  << Stai tradendo noi! Per quelli come loro! >> 

  << Tzè! >> sbottò Alyssa scocciata  << Quelli le hanno fatto il lavaggio del cervello! Che infinita perdita di tempo! >> 

Ray scoccò la lingua   << Inaudito >> sbottò, sputando a terra.

Persino Dean aveva dipinta sul volto un’espressione sbigottita. E, per quanto poco lo conoscessi, avevo capito che per farlo rimanere senza parole, ci voleva davvero molto.

D’altro canto, nemmeno io riuscivo a dare un senso al comportamento illogico della Chimera.  Anteponeva la mia salvezza, alla fedeltà verso i suoi simili? Mi considerava un’amica? Io?! 

  << Zach fai qualcosa! >> urlò Elizabeth  << Non possiamo permettere che il piano vada a puttane! >>

Guardai terrorizzata Zach. Cambiato com’era, avevo paura di quale conseguenza avrebbe adottato contro Misa. 

Eppure, lui era dominato da una calma impressionante.  Fece qualche passo avanti, senza perdere compostezza  << Misa >> la chiamò, guardandola negli occhi  << Spostati >> le ordinò con severità.

Lei non si mosse   << Proprio tu parli in questo modo, Zach? >> gli rispose, con stizza e delusione nella voce   << Io non mi muovo >>

Deglutii, mordendomi il labbro inferiore.  Quella era una pazzia bella e buona. Zach non si sarebbe fatto scrupoli a dare una lezione anche a lei.

Ed io non volevo vedere più nessuno...morire.

Nemmeno lei.
Studiai gli occhi di Zach con timore, e constatai che erano diversi: Più accesi...la loro luce di era fatta più intensa.

Nonostante le sue labbra fossero immobili, sembrava stesse ridendo con gli occhi. Aveva tutta l’aria di essere pienamente...soddisfatto.

Abbassò la spada, riponendola nel fodero, e si guardò intorno, come se stesse valutando la situazione.

Infine, sospirò e disse:  << Andiamocene >>

Lo stupore fu generale. 

  << Scherzi fratello?! >> ribatté Dean, sgranando gli occhi grigi  << Li abbiamo in pugno! >>

Zach lo fulminò con lo sguardo  << Dean. A te ci manca poco che fanno saltare il cervello >> gli ricordò, riferendosi a tutte le armi che aveva puntate contro. 

  << Non possiamo lasciare Misa qui! >>  riprovò Lilith.

   << Non sappiamo nemmeno dov’è Eleanor! >> era la voce di un ragazzo nelle loro file di cui non conoscevo  il nome.

Zach scrutò tutti i presenti << Eleanor sa cavarsela >> sentenziò, poi si concentrò sulla mia salvatrice   << E Misa ha scelto da che parte stare >> continuò, senza sembrarne particolarmente addolorato    << Non ha senso rimanere qui >> 

  << E lei?! >> sbottò Elizabeth, indicandomi.

Lui mi squadrò con gli occhi neri, senza mostrare emozione  << C’è ancora tempo. Oggi abbiamo dato la dimostrazione pratica della nostra superiorità. Quando saremo in superiorità numerica, adempiremo al piano >> concluse, guardando circospetto gli agenti armati che accerchiavano il loro schieramento. 

Dean sbuffò sonoramente, e in un battito di ciglia, apparve al fianco di Ray. 

  << Non crediate che possiate fare quello che vi pare, piccoli bastardi! >> ruggì Richard. 

  << Avete avuto la sfacciataggine di introdurvi qui >> aggiunse David con un’impassibilità spaventosa  << Non crediate che possiate evaderne con altrettanta facilità! >>

Ray fece qualche passo avanti, con aria arrogante  << Provate a fermarci >>

E detto questo, lanciò un gas fumogeno che inondò lo spazio di un denso fumo grigio.  Fui colpita da un violento attacco di tosse, ma resistetti all’impulso di chiudere gli occhi.

Ignorai il crescente bruciore, per poter guardare la figura di Zach fino all’ultimo. Non volevo perdermi nemmeno un tratto del suo volto, seppur offuscato dal fumo.

L’unica cosa che riuscii a scorgere con chiarezza in quel gas scuro, furono gli occhi neri e intensi di lui, che sembrava stesse, come me, richiamando tutte le sue energie per guardarmi in volto.

Alla fine, anche i suoi pozzi scuri scomparvero, e mi ritrovai costretta a serrare gli occhi, ormai diventati lucidi.

Dei colpi di pistola cominciarono a levarsi in aria alla, ma quando il denso fumo cominciò a diradarsi, le figure dei Chimeri erano già scomparse.

Alcuni agenti erano a terra feriti, altri in piedi, ma in tutti i volti si poteva leggere la sconfitta e la disperazione.

Susan singhiozzava raggomitolata in un angolo, e Derek aveva lo sguardo basso. Lasciò cadere la pistola, con aria esausta ed arrendevole   << Quanti altri compagni dovremmo perdere ancora? >> lo sentii bisbigliare, con gli occhi lucidi.

Kyle era immobile, ma i suo occhi non avevano bisogno di parole. Evan aveva abbassato l’arco, e non sembrava preoccupato di asciugare le lacrime che gli bagnavano le guance.

Kim scaraventò a terra il mitra con rabbia, imprecando sonoramente  << Maledizione! Maledizione!! >> continuava a ripetere.

Richard non era da meno. Nonostante fosse ferito, e gli colasse del sangue dal naso, cominciò a scagliare una violenta raffica di pugni al muro   << Porca puttana! >> imprecò rabbioso  << Ce l’hanno fatta ancora, quei disgraziati! >>

David sembrava impassibile, ma il suo volto era visibilmente provato. Si massaggiò le palpebre con l’indice e il pollice della mano destra, e serrò la mascella. 

Poi, quando alzò lo sguardo, lo puntò su Misa, ancora in piedi di fronte a me.  << Immobilizzatela >> ordinò serio.

Subito, alcuni agenti dietro di lui si mossero, e buttandola a terra, le incatenarono i polsi. 

  << Ah...! >> sobbalzai, sorpresa per la loro violenza verso il suo corpo così esile e delicato, che sembrava sul punto di rompersi alla minima pressione.

Lei non oppose resistenza. Sembrava rassegnata. Dopotutto, aveva scelto di proteggermi, che equivaleva dire rimanere nello Scudo Rosso. 

Rimanere imprigionata. 

Incrociai il suo sguardo verde cristallino, visibilmente stanco e provato.

Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a dare un senso al suo comportamento:   << Per...perché...? >> mi sforzai di chiedere.

Lei non mi rispose subito. Quando lo fece, la sua voce era estremamente debole  << Le brave ragazze...sono riconoscenti >> mi ripeté  << Tu mi hai aiutata...ed io non potevo non fare altrettanto >>

Mi incupii. Non poteva trattarsi solo ed esclusivamente di riconoscenza.

  << Questa tua riconoscenza ti costerà caro >> le disse sprezzante Kyle, avvicinandosi  << Sappi che non basta questo improvviso atto di altruismo per impietosirci >>

Gli rivolsi un’occhiataccia, e lui si zittì, guardandomi seccato e visibilmente contrariato.

Misa non rispose alla sua provocazione. Si limitò a sorridere in tono amaro, rimanendo in silenzio. 

  << David! >> era la voce roca di Richard  << Autorizzaci ad inseguirli! Non possono essere andati troppo lontani! >>

David scosse la testa, la mascella contratta << No, non servirebbe. Siamo già stati umiliati abbastanza per oggi >>

  << È proprio per questo! >> sbottò ancora lui << Non posso sopportare che la facciano franca! >>  Sferrò altri pugni alla parete metallica, con fare impaziente.

  << Vedi di darti una calmata >> lo riprese Kim, con gli occhi rossi  << Oppure oltre al naso, vuoi romperti anche una mano? >>

  << Sta zitta! >> le rispose sprezzante lui  << Non riesco a sopportare il fatto che abbiano tagliato tutti la corda... >>

  << Non tutti, veramente >>

L’improvvisa voce di Gwen irruppe nella scena. Mi voltai in sua direzione, e notai che aveva il fiatone.  I capelli biondi erano scompigliati, probabilmente reduce di una lunga corsa.

  << Siamo riusciti a catturare una Chimero che si aggirava per i nostri corridoi >> annunciò, con aria stranamente  fiera   << L’abbiamo già portata in laboratorio e adesso... >> 

Studiò le nostre espressioni distrutte, e si interruppe, facendosi scura in volto.   << Cosa...? >>

Con lo sguardo color nocciola, passò in rassegna di tutti noi, ed infine sobbalzò.

Sicuramente si era accorta della mancanza di Amy all’appello.  Le sue labbra cominciarono a tremare, e non servirono delle spiegazioni.  Il suo pianto si unì al nostro, non appena seppe della sua morte.

Io cominciai ad allontanarmi dalla realtà.

Basta. Non ne potevo più di udire disperazione ovunque.

Prima Zach...poi Amy.

Era davvero, davvero troppo. Non ce l’avrei fatta. 

Di colpo, ciò che mi circondava si fece scuro, e su di me scese la più oscura delle notti. Persi l’equilibrio, e sentii qualcosa di forte sorreggermi, poi tante voci si mischiarono le une alla altre.

Smisi di sforzarmi, e mi lasciai andare alle profonde tenebre, dalle quali desideravo non riemergere mai più.

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Capitolo 10
*** Bianco ***


Salve a tutti! :D
Finalmente sono riuscita a postare il nuovo capitolo senza far passare troppo tempo!! *----*
Eh eh eh è che mi è tornato internet!!! Sono tornata alla vita!! xD Ahahaha!
Beh, adesso si susseguiranno dei capitoli di riflessione e di accadimenti...l'azione sarà rimandata al dopo! :)  Ma saranno comunque pieni di novità! ;)
Spero vi piaccia! ^-----^
Devo dirvi che non sono soddisfatta ne del titolo, ne del finale di questo capitolo...però beh, ero così ansiosa di postarlo, che non me ne sono curata molto! Se trovate degli errori, chiedo venia!  ^^''
Un grazie come sempre a chi mi segue, recensisce, dandomi tutto il suo appoggio!! *---*
Un bacio a tutti!!! :***
Yuki!

                                                     
                                                                Bianco






Richard sprofondò nel lettino bianco e candido dell’infermeria, e Kim chiuse la porta della stanza alle sue spalle.

  <<  Ti ho detto che non ho bisogno di una croce-rossina! >> sbottò l’uomo, guardandola malamente.

  << Se avessi evitato di romperti anche una mano, farei volentieri a meno di accudirti >> gli ricordò lei, sospirando sconsolata.

Senza dire altro, prese il kit di medicazione dal ripiano più alto di un armadietto bianco, e cominciò a tamponare delicatamente con una garza, il sangue colato dal naso rotto di Richard.

In un primo momento, l’uomo tentò di fare da solo, ma Kim insistette   << È già stata una giornata di merda...Tutti sono distrutti... Non ti ci mettere anche tu, per favore >>

Gli occhi rossi di pianto della ragazza, lo fecero arrendere, e lasciò che lo curasse.

  << Questo te l’ha fatto quel Dean, eh? >>  gli chiese lei dopo un lungo silenzio, afferrando il disinfettante.

L’espressione di Richard si fece ancora più dura  << Tzè. Non parlarmi di quel bastardo >> sbottò seccato  << Se ripenso a quello che ha fatto a te, mi... >>

Kim premette volontariamente sulla ferita, e lui sobbalzò dal dolore.   << Ahi! Che fai, strega? >> 

  << Non voglio scenate di gelosia >> disse, senza guardarlo negli occhi.

  << Ma quale gelosia! >> ribatté l’uomo, roteando gli occhi da una parte all’altra, come se preferisse guardare tutto tranne che Kim  << Ti sei fatta sorprendere come una dilettante... non è da te... >>

Con gli occhi verdi, tornò timidamente a guardarla, con fare indagatore   << Non è che quel tipo ti ha turbata? >>

La ragazza sobbalzò dallo stupore, arrossendo, ma si riprese immediatamente, e tamponò violentemente la narice ferita.

  << Porca...! Ti ho detto che mi fai male! >> esclamò Richard, prendendole la mano, e stringendola mentre l’allontanava dal suo viso.

Kim fece l’indifferente  << Così impari a tenere la lingua a posto >>

Fece per ritirare la mano, ma Richard non la lasciava.    << La mia mano >> reclamò.

Lui non fece una piega. Continuava a guardarla così intensamente, che ben presto la ragazza fu costretta a distogliere lo sguardo   << Che hai adesso? >>

Richard non rispose, e tirandola per la mano, l’attirò a se, catturando le sue labbra.

Le passò una mano dietro la nuca, intrecciando le dita ai suoi capelli rosso fuoco, per approfondire il loro contatto.

Non ci fu nulla di dolce. Fu un bacio prepotente e possessivo, che trasudava passione da tutti i pori.

Quando la lasciò andare, Kim ansimava   << E menomale... >>  farfugliò  << ...Che ti avevo detto di tenere la lingua a posto... >>

Richard continuava a tenere il volto di lei vicino al suo, come se da un momento all’altro volesse riprendere il bacio. Non aveva smesso per un secondo di guardarla con intensità.  << Voglio sapere cosa provi >> l’alitò.

Kim era seria in volto.  << Pensi che in un momento come questo...ci sia spazio anche per l’amore? >>

Lui rimase impassibile, poi, dopo un lungo secondo, si allontanò da lei. Si teneva ancora la garza nella mano non ferita, e la sorpassò velocemente, senza nemmeno guardarla in volto.

Si fermò sull’uscio della porta:  << Aspetto una tua risposta >> disse infine, prima di varcare la soglia ed uscire.

Kim rimase sola nell’infermeria. Aveva ancora il disinfettante nella mano. Lo guardò con aria assente.    << Che palle... >> sospirò  << Possibile che non ci sia una cosa semplice, nella mia vita? >>

Ripensò al bacio passionale di Richard toccandosi le labbra, e dopo qualche secondo, senza saperne nemmeno lei il motivo, le tornò in mente il caldo torpore che aveva avvertito quando la lingua abile e calda di Dean le aveva inumidito il collo.

Imprecando ancora, ma in modo più isterico, si lasciò cadere sul letto, esausta.
 
 
                                                                                               


                                                                                                ***********************************
 
 



Dicono che anche quando crediamo di non pensare a nulla, la nostra mente vaga in ragionamenti a noi ignoti.

Ma io in quel momento, mi sentivo veramente svuotata.

Bianco. 

Tutto intorno a me era bianco.

Anche la mia testa era di quel candido colore, e non sarei riuscita a formulare un pensiero nemmeno volendolo.

Quando avevo riaperto gli occhi, avevo a stento riconosciuto di trovarmi nella mia stanza.

Dopodiché, il tempo cominciò a perdere significato.

Non avevo la forza di fare nulla, e anche quando mio padre, Kyle, Derek, Susan e Kim venivano a trovarmi, non riuscivo a trovare uno stimolo per reagire.

Perché mancava lei.

Amy, la mia dolcissima amica Amy, non sarebbe tornata mai più.

E non avevo nemmeno un corpo su cui riversare tutte le mie lacrime, che puntualmente, finivano sul cuscino. 

Quando ripensavo a come era morta, e soprattutto chi ne fosse responsabile, la mia mente si tingeva di rosso per la rabbia, e di nero per l’odio.
Ma poi, il dolore della sua morte sovrastava ogni cosa, e tutto tornava ad essere bianco ed atono.

Quel colore claustrofobico, che mi toglieva il respiro. Persino quando chiudevo gli occhi, tutto ciò che mi circondava era bianco.

Un giorno, non sapevo quale giorno, - potevano essere passati minuti o anni, non me ne sarei resa conto-  Kyle venne a farmi visita, con qualcuno.

  << Sei ancora così...? >> mi sembrò che disse, avvicinandomisi, mentre giacevo raggomitolata nel mio letto  << Ti prego Rebecca, reagisci. Per nessuno è facile, ma se ti abbatti in questo modo, non potremmo vendicare Amelia... >>

Pensava di spronarmi in quel modo, ma bastava anche solo menzionare Amy, che sprofondavo in un abisso ancora più denso e profondo.

E bianco.

Vedendo che non reagivo sospirò rumorosamente, e si voltò, guardando qualcosa dietro di lui, a cui io non feci nemmeno caso.
 
<< Ha insistito molto per vederti... >>  continuò, ed era fin troppo facile, anche per come ero ridotta io, capire che fosse più che contrariato  << Io non mi sento sicuro, ma David mi ha dato l’ok... in ogni caso non può farti nulla... >>

Solo allora, mi decisi a spostare lo sguardo nella direzione in cui erano puntati i suoi occhi, e riconobbi la figura di Misa.

Era rilassata e composta, il volto disteso, e i suoi occhi verde palude mi rivolgevano uno sguardo intenso. Notai le pesanti e massicce manette che le immobilizzavano le braccia, e che sembravano essere più pesanti di lei.

Mi rivolse un timido cenno del capo, quando i nostri sguardi si incrociarono.

Kyle sospirò ancora   << Io ubbidisco agli ordini di David, ma per ogni evenienza sono qui fuori, ok? >>

Lo ignorai, e tornai a guardare il vuoto.

Dopo qualche secondo, sentii i suoi passi allontanarsi, borbottare qualche minaccia a Misa, e sbattere il portone della stanza.

Inizialmente, lei restò ferma ed immobile. Poi, avanzò di qualche passo  << Ciao... >> mi disse, incerta.   << Tu mi sei sempre venuta a trovare... >> continuò  << Quindi anch’io ho fatto lo stesso...>>

Si fermò a qualche metro da me  << Perché non mi parli? >> inclinò la testa di lato, come faceva sempre  <<  Ce l’hai con me? >>

Silenzio. 

Vedendo che continuavo ad ignorarla, sospirò arresa  << Dovresti...abituarti al dolore che stai provano adesso, sai? >> mi disse dopo un po’    
<< Perché la vita ne è piena >>

Quella frase mi colpì, e mi voltai per guardarla.

L’amarezza che c’era nella sua voce, mi fece sospettare che parlasse per esperienza personale.

Lei, notando che aveva catturato la mia attenzione, continuò a parlare:  <<  Anche Misa lo ha provato tante volte...quando è morta la sua mamma per esempio... >>

Non capii perché avesse cominciato a parlare di sé in terza persona, ma non dissi nulla, limitandomi ad ascoltare.

  << E lo ha provato anche tutte le volte che il suo papà le diceva di spogliarsi di fronte a lui... >> Non finì la frase, ma ciò non bastò per impedire che un’ondata di puro disgusto mi attanagliasse lo stomaco.

  << Il papà di Misa faceva quelle cose per punirla >> continuò lei  << Diceva che doveva darle una punizione... perché era una bambina cattiva >> una pausa   << E ogni volta le faceva tanto, tanto male... >>

Non potei evitare di studiare la sua espressione mentre mi raccontava quello che aveva subito. Mi stupii non poco di vederla perfettamente composta.

Ma con lo sguardo basso e gli occhi vuoti.

In quel momento, capii perché stava parlando in terza persona. Quella consapevolezza mi giunse in modo così chiaro, che mi fece male il cuore.
Le avrebbe procurato troppo dolore, parlare direttamente di sé, riferendosi a quelle spaventose esperienze.

Non poteva essere la diretta protagonista della sua storia. Era un trauma che non aveva ancora superato, e che probabilmente non si sarebbe lasciata mai alle spalle, per quanto doloroso potesse essere.

  << Col tempo, anche Misa si convinse di essere cattiva, come diceva lui... >> continuò lei, con voce rotta  << E quando il suo papà l’abbandonò per strada, pensò di meritarselo... perché era sempre stata cattiva... >>

Continuò dopo vari secondi:  << Ma poi la trovò Lui. E fu la prima persona, a dirle che era...una brava ragazza. Misa ne fu molto felice>>

Mi guardò negli occhi sorridendo, ed io ricordai quello che mi aveva detto quando eravamo nella sua cella.

“Il padre ha detto che sono brava! L’ha detto! ” 

  << Il nuovo padre la prese con sé, e Misa ricominciò a vivere >> concluse, come se avesse appena chiuso un libro di favole a lieto fine.

Peccato, che quello non fosse un “Happy Ending”.

Ero allibita. Dal suo passato, da come avesse rielaborato il trauma, dal fatto che quel pazzo riuscisse sempre a manovrarli tutti, e a piegarli al suo volere...

Semplicemente da tutto.

Ma d’altro canto, quando mai non mi ero stupita di qualcosa che riguardasse Misa?

  << Dopo quel giorno... >>  continuò lei   << Mi ero quasi dimenticata di quel dolore... >> Aveva ripreso a parlare in prima persona  << Ma l’ho riprovato di recente, durante l’attacco >>  specificò.

I suoi occhi si staccarono dai miei, e rotearono per la stanza, senza guardare nulla di particolare  << Sia per i miei compagni...sia per il padre. Non gli importava abbastanza di me, per venire lui stesso a prendermi? >>

Mi stupii ancor più di prima. Che fosse finalmente arrivato il momento in cui qualcuno cominciava a rendersi conto che quello lì era solo un sadico, perverso, malato pazzo squilibrato?

Tornò a guardarmi, e vidi che aveva gli occhi lucidi  << Hai perso una tua amica... >> mi disse, ed ebbi una fitta al cuore  << Ma devi ricordati che questo dolore...per quanto faccia male, non finirà mai >>  era serissima   << È per questo che dobbiamo imparare a rialzarci >>

Distolsi lo sguardo, di nuovo in pred al dolore. Come potevo rialzarmi? Dove trovavo la forza per andare avanti?

Zach, poi Amy...

Era impossibile.

Misa sospirò  << Se sono venuta...è anche perché volevo dirti un’altra cosa... >>  Una pausa, che mi parve infinita, poi delle parole inaspettate:  << Mi dispiace...per aver ucciso Mark Constant >>

Il cuore perse un battito.

Forse non avevo udito bene...

  << Mi dispiace... >> ripeté lei, col capo chino. Sembrava davvero pentita.

Alzò lo sguardo, e i suoi occhi erano di nuovo lucidi  << Per un mio capriccio...ti ho fatto provare questo dolore per l’ennesima volta. Non avevo pensato al fatto, che oltre a Misa, anche gli altri provassero quella stessa sofferenza... >>

Si susseguirono secondi di pesante silenzio. 

Io ancora non riuscivo a credere a quello che era appena uscito dalla bocca di Misa. In quei due mesi, era davvero cambiata.

Mi sentivo il suo sguardo addosso, ma non facevo una piega.

Passò qualche minuto, Misa sospirò, arrendendosi alla mia passività.   << Beh...allora io vado... >> farfugliò  << Volevo dirti solo questo... >>

La verità era che non riuscivo a parlare perché mi sentivo un vero schifo.

Le parole che avevo pronunciato molto tempo prima, mi tornarono in mente, e mi sentii solo peggio: “ Per me tu non sei una brava ragazza... ”

Lei andò verso la porta, e afferrò la maniglia.

Ritrovai l’uso della voce prima che potesse girarla:  << Io... >>

Si voltò immediatamente verso di me, sentendo quel mio debole sussurro, e mi guardò speranzosa.

Le mie corde vocali stavano compiendo uno sforzo immane per far uscire quel poco di voce che mi rimaneva. Mi umettai le labbra, e continuai, guardandola negli occhi:  << Io...anch’io penso che tu sia una brava ragazza >>

E lo pensavo sul serio. Non la credevo una cosa possibile, ma in quel periodo mi stavo ricredendo su molte cose.

La vidi prima sgranare i suoi grandi occhioni da cucciola, e poi le lacrime che in precedenza le avevano solo inumidito gli occhi, le rigarono le guance arrossate.

Avevo la vista annebbiata, e capii che ero sul punto di piangere anch’io.

Misa mi sorrise, ma non come al solito. Era un sorriso vero.

Il primo sorriso sincero che mi avesse mai rivolto.   << Grazie >> disse semplicemente, prima di aprire la porta, con difficoltà per colpa delle manette.

Quando si richiuse dietro di lei, ed io rimasi sola, il bianco mi assalì di nuovo. Quel colore claustrofobico mi attanagliò il cuore come faceva sempre, ma questa volta, riuscivo a respirare tranquillamente.

La mia mente era sempre vuota e bianca, ma chiudendo gli occhi, ciò che mi si presentava, non era più solo ed unicamente incolore.

In fondo al tunnel, riuscivo a scorgere un arcobaleno di colori, al quale mi stavo lentamente avvicinando. 

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Capitolo 11
*** Piano & Mistero ***


Salve a tutti!! :D
Perdonate il mio eclatante ritardo! Mi è appena tornato il computer ma credo che tra poco mi abbandonerà di 
nuovo... -.- ma non vi preoccupate, non mi scordo di voi! xD
Ok, questo è il nuovo capitolo, ed è tutto sotto il punto di vista dei Chimeri!  Non so se questo vi fara piacere! Io spero di si xD
Volevo chiedervi che ne pensate del fatto che diversi capitoli ormai alternano il punto di vista di Rebecca con quello di altri personaggi..Vi piace come cosa? :)
Aspetto le vostre risposte! E le vostre recensioni per sapere che ne pensate! La fine crea molta suspance...o almeno spero di crearla! xD
Vi lascio alla lettura!
Un bacio a tuttiiiiiiiiii!!!  :********

 

                                               
                                                  Piano & Mistero








  << È stato un completo fallimento! >> sbottò adirata Elizabeth, una volta rientrati alla loro base, nei pressi di Wisconsin.

  << Io dico di no! >> si oppose Dean, con un ghigno in faccia.  Sprofondò nel divanetto di pelle nera del salotto e continuò a parlare:  
<< Ammetto che potevamo divertirci di più, ma dai, avete visto che facce avevano quelli? >> guardò tutti quelli che lo circondavano, ridendo divertito in cerca di approvazione  << Li abbiamo completamente stracciati! 
Io dico uno a zero per noi! >>

  << Quando la pianterai di fare il buffone di corte? >> lo riprese Ray, spazientito, e decisamente di pessimo umore  << Se avessimo davvero vinto, saremmo riusciti a catturare quella ragazza! >>

  << E soprattutto non avrebbero preso Eleanor >> intervenne Ian, un Chimero del gruppo di Elizabeth. 

  << È stata tutta colpa di Misa! >> sbottò Alyssa scocciata, sedendosi a sua volta  << Se non si fosse messa in mezzo lei, sarebbe andato tutto liscio! >>

  << Concordo >> aggiunse seccata Dana, una compagna di Elizabeth, scompigliandosi i capelli castani.

Lilith si spazientì   << Piantatela! >>  sbottò  << Misa non ci tradirebbe mai! >>

Elizabeth le ringhiò contro   << Sei sorda o cosa? Non hai sentito quello che ci ha detto?  “ Io non tradisco”, “ Voi siete solo compagni, e non amici!” >> ripeté le parole della Chimero con disprezzo e qualche nota di disgusto.

  << Al diavolo! >> continuò poi, visibilmente fuori di sé  << Abbiamo rischiato molto per lei, ed è così che ci ripaga?! Per me può anche marcirci lì dentro! Per colpa sua, adesso hanno preso anche Eleanor! >>

Dean fece spallucce rimanendo indifferente, come se la questione non lo toccasse più di tanto    << E va bene, gli concedo un punto >>

Nessuno si curò del suo umorismo, e nella stanza scese un pesante silenzio. 

  << Il padre ci ucciderà, sapendo che abbiamo fallito >> disse Adam dopo un po’, passandosi una mano tra i boccoli scuri.

  << Grazie per l’incoraggiamento >> disse sarcastico Ian, rimanendo serio in volto. 

Elizabeth si voltò furente vero Zach, che fino a quel momento era rimasto in disparte, parlottando a bassa voce con Ryan, in fondo alla stanza.

  << Zach! >> tuonò  << Dato che la colpa è tua che hai voluto battere in ritirata, adesso pensa un modo per farci uscire dai casini! >> 

Poi fulminò anche Ryan, osservando con disappunto il corpo senza vita della ragazza che ancora aveva in grembo  << E tu, capelli ossigenati, quando la pianterai di contemplare quel cadavere? Per quale stramaledetto motivo te lo sei portato dietro, si può sapere? >>

Il biondo sussultò dalla rabbia  << Senti tu, brutta stronza.... >> Fece per andare verso di lei, pronto per sgozzarla, ma Zach lo fermò prontamente.

Guardò malamente Elizabeth, con i suoi occhi di tenebra  << Dio, quanto rompi. Si può sapere di che casini parli? Qui nessuno ha fallito nulla >>

  << Non lo chiami fallimento tu, questo?! >> urlò lei, raggiungendolo a grandi passi, come se volesse aggredirlo.

Fu immediatamente raggiunta da Ian e Dana, che la trattennero. 

  << Si può sapere cosa ti passa per la testa?! >> continuò ad urlare  << Non sei tu che comandi qui, Zach! Non più! Te ne sei scordato? >>

Zach digrignò i denti   << Abbassa il tono quando parli con me >> ruggì, visibilmente alterato.

Lei non si fece intimorire  << Rimani al tuo posto, Zach >> lo minacciò  << Qui non ci sei in gioco solo tu, o la tua amichetta velenosa... >>

Non poté aggiungere altro, che lui le strinse il collo sottile nella mano sinistra, con tutta l’intenzione di soffocarla seduta stante. 

Fu fermato da Ray ed Adam, che lo allontanarono dalla Chimero prima che fosse sul serio troppo tardi, mentre un’Elizabeth affannata e boccheggiante veniva sorretta per le spalle da Dana e Ian. 

  << Sei completamente impazzito?! >> esclamò Dana.

Zach scoccò le labbra e distolse lo sguardo, liberandosi in malo modo dalla presa dei due compagni.

Lilith e Alyssa erano sulle difensive, pronte per intervenire in caso se ne fosse presentato il bisogno.

Dean era l’unico rimasto comodamente seduto sul divanetto, e guardava la scena con aria passiva, ma allo stesso tempo divertita   << Questa è la volta buona che ci scappa il morto >>

Ian si voltò verso di lui, guardandolo furente   << Che cazzo dici, Dean?! >> 

Lui si alzò di malavoglia dalla sua postazione, e camminò lentamente verso di loro  << Non capite che non ha senso litigare tra di noi? Ci arrivo persino io! >>

Elizabeth tossì, poi fulminò Zach con gli occhi color cioccolato  << Non è solo questo... >> biascicò, rispondendo a Dean  << Non possiamo fidarci di te, Zach >> lo accusò.

Lui rispose allo sguardo, rivolgendole un’occhiata ugualmente intensa  << Tu dici? Eppure, quella l’ho uccisa io >> disse, additando il cadavere di Amelia Sound in braccio a Ryan. 

Elizabeth si zittì, e quella volta, fu il turno di Ryan prendere la parola  << Lei è una prova >> disse, riferendosi al corpo che aveva tra le braccia  << Per il padre >> specificò  << Testimonia che il nostro non è stato un fallimento >>

Zach fece qualche passo avanti, passando in rassegna dei volti di tutti i presenti  << Oggi abbiamo sondato il terreno. La prossima volta, sarà quella vincente >>

  << Lo spero davvero >>

Una voce che tutti loro conoscevano fin troppo bene, li fece trasalire uno ad uno. 

Il Salvatore fece il suo ingresso nel salone, con aria fiera ed altezzosa, guardandoli bene in volto con i suoi occhi scuri ed indagatori, che sembravano metterti a nudo l’anima. 

L’aria di superiorità e severità che emanava era a dir poco impressionante. 

  << Padre... >>  farfugliò Adam  << Non sapevamo fossi già arrivato >>

L’uomo sorrise mestamente, incurvando appena gli angoli della bocca   << Sono qui da poco. Ero ansioso di vedere con i miei occhi il risultato della missione >> rispose con una calma impressionante, mentre si sfilava gli occhiali neri.

Soffermò lo sguardo su Zach, poi su Ryan ed infine sul corpo che egli portava in braccio.

  << Ad essere onesto... >> continuò, con una punta di delusione  << Mi aspettavo di rivedere Misa, o magari la ragazza che vi avevo ordinato di catturare. Ma qui vedo solo... >> fece una pausa, mentre studiava il corpo di Amelia  << ...Il cadavere di qualcuno che non è nessuna delle due...
>>

Ryan serrò con forza la mascella, ma non disse nulla.

  << Noi non rispondiamo per quella traditrice di Misa! >> intervenne immediatamente Elizabeth  << Ha scelto lei stessa di rimanere col Red Shield! >>

  << Ha persino difeso la ragazza velenosa, padre! >> aggiunse Alyssa, con il broncio in faccia. 

Lilith fece per ribattere, ma alla fine, preferì rimanere in silenzio.

L’uomo inarcò un folto sopracciglio ramato  << Sul serio? La piccola Misa? >> si massaggiò il mento ricoperto da un sottile strato di barba, senza sembrare ne particolarmente sorpreso, tantomeno dispiaciuto  << Alla fine ha cacciato fuori il carattere... >>

Zach non poté evitare di parlare:  << Tutto qui? >> chiese, con un tocco di sorpresa di troppo nella voce  << È tutto quello che hai da dire? >> 

L’uomo gli rivolse uno sguardo che lo intimava silenziosamente a tacere  << Allora... vediamo se almeno in questo avete fatto un buon lavoro... >> disse infine, riferendosi ad Amy. 

Studiò la ferita sul suo petto per qualche secondo, le poggiò l’indice ed il medio sul collo, e ne osservò il volto con scrupolo ed ossessione.

A Zach sembrava quasi di poter sentire sulla sua pelle il crescente nervosismo di Ryan.

  << Un colpo secco, eh >> sentenziò infine l’uomo  << È morta sul colpo da quanto vedo >>

Guardò Zach  << Lavoro tuo? >> chiese con uno strano sorriso  << Sei migliorato con la spada, noto. Bravo >>

Tornò a studiare i presenti  << Vedo che siete tornati tutti incolumi >> constatò  << Tranne Eleanor... >> il suo sguardo si fece più severo   << Incidente di percorso? >>

  << Più o meno >>  intervenne Ian, palesemente a disagio.

L’uomo scrollò le spalle, sospirando   << Beh, considererò un soddisfacente risultato il fatto che non siano riusciti a ferirvi nemmeno di striscio... >> guardò di traverso Zach  << Più o meno >> aggiunse, osservando con disappunto la sua guancia sinistra, dove era ancora visibile il taglio che Rebecca gli aveva inferto.

  << Ormai potete disfarvi di quel corpo >> disse poi, rivolto a Ryan  << Ha già svolto la sua utilità >> 

Cominciò a camminare per un corridoio sulla sinistra  << Seguitemi >> disse senza nemmeno voltarsi  << Vi rimetto in sesto, e cominceremo ad ideare un piano che abbia un pieno successo, questa volta >>

La prima che si mosse fu Elizabeth, seguita da Alyssa, Adam, Dana e Ian.  Lilith fece lo stesso, ma con più titubanza, mentre Ray e Dean chiudevano la fila.

  << Ci pensate da soli a quella? >> volle sapere Ray, guardando Amelia.

  << Si >> rispose immediatamente Ryan  << Voi andate >>

  << La scaricheremo nel bosco a ovest >> aggiunse Zach, notando le espressioni non del tutto convinte dei due  << Facciamo subito >>

Dean scollò le spalle, e si decise a seguire gli altri, insieme a Ray. 

Quando furono abbastanza lontani, Ryan sospirò rumorosamente  << E uno è fatta >> disse, sciogliendo la tensione che si era portato dentro fino a quel momento.

Zach era più teso  << Già... una preoccupazione in meno >>

Ryan lo guardò serio  << Misa è l’unica mina impazzita nel piano adesso... >> aggiunse  <<  Non vorrei che per colpa sua tutto andasse a monte... >>

Zach scosse la testa  << No, stai tranquillo. Vedrai che daremo un ruolo anche a lei >>

                                                     
 
                                                      
                                                     
                           
                                                                                                         *********************************
 
 
 



La ragazza aprì gli occhi.

Inizialmente, quello che vide, fu solo il buio. 

Sbatté ripetutamente le palpebre, poi iniziò a scorgere i particolari di ciò che la circondava.

Sembrava si trovasse in un appartamento. 

Studiò la camera da letto in cui era distesa. Nonostante le persiane fossero abbassate, e la finestra chiusa, riuscii a scorgere la moquette variegata di marrone e arancione, il massiccio armadio di legno scuro, il tappeto di un bordeaux sbiadito sotto il letto.

Cercò di alzarsi, ma un dolore lancinante che le paralizzava tutto il corpo, le impedì qualsiasi movimento. 

Le sembrava di aver dormito per secoli, e non riusciva a ricordare cosa fosse precedentemente successo, tantomeno cosa ci facesse in quell’appartamento a lei sconosciuto. 

Poi, sentì dei rumori provenienti da fuori, e si irrigidì. Dopo qualche secondo, la porta si aprì, ed entrò una famigliare figura.

  << Chi... >> si bloccò immediatamente.  Non appena mise a fuoco il nuovo arrivato, si ricordò tutto. 

Un’ondata d’odio la investì:  << Tu...che cosa... >> biascicò, ma aveva la gola secca.

Aveva sete...

Colui di fronte a lei le sorrise  << Ti sei svegliata presto, non me l’aspettavo. Come ti senti? >>

La ragazza deglutì rumorosamente, e si sforzò di parlare  << Cosa... cosa hai in mente... di f...fare? >> chiese, ignorando la domanda fattale. 

Poi, fu colpita da un violento attacco di tosse. 

Nulla, sembrava che la voce l’avesse abbandonata. Senza contare che non riusciva a muovere nemmeno un muscolo del suo corpo. 

  << Non ti scaldare >> la rimproverò lui, senza smettere di sorridere  << È colpa della droga. Tra poco il suo effetto finirà >>

Lei non capì, ma preferì non fare altre domande. 

Si impose di calmarsi, e quando si sentì più sicura si se stessa, guardò  negli occhi colui che aveva davanti in modo truce.   << Avanti >> disse, serissima   << Dimmi che intenzioni hai. Anzi...avete. O non risponderò di me, ti avverto >>

Il ragazzo rise   << Non so cosa potresti fare in quelle condizioni, ma non hai motivo di preoccuparti, sono venuto parlarti proprio di questo >> le rivolse uno sguardo divertito  << Mettiti pure comoda. È una storia lunga >> 

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Capitolo 12
*** Confessione Nel Sangue ***


Ciao a tutti!! ^--^
Eccomi qua, questa volta (stranamente ^^'' ) puntuale! xD Ahaha beh, qualche volta ci riesco anche io! u.u
Dunque...questo credo sia l'ultimo capitolo in cui Rebecca non ha il controllo della situazione! xD Dai prossimi, tornerà il suo punto di vista! Era ora! Ahahah! xD
Questro è complessivamente un capitolo "tranquillo", con un pò di mistero, come sempre, o non sarei in me! xD Vi chiedo scusa del fatto che sia un pò corto, ma non ho saputo fare di meglio! >.<
Bene, vi lascio alla lettura!
Ringrazio tutti coloro che continuano a sostenermi con tanto affetto! *--------*  Grazieee!! 
Spero di riuscire a postare presto anche i prossimi capitoli!! :D
Un bacioooooo!! <3
Yuki!


                                     
                             
                                                Confessione Nel Sangue






 
Le urla agonizzanti di Eleanor squarciavano il tombale silenzio che solitamente regnava nella sala delle torture. 
La giovane Chimero, legata a braccia e gambe, era inginocchiata al suolo, con la schiena frustata e sanguinante rivolta verso l’esterno. 

Gwen la guardava al di là del vetro unidirezionale, mentre con fare nervoso si mordicchiava l’unghia del pollice sinistro.

Un’altra frustata. Un altro urlo.

  << Allora? Non vuoi ancora parlare? >>  Era la voce di Garreb, il leader dei torturatori.

Gwen spostò lo sguardo verso di lui, studiandolo accuratamente.

Garreb Hidd era il più giovane di tutta la squadra dei torturatori, ma allo stesso tempo, anche il più spietato.

Nessuno l’avrebbe mai detto, dato la sua aria apparentemente angelica: capelli ricci e castani, occhi verde prato e lineamenti delicati ma allo stesso tempo virili.

Non c’era nessuno che non lo considerasse attraente nella base.

Eppure, dietro quegli occhi paradisiaci, si nascondeva una severità ed una crudeltà quasi impressionate.   

L’ennesima frustata. L’ennesimo sangue sgorgato da quella schiena candida ed esile.

Gwen fu costretta a distogliere lo sguardo. Proprio non riusciva a spiegarsi come Garreb non provasse un minimo di compassione nei suoi confronti. 

Un minimo di umanità.

  << Perché non metti da parte l’orgoglio? Ti risparmieresti tutto questo >> continuò la voce impassibile del ragazzo.

Mugolii di dolore, lacrime, sangue, ma nessuna risposta da parte della Chimero. 

Gwen vide Garreb innervosirsi  << Sei ostinata. Ma io lo sono più di te >>

E altre cinque frustate affilate colpirono le gambe, la schiena e il bacino della ragazza, che non si preoccupava di contenere il suo dolore, urlando a squarcia gola.

Gwen era quasi sul punto di entrare nella sala e fermalo, convincendolo che poteva benissimo utilizzare altri metodi per interrogarla.

Ma quel Garreb la intimoriva davvero tanto. Ci era già voluto tanto perché lo convincesse a farla semplicemente assistere.

  << Se continuiamo di questo passo, ti avverto che ricorrerò ai Blood Bullet per farti parlare >> la minacciò poi Garreb, sempre con una calma impressionante  << Starò tranquillamente seduto qui, ad osservare che il tuo corpo vada in cancrena, senza muovere un dito >> continuò, piegando gli angoli della bocca in un sorrisetto quasi sadico.

Gwen vide la giovane Chimero tremare, ma restare in silenzio.

Garreb sospirò  << Come desideri, allora >>

Si diresse verso un tavolino di metallo, sul lato sinistro della stanza, e prendendo un proiettile scuro, che Gwen conosceva fin troppo bene, lo inserì nel caricatore della pistola che portava alla vita. 

Gwen non ci vide più, e fece per intervenire, ma la voce inaspettata della torturata interruppe sia lei che Garreb.

  << A...Aspetta di p-prego... >>

Il ragazzo spostò gli occhi verdi su di lei, visibilmente soddisfatto  << Si? >> chiese, crudele  << Vuoi dirmi qualcosa? >>

Eleanor sputò altro sangue  << Parlerò... >> si arrese  << Ma voglio... Gwen Ofman >>

Il cuore di Gwen perse un battito. Aveva detto di voler vedere lei. Che avrebbe parlato con lei. 

Perché?

Fissò la figura di schiena della ragazza incatenata mordendosi il labbro inferiore. Vide Garreb voltarsi verso di lei, guardando lo specchio. Sapeva che lei stava assistendo.

Il suo sguardo era fin troppo chiaro: “Muoviti e vieni dentro. Subito

La ragazza fece un respiro profondo, e mettendosi una ciocca di capelli biondi dietro le orecchie, entrò nella stanza col cuore in tumulto.

La figura sanguinante di Eleanor, le fece ancor più tristezza che da dietro il vetro, e si sentì mancare. 

La stanza era satura dell’odore metallico del suo sangue.

Guardò Garreb con fare incerto, ma lui fissava sprezzante Eleanor.  << È qui >> disse  << Parla adesso >>

La Chimero guardò Gwen, e sembrò sorridere.  << Parlo solo con lei >> insistette.

Il ragazzo cominciò a spazientirsi, e fece per puntarle contro la pistola  << Qui le regole le detto io, razza di... >>

Gwen lo bloccò, prendendolo il braccio che teneva ben salda la pistola.

Lo sguardo che le rivolse la fece rabbrividire, ma, infondendosi un coraggio che non aveva mai avuto, parlò:  << Posso pensarci io >> assicurò  << Mi farò dire quello di cui abbiamo bisogno >>

  << Sei solo un medico. Non un torturatore >> rispose con stizza lui. 

Lei non si arrese:  << Sarà anche vero, ma adesso lei vuole me >>   Chissà perché, quella frase la fece arrossire   << Quindi sarò io ad interrogarla >> concluse, cercando di controllarsi.

Garreb era visibilmente contrariato, ma con uno sbuffò si fece da parte, andando verso la porta   << Comunque, resto qui fuori >> disse infine, rimanendo sulle sue.

Gwen sospirò, e rilassò le spalle non appena sentì al porta chiudersi. Guardò Eleanor insicura, e le si avvicinò.

Prese del cotone dal tavolino metallico, e cominciò a tamponarle le frustate fresche che stonavano sulla sua pelle pallida.

Eleanor la guardò sorpresa  << Pensavo... dovessi interrogarmi >>

Gwen continuò a concentrarsi sulle sue piaghe  << Prima di tutto, sono un medico >> si limitò a dire.

La Chimero rise  << Cos’è, il giuramento di Ippocrate? >>

L’altra la ignorò, completando il suo lavoro.

Quando ebbe ripulito le ferite dal sangue, studiò la sua pelle chiara e marmorea, e non poté evitare si passarvi sopra una mano, come se quel debole tocco potesse trasmetterle anche un minimo di sollievo.

Passò delicatamente le dita affusolate sulla scapola, salendo sulle spalle, fino ad arrivare al collo.  Lo circumnavigò e si soffermò sulla nuca scoperta, dove i capelli biondi e corti vi erano attaccati dal suo perlato sudore.

Sentì la giovane rilassarsi al suo tocco, e constatò che le stava piacendo. 

Poi, come un fulmine a ciel sereno, si ricordò del suo ruolo e di cosa ci facesse li. Ritirò immediatamente la mano, ricomponendosi.

Indietreggiò di qualche passo, sotto lo sguardo confuso della prigioniera. 

  << Dunque... >> farfugliò, guardandosi intorno agiatata  << Avevi detto che non me avresti vuotato il sacco >> tornò a guardarla negli occhi  
<< Parla allora >>

Eleanor chinò leggermente il capo, nei limiti che le imponeva la sua posizione  << Cosa vuoi sapere? >>

Inaspettatamente, Gwen si innenrvosì.  << Mi prendi in giro? >> rispose, indispettita   << Voglio che mi dici tutto quello che sai. Qual'era lo scopo del vostro attacco? Solo riprendervi Misa Albam...o qualcos'altro? Dov'è la vostra base? Come siete riusciti a rintracciarci? Poi... >>

  << Ehi, ehi, frena! >> la interrupe Eleanor, con in volto uno strano sorriso   << Una domanda alla volta, tesoro >>

Il disagio di Gwen cominciò a salire   << Non prenderti troppa confidenza >>  la ammonì, con il cuore in tumulto  << Limitati a rispondere >>

Notando che la Chimero  indugiava, ben presto anche lei perse la pazienza  << Preferisci la compagnia di Garreb forse? Posso farlo rientrare
sai >>

Eleanor sobbalzò, e si affrettò a rispondere  << Non sei simpatica >> finse di mettere il broncio, ma era fin troppo evidente che avesse paura del ragazzo, e di quello che le avrebbe fatto se avesse rimesso piede nella stanza.  

Gwen restò in silenzio, in attesa che cominciasse. 

Alla fine, Eleanor sbuffò:  << Da dove vuoi che inizi? >>
 
 
 
                                                                                               

                                 
                                                                                             **********************************
 
 
 
 


David era in bilico di fronte alla porta della sua stanza.

Erano ormai diversi giorni che si era rinchiusa li dentro, e non c’era stato nessuno che fosse riuscito a convincerla ad uscirne.

Nonostante i dettagliati rapporti che gli forniva Kyle, che andava a trovarla ogni giorno, non riusciva a sentirsi tranquillo, e puntualmente, ogni giorno si recava li.

Ma come accadeva ogni volta, non riusciva mai a bussare, afferrare quella maniglia ed entrare.

Dannazione, di cosa diavolo aveva paura? Perche ogni volta doveva bloccarsi?

Si corresse immediatamente, colpito dai suoi stessi pensieri. 

Paura?

Non scherziamo. Lui non ne era certamente il tipo. 

Armato di una nuova determinazione, o meglio, ostinazione, fece per bussare, quando la porta si aprì dall’interno. Prontamente indietreggiò, per non rimetterci il naso.

La figura robusta di Kyle emerse da dietro la porta.

Sobbalzò leggermente quando lo vide, chiuse la porta dietro di sé e lo guardò stranito  << Sei ancora qui? >> chiese alzando un sopracciglio, senza però sembrarne particolarmente sorpreso   << Guarda che sta bene >>  fece una smorfia   << Più o meno >>

David sbuffò seccato  << Non è come pensi >> si affrettò a dire  << Semplicemente, con lei fuori fase, tutto lo Scudo Rosso è fermo >>

  << Ah, si? >>  il ragazzo si infilò le mani nelle tasche dei jeans   << Forse in questo momento, avrebbe semplicemente bisogno del tuo conforto, zietto >>

David si irrigidì, ed infastidì allo stesso tempo  << Piantala subito >> lo ammonì con severità.

Kyle non sembrò intimorito  << Dico solo che ricevere un po’ di calore famigliare le farebbe indubbiamente bene >>

  << Per quello c’è George >> gli rispose l’uomo, leggermente a disagio  << Più amore paterno di quello, cosa potrebbe volere? >>

L’espressione di Kyle si fece distante  << Amore paterno... >> ripeté  << Sai che non è proprio così no...? >>

David capì subito dove volesse andare a parare, e strinse forte i pugni.   << Oggi non è giornata vero, Kyle? >> disse, a denti stretti, provando un improvviso interesse per le sue scarpe. 

  << Quello che voglio farti capire... >> ritentò il ragazzo  << È che probabilmente è arrivato il momento di... >>

  << Questa non è una decisione che spetta a te >> lo interruppe immediatamente lui  << Stai al tuo posto, ragazzo >>

Kyle si indispettì  << Non capisco perché ci tieni così tanto a rimandare la faccenda >> disse  << Hai paura che ne soffrirà? Se è per questo, puoi stare tranquillo: soffrirà di sicuro. In qualunque modo tu possa dirglielo >>

  << Questo non c’entra >> si oppose l’uomo  << Non mi curo di lei. Non l’ho mai fatto, e non comincerò di certo ora. Sarebbe solo ipocrisia >>

Il ragazzo di fronte a lui sbuffò seccato  << Certo. Dici che non te ne importa  nulla di lei, quando ogni giorno vieni qui, senza avere nemmeno il coraggio di bussare alla sua porta >>

Detto questo, lo sorpassò velocemente, senza nemmeno guardarlo in faccia.

David restò qualche secondo a fissare il vuoto, ma fu distratto da alcuni fastidiosi rumori alla sue spalle. Si voltò e vide che anche Kyle si era fermato. 

Entrambi fissavano le figure che stavano camminando in loro direzione.

In testa c'era Garreb Hidd, il leader della squadra dei torturatori. Subito dietro di lui, Richard. Sembrava che i due stessero facendo a gara per il posto di capofila.

E a chiudere il gruppo, Gwen Ofman.

David si schiarì la voce con qualche colpetto di tosse, e parlò quando li raggiunsero:  << Dunque? Che succede? >>  Fu investito da una flebile speranza di vittoria  << Ha parlato? >>

Vide Garreb guardare di traverso Gwen, e poi annuire  << Si. Siamo riusciti ad ottenere le informazioni che volevamo >>

Kyle esultò silenziosamente, e anche David non potè trattenere un sospiro liberatorio. Almeno, qualcosa andava per il verso giusto. 

  << Uno dei loro obiettivi era Rebecca >> esordì subito dopo Richard, e quel sospiro gli restò bloccato in gola. 

  << Non mi stupisce che volessero ucciderla >> disse poi Kyle.

  << Non ucciderla >> lo corresse Gwen, con voce insicura   << Rapirla >>

David inarcò un sopracciglio  << Ancora peggio... >> si lasciò sfuggire  << Non sappiamo cos'hanno in mente? >> chiese.

Garreb scosse la testa  << Sembra che nemmeno la Chimero lo sappia >>

Richard fece un passo avanti  << David >> richimò la sua attenzione  << Ritengo sia opportuno fare ritorno a Dallas >>

Scese il silenzio, e l'uomo continuò a parlare:  << Ormai Rebecca ha terminato l'addestramento, e se quei bastrdi sanno la nostra postazione, restando qui saremmo solo più vulnerabili. Si sono già  infiltrati qui una volta, possono farlo di nuovo. Magari più numerosi. Più forti >>

David ci riflettè, poi annuì  << Hai ragione. Avevo già pensato ad una simile eventualità >> scrutò i presenti, e prese la sua decisione.

  << Statemi bene a sentire >> annunciò poi  << Cominceremo a preparare il ritorno a Dallas seduta stante! Iniziate a spargere la voce! Tuttavia: Richard, tu e i componenti più fidati della tua squadra verrete con noi, insieme a Kim e alla squadra di Joshua >>

Poi, rivolse lo guardo verso Garreb  << Lo stesso vale per te. Trasferiremo con noi anche Misa Albam e la nuova prigioniera, e ho bisogno di qualcuno che ci sappia fare >> affilò lo sguardo di ghiaccio  << Capito cosa intendo? >>

Lui non nascose un sorrisetto divertito  << Certamente >>

Kyle si intromise nella scena:  << Credi che Rebecca sia pronta per ricominciare? >>

  << Pronta o meno, dovrà adeguarsi alle nostre decisioni! >> ribettè lui, improvvisamente più rigido  << Non possiamo mica aspettarla per sempre, deve darsi una mossa >> 

Guardò il ragazzo negli occhi   << Non avevi detto che era arrivato il momento di svelarle ogni cosa? >>  Fece una pausa fin troppo lunga, e guardò il vuoto:  << Forse non hai tutti i torti >>

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Capitolo 13
*** Archivio Nascosto ***


Ciaooooo gente!! ^----^
Eccomi  qui! :D Ultimamente non ho molti impegni, e quindi riesco a postare regolarmente! *-* Speriamo possa continuare così, anche se la scuola ha già cominciato a stressarmi! >.<''
Allora...Rebecca ha ripreso le redini dei capitoli, e racconta in prima persona! xD Mi chiedo se la vostra opinione su Kyle cambierà dopo questo capitolo...in meglio o in peggio, chissà? xP
Questo capitolo ha un finale con davvero molta suspance...o almeno io ho cercato di crearla! è un po lungo...spero che la lettura non risulti pesante! ^^''
Bene, detto questo, vi lascio al capitolo! :)
Spero di poter aggiornare regolarmente! 
Un bacio a tutti, e grazie a quelli\e che mi sostengono sempre! <3
AH! Ultima, ma non per importanza, come sempre, devo dire che senza FABIOLA, che ormai avrete imparato a conoscere xD, la mia editor per eccellenza, questo capitolo non sarebbe mai nato! Almeno non come potrete leggere! 
Mi aiuta con le idee e a riorganizzare la stesura, quindi grazie milleeeeeeeeee!! <3
Bene, stavolta ho finito sul serio! xD
A prestooo!! :D
Yuki!

 

                                                               Archivio Nascosto



Un flebile raggio di sole, che trapassava le tendine bianche, mi riscaldò le palpebre socchiuse. Aprii gli occhi di malavoglia, e mi stiracchiai, affossando ancor di più nelle coperte.

Come mi succedeva ogni mattina, ricordavo a stento che giorno fosse, e da quanto tempo fossi ormai in quel pietoso stato vegetativo.

E come accadeva puntualmente ogni volta che mi ridestavo, i ricordi, fin troppo dolorosi, mi invasero la mente, togliendomi lucidità.

Mi portai le mani alle tempie, e me le massaggiai con l'inutile speranza che il volto di Zach e il cadavere Amy sparissero dalla mia testa.

Con tutto quello che stava succedendo, o che sarebbe successo, non potevo proprio permettermi...distrazioni.

Avremmo fatto ritorno a Dallas. Mio padre era venuto ad avvertirmi, anche se avevo già ascoltato un pò della conversazione che David aveva avuto con Richard e Kyle e qualcun'altro che non ero riuscita ad identificare, fuori dalla mia porta.

Ma questo, l'avevo tenuto per me.

Per quanto sembrasse strano dirlo, David aveva ragione. e con lui, anche e sopratutto Misa.

Dovevo rialzarmi. Non importa quanto facesse male. 

Mi mossi, con tutta l'intenzione di alzarmi dal letto, e da sotto le coperte le mie gambe urtarono qualcosa.  Aprii del tutto gli occhi, e mettendomi seduta, mi stupii non poco di vedere Kyle.

Seduto su una scomoda sedia, era addormentato, con la testa poggiata sulle braccia che aveva disteso sul mio letto. Aveva un'aria davvero stanca, e respirava pesantemente. 

Da quando ero caduta in quello stato catatonico, non c'era stata una volta in cui Kyle non fosse venuto a trovarmi.

Nonostante sapesse più che bene che non lo avrei ascoltato, che lo avrei mandao via quando mi parlava di Amy e del fatto che dovessi reagire, lui era sempre venuto da me.

Sempre. E la cosa mi stupiva non poco.

Cercando di essere il più silenziosa possibile, cercai di alzarmi dal letto senza svegliarlo, ma fu inutile.

Il mio urto l'aveva già fatto ridestare, e dopo aver sbattuto le palpebre qualche volta, si alzò col busto, e il suoi occhi incrociarono i miei.

  << Ti sei svegliata >> constatò, facendo un flebile sorriso. 

Ora che aveva gli occhi aperti, erano ben visibili le violacee occhiaie sotto i suoi occhi ambrati.

Una fitta di senso di colpa mi attanagliò lo stomaco, ma il mio malumore, ormai diventato perenne, prese il sopravvento: << Che ci fai ancora qui? Lo sai che voglio stare sola >>

Lui, come suo solito, non demorse: << Lo sai che sono preoccupato per te. Sono giorni che non mangi. E tutto per colpa di quel coglione di... >>

  << Non pronunciare il suo nome! >> urlai come un'isterica, senza potermi trattenere. 

Quando me ne resi conto, lui mi guardava malamente. 

  << Perchè? >> sibilò, visibilmente alterato  << Lui ti ha tradito! Ha calpestato i tuoi sentimenti senza alcuna pietà! E tu ti commiseri senza reagire! >> riprese fiato, e continuò la sua sfuriata  << Io non posso vederti così. Non lo sopporto >>

  << Beh, se non vuoi vedermi così, allora esci da questa stanza. Non posso farci niente >> risposi acida.

  << Si che puoi! >> ribettè lui, alzando il tono di voce  << Ammettilo! Per quanto tu dica di odiarlo, non sopporti l'idea di attribuirgli l'immagine del mostro, qual'è! Lui non ti ha mai amato! Fin dall'inizio! >>

  << Ma cosa ne sai tu?! >>  sbottai, irata  << Sei bravo solo a giudicarmi, è sempre stato così! Eppure sei egoista tanto quanto lui! >>

Mi stavo solamente rendendo ridicola. lo sapevo, eppure non riuscivo a fermarmi.

  << Io al suo posto non ti avrei mai lasciata sola! >> urlò lui sopra di me  << Avrei sacrificato tutto per te! >>

Si alzò di scatto dalla sedia, e mi prese per le spalle, strattonandomi con forza:  << Sei talmente accecata dall'amore per quell'abominio da non riuscire a capire quanto Io ti ami! >>

Prima ancora che me ne rendessi conto, mi aveva imprigionato il viso tra  le mani, in modo tale che non potessi muovermi ed avvicinò i nostri volti.

I suoi occhi ambrati si assottigliarono, ma il suo sguardo mi penetrava ugualmente. Era lo sguardo di un predatore pronto a colpire.

Cercai di divincolarmi, ma la sua stretta era così salda da impedirmi qualunque  movimento. 

Ero in trappola, ma non mi sarei arresa così facilmente. 

Quando le sue labbra si posarono dolcemente su di me, l'unico modo che avevo per difendermi era la passività.  Lasciar fare tutto a lui, con la speranza che si calmasse, mentre io rimanevo perfettamente immobile, con gli occhi serrati. 

Ma se pensavo, anzi speravo, che si sarebbe accontentato di quello, mi sbagliavo di grosso.

Divenne più famelico, determinato a farmi reagire.

Mi afferrò i capelli, tirandomeli indietro, e cominciò a mordermi le labbra per costringermi ad aprire la bocca, e permettere così alla sua lingua di esplorarmi. 

E per quanto cercai di resistergli, dopo un pò mi lasciai andare, arrendendomi in un sospiro, e lui di rimando, gemette senza interrompere il bacio.

La sua lingua cercò la mia, e quando la trovò, la coinvolse nella sua danza passionale. 

Continuammo fin quando non ci mancò il fiato, poi lui allontanò le labbra per darmi dei leggeri baci sul viso e sui capelli, delicato come una farfalla, bollente come lava.

  << Questo è il bacio che desideravo da tempo... >> disse poi, sulle mie labbra, mentre mi guardava intensamente. 

Io boccheggiavo, semplicemente sconvolta. Dalla situazione. Da lui, da me.

E la cosa che mi faceva sentire ancora peggio, era il fatto che quel bacio... mi era piaciuto. 

Non era stato come la prima volta che le nostre labbra si erano unite, quando avevo provato solo disgusto per lui.  Quella volta c'era stato qualcosa di diverso, una scintilla di passione che mi aveva del tutto mandata fuori rotta.

Sentii il tocco gentile della sua mano accarezzarmi la guancia, e le sue braccia circondarmi in un abbraccio dolce e protettivo, o meglio, possessivo.

  << Kyle... >> farfugliai, preda di un'improvvisa claustrofobia  << Adesso credo sia meglio che tu vada... >>

Mi allontanò un poco dal suo petto, per guardarmi negli occhi. Lessi pura e semplice soddisfazione sul suo volto   << Vuoi sul serio che me ne vada? >> mi chiese, sorridendomi dolcemente.

  << Si, per favore >> dissi seria e decisa, e dall'espressione delusa che assunse il suo viso, capii che non era la risposta che si aspettava, o meglio sperava. 

Sospirò, ma stranamente non insistette oltre  << Come vuoi, allora >>  Si alzò con un'esasperante lentezza, quasi sperasse che cambiassi idea.

Ma non lo feci. Anzi, lo accompagnai alla porta, e la aprii, invitandolo ad uscire alla svelta   << Ci vediamo dopo >> lo liquidai. 

Lui, prima di levare le tende, mi prese il mento, e portandomelo in sù, mi rubò un'altro bacio, sebbene veloce e frettoloso.  << A dopo >> mi bisbigliò maliziosamente in un orecchio, prima di uscire. 

Io chiusi rumorosamente la porta, e mi lasciai cadere per terra. Non volevo avere complicazioni anche con lui, adesso. Dovevo ancora cominciare a prepararmi per il ritorno a Dallas, ma non ne avevo la forza. 

Chissà per quale motivo, mi sentivo esausta. Sia fisicamente, che, e sopratutto, mentalmente. 

Mi raggomitolai su me stessa, portando le ginocchia al petto e affondando la testa su di esse.  << Zach... >> piagnucolai il suo nome senza poterlo impedire, mentre gli occhi tornavano lucidi.

Perchè, nonostante tutto quello che avesse fatto, provavo un così grande senso di colpa nei suoi confronti?  

Mi alzai imponendomi di non pensarci, ed ignorando le gambe che tremavano, dopo aver indossato i primi indumenti decenti che mi capitarono a tiro, uscii dalla mia stanza.

Dovevo schiarirmi le idee.

Mi sembrava fosse passata un'eternità dall'ultima volta che avevo percorso quei corridoi. Mi apparivano addirittura diversi. 

Strano che ci fossero così pochi agenti in giro. Sarei andata a cercare mio padre. Già era sospetto il fatto che non fosse passato nella mia stanza per salutarmi ed accertarsi delle mie condizioni, come invece faceva abitualmente.

Forse anche lui era impegnato ad organizzare il rientro a Dallas. Avrei dato una mano anch'io. Così che tutti potessero constatare che mi stavo, seppur lentamente, riprendendo.

Sarei anche andata a trovare Misa. Erano un paio di giorni che non la vedevo.

Nonostante i miei buoni propositi, il mio mancato senso dell'orientamento vinse su di me, e mi persi. 

Stranamente, mi venne da ridere, e le mie labbra si piegarono in un sorriso, seppur lieve. Era diverso tempo che non mi capitava più di perdermi, mentre un tempo mi succedeva spesso. 

Il mio sorriso si spense quando ripensai che era sempre stato il mio mancato senso d'orientamento ad avermi fatto incontrare Zach nel cortile scolastico.

Già... Se avessi saputo orientarmi nella scuola, o magari leggere le indicazioni, non avrei mai avuto quel buffo incontro accidentale con quello, che ancora non sapevo, fosse il mio acerrimo nemico.

Se lo avessi incontrato direttamente sul campo di battaglia, come mi aveva detto una volta lui stesso, non mi sarei fatta scrupoli ad ucciderlo, e magari ci sarei anche riuscita.

E magari, non saremmo mai arrivati fino a quel punto.

Quando sentii gli occhi farsi lucidi, mi imposi di non pensarci, e mi concentrai su dove fossi finita. Davanti a me c'era un lungo corridoi grigio e spento, completamente vuoto, con tante porte ad entrambi i lati.

Capii solo successivamente che doveva trattarsi dei dormitori. A darmi ragione, furono i nomi che lessi man a mano che mi avvicinavo alle porte chiuse.

Sorpassai la camera di Derek, quella di altri agenti che non conoscevo, di Susan, Gwen, e mi bloccai quando lessi quel nome.

56- Amelia Sound.

Mi avvicinai alla sua porta, e non resistetti all'impulso di aprirla. Girai la maniglia, e constatai che non era chiusa a chiave. 

Entrai, ma non c'era rimasto nulla della camera della mia amica, se non un letto perfettamente rifatto, con dei vestiti, i suoi vestiti, ordinatamente ripiegati sopra, una scrivania vuota, e qualche suo oggetto personale sopra, come un Ipod, il suo telefonino, e qualche quaderno.

Mi asciugai una lacrima solitaria che mi era scivolata via dalle palpebre, e prima che scoppiassi in un pianto infinito, uscii dalla stanza.

Ripresi fiato, cercando di calmarmi, e continuai il mio percorso. 

Sorpassai la camera di Evan, di un certo Garreb, e anche quella di Kim, e mi passarono davanti i nomi di molti altri agenti ai quali non feci nemmeno caso.

Più distanziata dalle altre, c'era un'altra porta, che sembrava più grande. Mi avvicinai e ne lessi il nome sopra.

70-David Correald.

Mi stupii. Ero più che sicura che David avesse una stanza nel  mio stesso piano. Che ne possedesse due? 

Beh, lui era il capo li, quindi non avrei dovuto stupirmi più di tanto. 

Senza però perdere curiosità, mi avvicinai e provai a bussare alla porta. Non era mai venuto a trovarmi in quel periodo, e la cosa mi aveva un pò rattristata. Era mio zio, anche se mi aveva "ripudiata" come nipote. 

Volevo fargli vedere che ero in piedi, e che mi sarei data da fare. 

Non ricevetti risposta. Riprovai. Ancora silenzio. Quando feci per andarmene, notai che la porta era socchiusa. 

Inarcai un sopracciglio. Strano. Molto strano, soprattutto da parte di un tipo come David.

Forse avrei dovuto farmi i fatti miei, ma spinta da una curiosità che non riuscii a frenare, entrai.   << David? >> chiamai, guardandomi intorno  << Sei qui? >>

Restai senza parole vedendo il disordine che albergava in quella stanza. 

Dell'uomo non c'era traccia.

Solo un letto sfatto, vestiti ammucchiati quà e là, una spaziosa scrivania coperta di documenti e bollette. C'era un forte odore di chiuso, e la prima cosa che feci, fu far areare, spalancando la finestra.

Solo la grande libreria sulla sinistra era di un ordine e di una precisione quasi maniacale.

Mi avvicinai confusa, chiedendomi il perchè un uomo minuzioso e preciso come lui, avrebbe lasciato la sua camera in un tale disordine, preoccupandosi di curare solo quell'assortita libreria. 

Lessi il titolo di qualche spesso libro con distrazione, poi notai che l'intonaco dietro il mobile era diverso dal resto della stanza. 

Perplessa, vi concentrai la mia attenzione, e spostando gli volumi, scoprii che non era un intonaco diverso, bensì un vero e proprio buco nel muro.

Sbattei le palpebre basita. Che ci faceva un buco nel muro nella stanza di David?!

Restai a guardalo immobile per qualche secondo, indecisa sul da farsi, poi, cominciai a spostare di lato la libraria, che si rivelò essere più leggera di quanto non sembrasse, abbastanza da permettermi di accedere a quel passaggio che sembrava David volesse nascondere.

Feci qualche passo nel buio, poi notai con sorpresa la presenza di un'interruttore della luce, e pigiandolo, mi ritrovai immersa in un vasto archivio.

Mi guardai intorno senza parole. Quella stanza non finiva di stupirmi. Allo stesso tempo, le mie domanda aumentavano: Perchè David nascondeva un'archivio dietro la sua libreria?

Mi avvicinai ad uno dei grandi schedari, e tirai verso di me un cassetto, che si rivelò pieno di cartelline giallo sbiadito. 

Ne sfogliai alcune, e la carta mi punzecchiò le dita. Poi cominciai a studiare le grandi e massicce scaffalature, piene zeppe di documenti. 

In seguito, mi concentrai su ciò che tappezzava i muri bianchi. 

Alcuni erano articoli di giornale. Lessi incuriosita le testate. Parlavano di un laboratorio di ricerca sulla genetica, e degli studi che esso stava conducendo. 

Dei premi per la scienza che avevano collezionato in soli quattro anni di operato, degli attestati di merito e titoli di riconoscimento.

Poi, incorniciate, vi erano delle lauree. Tutte dello stesso tipo: Medicina e Genetica Clinica.

Sobbalzai quando ne lessi i nomi: David Correald, George Callaway, Julia Endry.

Poi, anche quel nome. Rosalie Correald. 

Il mio cuore accelerò i battiti. Era di mia madre. Mia madre era una scienziata di genetica? E non solo lei. Persino mio padre? David e tutti gli altri? 

Qualcosa non tornava...

Poi, c'era un'ultima laurea, distanziata dalle altre, alla quale però era stato rotto il vetro. Seppur a fatica, riuscii a leggerne il nome: Jean Stain. 

Non l'avevo mai sentito nominare, eppure qualcosa mi sussurrava ad un orecchio che era famigliare...

Poi, la mia attenzione fu attirata da delle foto appese vicino alle lauree.

La prima che vidi ritraeva David, Julia e mio padre appena laureati, con i cappelli ancora in testa. Erano giovani e sorridenti. Persino David. 

In un'altra, erano presenti invece David e mia madre. Questa volta, era lei la neolaureata.  Visti l'uno affianco all'altro, la loro somiglianza risultava ancora più netta.

Avevo visto mia madre in foto molte volte, ma ogni volta mi trasmetteva un'emozione diversa, che faceva accelerare il ritmo del mio cuore.

Era così allegra e vivace...Mi trasmise il suo sorriso, e continuai a guardare le foto.

Un'altra ritraeva mia madre in compagnia di Julia. Sembravano essere molto amiche.

Le ultime che vidi, furono decisive.

La prima ritraeva mia madre insieme ad un uomo che non conoscevo. 

Lei sorrideva come non l'avevo mai vista sorridere in nessuna foto, sebbene fosse sempre allegra e solare.  Lui invece, l'abbracciava da dietro, e congiungeva le sue mani sul suo ventre. Solo dopo mi accorsi che le stava accarezzando la pancia, che presentava un gonfiore notevole.

Mia madre era incinta...di me.

Poi, studiai i dettagli dell'uomo, e il mio cuore andò in tilt: capelli brizzolati castani, del mio stesso identico colore. Occhi color nocciola. Un ampio sorriso, che metteva in risalto la fossetta che aveva sulla guancia sinistra.

Anche se era parecchio più giovane, non ebbi dubbi nel riconoscerlo  immediatamente.

Era lui. Il pazzo.

Colui che aveva inventato le Chimere con la sua mente sadica e malata.

Il mondo cominciò a girare vertiginosamente. Che ci faceva quell'uomo in compagnia di mia madre?! Perchè la conosceva?!

L'ultima foto mi sconvolse ancora di più.

C'erano tutti. Mio padre, David, Julia, mia madre e persino il pazzo. Gli uni vicini agli altri. Tutti che indossavano in camice bianco. 

Le parole che il pazzo mi aveva rivolto il giorno del nostro sgradevole incontro, mi tornarono in mente, ed impallidii: "Io lavoravo in un laboratorio di ricerca sulla genetica. Ero il leader del gruppo"

Laboratorio di Ricerca...

Oddio...

" Rebecca...è un nome bellissimo"

Riguardai l'immagine che ritraeva il pazzo con mia madre, e mi sentii solo peggio.

Non poteva essere vero...

No. No. NO!

Quell'uomo  non poteva essere...

Le gambe mi cedettero, e crollai a terra, andando a sbattere contro una scrivania di cui non mi ero nemmeno accorta.

Insieme a me, caddero anche una pila di documenti, ed uno spesso quaderno dalla copertina di pelle nera, mi atterrò sulle gambe che non volevano smettere di tremare.

Lo guardai allucinata, e il mio cuore accelerò ancora quando lessi il nome inciso su di esso.

Rosalie Correald.

Quello, era il diario di mia madre. Senza pensarci due volte, lo afferrai con uno scatto, e cominciai a sfogliarlo. 

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Capitolo 14
*** Il Diario Segreto ***


Salve, Salve! ^---^
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! :D
Scusate per il leggero ritardo, ma solo oggi mi è venuta l'illuminazione su come terminare questo capitolo! Ringraziamo di cuore la mia editor Bippa per illuminarmi ogni santa volta! *---*
Allora...questo capitolo...beh è un pò drammatico, considerando che Becca è venuta a sapere la verità in modo proprio triste...spero comunque che vi paiccia! ;)
Aspetto le vostre recensioni, e come sempre un grazie infinito a tutti quelli che mi sostengono con affetto, e che commentano ogni capitolo! :D
Spero di poter aggionare presto!
Un baciooo!! <3
Yuki!

                                                                      Il Diario Segreto




Non riuscivo ad arrestare il tremore delle mie mani, e più di una volta il diario mi scivolò di mano.  Sfogliavo le pagine sottili ed ingiallite come un'isterica, rischiando più volte di strapparle.

Con le mani sudate, e senza distogliere un attimo gli occhi da ciò che tenevo in grembo, aprii una pagina a caso, immergendomi nella calligrafia rotonda ed ordinata di mia madre.

Era datata il 14 Settembre dell'anno prima della mia nascita. 
 

Caro Diario.
Era da un pò che non scrivevo più. Sono successe un sacco di cose. Quella più importante, è che finalmente mi sono decisa a fare il test. 
Era da un pò che avevo questo dubbio, e i fatti mi hanno dato ragione alla fine: sono incinta!
Ancora non riesco a crederci! Tutt'ora non riesco a contenere la mia immensa felicità, anche se c'è ancora un ostacolo che devo superare: dirlo al padre. E a mio fratello.
Non nascondo di avere un pò paura delle loro reazioni, ma una cosa è certa. Qualsiasi cosa possano dirmi, io terrò questo bambino.
Adesso, ho un motivo in più per vivere.
                                                                                                  Rosalie.
 
 

Rimasi imbambolata a fissare quelle righe per un pò, con il cuore in subbuglio, poi sfogliai qualche altra pagina.

La data era il 25 Settembre.
 

Caro Diario,
Questo è il secondo giorno più felice della mia vita! Se credevo che con l'avvento del mio bambino avessi raggiunto la felicità, sposarmi con l'uomo che amo mi ha fatto toccare le stelle.
Non ricordo di essere mai stata così felice! Ho l'amore della mia vita, e presto avremmo un bambino.
Anche mio fratello e gli altri sono stati felici della cosa. Nulla potrebbe andare meglio!
 
                                                                                                                                                 Rosalie
 
L'uomo che amava...si riferiva a George vero? Parlava di lui non è così?!

Sfogliai altre pagine con voracità, fino ad arrivare al 29 Dicembre.

Non potei evitare di notare che la sua scrittura sembrava cambiata. Era malferma e tremolante. Nulla a che spartire con quella di prima.
In alcune righe, le parole erano sfumate. Segno che mentre scriveva, aveva pianto.
 

Caro Diario.
Questo non è stato un bel Natale.
Mi hanno appena diagnosticato un tumore di stadio avanzato al cervello. Dicono che senza chemioterapia mi rimangono solo sei mesi.
Non so cosa fare... Sono disperata.
David insiste perchè mi sottoponga al primo ciclo, ma sono al terzo mese di gravidanza, e non posso mettere il pericolo la vita del mio bambino...Anche se tutti insistano perchè proceda con l'aborto.
Fortunatamente, il tempo che mi rimane mi permetterà di partorire. La salvezza di mio figlio viene prima di ogni cosa.
Probabilmente, con la forza che mi rimarrà non potrò sostenere il parto naturale, ma non posso arrendermi per questo.
Nonostante tutto...ho paura. Ho davvero paura. 
Io non voglio morire. Cosa posso fare? Voglio vivere per poter vedere mio figlio crescere ...
Stava andando tutto così bene...perchè deve andare così?! Perchè non posso essere felice?!
Eppure...anche se tutti dicono che non ho speranza, Jean sembra ottimista. Dice che riuscirà a salvarmi. A salvarci. 
Anche se tutti dicono che sia impazzito, io ho piena fiducia in lui. Non a caso è il padre di mio figlio, e l'uomo che amo sopra ogni cosa. 
 

Rimasi di sasso, fissando il diario senza realmente vederlo. Poi, preda di una reazione isterica, lo chiusi di scatto, incapace di leggere oltre, e  mi portai una mano alla bocca per impedirmi di urlare. 

Il mondo girava vertiginosamente. 

Jean. 

C'era scritto Jean. Non George. 

Che significava? George...George Callaway non era il mio vero padre?

E la storia del tumore al cervello? Mi avevano detto che mia madre era morta durante il parto...

Boccheggiavo in cerca di ossigeno. Improvvisamente, quell'archivio si era fatto tremendamente piccolo e soffocante.

Calmati, Rebecca. Calmati. Ragiona. Mettiamo in ordine gli elementi.

Un nome: Jean. 

Jean Stain.

Ero sicura di averlo già sentito da qualche parte. Ma dove?  Chiusi gli occhi, e con la mente, andai indietro nel tempo, cercando di concentrarmi. 

"È bastata già Alyssa a combinare un casino! Non mettertici anche tu! Chi lo sente poi Stain!!"

Aprii gli occhi di scatto. L'aveva detto Adam, la prima volta che Zach mi aveva portata a casa sua, vedendoci insieme.

Oddio. 

Quindi quel Jean Stain...era proprio il pazzo che avevo incontrato due mesi prima. Il perverso sadico che si proclamava il Salvatore. Colui che aveva inventato le Chimere.

Non ci credo...

Mia madre aveva scritto di lui nel suo diario. Dice che è l'uomo che ama...e che è il padre del bambino...

Mio padre.

Tornai a guardare la foto che ritraeva mia madre abbracciata a quell'uomo, incredula.

Non potevo crederci. Non volevo crederci! 

"Jean sembra ottimista. Dice che riuscirà a salvarmi. A salvarci."

Tante, troppe voci cominciarono ad offuscarmi la mente.

"Rosalie…Fu la prima persona che divenne una Chimero. La prima persona in cui quella creatura si insinuò"

Ricordai le dure parole che David mi rivolse il giorno in cui scoprii la verità. 

Mia madre divenne una Chimero...E quel Jean aveva detto che l'avrebbe salvata...

Il cuore mi si fermò nel petto.

Voleva salvarla facendola diventare una Chimero! Era stata mia madre la prima persona sulla quale quel pazzo aveva testato il suo esperimento!
Gli occhi si riempirono di lacrime, e cominciai a singhiozzare. C'erano ancora molti punti oscuri, ma la verità stava lentamente venendo a galla.

Era così dannatamente, e ingiustamente, semplice.

Ero talmente confusa e demoralizzata, che non mi accorsi nemmeno dei rumorosi passi che si stavano avvicinando.

Mi voltai solo quando una voce roca e arrabbiata urlò ed imprecò con ira: << Cosa cazzo ci fai tu qui?! >>

David era paonazzo, e aveva il fiatone. Una mano era poggiata alla libreria che avevo spostato, mentre era già di qualche passo dentro l'archivio.
Mi guardava con gli occhi azzurri sbarrati. Dal terrore, o dalla rabbia.

  << Chi ti ha dato il permesso di entrare qui dentro?! >> continuò ad urlare, fuori di sè  << Vattene immediatamente!! >>

Io feci a malapena in tempo ad imboscarmi il piccolo diario nero nella tasca laterale della tuta che indossavo, e mi alzai di scatto in piedi. 

  << Questo è tutto quello che sai dire?! >> urlai sopra di lui  << Perchè non cominci con le spiegazioni?! >>

Lui digrignò i denti   << Non ti riguarda! >>

 << Certo che mi riguarda cazzo! >> Indicai le foto   << Quella è mia madre! E quello con lei chi è?! Mio padre?! Quando diavolo avevi intenzione di dirmelo?! Quando sarei morta?! >>

David sbiancò. Sembrava sull'orlo dello svenimento e l'attacco di cuore.  << Tu, piccola ficcanaso >> Biascicò, a denti stretti. 

  << Ho il diritto di sapere, maledizione! >> urlai, e contemporaneamente piangevo  << Tutto il mio mondo sta andando a rotoli! Ciò in cui ho sempre creduto....è solo una menzogna! >>

Mi accasciai a terra, preda di violenti singhiozzi. Mi mancava il respiro. 

David continuava ad essere immobile,  fissandomi senza sapere cosa fare. Ad un certo punto, disse:  << Non era questo il modo in cui avrei voluto che lo venissi a sapere >>

La rabbia prese il possesso del mio corpo. Non mi ero mai sentita in quel modo. Odiavo le bugie più di ogni altra cosa al mondo. Proprio come non sopportavo i bugiardi.

Mi alzai tremante e lo guardai con odio  << Tu...proprio come tutti gli altri...hai sempre saputo tutto...e  non ti sei mai sfiatato per dirmelo... >> Non era una domanda, bensì un'affermazione.  << Cos'avevi in testa eh? Ci provi gusto a vedermi soffrire?! >> 

Provai a trattenere le lacrime, ma invano  << Perchè mi odi tanto?! Perchè ho ucciso mia madre?! Non credi che basti già il senso di colpa, con cui convivo da sempre, a farmi abbastanza male?! >>

David aveva ormai perso la sua maschera inespressiva, e sul suo volto albergava la disperazione   << Rebecca >> mi chiamò serio, ma la sua voce tremava  << Calmati subito. Cosa... >>

  << Non dirmi di stare calma! >> urlai fuori di me.

Lui mi prese per le spalle, provando a calmarmi,  ma io lo allontanai in malo modo  << Non toccarmi! >> gridai ancora  << Io ti odio!! >>

Quell'affermazione uscì dalla mia bocca e dal mio cuore senza che potessi trattenerla. 

Solo in quel momento me ne resi davvero conto. Io avevo sempre odiato David.  Perchè era indifferente a me. Perchè mi odiava. Perchè non mi considerava sua nipote. 

Mi morsi un labbro, alzai lo sguardo tremante e lo guardai in volto, per poterne studiare l'espressione. 

Per la prima volta, mi sembrò sinceramente...dispiaciuto. 

Le sopracciglia curve, le bocca semiaperta, lo sguardo spento. La mano che avevo sgarbatamente scansato, era ancora sospesa in aria. 

Vederlo in quel modo mi provocò una fitta lancinante al cuore, e non ressi più la tensione.

Scattai verso il buco della parete svelta come una lepre, e lasciai l'archivio correndo via come un'ossessa. Sentivo il diario di mia madre premermi sulla coscia ad ogni passo che facevo, ma non me ne curai.

Il dolore al cuore era molto più forte. Non riuscivo nemmeno a spiegarmene la natura.

Era per quello che avevo appena scoperto? O magari...era per David? Era forse il senso di colpa quello che mi stava distruggendo?

Trovai le scale e le salii con foga, saltando alcuni gradini. Non sapevo dove stessi correndo, ma quando mi arrestai, constatai che il mio cuore mi aveva portato proprio alla sua stanza.

Chissà perchè, lei era la prima persona dalla quale avevo pensato di rifugiarmi. 

Se solo ci fossi tu qui Amy....mi ritrovai a pensare, mentre chiedevo, o meglio supplicavo, alle guardie di aprire la porta. 

Quando finalmente fui dentro, feci un respiro profondo, poggiando la schiena alla porta, come se mi fossi appena liberata di un peso. 

  << Rebecca... Cosa fai qui? >> mi chiese Misa, vedendomi sconvolta. 

Ovviamente, non si aspettava una mia visita. Tanto meno così improvvisa. 

  << Nulla... >> bisbigliai, con lo sguardo basso, riuscendo a vederle solo le esili gambe. 

Sentii il suono delle catene, e vidi che mi si stava avvicinando. 

  << Cosa è successo? >> insistette.  La sua vocetta sembrava sinceramente preoccupata  << Sembri sconvolta. Centra Zach? Il ritorno a Dallas? >>

Zach. Solo a sentire il suo nome, mi sentii ancora peggio. 

Immaginai di affondare nel suo petto, mentre le sue forti braccia mi abbracciavano con affetto, capaci come nient'altro di farmi dimenticare tutte le cose brutte...e altre lacrime debordarono dai miei occhi.

Alzai lo sguardo, ma il volto della Chimero era sfocato e indefinito. Senza pensarci, mi buttai tra le sue braccia, e la abbracciai forte.

Lei sobbalzò dallo stupore, e per l'impatto dei nostri corpi, indietreggiò di qualche passo per non perdere l'equilibrio e finire per terra. Nonstante il suo corpo minuto ed esile, era una Chimero, e la sua forza era smisurata.

Non mi allontanò. Anzi, sentii le sue braccia darmi dei deboli ed imbarazzati colpetti sulla schiena. 

Probabilmente non era abituata a dimostrazioni d'affetto come un abbraccio, e non sapeva come comportarsi.

Ma per me, quello era abbastanza. 

Continuavo a piangere, mentre sentivo i suoi corti capelli solleticarmi il naso e le guance. 

  << Piangi proprio troppo ultimamente... >> commentò, come se volesse tirarmi su il morale. 

Io non dissi nulla, continuando a stare ancorata al suo corpo, mentre ero scossa da tremiti e singhiozzi. 

Ad un certo punto, sentii la serratura della cella di Misa scattare, e la porta aprirsi.   << Mi hanno detto che eri qui >> disse con voce rotta il nuovo arrivato.

Riconoscendo quella voce, mi staccai da Misa, e mi voltai con il cuore in tumulto.

Mio padre, o meglio, l'uomo che fino a quel momento avevo considerato tale, era di fronte a me. 
Mi rivolgeva uno sguardo che non riuscivo a decifrare.

Paura? Dolore? Frustrazione?

Ad un certo punto sospirò, e disse, con voce estremamente triste   << David mi ha detto cosa è successo >> una pausa, fin troppo lunga   << Rebecca, dobbiamo parlare >>

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Capitolo 15
*** Ricordi Della Tragedia ***


Ciao a tutti! :D
Eccomi qui, come promesso a postare il nuovo capitolo! *-*
Da qui iniziano un pò di ricordi del passato per far capire meglio cosa sia successo prima della nascita di Rebecca, e per approfondire un pò di cose sul personaggio di Jean Stain..spero che questo sadico sia apprezzato! xP
Ok, non ho altro da aggiungere, e quindi vi lascio alla lettura! Devo dire che sono un pò in ansia perchè ho scritto questo capitolo abbastanza di fretta,  e non l'ho nemmeno fatto leggere alla mia editor...^^'' Spero sia uscito bene comunque! xD
Al prossimo capitolo! Cercherò di aggiornare presto! ;)
Un bacioneee!! <3
Yuki!
 
 

                                                         Ricordi Della Tragedia




Entrai di malavoglia nella stanza di mio padre, o meglio di George, e lui richiuse rumorosamente la posta alle sue spalle.

Mi fece cenno di sedermi nel divanetto sulla sinistra, ma io rimasi immobile dov'ero, con i piedi ben piantati al suolo.   << Se ti ha mandato David a parlarmi, risparmia il fiato >> dissi con stizza, guardandomi i piedi  << Non ho niente a che spartire con i bugiardi >>

Lui rimase in silenzio per alcuni secondi, poi mi rispose con voce ferita:  << Non parlarmi così, per favore...non me lo merito >>

  << " Non me lo merito? " >> ripetei irata le sue parole  << E io me lo merito invece? Mi avete mentito per tutta la vita, e pretendi che io non mi arrabbi?! >>

George teneva lo sguardo basso. Le mani strette a pugni.  << No... >> farfugliò infine  << Hai tutti i diritti del mondo per essere arrabbiata...e delusa >> 

Fece qualche passo nella stanza, fino a sedersi al bordo del divanetto di pelle  << È vero, io non sono il tuo vero padre >> esordì infine.

Fu come una sassata in pieno viso. Nonostante ormai l'avessi capito fin troppo bene, sentirmelo dire da lui, mi fece più male del previsto.

Mi irrigidii ancora di più, lottando contro l'impulso di piangere.

  << ...Ma ti ho amato e ti amo proprio come se lo fossi... >> continuò George, senza guardarmi in volto.

  << Non ti credo! >> urlai, interrompendolo. Non me ne facevo nulla di frasi di convenienza   << Sei solo un bugiardo, proprio come gli altri! >>

Ripresi fiato, e continuai la mia sfuriata:  << Proprio non riesci ad immaginare come possa sentirmi dopo aver scoperto che quel pazzo è mio padre?! >>

George alzò il volto, e i suoi occhi scuri trovarono i miei  << Come fai a sapere che è Jean l'inventore delle Chimere? >>

Il mio cuore sussultò. Io ed Amy avevamo volontariamente omesso di aver visto quel pazzo durante l'attacco di due mesi prima per coprire Zach e Ryan...ma arrivati a quel punto, non c'era più bisogno di fingere.

Stavo per parlare, ma lui mi precedette:  << Non importa...immagino che curiosando nell'archivio tu abbia capito ogni cosa... >>

Quella frase mi fece sentire una perfetta impicciona, e mi irritai ancor di più.  << Se non avessi scoperto quell'archivio...non mi avreste mai detto nulla, vero? >> chiesi, guardandolo malamente.

George sobbalzò. Stava per parlare, ma quella volta fui io a precederlo << Se stai per raccontarmi altre bugie, per favore, taci >>

Sembrò rifletterci per qualche secondo, poi sospirò, e disse:  << No... penso che meriti tutta la verità... >> mi guardò  << Non voglio che ti faccia delle idee sbagliate...quindi ascoltami bene: nessuno di noi qui intendeva prendersi gioco di te. Volevamo solo proteggerti >>

  << Certo >> ironizzai con amarezza. La scusa del "proteggermi" era la più banale che poteva trovare da rifilarmi. 

Lui non mi badò,  proseguendo il suo discorso, ma era visibilmente ferito  << Non volevo...non volevamo che andasse a finire così >>

Lo guardai in silenzio. Sembrava fosse sul punto di piangere, ma continuava a conservare uno stato di invidiabile compostezza.   << Fin dall'inizio... >> continuò  << Questo non era ciò a cui avevamo sperato >>

I suoi occhi erano fissi su di me, ma non mi guardava. Stava ricordando.

  << Noi, eravamo un gruppo molto affiatato. Lo eravamo sempre stati. Io, David, Julia e Rosalie >> cominciò  << Ci eravamo conosciuti tutti all'università, e non ci eravamo più separati, finendo con l'andare a lavorare nello stesso laboratorio, prendendo parte a studi sulla genetica >> 

Un flebile sorriso si aprì sul suo volto  << Avevo sempre avuto un debole per Rosalie, e credevo che prima o poi il nostro rapporto di sarebbe evoluto in qualcosa di più di semplici colleghi o amici >>

Involontariamente, arrossii. Non volevo essere messa a conoscenza dei particolari della vita amorosa di mio padre.

Di George, mi corressi immediatamente. 

  << Ma poi... >> continuò, con voce spenta  << ...Un giorno arrivò lui >>

Capii subito a chi si stava riferendo, e tornai seria. 

  << Si era trasferito da un'altro laboratorio, laureato col massimo dei voti...e fu messo a capo nel nostro gruppo di ricerca >> una pausa  << Jean Stain. Già dal primo giorno in cui ce lo presentarono, avvertii che in lui c'era qualcosa di...particolare. Chissà perchè, quando ci stringemmo la mano, mi si rizzarono tutti i peli del braccio >>

Si passò una mano sul mento barbuto, poi continuò  << Come scienziato, beh, dire che era brillante è poco. Semplicemente geniale. Acuto, svelto, minuzioso nei dettagli... >> ridusse gli occhi a due sottili fessure  << E questa sua perfezione me lo fece solo odiare di più >>

Trasalii, colta alla sprovvista.  << Odiare...? >> ripetei. 

Lui mi rispose senza guardarmi  << Beh, potevo benissimo accettarlo come capo. Persino rispettarlo per la sua grande competenza lavorativa.
Ma non ci vidi davvero più quando lui e Rosalie divennero una coppia >>

Oh, pensai, semplicemente, mentre notavo il corpo di George irrigidirsi notevolmente. 

  << Possibile, dopo tutti gli anni che ci conoscevamo, Rosalie si fosse infatuata di un tipo che conosceva solo da un mese? >> riflettè a voce alta, poi si ricompose  << Pensavo si trattasse solo di una cosa passeggera...ma tua madre era davvero innamorata di lui. E per Jean sembrava lo stesso. Quindi, ben presto cominciai a farmene una ragione >>

Poggiò la schiena sullo schienale del divanetto  << Nonostante la sua aria abbastanza inquietante e misteriosa, era sempre gentile e disponibile verso tutti, quindi ben presto si integrò perfettamente nel gruppo. Dopotutto, non c'era nessuno a cui stesse antipatico. E la sua genialità gli aveva fatto guadagnare la stima di tutti. Persino di quell'orso di David >>

Le sue parole mi fecero uno strano effetto. Da come lo stava descrivendo, il pazzo, che non riuscivo a considerare mio padre, era una persona perfettamente normale, anzi meglio. 

Cos'era cambiato? 

  << Tutto sembrava andare bene >> continuò George, distogliendomi dai pensieri  << Riuscii persino ad essere felice per loro quando i due piccioncini ci annunciarono che sarebbero diventati genitori >>

Ebbi un tuffo al cuore. I miei genitori...mi desideravano davvero. Persino...lui?

  << Ma la vera tragedia... >> riprese George  << Avvenne quando Rosalie svenne sul lavoro >> Deglutì, e capii che l'argomento si stava facendo spinoso  << Bastarono poche analisi, e subito si evidenziarono delle metastasi celebrali in stadio avanzato >> 

Chiuse gli occhi, poi li riaprii con estrema lentezza  << Sai, il tumore al cervello è il più subdolo. Non da sintomi fin quando non è ormai troppo tardi. Proprio come successe a Rosalie >>

Avevo appreso quella disgrazia leggendo il diario di mia madre, ancora ben nascosto nella mia tasca, ma ebbi ugualmente un violento capogiro. 

Un tumore al cervello... 
 
<< Da quel giorno ricordo solo dolore. Rosalie cadde in depressione, e il cuore di David si ghiacciò. E Jean... lui non fu più quello di prima >> George sembrava stesse soffrendo nel raccontare  << La scoperta della malattia di Rosalie lo distrusse, e cominciò a rinchiudersi nel laboratorio, senza uscirne per interi giorni, conducendo esperimenti noti solo a lui, proibendoci di avvicinarci. Nessuno di noi aveva idea di cosa avesse in mente >> 

Si fece scoccare qualche osso delle mani  << Credevamo fosse il suo modo per affrontare la tragedia, ma ci sbagliavamo. Jean non aveva mai preso in considerazione l'idea di arrendersi, nemmeno per un istante >>

 

George chiuse gli occhi, continuando a parlare, ma con la mente viaggiò indietro nel tempo, fino ad arrivare a quel giorno di ben diciassette anni prima...
 


  << Perchè hai voluto radunarci tutti qui, Jean? >> chiese sgarbatamente David, in piedi nella sala riunioni del laboratorio.  << Non abbiamo tempo per il lavoro. Rosalie deve sottoporsi al primo ciclo! >>

  << Vuoi forse uccidere mio figlio?! >> tuonò Jean  << Tuo nipote?! >>

  << Potrete sempre averne un altro! >> ribettè il biondo, perdendo la pazienza.

  << David, smettila. Ho già preso la mia decisione >> si oppose Rosalie, seduta ad una delle sedie accanto al tavolo rettangolare bianco. 
Era magra, esile, spenta. Persino i suoi capelli biondi avevano perso lucentezza. Quasi irriconoscibile. 

  << Nessuno morirà qui! >> disse Jean  << Non finchè ci sarò io >>

  << Cosa vorresti dire, Jean? >> chiese George, accavallando le gambe, con fare nervoso.

  << Ho ideato la soluzione per tutti i nostri mali >> esordì lui, camminando verso il proiettore presente nella stanza. 

  << Ma quale soluzione, Jean! >> ribettè David  << Qui l'unica cosa da fare è la chemioterapia! >>

  << David >> tuonò lui, guardandolo malamente  << Taci e fammi parlare >>

Accese il proiettore, e subito, sulla parete bianca apparvero delle immagini insolite. Tutti i presenti, ad eccezione di Jean le guardavano stranite.

Le figure mostravano un essere di forma batteria, quasi cloroplastica. Difficile definirne il colore. Dal rosa, al violaceo, al marroncino fino a qualche sfumatura di magenta. Sembrava ricoperto da filamenti di tessuto umano.

Rosalie alternava lo sguardo tra le immagini apparentemente senza senso, e l'uomo che le aveva loro mostrate  << Jean? >> chiese, inquieta.

  << Cosa dovrebbe essere quell'affare? >> sbottò David.

Jean si irritò  << "Quell'affare", come dici tu, è la Chimera >>

  << Chimera? >> ripetè Julia stranita, sistemandosi gli occhiali. 

Jean annuì, con fare soddisfatto  << È una forma di vita che ho creato combinando elementi di DNA umano, con elementi chimici e biologici, cambiandone la struttura >> spiegò  << Applicandolo nell'organismo umano, la Chimera ne migliorerà per sempre le prestazioni fisiche e mentali. Persino le malattie più incurabili non scalfiranno il soggetto in cui alberga la Chimera >>

  << Un parassita, dunque >> lo sguardo di David si indurì  << Cosa ti salta in mente Jean? Una cosa del genere non funzionerà mai >>

  << Si invece >> sibilò lui, coprendo la sua voce  << Non ci sono dubbi sul fatto che la Chimerà renderà l'uomo un essere migliore! >>

  << Ma è solo un progetto in fase sperimentale >> obbiettò George.

Jean scosse la testa con fermezza  << È completa. Ho ripetuto i calcoli moltissime volte. Non ci sono più dubbi >>

Si avvicinò a Rosalie, e inginocchiandosi di fronte a lei, le prese le mani stringendole forte  << Rosalie, amore mio...ti fidi di me? >>

Lei sobbalzò, colta alla sprovvista. Sbattè le palpebre, ma poi ricambiò la stretta  << Si... >> bisbigliò, poi la sua voce prese vigore  << Si, certamente! >>

Lui le sorrise dolcemente, e le accarezzò una guancia col dorso della mano  << Allora ti prego, sottoponiti all'esperimento. La Chimera arresterà senza ombra di dubbio il progredire del tumore, e sarai salva >>

Gli occhi azzurri della donna si riempirono di lacrime  << Davvero? >> chiese, con voce rotta.

Jean annuì  << Si. Ti salverai sicuramente. Te l'avevo promesso, ricordi? >>

Lei annuì  << E il bambino? >> si affrettò a chiedere subito dopo  << Non correrà rischi vero? >>

  << No, sarà perfettamente al sicuro >> la rassicurò.

David si intromise nella scena, con aria visibilmente contrariata  << E gli effetti collaterali? >>

Jean affilò lo sguardo. Probabilmente non aveva gradito di essere stato interrotto   << Prego? >>

  << Avanti! >> l'incalzò David  << Una cosa del genere avrà sicuro delle ripercussioni dannose! >>

Tutti guardarono Jean, che dopo un lungo silenzio, rispose << Un effetto ci sarebbe...o meglio, una conseguenza >>

  << Quale? >> s'affrettò a chiedere George, togliendo le parole di bocca a Julia.

L'uomo rimase in silenzio. 

  << Parla, Jean! >> urlò David.

Lui rispose guardando speranzoso Rosalie  << Dovresti..solamente assumere sangue umano >>

Lei sobbalzò, proprio come tutti gli altri presenti.  << C-Come? >> balbettò.

  << Sei completamente impazzito?! >> sbraitò David andando verso di lui, e prendendolo per il colletto della camicia  << Hai intenzione di far diventare mia sorella una specie di vampiro?! >>

  << David, no! Ferm... >> esclamò Rosalie, ma venne trattenuta da Julia. 

Jean restò impassibile  << È necessario per il funzionamento della Chimera  >> rispose atono  << Ha bisogno di sangue umano per poter sopravvivere, o prosciugherà il corpo ospitante dall'interno >> alzò le spalle  << Non sarà difficile. Come delle normali trasfusioni... >>

  << Non osare chiamare tutto questo normale!! >> urlò David, sferrandogli un violento pugno in viso che lo fece cadere all'indietro, sotto le urla di Rosalie.

Sembrava del tutto intenzionato a colpirlo di nuovo, ma George intervenne e lo fermò, tentando di farlo ragionare:  << David, devi calmarti! Prendendola come una questione personale non riesci a ragionare con lucidità, e... >>

  << Certo che la prendo sul personale! >> continuò a sbraitare lui  << È mia sorella! >>

  << David, ti prego adesso basta! >> esclamò Rosalie, che intanto era accorsa verso Jean, parandosi davanti a lui  << Non fare così, ti prego... >> continuò, con le guance rigate dalle lacrime.  << Jean sa quello che fa. Ne sono sicura >>

  << Non ti permetterò di diventare un mostro! >> gridò lui, fuori di se, scansandosi malamente George di dosso.

  << Non sarà un mostro! >> ribattè Jean  << Anzi, diventerà migliore da com'è ora! >> 

Si alzò in piedi, e guardò i presenti   << Ma voi non ci pensate mai? Non vi accorgete di quanto sia limitato l'essere umano? >> allargò le braccia  << La Chimera annienterà questi limiti! >> 

Guardò speranzoso David, in cerca di appoggio  << David amico mio, riesci a capire? >>

Lui rimase per qualche secondo immobile, come indeciso.  << Tu sei pazzo >> lo interruppe infine, guardandolo con sdegno  << Stai lontano da noi e da mia sorella >>

Jean sgranò gli occhi color nocciola, visibilmente sconvolto  << David... >> farfugliò, con voce ferita  << Non dirai sul serio... >>

  << Sono serissimo >> ribattè lui  << Adesso vattene da qui, e non farti più vedere >>

  << David! >> lo richiamò Julia con disappunto.

  << Non puoi decidere anche per me! >> obbiettò Rosalie, raggiungendo Jean, e stringendosi a lui.

  << È mio dovere occuparmi di te! >> ribettè il maggiore.

  << No, non più! Per chi mi hai preso? Sono perfettamente in grado di decidere da sola! >>

  << No, non lo sei invece! >>

Rosalie non vi vide più, e la guancia di David si tinse di rosso dopo il suo violento schiaffo. 

Tutti restarono interdetti, il biondo per primo, e nella stanza scese un pesante silenzio, quasi palpabile. 

Poi, Jean circondò le esili spalle di Rosalie con un braccio   << Andiamocene, Rose... >>

Lei sobbalzò. Sul suo volto era ben visibile il senso di colpa, ma abbassò la testa, ed annuì in silenzio. Entrambi si avviarono verso l'uscita, chiudendo la porta alle loro spalle, ignorando le urla di protesta di David.

  << Li..li seguo >> balbettò poi Julia, uscendo di corsa   << Magari riesco a farli cambiare idea... >>

David e Geroge restarono soli nella grande sala, con ancora proiettata davanti a loro l'immagine della così detta Chimera.

George era visibilmente a disagio   << David... >> biascicò  << Non... >>

Lui alzò una mano, invitandolo silenziosamente a tacere  << Non ora George... >> disse a bassa voce, e l'altro intuì che stava piangendo  << Non dire niente per favore... >>

Per cosa, o meglio per chi, stesse versando quelle lacrime, non era chiaro. Se per Rosalie. O per Jean.

Probabilmente per entrambi.

Per tutto.

George si limitò a tacere, restando semplicemente al suo fianco.
 
 

Quando George finì di parlare, rilassò le spalle, fino a quel momento tese, e tacque. Per tutto il tempo aveva tenuto gli occhi chiusi, tanto che quando li riaprii, mi sembrava di non averli visti da tempo.

Quando i nostri sguardi si incontrarono, me ne accorsi subito, e avvertii una stretta al cuore: il suo sguardo nascondeva delle lacrime.  Io d'altronde, non riuscivo ancora a capacitarmi di quello che mi aveva appena svelato.

Dopo quanto raccontato, mi era difficile trovare una categoria alla quale quel Jean Stain potesse appartenere.

Se alla genialità, o alla follia. 

Probabilmente, era una genialità che era finita col degenerare in qualcosa di oscuro e pericoloso. Un baratro del male dal quale non poteva evadere.

  << E quello che successe dopo, ci fece solo stare peggio... >> esordì poi George, dopo una  breve pausa.

Tornai a guardarlo, e deglutii rumorosamente.  Avevo il netto presentimento che quello fosse solo il principio della vera tragedia. 

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Capitolo 16
*** La Tragedia ***


Salve a tutti!!! :D Innanzitutto, le mie più sentite scuse per il ritardo nel postare questo capitolo! >.< sono imperdonabile, ma in questo periodo non ho avuto un attimo di respiro! :(
Spero che il capitolo ricompensi la vostra attesa! ^^''
Prima di lasciarvi alla lettura, alcune premesse:
- Prima di tutto, vi confido di non essere soddisfatta di comè uscito il cap...poichè non sono riuscita a svilupparlo come avrei voluto. Beh, spero sia uscito comunque qualcosa di decente! xD
- Questo è un capitolo formato quasi interamente da un luuuuuungo flashback. Spero che questo tuffo nel passato non vi annoi! >.<
- L'ho scritto abbastabza di fretta ( tutta oggi ^^' ) quindi vi prego di perdonare eventuali errori ortografici e grammaticali.
- Lo pubblico senza avere l'OK dalla mia editor, poichè frequentando la stessa classe, anche lei è incasinata con in compiti e non ho voluto disturnarla nello studio, quindi vi prego di essere clementi con me! ^^''
- Dal prossimo capitolo in poi si torna finalmente al presente e farò rientrare Zach e Ryan nella narrazione, per la vostra felicità! xP o almeno spero! xD
Bene, il mio monologo è finito, non vi scoccio più! Spero di essere più puntuale con la pubblicazione del prossimo cap!
Un bacione a tutti! E grazie a quelli che recensiscono sempre! *-----*
A presto! :)
Yuki!

                                                                       La Tragedia





Quando le metalliche porte scorrevoli del laboratorio si aprirono, l'ultima persona che George si aspettava di trovarvi all'interno, era Jean. 
Tant'è che non appena lo vide, trasalì, visibilmente a disagio.  << Jean... >>   farfugliò, imbarazzato fino al midollo.

L'altro gli rivolse un'occhiata obliqua mentre raccoglieva dei fogli nella borsa a tracolla nera  << Ciao George >> 

Era calmo e composto. Come se nulla fosse successo. Ma la sua voce era così fredda e tagliente che George rabbrividì da capo a piedi.

Cercò di controllarsi, e deglutì, con l'inutile speranza di sembrare "normale" : << Te ne vai sul serio allora... >>

Si diede del perfetto idiota. Che razza di domande spinose andava a fargli?

Ma Jean non sembrava esserne particolarmente ferito  << Si >> disse chiudendo la cerniera della borsa   << Non ha più senso che io rimanga qui. Non ho certo problemi a trovare un altro lavoro, quindi non finirò per strada se è quello che ti preoccupa >>

Al contrario di come poteva sembrare, quella sua frase non era dettata da uno sfrenato narcisismo, bensì da una sconfinata tristezza. 

  << Forse se parlassi con David...porei cambiare le cose... >> provò a dire George, impacciato  << Sono sicuro che nemmeno lui vuole che te ne vada. Soltanto che è troppo orgoglioso per tornare sui suoi passi... >>

Jean intanto, si diresse in sua direzione, verso la porta   << Non ha importanza, George, grazie >> rispose quando fu arrivato alla sua altezza  << Non potremmo comunque più lavorare insieme. Vediamo le cose in modo...troppo diverso >>

Quelle "cose" a cui alludeva, insospettirono George. Capì immediatamente che si stava riferendo all'abominio che aveva inventato: la Chimera.

Perchè si, anche lui la considerava un artefatto demoniaco. 

Jean lo superò, intenzionato ad uscire. Dopo qualche attimo di esitazione, George parlò richiamando tutto il suo coraggio, che quell'uomo sembrava portargli via:  << Che...che intenzioni hai...Jean? >>

L'altro si fermò, e rispose senza nemmeno voltarsi  << Io non permetterò che Rosalie muoia >>   La sua voce era rotta. Distaccata.  Morta.   << Non importa a quale costo >> concluse, varcando la porta.

George restò completamente paralizzato. In quel momento, provò pura paura nei confronti di colui che un tempo era stato un suo compagno.

Quelle parole sembravano essere così sincere... Troppo sincere. Aveva il netto presentimento che presto il dolore l'avrebbe sopraffatto, spingendolo fino al punto di  non ritorno. 

Chiuse stancamente gli occhi, e pregò con tutto se stesso che si sbagliasse. 

Che illuso che fu. 
 
 


  << Jean ha lasciato il laboratorio? >> ripetè David, senza nascondere un'espressione ebete sul volto, mentre si trovavano nei loro uffici. 

George annuì, sorseggiando il suo caffè   << Stava raccogliendo le sue cose, quindi deduco che avesse tutta l'intenzione di dileguarsi... >>

Julia inchiodò David col suo sguardo color caramello  << E ti stupisci? Dopo averlo trattato in quel modo... >> morse il bordo del bicchiere di carta che conteneva del the  << Anch' io avrei fatto altrettanto >>

David aprì la bocca per ribattere, ma non trovando le parole, la richiuse, amareggiato. 

George gli porse un bicchiere di caffè, dandogli una pacca sulla spalla   << Se sei pentito, dovresti andare a fermarlo >> gli suggerì, cercando di apparire indifferente alla cosa  << Probabilmente lo trovi ancora qui... >>

Il biondo si irrigidì  << Jean è...era mio amico. Provo un profondo rispetto per lui in ambito professionale. Ma a livello umano... >> fece una pausa  << Io non riesco più nemmeno a guardarlo negli occhi, dopo che... >>

Lasciò morire lì la frase. Non c'era bisogno di continuarla. Anche le espressioni di George e Julia si scurirono, e rimasero in silenzio per vari minuti.

  << Semplicemente... >> riprese poi David  << Non posso credere che si arreso così. Lascia il lavoro senza fare nemmeno un'obbiezione...e Rosalie? Il suo abominevole progetto? >>  si morse il labbro   << Jean non è quel tipo d'uomo, lo conoscete anche voi. Va fino in fondo alle cose.  È proprio questo, quello che mi spaventa >>  

Anche George e Julia lo sapevano fin troppo bene. Tutti e tre erano perfettamente convinti che Jean non avesse mai preso in considerazione l'idea di arrendersi.

Nemmeno per un momento. 

  << E se... >> azzardò poi Julia  << Se quello che ci avesse detto non fosse del tutto impossibile? Se quella cosa.... la... >> 

  << Chimera >> l'aiutò George, sospirando.

  << La Chimera... >> riprese la donna  << ...Fosse veramente la soluzione che stiamo cercando? Non solo per Rosalie...sarebbe una scoperta scientifica senza precedenti, e... >>

  << Smettila Julia! >> sbottò David   << Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? L'hai sentito Jean no? Sangue umano!  È questo quello che ci serve per mantenere in vita quell'abominio, capisci?! Sangue-umano! Cosa vorresti fare, andare a dissanguare tutta la gente che troviamo per strada forse?! >>

  << Certo che no, che razza di domande fai?! >> ribattè la donna.

  << E allora smettila di sparare queste stronzate! >> Urlò il biondo  << Qui stiamo sfiorando i limiti dell'umanità, riuscite a capirlo?! >>

Julia si zittì, indispettita e con le lacrime agli occhi, mentre George sospirò, mesto.  << E che si fa con Jean e Rose...? >> azzardò 

  << Che succede tra Jean e Rosalie? >>

La voce curiosa di Dorian Federik li interruppe. Si era appena trasferito nel loro laboratorio, e si occupava della manutenzione dei computer e della raccolta dati.

I  tre sbiancarono all'istante, guardandolo allibiti. Le informazioni sulla creatura che Jean aveva ideato, erano state tenute nascoste a tutti gli altri membri della compagnia, e non potevano rischiare che qualcuno ne venisse a conoscenza.

Sarebbe scoppiato un putiferio.

Dorian studiò le loro espressioni sconvolte, e inclinò la testa da un lato, confuso  << Bè? Che succede? I due sposini hanno litigato forse? >>

Comprendendo che il nuovo arrivato non avesse la benché  minima idea di quello che avevano precedentemente detto, si rilassarono, e Julia parlò:  << N...no, affatto! Va tutto bene >> rise forzatamente, cercando di apparire naturale.

Lui alzò un folto sopracciglio, mentre smanettava ad un computer  << Ah, si? >> chiese, alternando gli occhi dal monitor, ai documenti, e poi a loro << Guardate che se state spettegolando sulle love story voglio essere informato. Chi tradisce chi? >>

Irritato più che mai, David rispose con un'acidità senza pari:  << Non c'è proprio nulla su cui spettegolare qui. Prendi sul serio il tuo lavoro, Federik >>

Lui sorrise, per nulla intimorito dall'ostilità del biondo  << David, rilassati. Si che stai per diventare zio....ma non c'è nulla di male nel lasciarsi un pò andare >> lo guardò, senza perdere il buon umore  << Se non mi dite niente, mi farò dire un pò di pettegolezzi direttamente da Rose >>

  << Rosalie attualmente non sta più lavorando >> rispose atono David, trattenendosi dal prenderlo a pugni.

La notizia del suo tumore al cervello non era stata ancora divulgata, se non ai superiori e ai conoscenti più stretti. 

  << Scherzi? >> ribattè Dorian riponendo dei documenti  << Se l'ho vista un attimo prima di entrare qui >>

I tre sussultarono.  

  << Rosalie è qui?! >> chiese George al posto di David, che sembrava sul punto di collassare.

L'altro annuì, tranquillo  << Si, era con Jean. Li ho visti prendere l'ascensore per il nono piano. Credo stessero lavorando. Jean aveva il pass in mano... >>

Quella frase li sconvolse. Letteralmente.

Il pass.  

La tessera di riconoscimento che permetteva di accedere al settore 7 del laboratorio, dove venivano testati i risultati degli esperimenti e persino tecniche nucleari. 

Bastò un solo secondo per prendere una decisione. Sia David che George scattarono, diretti al nono piano, lasciandosi dietro una scioccata Julia, e un perplesso Dorian. 

  << Julia chiama la sicurezza! >> urlò poi George, voltandosi velocemente indietro  << Noi andiamo a vedere che sta succedendo! >>

Non aspettarono nemmeno l'ascensore. Corsero a perdi fiato per nove piani consecutivi.  Ignorarono l'"alt" che imponeva loro di fermarsi, raggiunsero il settore 7.

  << Ma non abbiamo il pass! >> fece notare poi George, col fiatone.

David picchiò con forza sul grande portone  << Jean!! >> urlò  << Apri immediatamente! >>

Continuò a picchiare, senza ottenere risposta.  

  << H-ho detto a Julia di chiamare la sicurezza.... >> continuò George, ansimando  << Non appena saranno qui apriranno loro...e... >>

  << Non posso aspettare! >> urlò David, cominciando a forzare la serratura.

George sbiancò  << David! Così scatterà l'allarme! >> esclamò, nel panico più totale. 

  << Non me ne frega un cazzo! >> sbottò, picchiando in modi isterico sul monitor elettronico alla destra del portone. Dopo non troppi tentativi, il display andò in tilt e saltò l'elettricità. Contemporaneamente, l'allarme iniziò a suonare.

  << Al diavolo il pass... >> disse David tra i denti, mettendoci tutta la forza che aveva nell'aprire la porta. 

Suo malgrado, George l'aiutò  << Se ci denunciano, giuro che ti ammazzo... >> gli promise, spalancando il portone. 

Quello che si presentò loro davanti, li sconvolse più di quanto già non fossero.

Il primo che videro, fu Jean. Smanettava ad un grande computer, che mostrava dei dati apparentemente incomprensibili. Si voltò verso di loro con estrema lentezza, infastidito, ma allo stesso tempo, con aria stranamente soddisfatta  << Quanto chiasso che avete fatto... >>

  << Maledetto! >> urlò furibondo David, camminando a grandi passi verso di lui  << Dov'è Rosalie? Cosa diavolo le hai fatto?! >>

Solo dopo, videro anche lei.

Giaceva immobile ed addormentata...in una capsula di vetro.

Completamente intubata,  sottoposta all'elettroencefalografia. Il suo petto si abbassava e alzava lentamente, e la mascherina che le contornava la bocca, ritmicamente si appannava al suo respiro.

   << Oddio... >> farfugliò George sconvolto, portandosi una mano alla bocca. 

  << Cosa...? >> David era più scioccato di lui. Guardava la sorella con puro terrore negli occhi. 

  << È tutto a posto >> li tranquillizzò Jean, sospirando, stanco ma soddisfatto  << L'impianto è perfettamente riuscito >>

David roteò gli occhi impauriti su di lui  << I...impianto...? >>

Jean annuì  << La Chimera >> spiegò, sorridendo   << Non credevo nemmeno io che sarebbe stato un tale successo. Eppure guardatela: sembra stare già meglio >>

A quel punto David non ci vide più. Lo afferrò per le spalle e cominciò a strattonarlo con violenza  << Cosa cazzo stai dicendo, Jean?! >>

Lo fece roteare su se stesso, mettendolo in corrispondenza di Rosalie, senza smettere di scuoterlo  << Guardala Jean! Ti sembra forse che stia..."meglio"?! >> dagli occhi azzurri dell'uomo sgorgarono delle lacrime   << Sembra già morta... >>

Jean sembrò ridestarsi da un lungo sonno, ed il suo sorriso scomparse  << Ti stai sbagliando... >> disse, alzando gradatamente il tono di voce  << Vi sbagliate tutti!  Tutti quanti!! >>

Andò in direzione dell'amata ed aprì la capsula che la conteneva con qualche breve "tic". Le tolse i tubi dal naso e dalle braccia, e le sfilò il respiratore.  

Gli angoli della sua bocca si piegarono in un sorrso malato, mentre le accerezzava dolcemente la guanca pallida: << Non appena si sveglierà...sarà come rinata vedrete... >>

  << Sei soltanto un povero pazzo >> assentì David dietro di lui  << L'hai trasformata in un mostro...è tutta colpa tua... >>

  << Lei ha capito! >> urlò Jean, improvvisamente irato  << Si fida di me! Sa che ho ragione! >>

A spezzare la loro lite, fu proprio Rosalie. Improvvisamente, cominciò a perdere copiose quantità di sangue da bocca, naso e orecchie. 

L'encefalogramma impazzì, fino ad appiattirsi. 

  << Cosa diavolo sta succedendo?! >> Urlò David correndo verso la sorella, mentre Jean si era improvvisamente paralizzato, balbettando qualche frase senza senso.  << No... non può essere >> diceva, scuotendo la testa  << La Chimera è perfetta... non... >>

George sembrò solo in quel momento riprendersi dallo shock, e aiutò David ad estrarre la donna da quei marchingegni   << Una reazione di rigetto, probabilmente... >> balbettò impaurito, prendendola in braccio al posto di David, al quale tremavano le mani. 

  << Portiamola da Julia e l'equipe medica! >> urlò poi, cominciando a dirigersi verso l'uscita del settore 7  << Siamo ancora in tempo! >>

Prima di seguirlo, David guardò con occhi assassini Jean, ed andandogli vicino, gli disse:  << Sei tu e solo tu il diretto responsabile >> gli alitò sul volto  << Se Rosalie dovesse morire per colpa tua...giuro che ti ammazzo, sporco assassino. Con le mie stesse mani >>

Jean dal canto suo, sembrava essere diventato un vegetale. Non rispose alla minaccia di David, e lasciò che portassero Rosalie fuori dal laboratorio, senza dire nemmeno una parola.

Era troppo provato. Cadde in ginocchio, lasciandosi divorare dalla disperazione più buia.
 


Rosalie fu trasportata d'urgenza del settore medico dell'edificio, e cominciarono subito la rianimazione. 

  << Lo ammazzo... >> continuava a ripetere David  << È solo un pazzo malato. Guarda cosa le ha fatto... >>

  << Portatelo fuori! >> urlò Julia, riferendosi a David, con il defibrillatore in mano.

Mentre David veniva accerchiato da alcuni agenti di sicurezza, George guardava il corpo inerme di Rosalie, mentre in lui si radicava sempre di più la rassegnazione.

Era morta. Non c'era più niente che potessero fare. 

L'amore per Jean l'aveva resa ceca, e fidandosi di lui, aveva segnato il suo destino. 

Suo e quello del bambino. 

Un'infinita tristezza gli attanagliò il cuore, e proprio quando anche lui stava per abbandonare la sala, il battito di un cuore si diffuse intorno a loro.

L'encefalogramma diede nuovi segni di vita, e il tempo parve arrestarsi per qualche secondo.

Rosalie era morta. E adesso il suo cuore era tornato miracolosamente a battere.

David fece irruzione come un tornado nella sala, raggiungendo Julia  << Ce l'avete fatta?! >> chiese, con la lacrime agli occhi.

Lei era basita.  << Io...io no lo so... >> farfugliò  << Non dava segni di vita e adesso...il suo cuore batte forte e deciso.... >>

  << Dio grazie... >> biascicò il biondo, accorrendo vicino al corpo della sorella, che lentamente stava riprendendo i sensi.

  << David... >> pronunciò il nome del fratello debolmente, poi la sua voce prese vigore, e si guardò attorno, roteando gli occhi azzurri spaesata   << Ragazzi...ma che succede? Cosa... >>

  << Rosalie stai bene?! >> si affrettò a chiederle il fratello, con la voce che ancora gli tremava. 

Lei sbattè le palpebre, visibilmente confusa << Si...ma...dov'è Jean? >>

  << Non devi mai più avvicinarti a quel mostro! >> le urlò David  << Lui... lui ti... >>

  << Lui mi ha salvata >> completò la frase, lei  << David io...non sento più alcun dolore... >>

Lui, come tutti i presenti, trasalì. << C-come? >> trovò la forza di chiedere.

Lei annuì, e gli sorrise dolcemente, stringendogli la mano  << Finalmente, mi sento di nuovo bene. Avevo quasi dimenticato questa sensazione. Jean ha sempre avuto ragione, fin dall'inizio >> dai suoi occhi di zaffiro debordarono delle lacrime di gioia  << Mi...ci ha salvato David. Ci ha salvato >>

David scosse la testa incredulo. George non riusciva a proferir parola, mentre Julia si decise a prendere in mano la situazione  << Presto! >> esclamò  << Voglio tutte la analisi possibili! Ecografie, Tac, emocromo completo, bilirubina, TSH, VES, e tutto quello che vi viene in mente! Subito! >>

Tutta l'equipe medica si azionò immediatamente, e nella stanza rimasero solo David, George, Julia e la miracolata Rosalie. 

  << Julia, non avrai esagerato? >> chiese quest'ultima, sorridendo  << Io sto più che bene, e poi già sapete cosa è successo, no? Jean ha inserito la sua Chimera nel mio encefalo e... >>

  << È proprio questo il punto >> la interruppe lei  << Dobbiamo sapere molto di più su questo essere che ti è stato impiantato dentro, Rosalie, non è così semplice. Quali sono gli effetti collaterali, quasi modifiche subirà il tuo corpo... >>

  << Beh, non sarà più facile chiederlo direttamente a Jean? >> propose lei, senza perdere buon umore  << A proposito, dov'è? Ormai avrete capito tutti che è il salvatore. Il mio salvatore. Lui è il migliore! >>

Sorridendo, guardò uno ad uno i presenti, aspettando una risposta. Notando che nessuno sembrava intenzionato ad aprire bocca, continuò:  << Che succede? Cosa c'è che non va? >> scrutò il fratello  << Lo so che ho fatto tutto di testa mia e che sei arrabbiato... ma hai visto che avevo ragione? Non sono diventata un mostro. Sono sempre io, e non sono mai stata meglio in vita mia! >>  

Si portò una mano sul ventre  << Stiamo benissimo, vero? >>

Ma lui sembrava non ascoltarla. Gli occhi azzurri erano vuoti ed inespressivi.  George gli lesse nel pensiero, e verbalizzò le sue paure:  << Jean è ancora nel laboratorio...dobbiamo avvertirlo che Rose sta bene...altrimenti... >>

  << Certo che sto bene! >> ribadì lei, per l'ennesima volta  << Perchè non dovrebbe saperlo? >>

Ma i due erano già usciti dalla stanza, correndo nuovamente verso il settore 7.

  << Gli ho detto che era un assassino >> disse con fiatone David, mentre salivano le scale. La sua voce era piena di senso di colpa << Ma l'ha salvata. George. Non so come ha fatto, ma l'ha salvata >>

Erano quasi arrivati ormai, quando furono interrotti da un tremendo boato. Immediatamente, scattò l'allarme anti incendio, ed entrambi si  ritrovarono bagnati fradici mentre correvano per i corridoi.

  <<  E adesso che diavolo succede?! >> imprecò David, mentre venivano sorpassati da alcuni vigili del fuoco. 

  << Indietro per favore! >> ordinò uno di loro  << C'è stata un'esplosione, è pericoloso rimanere qui >>

  << Esplosione? >> ripetè George confuso.

  << Il settore 7  completamente saltato in aria >> spiegò quello << Crediamo si tratti di un incendio doloso. Per la vostra sicurezza, state lontani. Stiamo evacuando tutto l'edificio >>

Non diede altri particolari, che si dileguò per i corridoi densi di fumo, ma David e George rimasero fissi dov'erano.

  << Il settore 7...esploso? >> ripetè incredulo quest'ultimo << No, cos...Jean era...era dentro... Non può... >>

  << Incendio doloso... >> David deglutì  << Non posso credere che l'abbia fatto... >>

E cominciò a correre nella stessa direzione dell'esplosione, urlando a squarciagola, il suo nome. 

Un nome che si spense nel fumo, proprio come la sua vita.

 
 
  << Jean si suicidò all'interno del laboratorio...credendo di avervi ucciso... >> concluse George  << Non riuscì a superare il senso di colpa, e decise di togliersi la vita, facendosi esplodere insieme alle sue creazioni >>

I suoi occhi erano lucidi  << Solo qualche secondo prima...e magari saremmo riusciti ad impedirglielo. È morto senza nemmeno sapere di avervi salvato... >>

Solo dopo, mi accorsi che stavo piangendo anch'io. Piangevo a dirotto. Il motivo tuttavia, non riuscivo ancora a definirlo.

Suicidato? Lui?

Jean Stain? 

L'uomo che avevo incontrato io, era forse un fantasma allora? Colui che aveva trasformato quei ragazzi in Chimeri era uno zombie?

  << Successivamente, quando venimmo a conoscenza di altri casi di Chimere... >> riprese George, dopo essersi asciugato gli occhi  << Capimmo che quel progetto non era morto con Jean, come invece credevamo. Doveva aver coinvolto qualcun'altro nella sua ricerca... >>

  << Qualcun'altro? >> chiesi, tra i singhiozzi.

  << Si...non c'è altra soluzione. Ma nonostante le nostre ricerche, non siamo ancora riusciti a rintracciarlo... >>

Ripensai anche alle parole di David, diverso tempo prima: "Saperlo, Trovarlo ed ucciderlo è il compito finale dello Scudo Rosso".

Sorrisi amaramente, mentre altre lacrime mi rigavano le guance.

Che ingenui.

Davano per scontato che quell'uomo fosse morto, ma la verità era che li aveva raggirati per bene tutti quanti.

Altro che morto, tormentato dal senso di colpa. Era vivo e vegeto, e si era creato il suo esercito personale di Chimeri, per portare avanti la sua malata utopia.

Aprii la bocca per parlare, ma quella tremenda verità mi chiuse la gola, quasi soffocandomi, e mi limitai a piangere, totalmente sconfitta.

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Capitolo 17
*** Qualcuno Nel Verde ***


Ciao a tutti! :D Ecco postato il capitolo 17! ^----^
Beh, in questo periodo la storia non è molto allegra...ma con i temi che stiamo trattando non c'è molta scelta ^^'' 
Dal prossimo capitolo, diamo il via alla seconda ondata dell' "azione!" xD Riiniziano le battaglie!! xP Anche io non vedevo l'ora, sennò ci deprimiamo troppo!  xP
La mia editor si incavola con me per la mia pessima relazione con Kyle...dice che se non piace ai lettori la colpa è mia, perchè per prima cosa non piace a me! ^^'' Si che, essendo l'autrice, dovrei essere imparziale tra i miei personaggi..ma Kyle non riesco proprio a mandarlo giù, nonostante l'abbia inventato io! Mah, sarò pazza, chissà! xD
Per farmi perdonare, in questo capitolo gli ho dato un pò di spazio, facendogli aumentare l'audacia! xP Fatemi sapere che ne pensate! 
Oook, vi lascio alla lettura! :)
Grazie a tutti quelli che recensiscono, come sempre! *---* Non so come farei senza di voi!
PS: Ho iniziato a pubblicare anche un'altra storia, se vi va fateci un salto! Si chiama "Genesis" anche se è solo all'inizio!
Spero di aggiornare presto! 
Un bacione a tutti! <3
Yuki!

 

                                                                    Qualcuno Nel Verde


 

 << Rebecca! Rebecca! Stai bene? >> 


La voce di George proveniva da molto lontano. Avevo le orecchie ovattate, e faticavo a ricordarmi persino dove mi trovassi. 


Con immensa fatica riaprii gli occhi, e vidi i contorni sfocati della sua camera. Le gambe mi avevano ceduto, e mi ero ritrovata piegata in due sul pavimento, preda dei singhiozzi. Sentivo la presa di George sulle mie spalle, ed infastidita, lo scansai bruscamente.


Troppo, bruscamente. 


Incontrai il suo sguardo, e notai che i suoi occhi erano colmi di tristezza. 


Solitudine e tristezza.


Non era giusto che lo trattassi in quel modo. Lo capivo. Ma non riuscivo a comportarmi normalmente, dopo quanto avevo appreso.
  << S...scusa... >> farfugliai  << Pa... >>


La voce mi morì in gola. 


Papà. 


Una parola che per me aveva completamente cambiato significato. Se ne avesse ancora, un significato. 


Non potevo pensare che il mio padre biologico fosse il pazzo che avevo incontrato. 


Un pazzo, che divenne tale solo per amore. 


Non sapevo nemmeno cosa avessi dovuto provare nei suoi confronti, giunti a quel punto. Se pietà, compassione...una qualche sfumatura di affetto...


No. Non ci sarebbe mai stato spazio per l'affetto, nei suoi confronti, nel mio cuore.


Mai.


  << Scusa... >> ripetei come una stupida, alzandomi in piedi, sperando che le ginocchia non mi tradissero una seconda volta.


Non riuscivo a guardarlo in faccia.

Lo intravidi accennare qualche movimento in mia direzione, ma alla fine rinunciò, scoraggiato  << Rebecca...q...questo per me non cambia le cose... >> mi disse, dopo un pò. La sua voce tremava, ma rimaneva composto  << Tu resti sempre la mia bambina >>


  << Andiamo! >> lo schernì  << Io sono solo un peso che ti sei dovuto accollare dopo la morte di mia madre vero? Quando persino David mi rifiutò,  tu sei stato costretto ad accettare il martirio di crescermi! >>


  << Non è vero! >> ribattè immediatamente lui, con un tono di voce fin troppo alto, che mi fece trasalire.   << No, noi...ti vogliamo bene. Davvero >>


Sorrisi amaramente, trattenendo ulteriori lacrime. Non era mai stato bravo a mentire   << Ah, si? Grazie mille, allora. Non potreste dimostrarlo in modo migliore >>


Mi avvicinai alla porta, ma la sua voce mi trattenne ancora:  << Non vuoi  nemmeno parlare con David? >>


Sussultai. Vedere anche lui mi avrebbe fatto solo altro male al cuore.  << No... >> risposi, secca  << Non abbiamo niente da dirci >>


  << Sono sicuro che vorrebbe...chiarire >>


David? Chiarire?  Le due parole non andavano d'accordo.


  << Lui mi odia >> sussurrai, e poi non so come, mi ritrovai a correre per i grigi corrodoi della base.


" Perchè sei così sconvolta? Dopotutto, l'hai sempre saputo, no? Tu sei sola. Non esiste nessuno capace di capirti davvero"


La voce che avevo sempre deciso di ignorare tornò a schernirmi crudelmente. 


" Questa è solo un'ulteriore conferma"


Non guardai in faccia nessuno, non mi scusai nemmeno quando andai a sbattere contro le spalle di qualcuno.


Quando trovai la mia stanza, mi ci buttai dentro, sbattendo la porta dietro di me. Mi catapultai sul letto, sprofondando tra le lenzuola e affondando la testa nel cuscino, che troppe volte in quel periodo, era stato inondato dalle mie lacrime.


Sentii qualcosa pungermi sulla coscia, e con gesti flemmatici, tirai fuori dalla spaziosa tasca della tutta, il piccolo diario nero che ci avevo nascosto.


Mi rammaricai per il fatto che si fosse sgualcito, e cercai di rimetterlo in ordine. Sfogliai qualche pagina, immergendomi nella lettura, e sentendo la mia mamma, un pò più vicina.


Notai che appellativi come "caro diario" erano andati a farsi benedire, tanto meno le sue firme ad ogni pagina. Persino la sua calligrafia rotonda e ordinata era scomparsa.


In quelle pagine, leggevo solo disperazione.


 

La data era il 4 Febbraio.

 

Sono distrutta. Sto così male che mi sembra di morire. Come faccio ad andare avanti?

Jean è morto....è morto.

Non c'è più. Come faccio senza di lui? Mi sento così persa...non posso vivere se lui non c'è.

Credeva che fossi morta...ed è morto anche lui. Non posso accettare una cosa simile.... è troppo ingiusto.

Proprio adesso che non sono nemmeno sicura di quello che sono diventata.... Con lui avrei potuto superare tutto questo...ma adesso...

Persino il mio tumore ha cessato di avanzare, ma non riesco a gioire. Che cosa sono? No, chi sono io, senza Jean?

Non ho mai fame, ma devo mangiare per il mio bambino. Lui o lei ormai, è diventata l'unica cosa che mi tiene ancora aggrappata alla vita.

Devo andare avanti. Solo per lui. 

 


Sentivo che stavo per piangere, ma non me ne curai, e andai avanti.

 


23 Febbraio.

 

Oggi ho fatto la morfologica. 

Julia, George e mio fratello sono stati con me. Seguono passo passo la mia gravidanza. Non sanno cosa la mia bambina potrebbe diventare, quindi sono scrupolosissimi. 

Si, bambina. 

è una femminuccia. Avrò una bellissima bambina. 

Anche Jean ne sarebbe stato sicuramente più che entusiasta. Lui sperava in una femmina. Se solo fosse qui, gioiremmo tutti insieme....

Lui amava il nome Rebecca. Era il nome della sua madre adottiva, alla quale era così affezionato...quindi ho deciso che la chiamerò proprio così:

Rebecca Jane.

Si, anche il nome Jane, l'anagramma di "Jean".
Così che la mia bambina sia sempre legata con un filo invisibile al padre che non conoscerà mai.

 



Ebbi un tuffo al cuore.


Il mio secondo nome...Jane. Si, proprio l'anagramma di "Jean". Non me ne ero accorta.


Possibile, che in modo o nell'altro, io fossi inevitabilmente legata a quell'individuo?! Altre lacrime mi decorarono le guance, e chiusi il diario in un gesto secco e isterico, poggiandolo sul mio comodino. 


Mi portai le ginocchia al petto, e vi ci affondai la testa. Non potevo farcela. Non da sola.


Se solo ci fosse stata Amy, li con me. O se avessi ancora potuto contare sul suo amore.


Mi raggomitolai ancor di più.


Zach. Zach, perchè non sei qui? Perchè sei così distante?


"Inutile chiamarlo. Non tornerà mai più da te".


La ignorai. 


Vieni da me, Zach, ti prego.

Ho bisogno di te!


  << Rebecca! >> 


La voce che udii, per un attimo mi sembrò proprio la sua. Ma quando alzai la testa, la figura di Kyle mi occupò la visuale.


Era affannato, col fiatone. Aveva spalancato la porta della mia stanza, la richiuse con un gesto secco, e corse verso di me.


In meno di un secondo , mi ritrovai a boccheggiare nel suo abbraccio stritolante.


  << K-Kyle... >> farfugliai, quasi sul punto di soffocare.


Lui non mi lasciò andate, e senti la sua mano tra i miei capelli  << Stai bene? >> si affrettò a chiedermi  << David mi ha detto che l'hai saputo... >>


Sobbalzai. Me lo scrollai di dosso, così da poterlo guardare dritto negli occhi:  << Tu sapevi tutto! >> lo accusai, con puro odio nella voce.


La sua espressione era rammaricata  << Perdonami. Si, lo sapevo, ma... >>


  << Sapevi tutto e non mi hai detto nulla! >> urlai, alzandomi.


  << L'ho scoperto per caso! >> si giustificò lui  << Prima ero il segretario di David e capitando spesso nel suo studio ho capito come stavano le cose... ma lui mi ha praticamente minacciato per farmi stare zitto! >>


Non credevo che stesse esagerando. Conoscendo David era più che probabile che le cose fossero andate in quel modo.  Ma ero arrabbiata comunque.


Lo vidi avvicinarsi a me, e tentare nuovamente di abbracciarmi. Ma io lo scansai  << Lasciami! Siete tutti dei maledetti ipocriti! >>


Lui non demorse, e prendendomi per le spalle, mi fece forzatamente avvicinare al suo corpo.


  << Tu non hai idea di come mi senta! >>  urlai poi, cominciando a sferrargli dei pugni sul petto   << Non ne hai proprio idea! Cosa puoi saperne tu?! >>


  << Lo so invece! >> urlò, sopra di me  << Proprio per questo, sono venuto a chiederti perdono! >>


Quella frase mi stupii. 


Era vero. Kyle era l'unico che fosse venuto da me a chiedermi perdono per aver taciuto, nascondendomi la verità. Era l'unico sincero nella massa di ipocriti che tentava di plasmarmi. 


L'unica luce di sincerità nel buio della menzogna in cui sentivo di poter soffocare da un momento all'altro.


Lentamente, mi calmai, e lasciai che mi abbracciasse. Ricambiai addirittura la stretta, facendomi cullare dal suo calore, esausta.


Le mie spalle si muovevano ritmicamente, mentre ero scossa dai singhiozzi, che ben presto l'abbraccio protettivo di Kyle fece placare.


  << Va tutto bene... >> mi sussurrò, accarezzandomi delicatamente una guancia.


Poi, mi prese il mento e me lo portò all'insù, facendo così incontrare i nostri occhi. 


In quel momento, mi sentii letteralmente...svuotata. 


Non pensavo a nulla. Non sentivo nulla. Vedevo solo Kye. C'era solo la sua presenza, così vicina alla mia.


Quando avvertii le sue labbra premute per l'ennesima volta sulle mie, una scarica elettrica mi percosse la spina dorsale, e trasalii. 


Le mie ginocchia cedettero definitivamente, ma lui non mi fece cadere, tenendomi forzatamente ancorata al suo corpo. Mi prese in braccio di peso, mettendomi una mano sotto le ginocchia, e un attimo dopo mi ritrovai sdraiata sul letto, con lui a sovrastarmi. 


Il suo corpo bollente contro il mio mi trasmetteva scosse a tutte le terminazioni nervose, e mi sentivo tremendamente accaldata.


Intrecciò le nostre gambe, mentre il suo ginocchio spingeva, delicato ma malizioso, sul mio inguine, provocandomi dei bassi gemiti. 


Le sua abili mani studiavano minuziosamente il mio corpo, in ogni sua parte. Cautamente, lo sentii insinuarsi sotto la mia maglietta, e cominciare ad accarezzarmi la schiena, il ventre, per salire sui seni, litigando con il pizzo del mio reggiseno.


Io ero totalmente nel pallone. Non sarei stata capace di allontanarlo nemmeno volendolo, tanto meno riuscivo a prevedere come si sarebbe evoluta quella situazione. 


Quando mi lasciò libere la labbra, per concentrarsi sul collo, mi ritrovai ad ansimare contro i suoi capelli nerissimi. 


Proprio come i suoi occhi.


Sobbalzai, col battito cardiaco accelerato.


Che stavo facendo?


L'unico con il quale avevo avuto così tanta intimità...era lui.


Solo lui. 


" Ti ostini ancora ad aspettarlo? Sei ridicola. Rimarrai completamente sola così"


Probabilmente, aveva ragione. Non aveva senso continuare a nutrirmi del suo ricordo. Sarebbe stato sicuramente meglio lasciarmi andare completamente a Kyle, permettendogli di guarire il mio cuore.


Ma, per quanto ne fossi consapevole, non riuscivo a rinunciarvi.


Non volevo che le labbra di Kyle cancellassero quel poco del suo sapore, che ancora era rimasto.


Non volevo dimenticare, il sapore dei baci di Zach. 


Il suo ricordo, che infiammava il mio petto come un'incendio indomabile, mi spinse a reagire: voltai la testa, respingendo la bocca di Kyle, e lui si fermò a guardarmi per qualche momento, stranito.


  << No, Kyle, aspe...fermati >> 


I suoi occhi ambrati non si scostavano dai miei:  << Perchè? >>


  << Non vogl... Non è questo il momento >> mi corressi.


Lui sembrò capire, e lentamente si scansò. Nei suoi occhi, e specialmente nel cavallo dei sui pantaloni,  era più che evidente l'eccitazione.


Imbarazzata distolsi lo sguardo, mentre lui si alzava, sistemandosi la maglietta.


  << Devo... >> bisbigliai dopo un pò, incapace di reggere ancora l'atmosfera  << Devo parlare con David... >>


Non era una balla. C'era la questione di Jean Stain da affrontare. Dovevano sapere che quell'uomo era ancora vivo. 


  << Scusa... >> farfugliai, e velocemente uscii dalla stanza.


Barcollai, senza equilibrio, e mi sorressi alla parete. Non stavo affatto bene. Mi sentivo svenire.


Mi sentivo morire dentro. 


Probabilmente, quello che mi serviva era un pò d'aria. Camminai verso l'esterno, con la vista annebbiata.


Come avrei fatto ad affrontare il discorso? 


Sarei dovuta partire dal principio, dall'attacco di due mesi prima. Sicuramente, sarei stata rimproverata per aver occultato delle informazioni così importanti, ma quello era l'ultimo dei miei problemi.


Anche guardare in faccia David si prospettava come qualcosa di arduo. Gli avevo detto di odiarlo, ed ero abbastanza sicura che anche lui provasse lo stesso per me...ma rimaneva... mio zio, per quanto potesse essere strano anche il solo pensiero.


George aveva ragione: avremmo dovuto parlare, e possibilmente chiarire.


Mi immersi nel verde che circondava la sede. Eravamo nei pressi di una distesa verde, appena dopo un boschetto, non troppo lontani dall'autostrada.


Dopotutto, ovunque voltassi il tuo sguardo, a Fitchburg era verde.


Camminai senza nemmeno sapere dove andare, con lo sguardo continuamente rivolto verso il basso, mentre nella mia testa sperimentavo i vari modi per affrontare David. 


Tutt'un tratto, sentii un fruscio. 


Mi fermai immediatamente, e rimasi in ascolto, con il cuore in subbuglio. 


C'ero già capitata altre volte, e ormai avevo imparato fin troppo bene a riconoscere quel tipo di situazioni.


C'era qualcosa, che si nascondeva in quel verde.


Qualcuno.


Non ero sola.

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Capitolo 18
*** Promessa ***


Ciao a tutti!! :D
Perdonatemi il leggero ritardo, ma eccovi servito il 18 capitolo di Rebirth! *---*
Proprio qualche giorno fa, parlando con la mia amica Summer (<3) notavamo che Rebirth ha raggiunto 113 recensioni con ben 17 capitoli, stracciando di brutto Awakening, che ne ha 110 con 31 capitoli! o.O
La seconda serie  piace più della prima, deduco! xD
GRAZIE, GRAZIE GRAZIE A TUTTI!!! 
Dico davvero, senza il vostro supporto non sarei nulla! <3 E ovviamente, un grazie infinto alla mia editor, il mio angelo custode! xD 
C'è un solo motivo per cui non sopporto la mia editor però, a volte: Tifa per Kyle!
è inaudito! Dico io, come può preferire Kyle al posto di Zach?! xD Anche se l'ho creato io, Kyle mi sta proprio sulle palle, volendo essere volgare! xD ( Sono una pessima autrice, lo so, non dovrei avere preferenze tra i miei personaggi... ç.ç perdonatemi! )
Beh, questo mio penoso monologo è finito, e vi lascio alla lettura! ^^ Spero che il capitolo vi piaccia! ;)
Ci sentiamo presto!!
Un bacione!!! <3
Yuki! 


 

                                                                        Promessa 




I passi frettolosi di Zach rimbombavano negli oscuri corridoi della loro residenza. Si stava dirigendo nel laboratorio di Stain.... cioè, del padre. Ne aveva sempre uno, in qualunque base si trasferissero. 

Anche se non riusciva a capire l'urgenza con il quale li aveva convocati, lui e Ryan. 

Il biondo era qualche passo dietro di lui:  << Cazzo, Zach, vuoi rallentare? Che fretta hai? >>

  << Io nessuna >> rispose, guardando davanti a sè  << Ma Stain è fin troppo sospetto >>

L'altro sembrò rifletterci su:  << Non ci ha mai permesso di entrare nei suoi laboratori fino ad ora, ma... >>

 << Appunto >> lo stoppò lui  << C'è qualcosa che non va, Ryan >>

Arrivati al massiccio portellone di acciaio, esso si aprì da solo, e si ritrovarono davanti a quella che Zach avrebbe tranquillamente paragonato ad un laboratorio di biologia, o chimica.

Jean era li, chino su un microscopio, ad analizzare un vetrino con un'attenzione quasi morbosa. 

Nel vederlo, Zach ebbe un tuffo al cuore. Gli aveva ricordato in maniera fin troppo vivida, Rebecca: Aveva la sua stessa espressione, quando era concentrata su qualcosa. 

Perchè si, lui l'aveva sempre osservata a lungo, anche quando lei non se ne rendeva minimamente conto. 

Ma quello era il passato. Ormai non aveva più importanza. Anzi, quella considerazione, lo fece solo irritare di più.

L'uomo distolse l'attenzione dal microscopio, per guardarli  << Eccovi >> disse, sorridendo appena  << Avanti, venite >>

Zach parlò subito:  << Perchè ci hai chiamato, Jean? >> chiese, facendo un passo avanti. 

Si rese conto troppo tardi di come lo aveva chiamato.

L'uomo si irritò, e gli tirò un violento schiaffo in pieno viso.  Ryan sussultò, imprecando a bassa voce, e Zach per poco non perse l'equilibrio. 
  << Vi ho già detto come voglio che mi chiamiate >> disse secco lo scienziato, guardandolo dall'alto al basso.

Zach teneva la testa china, e si morse un labbro per ignorare il dolore pulsante alla guancia arrossata   << Scusami...padre. è stata una svista >>

Non riusciva davvero a capire come mai insistesse tanto sul fatto che lo chiamassero "padre". Al perchè desse così tanta importanza ad una cosa del genere.

Era da un pò di tempo che non riusciva più a pensare a lui in quei termini. Come padre. 

E dire che prima, quasi lo venerava. 

Ma da due mesi a quella parte...era cambiato qualcosa. 

Lui era cambiato.

Stain non sembrò soddisfatto di quella risposta, ma lasciò cadere lì l'argomento, tornando a concentrarsi sul microscopio:  << Voglio che vediate la mia ultima ricerca >> annunciò poi  << Poichè sarete i primi su cui ho intenzione di sperimentarla >>

Zach impallidì, e Ryan affilò lo sguardo. La cosa allarmava entrambi.

  << Di che si tratta? >> ebbe il coraggio di chiedere Ryan, dopo un pò, senza che la sua voce tremasse. 

Stain sorrise:  << Di qualcosa che vi renderà ancora più forti di adesso. Vi renderà imbattibili >> 

Li guardò con una strana luce negli occhi  << Nemmeno il sangue di quella ragazza potrà più nuocervi >>

Zach fece un passo avanti:   << Cosa intendi...? >> chiese, con la gola secca.

Stain li invitò a guardare nel microscopio. Il primo a muoversi fu Ryan. Gli diede un'occhiata veloce dai tubi di osservazione, poi si ritirò.  << Non che ci abbia capito qualcosa >> ammise, sbuffando.

Fu il turno di Zach di osservare, e regolando la ghiera dello zoom, e la regolazione diottica, mise a fuoco ciò che conteneva il vetrino. 

Quello che vide, inizialmente fu solo il rosso. Poi prese la forma di un retinato irregolare, sulle sfumature del rosa e magenta. Vibrava, seppur leggermente.  Come se fosse viva.

Ryan aveva ragione: non si capiva un cazzo.

Fece un passo indietro, stropicciandosi gli occhi  << Continuo a non capire >> ammise.

Stain fece una pacata risata a bassa voce  << Quello che avete appena visto, è il vaccino che io inietterò nella vostra Chimera >>

  << Vaccino di che? >> chiese Ryan scettico, alzando un sopracciglio biondo.

  << Asportando le cellule cancrogene da Adam e Alyssa... >> cominciò Stain  << Ho avuto modo di analizzare piccoli campioni di sangue di quella ragazza, ancora presenti nei loro corpi... >> guardò con aria palesemente soddisfatta i vetrini  << E sono riuscito a creare una sostanza che annienti il veleno usando il suo stesso sangue... >> 

Rise, questa volta più forte  << Quella ragazza si è distrutta da sola >> si sistemò gli occhiali sul naso  << Ci sono voluti più di due mesi, ma ne è valsa decisamente la pena . è solo in fase sperimentale, ma funzionerà senza ombra di dubbio. Iniettandovi questa tossina, la vostra Chimera svilupperà gli anticorpi contro il suo sangue. In questo modo sarete imbattibili >>

I due erano sconvolti. 

Che aveva detto?  Sarebbe diventato immune dal sangue di Rebecca...?

"Noi dovremmo ucciderci"

"E questo chi lo dice?"

"Il nostro sangue"

Ricordava ancora fin troppo chiaramente la loro discussione...di molto tempo prima. 

"Non puoi rinnegare quello che sei, Zach...E nemmeno io…"

Ormai, non ce n'era più bisogno. Non doveva rinnegare proprio nulla, e presto nemmeno il suo sangue gli sarebbe più stato un'ostacolo. Sarebbe diventato imbattibile.

Perfetto.

Le cose non cambiavano. Il piano rimaneva quello. Anzi, erano addirittura avvantaggiati, grazie a quella trovata a dir poco geniale.

Non c'era altra parole per definirla. Per definirlo.

Quell'uomo era un genio. Sicuramente. 

  << Inizierò con voi >> continuò Stain, facendolo riscuotere dai pensieri  << E poi lo applicherò anche agli altri >>

  << Cos'è, siamo cavie? >> chiese Ryan, con ostilità che non aveva mai avuto nei suoi confronti prima di allora.

Anche lui era molto cambiato.

Stain lo guardò malamente  << Affatto. Sarete i primi a godere di questo privilegio. Rallegrati di questo >>

Il biondo digrignò i denti, ma tacque, mentre Zach si limitava a rimanere perfettamente immobile. Stava per parlare, ma venne preceduto.

Lilith batteva violenti pugni alla porta del laboratorio.   << Padre! >> continuava ad urlare.

Stain di malavoglia pigiò un pulsante, e le porte scorrevoli rivelarono la figura ansimante ma indubbiamente bellissima della ragazza bruna.
  << Che succede? >> chiese l'uomo, scocciato.        

Lei deglutì  << Elizabeth....e anche Dean, Ray, Ian e Dana... >> riprese fiato  << Sono scomparsi >>

Stain alzò un sopracciglio  << Come sarebbe? >> chiese semplicemente, senza scomporsi più di tanto.

  << Scomparsi >> ripetè Lilith  << Non so... >>

  << Non possono mica essere spariti e basta! >> sbottò Ryan.

Lei lo guardò malamente  << Si invece. E non solo loro. Anche le armi dell'attico non sono più al loro posto >>

Zach trasalì. Significava solo una cosa: Erano andati a cercare vendetta.   << Bisogna raggiungerli >> si affrettò a dire, mobilitandosi. 

  << Andate pure >> disse Stain  << Ma non intervenite >>

Zach si voltò verso di lui  << Come? >>

  << Chissà che non riescano a portarmi qui quella ragazza per davvero >> spiegò l'uomo, con un sadico sorriso dipinto sul volto  << Meglio non sprecare questa loro...audace iniziativa >>

Lilith si limitò ad annuire decisa, mentre Zach e Ryan lasciarono di fretta il laboratorio con la testa bassa.

  << E adesso? >> chiese Ryan, a bassa voce.

Zach strinse i denti.

Maledetti, quegli idioti. Di quel passo, gli avrebbero mandato a monte tutto il piano:  << Non ne ho proprio idea >>
 
                                  
                                               
                                                                                   *********************************************                                                                           
 
 

Mi guardavo intorno, preparata a veder comparire qualcosa da un momento all'altro.

E quel qualcosa non tardò ad arrivare.

Cinque figure uscirono dalla vegetazione. Si erano completamente minimizzate nella boscaglia, che solo in quel momento, le vidi con gli occhi.

Erano figure che conoscevo...purtroppo.

In testa al gruppo, c'era quell'odiosa Elizabeth. Lo sguardo color cioccolato più cattivo dell'ultima volta che l'avevo incontrata. L'atteggiamento più determinato e famelico. 

Appena dietro di lei, l'irritante Dean. Sorrideva divertito anche in quel momento.  Al suo fianco, Ray. Lui invece, era fin troppo serio. 

A chiudere la schiera, altri due Chimeri di cui non conoscevo l'identità.

Non c'era traccia di Zach, ne di Ryan, o di Adam, Lilith e Alyssa.  Il loro gruppo non era presente.

La prima cosa che notai di diverso, era che quella volta erano armati.

Dean giocherellava con due piccole, ma pericolose pistole, così come il resto del gruppo, fatta eccezione per Elizabeth e Ray. Loro avevano una spada dalla lama affilata, proprio come la mia.

Un brivido di puro terrore mi attraversò la colonna vertebrale.  Erano tornati, e più determinati di prima.

  << Ma che gentile >> disse poi Elizabeth, fissando i suoi occhi castani sui miei  << Ci hai risparmiato la fatica di venirti a cercare >>

  << Ma come, tutto qui? Niente divertimento? >> si imbronciò immediatamente Dean, guardando con disappunto la compagna.

  << Meglio così >> disse la seconda Chimero dai capelli scuri, di cui non conoscevo il nome   << Risparmieremo tempo >>

L'irritazione prese il posto sulla paura:  << Non parlate come se aveste già vinto, bastardi! >>

Ray mi guardò annoiato, come se per rispondermi fosse uno sforzo  << E che vorresti fare, sentiamo? Sei disarmata, e sola >>

In un lampo partì verso di me, alzando la spada, pronto a trafiggermi.

Cazzo. 

Aveva ragione lui. Ero disarmata, non potevo fare nulla. 

Ed ero sola. La cosa che mi faceva più male in assoluto.

Con gli occhi seguii i suoi movimenti fulminei, e mi abbassai col busto appena in tempo per sfuggire all'attacco. Rotolai a terra, e l'erba mi graffiò il corpo. Gattonai lontano da Ray, perdendo dignità ad ogni passo, ma ben presto, Dean mi si parò davanti. 

Mi puntò le due pistole contro, ridendo di gusto:  << Vediamo adesso come te la cavi >>

E poi, dei colpi partirono. 

Ma non arrivarono a me, e non avvertii dolore. Solo una grande folata di vento.

Le braccia di Kyle mi strinsero forte e protettivo, mentre la sua spada deviava i proiettili.  Rimasi letteralmente senza fiato. Guardai il volto serio e teso di Kyle, e inaspettatamente, lo trovai bellissimo. 

Più del solito, almeno.

Nello stesso momento, avvertii ulteriori colpi di pistola, e veloci passi farsi sempre più vicini. Mi voltai e Richard, Kim e persino David, ci avevano raggiunto.  

Ilo mio cuore tremò nel vedere quest'ultimo, ed impazzì del tutto quando i suoi occhi azzurri e freddi si posarono per qualche veloce istante su di me:  << Cazzo >> imprecò, subito dopo.

Richard fece un  passo avanti, non meno agguerrito dei Chimeri  << Ma guarda... >> esordì, con un sorriso di scherno sul viso  << Avevo proprio voglia di rivedervi per spaccarvi il culo >>

  << Fossi in te, penserei al tuo, di culo >> gli rispose allegro Dean, ma i suoi occhi grigi andarono subito in direzione di Kim   << Ciao bellezza! >>

Lei trasalì, e gli rivolse un'occhiataccia, caricando il suo inseparabile mitra << Stai attento, perchè questa volta non ti andrà tanto bene, Hippie del cazzo >> lo minacciò, secca.

Per Kim ormai, Dean, era stato bollato come un Hippie.

Lui rise:  << Ti sbagli, non ho mai appoggiato tutto quel "Peace & Love" >>  divenne malizioso   << Ma per te, tesoro, sono disposto a fare un'eccezione >>

Kyle mi lasciò lentamente andare, senza però smetterla di pararmi col suo corpo:  << Siete solo voi? >>  chiese  << E la combriccola di Hudson dove l'avete lasciata? >>

Trasalii a quel nome, ma cercai di non darlo a vedere. 

  << Noi bastiamo e avanziamo, per voi >> disse Ray, guardandolo in modo truce.

  << Siamo cinque contro cinque >> aggiunse Elizabeth, con le labbra rosse piegate in un sorriso sghembo  << Vediamo chi la spunta, o avete troppa paura per non chiamare rinforzi? >>

David si irritò:  << Presto non ti ritroverai la testa attaccata al collo >> la minacciò, con una serietà che mi fece gelare il sangue nelle vene.

La Chimero non perse il sorriso:  << O forse sarò io a servire a mio padre la tua testa su un piatto d'argento >>

  << "Padre"? >> chiese David  << Ti  torturerò fino alla morte per farti parlare >> cacciò la pistola  << Preparati >>

Kyle mi passò la mia spada. La afferrai con la mano tremante, mentre raggiungevamo i "nostri".

David mi guardò di nuovo. Quando fui al suo fianco, mi bisbigliò, in modo quasi impercettibile:  << Quando ci saremo liberati di loro, ti prometto che parleremo >>

Il mio cuore ebbe un sobbalzo, e stentai a credere alle mie orecchie. 

David voleva davvero parlare con me? 

Voleva chiarire?

Con me?

Sarebbe stata la prima volta che avremmo parlato...per davvero. Che ci saremmo confrontati.

Armata di una nuova determinazione, sguainai la spada, pronta a combattere con quella promessa nel cuore. 

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Capitolo 19
*** Sangue Versato ***


Salve Salve! Eccomi tornata con un nuovo capitolo! :D
Finalmente si torna all'azione! Combattimenti, sangue! Muahahaha! ( Oddio il mio sadismo sta peggiorando! O.o )
Dunque...questo capitolo l'ho scritto facilmente, anche perchè adoro scrivere scende di combattimenti! Spero che vi piaccia! Ce l'ho messa tutta per farlo sembrare realistico!  ;)
Il finale è particolarmente triste...ma non temete perchè il prossimo capitolo arriverà prestissimo, dato che l'ho quasi finito! xD
Buona lettura!
Grazie per tutte le recension! *---* Vi adoro! <3
A presto!
Yuki!


 

                                                                        Sangue Versato






Prima che me ne rendessi conto, la battaglia era già cominciata.

Tutti si erano spartiti i propri avversari.

Kyle era occupato a mantenere a bada Ray, e le loro spade sembravano sul punto di spezzarsi da un momento all'altro, tanto erano forti i loro colpi. 

Non c'era bisogno di dire che Dean si era immediatamente precipitato su Kim. Nonostante continuasse a mirarla con la pistola, non smetteva di rivolgerle uno sguardo di malizia mista a lussuria.

Richard, che immediatamente era accorso in aiuto della rossa, era stato intercettato dalla Chimera che mi pareva di aver intuito di chiamasse Dana.

David invece, che fin dall'inizio puntava a Elizabeth, era stato preso di mira dall'ultimo Chimero maschio del gruppo, un certo Ian.

Ed io, in men che non si dica, mi ero ritrovata contrapposta ad Elizabeth, che con la spada sguainata, aspettava solo una mia mossa.

Deglutii. Del gruppo, lei era la peggiore.

Rafforzai la presa sulla spada e inchiodai i miei occhi ai suoi.

Ero pronta.

Lei partì immediatamente all'attacco, e in meno di un secondo, mi fu davanti. 

Alzai il braccio per pararmi, e l'attrito delle nostre armi fu così forte che non potei evitare di indietreggiare. Sentivo le ginocchia molli, e sul punto di piegarsi da un momento all'altro, ma strinsi i denti, cercando di riguadagnare terreno.

Che illusa. La sua forza era straordinaria. 

Prima che riuscissi ad anticiparla, mi assestò un colpo secco in pieno stomaco, che fece definitivamente crollare ogni mia resistenza. 

Mi accasciai al suolo, mentre era forte dentro di me l'istinto di rimettere. 

Elizabeth non perse tempo: mi colpì alla tempia con l'elsa della spada talmente forte che rotolai per qualche metro, mentre il sangue caldo mi scendeva sulla guancia.

Il dolore era micidiale: lo stomaco si contorceva, e la testa pulsava, come preda di mille aghi. 

Nonostante ben presto la mia tempia smise di sanguinare, il dolore rimase intatto.

  << Non sei poi tutto questo granché >> mi schernì la voce odiosa della Chimero  << Parlano tutti così tanto di te e del tuo veleno...ma alla fine dei innocua. Che pena >>

Ebbi un de ja vù. Quella scena era molto simile a quella che avevo avuto con Ryan, molto tempo prima. 

Anche lui mi aveva schernito allo stesso modo per la mia impotenza contro di loro. 

Adesso basta.

Richiamando tutte le mie energie, scattai in piedi, e senza preavviso, mi avventai contro di lei. Feci scorrere il mio sangue sulla lama, intenzionata a colpirla.

Lei lo schivò, e scivolò al mio fianco destro. Quella volta riuscii a prevedere i suoi movimenti, e mi allontanai prima di ricevere l'ennesimo attacco. 

La mia goffaggine prese il sopravvento, ed inciampai sull'erba. Mi ressi con le mani in avanti, e riuscii a scansarmi appena in tempo per evitare la lama della Chimero in piena spalla, che invece, andò a conficcarsi nel terreno.

  << Scappare come un leprotto impaurito non è dignitoso >> disse lei, raccogliendo l'arma, e guardandomi con disprezzo  << Ma forse è il massimo che sai fare >>

Ne avevo fin sopra i capelli del suo sarcasmo. 

  << Eppure, non sei ancora riuscita a battermi >> la sfidai, pentendomi subito dopo del mio azzardo.

Non avevo perso il vizio di sfidare i miei avversari. Era successo con Zach, e anche con Ryan. Adesso con lei. Il mio istinto da kamikaze mi immischiava sempre in situazioni pericolose.

La Chimero infatti, si irritò, ed indispettita, puntò l'arma in prossimità del mio collo:  << Ti steccherò la testa e brinderò col tuo sangue! >>

La sua minaccia mi fece trasalire, perchè sapevo fin troppo bene che aveva tutta l'intenzione di farlo sul serio.

Rafforzai la presa sulla  mia spada, e mi protessi dal suo attacco, addirittura più forte dei precedenti. Mi sentii il braccio vibrare dallo sforzo, e temetti che la lama si sarebbe spezzata.

Non ricordo nemmeno quanto tempo restammo a testare la nostra reciproca resistenza, per poi tornare ad attaccarci.  Fatto sta, che cominciai ben presto ad avvertire la stanchezza e l'affanno. Cosa che invece non sembrava scalfire nemmeno di striscio il mio avversario, sempre al massimo della forma.

Maledetti Chimeri, maledetta la loro forza e maledetta la loro fottuta resistenza!

"Perché restare umani, quando possiamo essere molto di più? Più veloci, più forti, più intelligenti..."

La voce di Jean Stain mi rimbombò in testa, e rabbrividii.  No, non avrei mai e poi mai pensato che avesse ragione! 

Mai.

Continuavo a sferrare un attacco dopo l'altro, con l'inutile speranza di riuscire a ferirla, ma le mie aspettative sfumavano colpo dopo colpo.

Ad un certo punto, Elizabeth rise. Rise, mentre guardava un punto dietro di me.  << Sei finita >>

Mi voltai quel tanto che bastava, ed ebbi un tuffo al cuore, accorgendomi, troppo tardi, della presenza di Dana troppo vicina a me.

Aveva estratto dalla giacca un pugnale, e si preparava a conficcarmelo nella schiena. 

Cazzo. Avevano un piano fin dall'inizio.

Lasciai perdere Elizabeth, e mi concentrai su Dana, ma era troppo vicina. Non ce l'avrei fatta ad allontanarmi.

Poi all'improvviso, ormai distante un soffio da me, vidi la Chimero spalancare gli occhi nocciola, senza un apparente motivo.

Una sottile linea rossa circondò il suo collo, e la testa si piegò di lato in un innaturale movimento, fin quando non si staccò del tutto dal corpo, rotolando a terra.

In meno di un secondo, mi ritrovai davanti il corpo decapitato di Dana, mentre il sangue rosso scarlatto mi occupò la visuale. 

Dietro di lei, Kyle, col volto sporco di sangue, aveva il fiatone e la spada alzata.

Era stato lui. Mi aveva salvata, per l'ennesima volta, decapitando la Chimero.

Tutti si fermarono, distogliendo attenzione dal combattere.

I miei occhi tremanti, rotearono sulla testa mozzata che giaceva abbandonata ai miei piedi. Incontrai i suoi occhi nocciola ormai spenti e opachi, e venni assalita dalla nausea.

Ebbi un violento capogiro, e mi inginocchiai al suolo, lottando disperatamente contro l'istinto di vomitare. Fino a quel momento, ne avevo visto di sangue, arti in cancrena e roba simile...ma una testa mozzata mai. 

E pregai di non vederne mai più per tutta la vita. 

Sentivo le urla dei Chimeri, sopratutto quelle di Elizabeth, la più vicina a me.  Aprii gli occhi, vedendo opaco quel qualche secondo, e la vidi guardarmi con furore. 

Kyle era stato accerchiato da Ian e Ray, mentre la Chimero si diresse verso di me:  << Ti ucciderò così lentamente che rimpiangerai di essere nata, puttana! >>

Non l'avevo mai vista così arrabbiata, e tremai di paura. Ero così scombussolata che mi limitai a fissarla con aria assente.

Ero vuota. Senza forza.

Mi avrebbe uccisa. Su quello non c'era dubbio. Sarei morta, proprio come Amy. 

Soltanto che almeno lei, aveva avuto Ryan davanti fino alla fine. Io sarei morta sola, in modo atroce e orribile, da una persona che mi odiava con tutta se stessa.

Non avrei più potuto guardalo negli occhi.

Gli occhi che tanto amo....

" Di chi stai parlando?"  udii la voce  "Chi vuoi vedere?"

Guardai nella direzione di Kyle. Era lui...forse?

Incontrai i suoi occhi ambrati, dove vi lessi pura paura, ma non provai niente, se non una fitta di dolore al petto di cui non riuscii a decifrarne la natura. 

Erano altri, gli occhi che avrei voluto avere davanti, in quel momento. Ma non importava.

Il buio in cui sarei precipitata di li a poco, non era molto diverso da quegli occhi di tenebra, quindi andava bene così.

Tornai a guardare Elizabeth, sempre più vicina e minacciosa, e dietro di lei, tra la fitta vegetazione, mi parve di vedere...proprio lui.

Sembrava davvero...Zach.

Ne ero così sicura, che per un momento, pensai che la persona che mi aveva improvvisamente abbracciata fosse lui.

Perchè si, qualcuno mi stava abbracciando.

Solo dopo, capii chi. 

La persona che si contrappose tra me ed Elizabeth, assorbendo pienamente il suo attacco al mio posto, era niente meno che David.

David.

Riconobbi la sua chioma bionda, il suo corpo robusto, e le sue braccia che sembravano sul punto di stritolarmi.  Riconobbi persino il suo sangue, che schizzava da tutte le parti, fuoriuscendo dalla sua schiena squartata.

Era successo tutto così velocemente, che quasi stentai a crederci.

Sentii la voce dell'uomo urlare di dolore contro il mio orecchio, e poi si accasciò su di me. 

Lo guardai allibita.

Non poteva essere vero.

  << David! >> mi ritrovai ad urlare:  << Oddio, David! >> Lo scossi, ma il suo corpo era immobile, mentre continuava a sanguinare.  << No...D-David... >>

Perchè? Perchè doveva sempre andare a finire così? Non volevo che tutti si sacrificassero per me. Non era giusto. 

Perchè?!

E David? Lui aveva protetto me? Proprio lui?!

  << David!! >> urlai di nuovo, mentre cominciavo a piangere.

Non poteva morire. Aveva detto che avremmo parlato. Io volevo solo chiarire con lui! 

Non poteva andarsene!

Ti prego. Ti prego non morire:  << Zio!! >>

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Capitolo 20
*** L'Abbraccio Negato ***


Ciao a tutti!! ^--^
Eccoci arrivati anche al 20'esimo capitolo di Rebirth! :D 
Questo è un capitolo tutto di David! Non si va avanti con la narrazione, ma è fatto principalmente di flashback dal punto di vista di David e di sue riflessioni...
Personalmente è un capitolo che mi paice molto, e l'ho anche scritto con molta ispirazione, quindi spero che gradiate! ;)
Vi lascio alla lettura! Come sempre, un grazie infinito a chi mi incoraggia con tanto affetto! ^^

PS: Simpatia95 pubblicherà a breve una storia di cui io ne sono ( con grande onore! *.* ) l'editor, che a mio avviso è bellissima! Vi consiglio di fare un salto nel suo canale a controllare, perchè ne vale decisamente la pena! ;)
Ci sentiamo presto! :***
Yuki!
 
 
 

                                                         L'Abbraccio Negato





La prima volta che David vide l'assassino di sua sorella, provò solo odio.

Strano a dirlo, dato le guancette paffute e rosee, gli occhietti vispi e luminosi, e le manine stette a pugni, che avrebbero ispirato tenerezza a chiunque. 

Lui però, non riusciva a non odiarla.

Anche se sotto forma di bambina, era il demone che aveva estirpato con tanta violenza la vita di Rosalie. 

Sua nipote.

Nipote? Quella? 

Mai.

La guardava dal vetro unidirezionale della stanza del laboratorio medico, ma tutt'un tratto, lei voltò le testa in sua direzione, come se potesse vederlo. 

Vide quegli occhi chiari incollarsi ai suoi. Erano identici, i loro occhi. Del medesimo colore.

Erano gli occhi di Rosalie. 

David indietreggiò, e si affrettò ad allontanarsi. Non si sarebbe mai lasciato incantare da quel demone travestito da angelo. 

E allora perchè, nonostante facesse di tutto per starle lontano, quella bambina si ostinava a calmarsi solo quando la prendeva in braccio lui?

Non le aveva mai dato la minima dimostrazione di affetto, eppure bastava un piccolo contatto, e la piccola smetteva di piangere. Ormai era diventato il suo anestetico personale, sopratutto quando dovevano farle degli esami. 

E non solo. George lo chiamava persino nel cuore della notte perchè non riusciva a calmare i suoi piagnistei. 
 

  << Ti prego, David, non so davvero che devo fare! >> gli aveva urlato una delle tante notti George, con sottofondo le urla di Rebecca  << Non riesco a capire cosa voglia! >>

  << Arrangiati George >> gli aveva risposto, infastidito che il suo sonno fosse stato interrotto  << Hai voluto farlo tu, il genitore. Quindi assumiti la responsabilità >>

  << Ma non senti quanto strilla? >> continuava ad implorare l'altro  << Vuole sicuramente te >>

Il biondo si irritò  <<  Ho detto arrangiati >>

Fece per chiudere la comunicazione, ma il suo braccio era bloccato. Continuava a sentire il pianto di Rebecca, che sembrava davvero implorarlo di andare. 

Sbuffò sonoramente:  << Dammi dieci minuti >>

Dall'altro capo del filo, George esultò gioioso  << Grazie David, ti amo! >>

Il biondo fece una smorfia di disgusto  << Si...ma certe frasi tienile per te >>
 

  << Secondo me è un soprano >> disse George, dandogli la bambina tra le braccia. Aveva profonde occhiaie sotto gli occhi, e sembrava non dormisse da molto.

  << Guarda in che stato ti riduci >> gli fece notare David, con una punta di rammarico, mentre avvicinava Rebecca al suo petto  << Te l'avevo detto che non eri adatto per fare il genitore >> 

L'altro sbuffò  << Grazie per la fiducia >>

Come da copione, nel giro di pochi secondi, la bambina si calmò, e accoccolandosi nel petto del biondo, chiuse gli occhietti, preparandosi a dormire.

La casa diventò fin troppo silenziosa senza il suo pianto.

  << Io davvero non riesco a capire... >> farfugliò George, visibilmente allucinato  << Ma come diavolo fai?! >>

  << Che vuoi che ne sappia! >> sbottò l'altro, guardando stranito il fagottino che riposava tra le sue braccia. 

George la guardò, e sorrise con affetto  << Forse è vero che non sono adatto a fare il genitore... ma nonostante le notti in bianco, e il mal di testa... il sorriso che mi rivolse ogni volta... beh, ripaga tutto! >>

David spostò gli occhi azzurri su di lui, visibilmente sorpreso, poi tornò a guardare la bambina che stringeva la sua camicia tra le manine paffute  << Non ti capisco >> ammise. 

  << Davvero? Eppure è così semplice.... >> gli si avvicinò  << Già solo il fatto che si calmi esclusivamente in braccio a te... dovrebbe farti capire quanto ti voglia bene >> 

Il biondo si irrigidì  << Non dire sciocchezze >>

George sorrise paziente, e scrollò le spalle:  << Ti dispiace se vado a farmi una doccia? >> cambiò argomento  << Ultimamente non trovo il tempo nemmeno per quello... >>

  << No vai, ne hai bisogno >> gli rispose quello, spietato. 

L'altro sorrise arrendevole, e si diresse vero il bagno, mentre David si sedette al bordo del letto.  Provò a poggiare il fagottino nella culla, ma non appena la allontanò di poco, Rebecca fece una faccia stranita, con tutta l'intenzione di ricominciare la sua performance. 

Senza alternativa, la riattaccò a lui, cullandola infastidito.  << Sei proprio una palla al piede... >> farfugliò.

Vide gli occhioni della bambina roteare su di lui, curiosi. Quando si incrociarono, Rebecca gli sorrise.

E in quel momento, David capì, anche se soltanto un poco, le parole di George. 

 

Continuò a mantenere le distanze, da quella bambina. 

Ignorava gli inviti di George alle sue recite scolastiche, ai saggi di danza e alle rappresentazioni di karate*, alla quale aveva deciso di iscriversi. 
Giusto qualche volta, si presentava ai suoi compleanni, senza regalo. 

La scorgeva giocare con i suoi compagni, e non aveva il coraggio di avvicinarsi e farle gli auguri.

  << Te la chiamo? >> gli chiese George raggiungendolo, con una torta in mano. 

Incredibile quanto fosse cambiato, grazie a Rebecca. 

  << No, non serve >> rispose  << Vengo dal cimitero. Sono passato solo per un'occhiata veloce >>

  << Io ci sono andato questa mattina >> rispose George, con voce più bassa.

David tacque per qualche secondo:   << Ci sono stati cambiamenti? Ha avuto delle ricadute? >> domandò infine. 

L'altro si incupì  << Sta benissimo >> rispose, con sottile diffidenza  << è una bambina del tutto normale >>

  << Sai che non è così >>

  << Si invece >> ribadì George.

  << Smettila di fingerti cieco >>  continuò il biondo.

George lo guardò malamente  << So io cosa è bene per mia figlia >>

David si irritò. 

Stava per dirgli che non era nessuno per prendere decisioni riguardanti Rebecca. Che se c'era qualcuno a cui spettasse quel compito, quello era lui. 

Si riscosse immediatamente, turbato dai suoi stessi pensieri.

Lui?

Non si era mai preso cura di lei, l'aveva esclusa a priori dalla sua vita, come pretendeva di poter prendere decisioni per lei? 

George aveva ragione. Era lui suo padre.

  << Me ne vado >> disse dopo un pò.

George deglutì:  << David...no, volevo dire che... >>

  << Papà! >>

La voce squillante di Rebecca di intromise tra di loro. Entrambi gli uomini la guardarono sorpresi.  La bambina di otto anni guardò intimorita David:  << Ciao David >> farfugliò, con la sua vocetta. 

L'uomo si accigliò  << Ciao.... >>

  << Oggi è mio compleanno >> gli ricordò, come se non fosse ovvio. Dal sorrisone che le aveva occupato il volto, sembrava fosse in attesa di qualcosa.

David strinse i pugni. Aveva la gola improvvisamente secca  << Lo so >> disse, semplicemente.

Non riuscì a dire ne "auguri", ne "buon compleanno". Non riuscì nemmeno a sorriderle. Quel giorno era l'anniversario della morte di Rosalie, come potevano festeggiare? 

Non riusciva ad accettarlo, sebbene razionalmente sapeva che quella bambina non poteva capire.

Rebecca sembrò delusa, e guardò George  << Papà tagliamo la torta? Voglio spegnere le candeline! >>

  << S...si subito >> rispose l'uomo, cercando di apparire contento  << Vai a radunare i tuoi amici >>

Prima di scappare via, Rebecca guardò di nuovo David  << La torta è molto buona >> disse, e si mischiò alla folla di bambini.

  << Sentito Rebecca? La torta è buona >> lo incalzò George  << Rimani? >> sembrava speranzoso.

David rispose dopo un lungo silenzio:  << No. Ho da fare >>

Era sempre così. Sfuggiva da tutto e da tutti, sopratutto da lei. 

Aveva l'organizzazione di cui occuparsi. L'aveva creata per uno scopo ben preciso, e non poteva lasciarsi sviare.
 

  << Sei andato al suo compleanno, e non le hai nemmeno portato un regalo? >> lo rimproverò Julia, una volta tornato alla base  << Non mi stupisce che Rebecca sia così impaurita da te! >>

Già. Non c'era più quella bambina che si addormentava più solo tra le sue braccia. Non che la cosa gli dispiacesse. Era stato lui a decidere così, quindi gli stava bene.

  << Soltanto... >> continuò la donna  << Se non hai intenzione di darle regali, almeno evita di comprarglieli! L'ufficio è pieno di giocattoli! Che ci facciamo? >>

Lui non rispose. Ogni anno, cadeva sempre vittima della stessa debolezza. Doveva rimanere indifferente a quella bambina, o i suoi piani sarebbero andati in frantumi. 

Aveva l'organizzazione da mandare avanti, e un obbiettivo da perseguire ad ogni costo.

Tutto il resto era superfluo. 

Anche lei.
 
 


Eppure, nonostante avesse passato interi anni a ripeterselo, adesso aveva anteposto la vita di Rebecca alla sua. Non riusciva a smettere di maledirsi per il proprio sentimentalismo, mentre la sua schiena veniva squarciata dall'attacco di quella Chimero.

Ma, in fin dei conti, non riusciva nemmeno a pentirsi. 

Strinse ancor di più il corpo di sua nipote, in quell'abbraccio che gli aveva negato per diciassette lunghi anni. 

Si, sua nipote.

Il dolore era lancinante. Vide tutto nero, e si accasciò su Rebecca.

Seppur debolmente, sentiva la sua voce chiamarlo, in urla di terrore assoluto.

  << David! Oddio, David! >>

Sorrise tra sè. Adesso, era lei che doveva tenerlo tra la braccia.

  << No...D-David!! >> la sua voce era rotta dal pianto.

Quasi stentava a crederci. Stava sul serio piangendo per lui?

  << David...! ...Zio!! >>

Il suo debole cuore, emise un sussulto.

Zio.

L'aveva davvero chiamato così. 

Aveva rifiutato quell'idea per anni, ma adesso che la sentiva chiamarlo così... non era affatto male. 

Si pentì di averle negato quel diritto. Di essersi negato da solo, per il proprio, stupido orgoglio, quel suono così bello. Incredibile che solo alla fine di tutto, ci si accorge dei propri errori. Arrivati a quel punto, poteva anche morire in pace. 

Prima di chiudere gli occhi, si augurò solo che Rebecca potesse perdonarlo.  




* NOTA: Se qualcuno si ricorda, nel capitolo 4 di Awakening ho detto che Rebecca era cintura blu di karate! xD

 

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Capitolo 21
*** Sangue Freddo ***


Ciao a tutti! ^^ Ecco il capitolo 21! *.*
Questo è un capitolo che io reputo diciamo...forte.
Giagiola  ( che ringrazio infinitamente per tutte le sue bellissime recensioni ) mi ha fatto notare che Rebecca come eroina non aveva ancora messo KO nessuno, e leggendo la sua recensione mi sono messa a ridere perchè avevo appena finito di scrivere questo capitolo, che tra poco leggerete, con certi avvenimenti! ^^''
Beh, diciamo che è come se la nostra protagonista si "svegliasse"! 
Adesso vi lascio alla lettura!
Come sempre, un grazie immenso a chi recensisce i capitoli! Vi adoro! :D
PS! Simpatia95 ha pubblciato il primo capitolo della storia Human! Vi consiglio di leggerlo, è bellissimo! ;)
A presto!
Yuki!

                                                     
                                                            Sangue Freddo

 
 
 
Era successo tutto così velocemente, che Kim si era resa conto che David era stato ferito solo quando sentì le urla di Rebecca. 

Si voltò nella loro direzione, e quando vide il corpo dell'uomo riverso sanguinante nel grembo della ragazza, ebbe un tuffo al cuore.

Un'ondata di pura rabbia la travolse, e non ci vide più: ricaricò il suo mitra, e si avventò nella direzione della Chimero dai capelli scuri, la diretta responsabile.

  << Ti ammazzo stronza! >> urlò saltandole addosso, e mettendosi letteralmente a cavalcioni su di lei, puntandole in mitra in piena fronte.

Avrebbe sparato, se qualcosa non l'avesse scaraventata lontano. In meno di un secondo si ritrovò per terra, con il corpo atletico di Dean sopra il suo, a stringerla le vita con le sue gambe robuste.

Le aveva tolto l'arma dalle mani, e ci giocherellava, mentre la guardava con furore.   << Così non si fa >> la ammonì, serrando le labbra in una riga sottile  << Dovresti montare me in quel modo, non lei >> la schernì, ma aveva tutta l'impressione di parlare sul serio   << Sei proprio una bambolina cattiva... >>

  << Io non sono la bambola di nessuno! >> urlò lei, cercando di scivolare via dalla sua morsa.

Lui rafforzò la sua presa, e avvicinò i loro volti  << Si che lo sei >> la corresse << Sei la mia bambolina preferita >>

E poi, le sue labbra di fuoco si posarono su quelle di lei, in un bacio passionale e pieno di lussuria.

Se Kim aprì la bocca, inizialmente fu solo per la sorpresa. E il Chimero ne approfittò per infilarvi dentro la sua lingua umida e calda. Cercò abile quella di lei, esplorando l'interno della sua bocca, e quando la trovò, prese a stuzzicarla, invitandola a rispondere a quella danza. 

La ragazza cercò di respingerlo provando a chiudere la bocca, persino a morderlo se necessario, ma quello non fece altro che far eccitare ancor di più Dean, che le prese il volto con una mano, e stringendole la mascella, spinse ancor di più la sua lingua dentro di lei. 

Ad un certo punto Kim non ne poté più di quella lotta senza possibilità di vittoria, e si arrese, lasciandogli campo libero.

Non si sarebbe certo aspettata, che le sarebbe anche...piaciuto. 

Per quell'hippie avrebbe dovuto provare solo uno smisurato disprezzo e disgusto...ma quel bacio la stava stregando.

Era diverso da quando aveva baciato Richard. Quel Chimero le stava facendo provare una fitta di desiderio per tutto il corpo, specialmente al basso ventre. 

Rimase senza fiato, quando quel contatto si spezzò bruscamente. Riaprì gli occhi di scatto, e tutto quello che vide fu Dean a terra, e Richard col fiatone, di fronte a lui.  << Non toccarla, lurido figlio di puttana! >> ruggì questo, guardando con odio il Chimero.

Gli occhi grigi di Dean si fecero minacciosi:   << Non mi piace essere interrotto >> disse, pulendosi il sangue che gli colava dalla bocca  << Sopratutto sul più bello >>  aveva ancora tra le mano il mitra di Kim e lo puntò contro l'uomo  << Direi che è arrivato il momento di uscire di scena. Mi sono un pò rotto le palle di te >>

Richard fece lo stesso con la sua pistola  << Penso la stessa cosa di te >>

Kim si alzò da terra: << R-Richard... >> farfugliò ricordandosi a stento di come si azionava la bocca.

L'uomo la guardò di striscio: << Stai indietro Kim >> le disse, con una serietà spaventosa.

Il Chimero invece le sorrise:  << Sono subito da te, bambolina >> si leccò le labbra con fare seducente  << E riprendiamo da dove ci hanno interrotti >>

A quel punto, Richard non ci vide più, e cominciò a sparare.
 
 

                                                                                               ************************************
 
 

  << Zach fermo, maledizione! Cosa diavolo credi di fare?! >>

La voce di Ryan lo riscosse e solo in quel momento tornò alla realtà. Il compagno l'aveva strattonato a terra senza alcun riguardo, e solo dopo qualche secondo capii il perchè.

Si era alzato, e stava andando verso Rebecca. 

Era una cosa così naturale per lui, che il suo corpo si era mosso da solo. Sbattè le palpebre e si scompigliò i capelli castani:  << Cazzo...io >>

  << Hanno ucciso Dana >> intervenne Lilith, interrompendoli, con aria sconcertata, mentre guardava con gli occhi blu sgranati la scena  << Dio, l'hanno decapitata senza pietà >>

Ryan tornò a guardare in direzione nel gruppo, e lo stesso fece Zach: il corpo decapitato della loro compagna giaceva abbandonato a terra, con la sua testa a qualche metro di distanza.

Imprecò mentalmente; Jean non sarebbe stato affatto contento.

Elizabeth voleva uccidere Rebecca... ma il tizio biondo si era messo in mezzo. Era sicuramente morto. Non poteva essere sopravvissuto ad un attacco del genere.

Fissava il volto di Rebecca, distorto dal dolore mentre urlava a squarciagola, ma inaspettatamente, rimase composto. Era certo che l'avesse visto. I loro occhi si erano incontrati, quando lui era uscito dalla vegetazione. Ma la ragazza era così sconvolta che non aveva più guardato in sua direzione. 

Elizabeth era a terra col fiatone, appena scampata dall'attacco della rossa e del suo mitra. Il tizio moro -Kyle-  era stato sbattuto al suolo da Ian e Ray, mentre Dean se la stava vedendo con l'uomo biondo a colpi di pistola.

Sperò per l'amico che non fossero i proiettili contenenti il veleno, o se la sarebbe vista brutta, nel caso fosse stato colpito. Ipotesi che non era così remota, data la grande abilità dell'agente del Red Shield.

I suoi pozzi neri rotearono di nuovo su Rebecca, e deglutì. 

  << Pensate che dovremmo intervenire? >> chiese poi Lilith, alternando lo sguardo ai due che erano con lei.

  << Credo che non sia una cattiva idea, con quelle teste di cazzo. Non sappiamo come potrebbe andare a finire >> concordò Ryan, facendo leva sulle gambe, già pronto a partire  

  << Fermatevi >> li interruppe la voce la voce metallica di Zach, alzando un braccio in modo autoritario. I suoi occhi neri erano fissi su Rebecca:  << Credo che non ce ne sarà bisogno >>

 

                                         
                                                                                             *******************************
 
 
Il mondo era tinto di rosso. 

Rosso scarlatto.

Proprio come il sangue.

"Si, sangue".

Vedevo solo quello.  Ne ero cosparsa.

Gettai un'altra occhiata al corpo di David disteso sul mio ventre, e con le mani, delicatamente lo adagiai al suolo. Notai con sollievo che il suo petto si alzava e abbassava flebilmente.

Avevo ancora tempo.

Ripresi la spada, e guardai il mio riflesso: i miei occhi erano rossi, iniettati di sangue. 

Stranamente, non provavo nulla.

"Non devi provare nulla. Lasciati andare"

Era come se tutta la mia rabbia, la mia disperazione, fosse scivolata via dal mio corpo, quando avevo urlato.

Ero vuota. Quasi leggera.

Non avevo più scrupoli che mi trattenevano. Nessun rimorso, nessuna esitazione.

Troppo spesso ero stata bloccata al così detto rispetto per la vita, o dalla paura di uccidere, ma tutti quei vincoli morali, si erano improvvisamente dissolti.  

Non avevo più le catene della coscienza a trattenermi. 

" Bene, brava. è così che deve essere"

Alzai l'arma, e tagliandomi con un colpo secco il palmo della mano, feci scivolare copiose quantità di sangue sulla lama affilata. I miei occhi studiarono minuziosamente, e col sangue freddo degno di un robot, ciò che mi circondava, analizzando la situazione.

Richard e Dean erano occupati a vedersela tra di loro, con Kim da spettatrice.

Kyle stava fronteggiando da solo Ian e Ray, ma sembrava cavarsela.  Anche perchè non avrei avuto il tempo di preoccuparmi anche per lui.

Trovai Elizabeth, a terra col fiatone, e sospirai, soddisfatta. L'avevo tutta per me. 

Camminai verso di lei con lentezza. Non era come quando avevo appreso la morte di Mark, o Amy, che mi ero avventata contro i miei avversari con infinita rabbia.

Quel comportamento così tremendamente emotivo non mi aveva mai portata da nessuna parte. Anzi, mi aveva solo fatto collezionare una lunga serie di umilianti sconfitte.

Adesso ero diventata impassibile. Probabilmente, perchè ne avevo vissute troppe di quelle situazioni.

Il senso di perdita mi era ormai fin troppo noto.

Sangue freddo. Era l'unica cosa che contava. 

Le ero distante solo qualche metro, e lei mi dava le spalle; ma arrivati a quel punto, non mi importava più nulla della lealtà.

Alzai la spada, e con tutta la forza che avevo, la colpii alla schiena. Purtroppo, si accorse del mio attacco, e scivolò su un fianco. Ciò non mi impedii di ferirle la spalla sinistra.

Il mio sangue la contaminò, e lei buttò fuori un urlo di agonizzante dolore. Rotolò a terra, mentre si teneva premuta la mano sulla ferita sanguinante, che già cominciava a contornarsi di viola scuro.

  << Maledetta...mi hai colpito alle spalle... >> disse tra i denti, sputando sangue.

Le sue parole non mi scalfirono di striscio. Continuai a guardarla immobile.  Lei riprese la spada di mano, e provò ad alzarsi da terra, ma io l'attaccai di nuovo, senza preavviso. 

"Così, senza pietà!"

Le colpii il femore destro, che cominciò a sanguinare copiosamente.

  << Adesso non fai più tanto la spavalda, eh? >> dissi, con una voce che non riconoscevo   << Chi è la ridicola adesso? >> continuai a schernirla, colpendola all'addome. 

Lei si accasciò a terra, perdendo sangue quasi ovunque. Con un brutale calcio le tolsi la spada di mano, e le puntai la lama della mia arma alla gola.

Il suo braccio era diventato color prugna, così come la sua gamba, mentre il suo corpo cominciava a venir percosso da piccoli spasmi. Nonostante tutto, continuava a guardarmi con puro odio. 

  << Non avresti dovuto >> dissi tetra, lanciando una fugace occhiata al corpo di David  << Non avresti dovuto farlo... >>

Lei approfittò di quella mia piccola distrazione per lanciarmi addosso del terriccio. Mi bruciarono gli occhi, e mi ritrovai costretta a chiuderli. 

La Chimero ne approfittò per saltarmi addosso, e mettendosi a cavalcioni su di me, mi circondò il collo con le mani.  Sentii le sue dita stringermi forte la gola, con tutta l'intenzione di strangolarmi  << Puttana! >> mi ripeteva, mentre la sua morsa si faceva sempre più stretta.

Boccheggiai, alla disperata ricerca di ossigeno, e cercai di graffiarle le mani con le unghie. Tentativo inutile, perchè erano troppo corte.

Allora, mi concentrai sulle gambe, e con immenso sforzo, riuscii a sferrarle una forte ginocchiata alla schiena.

Elizabeth urlò, allentò la presa sul mio collo, e con un colpo di reni, ribaltai le posizioni.  Ripresi di mano la spada, e prima di procedere, la guardai negli occhi:  << Hai finito di rovinarmi la vita >>

E poi la colpii in pieno petto.

Una, due, tre volte.

Volevo far scorrere il suo sangue.

Non le diedi il colpo di grazia. Bastò l'avanzare della cancrena del suo organismo ad ucciderla.

Ma probabilmente, la vera ragione che mi impedì di finirla personalmente, furono le robuste braccia di Kyle che mi trascinarono via dal corpo della Chimero  << Basta Rebecca, adesso smettila! >> esclamò, con una voce quasi disperata.

Io scossi violentemente la testa, agitando la spada, mentre Ian e Ray accorsero verso Elizabeth  << Lasciami, devo ucciderla! >> urlavo come un'ossessa.

  << Smettila adesso, è già morta! >> urlò lui, mentre mi stringeva in quello che poteva essere un goffo abbraccio  << è morta, Rebecca!! >>

Mi fermai, e guardai il corpo martoriato della persona che avevo appena... ucciso.

La spada mi scivolò di mano e cadde a terra. Stranamente, rimanevo impassibile.

Ne rammarico, ne rimorso. Solo un distorto...senso di appagata giustizia.

Quello che pensai, fu solo: Ha avuto quello che si merita.

" Esatto. Sei soddisfatta adesso vero? Hai avuto la tua vendetta"

Esatto, vendetta.  E non me ne pentivo.

Ma proprio perchè non provavo il minimo senso di colpa, non riuscivo a spiegarmi il motivo di quelle lacrime che mi rigavano il volto.

Perchè stavo piangendo?

   << Dobbiamo occuparci di David. è lui che ha bisogno di noi adesso! >> disse ancora Kyle, e fu in quel momento che mi ridestai.

In un battito di ciglia tornai me, e un dolore lancinante mi fece contrarre il cuore. L'odore di tutto il sangue versato mi fece venire la nausea, e barcollai, finendo letteralmente in braccio a Kyle, che mi sorresse, basito dal mio cambiamento.

Il mio unico pensiero era David. Dovevamo salvargli la vita.

Ad ogni costo.

  << Dean! >> era la voce di Ray  << Muoviti, andiamo! >> urlò il Chimero, con il corpo martoriato di Elizabeth tra le braccia, mentre Ian ricomponeva il corpo di Dana, raccogliendone la testa.

Vidi l'altro Chimero, sbuffare annoiato, e i suoi occhi grigi andarono verso Richard, che ansimava, esausto. Studiandolo bene, sorrise con aria di superiorità e disse:   << Tanto, posso ritenermi soddisfatto comunque... >>  poi guardò Kim e si leccò le labbra  << Ci si vede, bambolina >> 

Le loro tre figure si dileguarono nella fitta vegetazione, e irritato, Richard fece per seguirli.

  << Richard! >> lo richiamò Kyle con una severità impressionante << Non abbiamo tempo per gli inseguimenti! Dobbiamo trasportare immediatamente David alla base! >>

Io intanto, tenevo le mani premute sulla schiena dell'uomo che aveva dato la sua vita per proteggermi, cercando di arrestare l'emorragia. 

Non morire. Ci sono ancora un'infinità di cose che devi dirmi. Che devo dirti.

Non morire, David.

Non morire!
 

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Capitolo 22
*** Zio ***


Ecco qui un nuovo capitolo di Rebirth! :D
Wow, ho aggiornato presto, anche se è sera tardi! ^^'' 
Questo è uno dei capitoli più...significativi e drammatici della serie...spero che apprezzerete, mi sono impegnata molto per esprimere al meglio le sensazioni di Rebecca :)
Fatemi sapere! ;)
A presto people! <3
Yuki!
 
 

                                                                   Zio

 


  << Vaffanculo, Misa! >>

  << Me lo hai già detto almeno trenta volte... >>

  << è solo per colpa tua che sono in questa situazione di merda! Sei ci tenevi tanto a continuare a fare la reclusa qui dentro, potevi sfiatarti prima e non mi sarei presa il disturbo di provare a salvarti! >>

  << Mi dispiace... >>

  << Non me ne faccio un cazzo delle tue scuse! >>

Misa si rannicchiò su se stessa, con la schiena poggiata alla parete, senza avere più niente da ribattere. 

Eleanor era nella stanza adiacente alla sua. Le pareti non erano necessariamente sottili, ma grazie ai loro sensi sopraffini, riuscivano a sentire l'una la presenza dell'altra, e persino a comunicare tra di loro in modo perfettamente comprensibile.

Dopo qualche minuto di silenzio, Eleanor continuò:  << Posso sapere almeno perchè? >> chiese  << Perchè sei voluta rimanere qui? >>

Misa si strinse ancor di più le ginocchia al petto  << Io... non lo so, veramente.  Ma credo di aver legato più con Rebecca in soli due mesi, che con voi per anni >>

  << Ma ti senti quando parli?! >> sbottò l'altra, e Misa ne immaginò l'espressione sconvolta.

  << Si... >>

  << E allora? >> continuò la sua sfuriata Eleanor  << Ti rendi conto delle stronzate che stai sparando?! >>

Misa si morse il labbro:  << Non sono stronzate. Non per me. Il nostro stare insieme...è sempre stato dovuto dal dolore che accomunava le nostre esperienze, e dalla disperazione che aveva segnato la nostra vita >> fece una pausa in cui riprese fiato  << Non abbiamo mai legato da "amici"....ma solo come ricercatori della dignità perduta. No, anzi...non era nemmeno quello. Cercavamo solo la nostra personale vendetta  >>

Eleanor in un primo momento non seppe che ribattere. Poi, deglutendo, disse:  << Vuoi forse dire che con quella ragazza sei davvero riuscita ad instaurare un rapporto di amicizia? >>

Misa ci riflettè per un pò:  << "Amicizia" è una parola ancora tanto misteriosa per me. Ma Rebecca...ha fatto risorgere dal mio cuore sentimenti che avevo sepolto da tempo...da quando avevo abbandonato la condizione umana. Empatia, compassione, gentilezza.... e rimorso >> concluse, usando un accento amaro nell'ultima parola.

La Chimero bionda fece per parlare, ma furono interrotte dallo scattare di una serratura.

Misa non ci faceva quasi più caso; in quei due mesi si era abituata, ma Eleanor sobbalzò, colta alla sprovvista, e ancor di più, spaventata a morte dalla possibilità che il losco Garreb Hidd facesse il suo ingresso con l'intenzione di riprendere le torture, dato che la porta che si stava aprendo era proprio la sua.

Ma si rilassò quando vide la chioma bionda appartenente a Gwen Ofman. La ragazza entrò nella cella, portando con sè un carrello di metallo colmo di medicinali.

Eleanor riprese la sua aria da spavalda, o almeno ci provò:  << Oh! Sei tu, tesoro. Cos'è, ti mancavo? >>

La ragazza dal camice bianco le rivolse uno strano sguardo, poi chiuse la porta metallica dietro di sè, facendo un cenno affermativo agli uomini della sorveglianza fuori.   << Sono qui per vedere le tue ferite >> spiegò poi, avvicinandosi  << Non sono ancora guarite, e hanno bisogno di una costante medicazione >>

  << Oh... >>  ripetè Eleanor sbattendo le ciglia, senza riuscire a nascondere il tono deluso della sua voce  << Beh, almeno ho la mia croce rossa personale >>

Gwen sorrise lievemente, mentre sbottonava la veste della Chimero e ne scopriva la schiena pallida come la luna, ancora martoriata dai segni delle frustate di Garreb.

Vi passò sopra il disinfettante, e si occupò di suturare nuovamente le ferite che si erano riaperte, cercando di essere il più delicata possibile.

  << Non capisco tutti i tuoi riguardi verso di me >> disse di punto in bianco Eleanor, dopo un pò di pesante silenzio. Non sapeva nemmeno lei se quello che aveva appena detto fosse una domanda o una semplice constatazione.

Gwen si accigliò, sorpresa da quella domanda improvvisa  << Beh, è perchè io sono... >>

  << Ah, già, sei un medico >> la interruppe l'altra  << Lo so, me l'hai detto... >>

Eccola di nuovo, la delusione quasi palpabile nella sua voce. Cavolo, doveva darsi una controllata.

Gwen applicò dei cerotti sulla sua schiena, e si allontanò, improvvisamente a disagio:  << Ho finito >> annunciò, e fece per andarsene, ma Eleanor le afferrò la mano in uno scatto felino.

La guardò con i  suoi occhi verde acqua, speranzosi  << Non potresti rimanere? >>

  << A...a che scopo? >> balbettò Gwen, presa nuovamente in contro piede.

Poi, i suoi occhi nocciola rotearono involontariamente sul suo corpo scoperto all'altezza del petto, dato che non si era preoccupata di riabbottonarsi la veste.  

Distolse lo sguardo imbarazzata  << Potresti almeno rivestirti? >> chiese, a disagio.

La Chimero ignorò la sua richiesta, senza esserne minimamente turbata, e continuò a fissarla, dritto negli occhi nocciola del medico, come se volesse perforarle l'anima   << Vorrei... >> disse poi, stringendo la sua mano, che non aveva ancora lasciato  << Vorrei che restassi qui >> 

Gwen rimase a bocca aperta e, appena se ne accorse, la richiuse subito. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla Chimero, che sembrava fremere nell'attesa di una sua risposta.

Che non arrivò, perchè la porta blindata si spalancò in un violento boato.

Le due ragazze sussultarono e guardarono il nuovo arrivato con gli occhi sbarrati, spaventate dalla violenta irruzione.

Julia aveva il fiatone, e le lacrime le rigavano il volto. Gwen la guardò paralizzata dal terrore di quello che la avrebbe detto, che doveva essere sicuramente terribile, a giudicare dal suo stato.    << Gwen >> balbettò la donna, mentre il suo corpo tremava  << Presto. Serve tutta l'equipe medica >>

  << C-Che succede? >> chiese, con il cuore in gola.

  << C'è stato un altro attacco >> si affrettò a dire  << I Chimeri dell'ultima volta... >>

Eleanor ebbe un sobbalzo  << I ragazzi... >>

  << C...come...? Dove? L'allarme non è... >> la interruppe Gwen, che ci capiva sempre meno.

  << Fuori. Nei pressi del bosco >> le spiegò Julia, asciugandosi gli occhi.

  << Ma...chi ha combattuto? Qualcuno è ferito? >> 

  << Rebecca, Kyle, Richard, Kim e ...David >> si morse il labbro  << David è stato ferito >> le rivolse uno sguardo supplicante  << Dobbiamo operarlo. Non c'è tempo da perdere...perde tanto, troppo, sangue >> ebbe un singhiozzo, e si resse al portone  << Potrebbe già essere troppo tardi... >>

La ragazza stentava a credere a quello che sentiva. 

Di nuovo i Chimeri. Di nuovo loro a procurare dolore.

Si sottrasse, velocemente e senza alcuna delicatezza, dalla stretta di Eleanor e si affrettò a raggiungere Julia  << Andiamo >> disse alla svelta.

Prima di uscire dalla stanza, rivolse un'occhiata frettolosa alla Chimero, che continuava a fissarla. 

Poi, senza nemmeno una parola, abbandonò la cella. 

Mentre sentiva il portone chiudersi in un tonfo, un portone che marcò di nuovo tutta la distanza che ci fosse tra lei e la bionda, cominciò a correre per i corridoi, con un'orribile presentimento addosso.

 
 
                                             
                       
                                                                                      *****************************************
 
 


Non riconoscevo più le mie mani.  Erano completamente zuppe di sangue.

Il suo sangue.

Kyle e Richard avevano trasportato David di peso alla base, e lo Scudo Rosso era caduto nel panico più totale. L'avevamo trasportato subito nel settore medico, e Julia ci era venuta incontro con uno sguardo allucinato.

No, uno sguardo disperato. 

Dopodiché, eravamo stati circondati dall'equipe medica al completo, in cui riconobbi anche Gwen, con il volto pallido come se le fosse passato davanti un fantasma.

Io non avevo smesso di tenere le mani premute contro la ferita di David nemmeno per un momento, e quando i medici mi obbligarono ad uscire dalla stanza, mi sentii come...come se non fossi più al mio posto.

Dovevo stare al fianco di David.

Sentivo che lui aveva bisogno di me.

Non so dire quanto durò l'intervento. Forse poche ore, ma a me sembrarono anni interi.

Non facevo altro che muovermi frenetica nella sala d'aspetto come una pazza isterica, ignorando le supplice di Kyle di calmarmi e sedermi affianco a lui, mentre essa era sempre più popolata di agenti, in ansia per la salute del proprio capo.

Vidi tra la folla che aumentava minuto dopo minuto, riconoscendo i volti affranti di Dan, Sam, il capo computer, Evan, il capo della quadra dei torturatori, che se non sbagliavo, doveva chiamarsi Garreb. 

Poi, fui raggiunta da Derek e Susan. Quest'ultima mi abbracciò forte, e Derek mi mise una  mano sulla spalla, con lo sguardo assente.

In quel momento, la mancava di Amy mi investì con una potenza maggiore del solito, e provai un immenso senso di solitudine. 

Sei ci fosse stata lei, mi avrebbe sicuramente rivolto le parole giuste.

Rivolgendomi uno di quei suoi contagiosi sorrisi, mi avrebbe detto: " Becky, cos'è quella faccia? David non è certo il tipo da morire così, ti pare?  Non c'è da preoccuparsi, sono sicura che quando si sveglierà ricomincerà a dare ordini a destra e a manca, come suo solito! "

Se Amy fosse stata li con me...sarebbe stato tutto diverso.

Poi, venne George. 

I suoi occhi erano rossi. Squadrò i presenti, e quando mi trovò con lo sguardo, corse verso di me e mi abbracciò. Non riuscii a sottrarmi dalla sua stretta, ma non riuscii nemmeno a ricambiarlo.

Il suo dolore era palpabile, tanto quando il mio.

Non so come feci a reggere quella snervante attesa. So solo, che quando le porte scorrevoli del laboratorio si aprirono, sentii quasi l'anima uscirmi dal corpo per l'attesa.

Julia fece capolino, con lo sguardo basso e gli occhi lucidi.

Inizialmente pensai che fossero lacrime di gioia per l'intervento riuscito, ma la sua espressione era inequivocabile.

C'era solo il dolore sul suo viso.

  << L'emorragia... >> farfugliò la donna  << Non siamo riusciti ad arrestarla ... la colonna vertebrale era completamente spezzata e non... >>

Il cuore mancò un battito, e senza chiedere niente a nessuno, mi precipitai nella stanza. 

Sentii dei richiami dietro di me, ma non ci badai. Nel mio percorso mi scontrai con Gwen, e quasi le caddi addosso, per l'instabilità delle mie gambe. 

  << Rebecca! >> mi chiamò, con voce rotta  << Non... >>

  << No, ti prego, fammelo vedere! Fammi vedere David, Gwen, ti supplico! >> esclamai, più urlando, aggrappandomi a lei con disperazione.

Non poteva finire così. 

Era inconcepibile. Inaccettabile.

Provai gli stessi sentimenti che mi investirono il cuore alla morte di Melissa, solo in misura nettamente maggiore.

Non riuscivo a farmene una ragione.

Lei sospirò  << Non credo gli resti molto... >> mi sussurrò, indicandomi una delle stanze  << Se devi andare da lui... >> aggiunse  << Fallo in fretta >>

Non me lo feci ripetere due volte, e scattai in direzione della stanza che mi aveva indicato.

David era li, intubato e attaccato ad un monitor. Disteso in un letto bianco, inerme e solo.

Andai verso di lui, tremando come una foglia ad ogni passo, mentre cercavo di convincermi che quello che vedevo era solo un'illusione. 

Un brutto sogno. 

Mi poggiai coi gomiti sul letto, e mi sporsi verso di lui  << David... >> chiamai.

No, non David. Lui era mio zio.

Lo zio che aveva dato la vita per me. Io l'avevo disprezzato, l'avevo odiato, e lui, ugualmente si era sacrificato per me. 

  << Non puoi morire... >> bisbigliai.

Non poteva andarsene, quando l'ultima parola che gli avevo detto era "Io ti odio", in quell'archivio pieno di polvere. 

Senza che me ne accorgessi, altri avevano fatto irruzione della stanza, in primis George.  Mi parve di sentire la voce di Kyle, Richard, Kim e qualcun'altro, ma non badai a loro.

Poggiai una mano sulla spalla di David, scuotendolo debolmente  << Ti prego... te lo chiedo per favore, apri gli occhi... non morire così... zio...! >>

Come attirato dal mio richiamo, le sue palpebre si schiusero e i suoi zaffiri, ora opachi, rotearono stanchi nella stanza, fino a fermarsi su di me.

  << Oddio, David! >> sentii esclamare Julia, mentre il mio cuore era in subbuglio.

Senza distogliere gli occhi da me, l'uomo emise un grugnito. La donna si avvicinò premurosamente a lui  << Sembra che voglia parlare, devo togliergli il respiratore... >> disse, operandosi.

Quando fu libero, David parlò, con voce estremamente debole, difficile da attribuirgli, a lui che era sempre stato autoritario e burbero  << Rebecca... >>  sussurrò  << Per...perdonami >>

Deglutii, ma avevo la gola secca:  << Cosa... no, no... sono io che dovrei chiederti scusa... >>

Lui scosse la testa, mesto:  << No... Sono io quello che ha... sbagliato >> disse  << Ho sempre, sempre sbagliato...  >>

  << Andrà tutto bene >> intervenne George, con voce tremante e per niente credibile  << Ti rimetterai in carreggiata, v-vedrai >>

L'uomo rise  << Come tuo solito, non sei bravo a mentire...George. Sto morendo, non sono mica stupido. Non mi sento più le gambe...e ho un dolore lancinante alla schiena... Non... >>

  << Scusa >> disse Julia, tirando su col naso  << Ti do subito la morfina... >>

  << No... >> David scosse la testa  << No, non farlo...tanto sto per... >>

No, non doveva dirlo.

  << Zio... >> dissi, mentre anch'io cominciavo a piangere, stupendo tutti per come l'avevo chiamato  << Non... >> presi fiato  << Non è vero che ti odio... >>

Lui sorrise debolmente  << Lo so >>

Non poteva andarsene così. Non poteva morire...senza sapere.

  << Jean Stain è vivo >> disse, tutto di un getto.

Sentii i respiri mozzati nella maggior parte dei presenti nella stanza.

George mi guardò allibito  << Come...cosa stai dicendo? >>

Maledizione, dovevo controllare il battito del mio cuore, che sembrava volermi uscire dal petto.

  << è vivo >> ribadii, senza guardare nessuno  << Io l'ho incontrato, due mesi fa, durante l'attacco. Ma non sapevo fosse mio... >>

Non terminai la frase. Non ce n'era bisogno, e non sarei riuscita nemmeno a dirlo.

  << L'hai incontrato e non ci hai detto niente?! >> esclamò, questa volta Kyle, allucinato  << Hai incontrato il nostro nemico e non ti è venuto in mente di dircelo?! >>  

  << I-Io... >> balbettai con il cuore in subbuglio, non avendo niente da dire in mia discolpa.

Rivelare che avevo volonatriamente omesso la verità su quel giorno per proteggere Zach, non era sicuramente una buona idea.

Guardai titubante George, ma lui fissava il vuoto. Era troppo sconvolto per rimproverarmi in quel momento.

  << Rebecca... >> si intromise poi, la voce di David.

Mi voltai verso di lui, e notai  che mi guardava fisso, senza accennare il minimo segno di rimprovero o disprezzo. Anzi, quello che scorgevo nei suoi occhi, era più simile al dispiacere.   << Ne... sei sicura? >> mi chiese.

Io risposi senza distogliere gli occhi da lui:  << Ho visto le sue foto nell'archivio. Non posso sbagliarmi. Era lui, e non è affatto morto come credete. O come ha voluto far credere >>

Julia arretrò e si poggiò alla spalla di George  << Oddio...non può essere... non può... >>

Anche lui aveva un colorito pallido, quasi preoccupante  << Jean...Jean è... >>

David invece, era quasi calmo:  << In un certo senso...mi senso sollevato >> deglutì  << Ho vissuto questi anni col senso di colpa a divorarmi l'anima per non essere riuscito a salvarlo...ma invece è vivo... >>

  << Lui...è sempre stato lui... >> aggiunse Julia, visibilmente sconvolta  << Senza saperlo, in tutti questi anni abbiamo dato la caccia a lui... >>

Notai che lo sguardo di David si era fatto più intenso:  << Rebecca, stammi bene a sentire, è molto importante >> annunciò, con tremenda serietà  << Da questo momento in poi...sarai tu il capo dello Scudo Rosso >>

La sorpresa fu generale, ma quella che restò più allibita, fui io stessa.

Io capo dello Scudo Rosso...

Cosa?! 

  << C-Cosa... No!! >> esclamai, in pred al panico  << No, non posso assolutamente...Non ne sono in grado... >>

Ero troppo debole. Non riuscivo ad occuparmi di me stessa, come avrei fatto a gestire un'organizzazione intera?!

  << Si che lo sei >> obbiettò David  << Sei mia nipote...è a te che spetta quest'incarico. So che sei in grado di...farcela >>

"Sei mia nipote".

Era la prima volta che me lo diceva, e quelle parole mi riscaldarono il cuore.

Ma non cambiava le cose. Non ero in grado di fare il capo. Non potevo... Non ne ero capace.

Prendere il posto di David equivaleva a scendere in prima linea, prendere in mano le redini...tutto sarebbe dipeso da me. Compreso l'annientamento definitivo dei Chimeri e del loro artefice.

Non poteva farmi quello.

Non poteva lasciarmi sulle spalle un simile fardello.

  << Non sarai sola >> intervenne George, sorridendomi dolcemente e con gli occhi lucidi, mentre Kyle, venendo al mio fianco, mi cinse le spalle  << Ti aiuteremo noi >> mi promise, solenne.

David annuì stancamente, chiudendo gli occhi  << Bene... >>

Il suono del monitor divenne improvvisamente irregolare, e subito ci allarmammo.

  << Rebecca... >> riprese l'uomo, e sembrava stesse compiendo un grande sforzo, mentre alzava il collo, protendendosi verso di me  << A-Avvicinati.... >>

Titubante, obbedii. 

  << C'è una cosa... c-che vorrei tu dicessi a Jean da parte mia quando... quando lo rivedrai... >> mi disse, quando gli fui abbastanza vicina.

Poi, sussurrò delle parole al mio orecchio. Delle parole inattese quando incredibili, che mi fecero accelerare il battito cardiaco. 

Infine, si allontanò da me, tornando a poggiare stacamente la testa sul cuscino, e mi sorrise, mentre il suoni del monitor impazzirono ancora.
Cominciò a perdere sangue dalla bocca, ed io ricominciai a piangere.

  << David!! >> esclamò George con terrore.

  << Julia fai qualcosa! >> urlò qualcuno.

  << Defibrillatore!! >> gridò la donna, in pred al panico.

Intanto David continuava a guardarmi, seppur con occhi che si facevano sempre più spenti, e...morti:   << Dillo ancora... >> mi sussurrò all'improvviso.

  << C...Come..cosa? >> chiesi, con la vista offuscata dalle lacrime che stavo trattenendo.

  << "Zio" >> specificò, sputando altro sangue  << Ridillo...per favore... >>

Lottai contro l'impulso di mettermi a piangere, e lo accontentai   << Z-Zio... >>

  << A-Ancora... >> bisbigliò, chiudendo gli occhi.

  << Zio... >> tirai su col naso  << Zio... >>

E continuai, ripetendo quelle parole con amore, recuperando tutti gli anni passati, fin quando il suo cuore non si arrese, e l'encefalogramma si appiattì.

Julia, col defibrillatore in mano, senza curarsi di trattenere le lacrime, disse quelle fatidiche parole che si impressero indelebili nella mia mente:  << Ora del decesso, diciannove e trentasette >>

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Capitolo 23
*** Promessa Tra Le Fiamme ***


Ciao a tutti, cari miei!! :D
Ok, questa volta sono proprio in un ritardo schifoso...una settimana intera....O.o perdonatemiiii!! >.< Sappiate che non mi sono dimenticata di voi o di Zach e Rebecca...solo che la scuola stressa proprio! 
Questo capitolo è stato particolarmente faticoso da scrivere...è anche un pò lunghetto, ma spero che piaccia comunque! ^^ Perdonatemi eventuale errori di ortografia o di grammatica! 
E adesso...immergetevi nella lettura! ;)
Fatemi sapere quello che pensate di questo capitolo, sopratutto sul rapporto tra Rebecca e Misa! 
Come sempre, un grazie con tutto il <3 a chi recensisce i capitoli! *---*
A proposito! Ho appena aperto una pagina su facebook, troverete il link sulla mia pagina! Ho anche pubblicato delle foto con la schede dei personaggi...spero che andrete a darci un'occhiata! :) Ci sentiamo presto, spero di essere puntuale!!
Un bacione a tutti!! :***
Yuki!
 
 

                                                  Promessa Tra Le Fiamme





15 Marzo.
 
In questo periodo, mi sento "bene", dopo tanto tempo. La gravidanza procede al meglio, e la mia Rebecca è sana come un pesce.  La mancanza di Jean è insopportabile, e volte mi sembra di morire, ma almeno David è sempre al mio fianco. 

La cosa mi rende molto felice; credevo che non avesse ancora superato il dramma di Jean, e del fatto che fossi diventata...

Spesso mi tocca il pancione, - come faceva Jean, e la cosa mi mette una tremenda nostalgia-  cercando di capire in che posizione sia la bambina, o vi ci poggia la guancia. Ieri si è beccato un bel calcio però!

Dice che spera che non riprenda il mio carattere acido! Io gli ho risposto che se mai la mia bambina avrà un caratteraccio, lui sarà il solo responsabile!

Tutto sommato, posso dire di essere in qualche modo soddisfatta. La mia bimba di sette mesi è ribelle e vivace. Non vedo l'ora di metterla al mondo. 

Un pezzo di Jean è in lei. Rebecca Jane è la cristallizzazione del nostro amore, e averla al mio fianco, sarà come se lui ci fosse ancora.
 
 


Il diario di mia madre non smetteva mai di stupirmi. Ogni pagina mi celava delle sorprese, o mi rivelava aspetti inattesi delle persone che in fondo non avevo mai conosciuto fino in fondo.

David per primo.

Ma adesso era troppo tardi per rimediare. 

Avevo versato tutte le mie lacrime, e non sarei riuscita a piangere nemmeno volendolo. 

A turni, tutto lo Scudo Rosso aveva fatto visita al capezzale del loro capo, per onorarlo e salutarlo un'ultima volta. 

Io non ce l'avevo fatta a sopportare la vista del suo corpo senza vita, e mi ero rinchiusa nella mia stanza, rifuggiandomi nel passato, cullata dalle parole di mia madre.

O meglio. Ero stata nella mia stanza fino a quando non avevo retto più la solitudine.

  << Sai, non so bene che si dice in queste situazioni, ma.... forse continuare a leggere quel diario ti deprimerà solo di più >>

Misa mi guardava con la testa leggermente inclinata, mentre entrambe giacevamo sedute sul suo letto, io in uno stato decisamente catatonico.
Non sapevo nemmeno io perché mi fossi precipitata da lei. Probabilmente, mi sentivo al sicuro, come in una cassaforte.

  << Questo diario è l'unico mio modo che ho di evadere da tutto questo >> le risposi, guardando le pagine leggermente ingiallite.

Non volevo pensare all'ingiusta realtà; quella realtà in cui David non c'era più, ed io ero il nuovo capo dello Scudo Rosso.  Era stata una delle sue ultime volontà, ed ero intenzionata a portarla a termine, ma non sapevo da che parte iniziare.

Era qualcosa di talmente più grande di me che mi sentivo disorientata...e tremendamente sola. Anche se gli altri erano con me, anche se  mi davano tutto il loro appoggio... continuavo a sentirmi l'anima vuota.

  << Adesso sei tu il capo vero? L'ho sentito dire, da fuori... >> disse la Chimero, con gli occhi che le brillavano dall'ammirazione.

Chiusi il diario di botto, un pò irritata. 

No, Misa, non c'è proprio niente da ammirare.

  << Avrai già dei compiti da portare a termine, no? >> continuò.

Si, in effetti. Quello più impellente, era il ritorno a Dallas.  La partenza era slittata in seguito agli ultimi avvenimenti, ma rimaneva un'importante punto da portare a termine.

  << Visto che comandi tu... >> aggiunse Misa  << Non potresti togliermi queste? >> chiese, mostrandomi le catene  << Fanno davvero male sai? E potrei uscire da questa cella? Non ce la faccio più a stare qui dentro, ho imparato a memoria persino quante mattonelle ci sono, e anche le crepe nel muro!  >>

Stupidamente, mi stupii.  Non ero ancora entrata nell'ottica che adesso potevo dare ordini, e decidere delle azioni dell'organizzazione.

  << Ti prometto che non farò niente di male! >> continuò lei con voce supplichevole.

Vedendo che non le rispondevo, interpretò il mio silenzio come mancanza di fiducia nei suoi confronti, così aggiunse:  << Tanto lo sai che non scappo, no? Misa è una brava ragazza! >> 

Finalmente le risposi:  << Cosa...? No, io...penso che non ci siano problemi >> 

"Davvero pensi di poterti fidare?"

Certo. Misa è...

Mi bloccai. Cosa volevo dire?

"Misa è una Chimero" continuò la voce, al mio posto  "Proprio come Zach e quella Elizabeth. Un mostro come tutti quelli che ti hanno portato via persone importanti"

Ma lei...è dalla  nostra...dalla mia parte...

  << Rebecca? >> la sua voce mi fece tornare alla realtà troppo bruscamente, tanto che sussultai.  Lei si accorse del mio turbamento  << Stai bene? >> mi chiese.

  << S...si >> dissi, prendendo una grossa boccata d'aria. 

Doveva essere lo stress. Era sicuramente lo stress che mi faceva brutti scherzi. 

  << Senti Misa... >> dissi dopo un pò, e lei scattò sull'attenti, sorpresa che la stessi interpellando.

In realtà non sapevo se la richiesta che stavo per farle fosse giusta, anzi, forse non lo era, ma le domandai comunque:  << Ti andrebbe...di accompagnarmi alla cremazione di David? Era uno dei suoi voleri... >> deglutii, con la gola improvvisamente secca  << Il forno crematoio è nei sotterranei della base,  lo usiamo anche per fabbricare le armi e... >>

Alzai lo sguardo per incrociare il suo, temendo la sua reazione. Ma Misa sembrava contenta. 

Fin troppo, in effetti. 

  << Dici davvero? >> mi chiese, con gli occhi sgranati, come se avessi appena proposto di andare al parco dei divertimenti  << Lo stai chiedendo a me? Vuoi che sia io?! Davvero? >>

Fui spiazzata da tanto entusiasmo  << Si, io...mi piacerebbe se tu... >>

Non finii la frase. 

In verità, non credevo fosse giusto nei confronti di David. Dopotutto, era morto per colpa di una simile di Misa. 

Misa stessa aveva causato morti all'interno dello Scudo Rosso...lo sapevo bene, eppure, il mio cuore aveva parlato al mio posto.  Ma allo stesso tempo, era lei quella che si era messa tra me e Zach quando aveva tentato di uccidermi, parandomi col suo stesso, esile e piccolo corpicino.

" Ti pugnalerà alle spalle, sai?"

"Le brave ragazze...Non tradiscono. C’è differenza tra compagni e amici. Io non vi permetto di farle del male"

Le due voci si mischiarono nella mia testa, fin quando non chiusi gli occhi, esausta.

L'unica persona che poteva decidere cosa avrei fatto, ero solo io. 

Tornai a guardare la Chimero, e stirai le labbra in quello che doveva essere un sorriso  << Si, vorrei che mi accompagnassi tu >> decretai, infine.

Misa annuì energicamente, quasi a volersi staccare la testa dal collo.

Annuii mesta, e mi alzai dal letto, avvicinandomi alla porta blindata. La aprii, e mi approcciai la guardia al di fuori  << Mi servirebbero le chiavi delle catene >> esordii, schietta.

L'uomo alto e abbronzato mi guardò sbattendo le palpebre.   << Le chiavi? >> ripeté, come scandalizzato  << Non posso esaudirla >>

  << Le chiavi >> ripetei, irritata.

Anche l'uomo si indispettì  << Lei non ha il permesso di... >>

Si bloccò di colpo, senza che dissi nulla, consapevole. 

Ero io il capo, adesso. Non mi occorreva il permesso di nessuno.

  << Mi dia le chiavi >> ripetei, per la terza volta.

L'uomo obbedii dopo alcuni interminabili secondi, con aria visibilmente contrariata. Mi porse un mazzo di chiavi con un gesto flemmatico, indicandomene una più lunga delle altre.

Presi il mazzo di chiavi, e senza alcun ringraziamento gli diedi le spalle, rientrando nella cella. "Una ragazzina come lei non può prendere il posto di David", lo sentii farfugliare, seccato.

Aveva ragione, non c'era bisogno di dirlo:  David non avrebbe mai potuto essere sostituito da qualcuno.

Nessuno poteva prendere il suo posto.

Nessuno.

Mi avvicinai a Misa, che guardava con gli occhi verdi sgrananti le chiavi che tenevo in mano.

Inserii le chiavi nella stretta serratura che le attanagliava i polsi e li liberai, scoprendo i vistosi segni rossi sulla sua pelle pallida. Feci lo stesso con le catene alle caviglie, mentre la Chimero si massaggiava gli arti indolenziti.

  << Mi sembra così strano... >> si lasciò sfuggire, guardandomi con occhietti da cerbiatto impaurito.

Mi sforzai di sorriderle  << Va tutto bene >>

Misa aveva ragione. Il capo adesso ero io. E alcune cose, cambiavano.

Insieme a lei, mi diressi all'uscita della cella. Sentii la sua stretta sulla mia maglia quando varcammo la soglia, come un cucciolo che lascia la tana materna per la prima volta.

Tutti coloro che passavano in quel momento, si arrestarono, e guardarono Misa con disprezzo, e me come se fossi una povera pazza.

  << Signorina Rebecca... >> fece ancora la guardia   << Se posso permettermi, non... >>

  << So quello che faccio >> lo interruppi sgarbata, rivolgendogli un'occhiataccia tale che lui si zittì all'istante.

Guardai Misa che sembrava farsi piccola piccola ad ogni occhiataccia che le rivolgevano, e le dissi:  << Andiamo >> Ma i suoi piedi sembravano essersi attaccati al suolo, così la presi per un polso, e la spronai a camminare.

Era instabile, come una bambina piccola che aveva appena imparato a stare in equilibrio, e a guardarla, esprimeva tenerezza, nonostante quello che era.

Una Chimero, i mostri che adesso avevo personalmente il compito di eliminare.

Cercavo di ignorare tutti coloro che ci squadravano malamente, e ci dirigemmo nei sotterranei della sede.  Notando il grande afflusso di gente che affluiva verso la nostra stessa meta, Misa si fermò di nuovo, intimorita.

Mi voltai verso di lei, come una mamma paziente. Mi ci sentivo spesso in sua presenza   << Non preoccuparti, non ti faranno niente >> la rassicurai.

  << Forse non è stata una buona idea.... >> cinguettò, con il collo nascosto tra le spalle esili.

  << Ti ho chiesto io di venire, quindi mi assumo io le responsabilità >> dissi, seria   << Se vuoi, prendiamo l'ascensore, sarà meno affollato >>

Annuì, e torno a camminare al mio fianco. Sentii la sua mano afferrarmi il bordo della maglietta, e stringerlo forte.  Non mi lasciò nemmeno quando arrivammo nel luogo prestabilito, anzi la sua stretta si faceva sempre più ferrea.

Era un luogo buio e tetro. Si respirava aria pesante, e c'era puzza di bruciato. Ad occupare la maggior parte dello spazio, vi era un grande forno di ferro nero, la quale vista mi attanagliò lo stomaco.

Cominciai a riconoscere qualche volto. Ma, come  mi aspettavo, non ricevetti l'appoggio di nessuno di loro.

Né Susan, o Derek. La prima era basita, il secondo sembrava in procinto di uccidermi. Vidi Gwen che mi guardava con aria combattuta, ma non sapevo quale fosse il motivo della sua afflizione.

Vidi Evan sobbalzare dalla sorpresa, ma la sua espressione rimase alquanto neutrale, mentre Richard quasi mi trafisse con lo sguardo duro e irato.

Garreb Hidd scosse la testa contrariato, digrignando i denti, Kim si irrigidì. 

Continuammo a camminare, avvicinandoci al grande forno, finché Derek non mi si parò davanti.
Fulminò Misa con lo sguardo, che arretrò spaventata dalla sua irruenza , poi mi afferrò per il colletto della maglia  << Sei completamente impazzita?! >> mi alitò  << Che senso ha portare una come lei qui?! >>  

Tornò a trafiggere Misa con lo sguardo   << David è stato ucciso da una come lei!! E poi... >>  la sua espressione divenne quella di un assassino:  << Lei ha ucciso Mark!! >> mi ricordò schiettamente, come se non lo sapessi.

Chiusi gli occhi. 

"Mi dispiace...per aver ucciso Mark Constant"

Quelle parole dette col cuore...erano abbastanza.

Ripresi vigore e lo guardai malamente  << Abbassa il tono, Derek >> dissi, liberandomi in malo modo dalla sua stretta fastidiosa  << Non è certo il luogo per fare certi discorsi >>

  << Non è nemmeno il luogo dove questa qui dovrebbe trovarsi! >> ribatté, continuando a dare spettacolo.

Feci per urlargli contro, ma la famigliare figura di Kyle intervenne nella scena:  << Che cazzo avete da urlare, si può sapere?! >> chiese, guardando di striscio Derek, poi me, ed infine si soffermò su Misa.

La studiò per qualche secondo con i suoi topazi, poi, senza staccare gli occhi dalla Chimero: << Rebecca? >> chiese, reclamando spiegazioni.

  << Le ho chiesto io di accompagnarmi >> spiegai.

Questa volta, guardò me:  << Cosa...? Non ha senso! >>

Non demorsi:  << Per me, sì >>

Derek sbuffò, e si allontanò, bisbigliando un udibile:  "Andiamo proprio bene, se il nuovo capo è lei".

  << Misa è una brava ragazza, non fa niente di male >> la vocetta di Misa era appena udibile, dato che la Chimero nascondeva la testa dietro la mia schiena. 

Kyle sembrava in procinto di spararle seduta stante, e avvertendo la sua vena omicida, coprii Misa col mio corpo, proprio come lei aveva fatto con me  << Lasciala stare, Kyle >> dissi, quasi pregandolo   << Sono...siamo qui solo per David >>

Lui si irritò:  << Lei non c'entra nulla con David, Rebecca >> disse  << Anzi, se non fosse per quelli come lei, lui sarebbe ancora qui >> detto questo, si allontanò.

E non solo lui. Tutti attorno a noi si distanziarono, come se emanassimo una tremenda puzza, ma tutti con le mani alle armi.

Misa, che era al centro del conflitto, era quasi diventata minuscola, dietro di me.

  << Alza la testa, stai tranquilla >> le dissi.

La Misa spavalda e anche odiosa che avevo conosciuto all'inizio non c'era più. Ma dopo due mesi di prigionia e torture, era del tutto normale.
Mi piaceva quasi di più, quella nuova Misa.

  << Non potevi sceglierti un'accompagnatrice peggiore... >> mi sussurrò.

Serrai le labbra  << Punti di vista. Io.. >>

Ma non potei continuare, perché era in quel momento, che stavano entrando.

La bara marrone scuro aperta, con la salma di David bene in vista fece il suo ingresso, e scese un pesante silenzio.

Non mi presi un solo secondo della scena.  A portare la bara erano George, Julia, Dan, Richard, che si erano unito a loro, e vidi persino Dorian. Doveva aver saputo della notizia, ed era accorso dal Dallas per l'evento.

Tutti accomunati dalla stessa espressione di dolore.

Il dolore della perdita.

Aspettarono qualche secondo, prima di immettere la bara, mediante guide metalliche, nella parte superiore del forno.

Sentii di nuovo le lacrime pungermi gli occhi, e non mi sforzai di trattenerle. Osservai fino all'ultimo il volto rilassato dalla morte di David, imprimendolo indelebilmente nella mia mente. 

Poi, una volta nel forno, il tutto prese fuoco molto velocemente, ad una temperatura di 900-1000 gradi.

Un grande fuoco si animò intorno a noi, e una forte vampata di calore mi investì, mandandomi a fuoco le guance. Aprii con fatica gli occhi irritati dal grande fumo, e tra le scintille di fuoco, mi ostinavo a fissare la bara che bruciava. 

Fin quando, non mi parve di vedere la figura di David, in piedi, vivo e sorridente sul lato destro del forno.  Si, sorrideva, e quello fu il primo particolare che mi fece capire che era solo un'illusione.

Ma era così vero...così David.

Poi, tutt'un tratto, cominciò a camminare lentamente in mia direzione, senza perdere il dolce sorriso.

Le sue braccia si allungarono verso di me, con l'intenzione di abbracciarmi, ma nel momento stesso in cui credetti che avrei sentito il calore del suo corpo, l'unica cosa che mi avvolse, fu una forte vampata di calore proveniente dal forno, che mi asciugò le lacrime dal viso.

Riaprii gli occhi, un pò delusa, ma allo stesso tempo, profondamente toccata.

Era stato il fuoco ad abbracciarmi, ma in quel fuoco c'era David.

Lo sapevo, era così. 

E in quel momento, una forza investì il mio cuore come un uragano. 

David mi stava dicendo di essere forte. Mi stava dicendo che ce l'avrei fatta.

E così sarebbe stato. Sarei diventata forte per lui. Avrei combattuto per lui.

Avrei vinto, per lui.

Il mio cuore palpitò quando pensai a Zach, ma quell'esitazione era nulla se confrontata alla determinazione che era sbocciata del mio animo.

Melissa...

Mark...

Amy...

David.

Li avrei vendicati tutti quanti.  Sarei stata un buon capo per tutti loro. Sarebbero stati orgogliosi di me.

Era una promessa.
 

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Capitolo 24
*** Il Nome "Rebecca" ***


Salve a tutti, carissimiii!! :D
Questa volta non è passato molto tempo dall'aggiornamento, quindi credo di potermi definire "puntuale"! xD Che rarità!
Beeeene...che dire del capitolo? La maggior parte è dal punto di vista di...Jean! Eh, si proprio lui! xD
Spero sia di vostro gardimento! ;)
Aspetto di leggere i vostri commenti in proposito! ^^
Un grazie come sempre, a chi recensisce i capitolo precedenti!! *----*
Ci sentiamo presto, un bacione! <3
Yuki!
 
 

                                                         Il Nome "Rebecca"

 




Jean Stain l'aveva sempre odiata, quella ragazza; fin dalla prima volta che l'aveva vista.

Questo perché, quando i loro sguardi si erano incrociati, il fatidico giorno del loro primo incontro, gli aveva ricordato in modo troppo vivido, e troppo doloroso, la sua Rosalie.

Solo a ripensare alla donna che aveva amato con tutto se stesso, la sua mano tremò, e le provette che impugnava saldamente rischiarono di cadere. Sbatté le palpebre e, mettendo i tubi di vetro nella centrifuga, cercò di distrarsi, ma invano.

Quella ragazzina finiva sempre col tormentarlo. E adesso, anche il volto di Rosalie si era riaffacciato alle porte della sua mente, riaccendendo in lui, tristi ricordi che aveva tenuto sepolti fino ad ora.

In un primo momento, quando l'aveva incontrata, aveva creduto in un'allucinazione. Avevano gli stessi occhi, lo stesso naso...solo i capelli la differenziavano dalla defunta.

Aveva fatto accelerare i battiti del suo cuore in modo troppo spropositato, e lo cosa lo aveva infastidito parecchio. 

Ma quella ragazza era uno scherzo della natura. Una bizzarria che per un motivo che non ancora riusciva a capire, danneggiava irrimediabilmente le sue inimitabili creazioni. 

Tutto ciò che era quella ragazza insomma, lo portava ad odiarla; quello che era, il suo sangue, e persino il suo aspetto. 

C'era solo una cosa, che amava di quella fanciulla: il nome.

Rebecca.

Si chiamava così, l'aveva sentito, quel giorno.

Quello, era un nome che amava. Era così che si chiamava sua madre, la sua madre adottiva. 

La persona che si era presa cura di lui quando i suoi veri consanguinei l'avevano abbandonato sul ciglio della strada, con la stupida scusa che sarebbero tornati presto a prenderlo. 

Li aveva aspettati per ore, quella notte, sotto la pioggia. Ma non erano mai tornati. 

E poi, Rebecca Lopez Allen Stain*, l'aveva trovato. L'aveva accudito, e l'aveva amato sopra ogni cosa, come se fosse realmente stato suo figlio. 

Quando era morta, aveva solo diciotto anni, e il mondo gli era letteralmente crollato addosso.  Non si sentiva preparato per affrontare il mondo. Ma doveva essere forte. Doveva essere un figlio degno di lei. 

Si era cimentato negli studi, ottenendo risultati più che soddisfacenti, aveva trovato lavoro, aveva trovato l'amore della sua vita...

Era arrivato a sfiorare con un dito la vera felicità, e poi tutto era andato in frantumi...di nuovo

Aveva perso la donna che amava, e con lei, suo figlio. 

Si era sentito morire, ed effettivamente, in quel momento una parte di lui era morta davvero, lasciando spazio solo ad una sconfinata e buia pazzia.

Aveva distrutto il laboratorio 7 in modo da cancellare tutte le tracce del suo esperimento, per poter continuare a lavorarci in completa tranquillità, ed era sparito dalla circolazione.

Poco gli importava di quello che avrebbero potuto pensare David, George o Julia.

Non poteva abbandonare il progetto della Chimera. Doveva farlo anche per Rosalie. Avrebbe perfezionato la Chimera in suo onore.

Ed era arrivato fino a li. 

Aveva raccolto i ragazzi più sfortunati che si erano imbattuti nel suo percorso, perché in loro, Jean aveva rivisto se stesso, privo di dignità, e dimenticato da Dio.

Li aveva resi creature migliori, superiori. 

Rosalie sarebbe stata sicuramente orgogliosa di lui. Così come sua madre, e magari anche suo figlio.

Si faceva chiamare "padre" da loro, per onorare la memoria del bambino che non avrebbe mai conosciuto, e per sentirsi almeno un pò, il padre che non sarebbe mai stato.

Già, suo figlio.

Se fosse stata una femmina, gli sarebbe piaciuto chiamarla proprio così, Rebecca.

Sarebbe stato un bel sogno. 

E proprio perché quel nome gli era così caro, non riusciva a sopportare che la sua nemica, la persona che odiava di più, si chiamasse così.

La sua nemica, Rebecca. Assurdo quanto la vita potesse avercela con lui.

Scosse la testa con decisione; lasciarsi andare a ricordi era solo improduttivo.

I suoi figli avevano agito di propria iniziativa, intenti a vendicarsi contro lo Scudo Rosso, e probabilmente, presto avrebbe avuto quella ragazza servita su un piatto d'argento, pronta per i suoi esperimenti. 

Si armò di micro-pipetta,  buretta e matraccio, pronto a ricominciare i suoi esprimenti sul vaccino che stava sperimentando, quando la porta scorrevole si aprì, e alcuni suoi "figli" fecero irruzione come dei forsennati.

Entrarono con così tanta irruenza, che un vetrino gli scivolò di mano, e si frantumò a terra.

Si alzò dalla scrivania con disappunto, calpestando qualche scheggia di vetro, del tutto intenzionato a rimproverarli, ma quando incrociò i loro sguardi, ebbe un ripensamento.

Erano disperati.

Ian era a capo della fila, e i suoi occhi verdi erano supplicanti  << Padre... >> farfugliò, sembrava esausto.

  << Che diavolo... >> biascicò, vedendo avanzare dietro di lui Ray e Dean. Ognuno di loro trasportava un corpo con le braccia.

Il primo che vide fu quello decapitato di Dana. 

Era uno spettacolo raccapricciante. Con la mano sinistra, il Chimero reggeva la testa staccata, impugnandola dai capelli scuri, e sulla sua spalla vi era il corpo mutilato.

Dean invece, trasportava il corpo flagellato di...Elizabeth.

Nonostante fosse abituato al sangue e alle ferite, quello scenario gli fece stringere la bocca dello stomaco.

Ricordava perfettamente il giorno in cui aveva incontrato le due povere ragazze.

Facevano parte dello stesso orfanotrofio, e per avere un tetto sopra la testa, erano costrette a vivere come sguattere, subendo le violenze del proprietario che alla luce del giorno si fingeva un benevole uomo d'affari, quando di notte era solo uno stupratore.

Costrette persino alla prostituzione, erano reiette della vita.

E ricordava nitidamente, la luce nei loro occhi. Non era quella debole ed impaurita di due giovani vite traumatizzate e perdute. Anzi, erano ardenti di odio e vendetta. 

Per questo le aveva scelte, e loro non avevano avuto il minimo ripensamento ad unirsi a lui.

Un forte moto di tristezza lo investì, e guardò i presenti con afflizione. Dietro di tutti, c'erano Zach, Ryan e Lilith. Ancor più dietro, a sbirciare quanto successo, Adam ed Alyssa.

  << Chi è stato? >> chiese semplicemente, con voce seria.

Non poteva essere stata lei. Non la immaginava capace di una simile strage.

  << Dana è stata uccisa da uno spadaccino del Red Shield... >> cominciò Ray, imperturbabile   << Ed Elizabeth... >>

  << Ci ha pensato la tipa velenosa >> concluse Dean, adagiando il corpo senza vita della compagna su uno dei lettini del laboratorio, macchiando le lenzuola candide ed immacolate di sangue scarlatto.

Fu come una pugnalata. 

Ancora lei. Sempre lei.

Rivolse lo sguardo agli ultimi della fila, che guardavano altrove, con espressioni difficili da decifrare.

  << Anche noi ci siamo fatti valere >> disse poi Ian, come riscosso dal suo trans  << L'uomo biondo e.... >>

Ma non lo stava più ascoltando. Avanzò a passo svelto verso Zach e Ryan, e gli schiaffeggiò entrambi violentemente. I due ragazzi non fecero una piega, ma rimasero composti e dritti, conservando un invidiabile orgoglio.

  << Avevo mandato voi per ogni evenienza! >> urlò adirato, tralasciando volontariamente Lilith   << Avevo fiducia in voi!! Perché non siete intervenuti prima che accadesse l'irreparabile?! >>

Senza lasciar loro il tempo di rispondere, prese Zach per il colletto della giacca e lo strattonò:  << È così che fai il leader, Zach? Lasciando morire i tuoi compagni?! >> gli urlò in faccia.

Il ragazzo non gli rispose, ma si limitava a guardarlo in modo quasi strafottente, con i suoi pozzi neri che sembravano ancora più scuri.   << Non c'è stato modo di intervenire >> disse semplicemente  << Siamo arrivati tardi >>

Senza saperne il perché, quella giustificazione sembrò a Jean una balla colossale. Guardò Ryan, poi Lilith, in cerca di una conferma  << È così? >> le chiese.

La ragazza sussultò, e rivolse un'occhiata ai suoi compagni. Poi, sbattendo le palpebre dalle lunghe ciglia, annuì mestamente  << Si... >> deglutì  << Mi dispiace, padre... >>

L'uomo lasciò la presa di Zach, e dando loro le spalle, cominciò a camminare in modo frenetico nel laboratorio.

Sei una pessima attrice, mia cara Lilith...

Si strofinò il mento, e la corta barba castana gli punzecchiò i polpastrelli.

Bah, chi fa da sè, fa per tre, si disse, mesto. Era da un pò che aveva capito, di non potersi più fidare ciecamente di alcuni dei suoi figli.

Guardò di nuovo il gruppo di ragazzi e sospirò: << Occupatevi del corpo di Dana >> comandò  << Fate come preferite, ma datele una sepoltura dignitosa >>

  << E... Elizabeth? >> osò Ray.

  << Le praticherò un' autopsia >> spiegò, in modo freddo e persino distaccato  << Così studierò con maggio minuziosità i danni della cancrena del veleno di quella ragazza, in modo da capirci di più >>

Mosse il lettino con le rotelle col corpo della ragazza, verso la parte più interna del laboratorio sotto lo guardo dei Chimeri.

  << Padre... >> era Alyssa  << Dobbiamo riorganizzare un altro attacco? >>

  << No >> disse Jean, secco  << Lasciate perdere. Ci penserò io stesso >>

Quell'affermazione colpì tutti quanti. In particolare, Zach sbiancò:  << Tu...? >> ripeté, incredulo.

  << Si, proprio io >> confermò lo scienziato  << Avete fallito per ben due volte consecutive >> ricordò loro con un pizzico di acidità e rimprovero  << Questa volta ci penserò io stesso a portare a termine quello che voi non riuscite a fare >>

  << Dacci un'altra occasione! >>  si fece avanti Adam  << Non ti deluderemo >> 

  << No, non voglio perdere altro tempo >> tagliò corto Jean   << Da adesso in poi, voi preoccupatevi solo di come sterminare lo Scudo Rosso, quando ci attaccheranno >>

Lilith sobbalzò  << Ci attaccheranno...? >>  ripeté confusa.

Jean sorrise enigmatico e Zach fece un passo avanti, interpellandolo con una certa ansietà nella voce, che si ostinava inutilmente a far apparire neutra:  << Cosa hai intenzione di fare? >>
 
 




                                                                                                *************************************
 
 
 


La ragazza era seduta sulla veranda dell'appartamento, guardando fuori dalla finestra, talmente ansiosa che la punta del suo naso toccava il vetro freddo.

Ma non riuscì a vederlo ugualmente, poiché, veloce com'era, fu dentro la casa ancor prima che lei se ne rendesse conto.

Si distrasse dai suoi pensieri quando sentì la porta sbattere, e vide la figura del ragazzo di fianco a lei.   << Finalmente...! >> disse, mentre il battito cardiaco decelerava, dopo l'iniziale spavento.

Il suo interlocutore sbuffò, e poggiò malamente sul tavolo una busta di plastica contenente alcuni cibi in scatola   << Il pranzo >> le disse, avvicinandogliene una. 

Lei continuò a fissarlo, e rispose senza badare al cibo che le aveva messo sotto gli occhi:  << Quando potrò uscire di qui? >> 

L'altro si irrigidì  << Sai che non puoi. Non per ora, almeno >>

La ragazza sbuffò, seccata:  << Ah, certo, tutta quella storia assurda... >> ribatté acida  << Non funzionerà >>

  << Lascia giudicare noi >> fece quello, accomodandosi in una delle sedie di plastica, con fare esausto. 

Anche lei fece lo stesso, e si lasciò cadere sulla poltrona di pelle nera.  Non sapeva nemmeno da quanto tempo era rinchiusa in quelle quattro mura, che nonostante le offrissero tutti i comfort che avrebbe potuto desiderare, la facevano sentire una prigioniera agli arresti domiciliari. Senza contare che ormai nel suo organismo non era più rimasta traccia della droga. 

  << Lui dov'è? >> non riuscì a trattenersi dal chiederglielo.

Il ragazzo tamburellò le nocche delle mani contro il tavolo << Arriverà tra breve >> le spiegò  << Non potevamo assentarci subito entrambi, o avremmo dato nell'occhio >> 

Lei annuì mestamente, e squadrò il giovane davanti a lei:  << Senti... >> si schiarì la voce con un colpetto di tosse prima di continuare:  << Io devo andarmene da qui >> ripeté, più seria  << Lei ha bisogno di me >>

Questa volta, lui si irrigidì come un pezzo di ghiaccio e lei si pentì subito di quella frase.  << Scusa, ma sono preoccupata >> biascicò poi, come se volesse giustificarsi. 

Il ragazzo roteò gli occhi per la stanza, senza trovare pace.  << Lei è forte >> disse ad un certo punto, quando ormai la ragazza si era rassegnata a non ricevere una risposta   << Non si spezzerà >> concluse.

  << Si, lei è forte... >> concordò  << ...Ma non invincibile. A forza di essere piegata da eventi più grande di lei.... alla fine, arriverà con lo spezzarsi... >>  aggiunse con una punta di amarezza nella voce.

Dopo un lungo silenzio, l'altro parlò:  <<  È necessario >> si limitò a dire, alzandosi con uno scatto dalla sua postazione  << Per favore, mangia qualcosa >> aggiunse, cambiando argomento  << Non voglio sentirlo lamentarsi, quello >>

Lei serrò le labbra in una smorfia, come una bambina capricciosa   << Non ho fame >>

  << Vedi di fare uno sforzo. In queste condizioni, non sarai di aiuto a nessuno, tanto meno a lei >>

Anche la ragazza si alzò, e gli si avvicinò  << Senti... è successo qualcosa? >>

  << Cosa te lo fa credere? >> chiese quello, seccato. 

  << Sei più stronzo del solito, oggi >>

Involontariamente, gli scappò un sorriso amaro.  << In un certo senso si >> ammise dopo un lungo silenzio. Infine, alzò gli occhi e la guardò, serio:   << Probabilmente, presto potrai... anzi, dovrai davvero uscire di qui >>






* NOTA: Rebecca Lopez Allen Stain! Lo so che state pensando: "Cazzo che nome lungo che le ha dato"!! xD Lo so, cari miei, sembra persino impronunciabile! ^^'' Però, nonostante tutto, a me piace! <3

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Capitolo 25
*** Nel Ruolo Del Capo ***


Ehilà gentee! :D
Questa volta sono riuscita a mantenere il mio buon proposito di essere puntuale! Un applauso a me! xD ( si applaude da sola)
Bene! ^^'' tornando a noi, in questo capitolo vedremmo Rebecca nelle vesti di Capo dello Scudo Rosso, ma allo stesso tempo, tormentata dalle ombre del passato!
Fatemi sapere che ne pensate del medaglione di cui leggerete! ;) è un'idea che mi è venuta in mente, e alla quale non ho  
proprio saputo rinunciare! :D
Spero di essere puntuale anche nel prossimo aggiornamento!
Un bacione a tutti!! <3
Yuki!
 
 

                                                      Nel Ruolo Del Capo

 



  << Signorina Rebecca, i documenti da firmare li lascio sulla scrivania della sala riunioni! >> 

  << Signorina Rebecca, le ricordo che deve mandare le missive al Governo! >>

  << Signorina Rebecca! Come ci organizziamo per il ritorno a Dallas? Devo chiamare per prepararli del nostro arrivo? >>

Come faceva David a non uscire pazzo ogni giorno, era un mistero. 

Erano meno di settantadue ore che avevo preso le redini dello Scudo Rosso in mano, e già mi sembrava di impazzire.

"Signorina Rebecca" di qua, "Signorina Rebecca" di là... era asfissiante! 

Essere a capo di un'organizzazione del Governo, non è affatto come si ci aspetta, dove si mandano ordini a destra e a manca, e vieni servito e riverito.

Anzi, spesso è proprio il leader che deve occuparsi dei lavori più rognosi, come ad esempio.... le scartoffie.

Dio, quanto le odio.

Erano così tanti i compiti da mandare avanti, le decisioni da prendere, che non sapevo cosa fare per prima. 

Poiché non ero ancora maggiorenne, George mi aiutava nella giurisdizione del lavoro, come mio "tutore", ma quella era l'unica fortuna.

Per il resto, dovevo pensare io a tutto ciò che concerneva il potere esecutivo e decisionale, ed era un compito molto, molto, pedante. 

Mi ero rinchiusa nel vecchio ufficio di David, e stavo analizzando tutti i documenti che spuntavano come funghi da tutte le parti, e che sembravano quasi riprodursi a macchia d'olio.

Sentii bussare alla porta, e imprecai:  << Ho già abbastanza lavoro, ripassate più tardi! Oppure, chiedete a George Callaway! >> urlai. 

Ma la porta si aprì ugualmente, ed entrò proprio il chiamato in causa.

Mi stupii di vederlo  << George... >> farfugliai, ancora imbarazzata di chiamarlo per nome.

In realtà, morivo dalla voglia di chiedergli scusa, e di riprendere il nostro rapporto così com'era prima, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi.

Dannato orgoglio.

   << Hai bisogno di qualcosa? >> gli chiesi, poi.

Lui mi sorrise  << Veramente no, ero solo venuto per darti quello che mi avevi chiesto >>

Inizialmente, pensai si trattasse ancora di lavoro, ma quando cacciò dalla tasca della giacca un piccolo contenitore di pelle blu, il mio cuore palpitò di gioia.

Finalmente!

   << Il ciondolo! >> esclamai, contenta.

Lui era visibilmente felice della mia reazione, e probabilmente, del fatto di vedermi sorridere dopo molto, troppo, tempo.

Estrasse il medaglione d'argento puro dalla forma cilindrica, pieno di eleganti rifiniture, e me lo porse. Notai il piccolo e raffinato tappo all'estremità, e il cuore accelerò i battiti.

  << Sono... qui dentro? >> chiesi, prendendolo delicatamente in mano, quasi con la paura di romperlo col solo tocco.

  << Si >> annuì lui, visibilmente soddisfatto  << Parte delle ceneri di David sono lì dentro, proprio come volevi >>  Mi indicò il tappetto sottile  << È ben avvitato, non c'è pericolo che si apra. Direi quasi impossibile >>

Annuii, e strinsi forte il piccolo medaglione tra le mani. Lo avrei portato sempre con me.    << Grazie >> dissi, sincera. Non c'erano altre parole più adatte di quella.

Lasciai che George mi attaccasse il medaglione, e provai un brivido quando l'argento freddo mi solleticò l'incavo del collo. 

Lui mi guardò, e sorridendo mesto, mise impacciato una mano sulla mia spalla  << Sono... sono molto fiero di te >>  Il suo imbarazzo era ben palpabile, e mi sentii un nodo in gola. Non volevo che il nostro rapporto si raffreddasse in quel modo. 

Lui era colui che mi aveva cresciuta...e sopratutto amata con tutto se stesso.

Era il mio papà.

Così, lo abbracciai forte. Mi era tanto mancato. Ero stata cattiva, ingiusta e sopratutto, tremendamente ingrata con lui.

  << Grazie...papà >> ripetei, affondando nel suo petto, e sentendo il mio abbraccio venir immediatamente ricambiato, accompagnato dal ritmico alzarsi delle sue spalle, segno che stava piangendo.

Grazie, per avermi amata.

 
 
                                                                                   
                                                                              *************************************************





  << Allora, come sta andando? >>

Entrai indaffarata nell'archivio, più simile ad una biblioteca, con un sacco di documenti sotto braccio.

  << Questo si chiama "sfruttamento" >> ironizzò Misa, guardandomi di sottecchi, togliendo l'attenzione dai fogli che stava analizzando.

O meglio, che le avevo dato da analizzare.

Sorrisi  << Avanti, mi serve un aiuto! E tu se l'unica a cui posso chiedere, gli altri sono tutti impegnati! >> mi sedetti vicino a lei  << Poi, con la tua memoria prodigiosa, non è difficile no? >>

  << Appunto, è senza dubbio sfruttamento >> ripeté lei convinta, annuendo con aria saggia.

L'avevo autorizzata ad uscire dalla cella quando voleva, ma con una "guardia del corpo" a suo seguito, che l'accompagnasse dovunque. Ed era proprio l'uomo che era con noi nell'archivio, che ci guardava come se fossimo due pazze.

Era una proceduta che personalmente non gradivo, ma che non avevo potuto evitare, se non volevo mettermi contro l'intera organizzazione di cui ero appena diventata il capo.

Ma Misa sembrava soddisfatta, e sorrideva radiosa come il sole.

  << Allora, Capo! >> cominciò  << Si richiedono fondi per il settore medico, quindi dovrai chiedere una relazione scritta al primario di chirurgia Julia Endry, affinché ti illustri ciò che le occorre per le ricerche. Anche l'armeria non è messa nel migliore dei modi. Abbiamo per lo più armi di vecchio tipo, alcune persino fuori produzione, quando ne occorrerebbero di nuove. Ma questo puoi inserirlo nella tua relazione al Governo, sono certa che potrà finanziarti senza problemi. Personalmente, osservando la lista degli agenti, credo che sarebbero necessarie nuove assunzioni, per... >>

  << Calma, calma! >> la interruppi, stremata  << Vai troppo veloce! >> 

Avevo appena finito di scrivere di chiedere un rapporto a Julia, che che era già andata avanti di tre punti.

  << Stai davvero prendendo appunti? >>  nella sua voce non c'era ombra di scherno, ma di sincera sorpresa.

La guardai e alzai un sopracciglio  << Sono un essere umano io, sai? >> e nemmeno nella mia risposta c'era accenno di ilarità.

Nonostante tutto, scoppiammo a ridere come due sceme, di cose su cui non avremmo nemmeno dovuto scherzare.

  << Ok, ok, sono seria, andiamo avanti >> la pregai, riprendendo la penna in mano.

Il nostro incontro andò avanti per più di un'ora, e ne uscii più morta che viva. Continuando in quel modo, mi sarebbero venuto precocemente i capelli bianchi.

Nonostante tutto, volevo la frenesia. Volevo essere indaffarata per non pensare.

Non volevo pensare a niente. 

Il brutto veniva di notte, quando nel buio, mi addormentavo in silenzio, credendo di non pensare a niente. Ma puntualmente, ogni mattina, mi svegliavo col cuscino bagnato dalle lacrime. 

E accadde in una  notte come quelle, che mi svegliai di soprassalto, con in bocca il sapore delle mie stesse lacrime.Non mi era mai successo, ma quando guardai ciò che mi circondava, capii.

Kyle era di fronte a me, con le mani poggiate saldamente sulle mie spalle, che mi guardava allibito.   << Kyle... >> farfugliai, confusa. 

Poi, quando realizzai che era notte fonda, che si trovava nella mia camera, e che non fossero chiare quali fossero le sue intenzioni, venni posseduta dalla rabbia  << Che diavolo stai facendo?! >>

  << Dovrei chiedertelo io! >> esclamò lui  << Ero venuto per salutarti dopo non averti vista per tutto il giorno, e ti sento urlare come un'ossessa! Ho forzato la serratura, e ti trovo piegata in due nel letto a strillare... >> fece una pausa   << Mi sono preso un accidente, dannazione! Che è successo? Hai avuto un incubo? >>

Ero letteralmente shoccata. Io che urlavo nel cuore della notte? Incubo? Non ricordavo niente del genere. Solo che mi ero svegliata di soprassalto, piangendo, uscendo dalle tenebre.

Per me, "tenebre", avevano un sacco di significati.

Potevano essere ombre del passato, ricordo dolorosi, il buio della solitudine e della perdita...o il colore dei suoi occhi.

Anzi, la maggior parte della volte, era proprio quello il significato che gli attribuivo, anche inconsciamente.

  << I-Io... >> mi ritrovai a balbettare sotto il suo sguardo indagatore  << Io non lo so... >>

Di slancio, mi abbracciò, stringendomi forte come se dovessi dissolvermi da un momento all'altro   << Mi sono spaventato >> confessò, sussurrandomelo all'orecchio, e solleticandomi i capelli con le labbra carnose  << Sicura di stare bene? >>

  << Si... >> risposi a fatica, stretta tra le sue braccia  << Non è niente, davvero >>

Mi lasciò lentamente andare, e mi accarezzò le guance con una dolcezza infinita  << Non mi sento sicuro... >> disse, scrutandomi  << Resto con te finché non ti addormenti >>

Arrossii  << Non ce n'è bisogno! >> mi affrettai a dire, impacciata.

Ma lui, come sempre, non mi diede retta, e si accomodò sul letto. Mi si allungò di fianco, e il materasso si affossò sotto il suo peso. Mi passò un braccio attorno ai fianchi e un altro dietro la schiena, stringendomi forte.

Il mio cuore batteva all'impazzata contro il suo petto, e avevo paura che potesse sentirlo attraverso la sua pelle.

  << Kyle... >> bisbigliai  << Non credo che così riuscirò mai a dormire... >> confessai, con la speranza che sciogliesse l'abbraccio.

Ma lui non sembrava intenzionato a farlo, e mi sorrise sornione:  << Ah, si? Sono contento che la mia presenza ti turbi almeno un pò >> mi alitò, lasciandomi senza parole.

Colpita e affondata.

Abbassai la testa, più imbarazzata di prima, rassegnata a tacere, mentre lui mi accarezzava dolcemente la schiena con le sue abili mani. Non sarei mai riuscita a dormire, in quel modo. Ero troppo imbarazzata, e non riuscivo a rilassarmi.

Guardai il ragazzo che mi stava di fianco, che intanto aveva chiuso gli occhi, che al contrario mio, era perfettamente tranquillo.

In fondo, a me piaceva Kyle. Non potevo ignorare quella realtà dei fatti. Mi era sempre stato vicino, e stava pian piano guarendo le mie ferite. 

Senza contare, che baciava in un modo da farti perdere la condizione del reale.

Ma allo stesso tempo, non riuscivo a lasciarmi andare con lui. Non riuscivo ad aprirgli il mio cuore. Come se ci fosse qualcosa a trattenermi, ad impedirmi di diventare sua. E in cuor mio, sapevo cosa fosse.

Quelle tenebre.

Mi tenevano ancora legate al suo ricordo, quando la cosa che in quel momento desideravo di più, era liberarmene, per poter adempire alla promessa che avevo fatto a David e gli altri.

Con una mano, strinsi forte il ciondolo sul mio collo, come se potesse darmi più coraggio.

Dovevo voltare le spalle a Zach, proprio come lui aveva fatto, senza ripensamenti, con me.

E Kyle sarebbe stato in grado di farmi uscire da quel circolo vizioso.  Sarei riuscita ad innamorarmi di lui, e avrei potuto dimenticare il resto. 

Ma in quel momento, ancora non potevo.

Non ne ero in grado.

  << Smetti di agitarti >> mi disse dopo un pò la sua voce, densa di divertimento   << Devo per caso cantarti una ninna nanna per farti addormentare? >> 

  << Certo, come se potessi dormire con te nel mio letto! >> ripetei, alzando il tono di voce, determinata a rispondergli a tono.

Lui rise sottovoce  << Preferiresti fare altro, forse? >>

Colsi immediatamente il doppio senso malizioso di quella frase, e per l'ennesima volta, arrossii fino alla punta dei capelli. 

Abbassai la testa, nascondendola nel suo petto  << No, no, dormo! >> gli assicurai  << Sono stanchissima, quindi dormo, non disturbarti! >>

Lo sentii sogghignare anche al mio rifiuto, e da sotto le lenzuola, intrecciò le sue gambe con le mie  << Ultimamente ti stai stressando troppo >> disse dopo un pò, con le labbra poggiate sulla mia fronte   << Non devi strafare, non voglio che ti affatichi troppo >> 

Mi scostò alcune ciocche di capelli dal viso, e continuò abbassando il tono di voce:  << Mi dispiace non essere al tuo fianco... se dipendesse da me, non ti lascerei un attimo sola... >>

Chiusi gli occhi, e scossi la testa  << Non è colpa tua >> lo rassicurai  << Hai già il tuo daffare per allenare gli altri spadaccini... >>  feci un sospiro  << Non preoccuparti per me, sto alla grande >>

   << Sei una pessima bugiarda >>

  << Dico sul serio >> insistetti  << Non posso dipendere di continuo dagli altri. Per quanto ti sia grata del fatto che vuoi proteggermi, non voglio rimanere sotto la tua ala protettrice >>

Feci una pausa:  << È successo con Zach... >> sperai di non peggiorare il suo umore tirandolo in ballo  << Con Amy persino, ed infine con David... e guarda com'è andata a finire... >> mi sentivo un groppo alla gola, ma mi sforzai di continuare   << Non voglio che sia lo stesso con te, ne con nessun altro. Adesso, voglio affidarmi solamente a me stessa, e.... >>

Ma non mi lasciò finire perché mi baciò con irruenza, assaporando le mie labbra con avidità. Non mi diede altra scelta che ricambiarlo, e pian piano mi lasciai trasportare dal  ritmo della sua lingua che si aggrovigliava alla mia, mentre io assaporavo il suo sapore di menta.

   << Mi fai impazzire >> sussurrò poi, bocca contro bocca  << Rebecca... io ci sarò sempre per te >>  mi promise  << Non mi perderai mai. Quindi non devi preoccuparti di proteggermi >>

Sentii gli occhi lucidi  << No... >> ribattei  << È mio compito. Combatterò fino alla fine per... >>

  << Le tue ferite non fanno che aumentare, Rebecca >> mi interruppe lui, tremendamente serio.

Non capii. Di che parlava?  << C-Che dici? Lo sai che le mie ferite guariscono subito... >>

Kyle scosse la testa  << Non parlo delle ferite fisiche >> rispose, e mi poggiò una mano sul petto  << Ma delle ferite del cuore >> Il suo sguardo ambrato mi trafisse  << E questo tipo di ferite non guariscono facilmente... >>

Mi sentii tremendamente esposta. Nuda, senza difese. Distolsi lo sguardo, lottando con tutte le mie forte per non piangere. 

Basta. 

Non avrei pianto mai più. 

Mi accoccolai nel petto di Kyle, ricambiano l'abbraccio   << Sto bene >> dissi, ma la mia voce non era affatto convincente  << Adesso voglio solo dormire >>

Avvertii sorpresa da parte sua, ma non disse niente, limitandosi a stringermi forte contro il suo petto.

Più stanca di quanto pensassi, esausta dopo quelle lunghe giornate di stress mentale, mi arresi, abbandonandomi al sonno tra le sue braccia, che in quel momento, mi parvero il luogo più sicuro nel quale rifugiarmi.
 

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Capitolo 26
*** Partenza ***


Eccomi tornata ragazzi! :D
Questo capitolo 26 è davvero lungo!!! L'ho scritto un pò di fretta, e spero che non ci siano errori scandalosi! >.< se ne trovaste qualcuno, vi prego di perdonarmi! ^^''
Spero che vi piaccia! Garreb è uno stronzo come vedrete...e sono contenta di essere riuscita a reintrodurre anche la figura di Dan, l'allenatore di Rebecca,non so se lo ricordare, che non era più stato nominato, poveretto! xD
Vi lascio alla lettura! :D
Fatemi sapere che ne dite!
Un bacione grande grande a tutti!!!
Yuki!!
 

                                                                   Partenza

 


  << Non lo accetto >> sbottò Garreb.

Richard lo guardò di sottecchi, e sospirò a sua volta:  << A cosa ti riferisci esattamente? >>

  << A tutto questo "peace e love" di quella ragazzina nei confronti della Chimero! >> specificò il ragazzo. 

Si trovavano entrambi in sala riunioni, a stendere una relazione che Rebecca aveva domandato loro.

  << Con quella al comando, sono certo che tutta l'organizzazione andrà a puttane! >> continuò il torturatore, lanciando la penna sul tavolo.

  << Non devi sottovalutarla >> disse Richard, che intanto continuava a scrivere con un'invidiabile calma  << Ha ottime capacità, ma ha solo diciassette anni >> gli ricordò  << Ovvio che sia ancora inesperta,  >>

  << Allora che si dia il comando a qualcun'altro, se lei non ne è in grado! >>

  << Non ho detto questo >>  lo corresse il biondo  << Semplicemente, non possiamo pretendere chissà cosa da lei così all'improvviso >>

Il ragazzo roteò gli occhi verde prato nella stanza, annoiato  << Grazie, questo lo so anch'io. Ma non giustifico il suo buonismo insensato verso la Chimero >>

Questa volta, anche Richard non seppe che ribattere:  << Nemmeno io so spiegarmelo >>

  << Ecco, lo vedi? È assurdo! >> Garreb alzò le spalle, scocciato  << Quelle due dopotutto, nemmeno ci servono più >>

Il biondo lo guardò con fare interrogativo  << Che intendi? >>

  << Che ormai hanno adempito al loro scopo >> rispose quello  << Le analisi su Misa Albam hanno dato i loro frutti, e siamo riusciti ad estrapolare tutte le informazioni di cui necessitavamo da quella Eleanor >> aggiunse   << Che altro ci occorre? Nulla. Dunque, la loro presenza in questa base è inutile. Anzi, possiamo dire che la loro stessa esistenza non ha senso >> 

Spesso, i discorsi di Garreb facevano rabbrividire per la loro freddezza, e la stessa cosa provò Richard in quel momento:  << S-Si... >> disse, dopo un'iniziale smarrimento  << Però... >>

  << "Però" un bel niente! >> concluse il ragazzo, sbrigativo  << Se non servono, sono inutili >> ripeté, con un ragionamento estremamente semplice  << Anzi, rimanendo qui non fanno altro che mettere in pericolo la sicurezza della base. Dobbiamo aspettarci qualche furberia da parte loro da un momento all'altro. Quindi, meglio che vengano eliminate, in modo da estirpare ogni dubbio seduta stante>>

Richard si alzò a sua volta dalla sedia  << Vuoi... vuoi ucciderle? >>

Garreb alzò un sopracciglio scuro  << Perché sembri così sorpreso? Sono nostri nemici, non serve avere pietà nei loro confronti >>

  << Non puoi prendere da solo una tale iniziativa senza aver prima consultato  Rebecca! >> gli ricordò Richard. 

Il torturatore sembrò incupirsi  << Lo so, purtroppo >> rispose  << Andrò a proporle la cosa seduta stante, infatti >> 

Si diresse verso la porta, e prima di uscire, guardò Richard  << Vediamo se è realmente in grado di prendere decisioni come un degno capo >> sorrise, in modo a dir poco maligno   << Se lo è davvero, sarà in grado di decidere cosa è meglio per l'organizzazione, optando per la loro eliminazione >>

Detto questo, lasciò la stanza prima che il biondo avesse il tempo per dire qualcosa.
 
 


                                                                                              ******************************************

 
 
 
  << Puoi... Puoi ripetere? >> balbettai come un'idiota, di fronte a Garreb Hidd.

Lui mi aveva sempre intimorita, e ancor di più in quel momento, mentre, dopo aver fatto rumorosamente irruzione nell'ufficio, mi guardava con i suoi occhi verdi indagatori.

  << Ti ho chiesto l'autorizzazione per eliminare le due Chimero, nostre prigioniere >> ripeté, sibilando ogni parola, facendomi sentire una minorata mentale.

Allora non mi ero sbagliata. Avevo capito bene.

Voleva uccidere Misa.

Ed insieme a lei Eleanor, la seconda Chimero catturata con lei.

  << Cosa... >> boccheggia, mentre cominciava a mancarmi l'aria  << Per... Perché? >>

Il ragazzo di fronte a me incrociò le braccia  << E c'è anche da chiederlo? >>  sbuffò  << Non ci sono più necessarie >>

Se credeva che quelle cinque parole contate mi sarebbero bastate per assecondarlo nella sua pazzia, si sbagliava di grosso.

Infatti, senza che dicessi nulla, accorgendosi della mia espressione, continuò a parlare spontaneamente:  << Continuarle a tenerle in vita equivale ad esporre l'organizzazione al crescente pericolo di una loro rivolta >> specificò.

Quello che diceva non era sbagliato. Razionalmente riuscivo a capirlo.

Ma... non volevo. 

Non avrei permesso che Misa morisse. Non adesso, non dopo tutto quello che era successo. Non sarebbe morta e basta. E con lei nessun'altro.
 
<< No >> dissi secca, guardandolo malamente.

Lui si irritò:  << Cosa? >>

  << Ho-detto-di-No >> ripetei, e questa volta fui io a scandire bene le sillabe   << Qui nessuno ucciderà nessun'altro >>

  << Ma...! >>

  << Fine della cosa >> lo interruppi, brusca.

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, il suo mi avrebbe sicuramente fatta secca  << Perché? >> sputò, digrignando i denti bianchi e perfetti. 

  << Perché non vedo come possano rappresentare un pericolo >> risposi, irritata dal suo tono scorbutico.

  << La loro stessa esistenza è un pericolo! >> ribatté  << Anzi, sarebbe giusto dire che il loro essere in vita, è solo un errore al quale sarei ben lieto di riparare >>

Il cuore accelerò i battiti per la rabbia  << Non osare parlare in questo modo! >> esclamai più urlando, alzandomi in piedi con uno scatto << Non te lo permetto! >>

  << Si può sapere cos'hai che non va, tu?! >> sbottò  << Quelle due rappresentano solo una rovina per lo Scudo Rosso! >>

Tralasciai l'insulto che mi aveva lanciato, reprimendo l'impulso di prenderlo a sberle, e risposi:   << Non hanno mai accusato problemi di disciplina >> cominciai  << Né tentativi di fuga. Senza contare che sono tenute sotto un rigidissimo controllo >> lo guardai con aria di sfida  << Non dirmi che non ti fidi dei  nostri uomini di sorveglianza >> 

Lui sembrava in procinto di uccidermi  << In realtà... >> cominciò  << Qui, l'unica persona di cui non mi fido, sei proprio tu >>

Fu come una pugnalata al cuore. 

Cercai di far uscire fuori la voce in modo normale, provando a nascondere quanto in realtà fossi stata turbata dalle sue parole:  << Cos'hai detto? >>

  << Hai capito benissimo >> ripeté lui, crudele  << Non mi fido di te, ne della tua idoneità ad essere il capo dello Scudo Rosso. Anzi, sinceramente credo che tu non ne sia proprio adatta >>

I suoi occhi freddi come il ghiaccio mi scrutarono nel profondo:  << Non sei in grado di prendere decisioni neutrali, ne di pensare al bene dell'organizzazione >>

  << Chi ti credi di essere?! >> esclamai, camminando come una furia verso di lui   << Non permetterti, Hidd! >>

Lui non si fece intimorire, e si portò le mani sui fianchi, continuando a parlare:   << Sei solo una ragazzina emotiva ed insicura, e non me la sento proprio di lasciare i nostri destini nelle tue mani! >>

A quel punto non ci vidi più, e gli mollai un pugno in pieno viso, con tutta la forza che avevo in corpo.

  << Come osi ?! >> urlai fuori di me, mentre la sua guancia si arrossava visibilmente.

Lui non fece una piega, e il suo sguardo non perse cattiveria  << Che razza di capo patteggia per il nemico invece che per la sua organizzazione? >> mi schernì ancora.

  << Smettila di inventarti le cose! Io non patteggio per il nemico! >> ribattei.

  << Allora permettimi di sbarazzarmi delle due Chimero! >>

Serrai la mascella:  << Ho detto di no! Voglio assolutamente evitare qualunque spargimento di sangue! >>

  << Quelle non meritano di vivere! >> urlò, sopra di me  << Non sarà sprecato nessun sangue! >>

Mi sentivo davvero capace di ucciderlo in quel momento. Come osava parlare in quel modo?!

Aveva un cuore quell'individuo, o era una specie di cyborg?! 

  << Vattene immediatamente >> sibilai, sperando vivamente che accettasse il mio consiglio, altrimenti c'era il serio rischio che non avrei più risposto delle mie azioni.

Garreb però, continuava a sfidarmi arrogantemente con lo sguardo.

  << Ho detto vattene! >> urlai  << Adesso!! >>

Lui restò per qualche altro secondo immobile, poi fece retro-front, e impugnò la maniglia della porta.   << Sappi che se c'è qualcuno che dovrebbe andarsene, quella sei tu, traditrice >> mi disse, prima si sparire oltre la soglia.

Traditrice.

Sapevo che non si riferiva solo al fatto che stessi proteggendo Misa ed Eleanor. 

Ma per la mia -passata- storia con Zach.

Ormai, dall'attacco che i Chimeri ci avevano inflitto tempo prima, e dall'umiliazione che lui mi aveva dato, la storia della nostra relazione era risaputa all'intero Scudo Rosso.

Sapevo che la mia reputazione non era delle migliori, che probabilmente non meritavo fiducia, ma stavo facendo davvero del mio meglio, e non sapevo che altro fare.

Reputavo di star agendo nel migliore dei modi, al massimo delle mie, seppur limitate, capacità. Dirigere di punto in bianco un'organizzazione così importante non era una cosa semplice, ma mi ero cimentata anima e corpo nell'impresa, e per tutte le scartoffie che leggevo ogni giorno, la vista doveva essermisi abbassata di almeno tre gradi.

Cercavo di organizzare ogni cosa al meglio, stavo controllando quali settori necessitassero di fondi.

Persino i preparativi per far ritorno a Dallas erano quasi ultimati. Il giorno seguente, ci saremmo messi in viaggio.

Che dovevo fare di più?

Strinsi il medaglione, afflitta. Probabilmente, avrei fatto meglio a dare il compito di leader a qualcun'altro. A qualcuno con un'adeguata esperienza, che sarebbe stato migliore di me.

Ma c'era un motivo per il quale non potevo farlo, e non l'avrei fatto per nessun motivo: Era stato David ad affidarmi quell'incarico.

David aveva detto che ne ero in grado, perché ero sua nipote.

Non era una persona sentimentalista, e se non si fosse fidato ciecamente di me e delle mie capacità, non mi avrebbe mai lasciato per le mani la sua importante organizzazione.

Io confidavo nel suo giudizio. Per questo, andavo avanti, e a testa alta pure. 

Non sarebbero riusciti a spezzarmi.

Non importava quante manganellate avrei preso, in futuro: avrei continuato a percorrere la mia strada, perché sapevo di essere nel giusto. 

Ora, e per sempre.
 
                                            
                                 
                                                                                             ***************************************
 
 

  << Tutti i preparativi sono stati ultimati! >> mi avvisò un'agente in divisa.

Annuii, decisa  << Benissimo. I container sono pronti? >>

  << Si, signorina >>

  << Mi raccomando, contengono tutta la nostra artiglieria. Vanno maneggiati con cura >>

  << Sarà fatto >>

Sfogliai qualche foglio delle cartelle che avevo in mano:  << E i camion? Sono tutti ai loro posti? >>

L'agente annuì  << Chi era stato chiamato per il rientro a Dallas ha preso le sue postazioni >>  mi assicurò  << Siamo pronti a partire >>

Sorrisi  << Ti ringrazio.... Paul >> dissi, leggendo furtivamente il suo nome dall'etichetta che aveva al petto.

Lui fece un cenno affermativo col capo, e di diresse verso uno dei tre grandi camion del parcheggio sotterraneo della sede.

C'era ancora un vistoso via vai di gente, alcuni che salutavano, altri che si preparavano per la partenza.

Vidi Garreb Hidd con uno zaino nero in spalla, sorpassarmi velocemente ed entrare in uno dei mezzi.  Personalmente, avrei preferito non portarlo con noi. Ma avevo voluto rispettare la lista che aveva preparato David prima di me.

Una mano si poggiò sulla mia spalla, ed un uomo mi occupò la visuale, sorridendomi raggiante.

  << Dan! >> esclamai, sorridente.

  << Sono venuto a salutarti, Rebecca >> disse, e la sua voce era un tantino nostalgica  << So che ti farai valere >>

  << Grazie, Dan >> dissi, sincera  << Grazie davvero. Tutto quello che ho imparato, lo devo a te >>

  << Io credo sia stato sopratutto merito del tuo talento naturale >> continuò l'uomo, dopo un sospiro:  << La sede mi sembrerà così vuota adesso. Richard e Kim verranno con voi, e anche la squadra del piccolo Evan >> serrò le labbra in una riga sottile  << Credo che comincerò a sentirmi solo >>

Risi  << Perché non vieni a trovarci a Dallas, qualche volta? >> gli proposi.

Lui annuì  << Verrò di certo >>

  << E scusami ancora per averti nominato reggente della sede... >> mi scusai  << Ma non sapevo davvero a chi altri affidare il compito di amministratore al mio posto... >>

  << Figurati! Anzi, per me è un onore. Grazie per la fiducia >>

Ci abbracciamo, e sapevo che mi sarebbe mancato molto.  << Stammi bene, Dan >> dissi, quando tornai a guardarlo negli occhi.

  << Anche tu, Rebecca >>

Ce ne furono molti altri, di quei saluti. Incrociai Evan che salutava gente a destra e a manca, stringendo il suo arco in mano. Mi diede un'energetica pacca sulla spalla, dicendomi un "Saremo una grande squadra, Bechy!"

Kim fumava voracemente, e mentre schiacciava l'ultimo mozzicone a terra, battibeccava come sempre con Richard. Infine, si decisero a salire sul camion, lottando fra di loro nel salire i gradini.

Poi, vidi Misa ed Eleanor, ammanettate e contornate da grossi omoni armati, dirigersi verso uno dei container.

Misa mi sorrise con l'aria di chi la sa lunga, ed io ricambiai. Il nostro scambio finì li: in quel momento, non avevano tempo per i convenevoli. 

   << Ehi! Piano con quelli! >> sentii la voce di Julia alle mie spalle, e voltandomi, vidi che ce l'aveva con gli uomini che stavano trasportando un piccolo carrello bianco. 

Dovevano contenere qualche campione, o risultati di ricerche. E la donna diventata abbastanza isterica quando si trattava del suo lavoro. 

  << Complimenti per l'organizzazione, Rebecca >> mi disse, quando incrociò il mio sguardo  << Chi l'avrebbe detto che saremmo riusciti a partire con tanto anticipo rispetto al previsto? >>

Sorrisi, contenta. Almeno qualcuno apprezzava il mio lavoro:  << Grazie, Julia >>

  << Che ti aspettavi da mia figlia? >> si intromise George, cingendomi le spalle con un braccio.

Reggeva una valigia dall'aria pesante nella mano libera  << Possiamo andare >> mi annunciò.

Sorrisi annuendo, e allo stesso tempo, avvistai Kyle che ci stava venendo incontro  << Kyle! >> lo chiamai, con un certo -insensato- entusiasmo.

Lui mi sorrise smagliante, e ci raggiunse  << Emozionata? >>

Scossi la testa  << No, dovrei? >>

Non lo ero, anche se, in un certo senso, avrei dovuto esserlo. Dallas era il luogo dove avevo conosciuto Zach...il luogo che conteneva i ricordi del nostro amore segreto.

Quella parte della mia vita dalla quale non ero ancora riuscita a staccarmi.  Ma non per questo, l'idea di ritornarvi mi intimoriva, anzi, avvertivo in fondo al cuore, una certa impazienza.

Kyle mi accarezzò una guancia, con fare fraterno, finché George non ci interruppe:  << Ce la diamo una mossa? >> disse, allontanandosi, e dando persino una spallata ad un tipo che camminava verso di noi.

Io e Kyle ridemmo a bassa voce guardandolo scusarsi a ripetizione, e poi, quest'ultimo mi prese per mano  << Andiamo? >>

  << Veramente, la signorina viene con me >> ci interruppe una bassa e roca voce.

Apparteneva al tipo che aveva urato George poco prima. Vestito con pantaloni, giacca e cravatta nera, una camicia bianco panna, e un berretto da autista.

Sorrise, e qualcosa in quel ghigno mi fece pensare che quel tipo avesse qualcosa di sinistro.

  << Il capo viaggia in prima classe >> aggiunse, indicandoci un'elegante Jaguas S nera, parcheggiata poco più avanti. 

  << Wow >> si lasciò sfuggire Kyle con un fischio, completamente tranquillo << Essere il leader ha i suoi vantaggi, eh? >>

Sorrisi, meno agitata:  << Già, invidiami! >> 

Lui rise  << Non è che c'è un posto anche per me? >>

Il tipo gli sorrise, quasi beffardo:  << Sono spiacente, ma è un privilegio riservato alla signorina... Rebecca >>

Pronunciò il mio nome in un sospiro mozzato. Parlava con un tono di voce estremamente basso, quasi stesse volontariamente trattenendo il suo naturale timbro vocale.

Soddisfatta e pavoneggiante, feci una linguaccia a Kyle, e poi mi rivolsi all'uomo:  << Lei è il mio autista? >>

Lui annuì, e mi rivolse un sorriso servizievole  << Prego >>  mi incitò  << Gli altri si sono già messi in moto; dobbiamo affrettarci >>

Annuii, e mi voltai verso Kyle:  << Beh, ci si rivede a Dallas, Kyle! >> lo salutai, facendo per andarmene, ma lui mi riacchiappò e mi stampò un veloce bacio sulla bocca.

Sorrise sulle mie labbra:  << Ci si rivede a Dallas >> ripeté, poi si voltò, ed entrò in uno dei camion.

  << Vogliamo andare? >> mi distrasse la voce dell'autista, con una certa impazienza.

Mi voltai verso di lui, imbarazzata e paonazza  << C...Certo! >> acconsentii, ed entrai in macchina.

Era davvero un lusso quell'automobile! Sprofondai nei sedili di pelle nera, e agganciai la cintura di sicurezza.

L'autista sistemò lo specchietto e mise in moto. Uscimmo dal parcheggio sotterraneo, e guardai un'ultima volta la sede nella quale avevo alloggiato in quei mesi. 

Provai una certa nostalgia, e strinsi il medaglione. Mi stavo allontanando anche da tutti i ricordi che quelle mura contenevano al loro interno.

Stiamo tornando a casa, Amy.

La mia amica sarebbe stata molto contenta di ritornare a Dallas, ma le era stato impedito. 

Ad un certo punto, il paesaggio cominciò a schizzare più velocemente dal finestrino, e constatai che avevamo preso velocità. Sorpassammo nel giro di qualche secondo, i tre camion e i due grandi container, andando in testa alla fila.

Mi accigliai, e guardai l'autista:  << Come mai tutta questa fretta? >> chiesi dubbiosa.

Lui non mi rispose, continuando a guidare, ma ebbi la sensazione che avesse accelerato ancora. A darmi ragione, fu il fatto che i mezzi dietro di noi si stavano facendo sempre più distanti.

Qualcosa non andava.

  << Ehi, lei! >> sbottai, seccata dal fatto che mi stesse ignorando << Cosa diavolo sta facendo?! >>

Lui mi guardò dallo specchietto retrovisore, e si alzò per la prima volta il berretto scuro, mostrandomi i suoi occhi color nocciola.

Inizialmente non capii, ma mi fu tutto chiaro quando il cappello finì sul cruscotto, rivelando la chioma ramata dell'uomo.

Il cuore perse un battito, e mi maledii.

Senza barba -doveva essersi rasato- e senza gli occhiali scuri, con quel berretto a coprirgli metà occhi, non l'avevo riconosciuto.

Ma quello, era proprio Jean Stain.

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Capitolo 27
*** Rapimento...Esplosivo ***


Ciao ragazze!! :D
Ecco il capitolo 27!! Cazzarola, siamo arrivate anche qui! Come avrete capito dal titolo, e anche dal finale dello scorso capitolo, Rebecca è stata rapita! E il suo aguzzino, è niente meno che il suo adorato paparino! xD Muahahhaah!
Dopo aver letto questo capitolo, la cosa che sicuramente penserete, come a tutti gli altri capioli daltronte, sarà "ma è possibile che a sta poveraccia non gli va dritta na cosa?" 
Ebbene, cari miei, vi do pienamente ragione! >.< chiedo venia!! :P
Ma ho un'annuncio da fare: ( rullo di tamburi..... ) che ci sarà una  TERZA SERIE!!!!!

All'inizio, pensavo di finire il libro con questa seconda stagione...ma ci sono così tante cose da fare ancora, e sopratutto così tante coppie da sviluppare....che non posso fare a meno! 
Spero che la cosa vi faccia piacere! Preferisco dividere la storia in serie, piuttosto che fare una cosa unica con 200 capitoli! xD Voi che ne dite??? Spero che vi fa piacere, sul serio! ^^
Fatemi sapere! Prometto, che tutto il sentimento, il love, ma anche l'azione e "legami famigliari" , sopratutto i personaggi che in questa seconda stagione sono stati un pò nell'angolo, nella terza serie saranno messi in primo piano!
In primis Zach e Ryan, promesso! ;)
Alla seconda stagione manca ancora un pò per finire...quindi non angosciatevi xD
Bene, adesso vi lascio alla lettura! Aspetto con ansia le vostre recensioni, eh! ;)
Un bacione a tutti!!! <3
Yuki!!! 
 
 

                                                Rapimento...Esplosivo 

 




Ero completamente terrorizzata, e del tutto impreparata.

Sapevo che presto o tardi avrei dovuto scontrarmi nuovamente con Jean Stain, ma non avrei mai immaginato che quel momento sarebbe arrivato così presto.

Non ero preparata psicologicamente ad affrontarlo.

I suoi occhi color nocciola sembravano portarmi a nudo l'anima, e io mi stavo facendo piccola piccola nel sedile posteriore, desiderando di sparire.

Imprecai, contro me stesse e contro, chiunque lassù, ce l'avesse con me.

Non ero pronta. Non ero pronta e basta.

Tuttavia, per quando ancora provassi repulsione verso di lui, non riuscivo più a guardarlo come una volta, tanto meno ad avere le stesse considerazioni che mi ero fatta un tempo.
 
Non dopo aver ascoltato la sua storia. Non dopo aver letto di lui sul diario di mia madre.
 
Non dopo aver scoperto che era...mio padre.
 
No, mio padre era George Callaway. Lui era solo...il "donatore di sperma"*, per così dire. 
 
  << Sei sorpresa? >> la sua voce, non più volutamente trattenuta, mi riempì le orecchie  << Devo dire che ingannarti è stato più facile del previsto >>  Mi rivolse un'occhiata eloquente:   << Fattelo dire >> continuò  << La vostra sorveglianza fa pena. Non ci è voluto niente a spacciarmi per uno dei vostro agenti >>

Il suo sorriso si fece quasi... triste:  << George urtandomi, non mi ha nemmeno riconosciuto...che allocco >>

Il martellare del mio cuore era così forte che temevo mi avrebbe sfondato la cassa toracica.

Cominciai a valutare la situazione: le mie valigie erano nel camion. Non avevo nemmeno la spada con me.

Maledizione!

Deglutii, ed inspirai profondamente:  << Ferma immediatamente la macchina >> intimai.  Ma a chi volevo darla a bere? Non avrei mai fatto paura a nessuno. Tremavo come un pulcino.

Lui fece una smorfia, guardando la strada  << Banale, come minaccia >>

Con un gesto fluido, mi slacciai la cintura di sicurezza. Era escluso il fatto che potessi prendere il controllo del mezzo, ma aprire lo sportello e lanciarmi fuori, rientrava nelle mie capacità.

Avrebbe fatto male, molto male, ma nel giro di qualche minuto, sarei tornata come nuova.

Feci un grosso respiro. Potevo farcela.

Tuttavia, non appena mi mossi, le sicure della macchina scattarono, e mi ritrovai intrappolata all'interno.  Lo guardai spaventata a morte, e vidi che il suo sguardo di era incattivito  << Non provarci >> mi intimò.

Ma io non mi diedi per vinta. La mia unica possibilità era quella di sottrargli il controllo del mezzo. Non ero totalmente inesperta, sapevo guidare, anche se non avevo la patente.

La parte difficile, era metterlo KO.

Lui sembrò intuire per l'ennesima volta le mie mosse, e tenendo il volante con una sola mano, mi mostrò con l'altra la canna di una pistola.

Raggelai.

  << Non farmi perdere la pazienza >> disse, gelido  << Potrai anche avere straordinarie capacità rigenerative, come come la mettiamo quando avrai una decina di proiettili in corpo? >> mi guardò e sorrise con l'aria di chi la sa lunga:  << Non ti nascondo che avrei una certa voglia di scoprirlo... >>

Il cuore stava per esplodermi nel petto. Avevo seriamente paura.

Mi imposi di rimanere calma, e tornai a sedermi composta, senza smettere di trucidarlo con gli occhi:  << Cosa vuoi fare? >> chiesi.

Che domanda stupida.

  << Domanda stupida >> disse lui, in linea con i miei pensieri  << Non credere che ti stia portando a fare un pick-nick >>

Ovviamente. Voleva solo rinchiudermi in un laboratorio. 

Lo guardai e in una remota parte di me, provai per lui...una sorta di compassione.

Non sapeva che quella che voleva far diventare una cavia per esperimenti, era sua figlia. La figlia sua e di Rosalie. La figlia che lui aveva tanto desiderato, e che credeva fosse morta ancor prima di nascere.
 
Che dirgli? La verità? Quelle a brucia pelo, del tipo: "Guarda che sono tua figlia, e tu sei mio padre"
 
Scartai immediatamente quella possibilità.  No, no e ancora no. Non era il modo, e nemmeno il momento. Avevo a che fare con una mente corrosa dalla pazzia, e non dovevo lasciarmi andare a futili sentimentalismi.

Non potevo permettergli di fare di me quello che voleva. Per nessuna ragione al mondo. 

Anche a costo di ricevere qualche proiettile, o di andare a schiantarci. 

  << Non mi porterai lontano >> continuai  << Gli altri non sono sciocchi, si accorgeranno che c'è qualcosa di strano, e ci seguiranno >>

Mi accorsi solo in quel momento, di quanto avessi ragione. Mi venne improvvisamente da ridere: Quel pazzo si era fregato da solo.  << Il tuo piano finisce qui >> sentenziai, spavalda.

Ma Jean scoppiò a ridere, mandando in frantumi la mia sicurezza e le mie speranze nel giro di pochi secondi.

Un risata profonda e chiassosa, mentre i suoi occhi mi guardarono con compassione  << Sei proprio un'illusa >> disse, senza perdere un sorriso sornione  << Credi davvero che sia così stupido? >>

Deglutii. Tutta quella sua sicurezza non mi piaceva per niente.  << Che intendi? >> chiesi, e mi mangiai qualche sillaba per il tremolio delle mie labbra   << Cosa vuoi farmi?! >>

  << Fossi in te... >> disse quello  << Mi preoccuperei di più per i tuoi amici >>  

E con l'indice della mano che ancora impugnava la pistola, indicò dietro di me, verso la strada.

Seguii la direzione del suo dito, ma non vidi nulla di così scandaloso. C'era solo l'autostrada, e i camion che ancora si vedevano in lontananza, che come da mia previsione, ci stavano raggiungendo.

Ma allora, cosa?!

  << Tre... >> si intromise la voce di Jean, che notai stava guardando l'orologio al suo polso  << Due... >> 

Il suo sorriso si estese, e anche se non sapevo cosa stesse per succedere, desiderai che il tempo si fermasse.

  << Uno! >>

Fu allora che accadde.

Il primo dei camion, quello in testa ai tre, sbandò improvvisamente. Troppo sconvolta, non riuscii a capirne il perché subito.

Poi vidi la ruota anteriore schizzare fuori dalla strada, e il veicolo inclinarsi da un lato, fino a schiantarsi sull'asfalto. Il mezzo continuò a strisciare sull'autostrada, sbandando a zig zag nelle carreggiate, e investendo le altre corsie.

Ovviamente, il secondo camion appena dietro, non potendo prevedere l'accaduto, senza avere il tempo di evitarlo, finì a capofitto sul primo, in un'esplosione plateale, alla quale si aggiunse anche il terzo veicolo.

I due container a seguito sbandarono, e uno di essi finì a capofitto fuori dalla recinzione autostradale, in un boato infernale.

Tutto questo, sotto le mie urla.

Non ci sono parole per descrivere il dolore che mi attanagliò il cuore a quella vista.

Vidi le fiamme, le figure dei camion distrutti che si ammassavano li uni sopra agli altri, sul ciglio della strada.

  << No!! >> urlai a squarcia gola, sbattendo violentemente i pugni contro il vetro posteriore  << No, no...NO!! >>

Non poteva essere vero.

No, no, no!

Tutti loro...George, Kyle, Misa, Susan, Gwen, Derek, Julia...persino quell'odioso di Garreb.

Non potevano essere... morti.

No, non anche loro. 

  << No, ti prego!! >> continuai, mentre mi sentivo in bocca il sapore delle lacrime.  << No.... >> 

Avevo già provato un dolore così devastante. L'avevo sentito sulla mia pelle la volta in cui avevo stretto il corpo sanguinante di Zach, con le costole rotte.

Al tempo in cui credevo che mi amasse.

Ma quello che provavo in quel momento, era un dolore nettamente amplificato, nato dalla consapevolezza di aver perso in una volta sola, tutte le persone che amavo.

"Ci si rivede a Dallas"

La voce di Kyle mi ovattò le orecchie. 

No...non ci saremmo più visti. Mai più. A quel punto, avrei voluto prolungare di più quel bacio.

  << Quanto urli... >> la voce dell'uomo che più detestavo al mondo tornò a farsi sentire.

Non avevo il coraggio di distogliere gli occhi dallo spettacolo terrificante della strada, che mi sembrava ancora più devastate dell'attentato dell'11 Settembre 2001.

  << È stato uno scherzo manomettere i mezzi >> continuò, e avrei giurato che si stesse addirittura permettendo di sorridere   << Con una semplice sbandata, guarda che gran bel casino >>

Tremavo. Tremavo dalla rabbia.

Sentivo che avrei potuto ucciderlo con le mie stesse mani.

  << 'stro... >> bisbigliai  << Sei un mostro!! >>  

Urlai, e mi avventai verso di lui. Non sapevo bene cosa stessi facendo. Forse sentivo solo il bisogno di fargli male. Non mi importava di andare a schiantarci. Anzi, in quel momento, un incidente stradale sarebbe stato quasi una benedizione.

Non mi importava più di niente.

Lui però, mi colpì con forza alla tempia con l'impugnatura della pistola, e tramortita, finii per cadere di nuovo sui sedili posteriori. 

  << Mostro... >> continuavo a ripetere, col sangue che mi colava sulla guancia  << Come hai potuto... sei solo un mostro!! >>

  << Melodrammatica >> mi schernì, poi sentii un rumore sospetto. Proveniva dalla pistola.   << È meglio che tu non mi infastidisca più >>

E senza pensarci due volte, premette il grilletto. In una frazione di secondo, un dardo mi si conficcò sul braccio destro, e mugolai di dolore.

Dannazione, era una pistola anestetizzante. 

Immediatamente, venni assalita da un violento giramento di testa, e le orecchie cominciarono a fischiarmi.

  << Immaginavo che solo un colpo non sarebbe bastato, per te >> lo sentii dire, e poi, sentii altri due darti perforarmi la pelle.

Uno sul femore sinistro, e uno sulla gola.

Con la mano tremante, e la vista sempre più appannata, cercai di estrarmi il dardo dalla gola, ma non avevo nemmeno la forza per stringere il pugno.

Decisi di smettere di lottare. A quel punto, non mi importava nemmeno più di tanto quello che mi avrebbe fatto.

Ero sola, dopotutto.

Persi il controllo del mio corpo, e tutto divenne buio. L'ultima cosa che vidi fu il volto soddisfatto di Jean Stain, e mi addormentai con l'odio annidato nel cuore.





* "Donatore di sperma"...santo cielo, non poteva uscirmi una cosa peggiore!!! perdonatemi!!! >.<
 

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Capitolo 28
*** Sola ***


Ciao gente!! ;) Ecco il cap 28!! :D
Cavolo, siamo arrivato fino a qui! Beeeene, che dire?
Non ricordo di aver mai scritto un capitolo così triste...ma l'editor mi ha dato l'OK, quindi eccolo qui! ;) Spero che vi piaccia!
Parlando di cose più allegre...mi è venta in mente l'idea pazza di fare un Sondaggio Di Popolarità tra i personaggi della storia!  ^------^
Che ne dite?? Vi piace l'idea??? <3
Le regole sono: nelle recensioni, o anche per messaggio privato, mi dite i 3 personaggi maschili e femminili che vi piacciono di più! ;) In modo da fare un bel podio alla fine! xD Ah, valgono anche i personaggi morti, come David, Rosalie, Mark ect.....
Io e la mia editor ci divertiremo come matte! xD Muahahahaha!!
Alla fine della seconda stagione, metteremo i risulati, quindi mancano ancora parecchi capitoli! xD Mi farebbe davvero piacere se partecipaste!
Lo trovo un bel modo per far partecipare tutti i lettori alla vita di questa storia e con i loro personaggi preferiti! ;)
Fatemi sapere che ne pensate! :D
Vi lascio al capitolo, adesso!  Un bacione!! <3
Yuki! 

 
 
 

                                                                 Sola

 



Aprii lentamente gli occhi, uscendo dal buio. 
 
Mi sembrava di aver appena capito come si facesse. Avere la forza di alzare le palpebre mi costò un certo sforzo.
 
Ero confusa. Terribilmente confusa.
 
Sentivo la mia mente svuotata di ogni pensiero.  Non riuscivo a pensare. Era uno sforzo troppo faticoso. Mi ci volle abbastanza per capire ciò che provavo, come se stessi solo in quel momento riacquistando sensibilità. 
 
Ero avvolta da una sensazione piacevole e rilassante; solo dopo capii che si trattava di acqua: ero immersa in dell’acqua calda. 

Le piccole bollicine che fuoriuscivano dalla mia bocca mi si posavano delicate sul mio volto. Le ciocche dei  capelli mi sfioravano le palpebre, mossi all’ondulamento dell’acqua. 

Le mie braccia erano tirate all’indietro, legate a qualcosa che produceva un rumore metallico, quando provavo a muovermi. 

Sfortunatamente non ne avevo la forza; ero debole. Troppo debole per qualunque cosa.                                                                                                       

Dov’ero? Avrei dato di tutto per saperlo. 

Avvertivo il male alle spalle, per troppo tempo tirate in quel modo, volevo riempire i miei polmoni d’aria.

Un momento.

Se ero nell'acqua...come diavolo facevo a respirare?

Solo dopo mi accorsi di avere la parte inferiore del viso contornata da una mascherina per l'ossigeno, e buttai fuori altre bollicine. Provai a muovermi, ma il dolore agli arti superiori era fortissimo, e ben presto mi rassegnai.

Non volevo rimanere li. Desideravo ardentemente che qualcuno mi salvasse, che mi portasse via da quel luogo.
 
Qualcuno....
 
Cercai di riconnettere il cervello. Non mi erano ancora chiari i passaggi cronologici che mi avevano fatta finire in quella situazione di merda.
 
Poi, tutto mi fu chiaro in maniera fin troppo limpida, ed ebbi una fitta alla testa.
 
Lui: Jean Stain.
 
Niente meno che il mio...padre biologico. 
 
Poi, la consapevolezza di quanto fosse accaduto agli altri, mi raggiunse come un filmine, e mi sentii morire.
 
Si, sarebbe stato meglio morire.
 
Le fiamme, il boato, l'esplosione...in quel denso fumo avevo visto uno dopo l'altro i nomi delle persone che mi avevano lasciata. Probabilmente, anche quell'acqua mi avrebbe presto condotto alla morte.
 
Nel caso, sarebbe stata l'unica fortuna.
 
 
 
                                                                                                *******************************
 
 
 


Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando avevo aperto di occhi.  Sapevo però che niente era cambiato.
 
Stesse sensazioni. Stessi dolori. Stessa debolezza. Gli unici progressi che avevo fatto, erano ben pochi e insignificanti. Riuscivo a malapena a stringere i pugni, molto lentamente.
 
Per quanto ancora sarebbe durata quell’agonia? Tutto quel dolore, cominciava ad essere insostenibile. 

Se dovevo morire, desideravo che accadesse in fretta.
 
All'improvviso però, sentii un cambiamento in ciò che mi custodiva. Era rumore di acqua. 
 
Acqua che sgorgava. 
 
Essa scese, arrivò alla mia testa, poi giù, e la mascherina si slacciò dal mio viso. Emisi dei deboli colpi di tosse quando le mie narici furono libere. Respirai a pieni polmoni, tanto che essi mi bruciarono.
 
Il dolore alle braccia si fece più intenso, e di sottofondo, cominciai a sentire il rumore di qualcosa metallico che saliva.
 
Ben presto, i miei piedi nudi toccarono una superficie liscia e fredda, e quando le ginocchia, troppo deboli, si piegarono,  mi ci ritrovai letteralmente seduta sopra.
 
Avevo le braccia ancora inutilizzabili, e mi limitai ad alzare la testa.
 
La prima cosa che notai, fu che ero rimasta in biancheria intima, con una vestaglietta fin troppo trasparente -effetto resto ancor più marcato dal bagnato- che mi arrivava alle cosce, e provai un moto di vergogna tale, che mi fece accaldare.
 
Poi, quando il vetro della capsula che mi conteneva si alzò lentamente, vidi lui.  Si era rimesso i suoi soliti occhiali professionali, e concentrato, era intento a scrivere qualcosa su una cartella. 
 
Lo stomaco mi si contorse. 
 
Quello era il diavolo sotto le vesti di un uomo.
 
Finalmente, i suoi occhi scuri si poggiarono su di me, e vidi che trasalì leggermente  << Bene, siamo svegli >> commentò.
 
Mi si avvicinò, sempre con quei fogli sotto il naso che continuava a leggere  << Ti faccio i miei più sentiti complimenti >> esordì  << I tuoi parametri vitali sono una cosa eccezionale. Persino la tua resistenza ha un chè di inumano >>
 
Quella parola non mi piacque per niente, e feci una smorfia.
 
  << Ho provato anche a toglierti la mascherina per l'ossigeno sai? >> continuò lui, guardandomi  << E indovina quanto hai resistito senza ossigeno? Non mi crederesti. Ben sette minuti e cinquantasei secondi >> 
 
Scrisse qualcos'altro:  << Non mi sembri una nuotatrice agonistica, quindi la cosa è a dir poco inaudita >> sorrise sornione  << Lo ammetto: sei proprio da studiare, tu >>
 
Aprì la bocca per parlare, ma la voce non mi uscì. Solo un roco e debole grugnito.
 
Lui intanto si era allontanato, e quando tornò, aveva una siringa in mano. Senza che potessi oppormi o reagire, mi fece senza tanti complimenti, un prelievo di sangue.
 
  << Aah... >> mi lamentai  << N...non toccarmi, non....! >>
 
  << Non frignare >> disse, guardando la siringa  << Non mi piacciono le persone capricciose >>
 
<< I...il... >> provai ancora a parlare.
 
  << Qualunque cosa tu voglia.... >> disse lui, estraendomi l'ago dalla vena con aria soddisfatta   << .... È no >>
 
  << Il... >> continuai, testarda  << Il cion... ciondolo... >>
 
Lui si fermò, stupito da quella mia richiesta, e mi guardò come se fossi pazza.
 
Probabilmente lo ero davvero, a preoccuparmi in quel contesto più del medaglione, che di altro; ma ne avevo bisogno.
 
  << Ciondolo? >> ripeté Jean, confuso.
 
  << Dov...è? >> chiesi, guardandolo negli occhi. Lì dentro c'era David, non potevo separarmene.
 
Avevo già perso tutti. Mi rimaneva solo quell'oggetto.
 
Lui sembrò ritrarsi, e si allontanò. Poggiò dapprima la provetta col mio sangue nell'apposito contenitore, poi frugò nella scrivania poco lontano.
Mi mostrò l'oggetto tanto amato:  << Intenti questo? >>
 
Il cuore accelerò i battiti  << D-Dammelo...! >> bisbigliai, con una voce quasi decente.  
 
La parola giusta sarebbe stata "mettimelo", dato che le braccia erano inutilizzabili. Ma ragionandoci su, non volevo che quel tizio mi toccasse ulteriormente, quindi ero all'interno di una contraddizione.
 
Jean guardò sospettoso l'oggetto   << Perchè è così importante? >> chiese, diffidente.  Poi, i suoi occhi si fecero due fessure  << Non è che è una specie di micro-cip vero? >>
 
Scossi la testa  << No... quello... >>
 
Lui però smise di ascoltarmi, e studiandolo minuziosamente, concentrò la sua attenzione nel piccolo tappo all'estremità   << C'è una fessura... >>
 
Non doveva aprirla. Altrimenti le ceneri di David...
 
Le ceneri di colui con il quale era stato tanto amico....
 
  << Non aprirlo! >> gridai, e quella mia reazione non fece altro che insospettirlo di più.
 
  << Cosa c'è qui dentro? >> chiese, avvicinandosi con aria minacciosa.
 
  << Quel ciondolo è importante per me... >> dissi, serrando la mascella  << Dammelo! >>
 
  << Cosa c'è? >> insistette, alzando il tono di voce.
 
Strinsi i denti, rassegnata  << Le ceneri...di una persona cara >> dissi a bassa voce, ma certa che potesse udirmi ugualmente. 
 
Jean si stupì  << Ceneri? >> ripetè, e il suo tono indugiava tra il deluso e il sollevato.
 
Annuii, mentre il mio odio verso di lui cresceva  << Quindi, adesso damm... >>
 
  << Di chi? >> volle sapere.
 
Dio, non lo facevo così pettegolo. Ma le sue domande dovevano essere dettate solo dalla diffidenza, che dalla curiosità.
 
  << Mio zio... >> bisbigliai, non sapendo nemmeno perchè gli rispondessi.
 
Valutai velocemente la situazione. Forse era la volta buona di mettere in chiaro le cose. Se c'era ancora qualcosa di umano in lui, probabilmente avrebbe provato quel sentimento chiamato "senso di colpa"
 
  << Mio zio era.... >> continuai, con un nodo in gola   << Lui era D... >>
 
Ma non potei continuare, perchè il rumore di porte scorrevoli mi interruppe.
 
Dei passi. Veloci, decisi, ritmici.
 
Nella mia visuale entrarono le ultime due persone che avrei mai voluto vedere in un momento simile.
 
Adam Written e Alyssa Grey. I peggiori.
 
Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata. Ma non dal timore di aver rivisto quei due, ma dall'aver preso consapevolezza che, ovunque mi trovassi, ci fosse anche Zach.
 
C'erano alte probabilità che l'avrei rivisto. E non ero certa che il mio cuore avrebbe retto.
 
  << Non posso crederci! >> squittì immediatamente la Chimero bionda non appena mi vide, senza nascondere un sorriso compiaciuto  << Padre sei eccezionale! >>
 
  << Voi siete sempre stati troppo teatrali nei vostri attacchi >> le rispose lui, visibilmente soddisfatto  << Io ho agito nel silenzio. E ho vinto >> concluse, lanciandomi un'occhiata crudele.
 
Adam mi si avvicinò con l'aria di un carnefice, e  prendendomi il mento con una mano, me lo portò in sù  << Non immagini nemmeno quanto io goda nel vederti così >> mi disse con arroganza, a poca distanza dal viso   << Finalmente stai avendo quello che meriti >>
 
Non riuscii a trattenermi, e gli sputai in viso. 
 
Lui si ritrasse immediatamente, e pulendosi la mia saliva dallo zigomo, mi prese il collo con una mano, con tutta l'intenzione di strangolarmi. 
Sentii i polmoni bruciarmi per la mancanza di ossigeno, e cominciai a vedere tutto nero.
 
A fermarlo dai suoi intenti omicidi, fu l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere, in quel momento.
 
Ryan Cooper apparve in tutta la sua magnificenza, prese il polso di Adam e lo costrinse ad abbandonare la presa sulla mia gola.  Tossii quando fui libera, e guardai il biondo allucinata. E quel "salvataggio" come dovevo interpretarlo?!
 
  << Calma, Adam >> disse lui, e mi guardò con i suoi zaffiri  << Non vorrai rovinare la cavia al padre >>
 
Deglutii. Ecco, mi ero illusa un'altra volta.
 
Adam si massaggiò il polso, che evidentemente il biondo gli aveva stretto con troppa forza, e mi rivolse uno sguardo assassino   << Prima o poi quella la uccido sul serio.... >> lo sentii bisbigliare, mentre arretrava.
 
  << Vedo che stai diventando giudizioso >> intervenne Jean, rivolto a Ryan, mentre si imboscava il mio amato medaglione della tasca del camice bianco  << Sono sorpreso >> 
 
Gli mise una mano sulla spalla, e vidi il biondo accennare un movimento fluido verso di lui:  << A volte posso esserlo anch'io >>
 
Jean sorrise soddisfatto, poi fece qualche passo verso di me  << Non rovinatemi questo esemplare >> disse ai presenti, e a quella parola mi sentii morire  <<  È raro, e mi ci devo ancora divertire >> 
 
Sentivo la mia dignità sotto i piedi. 
 
Lì non ero più una persona. Ero trattata alla stregua di un animale.  Sentii le lacrime pungermi gli occhi, ma le trattenni. Mai e poi mai avrei dato loro una simile soddisfazione.
 
Non mi sarei mai fatta vedere in lacrime. 
 
Chinai la testa. Non volevo più vedere nessuno.
 
Volevo solo farla finita.
 
Notai che Jean stava esortando i Chimeri ad abbandonare la sala semi buia in cui mi trovavo, e solo Ryan era rimasto al suo posto, con l' aria fiera ed orgogliosa di un leone.
 
Per quanto mi costasse ammetterlo, era sempre di una bellezza sconvolgente.
 
Questa volta, non riuscii a trattenermi:   << Che hai da guardare, eh? >> sbottai  << Sei soddisfatto adesso a vedermi così?! Perchè non chiami anche Zach, lo fai venire qui, e vi fate due risate?! >>
 
Mi morsi il labbro:  << Anzi, ho un'idea migliore! >> continuai  << Perchè non mi uccidete proprio come avete fatto con Amy?! >>
 
A pronunciare il suo nome, un sopracciglio chiaro del biondo si alzò, e una vena sulla sua tempia cominciò a pulsare.
 
  << Ma no! >> non mi diedi per vinta  << Sarebbe troppo facile. Il vostro sadismo si diverte di più a vedermi così, spogliata di ogni dignità, vero?! >>
 
Lui rimase serio, senza smettere di guardarmi.
 
  << Credevo che tu...che voi, foste diversi dagli altri Chimeri >> aggiunsi   << Ma mi sbagliavo. Siete anche peggio >>
 
Ryan ad un certo punto, cominciò a ridere. Una risata che esprimeva soddisfazione, divertimento, ma anche un profondo senso di tristezza.
 
Mi si avvicinò, e si inginocchiò in mia corrispondenza:  << Abbaia pure quanto vuoi, ma non puoi fare proprio niente >> sorrise, e chinò la testa di lato  << Sei pure divertente, a guardarti >>
 
Poi, allungò le braccia verso di me.
 
Istintivamente, serrai gli occhi in una morsa, temendo un suo schiaffo, o un'altra umiliazione.
 
Ma non accadde nulla. Sentii solo il suono di metallo, e qualcosa di freddo toccarmi la clavicola.
 
Quando trovai il coraggio di aprire gli occhi, mi guardai il petto, ed incredibilmente il mio ciondolo era lì, al suo posto, sul mio collo.  Alzai lo sguardo allibita, ma Ryan non c'era più. Veloce com'era, se n'era già andato. 
 
Sbattei le ciglia, ancora stentando a crede a quanto avesse fatto. Doveva averlo sottratto a Jean quando gli si era avvicinato.
 
Ma perchè? 
 
Emisi un sospiro, non sapendo nemmeno che pensare. Era inutile tentare di dare una spiegazione al suo comportamento illogico. 

La cosa più importante era uscire da lì.
 
Sicuramente, non ce l'avrei mai fatta da sola. A malapena riuscivo a parlare, figuriamoci ad improvvisare una fuga.
 
Senza contare che non avevo nessuno aiuto li dentro. Non sarei mai riuscita ad evadere.
 
"Non mi fido di te, ne della tua idoneità ad essere il capo dello Scudo Rosso. Anzi, sinceramente credo che tu non ne sia proprio adatta"
 
Già, aveva detto proprio così, Garreb. E alla fine, i fatti gli avevano dato ragione.
 
"Sei solo una ragazzina emotiva ed insicura, e non me la sento proprio di lasciare i nostri destini nelle tue mani!"
 
Facevo solo pena. Non ero riuscita a proteggere nessuno di loro. 
 
"Sappi che se c'è qualcuno che dovrebbe andarsene, quella sei tu, traditrice"
 
Magari, se me ne fossi andata davvero, ora loro sarebbero potuti essere ancora vivi.
 
Quella volta non riuscii a trattenere le lacrime, che mi scivolarono fin sul mento.
 
Ero sola. Completamente sola.

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Capitolo 29
*** Distruzione ***


Salve cari miei! Eccomi tornata col capitolo 29!! *--*
Ma vi rendete conto che siamo arrivati fino a qui??? Io non ancora! xD 
Non immaginate che fatica scrivere questo capitolo! Non per niente, tra impegni e poca ispirazione, ci ho messo ben 5 giorni ad aggiornare! ^^' Sorry!! >.<''
Cavolo ragazzi! Per lo scorso capitolo, siamo arrivati a 14 recensioni!!!!!!! O.o c'è.....per me è un piccolo miracolo!!!! 
GRAZIEEEEEEEE!! <3 come farei senza di voi!!!
Grazie anche per aver votato! Stanno venendo fuori un sacco di risultati interessanti! Ricordo che, per chi non l'avesse ancora fatto, può farlo tranquillamente! Il sondaggio continua fino alla fine della seconda stagione, e prima di iniziare la terza metterò i risulati! ;)
Adesso vi lascio al capitolo!
Fatemi sapere che ne pensate!! :D
Un bacionissimo a tutti!!! <3
Yuki!
 
 

                                                          Distruzione

 
 
 
 
 
    10 Minuti prima dell'incidente....
 





Richard e Kim erano seduti di fianco al guidatore del mezzo, in un religioso, e pesante, silenzio.

Di sottofondo, si udivano solo gli schiamazzi delle loro rispettive squadre, nel retro del camion, e la musica metal, troppo alta, proveniente dagli auricolari del guidatore.

L'uomo picchiettava la scarpa ritmicamente, e la rossa, ben presto sbottò :  << Cristo Richard, smettila. Mi fai salire il nervoso! >> e si frugò nelle tasche dei jeans in cerca di una sigaretta.

  << A me il nervoso lo mette questo silenzio, invece >> ribatté l'altro, con un'amara ironia.

  << Perché scarichi tutta la colpa su di me? >> chiese lei, inspirando una profonda boccata  << Nemmeno tu mi sembri particolarmente loquace oggi...>>

Lo sguardo azzurro di Richard si fece più intenso:  << Non parlo di adesso >>  ribatté   << Ma del tuo costante, seccante e testardo silenzio nei miei confronti >>

Quella volta, Kim non seppe che ribattere. Fissò il biondo allibita, e per poco la sigaretta non le scivolò di mano.   << Cosa...? >> chiese, dopo aver ripreso fiato  << Di che accidenti parli? >>

  << Parlo di te, che non vuoi deciderti ad essere sincera con me, per una volta >> 

  << Sincera? >>

  << Ti ho detto che voglio sapere cosa provi >> disse quello schietto, e senza giri di parole, con uno sguardo disarmante   << Ma tu continui a fuggire >>

Il volto della ragazza prese colore, e nel giro di pochi secondi, divenne più rossa dei suoi capelli.  Distolse lo sguardo, fissando assorta il denso fumo della sigaretta.

Non stava fuggendo.

Ci aveva pensato innumerevoli volte alla proposta di Richard. Ma ogni volta, l'imbarazzo vinceva su di lei, e tutto il coraggio che aveva raccolto per dargli una risposta, di disintegrava.

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal sonoro sbuffo dell'uomo:  << Vedi? >> l'incalzò  << è come dicevo. Solo silenzio >>

  << Perché non capisci? >> sbottò allora lei  << Per me non è cosi facile! >>

  << Cosa c'è di tanto difficile? >>

  << C'è che...! >> ma la frase le morì in gola.

Non che non sapesse che rispondere. Anzi, era riuscita a trattenere le parole appena in tempo.

Non poteva assolutamente lasciarsi sfuggire il fatto che ogni volta che si decideva a voler diventare sua, nella sua testa si proiettava l'immagine di quel Chimero psicopatico.

Quel Dean. 

Non era concepibile che proprio lui le facesse perdere in quel modo il controllo. Ogni volta che ci pensava, si sentiva la ragione andarle a puttane.

"Sei la mia bambolina preferita"

Ecco di nuovo la sua voce che tornava a tormentarla. 

"Sono subito da te, bambolina e riprendiamo da dove ci hanno interrotti"

Non voleva nemmeno provare ad immaginare cos'avrebbe potuto farle, se non fosse stato interrotto. Sopratutto, non voleva pensarci, perché ogni volta che provava a farlo, avvertiva un inaspettato, e sbagliato, calore al basso ventre.

E non doveva succedere.

Non con lui.

  << Kim? >>

Per la seconda volta, la voce di Richard la fece ridestare, con suo grande sollievo, da quei pensieri impuri e tremendamente illogici.

  << Io... >> balbettò, ma lui la interruppe:  << Io sono serio, Kim >>

La rossa lo guardò con aria quasi supplichevole, ma il biondo, incurante, continuò a parlare, investendola con quelle parole tremende e dolci allo stesso tempo:  << Sono stato sincero, e voglio che anche tu lo sia. Voglio che mi guardi negli occhi... >>

Ma quando, per l'ennesima volta, la ragazza abbassò gli occhi, lui si arrese alla sua passività, deluso:  << Stiamo andando a Dallas >>  esordì infine  << Lì ci aspetterà un percorso del tutto nuovo. Mi avevi detto che questo non era il tempo per l'amore... ma io sono disposto ad aspettare che quel momento arrivi >>

Inchiodò i suoi occhi a quelli di lei quasi con prepotenza, poi continuò:  << Sono disposto ad aspettarti >>

E allungò una mano verso di lei. Kim chiuse immediatamente gli occhi, aspettandosi un suo bacio da un momento all'altro. Ma l'unica cosa che ricevette, fu una folata di vento freddo.

Quando riaprì gli occhi, vide che Richard aveva abbassato il finestrino alla sua destra.  << Odio il fumo >> lo sentì bisbigliare, infastidito.

La rossa sospirò delusa, e il biondo la punzecchiò:  << Ti aspettavi qualcos'altro, forse? >>

  << In effetti si >> ammise, e quella confessione le sfuggì di bocca prima che potesse porre loro un freno. 

In quel momento capì. Era così semplice, che si maledì per essere stata così stupida.

Lei sperava continuamente in un bacio di Richard. In quel momento, così come ogni volta che lo incrociava.

Sempre.

Oh. Al diavolo tutto e tutti.

Al diavolo persino quello psicopatico di Dean e con lui quell'incantesimo che sembrava averle scagliato. Non si sarebbe fatta abbindolare da lui, né da quella sua possessività distorta. 

Per nulla al mondo avrebbe finito col diventare sul serio....la sua bambolina.

Richard era lì, e quella era l'unica cosa che contava.

Senza pensarci un secondo di più, gli afferrò con prepotenza la nuca e lo baciò.

Non le importava dove fossero, se qualcuno gli avesse visti, né se sarebbero diventati il pettegolezzo sulla bocca di tutti. 

Lui accolse immediatamente la lingua della ragazza nella sua bocca, e la fece aggrovigliare con la sua. Le passò un braccio dietro la schiena avvicinandola a lui, e approfondendo il loro contatto, quasi volesse far fondere le loro labbra in una.

Quando si staccarono, Kim sussurrò sulle sue labbra:  << Richard, voglio... voglio essere sincera >>

Per la prima volta, aveva deciso di seguire solo il suo cuore. Decisa, deglutì:  << Ci ho messo tanto, e ti chiedo scusa per essere stata così tarda... ma so cosa voglio >>

Lo guardò negli occhi   << E quella cosa, sei t... >>

Ma non poté mai concludere quella frase.

In meno di una frazione di secondo, vide Richard catapultarsi su di lei, la strada capovolgersi, il suono acuto di vetri che si infrangono, il rumore delle ruote che stridono sull'asfalto, un forte boato, e il dolore.

Poi, solo il buio.
 
 
                                     
                   
                                                                                     ***********************************
 
 
 
 


L'unica fortuna di Kyle, fu quella di essere stato scaraventato fuori dal camion da una brusca sterzata, prima dell'impatto.

La caduta aveva fatto non poco male. Anzi, credeva di essersi spezzato la schiena. Qualcosa si era rotto di sicuro, altrimenti non avrebbe sentito tutto quel dolore.

Rotolò sull'asfalto per diversi metri, e quando riaprii gli occhi, lo spettacolo che gli si presentò davanti, era paragonabile a quello di un campo di battaglia.

I camion, capovolti, e ammassati gli uni sugli altri, completamente distrutti. Uno dei loro container era precipitato oltre la recinzione autostradale, e intorno a lui vedeva solo sangue.

"Ma che cazzo è successo?!"

Provò ad alzarsi, ma barcollò e ricadde a terra, mentre si sentiva il sangue calargli sulle guance. 

Oddio. 

Non poteva essere vero. 

Non poteva!

Era assurdo. Ingiusto. Sbagliato.

I corpi di alcuni agenti erano a terra, immobili. Sentiva lamenti, grida, e provò a rimettersi in piedi.

Era un massacro.

Sentì le lacrime pungergli gli occhi, ma si impose di non cominciare a piangere come un marmocchio. Era l'ultima cosa di cui avevano bisogno. Per quanto facesse male, doveva essere risoluto, e pensare alle priorità.

Lui era vivo, e doveva rendersi utile.

Fece leva sul gomiti, poi sulle ginocchia, e con uno slancio raggiunse la postura eretta.

Camminò instabilmente fino al camion che gli era più vicina, con un'unica priorità: estrarre chiunque vi fosse all'interno.

Non era ancora troppo distante, che la portiera venne abbattuta dall'interno da un calcio ben assestato, e la figura strisciante di Garreb Hidd uscì dal mezzo ricoperta di sangue  << Chi cazzo è stato?! >> urlò.

D'istinto, Kyle corse al suo fianco, e lo aiutò a rimettersi in piedi  << Tutto bene, Hidd? >> chiese, con voce rauca.

  << Come diavolo faccio a stare bene?! >> sbottò quello, con il volto ricoperto di sangue  << Non vedi che disastro?! >>

Kyle evitò di ricordargli che era una domanda retorica, e aiutò il torturatore ad estrarre altri due corpi dai posti anteriori del mezzo.

  << Harry? Harry mi senti?! >> chiamò, scuotendo il corpo massacrato dell'uomo. Kyle intanto, si stava adoperando a sentire il battito dell'altro agente.

  << Merda... >> biascicò Garreb, dopo aver poggiato l'indice e il medio sul collo dell'uomo che stava cercando di rianimare  << È morto... >>

  << E a lui non credo che resti molto... >> aggiunse l'altro, osservando che il battito del secondo agente si stava facendo sempre più debole.

  << Si può sapere cos'è successo?! >> esclamò Garreb, mettendosi le mani ai capelli. 

  << Non ne ho idea >> rispose quello, pulendosi il sangue che gli colava dalla bocca  << Ma dobbiamo far uscire tutti dai camion. Vivi o morti >> specificò infine. 

Garreb serrò le labbra ed annuì quasi impercettibilmente. Subito dopo, sentirono le grida soffocate di una voce femminile.

La riconobbero immediatamente:  << Kim! >> urlò Kyle  << Dove sei?! >> 

  << Di qua >>  disse Garreb, indicando il secondo camion capovolto. Con immenso sforzo, riuscirono ad aprire la portiera, e scorsero la chioma rosso fuoco della donna, che si confondeva al sangue scarlatto, che ormai invadeva ogni cosa.

L'abitacolo del mezzo era distrutto ed invaso dai pezzi di vetro, ed era quasi impossibile riuscire a distinguere le posizioni dei corpi.

  << Aiutateci! >> sibilò quella, quasi senza fiato.

  << Quanti siete lì? >> si informò Garreb, e Kyle chiese subito dopo, quasi fosse diventata una prassi:  << State bene? >>

  << I-Io sto bene... ma Richard.. >> Kim singhiozzò  << Dovete tirarlo fuori! Non mi risponde...e ci sono i ragazzi dietro! Aprite il retro del camion! >>

  << Kim, devi calmarti! >> le disse Kyle  << Hidd, vai sul retro del mezzo, e cerca di aiutare gli altri! >>

  << Non c'è bisogno che tu me lo dica >> lo sentii borbottare, mentre si allontanava. 

Kyle intanto, estrasse prima il corpo del conducente, purtroppo, indubbiamente morto 

Adagiato il cadavere a qualche metro di distanza, disse:  << Ce la fai a spostarlo un poco? Non credo di riuscire a prenderlo da solo... >>

  << N...Non credo... >> disse lei  << Mi ha protetto col suo corpo, e non riesco a muovermi con lui che... >>

  << Ok, ho capito >> concluse sbrigativo l'altro, che sporgendosi nell'abitacolo distrutto, afferrò le spalle dell'uomo. Fece leva sui talloni, e con grande sforzo, cominciò a smuoverlo. 

Lo afferrò da sotto le ascelle, e richiamando a sè tutta la forza di cui disponeva, riuscì a tirarlo fuori dal'angusto mezzo.  Lo adagiò sulle sue ginocchia, mentre porgeva un braccio a Kim. Lei non sembrava ferita, e fortunatamente, riuscì a scivolare via dal camion con facilità.

Aveva solo un brutto taglio sulla fronte.

Non appena fu fuori, si accostò immediatamente al corpo del biondo  << Oddio... >> sussurrò, piena di paura   << Non è morto vero?! >>
Ma il volto dell'uomo era completamente sfigurato, e coperto di sangue. Come il resto del corpo.

Kyle strinse i denti:  << Dobbiamo tirare fuori tutti quanti, così l'equipe medica potrà fare qualcosa >>

  << Cosa state aspettando allora?! >> esclamò lei, con le lacrime agli occhi. 

  << Qui tutto bene >> esordì improvvisamente la voce di Garreb  << Non ci sono morti, ma alcuni necessitano di medicazioni immediate, o lo saranno presto! >>

Alcuni uomini, frastornati, cominciarono ad uscire dal mezzo simili a zombi. Riconobbe anche i volti sconvolti di Susan e Derek.  Sembravano stare bene, e tirò su un sospiro di sollievo.

 << Possiamo essere utili >> disse quest'ultimo.

Kyle non sapeva se fosse una domanda, o un'affermazione. Vide Kim annuire con vigore  << Ogni mano in più sarà comoda >>  affermò, con la voce che però le tremava  << Io non posso allontanarmi da lui.. voi vi prego, sbrigatevi! >>

Kyle annuì, cercando di rassicurarla, e si alzò. Fece di fare mente locale. Doveva trovare Julia, e con lei Gwen, in modo da prestare soccorso immediato ai feriti, Richard prima di tutti.

Con loro, doveva trovarsi anche George. Pregò che stessero tutti bene. 

Mentre si dirigeva verso il terzo camion, seguito da alcuni agenti che non aveva nemmeno guardato in faccia, c'era un pensiero fisso che lo tormentava.

Rebecca.

Lei non era salita nei camion insieme a loro, quella era l'unica benedizione che il cielo aveva deciso di dargli. 

Stava bene, questo era certo. Adesso, doveva preoccuparsi che altri agenti non morissero.  Cercò di aprire la portiera del mezzo, ma una fitta alla spalla non glie lo permise.

  << Facciamo noi >> lo rassicurò uno degli agenti che era con lui.

Kyle inspirò profondamente, cercando di non cedere al dolore:  << Alcuni di voi aprano in bagaglio merci >> disse poi, a fatica  << Dovrebbero esserci attrezzature mediche. Almeno potremmo fornire un primo soccorso... >> 

Due uomini obbedirono, mentre un'altro tirò fuori una donna dall'abitacolo fracassato del mezzo.

Ne riconobbe subito la chioma bionda.  << Gwen >> la chiamò, avvicinandosi   << Gwen! Mi senti?! >>

  << Sto bene, credo... Ho solo... una commozione celebrale... >> bisbigliò lei, con gli occhi chiusi, e sul volto un'espressione sofferente.  
  << George... >> bisbigliò poi  << George era con noi... lui... >> spalancò di botto gli occhi castani  << Lui non sta bene, dovete tirarlo fuori....tiratelo fuori!>>
 
<< Ci pensiamo noi, tu devi calmarti >> le rispose lui, immediatamente colto dal panico. Provò a muoversi, ma il dolore alla spalla sembrava farsi più intenso ogni secondo che passava.

Non riuscì a trattenere un grugnito di dolore, e la ragazza se ne accorse:  << Sei ferito?! >>

  << Niente di che... >> cercò di minimizzare. 

  << Ma se non puoi muoverti! >> disse quella, mettendosi seduta  << La spalla, vero? >> 

Kyle annuì mestamente, e Gwen con solo pochi tocchi fece subito una diagnosi:  << Hai la scapola dislocata. Non è grave...resisti solo un po'... >>

Prima che lui potesse obbiettare, con le sue mani esperte, qualche rumoroso crok, e facendogli provare un dolore intenso ma breve, la ragazza gli rimise a posto l'osso.

  << Non posso capire con certezza se sia fratturata... >> aggiunse poi  << Questo è il massimo che posso fare.... >>

  << Andrà benissimo. Grazie >> disse quello con un sorriso stentato. Ed in effetti, andava già meglio. Poteva muoversi senza provare dolore.  O meglio, senza provare un eccessivo dolore.

  << Abbiamo bisogno di aiuto qui! >> disse la voce allarmata di uno degli agenti.

Immediatamente, Kyle accorse al suo fianco. Nel raggiungerlo, notò che avevano estratto anche Julia, che giaceva svenuta a terra, e con lei altri paramedici.

  <<  Sollevatele le gambe! >> sentì esclamare Gwen  << Dobbiamo far arrivare velocemente sangue al cervello! >>

Decise che era meglio lasciare che se ne occupasse un'esperta come lei, e si avvicinò all'altro gruppo di agenti: << Che succede?! >> s'informò quando fu vicino.

  << Tra le lamiere... ci dev'essere qualcuno >> disse quello  << Ma sembra essere incastrato...non so come fare per... >>

Kyle sbiancò. Non lo stava più ascoltando. C'era solo la paura a possederlo.

Non poteva essere George.

  << Muoviamoci! >> urlò  << Leviamo di mezzo le lamiere inutili... troveremo un metodo >>

Era più facile a dirsi che a farsi. Kyle non immaginava che quei pezzi di metallo fossero così pesanti, e persino in più persone era difficoltoso spostarle.

E con la spalla messa male, non era cosa buona sostenere un simile sforzo. Cercò di dimenticarsi la spalla che aveva ricominciato a pulsare, e si concentrò solo su quel lavoro.

Alla quarta lamiera, qualcosa cambiò. Kyle si bloccò all'istante, con il cuore in gola e un terribile presentimento.

  << L'abbiamo trovato!! >>

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Capitolo 30
*** Il Peggior Tradimento ***


Bellissimi, o meglio bellissime xD!! Ben ritrovate col capitolo 30! *------*
Cavolo, anche partorire questo capitolo non è stato facile! Menomale che c'era la mia  editor a darmi la forza! xD
Bene! Prima di lasciarvi alla lettura, devo dire due parole!
Per favore, LEGGETE!!! 
Dunque...da dove iniziare? In questo cap, anche se degli accenni   li avevo già dati in alcuni precedenti capitoli e penso che qualcuna di voi se ne sia già accorta, si darà "inizio" alla coppia omosessuale  di questa storia. 
Inizialmente, avevo deciso che ci sarebbero state solo coppie Het, ma  poi altri motivi mi hanno spinta verso la creazione di quest'altra coppia. Io non ho nulla contro gli omosessuali, anzi li trovo teneri! ^---^
 In un primo momento avevo pensato ad una coppia Yaoi, (perchè si, io ADORO gli Yaoi *--*)... ma dopo un'estenuante seduta con la mia editor, ( che non finirò mai di ringraziare)  beh, si è deciso per una coppia Yuri, semplicemente per il fatto che non riuscivamo  proprio a trovare due maschi fatti l'uno per l'altro per come li avevo caratterizzati, quindi si è  optato per le femmine! xD
Spero che questa "novità" non urti la sensibilità di nessuno...ho fatto questa scelta per  rendere la storia più movimentata, e soprattutto più variopinta! Anche perché, in un capitolo a  parte  nella terza serie, si parlerà del tristissimo passato di Eleanor... quindi la faccenda c'entrava molto!
Ammetto che io per prima mi trovo in imbarazzo a trattare una coppia come questa...sopratutto perché non so proprio mettermi nei panni delle due interessate, quindi provare ad immaginare i loro rispettivi sentimenti, mi risulta difficile! xD Tutt'altra cosa rispetto a Rebecca, o Amy, dove basta affidarsi all'esperienza! ^^''
Questa coppia Yuri non sarà tra le principali, quindi sarà trattata meno delle altre, per il momento almeno! Se gradirete la cosa, potrei sempre svilupparla di più! ;) io lo spero davvero, mi ci sto mettendo d'impegno!! <3 
Poi, parlando sinceramente, le persone omosessuali fanno parte della nostra realtà, quindi credo di rendere la storia ancor più realistica! :)
A parte questo, il capitolo è sempre incentrato sui nostri poveri sopravvissuti,che si stanno dando un gran daffare! ^^''
Fatemi sapere che ne pensate! Vi avviso che sono in ANSIA!! 
Aggiornerò presto! Anticipo solo che nel prossimo capitolo indovinate chi tornerà in forma smagliante???  ZAAAAAAAAAAAACH! xP quindi, tenetevi pronte!! <3
Un bacionissimoooo cari miei!! <3
Yuki!
 
 
             

                                                     Il Peggior Tradimento

 
 
 
 
 
Quando estrassero il corpo di quello che doveva essere George, la prima cosa che Kyle pensò fu: "Ma è davvero lui?"

Non era facile riconoscerlo; l'intero corpo era un ammasso di carne e sangue. Il ragazzo fu quasi tentato di dare di stomaco ma si trattenne. 

La parte più difficile, fu estrarre le gambe. Erano state maciullate dalle lamiere e non era possibile capire se fossero salvabili.   << È... >> deglutì  << È vivo...? >>

Aveva paura di sentire una risposta, e una parte di lui desiderò tapparsi le orecchie e fuggire lontano.

  << Sembrerebbe di si >> rispose uno degli uomini  << Ma non lo sarà per molto se non ci sbrighiamo >>

Senza sapere come, riuscirono a trasportarlo dove si erano accampati i superstiti dell'equipe medica, che erano riusciti a recuperare qualche attrezzatura di primo soccorso dalla ferraglia.

Gwen non appena lo vide, voltò subito la testa, con una mano alla bocca, e Kyle era sicuro che stesse lottando contro l'istinto di rimettere, proprio come era successo a lui.

  << .... George...? >> esalò Julia, che non aveva fatto in tempo a riprendersi dallo svenimento, che già si ritrovava ad affrontare una tale tragedia.

  << Julia >> parlò Kyle, con voce tremante  << Devi aiutarlo. Solo tu... >>

La donna scosse la testa, mentre gli occhi sgranati erano fissi sull'uomo irriconoscibile  << No...no! I-Io non... >>

  << Julia! >> urlò quasi Kyle  << Così facendo morirà! >> per la seconda volta, Kyle si sentì sul punto di piangere  << E non voglio che Rebecca soffra ancora...Lei ha già perso troppe persone... >> chinò il capo  << Ti prego >>

Il medico chiuse gli occhi, mentre delle lacrime le rigavano il viso. Il suo corpo tremava, ma lei sembrava concentrata.

L'attesa fu snervante, e quando la donna riaprì le palpebre, a Kyle sembrò passata un'eternità:  << Con queste attrezzature, posso tenerlo in vita al massimo per venti minuti >> annunciò, poi si guardò intorno ed urlò:  << Chiunque abbia un telefono cellulare funzionante, chiami immediatamente il 911! >>

Tutti si mobilitarono, e la donna cominciò immediatamente a prendersi cura dell'amico  << Gwen >> chiamò  << Qui ci pensiamo io e Bett* >> le disse  << Tu occupati dei feriti meno gravi insieme agli altri >>

La ragazza deglutì  << Sei sicura? >>

  << Si >> rispose secca  << Aiuta solo Kim a portare qui Richard. Dobbiamo occuparci anche di lui da quanto ho visto >>

La bionda obbedì, operandosi subito. Julia intanto, era chinata sul corpo dell'uomo  << Resisti George >> gli sussurrava, prendendo di mano svariati oggetti medici  << Lo so che sei forte >>

  << È un bel casino >> la voce di Garreb si intromise nella scena. Kyle lo guardò e il torturatore continuò a parlare:  << Non si sa quanta altra gente debba essere tirata fuori, e la cosa che più mi fa incazzare, è che non abbiamo idea di chi sia il bastardo che ci ha rovinato la vacanza >>

Kyle fece per rispondere, ma qualcosa glie lo impedì. 

La porta del container che si era salvato dall'impatto venne abbattuta da un violento colpo preveniente dall'interno. 

Poi, due figure ne uscirono.
 
                                         



                                                                                        *********************************

 
 
 

  << Ahia! >> piagnucolò Misa come una bambina.

  << Smettila di frignare! >>

Lei si massaggiò la testa, arruffandosi i capelli già abbastanza scompigliati:  << Ma fa male! >>

Eleanor sbuffò spazientita:  << Che vuoi che sia una semplice botta! Sopporta un po'! >>

  << "Semplice botta?" >> ripeté lei, guardando i due uomini di sorveglianza che giacevano privi di vita a terra, nell'angusto spazio del container   << Questi due non ce l'hanno fatta, credo... >> sentenziò, studiando le loro ferite al cranio.

Eleanor rivolse loro uno sguardo superficiale:  << Quanto sono deboli gli umani. Per un pò di casino, ci hanno rimesso la pelle... >> affilò lo sguardo  << Il padre ha ragione, quando dice che siamo superiori a loro. Gli umani sono imperfetti e deboli >>

Fece qualche passo avanti:  << Che dici, beviamo il loro sangue? Questi qui ci tengono a secco... >>

Senza saperne il motivo, Misa sussultò con lo stomaco sottosopra  << No! >> esclamò.

  << E perché? >> chiese l'altra, avvicinandosi ad uno dei corpi. Intinse la mano nel sangue scarlatto, e se la leccò:  << La Chimera mi sta uccidendo... ho terribili emicranie per la mancanza di sangue... >> 

Ripulì minuziosamente con la lingua il palmo della mano:  << Ho il serbatoio vuoto, cavolo... >> poi, guardò Misa come fosse pazza:  << Che fai? Davvero non lo vuoi? >>

La ragazza scosse la testa con decisione, e Eleanor inarcò un sopracciglio:  << Ma sei davvero una Chimero tu? >>

Eleanor davvero non la riconosceva più. Aveva incontrato Misa e il suo gruppetto diverse volte prima di quella, e aveva conosciuto una ragazza del tutto diversa.

Spavalda, burlona, lamentosa, irrispettosa persino.  E adesso, gli sembrava quasi di avere a che fare con una Misa più....umana.

Erano stati quei mesi di atroce prigionia a cambiare il suo carattere....o era quello, il potere che rendeva Rebecca davvero pericolosa?

Risvegliare l'umanità... anche in mostri come loro. Era quello l'aspetto per cui doveva essere più temuta.

  << È che...ci sono cose più importanti adesso... >> provò a spiegare Misa, interrompendo il flusso di pensieri della bionda  << Non sappiamo cosa sia successo là fuori.... >> deglutì  << Credo ci sia stato un incidente... >>

Eleanor fece spallucce, tornando indifferente:  << E perché ti preoccupi per quelli? Se sono morti, cazzi loro e buon per noi! >> 

L'altra quasi nascose il collo tra le spalle  << Davvero non ti importa di nessuno di loro? >>

Quella volta, la bionda si arrestò. Rimase in silenzio per qualche minuto, con lo sguardo assorto, poi sospirò:  << Non sono mica come te, io, cosa credi >>

  << Ah, si? >> fece l'altra, con tono ironico  << Eppure mi sembrava che quella ragazza ti piacesse... >>

  << Gwen Offman? >> fece immediatamente lei.

Misa sorrise  << Non mi ricordavo il nome...ma deduco sia lei >>

In un moto di vergogna, Eleanor arrossì e si mise a fissarsi i piedi.

In realtà era preoccupata. E molto, anche.

Poteva negarlo a Misa, ma non a se stessa. A testimoniarlo, era il battito accelerato del suo cuore, la sudorazione elevata, e il respiro affannato.
Credeva di essersi sbarazzata di quegli impicci umani, ma non era così. Per quanto essere una Chimera le piacesse, c'erano aspetti umani che non l'avrebbero mai abbandonata. E la cosa la infastidiva non poco.

Ma c'era una cosa, che la turbava ancora di più: Gwen Offman. 

Lei, un'insulsa e debole umana.

Era stata lei a risvegliare misteriosamente quella sua parte umana, che era rimasta assopita per tanto tempo. 

Un'umana, la razza che disprezzava di più. La disprezzava, perché aveva odiato sé stessa quando lo era stata. Commiserava la Eleanor del passato, e disprezzava la vita che aveva vissuto quando lo era.

Quindi perché...proprio un'umana doveva mandarla nel pallone?!

Dannazione. 

Non poteva nascondere l'evidenza. Aveva tanto criticato Misa, ma alla fine c'era cascata anche lei.

Sospirò: "Game Over, Eleanor..."

  << Misa, usciamo da qui >> esalò infine, sconfitta ed arresa.

Il volto dell'altra Chimero si illuminò:  << Si! >> squittì.

Eleanor cominciò a forzare la manette che le immobilizzavano i polsi:  << Senza quei cani da guardia, posso finalmente togliermi questi fastidiosi impicci... >>

Con qualche colpo, le manette cedettero, e fu libera. Notando che Misa aveva qualche difficoltà a compiere l'impresa, l'aiutò con uno sbuffo.
  << Grazie >> l'altra era visibilmente contenta  << Andiamo? >>

Eleanor non poté che annuire:  << Stai indietro >> l'avvertì, e cominciò a sferrare una raffica di calci alla porta del container.  Misa l'aiutò per quel che poteva, e dopo qualche colpo, la porta cedette, inclinandosi su se stessa. 

La luce le accecò, ma per i loro occhi non era un problema. Eleanor scese con disinvoltura dal container, Misa era un pò meno spavalda di lei. 
Quello che le accolse era solo la disperazione. Camion rovesciati, corpi a terra, sangue, feriti, gente che correva da una parte all'altra.

  << Guarda che gran casino >> esordì la bionda con un fischio, cercando con lo sguardo l'unica persona di cui le importasse qualcosa. 

Cercava di nasconderlo, ma l'ansia le stava logorando lo stomaco.

Quando la trovò, non riuscì a trattenere un sospiro liberatorio. Gwen Offman era lì, sana e salva, che stava prestando soccorso a qualche ferito.
Era ferita e sporca di sangue, ma il suo sguardo era fiero e determinato. Questo era l'aspetto che più le piaceva di lei. 

  << E voi due...! >>

Era una voce che la Chimero aveva imparato a riconoscere, e che detestava con tutta se stessa.

Il torturatore Garreb Hidd.

Si voltarono quasi simultaneamente, e videro il ragazzo guardarle con gli occhi verdi colmi di odio. Dietro di lui, la donna dai capelli di fuoco -Kim- che si accingeva ad allontanarsi da alcuni medici, Kyle, e altri agenti, che trasportavano via un ferito.

Il moro si alzò in piedi, e le guardò allibito senza proferire parola. Era evidente che fosse troppo sconvolto per qualunque cosa.

Anche Gwen spostò l'attenzione verso di loro avvicinandosi al gruppo, ed Eleanor si sentì soddisfatta di essere diventata l'oggetto del suo sguardo basito ma sollevato.

Il torturatore invece, sbuffò rumorosamente  << Sfortunatamente, il container andato perso era quello contenente la nostra artiglieria >> il suo sguardo si fece ancor più glaciale:  << Avrei di gran lunga preferito che crepassero loro in quello strapiombo >>

  << Anch'io avrei preferito vederti spiaccicato al suolo >> lo sfidò deliberatamente Eleanor, rivolgendogli uno sguardo altrettanto rancoroso:  
<< Allora sì, che mi sarei fatta una gran risata! >>

  << Eleanor smettila >> s'intromise Misa, per poi guardarsi intorno, alternando lo sguardo da Kyle, Garreb, Kim e altri presenti. << Dov'è Rebecca? >>

  << Lei... >> era la voce di Kyle, che non sapeva nemmeno perché le stesse rispondendo  << Lei non viaggiava con noi...Lei... >>

Improvvisamente si bloccò. Riordinò mentalmente le sequenze cronologiche di quanto era successo e sbiancò così tanto che tutti i presenti temettero che stesse per svenire.

  << Cosa? >> lo incitò Garreb, palesemente irritato da quell'improvviso silenzio.

  << Rebecca... >> sibilò quello, quasi a corto di fiato  << Credo che sia stata rapita... >>

Contagiò la sua espressione sconvolta a tutti coloro che lo circondavano.

  << Rapita?! >> chiesero quasi in coro Kim, Gwen e Misa.

  << Come diavolo è potuto succedere? >> volle sapere Garreb, che più che spaventato, sembrava solo incredulo.

  << C'era quell'uomo... >> cominciò Kyle fissando il vuoto, ma era troppo tremante per formulare una frase di senso compiuto.

Allora Kim, spazientita, gli si avvicinò e lo strattonò con violenza per le spalle:  << Kyle, riprenditi cazzo! >> gli urlò in faccia:  << Siamo tutti sconvolti, ma non possiamo...non dobbiamo cedere, altrimenti andrà solo peggio!! >>

I suoi occhi erano lucidi mentre parlava:   << Quindi adesso riordina le idee, e dicci esattamente quello che è successo! >>

Il ragazzo la guardò allibito, ma le parole della ragazza ebbero il loro effetto. Riprese il controllo sul suo copro, e quando parlò la sua voce era più stabile:  << C'era un uomo >> ripeté  << Diceva di essere il suo autista, e che avrebbe viaggiato in macchina... >>

  << E non gli hai chiesto la tessera di riconoscimento? >> chiese Gwen, che sembrava più sconvolta di lui.

  << Io... no... >> esalò Kyle, sul volto era dipinto il senso di colpa  << Dio, sono stato così stupido... >>

  << Sei stato molto più che stupido! >> lo rimproverò Kim  << Sei stato un coglione! Chi diavolo era quell'uomo?! >>

  << Non lo so! >> urlò Kyle, sull'orlo di una crisi di nervi  << Era alto, sui quaranta o meno, occhi marroni credo... non l'ho visto bene, e.... >>

  << Padre... >> sussurrò allora Misa, ma in modo perfettamente udibile a tutti.

  << Come? >> chiese Garreb, che però aveva udito fin troppo bene  << Intendi il vostro Boss? >>

  << Intendi quel Jean Stain?! >> esalò Kyle, che ormai rischiava un collasso.

  << Il Padre... >> ripeté quella  << Credo sia stato lui... >>

  << Basta Misa! Taci adesso! >> la riprese Eleanor.

Kim imprecò:  << Cazzo! Qua non si scherza! Siamo nella merda! >>

  << Il suo vero padre... >> bisbigliò Kyle, roteando gli occhi da una parte all'altra.

  << "Vero padre"?! >> ripeté Misa, sconvolta  << Rebecca?! Com... >>

  << Non è una faccenda che ti riguardi! >> sbottò Garreb.

Misa corrucciò la fronte:  << Se riguarda Rebecca, allora io...! >>

  << Lei per prima, non è affar tuo! >> continuò il torturatore con una crudeltà infinita  << Risolveremo noi la questione! Voi mostri non c'entrate nulla! Anzi, è solo vostra la colpa di questo macello! >>

  << Se qui c'è un mostro, quello sei tu! >> urlò allora Misa, ormai stanca di essere sottomessa da quell'individuo sgradevole.

Garreb allora non ci vide più, e in una frazione di secondo, le strinse l'esile collo tra le mani.   << Non farmi perdere la pazienza >> l'alito, troppo vicino al suo volto, mentre la Chimero cercava di liberarsi  << Se respiri ancora, lo devi solo alla mia clemenza. Altrimenti, non mi farei problemi a sbattermene degli ordini e farti fuori in questo stesso momento >>

Subito dopo, le braccia di Kim e Kyle lo fermarono, e quelle di Eleanor allontanarono Misa dalla sua stretta.

  << Hidd sei impazzito?! >> esclamò Kim  << Se alzi ancora le mani, ti pianto un proiettile in testa, capito?! >>

  << Stronzo >> sputò Eleanor guardandolo in cagnesco, mentre Misa tra le sue braccia ansimava  << Dici tanto a noi, ma tu non hai proprio nulla di umano in te >>

  << Abbassa il tono cagna, o ti giuro che ti faccio saltare il cervello! >> minacciò ancora il ragazzo, ma Gwen si contrappose tra di loro prima che potesse alzare le mani.

  << Hidd >> lo richiamò, guardandolo negli occhi senza paura  << Vuoi davvero disobbedire agli ordini di Rebecca? >>

Lui digrignò i denti e infine, decise di arretrare, in silenzio.

  << Ordini...? >> chiese Misa, con voce flebile.

Kyle la guardò, con occhi quasi compassionevoli, poi rispose:  << Rebecca ha dato ordine di non farvi del male >> spostò lo sguardo sulla bionda << A nessuna di voi >> specificò.

Eleanor era scioccata, ma cercò di non darlo a vedere:  << Nessuno glie lo ha chiesto >>

A Misa invece, vennero gli occhi lucidi. Riacquistò compostezza e deglutì prima di parlare:  << Vi prego, di permettere che anche io aiuti nel ritrovamento di Rebecca >> disse con voce quasi supplichevole  << Accettate il mio aiuto >>

  << Ma che dici?! >> esclamò Eleanor, che era sbiancata.

  << Non ci serve un... >> cominciò Garreb, ma Kim lo precedette:  << Va bene >> acconsentì  << Con te sarà sicuramente più facile >>

  << Non puoi davvero permetterglielo! >> obbiettò il torturatore, ma la ragazza gli puntò il mitra - una delle poche armi che si era salvata dall'impatto-  in fronte.

Lo guardò glacialmente:  << Ci sono obbiezioni? >> chiese, passando poi in rassegna dei volti di tutti i presenti.

  << Chi ci assicura che non scapperai? >> chiese poi Kyle, che da scioccato sembrava sempre più incazzato.

  << Non lo farò >> rispose la Chimero, con una sincerità indiscutibile nella voce   << Ammanettatemi pure, se la cosa vi farà stare più
tranquilli >>

  << Stupida! >> esalò Eleanor, sconvolta dal comportamento della compagna.

  << Suppongo che vada bene, allora >> commentò il moro, con lo sguardo furente  << Adesso voglio solo fare il culo a qualcuno. Sei sicura che sia stato Jean Stain? >>

  << Non vedo chi altri >> rispose semplicemente quella.

Kyle annuì serio:  << Bene. Sarà una buona occasione per farla pagare anche a quei Chimeri. Non ci resta che sapere dove sia la loro base >>

Improvvisamente, gli sguardi di tutti si puntarono su Eleanor, che per tutto il tempo si era tenuta in disparte dalla disputa.  << Che...che volete da me? >> chiese, sulle difensive.

  << Tu >> l'additò Kyle  << Dicci dove si trova la loro sede >>

La bionda deglutì:  << Eh...? >>

  << Ma certo >> convenne Garreb, per la prima volta d'accordo con qualcuno  << Sputa il rospo. Altrimenti so io alcuni sistemi per cavarti le parole di bocca, e stai pur certa che non ti piaceranno >>

  << Ma andate tutti a fanculo! >> sbottò quella  << Ho già tradito i miei compagni a sufficienza! >>

  << Eleanor! >> la chiamò Misa, con gli occhioni dolci  << Non potresti... >>

  << Assurdo! Tu sei pure d'accordo con loro! Non ti riconosco più! Sei davvero una traditrice! >> l'accusò.

  << Ma Rebecca... >>

  << "Rebecca" un corno! Io non parlo! >>

Un vena sulla tempia di Garreb prese a pulsare:  << Tu, razza di... >>

  << Eleanor >>

Era una voce inaspettata.

Eleanor non aveva mai creduto che il suo nome sarebbe diventato un suono così bello se pronunciato da Gwen.

La Chimero si voltò verso di lei, e vide gli occhi nocciola del medico lucidi, annebbiati da un velo di tristezza  << Per favore... >> la pregò  << Dicci dove hanno portato Rebecca... >> una pausa  << Lei... lei è mia amica... >>  La voce le morì in gola, e abbassò un po' il capo:  << Per favore... >>

La Chimero era scioccata. Si sentiva spogliata dalla sua armatura. La spavalderia di poco prima era andata a puttane da quando Gwen aveva cominciato a parlare.

Cavolo Eleanor, e riprenditi....

  << Qui non serve la cortesia! >> disse la voce odiosa di Garreb  << Lasciatela a me e vedrete come parlerà! >>

  << Sei ti lasciamo fare, con tutta probabilità la uccideresti! >> lo riprese Kim esasperata.

  << Allora... >>

  << Alla periferia di Wisconsin... >> la voce di Eleanor era un flebile sussurro  << Oltre il bosco, dove prima c'era un complesso industriale...è lì che ci siamo stabiliti... >>

Si sentiva malissimo, ma non era riuscita a dare un freno alle parole. Si sentiva lo sguardo carico di speranze di Gwen e non era riuscita a rifiutare la sua preghiera.

Era diventata una traditrice come Misa. Una traditrice della peggior specie.

Il peggior tradimento.

D'altra parte...cos'aveva ormai da perdere?

I presenti non nascosero le loro espressioni scioccate, compresa Misa che l'abbracciò come una bambina che ha appena aperto un regalo inatteso   << Grazie, Eleanor! Sapevo che volevi bene a Rebecca! >>

  << Tzè, non l'ho certo fatto per lei! >> si difese la bionda. Incontrò lo sguardo riconoscente di Gwen e arrossì come una scolaretta alla sua prima cotta. 

Il medico le si avvicinò, e le sorrise  << Grazie davvero, Eleanor >> 

Ecco di nuovo che la chiamava per nome. E il suo cuore impazziva.

  << Cercherò di sdebitarmi, e... >> continuò la ragazza, e la Chimero colse la palla al balzo, sorridendo maliziosa   << Una cosa ci sarebbe >> disse. 

Gwen sobbalzò colta alla sprovvista:  << C-Cosa? >>

L'altra la guardò negli occhi, e parlò senza credere a quanto stesse dicendo: << Voglio passare un giorno intero con te >> annunciò  << Fuori dalla base >> specificò poi,  << Il posto puoi sceglierlo tu >>

Gwen sbatté le ciglia incredula  << Vuoi... uscire con me? >>

Eleanor sorrise e le strizzò l'occhio  << Vedo che hai afferrato il concetto. Come un appuntamento >>
 
<< I-Io... >>

  << Non puoi rifiutarti >> la interruppe, seria.

Gwen fece per rispondere, ma le grida di Kyle e Garreb interruppero il loro scambio. Come ormai era  da copione, i due stavano discutendo animatamente.

  << Non combineresti proprio nulla da solo! >>  tuonava il torturatore.

 << Tu non mi servi! >> sibilò Kyle, visibilmente fuori di sé.

  << Sei disarmato, e la tua spada è andata persa! >> gli ricordo quello << Come pensi di affrontarli?! >>

  << Combatterò anche a mani nude se sarà necessario! >>  ringhiò   << Ormai è diventata una questione personale. A quel bastardo devo fargli il culo da solo! >>

  << Appunto perché l'hai presa come una questione personale, non puoi andare da solo >> intervenne Kim.

Kyle sembrava voler incenerire tutti col suo sguardo ambrato. Digrignò i denti e disse:  << Ho detto che me la sbrigherò da solo >>

La donna lo sfidò con lo sguardo  << E io ti ho detto di no >> ribatté, e sembrava non ci fosse modo di dissuaderla.

Il ragazzo tirò un violento calcio ad una lamiera di metallo che giaceva a terra  << Fate come volete, allora! >> ringhiò  << Ma non starò a preoccuparmi anche di voi. La priorità l'ha solo Rebecca >>

  << Mi sembra giusto >> acconsentì Kim, e Garreb sbuffò  << Non necessito certo della tua protezione >>

Poi, Kyle si mise in ascolto, e voltò la testa verso una parte dell'autostrada << Giusto in tempo... >> bisbigliò, mettendosi in mezzo alla strada.

Subito dopo, videro un furgoncino grigio deviare la sua traiettoria, e fermarsi a qualche metro dal ragazzo.   << Ti sei bevuto il cervello?! >> gridò il conducente dell'auto, abbassando il finestrino.

Ma Garreb intervenne, e aprendo la portiera, afferrò l'uomo dalla giacca e lo scaraventò a terra in malo modo   << Ci serve la tua auto >> si limitò a dire.

  << Cosa?! >> sbraitò l'uomo, massaggiandosi il sedere  << Siete completamente impazziti! Razza di teppisti! >>

Ma lo sguardo assassino del torturatore lo mise a tacere  << Probabilmente te lo riporteremo >> 

  << "Probabilmente"...? >> provò a protestare il poveretto, ma fu inghiottito da un frenetico via vai di gente.

Nel frattempo, erano già arrivate tre ambulanze. Richard e George erano stati i primi ad essere trasportati. Kim fece delle raccomandazioni a Julia, che la rassicurò con un sorriso:  << Stai tranquilla. Prometto che li salveremo >>

  << Ti prego, Julia.... >> la ragazza era determinata a non piangere  << Ti prego >>

La prima ambulanza partì, e a suo seguito le altre due, a trasportare i feriti più gravi.

  << Io chiamerò Dan >> disse Gwen a Kyle  << Lo farò mandare a prenderci >> 

Lui annuì  << Bene, occupati anche dei feriti meno gravi >> poi, guardò le due Chimere  << Voi due! >> tuonò  << Con noi! >>

Misa annuì con vigore, mentre Eleanor protestò:  << Che c'entro io?! Ho già detto fin troppo! >>

  << Sarai il nostro navigatore >> la zittì Kyle, appropriandosi del suo polso, e trascinandola verso retro del furgoncino.

Misa raggiunse la compagna, ma inciampò in una lamiera malamente abbandonata al suolo. Sarebbe caduta in avanti, se le braccia possenti di Garreb non l'avessero sorretta, prendendola per i fianchi sottili.

Di rimando, la Chimero si appoggiò alle sue spalle, e sbatté il viso contro il suo petto. In quel distorto abbraccio, Misa alzò gli occhi e lo guardò sorpresa, indecisa se ringraziarlo o meno.

Ma il torturatore sospirò, e la allontanò da se con uno strattone  << Vuoi essere d'aiuto ma non riesci nemmeno a reggerti in piedi >> sbuffò  
<< Sarai solo una palla al piede >>

Si allontanò prima che Misa potesse rispondergli per le rime, e si sistemò nel sedile anteriore del furgoncino, accanto al posto del guidatore. 
Kim si sistemò insieme alle due Chimero nel porta-merci del mezzo, con due mitra, presi da chissà chi.

Kyle si accomodò nel sedile del guidatore, e accese il motore. Gwen invece, si avvicinò alle porte posteriori del mezzo, e fece un sorriso stentato, ancora imbarazzata nell'incontrare lo sguardo della Chimero bionda.

  << Riportate qui Rebecca... >> disse  << E state attenti >>

Kim le sorrise determinata, e Eleanor fece altrettanto  << Non morirò certo ora che devi mantenere la tua promessa >> la stuzzicò.

Gwen si fece paonazza, e chinò il capo  << Perché? >> bisbigliò poi  << Davvero non capisco... perché ci tieni così tanto? >>

Eleanor sorrise sorniona, e le si avvicinò, sporgendosi verso di lei  << Perché mi piaci, è ovvio >>

E poi, le rubò un bacio. 

Fu un bacio a stampo, veloce e asciutto. Le labbra screpolate della Chimera stuzzicarono quelle lisce di Gwen, che per la sorpresa non riuscì né a rispondere al contatto, né ad allontanarla, come avrebbe dovuto.

Eleanor si staccò da lei sorridendo vittoriosa, e in meno di un secondo, rientrò nel furgoncino, chiudendo le porte dietro di sé  << Mi rivedrai prima di quanto credi >> le disse, prima che il furgoncino partisse a tutto gas, lasciando una Gwen completamente nel pallone e sull'orlo di un collasso.

  << Che intraprendenza... >> sussurrò Kim, una volta partiti, sotto le risate di Misa, senza nascondere la propria sorpresa.

  << "Intraprendente" è il mio secondo nome >> sorrise la bionda.

  << L'ho notato >> Incredibilmente, a Kim quelle due cominciavano persino a piacere, e credeva di star capendo poco a poco i sentimenti tolleranti di Rebecca verso di loro.

  << Non ti ho portata per fare conversazione! >> abbaiò Kyle, guardandola dallo specchietto retrovisore  << Dicci la strada! >>

  << Rallenta almeno! >> tuonò Garreb  << Vuoi farci ammazzare?! >>

  << Tu stai zitto! >> lo fulminò Kyle << Se non ti sta bene il mio metodo, puoi sempre scendere! >> tornò a guardare Eleanor  << Allora, parli o no?! >> la incitò.

  << Quando c'è di mezzo Rebecca, quello perde la testa... >> sospirò Kim, mentre batteva il piede a terra con nervosismo, lo stesso movimento che aveva fatto Richard prima di lei.

Misa si fece piccola piccola nella sua postazione << Questo, sarà un lungo viaggio... >>  sospirò.

La sua determinazione stava via via scemando.

Solo in quel momento, si stava rendendo conto di quanto fosse avventato ciò che stava facendo.

Andare nella sede del padre, sfidarlo deliberatamente, dimostrandosi un'ingrata per tutto quello che aveva fatto per lei.

Il padre le aveva restituito una vita. Rebecca le aveva fatto capire, che ora quella vita doveva viverla, e gestirla come meglio credeva, riscoprendo i sentimenti che rendevano la vita...la vita.

Non sapeva a quali dei due dovesse di più. L'unica cosa di cui era sicura, era che  non avrebbe mai lasciato Rebecca lì, senza muovere un dito per salvarla.

Quella volta, toccava a lei aiutarla.
 
 
* Se vi ricordate, Bett è il braccio destro di Julia!

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Capitolo 31
*** Salvataggio A Sorpresa ***


Belle!!! Eccomi tornata! :D Il capitolo 31 è tutto vostro! ;)
Come vi avevo promesso, ci sarebbe stato Zach....e Zach avrete! ahahahaha xD
In questo capitolo, abbiamo essenzialmente tre personaggi: Rebecca, Jean e Zach! Fatemi sapere che ne pensateee!!! ;)
Sono contentissima che la notizia della coppia omosessuale vi piaccia, e che renda la storia più realistica! *.* un grazie infinito a chi recensisce!!! :D 
PS! 
Clear LaMoon   ha realizzato questa banner per Rebirth!!! *----------* http://imageshack.us/scaled/landing/19/rebirthrinascita2.png
Non finirò mai di ringraziarti tesoro!!! :') e grazie anche per l'impegno per il trailer!!!! ^--------^
Un bacione a tutti, 
Ci sentiamo presto!!!
Yuki! 
 
 
                                                 

                                             Salvataggio A Sorpresa

 
 
 
 
 
 

I secondi erano minuti. I minuti erano ore. Le ore erano giorni. 
 
Il tempo era eternità lì dentro.
 
Poteva essere passato un mese, o magari solo qualche minuto, ma io non riuscivo a rendermene conto. Avevo ormai perso sensibilità alle braccia. Anzi, immobilizzata com'ero, non ricordavo nemmeno di avere un corpo.
 
Persino il dolore, era diventato qualcosa di secondario. Ciò che avvelenava il mio corpo, era solo il vuoto. Avevo dentro una grande voragine, che divorava passo passo ciò che era rimasto del mio povero cuore.
 
Persino respirare faceva male. Ogni volta che inspiravo era un tormento e i polmoni bruciavano, così come le narici, e la gola.
Ero quasi tentata di abbandonare l'impresa e lasciarmi morire.
 
L'unica domanda che mi faceva rimanere sveglia a tormentarmi era: Perché?
 
Perché a me? Perché mi stava succedendo tutto questo? Da dov'era iniziata tutta la tragedia? 
 
Ogni volta che la mia mente arrivava alla risposta, io la rifiutavo, e continuavo ad arrovellarmici.
 
Ma era inutile chiudere gli occhi davanti ad una realtà così evidente. 
 
Zach.
 
Era lui l'inizio. Il fulcro di tutto. La fonte della mia debolezza. Il prologo dell'intera tragedia.
 
Avevo sempre ignorato quella realtà inconfutabile, ma era arrivato il momento di prenderne consapevolezza una volta per tutte. Non avevo più la scusa del nostro amore dietro cui ripararmi, quindi sarebbe stato più facile, e allo stesso tempo, più doloroso.
 
Avevo sbagliato fin dall'inizio. Mi ero innamorata di lui, e ciò aveva determinato la mia rovina.  Avevo messo in gioco tutto per lui. La mia famiglia, i miei amici, la mia reputazione...
 
Per cosa poi? Per un ragazzo che mi ha tradito e ucciso la mia migliore amica.
 
Che pena.
 
" È quello che ti ho sempre detto. Peccato che te ne sia accorta solo adesso"
 
Dei passi mi risvegliarono dallo stato catatonico nel quale giacevo. Sentii il rumore delle porte scorrevoli, ed intravidi il camicie bianco di quell'uomo.
 
Fischiettava tranquillo, e sembrava quasi di buon umore. Trafficò con gli strumenti che invadevano il laboratorio e prese una provetta piena di liquido giallognolo, e una siringa.
 
Mi guardò, sorridendomi sornione, e si chinò per prendermi altro sangue:  << Questa è la prova finale >> disse, dopo aver estratto l'ago, e sembrava più intento a parlare con se stesso che con me.
 
Io non provavo nemmeno ad opporre resistenza. Non ne avevo la forza.
 
Poi, armeggiò con una flebo, e me l'attaccò al braccio. Era in quel modo che mi nutriva ed evitava che morissi, così da togliergli tutto il divertimento.
 
Ma non si limitava a fornirmi delle vitamine e proteine necessarie per far andare avanti il mio corpo. 
 
Mi drogava, per farmi rimanere sospesa in quel dormiveglia perenne.
 
  << Cosa... >> biascicai, e cerca di metterci tutta la convinzione possibile  << Cosa vuoi fare? >>
 
Lui si sedette e si chinò sulla scrivania senza degnarmi di una risposta. Armeggiò alcuni strumenti, e dalla sua espressione concentrata, sapevo che non si sarebbe smosso di lì nemmeno se fosse arrivata l'Apocalisse.
 
Dopo un tempo che mi sembrò infinito, scoppiò in una violenta risata. La sua voce dal tono vincente rimbombò per tutto il laboratorio, e quando si placò, girò la sedia verso di me, e mi mostrò la provetta dal liquido giallo.
 
Mi stavo innervosendo:  << Cos'è? >> chiesi.
 
  << La tua sconfitta >> si limitò a dire.
 
Dio, quanto odiavo quell'uomo:  << Non farneticare >> dissi con stizza.
 
Lui sogghignò ancora  << Fidati, non sto farneticando. Anzi, sono del tutto certo di quello che ho tra le mani >>
 
Si alzò con un abile scatto, e cominciò a camminare teatralmente per lo spazio  << Questo... >> esordì, passandosi tra le mani la provetta  << È l'antidoto contro il tuo veleno >>
 
Se fino a quel momento tutto mi aveva fatto restare impassibile e rassegnata, non fu lo stesso per quella frase.
 
Alzai la testa di scatto e sgranai gli occhi. Guardai prima la provetta, poi lui, poi di nuovo la provetta, mentre la paura prendeva il possesso sul mio corpo. Infine, sibilai:  << Impossibile... >>
 
  << "Impossibile" è la mia parola preferita >> sogghignò Jean Stain  << Sopratutto quando riesco a vincerla, sorpassando i limiti che essa impone >> 
 
Scossi la testa   << No... non puoi! >>  avevo alzato il tono di voce  << Non... >>
 
Lui alzò le spalle, e sorrise a mo' di "che posso farci se sono un genio"  << Si che posso. E la prova è nella mie mani >>
 
  << Stai mentendo >> l'accusai.
 
Il suo sorriso arrogante si ampliò  << Vuoi provare? >> mi sfidò, e senza aspettare una risposta, continuò:  << Io si! >> rise  << Lo inietterò a tutti i miei figli, e vedremo se il tuo sangue avvelenato avrà ancora effetto su di loro >> 
 
Mi si avvicinò, e mi prese il mento tra le mani, per far incontrare i  nostri occhi  << Mi dispiace ma... non sei più così speciale >> sorrise nel modo più crudele che potessi immaginare  << Non sei più utile a nessuno adesso. Oh, dimenticavo: sono tutti morti >>
 
Tremavo. Tremavo come una foglia.
 
Non poteva essere vero. Aveva trovato il modo di rendermi inoffensiva.
 
Se il mio sangue non era più necessario per uccidere i Chimeri...allora la mia stessa esistenza diventava inutile.
 
A questo punto, potevo davvero morire. 
 
Gongolando, Stain trotterellò per la stanza, senza smettere di contemplare l'abominio delle sua creazione.  << E sai una cosa? >> chiese dopo un po'.  << Indovina un po' quali saranno le uniche persone a cui non darò questo antidoto? >>
 
Mi limitai a fissarlo senza fare una piega. Con le labbra serrate e lo sguardo colmo di odio. Perché davvero, non ne avevo idea.
 
  << I tuoi cari amichetti.... Zach e Ryan, ai quali ancora permetto di gironzolarmi intorno >> esordì infine.
 
Quei due nomi mi ronzarono in testa a lungo, prima che potessi comprenderne il significato. Mi accigliai, senza capire:  << Cosa... >>
 
  << Oh, risparmiami le scene >> mi anticipò lui con una smorfia  << Inutile che tu finga di non capire >>
 
Ma la mia espressione doveva essere talmente allibita, che continuò a parlare:  << Credi che non me ne sia accorto? Che sia così stupido da non sapere che tramano alle mie spalle? Non permetterti di sottovalutarmi, ragazzina! >>
 
Io non riuscivo ancora a comprendere. Mi sembrava stesse parlando in un'altra lingua, tanto erano incomprensibili le sue parole.
 
Zach e Ryan tramavano alle sue spalle? Loro?! Forse stavamo parlando di due persone diverse.
 
  << I-Io... non capisco... >>
 
  << Non capisci eh... >> ironizzò lui, mentre il suo sguardo si faceva minaccioso  << Sei riuscita a corrompere quei due... e persino Misa da quanto ho sentito, ma il tuo lavoro termina qui. Adesso non puoi fare più nulla >>
 
Boccheggiai, perché mi sentivo svenire. Corrompere? Io avevo corrotto Zach e Ryan?
 
Ma se per poco non mi uccidevano!
 
  << Ti stai sbagliando >> ansimai, ma la sua espressione era irremovibile.
 
  << Mmh... >> si grattò il mento  << E quel medaglione che ti ritrovi appesa al collo è solo un miraggio vero? >>
 
Il cuore mi si ghiacciò. Che svista terribile. Mi ero quasi dimenticata di avere il ciondolo al collo.
 
Dannazione.
 
Avevo paura che me lo togliesse di nuovo, ma lui non fece nulla del genere, anzi era stranamente composto.
 
  << Ti ostini a sottovalutarmi >> ripeté Jean  << Mi credi così idiota? Pensi non mi sia reso conto del fatto che Ryan mi ha soffiato quel ciondolo dalla tasca? >>
 
Rise di gusto  << È stata solo un'ulteriore conferma della mia tesi >> improvvisamente, si fece serio  << Quei due sono diventati una minaccia >>  sentenziò  << Quindi, credo proprio che me ne starò a guardare quando li ucciderai >> 
 
Stentai a credere a quelle parole. Anzi, non volevo crederci e basta.  Aveva detto troppe cose illogiche e assurde.
 
Accusava Zach e Ryan di averlo tradito, e ancora peggio...
 
  << Sei peggio di quanto credessi! >> urlai, preda di un disgusto che mi attanagliava la bocca dello stomaco  << Ti proclami il Salvatore, loro padre...ma guarda che mostro sei >>  Strinsi i denti, ma non riuscii a trattenere un ulteriore insulto:  << Non ti fai schifo da solo?! >>
 
Quella volta me la face pagare, e mi tirò un forte schiaffo. Avvertii il dolore sordo, e la guancia bruciare come se mi fossi scottata.   << Non ti permetto di alzare la voce con me >> mi ammonì, e la sua voce era quella di un assassino  << Sono il Salvatore, e nessuno può privarmi di questo titolo >>
 
  << Pazzo... >>
 
  << Davvero? Io direi Genio >> tornò a sorridere  << Molto presto te ne renderai conto anche tu  >>
 
  << Spero di morire prima >> e me lo auguravo sul serio.
 
Il suo sorriso crudele si allargò:  << Io non lo permetterò. Non mi priverei mai di un simile divertimento >>
 
Ero tentata di sputargli in faccia, ma avevo la gola secca e non riuscii a richiamare abbastanza saliva.
 
Sembrava aver riacquistato il buon umore. Si diresse verso uno dei tavoli di lavoro, e notai che stava riordinando altre provette dal liquido giallo.
  << Noi due ci divertiremo ancora tanto insieme >> mi annunciò  << Quindi fammi un favore: rassegnati >>
 
Non sprecai nemmeno fiato a rispondergli, sarebbe stato solo tempo perso. Sentii di nuovo il rumore delle porte scorrevoli e i suoi passi allontanarsi sempre di più.
 
Sospirai, quando capii di essere di nuovo sola con me stessa. Ero ancora sconvolta, per tutto.
 
Quello che mi aveva detto, mi portava a stravolgere tutta l'dea che mi ero fatta di Zach e Ryan. 
 
Ma in che altro modo dovevo interpretare il fatto che avesse ucciso Amy e tutte le minacce di morte che mi aveva scagliato, se non come se mi odiasse terribilmente?
 
Non c'erano mezze misure. Era stato fin troppo chiaro. 
 
"Hai davvero creduto che io tornassi da te come un cagnolino fedele, Bechy?"
 
"Pensavi davvero che avrei tradito mio padre per te?"
 
C'era forse un'altra interpretazione di quelle parole? Indubbiamente no.
 
A meno che.... Zach non le pensasse veramente. 
 
Quella possibilità fece accelerare il ritmo del mio cuore, ma mi diedi della stupida subito dopo.
 
"Non ti sei ancora stancata di farti stupide illusioni?"
 
Per la prima volta, mi trovai perfettamente d'accordo con quella voce. A forza di fari illusioni, ecco come mi ritrovavo, quindi dovevo avere i piedi ben piantati a terra.
 
Dovevo guardare la realtà dei fatti. C'ero io, sola, imprigionata, e tradita. Quella, era una risposta più che esauriente.

La verità non era altri che quella.
 
 




                                                                                **********************************
 
 




Ero ancora in quello stato catatonico, quando qualcosa cambiò.
 
Di nuovo il rumore delle porte scorrevoli, di nuovo passi. Erano però più leggeri, più deboli. Quasi furtivi.
 
Non ce la feci ad alzare la testa, e rimasi con gli occhi chiusi. Non avevo la forza di scontarmi di nuovo con quel pazzo.
 
Non volevo saperne più nulla.
 
Sentii quei passi farsi sempre più vicini, fin quando la figura del nuovo arrivato non mi fece ombra. Stranamente, rimaneva in silenzio, senza proferir parola.
 
Avvertii qualcosa, indubbiamente la sua mano, accarezzarmi delicatamente la guancia, come il tocco delle ali di una farfalla. Fui tentata di ritirarmi, per sottrarmi a quel contatto sgradito, ma non ne avevo la forza.
 
Poi, un rumore metallico. Il rumore di qualcosa che si spezza. Un attimo dopo, sentii le braccia molli, precipitarmi lungo i fianchi. 
 
Non ebbi il tempo di sentirmi bene, che, non avendo più nulla che mi reggesse, stavo cadendo in avanti a peso morto. La mia mente era ancora troppo confusa ed appannata per prevedere ciò che mi sarebbe accaduto.
 
Feci per aprire gli occhi, ma qualcosa o qualcuno mi afferrò rapido, e mi sentii avvolgere da qualcosa di caldo. 
 
Capii soltanto dopo, che mi aveva finalmente liberata. Il dolore agli arti si fece più intenso, ora che non erano più immobilizzati, ma fu proprio grazie a quel dolore, che io mi ricominciai a sentirmi più...viva.
 
Avevo gli occhi chiusi, ma ero pienamente cosciente.
 
Dopo il suo scatto robusto,  poggiando le ginocchia sul pavimento, il misterioso individuo mi fece distendere su esse, con una sua mano dietro la mia  testa, e l’altra dietro le ginocchia. 
 
Era quasi...una rassicurante sensazione. 
 
Ma quella sensazione sparì immediatamente, venendo sostituita dal terrore. Probabilmente, quel pazzo aveva in mente di sottopormi ad esperimenti di gran lunga peggiori del precedente.
 
Sebbene avessi i sensi ancora ovattati, percepii qualcosa di pesante poggiarsi sulle mie spalle, e con un movimento brusco, fui vittima di un improvviso cambio di posizione.
 
Capii di essere stata caricata in spalla e, a giudicare da quel fastidioso "su e giù", - che mi stava mettendo il mal di mare- il mio "salvatore" si stava muovendo.
 
Non mi lasciai sopraffare dal malessere fisico, e cominciai ad oppormi, ben consapevole che non mi sarebbero capitate altre occasioni.
All'inizio ero troppo debole persino per stringere i pugni, ma grazie alla mia forza di volontà, ben presto cominciai a farmi valere.
 
Sferrai una raffica di pugni all'individuo che mi portava in spalla, e scalciai con tutta la forza che possedevo.
 
Inizialmente l'altro non fece una piega, ma quando il mio ginocchio colpì le sue parti basse, entrambi ci ritrovammo con sedere per terra. Ero completamente sdraiata sul suo corpo, e non ero ancora riuscito a vederne il volto.
 
  << Cazzo! >> imprecò una voce maschile  << Sei combattiva proprio come mi ricordavo >>
 
Sgranai gli occhi. Quella voce l'avrei riconosciuta tra mille. Era inconfondibile, mai avrei potuto sbagliare.
 
Mi rizzai a sedere, e potei finalmente guardarlo negli occhi. 
 
I capelli biondicci erano scompigliati e ribelli. La bocca semi aperta ansimava.
 
E poi, gli occhi. Due indimenticabili, inconfondibili, magnetici occhi neri. 
 
Zach mi era di fronte, chinato a terra come me, con un'espressione che non avrei saputo decifrare. Se non fossi già a terra, sarei sicuramente caduta, a causa delle gambe che avevano preso a tremare.
 
Zach...Zach era lì. Forse stavo solo sognando....ma era così reale.
 
Non era cambiato da come l'avevo visto l'ultima volta, ma allo stesso tempo, avvertivo in lui qualcosa di diverso. Persino i suoi occhi di tenebra sembravano tornati quelli di un tempo.
 
Quelli che amavo. 
 
Non sapevo cosa dire, ma ugualmente bisbigliai un misero:  << Tu... >> senza nemmeno sentire la mia voce, mentre il cuore tentava di fracassarmi la cassa toracica.
 
Lui chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, e quando riaprì i suoi pozzi neri, sembrava quasi...agitato.   << Ascoltami >> esordì, con voce tremante  << Lo so che in questo momento mi odi a morte, ma.... >>
 
Provò a toccami il braccio, ma io scansai malamente la sua mano.  << Non mi toccare!! >> urlai, ancor prima di rendermene conto, con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
 
Ma cosa credeva? Che adesso, soltanto perché mi aveva liberata per motivi noti solo a lui, tutto tornasse normale?!
 
Illuso. Niente era più normale, e niente lo sarebbe mai ritornato.
 
Lui fu spiazzato da quella mia reazione; glie lo si leggeva in volto:  << Rebecca... >> biascicò  << Per favore, ti chiedo solo... >>
 
  << Non toccarmi, non parlami, e non chiamarmi per nome!! >> continuai a gridare, provando ad arretrare, strisciando gambe e braccia al suolo << Tu... tu devi solo starmi lontano! >>
 
La sua espressione passò dallo shock alla tristezza, fino ad arrivare alla determinazione.  Una triste determinazione  << Adesso devi starmi a sentire >> comandò, mentre rendeva nulla la miserabile distanza che avevo creato  << Stiamo rischiando grosso rimanendo qui, e... >>
 
  << Io non voglio ascoltarti! >> esclamai, rannicchiandomi su me stessa e tappandomi le orecchie, chiusi gli occhi in una morsa:  << Non voglio più avere niente a che fare con te, non l'hai capito?! >>
 
Lui sembrò irritarsi, e mi prese il polso con forza, costringendomi a guardarlo  << Non urlare >> mi intimò  << Altrimenti ci scopriranno. Adesso non ho tempo per assecondare i tuoi capricci. Parleremo dopo, su alzati! >>
 
La rabbia travolse anche me, e mi liberai dalla sua presa con uno strattone  << Non osare dirmi cosa devo fare >> dissi con stizza  << Tu non puoi più niente su di me! >>
 
Gli occhi mi si velarono di lacrime   << Cosa speri di ottenere, posso saperlo? Cosa vuoi ancora da me?! Non ti basta vedermi così umiliata?! >>
 
Non riuscii più a trattenere i lucciconi, che debordarono fino a raggiungermi il mento:  << Hai ucciso Amy... e lasciandomi, hai ucciso anche il mio cuore >> un groppo in gola mi costrinse a fermarmi, ma continuai dopo qualche secondo:  << Cosa vuoi prenderti ancora da me?! Io non ho più niente! Niente! >>
 
Cominciai a singhiozzare, e sentii i suoi passi farsi più vicini  << Rebecca... >> bisbigliò, prendendomi le spalle.  Nella sua voce c'era una certa urgenza.
 
  << Voglio che mi stai lontano! >> esclamai, guardandolo negli occhi con disperazione  << Ogni volta che mi tocchi mi fai soffrire! Sto male se mi sei vicino! >> mi portai una mano avanti  << Mi fa male il petto, in quel punto dove prima c'era il mio cuore! >>
 
La disperazione, la tristezza, e la rabbia mi esplosero nel petto, e lo guardai con furore:  << Perché mi hai fatto questo, Zach?! >> e la mia mano volò in direzione del suo viso, preparata a colpirlo con tutta la forza che avevo.
 
Era tutto quello che chiedevo. Perché? Perché mi aveva fatto innamorare di lui, per poi abbandonarmi come una bambola vecchia?
 
Perché ogni volta che lo rivedevo, i sentimenti che credevo di aver ormai assopito, mi invadevano con così tanta violenza.
 
Perché tu?!
 
Lui intercettò il mio colpo e mi immobilizzò il braccio. Fece per parlare, ma io gli urlai sopra:  << Lasciami...Zach, lasciami!! >>
 
  << Non gridare! >> esclamò, con altrettanta disperazione  << Rebecca... non respingermi! >>
 
E poi, un secondo dopo, mi ritrovai qualcosa premuto sulla bocca. Ci misi un attimo per riconoscerle.
 
Le sue labbra.
 
Mi stava baciando con passione, bisogno, quasi disperazione. 
 
Ancor prima di rendermene conto, dischiusi le labbra, e permisi alla sua lingua di esplorarmi. Il suo sapore era proprio come lo ricordavo. Così fresco e sensuale... da mandarmi in paradiso.
 
Mi strinse a sé con possesso, e avvertii le sue mani scendermi lungo i fianchi, fino ad avvolgermi la vita.
 
Ci staccammo un attimo, giusto per riprendere fiato. E ci guardammo negli occhi. Fu solo per un istante, e la scintilla della passione ci travolse di nuovo, e simultaneamente ci buttammo l'uno nelle braccia dell'altro, riprendendo a baciarci.
 
Anch'io sentivo in modo sempre più forte il bisogno di toccarlo, per accertarmi che quello che stavo vivendo fosse reale.
 
Mentre mi baciava nel modo più erotico che avessi mai provato, mi accarezzò impetuoso la schiena, poi i fianchi, fino alle gambe, accarezzandole sinuosamente.
 
Ebbi un sussulto per tanta fretta, ma non interruppi il contatto. Mugolai nella sua bocca quando la sua lingua solleticò la mia, invogliandola a seguirla nella in quella danza sfrenata, ma l'accontentai. 
 
Sentivo il suo caldo respiro sul volto, e i nostri sospiri uniti rendevano il tutto ancor più eccitante. Le sue gambe si insinuarono tra le mie, e anche allora, non opposi resistenza.
 
Una parte di me, mi urlava che quello che stavo facendo era sbagliato, tremendamente sbagliato, e non potevo darle torto. Ma allo stesso tempo non riuscivo a fuggire da quelle labbra e da lui, così come non riuscivo a smettere di desiderarlo con tutta me stessa.
 
In un flash, mi tornò in mente il volto di Kyle e sobbalzai. E con lui, anche i visi di tutte le persone che avevo perso.
 
Che stavo facendo? Amoreggiavo in un momento come quello?
 
Ad interromperci tuttavia, fu qualcosa di esterno.
 
Dei rumorosi passi. Dovevano appartenere a più persone, a giudicare dalla loro ritmicità.
 
Zach si staccò dalle mie labbra, e guardò dietro le mie spalle. Io ero talmente scossa che non avevo il coraggio di voltarmi per vedere. 
Il martellare del mio cuore era l'unico suono che mi ovattava le orecchie. Guardai negli occhi colui con cui avevo appena limonato, ma vidi che la sua espressione non era allarmata come avrei creduto. 
 
Una risata pacata:  << Ammetto che mi erano mancate queste scene da diabete >> disse una voce femminile.
 
Il cuore mi si bloccò nel petto.
 
Quella voce....
 
Non è possibile.
 
  << Sempre sul più bello tu... >> bisbigliò Zach, sospirando lievemente  << Certo che sai proprio come rovinare un perfetto momento di riconciliazione... >>
 
  << Taci Zach >> un'altra voce maschile, che era indubbiamente di Ryan Cooper   << Questo non è il momento per scopare >>
 
Io ero ancora impalata, col fiato corto, e col cuore a mille. Non volevo credere a quello che le mie orecchie sentivano. 
 
Era impossibile.
 
Decisi che era giunto il momento di dare un taglio alla paura. Incontrai lo sguardo di Zach, e lui mi annuì con gli occhi. 
 
E allora mi voltai. 
 
Vidi Ryan in piedi con aria fiera, che mi fissava con sguardo di ghiaccio che sembrava quasi speranzoso.
 
E dietro di lui, quella persona. 
 
Non appena la vidi, il mio cuore cessò di battere.
 
Lei.
 
La fissai con gli occhi sgranati, e lei sorresse il mio sguardo, con gli occhi color smeraldo lucidi.  Infine, mi sorrise, un sorriso che celava molte cose. 
 
Non era reale. Non poteva essere reale. L'avevo vista con i miei occhi...morire.
 
Cercai di tenere a bada il tremore delle mie labbra, per pronunciare una sola parola.
 
Quella parola che non credevo avrei più detto:  << Amy... >>

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Capitolo 32
*** Complotto ***


Ciao a tutti!! *.* Ecco il capitolo 32!! :D e con questo, abbiamo superato il record di capitoli di Awakening! xD
Wow chi l'avrebe detto che Rebirth sarebbe andato avanti fino a questo punto! :')
Amy è finalmente tornata! E con lei, i due bellocci Zach e Ryan! *-----------* 
In questo capitolo, vedremo come se la passa la nostra squadra "stiamo-insieme-per-motivi-di-forza-maggiore" xD
Spero che vi piaccia! L'ultima parte l'ho scritta un pò di fretta, spero che sia uscita una cosa decente! ^^''
PS! Come ho già scritto sulla pagina Face, ecco il link del trailer che Clear LaMoon ha fatto, e non finirò mai di ringraziare!! ^----------^ 

http://www.facebook.com/photo.php?v=301371133312604
Gli attori sono questi: 
Rebecca=Ashley Greene
Zach=Alex Pettyfer


Kyle=Brant Daugherty
Ryan=Hayden Christensen
Misa=Emily Browning
Dean= Adam Gregory
Garreb=Gaspard Ulliel
Jean= Robert Downey Jr.

PS: Gli attori non mi\ ci appartengono! xD sono stati usati solo per realizzare questo trailer senza scopo di lucro!
Inoltre, dedico questo capitolo alla mia carissima Clear LaMoon ( come ti avevo promesso tesoro <3 ) e alla mia carissima Anna!!! *.* alla quale, nonostante le sue minacce per i capitoli, voglio tantissimo bene! xD
Detto ciò, mi dileguo!! xD
Un bacione a tutti!!!
Yuki!
 


                                                          Complotto 






  << A destra, deficiente! >>

  << Non puoi ricordarti di dirlo quando abbiamo già superato la curva! >> sbottò Kyle, e sterzando in modo poco ortodosso - poco ci mancò che il furgoncino si capovolgesse- fece retromarcia.

Misa si resse al sedile per non cadere << Morirò prima di arrivare... lo so che morirò.... >> mugolò con una smorfia, mentre Kim, composta ed apparentemente tranquilla, era davvero tentata di sparare in testa a qualcuno.

  << Coglione! >> gli urlò Eleanor che era finita col sedere per terra << Vuoi ammazzarci prima di arrivare?! >>

Kyle non la degnò di risposta, mentre Garreb sogghignò malefico << Non sarebbe affatto male... >> mugolò, e sembrava stesse prendendo in seria considerazione l'idea.

  << Fai il gradasso, ma tanto hai bisogno di noi >> lo punzecchiò Misa
 senza riuscire a trattenersi, mettendo il broncio.


Lui si voltò verso di lei e, al contrario di come si aspettava la Chimero, il suo volto non era corrucciato da una riga di disappunto, ma disteso, con un sorrisetto di sfida  << Non sfidarmi >>  disse  << Posso sempre spararvi quando arriveremo >> 

  << E io spareri a te, prima che ci pensi direttamente Rebecca >> lo rimbeccò Kim, accarezzando uno dei mitra come fosse un gatto << Quindi siamo pari >> 

  << Tzè >> sospirò il torturatore, tornando a guardare la strada << Non siamo nemmeno sicuri che sia ancora viva... >>

Avrebbe aggiunto altro, se un'altra sterzata non gli avesse fatto mordere la lingua. << Cazzo, Cliff! >> sbottò, guardando malamente Kyle << Sei capace di guidare decentemente?! >>

  << Azzardati di nuovo a dire una cosa del genere, e il tuo viaggio termina qui, Hidd >> 

  << Sto solo valutando la realtà oggettiva dei fatti >> si difese quello.

Gli occhi ambrati di Kyle lo fulminarono << Stai valutando male >> si limitò a dire.

Una vena sulla tempia di Garreb prese a pulsare: << Non fare tanto il saputello, e smettila di atteggiarti da capo-missione, perché nessuno ti ha proclamato tale! >>

  << Che dici, lasciamo che si uccidano a vicenda? >> propose Eleanor a Misa, che alternava gli occhi verde palude ai due litiganti.

  << Io punto su Kyle, incazzato com'è >> commentò Kim.

La Chimero bionda le sorrise sorniona  << Io scommetto sul "Mr-posso-anche-ammazzarvi-seduta-stante" >>  sogghignò  << E tu Misa? >>

Lei fece per rispondere, ma quando incontrò lo sguardo del torturatore, si zittì.

Garreb guardava le tre donne furenti, e sembrava in procinto di ucciderle:  << Che ne dite invece di scommettere su chi sarà di voi la prima a morire? >>  le incalzò  << Comincio io >>  e guardò Eleanor con un sorriso sadico.

La Chimero bionda deglutì: << Qualcosa mi dice che sono io vero? >>

Il sorriso crudele del torturatore si ampliò << Complimenti >>  annunciò  << Hai vinto un proiettile in testa veloce ed indolore >>

Kim e la bionda fecero per ribattere, ma il tutto su placato dalla debole risata di Misa. Tutti si voltarono verso di lei, e persino Kyle le rivolse brevi occhiate dallo specchietto retrovisore.

  << Che hai da ridere, tu? >> sbottò Garreb, che per la prima volta, sembrava essere davvero sorpreso.

Misa lo guardò senza smettere di sorridere, e con ingenuità disse:  << Chi l'avrebbe mai detto che anche tu avresti potuto essere simpatico! >>

Si susseguirono attimi di silenzio. Tutti guardarono Misa basiti, e infine, Kim ed Eleanor sospirarono. << "Simpatico" lui? >> soffiò quest'ultima, con un sorriso  << Misa è proprio senza speranza... >> mormorò, mentre la rossa annuiva, tornando a concentrare l'attenzione sui mitra che aveva in grembo.

Garreb invece guardò Misa per qualche altro secondo, poi disse: << Posso assicurarti che sono serissimo >>   Ma nonostante le sue minacce, tornò al suo posto, e la Chimero poteva scommettere di aver visto i suoi zigomi arrossarsi. 

A spezzare il pesante silenzio che si venne a creare, fu la voce di Kyle, tesa come una corda di violino: << E adesso da che parte? >>

Sapendo che si riferiva a lei, Eleanor si sporse in avanti, allungando il collo per vedere il paesaggio che li circondava. << Dritto >> disse dopo alcuni secondi  << Tra all'incirca un chilometro, si vedrà un vecchio complesso industriale. Da lì dovremmo procedere a piedi >>

Kyle seguì subito le indicazioni, mentre Garreb le rivolse un'occhiata scettica: << Possiamo davvero fidarci? >>

La bionda corrucciò la fronte, ormai seccata dalla due diffidenza  << Io vi sto dicendo la verità >>  disse seria  << Se non vi fidate, peggio per voi. Dite pure addio alla vostra amica >>

  << È l'unica nostra speranza >> disse poi Kyle, occhi fissi sulla strada  << Non possiamo che fare come dice >>

Il torturatore sospirò seccato: << Se faremo un buco nell'acqua, sapremo conto chi rifarci >> la guardò  << Quindi mi auguro per te, che non ci stia prendendo per il culo >>

  << Non hai che attendere >> lo sfidò Eleanor, e tornò a sedersi di fianco a Misa.  << Che palle >>  disse  << Non solo che sto tradendo gli altri per dargli informazioni.... Queste teste di cazzo nemmeno mi credono! >>

  << Ti sento >> la minacciò Garreb.
 
  << Voglio che mi senti >> sottolineò la bionda.


Kim sospirò esasperata  << Ti prego, dimmi che manca poco, non ne posso più >>  sbottò, ben consapevole del fatto che l'unica cosa che impediva ai presenti di uccidersi seduta stante, forse era la mancanza di armi. 

Per ogni evenienza, strinse ancor di più i due mitra.

  << Non sei l'unica >> concordò Misa, mentre i battiti del suo cuore si facevano sempre più frenetici.






                                                                                                     **********************************







È ufficiale: ero impazzita.

Se fossi uscita viva da quella situazione, la prima cosa che avrei fatto, sarebbe stata rivolgermi ad uno psichiatra. Uno bravo.

Si, perché adesso cominciavo anche a vedere i defunti. 

Amy, la quale morte era ancora impressa in modo vividissimo nella mia mente, era in piedi di fronte a me, che mi rivolgeva un sorriso caloroso.

Col corpo che tremava, mi voltai verso Zach. Anche lui si era rimesso in piedi, e sorridendomi con gli occhi, annuì in modo quasi impercettibile.

Tornai a guardare colei che credevo non avrei più rivisto:  << Amy... >> ripetei.

Sono impazzita. A forza di stare accanto a Jean Stain, sono stata contagiata dalla sua pazzia.

Non c'era altra soluzione.

  << Proprio io, Bechy >> 

Ecco. Non solo allucinazioni visive, adesso anche uditive.

  << Ma tu... >> farfugliai << Tu sei morta... >> 

Per quanto mi facesse male pronunciare quella frase, era ciò che era successo. Purtroppo, non me l'ero immaginato. Zach e Ryan l'avevano uccisa e...

E....

  << Ti pare che possa morire così facilmente e lasciarti sola? >> chiese lei, fingendosi offesa. 

Sorpassando Ryan, avanzai verso di lei, prendendole il viso tra le mani. E no, non era incorporea. La sua pelle era calda, così come il suo respiro bollente e le sue guance arrossate.

Bene, aggiungiamo all'elenco anche le allucinazioni tattili.

Scossi la testa:  << Ma... >>

Amy inclinò la testa di lato, sorridendo  << Insomma! >>  sbuffò  << Ti è così difficile accettare il fatto che sia viva e vegeta? >> chiese, con fare esasperato.

La guardai negli occhi  << No >>  scossi la testa  << Ma... è così bello che dev'essere per forza un sogno >> ammisi  << Quindi è meglio che non mi lasci prendere dall'entusiasmo, perché altrimenti quando mi sveglierò ancora legata in laboratorio, mi rimarrà solo l'amaro in bocca... >>

Il mio monologo venne interrotto da un forte pizzicotto al braccio da parte di Ryan. Come sempre, la delicatezza non sapeva nemmeno dove stava di casa.  << Ahio! >>  mi lamentai, col braccio indolenzito  << Sei impazzito? Mi hai fatto male! >>

Strano. Non sapevo che anche nei sogni si potesse provare dolore.

  << Vedi? >> mi incalzò lui, con aria da sbruffone << Non stai sognando >>

Feci per ribattere, ma le parole mi morirono in gola. Significava che era tutto reale?

Che in un modo o nell'altro, Amy era viva?

Guardai di nuovo la mia migliore amica, e lei sostenne il mio sguardo  << Sei cambiata Rebecca >>  disse, e come ricordavo, mi chiamava per nome solo quando era tremendamente seria.  << Prima, avresti esultato dalla gioia per un simile miracolo. Mentre adesso, la prima cosa che hai pensato, è stata in un'allucinazione >>  il suo volto si intristì:  << Perché tutto questo pessimismo? Cosa ti è successo? >>

Mi vennero gli occhi lucidi. 

Se avesse saputo, quanto il mio cuore era stato ferito da quando se n'era andata.

Lei era scomparsa, e io avevo affrontato la solitudine più nera. Ma adesso, miracolosamente, era lì, a testimoniarmi che per me ci sarebbe sempre stata.

Sapevo che con lei, la vecchia Rebecca sarebbe potuta tornare.

Senza perdere un altro prezioso secondo, le buttai le braccia al collo. L'abbracciai con tutta la forza che avevo, e sentii le sue braccia ricambiare la stretta.

  << Amy.... Amy!! >>  farfugliai, mentre piangevo contro la sua spalla come una bambina.

  << Sono tornata, Bechy >> mi rassicurò, mentre anche la sua voce era rotta dal pianto.

  << Amy mi sei...mancata tanto >> singhiozzai, ancora ancorata al suo corpo.

Lei tirò su col naso  << Mi dispiace di averti lasciata sola >> si scusò.

Scossi la testa, mentre mi distanziavo per poterla guardare negli occhi:  << Ma com'è possibile? >> Alternai lo sguardo da lei, anche ai due Chimeri che erano con noi:  << Voi... io ho visto benissimo la spada, il sangue... >>

Tremai al solo ricordo. Uno dei giorni più brutti della mia vita.

  << A ferirmi, l'hanno fatto sul serio, questi disgraziati >> cominciò Amy guardando i due con disappunto, ma sorridendo << Mi hanno lasciato una bella cicatrice sulla spalla >> continuò, massaggiandosi l'arto.

  << Ma...ma... >> Avevo la testa nel pallone.
 
  << Non è il momento per i convenevoli >> intervenne Zach, che si guardava intorno  << Potrebbe suonare l'allarme da un momento all'altro, e tra poco Adam verrà a controllare il laboratorio. Dobbiamo essere fuori di qui per quel momento >>

Ryan annuì, e quasi simultaneamente, cominciammo a correre. Io più che altro, ero trascinata da Zach, che mi aveva afferrato un polso. 


Eh, no. Non mi sarei limitata a seguirli come un cagnolino obbediente senza chiedere niente. Non dopo tutto quello che era successo. Strisciai i piedi al suolo, e Zach si fermò, voltandosi verso di me. Ryan ed Amy fecero altrettanto.

  << Rebecca, non c'è tempo per fare la testarda >> mi riprese Zach, tirandomi il polso.

  << Non potete pretendere che adesso mi fidi di voi! >> sbottai << Non dopo tutto quello che è successo... non dopo tutto quello che ho passato per colpa vostra! >>

  << Ti spiegheremo tutto quando saremo al sicuro... >> insistette Zach, ma io scossi la testa, come una bambina capricciosa. 

Ryan sbuffò: << Diamoci una mossa, altrimenti la stordisco e la porto in spalla, vi avverto >> minacciò.

Amy allora, si fece avanti, e mi prese per mano:  << Bechy, non ti chiedo di fidarti di loro, ma di me >> disse  << Per favore, fai come dicono >>

Era ingiusto così. Di Amy non avrei mai dubitato, e questo lo sapevano.

Guardai i due Chimeri con le sopracciglia corrucciate, e poi i miei occhi si concentrarono su Zach:  << Voi... siete di nuovo dalla nostra parte? >>

"TU, sei ancora dalla mia parte?" 

Ero tentata di chiederglielo, ma non lo feci, limitandomi ad attendere una sua risposta, che non mancò ad arrivare.

Sporgendosi verso di me, mi rubò un bacio a fior di labbra. Fu un contatto breve e frettoloso, ma il mio cuore sobbalzò comunque, e le mie narici vennero investite dal suo odore così attraente e virile.

  << Lo sono sempre stato >> mi sussurrò, bocca contro bocca. Non aveva usato il plurale. Si era riferito a lui.

Segno, che aveva colto la mia domanda nascosta tra le righe. La domanda che tanto mi premeva fargli. Lui se n'era accorto, e con poche parole, aveva dissipato i miei dubbi. 

Quel suo potere che era rimasto invariato.

  << Grazie per la considerazione, stronzo >>  sospirò Ryan, mentre Amy sogghignava.

Zach lo guardò e sorrise  << Oh andiamo, non fare il permaloso adesso! >> 

Il biondo scrollò le spalle, e dandoci le spalle, ricominciando a correre, seguito da Amy.

Io permisi a Zach di prendermi di nuovo la mano, e mi lasciai guidare da lui.

Non sapevo se quello che stavo facendo era giusto. Anche se Amy mi aveva assicurato di potermi fidare... dentro di me provavo ancora paura.
Mi sembravano così lontani i tempi in cui avrei affidato la mia vita a Zach senza alcun ripensamento

Quei tempi non c'erano più. Lui era cambiato...no, forse ero io ad essere profondamente cambiata.

Anche adesso, quella mano che teneva stretta la mia, mi sembrava quella di un estraneo. Provavo una morsa al petto, quasi come se dovessi conoscere Zach da capo, per la seconda volta. 

Come se dovessimo ripartire da zero. Anzi, forse non sarebbe stata una cattiva idea.

Ricominciare. Tra di noi, sarebbe stato tutto nuovo. E probabilmente, in quel modo sarei riuscita ad aprirgli di nuovo il mio cuore.

Cercavo di convincermi, ma dentro di me, sapevo bene che non sarebbe mai potuto tornare tutto come prima.

Se mai si sarebbe presentata un'altra occasione per noi, sarebbe stato tutto diverso.

Percorremmo i corridoi metallici in fretta e furia, fin quando, aprendo una porta scorrevole, Zach e Ryan non gettarono letteralmente dentro, in modo del tutto discutibile, me e Amy.

Era una stanza in tutto e per tutto simile al laboratorio di biologia della scuola. Da uno come Jean avrei dovuto aspettarmelo.
 
  << Rimanete qui >> ordinò  Ryan guardandosi intorno  << Noi controlliamo che la via sia libera. Se ci vede uno di quegli infami di Adam o Alyssa, è la fine >>

Zach non disse niente limitandosi a guardarmi negli occhi, come se volesse scavarmi dentro. Poi, si rivolse ad Amy: << Tienila d'occhio, e non farle commettere pazzie come sempre >> la pregò.

Feci per ribattere, ma lei mi precedette: << Contaci >>

  << Tu... Sei d'accordo con lui? >> chiesi allibita, quando i due uscirono << Non credevo sarebbe mai arrivato un giorno del genere... devo preoccuparmi? >>

Lei ridacchiò: << Diciamo che in tutto questo tempo ho avuto modo per apprezzarlo >> sorrise lievemente.

Qualcosa mi diceva che in quel periodo, erano diventati molto amici. Un fastidio mi nacque sulla bocca dello stomaco, un fastidio che sembrava in tutto e per tutto, gelosia. 

Mi strinsi le spalle, amareggiata << Io invece, ho avuto modo per odiarlo >> sospirai  << L'ho odiato con tutte le mie forze... in modo ancor maggiore di come l'ho amato... >>

Non avevo mai provato un rancore simile in vita mia, di quello che per tutto quel tempo avevo nutrito nei confronti di Zach. Ancor maggiore di quello che rivolgevo a Jean Stain.

Questo perché, a tradirmi era stata una persona che amavo.

Che amavo sopra ogni cosa.

Lei mi guardò, e la sua espressione era indecifrabile:  << Non... non lo ami più? >> azzardò.

Sinceramente, non lo sapevo nemmeno io:  << Io... non lo so >>  ammisi  << Una parte di me è sempre rimasta legata a lui, anche quando nel mio cuore c'era solo l'odio. Il suo ricordo mi appariva sempre in mente, che lo volessi o meno.... quindi mentirei se ti dicessi che mi è indifferente... >>

Ci pensai su, e infine, mi lasciai andare alla sincerità: << Anzi, credo che non lo sarà mai... per me, in modo diverso o meno, conterà sempre... >>

Quelle, erano le parole del mio cuore. I suoi battiti mi guidavano, non potevo ignorarli. 

Non più.

Era incredibile come quelle parole, che tanto mi ero ostinata a nascondere, con Amy mi fossero uscite di bocca come un fiume in piena.
Con lei, era naturale parlare di tutto. Quella, era una cosa che non sarebbe mai cambiata.

Lei mi abbracciò, cingendomi per le spalle  << È normale che sia così >> mi rassicurò  << Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto da sola... Bechy, adesso ci sono io ad aiutarti >>

Mi divincolai dalla sua stretta per poterle guardare il viso. Vi erano dipinte la sincerità, il rammarico, e la determinazione.

  << Amy... >> bisbigliai poi  << Ti prego, dimmi quello che sta succedendo >> la pregai  << Io davvero non ci capisco più niente, e faccio fatica ad accertarmi che sia reale. Tu sei tornata, e quei due sembrano stare dalla nostra parte... >>

Lei prese un lungo sospiro, e stirò le labbra in quello che era un pessimo sorriso:  << È un pò complicato >> ammise  << Non saprei nemmeno da dove partire...Quei due hanno idee così contorte in testa... >> 

  << Prova dall'inizio >> le suggerii, scontatamene. Volevo davvero capire. Perché andando avanti così, avrei rischiato sul serio di impazzire.

Lei sospirò di nuovo, e mi guardò seria:  << E l' inizio sia >>

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Capitolo 33
*** Confronto ***


Ciao carissimi!! *---* Ecco a voi il capitolo 33!! :D
Questo è la prima volta che scrivo le cose dal punto di vista di Amy! ;) Anche se, dovendo raccontare lei cosa è successo, credo sia ovvio che il punto di vista deve essere il suo! ^^''
Credo che adesso vi arrabbierete: il mio sadismo illimitato mi ha imposto di non spiegare tutto quello che è successo in questo capitolo! xD Amy raconterà quello che è successo relativamente a lei, ma le spiegazioni complete ce le darà il nostro carto Zach tra un pò! ^^''
Non uccidetemi, io vi amo tanto! xD 
Questo capitolo, poi mi piace anche perché c'è un bel confronto tra le due amicone del cuore! Becca ha bisogno di Amy come non mai in questo momento, e Amy non esita a darle il suo appoggio! ;) Spero che gradirete! ^---^
PS! Clear LaMoon: Tesò, purtroppo, non sono riuscita a inserire anche il pov dei "magnifici 5" ma il prossimo capitolo sarà tutto per loro! ^^'' Vi lascio alla lettura! Fatemi sapere che ne pensate! :D
Un bacione a tutti!! <3
Yuki! 
 
 
 
 

                                                            Confronto 









Non fu facile per Amelia mettere ordine a tutte le emozioni che la investirono, quando rivide Ryan.

In quei due mesi, non era passato giorno che non avesse pensato a lui, penandosi per non sapere il suo stato di salute, e non era c'era stata una notte che non avesse pianto, allagando il cuscino di lacrime, distrutta dalla lontananza.

Ricordava perfettamente le parole che le aveva rivolto, un attimo prima di ricevere un Blood Bullet in pieno petto, per proteggerla.

"Tu fai sempre l'errore di sottovalutarmi... "

Poi, quel suo inesauribile sorriso da sbruffone, aveva lasciato posto ad una smorfia di puro dolore, che le aveva straziato il cuore. 
Aveva convissuto con quella stessa sofferenza per due mesi interi, quindi quando se lo vide comparire davanti, inizialmente non le parve vero.

Aveva contato i giorni ansiosa di rivederlo, ma in quel momento, paradossalmente, non si sentiva pronta.

Non riusciva a decifrare le emozioni che la stavano travolgendo. Sollievo, felicità, desiderio, passione e... rabbia.

  << Non ci credo... >> si era ritrovata bisbigliare, mentre il suo sguardo veniva corrisposto dai suoi occhi di ghiaccio  << Dopo tutto quello che è successo... Ti ritrovo qui, a combattere? Non è cambiato proprio nulla, allora?! >> 

E poi, si era avventata verso di lui, sbattendosene dei richiami dei suoi superiori.

Ma non era stata la rabbia che le aveva fatto azionare i muscoli.

No, era stato....la mancanza. Il bisogno. 

Ancor prima della rabbia, ancor prima delle stessa felicità, doveva accertarsi che il ragazzo di fronte a lei era davvero reale. Aveva represso per troppo tempo il desiderio di toccarlo, e di sentire di nuovo il calore della sua pelle contro la propria; adesso aveva rilasciato le briglie. 

Lui si era mosso quasi in contemporanea, spinto dal suo stesso bisogno, e scattando in avanti, afferratale le spalle, l'aveva sbattuta al muro con violenza.

Poi, con una mano le aveva incatenato i polsi al muro, sopra la testa, tenendoli ben fermi. Le aveva posizionato una gamba tra le sue, mettendole il ginocchio destro sotto l’inguine, alzandola leggermente da terra.

La pistola le era scivolata dalle mani, ma non se ne accorse nemmeno. Si fissavano così intensamente che sembrava non battessero nemmeno le ciglia, con i volti erano pericolosamente vicini.

Lo sguardo di lui l'aveva guardato con la scintilla dell'eccitazione ben visibile, e ciò aveva solo contribuito a mandare a puttane la sua razionalità.

"Maledizione" continuava a ripetersi, mentre l'istinto di sporgersi per baciarlo era sempre maggiore.

  << Dovrò darti una bella lezione... >> le aveva detto poi la sua voce sensuale, e l'aveva fatta tremare dal desiderio. Una scarica elettrica l'aveva attraversata, andandosi a concentrare sul suo basso ventre.

Continuava a maledirsi per la propria debolezza, ma con lui non riusciva a ragionare. Odiava essere così alla mercé di qualcuno. 

Poi, tutto quello che successe dopo, non fece altro che aumentare la sua confusione. Aveva assistito ad un Hudson completamente trasformato, una Rebecca sconvolta dal dolore, e persino Ryan stesso sogghignava per quella situazione.

Si era incazzata fino al midollo, e desiderava solo liberarsi per dare un bel calcio in culo a tutti quanti. Non avrebbe permesso che deridessero Rebecca in quel modo:  << Brutto stronzo! >> aveva insultato il biondo, senza riuscire a credere al suo comportamento infame << Cosa c’e da ridere eh? Lasciami andare e ti farò perdere io la voglia di... >>

E senza darle nemmeno il tempo di prendere fiato, la bocca di Ryan le aveva tappato le labbra, e la sua lingua le aveva invaso il palato.
Credeva si trattasse di un semplice bacio a tradimento, un bacio che nascondeva un ché di sadico e umiliante, finché non aveva avvertito qualcosa di ruvido sulla lingua.

Sobbalzò per la sorpresa, quando capì che Ryan le aveva passando qualcosa "bocca a bocca". Aveva provato ad opporre resistenza, ma le braccia del biondo e la sua lingua così abile non le avevano lasciato scampo.

Doveva essere una compressa, che ingoiò prima ancora che potesse rendersene conto, senza possibilità di scelta. Si era sentita raschiare la gola e, quasi immediatamente, un torpore le aveva invaso il corpo. Senza aver voce in capitolo, i muscoli si erano rilassati, e aveva cominciato a sentirsi gli occhi pesanti, avvertendo allo stesso tempo un dolore crescente alle tempie.

Aveva visto il viso di Ryan farsi sempre più vicino, poi il suo respiro le aveva solleticato l'orecchio:  << Farà un po' male >> le aveva sussurrato, in modo quasi dolce  << Resisti, io non ti lascio >>

Non aveva fatto in tempo a chiedere di che cazzo stesse parlando, che era diventata l'oggetto degli occhi di tenebra di Hudson.

  << Osserva >> aveva detto quello, guardando però Rebecca.

Forse, era stata solo una sua impressione, ma le era parso che le sue mani tremassero leggermente. Ancora intrappolata nella presa del biondo, si era resa conto troppo tardi che quella spada aveva come obbiettivo proprio lei.

Aveva guardato Ryan con occhi supplicanti e pieni di terrore, e lui in cambio, aveva intensificato la sua stretta, ma senza farle male anzi; in modo quasi protettivo.

Tanto, anche volendo, non avrebbe potuto muoversi. Il corpo le si era paralizzato.

In una frazione di secondo, la lama si era conficcata in una parte del suo corpo che non riuscì a identificare, tanto era grande la sofferenza.

Dolore e solo dolore. Un dolore inimmaginabile, un dolore da farti desiderare di morire seduta stante.Aveva buttato la testa all'indietro, e urlato con tutta l'aria nei polmoni, finché non si era sentita la gola esplodere.

Quello che successe dopo, non riuscì a capirlo, perché il dolore sopraffaceva tutto.

L'ultima cosa che aveva udito, era stato il grido terrorizzato di Rebecca, poi era diventato tutto buio.
 
                                      




                                                                                                   **************************************
 
 
 


  << Quindi... >> la voce di Rebecca tremava  << Ti... ti hanno drogata? >>

Amelia tirò un lungo sospiro  << Si >>  annuì  << Era una compressa ottenuta dalla cicuta >>

  << Ma... >> Rebecca si portò una mano ai capelli con fare nervoso, scompigliandoseli  << Non è un veleno mortale? >>

  << Anch'io sapevo così. Ma diventa letale se mischiata ad infusi di oppio, o datura >> spiegò  << Nell'uomo, l'ingestione della cicuta provoca cefalee ed in seguito parestesia, diminuzione della forza muscolare, ed infine una paralisi ascendente... >>  si strinse le spalle  << Tutto ciò solo per inscenare la mia morte.... >>

Poi, guardò l'amica, quasi divertita:  << Sai chi mi ha spiegato tutte queste cose? >>  Continuò a parlare senza aspettare una risposta, perché sapeva già che Rebecca l'avesse capito:  <<  Si, proprio Hudson. Il suo sapere in campo medico aumenta sempre di più. Mi secca un po' ammetterlo ma... è formidabile >> 

Il volto di Rebecca si ombrò, ed Amelia decise di tacere, per non mettere il dito nella piaga.

  << Drogata... >> ripeté infine, dopo un lungo silenzio  << Quindi, per tutto questo tempo, ci...mi hanno fatto solo credere che fossi morta? >>

Amelia annuì mestamente:  << Loro ripetevano che era "necessario"... Non sai quante volte sono stata vicina ad ucciderli, per questa loro riservatezza... >>

  << Non... non hanno idea di quanto sia stata male per questo! >> esclamò poi Rebecca, senza sentire ragioni   << Ogni santa notte rivivevo la tua morte, non facevo altro che piangere... ero diventata un cazzo di vegetale! >> 

Sul volto di Amy si dipinse un'espressione di dolore:  << Perdonami, non ho trovato modo per poterti avvertire... >>

  << Amy, tu non c'entri nulla! Sono stati Zach e Ryan che, con le loro menti contorte, hanno ideato questa pazzia senza senso! Che cosa volevano ottenere?! >>

Amy abbassò lo sguardo  << Credo che voglia spiegartelo direttamente Hudson >> disse  << È stato uno straccio in questo periodo, e credo non aspetti altro che poterti parlare in tranquillità... >>

  << Io non voglio parlare con lui >> si impuntò Rebecca, mordicchiandosi l'unghia del pollice.

Amelia sospirò:  << Lo so che fa male, ma dovrai ascoltarlo. Anzi, ti prego di ascoltarlo >>

  << Ma... >>  provò ad obbiettare.

  << In ogni caso, io non ho intenzione di risponderti. Quindi, se vorrai avere spiegazioni, devi rivolgerti a lui >>

Rebecca la guardò male  << Quando vuoi, sei proprio un' infame... >> bisbigliò, fingendosi offesa.

  << Lo so >> Amelia scrollò le spalle, aspettando che l'amica sbollisse un po'.

Il silenzio durò alcuni minuti:  << E... poi? >>  tornò a farsi sentire la sua voce  << Cosa è successo dopo? Dove sei stata in tutto questo tempo? Perché non ti sei mai fatta sentire? >>

  << In un appartamento in periferia >>  rispose  << Credo fosse loro o qualcosa del genere.... in ogni caso, non mi sono mai dovuta preoccupare di questo. Tralasciando il fatto che mi hanno praticamente tenuta agli arresti domiciliari, Hudson mi ha curato pazientemente la ferita alla spalla, anche se gli effetti della droga ci hanno messo un po' a scomparire del tutto... >> fece un respiro profondo  << Mi portavano dei pasti, e mi aggiornavano sulle ultime novità... >>

Come se si fosse appena ricordata di qualcosa di importantissimo, si voltò verso di lei, e le strinse una mano  << Mi hanno... anche detto di David... >> biascicò  << Insomma, per loro non era altro che uno dei tanti agenti rompi palle, ma noi lo sappiamo che... voglio dire... >>

  << Va tutto bene >> la interruppe Rebecca, per poi indicarsi il ciondolo  << David è qui dentro. Lo porto sempre con me... >>

Gli occhi si velarono di lacrime  << Bechy... >>

  << Sai, mi ha nominato capo... >> sospirò poi l'altra  << Sono il capo dello Scudo Rosso. Riesci a crederci? >>

  << Dici sul serio?? >> Amelia non riuscì a trattenersi quell'esclamazione. Si portò una mano alla bocca, tentando di dare un contegno alla voce.

Rebecca annuì mesta:   << Non poteva fare una scelta peggiore, eh? >>

  << Non dire sciocchezze! >> la riprese l'amica  << Non c'è persona più adatta di te, quindi smettila con la bassa autostima! >>
 
  << Non ho bassa autostima... >> si difese, ma non era affatto convincente.

Amelia inarcò un sopracciglio  << Ah-ah, certo... >> l'assecondò.

  << Sono solo realista. Seriamente, guarda com'è finita >> le fece notare Rebecca  << Sono una persona che non riesce nemmeno a badare a se stessa....come posso pensare ad un'organizzazione intera? Come posso farmi rispettare se sono la prima a procurare casini? >>

  << Ci vorrà tempo, come in tutte le cose dopotutto, ma hai tutte le qualità per farlo; non dubitare di questo. Semplicemente, devi fari in modo che tutti possano conoscerti per come sei davvero >> 

Lei fece una smorfia  << Chissà se sarà una buona idea... Ho l'impressione che "Rebecca" non abbia nulla di così speciale... >>

  << Non è così >>  la corresse Amelia  << Sarò sincera con te: la prima volta che ti ho visto non mi hai fatto una bella impressione. Cioè, non me ne hai fatta nemmeno una cattiva...diciamo che eri indifferente >> si strinse le spalle << Una ragazza mediocre, come ce ne sono tante altre. Quindi mi chiedevo cosa avessi di tanto speciale per cui lo Scudo Rosso ci tenesse così tanto ad averti. Perché volevano a tutti i costi che entrassi nell'organizzazione. Perché io e gli altri dovevano "proteggerti" dalla combriccola di Hudson a scuola.... >>

  << Beh, sono la loro "arma perfetta" >> Rebecca stirò le labbra in un triste sorriso  << Ovvio che non volessero privarsi del loro asso nella manica >>

  << È quello che ho pensato anch'io, quando venni a sapere di tutti i tuoi poteri >>

  << "Poteri" è un eufemismo bello e buono. Diciamo "anomalie" >>

  << Per me sono poteri >> ripeté Amelia, sorridendo  << E pensavo che il tuo essere speciale si limitasse a questo. Ma poi conoscendoti, ho capito quanto mi sbagliassi. Ci sono qualità in te Bechy, che non valgono nessun potere. Anzi, tu possiedi il potere più grande di tutti >>

Rebecca si accigliò  << Di che stai parlando? >>

Amelia le sorrise nel modo più dolce possibile  << Riesci a risvegliare umanità >> le disse.

  << Umanità....? >>

  << Sei persuasa che ci sia davvero del bene in chiunque >> continuò l'altra  << È una dote più unica che rara. La maggior parte delle persone vede sempre il bicchiere mezzo vuoto, e fa caso solo i lati negativi di qualcuno o qualcosa. Tu invece, hai sempre cercato ciò che vi era di positivo; di conseguenza, riesci a cacciare il lato buono in chiunque >> il suo sguardo di smeraldo si fece più intenso:  << Anche il tuo rispetto per la vita è sempre stato superiore al nostro. Se per tutti gli altri, le vittime erano "dati da registrare", o numeri usati per aggravare l'accusa contro i Chimeri, per te erano vite. Ognuno di loro era una vita da preservare >>  sorrise  << Da quanto sei arrivata tu, lo Scudo Rosso, è diventato meno freddo ed insensibile >>

Si portò un ciuffo mogano dietro le orecchie prima di continuare a parlare:  << Sei riuscita a riportare alla luce l'umanità assopita in quei Chimeri che noi non ci saremmo fatti tanti problemi ad uccidere. Hai avuto compassione per il nemico: nessuno di noi si è mai immedesimato in quello che magari avevano potuto passare loro, nemmeno io. Ma tu si. È successo con Hudson, con Misa Albam da quanto mi hanno detto, e credo anche con Ryan >>  sogghignò  << La sua bastardaggine è diminuita >>

Rebecca ridacchiò:  << Se lo dici tu dev'essere vero >>

Le strizzò l'occhio:  << Fidati che lo è >> tornò seria << Quindi... io non ho dubbi su di te. E nessuno potrà mai farmi cambiare idea. Non ti fidi di te stessa, ma almeno fidati di me >>

L'altra stirò le labbra in un flebile sorriso, e delle lacrime le rigarono il volto  << Grazie, Amy... >> riuscì solo a dire  << Grazie >>

  << Dico la verità >> le assicurò, asciugandole i goccioloni  << Anche se, ammetto che non me l'aspettavo da un tipo come David... >>

  << Diciamo che si è redento all'ultimo... >> rispose Rebecca, tirando su col naso.

Amelia annuì con lentezza, come se ci stesse ragionando su  << Pensandoci, credevo che avesse scelto tuo padre per esempio, sono sempre stati molto legati... >>

A quelle parole, vide Rebecca irrigidirsi, e fissare gli occhi sul pavimento.

Si accigliò:  << Bechy....? Che hai? >>

Lei scosse la testa, cercando inutilmente di far finta di nulla  << Niente... solo che... in questo periodo la parola "padre" ha un cambiato significato per me... >>

Amelia si accigliò  << Che intendi? Hai litigato con George? >>

  << No...o meglio, inizialmente si, solo che... alla fine... io.... >> Rebecca stava annaspando nelle sue stesse parole.

  << Bechy, fai pace col cervello e metti insieme due parole di fila! >>  

Lei fece un respiro profondo, e roteò gli occhi da una parte all'altra del laboratorio di biologia:  << Quello che sto per dirti per me non conta nulla, ne conterà mai niente. Nulla è cambiato nella mia vita, ok?  >> cominciò.

  << Premessa afferrata >> assicurò l'altra.

L'ennesimo sospiro prima di parlare:  << Per una serie di situazioni... >> disse  << Sono venuta a sapere che... >>

E si bloccò. A giudicare da come si mordeva il labbro inferiore e da come si trucidava le dita delle mani, Amy capì che non si sarebbe smossa di lì tanto presto.

  << Bechy non ho ancora la capacità di leggere nel pensiero, quindi... >> l'incalzò.

  << ain... io....dre >> si sentì bisbigliare in risposta.

  << Apprezzo il "grande" sforzo, ma non capisco lo stesso... >> cercò di ironizzare.

Alla fine, Rebecca sbottò:  << Jean Stain è mio padre! >>

Benché avesse detto solo cinque parole contate, aveva il fiatone.

Amelia ridusse gli occhi a due fessure  << Aspetta, aspetta un attimo.... >> farfugliò   << Jean Stain...cos...? E chi cazzo è? >>

  << È il pazzo, Amy.... Il pazzo che abbiamo incontrato anche nel primo attacco... >>

L'altra sbiancò. Alzò una mano e indicò Rebecca  << Tu... mi stai dicendo che quello squilibrato... è... tuo padre? >>

Rebecca annuì, senza guardarla.

  << C-Come... come fai ad esserne sicura? Non... >>

  << L'ho letto chiaro e tondo nel diario di mia madre >> l'anticipò  << Ho visto delle foto inequivocabili, David e George hanno confermato tutto e... >>

  << Non stai dicendo sul serio, vero? >>

A parlare, non era stata Amelia. 

Le due ragazze si voltarono simultaneamente verso la porta, e furono sollevate nel riconoscere le figure ansimanti di Ryan e Zach. Proprio quest'ultimo, col volto paragonabile a quello di un cadavere, aveva interrogato Rebecca. 

Lei provò una fitta al cuore, e tornò a fissare il pavimento  << Credi che potrei inventarmi una cosa del genere? >> ribatté  << Mi disgusta solo l'idea, ma è così >>

Ryan sbuffò, e batté un pugno alla porta  << Padre e figlia, perfetto. Ci mancava solo la puttanata della triste famigliola C'è ancora qualcosa che dobbiamo sapere, o le brutte sorprese sono finite? >>

Zach lo ignorò, ancora in fase di shock:  << Lui... ti ha rinchiuso in un laboratorio nonostante sia sua figlia? >> volle sapere poi  << È questo l'uomo che per tutto questo tempo ho seguito e rispettato? >>

Rebecca scosse la testa  << No... Lui non lo sa >> spiegò, sebbene seccata di giustificarlo << Non glie l'ho detto... non ce l'ho fatta >> 

Vide il Chimero accennare un movimento in sua direzione, ma lo anticipò, mettendosi in piedi  << Allora, possiamo uscire di qui? >>

Poi si bloccò, guardando con il terrore negli occhi qualcosa di indefinito dietro le spalle dei Chimeri. Anche Zach e Ryan si voltarono, e i loro volti divennero maschere inespressive.

Amelia dubbiosa si alzò a sua volta. Le loro espressioni potevano essere paragonate a chi ha appena visto il diavolo:  << Che succede? >>

E la vide anche lei.

Capelli biondi, occhi traboccanti di odio. Aveva le braccia lungo i fianchi e le mani stette a pugni. Digrignò i denti  << Non ci posso credere... >> farfugliò con voce acuta.

  << Alyssa... >> borbottò Ryan  << Cazzo... >>

  << Fottuti traditori! >> urlò la bionda, additando i due  << Che diavolo state facendo, siete impazziti?! >>

Inchiodò Amy con lo sguardo  << Tu non eri morta e sepolta?! Perché non sei sottoterra?! >> tornò a fulminare i suoi ex compagni << Da quanto tempo è, che ci state prendendo per il culo? Il padre non vi perdonerà mai! >>

Poi, si concentrò su Rebecca:  << Razza di stronza! Tu non sei nemmeno degna di baciare la terra dove cammina il padre! >>  sputò  << Non potresti mai essere sua figlia! Non lo meriti! Non lo accetto!! >>

Lo stupore fu generale. Tutti si congelarono seduta stante, assaliti dalla consapevolezza di essere fregati.

Infatti, la Chimero bionda non perse tempo: scattò in avanti e prima che potessero intercettarla, premette con tutta la forza un pulsante rosso di un monitor.

E in quel momento, l'allarme cominciò a suonare.
 

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Capitolo 34
*** Conflitti, Tensioni, Divisioni ***


Saaaalve! ^---^ Ecco qui il capitolo 34! :D
In questo capitolo sarà presenta la nostra squadra di salvataggio! xD Che non smette di spruzzare intenti omicidi da tutti i pori e poco ci manca che si uccidono tra loro! xD 
Spero che vi piacciano comunque! *.* il capitolo è un pò lungo, e visto che più che altro ci sono litigi tra i componenti del gruppo, spero che non risulti pesante! >.< fatemi sapere! ;)
Un bacione tutti! Aggiornerò presto, tra mercoledì e giovedì! :D
Un bacione!! <3
Yuki! 
 
 

                                               
                                             Conflitti, Tensioni, Divisioni 

 





  << L'avevo detto io, di procedere a piedi! Ma tu e il signorino "se-non-taci-ti-pianto-una-pallottola-in-testa", siete due coglioni con la "C" maiuscola, i quali cervelli messi insieme non fanno per uno! Visto che si sono bucate le gomme? Ben vi sta, ci godo! >>

Eleanor continuava a borbottare i suoi insulti da quando avevano dovuto abbandonare il mezzo, e Misa cercava inutilmente di tenerla a bada.

Garreb aveva cercato di corrompere Kim a dargli uno dei mitra, ( "Tanto per avere qualcosa tra le mani", diceva, ma il vero uso che voleva farne era fin troppo chiaro ), ma la donna l'aveva fulminato con gli occhi, intimandolo silenziosamente a non allungare le mani sui suoi "gioielli".

  << Tu limitati a farci strada >> sputò Kyle, che guardava dritto di fronte a sé  << Qui è pieno di vecchi edifici... >>  guardò Eleanor riducendo gli occhi a due fessure: << Sei sicura che la strada sia questa? >>

  << Ma cosa credi, che abbia l'Alzheimer? So dove stiamo andando >> rispose quella stizzita  << Ma se non la smetti con tutte queste presse, potrei dimenticarmene sul serio >>

  << Provaci solo e... >>

Garreb non finì la sua minaccia, che la canna del mitra della rossa si poggiò sulla sua tempia:  << Dai ancora aria alla bocca? >>

  << Stai diventando prevedibile, Armstrong >> le disse calmo, poi notò gli occhioni verdi di Misa squadrarlo minacciosi, o almeno che provavano ad esserlo.

Per poco, non si mise a riderle in faccia. Anzi, per nascondere il sorriso che gli era inaspettatamente nato sul volto, si portò una mano sulla bocca:  << Non fai paura per niente, se vuoi saperlo >> le fece notare, crudele.

La colse alla sprovvista, e la Chimero gonfiò le guance, infastidita. Era stufa del fatto che tutti la prendessero sotto gamba.

Fece per ribattere, ma l'odore metallico del sangue le otturò improvvisamente le narici. Sobbalzò, e guardandosi intorno con il battito già accelerato, cercò di capire da dove provenisse.

Trovò la fonte prima di quanto si aspettasse. Dalla manica del giubbotto di pelle nera del torturatore, scendeva un rivolo di sangue denso e scuro che percorreva le sue dita affusolate.

  << Sanguini... >> bisbigliò, mentre lo stomaco le si contorceva in una fitta dolorosa.

Una sensazione che conosceva fin troppo bene.

Lui sembrò essersene accorto solo in quel momento. Guardò prima lei, poi la ferita:  << Ah, già... si è riaperta... >>  disse, con noncuranza  
<< Beh, sono sopravvissuto ad un'esplosione. Mi sento già abbastanza fortunato così >> disse, alzando le spalle.

  << Non... non ti fa male? >> chiese ancora, con la gola secca.

  << Sono un torturatore >> ripose, guardando davanti a sé  << Ferite come queste non sono niente in confronto a quello che sono abituato a sopportare >>

Poi, improvvisamente si voltò verso di lei, e la guardò stranito: << Ehi >> sbottò  << Non guardarmi così. Mi infastidisce >>

La Chimero si accigliò:  << Come? >>

  << Come se stessi per saltarmi addosso >> scandì le parole con crudeltà, e tutti i presenti si voltarono verso di loro.

Misa dal canto suo, ci rimase di sasso, col viso che diventava sempre più paonazzo:  << I-Io non... >>

  << Lo leggo nei tuoi occhi >> la stoppò il ragazzo, guardandola in modo così profondo che la Chimero si sentì scavare dentro  << L'odore del sangue ti sta inebriando >>  non era una domanda  << Cos'è hai il serbatoio vuoto? >>  fece una smorfia, increspando le labbra  << Sembri un dannato vampiro. Mi fa ribrezzo >>

Se fosse stato possibile, Misa si sarebbe voluta sotterrare da sola. Non sapeva per quale motivo, - dopotutto non era la prima volta che veniva offesa per la sua natura da Chimera - ma si sentiva tremendamente umiliata.

Probabilmente, quella sensazione sgradevole era dovuta al fatto che ad averla offesa così a bruciapelo era stato proprio Garreb Hidd, dalla cui bocca, anche una frase innocua poteva sembrare il peggiore degli insulti.

Avrebbe dovuto dar retta ad Eleanor, e bere il sangue di quegli uomini nel container.

Era molto, troppo tempo che non si riforniva. "Kelly" le stava procurando emicranie sempre peggiori, ma stringeva i denti, e cercava di desistere al desiderio di sangue. Non sapeva nemmeno lei perché si impegnasse così tanto a resistere alla sua natura.

Probabilmente, era perché Rebecca le aveva detto che era una brava ragazza. 

Non poteva tradire la sua fiducia. Doveva fare la "brava".

E adesso, con quella frase, il torturatore, tanto bello quanto crudele, aveva reso vana tutta la sua tenace resistenza. 

"Mi fa ribrezzo".

Provò una morsa di dispiacere, e rabbia. Sopratutto rabbia.

  << Io sono così! >> esclamò poi, alzando il tono di voce. Inchiodò lo sguardo verde prato di Garreb quando si voltò per studiarla in volto. 

Si chiese com'era possibile che due occhi così angelici, potessero nascondere tutta quella cattiveria.

Ma non avrebbe permesso nemmeno ad un vero angelo di ferirla in quel modo.  Garreb Hidd non era nessuno per farle male in quel modo al cuore!

Parlando in quel modo, offendeva anche Rebecca, e non glie l'avrebbe perdonata. Lei stata la prima ad averla accettata sul serio.

Non era stata capita dal suo padre biologico e stupratore. 

Non era stata compresa dall'altro "padre", che sembrava orgoglioso solo quando si dimostrava parecchio brava nel far scorrere sangue. 

Non era stata capita a fondo nemmeno dai suoi amici, che vedevano in lei solo una "compagna di sventure".

Rebecca invece l'aveva accettata. L'aveva accettata quando avrebbe solo dovuto odiarla. Armata di una nuova determinazione, continuò a parlare:   << Io sono così, e tu non hai il diritto... >>

  << "Diritto"? >> sbottò quello, alzando un sopracciglio castano  << Di che stai parlando? Voi mostri non potete usufruire proprio di nessun diritto >>

Eleanor non ci vide più:  << Figlio di... >> 

Ma Misa fu più lesta, e gli mollò uno schiaffo a mano aperta in pieno viso.  << Tu sei un mostro peggiore di me! >> gli urlò, mentre il moro era troppo basito per contrattaccare.

Si massaggiò la guancia rossa, e nei suoi occhi prato si illuminò la scintilla dell'ira:   << Non osare, piccola... >>

Senza nemmeno finire la sua minaccia, si avventò sulla Chimero, con tutta l'intenzione di ferirla.

I loro corpi si scontrarono, ma quello di Misa non era abbastanza stabile da sorreggere il suo peso. E infatti, caddero entrambi per terra, senza il minimo ritegno, mentre ancora continuavano ad azzuffarsi, uno sopra l'altro, in una battaglia tanto cruenta quando ridicola.

E allora intervennero sia Eleanor che Kim. La bionda accorse verso Misa, strappandola dalla morsa del torturatore, che adesso le stava sopra, in una posizione abbastanza equivoca.

La rossa invece, afferrò Garreb per le spalle, lo trascinò in su, e circondandogli il collo con un braccio, gli puntò la canna del mitra sotto il mento:  << Hidd >> lo chiamò, con voce assassina  << Se non la pianti subito con le tue scenate, giuro che questo cervello te lo faccio saltare sul serio, quanto è vero che mi chiamo Kim Armstrong >> fece una pausa, durante la quale sentì il ragazzo deglutire, e il suo pomo d'Adamo andare su e giù   << Hai capito? >> l'incalzò, picchiettandogli l'arma sulla pelle per infondere maggiore veridicità alla minaccia.

Lui digrignò i denti:   << Ti senti tanto potente solo perché sei armata? >> la sfidò  << Questo è abuso di potere >>

  << Pensala come vuoi, ma ho Io il coltello dalla parte del manico o meglio... il mitra >> gli ricordò  << Quindi attento a quello che fai. Posso assicurarti che non scherzo. Non mi costa niente fare un po' di pressione sul grilletto..... e boom >>

  << Te la stai prendendo con la persona sbagliata >> le fece notare  << Io sono un tuo simile >> sottolineò  << Qualcuno qui, invece no >>

  << "Un mio simile"? >>  ripeté Kim  << Non vedo un briciolo di umanità in te. In cosa dovemmo somigliarci? >>

Poi, fulminò anche Misa:  << Anche tu, piantala con le scenate. Ne ho fin sopra i capelli di voi due. Abbiamo capito che non vi sopportate, ma staremo insieme il tempo necessario per salvare Rebecca. Portata a termine questa missione, potrete anche scannarvi a vicenda >> sospirò, seccata, lasciando la presa su Garreb  << Ma adesso, Santo Dio, smettetela! >>

Eleanor sbuffò:  << Ha cominciato lui >> disse, additandolo come una bambina  << Comincia sempre lui! >> si concentrò sul ragazzo  << Un giorno di questi ti ammazzo sul serio, stronzo! >>

  << El >> la riprese Misa, guardando malamente Garreb  << Non ne vale la pena >>

Il torturatore non se ne sarebbe certo rimasto in silenzio dopo un tale affronto, ma con Kim che gli aveva praticamente assicurato morte certa se avesse detto solo una parola di troppo, fu costretto, a malincuore,  a tacere.

Kyle era rimasto indifferente alla disputa, guardando i litiganti con occhi indispettiti << Sapevo che non sareste dovuti venire >> commentò poi << Fate solo un sacco di casino >>

  << La minaccia vale anche per te >> lo avvertì Kim   << Niente colpi di testa, Kyle. Anche la tua avventatezza non ci giova >>

  << Sono perfettamente padrone di me >> disse, corrucciando la fronte  << Anzi, probabilmente sono l'unico di questo gruppo che sta prendendo sul serio la cosa. Voi siete solo rumorosi ed inutili >>

A mente fredda non avrebbe mai pronunciato simili parole, ma con Rebecca rapita la sua razionalità era andata a puttane, così come il suo buon senso:  << Davvero non capisco perché vi siate accollati. Io e la bionda avremmo fatto molto prima  da soli >> continuò.

  << Si, avreste fatto prima solo a farvi ammazzare! >> ribatté la rossa.

  << Mettiamo in chiaro una cosa >>  si intromise Garreb:  << Se sono venuto, è solo per vendicarmi dell'affronto subito. Non mi preme salvare un "capo" che patteggia per il nemico >>

L'espressione di Kyle divenne indecifrabile  << Stronzo, non... >>

In quel momento, uno sparo partì, ma rivolto verso il cielo. Tutti si zittirono, e guardarono la rossa:  << Ancora una parola, e il prossimo colpo beccherà una delle vostre teste! >> minacciò.

Garreb voltò leggermente la testa, e masticò diverse parole, tra le quali:  << Hitler... >>

  << Voi siete uno più malato dell'altro! >> intervenne infine Eleanor  << Un isterico... >>  disse rivolta a Kyle  << ... un sadico ai massimi   livelli... >> riferendosi a Garreb, poi guardò Kim  << E tu...? Non lo so, ma ispiri violenza >> concluse, poi sospirò pesantemente  << Ma grazie al cielo, la tortura sta per finire >> 

Avanzò a passo svelto, e indicò uno degli edifici verso destra:  << Lì, ad ore 4 >> disse, indicando un punto del grande edificio  << Quello, è una delle entrate secondarie  >> cominciò  << Questo posto prima era un'industria farmaceutica, ancora funzionante. Ci sono diverse entrate, ma questa è l'unica che sicuramente non è controllata da nessuno >>

  << Sarà meglio che sia vero >> borbottò Garreb, cercando di non farsi sentire, mentre con la coda dell'occhio rivolgeva delle occhiate fugaci a Misa.

La trovò seria in volto, gli occhi verdi decisi e determinati. 

Prima c'era rimasto sul serio basito. Non si era aspettato un simile atto ribelle da parte sua. All'apparenza sembrava indifesa, una "persona" che può essere battuta con un semplice scocco di dita, così esile che una folata di vento può portarla via. 

Ma quando ci voleva, sapeva cacciare fuori le unghie, e battersi come una leonessa. 

Anche le parole dopotutto, potevano far male. Lui lo sapeva per esperienza, perché essere un torturatore non vuol dire solo imparare tecniche di tortura e violenza fisica, ma anche saper applicare pressione psicologica alla vittima per estorcerle una confessione.

E quella Chimero ci sapeva fare. 

Non sapeva se la cosa lo infastidisse o lo intrigasse; perché quello, era un lato della personalità che amava nella gente: essere agguerriti al punto giusto, e nel momento giusto. Una continua fonte di sorprese e risorse.

Era intrigato perché aveva trovato una persona che corrispondeva a quei canoni, era infastidito perché quella persona era Misa Albam. 

Una Chimero. 

E non una Chimero qualsiasi. La Chimero che aveva brutalmente ucciso suo fratello. E lui non conosceva il perdono.

Il suo fratellino...

  << Qui! >> esclamò Eleanor, distogliendolo dai pensieri.

Si erano avvicinati all'entrata del grande edificio, dove due porte di metallo sbarravano loro l'accesso.

  << Allora, che ne dite, la buttiamo giù? >> chiese con un mezzo sorriso, mentre Kim caricava i mitra e Kyle, sempre più nervoso, si preparava a sferrare il peggiore dei suoi calci.

  << L'ho detto che siete coglioni nati >> li interruppe Eleanor  << E io qui che ci sono a fare, per abbellimento? Fatemi andare a fondo al tradimento, almeno >> borbottò, chinandosi verso un monitor alla sinistra.

Che quella Chimero aveva una logica tutta sua delle cose, ormai l'avevano capito tutti.

  << Sei sicura di saperci mettere mano? >> si informò Kim.

  << Eleanor è un genio dell'elettronica e dell' informatica >> la rassicurò Misa  << Conosce la tecnologia meglio di chiunque altro >>

La rossa fece un fischio di ammirazione:   << Però... forte >>

  << Non è "forte" >> la corresse Garreb  << Non vi ricordate come sono riusciti a manomettere il nostro sistema di sicurezza la prima volta? È spaventoso >>

  << Non finché può tornarci utile >> intervenne Kyle, battendo nervosamente un piede a terra  << Allora, ne hai per molto? >>

  << Perché non fai un favore al mondo, e stai zitto? >> gli rispose la bionda, senza staccare gli occhi dal suo lavoro. Aveva smontato la parte inferiore dell'apparecchio elettronico, e stava combattendo con alcuni cavi colorati.

  << Il cavo blu... cavo blu... e qui il cavo rosso... >> cantilenava, e sembrava quasi che si stesse divertendo.

  << Possibilmente, prima che faccia notte >> sbottò Garreb.

  << Se faccio anche il più piccolo errore qui salta tutto, e addio copertura >> lo rimbeccò Eleanor  << Anche se ammetto che sarebbe divertente vederti bruciato.... >> 

Garreb fece per ribattere, ma quando vide Kim rafforzare la presa sul mitra, e i suoi occhi intimargli un silenzioso: "Fai un passo, o di una sola parola e ti buco la fronte", ci ripensò.

  << Quasi fatto... >> avvisò Eleanor, tirando un pò fuori la lingua per concentrarsi; sembrava una bambina che quando colora, cerca di fare attenzione a non andare fuori dal bordo.

Ma poi, improvvisamente tutto saltò. I cavi fecero scintille, e il sistema bruciò con una scarica elettrica.

La bionda fu scaraventata all'indietro con un grido, mentre il resto dei presenti sobbalzò dallo stupore.

"Minaccia rivelata. Minaccia rivelata" cominciò a ripetere a cantilena il marchingegno.

  << Che cazzo hai fatto?! >> urlò Kyle.

  << Io non ho fatto proprio un bel niente! >> sbottò la Chimero, aiutata da Misa a rimettersi in piedi  << Non ne ho avuto il tempo. Dev'essere stato qualcos'altro >>

  << O forse sei tu che ci hai condannati >>  sputò Garreb  << Non è che il tuo piano era questo fin dall'inizio? >>

Quella volta, Kim non ribatté, anzi guardò la bionda quasi con diffidenza. Come del resto fece anche Kyle.

  << Ne ho fin sopra i capelli di tutte le vostre insinuazioni! >>  sbottò Eleanor, in modalità omicida:  << Ho fatto tutto quello che mi avete chiesto. Vi ho condotto fino a qui, vi ho fatto strada, e ho cercato di farvi entrare. Mi pare di avervi dimostrato fedeltà fin troppo! Ma sia chiaro: l'ho fatto solo perché Gwen mi ha pregato di aiutarvi a riprendervi la vostra amica, e continuerò a farlo sempre perché è suo desiderio. Ma per quel che mi importa, potete andare all'inferno anche ora! >>  

Prese fiato e continuò la sfuriata:  << Io-non-ho-toccato-nulla >> ribadì  << L'allarme è stato prodotto da qualcos'altro. Proviene dall'interno della struttura. Siamo arrivati tardi >>

Tutti restarono basiti dal suo resoconto, finché Garreb non scoccò la lingua:  << Bene! Viaggio a vuoto >>

  << "Viaggio a vuoto"? È tutto quello che sai dire?! >> lo assalì Kyle  << Non me ne frega niente dell'allarme o cazzi vari, noi entreremo qui dentro e ci riprenderemo Rebecca! >>

  << Sei sordo? >> ribatté il torturatore  << Non-possiamo-entrare! >>

  << E io ti dico che entreremo, invece! >>

  << Davvero genio?! Dimmi come, sono tutt'orecchi! >>

Kyle digrignò i denti  << Hidd, non sfidarmi, altrimenti è pronto per te un biglietto di sola andata per l'inferno! >>

Kim caricò il mitra  << Evidentemente se non ci scappa il morto, qui non siete contenti vero?! >> 

  << È inutile prendercela fra di noi! >> aggiunse Garreb  << Ammettiamo che la bionda ci ha fregato, e facciamola finita! >>
Eleanor fece per aggredirlo:  << Non tollero che... >>

  << Avete rotto, Dannazione!! >>

Ad urlare, inaspettatamente, era stata Misa.

Tutti si zittirono, e la guardarono senza parole. Nessuno di loro l'aveva mai vista perdere il controllo, nemmeno Eleanor. 

  << Non riuscite a starvi zitti per due minuti?! >> continuò a sbraitare la Chimero, e sembrava che a momenti il suo corpo potesse esplodere dalla rabbia.

Si avvicinò alla porta di metallo, e cominciò a tirarle violenti calci.  << Il monitor è andato?! E noi la buttiamo giù con le "vecchie maniere". Rebecca lì dentro non ci resta! >>

  << Facendo tutto quel casino, ti sentiranno pure dall'altra parte dell'universo... >> fece notare Kim.

  << Chi se ne frega! L'allarme è già partito, non può andare peggio! >> sbraitò, continuando a scalciare come un cavallo impazzito.

  << Più che altro, continuando così ti romperai una gamba... >> bisbigliò una Eleanor sempre più basita.

  << Sono una Chimero, non una bambola di porcellana; il mio fisico è superiore a quello umano! Nessuno scommetterebbe mai su di me, ma non mi spezzo così facilmente! Quindi, fosse l'ultima cosa che faccio, io butterò giù questa maledetta porta! >>

Ed effettivamente, il metallo stava cominciando ad inclinarsi. Clang. Clang. Ancora clang. 

Finché, Kyle non andò al suo fianco, e cominciò anche lui a scalciare, prendendo quella povera porta come un antistress.

  << Devono avere parecchia rabbia repressa... >> bisbigliò la bionda, notando in che modo si stavano accanendo contro il metallo.

Alla fine, senza sapere nemmeno come, la fatidica porta si piegò su se stessa, abbastanza da permettere loro l'accesso.

  << Non ci credo... >> blaterò Eleanor, mentre Kim alzò un sopracciglio << A cosa di preciso? Al fatto che Misa ha tirato fuori le palle, o al fatto che lei e Kyle hanno collaborato su qualcosa? >>

La Chimero deglutì:  << Credo a entrambe le cose >>

Garreb dal canto suo, aveva assistito alla scena senza dire una parola, quasi sotto shock. Gli rodeva ammetterlo, ma quella piccola Chimero era una fonte di sorprese. 

Da dove l'aveva tirava fuori tutta quella grinta?

Kyle si portò indietro i capelli, e guardò Misa quasi con "ammirazione"  << Potevi svegliarti prima. Bah, meglio tardi che mai comunque >>

Lei sospirò:  << Siamo d'accordo sul salvare Rebecca. Quindi muoviamoci >>

  << L'interno è grandissimo >> esordì Eleanor, con aria di che la sa lunga  << Faremo prima a dividerci >> 

  << Non sarebbe meglio andare tutti insieme? >> fece presente Kim  << Dopo tutto, solo tu conosci l'architettura del posto >>

La Chimero scosse la testa, e il caschetto di capelli biondi ondeggiò:  << No, mi spiace deludervi, ma nemmeno io so orientarmi bene. Il posto è immenso e sotto ordine del padre, siamo sempre rimasti nell'ala est >> guardò la struttura  << Faremo solo casino rimanendo in gruppo. L'importante è ispezionare l'edificio cercando di essere meno rumorosi possibi.  D'altro canto, andare da soli è pericoloso, quindi adesso dividiamoci e niente storie >>

  << Ecco, questo sarà un problema... >> sbuffò Kim  << Siamo pure dispari... >>

Kyle spostò il peso da una gamba all'altra:  << Per me è indifferente, basta che ci diamo una mossa >> 

  << Le due Chimero insieme, no >> disse prontamente Garreb  << Non mi fido >>

  << Bene >> l'assecondò la rossa, grattandosi la testa  << Allora che cosa proponi? >>

Il torturatore guardò Misa:  << Io sto con lei >>

La sorpresa fu generale. Conoscendolo, era più plausibile che volesse tenersi a debita distanza dalle due Chimero. Invece, aveva proposto di sua iniziativa di far coppia con una di loro.

Veniva da chiedersi se stesse bene.

La diretta interessata lo guardò con gli occhi quasi fuori dalle orbite  << I-Io...? >> farfugliò  << Mi.... mi vuoi uccidere vero? >>

Lui alzò le spalle:  << Al momento, non è nelle mie priorità >>

  << Cos'hai in mente? >> lo scrutò la bionda, minacciosa. 

  << Niente di particolare >> e per la prima volta, sembrava sincero.

Kim sospirò rumorosamente  << Tanto, Hidd sarebbe pericoloso con chiunque andasse... >>

Eleanor non sembrò convinta, e masticò una mezza protesta. Kyle, a mani nude, cercò di allargare ancor di più l'apertura che erano riusciti a rimediare, ferendosi le mani col metallo:  << Abbiamo deciso allora? Muoviamoci >>

Lui fu il primo ad entrare, e i suoi passi risuonarono sul pavimento di metallo di un lungo corridoio scarsamente illuminato. Dopo di lui Eleanor, seguita da Kim, Misa e Garreb. 

  << Come faremo a sapere che stiamo tutti bene una volta separati? >> chiese la rossa.

  << Non possiamo, infatti >> Eleanor fece spallucce  << Quindi comincia pure a pregare >>

Percorsero qualche metro del lungo corridoio, fin quando non si trovarono di fronte a due rampe di scale. Una saliva, l'altra scendeva.

  << Saliamo. Scendiamo >> dissero rispettivamente Eleanor e Garreb. I due si guardarono, ed il torturatore fece un sorriso sghembo:  
<< Almeno siamo d'accordo su qualcosa >>

  << Mi hai tolto le parole di bocca >> ed entrambi si avviarono verso le rispettive rampe.

Kyle sorpassò la bionda, e senza guardare in faccia nessuno, cominciò a salire. 

  << In questo momento non riesce a pensare che a Rebecca... >> sospirò Kim, seguendolo con lo sguardo  << E se ne frega altamente di noi. Santa pazienza.... >>

  << Ehi "Rossa" >> la chiamò Garreb. Quando si voltò verso di lui, vide che aveva una mano protesa verso di lei  << Un mitra >> pretese.

  << Come? >>

  << Non vorrai farci andare disarmati, vero? >> l'incalzò.

Lei lo scrutò a lungo, poi il suo sguardo si concentrò su Misa, alle sua spalle. Infine, gli lanciò l'arma, che il torturatore prese al volo. Chissà perché, si sentiva come se stesse mandando l'agnello col lupo  << Se le succede qualcosa ti riterrò l'unico responsabile >> minacciò  << E una pallo... >>

Garreb impugnò saldamente il mitra  << ... "una pallottola in testa non me la toglie nessuno" >> l'imitò  << Grazie dell'antifona. Andiamo? >> concluse, rivolto a Misa.

Lei annuì timidamente, e lo seguì in silenzio, mentre le rimanenti due ci accinsero a seguire Kyle.

  << Emh... >> biascicò Misa, cercando di non inciampare nei gradini  << Perché hai scelto di scendere? >>

  << Istinto >> rispose secco lui  << Per natura, cerco sempre di vedere a fondo delle cose. Mi incuriosisce sapere cosa possano nascondere. Per questo parto sempre dalle fondamenta >>

Misa non capì bene il senso del suo discorso, ma annuì ugualmente  << E... >>  continuò, visibilmente a disagio  << Perché hai voluto... essere in coppia con me? >> Senza sapere il perché era arrossita, e pregò che non se ne accorgesse.

In un primo momento, Garreb non seppe che rispondere. Il fatto, era che essenzialmente l'aveva fatto per lo stesso motivo per cui aveva deciso di scendere anziché salire. 

Quella Chimero era una continua fonte di sorprese, e desiderava vedere di cos'altro potesse essere capace. 

Ma questo non l'avrebbe mai ammesso.

Si limitò a scrollare le spalle:   << Mph. Non vedo perché dovrei darti spiegazioni >>

Misa aveva gonfiato le guance, ed era rimasta in silenzio, mentre lui continuava a guardarla di sottecchi.

"Sorprendimi", pensò, sorridendo appena.

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Capitolo 35
*** Furia ***


Ciao carissimi, e buona Vigilia di Natale!! :D
Finalmente riesco a caricare un nuovo capitolo! Perdonate il micidiale ritardo! :( prima la scuola, poi ci si è messa la mancanza di ispirazione, ed è finita così! >.< Non immaginate nemmeno la fatica che ho fatto per scrivere queste righe! Spero che almeno sia uscito qualcosa di decente, perché lo confesso, questo capitolo non mi piace per niente. Secondo me è il peggiore che abbia mai scritto, ma lascio a voi giudicare, che siete più bravi! ;)
Che dire? Nulla di che, vi lascio subito  alla meritata lettura! Grazie per essere stati così pazienti! :)
Clear LaMoon! Ho visto la tua immagine! *---* Cavolo, è bellissima, e quei due sono perfetti per Garreb e Misa! *^*  In effetti lei hai i capelli troppo corti rispetto alla Misa che io mi immagino, ma ciò non toglie che le stiano comunque benissimo! :D Ecco qui l'immagine fatta dalla mia carissima fan! :D ---->  http://oi48.tinypic.com/ipmumh.jpg
Grazie mille tesoro!
Ci vediamo dopo le vacanze, cari miei! Speriamo che il Natale mi schiarisca le idee e che possa scrivere capitoli più velocemente possibile! >.<
Un bacione a tutti,e Buon Natale!!!!
 
 
 

                                                                           
                                                                      Furia 

 
 
 
 
 
 
"Minaccia rilevata. Minaccia rilevata".

Quella voce metallica mi ovattò le orecchie, e capii troppo tardi che eravamo fregati. 

Guardai con gli occhi sgranati il volto di Alyssa, che mi rivolse un'odioso sorriso sghembo, con l'aria di chi ha la vittoria in pungo.

E come darle torto. Eravamo topi in trappola senza via di fuga.

Sentii il rumore metallico di porte che si sigillavano, e mi si gelò il sangue nella vene. 

Cazzo.

Guardai coloro che mi affiancavano, e le loro espressioni erano sconvolte tanto quanto le mie. Forse anche di più. Io, debole e drogata com'ero, sentivo che sarei potuta svenire da un momento all'altro.

Amy era sul punto di saltare addosso alla Chimera, ed il suo intento omicida era così evidente che ero quasi tentata di prenderle una mano per bloccarla.

L'espressione di Zach invece era molto più enigmatica. Vi era rabbia sul suo volto, ma anche dispiacere e rammarico.

Ryan invece non lo vidi, per un motivo molto semplice: come un filmine giallo, in un battito di ciglia era sparito.  Sapevo della sua straordinaria velocità, ma vederlo dal vivo era qualcosa di sensazionale.

Mi guardai intorno, cercandolo con gli occhi, ma capii dove riapparve, solo quando avvertimmo un tonfo metallico. 

Ci voltammo tutti nella direzione dello stridulo, e rimanemmo a bocca aperta riconoscendo il biondo in mezzo alle porte metalliche, che tentava con tutto sé stesso di non far chiudere il passaggio. 

  << Ryan! >> esalarono contemporaneamente sia Zach che Amy.

  << Muovete il culo! >> sbottò quello, mentre le braccia e le gambe tremavano dallo sforzo  << Volete che mi spezzi le ossa?! >>

La prima a muoversi fu Amy. Io venni trascinata Zach, i quali riflessi in quel momento erano indubbiamente migliori dei miei.

Troppe corse per i miei gusti. Le gambe erano molli, e tremavano. Proprio come temevo persi l'equilibrio, ed inciampando sui miei stessi piedi, caddi a terra battendo le ginocchia al suolo.

Il dolore che provai, invece che stordirmi ancora di più, mi fece sentire più lucida e cosciente. Cominciavo a pensare seriamente che l'unico modo che avevo per tornare la stessa di sempre, fosse assaporare un forte dolore che riuscisse a risvegliarmi i sensi, fin troppo assopiti.

Per non sbattere il viso, portai avanti le braccia, e mi feci male ai gomiti. Ok, il dolore ci stava, ma forse era meglio evitare di rompermi qualcosa...

Alzai lo sguardo, e mi accorsi con sollievo che almeno Amy era riuscita a mettersi in salvo. Contemporaneamente, sentii le braccia di Zach circondarmi le spalle nel tentativo di tirarmi su, ma quella distrazione gli fu fatale.

Il un lampo, Alyssa gli fu addosso, e lo scaraventò a terra, mettendosi cavalcioni su di lui. Fu così veloce che non poteri far altro che assistere alla scena con la bocca aperta.

La Chimero cominciò a sferrargli violenti pugni sul viso:  << Come hai potuto, Zach?! >> urlò, infondendo maggior vigore ai suoi colpi  << Proprio tu ci stai tradendo?! Quella stronza ti ha mandato a puttane il cervello! >> altri pugni:  << Torna in te, cazzo! >>

La cosa peggiore di quella scena, era che Zach se stava immobile sotto di lei, subendo i colpi e le accuse senza controbattere, senza nemmeno tentare di difendersi.

Anzi, dal suo volto disteso, gli occhi chiusi, e la mascella serrata, sembrava quasi rassegnato all'idea. La sua espressione era quella di chi è pronto a suicidarsi.

Come se stesse subendo un meritato castigo.

  << Sono in me >> disse, quando la bionda gli diede una sosta.

  << Non è vero!! >> gridò lei  << Se lo fossi davvero, non ci tradiresti mai per quella puttana! >>

Quella volta, il braccio di Zach si azionò, e alzando il busto, si mise seduto e le afferrò il collo con una mano, stringendoglielo:  << Di me puoi dire quello che vuoi >> esalò  << Ma non azzardarti a parlare di lei in quel modo >> il suo sguardo assassino fece paura persino a me  << Ti ho tollerata fin troppo, Alyssa >> 

La Chimero si divincolò, e riuscì a sottrarsi dalla morsa:  << Non ti permetterò di andare fino in fondo a questa pazzia >> disse, scuotendo la testa con aria sconvolta  << Quando ci saremo liberati di lei, tornerai in te e mi ringrazierai Zach >>

  << Torcile un solo capello, e non vivrai abbastanza a lungo da vedere l'alba di domani! >> la minacciò lui.

Io non riuscivo ancora a credere alle mie orecchie. 

Sembrava impossibile udire quelle parole pronunciate da lui: la stessa persona che mi aveva minacciata di morte, e attentato alla mia vita.

Sembrava tornato... il mio Zach.

Lo Zach che mi avrebbe protetto da tutto e da tutti, lo Zach geloso persino dell'aria che respiravo. Lo Zach che si sarebbe sacrificato per me.

Lo Zach, che era pronto a tradire, per me.

La domanda che mi assillava la mente era una sola: era tornato, o non se n'era mai andato? 

  << Zach, cazzo! >> urlò Ryan, e nella sua voce c'era un certa urgenza. Lo guardai e lo vidi paonazzo dallo sforzo. Amy al suo fianco, sembrava fremere dalla voglia di intervenire.

Alyssa intanto si era avventata di nuovo verso di lui, questa volta più agguerrita, e gli stava lanciando una carica di insulti con voce colma di odio e rancore.

Non potevo rimanere lì, inerme ed indifesa; non ne ero il tipo. Mi feci forza, e mi alzai da terra. Zach si ostinava a non contrattaccare. Sembrava perdere le staffe solo quando si parlava di me.

Così, feci l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento: mi staccai il medaglione dal collo, e con tutta la forza che avevo, mi trafissi la mano con l'argento duro ed appuntito dell'estremità inferiore.

Prima che la ferita si rimarginasse, ignorando il dolore, affondai per bene l'oggetto appuntito nella carne, cospargendolo di sangue, e mi avventai verso la Chimera.

Stava stringendo il collo di Zach tra le mani, così la colpii nel punto scoperto: il fianco. 

Non sapevo quanto potesse essere nocivo un medaglione, ma l'effetto del mio sangue rimaneva lo stesso.

Attaccai confidando in esso. Affondai l'oggetto nella pelle della Chimero, scoperta dalla maglia che si era alzata quando aveva teso le braccia, ed immediatamente quella cominciò ad urlare.

Non trattenni un sorriso compiaciuto. "Anche una sola goccia può essere letale, dopotutto".

Alyssa si accasciò a terra, premendosi con la mano il fianco ferito, e mi guardò assassina:  << Vigliacca! Mi hai attaccato alle spalle! >>

Deglutii, ma risposi a tono:  << Il gioco onesto ormai non è più il mio forte >>

Non dissi nient'altro, perché Zach mi afferrò per un gomito, e prima che me ne accorgessi, avevamo raggiunto Amy e Ryan. Quest'ultimo, con un roco grugnito, si spostò dalla porta e le due lastre di metallo si chiusero in un tonfo sordo. 

L'ultima cosa che tutti  noi vedemmo, fu Alyssa a terra, e Adam, Ray e Dean che svoltavano in corridoio. 

 
 



                                                                                               ********************************
 
 
 


  << Questo posto è enorme! >> ripeté per l'ennesima volta Kim guardandosi intorno, con una voce che indugiava tra la sorpresa e l'irritazione.

  << L'avevo detto, io >> Eleanor fece spallucce.

Quello era ormai il terzo piano che controllavano. L'architettura del posto si manteneva pressoché identica: stessi corridoi di metallo, stesse porte blindate, magazzini, laboratori: insomma, una perfetta industria farmaceutica.

Non c'era porta che Kyle non si ostinasse nel buttare giù, con l'aiuto del mitra di Kim. 

E non c'era volta che, ad ogni buco nell'acqua, non imprecasse sonoramente. Talmente tanto forte, che la Chimero temeva gli avessero sentiti per tutto l'edificio. 

Ogni volta che svoltavano l'angolo, temeva di ritrovarsi faccia a faccia con quelli che ormai erano diventati suoi ex-compagni. 

Tutto solo per Gwen, ovviamente.

"Voglio un super-mega-appuntamento" pensò tra sé, sospirando "Dopo tutto quello che sto facendo, me lo merito. E se qualcuno prova ad opporsi, lo uccido"

Improvvisamente, Kyle sbandò. Si resse alla parete del corridoio per non cadere a terra, cosa che invece successe a Kim, ed a Eleanor a suo seguito, che non era riuscita a prevedere la botta.

Entrambe atterrarono di sedere, e questa volta fu il turno della Rossa di imprecare nel modo più scurrile possibile.

  << Che cazzo è stato?! >> sbottò, puntando il mitra in ogni direzione possibile.

  << È acqua... >> sospirò Eleanor, studiando le pozze di liquido sparso per il corridoio.*

  << Che ci fa dell'acqua qui? >> chiese Kyle, alzando un sopracciglio  << Sembra recente. Può essere un indizio? >>

  << Non lo so... forse >> borbottò la bionda rimettendosi in piedi, seguita da Kim  << Oltretutto, nessuno si è disturbata a pulirla... >> Il ché era strano, dato che il padre pretendeva un ordine e una pulizia quasi maniacale dei luoghi in cui conduceva i suoi preziosi esperimenti.

La Rossa indicò una porta metallica con la canna del mitra  << Arrivano da lì >>

Era una delle poche porte scorrevoli con sensore, e si aprì non appena i tre si posizionarono di fronte.

Quello che si presentò loro davanti, era il laboratorio più grande che avessero mai visto. La stanza era in penombra, e non era possibile vedere dove finisse, ne quali fossero i marchingegni che conteneva. 

Delle lunghe scrivanie bianche ospitavano ogni strumento scientifico si potesse immaginare, monitor e computer occupavano quasi tutto lo spazio disponibile, e per il resto, c'erano macchine scientifiche alle quali non avrebbero saputo dar un nome.

  << Il laboratorio del padre... >> bisbigliò Eleanor, guardandosi intorno quasi intimorita.

Kyle la guardò stranito:  << Avevi detto che tutti i laboratori qui appartengono a lui >> 

  << Ed è vero >> rispose la bionda  << Ma questo è il suo laboratorio per eccellenza. Ogni nuovo esperimento lo conduce qui. A differenza degli altri, non ci permette di avvicinarci se non con il suo permesso >>  fece una pausa  << Pensandoci, è la prima volta che ci metto piede... >>

 << Bingo, allora >> sorrise Kim, facendo qualche passo avanti  << Sapete, mi è appena venuta un'idea >> 

  << Quel tono non mi piace... >> mormorò la Chimero, temendo ciò che le fosse venuto in mente. 

La Rossa non perse il ghigno  << Se questo laboratorio è così importante per lui, distruggerlo ci procurerà un vantaggio enorme >>

  << Vuoi distruggerlo?! >> esalò Eleanor, per la quale, la frase era pari ad una bestemmia. Ragionava ancora nel modo in cui il padre aveva imposto loro, quindi non era mentalmente preparata a quel'eventualità.

Fino ad allora, aveva considerato il suo tradimento solo verso i suoi ( ex )compagni, ma la persona alla quale per prima aveva volato le spalle, era proprio il padre.

Se ne accorse solo in quel momento, e avvertì un forte dolore al cuore. A quell'uomo, lei doveva tutto. La vita, la dignità, la libertà. Dal giorno in cui, coperta di sangue, lui l'aveva salvata.

Che stava facendo?

Stava mandando tutto a puttane per Gwen Offman: una ragazza che conosceva al massimo da un mese, e che non aveva fatto per lei nemmeno la metà di quello che invece le aveva donato il padre.

Ricordava benissimo, le parole che le aveva rivolto il giorno del loro primo incontro, sotto la fitta pioggia: "Non devi vergognarti di essere quello che sei, Eleanor. La vita è tua,  vivila come ritieni giusto...al mio fianco. Ti sto offrendo la possibilità di risorgere. Non sprecarla"

Non l'avrebbe mai ringraziato abbastanza per quello che aveva fatto per lei. In quel momento, aveva deciso di vivere la sua vita come meglio credeva, proprio come le aveva detto lui.

Ma lo stava facendo nel modo giusto?

Fu la voce di Kyle a farla tornare alla realtà:  << Certo, e farci sentire a chilometri di distanza >>

  << Non hai pensato invece che tutti i Chimeri accorreranno qui? >> insistette Kim  << Sarà più facile averli sotto controllo così. E magari, mirando bene, facciamo anche esplodere il cervello a qualcuno di loro! >>

  << Ma allo stesso tempo, sapranno con certezza che ci sono intrusi >> 

  << L'allarme è già scattato no? >> la Rossa fece spallucce  << Non dirmi che vuoi lasciarti sfuggire un'opportunità simile! >>

Kyle sembrò pensarci su, e si guardò  intorno: << Se penso che con tutte queste diavolerie può aver fatto male a Rebecca, allora io... >>

  << È deciso >> proclamò allora Kim, caricando il mitra  << Da dove iniziamo? >>

  << Un momento! >> intervenne Eleanor  << Pensate davvero di distruggere il laboratorio? >>

  << Qualcosa in contrario? >> Kim si picchiettò la canna del fucile sul palmo della mano con fare impaziente. 

La Chimero non sapeva bene che rispondere. Non si sentiva ancora pronta a fare un passo del genere contro il padre.

  << Anche se avessi qualcosa da obbiettare, non puoi opporti a noi >> intervenne Kyle con aria minacciosa.

La bionda si irritò  << Dici? Eppure siamo nel "mio" territorio >>

Il moro allora, strappò il mitra dalle mani di Kim e puntò dritto in fronte di Eleanor.  La Chimero rimase paralizzata, e la voce assassina di Kyle la fece irrigidire ancora di più:  << Si, dico >> rispose  << Perché se fai solo una mossa falsa, il primo proiettile sarà tutto per te >>

La Rossa si riappropriò dell'arma, e la batté sulla testa del ragazzo, a mo di rimprovero, come una sorella maggiore  << Siamo tutti sulla stessa barca >> ribadì  << Lotte interne sono proibite >>

  << Ma se fino a cinque minuti fa sbandieravi ai quattro venti di volerci uccidere tutti... >> le ricordò lui, massaggiandosi il capo.

  << E non ho cambiato idea >> lo minacciò la donna con un sorriso, poi puntò l'arma ad un punto a caso del laboratorio  << Diamo inizio allo spettacolo >> detto questo, sparò. Uno dei monitor saltò in aria, provocando un suono acuto. Alcune scintille si sparsero in aria, e tutti e tre si coprirono gli occhi. 

Mentre Kim continuava a colpire tutto ciò che la circondava, Kyle aveva cominciato a mettere a soqquadro tutto ciò che le scrivanie contenevano a mani nude, buttando a terra vetrini e provette, schiacciandoli con i piedi.

Eleanor indietreggiò, e si poggiò ad un ripiano. Le sue dita urtarono alcuni oggetti della vetreria da laboratorio.

Uno di essi attirò la sua attenzione, poiché era particolarmente pesante. Si voltò a guardarlo, e vide un grande Becher di vetro che conteneva una sostanza liquida giallognola. Affianco al contenitore, provette contenenti la medesima sostanza. 

Si stupì. Non aveva mai visto qualcosa del genere, doveva essere un nuovo esperimento del padre. Ridusse gli occhi verde acqua a due fessure nel leggere l'etichetta del Becher:  "Antidoto PH- AB+"

La sua sorpresa aumentò. "PH- AB+"  era il modo in cui il padre si riferiva al sangue velenoso di quella Rebecca. Non poteva credere che la sua genialità fosse arrivata al punto di avergli fatto sviluppare un antidoto contro quel veleno. 

Una cosa del genere andava oltre i limiti dell'umanità. La sua stessa mente, aveva un ché di inumano, tanto era grande la sua genialità.

Approfittando della distrazione degli altri due, afferrò una delle provette, e se l'infilò sotto la veste, agganciandola alla cintura, certa che nessuno se ne sarebbe accorto. 

Pensandoci, ormai non sapeva nemmeno lei da che parte stava. Se con quelli del Red Shield, o se una parte di lei era ancora legata al padre.

Probabilmente, nessuna delle due, dato il suo comportamento. 

Si spostò appena in tempo per schivare un proiettile, che andò a fracassare il Becher contenente l'antidoto. 

  << Stai cercando di uccidermi?! >> protestò, guardando malamente Kim, che fece spallucce  << Scusa, ma non restare li impalata, altrimenti rischi che ti becchi sul serio >> 

  << Cos'è una minaccia? >>

La Rossa fece un sorriso  << È un'avvertimento >>

  << Grazie della premura allora >> ironizzò la bionda. 

Fino ad allora non si era resa conto di quanto quei due avessero fracassato il laboratorio. 

In così poco tempo, l'avevano reso quasi irriconoscibile: i monitor completamente esplosi, vetrini, provette, ogni oggetto immaginabile era distrutto al suolo, ridotto a mille pezzi di vetro. Liquidi colorati ed incolori sparsi al suolo. Scrivanie capovolte, microscopi rotti, teche e capsule di vetro distrutte.

Senza contare, il micidiale casino che stavano provocando.

"Sempliciotti. Non manderete certo all'aria tutto il lavoro del padre distruggendo un semplice laboratorio.  Le sue creazioni, sono tenute in luoghi molto più sicuri e segreti di questo."

Eleanor avrebbe voluto verbalizzare quel pensiero, ma alla fine, decise di tenerlo per se.   << Dovremmo uscire di qui >> disse poi  << Ho paura che stia per saltare tutto in aria! >>

Kim abbassò finalmente il mitra e su guardò intorno  << Non è una cattiva idea. Kyle!  >> chiamò, guardando il moro tempestare di calci uno dei computer  << Smettila di usare quel coso come anti-stress e muovi il culo! >>

Il ragazzo diede un ultimo colpo all'oggetto, e si decise a dare retta alla Rossa.

   << C'è un'uscita secondaria qui >> li avvisò Eleanor, e indicò loro il passaggio dietro ad uno scaffale pieno di oggetti distrutti.

Fecero giusto in tempo ad oltrepassarlo, prima che le scintille di uno dei computer si diffusero nel laboratorio, contagiando gli altri apparecchi elettrici, e una grande esplosione fece tremare il suolo sotto i loro piedi. 

Un densa coltre di fumo ingabbiò tutta l'area circostante, e ben presto i tre non riuscirono a vedere nemmeno ad un palmo dal proprio naso.
 



                                          
                                                         
                                                                                                  ******************************
 
 
 



  << Aspettate! >> esclamai all'improvviso, strisciando i piedi al suolo per frenare la corsa, e attirare così l'attenzione degli altri.

  << Non abbiamo tempo! >> mi riprese Ryan scocciato << Quelli là ci stanno alle calcagna! >>

  << Non possiamo ancora andarcene >> insistetti. 

  << Perché, Rebecca? >> chiese Amy, che aveva il fiatone.

  << Dobbiamo prima tornare nel laboratorio >> spiegai, e guardai Zach  << Quello dov'ero rinchiusa >>

  << Si può sapere che devi tornarci a fare? >> mi chiese lui, sconvolto. 

Deglutii  << Il vaccino >> spiegai  << Stain lo tiene lì dentro. Dobbiamo assolutamente rubarlo >>

  << Vaccino...? >> Amy inarcò un sopracciglio, ma dalle espressioni che assunsero i volti dei due Chimeri, intuii che avevano capito bene a cosa mi riferissi. 

Continuai a parlare, anticipando qualsiasi loro commento:  << Quel pazzo mi ha rivelato che intende somministralo a tutti all'infuori di voi due. Resterà comodamente seduto a guardare mentre io vi faccio fuori >>

I due sbiancarono e Zach barcollò, poggiando la schiena al muro per non cadere  << L'ha sempre saputo allora... >> incurvò le labbra in un sorriso amaro  << Non si è mai fidato di noi. Credevamo di fregarlo, ma è lui che alla fine ci ha manovrato come voleva. Che idioti che siamo stati... >>

  << Maledizione! >> il biondo tirò un pugno alla parete  << Mi fa incazzare pensare di essere stato preso per il culo, ma ormai c'è poco da fare. Prendiamo quei vaccini e filiamocela >>

  << No >> lo interruppe Zach  << Tu e Sound andatevene e portare con voi Rebecca. Ci penserò io al resto >>

  << Non dire cazzate >> risposero in coro sia Ryan che Amy, mentre io lo guardai così male che non servirono parole.

  << Statemi a sentire! >> insistette lui  << Qui la situazione sta precipitando. È meglio che vada solo uno di noi, e il più sacrificabile sono io, quindi... >>

  << E questo chi lo dice?! >> sbottai, interrompendolo. Non potevo sopportare di sentirlo dire cose tremende come quelle.

Sacrificabile?

Lui?! Ma non scherziamo. 

  << Non te lo permetto >> conclusi, e sentii gli occhi lucidi. 

  << Rebecca, devi capire che... >>

  << Questa volta ha ragione lei >> si intromise Ryan  << Questa cazzata l'abbiamo cominciata insieme, e la finiremo insieme. Punto, non si discute >>

  << Ma... >>

  << Sta zitto, Hudson! >> aggiunse Amy  << Questa tua tendenza masochistica non ti porterà a nulla. Su, muoviamoci. Non ho capito granché questa storia del vaccino, ma me la spiegherete strada facendo. Allora, dov'è il laboratorio? >>

Zach si arrese, e sospirò  << Dovremmo tornare indietro. È pericoloso adesso che sanno di noi, per questo vi sto dicendo di... >>

   << Parli ancora? >> Ryan lo sorpassò con aria di sufficienza  << Andiamo >> 

Amy fu subito dietro di lui, e io afferrai la manica della maglia di Zach e cominciai a trascinarlo, dato che sembrava che i suoi piedi si fossero incollati al suolo. 

  << Metti sempre prima gli altri che te stesso... Non esiti a offrire il tuo aiuto... >> bisbigliai, pur certa che potesse udirmi  << Perché non permetti agli altri di fare altrettanto con te? >>

Guardavo fisso davanti a me, come se avessi paura di voltarmi. In effetti, al solo pensiero di incrociare i suoi occhi di tenebra, così profondi da sembrare infiniti,  mi tremavano le gambe. 

Zach rispose dopo attimi di silenzio:  << Perché ho paura >> 

Era una farse semplice, breve e concisa, ma chissà perché mi fece accelerare in modo spropositato il cuore.

Zach aveva paura? Non l'avevo mai sentito ammettere una cosa del genere, e non potei contenere l'impulso di voltarmi. Incontrai i suoi occhi sinceri, e mi sentii inglobare.

La sua espressione era indecifrabile:  << Ho paura...di perderti un'altra volta >>

Non capii il significato delle sue parole, ma quando aprii la bocca per chiedere chiarimenti, un boato infernale fece tremare il suolo, e una densa coltre di fumo grigio mi tolse la vista. 

  << Che diavolo sta succedendo?! >> sentii la voce di Amy provenire da molto lontano. Provai ad aprire gli occhi, nella speranza di vedere qualcosa, ma il fumo me li irritò, e fui costretta a serrarli di nuovo.

Mi sporsi in avanti alla ricerca di qualcuno di loro:  << Zach!! >>  chiamai. Fu istintivo invocare il suo nome prima degli altri. Lo feci senza nemmeno rendermene conto. 

Le mie mani palpavano l'aria, e mi sentivo sempre più scoperta. Alla fine, toccai un oggetto morbido, e i miei piedi inciamparono su qualcosa.
Persi l'equilibrio e caddi in avanti, addosso alla cosa che avevo urtato. In un tondo cademmo a terra, e le braccia dell'individuo mi avvolsero i fianchi.

Capii immediatamente che non era Zach. Non avrei mai confuso il suo tocco, o il suo corpo con quello di un altro. 

Eppure, c'era qualcosa di famigliare in quella stretta.

Mi scansai, arretrando di qualche centimetro, e quando la coltre di fumo cominciò a diradarsi, iniziai a vedere con più chiarezza i lineamenti della persona che mi era di fronte. 

Infine, quando lo riconobbi, il mio cuore fece un triplo santo mortale, e mi accorsi che ero sul punto di piangere. Le labbra tremarono, e mi sembrò una visione. 

Vidi dipinta sul suo volto la mia stessa sorpresa, e sorrisi.  Gattonai verso di lui, quasi temendo che svanisse nel nulla dal quale era arrivato.

Senza nemmeno sentire la mia stessa voce, pronunciai il suo nome.
 
 
 
 
 
 
* Probabilmente non mi sono fatta capire! ^^'': L'acqua si riferisce a quando Zach ha salvato Rebecca portandola in spalla. Era ancora gocciolante per essere stata portava via dalla capsula che la conteneva!

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Capitolo 36
*** Triste Consapevolezza ***


Carissimi! Vi ricordate ancora di me vero?? Faccio schifo lo so, ho aggiornato tardissimo ... oddio non lo voglio nemmneo sapere quanto sono in ritardo! >.< 
Sono imperdonabile, ma spero che questo capitolo vi piaccia e che possa ripagare la vostra gentilissima attesa e pazienza! >.< purtroppo finite le vacanze mi sono ammalata ( maledetto inverno -.- ) e sono stata uno straccio... la scuola non mi da tregua... e questo capitolo l'ho finito con un ritardo micidiale! Chiedo ancora perdono a tutti! Non c'è bisogno che dica, che l'ultima parte l'ho scritta di fretta oggi e non mi piace granché... ma confido nel vostro buon cuore! <3 Pietà vi prego! 
Passando al capitolo, finalmente arriviamo a un punto cruciale! :D Dal prossimo si arriva all'ultima fase della storia, con la terza e ultima grande battaglia di Rebirth! 
Nella terza serie ovviamente, ci saranno nuovi e avvincenti combattimenti! ;)
Non vi rubo altro tempo, vi lascio alla lettura!
PS! A chi piacesse lo Yaoi\ Slash ho pubblicato un'altra storia, che si chiama "My Wind -  Colui che catturò il Vento!" :) Mi farebbe piacere se gli appassionati del genere passassero a darci un'occhiata! ;)
Aspetto di sapere cosa ne pensate! Scusatemi ancora tantissimo!
Un bacione, e prometto che sarò più veloce e puntuale negli aggiornamenti! >.< 
Yuki! 
 

                                                   

                                                  Triste Consapevolezza

 
 
 
 




  << Kyle! Oh, Kyle! >>

Senza pensarci due volte, mi buttai su di lui e lo abbracciai con tutta la forza che mi era rimasta. 

Nella mia mente erano ancora impresse le indelebili immagini dei camion che sbandavano ed esplodevano. 

Credevo fosse morto. Credevo fosse morto insieme a tutti gli altri. 

E invece era lì, ed io lo stringevo tra le braccia. Era vivo, non era un sogno. 

Non poteva essere un sogno.

  << Re.... Rebecca...? >> esclamò  

La sua voce. Si, era proprio lui.

 << Rebecca! >>  Avvertii le sue braccia ricambiare la stretta, e sentii il suo cuore battere contro il mio.

Era vivo. Kyle era vivo!

Mi distanziai da lui per poterlo guardare in volto: era ferito alla fronte, dove vi erano residui di sangue secco. Qualche graffio sulle guance, i vestiti strappati, l'aria esausta, ma sembrava stare bene.

La notizia più bella che potessero darmi, dopo quella di Amy. 

  << Oddio... Non mi sembra vero... >> continuò Kyle poggiandomi una mano sulla guancia, come se anche lui volesse accertarsi che fossi reale  << Ti ho pensata così tanto... credevo che non ti avrei più rivisto... >>

Non mi diede nemmeno il tempo di rispondergli, che le sue labbra si incastrarono alle mie. Sussultai dalla sorpresa a quel contatto, e il primo istinto che ebbi fu quello di ritrarmi.

Non ne sapevo il motivo, dopotutto non era certo la prima volta che Kyle mi baciava, ma una sensazione di estraneità mi attanagliò il cuore.
Ma poi, scavando nel mio cuore, capii:  le mie labbra conservavano ancora il sapore di Zach. 

Potevo sentire ancora il suo profumo impresso su di me, e il ricordo della sua lingua che stuzzicava la mia era ben vivido nelle mie sensazioni. 
Non che i baci di Kyle non fossero passionali, o travolgenti. Semplicemente, quelli di Zach erano.... speciali.

Lo erano sempre stati, fin dalla prima volta che avevo sfiorato quelle labbra. E quella, era una cosa che non sarebbe mai cambiata.  Non avrei mai trovato con nessun'altro l'incastro perfetto, all'infuori di Zach.

Accortosi del mio comportamento, Kyle si staccò da me e mi guardò dubbioso:  << Rebecca...stai bene? >>

Lo guardai tremante e feci per rispondere, ma qualcosa mi anticipò.

  << Rebecca! >> era un'altra voce quella che invocava il mio nome. La sua voce.

Il fumo era quasi completamente diradato, e ben presto l'immagine di Zach fece capolino nella scena.

Lo vidi spalancare gli occhi neri quando si accorse della presenza di Kyle, e a allo stesso tempo, percepii il corpo di quest'ultimo irrigidirsi come una corda di violino. 

  << Tu... >> il volto di Zach si corrucciò in una riga di disappunto. 

  << Hudson... >> bisbigliò Kyle, e si alzò in piedi con aria furente  << Non osare avvicinarti a lei, altrimenti... >>

  << No, Kyle! >> esclamai, alzandomi a mia volta, e mettendomi in sua corrispondenza   << Zach... è stato lui a liberarmi! >> 

  << Cosa...? >> vidi i suoi occhi ambrati indugiare da me a lui. Il suo sguardo esprimeva diffidenza e rabbia  << Ho abbastanza ragioni per non fidarmi di lui >> concluse infine. 

  << Kyle devi starmi a sentire! >> insistetti  << Non è con Zach che devi prendertela! >>

  << Ancora ti ostini a difenderlo! >> questa volta, il suo grido rabbioso si scagliò su di me:  << Non ti basta tutto quello che ha fatto fin ad ora per fartelo odiare?! Ti ha tradita senza riguardi, ha ucciso Amelia e... >>

  << Chi avrebbe ucciso chi? >>

La voce di Amy si intromise nella scena, e vidi Kyle sgranare gli occhi, fissando qualcosa dietro le nostre spalle.

O meglio, qualcuno. 

Sentii dei passi dietro di noi, ma non serviva voltarsi per sapere a chi appartenessero. Amy e Ryan ci raggiunsero: lui aveva un'aria arrogante ed altezzosa, mentre quella di lei invece, sembrava vincente:  << Sorpresa! >> esclamò, dopo essere arrivata pochi centimetri da lui. 

Kyle indietreggiò, allibito:  << Non può essere... >> bisbigliò, scuotendo le testa  << Tu... ti ho vista morire! >>

  << È quello che hanno visto tutti, ma le cose non sono andate così >> Amy fece spallucce  << Si è trattata solo di una messa in scena >>

Kyle guardò i due Chimeri  << Voi due... cosa credete di fare? >>

Ryan fece per rispondere, ma dei colpi di pistola ci fecero sobbalzare tutti. Guardai un punto indefinito del corridoio, ed ebbi paura. Non eravamo pronti per ricominciare a combattere. 

Kyle però, fece qualche passo in direzione del rumore:  << Kim! Smettila di usare quel cazzo di mitra per un secondo, e venite qui! >>

  << Kim...? >> ripeti, senza credere alle mie orecchie. 

Subito dopo, dall'angolo del corridoio sbucarono due figure: quella alta e rossa di Kim, e quella più minuta e bionda appartenente ad Eleanor.
Strabuzzai gli occhi. C'erano anche loro e stavano bene! Sorrisi di cuore, mentre sentivo nuovamente le lacrime salirmi agli occhi.

  << Rebeccuccia! >> esclamò Kim non appena mi vide  << Sapevo che stavi bene! Hai la pellaccia dura! >> e correndomi incontro, mi abbracciò forte, come sue solito.

Si staccò da me e quando rivolse gli occhi ai presenti, per poco non li uscirono fuori dalle orbite vedendo Amy:  << Ma che cazz... >>  bisbigliò. 

  << Anche a me fa piacere vederti, Kim >> sorrise Amy, dandole una pacca sulla spalla. 

  << Amelia... sei davvero tu? Ma... >>  si diede qualche colpetto sulle guance  << Ok, o siamo tutti morti, o sto sognando >>

  << Una lunga storia, e non mi va di ripeterla, ma tranquilla: non sei morta e non stai sognando >> tagliò corto lei  << Quando usciremo di qui, vi dirò i dettagli >>

Buona idea, perché alcuni dettagli dovevo ancora saperli io. 

  << E di questi ci si può fidare? >> chiese poi Kim, passando allo scanner i due Chimeri con gli occhi.

  << Lo escludo >> fece immediatamente Kyle, ma Amy lo interruppe  << Garantisco io per loro. Mi hanno salvata >>

  << Ma bene! Che bel gruppetto di traditori, che siamo! Che ne dite, abbraccio di gruppo? >> si intromise la voce della Chimero bionda.

  << Eleanor... >> bisbigliò poi Zach, guardando la bionda.

Lei fece spallucce  << Che carini ad esservi accorti subito della mia presenza. Siete impeccabili, ragazzi...  >>

  << Che fai qui? >>

La bionda sorrise, come se stesse parlando con un povero pazzo  << Sai, passavo da queste parti e mi è venuto in mente di salutarvi... >> la sua espressione si fece più dura:  << Cosa diavolo credi che stia facendo, Zach?! >>

  << Ci ha fatto da guida >> spiegò Kim sbrigativa.

  << Lei?! >> Ryan sorrise con aria divertita  << Che tortura le avete fatto per spingerla ad accettare? >>

  << Nessuna, stranamente ha accettato di sua spontanea volontà >> continuò la rossa.

Zach sbatté le palpebre  << Non l'avete nemmeno minacciata? Wow... >>

Le labbra di Kim si piegarono in un sorriso divertito:  << Veramente, un ricatto credo ci sia stato. E porta il nome di Gwen Offman... >>

Ci fu un "ooh" generale, prima che la diretta interessata perse la pazienza  << Avete finito a parlare di me, razza di pettegoli che non siete altro? Pensate piuttosto a come salvare la pellaccia, che qui siamo nella merda! >>

  << Più che altro, si può sapere che cos'era tutto quel casino? >> chiese Ryan. 

  << Abbiamo fatto esplodere il laboratorio >>  rispose Kyle, senza perdere la sua aria truce.

  << Il laboratorio... intendi quel laboratorio? >> esalò Zach.

  << Proprio quello >> rispose Eleanor con aria affranta  << Il laboratorio del padre >>

Ci misi un secondo a ricollegare gli eventi:  laboratorio distrutto, equivaleva a vaccino perduto. 

  << Oh... no! >> esclamai, e mi portai le mani ai capelli  << No, no! >>

Kyle mi fu subito di fianco e mi sorresse per le spalle:  << Che succede,  Rebecca? >>

Prima che potessi rispondere, Zach apparve sul lato opposto, e mi prese un braccio guardando in malo modo Kyle:  << Semplicemente, avete mandato a puttane il nostro piano >> 

  << Piano? >> chiese Kim, mentre Kyle era così impegnato a fulminare Zach con lo sguardo che non disse nulla. 

  << Il vaccino >> spiegò Ryan, con aria scocciata  << Il vaccino contro il suo sangue. Stain ne aveva appena ideato uno >>

I loro volti sbiancarono, ma Kim ribatté subito dopo:  << Beh, meglio così no? Senza vaccino sarà più facile eliminarli >> 

  << Grazie della considerazione >> sbottò il biondo << Il nostro intento era rubarlo per tenerlo per noi >> 

  << L'ultima cosa che voglio è che voi siate immuni al sangue di Rebecca! >> abbaiò Kyle digrignando i denti  << Fosse possibile, vi ucciderei qui e subito >>

  << Datti una calmata >>  rispose Zach mantenendo un'invidiabile calma, ma dalla stretta sul mio braccio che stava diventando sempre più ferrea, capii che  per quanto ostentasse compostezza, era ormai a corto di pazienza:  << Qui stiamo tutti dalla stessa parte >> continuò a denti stretti. 

  << E questo chi lo dice? >> ribatté Kyle  << Tu, Hudson? Proprio tu?! Devo forse ricordati tutto quello che hai fatto finora?! Sei l'ultima persona che può permettersi di parlare qui! >>  i suoi occhi ambrati si concentrarono sulla sua stretta su di me, e afferrandomi per le spalle mi fece allontanare bruscamente da lui:  << Non sei nemmeno degno di toccarla! Allunga di nuovo le mani, e ti uccido! >>

Zach perse definitivamente il controllo: si avventò verso di lui, e gli prese il colletto della giacca  << Non osare, bastardo! >> esclamò  << Sei tu quello che deve tenere le mani a posto! E se non lo farai, mi assicurerò personalmente di staccarti tutti gli arti, chiaro?! >>

Eh, no. Adesso basta.

Mi divincolai da Kyle e mettendomi in mezzo ai due litiganti, mollai uno schiaffo prima all'uno, poi all'altro:  << Smettetela dannazione! >> urlai fuori di me dalla rabbia. Il palmo della mano bruciava,  ma alternando lo sguardo tra di loro, continuai a parlare:  << Primo: io non sono una specie di trofeo da contendersi, chiaro?! Secondo: basta con le chiacchiere inutili, altrimenti quella che vi farà fuori sarò io! >>

I due mi guardarono allucinati, la sola cosa che gli accomunava era la guancia rossa. Zach aveva gli occhi neri sgranati e la bocca semi aperta, mentre Kyle sembrava più adirato di prima. Fece per protestare, ma lo guardai così male che ci ripensò.

  << E brava Bechy >> sospirò poi Amy con aria fiera.

  << Con gli uomini ci vogliono le maniere forti >> aggiunse Kim, accarezzando il suo mitra. 

  << Donne... >> bisbigliò infine Ryan con uno sbuffo. 

Eleanor si intromise nella scena battendo le mani  << Abbiamo finito? Possiamo andare? >>

Non seppi spiegarmi il motivo, ma sembrava parecchio nervosa.

  << Si >>  convenne Kim annuendo  << Ma dobbiamo prima ritrovare quei due >>

  << Chi altri è con voi? >> mi affrettai a chiedere, col cuore in gola.

Lei mi sorrise  << Misa e quel musone di Hidd >>

Sentii un grande macigno si abbandonarmi il cuore.

Sapere che anche Misa stava bene fu come essere investita da un'onda anomala: mi scombussolò l'anima, ma allo stesso tempo mi infuse coraggio e speranza.

La presenza di Hidd invece, mi ci fece rimanere più di sasso che contenta:  << Anche Hidd è venuto per salvarmi? >> chiesi, temendo di non aver capito bene.

Quel Garreb Hidd che voleva salvarmi? 

  << Diciamo che sembra più interessato a vendicarsi per l'esplosione che per altro, ma ciò non toglie che abbia voluto partecipare lui stesso a questa "missione di recupero" >>

Non riuscii a trovare le parole adatte, e non risposi. Quel tipo mi aveva piacevolmente sorpreso. Forse, in fondo in fondo, ( ma molto in fondo ) aveva un cuore. 

  << Wow... >> sospirai infine, per poi incurvare le sopracciglia: per quanto fossi contenta che stessero bene, alcuni tasselli del puzzle non erano ancora al proprio posto:  << Cos'è... cos'è accaduto dopo l'incidente? State tutti bene? >> mi portai una mano ai capelli  << Dio, credevo foste tutti morti... >>

Kim si strinse le spalle con aria sofferente:  << Non ce la siamo vista proprio bene... >> 

  << Ce la siamo vista malissimo, altroché! >> intervenne Eleanor.

  << Non tutti ce l'hanno fatta >> masticò Kyle, parlando a voce così bassa quasi non volesse farsi sentire.

  << Che vuol dire? >> mi affrettai a chiedere, vittima di un orrendo presagio:  << Qualcuno è... >>

Non riuscivo a completare la frase. Per quanto fino a quel momento mi ero rassegnata al fatto che fossero tutti morti... adesso non riuscivo nemmeno a pronunciare quella parola.

Ebbi risposta solo da Kim, che parlò con voce distrutta:  << Richard non sta bene >> si limitò a dire.

Non chiesi altro. Bastava guardare l'espressione che aveva assunto per capire in che gravità potessero versare le sue condizioni.

Guardai Kyle:  << E mio padre? Sta bene vero? è anche lui qui?! >> mi affrettai a chiedere.

Lo vidi indugiare, e rivolgere breve occhiate e Kim, che annuì. Alla fine, prese un lungo sospiro, e mi rispose:  << Sta bene >> la sua voce era piatta  << Non è venuto con noi, sta aiutando gli altri... è tremendamente in ansia per te, ma gli ho promesso che ti avremmo riportato da lui >>

Quelle parole mi riscaldarono il cuore, e mi sentii subito più leggera. Con la coda dell'occhio, vidi Kim aprire la bocca come se volesse protestare, ma poi la richiuse subito.

  << Non per interrompere questo momento di riconciliazione, ma non dovremmo andarcene? >> esordì poi la voce di Eleanor  << Ormai abbiamo trovato Rebecca, che aspettiamo a filarcela? >>

  << La bionda ha ragione >> concordò Kyle, annuendo  << Andiamocene di qui alla svelta >>

Mi faceva uno strano effetto vederlo andare d'accordo con una Chimero, ma non dissi niente in proposito.

Ma la cosa non poteva che farmi piacere.

  << Non credo sarà possibile >> gli fece notare poi Zach, con una punta di acidità nella voce  << Ci hanno già scoperto, e a questo punto avranno bloccato tutte le uscite. Non credo che potremmo andarcene senza combattere >>

Kim si batté una mano sulla fronte  << Grandioso >> commentò con amara ironia.

  << Se ci sarà da combattere lo faremo >> disse Kyle, ostentando aria di superiorità  << Non sarebbe certo la prima volta >> 

  << Per prima cosa, pensiamo a ritrovare Hidd e Misa >> proposi decisa.

  << Anche solo Misa, volendo... e Hidd lo lasciamo dov'è.... >> aggiunse Eleanor, ma un'occhiataccia della Rossa la mise a tacere.

  << Non possiamo continuare ad essere disarmati però >> fece notare però Amy.

Kim strinse a se il mitra:  << Questo non ve lo cedo, inutile che provata a chiedermelo! >> mise le mani avanti.

  << C'è un'artiglieria al piano di sopra >> intervenne Ryan con aria scocciata  << Se abbiamo culo, ci arriveremo senza intoppi. Così nella peggiore ipotesi di un attacco, potremmo contrattaccare anche noi >>

  << Muoviamoci allora >> decretai, mentre Zach passava in testa al gruppo per fare strada.

 << Cosa aspettavi per dirlo, un invito scritto? >>  commentò Kyle, rivolto a Ryan. 

Il biondo lo fulminò con i suoi zaffiri:  << Attento, altrimenti il primo colpo potrei usalo contro di te >>

  << Mi stai sfidando forse, biondo? >>

  << E se anche fosse? Te la stai facendo sotto per caso? >>

Digrignai i denti:  << Possiamo non ricominciare? Vi siete dimenticati che siamo alleati? >>

  << Io non sarò mai loro alleato >> sputò Kyle, cominciando a camminare.

  << E chi ti vuole... >> borbottò Ryan, ma Amy con un pizzicotto sul fianco lo mise definitivamente a tacere.

  << Non farò mai più gruppo con voi, lo giuro su Dio >> aggiunse Kim, mentre Zach svoltava ad un corridoio.

  << Fate silenzio, dannazione! >> ci rimproverò Zach al limite della sopportazione  << Ci stanno cercando tutti, dentro questo cazzo di edificio! Non date loro modo di trovarci, per favore! >>

Il suo rimprovero fece scendere un silenzio tombale. Solo Amy commentò a bassa voce un:  << Quando ci vuole, ci vuole... >>

Salimmo una lunga rampa di scale, ognuno cercando di essere il più silenzioso possibile, ritrovandoci davanti un corridoio identico al precedente. 
Come facesse Zach a non perdersi, era un mistero. Ryan intanto, lo raggiunse in testa al gruppo, e si scambiarono qualche parola, ma troppo sottovoce perché potessi udirli. 

Quando svoltammo l'ennesimo corridoio, trovammo una brutta sorpresa ad attenderci. 

Ray, Dean, Ian, Adam, Lilith e Alyssa, dolorante, erano appostati davanti una grande porta metallica. Ognuno di loro aveva un'arma in mano; Ray, Dean e Adam una spada, Ian e Alyssa una pistola, mentre Lilith una balestra.

A tutti noi si mozzò il respiro. Io mi sentii cadere, e per poco non persi sul serio l'equilibrio. L'unica cosa che ancora mi teneva in piedi, era la stretta di mano di Amy, che io contraccambiavo con tutta la forza che avevo.

Zach e Ryan sbiancarono all'istante, tanto che potevano facilmente essere scambiati per cadaveri.

Kim scoccò la lingua, rafforzando la presa sul mitra, mentre Kyle con una mano mi afferrò il polso, come a proteggermi. Eleanor invece, sembrava essere caduta in una sorta di trans, nel rivedere quelli che erano, o erano stati, i suoi compagni per così tanto tempo.

  << Grande, fratello! >> esordì la voce perennemente allegra di Dean  << Ci hai azzeccato quando hai detto che sarebbero venuti qui >>

Ray pavoneggiò, e ci guardò uno ad uno con disprezzo:  << Era prevedibile. Gli servono armi, a questi traditori >>

L'altro rise divertito, poi puntò Kim:  << Bambolina! >> esclamò  << Ti mancavo? >>

Kim digrignò i denti  << Fottiti >> rispose semplicemente, puntandogli contro la canna del mitra.

Il Chimero non perse l'inesauribile buonumore  << Magari facciamo il contrario >> 

Mentre Adam e Alyssa avevano solo odio nel loro sguardo, un odio puro, un odio talmente grande che non sarebbe stato colmato nemmeno dalla morte, l'espressione di Lilith era sofferente nel guardare i suoi ex compagni. Soffriva, ma allo stesso tempo, sembrava consapevole.

Consapevole, del fatto che li aveva già persi da tempo. A dimorarlo, fu lo sguardo che rivolse a me, e poi ad Amy. Non  c'era odio, non c'era astio, non c'era rancore.
C'era solo... triste consapevolezza.

Ian invece, sgranò gli occhi quando vide la bionda:  << Eleanor! >> esclamò, quasi gridando.

L'attenzione di tutti i Chimeri si concentrò su di lei, che però aveva perso la parola.  I suoi occhi verde acqua indugiavano sui loro volti, e la bocca semi aperta tremava.

Riconobbi quella sensazione. Era nostalgia, mista a vergogna.

  << Bene >> sputò Ray, impassibile come sempre  << Aggiungiamo anche lei alla lista dei traditori >>

Dean guardò la bionda curioso << Oh... >> mormorò  << Significa che dobbiamo uccidere anche lei? >> chiese con una punta di rammarico, mentre l'odio nelle espressioni di Alyssa e Adam divenne ancora più intenso.

  << Li hai condotti tu fino a qui, El? >> le chiese invece un Ian visibilmente sconvolto  << Perché l'hai fatto? Perché...? >>

Lei chinò il capo, come a nascondersi  << I-Io... >> farfugliò, ma non trovando le parole, cadde nel mutismo. 

Allora, Kim fece un passo avanti, lasciando tutti con la bocca aperta:  << Siamo stati noi a costringerla >> esordì  << Figuriamoci se accetteremmo mai una Chimero, come una dei nostri. Ha fatto davvero molta resistenza >> continuò indicandola  << Devo ammetterlo: è tenace la ragazza. Ma noi l'abbiamo piegata senza pietà >> un sorriso sadico e soddisfatto  << Dovevate esserci. Avreste fatto il pieno con tutto il sangue che le abbiamo fatto sputare >>

Guardai la rossa con gli occhi sgranati. Era un bluff. Avevano detto che Eleanor li aveva aiutati spontaneamente.

La stava solamente proteggendo. Kim... stava proteggendo Eleanor. La proteggeva dall'odio dei suoi compagni. 

La stava restituendo al suo mondo. Le stava ridando la libertà.

Kyle sospirò consapevole, mentre non c'erano parole che potessero descrivere  l'espressione sul volto di Eleanor in quel momento.

Quel volto solcato dalle lacrime stava provando, forse per la prima volta, gratitudine.

Continuando il suo bluff e ostentando un' espressione indifferente, Kim prese la Chimero per un braccio, e la strattonò verso lo schieramento nemico:  << Adesso non ci servi più >> disse gelida  << Uccideremo anche te insieme a loro >> 

Ian sorresse il corpo provato di Eleanor, che senza parlare, guardava fisso la rossa. Dean le sorrise, facendole una carezza sulla spalla, mentre Adam si fece avanti  << Che stiamo aspettando allora? Uccidiamoli tutti >>

Deglutii. 

Eravamo disarmati. La nostra unica arma, era il mitra dai colpi limitati di Kim. Sarebbe bastato per fermarne uno, ma tutti gli altri?

Nel mio cuore si fece spazio la triste consapevolezza che saremmo stati tutti massacrati.

Con terrore, li vidi fare qualche passo indietro, prima di prendere una rincorsa e lanciarsi in avanti, pronti ad ucciderci.
 
 
 
 

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Capitolo 37
*** La Mina Della Ribalta ***


Toc Toc.
Yuki entra in scena vergognandosi a morte.
Prima di tutto due parole: sono sinceramente mortificata per il ritardo nel postare questo capitolo. Non so se sono credibile, ma non potete nemmeno immaginare quando sia stato difficile scriverlo. 
Ogni giorno mi ci mettevo d'impegno, ma il massimo che riuscivo a fare era scrivere qualche riga, e ci è  voluto davvero molto per far uscire qualcosa di anche lontanamente presentabile a voi, per questo ho tardato così tanto nell'aggiornare. Ogni  volta scrivevo e cancellavo, è stato terribile. Poche volte mi sono sentita così.
Ho avuto un blocco dell'immaginazione mai avvertito prima.
Forse, a complicare ancor di più le cose c'è stato il fatto che la mia professoressa di italiano mi abbia detto testuali parole:  << Tu  non sai scrivere >> .... sarà una cosa stupida e immatura, ma per una persona come me, che ci mette il cuore in quello che scrive, sentirsi dire così è davvero umiliante.
Poi mi sono detta che non dovevo lasciarmi influenzare da quello che diceva lei. Se a voi lettori piace quello che scrivo, io continuerò a farlo per voi, e per ripagarvi di tutto il vostro sostegno. 
Mi scuso davvero, davvero molto per questo ritardo! Spero possiate scusarmi! Sappiate però che ho sempre in testa tutti i personaggi di Rebirth, penso sempre alla storia e alle loro peripezie.
Ho già in mente il seguito e tutto quello che dovrà accadere, quindi non preoccupatevi. Terminerò sicuramente questa saga.
Sarò ripetitiva, ma questo capitolo non mi soddisfa, forse perché l'ho scritto non stando al massimo dell'umore. Vi prego, anche se resterete delusi perché vi aspettavate di più, di avere pazienza, perché ho intenzione di postare capitoli sempre migliori. 
Spero comunque che apprezziate. Voi siete gentilissimi ad incoraggiarmi sempre e ad apprezzare tutto quello che scrivo. Quindi, la motivazione per cui mi impegno nella scrittura, come ho detto, siete anche  e sopratutto voi! Grazie davvero!
Vi lascio alla tanta attesa e meritata lettura.

Un ringraziamento grande il mondo va alla mia editor FABIOLA, che mi ha fatto tornare la voglia di scrivere e di cimentarmi di nuovo nel mondo di Rebirth a testa alta!
Senza di lei, non sarei qui a postare!

Nei prossimi capitoli si descriveranno con maggior precisione le battaglie di ognuno, e presto tornerà Jean!! L'arrivare a scoprire la verità su sua figlia si fa sempre più vicina! 
Un bacione a tutti!
Yuki.
 
                                                         



                                                                                                     *******************************
 

                                    Dedico questo capitolo a tutti i lettori che mi hanno pazientemente aspettata, continuando ad incoraggiarmi.
                                                                                                                             Grazie!
 
 
                                                                                                     *********************************
 
 
             




                   

                                                   La Mina della Ribalta 

 
 
 
 
 
  << Tu hai seri problemi! >> sbottò Garreb quando Misa inciampò per la terza volta consecutiva sui suoi stessi piedi. 

  << Non è colpa mia! >> si difese la Chimero con tono lamentoso,  gonfiando le guance e lanciandogli un'occhiataccia  << E' che qui sotto non si vede un accidente! >>

Il sotterraneo poteva essere in tutto e per tutto paragonato ad un grande parcheggio. L'illuminazione era scarsa e c'era odore di chiuso. Uno spesso strato di polvere si era attaccato ai loro indumenti. 

Doveva essere stato utilizzato come magazzino, al tempo in cui l'industria farmaceutica era ancora attiva.

  << Tsk. E allora perché io non sono un impedito come te? >> la stuzzicò il torturatore con una smorfia di fastidio 

  << Se ti do tanto fastidio, avresti dovuto sceglierti un'altro accompagnatore! >> lo canzonò Misa, armata di un coraggio che non credeva di possedere.

L'espressione di Garreb di indurì:  << Il mio primo errore >> 

La Chimero di portò la braccia al petto, indispettita. Essere sola insieme al torturatore le procurava sensazioni contrastanti.

Da una parte c'era il timore. La paura verso l'atteggiamento ostile e violento che avrebbe potuto assumere nei suoi confronti, e che più di una volta aveva manifestato. 

Dall'altra, c'era invece al curiosità. Quell' l'irrefrenabile desiderio di conoscerlo, di interloquire con lui, di scavare affondo nella corazza che si era costruito. 

Due emozioni così contrastanti tra loro, da scombussolarle l'animo.

<< Comunque, qui sotto non c'è nulla di rilevante >> continuò il ragazzo, facendola tornare alla realtà.

<< "Io seguo l'istinto"... >>  l'imitò Misa, facendo il vocione, senza perdere l'occasione di rispondergli a tono << Andiamo bene... >>

  << Non istigarmi >> la minacciò lui, irritato, mentre si picchiettava sul palmo della mano la canna del mitra  << Ti ricordo che adesso siamo soli e se voglio ficcarti una pallottola in testa nessuno potrebbe impedirmelo >>

Lei lo guardò male, quasi offesa, e disse:  << Non puoi farlo >>

  << Mi stai sfidando, per caso? >>

  << Kim ti staccherebbe la testa >> gli ricordò con un sorrisetto di sfida. 

Lui sogghignò sadico  << Tsk. Posso fronteggiarla benissimo, quella Rossa >> disse con aria sicura, ma la Chimero si rese conto del suo bluff. Il pomo d'Adamo del ragazzo fece su e giù quando deglutì al solo pensiero. 

Sorrise. Quella Rossa era una vera forza della natura, tanto da farsi temere persino dall'imperturbabile Garreb Hidd.

  << C'è un ascensore >> disse tutt'un tratto lui, distogliendola dai pensieri. 

Misa alzò la testa e guardò nella direzione in cui indicava il ragazzo, scorgendo l'oggetto del discorso  << Ma funzionerà ancora? >> chiese diffidente, mente Garreb premeva pulsanti a caso nel pannello di comando.

  << Provare per credere >> le rispose con noncuranza, mentre il macchinario produceva un ronzio poco rassicurante.

Cigolando, le porte scorrevoli si aprirono con qualche intoppo, rivelando una cabina di piccola capienza. Il torturatore vi entrò senza indugio, al contrario della Chimero, che rimase ferma, con i piedi attaccati a terra.

  << Muoviti >> la incitò lui.

  << Emh... Non potremmo prendere le scale? >>

Quello alzò un sopracciglio  << E rischiare di farci scoprire più di così? Dai, entra e non farmi perdere tempo >>

Notando che la ragazza non accennava a muoversi, sbuffando, le si avvicinò afferrandole il braccio e trascinandola dentro.  Si stupì di quanto fosse leggera e, per qualche momento, la sua presa restò salda sul corpo rigido di lei. 

La Chimero dal canto suo, spiazzata dal gesto irruento del torturatore era rimasta zitta ed immobile. Non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi quindi, per evitare di scatenare di nuovo la sua ira, non accennava alcun movimento. 

  << Cos'è, soffri di claustrofobia? >> la stuzzicò lui, dopo un estenuante silenzio, per spezzare l'atmosfera tesa. 

Misa sbuffò  << Ti diverte? >>

  << Un po' >> ammise, mentre pigiava altri pulsanti interni.

L'icona del quinto piano si illuminò, le porte scorrevoli si chiusero con un cigolio e la cabina tremò leggermente, mentre saliva.

La Chimero trattenne il respiro, e pregò perché non rimanessero entrambi bloccati lì dentro.  Sarebbe stato troppo imbarazzante e non credeva di poter reggere quell'atmosfera ancora per molto.

Buttò fuori l'aria solo quando le porte dell'ascensore si aprirono di nuovo, e poté uscirne indenne. 

Si accorse solo in quel momento che la mano di Garreb era ancora ben stretta al suo braccio. Alzò il volto verso quello di lui, che la ricambiò alzando un sopracciglio  << Che c'è? >> chiese, scocciato.

  << Puoi... puoi anche lasciarmi, adesso... >> mugolò con imbarazzo. 

Il torturatore non capì, così lei gli indicò con gli occhi la stretta della sua mano  << Mi fai... un po' male... >> ammise. 

Quando se ne rese conto, Garreb interruppe immediatamente quel contatto, col viso arrossato.   << E' colpa tua che non decidevi a muoverti! >> di difese, senza guardarla in faccia. 

Misa sospirò e si guardò intorno.  << Questo posto... >>

Era una grande stanza ma le luci erano spente e non si vedeva nulla. Tastando il muro alla cieca, Garreb premette l'interruttore della luce e ciò che si presentò ai loro occhi era una vastissima collezione d'armi.

Ce n'erano di tutti i tipi: mitra , pistole, spade e katane appese ai muri, archi, balestre, persino mine e bazuka.

Il tutto ordinato con una precisione da poter definire maniacale. 

Un grande mobile centrale, simile ad una scrivania, dalla schermata di vetro, custodiva al suo interno ogni tipo di mina esistente, a esplosione, a frammentazione, salanti  e a rilascio di pressione. 

  << Un'artiglieria... >> disse Garreb, osservando il tutto con un'espressione basita. 

Misa fece qualche passo avanti  << Non credevo che il padre possedesse una collezione simile... >>

Più andava avanti, più la Chimero acquistava la consapevolezza di aver capito poco e niente del padre a cui aveva giurato fedeltà tempo prima.

Ma d'altronde, cos'aveva veramente capito fino a quel momento? L'autentico significato della vita, del dolore, dell'amicizia e della fedeltà lo stava scoprendo solo in quel momento.

Grazie a Rebecca.

Il torturatore si avvicinò alla scrivania e ne studiò l'interno. Emise un fischio e disse:  << Fenomenale >>

  << Spaventoso >> lo corresse lei. 

Improvvisamente il terreno sotto di loro cominciò a tremare e un grande boato li colse di sorpresa.

Misa cadde a terra, sbattendo il sedere, mentre Garreb si resse per un pelo al mobile   << Che cazzo è?! >> sbraitò.

  << Un'esplosione! >> rispose lei con le mani sopra la testa. 

  << A questo ci ero arrivato! >> le urlò.

Le luci si spensero, e tutto tornò avvolto nell'oscurità. Un suono stridulo e metallico come quello di una sirena si espanse nell'aria.  Quando il pavimento sotto di loro riprese stabilità, Garreb si guardò intorno furibondo. Corse verso l'ascensore dal quale erano arrivati ma per quanto provasse, il pannello di controllo era fuori uso.  << Merda! >> imprecò  << Siamo chiusi qui! >>

  << E' il sistema di sicurezza >> disse Misa, mettendosi in piedi  << Qualcosa è esploso e l'ha fatto attivare* >>

Garreb strinse la mascella. Oltre all'ascensore, la sola uscita disponibile era una porta blindata, ovviamente chiusa. 

  << Ehi, tu >> la chiamò  << Abbatti quella cazzo di porta con la tua super forza >>

Lei lo guardò storto  << Ma fra tutte le armi che ci sono qui dentro, proprio io mi devo rompere le braccia? >>

  << Tzè! Se non ti rendi utile che ti sei aggregata a fare?! >>

  << Non è certo per essere il tuo piede di porco che sono venuta >> ribadii Misa  << Sono qui per salvare Rebecca! >>

  << E cosa credi che stiamo facendo, noi qui?! >> sbottò il torturatore, a corto di pazienza.

La Chimero fece per ribattere, ma degli inaspettati rumori la distrassero. Voltò la testa verso la seconda uscita, imitata da Garreb e rimase in ascolto. 

Nessuno dei due poteva confondere quei rumori. 

Armi che stridevano.

Era il suono di una battaglia. C'era un combattimento la fuori. 

E poi, delle voci.  Voci che si mischiavano le une alle altre in un intreccio confuso. 

Misa si avvicinò alla porta blindata e vi appoggiò l'orecchio. Il suo udito sopraffino le permise di riconoscere con facilità a chi appartenessero.

Alcune erano quelle dei suoi compagni, o meglio ex compagni. Poi, udì quella di Kim, Eleanor, persino quelle inaspettate di Zach e Ryan. 

Poi, più flebile delle altre, percepì quella di Rebecca, e il  suo cuore cominciò a battere forte. 

Finalmente! Era Rebecca! Rebecca!

  << Sono qui fuori! >> esclamò, voltandosi verso Garreb che fino a quel momento l'aveva guardata stranito, poiché le sue orecchie non potevano percepire quello che invece aveva raggiunto l'udito della Chimero. 

  << Chi? >> fece come un ebete.

  << Come "chi"?! >> sbottò quella, spazientita  << Tutti gli altri! Stanno combattendo qui fuori e Rebecca è con loro! >>

Il volto del moro tradì che era scioccato  << Come?! >> si avvicinò anche lui al portone e restò in ascolto  << Non sento quasi nulla... come fai ad esserne sicura? >>

  << Io li sento >> ribadì Misa  << Per favore, fidati di me! Ti dico che sono qui fuori! Hanno bisogno di noi! >>

Garreb la guardò, studiando i suoi occhi verdi che in quel buio poteva solo scorgere. 

Ma ugualmente, brillavano di sincerità a determinazione.

Così, alla fine si arrese e disse:  << Ok. Muoviamoci ad uscire di qui >> 

Lei gli sorrise, grata, e con le labbra gli mimò un "grazie" che lui credette di aver solo immaginato. 

Poi, si adoperò a prendere tutte le armi che poteva. Garreb la guardò senza capire  << Che stai facendo? >>

  << Sei un po' rincoglionito, oggi? >> gli fece Misa, in "modalità Eleanor"  << Gli altri sono disarmati >> gli ricordò  << E saranno sicuramente in svantaggio >>

Prese spade a doppia mano, katane e mitra, finché le sua esili braccia furono così piene che rischiava di far cadere tutto da un momento all'altro. 

Sospirando per la sua avventatezza, il ragazzo andò verso di lei e le alleggerì il carico, prendendo le armi da fuoco  << Per una volta, hai avuto un'idea sensata >> la stuzzicò, controllando che le pistole e i mitra fossero carichi  << Peccato che, tranne nel mitra della Rossa, non disponiamo di altri Blood Bullet... ci avrebbero fatto comodo >>

  << Anche la nostra facoltà rigenerativa è accelerata dalla Chimera, benché non sia pari a quella di Rebecca >> disse poi Misa fissando il vuoto  << Con normali proiettili, puoi destabilizzarci al massimo per qualche minuto >> 

Garreb la scrutò a lungo, ma al contrario di quello che si aspettava la Chimero, sul suo volto non si disegnò nessuna espressione di disgusto. Oppure, fu così bravo da non darla a vedere. 

  << Ho capito >> disse alla fine. 

Girò ancora per l'artiglieria e, con una potente gomitata, fracassò il vetro della semi scrivania, cominciando a cacciarne diverse quantità di mine antiuomo. 

Misa trasalì  << E quelle...? >> chiese, temendo l'uso che il torturatore voleva farne. 

Lui le rivolse un sorriso obliquo  << Cos'è, sei tu la rincoglionita adesso? >> le disse, vendicandosi del precedente insulto  << Stai a vedere >>

Detto questo, tolse con un colpo secco la miccia da una mina ad esplosione, e la gettò in direzione della porta blindata. 

Poi, prima che la ragazza avesse il tempo di fare qualsiasi cosa, si gettò su di lei, abbracciandola forte, mentre si riparavano dietro il grande bancone. 

La giovane Chimero venne avvolta dalla robuste braccia del torturatore mentre la stringeva al suo petto, e si sentì le guance andare a fuoco. 

Il suono dei battiti frenetici del suo cuore, che sembrava impazzito, furono così forti da sopraffare persino il boato dell'esplosione. 
 
 



                                   
                                                                                          *******************************************
 
 
 


In un secondo, ero già a terra.

Mi accorsi della caduta solo quando battei violentemente la schiena al pavimento di metallo.  Il dolore mi tolse il respiro, e strinsi gli occhi in una morsa. 

Sapevo già chi mi avesse attaccato.

Percepivo il suo odio.

  << A-Adam... >> biascicai, col suo peso a comprimermi il petto.

Aprii a fatica gli occhi e vidi le sue iridi verdi traboccanti di disprezzo, vicine al mio viso  << Tu, puttana >> m'assalì  << Giuro che ti caverò il cuore dal petto >>

Mi divincolai, e riuscii a sferrargli una ginocchiata allo stomaco che gli fece allentare la morsa su di me.  Con braccia e gambe mi trascinai indietro, ma il Chimero tornò all'attacco prima di quanto mi aspettassi, trafiggendomi la spalla con la sua spada.

Urlai di dolore ricadendo a terra, mentre cercavo di estrarmi l'arma dal corpo. 

Ma, spregevole come mai nessuno avrebbe potuto esserlo, Adam afferrò l'elsa della spada e cominciò a muoverne la lama all'interno della mia ferita.

Il dolore era micidiale. Avvertivo il contatto del metallo contro i miei muscoli, sulla mia pelle, il mio sangue fuoriusciva copioso. 

Perché? Perché dovevo sopportare tutta quella sofferenza?! 

  << Stai avendo quello che meriti >> sentii la sua voce denigrarmi. 

Voltai la testa di lato, in cerca di aiuto, ma in quel casino nessuno sarebbe potuto venire in mio soccorso.

I primi che vidi battersi furono Kim e Dean, i più vicini a me. Il Chimero si avventava sulla rossa come attratto da una potente calamita, il sorriso sadico stampato sul volto. 

La ragazza parava come meglio poteva i colpi della sua spada con la canna del mitra, ma era in netto svantaggio: il Chimero non le dava nemmeno il tempo di premere il grilletto.

Più lontani, vidi Alyssa, Lilith ed Amy. La bionda cercava in ogni modo mi spararle in petto, ma la mia amica riusciva con un'invidiabile agilità a schivare gli attacchi.

Ian si era buttato contro Ryan, che con mia sorpresa aveva cacciato una spada dalla cintura, e Ray aveva attaccato Zach e Kyle, che si ritrovavano costretti ad unire le forze.

Probabilmente per la prima e ultima volta.

Tutti stavano dando il massimo. Io non potevo essere da meno. 

Tornai a guardare Adam, che adesso mi premeva con crudeltà il ginocchio sullo stomaco, come se volesse perforarmi l'addome. Strinsi i denti, e con tutta la forza che avevo afferrai la lama della spada, tagliandomi il palmo.

  << Non puoi fare niente >> m'alitò lui, intensificando la pressione sul mio ventre.

Mi veniva quasi da rimettere, ma resistetti. 

Non ero debole come tutti credevano. Io ero il capo dello Scudo Rosso. Portavo in me le convinzioni di David.

Non potevo tradire la sua fiducia.

Armata di un nuovo coraggio, afferrai con le mani nude la lama che mi incastrava al suolo. Ignorando il dolore alla spalla, cominciai a spingere verso l'esterno, con la speranza che l'arma abbandonasse il mio corpo alla svelta.

Adam in risposta, incrementò la forza. Sentivo le carni lacerarsi ma strinsi i denti. 

Alla fine, non so come, sentii la lama muoversi nella direzione che volevo, uscendo dal mio corpo.

Mi sembrava impossibile aver acquistato una forza pari a quella di Adam, quello che Zach mi aveva definito il più forte del gruppo.  Vidi la sua espressione furiosa, le vene ingrossate sulle sue tempie e il rossore del suo viso per via dello sforzo. 

Provai un senso di trionfo che mi permise di estrarre completamente l'arma dalle mie carni. 

Poi, furono pochi secondi. Tagliandomi ancor di più i palmi delle mani, roteai la lama e la conficcai a mia volta nella spalla del Chimero. 

Quello urlò e si allontanò immediatamente dal mio corpo, lasciandomi libera.

Non ero mai stata dotata di una forza simile e mi sembrava fin troppo assurdo che fossi riuscita in quell'intento quasi fuori alla mia portata. 

Che, con i suoi innumerevoli esperimenti condotti sul mio corpo, quel pazzo di Stain avesse inconsciamente alterato le mie facoltà?  

Almeno avrei avuto una cosa per cui ringraziarlo.

Sentii la ferita alla spalla rimarginarsi e riacquistai mobilità al braccio, contemporaneamente anche i palmi delle mani tornarono come nuovi. 

I combattimenti di tutti si arrestarono quando Adam cadde a terra ferito. Già mi aspettavo di vederlo piegarsi in due per il dolore, e il braccio viola per la cancrena, ma ciò non accadde. 

Dannazione, perché andava tutto storto?

Molto prima di quanto mi sarei aspettata, il Chimero si rimise in piedi con aria vincente.

Estrasse la spada dalla sua ferita e cominciò a ridere di gusto. A ruota, lo seguirono i suoi compagni. La stridula voce di Alyssa non si limitava a gioire: mi derideva.

Dean si comportava come se gli avessero raccontato la barzelletta più divertente di questo mondo, mentre Ray aveva una risata sadica che faceva rabbrividire. 

L'unica del gruppo a non sghignazzare era Eleanor, che aveva dipinta sul volto un'espressione scandalizzata. 

 << Cosa cazzo avete da ridere?! >> sbottò Ryan.

  << E' che fate pena >> rispose Adam tra una risata e l'altra. I suoi occhi pieni di malvagità si puntarono su di me  << Questa puttanella non ha più nessun potere su di noi. O meglio, per adesso su di me >> 

Inizialmente non capii. Nessuno di noi riuscì a decifrare le sue parole.

Poi, la consapevolezza di quanto aveva detto raggiunse il mio cervello, e fece quasi male. 

Merda... il vaccino...

Adam aveva il vaccino!

  << Non può essere... >> biascicai, portandomi una mano alla bocca.

Lui inclinò la testa di lato, divertito  << Hai capito? Che brava... >> allargò teatralmente le braccia  << Il padre ha voluto premiarmi per la mia lealtà. Sono stato il primo al quale ha donato il suo prezioso vaccino >> le sue labbra furono occupate da un ghigno crudele  << Non puoi più niente contro di me, stronza. Sono diventato il nuovo capo. Quello che ti ucciderà una volta e per sempre >> 

Contro ogni mia previsione, si avventò verso di me, che ormai avevo perso ogni forza di lottare.

Era finita. Ci avrebbero ucciso tutti quanti, dal primo all'ultimo.

Se neppure il mio sangue poteva garantirci una misera possibilità di salvezza... 

Mi ero già preparata a morire, ma proprio in quel momento, un boato micidiale fece tremare il terreno, e la porta blindata dell'artiglieria, che avevamo provato così ostinatamente a raggiungere, saltò in aria, mentre venivamo investiti da una spessa colte di fumo.

Qualcosa colpì violentemente  Adam che cadde all'indietro, e contemporaneamente delle braccia mi strinsero forte. Quando il fumo cominciò a diradarsi, con gli occhi sgranati osservai le due figure che erano intervenute.

La prima che vidi fu quella di Garreb Hidd: in piedi a qualche metro da me, aveva colpito il Chimero con l'elsa di una grande spada a doppia mano.

La persona che invece mi custodiva tra la braccia con dolcezza era niente meno che Misa.

La guardai e temetti un'allucinazione. 

  << M...Misa... >> bisbigliai, ma non sentivo la mia voce.

Lei alzò la testa e mi sorrise  << Finalmente... sono riuscita a trovarti >> disse, e i miei occhi si riempirono di lacrime. 

Non sapevo come avesse fatto ad arrivare in tempo, ne da dove venissero e cosa avesse fatto in quel tempo.

Ero troppo felice di vederla. 

  << Misa! >> urlò Zach imitato da Lilith, Adam e Alyssa. 

  << Hidd! >> esalò invece Kim, senza poter credere ai propri occhi. 

Il torturatore si guardò intorno  << Cazzo, ve la state vedendo proprio brutta >>

Fissò le schiera dei nemici e notai che si irrigidì quando incrociò lo sguardo di Eleanor  << E così sei tornata nel tuo mondo, eh? >> la rimbeccò con voce tesa  << Ma bene, sono contento per te. Hai ottenuto quello che volevi immagino >>

Per quanto ostentasse impassibilità alla cosa, ebbi l'impressione che fosse quasi... deluso.

La bionda abbassò la testa e non rispose. Era meglio che anche lui credesse che era sempre stata dalla parte dei Chimeri.

  << Beh, diamoci una mossa >> continuò quello,  e detto questo, lanciò delle armi ai presenti, alleati ovviamente. 

La spada con la quale aveva colpito Adam la lanciò a Kyle, che la prese al volo. Una pistola di riserva a Kim, poi squadrò i due Chimeri con noi
 << Ma che... dannazione, non capisco più chi sono nemici e alleati >>

  << Loro sono ok >> tagliò corto Kim, tornando a concentrarsi su Dean.

Il moro fece una smorfia e lanciò anche a loro due spade. Poi guardò Amy  << Ma tu... non sei quella che hanno ucciso? >> chiese, senza il minimo tatto.

Lei sbuffò  << State cominciando a diventare ripetitivi. Muoviti e lanciami quelle pistole! >>

Dato che non si muoveva, Kyle spazientito gli tolse le armi di mano e le passò alla mia amica, che al solo tenerle in mano sembrava rinata. 

Misa invece, mi allungò una lunga katana giapponese  << Tieni, la tua arma. E' la migliore di quelle che ho trovato >>

Afferrai l'arma con le mani tremanti. Non ero sicura che sarei uscita a sguainarla.

Mi mancava il coraggio. 

Ma prima che potessi verbalizzare quei pensieri, la Chimero mi aveva tirata su  << Ti proteggerò anche se dovessi morire >> sentenziò, guardando avanti.

  << Non... non dire sciocchezze! >> mi opposi  << Sono io quella che dovrebbe proteggervi tutti! >>

  << Non cambierò idea >> continuò lei, con una fermezza che non le avrei mai attribuito  << Prima di conoscerti, non sapevo nemmeno cosa volesse dire "vivere". Adesso che lo so, mi comporterò di conseguenza >> 

  << E lo fai buttando la tua vita in questo modo?! >> urlai, con le lacrime che debordarono.

  << "Buttare"? >> fece lei, con aria innocente  << Credo che questa sia la cosa più giusta che faccio da anni >> 

Piegai la testa, completamente vinta dal suo coraggio. Io non ero nulla a suo confronto  << Come fai... ad essere così forte? >> chiesi.

  << Proprio tu mi chiedi una cosa simile? >> sorrise, dolce  << Sei stata tu a trasmettermi il coraggio, Rebecca. Devi solo ritrovarlo e usarlo per vincere >>

Se riuscii a trovare la forza per sguainare quella spada fu solo per le sue parole. 

Fui investita da una grinta del tutto nuova. 

Non potevo tirarmi indietro. 

Non se c'erano ancora persone che credevano in me, nonostante tutte le delusioni che avevo collezionato. Anche se il mio sangue non avesse avuto più effetto, avrei trovato un nuovo modo per vincere.

David... stammi vicino. 

   << Avete finito? >> irruppe la voce di Ray, più annoiata che altro  << Siete ridicoli. Se si è deboli, non si può far altro che soccombere >> 

  << Forse hai sottovalutato questi "deboli" >> lo canzonò Zach, puntandogli l'arma alla gola  << Facile atteggiarsi da forti e potenti quando si è in vantaggio, vero? >>

  << Vediamo come ve la cavate ad "armi pari" >> li stuzzicò Ryan, ghignando in modo ancor più sadico di lui. 

Notai che anche Misa aveva una spada in mano, seppur di dimensioni inferiori alla mia. Davanti a lei si contrappose Lilith. Le due si guardarono a lungo, e capii che quella sfida era solo loro. 

Zach e Kyle erano spalla contro spalla, contro Ray. Ryan sembrava non vedere l'ora di affondare la lama nel collo di Ian. 

Amy sprizzava grinta da tutti i pori armata e fissava Alyssa con aria di vittoria. Dietro di lei Eleanor, con l'aria sofferente di chi non sa di quale sia la decisione giusta da prendere.

Dean e Kim facevano scintille. Erano come una bomba pronta ad esplodere. 

Io fissai Adam, che aveva uno sguardo assassino, e affiancai Hidd.

  << Cosa vuoi? >> chiese quello, senza guardarmi.

  << Ho un conto in sospeso con lui >> risposi.

  << Non ho bisogno di te >>

Strinsi le labbra  << Non posso lasciarti combattere da solo contro di lui. Sono il tuo capo. Devo proteggerti >>

Lui fece una smorfia  << Per favore, non dirlo mai più >> 

Non gli badai   << ...E anche se non sono un granché come capo... anzi, non lo sono affatto... io voglio proteggervi tutti >> 

Voltai lo sguardo verso di lui.

Non ti sto certo simpatica... anzi, forse mi odi persino, ma sei venuto lo stesso, Hidd. 

Sei venuto per aiutarmi.

  << Voglio dimostrarti che sono una persona degna di fiducia >> dissi infine, ricordando la discussione che avevamo avuto prima della partenza.

Anche lui ricambiò lo sguardo e i suoi occhi verde prato mi scrutarono. Alla fine, sbuffò e tornando a guardare il Chimero disse:  << Fammi ricredere, allora >>

Alzai la spada e la puntai verso Adam:  << Fatti sotto >>

 
 
 
 
 
 
 
 
* Intendo la distruzione del laboratorio causata da Kim, Kyle e Eleanor

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Capitolo 38
*** Combattimenti Incrociati ***


Salve a tutti! Che bello poter aggiornare così presto... quasi non mi sembra vero! A voi no? 
Come avevo promesso, ecco qui il capitolo 38! :)  Come si capisce dal titolo, qui ho descritto le varie scene di battaglia tra i nostri personaggi...
Visto che sono tanti, è difficile gestirli tutti e bene, sopratutto per il loro caratterino, ma spero di esserci riuscita al meglio! Non vorrei che fosse pesante! >.<''  fatemi sapere, mi raccomando! :)
Ancora un grazie infinito a tutte le lettrici che mi hanno aspettata, e incoraggiata con le loro STUPENDE recensioni!
Dedico a voi il capitolo, insieme alla mia editor, Fabiola! <3
Un bacione, A PRESTO!
Yuki!
 

                                                
                                                Combattimenti Incrociati

 
 
 
 




  << Hidd! Anche riempendolo di proiettili, non lo uccideremo! >> urlai, mentre la mia voce veniva coperta dagli spari del torturatore  << Inoltre, è immune al mio sangue! >>

Quello imprecò, buttando via la pistola ormai scarica  << E allora cosa cazzo proponi?! >> 

Pensai a quando Kyle aveva ucciso Dana. Era stato un momento orribile, che mai e poi mai avrei voluto rivivere... ma mi sembrava l'unica soluzione possibile.

  << Credo... bisogni... >> cominciai, ma le parole rifiutavano di uscire dalla bocca.

  << Cosa?! >> mi incalzò quello, a corto di pazienza, mentre sguainava la spada  << Muoviti a parlare! >>

  << Bisogna decapitarlo >> esalai infine, con il corpo che tremava alla sola idea di dover compiere un'azione tanto orribile. 

Inaspettatamente, Garreb rise  << Ma davvero? >> disse, con tono sadico  << Divertente >>

Rabbrividii. Probabilmente, nella sua carriera di torturatore, era abituato a vedere e compiere, persino, azioni simili, ma per me...

  << Illudetevi pure >> ci interruppe la voce arrogante di Adam  << La mia testa potete solo sognarvela >>

Intensificai la presa sulla spada, fin quando mi dolse la mano  << Agire singolarmente non funzionerà >> dissi, con un tono di voce più sommesso  << Dobbiamo collaborare >>

  << Tsk >> sbuffò lui  << Sei capace di stare al mio livello? >>

Alzai un sopracciglio  << Questo dovrei chiedertelo io! >> 

  << Ti avviso: se mi sarai d'intralcio, non mi farò remore a colpirti >> mi avvertì Garreb o forse, sarebbe meglio dire, mi minacciò?

  << Non "preoccuparti", non succederà >> lo rassicurai, con una punta di acidità nella voce  << Piuttosto, vedi tu non essere di peso >>

  << Ma sentitela, il "capo"... >> ironizzò lui, ridendo appena << Muoviamoci piuttosto >>

Alzai la spada e Adam, di fronte a noi, fece lo stesso. Il suo sorriso superbo ci invitò a farci avanti, e noi non ce lo facemmo ripetere. 

Avanzammo verso di lui quasi simultaneamente; Garreb sulla sinistra, io sulla destra.

L'obiettivo, per quanto disgustoso, era staccargli la testa. 

Il Chimero si abbassò col busto, piegando le ginocchia con una velocità inumana, e schivò il colpo del torturatore. Poi, ruotando il busto, aiutandosi con le mani poggiate a terra, mi sferrò un potente calcio alla schiena, che mi mozzò il respiro. 

Caddi a terra e sbattei il mento, perdendo la katana di mano. Ignorando il dolore, mi misi in ginocchio e voltandomi, vidi Adam pronto a colpirmi. 
Ma la figura di Hidd si mise in mezzo e, con la lama della sua spada, intercettò quella del Chimero.

Le armi cozzarono e vidi il torturatore serrare la mascella per lo sforzo. 

  << Ti avevo detto di non essere d'intralcio! >> sbottò, mentre le sue ginocchia si piegavano.

Deglutii.  Dovevo aiutarlo. E alla svelta, anche. 

Senza perdere tempo, recuperai l'arma e mi mossi per attaccare Adam. Lui studiò i miei movimenti e, a tradimento, cacciò dalla cintura che portava alla vita un pugnale, con il quale mi colpì al ventre. 

Il dolore fu acuto e mi piegai su me stessa, sputando una quantità indicibile di sangue.

  << Porca... puttana! >> sentii gridare Hidd, che approfittando della distrazione del Chimero, lo colpì al petto, scaraventandolo indietro.

Accorse verso di me  << Cazzo... >> imprecò  << Non estrarre il pugnale, altrimenti... >>

Ma io non lo ascoltai. Con un colpo secco estrassi la lama dalle mie carni, perdendo altro sangue. Strinsi i denti, resistendo alla voglia, sempre maggiore, di mettermi ad urlare. 

  << Ma sei cogliona?! >> sbottò lui  << Ti ho detto di stare ferma! >>

Respiravo affannosamente  << L-La lama... impediva ai miei tessuti di rigenerarsi... >> spiegai, mentre sentivo la carne guarire, seppur con lentezza. 

  << Sei una maledetta spina nel fianco >> disse ad un certo punto la voce di Adam, che si era rimesso in piedi  << Tu e la tua capacità di guarigione. Ho capito che anche per te vale la regola della decapitazione, se voglio ucciderti >> sorrise  << Ancor più divertente >> si rigirò l'arma tra la mani  << Appenderò la tua testa al muro come un trofeo >>

Mi chiesi da dove proveniva tutto quell'odio. Lo fissai, e provai... commiserazione. Una persona poteva davvero contenerne tanto, dentro il suo cuore? Avrebbe condotto un'esistenza nell'oblio, senza nemmeno rendersene conto.

 L'odio era più letale di qualsiasi veleno.

  << Che palle... Tu riprenditi >> sbuffò Garreb, mettendosi in piedi  << Ci penso io >> 

  << Ma... >>

  << E sta un po' zitta! >> sbottò, senza guardarmi  << Tanto, così non puoi fare niente >>

Lo fissai, stranita. Che fosse il suo distorto modo di... proteggermi?

  << Aprirò un varco >> continuò poi lui  << Tu cerca di colpirlo in quel frangente >>

Rafforzai la presa sulla mia katana e annuii  << Va bene >> 

  << E vedi di avere i riflessi pronti. Probabilmente, non avremmo altre occasioni >>

Detto questo, si gettò sul Chimero, riprendendo a combattere. 
 
                              
 


                                                                                      ******************************************
 
 
 


Le iridi blu di Lilith erano puntate su quelle verdi di Misa. Si fissavano intensamente, senza muovere nemmeno le palpebre. 

  << Lilith... >> mugolò quest'ultima, con una nota di rammarico nella voce.

L'altra non si scompose  << Perché hai voluto tutto questo, Misa? >> le chiese, invece  << Perché ci hai traditi? >>

Lei ci pensò, prima di rispondere. Come poteva esprimere quello che le si agitava nel cuore? 

Come farle capire?

  << Perché ho capito cosa vuol dire vivere >> rispose alla fine  << E quello che fate voi... qui e adesso... è sbagliato >>

  << Osi ancora bestemmiare in questo modo! >> disse quella, sprezzante  << Con quale coraggio puoi rinnegarci? Noi e il padre, che ci ha restituito la vita?! >>

   << Ma quale, vita, Lilith? >> disse allora lei  << Ci ho messo molto per capirlo, ma alla fine ci sono arrivata. La nuova vita che ci ha offerto il padre non è libera come crediamo noi! Ci ha legati ad una catena di sangue e lotta dalla quale non potremmo mai uscire! >>

La mora scosse la testa, come se quelle parole potessero ferirla fisicamente, e arretrò di qualche passo  << Ti stai confondendo con la riconoscenza, Misa >> disse, stizzita.

  << So bene cosa sia, la riconoscenza. Quella vera >> rispose quella, pensando immediatamente a Rebecca  << E' per questo che sono qui,  adesso >>

  << Peccato che tu la abbia verso la persona sbagliata! >> urlò allora Lilith, fuori di sé   << Chi è stato a tirarti fuori dalla strada?! Te lo ricordi?! O hai rimosso anche quello?! >>

Misa si irrigidì, pensando ai giorni più bui della sua vita. 
 
 

  << Alzati, piccola. Non vedi che sei coperta di spazzatura? >> le aveva detto quell'uomo dai modi gentili in quel giorno di incessante pioggia.

Ma lei non si era mossa. Con le ginocchia al petto e la testa china, mentre puzzava come un bidone, si era limitata a guardarlo con gli occhi vuoti. Aveva scosso la testa.  << Misabelle è una bambina cattiva >> aveva detto solo.

Lei era cattiva. Doveva stare lì. Se lo meritava. Era la giusta punizione. Il suo papà glie lo aveva sempre detto. Ripetuto fino allo sfinimento, quindi non poteva essere altrimenti.

Era cattiva.

Il perché non lo sapeva, ma se lo diceva il papà, allora era vero.

  << Perché saresti cattiva? >> le aveva chiesto allora l'uomo dagli occhi color nocciola.

  << Perché lo dice il papà >> aveva risposto lei, raggomitolandosi ancor di più.

  << Sono certo che il tuo papà si sbaglia >>

Aveva fatto cenno di "no" con la testa   << Il papà non sbaglia mai. Sono cattiva, per questo mi ha lasciato qua >> 

L'uomo gentile le aveva sorriso  << Anch'io sono un papà. E sono certo che nessun bambino sia davvero cattivo >>

Solo allora, aveva alzato la testa, guardandolo curiosa  << Sei un papà? >>

L'espressione dell'uomo si era fatta triste, ma aveva risposo con voce morbida  << Certo >>

  << E dove sono i tuoi bambini? >>

  << Io sono padre di chiunque bambino voglia. Qualunque bambino non amato viene da me. Potrei anche essere il tuo >>

  << Ma Misabelle è cattiva >> aveva ripetuto, come un disco rotto  << Non se lo merita >>

  << Se fossi il tuo papà, non ti considererei mai una bambina cattiva >> aveva detto allora lui.

  << Ma... >>

Lui le si era inginocchiato vicino, sporcandosi i pantaloni in una pozzanghera   << Piccola Misabelle, se l'attuale te stessa non ti piace, io ti farò diventare un'altra persona, tutta nuova. Abbandonerai la Misabelle cattiva e diventerai la mia piccola Misa, una brava ragazza >>

Aveva granato gli occhioni, che si erano fatti colmi di lacrime  << Misa... Misa può davvero essere una brava ragazza? >> 

  << Certo >> le aveva porto la mano  << Vieni con me, Misa. Risorgerai come una persona nuova >>

E senza indugio, la nuova Misa aveva afferrato quella mano.
 
 

Una mano che non aveva mai lasciato, fino a quel momento. Le si era aggrappata per tutto; per ogni più piccola cosa.

Ma poi, un'altra mano gentile, la mano di Rebecca, si era offerta di accompagnarla. 

Solo, che a differenza della mano del padre, quella di Rebecca le aveva dato solo una piccola spinta, insegnandole a camminare da sola. 

  << Non me ne sono dimenticata >> rispose alla fine  << Non potrei mai >> 

Lilith la guardò carica di rancore  << Dici? Dai tuoi comportamenti mi sembra il contrario >>

  << Io sto usando la seconda chance che il padre ci ha donato. La sto usando al massimo. Vivendo la vita che mi ha regalato, lui non scomparirà mai da me. Non lo rinnegherò mai >>

  << Ma li stai aiutando a distruggerlo! >> urlò l'altra Chimero  << Non è un tradimento, questo?! >> 

Misa chiuse gli occhi.  << Il padre ha aiutato me. Anche io voglio aiutarlo. Aiutarlo a capire >> 

  << Capire cosa?! >>

  << Anche il padre... per quanto forte possa sembrare, è rimasto incastrato nei suoi ricordi. Sicuramente... i ricordi dolorosi che albergano nel suo cuore, gli impediscono di guardare avanti, e di credere nel futuro >>

Aprì le palpebre e la guardò dritto negli occhi  << Rebecca... può aiutarlo a capire >>

  << Cosa cazzo stai dicendo?! >> urlò Lilith  << Ma sentiti! Credi di aver tutto chiaro... ma la verità è che non hai capito proprio un bel niente! Come ti permetti di giudicare tutto e tutti?! >>

Misa strinse la presa sulla spada. Era sicura del fatto che il padre, per capire il loro dolore e regalargli una nuova vita, doveva, almeno una volta, aver provato quella sofferenza, proprio come loro.

Ed era sicura, che quel dolore non l'avesse ancora abbandonato, e che continuasse a vivere nella sua ombra.

Perché, infondo, era la stessa cosa che aveva fatto lei per molto tempo. 

  << Non riesci a capire... >> sospirò infine, delusa, triste, sconfortata.

Lilith restò impassibile  << La cosa è reciproca >> le puntò contro la balestra  << A questo punto, ci rimane un solo modo per comunicare >>

Misa alzò l'arma a malincuore  << Se è questo che vuoi... >>

  << Sei tu che mi hai costretta >>

Capendo che era impossibile farla entrare nella sua ottica, sguainò la spada, pronta a combattere.
 



                      
                                                                                           *****************************************
 
 
 



Le spade di Ray e Kyle stridettero al contatto. Cozzarono più e più volte e il moro, per quanto gli bruciasse, non poteva far a meno di constatare che la sua forza, paragonata a quella del Chimero, era nettamente inferiore.

Quasi perse l'equilibrio quando parò un suo colpo; piegò le ginocchia in modo così brusco che gli dolsero le articolazioni, e credeva che gli si spezzassero gli arti, quando finalmente la figura di Hudson venne in suo soccorso.

L'altro Chimero attaccò alle spalle il suo aggressore, che per difendersi abbandonò la presa, lasciandolo libero. 

Quello su cui si concentrò l'ira di Ray, fu proprio Zach. Con una mano gli afferrò la gola, e buttandolo a terra, si preparò a conficcargli la lama nel petto. 

  << Come sei caduto in basso, Zach. E dire che quasi si stimavo >> l'alitò, con voce carica di disprezzo  << Ma almeno, ti sei rivelato per la merda che sei, finalmente... >> 

Quello era paradossalmente calmo  << Mai quanto voi >> rispose solo, ancora schiacciato a terra.

  << Chissà quante risate ti sarai fatto eh, mentre ci prendevi per il culo... >> continuò Ray, intensificando la stretta sul suo collo  << Beh, adesso sarà il mio turno di divertirmi >>

Alzò la spada e si preparò a trafiggerlo. Kyle osservò la scena e, per un momento, pensò che se Hudson fosse morto, la cosa non gli avrebbe portato che vantaggi.

Senza di lui, tutto sarebbe stato molto più semplice. La sua morte, sarebbe stata quasi una fortuna, dal suo punto di vista.

Ma, al contrario dei suoi pensieri, il suo corpo si mosse da solo, e Kyle agì d'istinto. Rimettendosi in piedi, corse verso la schiena di Ray e gli trafisse un fianco con la propria spada.

Il Chimero urlò e, divincolandosi, si allontanò barcollando. 

Zach lo guardò quasi scioccato, come se non si aspettasse quel salvataggio. Si rimise in piedi, tossendo, e si massaggiò il collo  << Perché ci hai messo tanto? Aspettavi che mi uccidesse? >> chiese.

  << Non che mi sarebbe dispiaciuto, sia chiaro >> confessò senza troppi problemi il moro  << Ma se tu morissi, anche solo per sbaglio, Rebecca ne soffrirebbe >> ammise poi  << Ed io, non voglio vederla piangere ancora >> 

Il Chimero lo guardò e chinò la testa  << Mi odia, adesso. E non posso che darle ragione >>

  << Per quanto mi piacerebbe che fosse davvero così... devo smentirti >> rispose Kyle, che intento osservava Ray rimettersi in piedi
<< Arriva >>

Ma non finì a dirlo, che venne scaraventato all'indietro. Il Chimero lo sbatté al muro, facendogli mancare il respiro. 

Perse la spada di mano e, col corpo immobilizzato guardò con odio il suo aggressore.

  << Siete fastidiosi >> gli disse quello, a pochi centimetri dal viso  << Ho deciso: sistemerò prima voi umani. La mia Chimera sta giusto richiedendo del sangue... >>

Kyle si irrigidì.   << Toglimi le mani di dosso, mostro! >>

Lui rise, come divertito  << Non credo tu sia nella posizione per dettare ordini... >> gli puntò la spada alla gola  << Che faccio? Ti strappo il cuore? O ti decapito?  >> la sua espressione si irrigidì  << Credo che staccarti la testa sia più adeguato. Proprio come tu hai fatto con Dana... >>

Allora, Kyle sorrise  << Ti stai rilassando troppo >> lo denigrò  << Non ti stai dimenticando qualcuno? >>

E in quel momento, una lama perforò il petto di Ray, trapassandolo in pieno, sfiorando per un pelo quello di Kyle.

Il Chimero sputò sangue e voltò la testa all'indietro, incontrando lo sguardo di Zach  << Sai che... per un colpo del genere non muoio. Il padre ci ha potenziati tutti >> 

Lui mosse la spada dentro il suo corpo e Ray mugolò di dolore, mentre il suo petto sanguinava copiosamente. Alla fine, Zach rispose:  << Che vuoi farci? Mi piace vederti soffrire >>

Estrasse in un colpo secco la lama e con un potente calcio, scaraventò lontano il corpo del suo ex compagno. 

Kyle li guardò e deglutì. Quei Chimeri gli facevano quasi paura. Si stavano allontanando sempre più dall'umanità, diventando qualcosa di... mostruoso. 

Hudson rivolse di colpo lo sguardo verso di lui, e chiese:  << Stai bene? >> 

  << Tsk. Come se ti importasse davvero >>

  << Un po' mi importa >> rispose il Chimero  << Perché Rebecca piangerebbe anche per te >>  il suo sguardo si fece vuoto e si guardò intorno, osservando le altre battaglie  << Anzi... lei piangerebbe per tutti noi >>

  << Lo so, cosa credi? >> sbottò il moro, raccogliendo da terra la spada  << Pensiamo a sistemare lui, per adesso >>

  << Hai ragione >> concordò Zach poi, dubbioso, lo guardò e chiese, quasi con timore:   << Non... non stiamo diventando... qualcosa di simile a degli "amici", vero....? >>

Kyle fece una smorfia di disgusto  << Ma ti pare?! Al solo pensiero mi viene la pelle d'oca! >>

Il Chimero sospirò sollevato  << Menomale >>
 
 



                                                         
                                                                                            **********************************
 
 
 

  << Ti ho detto che non devi preoccuparti per me! >> sbottò Amelia,  sparando in direzione di Alyssa.

  << E come faccio, se per poco non muori, cazzo?! >> urlò Ryan, mentre con gli occhi azzurri guardava una volta Ian, una volta Alyssa.

  << So benissimo cavarmela da sola! >>

  << E' qui che sbagli! >>

La ragazza digrignò i denti  << Mi hai rotto, Ryan! Se non la smetti, sparo a te! >>

  << Pensate davvero di poterci prendere così sotto gamba?! >> sbottò Ian, che premendo il grilletto colpì il biondo alla spalla.

Quello si inginocchiò a terra, premendosi il punto ferito, seppur di striscio  << Merda... >> masticò a denti stretti.

  << Ryan! >> urlò Amelia in pred al panico mentre, puntando le pistole verso l'altro Chimero, cominciò a sparare senza pietà.

Ian non fu abbastanza veloce da schivare tutti i colpi e si ferì una gamba, mentre Alyssa saltò addosso alla ragazza, sbattendola al suolo e facendole perdere le armi di mano.

Le puntò la pistola alla tempia e, con un sadismo illimitato, disse << Adesso vedremo il tuo bel cervello saltare in aria... chissà che spasso >>

Ma Ryan, con immenso sforzo, le lanciò contro la sua spada, che colpì la bionda all'altezza del petto.  

Amelia sgusciò via dalla sua presa, gattonando all'indietro, mentre Ryan le andò incontro  << Lo vedi che succede a distrarsi?! >> la rimproverò.

  << Proprio tu parli?! Se pensassi solo al tuo scontro, invece di preoccuparti per me, allora... >>

Ma il biondo non la lasciò finire che, incurante del conteso in cui si trovavano, l'abbracciò con forza, lasciandola senza parole.

  << Ti ho già vista morire una volta >> le disse, con voce sommessa  << Anche se era tutto programmato... non avevano sicurezza della riuscita del piano >> intensificò la stretta  << Non puoi nemmeno immaginare cosa ho provato quando ho visto Zach trafiggerti. Se avesse sbagliato, anche solo di qualche centimetro... poteva ucciderti sul serio... >> 

Si distanziò da lei per guardarla negli occhi  << Lo vuoi capire o no, che io non posso rischiare nemmeno per sbaglio di perderti, cazzo?! >>

Amelia gli prese il volto fra le mani, intrecciando le dita affusolate tra i suoi capelli biondi e lo baciò con passione.  Era raro ricevere simili confessioni da Ryan e, ogni volta che accadeva, lei faceva tesoro di quelle preziose parole. 

  << Lo stesso vale per me >> disse, sulle sue labbra  << Ti chiedo solo di fidarti di me. Non morirò di certo, quindi... >>

Ryan la scrutò e vide la sua determinazione. Alla fine si alzò in piedi e le porse una mano. 

Nel frattempo, Eleanor aveva soccorso Alyssa, estraendole la spada dal corpo  << Stai bene? >>

Lei sputò sangue  << Affatto. Prima sono stata colpita da quella stronza velenosa... il mio corpo non risponde come vorrei >> le passò la pistola tra le mani  << Pensaci tu >>

La bionda sussultò e non si mosse. Così, l'altra la guardò storto  << Che hai? Muoviti >>

  << Io... >>

  << El, andiamo >> la incitò Ian, con la gamba che ancora sanguinava. 

Ma la chiamata in causa era come paralizzata. Guardò prima Ryan poi Amelia, e la sua espressione peggiorò.

Alla fine, il biondo disse:  << Eleanor. Prendi quella pistola e fatti avanti >> 

  << ...Come? >>

I suoi occhi di ghiaccio le gelarono l'anima   << Hai deciso da che parte stare, no? Allora muoviti. Guarda avanti senza vergogna >>

Amelia fece qualche passo avanti  << L'idea di ferire qualcuno... fa paura, vero? Ma questa forma di gentilezza è una debolezza, e se non prendi subito la sua decisione, finirai col far soffrire molte più persone >>

Inaspettatamente, le sorrise  << Il tuo cuore ha già deciso, vero? Allora... seguilo e basta >>

Il cuore della Chimero cominciò a battere forte. Sapeva, che arrivati a quel punto, non c'era altro da fare.  Impugnò saldamente la pistola, e una lacrima le solcò il volto.  << Va bene >> disse  << Lo farò >> 

Senza perdere altro tempo, puntò la pistola verso il suo bersaglio e si preparò a sparare.
 
 
                            



                                                                                              ***************************************
 
 
 


  << Sei fantastica, bambolina! Mi fai proprio eccitare >>

  << Sta zitto, stupido Hippie! >> esclamò lei, cercando di colpirlo con l'impugnatura del mitra. 

Lui schivò il colpo e, prendendola alle spalle, le afferrò un braccio, piegandole le articolazioni all'indietro, mentre il mitra le scivolava va dalla presa   << Insultami pure >> le sussurrò maliziosamente all'orecchio << Fa parte del tuo fascino... >>

Con la mano libera, la Rossa gli colpì l'addome con la canna della pistola che le aveva lanciato Garreb, in modo da farlo allontanare.
La presa del Chimero allentò e lei ne approfittò per sfuggire alla sua morsa. 

Caricando l'arma si preparò a sparare, mentre veniva sopraffatta dalla rabbia  << Ve la farò pagare per tutto quello che avete fatto! >>

Per Dean fu facile schivare i proiettili, tant'è che ne virò uno persino con la lama della spada.

Senza perdere l'espressione divertita, rispose:  << Te la sei presa tanto perché il padre ha rapito la vostra amica velenosa... in guerra si deve imparare a perdere alcune battaglie, bambola >>

L'espressione della ragazza si indurì  << Quella è una delle tante cose per la quale dovrei farti il culo! >>

  << "Tante", dici? >> 

  << Per colpa vostra molti dei miei compagni sono morti, saltando in aria! >> i suoi occhi si velarono di lacrime solo ad ricordo  << E... la persona che amo rischia di non farcela... >> i lucciconi debordarono  << Staccarvi la testa non sarebbe sufficiente! >>

Per la prima volta da quando lo conosceva, l'espressione di Dean si indurì, divenendo seria e decisa, quasi... arrabbiata. 

No, non solo arrabbiata. Furiosa.

Vedere il suo viso senza quell'immancabile sorriso le fece uno strano affetto. 

Con una velocità che la lasciò senza fiato, la Rossa si ritrovò attaccata al muro, con la lama della spada attaccata alla sua gola. 

Perse la pistola di mano e non poté far altro che fissare gli occhi grigi del Chimero, fissi nei suoi, mentre con una semplice pressione avrebbe potuto decapitarla. 

Si accorse che la mano di Dean tremava, e ciò le procurò un taglio sul collo, che cominciò a sanguinare. 

Era terrorizzata. Aveva intenzione di ucciderla sul serio.

  << Non osare più dire simili stronzate in mia presenza >> la ammonì il Chimero, mentre la sua voce vibrava di rabbia  << L'unica persona della quale dovrebbe importarti non è in letto d'ospedale, né in qualsiasi altro posto, ma proprio qui davanti a te! >>  

I suoi occhi la trafissero:  << L'unica persona che devi amare, sono IO!! >> 

Mai aveva sentito una persona gridare con così tanta foga, in vita sua. Era disperazione. 

Prima ancora che avesse il tempo di rendersene conto, le labbra che le avevano ordinato di amarlo furono sulle sue, travolgendole in un bacio famelico, quasi cattivo. 

Il ragazzo scaraventò via l'arma con un gesto secco e, con le mani libere, le artigliò i capelli rossi.

Kim era troppo scioccata per fare qualsiasi cosa. Non riuscì nemmeno a reagire quando la lingua del Chimero le accarezzò il palato con prepotenza.

Le morse il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare, e assaporò il suo sangue, leccandolo come nettare prezioso. 

Era troppo per lei.

Nella sua testa, il volto di Richard le ricordava che tutto quello era sbagliato, che lei amava lui e che Dean era un nemico del quale bisognava sbarazzarsi. 

Ma quella bocca che si muoveva sulla sua le trasmetteva emozioni nettamente contrastanti. 

Venne sopraffatta dalla confusione, le ginocchia cedettero e sarebbe caduta se Dean non l'avesse sorretta.  Furono costretti a separare le proprie labbra per non cadere entrambi al suolo. 

Kim alzò la testa e incontrò quegli occhi irresistibili. Si sentiva completamente alla sua mercé, e si odiava per questo. 

Fece per dire qualcosa, una uno sparo li gelò sul posto. Non solo loro. Tutti si fermarono all'istante. 

Uno sparo che non proveniva da nessuno degli altri combattimenti. Uno sparo che nessuno si sarebbe mai aspettato. 

Uno sparo, che portava dietro di sé l'ombra della morte. 

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Capitolo 39
*** La Punizione Di Un "Padre" ***


Salve a tutti, eccomi tornata col capitolo 39!! *---* che bello, ormai sfioriamo i 40! XD
Qui torna ( a grande richiesta XD ) Jean Stain! :D Non credevo che il suo personaggio avrebbe avuto così tanti fan a dire il vero! Pensavo che visto che è il "cattivo" l'avreste odiato tutti... e invece è uno dei più amati! XD  
Beh, poiché lui è la chiave di tutto, la cosa non può che farmi piacere! :)
Chissà che in questo capitolo la vostra opinione su di lui cambi... sono curiosa, quindi fatemi sapere che sono in ansia! XD 
Volevo sbrigarmi a finire il capitolo perché volevo postarlo in fretta, spero sia uscito bene!

AVVISO IMPORTANTE: Il 3 Marzo partirò per L'Inghlterra e tornerò il 10! Dato che devo anticiparmi tutte le interrogazioni prima della partenza, non credo che riuscirò ad aggionare prima perché ho davvero molto da studiare, quindi carissimi, ci rivedremo dopo il 10 Marzo! >.<
Sei ci riesco però, proverò appostare prima della partenza! ;)

Un bacione a tutti!!! Grazie mille per il sostegno, come sempre! <3 
Yuki!

 

                                               La Punizione Di Un "Padre"

 
 
 
 
 


Era raro per Jean Stain fermarsi a pensare al passato. 

Di solito, faceva di tutto per essere impegnato, in modo che i ricordi non prendessero il sopravvento su di lui, ma quella volta aveva deciso spontaneamente di isolarsi dalla realtà.

Era nella sua stanza, quella che utilizzava giusto per riposarsi qualche ora al giorno e, seduto sulla scrivania di legno, aveva tra le mani una vecchia fotografia sua e di Rosalie.

Era stato David a scattarla, il giorno in cui aveva fatto la prima ecografia; lui l'abbracciava da dietro, tenendole le mani sul ventre, nel quale si stava lentamente sviluppando la vita di suo figlio. 

A volte desiderava tornare indietro, al tempo in cui Rosalie era ancora viva, in cui la prospettiva di diventare padre non era solo un sogno.

Al tempo in cui, c'era ancora una speranza, per lui. 

Attraverso il vetro, accarezzò con le dita il volto della donna che aveva tanto amato: era piena di vita, sorridente. 

Fiduciosa, per il meraviglioso futuro che li avrebbe aspettati, tutti e tre insieme. 

"La malattia mandò in mille pezzi tutte le tue speranze vero, mia amata Rose? Non pensavi più al futuro come facevi un tempo..."
 
 


  << Sarà maschio o femmina? >> le aveva chiesto lei, saltellando allegra per il salotto della casa dove convivevano.

  << Sinceramente, per me è indifferente >> aveva risposto Jean, con un sorriso caldo e amorevole  << Mi sto ancora beando dell'idea che diventeremo genitori... >>

Lei gli aveva sorriso dolce, e l'aveva raggiunto accomodandosi sul divano. Gli si era accoccolata tra le braccia, poggiando la schiena sul suo petto, mentre Jean aveva preso ad accarezzarle il ventre.

  << Sarebbe bello se riprendesse i tuoi occhi... >> aveva esordito lei, intrecciando le loro dita  << Sono così profondi... >>

  << No, gli occhi devono essere i tuoi >> l'aveva contraddetta lui, baciandole la fronte  << Due splendidi occhi azzurri... >>

   << Allora... >> la donna aveva allungato una mano verso il suo volto, accarezzandogli i capelli castani  << Mi piacerebbe poter accarezzare anche al nostro bambino dei capelli come i tuoi... Li ho sempre amati >>

  << I tuoi biondi sono più belli... >>

Rosalie aveva finto di mettere il broncio  << Non può mica prendere tutto da me! >>

Jean aveva riso, e la sua fossetta aveva fatto capolino sulla guancia  << E va bene. Vada per i capelli, allora >>

  << Ah! E anche... >>

Lei gli aveva portato l'indice sulla guancia, schiacciando il punto in cui compariva quella buffa rientranza  << Voglio che prenda anche questa fossetta! Sarebbe davvero tenero, vero? >>

Jean aveva annuito  << Sarebbe un tratto distintivo... >>

Rosalie gli strinse forte le mani  << Sai, cosa stavo pensando? Se fosse una femmina...  non ti piacerebbe chiamarla Rebecca? >>

L'uomo si era irrigidito.  << Parli... sul serio? >>

  << Certo! E' un nome molto importante per te, no? Poi, piace molto anche a me, quindi... >>

Lui le aveva preso il delicato volto tra le mani, e le aveva donato un lungo bacio sulle labbra rosee  << Mi faresti davvero felice >> aveva confessato, con una punta di imbarazzo  << E che si fa se è un maschio, invece? >>

La donna aveva riso  << Troveremo un nome altrettanto bello! >>

Cingendogli i fianchi, Rosalie l'aveva abbracciato dolcemente, inspirando il suo profumo, che tanto le piaceva  << Jean... saremo felici noi,
vero? >>

Lui aveva contraccambiato la stretta, accarezzandole i lunghi capelli d'oro  << Sicuramente >> 
 
 


Ma non avevano vissuto nemmeno uno spiraglio della felicità che tanto avevano sperato. 

Soltanto due mesi dopo, Rosalie aveva scoperto della sua malattia, e tutto era crollato. 

I loro sogni, le loro speranze.

Aveva visto la donna che amava spegnersi giorno per giorno, e non era riuscito a sopportalo.

La Chimera era l'unica che potesse ancora garantire loro il meritato futuro che avevano progettato.  Per questo aveva dedicato anima e corpo alle ricerche, trascurando la sua stessa salute.

Avrebbe salvato Rosalie e il loro bambino. Ad ogni costo. 

Non gli importava se David, George o Julia non avessero capito. Se l'avessero considerato un povero pazzo. 

La Chimera averebbe salvato Rose, rendendola un essere migliore persino. 

Era stato in grado di creare l'essere perfetto. Grazie ad esso, l'uomo sarebbe evoluto e, presto o tardi, chiunque gli avrebbe riconosciuto tale merito verso l'umanità.

E la sua amata Rosalie aveva il privilegio di essere la prima a passare al livello superiore.

Ma qualcosa era andato storto.

Una reazione di rigetto che non aveva previsto aveva prosciugato la vita della sua amata davanti ai suoi occhi. 

Qualcosa nella Chimera non era andato come aveva programmato. Il corpo di Rosalie non aveva tollerato l'intrusione e ciò l'aveva condotta alla morte.

Di questo non si sarebbe mai perdonato.


<< Sei tu, e solo tu, il diretto responsabile. Se Rosalie dovesse morire per colpa tua... giuro che ti ammazzo, sporco assassino. Con le mie stesse mani >>


Gli aveva detto così David, l'ultima volta che l'aveva visto. 

Inizialmente, il senso di colpa gli aveva paralizzato l'organismo. Più di una volta era stato tentato di distruggere tutto, persino se stesso.

Ma poi il volto di Rosalie era riaffiorato alla sua mente. Lei gli aveva dato fiducia.

E non solo a lui. Al suo progetto, persino.

Per questo, l'avrebbe portato avanti, fino in fondo. Avrebbe continuato le ricerche, potenziando la Chimera fino a idearne quella perfetta in assoluto. 

L'avrebbe fatto per lei e per suo figlio. 

Sospirò e poggiò la foto sulla scrivania, con l'intenzione di riprendere le sue ricerche. 

Ad un certo punto però, il suono metallico dell'allarme gli fece prendere uno spavento. 

"Minaccia rilevata. Minaccia rilevata".

Strabuzzò gli occhi, senza poter credere alla sue orecchie. 

"Un'intrusione...non può essere, cazzo!"

Improvvisamente, il pavimento cominciò a tremare. Gli oggetti sul mobile caddero a terra e l'uomo fece appena in tempo a prendere la preziosa cornice evitando che si fracassasse al suolo. 

Il suono della sirena dell'allarme gli fece rizzare tutta la peluria delle braccia.

Quando il suolo riprese stabilità, imprecando, si precipitò fuori dalla stanza e, per precauzione, riparò la piccola cornice nella tasca interna del suo camice. 

Una scossa del genere non era normale. Doveva essere sicuramente successo qualcosa. 

A grandi passi, si precipitò nella sala comandi dell'edificio, ancora funzionante. I vari monitor erano collegati al sistema di telecamere a circuito chiuso e, voltando gli occhi da uno schermo all'altro, con orrore capì cosa stava succedendo.

Sulla mappa virtuale che mostrava l'architettura dell'edificio, un pallino rosso lampeggiante indicava il settore 6, dove c'era il suo laboratorio.
  << Merda! >> imprecò quando si accorse che le telecamere di quel settore non trasmettevano immagini.

Correndo, salì le scale, saltando qualche gradino, ed ebbe quasi un colpo al cuore quando arrivò nel punto fatidico, vedendo il suo laboratorio completamente distrutto. 

La porta di metallo era ripiegata su se stessa, mostrandogli uno scenario a dir poco raccapricciante. Del suo luogo di ricerca era rimasto ben poco. Era tutto a pezzi, monitor fracassati, macchinari a terra. Tutti i campioni delle sue ricerche perduti. 

Esatto, campioni. Perché lui teneva sempre tutte le sue creazioni al sicuro in un luogo protetto, inaccessibile per chiunque.

Ma la cosa non bastò per non fargli salire il sangue al cervello. La rabbia si impossessò di lui e strinse i pugni con forza, conficcandosi le unghie nei palmi. 

Della ragazza velenosa neanche l'ombra. Dovevano averla fatta uscire prima di distruggere tutto. 

"Zach e Ryan... maledetti"

Erano stati senza alcun dubbio loro gli artefici di tutto. Sapeva fin troppo bene che complottavano alle sue spalle, ma non si sarebbe certo aspettato una loro mossa diretta così presto. 

"Li ho sottovalutati..."

Aiutati dai loro amici di fuori, avevano fatto evadere quella Rebecca e distrutto tutto... 

Come potevano essere così ingrati verso di lui?! Lui che li aveva dato tutto! La libertà, la dignità...

Meritavano una punizione esemplare. 

"Ma non cantate vittoria troppo presto. Non mi farò fregare così facilmente..."

I suoi ragazzi, quelli di cui poteva ancora fidarsi, erano ben agguerriti e sicuramente non avrebbero permesso loro di sgattaiolare via come se niente fosse.

Per questo aveva somministrato in segreto il vaccino ad Adam, stando ben attento a non farlo sapere ai due traditori e, proprio come si aspettava, aveva ottenuto un successo senza precedenti.

Nessuna reazione di rigetto, nessun effetto collaterale. Era stato proprio bravo.

Aguzzò l'udito: i rumori che sentiva, dovevano essere proprio loro. Provenivano da diversi piani superiori, ma i suoni della battaglia erano inconfondibili alle sue orecchie.

Inaspettatamente, si ritrovò a sorridere. 

Nessuno poteva permettersi di sfidare Jean Stain e pretendere di uscirne vincitore. 

Era questo che pensava, mentre saliva con una tranquillità impressionante le numerose rampe di scale.  Prima si svoltare il fatidico corridoio, li spiò senza farsi vedere. 

C'erano tutti quelli che si sarebbe aspettato, persino gente che non aveva mai visto, e tutti erano impegnati a combattere.

Cercò con lo sguardo la ragazza velenosa e la trovò alle prese con Adam, aiutata da un tipo dall'aria scorbutica.

Inaspettatamente, vide anche Misa, contrapposta a Lilith. Era dall'attacco di due mesi prima a Dallas che non la vedeva e non poté far a meno di notare quanto fosse cambiata.

Ma non nell'aspetto fisico: a parte i capelli più lunghi, era sempre la solita ragazzina piccola ed esile. Sembrava quasi impossibile che potesse maneggiare una spada, tanto sembrava fragile.

Ma...il suo sguardo. Quello sì, che era cambiato radicalmente. I suoi, erano occhi che non aveva mai visto. 

Occhi... vivi.

Brillavano di una luce da far invidia. Una luce che non aveva mai visto quando era con lui. 

Dean invece si stava scontrando animatamente con una tipa rossa. Le aveva appena sferrato un colpo tale da farle perdere il mitra dalle mani, facendolo rotolare a pochi metri da lui. 

Poi, dopo altri incessanti colpi, sbattendola al muro l'aveva baciata con passione. Quella reazione l'aveva lasciato senza parole, e si ritrovò a masticare qualche imprecazione.

"Dean... altro che l'antidoto PH-AB+,  ti inietterò un vaccino che farà calmare quei tuoi ormoni una volta per tutte...."

Ma lo stomaco, gli si contorse quando scorse Zach e Ryan. Il primo, aiutato dal ragazzo che aveva visto in compagnia di Rebecca prima di rapirla, si stava scontrando con Ray.

Ryan invece combatteva contro Ian, dando allo stesso tempo man forte ad una ragazza alla prese con Alyssa ed Eleanor.

Strabuzzò gli occhi. La ricordava bene, quella ragazza dai capelli mogano: era la stessa di cui si era lui stesso accertato la morte...diverso tempo prima.

"Bastardi...! Già da allora mi stavano prendendo per il culo..."

Senza alcun dubbio, ad inscenare la sua morte era stato Zach, con le sue conoscenze mediche. L'aveva rigirato per bene.

Era stato Jean stesso, anni prima, a condividere con lui il suo sapere, vedendolo interessato alla medicina.  A quel tempo, pensava a Zach davvero come ad un figlio. Era stato il primo in assoluto a diventare un Chimero dopo Rosalie, e provava verso di lui un affetto particolare. 

Solo allora si stava accorgendo di quanto fosse stato incauto. Il "figlio" che più di tutti considerava tale, gli si era rivoltato contro. 

Per cosa poi? 

Una sciocca ragazza che rappresentava addirittura la sua morte. Un amore che non aveva né inizio, né futuro.

Che cosa ridicola. 

Come "Padre", avrebbe svolto il suo ultimo dovere verso di lui.

Meritava una punizione. Una punizione esemplare. Poi, sarebbe stato il turno di Ryan.

Abbandonò la sua postazione e, raccogliendo il mitra della Rossa finito a terra, lo puntò senza esitazione verso suo "figlio maggiore".

"Che delusione, Zach. Eri così promettente.... Ma, proprio perché sono tuo Padre, ti sto punendo"

E dopo ciò, premette il grilletto. 
 
 
 
                                   




                                                                                            *******************************************
 
 
 


Quando Eleanor sentì il rumore dello sparo, in un primo momento credette provenisse dalla sua pistola. 

Finalmente, armata di una determinazione del tutto nuova, aveva preso in mano le redini della situazione. Proprio come aveva detto Amelia, il suo cuore aveva già deciso da che parte stare. 

Era inutile continuare a fingere che non fosse così, ed essere un' ignava.

Per questo, dopo aver impugnato la pistola, l'aveva rivolta, con uno scatto fulmineo, verso Ian.

Non era riuscita a trattenere una lacrima e credeva davvero di aver sparato, alla fine.

Ma dovette ricredersi. Le sue dita non erano state abbastanza forti da premere il grilletto, ed un altro sparo aveva sopraffatto quello che lei aveva tentato.

Un brivido freddo le percorse la colonna vertebrale, gelandola sul posto. Notò che tutti i combattimenti si erano interrotti, e tutti i presenti guardavano dalla medesima parte.

Così, anche lei seguì la direzione dei loro sguardi e, mentre il suo cuore impazziva, dal terrore, lo vide.

Il Padre.

Era dal primo attacco alla sede dello Scudo Rosso, quello dove era stata catturata, che non lo rivedeva e gli sembrò cambiato. 

Era lì in piedi, con aria fiera ed imponente. Lo sguardo serio e glaciale; lo sguardo di un assassino.  Teneva un mitra tra le mani, con la canna puntava verso di loro, e gemette quando lo riconobbe.

Era il mitra di Kim. E, cosa più inquietante, conteneva i Blood Bullet.

Quasi contemporaneamente, un urlo agghiacciante si levò in aria, che riconobbe immediatamente.

Rebecca. 

Rebecca stava urlando a squarcia gola.

Si voltò in sua direzione, sicura che fosse stata lei l'obbiettivo del Padre, ma dovette ricredersi quando osservò il corpo di Zach cadere all'indietro come a rallentatore. 

Il Chimero cadde a terra in un tonfo sordo, mentre il suo petto sanguinava copiosamente.

Sgranò gli occhi, allibita.

Non poteva crederci... 

Il Padre... aveva volontariamente colpito Zach?! 

E non per destabilizzarlo, no...

L'aveva colpito al petto. Sul cuore. 

  << Zach!! >>  urlò ancora Rebecca, correndo verso il suo corpo  << No... no, Zach! Zach!! >>

Con le mani imbrattate di sangue si era portata il suo corpo in grembo, incurante del fatto che non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, toccandogli il volto ferito.

Kyle intervenne, e prendendola da dietro, le bisbigliò qualcosa all'orecchio che non riuscì a sentire, trattenendola.

Tutti i presenti erano rimasti immobili, con gli occhi sgrananti, fissi sulla scena. 

Lilith si portò una mano alla bocca, osservando la scena con gli occhi blu sgranati. Misa aveva abbandonato la presa sull'arma, correndo in direzione di Rebecca, così come aveva fatto Amelia. Hidd, Kim, così come gli altri, erano impietriti.

  << Padre... >> bisbigliò invece Adam, appena udibile.

Nessuno si aspettava un suo intervento. Almeno, non così drastico. 

Eleanor alternava gli occhi verde-acqua dallo scienziato al suo compagno, in una pozza di denso sangue.

Impossibile....

L'uomo abbassò il braccio e, continuando a tenere l'arma bel stretta in mano, avanzò di alcuni passi, deciso   << Questo gioco è durato fin
troppo >>  

Osservò il corpo di Zach riverso a terra  << Un colpo del genere non dovrebbe stordirti così... a meno che... >>  Studiò l'arma che aveva in mano con curiosità e, addirittura, sorrise  << ...Qui non ci siano i famosi proiettili speciali di cui ho sentito parlare... >>

Il Padre stava sorridendo... 

Aveva sparato a Zach e sorrideva!

Non lo riconosceva più. 

Era ancora la stessa persona che li aveva salvati tutti dalla strada? 

Quell'uomo sorridente che, porgendole un ombrello sopra la testa, in quella giornata di fitta pioggia, le aveva letteralmente salvato la vita?

  "Non devi vergognarti di essere quello che sei, Eleanor. La vita è tua, vivila come ritieni giusto...al mio fianco. Ti sto offrendo la possibilità di risorgere. Non sprecarla"

Grazie a quelle parole era riuscita a rialzarsi, ma....

Quale "padre" sparerebbe mai al proprio "figlio"? 

La reazione che non sarebbe mai riuscita a prevedere, fu quella di Ryan. Il biondo era rimasto scioccato per diversi istanti, poi i suoi occhi si erano puntati furiosi verso il Padre.

  << Maledetto... bastardo!! >> urlò, e gli si avventò contro con la spada in mano. 

Fu così veloce che faticò persino lei a seguire i suoi movimenti. Ma Ray e Ian furono più lesti, e intercettarono l'attacco del biondo prima che potesse andare a segno.

Il primo lo prese per la spalla sinistra, il secondo per quella di destra, e lo sbatterono a terra così violentemente da provocare una lunga crepa al suolo.  

Ryan gridò dal dolore, e i due che gli erano sopra gli puntarono le armi alla gola.

Jean guardò la scena come divertito  << Credi di poterti ribellare a me Ryan? Non hai ancora capito con chi hai a che fare? >> 

  << Si che l'ho capito, finalmente >> sputò senza paura il Chimero, mentre, tenuto fermo dai suoi ex compagni, continuava a divincolarsi e scalciare come un cavallo indomabile  << E ne sono disgustato >>

Indispettito, lo scienziato lo colpì ad un fianco con un violento calcio, che lo fece gemere dal dolore. 

  << Vedete? >> disse, rivolgendosi ai presenti, e indicando con l'arma i due traditori  << Questi due hanno deviato dalla retta strada che avevo loro indicato. Rinnegando me, hanno rinnegato la loro stessa natura, poiché sono stato io a conferirgliela. Non sono più degni di essere chiamati "Chimeri" >>

Alzò il mitra e lo puntò su Ryan, che sgranò gli occhi azzurri.  << Credetemi. Dispiace più a me, che a voi. Le mie meravigliose creazioni... >>  il dito scivolò sul grilletto, pronto a sparare.

Eleanor era sconvolta. Provò a gridare ma le labbra le tremavano e la voce le morì in gola.

Era quello l'uomo che aveva seguito e venerato quasi, fino a quel momento? L'uomo che, senza la minima titubanza, voleva far fuori due dei suoi figli?! 

Troppo scioccata, non riuscì né a muoversi, né ad urlare. Ma ci pensarono altri a farlo per lei.

Amelia buttò un grido agghiacciante, pari a quello emesso da Rebecca, mentre, a fermare il Padre dai suoi propositi omicidi, fu niente meno che...

Dean.

Prorpio lui. L'ultimo su cui avrebbe scommesso.

Veloce come un razzo, lasciando tutti a bocca aperta, il Chimero afferrò con una mano la canna del mitra. Con la sua forza sovrumana, la piegò su se stessa, fino a spaccarla in due. 

  << Dean, che cazzo stai facendo?! >> urlò Ray.

Lui non rispose, limitandosi a guardare il Padre con aria dura e severa, che indietreggiò, colto alla provvista.

   << Come osi... >> proferì lo scienziato, mentre Alyssa si preparava ad attaccare il compagno  << Non anche tu, Dean...! >> urlò, quasi come una preghiera  << Non anche tu!! >>

Eleanor si portò la mani alle orecchie. Troppe voci, troppi suoni le penetrarono nel cervello. 

Le girava la testa. Era tutto così confuso... 

Così assurdo....

Prigioniera di quelli dello Scudo Rosso, al contrario di tutti i pregiudizi negativi che nutriva verso di loro, aveva visto persone dare tutte le stesse per i propri compagni.

Zii che si sacrificavano per i propri nipoti, amici disposti a rinnegare tutto pur di difendere le persone a loro care... Persone che tradivano tutto e tutti, per la persona che amavano.

Invece, tornata in quello che doveva essere il "suo mondo", tutto ciò a cui aveva assistito era stato un orribile massacro tra compagni, e un padre che sparava ad un figlio e tentava di ucciderne un altro. 

Non era di certo quello, il mondo dove voleva vivere.

Il luogo dove voleva appartenere era quello dove c'era lei.

Gwen... 

"Eleanor, per favore... Dicci dove hanno portato Rebecca... Lei... lei è mia amica... "

Le aveva fatto una promessa. Riportare indietro Rebecca e non morire. 

Avevano un appuntamento in sospeso, loro due.

Tutti avevano preso una posizione... adesso, anche lei.

Si tastò con le mani tremanti la cintura che portava alla vita, fino a trovare la fiala di antidoto che aveva sottratto dal laboratorio prima che fosse distrutto. 

Non perse altro tempo. In un lampo, corse in direzione di Zach, senza badare a niente e a nessuno. 

Con un brusco strattone allontanò una scioccata Rebecca, che cadde tra le braccia pronte di Kyle, mentre, svitando il tappo della provetta, la poggiò sulle labbra violacee del Chimero, ormai in fin di vita. 

"Avanti, Zach.... Non morire! Dio, fa non sia già morto...."

Gli aprì la bocca con le mani e gli fece inghiottire il liquido giallo, sperando, per l'ultima volta, che il Padre fosse davvero così geniale come aveva sempre creduto. 







 

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Capitolo 40
*** La Nostra Solitudine ***


Salve a tutti, carissimi!! :D
Questo è l'ultimo capitolo che posto prima della partenza! :D Domani sera parto per Londra! *--------* Non credevo di riuscire ad aggiornare, eppure ce l'ho fatta! Consideratelo un mio regalino! ;)
In questo capitolo si parla di ciò che succede contemporaneamente alle riflessioni di Eleanor  e di quando dà l'antidito a Zach. E' interamente dedicato a Dean e Ray, e ci sarà un lungo flashback che parlerà del loro passato! :)
Spero che la cosa vi piaccia! ^---^ Era da molto che desideravo parlare della loro amicizia, spero solo di aver colto il momento adatto per farlo! :)
Fatemi sapere! Spero di potermi connettere a internet anche dall'Inghilterra! XD
Chiedo scusa a tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, ma non ho trovato il tempo di rispondere! >.< sono stata impegnatissima con lo studio,ma sappiate che le ho lette tutte, una ad una, e non posso che dirvi, come al solito, GRAZIE! <3 
Allora, ci si vede dopo il 10 Marzo! :D
Un bacione a tutti!! <3 
Yuki! 
 

                                                

                                                La Nostra Solitudine 

 
 
 
 
 

Dean era sempre stato una persona impulsiva e irruenta, che solitamente si pentiva di quello che faceva un attimo dopo aver agito. 

Ma questa, non era una di quelle volte.

Stringeva ancora tra le mani il mitra spezzato in due, con il quale il Padre aveva tentato di sparare a Ryan, e con un gesto secco lo scaraventò a terra.

  << Come osi... >> disse lui, guardandolo con disprezzo, mentre indietreggiava  << Dean, proprio tu... >> 

Il Chimero strinse i denti, schifato da tutto quello che aveva visto. Decise che era arrivato il momento di mettere da parte il sorriso.

Era quella la vera natura dell'uomo al quale avevano affidato le loro vite? 

Lo schifo aveva raggiunto livelli che non potevano più essere ignorati:   << Quale padre sparerebbe mai contro i propri figli?! >> urlò, alzando un braccio, pronto a sferrargli il peggiore dei suoi pugni. 

Ma le sue nocche non colpirono mai il volto dell'uomo, perché qualcosa gli saltò addosso. In meno di un secondo si ritrovò a terra con un peso che lo schiacciava al suolo.

Aprì gli occhi grigi tramortito, sapendo già chi era colui che gli era sopra:  << Ray... >>

L'amico era a cavalcioni su di lui. Gli teneva il bavero della camicia nei pugni, guardandolo con furore.

  << Cosa cazzo ti salta in mente, Dean?! >> urlò, sferrandogli il pugno che un momento prima aveva provato a tirare al Padre.

La guancia bruciò, e sentì il sangue colargli dal labbro spaccato. 

L'altro lo afferrò per le spalle, cominciando a scuoterlo con violenza  << Ti sei bevuto il cervello?! >>

  << Ho finalmente capito da che parte stare >> disse lui  << Hai visto cos'ha fatto il Padre a Zach e Ryan? Cosa gli impedirà di farlo anche a
noi? >> 

Le iridi di Ray si rimpicciolirono dalla rabbia, e altri pugni gli colpirono il viso  << E' quello che succederà a te se non rimetti la tua cazzo di testa a posto! Vuoi forse morire?! >> 

  << No, non voglio morire... ma nemmeno vivere in questo modo >> Dean incatenò i suoi occhi ai propri << E' stato tutto un mio errore Ray... e ho trascinato anche te in questo vortice... >>

  << Di che diavolo stai parlando?! >> urlò quasi con disperazione l'altro Chimero  << Sarei morto se non fosse stato per te! Non... >> fece una pausa, forse in cerca di parole  << ...Non hai fatto nessun errore, mi hai salvato la vita! >>

  << Ma a quale prezzo? Cosa ti ho fatto diventare? Solo per sentire appagato il mio egoismo... >>

  << E cosa vorresti fare adesso?! Ti è sempre andato bene tutto, fino ad ora... non puoi tirarti indietro, giunti a questo punto! >> 

Dean sorrise amaramente, guardando Kim dietro di loro  << Si... mi è sempre andato bene tutto... ma adesso non più. Non può andarmi bene se quello che faccio, o quello che sono, la ferisce >>

  << Quella femmina?! Per lei.. sei disposto a voltare le spalle a tutto e a tutti?! Volteresti le spalle a me, persino?! >>

Quell'insinuazione lo ferì nel profondo, riaprendo quella ferita mai cicatrizzata, nel suo cuore.   << Ray... Io... >> 

  << Basta, Smettila! >> lo ammonì Ray, stringendo i denti, probabilmente già consapevole della sua risposta  << Stai zitto!! >> 

Poi,  qualcosa bagnò le guance di Dean, lasciandolo interdetto. 

Era la prima volta che vedeva Ray piangere. Le sue lacrime gli scivolarono sul mento, gocciolando sui suoi zigomi.

Com'erano cambiate le cose. Non avrebbe mai creduto di vederlo preda di un simile momento di fragilità.

Un tempo... era Dean che piangeva per lui.

Quant'era passato, dal giorno in cui tutto era iniziato? 
                        


                                                               
                                                                                             Fin da subito... non era mai stato un buon amico. 
 
 
 
 
 

Era originario di Denver, nel Colorado.

Sotto decisione degli assistenti sociali, fin da piccolo Dean era stato cresciuto in una casa-famiglia, perché i suoi genitori erano alcolizzati.

Non che la cosa gli pesasse in modo particolare. Era un tipo sveglio e vivace, che si adattava a tutto senza particolari difficoltà.

Prendeva la vita con un sorriso e buttava sul ridere anche le situazioni più difficili, come la sua emarginazione a scuola.

Da quando poi, si era diffusa la notizia che suo padre era stato incarcerato dopo aver provocato un incidente stradale per guida in stato di ebbrezza, la sua solitudine era diventata ancor più marcata. 

Ma lui non si era mai dato per vinto. Sorrideva, sempre e comunque.

Anche quando, in realtà, avrebbe solo voluto piangere. 

 

Successe quando aveva quindici anni. La casa-famiglia aveva promosso diverse attività di volontariato, e lui vi aveva aderito volentieri, facendo da animatore nel reparto di pediatria.
 
I bambini gli piacevano, perché erano proprio come lui: felici e sorridenti, mentre dentro di loro, un brutto male li prosciugava. 

Anche lui aveva un male dentro; il male della solitudine e dell'odio.

Stava gonfiando un palloncino colorato, quando l'aveva visto.

Un ragazzo; dai capelli rossi e ribelli.  Era in piedi, con le mani ben ancorate a delle stampelle, che guardava il cielo azzurro con occhi tristi.

Mosso da compassione, gli si  era avvicinato, porgendogli il palloncino verde.  << Che fai da solo? >> gli aveva detto.

Dopo alcuni secondi quello l'aveva guardato di traverso  << Guarda che io non sono uno di quei marmocchi da intrattenere >> 

Sorpreso da quella risposta a brucia pelo, lui aveva ribattuto:  << Beh, fino alla maggiore età sei confinato in pediatria, quindi vedi di non atteggiarti da duro >>

  << Tsk. Chi ti credi di essere tu per farmi la predica? Sei solo un ridicolo pagliaccio... >>

Dean aveva riso  << Ah, sì? Grazie! E' proprio quella l'impressione che devo dare! >>

L'altro ragazzo aveva sbuffato, poi gli occhi marroni si erano soffermati sul palloncino verde che aveva tra le mani  << E quello che
sarebbe? >>

  << Un cagnolino, ovvio! >>

  << Ce ne vuole di immaginazione per vederlo così... >> 

Detto questo, aveva fatto leva sulle stampelle e si era allontanato, dandogli le spalle senza il minimo saluto. 

  << Dove stai andando? >>

  << Lontano da te. Mi irriti >> 

Seguendolo con lo sguardo, Dean lo vide entrare nella sua camera, e chiudere la porta dietro di sé. 

Interessato, aveva chiesto ad uno dei medici di turno:  << Il ragazzo della camera 12... che malattia ha? >>

  << Mi spiace, ma non sono tenuto a fornire informazioni riservate sui miei pazienti... >> aveva risposto l'uomo barbuto scuotendo la testa, mentre compilava una cartella.

Ma era stata Mary, una delle bambine ricoverate, a dargli le informazioni che desiderava.

La bambina, tirandolo per la maglia, aveva attirato la sua attenzione dicendo:  << Lo so io! >>

  << Davvero? >> aveva chiesto lui, interessato.

Lei aveva annuito  << Si, ma voglio un palloncino! >>

Dean aveva riso di gusto   << Tutti quelli che vuoi, Mary >>  

La bambina aveva sorriso soddisfatta  << Si chiama Ray. Sono stata in camera con lui, qualche tempo fa! >>

  << Ray, eh.. e non sai che malattia abbia? >>

  << La mia mamma mi ha detto che è una malattia molto brutta! >> la bimba corrucciò la fronte  << Che la mia appendice a confronto non è niente! Ma fa molto male lo stesso, sai? >> 

Dean le aveva accarezzato la testa  << Lo so che fa male. Ma tu sei una bambina coraggiosa, Mary. E dimmi, la tua mamma non ti ha detto di quale malattia si tratta? >>

  << Aveva un nome molto strano e non l'ho capito bene... A...DS... o forse finiva con la V... >> 

  << Parli dell'AIDS? >> 

Mary aveva annuito  << Si, quella! >> 

Dean era rimasto scioccato da quella rivelazione. Quel Ray aveva l'AIDS... non c'era proprio nulla da scherzare. 

  << E' davvero una malattia così brutta? >> aveva chiesto la bambina, con la faccia seria  << Ray morirà? >> 

  << A-Emh...  no, io non credo che morirà >> l'aveva rassicurata lui, che per la prima volta si era trovato senza parole  << Vedrai che starà benone >> 

Sapeva che c'erano molti malati di AIDS, e di malattia altrettanto terribili, ma per quel ragazzo aveva provato una pena particolare. 

Forse, perché un po' gli ricordava sé stesso. 

Anche quel Ray era da solo... Solo come lui. 
 
 

Ray Coold, sedici anni. Era un paziente dell'ospedale da tempo ormai immemorabile.

Gironzolando un po' per il reparto, era stato facile ottenere informazioni su di lui. Era stato lieto di constatare che le infermiere avevano la bocca larga, e ogni pretesto era buono per spettegolare un po'.

  << La smetti di gironzolarmi intorno? >> aveva sbottato un giorno Ray, mentre Dean appendeva i disegni dei bambini ad una grande parete di sughero. 

L'aveva guardato con aria complice  << Io sono un volontario dell'ospedale. Non devi sorprenderti se mi vedi qui in giro >>

  << Il problema è che sei "qui in giro" un po' troppo spesso, per i miei gusti! >> 

Dean aveva ghignato  << Ti infastidisco? >>

  << Molto >>

  << Vedi di abituarti a me, allora. Il mio periodo di volontariato scade tra un mese >> 

Borbottando qualche insulto, Ray si era avvicinato allo scaffale di fianco al suo letto e ne aveva preso un contenitore di medicinali. Estraendone una pillola gialla, l'aveva ingoiata senza nemmeno l'uso dell'acqua.  

Lui fece in tempo a leggerne il nome, prima che il ragazzo le mettesse via: "Ziagen- Abacavir".

Si, era proprio AIDS... 

  << La smetti di curiosare? >> 

La voce roca e scocciate di Ray l'aveva fatto sobbalzare dallo stupore.

  << Non... >>

  << Non fare finta di niente. Lo so che vai spettegolando a destra e a manca >>

  << Accidenti alle infermiere con la bocca larga! >> aveva borbottato Dean, colto in falle.

Per la prima volta, Ray aveva accennato un sorriso  << Decisamente troppo larga >> 

Il ragazzo aveva fatto qualche passo dentro la sua camera  << Quindi... tu... emh... >>

  << Sei a corto di parole? Non è da te... >> l'aveva deriso l'altro, per poi farsi più serio  << Cos'è che vuoi sapere? La mia malattia? Si, ho l'AIDS. Adesso che lo sai, puoi andartene? >> 

Ma Dean era rimasto dov'era, con i piedi ben piantati a terra, pensando a qualcosa da dire, che potesse far sciogliere l'atmosfera.

Alla fine, se ne uscì dicendo:  << Beh, guarda il lato positivo! Almeno prima di prendertela, ti sei divertito al massimo! >>

Il riferimento ai rapporti sessuali era più che evidente, ma Ray non rise. Anzi, l'atmosfera si fece ancora più gelida. 

  << Scusa, era proprio pessima... >> tentò di scusarsi, davvero mortificato.

  << Tsk. La tua carriera di pagliaccio è morta in questo ospedale >> aveva commentato lui, mentre si sedeva sul bordo del letto, abbandonando le stampelle. 

Lieto che non se la fosse presa, almeno non più di tanto, Dean si era rilassato. Poi Ray aveva aggiunto, sottovoce:  << Magari l'avessi raccolta in quel modo... >> 

Corroso dalla voglia di saperne di più su quel ragazzo a lui tanto simile, Dean aveva chiesto:  << Non è andata così? >>

  << Non sono certo affari tuoi, buffone di corte! >>

  << Lo so, ma... >>

Dean strinse i pugni. Lui e Ray erano simili. Lui era stato il primo a guardarlo senza il pregiudizio che invece infestava gli occhi di quelli che lo circondavano.

Ray l'aveva guardato a lungo, e Dean non seppe mai spiegarsi il perché alla fine, aveva deciso di accontentarlo:  << Non c'è niente da dire. Mia madre era una puttana, che si è beccata l'AIDS aprendo le gambe a chiunque disposto ad offrisse dei soldi. Poi, è rimasta incinta di uno dei suoi tanti clienti e mi ha passato il virus. Fine della storia >> 

Dean l'aveva guardato con la bocca aperta. Merda... quello era completamente fuori dalla sua portata. Non si sarebbe mai immaginato che le cose fossero andate così... 

Era stato inopportuno. Doveva scusarsi... 

  << Voglio stare da solo, adesso >> aveva detto Ray ad un certo punto, a mo' di congedo. 

  << Ma... >>

  << Vattene >> 

Il tassativo ordine emesso dalla sua una voce tagliente l'aveva fatto obbedire. Era uscito dalla sua stanza in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle, mentre si sentiva tremendamente in colpa. 

Era in imbarazzo, per la prima volta, ed era tentato di non avvicinarsi più a Ray. 

Ma riuscì a trovare la forza di volontà di comportarsi come al solito, di sorridere e di fargli visita.

Quando l'aveva rivisto, l'espressione sul volto di Ray gli aveva fatto capire quanto fosse sorpreso.  << Pensavo non avessimo più niente da dirci >> gli aveva detto. 

Dean si era stretto le spalle  << E invece sono qui!  Mi sono ricordato che non sai nemmeno io mio nome, vero? Mi chiamo... >>

  << ...Dean >> l'aveva anticipato lui  << Lo so, invece >> 

Lui si era stupito, e non poco. Era la prima volta che lo chiamava per nome. Anzi, era una delle poche persone che lo faceva.

Di solito, tutti lo indicavano con disprezzo, o si rivolgevano a lui con termini decisamente poco carini.

  << Davvero...?! >> aveva detto, alla fine  << Wow, pensavo... >> 

  << Tsk, non farti venire strane idee, non è che mi sono informato su di te >> si era difeso immediatamente Ray << Te l'ho detto, le infermiere qui parlano decisamente troppo >> 

 
 
Sorprendentemente, erano diventati amici, loro due.

O almeno, Dean lo considerava come tale. Ray era stata la prima persona con la quale avesse stabilito un legame di quel tipo, e più volte a settimana andava a fargli visita.

Persino quando finì il periodo di volontariato, non aveva smesso di frequentare l'ospedale, finendo col diventare una persona ormai abituale. 
Salutava pazienti, infermiere e dottori... e poi faceva compagnia a Ray. 

Le infermiere pettegole, come le chiamavano loro, gli avevano detto che quel ragazzo fin dai primi anni di vita era stato costretto ad essere ricoverato in ospedale. 

Poche volte gli era stato permesso di uscirne, senza contare che nessuno era mai andato a fargli visita. 

Il padre ignoto probabilmente non sapeva nemmeno della sua esistenza, mentre sua madre era morta proprio di AIDS diversi anni prima. 
Ray era solo al mondo. Solo come lui, o forse addirittura più di lui. 

Per questo, il loro legame diventava ogni giorno più forte. Col tempo, Ray aveva cominciato a sorridere, persino a ridere per le sue battute. 
Questo faceva sentire Dean accettato. Accettato dal mondo dal quale aveva sempre ricevuto sputi e insulti. 
 
 
Accadde circa otto mesi dopo, l'evento che diede inizio a tutto.

Ray aveva preso una grande febbre, che gli aveva impedito di vederlo per dieci giorni consecutivi. 

Le infermiere gli avevano detto che le sue condizioni si erano aggravate improvvisamente e che il suo corpo aveva avuto un collasso inaspettato. 

Quando finalmente i suoi parametri vitali si furono di nuovo stabilizzati, e gli venne dato il permesso di vederlo, Dean l'aveva riconosciuto a malapena. 

Non c'era il Ray che aveva conosciuto lui. Per la prima volta, in quel letto d'ospedale vedeva una persona... malata. 

Quasi agli sgoccioli della sua vita.
 


  << Mi rimane un mese >> aveva esordito di punto in bianco e senza delicatezza alcuni giorni successivi Ray, quando le sue condizioni erano leggermente migliorate.

Dean aveva sgranato gli occhi grigi, che immediatamente si erano velati di lacrime. 

Ray fissava fuori dalla finestra il cielo che gli piaceva tanto, poi aveva spostato gli occhi su di lui, vedendo per la prima volta il suo volto gioioso e allegro, sfigurato dalla tristezza.

Dean si era alzato dalla sedia, fissandolo scioccato, mentre le lacrime debordarono.

  << Perché piangi? >> gli aveva chiesto l'altro  << Sono io che sto per morire, non tu >> 

  << Che c'entra?! >> aveva esclamato lui  << Tu... tu non stai morendo! I medici di sicuro si sbagliano! >> 

Ray aveva sorriso amaramente, tornando a fissare la parete  << Dicono che non c'è margine di errore... >>

  << E io ti dico che si sbagliano!! >> aveva urlato per la prima volta Dean. 

Aveva sbattuto un pugno sul comodino, e le scatole dei medicinali erano finite a terra  << Tu non morirai! Io... non permetterò che tu
muoia! >> 

Anche gli occhi scuri di Ray si velarono di lacrime  << Tu non puoi fare niente per salvarmi, Dean >>  aveva tirato su col naso  << Convivo con questa malattia da quando sono nato. Fin da che ho memoria, ogni giorno pensavo che sarebbe stato l'ultimo e mi preparavo alla fine. Per questo, non ho paura. Sono pronto >> 

Aveva stretto i pugni  << Solo.... perché proprio adesso? Fino ad un anno fa non mi sarebbe importato gran ché.... non avrebbe fatto molto differenza, ma adesso... proprio adesso che... >>

"Che sei arrivato tu"...

Dean era conscio del fatto che non l'avrebbe mai detto ad alta voce, ma nel suo cuore lo sapeva lo stesso.

Lui era stato il primo amico di Ray. Così come Ray era stato il suo. 

  << Vorrei solo... >> aveva detto ancora Ray   << Un po' più di tempo... solo un'altro po'... >> 

Dean aveva stretto di denti  << Non morirai, Ray >> aveva ripetuto, senza alzare la testa  << Troverò un modo. Te lo prometto >>
 
 

Aveva parlato con tutti i medici che conosceva, ma aveva sempre ricevuto la stessa risposta: "Per un ragazzo che fin dalla nascita è stato contagiato dal virus dell'HIV, è praticamente un miracolo essere arrivato ai diciassette anni"

Era stufo di quel ritornello che continuavano a sbattergli in faccia. Lui non avrebbe mai accettato la morte di Ray. L'avrebbe assolutamente impedito. 
                                                       
                                                                                                                         Ad ogni costo.

Aveva continuato a cercare, senza sosta, conscio che il tempo di Ray si accorciava sempre più, finché... 

  << Certo, io posso salvarlo. Da qualunque male il tuo amico soffra >>

Gli era sembrato di essere tornato alla vita quando finalmente aveva trovato la risposta che aveva sempre sperato di sentire. 

A dargliela, era stato un uomo dall'aria da scienziato. Capelli castano-ramati, occhi scuri, lieve strato di barba, occhiali dalla montatura fine... 

L'aveva incontrato uscendo da uno dei tanti laboratori di ricerca ai quelli si era rivolto. 

  << Davvero... davvero potete salvarlo?! >> aveva quasi urlato Dean. 

L'uomo aveva annuito  << Certamente. La medicina che salverà la vita del tuo amico si chiama Chimera >> 

Lui aveva sgranato gli occhi  << "Chimera"? Mai sentita... >> eppure di ospedali ne aveva girati parecchi... 

Lo scienziato aveva riso  << E' un essere ancora poco conosciuto, ma che presto rivoluzionerà il mondo >> 

Più sconvolto di prima, Dean aveva detto  << "Essere"? Ma, non.... >>

  << Vieni, ragazzo >> l'aveva interrotto lui  << Lascia che ti spieghi... >>
 
 

Così, era venuto a conoscenze delle Chimere e del loro creatore, Jean Stain. Era qualcosa al di fuori dagli schemi del normale, e aveva faticato non poco prima di capirci qualcosa   << Ma... cosa diventerà Ray se gli impianterai quell'essere? Davvero... >> 

  << Non devi temere per lui, mio caro Dean. Sarà addirittura meglio di come osi solo immaginare, quando avrò finito >> 

Dean aveva corrucciato la fronte  << Puoi provarmelo? >> 

  << Devi fidarti di me >>

  << La fiducia non basta. Ho bisogno di certezze. Non posso lasciare la vita di Ray in mano a qualche progetto sperimentale >>

  << Oh, non è affatto un progetto sperimentale. La Chimera è stata ultimata. Racchiude in sé un potere tale, capace di trascendere i sensi e la comprensione umana Ho diversi figli che ne sono già diventati il contenitore. Potrei farteli incontrare, in modo che veda tu stesso i prodigi di cui sono capaci le mie creazioni... ma sei sicuro che al tuo amico rimanga tutto questo tempo? >> 

Dean lo sapeva che la vita di Ray era appesa ad un filo e non poteva permettersi di vaneggiare. 

Quell'uomo gli aveva garantito la sua salvezza... ma poteva davvero fidarsi di lui? 

Aveva stretto i pugni, conficcandosi le unghie nella carne. Gli aveva promesso che l'avrebbe salvato... 

                                                                                                                       Il suo primo amico... 

  << Provala su di me >> aveva deciso alla fine  << La sperimenterò io stesso >> 

L'espressione di Jean si era indurita  << Non che abbia qualcosa in contrario... Ma se diventerai un Chimero, dovrai seguirmi, diventando uno dei miei figli. Non potrai mai ribellarti a me, e offrirmi la tua eterna fedeltà >> 

Lui aveva taciuto per diversi minuti.

Cos'aveva da perdere? Non aveva famiglia, non aveva amici... tranne Ray. 

                                                                                              Lui non l'avrebbe mai lasciato morire.

Aveva alzato lo sguardo, armato di una nuova grinta, incontrando gli occhi di quello che sarebbe stato il suo nuovo padre  << Va bene. Procedi >> 

 

Dopo essersi risvegliato dall'impianto, si era sentito come mai in vita sua. 

La sua vera vita iniziava in quel momento. 

I suoi sensi erano totalmente rigenerati; aveva la vista di un falco, l'olfatto di un segugio e l'udito di un felino.

Aveva sviluppato una forza capace di fargli sollevare due automobili a mani nude, e la sua velocità lasciava senza fiato persino lui. 

Si sentiva bene come non mai. Pieno di forza.

Era davvero possibile un salto di qualità di quel genere? Era qualcosa di inumano... 

 Chi era quell'uomo?

Jean aveva sorriso soddisfatto  << Come ti senti? Rigenerato, vero? >> 

  << Si... non mi sento nemmeno più io >> 

  << Ti abituerai presto alla tua nuova natura >> 

  << Farai lo stesso anche a Ray? >>

Lui aveva annuito  << Esatto. Un affare, vero? Io vi regalo l'esistenza perfetta, e voi dovete solo giurarmi fedeltà >>

Dean ci aveva riflettuto su  << E la sua malattia? >>

  << Arresterà immediatamente il suo corso. La Chimera ne impedirà l'avanzamento, e sarà di nuovo in salute fino alla fine dei suoi giorni >> 

  << E... le assunzioni di sangue di cui mi ha parlato? >>

  << Un piccolo effetto collaterale >>

Quelle parole  non l'avevano fatto sentire meglio  << Ma... >>

  << Non dirmi che preferisci vedere il tuo amico morto >> l'aveva sfidato Jean, guardandolo dall'alto in basso. 

Al solo pensiero, Dean era rabbrividito. 

Tutto, ma non la morte di Ray. 

Ma... a cosa lo stava condannando? A diventare un essere... che necessita di sangue?

Era davvero la cosa giusta?

"Vorrei solo un po' più di tempo... solo un'altro po'..."


Egoista, ecco che cos'era. Per nulla al mondo, avrebbe voluto riprovare la solitudine che gli aveva attanagliato l'animo fino a quel momento.
E Ray era il suo unico amico; avrebbe fatto di tutto per salvarlo. 

Che schifo...

                                                                                                   Era proprio un pessimo amico. 
 
 


Era tornato in fretta e furia all'ospedale, ma con la sua nuova velocità non aveva nemmeno avvertito fatica.  Facendo irruzione nella camera di Ray, l'aveva trovato riverso vicino al bagno, preda di un conato di vomito.

Aveva aspettato che si calmasse e poi, ignorando le proteste dell'amico che non voleva lo vedesse in quello stato sgradevole, gli aveva tolto la flebo, staccato dai monitor e se l'era caricato in spalla.

  << Dove... che vuoi fare, Dean? >>  chiese lui che, debole com'era, non aveva nemmeno la forza di opporsi.

  << Ti sto salvando, Ray >> 

  << Ma l'ospedale... >> 

  << L'ospedale non può guarirti. Ma ho trovato chi può farlo >>

L'aveva sentito deglutire  << Chi... di chi stai parlando? >> 

  << Non preoccuparti di questo. Tra poco starai bene >> 

L'altro aveva indugiato un po'  << Sembri diverso... >>

Dean aveva stretto le labbra. "Non immagini quanto, Ray"....

Cercando di usare il suo normale timbro di voce, gli aveva detto:  << Andrà tutto bene, Ray. Non morirai, te l'ho promesso. Avrai tutto il tempo che vorrai, d'ora in poi >>

Attimi di silenzio. Poi, Ray gli aveva detto, per la prima volta:  << Grazie, Dean >> 

A lui erano venute le lacrime, mentre, lasciato l'ospedale di nascosto, senza particolari difficoltà con i suoi nuovi poteri, si dirigeva verso il laboratorio dove aveva appuntamento con Jean Stain. 

L'aveva ringraziato, ma non sapeva quello che sarebbe diventato.

Probabilmente lo avrebbe odiato per quella sua scelta. Ma lui voleva solo che non morisse.

Per questo, aveva deciso che da quel momento in poi avrebbe sempre sorriso. 

Ridere sempre, anche quando voleva piangere. Era quello che aveva sempre fatto, dopotutto. Non sarebbe stato difficile.

Avrebbe sorriso, solo per alleggerire il dolore di Ray.
 


                                                                 
                                                                              << Perdonami, Ray. Sono un pessimo amico >>
 
 
 



Adesso lo guardava, e vedeva nei suoi occhi il dolore che aveva sempre cercato di evitargli.

Un dolore che lui stesso gli aveva procurato.

Ciò di cui aveva sempre voluto scusarsi con lui... ciò che aveva sempre voluto dirgli...

  << Mi dispiace, Ray... per non essere stato un buon amico >> confessò, finalmente   << Non lo sono stato in passato, e non lo sono nemmeno adesso. Mi dispiace... sono passati quattro anni e non sono maturato per niente. Ti ho tradito di nuovo >>

Lui digrignò i denti, tremando appena  << Io non te lo permetterò... non ti permetterò di farlo! >> 

Fece per colpirlo di nuovo, ma un colpo di pistola lo raggiunse alla spalla. 

Ray cadde all'indietro e Dean si sottrasse alla sua stretta, mettendosi in piedi. Si voltò e vide che il colpo era partito dalla stessa Kim.

La Rossa, con le mani tremanti, aveva raccolto la pistola e l'aveva salvato dalla morsa.

  << Bambolina... >>

Lei lo guardò con affanno  << Non...non capisco. Si può sapere da che parte stai? >> 

Dean ghignò  << Qualunque mi permetta di ricevere un tuo bacio >>

Kim si fece paonazza  << D...Devi smetterla di dire cose simili! Non è divertente! >>

  << Sono serio. E te lo sto dimostrando >>

Si voltò di nuovo, fissando Ray che nel frattempo si era rimesso in piedi.  << Ray... >>

  << Te la vedrai con me, Dean >> sentenziò colui che per Dean era prezioso come un fratello  << Non capisci che se non ti fermo, ciò che ti aspetterà sarà solo la morte?! >> 

Il Chimero non si scompose  << Per la prima volta allora, sceglieremo opposte fazioni >> 

Ray sputò sangue a terra  << Io ti fermerò. Anche a costo di romperti tutte le ossa >> lo guardò bene negli occhi  << Perché sei mio amico. E perché, anche se tu credi di no, sei la causa che mi ha permesso di andare avanti >> 

Dean abbassò la testa, afflitto, e deglutì. Poi disse, rivolto a Kim:  << Bambola, tu sta indietro >> 

Riprese la spada che aveva abbandonato a terra, mentre dopo tanto tempo riprovava l'impulso di piangere. 

Stava andando contro colui che considerava l'amico più importante di tutti, fratello dell'anima.

Ma lo faceva perché era finalmente arrivato a capire che Jean Stain non era la persona che avevano creduto fosse.

Il tempo in più che aveva così tanto desiderato Ray... non lo stava riacquistando, stando insieme a lui.

Quello forse, era il primo gesto da vero amico che stava facendo per lui.

I due si guardarono negli occhi e si avventarono l'uno contro l'altro mentre, contemporaneamente, Adam era corso ad attaccare Eleanor. 
 




 

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Capitolo 41
*** Rosso Come Il Sangue ***


Eccomi qui, appena tornata da Londra e pronta a postare per voi il capitolo 41 di Rebirth! *------* 
Grazie a tutti coloro che hanno mi aspettato, vi dedico il capiolo! ;)
Sebbene qui sembrerà che la situazione stia precipitando, voi continuate ad avere fiducia in me! XD prometto che non vi deluderò! ;)
Adesso mi dileguo! Un bacione a tutti!!! <3 <3 <3
Yuki!
 
 
 

   

                                                  Rosso Come Il Sangue

 
 
 
 
 
 
Mi ero accorta che Jean Stain era entrato in scena solo quando udii il rumore dello sparo.

Poi, era accaduto tutto così velocemente che la mia mente confusa non era riuscita a cogliere tutti i passaggi logici.

La prima cosa che avevo visto, era stata Zach cadere a terra. In meno di un secondo, i miei occhi si erano puntati sul suo corpo riverso al suolo, in una pozza di sangue.

Fu come se mi strappassero il cuore dal petto.

Non era la prima volta che lo vedevo in quello stato. Anche nella battaglia di alcuni mesi prima, per proteggermi da Adam, si era ridotto in quel modo.

Non potevo sopportare quella vista. Faceva troppo male.

  << Zach!! >> urlai, in pred al panico, correndo verso di lui e cercando di raccogliere il suo corpo.

Immediatamente, ero stata bloccata dalla presa di Kyle, che mi sussurrò all'orecchio:  << Non toccarlo, Rebecca. Il tuo sangue peggiorerebbe solo il suo stato >>

Quella consapevolezza era bastata per farmi sentire peggio di prima.

Guardavo Zach con gli occhi sgranati e il corpo che tremava, senza poter fare niente.

Non avevo mai provato una sensazione peggiore in vita mia. Non esisteva niente di più straziante che quella vista.

Mi sentivo morire. E non metaforicamente. Ad ogni respiro mozzato che la bocca di Zach emetteva, mi sentivo strappare via pezzi di anima.

Nel momento in cui aveva più bisogno di me, non potevo stargli accanto perché quello che ero gli avrebbe solo fatto più male. 

Esisteva nel mondo, qualcosa di più ingiusto?

Troppo scioccata, a quello che era accaduto in seguito non avevo prestato molta attenzione. 

Ryan che si era avventato contro il pazzo assassino, quel Dean che misteriosamente decideva di passare dalla nostra parte e che adesso era alla prese con Ray, e poi...

Eleanor che correva verso di noi.

Fu così lesta che in meno di un secondo me la ritrovai davanti, china sul corpo ferito di Zach.

Mi accorsi troppo tardi che aveva tra le mani una lunga e sottile boccetta di vetro e che ne stava versando il contenuto direttamente nella sua bocca insanguinata.

  << Cosa... >> biascicai, mentre sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene  << Che cosa gli stai dando?! Non... >>

Ma non completai la frase perché, prima che avessi il tempo di accorgermene, Adam si era buttato a capofitto su Eleanor, sbattendola a terra.

Sentii distintamente il rumore delle ossa della bionda rompersi durante la colluttazione, mentre perdeva dalle mani la boccetta. Essa si infranse a terra e delle gocce del liquido chiaro che conteneva schizzarono per aria, finendo persino sulla mia mano. 

Fu un secondo: immediatamente avvertii la mano bruciare, come se andasse a fuoco.

Non riuscii a trattenere un grido, mentre il palmo della mia mano sinistra si ustionava misteriosamente.

  << Che succede, Rebecca?! >> sentii Kyle gridare, ma io non gli prestavo attenzione: il dolore era troppo forte.

Se una sola goccia di quel liquido aveva avuto un simile effetto su di me... allora c'era una sola soluzione possibile. Sebbene la cosa sembrasse assurda, non poteva che essere il fantomatico antidoto ideato da Jean Stain. 

Ma come poteva averlo Eleanor?

E sopratutto, l'aveva somministrato a Zach?!

Non ci pensai due volte e, districandomi in malo modo dalle braccia di Kyle, mi avventai verso il corpo del Chimero, per accertarmi delle sue condizioni. 

Poco mi importava se la mia  mano stava andando a fuoco. In quel momento, Zach aveva la priorità su ogni altra cosa. Mi chinai ansiosa su di lui: non sembrava aver riscontrato particolari cambiamenti da prima, e la cosa mi terrorizzò. 

Poi, quando ormai ero sul punto di rassegnarmi, sgranò gli occhi di colpo. 

Guardò me, o qualcos'altro nella stanza, ma fu solo un attimo.

Meno di un secondo dopo, buttò la testa all'indietro, mentre con gli occhi bianchi, il suo corpo aveva iniziato a tremare, preda di quello che sembrava essere un attacco cardiaco.

  << No... no Zach! >> urlai, con un terribile presentimento  << Zach!! >>

Scosso da violenti tremiti, il suo corpo non accennava ad arrestare la sua violenta corsa.

La mia mano sinistra stava diventando inutilizzabile, persino la mia facoltà di guarigione sembrava non funzionare, e avevo paura a toccarlo con l'altra mano, sporca del mio sangue. 

I miei occhi si fecero lucidi, ma mi imposi di non piangere. Le lacrime erano le ultime cose che servivano, in quel momento.

Perdonami Zach... non riesco ad esserti di nessun aiuto. Se ti sto vicino rischio di ucciderti... non so cosa fare....

Prima che potessi formulare qualche altro pensiero, Zach si acquietò. Il suo corpo smise di tremare, gli occhi si chiusero. Sembrava tranquillo, adesso. Come se dormisse.

Il sollievo che provai quando lo vidi calmo venne immediatamente rimpiazzato dal terrore quando mi accorsi che allo stesso tempo, aveva anche cessato di respirare.

Sentii il cuore fermarsi nel petto.

Non era possibile. 

Mi chinai su di lui, per accertarmi che respirasse, ma il suo petto non si alzava. Era immobile.

Poggiai un'orecchio sul suo petto e non udii nessun battito.

No... 

No, no, no!! 

  << Zach!! >> cominciai ad urlare a squarcia gola, scuotendolo più che potevo, pretendendo che si svegliasse.

Conoscevo troppo, troppo bene quelle sensazioni. Mi ero sentita esattamente allo stesso modo quando avevo assistito alla "morte" di Amy, e anzi; adesso era anche peggio.

Zach non poteva essere morto.

Lui non poteva morire. Una simile ipotesi non era nemmeno lontanamente pensabile.

Eppure era lì, a terra in una pozza di sangue. Immobile e pallido come un cadavere.
 

                                                                                                                     Un cadavere... 
 

Zach era... un cadavere...?

Il mio grido agghiacciante squarciò l'aria e, benché tenessi gli occhi stretti in una morsa di dolore, sentivo che gli sguardi di tutti erano poggiati su di me. 

Urlavo. Urlavo dal dolore e dalla disperazione. 

Urlavo ma non piangevo. 

Non più. 

Piangere era sintomo di debolezza, ed io ero stufa di esserlo.

Adesso, c'era solo l'odio ad animarmi. 

Proprio com'era accaduto alla morte di David. Per la seconda volta, il mondo che mi circondava si tinse di rosso. 

Rosso come il sangue del mio Zach. 

Era come se un'altra me stessa emergesse dal mio intimo e prendesse il sopravvento. Una me stessa che provava gusto a far scorrere sangue.

Non ero più padrona del mio corpo.

Sentii i capillari esplodermi e gli occhi iniettati di sangue. Provavo un'inquietante calma interiore che mi diede la forza di mettermi in piedi. 

Gettai un'ultima occhiata al corpo del Chimero a terra e l'odio crebbe.

Odio, risentimento, rabbia.
                                                
 
                                                                                                              Voglia di uccidere.
 

Il desiderio di far scorrere sangue mi stordì il cervello. Non riuscivo a pensare ad altro. 

Alzai lo sguardo e trovai immediatamente quello di Jean Stain a corrispondermi.

Lo sguardo di mio padre.

Non c'era persona più adatta di me per ucciderlo. Era mio compito.
 

                                                                                                                      Mio dovere.
 

Comincia a camminare verso di lui a passo svelto, senza nemmeno far caso a quello che mi circondava.  Ignorai le voci allarmate di Misa, Amy e persino le braccia di Kyle che mi cinsero le spalle non bastarono a fermarmi. 

  << Rebecca fermati! Per favore, torna in te! >> mi urlò in un orecchio, ma la sua voce mi arrivava da molto lontano. 

Tutti i miei sensi erano concentrati su di lui. Il desiderio di fargliela pagare sovrastava tutto il resto.

  << Che nessuno lo tocchi. Me la vedrò io stessa con lui >> esalai soltanto, trucidandolo con gli occhi  << Io e solo io >>

  << Non ti rendi conto che combattere contro di lui equivale ad un suicidio?! >> continuò a sbraitare lui, mentre la sua presa si intensificava. 

  << Io sono il vostro capo >> dissi con un'autorità che non avevo mai avuto  << Non sei tenuto a contraddirmi >> 

Kyle però continuò a contraddirmi, senza voler sentire ragioni:  << Questa... questa non sei tu! Ma ti senti quando parli?! Io non ti permetterò mai di... >>

Io però svincolai dalla sua presa senza dargli il tempo di finire la frase. Gli afferrai le spalle, stringendolo in un abbraccio.  Avvicinai la bocca al suo orecchio e sussurrai:  << Prova a metterti in mezzo e giuro che non mi farò scrupoli ad uccidere anche te >> 

Kyle era rimasto letteralmente pietrificato. Il corpo rigido come il marmo, lo sguardo nel vuoto e le labbra secche. Lo sentii a malapena deglutire. 
Mi allontanai da lui, e con un colpo secco gli sfilai il lungo pugnale che portava alla vita, appeso alla cintura. 

Ero stata così glaciale che né lui, né qualcun'altro osò intervenire, o provare a contraddirmi di nuovo.

Persino Amy, che di solito di imponeva di ragionare anche a costo di usare la forza,  non ebbe il coraggio di parlare.

Meglio così.

Tornai a rivolgermi a Jean Stain.  << Solo noi due >> ripetei con voce assassina. 

Lui non si tirò indietro  << Dannata mocciosa >> sputò, con l'odio nella voce  << Giuro che quando avrò finito con te rimpiangerai il giorno in cui sei nata. Non permetterò mai che per colpa tua, tutto quello che in questi anni ho costruito con cura vada a puttane >>

  << Fatti sotto allora >> lo provocai, con le mani che prudevano dalla voglia irrefrenabile di colpirlo.

La sua espressione se indurì  << Che nessuno intervenga >> esclamò poi, guardandosi intorno << Ne vale del mio onore >> puntò di nuovo gli occhi castani su di me  << Mi sbarazzerò di te, fosse l'ultima cosa che faccio >> 

Incredibilmente, riuscii persino a sorridere  << Anch'io non vedo l'ora di far scorrere il tuo sangue >> confessai, e mi avventai verso di lui, con il pugnale alzato.

Jean Stain fece lo stesso, puntandomi contro il mitra.

Non l'avrebbe avuta vinta. Avrebbe pagato per quello che aveva fatto a Zach. 




                                                                                                               Avrebbe pagato per tutto.
 
 
 
 
                               

                                                                                           **********************************************
 
 


Kyle aveva quasi stentato a riconoscere Rebecca.

Anzi, gli era venuto persino da chiedersi se fosse ancora lei.

Quella che aveva parlato non era la sua voce calda e dolce. Quegli occhi color cremisi non erano le gemme azzurre in cui spesso si specchiava.

Come poteva cambiare a tal punto?

Era già successo, tempo prima, che Rebecca si trasformasse in quel modo.

Quando David era stato ferito, gli era venuta la pelle d'oca nel vedere la ragazza che amava trucidare senza il minino risentimento la Chimero Elizabeth.

La solita Rebecca non ne sarebbe mai stata capace. Era troppo empatica e compassionevole per compiere un simile gesto. Anche contro i suoi nemici di sangue.

Ma, in quei momento, era come se una sua seconda personalità emergesse; una parte di lei che si risvegliava dopo un forte trauma.

Il primo era stato David, adesso era... Zach.

Anche lui in un primo momento era rimasto sconvolto da quanto successo, ma non credeva che Rebecca tenesse ancora così tanto a lui,  al punto da trasformarsi per il dolore della sua perdita.

Si, perché lei si trasformava. Non c'erano dubbi. 

Ne era certo, perché la Rebecca che lui conosceva non l'avrebbe mai minacciato di morte.

La guardò, ma era come se non la vedesse. Per quanto si sforzasse, non riusciva, non poteva, credere che fosse davvero lei. Non dava ascolto a nessuno e, armata del pugnale che gli aveva sottratto, era in tutto e per tutto concentrata su Jean Stain, decisa ad ucciderlo.

Suo padre.

Sapeva bene che era inutile provare a dissuaderla, tanto meno tentare di fermarla. 

Per questo, se voleva rendersi utile, era meglio che desse una mano a chi davvero sembrava bisognoso di soccorso. Eleanor era ancora placcata dalla stretta del Chimero Adam, e sembrava rischiasse un soffocamento da un momento all'altro.

Correndo, raccolse da terra la spada che Zach aveva impugnato un attimo prima di essere colpito, e senza perdere altro tempo, ferì il Chimero alla schiena.

Con un calcio ben assestato lo strattonò a terra e, afferrando la bionda per il braccio, la tirò sgraziatamente su.

Lei era ancora sconvolta e si guardava intorno con aria frastornata. Quando alla fine, i suoi occhi si fermarono sul corpo di Zach, il suo colorito peggiorò:  << Cosa... perché è ancora così? >> biascicò con voce roca  << Dovrebbe star meglio, lui.. lui dovrebbe... >> 

Kyle scoccò la lingua  << E' stato colpito al petto da un Blood Bullet. Come pensi che possa sopravvivere? >>

  << Ma io... gli ho dato l'antidoto... >> continuò lei, adesso tremando  << Avrebbe dovuto funzionare, perché.... >>

Il suo cuore sembrò fermarsi  << Tu... cosa avresti fatto?! >> 

  << Puttana >>

L'insulto proveniva da Adam. Si era rimesso in piedi e sembrava che il colpo che aveva ricevuto non l'avesse nemmeno lontanamente sfiorato.
  << Non solo ci hai traditi tutti... sei diventata anche una sporca ladra >>

Eleanor lo trucidò con lo sguardo  << Qualsiasi insulto tu possa rivolgermi, sarà sempre un complimento se paragonata a te, Adam >> rispose con odio  << Tu sei davvero una merda della peggior specie >>

L'espressione del Chimero si indurì  << Avrebbero dovuto ucciderti davvero, quelli del Red Shield >> poi, quando i suoi occhi rotearono verso Zach, subito il suo odioso sorriso tornò ad occupargli il suo volto  << Peccato... davvero un peccato che il tuo piano non abbia funzionato. Sai, non tutti i corpi  reagiscono bene ai vaccini >> il suo ghigno si allargò, diventanto una risata malefica  << Volevi salvarlo, ma credo invece che tu gli abbia inflitto il colpo di grazia >> 

La bionda sgranò gli occhi chiari e il suo corpo riprese a tremare. Kyle gli puntò nuovamente contro la spada  << Sarà quello che riceverai molto presto anche tu >> lo minacciò  << Non sai da quanto tempo bramo di ucciderti, fottuto bastardo >> 

Anche lui gli puntò l'arma contro  << Sono qui >> lo istigò con aria di sfida  << Vediamo se sai combinare qualcosa >> 

Eleanor assunse la posizione d'attacco, ma Kyle le disse:  << Non ho bisogno del tuo aiuto. Per com'è attualmente il tuo stato, mi saresti solo d'impiccio >> 

  << Non posso rimanere in disparte >> gli rispose semplicemente lei  << Ogni suo ulteriore respiro è un insulto per me >>

Il moro sorrise flebilmente  << Almeno su qualcosa andiamo d'accordo >> 

  << Stacchiamogli la testa >> sentenziò la bionda  << Sarà una mera consolazione in questa giornata di merda >> 

Kyle annuì, e guardò un'ultima volta Rebecca prima di iniziare a combattere. Sembrava, anzi no, era, un'assassina. Doveva farla tornare com'era. 

A tutti i costi.

E l'unico modo che aveva per farlo, era far cessare tutto quel casino. 

Avrebbe ucciso Adam, tutti gli altri Chimeri, persino Jean Stain stesso, se fosse stato necessario.

Anche se sarebbe morto sul serio. 




 

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Capitolo 42
*** La Figlia Ritrovata ***


Eccomi qui a postare il capitolo 42 di Rebirth! *--* ormai siamo vicini alla conclusione gente, e presto andremo avanti con la terza stagione, che si chiamerà "Eternity-Eternità!" :DDDD
Già dal titolo di questo capitolo potete facilmente intuire quello che succederà.... eeeeeeeeeeeeeeh si, è il momento della verità, finalmente! XD
Io e la mia editor abbiamo pensato e ripensato a come la rivelazione potesse avvenire.... e alla fine è uscito fuori quello che leggerete tra poco! Spero che la cosa vi piaccia e che non deluderà le aspettative di nessuno di voi! >________________<''  sono in ANSIA ( come sempre XD) quindi fatemi sapere quello che ne pensate, mi raccomando! ;)
Un bacione a tutti! ;) Un grazie come sempre a tutti colore che recensiscono con costanza i capitoli! ^---------^

PS: Talina, tesoro mio bello! :)  A te che aspettavi con trepidazione il momento della verità, dedico il capitolo! *--------*

A presto!
Yuki! 
 
 
 
 

                                                        La Figlia Ritrovata 

 
 
 
 
 


Garreb era stato l'unico a mantenere abbastanza sangue freddo da cogliere tutti i passaggi di quello che stava succedendo. 

Non era stato così tanto scioccato dall'arrivo di Jean Stain, né dallo sparo che aveva colpito Zach Hudson.  Nemmeno l'attacco di Ryan e l'entrata la presa di posizione di Dean l'avevano particolarmente scosso. 

Ciò che l'aveva lasciato davvero senza parole era stata Rebecca. 

Non l'aveva mai vista in quello stato.  Era impossibile riconoscerla. 

Occhi cremisi. 

Nemmeno quelli dei Chimeri incutevano tanto terrore, paragonati ai suoi. 

Sapeva che quella ragazza aveva "particolari caratteristiche",  meglio dette "anomalie", ma non pensava che comprendessero anche quello, qualunque cosa fosse.

Senza contare poi, che la sua voce morta e la potenza che stava dimostrando gli avevano fatto venire la pelle d'oca. 

Ed era qualcosa che gli succedeva molto raramente. 

Aveva pensato di vedersela personalmente con l'artefice di tutte le sciagure, Jean Stain, ma vedendo Rebecca in quello stato - sembrava impossibile dirlo -  gli era mancato il coraggio di contraddirla. 

Poi, accorgendosi che Misa si era deliberatamente avventata contro Ian con tutta l'intenzione di liberare Ryan Cooper dalla sua morsa, non avrebbe comunque potuto combattere.

Come se potesse lasciare quella ragazzina da sola. 

  << Lascialo stare! >> urlò la giovane Chimero, arpionando alle spalle Ian e costringendolo ad abbandonare il corpo del biondo che, nel frattempo, aveva massacrato di calci e pugni. 

Amelia scattò verso il suo compagno, sollevandolo da terra, mentre Ian aveva trovato in Misa il suo nuovo capro espiatorio. 

Senza perdere un secondo di più, il torturatore scattò in loro direzione e tolse la ragazza dalle grinfie del Chimero, sparandogli all'addome.

  << Cosa diavolo credi di fare da sola, si può sapere? >> sbottò.

Lei sembrò sorpresa che fosse intervenuto  << Mi sto rendendo utile! >> 

  << Facendoti uccidere?! >>

Misa gonfiò le guance, seccata  << Chi ti credi di essere?! Sono stufa di essere considerata un'inetta! >> 

  << Beh, non offenderti se te lo dico, ma da sola non hai speranza >>

  << Dobbiamo batterli tutti se vogliamo uscire di qui! >> gli ricordò, come se non fosse abbastanza ovvio  << Come credi di fare se non hai uno straccio di fiducia negli altri?! Ti credi così onnipotente da poter risolvere tutto da solo?! >>

Garreb scoccò la lingua, seccato dal fatto che la ragazza avesse ragione, mentre studiava tutto quello che li circondava. 

Benché si stessero svolgendo altri combattimenti, che vedevano protagonisti Dean e Ray, Kyle Eleanor e quell'odioso Adam, non sarebbero mai riusciti ad evadere come se niente fosse.

La situazione non era affatto a loro favore.

  << Una mezza idea ce l'avrei... >> bisbigliò alla fine, e si tastò le tasche interne del suo giubbotto di pelle.

Aveva ancora una mina antiuomo, rubata dall'artiglieria. 

  << Cosa? >> lo interrogò la Chimero, visibilmente ansiosa. 

Il giovane le mostrò l'arma in questione, permettendosi addirittura un ghigno  << Questa >>

Misa sbiancò all'istante  << Ma... è troppo pericoloso! Rischieremo di morire anche noi! >>

  << Beh, restando qui moriremo di sicuro, questo è certo! >> obbiettò Garreb  << Sarà un ottimo diversivo... >> 

  << Ma.. >>

  << Dannazione, basta con le tue lamentele! Qua si fa come dico io! >>

Studiò ancora una volta la situazione e si accorse con orrore che non c'era tempo da perdere.

Kyle non se la stava certo vedendo bene con il Chimero, le condizioni di Ryan, sorretto da Amelia, sembravano farsi sempre più critiche.
Kim era ormai disarmata, e non sembrava più nelle condizioni psicologiche per battersi ancora.

Quel Zach ormai, era niente meno che un cadavere, e Rebecca sembrava posseduta.

Continuando così, sarebbero stati sterminati.

  << Prova a misurare anche le conseguenze delle tue azioni! >> gli stava dicendo Misa con fare esasperato, ma lui non l'ascoltava.

  << Non c'è tempo per pensare! >> sbottò, ed estrasse con un gesto secco la mina dal giubbotto. 

  << Bastardo, cos' hai intenzione di fare?! >> esalò Ian, guardandolo terrorizzato.

Il torturatore lo sfidò con lo sguardo  << Qualcosa che scommetto non ti piacerà >> 

Quando poi, tutti potettero udire l'agonizzante urlo di Jean Stain, e il fatto che Rebecca stava per essere sommersa dall'attacco di Lilith e Alyssa, anche Misa si ritrovò favorevole ad usare quell'arma.  << Avanti, butta quella diavolo di mina! >> l'incitò  << Rebecca è in pericolo! >>

  << Tsk, non c'è bisogno che tu me lo dica! >> urlò quello, estraendo la miccia con i denti e lanciando la bomba in aria, verso il soffitto.

Quasi istintivamente, afferrò la mano della Chimero e la strinse forte, già pronto per scappare, pregando silenziosamente che il suo "piano" andasse a buon fine.


Quella, era la loro unica possibilità di salvezza.
 
 
 
 
 
 


                               
                                                                                    ********************************************
 
 
 
 
 
 

  << Fai proprio sul serio, allora >> mi stuzzicò Jean Stain, parando un mio colpo. 

  << Non sono mai stata più seria in vita mia >> lo rassicurai.

Quello rise  << Tsk. Non saresti mai capace di trucidarmi, benché i tuoi occhi siano diventati dello stesso colore del sangue che tanto brami di far scorrere... >>  il suo ghigno si allargò  << L'ho sempre detto: sei un vero soggetto da studiare. Probabilmente, sei ancora meno umana dei miei Chimeri... >> 

La normale me stessa si sarebbe indubbiamente scossa per quelle parole, ma in quel momento non mi fecero né caldo, né freddo.

Non provavo nulla. Non avevo freni inibitori, tanto meno restrizioni morali. 

L'unica cosa alla quale riuscivo a pensare, era affondare la lama del pugnale nella sua carne e versare il suo sangue, provocandogli una sofferenza tale da desiderare di morire, proprio come lui aveva fatto con Zach. 

Già, Zach... 

Al solo pensiero mi sentivo animata da una carica del tutto nuova, ancora più spietata di prima. 

Tornai all'attacco, più decisa; più cattiva   << Giuro che ti farò pentire per tutto il male che hai fatto >> lo minacciai, ma senza affanno. Con voce incredibilmente calma e tagliente  << Ti pentirai, te lo assicuro >>

  << E di cosa, esattamente? Non ho nulla da rimproverarmi >> ribatté quello, sparando un colpo, che riuscii ad evitare con facilità.

  << Il fatto che tu ti finga cieco non fa che aggravare le tue colpe! >> sottolineai  << Tutto questo sangue, queste battaglie... tutto questo dolore... è solo per colpa tua. Non capisci che invece di averle migliorate, hai solo finito con distruggere le loro... le nostre, vite?! >> 

La sua espressione si fece scura  << Non ti permetto di sputare sentenze gratuite sul mio operato, ragazzina. Tu... nessuno sa quanto io abbia faticato per arrivare fino a qui! Nessuno di voi conosce ciò che mi ha portato alla creazione delle Chimere! >> digrignò i denti  << Nessuno di voi ha il diritto di giudicarmi!! >> 

Per un attimo, esitai. 

Io le conoscevo fin troppo bene, invece, le sue ragioni. E avevano anche un nome: Rosalie; mia madre. 

Anzi, portavano anche il mio, di nome. Perché Jean Stain aveva voluto salvare con tutte le sue forze anche me, sua figlia. 

La figlia che così ardentemente avevano desiderato. 

Lo guardai negli occhi e, nelle dense tenebre di odio che mi avevano attanagliato il cuore e la mente, penetrò un flebile spiraglio di umanità.

Presi un grande respiro. Per tanto, troppo tempo, non avevo fatto altro che chiudere occhi e orecchie davanti alla realtà dei fatti, ma adesso non potevo più permettermi di fingere.

Adesso basta fuggire.


                                                                                          Capii che era il momento della verità.

 
 
 
                             

                                                                                **************************************************
 
 
 
 
 
 

Per chi, Jean Stain, avesse mai provato un odio più profondo di quello che stava rivolgendo a quella ragazza velenosa, non lo sapeva nemmeno lui. 

Era un'odio viscerale, profondo, istintivo. 

Quella ragazzina si permetteva di giudicarlo, di sputare sentenze su di lui, sulle sue creazioni... e, di conseguenza, anche sul nome di Rosalie e suo figlio. 

Nessuno... nessuno al mondo aveva il diritto di farlo. 

Lui aveva votato la vita alle Chimere in onore della donna che aveva amato, e per nulla al mondo avrebbe permesso a qualcuno di denigrarlo per questo. 

Anche lui stava sperimentando in modo sempre più forte il desiderio di ucciderla.

Chi osava giudicarlo non poteva restare impunito. 

Anche se si trattava di una ragazzina. 

  << Tu rappresenti il fallimento di tutto quello che ho costruito fino ad ora! >> le disse, serio e tenebroso  << E non posso lasciarti in vita un secondo di più. Io non posso permettermi di fallire! >>

Non poteva venir meno a tutti gli scopi che si era ripromesso in quegli anni.

Doveva farlo per Rosalie. Per suo figlio. 

L'aveva promesso. 

Il volto della donna amata gli balenò in mente e, chissà per quale motivo, si sentì in colpa; come se la stesse tradendo.

"Tutto quello che ho fatto, che faccio e che continuerò a fare... è solo per te, Rosalie".

Rebecca era rimasta seria in volto e parlò dopo diversi secondi:  << Dici che non posso giudicare? >> un sorriso amaro si fece strada sul suo volto e, per la prima volta, notò che aveva una fossetta sulla guancia sinistra proprio come lui  << Oh, io credo di averne tutto il diritto, invece >>

Le sue spudorate parole lo colpirono  nel profondo, ma non fece in tempo a parlare che la ragazza gli spuntò da dietro, colpendolo ad un fianco.
Prima di cadere a terra, Jean ruotò col busto e le sparò. Fu un colpo che quella volta non riuscì ad evitare e la ferì alla spalla.

La ragazza si inginocchiò a terra premendosi una mano sulla ferita, ma stranamente non urlò.  Si limitava a respirare con affanno, a digrignare i denti dal dolore, ma non uscì mai un lamento dalle sue labbra. 

Tornò in piedi molto prima di quanto avesse previsto e si avventò su di lui come una furia. 

Fu ancora più svelta di prima e, anticipando qualsiasi sua possibile mossa, Jean si ritrovò a terra con Rebecca sopra, a guardarlo con furore.
Si aspettava che lo pugnalasse da un momento all'altro, ma dovette ricredersi.

La ragazza era immobile sopra di lui, ma con l'arma pericolosamente vicino al suo addome. 

Si chinò un po' verso di lui, come a volergli bisbigliare qualcosa di segreto. 

  << Rosalie, la donna che tanto hai tanto amato... non avrebbe certamente voluto tutto questo. E sono sicura che lo sai bene anche tu >> gli disse in un sussurro   << Ti ripari dietro il suo ricordo solo per giustificare te stesso >>

A quella frase, Jean sgranò gli occhi castani.

Che aveva detto...? 

Come faceva a sapere di Rosalie?! 

Una scintilla di comprensione gli attraversò il cervello, ma era un'idea talmente assurda che si rifiutò di crederci.

 
                                                   
                                                                                                       Non era semplicemente possibile.
 


  << Come... >> biascicò, improvvisamente con la gola secca  << Come fai a sapere di Rosalie...? >>

Rebecca non si scompose  << So molte più cose di quanto tu creda... Jean Stain >> 

Quello, fu l'ennesimo colpo che gli tolse il respiro.

Era la prima volta che lo chiamava per nome. 

Ma la domanda da porsi era: come faceva a saperlo? 

Non si era mai presentato a lei, né i suoi figli avevano potuto svelarle la sua identità, dato che lo chiamavano sempre con l'appellativo che aveva comandato loro. 

Senza contare, che era dato per morto ormai da diciassette anni... 

Allora, perché?

Rifiutava categoricamente di credere all'idea che gli era passata per la mente. Era fuori da ogni criterio di logica. 

Ma allora perché, tutto sembrava quadrare se lo vedeva sotto quel punto di vista?

Le successive parole di Rebecca però, gli tolsero ogni dubbio:  << Spero che di mia madre ti sia rimasto almeno un bel ricordo, perché ormai hai perso tutto quello che poteva ancora definirti lontanamente "umano" >> 

Il cuore dell'uomo perse qualche battito. 

La sua mente non aveva ancora afferrato pienamente il significato di quelle parole, ma allo stesso tempo esse si erano stampate indelebilmente nella sua anima.

Aveva detto "sua madre".... 

....Rosalie?

Studiò la ragazza sopra di lui e, in quel momento, fu come vederla per la prima volta. 

I capelli ramati erano del suo stesso colore, solo un po' più chiari. Gli occhi che pian piano stavano tornando della loro tinta naturale: un intenso e acceso azzurro cielo. 

Azzurri, proprio come quelli di lei. 

E quella fossetta che compariva di rado sulla sua guancia, nel suo stesso esatto punto.

Adesso capiva, finalmente. Era tutto così chiaro da far male.

 
 
                                                                                                                          Era lei; Rebecca.
 


Come aveva potuto essere così cieco, fino ad allora? 

Certo, fin da subito aveva visto in lei una somiglianza con Rosalie, ma la possibilità che potessero essere imparentati non gli aveva nemmeno sfiorato il cervello.

Imparentati...

Le labbra gli tremavano. Anzi, il suo corpo intero era scosso da tremiti. 

Colei che stava guardando negli occhi era... 

Era...

Inaspettatamente si ritrovò a sorridere, provando nostalgia.

"Alla fine, è venuta proprio come volevamo noi, mia amata Rose. Se tu potessi vederla..."
 

                                                                                                                          Nostra figlia.
 

  << Rebecca... >> disse, e fu come se pronunciasse il suo nome per la prima volta.

Immediatamente, la consapevolezza di quanto le aveva fatto fino a quel momento gli strinse il cuore. Aveva studiato e chiuso in un laboratorio... sua figlia?

Ma com'era possibile che fosse viva? Rosalie era morta quel giorno... era morta davanti ai suoi occhi e per colpa sua, che non aveva ultimato alla perfezione la Chimera.

Ebbe quasi un infarto quando azzardò quell'ipotesi: e se non fosse affatto morta quel giorno, invece? Se fossero riusciti a rianimarla dopo averla portata via? 

Mentre lui aveva inscenato la sua morte, fuggendo lontano, l'amore della sua vita aveva affrontato tutto da sola... dando alla luce la loro bambina senza il suo sostegno.

Un'ulteriore errore che non si sarebbe mai perdonato.

  << Rebecca... >> ripeté, come in trans.

  << Non... chiamarmi per nome! >> lo ammonì lei e, quella volta, lo colpì per davvero.

La lama del pugnale affondò lenta nel suo addome. Jean Stain avvertì un dolore lancinante e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

  << Questo... è lo stesso dolore che ho provato io quando ho saputo la verità >>  esalò Rebecca, con un tono così tagliente da sopraffare le sue grida  << Un dolore che mi ha perforato il cuore >> 

Lo guardò bene negli occhi e aggiunse:  << Non avresti mai potuto provocarmi una sofferenza più grande di questa, te lo assicuro >>

Il messaggio tra quelle righe era chiaro: "Nulla avrebbe potuto farmi più male che sapere di essere tua figlia."

In quel mare di sofferenza, Jean ripensò a tutte le ore passate con Rosalie a fantasticare sul futuro che li avrebbe attesi e sul loro bambino... 

E adesso il frutto del loro amore era davanti a lui: reale, vero.

Non era più solo un sogno.

Rebecca era lì, viva e reale... ma lo odiava. Ed era stato lui a fare in modo che accadesse. 

Non sapeva ancora perché sua figlia fosse un veleno per le sue creazioni, ma in quel momento, quella questione diventava qualcosa di secondario.

Aveva un nuovo obiettivo da portare a termine, adesso.

Sentì le voci dei suoi "figli" invocare il suo nome, terrorizzati. Poi, non avvertì più il peso di Rebecca su di lui e molti suoni si sovrapposero.

  << Dobbiamo andarcene da qui! Adesso!! >> gridò una voce che non riconobbe.

  << Rebecca muoviti! >> 

Poi, tutto prese a tremare. Un tremendo boato gli colpì le orecchie, e vide il soffitto crollare, mentre cercava di mettersi a sedere, ignorando il dolore all'addome.

Rebecca si stava allontanando di nuovo da lui.

Sua figlia stava scomparendo. Non poteva permetterglielo.

  << Rebecca! >> urlò, ma subito le braccia di Lilith, Alyssa e Ian lo sorressero. 

  << Padre, cosa ti ha fatto... >> bisbigliò il Chimero, scandalizzato. 

Ma Jean Stain non gli dava retta. Fissava di fronte a lui, sconvolto. 

Il soffitto stava lentamente crollando sulle loro teste e una densa colore di polvere gli rendeva sempre più sfocata la figura di sua figlia.

  << Rebecca! >> urlò di nuovo, ma la sua voce si spense tra i rumori dell'esplosione. 

In tutto quel caos, vide per l'ultima volta la figura di sua figlia voltarsi verso di lui e guardarlo con occhi animati dall'odio più puro.

Poi, più nulla.

Tutto si fece grigio e nero, e divenne impossibile persino respirare. Si sentì sollevare da terra, riconoscendo pian piano le voci di tutti i suoi figli. 
Si stavano allontanando, sempre di più.

  << Ferm... fermatevi! >> urlò, con tono supplicante  << Non potete lasciarli scappare! Riportatemi qui Rebecca!! >>

Sentì i loro occhi addosso, ma sapeva che non potevano capire cosa intendesse per davvero.

  << Padre sei ferito... >> provò ad opporsi Lilith, con poca convinzione. 

  << Il passaggio è stato bloccato dall'esplosione >> sopraggiunse la voce di Ray  << Hanno lanciato una mina, quei disgraziati... >> 

  << Eleanor e Dean hanno seguito il Red Shield >> aggiunse la voce di Adam  << Ray. Io e te aggiriamo l'edificio e troviamo un secondo passaggio. Uccidiamoli prima che possano lasciare la base >>

Il rosso annuì, e Jean aggiunse con affanno, mentre sentiva l'addome andare a fuoco  << Degli altri fate pure come volete, ma portatemi qui Rebecca! >> 

Mentre guardava i due allontanarsi, c'era una sola cosa alla quale riusciva a pensare.

Quella di avere sua figlia di nuovo vicina a sé. 

Non gli era ancora chiaro come potesse essere viva, ma avrebbe avuto tutto il tempo per scoprirlo, in seguito. 

Adesso che l'aveva finalmente incontrata, non poteva separarsene di nuovo. Erano una famiglia. La famiglia che aveva sempre desiderato e che gli era stata negata per tutto quel tempo.

Ma finalmente, aveva l'occasione per riscattarsi. 

"Lo farò Rosalie. Lo farò anche per te. Io e Rebecca saremmo felici"

Fino a quel momento, le aveva dato modo di odiarlo, ma da quel momento un poi, le avrebbe dato modo di amarlo.

Avrebbe avuto Rebecca di nuovo con sé; quello era il suo nuovo scopo. 

E quando finalmente, sarebbe riuscito ad ideare la Chimera perfetta, l'avrebbe impiantata dentro di sé e dentro di lei.

 

                                                                                                   Sarebbero stati insieme; per sempre.




 
 
 

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Capitolo 43
*** Riemergere ***


Salve a tutti! :) Questo è il capitolo 43 di Rebirth! *_______* Vi avviso che mancano solo 2 capitoli alla fine! Cavoli, mi sembra ieri di aver iniziato con la pubblicazione! :(
Perdonate il ritardo ma sono incasinata con lo studio! >____________<'' non credo che potrò aggiornare molto presto perchè ci stanno bombardando di compiti e interrogazioni! Farò comunque del mio meglio, promesso! ;)
Allora vi lascio alla lettura! Fatemi sapere che ne pensate! ;)
Un bacione a tutti!! <3
Yuki!
 
 
 
 
 
 

                                                           Riemergere 

 
 
 
 

Che Garreb Hidd lanciasse, senza alcun preavviso, una mina in aria, era qualcosa che Dean non aveva, nemmeno lontanamente, potuto prevedere.

Era ancora sconvolto per il fatto di dover combattere contro Ray, l'amico che considerava quasi una parte di lui, e non poteva permettersi di concentrarsi su altro.

Quando il soffitto cominciò a cedere Ray era sopra di lui, con la lama della spada puntata alla gola. 

Le macerie crollarono pericolosamente vicina al suo volto e si spaventò a morte.

Vide, dal volto del compagno, che era spaventato ed incredulo tanto quanto lui e si stupì quando, in una manciata di secondi, Ray l'avesse trascinato su, rimettendolo di nuovo in piedi.

Anche in quelle occasioni non faceva altro che aiutarlo. Anche quando si erano praticamente giurati di uccidersi a vicenda... Ray continuava a preoccuparsi per lui. 

C'erano molte cose che avrebbe voluto dirgli. Guardandolo negli occhi e con le parole giuste, era sicuro di poterlo convincere. 

Ma quello non era il tempo di pensare; strinse i denti e disse di getto:  << Ray, vieni con me! Andiamocene via! >> 

La sua voce veniva sopraffatta da una forte esplosione  << E' la nostra occasione! Potremmo vivere come meglio crediamo! >>  lo afferrò per una manica della maglia  << Andiamocene! >>

Lui lo guardò, con un'espressione che raramente aveva visto sul suo volto. 

  << Dean... >> sussultò, e sembrava sul punto di aggiungere altro, quando i suoi occhi si sgranarono, puntandosi verso qualcosa sopra di lui. 

Il Chimero si voltò, ma era troppo tardi per schivare i detriti che stavano per sommergerlo. 

  << Attento!! >> 

La voce di Ray colpì le sue orecchie come un tuono e, in un attimo, le sue forti braccia lo spinsero lontano, facendolo rotolare a terra un secondo prima di venir sommerso dalle macerie. 

  << Ray!! >> urlò terrorizzato, mentre il fumo gli impediva di vedere dove fosse l'amico.

Tremava come una foglia al solo pensiero che avesse potuto farsi male per colpa sua. 

  << Ray! >> urlò di nuovo, avanzando verso una direzione ignota e inciampando tra i detriti.

  << Fermati! >>  Inaspettatamente, si ritrovò le braccia di Kim ancorate alle sue spalle, a cercare di fermarlo  << Dobbiamo andarcene di qui o moriremo! >> 

Ma Dean non la sentiva  << Ma Ray...! L-lui... >> 

  << Lui sta bene! >> lo stoppò lei  << Ti pare il tipo da morire così facilmente?! >> lo strattonò con forza, spronandolo a seguirla  << Muoviti, Dean! >> 

Prima ancora che se ne rendesse conto, il Chimero stava correndo al suo fianco. Si stava separando per la prima volta da colui che considerava una parte di sé stesso, mano nella mano con la sua bambolina che, per la prima volta, l'aveva chiamato per nome. 
 
 
 
 
                               

                                                                                             ********************************************
 
 
 


  << Hidd sei la solita testa di cazzo! >> urlò Eleanor che per poco non finiva sotto le macerie  << Ce lo vuoi dire con un po' di anticipo che hai intenzione di far crollare il soffitto?! >> 

  << Come se ne avessimo avuto il tempo! >> ribatté quello, mentre incitava, con energici spintoni, tutti ad abbandonare il corridoio che di lì a poco sarebbe stato sommerso dalle macerie  << Tu limitati a fare strada! Non si vede più un accidente! >> 

  << Chissà per colpa di chi... >> continuò la bionda, svoltando improvvisamente a sinistra e sparendo nella coltre di fumo, subito seguita da Kim e Dean, Misa e Amelia, che sorreggeva ancora Ryan. La ragazza si voltò verso di lui  << Dov'è Rebecca? E Kyle? >> chiese allarmata.

  << Li aspetterò io! >> rispose quello, leggermente scocciato  << Voi uscite, idioti! >>

Assicuratosi che tutti avessero fatto come detto, tornò indietro di qualche metro e finalmente scorse le due figure che correvano affannate in sua direzione.

  << Ehi voi! Muovetevi se non volete che questo posto diventi la vostra tomba! >> urlò.

I due non sembravano far caso al suo "rimprovero". Kyle era troppo preso dal controllare Rebecca, lei invece cercava con gli occhi qualcosa. 

  << Zach! >> esclamò  << Dov'è? Dov'è Zach?! Dobbiamo... >>

Il moro l'afferrò per le spalle  << Rebecca, calmati! Lui ormai non... >>

  << No! Io non me ne vado di qui senza di lui!! >> urlò allora lei divincolandosi come un'ossessa dalle sue braccia. 

Era più che evidente che Kyle fosse sull'orlo di un esaurimento nervoso. Scoccò la lingua e, afferrando la ragazza con violenza, la buttò letteralmente tra le braccia del torturatore.

I due restarono senza parole. 

  << Hidd, portala fuori di qui! >> comandò  << Io vi seguo tra un attimo >> 

  << Ehi! Ma che... >> 

  << Muovetevi! >> lo stoppò il moro dandogli le spalle e allontanandosi. 

Garreb decise di dargli retta e, ignorando le grida di Rebecca che sembrava volergli perforare i timpani, cominciò a correre verso l'uscita. 

Kyle intanto aveva raggiunto il corpo di Zach, ancora riverso al suolo, distante qualche metro.  

Per qualche secondo osservò il suo volto.

Il volto della persona che odiava. 

Senza sapere nemmeno lui il perché lo stesse facendo, lo afferrò di peso e, con fatica, se lo caricò in spalla.  Lo sistemò meglio affinché potesse correre senza intoppi e poi sfrecciò, con tutta la velocità che poteva raggiungere, via da quel luogo che sapeva di morte. 
 
 
   
                                   

               
                                                                                             *****************************************
 
 
 



Riuscimmo ad uscire giusto in tempo. Ancora un secondo di troppo e saremmo stati sommersi dalle macerie, che andarono ad ostruire definitivamente il passaggio. 

L'impatto fu molto forte. Tanto che, l'onda d'urto che provocò, fece capitolare me e Garreb al suolo con una violenza inaudita.  Sbattei il volto a terra e forse mi ruppi anche una scapola, nel tentativo fallito di ripararmi il viso con le mani. 

La terra tremò e un grave boato si levò in aria. 

Il fumo mi rendeva difficile respirare e tossii, forte e ripetutamente. Dalla foschia grigia, scorsi le figure dei miei compagni e tirai un sospiro di sollievo nel constatare che fossero tutti salvi. 

Poi, qualcosa afferrò il mio braccio e mi tirò su con poca grazia. Il tocco indelicato di Garreb Hidd era inconfondibile... 

  << Sei ancora intera? >> lo sentii chiedermi.

Aveva un modo davvero singolare di preoccuparsi per le persone. Sempre se la sua potesse definirsi "preoccupazione".

Ma io ero troppo presa da altro per dar retta a lui, in quel momento. 

Fissavo con terrore l'uscita dalla quale eravamo miracolosamente evasi, mentre il battito del cuore era sempre più simile alle lancette di un orologio.

Kyle... Zach... dove siete? Uscite... uscite, presto! 

Inizialmente era impossibile vedere qualcosa in tutto quel fumo. Poi, quando le nebbia grigiastra cominciò a diradarsi, si delineò una figura scusa.
Ci misi meno di un secondo per riconoscerlo. Anzi, riconoscerli.

Il cuore mi si strinse nel petto. Era Kyle, che portava sulla spalla destra Zach. 

Corsi verso di loro con le lacrime agli occhi, imitata da tutti i presenti. 

Kyle era esausto. Crollò in ginocchio, conservando comunque un'invidiabile dignità, e senza una parola, adagiò il corpo del Chimero al suolo.

Lo guardai e l'unica parola che fui capace di articolare fu:  << Grazie >>

Poi, mi inginocchiai a terra anch'io, chinandomi verso il corpo del mio Chimero.  

Non era cambiato nulla. Era proprio come l'avevo lasciato. Freddo, immobile. 

Morto.

Gli accarezzai una guancia e sentii le lacrime percorrermi le guance. In quel momento, abbandonai la maschera e diedi finalmente sfogo a tutto il mio dolore.

Cominciai ad urlare a squarcia gola, chinata sul suo petto, i pugni serrati che stringevano la sua maglia. 

Zach. 

Zach. 

Zach!

Non avrei più sentito la sua voce chiamare il mio nome. Non avrei più potuto specchiarmi in quel suoi pozzi scuri che tanto mi piacevano. 
Non avrei mai saputo quello che voleva dirmi. Il perché mi avesse abbandonata e poi salvata...

  << Stronza... >>

La voce di Ryan mi fece sobbalzare. Era bassa e roca, e allo stesso tempo molto pericolosa. Non l'avevo mai sentito parlare così, prima.

  << Che cosa gli hai dato?! >> urlò, liberandosi dalla presa di Amy e avventandosi contro Eleanor, afferrandole il collo come se volesse soffocarla seduta stante. 

La bionda restò basita dalla sua forza e annaspò  << R...yan... N-non... >> 

  << Vuoi forse ucciderla?! >> si intromise Kim  << Non è stata certo lei a sparargli! >> 

  << Zach si è aggravato dopo quello che lei gli ha somministrato! >> ringhiò il biondo, guardando la Chimero con aria assassina  << E pretendo di sapere che cos'è! >> la presa sul suo collo si intensificò  << Lui è il mio migliore amico! Ucciderò questa stronza se ne ha causato la morte! >> 

  << Ryan lasciala >>

La mia voce risuonò ancor più spaventosa della sua. Mi alzai da terra e avanzai verso di loro. 

Lui mi guardò con una strana espressione  << Tu... >>

  << Lasciala >> ripetei, con un tono ancora peggiore di prima.

Dopo diversi secondi mi obbedì, indietreggiando di qualche passo. Eleanor tossì forte, inspirando profonde boccate d'aria. 

Quando si fu ripresa mi guardò e provò a parlare, ma io non le diedi il tempo di articolare le parole, perché la colpii con un violento pugno. 
Cadde a terra con un rumoroso tonfo, mentre io respiravo con affanno. 

La bionda rimase a terra, pulendosi con il dorso della mano il sangue fuoriuscito dal suo labbro spaccato.

  << Era... Era l'antidoto... vero? >> chiesi con un fil di voce. 

Avvertii la sorpresa generale quando pronunciai quelle parole e gli occhi di tutti si puntarono su Eleanor. 

I suoi occhi verde-acqua mi fissavano  << ...Come l'hai capito? >> 

Le mostrai il mio palmo ustionato   << Ne sono stata colpita da una goccia. Solo quel vaccino può causarmi una cosa simile senza che le mie capacità possano guarirmi come succede sempre >> 

  << Come facevi ad averlo? >> si intromise la voce di Garreb, che aveva un tono d'accusa. 

  << L'ho rubato prima che il laboratorio del padre esplodesse >> rispose la bionda, guardando di striscio Kim e Kyle. 

  << Complottavi alle nostre spalle?! >> ringhiò quest'ultimo.

  << Non... non mi fidavo appieno di voi. Così, quando capii che cos'era, pensai fosse giusto prenderlo per precauzione... >>

  << El... >> bisbigliò Misa, coprendosi la bocca. 

Io la colpii di nuovo. Lei non oppose resistenza, cadendo nuovamente a terra. 

  << Non hai pensato alle conseguenze del tuo gesto?! >> sbraitai, picchiandola per la terza volta  << Ogni corpo reagisce in maniera diversa ad una simile ignizione! >>

  << Il colpo che aveva ricevuto conteneva un Blood Bullet! >> esclamò sopra di me Eleanor  << Volevo solo salvarlo! I-io... >> si morse il labbro inferiore  << Io non volevo che morisse!! >> 

Feci per colpirla per l'ennesima volta, ma Amy mi prese da dietro, costringendomi ad allontanarmi  << Non sei in te, Rebecca! Lei non ha colpa! Voleva solo salvare Zach, come tutti noi! >> 

Ricominciai a piangere. Non c'era bisogno che me lo dicesse. Lo sapevo bene che voleva aiutarlo. 

Sapevo che non voleva ucciderlo. 

Sapevo che non era certo colpa sua se il corpo di Zach non aveva reagito bene al vaccino. 

Ma faceva talmente male che non riuscivo a reprimere l'impulso di prendermela con qualcuno.  

Mi lasciai cadere a terra, abbracciando forte Amy.  Soffrivo come mai mi era capitato in vita mia. 

Scese un profondo silenzio. Si udiva solo il mio pianto e quello sommesso di Eleanor e Misa.  Ryan era immobile con i pugni serrati. Fissava il vuoto, immobile.  Kim, Garreb e Kyle non proferivano parola. Ognuno preda di pensieri noti solo a loro.  Persino quel Dean, che inspiegabilmente si era unito a noi, non osava aprire bocca. Per la prima volta, da quando lo avevo incontrato, sembrava sinceramente sconvolto. 

Improvvisamente, un respiro strozzato ci fece sobbalzare dal primo all'ultimo. 

Era simile a quelle boccate d'aria che emettono i superstiti di un annegamento. 

Col cuore in gola mi voltai nella direzione dove avevo lasciato il corpo di Zach e vidi il suo petto che si alzava e abbassava in maniera frenetica. 

Spalancò la bocca di colpo, emettendo un'altro di quei respiri grotteschi, e contemporaneamente gli occhi neri si sgranarono.

Non potevo crederci. 

Era troppo bello per essere vero. 

Zach...non era morto? 

Mi parve di avere un dejavù. Mio padre, tempo prima, mi aveva raccontato che una cosa molto simile era successa a mia madre, dopo l'impianto della Chimera. 

Era andata in uno stato di morte apparente per diverso tempo, ma poi tutte le sue funzioni vitali si erano stabilizzate, tornando come nuova.

Che fosse accaduta la stessa cosa a lui?

Mi alzai da terra di colpo, ma le gambe erano instabili. Tremavo.

Tutto il mio mondo si ridusse a lui.

  << Zach!! >>
 
 
                                    



                                                                                          ********************************************
 
 
 



Stava lentamente andando alla deriva, affogando nell'acqua scura e pesante come il piombo. Di quello accaduto prima ricordava solo il rumore dello sparo e il dolore che era dilagato nel suo petto.

Poi solo urla. 

Urla da ogni parte. 

Aveva provato con tutte le sue forze a trovare la via per riaffiorare in superficie, ma non ci era riuscito. 

Affondava sempre di più. 

Sempre di più.

Finché, l'unico suono che poteva davvero smuovere il suo cuore, gli raggiunse le orecchie come la più soave delle musiche:  << Zach!! >>

Era la sua voce.

Nel dolore, gli era rimasto ancora uno spiraglio di lucidità che gli permise di riconoscerla.

Rebecca chiamava il suo nome. 

Rebecca piangeva. 

Rebecca soffriva. 

Nell'acqua torbida, cercò disperatamente la forza per riemergere ma tutto era troppo pesante. Era oppresso. Non poteva muoversi. 

Improvvisamente, qualcosa di molto simile ad una scarica di adrenalina gli investì le vene, scuotendogli il corpo. 

Si sentì potente. Forte. Invincibile come non lo era mai stato.

Cominciò a nuotare, cercando con tutto se stesso di uscire dalla pozza scura e opprimente.

Uno sforzo. Uno sforzo ancora. 

Doveva riemergere.

Riemergere.

Un'altro sforzo.

Non importava se gli mancava il respiro. Non importava se sentiva il corpo andare a pezzi per lo sforzo. 

In superficie c'era Rebecca. 

Era una motivazione più che sufficiente.

E fu allora che uscì dall'acqua e respirò.  

Tornò a sentire di avere un corpo. Tornò a sentire l'aria e i polmoni che bruciavano mentre inspirava. Tornò a sentire la luce che gli colpì le palpebre.

Ma la cosa più bella, fu quando incontrò il volto di Rebecca, vicino a lui, proprio dove si era aspettato di vederla.  Muoveva le labbra, pronunciando il suo nome. Gli occhi erano lucidi e le guance rigate dalle lacrime che aveva versato. 

Mosse i muscoli facciali e sorrise  << L'avevo detto io... che voi donne siete la più grossa seccatura della Terra... >>  scherzò atteggiandosi da duro, ben consapevole che Rebecca avrebbe riconosciuto la sua battuta.

E infatti sorrise, mentre gli buttava le braccia al collo. 

Si sentiva nuovo. Rigenerato. Una sensazione mai provata prima, ma paragonabile a quando gli era stata impiantata la Chimera. 

Cos'era cambiato in lui?

  << Zach!! >> 

Riconobbe la voce di Ryan e si voltò verso di lui. Vide la sua espressione sconvolta e non poté evitare di ridere  << Credevi di esserti liberato di me, eh? >> 

  << Razza di idiota non scherzare! >> sbottò quello, distogliendo lo sguardo   << E...erano tutti preoccupati... >>

  << Certo...  E tu sei quello che se l'è fatta addosso più di tutti... >> lo rimbeccò Amelia sorridendo felice  << Ti vedo bene, Hudson. Ci siamo presi un bello spavento >> 

  << Io... >> guardò Rebecca  << Mi sento benissimo >> ammise, con semplicità  << Mi sento come nuovo >> 

Lei lo studiò  << Sarà... il vaccino? >> 

  << Il... vaccino? >>

Misa saltellò al suo fianco  << Te l'ha somministrato El! >> squittì con le guance rosse dalla felicità.

Zach guardò la bionda, che lo fissava come fosse un fantasma.   << Davvero? >> chiese confuso  << Ma come... >> 

  << Ah... >> la Chimero cercò di mantenere la facciata da dura  << Sono contenta di vedere che te la sei cavata >> 

Ryan si voltò verso di lei  << Scusa >> masticò a denti stretti.

Lei sbuffò, senza dire nulla. 

  << Ma che bel quadretto >> 

Una voce inaspettata interruppe la scena. 

Ray era sbucato dal lato opposto dell'edificio. Era in piedi, a diversi metri da loro, ispezionandoli con lo sguardo  << Zach >> disse  << Bentornato dal regno dei morti >>

Dean scattò in piedi, improvvisamente allarmato, ma con un'espressione sollevata sul volto  << Ray! >> 

  << Vuoi combattere ancora?! >> lo sfidò imprudente Garreb Hidd, puntandogli contro la spada che si era portato dietro  << Se è questo che vuoi, io non mi tiro certo indietro! >>

Il rosso si limitò a fissargli con aria di sfida, finché la voce lontana di Adam non ruppe quel silenzio:  << Ray! Li hai trovati? >>

Tutti trattennero il respiro, fissando col cuore in gola il Chimero. 

Quello li osservò ancora, poi gli occhi si fissarono su Dean. Dopo qualche secondo, rispose:  << No. Devono essersene già andati >> 

Si aspettavano di tutto, tranne che Ray li avesse coperti. 

Il rosso aggiunse, con tono atono e sbrigativo, prima di voltar loro le spalle:  << Muovetevi a smammare >>

Fece per andarsene ma Dean lo richiamò:  << Ray! >>

La sua era più una supplica. Un grido che portava con sé molti significati, che solo loro potevano comprendere.

Il chiamato in causa si voltò e rispose:  << Questo è l'ultimo atto da amico che ti rivolgo, Dean. Hai scelto da che parte stare. Hai preferito lei a me. La prossima volta che ci vedremo saremo nemici >>

Non aggiunse altro, perché scomparve ad una velocità che nessuno poté prevedere.

 << Andiamocene di qui! >> esclamò poi Rebecca, spezzando il silenzio che si era venuto a creare  << Altrimenti rischiamo di essere scoperti >>

Ryan si avvicinò a Zach e gli porse una mano << Ce la fai? >>

Lui annuì  << Mi sento come nuovo >>  lo rassicurò, ma accettò ugualmente il suo aiuto per rimettersi in piedi.

  << Ehi, guardate! >> esordì improvvisamente Kim indicando il cielo. 

Tutti la imitarono e se ne accorsero. Tre aeroplani volavano in loro direzione. 

  << Ma quelli... >> mugolò Kyle  << Non sono i mezzi speciali di cui David si era munito? >> 

  << Sono loro >> confermò Garreb  << Vuoi vedere... che sono gli altri? >> 

  << Avviciniamoci! >> propose Kim, con una grinta del tutto nuova  << Se dovessero atterrare qui attirerebbero troppa attenzione e verremo scoperti! >> 

Dean esitò  << Quindi... andiamo con loro? >>

Zach gli sorrise  << Vuoi tornare indietro? >>

  << Sei ancora in tempo, se vuoi >> lo sfidò Ryan, serio in volto. 

  << Beh, non credo ci riserverebbero una festa di bentornati >> aggiunse Eleanor con amara ironia. 

Misa gonfiò le guance  << Io non ci torno nemmeno morta! >> sentenziò, senza cogliere il senso del discorso  << E poi, Rebecca ci difenderebbe di sicuro! >> concluse con un sorriso. 

Zach annuì  << Già... >> guardò la ragazza  << Lei è fatta così >> 

  << Sono certa si tratti di Dan e ali altri! >> esclamò lei con aria allegra, dopo molto tempo.  Si voltò verso Kyle  << Credi ci sia anche mio padre con loro? Mi avevi detto che le sue ferite non erano gravi... vero? >> 

Il volto del ragazzo si indurì  << Senti, Rebecca...a questo proposito... >>

Zach fissò la sua espressione e non poté far a meno di pensare che le brutte sorprese non erano ancora finite.






 
 

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Capitolo 44
*** In Bilico ***


AH-AH-AH Non è pesce d'Aprile! Sono davvero qui  pronta col penultimo capitolo di Rebirth!  
>.<'' Cavolo... un altro capitolo solo, e anche la seconda seria sarà finita! O__o mi fa strano anche il pensiero! XD Ma tanto rincontreremo tutti i personaggi nella terza serie, quindi non c'è nulla da temere ;)
Allora... questo capitolo presenta la situazione di George principalmente dal suo punto di vista. Come dice appunto il titolo, è "in bilico" tra il mondo terreno e.... qualcos'altro, che non ho specificato.
Ovviamente, questo assume connotazioni diverse a seconda se siate credenti o meno.
Potete intendere la cosa a vostro piacimento. O come un momento di "trapasso", oppure come "allucinazione" che gioca la mente di George in un momento così delicato. La cosa non fa differenza ;)
Spero che il capitolo vi piaccia! Ho fatto relativamente in fretta a postarlo perché buona parte l'avevo già scritta... non so quando potrò aggiornare per il prossimo! Prometto però che cercherò di essere il più veloce possibile ;)
Fatemi sapere quello che ne pensate, ok? XD Grazie di <3 a tutti coloro che hanno recensito i precedenti capitoli! *---*
Un bacione a tutti e, anche se è passata, buone vacanze di Pasqua XD
PS: colgo l'occasione per dire che ho pubblicato una nuova storia: si chiama "Legata a te... da quel Destino che avevo sempre odiato" :D per chiunque volesse farci un salto, questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1700908&i=1
Ci sentiamo presto! :D
Yuki!
 
 
 
 

                                                             
                                                   
                                                                In Bilico 

 
 
 
 
 


Correvo come ricordavo di non aver mai corso in vita mia. 

Le sensazioni che mi percuotevano l'anima erano molto simili al tremendo giorno in cui David era morto. 

Kyle mi aveva spiegato a grandi linee in che condizioni versasse mio padre e ne ero rimasta terrorizzata. Si era scusato per avermi mentito ma, a quel punto, già non lo ascoltavo più.

Non avevo tempo per arrabbiarmi con lui: ero troppo spaventata.

Terrorizzata dalla prospettiva di perdere anche lui. 

Dan, insieme ad altri agenti, era venuto a prenderci con i tre aeroplani, e il tragitto per tornare nella sede a Fitchburg sembrò durare un'eternità.

Ero arrivata persino a scordarmi della presenza di Amy, Zach, Misa, Ryan, insieme ad Eleanor e Dean, che ci avevano seguiti. 

La paura era l'unica cosa che faceva battere il mio cuore. 

Quando eravamo atterrati, la prima cosa che avevo fatto, era stata precipitarmi all'interno della sede. Sapevo a memoria la strada per i laboratori medici. 

E adesso ero lì, correndo a perdifiato

Vi prego... non anche George. Non anche mio padre. Se n'è andata mia madre... David non c'è più....

Non avrei saputo che fare senza di lui. Il nostro rapporto andava ben oltre il semplice legame di sangue. Lui era mio padre come mai nessun'altro avrebbe potuto esserlo.




             
                                                                                                        Non anche mio padre, per favore.
 
 
 
                                             




                                                                                                     
                                                                                             *****************************************
 
 
 
 




Era rimasto a lungo, George, a guardare il corpo senza vita di Rosalie dopo il parto, in sala autopsie.

Julia era riuscita a ridare una qualche dignità al suo corpo martoriato, prima di permettergli di vederla. L'aveva lavata e vestita, e in quel momento, sembrava solo addormentata.

Le fu grato di questo.

Voleva ricordarsi la Rosalie raggiante e solare che era sempre stata, e cercava di rimuovere dalla sua mente le immagini del suo corpo bianco e rosso dal sangue, mentre dava alla luce Rebecca.

Le sue urla agghiaccianti ancora gli rimbombavano nelle orecchie, e non riuscì a reprimere le lacrime. 

Qualcosa era andato storto. 

Rosalie era morta, uccisa dalla sua stessa figlia. 

Julia e l'equipe medica la stavano esaminando, mentre David era stato portato via perché, in un primo momento, era così sconvolto che avrebbe anche potuto uccidere sua nipote.

"George ti prego...prenditi cura della mia Rebecca"

Era questo che gli aveva detto Rosalie, un momento prima che la bambina le squartasse l'addome. Aveva continuato ad amarla anche quando la piccola le aveva bruciato l'utero e rotto le costole.

L'aveva amata anche mentre sentiva la morte avvicinarsi. 

Per questo, anche George non poteva fare altrimenti. Non poteva odiare quella bambina, perché avrebbe significato rinnegare il ricordo di Rosalie e le sue volontà. 

Lui voleva bene a ciò che lei amava, proprio perché amava Rosalie incondizionatamente. 

Anche per quel motivo, benché in quel momento, la cosa che desiderava era morire anche lui per raggiungerla, si sarebbe preso cura di Rebecca, per la quale Rosalie aveva scelto di buon grado di sacrificarsi.

"Prima Rebecca!" aveva urlato, mentre sanguinava da ogni parte  "Occupatevi prima della mia bambina!!"

E adesso, lei era morta.

Non era facile reprimere l'odio che ne era scaturito, ma doveva farlo per lei. Quella bambina, non aveva colpa. Meritava uno spicchio di felicità. 

E per Rosalie, l'avrebbe fatto.

Con una mano tremante, le aveva accarezzato la guancia fredda e bianca. "Dove sei adesso, Rose, sei felice? Hai rivisto Jean?"

Con le guance rigate dalle lacrime, si chinò sul suo cadavere e le donò un bacio in fronte, prima di dirle addio per sempre.
 
 
 
 
 
 







George aprì gli occhi e vide solo il bianco.

Si rese conto di essere seduto su una comoda sedia a dondolo di legno; una di quelle antiche.

Emetteva lo stesso scricchiolio di quella dove, tempo prima, si sedeva per dare da mangiare alla Rebecca neonata, che puntualmente rifiutava le sue premure invocando, con il suo pianto, le attenzioni di David.

Si alzò da essa, cercando di capire dove si trovasse, ma era impossibile.

Non aveva orizzonti davanti a lui, ed era impossibile orientarsi o avere cognizione dello spazio.

Bianco, bianco e solo bianco.

Fece qualche passo avanti, ma non era sicuro di star avanzando. In realtà, non era sicuro nemmeno di avere la vista: tutto era troppo bianco e luminoso.

Non avvertiva dolore, era in pace. Una strana quiete albergava in lui.

  << Ciao George >>

Una voce femminile colpì le sue orecchie, e sussultò. Tutto era ancora bianco, e si udiva solo il suono della sedia a dondolo. Si voltò e vide una figura seduta sul mobile di legno, dove prima era accomodato lui.

  << Chi sei....? >> chiese.

Dopo qualche secondo, la sagoma dapprima sfocata, ai alzò dalla sua postazione e gli si avvicinò.  Quando cominciò a distinguerne i dintorni, vide che si trattava di una donna bionda, ma non riusciva a vederne i particolari. 

  << Ci.... ci conosciamo? >> riprovò.

Le labbra della donna si piegarono in un sorriso, e la sua risata cristallina si diffuse nello spazio luminoso:  << Non mi riconosci più? Eppure non mi sembri tanto vecchio... Alzheimer precoce? >>

Come se dovesse mettere a fuoco, George ridusse gli occhi a due fessure, e dopo qualche secondo, finalmente la fisionomia della donna divenne nitida, e la riconobbe.

Non era cambiata per niente come la ricordava. I capelli di sole e gli occhi due oceani.

Bellissima, com'era sempre stata.

Le labbra tremarono:  << Rosalie... >>

  << Proprio io >>  confermò la donna, raccogliendosi le mani in grembo   << Non sei così grave, allora >> scherzò.

L'uomo stava tremando. Non poteva crederci.

Senza perdere tempo,  scattò verso di lei e l'abbracciò forte. Il suo corpo era caldo, quasi bollente. 

Sembrava così viva...

Quando si distaccò da lei, la trovò a sorridere, come se si aspettasse una qualche sua domanda.

Per un po' non riuscì a parlare.  << Se sei qui... vuol dire... >> deglutì  << Che sono morto... >> biascicò, dopo aver ricordato come si usavano le corde vocali. Si guardò intorno:  << Questo... è il paradiso? >> domandò scontatamente, riferendosi a tutta la luce che li circondava.

  << No >>  la bionda scosse la testa  << Questo perché non sei morto. Non ancora, almeno >>

  << Ah... >>  George non sembrava rassicurato:  << Vuol dire che lo sarò presto...? >>

  << No, se tu non lo vuoi >>

  << Che sei diventata un'oracolo? >> la sfotté George, sorridendo appena.

Rosalie rise:  << Ho avuto un po' di tempo libero, in questo periodo >>

  << Lo immagino... >>

Il sorriso della donna si affievolì:  << Ricordi come sei arrivato qui? >>

George ci pensò su per diverso tempo. La sua vita gli sembrava tremendamente distante. Infine, i ricordi tornarono a galla:  << L'incidente... >> farfugliò poi, mentre i suoi occhi si sgranavano  << Cazzo, l'incidente! >>

Si coprì immediatamente la bocca dopo la sua imprecazione, quasi temendo di ritrovarsi al cospetto di Dio. 

Poi, guardò Rosalie e le prese le spalle:  << Rose.... hai detto che se voglio, posso tornare indietro. Dimmi come, ti prego >>

La donna lo scrutò con gli occhi azzurri  << Vuoi tornare indietro? >>

L'uomo annuì.

 << Eppure, volevi raggiungermi, quando sono morta >> disse lei, ricordandogli quelli che erano stati i suoi sentimenti nel periodo più buio della sua vita  << Qui si sta in pace. Sei preparato a riaffrontare il dolore? >> domandò la donna, tremendamente seria  << La vita è fatta di
quello >>

George lo sapeva fin troppo bene. Ormai, aveva imparato a conoscere il gusto della sofferenza, per tutte le volte che l'aveva assaggiato  << Si, lo so molto bene >> disse poi

  << E nonostante tutto, vuoi tornare? >>

Lui la guardò serio:  << Rebecca ha bisogno di me >> affermò solamente.

Non c'era bisogno di aggiungere altro.

Rosalie allora, gli rivolse il sorriso più bello che avesse mai visto:  << Risposta esatta >> rispose e, prendendolo per mano, cominciò a correre.

L'uomo la seguì senza sapere nemmeno dove si stessero dirigendo, e notò che pian piano il bianco cominciava a diradarsi, come se si fosse sempre trattato di fitta nebbia.

Davanti a lui si aprì un paesaggio che non riuscì a identificare. Correvano su un sentiero pieno di ciottoli, e lui era scalzo.

  << Fa male! >> si lamentò, guardandosi i piedi, mentre continuavano a correre.

  << Davvero? >> chiese stupita la donna, guardando davanti a sé  << Io non sento nulla >>

George si domandò il perché, dato che anche i suoi piedi erano nudi.

Di colpo, Rosalie si fermò. George notò che erano arrivati alle porte di un vecchio treno a vapore, distanti qualche centimetro.  Vide che il sentiero ciottoloso finiva, per dare spazio alle rotaie.

Guardò interrogativo Rosalie, e lei gli sorrise  << Prego. Questo è il tuo mezzo di trasporto >>

  << Un vecchio treno a vapore? >> chiese scettico lui.

  << Preferivi un jet privato? >> lo sfotté lei.

Lui sorrise e non rispose, osservando la locomotiva. Fece qualche passo avanti, camminando ormai sulle rotaie, e si accorse che Rosalie non lo seguiva.

La guardò interrogativo, e lei si strinse le spalle:  << Io non posso andare oltre >> spiegò, indicandogli con lo sguardo le rotaie, mentre i suoi piedi erano fissi sul sentiero.

George non chiese spiegazioni, limitandosi ad annuire mesto. Osservò i gradini del treno, e la porta di ferro nero che aspettava solo di essere aperta.

  << Posso chiederti.... una sola cosa, prima che tu te vada? >> gli domandò Rosalie, che per la prima volta appariva insicura.

    << Dimmi >> la incitò lui, avvicinandosi.

La donna sorrise triste:  << Come sta... Rebecca? >> esordì, senza nascondere preoccupazione nella voce  << Cresce bene? È in salute? Quanti anni ha adesso? Chiede mai di me? >>

George fu stupito da quella raffica di domande e lei aggiunse, come imbarazzata:  << Scusa, mi sono un po' lasciata prendere la mano... >> 

Alla fine, l'uomo rispose con un sorriso dolce:  << Si, sta benone. Ha diciassette anni ed è una ragazza allegra come lo eri tu,  forte come una roccia >>  prese fiato  << Non passa giorno che non guardi una tua foto. Le manchi Rosalie, anche se non ti ha mai conosciuto >>

Gli occhi della donna si velarono di lacrime  << La mia bambina... >> si asciugò i lucciconi e annuì  << Sono contenta >>  gli rivolse un sorriso carico di riconoscenza:  << George, grazie per esserti preso cura di lei. Sei stato un buon padre >>

Lui sorrise  << Lo spero davvero >>  

Fece per tornare verso il treno, ma si trattenne:  << Rosalie... tu sei felice qui? >>  le chiese, finalmente, dopo diciassette anni.

Anche se non sapeva nemmeno lui cosa intendesse per "qui", glie lo domandò ugualmente. Dopo l'atrocità della sua morte, meritava la felicità, almeno da morta.

Lei si strinse le spalle, ma continuò a sorridere:  << Quando sei lontano dalle persone che ami, anche il paradiso può sembrarti un deserto arido... >>

Lui fu sorpreso da quella risposta:  << Non ce la starai tirando, eh? >> fece, per sdrammatizzare, mentre apriva la portiera del treno.

Lei rise  << Qui il tempo non esiste, quindi aspetterò fin quando sarà necessario >>

George, in bilico sui gradini, esitò prima di entrare nel mezzo. Guardò ancora la bionda  << Ti senti sola? >>

Il sorriso della donna rimase dolce ed amorevole:  << Non più >>

Fece per chiedere ulteriori spiegazioni, ma qualcosa dietro di lui gli diede uno spintone, facendolo praticamente ritrovare dentro la cabina del treno.

  << Il tempo è scaduto George, quindi adesso porta il tuo culo fuori di qui >> gli disse una voce maschile che riconobbe all'istante << Adesso che mi ero liberato di te, vieni qui per rompermi le palle? >> 

Era una voce burbera e scocciata, ma che nascondeva un profondo affetto. Con tono più caldo e gentile, aggiunse:  << Il tuo posto non è qui. Torna da lei >>

Gli occhi di George divennero lucidi, e si voltò all'istante:  << Dav... >>

Ma la porta del treno si chiuse, facendolo distanziare sempre di più da quelle due persone a lui tanto care.
 
 
 
                                     
 
 
 






Erano tante le voci che lo chiavano. Ma lui distingueva quella di Rebecca.

Lo chiamava "papà", e quello era il suono più bello.

L'unico suono che poteva davvero riportarlo indietro. 

Si ridestò e una luce bianca e abbagliante gli colpì gli occhi. Sbatté ripetutamente le palpebre, fin quando il volto di sua figlia non divenne nitido. 

La chiamò, provò a parlarle, ma non sentiva nemmeno lui la sua voce.

Subito dopo riconobbe la figura di Julia, accanto a lui. E altri volti che non riusciva a distinguere con chiarezza, tutti al suo capezzale.

Azionò una mano e, con fatica, si tolse la mascherina dal volto. Mosse i muscoli facciali e sperò che fosse riuscito a mostrare un sorriso decente  << Sono tornato >>

Immediatamente avvertii le braccia di Rebecca stringerlo forte, come mai avevano fatto. Udii i suoi singhiozzi, mentre i suoi capelli ramanti gli solleticarono il viso  << Ho...ho a-avuto... >> parlò la ragazza, con la voce rotta dal pianto  << Ho avuto t-tanta paura, papà!! >> 

Provò a contraccambiare la stretta ma le sue braccia erano piene di tubi e flebo.

  << Va... va tutto bene >> cercò di rassicurarla a parole, ma la sua voce non era delle più convincenti  << Non ti lascio da sola, Rebecca. Non ti lascio sola, te lo prometto... >>

L'abbraccio si sciolse e Rebecca fece posto all'equipe medica. Il volto preoccupato di Julia, con le lacrime agli occhi, gli si parò davanti  << George mi senti? Ok, ok, resta cosciente, va bene? >>

  << Ah- ah >> rispose tranquillo lui, poi guardò di nuovo sua figlia e sorrise dal profondo del suo cuore  << La mamma e David ti salutano >>
 
 
 
 





                                                                                                ***********************************
 
 
 




Sapere che mio padre stava bene mi provocò un moto di felicità che non riprovavo più da molto tempo.

Julia mi consigliò di lasciare la stanza così da poter lavorare meglio e io acconsentii. L'ultima cosa che volevo, era essere d'impiccio al loro lavoro di medico. 

  << Puoi stare tranquilla, ormai è fuori pericolo >> mi rassicurò con fare amorevole Gwen, che mi aveva accompagnata fuori nei corridoi.

Quando fummo sole, sorprendendomi, mi abbracciò forte  << Sono felice di vederti, Rebecca >> disse  << Ho temuto per te... >> mi lasciò, scrutandomi  << E'  davvero tutto a posto? Lì... ti hanno fatto qualcosa? >>

Mi sforzai di sorriderle  << Sto bene >> mentii   << Grazie Gwen. Davvero... >>

Anche lei stirò le labbra in un sorriso  << Menomale >>

  << E grazie anche per la fasciatura >> aggiunsi, mostrandole la mano che mi aveva precedentemente medicato.

La bionda scosse la testa  << Dovere. Comunque, sono rimasta sorpresa. Era un'ustione davvero particolare >>

Mi strinsi le spalle  << Non sono così invincibile come tutti credono, eh? >>

Lei mi diede una pacca sulla spalla << Indubbiamente però, sei la più forte di tutti noi >> si sistemò dei ciuffi biondi dietro le orecchie << Adesso torno dentro. Potrebbero avere bisogno di me >>

Annuii  << Certo. Vai pure >>

  << Ah, mandami Amy appena la vedi! >> squittì all'improvviso, con un sorriso radioso ad occuparle il volto  << Ho avuto il tempo di vederla solo di sfuggita quando siete atterrati con gli elicotteri che già era diventata oggetto di stupore da parte di tutti! Ancora non mi sembra vero che sia viva! >>

Sorrisi  << Si... anche lei è una dura a morire >> scherzai, poi mi feci seria   << Era... era tutto un piano dei Chimeri >> le rivelai  << Di Zach e Ryan... >>

La sua espressione tradì che era sorpresa  << I Chimeri eh... >> ripeté e, chissà per quale motivo, le sue goti si tinsero di un lieve rossore
<< Quelli che sono tornati con voi qui, sono.... >>

  << Zach, Ryan, Misa, Eleanor e... si è aggregato anche un certo Dean... >> le risposi. 

Il rossore sul suo viso aumentò  << C-capisco...  beh, allora... n-nel caso ci fossero feriti anche tra di loro... non esitare a mandarli >> 

Mi stupii. Da quando Gwen era così accomodante nei confronti dei Chimero?  << Ok... >> mi limitai a risponderle. 

  << E... quel piano di cui mi hai parlato? Sai quale fosse? >>

Sospirai pesantemente. Già, il piano di Zach e Ryan... avrei tanto voluto saperlo anch'io.  << Devo ancora parlare con loro. Non ne abbiamo avuto ancora il tempo... >> 

I suoi occhi marroni rotearono alle mie spalle, fissando qualcosa. Alla fine, sorrise  << Non dovrai aspettare molto, allora >>

Mi voltai anch'io e, sotto i battiti del mio frenetico cuore, vidi Zach.  Aveva la schiena poggiata al muro, le braccia incrociate sul petto, la testa leggermente china e l'espressione concentrata. 

I suoi occhi neri corrisposero i miei e capii che mi stava aspettando. 

  << Avanti, vai >> mi esortò il medico con una pacca sulla spalla. Poi mi si avvicinò, sussurrandomi:  << Sai, Rebecca... lo sguardo che assume Hudson ogni volta che ti guarda... non è cambiato per niente >> 

Non capii immediatamente il significato delle sue parole, me forse il mio cuore si, perché aumentò la sua corsa. 

Mi voltai verso la bionda ma era già rientrata nei laboratori. Sospirai: adesso c'eravamo solo io e Zach.

Cercando di mostrarmi calma, mi avvicinai a passo lento, fino a distarli solo uno scarso metro.  Lui scrollò le spalle e fece qualche passo avanti  << Aspettavo questo momento >> confessò.

  << Anch'io >> ammisi. Era da quando mi aveva spezzato il cuore che attendevo risposte. 

Ci fissammo negli occhi. Io ormai, ero preparata a tutto. 
 
                                  

                                             
                                                                                                         Quello, era il momento della verità.
 
 
 
 
 

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Capitolo 45
*** Il Filo Spezzato ***


Eccomi qui, voi tutti carissimi! *_________________*
Non posso crederci... siamo giunti all'ultimo capitolo di Rebirth! O____________o  Sembra ieri che cominciavo la sua pubblicazione....
Beh è stata una storia molto lunga e travagliata, ma siamo riusciati a portarla fino in fondo! ;) Di questo, ringrazio dal profondo del cuore tutti voi! *^* 
Credo che questo finale vi lascerà.... come dire, l'amaro in bocca per diversi motivi... ma continuate a fidarvi di me! Nella terza serie, ne vedremo delle belle! :D
Ps: Un ringraziamento particolare va a Fabiola per l'aiuto che mi ha dato per il discorso di Kyle! XD grazie per esserci sempre! <3
Adesso vi lascio alla lettura! ;)
Voglio ricordarvi che al termine di questo capitolo posterò come sempre i RINGRAZIAMENTI! Dove parlerò anche della terza serie, quindi per favore andate e leggerlo! ;) Li troverete tra poco! 
Un bacione a tutti! Ci vediamo nei ringraziamenti! XD
Yuki!
 
 
 
 
 
 

 
                                                       Il Filo Spezzato

 
 





Zach si scompigliò i capelli. Non sapeva da che parte iniziare. 

Rebecca era di fronte a lui, in attesa che parlasse ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare le parole.

E dire che si era preparato innumerevoli volte per quel momento. Aveva ripetuto mentalmente tutto ciò che avrebbe voluto dirle, il modo in cui le avrebbe parlato... 

Però, adesso che la ragazza che amava gli era finalmente davanti,  guardandolo con quegli occhi azzurri e sinceri, si sentiva la mente vuota.

Come se ogni parola che avesse detto, non sarebbe stata mai abbastanza per farle capire.

Per perdonarlo. 

  << Ti prego... dì qualcosa >> disse improvvisamente Rebecca, scuotendolo dal trans.

Alzò il viso e incontrò il suo sguardo... disperato  << Zach... parlami. Da... da quando tutto è cominciato non ho fatto altro che immaginarmi questo momento, quello che mi avresti detto.... >> sorrise triste  << Sperando che fosse tutto un incubo... >>

  << Rebecca >> proferì lui, con la gola improvvisamente secca. Deglutì più volte e, alla fine, disse:  << Io... volevo solo che tu fossi libera >>

Lei non capiva. Glie lo si leggeva negli occhi  << Libera... da cosa? >>

   << Dal destino >>

La ragazza sussultò.  << Che vuoi dire? >> 

Zach ricordava ancora perfettamente le parole che Rebecca gli aveva rivolto molto tempo prima.

Le parole che gli avevano spezzato il cuore.

 
"È la mia missione. Lo è sempre stata. Per qualche tempo ho vissuto nell'illusione che potessi sviare da quello che fosse il mio destino…ma ho capito che non è così. Non potrà mai essere così"

 

Non si era mai sentito così male in vita sua. Al solo ricordo, gli procurava ancora dolore.
 


  << Rebecca... per te la tua missione è più importante di me? >>

  << Zach… io non posso ignorare la missione che il mio sangue mi obbliga a svolgere. Non voglio ignorarla >>
 


  << Volevo liberarti dalla missione che il tuo sangue ti imponeva di svolgere. Il destino sanguinario che ti incatenava e che ti impediva di amarmi pienamente... volevo faro a pezzi con le mie mani >> disse dopo un po'. 

Rebecca lo fissava sconvolta. Il suo sguardo vacillò, poi tornò a fissarsi nei suoi occhi.   << E volevi farlo... spezzandomi il cuore? >> chiese con un fil di voce.

Zach serrò la mascella. Nonostante in quel momento volesse urlare, riuscì a mantenere un tono calmo  << L'unico modo che avevi per essere libera... era distruggere definitivamente Jean Stain. Ma per le tue precedenti condizioni non ne saresti mai stata capace >>

  << Che vuoi dire...? >>

  << Amandomi... non saresti mai riuscita a portare a termine la tua missione. Saresti sempre stata dominata dall'indecisione, dalla paura di potermi in qualche modo fare del male.... >> prese un lungo respiro  << Per questo... era necessario che tu ti liberassi di quei sentimenti scomodi >>

  << "Scomodi"....? >> ripeté lei, sconvolta  << Il mio amore per te era qualcosa di scomodo?! >>

  << Non fraintendermi.  Era lo stesso amore per me ad impedirti di essere libera, Rebecca. Erano scomodi a te, non certo a me. Anzi, io non sarei potuto essere più felice... >> 

Alzò lo sguardo, continuando a parlare  << Non dovevi avere più nulla a trattenerti. Niente più scrupoli. Solo così saresti riuscita ad andare fino in fondo >>

  << "Fino in fondo"... intendi dire.... >>

  << Si, l'uccisione dei Chimeri e di Jean Stain >>

Notò che la ragazza rabbrividì, così tacque per diversi minuti. Quando constatò che si fosse calmata, continuò dicendo:  << Il modo migliore... era arrivare ad odiarmi >>

Dovette fermarsi, per il dolore che gli procuravano quelle sole parole  << Odiarmi >> ripeté  << Disprezzarmi e detestarmi sopra ogni cosa. In modo tale che il tuo desiderio diventasse esclusivamente la vendetta >> la fissò  << Una brama così intensa che ti avrebbe condotto alla vittoria certa >> 

Rebecca abbassò lo sguardo, rimuginando diverso tempo sulle sue parole.  << La vendetta... si, era proprio quello a cui pensavo.... >> gli rivelò  << Ma ancor più che l'odio nei tuoi confronti, quello che mi uccideva era il dolore >> 

I suoi occhi azzurri si inumidirono  << Il dolore della tua perdita, della mancanza di Amy... era quel dolore ad uccidermi, Zach. Così forte da sopraffare persino il desiderio di vendetta... >>

Il Chimero si morse l'interno della guancia  << Tu... eri, sei, forte. Saresti riuscita a superare quella sofferenza, tramutandola nell'odio che ti avrebbe permesso di vincere >>

  << Tutto questo è assurdo!! >> sbottò all'improvviso la ragazza  << Perché architettare tutta questa ridicola messa in scena?! Perché non passare subito dalla nostra parte e... >>

  << Perché... sebbene io avessi cieca fiducia in te, non eravamo sicuri della tua riuscita. Per questo era necessario che ci fossimo io e Ryan nelle file di Stain, in modo tale da... colpire dall'interno >>

Lei lo guardò con fare interrogativo, così lui continuò:  << Diventare i più vicini al padre, facendo in modo che si fidasse ciecamente di noi, per poi... colpirlo alle spalle. Tutto questo ti avrebbe agevolato il lavoro >> sorrise amaramente  << Certo, nessuno dei due si immaginava che quell'uomo avesse intuito le nostre intenzioni da chissà quanto tempo... >>

Rebecca si portò una mano alla testa  << E'...è tutto così folle.... >> bisbigliò, poggiandosi alla parete del corridoio. Chiuse gli occhi, inspirò profondamente, poi disse, riaprendo le palpebre  << E Amy? Lei cosa c'entrava in tutto questo? Inscenare la sua morte... >>

  << Principalmente, l'ho fatto per Ryan >> spiegò Zach  << Lui... la ama. E Sound ama lui. Era ridicolo farli combattere fra di loro. Senza contare che, vedere con i tuoi occhi io che la uccidevo ti avrebbe tolto ogni dubbio sulle mie intenzioni >> strinse i pugni  << Ti saresti convinta che io ero il cattivo >>

Vide una lacrima solcare il volto di Rebecca  << Dimentichi... che ti amavo troppo per poterti cancellare così improvvisamente >> disse , senza guardarlo. 

Il Chimero sorrise mesto. Aveva usato il passato.... 

  << Sound... era essenzialmente il "piano B". Se qualcosa fosse andato storto, se io e Ryan fossimo stati scoperti... ci sarebbe stata lei, a venirti ad aiutare >>

La ragazza di fronte a lui aveva gli occhi vuoti.  << No... questo, questo è... troppo difficile da accettare. Tutto quello che ho passato... tutto quel dolore... >>

Zach chinò leggermente il capo  << Perdonami. Farti soffrire era l'ultima cosa che volevo. Ma... non c'era alternativa >> 

Si susseguirono diversi attimi di silenzio. Poi, Rebecca disse:  << Non sono stata l'unica a star male >>  alzò gli occhi  << Non avete forse sofferto anche voi? >>

Il Chimero fu colpito dalle sue parole e sgranò gli occhi. 

Rebecca... lo stava capendo? Una parte di lui aveva smesso persino di sperare nel suo perdono. 

  << Potevo sopportare di tutto... se tu saresti stata libera >> confessò, con semplicità  << Avresti concluso la missione, potendo finalmente vivere con spensieratezza >> sorrise  << Credimi, non desideravo nient'altro per te >>

Lei sobbalzò  << Cosa....cosa stai dicendo? Concludere la mia missione... avrebbe significato uccidere anche te, te ne rendi conto? >>

Lui sorrise  << Lo so >>

A quel punto, la ragazza gli si avvicinò, cominciando a sferrargli dei pugni al petto  << Non puoi parlare sul serio! >> esclamò, quasi urlando
 << Non puoi! Credevi davvero che fossi capace di un'odio tale da ucciderti?! >>

  << Ci speravo, più che altro >> confessò  << Rebecca... fin quando continuerà ad esistere anche un solo Chimero, tu non potrai essere libera. Dovevi sbarazzarti di tutti noi... >>

Senza nessun preavviso, Rebecca gli tirò uno schiaffo a mano aperta. Provò un bruciore acuto alla guancia e la guardò sconvolto.

  << Non voglio sentirti dire cose del genere!! >>  gridò lei  << Né tu, Ryan, Misa o chi altri... non permetterò che muoiate! Anche a costo di non liberarmi mai da questo destino! >>

Il cuore del Chimero accelerò i battiti. Si rendeva conto dell' effetto che quelle parole esercitavano sul suo cuore?

Se continuava così, non avrebbe più saputo trattenersi.

  << In quel momento, io pensavo solo ad un modo per salvarti >> disse Zach << Stain voleva rapirti per poterti studiare, Elizabeth era arrivata con i suoi, dividendosi con me il titolo di leader... non avevo più nemmeno la libertà di agire come volevo. La situazione era precipitata a tal punto che quella mi sembrò la sola soluzione possibile. E l'unico su cui potevo far affidamento era Ryan >> sorrise triste  <<  Anche se lui non lo sa, avevo programmato di farlo fuggire insieme a Sound con una scusa, alla fine... >>

Prese un profondo respiro  << Che sciocco, a credere che Stain non si fosse accorto di nulla. Aveva in gran segreto sperimentato un vaccino contro il tuo sangue, in modo da renderti inoffensiva. Quando lo venni a sapere, il mondo mi crollò letteralmente addosso. Non avevamo capito nulla di lui. Poi.... >>

Ripensò a quando aveva appreso che Rebecca fosse in realtà la sua vera figlia  << ....Non immaginavamo nemmeno che tu potessi essergli imparentata in modo così stretto... >> bisbigliò  << Che fossi sua... >>

  << Non dire che sono sua figlia! >> esclamò improvvisamente lei  << Quello... quell'uomo non è mio padre. Non voglio avere nessun tipo di legame con lui! >>

Zach tacque. Capiva alla perfezione il suo dolore; il suo rifiuto.

Anche lui odiava suo padre. L'aveva sempre detestato, fin da quando ne aveva memoria. E il fatto di essersi sbarazzato di lui, tanto tempo prima, non aveva certo placato il risentimento che nutriva nei suoi confronti. 

Jean Stain era stata la prima persona per la quale avesse provato un affetto "paterno". L'aveva preso con sé quando aveva solo dodici anni, ed era diventato tutto il suo mondo.

Credeva che nessun'altra persona al mondo potesse finire col diventare più importante di lui. Più importante dell'uomo che gli aveva permesso di continuare a vivere con la dignità di un "essere umano".

Era convinto che non l'avrebbe mai tradito. Per niente e per nessuno al mondo. 

Credeva che non avrebbe desiderato stare al fianco di nessuno se non a lui, la persona che stimava, ammirava, lodava quasi. 

Ma poi era arrivata Rebecca. 

Lei, che con poche parole, pochi gesti, aveva fatto crollare una dopo l'altra tutte le sue convinzioni. Improvvisamente, si era ritrovato a desiderare solo una cosa: lei.

Bramava le sue labbra, cercava ininterrottamente le sue attenzioni, voleva, quasi pretendeva, il suo amore.

E quando alla fine l'aveva ottenuto, si era sentito la persona più felice della terra.

Ma tutto era andato in frantumi, per l'ennesima volta.

Lui e la sua natura, lei e la sua missione. Il loro sangue che li bollava "nemici".

E Jean Stain, il suo amato Padre, rappresentava l'impossibilità del loro amore.  Era diventato le sue catene. Ciò che gli impediva di essere con la persona che amava. 

 
 
                                                                                                                Non poteva sopportarlo.
 



Si era innamorato di Rebecca e non c'era stato modo di sopprimere quel sentimento. Dunque, l'avrebbe portato fino in fondo. 

Anche se avesse comportato tradire il Padre.

  << Perdonami, Rebecca >> esalò alla fine  << Ti prego, credimi quando ti dico che tutto quello che ho fatto... l'ho fatto per te >>

La ragazza stava singhiozzando ma cercava, inutilmente, di rimanere composta e rigida  << Tu...tu sei imperdonabile! Hai deciso tutto da solo! Non ti è passato per la testa che potevano esserci altre soluzioni?! Non hai pensato che io non sarei stata d'accordo?! Devi...  >> serrò la mascella con forza   << Devi tenere di più a te stesso, dannazione Zach! >>

Lui stirò le labbra.  Certo, che ci aveva pensato. Ci aveva riflettuto giorno e notte, ma non era arrivato a nessun'altra conclusione.

Dio solo sa quanto aveva sofferto nel dirle le cose più orribili, quando si erano rincontrati, dopo due mesi di lontananza.

L'aveva denigrata e offesa, quando l'unica cosa che avrebbe voluto davvero fare, era stringerla tra le braccia.

Si era sentito morire quando aveva trafitto Sound. Se sbagliava solo di un centimetro, avrebbe rischiato di ucciderla davvero. 

Gli opprimeva il petto il solo pensiero che lei lo odiasse. Ma avrebbe sopportato tutto. 

  << Rebecca.... io non ho mai avuto niente in contrario ad usare la mia vita per te >> rivelò alla fine.

Gli occhi della ragazza si spalancarono, la bocca tremò.

Zach sorrise  << Lo sai, no? Io non ti tradirò mai >>


 
 
 
 
                                                                                             
                                                                                        *****************************************
 
 
                                                     




                                                                                                                        Io non ti tradirò mai.
 



Quante volte, nei miei sogni, mi ero immaginata Zach dirmi quelle esatte parole? E quante volte mi ero risvegliata nel letto, in un lago di sudore, con le lacrime agli occhi?

Adesso lui era reale, di fronte a me, e mi parlava nello stesso modo di un tempo. 

E allora, perché io mi sentivo morire? Perché avvertivo così tanto dolore? 

Perché stavo piangendo?

La risposta era semplice: perché io, invece, l'avevo tradito.

Avevo accettato le labbra di Kyle sulle mie, le sue carezze, il suo tocco. 

Mi sentivo uno schifo perché non avevo creduto nel suo amore. 

Ma ancora di più, mi sentivo male perché, persino in quel momento quando lui mi aveva parlato col cuore in mano, non riuscivo più a fidarmi. 

C'erano catene invisibili che non mi permettevano di buttargli le braccia al collo, di stringerlo forte e di dirgli che ormai era acqua passata, l'importante era stare insieme. 

Inutile sforzarsi: non ci riuscivo.

Il mio cuore era ancora ferito. E quella ferita non riusciva a rimarginarsi.

Fu per quel motivo che, quando Zach si avvicinò per baciarmi, io lo respinsi.

Prima che me ne rendessi conto, il suo corpo si modellò al mio, schiacciandomi contro la parete. Mi afferrò saldamente la nuca con una mano mentre con l'altra artigliò la mia natica, alzandomi da terra, e avvicinò i nostri volti fino a poggiare le sue labbra sulle mie. 

Infilò la lingua nella mia bocca con così tanta irruenza che mi mancò il fiato. Per quanto fosse piacevole e intenso, le mie braccia si azionarono da sole, andando a spingere contro il suo petto nell'intento di allontanarlo.

Lui, stranamente, non oppose resistenza e si lasciò respingere. Come se fosse rassegnato all'idea.

Io ansimavo  << Aspetta, non... non capisci che le cose non possono più essere come prima? >> 

Lui rispose dopo attimi di silenzio  << No... lo so molto bene >> si distanziò diversi centimetri dal mio corpo  << Non mi aspettavo certo che mi avresti accolto a braccia aperte >>

Lo guardai col cuore in tumulto e i suoi occhi neri mi trafissero  << La domanda è... >> continuò  << Per quale motivo? >>

Mi accigliai  << Come? >> 

  << Poco fa hai detto che dimenticarmi ti era impossibile >> mi ricordò  << Però... allo stesso tempo, mi rendo conto che andandomene ti ho ferita. Ti ho ferita molto >>  i suoi pozzi neri si fecero ancora più intensi  << E quella ferita... l'ha guarita Kyle Cliff, vero? >>

Il mio cuore fece un capitombolo.

Prima del suo "tradimento" non avevo mai provato interesse per Kyle. Nella mia testa e nel mio cuore c'era sempre stato Zach e credevo che niente avrebbe mai potuto cambiarlo.

Ma quando lui mi aveva voltato le spalle, Kyle si era preso cura di me senza mai chiedere nulla in cambio.

Nonostante il mio pessimo comportamento nei suoi confronti, nonostante lo trattassi freddamente, non c'era stata volta che non fosse venuto a farmi visita.

Con pazienza e amore era riuscito, poco alla volta, a tirarmi su. 

E questo, non poteva negarlo nessuno. Nemmeno Zach.

Le parole che Kyle mi aveva sempre rivolto con tanto amore, inevitabilmente, mi riaffiorarono in mente:


"Lo sai che sono preoccupato per te"

"Io lascerò mai sola!"

"Sono venuto per chiederti perdono"

"Ti ho pensata così tanto... credevo che non ti avrei più rivisto..."

"Rebecca... io ci sarò sempre per te. Non mi perderai mai. Quindi non devi preoccuparti di proteggermi"


Che io lo volessi o meno, Kyle era diventata una persona insostituibile. Non potevo voltargli, io, le spalle adesso.

  << Zach >> parlai, con fatica  << Se io tornassi con te... "tradirei" Kyle. E lui non se lo merita. Non dopo tutto quello che ha fatto per me >>

Il Chimero strinse la mascella. Fece per rispondere ma, proprio in quel momento, il diretto interessato apparì nella scena.

Kyle svoltò il corridoio e ci fissò. Squadrò Zach con diffidenza e mi raggiunse  << Ti stavo cercando >>  disse, senza staccare gli occhi da lui. 

Zach strinse la mascella e serrò i pugni. Benché la sua espressione urlasse la voglia che aveva di prenderlo a cazzotti, disse solo, a denti stretti:  << Per quanto mi roda farlo, sono costretto a ringraziarti. Mi hanno detto che mi hai portato tu fuori dall'edificio prima che crollasse >>

Invidiai il suo autocontrollo. Riusciva ad essere rispettoso persino in un momento simile.

Kyle fece una smorfia  << L'ho fatto solo per Rebecca >> ammise. Con un braccio mi circondò le spalle, stringendomi contro il suo petto. 

Zach guardò malamente quel contatto e corrucciò la fronte. Notando la sua reazione, anche il viso di Kyle si indurì e disse:  << Cos'è? Sei geloso? Beh, mi dispiace, ma non puoi pretendere che lei sia tua dopo tutta la sofferenza che le hai fatto provare... >>

La sua presa sulla mia spalla si fece più ferrea  << Tu non puoi nemmeno immaginare le condizioni in cui era quando hai "ucciso" Amelia, quando l'hai ferita e derisa...  >> digrignò i denti   << Con me era quasi riuscita a dimenticarti... io posso renderla felice. Molto più di te >>

Zach incassò ogni colpo senza fiatare. Aveva l'aria di chi sta subendo un giusto castigo. Ma il suo sguardo era vigile e truce. 

  << Hai deciso di fare il tuo ritorno trionfale sperando di riaverla con te... vero? Cosa credevi, che avresti trovato la strada spianata? >> continuò Kyle, spietato  << Beh, mi spiace deluderti, ma lei non è tua. Non più >> 

Mi prese il mento con una mano, portandolo in su  << Adesso lei sta con me >> disse ancora, poi mi guardò  << Vero, Rebecca? >>

E un istante dopo le sue labbra furono sulle mie, unite in un bacio dolce e delicato. Kyle si muoveva piano, probabilmente per far in modo che Zach non si perdesse un solo passaggio di quel bacio.

La cosa più terribile di tutte, fu che non riuscii ad allontanarlo. 

Le sue labbra erano... famigliari. Mi trasmettevano un senso di pace e protezione, ma non potevano essere paragonate alle sensazioni che mi investivano quando a baciarmi era Zach. 

Kyle si stava comportando da meschino nei suoi confronti. E la cosa non mi andava bene.

  << Fermo... Kyle, non adesso >> risposi, cercando di allontanarmi con scarsa convinzione.

Quasi inconsciamente, mi voltai verso Zach, timorosa di vedere la sua reazione.

Ma lui, con la velocità inumana propria di un Chimero, era già scomparso. 

Eravamo rimasti solo io e Kyle, nei corridoi grigi e vuoti. Mi guardai intorno ma di lui nessuna traccia. Doveva già essere lontano.

Mi  mossi, pronta per andare a cercarlo, ma Kyle mi trattenne, abbracciandomi da dietro  << Non andare! Anche rincorrendolo, cosa vorresti dirgli? >> mi incalzò  << Dopo quello che ti ha fatto... non merita il tuo perdono! >>

  << Ma lui... >> farfugliai, dimenandomi  << Lui l'ha fatto solo... >>

"L'ha fatto solo per me"...

  << Hai già dimenticato il dolore che ti ha causato? Come puoi ancora fidarti di lui? >> la sua presa si intensificò  << Io non potrei mai farti soffrire così! >>

Si avvicinò al mio viso  << Rebecca... Hudson ha avuto la sua opportunità. Ne ha avute anche più di una! E le ha sprecate tutte >> fece una pausa   << Adesso... è il mio turno. Sono sicuro che finirai con l'amarmi ancor più quanto hai amato lui! Dammi solo... una possibilità! >> affievolì la voce  << Me la merito... >>

Le sue parole mi colpirono il cuore.

Chinai il viso e rimasi in silenzio, sconfitta.

Non c'era nulla da obbiettare alle sue parole.

Altre lacrime mi scivolarono sul viso e smisi di dimenarmi, lasciandomi semplicemente avvolgere dalle sue braccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
                                 
 
                                                                                             Ringraziamenti --------------------------->
 
 
 
 
 
 
    

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Capitolo 46
*** Ringraziamenti ***


 
 
 
 
 

                                                     RINGRAZIAMENTI  

 
 
 
 
 


Eccoci arrivati anche in Rebirth, ai tanto attesi Ringraziamenti! XD  Devo dire che sono la mia parte preferita! ^^'' eh eh eh
 

Dunque... prima di ogni altra cosa, è doveroso da parte mia dire che senza l'aiuto indispensabile che la mia amica FABIOLA mi da dato per la stesura di questa storia, voi non l'avreste mai letta! Almeno, non nel modo in cui alla fine è venuta fuori! Nonostante le sue continue minacce di morte e i suoi modi come dire "discutibili", mi ha aiutata tantissimissimo! XD

Grazie per avermi sopportata quando non avevo ispirazione, grazie per avermi fatto una bella lavata di capo quando mi venivano idee assurde o dicevo che non ero più in grado di scrivere....

Insomma, GRAZIE!
 

Un'altro particolare ringraziamento va alla mia amica ANNA! Ha letto Awakening e Rebirth in tempo record, sempre pronta a darmi consigli e ispirazione! <3 Anche qualche minaccia lo ammetto, quando non postavo regolarmente i capitoli! XD Tesoro mio, tu credi di non aver fatto niente di chè, ma per me il tuo sostegno è stato fondamentale! <3
 


Poi... beh, ci siete voi lettori!  A tutti voi, dedico questa frase:
 

"Il lettore può essere considerato come il personaggio principale di un romanzo, al pari dell'autore: senza di lui, non si fa niente".  

Elsa Triolet, La Mise en mots, 1969
 

E' una cosa piccola piccola, ma voglio esprimervi tutta la mia gratitudine! :D Grazie mille per avermi dedicato il vostro tempo, leggendo quello che scrivevo! <3

A voi tutti:
 

Giagiola  -----> Tesoro.... che dire di te? Come molti altri, mi segui e recensisci fin dalla prima serie... sei stata persino la mia prima "fans"! Quella che mi ha dato più coraggio! Ti considero la veterana della serie, se me lo permetti! XD  Ogni tua recensione mi mette il sorriso, insieme al tuo inguaribile amore per i cattivi! <3  Grazie davvero! 

Clear LaMoon \ S i n d e r  ---> Grazie per la tua pazienza infinita nel farmi le immagini con i personaggi! *--------* le ho apprezzate tantissimo! Per non parlare del trailer poi! <3 E grazie per avermi dedicato il tuo tempo nel farci film mentali sull'andare avanti della storia! XD

Feds_95  -----> beh, che dire se non che sono molto, molto orgogliosa di essere la tua editor? <3 Grazie mille per il tuo sostegno incondizionato!! <3

_DiEff_  ----> La tua proposta di matrimonio mi ha fatto felicissima! XD ahahahahah non so dirti quando io abbia apprezzato tutte le tue bellissime parole! <3 

Talina ------> E tu, carissima, con le tue recensioni hai sempre rischiato di farmi morire dalle risate! XD  Ho apprezzato tantissimo ogni tuo incoraggiamento... davvero, grazie! *--* 


Ma un GRAZIE non meno grande, va a: ( ci tengo a dire che l'ordine in cui vi ho citato è casuale, anzi spero di avervi scritti tutti! ^^'' )

iomiconosco 
Summer1305
christine_loguart
martinella_90
Winter1995Winchester
stregattomatto
Smurficecream
frafrifra
fefe99
Femme Fatale
naomy
Jaqueline_
Marty1998
Nessi97
Majii
_Machi_
ginnasta_98
sosy
Mariii
elenanina
cattivamela
momyloddo88
Alessandra_
zely
Lucy_Bastet
DarkVisions
stefydisaster
Littlelady
Greenfields
xmyidolseyes
lote27
LaHire
CassandraRiddle
Euphely
shadowsmaster
She_will_be_loved
ilapietro91
__cannonball
 



WOW! O__________________o  Siete tantissimi, adesso che vi ho contati tutti! XD 
Spero di non aver dimenticato nessuno! In tal caso, perdonatemi e sappiate che siete tutti, ma proprio tutti, nel mio cuore! <3
Non posso che augurarmi di rivedervi tutti nella terza serie! <3 <3
Adesso... non so se vi ricordate del "Sondaggio di Popolarità" che avevo iniziato! XD
Ebbene, sono lieta di annunciarvi i risultati!
 
 


PODIO FEMMINILE:
 
Primo posto:  Rebecca!

Devo dire di essere stata contentissima sapendo che la protagonista della storia, nonostante le sue sciagure in questa stagione e a tutti i suoi pianti, mostrandosi delle volte anche "debole", sia riuscita a mantenere il primo posto! :) E brava, Rebeccuccia! <3

Secondo posto:  Amy!

Sono rimasta sorpresa anche di Amy! Considerando che in Rebirth è apparsa pochissimo per la sua falsa morte, credevo che i suo fan sarebbero scesi e invece... eccola al secondo posto! Sono fiera di lei! XD

Terzo Posto:  Misa!

Ok, anche lei è stata una sorpresona! XD Ammetto che l'intento di farla piacere ai lettori era programmato... quindi ho fatto di tutto per renderla capitolo dopo capitolo migliore... ma non mi sarei mai aspettata che si sarebbe guadagnata il terzo posto!! *--* sono più che soddisfatta di lei! XD

Poi, al quarto posto si è piazzata: Kim! :D 

La donna dei mitra-gatto ( come dice Clear XD ) beh, è una tipa tutto pepe che non teme nulla e dal "grilletto facile", quindi ne sono molto soddisfatta! :D

E al quinto posto c'è Eleanor

Anche lei mi ha piacevolmente sorpresa! XD Ha avuto molto più successo di quanto mi sarei aspettata quella testa calda di una bionda! XD

Sesto posto per Gwen

E devo dire che, quando ho creato la combriccola di amici per Rebecca, ovvero Amy-Mark-Derek-Susan-Gwen, lei era quella che credevo sarebbe rimasta la più insignificante! XD un'ulteriore prova che i miei personaggi con l'andare avanti del tempo, prendono vita propria, fregandosene dell'autrice o___o bah... 

Nel settimo posto se l'è guadagnato... Rosalie

E brava la mammina! XD Lei è forse il personaggio di cui sono più orgogliosa! è morta già dall'inizio della storia, non compare se ne non per mezzo di flashback e nell' "esperienza mistica" di George... eppure eccola qui! XD Certo, non è tra i primi, ma ha raggiunto pur sempre un punteggio che non mi aspettavo! :)
 
 

Adesso, veniamo al.... PODIO MASCHILE!
 

Primo posto:  Zach e Ryan!  *----*

Incredibilmente, quei due Chimeri si sono piazzati entrambi al primo posto, con voti uguali! O.o Ho rifatto i conti più volte, ma sono proprio pari! XD Temevo anche per loro, visto che nella seconda serie erano apparsi poco... ma fortunatamente non hanno perso popolarità! XD Non c'è bisogno che dica che io adoro questi due... anche se non sembra, sono best friend per la pelle, e l'hanno dimostrato XD 

Secondo posto: Dean! *o*

Lui pooooooi! XD è un pazzo psicopatico, ma devo dire che l'adoro! XD Quindi sono felicissima che si sia piazzato secondo!!!! ( vi ha forse minacciati di votarlo? No perché, pazzo com'è, da lui sarebbe possibile... ) 

Terzo posto:  Kyle e David!  O___o

Anche loro due si contendono il podio! XD questi maschi sono terribili! XD Aaaaaallora... voi tutti sapete che non ho una predilezione per Kyle... anche se l'ho creato io, la maggior parte delle volte, quello che fa non mi piace ( chissà chi è che gli fa fare le cose XD ) e mi è... antipatico! -.- Quindi, non so se essere contenta o meno della sua posizione! ( La mia editor invece è felice come una Pasqua! -.- Lei ama alla follia Kyle, non si sa perché! o___o )

Per David invece sono stata super-super-contenta! *----*  Bravo zietto!! è stato un bastardo quasi fino alla fine della sua vita, ma alla fine si è redento e ha ottenuto amore tra i lettori! <3 Grande uomo! 

Poi, il quarto posto se l'è aggiudicato Garreb! :)

Chi l'avrebbe mai detto che quel torturatore senza scrupoli avrebbe riscosso tanto successo! :D Vi svelo che il suo personaggio è nato così! Dovevo descrivere una scena in cui Eleanor veniva torturata, così ho pensato: "mettiamoci un qualcuno che serve qui ma che non comparirà mai più... giusto una comparsa ecco.... magari un'omaccione rozzo....  "
Poi, non chiedetemi come e perché, è diventato uno dei personaggi più importanti! XD

Quinto posto: Jean! O_O 

Oooook, lo ammetto: non credevo davvero che ci sarebbe stato un posto nel podio anche per lui! XD In quanto "cattivo"  pensavo che non l'avrebbe votato nessuno eppure... diversi lettori lo amano! ( Giagiola e Talina, sto parlando sopratutto di voi, mia adorate fanatiche! <3 <3 <3 )

C'è stato un sesto posto anche qui, e se l'è aggiudicato: Ray! *^*

Anche di lui sono contenta! *^* Sopratutto dopo il capitolo in cui descrivo il passato suo e di Dean, la sua popolarità è salita molto! :D ( La mia editor si è invaghita in maniera impressionante di lui o__o c'è da preoccuparsi per quella ragazza XD )

Settimo posto: George! :'D

Il nostro caro papino! <3 Bravo, bravo George, ti sei rimboccato le maniche e hai lavorato sodo! XD  Sono fiera di lui! :D

Alcuni voti li ha ricevuti persino Richard, piazzandosi all'ottavo posto!  Aaah, povero il nostro uomo dalla sorte incerta! ^^''
 

Beeeeene, attualmente dunque la classifica è questa:

1)Rebecca                                               1) Zach e Ryan 

2)Amy                                                      2) Dean

3)Misa                                                      3) Kyle e David

4)Kim                                                       4) Garreb

5)Eleanor                                                 5) Jean

6)Gwen                                                     6) Ray

7) Rosalie                                                 7) George

                                                                   8) Richard
 


Ovviamente, nella terza serie entreranno mooooolti altri personaggi, quindi credo proprio che questa graduatoria potrà subire cambiamenti!
Parlando della terza serie... 

Sappiamo già che si chiamerà: "Eternity-Eternità"

E dico che come dal titolo, questa terza serie, per come l'abbiamo stimata io e la mia editor, sarà davvero... eterna! XD Ci sono un sacco di cose da sviluppare, sopratutto un sacco di COPPIE!  <3 Tra le vecchie e quelle che devono venire, ho perso il conto! XD Ve l'avevo detto che nella terza serie avrei dato tanto spazio al tema dell'amore, che qui in Rebirth ho messo un po' da parte... 

Spero quindi che la cosa vi faccia piacere, perché Eternity andrà per le lunghe! XD Io vi ho avvisati eh! 

Ora.... appunto per questo, c'è una probabilità che la storia passi al rating ROSSO

Vi chiedo per favore di farmi sapere se per qualcuno di voi ci fossero dei problemi... mi dispiacerebbe tantissimo se alcuni lettori non potessero più leggerla... :( in tal caso, probabilmente cercherò di ridurre... l' "hot" XD 

Voi fatemi sapere assolutamente mi raccomando!
 

Bene, con questo credo di aver detto tutto... :) 

Mi auguro davvero di rivedervi TUTTI nella terza serie, che inizierà il 20 APRILE! :D  Quindi, in quest'attesa data ( XD) fate un salto sul mio account e troverete il prologo di Eternity! *_____________*

Adesso mi dileguo! XD Comunque, in attesa dell'uscita di Eternity continuerà la pubblicazione della storia: "Legata a te... da quel Destino che avevo sempre odiato" e di "My Wind- Colui che catturò il vento " ;)

Quindi, se qualcuno di voi segue queste storie, ci risentiremo sicuramente! :D
 
 


Ah, solo un'ultima cosa: GRAZIE!
 
                                                                     



                                                                                                                           Yuki!

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